Piccola raccolta di visioni sul genere umano ed i suoi vizi

di Mucenje
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'umanità del binario 2 ***
Capitolo 2: *** Senza Inchiostro ***
Capitolo 3: *** Pagine ***
Capitolo 4: *** Se solo potessi parlarti. ***
Capitolo 5: *** La fauna nei gate aeroportuali ***



Capitolo 1
*** L'umanità del binario 2 ***





Capitolo 1. L'umanità del Binario 2
 



"Si informano i signori passeggeri che il treno proveniente da Messina centrale in direzione Palermo centrale subirà un lieve ritardo, Trenitalia si scusa per l'inconveniente".

La frase peggiore che un pendolare che aspetta, come me, può sentire. In particolar modo se, buttando gli occhi allo schermo, il lieve ritardo sono altri 10 minuti di interminabile attesa in una piccola stazione di provincia. Sbuffo, non posso fare altro per esprimere il mio disappunto, mentre mi trascino alla ricerca di una panchina meno sporca degli scrausi resti delle seggiole della sala d'attesa. Alle 8 del mattino le stazioni di tutto il mondo dovrebbero pullulare di gente, ed invece no. Sarà Trenitalia che non funziona, sarà che i treni sono ormai demodé e tutti viaggiano in macchina, sarà che posso essere l'unico idiota che a metà agosto fa il pendolare verso l'università per lavorare sulla sua dannata tesi, mentre tutti i suoi coetanei stanno a smaltire la sbronza della sera prima sdraiati accanto ad una sconosciuta. Non volevo, e non voglio tutt'ora, sapere la risposta, mi basta aver trovato la mia panchina tra il binario 1, treni in direzione Palermo - Messina, ed il binario 2, il mio binario. Adagio delicatamente la borsa con il Laptop davanti alla valigia e mi butto di peso sulla pietra ancora non troppo calda di questo pseudo posto a sedere.

QUELL'ANNUNCIO.

