Il gioco della Creazione

di ImperioMagicum
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 : Le pergamene ***
Capitolo 3: *** Cap 2: Sole , Luna e stelle ***
Capitolo 4: *** Cap 3: Il foglio bianco ***
Capitolo 5: *** Cap 4: Il Cristallo ***
Capitolo 6: *** Cap 5: L'aspetto di Shade ***
Capitolo 7: *** Cap 6: L'uomo ***
Capitolo 8: *** Cap 7: La leggenda dell'eroe ***
Capitolo 9: *** Cap 8: Un messaggio per un uomo ***
Capitolo 10: *** Cap 9:Come un teatrino ***
Capitolo 11: *** Cap 10: come lupi sulla preda ***
Capitolo 12: *** Cap 11: Shade l'assassino ***
Capitolo 13: *** Cap 12: Prigione dorata ***
Capitolo 14: *** Cap 13: Fede ***
Capitolo 15: *** Cap 14: Il matrimonio Celeste ***
Capitolo 16: *** Cap 15: Le parole del Creato ***
Capitolo 17: *** Cap 16: La notte del matrimonio ***
Capitolo 18: *** Cap 17: Demone contro dio, Dio contro demone ***
Capitolo 19: *** Cap 18: Le sabbie del Deserto Lucente ***
Capitolo 20: *** Cap 19: Immerso nella Luce ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

Il nulla. Il vuoto più assoluto. Buio ed oscurità mi avvolgevano .

Non capivo ed avevo paura.

Non vedevo nulla. Ma ...in fondo...non vi era nulla da vedere.

Non scherzo , non esagero.Non esisteva nulla in quel luogo.

Nulla...

Ma...allora..cos'era quella superficie su cui ero seduto, raggomitolato come un neonato?

Sembrava l'unica cosa , oltre a me , in quel luogo. Non riuscivo a capire di cosa fosse fatto quello strano pavimento. Era liscio, senza il più minimo rilievo o affossamento.

Avevo paura a muovermi...forse da li a un metro vi era un baratro senza fondo pronto ad inghiottirmi.

Misi una mano sul pavimento e tastai ancora la superficie.

Non erra ne fredda ne calda. La percorsi con le dita finché...scomparve.

Da li a un metro...non vi era più niente da toccare. L'enorme fosso pronto ad inghiottirmi...esisteva.

Come se lo avessi saputo...come se lo avessi percepito.

Mi allontanai di qualche centimetro e mi rannicchiai più stretto.

Non sapevo da quanto fossi li. Non lo ricordavo. Non ricordavo niente...non sapevo come ci fossi arrivato...o ero sempre stato lì?

Volevo fuggire...ma non sapevo da dove.

E poi...dove sarei andato?

Se solo avessi avuto qualcuno ad aiutarmi.

< Me? > disse qualcuno. Io mi bloccai terrorizzato.

Doveva essere solo la mia immaginazione , solo il desiderio di sentire una voce.

< No io esisto > sentii ancora. Più spaventato di prima , senza poter nemmeno vedere chi parlasse e senza capire da dove arrivasse la voce , chiesi:< Tu? >.

< Io , sì > rispose lui o lei , perchè la voce di quella persona o essere non aveva età, sesso o specie.

< Tu chi?Come ti chiami? > chiesi ancora.

< Shade >rispose. < Chi o cosa sei ?> chiesi ancora.

< Prima dimmi...come ti chiami?Sarebbe educato da parte tua dirmelo, prima di continuare la conversazione. >

< S-si...io...mi chiamo... > ed a quel punto me ne resi conto. Io non sapevo il mio nome.

< Non lo sai , vero? > Disse.

< No > risposi un po' sorpreso. Sembrava leggermi la mente, o qualcosa del genere.

< Qui non vi è nulla qui..hai ragione. Nulla che possa aiutarti a ricordare quello che ora ti sei dimenticato > . < Quindi...come faccio a ricordare? >

< Se qualcosa non esiste...bisogna crearla > disse sorridendo...o almeno ebbi la sensazione che sorridesse.

< Cosa intendi? >

< Ragiona...se qui non c'è niente...perché sei ancora vivo? >

< Io... >

< Non c'è aria ...non c'è cibo..niente acqua..perchè sei ancora vivo?>

Provai a inspirare ma non sentii la sensazione dell'aria mentre entra nelle narici ed in gola. Non mentiva..non c'era aria..eppure io parlavo.

< Lo hai deciso tu... >

< Non capisco > Dissi senza bisogno di aria a dare fiato alle mie parole.

< Lo hai deciso , come hai deciso di creare questa strana piattaforma dove sei seduto e sopratutto...me >

Quello che diceva era insensato...come potevo aver creato dal nulla?

< In un certo senso..tu ...sei dio >

< Non è possibile > risposi < Non sono dio>

< Allora non sopravvivrai... >

< A cosa? > chiesi indietreggiando.

< Alla caduta > e così dicendo venni spinto nel baratro senza fondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap 1 : Le pergamene ***


CAP.1 : LE PERGAMENE   

Precipitavo.
Precipitavo.
Precipitavo ancora, nel nulla.
Ero terrorizzato e non capivo .
Forse ero cieco o drogato , e un malvivente di nome Shade aveva giocato a confondermi le idee prima di spingermi giù da un palazzo.
Ma non sentivo nemmeno l'aria sibilarmi attorno , e la caduta durava da non so più quanto tempo.
Sperai un attimo in una salvezza. Forse in fondo alla caduta c'era qualcosa a frenarmi ad esempio... dell'acqua!
Il mio corpo sembrava inumidirsi , come quando si entra in un banco di nebbia.
Sì ! Era vapore... come in una scena che ... non so...forse avevo già visto da qualche parte. Ma al momento non ricordavo.
La scena...credevo di averla già vista in qualche ...film...ricordai questa parola.
Ricordavo che spesso cadendo dall'alto , solitamente da una cascata, il protagonista incontrava sempre un profondo specchio d'acqua , riempito di schiuma a causa del fiume che vi si riversava dentro.
Fù allora che..Splash...il mio corpo toccò la superficie e si inabissò.
Non sentii dolore , fui solo un pò sorpreso perché...non sentivo bisogno di aria.
L'acqua mi entrava nei polmoni ma io...non tossivo...non annegavo.
Decisi di risalire.
Mossi braccia e gambe , tenute fino ad all'ora a riposo come quando si dorme , e nuotai cercando una riva.
La trovai a tentoni in quell'immensa oscurità.
< Sembra che tu sia davvero un ragazzo particolare , non dici di essere dio...eppure sei sopravvissuto miracolosamente... >
Era di nuovo Shade , lo riconobbi dalla voce senza identità.
< Perché lo hai fatto? Potevi ammazzarmi! > stavolta ero arrabbiato.
< Sapevo saresti sopravvissuto , l'ho fatto solo per convincerti che la tua situazione è ...diciamo anormale. > rispose facendo il saputello < Posso assicurati che cascata e laghetto annesso fino a pochi istanti fa non esistevano. Poi...trovi una coincidenza che tu sapessi esattamente come sono fatti? >
Ero ancora più confuso...
< In un mondo vuoto serve qualcuno che crei...e tu sei l'unico essere qui e quindi anche l'unico a poter creare. >
< E tu ? Non puoi farlo tu? > risposi .
< No...non è il compito che mi è stato assegnato... Tu sei il solo ti ripeto a poter immaginare ed a rendere concreto ciò che immagini. Lo hai visto prima con la cascata che ti ha frenato la caduta. >
E concluse dicendo : < Certo...potevi immaginare prima che ci fosse la luce...nemmeno io apprezzo l'oscurità a dirla tutta >
A quelle parole pensai subito alla notte , a come diveniva oscura , forse proprio come quel luogo , quando le nuvole coprivano stelle e Luna ed in mezzo alla natura nulla poteva rischiarare il buio. Nulla...forse solo..
< Le lucciole ! > dissi per improvvisa ispirazione.
< è un inizio... > disse Shade , e comparvero dei puntini luminosi , minuscoli , ma che essendo le uniche cose ad emettere luce rischiararono come lanterne.
Riuscii di nuovo a vedere le mie mani ed i miei piedi , ancora in penombra però.
Shade completò solo allora la sua frase < ...ma non dureranno . >
< Perché ? >
< Perché la mente fantasiosa ha il difetto di dimenticare i particolari , ciò che crea oggi un domani non ha più significato e cade in oblio. >
< Ma ... come posso creare un mondo così instabile ? >
< Basta scrivere... gli Egizi credevano che solo ciò che era scritto fosse reale , il resto non aveva significato e veniva scordato. >
Mi ritrovai tra le mani delle pergamene, una piuma e dell'inchiostro nero .
< Cosa dovrei scrivere ? >
< Spiega come nacquero Luna , stelle e Sole... Appariranno e ci forniranno l'agognata luce. >
Decisi di che non avrei fatto altre domande , almeno per il momento , e cominciai a far scorrere la penna sui fogli.

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Capitolo 3
*** Cap 2: Sole , Luna e stelle ***


Cap 2:

Sole , Luna 

e stelle

Un tempo gli uomini vivevano nella più completa oscurità.

Nessuno riusciva letteralmente a vedere nulla , se non grazie al fuoco , rubato da Prometeo agli dei .

Questa situazione rendeva la sopravvivenza complicata , giacché l'uomo non era in grado di colmare le lacune della vista grazie ad udito ed olfatto , molto poco potenti rispetto a quelli degli animali.

Gli dei si accorsero di questa situazione e decisero di porvi rimedio.

Vennero raccolti in tutto il mondo cubiti e cubiti di fieno con cui venne formata una grande sfera. Essa venne incendiata di un fuoco eterno , che non ne consumava il materiale , ma che risplendeva del suo color oro ed emetteva l'energia della madre Terra. Per questo da essa proveniva solo luce e calore e nessun fumo o lapillo.

La sfera fu aggiogata ad una biga trainata da due magnifici destrieri alati che lo trasportavano per la volta celeste per circa dodici ore e per altrettante si riposavano dopo ogni viaggio.

Accadeva talvolta che i due destrieri , attirati dall'odore di paglia , mangiucchiassero la sfera durante il volo. Fortunatamente essa veniva lestamente rimpiazzata. Questo fenomeno è chiamato oggi eclisse di sole.

Tuttavia anche in questo modo per metà del tempo la Terra rimaneva al buio.

Il fieno della Terra non era sufficiente ad alimentare due soli , così gli dei trovarono un'altra soluzione.

Presero la cera delle api e fabbricarono migliaia di candele in grado di risplendere all'infinito e con la spuma del mare rosato dal tramonto le racchiusero in bolle che le potessero far lievitare per i cieli e proteggere dalla pioggia.

Come loro regina misero una bolla più grande , stavolta contenente il Frammento , una scheggia della Gemma , il seme che generò la Terra.

Luna e stelle restano perennemente nell'etere, illuminano le notti dei viaggiatori e indicano loro la via.

 

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Capitolo 4
*** Cap 3: Il foglio bianco ***


 

Cap 3:

Il foglio bianco

Venni investito da una luce abbagliante , non perchè fosse particolarmente forte , ma semplicemente perchè improvvisa . Fino ad un secondo prima essa non esisteva ed i miei occhi non erano preparati ad accoglierne così tanta tutta assieme. 

Mi portai così le mani agli occhi per non rimanere accecato. 

< Sei incontentabile sai ? Qualche istante fa avresti fatto di tutto per vedere , ed ora ti comporti come se ti avessero accoltellato un occhio . > sentenziò Shade < Comunque hai fatto un buon lavoro , la leggenda era ... uhm..diciamo passabile . Ora gli astri esistono e combattono le tenebre egregiamente .>

Riuscii lentamente ad aprire gli occhi . Le figure attorno a me erano ancora un po' offuscate , ma adesso potevo vedere chiaramente il marroncino chiaro delle pergamene su cui avevo scritto. Sembravano medioevali , di quelle fatte con stoffa , lana e pelle di pecora , il tutto prodotto con un'antica preparazione artigianale , non certo da qualche industria . Con la visione che migliorava potei finalmente ammirare il laghetto , quello che mi avrebbe dovuto salvare la vita , se fossi stato realmente in pericolo . Era come me lo era immaginato : l'acqua era schiumosa vicino alla cascata , ma diventava limpidissima , trasparente come cristallo , quando vi si allontanava. Solo vicino alla riva , quando entrava in contatto con i giunchi , raggruppati in gruppi di canneti più o meno fitti , e con la vegetazione della terraferma si sporcava di una leggera sfumatura verdognola. Sulla superficie dello stagno , perchè non vi erano sbocchi per quel bacino, galleggiava qualche foglia , bastoncini secchi e delle ninfee.

Eppure tutto finiva li. Apparte quel luogo e gli astri che emettevano ora la luce, non vi era più nient'altro . Quel piccolo stagno e la sua cascata , la cui cima non era visibile , erano come un disegnigno su un immenso foglio di carta , che non conteneva nient'altro se non quel disegno che appariva come un miraggio in un deserto bianco.

< Come vedi non ti mentivo , attorno a te non vi è nulla , tranne ciò che hai creato , che hai immaginato. Questo bianco è la tua tela , puoi dipingerla a tuo piacimento , come preferisci . Quelle su cui hai scritto poco fa sono le Pergamene , create allo scopo di rendere eternamente esistente tutto ciò che vi è scritto o disegnato. Nulla che sarà impresso su di essi sarà mai perduto , almeno finchè il foglio rimarrà integro. Tu sei il dio in questo luogo , e tuo è il compito e unico scopo di creare , costruire e generare . Hai possibilità illimitate e puoi fare ciò che vuoi. L'importante è che esca una bella storia. >

< Ma...io non capisco...perchè non vi è nulla ? Perchè poi io? Io da dove sono nato ? Ho la mente confusa , ma a tratti ricordo...ho ricordi di un mondo che esisteva...ma non riesco a focalizzarli... >dissi confuso.

< Non ora, non è il momento di parlare di ciò che esisteva prima del Nulla . Prima ci occorre fissare bene questi paesaggi > e così dicendo fece un cenno allo stagno < Sarebbe un peccato mortale dimenticarli e permettere così che scompaiano. Tuttavia ti consiglierei di ...ecco...vestirti adeguatamente. >

Una toga romana ora mi avvolgeva e mi sorpresi capendo che , fino a quel momento , non avevo indossato abiti e, stranamente, non vi avevo fatto caso .

< Grazie.Ora posso cominciare , ma...Promettimi una cosa > 

< Cosa? > Chiese Shade.

< Se farò una buona leggenda , tu mi racconterai la verità >

Shade sorrise o almeno ne ebbi nuovamente l'impressione . < Vedremo ragazzo. Per ora comincia a scrivere , alla cosìdetta " verità" penseremo dopo . >

Abbastanza soddisfatto della sua risposta tornai a scrivere. Dovevo fare una bella figura , e di certo non sarebbero bastate due righe di descrizione ad impressionare l'essere che si stava ponendo alla guida di ogni mia mossa. Decisi che la nuova leggenda doveva parlare di qualcosa di grandioso come la prima , e sicuramente raccontarlo meglio. Decisi che , essendo dio , avrei dovuto iniziare creando una mia Genesi.Ricomincia quindi a grattare le Pergamene con la piuma. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cap 4: Il Cristallo ***


Cap 4:

Il Cristallo

L' Universo era il campo , e Dio il contadino.

