Ethikà - fatti morali

di Callimaco_Beta
(/viewuser.php?uid=997911)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Te odi et amo, magnum Pana! ***
Capitolo 2: *** II - Natura, funesta genetrix ***
Capitolo 3: *** III - Declaratio tenuis poetices ***
Capitolo 4: *** IV - Ego, vivens coemeterium ***



Capitolo 1
*** I - Te odi et amo, magnum Pana! ***


Te odi et amo, magnum Pana!
Ὁπόταν γένῃ κατὰ τὸ Παλῶδες, ἀπάγγειλον ὅτι Πὰν ὁ μέγας τέθνηκε
(Quando sarai a Palodes, annuncia che Pan il grande è morto)
Ti odio, non sai quanto: eppur t'ador, gran Pan.
Prima seduci con il tuo sapere
Me, facile da ingannare, poi voli
Sulle ali dell'angoscioso mistero:
Perché non ci sei? Sei tra le tue carte
Oppure altra è causa, mea culpa?
Non osare, gran dèmone, incolparmi
Sarò forse veramente assillante,
Non riesco a fare a meno di te,
E il mio danzare con le volpi può,
Forse, risultare nauseabondo
Come quel bimbo che esagera col
Dolce miele, e ne è disgustato
Ma è vero che sei tu che gettasti
Le reti attorno al mio cuore ignaro!
Sei vigliacco! Mi hai teso a te grazie alla
Mia dannata curiosità: amo il
Tuo conoscere le antiche sabbie
E i faraonici mangiatori di
Carne, la tua ardente passione per
Le occulte discipline nascoste
Sotto i sacri ideogrammi. Non
Posso vivere al buio, tremo: va',
Dolceamaro, finisci quello che
Hai iniziato, illumina la mia ansia
Con la luminosa luna nel palmo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** II - Natura, funesta genetrix ***


Natura, funesta genetrix
Madre è di parto e di voler matrigna
 
 
Tanto grande è la mia invidia per
Voi, abitanti della superficie,
Quanto Oceano estende il suo
Dominio, rubandolo a Gea nera.
Nel vostro cuore c'è tanta voglia di
Vivere, di soccorrere, di amare
Stimate la vita il dono più bello
Della Madre Natura. Invece chi
È condannato a vivere nel buio
Sottosuolo non ha gioia, verità,
Amore ma, per sorte, ha angoscia.
Il gregge non può avere coscienza
Di cosa sia la vita, e che cosa
Voglia significare l'esistenza,
Solo così è possibile viver
Felici: sotto l'oblio che uccide.
La lucidità degli Inferi mi sta
Dicendo che la vita non è che un
Capriccio della Natura, matrigna,
Per avere tanta morte. E io: "e
Che se ne fa?", la risposta arriva:
"Sol così può avere tanta vita".
Danzatrice maledetta, genitrix
Fera
, la tua volontà sempre sarà
Compiuta in eterno, amen, amen.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** III - Declaratio tenuis poetices ***


Declaratio tenuis poetices
Λυσανίη, σὺ δὲ ναίχι καλὸς καλός· ἀλλὰ πρὶν εἰπεῖν/τοῦτο σαφῶς, ἠχώ φησί τις· Ἄλλος ἔχει.
(Tu, Lisania, sei bello, bello proprio - ma prima che io possa dirlo/chiaramente, ecco che l'eco ribatte: "è anche di un altro!")
Mostrati, dolce mia Musa! Appari!
Non è tuo dovere esser coperta,
Dunque sarò io stesso che toglierò
Il velo, manifestazione pura!
Ecco le tue parole che giungono
Alle mie umili orecchie, sublimi!
Io odio tutto ciò che è volgare,
Comune, spartito, oclocratico.
Via pecorelle del gregge, tornate
All'ovile: quando mai il pastore
Dorme nelle sporche stalle, invece
Che nella comoda capanna? Anche
Se semplice e rustica, è giusto:
A ognuno il suo, non vorreste dir
Che il signore è uguale allo schiavo?
E prima di gettarmi pietre, bravi
Servi della morale e del giusto
Verso i più deboli, ascoltate bene:
Non per nascita, non per censo, non per
Carattere, saranno decretati i 
Signori ma per merito: il principio
D'uguaglianza è buono solo fin a
Quando sei una debole preda, che non
Fa nulla per fuggire dalle rete,
Aspettando ch'altri lo faccian per sé!
Dunque via le cose in comune: via
Le fontane pubbliche, e via ogni
Amante che è goduto da tutti:
L'unicità sia vanto, ugualmente 
Lo sia l'egoismo e la proprietà di
Sé! Così anche in poesia, dice 
La Musa sottile e io in coro:
Gloria alla poesia divergente,
Gloria alla profonda sincerità,
Gloria alla curiosità crudele.
Che valore ha vivere se dopo
Ogni cosa che fai, l'eco risponde:
"Sei un granello nel deserto d'oro"?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** IV - Ego, vivens coemeterium ***


Ego, vivens coemeterium
Τίνα, ν δ γώ, δύναμιν χον [ρως]; ρμηνεον κα διαπορθμεον [...]
("Che potere, dissi io, ha [Eros]?", "Di interpretare e di tragittare [...]")

 
Anubi, tiranno canino delle
Nere necropoli, leggi, ora, il mio
Necrologio: cosa c'è scritto, o santo
Dio delle bende? Rivelami ogni
Dettaglio sulla mia atroce morte.
Sarò congelato dal freddo artico,
Il mio cuore smetterà di pulsare
Vivacemente, i muscoli elastici
Diverranno rigidi come la ben
Fredda pietra? Oppure sarò arso
Dalla calura insopportabile del
Fuoco? Le mie misere ossa andranno
In fiamme, sarò secco come erba
Morta, della mia candida pelle che
Rimarrà? Solo polvere? Così del
Mio corpo fumoso? Oppure la mia
Sorte è un'altra, che debba, forse
Essere mangiato dai vermi, bestie
Caustiche, fino a che con il corpo
Mio banchetteranno le ignobili
Creature superficiali, massa
Schifosa? E il mio cervello verrà
Forse usato per concime alle
Colture mortali? Un tal sarcasmo
Per me è nella mente dei divini?
Dimmi allora, Anubi della montagna,
Che sarà di me? Ma ecco quando stai
Per profetizzare, cane sapiente,
Ti interrompo ancora: e cosa
Mi attende dopo la morte? Che c'è
Al di là del bene e del male, dio?
Finalmente rispondi, per enigmi:
"Morirai nel peggior dei modi, tu che
Tanto tormenti il mio oracolo
Dei morti!". E dunque, io, sciocco ecco
Che chiedo: allor come? Tradito da
Chi? Sotto la frode di chi? Ucciso da
Chi? Per il volere di chi? Chi farà
Il gioioso bagno nel mio sangue sì
Fresco? Chi è costui? Chi scardinerà,
Silenzioso, la porta della casa?
Chi, a tavola, mi servirà in una
Coppa d'oro zecchino il funesto
Veleno, acquistato dal fidato
Spezial? Chi, satanasso, farà dolce
Pasto del mio cuore ancor pulsante?
In fine Anubi, sciacallo, risponde
Condannandomi alla logorante
Sofferenza: "il reale, nulla eterno".

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3621935