Aetarnal Lumen

di Kilar_BlueMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Eevee Armor ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Zorua ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Fratelli ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Distrutta Dentro ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Lacrime ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Passato ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: Insieme ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Brividi ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Divisione ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Occhio di sangue ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Perché siamo amici ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Lupi ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Celsius ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Bacio ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Ipnosi ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Scomparsa ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Killer ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Respiro del Diavolo ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19: “Caro diario...” ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20: La chiave del mondo Zarkanio ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21: Non ti fidi di me? ***
Capitolo 23: *** [FINALE] Capitolo 22: Conta se vivi, non se esisti. ***
Capitolo 24: *** Epilogo + Ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Ero davvero allo stremo delle mie forze. Le lacrime non si fermavano più, le mie ferite facevano sempre più male, poche parole per descrivere il triste destino che mi avrebbe aspettata. Ma, nonostante tutto, continuavo ad avanzare, cercavo di correre per quanto potessi riuscirci, non me ne sarei mai andata da quell’incubo prima di aver raggiunto il mio obiettivo, ero li ormai. Era tardi per tornare indietro. Come lui aveva salvato la mia io avrei salvato la sua.
Mi ripetevo continuamente che mancava poco, che ero vicinissima, ma quel corridoio sembrava non avere fine. Evitavo di guardarmi ancora attorno perché tanto, c’erano solo cadaveri a terra. Sicuramente molti di meno rispetto a quelli dei piani precedenti, però, a quale punto poteva arrivare la follia. Me ne sono resa conto in quel momento. Non facevo altro che fare un passo, fare un respiro profondo per poi proseguire.
Cadevo a terra varie volte ma mi rialzavo sempre, pur di ritrovarlo.
Come se non bastasse già tutto questo, avevo ricominciato a sentire quel senso di nausea collegato al veleno che mi avevano iniettato prima, ma non volevo svenire di nuovo. Non c’era tempo da perdere.
All’improvviso mentre avanzavo lentamente verso l’ultima sale, udii delle urla causate da violente cadute, e quelle urla, purtroppo, le conoscevo. Erano sue. Il cuore mi era salito in gola.
Quale orribile realtà stava affrontando? Le mie zampe distrutte tremavano come foglie, avevo una grandissima paura di quello che stava succedendo oltre quella maledetta porta, e di quello che avrei affrontato in seguito. Per un momento mi era davvero venuto in mente di darmela a gambe levate e scappare da la, ma un secondo dopo avevo già eliminato quel pensiero dalla mia mente.
Con il cuore a mille alzai la zampa per aprire la porta della grande sala.
Trascinai lentamente la porta, e non appena aprì gli occhi, iniziai a tremare ancora di più e indietreggiai.
Non sapevo se era il cuore mi batteva ancora o se stava batteva fin troppo, ero completamente impaurita dalla tragedia alla quale i miei occhi facevano da spettatori. Di fronte a me vi era il più grande orrore che avessi mai visto. Quella scena si descriveva solamente in una parola: Sangue.
Come chiunque del resto, presa dal panico e dalla disperazione non potevo fare altro che tirare delle urla di terrore di fronte a ciò che nessuno meriterebbe mai di subire. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Eevee Armor ***


Image and video hosting by TinyPic CAPITOLO 1
 
…Ricordo come tutto ebbe inizio. Quella giornata d’autunno a Starlight City.
Ero la classica ragazzina scontrosa, stufa del mondo che la circondava, e come biasimarmi. Disgusto per gli altri. Tutti perfettamente uguali. Tutti che se ne andavano in giro seguendo la stessa moda.
Io invece, mi ritrovavo sempre a fare la figura di quella diversa. Quella che pur essendo odiata da tutti era anche quella più intelligente. Mi interessava solo e soltanto leggere, starmene per i fatti miei.
Che mi interessava degli altri? Avevo i miei libri, la mia vita, il mio orgoglio. Avevo 12 anni e avevo già capito come funzionava il mondo. La gente mi diceva di continuo che la mia mente era molto più superiore rispetto ai miei coetanei. Era logico.
Ad ogni modo, questo mio carattere “freddo” se così posso chiamarlo, non era solo una giustificazione per essere definita differente, ma esso era stato anche influenzato da una serie di eventi accaduti circa 4 anni prima che andassi in accademia. Di me, si sapeva solamente che provenivo da una famiglia nobile. Tanto nobile quanto difficile.
Tralasciando questi problemi, la direttrice dell’istituto, nonché una delle sovrane del regno di Kyrie, Sunlight, mi accolse calorosamente e da quel giorno mi aiutò a superare parecchie difficoltà.
Oramai mi conosceva.
Vedere la lettera con scritto “Eevee Armor è stata ammessa.”, mi aveva reso la ragazza più felice del mondo. Almeno a quei tempi era un  buon motivo per sorridere.
 
Tornando a quel bel giorno, erano passati appena un paio di giorni dall’inizio del nuovo anno, avevo ricominciato a tenere un libro fra le zampe ogni minuto. Mattina, pomeriggio e sera erano dedicati interamente al mio egoista desiderio di diventare la studentessa migliore così che un giorno Sunlight sarebbe stata orgogliosa di me, e nessuno mi avrebbe fermata.
Era tutto così perfetto.
Era un pomeriggio ventilato, avevo appena finito di pranzare in mensa. La regione nella quale si estendeva il regno di Kyrie era un’area dove neanche d’inverno si raggiungevano temperature sotto lo zero, ma anch’essa aveva diritto ad avere le sue brutte giornate. Poco importava.
Ero andata in uno spazio d’erba circondato da alberi e cespugli solo per starmene in santa pace, e il vento, mi faceva sentire ancora più rilassata. Non lo fossi mai stata.
Ci speravo in un minimo di tranquillità, eppure il mio udito aveva già segnalato un possibile disturbo. Chiusi delicatamente il libro e mi alzai.
Mi guardavo attorno ma non vedevo nessuno. No, c’era qualcuno. Non sbaglio mai. Con la coda dell’occhio avevo intercettato il pericolo in questione.
Mi girai e in mezzo secondo ero già saltata addosso al nemico. Sinceramente, pensavo fosse uno dei miei compagni, che come sempre veniva a rompermi pregandomi di dargli ripetizioni di chissà cosa.
In realtà, era solo Fletchinder, il postino o messaggero, insomma lui.
Che fosse un mio compagno o lui, non mi interessava. Il mio stato rilassato era già ridiventato arrabbiato. Prima regola. Mai disturbare Eevee che legge. Che poi, voleva dire di non disturbarmi mai.
- Prega di avere un motivo valido per avermi disturbata, pennuto. - dissi.
Fletchinder deglutì. Più secondi attendevo, più ero irritata.
- Allora?!- Tuonai.
Fletchinder tutto impaurito, riuscì a trovare il coraggio per dirmi cosa aveva da dire.
- M-Maestà… Ha chiesto di voi… Al palazzo. -
Il cuore mi si fermò per un momento. Sunlight mi stava chiamando.
- Armor…?-
Riprese a battere.
- E’ tutto ok. E adesso sparisci! - Afferrai Fletchinder e lo rilanciai nel cielo. Lui tremante riprese a volare e scappò prima che potessi fargli altro.
Rimasi li ferma. Immobile per altri interminabili istanti.
Ero incredula, ma piena di dubbi.
Chiamata. Mi aveva chiamata. Per cosa?
 
Correvo. Davvero. Avevo iniziato a correre come una dannata pur di raggiungere il prima possibile il palazzo reale.
Dovevo sapere. Volevo sapere cosa avevo combinato. Magari non riguardava neanche me ma mi piaceva pensare che fosse così.
Correvo come un fulmine. Restavo tutto il giorno seduta a leggere, ma ero davvero agile scattante.
Dopo appena 5 minuti avevo già raggiunto il perimetro del palazzo.
Le guardie mi conoscevano, quasi quasi mi sorrisero per aprirmi il cancello e proseguire. Il cuore mi batteva sempre più forte, non ero per niente tranquilla.
Ero allieva di Sunlight da anni, ma ogni volta che mi chiedeva di andare da lei mi agitavo sempre.
Mi fermai di fronte alla grande porta. Restai ferma per pochi secondi, tirai un grosso respiro e poi spinsi il portone cercando di evitare di dare l’impressione di aver timore.
 
Il palazzo era di un’eleganza ineguagliabile. Ogni volta che entravo ne rimanevo affascinata. Feci qualche passo avanti e subito mi accolse Sunlight sorridendo.
Mi inchinai di fronte a lei. Era fantastica. Una così elegante Rapidash merita degli inchini solo per la sua bellezza.
-Eevee Armor. Puntualissima come sempre.- sorrise.
-Ci mancherebbe altro altezza.- Mi alzai lentamente e guardandola negli occhi.
-Volevo insomma… Sapere la causa…-.
Sunlight alzò la zampa per farmi tacere, e subito chiusi la bocca. Eppure lei continuava a sorridere.
-Avevo deciso di premiare la studentessa migliore dell’accademia mandandola a studiare nella città di Heart Rising, e quella studentessa, sei tu Eevee.-
Io cosa!?
Ero rimasta senza parole. Rimasi immobile. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Molto più del solito. Volevo essere sicura del fatto che quelle parole fossero realtà.
-Dite… S…Sul serio…?!-. Non riuscivo a trattenermi di più.
La mia scalata per diventare una studiosa poteva iniziare da li.
Sunlight annuì e si avvicinò a me.
-Ormai dei libri non sono sufficienti per studiare. Devi fare esperienza anche fuori. Heart Rising possiede anche tantissima storia. E non mi pentirò mai di aver fatto questa scelta.-.
-Vi ringrazio. Ma… Quando andrò?-.
-Domani stesso.-
Mi veniva voglia di esplodere. Mi dispiaceva lasciare l’accademia, ma, vivere in completa tranquillità mi fece dimenticare il pensiero precedente.
Non ricordo quanti “Grazie” le dissi. Le dovevo tutto. Ma proprio Tutto.
-Mi mancherete Altez…- Subito mi tappai la bocca.
Sunlight mi guardò, e quel semplice sguardo era la risposta.
Sorrisi. Mi inchinai, e uscì.
 
Tornai di fretta nella mia stanza del dormitorio.
Mi sdraiai sul letto cercando di rimanere tranquilla, pochi minuti dopo mi resi conto che non ce l’avrei fatta. Ero troppo troppo contenta.
Iniziai a saltellare per tutta la stanza e sul mio letto, non mi importava più niente di leggere in quel momento.
- Si si si si si!- Urlavo.
Pregavo che quella sera sarebbe passata in fretta.
Sunlight aveva anche già fatto portare tutti i miei libri nella nuova casa, e intanto ricevetti anche l’indirizzo.
Il treno sarebbe partito il pomeriggio successivo.
 
Del viaggio non c’è molto da raccontare. Vedevo l’accademia allontanarsi, anche se in realtà quella che se ne stava andando, ero soltanto io.
Il treno ci mise circa 3 ore e mezza per arrivare alla città di Heart Rising.
Ammirai il paesaggio non appena scesi dal treno.
Heart Rising era una città tutt’uno con la natura. Era anche una città sul mare. Adorabile per gli occhi.
Speravo in un tardo pomeriggio soleggiato con un bel tramonto, quando invece, sentivo odore di pioggia, fantastico.
Riguardai velocemente l’indirizzo per poi iniziare a camminare verso la mia nuova dimora.
Rimasi senza qualcosa a cui pensare, quale miracolo.
Decisi di prendere la strada che passava per il parco, giusto per iniziare ad esaminare il posto. Vedevo persone che si affrettavano a tornare a casa, perciò attraversai il parco completamente da sola, fino a quando una folata di vento mi sorprese e mi fece voltare lo sguardo verso un cespuglio da dove si intravedeva qualcosa.
Vidi qualcosa di scuro che sporgeva. Feci un passo in avanti.
Non so per quale motivo il mio cuore iniziò a battere. Deglutì, e andai a vedere cosa c’era la dietro. Avevo i minuti contati prima che iniziasse a piovere, non c’era tempo da perdere.
Non l’avessi mai fatto.
Non fossi mai andata a vedere la dietro.
Non appena mi fermai mi venne un attacco di panico e iniziai a tremare di brutto di fronte a ciò che avevo davanti agli occhi.
Col cuore a mille vidi un tizio sdraiato sul prato, svenuto, pieno di lividi e graffi sulle zampe e sul corpo, debole.
Avevo dubbi su quanto fosse ancora vivo.
Non sapevo che fare, ma in un attimo scossi la testa e indietreggiai.
Udii un tuono.
-In fondo cosa interessa a me di lui… Figuriamoci.-
Mi girai e me ne iniziai ad andare, il temporale era vicinissimo, e non mi facevo intenerire da nessuno, non erano affari miei, non avevo il tempo di aiutare qualcuno. Mi hanno insegnato a pensare solo a me stessa, e rimaneva il più grande insegnamento. Il mio orgoglio non aveva mai fatto eccezioni,e non ne avrebbe mai fatte.
Le ultime parole famose.
Improvvisamente mi fermai, e iniziò a piovere proprio in quell’istante.
Attimi infiniti mi fecero sentire… un dispiacere.
Mi faceva pena lasciare li un ragazzino, ferito per giunta.
Perché mi sentivo così… Strana?
Strinsi i denti e abbassai le orecchie sotto la pioggia, oramai passata in secondo piano.
-VA BENE!-
Persi la pazienza contro me stessa e tornai da Lui.
 
Caricai lo sconosciuto sulla mia schiena, e inaspettatamente pesava poco.
Iniziai a correre all’impazzata per evitare di prendere altra acqua.
Pensavo… Pensavo, ma chi me l’ha fatto fare.
Non avevo… Mai aiutato qualcuno in vita mia.
Accidenti a te, Orgoglio.
 
Correvo sotto la pioggia, e infine trovai la via.
La mia nuova casa, non persi tempo ad aprirla, e appena entrata scaricai il peso mezzo morto vicino al camino.
Lo accesi e coprì lui con una coperta.
Solo in quel momento iniziai a calmarmi.
Feci un grosso respiro e finalmente potei esplorare la mia abitazione.
Era una casa a due piani. Una villetta non molto distante dal centro città e dalla spiaggia. Sunlight aveva anche gusto nello scegliere le case.
Che razza di eventi erano accaduti. Non mi sono mai sentita così viva prima d’ora.
Mi rilassai per un paio d’ore, ma il temporale non ne voleva sapere di smettere.
E anche Lui. Poteva essere un qualsiasi idiota senzatetto, e l’ho portato in casa mia. Ansia.
Decisi di tornare nella sala e con mia grande sorpresa, vidi Lui in piedi, sulle 4 zampe, con sguardo basso, come fosse un morto vivente.
-Ehm… Senti….- cominciai.
Non vedevo i suoi occhi, e come se mi avesse letto nel pensiero, alzò lo sguardo.
Sentì arrossirmi di brutto.
Che diavolo di occhi.
Azzurri. Ghiacciati. Freddissimi. Come i miei.
Sono la Unica Eevee del mondo con gli occhi azzurri, Lui non era della mia specie ovviamente, ma neanche gli occhi di Sunlight si avvicinavano ai Suoi.
Quale male avrebbe voluto rovinare tale bellezza?
Ritornai in me.
Ritornai al mondo.
-Io… Sono Eevee Armor.-
Lui mi guardò e tremando indietreggiò.
Aveva il fiatone da quanto era spaventato.
-Allontanati…!- Urlò.
-Ehi ma cosa… Sta calmo.-
 
Con la coda dell’occhio vidi una spina conficcata nella sua zampa, probabilmente neanche se n’era accorto.
Di solito la paura viene alimentata anche dai malanni fisici. Era una foglia, coda tra le zampe, con le parole non mi avrebbe mai ascoltata, e così passai direttamente a provvedimenti drastici.
Strafottendomi di tutto gli saltai addosso.
Mi ritrovai a pochi centimetri da lui. Arrossimmo entrambi.
Non era per piacere. Volevo solamente levargli la spina.
Avvicinai il muso alla sua zampa e in mezzo secondo gliela tolsi, vidi il suo muso tranquillizzarsi.
-Va… Meglio?-
Annuì e sorrise.
Mi spostai e lui si alzò.
Neanche il tempo di dirgli qualcosa che subito si era diretto verso la porta, mi venne spontaneo fermarlo. Razza di idiota.
-Ehi ehi ehi! Dove credi di andare con questo tempaccio?! Hai battuto la testa?!-.
-No.-.
Ringhiai.
-Almeno dimmi cos’hai di tanto importante da fare.-
Rimase immobile, come sorpreso del suo stesso pensiero. Si mise una zampa sulla testa.
-Non… Lo so.-
U-Sei stupido forte.-
-Ma… Grazie mille. Ti devo un favore. Questo lo so.-
Favore? In realtà, non sentivo il bisogno di essere ricambiata, forse era proprio questo il voler aiutare qualcuno senza avere niente in cambio.
Lo guardavo, Lui, nascondeva qualcosa dietro quel muso. Dietro quei suoi occhi.
-Io sono Zorua.- Sorrise.
Zorua… Allora hai anche un nome.
 
-Resta qua… Finchè non recuperi la memoria.-
Non l’ho detto davvero.
Non ci credevo.
Quale fulmine mi aveva colpita per avermi fatto dire tale affermazione.
Sospirai e feci un sorriso deciso. Orgoglioso.
Alla fine Eevee è orgogliosa di se stessa. Qualsiasi scelta.
 
Zorua sorrise, capendo perfettamente cosa mi stesse passando per la testa in quel preciso istante, ma ormai, la boiata era stata fatta.
Beh… Un coinquilino.
 
 
Verso mezzanotte, ero nel mio letto, riflettendo su quali pazzie feci e dissi poche ore prima, roba da matti.
Non potevo essere Io.
Quella non poteva essere Eevee.
E se Zorua fosse un delinquente, e se volesse farmi del male? Sarebbe stata tutta colpa mia.
La guardia non l’avrei mai abbassata.
Mai, Mai fidarsi di uno sconosciuto. Anche se è un coetaneo con gli occhi più belli che esistano, dietro il bello si nasconde il brutto.
 
Una sola domanda.
Chi sei Zorua?

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Zorua ***


Capitolo 2
 
Ero sicurissima del fatto che quella domanda mi avrebbe tormentata, e non poco. Una parte di me si chiedeva solamente…Perché. Perché. Non ho mai trovato una vera e propria risposta.
L’altra parte invece, non era particolarmente interessata, non moriva nessuno se “aiutavo” qualcuno. Anche se quel qualcuno si chiamava Zorua.
 
Zorua... Una strana sensazione mi convinse del fatto che quel pokèmon nascondesse qualche arcano segreto. Sarei stata capace di scoprirlo,  e magari sarebbe stato anche un modo per non annoiarsi!
I suoi occhi sono solo un indizio.
Questo fu quello che pensai fino all’una di notte. Ricordo di aver guardato il cielo dalla finestra della mia camera, pregando Arceus in qualcosa che potesse cambiarmi la vita. Ne sentivo il bisogno.
 
La mattina, un raggio di luce colpì i miei occhi, costringendomi ad aprirli contro la mia volontà e di affrontare la tragedia di doversi alzare dal letto, l’incubo di tutti insomma.
Ma appena appoggiai le zampe sul pavimento mi sentì libera. Non avevo determinati orari, e soprattutto, non avrei più avuto problemi con i miei ex compagni. Zorua potrebbe rimediare. NO.
In ogni caso decisi di scendere al piano di sotto per fare colazione.
Nel corridoio per arrivare alle scale rimasi vicina al muro, mi sentivo leggermente stordita.
Con gli occhi socchiusi non vedevo esattamente dove stavo andando, e da quel giorno imparai anche a tenere gli occhi ben aperti.
Ci misi tanto a realizzare che stavo cadendo dalle scale di prima mattina, ah, scoppio ritardato.
-Ahia.-
Buongiorno Eevee.
Rimasi li a terra. Come quando torni a casa da lavoro stanco morto e dormi sulla prima piattaforma che capita.
-Eevee tutto bene?? Ti sei fatta male??- intervenì Zorua scendendo dalle scale.
-Sto alla grande…-
Porse la zampa per aiutarmi a tornare in piedi ma anche in questo semplice gesto gli tirai un bidone addosso.
Gliela spostai bruscamente e mi alzai da sola. Feci cenno di seguirmi e lui obbedì. Si sedette al tavolino e aspettò.
Presi qualche bacca dal frigo e il cestino di mele vicino al lavandino.
Mi sedetti anche io al tavolino e iniziai a mangiare.
Una mela fantastica. Forse ne ricordo persino il sapore.
In ogni caso, il suo sguardo parve confuso.
-Prendine una, ce ne sono in abbondanza! Non sai che ti perdi!-
Continuai a mangiare.
Zorua osservò ancora una volta il cestino di mele.
-Cosa sono?-
COSA.
Mi andò di traverso un pezzo e iniziai a tossire.
Non potevo credere a quella domanda, era davvero tanto stupido? Scherziamo?
-Sei scemo?-
Mi guardò.
-No.-
-A me pare di si, se non sai neanche che è una mela!-
-Una che cosa?-
-Mela. M-E-L-A capito?!-
Lui annuì.
Calma Eevee, respira. Quale razza di idiota.
Però mi fece riflettere. A parte che si notava palesemente che mangiava poco e niente, ma, vuol dire che lui, apparteneva forse ad un altro mondo dove magari le mele non esistono?
Ora sembro io quella idiota. Non esistono mondi alternativi oltre a quello Leggendario e a quello Distorto. E’impossibile.
Stupidamente e ironicamente domandai a Zorua…
-Scusa ma te da che mondo arrivi?-
Così, solo per prenderlo un po’in giro niente di che.
Lui invece credo l’avesse presa seriamente.
-Zarkanio perché?-
Oookay. E’lui che mi sta prendendo in giro.
-Stai scherzando.-
Scosse la testa per dire no.
Dopo una decina di minuti ritornai in me e al mondo reale. Era una sciocchezza, non esisteva un mondo simile suvvia, altrimenti ne avrei sentito parlare sui miei libri.
-Comunque questo pomeriggio devo andare alla biblioteca di Heart Rising, e tu vieni con me.- Affermai.
-Come?-
-Ehi non ti lascio in casa mia da solo, manco ti conosco.-
Sbuffò.
-Se proprio insisti…-
-Si.-
Un “Si” deciso, orgoglioso. Perfetto.
Il resto della mattinata non fu granchè; Zorua rimase a guardare un po’ di televisione, mentre io… Si sa. Misi in ordine anche qualche libro negli scaffali e sulle mensole.
 
Prima di uscire, Zorua si sciacquò, alcuni graffi a volte sono semplicemente dello sporco rimasto… Un po’d’acqua e passa.
E fu così.
Per strada non ci parlammo, camminare affianco a Zorua fu strano. Mi disse di avere 12 anni come me, ma, lo sentivo più grande di me, non so come ma era così, mi resi conto di averlo sottovalutato.
Quando sorrideva vedevo una Luce in lui. La parte non interessata di me iniziò ad interessarsi.
Interessarsi nel senso di scoprire altro.
-…Ti sei ricordato qualcosa…?-
Ruppi il silenzio.
-Temo di no…- ridacchiò nel dirlo.
-Capisco…-
-Tu invece che te ne fai di libri sulla magia… Magia nel senso incantesimi…-
Come? Dove li aveva visti.
Mi colse impreparata. Non sono la tipa che ha voglia di dare spiegazioni a tutto ciò che possiede.
-Niente.-
-Ehi non dirmi che hai qualche strana capacità che ti fa fare incantesimi??- Rise.
Per un momento venne da ridere anche a me.
-No no…!-
-Stai ridendo.-
-Non è vero!-
-Bugiarda.- Continuò a ridere.
-Voglio solo studiare come aprire i portali spazio-temporali.-
Mi tappai la bocca.
Non volevo dirlo… Cavolo.
-Portali?- tornò serio.
-N…Niente davvero! Dimentica! Per favore!-
-Per favore?-
Ci fermammo e mi accarezzò la testa.
Lo guardai, il suo sorriso mi fece tranquillizzare.
Mi sentì più piccola. Lui riusciva a tenermi testa. Zorua.
-Pensaci bene agli studi che vuoi fare.-
 
Detto quello attraversammo la strada ed entrammo in biblioteca.
 
Ci accolse una Leavanny davvero gentilissima, che ci portò nella sezione dei libri riguardanti la storia.
Mi immersi in quello che per me era un paradiso, e ci rimasi per circa 3, quasi 4 ore fino al tardo pomeriggio.
Lessi libri che parlavano nello specifico di Arceus, delle sue lastre e il potere di ognuna, o del mondo di Giratina, con i suoi difetti, ma anche con la sua altrettanta bellezza.
Devo dire che ero già a conoscenza dell’85% degli argomenti che trattavano quei libri, appuntai solo qualche dettaglio, nulla di che.
Si fecero le 5.30.
Tornai verso l’entrata della biblioteca, e trovai Zorua mezzo morto sul pavimento. Eddai non ci ho messo tanto.
-Svegliati andiamo a casa.-
Gli pestai la coda.
Aprì gli occhi di scatto e tirò un piccolo urlo prendendosi la coda con le zampe anteriori.
-Mi hai fatto male…- disse.
-Shh siamo in biblioteca, non fare casino!-
-Ah pure…- Si alzò.
 
Fuori dalla biblioteca trovammo un tempo abbastanza bello, tramonto, nessuna minaccia di pioggia, non male. Si stava bene, ne caldo, ne freddo.
-Ti muovi?-
-Mi sono appena svegliato cosa pretendi…- affermò.
Sospirai e andai avanti da sola.
Zorua non era tanto distante da me, ma se avesse accelerato sarebbe stato meglio.
Iniziai ad attraversare la strada. Era una delle grandi strade di Heart Rising, con tipo 4 o 5 corsie, anche molto pulite.
Ero circa a metà strada, quando sentì Zorua dietro di me urlarmi:
-EEVEE CORRI, SPOSTATI!!-
Girai lo sguardo e vidi una macchina arrivare ad una velocità incontrollata. Qualche Pokemon impazzito non stava guardando la strada.
Dico così ma è accaduto tutto in un decimo di secondo.
Il tempo di avvisarmi, era troppo tardi, cercai di spostarmi ma chiusi gli occhi. Le mie zampe si erano improvvisamente fermate. Tremavano.
 
Non capivo cosa stesse succedendo.
Riaprì gli occhi e mi ritrovai sdraiata sul marciapiede. L’auto se n’era andata.
Zorua era sopra di me che respirava affannosamente.
Come aveva fatto… Lui mi aveva salvata.
Ma che velocità deve possedere per aver corso da un marciapiede all’altro in un secondo preciso?
-Zorua….-
-Anf… Stai bene…? Non ti sei fatta male…spero.-
Scossi la testa guardandolo, il mio cuore era ancora scioccato, lo sentivo ancora battere fin troppo. Zorua mi fissava intensamente, preoccupato.
 
Alcuni Pokemon cittadini si fermarono per chiederci se avevamo bisogno di aiuto, ma rifiutammo.
Tornammo sulla strada verso casa.
 
-Come hai fatto..?- domandai.
Sghignazzò.
-E’un segreto.-
Mi fece l’occhiolino. Allora un segreto c’è davvero. E non solo questo.
Annuì.
-G…Grazie…-
Una parola nuova per mio vocabolario. Una parola che avevo detto solo a Sunlight in tutta la mia vita. Mi tolsi un peso, mi sentì meglio dopo averglielo detto, non so perché, o forse si, Ne sentivo il bisogno a quanto pare.
Lui incredulo rispose.
-Cosa hai detto?-
Ma non solo per una parola mi intenerisco.
-N-Non lo ripeterò un’altra volta accontentati!-
E sbuffando ripresi a camminare verso casa.
-Ehi aspettami cattiva!- Rise.
E quella fu un’altra delle giornate che segnarono un cambiamento nel mio essere.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Fratelli ***


Capitolo 3

 Erano passati appena due giorni da quando incontrai Zorua, e già allora ero cambiata. Rimasi la solita Eevee orgogliosa ovviamente, però, riuscivo a sorridere. Almeno qualche volta. Passai giornate come una eevee della mia età, scherzando e ridendo, Zorua in questo, non aveva rivali. Aveva sempre la battuta pronta per me, mi prendeva in giro, e soprattutto, mi faceva sentire sempre più intelligente e matura di Lui.
Ma, non poteva definirsi amicizia.
 
