Una cotta Pericolosa - Parte 3°

di saffyj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 4 anni dopo ***
Capitolo 2: *** Volturi Group ***
Capitolo 3: *** Il gala ***
Capitolo 4: *** Un cavaliere inaspettato ***
Capitolo 5: *** Non è stato un incidente ***
Capitolo 6: *** Piccola Ricaduta ***
Capitolo 7: *** Perchè? ***
Capitolo 8: *** Nuovi Indizi ***
Capitolo 9: *** Ma cosa ho fatto di male? ***
Capitolo 10: *** Déjà-vu ***
Capitolo 11: *** Confessioni ***
Capitolo 12: *** Primo tassello ***
Capitolo 13: *** Chiudiamo delle porte... ***
Capitolo 14: *** Cosa mi nascondi? ***
Capitolo 15: *** Vuotare il sacco... o quasi ***
Capitolo 16: *** Quale Edward preferisci? ***
Capitolo 17: *** Non voglio più essere una marionetta ***
Capitolo 18: *** Cullen ***
Capitolo 19: *** Non era come sembrava ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** 4 anni dopo ***


Ciaoooo!!! 
E dopo aver tanto atteso... finalmente la terza e ultima parte di Cotta Pericolosa!
AVVISO chiunque capiti per la prima volta in una mia storia, che questa è la continuazione di:

Una cotta pericolosa e Outtakes Cotta Pericolosa
quindi... se non li avete letti... NON continuate e correte a leggere da dove tutto è iniziato!

Ma adesso, bando alle ciance e BUONA LETTURA!!!

 
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4 anni dopo

Corro come una forsennata sulla strada senza tener conto dei clacson e delle urla che la gente mi rivolge contro. Sono in ritardo, in stramaledettissimo ritardo!!!
Dovevo incontrarmi con il mio agente e l’editore alle nove, ma sono le nove e mezza ed io non sono ancora arrivata dato che la macchina non ha collaborato lasciandomi a piedi!
Quando si dice che la sfortuna ci vede benissimo! Dopo anni che provo a farmi notare da un editore, io cosa faccio? Arrivo in ritardo!
Entro nell’atelier con il fiatone e saluto con un gesto della mano le mie colleghe, mentre con l’altra mi tengo la milza, ed entro nel mio ufficio.
Bart mi attende seduto sulla mia poltrona e, appena faccio la mia entrata, si volta e scoppia a ridere.
“La puntualità non è proprio il tuo forte, eh, Swan!” mi canzona alzandosi per venirmi incontro.
“La sveglia… la macchina… il traffico…” dico con il fiatone buttandomi sul divanetto cercando di riprendere fiato.
“Tranquilla! Ti conosco così bene che ti ho detto una bugia!” esclama passandomi un bicchiere d’acqua. “Anche se pensavo che dirti mezz’ora di anticipo bastasse” e scoppia a ridere ritornando a sedersi.
Sgrano gli occhi e mi guardo intorno cercando di capire.
“L’editore arriverà a minuti. Ti ho detto l’ora sbagliata sapendo che non saresti arrivata puntuale!” mi spiega prendendomi in giro.
“Non sono una ritardataria!” mi difendo drizzandomi a sedere composta.
Brad guarda sornione l’orologio e lo volta verso di me alzando un sopracciglio.
“E’ colpa della macchina!” continuo la mia difesa.
“O della sveglia, o del vicino, o delle scarpe…”
“Ok, ok, ho capito!” rispondo facendomi ricadere sulla poltrona. “E quando arriva l’editore?”
“Adesso” e appena lo dice sentiamo bussare alla porta.
Mi ricompongo e cerco di asciugarmi le mani sulla gonna. Sono emozionatissima e ringrazio Bart per essere presente a quest’incontro, perché sicuramente mi impappinerei per l’emozione.
L’editore entra. E’ un uomo sulla quarantina, biondo con occhi azzurri e un fisico da fotomodello. Ha lo sguardo dolce e mi rivolge un sorriso gentile.
“Signor Cullen, le presento la signorina Swan. L’autrice di ‘L’eroe caduto’ ” mi presenta Bart facendomi avvicinare all’editore dandomi una lieve spinta sulla schiena.
“Piacere” mi presento porgendogli la mano.
“Piacere mio, signorina. Sono felice di conoscere l’autrice di Brendon e AJ”
“Le è piaciuto?” gli chiedo stupita.
“Eccome se mi è piaciuto! Mi ha appassionato dalle prime righe e sono felice di poter collaborare con lei”
Sono emozionata, il signor Cullen è un editore molto conosciuto ed ha librerie sparse per tutto il mondo, oltre che on-line. Ogni scrittore che ha collaborato con lui è diventato famoso e molto conosciuto in poco tempo. E’ la mia grande occasione!
“Per la pubblicità ci affideremo ai nostri pubblicitari di fiducia. Hanno la sede centrale a New York e sono dei fenomeni nel campo” esclama Cullen compiaciuto.
“Intende la Volturi Group publishing?” gli chiede il mio agente con gli occhi che brillano per la felicità, mentre io cerco di capire perché quel nome mi ha fatto formicolare l’intero corpo per il disagio.
“Esattamente! Sono perfetti. E sono sicuro che con i libri della signorina Swan e la pubblicità della Volturi Group … il vostro successo sarà assicurato ed anche il mio!” risponde sicuro.
“Pensavo di lasciare a loro il compito di decidere la copertina e l’iter della pubblicità” mi guarda per avere conferma “O lei aveva già in mente una copertina?” mi chiede vedendo che non fiato.
Nego con la testa, anche se un’idea ce l’avevo, ma non voglio fare la difficile e so che essendo il mio primo libro devo affidarmi ai professionisti.
“Perfetto! Quindi è deciso! Domani partiremo per New York” esclama il signor Cullen alzandosi dalla sedia e porgendoci la mano per salutarlo.
“Domani?” gli chiedo ancora frastornata.
“Certo mia cara! Il tempo è denaro e il vostro manoscritto è già stato fin troppo tempo chiuso nella vostra scrivania! Senza contare che per fare un buon lavoro ci vuole tempo… quindi prima iniziamo, prima i lettori potranno leggere il vostro romanzo!”
E detto questo esce dall’ufficio lasciando il suo biglietto da visita sulla mia scrivania.
Appena la porta si chiude io e Bart iniziamo a esultare saltellando per tutta la stanza abbracciati. Finalmente il mio grande sogno si sta avverando!
 
***
“A che ora avete l’aereo?” mi chiede Rose con la bocca piena mentre controlla gli ultimi bozzetti della nuova collezione di Alice.
“Domani mattina presto. Il signor Cullen vuole cenare con noi… e Bart vuole darmi il tempo di riprendermi dal viaggio”
“Ti conosce bene, eh?” scherza sapendo quanto posso essere intontita se non dormo dopo un viaggio in aereo. “Lo hai già detto ad Alice?” mi chiede guardando sorridendo fuori dalla vetrina.
Apro la bocca per risponderle, ma vengo interrotta da un urlo molto famigliare.
 “DOV’E’ LA MIA SCRITTRICE PREFERITAAAA?” strilla Alice entrando in negozio come un tornado. Nemmeno il tempo di girarmi che già mi stritola nel suo abbraccio.
“Dobbiamo festeggiareeee!!!!” urla a pochi millimetri dalle mie orecchie mentre saltelliamo felici per il negozio.
“Sì Alice!” confermo con un sorriso a trentamila denti mentre continuiamo a esultare.
“Ma voglio tornare a casa presto perché non voglio presentarmi alla Volturi Group con le occhiaie. Mi scambierebbero per uno zombi e non per una futura scrittrice di successo!” le rispondo pavoneggiandomi.
“La Volturi Group?” mi chiede smettendo di saltellare e guardandomi preoccupata. Io annuisco cercando di capire cosa le prende, mentre respiro per far svanire il senso di disagio che il nome della società mi fa venire.
“Quella Volturi Group?” mi richiede guardando anche Rose per avere conferma, ed insieme annuiamo guardandola come se avesse tre teste.
“Non vi ricordate? Masen? Stage?” mi chiede guardandomi dritta negli occhi e stringendo la presa sulle mie spalle.
“Non credo che incontrerà il signor scommessa!” risponde Rose con una smorfia e facendo un gesto con la mano per far cadere il discorso.
“Ha fatto lo stage da loro… forse lo hanno assunto! Non è più tornato a Seattle da allora”
“Forse perché ha trovato lavoro altrove? Oppure è a Seattle e non frequenta i nostri stessi posti?” suggerisco sicura che voli troppo con la fantasia.
Alice non mi risponde, ma si fionda al Pc e soddisfatta lo volta verso di me leggendo ad alta voce.
“Fonti vicine alla società confermano che entro fine anno il signor Edward Masen, pubblicitario di successo e braccio destro di Aro Volturi, entrerà a far parte della famosa e ultra-accreditata società Volturi Group”
“Questo non significa che dobbiamo incontrarci” provo a dire cercando di ritrovare la calma “Sono una scrittrice sconosciuta, non penso che i grandi capi vengano a parlare con me!”
“E perché allora vai fino a New York?” mi chiede saputa incrociando le braccia al petto.
“Perché… perché il signor Cullen vuole parlare con la Volturi Group del mio libro e decidere con loro come procedere con la pubblicità” rispondo sfidandola.
“E il più famoso e ricco editore d’America vola fino a New York per parlare con i sottoposti” continua imperterrita.
“E cosa dovrei fare, eh?” le chiedo frustrata. “Dire al signor Cullen che non sono interessata al contratto perché non voglio rivedere signor-scommessa? Dovrei buttare dalla finestra i miei sogni e i miei anni di lavoro solo perché FORSE rivedrò l’adone bastardo? Dimmi Alice… cosa dovrei fare?” ringhio asciugandomi con rabbia le lacrime che ormai scendono senza sosta al pensiero che forse i miei sogni rimarranno tali.
“Scusa Bella, non volevo…” mi abbraccia mortificata “E’ solo che se veramente dovessi rivederlo, voglio che tu sia preparata”
“Sono passati anni, Alice. Per non dire tantissime donne! Non si ricorderà di me… ed io farò finta di non riconoscerlo” esclamo cercando di ritrovare la felicità che mi aveva accompagnata fino a quel momento.
“Qualsiasi cosa succeda promettimi solo che mi chiamerai ed io volerò da te” mi chiede asciugandomi una lacrima e abbracciandomi stretta.
“Conta anche su di me!” esclama Rose unendosi al nostro abbraccio.
La serata passa serena. Gli altri sono d’accordo con me nel pensare che il signor-scommessa non si ricordi di me e che non rischio nulla. Dovrò solo fare attenzione e tenere a bada i miei ormoni se si comporteranno come si comportavano un tempo. Anche se, effettivamente, sono passati anni e forse ha perso il suo fascino, e poi, anche se non lo avesse perso, sicuramente i miei ormoni sono maturati e non cederanno a due pozze verdi!
 
 
A differenza di tutti i buoni propositi, non riesco a dormire, contino a rigirarmi nel letto mentre i ricordi, di un particolare gennaio passato, mi tormentano togliendomi il sonno.
Dopo ore passate a cercare la giusta posizione decido di alzarmi e farmi una tisana.
Mi rannicchio sul davanzale della finestra con la tazza fumante in mano e, guardando il panorama notturno di Seattle, ripenso agli ultimi quattro anni allontanando il pensiero scommessa-Masen.
Quante cose sono cambiate, e quante sono rimaste immutate.
I miei amici più cari hanno trovato il lavoro che li rende felici e condividono gioie e dolori insieme alle loro anime gemelle.
Emmett e Rose, come Alice e Jasper, convivono ormai da anni e anche Jacob ha trovato finalmente la sua vera anima gemella in Leah, un avvocato che ha conosciuto nell’officina in cui lavora.
Emmett ha continuato la carriera sportiva diventando un rugbista abbastanza conosciuto.
Io, Alice e Rosalie abbiamo coronato il nostro sogno ed abbiamo aperto il nostro negozietto di abbigliamento con libreria interna. Alice disegna gli abiti, Rosalie fa la modella ed io scrivo libri.
Tutte e tre lavoriamo anche come commesse nel nostro atelier e ci mettiamo anima e corpo per riuscire a farci notare nel nostro campo.
Jasper, da pochi mesi, lavora con Leah e ha ricominciato a studiare per diventare un avvocato. Gli piace il marketing, ma dopo aver difeso la società da un cliente ingiustamente scontento ha scoperto la sua vera vocazione.
Garrett? Diciamo che, subito dopo la “rottura” con signor scommessa, abbiamo provato a frequentarci, ma purtroppo per me non è mai scoccata la scintilla ed adesso è felicemente fidanzato con una collega di nome Kate. Anche lui ha seguito il suo sogno e sta facendo la gavetta nell’FBI e, anche se non lo mandano ancora in missione come sperava, non si lamenta perché Kate lavora nell’archivio… 
Robert, invece, è rimasto a New York e convive con Kristen. Ci sentiamo sovente e ci vediamo a ogni festa comandata. L’ultima volta che ci siamo visti l’ho accompagnato a scegliere l’anello per Kris. Vuole chiederle di sposarlo quando andranno in Provenza!
 
La nostra vita procede tranquilla. Nessuno di noi ha sfondato nel lavoro e nessuno si è fatto ricco, ma noi siamo felici così. Siamo uniti, ci sentiamo una famiglia allargata e proprio per questo motivo abitiamo tutti nello stesso palazzo.
Ogni coppia ha il suo appartamento… ed io vivo con il mio gatto… ok, detto così sembra squallido, ma è veramente un bellissimo gatto!!!
 
***
“Hai preso tutto?” mi chiede per l’ennesima volta Bart.
“Sì, ho preso tutto. La valigia l’ho fatta insieme ad Alice così siamo sicuri che avrò un abbigliamento adeguato per ogni evenienza e il manoscritto ce l’ho sia in formato cartaceo che in file! Ho fatto la doccia, mi sono lavata i denti, mi sono pure depilata! Ho preso le pastiglie per viaggiare tranquilla, il fondotinta per nascondere eventuali occhiaie dovute al viaggio e ieri sera non ho fatto troppa festa!” gli rispondo sbuffando.
“Potevi evitare la parte che ti sei depilata… ma per il resto perfetto! Partiamo” e prendendomi a braccetto ci dirigiamo verso la sala d’attesa dell’aeroporto.
“Nervosa?” mi chiede guardandomi con gli occhi che luccicano per l’emozione.
“Sì” rispondo abbassando il capo e stropicciandomi le mani.
“Come l’hanno presa i tuoi amici?”
“Come era da immaginarsi!” esclamo felice ripensando alla bellissima serata che hanno organizzato per il mio primo contratto con una casa editrice. “Leah e Jasper hanno voluto leggere il contratto, Jacob si è complimentato tenendomi abbracciata fino a farmi mancare il fiato, Alice ha saltellato battendo le mani, Rosalie ha pianto come una fontana e Emmett non ha smesso di fare battute idiote su me e te da soli a New York” ops, forse questo dovevo evitare di dirlo.
“Cosa ha fatto Emmett?” mi chiede sgranando gli occhi.
“Lascia stare, sai che è il solito scimmione” cerco di parare la figuraccia.
“E perché dovrebbe fare battute su me e te soli?” continua imperterrito.
“Perché non vede l’ora di vedermi fidanzata. Lo infastidisce il pensiero che rimanga single… e tu sei l’unico uomo single che conosco!” gli spiego come se fossi una maestrina che spiega ad un bambino.
Bart scoppia a ridere e mi porge la mano per farmi alzare dato che hanno chiamato il nostro volo.
“Io e te…” borbotta continuando a ridere.
“Ehi! Non sono così malvagia!” esclamo offesa dalla sua reazione. Lui si ferma immediatamente e mi guarda per capire se sto scherzando.
Mi accarezza una guancia e mi sorride dolcemente.
“Sei la donna più sexy che io conosca… non ridevo per quello” mi rassicura, facendomi aumentare le domande. “Dai sbrigati che altrimenti l’aereo parte senza di noi” e prendendomi per mano mi trascina tra la folla.
 
***
Bart oltre ad essere il mio agente è l’agente di Alice e Rose. E’ il nostro uomo di fiducia.
Si è presentato nel nostro negozietto il giorno dell’inaugurazione e voleva essere a tutti i costi l’agente di Rose. Rosalie è una modella molto richiesta, ma dopo essere stata ingannata dal suo primo e unico agente non si era più fidata di nessuno. Cercava gli ingaggi da sola o più semplicemente accettava quelli che le venivano proposti e le piacevano. Ha fatto patire il povero Bart per quasi un mese, nel quale ha fatto le dovute ricerche su di lui ed ha fatto stipulare un contratto da Jasper e Leah che la tutelavano da qualsiasi tiro mancino. E poi ha fatto la sorpresa a me e Alice, accettandolo come suo agente se fosse stato anche il nostro. Bart ha accettato con entusiasmo e da quel giorno è diventato il nostro Uomo!
Ha trovato i locali per far sfilare le modelle di Alice, ha trovato i fotografi e le riviste per pubblicizzare le collezioni del folletto e in questi anni mi ha aiutata a pubblicare i miei manoscritti minori. Mi ha iscritto ad ogni concorso letterario ed ha inviato ogni mia singola bozza a chiunque cercasse qualcosa da pubblicare.
Alcune mie storielle sono già edite, alcune su collane e altre su riviste, ma il mio libro… beh! Per quello, sono riuscita a fargli vedere la luce solo alcuni mesi fa… ed ho attirato l’attenzione del signor Cullen! Ma vi rendete conto? Del signor Cullen!!!!
“A cosa pensi?” mi chiede Bart passandomi un cuscino per farmi stare più comoda durante il viaggio.
“A quanto sono stata fortunata!”
“Pensavo a quanto fosse bravo il tuo agente!” mi corregge scoppiando a ridere.
“Vero! Senza di te sicuramente il signor Cullen non mi avrebbe mai letto” e gli poso un bacio a schiocco sulla guancia per ringraziarlo. Lui si imbarazza e, sfregandosi la base della nuca, mi confessa.
“Conoscevo il signor Cullen da anni, e mi doveva un piccolo favore”
Lo guardo con gli occhi sgranati per la sorpresa.
“E perché non gli hai fatto leggere gli altri miei scritti?” gli chiedo preoccupata che non reputasse i miei lavori così fantastici come mi diceva ogni volta che li leggeva.
“Perché non erano della sua portata. I tuoi racconti erano perfetti per dove sono stati pubblicati… Solo questo era perfetto per richiedere la sua attenzione… e non mi sono sbagliato!” risponde orgoglioso.
“Ed è quello al quale tengo di più!” concordo mettendomi comoda.
Cerco di dormire per far passare il tempo, ma l’immagine dell’ex adone continua a fluttuarmi nella mente. Ringhio mettendomi seduta. Nemmeno l’ho rivisto che già mi sta rovinando la giornata!
“Incubi?” mi chiede Bart aprendo un occhio.
“No, ma devo chiederti una cosa”
Si mette seduto e mi guarda con interesse. “Ti ascolto.”
“E se non mi piacessero le idee che mi propone la Volturi Group?” gli chiedo imbarazzata e a mezza voce.
“Ci stai ripensando?” mi chiede preoccupato.
“No. E’ solo che…”
“Bella” mi chiama facendomi girare verso di lui “E’ la nostra grande occasione… sanno fare il loro lavoro, ci faranno conoscere in tutto il mondo e tu potrai vivere scrivendo.”
“Ma se non mi piacessero? Ho firmato un contratto senza conoscere tutte le persone con cui dovrò collaborare.” Cerco di fargli capire il mio problema.
“Tolto che sicuramente amerai le proposte della Volturi Group perché sono i migliori nel campo e una collaborazione con loro ti assicura fama e successo… ricordati che hai firmato un contratto con la casa editrice non con loro, e sono certo che il Signor Cullen ascolterà le tue opinioni, si è innamorato del tuo romanzo… come si innamoreranno tutti i lettori”
“Sei un inguaribile adulatore, ma non sono così brava!” mormoro poco convinta.
“E tu sei la solita che cerca di sminuire i propri meriti” mi sorride accarezzandomi una guancia “Ci sono io con te. Se qualcosa non ti piace tu sentiti libera di dirmelo ed io troverò una soluzione.” Alza un sopracciglio come per sfidarmi a pensare il contrario “Ascoltiamoli e non fasciarti la testa prima di cadere.”
“Credi che incontreremo i grandi capi?”
“Certamente! Il signor Cullen parla solo con loro. Non si accontenta dei sottoposti!” risponde fiero ed io gemo. “Tranquilla. Anche se sono ricchi sfondati e conosciuti in tutto il mondo, sono sempre persone come noi. Mangiano, dormono, vanno ai servizi…” cerca di tranquillizzarmi scherzando.
“E i grandi capi sono…” chiedo sperando che l’editore parli solo con i soci e non il braccio destro.
“Il grande capo è Aro Volturi!” dice il nome del pubblicitario come se parlasse di un Dio “Ed insieme a lui, da alcuni anni, c’è un ragazzo che ha più o meno la nostra età e che è veramente un fenomeno nel campo”
“Edward Masen” mormoro lasciandomi andare sul sedile.
“Sì. Un uomo con carisma e idee fantastiche… oltre che, a quanto dicono i giornali di gossip e le donne che lo hanno incontrato, con un sex-appeal irresistibile” sciabola le sopracciglia malizioso.
“Lo so…” sussurro sconfitta.
“Non sembri felice di conoscere uno degli uomini più sexy d’America” mi fa notare confuso.
“Il più stronzo e doppiogiochista d’America” lo correggo. Mi guarda come se mi fosse uscita la terza testa. “Lo conosco e non ho ricordi felici di lui.” Ammetto chiudendo gli occhi per prendere coraggio a continuare il viaggio e non prendere il primo aereo per Seattle appena atterriamo.
“Lo conosci?” mi chiede incredulo.
“E’ una lunga storia che voglio dimenticare… posso solo dirti che, se mi riconosce, non credo che la nostra collaborazione sia fattibile.”
“Cosa gli hai fatto? Sei fuggita dal suo letto prima che lo facesse lui?” mi chiede ridendo, ma smette subito appena lo fulmino con lo sguardo.
“NON.SONO.UN’OCA-MASEN” ringhio scandendo bene le parole. Lui annuisce spaventato ad alzando le mani in segno di resa.
“Devo preoccuparmi?” mi chiede deglutendo.
“Non penso si ricordi di me.” gli sorrido per tranquillizzarlo “Ma purtroppo io mi ricordo di lui... e non tutti i ricordi sono piacevoli” sospiro facendo una smorfia.
 
***
“Wow!” esclamo scendendo dal taxi mentre alzo la testa per ammirare completamente l’imponenza dell’hotel che ci ospiterà per l’intera settimana.
“E questo è solo l’inizio” mi sussurra Bart posandomi una mano alla base della schiena per accompagnandomi all’entrata.
“Non ha badato a spese” gli faccio notare mentre con lo sguardo osservo ogni particolare della spettacolare ed immensa entrata.
“Te l’ho detto. Hai fatto colpo sul signor Cullen e credo che sia disposto a tutto pur di tenerti tra i suoi scrittori” mi dice avvicinandosi alla reception per prendere le chiavi delle nostre stanze.
“Hai tutto il pomeriggio per riposarti e sistemarti” mi fa l’occhiolino osservando insistentemente le mie occhiaie e prendendosi una gomitata da parte mia “Passo a chiamarti alle otto. I signori Cullen ci attendono per la cena.” Annuisco senza riuscire a contenere uno sbadiglio ed entriamo in ascensore. Bart sorride saputo e mi bacia la tempia appena lo minaccio con lo sguardo di non commentare.
 
***
 
“Sei bellissima” esclama guardandomi compiaciuto appena si aprono le porte dell’ascensore.
Abbasso il viso imbarazzata mentre cerco di stirare con le mani la gonna del vestito.
“Credo proprio che stasera farai colpo” continua sorridendomi sicuro.
“Credi che sia eccessivo?” gli chiedo cercando di allungare la gonna per coprirmi le ginocchia.
“Assolutamente no, sei perfetta. Elegante, non volgare e molto sexy… un mix perfetto per la serata che ci attende.” Mi strizza l’occhio porgendomi il braccio da vero cavaliere.
“Restami sempre vicino”
“Sarò la tua ombra” mi rassicura posando la mano sulla mia “Tu invece cerca di essere te stessa. La solita Bella con il sorriso sincero e la battuta pronta.” Lo guardo alzando un sopracciglio.
“I signori Cullen sono originari del Texas e sono arrivati in alto facendo la gavetta” mi spiega come un cicerone al museo “Sono anni che vivono in questo ambiente, ma la signora Cullen preferisce la compagnia di persone vere alle classiche fighette rifatte e gne-gne” continua facendo il verso alle ochette arricchite “Sii te stessa e ti assicurerai una nuova alleata!” mi strizza l’occhio mentre con gesto galante mi apre la portiera e mi fa accomodare nella limousine che ci accompagnerà alla cena più importante della mia vita! 


Dopo mesi di attesa a causa del destino avverso che continuava a farmi scrivere e riscrivere la storia... finalmente ce l'ho fatta!

Gli anni sono passati... ed i nostri protagonisti hanno avuto tempo di maturare... o almeno lo speriamo!
Riusciranno i nostri eroi a convolare al lieto fine senza scommesse e problemi? Solo chi continuerà a leggere lo saprà!!

Per tutte coloro che mi stanno seguendo anche nella storia 
Voglio un bambino!
ho lanciato la moneta per decidere cosa pubblicare... e ha vinto il sequel di Cotta... ma domani sera, mi farò perdonare con la Seconda parte del racconto!!! 
Un abbraccio e grazie a tutte voi che mi leggete!!!

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Capitolo 2
*** Volturi Group ***


Ciao a tutte! 
speravo di aggiornare ieri sera, ma sono arrivata tardissimo... ed anche stasera lavoro...
quindi mi mando avanti!
Buona lettura!
 
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Volturi Group

Durante il tragitto sono riuscita a rilassarmi ascoltando Bart mentre mi raccontava la vita dei signori Cullen. Ma tutta la tranquillità accumulata sulla limousine svanisce appena arriviamo nel mega-lussuoso ristorante. I camerieri sembrano finti da quanto sono perfetti e gli occhi mi fan male da quanto luccica il locale. Tutti gli ospiti sono vestiti con un abbigliamento che io e Bart possiamo solo ammirare nelle riviste. Sono tutti molto composti e tra loro vedo facce conosciute tramite la televisione.
“Rilassati! Ho tutto sotto controllo. Tu segui me!” mi sussurra Bart stringendomi il braccio in vita.
Ci avviciniamo al signor Cullen che educatamente ci presenta la sua dolce sposa e gli uomini con il quale sta parlando. Mrs. Cullen è una signora sulla quarantina con gli occhi dolci color caramello, ma il portamento da matrona. Ingioiellata come se fosse una gioielleria e un vestito che costerà quanto guadagno in due-tre anni di lavoro. Si presenta allungando la mano per permettere a Bart di farle il baciamano e mi saluta mantenendo il volto alto come se fosse in posa, anche se non mi sfugge un sorriso birichino che cerca di nascondere.
Per fortuna che i Cullen erano persone semplici e non pompose!
“Venite accomodiamoci, tra pochi minuti i miei pubblicitari di fiducia ci raggiungeranno.” Esclama sorridente il signor Cullen.
Sento le gambe cedermi e mi stringo a Bart cercando di nascondere il panico.
“Tranquilla” mi sussurra aumentando la stretta attorno alla mia vita.
“Non sono ancora pronta” ammetto cercando di convincere le mie gambe a muoversi e camminare fino al tavolo.
“Sì che lo sei, solo che non lo sai” e mi fa l’occhiolino.
Ci accomodiamo e ricomincio a respirare appena vedo che i posti riservati ai pubblicitari sono ancora vuoti.
“Le piace il ristorante?” mi chiede Mrs. Cullen gentilmente.
“Molto raffinato” le rispondo sorridendole.
“La prima volta che sono entrata qui dentro mi sono sentita un pesce fuor d’acqua” esclama a bassa voce facendo un risolino imbarazzato “una ragazza che arriva da un paese sperduto del Texas non è pronta ad affrontare tanto lusso” ammette facendomi l’occhiolino. “Ho proposto a mio marito di cenare a casa nostra. Non mi piace mettermi in ghingheri e atteggiarmi da gran signora, ma quel testone ha voluto accontentare Volturi…”
“Nessun problema. Non importa il luogo, ma la compagnia” le rispondo sorridendole cortese.
Annuisce compiaciuta e fa battere i nostri bicchieri insieme per brindare alla nostra futura collaborazione.
Dopo alcuni minuti, mentre stiamo bevendo l’aperitivo, un uomo dell’età del signor Cullen si avvicina al tavolo e allunga la mano all’editore.
“Carlisle, Esme… è un piacere rivedervi”
“Aro, sono felice che tu sia riuscito a venire... e, come promesso, stasera ti ho portato la prossima star della nostra casa editrice.” Ed allunga il braccio per indicarmi “La signorina Swan, direttamente da Seattle” mi presenta ed io mi alzo per stringergli la mano.
“Incantato signorina Swan” e mi bacia la mano “Mi chiamo Aro Volturi, ma può chiamarmi semplicemente Aro”
“Solo?” gli chiede la signora Cullen guardando infastidita alle spalle di Aro.
“Purtroppo il signor Masen è stato trattenuto da un altro cliente e si scusa per la sua assenza”
Rilascio un sospiro di sollievo e Bart mi stringe la mano sulla gamba facendomi un sorriso complice.
La serata scorre piacevole e mi dà modo di conoscere le persone con il quale dovrò collaborare nell’immediato futuro. I coniugi Cullen sono persone molto a modo, determinate e difficilmente raggirabili, ma nello stesso tempo dolci e disponibili oltre che bravissimi a farmi sentire a mio agio. Il signor Volturi è un uomo sicuro di sé, ben consapevole delle sua capacità e molto carismatico. Me lo ero immaginato viscido e mellifluo, invece sono stata piacevolmente sorpresa nel constatare che è un uomo tutto d’un pezzo che sa essere lusinghiero senza scadere nell’ambiguo.
Si è prolungato molto nel lodare il suo braccio destro e di come sia riuscito a scovare un ragazzo con le qualità di Masen
“Sarebbe stato un vero problema per la mia società se fosse finito nelle mani della concorrenza”
“Per questo vuoi farlo entrare in società?” gli chiede Mrs. Cullen alzando un sopracciglio come per rimproverarlo di una scelta avventata.
“Non voglio rischiare di perdere un elemento così brillante.”
“Ma non è un po’ presto? Lo conosci solo da alcuni anni…” gli fa notare continuando a guardarlo sospetta.
“Conosco quel ragazzo… e sono sicuro della mia decisione” e brindando al futuro socio della Volturi Group chiude definitivamente il discorso.
Qualsiasi discorso affrontato durante la cena mi conferma che Cullen e Volturi sono molto legati. Si conoscono da quando erano ragazzi ed insieme hanno intrapreso il viaggio verso il successo. L’uno è stato l’appoggio dell’altro durante la scalata ed il loro rapporto è indissolubile… ciò significa: che dovrò, volente o nolente, collaborare con signor-scommessa, ed esibire il mio miglior sorriso… sempre!
 
***
 
Al mattino vengo svegliata da un bussare leggero. Mi alzo controvoglia e, strisciando i piedi, mi avvio alla porta. La apro e, vedendo che è Bart, gli volto le spalle per rituffarmi sul letto.
“Forza pigrona!!! Tra meno di un’ora i signori Cullen ci attendono alla Volturi Group!” esclama con voce troppo alta per il mio cervello addormentato e togliendomi le coperte sotto il quale mi stavo nascondendo nella speranza di poter tornare a dormire.
Prova più volte a svegliarmi, ma le braccia di Morfeo mi tengo strette a lui rendendomi impossibile aprire gli occhi. Mi sento alzare di peso e una doccia tanto inaspettata quanto gelata mi sveglia lasciandomi senza respiro.
“Ma sei pazzo?” grido cercando di riprendere fiato e di alzarmi per sfuggire dai ghiacci che scendono dal sifone.
“A mali estremi, estremi rimedi!” esclama scoppiando a ridere ed io, senza pensarci due volte, lo trascino sotto il getto inzuppandolo completamente.
“Ero già vestito” si lamenta spegnendo l’acqua ed uscendo dalla doccia.
“Ben ti sta! Ti sembra il modo di svegliarmi?” gli chiedo inviperita mentre cerco di asciugarmi i capelli che gocciolano sul pavimento.
“Mancano solo più quaranta minuti all’incontro più importante della tua vita e devi ancora farti la doccia, vestirti e fare colazione… senza contare che ci vogliono almeno venti minuti prima di arrivare alla Volturi Group… traffico permettendo!” mi fa notare arrabbiato mentre esce dal bagno per andarsi a cambiare. “Ti concedo dieci minuti per fare tutto! Quindi sbrigati, ingrata!” grida prima di uscire sbattendo la porta.
Come un tornado riesco a fare tutto in dieci minuti. La doccia, vestirmi e mi ingozzo con la colazione che magicamente si è materializzata sul tavolino in camera. Mi lavo i denti, mi trucco leggera ed esco dal bagno nello stesso momento in cui Bart bussa nuovamente alla porta.
Mi sorride compiaciuto mentre controlla che sia in ordine e mi porge il braccio invitandomi a seguirlo all’ascensore.
“Sapevo che una doccia fredda ti avrebbe messo le ali ai piedi” scherza mentre scendiamo nella hall.
“Non ci provare mai più se pensi di voler ancora procreare”
“Mi sta minacciando signorina Swan? Me? Il suo agente preferito? Colui che le ha trovato l’editore migliore sulla piazza e la sta accompagnando negli uffici dei pubblicitari più famosi d’America?”
“Sì, proprio lei! L’uomo che ha avuto il coraggio di svegliarmi con una doccia ghiacciata!” ringhio minacciandolo con l’indice. Scoppia a ridere e mi dà un bacio sulla tempia.
“Ok! Ti prometto che non mi permetterò mai più di svegliarti in un modo così poco ortodosso se tu mi prometti che non manderai all’aria il nostro sogno solo per sfuggire dal latin lover del tuo passato”
E con poche parole è riuscito a farmi tornare l’ansia!
“Ci proverò!” esclamo poco convinta.
Ma un sorriso mi nasce spontaneo al pensiero che forse la fortuna non mi ha ancora abbandonata. Forse Masen è ancora, in chissà quale città lontana, trattenuto dal cliente che mi ha evitato di incontrarlo ieri sera!
 
Ovviamente la mia fortuna mi ha abbandonata e, nemmeno il tempo di accomodarmi con i signori Cullen nell’immensa e ultra scintillante sala riunioni della Volturi Group, che Aro fa il suo ingresso seguito dal suo fedele braccio destro.
Gli occhi sgranati di signor-scommessa appena mi vede, mi danno conferma che non si è dimenticato di me ed infatti… durante le presentazioni.
“Signor Wallace, signorina Swan… vi presento il migliore dei miei collaboratori: Edward Masen” e con un gesto della mano indica l’adone che mi trafigge con lo sguardo.
“Piacere di conoscerla signor Wallace e… sono stupito di riverti Isabella Swan” saluta gelido stringendo solo la mano di Bart.
“Vi conoscete?” chiede confuso Aro.
“Abbiamo frequentato la stessa università.” risponde sedendosi di fronte a me.
“Perfetto” esclama felice il signor Volturi mentre i coniugi Cullen mi guardano cercando di capire perché non li avessi messi al corrente “Sarà più facile una collaborazione.”
“Non pensavo che il libro di una scrittrice emergente richiedesse le attenzioni del suo miglior collaboratore” prova a salvare la situazione Bart.
“Ma come? Certo che richiede l’attenzione del migliore membro del nostro staff! Il primo libro è il più importante, il trampolino di lancio… quello che determina il futuro della scrittrice!” spiega con foga Aro, mentre io vorrei essere inghiottita dal pavimento.
Bart mi guarda dispiaciuto ed io gli sorrido cercando di fargli capire che saprò gestirla, anche se non sono sicura di farcela, in particolar modo se Masen continua a trafiggermi con il suo sguardo carico di odio.
“Pensavo che la specialità del signor Masen fosse la pubblicità degli artisti di Hollywood, non degli scrittori. Per l’editoria non era incaricato il signor Stiller?” chiede ancora Bart.
“Stiller? Che lavora per il mio amico Carlisle quando possiamo utilizzare le capacità di Masen?!” lo riprende amichevolmente Aro “Secondo te, dopo le lodi che hai tessuto per questa bravissima scrittrice e sicura best seller, io non ti affido il mio miglior collaboratore?” chiede rivolto al signor Cullen inarcando un sopracciglio. “Stiller è bravissimo, ma Masen saprà far volare la tua scrittrice su vette che nessun scrittore ha mai toccato” e rivolge un sorriso pieno di orgoglio al suo ‘braccio destro’.
Il signor Cullen scruta me e Masen prima di accettare con un cenno del capo.
“Perfetto!! Quindi se siamo tutti d’accordo possiamo incominciare!” e strofinandosi le mani si siede e prende il faldone con il mio manoscritto. Lo sfoglia e annuisce soddisfatto. Dopo alcuni minuti di silenzio, dove le occhiate di Masen mi fanno sperare che la tortura finisca presto, Aro alza il capo soddisfatto.
“Non hai assolutamente esagerato nel descrivere questo libro, Carlisle” esclama sorridente passando il faldone a Masen. “E puoi star certo che la nostra società saprà valorizzare questo capolavoro!”
“Chiedo scusa per la domanda, ma adesso come si svolge il tutto?” chiede Bart dando voce ai miei stessi dubbi.
“Beh! Direi che potremmo iniziare con l’andare a mangiare” risponde guardando l’orologio “E dandoci appuntamento a domani pomeriggio, per dare il tempo al mio fidato braccio destro di leggere il manoscritto e farsi un’idea di quale potrebbe essere la copertina più appropriata. Poi passeremo all’editing ed infine alla scaletta della pubblicità. Le presentazioni nelle librerie, le interviste alla radio e alla tv… e perché no… la proposta ad un mio caro amico regista per trasformare il libro in film!” risponde sicuro.
“Basta un pomeriggio al signor Masen per leggere l’intero racconto?” chiede dubbioso Bart.
“Devo solo rendermi conto di quale sia il tema principale e di come presentarlo in una sola immagine. Non devo leggere ogni singolo dialogo” risponde freddo signor-scommessa.
Bart alza le mani in segno di resa e si alza porgendomi la mano.
“Perfetto! Quindi ci vediamo domani… a che ora?” chiede posizionandosi meglio la giacca.
“Credo che per le diciassette sia perfetto. Vero Edward?”
Masen sfoglia il faldone e annuisce solamente.
“Adoro quando il lavoro è semplice! Adesso andiamo a mangiare!” e porgendo il braccio alla signora Cullen ci invita a seguirlo fuori dalla sala.
“Tu verrai sempre con me, vero?” chiedo a bassa voce a Bart per non farmi sentire.
“Certo! Non ti lascio sola. Ed anche se penso che dovreste lasciarvi il passato alle spalle, credo che non sarà una collaborazione facile” mi risponde stringendo il braccio intorno alla mia vita per farmi capire che qualunque cosa accada non sarò sola.
 
