La Volpe Nera e il Principe

di RedFoxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo:Furti e nuovi incarichi... ***
Capitolo 2: *** Capitolo:L'assassino e il principe,faccia a faccia. ***
Capitolo 3: *** Capitolo: Nome e rivelazioni. ***
Capitolo 4: *** Capitolo: Stufato, Birra e Donne! ***
Capitolo 5: *** Capitolo:Allenamenti e trasformazioni! ***
Capitolo 6: *** Capitolo: Incontri e scontri! ***
Capitolo 7: *** Capitolo: Infezioni, febbre e passato PARTE 1 ***
Capitolo 8: *** Capitolo: Baci, feste e Passato PARTE 2 ***
Capitolo 9: *** Capitolo:Soldati,partenza e il demone. ***
Capitolo 10: *** Capitolo:Medici, scommesse e combattimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo:Mali, baci e Mizuno. ***
Capitolo 12: *** Capitolo:Camerieri, biblioteche e Re. ***
Capitolo 13: *** Capitolo:Rivelazioni, bagno e amore. ***
Capitolo 14: *** Capitolo: Arrivi, inseguimenti e lotte. ***
Capitolo 15: *** Capitolo: torture, cure e consigli ***
Capitolo 16: *** Capitolo:pace e demoni. ***
Capitolo 17: *** Demoni e assassini. ***



Capitolo 1
*** Capitolo:Furti e nuovi incarichi... ***


Ciao a tutti :D
Questa è la seconda Fan-fiction che scrivo e spero che vi piaccia! Recentemente ho riletto Le guerre del Mondo Emerso e mi è venuta la folle idea si un Naruto assassino! Io mi impegnerò a scrivere questa fan-fiction e spero che vi piaccia:) Forse l'inizio vi sembrerà un po' noioso, ma fidati: The best is yet to come!
Buona lettura
Baci :*

RedFoxx

 

Capitolo 1

Furti e nuovi incarichi




Il vento autunnale gli faceva ondeggiare il mantello, in quella notte carica di aspettative. Una figura incappucciata stava attraversando la città, passando inosservata come un fantasma, finchè non giunse nel palazzo centrale. Era un imponente edificio, contornato da un giardino e delimitato da un ringhiera in ferro battuto alta all’incirca 2 metri e l’ingresso formato da un enorme cancello dove, col metallo, venne disegnato l’emblema della casata.

L’ombra si fermò nel vicolo di fronte alla facciata ovest del palazzo e rimase lì, nel buio, ad attendere. Tutto ciò che doveva fare  era recuperare un libro e un medaglione, da una stanza segreta presente nel palazzo, senza essere visto. Il padrone di casa avrebbe dovuto accorgersene il più tardi possibile. Ad incarico concluso avrebbe guadagnato i mille pezzi d’argento concordati col cliente giorni prima.

Era un ladro, il migliore in città. Se volevi riprenderti qualcosa che ti era stato preso o appropriarti illegalmente di un oggetto, bastava mettersi in contatto con l’informatore del ladro e nel giro di un mese avevi ciò che desideravi. Molto spesso erano i nobili che lo contattavano, in cerca dei suoi servigi, per far dispetti ad altri nobili. La corte nobiliare si poteva paragonare ad una ragnatela fitta di intrighi, dove solo i più forti e furbi sopravvivevano. Ma a lui non interessava. Tutto ciò che riguardava la politica o i suoi intrighi non solleticavano la sua attenzione. Bastava solo che lo pagassero a lavoro finito ed era più che soddisfatto.

Al momento si trovava nel regno del Fuoco, precisamente a Konoha la capitale, ed era davanti al palazzo di un nobile molto fidato del re Fugaku Uchiha, 56° re. Era da oltre 100 che la famiglia Uchiha sedeva sul trono e regnavano in maniera esemplare.
Ciò che sconvolse quest'equilibrio fu la decisione del monarca nel voler passare il potere al figlio minore, Sasuke e non al primogenito, Itachi. Tra i due fratelli vi era già astio in precedenza, in quanto il maggiore accusava l'altro per la morte della loro madre. La donna era morta di parto e per Itachi, legato ad ella in modo quasi morboso, fu un duro colpo. Dopo questa decisione, decise di partire e non vi furono più sue notizie per un paio di anni. La morte del re del Regno della Terra sconvolse tutti e ancor di più quando si scoprì che il regicida era proprio Itachi, il quale proclamò la corona per sè stesso. Sasuke, che all'epoca aveva appena raggiunto la maggiore età, aveva sempre cercato di creare un legame col fratello, con scarsi risultati. 


Ma facciamo un passo indietro. Il mondo conosciuto era formato da quattro regni: Fuoco, Terra, Acqua e Aria. Il Regno dell’Aria era stato distrutto un paio di decenni prima da un colpo di stato. Qualcuno aveva assassinato il re e la regina, gran parte dei nobili, per poi bruciare il castello e la capitale. Di questo prospero dominio non rimase nulla. Gli abitanti sopravvissuti migrarono nei restanti reami, lasciando che il territorio si inasprisse. Lunghe distese intervallate da boschi erano ciò che rimaneva del ricordo di Minato e Kushina, gli ultimi due regnanti. Era opinione comune che a capo di questa spedizione mortale vi fossero gli altri tre re, invidiosi della fortuna dell'Aria.

Il regno dell’acqua era il più piccolo dei quattro e si considerava neutro tra quella lite famigliare. Poteva vantare un possente esercito e da anni Fugaku e Itachi cercavano il suo appoggio per schiacciare l’altro, senza successo.

Ma tutto ciò non interessava alla figura incappucciata nascosta tra le ombre del vicolo. Doveva attendere la mezzanotte per il  cambio della guardia e , col favore della notte, avrebbe scavalcato la ringhiera, attraversato il giardino e sarebbe entrato in casa. Mancava all’incirca un'ora per cui si sedette a terra a gambe incrociate e rifece l’inventario delle armi in suo possesso. Un lungo  pugnale nascosto nello stivale, una spada, il cui fodero era legato sulla schiena, celato alla vista degli altri e coperto dal mantello nero e un altro pugnale nella manica sinistra della sua camicia nera. Sopra i pantaloni in pelle, anch’essi neri, legato alla coscia destra, stava un altro pugnale e due file di coltelli da lancio legati a X sul petto. A completare il tutto, arco e faretra. Era la sua attrezzatura e non se ne separava mai.
Sotto il giustacuore di pelle marrone scuro, stava la pezza di stoffa imbevuta della pozione soporifera che aveva fatto quella mattina e che avrebbe usato per addormentare le guardie, se ve ne fosse stato bisogno.

L’orologio del campanile scoccò la mezzanotte e ciò voleva dire che era ora di entrare in azione.

S’abbassò il cappuccio sul viso e s’incamminò verso la ringhiera. I stivali in pelle che indossava non facevano il benché minimo rumore sul selciato della strada e senza essere udito da anima raggiunse la ringhiera. S’arrampicò e si buttò dall’altra parte, piegando le ginocchia per rendere più morbido l’atterraggio e come toccò terra coi piedi, si nascose dietro un albero. Volse o sguardo alla base del palazzo dove, proprio in quel momento, due guardie stavano prendendo il posto delle precedenti.
Con le mani fasciate dai guanti neri prese con scattò fulmineo due coltelli che lanciò. Le due armi centrarono in pieno petto le sentinelle che si afflosciarono senza un lamento.

Attraversò rapido il giardino, correndo sull’erba e si fermò alla base del muro. Prese l’arco e legò la corda che teneva appesa alla cintura ad una freccia e incoccò l’arco. La sua buona mira non lo deluse e riuscì a impiantare la freccia nel legno del balcone sopra di lui e dopo averne saggiata la resistenza prese ad arrampicarsi velocemente per poi saltare sul balcone.

Staccò la freccia che ripose nella faretra e risistemò la corda nella cintura. La porta finestra del balcone era chiusa, ma dopo aver armeggiato per un po’ un click metallico lo informò che era riuscito ad aprirla. S’intrufolò nel buio e si trovò una stanza piena di librerie al cui centro troneggiava una scrivania maestosa, come già sapeva. Il suo informatore era riuscito a procurarsi una piantina dell’edificio e anche le abitudini di chi abitava in quella casa.
L’ombra aveva studiato il palazzo per una settimana prima di decidere di entrare in azione e sapeva a memoria i ritmi delle persone che vi risiedevano.
Il cliente gli aveva chiesto di recuperare un libro e un medaglione e la paga era talmente alta che non aveva potuto non accettare.
Scoprì che il libro era nascosto proprio in quel ufficio, mentre il medaglione lo portava al collo Shibi Aburame, il proprietario del palazzo e fidato amico del re Fugaku. Quello sarà più complicato da recuperare. La sua fonte nella servitù gli aveva detto che il libro si celava dietro il sol levante, senza esser riuscito a reperire informazioni più dettagliate.

L’ombra cominciò a guardarsi in giro e a leggere le copertine dei libri riposti in modo ordinato e in ordine alfabetico.

-Con l’espressione “ Sol Levante” si può anche intendere l’alba… l’alba…l’inizio di un nuovo giorno…inizio…inizio…ECCOLO!-

Si fermò davanti ad un libro che s’intitolava “Il Principio delle cose” e sperando che la sua intuizione fosse giusta, prese il libro dallo scaffale ma non accadde niente. Dietro non vi erano pulsanti segreti o altro. Quando ripose il libro al suo posto nella stanza si udì un piccolo click che provenne dalla scrivania.
Si era infatti aperto uno scomparto segreto sotto la scrivania e dentro vi era deposto il libro avvolto da un drappo di velluto rosso scuro. Ripose il libro nel tascapane sotto il mantello, richiuse lo scomparto segreto e uscì dalla stanza, non lasciando nessuna traccia del suo passaggio.

S’incamminò per i corridoi bui e quando sentì un rumore di passi che si avvicinavano verso di lui, si nascose nell’ombra dietro una tenda con l’adrenalina a mille.
Gli passò davanti una cameriera che portava una brocca d’acqua e una piccola lanterna appesa al braccio e quando sentì il ticchettio dei piccoli tacchi abbastanza lontano, tornò il buio nel corridoio e uscì dal suo nascondiglio. Se la mappa era giusta, si stava avviando verso la stanza di una delle figlie di Shibi. L’ombra continuò il suo viaggio verso la stanza padronale per prende il medaglione e dopo un po’ si fermò. Se svoltava a destra si sarebbe trovato in un lungo corridoio dove in fondo stava la porta che lo avrebbe portato alla stanza di Shibi, ma due guardie faceva avanti e dietro lungo il corridoio.

Quando una delle due guardie arrivò verso di lui prese la pezza da sotto il giustacuore e prima che potesse voltarsi lo premette sulla bocca del tipo che nel giro di 5 secondi si addormentò e lo abbandonò a terra dietro di sé. Quando l’altra guardia si voltò e vide che non c’era più il compagno sguainò la spada e con passo pesante ripercorse il corridoio e s’affacciò trovando solo il compagno steso a terra privo di sensi.

«Ma che diavolo… Chi è stato?»

Non ricevendo risposta la guardia si abbassò e cominciò a scuotere l’amico.

«Cercavi me?» disse l’ombra direttamente all’orecchio destro del tipo e in fretta gli premette la pezza sulla bocca che aveva usato pochi secondi prima sul suo compagno e rimase ben attento a non inalarne i fumi.

Quando sentì il corpo della guardia farsi pesante lo stese di fianco all’altro e s’incamminò verso la stanza di Shibi. Aprì silenziosamente la porta e vide un enorme letto a baldacchino illuminato dalla luna che entrava dalla finestra. Un uomo e una donna dormivano beatamente nel loro letto, ignari di quanto stava per accadere. S’avvicinò alla figura maschile e vide il medaglione brillare al chiarore della luna. Era un semplice pezzo di quello che sembrava vetro racchiuso in una cornice d’oro e a vederlo non sembrava per niente prezioso. Prese una boccetta e lasciò cadere alcune gocce di un sonnifero potente sotto i loro nasi, per essere sicuro che non si sarebbero svegliati all'improvviso. Prese il medaglione e lo fece passare delicatamente dal collo dell’uomo e lo mise nel tascapane insieme al libro, aprì la finestra e si affacciò al balcone. Fermò la corda ad un ferro e si calò giù per la facciata del palazzo. Abbandonò la corda e corse attraverso il giardino, il cuore esultante per la riuscita del colpo. Scavalcò il cancello e corse silenziose per la città, fino ad arrivare nella foresta. Lì, nascosta tra gli alberi, vi era una casetta di legno. Aprì la porta e vi trovò il suo informatore seduto al tavolo che beveva una tazza di tè fumante.

«Bentornato. Come è andata?»

L’ombra tolse il tascapane e lo depose sul tavolo e il ragazzo seduto cominciò a rovistare finchè un sorriso si dipinse sul volto.

«Ottimo lavoro! Con tutti i soldi che ti darà stavolta non dovremmo preoccuparci per un paio di mesi! Forza togliti il mantello e le armi e raccontami tutto, Naruto.»

L’ombra si tolse il mantello nero rivelando una chioma ribelle del colore del grano maturo. Un viso simmetrico incorniciava due occhi azzurri come il cielo terso estivo e delle labbra carnose. La carnagione color biscotto era più scura nei punti delle 6 cicatrici che aveva in viso, tre a destra e tre a sinistra ed erano sempre lì, a ricordargli cos’era stato.

«È andato liscio come l’olio, esattamente come avevo programmato.»

Depose le varie armi con cura quasi religiosa in un angolo della stanza e si sedette al tavolo insieme al ragazzo.

«I tuoi 100 pezzi d’argento te li sei guadagnati tutti Konohamaru. Senza la piantina avrei avuto qualche difficoltà.»

Konohamaru era l’informatore di Naruto, e gli procurava i lavori e le informazioni per poi prendersi il 10% della ricompensa.
Il biondo si tolse il giustacuore e lo depose sulla sedia di fianco a sè. Si tolse la camicia nera rivelando un petto e delle braccia muscolosi, scolpiti dagli anni di allenamenti forzati. I muscoli guizzavano sotto lo strato di pelle abbronzata forti ed elastici come dovevano essere. Tolse i stivali e si mise una comoda maglia di cotona blu.

«Senti ho un nuovo lavoro per te. Una cosa grossa.»

Naruto sorseggiò il thè prima di rispondere.

«Pensavo di intascare la ricompensa e starmene buono per un po’.»

«Ma se non riesci a stare fermo. Se non lavori stai qua nel bosco a meditare e ad allenarti con le armi. La paga è buona,veramente buona e il cliente è un pezzo grosso.»

Naruto girò gli occhi al cielo e con un sorriso sconsolato disse a Konohamaru

«Dai, spara.»

Konohamaru si sporse sul tavolo come se pensasse che potessero essere ascoltati da qualcuno e sussurrò

«Devi uccidere re Itachi del Regno della Terra e il mittente e niente poco di meno che il fratello minore Sasuke, il principe del Regno del fuoco. Che dici, accetti? Ci darà 20.000 pezzi d’oro a lavoro compiuto.»

Naruto finse di pensarci su e rispose con un secco e per nulla esitante

«No.»

Konohamaru spalancò la bocca sorpreso dalla risposta sicuro che l’amico avrebbe accettato, visto che non si tirava mai indietro.

«Ma come??»

Naruto prese la sua tazza ormai vuota e anche quella dell’altro e si alzò per riporle nel lavabo e cominciò a pulirle

«Semplicemente non mi interessa la politica e non voglio averci niente a che fare.»

Ripose le tazze pulite nella mensola insieme alle altre tazze e bicchieri e sbadigliò.

«Ma dai fratello! Devi accettare! È un mucchio di denaro!»

«Lo so.»

«E perché ti fai tanti problemi allora? Dai! Tu sei Naruto, la Volpe Nera di Konoha. Il ladro più scaltro e famoso in tutto il regno.»

Nessuno al mondo in reltà sapeva chi fosse Naruto ma se avveniva un furto e non si riusciva a trovare il colpevole, era colpa della famigerata Volpe Nera. Nessuno conosceva il suo volto tranne Konohamaru e la bottega di Killer Bee, ex ladro che oltre alla normale facciata da commerciante, gestiva il giro di mercato nera che c’era a Konoha. Lì Naruto prendeva le erbe che gli servivano per i veleni che faceva o dove vendeva ciò che rubava, come gioielli o oggetti preziosi, in cambio di denaro.

«Senti» prese il tascapane e lo lanciò al ragazzo che lo prese al volo «Porta questa al cliente e fatti dare i soldi, me li porterai domani mattina.»

«Va bene!»

Si avviò all’ingresso e aprì la porta, ma prima di uscire si voltò e disse alla schiena di un Naruto intento a spegnere il fuoco.

«Senti… se ci ripensi, il principe ti incontrerà a mezzanotte tra tre giorni, cioè domenica alla Grande Quercia. Vedi di andarci ok? Notte Naru.»

Naruto sbuffò, spense il fuoco ed entrò in camera. Era una piccola stanza con una finestrella da cui non filtrava neanche un raggio di luna, tanto fitta era la vegetazione intorno alla casa. L’arredamento era spoglio; un armadio, un letto una scrivania con una sedia e una cassapanca dove ripose le armi, tranne il suo fidato pugnale.
Glielo aveva regalato il maestro Jiraiya quattro anni prima, un anno prima di morire: era una semplice lama affilata come un rasoio con l’impugnatura elaborata e il simbolo di una volpe a nove code sul pomolo.

Lo mise sotto il cuscino e si sdraiò, cominciando a valutando i pro e i contro dell’affare che gli era appena stato proposto.
Scivolò tra le braccia di Morfeo, in quel sonno leggero senza sogni che lo faceva svegliare al primo rumore sospetto già in posizione da combattimento. Si strinse nelle coperte di lana e dormì pacificamente: nulla quella notte turbò il suo riposo.







Spero che vi sia piaciuto come primo capitolo e che vi abbiamo incuriosito:)
Recensite mi raccomando!

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Capitolo 2
*** Capitolo:L'assassino e il principe,faccia a faccia. ***


Salve a tutti:)
Mi sono ingegnata e ho già scritto il secondo capitolo, trascurando l'altra fan-fiction D: ( prometto che aggiornerò entro la fine della settimana!)
Colevo ringraziare coloro che hanno recensito,mi ha fatto molto piacere e inoltre vorrei ringraziare chi ha messo la storia
nei preferiti e nei seguiti!
Mi avete commossa :'D
Ok bando alle ciance, ecco il nuovo capitolo e spero vi piaccia:)
Buona lettura
Baci :*

RedFoxx

 


Capitolo 2

L'assassino e il Principe, faccia a faccia






Si svegliò poco prima dell’alba, come sempre. Dopo essersi stiracchiato, presi un paio di pantaloni di pelle marrone e una larga camicia bianca a maniche lunghe, si avviò verso il ruscello che scorreva limpido poco vicino. Quell’anno l’autunno era un po’ più freddo rispetto al solito e anche se erano solo gli inizi di Ottobre, tirava già un venticello freddo.

Naruto rabbrividì alla frescure pungente del mattutino mentre si spogliava. Immserse un piede nel ruscello per testare la temperatura e dopo aver appurato che fosse gelido, vi si tuffò di testa. Restò placidamente a galla, muovendo pigramente le braccia per contrastare la debole corrente. L'acqua aveva un effetto rigenerante sui suoi muscoli, rilassandoli al massimo. rimase per lì per un po' crogiolandosi ai pallidi raggi del sole che cominciava a fare capolino tra gli alberi.


Uscì rabbrividendo e si strofinò nel telo di stoffa che aveva portato per asciugarsi. Dopo essersi vestito, tornò alla casetta con l'intento di prepararsi da mangiare. Mise un pentolino con del latte a scaldare sul fuoco e nell'attesa si tagliò una fetta di pane scuro. quando fu caldo a sufficienza, lo versò in una tazza. Lo insaporì con un po' di spezie e vi intinse il pane, prima di addentarlo. Finita la colazione prese le sue armi e si diresse nel bosco.



Dopo cinque minuti di cammino spuntò in una piccola radura dove gli alberi, disposti a cerchio tutt’intorno, fornivano degli ottimi bersagli. Posò l’arco e impugnò con sicurezza il pugnale. Fendendo l’aria con la lama, ripetè i vari esercizi che gli avevano insegnato anni indietro: menava fendenti dal basso e dall’alto, affondando preciso in un nemico invisibile. Ripose il pugnale nella fodera legata alla cintura e fece gli esercizi di scioltezza, per mantenere il livello di elasticità e velocità acquisito col tempo. Se prima era una cosa necessaria, ora tutto ciò lo faceva per mantenersi in forma. Detestava non avere nulla da fare, per cui quando non aveva un incarico da completare, si allenava.

Sentì dei passi in lontananza dirigersi verso la sua casetta ma non si preoccupò.

-Sarà Konohamaru con i soldi. Fortuna che sono qui altrimenti mi assillerebbe di accettare l’incarico-

Già, l’incarico. Non ci aveva più pensato. Finiti gli esercizi prese l’arco, si mise la faretra a tracolla, ne estrasse una freccia e la incoccò. Si mise in posizione ed espirò tutta l'aria che aveva nei polmoni. Nella radura regnava il silenzio, così concentrarsi era più facile. Prese la mira e utilizzò come bersaglio l’albero direttamente davanti a lui. Quando lasciò la corda, la freccia andò a piantarsi con precisione al centro del tronco e a Naruto scappò un sorrisetto di soddisfazione. Aveva una buona mira e per rendere le cose più complicate, prese a tirare correndo, senza mai mancare il bersaglio. Il tempò passò senza che se ne accorgesse e ormai il sole splendeva alto al centro del cielo. Si fermò, la spada stretta in mano. Aveva il fiato e aspettando di calmarsi, guardò il cielo terso. Calcolata la posizione dell'astro, decise che era ora di rientrare.

Davanti la porta trovò un sacchetto di soffa viola. Prendendolo in mano si accorse del peso consistente e capì che li dentro ci dovessero essere i suoi 900 pezzi d'argento. Ripose le sue armi tranne e il pugnale e, dopo essersi messo sulle spalle il mantello, s'incamminò verso il villaggio vicino.

Era giorno di mercato e Konoha brulicava di persone. Tutti erano nella grande piazza a fare affari. Donne e uomini d'alto rango sfruttavano l'occasione per gareggiare tra di loro a chi potesse sfoggiare le migliori stoffe e potesse permettersi i gioielli più prestigiosi. Per le strade il via vai di persone rendeva movimentata la cittadina. Profumi esotici delle spezie si mescolavano alla puzza del pesce e le urla dei venditori per attirare i clienti sovrastavano il ciccaleccio della gente.

Naruto s’infilò in una via secondaria e, a passo sicuro, s’avviò alla bottega di Bee. Dentro vi era una cliente che si stava facendo dare delle erbe e Naruto aspettò all'entrata. Quando questa se ne andò, si avvicinò al bancone e si tolse il cappuccio.

«Naruto! Ragazzo mio! Come va?»

Urlò Killer Bee e prontamente Naruto gli premette una mano sulla bocca per zittirlo.

«Quante volte ti ho detto di non urlare il mio nome? Incosciente! Comunque sono qui per prendere le solite cose.»

Prese dal tascapane una lista che aveva stillato giorni prima con le erbe che gli servivano e che non poteva trovare nel bosco vicino casa.

«Si si scusa! Ma come siamo scorbutici…allora»

Cominciò a dire con nonchalance

« Com'è andato il colpo l’altra sera? In città non si parla d’altro e dicono che il re sia parecchio infuriato della cosa. Perché sei stato tu no? Non può essere nessun altro.»

Naruto chiuse gli occhi e si strinse la base del naso con due dita, sospirando esasperato. In realtà era più preoccupato di quanto volesse far credere. Sperava che l'orgoglio del nobile lo fermasse a rendere pubblico il furto, ma a quanto pare si sbagliava. 

«Si sono stato io. Ora muoviti, prima che entrino altri clienti e mi vedano.»

Continuava a guardarsi alle spalle la gente che andava avanti e indietro oltre la porta del negozio, troppo interessati e presi dalla loro vita frenetica e spensierata.

«Ecco qua» disse depositando le varie erbe sul bancone «Fanno venti pezzi d’argento.»

Naruto mise veloce mano al borsellino dei soldi e li diede a Killer Bee. Mise le erbe nel tascapane e si voltò per uscire.

«Ah Naruto!»

Il biondo aveva già una mano sulla maniglia e stava per aprire la porta, ma si voltò ritrovandosi l’uomo vicinissimo a lui.

«Fossi in te quell’incarico… lo accetterei. Konohamaru mi ha detto che hai un affare grosso tra le mani e mi ha detto il compenso. Se tu accettassi, saresti apposto per l’intera vita.»

Naruto annuì, tirò su il cappuccio a coprire i capelli d’oro e uscì all’aria aperta. Inspirò profondamente quell’aria frizzantina sentendo l'odore inconfondibile della pioggia. Alzando lo sguardo infatti vide nuvole scure che preannunciavano brutto tempo. Velocemente si diresse al mercato e poi dal macellaio, prendendo cibo in modo tale da non dover uscire di casa per almeno 5 giorni.

Arrivato a casa ravvivò il fuoco mettendoci qualche ciocco di legno e preparò l’occorrente per un brodo di pollo. Dopo mangiato lucidò tutte le armi e preparò sonniferi e veleni con le erbe che aveva comprato la mattina. Ora se ne aveva bisogno, avrebbe avuto scorte in abbondanza. Quella sera cominciò a piovere.




I tre giorni passarono in fretta e la domenica mattina si svegliò e decise di andare a caccia: aveva bisogno di distrarsi e di mettere in moto il corpo.
Prese l’arco e optò per una giacchetta in pelle resistente all’acqua: fuori il temporale imperversava da giorni.
La pioggia filtrava attraverso la trama fitta di rami sopra la testa del ragazzo e la visibilità non era delle migliori, ma volle provare lo stesso.
Stanò una coppia di lepri appena fuori da quella che doveva essere la loro tana e si acquattò per terra, prese due frecce e le scoccò in rapida successione: riuscì a uccidere entrambe le lepri senza che riuscissero a scappare. Le prese e le mise nel fidato tascapane. Riprese il cammino scrutando la vegetazione in cerca di tracce, ma purtroppo ve ne erano gran poche perché ci pensava la pioggia a cancellare tutto.

Si spinse veramente lontano di casa e se ne accorse quando giunse ai piedi della Grande Quercia. Alzò lo sguardo verso quei rami maestosi che si stagliavano nel cielo grigio e carico di nuvole, le foglie giallastre minacciavano si staccarsi da un momento all’altro. Dalla prima volta che aveva visto quell’albero Naruto ne era rimato affascinato: ispirava sicurezza ed era bellissimo.

- il luogo d’incontro di stasera. Che faccio, ci vado? Bah!-

Si riscosse dai suoi pensieri e tornò a casa dove scuoio le lepri e ne cucinò una, poi affumicò l’altra e la mise nella piccola dispensa. Si sedette a gambe incrociate davanti al focolare e rimase lì a meditare, come gli avevano insegnato e perse la cognizione del tempo. Aprì gli occhi e vide con piacere che aveva smesso di piovere e che si intravedevano le stelle e la luna piena tra le nuvole. Secondo la posizione degli astri doveva mancare poco più di mezzora a mezzanotte.

-Oh al diavolo! Ci vado-

Mise gli stivali in cuoio morbidi, sostituii la camicia bianca con una blu notte, mise il giustacuore e il mantello nero. Brandì il pugnale che mise nel fodero appeso alla cintura, due coltelli da lancio, uno in ogni stivale e uscì di casa. La pioggia aveva reso il terreno fangoso, ma anche così mentre camminava non produceva il benché minimo rumore: il bosco era avvolto nel più totale silenzio. Giunse alla Grande Quercia e si nascose nelle vicinanze finchè non vide spuntare un gruppetto formato da tre persone, tutti e tre armati. Dovevano mancare poco più di dieci minuti alla mezzanotte e decise di usare quel tempo per studiare il suo cliente. Si avvicino ai tre rimanendo nascosto e li esaminò: i due ai lati indossavano una cotta di maglia e quello più a sinistra aveva una lancia, mentre quello più a destra doveva essere più importante, viste le medagliette che aveva appuntate e le strisce che indicavano i gradi sulle spalle.

Quello al centro non poteva che essere il principe Sasuke: ciò che il mantello faceva scorgere era il colore dei pantaloni scuri e l’impugnatura della spada, dove appoggiata al pomolo stava la mano sinistra. La pelle diafana risplendeva quasi al chiarore della luna e i capelli neri si perdevano con l’oscurità della notte. Ma ciò che colpì Naruto furono gli occhi: non aveva mai visto occhi così neri; sembravano dei profondi pozzi da cui era impossibile scorgere le emozioni.
Tutto ciò che lasciava trasparire il viso era l’impazienza e si voltò in direzione del villaggio quando il campanile suonò per indicare la mezzanotte.

«È mezzanotte. Non verrà»

«Certo che verrà, mio signore. Siete comunque il principe e lui un popolano, deve portarvi rispetto e presentarsi e accettare come minimo l’offerta.»

Rispose la guardia più importante.

«Io porto rispetto a chi se lo merita, non certo perchè ricopre una posizione di potere.»

Naruto sbucò dal folto giusto mentre le campane suonavano l’ultimo rintoccò e si pose di fronte ai tre uomini.

