Trouble

di AliceMiao
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 (Draco) ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (Draco) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 (Katherine) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 (Katherine) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 (Draco) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 (Katherine) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 (Draco) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 (Katherine) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 (Draco) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 (Katherine) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 (Draco) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 (Katherine) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 (Draco) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 (Draco) ***



Dannato ippogrifo! È la terza volta in due anni che mi colpisce! Niente da fare, non piaccio a quelle bestiacce. E ormai Madama Chips non è più sorpresa di vedermi in infermeria con qualcosa di rotto e danneggiato. Evidentemente tutte le creature mi detestano.
Mi rialzai da terra, sistemandomi la divisa e ripulendola dalla polvere, mentre delle risate si alzavano alle mie spalle. Ah, quando mio padre verrà a saperlo vedranno! Rimpiangeranno di aver riso!
Mentre tornavo al mio posto tra gli altri, incrociai lo sguardo di una ragazza che non avevo mai visto; probabilmente era la ragazza arrivata la sera prima, quella nuova… Bene, una nuova vittima!
Prima di andare in Sala Grande per il pranzo passai in infermeria, dove cambiai la fasciatura del braccio e disinfettai la nuova ferita.
-Ancora quell’ippogrifo?-.
Annuii, afferrando la mia borsa e feci per uscire, quando mi ritrovai davanti la nuova ragazza.
Era alta, capelli lunghi, leggermente mossi e castani, occhi marroni. Ma la cosa che mi sorprese era che faceva parte della mia stessa Casa. Interessante…
-Mi scusi, stavo cercando la sala dove poter pranzare-.
-Oh non preoccuparti cara, il signorino stava andando in quella stessa sala, ti può accompagnare lui-.
Io?? Perché proprio… certo, ero l’unico nella stanza a parte lei. E va bene, in un certo senso ero contento di accompagnarla, così potevo tenderle uno scherzetto.
-L’accompagno volentieri- dissi facendole strada.
Lungo il corridoio il silenzio regnava sovrano e non c’era anima viva in giro.
-Come ti chiami?- mi chiese.
-Draco Malfoy. Tu?-.
-Katherine Battle-.
Un momento: Battle? I Battle erano Mezzosangue… Come diavolo aveva fatto una Mezzosangue a finire nella mia Casa?!
-Piacere di conoscerti- disse tendendomi la mano, che prontamente ignorai.
-Non tocco una Mezzosangue, potrei esserne contaminato- e continuai a camminare. Inizialmente non mi seguì, ma poi, rendendosi conto che senza di me si sarebbe persa, mi raggiunse.
-Non sei molto gentile sai? Era una cosa molto cattiva quella che hai detto-.
Ghignai: -Lo so. Ora muoviti-. Stava parlando un po’ troppo.
Raggiungemmo (fortunatamente) la Sala Grande e mi sedetti al mio posto. Quel giorno c’era pollo con patate. Con la coda dell’occhio vidi Katherine seduta un paio di posti in avanti che osservava il piatto come se avesse davanti un alieno.
Taygor si avvicinò e mi bisbigliò: -Ma che ha quella nuova? Sembra non abbia mai visto un pollo in vita sua-.
Ridacchiai: -Già…-.
-Che ne dici di aiutarla a identificare questo oggetto non identificato?- mi chiese ridendo.
-Volentieri- e poi mi rivolsi alla ragazza: -Ehi! Non preoccuparti quel piatto non ti attaccherà! A quanto pare voi Mezzosangue non sapete cosa sia un pollo- e tutto il tavolo si mise a ridere, mentre la diretta interessata divenne rossa come un pomodoro e corse fuori. Taygor le afferrò il polso quando gli passò dietro. -Non resti a divertirti con noi?- le disse ridendo.
Lei lo scansò e poi corse via. Gli battei il cinque: -Ottimo lavoro amico- mi disse e poi continuammo a mangiare.
Nel pomeriggio mi recai in biblioteca per studiare Astronomia, materia che trovavo inutile.
Riuscii a studiare tutto il capitolo e dopo un’oretta passata ad approfondire Pozioni decisi che era il momento di una bella doccia.
Tornai in camera e mi infilai sotto il getto bollente. Sin da piccolo amavo fare la doccia con l’acqua bollente, mi faceva rilassare. Dopo circa mezz’ora uscii, mi legai l’asciugamano in vita e uscii per prendere i vestiti in camera. Quando aprii la porta trovai un intruso, o meglio un’intrusa: Katherine.
La sua faccia passò dal rosso al viola e poi di nuovo al rosso.
-Che ci fai nella mia stanza?- le chiesi leggermente adirato.
-Ecco… Non dovresti metterti qualcosa? Vedi…-.
-Ti senti a disagio? Beh non mi interessa, prima dimmi perché sei entrata nella mia stanza senza bussare-.
-In realtà ho bussato, ma se tu non ci senti non è colpa mia! E in ogni caso, sono venuta a chiederti perché mi hai trattato in quel modo davanti a tutti-.
Risi. -Beh, guardavi il piatto come se fosse un alieno e poi era divertente-.
-Per me no! Mi hai messa in ridicolo davanti a tutta la scuola! E poi, non azzardarti a chiamarmi mai più in quel modo!-.
-In quel modo come? Mezzosangue?- dissi avvicinandomi e facendola indietreggiare contro il muro.
-S-Sì quella… E allontanati per favore…-.
Sorrisi. –E perché dovrei ascoltare una Mezzosangue? Spiegamelo perché da solo non ci arrivo- dissi avvicinando il mio viso al suo.
-Ecco… Perché non è educato… E perché… Mi mette a disagio…-.
-Ma davvero? E questo ti mette a disagio?- dissi posando le mani sui suoi fianchi e iniziando a muoverle.
Lei divenne ancora più rossa e mi scansò. -Maleducato! Tutti così voi Purosangue!- urlò uscendo dalla stanza.
Risi e pensai che forse quell’anno mi sarei divertito più del solito.

Note: questa è la prima storia a più capitoli che pubblico in questo fandom, spero vi piaccia!
Baci AliceMiao

