Cronache della Ella

di Sethmentecontorta
(/viewuser.php?uid=339716)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'anello del pirata ***
Capitolo 2: *** il pianto del mozzo ***
Capitolo 3: *** l'ultima richiesta della Regina ***
Capitolo 4: *** il canto della malinconica ***
Capitolo 5: *** la fede della ladra ***



Capitolo 1
*** l'anello del pirata ***


Seth's corner: Salve a tutti, miei cari lettori! Che ci conosciamo già o meno, è un piacere per me conoscervi. 
Finalmente riesco a pubblicare questa storia, ahah, e pensare che mi sembra di averla consegnata coooosì tanto tempo fa. Le vacanze sono state tremendamente piene, per me, e la prima settimana di scuola tremendamente estenuante. Dunque, per riuscire a finire di pubblicare questa storia entro la consegna dei risultati del contest, vi avviso che dovrei pubblicare un capitolo ogni giovedì ed ogni domenica, fino a domenica 29 dato che, come è scritto nella descrizione, i capitoli in tutto sono cinque.
L'immagine inserita come banner mi era stata assegnata come ambientazione per la storia, poi è stata modificata da me perché mi piaceva renderla un po' più in sintonia con l'atmosfera della storia. Nei prossimi capitoli metterò anche dei miei disegni dei vari personaggi che verrano poi man mano ad inserirvi, per ora conoscere soltanto i nostri due protagonisti.
Questo progetto nella mia testa è cresciuto ed è stato progammato per mesi, per cui oramai sono affezionata a lui e a tutti i personaggi, anche quelli nati più per caso. Quindi non posso che sperare che anche voi miei lettori apprezzerete, perché io ci tengo davvero tanto. Tengo ad ogni mia storia, ovviamente, ma quelle più sudate sono quelle che ti entrano più dentro. 
Penso di aver detto tutto, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere e mi rassicurerebbe, in caso di un commento positivo, in vista dei risultati. Ma ovviamente sono più che aperta alle critiche, che se non ci fossero si migliorerebbe cento volte più lentamente. 
Spero di rileggerci di nuovo in futuro, mio caro lettore!

 
I

l’anello del pirata

Image and video hosting by TinyPic
 

Gli occhi del color delle foreste di William vagavano sulle scure onde marine, che si infrangevano sullo scafo della sua nave, la Ella, con fragore; le folte sopracciglia aggrottate, il pollice premuto contro le labbra sottili come lame. Sarebbe stato difficile dire se fosse preoccupato o semplicemente perso nei suoi pensieri. Le sue palpebre si abbassarono, mentre inalava il rassicurante odore del mare e si godeva la carezza del vento tra i suoi capelli scuri come ebano. Un rumore di passi che si fermavano al suo fianco lo portarono ad aprire gli occhi e a portarli sulla persona che, come lui, si era poggiata al parapetto.
– Non dovresti essere sempre così pensieroso, caro il mio capitano. A volte bisogna semplicemente prendere la vita per come ci si propone. – la ladra si sistemò una ciocca di capelli ramati, che era sfuggita alla presa delle due trecce che li tenevano lontani dalla sua fronte, unendosi dietro il capo.
– Tu pensi troppo poco, North. Hai idea di quanti porti ci abbiano bandito per colpa dei tuoi continui furti? – commentò lui, spostando lo sguardo sull’orizzonte. – Oltretutto, non sono il tuo capitano. Non mi è ancora del tutto chiaro perché tu sia sulla mia nave, ad essere sinceri.
Perché sei divertente. – la ragazza reclinò la testa, lasciandosi andare ad una lieve risata cristallina. – Sono qui da mesi, spero non vorrai cacciarmi proprio ora che arriva la parte più interessante. 
– Già, rischiare la vita per Lei, questo sì che è interessante, non è così?
Le iridi dorate di North si puntarono sul suo viso. – Sei preoccupato? 
– Temo ciò che ci aspetterà. Le Sue missioni sono state sempre più ardue, recentemente, sento come se ci stesse preparando a qualcosa di grosso. – la sua schiena si fece ancora più curva, tutta piegata per poggiare i gomiti sul legno ormai consunto del parapetto. 
– Eppure godi del Suo favore, molti ucciderebbero per conquistarselo, quando a te immagino basti guardarLa con quei tuoi begli occhioni e la tua faccia spaventosamente neutra, per farLa uscire di testa. Sai com’è, tutte le donne che hanno sempre ciò che desiderano sono attratte da ciò che non possono avere. 
– Sciocca, sai bene che non L’ho mai vista, come tutti del resto. 
– Ma Lei avrà certamente visto te.
William scosse il capo, divertito dal modo di fare eternamente scherzoso della giovane donna. Non importava cosa facesse, in quale situazione si trovasse, fosse anche pericolosa, lei aveva sempre una curva sorniona dipinta sulle labbra. Gli venne in mente che la prima volta che l’aveva incontrata era stato in una taverna. Per la precisione, lei era appesa per le gambe ad una delle travi del soffitto, e da lì lo guardava con quei suoi ridenti occhi da gatta, la bocca colorata di un rosso bronzeo tirata in un sorriso. Scoprì poi che aveva rubato un orologio da taschino finemente lavorato, in quell’occasione, ma passò ugualmente sopra alla cosa. Fatto sta che la trovò aggrappata alla polena della propria nave, poche ore dopo. Tentarono di cacciarla, ma continuava a tornare, per cui alla fine smisero di provarci ed accettarono la sua presenza quasi come fosse parte dell’equipaggio. Si lasciò andare ad un lieve sorriso, pensando a tutti i casini in cui North li aveva cacciati. 
– È esattamente questo ciò di cui parlo, scommetto che molte donne si strapperebbero i capelli a vicenda, pur di vedere quel sorriso. E scommetto anche che Lei ti manda in missioni pericolose per recuperare gioielli e, al tuo ritorno, poter fantasticare e fingere che siano tuoi regali. – disse, toccandogli una guancia con l’indice.
– Non è un mio anello, quello? – chiese lui in tutta risposta, accennando con la testa al monile che portava al pollice della stessa mano con cui l’aveva appena toccato. 
– Ti sbagli. – sorrise lei, accarezzando lo smeraldo incastonato in una montatura di bronzo, visibilmente troppo grande perché potesse portarlo a qualunque altro dito.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** il pianto del mozzo ***


