Legami

di Yumiko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Legami: amore paterno ***
Capitolo 2: *** 02. Legami: amore fraterno ***
Capitolo 3: *** 03. Legami: Rispetto ***



Capitolo 1
*** 01. Legami: amore paterno ***


- EDIT del 03/02/’17 - 
Dlin dlon, informazione di servizio: ho deciso di trasformare quella che in origine era solo una one shot in una raccolta. Al suo interno pubblicherò one shot che abbiano come idea di fondo il concetto di “Legami affettivi” e giostrerò con diversi personaggi: ogni storia avrà personaggi differenti e, naturalmente, una trama e un ciclo narrativo a sé. E niente, spero che l'idea vi piaccia!

Grazie a chi leggerà e a chi dedicherà un minuto per farmi sapere cosa ne pensa!
Buona lettura e a presto,
Yumiko
- FINE EDIT -








 
Legami: Amore paterno







Il primo vagito del piccolo Trunks risuonò in sala parto in piena notte. Bulma sorrise stanca, portandosi una mano sulla fronte sudata, e si preparò ad accogliere per la prima volta tra le braccia quel fagottino dai grandi occhi cristallini come i suoi. Se ne innamorò all'istante. Sarebbe potuta andare diversamente?
Quella notte turbolenta si concluse con un paio di ore di sonno agitato, intervallato da continue premure e attenzioni al nuovo arrivato che, dopo essere stato sottoposto alle normali visite di controllo, sonnecchiava beatamente stringendo i minuti pugnetti davanti a sé, il corpicino fasciato da una copertina bianca e azzurra. La ragazza lo cambiò un paio di volte prima che il sole facesse capolino con timidi e caldi raggi al di là dell'orizzonte. 
"Mio piccolo tesoro, quanto sei bello.", sussurrò commossa davanti al primogenito, sistemandogli meglio la cuffietta di cotone sulla testolina.
Mai avrebbe pensato di diventare madre, a dirla tutta non si sarebbe nemmeno immaginata che in un giorno di primavera sarebbe convolata a nozze con Vegeta. E invece...
Sorrise. Era innamorata di suo marito, non sapeva ancora – di preciso - come fosse potuto accadere, ma ne era assolutamente certa. Lo amava. E lui a modo suo amava lei. Non che fosse il più tenero e affettuoso degli uomini, erano rari i momenti di dolcezza tra di loro, tuttavia il Principe dei Saiyan non mancava mai di dimostrare quanto ci tenesse a... Al loro amore? Sorrise ancora. Sì, era così. E avrebbe amato profondamente quel bambino, ne era sicura. Forse avrebbe avuto difficoltà i primi tempi, ma poi avrebbero cucito un gran bel rapporto, dopotutto era suo figlio, il suo erede, un esserino che sarebbe diventato un uomo forte di cui andare fieri. Bulma scosse la testa, interrompendo il vortice di fitti pensieri. Tempo al tempo, si disse, lasciamolo crescere con tutta la calma che sarà necessaria. Lo guardò ancora per qualche minuto, poi approfittò di quel piacevole silenzio per scivolare nel mondo dei sogni ancora per un po': aveva dato alla luce un futuro Saiyan solo cinque ore prima e si sentiva decisamente sconvolta. 