 
Stavamo passeggiando per il centro della soleggiata Heart Rising, quando semplicemente guardandoci attorno notammo una certa folla al campo di battaglia della piazza.
- Un'altra lotta…- intuì Zorua.
Annuì.
- Andiamo a vederla??-
Per un attimo ci sperai un suo atteggiamento maturo nel passare oltre ad una stupida lotta, e invece, pazienza. Sorrise di scatto proponendomi di avvicinarsi.
Sospirai. Nulla da fare.
Ci avvicinammo.
Per la lotta vi erano due fennekin.
Il primo, dallo sguardo deciso, determinato, sicuro e senza alcun timore di farsi del male o fare del male a qualcun altro.
I ciuffi sulla sua testa davano l’idea di una cresta dai toni rossi e arancioni, che lo caratterizzavano proprio come un arrogante e presuntuoso. (Anche il ciuffo di Zorua a dirla tutta, dava qualche accenno di cresta, ma quei suoi occhi non gli donavano un carattere da grezzo. Lui è Lui).
Il suo pelo era veramente curato, nessun tipo di graffio, cosa strana per un ragazzino, che di solito se ne strafotte di correre pericoli e di conseguenza ferirsi.
Il secondo fennekin invece, pareva alquanto turbato e a disagio, sia per il suo avversario che per chi lo guardava. I suoi ciuffi erano tanti, e del tutto scompigliati, senza un minimo di cura, ma come l’altro, erano sui toni dell’arancione/rosso.
Uno l’opposto dell’altro.
Ma notai anche un’altra cosa che possedevano entrambi.
Gli occhi.
Entrambi avevano gli occhi di un colore verde vispo.
D’un tratto, con la coda tra le zampe, il fennekin spaventato fece qualche passo in avanti, accettando la definitivamente la sfida. Dal suo sguardo pensai che forse, fu obbligato ad accettare.
Il primo fennekin, sorridendo, diede inizio alla lotta.
Alcuni Pokemon attorno a noi (amici del tipo), scommettevano sul tempo che ci avrebbe impiegato a sconfiggere quella piccola volpe del tutto terrorizzata dalla lotta. Dentro di me mi arrabbiai, che ne sapevano? Non feci a tempo a pensarlo.
Tornando a guardare la lotta, io e Zorua non potemmo fare altro che assistere alla violenza con cui lottava il fennekin. Si divertiva tanto a colpire il coetaneo, che povero, non poteva controbattere.
Non cercò neanche di attaccarlo, rimase fermo, subendo gli attacchi.
A quel punto mi chiedevo se quella in realtà fosse un’umiliazione di un più debole a cui poteva assistere chiunque, ed erano entrate in gioco anche le scommesse.
- Cavolo… Non è giusto!- affermò Zorua.
Deve essere successo più volte.
Si vedeva dallo sguardo ridente del più forte tra i due. L’altro crollò a terra, distrutto, imbarazzato, e chissà che altro.
Gli altri Pokemon se ne andarono al termine della lotta.
Da pochi metri vedemmo i due fennekin vicini.
 
Gettò sul suo muso un paio di spiccioli.
-Come al solito… Vatti a prendere qualcosa da bere.- affermò.
Sghignazzò e andò via lasciandolo solo, tornando a casa da vincente.
 
Corremmo subito verso il fennekin, che pian piano si alzò da terra.
-Ehi, stai bene?- chiese Zorua.
Esitò per una decina di secondi, per poi rispondere.
-Sto bene.- rispose in tono freddo.
“Ciuffi spettinati” si voltò pronto ad andarsene.
-Tuo fratello ci prova davvero tanto gusto a sentirsi superiore rispetto a te…- dissi osservando ancora di più i lividi e i graffi che aveva.
Si fermò e si girò verso di noi, guardandomi negli occhi.
-Che ne sai che sia mio fratello?- parve stupito.
-Ci arriverebbe chiunque. Siete identici se non fosse che uno dei due è un emerito arrogante a quanto pare-.
Abbassò lo sguardo.
-Sei brava a dedurre certe cose… Ora scusatemi, ma per oggi sono stato umiliato abbastanza.-
Era sul punto di correre via imbarazzato.
- Fermo! Dicci almeno il tuo nome!- esclamò Zorua.
Prima di sparire dalla vista urlò il suo nome.
- RIO!- e fuggì.
 
 
Entrambi rimanemmo del tutto confusi. Non erano affari nostri certo, ma volevo sapere cosa stava succedendo tra i due, sentivo odore di bruciato tra il loro rapporto fraterno. Mai che mi facessi i cavoli miei.
Rio appunto, aveva già di suo qualcosa che mi faceva venire certi dubbi. Il modo in cui si atteggiava, il suoi graffi, la sua paura nel parlare con gli altri, e per quanto potesse sembrare assurdo, anche i suoi ciuffi/capelli parevano molto, molto sospetti.
 
Alla fine assieme a Zorua andammo a mangiucchiare qualcosa ad un bar scelto del tutto a caso, ad Heart Rising ce n’erano molti.
Zorua ne approfittò anche per bersi una bella tazza di caffè, ogni giorno, sempre più strano.
 
Il sole spaccava le pietre, ci rifugiammo in un parchetto pieno di alberi, solo per cercare un posticino all’ombra dove magari più tardi, avremmo potuto riposarci.
Essere sdraiata sull’erba mi faceva rilassare, e Zorua quel giorno pareva anche lui molto rilassato, probabilmente per via del caldo. Rimase sdraiato vicino a me per un po’.
Circa dopo una mezz’oretta, si alzò affermando di dover andare alla fontanella per bere un sorso d’acqua. Annuì, e andò.
Quella fontanella distava pochi metri, lo vedevo, e nel mentre che beveva vidi qualcosa che lo sfiorò di pochissimo.
Il sole mi dava allucinazioni, sarei diventata matta sul serio. Ma quando vidi Zorua alzare la testa di scatto e guardarsi attorno mi accorsi che quello che avevo visto non era un’allucinazione. Mi alzai e lo raggiunsi.
-Scusatemi è mia!- udimmo da lontano.
Rio.
Corse a prendere quella che si rivelò essere una freccia.
Si avvicinò a noi e poggiò l’arco con la freccia sul prato.
Ci presentammo a lui per poi iniziare una piccola conversazione.
- Tiro con l’arco? Figo. Anche se difficile per chi ha le 4 zampe come noi! Devi essere appassionato!- disse Zorua.
-Esatto- rispose Rio, e li lo vidi socchiudere gli occhi e subito dopo arrossire.
-Ehm… Tutto bene?- mi domandò Rio vedendomi osservarlo.
Scossi la testa e risposi di si, anche se continuai a fissarlo parlare con Zorua.
 
Rimasi in silenzio per un paio di minuti fino a quando un sorriso di Rio mi convinse a saltargli addosso.
- E-Eevee! Ferma!-
- C-Che diavolo fai?!? Spostati!!- mi implorò con gli occhi lucidi. Ma ormai dovevo farlo.
Gli toccai il collo e esaminando tra i suoi capelli toccai quello che volevo sentire.
-Non capisco per quale motivo tu debba fingere.- dissi.
Rio tremò.
-Non capisco a cosa ti riferisci…-
-Non credo ci sia qualcosa di male….-
Zorua mi guardò male per un secondo, mentre sciolsi i capelli a Rio e buttando via gli elastici.
-Ad essere una ragazza!- esclamai rivelando la sua vera identità.
Zorua ne rimase scioccato.
-T…Tu…L’avevi…Già capito..?-
-Certamente.-
Non sbagliavo mai, le mie intuizioni si rivelavano sempre esatte.
Rio si coprì il muso dal rossore e mi spostai.
-Dovresti avvisare prima di saltare addosso a qualcuno.-
-Per questo non avvisai te-.
Rialzandosi si scosse la testa facendo prendere aria ai suoi poveri e lunghissimi capelli rossi.
-Ora lo sapete…- sospirò. –Non dite nulla.-
-E’ stato lui vero?-
Rio annuì rattristendosi.
-Diciamo che a quel corso non prendono le ragazze… Ma ci tenevo così tanto al tiro con l’arco che Farenight mi mascherò da maschio, e, ci feci l’abitudine.-
Deglutì.
-Voglio parlare con questo Farenight. Ti umilia giorno per giorno di fronte a tutti, scommette sulla tua debolezza, quale razza di fratello tratta così la propria sorella?!- ringhiai.
-No Eevee.. E’ meglio… Se state lontani da Farenight…-
-Eevee ha ragione. Non puoi farti mettere le zampe in testa Rio! Se dovesse continuare… Quando crescerete cos’altro pensi che i farà?-
Rio in quel momento sentì mancarsi il fiato e iniziò a tremare arrossendo.
Con quelle parole Zorua probabilmente esagerò un po’, ma convisse Rio a portarci da questo maledetto Farenight.
 
Dal centro città camminammo circa 10 minuti, fino ad arrivare ad una villetta dal color azzurro pastello, leggermente staccata dalle altre ville del viale.
Appena entrati sentimmo la musica a tutto volume provenire da una cassa poco distante dalla porta d’ingresso. Rio la spense, e pochi secondi dopo, dalle scale, scese Farenight, dallo sguardo accattivante.
Guardò storto Rio ma appena notò me e Zorua sorrise.
-Ma chi abbiamo qui! Due ospiti! Prego accomodatevi!- e ci portò in salotto.
Ci parve leggermente strano. Era palese che quelle parole non voleva dirle, anzi, non voleva vedere noi.
-Sono Farenight, piacere di conoscervi! Vi porto subito qualcosa da bere, aspettate!-.
Ma avevamo perso Rio di vista. Probabilmente andò a ripulirsi…
 
Farenight, entrato in cucina iniziò a ringhiare. Rio rimase in un angolino. Subito le andrò contro sbattendola al muro e sussurrandole all’orecchio in tono minaccioso:
-Lo sai che aver portato qua sti due ti costerà caro vero?!-
Rio deglutì e di conseguenza annuì.
-Far…- mugolò facendo respiri profondi.
-E chi ti ha detto di sciogliere i capelli eh?!-
Rio non rispose. Era non terrorizzata, di più. Anche se quell’atteggiamento le pareva familiare. Arrossì.
-Perciò ti conviene fare la brava se non vuoi che accada di nuovo…!-. Detto quello le pestò una zampa, e lei di risposta non poté manco urlare dal dolore, ma solo mugolare.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Distrutta Dentro ***


CAPITOLO 4
-
[Rio]
 
Pochi mesi prima
Il sole era oramai tramontato.
Un’altra straziante giornata era quasi giunta al termine.
Mi sarebbe piaciuto guardare il tramonto sulla spiaggia un giorno, ma sapevo che non ci sarei mai riuscita. E questo mi faceva male.
Col cuore che giorno per giorno si rattristava, mi sciolsi i capelli e decisi di andare a farmi una doccia prima di “cenare”.
Ci voleva proprio.
Acqua calda.
Quello era l’unico momento che mi rilassava, come a chiunque altro del resto. Non ero consapevole di cosa mi sarebbe successo più tardi.
La mia calma divenne panico non appena sentì bussare violentemente alla porta. Era tornato dalla sua passeggiata.
Chiusi l’acqua, mi tamponai i capelli con l’asciugamano e corsi ad aprire la porta.
Il suo sguardo era inquietante come suo solito.
-Ce ne hai messo di tempo!- urlò sbattendo la porta e poggiando le chiavi sulla mensola, si, l’aveva fatto apposta.
Poteva aprire lui la porta ma sapeva che stavo facendo qualcosa che mi piaceva, perciò ovviamente aveva rovinato quel momento.
Si girò verso di me.
Mi squadrò.
Io arrossì.
Mi metteva in imbarazzo il fatto che lui guardasse i miei capelli, neanche il tempo di asciugarli del tutto.
Farenight non disse più niente e andò a mangiare.
Mi passò del tutto la fame, tornai ad asciugarmi i capelli.
Guardando allo specchio vedevo i miei occhi sofferenti. Desideravano soltanto qualcuno che potesse salvarmi.
Desideravo cambiare. Desideravo degli amici. Desideravo sorridere. Desideravo non dover più fingere di essere un maschio.
Desideravo vivere.
Ogni volta che facevo questi pensieri mi veniva da piangere.
Ma neanche potevo permettermelo.
Farenight non lo accettava. Mi avrebbe tirato uno schiaffo e mi avrebbe urlato contro. E non c’è cosa più brutta di vederlo arrabbiato.
Mi strofinai gli occhi e uscì dal bagno.
 
Erano le 21.30.
Cercavo di addormentarmi. Non ci riuscivo. Mi rigiravo di continuo nel letto. Volevo piangere, ma quando penso che lui non mi scoprirà, magicamente appare dal nulla. Sono terrorizzata da mio fratello.
Strinsi il lenzuolo tra le zampe.
Tremai fin troppo.
 
I suoi passi. Chiusi gli occhi nel tentativo folle di convincerlo che stavo dormendo.
Non appena aprì la porta sprofondai nel finto sonno.
Farenight andò alla finestra.
Lo sentì sospirare dalla stanchezza. Pensai davvero che quella sera sarebbe finita più o meno bene.
Le ultime parole famose. 
-Smettila e apri quei dannati occhi, mi hai preso per cretino?!-
Mi crollò il mondo addosso.
No, quello non sarebbe dovuto succedere.
Lo sentì avvicinarsi sempre di più, fino a sedersi sul mio letto.
Mi alzai a sedere, a testa bassa. Non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Panico.
-Smettila di mentirmi.-
-Non ti stavo mentendo! Volevo davvero dormire…-
Al suo ringhiare chiusi la bocca e mi sdraiai di nuovo.
Credo lui l’abbia presa come una provocazione.
Pochi secondi dopo si mise sopra di me.
Il suo muso era pochi centimetri distante dal mio. Non si notava il mio rossore, cioè, era quello che credevo io, in realtà ero un peperone.
Meno male che era buio.
Lo sentivo respirare profondamente.
-S…Spostati ti prego…- supplicai tremante.
Mi faceva seriamente paura.
I suoi occhi verdi erano così belli. Non li avevo mai visti così. Nell’oscurità vidi appunto solo quelli.
-Non ho intenzione di spostarmi. Tu fai quello che dico io.-
E siamo al punto di prima.
Mi illusi in suo possibile abbraccio. Era minaccioso.
Ripresi a tremare, non avevo idea di cosa gli stesse passando per la testa, ma, qualsiasi cosa fosse, non era per niente qualcosa di buono.
Il mio cuore.
Il mio cuore a pezzi.
Deglutì.
Iniziai ad agitarmi e a muovermi, aveva capito che ero impaurita.
Ci mise poco ad immobilizzarmi.
-Non muoverti. Non ti farò male. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.-
In quel momento realizzai.
Dovevo preoccuparmi?! Se non l’avesse detto molto probabilmente mi sarei “calmata” in un modo o nell’altro.
-Sei scorretto…! Non puoi…-.
Niente da fare. Non riuscivo a dire una frase di senso compiuto.
Balbettavo.
Lui invece era fin troppo calmo.
In un disperato tentativo di spostarmi e scappare via, il suo muso si avvicinò fin troppo al mio, finendo nel baciandomi.
Il primo bacio lo diedi a lui.
A Farenight.
A mio Fratello.
Mi staccai subito, non potevo fare una cosa simile! Avrei baciato solamente qualcuno che avrei amato in futuro!
-Allontanati da me!!-
-No. Stai zitta.-
Non riuscivo a tenergli testa.
Non ero abbastanza forte.
Ero troppo debole.
Riprese a baciarmi.
Capì che non sarei uscita dalla sua gabbia fino a quando non si sarebbe stancato.
Mi arresi.
Feci un respiro profondo, e anche lui aveva capito cosa volesse dire.
Un semaforo verde insomma.
Ma quanto sono stata stupida.
Quella notte fu un incubo reale. Solo in quell’occasione mi permise di piangere e di urlare addolorata.
Ricordo quando mi chiedeva di urlare più forte.
Fu la cosa più imbarazzante della mia vita. Non credo di essermi sentita più umiliata di così.
La cosa più ripugnante era il fatto che mi faceva male sul serio se non facevo ciò che mi chiedeva.
Distrutta dentro.
Adesso pure con la coscienza sporca di aver fatto qualcosa di vietato.
Qualcosa di troppo sporco.
Farenight, il mio caro fratello, aveva preso qualcosa che non meritava, anche se era colpa mia.
Se avessi provato a chiedere aiuto a qualcuno, chiamando polizia o altro… Mi avrebbe fatto di peggio.
Quale tremendo errore.
Non avevo più dignità.
 
Per fortuna arrivò comunque il momento neanche Farenight riuscì a reggere la stanchezza.
Finì nel baciarmi il collo, nei punti dove mi aveva lasciato quei magici morsi.
Quella sensazione non fu affatto male son sincera.
Ma rimasero le mie lacrime. Non riuscivo a smettere di piangere. Mi sentivo del tutto a disagio.
-Tu sei mia, devi accettarlo…- disse con affanno.
-Far…- singhiozzai.
 
Scese dal letto e andò in camera sua.
Neanche mi chiese come mi sentivo, cosa potevo aspettarmi da lui… Non sarebbe mai cambiato.
Anzi, sarebbe peggiorato.
Crescendo ero sicura che mi avrebbe fatto di peggio, avrebbe ancora più abusato di me.
Mi avrebbe umiliata ancora di più.
La cosa che mi faceva male era il solo pensare che era mio Fratello.
Un qualcuno che dovrebbe volere solo il mio bene.
Perché a me.
Rimasi in lacrime per tutta la notte.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Lacrime ***


CAPITOLO 5
 
Dopo quell'inutile bicchiere d'acqua cominciammo a parlare con Farenight. 
Qualcosa mi lasciava intuire che Rio si trovasse in cucina, e che Farenight le avesse detto chissà che cosa, o peggio. 
Che odio. 
Come può pensare di andare avanti così? Crede davvero che nessuno si sta accorgendo della gravità della situazione? 
Questi pensieri continuarono a girare nella mia mente. 
Pur rimanendo a testa bassa, sentivo gli occhi di Zorua che mi guardavano. 
Lui aveva già capito tutto quello che stavo pensando. 
-Ad ogni modo vi ringrazio ancora per averla accompagnata a casa, ci tengo molto a lei- 
No. 
Proprio no.
Ha superato ogni limite. 
Zorua cercò di avvicinare la sua zampa alla mia nella speranza di convincermi a non urlargli contro. Mi dispiace Zorua, non oggi. 
-Ma chi ti credi di essere?! - iniziai. 
Farenight mi guardò, rimanendo calmo, troppo calmo. 
Sospirò. 
-Non ti impicciare.- rispose. 
-Vuoi proprio farmi arrabbiare! Non ti hanno mai insegnato ad avere rispetto per gli altri?!-
Farenight non era stupido, sapeva anche lui che io e Zorua avevamo parlato molto con Rio di questo argomento. 
Con la coda dell'occhio vidi lo sguardo di Zorua sostenermi. 
Lui ha questa caratteristica. 
Credo sia uno che, non alza spesso la voce, se deve dire qualcosa la dice una sola una volta. Poi ho paura di sapere cosa succede. 
Almeno questo era quello che pensavo. 
Continua a crederci Eevee, mi raccomando. 
 
Comunque, per qualche minuto continuammo a discutere su quanto Rio si sentisse sola, su quanto avesse bisogno di aiuto. 
Farenight testardo, non capiva.
-Visto che ci tenete tanto, possiamo arrivare ad un accordo.-
-ACCORDO?!  Non devi cambiare per noi! Devi cambiare per te stesso! Per Rio!- 
Zorua mi mise la zampa di fronte alla bocca. 
-Lascialo parlare.-
Ringhiai. 
-Se Rio riesce a barlttermi in una lotta, la lascio in pace.- 
Hai sentito quale assurdità ha sparato? 
Farenight sa benissimo che Rio non può vincere, non si é mai preoccupato di allenarla. 
Lui e Zorua si fissarono per un paio di secondi, finché il mio compagno decise di annuire alla sua proposta? 
Ma che ti salta in mente Zorua?!
Farenight ghignò e pochi minuti dopo ci ritrovammo sul piccolo campo di battaglia del loro giardino. Rio semplicemente guardando il fratello capì cosa sarebbe successo nel giro di qualche secondo. 
 
Io e Zorua incoraggiammo Rio, ma lei sembrava tutt'altro che pronta a combattere. 
Suo fratello invece la guardava come se fosse una preda, ma, rimase fermo, aspettando un minimo sforzo dalla sorella. 
 
-Coraggio Rio! Anche solo un attacco!- le gridò Zorua. 
 
Rio annuì tremando leggermente e pochi secondi dopo iniziò a sferrare qualche bracere, che neanche arrivava a Farenight. 
La piccola fennekin abbassò le orecchie come se fosse una bandiera bianca, ma lui non accettò quel gesto e fece qualche passo in avanti. 
-MA È POSSIBILE CHE NON SEI NEANCHE IN GRADO DI COLPIRMI?!- 
-Smettila Farenight non sei corretto!- gli urlai. 
Non era giusto che dicesse così a Rio. Lei è la conseguenza della sua arroganza ed egoismo. 
Sentì Zorua ringhiarmi vicino, probabilmente gli sta a cuore il concetto di famiglia, mi venne da pensare in mezzo secondo. 
Rio indietreggiò, spaventata a morte. 
-Oh io non sono corretto?! Non sono corretto?! Le ho anche dato una chance bella e buona! E lei non fa altro che deludermi ogni volta! É grave non saper attaccare a quest'età!-
Vidi sua sorella piangere.
Per una cosa che aveva provocato lui. 
-Smettila! Ma lo capisci che la fai stare solo peggio?! Tu dovresti aiutarla invece di urlarle contro! É tua sorella Farenight! Visto che ci tieni tanto come dici, potresti fare anche tu uno sforzo!- 
Non avevo timore di affrontare quei suoi occhi verdi. 
Nessuno dei due merita questo, hanno solo bisogno di aiuto. 
Farenight dopo le mie parole si voltò verso Rio, ma le mie speranze di fargli capire qualcosa, furono vane. 
-Una tipa come lei non può essere mia sorella.- 
...
Rio sprofondò davvero in un mare di lacrime al sentire quella frase, mentre io e Zorua non sapevamo se sentirci stupiti, schifati o altro. 
Sapevamo soltanto che era la peggiore frase che un fratello potesse dire alla propria sorella. 
-Se é così che la pensi... ALLORA ADDIO!- urlò Rio, correndo via come un fulmine. 
-RIO ASPETTA! - cercammo di dirle, ma era già andata via. 
-Ma vattene pure! Non mi interessa!- rispose Farenight tornando in casa e sbattendo la porta. 
 
Ci guardammo. 
Annuimmo. 
Corsi subito per andare a cercare Rio, mentre Zorua sarebbe rimasto con Farenight. 
 
Qualcosa mi sfugge. 
Ci deve essere un motivo che spiega la continua mancanza di rispetto di Farenight nei confronti di Rio. 
I fratelli si amano, non si odiano. 
Rio merita di vivere una vita felice come chiunque altro. 
Merita di mostrarsi a tutti per quello che è. 
Merita di sorridere. 
Così come Farenight, non l'ho visto sorridere, se non per vantarsi delle sue "vittorie".
E forse, neanche a lui piace essere come é adesso. 
Andrà tutto bene, non arrenderti Rio. 
Rialzati, perchè tra poco avrai tutti i motivi del mondo per sorridere. 
 
E continuai a correre. 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Passato ***


Capitolo 6 
 
 
[Eevee] 
 
Dopo aver corso per quasi mezz'ora e chiedendo ai passanti se avevano visto passare una testa rossa, riuscì a trovarla nel parchetto di prima. 
Lì sdraiata tra i cespugli. 
Mi avvicinai lentamente a lei. 
-Ehi Rio... - 
-Non parlarmi Eevee. Voglio stare da sola- Disse in lacrime. 
Non potevo minimamente immaginare come doveva sentirsi. 
Mi incuriosì, ma non in senso buono. Nel senso che ero preoccupata per lei. Sentivo di doverla aiutare. 
Mi sedetti di fronte a lei, e la guardai. 
-Non voglio vedere Farenight. Non ne posso più di essere trattata così male, anche io ho dei sentimenti Eevee!- si morse il labbro continuando a sfogarsi. 
-Non voglio essere troppo invadente... Ma... Qual é stata la causa di tutto questo? E i vostri genitori?-.
Gli occhi lucidi di Rio continuavano a versare lacrime. Però tra un singhiozzo e l'altro iniziò a parlarmi del loro passato.
 
 
[Zorua]
 
Rientrai in casa. 
Se c'é una cosa che non sopporto é la mancanza di rispetto, come chiunque del resto. 
Ma lui é davvero arrivato al limite. 
Se avessi mai avuto io una sorella, l'avrei trattata come un angelo. 
Ci misi poco a ritrovare quel maledetto, seduto sul pavimento, tutto tranquillo.  
-Dovresti vergognarti- 
-Ma non te ne vai?- 
Ringhiai. 
-Perché non capisci che avere una sorella non é come avere un giocattolo? Cosa ha fatto per meritarsi questo?!-
Farenight si alzò e mi fissò. 
-Ti consiglio di andartene da qua finché sei in tempo.- 
 
Va bene. Te la sei cercata.
Non volevo arrivare a tanto ma voglio sapere come sono andate veramente le cose. Sta nascondendo qualcosa. 
 
Mi avvicinai a lui e con l'aiuto di una delle mie mosse, lacerazione, gli tirai uno schiaffo, come per dirgli "Preferisci fare a botte inutilmente o trovare la soluzione ad un problema più grave?" 
 
Abbassò la testa e ringhiò. 
-D'ACCORDO HO CAPITO! COSA VUOI CHE TI DICA?!- 
-Tutto.- 
 
 
 
[Rio] 
 
-Vedi Eevee... Quando eravamo ancora piccoli andavamo davvero d'accordo. Farenight mi trattava come una principessa praticamente...- risi nel dirle l'ultima frase. Ma era la verità. -I nostri genitori ci amavano, ci stavano crescendo con tutto l'amore del mondo. Ricordo che sorridevo. Sorridevo senza mentire a me stessa-. 
Dopo un inizio così felice, Eevee iniziò a farsi un'idea sul seguito. 
 
 
[Farenight]  
 
-Qualcosa mi fa pensare che i vostri genitori... -
-Si. É così- 
-É tristissimo. Il mondo non fa altro che portarsi via i migliori.-
-Ragiona Zorua. Se ti trovassi in un giardino pieno di fiori, quali prenderesti?- 
-I più belli.- 
 
Appunto Zorua. É così che funziona. 
 
Sospirai e andai avanti. 
-Quell'incidente fu davvero tremendo. I nostri genitori non riuscirono a salvarsi... Prima di addormentarsi ci dissero di scappare, di andare via finché eravamo in tempo. Noi ubbidimmo. Ma eravamo piccoli... Non capivamo bene cosa stesse succedendo.- 
 
Vidi Zorua rabbrividire e allo stesso tempo rattristirsi.
 
-Quella sera eravamo lontani da casa. Ma sentivo di dover essere io quello che avrebbe dovuto ritrovare la via, e così feci. Tranquillizzai Rio, che continuava a piangere convinta del fatto che non saremmo più tornati a casa. Però tornando ad Heart Rising dopo due giorni passati a camminare, le dimostrai appunto, che a casa ci saremmo tornati molto presto.- 
-É incredibile pensare che due cuccioli siano stati in grado di ritrovare la strada a così tanti kilometri di distanza.- mi disse. 
 
 
[Rio] 
 
-Ero terrorizzata. Cosa ne sarebbe stato del nostro futuro? Non potevamo permetterci di uscire allo scoperto, altrimenti con alta probabilità ci avrebbero portati in qualche orfano trofio, e non l'avrei mai accettato. Perciò decidemmo di chiuderci completamente una casa. Uscivamo solo ed esclusivamente per mangiare, visto che dopo una settimana ciò che era rimasto finì.- 
 
Strofinai gli occhi con una zampa, cercando di asciugare le lacrime. 
Eevee non disse una sola parola. Mi ascoltava. Mi lasciava tutto il tempo di cui avevo bisogno.
 
-Questo continuo rimanere chiusi in casa continuò per anni. Crescemmo... Pian piano iniziamo ad uscire. Almeno per sistemare la casa. Però in tutto quel periodo Farenight era diventato davvero aggressivo... Iniziò a rispondermi male, a trattarmi male, riducendomi a fare tutto ciò che desiderava. Pensai che facendo così si sarebbe calmato. Sbagliavo. Ottenni il risultato opposto. La sua rabbia aumentò a dismisura... - 
 
-Oh Rio... Mi dispiace tantissimo... Ma ho bisogno di sapere altro. Vai avanti.- 
 
Eevee ha quel pensiero in testa. Aspetta che glielo dica. Ma ci rimarrebbe malissimo comunque.
Deglutii é arrossii al ricordo di pochi mesi fa.
 
-Lo so che é vietata una cosa del genere... Però... Farenight arrivò anche a quel punto...- 
Piangevo e neanche me ne accorgevo. 
-Se facevo una cosa sbagliata dovevo sopportare tutto ciò che gli passava per la testa. Fino ad arrivare a quella notte... - 
Oramai era inutile dirlo, era palese. 
 
