Ali e Spade

di Lady Chryseiss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il capo della Difesa ***
Capitolo 2: *** I membri del Consiglio ***
Capitolo 3: *** La riunione ***
Capitolo 4: *** Il responsabile della sanità ***
Capitolo 5: *** La divisione 14 ***



Capitolo 1
*** Il capo della Difesa ***


Ogni divisione dell'esercito di Ayra aveva una zona assegnata del Paese da supervisionare. Ad ogni ispezione dei confini, la zona cambiava, per evitare di cadere nell'abitudine e nella conseguente superficialità del lavoro. Ogni ispezione durava quattro giorni e ve ne era una al mese.
Era estate, e montare le tende era più uno spreco di tempo che una concreta necessità; per questo l'accampamento della divisione 14 si riconosceva dalla presenza dei tre fuoristrada militari parcheggiati a casaccio e dagli zaini sparsi alla rinfusa sul terreno erboso. La prima notte di lavoro era ormai giunta al termine. I raggi nascenti del Sole, filtrati dal verde rigoglioso del bosco che li ospitava, si appoggiavano delicatamente sui volti dei giovani soldati ancora addormentati nei loro sacchi a pelo disposti in circolo attorno ad un focolare ormai spento. Avevano organizzato dei turni di veglia, per precauzione durante il riposo, ma non funzionavano mai, o almeno non nella loro divisione. Comunque non era mai accaduto nulla, perché sarebbe dovuto succedere proprio quella notte? Fu un rumore acuto e metallico ad interagire con la loro quiete.
-Abner, spegni quella dannata sveglia!- borbottò nervosamente qualcuno. Abner sbadigliò, catapultato nel mondo fisico troppo velocemente. Indugiò un attimo, poi si fece coraggio e si mise seduto, armeggiando con la zip del suo sacco a pelo. La sveglia smise di strillare prima che lui avesse il tempo di alzarsi in piedi.
-Ah, grazie- disse, convinto che qualcuno dei suoi commilitoni avesse raggiunto il sibilante oggetto prima di lui.
-Prego- rispose una voce femminile. Fu come se tutti si fossero svegliati in quel preciso momento. Ogni soldato si voltò nella direzione della donna che aveva parlato. Il numero delle donne nell'esercito di Ayra aveva ormai raggiunto quello degli uomini, ma la divisione 14 era l'unico ad essere ancora formata interamente da uomini.
-Aaliya. Ciao- disse Abner con sorpresa.
-Avrei potuto uccidervi tutti e neanche ve ne sareste accorti-
Se ne stava tranquillamente seduta sul cofano di uno dei tre fuoristrada, giocherellando con la sveglia. Gli uomini si sbrigarono ad uscire dai loro giacigli e a disporsi in fila l'uno accanto all'altro di fronte a lei. Ad Abner, Aaliya aveva sempre messo una certa inquietudine, forse per quella sua aria autoritaria, o forse per il suo aspetto. Aveva lunghi capelli neri, spesso disordinati, folte sopracciglia perennemente corrucciate e una vistosa cicatrice che divideva in due metà quasi perfette l'arcata sopracciliare destra, la palpebra e lo zigomo. L'occhio che questa attraversava era di un azzurro acceso, l'altro di un nero impenetrabile. Giravano molte storie su quella cicatrice, una più agghiacciante dell'altra, ma nessuno conosceva la verità. Era alta e dal fisico asciutto e muscoloso, un vero soldato. Nonostante fosse più giovane della metà di loro, tutto l'esercito la riconosceva come capo indiscusso della Difesa e le portava un rispetto sincero.
-Sono qui ad aspettare da almeno sette minuti, ma nessuno di voi si è reso conto della presenza di un esterno al vostro gruppo. Forse avreste bisogno di un addestramento intensivo che vi insegni come dividere la nottata in turni di guardia su trenta uomini?- disse con tono tagliente, scendendo dal cofano e posizionandosi davanti ad Abner, fissandolo negli occhi. Sapeva di incutergli timore. -O forse dovrei dire ventinove. Dove diavolo è Vick?- gli domandò alzando il tono della voce. Abner si guardò intorno, disorientato. Non aveva avuto il tempo di notare l'assenza di qualcuno dei compagni. Tutto quello che riusciva a pensare era: "Perché sta parlando proprio con me?" 
-Io... io... non lo so- balbettò cercando di non guardarla negli occhi per troppi secondi di fila.
-Chi di voi ha il comando della spedizione?- chiese ancora Aaliya. 
-Ehm... Vick-

Abner vide la ragazza trattenere un moto di rabbia, facendola sfociare in un lungo sospiro. Per un attimo vi fu l'imbarazzo del silenzio, interrotto solamente dalla mattutina brezza estiva , che faceva frusciare le verdi fronde che circondavano il loro accampamento improvvisato. Aaliya si riscosse dalla sua immobilità spostando lo sguardo verso sinistra: aveva sentito qualcosa. Con un gesto preciso e meccanico, che fece trasalire tutta la divisione 14, lanciò la sveglia che aveva ancora in mano esattamente a 180 gradi dalla posizione iniziale. Essa arrivò precisamente dove Aaliya desiderava che arrivasse, ovvero sulla fronte di Vick, il quale stava tentando di raggiungere il gruppo senza attirare l'attenzione. Ci sarebbe anche riuscito, probabilmente, se Aaliya non fosse stata lì.