 
*



Vegeta puntò lo sguardo severo sul piccolo davanti a sé. Una lieve smorfia gli si dipinse sul volto corrucciato. Un figlio. Era diventato padre. Lui, proprio. Assurdo. Scosse la testa, annoiato. 
"Io non so cosa farmene di te.", disse, incrociando le braccia al petto, i muscoli contratti nella divisa da combattimento. 
Per tutta risposta il piccolo Trunks lo guardò con i suoi occhioni azzurri, un sorrisino accennato appena sul faccino tondo. 
"È inutile che mi guardi in quel modo, non funziona. Sei solo un moccioso capriccioso, non fai altro che piangere tutto il giorno."
Il bambino piegò le labbra all'ingiù, quasi si sentisse offeso da quell’affermazione.
"Non mi fai neanche dormire, bisogna darti da mangiare in continuazione. Per non parlare della puzza disumana che proviene dai pannolini. Tsk." Vegeta osservò il neonato con un'espressione di disprezzo, scuotendo la testa nervoso e infastidito. Non aveva mai desiderato un figlio e, invece, ora se ne trovava uno tra i piedi. 
Trunks strinse i piccoli pugni continuando a guardare in alto, lo sguardo cristallino saettava vispo da una parte all'altra della stanza. Emise un versetto per riconquistare l'attenzione del padre. 
"Si può sapere cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te, mi devo allenare." 
Il tono duro e scontroso del Saiyan spaventò il piccolo, che cominciò a piangere e a dimenarsi nella culla. 
"Ci mancava solo questa!" Vegeta si tirò una manata in fronte, profondamente turbato. E adesso?
Le rosee guance paffute del bambino si bagnarono di grandi lacrime, scivolando fino al mento e arrivando a bagnare la tutina bianca. Dimenò i piedini avanti e indietro, tendendo le braccine in avanti per tentare, invano, di raggiungere l'abbraccio paterno. 
Vegeta fu quasi tentato di andarsene e di lasciare da solo il figlioletto a strillare disperato. Poi qualcosa in lui si mosse. Una luce fioca si accese. 
"E va bene, ma solo per questa volta.", disse, rivolgendosi più che altro a sé stesso. 
Si piegò sul lettino e strinse il neonato tra le braccia, un po' impacciato ed insicuro. 
"Non so nemmeno se sia il modo giusto. Bulma di solito fa così, però.", sussurrò, assicurandosi inconsapevolmente che il piccolino fosse comodo e nella giusta posizione. 
Il piccolo Trunks smise di piangere all'istante, trasalendo a quel primo, estraneo contatto. Alzò gli occhi su Vegeta. 
"E adesso perché mi guardi così?", stizzito, il Saiyan continuò a dondolare sul posto, nonostante il pianto fosse ormai cessato. "Se non ti sta bene ti rimetto giù subito, e -"
Vegeta non finì di parlare. Rimase incantato davanti al piccolo Trunks che ora gli sorrideva felice, gli occhi azzurri luccicanti e una manina paffutella appoggiata sulla sua guancia ispida. 
Gli somigliava così tanto.
In quel momento realizzò di essere diventato padre. Per davvero. 
"Mio figlio, tu sei mio figlio...", sussurrò, mosso da un'emozione nuova, calda e potente. 
Vegeta, per la prima volta dalla nascita di Trunks, sorrise. E si sentì felice come mai prima di allora. 
Non sapeva se sarebbe stato in grado di prendersi cura di lui, ma gli avrebbe voluto bene. 
A modo suo, certo.
Di questo, però, ne era assolutamente sicuro.
 
 
 
 
Fine
 



Note:
Salve!
Se siete giunti fin qui, spero che questa prima one-shot vi sia piaciuta almeno un po’ ^_^
Cosa posso dirvi, mh. Mi è venuta in mente così per caso, scritta così – a caso. ^^’
Io adoro Vegeta e adoro Trunks... E li adoro insieme *_* Mi piaceva l’idea di un momentino così, un po’ dolcino ma non troppo : - )
Penso che la trama non sia molto originale, in effetti, e probabilmente in giro ci saranno altre fic molto simili, mh.. In tal caso ogni riferimento è assolutamente casuale e mi scuso. >w<
Se vi va fatemi sapere che ne pensate,
A presto!
Yumiko

 

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Capitolo 2
*** 02. Legami: amore fraterno ***


Legami: Amore fraterno










La faccina imbronciata di Goten suscitò nell’animo del fratello maggiore un’ondata di tenerezza. Gohan sorrise, cominciando a scendere verso terra per avvicinarsi al bambino che continuava a guardarlo stizzito: non se la stava cavando affatto male, prima che il ragazzo volasse via, lontano dalla sua portata.
“Non ti arrabbiare, Goten, ti insegnerò io a volare.”, così dicendo, Goten si tranquillizzò un po’ e riconquistò la sua tipica ed ingenua spensieratezza. Quando venne a sapere che avrebbe dovuto condividere Gohan con una sua amica di scuola, accettò ugualmente le lezioni. Era disposto a tutto, pur di imparare a galleggiare in aria* come gli altri.
Trunks probabilmente era già capace.
Sospirò, insicuro, poi alzò i grandi occhi castani sul ragazzo: “Quando cominciamo?”
Una scintilla di determinazione illuminò il suo sguardo.