-Rio... -
 
Non aveva parole. Era rimasta scioccata. Neanche io realizzo il fatto che mi abbia violentata. 
Sono distrutta. 
Persa. 
É stata la cosa più umiliante del mondo. 
 
 
[Farenight] 
 
Sospirai, Zorua ci rimase male al sentire le mie parole, però... Parlando con qualcuno, dirgli come stanno le cose, mi fece sentire... Meglio. 
-Maledizione. Sono impazzito a furia di restare in questa dannata casa. Ho perso la testa dimenticando quanto Rio avesse bisogno di me in quel momento.- 
 
-BRAVO. COMPLIMENTI. CI VOLEVA TANTO A CAPIRLO.- 
 
-Solo adesso mi rendo conto di quante chance mi ha dato pur di far tornare tutto come prima. L'ho addirittura violentata e mascherata da maschio per evitare che qualche malcapitato la guardasse, Mi picchierei da solo.- 
 
-Non nego che abbia ragione lei, perché effettivamente... Sei stato tu a mancarle di rispetto. Soprattutto fisicamente. Però... Non é stata colpa vostra se i vostri genitori sono morti. Se non fosse stato per quello... Probabilmente, sarebbe andato tutto per il verso giusto. E poi, si vede che neanche tu sei così. Si vede chiaramente che soffri quanto lei a trattarla male.- 
 
Mi sento diverso. 
Sento di essermi tolto un peso di dosso. 
 
Sentii le zampe tremarmi. 
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: Insieme ***


CAPITOLO 7
 
Non riuscivo a credere alle parole di Rio. 
Mi dispiaceva così tanto per lei, non aveva fatto nulla per meritarsi tutto quello. 
Singhiozzando disse: 
-Volevo una vita normale. Quando ho visto voi due così amici mi sono sentita invidiosa- 
Amici? 
- A-Amici...? -
-Si. Zorua non é tuo amico?- 
Iniziai a rifletterci su. 
Zorua é mio amico? 
Deglutii. 
-Non so neanche cosa sia un amico. - risposi. 
Rio parve confusa, e io continuai a pensarci. 
Scossi la testa cercando di cambiare argomento. 
-Ad ogni modo... Stasera torna a casa.-
-Non tornerò da Farenight! Cos'altro può farmi di peggio?! - urlò. 
-Rio, non devi preoccuparti. Sono sicura che Zorua gli ha fatto capire che cosa ha fatto...- sorrisi. 
-E chi ti dice che voglio perdonarlo??- 
La guardai e lei abbassò le orecchie. 
-Beh... In verità... Gli voglio bene. Lo perdonerei sempre... -
-Visto?- 
Lei annuì e le asciugai le lacrime. 
 
Quanti problemi stavo risolvendo in quei giorni?
Avevo salvato la vita di Zorua, lui aveva salvato la mia... Adesso avevamo anche aiutato questi gemelli. 
 
«Noi»
 
Era quasi il tramonto. 
Mi allontanai da Rio dicendole che adesso doveva tornare da sola da Farenight. 
Lui la stava aspettando, ne ero sicura. 
 
 
Mentre tornavo a casa incrociai Zorua per strada e arrivammo insieme. 
-Allora? Come é andata con Farenight?- dissi aprendo la porta di casa. 
-Bene dai, diciamo che ha di nuovo la sua sanità mentale- rise. 
-Sono convinta che torneranno a volersi bene come quando erano piccoli.- 
Zorua annuì essendo d'accordo con me. 
-Sbaglio o ti sei intenerita oggi?- 
-Ma smettila! É solo che la famiglia é una cosa importante...! Due fratelli non possono odiarsi!- 
Pura verità. 
-E la tua famiglia Eevee...?- mi chiese. 
In quel momento mi si mozzò il fiato e rimasi immobile. 
Lui capì che forse aveva fatto male a chiedermelo, data la mia reazione. 
Si avvicinò e si mise di fronte a me guardandomi negli occhi. 
Arrossii lievemente, i suoi occhi mi facevano sempre questo effetto. 
Mi abbracciò, sperando di farsi perdonare, probabilmente non voleva che mi arrabbiassi con lui per una domanda. 
Stai tranquillo Zorua.
Accennai un sorriso. 
 
 
[Rio] 
 
Feci un respiro profondo ed entrai in casa. 
-Sono... Tornata... - 
Non udii risposta. 
Forse, non sarebbe cambiato nulla. 
Iniziai a guardare in ogni stanza, cercando Farenight, e giustamente l'ultima stanza rimasta da controllare era la sua. 
Deglutii, e pian piano aprii la porta. 
Era sdraiato sul letto. 
-Ehi... - 
Decisi di andare da lui, chissene importa se mi urlava contro. 
Salii sul letto e mi sdraiai vicino a lui. 
 
-Parlami ti prego. Qualsiasi cosa- lo supplicai. 
Non riuscì a terminare la frase che lui si mise una zampa sugli occhi e iniziò a singhiozzare. 
Era la prima volta che lo vedevo piangere. 
-Far... Fai piangere anche me così... -
 
Non posso vedere nessuno piangere. Sono troppo sensibile. 
 
- N-Non merito di parlarti dopo quello che ti ho fatto...! - 
Scossi la testa. 
Iniziarono a scendere anche le mie lacrime, di nuovo. 
Tra vari singhiozzi, mi venne spontaneo fargli quella domanda...
-Sono ancora tua sorella?- 
I suoi occhi verdi, pieni di lacrime, mi guardarono. 
Passò una zampa dietro al mio collo, trascinandomi ancora più vicina a lui.
Tra un po' avrei sentito persino il suo cuore battere. 
-Certo che lo sei... Ma se non vuoi perdonarmi lo capisco...!- disse piangendo, per poi baciarmi sulla testa. 
Mi sentii così felice in quel momento. 
Avevo finalmente sentito quello che volevo. 
Piangevo anche io, ma non ci facevo caso. 
Anche le mie lacrime erano felici. 
-Ti perdono, Farenight. Ti perdonerò sempre, ti voglio bene. Anche sei un idiota.-  
Quelle parole lo fecero calmare. 
Mi strinse più forte. 
Arrossii. 
 
Finalmente avevo ritrovato il mio vero Fratello. 
 
Grazie a loro
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Brividi ***


CAPITOLO 8
 
Avevamo fatto un errore a pensare che tra Rio e Farenight fosse tornata la pace. 
Non era passata neanche una settimana che Rio si presentò a casa nostra (cioè a casa mia) dicendoci di aver avuto un altro litigio con Farenight, arrivando a scatenare conflitti coi vicini, che tanto vicini non erano. 
Per motivi stupidi d'altronde. 
Farenight non riuscì ad accettare il fatto che Rio uscisse con un suo compagno del corso di tiro con l'arco. 
Quel suo compagno finì in ospedale, letteralmente. 
I genitori, ovviamente chiamarono la polizia, cosa che Rio non ebbe mai il coraggio di fare. 
Farenight aveva un problema davvero serio: pensieri orrendi che continuavano a tormentarlo lo rendevano sempre più possessivo nei confronti della sorella. 
La polizia venne a scoprire tutto ció che era successo anni prima, ovviamente perché alla domanda "cosa hai fatto?" rispose raccontando la storia che ha avuto con Rio dall'inizio alla fine. 
Quante ne ha passate da quel giorno.
Rimase sotto controllo dei poliziotti per circa 3 mesi, lontano da Rio. 
Aveva bisogno di rimettere la testa apposto, gli venne affidata anche una psicologa. 
La sua cara sorella per tutto quel tempo rimase da noi giustamente. 
Farenight non ricevette alcuna denuncia fortunatamente, e nemmeno il compito di dover ripagare i danni causati al compagno di Rio o... alla sua casa. 
In quei giorni passammo molto tempo con lei, era gentilissima, si offriva di aiutarmi a sistemare libri o pulire casa.
 
In tutto questo Zorua non alzò una zampa. 
Si svegliava tardi la mattina, mangiava quando voleva, rimaneva ad oziare sul divano a guardare la TV e tornava a dormire. 
Credo sia scontato dire di aver fatto una boiata a tenerlo a casa mia. 
Iniziai a pensare che forse doveva dedicarsi alla ricerca dei suoi ricordi perduti, cioè... Sarebbe rimasto in casa mia a vita? Saremmo cresciuti insieme? 
Ma neanche se mi sparassero lo lascerei vivere con me per sempre. 
Ho i miei progetti, i miei sogni, non devo dimenticare che sono qui per conto di Sunlight, non per fare amicizie. 
Ed é proprio quando pensavo queste cose che Zorua non perdeva tempo ad eliminarle dalla mia mente. 
Spesso era talmente pigro che si buttava addosso a me per dormire. 
Rio rideva al vederci così. 
Siete così carini a volte! Ripeteva. 
Almeno facevo ridere qualcuno.
 
Al ritorno di Farenight, Rio tornò con lui. 
Gli venne regalato anche un sacco da boxe, nel caso aveva bisogno di sfogare la sua rabbia. 
Tre mesi in riformatorio e gli incontri con la psicologa alla fine gli furono utili. 
Doveva ancora lavorarci su ovviamente, ma pian piano i risultati si fecero vedere, a differenza di me e Zorua che non facevamo mezzo progresso. 
Nei giorni successivi non successe granché di interessante, andai avanti con lo studio e il mio coinquilino continuò ad acculturarsi su questo mondo attraverso programmi televisivi e giornali, mi sembrava un cucciolo a volte. 
 
Iniziai anche a notare che l'aria si faceva giorno per giorno sempre più fredda, erano i primi di dicembre.
Chissà quante volte mi sarò detta che non avrebbe mai e poi mai nevicato. 
Poco mi importava, nel profondo del mio cuore ci avevo sempre sperato. 
Ho sempre avuto un forte amore per l'inverno. 
L'idea di restare in casa, vicina al caminetto, avvolta da una calda coperta, in compagnia di un bel libro mi ha sempre attirata. 
E chissà come avrebbe potuto rovinare quel momento Zorua. 
Un altro film mentale destinato a rovinarsi. 
Una mattina scesi al piano di sotto per fare colazione, e con mia grande sorpresa, Zorua era seduto al tavolino a leggere il giornale.
In fin dei conti legge, un punto a favore. 
-Che ci fai sveglio....?- gli chiesi nel mentre che mi stiracchiavo. 
-Uhm, volevo il giornale- rispose perdendosi tra le pagine. 
-Oookay... Non ti stai fissando un po' troppo?- 
-Non sono come te- 
Mi fai imbestialire. 
Mi limitai a sbuffare e a prendere qualche bacca da sgranocchiare. 
In quei minuti di silenzio osservai Zorua, così attento a leggere. 
Improvvisamente alzò la testa e mi passò il giornale ed io incuriosita gli domandai il motivo. 
Giustamente la sua risposta fu "Leggi".
Mi indicò l'articolo e decisi di accontentarlo. 
-É di un inquietante questa cosa...- sospirò. 
 
Dopo le prime frasi avevo già capito dove voleva andare a parare il giornalista. 
Nell'articolo si raccontava del manicomio nella periferia di Heart Rising. 
Tutti sanno cosa sia un manicomio, ma dall'articolo, sembrava l'inferno. 
A quanto pare negli ultimi mesi, chi era lì aveva iniziato a comportarsi in modo strano. 
È logico che pokemon malati si comportano in modo strano, non é una cosa di cui sorprendersi. 
Quella volta invece fu sorprendente. 
Il giornalista, che era andato a fare dei controlli, é tornato in fin di vita, per dimostrare che chiunque pensasse che fosse una cavolata, si sbagliava. 
La foto riportata sul giornale rappresentava uno scenario del manicomio del tutto agghiacciante. 
In qualche settimana era diventato un covo di cadaveri. 
Chi lavorava li é scappato appena in tempo o é stato ucciso. 
D'impulso chiusi il giornale e lo ributtai da Zorua, le mie zampe tremavano. 
La sua reazione fu incredibile. Si mise a ridere. 
-Davvero credi a queste fesserie?? Dai non me l'aspettavo da te- 
Credo davvero all'articolo?  
Deglutii non riuscendo a rispondere. 
Pensare al sangue mi faceva salire la nausea. 
-Eevee ragiona. Come mai allora questi pazzi maniaci non girano per Heart Rising?- 
-Aaah stai zitto! Non farmici pensare! E poi Heart Rising é grandissima, siamo lontani dalla periferia, e mi sta bene così!-
Rise di nuovo. 
-Sono pronto a scommettere che se vado li torno ancora più bello di quanto non lo sia adesso!-
Ma perché i belli non brillano per cervello? 
Sapevo che la televisione e i giornali esageravano nel raccontare gli avvenimenti, ma un minimo di verità c'é sempre, perciò se era vera la storia del manicomio, forse sarebbe stato meglio starci alla larga. 
Quello era uno di quei momenti in cui speravo che Zorua mi leggesse nel pensiero. 
Pensieri sprecati. 
Osservò il giornale e fece un sorrisetto. 
No. Quello non mi piaceva. 
Zorua non dirlo. 
Non ti azzardare. 
-Ti va di sapere come stanno davvero le cose?- 
-Ma certo che no. Anzi, quasi quasi, ci vai te al manicomio, solo, e ci resti, perché é li che vanno i matti come te! Come ti salta in mente di dire una cosa del genere?!- 
-Non credo ad una sola parola di questo articolo. Sicuramente il "manicomio" é una pensione per pokemon anziani, che poverini, si sono ritrovati di fronte un giornalista da strapazzo-
Si é matto
Purtroppo mi resi conto che non sarei riuscita a fermare Zorua. 
Sospirai. 
-Allora vai.-
-E tu vieni con me-
-No. No no no non hai capito niente. Io in periferia non ci metto zampa-. 
Passammo un'altra mezz'ora a discutere di questa cosa, fino al sentirmi obbligata ad andare con lui. Non so come avesse fatto, ma mi aveva convinta. 
 
Me ne pentii subito. 
Senza che me ne accorgessi, la sera mi ritrovai tra i cespugli della periferia assieme a lui e alla sua mente malata. 
-Non lo senti il brivido dell'avventura Eevee??-
-Non dell'avventura!- dissi uscendo dai cespugli. 
Avanzavano verso l'edificio. 
Da fuori non sembra tutto questo orrore.
Come sempre le ultime parole famose. 
-Di sera Zorua!? Di sera??- iniziai a dirgliene tante, mentre lui se ne fregava sospirando. 
-Ma ti pare?! Se entriamo la dentro e c'è davvero qualcosa di brutto, te la farò pagare cara! Finiremo in ospedale e Sunlight chissà come lo verrà a sapere!- 
-...Uff stai zitta... - 
-No no non dirmi di stare zitta! Chi ti credi di essere?!- 
Lui si fermò e iniziò a guardarsi attorno, il che iniziò a preoccuparmi. 
-Sul serio Eevee. Fa silenzio.- mosse le orecchie. 
La periferia di Heart Rising era circondata da molti alberi, che andavano ad aumentare man mano che si usciva dalla città. 
In quel momento mi avvicinai a Zorua, non mi piaceva la sua espressione. 
Non eravamo neanche entrati che già sentivamo di essere in pericolo. 
-Io.Ti.Ammazzo.Zorua.- gli dissi a bassa voce mentre lui abbassava le orecchie. 
Le mie zampe tremavano, il cuore batteva a mille. 
Ciò che aveva udito Zorua iniziai a sentirlo anche io. 
Rumori di foglie. 
Qualcuno ci stava seguendo. 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Divisione ***


CAPITOLO 9
 
Zorua continuò a guardarsi intorno per cercare di capire chi ci stesse seguendo. 
Deglutii.
-Z-Zorua....- 
Pochi attimi dopo cominciarono a spuntare sableye dai cespugli. 
Da come ci guardavano era palese pensare che eravamo proprio noi il loro target. 
Si avvicinarono, perciò dopo pochi secondi avevamo già iniziato a combattere.
Erano una quindicina, se non di più.
Come mai non li avevamo notati prima? 
Probabilmente ero impegnata a fare la morale a Zorua. 
Mi resi conto tardi che in quel momento l'importante non era incolpare Zorua di quello che sarebbe successo, ma cercare di combattere quei dannati Sableye. 
Decisi di giocarmela sulla velocità, usando attacco rapido per muovermi velocemente, per poi colpirli con morso. 
Discreti danni, non sono mai stata un asso nelle lotte. 
 
Invece a Lui non interessava lottare con un minimo di strategia, con la coda dell'occhio lo vedevo attaccare a raffica con lacerazione e neropulsar, ci sapeva fare. 
Se avessimo avuto una mossa folletto sarebbe stato facile, ma purtroppo oltre a quella, i sableye non hanno debolezze. 
Il risultato delle nostre mosse fu alquanto deludente. 
Non eravamo abbastanza forti per battere un intero gruppo. 
Ne avevamo messi al tappeto appena un paio. 
Avevo già il fiatone. 
-Eevee! Tutto bene??- mi domandò. 
Abbassai la testa, cercando di riprendere fiato il più velocemente possibile. 
Al contrario, i sableye avevano interpretato il mio gesto come una bandiera bianca, ma questo lo scoprì solamente nel momento in cui sentì alcuni di loro iniziare a trascinarmi e ad allontanarmi da Zorua. 
Non ebbi la forza di scaraventarli via.
-Zorua! Zorua aiutami! - provai a dimenarvi, inutilmente, stringevano sempre di più la presa sulle mie zampe. 
Graffiavano. 
Zorua, dai riflessi perfetti, appena vide che i sableye volevano portarmi via, cercò subito di trascinarmi a se, senza successo. 
-Zorua! Dietro di te spostati sbrigati!- singhiozzai. 
I sableye rimanenti appunto, lo colsero di sorpresa, afferrandogli le zampe da dietro. 
Anche lui di istinto si agitò, dimenandosi in qualsiasi modo. 
Niente da fare, erano troppo forti per noi ed anche molti di più. 
Con la coda tra le zampe realizzai che quei maledetti mi stavano portando dentro al manicomio, perciò, un altro motivo per cui cercare di scappare il più presto possibile. 
Mi stavo spaventando sempre di più, non volevo entrare li dal principio, in più, chissà dove stavano portando Zorua! 
Mi si erano immobilizzate le zampe da quanto stavo tremando. 
Ricordo solo di essere svenuta prima di entrare. 
 
•••
 
Si ritrovò legato all'interno di una sottospecie di vecchia baracca con pareti di legno in mezzo al bosco che avevamo attraversato prima. 
Gli avevano legato il muso con una corda, impedendogli persino di parlare. 
Uno dei sableye avanzò, avvicinandosi a lui, che cercava disperatamente di indietreggiare. 
-Sono ordini...- disse.
Zorua ringhiò per risposta, si era già fatto una mezza di idea di chi potesse avere dato quell'ordine. 
-Ti vuole morto. - 
Mugolò cercando di dire qualcosa, inutilmente.
Il sableye parlava, mentre Zorua non poteva letteralmente aprire la bocca per rispondere. 
-E dopo di te tutti quei poveretti che rimangono, lo sapevi che prima o poi si sarebbe vendicato... - continuò a parlare. 
Zorua scosse la testa, ringhiando.
Aveva capito perfettamente a cosa si stesse riferendo il sableye. 
Pochi secondi dopo, anche gli altri sableye avanzarono, disponendosi attorno a Lui. 
Mille pensieri gli passarono per la testa, tra cui quello di ritrovarmi al più presto. 
Con le zampe tremanti, deglutì, aspettando le loro mosse. 
La "tortura dei Sableye" prevedeva le continue sfuriate sulla vittima, che in questo caso era il mio compagno. 
Una tortura conosciuta, infatti Zorua sapeva perfettamente che sarebbero stati i sableye stessi a liberarlo. 
Insomma, non hanno tutta questa grande intelligenza. 
Però potevano riservare sorprese proprio nel caso in cui Zorua sarebbe riuscito a scappare e questa era una cosa da non dimenticare, perciò, appena avrebbe sentito le corde rompersi, sarebbe subito corso via. 
Tutte queste sue ipotesi alla fine si rivelarono corrette, anche se dovette subirsi il dolore dei loro artigli sulla sua pelle. 
Ansimava dal dolore, chiudendo gli occhi e alzando la testa, finché dopo una trentina di interminabili secondi non sentì le corde spezzarsi. 
Spalancò gli occhi e con una spinta violenta scaraventò contro le pareti i sableye, arrivando a distruggere la baracca. 
Fortunatamente, riuscì ad uscirne prima che crollasse del tutto. 
Senza perdere tempo iniziò a correre verso l'edificio maledetto e quando ebbe un minuto per riprendere fiato prima di entrare, toccandosi la guancia destra con una zampa realizzò di essere stato ferito anche li. 
Gli bruciava, così come gli altri graffi, ma in quel momento poco gli importava. 
Era li. 
Di fronte al gigantesco cancello che segnava l'inizio dell'Inferno. 
Si guardò attorno, per poi alzare lo sguardo verso il cielo, privo di stelle quella sera. 
-Eevee... - 
E avanzò. 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Occhio di sangue ***


CAPITOLO 10
 
Al mio risveglio, la situazione non era delle migliori. 
Mi ritrovai sdraiata in una stanza di pochi metri quadrati: pareti bianche, sporche, con qualche scritta realizzata col sangue, tra cui "Help me!" o tanti "No" sparsi. Erano raccapriccianti. 
Le zampe tremarono alla vista del sangue. Il cuore ricominciò a battere all'impazzata. 
 
Più che stanza, era una cella. Probabilmente all'interno di queste ci rinchiudevano i più matti. 
Perciò io sono adatta. 
Mi dissi e per un secondo mi venne da ridere, ma a dirla tutta non c'era molto che facesse ridere lì. 
In più la testa mi faceva molto male, in entrambi i sensi, mi avevano buttata nella cella come un sacco della spazzatura a quanto pare. 
Mi sentivo fin troppo stordita. 
Alzandomi, sentii girarmi le pareti attorno, avevo le vertigini e traballavo, ma nonostante questo decisi comunque di non rimanere chiusa là dentro. 
Pochi passi ed ero di fronte alla porta: grigia scura, con qualche macchia di sangue e la maniglia arrugginita. 
Tirai la fredda maniglia e per qualche strano motivo la serratura era aperta, non dovetti forzarla molto seppur vecchia. 
Per l'ennesima volta mi pentii della mia scelta, quasi quasi era meglio se rimanevo in quella cella. 
 
Uscita, richiusi la porta alle mie spalle. 
Non vedevo proprio l'ora di assistere all'inferno e non credo neanche di aver avuto così tanta paura fino a quel momento. 
Nessun tipo di riscaldamento, si gelava. 
Non riuscii a capire esattamente dove mi trovassi rispetto a quando vidi l'edificio dall'esterno, ma, immaginavo che non avrei trovato molto facilmente un'uscita. 
Insomma, avrei passato tutta la notte lì.
Feci un grosso respiro e iniziai a guardarmi attorno cercando di capire da dove iniziare la ricerca dell'uscita, ma, all'improvviso qualcosa mi bloccò, ricordandomi di colui che magari, dovevo ritrovare. 
La colpa era tutta sua. 
Se non fosse stato per la sua testardaggine e il suo egoismo a quest'ora probabilmente sarei a letto. 
Mi resi conto che forse, era inutile prendersela con Zorua ormai. Nemmeno lui poteva prevedere una cosa del genere, ma,  il modo in cui aveva capito che c'era qualcuno dietro di noi mi lasciò piena di dubbi. 
Zorua li aveva già incontrati in passato? 
Forse, quel mondo di cui mi parlò settimane prima? 
Rimasi dell'idea che pian piano la sua memoria stava tornando, molto lentamente. 
Dopo altre piccole riflessioni ripresi la ricerca. 
C'erano delle scale in fondo al piano, una che portava al piano successivo, l'altra invece, al piano inferiore. 
Già ero di fronte ad una scelta. 
Deglutii e prima di arrivare alle scale guardai attraverso la finestrella sulla porta delle altre celle, solo per curiosità. 
Ma, la curiosità mica uccide? 
Le altre celle mostravano cose davvero poco rassicuranti. 
Alcuni pokemon svenuti, pieni di lividi e graffi, palese pensare che se li fossero fatti da soli. Dopotutto, era un centro psichiatrico. 
Molte malattie mentali possono portare la vittima a vedere cose che non esistono e a farsi del male da sola.
Deve essere orribile vivere di continue allucinazioni, io non ci riuscirei. 
Adesso però, questo è un manicomio abbandonato. 
Qui tutti fanno come gli pare e piace. 
Arrivai alle scale dopo qualche altro minuto. 
Non sapevo proprio che fare. Quale scala dovevo prendere? Non sapevo neppure a quale piano mi trovassi. 
Ma nel mentre che riflettevo su quale scelta dovessi fare, in un istante sentii qualcosa spingermi, facendomi di conseguenza scivolare sui gradini. 
 
 
[Zorua]  
 
Riuscii a trovare il modo di entrare. 
Trovai una scala sul retro, che mi portò ad una finestra, ma, appena entrato, mi venne subito voglia di uscire.
Anzi, da quando riuscii a liberarmi mi venne voglia di scappare, tornare a casa, però, Eevee era qui dentro. 
Chissà cosa le era successo. 
Evitai di pensare a cose troppo tragiche e uscii dalla stanza in cui mi trovavo. 
Il corridoio era lungo e stretto: le pareti sporche, con tracce di sangue, il che mi inquietò parecchio. 
Ma sono sicuro di essere in un centro per aiutare i malati?  
Okay che è diventato abbandonato, ma, è di un inquietante. 
Pensai. 
D'improvviso con la coda dell'occhio notai una porta in fondo al corridoio: scura.
Sapevo che non ci sarei dovuto andare, ma lo feci lo stesso, tanto, una stanza valeva l'altra. 
Pian piano aprii quella porta. 
Feci qualche passo all'interno, e la luce del corridoio sparì completamente. 
La finestra aiutava ben poco, riuscivo a malapena a vedere le mie zampe. 
Cercai di andare ad olfatto, ma neanche quello riuscì molto ad aiutarmi: si sentiva puzza di morto. 
Scossi un po' la testa, decidendo di uscire. 
Ritrovai la porta, ma, non si apriva. 
L'avevo socchiusa.
Non chiusa. 
Qualcosa mi diceva che sarebbe finita male. 
Cercai in tutti i modi di forzarla.
-APRITI!-
Tutto inutile. 
Qualcuno l'aveva chiusa a chiave. 
Iniziai a tremare. 
Mi girai e mi sedetti, mi corse un brivido sulla schiena non appena alzai la testa. 
Una presenza si avvicinò a me, abbassai le orecchie non sapendo minimamente cosa fare. 
Volevo scappare, non ero solo in quella stanza. 
Qualcuno mi afferrò per il collo e strinse la presa. 
Ansimai leggermente, tossendo e agitandomi cercando di tornare a terra. 
Era una figura alta, ma non riuscivo bene a capire di quale pokemon si trattasse. 
L'unica cosa certa era che non aveva buone intenzioni. 
-Lasciami!- cercai di urlare, ma lui sghignazzando, mi mise più in alto, ero come un giocattolo. 
Avevo la coda tra le zampe. 
Il ricordo di quel momento, è la cosa più orribile. 
Non potevo fare assolutamente nulla, la presa era forte, voleva strozzarmi. 
O meglio, era quello che pensavo io. 
Accadde in un decimo di secondo. 
Non credo di aver mai più provato un dolore simile. 
Mai. 
Una lama che mi distrusse l'occhio destro. 
Un taglio netto, che si sovrapponeva al taglio sulla guancia di prima. 
Urlai come mai avevo fatto, sofferente e disperato, con le lacrime che mi scendevano da un occhio e il sangue dall'altro. 
Mi scaraventò a terra e con un calcio distrusse la serratura, correndo via. 
Mi trascinai nell'angolo, con una zampa sull'occhio, che nel mentre si sporcava del mio sangue. 
Qualche luce penetrò nella stanza, riuscendo a farmi vedere l'orrore, avevo già perso tanto. 
Singhiozzavo. 
Neanche 20 minuti prima ero sulle 4 zampe, con solo qualche graffio e livido. 
L'odore del sangue poi, non aiutò per niente, anzi, mi vece solamente sporgere un po' più avanti il muso per vomitare. 
Sono sempre stato molto debole di stomaco, certe cose non riesco proprio a reggerle, mangiavo poco anche per questo e quando finalmente riuscii a fermarmi, chiusi gli occhi abbassando la testa, respirando profondamente, sempre tremando, dopodichè deglutii e mi spostai un po'. 
Stavo meglio di stomaco, ma non di tutto il resto del mio corpo. 
-Ee...vee...- 
In tutto quello, non mi ero mai scordato di Lei. 
Dovevo ritrovarla. 
Avevo solo bisogno di riprendermi un attimo dallo shock. 
Da quell'evento, mi resi conto di quanto stessi diventando forte. 
Pensavo al mio obiettivo anche se ero mezzo morto. 
O forse, era solo il pensiero di Eevee che mi rendeva forte.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Perché siamo amici ***


CAPITOLO 11
 
L'impatto della caduta fu molto violento. 
Avevo sbattuto tra le scale e le pareti tutte le parti del corpo, dalla testa alle zampe. 
In particolare, quando terminò la scalinata e atterrai sul pavimento del piano inferiore, poggiai male la zampa anteriore sinistra e sentì un crack alle ossa: urlai e ansimai dal dolore, avvicinando il muso alla zampa. 
Mi raggomitolai e rimasi così per un paio di minuti, cercando di muoverla, però, le mie speranze di non averla rotta furono completamente vane. 
Ogni qualvolta che provavo a farle fare un piccolo movimento, provavo un dolore allucinante.
Fantastico. Adesso se mi trova qualcuno non posso neanche correre. 
Iniziai a provare ancora più paura, non potendo più contare su una zampa. 
Volevo scoppiare in lacrime. 
Mi sentivo dentro ad una prigione. 
Una prigione nella quale sarei morta. 
Mi resi conto di avere una sola chance: se fossi rimasta a piangermi addosso sarei sicuramente morta. 
Decisi di alzarmi.
Più mi avvicinavo alla morte, più mi sentivo viva. 
Ero anche sicura del fatto che Zorua fosse scappato, non avrebbe mai accettato una sconfitta. 
Zorua
Il suo nome mi girava di continuo nella testa, non ne capivo il motivo. 
Non sapevo se quella che provavo era preoccupazione per lui, ma, dovevo ritrovarlo. 
Saremo scappati assieme da lì. 
 