Il ristorante è poco distante dal palazzo della Volturi Group, ed anche se non è sfarzoso come quello della sera precedente, è sicuramente troppo raffinato per le mie abitudini.
Ci accomodiamo ad un tavolo e Aro, dopo aver chiesto se c’era qualche cibo che non gradivamo, ha ordinato per tutti la specialità della casa.
Mentre i coniugi Cullen chiacchierano piacevolmente con Volturi e Masen, io e Bart abbiamo un discorso fatto solo di sguardi. Cerco di mangiare per non far capire all’adone che la sua presenza mi crea non pochi problemi, ma dopo pochi bocconi lo stomaco si chiude definitivamente mettendosi in sciopero.
Mi rilasso solo quando, finalmente, mi siedo sul taxi che mi riporterà in hotel.
“Sei stata grande oggi” spezza il silenzio Bart guardandomi con dolcezza ed io lo guardo confusa “Ho faticato io a tenermi dagli sguardi glaciali che ti ha indirizzato il signorino “sono il migliore e lo so” … quindi, complimenti per il sangue freddo che hai dimostrato”
Gli sorrido poco convinta appoggiando stancamente la testa al sedile.
“Non sarà una passeggiata” sussurro mettendo sulla bilancia la mia voglia di pubblicare il mio libro con un famoso editore e la mia non voglia di passare le prossime settimane a stretto contatto con Masen.
“No, ma la meta è importate. Non perdere mai di vista la meta” risponde ai miei pensieri Bart stringendomi la mano nella sua.
 
Provo a convincermi che ce la posso fare, ma più ci provo e più ho voglia di mollare tutto e ritornare a Seattle, nel mio negozietto, insieme ai miei amici e gioire nel leggere le mie storielle pubblicate nei posti più disparati.
Un leggero bussare mi distoglie dalle mie paranoie.
Mi alzo, sistemandomi i capelli e lisciando il vestito, ed apro la porta con il mio miglior sorriso.
“Signora Cullen?” la saluto stupita della sua visita.
“Buongiorno signorina Swan!” mi saluta gentile “La disturbo?”
“No, nessun disturbo. Si accomodi” rispondo impacciata mettendomi di lato per farla entrare.
“Mio marito non è d’accordo con questa mia visita.” Mi informa sorridendomi “Ma sono una donna e ciò che è successo oggi in quella sala riunioni non mi è passato inosservato, oltre che avermi tremendamente incuriosito” ed inarca un sopracciglio sorniona.
Le faccio segno di accomodarsi e con un sospiro penso alle parole giuste.
“Come ha già dichiarato il signor Masen, io e lui ci conosciamo da tempo.”
“E…” mi sprona sempre più curiosa guardandomi maliziosa.
“E… dopo un breve periodo in cui ci siamo frequentati… ci siamo lasciati con l’amaro in bocca” riassumo brevemente.
“Cavolo! In tutti questi anni non ho mai sbagliato a giudicare una persona, e devo arrivare alla veneranda età di sessantatré anni per sbagliarmi” la guardo senza capire. “Giuro che pensavo fossi una santerellina ancora vergine ed invece scopro che anche tu sei un’oca-Masen” spalanco la bocca per la schiettezza della signora Cullen e per come mi ha etichettata.
“NO! Ma cosa ha capito?” mi difendo velocemente. Ho lottato per mesi contro i miei ormoni per non essere un’oca-Masen e, dopo anni, vengo comunque etichettata come tale. “E’ proprio il contrario!” esclamo accalorata. “Masen mi odia perché… perché… non sono un’oca-Masen… ma ho ferito il suo ego facendogli perdere una scommessa che riguardava me e un letto” ammetto diventando rossa per l’imbarazzo. La signora Cullen mi guarda sconvolta ed un silenzio imbarazzato cade nella stanza.
Dopo alcuni minuti in cui mi maledico per aver raccontato tutto all’ultima persona al quale dovevo dirlo, la signora Cullen scoppia a ridere così forte da avere le lacrime agli occhi. La guardo stranita e lei cerca di riprendere il controllo facendosi seria.
“Mia cara. La reputazione del signor Masen è conosciuta in tutto il mondo! E’ un donnaiolo, molto sicuro di sé e che non guarda in faccia nessuno… quindi sono felice di aver conosciuto qualcuno che lo abbia fatto rimanere al proprio posto” e copre la bocca con la mano per smorzare una risata “Sei una donna fantastica. Lo avevo già intuito leggendo il tuo romanzo, ma dopo questa storia credo proprio che sei arrivata in cima alla lista delle persone che stimo” e scoppia a ridere senza più trattenersi. La lascio sfogare e dopo poco le passo un bicchiere d’acqua senza riuscire a farmi contagiare dalla sua allegria.
Si schiarisce la voce e continua “Io e mio marito abbiamo lavorato sodo per arrivare dove siamo. Abbiamo dovuto ingoiare molti rospi amari per riuscire a non farci travolgere da questa vita piena di lusso e facciate… ma siamo fieri di dove siamo arrivati e vogliamo dare la possibilità a chi ne ha le capacità. Nessuno ha aiutato me e il mio caro Carlisle, ma noi siamo riusciti comunque a farci un nome ed adesso la nostra casa editrice è la più ambita. Non voglio gongolare sulla mia fortuna” Mi guarda sorridendo dolcemente “ma voglio che tu comprenda che conosco questo mondo in ogni sua sfaccettatura. Il signor Masen è un insetto insignificante in confronto agli squali che incontrerai nel tuo percorso… quindi cogli l’occasione per fare la gavetta.” Mi stringe le mani nelle sue con fare materno “Edward è un pallone gonfiato, lo so, lo conosco, ma in fondo è un bravo ragazzo che maschera bene le proprie emozioni”
“Molto in fondo” sussurro facendola sorridere.
“Ho imparato a riconoscere le serpi quando le vedo e posso assicurarti che Masen è solo un uomo molto carismatico e che sfrutta ogni sua capacità per emergere, ma non è una serpe” mi spiega guardandomi dolcemente.
Faccio una smorfia in risposta e lei mi dà un buffetto sulla guancia. “Masen non è la peggior persona che incontrerai… e poi ricordati: chi odia… ama!” e mi fa l’occhiolino. “E poi non sei sola. Ci siamo io, mio marito e Bart ad accompagnarti in questa nuova ed emozionante avventura, perché, anche se ci saranno degli scogli, ti posso assicurare che il cammino che stiamo intraprendendo porterà tantissime soddisfazioni!”
“Grazie signora Cullen”
“Chiamami Esme, signora Cullen mi fa sentire vecchia” e fa una smorfia prima di scoppiare a ridere.
 
***
 
Quando Bart viene a chiamarmi per cena rimane stupito nel vedere che sto canticchiando mentre mi osservo allo specchio.
“Cosa mi sono perso?” mi chiede sedendosi sul letto.
“La signora Cullen è venuta a farmi visita” rispondo continuando ad osservarmi allo specchio.
“La signora Esme è un portento” esclama scuotendo il capo.
“Già! E’ una donna fantastica ed è riuscita a far svanire ogni mio dubbio” mi accomodo vicino a lui sorridendo felice “Mi ha messo in guardia sugli squali che dovremo affrontare e reputa Masen un insetto insignificante” esclamo compiaciuta e gongolandomi in quella definizione “Lei dice che Masen è bravo nel suo lavoro e che mi devo fidare della sua professionalità. Mi ha anche consigliato di non cedere al suo fascino e continuare a tenergli testa come ho fatto all’università” continuo orgogliosa “Pensati che sono l’unica che non ha ceduto al suo fascino” e mi pavoneggio finendo di sistemarmi i capelli “Quindi… io sono più forte di lui e non intralcerò la mia carriera per un amore sbagliato di anni fa”
“Amore?” mi chiede stupito Bart ed io mi stringo nelle spalle.
“Sinceramente il tutto è iniziato con i miei ormoni che impazzivano quando vedevano l’adone con gli occhi di smeraldo… e con il tempo e le parole finte, ma ben dette, di Masen, ho creduto di essermi innamorata” sbatto le ciglia mimando un’adolescente innamorata “Ma penso proprio che fossero solo gli ormoni, perché dopo nemmeno una settimana lo avevo dimenticato!” e mi alzo con un saltello porgendogli la mano per farlo alzare ed andare a mangiare.
“Saprò mai cosa è successo tra te e Masen?” mi chiede dirigendosi verso la porta tenendomi a braccetto.
“Se mi offri la cena… e mi prometti di non giudicare o ridere” gli propongo minacciandolo con il dito e strizzando gli occhi.
“Promesso!” e sorridendo usciamo dalla stanza.
 
 
“Mi stai prendendo in giro?” mi chiede veramente scioccato, ed io nego con la testa.
“Tu e i tuoi amici avete pianificato un contrattacco alla James Bond e lui è riuscito a girare il tutto a suo favore?” mi guarda cercando di non scoppiare a ridere ed io, con un gesto spazientito della mano glielo consento.
“E’ esattamente una reazione alla Edward Masen” dichiara asciugandosi le lacrime “L’ho visto in azione ed è veramente un mago nel trasformare le difficoltà in opportunità! Credo che sia la sua miglior arma ed anche ciò che ha conquistato il vecchio Volturi”
“C’è stata una falla nel piano” ammetto giocando con il cibo.
“Sì, non conoscevate bene il vostro avversario…” e si ferma a pensare assorto “… anche se affettivamente non saprei come mettere nel sacco un uomo come lui.” Ammette stringendosi nelle spalle.
“L’importante è che non abbia vinto la scommessa e poi… il piano ha funzionato con gli altri bulli!” mi difendo orgogliosa. “Dopo il nostro scherzetto, molti farfalloni sono andati con i piedi di piombo e molte ragazze si sono salvate dalle grinfie di quei trogloditi! Pensati che da quel momento le uniche scommesse che hanno fatto i ragazzi sono state solo sportive” e scoppio a ridere ripensando a come mi aveva accusata Peter di aver tolto il vero divertimento del far parte della squadra.
“E da quel giorno… tu non lo hai più visto?” mi chiede tornando serio.
“No. E’ svanito… ma credo che il motivo fosse che è venuto a vivere qui a New York”
“Già. Un ragazzo fortunato! L’unico stagista assunto dalla Volturi ancor prima di terminare gli studi”
“Solo fortunato?” gli chiedo.
“Beh! Effettivamente è un portento nel campo, ed anche se avete dei trascorsi poco piacevoli devi essere felice di poter sfruttare la sua conoscenza”
“Già” ammetto sconsolata.
“Dovrai solo riuscire a deviare i fulmini che ti lancia quando ti guarda e non rispondergli se ti dirà qualcosa di tagliente. Ma penso che non ti metterà il bastone tra le ruote… è un uomo intelligente e sa che se non vuole perdere le grazie di Aro dovrà trattarti con i dovuti riguardi… il suo capo è il miglior amico del tuo editore… fare uno sgarro a te, è come farlo a Cullen e di conseguenza ad Aro!” mi spiega ridendo nel vedere la confusione che mi ha creato il suo pensiero contorto.
“Non ho capito… ma qualcosa mi dice che il tuo discorso ingarbugliato ha un senso… contorto… ma ha un senso!” e ridendo ritorniamo a mangiare.
 
“Hai già sentito Robert?” mi chiede mentre passeggiamo verso l’hotel.
“Gli ho lasciato un messaggio dove lo avvisavo che ero a New York. Quando ho provato a chiamarlo aveva il cellulare spento” gli rispondo guardando distrattamente le vetrine.
“E gli hai anche detto del perché sei qui… e che c’è una vostra vecchia conoscenza?”
“Diciamo che gli ho solo accennato qualcosa… odio scrivere lunghi messaggi!” mi difendo fermandomi davanti alla vetrina di un negozio di antiquariato.
“Una scrittrice che odia scrivere!” mi deride scuotendo il capo.
Sto per rispondergli quando la figura di Masen riflessa nella vetrina attira la mia attenzione. Mi volto per aver conferma che sia lui. Un nodo mi attorciglia lo stomaco quando lo vedo che fa accomodare su una limousine una stangona e la segue con il suo sorriso malizioso.
“Gelosa?” mi sussurra Bart guardando verso il donnaiolo.
“Assolutamente no” rispondo veloce.
“Ed allora perché hai cambiato espressione?” infierisce sornione.
“Forse perché sono delusa” ammetto ricominciando a camminare. “Non per il motivo a cui stai pensando!” lo blocco vedendo che apre la bocca per parlare “Forse nemmeno delusa…” sospiro “Non so come spiegartelo… diciamo che, anche se sono passati anni, una parte di me ha sempre sperato che fosse l’uomo dolce e premuroso che interpretava durante la scommessa”
Mi sorride fraterno e mi posa la mano sulla spalla senza aggiungere altro. 


 
Persto aggiornerò anche l'altra storia... spero entro fine settimana, ma tutto dipende dal lavoro!!! 
Un abbraccio e fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo! SMACK!

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Capitolo 3
*** Il gala ***


Ciaooo! Come promesso... adesso che ho terminato "Voglio un bambino" .... posso continuare la pubblicazione di "Cotta" senza confondermi con i capitoli o dimenticandomi di rispondere a qualche recensione! ahahahaha
Vi lascio a questi due folli ormai conosciuti... 
BUONA LETTURA!

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Il gala

In soli due giorni Masen è riuscito a leggere il mio romanzo e, nel giro di pochi giorni, ha corretto delle parti del mio libro, rendendolo più accattivante, e presentato alcune bozze per la copertina.
Eravamo tutti nel suo studio e, quando mi ha presentato l’immagine perfetta per il mio primo libro, non sono riuscita a nascondere l’entusiasmo.
Ho aumentato il suo ego, lo so, ma non importa! E’ il mio primo libro e non voglio smorzare nessun momento di gioia.
Mi sono complimentata con lui ammettendo davanti a tutti, Cullen e Aro compresi, che il suo lavoro è stato impeccabile e che sono felice di collaborare con loro.
Masen mi ha guardato stupito nel sentire le lodi che tessevo al suo lavoro, ma non sono meschina e veramente le sue correzioni e la sua copertina sono perfetti, ancor meglio di come me li immaginavo.

Esco dalla Volturi Group con un sorriso a trecentosettanta denti e non cammino, ma volo!
Domani torno a Seattle. E’ vero i prossimi mesi dovrò tenermi in contatto con Masen per la correzione definitiva e l’editing del manoscritto, ma non importa! Il mio libro ha una copertina e il signor Cullen è sicuro di poterlo pubblicare entro l’inizio dell’estate.
Alice e Rosalie hanno esultato nel vedere la foto che gli ho inviato della copertina e sono rimaste anche loro piacevolmente stupite del lavoro perfetto che ha svolto il signor-scommessa.
“Mi concede un autografo?” la voce di Robert mi arriva alle spalle appena metto piede sull’ultimo scalino della Volturi Group.
“Hai letto il messaggio!” esclamo stritolandolo in un abbraccio, ma dopo poco mi allontano e lo guardo minacciosa strizzando gli occhi “Sono passati cinque giorni e tu mi rispondi solo adesso?”
“Sono arrivato oggi a New York!” si difende alzando le mani e facendo un passo indietro “Se sei così svampita che non ti ricordi i miei viaggi non è colpa mia” e scoppia a ridere scompigliandomi i capelli. “Dove stavate andando di bello?” mi chiede tornando serio e salutando, con una stretta di mano, Bart.
“A mangiare”
“Perfetto! Conosco un ottimo ristorante. Venite!” e prendendomi a braccetto si incammina verso il ristorante in cui avevamo mangiato con l’editore e il pubblicitario.
 
“Come procede il lavoro in Provenza?” 
“Bene! Dovrò tornarci il prossimo mese e porterò con me Kris… dato che dovrò rimanerci per almeno sei mesi”
“E come farai con il matrimonio?”
Robert scoppia a ridere “Diciamo che i preparativi sono in mano a mia madre e alla mia futura suocera. Senza contare che anche Alice e Rose stanno contribuendo”
“Ma a Kris…”
“Kris ha sprizzato gioia da tutti i pori al pensiero di allontanarsi da questa follia. Quelle quattro insieme sono un qualcosa di indescrivibile!” e scoppia a ridere scuotendo la testa rabbrividendo scherzosamente “Torneremo il giorno prima del matrimonio, per poter festeggiare gli addii al celibato ed al nubilato e partiremo subito dopo il matrimonio…” sto per fargli notare una falla nel programma, ma lui mi precede “…partiremo per il viaggio di nozze direttamente dalla Provenza!”
“Una toccata e fuga” gli faccio notare offesa per il poco tempo che ci concederà.
“Tranquilla! Ti chiamerò così spesso che non ti accorgerai della mia lontananza” e mi apre la porta del ristorante facendomi passare per prima da vero gentiluomo.
Al ristorante ci raggiungono anche i Cullen e tutti insieme festeggiamo la fine della prima parte del lavoro.
Mentre ridiamo spensierati ad alcuni aneddoti di Robert, il mio sguardo viene attirato da Masen, che entra nel ristorante con la sua camminata sexy, cavolo… sono passati anni, ma i miei ormoni continuano a ballare la samba ogni volta che lo vedono! Con il suo fare galante, che si è affinato negli anni rendendolo ancora più sensuale, siede ad un tavolo a lato della sala insieme ad una donna in tailleur.
Sembrano molto intimi. Si guardano negli occhi, si sfiorano le mani e si sorridono come se esistessero solo loro, anche se la mia fantasia ha immaginato uno sguardo sfuggente da parte di Masen verso la mia direzione. L’ormai conosciuto nodo allo stomaco mi fa svanire la fame e decido di andare a rinfrescarmi in bagno per riprendere il controllo di me. Mi ripeto come un mantra Masen è solo un donnaiolo e mi nascondo nei servizi delle donne.
Quando mi sento abbastanza tranquilla, mi riunisco alla compagnia giusto in tempo per sentire Esme che invita Robert alla cena che si terrà stasera a casa sua in mio onore!
 
***
 
La cena passa piacevole. Esme è una donna grandiosa, con la battuta pronta e una complicità con il marito da far invidia. Mi ricordano molto Alice e Jasper. Lei un peperino, mentre lui pacato e accomodante.
Finita la cena il quartetto che ha allietato il pasto con musica di sottofondo, si sposta sul palco infondo alla sala ed inizia a suonare invitando tutti i presenti a ballare. Il signor Carlisle, anche lui mi ha chiesto di chiamarlo per nome per lo stesso motivo della moglie, dà il via alle danze volteggiando magistralmente con la moglie sotto il palco. Robert mi chiede di ballare ed accetto, ringraziando mentalmente Alice per avermi obbligata a seguire un corso di danza. Dopo di lui sono invitata da Bart, poi da Aro, poi da Carlisle ed infine da alcuni ospiti importanti del signor Cullen. Dopo l’ennesimo ballo decido di filarmela nascondendomi sulla terrazza. Mi siedo sospirando per il male ai piedi e con un smorfia provo ad allentare i laccetti delle scarpe.
“Ti nascondi pur di non ballare con me?” una voce che riconoscerei tra mille, accompagnata dal dolce profumo di sandalo, mi arriva alle spalle ed io lotto con i miei ormoni che hanno deciso di risvegliarsi. “Oppure non vale la pena ballare con me, dato che non ci sono i tuoi amici a fotografarci?” continua vedendo che non rispondo. “Tranquilla, ci sono tantissimi fotografi… sicuramente uno scatto riesci a rubarlo”
“Cosa vuoi?” gli chiedo fredda voltandomi verso di lui.
“Sinceramente?” mi chiede inarcando un sopracciglio. Io annuisco e lui sorride.
“Ringraziarti per le belle parole che hai detto nei miei confronti oggi” mi risponde carezzevole e sedendosi accanto a me. “Devo ammettere che non me le aspettavo”
“Non sono una che porta rancore!” rispondo con una smorfia mentre cerco di mettere a nanna i pensieri poco casti che si stanno creando nella mia mente nel sentire la sua voce sensuale.
Scoppia a ridere senza allegria e in un secondo ritorna serio.
“Come se fossi tu quella che deve portare rancore” mi risponde sprezzante.
Spalanco gli occhi e apro e chiudo a bocca più volte senza riuscire a trovare le parole giuste per dirgli cosa penso.
“Cos’è? Sei andata in loop?” mi chiede continuando a sorridere strafottente.
“Io non dovrei portare rancore?” sbotto scattando in piedi stringendo i pugni e tenendo tese le braccia lungo il corpo per non colpirlo.
“Sei tu che hai creato quella specie di ricerca su di noi, rendendo pubblico il nostro rapporto” mi ricorda fulminandomi con lo sguardo.
“Sei tu che hai scommesso per portarti a letto la frigida Swan!” gli ricordo ringhiando e stringendo maggiormente i pugni. Lui spalanca la bocca e mi guarda come se mi vedesse per la prima volta.
“Non so di cosa tu stia parlando” risponde riprendendo il controllo di sé e facendo perdere completamente il mio. Lo schiaffo gli arriva in piena guancia facendogli voltare il viso di novanta gradi.
Scommetto che entro il 30 gennaio farò allargare le gambe alla signorina Swan!” ripeto le parole che per mesi mi han torturato il cervello, e lui mi guarda spaesato “Ero nello spogliatoio quando tu e i tuoi amici trogloditi avete scommesso su di me” gli confesso guardandolo dritto negli occhi per fargli capire che non ha scampo “Quindi è inutile che neghi. Mi hai mentito per un mese intero solo per portarmi a letto. Hai finto di provare qualcosa per me, mi hai detto parole dolci, mi hai fatto credere di amarmi… e tutto solo per una stupida scommessa” continuo ad inveirgli contro massaggiandomi la mano che brucia per l’impatto.
“E tu hai reso pubblico ciò che c’era tra di noi… anche tu hai mentito per riuscire nel tuo intento. Anche tu mi hai detto parole dolci e mi hai fatto credere di amarmi solo per seguire il copione di quel insulso teatrino che avete messo in scena tu e i tuoi stupidi amici!” ribatte gelido. “Non sei migliore di me, Isabella… anzi…” e si volta per tornare dentro.
“Sono meglio di te perché non ho mai giocato con i sentimenti di nessuno solo per scommessa”
Ritorna indietro con passo deciso tenendo il viso rivolto verso il basso come se stesse prendendo la carica. Mi arriva a pochi millimetri e mi prende il viso con una sola mano facendomi alzare il volto.
“Tu hai reso pubblico il nostro rapporto…”
“Tu mentivi…” gli ricordo con voce tremante.
Mi guarda negli occhi e una scarica mi attraversa l’intero corpo risvegliando ogni sensazione che provavo con lui nei momenti migliori del nostro breve e finto rapporto.
“Anche tu…” alita a pochi millimetri dalle mie labbra prima di unirle facendomi precipitare in un turbinio di emozioni passate e presenti. Il mondo svanisce intorno a noi e l’unica cosa che mi tiene ancorata al mondo sono le sue mani che mi accarezzano lasciando scie di fuoco mentre le sua lingua danza dolcemente con la mia.
Ci scostiamo a corto di fiato e appoggia la sua fronte alla mia guardandomi con occhi carichi di passione.
“E’ da quanto ti ho rivista in sala riunioni che non penso ad altro” sussurra solleticandomi con il suo alito e continuando ad accarezzarmi la schiena. Chiudo gli occhi e lui si avventa di nuovo sulle mie labbra dimenticando il luogo in cui siamo e le persone che possono vederci.
Mi faccio cullare dalle sensazioni che solo lui sa donarmi e cancello con un colpo di spugna il passato, il presente e il futuro. Mi godo solo il momento e le emozioni che dopo anni riesco di nuovo a provare. I miei ormoni ballano la samba sul ritmo del mio cuore, mentre il cervello tace lasciandomi godere appieno il momento.
“E’ sbagliato…” mormoro tornando lucida.
“Forse…” e ricominciamo a baciarci come se fosse per noi l’unico vero modo di respirare.
Il schiarirsi della voce di un cameriere imbarazzato rompe l’incanto.
“Chiedo scusa signor Masen, ma la signorina Bullock chiede di lei” e si volta chiedendo ancora scusa con un gesto del capo.
Guardo Edward con il sopracciglio alzato.
“Non è onorevole presentarsi ad un gala senza una dama” mi risponde tranquillo.
“E’ la tua…” chiedo pentendomi di essere stata così stupida per aver ceduto così facilmente al suo fascino.
“Non sono tipo da fidanzate!” risponde con una smorfia. “E’ la donna che ho scelto per la serata” e senza aggiungere altro si volta per tornare in sala lasciandomi come una stupida, quale sono, da sola sulla terrazza.
Cerco di recuperare il poco orgoglio e stima che mi rimane e, drizzandomi nelle spalle, torno in sala regalando sorrisi finti a ogni persona che mi rivolge la parola e obbligando i miei occhi a non cercare il donnaiolo.
A fine serata gli ospiti si congedano e, essendo la festeggiata, sono obbligata a salutarli tutti accompagnata dai signori Cullen. Quando è il momento dei saluti al signor Masen e accompagnatrice, stringo la mano a Bart per prendere coraggio e, senza guardare negli occhi il bastardo, lo saluto. Lui, da vero gentiluomo quale non è, mi fa il baciamano e mi augura un buon viaggio di ritorno a Seattle.
 
“Ma come faccio ad essere così idiota?” borbotto appena mi accomodo nella limousine.
“Ti fai troppi problemi ragazza!” mi riprende Bart leggermente alticcio ed io lo fulmino con lo sguardo.
“L’ho baciato!” gli ricordo come se avessi commesso un peccato capitale.
“E quindi? Un innocuo bacetto come si scambiano i ragazzini delle medie! Mica ci sei andata a letto o sei rimasta incinta!” mi fa notare alzando un sopracciglio.
“Ho di nuovo ceduto al suo fascino!” continuo per fargli capire cosa ha ferito il mio orgoglio.
“Ti sei tolta uno sfizio che volevi toglierti da giorni” mi corregge “E poi cosa ti importa, domani ci saranno chilometri a dividervi e tu tornerai a vivere la tua vita come sempre” e si accascia sul sedile con un sorriso ubriaco sul viso. Scuoto il capo e scoppio a ridere per allentare la tensione.
Ha ragione Bart, è stato solo un bacio, mi è piaciuto e domani ciò che è successo sulla terrazza sarà solo un ricordo che aggiungerò a quelli che ho di lui.
 
!! ATTENZIONE SPOILER !!
“Credevo che fossi al corrente di tutto” esclama realmente stupito.
“No, Bart mi ha solo detto che ci sarebbero state delle sorprese… e che… va beh! Lascia stare” e scuoto la testa sorridendo al pensiero della mia scarpa che per poco non ha centrato Bart in viso… me la sono cercata.
“Dato che il tuo agente non ti ha avvisata, credo che sia mio il compito. Questa sera incontrerai il regista che vuole trasformare il tuo libro in un film” 

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Capitolo 4
*** Un cavaliere inaspettato ***


Lo so, sono una vergognosa! Ma comprendetemi, sono ancora al lavoro e sto sfruttando la pausa cena per postare, anche perchè ho capito che se aspetto una sera libera con orario normale sono fregata
 non aggiorno mai più!
Ma per farmi perdonare.... posterò ben DUE capitoli!!! Perdonata?

 
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Un cavaliere inaspettato…

Da più di un mese il mio libro svetta nelle classifiche più rinomate d’America. Ho dovuto affrontare le crisi di panico che mi hanno sopraffatta la prima volta che sono stata invitata in radio ed in tv.
Sembra facile, ma vi assicuro che non lo è! E’ vero, parli ad un microfono e di fronte a te hai una sola persona, ma lo sai che sono in tantissimi ad ascoltarti.
Le persone hanno anche iniziato a riconoscermi e molti vengono a cercarmi in atelier.
Alice ha sfruttato il mio successo per far volare il nostro negozietto ed ha creato una collezione ispirata al mio libro.
Tutto procede a gonfie vele, il lavoro va benissimo e le entrate del negozio ci hanno permesso di assumere delle commesse permettendoci di dedicare più tempo alle nostre vere passioni.
Sto scrivendo il sequel del libro e vivo con la valigia pronta per partire appena Bart mi conferma un gala o un incontro in una qualsiasi parte dello stato.
Non ho più visto Masen, ho ricevuto delle sue email con segnate le date dei miei futuri incontri o con dei consigli su come migliorarmi nelle prossime interviste. Il nostro rapporto è strettamente professionale e non vederlo mi ha aiutata a dimenticarlo per la seconda volta.
Ok, ok, lo confesso. Ho cercato informazioni su di lui su Google. Ed oltre aver sbavato su ogni fotografia che trovavo, ho ringhiato a ogni donna spettacolare che lo accompagnava.
Ho scoperto ogni cosa su di lui, mi sono sentita quasi una stalker, ma dovevo riuscire a convincere i miei ormoni che lui non è l’uomo adatto a me e che devono iniziare a rivolgere l’attenzione a qualcuno di migliore.
Masen ha esaudito ogni suo sogno. Ha una villa mega galattica oltre che un attico a pochi isolati dalla sede della Volturi Group, un parco macchine da fare invidia ad un concessionario e ogni sera ha una donna diversa… ed ovviamente sempre bellissima!
Ha investito in diversi locali e più volte è stato ritratto sorridente in compagnia di celebrità.
Con un sorriso ripenso alla sera in cui mi ha portato nella baita e mi ha elencato i suoi sogni. Anche se è un bastardo, non posso che essere felice per lui perché è riuscito ad esaudirli tutti… ed è riuscito anche ad esaudire il mio permettendomi di vivere con il solo scrivere!
Se non fosse stato per lui non avrei cambiato università e in questo preciso momento starei sclerando su conti incapibili invece che fantasticare sulle prossime azioni del mio personaggio.
“Di nuovo nel mondo dei sogni?” mi risveglia Bart passandomi il caffè.
“Stavo pensando che la prossima volta che vedo Masen dovrò ringraziarlo” ammetto con un sorriso.
“Ti sei drogata?” mi chiede preoccupato ed annusando il caffè cercando traccia di odori strani.
“No. Stavo ripensando al passato e se non fosse stato per lui non avrei cambiato università… e poi, anche il mio successo repentino è grazie a lui…”
“Da Adone bastardo a Santo Masen in poco tempo” scherza scuotendo la testa.
“Adesso non esageriamo! Ma non togliamo nemmeno i meriti a chi ce li ha!”
“Beh! Tranquilla, stasera potrai ringraziare l’uomo che ti ha indicato la giusta via!”
Sputo il caffè alla notizia e lui scoppia a ridere.
“Lo so, sono un bastardo, ma è da quando mi ha avvisato Esme che non vedo l’ora di dirtelo! Dovresti vedere che faccia hai fatto” e scoppia a ridere fuggendo fuori dal mio ufficio per non essere colpito dalla mia scarpa.
Riapre la porta entrando solo con la testa “Avevo altre novità da dirti, ma vedendo come reagisci ti lascio nella curiosità” e fugge lasciandomi a bocca aperta.
 
Nel pomeriggio mi viene recapitato un vestito insieme agli accessori. Sorrido al pensiero di come stia diventando lecchino Bart. Mi vesto e rimango estasiata nel vedere la mia figura allo specchio. Bart ha superato sé stesso!
Mentre sto finendo di truccarmi, suonano alla porta.
Una limousine mi attende nel parcheggio di fronte al palazzo ed un uomo con gli occhiali scuri mi apre lo sportello invitandomi ad entrare. Rimango a bocca aperta per tutte queste sorprese, e appena entro nella limousine la mia mandibola tocca definitivamente il pavimento.
“Tu?” chiedo cercando di riprendere contegno.
“Sì, proprio io!” sorride sghembo spostandosi per farmi spazio.
“Come mai Esme ha mandato te?” gli chiedo e lui mi guarda senza capire.
“Ho chiesto al tuo agente se potevo essere il tuo accompagnatore. Oggi è un giorno importante per il tuo libro e volevo essere presente.” Mi spiega tranquillo.
“Oggi è un giorno importante per il mio libro? Bart sapeva che tu saresti passato a prendermi? Bart ha accettato che tu fossi il mio cavaliere?”
Annuisce ad ogni mia domanda ed io inizio a pensare a come far soffrire il mio ex agente.
“Credevo che fossi al corrente di tutto” esclama realmente stupito.
“No, Bart mi ha solo detto che ci sarebbero state delle sorprese… e che… va beh! Lascia stare” e scuoto la testa sorridendo al pensiero della mia scarpa che per poco non ha centrato Bart in viso… me la sono cercata.
“Dato che il tuo agente non ti ha avvisata, credo che sia mio il compito. Questa sera incontrerai il regista che vuole trasformare il tuo libro in un film” bang! Il mio cuore si è fermato ed inizio a sentire freddo in tutto il corpo.
“Isabella?” mi chiama preoccupato Masen “Isabella? Tutto bene?”
Mi riprendo in un batter d’occhio e diventando rossa in viso per il sangue che ha ricominciato a circolare “Ma ti sembra una notizia da dare così?” esclamo minacciandolo con il dito, e lui scoppia a ridere.
“Sinceramente credevo che Bart te lo avesse accennato” si difende sistemandosi la giacca.
 
Quando arriviamo a villa Cullen l’autista apre la portiera a Masen, che da vero gentiluomo mi porge la mano per farmi scendere.
“Questo abito ti sta d’incanto” sussurra ammirandomi.
“Grazie, un pensiero di Bart” gli rispondo rossa in viso, ma lui sorride negando con il capo.
“Mi dispiace, ma questo abito è un mio pensiero… e devo ammettere che vedertelo addosso è meglio di come mi ero immaginato”
“Tu?” gli chiedo per l’ennesima volta stupita.
“Credo che devi cambiare agente… ti tiene nascoste troppe cose” e sorridendo mi porge il braccio per incamminarci all’entrata della villa.
Quando entriamo nel salone intercetto subito Bart che si nasconde dietro a Emmett, ma ciò non lo salva dalla mia furia. Lo prendo per il braccio senza nemmeno salutare gli altri invitati e lo strattono nella cucina. Gli inveisco contro senza freni mentre lui cerca di giustificarsi e, quando mi chiede se ho ringraziato il mio benefattore, sbotto urlando come una pazza per una decina di minuti.
Quando reputo di aver sfogato abbastanza, mi siedo spossata su uno sgabello per riprendere fiato.
“Fidati di me! Questa è una serata importante e il fatto che tu e Masen vi siete presentati insieme ha fatto un’ottima impressione al regista.” Lo fulmino, ma lui continua “Lo so, ho sbagliato, dovevo dirti tutto per permetterti di prepararti, ma ti conosco e so che avresti dato di matto…” mi guarda saputo “l’ho fatto con le migliori intenzioni e il primo passo è stato fatto. Masen non è un maniaco ed è professionale. Vedrai che un giorno mi ringrazierai per questa serata.” Mi abbraccia forte e sussurra nei miei capelli “Perdonato?” io gli sorrido e annuisco. Ha ragione, non credo che avrei accettato nulla di ciò che fino ad adesso è avvenuto, ma avrei sbagliato precludendomi l’occasione di vedere i miei personaggi in un film.
 
“E’ ancora vivo?” mi sorride Edward indicando con un cenno del capo Bart.
“Sì. La vendetta è un piatto che va servito freddo.” Rispondo guardando minacciosa il mio agente.
“Vieni ti presento il regista” e posandomi una mano alla base della schiena mi accompagna da un uomo sulla trentina che chiacchiera ridendo con un capannello di persone.
Appena riconosce Edward si allarga in un sorriso e, scusandosi con gli altri invitati, si fa spazio per raggiungerci. Si salutano come se fossero vecchi amici e Edward mi presenta tessendo le lodi al mio romanzo.
E’ a suo agio in quel ambiente pieno di gente famosa. Mi presenta persone di spicco e riesce a togliermi da situazioni spinose con non-calanche.
Alcune donne mi guardano altezzose come se fossi la prossima vittima del donnaiolo che ho a fianco, ma io ricambio i loro sguardi con un sorriso fiero. Io non cedo al fascino di signor-scommessa!
 
