Blackout di lalledy (/viewuser.php?uid=29298)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Contatto ***
Capitolo 5: *** Loose control ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGO
Era Maggio inoltrato, ma fuori
pioveva ancora.
Odiavo quel caldo-umido azzeccoso; a casa, sul divano davanti
alla tv, stavo in
pantaloncini e maglietta, ma sudavo comunque.
Vegeta, che ormai conviveva con noi
stabilmente, aveva gli
occhi rivolti allo schermo, ma non lo guardava veramente.
Dal viaggio su Namecc molte cose
erano cambiate, prima tra
tutte ciò che provavo per lui.
L’avrei dovuto odiare per
tutto quello che ci aveva portato
dal suo arrivo e sinceramente una parte, minima, lo considerava ancora
un
nemico. Però c’erano certe volte, come adesso, in
cui il suo volto senza ghigno
e senza quella rabbia che lo accompagnava sempre era di una bellezza
disarmante
e anche un po’ scoraggiante.
Davanti a lui mi sentivo sempre
inferiore, umana.
Tornai con gli occhi sul telefilm che
ormai non stavo più
seguendo. Poi successe tutto molto in fretta.
Fuori rimbombo un tuono pazzesco e
prima che potesse
concludersi fui ricoperta dall’oscurità
più nera.
Un blackout in tutta la
città.
Ma quello che più mi
spaventava non era la pioggia
scrosciante, i tuoni, il buio asfissiante.
Ero sola, senza luce, insieme al
principe dei Sayan.
Ok,
lo ammetto, in questo periodo non posso farne a meno.
Le
storie su Bulma e Vegeta mi vengono così, a scatti continui,
una dopo l’altra senza sosta.
Penso
che potete dare a Russel la colpa…sì, direi di
sì!
-11
Alla fine del calvario e poi passerò le giornate a scrivere
e pubblicare…mi immagino già la scena!
E
poi io per Vegeta ho sempre avuto un debole, è
l’amore della
mia vita, il mio uomo ideale, sogno di essere al posto di Bulma da
quando avevo
sette anni! Forse per questo ho usato la prima persona…che
sognatrice che sono!
Ma
voi che ne dite…lasciate che vi faccia sognare con me??
See
You!
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Capitolo
1
Mi guardai intorno confusa cercando
di non cadere nel
panico.
Avevo solo bisogno di una
candela…che era in cima alle scale
chiusa nel cassetto di camera mia.
Realisticamente la
probabilità di arrivare fin lassù,
incolume per giunta, erano basse.
Molto basse.
Stavo decidendo cosa fare quando una
mano, dal nulla, mi
toccò una spalla.
Saltai in piedi urlando, ma forse mi
diedi troppo slancio e inciampai
sul tavolino di cristallo. Ero ad un centimetro dal vetro, stavo per
caderci
sopra frantumandolo in mille pezzi, invece mi fermai a
mezz’aria. La stessa
mano che mi aveva toccato la spalla mi teneva, senza sforzo e in
perfetto equilibrio,
all’altezza dello stomaco.
“Mi vergogno perfino a
chiedertelo…ma chi pensavi che fossi
considerato che in casa ci siamo solo io e te?”
Gli risposi con un grugnito. Mi
sentivo già cretina di mio
anche senza che lui mi rimproverasse
“Pensi di alzarti o
rimaniamo qui immobili?”
Mi lascia cadere sulle ginocchia e mi
rialzai.
Vegeta mi squadrava con i suoi occhi
di ossidiana velati di
una leggera nota canzonatoria.
Solo allora me ne accorsi, aveva una
candela in mano.
“Dove l’hai
presa?”
“Dalla tua camera”
“Tu sei salito, al buio,
hai preso la candela e sei tornato
giù in…”
“Quattro secondi”
ed era fiero di sè.
“Quattro secondi?”
“Sì”
Mi guardava stranito, scettico, per
lui tutto quello era
perfettamente normale.
“E come l’hai
accesa?”
Tra le dita libere comparve una
piccola sfera di energia
bianca. Indietreggiai d’istinto e inciampai nei miei stessi
piedi. Di nuovo mi
fermai prima di toccare terra. Stavolta mi teneva per la schiena e mi
sovrastava col suo corpo. Mi sarei dovuta sentire piccola, minacciata
dalla sua
potenza, ma al contrario mi sentivo sicura, certa che non sarei caduta
mai.
In quel momento lo sentii ridere.
Non stava ghignando maligno e
beffardo. Stava ridendo,
semplicemente e alzando lo sguardo per non perdermi quella espressione
rimasi
investita dalla potenza dei suoi occhi e dall’armonia del suo
volto reso
spigoloso dalla risata.
“Se ti volessi morta
sarebbe un inutile spreco di energie. Come
vedi fai già tutto da sola”
Mi lasciò di botto, io mi
aggrappai al suo braccio, ma fu
inutile:caddi, gambe all’aria, sedere a terra.