«E così la famigerata Volpe Nera ha deciso di farsi vedere.» Sogghignò la guardia con la lancia.

«Zitto! Bene, sei giunto alla fine. Io sono Hiruzen Sarutobi, generale dell’esercito del Regno del fuoco e lui è il principe Sasuke Uchiha, erede al trono ma penso che tu lo sapessi già. E tu sei?»

Per fortuna che il cappuccio gli nascondeva tutta la faccia perché quando gli venne chiesto il nome, quasi scoppiò a ridere.

«So chi siete e davvero mi state chiedendo il nome? E magari vi aspettate anche che vi risponda.»

La guardia e il generale si scambiarono un’occhiata di sconcerto e il principe rimase impassibile e con calma rispose

«Come dovremmo chiamarti allora?»

Naruto ci pensò un po’

«Kitsune, tanto per rimanere in tema.»

A Sasuke spuntò un sorrisino e continuò

«Penso che tu voglia sapere in cosa consiste l’incarico prima di accettare giusto?»

Naruto annuì

«Ottimo allora. Devi introdurti in incognito nel palazzo del re del Regno della Terra e ucciderlo e come ricompensa avrai ben 20000 pezzi d’oro. Solo che sarai accompagnato.»

Naruto sbuffò. La ricompensa era allettante, davvero ma il lavoro era davvero rischioso: aveva sentito che re Itachi si serviva della Setta del Giglio per cui le probabilità di imbattersi in loro erano alte.

«So che è rischioso» continuò il principe «ma la persona che ti accompagnerà è in gamba e non ti rallenterà. Se accetti adesso puoi avere un anticipo di 1000 pezzi d’oro, alla fine avrai il resto del denaro. Allora?»

Naruto rimase in silenzio e continuò a pensarci. Sasuke, dal canto suo, esaminava la famigerata Kitsune mentre decideva. Dalla voce non poteva capire bene che tipo fosse e finora da quello che aveva detto non era riuscito ad individuarlo caratterialmente e il mantello celava ogni sua caratteristica fisica. Se non fosse stato per la voce avrebbe dubitato persino se era un uomo o una donna.

«E va bene. Accetto. Quando devo partire?»

Sasuke sorrise soddisfatto, così come il generale e la guardia.

«Domattina, all’alba. Fatti trovare qui. Il tuo compagno si presenterà puntuale con i cavalli.»

«Bene»

Prese al volo il sacchetto con i soldi che il generale gli lanciò.

«Dite al mio futuro “compagno di viaggio” di portare solo il minimo indispensabile.»

E se ne andò lasciando i tre nella radura da soli.

Passò la sera a preparare tutte le armi, mise nel tascapane una borraccia piena d’acqua, un po’ di frutta e la carne secca. Si svegliò prima dell’alba e dopo un rapido bagno rinfrescante, indossò gli abiti che usava quando andava a rubare: camicia a maniche lunghe nera, giustacuore in pelle scura, pantaloni in pelle neri e stivali in cuoio marroni, per poi finire con il mantello nero. Mise inoltre una specie di armatura per proteggere il petto, l’addome e la schiena: consisteva in un rettangolo di cuoio abbastanza spesso da proteggerlo da tagli superficiali ma flessibile in modo da lasciargli libertà di movimento. I due rettangoli erano uniti da cinghie che passavo sui fianchi e sulle spalle. Posizionò le due file di coltelli di lancio sotto lì e quando ebbe finito aveva una spada, tre pugnali, due file di coltelli, l’arco e le frecce e l’unica cosa che si poteva vedere erano solo quest’ultimi. Visto da lontano poteva sembrare un semplice cacciatore e non un ladro o un assassino.
Andò alla quercia con qualche minuto di anticipo e stette lì ad aspettare, il cappuccio calato in viso.

Udì dei passi e il suono inconfondibile dei cavalli al passo venire verso di lui finchè non giunsero due cavalli, entrambi carichi ai lati della sella di borse stracolme.

«Pronto a partire, Kitsune?»

Gli disse Sasuke, che era a cavallo di un bel baio e indicò il cavallo di fianco a lui, un elegante morello, che dalle fattezze sembrava uno di quei cavalli che allevavano i Nomadi del deserto ai confini della Regno del Fuoco. ( Un semplice cavallo arabo per chi se ne intende, la mia razza preferita *w* nda)

«Forza compagno. Il viaggio è lungo e tu devi uccidere mio fratello.»





Spero vi sia piaciuto :) recensite mi raccomando!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo: Nome e rivelazioni. ***


E ciao a tutti :)
Come procedono le vacanze? Io se non fosse per il mio condizionatore, sarei già morta D:
Comunque ecco il nuovo capitolo! Sono davvero contenta delle recensioni che lasciate: è sempre un piacere leggerle!
Mi scuso in anticipo, il capitolo è un po’ più corto degli altri!
Ringrazio per coloro che l’hanno messa nei PREFERITI e nei SEGUITI!

Mi farete piangere :’D
Allora, in questo nuovo capitolo Naruto e Sasuke si conosceranno un po’ meglio ma non vi dirò altro!
Buona lettura e al prossimo capitolo!



RedFoxx


 

Capitolo 3

Nome e rivelazioni




-Ottimo. Devo portarmi dietro un principino viziato?-

Osservò il principe e la prima cosa che notò fu che indossava un’intera armatura. Lo stemma della casat Uchiha sul petto luccicava già ai primi bagliori dell'alba, non osò immaginare a mezzogiorno.

«Quindi, Principe...
» disse calcaldo particolarmente sull'appellativo «...lei ha intenzione di attraversare il regno del Fuoco, dell’Acqua e entrare nel regno della Terra senza essere riconosciuto?»

Sasuke rimase un po’ interdetto dalla domanda: dava quel punto per scontato.

«Beh mi sembrava questo il piano da seguire. Perché?»

Naruto indicò prima il principe e le immense borse che portavano i cavalli.

«Perché tu con la tua armatura sembri un faro nella notte. Facevamo prima a urlare in mezzo la piazza i nostri piani e mandare un messaggio a tuo fratello.
» 

Aprì le braccia come se avesse srotolato e stesse leggendo una lettera. «
"Guarda che stiamo per venire a ucciderti. Prepara un banchetto che dopo voglio festeggiare!”. Poi i cavalli: sembriamo una carovana.»

Sasuke rimase basito: un civile che osava rivolgersi a lui con quel tono canzonatorio e sarcastico e senza dargli del lei. Inaudito!

«Se ci capiterà di combattere avrò bisogno di un’armatura e poi ho solo portato il minimo indispensabile.»

Aprì le bisacce sul suo cavallo e in uno vi erano vestiti per venti persone e nell’altra vi era tanto di quel cibo che avrebbero potuto campare tranquillamente in due per una settimana minimo. Da sotto il cappuccio guardò Sasuke e in modo gelido gli disse

«Immagino che nella tua ci siano le stesse cose. Siamo le retrovie di un esercito per caso? Hai una vaga idea di cosa significhi viaggiare in incognito? Nessuno deve accorgersi del tuo passaggio. E poi se si dovrà combattere, ci penserò io.»

«Non lo sapevo ok? Ho portato quello che mi sembrava giusto! Chi sei tu per farmi la paternale?»

Sasuke era arrabbiato. Arrabbiato che un plebeo della peggior specie gli mancasse di rispetto e tutto ciò traspariva dalla sua voce.

«Uno che di sicuro ne sa più di te su queste cose!»

Sasuke scese da cavallo con un balzo e con pochi passi rabbiosi gli si piantò davanti e scrutò il volto celato dal cappuccio.

«Si immagino. L’esperto qua! Avrai avuto un’infanzia felice e spensierata con i tuoi genitori amorevoli e quando sono morti non avrai avuto voglia di lavorare e avrai pensato “ oh aspetta che faccio il ladro dai”. Campi rubando ciò che la gente compra con i soldi guadagnati lavorando onestamente.»

Sasuke finì di parlare che quasi urlava. Naruto stava ancora pensando a ciò che gli era appena stato detto e si sentì come se qualcuno gli avesse pugnalato l’addome quando menzionò l’infanzia felice con i genitori e ripensò a quella che invece gli era successo.

«Essere un principe non ti dà il diritto di giudicarmi se non sai nulla di me o di ciò che mi ha portato a tutto questo. Ora togliti l’armatura e lasciala qua.»

Era appena un sussurro ma detto con tono che non ammetteva repliche e Sasuke non poté fare a meno di pentirsi di quello che aveva appena detto e cominciò a smontare l’armatura e a riporta ai piedi della quercia. Naruto rovistò nelle bisacce e tolse i vestiti inutili, lasciando un cambio ciascuno e buttando via i cibi che non erano a lunga conservazione, tenendo solo quest’ultimi e li divise tra la sua bisaccia e quella del principe. Porse il mantello che aveva trovato e lo lanciò al principe, ora rimasto in camicia bianca e pantaloni marroni chiaro.

«Andiamo.»

Salirono a cavallo e Naruto andò subito in testa. Tutto il giorno cavalcarono lungo un sentiero in mezzo al bosco perché andare sulle strade principali era troppo rischioso. Per tutta la durata del viaggio Sasuke era in battaglia con sè stesso. Da un lato sentiva di essere stato troppo rude, dall'altro si sentiva partivolarmente piccato per quel comportamento. Mai nessuno aveva mai avuto il coraggio di dirgliene quattro. O almeno, nessuno di grado inferiore al suo ne aveva avuto il coraggio.

-A cena gli chiederò scusa. Se anche lui non ha avuto un’infanzia felice, abbiamo qualcosa in comune-

Si fermarono quando ormai il sole era già tramontato da un pezzo e si accamparono in una piccola radura. Smontarono e legarono i cavalli ad un albero.

«Stai qui, io vado a prendere la legna.»

Naruto sparì nel bosco e lasciò lì Sasuke da solo, al buio. Il biondo tornò dopo poco con le braccia cariche di rami e li depose per accendere il fuoco.
Il principe non si era accorto che l’altro fosse tornato se non quando sentì i rami che venivano buttati a terra. In pochi minuti la radura venne rischiarata da un piccolo fuocherello e gli si sedettero innanzi, Naruto da una parte e Sasuke dall’altra e cucinarono due pezzi di carne che il principe aveva portato con sé.
Stava guardando assorto il fuoco quando la voce del principe lo riscosse dai suoi pensieri.

«Senti. Volevo chiederti scusa per stamattina. Hai ragione, non avrei dovuto giudicarti senza conoscerti. Mi dispiace.»

Difficile era stato dire le ultime due parole: in fondo lui era un principe ed erano gli altri a rivolgersi così con lui.

«Nessun problema. Ora mangiamo.»

Sasuke vide che l’altro stava per togliersi il cappuccio e il mantello e si rese conto di essere tremendamente curioso di vedere che volto avesse la famigerata Volpe Nera. Naruto vide il principe rimanere sconcertato quando lo vide. I capelli biondi, la pelle ambrata ma ciò che colpirono maggiormente Sasuke furono gli occhi: splendidi pezzi di cielo, brillava intelligenti sul viso del ladro. Un volto angelico, e il principe non riusciva a capacitarsi come un viso del genere potesse appartenere ad un uomo che può essere definito un assassino. Naruto cominciava a sentirsi a disagio visto che l’altro continuava a fissarlo, così abbassò lo sguardo e cominciò a mangiare il suo pezzo di carne.

-È… bello. Non c’è altro termine.-
 
Sasuke rimase basito da ciò che aveva appena pensato. Lui che trovava bello un altro uomo? Tra l’altro così pericoloso? Mangiarono in silenzio e bevvero l’acqua rimasta nelle borracce.

«Allora...»

Cominciò Sasuke. «Qual è il piano?»

«Pensavo di arrivare là intanto, poi si vedrà.»

«Vuoi dire che non hai un piano?» chiese il principe.

«Esatto. Penseremo ad un piano una volta giunti nel Regno della Terra, poi insieme decideremo come procedere. Ora vado a riempire le borracce: qui vicino c’è un ruscello se l’udito non m’inganna.»

Vide il biondo prendere e sparire col suo passo silenzioso. Lui non sentiva il benché minimo rumore dell’acqua che scorre, e il suo udito era buono. Raccolse le gambe e le circondo con le braccia per poi appoggiare il mento sulle ginocchia e rimase a fissare il fuoco. Se la gente avesse visto Kitsune in faccia e avesse saputo che era la Volpe Nera, non ci avrebbe creduto nessuno. Tornò poco dopo e mise le borracce piene nelle bisacce e tornò a sedersi davanti al fuoco.

«Oltre a te»

Sasuke alzò il viso quando sentì l’altro parlare

«solo altre due persone mi hanno visto in viso.»

«Davvero? Ma non hai parenti o amici?» al principe sembrava impossibile che così poche persone sapessero come fosse in realtà.

La tristezza velò lo sguardo del biondo.

«I miei non li ho mai potuti conoscere e con lo stile di vita che conduco, non ho il tempo di farmi amici.»

«Sai, anch’io non ne ho molti di cui mi possa fidare. Essendo il principe, mi si avvicinano per entrare tra le grazie di mio padre e la cosa mi da alquanto fastidio. Per questo da qualche tempo non vado più in cerca della compagnia dei miei coetanei. Penso che sarebbe inutile.»

«Beh allora qualcosa l’abbiamo in comunque tu ed io.» disse Naruto con sorriso triste.

«Già»

Concordò il principe

«Senti, Kitsune non può essere il tuo vero nome. Posso saperlo? Giuro sul mio ruolo di principe del Regno della Terra che non lo saprà anima viva e che porterò il segreto nella tomba.»

Sasuke lo guardò speranzoso e vide l’altro pensarci su.

«No.»

Rimase sorpreso dalla risposta: rare volte qualcuno aveva avuto il coraggio di rifiutargli qualcosa e quel biondino lo aveva trattato tutto il giorno come se fosse una persona normale.

«Ora dormi. Faccio io il primo turno di guardia e ti sveglierò tra due ore. Partiremo prima che sorga il sole.»

Sasuke si avvolse nel mantello di lana per combattere il freddo e si coricò su un fianco. Stava per addormentarsi quando sentì una parola. Il biondo la sussurrò piano piano, conscio di essere sentito da Sasuke che era ancora sveglio.

«Naruto.»

Il principe sorrise e si addormentò, pensando a quanto bello fosse quel nome.






Spero che vi sia piaciuto e recensite mi raccomando!
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 4
*** Capitolo: Stufato, Birra e Donne! ***


Salve a tutti:)
Scusate se ho aggiornato tardi, ma sono stata in vacanza **
Ecco il nuovo capitolo! Ma prima di leggerlo…i ringraziamenti a chi l'ha messa nei preferiti, chi nei seguiti e chi ha recensito :D
Grazie mille :')
Okay! E ora…buona lettura :3


RedFoxx


Capitolo 4

Stufato, birra e donne



Sasuke si svegliò sentendo il sole scaldargli il viso. Doveva essersi addormentato durante il suo ultimo turno di guardia. Si guardò in torno e notò l’assenza dell’assassino biondo. Si poteva sentire la natura svegliarsi tutt'intorno: gli uccellini cinguettavano e uno stormo di anatre selvatiche passò in cielo starnazzando. Immagginando i peggio scenari possibili, estrasse la spada e decise di cercare l'altro, incamminandosi nel bosco.

Venne attirato da un rumore strano, come se qualcosa avesse colpito un tronco. Avanzò, stavolta più silenzioso, attento a non far scricchiolare troppo le foglie secche con gli stivali e scorse in lontananza Naruto che si allenava. Aveva gli occhi chiusi e si accaniva sull’aria, come su un nemico invisibile, con il pugnale, veloce e letale come un serpente. Brandiva con sicurezza l’arma, come se fosse l’estensione del suo stesso braccio.

Si era tolto la camicia e la pelle ambrata era coperta di sudore. I muscoli guizzavano forti ed elastici sotto l'epidermide. Lanciò il pugnale che andò a conficcarsi con precisione nel tronco dell’albero di fronte a lui e solo allora aprì gli occhi. Sasuke si perse ad osservarli, azzurri e intensi come il cielo finchè non si rese conto che i loro sguardi si erano incrociati per un attimo, poi il biondo si voltò e andò a togliere il pugnale dal legno.

Il principe, svelto ma silenzioso, tornò al campo sperando che non l’avesse notato davvero: insomma, lui era un principe e non rimaneva incantato da un ricercato qualunque. Anche se, bisognava ammetterlo, l’atro era un bel qualunque. Ebbene sì, Sasuke preferiva la compagnia degli uomini e il padre per molto tempo, aveva cercato di tenere nascosta la vera natura del figlio a chiunque a corte perché la giudicava una cosa scandalosa. Per lui invece era una cosa normale, ognuno era libero di amare chi vuole, uomo o donna che sia. Si sedette e cominciò a tirare fuori dal tascapane due pezzi di pane e addentò il suo pensieroso.

«Buongiorno»

Sasuke sobbalzò al suono della voce dell’altro: non l’aveva sentito avvicinarsi. Dopo aver finito la solita sessione di allenamento mattutino, Naruto si era sciacquato via il sudore del torrente vicino e aveva colto l’occasione di riempire le borracce d’acqua.
 
«Le stavo cercando quelle lì»

Disse indicando le borracce nelle mani dell’altro.

«Posso la mia? Ho sete.»

Il ragazzo gliela porse e si sedette a mangiare il suo pezzo di pane silenziosamente. Le goccioline d’acqua continuavano a cadere impertinenti dai capelli finendogli in faccia. Si passò una panno tra i capelli e disse

«Adesso partiamo.»

Mise in bocca l’ultimo pezzo di pane e si alzò, dirigendosi verso il suo cavallo.

«Tra due giorni saremo ai confini tra il Regno del Fuoco e quello dell’Acqua. Una volta entrati, svolteremo verso le steppe di quello che fu il Regno dell’Aria e avanzeremo così fino a quello della Terra. Tutto chiaro?»

Il principe rimase un po’ interdetto ma acconsentì e chiese

«Perché non attraversiamo il regno dell’Acqua? Risparmieremo molti giorni di viaggio.»

Essendo fianco a fianco, Naruto voltò il viso a destra e rispose

«Perché sanno bene chi sei e ti riconoscerebbero subito. Vorrei evitare di dover camuffare i nostri aspetti finchè non siamo in quello della Terra.»

Sasuke annuì con la testa e tornò a guardarla strada e così fece anche l’assassino.

«Senti, oltre ad oziare tutto il giorno sai fare qualcosa? »

«Ovvio. Sono un principe e devo essere una persona capace di tante cose. Da quando mia madre è morta e Itachi se ne andato,scatenando questa guerra, mio padre mi ha fatto allenare dai migliori. Ho partecipato anche ad alcune campagne militari, ma per un po’, poi mio padre non voleva che il suo unico erede morisse in battaglia. Sono molto bravo con la spada: Itachi era il migliore e spero di riuscire a superarlo un giorno. Farlo soffrire come ho sofferto io in questi ultimi anni.»

Gli occhi gli si velarono di nostalgia e a Naruto la cosa non sfuggì.

«Più tardi voglio vedere come te la cavi. Spero che tu sia tanto bravo come dici.»

Cavalcarono per tutto il giorno, mangiando in sella e la sera si fermarono. Il sole stava tramontando e dipingeva di colori caldi tutta la vegetazione circostante.
Dopo aver mangiato intorno al fuoco, il biondo si alzò, prese la sua spada e la sguainò.

«Forza! Alzati e prendi la tua spada.»

Sasuke un po’ sorpreso, prese la spada e la tolse dal fodero e si pose in frontalmente rispetto all’altro.

«Chi cominc…»

Non fece in tempo a finire la frase che l’altro lo aveva già attaccato con una serie di affondi. Riuscì all'ultimo parare un affondo, cadendo però col sedere per terra.

«Ma sei matto?? Dovevo ancora mettermi in posizione!»

Naruto lo guardò alzando appena il sopracciglio.

«Stai scherzando spero? Se cadi in un’imboscata o devi combattere subito e senza pensarci, l’avversario non si fermerà ad aspettare i tuoi comodi, né ti chiederà se vuoi cominciare tu.»

Sasuke, troppo orgoglioso per dargli ragione si alzò e come si aspettava, il biondo lo attaccò subito e riuscì a parare il colpo ricambiando l’attacco con un fendente del basso. Naruto dovette constatare che era abbastanza abile con la spada e contro un normale soldato ce l’avrebbe fatta senza problemi, ma aveva un piccolo difetto. Continuando a combattere, glielo fece notare.

«Hai solo una pecca.»

«A si? E quale?»

«Sei troppo ripetitivo. Fai sempre le stesse mosse in ordine, come da manuale e diventi prevedibile.»

In quel momento le loro lame s’intrecciarono e i loro visi si trovarono a pochissima distanza.

«E l’avversario potrebbe approfittarne.»

Lo spinse e il principe cadde a terra un’altra volta.

«Per oggi basta ma adesso ogni sera ci alleneremo così potrai migliorare ancora.»

Gli tese una mano e Sasuke l’afferrò e si alzò.

«Dormi. Faccio io il primo turno di guardia.»




Viaggiarono per un paio di giorni, mentre il tempo diventava sempre più freddo e ai primi di Novembre varcarono il confine tra Fuoco e Acqua. Si diressero a Sud, seguendo il confine segnato naturalmente da un piccolo fiumiciattolo. Decisero di fermarsi in un piccolo villaggio chiamato Astrid e presero una stanza per una notte.
Mangiarono alla locanda e Naruto aveva ordinato a Sasuke di non togliere mai il cappuccio, essendo troppo riconoscibile. L’ostessa, una donna bassa e grassoccia arrivò al loro tavolo e chiese con voce annoiata

«Che cosa vi porto?»

«Due ciotole di stufato caldo e della birra.»

«Bene.»

Se ne andò urlando a squarciagola l’ordinazione alle cucine.

Naruto si tolse il cappuccio e si scompigliò i capelli con una mano e si rilassò un po’.

«Anch’io voglio togliere il cappuccio.»

Il biondo alzò gli occhi al cielo.

«Che viziato! Ti ho detto che sei troppo riconoscibile. Domani penseremo al travestimento va bene? La cosa l'aggrada, sua eccellenza?»

Il suo tono ironico fece sbuffare Sasuke ma comunque gli scappò un sorriso, celato fortunatamente dal cappuccio. Una ragazza portò loro da mangiare.

«Ecco qua. Lo stufato caldo più buono della città e due bei boccali di birra fresca.»

Dopo aver notato Naruto, assunse atteggiamenti più civettuoli, concludendo con un

«Buon appetito, stranieri.» detto con voce un po’ maliziosa e se ne andò.

Naruto, impassibile, cominciò a mangiare e Sasuke faticava ancora a mandar giù quella scena.

-Ma che è? Non è che forse sono… geloso? Ma di cosa poi! Dio, questa è la fame! Mi gioca brutti scherzi-

Mangiarono in silenzio, finchè Sasuke non intervenne.

«è carina.»

L’assassino non batte ciglio e sorseggiò la sua birra.

«No dico, potresti provarci: penso che non ti rifiuterebbe. Potrebbe essere la futura madre dei tuoi figli.»

Tutto ciò Sasuke lo disse con un noto molto nonchalance. Naruto quasi si strozzò con la birra e tossì, attirando l’attenzione delle persone ai tavoli di fianco e la cosa lo metteva a disagio: non amava stare al centro dell’attenzione.

«Non mi sembra in questo momento, di avere tempo per pensare ad una moglie.»

«Capito. Ti piacciono più…formose?»

Il biondo alzò gli occhi al cielo e riprese a mangiare ma il principe non mollava l’osso e continuò.

«Ma era carina quella. Insomma non puoi pretendere troppo, alla fine chi si accontenta gode.»

Naruto, spazientito guardò Sasuke e sibilò

«Non voglio una moglie e anche se la volessi, non verrei a chiedere il tuo parere.»

Finì lo stufato e bagnò la gola con la poca birra rimasta.

«è comunque non è il mio tipo. Forza, a nanna principino.»

Si alzarono, lo prese per un braccio e lo trascinò su per le scale. La stanza era molto povera in fatto di mobilia: un letto, un tavolino e una cassapanca.
Decisero che Sasuke avrebbe dormito sul letto mentre Naruto per terra, preparando un giaciglio usando le coperte di riserva nella cassapanca.





Nel frattempo, sotto le steppe del Regno dell’Aria…


«Mio signore.»

Una vocina ruppe il silenzio che si era formato nell’ufficio. L’uomo al tavolo continuò a scrivere sulle pagine bianche al lume di candela.

«Che vuoi?»

«è arrivato ciò che attendeva.»

L’uomo posò la penna e spostò il tutto di lato mentre il servitore gli pose sul tavolo un involucro di stoffa. L’aprì e prese in mano il medaglione e accarezzò la copertina del libro.

«Vattene!»

«Si signore.»

Ripose lo schiavo esibendosi in continui inchini e uscì dallo studio.

«Hai visto Konan?»

Una donna uscì dall’angolo buio dello studio e si avvicinò alla scrivania con passo silenzioso e sinuosa come una pantera. Indossava pantaloni e un corpetto neri, e sul petto il simbolo della casa.

«Ricordati che prima dobbiamo catturarlo, Pain.»

«Lo so benissimo. Manda una squadra di 4 assassini a cercarlo e di loro di spiarlo e voglio un continuo aggiornamento.»

«Certo.»

«Grazie a quel moccioso, la Setta della Luna Rossa conquisterà i Regni e allora si, che capiranno cos’è il dolore.»







Spero vi sia piaciuto e recensite, mi raccomando:)
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Capitolo:Allenamenti e trasformazioni! ***


Ciao a tutti e scusate il ritardo!
Tra Ferragosto e tutto non ho avuto il tempo di scrivere il capitolo :(
In questi giorni sto studiando perché ebbe si, ho gli esami a fine agosto e ho già l’ansia D:
Spero che abbiate passato delle belle vacanze!
Ora vi lascio al nuovo capitolo:
Buona lettura :)


RedFoxx


Capitolo 5

Allenamenti e trasformazioni





«Alzati dormiglione.»

Un cuscino arrivò in faccia a Sasuke che dopo averlo preso, lo restituì con gli interessi al mittente, ma Naruto lo schivò facilmente.

«Forza alzati, dobbiamo andare.»

Si mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi e chiese

«Dove scusa?»

Naruto sorrise e rispose, lanciandogli il mantello.

«A fare compere!»

Quando anche il principe fu pronto per andare, scesero nella locanda e mangiarono una fetta di pane scuro e del latte caldo. Naruto pagò il conto e ordinò al moro di calarsi il cappuccio per non essere riconosciuto. I raggi del sole scaldava l’animo della gente che allegra percorreva le vie del mercato ridendo e scherzando, ma la crisi della guerra si poteva scorgere anche nelle piccole cose: la gente passava tra le bancarelle ma non comprava niente, e solo i ricchi facevano sempre una spesa abbondante.

«Comprate la verduraaaaaa! Verdura fresca appena colta!»

«Stoffe! Stoffe di tutti i tipi, signore e signori, adatte a tutte le tasche!»

Sasuke guardò estasiato il mercato, non essendoci mai potuto andare veramente da solo e si mise a guardare le stoffe, ne prese in mano una blu scuro e constatò che era veramente morbida.

-Devo ricordarmi di dire al sarto di prendere qua le stoffe, una volta che sarà tutto finito.-

Il biondo, spazientito, lo prese per una manica e lo trascinò, ignorando le proteste dell’altro. Entrarono in un negozietto, un erboristeria.

«Che ci facciamo qui?»

Naruto si tolse il cappuccio e le cliente e addirittura la commessa cominciarono a lanciargli occhiatine e a bisbigliare tra loro. Si misero in fondo alla fila,dietro ad una ragazza col cesto in braccio e attesero. Qualcuno batte sulla spalla del giovane e girandosi trovò una ragazza minuta che arrossì di fronte al sorriso del biondo.

«S-scusa… potrei andare dalla mia amica? È la ragazza davanti a voi e non volevo essere scortese.»

«Oh ma certo. Prego.»

Con un gesto galante, fece avanzare la ragazza che timida arrossì e di mise affianco dell’amica che cominciò a chiacchierare. Nel negozio si sentirono voce di ammirazione e il sorriso di Naruto si allargò ancora di più.

«Hei Don Giovanni! Stiamo attirando troppo l’attenzione.»

Sasuke era stufo di essere ignorato,anche perché in quanto a bellezza non aveva nulla da invidiare a nessuno, a parte al ragazzo di fianco a lui e in più non voleva che troppe persone lo ammirassero così. Era insomma…geloso, ecco! Naruto ridacchiò e guardò le pareti del negozietto appuntandosi mentalmente ciò che gli serviva.
Quando arrivò il suo turno, diede i nomi precisi e le quantità alla commessa che prese le erbe sparse per gli scaffali.

«Che erbe! Vi servono per qualcosa in particolare?»

-Che curiosone ste donne-

«Sono un medico e mi servono per creare un nuovo impacco da mettere sul viso per ringiovanire la pelle.»

«Oh! Be se funziona, mi raccomando, torni a trovarmi.»

Prese la borsa con le erbe, lanciò qualche moneta sul tavolo e rispose esibendosi in un piccolo inchino.

«Senz’altro.»

Tornarono in mezzo alla gente, presero i cavalli dalle stalle e tornarono sulla strada principale per poi deviare in mezzo al bosco. Si fermarono in uno spiazzo erboso e lì decisero di accamparsi. Presero la legna, accesero il fuoco e misero il pentolino d’acqua a bollire. Naruto prese le varie erbe e dopo averle divise e sminuzzate con un coltello le mise nel pentolino a bollire.