Vick emise un lamento di dolore, portandosi una mano alla fronte dopo che la sveglia fu caduta a terra, esalando il suo ultimo ticchettio.
-Non so quale urgenza richiedesse la tua presenza altrove, Vick, ma un vero comandante, se costretto ad abbandonare la sua divisione, avrebbe come minimo lasciato il comando a qualcun altro prima di assentarsi. E invece i tuoi uomini non sapevano nemmeno della tua assenza- Aaliya parlò con freddezza. La rabbia che dapprima l'aveva scossa ora si era trasformata in delusione. Vick non cercò scuse; rimase in silenzio, guardandola senza lasciar trasparire alcun sentimento, avvicinandosi a lei con la sua solita camminata sciolta, come se fosse immune alla sua autorità. Si fermò ad un passo da lei, senza smettere di guardarla, con un sopracciglio leggermente inarcato, disse: -Chiedo scusa. Non accadrà più-
Aaliya finse che quei lineamenti perfetti non avessero effetti su di lei.
-Dove sei stato?-
Vick sfoggiò un sorriso beffardo: -All'ultima città prima del confine. Si chiamava Kara- 
-Non hai nemmeno la decenza di mentire- 
Lei non rispose. Si voltò verso uno degli altri soldati: -Demos, d'ora in poi il comando è tuo-
Demos annuì, cercando di assumere una posizione dignitosa nonostante non indossasse altro che la biancheria, come gran parte di loro. 
-Bene, divisione quattordici, vi auguro un buon lavoro. Grazie per avermi confermato che qualche visita a sorpresa ogni tanto è un bene- Aaliya li guardò uno per uno, restando in silenzio. -Vick vi deve una sveglia nuova-
Vick la guardò andare via, seguendo con lo sguardo la sua camminata fiera e aggraziata fin quando la vegetazione glielo permise. Si voltò verso i compagni: -Abner, puoi respirare adesso-
Abner rispose con una risata ironica, ma si rese conto di essere stato in uno stato di tensione durante tutta la permanenza di Aaliya. I suoi muscoli si rilassarono, e gli venne quasi sonno. 
Nessuno commentò l'accaduto. Le sparizioni di Vick alla sera e la conseguente ricomparsa al mattino erano ormai una consuetudine e c'era una tacita tolleranza, ma non si poteva negare che l'intervento di Aaliya era stato ben accolto da chiunque, forse perfino da Vick, anche se vi era chi pensava che fosse stata troppo poco severa.

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Capitolo 2
*** I membri del Consiglio ***


Aaliya camminò senza voltarsi, con passo deciso, fino a quando fu sicura che dall' accampamento Vick e gli altri soldati non avrebbero più potuto vederla, poi rallentò il passo. Non aveva la minima voglia di partecipare all' ennesima riunione del Consiglio. Mantenne quell' andatura fino a raggiungere la strada, poi raddrizzò le spalle, indossò nuovamente la sua maschera di indifferenza e raggiunse l'auto di servizio che i membri del Consiglio governativo di Ayra avevano a disposizione per i lunghi spostamenti, che la attendeva parcheggiata sul ciglio della strada sterrata. Il popolo di Ayra aveva da tempo abbandonato l'uso delle automobili, più o meno da un secolo, poiché ci si era accorti che il costante aumento del loro numero aveva danneggiato le persone più che favorirle. Ora erano disponibili soltanto per chi avrebbe dovuto affrontare lunghi viaggi necessariamente in poco tempo, come i membri del Consiglio governativo e i soldati. Gli altri casi venivano valutati da una commissione.

Appena fu vicina, dal posto del guidatore scese un uomo sui trent'anni, di bell'aspetto, con i capelli scuri ordinatamente pettinati all'indietro, la barba ben curata e dall'abbigliamento impeccabile. Tremendamente pronto per una riunione del Consiglio. Mentre lei si avvicinava l'uomo fece il giro dell'auto e le aprì la portiera del passeggero.
-Ci sono tante cose al di fuori della mia portata, Ryan, ma sono in grado di aprirmi la portiera da sola-
-È andata così male?-
-Va tutto bene- rispose prendendo posto all'interno del veicolo.
-Ma...?- la incalzò Ryan.
-Ma una divisione di soli uomini è palesemente un disastro-
-Non essere sessista-
-Non sono più sessista di un uomo che apre la portiera ad una donna solo perché tale-
-D'accordo, cercherò di essere meno gentile la prossima volta- disse mentre metteva in moto l'auto e partiva.
-Ryan?-
-Sì?-
-Grazie per avermi accompagnata- gli sorrise. Gli era grata davvero: un viaggio dal confine di Ayra fino alla Casa del Consiglio governativo da sola, dopo un incontro-scontro con Vick, non sarebbe stato facile da sopportare. Ryan era per Aaliya ciò che più si avvicinava ad un amico.
-Figurati. Allora, mi dici cosa hanno combinato quei poveretti per meritarsi la tua ira?-
-Non sanno gestire i turni di guardia-
-Non mi sembra così grave-
-E Vick ha lasciato l'accampamento per intrattenersi con una delle sue amichette. L'ho sollevato dal suo ruolo di comandante-
-Avresti fatto meglio a sospenderlo-
-Probabilmente hai ragione-
-Smettila di essere indulgente con lui, altrimenti si capirà-
-Che cosa?-
-Che ti piace-
Aaliya si voltò verso Ryan, sistemandosi sul sedile in modo da poterlo guardare tenendo la testa dritta. -Lui è uno dei migliori soldati che conosco, per questo non l'ho sospeso, altrimenti l'avrei fatto. Questa negligenza non resterà impunita, ovviamente, ma adesso Vick serve alla sua squadra- Ryan non disse nulla; le lanciò un'occhiata dubbiosa con un sorrisetto di scherno.
-Lui non mi interessa, Ryan- disse Aaliya in tono perentorio.
-Bene. Perché è un idiota-
Aaliya non poté che dargli ragione: Vick era terribilmente immaturo. E terribilmente bello, con quella perfetta pelle ambrata, i ricci capelli castani e quegli spettacolari occhi gialli.
-Smettila- disse Ryan.
-Di fare che?-
-Di pensare all'idiota-
-Non lo sto facendo-
-Invece sì. Altrimenti non sorrideresti come un'ebete-
-Fatti gli affari tuoi, Ryan- 
Lui ridacchiò e Aaliya si girò verso il finestrino. A volte il mondo le sembrava popolato da bambini invece che da persone adulte. Giunsero a destinazione circa tre ore più tardi. Ryan condusse l'auto al parcheggio ad essa riservato. Sorrise nel guardare Aaliya addormentata con la testa appoggiata al finestrino. Attese ancora un minuto prima di svegliarla; mancava ancora un'ora alla riunione del Consiglio. Avrebbe potuto trascorrere così tutta l'ora, ma decise che non sarebbe stato carino se lei si fosse svegliata mentre lui la fissava. Le si avvicinò fino ad accostarle le labbra all'orecchio e disse con voce squillante: -Hai un filo di saliva che esca dalla bocca- 
Aaliya sussultò. Si portò una mano alla bocca mentre scoccava a Ryan un'occhiata assassina.
-Tu sì che sei delicato- commentò.
-Dai andiamo. È meglio che tu ti dia una sistemata prima della riunione, lo sai che Rahel tiene a formalizzare ogni incontro-
Si separarono. La Casa del Consiglio governativo era stata pensata es edificata per dare alloggio ad ogni membro. Ognuno di loro aveva a disposizione un intero piano dell'edificio. Le riunioni e le altre questioni lavorative si svolgevano al primo piano, mentre il piano terra era aperto ai cittadini, in modo che potessero parlare con uno o più consiglieri tutte le volte che ne sentissero il bisogno.