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 (Draco) ***



Erano passati tre mesi da quel giorno e Katherine continuava ad essere la vittima degli scherzi di chiunque. Pansy (che era la sua compagna di stanza) mi aveva riferito anche che la sera, prima di dormire, si metteva a piangere. Bene, il mio piano stava funzionando, nessuna Mezzosangue avrebbe infettato la nostra Casa.
Ormai dicembre era inoltrato e di lì a una settimana sarebbero arrivate le vacanze di Natale; purtroppo per me, quell’anno mio padre aveva deciso che avrei passato le vacanze a scuola. Credo di averlo maledetto in tutti i modi possibili quando lo venni a sapere, ma alla fine me ne feci una ragione.
La cosa che mi rallegrò era che anche Katherine sarebbe rimasta a scuola, e questo voleva dire ancora tormenti per lei. Il weekend prima di Natale andarono tutti a Hogsmade, ma onestamente io non ne avevo molta voglia, così rimasi a scuola. Ero in sala comune intento a leggere un libro di Difesa dalle Arti Oscure, quando la porta si spalancò ed entrò una Katherine a dir poco disperata.
Quando mi vide mi urlò contro:-È tutta colpa tua! Solo colpa tua!-.
-Cosa avrei fatto visto che sono stato qui tutto il tempo?- le chiesi.
Il suo volto si riempì ancora di più di rabbia. -Grazie ai tuoi scherzi e alle tue ‘battute’, così come le chiamate voi, ora tutta la scuola mi evita per non rischiare di finire nel tuo mirino! Grazie tante, davvero!-.
Risi e lei andò nella sua camera, lasciando però sul divano la sua borsa.
Mi avvicinai e presi il suo quaderno degli appunti: sull’ultima pagina c’era scritto il mio nome ed era ben decorato e circondato da dei cuoricini. Ridacchiai proprio nel momento in cui lei tornò indietro.
-Quindi ti piaccio eh?- dissi mentre afferrava il quaderno sottraendolo dalle mie mani.
-Non sono affari tuoi! E poi ci sono tante persone che si chiamano come te-.
-Ma non che hanno il mio stesso cognome- le dissi facendo l’occhiolino e incamminandomi verso la mia camera per prendere l’attrezzatura da Quiddich. Un po’ di sano allenamento mi avrebbe fatto più che bene.
-Dove pensi di andare? Non ho ancora finito con te!-.
-Io sì invece- dissi senza fermarmi. Raggiunsi il campo, ma sapevo che lei mi stava seguendo, in quei mesi avevo capito che era una ragazza che non si arrende facilmente.
Iniziai ad allenarmi, sotto il suo sguardo attento. Sembrava che le piacesse guardarmi allenare e che fosse tentata di chiedermi di provare, così la accontentai. Atterrai vicino a lei e le feci cenno di salire.
-Sei pazzo? Chi mi dice che non mi farai cadere una volta in alto?!-.
-Cosa ci guadagnerei? Non avrei più nessuno a cui fare scherzi e poi non ci tengo a finire in punizione-.
Un po’ titubante si avvicinò e salì sulla scopa dietro di me. -Tieniti forte- le dissi e poi decollai. Prima mi tenni basso, ma pian piano mi alzai, fino ad arrivare a sfiorare il tetto.
-È bellissimo! Non avevo mai volato prima d’ora!-.
-Davvero? Beh dovrai imparare, un mago non è tale se non sa volare e fare incantesimi-.
-Ho i miei tempi, ma un giorno imparerò- disse stringendosi ancora di più a me quando feci una curva improvvisa per non andare a schiantarci contro un albero.
Nel momento in cui le sue mani si strinsero intorno a me provai una sensazione stranissima, mai percepita prima: mi sentivo bene, in pace e rilassato. Era lei a farmi quest’effetto?
Volammo fino al tramonto, osservando il cielo diventare prima arancione e poi rosso, mentre il sole scendeva verso l’orizzonte. Sentii la sua testa sulla mia schiena, così la chiamai. Ma lei non rispose; in compenso, sentii il suo respiro farsi più profondo e capii che si era addormentata.
Sorrisi e scesi a terra, prendendola poi in braccio e portandola nella sua camera.  La adagiai sul letto e tornai nella mia, posando l’attrezzatura e cambiandomi. Non riuscivo a smettere di pensare alla sensazione che avevo provato quando lei mi aveva stretto, mi aveva fatto stare troppo bene!
Ero rivolto verso la finestra, quando sentii la porta aprirsi e poi chiudersi a chiave. Un attimo dopo avevo due braccia intorno alla vita e due labbra sul collo: Pansy.
-Sembri stanco, posso aiutarti in qualche modo?-.
Sorrisi. -Beh se proprio insisti…- dissi spingendola contro la parete e iniziando a baciarla con forza.
Lei ricambiò, muovendo le mani sulla mia schiena e stringendomi. Per un attimo mi immaginai Katherine al suo posto, ma scacciai presto quel pensiero, distratto soprattutto dalle mani di Pansy, che avevano superato la barriera della mia camicia e avevano iniziato a spostarsi sul mio petto.
-Fammi dimenticare tutto come solo tu sai fare- le dissi e lei colse al volo cosa intendevo dire.
E mentre tutti dormivano per una volta riuscii a non pensare ad altro se non a quello che stava succedendo in quel momento.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 (Katherine) ***



Quando aprii gli occhi mi resi conto di essere nel mio letto, eppure non ricordavo di esserci andata… Stavo volando insieme a Dracoe poi… Oh cielo! Mi ero addormentata sulla sua schiena! Fantastico, me lo avrebbe rinfacciato a vita! Mi alzai, decisa ad andare da lui e pregarlo di non parlarne con nessuno, ma quando arrivai alla sua porta vidi che era chiusa e lo sentii parlare con Pansy all’interno, così decisi di lasciar perdere e che gliene avrei parlato la mattina seguente, dopo colazione.
Il mio entusiasmo si spense quando Pansy gli chiese di passare la mattinata con lei. Uffa, avevo bisogno di parlargli da sola!
-Ehi Mezzosangue! Ti va di assistere alla partita oggi? Mi sembravi molto interessata ieri-. Sobbalzai quando sentii la voce di Draco alle mie spalle e chiusi il libro.
-Primo: non chiamarmi così. Secondo: no grazie, devo studiare-.
-Lascia perdere, la poveretta ha bisogno della compagnia dei suoi libri, altrimenti non riesce a resistere- disse Pansy aggrappandosi al braccio di Draco, il quale se la scrollò di dosso.
-Come vuoi. Secondo me saresti buona come riserva della squadra- disse andandosene.
Riserva della squadra? Mi aveva appena chiesto di giocare? Ma soprattutto, eravamo stati insieme ben due minuti e non mi aveva insultato? Ok, era tutto molto strano.
Onestamente non saprei dire cosa mi convinse ad andare alla partita, forse la curiosità. Fatto sta che mi trovavo su una tribuna, in mezzo a una quantità incredibile di studenti, tutti a tifare per la propria squadra.
Mi sedetti accanto a una ragazza dai capelli rossi e mossi, che tifava per la squadra avversaria.
-Sarà una partita interessante, come sempre dopotutto quando si scontrano loro due-.
-Capisco… Io sono Katherine- dissi.
-Hermione, piacere di conoscerti!- mi disse. -Prima partita in tutta la tua vita immagino-.
-Già. Sembra uno sport emozionante-.
-A me non fa impazzire, ma in effetti al il suo fascino. Vengo alle partite solo perché ci giocano i miei due migliori amici. E tu? Tifi per qualcuno in particolare?-.
Avrei potuto rispondere dicendole che tifavo per Draco, ma non volevo rischiare che anche lei smettesse di parlarmi e mi ignorasse, così dissi: -A dire il vero no. Ero semplicemente curiosa di vedere com’è-.
Lei annuì. -Eccoli, iniziano!-.
La partita fu qualcosa di strano e meraviglioso allo stesso tempo. Entrambe le squadre erano molto forti, anche se alla fine perdemmo. Stando a Hermione il campionato era appena iniziato, quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi.
Aspettai che la maggior parte degli studenti se ne fosse andata e poi mi diressi verso la scuola. A metà strada Draco mi raggiunse; sembrava alquanto giù di morale, evidentemente gli pesava aver perso.
-Dai, siete stati bravi dopotutto. Vi rifarete la prossima partita!- dissi cercando di tirargli su il morale.
Lui si bloccò e mi guardò negli occhi. -Oggi. Ore 3.00 p.m. Campo da Quiddich. Io e te. Vedi di essere puntuale- e se ne andò.
Avevo detto qualcosa che non andava per caso? 