“Grazie eh!”
Il dolore pulsava all’osso
sacro! Non mi aiutò ad alzarmi,
non vedevo il suo viso, tuttavia mi sembrò di scorgere un
sorrisetto sghembo
appena illuminato dalla candela.
“Senti donna, secondo te
è possibile far tornare la
corrente? Mi devo allenare con la Gravity
Room”
Sbarrai gli occhi “NOI
DOBBIAMO FAR TORNARE LA CORRENTE! TUTTE LE PORTE
DI CASA MIA FUNZIONANO AD ELETTRICITà! NON RIUSCIREMO AD
USCIRE!”
E non mi sarebbe dispiaciuto
affatto….
La parte irrazionale e più
svampita di me, sepolta in non so
quale angolo del mio ego, mi incitava ad approfittare della situazione
osando
più del dovuto.
Che hai da perdere? diceva!
Ma l’altra voce, per me
decisamente più chiara, familiare e
,ci avrei scommesso, razionale strillava indispettita rispondendo alla
nemica
con una sola parola: la dignita!
“Ti sei
incantata?”
“No scusa. Il contatore
è nello studio di mio padre, forse
possiamo trovare una fonte di energia alternativa”
“hai caldo? Sei tutta
rossa”
Il cuore mi balzò in gola.
“Scusa, ma fammi capire, tu
vedi al buio?”
“Certo! Sono un
Sayan!”
Odiavo il suo tono ostentato, ma non
potevo negare quanto mi
piacesse la sua voce. Soffiò sulla candela e tutto
ritornò nero pece.
“Di questa non abbiamo
bisogno”
“Abbiamo?”
“Seguimi e non ti
lamentare”
“Non correre”
“Ok”
Fece un passo solo, almeno questo
pensai di vedere, ma l’avevo
già perso di vista.
“Allora? Ci
muoviamo?”
Era d’altro lato della
stanza.
“Ho detto di non
correre!”
Un lampo gli illumino il viso:
sorrideva della mia umanità.
“Non ho corso!”
“Allora riformuliamo la
frase: puoi camminare a passo d’uomo,
uomo della Terra proprio?”
“Facciamo che tu ti adegui
a me…”
Sparì, per un attimo la
sua presenza sembrò essere scomparsa
completamente, poi mi sentii afferrare da dietro, un braccio mi
circondò i
fianchi e mi
sollevò tranquillamente a
qualche centimetro da terra.
Vegeta appoggiò la testa
sulla mia spalla sinistra, la sua
voce mi solleticava l’orecchio, avevo il suo fiato, caldo,
sul collo.
“Non penso che ti
dispiaccia tanto starmi così vicino, o
sbaglio?”
E partimmo alla velocità
della luce, senza che io potessi controbattere.
Ciao a tutte!
Mancano 9 gg alla fine
della scuola e a me mancano solo filosofia e
matematica…dopo posso mandare a fanculo tutto! (Scusate la
volgarità, ma se si
arriva a un tale livello psicomentale…) Cari ragazzi, se
avete letto anche le
altre FF su NaruSasu, non vi preoccupate, che questa settimana ritorno
a
postare!
Intanto…
Saku_chan: oh! Una vecchia
conoscenza! Sinceramente non ho mai letto
una ff come la mia, ma in effetti l’idea base della ff
(intendo l’ambientazione
del blackout e loro due da soli) è un’idea
piuttosto corrente. Ma vedi come si
evolve la mia storia…non penso che ce ne siano di
uguali…
Clara111294:ti
è piaciuto questo capitolo? Ho aggiornata abbastanza in
fretta?
Ka93: oh, bhè
quello era il prologo…era un invito a seguire la storia. Ho
sempre pensato che il prologo può essere anche di tre
parole, ma è la parte più
importante di tutto un libro. Ti devono catturare, altrimenti ti pass
ala
voglia di andare avanti.
Luna_07: Ciao! Il nostro
principe si è già messo in azione in questo
capitolo. E nei prossimi darà il meglio di
sé…però anche se non faceva niente
per me rimaneva il più figo comunque!
Kikka994:
vabbè, ma allora Bulma non si rendeva conto di quello che
faceva. Io mi farei ammazzare volentieri da lui sia chiaro,
ma lei presa dal momento non doveva averlo
visto bene! Scusiamola questa povera cecata!
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Arrivammo nello studio di mio padre
prima che potessi anche
solo rendermi conto di essermi mossa. Rimasi imbambolata lì
dov’ero, disorientata
e un po’ scombussolata da quel passaggio repentino di scena.
Vegeta mi lasciò
andare subito, forse consapevole del mio stomaco che girava
pericolosamente o
per deridermi, ancora una volta. Doveva essersi accorto che mi era
tutt’altro
che indifferente e dal sorrisetto malizioso che gli vedevo perennemente
negli
occhi doveva aver intuito anche “quanto” mi piaceva!