 
“Credo proprio che presto dovremo volare a Hollywood per decidere come sviluppare il film” esclama Masen rompendo il silenzio nella limousine. Io annuisco soltanto ripensando alla serata e a come la mia vita stia cambiando troppo velocemente.
“Qualcosa ti turba?” mi chiede facendomi voltare verso di lui. Nego e mi libero dalla sua presa per ricominciare a guardare il panorama che sfreccia fuori dal finestrino. “Sei all’altezza di affrontare la fama” mi dice con voce vellutata.
“Non sono te… non credo di essere pronta per un cambio così repentino della mia vita” ammetto senza vergogna.
“Non sei me, ma hai me!” sorride indicandosi ed io nego con il capo.
“Non credo che la tua presenza migliori la situazione”
Un enorme punto interrogativo si forma sul suo volto.
“Lascia stare sta parlando la stanchezza… e la paura di cosa mi aspetta man mano che il mio libro aumenta di popolarità” e ricala il silenzio tra di noi. Lentamente avvicina la mano alla mia e, vedendo che non l’allontano, le intreccia. Sospirando, si volta anche lui a guardare il panorama.
Quando la macchina si ferma stringe maggiormente la presa ed io mi volto per guardarlo.
“Sono contento che tu abbia seguito il mio consiglio e abbia seguito la tua vera passione.” ammette sorridendomi dolcemente.
“Ed io sono felice che tu sia riuscito a realizzare i tuoi sogni”
“Non tutti…” sussurra avvicinandosi lentamente con il viso.
Le nostre labbra sono a pochi millimetri, ed io mi irrigidisco spostandomi leggermente.
“Non credo sia una buona idea” gli faccio notare con un sorriso timido.
Sospira allontanandosi “Forse no. Buona notte Bella.”
“Buona notte Edward”
 
Rientro in casa con un sorriso smagliante mentre ripenso alla serata. Edward si è comportato da vero gentiluomo. Mi è sempre stato vicino aiutandomi nei momenti in cui mi trovavo in difficoltà e mi ha presentato persone di spicco. E’ diventato un uomo ancora più sexy e ammetto che tutte le volte che mi sfiorava o mi parlava, sussurrandomi qualcosa all’orecchio, il mio cuore batteva all’impazzata.
Sarebbe così facile innamorarsi di lui!
Sospiro con gli occhi a cuoricino e mi lascio andare a peso morto sul divano.
Sarebbe facile innamorarsi di lui, se fosse veramente l’uomo che ti ha fatto credere! Mi riprende la mia coscienza. Sbuffo, tranquillizzandola che so esattamente quanto sia rischioso fantasticare sull’adone, ma non faccio nulla di male e sicuramente starò attenta ogni volta che ci incontreremo.
La vibrazione del telefono mi fa tornare al presente.
Grazie per la splendida serata. Spero di replicarla presto. E
Sorrido come un’adolescente e rispondo velocemente.
Sono felice di aver condiviso con te questa serata importante. Grazie. Ma penso che la replica non sia possibile. B
Schiaccio invio senza rileggere.
Non vuoi condividere con me altri momenti importanti della tua vita? L
Risponde ancor prima che possa appoggiare il telefono sul tavolino.
Credo che non ci sia nulla di più importante che incontrare il regista che darà un volto al protagonista del mio romanzo! B.
Mai dire mai! Buona notte e sogni d’oro. E.
Buonanotte. B
E con ancora il sorriso sulle labbra ed il cellulare stretto al petto mi addormento cadendo in un sogno da favola dove io e Edward volteggiamo leggeri nella sala del castello della Bella e la Bestia e ci sorridiamo guardandoci innamorati!!!

 
Corro a mettere il prossimo capitolo... e ci sarà la sorpresa!!!!
Ci leggiamo presto!!!

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Capitolo 5
*** Non è stato un incidente ***


 
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Edward – Non è stato un incidente

 
Ritorno in hotel continuando a sfiorarmi la mano che fino a pochi secondi prima toccava Isabella. Sono passati anni, ma la strana sensazione che mi attanaglia il petto, ogni volta che sono con lei, continua ad essere presente.
Stringo il pugno e mi accascio sul sedile, stanco di provare quelle emozioni così sbagliate e pericolose mentre il mese della scommessa torna prepotente nei mei pensieri.
Le giornate in biblioteca, la gita a Forks, la serata nella baita… scuoto il capo cercando di allontanarle. Isabella Swan è una cliente di Aro, ed io sono il suo pubblicitario. Devo tenere le distanze e difendere il mio cuore. In questi anni ci sono riuscito benissimo. L’avevo dimenticata, ero riuscito ad andare avanti e godermi la vita e tutto ciò che aveva da offrirmi.
Belle donne, serate con personaggi famosi, tanti soldi, una mega villa e tutte le macchine che avevo sempre sognato. Sono un uomo di successo… in tutti i sensi… la Swan è solo una cliente e non le permetterò di giocare ancora con il mio cuore.
Scoppio a ridere al ricordo del giorno in cui le dissi di amarla. Ero proprio un ragazzino stupido… come potevo pensare che una ragazza come lei guardasse uno come me? Lei è una romantica, sognatrice, abituata a amici affidabili e che le vogliono bene… come poteva innamorarsi di un ragazzo che fugge dall’amore come se fosse la peste. Troppe volte, nella mia infanzia, ho provato dolore perché ho voluto bene. Non mi ha mai portato nulla di buono, solo sofferenza e perdite. Peter ha ragione, anche se lui ormai è accasato con Tanya e due pargoli, io basto a me stesso.
 
Arrivo in hotel e mi corico nel letto senza svestirmi, esausto per la serata e per i ricordi.
Mi rigiro nel letto cercando di ritrovare lucidità ed allontanare l’immagine di Bella, divina nel vestito che le ho regalato, e il suo sorriso dolce e caldo, ma il ricordo dei nostri baci mi fa gemere e decido di alzarmi per farmi una doccia, sperando che le gocce allontanino i pensieri inopportuni.
Mi strofino la pelle come se servisse a cancellare il ricordo delle sue mani su di me…
“SONO PASSATI ANNI EDWARD!” urlo frustrato nella doccia e cerco di rimpiazzare i suoi ricordi con quelli delle donne che ho avuto nell’ultimo periodo.
Inizio a toccarmi ripensando a Samantha ed alla sua bocca sul mio EJ, muovo il bacino ricordando la serata a tre con le due modelle gemelle e alzo il viso verso il soffitto immaginandomi le labbra di Ester che mi accarezzano mentre sprofondo in lei… ma all’apice del piacere, gli occhi da cerbiatta della Swan fanno capolino guardandomi pieni di desiderio. Vengo con un ringhio di piacere e frustrazione. “Il mio incubo” mormoro sfinito appoggiando la fronte sulle piastrelle fredde e bagnate.
Mi vesto per la notte e cerco di addormentarmi, domani mi aspetta una giornata lunga e difficile, non ho tempo per pensieri da adolescente… ma ovviamente la mia mente non è d’accordo e la mia coscienza ricomincia con la sua paternale.
Sapeva della scommessa, per questo ha giocato sporco! Se tu fossi stato sincero, lei non sarebbe solo un ricordo.
Brava la mia coscienza. Certo, come no, peccato che la Bella che ho conosciuto era solo una finzione per i suoi scopi.
E tu no?
No! forse all’inizio, ma tutto ciò che ho detto o fatto era vero, ero io!
Bene, inizio anche a parlare da solo invece che dormire e prepararmi per domani.
Prendo dei sonniferi e saluto la mia coscienza ed i ricordi mentre li rinchiudo in un cassetto della mente e mi abbandono al dolce oblio.
 
***
 
“Secondo quanto è emerso, il signor Demetri era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non ha dato la precedenza alla macchina dei vostri genitori.”
“Ma cosa ci faceva il signor Demetri a Forks? E’ newyorkese!” esclamo colpendo con la mano aperta la foto di Demetri nel giorno dell’incidente.
L’investigatore scuote il capo.
“Anche lui lavorava alla Volturi come vostro padre. Forse era qui per lavoro…”
“Forse?” chiedo sempre più alterato.
“Non risulta dai registri della Volturi, ma sappiamo entrambi che Aro non vuole tenere traccia degli spostamenti di questo suo uomo… troppo pericoloso”
“Demetri è il sicario di Aro” ringhio alzandomi facendo cadere la sedia.
“Lo sappiamo, ma non ci sono prove”
“Nemmeno tutti i documenti che ho trovato in questi anni bastano per incastrarlo e mandarlo alla sedia elettrica?” chiedo lanciandogli il dossier che ho stilato in anni di lavoro alla Volturi.
“No. Aro è molto attento a cancellare ogni traccia.”
“Ma pure un cieco noterebbe le coincidenze!!!! Ogni volta che Aro è interessato a qualcosa, le persone che lo intralciano muoiono in qualche incidente”
“Ma suo padre non aveva nulla che interessasse a Volturi… era un suo dipendente” mi fa notare l’investigatore.
“E allora perché ha redatto il testamento pochi giorni prima di morire? Perché tutti quei documenti sugli ammanchi alla Volturi?”
“Non sto dicendo che Aro non c’entri con la morte dei suoi genitori, sto dicendo…”
“Che sono anni che lavoro con il mandante della morte dei miei genitori e non posso fare nulla per inchiodarlo!” mormoro lanciando contro il muro tutti i documenti. “Rimarrà impunito!” ringhio tirando un pugno contro la parete.
“Deve continuare a cercare…”
“Non so più dove cercare” ammetto lasciandomi cadere esausto sulla sedia.
“Tra pochi mesi sarai socio e avrai maggior libertà di movimento… hai aspettato anni, cosa vuoi che siano pochi mesi”
“Lei ha idea di cosa significhi lavorare fianco a fianco con l’uomo che ha ucciso i propri genitori?” gli chiedo guardandolo dritto negli occhi e lui distoglie lo sguardo in imbarazzo. “Meglio che vada” mormoro prima di perdere definitivamente la calma e sfogare la mia rabbia sull’investigatore.
 
Salgo in macchina ripensando agli ultimi anni, alle frasi di Aro, agli atteggiamenti di Demetri, ai documenti che ho trovato in casa dei miei genitori quando sono diventato maggiorenne… perché mio padre ha congelato la mia eredità fino ai diciotto anni? Perché ha redatto il testamento? Cosa è successo?
Mentre mille domande senza risposta continuano ad affollarmi la testa, inconsciamente mi dirigo verso il luogo in cui i miei famigliari hanno perso la vita.
Sono così assorto nei pensieri che non mi accorgo di superare il limite di velocità e della volante che mi sta intimando di accostare. Quando mi affianca, ritorno al presente e mi parcheggio a lato della strada in attesa del poliziotto e della multa.
“Edward?” il capo Swan mi guarda come se vedesse un fantasma.
“Capo Swan” lo saluto atono ed abbassando il capo. La sua presenza rende ancora più vivi i ricordi.
“Sono minuti che ti seguo… tutto bene?” mi chiede allontanandosi dalla portiera per farmi scendere.
“Chiedo scusa. Non l’avevo vista… stavo pensando…”
“Cosa ci fai a Forks? Sei venuto per Bella?”
Alzo il viso con uno scatto. Cosa c’entra Bella?
“E’ arrivata stamattina.” Sorride scuotendo il capo “Sono felice per il suo libro, ma la popolarità non fa per lei”
“E aumenterà appena uscirà il film” lo informo facendogli scuotere il capo maggiormente.
“Lo sapevo che doveva fare l’insegnante…”
“E’ una grande scrittrice, sarebbe stato un peccato per i suoi lettori se non si fosse lanciata a far conoscere i suoi personaggi” la difendo prontamente.
“Hai ragione ragazzo.” Mi guarda e guarda la macchina “Per questa volta chiudo un occhio sui limiti di velocità e sul fatto che non ti sei fermato… ma tu mi dici perché sei a Forks”
“Non è stato un incidente” mormoro guardando la curva a pochi metri da noi che nasconde il punto esatto in cui i miei hanno perso la vita.
“Il guidatore era drogato” mi ripete per l’ennesima volta.
“E fa il sicario di mestiere” lo informo guadando la sua reazione e la sua calma riattiva la mia rabbia “Tu lo sapevi” sibilo sovrastandolo.
“E’ un uomo che tutte le forze dell’ordine tengono d’occhio… ma l’incidente dei tuoi genitori non sembra un suo lavoro, solo un incidente”
“Perché?” gli chiedo senza capire.
“Seguimi. Ti offro un caffè.”
E senza dire altro sale sulla volante e mi fa strada fino a casa sua.
Rimango fermo di fronte alla casa. Non voglio vedere Isabella, non oggi… un problema alla volta ed adesso ho problemi più gravi che i pensieri adolescenziali.
“E’ con sua madre a Port Angeles per fare shopping… non arriveranno prima di cena” mi tranquillizza capo Swan posandomi la mano sulla spalla e spingendomi delicatamente verso l’entrata. Faccio un profondo respiro e lo seguo… Swan sa qualcosa… forse le mie domande avranno delle risposte!
 
Secondo capo Swan era stato un vero incidente perché Demetri era drogato ed anche lui ha rischiato la vita in quel frangente.
Ho provato a far ragionare Charlie mettendolo al corrente di ciò che avevo scoperto e mi sono alterato quando mi ha confermato che nessun poliziotto aveva visto i documenti che avevo trovato nel cassetto di mia madre.
“Forse qualcosa non torna… te lo concedo.” Ammette guardando i fogli del dossier “Ma non penso sia una buona idea continuare a scavare. Volturi è pericoloso e mettersi contro di lui non è intelligente”
“Mi stai dicendo che deve rimanere impunito? Che la morte dei miei genitori non merita giustizia?” sbraito alzandomi dalla sedia e trafiggendolo con lo sguardo.
“No. Sto dicendo che devi lasciar fare a chi è competente” mi risponde tranquillo.
Faccio una smorfia al ricordo delle indagini sbrigative svolte dai “competenti”.
“Sembrava veramente un incidente, Edward. Ma adesso…” indica i fogli “lascia che contatti un paio di colleghi…”
“Molti poliziotti sono al soldo di Volturi”
“Molti, ma non tutti.”
“Io…” la risata di Bella arriva dall’entrata interrompendo il nostro discorso “sono anni che ci lavoro e non permetterò a degli incompetenti di mandare tutto all’aria” sibilo a bassa voce prima di indossare la maschera sorridente per salutare i nuovi arrivati.
Ma il sorriso mi si spegne nel vedere Isabella abbracciata al suo agente.
Quando mi vedono, si allontanano l’uno dall’altra e mi salutano imbarazzati.
“Edward!” mi saluta felice Renèe stringendomi in un abbraccio stritolatore. “Ma che piacere vederti!”
“Anche per me è un piacere rivederla signora Swan” la saluto cercando di liberarmi dalla stretta.
“Dammi del tu!” mi ammonisce dandomi un pizzicotto sulla guancia facendomi arrossire.
“Isabella, signor Wallace” li saluto allungando la mano all’agente.
“Cosa ci fai tu qui?” mi chiede Bella.
“Ho incontrato tuo padre poco fuori Forks e mi ha invitato per un caffè” guardo l’orologio al polso “Ci siamo persi a parlare e si è fatto tardi. Grazie capo Swan. Renèe. Buona serata” e mi dirigo verso l’uscita.
“E’ tardi perché non ti fermi per cena!” mi blocca Renèe con il suo entusiasmo. Guardo Isabella ed il suo imbarazzo, oltre allo sguardo furtivo che lancia al suo agente, e forse qualcosa di più, mi suggerisce la risposta.
“Mi fermerei volentieri, ma ho già un invito da rispettare. Buona serata” ed esco da quella casa che negli ultimi minuti è diventata soffocante. Salgo in macchina, faccio un bel respiro e mi allontano dal mio incubo… un problema alla volta, Edward, un problema alla volta.

 
Perdonata?
Ebbene sì, questa 3° parte prevede alcuni POV Edward...
e man mano scoprire cosa è successo nel suo passato! 
Un abbraccio e spero vivamente di riuscire ad aggiornare presto!


!! ATTENZIONE SPOILER !!
“Ehi!” mi ferma prendendomi per il polso e parlandomi con voce calda. “Non hai fatto nulla che mi abbia offeso e non mi sono accorto di essere freddo nei tuoi confronti” mi spiega facendomi voltare e sorridendomi come quando eravamo all’università. “Sono il tuo pubblicitario, non pensavo di dover essere qualcosa di più” e si avvicina umettandosi le labbra.
“Io non voglio qualcosa di più… ma nemmeno che mi parli come se non ci conoscessimo”
“Non ci conosciamo, Isabella”

 

 

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Capitolo 6
*** Piccola Ricaduta ***


Ciao a tutte! Lo so, sono mesi che non pubblico e vi avevo promesso di essere di nuovo puntuale con gli aggiornamenti, ma la salute e il lavoro non mi hanno permesso di mantenere la parola e vi chiedo umilmente scusa!
Ho letto le vostre recensioni e vi ammetto che mi sono mancate tantissimo... spero che il tempo che ho fatto passare non vi abbia stufato e che mi permetterete di leggere ancora le vostre opinioni su questi due Edward e Bella! Vorrei promettervi che sarò più precisa nella pubblicazione, ma il lavoro mi sta prendendo molte ore e tutti i giorni compresa la domenica, e quando non si mette il lavoro ci pensa la salute facendomi fare le corse in pronto soccorso... ma vi posso assicurare che finirò questa storia, che questi Edward e Bella avranno il loro lieto fine e scopriremo insieme il passato del nostro "pallone gonfiato" ...
Per farmi perdonare... oltre a questo capitolo, pubblicherò la storia "
Che Natale è senza vin brulè" un racconto che ho presentato ad un contest natalizio e del quale ho vinto il terzo premio! ... 
Per lo stesso contest ho scritto a quattro mani una storia con Deni_Mas che potete leggere sul suo profilo:
 Il Regalo di Natale ... 
Spero veramente di pubblicare prestissimo... non odiatemi!
 
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Piccola ricaduta

Per fuggire dalla tensione per il film e dai lettori ormai impazziti, ho pensato bene di rifugiarmi a Forks insieme a Bart per decidere, senza interruzioni, come procedere con il libro ed il film.
Ok, ho voluto allontanarmi da Seattle, non solo per quello, ma anche perché Esme mi ha avvertita che Masen si è fermato a Seattle e la paura di incontrarlo di nuovo mi ha fatto prendere la via verso casa.
Non sto scappando da lui, assolutamente! E’ solo che sono già abbastanza frastornata dalla mia nuova vita che non ho bisogno di dover anche lottare contro gli ormoni che impazziscono ogni volta che Edward è nei paraggi.
Ovviamente, però, la fortuna non è dalla mia parte e il destino ha deciso di continuare a giocare sporco. Infatti, dopo nemmeno un giorno, mi sono ritrovata Edward a casa dei miei genitori. E’ fuggito velocemente e mi ha appena salutata. Non so perché, ma il suo essere così distaccato, dopo la bellissima serata che abbiamo passato al gala, mi ha fatto male.
“Come è andato lo shopping?” mi risveglia mio padre sorridendomi.
“Bene! Perché Edward era qui?” gli chiedo a bruciapelo.
“Come ti ha già detto lui… ci siamo incontrati per caso e per educazione l’ho invitato a bere un caffè” mi risponde tranquillo, ma non mi guarda negli occhi. A mentire è peggio di me.
Lo guardo con un sopracciglio alzato ammonendolo, ma lui si stringe semplicemente nelle spalle e mi dà le spalle dirigendosi verso il salotto.
 
Le giornate a Forks passano piacevoli ma poco produttive perché la mia mente continua a vagare verso scenari impossibili con Edward Masen.
Cerco di ricordarmi come ho fatto a dimenticarlo anni fa, e non riesco a capire perché, dopo solo pochi incontri, mi si sia insinuato così nella mente. Eppure anni fa abbiamo passato intere giornate insieme. Abbiamo condiviso ogni momento della nostra giornata… eppure, dopo pochi giorni che era partito, l’ho completamente cancellato, mentre questa volta, il nostro unico bacio e la nostra unica serata è indelebile nella mia mente.
Riguardo internet e le foto che lo ritraggono insieme a delle modelle mozzafiato, leggo il gossip che lo vede innamorato di ogni donna con il quale viene visto a cena, al cinema o a un gala… è sempre l’incorreggibile donnaiolo che era all’università. Devo togliermelo dalla testa! Forse sono i mesi di astinenza che mi fanno pensare a lui, forse, se trovassi un uomo, lo dimenticherei come ho fatto un tempo…
“Posso?” mi chiede Bart rimanendo sulla porta della mia camera.
“Certo, entra!”
“Come sta andando il sequel?” mi chiede sbirciando verso il monitor e facendo una smorfia nel trovare una foto di Edward invece che il foglio di word.
Spengo lo schermo e sfoggio il mio sorriso migliore.
“Stavo solo…” cerco di giustificarmi.
“Pensando al tuo signor scommessa” finisce per me sciabolando le sopracciglia.
“Cercando l’ispirazione per il sequel” lo correggo.
“Con le foto di Masen?” e scoppia a ridere riaccendendo lo schermo. Fa scorrere alcune foto e si ferma su una che lo ritrae circondato da donne bellissime. “Come può, un personaggio del genere, farti venire delle idee per il sequel?”
“Psicologia inversa!” rispondo senza riflettere e scoppiando a ridere insieme a lui.
Lo osservo mentre ride e mi accorgo che Bart è veramente un bel uomo. Dolce, gentile, mi capisce al volo e non l’ho mai visto insieme ad una donna che non fosse una sua cliente.
“Perché io e te non siamo mai stati insieme?” gli chiedo prima ancora di riflettere sulla domanda. Lui si blocca dal ridere e mi guarda incuriosito, cercando di capire se sto scherzando “Non sono una brutta ragazza e siamo sempre insieme… perché non…” e indico lo spazio tra me e lui
“Perché non sono il tuo tipo e tu non sei il mio”
“Ma stiamo bene insieme” ribatto sicura.
“Come un fratello ed una sorella” mi accarezza la guancia e mi guarda dolcemente “Non ti lanciare tra le braccia di un uomo solo per dimenticare qualcuno che non ti merita. Quando arriverà quello giusto, tutti gli altri scompariranno”
Annuisco e lo abbraccio sperando che l’uomo giusto arrivi presto, perché se non mi tolgo dalla mente Masen, non riuscirò mai a terminare il sequel!!!!
 
***
 
Dato che dovevo togliermi dalla testa Masen, ovviamente il destino ha deciso di farmelo incontrare quasi ogni giorno!
I registi hanno voluto avere un incontro alla Volturi Group con me, Bart, i signori Cullen, il signor Volturi e Masen.
Dovrò rimanere a New York per un paio di giorni e presenziare ai provini per la scelta dei protagonisti ed ovviamente ci sarà anche Masen insieme alle attrici e agli attori che pubblicizza.
Il vederlo insieme alle altre donne rende la mia permanenza a New York sempre più difficile. Vederlo toccare, sorridere e ammiccare ad una donna è un pugno nello stomaco ogni volta, soprattutto se paragonato alla freddezza professionale con il quale si rivolge a me.
“Ho fatto qualcosa che ti ha offeso?” gli chiedo entrando nella sala riunioni e trovandolo solo.
Lui mi guarda senza capire ed io mi faccio coraggio “Credevo che i dissapori passati li avessimo accantonati”
“Infatti” mi risponde con il suo tono professionale confermandomi la distanza che vuole mantenere.
“Ed allora perché sei così freddo con me?”
“Scusa?” mi chiede inarcando un sopracciglio e facendo un passo verso di me.
Scuoto il capo rendendomi conto che mi sto mettendo in ridicolo. “Lascia stare. Scusa” e mi volto per scomparire.
“Ehi!” mi ferma prendendomi per il polso e parlandomi con voce calda. “Non hai fatto nulla che mi abbia offeso e non mi sono accorto di essere freddo nei tuoi confronti” mi spiega facendomi voltare e sorridendomi come quando eravamo all’università. “Sono il tuo pubblicitario, non pensavo di dover essere qualcosa di più” e si avvicina umettandosi le labbra.
“Io non voglio qualcosa di più… ma nemmeno che mi parli come se non ci conoscessimo”
“Non ci conosciamo, Isabella”
“Hai ragione, l’Edward che ho conosciuto all’università era solo una farsa” e con uno strattone mi libero dalla mano che mi teneva per il braccio.
“Come la Bella che ho conosciuto io in quel mese!” mi risponde con una smorfia.
“Non hai capito nulla come tuo solito ed io sono sempre la solita stupida che vede il buono anche dove non c’è” rispondo amara uscendo dalla stanza. Lui mi prende per il braccio e con uno strattone mi fa rientrare in sala riunioni. Chiude la porta a chiave e con sguardo di fuoco si avvicina.
“Smettila di scappare!” mi ammonisce bloccandomi con il corpo alla scrivania “Mettiamo ben in chiaro che solo una volta nella mia vita non ho capito nulla ed era quando stavi giocando all’attrice per il film a basso costo dei tuoi amici a discapito mio. Per il resto sono sempre stata una persona che capiva al volo ed ho capito che tu sei venuta qui oggi perché vuoi qualcosa da me.” inclina il viso guardandomi malizioso “Non ti piace che ti non ti guardo o ti tratto come tratto le altre mie clienti. Vuoi che ti dia le stesse attenzioni che do a loro?” inizia ad accarezzarmi le braccia lentamente risalendo sul mio viso e mi accarezza con il dorso dell’indice avvicinando maggiormente i nostri volti “Vuoi baciarmi” sussurra roco facendomi fremere “Vuoi…” e non termina la frase unendo le nostre labbra. Il mondo scopare, la rabbia, il buon senso… e mi lascio travolgere dal suo bacio che, fino a quel momento, non mi ero accorta di desiderare. Mi stringe maggiormente a sé strusciandosi sulla mia coscia facendomi sentire la sua eccitazione. Gemo e alzo bandiera bianca lasciando che il mio corpo gli esprima il desiderio che ha di lui.
La sua mano si insinua sotto la mia camicetta e si stringe intorno al mio seno aumentando la mia eccitazione. Scivola sulla mia pancia e si fa strada nei pantaloni che si slacciano come per magia.
Sento le sue dita esperte stuzzicarmi e getto la testa indietro per riprendere fiato, mentre la mia mente vola verso vette mai esplorate. “Vuoi che ti scopi…” mormora roco mordendomi il collo esposto… ed a quelle parole tutta la magia si infrange come uno specchio rotto. Lo scosto con uno spintone e lo guardo con gli occhi sgranati, sia per l’eccitazione che per lo stupore di ciò che stava succedendo, di come mi sono lasciata andare facilmente.
“Non voglio che mi scopi…” gli rispondo fredda ricomponendomi. “Non ci sei riuscito all’università, non ci riuscirai sicuramente adesso!” e lo spintono ancora più lontano.
Lui mi guarda sorridendo beffardo.
“Sei sempre la solita contraddizione, Swan”
“E tu il solito stronzo!”
“Sei tu che sei venuta a cercarmi”
“Volevo solo chiarire… capire se avevo fatto qualcosa per rendere il nostro rapporto così freddo”
“Ti ho dimostrato che il nostro rapporto può scaldarsi…” mi risponde avvicinandosi con occhi ancora accesi dalla passione e bloccandomi contro la scrivania.
“Quindi o vengo a letto con te… o, ogni volta che dovremo collaborare, sarai distaccato”
“O molto attaccato”
“Smettila!” urlo frustrata e sistemandomi i capelli che sembrano un nido di rondini dopo il suo attacco.
“Tu devi smetterla!” ringhia stringendosi contro di me “Mi vuoi! Mi hai sempre voluto! Adesso non ci sono scommesse che ti tengano lontano da me, non ci sono i tuoi amici a fotografarci! Ci siamo io e te e la voglia di entrambi di finire ciò che avevamo iniziato in spiaggia an…”
Lo schiaffo parte interrompendo la sua frase.
“Non voglio finire proprio niente con te! E hai ragione, non ci conosciamo! L’Edward che ho conosciuto in quel periodo era solo una messinscena! Tu sei solo un porco che pensa a riempire buchi!”
Si allontana come scottato dalle mie parole e mi guarda confuso. Prende un bel respiro e si riallaccia la camicia che nel momento di follia gli avevo slacciato.
“Hai ragione. Sono solo un porco che vuole riempire buchi e credo sia meglio mantenere i rapporti sul piano professionale” si volta e fa scattare la serratura “Non sono freddo con te, sono professionale. Dimentichiamo questo frangente e torniamo a collaborare come se nulla fosse successo”
“Perché sei così?” gli chiedo senza sapere bene cosa intendo e lui mi guarda sorridendo.
“Perché troppe volte ho dato il mio cuore a persone che poi mi hanno lasciato… preferisco prevenire” risponde sorridendo amaro.
“Tu non mi amavi…” provo a difendermi sentendomi chiamata in causa.
“Hai ragione, non ti amavo… era tutta una messinscena” risponde piatto guardando il pavimento e aprendo la porta.
La mia mano agisce senza il mio comando e gli accarezzo la guancia con gentilezza “Invece io mi ero innamorata veramente dell’Edward che fingevi di essere” e me ne vado senza guardarmi indietro.

 
** ATTENZIONE SPOILER **
“Bis…ogna risolv…ere i…l passato… per po…ter costr…uire il… futuro… E”
Legge ad alta voce incerto e poi mi guarda senza capire.
“Queste parole ti hanno fatto reagire così? Cosa c’è scritto di sbagliato?” mi chiede rileggendo per capire cosa gli è sfuggito.


 

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Capitolo 7
*** Perchè? ***


Ciao a tutte! Sono di nuovo qui e, strano ma vero, non ho fatto passare mesi! 
Come tutte voi mi avete fatto notare, questi due hanno proprio gli occhi foderati di salsiccia e non ammettono l'ovvio... e avete anche ragione... sono passati gli anni, ma non sono cambiati tantissimo! Le persone non cambiano drasticamente, possono migliorarsi, scoprire verità che non conoscevano, ma rimarranno sempre le stesse persone... forse solo un pò più mature e disponibili al mutamento!
Ma adesso basta con le mie pippe mentali e vi lascio al racconto!
Un abbraccio e spero di leggere presto anche voi! SMACK
 
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Perchè?

Dopo quel piccolo incontro focoso, tra me e Masen il rapporto è tornato ad essere molto formale e, anche se può sembrare impossibile, ancora più freddo di prima, rendendo un vero incubo i miei ultimi giorni a New York.
Quando abbiamo trovato l’attore perfetto per interpretare Brendon ero al settimo cielo perché era identico a come me lo ero immaginato e vederlo in carne ed ossa è stata un’emozione fortissima. Mi sono alzata dalla sedia con uno scatto, pronta ad abbracciare Edward per averlo trovato, ma il suo sguardo mi ha fatto capire che dovevo evitare e mi sono rivolta a Bart abbracciandolo stretto e saltellando dalla gioia.
Ogni giorno è sempre più difficile e la notizia che finalmente possiamo tornare a Seattle arriva come un balsamo. Ovviamente dovrò partecipare al gala che si terrà per festeggiare la fine dei provini, ma ormai mancano poche ore al termine di questa agonia.
 
Alla festa ci sono tutti e conoscere gli attori che interpreteranno i miei personaggi è qualcosa di indescrivibile. Amber, Brendon, AJ… ci sono tutti e sono perfetti.
Edward arriva accompagnato dall’attrice che interpreterà Alisha. È molto bella e solare, e sembra influenzare l’umore di Masen, solitamente serio quando non è in fase: tu donna sarai mia!
Ridono spensierati e sembrano amici da sempre. Ballano come se avessero provato i passi per anni, si scambiano il cibo mentre si raccontano aneddoti divertenti e si capiscono con un solo cenno… forse Edward ha finalmente trovato la donna adatta a lui.
Questa consapevolezza mi fa provare un’inopportuna fitta al cuore e una strana sensazione di soffocamento che mi obbliga ad alzarmi a andare a prendere un po’ di aria sulla terrazza del locale.
“Tutto bene?” mi chiede Bart arrivandomi alle spalle e posandomi il foulard sulle spalle.
“Sì… ho solo bevuto un po' troppo…”
Lui mi sorride e mi abbraccia facendomi appoggiare al suo petto riparandomi dalla brezza ormai fredda.
“Come ti senti nel vedere i tuoi personaggi in carne ed ossa?” mi chiede posandomi un bacio sulla testa.
“Come se fossi in un sogno… sono esattamente come me li ero immaginati… forse l’attore che interpreterà Daryl è più grosso di come lo pensavo, ma è comunque perfetto.”
“L’attrice che interpreta Alisha le assomiglia anche di carattere” sorride, stringendomi sentendomi rabbrividire.
“Già… è perfetta” rispondo pensando che non è solo perfetta per la parte…
“Domani si torna a casa… e tra un paio di mesi dovremo trasferirci a Los Angeles per le riprese. Pronta a fare i bagagli?”
“Pronta a tornare a casa…” rispondo facendomi sfuggire un singhiozzo.
“Ehi! Tutto bene?” mi chiede preoccupato facendomi voltare verso di lui.
“Non credo di essere tagliata per questa vita. I viaggi, i gala… non pensavo che essere una scrittrice significasse questo” lascio libere le lacrime senza preoccuparmi del trucco.
“Sei una scrittrice di successo e dovresti essere felice di tutto questo…”
“Non lo sono, voglio tornare a casa…”
Lui mi stringe e mi culla cercando di calmarmi. “Andrà tutto bene, ci sono io”
 
“Signor Wallace, il signor Cullen la sta cercando” lo chiama un cameriere e Bart lo segue dopo essersi assicurato che stessi bene.
“Non è vero che non ci sei tagliata, e la tua umiltà sarà la tua vera ricchezza perché non ti farai sopraffare da tutto questo perdendo di vista il vero obbiettivo” esclama Edward uscendo dall’ombra in fondo alla terrazza.
“Non è educato spiare i discorsi privati.” Gli rispondo fredda asciugandomi le lacrime.
“Ed è sbagliato non credere in sé stessi” si avvicina e si appoggia alla ringhiera guardando New York di notte “Non volevo spiarvi, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare” si volta verso di me e sorride “Sei una brava scrittrice Isabella, e tutto questo successo non è da tutti…” si drizza e mi prende le mani nelle sue “Sei solo spaventata, ma è normale. Vedrai che tutto diventerà più semplice con il tempo.”
“Non mi interessa la bella vita, volevo solo far conoscere i miei personaggi” gli rispondo ritraendo le mani ed incrociando le braccia sul petto.
“È il prezzo da pagare per farli conoscere e fidati, non è molto alto…” mi sorride riappoggiandosi alla ringhiera.
Rimaniamo in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri mentre ammiriamo il panorama notturno.
“Ero veramente io quando stavo con te…” mormora così basso che penso di essermelo immaginato, ma lui si volta e sorride “Ho solo nascosto la scommessa, ma non ti ho mai mentito”
“Perché non l’hai mai confessata?” gli chiedo appoggiandomi anch’io alla ringhiera.
“Perché avevo paura di perderti…”
“Mi hai persa comunque…”
“Lo so” risponde abbassando il capo “E forse è stato meglio così…”
Nascondo al mio meglio la delusione nel sentire le sue parole e fingo indifferenza continuando a guardare il panorama.
“Hai lottato tanto per essermi amico in quel periodo… anche allora eri sincero… o era solo per spianarti la strada?” Gli chiedo con un filo di voce.
“All’inizio era solo un modo per avvicinarti… poi tutto è cambiato. Mi piaceva la tua compagnia, stavo bene con te” ammette prendendo la mia mano e facendomi provare nuovamente la scarica elettrica che mi è mancata in questi anni.
“Perché non possiamo essere ancora amici?” gli chiedo stringendo la presa.
“Perché non ci riesco” e si allontana come scottato “Hai le mani ghiacciate è meglio se rientri” cambia discorso drizzandosi e indicandomi la porta della sala.
“Volevo solo farti capire che non dovevi giocare con le persone…” provo a spiegargli rimanendo ferma sul posto.
“Ma tu hai giocato con me…” mi fa notare ghiacciandomi con lo sguardo.
“Se mi avessi detto della scommessa…”
“Perché non mi hai detto che lo sapevi? Perché hai architettato quella ricerca invece di dirmi che sapevi tutto e che non eri interessata?”
“Perché non volevo perderti…” provo a giustificarmi, ma lui fa una smorfia e si passa nervosamente la mano nei capelli.
“Non sai mentire. Dimmi perché non me lo hai detto.”
“Non mi fidavo abbastanza… di te e… di me” ammetto ringraziando il buio che nasconde le mie guance rosse. “Mi piacevi veramente e non volevo darti un’ulteriore arma per ferirmi”
“Come avrei potuto ferirti se mi avessi detto della scommessa?” mi chiede avvicinandosi con un solo passo.
Mi stringo nelle spalle e mi mordo il labbro. “Se tu avessi negato io avrei perso completamente la stima che provavo per te”
“Perché così, invece, hai continuato a stimarmi?” mi chiede scoppiando in una risata senza allegria.
Nego con il capo. “Ma ho continuato a sperare per tutto il tempo…”
Sorride e mi accarezza dolcemente la guancia soffermandosi con il pollice sul labbro “Sei sempre stata una romantica…”
Si avvicina piano dandomi il tempo di fermarlo, ma rimango immobile e mi sembra di tornare a respirare appena le nostre labbra si uniscono. Ci baciamo con dolcezza, senza fretta, accarezzandoci con baci sfiorati. Le sue mani si posano sul mio volto, mentre le sue dita mi accarezzano. Stringo la sua camicia nel pugno e mi appoggio al suo petto. È tutto perfetto. Il chiaro di luna, la musica in sottofondo, le sue mani, le sue labbra, il suo profumo…
“Ricominciamo da qui…” sussurro senza rendermene conto. Si allontana leggermente e appoggia la fronte sulla mia senza smettere di sorridere. “Non in questo momento” mormora ed io mi allontano per guardarlo negli occhi e chiedergli il perché, ma lui mi anticipa.
“Sono un uomo complicato… e sei già abbastanza sopraffatta dalla nuova vita, non hai bisogno di aggiungere me nel calderone” mi spiega con dolcezza, come se fosse un favore che mi fa.
“Ed allora smettila di confondermi!” lo accuso allontanandomi malamente. Ci guardiamo negli occhi per attimi che sembrano eterni “Avevi detto di voler mantenere un rapporto professionale e poi mi baci, poi mi allontani. SMETTILA!” urlo ormai fuori controllo e spintonandolo appena fa un passo per avvicinarsi. Si rilassa nelle spalle e abbassa il capo.
“È difficile…”
“Sì, è difficile se continui così! Non sono un’oca-Masen. Non voglio essere scopata da te, non voglio che mi baci e poi mi dici che non sei quello giusto, non voglio che continui a giocare con me!”
“Hai ragione… scusa” si volta scomparendo nella sala in festa.
 