Note: scusate questo capitolo è corto, ma spero vi piaccia lo stesso!
Baci AliceMiao

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 (Katherine) ***



Anche se migliaia di voci dentro di me mi dicevano di non farlo, alle 3.00 p.m. mi trovavo nel campo. Draco arrivò qualche secondo dopo di me, reggendo due scope. Me ne lanciò una, che afferrai prima che cadesse a terra, e poi lo guardai con sguardo interrogativo.
-Devi imparare a volare prima di imparare i fondamentali. Dovrai fare molto esercizio se vorrai partecipare a una delle partite di questo campionato- mi disse.
Un momento: chi aveva detto che avrei partecipato?!
-Ma io non ho mai detto di voler partecipare…-.
-Si vedeva dal tuo sguardo durante la partita che volevi entrare in campo, non negarlo. Ora, se vuoi partecipare alla prima partita dopo le vacanze dovrai allenarti duramente ogni giorno, chiaro?-.
-Avrei una domanda: chi mi allenerà? Non posso farlo da sola, non so niente di questo sport-.
Sorrise. -Non preoccuparti, sarò io il tuo allenatore. Forza, iniziamo!-.
Salii sulla scopa e decollai. Ma caddi dopo alcuni minuti. -Devi mantenere un equilibrio costante mentre sei in volo, ricordalo. Riprova!-.
Al terzo tentativo riuscii a mantenermi stabile, ma più aumentavo la velocità più diventava difficile.
Alla fine della giornata tornai in camera con quattro lividi, ma effettivamente mi aspettavo di peggio. Devo dire che non me l’ero cavata male come prima giornata.
La sera, prima di tornare in stanza, mi fermai in biblioteca a prendere un paio di libri: uno spiegava i fondamentali del volo e l’altro del Quiddich. Speravo che leggendo quei libri avrei saputo di più sull’argomento e sarebbe stato più semplice allenarmi.
Li lessi fino a tardi, anche quando tutti erano ormai a letto continuai la lettura. Mi resi conto dell’ora solo quando un ragazzo si sedette di fianco a me: Draco.
-Hai idea di che ore sono? Le 12.20 p.m.-. Che cosa?! Era già passata mezzanotte?!
Stavo per alzarmi e andare a letto, quando lui afferrò i libri e li lanciò a terra, avvicinandosi tantissimo. -Non ti servono queste parole per imparare, un paio di lezioni e avrai imparato a volare e dedicheremo tutte le altre agli allenamenti-.
Annuii, per niente intimorita dalla sua vicinanza, cosa che mi rese perplessa.
Allungò una mano, spostandomi una ciocca dietro l’orecchio. Eravamo vicinissimi, pochi centimetri ci separavano. Le nostre labbra si sfiorarono e fu come se una scossa mi attraversasse. E probabilmente anche per lui fu la stessa cosa, perché sobbalzò leggermente, guardandomi negli occhi. E poi successe: mi baciò. Fu un bacio dolce, ma che divenne sempre più forte, più bisognoso. Senza che me ne rendessi conto mi ritrovai sdraiata sul divano, con lui che mi baciava il collo, dolcemente. E io lo lasciai fare, in quel momento non mi importava di nulla. Poi, come se fosse scattato qualcosa, si allontanò.
Ci guardammo negli occhi, i respiri affannosi. –Ecco… Dimenticati di questo… E va a letto, ci vediamo agli allenamenti nel pomeriggio- disse, lasciandomi ai miei pensieri.
Quella notte lo sognai. Sognai un Draco diverso, un Draco dolce e affettuoso, non freddo e distaccato.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 (Draco) ***



E arrivarono anche le vacanze di Natale e poi il nuovo anno. Durante le vacanze era semplice allenarsi, dato che quasi tutti erano a casa e potevamo sfruttare il campo a nostro piacimento.
Katherine diventava di giorno in giorno più brava, tanto che pensai di darle un posto da titolare nella squadra, anziché riserva. Negli ultimi giorni, anche se ci eravamo lasciati alle spalle il nostro bacio, ci eravamo avvicinati molto.
Il primo giorno dopo le vacanze è sempre il più traumatico, è una cosa risaputa. Quel giorno, successe qualcosa che non avrei mai immaginato potesse accadere.
Stavo andando a lezione, quando vidi Taygor insieme a Katherine. Lui le aveva afferrato la borsa e non accennava a restituirgliela.
-Ehi! Che succede qui?- chiesi avvicinandomi.
-Ehi amico! Mi stavo semplicemente divertendo con questa Mezzosangue-.
-Ridalle la borsa. Ora-.
Sembrava sorpreso dalle mie parole, ma mi ascoltò. -Da quando ti metti a difendere le Mezzosangue?-.
Scrollai le spalle e, quando lui se ne andò, mi rivolsi a Katherine.
-Domani c’è la partita. Ti voglio come portiere. Iniziamo alle 3.00- le dissi e me ne andai.
Il giorno dopo c’era tensione. I ragazzi avevano provato con Katherine tutto il giorno precedente ed erano entrati in sintonia, ma Katherine sembrava non volersi calmare.
-Avanti, andrai bene. Giochiamo contro i Tassorosso, sarà una passeggiata per cui non preoccuparti-.
-La fai facile tu, devi solo inseguire uno stupido cosino volante!- disse lei.
Le presi le spalle. -Guardami. Fai un respiro profondo. Un altro. Entra là dentro e fai del tuo meglio, non importa se vinciamo o no. Tu gioca il tuo ruolo-.
Lei annuì, più sicura.
-Andiamo!- urlai ed entrammo in campo.
La partita iniziò. Volai verso l’alto, cercando di individuare il boccino. Eccolo. Puntai verso di lui, ma mi sfuggì all’ultimo secondo. Accidenti! Lo riacchiappai solo un’ora dopo, ponendo fine alla partita e quindi vincendola. Guardai il tabellone: i Tassorosso avevano solo cinque punti. Katherine se l’era cavata molto bene, lo ammetto.
Ci cambiammo e raggiungemmo la sala comune per festeggiare, ma vidi Katherine andare direttamente nella sua camera. Decisi di seguirla, non sapevo nemmeno io il perché lo feci. La scusa che diedi a me stesso era che, in quanto capitano, dovevo congratularmi con lei del suo risultato.
Bussai piano, ma non sentendo nessuna risposta entrai, chiudendomi la porta alle spalle. La vidi alla finestra, pensierosa.
-Non vieni a festeggiare? È anche merito tuo se abbiamo vinto, sei stata molto brava- dissi avvicinandomi.
-Non ho voglia… E comunque oggi è stato emozionante, non avevo mai proavo qualcosa di simile- disse girandosi verso di me.
-Già… È così ogni volta-. La vidi piuttosto pensierosa, così le domandai cosa avesse.
-Perché mi hai difesa ieri? Voglio dire, non che mi dispiaccia, solamente è strano, dato che eri il primo a prendermi in giro. Cos’è cambiato?-.
Già, cos’era cambiato? Non lo sapevo nemmeno io. Ma il mio corpo lo sapeva, eccome. Un attimo dopo ero incollato alle sue labbra, lasciandomi completamente andare. Non mi importava che qualcuno ci vedesse, non mi importava di nulla.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 (Katherine) ***