“Allora?
Dov’è questo quadro elettrico?”
“Dietro la parete della
libreria”
Mi orientai al buio con pochi
problemi, ci arrivai senza
inciampare sui miei piedi, almeno, sicuramente forzata
dall’imbarazzo di una
possibile figuraccia.
“Non vedo niente, non ce la
farò mai!”
Il quadro era enorme, pieno di fili
indefinibili al buio e
sicuramente troppo intricati per riuscire ad operare alla cieca. Lo
spazio tra
la libreria e il muro era angusto, largo solo quattro piedi.
“Cosa devi fare?Lo faccio
io!”
Mi scansò e mi
passò davanti ostruendomi la visuale col suo
corpo.
“Ci sono dei fili colorati
nel pannello in basso a destra.
Dobbiamo provare a ricombinarli”
Si girò verso di me
all’improvviso, mi mise di nuovo davanti
al quadro dei fili e si avvicinò da dietro così
tanto che ogni muscolo del suo
corpo andò a combaciare perfettamente col mio.
Di nuovo sentii il suo respiro lungo
il collo, le sue labbra
mi sfioravano la pelle. Mi prese la mano destra fino a portarla sul
punto
esatto del pannello.
Le sue dita, quasi bollenti,
scivolarono sul mio braccio per
tornare al loro posto.
Il brivido che mi aveva procurato mi
attraversò la colonna
vertebrale risalendo per le vertebre come acqua gelida.
“Cominciamo”
Ci misi qualche secondo per
riconnettere, poi mi sforzai di
concentrarmi.
E anche di tornare a respirare.
“Blu, nel buco
verde”
Si protese di nuovo verso il quadro e
seguì di nuovo le mie
indicazioni.
“E il verde
adesso?”
“Lascialo in sospeso e
metti il rosso nel bianco”
“Sembra
facile…”
“No, per niente”
“Perché avete
usato il braille?”
“Questo pannello controlla
l’energia di tutta l’azienda. Se
dovesse essere manomessa tutte
le
capsule vendute avrebbero problemi. Non possiamo rischiare!”
Così, al buio e
dimenticandomi con chi stavo parlando, era
facile dialogare con lui. Era curioso di natura, evitava le domande
stupide
oppure ovvie. Non era di certo eloquente, ma a differenza di Goku o gli
altri,
sembrava capire e interessarsi alle parole del suo interlocutore.
“Viola nel giallo”
“Sei sicura?”
“Perché?”
“Secondo me va nel nero.
Viola e giallo hanno le stesse
cariche e nero ha il numero di ossidazione perfetto per il
viola”
Mi accigliai sorpresa.
“Come sai dei numeri di
ossidazione?”
“Il quadro segue
l’ordine della tavola periodica no?”
Mi voltai quasi sconvolta verso di
lui: “Coma diavolo hai
fatto?”
“In primo luogo la forma
è simile, in secondo luogo stai
associando tutto per elettroni di valenza o per equazione
ionica” (*)
Rimasi a bocca aperta.
La sua intelligenza e il suo intuito
mi avevano lasciata stupefatta.
“Per la guerra non serve
solo la forza fisica”
Sussultai. Non avevo idea di come
facesse, ma certe volte
sembrava che mi leggesse nel pensiero, entrasse nella mia testa e vi
guardasse
dentro più del consentito.
“Nella guerra
c’è chimica, biologia, matematica, psicologia,
storia addirittura disegno. Non eravamo degli sprovveduti, avevamo una
strategia”
“Vorrei dirti che siete
spaventosi...invece siete un popolo
affascinante”
Sorrise piano e sommessamente.
Per un po’ di tempo non
parlammo, io mi limitavo a dargli
indicazioni, Vegeta mi ascoltava pensieroso.
Forse si stava perdendo nei suoi
ricordi…
“Arancione nel
giallo”
Stavamo finendo ormai ed ero
drammaticamente consapevole che
quest’aria quasi intima che si era creata tra di noi, non
l’avrei ottenuta mai
più.
Avrei voluto che il tempo si fermasse
lì.
“Soffri di
tachicardia?”
Feci finta di non sentirlo mentre il
mio stomaco faceva una
capriola all’indietro.
“Bianco nel
marrone”
Il marrone era quasi alla fine del
pannello per arrivarci
dovette allungare il braccio fino a circondarmi completamente col suo
corpo.
Meccanicamente mi girai verso di lui.
Non mi aspettavo che mi stesse
così vicino, ma quando il suo
fiato mi accarezzò lentamente le labbra non riuscii a
muovermi, i suoi occhi
neri mi avevano incatenato.
Mi sentivo stordita, mi mancavano le
forze, però sarei
rimasta a guardarlo in quel modo per tutta la vita. Le sue dita, si
fermarono
sul mio collo, il pollice sul mento.