 
***
 
 
Purtroppo ciò che è successo sulla terrazza non ha aiutato il mio riposo. Per tutta la notte i momenti passati con lui e le parole che ci siamo scambiati hanno continuato a tormentarmi. Sospiro mentre il mio corpo si ricopre di brividi.
Dopo una notte insonne, scendo dal letto senza forze sperando che la doccia faccia il miracolo. Cerco di lavare via ogni pensiero, per ritornare al presente e dimenticare emozioni che non dovrei provare.
Mi siedo in terrazza e mi gusto la mia ultima mattina nella Grande Mela. Mi riempio gli occhi con i grattacieli allontanando l’immagine di Masen a pochi millimetri dalle mie labbra. Con un sospiro mi stringo nella coperta cercando di dimenticare la sensazione delle sue mani sul mio corpo.
Sorrido nel veder spuntare il sole e la città che si risveglia. Ultimo giorno… tra poche ore i chilometri mi aiuteranno a dimenticarlo di nuovo.
Il bussare alla porta mi fa sobbalzare.
“La signorina Swan?” chiede gentilmente il cameriere.
“Sì, sono io.” rispondo guardando curiosa la campana che tiene in mano.
“Questo è per lei”
Mi sposto per farlo entrare e lui posa il tutto sul tavolino al centro della stanza.
“Io non ho ordinato la colazione”
“Un gentile omaggio da parte di un ammiratore” risponde sorridendomi e uscendo dalla stanza.
Mi avvicino cauta, come se fosse una bomba e, tenendomi alla dovuta distanza alzo il coperchio e sento l’acquolina salirmi in bocca quando scopro il contenuto. Un pancake e una tazza di caffè, con appoggiato alla tazzina una busta con su scritto Buongiorno in bella grafia.
Sorrido pensando che sia un pensiero di Bart per addolcirmi la giornata e, come richiamato dai miei pensieri, sento bussare alla porta e un Bart ancora assonnato mi si para davanti.
“Grazie per il gentile pensiero” lo saluto spalancando la porta e tornando alla mia colazione,
“Quale pensiero?” mi chiede seguendomi.
“Questo” gli rispondo mostrandogli la delizia, ma lui la guarda senza capire.
“Tolto che so che è la torta al cioccolato il dolce che ti fa ritornare l’affabile e gentile Bella” mi risponde con una smorfia “Non sono io che ti mando quel coso!” ed indica il pancake come se fosse un oggetto alieno.
Mi fermo con la bocca spalancata e i denti leggermente affondati sulla soffice superficie del dolce. Lo allontano chiudendo la bocca di scatto e torno al tavolino per controllare la busta.
La apro e all’interno trovo un biglietto.
“Bisogna risolvere il passato per poter costruire il futuro… E.”
Lancio il pancake sul vassoio come se scottasse e con un ringhio straccio la lettera.
“Che cosa succede?” mi chiede Bart prendendo i pezzetti di lettera che ho lasciato cadere sul pavimento.
“Edward Masen” ringhio prendendo l’intero vassoio e scaraventandolo nel cestino.
“Oooh” risponde calmo cercando di ricomporre la lettera sul mio letto.
“Bis…ogna risolv…ere i…l passato… per po…ter costr…uire il… futuro… E”
Legge ad alta voce incerto e poi mi guarda senza capire.
“Queste parole ti hanno fatto reagire così? Cosa c’è scritto di sbagliato?” mi chiede rileggendo per capire cosa gli è sfuggito.
“Che continua a confondermi ed io non ci sto!” urlo facendo volare nuovamente i pezzetti di carta sul pavimento.
“Tra poche ore saremo su un aereo che ci porterà dall’altra parte del continente. Masen non sarà più un problema!” mi ricorda raccogliendo i foglietti.
“Hai ragione!” e con rabbia prendo la valigia scaraventandoci dentro tutti i miei vestiti.
“Cosa ti hanno fatto di male questi poveri indumenti?” mi chiede cercando di piegarli alla bene meglio.
“Niente! Voglio solo andare via il più in fretta possibile” e come un tornado setaccio l’intera stanza per raccattare ogni cosa e chiuderla nella valigia. “Vai a prepararti. Ci vediamo di sotto tra mezz’ora!”
“Ma l’aereo…”
“Non mi importa! Tra mezz’ora di sotto.” ordino decisa finendo di sistemare gli indumenti che non mi permettono di chiudere la valigia.

 
** ATTENZIONE SPOILER **

“È stato solo un piccolo momento in ricordo dei vecchi tempi…”
“Quindi solo bacini e parole dolci…” sbatte le sopracciglia mimando malamente un innamorato.
“Quindi solo le spiegazioni delle nostre scelte di quel periodo e la decisione di stare lontani”

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Capitolo 8
*** Nuovi Indizi ***


Ciao a tutte!!! Dai che forse riesco a mantenere un ritmo più preciso nell'aggiornare!
Stasera vi lascio con un POV Edward... iniziamo a scoprire un pò di carte e man mano ricostruire il suo passato!!
Un abbraccio a tutte voi che mi sostenete con le vostre bellissime parole o in silenzio!
BUONA LETTURA!


 
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POV Edward - Nuovi indizi

Se ne è andata. È tornata a Seattle ed io sono qui, come un cretino, a camminare nervosamente per la sala continuando a pensare alle sue labbra, ai suoi occhi… al fatto che non ha risposto al mio biglietto… Dovrei chiamare Irina. Dovrei stare con una donna e scoparla fino a svenire… è l’unico modo che conosco per togliermi dalla testa Bella… il modo che ho utilizzato anni fa e che ha dato i suoi risultati! Sì, devo chiamare Irina e dimenticare Bella… lasciarla andare e impegnare le mie energie per trovare le prove che mancano per incastrare definitivamente Aro e Demetri… fanculo Bella! Fanculo le sue parole… il suo viso… il suo corpo… Devo.Chiamare.Irina!
 
Mi avvicino al letto alla ricerca del cellulare quando il suono del campanello mi distrae. Forse Irina mi ha letto nel pensiero! Penso dirigendomi verso il citofono. Accendo la videocamera per vedere chi ha suonato, ed il brutto muso di Peter mi sorride avvicinando un occhio alla telecamera.
“Sorpresa!” urla nel microfono sfondandomi i timpani ed io gli apro il cancello maledicendolo.
“Da quando suoni il campanello?” gli chiedo appena mette piede dentro casa.
“Da quando ti ho trovato nudo sul pavimento della sala insieme a due donne che ti facevano il servizietto!” mi ricorda facendomi l’occhiolino “Spero, suonando, di dare il tempo di ricomporsi alla signorina di turno” e mi supera dirigendosi verso la sala.
“Nessuna signorina. Sono solo e…” muovo il cellulare in mano “Stavo giusto telefonando per avere compagnia”
“La Swan?” mi chiede alzando un sopracciglio ed io nego. “I giornali non parlano d’altro! La scrittrice emergente con il sex symbol più ambito” esclama allargando le braccia di fronte a sé come tenesse un enorme cartellone in mano.
“Non c’è nulla tra me e la Swan”
“Non è quello che dicono i giornali di oggi… ed io voglio sapere tutto” e batte la mano sul divano invitandomi a sedere “Anche se sono passati anni… forse riuscirai a vincere la scommessa” mi prende in giro versandoci da bere.
“È stato solo un piccolo momento in ricordo dei vecchi tempi…”
“Quindi solo bacini e parole dolci…” sbatte le sopracciglia mimando malamente un innamorato.
“Quindi solo le spiegazioni delle nostre scelte di quel periodo e la decisione di stare lontani” sbotto.
Peter smette di bere e mi guarda stupito.
“Quindi è la stronza che si è dimostrata anni fa?” mi chiede sorpreso ed io nego.
“No. È la Bella che credevo di aver conosciuto… ma non posso farla entrare nella mia vita adesso… sono molto vicino ad incastrare Aro e voglio che lei stia lontana”
“Sono anni che lo dici… ma non sei ancora riuscito a trovare nulla per inchiodare quel bastardo” ringhia bevendo tutto d’un fiato il drink.
“Ho rivisto capo Swan e mi ha promesso alcune telefonate…”
“Il padre di Bella?” chiede, e io annuisco.
“Anche io ho scoperto qualcosa…” mormora posando il bicchiere e sedendosi composto. “I tuoi genitori addottivi sono dei dipendenti di Aro”
“No!” rispondo prontamente, deluso per l’informazione errata. Per alcuni secondi ho sperato di scoprire qualcosa che desse una svolta alle mie ricerche “Il mio padre adottivo è un imprenditore e l’azienda è sua! La mia madre adottiva è solo una casalinga frustrata e vogliosa di cazzi” gli ricordo versandomi un altro bicchiere.
“L’azienda per il quale lavora il signor Turner non è sua, ma è di Aro… lui è solo una testa di legno”
Rimango con il bicchiere appoggiato alle labbra ed una sola goccia che mi bagna le labbra, mentre cerco di immagazzinare l’informazione. Chiudo gli occhi confermandomi che è un’informazione errata e bevo l’intero contenuto del bicchiere.
Peter estrae un plico dalla borsa e lo lancia sul tavolino di fronte a me.
“Anche io ho fatto le mie ricerche… ed essendo a Seattle sono stato agevolato… forse dovresti smettere di cercare qui a New York… chiedere un trasferimento… e iniziare a cercare nel luogo del
reato”
“Tra pochi mesi diventerò socio…” gli ricordo prendendo il faldone per sfogliare le schede dei miei genitori adottivi. Non hanno mentito sul nome, ma si sono trasferiti nella casa in cui vivevamo il giorno prima che venissi affidato a loro. Ed il signor Turner è diventato proprietario dell’azienda solo poche settimane prima… non era un’eredità, perché prima di essere sua era di Aro!
“E appena diventerai socio… sfrutterai la scusa di voler ampliare l’attività sull’altra costa e ti trasferirai a Seattle” propone come se fosse facile da attuare.
“Sono l’ultimo arrivato…”
“Ma Aro non ti ha mai negato nulla…”
Apro la bocca per ribattere, ma ripenso alla mia adolescenza, ai miei genitori adottivi… al momento in cui sono arrivati alla casa famiglia e mi hanno portato via con loro.
Ero il ragazzo più grande, non mi avevano mai parlato prima, e anche se sono stato solo pochi mesi nella casa famiglia, ho visto come si comportavano gli altri genitori con i loro futuri figli. Li venivano a trovare, passavano del tempo con loro e dopo tantissima burocrazia e sedute dallo psicologo, adottavano il bambino… nel mio caso non è stato così…
“Credevo che essendo già grande non ci fosse bisogno di tutto quell’iter” penso ad alta voce.
“Non ti seguo” mi fa notare Peter guardandomi preoccupato.
“La mia adozione è stata anomala, ma credevo che fosse dovuto al fatto che fossi grande.”
“Avevi solo dodici anni” mi fa notare.
“Ma ero il più grande lì dentro…”
“Io avevo quattordici anni quando mi hanno adottato, ma ci sono voluti mesi prima che i miei genitori potessero adottarmi… ero più grande di te… eppure ai signori Turner è bastato un giorno per portarti via con loro… e poi perché ti hanno mandato in una casa famiglia a Seattle quando ce n’è una Port Angeles?”
Scuoto il capo cercando di riordinare i pensieri, ma sono sempre più confusi.
Rimaniamo diversi minuti in silenzio, fin quando Peter spezza il silenzio.
“Seattle, Port Angeles, Forks, New York… non capisco”
Prendo il dossier di Peter per cercare qualche indizio, ma anche se continuo a sfogliare non trovo nulla. Unisco il mio al suo, ma nulla… nessuna risposta solo tantissime altre domande.
“Potresti andare a Seattle alla casa famiglia che ti ha ospitato. Forse loro sanno qualcosa!”
“Sono passati anni” gli faccio notare.
“Sì, ma sicuramente si ricorderanno dell’adozione lampo”
“E se sono anche loro al soldo di Aro?” gli chiedo preoccupato di trovare un’altra strada chiusa.
“Aro è potente, te lo concedo, ma non è onnipresente” mi rassicura posandomi una mano sulla spalla “E poi cos’hai da perdere? Semmai non avrai risposte, ma stando seduto su questo divano non le avrai comunque”
 
***
 
Sorrido al pensiero di quanto ci siamo impegnati io e Peter appena ho scoperto che l’uomo che aveva ucciso i miei genitori lavorava per la Volturi Group, la stessa azienda per il quale aveva lavorato mio padre. Abbiamo lavorato sodo, anche se non eravamo sicuri che accettassero la mia domanda di stage dato che l’azienda non era nell’elenco della scuola, per farmi prendere da Aro a New York.
Ho mantenuto la media scolastica abbastanza alta da diventare un soggetto appetibile e ho seguito tutti i corsi che assicuravano punteggio per le aziende più importanti… ed alla fine sono stato accettato! 
Credevo che le risposte sarebbero arrivate presto una volta trasferito a New York, ma purtroppo non è stato così.
Sono entrato subito nelle grazie del grande capo e, dopo solo un annetto, ero il suo braccio destro.
Però non è servito a ottenere indizi che lo incastrassero.
Ho trovato il dossier su mio padre. Era un uomo brillante che ha fatto carriera in brevissimo tempo, diventando uno degli uomini di fiducia di Aro.
Era originario di New York ed è stato trasferito a Port Angeles per seguire una delle attività della Volturi Group.
Questo dovrebbe dimostrare che Aro si fidava di lui, che non aveva motivo per ucciderlo, ma le ultime lettere che mio padre gli ha inviato, quelle del quale ho trovato copia nel comodino di mia madre, parlano di ammanchi nella società, di problemi con alcuni dipendenti e della richiesta urgente di intervenire personalmente verso determinati dipendenti… ed io li ho controllati tutti. Sono tutti operai semplici, sono rimasti disoccupati dopo la morte di mio padre. Qualcuno si è rifatto una vita, qualcun altro si è trasferito per lavorare ancora alle dipendenze della Volturi Group… dei poveretti che non potrebbero permettersi la parcella di Demetri.
“Le ricordo che tra dieci minuti è atteso in sala riunioni.” la voce della segretaria mi fa risvegliare dai pensieri e, fingendo di terminare qualcosa al computer, annuisco senza guardarla.
Attendo alcuni minuti e poi mi alzo per andare nell’ufficio del grande capo portando con me le bozze per la prossima pubblicità.
 
“Ebbene, miei cari collaboratori, ho il piacere di annunciarvi che il signor Knoch della Knoch Corporation, ha accettato la nostra collaborazione” esclama Aro facendo esplodere un tripudio di applausi. Questo cliente ci ha fatto sudare parecchio. È un eccentrico con tantissime attività, quasi pari a Aro, con il quale cerchiamo da anni di concludere il contratto per le pubblicità dei suoi molteplici servizi.
“Grazie al mio braccio destro e futuro socio, Edward Masen, il signor Knoch ha firmato un contratto decennale dandoci carta bianca per le sue pubblicità.” Un altro applauso scoppia tra le persone che mi guardano con orgoglio ed io guardo Aro per capire le sue parole. Non ho mai incontrato il cliente, ho seguito il contratto e preparato le pubblicità, ma non ho mai trattato direttamente con lui. Aro mi fa l’occhiolino sorridendomi e inizia a spiegare come intende sviluppare le strategie per seguire al meglio il nostro nuovo cliente. Seguo con interesse, prendendo appunti, ma rimango di stucco quando Aro dichiara che mi dovrò trasferire a Seattle per seguire da vicino la pubblicità.
“Ma come farò con gli altri lavori?” gli chiedo senza capire la sua decisione.
“Il bello del nostro lavoro è che può seguirti ovunque andrai… e poi parliamo solo di alcuni mesi, il tempo di capire le esigenze del cliente e abbozzare le prime pubblicità” mi risponde con uno strano sguardo ed io annuisco poco convinto.
L’idea che mi voglia allontanare dalla società continua a perseguitarmi per tutta la giornata. Ripenso ai miei spostamenti, a cosa posso aver fatto per insospettirlo o mettermi in cattiva luce. “Non ti sto mandando via perché ho cambiato idea sul fatto di farti entrare in società” la sua voce mi fa tornare al presente “Ti mando a Seattle per testare le tue capacità fino in fondo.” Mi sorride entrando nel mio ufficio e accomodandosi sul divanetto “Sei brillante e so che sarai un ottimo socio, ma voglio vederti all’opera non come braccio destro, ma come capo”
“Sarò dall’altra parte del continente.” gli faccio notare “E se sbagliassi qualcosa?”
Mi guarda alzando un sopracciglio e nascondendo un sorriso “Da quando non hai fiducia nelle tue capacità?”
“Da quando scopro che dovrò seguire il cliente più difficile che abbiamo DA SOLO!” gli rispondo alzandomi per bere qualcosa di forte.
“Solo le tue bozze lo hanno convinto” mi fa presente spiazzandomi “Tu gli piaci e gli piacciono le tue idee. Se voglio assicurarmi Knoch come cliente devo mandare te… io ti seguirò da qui e sarò disponibile ad aiutarti in un qualsiasi momento.”
“Sono un pubblicitario… non un imprenditore”
Lui sbuffa stizzito, sventolando la mano come se le mie parole fossero fesserie.
“Hai una buona parlantina, capisci cosa vogliono sentirsi dire le persone e non hai mai sbagliato una commessa”
“Ma tu sei sempre stato al mio fianco” gli faccio notare.
“Mi vuoi far credere che la tua sicurezza la attingi da me?” mi chiede canzonandomi “Eppure eri solo un ragazzino quando hai preso l’aereo per parlare con il grande Aro Volturi” si pavoneggia facendomi sorridere “Eri sicuro di te e rispondevi senza esitazione anche alle domande che ti ponevo per metterti in difficoltà… cos’è… la popolarità ti ha rammollito?” mi sfida con un ghigno ed io nego sorridendo.
“Scusa. Hai ragione… è solo che non me lo aspettavo…” lo guardo negli occhi per capire se mente e pongo la domanda che veramente mi assilla “Non lo fai per trovare una scusa per licenziarmi?”
La sua risata sincera è la risposta che speravo.
Lo so, può sembrar strano, ma in questi anni tra me e lui si è creato un rapporto molto simile a quello di un padre ed un figlio. Ovviamente ho forzato un po’ la cosa per riuscire ad avere la sua piena fiducia e scoprire il più possibile. Però, se non sapessi chi è veramente il mio capo, potrei dire che è un brav’uomo. Spietato con chi gli intralcia la strada, ma disponibile e umano con chi è al suo fianco. Si impegna molto affinché tutti i dipendenti siano a loro agio e non l’ho mai visto o sentito mancar di rispetto a nessuno, dal manager al portiere.
“Vai a Seattle e stai tranquillo, sono sicuro che non mi deluderai… hai bisogno di questo viaggio…” e con quelle parole mi dà una pacca sulla spalla prima di uscire dal mio ufficio.


 
** ATTENZIONE SPOILER ** 
“E a che punto sei?”
“Terzo capitolo…” ammetto a mezza voce. Lui spalanca la bocca e controlla che i signori Cullen non stiano ancora tornando. Si passa le mani nei capelli e si stropiccia la faccia.
“I Cullen sono brave persone, ma non credo saranno felici del tuo ritardo… soprattutto visto che è il primo libro che ti commissionano” mi fa notare l’ovvio ed io gemo.


 
LO SO! NON DOVREI IMBARCARMI IN UN'ALTRA STORIA, MA UNA STORIA PARTICOLARE MI HA TENUTA SVEGLIA DIVERSE NOTTI ED HO DOVUTO DARLE VOCE SCRIVENDOLA...
E' UN ESPERIMENTO, UN CROSSOVER CON UN PERSONAGGIO CHE ADORO QUANTO ADORO EDWARD... FORSE L'ESPERIMENTO E' VENUTO UNO SCHIFO, O FORSE VI PIACERA' E CONOSCERETE UN PERSONAGGIO CHE MI HA AFFASCINATO DA SUBITO... NON LO SO...
 MA MI CONOSCETE E SAPETE CHE CONDIVIDO CON VOI OGNI STORIA CHE LA MIA MENTE INVENTA!
QUINDI... SE VOLETE SEGUIRMI ANCHE NELLA PROSSIMA AVVENTURA...

Vita normale cercasi
 

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Capitolo 9
*** Ma cosa ho fatto di male? ***


Come promesso ieri sera... ecco a voi il nuovo capitolo di COTTA!!!
BUONA LETTURA!!!

 
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Ma cosa ho fatto di male?

Io mi domando solo cosa ho fatto di male nella vita! Sono sempre stata una brava persona, una figlia che non ha mai dato pensieri ai propri genitori, una studente modello, un’amica disponibile… ho sempre cercato di non fare torto a nessuno ed anche quando sono diventata popolare ho sempre cercato di essere gentile e cortese… allora perché la vita mi fa questo?
Stavo riuscendo ad uscirne, avevo pure incontrato un ragazzo carino che mi faceva stare bene. Ero riuscita a trovare un giusto equilibrio tra la mia nuova vita e quella vecchia… stavo bene, veramente!
Era una sera come tante. Un venerdì. La sera che, ormai da mesi, ero invitata a casa Cullen per cenare con loro e qualche loro conoscente. Mi piaceva come abitudine. Tutti i conoscenti dei Cullen erano persone interessanti con una vita piena di storie ed adoravo terminare la serata chiacchierando con Esme davanti ad una tisana.
Mrs. Cullen è una donna strepitosa. Divertente, dolce, saggia, ed anche un po’ folle... è il perfetto mix tra Alice, Rose e la mia mamma!
Sono arrivata a casa loro spensierata, immaginandomi il loro conoscente che ci avrebbe fatto compagnia. Me lo immaginavo un ex compagno di classe di Carlisle. Un uomo divertente, senza freni inibitori e la risata grassa. Un uomo che mi avrebbe raccontato dell’adolescenza del signor Cullen… ed invece ho trovato un mio ex compagno di università… Edward Masen!
 
Dopo i primi attimi di smarrimento e voglia di uccidere Esme per la sorpresa sgradita, sono riuscita a non farmi influenzare la serata dalla sua presenza e mi sono sforzata di vederlo come un conoscente, a me sconosciuto, dei signori Cullen.
Ho ascoltato le sue storie, come ho fatto con gli altri ospiti, ho riso alle sue battute e ho brindato con lui i padroni di casa. Abbiamo terminato la serata in giardino, sotto il portico, con la tisana che solitamente bevo da sola con Esme.
“Quando avremo l’onore di leggere il sequel di Brendon?” mi chiede Masen spezzando il silenzio della sera.
“Presto” rispondo frettolosamente versandomi altra tisana.
Mi guarda come se avesse capito che mento e scuote il capo sorridendo.
Il silenzio torna sovrano, spezzato magicamente dello squillo del telefono di casa. Esme corre a rispondere preoccupata per l’ora e Carlisle la segue lasciandomi sola con lui.
“Cosa ti blocca?” mi chiede a voce bassa appoggiandosi con i gomiti alle gambe per avvicinarsi.
“Nulla” rispondo sicura senza guardarlo in volto.
“Eri più brava a mentire quando facevi l’università!” esclama tornando a sedersi con la schiena appoggiata alla poltrona e incrociando le mani alla base della nuca.
“Non sono mai stata una brava bugiarda” ammetto stizzita e lui mi sorride.
“Se vuoi posso leggerlo… e vediamo se riusciamo a sbloccarti”
“Non credevo fossi anche uno scrittore”
“Non lo sono, ma sono un lettore… mi è sempre piaciuto il fantasy, ma ultimamente sto riscoprendo l’introspettivo” mi fa l’occhiolino tornando con i gomiti sulle gambe.“Sono a Seattle per un paio di mesi… se ti va… possiamo darci un’occhiata insieme… quando hai la consegna?”
“Tra meno di due settimane”
“E a che punto sei?”
“Terzo capitolo…” ammetto a mezza voce. Lui spalanca la bocca e controlla che i signori Cullen non stiano ancora tornando. Si passa le mani nei capelli e si stropiccia la faccia.
“I Cullen sono brave persone, ma non credo saranno felici del tuo ritardo… soprattutto visto che è il primo libro che ti commissionano” mi fa notare l’ovvio ed io gemo.
“Lo so” piagnucolo lasciandomi andare sulla poltrona “E’ solo che non riesco a scrivere. Continuo a scrivere e cancellare, scrivere e cancellare… non mi convince e sono arrivata ad un punto che non ho più idea di cosa ho scritto veramente o cosa ho solo pensato…” confesso nascondendomi il viso con il braccio “Lo sapevo che non ero tagliata per fare la scrittrice…”
Lo sento muoversi e, quando apro gli occhi, sobbalzo nel trovarmelo accovacciato di fronte a me.
“Sei brava come scrittrice! Ho letto tutte le tue storie… forse è solo l’ansia della consegna… o forse ciò che dovevi capire scrivendo quella storia lo hai capito e non lo senti più tuo” mi prende le mani nelle sue e l’ansia svanisce lentamente allontanata dalla famigliare scossa.
“Hai letto le mie storie?” gli chiedo stupita e lui annuisce serio. “Tutte?” gli chiedo conferma.
“Tutte quelle che hai pubblicato con il tuo nickname e il tuo nome… non so se ne hai scritte altre”
Ammette continuando ad accarezzarmi la mano e guardandomi come in quel mese al liceo.
“Perché?”
“Sinceramente? Non sapevo che Arilin fossi tu, anche se avrei dovuto immaginarlo” alza il sopracciglio saputo ed io scoppio a ridere. “Ho letto per caso la tua storia del ginecologo che fa nascere suo figlio senza saperlo… mi è piaciuta e da lì ho iniziato a seguirti… solo dopo ho scoperto che eri tu”
“E quando?”
“Quando ho letto la storia di Brendon…”
Mi copro il viso in imbarazzo e lui mi fa allontanare le mani “Sei brava. Non metterlo mai in dubbio… e sono certo che consegnerai il libro in tempo”
Esme si schiarisce la voce palesando la sua presenza ed Edward si volta verso di lei preoccupato.
“Tutto bene?” le chiede alzandosi ed andandole incontro.
 “Una vecchia conoscenza che non ha tenuto conto del fuso orario” ci spiega sorridendo serena ed alzando gli occhi al cielo.
Edward si rilassa e guarda l’orologio.
“Credo che sia meglio che vada. Domani mattina la sveglia suona presto” esclama allungandomi la mano che afferro senza pensare. “Hai bisogno di un passaggio?”
Nego con il capo “Sono venuta in macchina”
Salutiamo i signori Cullen ed insieme ci dirigiamo alle rispettive auto.
Edward è tranquillo, sereno, ed io mi sento di nuovo a mio agio con lui. Ripenso alla sua proposta e sono tentata di accettare. Forse, se leggesse quello che ho scritto, mi potrebbe aiutare a superare il momento di stasi…
“Se vuoi domani pomeriggio sono libero… possiamo vederci e capire cosa ti blocca nella stesura del sequel…” mi propone appena arriviamo alla mia auto.
“Non so…” rispondo titubante. Il pensiero di passare del tempo da sola con lui non mi alletta. Non sono ancora così sicura di poter tenere sotto controllo gli ormoni che ritornano alla fase adolescenziale ogni volta che Masen è nei paraggi.
“Mi comporterò da vero gentiluomo” scherza mettendosi la mano sul cuore. “Sarà un appuntamento lavorativo dove gli unici che faranno porcherie saranno i protagonisti del tuo romanzo!”
Gli tiro uno schiaffetto sul braccio e metto il broncio “Non scrivo erotico, ma introspettivo!” mi difendo e lui scoppia a ridere.
“Ed allora domani ci comporteremo tutti da santi” e scoppiamo a ridere come due bambini. Per il troppo ridere mi chino leggermente in avanti e lui mi sostiene posandomi una mano sulla spalla. La scossa mi fa tornare seria e appena alzo il viso i suoi occhi mi intrappolano. Sono bellissimi, illuminati dal sorriso e il suo viso sembra quello del ragazzino del liceo del quale mi ero innamorata. Rimango forse troppo a lungo imbambolata nell’osservare la bellezza del suo viso e lui torna serio, riprendendo le fattezze dell’ammaliatore. Si avvicina lentamente e fa scivolare la mano sul mio viso. Chiudo gli occhi assaporando quel contatto e dischiudo le labbra in attesa di un bacio, ma lui non capisce l’invito e mi bacia sulla fronte.
“Buonanotte Bella, ci vediamo domani” mormora con voce sensuale risvegliando completamente i miei ormoni e spezzando la mia autostima facendomi sentire rifiutata. Annuisco mordendomi il labbro e, dopo aver mormorato la buonanotte, mi nascondo in macchina e guido fino a casa maledicendomi per essere ancora una ragazzina e maledicendolo per essere sempre un adone seduttore.

 
** ATTENZIONE SPOILER **
“Penso proprio che dovresti farne un romanzo. I due poveri protagonisti perseguitati da un maleficio che li obbliga a dover affrontare sempre una scommessa e l’impossibilità di vivere il loro rapporto senza che diventi di dominio pubblico.” Scherza senza però farci ridere.

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Capitolo 10
*** Déjà-vu ***


Sono passati mesi e devo ammettere che sono stata tutto oggi davanti al computer insicura di voler aggiornare... avevo promesso che sarei stata più presente, che finalmente avremmo scoperto insieme, e soprattutto in breve tempo, il passato di Edward ed invece il lavoro e la salute mi hanno tenuta lontana per mesi...
Vorrei potervi promettere di essere più precisa negli aggiornamenti, di pubblicare ogni settimana con cadenza regolare, ma purtroppo non posso... perchè, troppo sovente arrivo tardi dal lavoro e quel poco tempo libero che mi rimane lo passo sovente a recuperare le forze... 
Mi mancate, mi mancate tantissimo!!! Le vostre recensioni, la vostra presenza, le vostre parole verso i miei personaggi sono ossigeno per me e ne ho bisogno soprattutto in questo periodo di M...a ... 
La volontà di passare con voi un paio di ore alla settimana c'è, come il bisogno di sentire la vostra presenza... ma non posso promettere nulla e questo mi rattrista tantissimo!
Oggi sono arrivata presto a casa e quindi pubblico due capitoli e domani nel pomeriggio altri due per poter recuperare il tempo perso...
Con la speranza di poter aggiornare presto nelle prossime settimane, vi chiedo immensamente scusa e vi auguro BUONA LETTURA!

 
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Déjà-vu

 
Mi sveglio perché qualcuno sta bussando alla porta e, con gli occhi ancora chiusi, vado a aprire.
“Vedo che negli anni non hai perso il vizio di aprire la porta senza chiedere chi è” mi sorride Edward passandomi un sacchetto bianco che emana un odore invitante.
“Cosa ci fai tu qui?” gli chiedo stropicciandomi la faccia per svegliarmi e spostandomi a lato della porta per farlo entrare “Non dovevamo vederci nel pomeriggio?”
“Il cliente mi ha dato buca” risponde seguendomi in cucina “così ho pensato di portarti la colazione” ed apre il sacchetto estraendo dei deliziosi pancake.
Mangiamo in silenzio e persi nei nostri pensieri.
“La tua colazione mi dà un senso di déjà-vu” rompo il silenzio posando le stoviglie nel lavello.
“Stavo pensando la stessa cosa” sorride “Ma ti assicuro che questa volta non ci sono scommesse di mezzo” scherza guardandomi preoccupato di aver detto qualcosa di sbagliato.
“E io ti assicuro che non c’è nessuna ricerca in corso” gli faccio l’occhiolino risedendomi di fronte a lui.
“Adesso capisco perché mi ritrovavo sempre i tuoi amici in mezzo ai piedi nei momenti meno opportuni”
“Già. Invece io non ho mai scoperto cosa vincevi se cedevo al tuo fascino”
Lui fa una smorfia e si passa la mano nei capelli a disagio. “Quindi?” lo sprono.
“Soldi… 1000 dollari, ma non era quello il vero motivo per il quale ho voluto partecipare alla scommessa” il suo volto si imporpora ed io rimango spiazzata.
“E quale era il vero motivo?” gli chiedo curiosa.
“Possiamo non pensare più al passato?” mi chiede sorridendomi sghembo.
“Ok! Per oggi mi accontento di ciò che so, ma sappi che non mi arrendo” lo intimo stringendo gli occhi e puntandogli un dito minaccioso contro.
“Non avevo dubbi” sussurra sorridendo e scuotendo il capo.
 
“Allora… pronto a leggere la storia più classica che leggerai mai?” gli chiedo posando il computer sul tavolo e facendo una smorfia. Non sono più così sicura di volerglielo far leggere…
Lui mi sorride scuotendo il capo e volta il computer verso di sé.
Inizia a leggere con attenzione ed io leggo con lui spostando lo sguardo tra lo schermo ed il suo viso per capire cosa pensa. Ogni tanto mormora qualcosa e sottolinea alcune frasi. Alcune con il colore giallo altre con il colore verde. Prende alcuni appunti su un taccuino che ha estratto dalla sua immancabile 24h e continua la lettura senza preoccuparsi di me che mi muovo a disagio sulla sedia. Termina il primo capitolo ed io lo guardo in attesa del verdetto.
“Mmmhh…” inizia ed io non ho più salivazione, ma lui continua a non parlare. Ritorna all’inizio del capitolo e si volta verso di me con fare professionale.
“Diciamo che non è più una ricerca della propria persona, ma della propria anima gemella” replica guardandomi negli occhi ed io abbasso il capo.
“La scrittura è sempre scorrevole, piacevole e ti fa entrare facilmente in quel mondo, ma…”
Al suo ma alzo il capo di scatto e lui mi sorride benevolo. “Si vede che sei confusa!”
“Io…” non ho tempo di continuare la frase che un tornato di nome Alice entra nella mia cucina strillando qualcosa su cena, foto, magazine e il bastardo.
Si gela con lo sguardo spalancato fissando le nostre mani sul tavolo.
“E lui cosa ci fa qui?” chiede trucidandolo con lo sguardo.
“Mi ha portato la colazione” rispondo prendendo il sacchetto bianco che contiene ancora un pancake.
“Avete visto il giornale stamattina?” ci chiede lanciandolo sul tavolo.
Un titolo a caratteri cubitali riporta la scritta “La dolce scrittrice emergente cede al fascino del pubblicitario” un articolo interno riporta la serata di ieri sera e alcune foto scelte a d’oc fanno intendere che sono la nuova fiamma del latin lover Masen. Si lanciano in supposizioni e stravolgono alcune situazioni… ma quello che più mi colpisce è la frase finale: “Quanto durerà questa strana coppia? Si accettano scommesse!” spalanco la bocca e chiudo il giornale stizzita.
Edward scoppia a ridere e butta il giornale nella raccolta carta.
“Non date peso a queste schifezze. Devono pensare a vendere e la nostra storia è un ottimo scoop! La dolce e indifesa scrittrice che cade tra le spire del sexy e sciupa femmine pubblicitario! Dai … non hanno nemmeno fantasia, nemmeno nel più gretto romanzo rosa succedono queste cose!” scherza versandosi un bicchiere di succo. Il mio orgoglio si sente maggiormente ferito. Mi alzo ed Alice mi è subito alle spalle per darmi forza.
“Cosa vuoi insinuare?” gli chiedo minacciosa “Che è ridicolo pensare a un possibile rapporto tra me e te?” una gomitata di Alice mi fa tornare lucida e mi tappo la bocca vergognandomi per ciò che ho detto. Edward alza un sopracciglio divertito.
“Perché? Tu hai pensato che fosse possibile?” mi chiede sensuale alzandosi e venendomi incontro con passo predatore.
“NO! Assolutamente no!” rispondo veloce.
“E allora non capisco quale sia il problema. La frase che accenna ad una scommessa? Le foto che spiattellano la nostra serata al mondo?” scoppia a ridere e si passa la mano nei capelli. “Penso proprio che dovresti farne un romanzo. I due poveri protagonisti perseguitati da un maleficio che li obbliga a dover affrontare sempre una scommessa e l’impossibilità di vivere il loro rapporto senza che diventi di dominio pubblico.” Scherza senza però farci ridere. Si fa serio e mi stringe le mani sulle spalle guardandomi negli occhi.
“Diventerai famosa! E quello…” indica la pattumiera “Sarà la tua quotidianità. Devi farci l’abitudine!” mi mordo il labbro e trattengo le lacrime. Io non volevo la fama per essere sulle riviste di gossip, io volevo la fama per poter essere letta dal maggior numero di persone.
“Lo so che non era questo ciò che volevi, ma è lo scotto da pagare, e devi abituartici il prima possibile” mi accarezza la guancia sorridendomi dolce.
“Non avrò più una privacy” sussurro continuando ad osservare il cestino, ed Edward nega con la testa.
“Non sei una diva del cinema che devi fare attenzione a portare fuori il cane, ma devi essere preparata a leggere qualche gossip, anche inventato, su di te”
“Non credo di averne la forza” sussurro sedendomi lentamente sullo sgabello.
“Ed invece sì che ce l’hai! Perché so che tu vuoi far conoscere i tuoi personaggi al mondo! Loro hanno diritto di vivere nella mente di più persone possibili e tu non ti farai abbattere da quelle schifezze! Che dicano cosa vogliono. Tu sei Isabella Swan e nulla di ciò che scriveranno o ipotizzeranno cambierà la tua vita” mi stringe a sé con fare protettivo ed io mi rilasso inalando il suo profumo.
Il bussare forsennato della porta spezza il momento facendomi ritornare alla realtà e ricordandomi che la persona che sto abbracciando è il mio pubblicitario latin lover.
“Cosa vuol dire che è qui?” la voce arrabbiata di Jacob arriva dall’entrata pochi secondi prima della sua comparsa in cucina.
“Perché sei qui?” ringhia guardando Edward.
“Non credo siano affari tuoi” gli risponde con strafottenza.
“Ed invece sì che sono affari miei! Cosa ci fai qui?” fa alcuni passi minacciosi verso Edward che non si fa intimidire rimanendo fermo al mio fianco.
“Sono venuto a salutare un’amica” e si stringe nelle spalle posandomi una mano sulla spalla.
“Qualche altra scommessa in atto?” gli chiede diminuendo i toni e alzando un sopracciglio.
“Qualche fotocamera nascosta che riprende i miei momenti con Bella?” lo sfida con lo stesso cipiglio.
“Beh! Quelle non mancano ma non è colpa nostra!” si fa scappare Alice coprendosi subito la bocca accorgendosi della battuta infelice. Ma la sua uscita fa scemare in un secondo la tensione e scoppio a ridere seguita dagli altri.
“È il mio pubblicitario, Jacob.” Esclamo andandogli vicino e posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo “E gli ho chiesto di aiutarmi con la stesura del sequel” continuo sorridendogli dolcemente per fargli capire che è stupido continuare con degli asti sopiti da anni.
“Non sei qui per portare guai vero?” gli chiede Jacob tornando serio.
“No. Sono qui in veste di pubblicitario e per risolvere alcune questioni. Sono venuto in pace!” alza la mano sinistra e si mette la mano destra sul cuore.
Jacob lo studia per un attimo e poi scuote il capo mormorando un Speriamo.
Un altro scambio di battute poco piacevoli viene evitato dal campanello. Rosalie e Emmett fanno la loro comparsa in cucina e rimangono scioccati da ciò che vedono.
“Allora è vero ciò che ho letto!” esclama Rose saettando lo sguardo tra me e Edward.
“Ma come è possibile?” chiede Emmett guardandoci incredulo ed io scoppio a ridere.
“Edward rimarrà a Seattle per un paio di mesi e mi aiuterà con la stesura del sequel” rispiego ai nuovi arrivati che non riescono a distogliere lo sguardo da Masen.
“Ma state insieme?” chiede continuando a saettare lo sguardo tra me e lui e noi neghiamo all’unisono.
“Non credete a ciò che scrivono i giornali… scrivono ciò che vende e non la realtà! Io e Bella siamo amici e non è caduta tra le spire del donnaiolo” risponde sarcastico Edward. “Sono qui per questioni… di lavoro e per dare una mano a Bella, nulla di più”
“Allora bentornato, amico” lo saluta con il classico saluto tra rugbisti Emmett prima di sedersi al tavolo e addentare il pancake rimasto.
 