Con la sua mano disperse centinaia , migliaia , milioni di semi che formarono detriti , asteroidi e pianetini senza vita , la cui sorte fù la stessa delle sementi sul campo arido. Ma tra di essi vi era un seme speciale , il Cristallo , dall'aspetto di un grosso diamante , perfetto , lucente e caldo .

Esso venne posto al centro del Creato , ed iniziò a germogliare.

Prima comparve una piccola foglia di ferro , che spaccò la superficie perfetta del seme , facendo uscire un'emorragia di liquido bollente e lucente , il magma.

Altre foglioline comparvero piano piano dal seme , fino a che la sua perfezione non fù solo un ricordo. 

La pietra fusa fuoriusciva sempre più dal Cristallo , e piccoli frammenti si staccarono e vennero dispersi nel buio infinito.

I germogli lottavano per sfuggire al liquido bollente , andando sempre più distanti dal proprio nucleo , nel diperato tentativo di non essere imprigionati.

Ma il loro sforzo fu del tutto vano. Tutti i germogli , i rami , le fronde delle piante ferrose furono sommerse ed inglobate . Venne poi la pioggia che in milioni di anni riuscì a solidificare la lava , imprigionando definitivamente le piante . 

La Terra sembrava destinata ad essere un pezzo di roccia inanimato , proprio come tutti gli altri corpi celesti. E così fù per diversi secoli. Le piogge avevano intanto cominciato a depositarsi sul terreno , formando laghi , fiumi e oceani . Tutto era calmo ed immobile , non pioveva ormai da decenni perchè il cielo era ormai sgombro dalle nuvole. E qui avvenne il miracolo : una goccia , una singola goccia avrebbe cambiato tutto. Essa cadde per ultima dal cielo sul suolo , con il rumore di un battito d'ali , ma anche il battito di una farfalla scatena gli uragani.

Quando cadde penetrò nel terreno per una frattura antica , percorse centinaia di metri sempre più in basso avanzando nelle fessure tra le rocce . Infine raggiunse un germoglio ferroso , sopito ed addormentato e gli diede nuova forza quando lo toccò.

Come un terremoto la pianta scavò tutta la roccia e raggiunse la superficie . Era ora un albero di ferro , con foglie di cristallo e frutti di pietre preziose . Fu solo in seguito che quell'albero ebbe un nome : Vita . 

 
 

I suoi frutti maturarono e caddero uno dopo l'altro divenendo pesci , uccelli , animali e piante . 

Essi furono spinti per il mondo intero e lo popolarono. 

La terra , prima spoglia e rocciosa , si copri prima di muschi e licheni , che la frammentarono , poi di arbusti , alberi e prati verdissimi , coperti di fiori dai mille colori . Mille zampette , zoccoli e 

Le acque , prima solo pozzanghere disabitate , furono riempite da salmoni , lucci , aragoste , ranocchie e piante marine.

I cieli furono ora solcati da fringuelli , aironi e rapaci ; che avrebbero avuto un giorno il privilegio di osservare il Creato dall'alto , in tutta la sua magnificenza .

A questo punto Dio cominciò a pensare ad un nuovo progetto , qualcosa di incredibilmente piccolo ed insignificante , ma dalle enormi potenzialità : l'uomo .

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Capitolo 6
*** Cap 5: L'aspetto di Shade ***


Cap 5:

L'aspetto di Shade

< Beh ? Perchè ti sei fermato ? > chiese Shade , ancora incorporeo ed invisibile.

Io sorrisi e gli chiesi: < La storia ti interessa? >

Shade rimase zitto per qualche secondo , ed io capii di aver detto la cosa giusta: < Ovviamente la storia della Creazione dovrebbe essere completa > si affrettò a dire < Mi chiedevo solo perchè non andassi avanti . > La sua voce era meno decisa , lo avevo spiazzato , anche se solo per qualche istante , lo avevo privato di quell'alone misterioso per renderlo più umano . Avevo l'impressione , anzi , la certezza che quell'individuo sapesse di più di ciò che diceva , che mi ingannasse .

< Sono un po' stanco... > dissi < Il lavoro del dio sembra faticoso , per di più quello del narratore. >

< Ts... Mi deludi un po' , in fondo Dio si è riposato dopo sei giorni , ed a te è bastato molto meno per fermarti. >

< Credevo di essere io , il dio. Mi stai forse dicendo che mi hai mentito ? Dici che ti ho creato io , eppure sembri sapere molto di più di ciò che dici. >

Shade si zittì nuovamente , ma stavolta riprese a parlare solo dopo una risatina: < Devo ammetterlo , sei più svegio di come ti credevo . Ebbene sì , la faccenda è più complicata di come te l'ho descritta , ma il tuo compito per riuscire a scoprire tutto ciò che vuoi è quello che ti ho detto : immagina e crea . >

< E perchè dovrei farlo ? A quale scopo dovrei seguire quello che mi dici ? Voglio sapere tutto , ora ! >

< Buono > riprese Shade con voce più dolce per rabbonirmi < Non è il caso che ti agiti , se ci tieni a sapere qualcosa , continua a scrivere ,ed io ti rivelerò tutto poco per volta. Facciamo un patto: finisci di creare il mondo e ti farò un grande dono che ti cambierà l'esistenza. >

< Va bene. > risposi , ancora sospettoso < Ma prima di continuare , vorrei almeno poterti vedere . >

< Mi chiedi molto , è complicato per me avere un aspetto , preferisco essere solo una voce immateriale che un corpo ben definito. Tuttavia cercherò di accontentarti . >

Un vento si mosse all'improvviso e polvere e piccoli detriti cominciarono a vorticare formando un mulinello . La polvere si infittì , e divenne scura , color cenere ed inquinamento . Pareva un piccolo uragano pronto ad investire le coste delle isole del sud . Ed anche il fumo nero cominciò a cambiare , prese spessore e forma , divenne braccia e gambe robuste , un torace possente e muscoloso , una figura forte ma anche slanciata. Un uomo di circa una quarantina d'anni , non vecchio ma nemmeno giovane stava comparendo . Aveva capelli piuttosto corti , nerissimi alla base , ma piano piano sfumavanoin varie tonalità di grigio , fino a divenire bianchi sulle punte. L'uomo aveva un accenno di barba malcurata , ma solo un paio di millimetri di peli sporadici e ispidi. Lo sguardo era intenso , gli occhi erano scuri come la notte , e fissandoli si aveva l'impressione di guardare qualche creatura demoniaca , in grado di ucciderti o tramutarti in pietra con uno sguardo . Il sorriso era perfetto , di 32 denti bianchissimi e senza scalfitture , ed il ghigno trasmetteva sicurezza e totale controllo della situazione . La figura era vestita con un abito nero particolare : sembrava un lenzuolo nero , o una toga romana color pece , ma era anche circondata da un'aura di fumo nero che rendeva opaca l'aria attorno all'uomo quando si muoveva .

Con fare teatrale Shade fece un inchino che quasi gli fece toccare il pavimento: < Allora , sei soddisfatto? > 

< S-sì > risposi impressionato.

< Lo spero > disse < Perchè ora tocca a te . Se non ricordo male mi stavi raccontando di come è nato il primo uomo . > mi suggerì.

< Sì , esatto. Avevo pensato che il primo uomo fosse nato così... > e ricominciai ancora una volta a macchiare le Pergamene d'inchiostro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Cap 6: L'uomo ***


Cap 6:

L'uomo

Per creare l'uomo furono necessari secoli di tentativi . Il progetto originale era quello di un uccello basso , bianco e nero , non in grado di volare . Purtroppo per i suoi problemi nel resistere al caldo , questo essere divenne semplicemente un animale come gli altri : il pinguino . 

Poi vennero altri esperimenti : Dio provò a modellare dell'argilla con la forza delle correnti marine e dei fiumi , ma essi erano troppo potenti e distruggevano l'impasto prima che potesse avere una qualsiasi forma apprezzabile.

Un terzo tentativo fu quello di creare delle statue modellando le montagne con la forza dei venti . Purtroppo anch'essi erano indelicati con la roccia e la sformavano fino a farla sbriciolare . Dio capì di essere troppo potente e che le sue azioni non avevano la delicatezza di crare la vita senza generare prima la distruzione . Fece fare allora agli animali . Ne scelse otto , ognuno dei quali si sarebbe occupato di creare un aspetto dell'essere che avrebbe regnato su ogni creatura .

Il toro contribuì donando la sua forza , il cigno donando la sua grazia , la formica donando la sua operosità , la scimmia donando la sua agilità , lo squalo donando la sa capacità di nuotare , la farfalla donando la sua bellezza , il leone donando il coraggio e la volpe donando parte della sua astuzia . Tuttavia quest'ultima temeva l'uomo per queste sue capacità . Aveva infatti paura che potesse diventare più potente di Dio stesso e che decidesse un giorno di distruggere il Creato , e quindi anche gli animali , e di prendere il posto dell' Onnipotente .

Per questo motivo , quando tutti e gli altri animali creatori dell'uomo si addormentarono , rubò loro parte dei loro difetti ( la superbia del cigno , la fragilità della farfalla , l'irascibilità del toro , etc... ) e li unì al grosso miscuglio che si veniva rimestato dentro la caldera di un vulcano .

E il mattino dopo , quando anche gli altri animali si furono svegliati , un fulmine centrò nel bel mezzo il cratere della montagna infuocata e la fece eruttare con una grossa esplosione . Si levarono nel cielo centinaia di metri di fumi , ceneri e lapilli , e l'aria fu arroventata dal calore , tantè che gli animali dovettero allontanarsi per non bruciarsi . La terra tremò , facendo numerose crepe nel terreno ed il rumore era insopportabile , come quello di cento uragani messi assieme .

Tuttavia da tutto quel fragore solo un piccolo ruscello di magma venne emesso dal vulcano. Esso scorse lentamente per il versante nord , incanalandosi per le fratture del suolo create dal terremoto ed infine , raccogliendosi in una conca , si raffreddò e prese la forma di un grosso bocciolo metallico dai petali ancora chiusi. Il fiore crebbe ed in nove mesi triplicò la sua grandezza fino al momento in cui dovette sbocciare. Fù un grande evento per tutto il creato . Il fiore , i cui petali sfumavano dal giallo oro al grigio del ferro di cui era composto , si aprì in modo aggraziato rivelando al creato due figure. Erano simili a due scimmie , ma più alte e senza peli. La loro pelle era bianco latte, i loro occhi chiusi , ed essi si tenevano per mano , immobili , premendo la fronte dell'uno su quella dell'altro. Essi erano uguali , ma diversi, si completavano a vicenda. Con essi l'umanità ebbe inizio , e con essi ebbe inizio la lotta contro il nemico più grande dell'umanità: se stessa.

< Sai volpe che hai fatto? Hai creato il mostro che temevi. >

< Me ne rendo conto... Ma ho anche aiutato a creare l'eroe capace di sconfiggerlo. > 

 

 

NOTA DELL'AUTORE: Un sentito grazie a tutti coloro che stanno seguendo la storia ed hanno resistito fino a questo punto e spero che continuiate a seguirla. Presto arriverà un nuovo capitolo. Cerco di mantenere un ritmo di un capitolo alla settimana , a volte è più complicato visto che devo scrivere altre storie nel frattempo, ma per fortuna ho il tempo estivo a disposizione. Commentate per favore per farmi capire cosa ne pensate, un grazie ancora a tutti.

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Capitolo 8
*** Cap 7: La leggenda dell'eroe ***


Cap 7:

La leggenda dell'eroe

Shade batté le mani in un piccolo applauso. Sorrideva , un sorriso a tratti tenebroso , ma sincero: < Molto bene devo dire, ora l'uomo esiste anche in questo mondo. >

Presi la palla al balzo: < Anche? Quindi vi sono altri mondi? >

< Certamente. > rispose lui < Sono infiniti , alcuni uguali , alcuni diversi , alcuni pieni ed alcuni vuoti , come del resto lo era questo sino a poco fà. >

< Tu come lo sai? Li hai visti ? Sei un loro guardiano? >

< Calmati! Sì , alcuni li ho visti , ma il mio compito non è quello di proteggerli , amministrarli o altro. Esisto in questa forma spettrale per altri motivi , e non per viaggiare attraverso queste dimensioni , sebbene io ne sia in grado e spesso lo abbia fatto. > mi spiegò < Tuttavia...non perdiamo tempo in queste chiacchere , il lavoro è ancora lungo per te. > e così dicendo il fumo attorno a lui si alzò e cominciò a vorticarci attorno. Il piccolo laghetto con la cascata , dove sino ad allora eravamo rimasti, divenne sempre meno visibile alla mia vista , sino a scomparire coperto dal fumo. In realtà non era il paesaggio a scomparire , ma noi. La nube ci inghiottì completamente ed io ebbi la sensazione di diventare più leggero , senza peso.

Guardai le mani , ma non le vidi. Al loro posto vi era solo fumo. Io ero diventato parte della nube e vorticavo spezzettato in milioni di granellini di polvere. Non sentivo più nessuna parte del mio corpo intatta. Avevo paura, e così chiusi gli occhi.

Non mi sentivo più materiale , ero parte del vento ora , trasportato da una corrente impetuosa. Era una strana sensazione di leggerezza e libertà ed il timore di finire definitivamente polverizzato vi si mitigava dentro.

Sentii che cominciavo a riacquisire densità. Prima i piedi, poi le gambe, busto, braccia ed infine testa. Gli infiniti granelli di polvere tornarono al loro posto originale, ricomponendomi come un puzzle. Cominciai a toccarmi il corpo ed a perlustrarlo con la vista, temendo qualche mancanza, ma non ne trovai.

Il paesaggio intorno a me cominciò a farsi più chiaro, mano a mano che il coltre grigio si diradava.

Mi stupii nel constatare che...non c'era altro che cielo. Eravamo a centinaia di metri di quota ed il terreno scorreva sotto di noi, in un misto di colli, laghi, foreste e paludi.

Mi accorsi che mi trovavo su una nuvola, una nuvola grigiastra di quelle a metà tra il sereno e la tempesta, di quelle che ingannano i viaggiatori che non riescono a prevedere mai con facilità come sarà il tempo.

