Slytherin eyes

di lynsy
(/viewuser.php?uid=527958)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** pureblood style ***
Capitolo 2: *** Lezione di erbologia ***
Capitolo 3: *** Festa di Capodanno ***
Capitolo 4: *** Scontro sul treno ***
Capitolo 5: *** un movimentato rientro ***
Capitolo 6: *** domanda irrisolta ***



Capitolo 1
*** pureblood style ***


~~C’è un momento della vita di un mago che può risultare più importante di qualsiasi altro.
Non parlo del momento in cui diventi finalmente utile per la società dopo anni di studio o quello in cui fai davvero qualcosa d’importante come sconfiggere un mago oscuro oppure catturare un importante ricercato; parlando dal punto di vista di un comune mago o strega inglesi mi riferisco alla prova del cappello parlante.
Può sembrare stupido, lo so, perché sedersi su uno sgabello all’età di undici anni e ascoltare un vecchio cappello rattoppato che parla è così fondamentale? Ebbene ragazzi… vi darei ragione se fosse solo un comune cappello, ma nel momento in cui sei smistato nella tua casata riconosci i tuoi pregi e difetti e conosci le persone sulle cui ti puoi basare per la vita intera; quindi scusatemi se non gli do del vecchio cappello malandato, e fidatevi di me.
Con quel momento iniziano inoltre gli studi di magia, i primi e veri studi che ti mostreranno quello che sai fare o il fatto che farai esplodere qualcosa ogni volta che farai un incantesimo… ed è abbastanza certo che quella non sarà la tua strada. E’ questo il motivo per cui Hogwarts è così importante: ti da un senso di appartenenza e una strada da seguire, e non importa da quanti anni è finita la scuola, sarai sempre la serpeverde o il corvonero, la grifondoro o il tassorosso. 
Questa non è una lettera per far capire a tutti quanto Hogwarts sia così importante, quello penso sia chiaro, insomma... è stata l’ambientazione della seconda guerra magica, ha visto morire due dei più grandi maghi del mondo e prepara studenti di eccellente conoscenza da millenni… questi sono solo i ricordi di una vecchia strega… perdonatemi, serpeverde, che in quella scuola ha lasciato l’anima.
Ma partiamo dal principio…


Pansy Parkinson, 11 settembre 1991.
I suoi corti capelli neri portati a caschetto sventolavano alla leggera brezza di settembre che investiva il binario 9  ¾ verso le 10 del mattino. Era presto e la quantità di gente presente era ancora molto bassa, il che dava la possibilità di respirare l’aria fresca di fine estate e di non avere persone ammassate attorno a sé. Il motivo per cui i suoi genitori si erano recati lì così presto trascinandola giù dal letto alle sei del mattino le era ormai chiaro da tempo. Lei era la primogenita di una famiglia purosangue, non che figlia unica, come la maggior parte dei ragazzi nella sua condizione. Fin da piccola le è stato insegnato che purosangue è sinonimo di perfezione, che il rispetto doveva essere dato solo alle persone di uguale classe sociale e che i mezzosangue, o peggio ancora, i sanguesporco,  erano il motivo per cui la società magica stava andando a brandelli.
Quindi non fu molto sorpresa quando vide arrivare le altre famiglie di alto ceto, ogni momento era infatti perfetto per mostrare la propria perfezione, che sia nel vestire, nel seguire ogni regola del galateo e nel mostrare una superiorità rispetto al resto del mondo che stava sotto i loro piedi. Ogni famiglia, per quanto diversa, seguiva un prototipo di perfezione estetica e di rigidità, per questo riconobbe all’istante i famosi “amici di famiglia” che accompagnavano i figli per il primo anno di sette nella tanto amata Hogwarts. Prima di tutto arrivarono i Malfoy, seguiti dai Goyle e dai Crabbe, con i loro figli al seguito ;  Draco Malfoy spiccava rispetto ai due per il fisico minuto e i capelli di un biondo così chiaro da sembrare bianchi, mentre Vincent Crabbe e Gregory Goyle erano caratterizzati da un corpo massiccio e i capelli scuri, ed erano talmente più grandi del biondo da sembrare più grandi perfino in età. Pansy li conosceva tutti, li aveva conosciuti grazie alle cene che venivano spesso organizzate nell’alta società, ma con nessuno di quei tre aveva stretto un legame: Vincent e Gregory avevano un carattere troppo debole e obbediente per  i suoi gusti, mentre Draco, al contrario, aveva quell’aria superiore che trovava altamente insopportabile e quell’espressione che era capace di mandarla fuori di testa, ovviamente in senso negativo. Per fortuna esistevano le vie di mezzo, la via di mezzo perfetta per lei era senza dubbio Blaise Zabini, che arrivò poco dopo e fu il primo che la ragazza salutò con un reale non che minimo affetto. Per quanto Blaise Zabini fosse il più possibile simile a Draco Malfoy, aveva un’aria furba e intelligente e, nonostante l’età, da perfetto gentiluomo; la differenza sostanziale tra i due stava nel fatto che uno amava stare al centro dell’attenzione, l’altro se ne stava in disparte, intervenendo solo nei momenti appropriati per mostrare il suo intelletto elevato per l’età.
Blaise Zabini le salvò la giornata: la rubò dalle conversazioni degli adulti e la tirò in disparte con gli altri ragazzi e con Theodore Nott e Daphne Greengrass, che li avevano appena raggiunti. Riusciva a far sembrare più simpatico perfino Malfoy che non perdeva la solita abitudine di dare ordini a chiunque avesse intorno. Era questo che la affascinava di Blaise, riuscire ad uscirne vincitore in ogni situazione nascondendo ogni sorta di maleducazione dietro a frasi estremamente complesse e ricche di sarcasmo. Le somigliava, le somigliava molto in quello stile che da li a poco avrebbero chiamato tipicamente Slytherin.


I primi giorni ad Hogwarts passarono velocemente per la ragazza, e non ci mise molto neppure ad ambientarsi nei lunghi corridoi e nelle grandi aule che caratterizzavano la struttura. Nonostante fosse abituata ai grandi spazi, come quelli del manor dei suoi genitori o quello dei parenti che andava spesso a visitare, non potè negare (naturalmente solo a se stessa) di essere rimasta affascinata dallo splendore del posto: amava la sala grande per la vitalità che trasmetteva, ma soprattutto la sala comune della propria casata. Fin dal primo giorno infatti il cappello aveva deciso senza indugio che il suo posto era in serpeverde, e nonostante se lo aspettasse, fu comunque fiera di sé stessa; Non era per compiacere i genitori che lei era così felice di poter indossare sulla divisa lo stemma verde argento, ma perché la soddisfacevano i criteri della casata: astuzia, amicizia.
La sala comune si trovava nei sotterranei del castello, e si affacciava direttamente sul lago. Il luogo, seppur sempre affollato, non era mai molto rumoroso ed emanava un senso di tranquillità, anche grazie ai riflessi dell’acqua che accarezzavano le pareti rincorrendosi ogni volta che un raggio di sole si specchiava sul lago. Inoltre, era rimasta affascinata anche dai suoi nuovi compagni di casata: aveva imparato, in pochissimo tempo, che uno slytherin deve essere riservato e non mostrare mai le proprie emozioni, se non quando aveva capito di chi fidarsi e aveva consolidato un rapporto con quelli a cui avrebbe affidato la propria anima. A Pansy tutto ciò piacque molto, amava osservare e starsene in disparte, e fin da subito capì il carattere di ogni componente della sua nuova famiglia, tranne i più grandi e irraggiungibili. Imparò subito che quello che pensava su Blaise Zabini era corretto, che Daphne Greengrass aveva dei comportamenti del tutto incompatibili con i suoi, che Millicent Bulstrog aveva un carattere ingenuo paragonabile solo a quello di Gregory e Vincent, che Draco Malfoy era alquanto irritante ma sapeva tenerle testa, e che tutto il resto dei ragazzi della sua età non meritavano la sua attenzione.


