Maraudere est Audere

di asyathemoonchild
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the Beginning - again ***
Capitolo 2: *** Love you, hate you ***
Capitolo 3: *** Pink hair, pale heart ***



Capitolo 1
*** the Beginning - again ***


- Per Merlino, Ramoso, ma ti sei dimenticato come si fa a correre? -
La voce canzonatoria di Sirius risuonò per tutto il piccolo giardino sul retro di casa Potter, al numero 43 di Godric's Hollow.
James gli fece un gestaccio. - Prendi la palla, invece! - Lanciò con forza la vecchia Pluffa, che andò a finire dritta in faccia al suo migliore amico.

Maddie, seduta in cima al muro che divideva il suo giardino da quello di James, saltò giù allarmata. Il naso di Sirius perdeva sangue , così come il suo labbro inferiore. - Merda, James! - Imprecò la ragazza. - Va' a prendere uno straccio. -
Lei rimase a controllare la faccia del ragazzo, che però disse: - lascia stare, sto bene. -
- Oh, ma taci, una volta tanto. Ora lascia che ti aiuti a sederti. -
- Ce la faccio. - Sirius si sedette su una delle panchine di pietra del giardino.
Maddie avvicinò una mano per sfiorargli lo zigomo, nel punto in cui andava formandosi un livido, ma lui la respinse. - Ti ho detto che sto bene, lasciami stare. -
- Piantala di fare l'idiota, Black, e lasciami guardare. -
Il ragazzo era riluttante, ma lei ormai c'era abituata: Sirius era la persona più orgogliosa che conoscesse e detestava farsi vedere debole. Bisognava litigarci, prima.
Infatti, quando James ebbe portato lo straccio, lasciò che Maddie detergesse il sangue. Per tutto il tempo la guardò intensamente, ed era abbastanza inquietante. James non faceva altro che scusarsi, e questo fece tornare il sorriso sulle labbra del suo migliore amico. - Non fa' niente, Ramoso. -
Il sangue si fermò dopo poco. Quando i tre tornarono in cucina a buttare lo strofinaccio sporco trovarono Euphemia, la madre di James, che sgranò gli occhi nel vedere il pezzo di stoffa coperto di sangue. - Cos'avete combinato stavolta? -
- Non si preoccupi, signora Potter, mi è solo arrivata la Pluffa in faccia. -
- Oh, povero caro! - Anche Euphemia lo fece sedere e si mise a controllarlo. Con Sirius e Maddie era iperprotettiva tanto quanto lo era con James: erano come figli, per lei. - Fleamont! -
Il marito accorse dal soggiorno. - Che cosa c'è? -
- Controlla se il naso è rotto. -
- Non è rotto, signora Potter, non si preoccupi. -
Nonostante le parole di Sirius, Fleamont si avvicinò per dargli un'occhiata. - Niente di grave – dichiarò. - Ti sei preso una bella botta, però. -
- E ora dovrai andare alla stazione come se fossi appena uscito da un pub! - Si lamentò la signora Potter.
- Mamma, la stazione non è mica un ritrovo di modaioli. -
- Ma non si arriva ad Hogwarts con la faccia in disordine! -
- Stia tranquilla, signora Potter, lo sistemo un po' io – si offrì Maddie, sforzandosi di non ridere.
I tre ragazzi salirono in camera di James. Quest'ultimo si mise sul letto ed iniziò a leggere un libro che avrebbe già dovuto aver finito per Storia della Magia, mentre Maddie trascinò Sirius in bagno per lavarlo come si deve. - Guarda che posso fare da solo – disse lui per la milionesima volta, mentre la ragazza inumidiva il bordo di un asciugamano.
Maddie lo gettò a terra. - Bene, mi hai convinta – rispose, stizzita. - Arrangiati. -
Fece per uscire, ma Sirius la afferrò per un braccio. - No, dai… resta. -
Lei si voltò, fulminandolo con lo sguardo. - Devi imparare ad essere un tantino più deciso, Black. -
Il ragazzo si strinse nelle spalle, accennando un sorriso. - È che mi piace farti incazzare. -