Ryan si fermò al quarto piano, mentre Aaliya proseguì fino al sesto. Una volta uscita dall'ascensore, la ragazza si precipitò in casa, quasi strappandosi i vestiti di dosso. Aveva poco tempo se sperava di restare sola con Rahel per qualche minuto, e questo sarebbe accaduto soltanto se fosse scesa per prima. Ma era poco probabile: Ryan era già vestito per l'occasione e lei aveva un gran bisogno di una doccia. Attraversò lo spazioso salotto lasciando dietro di sé una scia di vestiti sporchi, arrivò in bagno e si lanciò sotto la doccia. Rabbrividì quando il getto d'acqua gelida incontrò la sua pelle. Si sforzò di non pensare a quello che era successo sul confine, concentrandosi su cosa avrebbe detto a Rahel nel caso fosse riuscita a ritrovarsi sola con lei.
Non lo sapeva.
Non c'era niente di preciso da dirle o da chiederle, solo aveva bisogno di sentire qualcosa di rassicurante pronunciato dalla sua voce convincente, che fosse rivolto solamente a lei.
Ciascuno dei consiglieri si era domandato all'inizio della propria carriera se intrattenere rapporti personali di amicizia con Rahel, il capo del Consiglio governativo, fosse giusto o meno. Anche la stessa Rahel se l'era domandato. Ma il suo istinto materno e protettivo verso di loro aveva vinto sui dubbi morali e i rapporti personali si erano creati di conseguenza. Con tutti loro. Fino ad allora nessuno aveva trovato nulla di male in questo e la cosa aveva contribuito a consolidare la fiducia reciproca tra i membri del Consiglio. Ormai erano come una famiglia. Rahel era per Aaliya come una terapia nei momenti di smarrimento, nei quali non sapeva come sentirsi. Però quel giorno non riusciva a trovare nessun pretesto per iniziare un discorso. Decise che avrebbe improvvisato. 
Fu la doccia più veloce della sua vita. Mentre si asciugava i capelli con un asciugamano e ne districava i nodi con le dita, scelse dal guardaroba un paio di pantaloni e una camicia che secondo lei potevano corrispondere ad un idea di "elegante". Il vestiario per Aaliya era sempre stato un cruccio: non si sentiva a suo agio in abiti troppo femminili o che lasciassero scoperta troppa pelle. Stava sempre molto attenta a non indossare colori che attirassero l'attenzione, come se la cicatrice non facesse già abbastanza da sola. 
Si vestì velocemente e tornò in bagno. Aprì ogni cassetto e ogni anta in cerca di un asciugacapelli. Non lo usava mai, non ricordava nemmeno se ne avesse uno. Dopo aver passato in rassegna tutto il bagno si arrese e decise di raccogliere i capelli, in modo che non si notasse troppo la sua disorganizzazione. Raccogliere i capelli era un'altra cosa che Aaliya non era solita fare, per la stessa questione dei vestiti, ma ora non aveva scelta, nonostante sapesse che i cambiamenti attiravano sempre l'attenzione.