Ecco, adesso tocca aspettarne 20 di minuti. Fumo troppo ultimamente. Giuro, denuncio tutti se mi viene il cancro, dall’università ai mezzi di trasporto al mio cervello che mi ha fatto scegliere di fare sto schifo di facoltà. Magari mi danno un risarcimento bello grosso e passo i miei ultimi giorni da miliardario prima di devolvere tutto il mio restante patrimonio alla tabaccheria sotto casa. Intanto ho in tasca il pacchetto di sigarette, c’è una certa rassegnazione al mio destino, quindi tanto vale fumarmi quest’ennesima Lucky Strike rossa. Dove diamine è l’accendino? Ci fosse una volta che lo trovo. E questo? Un Clipper verde e giallo, con disegni degni di una camicia hawaiana. Non so bene a chi l’ho rubato, mio non è di sicuro. Probabilmente è di quello sbandato di Calogero, che a casa sta facendo la collezione sul cornicione della finestra, e probabilmente non se n’è neanche accorto. Ma cosa faccio, esco il pc e mi metto a scrivere la tesi? Che fa chi aspetta il treno, chi sta patendo le mie stesse odiose pene? Provo una certa empatia per questi sconosciuti. Siamo tutti sulla stessa barca. Una donna dai capelli biondo cenere, bassa e tozza, visibilmente straniera, sta appoggiata ad una delle colonne con una borsa per la spesa in tela nella mano sinistra e lo smartphone sdraiato nell'altra. Mi venne spontaneo chiedermi come mai non si siede date le innumerevoli panchine ancora libere. Mentre cercavo un sostegno per il fondoschiena le sono passato accanto ed ho sentito provenire dallo stesso smartphone quello che sembrava il brusio di un telegiornale russo, o forse polacco, una lingua a me non comprensibile insomma. L’unica conclusione logica è che la ricezione sulla panchina non sia delle migliori. A proposito! Ma il mio telefono? Se mi avesse cercato qualcuno in questi attimi di insensata leggerezza? Ovviamente nessuno, sono le 8 del mattino, chi mai dovrebbe cercarmi? Tanto vale posare nuovamente l'aggeggio infernale in tasca prima che lo scordo qui, tanto il cartellone segna ancora 20 minuti di ritardo. Un signore anziano, ad una decina di metri da me, borbotta con una signora sul caldo africano e sull’arrivo di un ciclone dal nome antico che preannunciava un’ulteriore aumento di temperatura. Ed io sono qui, con la mia camicia che sta per diventare maculata di sudore, i jeans e le Converse ai piedi perché, diciamocelo, davanti al tuo relatore di tesi non ti puoi presentare in sandali e bermuda. Che poi, sant’uomo, non va in vacanza? Perché non è in Jamaica al posto di chiamarmi la domenica mattina per dirmi di avere del materiale da discutere con me. C’è da dire che lui era quello che ci faceva recuperare le lezioni il sabato per poi lamentarsi sull’improvviso cambio di ideologia politica di chi non si presentava fingendosi fascista (o ebreo, a seconda dei casi). Spero solo che nel treno ci sia la consueta aria condizionata a – 20°C almeno evito di aggiungere altro sudore sul sudore. Una ragazza è appena arrivata dall’ingresso principale, affannata, chiedendo in giro se il treno da Palermo fosse già arrivato prima di tirare un sospiro di sollievo ed accendersi una sigaretta. È carina, ma un po’ troppo piccola e stereotipata per i miei gusti. Se non altro ha fatto innalzare l’età media dei presenti, Wo-hoo! Neanche a farlo apposta hanno appena annunciato il treno che cerca! Che culo. Ora lei salirà e starà tranquilla per tutto il suo viaggio senza aver dovuto aspettare qui ed a vuoto per un tempo incalcolabile. Ecco qui il regionale opposto al mio che mi si piazza dietro la schiena ed apre le porte. Mi consola tanto vedere che solo una persona è salita, vuol dire che non sono l’unico scemo a dover aspettare l’ignoto. Stranamente la ragazza che chiedeva di quel treno non ci è salita, ora la vedo bene perché è proprio accanto a questa lapide a forma di panchina. Sta piangendo, lo vedo da qui nonostante abbia gli occhiali da sole. Adesso è corsa incontro a qualcuno. Non che io sia impiccione ma la noia gioca brutti scherzi, se mi giro per gettare la sigaretta la vedo meglio. Via, gettata lontano. Ah. Ora ho capito. Si sta stringendo al petto di un ragazzo che può avere la mia età, lui ha due valigie che sembrano abbastanza cariche, verrà da lontano. Le bacia la fronte e le dice qualcosa che a causa del fracasso del treno in partenza non sento, sembra quasi la scena di un qualche film sentimentale. Normalmente mi sarei fatto accogliere dai pregiudizi, facendo qualche commento scontato su quanto fossero scontati, ma dopo aver visto la faccia di lei non riesco. C’è qualcosa che prescinde dai sentimentalismi banali da adolescenti (e forse lei non è così piccola come pensavo). Che sia questo quello che chiamano amore? È un concetto che ho sempre considerato commerciale quanto la festa di San Valentino, però vedere una scena del genere me lo ha fatto rivalutare in un attimo... Anch’io, un giorno, avrò qualcuno pronto a guardarmi con i suoi stessi occhi? Se qualcuno che mi conosce mi dovesse sentire verrei ricoverato come pazzo. Forse sto solo delirando, non esiste nessun amore, è il caldo che mi sta dando alla testa. Intanto i piccioncini se ne sono andati mano nella mano, lei si è impadronita del manico di una valigia, insistendo probabilmente e rivendicando la parità dei sessi. Anche lui sembrava felice. Che schifo. Oh, guarda, non l’avessi mai pensato, ho un piccione vicino al piede! Qui però stiamo andando troppo ad associazioni di idee, eh! Lui potrebbe volare via quando vuole, che lo aspetta a fare il treno? Non lo sai quanto sei fortunato, maledetto pennuto scagazzone? Vedi come voli quando ho appena finito di lavare la macchina, ci manca poco che mi fai un bisognino sulla scarpa. Ma quindi chi è rimasto? Io, il piccione ovviamente, il meteorologo ottantenne e la sua comare di sproloqui, la donna russa-polacca-ucraina-lituana-est europea insomma, due ragazzette di massimo 14 anni che masticano rumorosamente dei chewing-rum (si sentono tanto stronzette dei telefilm americani mi sa) in tenuta da mare, beate loro! , e poi desolazione. Non passano nemmeno le palle di fieno. Inizio ad avere mal di testa, solo questo mi mancava. Con la fortuna che ho, se entro al bar a chiedere un bicchiere d’acqua per prendere una moment, annunciano subito il treno e mi tocca correre. Che poi non ho mai capito cosa lo annunciano a fare il treno quando è quasi arrivato, nelle stazioni “serie” lo dicono almeno cinque minuti prima! Ne ho le scatole piene, mi ha abbandonato anche il piccione, se il treno non arriva entro 5 minuti mando a quel paese prof e tesi e torno a dormire. Nel futuro zapperò le patate, va bene lo stesso, è un lavoro dignitoso e qualcuno dovrà pur farlo, no? Ok, ora sto davvero delirando. Se continuo così tra poco vedrò Italo Svevo seduto accanto a me dandomi dell’inetto con movenze ed intonazione della sempiterna gloriosa “CAPRA-CAPRA-CAPRA” di Sgarbi. Sono quasi sicuro di stare usando verbi e parole a caso. Non ci capisco più nulla, voglio il mio letto ed il mio condizionatore. Che vuole questo?

“Scusa, il treno per Palermo è già passato?”

Si, noi siamo rimasti qui perché ci piace il caldo e guardare le canne che crescono selvagge. Ma che domanda è?

“No, non è ancora passato ma dovrebbe arrivare a breve.”

Non ha colpa lui, poverino. Ogni tanto riesco a contenere il mio sarcasmo, anche perché sono io quello in anticipo nonostante il treno in ritardo e che quindi ha seguito tutte le sue evoluzioni, lui che era già in ritardo non poteva sapere. Che nervi. Il caldo mi innervosisce, la tesi mi stressa ed essere sempre in anticipo è un calvario. Dovevo mettere un cartello con scritto “attenti al cane” e delle transenne attorno a me, almeno evitavo il rischio di mordere qualcuno e passare per la persona di merda di turno. Ho sentito qualcosa. Era mica un Plin Plon quello? Se dice che è in ritardo giuro che bestemmio.