Quando i miei amici ci lasciano finalmente da soli, riprendiamo da dove siamo stati interrotti e ci risediamo di fronte al computer per correggere il sequel.
Edward mi fa notare che sto brancolando nel buio e si nota nella scrittura. Non ho idea di cosa voglio trasmettere al lettore, di cosa vogliano i miei personaggi e di dove voglio farli andare a parare.
Ho messo insieme belle frasi, situazioni classiche… ma non è ciò che si aspettano i miei lettori, soprattutto da questo libro.
Ne discutiamo per tutto il giorno e gli spiego come è nata la storia di Brendon, cosa volevo e cosa speravo per il sequel. Gli spiego come i personaggi non collaborano e prendono una strada che non voglio e lui, con professionalità, mi pone domande mirate che però mi mettono ancora più in crisi.
“Credo che per oggi basti” esclama guardando l’orologio ed il mio cuore perde un battito. Sono solo le quattro del pomeriggio e non sono riuscita ancora a scrivere nulla, anzi, credo che cancellerò anche i capitoli che ho scritto.
“Ma…” provo a replicare, ma lui mi ferma con un gesto della mano scuotendo il capo. Spegne il computer e si alza prendendo la giacca. “Non abbiamo scritto niente!” gli faccio notare con una nota isterica nella voce e lui annuisce.
“E non riuscirai a scrivere nulla oggi.” Risponde sicuro “Sei troppo confusa. Devi liberarti la mente”
“La consegna è tra pochi giorni” gli ricordo isterica riaccendendo il computer, ma lui abbassa lo schermo e nega con il capo.
“Per oggi non toccherai più il sequel e stasera verrai a cena con me” esclama sicuro prima di lasciarmi un bacio sfiorato sulla fronte e andarsene lasciandomi sola e in pieno panico.
Appena sento la porta chiudersi alle sue spalle, mi siedo di fronte al computer e provo a ricominciare a scrivere la storia, ma inutilmente… troppe idee e tutte discordanti. Sbuffo frustrata e decido di seguire il suo consiglio: mi dedico a me stessa e a liberare la mente in attesa della serata.

 
RISPONDO ALLE VOSTRE RECENSIONI E CORRO A METTERE IL PROSSIMO CAPITOLO!
GRAZIE A CHI NON MI HA DIMENTICATA ANCHE SE SONO PASSATI MESI!
UN ABBRACCIO GRANDISSIMO!!!

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Capitolo 11
*** Confessioni ***


Come promesso aggiorno immediatamente!
 
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Confessioni

Come da accordi, sono qui, in macchina di Edward mentre ci stiamo dirigendo alla cena che, secondo lui, mi aiuterà a liberare la mente.
Appena riconosco il posto spalanco gli occhi e lo guardo a bocca aperta.
“Un altro déjà-vu?” mi chiede sornione ed io annuisco. “Vieni, saranno felici di rivederci” e porgendomi la mano mi accompagna all’entrata del ristorante di Tina.
Come c’era da aspettarsi sia Tina che l’omone ci salutano calorosamente e la vecchina non ci risparmia dalle sue battute maliziose. Ci fanno accomodare al tavolo che era stato testimone della nostra prima cena e, senza nemmeno permetterci di ordinare, dato che Tina si è intestardita nel volerci far assaggiare le sue specialità, ci lasciano soli.
“Credo che uno dei motivi per il quale non riesci a scrivere il sequel è perché hai ancora delle questioni in sospeso con il passato” esclama come se parlasse del tempo mentre porta alla bocca un pezzo di bistecca.
Lo guardo cercando di capire cosa intenda e se si stia riferendo a un passato che abbiamo in comune, ma lui continua a mangiare tranquillo e penso di correre troppo con la fantasia.
“Non conosco la tua storia, non conosco i tuoi amori passati… ma il sequel non è una ricerca di sé stessi, ma la ricerca dell’amore” continua professionale ed io poso la forchetta per ascoltarlo con attenzione.
“Non credo sia molto introspettivo cercare la felicità in un’altra persona” gli faccio notare dicendo ad alta voce il vero ostacolo per cui non riesco a scrivere, ma lui nega con il capo.
“L’introspettivo è un viaggio nella mente alla ricerca di qualcosa e secondo me fai bene a puntarlo sulla ricerca del suo amore perduto… alla fine è la storia dentro la tua storia… Brendon, Amber…”
“Ma è classico. Lui, lei e vissero felici e contenti” borbotto non convinta delle sue parole.
“Meglio essere felici da soli?” mi chiede alzando un sopracciglio ed io annuisco anche se poco convinta.
“Tutti cercano la propria anima gemella e Brendon più di chiunque altro… non puoi lasciarlo solo, non puoi non farlo riappacificare con Amber”
“E cosa c’entra il mio passato?” gli chiedo con ormai lo stomaco chiuso per la tensione e una confusione in testa che nemmeno da adolescente avevo.
Lui si stringe nelle spalle e si pulisce le labbra con il tovagliolo. Beve l’ultimo sorso di vino e si appoggia con i gomiti sul tavolo guardandomi negli occhi.
“Hai emozionato con il primo libro perché sei entrata completamente nel personaggio. Hai sentito il vuoto che provava, la paura… e poi la forza… invece adesso non credi in ciò che scrivi, pensi che sia impossibile risolvere il passato o che sia inutile”
“Non ti seguo” rispondo sempre più confusa e lui sorride.
“Come puoi far provare emozioni che nemmeno tu provi?”
“Non posso” rispondo sincera e lui annuisce.
“Devi credere in ciò che crede lui. Devi sperare che il passato sia sempre risolvibile e devi essere risoluta in questo” io annuisco e lui continua “Forse non sono io che ti ho ferito così profondamente da perdere ogni speranza. Forse è un altro ragazzo, forse è Garrett…” dice il nome del mio ex con difficoltà e non mi sfugge il guizzo alla mandibola. “Ma devi credere che sia possibile un vostro riavvicinamento”
“L’unico con il quale ho dei conti in sospeso sei tu” mi sfugge senza che nemmeno me ne accorgo e lui sgrana gli occhi anche se solo per una frazione di secondo.
“Sono qui” mi sorride indicandosi “E se sono io quello che ti sta bloccando… cogli l’occasione e chiedimi tutto ciò che ti serve per riuscire a sbloccarti”
E senza farmelo ripetere inizio a tempestare di domande Edward, tutte quelle che mi sono posta durante la nostra breve storia e per tutti i quattro anni seguenti, ma dopo poche domande mi accorgo che non sarà facile sapere la verità, perché risponde sempre da buon manager rivoltando la frittata e non dando effettivamente delle risposte. Al mio ennesimo sbuffo mi guarda dispiaciuto.
“Credimi Bella, non lo faccio apposta. Ma dopo anni passati a dover calcolare ogni parola, non mi viene facile sbottonarmi.” Mi sorride sincero accarezzandomi il braccio.
“Quindi è inutile che ti ponga domande… se tanto mi rispondi in questo modo” esclamo offesa e incrociando le braccia.
Lui si pulisce la bocca e con il suo classico sorriso sghembo mi chiede “Hai finito?”
“No, non ho finito! Mi hai promesso delle risposte” rispondo piccata.
Lui scuote la testa e alzandosi mi porge la mano. “Hai finito di mangiare?”
Guardo la tazzina del caffè finita ed il calice di vino vuoto. Annuisco imbarazzata per la risposta fuori luogo.
Salutiamo Tina e l’omone e Edward mi fa accomodare in macchina dirigendosi verso la baita nel quale eravamo stati tanti anni fa.
“Qui mi sento me stesso… sono pronto a rispondere alle tue domande!” esclama rilassato facendomi segno di accomodarmi sul tappeto di fronte al camino.
Si accomoda alle mie spalle e, dopo aver preso un grande respiro, esclama “Sono pronto! Inizia con l’interrogatorio!” ed io mi ritrovo il cervello svuotato. Sono così tante le domande che mi frullano in testa che non riesco a coglierne nessuna.
“Credevo fossero più complicate le tue domande!” scherza facendomi appoggiare la schiena al suo petto e posando il mento sulla mia testa.
“Ok! Dato che non parli, inizio con il dirti la mia versione dei fatti” sospira e mi stringe a lui come se fossimo in quel lontano gennaio “Ero un ragazzo assetato di fama e che voleva essere popolare. È nella mia natura voler eccellere sempre” si pavoneggia “e, quando mi hai riso in faccia alla festa di Emmett…” scuote la testa sorridendo divertito “…da quel momento sei diventata la mia sfida personale…” mi alzo mettendomi seduta di fronte a lui e lo guardo minacciandolo di non provare a proseguire “Comprendimi!” si difende alzando le mani e scoppiando a ridere “Io, Edward Masen, il ragazzo più sexy della scuola, deriso da Isabella Swan. Una matricola sconosciuta”
“Ma come ti permetti!” mi allontano spintonandolo malamente.
“Dai, vieni qui!” e mi strattona facendomi tornare nel suo abbraccio “Ero un idiota pieno di sé… e i ragazzi della squadra hanno infierito ritenendomi un cavallo perdente” lo dice quasi scioccato “Capisci come mi sono sentito? Io, il migliore della scuola in ogni campo, io, il ragazzo più ambito della scuola… reputato un cavallo perdente!” esclama facendomi ridere.
“Non ridere! Per il mio ego è stata una stoccata che non potevo lasciar impunita!” risponde continuando a fingere di essere estremamente sconvolto. “E così mi sono lanciato nella mischia scommettendo di riuscire dove sapevo che chiunque di loro avrebbe perso”
“Quindi è vero che sei stato con me solo per la scommessa” chiedo conferma cercando di nascondere la mia delusione.
Abbassa il capo colpevole “Lo ammetto, per i primi tempi, sì”
Mi alzo e aumento la distanza tra di noi guardandolo con disprezzo.
Lui si alza lentamente e con una calma disarmante si avvicina guardandomi negli occhi “Però con il passare dei giorni qualcosa è cambiato… quando ti ho vista sorridere a Garrett, o quando ti ho vista baciarlo…” stringe i pugni come se l’idea lo infastidisse ancora “… in quei momenti ho capito che per me non eri solo una scommessa…”
Io faccio ancora un passo indietro per mantenere una certa distanza, dato che il suo sguardo mi sta facendo capitolare e non voglio cedere senza conoscere tutte le sfaccettature della storia.
“È stato il periodo più bello della mia vita… non mi sono mai sentito così in sintonia con qualcuno come con te in quel fatidico mese…” ammette con la voce tremante mentre continua a fare passi lenti per avvicinarsi.
“E allora perché non sei stato sincero?” gli chiedo con gli occhi lucidi lasciandolo avvicinare fino a sfiorarci.
“Per paura” sussurra senza guardarmi negli occhi.
“Potevi almeno astenerti dal provare a portarmi a letto fino a dopo la scommessa… ed invece sei diventato sempre più esigente man mano che lo scadere si avvicinava!” gli ricordo delusa mentre la ferita mai rimarginata ricomincia a sanguinare nel mio cuore.
“Sono sempre stato un uomo con un’attività sessuale molto attiva…” mi prende le mani tra le sue, ma con uno scossone mi libero dalla sua presa “… per l’intero mese sono stato in astinenza per paura che tu mi lasciassi prima del tempo… ho provato a reprimere la voglia che avevo di te, ma la scadenza si avvicinava e avevo paura che ti saresti comunque allontanata da me dopo aver scoperto cosa avevo architettato alle tue spalle prima di conoscerti. Volevo poterti lasciare un ricordo speciale del nostro mese insieme, volevo appartenerti almeno per una volta prima di perderti per sempre… volevo che non mi dimenticassi…”
“È stato facile per te dimenticarmi” mormoro lottando contro le lacrime.
“Mi hai reso le cose più facili con lo scherzetto che avevate architettato tu e i tuoi amici” risponde allontanandosi di alcuni passi e passandosi la mano tra i capelli. “Quando ho visto la ricerca sul blog dell’università ho messo in dubbio ogni cosa che ho pensato di te in quel periodo. Ho passato quattro anni ad allontanare il tuo ricordo ripetendomi che eri una persona maligna che si divertiva a giocare con i sentimenti degli altri… la mia copia” sorride amaro “E vedendo come mi attiravi, ho creduto nel detto chi si somiglia si piglia … il problema è che a me non piaccio e non volevo continuare a pensare ad una persona che era la mia copia…”
“Ho fatto una cosa meschina” ammetto avvicinandomi a lui e posandogli una mano sul braccio che continua a torturare i suoi capelli.
“Anche io…” ammette sorridendomi ed io respiro a fondo cercando di sopire gli ormoni che stranamente erano rimasti tranquilli per tutta la sera.
“Credevo di essere migliore di te perché non lo facevo per scommessa ma per difesa… ma, come te, ho mentito” confesso vergognandomi delle scelte fatte. “Mi piacevi… tantissimo” ammetto arrossendo “E credo che la bugia maggiore l’ho detta a me stessa” lui mi guarda alzando un sopracciglio ed io sorrido tirata “Ho sempre pensato che il motivo per il quale non ti ho detto che sapevo della scommessa fosse per paura che tu mi ferissi, ma…” prendo un profondo respiro per farmi coraggio “La verità è che volevo stare con te per tutto il tempo che mi era concesso, anche se sapevo che vivevo una menzogna”
“Io…” prova a parlare, ma lo blocco, consapevole che se non lo dico adesso non avrò più il coraggio dopo.  
“Sapevo che non mi amavi e che le tue attenzioni erano dettate da un motivo diverso dall’amore che volevi farmi credere… ma mi piacevano le sensazioni che mi facevi provare. Mi piacevano le tue attenzioni e l’illusione che fosse reale…” lo guardo negli occhi, felice di togliermi questo peso dal cuore per cui per anni ho incolpato lui, quando io ero l’unica colpevole “Ho voluto vivere il mio sogno anche se sapevo che era solo una finzione…”
“Non ho mentito in quel periodo” si difende ed io annuisco.
“Adesso lo so e ti credo” gli rispondo sincera e lui rilassa la mandibola e le spalle che fino a quel momento teneva tese. “Ma allora non lo sapevo. Sapevo che stavi giocando una partita e ho voluto giocare anche io… ma abbiamo perso entrambi. Io mi sono abbassata al livello della tua scommessa, e forse sono andata anche più in basso perché credevo di essere migliore di te… invece ero come te… mentivo e mi giustificavo per quello”
Lui scote il capo soffiando un sorriso ed io continuo “Ti chiedo scusa per il blog e per il male che ti ho fatto. Eri un pallone gonfiato e volevo sgonfiarti… ma ho sbagliato il modo”
“Mi avevi sgonfiato già dal nostro incontro in biblioteca” ammette a voce bassa ed io sorrido pensando a quanto fossimo stati stupidi.
“Sono felice di averti regalato dei bei momenti e mi dispiace veramente per averti tradito con quel blog…”
“Adesso lo so” risponde in un sussurro avvicinandosi e posandomi una mano sulla guancia. Chiudo gli occhi per quel contatto e assaporo il suo profumo che si avvicina lentamente. Sento il suo fiato sulle mie labbra e le schiudo in un chiaro invito che nuovamente non coglie.
“Sono felice che ci siamo chiariti, Bella” sussurra dolcemente ed iniziando ad accarezzarmi la guancia con il pollice “E spero che questa serata ti aiuti a scrivere il sequel… Brendon merita un lieto fine” e si allontana facendo scivolare la sua mano sul mio collo fino alla spalla. Riapro gli occhi e sorrido nel rivedere l’Edward di quel gennaio… peccato che sia l’amico che mi ha avvicinata in biblioteca e nulla di più… scaccio gli ormoni che mi urlano di baciarlo e accendo il cervello consapevole che questa volta è meglio seguire lui…


 
**ATTENZIONE SPOILER**
“Buongiorno, signora Steiner.” La saluto cordiale avvicinandomi di un passo.
“Edward” mi saluta tra il felice e il preoccupato ed io alzo un sopracciglio per capire il suo comportamento.
“Posso parlarle… in privato?” le chiedo sorridente sperando di allontanarle quella strana espressione dal volto, ma con pochi risultati e lei annuisce dando una veloce occhiata verso la porta d’entrata prima di invitarmi a seguirla con un gesto impercettibile della mano.


DATO CHE SONO LANCIATA...
HO AGGIORNATO ANCHE L'ALTRA STORIA!

Vita normale cercasi
 

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Capitolo 12
*** Primo tassello ***


Ciao a tutte!!!
Grazie per non avermi dimenticata e per essere ancora qui a leggere di questi due innamorati
pieni di scheletri nell'armadio!!
E come promesso... ecco a voi il capitolo di oggi... 
Non perdo tempo e cerco di rimettermi in pari per tutto il tempo che sono stata lontana!
Vi voglio bene!!!

 

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Edward – Primo tassello

Continuo a girarmi nel letto senza riuscire a chiudere occhio. Continuo a ripensare alla serata. Alle parole di Bella, al macigno che mi sono tolto dal cuore ammettendo le mie colpe e sentendo le sue scuse. Ha detto che è stata meschina… e se ripenso al blog potrei darle ragione, ma non ne ha.
Lei è una donna dolce, buona e sincera… ha reagito come pensava fosse giusto reagire e, se mi metto nei suoi panni, credo che anche io avrei reagito nello stesso modo. Avrei giocato sporco come il mio avversario… ma la mia mente non si sofferma sul finale amaro della nostra breve storia, ma su ciò che ho potuto vivere in quel periodo e le motivazioni che l’hanno spinta a mentirmi.
Sorrido girandomi con la pancia sul materasso… eravamo due ingenui che credevano di aver capito tutto dalla vita. Due ragazzini che credevano di vivere un’illusione ed erano felici di viverla credendo di non poter sperare in niente di più, quando invece era molto di più.
Mi rigiro con il volto verso il soffitto e sospiro al pensiero delle sue labbra e dalla voglia che ho avuto per tutto il tempo di baciarla. I suoi occhi chiusi, il suo viso rilassato appoggiato alla mia mano sulla sua guancia, le sue labbra dischiuse… e mi rigiro con la pancia sul materasso.
Un problema alla volta, Edward, un problema alla volta.
Sono riuscito a ricucire un rapporto con lei e non voglio rovinare di nuovo tutto.  Le sue parole sul terrazzo a New York continuano a rimbombarmi nella testa ricordandomi che non posso avvicinarla se non voglio starle accanto… ed adesso non posso starle accanto… adesso devo inchiodare Demetri ed Aro e non è saggio avvicinarla. Potrei metterla in pericolo.
Capo Swan ha ragione a reputare Aro un uomo pericoloso, non temo per la mia vita, ma non voglio preoccuparmi per quella di Bella!
Fin quando rimarremo sul piano professionale, crederanno tutti che il mio interesse verso di lei è solo professionale e quindi non la potranno usare per ferirmi quando arriverò ad incastrarli!
 
Stringo gli occhi cercando di riposare dato che domani sarà una giornata impegnativa tra l’incontro con Mr. Knoch e la casa famiglia in cui ho vissuto i mesi più bui della mia vita.
Mi giro e mi rigiro, ma i pensieri mi inondano la testa. Bella, il suo libro, Demetri, Capo Swan, Aro, Knoch… tutti i loro volti e sprazzi dei loro discorsi si mescolano con i ricordi di quel lontano gennaio… la Push, l’università, il blog… la scommessa…
E, anche se sembra impossibile, i ricordi si mescolano, e mi addormento sognando ogni persona che ha fatto parte della mia vita.
“Non sono i tuoi genitori” mi urla contro Peter indicandomi i signori Turner… “Sei come un figlio per me” mi sorride Aro allargando le braccia invitandomi in un abbraccio… “Non c’erano questi documenti in casa” scuote il capo Mr. Swan sfogliando il dossier… “Non mentirmi più, fidati di me ed io mi fiderò di te” mi implora Bella abbracciandomi a sé… “Credo che un padre faccia di tutto per difendere i propri figli” mi dà una pacca sulla spalla Mr. Cullen… tutto inizia a vorticare mentre volti, conosciuti e non, mi parlano tutti insieme diventando un unico frastuono che mi fa cadere a terra. Mi porto le mani alle orecchie ed il silenzio diventa ancora più straziante del rumore. Apro gli occhi e vedo mia madre in lacrime che abbraccia Esme mentre Aro stringe la mano a mio padre.
“Dimenticati di me” mi intima Demetri puntandomi una pistola contro, ma non ho il tempo di rispondere che la punta verso Bella. Urlo… e mi sveglio madido di sudore, felice che sia stato solo un sogno anche se mi ha lasciato uno strano amaro in bocca.



 
Mi faccio una doccia e impreco per non essere una donna ed avere la possibilità di nascondere le occhiaie con del fondotinta così mi sciacquo più volte il viso sperando di cancellarle e bevo diversi litri di caffè. Mangio qualcosa di sostanzioso per restituirmi le forze che il sogno mi ha prosciugato e mi preparo per l’incontro con Mr. Knoch. Non sarà assolutamente una giornata facile!
 
A differenza di ogni previsione. Faccio una buona impressione a Knoch e poniamo le prime basi per la campagna pubblicitaria. Passo l’intera mattinata a prendere appunti sulle sue richieste e abbozzo dei disegni per capire se possono essere un buon inizio. Mr. Knoch, a differenza di come lo immaginavo, è un uomo semplice. Pronto alla battuta e forse un po’ troppo grezzo in confronto ai nostri abituali clienti, ma è diretto e non usa giri di parole. Non è difficile capire le sue esigenze e di conseguenza accontentarle. Forse è un po’ burbero e non si risparmia con gli insulti quando non si centra la sua idea, ma sa cosa vuole e dice solo cosa pensa… chi se ne frega se reputa un mio bozzetto una cagata pazzesca o una stronzata… l’importante è che a fine giornata io sappia esattamente cosa e come devo fare.
 
Leggermente più motivato e sereno, mi avvio verso la casa famiglia. Mi controllo più volte le spalle per paura di essere seguito, anche se so che Demetri è a Barcellona e non può sapere cosa sto facendo.
Entro nell’edificio e un brivido mi percorre la schiena mentre ricordi che credevo cancellati riaffiorano nella mia mente. Guardo le pareti e le varie stanze. Sono esattamente come me le ricordavo: spoglie e scrostate e non bastano i disegni appesi per renderle meno deprimenti.
“Desidera?” mi chiede gentile una donna arrivandomi alle spalle. Avrà all’incirca la mia età e mi sembra di averla già vista, ma la mia mente non collabora.
Sorrido con il mio sorriso sghembo, sperando che faccia effetto anche su di lei, e le chiedo di parlare con la direttrice, ma non ho nemmeno il tempo di dire il nome che una voce un po’ titubante mi chiama alle spalle. Mi volto trovandomi la direttrice che mi guarda preoccupata.
“Buongiorno, signora Steiner.” La saluto cordiale avvicinandomi di un passo.
“Edward” mi saluta tra il felice e il preoccupato ed io alzo un sopracciglio per capire il suo comportamento.
“Posso parlarle… in privato?” le chiedo sorridente sperando di allontanarle quella strana espressione dal volto, ma con pochi risultati e lei annuisce dando una veloce occhiata verso la porta d’entrata prima di invitarmi a seguirla con un gesto impercettibile della mano.
Entriamo nel suo ufficio dopo aver percorso il corridoio nel più assoluto silenzio. Chiude la porta e con un sospiro mi invita a sedermi sulla poltroncina che, un tempo lontano, è stata testimone di uno dei momenti più difficili della mia vita.
Mi siedo ricordando le sensazioni che provavo in quel periodo. La paura dell’ignoto che era diventata la mia vita, il dolore per la perdita dei miei genitori, la rabbia per le parole inutili di conforto che mi rivolgeva la direttrice… i pianti, le urla, le richieste di rivedere i miei genitori, di poter ritornare a casa… un brivido mi fa tremare e la direttrice mi sorride benevola.
“Mi dispiace che questo ufficio ti risvegli brutti ricordi” esclama dolce sorridendomi come un tempo ed io scuoto il capo, sia per allontanare ogni sensazione, sia per tranquillizzarla.
“Sapevo che una volta cresciuto e unito alcuni punti saresti tornato qui” ammette estraendo dal cassetto un faldone.
“Lei…” provo a parlare e lei annuisce.
“Ho temuto e sperato questo momento per molti anni” afferma iniziando a sfogliarlo “E per tutto questo tempo mi sono domandata quale fosse la cosa giusta da fare”
La guardo confuso cercando di capire se stiamo parlando della stessa cosa.
“Mr. Volturi è un uomo potente… il nostro maggior benefattore… ma anche un uomo al quale non conviene pestare i piedi”
“La mia adozione ha a che fare con Aro?” chiedo conferma sentendomi mancare la terra sotto i piedi e lei annuisce.
“Ogni cosa che ti riguarda dal momento dell’incidente ha a che fare con Volturi”
“Non capisco” chiedo con voce malferma e lei sospira chiudendo gli occhi.
Se li stropiccia facendo scivolare la mano sotto gli occhiali e scuote il capo come per darsi coraggio.
“La sera che sei arrivato qui… il signor Volturi mi ha chiesto di aver cura di te… ma di non dire a nessuno del suo coinvolgimento”
“E allora perché me lo sta dicendo?” le chiedo sempre più confuso e sentendomi un burattino tra le mani di Aro.
Si alza e si versa del caffè chiedendomi se ne gradisco, ma io rifiuto.
“Perché te lo sto dicendo…” mormora a voce bassa e sorridendo amara. Alza il viso e mi guarda come se potesse entrarmi nell’anima “Perché sono anni che la tua situazione mi tormenta. Il tuo arrivo in piena notte da una città lontana. La polizia, Aro… e poi l’adozione lampo. Nessun test psicologico, nessuna cartella con i dati dei tuoi genitori adottivi… ma solo una telefonata di Aro e il suo ordine di darti in adozione ai Turner e di non fare domande perché non eri più un mio problema.” I suoi occhi diventano lucidi e la sua voce trema per l’emozione. Fa alcuni respiri per ricomporsi e mi guarda sorridendomi triste.
“Lo so che nessuno di voi è mio figlio e che devo lasciarvi andare quando arriva il momento, ma…” tira su con il naso e si asciuga una lacrima ancor prima che le esca dagli occhi “… vi accolgo come se foste figli miei e mi preoccupo per voi. Non c’è adozione che non supervisioni personalmente. Non c’è affido che accetti senza conoscere i genitori che si occuperanno di uno dei miei figli… invece tu…” mi indica con braccio tremante “Ho dovuto lasciarti andare a occhi chiusi, fidandomi delle parole di Aro. Non sapevo chi erano i signori Turner. Non sapevo se erano le persone adatte a te. E tu eri così spaventato, così chiuso in te stesso e pieno di rabbia… ed io… ho solo potuto firmare l’adozione e pregare Dio di non aver sbagliato…”
Per tutta la sua confessione rimango con il fiato sospeso. La signora Steiner parla come una madre che ha abbandonato un figlio e, senza rendermene conto, mi alzo e la abbraccio per confortarla.
Ho avuto pochi mesi per conoscerla, ma le sue parole, il suo timore per me e il senso di colpa che per anni l’ha accompagnata per causa mia, mi spingono a consolarla come se fosse la mia vera madre.
Dopo la morte dei miei genitori, non ho più trovato nessuno che potessi reputare tale. Ho visto, ed anche invidiato, come Peter è riuscito ad affezionarsi ai suoi genitori adottivi. Come molti altri nella mia situazione… ma io non sono stato così fortunato… e non pensavo che una madre adottiva, anche se per poco tempo, l’avevo avuta.
Lei singhiozza tra le mie braccia ed io non posso far altro che stringerla più forte per farle capire che qualsiasi cosa abbia fatto anni fa, non ha influito sulla mia vita e che adesso sono un uomo felice.
“Ho seguito la tua vita… la tua carriera… e ho quasi avuto un infarto quando ho letto che presto diventerai socio di Mr. Volturi” esclama allontanandosi lentamente dal nostro abbraccio e asciugandosi le ultime lacrime. “Dimmi che i signori Turner sono stati dei buoni genitori” mi chiede quasi implorante ed io annuisco mentendo spudoratamente, e lei sorride più rilassata.
“È un uomo pericoloso, Edward… non diventare suo socio. Sei un uomo in gamba… sei bravo e non avrai problemi a trovarti un altro socio” mi consiglia cospiratrice e rassicurante come una madre, ma io nego con il capo.
“Ho lavorato tanto per diventare suo socio… voglio scoprire la verità” ammetto sicuro e lei si affloscia nelle spalle. Mi dà le spalle e prende il faldone porgendomelo.
“Se Aro lo viene a sapere… questo posto verrà chiuso nel tempo di un battito di ciglia… ma non voglio voltarti di nuovo le spalle… voglio sdebitarmi per ciò che ho fatto anni fa… ti chiedo solo…”
“Nessuno saprà del suo coinvolgimento” la rassicuro nascondendo il faldone nella giacca “Grazie Mr. Steiner. Grazie per tutto…” e la abbraccio promettendomi di tornare a trovarla quando tutto sarà finito… ho una donna che mi vuole bene come un figlio e non voglio abbandonarla… non più.
 
 
 
Sono quasi fuori dalla casa famiglia quando il vocione di Emmett mi saluta fermandomi.
Mi volto stupito di vederlo in quel luogo e lui mi sorride bonaccione posando a terra un bambino che teneva sulle spalle. È l’ora dei giochi e il corridoio è pieno di bambini urlanti e ragazzi che camminano chiacchierando.
“Emmett?” lo saluto alzando un sopracciglio e guardando il bambino che lo tira per la manica verso la sala comune. Lui si inginocchia per essere alla sua stessa altezza e gli parla nell’orecchio facendolo scappare ridendo.
“Come mai da queste parti?” mi chiede avvicinandosi e sistemandosi il maglioncino.
“Stavo per farti la stessa domanda”
Si stringe nelle spalle in imbarazzo e lancia uno sguardo verso la sala comune.
“Faccio il volontario” ma capisco che non mi sta dicendo tutto e lo guardo in attesa che vuoti il sacco. “Ero uno degli ospiti…” mormora grattandosi la nuca.
“Anche io” confesso senza rendermene conto e mordendomi la lingua per averlo detto. Lui mi guarda con occhi sgranati e poi sorride amichevole come sempre.
“Lo so…” mormora abbassando il capo e strofinandosi la nuca a disagio. Lo guardo con un sopracciglio alzato attendendo una spiegazione alla sua risposta.
“Non ora” mi risponde sorridendomi amichevole, “stavamo andando nella sala comune… vuoi unirti?” mi chiede indicandomi con il capo la porta dal quale arrivano urla e risate, ma io rifiuto. Non ho mai sopportato la sala comune.
“La prossima volta” mento e lui fa una smorfia.
“È più semplice di quel che sembra” esclama indicandomi con tic nervosi della testa la sala e sciabolando le sopracciglia. Nego con il capo… ma lui non mi dà retta e mi trascina nella sala.
Appena entro nella stanza e il rumore mi investe, mille ricordi mi si affacciano nella mente facendomi avere un capogiro.
“Tutto bene?” mi chiede preoccupato e io scuoto il capo allontanandomi.
Scappo dalla casa famiglia come se il diavolo mi stesse inseguendo mentre ricordi sicuramente alterati dalle ultime notizie ricevute dalla direttrice mi si affacciano nella mente.
Vedo Aro che mi osserva da oltre la porta della sala comune mentre cerco di diventare invisibile nell’angolo più nascosto della sala. Lo vedo in centrale, quando entro con i poliziotti che mi hanno dato la tragica notizia. Lo vedo fuori dal college quando esco alla fine della giornata. Lo vedo dietro ad un’auto, fuori dall’università.
Mi accascio sulla prima panchina e mi prendo la testa tra le mani. Ma che diavolo mi sta succedendo?
“Edward!” la voce allarmata di Emmett fa terminare i ricordi e tornare al presente “ehi! Tutto bene?” mi chiede sedendomi accanto e posandomi una mano sulla spalla. Io annuisco con il fiato ancora corto. “Scusa. Non pensavo ti facesse questo effetto”
“Adesso sto bene”
“Scusa…” ripete imbarazzato passandomi la cartellina che mi aveva dato la Steiner. “Hai perso questa”
Gliela strappo di mano e la nascondo nella giacca riprendendomi completamente.
“Hai guardato?” gli chiedo in un ringhio e lui nega con il capo.
“Non sono affari miei” risponde alzando le mani ed io rilascio un sospiro di sollievo.

 
Un piccolo tassello del passato di Edward è stato svelato... anche se crea più domande che risposte...
Corro a mettere il prossimo capitolo!!!

 

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Capitolo 13
*** Chiudiamo delle porte... ***


Ed ecco il capitolo promesso!!!
Spero di riuscire ad aggiornare la prossima settimana... incrocio le dita sperando che l'universo sia d'accordo!
Un abbraccio ancora grandissimo a tutte voi che mi seguite ancora dopo tutti questi mesi di silenzio! 

 

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Edward – Chiudiamo delle porte…

A differenza di quanto speravo, il dossier che mi ha dato la Steiner non mi è di grande aiuto.
Tutto ciò che riporta lo conosco già o me lo ha detto la stessa direttrice. Il mio arrivo in tarda notte, la mia adozione lampo e lo zampino di Aro in ogni cosa che mi è successa in quel periodo.
Ho trovato anche alcune informazioni sui Turner, effettivamente lavorano per Aro e non sono un imprenditore e una casalinga, ma due ex militari assunti da Aro per la sicurezza.
Ho provato a estorcere qualche informazione in più a Mr. Turner e signora durante una cena, ma non sono riuscito a ricavarne nulla se non le stesse bugie che mi hanno accompagnato per anni.
Peter, come l’investigatore, stanno continuando a fare ricerche ed io mi destreggio tra le mie ricerche, il signor Knoch e il sequel di Bella.
La consegna è prevista per oggi ed è riuscita a terminarlo anche se ovviamente avrà bisogno di alcuni ritocchi. Mi sono emozionato nel leggere la speranza che trapela, come la forza di volontà di Amber e l’amore che la unisce a Brendon.
Loro sono riusciti a lasciarsi alle spalle il passato, i loro errori… e leggerlo mi ha dato speranza.
Con Bella tutto procede bene. Siamo amici… ci confidiamo, scherziamo e qualche volta usciamo insieme, ma non ci siamo più baciati anche se l’elettricità che scorre tra di noi non cenna a diminuire.
Sorseggio una birra in assoluto silenzio nella penombra del mio enorme appartamento, ripensando all’ultimo mese, sui pochi passi che ho fatto verso la verità sul mio passato e sulla paura di perdere Bella per sempre a causa del mio volerla tenere lontana.
Vorrei che tutto fosse più semplice. Vorrei non avere un bagaglio come il mio sulle spalle, ma essere l’uomo che i giornali descrivono. Un sex symbol senza problemi, ma con la strada spianata e una brillante carriera. Un uomo che è riuscito a ottenere tutto dalla vita: soldi, successo, donne… peccato che non sia così e che darei tutto indietro pur di ottenere ciò che veramente voglio: la verità e la giustizia per i miei genitori e la possibilità di amare Bella senza timori.
 
