Eden

di paoletta76
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eden ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Eden ***


Qualsiasi cosa dovesse succedermi, abbi cura di lei.
 
Lo stava chiedendo ad uno degli altri soldati, non a lui. Ma si ritrovò ad annuire, quasi nascosto nell’angolo di retrovia in cui era rimasto.
 
Un rinnegato non aveva alcun diritto, di intervenire. Né di partecipare ad una missione, ora né mai. Non aveva alcun significato, ciò che aveva fatto per guadagnarsi la riammissione entro il perimetro della colonia.
 
Timothy Jay Curran, assassino. Tutto il resto comunque non sarebbe mai bastato. Aveva fatto quanto ordinato, trovato il campo dei sixers e si era infiltrato senza neanche troppo sforzo. Aveva portato fra le braccia quella donna, indietro fino a casa. Aveva ricevuto la giusta dose di pietà.
Il suo posto era nelle retrovie. Per sempre. A pulire le latrine, quando andava bene. A sforbiciare le piante rampicanti che infestavano le palizzate della recinzione. Niente più guardie, niente più armi fra le dita.
 
E addosso gli sguardi che si dedicano ad un traditore. Dall’alba al tramonto, quando riusciva a concedersi un misero pasto, seduto nell’angolo in cui nessuno dei commilitoni si sarebbe mai seduto. Quando dava riposo alle proprie ossa stanche e al proprio cuore, gonfio di lacrime che non avrebbe mai sfogato con nessuno.
 
Reynolds sorrideva, la fronte appoggiata alla fronte della donna della sua vita.
Già, l’aveva definita così, la donna della mia vita, nonostante la conoscesse da meno di un anno e la frequentasse da una manciata di mesi.
Eppure, erano davvero perfetti, insieme, la secchiona precisina ultima arrivata e l’ingessato soldatino dai forbiti modi ottocenteschi. Perfetti, come uno di quei racconti d’amore carichi di zucchero e sempre a lieto fine.
 
Maddy Shannon non avrebbe mai potuto andare d’accordo con un ribelle perennemente imbronciato come lui. Scordatela pure, Tim..
 
Ma quella frase, detta alle spalle della ragazza per non farla preoccupare più di quanto non fosse già, l’aveva preso come un pugno attorno al cuore. E aveva annuito, senza preoccuparsi che qualcuno, entro il perimetro del piazzale ed oltre, potesse farci caso.
 
Mark Reynolds partiva per una lunga e difficile missione, e salutava la sua bella con un bacio, senza più paura di nascondersi da nessuno.
A lui non restava che voltare le spalle e continuare a starci male, senza nessuna spiegazione logica.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il momento più brutto fu quello in cui sentì quella piccola voce urlare fino a riempire l’aria intorno con tutto il suo dolore.
No, non quando la pattuglia era arrivata entro il perimetro sicuro della recinzione, annunciando che li avevano trovati. Né quando avevano raccolto i corpi dei commilitoni barbaramente uccisi da chissà quale nemico, per posarli delicatamente su barelle improvvisate ed accomodarli in infermeria, dove i medici ne avrebbero studiato le cause del decesso prima di dar loro sepoltura con onore.
Maddy era fra la gente rimasta per lunghissime ore in attesa di notizie, dopo che il segnale del mezzo mandato in missione verso il nono avamposto era scomparso dal radar e nessuno dei cinque soldati aveva più fatto sentire la propria voce a conferma dei click percorsi.
 
Non erano mai arrivati a destinazione.
 
No, non erano stati quelli, i momenti più brutti. Solo la voce di Maddy era stata capace di mettergli addosso i brividi, e mandargli il cuore in gola.
Mark era stato portato via, immobile ed ormai privo di vita. E non erano bastati abbracci e mi dispiace.
Era sfuggita dalle braccia di suo padre, aveva spinto via suo fratello ed aveva urlato. Con tutta la voce che ancora le era rimasta, risparmiata dalle lacrime. E poi i suoi passi s’erano fatti frenetici, oltre il confine sicuro della colonia. Un passo, un altro. Fino a diventare corsa, verso il buio.
Ed ora al suo grido s’era sostituito quello di suo padre.
 