Con la fine della settimana di ambientazione, nel quale i prefetti mostrarono ai ragazzi del primo anno il castello precisando i luoghi proibiti da quelli accessibili, iniziarono le prime lezioni di educazione magica. Lei, insieme a pochi altri, essendo nata in una famiglia di maghi, conosceva già i basilari, per cui le prime lezioni di incantesimi e di volo le passò ghignando divertita mentre osservava studenti che non riuscivano a fare cose per lei elementari, insieme a Blaise, con cui stava consolidando un rapporto di conoscenza, e a suo discapito, di Draco. Il rapporto con i due era nato senza che lei se ne accorgesse, o che lo volesse davvero, era solo capitato che un giorno si accorgesse che tra tutti i presenti loro erano i meno peggio, per negare l’evidenza che stavano iniziando a diventare anche simpatici: Iniziarono a prendere i posti vicini durante i pasti, iniziarono a salutarsi ogni volta che si incontravano, iniziarono a parlarsi senza il normale imbarazzo (anche se ben nascosto) delle persone che non si conoscono ancora, e iniziarono in poche settimane a trovare normale tutto ciò. Forse quello che attirò i tre ad approfondire la loro conoscenza erano semplicemente i loro atteggiamenti contrapposti, ma compatibili: Blaise era pacato e silenzioso, ma la sua lingua velenosa che sapeva controllare il dono della dialettica lo rendeva pericoloso, Pansy aveva l’aspetto delicato del fiore di cui portava il nome, nonostante i lineamenti duri del viso e il fisico da bambina, ma il suo carattere forte avrebbe intimorito in poco tempo perfino i ragazzi del quarto anno, e infine Malfoy aveva quello sguardo di superiorità che nascondeva ogni sorta di simpatia per chiunque non riuscisse a leggergli dentro. La loro fusione, tra pregi e difetti, avrebbe dato vita allo studente a cui Salazar pensava quando aveva creato la casata di Serpeverde, e loro questo non lo avrebbero capito per molto tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lezione di erbologia ***


~~“Zabini, Parkinson, prestate attenzione per favore!” 
La voce della professoressa McGranit risuonò nell’aula di trasfigurazione, causando risa divertite da parte di tutti gli studenti della casata rossa e oro, con cui condividevano l’aula. La ragazza indurì lo sguardo verso l’insegnante per poi prendere in mano la piuma e far finta di prendere appunti sul rotolo di pergamena ancora intatto, mentre il ragazzo si limitò a sbuffare rassegnato. C’erano molte materie che la affascinavano, come incantesimi e pozioni, ma trasfigurazione non era tra quelle. La odiava, soprattutto per l’insegnante, la coordinatrice di Grifondoro, eterno rivale di Serpeverde, che aveva uno sguardo severo e un comportamento altrettanto duro. L’unica materia che non sopportava del tutto, ancora più di trasfigurazione che a volte sembrava minimamente interessante, era erbologia: non sopportava sporcarsi le mani di terriccio e subire urla di piccole piante fastidiose, preferiva di gran lunga comprarle già essiccate in farmacia. Nonostante questi piccoli particolari, i primi mesi nel castello andarono bene, e l’aria fredda della scozia annunciava la venuta dell’inverno, ma soprattutto delle vacanze di natale, nelle quali avrebbe rivisto la sua famiglia. Alcune giornate erano più pesanti di altre, ma quella che odiava di più era il mercoledì, nel quale doveva sopportare due ore nelle serre, più un’ora di recupero per studenti “incapaci o altamente disinteressati”, che teneva un brillante ragazzo del quarto anno altamente esaltato dalla professoressa Sprite.
Quel giorno, purtroppo, era uno di quei maledetti mercoledì e, mentre Blaise e Draco sarebbero rimasti a divertirsi in sala comune, lei si diresse alle serre del castello. Indossò il pesante mantello per coprirsi dall’aria gelida che caratterizzava i corridoi esterni nella prima settimana di dicembre e percorse il sentiero nei giardini che l’avrebbe portata nel suo incubo peggiore. L’ora di recupero non era frequentata da molti studenti, erano solo in tredici gli interessati, di cui spiccavano cinque grifondoro, tre tassorosso, un corvonero e quattro serpeverde: con i suoi compagni di casata presenti non aveva un buon rapporto, se proprio doveva ammetterlo non conosceva neanche i loro nomi, esattamente come ignorava l’esistenza anche degli altri ragazzi. Senza i suoi “compagni d’avventura” non era neanche più divertente prendere in giro Neville Longbottom, timido ragazzo rosso e oro altamente imbranato e privo di coraggio (pur sforzandosi la ragazza non riusciva a riconoscere in lui nessuna qualità di nessuna casata) quindi si limitò ad ignorare chiunque e a sedersi in un angolino in fondo al tavolo, pieno di attrezzi e piante strane.
Anche quel giorno il ragazzo arrivò in ritardo e questo la infastidì altamente, facendole odiare ancora di più quel sorriso gentile che rivolse a tutti loro quando entrò un quarto d’ora dopo. La ragazza non seppe se definirla sfacciataggine e presunzione, o pura e semplice gentilezza e rimorso, ma nonostante questo guardò infastidita la ragazza di tassorosso che lo guardò come se non importasse che facesse ogni volta quello che voleva, gli avrebbe perdonato di tutto a costo di vedere il suo sorriso: una cosa era certa, se fosse finita in tassorosso lo avrebbe già schiantato.
Il nome del ragazzo era Cedric Diggory, frequentava il quarto anno e riscontrava una spiccata predisposizione per il lavoro nelle serre (il che, secondo la ragazza, aumentava la sua inutilità), e per il quitddich, sport più famoso nel mondo dei maghi. Nonostante ciò metteva nel suo lavoro talmente tanto entusiasmo da far venire dei dubbi alla ragazza sul fatto che quella materia fosse tanto noiosa, ma si ridissiparono subito appena la costrinse ad aprire il libro ed a maneggiare alcuni oggetti di giardinaggio.
“Pansy giusto?” si avvicinò a lei dopo pochi minuti mentre stava cercando di estrarre il veleno da un enorme fiore arancione “più delicatezza, così lo rovinerai”
La ragazza sbuffò esasperata abbandonando ogni speranza di riuscirci, per poi alzare la testa verso di lui con sguardo scocciato. “perché non lo fai tu così io me ne posso andare?”
Il ragazzo la guardò divertito passandosi una mano tra i capelli biondo cenere perfettamente pettinati “perché ho l’ordine di tenervi qui finché non finite tutti, e la Sprite te lo chiederebbe comunque domani, non è così difficile provaci ancora”
Ancora quel sorriso che le dava il nervoso… “um… rifiuto l’offerta! Sai com’è… a differenza tua la mia massima aspirazione nella vita non è fare il giardiniere quindi io me ne torno in sala comune!” Sorrise con lo sguardo più dolce che potesse fingere.
“non lo metto in dubbio! Ma se te ne vai adesso dovrò dire alla Sprite che hai bisogno di altre ripetizioni, non penso tu le voglia” mantenne lo sguardo divertito mentre notò il volto dei presenti posarsi su di loro.
La ragazza si alzò comunque togliendosi i guanti da lavoro, e notò che era passata solo mezz’ora da quando era entrata, meglio così, non avrebbe sopportato un’ora intera: sistemò tranquillamente nella borsa tutto il suo materiale e si avvicinò con tranquillità alla porta, come se non fosse vietato quello che stava facendo. “non mi presenterò diggory! Ci vediamo settimana prossima!” gli rivolse un altro innocente sorriso.
“A domani Pansy, finirai ciò che hai iniziato oggi, non preoccuparti!”  incrociò le braccia al petto guardandola con sguardo sospettoso.
Pansy guardò un suo compagno di casata ghignare, poi finalmente aprì la porta della serra sentendo un forte vento freddo investirla, insieme a qualche fiocco di neve. “ non ci conterei!” promise prima di sparire dal quel luogo maledetto.