«Bene. Per stasera saranno pronte e così potrai camuffare il tuo vero aspetto.»

Prese il fodero e si disfò del mantello e intimò Sasuke a fare altrettanto. Quando il ragazzo fu di fronte a lui, impugnò l’elsa e sfoderò la spada con movimenti lenti e calcolati, come fossero parte di un rito.

«Come avrai notato, ho uno stile di combattimento differente, dal tuo e da chiunque altro in queste regioni o almeno non più. Anni fa andai col mio maestro nelle terre oltre il deserto. Stemmo via un anno e mezzo, in una terra dove parlano un’altra lingua, dove le persone volano di ramo in ramo, fanno salti assurdi e atterrano in piedi come se niente fosse. Lì imparammo l’arte del combattimento con la spada: combina la potenza dell’arma e dei muscoli con la scioltezza, l’eleganza del movimento, sinuosità e armonia.»

Parlando dava dimostrazione delle mosse, in una sequenza che sembrava una danza, letale ma pur sempre una danza: fendenti e stoccate si susseguivano, continuando in movimenti sinuosi e ogni azione era la continuazione della precedente.

«Ti insegnerò la tecnica nel minor tempo possibile. La spada diventerà l’estensione del tuo braccio e così facendo…»

Rinfoderò la spada con un colpo secco

«…diventerai un guerriero completo. Sei pronto? Ti aspetta un pomeriggio faticoso.»

«E me lo chiedi pure? Cominciamo.»

Si misero fianco a fianco e sfoderarono le spade.

«Ora mettiti in posizione, allarga le gambe… di più…perfetto. Ora impugna la spada saldamente. Ricordati che devi essere irremovibile come una roccia ma sinuoso come l’acqua. Ora ti insegnerò le mosse basilari.»

Per qualche ora si esercitarono con la spada e a metà dell’allenamento Naruto andò a mettere l’impacco che si era formato da una parte e mise altre foglie,si allenarono ancora e poi quando mancava poco al tramonto, lasciarono le armi e si avviarono al fiume vicino.

«Ora rilassiamo i muscoli con un bel bagno.»

«A-adesso adesso? Nel fiume? Ma fa freddo!»

«Esatto. Il freddo tonifica. Muoviti, fa solo che bene.»

Naruto si tolse in fretta la maglia e le braghe e con un agile tuffo entrò in acqua. Sasuke si spogliò contro voglia e entrò in acqua piano piano tanto che quando arrivò alla cintola, batteva i denti in modo incontrollabile, però notò che l’assassino lo stava osservando in modo diverso dal solito e questo gli piaceva. Naruto si avvicinò al principe e gli posò una mano sulla spalla e l’altra sulla guancia. Le guance di Sasuke non diventarono rosse per l’autocontrollo del giovane, ma se avessero potuto, sarebbe diventate rosse come i pomodori che gli piacciono tanto. Il biondo si avvicinò ancora, i visi vicinissimi, gli sguardi intrecciati e le labbra quasi si toccarono. Sasuke chiuse gli occhi ma invece di ricevere un bacio, si ritrovò a guardare in faccia un pesce. Naruto gli aveva spinto la testa sott’acqua e ora tornò in superficie sputacchiando.

«Ma sei matto? Potevo morire affogato!!»

Scoppiò a ridere e rispose

«Il solito esagerato! Ci stavi mettendo troppo e io ho fame. Muoviti.»

Uscirono dall’acqua, si asciugarono e tornarono al campo giusto quando gli ultimi raggi del sole abbandonavano il giorno, per far spazio alla notte. Si strinsero vicino al fuoco e mangiarono.

Naruto rese l’impacco che si era formato e lo spalmò sui capelli e le sopracciglia, poi lo passò a Sasuke e gli disse di fare altrettanto.

«A cosa servirebbe scusa?»

«Quello è un composto fatto con erbe speciali che cambiano il colore del pelo, che sia un capello o una ciglia. In base al proprio colore naturale, lo cambia nell’opposto. Ad esempio io ho i capelli biondi, con questo impacco diventeranno scuri tipo i tuoi. Al contrario, tu diventerai biondo.»

Sasuke sgranò gli occhi e la volontà che aveva avuto fin a quel momento vacillò; era sempre stato molto orgoglioso dei suoi capelli neri, che inoltre avevano dei rari riflessi blu. Erano il suo vanto, il suo segno distintivo.

«Ma…a me piacciono così.»

Naruto alzò gli occhi al cielo.

«Sono troppo riconoscibili e troppo ben curati. Se dobbiamo sembrare viaggiatori, o poveri per quando ci dovremo infiltrare a palazzo, i capelli e la pelle devono essere diversi. Forza, mettiti l’impacco senza storie.»

Naruto prese il pentolino e mescolò in modo tale che il contenuto sembrasse più ad una crema e, lo prese e lo spalmò in faccia, sulle mani e le braccia e il petto; guardò Sasuke che si spalmava l’impacco come se fosse cacca di cavallo. Quando ebbe finito gli passò l’unguento, che l’altro mise sulle medesime zone.

«Quest’altro a cosa serve?»

«Ad invecchiare la pelle. La tua pelle è diafana, e la chiarezza della pelle è il simbolo della nobiltà. Ergo, troppo riconoscibile. Quell’unguento l’invecchierà e la renderà più scura, così sembrerai di più una persona che lavora tutti i giorni. Tra due ore dovremo toglierla, mentre i capelli dovremo tenerli così tutta notte.»

Quella notte, non essendo in una zona pericolosa, non organizzarono turni di guardia, ma dormirono entrambi. La mattina seguente sciacquarono i capelli nel fiume e si specchiarono: qualche ruga era comparsa sulle fronti e le mani erano più ruvide. Naruto aveva dei capelli castano scurissimi, che risaltavano tantissimo gli occhi azzurri, mentre Sasuke sfoggiava dei bei capelli castano chiaro, tendente al biondo, in contrasto con gli occhi d’ossidiana. La pelle del principe era più scura e con questi cambiamenti, era irriconoscibile.

«Ora non dovrai nasconderti in pubblico. Contento?»

Si rimirò ancora qualche secondo poi seguì l’altro verso il campo.

«Quanto durerà questo cambiamento?»

«Tre mesi circa. Finito il tempo, i capelli torneranno del loro colore naturale e noi dovremo ripetere la procedura prima che ciò accada.»

Rimise tutto nei tascapane e nelle borse e prese i cavalli per le redini.

«Dobbiamo vendere i cavalli. Ci servono scorte di cibo e delle erbe e i soldi scarseggiano. Aspettami qua.»

Andò in città, lasciò i cavalli per 1000 pezzi d’argento, prese un nuovo tascapane e lo riempì col cibo che poteva servire e le erbe. Quando tornò alla raduna, sorprese Sasuke esercitarsi con le basi che gli aveva insegnato ieri.

«Devo ammettere che stai bene con i capelli chiari.»

Dalla sorpresa, il principe sobbalzò e lasciò cadere la spada, ma prima che toccasse terra, Naruto la prese per la punta,senza tagliarsi e la tenne in equilibrio sulla punta.

«Conoscerai talmente bene la tua lama, tanto da riuscire a brandirla senza poterti ferire in alcun modo. Però, presa più salda la prossima volta.»

Gliela restituì e la mise via.

«In marcia, sua altezza.»







Spero che vi sia piaciuto!
Recensite mi raccomando e al prossimo capitolo :)

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Capitolo 6
*** Capitolo: Incontri e scontri! ***


Salve a tutti! Qualcuno si ricorda ancora di me? xD
Scusate il terribile ritardo, ma tra una cosa e l’altra non sono mai riuscita a scrivere! Perdonatemi :(
Comunque ecco il nuovo capitolo!
Come sempre ringrazio chi mette la mia storia nelle preferite,seguite,da ricordare e ovviamente chi si prende quei 5 minuti per lasciare una recensioneJ
Buona lettura!


RedFoxx


Capitolo 6

Incontri e scontri





«Sasuke…»

Un sussurro debole, che si perse nel rumore del vento freddo che sferzava gli abiti macchiati di sangue. Un dolore indicibile al fianco costrinse Naruto a portare la mano sulla parte ferita e a premere, per cercare di fermare il sangue che scorreva giù per il fianco e sulla gamba destra.
Dalla ferita sulla fronte continuava ad uscire sangue e gli incollava i capelli alla fronte, impedendogli di vedere chiaramente e costringendolo a socchiudere gli occhi. Era notte fonda e la luna era tramontata da un pezzo e nel giro di un ora il sole avrebbe fatto capolino tra i colli.

«V-vai di là…c’è…c’è un villaggio… in teoria…»

Diceva qualche parola e prendeva fiato. Sasuke, sfinito, lo trascinava praticamente e in più il dolore alla spalla rendeva il tutto molto più insopportabile. Naruto non riusciva a camminare da solo da un ora, ovvero da quando la febbre cominciò ad apparire.

Il principe riusciva a scorgere le luci del villaggio e gli sembravano sempre più lontane: gli sembrava che ad ogni passo al posto di avvicinarsi, il paesino si allontanasse.

Imboccò la strada principale e poco dopo notò una vietta più stretta verso destra che portava ad una abitazione modesta. Decise di deviare ed andare là.
A pochi metri dalla casa vide una figura scura apparire alla finestra e poi le luci accendersi e la porta principale aprirsi.
Le gambe quasi gli cedettero sotto il peso dell’assassino, ma si impose di continuare e portarlo in salvo. Glielo doveva.

La vista cominciò ad offuscarsi e cadde sulle ginocchia e naruto gli cadde affianco e non si mosse; protese una mano verso la figura sulla porta e una parola gli affiorò sulle labbra…
«Aiutami…»
La figura corse verso di loro e riuscì a prenderlo e a sorreggerlo prima che rovinasse a terra anche lui. L’ultima cosa che sentì fu una voce dolce e premurosa, da mamma, che lo rassicurava e poi il buio.




Qualche ora prima, al tramontare del sole…



Naruto e Sasuke erano in viaggio da molto, cambiando un po’ i programmi, ovvero riposavano di giorno e viaggiavano di notte, per essere visti da meno persone possibili, anche perché qualsiasi strada facessero, c’era gente ovunque.

Quel tratto di paese dell’acqua era molto trafficato, e le strade erano colme di carri e uomini a cavallo che si procuravano le ultime scorte prima che le Grandi Nevi potessero sorprenderli impreparati. Ogni anno, da secoli ormai, c’era un particolare periodo dell’anno che la neve cadeva fitta fitta e un terribile vento si abbatteva sui paesi, rendendo impossibile restare fuori dalle abitazione per più di 10 minuti. Molto cercavano di riempire le dispense di scorte entro l’inizio della bufera e spesso questa calamità avvicinava gli uomini; infatti molti ospitavano nella propria dimora chi era senza un tetto o cedeva un po’ delle sue scorte a chi le finiva prima del tempo.
Persino le guerre si fermano in quel periodo e i soldati si stringono nelle tende degli accampamenti, cercando di arrivare all’alba successiva.

Mancavano e i due volevano raggiungere il palazzo reale di re Itachi prima delle Grandi Nevi, anche se in cuor suo, Naruto sapeva benissimo che era impossibile e contava di raggiungere la capitale dell’Acqua, Mizuno. Se viaggiavano ogni notte con un buon passo, sarebbero riusciti ad arrivare in tempo.

Naruto stava finendo il suo ultimo turno di guardia e guardò il cielo tramontare. Sentì Sasuke borbottare nel sonno, infatti dormiva a poca distanza da lui.

S’alzò e prese dalla bisaccia un pezzo di pane e lo spezzò e svegliò il principe.

«Sveglia principessina. Mi dispiace per te, ma non possiamo star qua a poltrire tutto il giorno.» Disse sorridendo.

Sasuke si stropicciò gli occhi e guardò il pezzo di pane che gli veniva teso dall’altro.

«Buongiorno anche a te.» Rispose, rendendosi conto di essere affamato e addentando con foga il pane, ormai raffermo.

«Tecnicamente è sera.»

«Mamma mia che pignolo! Io appena mi sveglio dico buongiorno, indipendentemente da che ora sia.»

«Se ti fa sentire meglio…»

Questo breve scambio di battute era diventato ormai un rituale tra loro e anche se usavano un tono di voce un po’ sarcastico, sorridevano felici.

Entrambi erano contenti di aver trovato un compagno, anche se non lo avrebbero ammesso l’un con l’altro. Naruto era sempre stato un tipo schivo, ma perché così gli avevano insegnato, e alla Gilda aveva oppresso quello che in realtà è un carattere solare ed socievole. Ora con il principe poteva permettersi ciò che in tutti quegli anni non gli era stato concesso.

Il principe, invece, non avendo mai avuto amici, vedeva in quel ragazzo dal mestiere discutibile, ciò che non aveva mai avuto, ovvero un vero amico, quello su cui appoggiarsi nel momento del bisogno, quello di cui tutte le persone hanno bisogno. Si conoscevano da poco tempo il vivere a stretto contatto insieme a fatto si che era come se si conoscessero da sempre.

Il sorriso sul viso di naruto però, scomparve prima del solito e ciò fece insospettire Sasuke. Dopo essersi incamminati e durante il viaggio era più taciturno del solito e il principe cominciava a insospettirsi.

«è successo qualcosa? Sei silenzioso oggi. Sono ancora troppo rumoroso?»

L’assassino quella settimana l’aveva addestrato a camminare in modo più silenzioso e Sasuke faceva progressi ogni volta, tanto che ora era silenzioso quasi quanto lui.

«No figurati. Anzi, sei fin troppo bravo. E solo che…» Si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio «…da quando siamo partiti, qualcuno ci insegue e se l’udito e l’olfatto non mi ingannano, sono in quattro circa.»

Ciò che omise di dire, era che anche lui, addestrato com’era faceva fatica a captare la presenza degli inseguitori e ciò faceva presumere che erano assassini e probabilmente facevano parte della Setta degli Assassini.

Abbandonarono la strada e si addentrarono nel bosco: aveva i sensi vigili e riusciva a captare il ramo spezzato, il sassolino che rotola, lo scoiattolo spaventato che corre via.
Insomma, tutti segnali che qualcuno era dietro di loro e che intendevano raggiungerli.

«Ora cominceremo a parlare tranquillamente, come se niente fosse e quando dirò la parola “uva” cominciamo a correre e non fermarti finchè non te lo dico. Abbiamo un po’ di vantaggio e se ci vedono correre all’improvviso, ci metteranno un po’.»

Sasuke annuì col capo e cominciò a chiacchierare…

«Sai, a palazzo ero abituato a pranzi enormi, dove potevi mangiare quello che vuoi. Mi mancano tutte quelle pietanze.»

«Hai voluto accompagnarmi, adesso non lamentarti e assumiti le responsabilità delle tua azioni.»

Naruto aveva usato un tono di rimprovero e nel mentre gli fece l’occhiolino e l’altro capì di dover stare al gioco.

«Non mi avevi detto che avremmo dovuto vivere in condizioni così misere!»

«Forse dovevi chiedere! Non puoi aspettare che ti venga sbattuto in faccia tutto sai?»

«Be, mi sembrava una cosa fondamentale da sapere, ma il qui presente so-tutto-io da per scontato che tutti sappiano tutto come lui vero?»

I toni della discussione si alzavano sempre di più e cominciarono a sentire l’adrenalina scorrere e il respiro farsi più affannoso, i muscoli pronti alla corsa che li avrebbe attesi da lì a poco.

«Come se io sapessi tutto veramente! Non so neanche quale sia il tuo frutto preferito!»

Sasuke sgranò gli occhi e si fermò per fronteggiare Naruto.

«Be se ti interessa, è il pomodoro.»

Il biondo lo guardò sorpreso.

«E così il principino sa che il pomodoro è un frutto. Bravo, stai guadagnando punti.»

«Si ok e il tuo? Qual è il tuo frutto preferito?»

Si sorrisero e Naruto disse

«L’uva.»

Come finì la parola, avevano già cominciato a correre, uno di fianco all’altro, cercando di aprirsi un varco nella vegetazione non molto folta. Sasuke vedeva solo la schiena e il mantello svolazzare dell’altro davanti a lui e fino a quel momento non aveva mai sentito la presenza degli inseguitori, ma ora la sentì anche lui, infatti qualcuno alle loro spalle aveva urlato “ stanno scappando, inseguiamoli!”.

All’improvviso sentì un dolore indicibile alla spalla e voltandosi vide una freccia che spuntava. Sempre correndo la afferrò e con uno strappo deciso si tolse l’arma dalla carne e il liquido caldo cominciò ad inzuppargli la schiena

Naruto sentì il sibillio di una freccia che gli sfiorava l’orecchio e così decise di fermarsi e voltandosi all’improvviso, si ritrovò il principe addosso, che non accortosi subito che l’assassino si era fermato, gli rovinò addosso.

Naruto spinse via il corpo e si mise in guardia,sguainando la spada e il pugnale.

«Stai indietro.»

«Non se ne parla!» Sasuke si alzò, una mano appoggiata alla spalla come a fermare il sangue che usciva copioso dalla ferita.

«Tu devi salire al trono, non io! Se muori adesso, questo viaggio è tutto inutile! Stai dietro di me!»

Si era fermato nel luogo adatto dove avere uno scontro, infatti gli alberi intorno formavano un cerchio e Naruto tastò il terreno intorno a sé col piede, per controllare che non ci fossero sassi o buche che potessero fargli perdere l’equilibrio durante il combattimento. Velocemente passò l’arco e la faretra a Sasuke e tornò in posizione.

Gli occhi acuti, sondò il paesaggio intorno e non sentendo alcun rumore, suppose che si erano fermati. Il vento portò l’odore acre di sudore e tabacco.

“Sono quattro, ora lo so con certezza e sono giusti giusti davanti a me. Spero di riuscire a ucciderli o per lo meno ferirli in modo che Sasuke possa scappare.”

Tese le orecchie e sentì un rumore inconfondibile, il rumore di una corda che viene tesa al massimo.

«Giù!» urlò e lui e il principe si abbassarono giusto in tempo, infatti la freccia passò sopra le loro teste e andò a conficcarsi sull’albero dietro di loro.

«Fatevi avanti, sono stufo di questi giochetti!»

La sua voce si perse nel buio e sentì dei passi avvicinarsi. Nel cerchio di luce fornito dalla luna entrarono quattro individui, vestiti allo stesso modo: pantaloni in cuoio, una casacca nera e un corpetto in cuoio, tutto rigorosamente nero.

«Naruto, quanto tempo! Ti ricordi di noi? Eravamo compagni, o mi sbaglio?»

Sasuke vide Naruto agitarsi e le mani cominciarono a tremargli leggermente.

«Non potrei dimenticarmi mai del pazzoide fissato con gli esplosivi, Deidara. Non ti sei ancora fatto saltare in aria? Peccato.»

Finse un sorrisino ironico, ma non pensava di rivedere proprio loro e un brivido gli attraversò la schiena, quando tutti i ricordi di quel periodo buio della sua vita cominciarono ad invadergli la mente.

«non volevo darti questa soddisfazione, caro il mio biondino. Anzi, vedo che ci sono cambiamenti di colore. Va be, ti ricordi anche di loro no? Hidan, Sasori e Kakuzu. Eravamo compagni di corso da piccoli, ma tu avevi talento e diventasti un prescelto molto presto. Ti davano sempre il merito di tutto e ora indovina? Ora noi siamo diventati l’elite della setta e Pain ci ha ordinato di prenderti.»

Veloce, Naruto si passò il pugnale da un mano all’altra e con quella libera prese 4 coltelli da lancio e li scagliò addosso ai quattro assassini che li schivarono facilmente.
Senza dar tempo di riprendersi si scagliò su Deidara e Sasori.

Sasuke non perse tempo e scagliò qualche freccia in direzione degli altri due che le schivarono e sguainarono le spade, imitati dal principe e si fronteggiarono. Ora aveva la possibilità di mettere in pratica gli insegnamenti dell’assassino.

Naruto dopo una serie di stoccate riuscì a disarmare Sasori e la sua spada volò lontana tra gli arbusti, e tirò fuori il pugnale. Sia il rosso che il biondo ora erano armati di pugnale e caricarono l’altro.

“ devo uccidere uno dei due,altrimenti non riuscirò a sopravvivere!”

Combatterono, finchè Deidara non riuscì a dare una botta col pomo dell’arma sul polso di Naruto, il quale lasciò cadere la spada, raccolta prontamente da Sasori e scagliata distante.
Combattevano furiosamente, quella danza mortale che facevano già da bambini, ma che poi ognuno aveva perfezionato, mettendoci del suo. In quella danza di pugnali e colpi, Sasori riuscì a ferire di striscio l’altro braccio di Naruto.

«Il primo sangue è mio.»

Era un graffio, niente di più e Il ragazzo riuscì a ferirlo di rimando e sorrise ironico. Naruto con una rapida mossa riuscì a evitare la traiettoria del coltello del biondo che si dirigeva verso la sua faccia e passandogli sotto il braccio teso, conficcò il pugnale in profondità nella gabbia toracica, finchè non sentì la punta della lama toccare l’osso, allora tolse la lama con decisione e fronteggiò Sasori.

Nel frattempo Sasuke se la cavava abbastanza bene con gli altri due, e notò che quello che gli aveva insegnato Naruto gli stava tornando utile, anche se era coperto di graffi e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Sapeva di non poter resistere ancora a lungo e sperò che Naruto si sbrigasse ad uccidere gli altri due.

Come non detto, vide il corpo del biondo accasciarsi per terra e il rosso urlare e accorrere il compagno ferito.

Naruto guardò Sasori Buttarsi su Deidara e vide le lacrime scorrere sul viso pallido. Si scambiarono un bacio casto e il ragazzo non gli diede il tempo di alzarsi che gli era già addosso, puntandogli la lama del pugnale alla gola.

«Mossa sbagliata.»

E gli tagliò la gola e il sangue inzuppò il viso e il petto del biondo, sopra il quale si accasciò.

Si girò e accorse in aiuto a Sasuke che venne disarmato e che indietreggiando cadde rovinosamente a terra. Indietreggiò carponi, spaventato. Gli si leggeva il terrore negli occhi e quando Hidan calò la spada per dargli il colpo di grazia, trovò un ostacolo, infatti naruto riuscì ad interrompere il tragitto dell’arma e nel mentre dare un calcio sulla bocca dell stomaco a Kakuzu, che si piegò in due.

Hidan lanciò la spada e sguainò il pugnale.

«A noi due, Naruto.»

Combatterono, in un turbinio di corpi, tanto veloci i movimento che Sasuke faceva fatica a distinguerli. Era come se prevedessero l’uno le mosse dell’altro e che riuscissero a procurarsi solo tagli superficiali.

Era incantato e non vide Kakuzu alzarsi da terra tenendosi la pancia e tendere la spada di fronte a sé. Si rese conto troppo tardi e non poté far altro che urlare.

«Nooooooooooooo!»

Naruto, che combatteva, si voltò leggermente e Kakuzu ne approfittò per piantargli la spada nel fianco e spinse, spinse finchè non vide la lama spuntare dall’altra parte.

Il ragazzo sgranò gli occhi e un verso strozzato gli uscì dalle labbra e quando la spada fu tolta dal suo corpo, guardò incredulo il fianco e il liquido scarlato imbrattargli la casacca e le braghe.
Cadde sulle ginocchia e si premette le mani sul fianco e riprendendo controllo di sé, guardò con astio i due. Kakuzu gli andò dietro, gli prese i capelli e lo costrinse a tirare indietro la testa e gli premette il coltello alla gola. Lo girò in modo che guardasse nella direzione di Sasuke.

Hidan si avvicinarono al principe che indietreggiò ulteriormente fino a sbattere con la schiena contro un tronco.

«Addio principino.»

Per la seconda volta si vide la spada calare verso di lui, ma si spostò giusto in tempo. Naruto urlò e si divincolò nella presa dell’altro e con il gomito riuscì a fargli perdere l’equilibrio ma così facendo si procurò un brutto taglio sulla fronte, inferto dal coltello di Kakuzu che cadeva.

Gli prese il pugnale e glielo piantò in mezzo agli occhi e l’uomo rimase disteso a terra, gli occhi sbarrati dalla sorpresa, prese il pugnale e si lanciò letteralmente su Hidan.

Combatteva come un animale ferita che cerca, con le ultime forze, di uccidere il cacciatore.
Gli occhi si tinsero di rosso e le pupille si ristrinsero, i canini diventarono più aguzzi e sembrava aver acquisito nuova forza, nonostante fosse ferito e perdesse molto sangue.

Con furia menò fendenti e parate col pugnale, tanto che l’altro poté solo difendersi finchè non perse l’equilibrio e cadde e allora Naruto gli fu addosso e gli piantò il pugnale nel petto. S’allontanò dal corpo e si alzò, guardando Sasuke.

Gli occhi tornarono del loro colore naturale e Naruto si accasciò al suolo. Sasuke si tirò in piedi e noto che l’altro era svenuto e con poche sberlette sulle guance, riuscì a svegliarlo.

«Dobbiamo andarcene…e subito…»

Era poco più di un sussurro, ma era un tono di comando che non ammetteva repliche. Il principe annuì, cercò di sostenere anche l’altro passandogli un braccio sotto le braccia tornò verso la strada.





Alcune ore dopo…


Sentì il sonno abbandonarlo e la coscienza tornare sempre più finchè si costrinse ad aprire gli occhi. Era in una stanzetta piccola e di fianco a lui nell’altro letto, riposa Naruto, con un’espressione serena in volto.

“Che bello che è. Sembra quasi innocente quando dorme”

Si strinse le coperte e sospirò. Si aprì la porta e una donna fece capolino e vedendolo svegliò gli sorrise e si avvicinò al suo letto.

«Ben sveglio.»

Sasuke si guardò intorno e socchiuse gli occhi alla troppa luce.

«Dove sono?»

La ragazza gli sorrise di nuovo.

«Mi chiamo Sakura e qui siamo a casa mia. Benvenuto al piccolo paesino della Nebbia.»






Spero che vi sia piaciuto! Recensite mi raccomando e al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 7
*** Capitolo: Infezioni, febbre e passato PARTE 1 ***


Ciao a tutti!
Eccoci qua, con un nuovo capitolo. Come state? Io sono già stufa di andare a scuola D:
Fortunatamente sta arrivando il freddo e sono contentissima :3
Allora questo capitolo è diviso in due parti e questa è la prima…la seconda la caricherò a brevissimo, promesso! Oggi scoprirete qual cosina in più sul passato del bel assassino :)
Buona lettura


RedFoxx


Capitolo 7

Infezioni, febbre e passato PARTE 1








Sasuke aprì gli occhi una seconda volta da quando era in quella casa, e nuovamente la troppa luce lo costrinse a ripararsi gli occhi con la mano. Facendo perno sul gomito si tirò su e sistemando il cuscino sulla testiera del letto, si sedette, appoggiando appunto la schiena sul cuscino. La luce entrava dalla finestra annunciando l’inizio di un nuovo e meraviglioso giorno.

Guardò il letto accanto al suo, dove dormiva il compagno, steso sulla schiena, le coperte fino al collo e un’espressione pacifica sul volto. Le guancie rosse su quel viso d’angelo lo rendevano ancora più affascinante e il cuore di Sasuke accelerò istintivamente.

All’improvviso gli rivennero in mente le immagini di quando l’assassino lo salvò dalla furia dei quattro nemici, riportando ferite assai serie.

Naruto dormiva da un intero giorno e forse presto si sarebbe svegliato e il principe non vedeva l’ora di rivedere quei enigmatici occhi celesti.

Un colpo leggero alla porta avviso l’imminente entrata della padrona di casa.

«Buongiorno Sasuke. Non pensavo che fossi già sveglio, vado a prendere la colazione.»

Uscì lasciando la porta aperta e tornò con una scodella fumante, del pane nero e una mela.

«Ecco tieni. Penso che tu sia affamato.»

Prese un sorso del latte caldo che era davvero delizioso: doveva averci messo qualche spezia dentro, tipo cannella perché era veramente saporito. Si accorse di essere veramente affamato e addentò il pane con voracità e poi finitolo, mangiò anche la mela, torsolo compreso.

«Grazie, Sakura.»

«Figurati. Non si può vedere due ragazzi in fin di vita per strada e far finta di niente. Ora devo controllare la ferita che hai alla spalla. Abbassa la camicia così che io possa esaminare meglio.»

Sasuke obbedì e abbassò la camicia dalla spalla e scoprì la fasciatura messa dalla ragazza la sera prima.

Sakura guardò con occhio critico la ferita e prese una pezza bianca e la immerse in una bacinella dove vi era un liquido strano, trasparente. Tolse la benda e scoprì la ferita.

«Brucerà un po’, ma disinfetterà la ferita così non farà infezione e guarirai più in fretta.»

Sasuke si morse le labbra per non lasciarsi scappare qualche urletto di dolore: Sembrava che gli stesse infilzando altre dieci frecce sempre nello stesso punto. Poi posò la pezza, prese un barattolino dalla cassapanca ai piedi del letto del principe e l’aprì rivelando una pomata del colore del muschio.

«Cos’è quella cosa?»

«Velocizza il processo di guarigione e cicatrizza.»