Le sue labbra erano calde, soffici. Erano perfettamente sincronizzate con le mie e aderivano come due pezzi di un puzzle. Tutto quello che avevamo represso durante le vacanze venne fuori in quel bacio, che stavolta non avremmo dimenticato. O almeno, io non l’avrei fatto.
Ci guardammo negli occhi e lui fece un sorriso che io prontamente ricambiai.
-Chi l’avrebbe mai detto! Una Mezzosangue e un Purosangue!- disse una voce dalla porta: Pansy. Accidenti, tutti ma non lei.
-Cosa vuoi?- le chiese Draco.
-La squadra si chiede dov’è finito il loro capitano. A quanto pare dovrò riferire che è impegnato con una dal sangue sporco-.
Ringhiai. -Come ti permetti?!- le dissi.
-Mi permetto eccome. Non dovrebbero neanche permettere di accedere a questa scuola a quelli come te!-.
Non ci vidi più. Istintivamente presi la bacchetta e la colpii. Lei schivò e lanciò un incantesimo verso di me. Mi prese in pieno, lanciandomi contro il letto.
-Ora basta!-. Draco. -Vattene! Domani riferirò tutto al preside in persona!- disse a Pansy, la quale, intuendo il pericolo, se ne andò.
Senza dire nulla mi portò nella sua camera. Che bello avere una stanza tutta per sé! Mi posò sul letto. -Tutto ok?-.
Annuii. -Perché se l’è presa tanto?-.
-Io e lei avevamo una storia, ma un anno fa è finito tutto, anche se lei ha continuato a insistere-.
-Oh. Capisco-.
-Ora dormi, dopo un incantesimo di quella portata devi riposare-.
-Qui? E tu dove starai?-. Mi indicò il divano. Sembrava comodo, così non dissi nulla e mi sdraiai, chiudendo gli occhi. Morfeo mi accolse in fretta e quella notte sognai il mio angelo biondo.
La mattina seguente, al mio risveglio, mi spaventai quando vidi di non essere nella mia stanza. Ma, dopo un attimo di smarrimento, mi ricordai della sera precedente e istintivamente portai l’indice sulle mie labbra: mi aveva baciata, senza vergognarsene. Ero al settimo cielo, anche se non sapevo benissimo perché, in fondo mi aveva sempre trattata malissimo. Da dove arrivava tutta questa gentilezza?
Un rumore mi fece voltare verso la porta del bagno. Dal suono che si era sentito sembrava che fosse caduto qualcosa, così mi alzai e mi avvicinai alla porta.
-Tutto bene là dentro? C’è qualcuno?-. Non ottenendo alcuna risposta aprii la porta ed entrai. Vidi subito un vaso a terra, distrutto e poco lontano una sagoma nera: Draco. Era seduto a terra, la testa appoggiata alla parete, occhi chiusi ed espressione sofferente. Con la mano destra si teneva il polso sinistro, sul quale era inciso uno strano marchio. La cosa più strana però, era che quel disegno si stava illuminando.
Mi avvicinai lentamente. -Ehi. Tutto bene?- dissi mettendomi in ginocchio davanti a lui. -Draco guardami. Va tutto bene?-.
Lui aprì piano gli occhi. La faccia era sudata, evidentemente doveva provare molto dolore.
-V-vattene… Non voglio che tu lo veda…-.
-Vedere cosa? Io voglio aiutarti a stare meglio, non puoi continuare così-.
-Tranquilla, tra poco passerà. Vattene ora, non voglio che assista a tutto ciò-.
Avrei voluto ribattere, ma il suo tono era talmente serio che non osai dire altro.
-Ci vediamo a lezione- dissi uscendo.
Ma in classe non venne. Non si fece vivo per tutto il giorno. Fu quando si assentò agli allenamenti di Quiddich che iniziai a preoccuparmi sul serio. Non sarebbe mai mancato, nemmeno se minacciato di morte, quindi doveva essere successo qualcosa di grave.
-Ehi, sai che fine ha fatto il nostro capitano? È strano che non sia venuto oggi- mi chiese Taygor.
-No, ma ho intenzione di scoprirlo- dissi cambiandomi e raggiungendo i dormitori.
Lasciai l’attrezzatura sul mio letto e poi bussai alla sua porta. -Aprimi! Non voglio sentire un no come risposta!-. Ero determinata a scoprire cosa fosse successo, costi quel che costi. Avevo visto un Draco diverso la sera prima e avevo capito che quella che mostrava non era altro che una maschera dietro la quale si nascondeva sofferenza.
Dato che nessuno rispose aprii la porta ed entrai a passo deciso. La scena che vidi alla mia sinistra non me la scorderò mai.
Draco era a terra, in preda al dolore, mentre un uomo era in piedi davanti a lui e gli puntava contro la sua bacchetta. Data la sua somiglianza quello doveva essere suo padre.
Appena entrai si voltò verso di me, guardandomi con odio. -È lei?! Rispondimi!-.
Ma Draco non disse nulla, ma girò la testa verso di me, chiedendomi aiuto con lo sguardo, ma al tempo stesso dicendomi di andarmene, di scappare.
-Sì, deve essere lei- disse l’uomo avvicinandosi. -Devo dire che per essere una Mezzosangue hai un bell’aspetto-. Mi afferrò il polso. -Questo è un avvertimento- disse indicando Draco, ancora a terra e sofferente- se oserai ancora anche solo respirare la sua stessa aria io ti uccido, chiaro?!-. E scomparve.
Mi ci volle qualche secondo prima di riprendermi dallo shock, ma appena riuscii a comandare il mio corpo corsi dal biondo.
-Chi era?- chiesi aiutandolo a mettersi a letto.
-Mio… Padre… Pansy gli ha detto del nostro bacio di ieri sera e lui è corso subito qui a ‘punirmi’ per quello che ho fatto. Mi sorprende che non ti abbia toccato, forse ha paura di essere infettato- disse quest’ultima frase ridacchiando.
-E stamattina soffrivi per… Era lui a causarti quella sofferenza?-.
Scosse la testa. -Se vuoi sapere cos’era devi prima giurarmi di non dirlo a nessuno, ad anima viva (o morta dato che contiamo anche i fantasmi)-.
-Ok. Non lo dirò a nessuno. Rimarrà tra queste quattro mura-.
Annuì.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 (Draco) ***



Annuii. Una delle caratteristiche di Katherine era che non si arrendeva mai ed era anche molto testarda; devo dire che entrambe le qualità mi piacevano e molto anche.
-Il segno che hai visto stamattina… È quello di Tu-Sai-Chi. Da quando è ricomparso ha iniziato a farmi male quasi tutte le mattine-.
Dalla sua faccia devo dedurre che non se l’aspettava.
-Vuoi dire che… Tu sei uno di loro…-. Fece per alzarsi ma le afferrai il polso, bloccandola.
-Lasciami, tu vuoi uccidermi!-.
-No, non lo farei mai! Non mi permetterei mai di ucciderti o solo sfiorarti-.
I suoi occhi si erano riempiti di lacrime, pronte ad uscire. E in quel momento mi vidi riflesso nei suoi occhi. Un mostro, ecco cos’ero. Un mostro spaventoso e pericoloso.
Credo che lei avesse intuito i pensieri che mi frullavano in testa in quel momento, perché appena la lasciai andare mi fece alzare e mi abbracciò. Era un abbraccio dolce, confortante. Nessuno mi aveva mai abbracciato in quel modo.
Sentii dei singhiozzi e ben presto la mia spalla si bagnò di lacrime.
-Non piangere. Non ti accadrà niente. E sai perché devi fidarti? Perché sarebbe sciocco far sparire una Mezzosangue all’improvviso, scatenerebbe l’allarme, soprattutto se fatto in questa scuola. Finchè sarai qui starai al sicuro-.
-Non hai capito. Io sto piangendo per te. Non voglio che tu soffra, non te lo meriti. Non hai fatto nulla per meritarti questa sofferenza-. E mi strinse di più, convincendomi a ricambiare l’abbraccio.
La baciai, dolcemente. Non mi importava degli avvertimenti di mio padre, non mi importava di nulla. Mi importava solo di lei e di noi due. Tutto il resto era passato in secondo piano.
Mi guardò negli occhi, posando una mano sulla mia guancia. -Piangi, lascia uscire tutto quello che ti tieni dentro. Per una volta nella tua vita, fa uscire tutto il dolore e tutta la sofferenza che hai represso in questi anni-.
E lo feci. Pian piano una, due, tre lacrime iniziarono a scendere e io la strinsi di più a me. Buttai fuori tutto e mi sentii libero, svuotato. Ricordo che ci eravamo spostati sul divano, uno accanto all’altra e io avevo continuato finchè non avevo esaurito le lacrime. Mi addormentai con la testa sulle sue gambe, mentre la sua mano delicata mi accarezzava dolcemente i capelli. E mi sentii bene.
Mi svegliai più leggero, più libero, come se mi avessero tolto di dosso alcuni dei tanti pesi che mi portavo in spalla. Aprii gli occhi: ero ancora appoggiato alle gambe di Katherine, la quale si era addormentata. Mi alzai piano, senza svegliarla e la guardai. Era così bella mentre dormiva! Sentii il rumore di un becco e andai alla finestra: un gufo aveva portato una lettera per me. Riconobbi subito il sigillo: mio padre.
Aprii la lettera.
Caro figlio,
Sei pregato di distruggere questa lettera una volta letta. Domani sera c’è un incontro a casa nostra e DEVI esserci. Inizierà alle 11.00 p.m. sii puntuale.