Con affanno riuscii ad alzarmi. 
La zampa dava segni davvero poco rassicuranti: sembrava morta rispetto a tutto il resto del mio corpo ed io non mi azzardai minimamente a poggiarla sul pavimento. 
Mi guardai attorno. 
Un piano immenso, pieno di porte che conducevano ad altre stanze.
Vecchie librerie che dividevano i corridoi e sempre qualche pozza di sangue. 
Infine, negli angoli si nascondevano cadaveri che Dio Arceus solo sapeva come erano stati torturati.
Deglutii ed iniziai ad avanzare piano piano, cercando di fare il meno rumore possibile, talvolta fermandomi dopo qualche passo a causa della stanchezza. 
 
Ad un certo punto sentii qualcosa iniziare a bruciarmi nello stomaco e nella gola, cosa strana visto che la sera non avevo mangiato nulla.
Ci feci poco caso, visto che era l'ultimo dei problemi rispetto a quello a cui stavo pensando e dopotutto non faceva così tanto male. 
Per il momento. 
Mi pentii di aver preso sotto zampa quel problema: era un allarme, un avviso. 
Un qualcosa che voleva avvertirmi del fatto che c'era qualcosa che non andava, ed io ignara, pensai che sarebbe passato dopo qualche minuto. 
 
Solo tempo dopo, sfogliando le pagine di un vecchio libro trovato per terra, mi resi conto di essere stata avvelenata prima che mi svegliassi nella cella. 
I sintomi che avevo erano identici a quelli descritti.
 
Di conseguenza, mi fu facile pensare che nell'edificio si erano condotti anche esperimenti, che per qualche motivo, erano stati rovinati. 
 
 
[Zorua] 
 
Le ore passarono. 
Le ferite aumentarono. 
 
Non ebbi un minuto libero se non quando riuscii a rifugiarmi in un bagno trovato appena in tempo. 
Sentivo una gran nausea dopo tutte le corse che avevo fatto per scappare. 
Però, riuscii a trattenermi. 
Alzando lo sguardo notai uno specchio rotto.
Mi misi davanti e guardai con orrore come ero ridotto. 
Quell'aspetto mi fece ricordare il me stesso di qualche mese prima, con la differenza che in quel momento avevo un occhio completamente andato: rosso sangue, infiammato e praticamente tagliato in due. 
Se provavo a chiudere l'altro, non vedevo proprio nulla. 
Mi ero rassegnato al fatto che non avrei più riavuto la mia vista. 
Sospirai e tornai tra i corridoi. 
 
-Ore dopo-
 
Sbatti violentemente la porta.
Mi sedetti alzando la testa, respirando con affanno. 
Chiusi gli occhi continuando a riprendere fiato. 
-Anf... - 
Mi ritrovai in un probabile sotterraneo del manicomio. 
Un'enorme sala bianca, non rovinata rispetto a tutto il resto dell'edificio.  
Prima di sedermi, notai con la coda dell'occhio che in fondo alla sala c'era un corridoio, con sopra una scritta che diceva "Uscita", non mi sembrava vero. 
Finalmente l'avevo trovata. 
Ma dov'è Eevee? 
Riaprì gli occhi, decidendo di rimanere la fino al suo arrivo. 
Lo so che sei qui, ti sento. 
Solo qualche altro passo, non arrenderti. 
Il silenzio tombale della sala mi faceva sentire ansioso, in quale modo mi sentivo osservato: io stavo aspettando Eevee, ma, qualcun'altro stava aspettando me. 
-Lighter... Finalmente. Da quanto tempo... -
Ringhiai al solo udire quella maledetta voce. 
-Se devi dirmi qualcosa, fatti vedere, e dimmela in faccia- risposi. 
-Okay okay... - sghignazzò. 
La sua aura nera si avvicinò a me, facendomi sentire i brividi alla schiena.
Il suo occhio azzurro mi squadrò. 
-Oh poverino... Che ti é successo?- 
Come se gli importasse. 
Mi stava ridendo in faccia. 
Con le poche forze che mi rimanevano, mi alzai, cercando di affrontarlo con le parole. 
-Ho... Lottato. Sto lottando. Lotterò fino alla fine.- 
-E perché sei qui ad aspettare tutto solo?- 
Con il braccio mi indicò il corridoio. 
-L'uscita é proprio davanti a te. Non avrai un'altra chance. O meglio, non avrai un altro cor- 
Lo interruppi ringhiando più forte. 
-Armor... É lei che stai aspettando. Ho ragione?- 
-Non sono affari tuoi, Darkrai.-
-Oh invece si, io sono dalla vostra parte, non degli Armor. Il patto... Ricordi?-
Alla parola "Patto" nella mia mente iniziai a mettere a posto alcuni pezzi, pian piano stavo ricordando alcuni eventi che mi facevano ricostruire la memoria. 
-Non ho mai detto "Si" al patto. Non é giusto. Non é giusto eliminare un individuo che non ha la minima idea di cosa stia succedendo nel mondo Zarkanio.- 
-Mhh... Perché non lo dici a Zarken stesso che non vuoi accettare?- 
Nell'istante in cui pronunciò quelle parole mi prese per il collo e salí in alto, verso il soffitto. 
Iniziò a stringere la presa, mozzandomi il fiato. 
- L-Lui... Capirebbe...!- tossii -Vuole me... N-Non... Il tuo potere...!- 
Ansimai.
Era troppo potente per me. 
Socchiusi gli occhi.
Lui alzò la testa, ridendo in modo malefico, privo di pietà. 
-Tu?!- Rise ancora -Se solo Zarken ti vedesse in questo momento si metterebbe a ridere! Anzi, riderà della tua morte! Morirai qua dentro, dissanguato e bruciato! Tu, e Armor!-
- F-Fuoco...?! - 
-Le fiamme tra qualche minuto saranno qui, ma forse, non avrai neanche occasione di vederle, buona fortuna Lighter. - sghignazzò. 
La morte in faccia. 
Dopo le sue parole, ricordo, di aver sentito solamente il l'impatto delle cadute. 
Le mie cadute. 
Darkrai, iniziò a scaraventarmi da tutte le parti. 
Mi sentii così debole, non potevo fare nulla. 
Il dolore più atroce era quello alla testa. 
Le prime urla furono le ultime. 
Mi arresi. 
L'ultimo impatto fu quello sul pavimento, perché, proprio in quel momento, anche se le orecchie fischiavano, udii la porta aprirsi, seguito da un urlo disperato. 
Non riuscivo a muovermi. 
Avevo solo gli occhi semiaperti. 
-ZORUA!- 
Darkrai si allontanò. 
-Armor, Lighter, ci rivediamo nel futuro, dovessero passare anni.- 
Furono le sue ultime parole prima di dissolversi, per poi tornare nell'ombra, nel suo regno oscuro. 
 
La mia vista ricominciò ad offuscarsi. 
Vedevo Eevee, in lacrime, che si avvicinava zoppicando. 
Era distrutta quanto me, eppure, continuava a camminare. 
Arrivata, abbassò la testa, strofinando piano il suo muso sul mio. 
-Ehi... Alzati... Zorua...- singhiozzò con le orecchie abbassate. 
Nel mentre le fiamme ci avevano raggiunto. 
Erano ancora fiamme deboli, saremo riusciti ad uscire? 
Ne dubitavo, ormai, il mio corpo non rispondeva, riuscivo a malapena a parlare. 
Ma Eevee non meritava tutto ciò. 
Eevee non poteva morire in quel posto maledetto. 
-V... Vai... Esci... Da qui... - 
Ma Lei, scosse velocemente la testa. 
- No no! Non ti lascio qui!- 
Non la riconoscevo. 
Era così naturale, non le importava del suo amato orgoglio. 
Piangeva. 
Quelle lacrime che finalmente poteva mostrare. 
Da quanto tempo non piangeva? 
-Pe...rchè.... -
Non esitò a rispondermi. 
-Perché siamo amici.- Disse, iniziando a trascinarmi verso l'uscita. 
Quanta forza aveva. 
Nemmeno una zampa rotta la fermava, testarda. 
Dopo qualche metro si fermava per qualche secondo, ma poi ripartiva subito. 
Intanto, le fiamme aumentavano. 
 
Mi aveva portato veramente fuori da lì. 
Riuscivo ancora a respirare, grazie a chissà quale miracolo. 
L'uscita portava a qualche metro dal bosco. 
Fuoco, bosco... Fantastico. 
Eevee mi trascinò vicino ad una roccia. 
-G...grazie... - cercai di dirle. 
Mi guardò. 
-Zorua... Ascoltami. Io... Posso cercare di fare qualcosa... Ma, non ho idea delle conseguenze... - 
Quel tono non mi piaceva. 
Mi stava nascondendo qualcosa. 
Cosa intendeva per "qualcosa"? 
Ecco che vidi la sua fronte emanare una piccola luce, che pian piano iniziava ad espandersi. 
Che cos'era? 
-Io... Non studio solo gli incantesimi dei portali, io- strinse i denti -studio anche un altro tipo di magia. -
Accadde in così poco. 
L'ultimo mio ricordo di quella notte fu solamente che, mentre Eevee era nel mezzo di questo suo incantesimo, sentimmo entrambi, probabilmente, lo stesso dolore alla testa, che ci fece crollare.
Ma, anche se aveva lasciato a metà il lavoro, non saremo più tornati indietro. 
Qualcosa in noi, sarebbe cambiato molto presto.  
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Lupi ***


CAPITOLO 12
 
 
I'm about to lose my mind, 
You've been gone for so long, 
I'm running out of time, 
I need a doctor, 
Call me a doctor, 
I need a doctor, 
Doctor, 
To bring me back to life. 
 
 
« ... »
 
Il mio corpo ricominciò pian piano a rispondere ai miei comandi, non mi sembrava vero, ero vivo. 
Aprendo lentamente la palpebra dell'occhio vidi un soffitto bianco e non appena ebbi la vista chiara cercai di alzare un po' la testa, tanto per capire dove mi trovassi e come ci fossi finito.
Voltando lo sguardo verso sinistra non vidi granché: pareti bianco latte, coperte da alcuni scaffali pieni di farmaci. 
Ero in un ospedale. 
Ma come ci ero finito? 
Nel mentre che riiniziai a farmi milioni di pensieri, guadando in basso notai che le mie zampe, avevano delle sottospecie di dita, come quelle dei cani e dei lupi, infine la parte che prima era rossa era sparita. 
Quelle creature erano state avvistate da qualche anno. 
Alcuni ci credevano, altri no. 
Sarebbe stato interessante in entrambi i casi: sapere che su questo pianeta potevano esistere creature diverse da pokemon mi appassionava, e non poco. 
Ma stavamo parlando di me. 
Qualcosa mi diceva che c'era qualcosa di diverso in me. 
Avvicinai una zampa al muso e già notai quel qualcosa di diverso. 
Sentivo il muso un pochino più allungato. 
Spostando la coperta mi guardai e il mio corpo era completamente cambiato: pelo grigio, zampe più lunghe e meno robuste, orecchie più piccole e qualche ciuffo nero sulla testa coperto dalle fasciature. 
Non sapevo se andare nel panico o meno. 
La stazza di un lupo in pratica. 
Cosa mi era successo? 
Come é stato possibile? 
Mi tremavano un po' le zampe e pochi secondi dopo sentii qualcuno dall'altra parte della stanza emettere qualche mugolio. 
Eevee. 
Tossii e iniziai a sporgermi per scendere dal letto e andare da lei. 
Con fatica scesi, mi sentivo ancora molto molto debole, non riuscivo quasi a stare sulle 4 zampe: non mi sarei dovuto alzare probabilmente. 
Ma Eevee era lì. 
Era messa molto peggio di me. 
Era colpa mia se eravamo finiti in ospedale. 
Solo colpa mia. 
«Eevee... »
Aveva il muso appoggiato sul cuscino, anche lei aveva preso le sembianze di una lupa. 
Appoggiai le zampe anteriori sul letto e la testa sul cuscino, toccandole il naso col mio.
Abbassai le orecchie e in quel momento vidi i suoi occhi iniziare ad aprirsi. 
Quei suoi occhi mi hanno sempre attirato da quando ci siamo conosciuti: quell'azzurro così bello stava per morire, non me lo sarei mai perdonato. 
«Mh... Z... Zorua...» disse con un tono di voce davvero bassissimo, per poi arrossire lievemente al mio gesto. 
Realizzai di avere ancora il naso sul suo. 
Alzai la testa bruscamente e cercai di nascondere l'imbarazzo tossendo e scuotendo la testa. 
«Zorua... Il tuo occhio...» cercò di indicarlo. 
Mi toccai la benda sull'occhio destro. 
«Non so se lo ho ancora.» le dissi pregando nella mia mente il contrario. 
Alzò di poco la testa, si vedeva che era confusa quanto me. 
Proprio nel momento in cui stavo per aprire bocca, si aprì la porta della nostra stanza. 
Entrambi guardammo il lupo che entrò.
Pelo grigio, occhi azzurri e tanti ciuffi neri spettinati, un po' ricci. 
Mi guardò subito storto e riappoggiai le zampe sul pavimento. 
«Tu! Come ti sei permesso di ridurre la mia Eevee in questo stato eh?!»
La sua Eevee? 
Da quando? 
Il mio istinto mi fece controbattere ringhiandogli contro. 
«Fai prima a sparire prima che ti faccia nero l'occhio che ti é rimasto!»
«Io non vado da nessuna parte.»
«State zitti!» tuonò Eevee, scendendo dal letto. 
Non appena arrivò sul pavimento si abbassò per via dell'ingessatura che aveva alla zampa, respirava con affanno. 
Subito quel tipo le andò incontro, spostandomi bruscamente e aiutandola a reggersi sulle zampe. 
«Silver... Sei proprio tu... » disse lei guardandolo intensamente negli occhi. 
«Sunlight circa due settimane fa mi avvisò sull'accaduto... E ovviamente mi sono precipitato qui.»
Due settimane?
Pazzesco. 
«Eevee» riiniziò «Da qualche giorno si parla solamente di Pokémon che hanno subito modifiche sul loro aspetto. In particolare tutti gli eevee e gli zorua hanno cambiato radicalmente forma!»
Come? 
Silver doveva essere o un eevee o uno zorua. 
Eevee si rivelò essere molto interessata all'argomento ma proprio in quel momento entrò un Pyroar nella stanza. 
Aveva uno stetoscopio al collo, era il medico. 
«Finalmente vi siete svegliati.» sorrise avvicinandosi. 
«Ma chi ci ha portati qui?» chiese lei. 
Il Pyroar sospirò, come se l'accaduto lo avesse in qualche modo spaventato. 
Ma iniziò comunque a raccontare i fatti. 
«...L'incendio del manicomio in periferia, un paio di settimane fa, stava per distruggere metà di Heart Rising. Le fiamme erano diventate pericolosissime dopo aver distrutto praticamente tutto il bosco.»
Mi salì il cuore in gola. 
Mi sentii colpevole di tutto. 
Tranne dell'incendio. 
Ero pronto a scommettere che Darkrai lo avrebbe fatto lo stesso, mi stava cercando. 
Ma non potevo permettermi di aprire bocca su questo argomento. 
Nessuno deve sapere nulla sull'esistenza del mondo Zarkanio. 
Nessuno... A parte Eevee. 
«Gli abitanti hanno subito dato l'allarme e chiamato aiuto. Quando alcuni pokemon di tipo acqua si stavano avvicinando all'edificio notarono due individui appena fuori dall'uscita sul retro.»
Era chiaro che si stesse riferendo a noi due. 
Abbassai le orecchie. 
Se non fosse stato per Eevee nessuno ci avrebbe mai trovati. 
Sarebbe potuta benissimo scappare da sola, lasciandomi morire tra le fiamme. 
Ma non l'ha fatto. 
«Quella notte fu tremenda. Quando vi hanno portati in ospedale rimasi scioccato. Eravate ridotti davvero male. Il vostro cuore batteva ancora, ma dovevamo subito fare qualcosa: in particolare Zorua, il tuo occhio fu l'operazione più complicata. Ci abbiamo messo tante ore, ma ce l'abbiamo fatta.» 
A quel "Ce l'abbiamo fatta" mi sentii il cuore a mille. 
Non avevo perso il mio occhio. 
Appoggiai piano la zampa sulla benda sorridendo. 
Non dissi nulla, era abbastanza palese pensare a come mi sentivo. 
Il medico volse lo sguardo su Eevee. 
«Tu invece hai bisogno ancora di un'operazione alla zampa.»
Subito Silver le si avvicinò di più.
Lei appoggiò la testa sulla sua. 
«Lo so...» rispose sospirando. 
A quanto pare non era molto contenta. 
«Domani. Poi quando ve la sentite potete tornare a casa.» disse per poi andarsene. 
Ci fu silenzio tombale istanti dopo. 
«...Secondo me non ha sentimenti.» disse Silver. 
Sbuffai. 
«Silver... É normale. Credi che gli abbia fatto piacere sapere che due dodicenni sono stati in un posto così pericoloso?» 
«Ehm... Temo di no.» 
Rimasi ad ascoltarli, finché Eevee, con un po di fatica risalì sul letto e si rimise sotto le coperte. 
«Potete lasciarmi in pace adesso?»
Entrambi non riuscimmo a dirle di no. 
Ci mise poco a riprendere sonno. 
«Detesto vederla stare male.» Sospirò. 
«Chiunque soffre a vedere star male qualcun'altro, anche se non lo dice apertamente.» risposi secco. 
Ma chi é questo Silver? 
 
 
La sera del giorno dopo mi portarono in un'altra stanza per togliere le bende dall'occhio. 
L'infermiera me le tolse delicatamente, anche per questo ci mise qualche minuto in più. 
«Ecco... Fatto!» affermò buttando le ultime bende e prendendo uno specchio. 
Aprii piano l'occhio e rimasi senza parole non appena mi avvicinò lo specchio. 
«Abbiamo fatto di tutto pur di farlo tornare come prima nel minor tempo possibile, infatti guarda che bello!» 
Aveva ragione. 
Vedevo leggermente sfocato dal lato destro, ma aggiunse appunto che pian piano sarebbe tornato come prima. 
Ma oltre all'occhio, vidi l'immensa cicatrice che mi era rimasta: aveva preso un colore nero, che tutto sommato non stava neanche male con il grigio del mio pelo. 
Dovevo farci l'abitudine. 
Avevo già capito che quella cicatrice sarebbe rimasta lì fino al giorno della mia morte.
Qualche minuto dopo l'infermiera mi accompagnò nella sala d'attesa dove c'era Silver, che stava aspettando la "Sua Eevee". 
«Ehi ehi pirata dov'è la tua benda??» sghignazzò. 
La sua ironia mi faceva venire voglia di sputargli sul muso. 
Ne avevo voglia, ma alla fine mi limitati a sedermi, aspettando Eevee. 
Da quel momento passò circa una mezz'ora. 
Silver si addormentò nel mentre. 
Non che io fossi da meno, eravamo rimasti solo noi. 
Pochi istanti prima che mi addormentassi, sentii una porta aprirsi. 
Alzai subito la testa e guardandomi attorno vidi il medico accompagnare per qualche metro Eevee. 
La vidi sorridere mentre si avvicinava a me. 
Mi alzai, e feci anche io qualche passo in avanti per andarle incontro. 
Lo ricordo ancora quell'abbraccio. 
Il primo che le diedi. 
«Grazie Eevee.» 
«Una vita vale di più di mille ferite Zorua, da loro puoi guarire, dalla morte no.» 
Che parole. 
Giorno per giorno mi stupiva sempre di più. 
Rimasi ad abbracciarla per qualche altro secondo, finché lei non notò Silver dormire. 
«Matto.» ridacchiò avvicinandosi a lui. 
Ma tutt'ad un tratto di bloccò girandosi verso di me. 
«Tutto okay?» 
«Non ho neanche avuto il tempo di presentartelo per bene!» 
Ma chi? Silver? 
Preferivo non sapere nulla su di lui. 
Tossì schiarendosi la voce. 
«Zorua, lui é Silver Armor!» annunciò indicando lui, beato nel suo sonno. 
Mi venne da ridere. 
Qualche istante dopo però realizzai. 
Armor?! 
 
«Armor?!»
«Ehm si... Silver é il mio fratello gemello.» 
 
Il suo fratello gemello. 
 
«Come mai sorridi?» mi fece notare. 
«Non sto sorridendo.» 
«Si come no.» 
«Beh, non vi somigliate per niente.» 
«Si invece» gonfiò le guance «Lui é nato cromatico, ma entrambi abbiamo gli occhi azzurri.»
«Ah, ho capito.» 
Pochi secondi dopo alzò di scatto la testa arrossendo. 
«C-Chi pensavi che fosse scusa...?!» 
«Eh sapessi.» risi. 
Un peso in meno. 
«Sei un idiota! Un cretino! Come puoi pensare che io perda tempo dietro certe cose?! Sono ancora giovane!» 
Le accarezzai la testa e le sorrisi. 
«Idiota.» sbuffò Eevee. 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Celsius ***


CAPITOLO 13
 
 
And I'll be gone, 
Gone tonight, 
The ground beneath
My feet is open wide. 
The way that I've been
Holdin' on too tight, 
With nothing in between. 
 
 
Gli occhi ghiacciati di Zorua erano puntati su di me. 
Non me ne accorsi, ma avevo il muso completamente rosso dall'imbarazzo: dovevo imparare ad essere meno maldestra il più presto possibile. 
«Guarda che siamo tornati a casa da una settimana, non vorrai mica tornare in ospedale vero?» mi chiese sghignazzando. 
Odiavo quando mi prendeva in giro per la mia goffaggine, non era colpa mia se la mattina invece di camminare normalmente sembravo uno zombie. 
Almeno questa volta era riuscito ad evitare che la caduta dalle scale mi provocasse l'ennesimo bernoccolo. 
Alzai lo sguardo verso di lui, anche se non riuscivo chiaramente a guardarlo negli occhi.
«Tu non ti sei... Fatto male vero?» gli chiesi con voce tremante. 
Lui scosse la testa. 
Solo io sono così stupida da cadere alle scale per poi ritrovarmi sdraiata su Zorua, pensai. 
«Sei rossa Eevee.» 
«S-Stai zitto! A questo punto preferivo cadere!» 
Rise di risposta. 
Vedendomi ancora piuttosto turbata dalla situazione decise giustamente di stuzzicarmi ancora un po', per sua immensa gioia e mio odio. 
«Da quando siamo diventati lupi i tuoi occhi sono ancora più azzurri...» 
«Ti tiro una sberla se non la smetti.» 
«Potresti semplicemente alzarti dal mio corpo e andartene, invece sei ancora qui.»
Non ebbi il coraggio di rispondere. 
Il tempo di finire quella frase che Silver si sporse dalla porta della cucina. 
«Ragazzi tutto okay?! Ho sentito un-» ci guardò. 
I nostri musi rossi lo fissarono senza sapere cosa dire per giustificarsi. 
Mio fratello avrebbe potuto pensare chissà cosa. 
Non é uno che pensa male di qualsiasi cosa, ma vedendo la propria sorella, sdraiata su qualcuno che per lui é uno sconosciuto... Non é una delle migliori situazioni a cui un fratello può assistere. 
Mi tirai subito su e corsi da Silver cercandogli di spiegare cosa fosse successo, anche se dubito avesse capito realmente l'accaduto. 
Così, dopo aver ascoltato le mie "parole" volse lo sguardo su Zorua. 
«Tutto okay amico?» gli chiese. 
«Tutto apposto.» gli rispose salendo e sdraiandosi sul divano, pigro. 
Pochi secondi prima aveva un sorriso stupendo e subito dopo torna la sua espressione indifferente, come se non fosse accaduto nulla. 
 
Circa tre quarti d'ora dopo sentimmo qualcuno bussare alla porta. 
«Hanno bussato.» 
«Che perspicacia Zorua.» Sbuffai, nel mentre speravo che uno dei due si alzasse dal divano per andare ad aprire, insomma, anche se si fossero staccati dalle lotte della lega della regione di Kyrie in televisione per un secondo, non sarebbe successo nulla.  
Non farti troppe illusioni Eevee, non accadrà mai. 
«Sfaticati!» urlai scendendo dal divano e dirigendomi all'ingresso. 
Non ebbi il tempo di capire chi fosse che una testa rossa con grandi orecchie mi abbracciò forte. 
«GRAZIE AD ARCEUS STATE BENE! SONO COSÌ CONTENTA!» 
Rio
Mi venne da sorridere al solo pensiero che qualcuno si fosse preoccupato per noi. 
La fennekin fece un passo indietro, tornando al fianco del fratello. 
«Appena abbiamo saputo che due pokemon erano rimasti gravemente feriti siamo corsi subito in ospedale, eravate messi malissimo.» disse Farenight. 
Annuii, sapevo che era la verità. 
«Chi é che ha urlato?» chiese Zorua avvicinandosi a me, mentre Silver si mise all'altro mio fianco. 
Rio fischiettò, come se Zorua non avesse capito che fosse stata lei. 
«Oddio ragazzi, ma come siete diventati?» ci squadrò Rio tutti e tre insieme. 
Restò qualche secondo ad osservarci, finché i suoi occhi non rimasero puntati su Silver. 
«E tu sei...?»
«Mh? Silver Armor. Piacere.»
«Eevee, non pensavamo avessi un fratello!» disse Farenight sistemandosi qualche ciuffo rosso sulla testa. 
«Eh... Non parlo molto spesso dalla mia famiglia, non é necessario.» risposi.  
Sinceramente preferivo non si sapesse granché su di me o sulla famiglia, e questo Silver lo sapeva, per questo rimase zitto alla mia affermazione. 
Poco dopo il suo sguardo incrociò quello di Zorua. 
«Amico ma ci vedi con quella cicatrice?» 
«Beh si sistemerà pian piano, ma ci vedo, non é un problema.» 
«Ehi ehi! Guardate che siamo venuti qui per chiedervi se vi andava di fare un giro per Heart Rising!» Li interruppe Rio. 
«Per me va bene» annuì Silver, senza esitazione. 
Io e Zorua fummo costretti ad accettare, un po' d'aria non ci avrebbe fatto male. 
«Evviva!» esultò Rio: era cambiata da quando l'avevamo conosciuta, si vedeva che quello era il suo vero sorriso. 
 
Non sapevamo bene dove andare, ma poco importava, ci stavamo divertendo, soprattutto scherzando e sfottendo Farenight e Zorua per le loro creste. 
Non so per quale motivo stessi ridendo a delle battute squallide, o perché non mi sentivo per niente infastidita dal fatto che Rio mi riempisse di abbracci e qualche bacetto affettuoso sulle guance. 
Verso mezzogiorno e mezzo mangiammo anche qualche frutto e bacche. 
Forse, stavo cominciando a cambiare. 
...Perché siamo amici! 
Quella frase era rimasta comunque rimasta impressa nella mia mente. 
Io e Zorua eravamo diventati amici? 
Tra una risata e l'altra mi fermavo qualche istante a guardarlo, anche se lui non se ne accorgeva, pensare che pochi mesi prima lo "odiavo". 
 