“Il treno regionale proveniente da Messina Centrale e diretto a Palermo Centrale è in arrivo al binario due.”

Ho le lacrime agli occhi, sono proprio commosso. Non ci speravo più ormai, eppure lo sento in lontananza! Allora non è uno scherzo! La mia valigia c’è ancora? Il mio pc sembrerebbe anche… oddio quanto pesa! Fortuna che mi devo spostare poco altrimenti a portarlo a tracolla ci perdevo una spalla. Lo vedo. Ecco il treno. Fai che mi si fermi davanti, fai che mi si fermi davanti, fai che mi si fermi davanti… E quando mai! Mannaggia la miseria, la porta più vicina è dall’altro lato del mondo. Poco male, almeno il tempo di raggiungerla sarà sceso chiunque debba scendere. Oh, addirittura tre persone! Ora inciampo nello scalino, sicuro. Ma in valigia ho messo i sassi? Ora il treno parte con la mia valigia e mi lascia a piedi. Ok, sono riuscito a salire finalmente. Cerchiamo un posto libero… eh, sembra facile. Ma certa gente lo sa che esiste la doccia? Anche se, ora come ora, temo di puzzare anch’io. È quello che sembra? È un posto accanto al finestrino quello? Dev’essere proprio la mia giornata fortunata! Ma perché sono sarcastico anche con me stesso? Intanto posiamo questa tracolla sul sedile, poi… oh-issa! Anche la valigia è al suo posto. Posso sedermi e godermi la seconda parte del mio viaggio della speranza.

Cos’ho imparato oggi? La prossima volta parto in macchina.

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Capitolo 2
*** Senza Inchiostro ***






Capitolo 2. Senza Inchiostro




È un esserino curioso, lo scrittore. Silenzioso ed indistinguibile. Si parla degli scrittori comuni, di quelli che scrivono per piccole cerchie o, spesso, solo per se stessi. Lo scrittore affermato lo riconosci, l’aura della sua fortuna nell’essere stato pubblicato si irradia attorno alla sua testa come una piccola aureola di diamanti e platino e, quasi sempre, viene seguito dalla scia di bava dei fans che pendono dalle sue labbra. Invece lo scrittore selvatico, il poeta underground, può essere seguito, se gli va bene, da altri scrittori incontrati a tarda sera in un caffè letterario nascosto nelle vie più improbabili, con i quali scambierà qualche verso, o forse niente, per paura delle critiche e dei furti. Il più della volte si confonde tra la folla, nessuno sospetterebbe mai che, mentre fissa una fontana, veda i suoi protagonisti dirsi addio ballando sulle note di un lento fuorimoda oppure che i suoi appunti a lezione non sono nulla più che mappe di idee che forse mai verranno messe su carta. Lo scrittore giovane è un contenuto di idee inarrestabile, tanto da essere incapace di incanalarsi in un preciso genere. Scrivere di ogni cosa, di ogni situazione, di come sarebbe potuta andare ogni situazione. Ed ecco che i suoi amici, la gente incontrata per strada, la gente mai vista, i colleghi, tutti possono diventare uno spaccato delle sue storie, se non i veri e propri protagonisti. Camminare per strada gli è deleterio, fare la doccia anche, avere gente che gli parla quando c’è silenzio ancor di più. Mentre cammina sul lungofiume con le cuffie e la musica alta immaginerà la sua protagonista correre via sulle rive del Moscova, scappando da qualcuno non identificato. Sotto la doccia immaginerà i meravigliosi vestiti di una festa di gala oppure il ritorno a casa dalla suddetta, stanchi, ebri ma felici. Seduto su un prato con divieto di attraversamento in mezzo ai miliardi di turisti asiatici capirà quante cose si perde chi è ricco per davvero. E se una signora lo confonderà per il figlio di qualcuno in aeroporto, lui subito ricamerà di avere un gemello perduto che, casualmente, vive nella sua stessa città universitaria. Ogni occasione, ogni piccolo particolare, è un ottimo pretesto per scrivere qualcosa.
Lo scrittore celato non lo riconosci nemmeno sui social, è difficile che spiattelli al mondo la sua passione. Difatti la loro creatività la incanalano in pseudonimi e cori da protesta, con il cuore ardente e senza opportunità. Non li vedrete mai da Starbucks con il Mac a scrivere per farsi vedere da tutti, piuttosto nascosti sul sedile accanto al finestrino di un autobus con carta e penna. O forse senza penna, sulle note di un Nokia da dover pensionare. Perché, si sa, ormai la carta e la penna sono per i nostalgici che odiano la natura. Gli smartphone sono molto più ecologici. Come gli ebook. E mettici anche che al tuo telefono puoi dettare cosa scrivere. Così, tra qualche anno, verranno chiamati dettatori e non scrittori. Un poeta universitario non lo vedrete mai con un Kindle, anzi, lo riconoscerete ai mercatini dell’usato. Sarà colui che correrà via con il suo peso in libri da salvare dalla distruzione. Tornerà a casa e snifferà quelle pagine, forse più antiche di lui, che creano più dipendenza della cocaina.
Anche se, lo scrittore con il cellulare non lo si può biasimare. Spesso la penna manca, spesso manca una superficie dove scrivere. E se finisce l’inchiostro? Pian piano scolorisce e l’idea si dissolve con lui, bloccando il concetto, la poetica. Lo scrittore non sa più cosa volesse urlare al mondo.   
                                                                                                                                                                                