Ci mise quasi venti minuti ad arrivare al castello: l’aria era molto forte e la neve le dava fastidio agli occhi così tanto da costringerla a posare l’avambraccio contro la sua fronte. Nonostante ciò, appena entrò dal grande portone che delimitava l’entrata del castello, sentì subito un piacevole torpore invaderle il corpo, amava la magia tanto quanto odiava le piccole tempeste che si abbattevano nei mesi invernali sulla struttura. Mosse la bacchetta contro il suo corpo asciugando il pesante mantello: l’incantesimo lo aveva appena imparato quindi non le uscì alla perfezione, ma ottenne un risultato più che soddisfacente, che la convinse a raggiungere subito la sala grande per la cena, al posto di andare a cambiarsi in dormitorio. La sala grande non era ancora del tutto piena anche se mancavano solo dieci minuti all’inizio del banchetto , e fu sorpresa di ciò. Posò lo sguardo sul tavolo verde-argento, notando i due amici seduti al tavolo uno di fronte all’altro, e in pochi secondi li raggiunse. Loro erano soliti sedersi all’estremità vicino alla porta, per fare in modo di poter andarsene non appena il pasto fosse finito senza correre il rischio di venire circondati da gente di altre casate, soprattutto se sulla divisa portavano il rosso.
Draco fu il primo a vederla arrivare, e la salutò con un cenno del capo, mentre Blaise, che le dava le spalle, ci mise un po’ di più a notarla.
“Non ti aspettavamo così presto Pan” le disse il biondo guardando Crabble e Goyle ai suoi lati, e indicandole le due ragazze sedute da parte a Blaise, che si voltò verso di lei, approvando le parole dell’amico con gesto del capo.
“Non c’è problema” Pansy altezzò lo sguardo verso una ragazza dai lunghi capelli neri seduta da parte a Zabini, per poi sorriderle “sono sicura che Millicent sarà ben felice di lasciarmi il posto”
La ragazza esitò un istante, ma cedette sentendo il ghigno divertito del biondo davanti a lei: prese subito il piatto e si alzò lasciando libera la postazione, guardando la mora con sguardo di sfida, che si annullò subito quando gli occhi iniziarono ad inumidirsi. Pansy si sentì quasi dispiaciuta, ma aveva anche imparato che marcare il territorio era l’unico modo per sopravvivere, oltre al mostrarsi forte in ogni situazione. Si sedette cacciando ogni sorta di sentimento dentro di lei e aspettò l’inizio del banchetto ignorando le domande di draco e le lamentele di daphne sul suo comportamento che rischiava di far perdere punti alla casata, finchè la voce del preside non preannunciò la comparsa dei ricchi piatti sul tavolo.
“chiudi la bocca Daph, e pensa a mangiare” Le disse spazientita mentre iniziò a riempirsi il piatto con dell’invitante riso al curry.
La ragazza sbuffò, ubbidendo comunque alle parole di Pansy.
“pans quel tassorosso ti sta guardando da quando è entrato in sala, è abbastanza fastidioso lo sai?” Sbottò Draco posando la forchetta sul tavolo, mentre guardò l’amica infastidito “ vai a chiedergli che vuole così la pianta”
“Di chi parli dray? Non penso rivolgerò mai la parola a un tassorosso se non strettamente necessario, il buonismo mi da il nervoso, lo sai”
“Quello vicino a Flitt, il nostro prefetto, adesso stanno… ridendo credo”
“ oh quello è Diggory” ridacchiò piano “ penso stia raccontando a Mark di come ho lasciato la lezione oggi, la scena deve essere stata divertente a quanto pare”
Blaise e Draco scossero la testa quasi contemporaneamente prima che il ragazzo dalla pelle scura girò lo sguardo verso le clessidre segna punti nella sala grande.
“dieci punti in meno Pans, potrei strozzarti, li avevo guadagnati questa mattina” sospirò alzando gli occhi verso il finto cielo della sala grande, ma l’unica cosa che ottenne in risposta fu un piccolo bacio sulla guancia e delle finte scuse borbottate.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Festa di Capodanno ***


~~E’ incredibile quanto i mesi passano veloci quando qualcuno non ha neanche il tempo di respirare. Le vacanze di natale erano passate così velocemente che la ragazza aveva fatto a mala pena in tempo a rendersene conto, ma erano tranquillamente paragonabili a una fresca boccata d’aria rispetto alla vita inquinata che si svolgeva nel castello. Per non fraintendere la ragazza amava quel posto, ma stare tra coetanei e professori, ragazzi più grandi e nemici significava combattere e difendersi, restare forti e non cedere all’apparenza: a casa non c’era bisogno di tutto ciò.


…………………………………………………………………………………………………………


 Il manor era rimasto sempre lo stesso anche nei suoi lunghi mesi d’assenza: sua madre l’accolse subito con un grande sorriso, abbracciandola in modo composto ma comunque affettuoso, mentre suo padre si limitò a scompigliarle i capelli facendole qualche domanda sulla vita nel castello. Le era mancata quella famigliare tranquillità di uno spazio vuoto e suo, dei piccoli tavoli durante la colazione e dei sorrisi di sua madre ogni volta che la rendeva fiera di lei. Tutto di casa la rendeva felice,e l’aria natalizia aiutava a rendere tutto migliore e gioioso come forse non lo era mai stato. Ma dopo pochi giorni di pura quotidianità in quel manor freddo e vuoto iniziò a sentire la nostalgia della frenesia rinchiusa dentro le alte mura di Hogwarts, ma soprattutto la compagnia dei suoi compagni di casata che, anche se in modo nascosto le risollevavano la giornata. Non servì scrivere lettere a nessuno però, sua madre le annunciò che il giorno del 31 dicembre avrebbero svolto una festa nel manor, e invitato la maggior parte delle famiglie dell’alta società. Fu felice di notare che anche i nomi Zabini e Malfoy erano sulla lista, ma di questo ne era quasi certa da quando sua madre aveva iniziato il discorso.
La sera del ballo si avvicinò presto e la ragazza fu costretta ad indossare uno dei vestiti che sua madre le aveva comprato, pensando di farle un piacere naturalmente. Quello che la madre non capiva era che quei vestiti così elaborati che la facevano sembrare una bambolina di altri tempi la disgustavano, quasi quanto le feste che erano solite organizzare lei e le sue amiche, troppo eleganti e formali.
Sistemò le pieghe della gonna al ginocchio facendoci passare le mani mentre aspettava gli ospiti con i genitori al fianco: erano in anticipo di qualche minuto ma sapeva che era questione di secondi prima che un elfo annunciasse l’arrivo di qualcuno, e così fu: i musicisti iniziarono a suonare una dolce melodia di sottofondo non appena fu arrivata la prima famiglia, e in pochi minuti la stanza fu piena e i tre centinaia di posti a sedere furono occupati intorno alle tavolate dell’addobbata sala dei ricevimenti.
La ragazza si sedette composta accanto al padre, con l’atteggiamento accondiscendente di una giovane nobildonna cresciuta tra le buone maniere, rispondendo educata alle domande che gli adulti le rivolgevano e con dolci sorrisi ai complimenti che le venivano rivolti.
In quel momento Pansy Parkinson era chiunque tranne se stessa, e continuava a guardare l’orologio esortando gli elfi di fare il più presto possibile così che lei potesse incontrare Draco e Blaise senza adulti intorno.
Le tre ore della cena furono le più lunghe della sua vita e non vide l’ora di potersi alzare dal tavolo per portarsi verso una delle scalinate dell’atrio, sulla quale arrivava un’aria fredda che preannunciava l’anno nuovo e che la rigenerò , togliendole dalla testa i discorsi degli amici del padre.
 -Parkinson, non si salvano anche gli amici dalle disgrazie dell’alta società?-
La ragazza si girò sentendo la voce di Za alle sue spalle, e sorrise notandolo vicino all’altro compagno di casata. –um.. ci avevo pensato sapete? Ma vi vedevo molto interessati!- ghignò divertita lasciandosi cadere su uno degli imponenti gradini di marmo bianco.
-Me ne ricorderò la prossima volta che rimani da sola con Diggory Pans – affermò Draco con verso di sfida –ti divertirai esattamente come noi!- 
-forse un po di più Dray! – gli fece l’occhiolino prima di portarli verso un posto meno affollato per godere di un po’ di tranquillità.