 
*



 
 
Che Goten fosse un bambino fuori dal comune era ormai cosa piuttosto ovvia a chiunque, ma agli occhi di Gohan sarebbe rimasto sempre e soltanto il suo fratellino. Per questo motivo quando lo vide sollevarsi dal terreno, e librarsi in aria con insolita maestria, esultò entusiasta ed orgoglioso: “Ce l’hai fatta, hai visto?!”
Nemmeno il tempo di dirlo che il bambino si ritrovò lungo e tirato per terra. Tuttavia, la pratica era la chiave per ogni cosa e, conoscendo il piccolo, non ci sarebbe voluto poi molto prima che imparasse a padroneggiare al meglio la tecnica del Bukujutsu*. D’altro canto, Goten non si sarebbe fatto abbattere tanto facilmente: era un Saiyan e, si sa, buon sangue non mente.
Quella sera Gohan – stanco ma al settimo cielo - raccontò la giornata di allenamento a sua madre mentre la cena veniva divorata come di consueto, soprattutto dai due maschietti di casa. La serenità che si respirava a tavola stonava solamente per un piccolo dettaglio, un dettaglio che al maggiore non sfuggì: Goten, la cui parlantina era implacabile in qualunque momento della giornata, non proferì parola, non accennò minimamente alla sua conquista e non corse in giro saltando da tutte le parti. Era piuttosto strano. Gohan si promise di andare da lui più tardi, e finì di mangiare in silenzio.
“Ehi, Goten. Sei stato davvero bravo oggi, sai?”, sussurrò il giovane, ficcando il naso nell’oscurità della cameretta.
Goten sospirò con un lamento strozzato. “Grazie, fratellone.”
Il ragazzo, sulla soglia, iniziò a preoccuparsi sul serio. Era ormai evidente che qualcosa non andasse. Entrò in punta di piedi e si chiuse con delicatezza la porta alle spalle, attento a non fare rumore. Dopo essersi fatto largo tra i giocattoli abbandonati alla rinfusa sul pavimento, raggiunse il letto del fratellino. Aspettò un paio di minuti e, quando i suoi occhi si abituarono al buio, scorse la minuta figura di Goten nascosta sotto le coperte. Gohan si sedette accanto al piccolo, poggiandogli una mano sulla spalla. Che avesse la febbre? O magari male da qualche parte?
“Cosa ti prende, fratellino?”, domandò, sempre più in ansia. Forse aveva esagerato con l’allenamento, l’aveva fatto stancare troppo. O magari l’aveva ferito... Possibile che non se ne fosse accorto?
“Eri così contento di aver imparato a volare oggi pomeriggio!”
Da sotto il cumulo di lenzuola, la voce ovattata del bambino giunse alle orecchie di Gohan come un’accusa tagliente. “Sì, infatti, ma anche Videl era molto contenta.”
Il maggiore, in un primo momento confuso, si ritrovò a sorridere intenerito per la seconda volta in quella lunga giornata. La preoccupazione che lo attanagliava si sciolse come neve al sole non appena si rese conto di quale fosse il vero problema. Goten era geloso?
“Videl non ti sta simpatica?”, azzardò, cercando di mantenere un tono serio.
Il cuscino si mosse.
“E perché no?”
Il ragazzino alzò le spalle, sospirando ancora. “Non mi va di parlarne.”
Il Saiyan più grande non era affatto intenzionato a lasciare il fratellino in quello stato di assurda depressione, quindi decise che lo avrebbe convinto a parlare in qualunque modo. Lo tirò fuori di forza da sotto le coperte e lo strinse in un caldo abbraccio. Non sarebbe riuscito a divincolarsi tanto facilmente.
“Avanti, fratellino, dimmi.”
Goten, preso alla sprovvista, chiuse il pugno in un lembo della tuta del fratello e scoppiò in lacrime all’improvviso, sfogando la frustrazione che era riuscito a celare per tutto il pomeriggio. “Io non voglio che Videl ti porti via da me!”, urlò, premendo il viso contro il suo petto e soffocando così il pianto disperato che non riusciva più a trattenere.
Si vergognò un po’ per quel comportamento infantile - ma lui era un bambino, giusto? Aveva diritto di comportarsi da tale, ogni tanto, no?
Gohan restò in silenzio per qualche istante e cullò il fratellino tra le sue braccia, emulando il gesto che aveva compiuto tante volte solo pochi anni prima. Il pensiero lo fece sorridere e rammaricare allo stesso tempo: il suo piccoletto stava crescendo troppo in fretta. Si staccò dal corpo del bambino per riuscire a guardarlo negli occhi.
“Videl non mi porterà mai via da te, Goten. Sono il tuo fratellone, lo resterò sempre.”, sussurrò, passando due dita sulle guance bagnate del piccolo. Gli sorrise di nuovo, amorevole. “Un giorno me ne andrò di casa, certo, ma lo farai anche tu quando sarai grande.”
Goten tirò su col naso. “E cosa succederà allora?”
Il ragazzo lo strinse ancora più forte e Goten si accoccolò meglio sulle sua ginocchia, cercando quel senso di protezione che temeva di poter perdere. “Oh, non succederà niente. Potrai sempre contare su di me, in qualunque momento. Ti basterà chiamarmi, sai, io correrò da te per qualsiasi cosa.”
Il volto del bambino si rasserenò. Si strofinò la faccia per scacciare via le lacrime e guardò intensamente il fratello, colmo di speranza. “Me lo prometti, fratellone?”
Le labbra di Gohan si incresparono in un ennesimo, felice sorriso; incapace di contenere il calore che sentiva dentro di sé, annuì:
“Te lo prometto, fratellino.”
Si addormentarono l’uno stretto all’altro, il faccino di Goten ancora sul petto del maggiore, la mano di quest’ultimo tra i capelli del più piccolo.
Quando Chichi andò a svegliarli la mattina seguente, si portò le mani sul cuore e desiderò ardentemente che Son Goku fosse lì, con lei, a vedere la meraviglia che insieme erano riusciti a creare.