Shade comparve allora alle mie spalle, spargendo ancora quella sua aura fumosa: < Benvenuto > disse < Benvenuto nel tuo mondo. >

< M-mio? > chiesi < Cosa intendi? >

< Questo è ciò che tu hai creato, mi sono permesso di portarti qui senza chiedertelo. Questa nube ci permetterà di visitarlo e di non essere visti da nessuno, in fondo vedere il Creatore potrebbe essere un po' traumatico per alcune persone. >

< Credevo di essere già nel mio mondo quando eravamo in riva al laghetto. > risposi io. < Cosa dobbiamo fare da quassù? >

< Ti serve una postazione più agevole dove poter vedere i tuoi racconti svolgersie continuare a narrare al meglio. In fondo...Il vero lavoro inizia ora. >

< Veramente credevo che fosse praticamente concluso, in fondo ho creato la Terra, gli astri, la vita e l'uomo. Cos'altro manca? >

< Hai creato l'ambientazione ed i personaggi, ma manca ancora la storia vera e propria, ciò che in effetti da a tutto ciò che hai fatto un significato. Dimmi ora, cosa lascia hai suoi sudditi la divinità per dare loro una strada da seguire? >

Vi riflettei un poco, vi era un'eredità in effetti che ogni divinità dava ai suoi fedeli: < Il Libro! > dissi all'improvviso < è questo che mi stai facendo scrivere. Mi stai facendo scrivere il Libro Sacro. >

Shade sorrise: < Diciamo di sì, gli elementi per scrivere la genesi li abbiamo direi , ci manca la parabola che testimonia la tua grandezza ed il tuo messaggio. Naturalmente questa storia deve avere due caratteristiche principali: essere scritta da te ed...essere reale. Ciò che hai scritto finora era simbologia per giustificare ciò che esiste, perché nessun umano comprenderebbe che fino a ieri...non vi era nemmeno un ieri, non vi era nulla e nessuno e che tutto è nato all'improvviso per il solo tuo volere.

Quindi ora serve una storia per dare un senso, dare un senso all'esistenza dell'Umanità e del Creato e sei tu a doverla scrivere ed a farla vivere a chi deciderai tu. >

Mi porse la piuma , già intinta nell'inchiostro. Io la presi, sapendo che questa volta avrei dovuto agire con molta più cautela, perché ciò che scrivevo avrebbe influenzato direttamente la vita di ogni essere umano, di ogni mio essere umano. Avevo la responsabilità del mondo intero sulle spalle, e quel peso era immenso, ma sembrava che solo io avrei potuto sostenerlo.

Cominciai quindi a narrare le gesta dei miei personaggi: Spem e Beata

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Capitolo 9
*** Cap 8: Un messaggio per un uomo ***


Cap 8:

Un messaggio per un uomo

Erano passati esattamente dieci anni, tre lune e sei giorni. Vi era una grande folla intorno al tempio, in attesa che l'Anziano desse loro il messaggio. Per moltissimo tempo egli era rimasto in meditazione, chiuso all'interno della Casa a meditare per potersi mettere in contatto con l'Essere superiore, colui o coloro che avevano creato il mondo e gli uomini. Solo una domanda gli avrebbe fatto una volta ottenuto un contatto con questa entità: avrebbe chiesto lo scopo dell'esistenza , il senso della vita, l'obbiettivo che l'umanità doveva raggiungere.

Ora egli era molto anziano, aveva quasi novant'anni e la vecchiaia lo avrebbe presto portato in eterno tra gli spiriti. Proprio ora, ad un passo dalla morte, egli aveva appreso il senso della vita e voleva annunciarlo a tutti.

La folla si ingrossava, spintonava, cercava di avvicinarsi il più possibile all'entrata del tempio, ma le guardie dell'Anziano , suoi discepoli e discepole, impediva ad essa di entrare nel tempio.

Tra di loro vi erano anche due ragazzi: Spem e beata. Entrambi erano giovani e spensierati. Si volevano molto bene, tra di loro vi era un forte legame, un'amicizia eccezionale, fin da piccoli uniti e soli contro il mondo, come fratello e sorella , sebbene tali non fossero. Erano fra i tanti bambini che venivano venduti dalle famiglie ai mercanti per pagare i debiti. Erano stati venduti da piccoli, nessuno dei due ricordava i volti dei genitori, ed erano stati venduti ad una ricca famiglia perchè giocassero con i figli e gli tenessero compagni. Fù così che, grazie al loro incarico ed alla compagnia reciproca, riuscirono a passare una buona infanzia, seppur da schiavi.

Fù proprio la loro comune situazione ad unirli più tra loro che con gli altri ragazzi. Questa unione era sì profonda amicizia, ma tracimava in qualcos'altro. Non potevano fare a meno l'uno dell'altro e quando si metteva distanza tra i due entrambi desideravano, ma solo tenendolo nella mente e senza mostrarlo a nessuno, di rivedere l'altro, perchè solo stando insieme erano veramente felici. Tuttavia ignoravano che i sentimenti erano di uguale intensità e nessuno di loro aveva il coraggio di dichiararsi all'altro.

Quel giorno erano tra la folla, sempre vicini e pronti a spintonare persone di statura tripla alla loro pur di mantenere un contatto visivo. La folla fremeva, quando comparve all'ingresso del tempio un uomo molto vecchio, in toga color sabbia, la cui camminata era sostenuta in parte da due suoi discepoli che lo tenevano per le braccia.

Era lui, L'Anziano. La folla si zittì di colpo, in attesa di ricevere il messaggio.

L'Anziano però fece qualcosa di strano: alzò il dito ed indicò un punto in mezzo alla folla. I suoi discepoli raggiunsero il luogo e cominciarono a prender di peso le persone lì vicino, mostrandole una per una al loro maestro. Mostrarono un uomo 

alto e muscoloso, ma l'Anziano scosse il capo; presero una donna bella e graziosa, ma fece lo stesso. Infine, capendo forse era l'intelletto, più che l'aspetto, ad interessare al maestro, andarono da un uomo occhialuto, che portava sottobraccio numerosi cartigli ed una boccetta d'inchiostro. Dovete voi sapere che egli era Warmonger, uomo di grande ingegno nella costruzione ed un'importantissimo geniere, più precisamente il capo del gruppo di genieri che si occupava di tener protetta ed al sicuro la città, ma anche di creare macchine per assediarne altre, tener segregati in prigione sicure i nemici e di "convincerli" , tramite macchinari appositi, a rivelare informazioni preziose negli interrogatori.

Fù solo allora che, dopo che gli fù portato davanti Warmonger, che l'Anziano cominciò ha parlare, ma con voce non propriamente da sacerdote, ma più da leone che ruggiva infuriato: < Come osate voi far perdere tempo a me, proprio ora che me ne rimane così poco? Come osate inoltre farmi passare uno degli ultimi attimi della mia esistenza propinandomi un essere come questo?! > e detto questo indicò il geniere, facendo mutare la sua espressione da tronfia a smarrita e facendo rumoreggiare la folla. < C-ci perdoni maestro > disse uno dei discepoli, probabilmente il loro capo, inginocchiandosi al suo cospetto, profondamente dispiaciuto < Per la fretta abbiamo portato la persona sbagliata, ma egli era l'ultimo rimasto che ci sembrasse adeguato. >

L'Anziano si calmò e disse, con voce più calma: < Scusatemi voi, ma il tempo corre e non basta mai, del resto voi non avete colpa di questi errori, le istruzioni che mi sono state date sono sembrate strane anche a me, quando le ricevetti. La persona che cerco è particolare, esiste in due corpi separati e che non si sono ancora uniti. A questi due corpi dovrò dare il messaggio ed essi un giorno lo potranno dare al mondo. Portatemi quindi gli unici che non mi avete tentato di presentare, quei due ragazzi che avete ignorato durante la vostra caccia >

Fù allora che gli vennero portati, tra lo stupore generale, Spem e Beata che arrivarono a passi lenti ed incerti, non riuscendo a credere a ciò che accadeva.

< Benvenuti. A voi due , ed a voi due soli , affiderò il Messaggio Celeste che un giorno raggiungerà il pianeta intero, secondo il volere dell'Etere. Per favore, ora seguitemi, perchè il tempo è poco e le cose da dire sono molte. >

Spem e Beata furono portati dentro al tempio dove a lungo parlarono con l'Anziano, finchè egli, dopo aver detto loro l'ultima parte del Messaggio, sorrise e chiuse gli occhi, in eterno. La notizia fù diffusa tramite una sinfonia di flauti, una triste melodia che accompagnò per dieci giorni la città nel suo lutto.

Il corpo dell'Anziano fù bruciato e le sue ceneri sparse perchè egli un giorno disse: < Non osate fare in modo che del mio corpo resti traccia tangibile, altrimenti verrò venerato come il dio che non sono, come una reliquia senz'anima e tutti si dimenticheranno di cosa vi era all'interno. Io resterò nei cuori e nella mente di chi mi ha amato, e ciò è più importante di qualsiasi venerazione.

AUTORE: Grazie infinite a tutti quelli che seguono la storia. Sono veramente molto felice, in questo momento siamo arrivati a 105 visite per il primo capitolo e per me è un bel traguardo. Spero continuerete a seguire la storia, anche se, arrivati al l'ottavo capitolo, non sembra esserci ancora molto di chiaro nella vicenda. Cercherò di mantenere un buon ritmo, sebbene la scuola stia per iniziare e sia già impegnato in un paio di progetti, quindi ogni otto giorni circa dovrebbe uscire un nuovo capitolo. Ringrazio Sarettalamagnifica per avermi fatto scoprire questo sito, e vi consiglio di passare da lei e cercare la sua storia Escape su Wattpad. Grazie ancora e buona giornata.
ImperioMagicum 

 

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Capitolo 10
*** Cap 9:Come un teatrino ***


Cap 9:

Come un teatrino

Osservavo la scena, invisibile a tutti , come uno spettro. Tutto ciò che avevo narrato, tutto ciò che avevo scritto, avevo potuto vederlo accadere sotto i miei occhi.

Come un regista dava gli ordini ai suoi attori, così io avevo scritto cosa quelle persone avrebbero fatto, ed esse avevano ubbedito. 

< Incredibile vero? Sei come l'uomo delle marionette, nessuno ti vede, ma tu dai movimenti e voce a tutti i burattini, puoi far fare loro ciò che desideri, senza la minima conseguenza per te stesso. > disse Shade.

Camminava tra i miei personaggi, ora immobili come statue, nella posizione dove si trovavano al momento dell'ultima frase che avevo scritto. < Come vedi ti ho portato dentro la tua stessa trama, per osservarla e capire sino in fondo come funziona, per osservarne i particolari che la tua mente le fornisce, ma che nello scrivere si perdono. Ad esempio, hai notato da chi era composta la folla, oltre che da quelli di cui hai oparlato? Quante persone erano? Non sapresti dirmelo con certezza, lo hai immaginato con la e reso vero grazie alle Pergamene, perciò un numero preciso esisteva, e non lo puoi più mutare, ora che lo hai scritto. > < Vuoi dire che ciò che ho scritto rimane immutabile, una volta che l'inchiostro prende significato sulla carta? >

Shade annuì < Ciò che è esistito, è esistito, ciò che è passato è immutabile, ciò che è passato è solo rimediabile > sentenziò < Le mie parole ti potrebbero sembrare un po' oscure ora, ma capirai un giorno cosa significa. Ora però voglio mostrarti quanto è manipolabile un racconto. Torniamo alla domanda, quante persone vi erano nella folla? > < Per saperlo dovrei rivedere la piazza, ma ormai è successo tutto giorni fa. > < Credi che i poteri divini ti lascino il limite del tempo? > sorrise Shade, come dicesse un'ovvietà.

Non fu uno sforzo, mi bastò solo un gesto della mano, come quello di un mago, e la scena torno ad essere quella delle prime righe del racconto. Potevo vedere tutto: Spem e Beata che si cercavano con lo sguardo, i discepoli del maestro che calmavano la folla, i cittadini che si accalcavano, tantissimi, almeno tre-quattrocento persone. 

< Hai tutto il tempo del mondo, ma non serve a niente sapere quante persone c'erano quel giorno, puoi sfruttare i tuoi poteri in modo più produttivo. Se guardi qualche minuto dopo... > e così dicendo ci ritrovammo al momento in cui l'Anziano uscì all'aperto < ...Potresti notare cose molto particolari, che solo la tua mente può leggere , perchè le ha immaginate ma non le ha fatte scrivere alla mano. >

< Cosa intendi? > chiesi io < Quando leggi un libro, immagini le scene esattamente come le ha immaginate lo scrittore? Quando racconti un fatto che ti è accaduto, chi ti ascolta vedrà quello che hai visto tu, o quello che la loro mente interpreta? L'immaginazione funziona come tutti gli altri sensi, interpreta, non la riporta tale e quale. Se tu non potessi udire, e non lo avessi mai fatto, esisterebbero i suoni per te? E se non potessi vedere, cosa sarebbe la luce? Rifletti sempre su come si possono percepire le cose, perchè i sensi non sono onesti talvolta, e ci possono ingannare. Nel tuo caso, cosa vedi nella sua espressione? > mi chiese infine indicando Warmonger.

Mi avvicinai, stava per essere accompagnato sul palco, ma l'espressione apparente di imbarazzo e modestia, era solo una una maschera. I suoi occhi lasciavano uscire i pensieri che lo percorrevano: inizialmente si era emozionato, ma subito il suo ego gli aveva suggerito che quella sua incredulità era stupida, e che era ovvio che lui fosse l'uomo perfetto per conoscere il Messaggio Celeste. Del resto, tutte quelle persone che si accalcavano erano sporche, maleodoranti e visibilmente ignoranti. Lui era il capo dei genieri, una persona fine, geniale, elegantemente vestita, sicuramente il migliore di tutta la città, sì , anche del re in persona. Finalmente, una volta a conoscenza di ciò che volevano dire gli dei al popolo, lui sarebbe stato eletto capo di un nuovo mondo. Chi poteva competere con il favore degli dei? Del Creatore? Solo un folle non avrebbe seguito Warmonger , solo un pazzo non lo avrebbe venerato.

E così grande era la delusione e la rabbia e l'ira del geniere pochi istanti dopo, quando l'Anziano lo cacciava via come una bestia. Un affronto imperdonabile. L'odio trasudava dal suo sguardo. 

Quasi mi spaventai a vedere quei pensieri, ma ne ero anche divertito, per come la sorte aveva punito la superbia di quell'uomo. Una sorte creata da me, il Narratore. Ora l'ispirazione arrivava, come un torrente e tornavo alle Pergamene per continuare la scrittura.

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Capitolo 11
*** Cap 10: come lupi sulla preda ***


Cap 10: 

Come lupi sulla preda

Sciacalli. Gli uomini conservano da sempre l'istinto primitivo dello sciacallo. Ma se l'animale è attirato dall'odore della carne, l'uomo è più sensibile all'odore del denaro e del potere. Così, quando si presenta sotto il naso, l'uomo avido comincia ad assomigliare all'uomo innamorato: attirato dall'oggetto del desiderio, è disposto a tutto pur di possederlo. Così essi diventano improvvisamente grandi amici, ti trattano bene, fanno del loro meglio per farti sentire a tuo agio. Ciò accadde anche a Spem e Beata. 

Finita la settimana di lutto, i cittadini, tutti e nessuno escluso, cominciarono a portare doni al tempio. Tra di essi vi era pane, formaggio, fiori, gioielli, oli profumati, tutti in onore dei due ragazzi. Dovete sapere che in quel luogo vi erano molti poveri, ma che, decisero di usare parte delle loro risorse per omaggiare i due prescelti. In ciò non vi è nulla di male , sia ben chiaro, ma esistono possibili errori anche in questo caso. Alcune di queste persone, vollero mandare quei doni nella speranza di ricevere qualcosa in cambio, e non per semplice omaggio, ed in ciò stava il peccato.

Altri ancora furono doppiamente colpevoli di avidità, e vi parlo di capi-famiglia che tolsero da mangiare ai loro cari per potersi permettere doni più preziosi, oro o pietre preziose, unguenti o oli profumati che venivano sempre accompagnati da una sgrammaticata lettera di auguri , perchè in quel luogo la scuola era un lusso, con tanto di firma del cognome della famiglia, o il nome completo dell'uomo o della donna.