 


La piccola sala che i padroni di casa usavano per la colazione nei giorni nei quali il manor rimbombava del silenzio dovuto alla mancanza di altre persone era nettamente più appropriata della rumorosa sala dei ricevimenti piena zeppa per la festa, soprattutto se i tre ragazzi disdegnavano ballare, sorridere e socializzare con gente il cui nome gli era stato ficcato in testa per il semplice fatto che erano stati costretti a studiare un enorme e polveroso albero genealogico. La serata con i due amici non si prospettava così male quanto aveva previsto, e perfino stare sdraiata sul gelido pavimento in silenzio, attenta a non rovinare il vestito non era poi così noioso. Non che i tre ragazzi avessero davvero qualcosa da dirsi, ovviamente quando ci si vede tutti i giorni per mesi interi gli argomenti finiscono, ma la quotidianità che si crea rischia di creare un senso di nostalgia non appena si interrompe per qualche motivo, e la ragazza era certa che a lei mancasse la scuola esattamente quanto mancava ai due amici.
- meno sette ragazzi- disse infatti subito Draco rompendo il silenzio –meno sette giorni e non sarò più costretto a vedere parenti di cui ricordo a mala pena il nome-
 - meno sette giorni e si torna a scuola – ribattè subito la ragazza – non so se dovrei esserne così felice! – disse divertita scuotendo leggermente la testa
- ma quanta poca fantasia ragazzi!- esclamò Blaise con un ghigno divertito in volto -Meno sette giorni e potremo chiedere a Potter come sono andate le vacanze con i genitori- 
Scoppiarono a ridere contemporaneamente, senza un minimo di rimorso, alla fine a loro non interessava se la gente li definisse crudeli o senza cuore, erano Slytherin e l’anima la mostravano solo a chi volevano.
-ci conviene tornare alla festa – disse poco dopo la ragazza – i miei genitori mi staranno cercando per salutare gli ospiti, penso che questo strazio finirà tra poco-
Si alzò in piedi, seguita dagli altri due, sistemandosi per bene il vestito e l’acconciatura che si erano leggermente rovinati e ritornò nella ancora affollata sala da ricevimento.
-ci si vede a scuola – sussurrarono per poi dividersi tra la folla e affrontare tutto ciò che avevano evitato per tutta la sera, come i balli con i parenti e i soliti sorrisi di cortesia. 

 


-Pansy, tesoro, sbrigati! Siamo in ritardo!- La voce preoccupata della madre la raggiunse fin dal piano anteriore, ostentando ansia e preoccupazione.
Mancava ancora un’ora e trenta minuti al treno e grazie alla polvere magica ci avrebbero messo non più di cinque minuti ad arrivare al binario,e non sarebbe mai riuscita a capire tutta questa fretta. Ricontrollò con calma quello che gli elfi avevano inserito nel suo baule, aggiungendo solo la collana che i genitori le avevano regalato per natale, anche se era più che certa che non l’avrebbe mai indossata. Si decise in fine a togliersi il pigiama per indossare la divisa invernare con la spilla verde argento che spiccava fiera sul petto e risaltava sul maglione grigio con i contorni verdi e si osservò con approvazione allo specchio, notando che tutto era perfettamente in ordine e almeno su quello i suoi genitori non avrebbero avuto da ridire. Il tragitto verso la stazione si riempì solo delle raccomandazioni dei suoi genitori, che solo all’occorrenza si comportavano da normali adulti ed iniziavano ad assillarla per qualunque cosa venisse loro in mente, e fu quasi una liberazione attraversare il binario e mischiarsi alle altre centinaia di persone, anche se da alcune preferiva tenersi alla larga.
-Parkinson, chi si rivede! Non ti hanno ancora espulso?- al sentire una voce dietro di lei si girò all’istante, con una smorfia sul viso. Doveva davvero sopportarlo anche al binario?
- Diggory, dovrei dire che è un piacere vederti? E tu invece? Vieni ancora a scuola solo per tormentarmi?-
Vide un ghigno divertito comparire sul volto del ragazzo, che si passò una mano tra i capelli.
- se ammettessi che vieni all’ora di erbologia solo per vedermi sarebbe tutto più facile, sai?-
- se ti arrendessi al fatto che l’unico motivo per cui sono costretta a vederti ogni settimana è il fatto che la Sprite mi obbliga e che rischierei una T in erbologia vivrei più contenta, sai?-  Alzò gli occhi al cielo allontandosi dal ragazzo, che le fece un cenno di saluto e poi si unì a un gruppo di tassorosso già in divisa completa. Scosse le spalle disperata cercando gli amici tra la folla.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Scontro sul treno ***