Sobbalzo al suono del campanello, ed impreco mentre asciugo la camicia bagnata dalla birra.
“Arrivo!” urlo cercando di tamponare il danno e dirigendomi verso l’entrata.
Apro la porta e rientro senza guardare chi è.
“Allora non è solo un’abitudine di Bella” scherza Emmett entrando ed io mi volto confuso. Cosa ci fa a casa mia?
“Oggi Bella ha presentato il sequel a Mr. Cullen” mi dice come se bastasse per spiegare la sua presenza.
“Lo so, e Mr. Cullen ne è stato piacevolmente colpito” rispondo continuando ad asciugarmi la maglietta.
“Io e gli altri volevamo festeggiarla e, dato che da quanto dice Bella, è anche grazie a te se è riuscita a presentarlo in tempo, mi chiedevo se potessi partecipare anche tu alla festa.”
“Non credo sia il caso” esclamo con una smorfia e lui mi guarda come se avessi detto una cavolata. “Jasper… Garrett…” gli ricordo e lui scoppia a ridere.
“Si ci saranno anche loro, ma non solo! Ci sarò io, Rose, Jacob, Leah… e molti altri…”
“Wow!” esclamo sarcastico e lui si fa serio.
“Senti, Edward. Non so cosa sta succedendo tra te e Bella… non ho capito perché continuate con questa farsa degli amiconi e perché tu non vuoi definitivamente chiudere con il passato. Ma già una volta non ho parlato quando sapevo e non farò di nuovo lo stesso errore. Quindi tu adesso vai di là, ti prepari e vieni con me al locale dove festeggeremo tutti insieme il sequel di Bella” mi ordina con uno sguardo che non ammette repliche, ma io non mi muovo.
Iniziamo una battaglia di sguardi, che vinco facendolo sbuffare.
“Senti. Jasper si sente in colpa per cosa è successo anni fa e credo che stasera sarebbe la serata perfetta per chiudere quella parentesi. Alice si sente in colpa nel vedere te e Bella così “amici” e poco fidanzati… per quanto riguarda Garrett… credo che non sia un problema… alla fine era solo una comparsa…” si tappa la bocca come se avesse parlato troppo.
“Comparsa?” gli chiedo con uno strano nodo allo stomaco. Incrocio le braccia al petto e attendo che si spieghi, ma lui continua a mordersi il labbro evitando di guardarmi negli occhi.
“Cosa significa comparsa?” gli chiedo nuovamente e lui si stringe nelle spalle come colpito. “Quindi?” gli chiedo alterato e lui cede.
“Faceva parte del piano… non stava insieme a Bella, anche se avrebbe voluto, e poi ci hanno provato, ma non è andata come speravano e lui ha trovato la sua anima gemella” spiega senza prendere fiato e io sono ancora più confuso. Alzo un sopracciglio e lo invito a sedersi sul divano di fianco a noi. Credo che Emmett debba spiegarmi molte cose!
Guarda l’orologio e scuotendo il capo accetta il mio invito.
“Non voglio riaprire porte che si sono chiuse anni fa” inizia a disagio.
“Spiegati meglio e ti assicuro che chiuderò definitivamente quelle porte” lo rassicuro anche se non credo che ci riuscirò se la verità è quella che ho intuito.
“Sono passati anni…” prova ancora ed io scuoto il capo. Sospira e chiude gli occhi “Garrett e Bella non stavano insieme. E’ entrato in scena per farti ingelosire, ma durante la recita si è invaghito di Bella veramente. Quando te ne sei andato hanno provato a stare insieme, ma Bella non ne era innamorata e dopo pochi mesi si sono lasciati. Adesso Garrett sta con una collega e presto si sposeranno”
“Quindi… Garrett e Bella…” chiedo conferma e lui nega.
“Non almeno come pensi tu… adesso puoi chiudere quella porta?” mi chiede con sguardo implorante ed io annuisco pensando per l’ennesima volta che in quel mese nulla era veramente come sembrava.
“Sicuro che Jasper non stia studiando qualche malefico piano?” gli chiedo alzandomi e lui annuisce sicuro.
“Alice lo fa sentire in colpa da quando te ne sei andato e penso che una vostra riappacificazione porrebbe fine al suo tormento” esclama scoppiando a ridere e convincendomi a partecipare alla festa.
Corro a cambiarmi e quando sono sulla porta, Emmett mi ferma richiudendola.
“Dato che è la sera delle confessioni…” inizia nervoso “Devo chiederti scusa”
“Non è colpa tua per la crisi che ho avuto alla casa famiglia” lo rassicuro posandogli una mano sulla spalla.
“Non è per quello” ed io serro la mandibola pensando che abbia sbirciato nel dossier. Stringo la mano sulla sua spalla per riflesso e lui spiega velocemente. “Sapevo che non stavi con Bella per scommessa e che volevi dirle la verità, ma Peter ti ha convinto a non farlo”
“Scusa?” gli chiedo spiazzato e non capendo le sue parole.
“Ero in palestra quando hai detto a Peter che volevi dire la verità a Bella”
“E perché non glielo hai detto?” gli chiedo furente pensando che avrebbe potuto evitare tanti problemi se avesse parlato.
“Perché sono stato chiamato dalla mia famiglia. Mio padre ha avuto un malore… e dopo settimane ci ha lasciati, avevo la testa altrove e quando sono tornato Bella stava con Garrett e tu eri svanito… sembravano felici e tu solo un ricordo… non volevo riaprire ferite che sembravano rimarginate”
“Mi dispiace per tuo padre”
“E a me dispiace per non aver detto nulla a Bella…”
“Posso capire il tuo stato d’animo e ti ringrazio per non aver detto nulla a Bella, aveva tutti i diritti di andare avanti con la sua vita…”
“Glielo ho detto…” mormora facendosi piccolo ed io rimango senza fiato “Alcuni giorni fa… Mi ha parlato di te e mi sembrava giusto che sapesse di quel discorso…”
“Cosa ha detto di me?” gli chiedo speranzoso, ma lui si drizza nelle spalle e mima una cerniera sulla sua bocca negando vistosamente con il capo. “Questo è giusto che te lo dica lei…”
“Emmett…” lo riprendo ma lui si stringe le labbra.
“Siete adulti ormai e credo che con il tempo abbiate capito che le verità non dette fanno danni… adesso andiamo che ci stanno aspettando” ed esce dalla porta facendomi un sorriso.
 
*** 
Arriviamo in un locale che frequentavo quando ero all’università. Non è cambiato e nemmeno i clienti. Riconosco tantissime persone e il calore con il quale mi salutano mi fa tornare per un momento a molti anni fa quando ero il figo della scuola, lo scopaiolo pazzo… alcune donne mi guardano languide e devo ammettere che alcune erano state veramente brave ad allietare le mie serate universitarie. Conoscenti che avevo perso di vista mi salutano con pacche sulle spalle e sorrido nel constatare che il mio sorriso sghembo ha ancora effetto sulle mie ex compagne.
Dopo alcuni minuti passati a salutare le vecchie conoscenze, Emmett mi libera dai miei vecchi fans e mi trascina nella saletta dove si terrà la festa in onore di Bella.
Appena entro cala il silenzio ed io mi pento di aver dato ascolto all’orso. Mi guardano tutti in modo strano ed io, inconsciamente, faccio un passo indietro verso l’uscita, ma Alice è la prima a riprendersi e a stritolarmi in un abbraccio.
“Emmett ci è riuscito!” mi strilla nell’orecchio abbracciandomi e trascinandomi in mezzo al capannello di persone in centro alla saletta. “per chi non lo conoscesse… lui è Edward Masen! Colui che ha aiutato Bella a scrivere il sequel” mi presenta con il suo fare peperino e le persone che non conosco o riconosco si avvicinano a presentarsi. Emmett mi guarda come per dire vedi che sta andando tutto alla grande mentre si avvicina con Jasper.
“Il passato nel passato?” mi chiede il biondino allungandomi la mano.
“Nel passato” rispondo stringendogliela e nascondendo un sorriso per l’urletto di felicità di Alice.
Il tempo di salutare Jacob e Leah che Bella fa la sua entrata accompagnata da Bart.
Tutti la festeggiano esultando per il grande evento e lei ringrazia tutti ricordando che è solo la presentazione della prima stesura. Mi avvicino anche io per festeggiarla e le offro un bicchiere di soda come alla famosa festa di Emmett… lei mi guarda alzando un sopracciglio ed io le sorrido.
“All’incontro senza scontro” esclamo battendo il mio bicchiere con il suo “E possibilmente senza risate in faccia” finisco prima di bere l’intero contenuto del mio bicchiere in un sorso.
Lei però non beve e mi guarda con occhi sgranati. Mi blocco e la guardo pentendomi di aver rivangato quel momento. Glielo prendo dalle mani scusandomi e rubo al cameriere un drink. “Forse questo è più adeguato, cancella il primo brindisi” provo a rimediare, ma lei rimane immobile. “Bella?” la chiamo preoccupato di averle rovinato la serata.
“Te lo sei ricordato” mormora continuando a fissarmi ed io mi stringo nelle spalle.
“Non potrei dimenticare quella serata nemmeno con una ciucca colossale” confesso sorridendole e lei finalmente ricambia scoppiando a ridere proprio come quella sera.
“Beh! Anche questo non dimenticherò mai” borbotto bevendo il drink e lei torna seria coprendosi la bocca.
“Scusa” singhiozza tenendosi dal ridere “Ma mi è tornata in mente la tua faccia di quella sera… era veramente esilarante” e riscoppia a ridere. Sbuffo ma non mi arrabbio perché alla fine me la sono cercata!
 
La serata passa piacevole e per continuare il tuffo nel passato sono presenti anche i ragazzi della riserva che avevo conosciuto quando ero andato a Forks. Ho passato buona parte della serata con Seth, anche se non ho mai perso di vista Bella e il suo agente. La ormai conosciuta sensazione di gelosia mi ha accompagnato per tutto il tempo e nemmeno la simpatia di Seth è riuscita a diminuirla, ma non ho potuto fare nulla se non osservare e ricordarmi che non posso fare passi falsi con lei.
Continuo a bere ogni drink che mi propongono i camerieri e continuo a chiacchierare con tutti quelli che mi rivolgono domande o vogliono fare conversazione.
Le due di notte sono passate da un pezzo quando decido che è ora di tornare a casa.
Saluto tutti e mi dirigo verso l’uscita della saletta, quando vengo fermato da Bella.
“Dove stai andando?” mi chiede con gli occhi lucidi a causa dell’alcol che ha ingerito e la parlata leggermente biascicata.
“A nanna” le rispondo sincero e lei fa una smorfia dispiaciuta “tra poche ore ho un incontro con un cliente e non fa bene agli affari presentarsi con le occhiaie” le spiego sorridendo, ma lei continua a guardarmi con gli occhioni da cerbiatta e il labbruccio. “E penso che anche tu dovresti smettere di bere. Dove è Bart?” le chiedo cercando il suo agente tra la folla.
“Non lo so… ma volevo parlarti”
“Non credo sia il momento. Ci vediamo domani e mi dici tutto quello che hai da dirmi” le propongo accompagnandola al divanetto dato che la vedo leggermente barcollante.
“Ma io voglio dirtelo adesso” piagnucola trascinandomi a sedere vicino a lei e tenendomi per il bavero della camicia. “Ho parlato con Emmett e mi ha detto della palestra” prende un bicchiere d’acqua sul tavolo e lo beve in un sol sorso “non avevo bisogno di altre conferme, già alla baita avevo capito che eri sincero, ma sono felice che Emmett me lo abbia riferito… è un bravo ragazzo, un orso, ma me lo ha detto… è proprio bravo”
“Sono felice che tutto si sia chiarito e non ci siano più segreti” esclamo sperando che mi dica qualcosa che non so… per esempio se Bart è il suo fidanzato ed io non ho più speranze nemmeno dopo aver incastrato Aro.
“Ma ci sono ancora dei segreti” risponde sicura e guardandomi imbronciata.
“E quali?” la sprono.
“Non lo so… i segreti sono tuoi, non miei… quali segreti mi nascondi?” mi chiede puntando le mani sui fianchi e inclinando la testa su una spalla.
“Io non ho segreti, Bella” provo a difendermi, ma lei non mi crede e scuote il capo energicamente, ma smette dopo soli due colpi con un gemito e tenendosi la testa con una mano.
“Ho bevuto troppo. Mi porti a casa?” mi chiede alzandosi e trascinandomi all’uscita.
“Volentieri, ma devi salutare e dirlo a Bart” le ricordo e lei si volta salutando tutti con un urlo e sbracciandosi.
“Ho bevuto troppo. Portami a casa prima che perda il minimo di dignità che mi è rimasta” biascica appoggiandosi a me e dirigendosi verso l’uscita della sala.
“E Bart?” le chiedo preoccupato di dover discutere con un fidanzato geloso.
“Ha già chi lo accompagna a casa” e mi indica due uomini che si baciano nascosti da una pila del locale. Affino la vista e trattengo a stento la mandibola nel vedere Bart che si bacia senza ritegno con un uomo più grande di lui. “Adesso capisco perché diceva che non ero il suo tipo” ride Bella guardando il suo agente “Mi manca qualcosa” e scoppia a ridere cedendo sulle gambe. La prendo in braccio che ancora ride e la porto alla macchina gioendo per la favolosa scoperta appena fatta.

 

** ATTENZIONE SPOILER **
“Ero un bambino più interessato ai libri e alla musica che alla vita sociale o allo sport…” faccio una smorfia sicura che mi stia prendendo in giro e lui mi sorride spostandosi leggermente di lato per guardarmi negli occhi “Lo so che è difficile credermi, ma sul serio… non ero la persona che hai conosciuto all’università”
“E cosa è andato storto?” scherzo appoggiando il mento sulle mani incrociate sul suo petto...

 
Dato che ho ancora tempo... aggiorno anche 
Vita normale cercasi
e pubblico una piccola OS su Lucifer

Los Angeles
Ci leggiamo presto!!
 

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Capitolo 14
*** Cosa mi nascondi? ***


Ciao a tutte!!!
L'universo ci ha provato, ma io sono più forte e voi siete adorabili... quindi vinciamo noi!!!
Sono felice che siate ancora tutte qui, che, anche se vi ho fatto aspettare mesi, voi siete ancora qui a sostenermi e chiacchierare con me di questi due personaggi confusi!
VI ADORO TUTTE!!!
Ma adesso basta parlare e vi lascio alla lettura!!
 
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Cosa mi nascondi?

 
“Non voglio andare a casa” brontolo appena mi siede in macchina.
“A no? E dove vorresti andare?” mi chiede divertito ingranando la marcia.
“Alla baita” propongo guardandolo con occhi da cucciolo anche se sono consapevole che, con tutto l’alcol che ho bevuto, sembrerò un cocker. Lui mi guarda incredulo ed io sbatto le ciglia. “Ti preego!” provo a copiare Alice… con lei funziona sempre!
“Ok! Ma se domani mattina ti svegli e non ricordi niente non voglio essere incolpato!” mi intima puntandomi un dito contro. Io annuisco vistosamente e gli sorrido. Lui sbuffa e si immette per strada.
“Perché dici che ho segreti?” mi chiede dopo alcuni minuti di silenzio, ed io lo ringrazio perché la sua voce mi fa diminuire il giramento di testa.
“Non ti conosco bene, ma è una sensazione che provo qui” gli spiego toccandomi lo stomaco. “Sembri bloccato… e molti tuoi atteggiamenti sono contraddittori…wow! Sono riuscita a dire contrad... contradd… quella parola senza incartarmi” esclamo fiera di me. Lui scoppia a riedere e scuote il capo.
“Non sono bloccato” continua guardando la strada ed io decido di usare la scusa dell’alcol per fare una cosa azzardata. Mi metto in ginocchio sul sedile e mi allungo per baciargli il collo.
“Co…cosa stai facendo?” mi chiede senza però allontanarsi, ma stringendo solamente il volante con le mani. “Siediti e allacciati la cintura o non ti porto alla baita” mi minaccia ed io mi risiedo composta incrociando le braccia al petto offesa per il suo ennesimo rifiuto. Il silenzio cala nell’abitacolo ampliando il mio senso di nausea. Vorrei tenere il broncio e guardare la strada, ma il suo scorrere veloce non aiuta il mio stomaco. Chiudo gli occhi e un sorriso mi nasce sulle labbra quando la voce di King Charles prende il posto del silenzio diminuendo drasticamente il capogiro.
La canzone non è ancora terminata quando la macchina si ferma e apro gli occhi per capire cosa sta succedendo. Le palpebre sono pesanti, ma riesco a vedere la baita rischiarata dalla sola luce della luna. Edward mi apre la portiera e, con il suo sorriso magico, mi prende in braccio portandomi al caldo della baita.
Il profumo di legno e calendula mi riempie le narici appena Edward apre la porta e mi stringo al suo petto lasciandomi cullare dal suo movimento e dalle sensazioni di pace che mi stanno invadendo.
Mi corica sul divano e lo sento trafficare vicino a me, ma, anche se vorrei aprire gli occhi e iniziare con il mio interrogatorio, mi mancano le forze e non me la sento di rovinare la magia che mi sta circondando.
“Perché sei voluta venire qui?” mi chiede sedendosi sul pavimento accanto a me e iniziando ad accarezzarmi i capelli.
“Perché qui rispondi sempre alle mie domande” gli spiego tenendo gli occhi chiusi, ormai troppo pesanti per aprirli.
“E quali domande vuoi pormi?”
“Cosa nascondi?” biascico lottando contro il torpore.
Lo sento sospirare e vorrei aprire gli occhi per guardarlo in viso, ma la coperta che mi mette per coprirmi è la chiave per il mondo di morfeo.
 
Il cantare allegro degli uccellini mi sveglia insieme ai raggi del sole che entrano nella stanza.
Cerco di nascondere il viso nel cuscino, ma è stranamente duro. Apro gli occhi e sorrido nel trovarmi a pochi centimetri dal viso rilassato di Edward.
Ricordi di un gennaio passato e della sera precedente mi fan tornare al presente e mi fan rendere conto di quanto sia fuori luogo la mia posizione. Cercando di non svegliarlo, cerco di allontanarmi da lui, ma il suo braccio si stringe al mio fianco impedendomi ogni movimento.
“Rimani così… per piacere…” mormora con la voce impastata dal sonno ed io riappoggio la testa sul suo petto godendomi le sue carezze sul fianco e ricambiando accarezzandogli il torace. La mente è completamente sgombra e vorrei rimanere in eterno in quella posizione.
“Non sono sempre stato il figo-Masen” mormora con voce roca spezzando il silenzio della stanza. “Prima di conoscere Peter ero lo sfigato-Masen” sposto annoiata la testa per potergli guardare il viso e lui apre un solo occhio sorridendomi con il suo sorriso sghembo che mi fa credere ancor meno a ciò che ha appena detto.
“Ero un bambino più interessato ai libri e alla musica che alla vita sociale o allo sport…” faccio una smorfia sicura che mi stia prendendo in giro e lui mi sorride spostandosi leggermente di lato per guardarmi negli occhi “Lo so che è difficile credermi, ma sul serio… non ero la persona che hai conosciuto all’università”
“E cosa è andato storto?” scherzo appoggiando il mento sulle mani incrociate sul suo petto. Lui richiude gli occhi e sospira dicendo tutto d’un fiato “Sono morti i miei genitori”
Trattengo il fiato, incapace di trovare le parole adeguate alla sua rivelazione.
“Sono morti in un incidente stradale… a Forks…” continua ricominciando ad accarezzarmi il fianco.
“Mio padre” mormoro ricordando gli sguardi che si sono scambiati la prima volta che si sono incontrati. Lui annuisce e fa un profondo respiro.
“Tuo padre è il poliziotto che li ha trovati… e lo stesso che mi ha dato la notizia…”
“Parlavate di questo alcuni mesi fa?” gli chiedo conferma e lui annuisce.
“Non mi porre domande su questo… non posso darti risposte…” risponde aprendo gli occhi e guardandomi serio. Io annuisco consapevole di toccare un argomento difficile per lui.
Il silenzio cala su di noi e solo i nostri respiri lo spezzano. Molte immagini si affacciano nella mia mente e molte situazioni iniziano ad essermi chiare… mi sembra di ricordare quei giorni… il cambiamento in mio padre, i suoi occhi pieni di amore mentre mi ripeteva come una litania che mi voleva bene e che sarebbe stato sempre con me, anche quando non ci sarebbe più stato. Avevo circa nove anni, ma è stato un periodo anomalo… mio padre, lo sceriffo baffuto di Forks che faticava ad esternare le proprie emozioni, era cambiato dopo una telefonata ricevuta in piena notte e tre giorni di assenza da casa. Mi ricordo ancora quando era tornato. Mi aveva abbracciata così stretta da farmi male e mi aveva ripetuto tra le lacrime che non mi avrebbe mai lasciata sola, che avrebbe sempre vegliato su di me. E da quel giorno, non ha mai perso occasione di ricordarmi che mi voleva bene…
“A cosa stai pensando?” la voce di Edward mi fa tornare al presente, ma l’immagine di mio padre disperato non si allontana.
“Nulla” provo a rispondere, ma lui non mi crede. Si sposta di lato e con la mano sotto il mento mi fa alzare il viso.
“Avevo circa dodici anni… non li ho visti, non ero con loro, ma a casa di un amichetto per la notte”
Annuisco con ancora la mente a quei giorni e lui sbuffa spostandosi completamente.
“Non voglio la tua compassione” esclama con stizza ed io lo guardo senza capire. “Non sono l’unico orfano sulla terra” continua sulla difensiva alzandosi, ma io lo blocco.
“Mio padre è cambiato molti anni fa. Mi ricordo ancora la telefonata in piena notte e mio padre che esce dal vialetto sgommando…” Cerco di riassumere per fargli capire che i miei pensieri non sono rivolti a lui con compassione “È stato lontano da casa per tre giorni e quando è tornato non era più lui” Edward alza un sopracciglio ed io scuoto il capo cercando le parole giuste per spiegargli cosa mi passa per la testa “Mio padre è sempre stato un uomo freddino. Aveva il suo modo di esternare il suo affetto, ma questo non prevedeva abbracci o parole dirette come ti voglio bene… ma dopo quei tre giorni, è diventato molto dolce e non perdeva occasione di abbracciarmi e dirmi che mi voleva bene” gli spiego sperando di non essere indelicata. Lo guardo per capire se ho esagerato e se le mie parole lo hanno ferito. Lui si siede accanto a me e continua a fissarmi come se volesse saperne di più “Avevo circa nove anni…”
“Dici che…”
“Non so se la telefonata era per l’incidente dei tuoi genitori…”
“Tuo padre è stato con me per tre giorni… non riuscivo a staccarmi da lui…” mormora con lo sguardo perso nel vuoto come se si trovasse in quei momenti.
“Mio padre non è proprio un uomo che ispira dolcezza…” provo a smorzare la tensione, ripensando a quanto spaventasse i miei amici con il suo baffo folto, e riesco a strappare un sorriso a Edward.
“Ma è stato un grande con me. Non mi ha nascosto nulla e, anche se i genitori del mio amico non volevano che me lo dicesse, lui mi ha intravisto nascosto dietro la porta e mi ha sorriso. Mi ha invitato ad avvicinarmi a lui e si è inginocchiato di fronte a me per potermi guardare negli occhi. Mi ha detto che ero un ometto e che i miei genitori erano diventati angeli. Sono scoppiato a piangere e lui mi ha abbracciato stretto tenendo insieme i pezzi che sentivo andare in frantumi. Mi ha fatto piangere e mi è sempre stato vicino…” scuote il capo e sorride “Quando urlava contro l’assistente sociale… mi ha ricordato mio padre quando urlava contro il vicino che si lamentava per i miei esercizi al pianoforte” ride asciugandosi una lacrima “Ha voluto accompagnarmi lui stesso nella casa famiglia e ha ispezionato la camera e la cucina prima di lasciarmi…”
“È sempre stato un precisino” mi sfugge ripensando a quando aveva voluto controllare la cucina della mensa della scuola prima di firmare la delega.
“Sì!” esclama Edward scuotendo il capo “Come mio padre… e come mio padre mi ha abbandonato” mormora serrando la mandibola.
“Non credo fosse sua intenzione” provo a difenderlo, ma Edward scuote il capo.
“Lo so… ero un bambino sconosciuto, mandato in una casa famiglia lontano da Forks e poi adottato… non gliene faccio una colpa”
Lo abbraccio d’istinto e rimaniamo minuti in silenzio incapaci di parlare. Il borbottare dei nostri stomaci spezza il momento triste e ci allontaniamo entrambi in imbarazzo.
“Forse ci conviene mangiare qualcosa” esclama volgendo lo sguardo alla cucina “Ma non credo ci sia nulla di commestibile se non biscotti e acqua” fa una smorfia ed io mi stringo nelle spalle.
“Beh! Meglio di niente!” e mi alzo con un balzo per dirigermi nel cucinino.
Come aveva previsto, la nostra colazione è a base di biscotti e acqua, ma va bene così… lo stomaco viene placato e noi possiamo rimanere nel nostro piccolo rifugio.
Mi guardo intorno mentre mangiucchio la misera colazione e il quadro di un bambino mi fa tornare in mente la sua descrizione di quando era piccolo.
“Quindi eri uno sfigato” esclamo poco convinta e lui sorride.
“Con tanto di occhiali e brufoli” alzo il viso e lo guardo con una smorfia. “Vero! Ero veramente brutto!”
“Non ti credo!” esclamo scoppiando a ridere e lui si alza dal tavolo iniziando a rovistare in alcuni cassetti e ante, fino a quando trova una scatola di metallo. Si avvicina e la apre. Contiene moltissime fotografie che ritraggono un bambino magrolino con degli enormi occhiali sul naso. Insieme a lui ci sono due adulti. Un uomo che sembra la fotocopia di Edward, se non fosse per i capelli biondi e gli occhi scuri e una donna con gli stessi capelli ramati e profilo delicato.
Le mani di Edward tremano nel spostare quelle fotografie, ma scoppia a ridere appena trova una fotografia che ritrae un ragazzino di circa dieci anni con i capelli a caschetto, gli occhiali enormi con montatura nera e un brufolo in centro alla fronte.
“Ma non potevi soffrire di acne a dieci anni” gli faccio notare prendendo la foto in mano.
“Dodici. Ed è varicella!” risponde sorridente “Sono comunque sempre brufoli!” si difende e scoppiamo a ridere.
Osservo la fotografia e, anche se effettivamente la bellezza di Edward è nascosta dal taglio improbabile e dagli occhiali, i suoi occhi sono bellissimi e intelligenti. Ha un sorriso contagioso e nella foto irradia felicità.
“Eri felice! Cosa stavi facendo?” gli chiedo cercando indizi sullo sfondo.
“Nulla di particolare! Mio padre me l’ha scattata pochi giorni prima di…”
“Diciamo che il taglio non era proprio azzeccato!” lo interrompo capendo la fine della frase.
“No!” risponde con una smorfia “Ed è una delle prime cose che ho modificato appena conosciuto Peter”
“Come vi siete conosciuti?”
“Mi ha aiutato contro dei bulli”
“Peter che aiuta qualcuno?” gli chiedo realmente colpita e lui mi guarda offeso.
“Peter è come me. Ha avuto una vita difficile che gli ha insegnato a colpire prima di essere colpito”
“Anche lui…”
“Sì. Non conosco i dettagli, non ne ha mai parlato e io non ho mai chiesto… ma Peter è il fratello che non ho mai avuto e l’unica famiglia che ho…”
“Non volevo giudicarlo, scusa”
“Tranquilla. So che per te non è facile capire ciò che pensiamo io e Peter ed il perché di alcune nostre scelte. Abbiamo una vita complicata e piena di scheletri nell’armadio, ma ci tengo veramente a farmi conoscere da te…”
Non so cosa rispondere e la sua richiesta è così carica di emozioni che mi smorzano il fiato. Lo abbraccio di slancio sperando che capisca la mia risposta da questo semplice gesto carico di promesse. Voglio conoscere il vero Edward perché, come nella fotografia che mi ha mostrato, è un uomo stupendo per chi ha occhi e voglia di vederlo.


 
Dato che siete persone adorabili e ho provato a scrivere una storiella su Lucifer... posso chiedervi di leggerla e farmi sapere cosa ne pensate?
Vi lascio il link... cliccate su 
Los Angeles

*** ATTENZIONE SPOILER ***
"...Dici che vuoi iniziare qualcosa con me… ma da come ti comporti non capisco cosa tu intenda… un’amicizia?”
“Non intendevo un’amicizia…” le rispondo con la voce spezzata e lei scuote il capo.
“Forse hai ragione: la telefonata ha evitato che facessi una cazzata” apre completamente la portiera e mette il piede fuori dall’auto. 


 

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Capitolo 15
*** Vuotare il sacco... o quasi ***


Chi non muore si rivede!!! 
Sono ancora viva e sono tornata per poter condividere con voi il finale di questa storia che ci accompagna da anni! 
Ancora pochi capitoli e anche questa avventura finirà... sperando che l'Universo mi permetta di condividere con voi altre avventure e storie!
Ma bando alle ciance... BUONA LETTURA!


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Vuotare il sacco... o quasi.

Non so chi dei due abbia mosso per prima il viso, ma non importa. Le sue labbra accarezzano le mie facendomi tornare a respirare. Le nostre lingue si incontrano e danzano annullando completamente la mia percezione dello spazio e del tempo e cancellando completamente il passato e ogni doloroso ricordo. Le sue mani mi accarezzano la schiena e il mio corpo si stringe al suo ormai incapace di resistere all’attrazione che provo per lei.
La faccio sedere sul tavolo per poterla stringere maggiormente a lei e mando al diavolo ogni remora. Non mi importa di Demetri, di Aro o di qualunque motivo per il quale volevo mantenere le distanze. Mi sono mancati i suoi baci, le sue carezze… l’armonia che c’è tra di noi.
Le prendo i lembi della maglietta per sfilargliela, ma le sue mani mi fermano e le nostre labbra si allontanano. Apro gli occhi con il fiato ancora corto.
“Non voglio rovinare tutto” mormora rossa in viso.
“E io non voglio più negare ciò che provo per te…” riavvicino le nostre labbra e continuo ciò che ha interrotto. La bacio con passione per farle capire che ciò che provo è forte e impossibile continuare a negarlo. La stringo a me per farle sentire il battito del mio cuore accelerato dalla sua vicinanza.
“Edward…” mormora sulle mie labbra quando ricomincio a spogliarla e ogni lucidità va a farsi benedire. La prendo in braccio per portarla sul divano, continuando a divorarle le labbra... incurante del cellulare che suona.
“Devo rispondere…” mormora senza allontanarsi dalle mie labbra, ma io non la ascolto e mi corico su di lei sul divano. “È Bart…” e con quelle parole ogni pensiero svanisce facendomi tornare lucido in un secondo. Si alza sorridendomi mortificata e, sistemandosi i capelli, prende il cellulare. L’interruzione della telefonata ha purtroppo rovinato il momento e, non essendo più un adolescente in preda agli ormoni, ogni remora dovuta a Demetri torna prepotente in me, sbollendo ogni fantasia.
Mi siedo in attesa che termini e sorrido nel vederla rispondere a monosillabi lanciandomi occhiate preoccupate.
Quando termina la telefonata, si siede accanto a me senza guardarmi negli occhi ed io la sprono a dirmi cosa succede.
“Mi stanno aspettando al New Moon per preparare la festa di anniversario di Garrett e Kate”
Mi alzo felice di aver una scusa per prendere tempo, ma lei mi blocca prendendomi per il polso e guardandomi con i suoi occhioni da cerbiatta.
“Mi dispiace…”
“Tranquilla.” La rassicuro “Credo che sia meglio così…” mi lascio sfuggire e lei annuisce alzandosi in silenzio.
 
Il silenzio continua in auto e, anche se provo a spezzarlo, lei risponde con soli cenni della testa. Stufo del suo atteggiamento, mi parcheggio a lato strada attirando finalmente la sua attenzione. Mi slaccio la cintura e mi volto prendendole le mani.
“Tu mi piaci Bella. Molto. E mi dispiace che la nostra giornata sia stata interrotta, ma credo sia meglio così. Ho ancora molti scheletri nell’armadio e alcune questioni in sospeso che voglio risolvere prima di iniziare qualcosa con te…”
“Una donna?” mi chiede guardandomi con rabbia anche se prova a mascherarla con un’espressione neutra, e io nego sorridendo.
“No. Nessuna donna.” Le rispondo sincero e lei annuisce poco convinta. Anche se una parte di me continua a urlare di non farlo, le parole escono da sole “Devo risolvere il passato… ed è pericoloso”
“Riguarda i tuoi genitori?” annuisco e lei torna a guardare la strada facendo ricalare il silenzio.
Mi sistemo per ripartire, ma non voglio fare di nuovo dei passi indietro. Sento ancora il suo sapore sulle labbra e la sensazione di pace che ho provato nella baita è ancora presente. Apro la bocca per spiegarmi meglio, ma lascio perdere nel vederla assorta nei suoi pensieri.
La accompagno a casa ripensando a cosa sia giusto fare.
 
Mi parcheggio sotto casa sua e, appena apre la portiera, decido di vuotare completamente il sacco… o quasi.
“Non credo sia stato un incidente… e la persona che ha fatto del male ai miei genitori può farlo anche a te” le rivelo tutto d’un fiato facendola fermare con la mano sulla maniglia. Si volta lentamente, incredula. “Ho perso troppe persone al quale tengo per mettere a rischio anche te…”
“Mio padre è un poliziotto” mi ricorda come se fosse una soluzione.
“E chi ha ucciso i miei genitori è un killer professionista” le rispondo per farle capire la gravità della situazione. Spalanca la bocca e sgrana gli occhi facendomi pentire di averle svelato la vera natura di Demetri.
Provo a rimediare, ma lei mi blocca puntandomi il dito contro e sfidandomi con lo sguardo a provare a parlare. È rossa in viso come non l’avevo mai vista e il fuoco che vedo nei suoi occhi mi fa rabbrividire.
“Tu mi stai dicendo che i tuoi genitori sono morti non per un semplice incidente stradale, ma perché sono stati volutamente uccisi? E che quell’uomo può essere pericoloso per me? Scusa! Ma io cosa c’entro?”
“Nulla”
“E allora non riesco proprio a capire le tue parole.”
“È una storia lunga” rispondo lasciandomi scivolare sul sedile pentito di aver parlato dei miei timori. Lei in tutta risposta si siede comoda e incrocia le braccia al petto.
“Ho tutto il tempo e non mi muovo da qui fino a quando non mi hai spiegato tutto!”
“Ti stanno aspettando” le ricordo sperando che ceda, ma lei prende il telefono e digita nervosamente qualcosa sul display.
“Adesso non più” mi guarda vittoriosa ed io sbuffo.
In un secondo il suo viso si addolcisce e si imporpora. Abbassa il capo e rilascia un sospiro.
“Scusa. Non voglio essere inopportuna.” Apre la portiera “Ma non riesco a rimanere su questa giostra ancora a lungo.” Si volta verso di me e mi penetra con lo sguardo “Mi piaci Edward. Molto. So che non potrò mai capire a fondo ciò che provi perché non posso nemmeno immaginare la sofferenza che hai provato in questi anni. Ma sono disposta ad ascoltarti. Sono disposta a crederti. Sono anche disposta a darti una possibilità seppellendo per sempre il nostro passato comune. Ma non sono disposta a continuare questo tira e molla. Non so chi sia l’assassino dei tuoi genitori e non so nemmeno se è pericoloso per te o per me… Non so nemmeno perché dovrebbe esserlo… ma sono disposta a correre il rischio se tu me lo permetti e ti fidi di me abbastanza da rendermi partecipe delle tue sofferenze e del tuo passato. Se invece non sei disposto a condividere con me questa parte della tua vita… ti chiedo per piacere… lasciami andare e non tornare mai più nella mia vita. Ho già dovuto leccarmi le ferite una volta per causa tua e non sono più disposta a leccarne altre. Dici che vuoi iniziare qualcosa con me… ma da come ti comporti non capisco cosa tu intenda… un’amicizia?”
“Non intendevo un’amicizia…” le rispondo con la voce spezzata e lei scuote il capo.
“Forse hai ragione: la telefonata ha evitato che facessi una cazzata” apre completamente la portiera e mette il piede fuori dall’auto. D’istinto la fermo senza nemmeno comandare il mio corpo a farlo.
“Non so cosa potrei offrirti Bella. Nella mia mente vorrei che stessimo insieme. Vorrei raccontarti ogni singola cosa e condividere con te ogni singolo momento della mia vita … ma sono io… ero un bambino che adorava la musica e lo studio… ma avevo solo dodici anni… poi la mia vita è cambiata e solo due cose mi facevano scendere dal letto al mattino: le donne e la voglia di scoprire la verità su ciò che è successo ai miei genitori e dar loro giustizia… adesso non so più cosa voglio o chi io sia. Ho passato gli ultimi dieci anni della mia vita a rincorrere donne e Demetri… poi sei arrivata tu e il mio equilibrio ha vacillato. Sto bene con te e mi attiri come una calamita. Per te provo emozioni che non avevo mai provato. Mi piace stare con te. Mi piace vederti sorridere, sbuffare, o anche solo starti vicino. Con te mi viene naturale raccontarti di me e ricordare il passato è meno doloroso… ma l’Edward che sono con te io non lo conosco… e non sono sicuro che valga abbastanza da metterti in pericolo”
“Ma perché dovresti mettermi in pericolo?” mi chiede esasperata e con gli occhi lucidi.
“Perché sto investigando su Demetri e su Aro…”
“Aro?” io annuisco e con la coda dell’occhio intravedo la figura di Bart.
“Hai ragione. Non posso continuare con questo tira e molla e sono disposto a dirti tutto… ma non ora…” e con un cenno del capo le indico Bart che passeggia nervosamente di fronte all’entrata di casa sua “Vai alla festa e divertiti. Ci vediamo domani sera e ti racconterò tutto di fronte a un ottimo vino”
“Vieni anche tu al New Moon”
“Capisco la tua curiosità… ma non mi sembra il luogo adatto e poi… non sono tra gli invitati” le ricordo, felice che la tensione tra di noi sia scemata.
“Non voglio fare di nuovo la figura della zitella” mormora con il broncio ed io abbocco all’amo.
“E Emmett sarebbe felice di vederti…”
“Mi avevi convinto con il discorso sulla zitella” le rispondo avvicinandomi al suo viso “non so se tra me e te le cose potranno funzionare… e se il mio vero io sia quel ragazzino sfigato o il figo Masen, ma voglio provarci e non mi va qualcuno pensi che tu sia zitella” e unisco le nostre labbra per farle capire cosa intendo.
 