Spem e Beata non se ne fecero nulla di questi doni, che furono venduti dai Discepoli ed usati per le mense dei poveri e per la nuova scuola. Non tutta l'avidità vien per nuocere. 

Ma, naturalmente, furono soprattutto i personaggi più potenti a volersi mostrare gentili con i due ragazzi. 

Il re chiese, per non dire pretese, di riceverli al palazzo. Furono accompagnati in carrozza e scortati da due Discepoli. Erano un po' emozionati, non avevano mai visto l palazzo reale, se non dall'esterno e da lontano. Esso era costruito su un'altura, circondato concentricamente da ( in ordine dall'esterno verso l'interno ) una serie di torri di guardia; una palizzata preceduta da un fossato di circa tre metri di profondità, simile alle fortificazioni degli accampamenti romani ed un muro pietre con torri presiedute da arcieri e piccole baliste, delle balestre di precisione che lanciavano lance infuocate capaci di attraversare corazze di 6 cm di spessore. Dopo quelle difese, opera di Warmonger, si entrava in una specie di cittadella divisa in due zone, una esterna dove vi erano i centri operativi dei sistemi di difesa con i magazzini delle armature, frecce, e medicinali; Nella parte interna vi era la casa del re, dove solo la famiglia reale ed i ministri più fidati potevano abitare. Tutti i soldati della zona interna erano scelti accuratamente e dovevano essere l'estrema ed infallibile difesa del padrone di quelle terre, nel remoto caso che le altre fallissero. Non vi erano solo queste difese, quelle descritte sono solo una minima parte, ma sugli stratagemmi speciali vi era un gran riserbo e chiunque ne facesse voce era punibile con la morte.

Una volta entrati vennero accolti con tutti i riguardi: una dozzina di servitori cominciò a prendere i loro bagagli ed i loro soprabiti ed ad accompagnarli ricoprendo ogni lembo di pavimento che avrebbero dovuto calpestare con petali dai mille colori diversi. Questi erano uomini e donne piuttosto giovani che, nonostante fossero schiavi, venivano vestiti e profumati accuratamente perchè esaltare la maestosità e la ricchezza dei loro padroni: se qualcuno aveva denaro da sperperare vestendo le proprie bestie , doveva essere molto ricco.

I due ragazzi si trovarono improvvisamente divisi. Metà dei servitori, accompagnarono Spem in una stanza particolare: i muri erano ricoperti di piastrelle di ceramica ed al centro vi era una sopecie di grosso contenitore di pietra pieno di acqua cristallina e profumata. Tutt'attorno vi erano polveri particolari, boccette di olii aromatici e, al centro di una parete, una specie di grossa superficie di vetro riflettente. Gli dissero che si chiamava specchio. Dissero anche che lo avrebbero lavato e fecero per spogliarlo, ma lui si rifiutò, avrebbe fatto tutto da solo. Gli lasciarono tempo a sufficienza e lui si deterse il corpo con l'acqua profumata. Non aveva spesso l'occasione di fare il bagno, e solitamente usava l'acqua del fiume, fredda e non sempre pulitissima. Quell'acqua invece era speciale, era calda, limpida ed il suo odore ricordava i fiori estivi del campo. La sua pelle nuda, al contatto con la superficie, aveva rilasciato la polvere, il sudore e lo sporco, che erano andati a fondo, fino ad una specie di buco che aspirava lentamente l'acqua ed i residui in essa. Tuttavia il livello della vasca non diminuiva, alimentato da un rubinetto di rame, decorato da strani motivi a voluta, che sputava fuori acqua calda.

Dopo una decina di minuti uscì, avvolto da un accappattoio in lino, che gli sembrava una nuvola, ed arrivò una servitrice molto giovane, una bambina di dieci-undici anni.

Gli chiese di di sedersi su una seggiola, e di abbassare il cappuccio per poterlo pettinare. Lui la ascoltò e lei si mise all'opera. Le sue mani erano piccole, veloci e delicate. Disfò tutti i nodi dei suoi capelli, senza il minimo dolore, e li pettinò tagliando quelli in eccesso con una piccola forbice.

< Eri...anche tu... un servitore? > chiese improvvisamente con un filo di voce. Sembrava molto timida. < Io credo... ecco...di esserlo ancora... > le rispose Spem.

< è vero quello che ho sentito? Vi è estato affidato il Messaggio dall'Anziano? > < Sì ma...non so se saremo capaci di... > < Per favore, non voglio chiederti cosa diceva il messaggio ma...c'è speranza per noi...servi? > < C'è sempre speranza, per tutti. > le rispose. 

Dopo che fù pettinato, venne vestito. Una veste simile a quella dei monaci, che lui e Beata avevano sempre ritenuto degli "strani lenzuoli colorati", ma meno gonfia e più attillata, di color albicocca matura gli venne abbinata a dei sandali di cuoio scuro, legati tramite dei lacci alle caviglie e decorati sulla suola con un'incisione dorata, la scritta "Spem". 

Venne infine accompagnato per un lungo corridoio, dove incontrò Beata con gli altri servitori: evidentemente avevano riservato a lei lo stesso trattamento. Anche lei era lavata e profumata , e ciò la rendeva ancora più bella ai suoi occhi. Indossava un vestito simile al suo ed i suoi stessi sandali, sulla cui suola era stato sicuramente inciso il suo nome. Tuttavia lei aveva qualche accorgimento in più: i lunghi capelli castano chiaro le erano stati raccolti in una treccia, e tra essi era stato incastrato un fiore rosa con striature azzurre. Era stata truccata, solo leggermente, da mani esperte, e la pelle della sua faccia risultava arrossata da qualche polvere e gli occhi venivano disaltati da un contorno sfumato nero, che esaltava il colore grigio perla delle iridi. Le labbra erano state leggermente scurite, ed ora sembravano più carnose. Per quanto bella però, trucco sembrava infastidire sia lei, che non si era mai truccata, che la sua naturale bellezza.

Vennero portati alla sala del trono. Il portale di ingresso si aprì e mostrò il re, la regina ed i loro due figli: un ragazzo di diciassette anni ed una bambina di età simile a quella della servitrice che aveva pettinato Spem.

< Benvenuti messaggeri degli dei, spero che la vostra visita vi potrà piacere. Per un po' vivrete qui, con me e la mia famiglia. Vi assicuro che, sebbene ora siate un po' agitati, apprezzerete molto la vostra nuova casa.

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Capitolo 12
*** Cap 11: Shade l'assassino ***


Cap 11:

Shade l'assassino

< Non credi sia ora di dirmelo? > chiesi io < Il segreto della felicità? Il senso della vita? Se ti servono quelle informazioni non posso aiutarti. > < No, intendo... Non pensi sia ora che mi racconti chi sei? In fondo è un bel po' di tempo che siamo qui, io sto scrivendo e tu non mi hai dato ancora risposte alle mie domande. >

Shade mi guardò severamente: < Sei certo di voler sapere chi sono? > < Sì > risposi io deciso < Me lo devi, dopotutto ti ho dato retta ligiamente a ciò che mi hai detto di fare in questi..giorni...Non sò nemmeno quanto tempo sono qui...quanto tempo ho dedicato a narrare... > < Non temere, il tempo a tua disposizione è praticamente infinito, almeno qui... > La frase mi sembrò strana: Qui dove? Ma non mi dette il tempo di fare altre domande. < Va bene, se lo desideri , comincerò a spiegarti chi sono. >

La storia di Shade

Immagina un mondo crudele ed infernale. Immagina l'Inferno stesso con tutti i suoi demoni, e poi accorgiti, che essi esistono. Immaginati qualcuno, così malvagio, così criminale, intelligente e pazzo da voler controllare questi esseri. Ebbene, qualcuno ci riuscì. Un uomo di nome Freak Humane, usando degli antichi riti magici andò nel mondo dei demoni, dove cercò di scendere a patti con molti esseri mostruosi. Essi si rifiutarono tutti e tentarono di divorarlo ed ucciderlo più volte, ma senza risultato. Purtroppo la sua grande abilità nelle arti esoteriche lo rendevano immune ad ogni attacco. Nessun essere delle ombre sembrava in grado di sconfiggerlo, nessuno.

Un giorno, mi trovò e mi chiese quale fosse il mio più grande desiderio. Non avevo mai visto un umano, ma alcuni demoni più potenti erano andati sulla Terra molte volte ed avevano raccontato che molti di loro erano peggiori di qualsiasi mostro. Ma i suoi modi gentili mi rassicuravano e mi fidai. Gli dissi che avevo sempre desiderato uscire da quel mondo arido ed informe dove abitavo per poter visitare la superficie. Lui mi convinse a stringere un accordo: se fossi stato suo alleato. Accettai, ma fui raggirato. Arrivammo insieme nel suo mondo, fatto di uomini , macchine, pioggia e fiori. Non avevo mai visto niente di simile, ero impressionato da quel luogo straordinario e desideravo vederlo tutto. 

Freak disse che avrei dovuto prima fare delle cose per lui. Mi disse di aiutarlo ad introdursi in una casa. Io ubbedii e lo trasformai in fumo nero, come ho fatto con te, per raggiungere l'interno dell'abitazione attraverso una finestra. Entrammo in una camera da letto dove dormiva un bambino. Lui mi disse: < Uccidilo > ed io lo feci senza batter ciglio, senza provare nessuna emozione, come ogni demone. Subito dopo 

mi ordinò di farci tornare a casa. Io ci trasformai in fumo nero e scomparimmo. Facemmo altre volte la stessa cosa, ed ogni volta mi ricompensava facendomi visitare posti nuovi: laghi, monti, spiagge,... Ma mai zone abitate. Per un qualche motivo non voleva che uscissi in luoghi con molte persone. 

Io, incuriositò, aspettai di vederlo addormentato, presi forma umana ed arrivai in una città molto popolosa, una certa Londra. Era immensa e così bella. Vi vivevano numerose persone di tutti i tipi. I palazzi erano enormi ed antichissimi. La visitai tutta, in una sola giornata e fu meraviglioso. Verso sera, però, andai ad un parco giochi, dove giocavano molti bambini. Non li avevo mai visti svegli, solo mentre dormivano. Correvano, ridevano, sembravano così...felici. Solo allora mi feci delle domande: perché Freak me li faceva uccidere? E perchè, ora che li avevo visti, provavo una specie di dolore per ciò che avevo fatto? 

Stavo tornando a casa, quando vidi la casa della sera prima. Attorno ad essa vi erano molte macchine della polizia. Entrai, rendendomi invisibile a tutti. Una donna piangeva disperatamente mentre un uomo, anche lui in lacrime, cercava di consolarla. I poliziotti facevano delle domande: parlavano di una televonata di qualche giorno prima. Un uomo li aveva minacciati di uccidere il loro bambino nel sonno, se non avessero pagato dei soldi. Loro avevano comprato delle telecamere ed avevano assoldato delle guardie del corpo, ma era stato tutto inutile. La polizia disse che non era il primo caso di quel tipo. Una telefonata minacciava la famiglia e chi rifiutava dopo pochi giorni trovava il proprio figlio morto. Impossibile risalire all'assassino: non vi erano impronte, DNA o altro e nessuno capiva come questi bambini morissero. Non vi erano tracce di tagli, veleno, strangolamento o traumi. Io sapevo, ed ero furioso.

Tornai a casa ed affrontai Freak dicendogli che non lo avrei più aiutato. Lui non si scompose e con un suo rito mi incatenò. Anche senza il mio consenso, lui mi avrebbe fatto uccidere. Gli sarebbe costata più fatica, ma era sempre meglio che non possedere un demone. Mi fece uccidere ancora innocenti. Nonostante io non volessi, lui ed i riti erano molto potenti e non riuscii ad oppormi. 
Fortunatamente, un giorno entrammo dentro una casa molto più grande delle altre, probabilmente di qualche migliardario. Ad aspettarci però non c'era solo un bambino, ma anche un sacerdote. Appena comparvi, lui mi lanciò contro dell'acqua santa e recitò formule in latino. Tentò una specie di esorcismo che non mi distrusse, ma spezzò la magia che mi teneva sotto il controllo di Freak. Io lo aggredii, le sue formule venivano bloccate dal sacerdote ed era indifeso. Aprii un crepaccio verso il mondo dei demoni e lo feci precipitare al suo interno, imprigionandolo. 

Mi girai allora verso il sacerdote, mentre lanciava altri anatemi. Era spaventato da ciò che aveva visto, cominciava a dubitare dell'efficacia delle sue frasi latine ed il suo tono scemava lentamente ad sussurro. Mi avvicinai , finchè non gli fui a circa un metro di distanza. Allora avevo l'aspetto simile a quello che ho ora, quello di un uomo che trasuda fumo nero. < Grazie per avermi liberato. > dissi. Lui ora era ammutolito e sudava dalla paura. Gli dissi di non aver paura di me, gli spiegai cosa era accaduto e come ero stato usato. Chiesi scusa per le mie vittime e chiesi se, secondo lui , potevo fare qualcosa per rimediare. 

< Non puoi > disse < Chi viene ucciso non vive più su questa terra, ma solo nei Cieli > Mi dovevo scusare con loro, dovevo trovare quei bambini e chiedere il loro perdono. Da allora iniziò un lungo viaggio per me...

 

< E poi? > chiesi incuriositò < E poi... sarà meglio che continui il tuo lavoro se vuoi sapere la fine di questa storia. Io sorrisi e tornai alle Pergamene.

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Capitolo 13
*** Cap 12: Prigione dorata ***


Cap 12:

Prigione dorata

La vita al palazzo era agiata e comoda: pasti illimitati, acqua sempre disponibile per lavarsi e bere, vestiti puliti e profumati e decine di servitori pronti a soddisfare ogni desiderio dei due ragazzi. Il re faceva vivere al meglio Spem e Beata, facendoli vestire come i propri figli e fornendo loro dei maestri che li avevano tolti dall'analfabetismo. I due ragazzi erano diventati apparentemente parte della famiglia del re: insieme ai suoi figli passavano molto tempo, parlando e divertendosi. 

Questi erano simpatici, sebbene un po' diversi da loro. Elena, la bambina, prima passava molto tempo a giocare da sola con le sue bambole di seta e perline preziose ed a farsi raccontare storie da un servitore molto bravo in questo campo. Quando ebbe Beata come compagna di giochi era felicissima: suo padre, il re, non la lasciava giocare con le servitrici perchè diceva che erano una compagnia inadatta a una bambina importante come lei ma con quella ragazza si. Le due si erano molto simpatiche, sebbene Beata avesse quattro anni più di lei. Elena era curiosissima della sua nuova amica. Papà le aveva detto che era molto importante, anche se una volta era stata una servitrice e questa era la parte migliore: ora poteva parlare con una vera servitrice e la cosa la eccittava tantissimo.