Seth's corner: Yas, sono un po' in ritardo, è venerdì mattina, dovevo postarlo ieri. Come non riuscire a mantenere le scadenze manco al primo capitolo, lezione numero uno by Seth. In ogni caso, spero il capitolo si faccia perdonare questo piccolo ritardo. Ormai questo è l'ultimo contest per cui devo ricevere un giudizio e sono davvero in ansia, perché non sono sicura di aver fatto un lavoro buono, per lo meno ai fini dei limiti imposti dal contest. Sono piuttosto di fretta, però posso già dirvi che qui potete veder comparire la maggior parte dei personaggi, in particolar modo delle comparse, che mi spiace chiamarle così perché sono tremendamente affezionata pure a loro. data la mia fretta, non mi metterò a cercare le immagini che vi avevo promesso l'utima volta, mA VI PROMETTO CHE CI SARANNO PRESTO, GIURO. 
Ora devo andare, devo ahimé incamminarmi verso scuola. A presto!

 
II
il pianto del mozzo

Image and video hosting by TinyPic
 
 
Ferì ed uccise quanto poteva, su quella nave che pullulava di sirene e di pirati occupati a combattere, non appena ebbe un istante di respiro, cercò con lo sguardo la loro sovrana, Maira. Uccisa lei, forse le guerriere marine si sarebbero fatte indietro. Ella non si era spostata dal punto da cui aveva dialogato con lui, da cui incitava le sirene e comandava loro come agire. Prima che potesse anche solo iniziare a ragionare sul come raggiungerla, però, notò una giovane sirena alzare un grido di battaglia, mentre azzannava alla gola il valoroso Malachi. Il ragazzo che aveva trovato in una strada e che aveva preso sotto la sua ala protettiva per il luccichio dei suoi occhi di un caldo nero. Il suo campione, colui che forse più di tutti aveva la stoffa per fare il capitano, un giorno, al suo posto.
Si costrinse a pensare razionalmente e a non andare impulsivamente in cerca di vendetta, ma cambiò idea una volta osservato che quella creatura aveva la stessa coda bianca e grigia, da squalo bianco, di Maira. Probabilmente sarebbe stata la futura regina, per cui poteva essere più importante di Maira stessa. Mentre quella lottava contro un pirata, William si precipitò su di lei e la prese per il collo, stringendo con forza, in modo da indebolirla, ma non ucciderla. Con l’altra mano sfoderò un coltello, che le premette sulla giugulare. Era forte, doveva essere veloce. Si avvicinò al parapetto, ponendo la sirena sotto gli occhi di quelle che erano ancora in mare.
Con un gesto rapido, si tolse le cuffie dalla testa con un colpo con l’impugnatura dell’arma, conscio del fatto che la sua interlocutrice sapesse bene che il suo canto sarebbe stato veloce a sufficienza per impedirgli di ucciderla.
– Consegnate la tiara. Siete in svantaggio contro le nostre armi, vi stermineremo se sarà necessario. Anche se morissimo, un altro equipaggio verrebbe mandato qui. Non avrete possibilità di salvezza.
– Niahm, la mia unica figlia! – stridette Maira, brandendo la lancia, le branchie che vibravano sul collo e sulle spalle. – Tutto ciò vale la vita della vostra regina?
– Le tue compagne farebbero lo stesso per te. – le rispose semplicemente, stringendo la presa su quel corpo viscido.
Si rese conto che North si muoveva agilmente alle sue spalle, facendo in modo che nessuno potesse avvicinarsi ed attaccarlo. La sovrana sollevò un grido, al quale tutte le sirene smisero di combattere e tornarono in mare. William strinse più forte la presa sul collo di Niahm, avvicinandola a sé, per paura che qualcuna potesse afferrarla e trascinarla in mare, facendogli perdere così il suo ostaggio.
– È il nostro tesoro più grande, Nightshade, l’unico in verità. Ma amo le mie sorelle e non voglio muoiano per un pezzo di bronzo marino, non importa quanto potente possa essere.
Fece un segno ad una sirena dalla coda arancio striata di bianco, simile a quella di un pesce pagliaccio, la quale si immerse. William, senza mai lasciar andare il collo della principessa, si fece calare in una scialuppa, insieme a North e Tristran.