- Me n'ero accorta, grazie. - Maddie raccolse l'asciugamano e prese a tamponare la pelle attorno al naso, arrossata, per poi passare al labbro. Sirius aveva delle bellissime labbra, era una delle cose che più le piacevano, di lui. Le labbra, gli occhi e le mani.
- Finito – annunciò dopo un paio di minuti. - Bello pulito per l'Hogwarts Express. -
- E tu vieni così? -
- In che senso? -
Il ragazzo fece un vago cenno verso la felpa informe delle Appleby Arrows. - Vuoi che ti prendano a sassate? -
- Va' a farti fottere, Black. -
- Oh, con piacere. - Le lanciò un sorrisetto malizioso, poi uscì dal bagno.
Con un sospiro Maddie scosse la testa e si sistemò i capelli, per poi tornare di là dagli altri. - Voi con cosa andate in stazione? -
- Taxi. Voi? - Domandò James, anche se conosceva già la risposta.
- Scopa. Veniamo solo io e mio padre, però. La mamma è già al lavoro. -

- E come fai col baule e con Byron? -
- Incantesimo Estensibile Irriconoscibile fatto da mia madre. Trasporterò tutto in uno zaino. - Guardò l'orologio. - È tardi, ragazzi, meglio che vada. Ci vediamo lì. -
Dopo aver salutato James e Sirius, Maddie tornò in giardino e scavalcò il muro. Suo padre era lì, vicino all'orticello, ad aspettarla. Accanto a lui, lo zaino e le due Nimbus Mille. - On va, Madou? -
- Bien sûr, papa. - Con il padre Maddie parlava sempre la sua lingua, il francese. Dopotutto aveva vissuto in Francia fino ai sette anni, e le piaceva il fatto di continuare a parlare quella lingua così familiare. A volte Gordes, il paese in cui avevano vissuto, le mancava. Parlare in francese era la sola cosa che ne mantenesse viva la memoria.
Suo padre, Adrien, eseguì su entrambi un Incantesimo di Invisibilità, poi inforcò la propria scopa e Maddie fece lo stesso dopo essersi messa lo zaino. Quando spiccò il volo sentì il familiare vuoto allo stomaco e sorrise al vento che le sferzava la faccia. Salì per un centinaio di piedi, poi iniziò a volare in orizzontale verso la lontana macchia brulicante di vita che era Londra.

Arrivarono a King's Cross in un'ora. Lasciarono le scope in una rimessa apposita sul tetto e si ripulirono dall'incantesimo, poi estrassero il baule e la gabbia di un arrabbiatissimo Byron dallo zaino. Byron era il gufo di Maddie, un vecchio pennuto nero che l'accompagnava da anni.
Padre, figlia e gufo si avviarono giù per le scale e raggiunsero in fretta il binario 9¾. Lì trovarono tutti gli amici di Maddie: James, Remus, Peter, Kat, Milton, Cassie, tutti impegnati a salutare i genitori e ad ascoltare le loro raccomandazioni. Solo un ragazzo stava in disparte. Sirius era indolentemente appoggiato con la spalla ad uno dei muri di mattoni rossi del binario, fingendo di trovare terribilmente interessanti le proprie unghie per non guardarsi attorno.
- Meglio se ci salutiamo qui – disse Adrien. - Così puoi andare a fare compagnia a Sirius. Il en a besoin. -
Maddie annuì ed abbracciò forte il padre. - Je t'ecris toutes les semaines, ok? -
- Mais oui, Madou. -
L'uomo le depose un bacio in fronte. - Bon voyage. -
- Merci, papa. On se voit a Noël. -
Salutando con la mano suo padre si allontanò, fino a scomparire oltre il muro magico del binario. Maddie lo guardò per un istante, come se si aspettasse di vederlo ricomparire, poi camminò verso Sirius spingendo il suo carrello. - Ehi. -
- Oh, ciao. - La guardò. - Come mai tuo padre se n'é già andato? -
- Aveva un appuntamento qui in città – mentì la ragazza. - Come va la faccia? -
- Meglio, grazie. - Guardò distrattamente la locomotiva rosso fuoco dell'Hogwarts Express. - Non serve che stai qui a consolarmi, sai. -
- E chi ti consola. -
- Sei sempre stata una pessima bugiarda. -