Quanto al ragazzo, di nome Alexis, aveva un buon rapporto con il suo nuovo amico. Nemmeno lui aveva potuto avere contatti con i servitori durante la sua infanzia ed era felice che sua sorella ora potesse giocare con qualcuno. Anche lui aveva un nuovo amico ora, ma la questione era un po' più diversa. I molti anni passati ad avere contatti solo con giovani del suo rango, spesso figli di ambasciatori stranieri che parlavano male la vita locale ed erano quindi poco stimolanti, lo avevano portato ad una sorta di diffidenza nei confronti dei popolani. Dopotutto Spem, sebbene portatore di un messaggio sacro, era stato un servo fino a poco tempo prima, aveva difficoltà a volte a parlargli. Temeva di usaretermini troppo complicati o di insultarlo in qualche modo. Il padren gli aveva detto che i poveri erano strani e poco istruiti e potevano essere spesso violenti, ma che forse per quei due c'era ( doveva esserci, aveva affermato il re ) la speranza di trasformarli inn persone civili. 

Tuttavia Alexis, dopo aver conosciuto un po' Spem, si chiedeva se ciò che diceva suo padre non fosse esagerato. Il suo amico era sempre stato cortese fin dal primo momento, forse un po' timido, ma sempre cortese nei confronti di tutta la famiglia. Parlare con lui non era un problema, sapeva anche termini complicati, probabilmente perchè era stato al servizio di persone colte ed era molto simpatico. In quanto al rapporto con Beata, il figlio del re capì subito il loro forte legame e, sebbene un po' tentato dalla bellezza della ragazza, non cercò di attrarla a se, se non in amicizia.

Passarono molte settimane insieme alla famiglia reale, seguendola in tutte le uscite pubbliche e comparendo vicino ai figli del re e della regina. Col tempo, Beata e Spem si resero conto di non avere molto tempo da passare da soli. Erano spesso spinti a trescorrere tempo separati, insieme ai figli del re . Per di più, avveniva sempre più spesso che Alexis e Beata fossero portati a passare insieme interi pomeriggi, incoraggiati dalla madre del ragazzo che voleva che il figlio avesse una "compagnia femminile" da cui trarre giovamento. Questo dava fastidio sia a Spem, che conobbe per la prima volta la gelosia, sia a Beata, che non voleva che Spem pensasse che vi fosse un rapporto tra lei ed il figlio del re, ed infine anche ad Alexis stesso che non voleva creare attriti tra i due.

Di fatto, quest'ultimo, aveva capito le ragioni di queste manovre dei genitori ed affrontò più volte il padre e la madre per evitare che perpetuassero nel loro disegno. Per chi non lo avesse capito, lo farò ora ragionare.

Dovete sapere che i sovrani della città regnavano su una popolazione in gran parte povera, costituita in gran parte da schiavi, che non apprezzavano la loro situazione. Di recente, inoltre, molti schiavi e popolani avevano apertamente dimostrato di non temere più i loro perseguitatori, ossia la maggior parte della fascia ricca e, soprattutto, il re e la sua corte. Una ribellione avrebbe potuto destabilizzare tutto il sistema di poter, favorendo le invasioni ed i colpi di mano di avversari politici e di paesi limitrofi. In una peggiore ipotesi si sarebbe potuti arrivare ad un governo di tipo democratico, una situazione inacettabile per il sovrano, che sarebbe stato cacciato. 

Quei due ragazzi erano preziosissimi e la sua unica speranza: se fosse riuscito a metterli, in un modo o nell'altro, dalla sua parte avrebbe potuto controllare meglio la popolazione che avrebbe pensato a lui come un alleato delle divinità e non lo avrebbero attaccato. Poco gli interessava della profezia, lui non credeva fino in fondo all' Anziano e non pensava che quei due bambini fossero davvero speciali. In fondo, era un vecchio e probabilmente aveva avuto delle allucinazioni.

Tuttavia i ragazzi, sebbene vivessero con il re, non erano visti dalla popolazione come ospiti ed alcuni dicevano che venissero tenuti prigionieri con la forza. Le spie del re gli riferirono questo messaggio e lui si allarmò: doveva ricorrere ad uno stratagemma perchè il popolo si convincesse. Fu allora che cominciarono i pomeriggi tra Alexis e Beata, con un ovvio intento che sarebbe stato presto svelato.

Venne il Giorno del Bestiame, un'importante evento per la città a cui presenziava la famiglia reale, insieme come sempre ai due Messaggeri ( così venivano ora chiamati dal popolo ). Fu una buona giornata per tutti, finchè, verso sera, venne dato un'importante annuncio: < Devo rendere il popolo consapevole di un lieto evento che accadrà a breve- disse il re -Tra esattamente dieci giorni mio figlio prenderà in matrimonio una giovane fanciulla! > La cosa venne accolta con un grande applauso da tutti, dopotutto il principe Alexis era sempre stato più popolare del padre in quanto i suoi servitori non si erano mai lamentati di lui, ed a volte lo lodavano per la deluicatezza che adoperava nel dare ordini. Ma il re non aveva finito: < La fortunata sposa sarà una persona molto amata da tutti, soprattutto per il suo arduo compito che porterà a termine consigliando il marito durante il suo futuro regno: la Messaggera Beata! > 

Questa parte del discorso ebbe reazioni differenti: il popolo rumoreggiava cercando di interpretare il messaggio; Beata e Alexis erano stupiti, non sapendo effettivamente nulla o quasi di quello che stava succedendo; i discepoli dell'Anziano fremevano e cercavano di resistere dal fare atti violenti, capendo il secondo fine di quell'azione. Ma la reazione più forte ed incontrollata fu quella di Spem. Il ragazzo, non volendo perdere la sua metà, tentò di correre da lei per prenderla tra lebraccia, fare qualcosa, confessare davanti a tutti che lui non poteva permettere quel matrimonio, perchè l'amava. Ma non ci riuscì: Warmonger, sempre presente a queste manifestazioni come capo della sicurezza, lo prese e lo mise sotto la custodia di due grosse guardie che tennero Spem fermo e gli impedirono di parlare facendogli respirare i fumi di una pianta.

Il re concluse: < Questo matrimonio sarà benedetto dagli dei, in quanto giusto e sacro. Nessuno tenti di fermarlo perchè non sarà mai abbastanza potente per contrastare dio. >

Ma... sarebbe andata veramente così?

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Capitolo 14
*** Cap 13: Fede ***


Cap 13:

Fede

< Continua anche tu per favore. > dissi appena ebbi scritto l'ultimo punto < Non mi hai ancora detto come sei arrivato qui, in questo nulla che stiamo riempiendo. > < Troppo buono, in fondo sto dando solo istruzioni, tu stai inventando tutto. > e continuò < La mia storia è complessa, non ci crederesti se non fosse assurda anche la tua. > < Hai ragione, già ciò che mi hai detto finora ha dell'incredibile. Però io posso crederci, ho prove di cose più strane. > 

Shade prese un respiro profondo di rassegnazione: < Voi umani fate fatica a credere a ciò che non vedete, anche quelli che voi chiamate preti e vi predicano dei invisibili non hanno la fede che predicano. In questo consiste la seconda parte del mio racconto, nella fede.

Don Infedele

Non potevo raggiungere i bambini da solo, mi serviva una mano da qualcuno. Sotto mentite spoglie presi informazioni su come raggiungere il “Paradiso”. Feci incontri molto strani, sembrava che ognuno sapesse come raggiungere il Paradiso, ma non ve ne erano due che dicessero la stessa cosa. 

Per primi incontrai un gruppo chiamato Setta della Grande Fine. Per loro la Fine era vicina e per salvarsi avremmo dovuto pregare il dio Ammut esattamente il 15 di quel mese a mezzanotte e saremo ascesi al grande Cielo. Non indagai i dettagli ed aspettai, ma tutto fu vano: il capo della setta sparì il giorno prima della Grande Fine con tutti i soldi degli associati. Quando scoprii che si trovava in un giro in barca a vela, chiesi aiuto a qualche amico demone. Non ti dico cosa gli è successo, ma sicuramente ora avrà molto più rispetto per Ulisse, conoscendo la fatica patita.

Decisi di seguire i dittami di un monaco pelato e vestito di azzurrino chiaro che viveva su su un mote altissimo. Egli mi sembrava saggio, datosi all'ascetismo per allontanarsi da un mondo di peccato e violenza. Disse che con la meditazione avrei potuto raggiungere qualunque luogo e qualunque tempo. Io a quel punto ero certo di aver trovato la persona giusta, ma mi sbagliavo. Mi accorsi che il monaco usava strani bastoncini profumati per raggiungere le stelle, comunemente aggettivati dalla civiltà come allucinogeni. Salutai il vecchio hippy e proseguii.

Mi unii ad un gruppo diverso, con uno stemma che ricordava la mia vecchia casa: una grande fiamma con al centro una stella rovesciata, probabilmente un errore di stampa. Cominciarono a parlare di un certo Satana, e cose simili e che dovevamo bruciare dei pezzi di legno a forma di croce ma fuggirono immediatamente appena io li sollevai a mezz'aria e li feci prendere fuoco.

Ero ormai senza speranze. Andai ad un vecchio pub e decisi di fare ciò che fanno gli umani quando sono tristi: bere molti liquidi infiammabili. Mentre spaventavo il barista finendo la terza bottiglia di vodka, naturalmente sono immune alle sostanze dannose, ascoltavo i discorsi degli altri acquirenti. Erano tutti piuttosto alticci e soli, non sembravano decisamente contenti: parlavano dei loro problemi al barista; come fosse una specie di psicologo part-time; del lavoro che odiavano, della moglie disattenta, del poco denaro che avevano eccetera.

Mi sembrò strano, tra tutti i lamenti, sentire qualcuno invece che parlava in modo allegro ed apparentemente sobrio. In effetti non raccontava di una vita facile, aveva avuto il figlio molto malato e la casa sotto sequestro a causa di un grosso problema infrastrutturale, ma affrontava tutto in modo ottimistico e sorridendo. Il barista ne fu sorpreso quanto me e gli chiese come facesse a stare così sereno dopotutto. L'uomo allora scucì il nome di un certo Dus Infi, un nuovo parroco appena arrivato in città. 

Non persi tempo e mi precipitai dal Don in questione. Suonai alla porta della canonica e mi aprì un uomo con una barba grigia ed i capelli bianchi. Era in vestaglia, con le pantofole ed uno sguardo scocciato. Prima che potessi dire qualcosa, lui mi investì con la sua voce possente: < TI SEMBRA QUESTA L'ORA DI SUONARE ALLA PORTA DI QUALCUNO? LA CHIESA è APERTA A TUTTI SEMPRE, MA CERCA ALMENO DI RISPETTARE IL SONNO DI UN POVERO PRETE. > ed aggiunse < Ora entra pure...gradisci una scodella di latte? > Io varcai la soglia.

Il suo appartamento era piccolo ma confortevole. Mi fece accomodare al tavolo della cucina, ricoperto da cartelline rosse e blu con i loro documenti. < Scusa il disordine, non attendevo ospiti. Dimmi per cosa sei venuto, hai forse il sonno turbato da qualche torto che hai commesso e sei venuto a chiedere consiglio? > < Non esattamente, le volevo fare una domanda ben precisa. > < Certamente, dimmi pure > < Ho bisogno di raggiungere il Paradiso, possibilmente in fretta, lei sa aiutarmi? > Lui mi guardò un po' stupito, poi mi rispose: < Forse ti sei convertito da poco? Perché altrimenti non mi spiego tutta la tua fretta di ascendere in Cielo, per quanto sia un luogo santo. > < Non capisco, per quale motivo non posso raggiungerlo subito? > < Beh, ovviamente dovresti morire, e dubito che ciò potrebbe avvenire in poco tempo, mi sembri in salute. > < Allora... > dissi tristemente < Non potrò mai raggiungere quei poveri bambini > 

Il prete pretese spiegazioni, che non tardarono ad arrivare, ma non furono accolte molto bene. Non credeva a ciò che dicevo, ovviamente. < Mi sembra una storia strana , ma soprattutto molto brutta e crudele. Non so se crederti o no, perché se avessi inventato tutto saresti un uomo deplorevole. > < Non mi crede...posso capirla, anche se non credendomi lei è piuttosto incoerente. > < Cosa intendi? > < So che molte persone vengono in queste chiese per venerare ed ascoltare gli insegnamenti di esseri che sono invisibili. Tuttavia lei e altri chiedono di avere fede, la stessa che lei nega a me, non avendo le prove che solitamente lei non ritiene importanti. > < I-io... > lo avevo bloccato con due paroline. Restò per qualche secondo pensoso, poi continuò: < Hai ragione, grazie per avermi corretto, non mi ero nemmeno accorto di quello che avevo fatto. Mi stai forse dicendo che mi trovo davvero di fronte ad un demone quindi? > < Sì, ma non temere, non sono comandato da quello che voi chiamate Satana, e comunque sarebbe stato di certo un padrone migliore di quello che ho avuto. L'uomo di cui vi ho parlato mi ha fatto commettere cose terribili e di ciò mi pento. Vorrei chiedere il perdono a quelli che ho ferito, per questo voglio raggiungere il luogo dove si trovano. > < Se vuoi andare in Paradiso devi leggere un libro. > Si alzò ed andò in una stanza vicina. Quando tornò aveva sottobraccio un grosso tomo rilegato.

 

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Capitolo 15
*** Cap 14: Il matrimonio Celeste ***


Cap 14: 
Il Matrimonio Celeste
< Continua a scrivere, la mia storia continuerà insieme alla tua. > Disse Shade. Le Pergamene vennero nuovamente macchiate di liquido nero.