~~“veloci ragazzi siete in ritardo!” sibilò Pansy, indicando con le dita della mano i due posti liberi accanto a lei.
Con un cenno di scuse Draco e Blaise si sedettero velocemente, notando su di loro perfino lo sguardo del preside che aspettava gli ultimi arrivati per iniziare il discorso.
“tranquilla Pans, vinceremo noi. Non c’è storia quest’anno!”
Come presto avevano imparato la coppa delle case era l’evento che tutti aspettavano di più ad Hogwarts, non per qualche festeggiamento particolare, ma per l’indole umana della vanità e del narcisismo: nessuno avrebbe infatti contrastato un vincitore che si fosse vantato per i due giorni interi che mancavano per la fine delle lezioni. La sala grande era infatti silenziosa come non mai, schiacciata dalla pressione e dall’adrenalina di ogni studente che sperava di sentire il nome della propria casata uscire dalla bocca del preside e di vedere la sala grande verde, rossa, gialla o blu, a causa delle infinite decorazioni che l’avrebbero sommersa, con il simbolo e il colore della casata migliore.
La ragazza amava la competizione, ed era per questo che durante l’anno aveva ottenuto i voti più alti (tra i serpeverde s’intende), gli amici più belli e l’attenzione dei ragazzi più importanti e popolari, ma tutto ciò non avrebbe avuto importanza se non avessero vinto il premio più importante.
Colpita dalla pressione strinse le mani ai ragazzi accanto a lei, che si girarono a guardarla sorpresi da quell’improvviso contatto così inaspettato e improbabile: d’altronde la loro amicizia non era altro che una gelida intesa, e non c’era spazio per abbracci o gesti d’affetto di alcun genere, ma in quel momento, tutti e tre concordarono sul fatto che condividere la tensione avrebbe gioito a tutti.
E infine….
“…..SERPEVERDE!”
L’urlo di gioia che investì la tavolata risultò quasi inaspettatamente rumoroso, e la gioia fece perdere a tutti i membri della casata la compostezza che li caratterizzava, alimentando comportamenti come i lancio dei cappelli o i così disdegnati gesti affettuosi, che compirono istintivamente i tre ragazzi abbracciandosi, anche se con una sana dose di imbarazzo.
“Bravi serpeverde, ma ci sono alcuni avvenimenti delle ultime ore da prendere in considerazione”
La voce di Silente spezzò i festeggiamenti, e, tra gli sguardi sconcertati della casata verde-argento, iniziò a elargire punti al cosiddetto “trio d’oro”, facendo in modo che i punti di grifondoro superassero quelli di serpeverde, e che la sala si tingesse di rosso.


“Non ci posso credere! Tutto ciò è una tale ingiustizia!” sbuffò Pansy, sdraiandosi sul letto di Tiger.
La stanza dei ragazzi, a differenza della sua era in totale disordine e i loro bauli erano ancora mezzi vuoti, il che non era così sorprendente, ma come pensavano di riordinare tutto in un ora?
Blaise si tolse il mantello della divisa, sbattendolo sul letto con nervosismo e si accorse come, per la prima volta, i loro volti delusi rispecchiavano realmente la loro età anagrafica e somigliavano a quelli di tre bambini a cui è stata tolta una caramella.
“Questa è pura corruzione!” assentì Draco buttando qualche libro nella rigida valigia di pelle chiara, spalancata ai piedi del letto sfatto “l’anno prossimo dobbiamo vincere noi! Non ammetto altre opzioni”
Blaise annuì di rimando e sorrise divertito sentendo l’amico lamentarsi per un’istituzione corrotta, ma molto probabilmente era la prima volta che la corruzione non andasse a vantaggio del rampollo di casa Malfoy,quindi tutto divenne in qualche modo concepibile. Si costrinse poi a posare nel baule le camicie che la ragazza lo stava aiutando a piegare, tra una lamentela e l’altra. “Sbrigatevi ragazzi, non voglio perdere il treno. Perfino Tiger e Goyle hanno già finito”.
Pian piano il disordine si affievolì sempre di più, scomparendo all’interno dei costosi bauli segnati dallo stemma della scuola, e con un semplice gesto circolare del polso li fecero levitare fino alla sala grande, nella quale indaffarati elfi domestici si affrettavano a caricarli sul treno già fermo in stazione.


“allora… si torna a casa ragazzi” disse Blaise con un sorriso, occupando uno dei pochi posti ancora liberi “non avremo nessun mezzosangue tra i piedi per un bel po’”
Il tortuoso percorso che portava alla stazione, rallentato dall’ingente quantità di carrozze che affollavano il cammino sterrato, velava una grossa quantità di tristezza. Alle parole di Blaise infatti tutti avevano annuito, ostentando felicità, ma nella mente dei tre amici era ancora fisso il ricordo delle vacanze natalizie, durante le quali era pesata e non poco la lontananza dal castello. Se la frenesia di Hogwarts era difficile da abbandonare solo per pochi giorni, come avrebbero fatto a farne a meno per tre interi mesi?
La ragazza spezzò il silenzio con uno sbuffo che ostentava delusione, durante il quale attirò l’attenzione di tutti su di lei. Anche se non sembrava non amava gli sguardi della gente che la scrutavano e, anche se quelli di Draco e Blaise aveva imparato a concepirli (per non voler dire accettarli), i due tassorosso che avevano osato sfidare il suo sguardo li rifilò con un’occhiata truce. Notando il ragazzino arrossire e voltare la testa verso il paesaggio al di fuori della struttura in legno del mezzo di trasporto si annotò mentalmente di ricordare che, sebbene conoscesse solo Cedric nella casata giallo-nera, non tutti erano degli ingrati fastidiosi ragazzini come il ragazzo in questione, ma la maggior parte erano semplicemente inutili e impacciati, quindi non avrebbero mai compiuto azioni sconsiderate come disturbare una serpe se non per puro sbaglio, altrimenti, nel migliore dei casi sarebbero stati sopraffatti dalla forza di due occhi minacciosi e da qualche insulto sulla loro insulsa casata, e nel peggiore avrebbero subito qualche fattura.
Finalmente le grandi ruote in legno smisero di girare e si fermarono di fronte al vecchio treno a vapore ancora quieto, mentre uno dei controllori passò a ritirargli il biglietto di ritorno per permettergli di salire sul battello e prendere posto in uno degli scompartimenti. Per la delusione dei ragazzi, erano ormai quasi tutti pieni, e dovettero abbandonare l’idea di poterne avere uno solo per loro tre, quindi si arresero al fatto di dover sopportare Tiger e Goyle per tutte le ore del viaggio.
“ ehi ragazzi…” ammiccò Pansy soddisfatta verso lo scompartimento posto davanti a loro, uscendo sul corridoio seguita da Draco e Blaise “guardate chi ci terrà compagnia!”
I tre ragazzi rosso-oro si girarono allarmati sentendo la sua voce, ma ormai era troppo tardi per cambiare i posti che avevano scelto.
“ Potter, straccione, sanguesporco, siamo felici di avervi qui!” sibilò Draco finalmente cogliendo una nota interessante nel lungo viaggio, mentre il treno iniziava a muoversi e una folla di curiosi si radunava intorno a loro sei.
Hermione Granger mantenne solo per qualche istante uno sguardo indifferente, ma poi i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi, mentre Potter trattenne Weasley per un braccio.
“ è maleducazione non salutare ragazzi, mi chiedo come degli essere incivilizzati come voi siano riusciti a vincere la coppa delle case!” affermò duro Blaise, rimarcando la ferita ancora aperta della delusione subita, e proprio mentre Ronald stava per attaccare ed Hermione stava palesemente singhiozzando, un ragazzo si antepose tra i due gruppi.
“ Granger, Potter, Weasley, nello scompartimento, e a voi tre conviene fare lo stesso se non volete che proponga un’espulsione l’anno prossimo”
Potter annuì, eseguendo come al solito gli ordini e obbligando Ronald a seguirlo, mentre la Granger non oppose resistenza e chiuse con forza la porta della cabina per nascondere le sue lacrime alla folla sghignazzante.
“Parkinson, com’è possibile che mi causi problemi anche fuori da Hogwarts?” La voce di Diggory risuonò tra il divertito e il disperato. Pansy ghignò, invitando con un gesto della mano Draco e Blaise a rientrare nella cuccetta con Goyle e Tiger, per restare da sola con il tassorosso, mentre la folla si disperdeva.
“Diggory, com’è possibile che intervieni in tutto ciò che faccio? Mi spii per caso?”
Il ragazzo sorrise per la prima volta con dolcezza, apprezzando il suo gesto, poi posò una mano sul suo fianco spingendola verso di lui quando bastava per avvicinare le labbra al suo orecchio.
“Non potevo permettere che Weasley rovinasse il tuo bel faccino Parkinson, non avrei avuto più niente da osservare l’anno prossimo…” poi posò le labbra sulla sua guancia, in un punto pericolosamente vicino alle labbra e, senza darle tempo di ribattere, si allontanò per il corridoio del treno con indifferenza, prendendo a braccetto una ragazza della sua casata.
La ragazza si diresse verso il bagno per sciacquarsi la faccia notando di essere arrossita, anche se non sapeva se il rossore era dovuto al nervoso che le causava ogni volta che lo vedeva o per altro… ma la seconda opzione non era neanche lontanamente concepibile, e infine ritornò dagli amici, rispondendo con grugniti alle domande che le rivolgevano.
A giudicare dalla fine del suo primo anno scolastico, il secondo si prospettava molto interessante.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** un movimentato rientro ***