Battei un pugno sulla finestra. Accidenti, a quanto pare mio padre era completamente incantato da lui!
-Tutto ok?- disse Katherine, che nel frattempo si era svegliata, alle mie spalle.
-Sì non preoccuparti. Forza preparati, dobbiamo andare a colazione- dissi nascondendo la lettera sotto il materasso di nascosto. Appena rientrato l’avrei distrutta.
A tavola fui tempestato di domande sul perché fossi assente il giorno prima; dissi loro che non ero stato molto bene e Katherine stette al gioco. Tutto sembrava normale, tranne quando alzai lo sguardo e incrociai lo sguardo del Prescelto: mi scambiò uno sguardo come se sospettasse qualcuno e lo ignorai, ma quel momento continuò a tormentarmi per tutto il giorno.

Note: scusate per il capitolo corto, spero vi piaccia lo stesso! Ringrazio chi sta seguendo la mia storia e chi ha recensito (e recensirà in futuro) :)
Baci AliceMiao

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 (Katherine) ***



Draco mi stava nascondendo qualcosa. Me ne accorsi il giorno dopo, era troppo nervoso. Continuava a tormentarsi le mani ogni volta che non le usava e quella mattina gli aveva fatto ancora male il marchio. Ormai avevo iniziato a cogliere i segnali di qualcosa che non andava, ma, quando trovai il tempo per andare a parlargli tra le centinaia di compiti da fare, erano le 11.00 p.m. passate. Andai in camera sua, per vedere se era ancora sveglio, ma non lo trovai. La finestra era aperta, probabilmente era uscito da lì. Sospirando, andai a dormire, promettendo a me stessa che il giorno dopo gli avrei parlato.
E così feci. Nel pomeriggio riuscii a trovarlo da solo al lago.
-Ieri sera sono venuta nella tua stanza e non c’eri. Dove ti trovavi?-.
Lui mi guardò. -Non sono tenuto a risponderti, Mezzosangue-.
Quella frase fu come una pugnalata in pieno petto. Perché l’aveva detto? Pensavo che ormai avevamo superato la fase degli insulti.
-Ieri eri nervoso, come se qualcosa non andasse ed ero venuta a controllare se avevi bisogno di qualcosa-.
Mi ignorò. -Se c’è qualcosa che posso fare per farti stare meglio dimmelo, non voglio vederti stare male-.
Si girò a guardarmi, lo sguardo talmente freddo che ebbi il timore di congelare e diventare un blocco di ghiaccio. -Sì, una cosa c’è: stammi lontana e non contagiarmi, Mezzosangue- e se ne andò.
Cos’era cambiato? Perché si comportava in quel modo adesso? Mi sedetti sull’erba e osservai il paesaggio. Il lago era ghiacciato e il terreno innevato. Il tutto era condito con un pizzico di silenzio.
-Che ci fai qui sola?-. Alzai lo sguardo e vidi una ragazza davanti a me: Hermione, la ragazza che avevo conosciuto alla partita di Quiddich.
-Volevo stare sola- dissi mentre si sedeva accanto a me.
-Brutto momento? Fammi indovinare, hai litigato con qualcuno. Anzi no, qualcuno ti ha fatto male-.
Come diavolo…?
-Come fai a saperlo?-.
Mi fece l’occhiolino. -Senso femminile. Andiamo sfogati, non lo verrà a sapere nessuno-.
Feci un profondo respiro e le raccontai tutto, per filo e per segno, evitando però i dettagli sul marchio di Draco, non volevo metterlo nei guai.
-Oh. Beh, scusa se lo dico ma io me lo sarei aspettata da uno come Malfoy-.
-Non capisco cosa sia cambiato, fino a ieri era dolce e gentile con me e ora… È tornato a chiamarmi Mezzosangue-.
-Credimi, so quanto faccia male. Ci sono passata anch’io; ora non mi fa più né caldo né freddo-.
Le sorrisi e continuammo a chiacchierare del più e del meno.
Passarono i mesi e aprile fu alle porte. Draco era tornato quello di una volta: durante il giorno mi prendeva in giro e mi faceva degli scherzi con i suoi amici e mi massacrava agli allenamenti di Quiddich. Secondo me non mi aveva tolto il posto da titolare solo perché con me vincevano ogni volta.
Ma un giorno qualcosa cambiò. Era sabato e stavo tornando nella mia camera dopo aver passato il pomeriggio ad Hogsmade con Hermione. Eravamo diventate molto unite e lei mi aveva presentato ai suoi amici, con il quale passavo molto tempo. Forse avevo trovato qualcuno che mi accettava. Comunque, stavo tornando in sala comune, dopo aver lasciato i libri in stanza, quando vidi la porta della stanza di Draco socchiusa.
Fu il mio corpo a decidere e, prima che me ne accorgessi, ero già nella sua stanza.
Dentro c’era il casino più totale: i libri e i fogli di pergamena erano sparsi ovunque, così come i vestiti.  Mi addentrai nella stanza e lo vidi: si reggeva con un braccio al camino, respirava affannosamente. Era la prima volta che lo vedevo scomposto, senza la sua solita eleganza che sembrava accompagnarlo in qualsiasi momento.
Si accorse della mia presenza quando chiusi la porta dietro di me. Mi guardò negli occhi e in un nanosecondo mi trovai contro la parete. Iniziò a baciarmi il collo, a stringere le mani sui miei fianchi. La sua bocca si spostò poi sul mio petto, dove mi lasciò una serie infinita di baci per poi tornare alle mie labbra, mentre le sue mani si erano infilate sotto la camicia, aprendola e accarezzandomi la pelle nuda della schiena.
-Dr-Draco… Che stai facendo…?- dissi tra un bacio e l’altro. Non ce la facevo più a resistere, presto avrei ceduto e sarei stata alla sua mercé senza oppormi.
All’improvviso, come se qualcosa fosse scattato, si staccò. Mi guardò per un attimo negli occhi e poi si allontanò, andando dall’altra parte della stanza.
-Oddio… Scusami Katherine non so cosa mi sia preso… Ero fuori di me!-.
Mi allacciai la camicia e mi avvicinai. -Va tutto bene, davvero. Piuttosto, cosa ti è successo in questi mesi? Dov’è il Draco che conosco? Il Draco di cui mi sono innamorata?-.
Alzò la testa di scatto nel sentire quelle parole. -Come fai ad amare uno come me? Sono un mostro e basta!-.
-Non è vero! Io vedo solo una persona disperata in cerca di un aiuto che nessuno vuole dargli. Io vedo una persona, non un mostro. Una persona-.
Mi fissò. E poi mi baciò, stavolta dolcemente. -Mi dispiace averti trattato in quel modo. Volevo allontanarti da me, non volevo che ti succedesse qualcosa-.
Lo abbracciai. -Affronteremo tutto insieme. E quando sarà finita vivremo felici e liberi-. Dissi sorridendo.
Anche lui sorrise e stavolta sinceramente. Quella notte fu la più bella della mia vita e credo che anche per lui fosse lo stesso. C’eravamo solo noi due, nient’altro. Non ci importava le conseguenze che avrebbe portato quel gesto, ci importava solo che per una volta entrambi ci sentimmo amati veramente.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 (Draco) ***