«Anche se ho ancora fame!» affermò Silver sbadigliando.
Rio rise. 
Continuammo a camminare fino al tramonto, finché Farenight non si fermò, voltando lo sguardo verso il marciapiede opposto a quello a cui eravamo.
«Fratellone??» chiese la sorella avvicinandosi a lui. 
Farenight rimase in silenzio ad osservare. 
Incuriosita anche io, cercai di capire dove stesse guardando esattamente. 
«Padre non puoi andartene!» urlò disperata una fennekin in lacrime: occhi marroni e ciuffi castano scuro, raccolti in una coda, con un ciuffetto lungo che le cadeva sugli occhi. 
Una tipa piuttosto carina.
 
«É un'attrice. Stanno girando un film.» disse Farenight facendo cenno ad alcuni pokemon che stavano girando attorno alla fennekin e al delphox, ed ad un Raichu cameramen che aveva la telecamera e i microfoni tra le zampe. 
Non sono mai stata una grande amante dei film, ma quella fennekin era davvero giovanissima: avrà avuto la nostra età. 
«Eheh Farenight... » sghignazzò Zorua dandogli una piccola pacca sulla testa. 
«Io cosa? Mi piacciono i film, e vedere come li realizzano mi attira.» 
«Tutte scuse! Quello zuccherino che sta recitando non ti attira?» Lo provocò, idiota. 
«Ti faccio nero l'altro occhio.»
«Mi spiace, questa battuta l'ha già usata Silver.» 
«Confermo.» aggiunse mio fratello. 
«Idioti» dicemmo in coro io e Rio. 
Fummo interrotti dal regista che urlò: 
«STOP! Basta così, va benissimo! Abbiamo finito le riprese per oggi! Grazie a tutti!» 
E pochi minuti dopo era rimasta solo la fennekin, che aveva appena finito di parlare con una leavanny, molto probabilmente era la sua manager. 
«Ehi voi cinque!» ci puntò la zampa.
Cosa voleva da noi? 
Attraversò la strada e si avvicinò. 
«Vi consiglio di non andare in giro a raccontare quella scena del film! É già tanto che non vi hanno fatti allontanare, perciò guai a voi se provate a fare qualche spoiler!» 
«D'accordo ma fatti una camomilla eh» disse Zorua. 
«Come hai detto?! Prima di parlarmi degnati almeno di sistemati quelli che dovrebbero essere ciuffi!»
Che tipa, meno male che avevo detto che mi sembrava una ragazza carina. 
«Saranno belli i tuoi...» 
Perché non la ignorava e basta? Se la stava andando solo a cercare. 
«Maleducato! Portami rispetto! Hai idea di con chi stai parlando?!» 
Zorua scosse la testa. 
Lei sbuffò. 
«Io sono una delle future grandi stelle del pokewood di Unima, Celsius Gray!» disse sentendosi importante. 
«Una delle futuri grandi stelle sulla scala dei gradi.» sghignazzò Zorua, era in vena di sfottere chiunque quel giorno. 
Celsius per un secondo si sentì completamente umiliata.
«Ehi» intervenne Farenight «Se proprio ci tieni a saperlo pure il mio nome rappresenta una scala con cui misurare la temperatura, solo che si scrive in modo diverso.» sbuffò difendendo la fennekin. 
«Io in realtà... Volevo solo dirti che mi é piaciuto il modo in cui recitavi... » disse Rio a bassa voce. 
«Mh? Lo so che sono brava» rispose senza guardarla. 
«Okay...»
Però si decise di degnarla almeno di uno sguardo, dopotutto le aveva fatto un complimento. 
«Cioè... Grazie...» 
La osservò meglio e tutt'ad un tratto sorrise senza motivo. 
«Ma come ti stanno bene quelle due trecce!» disse. 
Cosa? Come ha fatto a cambiare completamente atteggiamento in così poco? 
Rio arrossì. 
«G-Grazie... Davvero?»
«Si ti piacerebbe.» rise. 
Il mondo cadde addosso a Rio, non era una presa in giro tanto leggera: solo perché sei famosa non vuol dire che hai diritto ad offendere qualcuno che é stato pure così gentile da farti un complimento. 
Sbuffai. 
Lei abbassò le orecchie e si avvicinò di più a Farenight. 
Celsius rise di nuovo e ci voltò le spalle. 
«Addio ragazzi! É stato un vero piacere, ricordatevi che il film esce tra meno di un mese!» e se ne andò scodinzolando. 
«Ma che modi! Così si tratta la gente? Rispetto!» sbuffò Zorua. 
«Non darle retta Rio, tu sei più bella di lei.» la consolò Farenight. 
 
Poco dopo i due gemelli decisero di tornare a casa, facemmo lo stesso anche noi tre: per quel giorno era abbastanza. 
 
 
[Farenight] 
 
Verso le 21.30
 
Non mi sentivo affatto stanco dopo la giornata. 
Avevo voglia di camminare ancora, ma Rio non avrebbe retto. 
Per cena mangiammo i nostri soliti piatti pieni di frutti e bacche: mia sorella adora le bacche più dolci. 
La vedevo cambiata. 
Ha fatto tornare il sorriso anche a me e mi rendevo conto che pochi mesi prima ero il fratello peggiore del mondo: non avevo mai pensato a quale fantastica ragazza si nascondesse sotto quella maschera, o meglio, me ne sono accorto tardi. 
Meglio tardi che mai, stavo ricominciando da capo con lei. 
Giorno per giorno cercavo di starle il più vicino possibile, aiutandola anche nelle lotte e cavolo, i miglioramenti. 
 
«Mh? Entra pure!» rispose. 
Aprii la porta della sua camera, che avevamo risistemato insieme poche settimane prima. 
«Ehi... Non vuoi andare a dormire?» 
«Stavo andando adesso... Hai bisogno di qualcosa?» disse sciogliendosi le trecce. 
«Bisogno di qualcosa? E se fossi venuto solamente per darti la buonanotte?» 
Alzò un sopracciglio. 
Ero andato da lei per entrambe le cose sinceramente. 
«Va bene va bene...» sghignazzai «Hai visto per caso il foulard grigio?» 
«Oh... Esci...?» 
«Solo una mezz'oretta in spiaggia, promesso.» 
«E va bene...» rispose scendendo dal letto, per poi raggiungere la cassettiera vicina alla porta. 
«Mh... Grigio... Grigio... Eccolo!» 
Lo prese tutta contenta e me lo mise al collo dolcemente. 
Arrossì lievemente. 
«Io... Ti aspetto.» 
Annuii di risposta e le diedi un bacio sulla fronte, sorridendo. 
 
Heart Rising di notte diffonde una sensazione di leggerezza nel cuore. 
Mi piaceva passare alcune serate sul promontorio della spiaggia. 
Un anno prima però una determinata zona fu rinominata proprietà privata, siccome avevano finito di costruire una villa gigantesca, affittabile dalle celebrità: ogni tanto si facevano vedere da noi,  povera gente.
 
Ma proprio nel momento in cui arrivai sulla cima del promontorio, vidi una fennekin seduta: i suoi ciuffi raccolti nella coda venivano cullati dal leggero vento di quella sera. 
Celsius
Non so perché, ma decisi di andare da lei. 
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Bacio ***


CAPITOLO 14

[Farenight] 
 
«Ehi, non lo sai che una fanciulla non dovrebbe essere fuori a quest'ora?» dissi sedendomi vicino a lei: subito scosse la testa e mi guardò. 
Per qualche secondo cercò di ignorarmi, ma capì di non riuscirci. 
«Sono vicina a casa, non mi preoccupo.» rispose con tono secco. 
Si sente davvero al sicuro? 
«Potrei avere cattive intenzioni io... eh?» sghignazzai, ma la tipa sembrava essere preparata. 
«Uno che ha cattive intenzioni non ci tiene a farlo sapere... Stupido.»
Okay okay, questa gliela diedi buona. 
«Che stupido sei.» 
«Va bene ho capito! Volevo prenderti in giro.» 
«Si si come no... Non prendermi per idiota, guarda che ci metto poco a chiamare qualcuno per farti mandare via da qui!» ringhiò. 
«Fa come credi, in riformatorio ci sono già stato... » sbuffai ripensandoci. 
Mi sembrava passato un secolo invece saranno stati appena un paio di mesi. 
Dopo la mia affermazione Celsius abbassò di poco lo sguardo e si spostò di pochi centimetri, lontana da me. 
«...Che hai fatto per finire li?» sussurò nel buio.
Dovevo davvero dirglielo? 
Già mi reputava uno stupido di prima categoria, figuriamoci se le dicevo che avevo violentato mia sorella.
«Ho fatto qualcosa che non dovevo fare.» 
«No ma va...?»
«Senti non ci tengo a fartelo sapere, okay?»
«Bastava dirmi questo, guarda che non mi offendo!»
Sbuffai io stavolta, doveva polemizzare su qualsiasi cosa? 
Ci fu mezzo minuto di silenzio tombale. 
Nessuno dei due sapeva cos'altro dire: forse dovevo pensare a qualche cosa di cui "parlare", invece di piombare da lei a caso. 
Non si capiva neanche dove iniziasse la proprietà privata.
«...Per caso... - iniziò lei - quella fennekin dagli occhi verdi di oggi... è tua sorella?» 
Allora non era solo Eevee che notava questa grande somiglianza. 
Annuii, ma se si fosse azzardata a dire altro su di lei l'avrei attaccata, poche storie.
Che tu sia famosa, bella e tutto resto non significa che sei più potente.
Nessuno può permettersi di offendere qualcuno senza un buon motivo. 
Pronto a controbattere ad una sua provocazione, mi meravigliai del seguito.
«M... Mi dispiace di averla presa in giro... Non volevo neanche... »
«Si si come no. Con me non funzionano le scuse. Se non era tua intenzione non lo facevi.» 
Ed é ciò che pensavo davvero. 
Con la coda dell'occhio vidi la sua espressione: con una frase del genere avevo già vinto, non sapeva cosa dire, però non ero ancora soddisfatto. 
«Provo ad indovinare: starai pensando di chiamare qualche tua guardia del corpo per mandare via questo emerito cretino che da anni è sempre qui tutte le sere e che dice solo come stanno davvero le cose? Ma dimmi, non sai difenderti da sola?»
Celsius arrossì di colpo.
«T-Tu non hai la minima idea di come io sia messa! I miei mi hanno sempre esclusa dai loro viaggi e mi hanno sempre lasciata con manager, guardie e tutti gli altri! Nessuno mi ha mai insegnato niente! Ho vissuto un'infanzia sotto i riflettori!»
Prima inizia a calmarti quando parli con me. 
«Tutto qui?»
«Come?»
«Ti lamenti di tutto quello che hai praticamente.» mi alzai, mi ero stancato del discorso che sarebbe emerso.
«Dopotutto i tuoi genitori ci sono, sono vivi seppur lontani. Non penso che tu abbia idea di cosa voglia dire perderli quando sei piccolissimo, avere la responsabilità di una sorella, andare a ficcare il muso nelle pattumiere altrui solo per due briciole.» 
Lei abbassò la testa.
«In realtà volevo solo dirti che se ti azzardi di nuovo a dire qualcosa di offensivo nei suoi confronti potresti correre qualche pericolo, e non credere di uscirtene con la scusa che sei una ragazza, perchè a me poco interessa, e questo mia sorella lo sa, lo sa benissimo. Per oggi ti salvi perchè Rio è troppo buona e avrebbe accettato le tue scuse.» 
Non sapeva proprio cosa rispondere, si vede che era stata abituata a sentirsi dire solo le cose che lei voleva sentire. 
 
Al mio ritorno Rio si era addormentata.
Entrai in camera sua e arrossii a vederla dormire. 
Sembrava stesse sorridendo. 
Mi continuavo a chiedere da giorni il motivo per cui non provavo più nulla per lei pochi mesi prima.
«Buonanotte Rio...» 
Le diedi un bacio sulla fronte e me ne andai. 
 
 
[Eevee]
 
«Zorua...» gli sussurrai. 
Lui mosse le orecchie e aprì lentamente i suoi occhi azzurri.
«Eevee... Tutto okay...?» chiese sorpreso.
Si strofinò gli occhi, pensando di stare sognando. 
Zorua, sono io. 
Non stai sognando.
«...Mi sento strana...» 
«Smettila, tu sei strana.» 
Abbassai la testa, non sapevo come giustificargli la mia presenza a quell'ora di notte.
Avevo bisogno di parlarne con qualcuno, senza nessun motivo. 
Zorua rimase a fissarmi, per poi capire. Mi fece cenno di sdraiarmi vicina a lui.
Deglutii e non dissi nulla. Mi limitai a fare come voleva lui. 
«Non vuoi un'altra coperta?»
«No. E non farti strane idee.» sbuffai.
Sghignazzò, tanto ormai rideva anche se respiravo. 
Mi voltai dall'altro lato, verso la finestra. 
Riuscivo a vedere la luna anche dalla sua stanza.
«Non è carino voltarmi le spalle.» 
«Ho bisogno di spazio... E di vedere la luna.» 
Sospirò di risposta. 
Un sinonimo per dirmi (ovviamente) "Sei strana".
Un paio di minuti dopo decise di rompere il ghiaccio. 
«Non volevi parlare di una cosa...?» disse. 
«Beh... Si... Insomma... Mi sento diversa. In accademia non era così: odiavo praticamente tutti, non trovavo nessuno con cui andare d'accordo... Perchè con voi é diverso?» 
«In che senso diverso?» 
Parlargli così tranquillamente era già troppo strano.
«È come se il cielo di Heart Rising fosse diverso da quello di Starlight.» 
Mi girai, e guardai il soffitto.
Zorua stava facendo lo stesso. 
«Eevee, gli amici sono come le stelle. Vanno e vengono, ma solo quelle vere risplendono
Strinsi forte la coperta tra le zampe. 
«Non ho intenzione di andarmene Eevee, perché tu hai bisogno di aiuto, del mio aiuto, prima che sia troppo tardi.» 
Troppo tardi? 
Troppo tardi per cosa?
Lo guardai, e stava dormendo.
«Zorua? Zorua...!» 
 
Alzai la testa e spalancai gli occhi. 
Mi guardai attorno e realizzai di trovarmi in camera mia. 
«Era... un sogno.» dissi a bassa voce. 
Sembrava davvero troppo reale, anche se l'idea di stare nello stesso letto di Zorua mi fece rabbrividire. 
Guardai l'ora sull'orologio digitale appoggiato sul comodino. 
Erano le 2.45.
«Assurdo.» 
Che fosse un sogno premonitore? 
Un sogno che nascondeva qualcosa che sarebbe accaduto in futuro? 
Zorua aveva detto “prima che sia troppo tardi.”
O semplicemente, una coincidenza. 
Non avevo nulla a che fare con Zorua, non vedevo il motivo per cui dovesse succedere qualcosa a me.
Però é anche vero che lui stava nascondendo qualcosa. 
Giorno per giorno si fermava a pensare a lungo, probabilmente stava cercando di recuperare la memoria e non voleva dirmi niente. 
Sapevo come sarebbe andata a finire: la cosa che dovevo sapere fin da subito me l'avrebbe detta nel momento meno opportuno, ci avrei scommesso qualsiasi cosa. 
In ogni caso non avevo un punto preciso da cui partire: sapevo soltanto che mi aveva detto di arrivare da un mondo chiamato "Mondo Zarkanio" e che io sapessi, non esisteva: ho cercato libri su libri, ma niente. 
Come era possibile che si ricordava soltanto da dove proveniva e non la sua "missione"?
E se stesse cercando di ingannarmi? 
E se lui... Non esistesse? 
Se fosse solo un'illusione? 
Quanto ancora dovrò aspettare per capire qualcosa sul suo segreto?
 
 
Una settimana dopo
 
«Cosa?! Biglietti?!» 
Farenight e Rio annuirono poggiando i biglietti sul tavolino del salotto. 
«Ma che tipa...» sbuffò Zorua. 
«Ma che le hai detto Farenight?» chiese mio fratello. 
«Non le ho detto niente.» 
«Come nooo? Su Far, racconta!» ridacchiò Zorua, che era al mio fianco. 
«É da una settimana che le sto abbassando la cresta, non può comportarsi così.» 
«Ma perchè non ci accontentiamo? Ci ha offerto i biglietti in anticipo gratis per il suo film! Vuole farsi perdonare davvero!» affermò Rio. 
«Non possiamo fidarci così presto di lei.» rispose Silver.
«Celsius sembra te Farenight.» dissi. 
«Ehi che intendi dire con questo?!»
«Beh... Deve essere una tipa lunatica, che cambia idea come niente e che si pente delle sue azioni cercando di farsi perdonare in tutti i modi.»
«Eh grazie, ma lei non è stata in riformatorio.» 
«E te ne vanti?» 
«Qualche volta si.» 
«Sei incredibile.» sbuffai rassegnata. 
«Allora cosa facciamo? Ci andiamo?» chiese Zorua. 
Ci guardammo tutti e alla fine annuimmo. 
 
Due settimane dopo ci ritrovammo seduti nei posti migliori della sala del cinema dove avrebbero proiettato il nuovo film.
Avrebbe annunciato il debutto di Celsius nel Pokewood di Unima in futuro?
Era tutto da vedere. 
L'unico che sembrava essere davvero interessato al film era Farenight. 
Disse al massimo due o tre parole dall'inzio alla fine, mentre Zorua si addormentò dopo una mezz'oretta.
Il film a grandi linee parlava dei tempi della grande guerra del mondo leggendario di circa un secolo fa, e di come questa ragazzina, interpretata da Celsius, riesca a ritrovare e a salvare il padre dalla prioginia degli scagnozzi di Dialga e Palkia prima che la bomba che distrusse l'80% delle rovine Sinjoh esplodesse e le riducesse come sono adesso. 
Finì con le lacrime di Celsius ad Heart Rising, dove il padre fu costretto a proseguuire da solo per la sua strada, ignorando tutti gli sforzi che la figlia aveva fatto per lui. 
Quando lo schermo si ammerrì segnando la fine della proiezione mi resi conto che due giorni dopo sarebbe stato l'anniversario dei 100 anni passati appunto, dalla più grande guerra nel Mondo Leggendario. 
Ecco il motivo di questo film. 
Celsius aveva recitato davvero benissimo, ma in fondo non pensavo avesse davvero voglia di partecipare a film del genere, dopotutto era una ragazzina. 
Alla sua età bisognerebbe divertirsi, stare con gli altri. 
Proprio come dovrei fare anche io. 
 
 
[Farenight] 
 
Mentre Eevee svegliò il bello addormentato di Zorua e insieme agli altri decisero di fermarsi a mangiare qualcosa, io decisi di uscire dalla struttura per prendere un po' d'aria. 
Non era stato affatto male come film.
Mi allontanai un po', andando sul retro, dove vi era un piccolo parchetto.
Mi sedetti sull'erba e guardai la luna, poco coperta dalle nuvole. 
«Farenight?» 
Udii una voce familiare: era di Celsius. 
Si avvicinò, e si sedette vicina a me. 
«Sei stata brava, mi è piaciuto il film.» le dissi. 
«...La mia manager mi ha riferito che i produttori che lavorano al Pokewood mi vogliono per girare altri film del genere.» 
È successo veramente. 
«Ah. Cioè... Congratulazioni. Era quello che vol-»
«Ho rifiutato.»
Cosa?
«Ma sei stupida?! Tu hai detto che volevi debuttare al Pokewood!»
«Vedi... Sinceramente non mi é piaciuto girare questo film. Sono stata invidiosa di te, di tua sorella e dei tuoi amici. Voi insomma... Non avete nulla da perdere, per questo siete felici. Non avete contratti da firmare, orari da rispettare, non avete guardie del corpo che vi rompono lo scatole se mettete il piede fuori casa. Io voglio cambiare. Essere famosa non è quello che voglio davvero. Da quando mi avevano proposto quel film mi sono resa conto che non sarebbe stato facile. E altro... Mi è difficile spiegarti tutto...»
Finalmente. 
Ci voleva tanto a dirlo. 
«Avresti dovuto rifiutare fin da subito: forse pensavi di ritrovare i tuoi genitori facendo questo lavoro.» 
Celsius annuì. 
«Lo so, me lo dissero loro stessi. Mi chiamavano e mi dicevano che non era importante essere famosa. Per loro sarei stata comunque l'unica stella
«Avevano ragione.» 
«Si.» 
«Quindi dove starai adesso?» 
«Per un po' devo restare nella villa... Appena trovo un'appartamento che mi piace, qui, ad Heart Rising mi trasferirò. I miei genitori mi tengono sotto controllo.» 
«Buono.» risposi. 
Pochi istanti dopo sbadigliò dalla stanchezza. 
«Si è fatto tardi, ti accompagno se vuoi... sta scendendo un po' di nebbia a quanto pare.» dissi nel mentre che mi guardavo attorno, e lei accettò. 
Dimenticai di dover tornare dagli altri. 
 
 
Nella nebbia le mie parole le tennero compagnia, la presi un po' in giro.
Però, più ci avvicinavamo alla sua casa, più smettevo di parlare. 
Così che nel buio, senza parlare, la guardai. 
Guardai i suoi occhi color marrone, così tenebrosi. 
«Far...» cercò di dire. 
Mi avvicinai di più a lei, come per istinto. 
Continuai a guardarla, fino a quando non riuscì più a resistere. 
La vidi arrossire di colpo al mio gesto. 
Rimasi una decina di secondi a baciarla. 
Non pensavo minimamente che avrebbe fatto della mia vita dopo quella sera. 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Ipnosi ***


CAPITOLO 15 
 
[Eevee] 
 
Quei pochi mesi che avevo passato ad Heart Rising erano riusciti a farmi cambiare, non di molto, eppure sentivo che ero diversa. 
Ero diversa, ero me stessa. 
Ciò che avevo capito era che non si può mai sapere cosa succederà domani, bisogna giocarsi il tutto per tutto ogni singolo giorno, non portai mai sapere quando morirai. 
In qualche modo sentivo di stare andando nella direzione giusta: i miei studi tutto sommato stavano continuando e sorprendentemente, nessuno rimaneva così scioccato a vedere una Eevee-Lupa.
Tuttavia continuavo sempre a pensare a quel dannato sogno.
Che diavolo stava cercando di dirmi?
Sono sempre stata ostinata a voler andare sempre fino in fondo.
Non gliene avevo neppure parlato, mi avrebbe presa per pazza oppure mi avrebbe fatto fare una figuraccia dicendomi "Ah e come mai mi stavi sognando?", e sinceramente, non avrei avuto risposte adatte a quella domanda.
Quello zorua mi stava condizionando l'esistenza: qualsiasi fosse l'argomento, lui doveva sempre averci qualcosa a che fare.
Purtroppo le settimane passarono e ben presto arrivò la stagione fredda.
Kyrie raggiungeva non troppo spesso temperature sotto lo zero, ma da giorni stavamo continuando a sentire notizie sull'arrivo di un inverno molto freddo e pieno di precipitazioni.
Rio trovò il lato positivo persino su questo fatto.
«Ehi ehi! Potremmo rimanere a bere un buonissimo thè caldo tutti insieme vicino al camino, che ne dite?»
«A me sta bene.» rispose Farenight sorridendo, per poi tornare a coccolare Celsius.
Alla fine venne accolta a casa dei due gemelli.
«Calmate gli ormoni cari pre-adolescenti, che se iniziate adesso non finite più!» sghignazzò Zorua.
«Ti riderò in faccia quando a 16 anni io e lei staremo ancora insieme!»
«Convinto lui...» sbuffai.
Dubitavo anche io che la loro "relazione" sarebbe durata a lungo, dopotutto non eravamo neanche adolescenti.
«Ma non stavamo parlando del thè?» chiese Silver e Rio gli annuì.
«Se hai bisogno di aiuto chiedi pure a me!» aggiunse facendole l'occhiolino.
Mio fratello sapeva fare il thè?
Si vedeva che lo conoscevo ben poco.
Passammo pomeriggi tranquilli, a raccontarci storie e a fare qualche piccola lotta.
 
Ma poi... Arrivò quella notte.
Quella notte che segnò la fine delle risate con i miei amici.
Fuori c'era un vento pazzesco e le tapparelle sbattevano sui vetri, il che ti faceva venire i peggio film mentali su quali presenze potessero nascondersi nella tua casa.
Cercai ovviamente di ignorare il tutto e dormire.
«...Eevee...»
Udii un sussurro nelle mie orecchie.
É solo un sogno Eevee.
Stai dormendo, stai tranquilla.
«...Eevee... Ti sto aspettando... Vieni.»
Di nuovo.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. 
Spalancai gli occhi ma non c'era nessuno.
Mi raggomitolai di più tra le coperte, mi stava salendo il panico.
«...Eevee... Non devi avere paura... Sono io.»
Sentivo chiaramente quelle parole. 
Sentivo chiaramente quei sussurri.
Non ero pazza e non erano allucinazioni: qualcuno mi stava chiamando.
Quel qualcuno si chiamava Skaor.
Skaor è mio padre.
Da quando venni messa sotto la custodia di Sunlight avevo perso ogni contatto con lui.
Silver era stato mandato per controllarmi, era palesemente chiaro: solo che mio fratello non voleva minimamente avere a che fare con questa storia, perse l'unica anima che si era degnata di prendersi cura di lui.
Ripensai qualche istante al passato, per poi scendere dal letto: erano quasi le 3 di notte.
Sbadigliai e senza dire nulla a Zorua o a Silver, uscii di casa.
Non sapevo cosa mi stesse succedendo: tutt'ad un tratto mi trovai a vagare per le strade di Heart Rising, tutta sola.
Le mie zampe si muovevano da sole, come se fossero loro a guidarmi.
 
Dopo quasi un'ora di camminata nel gelo della notte, con la luna completamente nascosta dalle nuvole, mi ritrovai in mezzo al bosco a pochi kilometri da Heart Rising, simile a quello della periferia.
L'aria era sempre più gelida.
Tra gli alberi, vi era un edificio: una grande villa, che da fuori sembrava essere abbandonata.
"Sembrava"
Mai giudicare il libro dalla copertina.
Il mio istinto voleva che entrassi lì dentro, e chissà poi cosa mi stava riservando il destino.
 
Pochi istanti dopo mi stavo guardando attorno.
Non era messa troppo male.
Le pareti erano un po' rovinate e sporche, le scale piene di polvere e infine le tende erano strappate sul fondo.
Così si presentava l'ingresso: le altre stanze molto probabilmente le avrei esaminate più tardi.
Ebbi un minuto per riscaldarmi un po', per quanto fosse possibile.
«Eevee. Sei qui finalmente.»
E fu così che da quella notte ebbi occhi solo per lui.
«Padre.» 
Feci un passo in avanti e alzai lo sguardo.
Skaor era sulla cima della scalinata: mi stava osservando intensamente con quegli occhi azzurri.
Aspettai che si avvicinasse a me.
 
«Sapevo che non avresti avuto problemi nel dirigerti qui.» disse baciandomi sulla fronte.
Annuii.
«Vedi, mi sei mancata tanto.»
«Anche tu.»
«Quando ho saputo dell'incidente nel manicomio mi sono allarmato subito, avevo una paura matta di perderti, mia amata figlia.»
Mi abbracciò per pochissimi istanti per poi tornare a guardarmi.
«Cosa vuoi da me?» azzardai. 
Subito mosse le orecchie, stupito.
Questo Flareon, accidenti a lui.
«Cosa ti fa credere che abbia bisogno di te per qualcosa in particolare?»
«Sulla mia fronte non c'é scritto “Stupida” mi dispiace.»
Lo vidi sorridere, come se avessi fatto colpo.
«Brava bambina...» mi disse «Però, prima di spiegarti la situazione, ho bisogno che tu superi una prova.» 
Mi incuriosii, ma allo stesso tempo, mi inquietò: il modo in cui lo disse, mi fece raggelare il sangue.
Deglutii.
«...Che tipo di prova?»
«Adesso lo vedrai. Seguimi fuori.» 
 
Cosa aveva in mente per me?
Niente di buono suppongo.
Perchè gli serviva che superassi una prova?
 
Fuori il tempo non sembrava dare segni di miglioramento, il cielo sarebbe rimasto coperto anche il giorno con molta probabilità.
Nel mentre che pensavo a cose che non stavano nè in cielo, nè in terra, non mi resi conto che Skaor mi stava legando con una catena ad un palo sul retro dell'edificio.
 
Il mio cuore partì l'istante dopo che realizzai in che cosa consisteva la prova.
Papà si stava allontanando per ritornare in casa.
 