- È un bene, sai? -
Lui sorrise, una vena di amarezza nella piega della bocca. - Certo, ma non quando cerchi di fottere Sirius Balck. -
- Non sto cercando di fotterti, voglio solo farti un po' di compagnia. -
- Se mi sono messo qui in disparte in mezzo a tutti questi quadretti felici, secondo te vuol dire che volevo compagnia? -
Maddie lo guardò negli occhi, marrone dentro a nero. Occhi spavaldi ma che, a chi sapeva guardare, mostravano la solitudine di qualcuno che solo all'apparenza aveva tutto. - Sì. -
Sirius la guardò, sorpreso, ma non disse nulla. Non riprovò a mandarla via, ma le prese di nascosto la mano, celando il gesto tra le pieghe dei cappotti. - Grazie. -

 

Maddie e Sirius si sistemarono in uno scompartimento piuttosto grande con James, Remus, Peter, Cassie, Milton e Kat. La ragazza salutò tutti con un caloroso abbraccio, nonostante si fossero visti da poco in occasione del compleanno di Milton.
- Hai letto il libro che ti ho prestato? - Le chiese subito Remus.
- Certo – rispose prontamente lei. - Ce l'ho nel baule, domani mattina te lo do. - Lo guardò. - Pronto a prendere Eccellente in tutti i M.A.G.O.? Tu e Kat, naturalmente. -
Remus e Kat erano i due ragazzi con i voti più alti del loro anno, divinità per gli studenti più piccoli, enormi risorse per quando gli altri non facevano i compiti – soprattutto per via del Quidditch.
- Sarà dura prendere Eccellente in Aritmanzia – commentò Kat. - La Gahiamens non è una che regala. -
- A te non c'è bisogno di regalare niente – intervenne Cassie.
Kat arrossì e fece un piccolo sorriso, per poi tornare ad immergersi nel volume che teneva aperto sulle ginocchia.
- E tu, Milton? - Maddie lo guardò. - Non parli? -
- Strano – lo prese in giro Cassie.
Lui la guardò storto. - Bello vederti, Mads. -
La ragazza sorrise e gli passò un braccio attorno alle spalle. Milton non parlava molto, e quando lo faceva era piuttosto laconico, ma lei adorava il suo amico così com'era.
Ben presto la situazione diventò come al solito: Maddie, James, Sirius e Milton iniziarono a discutere animatamente di Quidditch – tutti e quattro erano tifosi accaniti e si allenavano spesso assieme. In più era l'unico argomento che faceva dire a Milton più di sei parole di fila. Remus aveva seguito l'esempio di Kat e si era messo a leggere, Peter e Cassie dormivano della grossa accanto ai finestrini.
Il viaggio trascorse veloce, e in men che non si dica passarono i prefetti ad avvisare di indossare le divise. - Bene, ragazze, date un po' di conforto a questi occhi stanchi – disse Sirius.
- Ha-ha. Molto divertente. - Mentre passava per andare a cambiarsi in bagno, Maddie gli rifilò uno schiaffo scherzoso dietro alla testa.
Il castello si parò davanti ai ragazzi, immenso e bellissimo come sempre. Maddie, ogni volta che arrivata, si sentiva come liberata di un peso: adorava Hogwarts. Era il suo mondo, la sua casa.
Guardò gli amici con lei nella carrozza, ed indovinò che la pensavano esattamente come lei.
Così iniziò l'ultimo anno di Madeleine Du Barry alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 

 

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Capitolo 2
*** Love you, hate you ***


