Alternative world

di girlmoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


“Renèe Forbes… oh cavolo sei stata ammessa!”- urla Simon, tutto contento, aprendo la busta d’ammissione alla Brooklyn Academy of Art.
-“Sul serio? No, non ci credo, fa vedere!”- gli dico, strappandogli il foglio dalle mani. –“Oh cazzo, si! Finalmente!”- urlo a mia volta, dopo aver confermato ciò che il mio amico aveva detto poco prima.
-“Te l’avevo detto.”- mi risponde con aria ovvia.
-“Adesso tocca a te Clary, apri la busta.”- invito la rossa difronte a me ad eseguire lo stesso procedimento.
-“Spero solo sia qualcosa di positivo, non vorrei rovinare il giorno del mio diciottesimo compleanno.”- dice leggermente sconsolata, con la sua solita voce delicata.
-“Facciamo così allora. Questa la prendo io, l’apriremo stasera quando avremmo troppo alcool nel corpo per ragionare, d’accordo? Ora goditi questi momenti da neo diciottenne piccola Clarissa Fray.”- le circondo il busto con un braccio, e conservo la sua lettera nella tasca interna del giubbino di pelle.
-“Hai rovinato il momento di gloria Renèe, sappi che non te lo perdonerò.”- mi rimprovera Simon.
-“Anche se sono del tutto sicura che non sarà così, metti che qui sopra ci sia scritto un non ammessa? Le rovinerebbe la giornata e considerando che sono solo le tre del pomeriggio, non conviene, dato che oggi.. si festeggia!”-
-“Ragazzi smettetela, prima o poi dovrò comunque aprirla, si tratta solo di aspettare altre poche ore.”- mi sostiene la mia amica, facendo calmare le acque tra me e Simon.
-“E da quando non sostieni il tuo migliore amico Clary? Diventi maggiorenne e vuoi abbandonare il nido tutto d’un tratto?”- le chiede ironicamente Simon, aggiustandosi meglio gli occhiali.
-“Assolutamente no, Lewis, magari vuole semplicemente godersi il suo compleanno senza intoppi. E poi non dovresti lamentarti, da sempre ragione a te, sono io quella che ogni volta si deve accontentare dei suoi secchi no.”- mi oppongo, sciogliendo l’abbraccio tra me e la mia amica, continuando  a discutere con il ragazzo che ho accanto.
-“Non mi sto lamentando… d’accordo lasciamo stare, pensiamo meglio a come festeggiare questo fantastico compleanno per la nostra migliore amica.. signorina Forbes ‘le mie idee vengono sempre scartate’.”- imita la mia voce, il ragazzo, grattandosi la nuca.
-“Ah ah ah divertente Simon, ma per una volta ti do pienamente ragione. E’ meglio pensare a lei oggi.”-
-“Finalmente! Ma già solo il fatto di vederla così conciata e silenziosa, non promette nulla di buono.”- Simon ha ragione, Clary è stata fin troppo in silenzio fino ad ora.
-“Clary tutto ok?”- le chiedo, mentre io e Simon ci fermiamo di botto.
-“Si, è solo che, non so se ho voglia di festeggiare quest’anno. Vi chiedo scusa ragazzi.”- a queste sue parole sento il mondo cadermi addosso.
-“Ma come Clary? E’ il tuo diciottesimo compleanno, non puoi non festeggiarlo.”- sembro quasi più triste io di lei.
-“Esatto piccolo cucciolo di Fray, i diciott’anni arrivano una volta sola e anche se non vorrai festeggiare, io e Renèe organizzeremo qualcosa per te, non possiamo rimanere con le mani in mano.”- continua Simon, una volta arrivati difronte casa di Clary.
-“Grazie ragazzi, davvero. Non saprei cosa fare senza di voi. Ci vediamo stasera allora.”- facendo un gesto della mano, si chiude la porta di casa alle spalle, lasciandoci si stucco.
-“Non credevo non volesse festeggiare, tu ne sapevi qualcosa?”- chiedo leggermente indignata a Simon.
-“Non guardare me, non ne so niente.”- alza le mani in segno di resa e sbuffo rumorosamente.
-“Ok, organizzo io, ho capito. E guai se qualcuno si lamenta.”- gli punto il dito in faccia e lui mi guarda meschinamente.
-“Con quel qualcuno intendi me per caso? E poi geniaccio, cos’hai in mente?”-
-“Niente di che Simon, qualcosa di intimo, solo noi tre, ci sarà da divertirsi, tranquillo.”- mi sfrego le mani e sorrido fiera della mia idea.
-“Non combinare guai Renèe, mi sto fidando.”- mi fa l’occhiolino, prima di darmi una pacca sulla spalla e andare via.
 
 
-“Che cosa hai fatto?”- mi urla la voce metallica di Simon, dall’altra parte del telefono.
-“Avevi un’ idea migliore Simon? Partendo dal fatto che è un compleanno e che siamo solo in tre. Non ci sarebbe stata alternativa, se non chiudersi in casa!”- gli rispondo nervosa, mentre mi sollevo dal letto e metto a posto qualche peluches rotolato giù.
-“Ok, forse hai ragione, ma il pandemonium!? Proprio quel locale, c’è un sacco di gente strana il fine settimana ed oggi è venerdì.”-
-“Perché tra tutto il bordello di gente che ci sarà, devono dare per forza retta a noi? Tranquillo Simon, sarà una bella serata. E poi ho prenotato il tavolino nell’angolo accanto al bar, così possiamo ordinare da bere senza aspettare molto, che te ne pare?”-
-“Maledizione.. ok va bene, è ancora da vedere, ma se qualcosa va storta, giurami che e ne andremo subito.”-
-“Lo giuro, ora fammi chiudere che devo prepararmi.”-
-“Ci vediamo all’entrata?”-
-“Al fruttivendolo, è una sorpresa.”-
-“D’accordo, a dopo.”-
Aggancio la telefonata e lentamente mi dirigo verso l’armadio.
Prendo i vestiti che più mi piacciono, ma alla fine, dopo mezz’ora di prove, vado sul sicuro e metto i jeans grigi, un top nero, il giubbino di pelle e degli anfibi col tacco.
Mi trucco leggermente, solo un po’ di mascara e un rossetto bordeaux.
Lascio i miei lunghi capelli scuri, sciolti, in modo da coprire il mio corpo quando leverò la giacca.
Perché si, io sono fissata e penso anche a quello quando scelgo i miei vestiti.
 
Sono le nove e Clary mi sta aspettando di sotto.
Prendo la benda che ho comprato apposta per la serata e mi assicuro che la lettera di ammissione di Clary sia nella giacca.
Scendo velocemente le scale e mi fermo a salutare Jocelyn e Dot.
Dot mi ha cresciuta ed è come una madre per me. I miei genitori sono morti in un incidente proprio difronte casa sua molti anni fa e lei mi ha presa con se ed in un certo senso; allevata.
-“Jocelyn, buona sera, come mai qui?”- le chiedo, non appena metto piede in cucina.
-“Renèe, so che Clary è qui sotto, vorremmo parlarvi di alcune cose molto importanti.”- mi dice Dorothea.
-“Sul serio Dot? Proprio adesso? Ho organizzato una festa per Clary, devo andare.”- le dico leggermente arrabbiata.
-“Ti prego Renèe, chiama Clary.”- mi scongiura Jocelyn.
Invio un messaggio veloce alla mia amica, che sale su in pochi secondi.
-“Di che si tratta?”- chiede dolcemente, spostando i suoi lunghi capelli rossi, dietro l’orecchio.
-“Clary, vorrei parlarti, ho bisogno che tu sappia delle cose.”- fa per dire Jo, ma Clary la interrompe, afferrandomi la mano.
-“Mamma, ti prego, è il mio compleanno. Ti prometto che parleremo, ma ora questa ragazza qui accanto a me, mi ha preparato una sorpresa e sinceramente, non vedo l’ora di vedere cos’è. Domattina ne riparliamo.”- le stampa un bacio veloce e poi mi tira via con se, fino all’uscita.
-“Coraggiosa Fray, da quando sei diventata ribelle?”- le chiedo ironicamente.
-“Da mai, Renèe, è solo che voglio godermi la serata, ricordi? Non voglio preoccupazioni, le parlerò domani mattina.”- mi spiega dolcemente, sistemandomi il ciuffo.
-“Ok, ora tocca a me. Chiudi gli occhi e non sbirciare, intesi?”- lei annuisce alle mie parole e la bendo.
Dall’altro lato della strada, Simon mi fa segno di andare verso di lui e così faccio, accompagnando passo dopo passo la mia amica.
-“Clary non ti spaventare, sono Simon, pronta per la sorpresa?”- le chiede e lei annuisce contenta.
-“Non ci resta che entrare, allora!”- esclamo, mentre inizio a trascinare Clary verso il club.
-“Ti piacerà un sacco.”- le dice Simon.
-“Non le dire altro, le rovini la sorpre…”- sbatto contro qualcuno e istintivamente mi volto indietro, lasciando la presa dal braccio della mia amica. –“Ti chiedo scusa, non ti avevo visto.”- dico a voce bassa al ragazzo sul quale sono finita.
-“Che cosa?”- mi chiede accigliandosi e noto un non so chè di strano nella sua voce.
-“Ti ho chiesto scusa, ti ho urtato mentre camminavo, non ti avevo visto.”- ripeto a voce più alta per farmi sentire.
-“Alec che succede?”- chiede una voce alle sue spalle.
Un ragazzo biondo seguito da una falsa bionda ossigenata  fa la sua comparsa, avvicinandosi.
-“Credo ci sia un problema.”- dice la ragazza, stretta in un top ed una gonna bianchi super aderenti.
-“Ehi calma, cos’è una gang di teppisti?”- chiedo agitata.
-“Renèe, che diamine stai facendo, parli da sola?”- mi chiede Simon, distraendomi.
-“Ma sei scemo? Non li vedi? Vieni ad aiutarmi anzi, mi fanno.. un po’… paura.”- ritorno a guardare i tre ragazzi difronte a me.
-“Di lei ce ne occupiamo dopo, ora è meglio entrare Alec.”- riprende il discorso il biondino.
-“Cosa? Io non ho fatto niente, che vi prende?”- chiedo nervosa e impaurita, prendendo la lettera di Clary che era caduta a terra.
-“Sei un problema ora, non dovresti vederci.”- mi risponde quello che ho capito essere Alec. Un ragazzo alto, occhi grandi e verdi e capelli neri.
Rido alle sue parole, ma la smetto subito, notando lo sguardo incazzato della ragazza.
-“Ok scusa, una domanda sola… ti fai di qualche droga per caso?”-chiedo al moro e noto un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra della ragazza e un ghigno di rabbia dal biondo, che solo ora ho guardato attentamente: ha un occhio azzurro e l’altro è in parte marrone.
-“Chiedigli scusa, non avresti dovuto.”-
-“Jace calmati, abbiamo altro a cui pensare.”- la ragazza lo strattona via e lo porta verso il locale.
-“Cavolo che strani..”- dico a voce bassa, ritornando dai miei amici.
-“Si può sapere che stavi facendo?”- mi chiede Simon stizzito.
-“Stavo parlando con quei tipi vestiti di nero, cos’è non ci vedi Simon?”- gli chiedo, mentre prendo sottobraccio Clary e la accompagno fino all’entrata del Pandemonium.
-“Renèe non c’era nessuno vestito di nero vicino a te, ma che… hai bevuto qualcosa per caso?”- mi chiede spaventato.
-“Lascia stare, entriamo.”- dico stufa di quella situazione strana, levando la benda a Clary.

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Capitolo 2
*** 2 ***


-“Allora, che ne dici piccola Fray?”- le chiede Simon, mentre noto lo sguardo di Clary perso.
-“E’ magnifico, grazie.”- dice con poca attenzione.
-“Prendi da bere Simon.”- gli faccio segno di allontanarsi e mi avvicino ulteriormente a Clary.
-“Se non ti piace possiamo andarcene.”- le dico leggermente offesa dal suo comportamento.
-“No qui è perfetto, scusa non volevo farti credere che…”-la sua voce si interrompe non appena un ragazzo vestito con abiti scuri, le da una spallata.  –“Guarda dove cammini.”- gli dice Clary e non appena si volta, lo riconosco: è il biondo di pochi minuti fa.
-“Merda!”- bisbiglio, prendendo la mano di Clary.
-“Aspetta, tu riesci a vedermi?”- le chiede, togliendosi il cappuccio nero.
-“Mi sembra normale.”- gli risponde schietta lei.
-“Ancora con questa storia? Esisti e ti vediamo, va bene?”- rispondo a tono, leggermente innervosita.
-“Siete già in due..”- dice più a se stesso che a noi per poi allontanarsi.
Clary mi guarda con uno sguardo misto tra il perverso e il curioso e non posso fare altro che accontentarla, seguendola verso chissà dove.
Il biondo sorpassa una tenda e facciamo appena in tempo a seguirlo ed intrufolarci dentro, prima che arrivi la sicurezza.
-“Clary guarda lì!”- le dico sorpresa, indicandole la ragazza.
Si sfila la parrucca bionda gettandola in un angolo e il suo bracciale a forma di serpente è come se prendesse vita.
-“Che diamine..”-fa per dire lei, quando da dietro un angolo ombreggiato della stanza spunta fuori qualcosa di anomalo.
-“Lo vedi anche tu quello?”- le chiedo in preda alla paura, staccandomi da lei e indietreggiando.
Lei annuisce debolmente.
Quello a cui assisto è qualcosa di incredibile.
Ma non incredibile della serie “figo”. Incredibile, che se dovessi dirlo a qualcuno non mi crederebbe.
La ragazza tira il suo bracciale verso quella cosa mostruosa dagli occhi azzurri luminescenti, facendolo diventare immediatamente una frusta.
Lo afferra e lo tira verso di se, prima che il ragazzo sul quale sono sbattuta lo colpisca con una freccia, polverizzandolo.
Mi porto le mani alla bocca soffocando un urlo, mentre seguo con gli occhi Clary che si avvicina al biondo: Jace.
Afferra quella che sembra essere la sua spada, ma prima di fare qualsiasi cosa, Jace la spinge via e infilza un'altra creatura di quelle con la sua arma.
Affonda la lama fino infondo e anche questa volta quella terribile creature, svanisce nell’aria.
A questo punto non riesco più a trattenermi, urlo disperatamente, raggiungendo Clary.
-“Ti prego andiamo via Clary, ho paura.”- le chiedo sentendo le lacrime che sono pronte a scendere.
-“Aspetta Renèe, devo..”-
-“Io me ne vado.”- la tiro su e me ne scappo via, senza aspettarla.
 
CLARY POV’S.
-“Che cos’erano quelle cose e perché le avete uccise? Chi siete?”- chiedo ai tre ragazzi difronte a me.
-“Non mi crederesti se te lo dicessi.”- mi risponde il ragazzo biondo che mi ha urtato prima.
-“Beh prova a dirmelo, no?”- gli chiedo confusa e scossa.
-“Quelle cose, o come le vuoi chiamare, erano demoni.”-
-“Ma cosa? E tu, anzi… voi.. cosa sareste?”-
-“Shadowhunters dolcezza, cacciatori di demoni, proteggiamo voi mondani dall’oscurità.”- mi risponde la ragazza dai lunghi capelli neri.
-“Io non ci capisco più niente è tutto così privo di senso.”- mi porto le mani nei capelli, non sapendo se credere o meno ad ogni loro singola parola.
Prima che qualcuno possa dirmi altro, sento l’inconfondibile voce di Renèe, provenire da dietro la tenda.
 