 









































 
N.d.A 
 
Mi dispiace per la mia assenza, non pubblico da molto più di un mese ormai, ma tra problemi personali ed impegni il blocco dello scrittore è sopraggiunto. Non sono molto previdete, avrei dovuto scrivere quando (sapevo cosa) in modo da poter continuare a pubblicare capitoli già pronti, ma non l'ho fatto. Questa è una piccola perla, abbastanza personale come penso abbiate intuito, che ho deciso di pubblicare prima della fine dell'anno, Sperando di poter riprendere, già dal primo mercoledì del 2016, a poter pubblicare ogni settimana. Mi scuso ancora con chiunque segue questa raccolta, ed a tutti auguro un buon proseguimento di vacanze ed un buon anno nuovo.
мучение 

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Capitolo 3
*** Pagine ***






Capitolo 3. Pagine




Pagina 1 di 25217
L’aria è fredda, non ci sono pareti, c’è troppa luce, non so dove sono finito ma sono sicuro che non mi piace. Ci sono tizi strani che mi guardano, ho paura.
 

Pagina 365 di 25217
C’è gente che mi porta regali, che bello! Ma perché? Non sono proprio riuscito a capirlo. Ci sono tutti i miei familiari, c’è una torta, la mamma mi ha fatto assaggiare un’acqua orribile: era amaro, frizzante ed il colore della pipì! Tutti ridevano per la faccia che ho fatto, ma io rido perché non so dove trovano il coraggio di berlo!

 

Pagina 986 di 25217
Oggi sono caduto, ho il mio ginocchio dolorante e mi sono preso pure un rimprovero, uffa! Non è colpa mia, volevo solo prendere la palla…
 


Pagina 2222 di 25217
Mi hanno portato in un posto orribile, la chiamano Squola o Scuoia o qualcosa del genere. Era pieno di altri bambini con il naso grondante di caccole e delle vecchie isteriche che si fanno chiamare Maestre.

 
Pagina 4019 di 25217
Il mio amico Giorgio, il fratello di Antonio, che fa già le superiori, oggi stava fumando sigarette lunghe e spesse a casa sua ma ci ha dato della birra facendoci promettere che non l’avremmo detto a nessuno. È il giorno migliore della mia vita.

 
Pagina 4748 di 25217
Oggi è il mio compleanno e nessuno è venuto alla mia festa, ma va bene, nessuno è mai venuto alle mie feste se non i parenti e preferisco di gran lunga giocare con la playstation che stare con quella vecchia di mia nonna!

 

Pagina 5335 di 25217
È morta la nonna e non riesco a smettere di piangere, mi manca tanto…

 
Pagina 5734 di 25217
Ho fumato la prima sigaretta con Giorgio, Andrea e Chiara oggi, è stato bellissimo! Credo che comprerò un pacco da 10 di Marlboro per fumare una ogni tanto.


Pagina 5880 di 25217
Mio padre mi ha scoperto a fumare, poco male, non mi ha detto nulla.

 
Pagina 6172 di 25217
Ieri ho preso la mia prima sbronza a casa di Andrea. Non berrò mai più.

 
Pagina 6179 di 25217
Ieri ho preso la mia seconda sbronza, non so nemmeno come ci sono tornato a casa ubbriaco per com’ero. Però ho limonato una ragazza niente male amica di Chiara.

 
Pagina 6318 di 25217
Ho fatto sesso con Laura, wow. Non pensavo che farlo davvero fosse così bello e quella ragazza ha un bocca da angelo. È il giorno migliore della mia vita.

 
Pagina 7000 di 25217
Ho piantato Laura, era ormai una palla al piede. E poi adesso che mi sono trasferito per l’università voglio essere libero di bere, fumare, fare festa e scopare come e quando voglio.

 
Pagina 7780 di 25217
C’è di peggio di una ragazza che prima ci prova e poi non ci sta? Sono tutte troie.
 

Pagina 8325 di 25217
Sto frequentando una ragazza di veterinaria, ma niente di serio lei deve pensare a cosa scrivere nella tesi ed io a cosa fare ora che mi sono laureato. Credo troverò un lavoro.

 
Pagina 8631 di 25217
È il mio primo giorno da Impiegato, solo lo stereotipo del piccolo borghese che al nord non può fare a meno di incapsularsi in un ufficio da 1 metro cubico.

 
Pagina 8714 di 25217
Oggi Marta si è laureata. Era felicissima ed anch’io lo sono, anche se ha ben deciso di presentarmi ai suoi. Ho paura che non abbia capito nulla della nostra relazione.

 
Pagina 9631 di 25217
Ho paura di non aver capito io nulla della relazione tra noi, voglio chiederle di sposarmi, non riesco ad immaginare di stare con un’altra donna al mio fianco.