Maddie prese posto al tavolo di Corvonero, a malincuore: amava la sua casa, ma le persone con cui si divertiva di più non erano lì. Milton, James, Remus, Sirius e Peter erano in Grifondoro, Kat e Cassie in Tassorosso. Aveva delle amiche anche in Corvonero, ma non ci andava d'accordo come con gli altri. Le trovava molto intelligenti e simpatiche, ma con una terribile puzza sotto il naso. Non approvavano i suoi altri amici: d'altronde i Corvonero erano da sempre famosi per sentirsi superiori agli altri. La loro competitività era, forse, superiore addirittura a quella che animava i Serpeverde.
- Allora, Madeleine – esordì la sua vicina, Drew Hastings. - Com'è stata la tua estate? -
- Molto piena. Ho trascorso un mese in Francia, ve l'avevo detto? -
- No! - La ragazza si fece attenta. - E dove sei stata? -
- Beh, principalmente a Gordes, il paese in cui vivevo. Lì ci sono i miei nonni ed i miei zii. Ci hanno portati a vedere i posti principali della zona, paesini incantevoli… e poi l'ultima settimana l'abbiamo trascorsa a Parigi. -
- Parigi! - Sospirò Alicia Selwyn, la ragazza seduta di fronte a lei. - Che fortuna! -
- È bella come dicono? - Domandò una terza Corvonero, Felicity Lovegood.
- Ancora meglio. - Maddie prese a mangiare il budino, sperando che quell'interrogatorio finisse presto.
- Non riesco ancora a capire perché sei venuta ad Hogwarts – riprese Drew. - Insomma, hai la doppia cittadinanza, potevi iscriverti a Beuxbatons senza problemi! -
Alicia annuì. - Lì il livello di insegnamento è più alto. -
- E le divise sono più belle! - Felicity ribadiva spesso questo particolare; dato che era bionda con gli occhi azzurri riteneva che l'uniforme blu di Beuxbatons le sarebbe stata molto meglio di quella di Hogwarts.
- A me piace più l'Inghilterra della Francia – chiarì Maddie. - Lì non giocano nemmeno a Quidditch. -