La regina sorrise, divertita e malinconica.
– Mi disprezzi ancora, figlia di Swami?
– Il mio nome è North. – avrebbe voluto aggiungere un “sardina troppo cresciuta”, ma decise che probabilmente tenerselo per sé sarebbe stato più conveniente.
La sirene di poco prima riemerse, stringendo tra le mani una tiara di un verde marino, lucente, su cui il sole si infrangeva meravigliosamente. Aveva una forma rozza, dall’aspetto molto antico, fatta di creste frastagliate. Una gemma color glicine pendeva da una di queste, senza essere legata ad esse da nulla, apparentemente.
Maira la prese in mano, poi nuotò elegantemente fino alla scialuppa, porgendola a William. Egli ripose il coltello, con una mano prese la tiara e, in quello stesso momento, con l’altra lasciò la presa su di Niahm, che tornò in mare e venne stretta in un abbraccio dalla madre.
William strinse fortemente la tiara, come temendo che sarebbe svanita, altrimenti.
– La nostra Regina Vi ringrazia infinitamente, Vi è debitrice della sua vita.
– Zitto, corsaro, vattene di qui, prima che il sollievo per poter stringere ancora mia figlia si tramuti in desiderio di vendetta per le mie compagne morte. – li fulminò tutti con lo sguardo.
 
La scialuppa venne issata nuovamente sulla nave, William passò la tiara a Tristan, farfugliando che la riponesse nella sua cabina. Osservò scioccato i corpi che giacevano sul ponte. Alcuni erano sirene, altri pirati. Cesar, il suo adorato ragazzino pestifero, che l’aveva implorato di farlo entrare a far parte dell’equipaggio per una mezz’ora buona, ora piangeva a dirotto sul corpo di Malachi, freddo e privo di vita. Gli pose una mano sulla spalla, la quale iniziò a tremare ancor più che poco prima.
– È tutto okay, Cesar. Lui sarà sempre il nostro campione, mancherà a tutti.
Il ragazzo annuì, sfregandosi via le lacrime dagli occhi. Gli carezzò i crespi capelli castani come la paglia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** l'ultima richiesta della Regina ***


Seth's corner: Okay, sta volta neppure ho avuto una causa al mio ritardo, mi sono semplicemente scordata del tutto di dover aggiornare. Yas. Non sono abituata a pubblicare così spesso, lol. 
Una precisazione che avrei dovuto fare tipo al primo capitolo ma che ho sempre dimenticato: i capitoli non sono in ordine cronologico, sono tutti in ordine più o meno casuale e starà a voi ricollegarli in un'ordine, per quanto non penso sia nulla di chissà quanto complesso. Non chiedetemi il perché di questa cosa, non penso di saperlo, mi piaceva semplicemente fare le cose un po'... così, particolari. 
Hopefully, questo capitolo sazierà un po' delle curiosità che mi avete detto di avere, fatemi sapere se apprezzerete, ci ho davvero lavorato molto per renderlo al meglio. Non sono pienamente sicura di aver fatto abbastanza nella descrizione dell'immagine che avete visto nel banner in tutti questi capitoli, penso che avrei dovuto renderla molto più importante ai fini della trama, ma ormai quello che è fatto è fatto e in sé sono piuttosto fiera del mio lavoro. L'unico mio rimpianto è questo, ecco. 
Ma questo non importa a nessuno. 
Non vi sorprenderà, ma neppure questa volta sono riuscita a finire i disegni mooolto veloci di tutti personaggi. Ma intanto vi mostro qualche schizzo mooolto veloci pt.2 di William, di North e di Maira che okay è piuttosto inutile perché l'ho schizzata molto velocemente senza metterci praticamente alcun dettaglio mA VBB e un disegno più elaborato di North, che pure mi convince meno dello schizzo stesso tra l'altro molti dettagli li avrei dovuti fare con la penna color bronzo che non ho mai comprato ma eeehi quanto barrato in questo corner
Ora me ne vado, lo giuro. Se vi è piaciuto il capitolo o se avete qualunque critica da farmi fatemelo sapere, e magari datemi anche qualche parere sui personaggi, se assomigliano vagamente a come li avevate immaginati oppure no, that kind of stuff.
Stay tuned, perché vi lascio una sorpresina alla fine. c;