 
Quando arriviamo al New Moon tutto è già pronto e, vedendo le facce stravolte di Jasper, Seth e Emmett, ringrazio di non essere stato presente hai preparativi diretti da Alice.
Garrett e Kate entrano nel locale poco dopo di noi e salutano tutti calorosamente.
La serata passa allegra e sembra che nessuno abbia riportato le conseguenze della festa di ieri sera. Sono tutti contenti e parlano come se non si vedessero da anni. A differenza di ieri sera riesco a integrarmi maggiormente e Bella non mi lascia un secondo. Bart è insieme alla sua nuova fiamma che, anche se prova a stare in disparte, continua a essere buttato nella mischia da un’Alice piena di energia.
Tutto sembra filar liscio, fino a quando non usciamo dal locale e, la vista di una macchina nera parcheggiata a lato strada, non innesca un ricordo che non sapevo di avere. Demetri parcheggiato nel vialetto di fronte alla casa dei miei genitori. Il ricordo arriva così prepotente da farmi barcollare. “Bevuto troppo?” mi chiede Garrett posandomi un braccio sulla spalla come se fossimo amici di vecchia data. Io annuisco, ma non riesco a smettere di guardare la macchina nella speranza vana di vedere il guidatore anche se è troppo distante ed è troppo buio per poterlo vedere. Garrett se ne accorge e inizia anche lui a scrutare l’auto fino a quando questa non mette in moto e se ne va.
“Tutto bene?” mi chiede continuando a seguire con lo sguardo l’auto che sparisce dietro l’isolato.
“Sì. Tutto bene. Ma credo sia ora di tornare a casa…sono vecchio per fare le ore piccole due sere di seguito” rispondo avviandomi verso la macchina.
“Per me non è un problema. Devo infiltrarmi tra tossici… più le occhiaie saranno marcate e più sarò credibile” e scoppia a ridere rendendo palese il livello della sua ubriachezza.
“Cosa avete da ridere?” chiede Bella allacciando un braccio al mio fianco ed appoggiando la testa al mio petto. Il suo profumo mi circonda annullando il disagio che la macchina mi aveva creato. La stringo a me, e le sorrido chiedendole se posso accompagnarla a casa… non sono ancora pronto ad allontanarmi da lei. 

 
** ATTENZIONE SPOILER **
Chiude gli occhi come se volesse tenermi lontana dai suoi pensieri e mi abbraccia stretta prima di sospirare e alzarsi con un balzo.
“Vieni con me” esclama porgendomi la mano. 

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Capitolo 16
*** Quale Edward preferisci? ***


Ciao!!! E sono di nuovo passati due mesi... SCUSATE!
L'Universo ce la sta mettendo tutta e in questi mesi non mi ha dato respiro, ma oggi è distratto e ho subito colto al balzo l'occasione per aggiornare la storia! Spero non mi abbiate abbandonata e vi assicuro che porterò a termine questa storia e quella che ho iniziato a pubblicare... datemi solo tempo e fiducia perchè non è facile dribblare l'Universo! :-)
 
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Quale Edward preferisci?

Due sere di fila di festa non fanno per me! Non ero una festaiola durante l’adolescenza e crescendo le cose non sono migliorate. Sono stanca morta e il vino ingurgitato in queste ultime quarantotto ore inizia ad avere effetto.
Ringrazio la guida fluida di Edward o avrei già dato di stomaco. Chiudo gli occhi cercando di ricordare quanti bicchieri ho bevuto per essere di nuovo in questo stato pietoso, ma non riesco a ricordare e i bicchieri di ieri sera li confondo con quelli di stasera.
“Domani sera film e acqua” mormoro coprendomi gli occhi con la mano. Lo sento soffiare un sorriso e sorrido anche io.
“Non avevamo una serata di racconti di fronte a un ottimo vino?” mi ricorda fermando l’auto.
“Possiamo modificare il programma mettendo l’acqua al posto del vino?” cerco di trattare e lui annuisce.
“Va bene, ma decido il cibo e il luogo” accetto anche se scuotere la testa è difficile senza aumentare l’emicrania. “Vuoi che ti accompagni?” mi chiede sorridendo e, senza attendere risposta, scende dall’auto e mi apre la portiera.
“Vorrei che stessi con me anche questa notte” ammetto con i freni inibitori intorbiditi dalla stanchezza e dal vino. Lui non replica alle mie parole, ma mi accompagna in casa.
Dopo essermi lavata e messa il pigiama, lo raggiungo in cucina, dove mi attende con della tisana fumante.
“Non mi hai riposto” gli faccio notare sorseggiando la tisana che è un vero toccasana per il mio mal di stomaco.
“Non mi hai posto nessuna domanda” mi fa notare sorridendo sornione.
“La vuoi in carta bollata?” gli chiedo acida e lui scoppia a ridere.
“Mi fermo volentieri con te… sicuramente sono più tranquillo avendoti sotto gli occhi questa notte…”
“Non sono ubriaca” mi difendo consapevole che la mia sia più stanchezza che l’effetto del vino. “Sono stanca morta e non sono abituata a tutte queste feste” gli spiego alterandomi… altro sintomo della stanchezza.
Lui alza le mani in segno di resa e guarda il divano.
“Sembra comodo… dove posso trovare le coperte?”
“Sul letto… mi fido di te e il mio letto è matrimoniale” gli rispondo alzandomi e dirigendomi in camera.
Mi corico lasciando la luce del comodino accesa e lo attendo sotto le coperte. Lo sento entrare in bagno e sento l’acqua scorrere. Cullata dal rumore mi addormento senza sentirlo arrivare.
 
Mi risveglio riposata come non mai. Guardo l’ora e mi viene un colpo nel constatare che sono in ritardissimo!
Balzo giù dal letto imprecando come uno scaricatore di porto mentre cerco dei vestiti tra quelli sparsi sulla sedia accanto al letto. Ingurgito il caffè freddo allacciandomi i pantaloni e cerco la giacca mentre addendo la brioches. Ritorno come un fulmine in camera alla ricerca del cellulare per avvisare Alice mentre mi lavo i denti e impreco per non avere la terza mano per pettinarmi contemporaneamente.
“È lunedì” mormora con la voce ancora impastata dal sonno Edward ricordandomi la sua presenza.
“Sono le dieci… sono in ritardo. Tu dormi ci vediamo poi” gli rispondo correndo fuori dalla stanza e lanciandomi verso l’uscita.
“APRITE ALLE 13!” mi urla dalla camera ed io guardo il calendario cercando di fare mente locale.
È lunedì: il giorno della settimana in cui Rose è in studio per le fotografie e Alice ha gli appuntamenti con i rappresentanti… ed io sono a casa…
Richiudo la porta lentamente e, cercando di sembrare disinvolta, ritorno in camera dove mi attende un Edward assonnato e con un sorriso ironico sul volto.
“Non sto andando al lavoro… devo fare delle commissioni” mento impettita e lui fa una smorfia.
“Come bugiarda fai proprio pena” batte la mano sul letto e si ricorica “Torna a letto… io vorrei dormire ancora un po’” sbadiglia coprendosi con le coperte ed io mi avvicino cauta togliendomi le scarpe e soppesando le opzioni… tornare a dormire, fare veramente le commissioni… tornare a dormire!
Mi ricorico con una t-shirt come pigiama e mi accoccolo accanto a Edward che mi abbraccia facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
“Potrei abituarmi a tenerti così…” esclama accarezzandomi la schiena “Mi piace e mi rilassa”
“Prima però devi capire che Edward sei… lo sfigato o il figo?”
“A te chi piacerebbe che fossi?”
“Vorrei che fossi Edward” rispondo baciandogli il torace “Sei il ragazzino che era felice con la musica e i libri… e sei il ragazzo determinato che si sveglia al mattino per cercare giustizia… e le donne…” lo mordo scherzosamente e lui mi dà un pizzicotto sul fianco. “Non sei il bambino spensierato che crede solo al bello della vita perché hai provato sulla tua pelle che può essere perfida… ma non sei nemmeno lo stronzo montato che ho conosciuto all’università… hai toccato gli opposti del tuo essere… secondo me il vero Edward sta nel mezzo…”
“Sono un figo con i brufoli?”
“Più un pallone gonfiato a cui piace la musica!” gli rispondo facendolo ridere.
“Non voglio che tu mi prometta una vita insieme… non voglio promesse sul futuro, ma promesse sul presente” esclamo seria e guardandolo negli occhi. “Voglio la verità e voglio sapere perché investighi su Aro”
Ci guardiamo per un momento che sembra infinito negli occhi e posso vedere le emozioni che lo attraversano dopo la mia richiesta. È spaventato, addolorato, agguerrito e fiducioso… il suo cuore batte forte nel petto e scandisce le emozioni e i dubbi che attraversano la mia mente. Edward ha molti scheletri da disseppellire e un passato che mai potrò capire appieno… sono sicura di essere abbastanza forte e aperta da capirlo e aiutarlo?
Chiude gli occhi come se volesse tenermi lontana dai suoi pensieri e mi abbraccia stretta prima di sospirare e alzarsi con un balzo.
“Vieni con me” esclama porgendomi la mano.
 
È così concentrato e nervoso che non parliamo fino a quando non arriviamo alla baita. Più volte l’ho visto titubante, come se fosse pentito della scelta, ma qualcosa nel suo sguardo era così deciso e convinto che non mi sono azzardata a parlargli.  
Appena ci chiudiamo la porta alle spalle, Edward si ferma mordendosi il labbro.
“Non sei obbligato” gli ricordo accarezzandogli il braccio.
“Lo so” risponde sicuro dirigendosi verso il mobile in sala. Estrae una scatola e la appoggia sul pavimento di fronte al camino.
Prende un faldone e me lo porge “Questi sono i documenti che ho trovato nella casa dei miei genitori. C’è il testamento di mio padre, le lettere che ha inviato a Aro... nei suoi ultimi giorni di vita mio padre ha programmato tutto come se sapesse che era in pericolo.”
Sfoglio i documenti e leggo alcuni passaggi del testamento. Edward ha ragione, sembra che suo padre sapesse cosa stava per succedere.
“Perché pensi che sia stato Aro a volere la morte di tuo padre?” gli chiedo notando una certa confidenza nelle lettere che si sono scambiati suo padre e il suo capo.
“Demetri è l’uomo coinvolto nell’incidente…. Ed è il sicario personale di Aro” risponde arrabbiato, passandosi la mano tra i capelli.
“La polizia l’ha archiviato come un semplice incidente stradale… non può essere un caso?” provo ad azzardare, ma lui nega con il capo vistosamente.
“Aro ha manipolato la mia adozione, i miei genitori adottivi sono suoi dipendenti, come anche l’attività che dirige il mio padre adottivo.” Cerca tra i fogli nella scatola e mi passa degli estratti conto.
“Aro ha sostenuto tutte le mie spese da quando sono diventato orfano. Dai vestiti, ai libri di scuola… persino il lavoro che avevo trovato come cameriere alle superiori, non l’ho trovato per fortuna o bravura, ma perché Aro aveva messo il suo zampino…”
Trovo conferma delle sue parole nei fogli che tengo in mano e la mia confusione aumenta.
“Perché avrebbe dovuto aiutarti se ti ha reso orfano?” penso coprendomi subito dopo la bocca consapevole di averlo detto ad alta voce e scusandomi con lo sguardo.
“Ci ho pensato anche io… e credo che lo abbia fatto per tenermi buono. Mi ha agevolato la strada per evitare che mi ponessi domande. Forse credeva che fossi troppo piccolo quando è avvenuto l’incidente e dandomi una vita agiata avrei dimenticato velocemente”
“Ma non hai dovuto trovarti un lavoretto per pagarti gli studi?” gli chiedo conferma e lui annuisce.
“Tutti i conti erano bloccati e non mi andava di chiedere soldi ai Turner... li ho accettati fino a quando non ho potuto farne a meno.”
“Anche la casa e tutti i beni immobili erano bloccati… perché?” gli chiedo porgendogli il testamento.
Lui si stringe nelle spalle e rilegge la clausola.
“Credo che lo abbia fatto per paura che eventuali genitori adottivi si appropriassero dei beni di famiglia, depredando la mia eredità prima che arrivassi alla maggiore età”
“Ma non hai nessun parente in vita?” lui nega.
“Entrambi i miei genitori erano figli unici. I miei nonni sono morti giovani e quei pochi parenti che ho, sono in Europa, ma lontani come discendenza per essere chiamati per accudire un orfano”
“E Reneesme?”
“È la figlia della sorella della signora Turner… l’unica che posso reputare parente” sorride ricordando il nostro incontro scontro al supermercato.
 
“È tutto molto contorto e qualcosa non torna” ammetto dopo aver riletto alcuni fogli. Faccio una smorfia e cerco di capire cosa non torna in ciò che leggo.
“Sembra solo contorto. Hanno voluto mischiare le carte e ci sono riusciti egregiamente, ma la verità è palese: Aro ha ordinato a Demetri di uccidere mio padre per togliersi dalle scatole un soggetto scomodo.” Esclama irritato “Il problema è che solo io vedo tutto lucidamente” lancia i fogli sul tavolo con rabbia e sbuffa stropicciandosi la faccia “Non ci sono prove… anni e anni di ricerche e non ho una misera prova che incastri Aro”
“Le lettere di tuo padre” rispondo cercandole, ma lui scuote il capo.
“Non vanno bene. Si legge solo che mio padre ha notato degli ammanchi… come mi ha fatto notare tuo padre, può essere solo una prova dell’innocenza di Aro e non della sua colpevolezza. Dimostra che mio padre era un ottimo dipendente della Volturi e quindi una grave perdita per Aro.”
Sistemo i fogli e li divido di nuovo per argomento. Mi soffermo sulla risposta di Aro al padre di Edward: “Porgi i miei saluti a Elisabeth e al piccolo Edward”
“Se Aro è il mandante… perché ti ha assunto nella sua società?” gli faccio notare sicura di aver trovato ciò che non tornava.
“Sa chi sono da sempre… mi ha seguito per tutti questi anni” risponde con un filo di voce Edward.
Si dà un colpo in fronte e ringhia un “Coglione”
Si alza di scatto e prende il cellulare, digita nervosamente un numero e dice soltanto: “Vieni subito, è urgente” prima di attaccare.
“Chi era?” gli chiedo alzandomi e fermando la sua camminata nervosa per la stanza.
“Peter….” Risponde assorto. “Siamo stati due idioti. Aro sa, sa tutto e mi sta manipolando come una marionetta”
“Cosa pensi di fare adesso?” gli chiedo preoccupata.
“Devo andarmene e il più velocemente possibile… è una trappola ed io ci sono cascato come un idiota…”
“Andartene?” chiedo sentendomi il mondo crollare addosso.
“Non posso più stare qui. Non posso lavorare per lui. Mi avrà tenuto d’occhio per tutto questo tempo, sa cosa ho in mano, sa tutto… mi ha mandato qui a Seattle per tenermi lontano, per evitare che continuassi a cercare…” risponde ormai in preda al panico.
Cerco di calmarlo, ma non mi ascolta e continua a elencare tutti i suoi passi degli ultimi anni e come sicuramente Aro si è accorto di tutto. Il suono del campanello blocca la sua camminata e le sue meditazioni.
“Cosa succede?” chiede Peter preoccupato.
“ARO SA TUTTO” sbotta Edward rosso in viso. Peter sgrana gli occhi e impallidisce visibilmente.
“Come è possibile?” balbetta.
Edward scoppia a ridere isterico ed inizia a unire tutti i punti spiegando ogni singolo momento degli ultimi anni.
“Devi andartene. Dimenticare. Cambiare nome…” propone Peter incapace di trovare altre soluzioni.
“Non lascerò impunita la morte dei miei genitori” ringhia Edward lasciandosi cadere sul divano e coprendosi il viso con le mani.
“Puoi chiedere aiuto a mio padre, a Garrett…” propongo cercando di rimanere lucida almeno io.
“La polizia è al soldo di Aro” esclama Peter furente.
“Mio padre e Garrett NO!” li difendo “Non è scappando che avrai giustizia”
Mi siedo accanto a lui e gli prendo le mani tra le mie “Permettimi di aiutarti. Sono anni che lavori con Aro e non ti è mai successo niente. Non ci sono state svolte o nuove scoperte che possono far pensare ad Aro che sei vicino all’incastrarlo. Se ti licenzi o svanisci lui crederà che hai trovato qualcosa e la cosa lo farà scattare rendendolo veramente pericoloso”
“Non ho mai trovato nulla perché lui sapeva ed ha nascosto le prove che cerco…”
“Può essere” ammetto “E quindi è sbagliato scappare adesso. Diventerai suo socio e avrai maggior libertà di movimento… non mollare adesso”
Una nuova luce di speranza gli fa brillare gli occhi ed un sorriso nasce dalle sue labbra spezzando la tensione che fino a quel momento rendeva irrespirabile l’aria.
“Ma dobbiamo essere più prudenti” esclama Peter avvicinandosi “Qualche svolta c’è stata, anche se minima… e il tuo trasferimento a Seattle è veramente sospetto”
Edward annuisce a entrambi e si mette seduto con nuova energia.
“Lui sa… e io devo sfruttarlo a mio vantaggio”
“…e farti aiutare da chi lo fa di professione” finisco per lui sorridendogli incurante del suo sguardo ammonitore.
 
** ATTENZIONE SPOILER **
“Ho trovato qualcosa!” esclama Garrett entrando nella cucina di Bella seguito da Kate.
“Riconosci qualcuno?” mi chiede porgendomi una fotografia che ritrae due donne: mia madre ed Esme.
“Non sapevo si conoscessero” ammetto cercando di capire dove sia stata scattata.

L'Universo se n'è accorto, devo scappare... scusate se non rispondo alle vostre recensioni, ma sappiate che sono importantissime per me e che vi golio un modno di bene!!!!

 
 

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Capitolo 17
*** Non voglio più essere una marionetta ***


Non ci posso credere! Non solo l'Universo mi ha permesso di aggiornare il crossover, ma anche Cotta!!!
Infatti sta diluviando che sembra Forks! ahahaahaahah
Ma credo di avervi fatto aspettare abbastanza per l'aggiornamento e quindi non mi dilungo in festeggiamenti e vi auguro una buona lettura!!!

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Non voglio più essere una marionetta

Sapevo che Bella fosse caparbia, ma non immaginavo così tanto.
Non sono riuscito a farla desistere ed ha voluto a tutti i costi che mi facessi aiutare da professionisti fidati, anche conosciuti come Garrett e Charlie.
E mentre loro indagano sull’incidente dei miei genitori e su Aro, io continuo la mia farsa da buon futuro socio della Volturi.
Ammetto che non mi è difficile fingere di essere a mio agio perché adoro il mio lavoro e Aro è comunque sempre il migliore nel campo.
Ho cercato, in questi ultimi giorni, di notare le parole non dette di Aro, di vedere ciò che in questi anni mi era sfuggito, ma non ho notato nulla… almeno non nell’atteggiamento di Aro, ma, con mia grande sorpresa, in quello di Esme.
Forse sto diventando paranoico, ma durante le cene del venerdì dai Cullen, ho notato alcuni atteggiamenti strani… come se mi nascondessero qualcosa.
Anche Bella lo ha notato, soprattutto la sera in cui si parlava della vita universitaria.
Doveva essere un discorso leggero, basato soprattutto su frecciatine tra me e Bella, ed invece è finito con Esme che si scusava e si allontanava dal tavolo con la scusa di preparare il dolce.
 
“Ho trovato qualcosa!” esclama Garrett entrando nella cucina di Bella seguito da Kate.
“Riconosci qualcuno?” mi chiede porgendomi una fotografia che ritrae due donne: mia madre ed Esme.
“Non sapevo si conoscessero” ammetto cercando di capire dove sia stata scattata.
“Erano compagne di stanza all’università” risponde Garrett compiaciuto per la scoperta e porgendomi altre fotografie che ritraggono i miei genitori insieme ai Cullen, Aro e una donna sconosciuta.
“Non li avevo mai incontrati prima di iniziare a lavorare alla Volturi” e mentre dico quelle parole, un ricordo si affaccia nella mia mente. Esme che chiacchiera serena con mia madre sotto il portico di casa Masen.
“Solo i tuoi genitori si sono trasferiti da questa parte della costa. Volturi e i Cullen sono rimasti a New York”
“Ma Esme mi aveva detto di essere texana” esclama Bella prendendo alcune fotografie.
“E lo è. Si è trasferita a New York per l’università...”
“E hanno comprato casa a Seattle il giorno prima che tu venissi adottato” finisce per lui Kate.
La testa inizia a girarmi ed una stretta mi prende la gola togliendomi il fiato. Ricordi dei Cullen e di Volturi insieme ai miei genitori iniziano a bombardarmi la testa dandomi un fortissimo senso di nausea.
Sento la voce ovattata di Bella che mi chiama, percepisco mani che mi toccano mentre il mio corpo si trasforma in un burattino nelle mani di Aro. Guardo le fotografie per rimanere ancorato alla realtà e più le guardo più i ricordi tornano alla mia mente e i fili di Aro si stringono ai miei polsi.
Mi alzo di scatto facendo cadere la sedia e, con le fotografie ancora in mano, corro verso la macchina deciso a dare un taglio al teatrino che è la mia vita.
 
Freno la macchina di fronte a casa Cullen e mi dirigo a grandi passi verso l’entrata. Busso senza preoccuparmi di rovinare la porta sofisticata e smetto solo quando un’Esme preoccupata la apre. Con uno spintone apro completamente la porta e le ringhio
“Adesso mi dici tutto!” alzo le fotografie all’altezza dei suoi occhi “Chi sei tu? Perché conoscevi mia madre?”
“Edward!” mi chiama Carlisle con la sua classica voce calma, anche se posso sentirne il tremore. Lo fulmino con lo sguardo e chiudo la porta non troppo dolcemente.
“Come avete potuto trattarmi come un burattino per tutto questo tempo? Si può sapere cosa vi ho fatto o vi ha fatto mio padre per permettervi di trattarmi come un bambolotto?” sbotto irato stringendo i pugni e trattenendomi dal colpire in pieno viso il signor Cullen.
“Non ti abbiamo mai trattato come un burattino. Perché pensi questo?” chiede Carlisle facendo finta di non capire.
“Voi conoscevate i miei genitori. Voi vi siete trasferiti a Seattle poco prima che ci arrivassi io. Voi siete i migliori amici di Aro… voi…”
“Noi stiamo tenendo fede a una promessa fatta” mi ferma con voce decisa Esme.
“Ad ARO?” ringhio stringendo maggiormente i pugni e cercando di allontanare la nausea che provo nel trovarmi di fronte ai complici dell’assassino dei miei genitori.
“A tua madre” risponde Esme con le lacrime agli occhi.
“E a tuo padre” le fa eco Carlisle facendo un passo verso di me e allungandomi una mano. “Seguimi e ti diremo tutto”
Scuoto il capo rendendomi conto che sono un idiota. Mi sono presentato da solo nella tana del lupo e tra pochi minuti potrei fare compagnia ai miei genitori. “Ditemi tutto adesso. Qui”
Carlisle fa un profondo respiro e posa un braccio sulla spalla di Esme che piange senza più freni.
“Esme era la miglior amica di tua madre…”
“Non vi ricordo” lo blocco e lui annuisce.
“Durante l’università erano inseparabili… ma poi l’amore e il lavoro le ha separate.”
“Seattle dista poche ore di aereo da New York” gli faccio notare.
“E infatti per i primi anni si sono frequentate. Esme è la tua madrina di battesimo e Aro è il tuo padrino”
“MENTI” urlo ripensando alle fotografie che avevo trovato a casa dei miei genitori e non ricordando i loro volti in nessuna di esse.
Carlisle mi sorride e scompare in salotto per tornare insieme a una fotografia che mi ritrae neonato tra le braccia di Esme, con Aro alle sue spalle.
“Aro ha voluto cancellare ogni traccia della nostra esistenza dalla tua vita”
“Perché?” chiedo furente e lui scuote il capo.
“Ci ha chiesto di non intrometterci… e abbiamo deciso di ascoltarlo”
“Vi ha minacciato?”
“No. Ma Aro sa più di quello che dice e prevede sempre ogni cosa… solo una volta non abbiamo voluto ascoltarlo… e i tuoi genitori ne hanno pagato le conseguenze”
Le gambe mi cedono facendomi ritrovare seduto sul pavimento. La vista si fa offuscata mentre le lacrime mi bagnano le guance. Ricordi che credevo persi continuano a fare capolino facendomi girare la testa.
“Io e tua madre eravamo grandi amiche. Frequentavamo la stessa università, vivevamo insieme… sono io che le ho presentato tuo padre.” Alzo il viso verso la voce dolce di Esme e chiudo gli occhi mentre mi accarezza la guancia “Carlisle era un uomo molto timido e ha mandato tuo padre a conoscermi” sorride sedendosi accanto a me e prendendomi le mani tra le sue “Ed io, per ricambiare il favore, ho presentato tua madre a tuo padre… ed il resto è storia”
“Cosa c’entra Aro?” chiedo con la voce rotta guardando Carlisle.
“Io, tuo padre e Aro eravamo vicini di casa. Siamo cresciuti insieme ed eravamo inseparabili fino a quando il lavoro e l’amore non ci ha allontanato”
“Aro ha mandato mio padre a Seattle…”
“Perché era l’unico uomo di cui si fidava” sospira e si siede anche lui sul pavimento vicino a me appoggiando stancamente la testa al muro e incrociando le mani sulle ginocchia piegate. “Eravamo tutti e tre dei poveracci con grandi ambizioni. Ci siamo sostenuti a vicenda per tutto il periodo degli studi, e non parlo solo emotivamente. Credevamo in noi stessi e, non avendo una famiglia danarosa alle spalle, abbiamo dovuto rimboccarci le maniche. Finita l’università io e tuo padre abbiamo trovato la donna della nostra vita e Aro la sua vocazione.” Soffia una risata e continua “Sia io che tuo padre abbiamo lavorato per lui per un paio di anni, poi io ho trovato la mia strada e, insieme a Esme, ho iniziato a costruirla lasciando, anche se di malavoglia, in disparte tutto il resto della mia vita: la famiglia, gli amici, le feste… io e Esme, non potendo avere figli, ci siamo dati anima e corpo a costruire il nostro impero, mentre tuo padre cresceva un figlio e Aro la sua società.”
“Perché ha voluto cancellare la vostra esistenza dalla mia vita?” gli chiedo asciugandomi le lacrime.
Si stringe nelle spalle mordendosi il labbro.
“Sono sincero quando ti dico che non lo so”
“E voi lo avete accettato così? A scatola chiusa?” chiedo furente e perdendo la stima che provavo per loro.
“Ci siamo trasferiti a Seattle per starti vicino” risponde Esme ed io la guardo stranito.
“E vi sembra abbastanza? Ero solo un bambino! Ho perso entrambi i genitori in una sola notte. Sono stato adottato da due persone che non hanno idea di cosa significhi essere genitori. Ho patito le pene dell’inferno a scuola per i bulli e gli incubi che mi tormentavano la notte sapendo che ero solo al mondo a differenza di tutti quelli che conoscevo. Avevo bisogno di voi, avevo diritto di sapere che non ero solo!”
“Abbiamo provato ad avvicinarti…” si difende Esme ed io scoppio a ridere.
“Ma Aro ve lo ha vietato e voi da brave pecore avete eseguito gli ordini” mi alzo con uno scatto e mi drizzo nelle spalle. “Credevo foste brave persone… invece siete come tutti quei pecoroni al soldo di Aro. Dite di essere stati amici dei miei genitori ma continuate a frequentare il loro assassino” Esme trattiene il fiato alle mie parole e Carlisle si alza con uno scatto posandomi una mano sulla spalla.
“Aro non avrebbe mai fatto del male a tuo padre” gli tolgo la mano stizzito e ghigno alla sua stupidità.
“Demetri non fa un passo senza che sia Aro a ordinarglielo”
“Demetri?” chiede con voce stridula Esme.
“Dite al vostro capo che ho scoperto tutto e che da ora in poi non sarò più la sua marionetta. Se vuole uccidermi, lo faccia pure, lo sto aspettando, ma non faccia il codardo e mi uccida guardandomi in faccia” e con quelle parole me ne vado da casa Cullen.
 
Arrivo alla macchina e con mani tremanti cerco le chiavi, quando una mano mi si posa sul braccio facendo sobbalzare.
“Scusa” mormora Bella sorridendomi timida. “Tutto bene?” mi chiede fermando il tremore della mia mano e prendendomi le chiavi per aprire l’auto.
Annuisco e sospiro appoggiandomi sul lato dell’auto e coprendomi gli occhi con la mano.
“Non potevo continuare a essere la loro marionetta. Adesso Aro sa e farà la sua mossa.” Apro gli occhi e le poso le mani sulle spalle. “Lo so che non era ancora il momento e che per l’ennesima volta ho rovinato tutto” prova a zittirmi posandomi una mano sulle labbra, ma io continuo “Devi starmi lontana… la guerra è iniziata e non voglio che tu ci finisca in mezzo”
“Io non me ne vado” risponde sicura guardandomi negli occhi ed io scuoto il capo.
“Invece lo farai. Aro arriverà presto e devo risolvere questa faccenda una volta per tutte.”
“La risolveremo insieme”
“NO!” sbotto consapevole che non capisca la gravità della situazione. Del pericolo che corre standomi vicino.
“Aro è potente e ha Demetri. Tu non puoi sconfiggerlo da solo… Tu non sei solo! Ci sono io, c’è mio padre, Garrett e tutti gli altri…”
“Tutte persone innocenti che non devono intromettersi. Stammi lontano. Trovati un uomo, sposatelo, facci dei figli e dimenticati di me. Addio Bella”
La allontano con uno spintone e salgo in macchina partendo sgommando.

 
** ATTENZIONE SPOILER **
“E allora vai da lui!” urlai ormai fuori di me “Se proprio ci tieni a farti uccidere, dai un taglio alle nostre pene e affrontalo faccia a faccia. Vai, fatti uccidere, così sì che sicuramente i tuoi genitori avranno la giustizia che meritano” lo vidi fare un passo verso di me con i pugni stretti...


 

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Capitolo 18
*** Cullen ***


BUONASERA!!!! E proprio quando ormai le speranze sono perdute... io ritorno senza preavviso!!!
Buon post ferragosto a tutte!!! 
Vi sono mancata un pochino? A me siete manchate tantissimo!! 
Chissà... forse all'anniversario dell'inizio delle mie sventure che mi hanno tenuta lontana da voi coincide con l'inizio di un nuovo periodo dove potrò di nuovo stare in vostra compagnia almeno una volta alla settimana! Incrociamo le dita e gustiamoci insieme questi ultimi capitoli di questa luuunga storia!!
UN ABBRACCIO E BUONA LETTURA!

 

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Cullen

 
Lo guardo allontanarsi incapace di muovere un solo muscolo. Lo so che le sue ultime parole erano dettate dalla paura. Ha svegliato il can che dorme, un cane che quando morde uccide ed è molto più potente di lui. Non ha possibilità di uscirne illeso se non permette a nessuno di aiutarlo.
Una mano mi si posa sulle spalle ed io sobbalzo trattenendo un urlo.
“Non è come lui pensa” la voce gentile di Carlisle mi arriva alle spalle “Entra. Fa freddo qui fuori”
Annuisco e lo seguo all’interno della casa. Con la coda dell’occhio vedo Garrett nascosto nei cespugli e gli sorrido per tranquillizzarlo.
 
Mi accomodo vicino ad un’Esme in preda ai singhiozzi e le accarezzo la schiena abbracciandola forte quando si volta.
“È come un figlio per noi ed abbiamo sofferto in questi anni per la distanza imposta. Lo vedevamo crescere e non potevamo condividere nulla con lui. Ho visto i suoi momenti bui, le sue crisi, le sue paure… ma non potevo fare nulla… solo seguirlo e soffrire in silenzio…”
“Perché non gli siete stati vicini?” chiedo confusa.
“Perché Aro ce lo ha vietato” ammette Carlisle guardandomi negli occhi senza ombra di vergogna. “E negli anni abbiamo capito che Aro non impone mai nulla senza avere un buon motivo”
“Ma non glielo avete chiesto? Avete accettato e basta?” sbotto furente e loro negano.
“Glielo abbiamo chiesto più volte, ma è sempre stato vago nella risposta.”
Carlisle sospira e mi prende le mani tra le sue.
“Io, Aro e Anthony eravamo come fratelli. Siamo tutte e tre figli unici, la vicinanza delle nostre case ci ha permesso di crescere insieme. Aro è il più grande, quello con la testa sul collo, la nostra guida. Fin da quando eravamo piccoli è sempre stato un ottimo consigliere. Ci copriva quando io e Tony facevamo qualcosa che i nostri genitori non volevano, ci difendeva dai bulli e ci spronava a migliorarci. Anthony era la testa calda del gruppo e più volte ha provato a non seguire i consigli di Aro, anche se ogni volta finiva sempre nello stesso modo, con lui che correva da Aro a chiedere scusa e una soluzione. E poi c’ero io, il più piccolo che reputavo entrambi i miei eroi e li seguivo sempre, felice di essere uno di loro.”
“Aro non avrebbe mai fatto del male a Anthony” si intromette Esme guardandomi con occhi lucidi e negando leggermente con il capo.
“Ma le prove…”
“Quali prove?” mi blocca Carlisle preoccupato.
Scuoto il capo cercando di mettere ordine tra i pensieri e li guardo negli occhi per capire se mi posso fidare o ha ragione Edward a reputarli dei complici di Aro.
“Demetri ha ucciso i genitori di Edward” rimango sul vago “E Demetri lavora per Aro”
“Demetri” ripete a denti stretti Carlisle. “Da quando è entrato nella vita di Aro tutto è andato a rotoli… quell’uomo è una piaga, ma Aro non sente da quell’orecchio”
“Se Aro voleva così bene a Anthony, perché continua a lavorare con la persona che lo ha ucciso?”
“È una domanda che tutti ci siamo posti e al quale Aro risponde con la classica frase: è stato un incidente” risponde Esme con una smorfia.
“E voi ci credete?” il silenzio è la risposta anche se gli sguardi che si scambiano sono la conferma che cercavo.
“Non siamo i cattivi, Bella. Vogliamo bene a Edward come se fosse un figlio. Mi pento ogni giorno per non essergli stata vicino negli anni in cui Beth era ancora viva, ma era doloroso per me vedere la felicità sul volto della mia miglior amica, una felicità che non avrei mai provato… sono una brutta persona, lo so, lo ammetto. Ma sono umana e ho sempre desiderato avere un figlio. Quando Edward ha iniziato a camminare, a chiamarla mamma… mentre io continuavo a sentire medici che mi davano speranze mal riposte… sono caduta in depressione e la mia medicina è stata dare anima e corpo sul lavoro dimenticando per sempre un sogno irrealizzabile… ho capito troppo tardi che stavo perdendo l’unica occasione che Dio mi stava donando per veder crescere un bambino…” scoppia in lacrime nascondendo il viso tra le mani.
Cerco di consolarla accarezzandole la schiena, e lei si lascia andare sfogando tutto il dolore e il senso di colpa.
“Ma ho cercato di rimediare standogli vicino da lontano… so ogni singola sfaccettatura della sua vita…”
“Ma non sapevi di me” le ricordo ripensando alla nostra chiacchierata nella camera d’albergo.
Lei fa una smorfia e china il capo “Sapevo di te” guarda Carlisle e sorride dolcemente “E entrambi abbiamo tifato per te” mi stringe la mano nella sua “Sei stata una boccata d’ossigeno per Edward e speravamo entrambi che trovasse la pace con te”
“Come poteva senza dirmi della scommessa?”
“Un miracolo?” scherza Carlisle “Abbiamo visto il cambiamento di Edward dopo averti conosciuta e come è tornato ad essere irrequieto quando vi siete lasciati… sono felice che il destino vi abbia fatto rincontrare”
“Avete scelto il mio libro per farci incontrare?” chiedo mettendo in dubbio la mia bravura come scrittrice e sentendomi anche io una marionetta, ma la loro espressione incredula mi fa tornare a respirare.
“Siamo professionisti e non ci piace manipolare le persone… e a essere sincero mi sono ricordato di te dopo aver visto la reazione di Edward nell’ufficio di Aro” ammette Carlisle grattandosi la nuca in soggezione.
“Io ti ho riconosciuta quando sei entrata nel ristorante, ma vedendo come vi eravate lasciati e vedendoti in compagnia del tuo agente, non immaginavo che vi sareste riavvicinati così…” mi fa l’occhiolino maliziosa e mi dà una spintarella con la spalla. “ammetto che sono venuta a parlarti perché volevo sapere le parti mancanti della vostra storia… sapevo che non aveva vinto la scommessa, ma volevo conoscere la tua versione…”
“Donne!” esclama alzando gli occhi al cielo Carlisle facendoci scoppiare a ridere.
 
Finalmente la tensione è scesa nella stanza e guardo per l’ennesima volta i Cullen rendendomi conto che non sono persone cattive. Non sono nemici e sono convinta che, se Edward glielo permettesse, sarebbero ben disposti ad aiutarlo a scoprire la verità.
Guardo l’ora accorgendomi che sono ore che parliamo. Li saluto e li ringrazio per aver chiarito la situazione e come ultima cosa gli chiedo la cortesia di non dire ad Aro della chiacchierata che hanno avuto con me e Edward. Anche se titubanti mi promettono di non farlo e mi salutano con la promessa di essere disponibili per qualsiasi aiuto.
Corro in macchina e mi dirigo verso casa digitando il numero di Edward.
 