Quando aprì la porta della sala riunioni, Rahel era in piedi davanti alla finestra, di spalle rispetto ad Aaliya. Era sola.
Si voltò a guardarla, sorridendo. I grandi occhi verdi erano luminosi, circondati da poche rughe, e si intonavano in modo calcolato con la morbida tunica di seta che indossava, lunga fino alle caviglie; i lisci capelli biondi erano acconciati in un'elaborata treccia che ricadeva lungo la schiena. Appariva molto più giovane dei cinquant'anni che in realtà aveva.
-Sapevo che saresti stata la prima. Ti donano i capelli raccolti-
-Ehm... grazie-
-Per quale motivo sei qui un quarto d'ora prima del previsto?- 
Aaliya esitò. Sapeva che avrebbe potuto dire apertamente il motivo del suo anticipo: non c'era ragione di fingere con Rahel.
-Non lo so-
-Si tratta di Vick?-
-No- Rahel si limitò a guardarla.
-Perché tutti sono convinti che per me lui sia un problema?-
-Non lo è?-
-Certo che no-
-D'accordo-
In quell'istante Ryan fece il suo ingresso. -Buongiorno- esordì.
-Buongiorno Ryan- rispose Rahel con un sorriso. Aaliya non disse nulla. Non voleva ammetterlo, ma Rahel aveva centrato il punto ancora una volta, e lei avrebbe desiderato proseguire nella discussione, forse anche continuando a negare l'evidenza, ma almeno avrebbe sfogato una parte delle emozioni trattenute fino a quel momento. Ma aveva appena perso la sua occasione. Ryan prese fiato, come se volesse dire qualcosa, ma fu a sua volta interrotto dall'entrata di un ragazzotto corpulento, dignitosamente vestito con abiti dai colori sgargianti. Prima di salutare gli altri guardò Aaliya con aria interrogativa e chiese: -I tuoi capelli sono sporchi o bagnati?-
-Sono bagnati, Gratius- 
-Perché non li hai asciugati?-
-Non ne ho avuto il tempo-
-Mancano ancora dieci minuti all'orario stabilito per la riunione, avresti potuto impiegarli per quello scopo-
-In realtà mancano dodici minuti, Gratius, non dieci- disse entrando nella sala un giovane uomo alto, dalla pelle scura, e completamente calvo. Salutò i presenti e scelse una delle sette sedie disponibili, appoggiando un plico di fogli sul tondo tavolo di legno.
-Ciao Aron- disse Rahel. Il nuovo arrivato sorrise senza troppo entusiasmo. In effetti l'inizio di un'altra riunione non entusiasmava nessuno, se non forse Rahel.
-Comunque- continuò Aaliya -Io non possiedo un asciugacapelli. Ora che hai concluso questa preziosa indagine sui miei capelli, sei soddisfatto?-
-In realtà mi sto chiedendo il motivo per cui tu non abbia un...-
-Gratius, falla finita!-
-Va bene, scusa- Gratius alzò gli occhi al cielo, e lamentandosi della scortesia di Aaliya prese posto accanto ad Aron. Si sedettero anche Ryan e Aaliya, mentre Rahel rimase in piedi, osservando sorridente i suoi consiglieri che battibeccavano come ragazzini.

Qualche minuto più tardi si sentirono delle voci e delle risate provenire dal corridoio esterno. Aron guardò l'orologio nel momento in cui Jaag e Melinda li raggiunsero all'interno della sala riunioni.
-Siamo in ritardo?- chiese la ragazza dagli occhi a mandorla e i liscissimi capelli castani.
-No, veramente siete in anticipo di tre minuti, ma siete comunque gli ultimi anticipatari, quindi siete in ritardo-rispose Aron, mantenendo la sua aria di serietà, nonostante tutti gli altri stessero ridacchiando per l'assurdità della frase.

Anche gli ultimi due arrivati si accomodarono al tavolo tondeggiante, dando così il via alla riunione.

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Capitolo 3
*** La riunione ***


Fu Rahel a prendere la parola per prima. In qualità di capo del Consiglio governativo, era suo compito avere costantemente sotto controllo l'operato dei suoi consiglieri, ognuno dei quali si occupava di un ambito specifico della gestione del Paese.
-Oggi avrei una cosa da annunciarvi. Ma prima, come da consuetudine, vorrei ascoltare cosa voi avete da dire a me - disse riportando la serietà all'interno del gruppo. -Aaliya?-
-Nulla di nuovo, per il momento. Ciascuna divisione dell'esercito è attualmente impegnata nella solita ispezione mensile dei confini, la settima quest'anno. Al momento nessuno dei quarantotto comandanti mi ha contattata per comunicazioni urgenti, quindi posso dedurre che, fin ora, le barriere energetiche che proteggono i confini di Ayra siano perfettamente funzionanti. Verrò meglio aggiornata alla fine dei quattro giorni di ispezione. Per quanto mi riguarda è tutto- disse Aaliya.
-Finché le barriere verranno mantenute in buono stato dai nostri soldati, e il Nemico sarà isolato fuori da Ayra, non abbiamo nulla da temere- commentò Rahel. Era un commento simile ai soliti commenti che faceva alle solite risposte di Aaliya alle sue solite domande. Niente di nuovo, come sempre. -Ryan?-
Ryan sospirò. Sembrava che nemmeno lui avesse novità nel suo campo. 
-Abbiamo avuto quattro nuove nascite, cinque morti e dodici ricoveri in tutto questo mese. Ancora meno del mese scorso, e si tratta per lo più di persone anziane, intendo di età compresa tra i 115 e i 130 anni. La cosa che è stata notata è che tutti i dodici ricoverati presentano deficit di memoria. Certo, a quell'età è normale non essere esattamente lucidi, ma contrariamente alle patologie neurodegenerative, in questo caso i ricordi che sono stati danneggiati sono quelli appartenenti alla memoria a lungo termine- disse Ryan, che non solo si occupava di registrazione dei dati riguardanti la sanità di Ayra, ma lui stesso lavorava come operatore sanitario, così come Aaliya era sempre al fianco dei suoi soldati. 
-Non è possibile che sia un problema legato all'età avanzata di queste persone, come dicevi prima?- domandò Jaag.
-No, non credo. Io stesso ho visto, parlato e visitato tutti loro, ma per il resto la loro salute va benone. Certo, qualche acciacco è normale, ma è una cosa strana: sembra che siano stati cancellati ricordi selezionati- era come se Ryan stesse pensando ad alta voce, piuttosto che parlare con i colleghi, il suo sguardo si era perso tra le immagini della sua mente. Fece una pausa, poi concluse il suo resoconto: -Avrò maggiori informazioni quando operatori sanitari e ricercatori avranno condotto indagini approfondite-
-Grazie Ryan- disse Rahel. La riunione continuò così, con Rahel che interrogava ciascun consigliere e i consiglieri che rispondevano che non c'erano novità. Aron informò che quello era stato l'ottavo mese di fila senza crimini in tutta Ayra; forse c'era stato qualche disaccordo tra vicini portato avanti fino all'esagerazione, ma nulla di più. Allo stesso modo Gratius raccontò dell'andamento positivo dell'economia, ma Aaliya non lo ascoltò granché. I discorsi di Gratius la annoiavano: a parte quando la prendeva in giro, o come diceva lui argomentava su ciò che c'era di inusuale in lei, Gratius si lanciava in frasi ampollose e lunghe, intrecciando mille discorsi contemporaneamente senza portarne uno a termine. Non riusciva proprio a seguirlo, nemmeno se ci provava. Nemmeno Jaag aveva novità per quanto riguardava i rapporti con i Paesi confinanti con Ayra. Concordò con Gratius che il commercio internazionale procedeva come al solito, anche se il turismo era in diminuzione; d'altronde con la presenza delle barriere energetiche raggiungere Ayra non era facile e la cosa scoraggiava le persone. Ogni anno si cercava di trovare una soluzione, ma Aaliya si impuntava sulla sicurezza e il Consiglio degli Anziani, il quale supervisionava l'operato dei giovani consiglieri e di Rahel, l'aveva sempre appoggiata. Le barriere energetiche di Ayra non potevano essere aperte troppo spesso, o il loro funzionamento sarebbe stato compromesso.
L'unica ad essere entusiasta di esporre il proprio resoconto era, come sempre, Melinda. Espose le idee che avrebbero rinnovato i programmi educativi per i bambini fra i tre e i sei anni, aiutandoli a capire su cosa basare la loro formazione. Era quella l'età in cui ogni abitante di Ayra scopriva se stesso e le sue doti principali, scegliendo quali potenzialità sviluppare per prime durante la formazione primaria, che iniziava a sette anni per la maggior parte dei bambini. Melinda elencò le caratteristiche di ciascun bambino che conosceva, entusiasta di supportarli nelle prime scelte importanti della vita. Poi si lanciò in un discorso dettagliato sulle qualità degli insegnanti che avevano appena iniziato nel loro lavoro, elogiando le loro fondamentali capacità di osservazione e relazione. Il suo intervento durò circa tre quarti d'ora. Secondo Aaliya sarebbe bastato dire che tutto procedeva per il meglio e che in ambito dell'educazione non c'erano problemi. Ma lei e Melinda erano molto diverse tra loro: quest'ultima amava le persone e il ruolo di insegnamento le si adattava pienamente; mentre di Aaliya si potevano dire molte cose positive, ma non che amasse stare tra le persone come Melinda. Anzi, se ne aveva l'occasione, ne restava alla larga.