Sentivo le cicatrice sulle sue dita
dure e robuste.
“Il cuore…ti sta
per scoppiare dal petto”
“Ho
freddo…” dissi io sviando.
“Oppure hai
paura…”
Non era una domanda.
Era una constatazione.
“Di te?”
La mia voce uscì molto
più tremula di quanto volessi.
“Potrei spezzarti il collo
con un cenno…le donne terrestri sono
troppo fragili”
“Non ci buttano in un campo
di battaglia dalla nascita”
“Noi siamo un popolo di
mercenari, fa parte della
nostra…come la chiamate, voi? Cultura?”
“Le tradizioni sciocche
vanno cambiate se sono pericolose”
“Non facciamo altro che
sfruttare il nostro potenziale”
Rimasi in silenzio, incapace di
controbattere .
Un altro lampo illuminò la
stanza e il suo sorriso
rendendolo una smorfia cattiva.
Io indietreggiai fino al muro, Vegeta
rilassò il braccio e
mi lasciò via d’uscita.
“Perché la luce
non è ancora tornata?”
“Devi dare il tempo a tutte
le fonti di adeguarsi…ci vorrà
circa un’ora”
“Ok” e fece per
uscire dalla stanza.
Io ero totalmente cieca, non avrei
saputo fare un passo
senza inciampare, per non parlare del rimbombo dei tuoni che faceva
tremare le
finestre, presa dal terrore istintivamente lo afferrai per il gomito.
“Portami con te
giù per favore”
“E perché
mai?”
“Perché qui non
riuscirei a camminare senza sbucciarmi un
ginocchio e poi…mi mette ansia stare da sola, al
buio”
“E preferiresti stare con
un assassino?”
Non potevo dargli torto, due lampi
non mi avrebbero mai
ucciso con la stessa velocità di un principe dei sayan, era
un ragionamento
logico, ma in quel momento essere razionali era del tutto impossibile.
“Almeno ti tengo
d’occhio! Che ne so se ti vengono strane
idee?”
E sparimmo all’improvviso
dalla stanza accompagnati dalla
sua risata.
(*) Al ricordo ancora tremo, ma in
realtà quello era un
appunto di chimica buttato lì sul foglio, se qualcuno di voi
fa chimica e pensa
che tutto quello che ho scritto sia letteralmente campato in aria ha
ragione e
non me ne voglia!
Non
avendo tempo per
aggiungere altro mi limito a dire “Grazie
a…”
Bulmamiky:
Con questo penso
di aver fatto solo un leggero ritardo, per Blackout il capitolo
è finito e lo
devo solo battere a computer. È venuto un po’
lungo, lo ammetto, e quindi mi ha
preso un po’ di tempo. Grazie per tutti i complimenti, spero
di rivederti anke
per qst capitolo.
Owll:
grazie per i
complimenti, devo dire che Bulina e Vegeta in questo periodo mi
ispirano non
poco!
Kutai:
come hai potuto
apprendere da questo capitolo hanno ancora un’ora
circa…(sottolineo il circa) e
posso dire che è più che sufficiente, per
iniziare qlc…è chiaro!
Kikka994:
ma non ti definirei
malefica, io stessa vorrei che la luce non si accendesse mai!
Saku_chan:
sia mai detto che
le mie ff allontanino i miei lettori dalla cultura! XD! Ma se stai
facendo una
tesina devi fare un esame!? In bocca al lupo!
Luna_07:
Io adoro quando
Vegeta è così bastardo, troppo dolce e romantico
mi da fastidio. Lui non è così
introspettivo, io lo immagino sicuro di sé, che gioca con le
donne. Lo amo
troppo!
Ka93:
hai praticamente
azzeccato questo capitolo. Vegeta ha aiutato molto Bulma a far tornare
la luce!
Certo che avere in caso 1 principe dei sayan bono e pure intelligente
è una bella
botta di fortuna!
Hele91:
Grazie!
Bulma4ever:
ormai quello
strazio di scuola è finito. Naturalmente il Blackout
è una delle situazioni
intriganti per eccellenza e vegeta lo sa di certo. Penso che non sia
ignaro
dell’effetto che fa!
Kibinai:
ma una recensione
ogni tanto mi sta bene. Anche solo se la leggi per me significa tanto!
Non ti
preoccupare!
Clare111294:
Vegeta è molto
sexy vero…Bulma per me è sempre stata il
personaggio anime/manga più fortunato
della storia! Xd!
Nessie93:
sì, in effetti la
caratteristica che emerge di più nell’anime e nel
cartoon di Vegeta è
sicuramente l’indifferenza e la tendenza a tenersi le cose
dentro. Però certe
volte sfodera certi ghigni mozzafiato, da bastardo
cronico…quindi non ho fatto
altro che prendere questo lato e moltiplicarlo 1 pochetto! Come sono
andate poi
l’interrogazione e la verifica? Tutto bene?