«TI PREGO, NON LASCIARMI QUI!» Urlai a squarciagola.
La catena era stretta.
Mi sentivo soffocare.
Mi vennero subito le lacrime agli occhi.
Era successo qualcosa.
Non volevo neanche imbattermi in lui: che cosa stava succedendo?
Le mie zampe mi avevano portata da lui, eppure la mia mente pensava che fosse tutto normale, quando invece, il mio ultimo pensiero era quello di aiutarlo.
Era come se qualcuno mi avesse costretta.
...Ma chi?
Mio padre non è mai stato capace di fare questi incantesimi, c'era qualcun altro dietro questa "ipnosi" se così posso definirla.
Tremavo peggio di una foglia.
Ero legata ad un palo, al freddo della notte, e chissà per quanto tempo sarei rimasta così.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Scomparsa ***


CAPITOLO 16
 
 
[Zorua]
 
«Zorua...!» sentii nelle mie orecchie.
La maledetta voce di Silver di prima mattina mi svegliò dal sonno.
Ci feci poco caso, problemi suoi se aveva fatto saltare in aria la cucina.
Mi girai dall'altro lato del letto.
«Non rompere...»
«Ma è una cosa seria!»
«Anche lasciarmi dormire è una cosa seria.» risposi.
Sbadigliai e cercai di ignorarlo il più possibile: non avevo proprio voglia di alzarmi.
Ah, l'inverno.
Silver sbuffò.
«...Ho controllato per tutta casa e...Eevee non c'è.»
...Che vuol dire che Eevee non c'è?
Cercai di trattenermi dal pensare subito al peggio.
«Sarà  andata in biblioteca, stai tranquillo.» mi voltai verso di lui.
Scosse la testa.
«Non sono convintissimo. Eevee... Non è la tipa che se ne va senza lasciare tracce o biglietti.»
L'espressione di Silver mi fece gelare il sangue per qualche secondo: parlava come se sapesse esattamente quale fosse il problema e che, per qualche motivo, me lo stesse nascondendo.
Tutte fantasie, le mie.
«Zorua... Tutto bene?» mi chiese.
«Ehm si... Perchè»
«Appena ti ho detto che Eevee non c'era, sei diventato pallido.»
Sarà perchè è mia amica e ci tengo?
Arrivaci Silver.
«Sto bene. Andiamo a cercarla.» dissi scendendo dal letto.
 
 
[Eevee]
 
La prima notte fu semplicemente orribile.
Presi sonno difficilmente, sia per il freddo, sia per il dolore della catena.
Mi appisolai per un'ora, neanche.
Non avevo idea del motivo di questa prova, ma la cosa a cui pensavo di più era per quanto tempo sarei rimasta incatenata al palo.
Non avevo cibo, solo un po' d'acqua che papà era venuto a lasciarmi prima che mi svegliassi.
Facevo fatica persino ad abbassare la testa per bere: la catena era corta e stretta, rischiavo di soffocare, riuscivo a malapena a sdraiarmi.
La mia coda rimaneva fissa tra le mie zampe.
Il freddo mi stava già uccidendo.
Le ore sembravano non passare mai.
Mi chiedevo cosa fosse successo a casa: cosa staranno pensando Silver e Zorua in questo momento?
Hai bisogno di aiuto... Prima che sia troppo tardi.
Di nuovo Zorua.
Forse qualcosa stava per accadere.
 
 
[Zorua]
 
Era il tramonto.
Dopo l'intero giro di Heart Rising ci ritrovammo a casa.
«L'avete trovata??» chiese Rio col fiatone.
Io e Silver ci guardammo, sapendo di aver fallito.
Io scossi la testa, mentre lui non aprì bocca: era spaventato a morte, stava solo cercando di non farlo notare.
«Diamine, ma non è possibile che sparisca in così poco tempo!» esclamò Farenight.
«Inizia a fare anche freddo, come farà a superare la notte senza riparo?! Congelerà poverina!» aggiunse Celsius avvicinandosi al fianco di Farenight.
Aveva ragione.
«Dovremmo avvertire la polizia.» disse Rio.
«Meglio di no.» rispose Silver in modo secco.
«E come mai scusa?! È sparita una ragazza, non ha lasciato nessun messaggio, chissà dov'è, con chi è, e in quali condizioni si trova! Metti che qualcuno l'ha rapita?! È tua sorella!» tuonò Rio.
C'è qualcosa che non va in Silver.
Ci tiene a Eevee e si vede.
Stamattina era nel panico e adesso è l'esatto opposto.
Allora perchè non vuole avvertire la polizia della sua sparizione?
«Se fa così è perchè magari ha bisogno di stare da sola per un po'! Sappiamo tutti che è una tipa a cui non dispiace stare da sola.» cercò di giustificare la sua decisione.
«Ma nessuno vuole stare da solo-»
La interruppe Farenight poggiandole la zampa sul muso.
«Basta così Rio.» e lei abbassò lo sguardo.
«A questo punto potevi dircelo prima, Silver. Evitavamo di fare il giro della città.» dissi.
«Mi dispiace, stamattina sono andato nel panico, non ho avuto tempo di pensare bene a cosa fare, ma adesso lo so. Lasciamo che Eevee torni da sola a casa. Se non ha lasciato tracce è perchè Lei stessa non vuole essere cercata.» disse, per poi salire al piano di sopra senza aggiungere altro.
Il suo ragionamento non faceva una piega.
Però c'era sempre quel qualcosa che non mi convinceva.
...Il patto.
“Non avrai un'altra chance.”
“È lei che stai aspettando?”
“Io sono dalla vostra parte... Non degli Armor.”
Darkrai.
Un brivido mi percorse la schiena.
Mi stavo dimenticando di lui.
Che sta succedendo?
Come mai in quel momento mi era ritornato in mente proprio Darkrai?
La sta cercando?
No, sapeva che era nel manicomio, l'avrebbe trovata direttamente lì.
 
Sentivo scoppiarmi la testa.
Non riuscivo a focalizzare la situazione, mancavano ancora troppi pezzi da mettere insieme.
Pezzi che avevo perso.
Avevo detto di No al patto.
Ma qual era il patto?
C'era di mezzo la vita di qualcuno, questo lo ricordavo.
Ma chi? E perchè soprattutto.
C'era qualcuno di troppo?
«...Zorua? Zorua tutto bene?»
«Mh... Cosa?»
Era solo Celsius.
«Stai dormendo.» sghignazzò lei.
Mi limitai ad annuire, avevo la testa da un'altra parte.
 
«BASTA LIGHTER! NON È IL MOMENTO!» 
Sentii una voce nella testa.
Era fredda, cattiva.
Mi guardai attorno, con la coda tra le zampe, mentre i tre fennekin continuavano a chiedersi cosa mi stesse prendendo.
Non lo sapevo neanche io.
«Sei un po' pallido... Sicuro di sentirti bene?» si avvicinò Farenight.
Avevo il fiatone, sentivo soffocarmi.
Le ragazze mi guardavano impaurite, anche se l'unico che aveva paura in quel momento ero io.
Il battito del mio cuore aumentò nel giro di pochi secondi.
Farenight tentò di avvicinarsi di più, ma io continuavo ad indietreggiare, fino ad arrivare alla parete che divideva la sala dalla cucina.
«Sto be...»
Neanche il tempo di finire la frase che crollai a terra.
 
Mi svegliai nel cuore della notte, e vidi che Silver era alla finestra.
Sospirai.
«Mh? Allora sei vivo.» disse girandosi ed avvicinandosi al letto.
«Che è successo...?»
«Avevo sentito i 3 fennekin continuare a chiamarti, così mi sono precipitato di sotto per capire cosa stesse succedendo. Siamo arrivati alla conclusione che il tuo è stato un attacco di panico.»
Guardai il soffitto.
«Non capisco niente Silver. Non capisco Eevee.»
Le mie zampe tremavano.
«L'ho detto Zorua. Eevee tornerà. Non dobbiamo preoccuparci, nessuno deve cercarla.»
Mi arresi al fatto che Silver non avrebbe cambiato idea e cercai di riprendere sonno.
 
Eevee...
 
 
[Eevee]
 
-Due settimane dopo- 
 
I giorni più orrendi della mia vita.
Ogni giorno che passava perdevo sempre di più la mia sanità mentale.
Avevo solo degli stupidi avanzi della "cena" da mangiare.
E il tempo?
Il tempo fu la cosa peggiore.
I venti freddi, i temporali interminabili.
Avevo dormito sul bagnato, presi tutto il freddo possibile e immaginabile.
Rimanevano anche i segni della mia amata catena: figuriamoci se ero riuscita a togliermela.
 
Un altro temporale quella notte, poco importava ormai.
Avevo fame, sete, ero sporca, il mio corpo distrutto ma allo stesso tempo volenteroso di azzannare il primo che mi fosse capitato davanti.
 
«Buongiorno dormigliona.» udii una voce.
Quel maledetto finalmente si fece vedere.
Mi alzai di scatto, e senza pensarci gli saltai addosso.
«Provaci un'altra volta.» disse fermandomi con protezione.
Ringhiai.
Non riuscivo neanche a parlare.
Rabbia, tristezza, odio e pazzia.
Il mio cuore batteva all'impazzata.
«Ma guarda che occhi rossi. Erano così belli azzurri.» 
Mi stava provocando.
Cercai in tutti i modi di fargli qualcosa, ma lui faceva semplicemente un passo indietro, così che la catena stringesse di più.
«Ottimo.» disse sghignazzando.
Lui vuole che io sia pazza.
Lo sento.
Si avvicinò al palo e tolse la catena come se nulla fosse.
«Strano che non riuscivi a liberarti.» e iniziò a trascinarmi dentro casa.
Lo so che sei stato tu a bloccarla, non prendermi in giro, bastardo.
 
«Padre.»
«Kilar.»
 
Decisi di seguirlo al posto di farmi trascinare.
 
 
 
~
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Killer ***


CAPITOLO 17
 
[Eevee]
 
Sentii subito caldo non appena misi una zampa dentro... "Casa"?
Sarei rimasta lì?
Sicuramente non sarei tornata per un bel po' di tempo.
Tutti pensieri che passarono in secondo piano quando Skaor si voltò verso di me e mi tolse la catena: finalmente aria.
Sentivo la gola libera, feci un grosso e profondo respiro.
Mi veniva voglia di buttarmi per terra e dormire per chissà quanto tempo, ma papà non aveva intenzione di farmi riposare tanto presto.
Si avvicinò a me e con una zampa mi tirò su il muso, costringendomi a guardarlo in quei suoi occhi azzurri.
Ha detto che i miei sono diventati... Rossi?
Avevo paura di guardarmi allo specchio più tardi, chissà che occhiaie.
Ad ogni modo, le mie zampe iniziarono a tremare dopo pochi secondi che lo fissavo senza aprire bocca.
«Adesso vai a darti una lavata bambina, puzzi da fare schifo.»
Non mi dire, colpa tua cretino.
In ogni caso, voltai lo sguardo e iniziai a salire le scale.
«Ah papà... » iniziai «Perchè Kilar? Che cosa vuol dire?» gli chiesi fermandomi su un gradino.
«Lo capirai da sola... E ricordati che io ti terrò sempre sotto controllo, anche se non te ne renderai conto.»
Stupido, le tipiche frasi di un malato mentale.
Cosa potevo farci?
Non che io avessi ormai una sanità mentale così alta, avevo solo voglia di sfogarmi con qualcosa.
Ripresi a salire le scale e pochi secondi dopo mi ritrovai al piano di sopra: da lì cominciò la ricerca del bagno.
 
Più tardi 
 
«KYAAAAAAAAAH
 
Mi guardai allo specchio e non credevo ai miei occhi.
Non parlavo delle occhiaie o degli occhi rossi e distrutti, no.
Parlavo del fatto che i miei capelli avevano qualcosa che non andava.
Non so quale assurdo prodotto tra quelli che avevo trovato mi aveva fatto diventare i capelli color rame.
«Che vergogna. Erano così belli... Che roba era quella?!» tremai continuando a guardarmi davanti a quello specchio rovinato, coi graffi sugli spigoli.
Dopo infinite tamponate di asciugamano riuscii ad "asciugarli".
Erano un disastro: io stavo diventando un disastro, neanche mi riconoscevo.
Pochi minuti dopo scesi e trovai mio padre nella sala più grande della villa.
Non vi era molta illuminazione, giusto un paio di lampade, come in tutta la dimora del resto.
«Bambina, cos'era quell'urlo? Mi sono preoccupato.» disse nel mentre che mi avvicinai a lui.
«I miei... capelli.» 
«Sei bellissima lo stesso stai tranquilla. Anzi, tieni questo.»
Mi passò un elastico che aveva sulla zampa.
«Che te ne fai di un elastico tu?»
«Questo ciuffo a volte fa i capricci.» disse sbuffando.
Stare con questo Flareon fa proprio male al cervello.
Ma non potevo scappare.
Più tardi avrei pensato ad un modo per rendermi presentabile, non so a chi, ma presentabile.
«Siediti che c'è quella bella tazza di thè caldo che ti sta aspettando.»
Mi girai e la vidi sul tavolino di legno.
«Tu inizia a berlo, che prima di iniziare a dirti le cose importanti devo prendere una cosa, giusto due minuti.»
Annuii, non sapevo cosa aspettarmi da lui sinceramente.
Insomma, preferivo il thè caldo in quel momento.
Aveva un buon sapore.
Mi venne ancora più sonno dopo neanche un minuto.
Quando Skaor tornò da me mi sentivo talmente rilassata che ebbi occhi solo per quello che mi stava dicendo, e per cosa aveva nella zampa.
 
La mattina dopo mi svegliai nella stessa sala, ma per qualche strano motivo, non ricordavo assolutamente niente del giorno prima.
Niente di niente. 
 
 
[Zorua] 
 
Dalla mattina fino alla sera iniziai a rimanere fisso vicino al camino con la coperta addosso.
Sdraiato, fissavo il fuoco e spesso ripensavo a quando mi svegliai lì per la prima volta: sentivo lo stesso calore.
Il televisore rimaneva quasi sempre acceso, e qualche volta ero troppo impegnato a pensare ai fatti miei per prestare attenzione ai telegiornali che parlavano del cambiamento atmosferico o altro.
Erano giorni orribili: oltre al fatto che io mi sentivo davvero molto giù di morale, udii qualcosa in TV di omicidi ecc...
«...Zorua?»
«Mh?» Voltai lo sguardo e vidi Rio.
«D-Disturbo?» chiese insicura.
Alzai e scossi la testa.
«È che siamo tutti in cucina a bere una camomilla...»
«Capisco... Dopo la bevo anche io.»
«Però si raffred-»
«Ho detto che poi la bevo!» mi uscì da solo, con un tono un po' troppo alto.
Cercai subito di far capire a Rio che non l'avevo detto apposta, non potevo far star male proprio lei.
Lei abbassò le orecchie e lo sguardo.
«Rio scusami... Non volevo, davvero.»
L'unico modo per farsi perdonare è abbracciarla.
Gli abbracci sono il punto debole di tutti.
Stava tremando, forse ne risentiva ancora dopo quello che aveva passato con Farenight, non ci sarebbe stato molto da stupirsi.
«Stai tranquillo Zorua... È tutto okay.» disse.
Dopo qualche secondo fece un passo indietro.
«Eevee... È la tua migliore amica vero?»
Come mai questa domanda? Certo che lo è.
«Ehm... Non saprei... Amica sicuramente si...»
«Credi davvero che tornerà come ha detto Silver?»
«Dove vuoi arrivare con questa domanda?»
Esitò per un secondo, ma decise comunque di dirmi ciò che stava realmente pensando.
«Io non gli credo.»
Interessante.
«Non gli credi?»
«Per niente. Io seguirei il mio istinto. E il mio dice che Eevee ha bisogno di essere cercata. Se qualcuno se ne va è perchè non vuole tornare.»
Mi ricordo però che Silver mi disse che Eevee probabilmente non voleva essere cercata.
Mi misi le zampe in testa.
A chi dovevo credere? 
Chi aveva ragione?
 
«Notizia dell'ultimo momento!» ci interruppe.
Tutti accorsero in sala non appena sentirono quella frase.
«Spero non sia un altro... Per favore.» supplicò Celsius.
«Si sono verificati altri omicidi nella zona del confine tra Heart Rising e Twistfield.»
Mi guardavo attorno e tutti avevano lo stesso muso spaventato e preoccupato.
Probabilmente dovevo ascoltare quello che i telegiornali stavano dicendo in quei giorni.
«È stato confermato ancora una volta che è opera del killer che in questi ultimi giorni sta seminando il panico nelle nostre zone, di cui purtroppo nessuno è in grado di identificarne chiaramente il volto. Tutto quello che si sa deriva esclusivamente da testimoni.» 
Seguirono commenti di appunto, alcuni testimoni, che per chissà quale miracolo, avevano evitato di essere uccisi.
Era tutto mostruosamente inquietante.
Non bastava Eevee scomparsa eh?
Ora anche questo tizio che se ne va in giro ad ammazzare pokèmon come se niente fosse.
Poi realizzai una cosa.
«EEVEE!» urlai.
Tutti mi guardarono.
Eevee era chissà dove, che correva il pericolo di essere ammazzata.
No no, non doveva accadere.
«Ragazzi dobbiamo trovarla!» mi vennero le lacrime agli occhi.
«Zorua devi calmarti! Eevee non è stupida, saprà cosa fare!» intervenne Silver.
Ringhiai.
Quando è troppo è troppo.
«Come faccio a calmarmi?! Che ne sai che qualcuno non le abbia già fatto del male!?»
E senza che me ne accorsi ci ritrovammo a terra ad azzannarci come bestie.
Come poteva pensare che andasse bene così?
Che cosa nascondi Silver?
Da quando ha iniziato a dire che Eevee doveva essere lasciata in pace ho sempre sospettato che stesse nascondendo qualcosa.
O lo diceva o lui avrebbe fatto una brutta fine.
«SMETTETELA VI FATE MALE!» gridò Rio.
Dopo qualche secondo sentii Celsius trascinarmi via, e lo stesso fece Rio con Silver, nel mentre che Farenight si mise in mezzo a noi.
«VI DATE UNA CALMATA VOI DUE?!» urlò Farenight.
«Ha iniziato lui.» rispose Silver.
Ringhiai di nuovo, anche se mi meritai solamente un ceffone da parte di Celsius.
«Perchè per voi le cose devono risolversi solo con la violenza? Non ha senso.» aggiunse Rio.
Avevo il fiatone e qualche graffio quà e là, nulla di che.
Ci fu un minuto di silenzio.
«Zorua... Sappiamo tutti che ci tieni a Eevee, però Silver la conosce più di tutti noi.» iniziò Farenight.
«Nulla toglie il fatto che ognuno di noi dovrebbe pensare con la propria testa. O sbaglio?»
I loro sguardi iniziarono a darmi ragione.
Mi alzai.
«Tu pensala come vuoi, Silver. Ma io una tipa come Eevee non la lascerei mai da sola in questa situazione. Lo sento che ha bisogno di aiuto.»
«Ma dove vorresti cercarla che abbiamo girato tutta Heart Rising?! Non hai neanche un punto di partenza!»
«Quindi tu si.»
Deglutì lui.
Ho vinto io.
«Secondo me tu sai dov'è Eevee vero? Non mentirmi.»
Rimase ancora zitto.
«...In camera di Eevee c'è una chiave conservata in un vecchissimo libro. Dico solo che nel bosco a nord-ovest di Heart Rising c'è qualcosa che ti tornerà utile sapere. Poi toccherà a te scegliere.»
«Ho già scelto Eevee.»
 
 
[Kilar]
 
Il vento o è brezza o è tempesta.
Mi dispiace non poterne cambiare la direzione.
 
La Luna era completamente oscurata dalle nuvole, ed io che tentavo di trovare un suo raggio.
Quella sera rimasi immobile ad osservare la città dal punto più alto di Heart Rising, ovvero dall'Osservatorio, una struttura quasi abbandonata su un piccolo colle che sorgeva vicino al bosco.
Faceva freddo lassù, mi immaginavo le mie future vittime tutte spaventate che si chiudevano in casa per paura di giocare con me.
Tutti abbiamo lo stesso destino, perciò non era un male se ad alcuni sarebbe toccato affrontarlo un pochetto prima del previsto.
Papà era già orgoglioso di me.
Ero cosciente di quello che stavo facendo, eppure non mi faceva nè caldo nè freddo.
Ero temuta da tutti, e mi faceva sorridere l'idea di esserlo.
Coi capelli cullati dal vento e con lo sguardo basso, fisso su tutti, ripresi il pugnale che papà mi regalò e tornai a casa.
 
~
 
[SPAZIO ADMIN]
 
Primo capitolo del 2017!🎉
Cosa ne pensate?
Temete che Silver sappia qualcosa su Eevee?
 
Ma sbadata me, sono sicura che molti di voi leggendo, almeno una volta si saranno chiesti “Ma come sono fatti?”
 
Gioie, adesso avrete la risposta.
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Da sinistra: Silver, Farenight, Zorua, Eevee, Rio e Celsius.
Al prossimo capitolo!❤

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: Respiro del Diavolo ***


CAPITOLO 18
 
[Skaor]
 
«N-Ne è davvero sicuro?»
«No, sono venuto qua solo per farmi un giretto.» sbuffai infastidito.
«M-Mi raccomando... Faccia attenzione!»
«Tappati quella bocca!» 
Lo avrei fatto soffocare se non teneva chiusa quella bocca.
 
Quando mi avvicinai alle sbarre, la bella fanciulla mi venne incontro.
«Ehi gioia...» le dissi.
«Ehehe Skaor... Finalmente sei qui!» sorrise divertita.
«Come mai tanta contentezza Shion? Cosa ti ha fatto quel bambino troppo cresciuto?»
«...Chi?? Intendi quel dormiglione di Kratuccio? Digli qualcosa! Oggi non mi ha dato attenzioni!» disse gonfiando le guance, per poi avvicinarsi a lui cercando di provocarlo. Sghignazzai.
«Amoreee... Su! Non vuoi giocare con la tua fanciulla oggi?»
Ma lui si voltò dall'altro lato.
«Si di fronte a lui... Vai tranquilla.»
«È il tuo papino, non un estraneo!»
«Non ora.»
«Luna storta oggi eh...? Cosa vi hanno fatto mangiare?» gli chiesi.
Shion pochi secondi dopo mi avvicinò la loro ciotola, e abbassai la testa, annusando.
«Uh... Pesanti... Vi vogliono proprio male queste guardie cattive.»
«Ci vogliono morti il prima possibile... Visto che brutto? Da 4 anni non fanno altro che darci pastiglie e tutto il resto... Io mi annoio! Kratuccio sta pure perdendo interesse nei giochi!» disse sbattendo il muso sulle sbarre.
Sbuffai.
Così si trattano questi due gioielli?
«Kratos ma che combini? Dovresti soddisfare la tua fanciulla.» 
«Si si...» rispose sospirando.
«Dai alzati, dobbiamo andare.» annunciai.
«Sei serio papà?!» chiese Shion tutta emozionata.
Quel “papà” era ovviamente ironico, era ciò che avrebbe dovuto rispondere Kratos.
Poco dopo anche lui decise finalmente di alzarsi per degnarmi di uno sguardo.
Presto ti inchinerai.
«Sei un gran bastardo Skaor.» disse sghignazzando.
Non vedeva l'ora di uscire da quelle fottute sbarre, e anche io non vedevo l'ora di riaverlo a casa: quando 4 anni fa mi portarono via queste due bestie fu un dolore allucinante.
«C'è anche qualcuno che vi aspetta a casa. Non vi annoierete.»
 
 
[Kilar]
 
Entrando in casa buttai a terra il pugnale: c'era qualcosa di familiare nell'aria.
«Mh...»
Il mio magnifico padre era ancora una volta seduto sulla scalinata apposta ad aspettarmi.
«Vedo che ti sei divertita stamattina, cara.»
Mi guardai le zampe: aveva ragione. Annuii.
Avevo ancora il fiatone, sentivo il battito a mille.
Mi sentivo impazzire.
...Ma io sono già pazza.
Ad ogni modo, lui, dal fatto che io mi stessi costantemente guardando attorno, dedusse che avevo capito che c'era qualcosa che non andava, o meglio, qualcosa che non mi sarei aspettata.
«È quello che pensi tu. Perchè non vai in camera sua? Ti sta aspettando.»
Il tempo di finire la frase che corsi come una scheggia al piano di sopra: spalancavo tutte le porte pur di trovarlo.
Ne mancavano 2: entrambe erano alla fine del corridoio.
Con cautela aprii quella a sinistra, che emanava un'aura tetra e misteriosa.
Subito riconobbi il suo odore, che fossero passati anni non aveva assolutamente importanza: quello era e quello rimase.
Era lì, seduto al centro della stanza.
Stanza buia, solo due candele vicino a lui.
«...Finalmente ci rivediamo, sorellina.»
Mi fu spontaneo avvicinarmi, notai le catene che gli erano rimaste attaccate alle zampe.
«Kratos...»
E gliele tolsi.
Non volevo che proprio lui soffrisse per due catene.
Ci guardammo.
«Come sei cresciuta piccola...»
«Mi mancavi...»
Finì per abbracciarmi forte.
Forse un po' troppo forte: mi ritrovai a pancia in su, sotto di lui.
Era solo il suo modo per dirmi che mi voleva bene.
La nostra non è mai stata una famiglia che diceva "Ti voglio bene" facilmente.
«Quando tutto questo finirà, potremo finalmente vivere in pace. Io e Shion. Tu e papà. Senza seccature. Avremo la nostra vittoria sorellina. Promesso.»
In realtà quella frase fu una seccatura, probabilmente non era proprio la cosa migliore da dire in quel momento.
Eppure, subito iniziai a pensare ad una cosa: cosa voleva realmente da noi papà?
Avrei fatto qualsiasi cosa per lui, ma dovevo sapere cos'era quel qualcosa.
Me lo stava ancora nascondendo, e se Kratos disse così era perchè lui sapeva già cosa fare.
Ripensai al passato, a tutti gli sforzi a cui fu sottoposto mio fratello, mentre io cercavo addormentarmi, in quelle notti gelide.
Pochi secondi dopo si spostò, lasciandomi rialzare.
«A proposito... Shion?» chiesi.
Dov'era?
«Non lo so, sarà andata a fare casini in giro. È pazza.» ridacchiò.
«Si vede che è la ragazza a te.» dissi sbuffando.
«Ci puoi scommettere sorellina... Ma stai tranquilla, tu sarai comunque più importante di lei.»
«Se lo dici tu...» risposi senza interesse.
Non mi è mai importato molto di Shion, anche se da quel che ricordavo era sempre stata un angelo con me.
Kratos si tirò indietro i suoi lunghi ciuffi neri e rossi.
«La raggiungiamo e andiamo a fare casino anche noi?»
Stavo per annuirgli quando mi bloccai.
«L'hai sentito anche tu...?»
«Sentito cosa?»
«Un suono chiuso... Vicino a noi.»
Lui avvicinò di scatto il muso ai miei occhi.
«Che ti ha fatto bere quel disgraziato? Guarda che occhi che hai.»
Cosa?
Papà non è affatto un disgraziato.
Sbuffai, ma lui non esitò a farmi ulteriori mille domande di cui sapeva già le risposte.
«Hai capito? L'ha fatto anche con te.»
Fatto cosa Kratos? Cosa?!
«Spiegati.»
«Tu come ti spieghi di essere diventata così dalla mattina alla sera?»
Deglutii.
Io sono Kilar e basta.
Sono nata dalla pazzia.
Non ci sono spiegazioni.
I miei occhi rossi, il mio dimenticare certe cose la mattina non significano nulla.
«Dimenticherai le cose che ti ho detto quando andrai a dormire, Kilar, ti avviso. Sono convinto del fatto che tu pensi di aver ucciso solamente un pokemon tra oggi e gli altri giorni.»
Si esatto.
Ho appena iniziato.
Cosa c'è di male?
L'ho trovato divertente.
«Tu, sei sotto effetto del Respiro del Diavolo.»
«Respiro di cosa-»
 
Di nuovo udii lo stesso suono.
 
Veniva dalla stanza che avevo ignorato prima.
 
 
~
 
 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19: “Caro diario...” ***


CAPITOLO 19
 
[Zorua]
 
Alla fine nella camera di Eevee riuscii a trovare la chiave che aveva accennato Silver, nascosta dentro ad un libro sotto il suo letto: era evidente che l'aveva messa lì sperando che nessuno ci avrebbe fatto caso.
Troppo tardi.
Scesi e aprii la porta all'ingresso: mi beccai una grossa folata di vento sul muso.
 
«Zorua... Potresti morire uscendo fuori...» mi sussurrò Rio.
«Non che io abbia molto tempo.» le risposi in tono secco.
«Come...?»
«Hai sentito bene.»
 
Voltai lo sguardo e con un filo che trovai all'ingresso della casa mi legai la chiave al collo e subito dopo uscii.
Un po' mi pentii di aver risposto così a Rio, ma quella frase mi scappò dalla bocca, speravo che se ne dimenticasse.
Faceva freddissimo, congelai per tutto il tragitto.
Ma quanto mi interessò del freddo?
 
 
[Kilar]
 
«Sorellina... Ti stai facendo troppo condizionare dal respiro del diavolo... Devi dormire adesso...»
Nonostante scossi la testa, affermando di sentirmi bene, Kratos fece di testa sua e mi trascinò sul suo letto.
«Io intanto vado a cercare Shion...» sghignazzò lui «Spero non abbia già sterminato metà popolazione...»
Annuì, e di colpo crollai nel sonno.
«Uhm...? Buonanotte.»
 