-Bene, sono felice di sapere che avete tutto sotto controllo, o quasi- riprese Rahel -Ora avrei una cosa da aggiungere- guardò Melinda con un sorriso e prese fiato, come se il suo annuncio intendesse urlarlo, ma si trattenne. Aaliya sentì i muscoli delle spalle tendersi. Rahel sembrava davvero contenta, quindi doveva trattarsi di qualcosa di meraviglioso. Melinda rispose al sorriso di Rahel con un gridolino di gioia.
-Melinda ha finito di organizzare la festa di Iniziazione!- disse finalmente.
-Ohmmioddio- sospirò Aaliya abbandonando il busto sul tavolo e provocando un mormorio risentito. Le sue aspettative erano decisamente state deluse. La festa di Iniziazione, che si teneva una volta ogni due anni, consisteva nel celebrare la scelta di ogni giovane di Ayra della carriera che avrebbe intrapreso in futuro, prima di affrontare un periodo di formazione sul campo che avrebbe confermato la loro effettiva attitudine per la mansione scelta. 
-Aaliya, ti prego di avere rispetto per il lavoro altrui- la rimproverò Rahel.
-Chiedo scusa. Ho un profondo rispetto per Melinda e il suo lavoro, ammiro il tuo entusiasmo, davvero. Io non ci riuscirei-
Melinda la guardò ridendo. Sapeva che non era quello il punto.
-Lo so, ma le feste non sono il tuo passatempo preferito, vero?- non era una vera domanda, tutti conoscevano la tendenza all'isolamento di Aaliya e la sua falsa misantropia.

La riunione si ritenne conclusa dopo circa due ore e mezza, quando Melinda ebbe parlato della festa di Iniziazione che si sarebbe tenuta da lì a una settimana, e Rahel ebbe ricordato a tutti i consiglieri che partecipare era loro dovere. Uscendo dalla sala riunioni, tutti sembravano felici all'idea dell'ennesimo evento pubblico del Paese e ognuno sperava di contare numerosi nuovi arrivi nel proprio settore. Non per una questione economica, ma puramente per orgoglio personale. Melinda circondò le spalle di Aaliya con un braccio e lei non oppose resistenza.
-Vedrai che sarà divertente perfino per te, Aaly-
-Lo dici come se io non mi divertissi mai-
-Tu ti diverti? In che modo?-
-Eehm... non mi viene in mente un modo preciso, ma anche io sono capace di divertirmi- 
-Certo, non ho dubbi. Da quanto ne so quello che fai di solito è partecipare alle riunioni del Consiglio, lavorare per il Consiglio, allenarti, fare controlli nell'esercito, lavorare per l'esercito e con l'esercito, ancora allenarti e... deprimerti perché quell'idiota di Vick si infila continuamente in letti diversi, ma tu continui ad assecondarlo-
-Melinda, io non...-
-Ma per favore! Non tentare nemmeno di smentirlo, è la voce della lista di cui sono più sicura. Magari riesci anche a dormire ogni tanto, ma la maggior parte del tuo tempo la passi a lavorare o a sprecarti con Vick. E quello non lo considero un divertimento, ma una tortura auto inflitta-
-La nostra non è una relazione, chiaro? Non sono innamorata di lui, ed entrambi siamo liberi di vedere chi ci pare-
-Solo che lui lo fa ma tu no-
Certamente. E chi altri avrebbe potuto frequentare lei? Non era bella, non era simpatica, non amava la mondanità. Le qualità che aveva non bastavano per avere degli amici oltre ai colleghi del Consiglio governativo, figurarsi se bastavano perché qualcuno si innamorasse di lei. Le era sembrato troppo strano quando aveva conosciuto Vick: un uomo così che mostrava interesse per una donna come Aaliya. Ma ben presto aveva capito che Vick provava interesse per tutte le donne. E lei si era accontentata.