Ci
vediamo alla prox!
XOXO!
Lalledy
|
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Capitolo 4 *** Contatto ***
Contatto
Mi ritrovai seduta sul tavolo della
cucina in pochi secondi,
il mio corpo accostato alle sue spalle quasi perse
l’equilibrio non trovando il
suo appoggio. Vegeta era seduto di fronte a me quasi vicino al lavello,
i
polpacci nudi ciondolavano leggeri. Portava i pantaloncini larghi da
basket,
lunghi fino al ginocchio e una semplice canotta chiare. Certe volte mi
stupivo
di come tutti i suoi muscoli fossero esattamente allineati, incastrati
l’uno
tra l’altro armonicamente, perfetti anche nel dettaglio come
la forma
affusolata delle caviglie.
"Ehi? Sai, qualche volta ti
incanti..."
Distolsi lo sguardo imbarazzata e
cercai di non guardarlo
con tutte le mie forze.
Il silenzio si stava facendo pesante,
avrei dato qualunque
cose affinchè la situazione si risolvesse, ma presa dal
panico comincia a
fargli domande sciocche.
"Com'era il tuo pianeta?"
Si acciglio di colpo.
"Un pianeta"
Mi limitai ad annuire.
"Scusa ma perchè mi fai
domande così cretine! Non sei
una donna stupida, che bisogno c'è di dire certe idiozie?"
"Non era una domanda stupida!"
"Come risponderesti se io ti
chiedessi com'è la Terra?"
Mi zitti all'istante un pò
offesa.
"Non c'è bisogno di essere
sempre così
suscettibili!"
"Sei tu che mi irriti"
"Oh Dio, ma quanti anni hai?"
Ci pensò su un momento,
anche se aveva sicuramente notato la
nota ironica della domanda.
"Sulla Terra un anno quanto dura?"
"365 giorni"
"Allora per voi ho 24 anni"
"Come per noi?"
"Su Vegeta 6 ne avrei 21"
"Allora se io ne ho 22, sul tuo
pianeta ne avrei
19!"
Ero entusiasta, ma cercai di non
darlo a vedere, essere più
piccola di lui mi dava una certa sicurezza.
"Tsk, sei piccola!"
E si mise a ridere dondolandosi sul
posto.
"Non sono affatto piccola!"
Fui pèarecchio risentita
da quella presa ìn giro. Nel mio
entusiasmo non avevo calcolato l'altra
faccia della medaglia.
"Sì invece! Sei piccola
proprio di carattere!"
"Non sono piccola e te lo dimostro!"
Scesi dal tavolo e mi guardai intorno
analizzando la
situazione.
Lui i guardava divertito, in attesa.
Poi ebbe un'idea.
"Vediamo un pò quanto
reggi l'alcol!"
"Non è una bottiglia di
vodka che ti fa grande"
"Hai paura?" E ghignò
beffardo, in puro stile
Sayan.
Lo fissai con aria di sfida, Vegeta
mantenne il mio sguardo.
Ero certa della mia vittoria,
comunque, perchè in tutte le
uscite con gli amici io ero l'unica che dopo la terza bottiglia era
perfettamente sobria.
Vegeta afferrò la vodka
che gli passai da sotto il tiretto e
se la portò nella stanza accanto.
Io ne presi altre tre e lo seguii
più lentamente per colpa
del buio, infatti arrivatà a metà percorsomi
bloccai incapace di preseguire.
Rimasi sul posto facendo un giro su
me stessa.
"Vegeta?"
Una gamba mi colpì
lievemente dietro il ginocchio per farmi
cadere.
Come le altre volte mi fermai a
qualche centimetro da terra
sorretta dalle sue braccia d'acciaio.
"Bastava dire -sono qui- invece di
farmi cadere?"
"Dovresti ringraziare il cielo che ho
solo voglia di
farti cadere, invece di farti fuori!"
Mi strinse i polsi con forza, sapevo
che quella che stava
usando era un millesimo della potenza Sayan. Provai ad immaginarlo in
battaglia, con il suo ghigno sadico mentre uccideva senza
pietà, le mani
sporche di sangue, i suoi occhi di pece infuocati.
Cercai di divincolarmi colta
imporvvisamente dal panico, lui
si accorse che tremavo e mi lasciò.
Pensavo che iniziasse a ridere del
mio timore, invece si
sedette accanto a me e aprì una delle bottiglie.
Ero ancora troppo scossa per tenere
la mia stretta e ferma
nella mano.
Vegeta comicniò a bere in
silenzio, appoggiato al muro, io
portai il vetro freddo alle labbra e feci un lungo sorso.
L'alcol forte mi bruciò la
gola, ma riuscì a distendermi.
La sua immagine in battaglia mi aveva
parecchio inquietato.
"Non pensavo ti potessi spaventare in
questo modo"
anche se era atono, sembrava quasi volersi scusare.