 
[Zorua]
 
Girai quel bosco tutta la giornata.
Mi persi un bel po' di volte ad essere sincero, l'orientamento non è mai stato un mio punto forte.
La temperatura diminuì sempre di più, probabilmente era già scesa sotto lo zero e non eravamo neanche alle 8 di sera.
Ma quando stavo pensando di fermarmi sotto qualche albero, pur rischiando di congelarmi tutta la notte, intravidi una struttura in lontananza.
Il sole era già quasi tramontato, ed erano appena passate da poco le 6.
 
«Anf... Menomale...»
Mi affrettai a raggiungere l'edificio: sembrava abbandonato, nessuna luce, niente di niente.
Non appena però mi avvicinai all'entrata principale, vidi la maniglia muoversi: la porta si stava aprendo.
Colto dal panico, sfrecciai dall'altro lato dell'abitazione.
Col cuore in gola sbirciai un po' per vedere chi fosse quello che era appena uscito.
«Mh?»
Era... Un umbreon?
Non ero poi così sicuro, i suoi anelli emanavano luce rossa, il che era inusuale.
Che ci faceva un umbreon in un posto del genere?
Poco mi importò, il mio obiettivo era un altro.
Aspettai qualche minuto che scomparisse dalla circolazione, per poi intrufolarmi nella casa, e per quanto potesse sembrare disabitata, comunque mi muovevo a passo silenzioso, giusto per sicurezza.
 
Un'ora dopo
 
Rimasero solo due stanze in quel piano.
Che razza di stupidaggine mi ha raccontato Silver.
Qui non c'è niente di utile.
Ho perso solo del tempo.
Pensai.
Se la chiave che avevo al collo non fosse stata di una di quelle due camera sarebbe stato solo tempo sprecato.
 
Avvicinandomi, mi incuriosì la porta più "rovinata": era vecchia, piena di graffi, la maniglia traballava.
Ci infilai la chiave.
Chiusi gli occhi e la girai nella serratura pieno d'ansia.
Sentii quel suono di serratura che si apre e alzando la testa feci un grossissimo respiro di sollievo.
«Grazie... Dio Santo...»
 
Ma non appena varcai la porta...
Mi parve tutto così inaspettato.
Mi trovai in una... Cameretta?
Dava l'idea di essere la stanza di una cucciola, ormai abbandonata e devastata.
La carta da parete un po' rovinata, le tende sul fondo strappate, librerie piene di polvere, ed il resto benissimo immaginabile.
Tutto di un colore rosa.
 
Mi avvicinai alle librerie e presi tra le zampe quello che si rivelò essere un diario.
Aprii pagine a caso, giusto per curiosità, ma vidi alcune pagine strappate.
Decisi di leggerle.
 
 
-24 Aprile-
 
“Caro diario...
Mi sembra sempre strano scrivere a qualcuno che non esiste, ma l'unico modo che ho per raccontare come mi sento è attraverso la scrittura quindi... Scrivo e basta.
Diario, sei come uno specchio.
Alla fine è come se stessi parlando a me stessa.
Vedi... Ultimamente ho visto dei cambiamenti nel mio fratellone.
Sono preoccupata, perchè la notte lo sento urlare di dolore... 
Cosa gli sta succedendo?
Ho provato a chiederglielo... Ma lui mi ha risposto che devo essermi sognata quello che gli ho raccontato.
Facile pensare di prendere in giro una bambina...
Solo perchè sono così piccola non vuol dire che non capisco se c'è qualcosa che non va.
L'altro mio fratellino invece fa il finto tonto, pensa solo a giocare e a stare attaccato alla mamma.
Io e lui non andiamo d'accordissimo.
Litighiamo per ogni cosa.
Non vorrei neanche parlargli a volte.”
 
«Che tenera...»
Continuai passando alla pagina successiva.
 
 
-2 Maggio-
 
“Sempre la solita storia.
Fratellone sta soffrendo ed io non so come aiutarlo.
Ho paura per lui.
Ho chiesto qualcosa anche alla mamma, e lei sembrava impaurita.
Ha cercato di evitare l'argomento offrendomi un dolcetto che mi pare si chiami Conostropoli, per poi farmi qualche coccola.
Mi ha detto "Non preoccuparti, sicuramente non è nulla di grave".
Perchè tutti fanno finta di nulla?
Perchè sono l'unica che vuole aiutarlo?
E perchè papà quando lo vede fa quello strano sorriso?
Cosa vuole dal mio fratellone?”
 
 
-17 Maggio- 
 
“Diario, mi sono spaventata tantissimo.
Questo pomeriggio stavo tornando in cameretta quando ho sentito mamma e papà litigare.
Di nuovo.
Detesto vederli discutere... Stanno bene insieme.
È da un po' che vanno avanti, e mi sto preoccupando anche per loro.
Sembrano costretti a vivere insieme... Solo perchè ci siamo noi.
Ma oggi ho sentito anche un tonfo e papà ringhiare sempre più forte.
Il mio fratellone mi ha subito portata in camera, lo so che non voleva che sentissi.
È rimasto a leggere qualcosa con me, è stato così dolce.
Non lo riesco ad immaginare con così tanto dolore.”
 
 
E le pagine andavano avanti, sempre più avvenimenti riguardanti... Il fratellone.
Ma poi...
Trovai quell'ultima pagina.
 
 
-25 Giugno- 
 
“Non so come scriverlo.
Papà una settimana fa mi ha detto che la mamma ha avuto un incidente con degli altri pokemon nel bosco, lottando.
Non capii subito cosa intendesse, ma poi ci arrivai.
La mamma se ne è andata per sempre.
Così, come niente.
Mamma... Perchè proprio tu?
Cosa succederà adesso?
Chi mi farà da mamma?
 
Nessuno.
Perchè lei è l'unica al mondo.
Nessuno può averne più di una.
Mi si è spezzato il cuore.
A lei dovevo tutto.
C'è sempre stata, mi faceva tanta compagnia.
"Bambina, devi diventare forte come lei da grande, promettimelo." mi ha detto papà.
 
E lo farò.
Diventerò bella e forte come lei.
 
Eppure... So che in tutto questo papà mi ha mentito.
Ormai tutte le sere fratellone viene a darmi il bacio della buonanotte.
Per lui adesso è anche difficile camminare, perchè si è fatto male alle zampe ed ha le fasce.
 
Ha le zampe fasciate proprio dal giorno in cui è morta la mamma.”
 
 
Chiusi tutto.
«Ma che diavolo...è?» 
 
Mille domande un'altra volta.
Non c'erano altre informazioni.
Silver si riferiva a questo?
Quindi...
Eevee conosceva già Heart Rising.
Eevee viveva qui.
Ha vissuto qui... Fino a quando non l'ha presa in custodia la sovrana.
 
Poggiai una zampa sulla testa, mi stava scoppiando.
A quel punto era tutto troppo intrecciato.
E quell'umbreon poi?
Non era un caso che si trovasse nell'edificio.
 
«...Perchè sei qui?»
 
Una voce.
Una voce tetra, cupa.
Alzai la testa e le zampe iniziarono a tremarmi.
I miei occhi incrociarono i suoi.
Era lei...?
 
Lei.
Occhi iniettati di sangue, capelli color rame e bandana rossa.
 
«Kilar.»
 
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20: La chiave del mondo Zarkanio ***


Capitolo 20
 
[Zorua]
 
Deglutii.
Tremai come una foglia di fronte a Kilar.
Il suo sguardo mi fece raggelare il sangue: era lì, ferma, che mi fissava coi suoi occhi rosso sangue.
Ringhiava, avevo sempre di più il cuore in gola.
Cosa dovevo fare?
Ero in un vicolo cieco.
Pensai in fretta a qualcosa che potesse essere considerato "Il piano di emergenza".
Forse potrei provare ad ingannarla...
Lei pensa solo ad attaccare.
Avrebbe funzionato.
Ringhiò un'ultima volta per poi rivolgersi a me con aria di sfida:
«Tu... Non dovresti... Essere qui.»
«E se me ne andassi ora? Così da non crearti problemi?» azzardai.
Subito seguì un suo ghigno malefico.
«Eh no... Ora sei qui. Non si torna indietro. Sarai una delle mie prime vittime...» ringhiò.
Tutt'ad un tratto le sue parole mi fecero riflettere.
“Una delle prime vittime”
Cosa vuol dire?
Sta sterminando la popolazione, non sono io il primo che ucciderà...
C'è qualcosa che non va in lei.
 
«Quando hai finito di pensare posso ucciderti?»
 
Scossi la testa e tornai al mio piano.
 
«Bene ho finito. Fai pure. Attaccami.»
Kilar parve sorpresa della mia risposta, aveva intuito che avevo qualcosa in mente, eppure non si fece indietro.
«Sei bravo a provocare. Vediamo come te la cavi!» urlò.
Si caricò per un paio di secondi per poi iniziare a lanciarmi tante palla ombra tutte di fila.
Peccato che il sottoscritto ci sappia fare con le lotte, e non poco.
In quel millesimo di secondo mi salì un'adrenalina talmente alta che riuscii ad evitare tutti i suoi attacchi senza fatica.
Tutte le palla ombra, andandosi a schiantare contro vecchi oggetti all'interno della stanza tirarono su un enorme polverone, il che giocò a mio vantaggio.
Kilar si infuriò ancora di più, ringhiando sempre più forte, ma non riuscii a vedermi.
Io appunto ne approfittai per sfuggirle e scappare dall'edificio.
Lei dopo poco se ne accorse del fatto che stessi riuscendo a scappare, così iniziò ad inseguirmi.
Il mio cuore rischiava di esplodere: era la paura di morire che mi faceva sentire vivo.
 
In meno di un minuto scesi al piano terra, corsi sulle scale e sbatti la porta violentemente per aprirla.
Successe tutto troppo velocemente.
Avevo bisogno di fermarmi, ero stanco, troppo stanco.
Inchiodai dopo pochissimi metri dall'entrata della casa.
Il mio stomaco stava dando segnali davvero poco rassicuranti, in più c'era un freddo glaciale.
«anf... anf...»
«...Già stanco?»
Un'altra voce.
Alzai la testa e rividi l'umbreon di prima.
Occhi azzurri distrutti, anelli rossi e ciuffi rossi e neri.
Continuai ad ansimare dalla stanchezza per qualche altro secondo fino a quando la risatina di Kilar non fu alle mie spalle.
Questo si, può essere un problema.
Pensai, era davvero un vicolo cieco.
Ero circondato.
«Ma guarda... C'è anche il mio fratellone... Kratos...»
Fratellone?
All'improvviso iniziarono a conversare tra di loro.
«Si... E guarda un po' chi altro c'è...» disse per poi fischiare.
Io continuavo solo a guardarli e a cercare di capire che cosa stesse realmente succedendo.
Circa un paio di secondi dal fischio di Kratos, una espeon ci raggiunse.
Espeon molto particolare: pelo bianco, la gemma sulla sua fronte blu, gli occhi di un colore viola chiaro e i ciuffi di un indaco rovinato.
«Vieni qua piccola... Guarda chi c'è lì...» sorrise provocante Kratos.
Lei sghignazzò.
«Piccolo...»
«Shion!» intervenne Kilar.
Ma perchè non stavo scappando via?
Ah già.
Erano in tre ad accerchiarmi.
«Uh...? Ma tu... Oh mio Dio, quanto sei cresciuta Eevee! Ora ti chiami Kilar giusto?» 
«Eevee? Io sono Kilar, non mi sono mai chiamata in modo diverso.»
 
...
 
In quell'istante avrei pregato chiunque che quelle parole non fossero reali.
Mi bloccai completamente.
Eevee era Kilar?
 
«Eevee...» dissi con un filo di voce.
 
Non puoi essere lei.
Eevee non lo farebbe mai.
Eevee mi sta aspettando.
È in pericolo.
 
«Sei sorpreso Lighter? Chi ti aspettavi che ci fosse sotto quella maschera?» udii dall'alto.
 
Non appena mi girai lo vidi sul balcone del piano più alto della casa.
 
La coda tremava tra le mie zampe.
Il ricordo di colui che ha fatto del male al mio mondo, alla mia terra, a mio padre, a me.
Gli occhi infuocati. 
Lo sguardo maligno di chi ha voglia di distruggerti anche dopo la morte, all'inferno: Skaor.
 
«Non riconosci la tua amica? Guardala. La hai davanti.»
 
«CHE DIAVOLO TI HA FATTO?! EEVEE RISPONDIMI!»
 
Nessuna risposta.
La guardavo sì, ma non era Eevee.
Almeno, non la Mia Eevee.
Non ci credevo, tutto qui.
 
Ma che centra Skaor in tutto questo?
 
«Grazie del pugnale bambina, mi serviva tutta questa energia.» sentii.
Skaor dall'alto lanciò il pugnale a Kilar.
 
La risposta mi si presentò davanti quel momento.
 
Mi ricordai ogni dettaglio dell'attacco di Skaor al mondo Zarkanio.
Forse qualcosa stava cominciando ad avere una logica.
 
Eevee è figlia di Skaor.
Skaor... sta accumulando energia per...
No.
Zorua calmo...
Non delirare... Non ora.
Contieniti...
 
«TU SEI UNA MENTE MALATA!» urlai a squarciagola.
 
Troppo tardi.
 
«Cosa hai osato dire su mio padre?! SEI TU QUELLO MALATO-» tuonò Kilar afferrando il pugnale avvicinandosi.
 
«Stai ferma.» la interruppe Skaor, e lei si fermò di scatto.
 
Kratos e Shion nel mentre rimasero fermi a godersi la scena.
 
«anf... anf...» ansimai.
 
«Wow Lighter... Peccato tu ti sia ricordato solo adesso delle cose importanti. Incredibile quanto sia durato il tuo vuoto di memoria. Mi stupisco dei miei poteri.» ridacchiò lui.
 
«Brutto bastardo... Non ti permetterò mai di fare del male a Zarken!» risposi.
 
«Ah si? Tu non hai la forza di tenerti sulle zampe... Mentre io... Ho questa.» disse facendo apparire melle sue zampe una pietra.
 
Una pietra a me molto familiare.
La riconobbi dall'aura che emanava.
La Gyatsuki Stone.
 
«Non ti azzardare.»
 
«Troppo tardi. Non vedo l'ora di rendere mia quella terra.»
Pochissimi istanti dopo lanciò a terra la pietra, ed io già sapevo cosa stava per succedere.
 
Skaor con un balzo saltò giù dal balcone e si avvicinò a noi.
 
La Gyatsuki Stone è la chiave del portale per il mondo Zarkanio.
Esatto, portale.
 
Non feci a tempo a pensarlo che un varco si aprii di fronte a tutti noi, e non sarebbe rimasto aperto a lungo. 
 
«MUOVETEVI!» Gridò Skaor.
Lui fu il primo a buttarsi nel portale, seguito dallo scatto di Kratos e Shion.
 
Mancavano giusto pochissimi secondi.
 
Morte?
Ne sentivo ancora l'odore.
Ma ce l'avrei fatta, credevo ancora in me stesso.
 
Salverò Eevee.
Salverò il mio mondo.
Salverò mio padre.
Salverò me stesso.
 
«E TU VIENI CON ME!» Urlai per poi trascinare sia Eevee che Kilar all'interno del portale.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21: Non ti fidi di me? ***


Capitolo 21
 
[Eevee]
 
Aprendo gli occhi mi ritrovai in un luogo a me completamente sconosciuto.
...Dove mi trovo?
Non mi ricordavo neanche cosa avessi fatto prima di svenire, nella mia mente c'era solo il vuoto, il che mi fece letteralmente inquietare.
Come ero finita in un ambiente del genere?
«Cosa... diavolo... è successo...?» dissi con affanno nel mentre che mi alzavo.
Di fronte a me vedevo solo la natura.
La natura morta dell'inverno.
Gli alberi privi di foglie, il terreno in alcune zone era bagnato, l'aria era freddissima.
Certo che non mi tirò su il morale.
Mi immaginai come quella grande distesa sarebbe cambiata con l'arrivo della primavera e dell'estate.
Un vero e proprio spettacolo.
Ma gli abitanti?
«C'è qualcuno?!» azzardai.
«anf...» udii dietro di me.
Di scatto mi voltai e vidi Zorua disteso sul terreno.
«ZORUA!» urlai «Scuasami non ti avevo visto! Ti aiuto stai tranquillo!»
Gli porsi una zampa e lo aiutai ad alzarsi: eppure lui appena mi vide indietreggiò.
«Ma... Che ti prende?» chiesi confusa.
Non avevo fatto nulla di male nei suoi confronti, cosa gli era preso?
«Kilar...»
«Come? Kil... che cosa?»
Lo guardai negli occhi.
Ero troppo confusa, non avevo la benchè minima idea di quello di cui stava parlando.
«anf...» ansimò lui.
I suoi occhi erano distrutti.
«Eevee...» iniziò «Sei tu...» e subito dopo mi abbracciò.
Il mio cuore iniziò a battere forte: l'abbraccio di un amico è la cosa più bella che esiste.
Eppure per quanto bello fosse stato quel momento, avevo tante domande da porgli.
«Zorua... Dove siamo...?»
Lui fece un passo indietro e alzò gli occhi al cielo.
 
«...Benvenuta nel mondo Zarkanio.»
«M-Mondo che...??»
«Hai capito bene... Solo ora sai che non ti ho mai mentito riguardo alla mia casa.» sospirò.
 
Con calma Eevee. 
Con calma.
 
«Ma come mai non esistono libri al riguardo??»
«Perchè solo la tua famiglia sapeva della sua esistenza.»
 
La mia famiglia?
Di che sta parlando?
Cosa sa lui della mia famiglia?
 
«Mh? Perchè mi guardi così? Ci sei arrivata soltanto adesso al fatto che tuo padre ti ha usata per giungere qui?»
«...Ma di che diavolo stai parlando?!» tuonai.
Lui rimase sorpreso dalla mia reazione.
«Ah... Giusto, ti ha tenuta sotto i tuoi poteri. Per questo non hai la minima idea di quello che sia successo in così poco.»
«Della mia famiglia mi fido, ma come faccio a sapere che non mi stai mentendo?!»
«Tu... Non ti fidi di me?»
«...»
Il cuore ricominciò a battermi all'impazzata.
Quella domanda.
«Anzi... Io ti racconto come stanno le cose, poi vedremo se mi crederai e ti fiderai di me.»
Annuii.
Quando Zorua ha quel tipo di sguardo e un tono così cupo vuol dire che non sta mentendo, o meglio, non ci guadagnerebbe nulla a mentire.
 
«Andiamo.»
«Cosa...? E dove?»
«Vuoi rimanere senza riparo la notte? Guarda che fa freddo.» sghignazzò.
Lo seguii, dopotutto lui conosceva i luoghi a quanto pare.
Probabilmente i ricordi della sua casa erano ancora vivi nella sua mente.
Non parlammo per qualche minuto, poi iniziò ad accennarmi qualcosa su questa Kilar.
 
Rimasi sconvolta.
Io... Uccidere qualcuno?
Ma stiamo scherzando?!
 
«NON ERO IO QUELLA! DEVI ESSERTI SBAGLIATO!»
«Me ne sono accorto. Skaor deve averti fatto qualcosa, fai uno sforzo per favore, cerca di ricordare... Non penso sia in grado di controllare la mente degli altri... però può averti fatto bere o mangiare qualcosa che facesse in modo di renderti vulnerabile, cosa ne so, è solo un'ipotesi...»
«Non penso esista qualcosa che se ingerito ti scombussola il cervello...»
«Mh? Sicura?»
«Beh... Preferirei non parlare di questo per il momento.»
«Va bene... Comunque siamo quasi arrivati... Guarda là in fondo!» annunciò cercando di sdrammatizzare.
 
 
Circa un paio di minuti dopo entrammo in una piccola grotta, nulla di chissà quanto grande, era giusto un riparo.
 
«Benvenuta a casa mia.»
Mi guardai attorno.
«Questa grotta?» chiesi confusa.
«Benvenuta a casa mia.» ripetè lui.
«...Sei serio?»
Zorua annuì, era serissimo.
Guardava fuori dalla grotta il paesaggio triste, e nel mentre mi parlava.
«Da quel poco che hai visto puoi intuire che questo mondo è solamente una vasta zona di terreno. Non ci sono città, forse qualche villaggio scarso. Non ci sono edifici, o alta tecnologia, tanto meno biblioteche, non siamo neanche tantissimi a vivere qui.»
Il mio cuore spezzato: e chi vive senza biblioteche?
Abbassai le orecchie.
«Non riuscirei mai a vivere in una landa desolata... Come fate quando fa freddo?? Congelate! Come fate a riscaldarvi?»
Lui ridacchiò.
«Eevee... Una volta tutti vivevano come noi viviamo adesso. Si impara tanto cavandosela da soli... Impari soprattutto quanto la morte sia una cosa che arriva quando meno te l'aspetti. Bisogna sempre guardarsi alle spalle, o rischi di non arrivare al giorno dopo.»
 
Di lui adoro il modo in cui dice le cose importanti, divenute lezioni di vita per me.
Le dice col sorriso, come se stesse facendo da guida a qualcuno, come se sapesse esattamente cosa si provi in determinate situazioni.
Ma perchè parla proprio di morte?
 
«Come mai dici così? Sembri diverso da come eri prima... Insomma... Nel mio mondo.» balbettai.
«Beh... C'è anche un altro motivo per cui devo eliminare Skaor, non so se posso dirtelo.» disse voltando lo sguardo su di me.
«Se parli di mio padre è ovvio che devo saperlo.» risposi.
«Vuoi sapere tutto eh? Okay... Ma prima risponderò alla tua domanda sul freddo.»
«Mh?»
Zorua ammucchiò qualche bastone e raccolse una pietra dal terreno.
Mi sedetti e aspettai.
«Ti ho detto che vivendo così si imparano tante cose... Perciò, guarda e impara.»
E subito dopo sfruttando la sua mossa lacerazione fece nascere una piccola scintilla che, andando a contatto coi bastoni, divenne un piccolo falò.
Rimasi scioccata dalle sue abilità.
Sfoggiò un sorrisone soddisfatto.
«Ehehe... Come sono bravo.»
Annuii, e in tutto questo divenne buio.
 
Poco più tardi ci ritrovammo sdraiati di fronte al fuoco, continuando a parlare.
Era la prima volta che facevamo una conversazione così lunga: mi raccontò del fatto che il portale avesse trasportato Skaor, Kratos e Shion in parti diverse del mondo, per questo non li avevamo ancora incontrati.
Ma andando avanti, finalmente si decise a dirmi il vero motivo della sua collera nei confronti di mio padre.
 
Ciò che mi raccontò non me lo sarei mai, e dico mai, aspettato.
 
«Skaor ha ucciso mia madre.» disse in modo diretto.
«...M-Madre...?»
«Si... Quando quasi un anno fa attaccò per la prima volta il mondo Zarkanio, sterminò metà degli abitanti... Compresa lei... Che voleva solo proteggermi. Nemmeno Zarken riuscì ad evitare la sua morte. È un dolore che tutt'ora ho sulle spalle. Per questo ho bisogno che Skaor venga ucciso al più presto, così da vendicare mia madre.»
«Ma è tristissimo... Mi dispiace così tanto Zorua, non potevo immaginare che fosse successa una cosa del genere...»
 
Non riuscii a dirglielo negli occhi, mi sentivo in colpa.
Mi convinsi del tutto del fatto che il vero cattivo era proprio mio padre: sono sua figlia è vero, ma io decido da che parte stare, non lui.
Questo mondo ha bisogno di aiuto.
Ha bisogno di avere la sua pace.
 
Purtroppo solo pochi secondi dopo mi accorsi del fatto che Zorua parlando di sua madre era scoppiato in lacrime, e che stava continuando a strofinarsi gli occhi con una zampa nel tentativo di nascondere il suo vero dolore.
Alzai lo sguardo: i suoi occhi non la smettevano di più di lacrimare.
Prese a singhiozzare contro la sua volontà.
«Zorua...»
«N-Non preoccuparti... Ora mi passa... Stai tranquilla...!» disse arrossendo.
Mi venne spontaneo alzarmi e andarmi a sdraiare vicina a lui.
«Non c'è niente di male nel piangere... Non devi vergognartene...»
Lui deglutì.
«È che... Mi manca. Mi manca il calore del suo pelo, la sua dolcezza, il modo in cui mi svegliava la mattina... Insomma... Tutto! Era la madre migliore del mondo... Mi faceva sentire protetto... E mi teneva tanta compagnia. Prenderei a calci chiunque dice di odiare la propria madre, per motivi stupidi poi! Non sanno che quando noi stiamo male loro ci sono sempre per noi, ma quando sono stanche fanno finta di niente per non farci preoccupare.»
«Doveva essere fantastica da come la descrivi...»
Singhiozzò di nuovo e annuì.
Pensai a come tirargli su il morale.
Non riuscivo a vederlo piangere, mi si spezzava il cuore.
Veniva da piangere anche a me, dubito che i miei occhi non fossero lucidi in quel momento.
«Zorua... Io... Non sarò la tua mamma, ma posso farti comunque compagnia anche adesso che sono qua vicina a te... Dopotutto siamo amici, ed io non sopporto l'idea che tu stia così male...»
«...Veramente?»
Annuii e gli sorrisi.
«Grazie...»
Andammo avanti a parlare per un'altra mezz'oretta, ci eravamo promessi che avremmo sconfitto Skaor e avremmo salvato il mondo Zarkanio il giorno successivo.
Ce l'avremmo fatta.
Chissà poi, quante ne avrei raccontate dopo alla sovrana Sunlight.
 
Però...
Quella notte imparai che esistono gli imprevisti.
 
 
---02:20 A.M.---
 
Probabilmente la troppa ansia mi fece svegliare.
Che ore sono?
Aprii gli occhi: il falò spento mi diede un non so che di inquietante.
Sentii un brivido percorremi la schiena.
Alzai la testa e mi accorsi che Zorua non era più al mio fianco.
«Zorua...? Dove sei...?»
 
Giusto un paio di sguardi al di fuori della piccola grotta e riuscii a ritrovarlo: era giusto qualche passo distante da me.
Ero pronta a chiamarlo, per chiedergli cosa ci stesse facendo in piedi a quell'ora, ma non appena tentai di aprire bocca lo vidi tossire forte, con le zampe tremanti e il muso rivolto verso il basso.
Corsi subito da lui per cercare di fare qualcosa, quantomeno aiutarlo.
Ero preoccupata, e allo stesso tempo spaventata.
«Zorua che cos'hai?!» dissi abbassando le orecchie.
«N-Non guardardarmi... È imbarazzante...» rispose cercando di pulirsi il muso con una zampa.
 
«Puoi rispondere alla mia di domanda?! Prima stavi bene! Che ti prende??»
«...Sentivo un po' di nausea, ma giuro, non pensavo sarei stato così male...anf...» disse.
Non sapevo come aiutarlo se non con le parole.
«Devi stare calmo... Ci sono io qua...» 
Vidi qualche altra sua lacrima, non stava per niente bene.
«...anf... Dobbiamo andare adesso... Dobbiamo aiutare Zarken a combattere contro Skaor, Kratos e Shion...!» gridò facendo qualche passo più in là.
Lo fermai passandogli avanti, facendolo indietreggiare.
«Non andiamo da nessuna parte finchè non ti riprendi! È pericoloso per te!»
Eppure lui, testardo, non accennava a darmi retta.
«Eevee non c'è tempo! Lo capisci si o no?!»
«E tu lo capisci che non ti reggi neanche in piedi?! Come pretendi di combattere?!» urlai.
Non avrei lasciato che combattesse in quelle condizioni.
Lui si sedette e continuò a fare respiri profondi e affannosi.
«Lo sto dicendo per te, Zorua. Lo so che ci tieni a tuo padre, ma credimi, riposa almeno fino all'alba e vedrai che starai meglio.»
«...Okay...» annuì.
 
«Smettila di fare il forte. Salva te stesso, non il mondo.»

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Capitolo 23
*** [FINALE] Capitolo 22: Conta se vivi, non se esisti. ***


Capitolo 22 [FINALE]
 
 
[Eevee]
 
L'alba fu solamente un'illusione.
Il sole rimase dietro le nuvole, non mostrando il nuovo giorno al mondo Zarkanio.
Guardavo il cielo con sguardo triste, seduta vicino a Zorua.
Lui, povero, si sentì male un'altra volta prima di tornare dentro la grotta: il pensiero che si fosse beccato qualche brutta malattia non mi usciva dalla testa.
Ha fatto qualsiasi cosa per ritrovarmi, ed io invece, lo stavo per uccidere.
 