Fu con un sospiro di sollievo che Maddie uscì dalla Sala Grande. Aveva subito un lunghissimo interrogatorio sul suo viaggio, sui negozi di Parigi, sui paesaggi pittoreschi, sulle piccole botteghe della Provenza, su Cannes… ormai c'era abituata: ogni anno le compagne volevano sapere tutto della Francia, considerata da loro il paese più romantico del mondo.
- Come mai quella faccia lunga? -
Maddie non si era accorta di avere davanti Sirius. - Ti ho appena visto. -
- Ha-ha. - Le sbarrò di nuovo la strada.
- Senti, non ho voglia dei tuoi soliti giochetti, quindi lasciami stare – sbottò spazientita la ragazza.
L'espressione di lui cambiò. Non era ferito, no; ormai era abituato a sentire Maddie rispondergli in malo modo. Del resto, lui faceva lo stesso. Piuttosto, era preoccupato. Non era da lei comportarsi in quel modo senza una vera ragione. - Maddie, – disse, con il tono più calmo del suo repertorio, - dimmi che cos'hai. -
Lei sospirò. Si voltò a guardare quel viso così familiare incorniciato dai lunghi capelli corvini. Seguì il profilo delle sopracciglia scure ed arcuate, dei pozzi scuri che erano gli occhi, del naso recante una piccola gobba dove lei, al secondo anno, gliel'aveva rotto con un calcio; ed infine guardò la bocca, quella bella bocca carnosa sempre tesa in un sorrisetto ma che stavolta aveva assunto una piega di preoccupazione. - Vieni con me – mormorò.
Maddie lo condusse nel cortile interno e scelse una panchina appartata, seminascosta da una siepe. Vi si sedette ed attese che Sirius facesse lo stesso. - È una cosa un po' imbarazzante. -
- Come se non ti avessi mai vista fare cose completamente imbarazzanti. -
- Sì, ma mai come questa… - Sospirò. - Mi piace un ragazzo. -
Sirius contrasse la mascella. - E chi sarebbe il malcapitato? -
Maddie gli tirò una gomitata. - Archer Redmayne. -
- Ah. - Sentiva una strana sensazione alla bocca dello stomaco, ma non riusciva ad identificarla. - Un Serpeverde. -
- Anche tu vai con delle Serpeverde. -
- Sì, perché alcune sono delle belle ragazze, ma non perché mi piacciono. -
- Beh, a differenza tua io ho un cuore – ribatté la ragazza. - E quest'estate io ed Archer ci siamo visti un po' di volte, solo che non ha mai provato a baciarmi e… non so, ho paura di non piacergli. -
- Se non gli piaci è stupido. -
-  Non dire così. -
- È la verità. -
Tra i due calò il silenzio, uno di quei silenzi che a loro capitavano spesso, pieni di elettricità statica e di cose non dette. Sirius sentiva il cuore battergli forte, unito a quella sorta di chiusura alla bocca dello stomaco, e desiderava solo trasformarsi in cane e scappare lontano, a nascondersi. Sirius Black non scappa, si disse. - Se fa qualcosa per ferirti, o se non si dimostra degno di te, - disse, - alla prossima partita lo faccio a pezzi. -
Maddie scoppiò a ridere. - Ora fai il fratellone iperprotettivo? -
Il ragazzo cercò di calmarsi. Prese una mano di lei tra le sue. - Scusa. È che ti voglio bene, sotto sotto, anche se magari non te lo dimostro spessissimo come fa James. Lo sai che è lui il tipo delle smancerie, non io. -
- Lo so benissimo, credimi. - Pose l'altra mano sopra quelle di lui. - Ma tranquillo: massacro un'intera squadra di ragazzi sul campo da Quidditch. Credo di poterne gestire uno da solo. - Fece una pausa. - Sempre se io gli piaccio, chiaramente. -
- Ma è ovvio che gli piaci. -
- Come fai ad esserne così sicuro? -
Sirius non rispose. - Facciamo così: se ti chiede di uscire entro una settimana, tu ti tingi i capelli di rosa. -
- Cosa? - Maddie scoppiò di nuovo a ridere. - Non mi ha invitata per tutta l'estate, perché dovrebbe farlo questa settimana? -
- Se sei così sicura, accetta la scommessa. -
La ragazza incrociò le braccia al petto. - E cosa succede se tu perdi? - Prese una ciocca dei suoi meravigliosi capelli neri tra le dita. - Io dico che dovresti raparti a zero. -
- Ci sto. - I due si diedero la mano. - Cosa mi dici di te, invece? - Domandò Maddie dopo qualche istante di silenzio.
- Cosa intendi? -
- Ti piace qualcuna? - Visto che Sirius rimaneva ostinatamente in silenzio, continuò: - ormai sei maggiorenne. Persino il tuo cuore dovrebbe aver iniziato a battere… -
- C'è una ragazza – la interruppe lui. - Ma non capisco se mi piace o meno. -
- Io la conosco? -
Il ragazzo la guardò. - Credo di sì. -
- Dimmi come si chiama. -
- Non ci penso nemmeno. -
- Ma io ti ho detto di Archer! -
- Non ti ho mica obbligata – replicò Sirius, scrollando le spalle.
Maddie scosse la testa, contrariata. - Non mi dai neanche un indizio? -
- No. -
- James lo sa? -
Sirius esitò. - Non gliene ho parlato direttamente, ma quello lì sa sempre tutto. Non mi sorprenderei se l'avesse capito prima ancora di me. -
- Insomma, non mi dirai niente. -
Lui scosse la testa. - Niente di niente, dolcezza. -
La ragazza si alzò, esasperata, e prima di andarsene gli sibilò contro: - sei impossibile. -
- È per questo che mi ami! - Le gridò lui in risposta, estraendo una fiaschetta di whiskey incendiario dalla tasca dei pantaloni. - Oppure no – mormorò tra sé e sé.

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Capitolo 3
*** Pink hair, pale heart ***