 
Pagina 9763 di 25217
Mi ha detto di sì, ci sposeremo l’anno prossimo! Sono l’uomo più felice del mondo. È il giorno migliore della mia vita.

 
Pagina 11914 di 25217
Marta mi ha appena detto che stiamo per aspettare un bambino. Non posso crederci. È il giorno migliore della mia vita.

 
Pagina 12043 di 25217
Mi ha chiamato Marta, in lacrime, dall’ospedale: la perso il bambino. Quando l’ho riportata a casa non parlava ed ha passato tutta la notte a piangere sul mio petto chiedendomi scusa… che schifo il destino.
 

Pagina 12258 di 25217
Da quando ha perso il bambino non è più la stessa. Non so più come fare, ho davvero paura.
 

Pagina 12783 di 25217
Dopo mesi e mesi di tentativi, è riuscita a rimanere incinta un’altra volta. Speriamo vada tutto bene.
 

Pagina 12999 di 25217
Stanotte è morta mia madre.
 

Pagina 13053 di 25217
Oggi è nato il nostro piccolo Tommaso, è il bambino più bello che abbia mai visto, è il mio bambino.
 

Pagina 13309 di 25217
Dall’arrivo del bambino la situazione sembra essersi tranquillizzata, siamo tornati una famiglia felice e vedere Marta sorridere mi basta.
 

Pagina 13608 di 25217
Aspettiamo un altro bambino, questa volta una femmina. Marta ha acconsentito a chiamarla come mia madre.
 

Pagina 14610 di 25217
I miei figli crescono bene, mia moglie è felice, non mi interessa non essere ricco o non aver sfondato nella carriera che sognavo da ragazzo, posso spegnere queste 40 candeline davvero soddisfatto.
 

Pagina 14920 di 25217
Mi hanno chiamato stamattina dall’ospedale, Marta si è sentita male e non sanno ancora cos’abbia.
 

Pagina 14990 di 25217
Tra le spese per i bambini e la chemio per Marta non riusciamo più ad arrivare a fine mese. Lavoro da tanti anni in azienda, forse mi concederanno un aumento…
 

Pagina 15000 di 25217
Mi hanno appena licenziato. Non so come farò a tornare a casa e convincerli che, comunque, andrà tutto bene.
 

Pagina 15337 di 25217
Marta ci ha lasciati.
 

Pagina 15380 di 25217
Non riesco più a pagare il muto e sono troppo vecchio per trovare un posto fisso. Mi hanno pignorato casa e macchina, stiamo andando a vivere da mio padre.
 

Pagina 16805 di 25217
Ho debiti con il mondo. Il mio babbo è ormai anziano e non può mantenermi ancora a lungo con la pensione che si ritrova. I miei figli sono cresciuti senza dei genitori. Poi si chiedono perché bevo.
 

Pagina 17532 di 25217
Ho incontrato un uomo al bar, ieri notte, che mi ha detto che poteva aiutarmi. Finalmente vedo una luce alla fine di questo tunnel.
 

Pagina 17906 di 25217
Lavoro al porto, meglio di niente, aiuto gli amici dell’uomo che mi ha salvato a caricare e scaricare carichi speciali. Devo farlo al meglio per mantenere i miei figli e dargli tutto quello che non hanno avuto.
 

Pagina 18523 di 25217
Dopo settimane di dolori allucinanti ho deciso di andare dal dottore per farmi visitare, ne è uscito che ho tre ernie. Sono andato a dirlo al mio capo e lui, per tutta risposta, mi ha fatto menare dai suoi scagnozzi dicendomi quanto io sia diventato inutile. Sono nuovamente in mezzo ad una strada.
 

Pagina 19287 di 25217
Da quando è morto il mio vecchio i miei figli sono andati via, mi odiano.
 

Pagina 19301 di 25217
Non voglio navigare nell’oro ma tornare ad una vita dignitosa.
 

Pagina 20340 di 25217
Ho viaggiato dandomi da fare come manovale. Ho fatto di tutto negli ultimi anni, sono anche stato all’estero. Ho guadagnato qualche soldo, sì, e ho deciso di investirli tutti! Già, perché sotto al monolocale in affitto dove vivo dopo aver venduto la villetta dei miei, c’è un bar con una slot machine… non ho mai vinto più di 35€ ma so che quando arriverà la vittoria risolverò tutti i miei problemi!
 

Pagina 20569 di 25217
Mi hanno sfrattato anche dal monolocale perché non pagavo l’affitto da più di sei mesi. Il proprietario non mi crede quando gli dico che quando farò jackpot potrò pagargli i sei mesi in arretrato più tutti i mesi in anticipo fino alla fine dei suoi giorni da taccagno!
 

Pagina 20903 di 25217
Ormai non so da quanto tempo vivo elemosinando davanti al bar, a dormire e pisciare sui cartoni nel vicolo qui dietro. C’è una ragazza, studentessa, che abita qui vicino e che ogni giorno mi porta gli avanzi della sua cena. È l’unica persona gentile che c’è in queste zone.
 