III

l’ultimo volere della Regina 

Image and video hosting by TinyPic


William poteva dirsi decisamente poco a suo agio. Già l’aria della capitale non gli piaceva, lo faceva sentire oppresso; col suo pessimo odore, si sentiva asfissiare dalla mancanza del profumo del mare ogni volta che doveva recarvisi. Ma ad una lettera della Regina non si sfuggiva. In quel caso, non solo aveva ricevuto una lettera, ma questa gli ordinava di recarsi alla Torre, ove Lei stessa risiedeva. Nessuno aveva mai sostenuto di aver ricevuto una simile richiesta dalla Regina. Nessuno conosceva il Suo aspetto, unicamente i più nobili dell’intera nazione, coloro che abitavano la Torre, i Suoi consiglieri, l’aristocrazia più altolocata. 
Non sapeva sinceramente cosa pensare, mentre avanzava per le vie della città, nella sua aura grigia, osservando le navi volanti ed i dirigibili che attraversavano il cielo, riempendolo di denso fumo. Non importava che ora fosse, né quale stagione, la volta celeste era sempre plumbea ed incombente in quella città; illuminata unicamente da lampioni, trasporti pubblici e non, luci domestiche e dai numerosi fari che spezzavano quella coltre come punto di riferimento per i mezzi d’aria. Sembrava essere tanto incessantemente attiva e brulicante da consumare perfino il colore del cielo. Vi era qualche palazzo dall’aspetto magnifico, diverse torri e fari dall’aspetto suggestivo, alcuni ancora in costruzione. Eppure, la maggior parte degli edifici erano ammassati gli uni sugli altri, le strade quasi claustrofobiche. Solo a guardarle, ogni eventuale domande sul perché amasse tanto navigare svaniva nel nulla. La brezza fresca e salata del mare non avrebbe potuto competere con nulla, figurarsi quell’aria satura di sguardi sospettosi ed indagatori, dicerie, umori corporei, vapore, fumo. 
North e Tristran, al suo fianco, si strinsero nelle spalle non appena furono vicini alla Torre, come intimoriti dal potere della Grande Regina anche solo da lì. Alzò lo sguardo, scrutando quel muro tanto alto che la sua fine era appena visibile, nascosta tra le tegole dei tetti. 
Quando vi arrivarono, trovarono davanti all’enorme portone un uomo d’aspetto elegante, impettito in un completo nero, un cappello a cilindro calzato in testa. Li osservò arrivare con neutra aria di superiorità. 
– Corsaro William Nightshade e compagni, suppongo. – li precedette. – Solo il capitano può entrare. 
– Ti aspettiamo nel locale qui vicino. – annunciò Tristran, guardandolo negli occhi con espressione seria, come ad intimargli di essere razionale e di non fare cazzate. William era decisamente poco irrazionale, ma Tristran lo batteva.
Annuì ai due, per poi seguire l’uomo impettito dentro al palazzo. Salirono scale su scale, arrivando quasi in cima alla torre, l’uomo spinse un enorme portone di color dorato - William pensò che poteva anche trattarsi di vero oro, in effetti -, aprendogli la visuale su un’enorme stanza semicircolare. Rimase alcuni istanti fermo nella sua posizione, prima di decidersi ad entrare, cercando di allontanare quel senso di disagio che aveva. Il nobile che l’aveva accompagnato s’inchinò e se ne andò.
Scrutò le pareti, i tendaggi finemente ricamati, i ritratti dei precedenti re e regine, statue in marmo, bassorilievi, tutto l’ambiente aveva un’aura eterea e quasi irreale. Spostò lo sguardo su un tavolo rotondo posto al centro della sala, con gambe a forma di zampe di leone talmente dettagliate da sembrare sul punto di attaccarlo, la sua superficie era linda e marmorea. Tutta la stanza sembrava emettere luce propria, tanto prevalevano i colori bianco ed oro. Un lieve movimento, in fondo a quell’enorme spazio, catturò la sua attenzione. Su di un trono in marmo imbottito di cuscini color porpora, sedeva un esile corpo che non aveva notato, confuso in tutto quel candore. Si inginocchiò, in segno di profondo rispetto. 
– Alza il viso, mio corsaro, avvicinati. – ordinò una voce flebile, chiara, che suonava sul punto di spezzarsi. Nonostante ciò, possedeva un tono forte ed autoritario ed allo stesso tempo una nota di gentilezza. 
Si alzò, aggirando il tavolo ed avvicinandosi lentamente alla figura. Si trovò di fronte al corpo sottile di una ragazzina, avvolta in abiti ricamati di un bianco candido, la pelle lattea quasi quanto questi ultimi. Ogni cosa, in lei, condivideva quel pallore, perfino i morbidi boccoli che adornavano il suo viso tondo. Facevano eccezione gli occhi, di un nero profondo e penetrante. 
– Mia regina. – iniziò, abbassando lo sguardo per alcuni secondi. Ella sorrise, tirando le labbra piccole e rosee come boccioli. 
– I tuoi occhi sono fieri come dicono, William Nightshade. Sono felice di fare finalmente la conoscenza del più fedele dei miei corsari. 
– Perdonatemi l’impudenza, Vostra Maestà, eppure mi pare di ricordare che nessuno mai poté vantare di averVi potuta vedere. Ho per caso motivo di temere? – non aveva paura nelle iridi smeraldine, non ne avrebbe avuto motivo, le era sempre stato devoto. Eppure, ebbe la sensazione che quella gracile fanciulla avrebbe ben potuto incutere timore, se avesse voluto. 
– Mi scalda il cuore vederti preoccupare per il regno e per me, mio caro William, ho fatto bene ad affidarmi a te, in questi anni. Ahimè, la mia salute è assai cagionevole, i miei medici hanno supposto che non mi rimangano che pochi mesi ancora da vivere. Eppure, il regno non può reggersi senza di me, senza un erede, qui nella torre dilagherebbe il caos. Mi serve il tempo di dare alla luce un figlio, nonostante io abbia soli quindici anni. O forse sedici, non ricordo mai bene. – abbassò lo sguardo, William poté notare un piccolo neo sulla sua palpebra sinistra. Tra loro regnava la quasi più completa immobilità, come se il tempo fosse stato fermato tramite un incantesimo e l’unica cosa capace di muoversi fossero le loro labbra.
– Farò qualunque cosa sia in mio potere per salvaguardare la Vostra salute, mia Regina. 
– Non fare promesse avventate senza conoscerne i termini, mio caro William. L’impresa che devo affidarti questa volta è ben ardua; i miei consiglieri avrebbero voluto fosse stata una semplice lettera come le altre, quella che ti è stata consegnata questa volta. Un ordine. Ma non voglio costringerti a mettere seriamente a repentaglio l’incolumità della tua intera ciurma per me. 
– Ditemi, allora, in cosa consiste questa impresa.
– Dovrai riportarmi la tiara di Alike.
William non poté contenere un certo sguardo di sconcerto a quella richiesta. Conosceva certo le proprietà magiche di quel monile, capace di mantenere in vita qualunque essere vivente finché questo fosse stati a contatto con lui. Riconosceva che nulla al mondo avrebbe potuto dare la certezza di salvaguardare la salute della Regina come quella tiara, forgiata in bronzo marino e impregnata di una delle magie più antiche e potenti mai esistite. Eppure, recuperarla sarebbe stato quasi impossibile. Non molti erano usciti dalle acque del mar Nerissimo.