“Non mi hai fatto
male…”
Mi prese il polso e con
l’altra mano formò la solita sfera
di energia luminosa. Non capii subito cosa guardava, poi vidi la mia
pelle
macchiata da piccoli cerchi scuri. Solo quando Vegeta mise un dito
sopra uno
dei circoli compresi cosa voleva mostrarmi. Quelle non erano macchie,
erano le
impronte delle due dita.
“Oh!”
Adesso un’altra immagine si
appropriò della mia mente facendomi
rabbrividire più di prima. Vegeta che con un solo colpo,
perfetto, calibrati,
elegante e rude insieme, uccideva senza criterio chiunque gli sbarrasse
la
strada. Essere uccisi da una macchina così bella, da quel
demone dai tratti
angelici sembrava quasi una presa in giro.
“Cosa si prova ad
uccidere?” la
buttai lì quella domanda, senza una ragione
precisa. Lui mi guardò inespressivo, forse studiando la mia
domanda.
“Uccidere è
molto semplice, non è vero che ti fa sentire
potente, non è vero neanche che ti far star male. Metti fine
alla vita di una
persona, un colpo e finisce tutto. Uccidere è facile come
lasciarsi morire, è
lo stesso principio. Il problema è
dopo…”
“I sensi di
colpa?”
“Ma quali sensi di colpa. O
sei tu a morire o sono io…è la
legge del mondo. Il problema è quando dormi, quando chiudi
gli occhi e li vedi
tutti quelli che hai ucciso, ancora feriti di quelle ferite che gli hai
inferto
tu, ancora sporchi di sangue e impietriti dal dolore che gli ho causato
io…mi
aspettano tutti giù
all’inferno…desiderosi di vendetta”
Una goccia di alcol sfuggita dalla
mia bocca venne raccolta
dalla sua mano prima ancora di cadere dal mento. Il mio cuore
reagì d’istinto,
battendo frenetico contro il petto.
“Ti ho messo paura di
nuovo…”disse con un mezzo sorriso.
“No. Io no ho paura di
te…”
“Infatti quello che provi
per me è più pericoloso che avere
paura…”
Sobbalzai, lui mi si
avvicinò piano.
“Ti sbagli, sayan”
Mi sussurrò
all’orecchio, le sue labbra poggiate sulla mia
pelle “Io non sbaglio mai”
Lo guardavo
nell’oscurità, il braccio che combaciava col suo
era diventato bollente.
“Non è solo
attrazione…” disse quasi tra sé e
sé “Però non
so cosa sia…”
Lo amavo, ecco cosa non capiva.
Non poteva riconoscere qualcosa che
non conosceva. L’amore è
sempre stato assente nella sua vita, c’è sempre
stato l’odio, la violenza, mai
l’affezione, mai un sentimento positivo. Nessuno lo aveva mai
amato, anche se
mi sembrava una cosa impossibile, né lui aveva mai amato.
Vagabondando a distruggere non aveva
neanche mai avuto una
casa in cui tornare, qualcosa che fosse solamente suo.
“Con quante donne sei
stato?” il solo pensiero della sua
risposta mi faceva star male, ma era necessaria a capire quali fossero
le basi
su cui lui si poggiava.
“Più di quante
credi”
“Ne hai mai amata
una?”
“Amata…”
Rise sornione, gli occhi si
illuminarono di una luce nuova.
“Per questo mi guardi come
se il mondo finisse nei miei
occhi…”
Si avvicinò al mio volto,
l’adrenalina mi scorreva sotto
pelle come fuoco nelle vene. Il suo profumo intenso mi bruciava la
gola.
“Come puoi dire di amarmi?
Come fai ad amarmi?”
Non c’era mai stato un
perché, non c’era mai stato un senso.
Cosa avrei dovuto rispondergli?
“Tsk…lo
vedi?”
Cominciò a ridere e quel
suono mi fermò definitivamente il
cuore.
Ecco come potevo dimostrarglielo.
Gli presi la mano, lui fu preso alla
sprovvista, ma mi
lasciò fare, la portai sul mio petto, giusto
all’altezza del cuore che batteva
così velocemente da poterne sentire il suono
nell’aria.
Vegeta rimase in ascolto, immobile,
in silenzio.
“Adesso ci
credi…”
Sarei voluta scappare da quella
situazione imbarazzante, ma
appena provai ad alzarmi la mano sul petto mi respinse a terra e le sue
labbra poggiarono
sulle mie.
Non fece niente, la sua bocca era
immobile.
Mi girò la testa, mi
dimenticai completamente di respirare.
Rise contro la mia pelle.
“I terrestri sono proprio
strani…”
E la sua bocca si
impossessò di nuovo della mia.
Buongiorno a
tutti…bhè…mi dispiace per il ritardo.