Fiori e festoni ovunque. La città era stata addobbata a festa per le nozze del principe Alexis e della messaggera degli dei Beata. La piazza principale era stata fornita di un altare rialzato di quercia rossa importata, ricoperto di fiori dai mille colori, alcuni dei quali costosissimi: una sola manciata di flora avrebbe potuto sfamare un'intera famiglia per una settimana. Grandi candele bluastre, ottenute dalla mescolanza di cera e polvere di lapislazzuli, avrebbero illuminato la cerimonia. Difatti essa si sarebbe tenuta, come da tradizione, di sera al tramonto. I due sposi si sarebbero giurati fedeltà eterna quando il sole fosse scomparso, a simboleggiare la fine della loro esistenza come singoli, per poi potersi risvegliare il mattino dopo in una nuova vita come due spicchi di una stessa luna. Per fare ciò bastava un semplice rito con qualche preghiera ed un bacio a suggellare il tutto prima dell'alba successiva. Era festa per tutti, anche per i poveri. Il re aveva offerto ad ogni abitante una doccia di acqua calda ed addirittura insaponata ed inoltre erano state predisposte delle panche di legno per far sedere il popolo. Novità incredibili per loro, abituati a lavarsi al fiume gelido e restare in piedi alle celebrazioni ufficiali. 
Spem e Beata erano stati tenuti separati, per ordine del re e su consiglio di Warmonger, fin dal fidanzamento tra la ragazza e Alexis. Quest'ultimo non sapeva cosa fare. Non dipendeva da lui questa situazione, ma dal padre e dalla madre. Non avrebbe voluto sposare Beata, non contro la sua volontà. E lei non voleva: erano giorni che parlava il minimo possibile, stava a testa bassa e, quando credeva che nessuno potesse vederla, piangeva in silenzio. Non poteva vedere Spem, e sentiva il bisogno di averlo accanto, un bisogno disperato. Ogni notte aveva lo stesso incubo: lei si sposava con Alexis, ma al momento del bacio vedeva Spem in mezzo alla folla che scompariva, per sempre, dalla sua vita. 
Il ragazzo provava lo stesso. Era disperato, non sapeva cosa fare. Desiderava anche lui vedere Beata, ma era controllato a vista dagli uomini di Warmonger che non gli permettevano di stare a meno di una stanza di distanza da lei. Era  così a disagio che faticava persino a mangiare l'ottimo cibo del palazzo. Anche lui ogni notte aveva incubi tremendi sul matrimonio. Anche Spem come lei sognava di perdere la persona a cui teneva di più per sempre. 
Ma venne la notte prima del grande giorno e ciò che entrambi videro nel mondo onirico fu di conforto. Il solito incubo innanzitutto, ma al momento cruciale, quando entrambi si vedevano scomparire l'uno dall'altro, la scena si bloccò. Alexis si allontanava da Beata ed indicava Spem e quest'ultimo veniva lasciato libero di raggiungerla. Erano entrambi faccia a faccia, di nuovo vicini dopo molto tempo costretti a non incontrarsi. Sapevano di trovarsi in un sogno, ma sentivano anche che, allo stesso tempo, avevano davvero di fronte lei il vero Spem e lui la vera Beata. < Mi manchi... > disse Spem < Anche tu... mi manchi molto. > rispose Beata. E si strinsero forte l'uno nelle braccia dell'altro, più forte possibile, con il timore di non poterlo più rifare. < Non voglio perderti... > disse Beata.  E si strinsero più forte. 
Ma ormai il sogno finiva e si dissolvevano entrambi insieme alla scena. Lo avrebbero considerato un addio, se non fosse per ciò che sentirono poco prima di svegliarsi, una specie di pensiero o di voce dentro la loro testa: < Se lotterete non sarete soli. >
Passò un altro giorno e quella sera la cerimonia si stava compiendo. Spem con la famiglia reale, controllato a vista da Warmonger e dalle guardie che difendevano il re. L'intera cerimonia era ovviamente circondata da soldati che controllavano tutta la piazza. Tra il pubblico della cerimonia, oltre ai popolani, vi erano anche ospiti stranieri, diplomatici, rappresentanti di regni e città vicine e, in modo particolare, i discepoli dell'Anziano. Questi avevano continuato a fare richiesta che i due ragazzi venissero riportati al tempio, ovviamente ignorata dal re, e molti si chiedevano come avevano preso l'annuncio del matrimonio. Nessuno di loro parlava. Erano tutti in silenzio ed attenti ad ogni dettaglio si sarebbe visto sull'altare. 
Arrivarono allora i due sposi: Alexis, con un mantello scarlatto e toga da cerimonia, e Beata, in una bellissima veste bianca con gonna lunga di seta, strascico bianco con bordi dorati ed un velo bianco ornato di fiori rosati. Si misero uno di fronte all'altro. Un sacerdote teneva in mano una candela azzurra e la mise tra i due recitando le preghiere. La cera gocciolò sulle loro mani giunte provocando loro una piccola bruciatura, ma così voleva disse: < Il bacio sarà, se scambiato prima dell'alba, la prova dell'amore tra le due persone segnate dalla cera. > Alexis si avvicinò al viso di Beata e lei chiuse gli occhi, mentre nella sua mente cercava disperatamente una soluzione per evitare il bacio. Ma le labbra di Alexis non la toccarono. Lui andò oltre e le si avvicinò all'orecchio: < Non lo farò, so dell'affetto che c'è tra te e Alexis. > < E quindi... > sussurrò lei < Cosa possiamo fare? > < Scappate lontano, dove non possano trovarvi, io cercherò di coprirvi la fuga. Ora attenta a non ferirti nella confusione. > 
Beata non ebbe il tempo di chiedere altro. Si sentirono delle grida. Il palco degli ospiti aveva preso fuoco. C'era confusione tra i discepoli che avevano estratto le loro armi. Le guardie si muovevano verso di loro, le persone scappavano spaventate. I primi scontri tra l'esercito del re ed i monaci- guerrieri si stavano già compiendo e Warmonger si era distratto a dare ordini alle guardie. Spem colse l'attimo e fuggi senza farsi vedere. Alexis e Beata erano scomparsi. Il caos regnava nella piazza e la famiglia reale veniva allontanata per sicurezza verso il palazzo. 
Pochi minuti dopo, ai confini del centro abitato, i tre ragazzi erano riuniti assieme ad un discepolo a cavallo. Spem e Beata si abbracciavano finalmente anche nella realtà. < Ho fatto un accordo con i discepoli dell'Anziano  in modo da farvi fuggire, come ho spiegato stamattina a Spem. Voi andatevene lontano, qui si prospetta pericoloso, soprattutto per voi due. Spero di potervi rivedere un giorno. > Si salutarono quindi ed i due ragazzi scapparono in groppa al destriero.


Ciao a tutti,
Spero che la storia continui a piacervi. Vi volevo avvertire che la prossima settimana ( il 30 credo ) pubblicherò una storia speciale per Halloween. Se vi interessa basterà che cerchiate sul mio profilo, così potrete vedere anche altre storie. Buona settimana a tutti, ci vediamo il prima possibile.

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Capitolo 16
*** Cap 15: Le parole del Creato ***


Cap 15:

Le parole del Creato

< Sono felice che si siano salvati... > disse Shade. < Tu provi emozioni? > gli chiesi prontamente. < è un discorso lungo ed a tratti incompleto: come ti ho raccontato non ho provato pietà ad uccidere dei bambini... ma quando li ho visti giocare... sorridere... insomma quando li ho visti come esseri pensanti e non come pezzi di carne ho capito che sbagliavo. È stato come se, improvvisamente, la mia mente avesse imparato il valore di quella cosa e desiderasse difenderla. Nasco come demone, ed i demoni non hanno morale. I demoni vengono sfruttati come schiavi, ma io mi sono ribellato ed ora sono libero da qualsiasi padrone. Sono libero di essere umano. > 

Non tutti gli uomini possono essere definiti tali pensai. < La mia storia è ancora lunga. Prima di giungere qui mi sono accadute molte cose, cose incredibili. > Io mi preparai ad ascoltare il resto della storia.

Il Libro

Il parroco mi diede in mano la Bibbia e mi disse di leggerla accuratamente. Insistette per farmi rimanere li con lui e mi diede una camera da letto dove riposare. Non avevo bisogno di dormire, io non ne ho mai molto bisogno, così cominciai a sfogliarla. Un fiume incredibile di parole, storie, avventure, morte , paura, violenza. Ma vi era anche coraggio e amore, vi era eroismo, vi erano mille sentimenti chiusi in un solo libro. Chiesi al padre di cosa parlava esattamente la Bibbia e lui mi spiegò come era nata, di cosa era composta, e cosa diceva. Mi accorsi da solo delle sue grandi contraddizioni e dei suoi grandi paradossi, ma restava sempre un bel libro. < Emana una strana aurea... > < Quel libro è IL Libro, da esso Dio ci ha parlato e ci ha dato la strada da seguire, la Sua. Quella è la strada che ti condurrà in Paradiso, le altre sono solo fantocci. > mi disse il prete < Eppure io...ho sentito parlare di altri libri... > dissi io < Perché quelli sono fantocci? > < Beh vedi... gli uomini a volte cercano da soli di raggiungere Dio... e per questo commettono degli errori. Esistono degli altri libri molto validi... ma sono solo libri scritti da umani, non da Dio. La differenza è tutta qui. > ma io non ero soddisfatto < Eppure qui vedo molti errori... sembrano esserci capitoli che si scontrano tra di loro in modo strano... è sicuro che Dio sia così confusionario? > < Beh figliolo, ovviamente la Bibbia va interpretata, non certo presa alla lettera. Nel tempo ci sono state persone che l'hanno tradotta in vari modi, anche sbagliando, ma l'intenzione di noi sacerdoti è sempre stata quella di indirizzare i fedeli nella direzione di Dio, e per questo, forse pecco di superbia a dirlo, l'abbiamo compresa appieno e tutti io giorni la predichiamo ai fedeli. > L'aura che vi era attorno a quel libro era molto forte, riuscivo in qualche modo a percepirla. 

< La ringrazio per questo libro... tuttavia non credo che lei abbia ragione, spesso commettete errori tragici, soprattutto i vostri capi. Rammenta le Crociate e la caccia alle streghe? > < Lei è un po' troppo polemico. Le crociate sono state un po' esagerate da chi ci odia e non capisce che agiamo per il bene. E poi...le streghe esistono ancora. Alcuni ne hanno approfittato all'epoca, ma i demoni esistono, infestano molte genti e vanno soppiantati. Un peccato che oggigiorno tutto ciò venga definita fantasia e stupidità. > < Lei ha paura dei demoni? > < Non li temo se ho Dio con me! >

Io allora disfai il mio finto corpo. Cominciai ad emettere fumo da ogni piega dei vestiti che indossavo. Il parroco se ne accorse e mi guardò incuriosito ed un po' spaventato. Con una lingua di fumo buttai il tavolo contro la porta d'entrata e ci chiusi dentro. In pochi secondi divenni un ammasso di fumo grigiastro. < Hai paura di me? > Il parroco era impietrito dallo spavento.. < Mi hai raccontato la verità... > disse sibilando < Tu sei davvero un mostro... credevo fossi un mezzo pazzo...qualcuno a cui servivano semplici cure... > < Non ho mentito, no... sono ciò che le ho raccontato, un demone > lui indietreggiò coprendosi il viso con la croce della sua collana. < Non serve a nulla... le ho già raccontato che le vostre insulse frasi latine ed acque sante non mi fanno male. > < Non mi feriscono perché esse sono rivolte solo contro i malefici e le maledizioni, come quella che mi imprigionava. Non temere però, non voglio farti del male , volevo solo mostrarvi che noi demoni non siamo come vi è stato detto da chi ci ha visti in passato. Noi veniamo schiavizzati da chi conosce i modi per entrare nel nostro mondo, evocarci e farci fare ciò che vuole. Il male non siamo noi, noi non siamo buoni, ma nemmeno malvagi, noi siamo solo potenti. Voi umani ci usate per commettere crimini e poi ci date la colpa. Credete che siamo noi a provocare il male del mondo, ma vi sbagliate.> < Ok ok...non volevo, mi spiace... ma allora è tutto falso? Mi hanno fatto credere ad una realtà distorta? > < Sì, immagino che qualcuno abbia fatto in modo che voi combatteste le cose sbagliate... > < Quindi loro mi hanno mentito... > < Loro? > < I Protettori del Creato... sono un gruppo di parroci che si occupa di lottare contro i demoni... io ho sempre fatto affidamento su di loro... Non mi sono mai affiliato, ma so più o meno cosa fanno: tramandano le tradizioni degli esorcisti e lottano segretamente il Demonio. Non ho voluto unirmi perché... si dice siano favorevoli all'Inquisizione... e sappiamo tutti cosa faceva un tempo. > < L'ho saputo... i vostri libri di storia sono piuttosto chiari... da loro ho saputo della guerra...un fatto orribile. Quella appena trascorsa, circa due anni fa, è stata definita addirittura “mondiale”. In questo mondo compite molte atrocità, anche senza usare eserciti però. > 

L'uomo prese un foglio di carta e scrisse un indirizzo: < Qui è dove si riuniscono di solito... dovresti andare a parlarci, sono certo che faresti bene cosa a raccontar loro come stanno veramente le cose. > Io avevo uno strano presentimento < Bene...posso prendere il libro? > < Sì... e scusami... spero riuscirai a raggiungere quei bambini... in qualche modo. Se sono in paradiso far del bene è il modo migliore per arrivare da loro. Buona fortuna. > < Grazie. Anche a lei. > così fluii fuori dalla finestra alla ricerca degli esorcisti.

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Capitolo 17
*** Cap 16: La notte del matrimonio ***


Cap 16:

La notte del matrimonio

Cavalcavano ormai da molte ore tutti e tre su un solo destriero, quando scorsero delle ombre di alberi. La città di Spem e Beata confinava a sud-est con una grande distesa di rocce e sabbie, un deserto aspro ed inospitale per uomini ed animali, ma intervallato da piccole oasi e risorgive di acque fresche e potabili. Come un fiore è in grado di crescere sulla spaccatura di una pietra e dimostrare la presenza di vita, quelle piccole zone dove il Creato resisteva alla Distruzione, dove la Morte non riusciva ad inaridire il terreno, dove vi era speranza. In questi luoghi, avvolti da una strana magia, non vi erano solo fiori o ciuffi d'erba, ma anche alberi e arbusti che difendevano dal sole cocente del giorno. Tuttavia quella notte non vi sarebbe stato bisogno del loro servizio, perché era appunto notte. 

Il discepolo li porto fino a quel piccolo paradiso, li fece scendere e gli disse di nascondersi in quel luogo finché non li avrebbero riportati indietro. Vi era acqua potabile, come già detto, frutti, ombra ed avrebbero potuto attendere molte settimane che la città si tranquillizzasse, sperando in una caduta del re ed un avvento dei Discepoli. L'uomo li salutò e galoppò via, sparendo nella notte.

Spem accese un fuoco e Beata raccolse delle foglie per fare dei giacigli. Erano molto stanchi: la paura di non rivedersi, il matrimonio, la rivolta, la fuga... Tutte quelle cose erano accadute in poche ore. Si sedettero vicino alle fiamme per scaldarsi. La luce della luna e del fuoco illuminavano i visi di Spem e Beata con una strana mescolanza di tonalità fredde e calde. Le loro palpebre erano pesanti e lasciavano trasparire la sonnolenza comune. Si guardarono negli occhi dopo tanto tempo. Il viaggio al galoppo era stato pesante ed era durato almeno quattro ore. Sul cavallo vi era poco spazio, sopratutto a causa degli abiti da cerimonia che indossavano. Spem, che si era seduto in fondo, vicino alle gambe posteriori del cavallo, aveva rischiato di cadere quando erano partiti, ma Beata lo aveva preso per il braccio in tempo, lo aveva riportato in groppa e gli aveva detto di aggrapparsi a lei. Beata era al centro e si era tenuta ben salda alla sella per non far cadere se stessa ed il suo amico.