Spalmò il composto con poche abili mosse e Sasuke non sentì altro che la freschezza della pomata sulla pelle, poi coprì la ferita con delle bende nuove.

«Ora, passiamo al tuo amico.»

Naruto era coperto di sudore e si agitava un po’ nel letto. La ragazza gli mise una mano sulla fronte e la ritrasse subito, constatando che il ragazzo bruciava. Gli tirò giù le coperte e gli alzò la camicia mostrando la ferita. La benda, messa la sera precedente, era rossa e gialla e si era attaccata alla ferita: cominciò a toglierla e quando dovette toglierla dal taglio Naruto si divincolò di più e urlò dal dolore.

Così si svegliò, coperto di sudore, con le ossa che gli dolevano a causa della febbre e un dolore lancinante al fianco. Guardo la ragazza e agì d’istinto: appoggiò la mano al fianco destro, dove di solito appeso alla cintura stava il suo fidato pugnale e non trovandolo cercò in qualche modo di scendere dal letto. Non aveva visto Sasuke dietro Sakura per cui pensava di essere da solo con il nemico. Le gambe, intrappolate nelle coperte ancora lo trattennero dal letto e cadde al suolo come un sacco di patate. Sasuke, preoccupato scese dal letto, incurante della ferita e cercò di rassicurarlo.

«Naruto! Naruto stai tranquillo! È tutto ok, siamo al sicuro… calmati ora.»

Naruto si aggrappò alle spalle di Sasuke come se fossero un’ancora di salvezza: le labbra screpolate dalla febbre cominciarono a sanguinare quando parlò.

«Dove…dove siamo? E chi è lei?»

«Lei è Sakura e questa è casa sua. Si è presa cura di noi e ora deve medicarti la ferita. Torna sul letto per favore.»

Sasuke passò un braccio del compagno intorno al collo e lo issò sul letto, dove tornò a stendersi sulla schiena. Questa piccola operazione fece tornare più presente il dolore alla spalla ma non vi badò, concentrato com’era sull’ amico.

La ragazza si avvicinò ed esaminò la ferita e dopo qualche istante di osservazione si tirò su, pensieroso. Sasuke curioso, le chiese

«C’è qualcosa che non va?»

«In effetti si: è una gran brutta ferita ma non avrebbe dovuto infettarsi in modo così drastico. Ho abbondato con il disinfettante ieri sera e non avrebbe dovuto! C’è qualcosa che non va in questa ferita, non è normale.»

«Certo che non lo è…»

La voce di Naruto appariva debole e chiuse gli occhi nella sforzo di dire una frase così lunga. Sasuke si prese la libertà di alzarsi ed entrare nella casa, dove prese un bacinella che riempì con l’acqua fredda e tornò nella stanza e trovò Sakura scrivere su un foglietto ciò che Naruto, faticosamente, le stava sussurrando all’orecchio.

«Perfetto. Corro subito al villaggio e cercherò ciò di cui hai bisogno. Sasuke…»

In ragazzo interpellato alzò lo sguardo dalla cassapanca che stava esaminando in cerca di una pezza.

«…rinfresca Naruto finchè non arrivo. Ci metterò 10 minuti circa.»

Detto ciò uscì dalla stanza e lasciò i due da soli.

Sasuke trovò alla fine l’oggetto dei suoi desideri e prese una sedia dalla cucina che posizionò a fianco del letto, immerse la stoffa nella bacinella. Con estrema cautela la posò sulla fronte scottante del ragazzo e che sospirò di sollievo a contatto con l’acqua fresca. Dopo un po’ cambiò verso e la passò sul viso sudato del giovane che lo ringraziò con un sorriso tirato.

«A-acqua…»

Il ragazzo si alzò e cercò una tazza nelle credenze della cucina e una volta trovata, la riempì d’acqua. Con una mano sollevò un po’ la testa del ragazzo e con l’altra lo aiutava a bere. Aveva talmente sete che la prosciugò e tornò a sdraiarsi sul letto. Sasuke riprese a rinfrescargli la fronte con la pezza.

«Odio essere debole…»

Il principe lo guardò interdetto e stette in silenzio, ma l’altro nel delirio della febbre continuò a parlare.

«Sai… mi sono ammalato tre volte nella mia vita e tutte e tre le volte mi sentivo debole…»

Sasuke in silenzio continuava a passargli la pezza inviso, con modi delicati e in silenzio ascoltava Naruto parlare: non gli aveva mai raccontato il suo passato e voleva saperne di più su quel misterioso assassino.

«Non ho mai avuto genitori. La cosa che più si avvicinava alla figura di un genitore era il mio maestro, Jiraiya. Hai mai sentito parlare della Setta del Giglio? Be, è una setta di assassini che ha sede nelle ex Terra dell’Aria»

Sasuke alla domanda scosse la testa in segno di diniego alla domanda e l’altro continuò a raccontare. Parlava perché sapeva che se fosse stato zitto, sarebbe caduto tra le braccia di Morfeo e non poteva permetterselo e parlava era l’unica cosa che lo teneva cosciente.

«Ho vissuto lì. Credo anche di essere nato lì. Fin da bambino mi hanno insegnato le tecnico dell’omicidio: a 8 sapevo come uccidere un uomo in 40 modi diversi e a 9 sapevo preparare ogni sorta di veleno e antidoto. Purtroppo a 10 anni, tutto andò per il verso sbagliato.
Mi assegnarono la mia prima missione: uccidere un uomo, un signorotto della Terra del Fuoco. Ci andai con quello che era il mio maestro lì, in Accademia*. Io e Kakashi ci recammo alla casa del tipo: lo osservammo tutta sera, come giocava coi figli, come coccolava la moglie e come alla fine rimase in piedi fino a tardi per scrivere nel suo studio.»

Si fermò e porse la tazza a Sasuke, in segno che aveva sete e l’altro andò subito a riempirla. Finì in tre lunghi sorsi e dopo essersi inumidito le labbra, continuò.

«E in quel momento dovevo ucciderlo. Entrammo nello studio: ero prontissimo! Volevo diventare il prossimo Gran Maestro, il capo ma quando guardai l’uomo negli occhi, lo rivide con i bambini e la moglie e non riuscì ad ucciderlo. Kakashi prontamente lo addormentò e scappammo via.»

Sospirò e gli occhi si velarono di tristezza e l’espressione divenne pensierosa.

«Tornammo alla Setta e mi tennero rinchiuso in una cella senza cibo ne acqua, in isolamento e perché la punizione mi rimanesse più impressa, mi fecero un taglio sulle guance al giorno. Al settimo giorno fui libero e stremato ci misi una settimana a riprendermi e lì fu la prima volta che mi ammalai. I sei tagli fecero infezione e così mi rimasero i segni. Ma poi una notte…»






*nella Setta i bambini da quando cominciavano a camminare fino ai dieci anni, quando gli veniva commissionato il primo omicidio, dovevano frequentare l’Accademia. Portata a termine la prima missione, ogni assassino poteva specializzarsi, ad esempio poteva diventare un esperto di veleni o affinare le sue abilità di flessuosità ecc…







…una notte e lo saprete prossimamente xD
Spero che vi sia piaciuto! È un po’ cortino ma presto caricherò il resto del capitolo :3
Recensite mi raccomando e ci vediamo alla seconda metà del capitolo :)

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Capitolo 8
*** Capitolo: Baci, feste e Passato PARTE 2 ***


Salve a tutti!
*si nasconde nell’angolino* Non uccidetemi vi prego D:
Sono terribilmente in ritardo e vi chiedo scusa! Ho avuto molti impegni ultimamente e
Il tempo per dedicarmi al capitolo era gran poco, ma non temete, ogni tanto mi veniva in mente qualche grande idea per il capitolo e me la scrivevo giù!
Ora, ciancio alle bande (lo so, è pessima xD ) in questo capitolo sarà rivelata la seconda parte del passato di Naruto! Buona lettura!
Baci


RedFoxx


Capitolo 8

Baci, feste e passato PARTE 2




Dal capitolo precedente...


Sospirò e gli occhi si velarono di tristezza e l’espressione divenne pensierosa.

«Tornammo alla Setta e mi tennero rinchiuso in una cella senza cibo ne acqua, in isolamento e perché la punizione mi rimanesse più impressa, mi fecero un taglio sulle guance al giorno. Al settimo giorno fui libero e stremato ci misi una settimana a riprendermi e lì fu la prima volta che mi ammalai. I sei tagli fecero infezione e così mi rimasero i segni. Ma poi una notte…»






«Ma una notte dopo che mi ripresi dalla malattia, ovvero 3 settimane dopo che rientrai dalla missione fallita, ricevetti una visita durante il mio turno di guardia nei corridoi. Vicino alla biblioteca poi, un’ombra mi fermò! Era uno dei 3 saggi, Jiraiya.»

Naruto si mise a sedere sul letto, aiutato da Sasuke che gli sistemò il cuscino dietro alla schiena per star più comodo. Immerse nuovamente la pezza nella bacinella d’acqua e gli tamponò la fronte, con gesti delicati.

«Disse che ciò che avevo fatto era giusto, e che lui era stufo di tutta quella morte. Disse che la Setta gli uccise la donna che amava, per ragioni che non mi disse e che non glielo avrebbe mai perdonato. Mi chiese se volevo andarmene e vedere come era avere una vita vera. Da quando ero tornato dalla missione, mi ero immaginato più volte come sarebbe stato essere un bambino normale: andare a scuola, avere degli amici, aiutare la mamma e giocare col papà. Un genitore che ti racconti le fiabe la sera e che ti da il bacio della buonanotte. Nessuno era mai stato affettuoso con me. Mai.»

Il ragazzo abbassò il viso e si guardò le mani, poste in grembo.

«Ero curioso. Gli dissi di si. Partimmo dopo due settimane di preparativi, e una notte, col favore del buio, scappammo per sempre da là. Dovevo viaggiare sempre e non sostare in un luogo troppo a lungo: chi lascia la Setta, non può restare in vita. Si conoscono troppi segreti, cose che farebbero impallidire chiunque. Cose oscure, eventi avvenute nella storia, taciute alla popolazione. Gli assassini della Setta sono legati con la storia politica del mondo.»

«Fatto stà che partimmo. Siamo andati nel deserto e poi nelle terre lontane oltre il deserto. In quei nuovi paesi passammo circa un anno e mezzo, due come già ti dissi e poi, pensando che le acque si fossero calmate, andammo a vivere sulle coste del Regno dell’Acqua. Rimanemmo lì per 2 anni e in quel lasso di tempo finì l’addestramento con Jiraiya. Era diventato com un padre, o almeno ciò che si avvicina di più ad una figura paterna. Purtroppo ci scovarono e gli assassini della Setta ci costrinsero a fuggire. Alla fine ci braccarono e riuscirono ad uccidere Jiraiya, ma io riuscì a scappare. È colpa mia se è morto: se io fossi riuscito ad uccidere nella mia prima missione, lui sarebbe ancora vivo! È colpa mia…solo mia…»

Strinse le coperte con le mani talmente forte che le nocche sbiancarono e dagli occhi, divenuti lucidi durante l’ultimo pezzo di racconto, cominciarono a sgorgare lacrime silenziose, che lasciarono scie umide sulle guance arrossate dalla febbre. Sasuke strinse la pezza, ancora appoggiata alla fronte dell’altro e uscirono gocce che si mischiarono alle lacrime.

«Sai»

Naruto alzò il viso. Sasuke aveva tolto la pezza e la stava immergendo per l’ennesima volta nella bacinella. Guardava in basso, per non far vedere all’altro i terribili sentimenti, facilmente scorgibili dal suo sguardo.

«Non sei l’unico. Sono cresciuto, sentendomi dire continuamente da mio fratello che ero un assassino, che avevo ucciso mia madre, che non ho mai avuto modo di conoscere, ma solo vedere ritratti. Sono accusato della morte di una sconosciuta praticamente. Quindi, ecco… ti capisco, in qualche modo.»

Strinse la pezza nella bacinella, in modo che l’acqua superflua colasse e la passò sul viso di Naruto, cancellando le tracce delle lacrime. Sasuke si sedette sul bordo del letto, per stargli più vicino e continuò a passargli la pezza con gesti delicati e un sorriso affettuoso gli comparve in viso.

«Non fartene una colpa. Era adulto e sapeva a cosa andava incontro. Tu eri solo un bambino. Eri innocente, sotto un certo punto di vista.»

Nuove lacrime scesero e Naruto di slancio, abbracciò Sasuke. Il principe sgranò gli occhi e rimase interdetto, ma poi ricambiò l’abbraccio e lasciò che l’ammalato, sfogasse tutto il suo dolore represso sotto forma di lacrime. Era da tanto che non si sfogava così con qualcuno, anche perché non ne aveva mai avuta la possibilità. Pianse e pianse, finchè non scesero più lacrime e allora si scostò dall’abbraccio e si guardarono negli occhi. Gli occhi arrossati mettevano ancora più in risalto l’azzurro delle iridi e Sasuke si perse in quel contrasto di colori. Senza rendersene conto si avvicinò sempre di più all’altro, e si fermò quando arrivò ad un soffio dalle labbra dell’assassino. Entrambi avevano chiuso gli occhi istintivamente e i respiri si mescolarono. L’istinto vinse sulla ragione e Sasuke eliminò le distanze, facendo combaciare le loro bocche. Si staccarono quasi subito, da quel bacio casto, puro.

Naruto lo guardò e nei suoi occhi vi lesse sorpresa, ma poi i sensi gli vennero a mancare e svenne tra le braccia dell’altro. Sasuke allarmato, lo stese e gli rimboccò le coperte ( che tenero *w* nda) e continuò a rinfrescarlo con la pezza finchè non tornò Sakura.

«Sasuke! Sono tornata! Come sta il tuo amico?»

Sakura fece capolino sulla porta: vestita pesantemente, avevo in braccio il tascapane e le gote arrossate dall’aria pungente dell’esterno.

«È appena svenuto! Penso che la febbre si sia alzata ancora!»

«Questa non ci voleva! Preparo la pomata e torno subito!»

Fedele alla parola data, 5 minuti dopo era già in camera, che spalmava il medicinale sulla ferita aperta di Naruto, poi gli somministrò un sciroppo per la febbre e lo vegliò per tutto il resto del giorno e della notte con Sasuke. A turno uno dormiva, mentre l’altro rinfrescava il ragazzo.

Il giorno dopo per fortuna la febbre cominciò ad abbassarsi e Naruto tornò ad avere un colorito più sano. Dopo due giorni la temperatura corporea tornò normale e il terzo si svegliò. Sasuke intanto guariva velocemente e andò con la ragazza a recuperare le cose abbandonate da lui e Naruto quando scapparono dagli assassini. Fecero scorte anche per le Grandi Nevi che si stavano avvicinando. Aiutò la ragazza come poteva per preparare la casa al terribile evento atmosferico che si avvicinava. Ad una settimana che erano lì, le nuvole cominciarono ad oscurarsi in cielo.

Se ne accorse mentre erano nel bosco a raccogliere più legna possibile e bacche, noci e altri frutti secchi.

«Temo che quest’anno arriveranno prima del previsto.»

Purtroppo i sospetti si dimostrarono reali e infatti dopo mezza settimana, cominciarono le bufere. Sakura era stata preventiva ed aveva raccolto abbondanti porzioni di erbe medicinali.
Naruto intanto migliorava a vista d’occhio e già poteva girare per casa con l’aiuto di una stampella. Il fianco, perennemente fasciata, stava guarendo: una volta eliminato completamente il veleno, l’infezione ci mise poco a guarire e ora le parti lese, si stavano rigenerando.

Sasuke e Naruto si comportarono come se quel bacio non fosse mai accaduto, ma si scoprirono a sbirciarsi a vicenda.

Nel giro di tre settimane le Grandi nevi finirono e tutti si riversarono fuori dalle case per comprare cibi freschi e poter finalmente tornare alla routine quotidiana a cui erano abituati. In quel lasso di tempo, i tre si conobbero meglio e si comportavano come una famiglia. Ognuno aveva qualcosa da fare in casa, perfino Naruto faceva ciò che gli era possibile e durante i pasti ridevano e scherzavano e la sera stavano davanti al fuoco a raccontarsi.

Quella era la tanto agognata normalità da Naruto e se la stava decisamente godendo. Si comportava come un ragazzo normale.

Passò un mese da quando arrivarono la prima volta e le loro ferite erano diventati semplici segni rossi sulla pelle. Lui e Sasuke andavano a fare le commissioni nel paese vicino e cominciarono a socializzare con i giovani del luogo, già amici di Sakura. Passò un altro mese ed entrambi dei ragazzi si erano rimessi completamente e contribuivano molto volentieri in casa.

Entrambi però, sapevano che non potevano star lì in eterno, anzi, avevano una missione importante da portare a termine e dovevano ripartire. Ma nessuno ne fece più parola, perché ad entrambi andava bene quel nuovo stile di vita così semplice.

Oltre a tutto ciò, cominciarono a vedersi con occhi diversi e Sasuke notò come la spontaneità di Naruto si emersa: ora sorride spesso e ridere anche, cosa che per la durata del viaggio, non l’aveva mai fatto.
In quei due mesi erano diventati praticamente inseparabili, anche se inconsciamente. Se uno andava in una stanza, ci andava anche l’altro, senza farlo apposta. E a loro andava bene così.

«Stasera c’è una festa in paese! Vi va di venire?»

Era la festa della fine delle Grandi nevi e tutti in paese attendevano con impazienza questo momento. Naruto diede subito la sua approvazione!

«Per me va benissimo! Tu Sas’ke che dici?»

«Certo, non vedo l’ora.»

«Magnifico! Si festeggerà nella taverna. Preferita mangiare qua o mangiamo là con tutti gli altri?»

I due si guardarono e risposero all’unisono.

«Con gli altri!»

«Con gli altri!»

Sakura scoppiò a ridere e tornò in camera sua per prepararsi. Uscirono poco prima del tramonto e nel giro di 15 minuti, erano in paese. Trovarono gli altri che li aspettavano fuori dalla taverna: c’erano le amiche di Sakura, cioè Ino, Hinata e TenTen e i ragazzi, ovvero Shikamaru, Choji, Kiba, Shino e Neji. Erano tutti nati lì per cui si conoscevano tutti da sempre ed avevano accettato di buon grado la nuova presenza dell’assassino e del principe.
Entrarono e si misero a sedere tutti in un tavolo e pur di starci, si strinsero tanto che erano tutti gomito-gomito. Ma andava bene così, e mangiarono allegramente tra una chiacchiera e una risata. Finita la cena, il gestore venne aiutato a spostare i tavoli e comicnairono le musiche, i balli e a scorrere fiumi di birra.

«Forza, bevi!»

Kiba gli sventola un boccale di birra davanti alla faccia: Naruto non aveva mai bevuto la birra e quella era la prima volta.

«Forza fifone! Non puoi dire che non ti piace se non l’hai mai bevuta!»

Naruto prese il boccale e lo portò titubante alle labbra e ne bevve un sorso piccolissimo!

Kiba e gli altri si misero a ridere.

«Ma dai! Così bevono le signorine, senza offesa ragazze. Avanti, un bel sorso!»

Pressato da tutti quegli incitamenti, ne prese un sorso e cominciò a tossire quando il liquido frizzante gli scese in gola. Il sapore non era niente male. Cominciò a pensare che gli piacesse quella cosa chiamata birra.

Purtroppo non lo reggeva l’alcool e dopo qualche boccale era già ubriaco ed era una cosa totalmente strana: controllato e attento a tutto com’era solito, ora non aveva il pieno controllo del corpo e delle facoltà mentali. Cominciarono a ballare e si ritrovò in coppia con Sakura, poi con Ino e con tutti gli altri finchè non si trovò a ballare con Sasuke. Se si poteva chiamare ballare, perché giravano in tondo ridere come matti.

All’ennesimo boccale, naruto cominciò a sentirsi male e si sedette. Sasuke ballava con Hinata e non vedendo il ragazzo in pista, si preoccupò e lo raggiunse al tavolo.

«Portami fuori, per favore.»

La testa gli girava e gli venne una potente nausea.

«Tu proprio non lo reggi l’alcool eh!»

Sasuke lo portò fuori di peso praticamente e si sedettero su un tronco appena fuori dal paese, lontano da occhi indiscreti.

«No-non sto bene Sassssske!»

«Ci credo! Dovevi evitare di berne così tanta.»

«Ma è così buona!»

Naruto mise su un broncio così dolce che sciolse il cuore di Sasuke come una noce di burro sul pane caldo. Dal canto suo, Naruto era contento di avere di fianco Sasuke: durante quelle settimane si era accorto di provare qualcosa per quel ragazzo, anche se la situazione gli era alquanto estranea. Gli sembrava noioso se non c’era lui al suo fianco e gli dava quasi fastidio dipendere da un’altra persona in quel modo.

«Dimmi una cosa.»

Sasuke sorpreso dall’improvviso tono serio si girò e lo guardò: stava osservando il cielo terso della notte che metteva in bella mostra le stelle luminose che si riflettevano negli occhi limpidi del ragazzo.

«Cos’è l’amore, secondo te?»

Il principe rimase spiazzato dalla domanda e ci pensò prima di rispondere.

«Penso che l’amore sia quel sentimento che ti lega indissolubilmente ad un’altra persona. Te la fa sembrare indispensabile nella vita e la completa. Come se fosse quella persona a tenerti legato alla terra e non la forza della gravità. Forse è questo l’amore.»

«Sembra quasi una dipendenza.»

Naruto registrò la risposta, per quanto la sua mente annebbiata dall’alcool glielo permettesse e si rese conto che provava quel genere di sentimento per il ragazzo di fianco. E le parole gli uscirono senza che se ne rendesse conto.

«Allora penso di essere innamorato di te.»

Era solo un bisbiglio, ma che arrivò chiaro e forte alle orecchie del principe, che sorpreso sgranò gli occhi. Si voltò e si guardarono. I loro visi si avvicinarono e le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza. Sasuke bisbigliò

«Temo di avere la stessa dipendenza.»

Annullarono le distanze e le loro labbra si incontrarono, l’una la gemella dell’altra. Era un bacio dolce, romantico: le loro labbra sembravano fatte apposta per combaciare perfettamente. Naruto dischiuse le labbra e la lingua di Sasuke s’intrufolò in quell’antro caldo. In quella danza primordiale che tutti conoscono si avvicinarono e l’assassino strinse i capelli di Sasuke tra le dita, come per spingerlo e tenerselo più vicino. Il principe portò le mani sulle guance arrossate dal freddo dell’altro. Si staccarono per riprendere fiato, ma rimasero vicini.

«Mi è passata l’ebbrezza provocata dalla birra sai?»

Sasuke rise e si alzò dal tronco. Tese la mano che il ragazzo accettò volentieri e lo aiutò ad alzarsi. La cosa che lo sorprese di più però era che Naruto non mollò la sua mano, anzi, gliela strinse appena.

«Andiamo?»

Naruto gli diede un bacio a stampo e sorridendo rispose

«Certo!»

Tornarono alla taverna dagli altri, ma una volta entrati constatarono che la musica non c’era più e che erano tutti in silenzio. Qualcuno stava rovinando la festa.








 



Chi sarà mai, questo guastafeste? Lo scoprirete nel prossimo capitolo :D
Spero che vi sia piaciuto e chiedo scusa ancora per il terribile ritardo!

Recensite mi raccomando e al prossimo capitolo :)


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Capitolo 9
*** Capitolo:Soldati,partenza e il demone. ***



Salve a tutti!
Ecco il nuovo capitolo!
Ho deciso che il tempo di aggiornamento sarà di 2-3 settimane e spero di riuscire a mantenere i tempi.
Ho appena saputo di aver preso un pessimo voto, ingiusto tra l’altro e il nervosismo mi ha dato l’ispirazione di scrivere. Qualcosa di buono l’ha fatto insomma :)
Ve be,leggete e fatemi sapere!
Baci,


RedFoxx


Capitolo 9


Soldati, partenza e il demone





Tornarono alla taverna dagli altri, ma una volta entrati constatarono che la musica non c’era più e che erano tutti in silenzio. Qualcuno stava rovinando la festa.







Si aprirono un passaggio in mezzo alla folla fino ad arrivare al centro, dove si era creato uno spazio, dove al centro vi erano Shikamaru, Neji, Shino e Kiba preso dal colletto della casacca da un soldato, seguito da altri 3 dietro.

Naruto intervenne separandoli.

«Calma calma! Che sta succedendo?»

«Questi gentili signori» spiegò Shikamaru, guardando con astio le guardie sghignazzanti «Sono entrati e hanno cominciato ad opportunare le ragazze e questa testa calda è accorso in loro difesa.»

Shino teneva Kiba per le braccia, immobilizzandolo. Naruto mise una mano sulla spalla del castano guardandolo in modo di rimprovero finchè l’altro non si calmò. Sasuke intervenne chiedendo ai soldati cosa ci facessero lì.

«Siamo un piccolo drappello mandato in avanscoperta. Dobbiamo avvisare i villaggi che tra un po’ arriveremo e dovrete darci buona parte del cibo che avete!»

Naruto, stupito, sgranò gli occhi e rispose alzando il tono della voce

«E questa povera gente? Dovrà rimanere senza cibo, solo per sfamarvi?»

Il soldato si avvicinò all’assassino, che si sentiva le mani formicolare dal sentire odore di scontro nell’aria.

«Dovrebbero esserci grati visto che li difendiamo dai nemici!»

Naruto avanzò di un passo, finchè i due non si trovarono praticamente a 5 centimetri dalla faccia dell’altro e si guardavano in cagnesco. Il ragazzo sentiva per la prima volta dopo tanto, l’impulso di sguainare il pugnale e mettere a tacere quel stolto soldato. Appoggiò la mano al fianco, ma non trovò il pugnale, lasciato appunto nella casetta di Sakura, sotto un generoso strato di polvere.

«Come se fossero stati loro a chiedere la guerra! Non avanza neanche su questo fronte l’esercito nemico, non vedo il motivo della vostra presenza qui!»

«Senti ragazzino,faccio quello che mi pare e non sarai tu, piccolo contadinello di provincia a dirmi cosa fare o non fare chiaro? Ora tornatevene nelle vostre case, la festa è finita! FORZA!»

Il soldato assestò uno spintone a Naruto che quasi perse l’equilibrio, ma venne sorretto da Sasuke, che lo prese per un braccio e uscì, allontanandosi dalla taverna a passo sostenuto.

«Sakura, noi ti aspettiamo alle porte del villaggio, saluta tutti con calma.»

La rosa annuì e tornò a parlare con le amiche, mentre gli altri due, quasi correndo, raggiunsero l’entrata.

«Dobbiamo andarcene.»

«E la gente del villaggio? Non possiamo lasciarla in balia dei soldati! Saccheggeranno il villaggio! »

«Lo so Sasuke, ma non possiamo neanche portarci dietro tutta la popolazione!»

«Potrebbero riconoscerti! Vuoi mandare a monte la missione?»

Sasuke lo guardò strano: Naruto si passava insistentemente una mano tra i capelli, come se gli servisse per schiarirsi le idee e trovare un piano.

«La missione… ora pensi alla missione? Ieri non ci pensavi, neanche l’altro ieri e neanche i giorni prima! Quando passi davanti alle bisacce che io e Sakura abbiamo recuperato, dove sono nascoste le tue armi, non le guardi neanche! Non ti alleni più, non ti sei neanche preoccupato di vedere se ci sono ancora tutte le tue cose.»

«I-io.. hai ragione! Partiamo domani mattina, all’alba, prima che Sakura si svegli.»

«Cosa?? Ma non possiamo portare almeno lei? Ci ha curato e sfamati per tutto questo tempo!»

Naruto lo guardò stizzito: ma la usava la testa quel principino?

«Ma senti quello che dici? Cosa vorresti fare? Dirle “Oh ciao Sakura! Domani mattina partiamo e sai perché? Perché siamo in missione e in realtà siamo-»

«Siete cosa?»

Entrambi si voltarono e videro Sakura in piedi a pochi passi da loro, con un’espressione stupita e curiosa dipinta in volto. Rimasero qualche secondo a guardarsi e il primo a riscuotersi fu Naruto.

«Da quanto stai ascoltando?»

«Non ha importanza. Chi siete in realtà? Che genere di missione dovete fare?»

L’assassino sospirò, intrecciò le mani dietro la testa e si incamminò lungo la strada che portava alla piccola casetta. Sentì gli altri due seguirlo.

«Se te lo dicessimo, poi dovrei ucciderti.»

L’aveva detto con una tale serietà e tranquillità che Sakura rimase spiazzata in un primo momento e un brivido le percorse la schiena. E non era dovuto al freddo.

«Solo gli stolti non temono la morte. Comunque se proprio vuoi saperlo devi decidere: o poi ci segui o muori. Decidi e Sasuke ti spiegherà tutto.»

Sakura si fermò in mezzo alla strada e così anche Sasuke. L’altro quando sentì che non camminavano più si fermò e si girò, per guardarla decidere il suo destino.

«Va bene, verrò con voi,anche se non so dove.»

«Bene. Sasuke ti spiegherà tutto a casa. Muovetevi, abbiamo dei preparativi da fare.»

Quella sera Sakura venne a conoscenza di tutto, Naruto riuscì a riprodurre l’impacco per cambiare i capelli che già stavano tornando al loro colore naturale. Insieme prepararono i bagagli, portando lo stretto necessario.





«Forza signorine, preparatevi.»