~~“Eccolo, è lui!” le voci sussurrate nel corridoio li raggiungevano sempre anche se facevano finta di non sentirle. Era ormai una settimana che si sentivano osservati ovunque andavano o qualsiasi cosa facevano, e la colpa, come sempre, era di Potter.
Da quando, otto giorni prima, sul muro della scuola era apparsa una scritta che annunciava l’apertura della camera dei segreti, studenti (e anche qualche professore) non facevano altro che additarli e parlargli alle spalle, come se fosse tutta colpa loro e come se sapessero anche solo cosa sia davvero quella stanza.
“Dray adesso lo faccio fuori...” sentire perfino la voce di Blaise impaziente e fuori controllo fece capire alla ragazza la gravità della situazione, il che la convinse ancora di più ad aumentare il passo per rifugiarsi il più velocemente possibile nei sotterranei.
Draco si limitò ad ignorare tutti i presenti, seguendo la ragazza davanti a lui con strafottenza, così da non doversi trattenere più del necessario nel così soprannominato “suolo pubblico” o più semplicemente nei corridoi più frequentati. Gli unici posti in cui ormai si sentivano al sicuro erano i sotterranei del castello, che nessuno, a parte alcuni membri dei serpeverde, osavano visitare. I corridoi del sottosuolo erano infatti paragonabili a un grosso labirinto che loro si erano permessi di studiare alla perfezione l’anno precedente, scoprendo il rifugio dei famosi fantasmi di hogwarts e una moltitudine di aule e stanze che nessuno utilizzava da molto tempo. Una di queste, che si trovava nelle vicinanze delle gabbie punitive ormai inutilizzate da decenni, l’avevano eletta a loro quartier generale; non che l’aula avesse qualcosa in particolare che attirava la loro attenzione, ma più semplicemente sembrava la meno polverosa e la più facile da riordinare. La stanza infatti era quasi del tutto spoglia, a parte una decina di banchi, qualche sedia e un vecchio calderone, ma a loro serviva semplicemente un luogo in cui rifugiarsi, che non fosse la sala comune sempre troppo affollata o la camera dei ragazzi, nella quale venivano spesso disturbati da Tiger e Goyle.
“Sono stanco di avere tutti gli sguardi addosso.” Non era una lamentela, ma una semplice costatazione: tutti sapevano di quanto Blaise fosse riservato, e di certo quella situazione non lo giovava.
“tranquillo Za… guardavano me” draco scosse le spalle sedendosi su una sedia e portando i piedi accavallati sul banco di fronte “ Credono che io sia quel famoso erede serpeverde, ma purtroppo non ne so nulla di questa storia”
Pansy sbuffò, sdraiandosi sul pavimento polveroso, illuminando la sala con la luce della bacchetta.
“ha ragione, za. Ne sono convinti tutti, giusto ieri ho sentito due corvonero che volevano andare dal preside a chiedergli se potevi abbandonare la scuola.”
Draco la guardò con occhi sbarrati chiudendo il pugno, chiaro segno di nervosismo. “Non l’avranno fatto spero!”
La ragazza si limitò a scuotere le spalle, esprimendo una palese ignoranza.
“ Quest’estate Pan… tuo padre si è incontrato un sacco di volte con il padre di Draco e gli altri… non pensi che possa centrare qualcosa vero?”
Non erano stupidi, anche se la prima guerra magica era stata conclusa anni fa tutti si ricordavano da che parte stavano le loro famiglie, e tutte quelle occhiate che ricevevano all’interno della scuola ne era la prova.
“ Non c’è neanche un segno di tensione nel mondo magico, o almeno non sembra. Da quello che sono riuscita ad origliare sembravano semplici riunioni di lavoro”
Blaise annuì anche se poco convinto, poi scambiò uno sguardo preoccupato con Draco prima di abbassare il viso.
“Questa è la prima e ultima volta che ne parliamo.” Se ne uscì Draco dopo qualche minuto di silenzio “nessuno ne sa niente e va bene così, adesso io me ne vado, Marcus mi aspetta per il primo allenamento.” E detto questo, se ne andò sbattendo la porta.

 

Non era molto, ma il quitddich era diventato così popolare che per un attimo tutti si dimenticarono di tutti i fatti avvenuti nel castello e lo spirito di coesione aumentò talmente tanto che tutti acclamarono il nome di Draco per incitarlo a prendere il boccino, e vincere contro i corvonero. La sua fu solo fortuna, ma naturalmente ci riuscì, e dalla tribuna  verde-argento si scatenò un boato che fece tremare le gradinate in legno massiccio, mentre Blaise fece una smorfia infastidita per il troppo rumore, che aumentò ancora di più quando i giocatori volarono compatti verso la tribuna. Nonostante la faccia di Draco era alquanto soddisfatta, nulla poteva battere l’espressione di Marcus Flitt, capitano della squadra, che esibì un sorriso (o smorfia, visto che tutti dubitavano del fatto che sapesse sorridere) alquanto divertita e di scherno, naturalmente rivolta alla squadra avversaria.
La ragazza si alzò dalla sua solita postazione in prima fila, alzò un pollice verso l’amico e si affrettò a lasciare le tribune, seguita da Za, prima che la folla bloccasse tutte le uscite e si ritrovasse circondata da gente indesiderata.
“Io oggi me ne vado subito Pans, ci si becca al banchetto” i due erano soliti aspettare Draco dopo le partite, in una zona del parco riparata dal vento nelle vicinanze degli spogliatoi, e il fatto che se ne andasse prima la incuriosì non poco, ma decise di non fare domande, prima o poi lo avrebbe scoperto comunque quindi era inutile sprecare fiato e fatica.
Si limitò a salutarlo con un cenno della mano, mentre si dirigeva alla fredda panchina in pietra, ringraziando Salazar di essersi portata un libro per passare il tempo, altrimenti sarebbe dovuta tornare subito in sala comune per evitare di morire di noia, anche se attraversare da sola i corridoi non era così allettante.
“ Parkinson, che sorpresa, oggi senza guardie del corpo?” la voce ironica di Flitt la prese alla sprovvista, ma non poté far altro che costatare che era molto più veloce di Draco a prepararsi, in quanto il biondo era sempre in ritardo.
“Marcus” lo salutò con un cenno del capo chiudendo il libro di colpo “ non ci posso fare niente, una è scappata e l’altra è più lenta di una ragazza a prepararsi, in questo momento sono debole e indifesa” ghignò guardandolo negli occhi com’era solita fare con chi la provocava.
“allora dovrei approfittarne non credi? Non penso capiti molto spesso di trovarti… come hai detto? Debole e indifesa giusto…”
“se capitasse ancora dovrei cambiare guardie del corpo, non lo pensi anche tu?” Lo osservò con indifferenza mentre si sedeva accanto a lei.
“ in tal caso potrei proporre dei volontari… così, tanto per evitare che troppa gente di altre casate si fermi a parlare con te, è mio compito di prefetto evitare che le serpeverdi vengano rovinate da gente inferiore”
“oh Marcus, arrenditi, non potrei mai sopportarti per un giorno intero” spostò i capelli da un lato giocando con una ciocca, mentre notò l’amico in lontananza che la osservava.
Si alzò in piedi, buttando la borsa a tracolla e sistemando la gonna bene in vita “comunque bella partita capitano” ghignò voltandogli le spalle per raggiungere il biondo, mentre sentiva lo sguardo del ragazzo alle sue spalle che la squadrava, se quella era ormai la sua reputazione tanto valeva divertirsi un po’.