La prima settimana di lezione, come tutti gli anni, passò in un batter d'occhio. Tra i vari test d'ingresso e le spiegazioni delle modalità d'esame dei M.A.G.O. le ore volarono. I ragazzi decisero di regalarsi una giornata nel parco, accarezzati dall'ancora tiepido sole autunnale.
- E la prima settimana è andata – disse James, sollevato.
- Già, ora ne mancano solo altre trentacinque – commentò Kat, come al solito immersa nella lettura di un libro. La copertina recitava: I Pixie ed il piccolo popolo.
- A me piace stare ad Hogwarts. Moltissimo. Ci sono così tante cose da imparare. - Cassie, come al solito, era l'entusiasta del gruppo.
Anche Remus decise di intervenire. - E poi, Ramoso, come puoi dire di goderti le lezioni se un terzo della tua carriera scolastica l'hai passato in punizione? -
- Più di un terzo – lo corresse James. - E comunque non è colpa mia. È Sirius che ha una bruttissima influenza su di me. -
- Non è mica colpa mia se sei una puttanella facilmente condizionabile – replicò l'altro ragazzo, alzando per un secondo la testa dalla coscia del suo migliore amico, che gli faceva da cuscino. - Sei come una Grifondoro del sesto: faresti di tutto per stare con me. -
Tutti risero, persino Milton che come al solito era taciturno e schivo.
- Che cos'avete da ridere? - Chiese Maddie, arrivata proprio in quel momento.
- Il signor Black ci dava prova del suo incredibile intelletto – spiegò Remus.
Maddie si sedette accanto a James e guardò gli amici. - Ragazzi, ho delle notizie incredibili. -
I ragazzi si predisposero all'ascolto. Persino Kat staccò il naso dalle pagine del libro.
Dovette prendere fiato per dissipare l'emozione e per calmare il cuore che le martellava nel petto. - Allora, per prima cosa le Appleby Arrows mi hanno contattata di nuovo. Hanno detto che sono rimaste molto colpite dalle mie capacità quando sono stata con loro quest'estate, e dal fatto che quest'anno sono stata nominata Capitano. -
- E per la battitrice più figa hip hip urrà! - Gridò James, passandole un braccio attorno alle spalle.
Anche gli altri la acclamarono. - Aspettate, non è tutto – riprese la ragazza. - Mi hanno chiesto… - Dovette nuovamente prendere fiato. Dopotutto, era il sogno di una vita che si realizzava, e l'emozione era incontenibile. - Mi hanno chiesto di entrare ufficialmente nella squadra subito dopo il diploma. -
- Non ci credo – fece Milton, sconcertato.
- La nostra Maddie. - James fece finta di asciugarsi le lacrime. - Mi rendi un padre orgoglioso. -
Lei gli tirò una gomitata e sorrise di rimando a Sirius, che la guardava con un sorrisetto e che scandì con le labbra, in silenzio, la frase “sono orgoglioso di te”. Ringraziò le ragazze, che si complimentarono mille volte, e Remus, che le fornì una dettagliata lista di libri che le sarebbero stati utili per imparare mosse e prese particolari.
- E c'è anche un'altra novità, ragazzi. - Stavolta Maddie fece una pausa ad effetto, pregustando la reazione dei suoi amici. - Archer mi ha chiesto di uscire! -
James si alzò di scatto. - Un ragazzo? Dovrà passare sul mio cadavere! -
Remus guardò James, incuriosito e vagamente infastidito dal baccano che stava facendo.
Kat chiuse di scatto il volume che teneva in grembo.
Cassie diede in un gridolino eccitato, battendo le mani.
Milton si esibì in un laconico: - iniziavo a pensare che fossi lesbica. -
Sirius non disse nulla.
Maddie scoppiò a ridere: aveva previsto reazioni simili, dato che non si era mai interessata granché ai ragazzi. - Grazie per l'interessamento. - Si rivolse a James. - Ti ricordo che non sei mio padre. -
- Ma sono il tuo vicino di casa da diciassette anni! Vorrà pur dire qualcosa! -
Anche lei si alzò in piedi, in modo da fronteggiarlo. Guardò quello che considerava a tutti gli effetti un fratello. - Non preoccuparti, Potter. So badare a me stessa. -
Lui socchiuse gli occhi, in un chiaro intento di Sguardo Minaccioso®. - Ne riparleremo quando ci uscirai. -