Era tanto che si volevano parlare, ma ora non sapevano cosa dire esattamente. Entrambi avevano sofferto la lontananza dell'altro per tutti quei giorni. < Eri bella su quell'altare... > disse all'improvviso Spem < ...Ma mi facevi paura. > La prese per un braccio e la avvicinò a se. Lei non fece resistenza e finì sulle sue gambe. < Noi siamo sempre stati uniti in tutto: non abbiamo genitori, non abbiamo famiglia, abbiamo avuto solo padroni che, per quanto con noi siano stati gentili e generosi, non possono essere più che padroni. > continuò lei < Sei sempre stato l'unico bambino con cui volessi giocare da piccola, l'unico a cui dire come stavo, l'unico da cui mi facevo consolare... > < ...e te l'unica bambina che vedessi veramente bella, che capisse le mie parole sulla libertà, sulle mie speranze in un mondo migliore anche per noi servi. > 

Presero fiato dopo tutte quelle parole in cui avevano sfogato i loro sentimenti. < Ora tutti combattono e si stanno ferendo nella nostra città. Spero che i Discepoli ed Alexis stiano bene. > disse Spem < Non dimenticarti dei cittadini e sopratutto... dei più sfortunati... > rispose Beata < ...La famiglia reale... > < Faccio fatica a non odiarli dopo quello che volevano fare a noi > disse Spem alterato < Dopo averci usati, rapiti, dopo averci voluto dividere... non glielo avrei perdonato se loro avessero completato la cerimonia. > < Ora calmati... ricorda cosa ci ha detto l'Anziano prima di morire “ …Vi sfrutteranno, ma non capiranno cosa fanno...” Loro pensano che noi mentiamo e che lui fosse un pazzo. Vivono della malvagità delle loro azioni, ma Alexis è diverso, lui è la prova che i dominatori possono cambiare... > Spem pensò a tutto il tempo che Alexis e Beata avevano trascorso da soli e provò un misto di paura, rabbia ed odio nei loro confronti. Beata se ne accorse: < Anche noi siamo umani, lo puoi capire da quello che provi ora. Anche noi in un'altra vita avremmo potuto commettere atti malvagi quanto i loro, nessuno è buono o cattivo è un misto. > < “Chi crede che l'uomo sia buono è un illuso, ma chi crede che l'uomo sia malvagio ha smesso di sognare. Nessun dio crea il Male per poterlo processare e schiacciare con punizioni eterne, quello è un dio malvagio, crudele e sadico ; nessun dio crea il Bene per avere un mondo piatto e fine a se stesso, sarebbe solo un riempire il nulla di nulla. Male e Bene sono inutili l'uno senza l'altro.” > recitò Spem ricordando l'Anziano. < Ricordi cosa disse alla fine? > si illuminò Beata < “Esiste la speranza che ti fa continuare a percorrere i sentieri più aspri, esiste la beatitudine per dar conforto a chi ha combattuto ed esisterà un giorno la felicità per chi l'ha voluta raggiungere.”

Vi era un motivo se quelle parole erano state dette, se loro erano stati scelti, se tutto ciò accadeva. < Non possiamo nasconderci, non è il nostro compito. > disse Beata alzandosi in piedi < Dobbiamo tornare in città e fermare le battaglie, è questo il nostro compito. > era ancora vestita da cerimonia ed i bordi dorati dello strascico scintillavano davanti al falò. < Aspetta! > disse Spem < Non sappiamo cosa fare, sarebbe pericoloso, non abbiamo armi... > < Non ci servono armi, solo coraggio. > < Non ho il coraggio di farti correre pericoli... potremmo vivere bene qui ed aspettare con calm.. > < Spem ti prego... > disse lei < Io non voglio rischiare di perderti lo capisci? Non posso rischiare che tu ti faccia male.. oppure che tu muoia... oppure.. e se Alexis si dimostrasse meglio di me?! Io ti... > < Tu cosa..? > chiese lei sorridente. Il sole cominciava a sorgere. < Io non vorrei mai separami da te. > disse lei < Se lo desideri... c'è un modo per legarci insieme in modo indissolubile... > la luce del sole cresceva ma esso non era ancora completamente sorto < “Il bacio sarà, se scambiato prima dell'alba, la prova dell'amore tra le due persone segnate dalla cera.” lo ha detto il sacerdote... il sole non è ancora sorto e la cera che ho sulle mie mani... è abbastanza per entrambi. > 

Entrambi in piedi, l'uno di fronte all'altro, appoggiarono le rispettive fronti l'una all'altra. Si tenevano per le mani ed il calore dei loro corpi era tale da far sciogliere la cera. Il sole sorgeva sorgeva lento ma inesorabile, mancavano pochi secondi perché la sua luce più completa si spargesse sul mondo. Le loro labbra si avvicinarono e si baciarono un attimo prima che il sole sorgesse. < Ti amo > si dissero. Avevano trovato il coraggio di confessare tutto il loro rispettivo affetto.

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Capitolo 18
*** Cap 17: Demone contro dio, Dio contro demone ***


Cap. 17:

Demone contro dio,

Dio contro Demone

Fermai in quel preciso istante ogni cosa. La scena che avevo appena creato suscitava in me strane emozioni. Ero felice di aver fatto unire quei due personaggi, d'altronde io li avevo ideati in modo che si completassero a vicenda, in modo che fossero la metà perfetta l'uno dell'altro. Avevo creato per loro un'infanzia comune, dei sentimenti puri e buoni... Ma ora ero geloso. Beata... Era terribilmente bella, terribilmente dolce e buona. Io ero il narratore e Spem era un personaggio come un altro. “Ho di certo più diritto io ad avere al mio fianco una ragazza così meravigliosa, lui può farne a meno” pensavo tra me e me. In più il carattere deciso di Beata... Mi sembrava familiare e questo non faceva altro che attirarmi di più verso di lei. < Tocca a me continuare a raccontare... > disse Shade all'improvviso < Sì certo... > < Sembri distratto, qualcosa non va? > < Nulla! > risposi secco < Su, sbrigati e raccontami! > Lui non si lamentò dei miei modi bruschi, ma nemmeno li ignorò. Lui non ignorava mai niente, era un essere attento e dall'intelligenza sopraffina. Iniziò a raccontare:

Il consiglio dei 300 esorcisti

Avevo bisogno di infiltrarmi all'interno di quel gruppo di uomini senza farmi riconoscere come entità non umana o, peggio, come essere malvagio. Sapevo bene che li dentro mi avrebbero considerato come un nemico, ed ero venuto proprio per evitare che continuassero a credere che fossero i demoni a commettere i crimini, mentre erano alcuni uomini malvagi a sfruttarli per i loro scopi.

Il mio piano era semplice: avrei preso le sembianze di uno dei partecipanti alla riunione, possibilmente quelle di un inserviente sconosciuto. Avevo passato qualche giorno a studiare chi entrava e chi usciva dal palazzo. A quanto pare la sede di questo gruppo di esorcisti si trovava nei sotterranei di un vecchio edificio di una cittadina chiamata Glasgow. Esso era stato adibito ad ufficio per tutti i suoi 4 piani, ma sotto il terreno si estendevano molte stanze, alcune adibite ad archivi, alcune a magazzini ed una, quella più in profondità delle tutte, era la sede del Consiglio dei Trecento Esorcisti.

Questo gruppo aveva adepti per tutto il Regno Unito e si impegnava, da almeno un centinaio di anni, a scacciare diavoli e demoni dai corpi dei malcapitati peccatori. Un tempo erano riconosciuti dalla Chiesa, un'organizzazione religiosa molto potente, che li aveva finanziati, ma ora il loro operato era visto con molto sospetto ed andavano avanti solo grazie anche all'aiuto di alcuni fedeli molto illustri. Con il tempo si era diffusa la voce, alimentata da forti correnti atee ed antireligiose, che il loro operato fosse rivolto a persone che non erano per niente indemoniate, ma solo nemiche di qualche finanziatore o personaggi scomodi. Ma se il loro scopo era quello di difendere gli uomini mi avrebbero ascoltato.

Avevo individuato uno di loro; un uomo anziano, con i capelli grigio chiaro e la barba curata. Si trattava sicuramente di un parroco o di un monaco a causa del suo abito lungo e nero,il crocifisso di legno come ciondolo al collo e del cappello nero. Lo seguii ed aspettai che fosse solo per potergli parlare. Ci volle molto tempo, era un uomo solare, a cui piaceva la compagnia delle persone e che continuava a fermarsi per salutare bambini e passanti. Si fermò ad un certo punto in un parco pubblico per riposarsi. Era più anziano di quel che si poteva credere a prima vista. La sue barbetta copriva con maestria le rughe del viso ed il suo sorriso buono, che gli compariva quando osservava dei giovani giocare, lo incorniciava perennemente in un'età più fanciullesca. All'improvviso mi guardò, e cambiò espressione. Si alzò, camminò sino alla panchina dove mi ero seduto e si mise vicino a me.

< è una magnifica giornata, non credi? > < Sì, lo è > risposi < Sembra dipinto da qualcuno quel cielo azzurro... ma quelle nuvole grigie in lontananza potrebbero preannunciare un cambio di tavolozza. > < I cieli più belli sono quelli senza nubi. > disse il parroco < Sopratutto quelle grigie... > < Ha paura delle nubi padre? > < No di certo... mi infastidiscono solo la vista > < Dovrebbe arrabbiarsi con il vento che le sospinge... loro sono solo vapore che si lascia trasportare. > Poi mi avvicinai al suo crocifisso e lo presi in mano : < Ci sono nuvole diverse dalle altre... più forti e che non vogliono essere sospinte da nessun vento... Che vorrebbero giustizia per le loro sorelle che vengono maledette senza una vera colpa... > poi aggiunsi < è un bel ciondolo... > < Mi sa proteggere... > rispose confuso l'uomo < ...Solo dai pericoli... Lei aiuta le buone cause? Perché... credo che la mia lo sia. >

 

La stanza sotterranea del Consiglio era più grande e meglio arredata di quanto pensassi. Il pavimento era coperto di moquette rossa con motivi dorati, le pareti ricoperte di carta da parati color legno scuro, non vi erano ovviamente finestre e l'aria veniva ricambiata da un sistema d'areazione sul soffitto. Tre lunghi tavoli di legno massiccio erano posizionati a semicerchio e sui loro lati esterni vi saranno state una cinquantina di sedie, anch'esse di legno pregiato. La stanza aveva il soffitto piuttosto alto, almeno sei-sette metri, adornato da crocefissi scolpiti a mano, con Cristi di carnagione diversa tra loro e particolari incredibilmente accurati come una lacrima che scende dall'occhio destro o una punta di ruggine sul chiodo. Probabilmente quel luogo era solo un ritrovo tra tanti, vista la quantità di posti a sedere e di persone: erano tutti in abiti sacerdotali di vari credi. Ma uno di loro, seduto al centro del tavolo centrale, mi dava una sensazione particolare.

< Sit! > disse e tutti si accomodarono al proprio posto in pochi secondi. Si alzò. Era un uomo in abito sacerdotale scuro, calvo, con gli occhi severi e dall'età avanzata. < Diabolus Desperdam! > disse < Amen! > risposero tutti. < Apriamo questa riunione con un ospite... > disse. Io ero in piedi al centro dei tre tavoli, immobile, come mi aveva detto di fare il sacerdote. < Io sono il Custode degli Inferi, colui che riporta i diavoli da dove sono venuti e difende questo mondo. Loro sono i discepoli che mi hanno seguito e che mi seguono. Noi seguiamo le orme degli esorcisti del passato, che oggi purtroppo sono sempre più osteggiati. Ora vorrei chiederti: qual è il tuo nome, e perché sei qui? > < Io sono Shade > risposi < E sono qui per rivelarvi i vostri veri nemici. >

Cominciai: < Io sono un demone, una creatura fatta di fumo e polvere. Ho vissuto per molto tempo, tanto che non ricordo nemmeno quando nacqui, in quello che voi potreste definire come l'Inferno. Noi lo chiamiamo il Regno del Dolore. Voi combattete da centinaia di anni noi demoni, credendo che siamo la causa di cose orribili, della perdizione dei fedeli e della loro infelicità. Ma non è colpa nostra. Noi demoni siamo masse vuote e prive di capacità empatiche. Siamo possibili macchine da guerra che alcuni uomini riescono a controllare tramite antichi rituali. Noi non centriamo, siamo solo marionette. Non abbiamo una coscienza, non abbiamo una morale, ma non meritiamo di essere usati come specchietto per le allodole. > I sacerdoti cominciarono a rumoreggiare. Alcuni strinsero i rosari, altri fecero per alzarsi, ma il Custode fece loro segno di calmarsi. < Quello che dici sarebbe molto interessante Shade... se non fosse falso. Ho conosciuto altri come te che erano stati inviati per ingannarci. Ora vattene da questo luogo e riferisci al tuo capo che noi non ci fermeremo! Riferiscili che combatteremo fino all'ultimo uomo per difendere l'Umanità! > < Non sto mentendo! Basate la vostra lotta sull'obbiettivo sbagliato! > < Basta così! > disse l'uomo e si alzò in piedi con lo sguardo severo < Non Posso permetterti di confondere i miei soldati! > e cominciò a recitare a bassa voce un esorcismo. Tutti gli altri lentamente cominciarono a fare lo stesso, ma io non me ne curavo, sapevo che le loro formule non mi toccavano.

Ma, improvvisamente, mi sentii molto debole ed un grande dolore mi investì. Non capivo che mi stesse accadendo, dopotutto erano solo preghiere, non avrebbero dovuto farmi male . Sentii sotto i miei piedi che il terreno tremava e capii che si stava aprendo un passaggio per riportarmi nel Regno. In pochi secondi sarei sprofondato, ma sentii una strana forza pervadermi, ed una luce bianca mi accecò. 

 

< E poi? > chiesi io < Ho raccontato troppo... anche tu hai una storia da continuare ed è il tuo turno. > rispose Shade < Ma non preoccuparti, anch'io continuerò la mia. >

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Capitolo 19
*** Cap 18: Le sabbie del Deserto Lucente ***


Cap. 18:

Le Sabbie del

Deserto Lucente

Spem e Beata percorrevano, in silenzio, il buio del deserto. Le loro gambe affondavano nella sabbia, fine come borotalco, fino alle ginocchia. Era difficile per loro orientarsi: le nuvole coprivano la volta celeste e non vi era nessuna fonte di luce. L'oscurità era totale e dovevano affidarsi alla direzione presa quando gli ultimi raggi del sole avevano illuminato la via, procedendo pian piano e tenendosi per mano in modo da non perdersi. Due mani intrecciate che nessuno avrebbe potuto vedere.

Ma io, d'altro canto, ero il loro Creatore, ero un Dio onnipotente e potevo vedere ciò che il buio da me narrato nascondeva. E non smettevo di guardare Beata e la sua straordinaria bellezza, la dolcezza dei suoi lineamenti, i suoi capelli lunghi e morbidi... Ma poi vedevo la sua mano e quella di Spem toccarsi e, senza alcun motivo, fui percorso da una gran rabbia e mi fece guardare con odio le mie due creature.

Così scrissi nuove parole sulle Pergamene, parole di vento e sabbia, parole di un gelido diavolo notturno, parole che annunciavano una tempesta da cui non sarebbero mai potuti sopravvivere. 

Li vidi percepire la forza del vento ed i loro passi arrancare.

Vidi che la sabbia li accecava e loro tentavano di coprirsi gli occhi.

Vidi il freddo della notte penetrare le loro ossa e farli cadere per la fatica.

Riempivo con rabbia le Pergamene di tutto ciò che stavano soffrendo: il dolore ai piedi per la camminata, la pelle graffiata e seccata dal gelo della notte del deserto, il loro respiro che si faceva difficoltoso a causa della sabbia che li strozzava. E lei che non si arrendeva, stringeva più forte la mano a lui e cercava di aiutarlo a rialzarsi. E lui le copriva il corpo con il un lembo di vestito per coprirla dal vento. Ed entrambi avanzavano ancora.

Io allora scrivevo per loro altre sventure. Feci arrivare prima l'alba con un Sole cocente che li avrebbe asciugati di ogni liquido in corpo. Loro andarono avanti sudando e sudando, ma avevano l'acqua della fonte per ristorarsi e la loro forza di volontà era più forte del mio astro. Ed entrambi avanzavano ancora.