Melinda abbracciò Aaliya prima di sparire dietro alla porta del suo appartamento al quinto piano.
-Sono sicura che ti divertirai, te lo prometto- disse -E ti prometto anche ti aiuterò a smettere di torturarti-
E con questo Melinda lasciò Aaliya libera di continuare a lavorare, allenarsi e torturarsi da sola.

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Capitolo 4
*** Il responsabile della sanità ***


Essendo rimasta sola, Aaliya decise di prendere le scale per proseguire la risalita del palazzo del Consiglio ancora di un piano, dove si trovava il suo appartamento. Fece appena qualche gradino prima di ritrovarsi di fronte a Ryan che scendeva a passo veloce. -Ah, sei qui. Ti stavo cercando- le disse. -Beh, mi hai trovato. Che c'è?- Ryan si guardò intorno come se verificasse che fossero soli. Le fece un cenno con la testa, così Aaliya lo seguì al piano superiore e lo invitò ad entrare in casa. Non appena richiuse la porta dietro di sé, Ryan disse: -Aaly, avrei bisogno di un favore. Un grande favore- -Dimmi pure- rispose lei tranquillamente. -Si tratta della... ehm... della solita cosa. Sarebbe fissato per domani- alla fine della frase emise un sospiro, grattandosi la nuca per il nervosismo. Aaliya inarcò le sopracciglia. -Intendi un Passaggio?- Ryan annuì. -E me lo dici il giorno prima?- -È che pensavo di riuscirci questa volta- disse il ragazzo abbassando lo sguardo. -D'accordo Ryan, lo farò. Posso almeno parlarci prima?- -Certo. Anche subito se vuoi- Senza sprecare fiato in commenti o a prendersela con il collega, Aaliya riaprì la porta d'ingresso per entrare direttamente in ascensore, dopo aver attraversato il corridoio che lo separava dall'appartamento. Ryan la seguì, aspettando che la ragazza prorompesse in una lunga serie di rimproveri, ma lei mantenne il suo silenzio. Ad Ayra erano state debellate moltissime delle malattie che una volta affliggevano le persone nel ventunesimo secolo; gli uomini vivevano in salute fino a 130 o anche 140 anni, se la morte non subentrava prima per cause non naturali. La maggior parte dei cittadini sceglievano di concludere il loro soggiorno terreno quando ritenevano di aver svolto il compito per il quale erano nati, deliberatamente, attraverso ciò che veniva chiamato "Passaggio". Esso consisteva in una procedura indolore, per la maggior parte delle volte, che doveva essere eseguita esclusivamente da personale competente. Se il dolore subentrava, significava che quella persona aveva fatto male i suoi calcoli e aveva ancora uno scopo da portare a termine, quindi tutto veniva immediatamente interrotto. Ma succedeva sempre meno spesso. Chi eseguiva il Passaggio veniva scelto per questo ruolo durante l'adolescenza, quando nel corso della propria formazione presentava caratteristiche appropriate. Era l'unico ruolo all'interno della società che non veniva scelto di spontanea volontà. Non c'erano molte persone tra i prescelti, erano solo cinque, e a nessuno di loro piaceva gestire un Passaggio, soprattutto a Ryan. Anzi, si può dire che Ryan odiasse gestire un Passaggio. Aaliya era colei che presentava meno ostilità, per questo Ryan domandava a lei di fare quel lavoro al posto suo. -Scusami- disse Ryan mentre l'ascensore si fermava al piano terra, aprendo le porte subito dopo. Aaliya emise un sospiro. -Non può andare avanti così, Ryan. So che non è facile, ma devi toglierti dalla testa il fatto che stai effettivamente uccidendo una persona- rispose avviandosi verso l'uscita della Casa del Consiglio. -Sai, non sei d'aiuto così- -Non è una brutta cosa, anzi, è meravigliosa: stai facilitando un qualcosa che sarebbe avvenuto comunque, solo che tu hai la possibilità di eliminare la sofferenza, accompagnando una persona verso la fine del suo percorso. Abbiamo un ruolo importante, Ryan, e dobbiamo eseguirlo- -È che... non ci riesco più- Aaliya si fermò nell'ampio atrio, dal pavimento a scacchi bianchi e beige, arredato con pochi oggetti. Guardò il suo compagno con la consueta determinazione che la caratterizzava: -Fa in modo di riuscirci ancora. Il più presto possibile. Sono stanca di lavorare al posto tuo e di prendermi certe responsabilità al posto tuo- detto questo si voltò e riprese il cammino al di fuori del palazzo. Arrivarono ai piedi di un imponente edificio bianco e piramidale, che svolgeva funzioni simili a quelle dei vecchi ospedali. Le porte scorrevoli si aprirono automaticamente al loro ingresso, mostrando da subito un luogo estremamente operativo, dove si potevano notare persone spostarsi in ogni direzione. Nonostante questo movimento, nessuno sembrava avere una fretta eccessiva, e un'atmosfera di serenità si depositò immediatamente addosso ad Aaliya, che con rinnovata dolcezza posò una mano sull'avambraccio di Ryan: -Dove dobbiamo andare?