Il giorno seguente c’era la partita. Corvonero. Avremmo dovuto inventarci una buona strategia, erano diventati molto più forti negli ultimi mesi.
La partita iniziò nel migliore dei modi, eravamo in vantaggio di dieci punti ed io avevo quasi afferrato il boccino. Arrivai a mezzo metro da lui, quando lo vidi, tra il pubblico: mio padre.
E persi il controllo. Un giocatore dell’altra squadra mi venne addosso, catapultandomi a terra. L’impatto con il terreno avvenne dopo pochi secondi, durante i quali avevo ferma nella mia testa l’immagine di Katherine, che speravo fosse troppo impegnata nella partita per vedermi. Sbattei le gambe e l’impatto mi vece voltare di schiena. Un dolore immenso si propagò per tutto il mio corpo e il mio viso si contrasse in una smorfia di dolore. Non riuscivo a muovermi, ero come immobilizzato. L’ultima cosa che ricordo è la voce di Taygor che mi diceva di resistere. Poi il buio.
Quando mi risvegliai ero in infermeria, circondato da una miriade di sguardi preoccupati. Ma la più inquieta era Katherine, la quale mi stava tenendo la mano.
-Stai bene! Ho temuto il peggio!- disse abbracciandomi.
Sorrisi e le accarezzai la testa. -Cos’è successo?-.
-Sei caduto dalla scopa durante la partita da parecchi metri di altezza. Ti sei rotto un braccio e per poco non ti rompevi anche l’osso del collo. Sei arrivato a un passo dalla morte caro mio- disse Taygor.
Sospirai. Avevo davvero rischiato quella volta. E tutto per colpa sua.
-E la partita?-.
-È stata sospesa. Ma l’importante è che tu sia qui ora-.
Gli altri ci lasciarono soli, dicendo che andavo ad allenarsi. Katherine rimase con me tutto il pomeriggio, dicendomi che non potevo muovermi dall’infermeria fino al mattino dopo, perché nell’impatto avevo anche battuto la testa.
-Starò bene, non preoccuparti- le dissi baciandola dolcemente. Poi tirò fuori una lettera che riconobbi immediatamente: dove diavolo l’aveva trovata? O meglio, come aveva fatto a scovarla?
-Ho trovato questa mentre cercavo un cambio da portarti. Che significa?-.
Sospirai. -È stata quella riunione a convincermi che sarebbe stato meglio per te se me ne fossi andato.  Hanno minacciato di ucciderti. Ti rendi conto che rischierai molto stando al mio fianco vero?-.
Lei annuì. -Te l’ho già detto, affronteremo tutto questo insieme-.
-Io non penso proprio- disse una voce maschile e Katherine venne colpita in pieno da un incantesimo che la fece volare dall’altra parte della stanza.
Mi girai verso la porta: mio padre. Ringhiai. -Che cosa vuoi ancora?!-.
-Te l’ho già detto, quello era solo un avvertimento, che tu oltretutto hai palesemente ignorato, quindi non mi rimane altra scelta- disse avvicinandosi a Katherine.
-Stalle lontano!- dissi alzandomi e avvicinandomi.
-Cosa pensi di fare in quelle condizioni?-. Ridendo mi afferrò per il collo della camicia. -Non le permetterò di contaminare ancora di più il nostro sangue- e mi lanciò contro la parete.
Afferrò Katherine per un braccio, facendola alzare. -Potrai vedere la sua fine, questo te lo concedo- disse alzando la bacchetta.
-No!- dissi e mi buttai contro di lui. Iniziammo a lottare, sentii la rabbia crescere dentro di me insieme all’istinto di protezione verso Katherine, immobile e terrorizzata contro la parete.
Riuscii a colpirlo un paio di volte, ma lui si rialzò sempre.
Respirammo entrambi affannosamente, riprendendo fiato. -Sei migliorato, figliolo, questo non posso negarlo-.
Mi colpì, lanciandomi contro la parete. Ero intontito e per un attimo vidi sfocato. Tentai di alzarmi, ma con un piede mi tenne schiacciato a terra. Sul suo volto c’era un ghigno divertito.
-Sai all’inizio pensavo di ucciderti, ma forse c’è qualcuno che desidera farlo più di me-.
Sussultai. Avevo capito benissimo a chi si riferiva e credo che l’avesse capito anche Katherine, perché sgranò gli occhi e cercò di alzarsi, anche se le risultava difficile.
Ringhiai, mentre lui si chinava verso di me. -Sarà divertente-. Scomparve. E io con lui.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 (Katherine) ***



-No!- urlai mentre scomparivano. Arrivarono dei maghi, probabilmente attirati dal rumore.
-Cos’è successo qua?!- disse Harry.
-Il padre di Draco… L’ha portato con sé, ha detto che c’è qualcuno che si sarebbe divertito molto a ucciderlo!- dissi alzandomi. -Devo trovarlo-.
-No!- urlò Hermione. -Andare nella tana del lupo equivale a un suicidio. Non dimenticare che saresti una mezzosangue in una tana di purosangue-.
In effetti aveva ragione. Sarei stata un topolino in un covo di gatti, ma… Non potevo abbandonarlo.
-Gli ho promesso che avremmo affrontato tutto questo insieme. Non posso abbandonarlo proprio ora che ha bisogno di aiuto-.
-Perché ti impegni tanto a salvare uno che ti ha trattata come immondizia per mesi?- chiese Ron. La domanda era legittima, ma avevo la risposta pronta.
-Perché lo amo-. E di questo ero certa.
Mi ci vollero due giorni per elaborare un piano, finchè non arrivò il momento decisivo.
Mentre entravo di nascosto da una finestra il cuore mi batteva a mille. Avevo letto vari libri e avevo scoperto che sotto casa c’erano delle prigioni, così iniziai a cercarlo lì. Quel posto mi metteva paura, ma dovevo essere coraggiosa. Lui non è morto, continuavo a ripetere a me stessa mentre controllavo le varie celle, senza trovarlo. All’alba dell’ultima cella lo vidi. Il mio cuore fece una capriola dall’emozione ed entrai, facendo attenzione a non fare rumore.
Mi venne un colpo quando vidi le sue condizioni: era appeso al soffitto, a petto nudo. Il torso era ricoperto di tagli e sangue, la sua testa cadeva delicatamente in avanti, quasi non avesse più la forza di alzarla. Mi avvicinai piano.
-Ehi… Sono qui…-.
Lui alzò piano la testa. -Katherine… Cosa fai qui…? Non saresti…-.
-Shh. Ora ti porto fuori da qui, non preoccuparti-. Lo liberai, rompendo le catene con un incantesimo. Lo aiutai ad alzarsi e insieme salimmo al piano superiore. Purtroppo c’era qualcuno che non era d’accordo a farci fuggire.
-Bene bene, il topolino è caduto nella trappola- disse il padre di Draco, sorridendo.
Ringhiai. -Cos’hai contro di me? Perché ti do così tanto fastidio tanto da arrivare a uccidere tuo figlio?!-.
-Perché sei una Mezzosangue. Hai contaminato il nostro sangue e dobbiamo estirpare il problema alla radice. Quindi, mia cara, non posso permettervi di uscire da qui- disse avvicinandosi.
Dopo essermi accertata che Draco potesse reggersi in piedi da solo, sfoderai la bacchetta e mi avvicinai. In lontananza un tuono rombò, dando inizio a un temporale che avrebbe fatto da sfondo allo scontro imminente.
Iniziammo a lanciarci incantesimi, ma nessuno andò a segno.
-Sei molto brava, lo ammetto. Ma mai quanto me!- e mi colpì la spalla, facendomi perdere la presa sulla bacchetta. Cercai di raggiungerla, ma mi colpì di nuovo,  facendomi cadere a terra e bloccandomi posando un piede sulla mia schiena.
-Dove pensi di andare?-. Sentii Draco ringhiare.
Cercai di alzarmi, ma la sua presa era ben salda. Stava per colpirmi, quando sentii il rumore di vetri rotti; alzai lo sguardo in avanti e vidi tre sagome: Harry, Ron e Hermione erano venuti ad aiutarmi.
-Scusa il ritardo, abbiamo incontrato qualcuno lungo la strada- disse Harry.
Sorrisi. L’effetto sorpresa di sicuro era stato dalla loro parte.
Approfittando di un attimo di distrazione riuscii a scansarlo e ad alzarmi. Recuperai la mia bacchetta e Draco, dopodiché corsi vicino ai ragazzi.
-No!!- urlò il biondo, mentre scomparivamo da quel posto.
Ci Materializzammo a casa di Ron, il posto più vicino e sicuro in quel momento. Tornare a scuola subito sarebbe stato troppo scontato.
-Eccoci. Ce l’abbiamo fatta ragazzi!- disse Hermione sorridendo.
Annuimmo tutti, ma presto sentimmo un gemito di dolore: Draco, mi ero completamente dimenticata di lui!
Lo afferrai appena in tempo, prima che cadesse a terra, privo di sensi. Doveva essere davvero stanco e provato dopo quello che era successo! Sorrisi e lo cullai, aspettando che la signora Weasley preparasse il letto per lui, dove avrebbe potuto riposare in pace.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 (Draco) ***