 
SORPRESA! Ecco a voi un disegno della Grande Regina, non l'ho messo prima per non farvi alcuno spoiler riguardo il suo aspetto. ENJOY!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** il canto della malinconica ***


Seth's corner: Hiya guyzzz! LO SO SONO IN RITARDO IMPERDONABILE. Vi chiedo scusa un milione di volte, ma purtroppo il mondo è contro di me. Sono totalmente immersa nel tentativo di recuperare le insufficiente prima della fine del quadrimestre e mi è passato di mente, e così è andato giovedì, venerdì e sabato non ho potuto vedere il mio computer neppure da lontano. Vi chiedete se almeno ho finalmente finito i disegni che vi prometto dal primo capitolo? No, lol. Li ho persi. Sono pessima, lo so.
Il prossimo capitolo arriverà domani, anche perché il contest si è ufficialmente concluso e mi sono pure classificata ultima, kek. Putroppo mi aspettavo di aver fatto un lavoro non buono, per cui non mi sorprendo molto. Oh beh, a volte capita, se non altro imparerò la lezione. 
A domani con l'ultimo capitolo!


IV

il canto della malinconica

 
Image and video hosting by TinyPic

 
William fissò dritta negli occhi la figura che emergeva dalle acque scure come inchiostro, visibile dal busto in su. Aveva l’aspetto di una giovane donna dal fisico snello, dai capelli color corallo, che le ricadevano sulle nude spalle in ciocche bagnate, che gli ricordavano una massa di alghe. Aveva labbra sottili, zigomi più che definiti, naso schiacciato, narici ridotte a due fessure, occhi taglienti della stessa tonalità del mare. La sua pelle sembrava presentare, a tratti, delle scaglie che rifrangevano la luce solare sulla loro superficie umida. Nonostante tutte queste caratteristiche piuttosto discutibili, gli sembrava di non poter pensare di lei altro se non che fosse bellissima e seducente. 
– William Nightshade, – esordì la creatura, scrutandolo con sguardo di altezzosa superiorità, il mento appuntito sollevato nella sua direzione. – cosa ti porta a chiedere udienza a me, Maira, sovrana di tutte le sirene del mar Nerissimo?
Il pirata si concesse di lasciar scorrere lo sguardo sulla moltitudine di pinne e code che guizzavano in acqua, rimestandola, sollevando sbuffi, schizzi e schiuma, a cui la mano dalle dita adunche e leggermente palmate della sirena gli aveva accennato. 
– Vengo in nome della Grande Regina, sono stato inviato in questo luogo con intenti completamente pacifici, desidero unicamente recuperare un monile di cui la nostra Sovrana ha bisogno. – spiegò lui, torcendo le mani, intorpidite dalle corde strette saldamente intorno ai propri polsi, che lo tenevano legato all’albero della nave. 
– Vedo che non si è risparmiato sulle precauzioni, mio caro corsaro. 
– La mia compagna di viaggio temeva che potessi gettarmi tra le acque perennemente in tempesta di questo mare, lasciandomi annegare ammaliato dal vostro canto. – con la testa, fece un cenno nella direzione di North, in piedi poco lontano, le braccia incrociate al petto, le labbra che per una volta sembravano non possedere il loro usuale sorriso. – Avrei voluto evitare un gesto del genere, per mostrarvi la fiducia che ripongo nel terminare la questione in un dialogo amichevole, ma non è nella mia natura di far preoccupare inutilmente una fanciulla. 
La sirena rivolse le pupille da serpente al viso pallido della ladra, lasciando scorrere la lingua sulle labbra violacee. 
– Figlia di Swami, il sangue di fata che scorre nelle tue vene ti rende immune alla nostra voce, ma fossi in te risparmierei quello sguardo sprezzante per situazioni più consone. 
North detestava le sirene, la loro voce sibilante, non comprendeva il fascino che suscitavano sugli umani, quelle creature viscide e tutt’altro che di bell’aspetto. Le fate come sua madre, perlomeno, ammaliavano gli uomini con tutto il loro essere, con tutta la loro bellezza. Oltretutto, nessuno sulla nave credeva che sarebbero davvero riusciti a risolvere la questione pacificamente, non vedeva perché il loro capitano dovesse umiliarsi in quel modo. 