 

“Dimmi ancora che voleva Flitt.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo,era la quinta volta che risentiva la domanda.
“Per salazar! Ero li da sola e si è fermato a parlare! Chiedi piuttosto a Blaise perché mi ha lasciato sola ad aspettarti!”
La faccia di Draco si rabbuiò ancora di più quando guardò l’ora dal suo orologio da polso.
“Blaise è in ritardo, e Blaise non è mai in ritardo. E Marcus continua a guardarti, è alquanto fastidioso, mi ricorda Diggory l’anno scorso. Ma che fai alle persone? È fastidioso starti accanto!”
“E allora vattene Malfoy! Sto solo cercando di mangiare in santa pace, le tue lamentele sono fastidiose, di sicuro non io. È il tuo capitano no? Se ti irrita che mi guardi vai da lui e diglielo.”
“Per merlino! Vi lascio da soli mezza giornata e già vi scannate?” La ragazza tirò un sospiro di sollievo sentendo la voce di Blaise alle sue spalle, per poi tirargli uno sguardo truce.
“Si può sapere dove sei finito per tutto il pomeriggio?”
“In giro…” ghignò soddisfatto posando lo sguardo sui volti nervosi dei ragazzi “che è successo durante la mia lunga assenza?”
“solo Draco che mi tiene il muso e un tassorosso schiantato, tutto nella norma.”
Il biondo si limitò a lanciarle uno sguardo indifferente e si alzò dalla panca per abbandonare la sala senza accennare neanche una parola e Pansy giurò a se stessa che lo avrebbe schiantato la prossima volta.
“seguilo Za, se succede qualcosa mentre è in giro da solo succede un finimondo”
Il ragazzo annuì e si allontanò con passo svelto.

 

“Povero Justin, che ti aveva fatto?” Diggory la fermò per il corridoio, mentre cercava di dileguarsi, prendendola per un polso e costringendola a girarsi verso di lui.
“chi scusa?” il tono con cui rispose era di totale indifferenza. Non vedeva il ragazzo dall’anno prima, quando fermò la lite che avevano iniziato contro i tre grifondoro, sul treno, e la irritò il fatto che osasse prendere così tanta confidenza con lei.
“uno dei miei ragazzi è in infermeria, che dovrei fare, non dirti niente?”
“il sanguesporco? Intralciava il passaggio non posso farci niente. Non ha ancora imparato chi ha la precedenza in questa scuola. I prefetti non dovrebbero insegnarle queste cose?”
Lo sguardo di Cedric si indurì, mentre strinse di più la presa sul suo braccio.
“E’ pericoloso dire cose come queste con tutto quello che sta succedendo nella scuola, pensavo che fossi abbastanza intelligente da capirlo”
“ah si? Che vuoi fare? Denunciarmi a silente?” ghignò liberandosi dalla stretta “ prego, nessuno te lo vieta Diggory”
“sto facendo di tutto per far cadere le voci su di voi, ma se continui così non posso fare a meno di pensare che gli altri abbiano ragione Pans. Non fai altro che complicarmi la vita”
“C’è qualche problema Ced?” Marcus si intromise nella conversazione con uno sguardo curioso e avido di risposte, ponendosi tra il prefetto tassorosso e la ragazza.
“nessuno” rispose vago il ragazzo prima di dileguarsi “ricordavo solo a miss Parkinson che è vietato schiantare le persone in questa scuola”
Marcus si girò verso Pansy con sguardo divertito “Chi?”
“un certo Justin a quanto pare” scosse le spalle con indifferenza “un sanguesporco”
“non fai altro che metterti nei guai, cosa avresti fatto se non ci fossi stato io a salvarti?” ghignò esplicitamente nella sua direzione “E’ la seconda volta in un giorno che ti trovo da sola, hai delle guardie davvero poco efficienti”
“e tu hai proprio una brutta opinione di me se pensi davvero che abbia bisogno di aiuto contro un tassorosso” sbuffò dirigendosi verso le scale dei sotterranei “ ci si vede Flitt.”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** domanda irrisolta ***


~~Forse la mossa di Draco non era stata così geniale, cioè è davvero possibile perdere contro quel grifondoro davanti a tutta la scuola? Glie lo avrebbe rinfacciato a vita. Ma doveva ammettere che da quando San Potter si era messo a parlare con un serpente sotto gli sguardi stupiti di decine di studenti e qualche professore la situazione nel castello risultava più vivibile e pacifica.
Non che i guai fossero spariti del tutto, c’era ancora qualcuno che continuava a rivolgerle sguardi truci e insistenti, ma le voci che lei e Blaise stavano mettendo in giro su Potter stavano sorbendo un bell’effetto. Non che credessero davvero che lui centrasse qualcosa, cioè dai, il grifondoro che ha causato la morte del signore oscuro sarebbe l’erede serpeverde? San Potter in giro per la scuola a cercare di uccidere centinaia di persone? Lo stesso Harry Potter che ha come migliore amica quella sanguesporco della Granger? Tutto ciò risultava alquanto improbabile, ma di tutto per smettere di attirare l’attenzione.
La ragazza se ne stava infatti seduta in tutta tranquillità su una panchina posta all’ingresso del castello, come non faceva da settimane, per il semplice fatto che non le era permesso. La pace e la tranquillità che provava in quei momenti le ricordavano le estati di quando era ancora una bambina, nella villa delle vacanze nella calda spagna, mentre sua madre le leggeva la storia della buffa strega della Birmania. Il libro che aveva tra le mani era effettivamente più complicato, e, nonostante ci fosse il sole, non faceva così caldo, ma finalmente poteva godersi l’aria fresca e il brusio fastidioso della vita nel castello.
“Non lo pensavo davvero Pans.”
La voce di Cedric la raggiunse all’improvviso, ma non inaspettatamente, era da giorni che la guardava da lontano, chiedendosi se avvicinarsi e rivolgerle la parola, o fare finta di niente; a quanto pare aveva deciso.
“niente romanzine oggi Diggory?” si limitò a guardarlo scocciata, rimpiangendo quei pochi minuti di solitudine che era riuscita a ritagliare nel corso della giornata.
Il ragazzo si sedette accanto a lei, guardando gli alberi ondeggiare nel parco al suono del vento, senza saper davvero cosa dire o fare.
“ero solo arrabbiato, cosa dovevo fare? Meglio il mio intervento che quello del caposcuola”
“nessuno ti ha mai chiesto aiuto Cedric, piantala di trattarmi come se avessi bisogno di protezione”
Il biondo si ritrovò a sbruffare, prima di tirarle un leggero spintone.
“che serpe permalosa, dovrei davvero toglierti punti.” Sorrise mentre posò un braccio attorno alle sue spalle, per fare in modo che gli si avvicinasse “e poi, tu hai bisogno di protezione Parkinson.”
“E da chi?” rispose impaziente liberandosi dalla sua presa leggera “da Potter o dal mostro?”
“da chi non fa altro che avere pretese su di te Pans, come puoi non capirlo?”
“Allora inizia ad allontanarti tu.” Ritirò le sue cose nella borsa con un colpo di bacchetta e si allontanò precipitosamente, lasciando il ragazzo solo sulla panchina.