MADDY!!
 
- Lasciala stare, Jim.- il comandante Taylor aveva teso la mano, arginando il suo tentativo di seguirla – solo un minuto, due. Concedile un attimo di tempo da sola.
Quello si ritrovò ad annuire, raccogliendo il respiro e passandosi le mani sul viso.
 
Il minuto diventò dieci, venti. L’immagine magra e stravolta di Maddy non accennava a tornare indietro.
- Ora basta.- Jim andò a raccogliere la pistola, tornando indietro deciso ad affrontare le ombre del bosco – vado a prenderla.
- Armati di qualcosa di più adatto.- il comandante gli tese un fucile, mostrandosi preoccupato quanto lui – potrebbe essersi allontanata più di quanto pensiamo. E questa. – gli diede una torcia – là fuori è completamente buio. E pericoloso.
- Stà attento..- sua moglie gli posava una mano sulla guancia, accompagnandola con uno sguardo di pura apprensione.
- Farò del mio meglio.- lui aveva risposto con un bacio, senza però alleggerire la paura che le si leggeva addosso.
 
Il pugno adesso stritolava il suo cuore, lasciandolo completamente senza respiro.
 
- Vado io.- mormorò, osando farsi avanti ed incontrando lo sguardo di ghiaccio del comandante.
- No, Curran.
- Ci sono stato per settimane, in mezzo alla giungla, da solo e praticamente disarmato. Se si è allontanata più di tre click, sono l’unico in grado di trovarla e riportarla indietro.
- Ho detto di no. Rispetta gli ordini.- Taylor adesso lo fronteggiava, caricandosi di tutta l’autorità che possedeva.
- Non ho niente, da perdere. Vado io.- rispose, leggerissimo ed arruffato. Lo vide deglutire, e continuò a sostenere il suo sguardo. Prese fiato, lentamente, e tese le mani.
Taylor chiuse gli occhi per un secondo, sospirò sconfitto. E fece passare a lui il fucile e la torcia:
- Prendi quel mezzo – gli indicò l’autoblindo rimasto più vicino ai cancelli – voglio che tu mi dia la tua posizione ogni due click. E se proverai a sfruttare la situazione per fuggire-
 
Lui raccolse arma e torcia, lasciandosi andare ad un leggero cenno di no con la testa:
- Si fidi di me. Per questa volta. Dopo, può farmi quello che vuole.
Lo vide sospirare ancora, accordargli l’uscita con un cenno. E mosse i passi verso il mezzo assegnato, scomparendo alla loro vista nel buio della giungla.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Otto click, signore. Ancora nessuna traccia di Maddy Shannon.
 
La sua voce cercava di apparire decisa, labbra quasi contro la trasmittente e mano stretta al volante. Poi, un rumore. Improvviso, alla sua sinistra. Il mezzo che vacillava e dopo una botta in avanti si bloccava in una specie di pantano.
- Maledizione..- scese, sfoderando la bussola e guardandosi intorno. Di nuovo quel rumore, come lo spezzarsi di rami sotto il peso di qualcosa. E non era stato lui, questo poco ma sicuro.
Una manciata di passi, fucile puntato e torcia stretta fra lo zigomo e la spalla, e lo vide chiaramente: c’era qualcuno, non troppo distante.
- Ehi!! – alzò la voce, senza preoccuparsi di poter attirare l’attenzione di uno dei sixers o di qualche predatore notturno. La risposta fu un lamento, fioco e minuscolo.
- Maddy..- avanzò con cautela, puntando la torcia avanti – Maddy sei tu?
- Chi.. chi sei? – rispose quella voce, seminascosta fra i cespugli.
- Curran. Sono qui per riportarti a casa.
- Ti.. ti hanno-?
- Mi sono offerto volontario, ad essere sincero. Vieni. Riesci ad alzarti da lì? Sei ferita?
- No; solo.. solo un po’..- la ragazza ora tendeva le mani, cercando di aggrapparsi a quel poco di rocce che affioravano dal terreno. E scivolava fuori dal nascondiglio mostrando al soldato un viso sporco ed impaurito.
- Erano tutti preoccupati per te, alla colonia.- lui tese le mani a raccogliere le sue, attirandola a sé e trattenendola per un attimo col viso contro il petto. I battiti di Maddy si stavano pian piano calmando, mentre ricambiava la stretta circondandogli il busto con le braccia – avverto che ti ho trovato, così possono-
Un altro rumore, uno schianto più forte, a pochi passi dalle sue spalle, lo congelò con la trasmittente fra le dita. Quello non era il passo di un essere umano.
- Ora voglio che tu ti butti a terra, il più veloce possibile.- le disse, un soffio contro la guancia – che ti sporchi più che puoi col fango. Non siamo soli.
 