 
*
 




“Videl?”
“Dimmi.”
“Vuoi essere mia amica?”
Gohan, che da terra li osservava e dava loro consigli su come migliorare la tecnica, scosse la testa contento e, soprattutto, pieno di orgoglio.
Oh, fratellino.
 
 



Fine




Note:

* Bukujutsu: letteralmente significa “tecnica di galleggiamento”, ecco perché ho espresso il concetto con quel “imparare a galleggiare in aria” XD In modo molto più spiccio comunque è effettivamente la tecnica del volo, ma in caso volessimo fare i puntigliosi... ^_^


Eccoci con la seconda one-shot di questa piccola raccolta.
Questa volta i protagonisti sono i miei amati Gohan e Goten, ah quanto li adoro <3
L’episodio da cui ho preso ispirazione è il 207: Gohan insegna al fratellino e a Videl (ancora non molto simpatica ai tempi lol) a volare, ma se Goten fosse un po’ geloso del suo fratellone...?  Consideriamo che è sempre stato il suo punto di riferimento, perciò... Beh, voilà, il risultato dei miei deliri *-*
Niente, ho finito di blaterare  ^_^
Grazie per essere arrivati sin qui, se vi va lasciatemi un commentino!

A presto,

Yumiko

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Capitolo 3
*** 03. Legami: Rispetto ***


 
Legami: Rispetto




 