 
Kilar...
Oh Kilar.
Quale assurda creatura.
Hai giocato da cagnolino.
Hai agito nell'ombra solo per conto di qualcun'altro.
Sei stata talmente stupida da non accorgerti che avevi ucciso centinaia di pokèmon.
Ogni giorno eri dell'idea di non avere ucciso nessuno.
 
Ed ora?
Guarda come mi hai ridotta: non immagino guardarmi allo specchio.
Sono un disastro, anche se Zorua ha cercato di girare attorno al mio aspetto.
Questa bandana color rosso sangue legata al mio collo è il simbolo del pericolo.
Mi sono resa conto solo adesso che appena tornerò nel mio mondo tutti mi riconosceranno e mi faranno portare in chissà quale prigione o manicomio.
 
Io e te, Kilar, siamo vittime.
Vittime dell'unico e vero colpevole: si, proprio mio padre.
Sta ancora tenendo sotto controllo anche Kratos e Shion, che già distrutti dalla prigionia che hanno affrontato, vengono ancora usati.
Mi ricordo che Kratos, prima di impazzire, insomma, quando ero ancora piccola, si preparava a diventare una guardia reale, che avrebbe protetto Sunlight.
Tanto lavoro andato perso.
 
Ma ti dirò una cosa: sei una parte di me, seppur con quale rotella fuori posto.
La parte oscura che giace nella nostra anima.
Credo molto nel destino, e sono sicura che c'è un motivo se sono successe tutte queste cose.
C'è un motivo se ho fatto la tua conoscenza.
Ora sono più forte di te.
Arrivando qui sono tornata me stessa per non so quale motivo, magari un miracolo. 
 
Però sono sicura del fatto che se non avessi mai incontrato Zorua, non mi sarei mai sentita così viva.
Zorua... Che succederà? Tornerai a vivere qui nel tuo mondo?
 
 
Qualcosa all'improvviso spezzò i miei pensieri, riportandomi alla realtà: era proprio Zorua che si era svegliato.
Aprì piano gli occhi, e mi gettò uno sguardo.
«...Buongiorno...» disse con tono basso.
Lo guardai e sorrisi: volevo essere positiva, perchè si, mai essere pessimisti.
Più dai peso ad una cosa brutta, più è probabile che accada.
E lui, dal mio sguardo capii esattamente questo.
«Come ti senti?»
Sghignazzò, iniziando a tirarsi su, ed io feci lo stesso.
«Potrebbe andare meglio...»
Sembrava stesse andando tutto bene finchè appena riuscì ad alzarsi ricominciò ad ansimare, come se non riuscisse a sforzarsi più di tanto.
«...Zorua sei sicuro?» lo guardai preoccupata.
«Finchè sono ancora vivo posso combattere. E nessuno me lo può impedire...» rispose.
«Però ricordati che ci sono io con te. Non sei solo sul campo di battaglia.»
E annuì.
 
Stavo per dirgli un'altra cosa ma...
«MA COSA-»
Voltammo i nostri sguardi al di fuori della grotta non appena udimmo un botto assordante, tipo bomba, seguito da altri botti consecutivi.
«SONO QUA! HANNO SORPASSATO IL CAMPO MINATO!» Urlò Zorua.
«CAMPO MINATO?!» gridai.
«Non faccio a tempo a spiegarti, MUOVIAMOCI! COMBATTIAMO ORA O MAI PIÙ!» 
E il millesimo dopo eravamo già scattati fuori dalla grotta.
 
Appena fuori alzammo gli occhi al cielo.
 
Una creatura saltò al di sopra dell'immenso polverone.
Che fosse Zarken?
Circondato da un'enorma aura blu iniziò a lanciare delle palla ombra verso il basso.
Non verso di noi, non avrebbe avuto ragione.
Guardammo di fronte a noi, ed in lontananza c'era lui, Skaor, circondato invece da un'aura rossa.
Stava correndo senza paura sul campo minato.
Io e Zorua avevamo le zampe bloccate: volevamo a tutti i costi combattere contro Skaor, ma qualcosa ci fece esitare.
Skaor continuava a correre facendo esplodere le ultime mine rimaste, ed essendosi avvicinato di più notai che aveva il pugnale in bocca.
«NON È LEALE LOTTARE COSÌ!» urlai nel bel mezzo dei botti.
Zorua stava ricominciando a tossire, a causa però, di tutta la polvere e il vento che ci stavamo beccando.
 
Udimmo un ululato e l'istante dopo una forza che ci scaraventò vicini ad una roccia alla velocità della luce.
«...Ma come...»
«PAPÀ!» esclamò Zorua.
E si, niente dubbi, era proprio Zarken.
Uno zoroark unico nel suo genere: il suo pelo non era nè rosso nè viola, ma bensì di un colore blu/azzurro.
I suoi occhi erano rossi dalla rabbia che provava nei confronti di Skaor.
Lo sguardo di chi vuole proteggere ciò che ama.
Si voltò verso di noi.
«Non azzardatevi a combattere! Ci penso io a Skaor!» disse con tono minaccioso.
«NON POSSO STARE FERMO A GUARDARE! NON DOPO QUELLO CHE HA FATTO!»
Zarken ringhiò di risposta.
In tutto questo l'immenso polverone era già scomparso.
Guardammo Skaor immobile, al centro della landa desolata, in questo caso, il loro campo di battaglia.
 
«...»
«Ma guarda guarda, siete arrivati anche voi qui.» sghignazzò Skaor puntandoci il pugnale da lontano.
Zarken fece qualche passo in avanti mettendosi di fronte a noi.
«E allora? Sei tu il primo a non appartenere a questo mondo!» rispose.
Mio padre ridacchiò di nuovo, per poi guardarci con aria cupa, cattive intenzioni.
«Zarken, sei morto. Questo mondo già mi appartiene.»
«Non lo avrai.»
«Anzi... Posso batterti anche senza armi, vuoi vedere?» disse per poi buttare via il pugnale verso di noi.
Zarken lo guardò.
«Ma sappi anche tu, Eevee, che sbagli a stare dalla loro parte.»
Deglutii.
Non mi feci ingannare una seconda volta.
Io ormai mi fidavo di Zorua, non di lui.
 
E pochi istanti dopo, senza aggiungere altro, i due iniziarono a corrersi in contro, scagliandosi addosso qualsiasi tipo di attacco: Skaor andava di attacchi fisici, come fuococarica, mentre Zarken andava più su mosse speciali, come appunto, palla ombra o neropulsar.
 
Furono i minuti più lunghi e ansiosi della mia vita.
Nessuno dei due mollava, continuavano ad attaccare.
Appena uno veniva colpito, si rialzava subito.
Ma i danni più spaventosi erano quelli fisici: non provocati per forza da mosse, ma semplicemente da calci o morsi.
Guardai Zorua con aria spaventata, stavano perdendo sangue.
Lui si accorse subito che stavo tremando, poggiò una zampa sulla mia.
La sua zampa era congelata: il suo era il freddo di un morto, non quello di un essere normale.
Poteva trattarsi semplicemente di una coincidenza, ma le paranoie non me le ha mai tolte nessuno.
 
Tornai a guardare la lotta: erano ancora entrambi in piedi.
Il tempo poi, stava peggiornado.
Le nuvole erano nere, ed incominciammo a sentire qualche accenno di tuono.
«Eevee... Prendi il pugnale.» mi sussurrò Zorua.
«Come??...» 
«Fallo...!»
Lo presi sporgendomi leggermente.
La lama era ancora un po' sporca di sangue.
«Dobbiamo fare qualcosa...! Dobbiamo farla finita.»
«Ma Zor...»
Neanche il tempo di finire la frase che Zorua ricominciò a tossire talmente forte che mi stava per crollare davanti.
Presa dal panico cercai di tenerlo su, non poteva mollare adesso.
«Ti prego Zorua...! Forza! Non stare male ora, non è il momento!»
«anf... scusa Eevee... anf...»
 
Stavo per piangere.
 
«HO VINTO IO ZARKEN!» Gridò Skaor scaraventando Zarken violentemente sul terreno.
 
Alzai di poco lo sguardo,
Lo scoppio di un tuono perfettamente sincronizzato con la caduta di Zarken, mi terrorizzò ed iniziò a piovere a dirotto.
 
Zorua intanto era disteso per terra.
Cercai di scuoterlo un po': ma che diavolo sta succedendo?!
 
«...anf... Eevee... Corri... Uccidilo...» disse ansimando, con le lacrime agli occhi.
 
Ma come?
Come potevo combattere in un momento simile?!
Non volevo allontanarmi da Zorua.
 
Fissai Skaor.
 
Zarken non si muoveva più: giaceva dietro mio padre, distrutto, pieno di ferite, tagli, graffi e fratture che gli sono costati la vita stessa.
Con le zampe immerse nel sangue, Skaor si guardò attorno, e subito dopo alzando gli occhi al cielo, iniziò a ridere.
Quella risata malefica, tipica di qualcuno che pensa di aver vinto.
 
Si, aveva vinto la battaglia, ma non la guerra.
Ripresi il pugnale da terra.
 
«CHE TI AVEVO DETTO?! SONO PIÙ FORTE IO!»
 
In quelle parole ci vidi la morte.
Dopotutto aveva vinto per poco.
Sei stanco vecchio.
Non puoi competere contro 
Kilar.
 
«Ciao ciao papà.»
 
Ci volle poco a convincere Kilar a tornare.
Ringhiai forte e scattai verso di lui, infilzandogli il pugnale nel petto.
Non te lo aspettavi eh?
 
«Ma perchè... fai questo...?» disse crollando a terra.
«STAI ZITTO! MUORI!» Urlai dandogli un'altra pugnalata.
 
Sempre guardarsi alle spalle, Kilar sempre in agguato.
 
Skaor comunque cercò di resistere.
Inutile, morirai tra meno di un minuto.
 
«...Non sperare che il tuo amico Zorua torni a casa con te... Lo sai anche tu che non può...»
 
Perchè stava parlando di Zorua?
Cosa centrava lui?
 
«...Non ti hai mai detto nulla eh...?» disse con affanno.
«Di che cosa parli...?! Che vuol dire che non tornerà?! PARLA!»
Ringhiai forte.
«Chiedi a lui...»
 
...E chiuse gli occhi.
Alzai lo sguardo e mi voltai verso Zorua: stava cercando di alzarsi in piedi.
 
Tutt'ad un tratto mi ricordai del motivo per cui tutto questo è accaduto.
Il segreto.
 
Quel segreto che volevo tanto scoprire.
Era questo quello che stava per dirmi Skaor?
Forse se non l'avessi ucciso avrei scoperto qualcosa in più.
 
«Eevee... Vieni qua...» mi implorò lui.
 
Feci qualche passo, iniziarono a tremarmi le zampe.
Zorua era messo malissimo.
Eppure ci pensai: Skaor era stato ammazzato, ma come mai non sentii nessun tipo di soddisfazione o trionfo?
 
«...Zorua... È finita.» gli dissi porgendogli la zampa.
«Si...»
«Abbiamo vinto. Che cosa c'è che non mi fa sentire felice...?»
«Il fatto che dovrai tornare a casa da sola...»
 
Cosa?
Il mondo mi crollò addosso: che voleva dire?
 
«C...Che intendi...?»
 
Ritornai di nuovo in me: lo sapevo che sarebbe successo, me lo sentivo.
 
«C'è una cosa che devi sapere... Su di me.»
Deglutii e mi sedetti di fronte a lui.
I suoi occhi si stavano spegnendo.
«Sono qua Zorua... Dimmi.»
 
«Io... Non dovrei essere in vita in questo momento.»
Confusione più totale.
«N-Non ti seguo... Che vuol dire?»
Iniziarono a lacrimargli gli occhi.
«Che... Io ero già morto ancora prima di conoscerci... Tu volevi sapere il mio segreto no?» 
 
Ma cosa?
Davvero non riuscivo a capire il discorso.
«Zorua...»
«Eevee...» iniziò «Skaor mi uccise la prima volta che venne in questo mondo.»
Deglutii.
Rimasi scioccata.
«T-Tu in pratica non dovresti esistere...?! Cioè sei un f-fantasma?!» chiesi in panico.
Ma lui scosse la testa.
«Sono una parte di Zarken, e lui, dopo che venni ucciso, raggiunse gli Dei leggendari pur di riavermi indietro... Ma ad una condizione: se io o lui fossimo morti, il destino dell'altro sarebbe stato lo stesso.»
 
Cercò di allungare una zampa per avvicinarla alla mia.
Le mie lacrime scendevano senza controllo.
 
«...Il mondo Zarkanio subì un piccolo attacco pochi mesi fa, sempre per conto di Skaor... E per uno sbaglio, tramite il portale, venni portato a Kyrie. Il resto della storia comincia dal nostro incontro... Nessuno sa perchè ho perso alcuni ricordi... Nessuno.»
 
«Ma ci sarà una spiegazione!»
 
«Non c'è spiegazione per una cosa irreale.»
Disse, per poi aggiungere: 
«Conclusione...» prese un grosso respiro «Io non esisto, ho solo rimandato l'inevitabile, ed ora, eccola arrivata... La fine.»
 
 
Non può aver detto sul serio.
Io davvero, non ci potevo credere: pazzesco.
 
«Scusa... Non mi sono ricordato del patto... In tempo... La mia missione era uccidere te... Per evitare che Skaor ti usasse per venire qui... Ma come avrei potuto farti del male Eevee...?»
 
«È TUTTO COSÌ INGIUSTO!» urlai a squarciagola, tra le lacrime.
 
Zorua rimase stupito.
 
«PROPRIO ORA ZORUA?! PROPRIO ORA?! DOBBIAMO TORNARE AD HEART RISING!»
 
Non mi arresi.
Cercai di scuotere Zorua, sperando di convincerlo che non sarebbe morto.
Non feci altro che piangere: mi si spezzava il cuore al pensiero di non poterlo aiutare.
 
«Eevee...» aveva il fiatone «No... Basta...»
 
Mi risedetti di fronte a lui.
Piangeva, ma allo stesso tempo mi sorrise, guardandomi negli occhi.
 
«Vai a casa... Sbrigati... Il portale è qui vicino...»
 
Singhiozzai.
 
«Sei il mio migliore amico... Come posso lasciarti qui...?!»
«Tanto morirò lo stesso.»
 
Risposta tagliente, il cuore mi si era frantumato.
 
«Potrai tornare alla tua vita Eevee... I tuoi studi... Tutto quello che ti piace...» 
 
Scossi la testa.
 
«Non sarebbe lo stesso... Tu mi hai fatta cambiare in così poco...»
 
«Sei cambiata per te stessa... Non è merito mio...»
 
«...Ti voglio bene... Zorua...» dissi con un filo di voce.
 
«Eevee...» singhiozzo lui «Non dimenticarmi...» 
 
 
Respirava con sempre più fatica...
Ed io continuavo a piangere, l'avrei visto morire di fronte ai miei occhi.
 
Ma ad un tratto, pensai a ciò che non avrei dovuto pensare.
«Io... Sono un'assassina.»
 
Alzai lo sguardo al cielo.
 
«Ho ucciso... Chi non centrava nulla.»
«...Eevee...»
 
Zorua chiuse gli occhi, per sempre.
 
 
 
Rimasi un minuto in silenzio.
Io, seduta in mezzo al nulla, piangendo, col mio migliore amico morto, ed un pugnale sporco di sangue.
 
«Zorua... M-Mi dispiace...» lo guardai.
Era immobile.
Ripensai a tutto ciò che era succeso.
 
«...» 
 
Mi alzai e raccolsi il pugnale.
Lo guardai: lui, colpevole di troppi omicidi.
 
Ero distrutta.
Non riuscivo più a smettere: era colpa mia.
Tutta colpa mia.
 
Mi guardai dietro: c'era anche il portale.
 
Ne valeva di buttarsi nel vuoto di nuovo per tornare a casa?
Tornare dai miei amici, una vita normale?
 
Feci un respiro profondo.
 
Chiusi gli occhi.
Il buio attorno a me.
 
«Non merito di tornare a casa.»
 
Deglutii.
 
 
Le mie zampe tremano.
Ma è giusto così.
 
Ci vuole poco Eevee, non avere paura.
 
Un istante e crollai a terra.
Un dolore così atroce.
Sarebbe stato anche l'ultimo che avrei provato.
Una lama affilata nel mio corpo.
Una pugnalata alla pancia.
 
I pochi secondi dopo mi vidi sommersa nel sangue.
L'odore nauseante, ed il colore della morte.
Rividi tutta questa grande avventura passarmi davanti.
L'orgoglio di una volta, che per me era tutto, era in realtà nulla.
La mia vista si stava offuscando velocemente.
 
Ho paura. 
 
Ripenso un'ultima volta a lui, a Zorua, per poi chiudere gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“I migliori non vivono d'orgoglio,
Riconoscono gli errori.”
 
-Mezzosangue

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Capitolo 24
*** Epilogo + Ringraziamenti ***


«...Il patto non era leale. Sono passati tre mesi...»
«Ti sei appena risvegliato e vuoi già fare casino?»
«Dico solo che non é giusto.»
«E hai ragione.»
«Lo sai... Potrebbe tornare, e loro due sono gli unici in grado di fermarlo...In futuro.»
«Solo Aetarnal Lumen può sconfiggerlo... Ma nessuno è mai riuscito a padroneggiare tale mossa...»
«Ed è per questo che doneremo a lei ciò che la fa sorridere, così che un giorno, Aetarnal Lumen possa tornare...»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Apri gli occhi.
Guardati dentro.
 
Vedo tutto bianco, e poi sfocato.
...Dove mi trovo?
 
Mi sento stanca, perchè non riesco a muovermi?
 
«...anf...»
 
Una mascherina copriva il mio muso, per aiutarmi a respirare.
D'un tratto, una presenza si avvicinò a me.
«...Eevee...! Mi senti...?» udii.
Una voce all'inizio storpiata, ma che poi riconobbi.
Gli feci un cenno col muso, chiedendogli di togliermi la maschera.
La sua zampa grigia me la tolse dolcemente.
«...S...Silv...er...»
Tremavo leggermente.
«...Ce l'hai fatta... I medici stavano perdendo le speranze...» disse con gli occhi lucidi.
«..ah...»
«Sono passati tre mesi...»
 
Tre mesi passati in questo letto d'ospedale?
 
«Come... Ci sono finita...?»
 
Silver si avvicinò di più a me.
 
«Vedi» iniziò a bassa voce «Gli abitanti del mondo Zarkanio ti hanno trovata... In una pozza di sangue e consapevoli del fatto che le loro cure non sarebbero bastate... Ti hanno riportata qui col portale...» mi spiegò.
 
Seriamente?
In quanto tempo è successo?
Una ferita del genere avrebbe dovuto farmi morire istantaneamente.
 
«Non ti azzardare mai più a fare una pazzia del genere. Intesi?!» mi rimproverò.
 
Annuii, per poi alzare di poco la coperta: avevo una fasciatura gigantesca sulla pancia.
 
 
Viva quindi?
Si, ma senza di Lui.
Zorua.
 
Sicuramente non c'è più, altrimenti sarebbe stato nell'altro letto di questa stanza.
 
Mi ricordo la nostra prima avventura folle nel manicomio, sembra un ricordo così lontano.
Almeno eravamo insieme, adesso no.
 
Non posso credere che sia morto.
Neanche lontanamente.
 
«Eevee...»
«Dimmi.»
«Papà e Zarken invece sono stati sepolti in quel mondo...»
«Buono a sapersi... Andrò a fargli visita.»
«C...Che?»
«Tre mesi in un letto?! Stai scherzando?!» tuonai ritornando in me.
Mi sentivo improvvisamente in grado di alzarmi.
 
Sentivo di dover andare nel mondo Zarkanio.
Mi tolsi di dosso la coperta e scesi con poca fatica dal letto.
 
«Ehi resta qua!» mi implorò mio fratello.
 
Vicino al letto vi era uno specchio:
Guardo lo specchio, ma stavolta è il mio riflesso che mi guarda.
Ho lividi sulle zampe e ancora qualche ciocca color rame.
Queste furono le conseguenze di chi stava per morire per colpa di qualcun altro.
Conseguenze di una che non è stata se stessa.
 
Mi stava venendo da piangere.
Ma non di fronte a Silver, no.
Non avrei pianto di fronte a nessuno che non fosse stato Zorua.
 
«Eevee...» disse cercando di avvicinarsi a me.
«ZITTO!» urlai con gli occhi lucidi, allontanandolo.
Indietreggiai, per poi correre fuori dalla stanza.
Corsi per i corridoi, per le scale, come se stessi scappando da qualcosa.
Alcuni cercarono di fermarmi, ma niente.
Io dentro quell'edificio non volevo restarci.
Sentii numerose fitte sulla pancia durante il tragitto, ma non furono così forti da farmi fermare.
Appena fuori, una grande folata di vento mi fece tornare al mondo.
Aria fresca.
Ripresi fiato: dovevo tornare alla villa.
Dovevo aprire un altro portale.
Zarken raggiunse il mondo leggendario per riavere indietro Zorua, ma come ci si arriva?
Qualcuno doveva pur saperlo.
Avrei voluto che andasse diversamente.
Sui miei libri non c'è mai stato scritto nulla.
Avrei voglia di bruciarli tutti.
 
Non avrei accettato di vivere senza qualcuno come Zorua, ero sicura del fatto che mi avrebbe fatto imparare più di chiunque altro.
Per lui sentivo davvero quella cosa che tutti chiamavano "amicizia".
Un qualcosa che avrebbe potuto superare il cielo, bastava crederci.
Qualsiasi cosa pur di riavere il mio migliore amico indietro.
 
Nel mentre che correvo come una matta, altri milioni di pensieri aggredirono la mia mente.
Cercai di prendere le strade più nascoste, le scorciatoie, fino a quando non arrivai al bosco.
L'odore di quella casa, dei ricordi, dell'odio.
 
Sembrava essere passata una vita.
Feci ancora qualche passo.
Davvero nessuno si era più riavvicinato qui?
O nessuno sapeva dell'esistenza di questo posto?
Non cercai risposte, non le avrei trovate.
Raccolsi solo la famosa pietra da terra.
Luccicava ancora.
 
«Posso farcela.» dissi riappoggiandola sul terreno.
Abbassai il muso, cercando di donare un po' della mia poca forza rimasta alla pietra.
Rimasi così per un bel po', ma non mi sarei mai arresa.
Finchè non si apriva il portale sarei rimasta così.
Skaor, quando ero piccola, mi disse che io ero speciale perchè avevo un potere particolare.
Un motivo in più che spiega il motivo per cui Zarken mi voleva morta.
 
In ogni caso, le scintille iniziarono ad essere evidenti: il portale finalmente si stava aprendo.
Col fiatone feci ancora qualche passo.
Il grande bagliore mi condusse nel mondo parallelo.
 
 
 
Un secondo.
 
 
 
Riaprì gli occhi.
Sembrava il paradiso: il sole batteva forte, la natura era rigogliosa.
C'erano gli abitanti che sorridevano alla loro vita, come se fosse sempre stato così.
Mi guardai attorno nel mentre che iniziai a camminare.
Rimasi talmente incantata dalla bellezza del mondo che non appena voltai lo sguardo in avanti vidi una statua di pietra di fronte a me: nulla di troppo grande, al massimo un paio di metri.
«Uh... ma è... Zarken...» realizzai.
«Oh... Esatto figliola...» udii da dietro.
Mi girai e vidi un anziano zoroark avvicinarsi a me.
«...Quando è stata fatta...?»
«È stata fatta di recente... All'incirca due o tre mesi fa, quando egli perse la vita in battaglia contro Skaor.»
Mi sentii leggermente chiamata in causa.
«Capisco...»
L'anziano mi guardò meglio.
«Ma tu... Non sei... Kilar?»
Abbassai le orecchie, ormai si era capito.
«Io... Non sono Kilar... Mi chiamo Eevee, Eevee Armor.»
«Oh caspita... Cosa mi tocca sentire... Come può Skaor averti ridotta in quello stato? Roba da pazzi...!»
Eh me lo sto chiedendo ancora caro.
«Non importa...»
«Quella brutta ferita alla pancia ti stava facendo dissanguare... Meno male che ti hanno salvata in tempo...»
Tutt'ad un tratto mi venne voglia di chiedergli cosa fosse successo dopo la battaglia.
Ho sempre adorato ascoltare storie da anziani: sono perle di saggezza, senza di loro non ci sarebbe storia.
Mi sedetti, e lui fece lo stesso.
«Come mai... Non... Mi fate nulla...?»
«Perchè Dio Arceus ha deciso di salvarci in tempo, ha deciso di dare un po' della sua forza per riportare in vita le tue vittime, perchè, tu di tuo sei solo colpevole di essere stata sfruttata da un essere senza cuore. Non è stata colpa tua alla fine, eri solamente sotto effetto di sostanze stupefacenti probabilmente.»
Mi stupii.
Dio Arceus?
Ma cosa?
«Un po' come Zarken fece con... Zorua...» dissi spontanea.
«Zarken sapeva che avrebbe perso, una parte di se stesso l'aveva donata al figlio, era consapevole della fine che avrebbero fatto entrambi. Ma avrebbe fatto di tutto pur di proteggerci. Lui ha combattuto per il suo popolo... Gli ha fatto solamente onore. Poi tu hai avuto la forza di ribellarti a Skaor, e se non ci fossi stata tu, saremmo stati messi tutti sotto il suo potere, per questo ti ringraziamo.»
Quindi ho fatto qualcosa di buono??
...Si.
 
Vidi l'anziano Zoroark iniziare ad alzarsi:
 
«Figliola, grazie. Ma non stare troppo qua, tra un po' si fa notte, non vorrai morire di freddo?» ridacchiò per poi andarsene.
 
«ASPETTI-» mi bloccai.
«uh?»
 
Forse... 
 
«Zorua è ancora qui?!»
«Zorua hai detto? Beh... Prova ad aspettare ancora un po'.» mi rispose.
 
Che cosa intedeva dire?
Diamine.
 
 
Rimasi immobile di fronte alla statua per un bel po' di tempo: la guardavo, ricordando tutta questa avventura.
Mi persi talmente tanto tempo nei miei pensieri che non mi accorsi neanche che il sole stava tramontando.
Il cielo più bello che io avessi mai visto: rosso più che mai.
Ed io ero lì ad ammirarlo da sola.
Avevo gli occhi lucidi.
Alzai la testa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quanto mi manchi... 
 
 
 
 
 
 
Te lo dico Zorua...
Per ricordarti che sei importante, e non solo per me,
Ma anche per tutti coloro che hanno assistito a ciò che è successo qui.
Per quel poco tempo che abbiamo passato insieme sei sempre stato pronto a lottare,
A proteggere e a morire per ciò che ti stava a cuore.
Non mi abbandonare ora che mi sono ripresa.
Ricordo ancora i tuoi sguardi e i tuoi sorrisi quando volevi convincermi a dirti "grazie" per i favori che mi facevi, o per il semplice fatto di voler diventare mio amico.
Ed ora che potevamo ricominciare da capo... Te ne sei andato.
 
Ma io credo in te.
Io ti voglio bene.
...Ti sto ancora aspettando.
E so che tornerai.
Si! Ne sono certa, che tra un attimo sarai qui.
 
Tutto mi pare già piu difficile, 
Ma cerco di pensare a te,
Ed a tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme.
So che tornerai.
Perchè tu...
Tu sei il mio migliore amico.
E non puoi... Arrenderti.
Io non posso stare senza di te, perchè ti voglio bene.
 
 
...E ho soltanto te.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi vennero le lacrime.
Non mi resi neanche conto di stare piangendo.
 
 
 
 
«Ho saputo che mi stavi cercando.»
 
 
Una voce all'improvviso. 
 
...
 
 
Inutile dire che per tutta la sera non ho più smesso di piangere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Fine-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Oggi è il 20 di aprile.
Esattamente un anno fa,
20-04-2016,
pubblicai il prologo.
 
All'inizio non presi sul serio la situazione, visto che fu una mia amica a consigliarmi di provare a scrivere Aetarnal Lumen su EFP.
Fin da subito però vidi che giorno per giorno le visite aumentavano, così trovai la motivazione per continuare.
 
Quando arrivarono critiche, ci rimasi leggermente male all'inizio, ma non mi scoraggiai, avrei comunque continuato a scrivere.
Dopotutto siamo diversi: alcune tematiche possono piacere, ed altre no.
 
Conto adesso, ed Aetarnal Lumen oggi ha 3500 visite, che lo dico sempre, a qualcuno potranno sembrare poche, ma, contando di non essere andata a spammare la mia storia sotto fanfiction di altre persone, lo reputo comunque un piccolo traguardo.
 
Le recensioni sono arrivate da sole, a parte quelle di una certa persona, MA DETTAGLI-
 
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Ma ricordate che io ho appena iniziato con Aetarnal Lumen.
Secondo voi è davvero finita qua?
Che giudizio date per ora?
Alla prossima.~♡
 
 
 
 

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