RENEE POV’S.
-“Clary! Aiuto, fammi entrare omone.. Clary!”- urlo per farmi sentire dalla mia amica.
Sempre ammesso che sia ancora viva.
La tenda si apre e il biondo fa segno ai due omoni di lasciarmi entrare.
-“Renèe che succede?”- mi chiede la rossa difronte a me.
-“Mi ha chiamata tua madre, ha detto di non tornare a casa e di non preoccuparti, mi ha chiesto di dirti che te lo avrebbe voluto dire molto tempo prima, ma aveva paura che potessi non crederle.. Clary di che diamine stava parlando?”- le chiedo confusa, in preda ad una crisi di nervi.
-“Mamma..”- è l’unica cosa che dice, prima di scattare fuori dalla stanza, correndo come una matta.
-“Clary aspetta!”- le urlo dietro, ma è già troppo lontana.
-“C’è qualcosa che non va Jace, dobbiamo seguirla.”- dice la ragazza.
-“Aspettate tutti quanti. Chi diamine siete voi e cosa volete dalla mia amica.”- apro le braccia facendoli capire che non devono oltrepassarmi.
-“Siamo shadowhunters, cacciatori di demoni, quelli che abbiamo ucciso erano demoni, non ci crederai ma è la verità, la tua amica e tu siete qualcosa di strano perché non dovreste vederci e invece.. poof ci vedete!”- riassume velocemente la ragazza.
-“Ok sto impazzendo. Va bene, cacciatori, che ne dite di andare a recuperare la mia migliore amica, per favore?- chiedo ironicamente, facendoli capire che non hanno scelta.
-“Va bene.”- dice il biondo facendosi spazio per passare.
Li punto una mano sul petto e lo spingo dietro.
-“Dove credi di andare? Come faccio a fidarmi di te, e di lei.. e di lui.”- chiedo seriamente.
-“Forse abbiamo iniziato col piede sbagliato…”- fa per dire la mora, quando Simon piomba nella stanza tutto agitato.
-“Renèe, dov’è Clary? Ti ho vista scappare, poi ho visto Clary correre via e ora tu sei di nuvo qui e lei.. dov’è lei?”- mi chiede frettolosamente, facendomi entrare in confusione.
-“Aspetta Simon, sto parlando con loro.”-
-“Ma loro chi, non c’è nessuno qui dentro!”- grida infastidito, prendendomi per pazza.
-“Ok ragazzi, vedete di mostrarvi anche ai suoi occhi, non voglio passare per pazza, per favore.”- dico con serietà ai tre difronte a me, che dopo aver ripassato uno strano stilo su uno dei loro tatuaggi, finalmente diventano visibili anche a Simon.
-“Che roba è.. da dove siete sbucati fuori?”- chiede impaurito.
-“Simon non c’è tempo. E voi.. oddio non so che fare. Che palle!”- urlo la mia ultima frase, strofinandomi le mani in viso.
I ragazzi difronte a me, mozzano una risata, mentre Simon mi guarda con occhi spalancati.
-“Ok io sono Renèe Forbes, lui è Simon Lewis, la nostra amica che è scappata è Clary Fray e devo ritrovarla, mi aiutate?”- chiedo spazientita, dopo aver stretto la mano ai tre.
-“Sono Isabelle Lightwood, lui è mio fratello Alec e il biondo qui accanto a me è Jace Wayland. Per il nuovo arrivato… siamo cacciatori di demoni, proteggiamo voi..”-
-“Glielo puoi spiegare durante il tragitto, io devo trovare Clary, ora andiamo!”- intervengo io, facendo strada verso casa Fray.
 
Arrivati all’entrata, la prima cosa che si vede è un’enorme chiazza di sangue sul marciapiede.
-“O cristo.. Clary!”- urla Simon oltrepassando il cancello.
-“Piccoletto, fermati. Izzy e Alec rimanete con loro, io recupero Clary.”- dice in tono autoritario Jace, entrando in casa di Clary.
La pioggia peggiora il tutto, siamo bagnati fradici e capisco sempre di meno.
-“Io non mi fido di loro Renèe.”- mi dice nervoso Simon.
-“Vedi che ti sentiamo.”- interviene Alec.
-“Senti Simon, non so cosa mi stia dicendo il cervello, non riesco a ragionare okay? Non sono sicura di quello che ho fatto, ma credimi, chiedere un aiuto a loro è stata la cosa migliore.”-
-“Io non abbandonerei Clary lì dentro con quello.”-
-“Come prego?”- interviene nuovamente il moro.
-“Alex, ti prego, evita queste uscite poco felici, sto cercando di convincerlo che non sono impazzita e che voi siete reali, invisibili e.. buoni!”-
-“Si ok, ma mi chiamo Alec.”-
-“Fa lo stesso!”- esclamo nervosa.
-“Renèe, io non riesco a..”- fa per dire Simon, ma lo interrompo.
-“Aspetta. Jocelyn era a casa mia con … Dot!”- grido prima di fiondarmi verso il cancello d’entrata.
 
In casa non c’è nulla fuori posto, solo sul tavolo c’è qualcosa di inaspettato.
Mi affretto a spostare la sedia e per poco non cado con il laghetto d’acqua che ho lasciato per terra a causa dei capelli e dei vestiti bagnati.
C’è un foglio stropicciato, un libro e un cofanetto in legno rosso.
E’ una lettera da parte di Dot.
“Ovunque tu vada, rimani sempre con Clary. Porta con te questi oggetti, sono fondamentali. Non cercarmi, ti ho voluto bene. Ricorda che tutte le leggende sono vere.”-
Infilo il foglio nella giacca, preparo uno zaino e ci ficco dentro il libro e il cofanetto.
Lentamente torno fuori e mi dirigo verso Simon e i due ragazzi.
-“Renèe, si può sapere che ti prende?”- mi chiede il mio amico, più agitato che mai.
-“Dorothea è sparita, mi ha lasciato una lettera, un cofanetto e un libro, ha detto di portarli con me e di rimanere sempre con Clary.”- gli dico, con la voce rotta.
-“Mi..mi dispiace, non pensavo..”-
-“Lascia stare Simon, ora il problema è Clary.”-
-“Jace sta tardando, devo entrare, ho un brutto presentimento.”- dice Alec, distraendoci.
-“Ma cosa dici, vorresti lasciarmi qui fuori da sola con due mondani?”- gli chiede la sorella.
-“E’ il mio parabatai, è mio fratello.. devo aiutarlo.”- continua con voce seria, prima di muoversi di qualche passo verso casa Fray.
-“ll suo paraba..che?”- chiedo a Isabelle, confusa.
Non ricevo una risposta, la mia attenzione viene attirata da Jace, che porta in braccio una Clary svenuta.
-“Che cosa le è successo?”- chiede subito Simon andandogli incontro.
-“Un demone shax, dobbiamo portarla all’Istituto.”- noto un’espressione fin troppo seria stampata sul volto di Jace e mi convinco che non c’è nulla di buono.
-“Cosa? Istituto? No, dobbiamo portarla in ospedale.”- insiste il mio amico.
-“I medici non hanno ancora un trovato una cura al veleno di un demone, quindi adesso venite con noi all’instituto e non si discute.”- Jace acquisisce un tono autorevole e capisco che ha perfettamente ragione.
-“Simon finiscila; non c’è altro tempo. Mi sembra più che ovvio che ormai di loro ci possiamo fidare: Jace ha salvato per due volte la vita di Clary nel giro di mezz’ora, ci stanno offrendo il loro aiuto per salvare la nostra migliore amica, sua madre e Dorothea sono svanite nel nulla e tu ancora rimani scettico davanti a tutto questo?”- intervengo, ormai stufa del suo comportamento diffidente.
-“Non mi fido granché.”- esordisce lui, sollevandosi gli occhiali.
-“Beh allora è un tuo problema. Io vado con loro, a te la scelta se seguirci o meno.”- mi sento autorevole e il chè mi dona, mi sento quasi più grande, matura e responsabile in questa situazione e tutto questo mi è nuovo.
-“Allora.. vogliamo aspettare che mi muoia tra le braccia o andiamo?”- Jace interrompe la nostra lite e non aspetto un secondo di più prima di seguirlo, affiancando i fratelli Lightwood e lasciandomi Simon alle spalle.
-“E’ sempre così scettico davanti alle novità?”- mi chiede Isabelle.
-“Non sempre, solo quando vede che qualcuno o qualcosa sta cercando di portarle via Clary.”-
-“E quel qualcuno è proprio il vostro amico biondo.”- Simon ci procede, quasi schifato, mentre affianca Jace davanti a noi.
-“Giuro che lo sto odiando e se non fosse per questa situazione già abbastanza incresciosa vi chiederei di tagliargli la testa con le vostre armi luccicanti.”- trattengo una risata, mentre i due si lanciano uno sguardo d’intesa.
-“Sono delle spade piuttosto potenti e speciali, non sottovaluterei il loro potere fossi in te.”- dopo alcuni istanti di silenzio è Alec a rivolgermi la parola.
-“E perché?”- gli chiedo.
-“Avrai modo di capirlo se rimarrete a lungo con noi.”-
-“E quei tatuaggi che avete sul collo e sulle braccia.. cosa indicano?”-
-“Non sono tatuaggi, sono rune. Le incidiamo con lo stilo sulla nostra pelle e non se ne andranno mai, ci danno poteri diversi, in base alle loro funzioni.”- mi spiega il ragazzo, con aria ovvia.
-“E questa specie di rombo che hai sul braccio?”-
-“Non è un rombo, ragazzina, è la runa del potere angelico.”-
-“E questa runa a forma di zeta che hai sul collo, invece?”-
-“Runa del blocco.”- sembra quasi scocciato mentre mi risponde.
Sbuffo sonoramente e mi rivolgo a sua sorella.
-“E’ sempre così scontroso con tutti o sono io che gli sto sulle palle?”-
Lei trattiene una risata, ma con scarsi risultati, lui si blocca all’istante, intralciandomi  la strada.
-“Non mi stai sulle palle, è solo che parli troppo.”-
-“Beh mi dispiace, sei capitato tu, ne ho altre mille di domande, per la tua felicità.”-
-“Spara, allora.”-
-“Prima quand’eravamo vicino casa mia e di Clary hai detto una cosa tipo parabei.. cos’è?”-
-“Parabei? Scusa se te lo chiedo, ma sei proprio così o lo fai apposta?”-
-“Cosa.. è una domanda come tutte le altre.. credo. Isabelle ho toccato un punto debole?”-
-“Debolissimo, per il mio fratellone.”- sorride, lanciando uno sguardo di sfida ad Alec per poi spostarsi e raggiungere Simon più avanti.
-“Ti dispiace rispondermi, Alec?”-
-“Non è parabei, si dice parabatai. E’ un legame che si crea tra due shadowhunters solo dopo aver letto un giuramento. Jace è il mio parabatai ed io sono il suo.”-
-“Spiegati meglio, mi interessa questa cosa.”-
-“Non credo di poterti spiegare cose così importanti e private del mondo invisibile. Non so nemmeno se sei una mondana o meno, metterei in pericolo tutti i miei simili.”-
-“Vuoi dire che ce ne sono altri come voi?”-
-“Lo dicevo io, secondo me tu sei proprio così. Sei fatta male ragazzina.”- mi zittisce con poche parole, mentre avanza verso quello che sembra proprio il loro famoso istituto.
Non glielo permetto, non può parlarmi così. Lo raggiungo e mi piazzo davanti a lui.
-“Senti bello, so che potresti incenerirmi solo con lo sguardo, ma non mi fai paura e non ti permetto di parlarmi in questo modo né di insultarmi gratis.”- mi fermo per pochi secondi, per poi superarlo e proseguire verso l’entrata della struttura. –“E il mio nome non è ragazzina.”- mi giro nuovamente, notando il suo sguardo divertito.
-“Allora scusa..”- alza le mani, in segno di resa, ma il suo gesto scade subito, non appena inizia a ridere.
-“Mi fai incazzare, non credo che scorrerà buon sangue tra di noi.”- gli dico, mentre gli volto le spalle e raggiungo Jace.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Entriamo nell’enorme struttura e mentre loro procedono verso chissà dove con sicurezza, io e Simon ci guardiamo intorno con la bocca aperta.
 
-“Mondani, che fate, venite o rimanete lì a sbavare?”- ci chiede Jace osservandoci divertito.
Ci avviamo verso di loro e rivolgo nuovamente la parola a Simon, vedendolo più rilassato.
-“Adesso ti sei convinto?”- gli chiedo.
-“Sono felice di dirti che sono molto contento di essermi imbattuto in questa tristissima situazione, ma sai c’è sempre Izzy.”-
-“Ti piace Isabelle?”- gli chiedo strabuzzando gli occhi.
-“Vorresti dire che a te non sono rimasti gli occhi sul quel bel davanzale che ha lì davanti?!”-
-“No Simon, io sono una femmina, non mi innamoro delle tette delle altre ragazze fortunatamente.”-
-“Izzy è tutta bella, non solo..”- e porta le sue mani vicino al petto, facendomi capire a cosa si riferisse.
-“Sei veramente pervertito.”-
-“Ma prevale Clary se ti può rendere più felice..”- quasi grida per rimediare alla gaffe, mentre mi allontano, raggiungendo gli altri.
 