Pagina 21119 di 25217
Stamattina mi hanno arrestato senza motivo! Volevo solo aiutare quella così cara ragazza che stava tornando ubriaca a casa, non volevo di certo approfittarmi di lei! Non l’avrei mai toccata con un dito! Ma nessuno sembra credermi, in prigione mi hanno menato, chiamandomi vecchio pervertito, merda ed altre cose che non vorrei ripetere.
 

Pagina 21443 di 25217
Mi hanno portato in un centro di accoglienza per senza tetto, se non altro adesso ho una brandina ed una zuppa calda tutte le sere.
 

Pagina 21950 di 25217
Oggi ho visto mio figlio in tivù. Avevo le lacrime, solo felice sia riuscito ad arrivare in alto, ad essere un giornalista per una rete nazionale. Spero si stia prendendo cura di sua sorella.
 

Pagina 22064 di 25217
Ho scoperto che mia figlia è morta in un incidente stradale molti anni fa. Non posso crederci, non voglio crederci. La mia bambina è morta ed io sono ancora qui. Avrei preferito morire io.
 

Pagina 23584 di 25217
Mi hanno detto che se continuo a bere così non avrò lunga vita, ma non mi interessa. Da quando me ne sono andato dal centro solo tornato a dormire nel vicolo. Non c’è più la ragazza che mi portava da mangiare, sarà sicuramente laureata.
 

Pagina 24080 di 25217
Non si può nemmeno più vivere di elemosina. Dei Neofascisti con gli anfibi ed i manganelli mi hanno menato e rotto un paio di costole.
 

Pagina 24980 di 25217
Non ce la faccio più, ogni notte è più fredda, il cuore mi fa male, mangio una volta ogni quattro giorni e ieri, proprio ieri, hanno vinto il mio jackpot, spero lo riescano a spendere bene.

 
Pagina 25000 di 25217
Ho sbagliato tutto nella mia vita. Se solo non fossi stato così magari a quest’ora sarei in una casa calda, con una pensione decente e la parvenza di una famiglia.
 

Pagina 25217 di 25217
Il mondo non mi riserva più nulla, non vale la pena vivere così, questa non è vita. L’ultimo sorso di vino e mi sono buttato nel fiume. Marta, Maria, Sto venendo da voi.
 
 

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Capitolo 4
*** Se solo potessi parlarti. ***


 



Capitolo 4. Se solo potessi parlarti




Ciao piccola me,

Sono qui per dirti di stare tranquilla, di non preoccuparti. So cosa stai passando ma non ne vale la pena.

Sai, piccola me, tutto questo è passeggero. Forse non mi crederai ma guarda cosa sei diventata ora: sei forte, sicura, hai raggiunto tutti i tuoi obiettivi in maniera impeccabile. Ti sei realizzata, piccola me, e so che ti sembrerà incredibile ma ce l’hai fatta con le tue mani.
Ti ricordi, piccola me, quanto ti buttavi giù alle elementari ed alle medie quando sbagliavi a scrivere le parole con le doppie? Ti ci sono voluti anni per capire che non eri stupida ma era solo l’influenza del tuo dialetto, delle tue origini, che tendeva a raddoppiare tutto. E guarda ora, riesci a parlare fluentemente sei lingue diverse come se fosse una cosa normale. Ma non lo è, non è una cosa da tutti.

Il tuo primo due in latino lo ricordi, il primo mese di liceo? La professoressa ti odiava e sminuiva, correggendo anche ciò che era giusto. Le due estati che passassi facendo ripetizioni di cose che sapevi già, che amarezza. La felicità quando scopristi che avresti cambiato professore, trovandone uno che riuscisse a far risaltare subito le tue capacità. Perché tu hai capacità che non tutti notano e non sei affatto stupida come ogni tanto credi o ti fanno credere, anzi. Piccola me, solo con il tempo capirai che le cose ti riescono più semplicemente e con meno sforzi degli altri e questo non è un caso.
Il tuo esame di maturità, ma quant’eri in ansia? L’ansia, che brutta bestia, ti accompagnerà a lungo. Ma non preoccuparti, imparerai a gestire anche quella e tutto andrà bene. Dopotutto parlare davanti al tuo muro, davanti ad un professore oppure una folla di diecimila persone, cosa cambia?

Piccola me, ti ricordi quanto ti sentivi sola? Pensavi nessuno volesse esserti amico e quindi cambiavi per adattarti alla massa, ma quella non eri tu, lo sai benissimo. Voglio dirti che tu non hai nulla di sbagliato, l’unica cosa è che devi ancora incontrare quelle che saranno le persone che ti accompagneranno per il resto della vita. Per quanto riguarda l’amore, beh, c’è ancora tempo. Piccola me, so che quando ti sei lasciata con il tuo primo ragazzo hai pianto, credendo che non avresti mai incontrato nessun altro. Certa gente è meglio perderla che trovarla, fidati di me. Non fare in modo che una relazione nella quale ti appigli per non restare sola, per non essere etichettata come strana, ti spezzi le ali. Hai ancora tanta strada da fare e credo sia meglio farla da sola piuttosto che con uno degli stronzi che hai incontrato durante il tragitto.