Naruto era sveglio da un pezzo, si era lavato e per la prima volta dopo più di un mese, riprese in mano le armi e si allenò. I muscoli cantavano, contenti di tornare all’attività fisica a cui erano abituati e anche se era stato ferito e fermo, era silenzioso, elastico e veloce come sempre.

Sasuke storse il naso, quando l’altro gli diede della femmina e passandogli dietro per andare in bagno, gli diede una piccola spallata.

Quando sorse il sole, stavano chiudendo la porta di casa e si avviavano per la strada principale.

«Se le guardie dicevano la verità, dobbiamo passare per i boschi, altrimenti potremo incontrarli.»

Tagliarono per il bosco e camminarono. Camminarono per giorni interi, senza incontrare anima viva, proprio come volevano. I tre instaurarono un rapporto d’amicizia ancora più stretto. Ora che la verità era stata svelata, si raccontarono le varie vicende.

Una sera, attorno al fuoco, Sakura raccontò la sua di infanzia.

«Mia madre morì quando io avevo quattro anni. Mio padre dovette crescere me e mio fratello da solo. Lavoro come fabbro e divideva la fucina con un suo amico. Purtroppo fu chiamato a fare servizio militare e costrinsero anche mio fratello ad andare, per cui mi lasciò da mia zia, che abitava in quella casa. Stetti bene per qualche anno, ma poi a 13 anni una malattia si portò via mia zia. Rimasi sola. Sola fino ad ora. Mia zia era brava a curare la gente e mi insegnò tutto quello che sapeva. Così sono riuscita a tirar avanti da sola, curando chiunque ne avesse bisogno e coltivando il piccolo orticello. Diciamo che la mia storia non è interessante come la vostra.»

«No, è stata difficile sotto un certo punto di vista. Nessuno dovrebbe crescere da solo.»

«Hai ragione Naruto.Posso farti una domanda?»

«Certo.»

«Il tatuaggio che hai sull’addome, cosa significa? L’ho notato curandoti il fianco e mi è tornato in mente adesso.»

«Non lo so. Ce l’ho da quando ho memoria.»

«Oh, va bene. Be, so la storia di Sasuke ma non la tua. Tu ora la sai la mia, potresti sentire la tua?»

Gli occhi di Naruto si rabbuiarono.

«Non ora. Dobbiamo riposare, domani ci aspetta una lunga camminata. Dormite, faccio io il primo turno.»







Per essere i primi di Marzo, c’era ancora abbastanza freddo e cominciarono le piogge torrenziali, tipiche di quel mese. Camminavano, sotto la pioggia incessante, ingobbiti nei loro mantelli, zuppi fino alle ossa. Decisero che al prossimo villaggio si sarebbero fermati e che avrebbero alloggiato in una locanda, stufi di dormire in scomode caverne.

I loro desideri vennero esauditi, quando incontrarono il villaggio del Miele, famoso appunto per l’ottimo miele prodotto dalle apicolture locali.

Alloggiarono al Pungiglione d’Argento, prendendo due camere, una per Sakura e una per Naruto e Sasuke. Mangiarono un caldo stufato e della birra calda per cena e con la pancia piena, se ne andarono ognuno nella propria camera per dormire. Come toccarono il letto, si addormentarono, esausti del viaggio.








Nella Setta…



«Pain, sicuro di voler svegliare l’antica bestia?»

Konan portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Pain aveva deciso di compiere il rito quella sera.

«Sai che ci vorrà dal tempo prima che prenda il sopravvento sul contenitore e il mittente vuole usarla prima che la guerra si dilunghi per molto.»

Erano nello studio di Pain, dove scaffali su scaffali occupavano le pareti della stanza, al centro un tavolo dove Konan appoggiò il libro e il medaglione.

«Ironico come colui che li ha rubati, stia per subirne le conseguenze.»

Pain aprì il libro e Konan al suo fianco, gli passò il medaglione che lui prese e lo portò davanti all’occhio destro, chiudendo il sinistro. Le pagine, altrimenti bianche del libro, se le si guardava attraverso il medaglione, si poteva leggerne il contenuto.

Cercò la pagina giusta, e una volta trovata vide il disegno del demone che intendevano risvegliare, una terrificante volpe a nove code, che il libro denominava come Kyubi e una descrizione che ne decantava la forza, l’astuzia e la malvagità. Sotto, la formula per attivare il processo di risveglio. Quando vide che si trattava di una semplice frase sorrise. Si aspettava chissà quale rito.

«Risvegliati, Kyubi. Che tu possa liberarti della prigione di carne nella quale ti hanno confinato e che tu possa aiutare il tuo salvatore nei suoi piani.»

Konan si guardò intorno, cercando di cogliere un qualcosa che l’avvisasse che aveva funzionato, ma niente.

«Sei sicuro che abbia funzionato? E se dovevi recitarla con più enfasi la frasi?»

«Tranquilla, ha funzionato. Da qualche parte quello sciocco biondino si starà contorcendo dal dolore. Oh, che dolce vendetta. Imparerà che nessuno può prendersi gioco di me e della Setta. Nemmeno lui.»





Alla locanda…





Un grido.

Non uno qualsiasi, un grido di dolore; un dolore straziante.

Questo svegliò Sasuke, che spaventato si alzò subito dal letto e si guardò intorno, con i sensi vigili, nonostante l’ora tarda.

Vide il compagno nel letto affianco contorcersi sotto le coperte, tutto sudato e rosso in viso, i denti serrati come a non voler far uscire le urla. Gli tolse le coperte e vide le lenzuola macchiate di sangue.

«Naruto, calmati, Stai calmo!»

Gli tolse le coperte e cercò di tenerlo fermo, anche se l’altro si divincolava come un serpente.

La porta si spalancò e un’assonnata Sakura fece capolino sull’uscio, ma quando vide le coperte insanguinate a terra e il biondo muoversi come se avesse le convulsioni e Sasuke che cercava di tenerlo, si svegliò di colpo.

«Cos’ha?»

Chiuse la porta e si mise a fianco del letto. In due riuscirono ad immobilizzare Naruto e lo tennero così, finchè smise di muoversi violentemente sempre meno.

Aveva il fiato corto e il cuore che batteva all’impazzata. La maglia imbratta di rosso.

Quando Sakura la sollevò, rimase spiazzata. Il tatuaggio da nero era diventato rosso e proprio da lì continuava a colare sangue.

«Oddio! Ma com’è possibile? Dobbiamo fermare l’emorragia»

Tamponarono la pancia con le lenzuola e, prese le garze dal tascapane, lo fasciarono. Naruto si calmò e finalmente aprì gli occhi.

«Cosa ti è successo?»

«Non lo so! Stavo dormendo e stavo sognando di allenarmi, quando l’immagine venne spazzata via prepotentemente da un’altra cosa! Una cosa malvagia…rosso ovunque, due occhi. Occhi cattivi e furbi, di un demone…era una volpe…una volpe a nove code.»








Spero vi sia piaciuto, al prossimo capitolo e ricordate che sarò felice di leggere le recensioni che lasciate, perché mi piace sapere cosa ne pensate!
Recensite mi raccomando! A presto :)

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Capitolo 10
*** Capitolo:Medici, scommesse e combattimenti ***


Salve a tutti!
Mostruoso ritardo! Lo so e mi scuso, però ultimamente non ho trovato più la voglia di scrivere e dopo questo, se non mi viene l’ispirazione, penso che lascerò sospesa questo fan-fiction. Devo decidere. Intanto, ho scritto questo nuovo capitolo! Spero che vi piaccia :)
Buona lettura!


RedFoxx

 
Capitolo 10

Medici, scommesse e combattimenti
 





Dal capitolo precedente…

Tamponarono la pancia con le lenzuola e, prese le garze dal tascapane, lo fasciarono. Naruto si calmò e finalmente aprì gli occhi.

«Cosa ti è successo?»

«Non lo so! Stavo dormendo e stavo sognando di allenarmi, quando l’immagine venne spazzata via prepotentemente da un’altra cosa! Una cosa malvagia…rosso ovunque, due occhi. Occhi cattivi e furbi, di un demone…era una volpe…una volpe a nove code.»







Sasuke e Sakura si guardarono, basiti.

«Una…volpe a nove code? Sei serio?»

«Serissimo. Non scherzerei su queste cose.»

Sakura continuava a guardare le garze, vedendo che una macchia rossa cominciava ad allargarsi e ad sporcare il candore della fasciatura.

«Continui a perdere sangue! Dobbiamo rifare la fasciatura e stringe di più»

Sasuke teneva una mano sul petto di Naruto per tenerlo sdraiato mentre Sakura disfava il tutto e scopriva la ferita.

«Sasuke, vai a chiedere all’oste una bacinella con dell’acqua, pulita magari. Se dorme, sveglialo.»

Sasuke annuì e sparì dalla stanza, lasciandoli soli.

Naruto cercava di non lamentarsi: un dolore al petto gli rendeva difficile il respiro e si sentiva sempre più debole. Voleva vedersi la ferita, perciò tirò su la testa e scostò piano le mani della ragazza dalla visuale.

«Una volpe a nove code giusto?»

L’altro annuì.

«è un demone. Lo sai vero? Il demone della distruzione e della morte. È un’antica creatura, vissuta con altre creature del genere prima che gli umani prendessero piede in queste terre.»

Naruto, sorpreso, la guardò e dopo aver prese fiato come meglio poteva, chiese alla ragazza

«Ma di che stai blaterando?»

Sakura continuava a tenere premute le lenzuola sulla ferita in modo da rallentare la fuoriuscita di sangue e sorrise.

«Mia zia. Era una persona strana diciamo. Bravissima guaritrice, certo, ma strana. Venerava queste antiche creature che secondo lei vivono ancora e regolano la vita sul mondo. Pensavo fosse pazza. Non avevo mai sentito parlare di questo strano culto, per cui la lasciai perdere. Però la sera mi raccontava, di queste creature divine che popolavano questo mondo in pace e armonia, finchè non giunsero gli uomini e li cacciarono. Solo leggende. Forse ci sono davvero, ma a mio parere, un demone può uccidere degli esserini come gli uomini senza tanta fatica. Quello che hai visto tu, viene chiamato Kyubi, il demone volpe. Rappresenta, come ti ho già detto, la morte e la distruzione, ma in sé ha anche i suoi contrari, ovvero la nascita e la vita.»

Naruto non sapeva se crederle o no. Potevano davvero esistere creature mistiche del genere? E perché non ne aveva mai sentito parlare prima?

«Eccomi!»

Sasuke entrò quasi correndo, ma stando attento a non versare l’acqua dalla bacinella che teneva fra le braccia.

«C’era la figlia dell’oste ed è stata così gentile da scaldarla un po’, per questo ci ho messo tanto.»

«Bene! Appoggiala qua sul comodino e prendi le garze pulite nella sacca che c’è nella mia stanza.»

Il principe fece come gli venne ordinato e mentre cercava le bende nella sacca piena di boccette e altre cose strane, pensò a come fosse strano che fino a qualche mese prima, era lui a dare ordini che gli altri eseguivano senza fiatare. Come lui in quel momento.

«Eccole!»

«Dammi le lenzuola dell’altro letto e strappane un pezzo. Poi piegalo finchè non forma un quadrato e passamelo.»

Il ragazzo eseguì, mentre Sakura lavava la ferita con l’acqua calda: il sangue smise di sgorgare.

Quando Sasuke le passò il quadrato di stoffa, lo appoggiò sull’addome del ragazzo e ci passò intorno le garze nuove. Ora non avrebbe più perso sangue.

Presero le bende sporche e le lenzuola e dopo aver chiesto altra acqua calda, le lavarono e posero sulla sedia ad asciugarsi. Finito tutto, si sedettero per terra, accanto al letto del biondo che si addormentò, spossato

I due stettero tutta la notte con la schiena appoggiata al letto dell’assassino che dormiva placidamente; fu una notte tranquilla e l’unica cosa interessante accadde quando Naruto, sbuffando nel sonno, sbatte mollemente il braccio in testa a Sasuke. Per il resto, la calma più assoluto.

All’alba, il sole si aprì una via in mezzo a quelle nubi scure e l’ambiente si schiarì. Il sole illuminò i due ragazzi che alla fine si erano addormentati, la testa di Sakura appoggiata sulla spalla di Sasuke che era caduto nel sonno con la testa indietro, appoggiata al materasso, con la bocca spalancata.

Il primo a svegliarsi fu Naruto, che sbuffò dopo aver tentato di alzarsi dal letto, ma una fitta all’addome glielo aveva impedito. Girò il viso verso sinistra e trovò un cespuglio di capelli. Alzò la mano e li accarezzò piano e subito l’altro si svegliò e dopo aver appoggiato la testa di Sakura per terra, si sedette sul letto, accanto al ragazzo.

«Buongiorno. Come ti senti?»

«Diciamo che ho avuto giornate migliori… decisamente!»

Sasuke scostò la coperta e notò che le bende erano pressoché immacolate, a parte una macchietta rossa proprio al centro.

«Devo cambiarti le bende.»

Naruto agrotò le sopracciglia.

«Non sarebbe più sicuro se svegliassimo Sakura?»

Sasuke mise su un finto broncio e portò i pugni ai fianchi, come fanno le mamme quando sgridano giocosamente i propri figli.

«Non mi credi abbastanza qualificato?»

«Sai com’è, ti hanno addestrato ad essere un regnate e un condottiero, non un medico. Per cui si, non mi fido più di tanto.»

«Hei carino, guardo che si tratta solo di cambiare un po’ di stoffa, non devo amputarti e ricucirti un braccio. Ora zitto e lasciami fare.»

Naruto sospirò esasperato e lasciò ricadere pesantemente la testa sul cuscino. Sasuke prese a sciogliere il bendaggio quando però notò che le garze si erano attaccare alla ferita e toglierle avrebbe fatto un po’ male. Cominciò a toglierla un po’ alla volta, intanto l’assassino cercava di non far trapelare neanche un gemito di dolore.

Sospirarono entrambi quando finì di toglierla ed entrambi sorrisero, anche se un po’ di nascosto. Il ragazzo prese le garze pulite e fasciò nuovamente l’addome.

«Visto che non sono poi così male come medico? Senza di me non avresti saputo cosa fare e magari saresti morto dissanguato.»

«Pane e positività stamattina eh! Me la sarei cavata, come sempre. Fa parte del nostro addestramento saper badare a noi stessi.»

Sasuke storse la bocca alla risposta. Prese in braccio Sakura e la posò sull’altro letto, poi tornò a sedersi sul letto.

«Però ammetto che aver qualcuno che si occupi di te qualche volta non è una brutta cosa. »

Un sorriso si stagliò sul viso ancora emaciato di Naruto. Sasuke gli posò una mano sulla guancia in modo affettuoso e che venne coperta con la mano dell’altro. Sentirono dei versi e capirono che Sakura si stava per svegliare e prima che li vedesse, Sasuke pose un tenero bacio sulle labbra screpolate dalla dell’altro.

Sakura rimase a vegliare Naruto, mentre Sasuke andava a prendere da mangiare. Andarono avanti così per una settimana: a turno, uno vegliava tutto il giorno sull’assassino che pian piano stava riprendendo le forze, l’altro andava al mercato a prendere le erbe e i medicinali o bende, o vestiti o comunque cose che servivano. La figlia dell’oste si era infatuata del principino (stranamente ._. ) per cui ogni volta che il padre non c’era, gli dava libero accesso alla cucina, cosi che Sakura potesse creare le pomate e gli impacchi per l’addome di Naruto.

Purtroppo ogni cosa ha un limite e con la fine della seconda settimana, finirono anche i soldi a loro disposizione e se non avessero pagato, l’oste li avrebbe fatti sloggiare. Per risparmiare Sakura si trasferì della camera dei due, ma comunque necessitavano di soldi.

A mezzogiorno del giorno dopo, Sakura e Sasuke erano a tavola a pranzare e mentre mangiavano lo spezzatino di cervo che gli era stato servito, parlavano di come risolvere questo problema.

«Potrei curare le persone che ne hanno bisogno.»

«Non si farebbero curare così facilmente da una straniera. E poi sta cominciando la primavera e la gente non si ammala più così frequentemente come in inverno. Se potessi rivelare chi sono, potrei sfruttare il mio rango, ma andrebbe a monte la missione.»

Sakura finì di masticare il pezzetto di carne e di mandarlo giù.

«Appropposito, al popolo non sorgono dei sospetti nel non vederti più?»

«Si sono inventati che avevo una malattia e che stavo guarendo.»

«Capisco. Aspetta, ho un’idea.»

Sakura si alzò e portò il suo piatto vuoto al bancone e la figlia dell’oste rimase piacevolmente stupita. Le vide chiacchierare amabilmente e ridere anche e per una buona mezzora rimasero lì a confabulare, finchè Sasuke, stufo, non seguì l’esempio dell’altra e portò il suo piatto vuoto, interrompendo la risata che si stavano facendo.

«Grazie dell’aiuto, Misa. Più Tardi verrò giù per preparare il medicinale.»

Prese Sasuke per un braccio e lo trascinò su per le scale e gli parlò solamente dopo essersi chiusa la porta della camera alle spalle.

«Tu hai ricevuto un addestramento militare giusto?»

«Si perché?»

«Bene. In città ogni 5 giorni, alcuni si ritrovano per assistere a dei combattimenti clandestini e fanno scommesse. Tu sai fare a botte no? Problema risolto: punterai i soldi che ci rimangono su di te e quando vincerai intascherai abbastanza da sostentarci per un mese.»

«Sakura, ma sei impazzita?»

Entrambi si voltarono nel sentire Naruto che si era appena svegliato.

«Lo stavo addestrando ma non nel combattimento corpo a corpo. È una follia!»

«Io invece penso che parteciperò! Non sono così debole come credi! Quando e dove sono questi incontri?»

«C’è una taverna, che si chiama il “Vecchio Olmo”. Devi andare al banco e dire “oggi ha piovuto, per fortuna che non dovevo lavorare. È la parola in codice per avere accesso a questi combattimenti. Ti farà entrare in una botola e sotto la taverna c’è abbastanza spazio da farci stare un cerchio con un recinto dove si combatterà e almeno una cinquantina di persone che possono assistere.»

«Bene! Allora è meglio se riposerò oggi pomeriggio.»

Il ragazzo si buttò a letto e si voltò verso il muro, in modo da non vedere lo sguardo contrariato di Naruto.







Sasuke se ne era già andato da un pezzo e Naruto cercava in tutti i modi di convincere Sakura a portarlo all’incontro.

«Sakura, portami là per favore! Voglio assistere!»

«No Naruto, ne abbiamo già parlato! E poi tu non eri contrario?»

«E lo sono ancora, solo che sono preoccupato!»

Discussero per una buona mezzora, ma alla fine la spuntò l’assassino! Con fatica, raggiunsero la taverna, il ragazzo sostenuto da lei e da un bastone.
Scesero sotto la taverna e schiamazzi e urla d’incitamento riempivano l’ambiente, insieme alla puzza di sigari, alcool e sudore.

Un debole… uno spiffero… un piccolo sentore di sangue raggiunse le narici di Naruto e lo stomaco gli si rivoltò come un calzino, ma la ferita all’addome per un attimo smise di fargli male. Poi tutto passo e il pulsare ritmico tornò.

Cercarono Sasuke con lo sguardo, e avvicinandosi sempre di più al recinto, capirono che stava combattendo proprio in quel momento. Aveva un taglio sulla fronte, evidenti rossori in alcune parti del torace, perché combattevano a petto nudo e uno zigomo di un colore non molto salutare.

Lo guardarono combattere per un paio di minuti ed era un po’ in svantaggio. Li vide appoggiati al recinto e si distrasse per un secondo, ma all’avversario bastò e gli arrivò un diretto in faccia che lo fece stramazzare a terra. Si alzò reggendosi al recinto e chiese una pausa. Si avvicinò agli altri due.

«Cosa ci fate qui? Tu dovresti essere a letto! Sei palliduccio e sudato. Segno che ti sei intestardito a camminare fino a qui, nonostante le tue condizioni. Dio, quanto sei messo male!»

«Non sono io che le sta prendendo di santa ragione!»

«è vero! Non riesco mai a sopraffarlo! Sembra avere una difesa impenetrabile.»

«E’ qui che ti sbagli: ha un lieve accenno di pancetta che si sol chiamare “da goti”* e se lo osservi bene è destro, per cui la parte sinistra del corpo è più debole. Proverà a colpirti con un destro, tu dovrai abbassarti e colpirlo con il gomito destro all’addome, per poi stendere subito il braccio per allontanargli il suo, con cui a cercato di colpirti. Tiragli un punto in prossimità del fegato con sinistro. Il braccio destro, che hai allontanati, farò il tragitto contrario per cui abbassati subito. Alzandoti, scombussolalo colpendogli entrambe le orecchie. Disorientato indietreggerà di qualche passo e tu ne approfitterai per colpirlo sotto il mento, per poi atterrarlo con un calcio diretto al diaframma. Pensi di farcela?»

Entrambi lo guardarono, meravigliati.

«è il dovere di un assassino saper prevedere le mosse del proprio avversario»

«Pancetta,debole,abbassarmi,gomito, calcio, pugno. Ce la posso fare»

Richiamò l’attenzione dell’arbitro e ritirò la pausa. Tornarono a girare intorno come due animali: Sasuke doveva solo aspettare che l’altro attaccasse e l’occasione non si fece attendere a lungo.
Fece esattamente come gli aveva detto Naruto, ma tutto si svolse a grande velocità e quando l’avversario fu a terra, lo stesso avversario che davano per vincente fino a 2 minuti prima, tutti rimasero ammutoliti.

Sasuke si rimise la camicia e, dopo aver preso sotto braccio Naruto, andò al bancone a ritirare la vincita e se ne andarono.

Sakura lasciò al principe il compito di sostenere l’altro lungo il tragitto e li precedeva di pochi passi e da quando avevano lasciato la taverna, continuava a borbottare.

«Sakura, cos’hai?»

L’altra, rabbiosa, gli rispose schietta.

«Niente!» Poi abbassando la voce aggiunse «Ora ne ho due da curare. Uomini! Insulse creature dedite alla violenza, soprattutto questi due. Stolti»

I due la sentirono e si misero a ridere, ma si interruppero subito quando lei, voltandosi, lì fulminò con lo sguardo!






Se vi è piaciuto, lasciate un commento! Mi fa sempre piacere leggere le vostre opinioni o le vostre critiche, a cui sarò più che contenta di rispondere!
Recensite mi raccomando! A presto… forse!

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Capitolo 11
*** Capitolo:Mali, baci e Mizuno. ***


Buondìììììììì!
Oggi pomeriggio mi ero ripromessa di scrivere il nuovo capitolo, cosa che continuo a rimandare da giorni, per cui ECCOLO FINALMENTEE:D
Ok, banco alle ciance, mi dispiace per il terribile ritardo, stranamente sono sempre in ritardo -.-, ben 2 mesi D:
In compenso spero che vi piaccia:)
Ringrazio come sempre coloro che recensiscono il capitolo (I love ya ♥) e quelli che mettono la fan-fiction nelle preferite/da ricordare/da seguire!
Buona lettura,
Baci


RedFoxx

Capitolo 11

Mali, baci e Mizuno





P.s. Qua sotto, nelle puntate precedenti, troverete tre pezzettini del capitolo precedente, tipo telenovelas :D Ok sono tristissima, lo so ._.





Nelle puntate precedenti…



Sasuke mise su un finto broncio e portò i pugni ai fianchi, come fanno le mamme quando sgridano giocosamente i propri figli.
«Non mi credi abbastanza qualificato?»
«Sai com’è, ti hanno addestrato ad essere un regnate e un condottiero, non un medico. Per cui si, non mi fido più di tanto.»
«Hei carino, guardo che si tratta solo di cambiare un po’ di stoffa, non devo amputarti e ricucirti un braccio. Ora zitto e lasciami fare.»



«Bene. In città ogni 5 giorni, alcuni si ritrovano per assistere a dei combattimenti clandestini e fanno scommesse. Tu sai fare a botte no? Problema risolto: punterai i soldi che ci rimangono su di te e quando vincerai intascherai abbastanza da sostentarci per un mese.»
«Sakura, ma sei impazzita?»




Fece esattamente come gli aveva detto Naruto, ma tutto si svolse a grande velocità e quando l’avversario fu a terra, lo stesso avversario che davano per vincente fino a 2 minuti prima, tutti rimasero ammutoliti.
Sasuke si rimise la camicia e, dopo aver preso sotto braccio Naruto, andò al bancone a ritirare la vincita e se ne andarono.










Una settimana dopo…




I soldi della vincita di Sasuke bastarono a tenere la stanza per un’altra settimana e dopo tre settimane Naruto riusciva a camminare senza grandi difficoltà e riprese le sue vecchie abitudini.
Ogni mattina si svegliava quando sorgeva il sole e uscendo dalla locanda andava nel limitare del bosco e faceva i suoi esercizi, evitando quelli più complessi ed evitando movimenti troppo bruschi. Scoprì, a sua spese e a spese anche di Sakura, che se faceva un movimento troppo brusco un immenso dolore lo invadeva e rimaneva come paralizzato per alcuni secondi. L’unica volta che successe fu una mattina che sia la ragazza che Sasuke si erano uniti a lui negli allenamenti e flettendo la schiena indietro, tirò troppo l’addome e gli altri videro che si immobilizzò e cadde a terra rimanendo fermo con la bocca aperta in un urlo muto che non aveva fatto in tempo a tirare.

«Buongiorno Naruto.»

«Buongiorno Misa. Bella giornata oggi eh?»

«Hai ragione! Buona passeggiata.»

Naruto uscì con solo le braghe e la camicia larga, ma aveva con se il pugnale, accuratamente nascosto nello stivale destro. Quella mattina voleva vedere se poteva eseguire i movimenti per i combattimenti col pugnale.

Arrivato a destinazione per prima cosa si sedette a terra a gambe incrociate e meditò, liberando la mente da ogni pensiero che potesse essere negativo, poi sciolse i muscoli ed estrasse il pugnale.

Cominciò con i movimenti base e non riscontrando problemi crebbe via via di difficoltà arrivando a fare i suoi normali esercizi. Soddisfatto della cosa, continuò ad esercitarsi, ma preso com’era dal momento si dimenticò e torcendo in un modo strano il busto una fitta lancinante di dolore lo attraverso e cadde a terra. Quando passò si alzò lentamente, una mano sul naso che cadendo aveva preso una botta.

«Merda!»

Lanciò con rabbia il pugnale che andò a conficcarsi nel tronco dell’albero di fronte a lui. Albero dalla quale sbuccò Sasuke, pallido dopo essersi visto arrivare il pugnale addosso.

«Hei.»

Naruto non rispose, ma continuò ad imprecare sottovoce tenendosi in naso.

«Stai bene?»

L’assassino cercò di mantenere la calma per evitare di rispondergli male.

«Si che sto bene.»

«Sicuro?»
«No. Dio, ovvio che no! Ti piacerebbe non poter più fare movimenti che ritenevi venirti naturali perché una strana cosa alberga gratis nel tuo intestino? Io n on credo proprio.»

Sasuke gli si avvicinò e gli si fermò di fronte, togliendogli la mano dalla faccia ed esaminando il nasino del ragazzo che ora era leggermente rosso.

«Se tocco qua ti fa male?»

Gli puntellò il centro del naso e ovviamente Naruto tirò un urlo e con una mano tornò a tenersi il naso, mentre inconsciamente con l’altra gli tirò un pugno. Sasuke prontamente si abbassò e fece un salto indietro scoppiando a ridere.

«Hai visto dobe? Sto migliorando!»

«Tzè. Teme, ovvio che mi fa male! E ovvio anche che stai migliorando, basta guardare il maestro.»

«Ah ah ah ah, modesto insomma.»

Sasuke tolse il pugnale dal tronco e lo lanciò a Naruto che riuscì a prenderlo per la lama con due dita senza ferirsi.

«Che bravo che sei nasino.»

Naruto gli scoccò un’occhiataccia di fuoco.

«Non chiamarmi così, teme! Potresti pentirtene… e tu sai di cosa sono capace. Potrei ucciderti qui su due piedi in 40 modi differenti, di cui 20 molto dolorosi. Non farmi far cose di cui potrei pentirmi.»

Chiunque sarebbe impallidito di fronte ad un’affermazione del genere, ma il ragazzo non appariva minaccioso, visto che l’aveva detto sorridendo. Sasuke si avvicinò e con una mano gli scostò i ciuffetti dagli occhi.

«E così poi ti pentiresti di avermi tolto di mezzo.»

«Si perché dovrei occultare il cadavere, uccidere Sakura perché farebbe troppe domande e uccidere anche lei, poi sparire da questa città e…»

Non completò più la frase perché si ritrovò le labbra impegnate a ben più piacevole cosa. Sasuke lo baciò con dolcezza e gli circondò con un braccio la vita per attirarlo più vicino a sé. Naruto appoggiò entrambe le mani sul petto del principino dischiuse leggermente le labbra. Il ragazzo interpreto il gesto come un invito e approfondirono il bacio, che si trasformò in una lotta vivace dove la passione cominciava ad emergere. Naruto portò la mano tra i capelli di Sasuke e li strinse, notando quanto fossero soffici. Il moro infilò una mano sotto la camicia e si stupì di come fossero evidenti i muscoli al tocco, anche se l’assassino aveva un fisico tutt’altro che imponente e pompato. Arrivato all’altezza del cuore sentì che batteva veloce e sorrise nel bacio perché sapeva che anche il suo galoppava allo stesso ritmo. Quando entrambi ebbero bisogno di aria si staccarono e dopo essersi guardati negli occhi, Naruto fu il primo a parlare.