-“Izzy chiudi la porta.”- ordina Jace, mentre stende su un letto Clary. –“Alec prendi il mio stilo dalla tasca.”- tutti eseguono i suoi ordini, come fosse lui il capo. –“Mondani!”- io e Simon sobbalziamo leggermente. –“Se vi può dar fastidio vedermi bruciare la pelle della vostra amica, vi consiglio di girarvi dall’altra parte.”-
-“Non mi impressiono così facilmente, fatemi stare vicino a lei.”- mi inginocchio accanto al letto, osservando la mia amica inerme.
Alec consegna lo stilo a Jace, che inizia a tracciare una strana forma sul collo di Clary.
-“Spero solo che guarisca in fretta.”- dice Izzy una volta finita l’opera.
-“Prima di sperare che guarisca, dobbiamo vedere se sopravviverà al potere della runa.”- Alec incrocia le braccia e guarda tutti negli occhi.
-“Come scusa?”- gli chiede Simon, impallidendo.
-“Jace di che sta parlando?”- mi volto e fisso Jace, che mi osserva con il suo sguardo gelido.
-“Se è una mondana non sopravvive.”- sentenzia con freddezza.
-“Complimenti Renèe, ‘di loro ci possiamo fidare’, si certo, intanto hanno sicuramente ucciso Clary.”- sbraita Simon, incolpandomi.
-“Senti non lo sapevo che sarebbe potuta morire se gli avesse disegnato quella cosa sul collo, ok? Quindi non scaricare le colpe su di me.”- gli rispondo acida, quasi aggredendolo. Mi da fastidio questo suo comportamento.
-“E su chi allora?”- mi chiede con una smorfia stupida stampata in faccia.
-“Non lo so, va bene? Sono sicura che non è una mondana e sono altrettanto certa di non esserlo nemmeno io. Ricordatevi che io e lei riuscivamo a vedervi prim’ancora che vi foste resi visibili agli occhi di Simon. Ce la farà ne sono sicura, io mi fido di lei… e anche un po’ di voi.”-
-“Mi fa piacere sentirtelo dire.”- interviene Isabelle.
-“Beh… grazie.”- dico con un po’ di fatica. Mi sento avvampare, ma non capisco il motivo.
Sento le labbra formicolare, così come le mani.
-“Renèe, tutto bene?”- mi chiede Izzy osservandomi preoccupata.
-“Si.. bho, credo.”- inizio a farmi vento, come posso, agitando la mano davanti al viso.
-“Jace che le sta succedendo?”- chiede Alec, rivolgendosi al biondo.
-“Non è questo il momento, ora.. dobbiamo pensare a Clary.”- dico con voce debole.
-“Forbes! Ehilà, guardami!”- Simon mi schiocca le dita davanti agli occhi. –“Che hai, sei pallida.”-
-“Non.. non lo so.. non si respira qui dentro.”-
-“Merda!”- esordisce Simon battendo le mani, con tono secco.
-“Che cosa c’è adesso?”- gli chiede Isabelle.
-“Sta collassando.”- dice in modo ironico Simon, sdrammatizzando la situazione.
-“E lo dici con così tanta leggerezza?”- gli chiede Alec accigliandosi.
-“Alec prendi una sedia.”- ordina Izzy, mentre guardo la mia amica Clary. Le stringo la mano, mentre la sua figura diventa sempre meno nitida. –“Jace, acqua.”-
Isabelle mi viene incontro, asciugandomi con un panno la fronte imperlata di sudore.
-“Ti succede spesso?”- mi chiede seria.
-“No.. dobbiamo..”- lascio involontariamente la mano a Clary, iniziando a barcollare e sbandare.
-“Ragazzi..”- dice Isabelle allarmata.
-“Tra 3..2..”- sento Simon fare il conto. Lui c’è abituato.
Alec fa appena in tempo a farmi sedere, prima  che svenga.
-“Svenuta!”- esclama Simon. Gli sguardi di tutti loro si rivolgono verso di lui. –“Succede sempre. E’ facilmente impressionabile.”-
-“Beh grazie per avercelo detto.”- dice Jace, mentre insieme ad Alec si avvicina al mio corpo svenuto, sollevandomi lentamente.
-“Ehi! Clary si muove!”- urla Simon euforico.
Jace mi scaraventa letteralmente a terra, poggiandomi la schiena alla parete fredda del muro;  e si catapulta sul letto dove Clary inizia a dare i primi segni di vita, agitandosi e pronunciando parole senza senso.
Clary apre finalmente gli occhi.
Jace le spiega cose le è successo: di Dot e sua madre, del demone Shax che l’ha aggredita, del fatto che ha sicuramente sangue angelico nel corpo altrimenti non sarebbe sopravvissuta al potere della runa.
-“E a lei che è successo?”- chiede, sollevandosi e venendo incontro a me ed Alec, che si assicura di non farmi muovere la testa.
-“E’ collassata, non preoccuparti Clary. Come quando vede il sangue: ha visto Jace marchiarti con la runa ed è svenuta.”- le spiega Simon.
-“Alec fa attenzione..”- fa per dire Clary.
-“Ehm.. cavolo, che è successo?”- apro nuovamente gli occhi e mi fa strano vedere come prima cosa il pavimento.
-“Si è svegliata!”- esclama Isabelle, venendoci incontro.
Alec mi aiuta a mettermi in piedi e vedo finalmente tutti.
-“Clary sei sveglia! Mio dio credevo che potessi morire.”- abbraccio la mia amica, stringendola forte.
-“Ma sono viva, e se mi stringi così tanto non respirerò più.”- si stacca letteralmente dalla mia presa ferrea.
-“Clary ricordi cosa ti è successo prima di essere attaccata dal demone?”- le chiede Jace.
-“Si, ricordo tutto alla perfezione. E non mi interessa ora se potrei essere qualcosa di strano o meno, ciò che importa è ritrovare mia madre. Vi prego, aiutatemi.”-
-“E Dot. E’ scomparsa anche lei Clary.”- intervengo afferrando il mio zaino.
-“Si, quando tu sei entrata in casa, mi sono ricordata che tua madre era con lei. Sono andata dentro e ho trovato queste cose..”- apro lo zaino, ma Jace mi ferma.
-“E’ meglio spostarsi da un’altra parte, non è il posto adatto.”- ci fa strada fino ad una stanza dove vi è un lungo tavolo.
Levo fuori il libro, il cofanetto rosso e la lettera.
Jace la legge e si lancia delle occhiate con i due compagni.
-“Cosa c’è adesso che non va?”- gli chiedo.
-“Questa donna sa più di quanto potessi immaginare. Lei sapeva che sarebbe successo.”- dice Jace con freddezza.
-“Come sarebbe a dire Jace?”- gli chiede Clary.
-“Da quello che avete detto, le vostre mamme erano insieme e chissà come mai sono entrambe scomparse. Sono sicuro che entrambe erano al corrente di ciò che sarebbe accaduto. Specialmente questa.. Dot.”- ci spiega.
-“Questa Dot, come la chiami tu, si da il caso che non è mia madre, ma la mia… ok, non so cos’è per me, ma non è assolutamente mia madre. Lei è una donna asiatica, io sono americana.”- gli spiego.
-“Non è tua madre?”- mi chiede Izzy, accigliandosi.
-“No, lei mi ha cresciuta, i miei veri genitori mi hanno abbandonata sulla soglia di casa sua e lei mi ha accudita. Non sono la sua vera figlia.”- chiarisco il fatto.
-“E’ chiaro che qui la situazione è molto più complicata di quanto potessimo immaginare.”- interviene Alec.
-“Concordo.”- sentenzia Jace.
-“C’è qualcosa che devo dirvi.”- dice Clary.
La nostra attenzione si concentra su di lei.
-“Quando sono entrata in casa, mia madre e Dot erano ancora lì. Ha fatto in tempo a darmi questo ciondolo, prima che Dot aprisse un portale. La mamma mi ci ha spinta dentro e mi sono ritrovata all’inizio del vicolo. Arrivata lì, sono entrata nuovamente in casa ed era tutto distrutto. Entrambe non c’erano più e poi sono stata aggredita dal demone.”-
-“Ora si che si ragiona.”- esordisce Simon.
-“Mica tanto. Vorresti dire che Jocelyn e Dorothea… aspetta! Clary, loro volevano parlarcene e noi siamo scappate per festeggiare il tuo compleanno. Ecco di cosa volevano parlarci.”- dico riferito più alla mia amica che al resto del gruppo.
Lei si batte una mano in fronte, amareggiata.
-“So a chi dobbiamo rivolgerci.”- dice Jace, dal nulla.
-“A chi?”- gli chiede Clary.
-“Magnus Bane.”- sentenzia il biondo, guardando in faccia i compagni.
-“Chi sarebbe questo Magnus?”- chiedo curiosa.
-“Nessuno di importante.”- mi ferma Alec, rispondendo con freddezza.
-“Già, peccato che non ti creda minimamente.”- insisto poco convinta.
-“Non è un mio problema.”- stringe i pugni, irrigidendosi.
-“Invece penso di si. Tuo e dei tuoi amici samurai, considerando che state tutti quanti prendendo a cuore questa situazione, sarei felice di venire a conoscenza di ogni cosa, anche la più stupida ed insignificante, considerando che in mezzo a tutto questo casino ci sono anche io. E Dorothea.”- rispondo nervosa, con un senso di amarezza che mi riduce il cuore ad un cumolo di polvere in pochi istanti.
-“Renèe, calma, ci vuole tempo.”- Clary mi poggia una mano sul braccio, cercando di fermarmi.
-“Tempo per cosa, Clary? Tua madre e Dot sono svanite dopo averci lasciato degli indizi che possiamo felicemente ficcarci proprio dove immagini. Non capisco cosa stiamo aspettando a trovarle e salvarle. Sono sicura che se Dorothea sapeva di questo improvviso disastro in arrivo, non è certamente al sicuro ora.”- sbatto le mani sul tavolo, allontanandomi e uscendo dall’istituto.
 