Mi risvegliai sentendo un leggero calore aleggiare intorno a me. All’inizio pensai di essere morto e finito all’inferno, ma poi mi resi conto che se fossi stato veramente là avrebbe fatto molto più caldo. Aprii lentamente gli occhi, vedendo sopra di me delle assi di legno. Fuori era giorno inoltrato a giudicare dalla quantità di luce che entrava dalla finestra.
Alla mia destra vidi Katherine, intenta a guardare fuori dalla finestra e il mio cuore fece un tuffo: si era salvata, era viva!
-Ehi…- dissi sussurrando.
Lei si voltò verso di me. Corse ad abbracciarmi, sorridendo e piangendo nello stesso momento.
-Ho temuto che fossi morto! Per un attimo ho avuto paura che non avrei mai più sentito la tua voce, avrei dovuto venire a trovarti con un mazzo di fiori mentre tu eri sotterrato a metri di profondità! Non farlo mai più, non farmi spaventare mai più così!-.
Le accarezzai dolcemente la testa, mettendomi a sedere e stringendola a me con delicatezza. -Shh, sono qui. Sono qui e non me ne andrò tanto facilmente, stanne certa-.
Alzò il viso e mi baciò. Sulle sue labbra percepii tutta la gioia e la paura che stava provando in quel momento; sentimenti che cancellai subito, sostituendoli con amore e felicità.
-Scendiamo, la signora Weasley ha preparato il pranzo, credo non abbia problemi ad aggiungere un posto in più per te-.
Annuii. Ero a casa dei Weasley, non potevo credere che mi avevano accolto, di solito tra loro e la mia famiglia non correva buon sangue.
Mi feci guidare in cucina, dove trovai la famiglia al completa, insieme ad Harry ed Hermione.
-Ti sei svegliato! Bene, siediti pure tra Kat e Harry, il pranzo sarà pronto tra poco!- disse la signora Weasley, intenta a cucinare.
Un po’ titubante mi accomodai e anche se cercavo di non farci caso, mi sentivo gli occhi di tutti addosso.
-Comunque sei il benvenuto qui, dopotutto hai salvato più volte la nostra cara Kat- disse il signor Weasley, sorridendomi.
-Beh… Non so cosa dire… Grazie?-.
Sorrise e annuì. -Di nulla figliolo. Forza, ora mangiamo!-. E così fu. Non avevo mai mangiato un pollo cucinato così bene, lo ammetto.
Nel pomeriggio Kat mi fece fare un giro della casa, dopodiché andammo in un campo lì vicino, per stare un po’ soli e in tranquillità. Se qualcuno mi avesse detto, qualche mese prima, che mi sarei trovato sdraiato su un prato, insieme a una Mezzosangue di cui ero innamorato pazzo, gli avrei riso in faccia. Eppure era successo. Kat appoggiò la testa sul mio petto e l’abbracciai, baciandole dolcemente la testa. 
-Quando ti sarai ripreso per bene torneremo a scuola. Speriamo di riuscire a concludere l’anno senza inconvenienti stavolta- ridacchiò.
Sorrisi. -Già… Ma mio padre, da bravo Malfoy qual è, non si arrenderà tanto facilmente-.
Annuì, stringendomi di più. -Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe finita così?-.
-Forse era scritto nel nostro destino. Forse quest’ultimo ha voluto metterci alla prova-.
Sorrise. -Beh, avrebbe potuto scegliere prove più semplici-.
Risi e lei con me.
Passammo i seguenti due giorni così, tra attimi di famiglia e affetto e attimi di amore. Amavo stare con Kat, quando non eravamo insieme era come se mancasse una parte di me.
Quando tornammo a scuola avevamo gli occhi di tutti puntati addosso. Evidentemente la storia di ciò che era successo si era diffusa velocemente.
Passarono settimane, la vita scolastica sembrava procedere normalmente e in modo assolutamente tranquillo. Ma un giorno, successe qualcosa che innescò eventi di grande importanza.
Ero al Lago insieme a Kat, quando ci raggiunsero Harry e i suoi due amici.
-Abbiamo un problema- disse il rosso.
-Esatto. Temiamo che il preside centri qualcosa on questa storia-.
-Cosa ve lo fa pensare?- chiesi.
-Abbiamo visto tuo padre uscire dal suo ufficio. Sicuramente staranno tramando qualcosa- disse Hermione.
Non fece in tempo a finire la frase che comparve il preside, il signor Snake (Note autrice: nome totalmente inventato  ).
-Eccovi ragazzi, devo dirvi una cosa- e ci attaccò. In quel momento capii una cosa: fidarsi sempre dell’intuito di Hermione, ci azzecca quasi sempre.
Iniziammo a lottare. Era davvero forte, ma dopotutto era un preside, non poteva essere debole come mago. Fatto sta, però, che riuscimmo comunque a batterlo.
-Che facciamo ora che è svenuto?- chiese Ron.
-Lo so io. Il signor Snake e mio padre sono amici sin da piccoli, ma col tempo hanno iniziato a maturare idee completamente diverse. Sicuramente è stato costretto a fare questo con un incantesimo, un imperio-.
-Allora facciamogli dimenticare ogni cosa, aiutiamolo!- disse Kat.
Annuimmo. -Ci serve qualcuno che conosca l’incantesimo che cancella la memoria-.
Hermione si fece avanti. -Lo faccio io. Obliviate-.
Il preside si svegliò, guardandosi intorno. -Ragazzi? Che cos’è successo?-.
-È una lunga storia- dissi e iniziammo a raccontare.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 (Katherine) ***