Arrivo al suo appartamento ed inizio a bussare chiamandolo, ma non ricevo risposta. Provo a telefonargli, ma il cellulare continua a suonare a vuoto.
Corro giù dalle scale per andare alla baita, il luogo in cui si rifugia.
 
Lo trovo con la testa china sul volante. Apro la portiera e lui si alza con uno scatto. Ha gli occhi rossi e gonfi e mi guarda senza vedermi.
“Non sei solo” mormoro abbracciandolo e lui scoppia in lacrime singhiozzando “La supereremo insieme. Non sei solo”
Lo faccio alzare e lo accompagno dentro la baita. Ci accomodiamo sul divano rimanendo in silenzio. Lui sfoga tutto il suo dolore ed io lo cullo sussurrandogli che tutto si risolverà.
Quando si calma, lo bacio sulla tempia e gli racconto ciò che mi hanno detto i Cullen. Lui mi ascolta, ma senza reazioni, come se parlassi del tempo.
“I tuoi genitori avranno la giustizia che meritano. Non sei solo… e la tua squadra è ben assortita” provo a scherzare, ma lui non sorride, appoggia stancamente la testa nell’incavo del mio collo e sospira stringendomi forte.
Rimaniamo in quella posizione per ore. Il sole ormai è tramontato quando Edward inizia a muoversi.
“Ti avevo detto di starmi lontana” mormora con voce roca alzando il viso e guardandomi negli occhi.
“Non ti ho ascoltato” ammetto accarezzandogli il viso.
“Demetri è pericoloso… non voglio che facciano del male anche a te…”
“Ed io non voglio che lo facciano a te…” scuote il capo e si riappoggia sul mio petto.
“Non importa cosa dicono i Cullen… Aro è coinvolto…”
“Scopriremo in che modo e lo incastreremo…”
“Perché lo fai?”
“Perché…” mormoro incapace di finire la frase e lo stringo forte sperando che gli basti come risposta. Ricambia l’abbraccio e china il capo unendo le nostre labbra.
“Perché sei testarda…” alita nella mia bocca continuando ad accarezzarmi le labbra con le sue, prima di unire le nostre lingue in una danza lenta e delicata.
 
***
 
Ovviamente non tutto è andato liscio. Quando Edward si è ripreso dalla sfuriata con i Cullen e dal momento romantico sul divano della baita, la sua testardaggine ha fatto di nuovo capolino rendendo impossibile un dialogo civile.
Quando gli ho proposto di trasferirsi da me per non rimanere solo, lui ha sbottato dicendomi che non era la scelta migliore. Ormai si era esposto troppo e non credeva alla promessa che mi avevano fatto i Cullen di non avvisare Volturi. Era spaventato, lo si vedeva dallo sguardo, ma non lo avrebbe mai ammesso e non mi avrebbe mai permesso di aiutarlo. Abbiamo litigato fino a notte fonda senza arrivare a una soluzione che andasse bene a entrambi. Era convinto che rimanere solo fosse la cosa migliore, mentre io continuavo a pensare che non poteva affrontare un probabile assassino da solo.
“E allora vai da lui!” urlai ormai fuori di me “Se proprio ci tieni a farti uccidere, dai un taglio alle nostre pene e affrontalo faccia a faccia. Vai, fatti uccidere, così sì che sicuramente i tuoi genitori avranno la giustizia che meritano” lo vidi fare un passo verso di me con i pugni stretti e mi preparai a ricevere uno schiaffo. Il suo viso era deformato dalla rabbia, i suoi occhi erano fuori dalle orbite iniettati di sangue.
“Non sono affari tuoi!” mi urlò contro ed io feci un ulteriore passo verso di lui.
“Lo sono dal momento stesso in cui sei entrato nella mia vita! E non ti permetto di tenermi questa spada di Damocle sulla testa. Non ti permetto di mettermi in disparte in attesa di leggere sui giornali la tua morte. Ti amo e non ti permetto di lasciarmi di nuovo” il mondo si cristallizzò e il suo viso mutò cambiando colore dal rosso della rabbia al bianco.
Provò a parlare, ma boccheggiò soltanto ed io mi accorsi di ciò che avevo detto.
Presi la giacca e mi incamminai verso la porta “Se ci tieni a farti uccidere, fallo. Hai ragione non ho nessun diritto sulla tua vita” e me ne andai sbattendo la porta pregando che facesse esattamente l’opposto di ciò che gli avevo detto.
 
***
 
Mi spoglio e mi infilo in doccia. Mi siedo con la testa rivolta verso il sifone e a occhi chiusi mi gusto il getto dell’acqua cercando di allontanare i cattivi pensieri. Gli ho detto che lo amo nella stessa frase in cui l’ho spronato ad andare a farsi uccidere… ma cosa ho che non va?
 
Ripenso ai documenti, alle teorie di Edward, ai racconti dei Cullen… qualcosa non torna… ma cosa?
 
Decido di uscire dalla doccia quando la pelle è ormai raggrinzita e l’acqua inizia a raffreddarsi. Mi copro con l’accappatoio e, a piedi nudi, mi dirigo verso la cucina. Prendo un bicchiere d’acqua e mi siedo sul divano. A occhi chiusi continuo a ripensare al passato di Edward. Un leggero bussare mi fa destare dal dormiveglia nel quale ero scivolata. Apro la porta e un Edward sconvolto, con il capo chino mi mormora.
“Non sono abituato ad avere qualcuno vicino che non sia Peter…”
Mi faccio da parte e lo invito a entrare.
“Fatti una doccia. Io preparo la tisana” rispondo togliendogli la giacca e indicandogli il bagno.
Lui esegue ed io sospiro felice che sia qui.
Quando esce dalla doccia ci sediamo sul divano e gli passo la tisana.
Beviamo in silenzio, e le parole che gli ho urlato volteggiano sulle nostre teste aumentando l’imbarazzo.
“Hai deciso cosa farai?” gli chiedo rompendo il silenzio.
“Tu credi ai Cullen?” mi chiede ed io annuisco. “Loro reputano Aro un amico…”
“E Demetri una spina nel fianco” puntualizzo.
“Ma il braccio destro di Aro…”
“Qualcosa non quadra… non so cosa… ma la tua teoria ha qualche falla” ammetto cercando di non offenderlo e lui alza un sopracciglio. Faccio una smorfia e gli do un bacio a schiocco “Solo una falla… ma non ho ancora capito quale… forse dormendoci sopra capiremo…”
“Quindi è deciso che dorma da te?” mi chiede sorridendo sghembo.
“Ovvio!”


 
** ATTENZIONE SPOILER **
Entro fischiettando nell’appartamento e rimango di sale nel trovare Aro appoggiato al tavolo in cucina.
“Vedo che il viaggio a Seattle è stato utile” esordisce sorridendomi e sorseggiando del liquore.
“Come hai fatto a entrare?” gli chiedo posando la borsa e togliendomi la giacca.
Si stringe nelle spalle e posa il bicchiere avvicinandosi di un passo. Arretro e lui allunga una mano per fermarmi.



 

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Capitolo 19
*** Non era come sembrava ***


CIAO A TUTTE!!!
Non sono riuscita ad aggiornare velocemente come speravo, ma i tempi si accorciano sempre di più e se andiamo avanti così tornerò, come un tempo, ad essere più costante!
Questo è un capitolo per me speciale:
La terza parte di Cotta è stata la storia più difficile da scrivere per me perchè non volevo cadere nel banale, non volevo nemmeno contraddirmi con situazioni descritte nel primo e nel secondo Cotta... volevo tenere alto il soprannome che mi hanno dato di Enigma e Genio del male... e unire tutto questo in questo anno un pò particolare della mia vita, non è stato facile e non sono nemmeno sicura di esserci riuscita... incrocio  le dita e spero di non aver deluso le vostre aspettative e di non avervi fatto pentire di aver aspettato così tanto per un leggere un finale che non vi soddisfa... 
Dopo questo capitolo ci sarà l'epilogo... ma questo è il capitolo che mi ha fatto penare di più e per il quale ho riscritto mille volte i capitoli precedenti...
incrocio le dita e vi auguro una buona lettura!!!



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Non era come sembrava
 
La notte passa tra incubi e ricordi che riaffiorano. Le mie teorie, insieme ai discorsi dei Cullen e le scoperte degli ultimi mesi, si mescolano facendomi cadere in un baratro senza fondo. Mi sveglio madido di sudore e con il cuore che mi batte in gola. Cerco di prendere aria mettendomi seduto, ma la testa mi esplode e mi fa ricadere sul cuscino. Mi volto verso Bella che dorme serena. Mi ha detto che mi ama ed io sono rimasto bloccato.
Le accarezzo il viso e le bacio la fronte ringraziandola mentalmente per essere ancora qui accanto a me. Mi ama, me lo ha detto, me lo sta dimostrando… e credo che sia la cosa che mi spaventa di più.
Io non so cosa provo per lei. La amo? Forse sì. Non so… so solo che non riesco a stare senza di lei. Lei mi dà l’energia che mi manca per superare questo momento orribile. È la persona con il quale riesco a essere me stesso senza difficoltà. Mi sento perso al solo pensiero di non vederla più e quando sono uscito dalla casa dei Cullen credo che la mia vera paura non fosse quella che Aro mi trovasse e mi uccidesse, ma che le succedesse qualcosa.
La stringo a me, incurante del suo mugugnare e le bacio i capelli.
“Grazie di esistere” le sussurro stringendola maggiormente e addormentandomi cullato dal suo respiro.
 
***
 
Come da direttive di Miss Swan, mi sono presentato in ufficio come ogni giorno, con la sola differenza di Garrett che mi fa da guardia del corpo a distanza.
 
La giornata lavorativa passa senza intoppi e termino il lavoro con ben due ore di anticipo. Consegno il tutto e come sempre avviso Aro tramite email dell’avanzamento dei lavori.
Spengo il computer, saluto tutti e decido di passare all’appartamento per prendermi un cambio dato che, capo Swan donna, ha deciso che vivrò da lei per un po'.
Mi alletta l’idea di vivere con lei. Non ho mai convissuto con nessuno, ma in queste ultime settimane, per un motivo o per l’altro, ho vissuto con Bella e mi piace svegliarmi al mattino vicino a lei o addormentarmi dopo aver chiacchierato a letto.
 
Entro fischiettando nell’appartamento e rimango di sale nel trovare Aro appoggiato al tavolo in cucina.
“Vedo che il viaggio a Seattle è stato utile” esordisce sorridendomi e sorseggiando del liquore.
“Come hai fatto a entrare?” gli chiedo posando la borsa e togliendomi la giacca.
Si stringe nelle spalle e posa il bicchiere avvicinandosi di un passo. Arretro e lui allunga una mano per fermarmi.
“Non sono il nemico, Edward”
“Trovarti nel mio appartamento non conferma la tua frase”
“Non esiste un posto più sicuro di questo” risponde tranquillo ed io faccio una smorfia ricordando le foto che erano riusciti a fare Jasper e Emmett durante il periodo della scommessa.
Fa un sospiro e si siede al tavolo invitandomi a sedermi.
Si stropiccia la faccia e si slaccia la cravatta lasciando per la prima volta in mia presenza il suo fare perfetto e distinto.
“Come sei entrato?” chiedo nuovamente senza sedermi.
“Ho il doppione della chiave. Sono il vecchio proprietario…”
Sorrido ironico sapendo che era scontato. Lui è il burattinaio della mia vita, non poteva non esserlo anche per l’appartamento.
“Così i Cullen hanno spifferato tutto…” continuo versandomi da bere, ma continuando a stare in piedi.
“No. I Cullen sono persone fidate e mantengono le promesse fatte. Sono stato avvisato da Alec”
“Alec?” gli chiedo cercando di unire il nome ad una faccia.
“Il tuo angelo custode”
“Il mio cosa?”
“Siediti per favore Edward”
“NO! Non mi siedo! Come ti avrà detto Alec, il mio angelo o il mio diavolo, non sono più disposto ad essere la tua marionetta. Sono stufo di vivere una vita secondo le tue regole.” Sbotto sbattendo il bicchiere sul tavolo e incenerendolo con lo sguardo.
“Non sei la mia marionetta. Non ho mai voluto influenzare la tua vita… volevo solo agevolarti…”
“Agevolarmi? Uccidendo i miei genitori?” ringhio prendendolo per il bavero e alzandolo di peso.
“Non sono io l’assassino dei tuoi genitori. Io volevo bene a Anthony e a Elisabeth”
“Non permetterti di nominarli” lo ammonisco strattonandolo. “Tu sei un bastardo, un assassino”
Lo spintono lontano da me per non cadere nella tentazione di prenderlo a pugni.
Lui si sistema la camicia e mi guarda amorevole.
“La situazione non è semplice come pensi e credo che sia giunto il momento di dirti tutto…”
“So già tutto” sbraito prendendo la scatola che contiene tutte le mie scoperte e sbattendogliela di fronte. “Quindi smettila di fingere con me. Se sei venuto per uccidermi, fallo e scriviamo la parola fine a questo teatrino”
“Non sono venuto per ucciderti, Edward” mi risponde guardandomi come se avessi due teste.
“Son qui perché la situazione mi sta sfuggendo dalle mani e non sono più in grado di difenderti…”
“Cosa stai blaterando?” gli chiedo cercando di non farmi incastrare dal maestro.
“So cosa contiene quella scatola.” Dichiara allontanandola e estraendo un faldone dalla giacca “Molti di quei documenti te li ho fatti trovare io” mi porge il faldone e mi invita con lo sguardo a prenderlo. Con titubanza lo afferro ed inizio a sfogliarlo. Sono la copia dei documenti che avevo trovato in casa dei miei genitori.
“La polizia non poteva trovarli perché non c’erano. Li ho messi nel cassetto appena sei entrato in possesso delle chiavi di casa. Volevo che li trovassi e che scoprissi la verità.”
Sfoglio incredulo i documenti e poi alzo lo sguardo piantandolo nel suo. “Io avevo le mani legate. Troppe persone dipendevano dai miei movimenti, ma tu avevi libertà di movimento. Demetri si era dimenticato di te…”
“Demetri è il tuo sicario ed ha ucciso i miei genitori sotto tuo richiesta”
Lui scuote il capo e si lascia cadere stanco sulla sedia. Si prende la testa tra le mani e sospira.
“Anthony era come un fratello per me, come puoi pensare che io lo volessi morto”
“Un fratello che non sei mai andato a trovare. Non mi ricordo di te, non mi ricordo dei Cullen eppure continuate a dire che mio padre era come un fratello per voi.” Gli faccio notare.
“Ti ho visto nascere. Ti ho visto fare i primi passi, dire le prime parole…”
“Dimostramelo”
“Adesso non posso”
“Non ci sono fotografie, lettere… nulla che dimostri ciò che tu e Carlisle dichiarate…”
“Ci sono… le ho fatte sparire perché Demetri non doveva ricordarsi di te”
“Cosa c’entra Demetri?”
“Tutto ha a che fare con Demetri. Il mio allontanamento dalla tua famiglia, il trasferimento di tuo padre a Seattle e quello dei Cullen in Texas. Volevo tenervi lontani da Demetri. Voi eravate l’unica arma che aveva contro di me.”
“Demetri è un tuo sottoposto… tu comandi, lui esegue”
“Lui esegue… ma nessuno lo comanda”
Scoppio a ridere per la sua frase così piena di bugie “Smettila di mentirmi Aro. Lavoro con te da cinque anni e conosco il rapporto che lega te a Demetri. Lui fa il lavoro sporco e tu ne esci pulito. Non muove un passo senza un tuo comando!”
“Adesso basta!” sbraita battendo il pugno sul tavolo zittendomi. “Credevo fossi un ragazzo più sveglio, Edward!” lancia il faldone sul tavolo e toglie il coperchio alla scatola “Ti ho fatto trovare tutti i documenti che ti servivano per capire la verità e fare giustizia per i tuoi genitori.”
Prende le fotografie che ha trovato Garrett e le appoggia sul piano del tavolo mettendo sopra tutte quelle che ritrae i tre amici giovani e sorridenti.
“Eravamo come fratelli. Trent’anni passati in simbiosi. Nemmeno il lavoro e l’amore erano riusciti a separarci. Nessuno di noi faceva un passo senza l’altro. L’arrivo di Esme e Beth hanno solo allargato la nostra cerchia, non l’ha divisa!”
Prende il faldone dell’orfanotrofio e lo apre sopra le fotografie.
“Appena ho saputo dell’incidente sono corso a Port Angeles. Ti ho fatto trasferire prima che Demetri terminasse il lavoro. Ti ho fatto ospitare nella casa famiglia migliore della costa e ti ho fatto adottare da due dei miei migliori agenti per tenerti al sicuro…”
Prende il testamento e lo apre sopra tutti gli altri fogli.
“Mi sono assicurato che nessuno toccasse la ricchezza che tuo padre aveva messo da parte con tanto sacrificio per te. Ho giocato sporco? Ho fatto cose illegali? SI! Ma solo per proteggerti”
Sposto i fogli guardandoli con una nuova consapevolezza e le cose iniziano a quadrare. I punti che non riuscivo a unire, si allineano come per magia e tutto mi è chiaro per la prima volta dopo anni.
Non trovavo le prove perché cercavo quelle sbagliate e non vedevo quelle che avevo sotto gli occhi!
Ma ciò non cambia il fatto che Demetri ha ucciso i miei genitori ed è il braccio destro di Aro.
“Dici che hai fatto tutto questo per difendermi da Demetri, ma lo tieni accanto a te come se fosse il tuo uomo più fidato… come posso credere alle tue parole?”
“Demetri è mio fratello…” mormora sfinito.
“Sei figlio unico e non avete lo stesso cognome” gli faccio notare anche se, pensandoci attentamente, hanno alcuni tratti simili.
“Siamo stati adottati da due famiglie diverse… lui mi ha cercato appena ha raggiunto la maggiore età. Non ha avuto un’infanzia felice come la mia, nemmeno un’adolescenza facile… e quando mi ha trovato e ha visto come invece la mia vita è stata felice e semplice in confronto alla sua… mi ha incolpato di tutte le sue disgrazie. Io sono il minore tra i due e sono stato scelto per primo. Mi ricordavo vagamente di lui, ero molto piccolo e con il tempo ho dimenticato. Invece lui era già grande e si ricorda ogni singolo momento con i nostri veri genitori e alla casa famiglia. A suo dire mi ha sempre difeso. Si è preso le botte al posto mio e ha accettato di essere separato da me per permettermi di avere una vita migliore. Ci siamo promessi di ritrovarci… ma io non mi ricordo… avevo tre anni all’epoca…” si giustifica con gli occhi lucidi “Ma lui non riesce a capire e ha deciso che sono in debito con lui…” si asciuga gli occhi e si versa del liquore trangugiandolo in un sorso. “si è presentato nel mio ufficio e dopo i primi minuti di lacrime e abbracci, si è seduto alla mia scrivania e ha preteso la sua parte. Ho cercato di farlo ragionare e gli ho promesso un posto di prestigio nella mia società, ma lui voleva sempre di più… e quando gli ho presentato tuo padre e Carlisle il suo odio è salito alle stelle. Li vedeva come delle minacce e non servivano le mie parole per farlo ragionare… così ho allontanato tuo padre e Carlisle sperando di contenere la rabbia repressa di mio fratello…”
“È un folle e tu lo stai agevolando nella sua follia”
“Ci ho provato a fermarlo, lo giuro. Gli ho dato una villa, un conto in banca sostanzioso, un posto nella mia società e ho cercato di farlo integrare prendendo con lui delle decisioni, ma appena sorgeva un problema, lui lo risolveva a modo suo…”
“Il tuo sicario…” mormoro pensando a tutti i concorrenti della Volturi Group morti in circostanze misteriose.
“Lo so che è ciò che pensa la gente, ma io non ho mai ordinato nessuna uccisione e ogni volta ho cercato di fermarlo, ma c’eravate voi… la mia debolezza e Demetri lo sapeva.”
“Come potevano i miei genitori essere la tua debolezza?”
“La prima volta che ha ucciso, abbiamo litigato ed ho alzato il telefono per chiamare la polizia. Demetri ha frantumato il telefono contro il muro ed il giorno dopo Carlisle ha avuto un incidente perché la macchina non aveva più l’olio dei freni…”
“Ti ricattava…” Aro annuisce mesto e si versa un altro sorso.
“E mio padre è la conseguenza a una vostra lite?” gli chiedo arrabbiato.
“No! Avevo già imparato a gestire Demetri, ma per paura non avevo mai detto che lui fosse mio fratello. Mi vergogno di avere lo stesso DNA di un assassino e sono riuscito a convincerlo a non dire nulla con la scusa di poterlo aiutare maggiormente a stare fuori dalla prigione. Gli ho intestato delle quote e degli immobili per tranquillizzarlo e ho redatto un testamento dove lo nomino mio unico erede in caso di mia morte naturale” sorride ironico ed io annuisco versandomi da bere e sedendomi accanto a lui.
“Quindi tuo padre e Cullen non sapevano cosa legasse me a Demetri e più volte hanno cercato di mettermi in guardia da lui… fino a quando Demetri ha deciso di prelevare dei soldi dalla ditta che avevo dato in gestione a tuo padre…” fa un altro sorso e sospira “Avevo detto a Tony di non preoccuparsi, di lasciar correre e che avrei risolto tutto. Ma tuo padre era testardo e ha iniziato a indagare… e Demetri ha risolto il problema nell’unico modo che conosce”
“Perché non lo hai fermato?”
“Credevo di averlo fatto. Gli avevo affidato un lavoro in Messico sperando che tornasse a cose risolte ed ero venuto a Port Angeles per spiegare il tutto a tuo padre… ma quando sono arrivato, ho trovato la polizia di fronte a casa tua e ti ho visto in lacrime mentre piangevi abbracciato ad un poliziotto… La mia mente ha pensato veloce e ho cercato di risolvere il risolvibile…”
“Il testamento…”
“Tutto… volevo salvare almeno te… e ci sono riuscito fino a pochi mesi fa”
“Dovevi fermarlo!”
“Dopo la morte di Anthony e Elisabeth ho deciso di dare un taglio a quella follia… ho chiamato la polizia e ho denunciato mio fratello… ma è stato inutile. Tutte le prove che avevano dimostravano che era solo un incidente causato da un uomo ubriaco e le mie parole sono parse solo una follia.
Quando è stato dimesso è venuto a trovarmi insieme alla donna che frequentavo in quel periodo. Con parole sibilline mi ha fatto intendere che se volevo tenere in vita le persone a me care dovevo assicurarmi che lui avesse una buona vita… soprattutto in libertà e non dietro le sbarre”
“Perché mi stai raccontando tutto questo?” gli chiedo iniziando a capire che il mio odio verso di lui era mal riposto.
“Perché Demetri si è ricordato di te e dei Cullen… ha capito che in tutti questi anni sono riuscito ad avere cura di voi senza che lui se ne accorgesse e vuole vendicarsi.”
“Perché adesso?”
“Perché non sono l’unico ad aver angeli custodi sparsi per il mondo… con i soldi tutti possono averli… e gli hanno ricordato la tua esistenza… ma non importa. Demetri non sarà più un problema, ormai hai tutto per incastrarlo una volta per tutte”
“Ma io non ho niente!” esclamo indicando i fogli sul tavolo.
“Hai dei buoni amici all’FBI e i documenti che cercano da tempo” mi porge una busta bianca e mi fa chiudere la mano su di essa. È molto spessa e pesante.
“È il suo atto di nascita e la sua vita nei primi cinque anni. Sono documenti che mi ha obbligato a far sparire per difendere la sua privacy … ma io sono stufo di difenderlo. Avremo lo stesso Dna, ma non è mio fratello. Mio fratello è Carlisle e lo era Anthony… lui è solo uno psicopatico che mi ha ricattato per troppo tempo.”
“Come può l’atto di nascita incastrarlo?” chiedo senza capire e lui mi picchietta sulla tempia.
“Nella busta ci sono tutti i suoi spostamenti degli ultimi anni e i documenti per il lavoro che doveva svolgere in Messico il giorno dell’incidente…” mi sorride gentile e mi posa una mano sulla spalla.
“Per tutti questi anni ho pensato che fossi tu il mandante e lui solo la pedina”
“Lo so”
“Mi dispiace. Tu mi stavi difendendo mentre io cercavo di incastrarti…”
Fa una smorfia e guarda i fogli “Forse non sono stato bravo a darti gli indizi…”
“Sono io che ero troppo accecato dall’odio per vederli lucidamente. Mi dispiace” ammetto chinando il capo. “Ma rimedierò, te lo prometto.” Lui mi stringe la mano sulla spalla e mi guarda paterno.
“Non importano gli errori che hai fatto o farai, sei un uomo buono, con un cuore grande e un cervello fino… Anthony e Beth sarebbero fieri di te.”
Lo squillo del telefono interrompe il momento. Con voce tremante rispondo a Garrett che mi chiede preoccupato il motivo per il quale non sono ancora sceso ed io lo invito a salire.
 
Aro racconta tutto a Garrett e gli dà tutti i documenti che ha a disposizione.
“I tuoi genitori avranno giustizia, come tutte le povere vittime di questo psicopatico” esclama Garrett appena Aro termina il racconto.
Mi guarda sorridente, ma si rabbuia guardando verso Aro.
“Lo sa che quando questa storia esploderà lei verrà accusato di complicità e favoreggiamento?” gli chiede dispiaciuto e Aro annuisce.
“Non mi importa cosa sarà di me. Voglio solo che questo incubo finisca e che la mia vera famiglia sia al sicuro” mi fa l’occhiolino e mi sorride sereno.


 
** ATTENZIONE SPOILER **

“Mi hai stupita!” esclama appena finisce la canzone ed io la guardo curioso senza capire.
Si guarda intorno, ammirando la sala del cottage dei miei genitori.
“Per il mio suonare impeccabile?” le chiedo scherzando e lei nega sorseggiando la cioccolata calda.
“Non credevo ti saresti ricordato della promessa” la guardo stranito e lei continua “Di portarmi nel Vermont… sono passati anni ed era una cosa detta tanto per dire…”
Nego con il capo e la faccio sedere sulle mie gambe stringendola a me.
“Mi ricordo ogni singolo discorso che abbiamo fatto in quel lontano gennaio” mormoro annusandole i capelli e rivivendo alcune scene di quel periodo.


 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Ciao a tutte! Ebbene sì... sono di nuovo passate settimane! Sono vegognosa... ma il vero motivo per cui ho atteso così tanto è perchè dopo più di un anno in compagnia di questi due Edward e Bella, non mi sentivo pronta a salutarli. Ma come ogni storia devo porre la scritta Fine anche se con tantissima tristezza perchè, tra tutte le storie che ho scritto, questa è quella che mi ha tenuto più compagnia e condiviso con me gli alti e i bassi di questi due anni... 
Ma bando alle ciance e togliamo il cerotto!!! Buona lettura e ci leggremo presto nele prossime storie... tra cui "Vita normle cercasi" !! A PRESTO! SMACK
 
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Epilogo

Un anno giusto ad oggi scoprivo la verità sulla mia vita e vi posso assicurare che sono successe tantissime cose in questi mesi.
La mia famiglia ha avuto finalmente giustizia e Demetri è stato arrestato e condannato all’ergastolo per tutti gli omicidi commessi in questi anni. Non potrà più fare del male a nessuno e tutti noi siamo finalmente liberi di vivere la nostra vita senza il timore di una sua ritorsione.
Aro, purtroppo, ha dovuto scontare alcuni mesi di carcere, ma grazie alle prove presentate da Garrett sui ricatti di Demetri verso il fratello, dimostrando che fosse una vittima e non un complice, è riuscito a uscire senza scontare l’intera pena che gli era stata assegnata. 
Ovviamente l’impatto mediatico sulla vicenda ha danneggiato gravemente la società di Volturi, ma Aro è un uomo pieno di risorse e che non si abbatte facilmente, infatti siamo riusciti a tenere in piedi la società evitando sgradevoli licenziamenti e chiusure di ditte a noi affiliate.
Dico noi perché, come era stato deciso, sono entrato in società con Aro e sono a tutti gli effetti uno dei capi della Volturi & Masen Group.
Non sono più un pubblicitario, ma un imprenditore a capo di una grande società con accanto l’uomo migliore che potessi chiedere come socio.
Ovviamente il mio lavoro mi ha richiamato a New York subito dopo l’arresto di Aro, ma Bella mi ha seguito e con il tempo anche gli altri…

I Cullen sono stati i primi a seguirmi. Hanno preso il volo con me e mi sono stati vicini aiutandomi a gestire la società mentre Aro era in carcere. Da allora non mi hanno più lasciato solo. Sono veramente delle bellissime persone e stanno cercando di recuperare il tempo che abbiamo perso durante gli anni di separazione forzata. Sono la mia vera famiglia e non riesco a descrive la sensazione che provo quando li guardo… non potranno mai prendere il posto dei miei genitori, ma posso reputarli i miei genitori adottivi. Faccio parte di una famiglia adesso ed è un’emozione che ho cercato e evitato per anni…
Avevo finalmente trovato la felicità: avevo una famiglia amorevole, un lavoro di tutto rispetto, una casa favolosa e Bella… 
Ma lei non era felice… lo nascondeva bene, ma non potevo non notare la nostalgia nel suo sguardo dopo una video chiamata con Alice e Rose… ho provato a dirle di tornare a Seattle, ma sia per la presentazione del sequel che del film del primo libro, la sua vita era, almeno momentaneamente, a New York… 
Quando Aro uscì dal carcere gliene parlai e lui mi propose una soluzione che rendeva tutti felici…

La Volturi & Masen, come ben sapete, non è solo una società di pubblicità, ma è a capo di diverse realtà, tra cui alcuni negozi della grande mela, ed essendo uno dei titolari dell’atelier “Eclipse” di New York, sono riuscito a far avverare il sogno di Alice regalandole alcune quote.
Ovviamente ha accettato l’impiego senza troppe storie e Jasper l’ha seguita senza protestare. Erano mesi che chiedeva informazioni sullo studio legale che segue la Volturi e, senza nemmeno bisogno di una mia buona parola, ma con il solo presentare il suo curriculum, non ha avuto difficoltà ad essere assunto.
Leah, dopo pochi mesi di lavoro con un nuovo avvocato, ha voluto seguire il suo vecchio collega Jasper e ovviamente Jacob non ha potuto rifiutare il trasferimento… ed è felice di essere il meccanico ufficiale della Volturi & Masen Group!
Rose e Emmett stanno ancora decidendo sul da farsi. Rose vorrebbe seguire le sue amiche, ma Emmett, da buon rugbista, non vuole lasciare la squadra a pochi anni dalla “pensione”. Vorrebbe concludere la sua carriera con la squadra che ha sempre avuto e forse un giorno, quando non sarà più un atleta ma un allenatore, ci raggiungerà con Rose… per il momento li sentiamo tutti i giorni tramite Skype e non perdiamo occasione per incontrarci!
Anche Garrett e Kate sono rimasti a Seattle. Amano il loro lavoro e tra pochi mesi diventeranno genitori di un bellissimo maschietto. Devo molto a Garrett, è stato l’uomo che ha dato la svolta alle mie indagini ed anche colui che ha tirato fuori dal carcere l’uomo che per molti anni ho incolpato ingiustamente e che finalmente posso reputare uno zio ritrovato.
Bart, invece, si è trasferito da poco a New York. Non era sua intenzione lasciare Rose da sola a Seattle, ma si sa, all’amore non si comanda, e lui ha trovato l’anima gemella qui nella grande mela. Si chiama James ed è uno stilista emergente che collabora con Alice... è stato amore a prima vista e dopo alcuni mesi passati a correre da una costa all’altra, ha deciso di trasferirsi a New York e vivere serenamente il suo amore.  
***


“È una canzone stupenda!” mi risveglia Bella dai miei pensieri sedendosi accanto a me sulla seggiola del pianoforte.
“La suonavo con mia madre ogni volta che venivamo qui nel Vermont” rispondo ricominciando a suonare e chiudendo gli occhi. L’immagine sorridente di mia madre e mio padre fa capolino strappandomi un sorriso. 
Ho passato anni lontano dal pianoforte per paura che le note risvegliassero il dolore della perdita, ma grazie alla testardaggine di Bella ho scoperto che è il modo migliore per sentirli ancora vicino a me. Quando le note prendono vita, riesco a rivedere i loro visi e sentire la loro presenza… se mi concentro mi sembra di sentire anche le loro voci che mi accompagnano nella melodia.
“Mi hai stupita!” esclama appena finisce la canzone ed io la guardo curioso senza capire.
Si guarda intorno, ammirando la sala del cottage dei miei genitori. 
“Per il mio suonare impeccabile?” le chiedo scherzando e lei nega sorseggiando la cioccolata calda.
“Non credevo ti saresti ricordato della promessa” la guardo stranito e lei continua “Di portarmi nel Vermont… sono passati anni ed era una cosa detta tanto per dire…”
Nego con il capo e la faccio sedere sulle mie gambe stringendola a me.
“Mi ricordo ogni singolo discorso che abbiamo fatto in quel lontano gennaio” mormoro annusandole i capelli e rivivendo alcune scene di quel periodo.
“Ti ricordi anche queste?” ed estrae le fotografie che avevamo fatto a Seattle il giorno prima della nostra rottura. Eravamo sorridenti e… innamorati…
Accarezzo la fotografia e sorrido nel vedere i nostri occhi incatenati con quel luccichio che solo uno stupido non poteva notare.
“Credevo che fosse la mia fantasia a farmi vedere l’amore nei tuoi occhi” sussurra posandomi un braccio sulla spalla e appoggiando la testa nell’incavo del mio collo.
“Eravamo ciechi… ma eravamo già innamorati” rispondo posandole un bacio sui capelli. Rimaniamo in silenzio, con il solo scoppiettare del camino come sottofondo, mentre riguardiamo quelle tre semplici fotografie che per anni hanno cercato di farci vedere ciò che negavamo.

“Ma c’è ancora una promessa che devo mantenere” esclamo spezzando il silenzio e facendola sobbalzare. Lei mi guarda confusa ed io le sorrido con un ghigno.
“Non mi piace il tuo sguardo” risponde preoccupata ed io annuisco malefico.
Si alza dalle mie gambe e indietreggia cercando di ricordare…
“Giapponese” dico solamente annuendo con il capo avvicinandomi lentamente a lei, mentre nega con il capo indietreggiando.
“Non voglio mangiare cavallette!” esclama disgustata coprendosi la bocca. “Non sei obbligato a mantenere tutte le promesse fatte!” ma io continuo ad avvicinarmi come un predatore sogghignando.
Con un passo più lungo la raggiungo e la stringo tra le mie braccia “Devo ancora vendicarmi per il cibo che mi hai fatto mangiare a La Push” le ricordo sorridendo.
“Ma non le cavallette” piagnucola nascondendo il viso sul mio petto.
Il campanello suona facendole alzare il viso. 
“Troppo tardi!” e corro ad aprire a Jane che mi porge il cestino con la cena e mi mima con le labbra “Sopra è quasi tutto pronto”.

Bella si avvicina titubante tenendosi coperta la bocca ed io, dopo aver ringraziato la donna che tiene in ordine lo chalet quando non ci siamo e che oggi mi aiuta a realizzare un paio di promesse, mi volto trionfante.
“Si mangia!” esclamo dirigendomi verso la sala.
Appoggio la borsa sul tavolino basso e posiziono i cuscini a terra per mangiare come i giapponesi.
Estraggo le bacchette e le faccio battere insieme mentre la invito a sedersi con un gesto del capo.
Lei si accomoda tesa, guardandomi implorante, ma io faccio finta di non vederla.
Estraggo il primo contenitore e l’annuso con gusto posizionandoglielo davanti.
Lei alza il coperchio con timore e sospira di sollievo vedendo che è semplice cibo cinese.
“Grazie” mormora scoperchiando completamente il cibo ed iniziando a mangiare.
“Sono piatti leggermente diversi dal solito. Chen è uno dei pochi cuochi giapponesi che cucina il vero cibo che mangiano in Giappone… ma tranquilla, non cucina insetti” la rassicuro facendole l’occhiolino ed addentando la mia portata.

Finito di mangiare mi appoggio al divano e la faccio accomodare di fronte a me per gustarci le fiamme del camino e la pace che ci circonda in quel luogo magico.
“Non hai mantenuto tutte le promesse” mormora strusciando la testa sul mio petto.
“Non ho mai detto di aver esaurito le promesse da mantenere” la correggo malizioso. “Ti ho promesso molte cose in quel lontano gennaio…”
“Quella di farmi mangiare le cavallette la depennerei comunque” propone preoccupata ed io annuisco soffiando un sorriso. 
“Cancellata!” faccio un segno in aria con la mano come per cancellare qualcosa “Ma di oggi voglio mantenere ancora un’altra promessa…”
Mi alzo trascinandola con me e la bacio delicatamente prima di porgerle la mano e invitarla a seguirmi.
Saliamo le scale e affretto il passo sugli ultimi scalini.
Mi posiziono a lato della porta della camera da letto che usavo quando venivo con i miei genitori ed apro la porta lentamente. 
La musica esce dalla stanza delicata, come la luce tremula delle candele. Bella mi guarda con occhi lucidi ed io le sorrido abbracciandola da dietro. Appoggio il mento sulla sua spalla e sussurro:
“Io con te vorrei una serata speciale, con tanto di lume di candela, musica in sottofondo, lenzuola di seta…”
“… e un’intera notte di fronte a noi per poterci amare in ogni modo umanamente possibile” finisce per me con voce tremante citando la fine della frase che le dissi a Forks.
Si volta nelle mie braccia e ci baciamo con passione crescente mentre entriamo nella stanza per esaudire l’ultima promessa che le avevo fatto in quel lontano gennaio…


 
FINE!



 

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