C’è un vento leggero fuori, fastidioso e pungente.
Inizio a pensare alla disastrosa situazione e non riesco a trattenere le lacrime a lungo.
Poche, scendono lentamente, le sento sulla pelle dato il contrasto con l’aria fresca.
-“Disturbo?”- sento qualcuno chiedermi alle mie spalle.
Mi volto leggermente e mi asciugo subito la pelle inumidita dalle lacrime notando che si tratta di Alec.
-“Si, che vuoi?”- gli rispondo acidamente, sforzandomi a non fargli sentire la voce ovattata.
-“Farti rientrare e magari convincerti a ragionare.”-
-“Non serve, stai sprecando il tuo tempo.”-
-“Non credo, sai?”-
-“Io ne sono altamente convinta, invece.”- mi volto e incrocio le braccia al petto per ripararmi dal freddo.
-“Non ti conosco affatto, ma mi sa tanto che sei una di quelle persone che si tengono tutto per sé stesse e muoiono dentro pur di non mostrarsi fragili.”-
-“Non sono fragile. E’ solo che mi sento fottutamente impotente davanti alla realtà. Non avrei voluto andasse così.”-
-“Come avresti voluto andasse allora?”- si avvicina, affiancandomi e mettendo le mani in tasca.
-“Non so, forse avrei preferito venirlo a sapere prima di incontrare voi. A pomeriggio, quando ho preferito scappare a divertirmi con Clary anziché ascoltare ciò che avrei dovuto sapere.”-
-“Non puoi decidere tu come far andare le cose. Vanno e basta. E non puoi nemmeno sprecare tempo inutilmente, rimuginando sul passato e su ciò che sarebbe stato corretto, ciò che avrebbe reso tutto migliore.”-
-“Hai ragione. Ora, se fossi un mio amico, dovrei ringraziarti e darti un abbraccio, ma mi limito ad un semplice grazie, sperando di soddisfarti.”-
-“Non devi soddisfarmi, devi solo sentirti sicura, non mi servono i tuoi ringraziamenti.”-
-“Allora ok, entriamo ora, che sto letteralmente congelando.”- la butto sul ridere, seguendolo, mentre rientriamo nell’istituto.
-“Sei riuscito a placare il tornado Renèe?”- chiede Jace, al suo parabatai non appena li raggiungiamo.
-“E’ stato più semplice di quanto potessi immaginare.”- gli risponde soddisfatto, lanciandomi uno sguardo di sfida.
-“E’ solo talento nel saper usare le parole giuste. Non sentirti speciale ninja.”- lo sfotto, abbracciando Clary e Simon.
-“Ora è meglio trovare Magnus.”- dice Izzy facendo ondeggiare un ciondolo con una pietra rossa davanti agli occhi.
-“Cos’è quello?”- chiede Simon.
-“Un ciondolo che ci porterà al diretto interessato.”- risponde Jace.
-“O meglio… porterà lui, da noi.”- Isabelle lo lega intorno al proprio collo, sorridendo orgogliosa.
-“Preparatevi fanciulle, si va in scena.”- dice Jace sfregandosi le mani e iniziando ad allontanarsi verso la propria camera.
-“Ed io?”- chiede Simon alzando il dito.
-“Tu aspetterai nella hall.”- gli risponde il biondo, ignorandolo del tutto.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Isabelle ci consegna le chiavi delle rispettive camere e poi ci invita da lei per prestarci qualche abito.
-“Clary tu metti questi.”- le getta letteralmente in faccia dei pantaloni in pelle, una canotta nera in pizzo, degli stivaletti borchiati e un giubbino di pelle nera.
-“Renèe, tieni.”- mi lascia sul letto un corpetto nero corto in pelle, dei pantaloni neri dello stesso tessuto, dei tacchi alti, vertiginosi con borchie dorate e un cappotto grigio e nero, sempre in pelle, col cappuccio.
-“Sembro una poco di buono.”- mi lamento, vedendo il mio seno stretto all’interno delle coppe preformate del top.
-“Ehi calma, stai parlando pur sempre dei miei vestiti.”- mi richiama ironicamente Izzy, ridendo.
-“Scusa, è che su di te stanno un incanto, su di me.. fanno schifo.”- mi lamento, coprendomi col giubbotto.
-“E’ solo perché l’opera non è conclusa.”- mi si avvicina, sfilandomi davanti nel suo vestito rosso perfetto.
Prende i trucchi e inizia a impiastricciarmi la faccia.
-“Cavolo, sei proprio tu?”- mi chiede Clary, ridendo.
-“Perché?”- chiedo spaventata, correndo come posso verso lo specchio.
-“Cazzo!”- urlo, portando le mani a mezz’aria. –“Sembro emo.”- osservo meglio la matita e l’eyeliner sugli occhi e il rossetto bordeaux. –“Però mi piace.. complimenti Isabelle.”-
-“Non perdere tempo, va da Jace, ti farà una lezione random su come utilizzare un’arma.”- annuisco alle sue parole e mi precipito verso l’entrata dell’istituto dove i tre ragazzi, già aspettano.
-“Wooh.. cavolo”- Simon sorride appena mi vede.
-“Non guardarmi come se mi volessi portare a letto, ci conosciamo da nove anni!”- lo rimprovero, iniziando a sentirmi a disagio. –“Jace, che devo fare, Isabelle mi ha detto che..”-
-“Seguimi.”- mi fa strada a pochi metri di distanza, salendo alcuni gradini.
-“Non so se ciò che voglio fare è giusto o sbagliato, ma sono sicuro che sei una shadowhunter come noi.”- mi dice, tirando fuori lo stilo.
-“E se non fosse così? Jace potrei morire. Non voglio rischiare la mia vita per una tua convinzione.”-
-“So che se tu morissi, Clary non me lo permetterebbe mai, ti prego di fidarti di me. Riesco ad avvertire la presenza di altri cacciatori e con te questo presentimento arriva alle stelle. Dammi un po’ di fiducia.”-
-“Jace ho paura. E poi che hanno detto gli altri? Izzy, Alec, Simon.. loro che ne pensano?”-
-“Loro non sanno nulla. Dammi solo la possibilità e ti dimostrerò che di me ti puoi fidare.”-
Annuisco, sentendo l’angoscia salire alle stelle.
Avvicina il suo stilo vicino alla mia clavicola, l’unica parte del corpo abbastanza scoperta.
-“Jace aspetta! Se non dovessi farcela voglio solo che tu aiuti Clary a trovare Jocelyn e Dorothea. Dille che le voglio bene e fa lo stesso con Simon.”-
-“Nient’altro?”- mi chiede sollevando un sopracciglio.
-“Per ora basta, credo.”- stringo gli occhi non appena inizio a sentire il pizzico che mi provoca la runa.
-“Finito.”- dice allontanandosi.
-“Sono ancora viva?”- chiedo aprendo gli occhi e toccandomi dappertutto.
-“A quanto pare.”- sorride il biondo.
Ci stringiamo la mano, per poi darci una leggera spallata.
-“Grazie Jace.”- lo ringrazio allontanandomi.
-“Non devi ringraziarmi, sapevo quello che facevo.”- si allontana verso un piccolo angolo della stanza.
-“Che runa è questa?”- dico indicandomi la pelle appena incisa.
-“Forza d’animo. E’ solo la prima di una lunga serie di rune che ricopriranno il tuo corpo col passare del tempo. Prendi questo, conservalo è tuo.”- mi consegna il mio stilo, uguale identico a quello che aveva lui.
-“Grazie ancora Jace. Infinitamente grazie, per lo meno adesso so cosa sono, tutto sembra migliorare dopo questo; è una buona partenza.”- lo conservo nel giubotto.
-“Ti ripeto.. non ringraziarmi ed ora vieni, devo armarti fino ai denti.”- mi costringe a seguirlo, tornando dagli altri.
Copro la runa col colletto del cappotto, prima di arrivare da Simon ed Alec.
-“Allora, che è successo? C’è stato un bacio?”- sfotte Simon.
-“No, diciamo qualcosa di meglio.”- sorride Jace, sfilando delle armi dall’apposito ripiano.
-“Come sarebbe a dire, scusa?”- Alec molleggiando si avvicina, sollevando un sopracciglio, incrociando le braccia.
-“Che c’è Renèe, sei stata così coraggiosa fin ora, cos’è hai paura adesso?”- Jace  mi prende in giro, tirando fuori altre armi più piccole.
-“Mi..Jace mi..”- guardo velocemente prima il mio amico e poi Alec, deglutendo rumorosamente.
-“Ti?”- mi sprona Alec.
-“Le ho disegnato una runa. E’una shadowhunter come noi, lo avevo immaginato sin dal primo momento.”- Jace mi procede, infilandomi diversi coltelli nella cinta.
-“Che cosa hai fatto?”- gli chiede Alec, quasi sconvolto.
-“Alec, rimani al tuo posto, sono il tuo parabatai, sai che non faccio stronzate e sai che percepisco la presenza di altri cacciatori intorno a me. Lo sapevo, non avrei corso il rischio di ucciderla se non ne fossi stato sicuro.”- lo ammonisce il biondo, puntandogli il dito sul petto, serio.
-“Perché non ci hai detto nulla, allora?”- gli chiede il moro.
-“Tu e Izzy avreste detto di no. Bocciate le mie idee da un po’ di tempo a questa parte, perciò ho imparato ad agire di testa mia.”- si giustifica, consegnandomi una spada.
-“Sei pregato allora di provarle sulla tua pelle certe cose, se non vuoi renderci partecipi dei tuoi piani malefici.”- lo rimprovera Alec, sovrastandolo e osservandolo dall’alto, data la sua altezza.
-“Che succede qui?”- chiede Isabelle, seguita da Clary.
Mi volto a guardarle e dal loro improvviso cambiamento nel modo di guardarmi, capisco che hanno visto la runa.
Spalanco la bocca, osservando i loro occhi sgranati.
-“Sorpresaaa!”- faccio spallucce, fingendomi contenta, non sapendo cos’altro fare.
-“Chi è stato?”- chiede Clary, con rabbia nella voce.
Simon indica volentieri Jace, che lo fulmina con un solo sguardo.
-“Come ti sei permesso?”- gli va incontro, sicura di se, sfidandolo.
-“Per l’ennesima volta, sapevo ciò che facevo, non ho bisogno di prediche. Lei è una shadowhunter come te, non dovresti esserne stupita data la vostra attuale situazione.”- Jace le consegna con nonchalance una spada identica alla mia, per poi munirla di coltelli, proprio come me.
-“Non avresti dovuto.”- lo rimprovera sottovoce Clary.
-“Ok, lasciando un attimo da parte questa… spiacevole situazione… dobbiamo fare un salto al cimitero, Alec ed io dobbiamo prendere le nostre armi e le due novelline devono fare un po’ di pratica con le spade angeliche.”- interviene Isabelle dando fine a quella drammatica situazione.
Tutti annuiamo e usciamo dall’istituto senza dare troppo nell’occhio.
Arrivati al cimitero, Alec e Jace spostano la grande tavola di pietra che copriva una specie di altare sotto il quale vi erano le munizioni e centinaia di armi degli shadowhunters.
-“Clary vieni qui, Isabelle aiuta Renèe.”- ordina Jace, avvicinandosi fin troppo alla mia amica.
Lo guardo male, prima di aspettare Izzy.
-“Renèe, dammi alcuni minuti, devo provare la frusta e la spada.”- si scusa prima di iniziare a muoversi e maneggiare le sue armi.
-“D’accordo.”- bisbiglio, sfilando la mia spada e osservando il suo bagliore.
-“Alec perché non ci pensi tu?”- propone Isabelle, ridendo divertita.
Corrugo la fronte, insospettita, ma mi fingo rilassata, ignorando il sospiro e la faccia scocciata di Alec.
-“Devi crederci, d-devi..”- il suo sguardo finisce su Jace e Clary, la quale ha già imparato ad usare nel modo corretto la spada angelica, con l’aiuto di Jace felicemente appiccicato a lei.
Li osservo leggermente schifata, non riesco a immaginarmi Clary e Jace così vicini, non lo sopporto.
-“Concentrati!”- mi ammonisce Alec, afferrandomi il braccio e facendomi sollevare la spada.
-“Parli proprio tu.”- sollevo un sopracciglio, stizzita da quel suo comportamento così autoritario.
-“Non devi distrarti, sto cercando di aiutarti.”-
-“Beh scusa se mi viene da vomitare semplicemente guardandoli.”- fisso il mio sguardo duro nel suo, altrettanto severo.
Mi soffermo per un istante a guardarlo negli occhi, cercando di scrutare ogni suo singolo pensiero.
-“Renèe, che stai facendo.”- mi chiede con tono severo.
-“Ti sto guardando. Hai un’aria terribilmente enigmatica mentre fingi che non te ne importi nulla.”- deglutisco a fatica, mentre lo vedo guardarmi male.
-“A cosa ti riferisci, ragazzina.”-
-“A più cose. Giusto un paio, per l’esattezza.”-
Serra la mascella e respira rumorosamente.
-“Basta con le stronzate, devi imparare ad usare questa.”- mi ammonisce subito dopo, stringendo la presa sul mio braccio.
-“Iniziamo allora… papino.”- lo stuzzico, facendogli notare che mi ha nuovamente chiamata ragazzina, facendomi innervosire.
Mi aiuta a muovere con fluidità la spada, spiegandomi tutto ciò che c’è da sapere e dopo vari tentativi riesco finalmente a farla mia.
-“Ci sono, ho capito. Grazie.”- dico freddamente, mettendo a posto la spada angelica.
-“E’ ora di andare, non credete?”- dice Izzy, sistemandosi la frusta alla mano.
Annuiamo e silenziosamente, ci rechiamo tutti al pandemonium.
Prima di entrare, noto che tutti i ragazzi ancora non ubriachi, guardano me e Clary straniti.
Ci fermiamo sul marciapiede e Jace propone di nasconderci dietro un posto più appartato per disegnare la runa dell’invisibilità a Clary.
-“Questa ha fatto abbastanza male.”- si lamenta Clary osservandosi la runa.
-“Adesso tocca a te Renèe, o hai paura?”- mi sfotte Jace ridendo.
-“No, affatto. E’ solo che non voglio darti il piacere di marchiarmi a vita per una seconda volta, Wayland.”- gli rispondo fredda, facendogli scomparire il sorriso dal volto.
-“Simpatica.”- mi fa il verso.
-“Vuoi che te la disegni io?”- mi chiede Clary.
Le sorrido, apprezzando il suo gesto.
-“No Clary, ti ringrazio comunque, però vorrei un attimo parlare con Alec, se non vi dispiace.”-
-“Vi lasciamo da soli…”- dice Clary, allontanandosi insieme agli altri tre.
Rido per sdrammatizzare, mi sento leggermente a disagio, così come lui, dato che ha il volto teso.
-“Allora, che mi devi dire?”- rompe il silenzio, incrociando le braccia, come fa solitamente.
-“Vorrei che me la disegnassi tu la runa, se non chiedo troppo.”- e sfilo lo stilo dal giubbotto.
-“Perché questa richiesta?”-
-“Forse ti sembrerà strano, anche perché ti ho incontrato solo due ore fa, ma mi ispiri più sicurezza e fiducia tu di chiunque altro.”- stringo i denti, avvampando leggermente.
-“Ah.. d’accordo.”- stenta nel rispondermi. Non so se è perché l’ho preso alla sprovvista o perché non si fida delle mie parole.
Gli sorrido appena, porgendogli lo stilo in mano.
-“Dove vuoi che la disegni?”- mi chiede impassibile, mandando a fanculo l’attimo di sintonia che si era creato pochi secondi prima.
Mi sfilo una manica del giubbino e gli faccio segno di disegnarla sul braccio.
Annuisce e avvicina tentennante lo stilo alla mia pelle.
-“Ti serve una mano?”- gli chiedo mozzando una risata per il suo volto teso.
-“Non ce n’è bisogno. Ti avviso ragazzina, farà male.”-
-“Chiamami ragazzina un’altra volta e ti faccio male io.”-
-“Tuscè.”- inclina leggermente la testa e inizia a disegnare la runa.
-“L’opera d’arte è finita?”- chiedo dopo un po’, sentendo il braccio indolenzito.
-“Si, sentito dolore?”- mi chiede sarcasticamente.
-“No, è stata una passeggiata.”-
-“Addirittura.”-
-“Già, sui carboni ardenti.”- mi rimetto il giubbotto e finalmente raggiungiamo gli altri.
-“Per essere stato un flirt, è stato molto breve, qualcosa è andato storto?”- scherza Jace, ridendo insieme agli altri.
-“Si, il tuo cervello, biondo.”- quasi faccio sentire il mio disprezzo mentre lo chiamo in quel modo.
Dicevo io che non c’era da fidarsi di lui. Prima fa il gentile disegnandomi la runa e poi non mi lascia nemmeno la possibilità di nascondere o meno il fatto che mi avesse disegnato la runa. Che idiota.
-“Ehi..”- mi ammonisce con severità Alec.
-“Già, dimenticavo..”- mi volto verso di lui, fingendo un sorriso. –“Tu sei il suo avvocato. O è meglio se ti definisco sottomesso?”- quasi vedo l’odio che sta provando per me, come se un’ombra si impadronisse dei suoi occhi ogni qual volta che parlo male di Jace.
-“Alec, non è il mio sottomesso. Non ti permettere mai più.”- Jace mi punta un dito contro e a quel punto scoppio.
Allontano con uno schiaffo la sua mano, andando verso l’entrata.
-“Che hai intenzione di fare da sola? Farti ammazzare per caso?”- interviene Isabelle, seguendomi a ruota.
-“Magari..”- mi sgranchisco le spalle e la schiena, per poi entrare nel locale.
Pian piano, anche tutti gli altri, che mi ero lasciata dietro, fanno il loro ingresso, osservando ogni millimetro di quel locale.
-“Penso sia meglio dividerci, lo troveremo più in fretta.”- propone Clary.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Jace la prende con sé e vanno verso la zona ballo, dove c’è un mucchio di gente.
-“Isabelle io vado con Simon, non ti dispiacere.”- le dico, mettendole una mano sulla spalla.
-“Non è per giudicarti, ma non sei ancora pronta a combattere e soprattutto a difendere un umano.”-
-“Non fa nulla, almeno non mi sentirò sola una volta arrivata all’inferno.”- ironizzo, affiancando il mio amico.
IZZY POV’S.
Dopo che Renèe e Simon si sono allontanati, mi avvicino a mio fratello, silenziosamente.
-“Vedo che avete legato molto tu e la moretta.”- lo istigo, dandogli una leggera gomitata.
-“Si, sicuramente. Considerando il carattere pessimo che si ritrova, tra meno di due giorni rischierete di non trovarla più.”-
-“Non essere così duro, infondo è brava.”-
-“Si, a lamentarsi e dire parole agli altri. Certamente un po’ di autocritica non le farebbe male.”-
-“E Magnus invece? Quando sei andato a parlarle le hai detto di lui?”- gli chiedo, facendomi seria.
-“No. Non ho il coraggio. E lei è troppo piccola per sapere certe cose.”-
-“Alec, ha solo due anni in meno di te, ed ha un carattere forte, non è poi così cattiva.”-
-“Ok, forse no; ma è meglio se la tengo il più lontana possibile dallo stregone. Sai… non vorrei venisse a sapere della nostra storia.”-
-“Alec, ti ricordo che due anni fa mi hai detto di aver messo una pietra sopra sull’argomento Magnus. Non far venire a galla i vecchi sentimenti, vedo che ce ne sono dei nuovi e non sono sicuramente per lui.”- alle mie parole, si ferma e mi guarda.
-“Tu sei pazza, Izzy. Come puoi dire certe cose?”-
-“Sono tua sorella Alec, il sangue del tuo sangue. Prima di mentirmi, ci passerà di tempo.”- gli do una pacca sulla spalla e mi allontano. –“E ogni tanto dalle uno sguardo, la novellina è andata alla ricerca della tua vecchia fiamma con il mondano.”-
 