Allora creai dei nuovi esseri: piccoli e voraci roditori dal color sabbia che vivevano in quei luoghi, li chiamai harene e le sparsi vicino ai due ragazzi. Vennero assaliti immediatamente. Per quanto tentassero di scacciarli, quegli esseri erano rapidissimi e si infilavano tara le loro tasche e mangiucchiavano velocemente ogni riserva di cibo esistente. Sarebbe stato solo questione di giorni: senza cibo niente energie e senza energie avrebbero potuto solo cadere a terra ed aspettare di unirsi all'altra sabbia.

Fosse stato per me solo, tutta quella storia, sarebbe potuta finire così. Ma...

Ma qualcosa di più creativo di quello entrò nella mia mente quando vidi che le mie due creature non si arrendevano. Loro continuavano ad andare avanti, senza cibo e con le gambe che quasi cedevano, ma continuavano ad andare avanti. Mano nella mano, sorreggendosi a vicenda. E Beata era meravigliosa... E Spem era il solo ragazzo al mondo che l'avrebbe mai avuta. Nessun dio, nemmeno il loro creatore, era abbastanza potente per separarli. < Vorrei potermi scusare con loro, ma ho troppa vergogna per confessare ciò che ho tentato di fare. > dissi a Shade < Non serve usare le parole, basta che tu ripari ciò che hai fatto. So che puoi farlo nel modo migliore possibile. > 

Pensai a lungo mentre li guardavo camminare senza fermarsi. Per loro doveva essere orribile andare avanti. Abbassai il calore del sole producendo qualche nuvola che lo coprì, e feci in modo che harene non li turbassero più. Ma il viaggio era troppo lungo, non sarebbero mai arrivati a destinazione, dovevo trovare il modo di renderglielo più breve.

Il sole scintillava sulla sabbia del deserto che brillava della luce riflessa. Tra gli infiniti frammenti di roccia dovevano esserci molti pezzetti di vetro. Vetro... Ricordò all'improvviso qualcosa, un lampo che svanì quasi subito nella sua mente ma ebbe il tempo di ispirarlo. Ora serviva solo rendere il tutto spettacolare.

Era quasi l'alba per Spem e Beata e loro due dormivano coperti da tutte le coperte disponibili. La notte era stata meno gelida del solito ed aveva permesso loro di riposarsi. Entrambi erano ignoranti del fatto che l'uno si svegliava sempre per qualche minuto quando sentiva l'altro dormire per poter essere certo che il suo sguardo fosse sereno, che non sentisse freddo o che non avesse un sonno agitato. Ora tutti e due erano nel mondo onirico, ma sarebbero stati destati da qualcosa di particolare.

Soffiò una brezza che fece ruzzolare la sabbia superficiale in un mulinello di piccole dimensioni che descrisse cerchi concentrici attorno ai due ragazzi che si fecero, mano a mano, sempre più stretti. Il vento li svegliò infastiditi, con la prospettiva di doversi difendere da vento nemico, ma si accorsero che non vi era spostamento d'aria al di fuori di quel piccolo girotondo di granelli. Questo si muoveva avanti ed indietro come a voler mettere loro fretta < Su su! Svegliatevi! > sembrava voler dire loro. Spem e Beata si misero in piedi ed il mulinello cominciò a spostarsi verso il Sole. I ragazzi lo seguirono, cercando di non perderlo di vista. 

Li fece correre per un po' di tempo, verso una specie di conca circondata da dune. Poi si mise in centro a quel luogo e cominciò ad ingrossarsi ed a vorticare più velocemente. Risucchiava sempre più sabbia e stava rendendo sempre più profondo il cratere. Ma qualcosa si cominciava ad intravedere, una specie di monumento fatto di granito ed arenaria. Vi era una base quadrata di circa quindici metri di lato con quattro colonne ai vertici ed un altare rotondo di circa quattro metri di diametro al centro, probabilmente usato per delle cerimonie con sacrificio. 

Il mulinello, o meglio il tornado di sabbia, si dissolse e fece sparire tutto il pulviscolo ed i granelli di cui si componeva. Non ne rimase la minima traccia. I due scesero le dune per raggiungere le rovine.

Spem ammirò le colonne: erano piene di iscrizioni in caratteri a lui sconosciuti. Si vedevano qui e là piccole incrostazioni di colore azzurro, oro e nero, segno che un tempo la pietra era stata dipinta per essere visibile anche da lontano e far risaltare le scritte. Vi erano motivi geometrici scolpiti e figure di sacerdoti ed animali in bassorilievo, uno spettacolo per gli occhi.

Beata invece era subito andata al centro della costruzione per vedere l'altare. Si trattava di una semplice piattaforma circolare di marmo con decorazioni laterali di buoi in altorilievo, a cui si accedeva tramite dei gradini. La cosa strana era che, al centro di tutto, vi era qualcosa che non centrava nulla con il tempio: uno specchio.

Assomigliava ad uno di quelli che vi erano al palazzo del re: più alto di un uomo, con la cornice dorata ed impreziosita da dei cristalli bianchi dal nome sconosciuto. Beata provò a specchiarsi, ma non ci riuscì: nonostante fosse di fronte allo specchio, questo non trasmetteva la sua immagine, ma quella di altre dune di sabbia, di un cielo serale ( ed era appena mattino vi ricordo ) e... di alcune case. Beata si voltò per cercarle, ma lo specchio non ignorava solo lei, anche tutto ciò che aveva davanti e quello che mostrava non era li. Riconobbe quelle abitazioni: erano le ultime che aveva intravisto quando erano fuggiti dalla loro città, lo specchio mostrava quello che volevano raggiungere e sembrava così reale, quasi si potesse toccare... e poteva toccarlo. Beata aveva voluto toccare la superficie dello specchio, per accertarsi non fosse un'allucinazione, ma la sua mano aveva attraversato la superficie come una sottile pellicola di acqua. < Spem! > gridò lei ed il ragazzo accorse. Fu strabiliato da ciò che vide e guardò con faccia spaesata la scena.

Entrambi non sapevano che fare, ma all'improvviso Beata tese la mano verso Spem che la afferrò. La ragazza entrò nello specchio, lui la seguì ed entrambi si trovarono, un istante dopo, sebbene fosse sera, davanti alla loro città.

Ora mi sentivo in pace con me stesso e sentii Shade mi disse: < Riesci ora a capire cos'è l'onnipotenza? Un mezzo che rende pazzi gli aridi e che fa fare cose meravigliose a chi coglie il senso di ogni piccolo granello di sabbia. >

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Capitolo 20
*** Cap 19: Immerso nella Luce ***


Cap 19:

Immerso nella Luce

Ora era di nuovo il turno di Shade e, stavolta, avrebbe raccontato una parte molto importante della sua storia. 

La Redenzione dei Puniti

Quando la luce bianca mi avvolse mi sentii, per la prima volta, totalmente impotente. Persino quando Freak Humane mi aveva messo sotto il suo controllo forzato avevo cercato di resistergli, ma stavolta qualcosa mi impediva persino di voler resistere a quella forza. Ora ero nella mia forma di ombra, quella praticamente invisibile per chi, come te, è un semplice umano, ma solo percepibile nella sua presenza. La mia mente era vuota, non provavo nessun senso di pericolo o desiderio che quella situazione finisse presto.

Poi ebbi la visione di una mano, fatta di pura luce bianca e splendente, che mi raccoglieva e mi trasportava. Non sentivo ancora paura, anzi, mi sentivo al sicuro, come se conoscessi quella mano. Venni trasportato verso qualcosa, anzi qualcuno. < Benvenuto Shade, stai bene? > disse una voce nella mia testa. < Sì, sto bene. > risposi sottovoce < Chi sei? > < Tu lo sai, tutti lo sanno chi sono. >

Ripresi la mia forma di uomo, quella che ho ora, ma non fu per mia volontà, vi fui costretto. Ma non fui l'unica cosa ad aggregarsi: quella luce in cui ero immerso si unì in una figura luminosa della mia stessa grandezza e continuò a cambiare forma fino a diventare un essere umanoide. Non passarono che pochi secondi e la luce lasciò il posto ad una persona: aveva capelli lunghissimi e bianco oro che emettevano luce, pelle rosa biancastra ed il corpo coperto da una tunica dorata che non lasciava intravedere nulla delle forme o degli arti inferiori, come il lenzuolo di un fantasma. Sembrava una ragazza, o una donna perché non riuscivo a capire la sua età. Il viso traspirava giovinezza, ma gli occhi conoscenza ed esperienza. < Vieni. > disse e mi prese tra le sue braccia. Mi accorsi della sua forza e della sua dolcezza e mi sentii sicuro.

< Chi sei? > < Vuoi spiegazioni, lo so. Vuoi sapere come ti ho salvato e perché, ma so anche che ci puoi arrivare da solo. Hai il Libro? > ed in quel momento mi ricordai della Bibbia che portavo con me. La presi e gliela mostrai. < So che hai avvertito qualcosa quando l'hai letto. > disse < Ma non capivi cosa. > e mi prese dalla mano il tomo.

< I libri e le storie... Qualcosa che gli umani hanno l'abilità di creare. Sono fatti di mondi lontani e vicini, di personaggi forti e coraggiosi, oppure deboli ed insicuri. Mostrano la mente di chi li scrive, un'idea, un insegnamento o semplicemente raccontano qualcosa che è accaduto. Ho osservato per secoli tutto quello che veniva creato dalle menti umane ed è stato sorprendente. Mai avrei creduto che fossero capaci di tanto. Come se da quando esistessero, l'energia dell'universo si fosse amplificata. > Mi lasciò andare ed io fluttuai nel nulla, poi mosse le mani e vidi formarsi una sfera luminosa nel palmo della sua mano che prese il volo e si fermò a mezz'aria. Questa era trasparente e dentro si potevano vedere delle particelle che, come lucciole, rimbalzavano con movimenti lenti sulle pareti. 

< Il mio mondo è questo. Lo creai io in un tempo che nessuno può ricordare. Ma questo era il suo aspetto quando non era abitato da esseri più complicati di un germe... Ora... > e qui mosse la mano e le particelle di luce cominciarono a muoversi sempre più velocemente. La sfera era sempre più luminosa e sembrava sul punto di esplodere quando una di quelle lucciole non schizzò fuori da essa, si allontanò di qualche metro ed esplose generando una seconda sfera di luce. Questo sui ripeté due, cinque, nove, infinite volte finché non persi il conto del numero di sfere. < Ora il Creato ha questa forma. Quello che vedi, è stato generato dagli uomini e dagli altri esseri in grado di sognare. > Mosse nuovamente le figure che si rimescolarono. < Questi mondi sono infiniti e tutti diversi, alcuni hanno i loro dei, molti sono una massa informe che non si è mai sviluppata, alcuni non possiedono viventi, altri sono nati grazie alle idee di esseri a loro volta generati da idee. >

I frammenti di luce presero ora la forma di due globi, uno di luce azzurra ed uno di luce rosso-nera: < In questi mondi, gli esseri che ne sono portati tentano di capire se esiste un ordine o uno schema che dia un senso a tutto. Cercano le divinità e le leggi interpretando i segni che acquisiscono. Si arriva sempre a due concetti contrapposti: Bene e Male. La prima forza è positiva e ti guida verso la luce e la costruzione, la seconda è negativa e porta alla distruzione. Per invogliare tutti a seguire il bene si dice che, al finire della vita, i giusti andranno in un luogo in cui si sentiranno appagati e felici, mentre chi ha seguito il male verrà condannato in eterno ad una punizione dolorosa... Ma tutto quello di cui sto parlando non è vero. > e fece sparire l'immagine.

< Gli uomini credono di poter comprendere un autore leggendo un solo libro. Guarda quel tomo: contiene atrocità degne del peggior tiranno, eppure milioni di persone prendono tutto per oro colato. Altri, cogliendo le enormi contraddizioni, hanno deciso di usare la chiave dell'interpretazione, eliminando le parti che ritenevano sbagliate e tenendo le parti che credevano vere. Ma tutto ciò, ha senso? Ha senso non leggere un capitolo per il solo fatto che non ci piace? Non è un peccato azzoppare una storia? > e qui prese un respiro, dopo aver detto un paio di frasi con molta irruenza. < La parte migliore per un artista è vedere che faranno le persone di un'opera. Piacerà? Farà emozionare? Ne trarranno un insegnamento? Cosa capiranno di quell'opera? Ma la cosa peggiore è pendere dalle labbra dell'artista, senza un pensiero proprio e senza un'opinione. Se vi fa schifo una frase perché dovete ignorarla? Perché dovete trattarmi come se avessi sbagliato la sintassi o il senso della frase? Perché invece non mi chiedete: “Perché hai scritto questo? Perché dici di aver fatto una cosa tanto crudele? Perché io dovrei seguirti se compi queste atrocità?” > e fece un'altra pausa < Non ho mai scritto una sola frase con lo scopo di dare alle mie creature un libretto di istruzioni o una legge ferrea, io ho scritto tutto al solo scopo di farvi domandare: “Perché?” Un essere senza domande non ha uno scopo, un uomo che crede ciecamente a qualcosa, senza mai avere un solo, singolo dubbio non è un vivente, è alla stregua di una macchina senza anima. Le domande mettono in moto l'immaginazione, il cervello e l'anima; le domande sono ciò che ha reso il mio piccolo mondo qualcosa senza confini. >

Io ascoltai in silenzio, ma alla fine dovetti rivolgerle una domanda: < Perché hai impedito che mi distruggessero? > lei sorrise dolcemente < Io posso vedere il passato e prevedere il futuro che si presenterà. Cerco sempre di non intervenire direttamente nei mondi del Creato, ma ogni tanto bisogna rompere le regole per far accadere ciò che deve accadere. Per quanto tu possa essere terribilmente intelligente, io so che non puoi ricordare la tua storia. Il mondo dove credi di aver sempre vissuto, quello dei demoni senza coscienza, non è stato altro che una dimora tra le tante per te. Ti ho detto cosa apprezzo dei viventi: la capacità di creare attraverso la loro mente e di ragionare. Non hai forse cominciato a pensare una volta uscito da quel luogo ed aver visto il mondo? Eri un contenitore vuoto prima, senza alcuna aspirazione o sentimento. Se rileggiamo la tua storia possiamo dire che sei un personaggio perspicace e che credi in una forma di giustizia, sebbene nessuno te l'abbia mai insegnata, basata... Basata su cosa Shade? Perché sei andato a parlare con gli esorcisti? Perché, se a te non ne viene nulla in mano, hai rischiato la vita o la segregazione per chiarire che non era colpa di povere anime in pena se accadeva qualcosa di terribile? > < Perché è sbagliato! > gridai < È sbagliato che degli innocenti paghino per colpe non loro, è sbagliato che venga combattuta una guerra contro chi non ha colpa. Perché dovrei ignorare tutto questo? > < Tieni molto a ciò che pensi? > chiese < Sì. > risposi < Vorresti poter fare qualcosa per fermare quest'ingiustizia? > < Sì! > < E allora avrai un'altra possibilità. Farò vedere ai tuoi occhi qualcosa che potrà aiutarti > 

In quel momento mi sentii improvvisamente sempre più leggero e mi dissolsi in pochi secondi.

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