– Noi sirene non possediamo futili gioielli, la tua regina deve aver preso un abbaglio. – sputò Maira, tornando a rivolgersi a William, stringendo la presa sulla lancia di metallo verdastro che teneva in mano, come se sapesse già dove la discussione sarebbe andata a parare. Anzi, probabilmente lo sapeva realmente, rifletté la ladra, erano creature intelligenti.  
– La tiara di Alike. 
– Folle! Credi forse che cederemmo a voi umani il nostro unico tesoro? – uno stridio acuto emerse dalla sua gola, non paragonabile al verso di alcuna creatura terrestre. 
– La nostra Regina è disposta a fare un patto, non necessita della tiara per molto. – spiegò quieto. 
– Non scendiamo a patti con voi umani. Siete essere infimi, infedeli perfino tra i vostri stessi simili.
– Disse colei che seduce gli uomini per poi divorarli. – borbottò North. 
– Taci, figlia di Swami, non credere di poterci mancare di rispetto solo perché non possiamo usare il nostro dono su di te. Potremmo ugualmente ucciderti, se lo volessimo.
William poteva dire con certezza che fosse sul punto di esplodere, e una North arrabbiata era una cosa che non avrebbe augurato a nessuno. La richiamò, ammonendole con lo sguardo di calmarsi; lei abbassò il capo ramato. 
– Non cederemo nulla per il bene di una regina che non riconosciamo. – continuò Maira. – Andatevene, prima che decida che non lascerete questo mare. 
– Oh, noi lo lasceremo. E la tiara verrà con noi. 
Alle parole del capitano, North corse ad aprire la botola che dava sulla stiva della nave, da cui l’equipaggio si riversò sul ponte, tutti con marchingegni dalle fattezze di cuffie, in grado di isolare da qualunque suono, alle orecchie. Tristran fu il primo ad aprire il fuoco, sparando con una delle sue pistole in direzione di una sirena, emersa dall’acqua poco lontano dalla loro sovrana. La creatura affondò, mentre intorno al suo corpo tutto si tingeva di un sangue particolarmente scuro e viscoso. 
Il popolo marino esplose in un unanime, acuto grido di lotta, stordendo William, che era privo di difese, legato all’albero maestro della nave. Le sirene iniziarono ad arrampicarsi sullo scafo con i loro artigli bagnati e grigi, mordendo e ghermendo tutto ciò che potevano raggiungere. Il robusto Hans prese a farle saltare in aria col suo cannone maneggiabile – William si era sempre chiesto come accidenti facesse a sollevare un simile peso. Di quando in quando un uomo veniva trascinato in mare, dove, tra agonizzanti grida, veniva azzannato e velocemente ucciso. Sangue umano e di sirena si amalgamavano nell’acqua, che diveniva melmosa e più scura di quanto già non fosse.
La concezione di William di ciò che lo circondava iniziò a farsi confusa, il canto della sovrana, tanto potente che neppure il frastuono della battaglia riusciva a sovrastarlo, lo ammaliava. Chiuse gli occhi, divenuti appannati ed umidi. I suoni gli arrivavano sovrapposti, seguivano il ritmo della rabbiosa canzone di Maira. Si sentiva avvolto da uno strano tepore, caldo, eppure piuttosto minaccioso, la voce che gli rimbombava nelle orecchie gli intimava di dormire, di abbassare le difese. Gli vennero alla mente immagini della sua nave che solcava acque chiare e schiumose. Sul ponte egli rideva beatamente di North, intenta a rubare il coltellaccio con cui Cesar, il timido e gracile mozzo, ostentava sempre di essere rozzo e forte. Accanto a lui vi era un uomo, che intuiva essere più anziano di lui, che gli infondeva un senso di sicurezza e pace. Tentò di osservare il suo volto, ma era confuso dalle ombre che macchiavano tutta quella visione.
D’improvviso, tutto s’infranse. Aprì gli occhi, trovando quelli gialli di North; ogni suono aveva lasciato il posto ad un totalizzante silenzio. Lei aveva un’espressione preoccupata. Si rese conto che fino a pochi istanti prima si stava dimenando per liberarsi. Il dolore esplose dalla carne dei suoi polsi, ferita e bruciata alla torsione delle corde. Notò solo in quel momento che la ragazza gli aveva posto le cuffie sul capo, salvandolo da quella piacevole agonia in cui era precipitato. Mormorò un ringraziamento, mentre la ladra, assicuratasi che stesse bene, provvedeva a slegarlo. Estrasse repentinamente le pistole, precipitandosi ad aiutare i suoi amici e compagni.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** la fede della ladra ***