RENEE POV’S.
-“Simon, non mi sento per niente al sicuro. E sapere che tu sei disarmato, non mi tranquillizza.”-
-“Troviamo Clary allora!”-
-“Vacci tu da Clary, io con Jace non ci voglio stare.”-
-“Preferiresti rimanere a vagare nel nulla, da sola?”-
-“Esatto, ed è questo che farò. Evita di morire, mi raccomando.”- alza i pollici e corre alla ricerca della nostra amica e del biondo.
Torno indietro, e mi guardo intorno, cercando Isabelle nella mischia.
-“Simon! Che stai facendo. Devi trovare Clary!”- mi gratto la nuca, vedendo il suo sguardo serio.
-“Non l’ho trovata, rimarrò per un altro po’ con te.”- sorride in un modo molto strano, freddo. Venendomi incontro.
Dall’altro lato della stanza vedo Isabelle e Alec.
-“Izzy!”- le si volta, seguita poi dal fratello. –“Simon doveva cercare Clary, l’hai vista?”- guardo la ragazza, indicando il mio amico, senza badare però alla sua figura.
-“Alec… il ciondolo.”- Isabelle sgrana gli occhi, immobilizzandosi, mentre il moro al suo fianco si prepara a scoccare una freccia.
-“Alec fermo!”- grido, sollevando una mano.
-“Renèe, allontanati.”- dice prendendo la mira.
-“Che stai facendo, non puoi uccidere Simon.”- gli vado incontro, strattonandolo per il colletto del giubbotto.
-“Quello non è Simon.”- la voce di izzy è fin troppo seria.
Osservo meglio la figura immobile del mio amico, avvicinandomici lentamente.
Il volto si trasforma una volta che sono a soli due passi dal corpo.
Urlo, spaventata, indietreggiando, mentre quel demone mi si fionda addosso.
-“Izzy aiuto!”- urlo, mentre cerco di tenerlo lontano, usando la spada.
Isabelle riesce ad allontanarmelo, usando la sua frusta, attirandolo a se e pugnalandolo.
Alec mi tira su velocemente. A poca distanza da noi vedo Clary.
Mi dirigo a passo svelto verso di lei, sospirando.
-“Cary finalmente..”- sto per stringere la mia amica in un abbraccio, quando l’urlo di qualcuno a me familiare, mi fa voltare di spalle. Bisbiglio il suo nome, non capendo ancora il guaio in cui mi trovi.
-“Clary.. ma tu eri..”- non faccio in tempo a finire la mia frase, che Alec mi fa finire a terra, a diversi metri di distanza, con uno spintone, scoccando una freccia verso il demone che aveva preso le sembianze della rossa.
Finisco per sbattere alla parete, massaggiandomi poi la testa, per la botta.
Vedo le scarpe leopardate di qualcuno. Mi si è avvicinato lentamente, senza farsi notare.
-“Ti sei fatta male, fiorellino?”- un uomo strano, con eyeliner dorato e glitter sui capelli, si inginocchia accanto a me.
-“No, sto bene grazie.”- rispondo scontrosa, puntando le mani a terra per rialzarmi.
-“Ti fai desiderare. Io amo le sfide… mi ricordi così tanto una persona a me molto cara, sai?”- mi porge la mano, aiutandomi a rialzarmi.
-“Beh, mi dispiace dev’essere stata una brutta persona allora.”- mi pulisco i pantaloni, leggermente impolverati.
-“No, affatto. Il mio nome è…”- viene interrotto da qualcuno, che ci viene incontro.
-“Magnus..”- dice Alec a bassa voce.
-“Oh, Alexander. Che piacere rivederti.”- con fare teatrale, Magnus, sorride e giunge le mani.
-“Tu sei Magnus Bane?”- chiedo lentamente, sconcertata.
-“Già, perdonami l’arroganza, ma chi saresti tu, fiorellino?”- mi chiede, scuotendo leggermente la testa.
-“Renèe, lascia stare, vieni qui.”- mi ordina Alec, alzando un sopracciglio, nervoso.
-“Aspetta, perché ti ha chiamato Alexander?”- gli chiedo confusa, accigliandomi.
-“Beh, vedi..Renèe, questo bel ragazzo qui difronte a noi è proprio la persona di cui ti parlavo.”- Magnus mi poggia le mani su entrambe le spalle, facendomi rivolgere lo sguardo verso Alec.
-“Beh, strano che tu la definisca una cara e buona persona, di te non mi ha detto nulla.”- giro la testa, con sguardo serio, vedendo subito che lo stregone mi sta incenerendo con lo sguardo.
Con una leggera spintarella, mi fa arrivare accanto ad Alec, che deglutisce irrefrenabilmente.
-“Ehi ma che diamine succede qui, me lo spieghi?”- chiedo al ragazzo accanto a me.
-“Non è il caso.”- mi risponde seccamente.
-“Io credo di si, invece.. perché non le dici del grande amore che provavi e che… tutt’ora provi per me, Alexander?”- rallenta sull’ultima parte della frase, scandendo bene ogni singola parola.
Alle parole di Magnus rimango senza fiato.
-“Che sta dicendo, Alec?”- cerco spiegazioni, ma il suo sguardo privo di emozione mi fa capire che ciò che ho sentito è vero.
-“Oh per l’angelo.. non te lo aveva detto?”- Magnus lo fa apposta e io scuoto la testa.
-“Penso sia normale però, io e lui ci siamo conosciuti oggi stesso. Abbiamo tanto tempo per raccontarci i segreti e l’amore platonico provato per gli ex; non credi, Magnus?”- ribatto, sentendomi fiera della mia risposta.
-“Renèe basta, smettila.”- mi rimprovera Alec a denti stretti.
Mi stringo nelle spalle e abbasso la testa, puntando lo sguardo verso le mie scarpe; vergognandomi a morte per la scenetta da teatrino di poco prima.
-“Interessante questo rapporto padre-figlia devo dire.”- Magnus insiste e stringo i pugni per calmare la rabbia.
-“Che succede qui?”- Jace, insieme a Clary, Simon ed Izzy ci raggiungono, fortunatamente.
-“Magnus Bane..”- bisbiglia Clary.
-“Piacere di conoscerti Clarissa Fairchild.”- dice sorridente lo stregone.
-“Fray, il mio cognome è Fray.”- lo corregge lei.
-“No, zuccherino, quello è il cognome che tua madre Jocelyn ti ha imposto, Fairchild è quello vero.”-
-“Tu conosci mia madre?”-
-“Come dimenticarsela. Ti portava da me quasi ogni mese, dovevo farti gli incantesimi per cancellare la memoria, non poteva farti crescere nel mondo delle ombre.”-
-“C-cosa?”- balbetta Clary sconvolta.
-“Oh cielo.. ma qui c’è qualcuno che già sa qualcosa della propria vita?”- dice Magnus con fare presuntuoso.
-“Io si.. tipo che sto per commettere un omicidio.”- gli rispondo a tono, ribollendo dalla rabbia.
-“Si, divertente. Ottima recita. Ma più tosto.. tu, fiorellino.”- mi si avvicina e mi prende il volto con le mani.
-“Non mi toccare.”- mi lamento.
-“Ragazzina, stai ferma.”- mi ammonisce Alec, facendomi innervosire, ma mi fermo e non cerco di dimenarmi e liberarmi dalla presa del sommo stregone di Brooklyn.
-“Giuro che ti odio..”- bisbiglio riferendomi ad Alec. –“Senti, ci vuole ancora molto? Soffro di cervicale, sai?”- chiedo ironicamente a Magnus.
-“Una sola domanda, fiorellino, poi potrete chiedermi ciò per cui siete venuti a cercarmi.. chi sei veramente?”-
-“Se ti riferisci alla mia vita da orfanella, ti risparmio la storia strappalacrime. Semplicemente sono stata abbandonata davanti la casa di quella che ho scoperto essere una strega, i miei genitori sono svaniti nell’aria è voilà ora sono qui.”-
-“Una strega… Dorothea.. indimenticabile e talentuosa Dorothea.”- esordisce lo stregone, facendo un giro.
-“Già, lei.”- rispondo snervata.
-“Bene, appena avremmo tempo ti parlerò di alcune cose, è giusto che tu le sappia. Ma ora.. perché mi avete condotto qui?”- chiede, battendo le mani.
-“Ci serve il tuo aiuto, devo ritrovare mia madre e Dorothea. Sono state rapite. Mi hanno nominato un certo Valentine prima di farmi finire in un portale.. ora sta a te aiutarmi; considerando che hai anche tutti i miei ricordi.”- gli spiega molto sommariamente Clary.
-“Valentine ha rapito tua madre? Questo si che è un vero disastro.”- risponde Magnus, facendosi serio.
-“E anche Dot.. o Dorothea, come vuoi chiamarla; la mia ‘balia’ insomma, in un certo senso.”- alzo la mano, per farmi notare e Magnus si incupisce.
-“Lo sapevo, sta iniziando da loro per poi arrivare a tutti noi. La coppa, dov’è la coppa.”- chiede Magnus preoccupato.
-“La coppa mortale, vero?”- chiede Jace.
Magnus annuisce.
-“Beh, è in mani sicure.”- esordisce Izzy.
-“Domattina ci metteremo al lavoro per trovare Jocelyn e Dorothea. Ora se non vi dispiace… tornate all’istituto; se volete il mio aiuto dovrete ospitarmi e tenermi al sicuro da Valentine.”- conclude lo stregone sorridendo falsamente.
-“Cosa?”- chiede Jace nervoso.
-“Non un’altra volta Magnus.”- Alec gli punta un dito contro, con voce dura.
-“Non ti darò fastidio, né ti ruberò tempo, solo se me lo chiederai. Se vi sto aiutando è perché la situazione è seria, non per te Alexander.”- gli risponde, squadrandolo con quei suoi occhi scuri contornati da brillantini dorati.
-“Meglio così, andiamocene.”- Alec ci precede e fa strada a tutti quanti, andando verso l’uscita del locale.
-“Giochiamo a chi arriva prima?”- chiede Magnus, istigando il moro maggiormente.
-“Fottiti Criss Angel.”- lo mando a fanculo, prima di andarmene.
-“Sono uno stregone, non un illusionista ragazzina.”- mi richiama a denti stretti prima di entrare nel portale.
 
-“Quello mi sta sulle palle.”- dico ad Izzy mentre torniamo all’istituto.
Alec se ne sta dietro, da solo, come un cane bastonato e il che mi fa tristezza.
-“Sta sulle palle un po’ a tutti, specialmente ai Lightwood.”- risponde ridendo la brunetta.
-“Quindi Alec è gay?”- le chiedo il più naturalmente possibile.
-“No, è più indeciso di chiunque altro. Gli piace definirsi bisessuale.”-
-“Ma, Isabelle, è vero che si sono amati?”- le chiedo curiosa.
-“Si, ma per Alec è acqua passata, è Magnus che non riesce a fare a meno degli occhi grandi e della stronzaggine di mio fratello.”- a queste sue parole, improvvisamente mi fermo, aspettando Alec, mentre Izzy prosegue avanti.
-“Tutto bene?”- gli chiedo, camminando affianco a lui.
-“Si, non potrei chiedere di meglio.”- sento falsità e finzione nella sua voce e mi sento in difficoltà.
-“Voglio che tu sappia che anche se non siamo proprio amiconi, puoi confidarti con me. Sai..un po’ come ho fatto io fuori l’istituto. E’ sempre meglio che almeno un altro sappia ciò che ci corrode l’anima.”-
-“Perché dovrei parlarne con te? Ho un parabatai e una sorella che mi conoscono sicuramente meglio, non credi?”-
-“Senti bello..”- gli blocco la strada, arrabbiandomi per il suo essere scortese. –“Mi sto solo dimostrando disponibile nei tuoi confronti, sei libero di scegliere se parlarmi o meno, non ti sto obbligando. E so anche che ci conosciamo da poco e quindi non ti conosco, non posso giudicarti, né tu puoi farlo; ma quanto meno potresti fidarti se ti dico che ho solo buone intenzioni.. quelle cattive le decidi tu.”- lascio cadere rumorosamente le braccia lungo i fianchi, riprendendo a camminare.
-“Ragazzina!”- mi chiama e capendo che si riferisce a me, mi volto scocciata.
-“Cazzo! Quante altre volte ti devo dire che odio essere chiamata ragazzina?”- divento rossa in viso data la rabbia.
-“Grazie e scusa, forse sono stato un po’ cattivo con te.”- ride alle sue stesse parole e sorride dolcemente.
Beh, ha proprio un bel sorriso.
Cavolo, ma che dico, sto rincretinendo per caso?
-“Ah, mi sembra giusto.. proprio un tantino direi..”- stringo pollice e indice tra loro, mimando un piccolo spazio, ironicamente, considerando che è stato molto scortese con me.
-“Permalosa la bambina..”- mi sfotte, avvicinandosi.
Lo fulmino con lo sguardo e alza le mani in segno di resa.
-“ Renèe, Renèe, volevo dire Renèe.”- fa finta di correggersi.
-“Mh, si certo..”-
Una volta entrati nell’ istituto, deponiamo le armi nell’apposito spazio e ci dirigiamo verso il dormitorio.
-“Domattina ci metteremo subito alla ricerca di tua madre e Dorothea, intesi? E giacché farete un po’ di allenamento con Izzy.”- Jace, si sofferma sulla soglia della sua camera, squadrandoci velocemente.
-“D’accordo.”- diciamo all’unisono io e la rossa.
-“Allora buonanotte, ragazze!”- Izzy entra in camera sua e chiude la porta alle sue spalle.
-“Clary Fairchild, meglio conosciuta come Clarissa Fray.. apriamo la lettera?”- alla mia proposta i suoi occhi e quelli di Simon iniziano a luccicare per l’emozione.
-“Che stiamo aspettando, forza!”- il nostro amico, ci spinge letteralmente in camera mia, dove ho conservato la lettera d’ammissione di Clary.
Tutti e tre prendiamo posto sul letto e levo da dentro il cassetto la sua busta.
-“Solo quando sei pronta.”- le dico, prima di passargliela.
-“Ora o mai più..”- dice lei, inspirando sonoramente, per poi strappare via la linguetta. La osserva titubante e sembra quasi stia per svenire senza aver ancora letto il giudizio. –“Come per Renèe, penso che a leggere la risposta debba essere tu, Simon.”- gli passa la lettera e tutto nervoso, la tira lentamente fuori.
Da uno sguardo veloce e con sguardo cupo, la leva da davanti la sua visuale.
-“Clary.. mi dispiace..”- accenna Simon.
-“Che cosa.. seriamente?”- gli prendo il foglio, tutta nervosa.
Com’è possibile che non sia stata presa nella scuola?
-“Ma sei ufficialmente entrata nella tua tanto venerata scuola d’arte!”- grida Simon battendo le mani.
Io e Clary tiriamo un respiro di sollievo, per poi abbracciarci includendo quell’idiota del nostro amico.
-“Ora andatevene, sono veramente stanca.”- bisbiglio, assonnata, per poi buttarmi sul letto.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Il mattino successivo, la sveglia suona abbastanza presto; dato che Jace ha detto che avrei dovuto fare un allenamento con Clary e Izzy, indosso dei leggins neri, una canotta color porpora e degli anfibi neri.
Raggiungo gli altri, verso l’entrata e li trovo tutti già pronti.
-“Ben svegliata, dormigliona!”- ironizza Izzy, dandomi un buffetto sulla guancia.
-“Non credevo di essere in ritardo, mi son svegliata appena è suonata la sveglia..”- prendo il bicchiere di succo che Clary mi sta porgendo e lo bevo velocemente.
-“Beh invece si, mi dispiace, sei in ritardo, di due minuti. La prossima volta, farai 100 addominali.”- un uomo biondo e muscoloso, mi rivolge la parola quasi inorridito.
-“E chi sarebbe quello scimmione?”- chiedo stizzita dal tono del tipo.
-“Lascia stare, non importa, è meglio iniziare l’allenamento.. andiamo dai.”- Izzy ci fa strada e ci spiega alcune cose prima di iniziare con la pratica.
 