- Ci esco domani. -
- Domani?! -
- Ora ti dovrai tingere i capelli. - La voce di Sirius spezzò il botta e risposta dei due.
- Che cosa? - Fece James.
Anche l'altro ragazzo si alzò in piedi, appoggiandosi indolentemente al tronco dell'albero sotto il quale erano seduti. - Io e Maddie avevamo fatto una scommessa: se Archer le avesse chiesto di uscire entro questa settimana, lei si sarebbe tinta i capelli di rosa. Altrimenti, io mi sarei rasato a zero. -
Lei lo guardò in cagnesco. - Sul serio vuoi costringermi a tingere i miei meravigliosi capelli? -
Il ragazzo fece spallucce. - Ci siamo dati la mano. -
Maddie sbuffò. - E così sia. Cassie, potresti farlo tu? Io non ne ho il coraggio. -
- Okay. - L'amica si alzò e puntò la bacchetta contro la testa della Corvonero. - Pronta? -
Lei strinse i denti. - Vai. -
Si udì un leggero pop e sul subito Maddie non udì alcun particolare cambiamento. - Hai fatto? -
- Oh, sì. -
Kat le passò uno specchietto che aveva in borsa. Si guardò: i suoi capelli, una volta di un bel castano scuro, ora erano di un bel fucsia brillante. - Che figata! - Esclamò Maddie. - Mi piace questo colore. A mio padre verrà un colpo, ma pazienza. -
James guardò l'orologio. - Ragazzi, ricordate che abbiamo prenotato il campo per allenarci? È ora di andare. -
- Sì. - Maddie smise di rimirarsi nello specchietto e lo restituì a Kat. - Ci vediamo dopo, ragazzi. -
Maddie, James e Sirius salutarono gli altri e si avviarono verso il campo da Quidditch. Negli spogliatoi, unici per maschi e femmine, Maddie indossò le protezioni di cuoio, allacciando le stringhe attorno a gomiti e ginocchia. Per gli allenamenti non usava la divisa, ma la sua felpa portafortuna – quella delle Appleby Arrows. Dalla rimessa delle scope prese la sua, una Nimbus Mille tenuta in modo maniacale. Il manico era così pulito e lucido che ci si poteva specchiare, i rametti della coda tagliati ad arte per una maggiore aerodinamicità. - Pronti, schiappe? - Prese la mazza da Battitore, uscì sul campo e, senza aspettare i ragazzi, inforcò la scopa. Si diede una leggera spinta e fu in volo. Acquistò rapidamente quota, accogliendo con un sorriso il vento tra i capelli. Sospirò. Si sentiva davvero, davvero bene solo quando volava. Solo stare a mezz'aria, in bilico tra terra e cielo, si sentiva se stessa.
Con la coda dell'occhio vide che James aveva liberato il Boccino e lo stava inseguendo in giro per il campo. Sirius cercava di placcarlo, ma presto si stufò ed accelerò per raggiungere Maddie. La ragazza si fermò a mezz'aria, lui la superò di poco. - Che dici, liberiamo i Bolidi? -
Lei sorrise. - Certo che sì. Vediamo cosa sai fare. -
- Ramoso, i Bolidi! - Gridò Sirius.
James mostrò i pollici all'insù e si diresse al baule contenente le palle. Liberò i Bolidi, che sfrecciarono nel cielo azzurro del pomeriggio sfrecciando verso i Battitori. Maddie e Sirius si piazzarono ai lati del campo, spedendosi i Bolidi a turno ed esibendosi in complicate acrobazie sulla scopa per riuscire a parare tutti i colpi. - Prova a prendere questo, Du Barry! - La canzonò il ragazzo. Spedì con tutta la sua forza un Bolide più in basso rispetto alla sua scopa. Maddie calcolò in fretta la traiettoria e seppe cosa doveva fare. Si girò sul manico della scopa, cavalcandolo all'amazzone, e si lasciò cadere all'indietro, nel vuoto.
Parò il colpo con la mazza stretta tra le mani, dondolando a testa in giù dalla scopa, alla quale si teneva con le ginocchia piegate. La felpa le risalì lungo il tronco, scoprendo l'addome. - Prendi questo, Black! - Si godette per un secondo la sua faccia, per poi distrarsi un attimo per rimettersi in sella diritta.
Quando tornò a guardare Sirius fece appena in tempo a vedere il Bolide che lo colpiva sulla spalla, prima di vederlo cadere dalla scopa.
Il sorriso le si ghiacciò sulle labbra. - Sirius! - Gridò, lanciandosi in picchiata. 

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