Lord Beerus era noto in tutto l’Universo 7 per il suo pessimo temperamento. E l’intero Universo 7 sapeva che l’unico in grado di tenere a bada il brutto carattere del Dio della Distruzione era nient’altro che Whis, colui che lo sopportava da tempo immemore e che, inspiegabilmente, provava nei suoi confronti una qual sorta di affetto.  
Adesso, nonostante la terribile reputazione, Lord Beerus se ne stava lì a crogiolarsi al sole, con un cocktail in una zampa e una variegata scelta di stuzzichini nell’altra. Quiete e tranquillità era tutto ciò che bramava in quel momento: un po’ assurdo, forse, considerato il compito di distruttore al quale doveva rispondere.
Sbadigliò rumorosamente, stiracchiandosi per bene, quindi aprì gli occhi e si grattò un orecchio, un po’ annoiato. Diede un’occhiata in giro con fare distratto, bevve ancora qualche sorso di quella dolcissima bevanda ghiacciata e si alzò, uno strano e preoccupante luccichio attraversò il suo sguardo divino.
I dintorni sembravano deserti: l’umana che riusciva a soddisfare il suo insaziabile appetito era rintanata da ore in una delle centinaia di stanze della sua enorme casa, il marmocchio dai capelli viola probabilmente era da qualche parte a bighellonare con il mostriciattolo uguale a quell’insopportabile di Goku, e Vegeta era da Whis per il consueto allenamento giornaliero.
Perfetto. Nessuno se ne sarebbe accorto.
Sgattaiolò con passo felino nel laboratorio di Bulma, un sorrisino malizioso tra le labbra. Quando raggiunse l’entrata, portò le zampe sui fianchi e si lasciò andare ad una risata malefica. Si sarebbe divertito parecchio, in quel posto. Cominciò a pigiare tasti e bottoni da tutte le parti, digitò parole incomprensibili sul computer, frugò nei cassetti, attivò vari prototipi lasciati incustoditi... Poco importava se avesse fatto esplodere tutta la residenza dell’umana – non era di certo affar suo: oltretutto, quella donna non gli stava nemmeno poi tanto simpatica.
All’ennesimo pulsante premuto, però, un rumore assordante e ripetitivo, accompagnato da luci rosse ad intermittenza che vorticavano sulle pareti, risuonò violento in ogni stanza della Capsule Corporation.
Lord Beerus imprecò sottovoce, ma non si scompose più del dovuto: uscì all’aria aperta lasciandosi alle spalle lo scompiglio che aveva provocato e tornò a sdraiarsi, beandosi dei caldi raggi solari, come se nulla fosse accaduto. Se l’era decisamente spassata, anche se per poco.
Addentò con voracità un pezzo di pizza ed osservò il cielo azzurro che si stagliava infinito sopra la sua testa. Quel pianeta aveva dei bei colori, doveva ammetterlo.  Pochi istanti dopo Bulma accorse in preda al panico, i capelli azzurri raccolti alla buona in un asciugamano bianco, la maglietta tempestata di gocce d’acqua.
“CHE DIAVOLO E’ SUCCESSO QUI?!”, urlò isterica, piombando nel laboratorio e mettendosi le mani sul viso, sconvolta da ciò le si presentò davanti. Fece un respiro profondo e poi, come risvegliatasi all’improvviso, cominciò a correre disperata in ogni angolo della stanza per cercare di riparare il danno – qualunque esso fosse – e far smettere lo scampanellio del segnale d’emergenza. Quel rumore le stava spaccando i timpani.
“CHI E’ STATO, CHI E’ STATO! TRUNKS! VIENI SUBITO QUI!”
Il bambino si presentò alla madre con uno sguardo da cucciolo bastonato, gli occhi bassi e le mani nascoste dietro la schiena. “Io non c’entro, mamma. Davvero! Ero fuori a giocare con Goten!”
La donna sbuffò e portò le braccia al petto. “Non si dicono le bugie, Trunks! Quante volte ti ho detto di non toccare niente qui dentro? Sai quanto tempo ci metterò a sistemare tutto adesso?! Cosa hai combinato!”
“Ma... MAMMA! Non sono stato io, ti dico!”
Goten sbucò da dietro l’amico e annuì, vagamente spaventato dall’umore distruttivo di Bulma. “Trunks era con me in giardino, non è stato lui. Stavamo giocando prima che ci chiamassi.”, asserì, sorridendo con cautela e dando una pacca di sostegno al ragazzino. Trunks gli sorrise appena, mortificato ma riconoscente dell’aiuto.
Bulma sospirò, alzando le mani in segno di resa. “Se non sei stato tu... Allora chi è stato?”
Lord Beerus, che fino a quel momento aveva origliato la conversazione senza smettere di abbuffarsi di pizza e tartine, sorrise sotto i lunghi baffi.