Dopo un’ora e mezza di combattimento con il bastone, possiamo finalmente andarcene.
-“Non siete poi così male, per essere alle prime armi.”- esordisce Isabelle, andandosene via poco dopo.
-“Sarà il sangue angelico che scorre in noi a farci essere così preparate di natura.”- ironizzo, facendo ridere Clary.
-“Buongiorno neo cacciatrici, tu, seguimi. Ho alcune cose da dirti.”- Magnus spunta dal nulla indicandomi e costringendomi a seguirlo.
-“Allora, di cosa mi devi parlare?”- prendo posto su una seggiola nera, aspettandomi una sua risposta.
-“Voglio solo che tu sappia che non intendo essere la causa della tua disperazione, quindi dovrai essere tu a dirmi se vuoi sapere o meno chi sono i tuoi veri genitori.”-  alle sue parole sgrano gli occhi, incredula.
-“Voglio sapere tutto, i minimi dettagli inclusi.”-
-“Non ti sei chiesta ieri come è possibile che tu sia una shadowhunter se Dorothea è una strega e non una cacciatrice?”- mi chiede.
-“In realtà no.”-
-“Molto male.. avresti dovuto farlo. Stando così le cose tocca a me dirtelo allora.”-
-“Non girarci intorno, dimmelo e basta!”-
-“I tuoi genitori erano entrambi degli shadowhunters. Tua madre si chiamava Evelin Richards e tuo padre Hugh Forbes. Purtroppo, sono morti diversi anni fa, Valentine gli ha uccisi, una volta che ha scoperto che erano alleati di Jocelyn e Luke.”-
-“Luke.. il compagno di Jo?”-
-“Esattamente lui.”-
-“Avevi circa, dodici anni quando sono morti. Tua madre ha pregato Dorothea di prendersi cura di te, facendoti credere di essere stata abbandonata, invece no, loro lo hanno fatto per te; come d’altronde Jocelyn mi ha chiesto di cancellare i ricordi di Clary, che a proposito.. dillo anche al resto della vostra gang armata, non costudisco più io.”-
-“Come? E dove sono i suoi ricordi?”-
-“Tu va da Jace e digli di rivolgersi ai fratelli silenti.”- mi ordina lo stregone.
Annuisco e scombussolata me ne vado via, raggiungendo gli altri ragazzi.
-“Si può sapere dov’eri finita? E’ la seconda volta questa mattina che siamo costretti ad aspettarti!”- Jace mi rimprovera con aria scocciata, ma di lui poco me ne importa.
Sono abbastanza scossa dall’aver scoperto la verità sui miei genitori e di dover dir loro la verità sui ricordi di Clary.
-“Scusate, questa volta non è stata colpa mia.”- mi giustifico, sfregando le mani per riscaldarle.
-“E di chi, allora?”- mi chiede Alec, anche lui un po’ nervoso.
Che diamine gli ho fatto? Capisco l’odio reciproco che c’è tra me e Jace, ma a lui non lo capisco proprio.
-“Magnus, mi doveva parlare.”-
-“Che cosa ti ha detto?”- mi chiede Izzy, mentre noto le facce preoccupate di tutti loro.
-“Nulla che vi riguardi sui miei genitori e poi mi ha detto di dirvi che non può risvegliare i ricordi di Clary.”-
-“Come sarebbe a dire?”- sbotta Alec furioso.
-“Alec, calmati!”- lo ammonisce Jace.
-“Ha detto che dobbiamo rivolgerci…ai fratelli silenti!”- faccio spallucce, non capendo di che si tratta.
-“I fratelli silenti? Sul serio?”- chiede più a se stesso che a me il biondo.
-“Prevedibile direi, sembra che qui nessuno si voglia far carico della nostra faccenda se non voi.”- conclude Clary rattristendosi.
-“Clary ce la faremo, dobbiamo solo convincere sti tipi a dirti la verità.”- la consolo, dandole una leggera pacca.
-“Io non gli chiamerei proprio tipi fossi in te, sono piuttosto insoliti, spero non crediate siano dei simpatici orsacchiotti, perché non lo sono affatto.”- interviene Jace.
-“Allora cosa sono?”- chiedo curiosa.
-“Gli vedrai una volta arrivati alla città di ossa.”- Alec sembra scazzato.
Sarà per colpa di Magnus? Quell’idiota sembra avercela con me ma soprattutto è palese che anche se ha detto di volerci aiutare nella ricerca, sembra volersi sbarazzarsi di ogni compito.
Doppiamente idiota.
-“Città di ossa?”- ripeto io.
-“Si, è lì l’unico posto dove possiamo trovare i fratelli silenti.”- mi risponde Izzy.
-“Tra mezz’ora si va, preparatevi.”- tutti annuiamo alle parole di Jace. –“I ritardatari rimangono all’istituto, sia chiaro.”- lo guardo male, roteando gli occhi.
-“Che per caso ti riferivi a me?”- gli domando retorica mentre mi dirigo verso i dormitori insieme a Clary.
-“Non saprei..”- replica il biondo, facendomi stizzire.
-“Renèe, lascialo stare, è solo un po’ nervoso per  la questione di Magnus.”- cerca di calmarmi Clary.
-“Gli unici che qui dovrebbero avercela con Magnus siamo io, te ed Alec. Perché deve farmi sentire una zavorra per il gruppo a tutti i costi?”- sbotto nervosa.
-“Non te lo so dire”- mi risponde dispiaciuta lei.
-“Lascia stare.. ci vediamo di là tra poco.”- le chiudo letteralmente la porta in faccia, cambiandomi per andare a questa benedetta Città di Ossa, che ancora non ho capito cos’è.
Un body nero a maniche lunghe, i pantaloni e un gilet neri entrambi in pelle e i soliti tacchi a spillo di cui mi sono già stufata.
Trucco pesante, guanti a metà dita neri e rossetto scuro. Sono pronta.
Raggiungo il punto di ritrovo, lì dove sono conservate tutte le armi degli Shadowhunters.
Ci sono solo Simon e Alec lì vicino.
-“Che sguardo felice.”- mi sfotte Simon non appena mi vede.
-“Simon evita, per favore. Sono già abbastanza piena di prese in giro, parole e verità nascoste che potrei staccarti via la testa a morsi.”- inizio a prendere qualche piccolo coltello, per poi afferrare la spada.
-“Fai bene ad essere così determinata, ma ti prego di non sfogare la tua rabbia su di me.”- mi sfrega le spalle con le sue mani, fin troppo magre per essere quelle di un uomo.
-“Lasciami, ti prego..”- il mio tono è flebile. Mi stacco lentamente dalla sua leggera presa su di me, e me ne vado fuori ad aspettare il resto del gruppo.
 
-“Perché sei qui fuori?”- mi chiede Alec, apparendo dietro le mie spalle dal nulla, con la sua solita voce seria che non lascia trasparire alcuna emozione.
-“Stavo osservando che bella giornata sia oggi per i mondani.”-
-“Per quale motivo dovrebbe esserlo?”-
-“C’è un bellissimo sole, poco vento ma non fa caldo.. una tipica giornata perfetta, per mondani perfetti dalle vite ovviamente perfette.”-
-“Vorresti dirmi che ti manca la vita da mondana? Sei via di casa solo da due giorni.”- mi risponde ovvio lui, venendomi accanto.
-“In realtà non voglio dirti niente, sei tu che stai cercando di tirarmi fuori le parole. E poi no, non mi manca casa.”- gli rispondo con un filo di acidità nella voce.
-“A me invece sembra di si e sappi che se sto cercando di aiutarti a trovare un equilibrio è solo per il bene del gruppo, non potrebbero interessarmi meno i tuoi segreti.”-
-“Meglio così allora. Anche se penso non riuscirai nel tuoi intento considerando che il tuo amatissimo parabatai cerca in ogni istante della sua vita di farmi sentire un peso per la squadra senza farsi minimamente alcun problema.”-
-“Jace non lo farebbe se tu non fossi così.”- adesso lo difende? Miseriaccia!
-“Jace non mi accetta.”- replico.
-“Non penso sia vero.”-
-“Invece si; a lui non piaccio perché non sono Clary. E’ questa la verità.”-
Il suo sguardo si incupisce tutto d’un tratto.
-“Ma sai una cosa Alec? Ho sempre preferito allontanare la gente che non mi accettava o che mi criticava gratuitamente senza nemmeno conoscermi, solo perché a primo impatto non facevo una bella impressione, quindi..”-
-“Cosa credi di ottenere facendo così? Finirai per rimanere sola, è questo ciò che vuoi?”-
-“Non rimarrò mai sola, ci sarà sempre qualcuno pronto a stare con me: Simon, Clary..”-
-“A parte i tuoi amici, che sono un’ eccezione, sei già sola. Prova a cambiare e se non lo vuoi fare per te stessa, allora fallo per gli altri.”-
-“Ma che cosa dici? Io? Cambiare per qualcun altro? Non se ne parla, Jace è solo uno dei mille a cui non piaccio. Che faccia la fila, io non cambierò mai!”- ritorno a gridare, senza rendermi conto che lui effettivamente non centra nulla.
-“Sei veramente ottusa, cosa ti costa!”- ora grida anche lui, perfetto.
-“Ho dei sentimenti, Alec. Sono una persona sensibile e determinata. E cocciuta, anche se mi costa ammetterlo. ”-
-“I sentimenti non sono altro che delle distrazioni, devi pensare per gli altri in primo luogo, dopo a te stessa.”-
-“Tu sei fuori! Sei letteralmente pazzo! E’ questo ciò che fai tu?”-
-“Si e tutti lì dentro mi rispettano.”- indica l’istituto alle sue spalle.
-“Se cambiassi arriverei ad essere persino peggio di ciò che sono ora e sai chi mi rispetterebbe, chi mi vorrebbe realmente bene? Nessuno Alec, questa è la verità. Né Simon, né Clary, né Izzy, Jace, Magnus.. nemmeno te! Nessuno mi riconoscerebbe più.”-
-“Se si cambia, non è detto che per forza lo si debba fare in peggio.”-
-“No, ma se già non lo voglio fare, ma dovrò farlo perché forzata, immagina te cosa ne verrebbe fuori. Di sciuro niente di meglio di quello che sono ora.”-
-“Ti comporti da bambina. A diciott’anni non dovresti più sottovalutarti così tanto.”-
-“Non mi sto sottovalutando, è solo che.. sai cosa dico a quelli che credono di conoscermi senza farlo veramente?”-
-“Cosa..”-
-“Vaffanculo. Tutti quelli a cui non piaccio possono andare via e morire.”-
-“Si da il caso che qui, quello a cui non piaci è Jace e se solo provi a fargli un discorso del genere e lui se ne va, te la farò pagare.”- le sue parole mi suonano tanto come una minaccia.
-“Che fai ora, mi minacci pure Alec?”-
-“Si, perché ti si è fottuto il cervello e spari stronzate a raffica. A quanto pare sono io quello che si dovrà subire le tue crisi da ora in poi, l’unico a capire che menti ogni singola volta che apri la bocca e l’unico a incassare il colpo e cercare nonostante tutto di tirarti su. Renèe, io non ti credo. Non ci credo che tu vuoi rimanere da sola, non credo al fatto che tu non stia morendo dalla voglia di sfogarti con qualcuno, di farti consolare dai tuoi amici..”-
-“Ti sbagli.”- invece no, ha perfettamente ragione, lui.
-“Non credo proprio.”-
-“ Perché sei così sicuro di te stesso? E come fai a dirlo?!”- grido per disperazione ormai.
-“Perché stai piangendo.”- mi fa notare.
Rimango zitta, avvicinandomi una mano all’occhio per averne la conferma.
Che idiota che sono. Così presa dal difendere i miei principi del cazzo, che non mi sono resa conto che proprio quelle mie fottute teorie, non vanno bene nemmeno a me.
-“Uffa..”- bisbiglio, soffiando fuori tutta l’aria che ho nei polmoni, per rilassarmi.
-“Avevo ragione?”- mi chiede Alec, sorridendo.
Se non fosse così carino, lo prenderei a ceffoni, ma dannazione non ci riesco.
Annuisco e mi avvicino maggiormente a lui per abbracciarlo.
Poggio il mento sulla sua spalla destra, stringendo le braccia intorno al suo busto.
-“Piccioncini, avete finito? La città di ossa ci aspetta!”- ironizza Izzy non appena ci raggiunge insieme al resto del gruppo. Mi ricompongo subito, staccandomi dall’abbraccio e allontanando Alec.
-“Si certo, andiamo!”- esclamo con tono neutro, raggiungendoli.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Arrivati sul luogo, tutto sembra tacere fin troppo per i gusti di Izzy.
-“Secondo me c’è qualcosa che non va.”- dice con aria enigmatica.
-“O meglio.. c’è qualcuno che non dovrebbe esserci.”- la corregge il fratello, stringendo ancora di più l’arco.
-“Clary io vengo con te.”- Simon le si butta addosso, afferrandole un braccio.
-“Non credo proprio, ci vado io con lei.. tu sei umano, io una cacciatrice.”- intervengo io, avvicinandomi ai due.
-“Cosa centra, la conosco da più tempo!”- si difende lui, ringhiandomi contro.
-“Ricorda Simon: umano, cacciatrice… umano, cacciatrice.”- indico prima lui e poi me sottolineando la nostra permanente differenza.
-“So di fendermi bene anche da solo.”- si sistema il colletto del giubbino in jeans, drizzando la schiena.
-“Io mi arrendo, qualcun altro che glielo dica per favore..”- sbuffo, voltandomi verso i  Lightwood.
-“Simon sei un umano, non puoi. E’ una legge.”- dice Izzy sorridendogli.
-“Sei fantastica Isabelle, ma fanculo la legge. Io devo andare con Clary.”-
-“La legge è la legge.”- scandisce bene ogni parola Alec, incrociando le braccia.
-“Cupido, sono le vostre leggi, non le mie.”- cosa vuole fare Simon? Finire a terra con una freccia conficcata nel cuore per caso? Sta sfidando Alec e questo non va bene.
-“L’accesso è limitato solo ai cacciatori, non ai cuccioli di mondani, quindi ti adegui alle nostre leggi e mandi a fanculo le tue pretese, intesi?”- gli occhi di Alec sono pieni di odio e rabbia.
Da quanto ho capito e da quanto mi ha detto Izzy, la legge per Alec è qualcosa di sacrosanto. Esige il loro rispetto.
-“Simon, non insistere, ti ha detto no. E’ la legge. Mi dispiace per te, ma ci andrò io con lei.”- gli faccio una faccia dispettosa, avvicinandomi a Clary.
-“La legge è legge anche per te.”- mi richiama Alec.
-“Ehi, io non sono una mondana, ricordi?”- mi indico con fare ovvio.
-“Si, ma sono io a non volere.”- mi ammonisce, dando gli ordini.
Cos’è per caso Jace e Alec sono gli uomini di casa? Io non seguo gli ordini di nessuno… forse.
-“Che cosa? Che vuol dire che tu non vuoi, io ci devo andare!”- lo sfido con lo sguardo, incenerendolo con un solo battito di ciglia.
Fa qualche passo in avanti ed io lascio Clary per andargli incontro e affrontarlo.
-“Ho detto…no.”- mi ripete con tono severo ma calmo. Mi fissa con i suoi occhi grandi e ambrati e non ho la forza di oppormi.
-“Ma io..”- protesto ancora un po’.
-“No.”- bisbiglia, per poi sorpassarmi e lasciarmi immobile. -“Jace e Clary vi accompagnerò fino a metà strada, da lì in poi procederete da soli. Isabelle controlla Simon e Renèe.”-
Faccio finta di tossire, per attirare l’attenzione.
-“Scusa?!”- al tono della mia voce, Alec si gira, sapendo perfettamente che mi sto riferendo a lui. –“Tu cos’hai di diverso da me? C’hai l’esclusiva per caso?”-
Mi guarda male, ma ho i miei motivi.
Se non posso andare con Clary, lui non può andare con Jace. Semplice.
-“Jace è il mio parabatai, è mio fratello. Se dovesse servire, lo dovrò proteggere.”- scandisce bene ogni parola, dando maggiore valore.
-“E Clary è la mia migliore amica, lo stesso discorso vale per me. Come la legge è la legge per me, la legge è la legge per te.”- incalzo, mettendo le mani sui fianchi.
-“Non sono un mondano, che per caso lo hai dimenticato?”-
-“Affatto. Sono io a non volere..”- lo ripago con la stessa moneta, sentendo una risata soffocata da parte di Izzy e Jace.
Alec rotea gli occhi al cielo, segno palpabile che l’ho infastidito abbastanza.
Rimane il fatto che mi avvicino a loro, e con gesto della mano invito Jace e Clary ad andare da soli.
Non appena la porta polverosa in legno si apre, un qualcosa di incappucciato appare davanti ai nostri occhi.
Emetto un grido di spavento, per poi ricompormi subito e guardare tutti i ragazzi in faccia. Uno per uno.
-“Che diamine è quel coso?”- chiedo schifata e leggermente impaurita.
Alec mi si avvicina e mi tira una spallata, per farmi stare zitta.
-“Jace è arrivato il momento, dovete entrare.”- alle sue parole, il biondo lancia uno sguardo a Clary, che annuisce titubante.
-“Mi raccomando Clary, se sei in pericolo..”- la porta si sta iniziando a chiudere, dopo che loro hanno fatto ingresso in quella fatti specie di catacomba. –“Fammi un fischio.. o batti un colpo!”- dico più ad alta voce per farmi sentire dalla mia amica, ormai troppo distante da me.
Mi giro a guardare il resto del gruppo.
Alec ha il suo solito sguardo incazzato, Isabelle è stupenda anche mentre prende posto su un masso lì vicino e Simon ha la sua solita espressione da cagasotto.
-“Ora che si fa?”- chiedo, sedendomi sul manto di foglie secche e erba morbida.
-“Nulla, si aspetta.”- Alec si appoggia con le spalle al muro dell’entrata.
-“Sul serio? Rimaniamo qui ad annoiarci finché non finisce tutta l’opera santa?”- chiedo con tono disperato.
-“Cosa vorresti fare, siamo nella Città di Ossa.”- Simon prende spunto e si siede difronte a me.
-“Errato, Jace e Clary sono nella Città di Ossa, noi stiamo qui fuori a marcire.”- mi lamento.
-“Renèe, non è un parco dove giocare a nascondino.”- mi rimprovera Izzy.
-“Ci mancherebbe, ma siamo esposti al pericolo. E siete due shadowhunters e mezza più un umano combina guai.”- inizio a strappare via dei fili di erba, leggermente in pensiero.
-“Ti correggo. Sei una di noi ormai, siamo tre cacciatori. Non ci può accadere niente di male. Siamo abbastanza forti.”- Izzy cerca di spronarmi, ma nulla da fare.
-“Che palle.”- mi lamento, sbuffando ed estirpando via le erbacce con più violenza.
-“Ancora..?”- Alec sembra essersi già rotto le palle delle mie lamentele.
-“Facciamo così, parliamo!”- propone Simon battendo le mani tra loro.
Izzy annuisce, solo per compiacerlo e magari far volare il tempo.
-“Lo sapevate che suono in una band? Musica..”- fa per dire il mio amico, prima di essere interrotto dalla mia voce nervosa proprio come me.
-“Lo sapevate che vivo nella menzogna più totale da diciott’anni? Sapevate che Dorothea è stata pregata dalla mia vera madre per proteggermi prima che Valentine la uccidesse?”- inizio a sfarfallare, colta all’improvviso da un senso d’angoscia.
-“Renèe, piantala non dire stronzate.”- mi ammonisce Simon.
-“Ma quali stronzate Simon?! I miei genitori erano degli shadowhunters. Mio padre si chiamava Hugh Forbes  e mia madre Evelin Richards. Valentine gli ha uccisi entrambi dopo aver scoperto che erano alleati con Jocelyn e Luke!”- tutti e tre mi guardano con gli occhi sgranati, scandalizzati.
-“Che cosa?”- Izzy pronuncia queste poche semplici parole, ancora scossa.
-“Mi sembra anche logico che i miei genitori fossero dei cacciatori, come vi spiegate sennò che non sono morta non appena Jace mi ha disegnato la prima runa? E’ ovvio che ho sangue angelico che scorre nelle vene proprio come voi, l’ho sempre avuto e non sono mai venuta a saperlo per diciotto fottutissimi anni.”- sbotto come una matta, intristendomi maggiormente e diventando rossa in viso per la rabbia.
-“Renèe , mi dispiace..”- Simon bisbiglia, mentre si alza lentamente da terra.
-“Il problema sapete qual è?”- chiedo guardandoli negli occhi. –“Che se quella sera non fossi andata a finire su Alec, non avrei conosciuto nessuno di voi. Dorothea e Jo sarebbero finite sui giornali come donne disperse a Brooklyn, lasciando l’intero mondo ignaro della loro vera natura e di quella delle persone che hanno cresciuto.”- Izzy e Simon sono immobili come statue. Nessuno a parte me se l’era mai chiesto.
-“E sapete qual è la cosa divertente? E’ che io non ho mai saputo niente!”- i ciuffetti di erba che ho in mano, volano via, non appeno apro le dita, lasciandoli cadere. –“E mi sento così ridicola!”- mi metto le mani fra i capelli, quasi strappandomeli, per poi dirigermi verso un posto qualunque nel bosco.
-“Dove stai andando?”- mi grida alle spalle Alec.
Senza voltarmi, con un gesto vago della mano, accompagno le mie parole.
-“In giro, devo sbollire.”-
-“Non ti puoi allontanare.”- replica con severità.
-“Alec, rimani al tuo posto.. non ce la faccio, devo stare un po’ da sola.”-
-“Alec non le succederà niente, sa difendersi.”- sento Izzy.
-“Fammi almeno il favore di non metterti nei guai.. o sparire.”- bisbiglia l’ultima parola, ritornando alla sua posizione precedente, lasciandomi andare.
 