Quella notte non riusciva proprio a dormire. Nonostante tutte le rassicurazioni che aveva ricevuto le voci che giravano sul fatto che se la situazione non migliorava la scuola avrebbe chiuso le frullavano ancora nella mente, togliendole il sonno e la tranquillità. Il letto era ormai in condizioni pietose, era infatti da ore che continuava a girarsi e rigirarsi cercando una posizione comoda che l’avrebbe fatta addormentare anche solo per poco, ma quella notte dubitava l’avrebbe trovata.
Si alzò, afferrando il mantello che la sera prima aveva buttato senza troppa attenzione sul baule ai piedi del letto ed uscì dalla sua stanza, facendo attenzione a non svegliare le altre due ragazze che condividevano la stanza con lei e si diresse verso la sala comune della casata.
Per fortuna le scale erano sempre illuminate, quindi non ebbe nessun problema anche se era notte fonda, ma prestò comunque molta attenzione ai ripidi gradini che scendevano verso la grande stanza. La sala comune era vuota ed era la prima volta che la vedeva così: i riflessi del lago erano sparsi per tutta la stanza e il silenzio quasi le rimbombava nelle orecchie. Si diresse verso il caldo focolare, accovacciandosi davanti ad esso, come a cercare di trattenere il calore che acquisiva dalle fiamme, e infine si sdraiò sul pavimento gelato, rabbrividendo.
Il silenzio fu interrotto da un rumore di passi, che si fermò alla fine delle scale e che costrinse la ragazza a girarsi, per scovare una testa bionda che la guardava sorpreso.
“Draco…” I ragazzi non si parlavano da un po’, per cui si salutarono con una certa dose di imbarazzo che la stanchezza non riuscì a simulare.
Draco si sedette su una delle poltrone, facendole un cenno col capo. “Che ci fai qui Pans?”
“non ho molto sonno, niente di che. Tu perché non sei a letto?”
“Za russa.” La ragazza si girò verso di lui, scoppiando in una risata spontanea, seguita da un sorriso del ragazzo.
“Non ce l’avevo davvero con te Pansy, è un po’ l’insieme”
La ragazza scrollò le spalle, per scacciare l’argomento che in quel momento non aveva voglia di affrontare, sapendo che dal ragazzo non avrebbe ottenuto scuse migliori di questa, quindi si limitò a sedersi su uno dei divani poco distanti da lui. “è stato un mese difficile per tutti.” A quanto pare quella era la giornata delle scuse.
Draco annuì, porgendo lo sguardo alla grande vetrata, senza dire un’altra parola. Il silenzio era però meno impacciato di prima e il clima più rilassato di quanto credesse possibile.
“Sai… tra pochi giorni si torna a casa, vorrei evitare di starci più del necessario.” La ragazza si rannicchiò più comodamente sul divano, facendo levitare una pesante coperta di lana verso di lei.
“dopo tutto quello che ti hanno fatto in questi mesi ci tieni ancora a questo posto?” il ragazzo la guardò con sguardo stupito, non capendo appieno il suo punto di vista. “io inizio a pensare che forse sarebbe meglio studiare privatamente, tenendosi alla larga da tutti questi problemi.”
“Hogwarts non è così male Dra. Vuoi precluderti la possibilità di prendere in giro Potter?” gli rivolse un sorriso scherzoso, seguito da un sbadiglio dovuto alle poche ore di sonno degli ultimi giorni. Il ragazzo sospirò, ricambiando poi il sorriso.
“No, questo non succederà! Però adesso vai a dormire, sei più pallida di me.”
Pansy si alzò e rivolse all’amico un cenno d’approvazione, poi si incamminò lentamente verso la scalinata e tornò nella sua camera, sperando di addormentarsi all’istante.


“Parkinson, svegliati.” La ragazza sentì una voce fredda in lontananza e un leggero scossone al braccio. Strizzò leggermente gli occhi, prima di ritornare alla realtà. Era da giorni che non dormiva così bene, ed era anche molto restia ad alzarsi dal materasso morbido per affrontare la dura settimana scolastica che mancava alle vacanze di natale.
“tra poco più di mezz’ora abbiamo erbologia, ti conviene sbrigarti o sarai in ritardo, sai quanto può essere insopportabile la Sprite con le sue mandragole.” Daphne sbuffò, facendola alzare a forza, per poi lanciarle la divisa sul letto. “Flitt mi ha chiesto di svegliarti, ha detto che semplicemente non vuole perdere punti ma ci credo ben poco. Zabini ti aspetta in sala comune e Malfoy è già andato alle serre con i due energumeni. Ti serve altro?”
“che tu chiuda la bocca Greengrass, mi sono appena alzata!” infilò la camicia nella gonna della divisa, e si sedette per indossare il maglione della divisa invernale “come fai a sapere tutto di tutti? È inquietante il fatto che tu abbia sotto controllo tutta la scuola.”
La bionda ridacchiò, aiutandola a sistemare i suoi capelli a caschetto, limitandosi poi a scrollare le spalle con sguardo furbo. “mi limito a vederlo come un talento naturale Parkinson”
La mora scosse la testa, si alzò e, dopo aver afferrato lo zaino e il mantello, prese la ragazza per un braccio e la trascinò in sala comune. “hey Daph, prima che smetta di rivolgerti la parola, non è che sapresti dirmi che fa Blaise quando sparisce? Ultimamente lo fa molto spesso”
“Certo che lo so Pans, ma non ho la minima intenzione di dirtelo!” la bionda le fece l’occhiolino, rivolgendole poi un gesto di saluto prima di abbandonare frettolosamente la sala comune. “Ci si vede sta sera Parkinson!” La sua voce talmente entusiasma la innervosiva, ma a volte, anche se raramente, era contenta di averla intorno.
“Pansy Parkinson, buon’ora per svegliarsi non è vero?”
“Non c’è male Flitt, se dormissi di più forse saresti più sopportabile, dovresti provare”
Il ragazzo sorrise divertito, aprendole scherzosamente la porta della sala comune. “Prima le signore” sussurrò eseguendo un leggero inchino.
“messere, a cosa devo questo onore?” affermò in tono ironico prima di scoppiare a ridere. “devo aspettare Blaise, mi hanno detto che lo avrei trovato qui.”
Marcus la spinse fuori con delicatezza, pressando con la mano sulla sua schiena “Zabini è già andato, ti accompagno io alle serre. Sbrigati o farai tardi”
“questa me la paga” sbuffa allacciandosi per bene il mantello “ti assicuro che non mi perdo, te ne puoi andare”
Flitt annuì, sistemando sulla spalla la borsa con i libri. “questo pomeriggio ci alleniamo, vieni al campo alle 17”
“non vedo alcun motivo per farlo Mark” sospira alzando gli occhi.
“io si” ghigna il ragazzo, avvicinando la bocca al suo orecchio “posso rispondere alla domanda che hai fatto prima alla Greengrass”
La ragazza rabbrividì, forse a causa della vicinanza, poi si diresse in tutta fretta verso l’uscita dei sotterranei “non montarti la testa Flitt, verrò solo perché la mia curiosità supera il mio disgusto verso il tuo ego smisurato”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3417025