In
questi mesi la linea a Brasilia ha dato problemi, e solo adesso, per
puro
miracolo sembra che Bangkok abbia deciso di farmi aggiornare.
Ringrazio moltissimo:
BulmaMiky, Lady Lexy,
Bulma4ever, ka93, owll, Saku_chan, Nessie93, kutai, Felix85, Pao87,
Luna_07,Hellfire,
katie37, 4ever_friends.
Mi dispiace di non poter
rispondere, ma ho paura di
riperdere la linea.
Alla prossima!
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Capitolo 5 *** Loose control ***
Loose
control
Avevo sempre pensato che niente fosse
meglio dello sguardo
di Vegeta, del suo profumo o del suo corpo da Dio.
Se c’era lui nei paraggi
ogni cosa diventava secondaria,
superflua.
Ma a quanto pareva mi sbagliavo.
C’era qualcosa di
più buono, qualcosa che potesse ancora
stupirmi in quell’essere sfuggente.
Il sapore delle sue labbra.
Sembrava una specie di droga,
più lo assaggiavo, più lo
volevo.
Vegeta si tratteneva, lo sapevo, se
si fosse lasciato andare
ai suoi impulsi mi avrebbe fatto del male con la sua potenza inumana:
questa
delicatezza, questi limiti che si auto imponeva non erano che
un’ulteriore prova
della sua disciplina, del suo controllo.
Io, al contrario, non mi ero mai
sentita così.
Mi sentivo totalmente in balia dei
miei ormoni, alla più
completa deriva.
La mia mente si era spenta e adesso
ogni pudore, ogni
inibizioni erano andate a farsi una passeggiata negli angoli
più remoti di me
stessa.
A malincuore mi allontanai dalla mia
droga, umanamente
bisognosa di ossigeno nuovo per i polmoni, ossigeno di cui lui,
ovviamente, non
sembrava sentire alcuna necessità.
Alzai gli occhi e insieme ci
studiammo nella semioscurità
della candela.
Le nostre labbra avevano troppo
voglia di riunirsi, ma non
ci sarebbe stato nessun impeto ad aiutarci questa volta.
Tutti e due aspettavamo, io con il
respiro corto, Vegeta con
i suoi occhi vaghi. Sapeva che non avrei resistito e, parlando molto
sinceramente,
non aveva per niente torto: il mio corpo urlava alla ricerca del suo,
avrei
passato la vita a non fare nient’altro.
Forse mi lasciai prendere troppo la
mano perché gli finii
praticamente addosso.
Rise della mia foga.
“Mi rendi tutto troppo
difficile…”
“Non hai la minima idea
dell’effetto che fai”
“Sì invece, sono
pericoloso…”
“No, sei
bellissimo”
Per la prima volta da quando lo
conoscevo e, ci avrei
giurato, anche nella sua vita, lo vidi sussultare.
Cercai di entrare nei suoi pensieri
lasciati liberi dalle
catene e dai cancelli che di solito li proteggevano dalle intrusioni
esterne,
ma lui capì subito quello che volevo fare e per evitare di
scoprirsi oltre mi
prese il viso tra le mani per cominciare un nuovo bacio.
La questione poteva aspettare, la
feroce eleganza della sua
lingua era una facile e piacevole distrazione a qualunque questione
umana.
Le dita ferme sul mio collo scesero a
prendermi la gamba
nuda, le unghie spinsero ancora di più la mia nuca contro le
sue labbra. Lasciai
che mi accarezzasse la pancia, che mi toccasse dove nessuno mai aveva
provato.
Non riuscivo a provare imbarazzo, non
ne avevo neanche il
tempo.
Il suo calore, la sua presenza erano
quasi intossicanti.
Neanche quando mi spogliò
riuscii ad avere
soggezione di lui assorta com’ero a
scoprire il suo corpo lentamente.
Nei miei sogni quella che sarebbe
dovuta essere la mia prima
volta era piena di candele, fiori, consapevolezza, ma adesso che ero
lì capivo
che non erano altro che mucchi di sciocchezze, più mi
baciava più me ne rendevo
conto.
A me bastava Vegeta,
nient’altro.
Se stavi facendo l’amore
con la persona che amavi più di
ogni altra cosa al mondo, se, come lui stesso aveva detto, la guardavi
come se
l’universo intero finisse nei suoi occhi allora la cornice
passava naturalmente
in secondo piano.
Mi toccò lievemente un
fianco per poi scendere tra le gambe.
La sua lingua sul mio collo mi
precludeva da qualunque altra
sensazione, ma la fitta che provai quando mi prese mi
riportò sulla Terra con
la violenza di uno schiaffo.
Il dolore pulsava nel mio corpo,
nelle vene, lo sentivo
scorrere sotto alla pelle accanto ai nervi mentre nelle orecchie non
avevo che
i miei gemiti e il suo respiro rotto.