Mi addentro nel bosco e la calma circostante mi fa sicuramente calmare.
Mi perdo nei miei stessi pensieri, cercando di immaginare cosa stia accadendo a Clary.
Sento uno strano fruscio e mi fermo tutto d’un tratto nel bel mezzo del bosco.
So di non essere molto distante dagli altri, posso sentire da qui la risata di Simon e Izzy.
Ancora un'altra volta. Lo stesso rumore.
-“C’è qualcuno?”- chiedo tirando fuori la spada.
Ancora e ancora lo stesso rumore, ripetutamente, sempre più vicino.
-“Simon se sei tu non è divertente!”- continuo a girare su me stessa, cercando la fonte di quel suono.
Mi volto di scatto sentendo finalmente il fruscio fermarsi.
Mi ritrovo davanti un dimenticato, con in pugno qualcosa molto simile ad un’arma.
Istintivamente tiro un urlo, presa dal panico. Ma subito dopo cerco di schiavarlo e di colpirlo con la spada angelica.
Inizio a correre, allontanandolo dagli altri, voglio poterlo sconfiggere da sola.
Cerca di colpirmi ancora una volta ma gli punto la spada in faccia.
Sembra fermarsi e il che mi darebbe la possibilità di infilzargli il cuore con la spada, ma purtroppo, con un colpo secco me la fa volare di mano.
-“Oh cazzo!”- bisbiglio tra e me, cercando riparo verso i Lightwood.  –“Izzy! Alec!”- grido mentre già con l’affanno corro verso di loro, dopo aver recuperato la mia arma.
Si girano di scatto e mi vengono in aiuto.
Isabelle fa nascondere Simon, Alec prende la mira con l’arco per uccidere il dimenticato.
Lo raggiungo e mi metto alle sue spalle.
-“Izzy..”- sono le uniche cose che dice.
La frusta di Isabelle si attorciglia intorno al collo di quell’essere orribile e Alec gli scaglia contro una freccia.
Sembra resistere al colpo di Alec, così mi ci avvicino e gli affondo la lama nello stomaco, uccidendolo.
-“Che figata, l’ho ucciso!”- trillo tutta contenta, riponendo la spada.
-“Che figata?”- ripete Alec riducendo gli occhi ad una fessura, aggrottando la fronte. –“Ma ti rendi conto di quello che dici?”- mi rimprovera subito dopo, mettendo fine a quel mio breve attimo di gloria.
-“Ecco, ci risiamo..”- sbuffo, roteando gli occhi.
-“E ti da anche fastidio se te lo faccio notare!”-
-“Si, mi da fastidio. Hai sempre qualcosa da dire per ogni cosa che faccio.”- ribatto io.
-“Mi sembra logico, considerando che non combini una giusta.”- sgrano gli occhi alle sue parole, rimanendo in silenzio.
-“Alec, adesso basta, ormai è finita.”- Izzy gli poggia una mano sulla spalla, facendolo calmare.
-“ Isabelle, ormai è una shadowhunter, deve capire quali rischi corre e comportarsi da tale.”-
-“Va bene papà, ti chiedo umilmente scusa.”- fingo un sorriso e gli stringo una spalla.
-“Non sei divertente.”- mi ammonisce subito.
-“E tu sei palloso. Chi ti credi di essere?”- alle mie parole, inspira profondamente e mi sorpassa come niente fosse. –“Ehi, sto parlando con te.”- lo afferro per la giacca e lo faccio fermare difronte a me. –“Nessuno è morto, né in pericolo. Non credo che la situazione sia poi così grave.”- con un gesto violento, mi fa volare via la mano dalla sua giacca, riprendendo a camminare.
-“E’ meglio tornare di là.. e voi due..”- dice Izzy riferendosi a me e a suo fratello. –“Datevi una calmata.”- ci sorpassa con eleganza, dirigendosi a passo svelto verso il nascondiglio di Simon.
Arrivati lì vicino, Isabelle non fa altro che girarsi e rigirarsi intorno, con sguardo confuso e spaventato.
-“Isabelle dov’è Simon?”- sento la paura divorarmi e il fatto che non ci sia nemmeno Clary, rende tutto più difficile.
-“Non c’è più.”- mi risponde con aria sconfitta.
-“Come sarebbe a dire?”- le chiede Alec.
-“Vuol dire che è sparito.”-
-“Dobbiamo cercarlo.”- intervengo tutta agitata.
-“Non ora, dobbiamo aspettare Jace e Clary.”- Alec allunga in avanti il braccio, facendo segno di non muovermi.
-“Tu, devi aspettarli. Io ho un amico da trovare.”- ribatto puntandogli al collo la spada angelica, mentre Izzy fa un passo indietro spaventata da quel mio improvviso gesto.
-“Tu non ti muovi da qui, hai capito?”- Alec mi sottrae la spada e mi catapulta per terra in un nano secondo.
-“Basta, smettetela!”- grida furiosa Izzy mettendosi tra noi.
-“Che cos’è tutto questo casino?”- un Jace fin troppo sorridente esce dalla Città di Ossa, seguito da una Clary troppo tranquilla per aver rischiato di essere trafitta da una spada.
-“Niente di ché. Com’è andata?”- chiede il moro al suo parabatai.
-“E’ riuscita a vedere dove si trova sua madre e anche ad avere i suoi ricordi. Siamo sempre più vicini.”- Jace è troppo soddisfatto e contento, quasi mi sento in colpa di dover rovinare questo bel momento per Clary.
-“Dov’è Simon?”- chiede lei, quasi leggendomi nella mente.
-“E’.. sparito.”- balbetto un po’, mentre la vedo incupirsi e avanzare verso un punto poco definito.
-“Dove vai?”- le chiede Izzy.
-“Questa è la sua giacca.”- dice convinta la rossa, mostrandoci uno straccio di jeans poggiatosi per terra.
-“Alec, Jace, localizzatelo.”- dice subito Isabelle rivolgendosi ai due parabatai.
Il biondo annuisce subito, sottraendo alla mia amica il pezzo di stoffa e stringendolo in una mano.
-“Alec, sei pronto?”- gli chiede Jace, convinto.
Il più grande dei Lightwood annuisce semplicemente.
Anche lui stringe le mani intorno alla stoffa e a quelle di Jace; e i due si guardano negli occhi per poter utilizzare al meglio il loro potere parabatai.
-“Alec, concentrati!”- la voce di Jace è dura e si intravede del rossore sulle sue guance mentre osserva il moro.
Passano alcuni secondi e dopo un po’ un altro rimprovero e poi un altro ancora. –“Maledizione, Alec!”- stavolta Jace grida e Alec sembra scosso. –“Non ti stai impegnando.”- lo grida nuovamente.
Noto lo sguardo perso di Alec e l’espressione del viso che sembra chiedere pietà.
-“Jace, non fa niente, lascialo stare.”- mi intrometto. –“Ci sarà pur sempre un altro modo per ritrovarlo.”- continuo, imponendomi sul biondo.
Quasi provo pena per Alec, mi dispiace che non stia riuscendo a stabilire un contatto con il suo parabatai, non deve essere affatto bello per uno shadowhunter. Sembra sofferente.
-“Non c’è altra soluzione.”- mi interrompe subito Alec, riprendendo le mani del biondo e cercando di concentrarsi, fissandolo negli occhi.
Lo prendo per il mento, facendolo voltare verso di me con uno scatto veloce e improvviso.
-“Allora vuol dire che ci riproverete dopo.”- alle mie parole, Izzy e Jace annuiscono, Alec rimane immobile e Clary si strofina il viso con violenza.
-“Non sta andando bene nulla.”- sbraita scoraggiandosi.
-“Clary lo ritroveremo, te lo prometto.”- non riesco a finire nemmeno di parlare che una voce sconosciuta attira l’attenzione di tutti noi.
-“Cercavate per caso questo?”- ci chiede un tipo fin troppo pallido e vestito di nero per essere umano.
-“Raphael e Camille.”- bisbiglia Jace.
-“Chi sono?”- chiedo.
-“Vampiri.”- mi risponde Izzy, mentre tutti teniamo gli occhi puntati su quella scena raccapricciante.
Simon a testa sotto, sorretto da quel pallidissimo vampiro.
-“Lasciatelo stare.”- grida Clary ai due.
Quella che ho capito essere Camille, fa cenno di no con il capo. –“Chi cerca trova.”- dice, per poi svanire tutto d’un tratto insieme a Simon e Raphael.
-“Benissimo, adesso il mio migliore amico è stato sequestrato dai vampiri.”- Clary è troppo agitata per essere lei.
-“Torniamo all’Istituto, lì vedremo di cercare Simon.”- propone Izzy e tutti annuiamo.
Arrivati lì io e Clary ci andiamo subito a cambiare.
Canotta bianca, pantaloni neri e converse nere che per gentile concessione Isabelle mi ha permesso di usare all’interno dell’istituto.
Mentre prendiamo posto intorno all’enorme tavolo, in quella che chiamiamo “stanza delle riunioni”, Izzy non fa altro che andare avanti e indietro.
-“Dobbiamo trovare Simon.”- esordisce Clary, rompendo il silenzio.
-“Ma va, non l’avrei mai detto.”- le risponde con un filo di ironia pungente Alec.
Tutti lo fulminiamo con lo sguardo.
-“So che parla troppo, che può dare fastidio, ma è come un fratello per me. Ho bisogno che ti impegni a trovarlo insieme a Jace, Alec.”- gli risponde Clary, scongiurandolo.
Sbuffa leggermente, il ragazzo, per poi raggiungere immediatamente il biondo.
Ripetono lo stesso processo della mattina e stavolta sembra funzionare.
-“L’ho visto.”- dice Alec con tono atono.
-“Anche io. E’ all’hotel du mort.”- esclama Jace.
-“Partiamo, subito. Devo ritrovarlo prima che gli accada qualcosa.”- dice in fretta Clary, prendendo tutte le armi.
-“Datemi almeno il tempo di cambiarmi.”- dico velocemente, alzandomi dalla sedia.
-“Non c’è tempo.”- mi zittiscono Jace e Clary all’unisono.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Arriviamo all’hotel in brevissimo tempo, camminando attraverso i sotterranei della città.
Ci ritroviamo in un corridoio lungo e sudicio, quasi mi viene da vomitare.
-“Ma in che razza di posto siamo?”- chiedo schifata.
-“Siamo vicini, per di qua.”- ci dirige Jace, facendoci strada.
Scendiamo una lunga scala in tranquillità, finché un ratto non mi passa sui piedi e per scansarlo perdo l’equilibrio.
Finisco appiccicata sulle spalle di Isabelle, che mi sorregge, stranita.
Qualcuno mi afferra per il collo, come si fa con i cuccioli di gatto e mi riporta in piedi.
-“Dovresti stare più attenta.”- mi consiglia, guardandomi con il suo sguardo severo, che forse non riuscirò mai a capire fino in fondo.
-“Scusa.”- bisbiglio sotto voce in modo che mi possa sentire solo lui.
Mi prende per l’avambraccio e mi blocca.
-“Voltati di spalle.”- seguo l’ordine senza fiatare, sentendo un pizzicorio poco sotto la nuca.
-“Che stai facendo?”- gli chiedo abbastanza in silenzio.
-“E’ una runa dell’equilibrio, non si sa mai.”- ripone via lo stilo e prosegue il percorso, lasciandomi dietro indolenzita.
Arriviamo finalmente nello scantinato dell’hotel, un posto meno macabro dei tunnel.
-“Dividiamoci.”- propone Jace.
Annuiamo.
-“Clary viene con me recupereremo Simon, Izzy e Renèe create un diversivo, Alec tu rimani di guardia qui sotto.”- tutti sembrano acconsentire agli ordini del tipo, tranne io.
-“Scusate l’intromissione, ma credo sia più sicuro se rimanga qualcun altro con Alec. Izzy, credi di potercela fare da sola?”-le chiedo, sperando in un si come risposta.
-“Certamente zuccherino, stai parlando con la regina degli inganni.”- scioglie la sua frusta e dopo essersi fatti un cenno del capo, spariscono in direzioni diverse.
 