Quando finimmo il nostro racconto il preside ci guardò sorpreso.
-Wow, ne avete passate davvero tante ragazzi. Comunque grazie, per avermi aiutato. Per ringraziarvi vi aiuterò a mettere fine a questa faccenda-.
-Lei sa come sconfiggerlo?- chiese Harry.
Annuì. -Deve essere ucciso con una Maledizione Senza Perdono da…- guardò Draco- da suo figlio-.
Lo vidi sussultare. Se ne stava immobile come se lo avessero pietrificato, ma in fondo lo capivo, era pur sempre suo padre dopotutto.
-Perché proprio io?- chiese titubante. Gli strinsi la mano, per dargli coraggio.
-Tuo padre era molto bravo a creare pozioni. Ne ha inventata una che gli permette di essere ucciso solo dai membri della sua famiglia. E tu sei l’unico che può farlo-.
Annuì. Sembrava molto nervoso, temevo in una crisi di nervi da un momento all’altro.
-Quanto tempo abbiamo prima che ci attacchi?- chiese Hermione.
-Quattro giorni, quindi abbiamo poco tempo per prepararci. Vi do il permesso di usare le aule più grandi e il cortile di notte, se ne avete bisogno-.
Annuimmo e tornammo ognuno nel proprio dormitorio, dandoci appuntamento il giorno dopo per allenarci al Lago.
-Stai bene?- chiesi al mio biondo quando tornammo.
-Come vuoi che stia? Ho appena scoperto che devo uccidere mio padre!- urlò. Non ci diedi molto peso, era giusto che si sfogasse un po’.
-Che poi non capisco perché proprio io, c’è anche mia madre! Può farlo lei!-.
-Lei rischia di essere scoperta prima che riesca a ucciderlo. La matteresti in pericolo e perderesti anche lei oltre a tuo padre- dissi avvicinandomi.
Mi strinse con fare protettivo e lo sentii piangere leggermente. In quel momento mi resi conto che stava solo indossando una maschera. Una maschera che in quel momento era caduta.
-Va tutto bene. Va tutto bene, finirà presto-. Lo abbracciai con amore, baciandolo.
Lui rispose al mio bacio, spostandosi poi sul collo e sulla spalla.
Passammo tutta la serata a coccolarci, con gesti semplici e dolci, ma che ci facevano sentire amati e protetti.
Per i seguenti quattro giorni il preside ci diede il permesso di saltare le lezioni, permettendoci così di allenarci. Fu un allenamento intenso, ma efficace.
Imparammo tutti vari incantesimi nuovi e ne perfezionammo di vecchi. Il quarto giorno la tensione era palpabile, ma anche giustificata dopotutto.
Quando, il giorno seguente, il padre di Draco arrivò eravamo pronti. Eravamo in una radura nella foresta, perfetta per la battaglia. Come ci aspettavamo lui non venne da solo: c’erano altri uomini con lui, uno per ognuno di noi. Perfetto, uno a testa!
-Vedo che ti sei schierato dalla parte del nemico Charles (Note autrice: nome del preside Snake)- disse.
-Sei tu ad essere dalla parte del nemico. Avanti, che fine ha fatto il mio vecchio amico?- disse il preside.
-Quel uomo non c’è più, al suo posto ce n’è uno migliore! Attaccate!-. E la battaglia iniziò.
Mi toccò un avversario piuttosto impegnativo, dato che era molto veloce. La lotta durò un bel po’, nessuno dava cenno di cedere.
Lo colpii, ma si rialzò subito e riuscii a schivare per un pelo il suo incantesimo.
Nel frattempo, Draco e suo padre si erano inoltrati nella foresta, continuando lo scontro.
Continuammo a lottare, ma una parte della mia mente volava al mio angelo, pregando che si salvasse.
Riuscimmo a battere i nostri avversari, ma mentre ci accingevamo a raggiungere Draco lo sentimmo urlare un incantesimo. Ci fu una luce fortissima, poi il silenzio. Corremmo da lui.

Note: scusate il capitolo corto... Questo è il penultimo, spero che vi piaccia!
Baci AliceMiao
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 (Draco) ***


~L’ avevo colpito. L’avevo ucciso. Avevo ucciso mio padre. Vidi la sua luce svanire dai suoi occhi, mentre il corpo i faceva sempre più freddo.  Gli chiusi gli occhi e mi alzai, sentendo gli altri arrivare.
Mi girai, mentre Kat mi saltava addosso abbracciandomi. -Ce l’abbiamo fatta! Ci siamo riusciti!- disse stringendomi più forte che poteva. Lo feci anch’io, baciandola, incurante che gli altri ci stessero vedendo.
-Sì, abbiamo vinto. E stavolta definitivamente-.
Sentimmo un rumore e ci voltammo: il preside Snake era a terra, ferito.
Corremmo da lui, preoccupati.
-Ti guariremo, devi resistere!- disse Hermione.
Ma lui scosse la testa. -Non c’è più niente da fare ormai. Voglio dirti una cosa, Draco, prima di andarmene. Raccontarti una storia che ti farà cambiare (spero) idea su tuo padre-.
Annuii e lui iniziò a raccontare.

Andai a trovare tuo padre quel giorno. Lo vidi in giardino, tu eri poco lontano a giocare con un elfo domestico. Avevi appena tre anni.
-Tuo figlio cresce bene a quanto vedo- gli dissi e lui sorrise.
-Già. Diventerà un bravo ragazzo-.
Sorrisi. -Hai ancora intenzione di farlo sposare con una Purosangue?-.
Annuì. -Lo sai che sono irremovibile su questo argomento. La purezza del sangue va conservata-.
-Ho notato in effetti. Che faresti se un giorno si innamorasse di una Mezzosangue?-.
-Beh, non glielo perdonerei mai. E poi è per il suo bene che lo faccio, se stesse con una Mezzosangue tutti gli rivolterebbero le spalle, come hanno fatto con te e la tua famiglia. E io non voglio che mio figlio passi una vita fatta di solitudine e tristezza-.
-Capisco bene cosa provi-. Corresti verso di noi, abbracciando tuo padre, il quale ti prese in braccio.
-Che vuoi birbantello?- chiese ridendo.
-Stare con il mio papà- disse sorridendo e abbracciandolo.
-Beh io vado allora, buona giornata amico mio-.
-Buona giornata a te-. E mi allontanai, sentendo tuo padre e te giocare insieme.

-Stai dicendo che mio padre voleva proteggermi?- chiesi.
Annuì. -Voleva il meglio per te, anche a costo di uccidere e diventare un criminale-.
Sospirai. Non potevo, non volevo crederci. Ma in qualche modo sentivo che il preside aveva ragione.
-Grazie signor pres… anzi Charles per questo racconto- gli dissi. Ma lui era già andato. Per sempre.
Kat mi abbracciò piangendo. Cercai di consolarla, mentre gli altri iniziarono a scavare una buca dove seppellirlo, meritava una sepoltura dignitosa. Lo mettemmo accanto a mio padre, che di certo non avrebbe trovato posto nella tomba di famiglia dopo quello che aveva fatto, mia madre si sarebbe opposta con tutte le sue forze.
Quando tornammo a scuola rimasero tutti sorpresi nel sentire cos’era successo. Come dargli torto, era normale che lo fossero.
Nel giro di poche settimane il preside venne sostituito e tutto tornò alla normalità.
Venne il tempo degli esami, che passammo tutti a pieni voti. Persino Ron, il quale aveva studiato (o meglio era stato costretto) sotto lo sguardo attento di Hermione.
Per le vacanze sarei andato a casa mia e Katherine sarebbe venuta con me. Mia madre prese bene tutta la storia, dicendo che l’importante era che io fossi felice. E lo ero.
-Finalmente possiamo stare insieme- disse Kat mentre eravamo in terrazzo, a guardare le stelle.
-Sì. Nessuno si metterà mai tra di noi- dissi baciandola.
Annuì e rispose al mio bacio.
Lei era tutto per me, avrei lottato con le unghie e con i denti per proteggerla. Perché l’amavo più di me stesso.
Sì, perché io, Draco Malfoy, Purosangue, ero innamorato di Katherine Battle, Mezzosangue.

Note: siamo arrivati alla fine di questa storia. Ringrazio chi l'ha letta, chi l'ha recensita, chi l'ha messa tra le preferite e chi tra le seguite. E ovviamente anche chi passerà da qui in futuro :)
Spero che questa storia vi sia piaciuta e alla prossima!
Baci AliceMiao

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