Quando cominciò a muoversi
ancorai le mie mani alla sua
schiena, lo graffiai, me ne accorsi perché sentii i
polpastrelli bagnati di sangue
sotto le unghie, ma da perfetto Sayan non diede la minima impressione
di
fastidio.
In breve tempo cominciai ad avvertire
che di quel bruciore
iniziale, di quel male così intenso che pensavo non sarebbe
finito mai, non era
rimasto che una sensazione di fondo.
Il piacere era così tanto
da frastornarmi, si era impossessato
di ogni organo vitale, sentivo Vegeta ovunque su di me, avevo voglia di
tenermelo
accanto, di toccarlo, di morderlo addirittura.
Incredulo e orgoglioso di avermi resa
così pazza di lui,
rise della mia frenesia e irrimediabilmente mi mancò il
respiro quando lo vidi,
il suo volto illuminato, già bello come la luna adesso
più giovane, più
straordinario per quella risata.
“Ti amo”
gettò fuori la mia voce, anestetizzata.
“Perché?”
“Perché ho
bisogno di te”
E non riuscii a dire altro
perché il piacere arrivò al
culmine e mi lasciò senza fiato.
Vegeta venne fuori per evitare
inconvenienti e anche se non proferì
parola le sue labbra, immobili sulla mia gola, si tesero in un nuovo
sorriso.
Si sdraiò accanto a me e
lasciò che io mi abbandonassi tra le
sue braccia.
Proprio quando stavo per abbandonarmi
sulla sua spalla la
luce del soffitto ci abbaiò illuminando tutto il soggiorno.
Il blackout era finito, la luce era
tornata.
Arrossendo a dismisura nascosi il
viso sotto il suo mento.
“E adesso?” fece
lui, ghignando.
Coraggiosa mi alzai, completamente
nuda davanti a lui, con
così tanta vergogna addosso da non riuscire neanche a
guardarlo in faccia,
andai verso l’interrutto e ci poggia il dito sopra.
Prima ancora che potesse farsi buio
Vegeta era accanto a me
che rideva, le sue labbra sulle mie, le nostre mani che si
intrecciavano.
Quella notte durò
all’infinito.
Solo ed esclusivamente per noi.
Morena
Felini
È
stato
faticoso, lungo, impegnativo…ma alla fine devo dire di
essere proprio contenta
di questa ff! Come sicuramente qualcuno avrà notato il
rapporto Bulma-Vegeta è
molto simile a quello umana-vampiro…bhè se lo
avete notato, avete fatto bene, perché
sono stati proprio i libri della Meyers a ispirarmi!
Devo
assoluatamente
ringraziare queste persone:
Archangel
Reliel:
grazie per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Bulma4ever:
carissima! Per quanto riguarda l’alcol, non penso che Vegeta
sia mai stato per
locali, ma la vita da guerrieri deve essere proprio dura senza un
goccetto, o
no? XD! L’idea degli anni diversi in base ai pianeti mi
è venuta di getto, non
so come…spero che questo capitolo abbia risolto tutti i tuoi
dubbi!
Lady
Lexis:
sinceramente un Vegeta vergine nn ce lo vedo proprio…non so
ocme possa anche
solo saltare al cervello una cosa simile…Vegeta è
un tipo un mercenario romano…un
principe dell’antica grecia…un neo Alessandro
magno! Non può essere vergine! Sei
d’accordo anche tu, vero? Grazie per i complimenti!
Luna_07:
Grazzzzziiiiieeee!! Baci =*
Kutai:
spero tu
stia bene visto che la scena “dell’oltre”
è finalmente giunta! No mi ti
sciogliere di nuovo che poi come fai a recensire!! Ahahaah! Tvb
Ka93:
grazie! Io
Vegeta l’ho sempre immaginato così, solo
così può essere lui per me,un essere
giovane, passionale, feroce, elegante e acculturato. Per questo
l’ho sempre
amato!!
Nessie93:
mi fa
piacere sapere che la storia ti coinvolge! Grazie per la recensione!
Owll:
grazie
per i complimenti! Ti è piaciuto questo capitolo?
Hellfire:
sì,
in effetti sono abituata a viaggiare tanto con i nonni sparsi nel mondo
che mi
ritrovo!! Grazie per tutti i compliementi, Vegeta è molto
felce di farti
sospirare, ma ti ricorda che è sposato con me e solo con me!
Ù_ù =D
Saku_chan:grazie
per tutti i compliementi!!! =D! arrossisco! Per me conta davvero
cercare di non
essere scontata, banale…è molto importante per
una scrittrice!! Gli uomini sono
idioti per natura, senza noi donne si estinguerebbero e addio mondo! Mi
trovi
perfettamente d’accordo con te!
Coniglietto
94:
grazie infinite!
E
così siamo
alla fine (almeno credo) amici e amiche! Grazie per avermi seguito!
Grazie
per aver
sognato insieme a me!
Lalledy
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