«Forza andiamo, ormai è ora di fare colazione.»

Rimise il pugnale nello stivale e si incamminò lasciando l’altro indietro. Sasuke corse per eliminare il distacco e lo prese per mano e continuò a camminare guardando davanti a sé, sorridendo.

Naruto sorpreso, si guardò la mano poi guardò Sasuke, di nuovo la mano e poi di nuovo il ragazzo. Non era abituato a questo genere di cose e per lui erano tutte esperienze nuove e decise che non se ne sarebbe lasciato scappare neanche mezza.

Arrivati alla locanda, trovarono già Sakura seduta al loro tavolo, con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno che intingeva mollemente il suo pezzo di pane scuro con miele nel latte caldo.

«Misa, potresti portarci la colazione per favore?»

«Certo, arrivo subito.»

Si sedettero al tavolo, ma la ragazza non li degnò di uno sguardo. Sembrava imbronciata.

«Buongiorno Sakura.»

La ragazza emise un verso che interpretarono come un saluto.

Finito il suo pezzo di pane e bevuto il suo latte si stropicciò gli occhi e fece un gran sorriso a d entrambi. Il cambiamento in pochi secondo fu enorme.

«Buongiorno ragazzi! Fatto un buon allenamento? Scusate, ma appena sveglia non riesco a parlare finchè non finisco la colazione. Vizio di famiglia! Pensò che andrò al mercato oggi. Quando pensate di partire?»

I due sbarrarono gli occhi, si guardarono e poi tornarono a guardare la ragazza straniti.

«Direi di partire domani mattina. Abbiamo due settimane di cammino e poi arriveremo al castello di Itachi. Ci fermeremo in una locanda in periferia e ci organizzeremo su come entrare.»

Gli altri due annuirono, poi finita la colazione decisero di andare tutti e tre al mercato. Presero sufficienti scorte per campare nelle due settimane di viaggio e comprarono vestiti più leggeri visto che la primavera ormai era cominciata e faceva troppo caldo per gli abiti pesanti che avevano. Presero comunque tre mantelli per sicurezza e erbe di ogni tipo, da quelle medicinali a quelle per modificare il colore dei capelli e rendere ruvida la pelle.
Tornarono alla locanda, passarono la giornata a riposare o a gironzolare per il paese e la sera consumarono una cena abbastanza sostanziosa.
La mattina all’alba, si svegliarono, pagarono il conto all’oste e cominciarono il loro viaggio. Che fu tranquillo, senza intoppi o imprevisti e arrivarono anche con 2 giorni di anticipo. Entrarono nella città dall’ingresso principale, un enorme portone di legno incastrato nelle alte mura che circondavano la capitale. Vi erano due guardie a lato e un via vai di gente di andava e veniva in continuazione. Le zone vicino alle mura erano le più povere e man mano che si andava verso il centro il tenore di vita si alzava finchè non si arrivava al centro dove era posizionato l’imponente castello, residenza dei sovrani e attualmente di Itachi Uchiha, obiettivo della missione. Le torri più alte si potevano scorgere già lì, a pochi metri dall’entrata. Naruto allargò le braccia e sorrise.

«Ragazzi, benvenuti a Mizuno, la capitale del Regno della Terra. Che la missione abbia inizio.»








Oh là! Finito :D spero che vi piaccia, e ricordate che una recensione al giorno toglie il medico di torno ( e mi fate anche tanto contenta) per cui al prossimo capitolo!
E... recensite mi raccomando xD

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Capitolo 12
*** Capitolo:Camerieri, biblioteche e Re. ***


Buonasera!
Lo so, sono in ritardo, perdonatemi, ma tra la scuola, danza e tutto il resto non ho mai trovato il tempo e mi dispiace. Per farmi perdonare ho scritto un capitolo lungo. Spero vi piaccia. Avviso che prima di continuare le altre ff (soprattutto 8-9-3) intendo finire questa.
Ovviamente ringrazio chi lascia una recensione, chi la mette tra i preferiti/seguiti/da ricordare!
Bacioni :)


RedFoxx

Capitolo 12

Camerieri, biblioteche e Re





I ragazzi trovarono una locanda a buon mercato in periferia. Per una settimana restarono chiusi in camera esaminando attentamente il piano. Ogni giorno uno dei tre usciva a comprare il necessario per infiltrarsi nel palazzo di re Itachi. Naruto riuscì a trovare un particolare tipo di pianta che se distillata a dovere, poteva cambiare il colore degli occhi. Bastava mettere nel distillato un pizzico di pigmenti del colore che si voleva ed il gioco è fatto. Rifecero l’impacco ai capelli per sicurezza e Sasuke divenne un castano chiaro con gli occhi nocciola, mentre a Naruto i capelli si scurirono ulteriormente sfiorando il colore del mogano, mentre tenne gli occhi azzurri. Sakura non cambio colore, anche perché affermò che nessuno la conoscesse nella capitale. Rifecero l’unguento per invecchiare la pelle e se la spalmarono in viso e sulle mani.

Ora potevano sembrare di contadini che erano riusciti a salvarsi dal proprio villaggio distrutto.

Raccolsero informazioni durante quei sette giorni e vennero a sapere che un altro villaggio della Terra del Fuoco fu raso al suolo dal soldati di Itachi.

La guerra continuava a imperversare intorno a loro ed era lo scopo della missione porre fine a quella disgrazia, uccidendo il re. Decisero di dire a chiunque lo chiedesse di essere scappati proprio da quel villaggio e di esser arrivati alla capitale della Terra grazie al passaggio di una carovana di mercanti.

Il lunedì mattina successivo si recarono al palazzo. Appena misero piede all’interno dell’edificio furono fermati da due guardie poste ai lati dell’ingresso.

«Altolà! E voi tre chi sareste?»

Parlò Naruto, a capo del gruppo e alzando lo sguardo dal pavimento, mostrò un’espressione contrita.

«Siamo riusciti a scappare dalla guerra. Il nostro villaggio è stato distrutto dai soldati. Siamo fratelli.»

Il soldato li squadrò attentamente.

«Ditemi i vostri nomi e l’età.»

«Io mi chiamo Shinici e ho 20 anni, lui invece è mio fratello Kosaku e ne ha 19. Lei è la sua gemella Sakura.»

La guardia alzò il sopraciglio, dubbioso.

«Non si assomigliano per essere gemelli.»

«Infatti, il dottore disse che a volte succede che dei gemelli non si assomiglino.»

«Va bene, vi scorteremo al capo della servitù. Deciderà lui cosa fare di voi.»

«Grazie. Grazie infinite.»

Naruto si prostrò ai piedi della guardia e gli altri due seguirono al suo esempio, snocciolando una serie di ringraziamenti.

La guardia stizzita li intimò ad alzarsi e li accompagnò lungo vari corridoi fino ad arrivare alle cucine. Un gran vapore invadeva la stanza e si distinguevano i corpi di cuochi, servi e camerieri che correvano da una parte all’altra. Piatti, tintinnì di posate, pentole sul fuoco e un buon profumo di pane appena sfornato invadevano l’aria.

«Kakashi!»

Un uomo si staccò dalla massa brulicante e venne avanti, asciugandosi le mani sul grembiule che teneva legato in vita.

«Ti farebbero comodo tre nuove paia di mani?»

L’uomo chiamato Kakashi li squadrò con l’unico occhio visibile. L’altro era coperto da una benda e metà viso, compreso il naso, era nascosto da una benda bianca.

«Fanno sempre comodo. Dopo vi presenterò al re che deciderà se potete restare, nel frattempo vi troverò qualcosa da fare. Stiamo preparando la colazione per il re e i vari cortigiani.»

La guardia se ne andò, non senza aver prima rubato un pezzo di pane dal cesto tenenuto sulla spalla da un paggetto che passava.

«Allora, come vi chiamate?»

«Io sono Shinici, lui e Kosaku e lei è Sakura.»

«Bene, andate vicino al forno e aiutate gli altri a sfornare e impastare il pane.»




Dopo un paio d’ora, in seguito alla colazione, i tre furono scortati al cospetto del re. Il trono era in fondo alla sala, che era enorme e col soffitto altissimo. Era posto in alto, e per raggiungerlo bisogna salire una rampa di scale.

Re Itachi sedeva composto sul suo trono comodo ed elegante, rivestito di morbido tessuto porpora. La corona gli circondava il capo e l’oro lucente faceva contrasto con il lucido nero dei capelli raccolti in una coda bassa. Due profonde occhiaie segnavano il viso, ma non erano antiestetiche, anzi. Rendevano lo sguardo più misterioso e accattivante di quanto non lo fosse già. I tre camminarono in fila fino al centro della sala, poi si inginocchiarono. Il re stava parlando con il consigliere che stava in piedi di fianco al trono. Kakashi si schiarì la voce. Il re lo guardò.

«Che vuoi Kakashi?»

«Sua Maestà, vorrei chiedervi il permesso di accogliere questi tre nella servitù.»

Sasuke non appena sentì la voce del fratello fu invaso da una miriade di sensazioni, ma quella che prevaleva era la rabbia. Strinse il pugno che appoggiava a terra talmente tanto che le nocche sbiancarono.

-Così è questo l’uomo che devo uccidere.-

Naruto avrebbe voluto alzare lo sguardo dal pavimento per poter guardare la sua vittima negli occhi, ma non osava. Il re poteva interpretarlo come una mancanza di rispetto. Avrebbe potuto saltare tutto il loro piano.

Un rumore di passi e di stoffa che striscia sul pavimento riempì la sala. Il re stava scendendo i gradini e si piazzò davanti i giovani.

«Alzatevi.»

Naruto, Sasuke e Sakura si alzarono, badando bene a tenere sempre lo sguardo basso. Prese il mento dell’assassino e lo alzò; si creò subito un contatto visivo tra i due, che cercavano entrambi di decifrare cosa stesse pensando l’altro. Naruto cercava di far trasparire speranza ed umiltà, ma il principe noto la nota d’orgoglio. Gli girò il viso a destra e a sinistra, come per esaminarlo. Gli prese un braccio e tastò i muscoli. Stessa cosa fece con Sasuke e Sakura, alla quale esaminò anche le mani,

Tornò a fissare Naruto.

«Come vi chiamate? E da dove venite?»

«Mi chiamo Shinici. Loro sono Kosaku e Sakura. Siamo fratelli e siamo scappati dal villaggio Cinel.»

Itachi annuì.

«Massì dai, potete restare. Kakashi! Trova una sistemazione e una mansione per loro, basta che me li tieni distanti dalla vista.»

«Certo maestà. Forza,andiamo.»

I tre s’inchinarono e prima di voltarsi vittima e assassino si guardarono un’ultima volta. Il re tornò al suo trono e vi si sedette. Kisame, il suo consigliere gli chiese

«Sembrano un po’ sospetti, non credi?»

«No. Anzi, mi incuriosiscono. Sei tu che vedi inganni e insidie ovunque.»

«Sarà. Comunque tornando alla disposizione delle truppe…»







«Ecco ragazzi, voi due alloggerete qua. Sistematevi pure. Vi verrà portato un cambio d’abiti e poi ci incontreremo di nuovo nelle cucine. Vieni Sakura, ti accompagno del tuo alloggio.»

Si chiuse la porta alle spalle, lasciando soli i due ragazzi. Si guardarono e Sasuke si lasciò cadere a peso morto sul letto. La stanza aveva un arredamento spartano: due letti, due cassepanche e un piccolo tavolino con una sedia nell’angolo. Una piccola finestra da cui filtravano i tiepidi raggi del sole.

«Cominceremo già stasera. Farò un giro di ricognizione. Man mano disegneremo una mappa del palazzo e la impareremo a memoria. Dopo che sapremmo con precisione le abitudini di ogni singolo individuo noi potr…»

«Permesso!»

Entrambi si girarono allarmati verso la voce.

Un uomo era fermo sulla soglia della stanza un due fagotti in braccio.

«Siete i due ragazzi nuovi giusto? Io sono Iruka e sono uno dei giardinieri qui a palazzo. Ecco i vostri vestiti. Voi siete?»

Naruto prese un fagotto.

«Io sono Shinici.»

Lanciò ilo fagotto a Sasuke che lo prese al volo.

«E io sono Kosaku.»

Iruka annuì soddisfatto.

«Bene, piacere di avervi conosciuto. A presto.»

Restarono di nuovo soli e Naruto appoggiò l’orecchio alla porta e non parlò finchè non svanì il rumore di passi.

«Una settimana. Una settimana di tempo per imparare la piantina ed entrare in azione. Forza cambiamoci.»







Il vestiario consisteva in morbide braghe scure con una cintura e una camicia. Tornarono alle cucine, non senza aver chiesto più volte indicazioni. Naruto cercava di memorizzare i vari passaggi.
Anche Sakura si era cambiata e indossava degli abiti semplici, puliti.

Kakashi li accolse e li portò del giardino.

«Bene, cosa sapete fare? Sapete leggere e scrivere?»

Tutti e tre erano alfabetizzati, ma doveva giocare il ruolo dei contadini scampati al pericolo per pura fortuna, e prima che gli altri due li tradissero, l’assassino rispose.

«No, purtroppo no. Sappiamo far di conto, ma i nostri non credevano che saper leggere fosse utile.»

Sulla porzione di viso visibile di Kakashi, si poteva intravvedere la delusione.

«Peccato. Beh, Sakura, tu sai cucinare?»

«Certo, signore.»

«Oh, non chiamarmi signore, cara. Comunque ok, andrai nelle cucine. Vai pure, chiedi di Tsunade e dille di spiegarti un po’ cosa fare.»

Sakura annuì e rivolse un debole sorriso prima di separarsi dai suoi compagni di viaggio. Si fece forza e stringendo le mani in grembo, andò con passo deciso verso le cucine.

«Bene, e una è sistemata. Cosa posso farvi fare?»

Pensieroso si guardò attorno e i due ne approfittarono per scambiarsi uno sguardo di incoraggiamento. Sasuke sfiorò il braccio di Naruto dolcemente, poi tornò a congiungere le mani dietro la schiena e tornò a fissare Kakashi. Un debole sorriso nacque sul viso dell’assassino.

«Ci sono! Kosaku, ci sai fare con gli animali?»

Sasuke lo guardò un po’ spaesato.

«Non molto, ma sono disposto ad imparare.»

«Ottimo,» l’uomo sorrise «Vai alle scuderie, sono quell’edificio enorme là in fondo. Chiedi di Suigetsu e digli che ti mando io. Ti spiegherà tutto ciò che devi sapere.»

Sasuke guardò Naruto che annuì impercettibilmente con il capo come gesto d’incoraggiamento.

«Va bene.»

Quando anche lui si fu allontanato, Kakashi si rivolse a Naruto.

«Shinici… preferisci lavorare all’aria fresca o al chiuso?»

«è indifferente.»

«Risposta eccellente. Meglio non aver pretese. Lavorerai come cameriere. Servirai la colazione, il pranzo e la cena e quando non dovrai servire, lavorerai in biblioteca. Seguimi, te la mostro subito.»

Tornarono dentro. Kakashi lo accompagnò in vari corridoi, e salirono varie rampe di scale, finchè non arrivarono a destinazione. Naruto notò ce però le scale continuavano a salire, per cui doveva esserci un altro piano. L’uomo spalancò due enormi porte.

«Ecco la biblioteca di palazzo. Lavorerai qui, per un po’»

La biblioteca era enorme. Scaffali sui scaffali,sembrava un labirinto. In mezzo a due lunghe file, ad intervalli regolari c’erano due tavoli con dei lumi. Kakashi prese il sacco che c’era su questi tavoli e lo porse a Naruto.

«Seguimi.»

Lo portò tra gli scafali 78 e 79.

«Devi prendere un libro e mettere un foglia di alloro, che troverai all’interno del sacco alla prima pagina e all’ultima. È un peccato però che tu non sappia leggere.»

Naruto cominciò a lavorare, prendendo un libro e sforzandosi di non soffermarsi a leggere il titolo. Doveva dare l’impressione che le lettere fossero solo un ammasso di strani simboli.

Cominciò a posizionare le foglie sotto lo sguardo attento dell’uomo.

«Verrò a chiamarti quando sarà ora di pranzo, nel frattempo rimani qua e lavora.»

Se ne andò. Il ragazzo continuò nel uso lavoro e quando fu sicuro che se ne fosse andato, fece una rapida corsa lungo la biblioteca per vedere se ci fosse qualcuno. Era deserta. C’erano due entrate, una vicino a lui, dove finivano gli scaffali, l’altra dall’altro capo della stanza.

Doveva trovare il sommario della biblioteca, dove erano annotati tutti i libri e i documenti presenti. Lo cercò senza successo per un’ora, poi riprese il suo noioso lavoro, leggendo però ogni tanto qualche pagina dei libri che sistemava.

Sentì dei passi avvicinarsi.

Apparve Kakashi, con altri vestiti sottobraccio.

«Mi ero scordato i tuoi abiti da cameriere. Forza cambiati che è ora.»

Glieli lanciò e Naruto li prese la volo. Cercò di cambiarsi il prima possibile, e quando si tolse la camicia Kakashi lanciò un fischio d’ammirazione.

«Che bel tatuaggio.»

Naruto mise la camicia bianca più stretta della precedente e si toccò la pancia.

«Già, me lo feci quando compì 18 anni.»

«Immaginavo. Forza, andiamo.»

Scesero alle cucine e vide Sakura che lavorava ai fornelli chiacchierando amabilmente con le altre ragazze presenti. Gli si avvicinò e gli sussurrò mentre gli passava i piatti da portare.

«Ho scoperto in che piano è la stanza del re e le sue abitudini. Quando verrai giù a mangiare ti racconterò tutto.»

«Grazie Sakura.»

I camerieri uscirono in fila indiana dalla cucina e si diressero nella sala da pranzo. Un lungo tavolo si snodava e il re era seduto a capotavola, il consigliere alla sua destra e tutti gli altri in ordine d’importanza.
Il capo cameriere gli appoggiò una mano sulla schiena e gli indicò il re e il suo consigliere e gli disse di portare a loro due i piatti.

Naruto s’avvicinò ai due e quando posò il piatto, il consigliere sobbalzò appena, sorpreso.

«Per Dio, ma quanto sei silenzioso? Fa un po’ di baccano la prossima volta che arrivi.»

Il ragazzo lo guardò e mormorò un “ mi scusi” e posò l’altro piatto di fronte al re che gli rivolse un sorrisetto.

Quando stava per servire il secondo a dei cortigiani, il capo-cameriere lo fermò e gli disse che avrebbe sempre servito il re e il suo consigliere dal quel giorno.

-Dannazione! Volevo poter passare inosservato e invece!-

Per tutta la durata del pranzo si sentì osservato dal re , mentre stava in piedi ai lati della sala insieme agli altri camerieri. Si ostinava a guardar per terra e ogni volta che incrociava il suo sguardo, lo evitava.

Finito il pranzo tornò alle cucine e si sedette su una panca nell’angolo. Sakura gli portò un piatto di carne e verdure e un pezzo di pane e gli si sedette accanto.

«Il re ha una camera, all’ultimo piano. Dicono che ci sono più guardie davanti alla sua camera che intorno alle mure di cinta. Non so se cambia stanza a intervalli regolari o meno. Questo è ciò che sono riuscita a scoprire per ora. Sai, sono delle gran chiacchierone le serve qua.»

Si alzò, e tornò ad affaccendarsi per pulire insieme alle altre e in quel momento entrò Sasuke, prese un piatto e si sedette sulla panca anche lui.

«Ma come siamo eleganti oggi.»

«E tu puzzi.»

«Strano, io ho lavorato. Tu invece cos’hai fatto eh?»

«Ho servito il pranzo a tuo fratello.»

Sasuke quasi si strozzò col boccone, corse al lavandino e bevve un gran sorso d’acqua.

«E quindi?»

Naruto fece spallucce e ripulì il piatto con il pezzo di pane.

«A quanto pare gli sto simpatico.»

Sasuke lo guardò come se avesse appena detto che aveva visto un elefante rosa librarsi nel cielo come una farfalla.

«Che cosa??»

«Sei sordo?»

Posò il piatto nel lavandino e si pulì le mani.

«Devo tornare in biblioteca. Ci vediamo stasera a cena.»

«Aspetta, devo dirti una cosa.»

Appena Naruto fu abbastanza vicino, Sasuke posò un tenero bacio a stampo sulle labbra. L’assassino arrossì e si guardò in torno, ma poi notando che nessuno faceva caso a loro sorrise e gli diede una pacca in testa.

«A stasera teme» disse uscendo.

«Non vedo l’ora dobe.»

Il pomeriggio trascorse noioso in biblioteca: alcuni ragazzi di corte vennero per studiare, ma niente di più. Quando fu ora di cena tornò alle cucine e servì al tavolo. Nessuno gli badò. A quanto pareva era in corso una cena importante quella sera e il re aveva un ospite importante, un qualche ambasciatore.

Finita la cena, mangiò e tornò in camera, dove trovò Sasuke già lavato e pronto per dormire.

«Sul letto hanno messo il pigiama, vatti a lavare e torna qua. Il coprifuoco scatta tra mezzora.»

Naruto raccolse i vestiti e si diresse verso i bagni in comune, ora vuoti. Si lavò a fondo e si crogiolò sotto l’acqua per alcuni minuti, poi si asciugò e si mise il pigiama.

Tornò in camera e vide che Sasuke era ancora sveglio. Lanciò i vestiti sul letto e si sedette sulla sponda. Prese fuori un pezzo di carta e un carboncino che aveva rubato dalla biblioteca e li nella cintura delle braghe.

«Comincio il giro di ricognizione. Puoi sistemare il cuscino in modo da semvrare che ci sia io a dormire? Non so quando tornerò.»

Sasuke annuì e si mise all’opera.

Naruto uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle. Grazie al suo passo silenzioso poteva camminare tranquillamente per i corridoi sapendo che nessuno si sarebbe accorto della sua presenza. Uscito dall’area degli alloggi della servitù, superò le cucine e salì le scale. Incontrò le prime due guardie. Gli bastò appiattirsi al muro all’ombra e non si accorsero di nulla.

-Poco attente queste guardie. Si crogiolano nel senso di sicurezza. Tanto meglio, se hanno la guardia abbassata.-

Esaminò tutto il primo piano. Vi erano ala sala da pranzo,la sala del trono e svariate stanze. Ogni volta che incrociava qualcuno all’improvviso, la mano correva al fianco come a voler prendere il pugnale. Non trovando niente. Gli era strano essere senza armi. Si sentiva indifeso, anche se sarebbe stato capace di uccidere un uomo a mani nude.

Quando tornò nella stanza era riuscito ad esaminare l’intero primo piano evitando tutte le guardie. Il cielo a est cominciava già a schiarirsi. Tra 1 ora avrebbero dovuto alzarsi e decise di concedersi almeno quell’ora di meritato riposo.




Spero vi sia piaciuto :) p.s. Vi piacciono queste piccole modifiche? (titolo e capitol :3 )
Recensite, mi raccomando!

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Capitolo 13
*** Capitolo:Rivelazioni, bagno e amore. ***


E salveeee! Da quanto tempo! Lo so, scusate. Sono in ritardo come sempre.
Spero che abbiate passato delle belle vacanze, ma va be, non voglio annoiarvi :)
Spero che il capitolo vi piaccia e ricordatevi la lasciare qualche recensione, che mi fa sempre piacere leggere
le vostre opinioni!
baci,

RedFoxx

Capitolo 13


Rivelazioni, bagno e amore





Sasuke si svegliò quando i primi raggi illuminavano la spoglia stanza. Ancora con la vista appannata, volse il capo e sorrise debolmente notando l’assassino dormire beatamente. Sembra così puro, così innocente. Appunto, sembra.
 
I raggi del sole lentamente acquistavano terreno e appena raggiunsero il viso di Naruto, aprì gli occhi di scatto, vigile e pronto. Si guardò intorno e quando vide Sasuke gli sorrise.
 
«Buongiorno.»
 
«’Giorno.»
 
Sasuke si alzò, prese i suoi vestiti.
 
«Vado ai bagni. Tu riposa ancora un po’.»
 
Naruto richiuse gli occhi, sorridendo ancora. Sasuke passando per andare alla porta, si fermò di fianco al letto dell’altro e gli diede un tenero bacio. L’assassino tenne gli occhi chiusi, ma il sorriso si ingrandì notevolmente.
 
 
 
 
 
Dopo essersi lavati entrambi e cambiati, si diressero alle cucine. Sakura era sveglia da più tempo e trafficava ai fornelli insieme alle altre donne e uomini. Appena li scorse sulla soglia rivolse loro un sorrisone e si avvicino con due colme tazze piene di latte caldo.
 
«Buongiorno! Dormito bene signorine?»
 
I ragazzi presero la tazza offerta e dal vassoio un fetta di pane con una generosa dose di marmellata sopra. Si sedettero e guardarono Sakura lavorare allegramente. Sasuke finì per primo, ripose tutto nel lavandino.
 
«I cavalli mi attendono. Purtroppo il fieno non vola nei loro box.»
 
Naruto, vedendolo uscire, gli volse un cenno col capo e si leccò i residui di marmellata dalle dita. Avrebbe avuto un’ora di tempo libero prima di dover servire la colazione, così ne approfittò per cominciare già il lavoro in biblioteca.
 
-Potrei cercare i soliti scomparti segreti. Magari potrei scoprire qualcosa di interessante.-
 
Essendo presto, non c’era anima viva nella stanza, così poté frugare liberamente. Il periodo passato a rubare gli aveva insegnato che ogni famiglia aveva un posto segreto e di solito era in biblioteca. Passaggi, scomparti ormai non avevano più segreti per lui. A passo sicuro, andò dove c’erano i libri che probabilmente nessuno legge mai. Quelli dove è scritta la contabilità della vita a palazzo e cose del genere. Cose noiose, per qualcuno che non se ne intende.
 
Li tolse tutti e li pose per terra in una pila ordinata. Cominciò a tastare il legno del ripiano finchè non sentì un’irregolarità sotto i polpastrelli. Lo premette e dal ripiano sopra cadde un libro. Si scansò in tempo, grazie ai suoi riflessi, altrimenti il libro l’avrebbe preso in pieno sulla testa.
 
Stava per prendere una sedia, quando sentì una voce chiamarlo. Era negli scaffali di mezzo, per cui aveva qualche secondo prima che lo scoprissero.
 
Rimise tutti i libri al loro posto e appena sistemò l’ultimo sbuccò Kakashi tra gli scaffali.
 
«Naruto, è ora. Sbrigati.»
 
«Si, certo.»
 
Il ragazzo seguì l’uomo lungo i corridoi.
 
«Ma che ci facevi in quella sezione della biblioteca?»
 
Naruto cercò di sembrare naturale.
 
«Mi sembrava di aver visto qualcuno, ma evidentemente mi sbagliavo.»
 
Kakashi sembrò credergli e gli mise in mano il vassoio con due tazze di latte caldo, aromatizzato con la cannella.
 
«Sai già a chi portarle no? Dai, sbrigati.»
 
Naruto prese coraggio e tenendo alto il vassoio con la mano destra e tenendo il braccio sinistro dietro la schiena, si avviò verso la sala da pranzo.
 
Appena entrò, il capo-cameriere gli fece cenno di servirli. Si diresse a testa alta e servì le ciotole al re e al suo braccio destro. Il re gli rivolse un sorriso e lo ringraziò. Naruto imbarazzato e sorpreso, farfugliò qualcosa e si rifugiò nelle cucine.
 
Finita la colazione, tutto il personale si trovò nelle cucine: Kakashi doveva fare un annuncio.
 
«Bene, sedetevi tutti. Allora, penso che saprete tutti che i Regni sono in guerra tra loro. Padre e figlio rappresentano le opposizioni e tutte queste battaglie stanno rovinando le nostre terre. Ebbene, tra cinque giorni re Fugaku sarà d’arrivo qua con la sua scorta per riunirsi con re Itachi e discutere per siglare una pace.»
 
Sasuke strabuzzò gli occhi e se non fosse collegata al cranio, la mascella sarebbe caduta per terra e rotolata via. Si girò a guardare Naruto in cerca di conferme, ma l’assassino era sconvolto tanto quanto lui.
 
Entrambi guardarono Sakura che li fissò di rimando. Non furono gli unici a stupirsi della notizia.
 
«Tra 2 giorni sarà qua con la sua corte, e tutti noi dovremo collaborare per preparare gli alloggi. Saranno degli ospiti d’onore, per cui al lavoro. Il palazzo sarà tirato a lucido. Avanti, muovetevi.»
 
Naruto dovette allontanarsi dalla biblioteca e aiutare gli altri servi a lucidare l’argenteria, la sala dei trofei e pulire tutto ciò che c’era da pulire.
 
La giornata passò frenetica e arrivarono la sera che si trovarono entrambi in camera distesi a peso morto nei loro letti con le braccia e le gambe doloranti.
 
«Sono sfinito.»
 
«Idem.»
 
Naruto guardò fuori dalla finestra e vide che la luna stava sorgendo.
 
«Devo andare. Se tra due giorni il castello si popolerà ancora di più farei più fatica a muovermi indisturbato.»
 