Seth's corner: Uhm, sì. Finalmente è diventato domani. E lo so, domani doveva essere un mese esatto fa, ma io mi sono sempre dimenticata di non averlo più pubblicato questo capitolo. Beh, non che faccia differenza a molti. ¯\_(ツ)_/¯ 
E so che sorprenderà quei pochi di voi che leggeranno questo capitolo, ma hO I DISEGNI. LO GIURO. ECCOLI. Lo so, neanche io ci credevo più. Visto che il mio migliore amico dice che non sembrano avere l'età che invece hanno, vi svelerò maggggicamente tutte le loro età. William ha 21 anni, North 24, Tristran 22, la Grande Regina 15 e già si sapeva, Malachi 16 e Cesar 13 o 14 neppure lui ne è certo.
Dopo questi piccoli scoop, vi lascio le mie considerazioni finali. A questo progetto avevo finito col legarmi molto, dato tutto il tempo che ho passato a pensare a come organizzarlo, ho finito per amare questi personaggi dal primo all'ultimo soprattutto Cesar, lo ammetto, è il mio pargoletto preferito. Sono piuttosto fiera di come sia uscito per lo stile e la narrazione in sé, per quanto mi sia resa conto anche prima dei risultati che con la caratterizzazione e lo svolgimento della trama avevo fato un discreto casino, col mio intento di fare capitoli corti. In generale, quindi, ho sentimenti piuttosto contrastanti nei confronti di questa storia, ma non per questo diminuisce il mio affetto per lei per ora, poi se ne riparliamo tra un anno ma anche meno 100% mi fa tutto schifo. Penso che riprenderò in mano questa trama un giorno, per lo meno ne ho l'intenzione, poi se lo farò o meno dipenderà tutto dalle circostanze, ma di certo penso che questi personaggi meritino una seconda possibilità in una storia meglio sviluppata. In generale, mi sono messa alla prova, ancora con le storie originali penso di doverci prendere la mano, non sono decisamente un granché per ora, ma ho senza dubbio altri progetti in mente.
È tutto, ecco a voi l'ultimo capitolo di Cronache della Ella. Spero vi piacerà e che vorrete farmi sapere dove posso ancora migliorare, se vi ha colpito, se puzzo sì, puzzo, qualunque cosa. Spero davvero di poter rincontrare qualcuno di voi in futuro, anche come lettori silenziosi. Dalla vostra Seth è tutto *tips fedora*.