- gli domandò. Risalirono l'edificio di un paio di piani, fino a giungere ad una stanza da letto dalle pareti violette. Ad un tavolino posto a ridosso del muro, stava seduta una donna molto anziana, intenta a sostenere una conversazione con altre tre persone. Aaliya dedusse che le stesse salutando, probabilmente era l'ultima volta che le avrebbe viste. Entrò dopo aver bussato, nonostante la porta fosse già aperta, seguita da Ryan. -Buongiorno. Chiedo scusa per l'interruzione, desidero presentarmi- disse entrando nella stanza - mi chiamo Aaliya, e gestirò il Passaggio di domani- -Pensavo che l'avrebbe fatto Ryan. Me l'aveva promesso- rispose l'anziana donna corrugando la fronte. A quel punto Ryan prese la parola, tentando di mascherare il suo imbarazzo. -Io sarò comunque presente, Jane, e ti assicuro che Aaliya è molto più brava di me- Le tre persone presenti, due figlie di Jane e un nipote, la salutarono con la promessa di tornare più tardi, lasciando Aaliya e Ryan soli con lei. Jane aveva già spiegato a Ryan i motivi della sua decisione, ma li ripeté per Aaliya. -Non ho più un obiettivo da portare avanti; ho realizzato tutto quello che avevo previsto di realizzare nella mia vita. Sono felice. I miei figli e i miei nipoti sono felici. Sono pronta per andare avanti- -Va bene Jane, grazie. Siamo contenti per te- disse Aaliya. Rimase con lei ancora per un po', per illustrarle le fasi del processo e rassicurarla, mentre Ryan sentì il bisogno di uscire a prendere aria. Era più forte di lui: i Passaggi lo terrorizzavano. Si sforzò di mantenere un'espressione rilassata e cordiale finché fu dentro l'edificio, rispondendo ai saluti delle persone che lo riconoscevano, cosa molto probabile quando si è il responsabile della sanità all'interno del Consiglio. Raggiunse l'esterno con un evidente sollievo, inspirando a pieni polmoni. "È tutto passato. Non si ripeterà ancora. Aaliya è con me, stavolta, il prossimo lo gestirò da solo". Se lo ripeteva ogni volta da due anni ormai. Erano davvero già passati due anni dall'ultima volta? Due anni. Ricordava l'episodio come se fosse stato appena il giorno prima. Si chiamava Iago, aveva 114 anni. Era convinto che con il successo ottenuto con l'impresa agricola che aveva fondato e portata avanti dai suoi figli egli avesse compiuto il suo scopo. Ryan gli aveva creduto, non aveva osato fare domande troppo personali per approfondire la sua reale situazione. Gli era sembrato inutile e imbarazzante. Spesso le persone non hanno voglia di raccontare la propria vita a degli sconosciuti, specialmente se nascondevano dei segreti. A qualcuno faceva piacere confessare ogni cosa all'ultima persona che avrebbero visto, a chi si occupava della loro morte. La consideravano una sorta di liberazione. Ryan pensava che occorresse una fiducia a lui inconcepibile per affidare a qualcuno mai visto prima una cosa così importante come la fine della propria vita. Aaliya amava ascoltare le storie della gente che si rivolgeva a loro. Si sentiva utile. Ryan si sentiva soltanto in imbarazzo. Iago era uno di quelli che non parlano volentieri, non raccontano mai molto di sé se non sono costretti, e Ryan non voleva costringerlo, per questo il Passaggio era andato male. Iago si era sentito male, non si era addormentato tranquillamente come era previsto, ma era svenuto dal dolore. Ryan era da solo, agitato e concentratissimo non se ne era accorto, era andato avanti nonostante Iago non stesse reagendo come avevano reagito le persone che aveva trattato in passato. Si era fermato troppo tardi. Roso dal senso di colpa, Ryan aveva indagato sul passato di Iago, scoprendo che da tempo l'uomo si scontrava con il figlio per qualsiasi cosa. Non avendo risolto questo rapporto conflittuale, Iago non aveva portato a termine tutti gli obiettivi che permettono un Passaggio.  Non sarebbe dovuto morire nella sofferenza. Non sarebbe dovuto morire senza riappacificarsi con suo figlio. Ryan aveva sbagliato tutto, e non si dava pace da due anni. Aveva promesso ad Aaliya e agli altri tre suoi colleghi che avrebbe trovato il coraggio di superare il trauma e di gestire nuovamente i Passaggi. Non si era reso conto di aver camminato così tanto. Si fermò per guardarsi intorno. Era giunto fino al centro di Ayra, al grande spazio erboso in mezzo al quale zampillava un'imponente fontana. La gente passeggiava, i bambini giocavano correndo tra gli alberi, alcuni ragazzi chiacchieravano seduti sull'erba o sulle panchine. Il peso sul suo stomaco si alleggerì. Sorrise pensando che sarebbe stato in grado di rimettersi in gioco.