Uscì svelto dalla stanza. Quella notte aveva due destinazioni: la biblioteca e l’ultimo piano, dove alloggia il re.
 
Decise di andare prima al piano di sua maestà. Arrivarci non fu difficile. Si era annotato gli orari del cambio delle guardie e bastava passare il momento opportuno. Il piano si apriva con un lungo corridoio, con decine di porte su ogni lato e guardie davanti ad ognuna di essa. Una debole luce proveniva dalla stanza sul fondo per cui presumeva che il re quella notte avrebbe alloggiato lì. Acquattato nell’angolo al buio, nessuna delle guardia riusciva a vederlo. Se ne stette lì, annotando gli orari dei cambi e tutte le particolarità del luogo.
 
Si passò un amano tra i capelli, scompigliandoli. Decise di spostarsi un po’ e si nascose  dietro una delle colonne appoggiate la muro. La luce fioca del lume appeso non lo illuminava e essendo più vicino alla porta del sovrano, riuscì a captare brandelli di conversazione delle guardie.
 
«…e allora mi fece pagare 5 monete d’oro per una birra. Ti rendi conto? Dovrebbero farlo chiudere! Quel ladro!»
 
«Hai ragione! Continua ad alzare i prezzi. Che morto di fame... Comunque lo sapevi che verrà anche un'altra persona insieme a re Fugaku? Dicono che sia l’ambasciatore di qualche paese lontano.»
 
«Davvero?»
 
«Si, un paese in mezzo al deserto in teoria.»
 
«Interessante. Chissà come… »
 
La porta della camera da letto si spalancò all’improvviso e ne uscì il re Itachi.
 
Le guardie si zittirono e scattarono sull’attenti.
 
«Che branco di idioti che siete. Con le vostre inutili chiacchiere avreste potuto svegliarmi, ma per vostra fortuna ero ancora sveglio. »
 
«Ci scusi, vostra altezza. Le serve qualcosa?»
 
«Si, ho sete. Ma andrò io. Con la vostra stupidità potreste perdervi nel castello.»
 
Detto ciò, si incamminò nel corridoio, e stava vendendo proprio nella direzione dove era nascosto Naruto.
 
L’assassino indietreggiò, cercando di restare sempre nell’ombra, tenendo sempre lo sguardo fisso sul sovrano che si stava avvicinando.
 
Riuscì ad arrivare alle scale senza essere visto e cominciò a fare le scale senza far rumore.
 
-Gli ultimi gradini! Posso farcela…-
 
Fece gli ultimi 6 gradini con un balzo, atterrò piegando leggermente le ginocchia per attutire l’atterraggio.
 
«Hei tu!»
 
Il re apparve in cima alla scala. Naruto si alzò, ma rimase com era, voltandogli le spalle.
 
«Voltati.»
 
Il ragazzo si voltò lentamente e rapido fece un profondo inchino e rimase lì, guardando il pavimento, finchè non sentì il re che gli fu di fronte.
 
«Alzati.»
 
Itachi rimase sorpreso quando incontrò gli occhi azzurri e limpidi del cameriere.
 
«Che cosa ci fai sveglio a quest’ora della notte? E in questa zona del castello?»
 
Naruto lo guardò restando calmo e cercando di elaborare una scusa convincente, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu
 
«Potrei porle la stessa domanda, vostra maestà.»
 
Subito si pentì di ciò che disse, e abbassò il capo, cercando di sembrare contrito.
 
Itachi sorrise.
 
«Ci vuole fegato per rispondere così al sovrano. O coraggio o stupidità, dipende dal mio umore e sei fortunato: sono di buon umore. Accompagnami alle cucine e servimi da bere.»
 
Naruto annuì col capo e subito si voltò. A passo sicuro si diresse alle cucine: prima arrivava, prima chiudeva sta faccenda.
 
Itachi, dal canto suo, si chiedeva cosa ci facesse quel tipo in giro di notte.
 
Fecero il tragitto in religioso silenzio e gli unici rumori erano i passi del sovrano. Arrivati alle cucine, Naruto spalancò la porta e si fece da parte, in modo che l’altro potesse passare per primo. Il re si sedette e attese, mentre l’altro prendeva un bicchiere e lo riempiva con l’acqua che c’era nella caraffa e glielo porse. L’altro lo bevve tutto d’un fiato e si alzò.
 
Lo sovrastava di altezza di parecchi centimetri e si avvicinò, mentre Naruto cercava di non indietreggiare. Quando gli fu vicinissimo si fermò: un altro passo e si sarebbero toccati.
 
«Si può sapere cosa ci facevi in quella zona del castello a quest’ora della notte?»
 
«Non riuscivo a dormire, così ho pensato di fare due passi.»
 
«Fare due passi dici? Vicino le mie stanze? Che strana coincidenza vero?»
 
«Non sapevo dove stessi andando. Devo ancora imparare i vari corridoi.»
 
Il re fece un altro passo: ora le punte delle loro scarpe si toccavano quasi. Gli posò le mani sui fianchi e lo attirò a sé. Si abbasso e gli sussurrò all’orecchio.
 
«Ti conviene tornare negli alloggi dei servitori ora, altrimenti potrei non rispondere delle mie azioni.»
 
Naruto arrossì involontariamente e con delicatezza sgusciò via dalla presa dell’altro. Fece un profondo inchino e mormorò:
 
«Con permesso.»
 
E si allontanò di corsa, fino ad arrivare alla sua stanza. Si chiuse con foga la porta alle spalle, tanto che Sasuke si svegliò di soprassalto. Con gli occhi mezzi chiusi e i capelli arruffati si mise a sedere sul letto e cominciò a guardarsi intorno nella stanza.
 
«Chi è? Che succede?»
 
«Niente tranquillo, torna pure a dormire.»
 
«Ok va bene. Notte Naruto.»
 
S’infilò nel letto,sotto le coperte.
 
«’Notte, Sasuke.»
 
 
 
 
 
 
 
Nello stesso momento, dall’altra parte del castello…
 
«Voglio che indaghiate su un servo. È uno dei camerieri ed ha i capelli scuri e gli occhi azzurri.»
 
«Certo, manderemo qualcuno ad indagare.»
 
«Non qualcuno, voglio il migliore.»
 
Konan guardò re Itachi curiosa.
 
«Allora lo farò io personalmente.»
 
Si voltò e attraverso la stanza, ma quando mise una mano sulla maniglia non seppe resistere alla curiosità.
 
«Come mai questo interessamento per un servo?»
 
Itachi continuò a scrivere e le rispose senza alzare lo sguardo.
 
«é misterioso e voglio scoprire cosa nasconde.»
 
La donna si mise il cappuccio, e uscì silenziosa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke si svegliò, infastidito dal raggio di sole che filtrava dalla finestrella. Si stropicciò gli occhi e decise di girarsi sull’altro fianco, ma qualcosa aveva occupato l’altra metà del letto. Una testolina bruna aveva rivendicato mezzo cuscino e il ragazzo sorrise vedendo l’espressione beata sul viso dell’assassino.
 
«Bello»
 
Sussurrò. Con la mano, delicatamente, scostò i capelli dal viso dell’altro. Due occhi cerulei si spalancarono guardando allarmati chi lo avesse toccato, e quando riconobbe il principino, si rilassò visibilmente.
 
«Buongiorno e spero che il mio letto sia stato comodo stanotte.»
 
Naruto annuì e si stiracchiò.
 
Poi, basito, guardò la finestra. Se il sole entrava con quell’angolatura…
 
«SASUKE, SIAMO IN RITARDOOO!»
 
Con un balzo scese dal letto, si cambiò indossando i vestiti da cameriere.
 
«Muoviti!»
 
Sasuke, rapido si cambiò e in meno di un minuto, i due sfrecciava per i corridoi fino alle cucine. Sakura li stava aspettando e prima che potessero dire qualcosa ficcò in bocca ad entrambi una fetta di pane.
 
«Forza, muovetevi. Sasuke, sono già venuti a chiedermi dove fossi, ti conviene muoverti ed andare alle scuderie. Naruto, manda giù in fretta che tra poco devi servire la colazione.»
 
Entrambi bevvero con  avidità le loro tazze di latte, poi il principe scappò fuori e Sakura diede a Naruto una teiera bollente.
 
«Ecco il thè alla menta. Ora muoviti.»
 
Il ragazzo cercò di camminare il più in fretta possibile e quando varcò la soglia della sala da pranzo vide che gli altri camerieri si stavano già affaccendando intorno al tavolo. Deciso, camminò verso il re e gli riempì la tazza. Dopo aver svuotato tutto il contenuto delle varie tazze degli ospiti, tornò di corsa alle cucine. Non si accorse però, che una donna, all’apparenza una nuova cortigiana, lo aveva osservato.
 
La donna si alzò, fece il giro del tavolo, e prima di uscire, si chinò all’orecchio del re per sussurrargli una cosa. Itachi impallidì leggermente e annuì col capo, poi facendo finta che niente fosse successo, tornò a parlare col tesoriere del castello.
 
 
 
 
 
 
 
La giornata si protrasse tra il lavoro in biblioteca e il servire i pasti, anche se l’assassino notò una certa freddezza nell’atteggiamento del re. La sera, tornò in camera, convinto di trovarci Sasuke, e invece era vuota. Chiuse la porta e andò verso i bagni Sasuke si stava versando sulla testa i secchi di acqua, frizionandoli con la mano, per levare la polvere e la sporcizia. Naruto gli si avvicinò da dietro e lo abbracciò, appoggiando la testa sulla schiena dell’altro.
 
Sasuke, allarmato, guardò chi ci fosse dietro di se e riconoscendolo sorrise.
 
«Ciao.»
 
«Ciao.»
 
Sasuke si girò nell’abbraccio e lo strinse al petto.
 
«Devi ancora lavarti?»
 
Naruto annuì.
 
«Bisogna rimediare, puzzi.»
 
Lentamente lo spogliò e sorrise nel vedere che Naruto arrossiva di più ogni volta che toglieva un nuovo indumento e quando rimase nudo, la tonalità del viso faceva concorrenza ai pomodori più maturi.
 
Sasuke riempì il secchio e con delicatezza lo versò sulla testa dell’altro, scombinandogli i capelli.
 
«Mi piaci di più biondo.»
 
Naruto aprì gli occhi.
 
«E io ti preferisco moro.»
 
Lasciò cadere il secchio per terra e prendendo il viso dell’assassino tra le mani, si chinò per baciarlo. Fu un semplice sfioramento di labbra, ma bastò ad entrambi per scoprire che non ne avevano abbastanza.  Approfondirono il contatto, mordendosi le labbra a vicenda e quando il principe chiese l’accesso leccando il contorno delle labbra dell’altro, l’assassino non  si fece pregare e cominciarono una lotta tra lingue.
 
Naruto spinse  l’altro sul muro e gli passò le mani sul torace. Sasuke ribaltò le posizioni e mise una gamba in mezzo a quelle dell’altro. Una mano gliela mise dietro la nuca, avvicinando di nuova la bocca alla sua, mentre l’altra passò per il petto e poi sempre più giù, arrivando alla virilità che si stava risvegliando. Prese a massaggiarglielo e a giudicare dai gemiti, Naruto approvava e vederlo così, eccitato, con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta in cerca di aria, gli fece perdere il controllo. Lo prese in braccio, e l’altro allacciò le gambe dietro la schiena, e dolcemente lo penetrò. L’assassino soffocò l’urlo di dolore sulla spalla dell’altro che rimase immobile, in attesa di un cenno dell’altro di continuare. Dopo pochi minuti udì un flebile sussurrò
 
«Vai.»
 
Lentamente, prese e muovere il bacino avanti e indietro, poi sempre più veloce quando sentì gli ansiti di Naruto. Nonostante il male, un piacere immenso cominciò a diffondersi nel corpo. Piegò la testa indietro appoggiandola al muro. Sasuke si avventò sul suo collo scoperto, mordendo la pelle e baciandola dove rimaneva in segno rosso. Le spinte aumentarono finchè non vennero praticamente insieme. Le gambe gli cedettero e crollarono a terra, l’uno in braccio all’altro, riprendendo fiato.
 
Naruto era venuto, sporcando sia se stesso che l’altro. Il principe, tastandosi la pancia disse
 
«Forse dovremmo lavarci.»
 
Si lavarono l’un l’altro e quando finirono presero i vestiti e tornarono in camera.
 
Quella notte Naruto non andò in perlustrazione, ma rimase a letto, accanto al principe.
 
 
 
 
 
 
Intanto, dall’altra parte del castello….
 
 
«Sappiamo l’identità del servo. Konan l’ha riconosciuto e sinceramente mi sorprendo che sia qui.»
 
Itachi seduto dietro il tavolo pieno di documenti, rimase in attesa alzando il sopracciglio.
 
«E quindi? Chi è»
 
L’assassino si sedette di fronte al re.
 
«Si chiama Naruto ed è un assassino. Orfano, fu allevato alla Setta e divenne un assassino formidabile. Poi scappò con un traditore e finora non eravamo mai riusciti a scovarlo.»
 
Il re rimase visibilmente sorpreso. Un assassino si aggirava indisturbato all’interno delle mura che avrebbe dovuto considerare sicure.
 
«Vuole che lo eliminiamo, maestà?»
 
«No, per il momento no. Di sicuro sarà qui per uccidermi, ma vorrei attendere. Però vorrei avere sempre due assassini davanti le mie stanze. Non si sa mai, capisci?»
 
«Certo, riferirò al capo.»
 
L’assassino uscì lasciando il re a rimuginare sulla strategia da prendere.
 
 
 
 
 
Dopo quella notte, tutto cambiò.
 

 
 
 
 
 
Spero vi sia piaciuto :) recensite mi raccomando!
Al prossimo capitolo!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo: Arrivi, inseguimenti e lotte. ***


Ciao a tutti! Qualcuno si ricorda ancora di me? No, difficile, è da Agosto che non aggiorno D: Però grazie a queste vacanze e ad una pasquetta particolarmente devastante, ho trovato l'ispirazione per andare  avanti con questa FF! Spero che vi piaccia questo nuovo capitolo! 
A presto :) 


RedFoxx



 
          Capitolo 14

      Arrivi, inseguimenti e lotte
 






RIEPILOGO DEI CAPITOLI PRECEDENTI.
 
Naruto è un assassino scappato dalla setta col suo maestro, poi morto. Per sopravvivere diventò un ladro, abbastanza abile e venne ingaggiato dal principe Sasuke per uccidere il fratello Itachi, diventato re con la forza. Tra varie avventure conobbero Sakura e si introdussero sotto falso nome e sembianze nel castello. Ora attendono il momento propizio per attaccare, ma l’imminente arrivo a palazzo di Fugaku potrebbe mandare all’aria il loro piano?
 
 
 
 
 
Passarono i giorni: Naruto continuò ad essere il cameriere del re, proseguendo con le perlustrazioni e Sasuke ad occuparsi delle scuderie. Nulla di particolare, a parte  i due attacchi all’addome che non aveva da tanto.
 
Arrivò il giorno dell’arrivo di re Fugaku al palazzo reale. Il personale era in fermento. Gente che correva da una parte all’altra del castello per dare gli ultimi ritocchi: giardinieri che potavano le ultime foglioline fuori posti, stallieri che tiravano a lucido i manti dei cavalli per la scorta, camerieri che lucidavano l’argenteria e cuochi che assaggiavano per l’ultima volta le pietanze da servire.
 
Re Fugaku arrivò a cavallo,seguito da alcuni cortigiani e consiglieri e con 12 delle sue guardie migliori, a cui si affiancarono altre 12 guardie a cavallo di Itachi per poterli scortare al palazzo senza intoppi.
 
Nella sala del trono i due re s’incontrarono dopo tanto tempo.
 
«Padre.» disse Itachi camminando incontro al padre, abbracciandolo. Il sorriso sul volto non si estendeva agli occhi, che rimanevano freddi come al solito.
 
«Figlio mio.» rispose Fugaku, abbracciandolo con cautela.
 
Anche se Itachi l’aveva tradito, nel profondo, anche se tentava di nasconderlo, lo amava come solo un genitore può amare un figlio.
 
«Onorevole padre, ora sarete stanco per il viaggio. Andate a riposarvi negli alloggi che vi ho fatto preparare e parleremo delle questioni importanti stasera a cena.»
 
Schioccò le dita e un valletto arrivò, inchinandosi e aspettando ordini in silenzio.
 
«Accompagna mio padre nei suoi alloggi e trova una sistemazione dignitosa anche ai suoi dignitari. A stasera, padre.»
 
Detto ciò, uscì dalla stanza, senza lasciare all’altro il tempo di rispondere.
 
 
 
Toc, toc,toc.
 
«Avanti.»
 
Fugaku era in piedi a guardare il tramonto dalla finestra.
 
«Signore, è ora di andare.»
 
«Certo, sono pronto.»
 
Il re seguì il valletto per il castello, fino ad arrivare alla sala del banchetto. Il tavolo, posto su un rialzo, era accessibile grazie a tre gradini. Seduto a tavola Itachi, interrompendo un racconto divertente, a giudicare dalle risate, disse al padre di accomodarsi.
 
«Padre, benvenuto alla mia umile tavola. Spero che le pietanze siano di tuo gradimento.»
 
Battè le mani e Naruto si materializzò al suo fianco con la brocca di vino rosso in mano.
 
«Forza, versaci da bere.»
 
Con un cenno del capo, riempì le coppe dei commensali e si ritirò in fondo alla sala.
 
Finita la brocca, si avviò verso le cucine, dove la lasciò perché gliela riempissero e prima di tornare in sala, fece una breve deviazione al percorso, cercando Sasuke. Lo trovò con gli altri scudieri, intenti a chiacchierare. Gli batte sulla spalla.
 
«Kosaku, puoi venire un secondo?»
 
Sasuke congeda momentaneamente i suoi amici per allontanarsi con Naruto. Si spostarono in un corridoio sempre deserto.
 
«Dimmi.»
 
«Stai attento che ora che c’è tuo padre, i suoi cortigiani e anche le sue guardie, non vorrei che ti riconoscessero. Questo manderebbe a monte tutto il piano eh… AH.»
 
Naruto sbiancò e si piegò su se stesso, afferrandosi l’addome con entrambe le mani, facendo cadere la caraffa per terra. Cadde sulle ginocchia, sporcandosi di vino, la macchia che stava via via allargandosi sul pavimento, i cocci di vetro a ferirgli a pelle. Ma non gliene importava. La mente sconvolta dal dolore acuto, non riusciva a respirare dal dolore, la bocca aperta per un grido muto.
 
«Naruto!»
 
Sasuke lo circondò con le braccia e lo strinse forte, il corpo rigido dell’altro tra le sue braccia calde.
 
«Va tutto bene Naruto, ti passerà, come sempre. Shhhh… va tutto bene, tutto bene…»
 
Parole dolci sussurrate all’orecchio; parole che raggiunsero la coscienza dell’assassino e che lo aiutarono a concentrarsi su altro. Pian piano il dolore scemò, lasciandolo stremato, i muscoli tremanti dallo sforzo di restare contratti per così tanto tempo.
 
«Vieni, devi cambiarti.»
 
«No, lasciami stare.»
 
Lentamente si alzò e tolse le braccia dall’addome con circospezione.
 
«Sto bene, devo andare altrimenti si insospettiranno. Torna al tuo lavoro che io devo tornare al mio.»
 
«Naruto…»
 
Il viso di Sasuke lasciava trasparire tutta l’impotenza che stava provando nel vedere l’assassino che amava tanto, piegato al dolore della carne. Quello spirito forte racchiuso in un corpo ormai menomato dalla maledizione.
 
 
 
 
Dopo essersi cambiato il più in fretta possibile, tornò in cucina per prendere un’altra caraffa e tornare in sala. Come entrò, il re lo individuò e lo chiamò al tavolo. Il re notò i segni della fatica sul viso del giovane cameriere.
 
Finita la cena, si spostarono tutti nella sala delle cerimonie, Itachi seduto sul suo scranno e la sala gremita di risate e danze. Alla cerimonia venne ammessa la presenza di tutti, camerieri, stallieri, cuochi e tutte le persone che lavoravano al castello. Naruto era in disparte che beveva un bicchiere di acqua e ispezionò la sala. C’erano guardie ogni metro sul perimetro e l’assenza di Sasuke cominciava ad innervosirlo. Subito dopo la cena e prima dell’inizio della cerimonia era tornato in camera a prendere il pugnale in camera, nascosto nella federa e se l’era messo nello stivale, facile da prendere, ma nascosto da occhi indiscreti.
 
Ad un cenno di Itachi, venne richiamato il silenzio e tutti si misero in ascolto.
 
«Miei cari sudditi, tra voi ci sono delle persone nuove: i cortigiani di re Fugaku.»
 
Le persone applaudirono gentilmente.
 
«E ora, fate entrare mio padre. È ora di stipulare la pace e la fine della guerra che sta massacrando i nostri paesi.»
 
Le grandi porte di legno vennero aperte ed entrò il re scortato da 4 guardie e si fermarono in mezzo alla sala.
 
«Padre. Finalmente le nostre nazioni giungono alla pace. La stessa agognata così tanto dai nostri sudditi. Quella che dovrebbe esserci tra padre e figlio. Vedi padre, ti ho sempre ammirato e ho sempre voluto raggiungere il grado di potere che avevi tu e per questo, direi di fare un’investitura, nello stile dei cavalieri.»
 
Itachi estrasse la spada con l’elsa d’oro, quella da cerimonia, e la porse la padre e s’inginocchiò. Il padre gliela posò su entrambe le spalle e sulla testa, il figlio si rialzò e gli afferrò la spada di mano. Re Fugaku s’inginocchiò, ma al posto di sentire la punta della spada poggiarsi delicatamente sulla spalla, sentì la punta della lama stuzzicare il collo, sotto il mento.
 
«Ma che…»
 
«Padre, mio ingenuo genitore… pensavi davvero che avrei stipulato un accordo con te?»
 
Tutti i cortigiani vennero presi da dietro, un pugnale puntato alla gola da un assassino, pronti a ricevere ordini da Itachi.
 
«Vedi, delle mie spie recentemente mi hanno informato che hai chiamato i rinforzi per sconfiggermi definitivamente e che questo era solo un trucco per farmi abbassare la guardia.»
 
Tutti in sala erano il silenzio, shockati dalle rivelazioni. Naruto, rasente al muro, cercava di raggiungere una delle porte di servizio senza farsi riconoscere, col piano di raggiungere Sasuke, ovunque lui fosse e mettersi in salvo.
 
«Ma vedi padre, tuo figlio minore…»
 
 A quelle parole Naruto sbiancò e si immobilizzò, una mano pronta a afferrare il pugnale.
 
«Ti ha preceduto, cercando di intrufolarsi nel castello in compagnia di un assassino per uccidermi.»
 
Le porte si aprirono e due guardie sostenevano un ribelle Sasuke, in catene, che continuava a dare calci alle guardie, ma come vide suo padre con la spada puntata alla gola, s’immobilizzò.
 
Naruto cominciò a farsi strada nella folla, fino ad arrivare in prima linea, la mente che cercava di elaborare i dati il più in fretta possibile.
 
«Padre…»
 
«Sasuke?!»
 
Padre e figlio si guardarono, sperando ognuno nella salvezza dell’altro.
 
«Fratellino! È un piacere incontrarti. Ti nascondevi nelle scuderie vero? Allora dimmi, una volta che mi avresti ucciso, cosa avresti fatto?»
 
«Avrei restituito la corona al legittimo erede al trono, bastardo.»
 
«Interessante, ma vedi… ho in mente altri piani. E il primo punto nella lista è…»
 
Con un gesto velocissimo affondò la spada nel collo di Fugaku, il quale strabuzzò gli occhi e un rantolo gli uscì dalla gola. Il sangue cominciò a zampillare copioso dalla ferita, allargandosi velocemente sul pavimento. Gli occhi gli divennero vitrei e il corpo ormai senza vita, cadde a faccia in giù nel lago scarlato che andava formandosi. Nello stesso istante tutti gli assassini uccisero i cortigiani di Fugaku, facendo urlare spaventate le persone presenti in sala.
 
«NOOO, PADRE!»
 
Urlò Sasuke, il viso contratto da una smorfia di dolore, gli occhi lucidi, prossimi alle lacrime.
 
«Assassino, sei un assassino!!»
 
«Tranquillo otouto, ora è il tuo turno.»
 
Le persone in sala cominciarono ad accalcarsi verso l’uscita, cercando di salvarsi, travolgendo tavole e scivolando sul sangue delle persone già morte. Gli assassini cercarono di raggiungere il punto dove Itachi si stava avvicinando a spada tratta al fratello. Le guardie del re, ormai morto, cominciarono a combattere contro le guardie nemiche, cercando di non ferire le persone che cercavano di scappare terrorizzate. Tra la folla altre persone estrassero delle spade ricurve e si affiancarono alle guardie di Fugaku. L’assassino le riconobbe e li identificò come Nomadi del deserto.
 
Naruto riuscì a frapporsi tra Sasuke e il fratello nel momento in cui Itachi stava calando la spada, schivandola. Gli piantò il pugnale nella gamba, per poi estrarlo e correre via, tenendo Sasuke per un braccio.
 
«AH; PRENDETELI!.»
 
Correndo, si rimise il pugnale alla cintola e raccolse due spade da terra, abbandonate vicino ai cadaveri di rispettive guardie uccise.
 
«Tieni. Sasuke, dobbiamo correre alle scuderie e prendere due cavalli.»
 
«Mio padre…»
 
«Ci sarà tempo più tardi, ma non ora.»
 
Raggiunsero le scuderie a fatica, facendo strada tra la folla urlante, e Naruto con un colpo secco di spada, recise le catene che aveva ai polsi Sasuke.
 
«Svelto, sella due cavalli, mentre io faccio la guardia all’entrata.»
 
I cavalli terrorizzati dalle grida e dal frastuono erano agitati, ma riconobbero Sasuke e si lasciarono sellare.
 
Montarono in sella e si diressero al galoppo verso il cancello che permetteva l’ingresso all’interno dei giardini del palazzo. Stavano per raggiungere l’uscita, quando una figura mascherata bloccò loro il passaggio, ma prima che l’assassino potesse lanciargli il pugnale e ucciderlo, questo si tolse il cappuccio, rivelando una zazzera rosso fuoco.
 
Naruto fermò il cavallo e Sasuke lo imitò.
 
«Gaara…»
 
«Ciao Naruto. Non c’è tempo per spiegarvi, ma dovete muovervi a scappare!»
 
Naruto alla vista del nomade rimase sorpreso, ma si riprese velocemente.
 
«Forza, sal…, AH!»
 
Una freccia lo colpì alla spalla da dietro e un’altra al polpaccio. Altre colpirono il suo cavallo che cadde, facendo rotolare Naruto sull’erba, conficcando più a fondo le frecce.
 
Si sentirono in lontananza le urla dei soldati che avanzavano.
 
«Muovetevi, prendeteli!»
 
«Sono nostri, sono nostri!»
 
«Forza!!»
 
Il cavallo si rialzò, nonostante un rivoletto di sangue gli colasse dalla ferita.
 
«Naruto!»
 
L’assassino si rialzò faticosamente e valutò la situazione. I soldati erano troppo vicini e anche a cavallo, le frecce li avrebbero raggiunti, uccidendoli tutti. Guardò Gaara che capì al volo.
 
«Naruto, no! Per favore no, non puoi.»
 
«Andate! Prenditi cura di Sasuke. Sasuke no, rimonta a cavallo. Dovete scappare!»
 
«Naruto, per favore!»
 
L’assassino prese le spalle del principe e nonostante il dolore lo spinse di nuovo sul cavallo, ma prima gli stampò un frettoloso bacio sulle labbra. Il principe ora capì il piano del ragazzo e calde lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi.
 
«Andate, vi raggiungerò. Non muoio facilmente.»
 
A malincuore il rosso e il principe girarono i cavalli e partirono la galoppo.
 
Naruto si asciugò gli occhi, diventati improvvisamente lucidi e si voltò, pronto ad affrontare il pericolo. I nemici si fermarono a 20 metri da lui e davanti ai soldati c’erano anche 5 assassini, riconoscibili dai vestiti.
 
«Sei pronto a morire, traditore?»
 
Naruto sorrise, e con tutta calma, spezzò l’asta della freccia e impugnò le due spade.
 
«Solo se lo siete voi»
 
«Prendetelo.»
 
Le guardie superarono gli assassini e si avventarono su Naruto, che fendeva, parava, girava intorno agli avversari e li colpiva alla schiena, li sgozzava e affondava le lame negli addomi dei soldati. Sentiva la stanchezza incombere e con essa, cominciarono a comparire le prima ferite, in più il sangue perso gli provocarono un rallentamento dei riflessi. Tagli e lividi cominciarono a comparire sul suo corpo sempre in numero maggiore, i muscoli brucianti e tesi per lo sforzo. Il sudore cominciò a colargli dalla fronte, offuscandogli lievemente la vista.
 
-Devi resistere, per dare il maggior margine possibile e Sasuke e Gaara.-
 
Una spada lo colpì alla ferita causata dalla freccia precedentemente e una scarica di dolore gli attraversò il braccio, facendogli cadere l’arma che aveva in mano  proprio mentre lasciava l’altra spada piantata nel cuore di un soldato. Svelto recuperò il pugnale dalla cintura e girò su se stesso per sfuggire ad un affondo laterale, ma la mossa gli fece venire un capogiro che per un attimo fatale, gli fece perdere l’equilibrio. Un altro squarcio sulla camicia e un segno rosso abbastanza profondo gli si formò sul fianco. Per evitare un altro attaccò, indietreggiò ma perse l’equilibrio e prima che riuscisse a rimettersi in piedi, stanco e dolorante, un calcio gli fece volare il pugnale dalla mano, e un altro lo raggiunse alla testa. Una miriade di luci gli esplosero davanti agli occhi.
 