Alle sue spalle, un urlo animale squarciò il buio.
- A bordo.- una mano sulla schiena della ragazza, a spingerla verso l’autoblindo.
- Scusa?
- A bordo! Svelta! Sali!
- Che- che cosa-?
- E’ un komodo. Sali, mettiti al riparo; io provo a-
La lasciò eseguire gli ordini, e cominciò a spingere con entrambe le mani sul cofano del mezzo, con fatica e senza alcun successo.
- Ti aiuto.- un altro urlo, più forte e più vicini, la convinse a scivolare di nuovo a terra e ad affiancarlo, a testa bassa.
- No. No! Torna a bordo!
- Neanche per sogno.- lei si fece scura, quasi rabbiosa, meritando uno sguardo quasi impaurito – scusa.. non.. io non intendevo ringhiarti addosso così, è che-
- Sono qui per proteggerti e riportarti a casa; ho già avuto a che fare con una bestia del genere. Stà attenta a non lasciarti toccare, il morso è velenoso.
- Ok. Va bene.. liberiamo questa cosa.
Uno scambio di cenni d’assenso, le mani affiancate sul cofano e una, due spinte con tutta la forza che avevano a disposizione. E le ruote del mezzo uscirono dal pantano.
Maddy sorrideva, adesso. Leggera, a metà. Ma sorrideva, e tendeva una mano a cercare il suo abbraccio.
Neppure il tempo per poter condividere quel minuscolo successo.
 
Le foglie si muovevano, con più violenza. E dalla vegetazione spuntò una di quelle enormi bestie coperte di squame, testa bassa e fauci spalancare.
- A bordo! A bordo, presto! – il giovane spinse Maddy verso l’autoblindo, tendendo le mani in cerca del fucile. La bestia fu più veloce di lui.
Il primo morso lo raggiunse ad una gamba. La carne strappata, il sangue. Il suo urlo che si faceva più lancinante di quello del komodo. Maddy si piegò di scatto in avanti, a trattenergli le braccia, rispondendo al suo grido di dolore:
- Curran!!
Il giovane la fissava con gli occhi sgranati, mentre la bestia si spostava indietro, come pronta per un altro attacco. Sembrava aver perso anche il respiro, fra quelle labbra socchiuse.
- Sali.. presto! Andiamo via! – Maddy cercò di tirarlo a bordo, e lo vide scivolare schiena al metallo – andiamo via!
 
Lui annuiva, tremava. Le mani a cercare polvere e radici pestandole sulla ferita:
- Avvia il motore; non ci lascerà molto tempo, prima di tornare.. il.. il komodo morde, aspetta che il veleno
faccia effetto e poi attacca di nuovo per-
Una mano sulla ferita, l’altra alla maniglia del mezzo, pronto a darsi lo slancio e salire.
 
La bestia non gli concesse un istante di più.
 
Un battito d’ali, un dolore immenso a divorargli la schiena.
E poi, il buio.

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