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Capitolo 5
*** La divisione 14 ***


Ormai si era fatto buio. I soldati stavano ancora camminando lungo il tratto di confine assegnatogli, controllando con un apposito sensore la potenza delle barriere energetiche erette un paio di secoli prima. 
Si erano divisi in gruppetti da cinque. 

Abner aveva quasi preso confidenza con quel lavoro, arrivato all'ultimo giorno della sua prima spedizione. Non era noioso come pensava, i suoi compagni erano simpatici, non ci si annoiava mai. Però era sicuro che non avrebbe mai preso confidenza con quell'orribile sensazione di morte imminente che avvertì in quell'istante. Si bloccò, trattenendo il respiro.
-Abner, tutto bene?- gli domandò Vick, che camminava appena dietro di lui. Bastò poco perché anche lui capisse, pervaso dalla stessa sensazione.
-Buco!- gridò per avvertire i compagni che si trovavano poco distanti. Tutti immediatamente estrassero armi e sensori, cercando ogni sorta di presenza sospetta. Abner si sentì invadere dal terrore.
-Non c'è tempo per avere paura Abner, tu ed io dobbiamo cercare il buco, siamo quelli più vicini- disse Vick. Si avvicinò ulteriormente alla barriera, percorrendola avanti e indietro con il sensore. La luce che esso irradiava colpiva la barriera, che la rifletteva illuminandosi di splendidi colori vivaci, cangianti. Abner lo imitò. 
-Vick, credo di averlo trovato-
Il buco era piccolo, ma non c'era dubbio: era lì. La barriera in quel punto non rifletteva la luce, e il sensore di Abner emetteva leggere vibrazioni che gli solleticavano il palmo della mano. 
-Forza, chiudilo- gli ordinò Vick.
-Cosa? Io?- 
-Certo, sei tu che l'hai trovato- vide l'insicurezza negli occhi del suo giovane  compagno, quindi assunse il tono duro del comandante, anche se quel ruolo gli era stato tolto: -Vuoi imparare a fare il soldato o preferisci tornare a casa tua a coltivare tuberi? Forza, ti hanno spiegato come fare- 
Certo, gliel'aveva spiegato proprio Aaliya, durante l'addestramento, appena due mesi prima. Allora non pensava che avrebbe avuto paura. A dire il vero, non pensava che esistesse qualcosa capace di mettergli più paura della stessa Aaliya. Ma si dovette ricredere: da quello spiffero nella barriera entrava un filo di aria gelida, pesante, che palesava la presenza di qualcosa di oscuro e terribile al di là dei confini di Ayra. Un brivido corse lungo la schiena del ragazzo, che avvicinando la mano al buco si sforzò di non tremare. Non era grande nemmeno la metà del suo palmo, con le dita poteva sentire il battito vitale della barriera. Si concentrò, regolarizzando il respiro. Tutto quello che doveva fare era convogliare tutta l'energia che riusciva a reperire attorno a lui nella sua mano, e dalla sua mano trasferirla alla barriera, che si sarebbe richiusa. Richiedeva un grosso sforzo mentale più che fisico, poiché l'energia usata non doveva essere la sua personale, ma l'energia di Ayra, a cui Abner sarebbe servito soltanto da canale. Semplice, in teoria. Ma in pratica era tutt'altra cosa: occorreva concentrazione, e quella paura che provava rendeva più difficile il lavoro. 
Vick gli appoggiò una mano sulla spalla: -Se non ci riesci non preoccuparti, quasi nessuno ce la fa la prima volta- disse. 
Ma Abner voleva farcela. Era una sfida con se stesso, per dimostrarsi di non essere poi così male come soldato. Avrebbe voluto tornare a casa dopo la spedizione per dire alla sua famiglia "avete visto? Anche io posso far parte dell'esercito, voi che credevate che sarei stato soltanto un peso per gli altri". 
Passò un minuto, un minuto e mezzo, due minuti. Niente. Forse doveva insistere, smetterla di pensare a cosa avrebbero detto i suoi compagni, la sua famiglia, Vick. 
-Non importa Abner, sei stato bravo comunque. Faccio io- lo interruppe questo. Bene, sarebbe tornato a coltivare tuberi con la coda tra le gambe. Sotto il palmo di Vick, la barriera si richiuse quasi immediatamente. Gli altri nel frattempo avevano perlustrato la zona.
-Nessun segno di presenza del Nemico nelle vicinanze- riferì uno dei soldati a Demos, che aveva assunto il ruolo di comando al posto di Vick. 
-È improbabile che qualcosa sia riuscito a penetrare da uno spazio così piccolo. Ma faremo meglio a tenere gli occhi aperti- rispose egli, facendo segno ai compagni di proseguire.

I soldati della divisione 14 si misero in viaggio quella stessa sera. Dopo una serata così, tornare in Città in mezzo alla serenità dei suoi abitanti era ciò che di più confortante potessero desiderare. Vick guidava in silenzio uno dei tre pick-up militari. Era preoccupato per quella fenditura nella barriera: anche se era relativamente piccola, era un segnale che la barriera si stava indebolendo, o peggio, che il Nemico stava diventando più forte. Ne avrebbe dovuto parlare con Aaliya, la responsabile della Difesa. Ma di solito erano i comandanti delle diverse divisioni a fare rapporto a lei, e lui non ricopriva più questo ruolo. "Sicuramente Demos glielo dirà"  pensò, ma voleva essere lui a parlargliene. Si convinse che questo desiderio derivava dal suo difetto di volersi trovare costantemente al centro dell'attenzione generale, di voler ottenere sempre dei riconoscimenti, e non per ritrovare quel senso di intimità che si creava quando lui e Aaliya parlavano di qualcosa di importante che condividevano. Avrebbe potuto parlare con Aaliya quando voleva, sapeva che lei gliel'avrebbe concesso, che gli avrebbe concesso molto di più. 
Diede un'occhiata dietro di sé, ai nove uomini che viaggiavano nel pick-up con lui, tutti mezzi addormentati, qualcuno addormentato interamente, con la testa penzoloni sul petto. Abner era l'unico che pareva sveglio. Lo sguardo fisso su un punto indefinito.
-A cosa pensi?- gli domandò Vick tornando a concentrarsi sulla guida. 
Abner pensava che in quella sua prima spedizione con la divisione 14 aveva avuto l'occasione di dimostrare di meritarsi di essere uno di loro, ma aveva fallito. Pensava di aver sbagliato a scegliere l'esercito, a scegliere il suo futuro. Perché l'azienda agricola di famiglia non gli bastava, gli stava stretta, ma forse è proprio il posto in cui sarebbe dovuto restare. A coltivare tuberi, come diceva Vick per prenderlo in giro. Sua madre l'aveva avvertito: "L'esercito non fa per te, sei troppo fragile". Pensava anche che Vick gli piaceva, più di tutti gli altri. Con lui si sentiva a suo agio e aveva l'impressione che a lui avrebbe potuto confidare la sua delusione, proprio in quel momento. D'altronde gliel'aveva chiesto: a cosa pensi? Ma poi che non l'avrebbe fatto. Non voleva che Vick lo reputasse debole, uno che ai lascia schiacciare dal primo fallimento. E temeva che qualcuno degli altri lo sentisse e lo reputasse una femminuccia.
-A niente- rispose. -E tu, a cosa pensi?-
Vick sospirò, scosse la testa e disse: -A quel dannato buco-

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