Steso per terra, confuso e rintontito per il calcio, cercò di tirarsi su. Tutte le guardie vedendolo a terra lo circondarono e gli puntarono le spade e le lance addosso.
 
Un assassino si fece avanti, il sorriso arrogante stampato in faccia; gli piantò il piede sulla spalla ferita e guardò il viso sporco di Naruto contrarsi dal dolore, senza però dargli la soddisfazione di urlare dal male.
 
«Sei nostro ora.»
 
Gli legarono le mani davanti e lo trascinarono nella sala del trono. Naruto non aveva più neanche la forza di stare in piedi, infatti si fece sostenere dalle guardie. Arrivati al cospetto del re, lo buttarono a terra ed ebbe appena la forza di sedersi sui talloni, il mento appoggiato al petto.
 
Gli gettarono un liquido in testa e subito dopo linee marroni gli colarono dai capelli. Una mano glieli afferrò, tirandogli la testa indietro, facendogli scappare un gemito. Era in completa balia dei nemici. Aprì gli occhi e incontrò quelli curiosi del sovrano, seduto comodamente sul suo trono, la gamba ferita ricoperta da una candida benda. Di fianco a lui vide Pain e Konan e una decina di assassini. Sorrisi trionfanti troneggiavano sui loro volti.
 
Una rabbia montò in Naruto, che subito digrignò i denti cercando di liberarsi, suscitando l’ilarità collettiva.
 
«Pain!»
 
Sibillò. L’ira si poteva percepire in ogni lettera. Ora i capelli erano tornati del loro colore naturale, un bellissimo biondo, come quello del grano maturo baciato dal sole. Gli occhi azzurro cielo riflettevano la frystrazione che provava in quel momento.
 
«Maestà, le presento l’assassino che noi cercavamo da anni e che è stato incaricato di ucciderla. Un ragazzo davvero promettente. Naruto, la Volpe Nera di Konoha»
 

 

Spero vi sia piaciuto, recensite mi raccomando :)

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Capitolo 15
*** Capitolo: torture, cure e consigli ***


Ciao a tutti! Scusate per l'epocale ritardo e per questo capitolo che è cortino, ma tranquilli, adesso che ho un po' di tempo in queste due settimane, scriverò un altro capitolo :) Lasciate una recensione e ditemi se volete che la continuii.
Buone feste a tutti 


RedFoxx
 

Capitolo 15


Torture, cure e consigli 

 










«AAAAAAAAAAAAAAAH»
 
Un urlo di dolore squarciò la quiete nel castello. L’odore di bruciato e il suono della carne che sfrigolava avrebbero fatto venire i brividi a tutti. Stremato, Naruto abbandonò il capo sul petto. Aveva le mani legate sopra la testa ed era sospeso di pochi centimetri da terra, i piedi bloccati dai ceppi. In quella posizione era in completa balia del suo carnefice, che si divertiva a torturarlo da quando l’aveva imprigionato lì sotto. Ogni giorno era destinato a soffrire e la sera, quando lo riportavano nella sua cella, veniva curato il necessario affinché non morisse durante la notte.
 
«Ahahahahah! Non fai più tanto il duro adesso eh?»
 
Il boia stava arroventando nuovamente il ferro sul braciere, scegliendo il prossimo punto da ustionare dell’assassino. Quel corpo straziato era alla sua mercé: i capelli biondi erano sudici e incollati alla fronte per il sudore; la maglia a brandelli era sporca dove vi era ancora stoffa, e sotto lasciava intravvedere la pelle ambrata martoriata, e lo stesso per le braghe. Naruto aveva da tempo abbandonato l’orgoglio che inizialmente gli aveva impedito di non urlare e di resistere al dolore, ma giorno dopo giorno, la sua mente cominciò a vacillare e durante le torture iniziò a lasciarsi andare. Di notte, nella solitudine della sua cella, tornava in sé e teneva stretta la lucidità che gli permetteva di non impazzire.
 
Un dolore scoppiò al fianco destro e sentì per l’ennesima volta il suono della pelle che bruciava. Chiuse gli occhi a forza e si morse talmente forte il labbro inferiore che cominciò a sanguinare.
 
«Basta così.»
 
Alla voce, il boia allontanò il ferro dal corpo di Naruto che, senza volerlo, si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Socchiuse le palpebre, cercando di ignorare il dolore che si stava trasformando in un pulsare insistente.
 
«Naruto, caro Naruto.»
 
Itachi gli si avvicinò e dopo avergli stretto il mento con una mano, gli alzò il viso in modo di vederlo negli occhi.
 
«Non pensavi che sarebbe andata a finire così vero?»
 
L’assassino scostò il viso bruscamente e tornò a fissare il pavimento. Il re gli strinse il fianco appena leso con una mano e il biondo alzò la testa inconsciamente, non riuscendo a trattenere un mugolio di dolore. Itachi, aumentando la stretta, gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio
 
«Sei finito. A breve le mie truppe attaccheranno a sorpresa il mio caro fratellino e dopo averlo ucciso, ti porterò la sua testa come ricordino. Poi non preoccuparti, mi prenderò io cura di te.»
 
Una lacrima solitaria scese, lasciando un solco sul viso sudicio.
 
«Non resisterai ancora a lungo e quando sarà il momento, sarai a mio completa disposizione»
 
Gli morse il lobo tanto da farlo sanguinare e poi lo lasciò.
 
«Riportatelo nella sua cella, continuerai domani.»
 
Due guardie lo slegarono, e lo trascinarono nella cella, lanciandolo dentro e facendolo ruzzolare sul pavimento.
 
Rimase lì, immobile, steso a terra, gli arti abbandonati. Aveva bisogno di sfogarsi e cominciò a piangere, trattenendo i singhiozzi che gli facevano sussultare il petto. Pianse per sé stesso e il dolore che doveva sopportare, per Sasuke, per Sakura che non sapeva dove fosse; per Gaara e per la missione fallita. Per Jiraiya, il suo passato, gli errori e i successi. Pianse fuori tutto ciò per cui non si era permesso di disperarsi prima. Per i genitori, che non aveva mai conosciuto e che lo avevano abbandonato ad una vita orribile, all’insegna della morte.
 
Quando ebbe finito si calmò e scivolò senza accorgersene tra le braccia di Morfeo.
 
Si svegliò qualche ora dopo, e una sensazione di benessere lo avvisò che era stato curato, infatti le ustioni che gli erano state inflitte, si stavano già cicatrizzando.
 
Si trascinò sul pagliericcio nell’angolo della stanza e si riaddormentò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un po’ di tempo prima, in un luogo distante…
 
 
 
 
«Dobbiamo muoverci!»
 
Sasuke accompagnò la su affermazione sbattendo violentemente il pugno sul tavolo, tanto da far sobbalzare diverse persone.
 
«Sasuke calmati, dobbiamo organizzarci. Una nostra spia è da un po’ di tempo che non si fa sentire, ma il suo ultimo rapporto diceva che tuo fratello ha intenzione di attaccare.»
 
Al tavolo della riunione erano presenti i due ragazzi, i capi villaggio dei Nomadi del Deserto, due rappresentanti della terra dell’Acqua e i generali delle rispettiva fazioni.
 
«Dobbiamo attaccare prima di lui. Cogliamolo di sorpresa.»
 
«Non si può.»
 
«Lui ha Naruto. A quest’ora potrebbe essere già morto!»
 
«Ragazzino calmati, per gli dei!»
 
A parlare era stato il capo delle truppe dei nomadi, un uomo alto e robusto, che incuteva rispetto solo dallo sguardo.
 
«Continueremo domani. Dopo una notte di sonno ognuno avrà la sua idea e domani decideremo se attaccare o aspettare. La riunione si aggiorna.»
 
Uscirono tutti dalla stanza e Sasuke se ne andò per ultimo. Si avviò verso la tenda che gli era stata assegnata e strada facendo trovò Sakura, impegnata a parlare con le altre donne. Era molto brava con le lingue, infatti in quei pochi giorni aveva già imparato qualche parola e riusciva a farsi capire senza l’aiuto di nessuno. Come lo vide salutò le sue nuove amiche e lo raggiunse.
 
«Novità?»
 
Gli occhi verdi trasmettevano preoccupazione e ansietà.
 
«Niente.» sospirò «Decideranno domani.»
 
Sakura abbassò lo sguardo e un’espressione triste le dipinse il volto.
 
«Adesso devo andare» sospirò la ragazza. «Fammi sapere cosa decidono appena puoi.»
 
«Certo Sakura, appena so ti avviso.»
 
La ragazza si allontanò sventolando la mano in segno di saluto.
 
Sasuke tornò nella tenda che gli era stata assegnata e crollò sulla brandina al centro. Si coprì gli occhi con un braccio e, perso nei suoi pensieri, s’addormentò.
 

 
 

 
 
 
 
Mi raccomando, lasiate una recensione che mi fa sempre molto piacere leggerle e rispondervi :)

 

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Capitolo 16
*** Capitolo:pace e demoni. ***


Buondì :3

*evita il linciaggio* Scusate, so di aggiornare dopo più di un anno e mi dispiace molto! Purtroppo ho avuto problemi, nel senso che non sapevo se continuare questa serie o meno. avevo pure líidea di cancellarla. Poi tra impegni vari e capitoli che si cancellano, sono riuscita ad aggiungere questtíultimo capitolo :)

Passatemi eventuali errori, ho da poco cambiato computer e devo ancora abituarmi :D

 

Buona lettura 💙

 

RedFoxx



p.s. Lasciate un commento che mi fa super piacere leggere cosa ne pensate. A volte grazie alle vostre recensioni sono riuscita a proseguire la storia, dove io non sapevo più come fare 💞

 

 

 

Capitolo 16

Pace e demoni





 

Sera, villaggio di nomadi...

 

 

Sasuke girovagava per le strade di quel piccolo villaggio, osservando la vita tranquilla e pacifica che quel persone conducevano. Si spostò di lato, appena in tempo per non essere investito da un gruppetto di ragazzini che correvano e giocavano.

 

Guardandoli, ripensò automaticamente a quando lui era bambino. La sua di infanzia, non era certo come la loro. A lui non era mai stato permesso correre spensierato con i suoi amichetti, anche perchè non ne aveva molti. Scosse la testa.

 

Non è il momento di pensare a queste cose. 

 

Ormai era uscito dal villaggio e si era anche distanziato. Si sedette per terra, guardando il  cielo rossastro che il sole, ormai tramontato, aveva lasciato dietro a sè.

 

Mise le mani nella sabbia, ancora calda. Non si stufava mai di saggiarne la consistenza strana, propria solo di questa materia. Rimase lì, a bearsi di quella pace che lo circondava, e per un momento fu come se non ci fossero problemi al mondo.

 

Chiuse gli occhi e inspirò líaria fresca della notte. Il cielo si era fatto scuro e il fresco notturno, tipico di quelle zone, si stava facendo sentire.

 

Un bagliore distante attirò la sua attenzione, una lucina tremolante all'orizzonte.

 

Un terribile sospetto lo colse. Sospetto confermato dagli odori portati dal vento fresco. 

 

Un esercito.

 

 

 

 

 

 

Si alzò di scatto e corse a perdifiato, entrando nel villaggio cercando con líurgenza negli occhi, chiunque dei capi.

 

Trovò il capo dei nomadi che si accingeva ad entrare nella propria dimora e lo fermò, prendendogli un braccio.

 

〈〈Credo che un esercito si stia avvicinando. Ho notato delle luci all'orizzonte.〉〉

 

〈〈Un esercito? Sei sicuro? Fammi vedere!〉〉

 

Sasuke lo condusse fin dove era seduto prima, puntando il dito verso la fonte di luce.

 

 

〈〈Questo è un problema. Corri, svelto! Dobbiamo dare l'allarme.〉〉

 

Insieme tornato al villaggio, dove entrarono urlando a tutti di uscire. Si affollarono tutti al centro, molto con visi assonnati e ancora intontiti.

 

〈〈Signori〉〉 cominciò il capo 〈〈 Preparate le vostre cose. Dobbiamo andarcene. Indurremo un'assemblea urgente per discutere sul da farsi.〉〉

 

 

Gli altri capi e i funzionari delle altre terre lo seguirono e Sasuke con essi.

 

 

 

 

 

 

〈〈Dobbiamo andarcene. Subito!〉〉

 

Nella stanza il caos regnava. Tutti cercavano di imporsi e di dire la loro.

 

〈〈Calma, calma! Líesercito Ë ben distante ancora da dove siamo noi, arriveranno qui entro un giorno. abbiamo il tempo di raccogliere i nostri averi e di aumentare il distacco.〉〉

 

 

〈〈Dove andremo? Ci inoltreremo ancora di più nel deserto?〉〉

 

Il capo stese sul tavolo una mappa di tutte le terre consciute.

 

〈〈Da qui distiamo solo una giornata di cammino dal mare. Andremo lÏ e successivamente attraverseremo il mare.〉〉

 

I funzionari lo guardarono allibiti.

 

〈〈Ma non c'è nulla oltre il mare.〉〉

 

〈〈Infatti vi sbagliate.〉〉

 

Dispiegò ulteriormente la mappa, mostrando il profilo di altre terre oltre la distesa blu.

 

 

〈〈Ci metteremo due settimane di viaggio, ma siamo sicuri che lÏ non ci seguiranno.〉〉

 

Sasuke stava studiando con attenzione la mappa. Vide che il mare era anche un modo più sicuro di raggiungere il regno della Terra. Vide il castello stilizzato, quello dove ora sicuramente c'è suo fratello Itachi. Quello dove probabilmente Naruto starà lentamente morendo.

 

Il cuore perse un battito.

 

〈〈No, non possiamo scappare. Quella terra〉〉 indicò sulla mappa il regno della Terra 〈〈Deve essere restituita ai suoi legittimi proprietari. Non possiamo scappare e lasciare tutto così com'è. Itachi non ci metterà molto a conquistare anche le altre terre.〉〉

 

Un funzionario della terra dell'Acqua si alzò indignato.

 

〈〈Itachi non si azzarderebbe mai ad attaccarci! E se lo facesse sapremmo come combatterlo!〉〉

 

〈〈Non credo proprio. Questa è solo una pia illusione.〉〉

 

〈〈Senti principino, il nostro esercito è forte! Saprebbe battere anche un demone!〉〉

 

 

Un demone...

 

〈〈C'è un matto nel villaggio sai? Quel vecchietto lÏ.〉〉  Gaara indicò con un dito un anziano, seduto davanti la sua dimora. Líuomo stava raccontando una storia avvincente, a giudicare dai bambini in silenzio intorno a lui, che ascoltavano rapiti e non si perdevano una parola.

 

 

Un demone...

 

〈..e fu così che l'eroe salvò tutte le terre dai malvagi demoni, sconfiggendo per ultimo il più cattivo, il più forte e il più malvagio.〉〉 Un coro di esclamazione di levò dai fanciulli, che contenti batterono forte le mani, cercando di convincerlo a raccontare la storia di nuovo.

 

Un demone...

 

 

Sasuke scattò in piedi e corse fuori. Si fece strada tra la moltitudine di gente che si accalcava, raccogliendo le ultime cose, finchè non lo vide. Seduto sul ciglio della strada, in grembo un sacco con quelle che devono essere tutte le sue cose.

 

Gli si sedette di fronte, col fittone e i capelli scompigliati.

 

〈〈La storia, quella dei demoni: è vera?〉〉

 

Il vecchio accennò un sorriso e lo guardò.

 

〈〈Certo che è vera. Me la raccontava mio nonno e suo nonno prima di lui. Poi ognuno è libero di crederci o meno. 〉〉

 

〈〈E c'era un demone volpe?〉〉

 

L'anziano si rabbuiò. abbassò la voce come se avesse paura che lo sentissero.

 

 

〈〈Il demone della volpe a nove code Ë il più cattivo. Il più forte di tutti. Si misura la loro potenza dal numero di code, da una a nove. Non fraintendermi giovanotto,  tutti i demoni sono forti. Ma la Volpe è di più: malvagia, sadica, ma molto molto intelligente. Persino gli altri demoni ne hanno paura. Non per nulla è il loro capo. 〉〉

 

Sasuke si grattò il capo, pensieroso.

 

〈〈Lei ne parla al presente, come se fossero ancora vivi. Come se esistessero.〉〉

 

〈〈Fai osservazioni acute, giovanotto. A mio parere, non sono scomparsi. Non del tutto almeno. Líeroe di cui parlavo era vero. Non uccise i demoni, in quanto Ë praticamente impossibile eliminarli. Li confinò in cose, luoghi...persone.〉

 

L'ultima parola lo fece sobbalzare.

 

〈〈Persone? È possibile?〉〉

 

〈〈Certamente. Venivano chiamati Portatori. Al loro interno era sigillato un demone assopito, tenuto in catene. Alcuni di questi aggiungevano un tale livello di simbiosi con il demone, che vivevano pacificamente. In cambio di un poí di libertà, il demone dava poteri. Ognuno di essi aveva un potere in particolare. Ad esempio il demone Cavallo Pentacoda dava il potere della velocità al suo Portatore. Il demone Tartaruga Tricoda permetteva di respirare sott'acqua.〉〉

 

〈〈E l'ultimo?〉〉

 

〈〈Il Nove code può fare tutto. Controlla l'energia, di qualsiasi genere. Quella della vita, quella del sole. Il fuoco, l'aria... tutto è al suo comando.〉〉

 

〈〈Come un dio..〉〉

 

Il vecchio incrociò le gambe, per stare più comodo.

 

〈〈Esattamente. Ma c'era un tempo in cui demoni e umani vivevano in sintonia. Di aiuto reciproco. Qualcosa, non sappiamo cosa, turbò questo equilibrio.〉〉

 

Sasuke si alzò, spolverandosi le braghe dalla polvere.

 

〈〈Grazie. Grazie davvero, signore. Se dopo tutto questo inferno ci rincontreremo, la ricompenserò con tutto ciò che vorrà!〉〉

 

Senza attendere risposta, tornò dai comandanti.

 

interruppe la discussione in atto e si inser nel discorso, a gran voce.

 

〈〈C'è un problema più grave delle truppe in avvicinamento. Un problema ben più antico.〉〉

 

 

 

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Capitolo 17
*** Demoni e assassini. ***


Salve a tutti c: Non so quanti si ricorderanno di questa storia, ma dopo quasi un anno dall'ultimo aggiornamento (Marzo 2016) eccomi qua, con un nuovo capitolo. Non nascondo che non sapevo più come continuare e piuttosto di farla finire ivelocemente, magari rovinandola, ho preferito lasciarla in sospseso. Questo è un piccolo capitolo, ma spero che il prossimo sarà più lungo :) Buona lettura.

RedFoxx




 

 Capitolo 17

Demoni e assassini










Negli episodi precedenti...
Naruto e Sasuke si erano infiltrati del palazzo di Itachi per ucciderlo, ma la situazione sfugge di mano. Re Fugaku muore, per mano del figlio Itachi e scappando, NAruto viene catturato per salvare Sasuke e Gaara, un nomade del deserto. Ora il principe cerca una soluzione insieme ai nomadi e agli esponenti delle altre terre, mentre l'esercito nemico si avvicina, mentre il povero Naruto soffre per mano del torturatore di Itachi.








Tutti nella stanza si erano immobilizzati, attendevo ciò che il principe aveva da dire. Il frastuono sterno era chiaramente udibile, debolmente smorzato dalla porta chiusa.

 

«Naruto, dentro di sé ha un demone. É un portatore.»

 

Sui volto degli altri si poteva leggere chiaramente stupore, scetticismo e perplessità. Il primo a rompere quell’atmosfera fu l’ambasciatore della terra dell’Acqua, scaturendo una fragorosa risata.

 

«Non dirai sul serio? Sono leggende, favole della buona notte. È impossibile.»

 

«Lo è, invece.»

 

Raccontò di ciò che era successo a Naruto e dei segni della maledizione, come il sigillo sull’addome.

 

Vide Gaara farsi avanti e confabulare con il capo dei Nomadi, per poi uscire dalla stanza.

 

«Noi nomadi ti crediamo. Non crediamo siano leggende. I Demoni esistono tutt’ora. Ne abbiamo uno con noi qua.»

 

«Che cosa?»

 

In quel momento Gaara tornò accompagnato da una ragazzina. Avrà avuto al massimo dodici anni, aveva lunghi capelli neri e occhi ambrati, come il colore della sabbia.

 

«Lei è la Portatrice del demone tasso monocoda, Shukaku.»

 

I presenti la guardarono esterrefatti. La bambina, sentendosi osservata, si nascose parzialmente dietro a Gaara, il quale per rassicurarla, le accarezzò dolcemente i capelli.

 

«Lei è Akira, la mia sorellina. Il demone la scelse come Portatrice alla morte del precedente contenitore.»

 

Gli ambasciatori e i generali presenti non sapevano cosa dire.

 

«Perché l’avete tenuta nascosta?»

 

«Si nascondono. Ci sono Portatori in tutti i paesi, sparpagliati. Per anni sono stati discriminati o sfruttati per questa cosa. Divennero nascosti, finché la gente pian piano dimenticò e i demoni divennero leggenda.»

 

Sasuke si passò le mani sul viso, sfregando gli occhi. Sospirò.

 

«Come possiamo aiutare Naruto?»

 

«Crediamo che abbia sempre avuto in sé il demone, solo nascosto. Il sigillo che ci hai fatto vedere è di contenimento. Qualcuno glielo aveva imposto, celando la presenza del demone. La maledizione lanciatagli dagli assassini per controllare Kurama deve aver fatto “reazione” con quel sigillo, rendendolo palese.»

 

Sasuke volse lo sguardo alla bambine, che ora stringeva una mano del ragazzo e con l’altra giocava con una ciocca dei capelli. Gli occhi chiari studiavano attentamente le persone e l’ambiente. Quando la vide volgere lo sguardo su di sé, un brivido gli percorse la schiena. Distolse subito l’attenzione da lei, tornando alla discussione.

 

«Kurama però è sempre stato il demone più problematico. È il più forte e non è mai andato d’accordo con il proprio portatore. Rispetto agli altri demoni, ha un brutto caratteraccio. Quel sigillo contenitivo era consuetudine imporlo alla persona a cui era toccato in sorte. Solitamente, chi lo custodiva, preferiva vivere isolato, per evitare complicazioni.»

 

«Chi sapeva che Naruto era un Portatore?»

 

«Gli assassini sicuramente. A questo punto mi viene da pensare che la Distruzione del regno dell’Aria sia dovuto a questo.»

 

«Per Kurama?»

 

«Probabile, ma non potrei dirlo con certezza.»

 

«Dobbiamo fare qualcosa per Naruto, demone o non demone.»

 

Gaara sospirò, pensando all’amico in difficoltà. Continuò ad accarezzare i capelli alla sorellina.

 

«Il problema sarebbe se Itachi riuscisse ad ottenere il controllo sul demone. In quel caso, saremmo spacciati.»

 

 

 

 

 

 

 

 

Castello di Itachi.

 

 

Due guardie lanciarono il corpo stremato nella cella. Naruto cadde mollemente a terra, privo di forze. Quel giorno le torture erano state peggiori del solito e nuove ferite affiancavano altre in via di guarigione. Quando sentì la porta della cella chiudersi, cercò di alzarsi, facendo forza sulle braccia, e si trascinò su quello che ormai poteva considerare il suo letto. Si raggomitolò in posizione fetale, sentendo le croste delle ferite più vecchie tirare la pelle. Fece una smorfia di dolore quando cercò di muoversi, cambiando subito idea. Si toccò il labbro rotto e vide il dito sporco di sangue. Lo leccò, riconoscendo il gusto di ferro solito del sangue.

 

«Ma guardalo, si lecca le ferite. Patetico.»

 

Volse lo sguardo e vide Pain appoggiato alla porta della sua cella. Gli rivolse uno sguardo pieno d’odio, cercando di mettersi a sedere, appoggiandosi alla parete. Odiava farsi vedere debole di fronte al nemico. Il suo orgoglio gli impediva di cedere.

 

«Sei più tenace di quanto pensassi, ma capitolerai. Lo sai anche tu. Stai solo allungando la tua agonia.»

 

Il biondo fece una smorfia, prima di rispondere.

 

«Allora uccidetemi.»

 

Pain rise a quell’affermazione.

 

«Troppo semplice. Che spreco, eri un ottimo assassino. Un talento. Te ne sarai accorto.»

 

Naruto, odiava ammetterlo, ma doveva dargli ragione. Era in migliore tra i suoi coetanei e riusciva a battere la maggior parte dei assassini esperti.

 

«Sei pure riuscito a disfarti di Hidan e Kakuzu e di questo devo ancora fartela pagare, ma tutto a suo tempo.»

 

Prese le sbarre in mano, avvicinandosi di più.

 

«Ti sei rammollito, e per cosa? Per colpa di quello stupido. Ti ha inculcato idee che, ammettilo, non ti si addicono. On potrai mai condurre una vita normale. Lavorare, andare al mercato e crescere una famiglia. Ma chi vuoi prendere in giro? Sei un assassino, fatto e finito. Arrenditi.»

 

Naruto lo fulminò con lo sguardo e cercò di far trapelare tutto l’odio che provava.

 

«Mai.»

 

Pain sorrise, cattivo.

 

«Lo vedremo. Spero che apprezzerai il soggiorno.»

 

E se ne andò. Naruto sospirò. Un brivido di freddo lo scosse. Tornò a sdraiarsi, il freddo che gli gelava le ossa. Cercò di ripararsi il più possibile con le braccia.

 

Lentamente scivolò in un sonno ristoratore.

 

 

 

Si svegliò, circondato dal buio. Non vedeva nulla attorno a sé. Mettendosi in piedi, notò che uno strato di acqua copriva in pavimento, arrivandogli a lambire la caviglie. Guardandosi intorno non riuscì a scorgere nulla, finché non vide una debole luce rossa davanti a sé. Le andò in contro.

 

Camminò, finché non giunse davanti ad un grande cancello chiuso, alto finché non si perdeva nell’oscurità. Vide che sulla sezione dove le due porte si chiudevano, vi era un foglio appeso.

 

Avvicinandosi, vide che vi era disegnato lo stesso simbolo che aveva sull’addome.

 

«Finalmente ti fai vedere.»

 

Una voce profonda lo fece sobbalzare. Si mise in posizione di difesa, girando su sé stesso per controllare intorno. Non vedendo nulla si rilassò leggermente, senza abbassare la guardia.

 

«Dove guardi marmocchio? Sono qui.»

 

Si volse verso il cancello e vide due grandi occhi rossi fissarlo. Un brivido lo percorse. Una paura primordiale lo fece arretrare di un passo. Una voglia di correre via e scappare lo pervase, ma si costrinse a stare fermo.

 

I due occhi si ingrandirò finché la volpe non si mostrò. Era immensa e per un momento le parve grande come un castello, se non di più.

La volpe si accucciò, posando il muso sulle zampe anteriori, fissando il ragazzo negli occhi.

 

«Finalmente ci incontriamo, Naruto.»

 

Il biondo la guardò, perplesso. Una domanda gli premeva, anche se pensava di sapere già la risposta.

 

«Dove siamo?»

 

La volpe rise, piegando la testa indietro.

 

«Ti facevo più intelligente. Siamo dentro di te, nella tua test.»

 

«Lo immaginavo.»

 

«Dovresti ringraziarmi, umano.»

 

Naruto lo guardò, perplesso.

 

«Per quale motivo, di grazia?»

 

«Tanto per cominciare, per non essere morto. Ti sto tenendo in vita, se non te ne sei accorto.»

 

La volpe ghignò divertita. Quella conversazione lo stava strappando alla noia.

 

«é grazie a me se le tue ferite guariscono più velocemente. Per quanto possa fare.»

 

Naruto si massaggiò gli occhi, cercando di capire la volpe.

 

«Mi stai… curando? Perché?»

 

«Semplice. Se muori tu, muoio anch’io.»

 

«Ah be grazie, magra consolazione. Potevo immaginare che non era per il buon cuore.»

 

La volpe rise. Quel ragazzo lo stava interessando sempre di più. Naruto la vide divertita, ma farsi seria tutto un tratto. Il demone alzò la testa e rizzò le orecchie, come in ascolto di qualcosa.

 

«Peccato moccioso, mi stavi allietando la giornata, ma sembra che qualcun altro reclami la tua attenzione. Alla prossima.»

 

Prima che potesse dire nulla, tutto scomparve e Naruto si svegliò. Ci mise un attimo a mettere a fuoco e dovette sbattere le palpebre un paio idi volte.

 

Vide due guardie afferrarlo per le braccia e alzarlo. Itachi lo aspettava all’entrata della cella sorridente. Stretto nel suo mantello, gli volse uno sguardo enigmatico.

 

«Buongiorno dolcezza. Il sole splende, gli uccellini cinguettano e c’è qualcuno che non vede l’ora di sperimentare nuove torture con te..»

 

 

Spero vi sia piaciuto e che lascerete una recensione, per farmi sapere le vostre idee! Al prossimo capitolo :)

 

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