I fallimenti, in ogni campo, servono. Non sei inutile, devi solo tentare ancora ed ancora e vedrai che alla fine raccoglierai i bellissimi e dolcissimi frutti del tuo duro lavoro. Non abbandonare nulla! Anche se sembra non riuscirti! Sei capace, versatile e poliedrica, continua a provare finché non riuscirai a trovare il metodo giusto. Solo così non avrai rimpianti.

Piccola me, sembra assurdo dirtelo così e non mi crederai, ma smettila di essere insicura. Sei bellissima, geniale e simpatica. Non lasciarti influenzare da qualche cattiva esperienza. Non fare quegli errori che sembrano così stupidi e banali ma che purtroppo ti trascinerai dietro ancora oggi. Piccola me, piangi pure, è lecito, ma sappi che basterà stringere i denti e supererai tutto, brillantemente. L’unica cosa che voglio dirti è di tenere gli occhi aperti, perché non è tutto oro quello che luccica e non sono amiche tutti le persone gentili. Ma imparerai a riconoscerli e schivare quanto più di riesce lo schifo che ti circonda.

Sii te stessa, avanza sempre e raggiungi le più alte vette che tu e solo tu puoi importi come obiettivo. Il resto verrà da solo.

Piccola me, se solo potessi parlarti. 



















 
Vorrei poter dire di essere nuovamente qui ma mentirei. Sto riprendendo lentamente a scrivere ma non posso garantire di non bloccarmi nuovamente. Spero di non fa più trascorrere mesi tra un capitolo e l'atro ma non prometto nulla. Nonostante questo sono felice per le visualizzazioni che aumentano di giorno in giorno sulle storie che compongono questa raccolta, siete uno dei motivi che mi spingono a ritrovare la scintilla iniziale e portarla a compimento. Grazie di cuore.
- мучение

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Capitolo 5
*** La fauna nei gate aeroportuali ***





Capitolo 5. La fauna nei gate aeroportuali.
 





Ed eccomi qui, più di un anno dopo la laurea.

Quante cose sono cambiate da quando aspettavo i treni sotto il sole di Sicilia per redigere la mia odiatissima tesi, sudato e con il computer nella borsa. Sono andato avanti, in realtà me ne sono proprio andato. Ho deciso di proseguire, di tornare sui libri tre mesi dopo essermi tolto quell’immenso peso. Ho fatto la valigia e sono andato via, al nord, in realtà al centro ma tutto ciò che si trova sopra lo stretto per i miei nonni è nord, in Toscana per la precisione, a vedere la pioggia che cade inesorabile sull’Arno d’argenteo marrone. A prendermi un po’ di freddo, ma non troppo.
Ho chiuso con i treni. No, in realtà ho chiuso con i treni a carbone che abbiamo giù, il mio rapporto conflittuale con Trenitalia va migliorando (ma non troppo). Ormai viaggio solo in aereo perché, diciamocelo, è mille volte più comodo, ed in tre ore sono a casa mia a riposarmi, con la testa sui libri, per preparare un qualche esame… ma se non altro non sto su un lurido treno! Come adesso, ho passato tutti i controlli di sicurezza, dovrò solo guardare il mio volo su un tabellone ed andare a trovare il mio gate, con tutta la calma e tranquillità del mondo.

“PISA – Gate 2 – Partenza prevista­ 20:40”

Gate 2, quindi al piano inferiore? Quasi quasi mi prendo anche un caffè al bar, manca più di un’ora. O forse no, l’ultima volta era imbevibile…. Però dell’acqua potrebbe rivelarsi utile!

1,50€? MA SCHERZIAMO? Che ladri, santo cielo. Sarà meglio per loro che questa sia l’acqua più buona dell’universo.

Mi sono incamminato verso il mio gate, ovviamente non esiste una sediolina libera nemmeno a pagamento, però si tratta di una mezz’oretta, posso resistere. Mi sono andato a mettere in fila, almeno passo prima e mi levo questo pensiero. Qualcuno mi sta alitando sul collo, che ansia. Mi tocca la spalla, mi volto. Si tratta di una ragazza, avrà la mia età, abbastanza normale.

“Scusa, che tu sappia qui siamo tutti per Pisa?”

Si, no, boh. Siamo attaccati ad un altro gate, quindi forse metà e metà.

“Probabilmente le persone sedute sì, ma non so perché stanno imbarcando anche questo volo per Milano”

Mi rimetto le cuffie e continuo a rispondere agli sms che mi arrivano. Mi guardo intorno, solo anziani e famiglie con bambini che sono sicuro che odierò una volta in volo. Mi tocca la spalla nuovamente.

“Scusa ancora, ma tra quanto imbarchiamo?”

C’ho scritto Ryanair in fronte? Come faccio a sapere quando imbarchiamo? Faccio spallucce e non rispondo, anche perché non saprei cosa rispondere. Oddio che ansia, queste mi sembrano le tipiche frasi di chi vuole fare conversazione. Ma io non c’ho voglia e… troppo tardi, mi sta già parlando. Che faccio, fingo di voler essere una persona sociale? Fingo di essere una persona sociale. Intanto penserò agli atomi… o meglio, alla pizza che mi farò portare a casa una volta arrivato! Just Eat è una salvezza per gli studenti che non hanno voglia nemmeno di respirare.

Oddio no.

Oddio.

No.

Non può essere.