Nessuno se ne sarebbe accorto. Non ci sarebbero mai arrivati. Nessuno avrebbe mai sospettato di un’entità superiore come lu-
Non ebbe il tempo di finire di formulare il pensiero che una scia luminosa gli atterrò di fronte - facendo apparire la slanciata figura di Whis in tutta la sua maestosità, lo sguardo fiero e la schiena dritta come un fuso. L’Angelo gli rivolse un’occhiata gelida, ignorando le leccornie poste di fianco al Dio della Distruzione con inusuale facilità.
“Mi segua, Bills-Sama.”
Infastidito da quel tono tanto brusco e dalla venuta così improvvisa del suo Maestro, Lord Beerus obbedì di malavoglia e abbandonò l’ultimo stuzzichino sul tavolo.
Whis si schiarì la voce per attirare l’attenzione della sua amica umana, ancora intenta a litigare con il figlio innocente.
“Bulma-san, credo che qualcuno qui abbia qualcosa da comunicare a tutti noi.”, dichiarò ad alta voce senza scomporsi.
Beerus sbiancò. Se lo sarebbe dovuto aspettare: a Whis non sfuggiva mai niente. Non che gli fosse chiaro come avesse fatto a scoprirlo così presto, però...
Una goccia di sudore gli scivolò lungo la schiena, le orecchie in tensione ritte sulla testa.
Deglutì.
Sentì gli occhi di tutti puntati addosso, l’umiliazione che si avvinava repentina.
Whis tossì, dando una gentile gomitata all’Allievo, un lieve sorriso tra le labbra violette.
Bills esplose. “E VA BENE, SI’, SONO STATO IO!” , incrociò le zampe e si girò dall’altra parte, rosso come un pomodoro per la vergogna e l’imbarazzo.
L’Angelo annuì, non ancora soddisfatto. “Non sta dimenticando qualcosa, Bills-Sama?”
“No.”
Bills-Sama.”
Lord Beerus sospirò, sconfitto. “Mi disp.. Disp...iace... Dispiace.”
Whis rise contento, gli occhi vispi di nuovo sereni e rilassati.
Bulma ciondolò sui piedi, non sapendo cosa dire. Di norma gli avrebbe urlato addosso, ma vedere Bills così ubbidiente e remissivo nei confronti di Whis la fece rimanere senza parole. Era la prima volta che assisteva ad una scena simile.
Si scusò con Trunks, ancora imbronciato per essere stato accusato e sgridato ingiustamente. “Scusami tanto tesoro, non avrei dovuto dubitare di te in questo modo!”, gli schioccò un bacio sulla guancia. Il ragazzino scosse la testa e volò via con l’amico, troppo offeso per rimanere ed anche per ribattere.
Bulma lo guardò allontanarsi, quindi si voltò verso Whis.
“Vado a vedere se riesco a ripristinare il sistema, grazie davvero per l’aiuto.”
L’Angelo le fece un cenno col capo, inchinandosi appena.
La ragazza fece per rientrare ma, poco prima di varcare l’entrata del laboratorio, si girò ancora: “Sei perdonato, Bills.”
Il Dio della Distruzione avrebbe voluto sotterrarsi con le sue stesse mani. (Cioè, zampe)
“Che umiliazione...”, sussurrò a denti stretti, i pugni chiusi e i muscoli tesi.
“Se l’è meritato, Bills-Sama. Che non succeda mai più.”
Bills si calmò tutto d’un tratto, la soave voce di Whis arrivò fresca e chiara come un fulmine a ciel sereno. “C-Certo.”, balbettò, lo sguardo rivolto verso terra, il colorito ancora accesso sulle guance.
L’Angelo gli rivolse un ultimo, gentile sorriso e si recò verso il banchetto che aveva adocchiato al suo arrivo, lasciando il Dio della Distruzione a bollire nel suo brodo di vergogna.


Nonostante l’innata indole capricciosa, Lord Beerus non si sarebbe mai sognato di mancare di rispetto al suo Maestro: Whis - per lui - veniva prima di tutto, e ciò che diceva era legge.
Il più delle volte, almeno.  

 
*
 
“Whis?”
“Sì, Bills-Sama?”
“Chissà cos’altro potrei combinare se tu non mi tenessi d’occhio...”
Un attimo prima che i due amici toccassero il suolo del loro pianeta, una fragorosa e dolce risata risuonò nell’immensità dell’Universo.





Fine
 




Note:
Ecco il terzo capitolo di questa raccolta improvvisata ^^ (finalmente, aggiungerei, ci ho messo una vita a scrivere questa one shot XD)
Beh che dire... Whis e Bills sono due personaggi così antitetici da risultare complementari, secondo me, perciò il legame che li unisce maggiormente è senz’altro il profondo rispetto che nutrono l’uno per l’altro...  ^^
E nulla, ta-dàn! (L'immagine mi piaceva troppo, me lo sono immaginata proprio così, Bills, mentre veniva ripreso da Whis XD)
Non ho molto altro da dire, perciò spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi saluto!


Al prossimo aggiornamento!
 


-Yumiko


 

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