 
V

la fede della ladra

Image and video hosting by TinyPic

 
Per la seconda volta in vita sua, William si trovava in quella sala del trono. Ancora una volta, era rimasto quasi abbagliato dai suoi colori pallidi ed eterei. Ancora una volta, pensò di essere stato davvero baciato dalla fortuna.
– Mio caro William, non puoi comprendere con quale gioia ti accolgo nuovamente in questa sala. Sapere che sei riuscito nella tua impresa mi riempie di sollievo. – la Regina era in piedi, i palmi delle mani leggiadramente poggiati sul tavolo, gli rivolgeva un sorriso. I suoi occhi erano segnati dalla stanchezza.
– Non pensate che potrei anche aver fallito ed essermi ritirato? – rimase fermo nella sua posizione, guardandola dritta negli occhi senza battere ciglio.
– Sei un eccellente corsaro, con un notevolissimo senso del dovere e dell’onore. Sono sempre stata certa che avresti dato il tutto e per tutto per ogni causa, per cui confido che non torneresti mai a mani vuote. – ella prese ad aggirare il tavolo - sfiorandolo sempre con una mano -, avvicinandosi a lui.
William decise di non attendere oltre, da una borsa legata alla sua cintura estrasse la tiara, rimirandola per alcuni istanti. Senza alcuna esitazione nei gesti, la pose sul capo candido della Regina, che nel frattempo gli era giunta di fronte. Sorrise, lei, abbassando lo sguardo.
– Ora, William, tutto quello che mi manca è un compagno che mi assista nel concepire un erede.
Il pirata, subito, comprese dove ella sarebbe andata a parare, ma preferì non proferire parola. Rimase immobile e rispettoso nei confronti di colei che aveva servito per, a quanto aveva avuto modo di capire, tre anni.
– Se devo pensare a qualcuno che desidererei condividesse con me questo compito, non posso che pensare che a te. Hai uno splendido senso del dovere, come ho già detto, e un’astuzia proverbiale. Non potrei pensare ad un genitore migliore per un erede a questo trono. – quando alzò lo sguardo, non trovò molto mutata la luce nei suoi occhi. Decise che sarebbe stata grata non provasse ribrezzo nell’udire quella proposta. – Compieresti quest’ultima impresa per la tua Regina?
Nightshade annuì, accennando qualcosa che assomigliava al principio di un sorriso.
– Se questo è il volere della mia Regina, io non posso fare a meno di obbedire. Eppure, mi trovo a voler richiedere una condizione. – la guardò dritta negli occhi, tacendo per l’istante che lei impiegò ad accennargli col capo di continuare. – Che potrò portare, almeno una volta nella mia vita, mio figlio o mia figlia sulla Ella con me.
– Farò in modo che non ti sarà negato.
– Dunque, compirò per Voi quest’ultima impresa.
 
– Hai capito la reginetta, faceva tanto l’innocentina ed infine è rimasta incinta.
– North, non cercare di metterti nei guai con simili discorsi. Spero la tua non sia gelosia, poiché sai bene che non apprezzerò mai la compagnia di nessun’altra donna come la tua. – William, come suo solito poggiato alla balaustra per scrutare l’orizzonte, neppure si degnava di spostare gli occhi sulla sua compagna di viaggio, alle sue spalle.
– Neppure avete il coraggio di donarmi un bacio, mio prode e valoroso pirata, e pretendete che non provi gelosia verso una ragazzina che vi siete portato a letto?
North pose una mano sul proprio fianco, spostando il peso del corpo su di una singola gamba e squadrandolo con espressione divertita e vagamente malinconica. Sapeva bene che il capitano scherzava, col suo strano senso dell’umorismo che suonava tanto serio, come anche lei stessa.
William era stato il primo uomo a credere in lei, a volerla al suo fianco non solo per una notte o due. La prima persona che aveva davvero sentito come sua amica. Nonostante quello che provasse verso di lui non fosse amore, bensì una profonda ammirazione e complicità, le sembrava così strano che lui avesse avuto un bambino con la loro Regina. Le sembrava in un certo senso errato, in fondo egli non era innamorato ed aveva diversi anni in più rispetto a lei. Senza contare il fatto che entro pochi mesi sarebbe certamente morta.
Sospirò, stringendosi nelle spalle.
– Pensi di aver fatto la cosa giusta?
– Non era innamorata di nessuno, era solo una ragazzina. Lei ha scelto me, non me la sentivo di rifiutare.
William risultava sempre così distaccato che molte persone pensavano fosse una persona fredda e priva di emozioni, eppure North l’aveva sempre trovato meravigliosamente profondo e riflessivo. Avrebbe definito Tristran come freddo, forse, il secondo in comando sempre dannatamente razionale e pratico, ma non certo il loro capitano.
– Allora ti appoggerò anche in questa scelta. – si affiancò a lui, lei che guardava il male, egli che guardava lei.
– L’hai sempre fatto, North.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3620469