“PISA – Gate 2 – Partenza prevista­ 21:30”

È una presa per il culo, vero? Non abbiamo davvero un’ora di ritardo? Voglio ufficialmente morire, e come me anche i bambini che scorrazzano e/o piangono e gli anziani che si lamentano di aver dovuto togliere la cintura durante i controlli. Scrivo un messaggio a mia madre per avvertirla di questo crudele destino, prima che mi inizi a dare per disperso quando secondo i suoi calcoli l’aereo arriverà (e noi saremo probabilmente decollati in quel momento). La tipa alle mie spalle non ha smesso nemmeno un secondo di parlare, che ansia. Provo a chiamare la mia ragazza… ovviamente non mi risponde, e ti pareva. La mia unica gioia, quel minuscolo essere che mi ha fatto ricredere su tutto, anche sulle attese in stazione, sui baci d’addio tra i binari e su molte altre banalità. Già, perché per dovermi complicare la vita, sono riuscito a trovare una ragazza che sta a 4 ore di treno di distanza, con un cambio intermedio che di solito mi obbliga a correre per 16 binari della maestosa stazione di Santa Maria Novella. Però lo faccio volentieri, quando ho i soldi per farlo…

Qui si sta scatenando una rivolta, i bambini fanno cadere valigie nemmeno fossero dei terroristi, i vecchi agitano i loro bastoni, le madri vorrebbero solo una fiaschetta con della Vodka dentro, i padri sono accampati in un angolo come anni di shopping di scarpe con le rispettive compagne gli hanno insegnato, la tipa dietro di me mi parla di cibi Vegan e Pan-Italianismo, che non so nemmeno cosa sia, ed io sto cercando gli sguardi sofferenti degli altri fuorisede che stanno rientrando in questa odiatissima città come me. Mi sa che la pizza me la scordo stasera… no, non posso, a casa non ci sarà nulla da mangiare, ed io la spesa la farò domani, penso… se no ordino da asporto finché non tornano i miei coinquilini, non è brutta come idea. No, non posso sopravvivere a pizza e cinese una settimana, ho ingurgitato abbastanza calorie in queste ultime tre settimane. Chissà cosa ne pensa la vegana, che ora parla di… di sua nonna che non accetta il suo odio per i mangiacadavere, interessante. Mi chiedo sempre perché la gente pensi che io sia un buono psicologo, orecchio, o un animale sociale. Un bambino mi ha appena fatto cadere la valigia sugli stinchi, maledizione! Ma se gli urlo non vorrei che la vegana si metta d’accordo con la madre per menarmi perché “I figli devono crescere senza regole, vaccini e compiti per casa”. Quando penso ste cose mi convinco del fatto che internet mi abbia rovinato, irrimediabilmente. Non ho più l’età per fare queste cose, a breve andrò ad unirmi ai vecchietti con il bastone e gli racconterò della mia esperienza a -52 anni nelle trincee dell’Istria, dopotutto ho studiato così tanto l’argomento che sarei credibile. Mi sono ufficialmente scocciato, mi manca quasi quasi il caldo della stazione deserta ed il treno che non arriva mai. No, quello mai. Ma dopo averlo pensato quasi quasi il Karma mi punirà facendo ritardare di un’ulteriore ora il mio volo. Mi vien da piangere al solo pensiero.

Mi sto trovando in braccio la borsa della tipa mentre lei stringe la carta d’identità tra i denti e cerca qualcosa, ma perché mi faccio coinvolgere sempre in queste cose? Perché?

Un’addetta del aeroporto mi è passata avanti, questo vuol dire che imbarcheranno, o che hanno cancellato il volo.

Un annuncio richiama i passeggeri con priorità, manca davvero poco e ci siamo. Intanto anche la vegana si è zittita, il che mi fa sperare per il meglio… no, come non detto, ha ricominciato a parlare. Mi vibra il telefono? Oh, mia madre. Ed io che avevo sperato in un messaggio che mi annunciava la mia santificazione, o che ne so, la mia ragazza che mi diceva di aprirle la porta di casa perché era venuta a farmi una sorpresa ed aveva preso la pizza… Rispondo e liquido la telefonata con poco, do il mio documento all’addetta ed il biglietto che ho sul cellulare.

“Grazie, buon viaggio.”

Ringrazio e cammino fino all’uscita vera e propria, trascinando il mio trolley che sembra sempre più pesante, salgo sull’aereo, mostro nuovamente il biglietto e mi vado ad accomodare posando la valigia sulla cappelliera. Non ho la forza né di pensare né di fare qualsiasi cosa ma, ovviamente, sono lato corridoio e mi tocca alzarmi per far passare il tipo seduto dal lato finestrino. Mi risiedo ma non ho tenuto conto di due cose: è appena arrivato il tizio del sedile centrale e la vegana mi sta facendo segnali da tre sedili più avanti e continua a parlarmi.

Voglio morire.

Ed anche una sigaretta.

Bentornato a casa. 






















N.d.A. Si tratta della seconda parte del primo capitolo, ovvero "L'umanità del binario 2", non sono strettamente collegati ma vi invito ad andare a darci un'occhiata qual'ora non l'aveste già fatto ;)

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