-“Perché non sei andata con Isabelle?”- mi chiede dopo pochi minuti di silenzio inquietante Alec.
-“L’ho già detto, è più sicuro se a proteggere il resto del gruppo ci sia anche un altro, oltre a te. E’ da qui che parte il piano. Se qualche demone o nascosto o vampiro ti uccidesse,  moriremmo tutti quanti e con noi, anche la speranza di salvare il mio amico.”- gli spiego, mentre punto gli occhi ovunque, stando attenta.
-“Lo sai che non mi piacciono queste situazioni.”- mi dice con tono aspro, quasi fosse un’ammonizione.
-“Di che parli?”- gli chiedo accigliandomi, rimanendo schiena contro schiena a perlustrare l’area.
-“Finisci sempre nel rimanere con me, convinta che io abbia bisogno di aiuto, ma non capisci che me la so cavare perfettamente da solo.”-
-“Perché il tuo discorso mi suona tanto come un rimprovero?”-
-“Perché lo è. Non voglio che tu mi protegga.”-
-“Perché non dovrei? Alec  sono nella tua squadra, sono esattamente come te e che ti piaccia o no, finché non ritroverò Dorothea  non me ne andrò e per come sta procedendo la vicenda, penso di rimanere ancora per un bel po’ con voi. Quindi ho il diritto di affezionarmi e voler proteggere chi mi sta intorno.”- mi difendo al meglio.
-“D’accordo, ti capisco. Lo accetto.”-
-“Sul serio?”- gli chiedo stranita.
-“Si, ma a patto che non ti affezioni a me. Non ho bisogno di ragazzine da crescere, piccole neo cacciatrici che cercano di salvarmi la vita e farmi cambiare modo di vedere il Mondo.”-
Le sue parole mi danno molto fastidio, adesso da Jace che era quello che mi faceva sentire un peso, è passato ad esserlo lui.
-“Sei una persona orribile.”- bisbiglio con rabbia nella voce.
-“Lo faccio anche per te. Dovresti ringraziarmi.”-
-“No, Alec, lo fai solo per te stesso. Non ti ringrazierò mai e poi mai se è questo quello che vorrai fare per il resto della tua vita. Come potrei gratificarti della tua ossessione nel vedere gli altri starti lontano ma essere felici e tu nel frattempo muori dentro? Come?”- gli chiedo innervosendomi.
-“Abbassa la voce.”- mi ammonisce a denti stretti.
-“Non è questo quello che ti ho chiesto.”- gli do un leggero spintone, che lo fa semplicemente barcollare, ma non lo smuove minimamente.
-“Ma è quello che ti ho ordinato io.”- ribatte col sangue al cervello.
-“Io non seguo gli ordini di un pazzo egocentrico e schizzato come te.”-
-“E allora vattene!”- mi grida furioso indicandomi con un gesto del braccio l’uscita dallo scantinato.
Rimango male a quella sua affermazione. Sapere di volerlo aiutare e di ricevere un rifiuto da parte sua non mi rende per niente soddisfatta di me stessa.
-“Me ne andrei pure, ma ti darei solo una grandissima soddisfazione. Rimarrò qui a tormentarti finché non mi dimostrerai che le tue teorie del cazzo infondo non vanno bene nemmeno a te, ma lo fai perché non vuoi essere amato né lasciarti amare, da nessuno. Non vuoi essere reso debole.”- gli sussurro a pochi centimetri di distanza, scrutandolo con attenzione.
-“Esattamente. L’amore ti rende debole.”-
-“Darei di tutto pur di sapere che cosa ti gira nella testa, Alec, te lo giuro. Ma soprattutto per capire chi ti ha inculcato queste morali di merda.”-
-“Autodidatta, ragazzina.”- mi sfida, parlando a denti stretti e non staccandomi mai gli occhi di dosso.
Forse non doveva…
-“Ti ho detto che non voglio essere chiamata ragazzina!”- gli urlo contro, saltandogli letteralmente sopra, atterrandolo in pochi istanti, puntandogli la spada al collo.
-“Avanti, fallo. Tagliami il collo in due, lo so che non hai il coraggio.”- mi minaccia iniziando a sudare freddo per la paura.
-“Ritieniti fortunato Lightwood, se non sapessi che per questi dieci minuti hai mentito a te stesso e non mi avessi fatto pena, ti ucciderei all’istante.”- mi sollevo da terra, tirandolo su con me.
Sento un rumore sordo, provenire da vicino a noi e ci mettiamo subito in allerta.
-“Rimani dietro di me.”- mi ordina, preparando l’arco.
Si sente una sequenza di rumori uguali, uno dietro l’altro, sempre più vicini, sempre più vicini..
-“Renèe!”- mi chiama Clary, comparendo dal nulla seguita da Jace.
Tiro un respiro di sollievo e corro ad abbracciarla.
-“Dov’è Simon?”- le chiedo.
-“E’ meglio ritornare domani mattina, lì sopra è pieno zeppo di succhia sangue.”- ci consiglia Jace.
-“Il piano però poteva funzionare benissimo.”- Izzy compare alle nostre spalle, sistemandosi i guanti in pelle.
-“Hai fatto un ottimo lavoro Izzy, ma il sole ci renderà la vita più semplice.”- dice Clary, prima che intraprendiamo il tragitto all’inverso per tornare all’istituto.
 
Una volta lì, pianifichiamo la giornata successiva, che prevede come primissima cosa di ritrovare Simon.
Clary e Izzy ci abbandonano quasi subito, rintanandosi nelle proprie camere da letto.
Jace prima di svanire e di chiudersi in camera, sembra avere qualcosa da dire a Clary e per questo gli lasciamo il tempo e il modo di parlare più intimamente.
 
Sono in camera mia, mentre mi cambio e indosso dei vestiti comodi e larghi per poter dormire.
Sto lì lì per mettermi sotto le coperte e spegnere le luci, quando qualcuno bussa alla mia porta.
-“Chi è?”- chiedo scocciata, dato il sonno.
-“Renèe, sono Alec, disturbo?”- mi chiede dall’altro lato della porta, con voce fin troppo calma per aver avuto un litigio ed essere stato minacciato dalla sottoscritta.
-“Entra, è aperto.”- gli rispondo con flemma, mentre mi seggo sul materasso, lasciando sotto il piumone caldo solo le gambe.
Si chiude la porta alle spalle e mi raggiunge, prendendo posto sulla sedia accanto al mio letto.
-“Guarda che non mordo mica, puoi sederti qui se vuoi.”- gli indico il letto, poggiandoci la mano sopra.
-“Lo so, lo so..”- annuisco a quelle sue semplici parole, sentendomi in leggero imbarazzo.
-“Quindi.. a cosa devo questa tua inaspettata visita?”- gli chiedo con tutta la calma del mondo.
-“Volevo chiederti scusa per prima. Non sono molto bravo con le parole, però sono certo che una ragazza intelligente come te, riuscirà a capirmi e a vedere anche le mille parole che nascondo dietro un monosillabo.”- la butta sul ridere e accompagno la sua risata, mentre mi metto più comoda.
-“Già. Anche se tutta questa spigliatezza che mi affibbi non credo di avercela in realtà.”- mi guarda stranito, sollevando un sopracciglio. –“Sai Alec, sei una delle persone più misteriose, oscure, complicate e intriganti che abbia mai conosciuto. Probabilmente non riuscirò mai a capirti pienamente, né tantomeno a conoscerti in pieno. C’è sempre qualcosa di te che rimarrà sconosciuto a chiunque.”- un leggero sorriso gli si dipinge in volto.
-“Ognuno ha i propri difetti. Di te direi che sei impulsiva, ingenua e bambina per certi aspetti.”- continua lui, quasi accusandomi, rimanendo sorridente.
-“E tu sei un insopportabile rompipalle che ha paura di essere amato. Direi che tra i due, sei tu quello messo peggio.”- scoppio a ridere alle mie stesse parole, apprezzando però il fatto che quantomeno sia venuto a scusarsi e non mi stia attaccando nonostante gli stia dimostrando che poco meno di un’ora fa avevo perfettamente ragione.
-“Ci lavorerò su..”- dice alzandosi e mettendo le mani in tasca.
-“Vedremo..”- replico sorridendogli.
-“Ci si vede domattina allora..”- dice a bassa voce, aprendo la porta per andarsene.
Lo saluto con un semplice gesto della mano da lontano, rimanendo accucciata nel mio letto.
-“Alec..”- lo richiamo, prima che se ne vada, chiudendo la porta.
Riapre leggermente la porta e fa capolino con la testa per vedere cosa voglio.
Sgattaiolo via dal letto, dirigendomi verso di lui.
-“Grazie..”- lo abbraccio per qualche secondo per poi staccarmi, sollevarmi in punta di piedi e lasciargli un piccolo bacio sulla guancia sinistra. –“Buonanotte..”- bisbiglio, regalandogli un ultimo sorriso, prima di lasciarlo andare via.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Il mattino seguente, sembra arrivare quasi subito.
O meglio, arriva veramente subito.
Alle sei sono già sveglia e devo prepararmi in tutta velocità per non arrivare tardi: dobbiamo tendere una trappola ai vampiri dell’hotel du mort e riprenderci Simon. Per forza.
Canotta grigia, un chiodo nero, jeans neri e i soliti stivaletti col tacco a spillo, che mi stanno provocando mal di piedi da ormai diversi giorni.
Lego i capelli in una coda di cavallo, lasciando due ciuffi morbidi, scendermi davanti al viso.
Arrivo in tutta fretta all’entrata dell’istituto e inizio a prendere le armi che mi potranno servire durante lo scontro.
-“Dove sono gli altri? Dobbiamo sbrigarci!”- una Clary isterica, mi spunta da dietro le spalle, facendomi sobbalzare.
-“Credo stiano per arrivare, tranquilla Clary.”- cerco di tranquillizzarla, con un sorriso.
Annuisce insicura della sua risposta, così tiro fuori un discorso a caso per intrattenerla.
-“Wayland? Che aveva da dirti di così importante ieri sera?”- le chiedo ironica. Lei arrossisce leggermente.
-“Niente di che, semplicemente, anche lui ha cercato di consolarmi riguardo la faccenda Simon e la mamma. Ha detto che farà di tutto per aiutarmi.”-
-“Bene, meglio no?”- le chiedo retoricamente, sapendo già quale sia la sua risposta.
-“Già. E tu?”- mi chiede, prendendo qualche coltello e infilandoselo in delle tasche interne degli stivali alti.
-“Io cosa?”- le chiedo, sorridendo.
-“Non fare la finta tonta, credi che non abbia visto Alec ieri sera, venire in camera tua?”- mi chiede dandomi una leggera gomitata.
-“In realtà non pensavo stessi ancora lì fuori, però non c’è niente di male che tu l’abbia visto, non è successo niente.”-
-“Almeno avrete parlato di qualcosa, è stato cinque minuti buoni lì con te.”- insiste la rossa, provando la sua spada.
-“Si, anche noi abbiamo parlato delle solite cose, sai… Dot, Jocelyn.. Simon. Niente di che.”-
-“Vi vedo uniti.”- non la lascio nemmeno finire che la interrompo subito.
-“Clary non farti strane idee.”-
-“No, certo che no. Dico solo che è stimabile il legame che si sta creando tra di voi.”-
-“E’ professionale, nulla di più o di meno. Alec è una brava persona, mi riesco a fidare di lui, tutto qui.”-
-“Beh è una bella cosa, no?”- mi chiede sorridente.
Guardo i ragazzi arrivare alle nostre spalle, così bisbiglio.
-“In un certo senso, si.”- le faccio un occhiolino, per poi girarci insieme verso i fratelli Lightwood e Jace.
-“Siete pronte?”- chiede il biondo, fissando esclusivamente Clary.
-“Ci sono anche io.. e comunque si… SIAMO pronte!”- sottolineo il noi, indicando velocemente sia la mia amica, che me.
Lui rotea gli occhi e annuisce, mentre gli altri due non proferiscono parola.
-“Allora andiamo!”- dice subito dopo Jace, facendoci nuovamente strada, verso lo scantinato dell’hotel.
 
-“Ricordate il piano, vero?”- chiede Izzy, mentre tutti annuiamo e ci lanciamo dei veloci sguardi.
-“Isabelle hai bisogno di un sostegno.”- dice Alec.
-“Cosa vorresti dire?”- gli chiede lei, accigliandosi.
-“L’idea di introdursi nei condotti dell’aria e seguirli finché non trovi Simon, è brillante, ma ti serve un diversivo. Se qualcosa va storto mentre tu sei lì sopra, se qualcuno ti scopre.. ti uccidono.”- insiste Alec, osservando attentamente la sorella.
-“Alec andrà tutto bene, l’ho già provato ieri sera.”- cerca di calmarlo lei.
-“Jace, dì qualcosa anche tu, rischia troppo ad andare da sola.”-
-“Izzy è meglio se con te viene anche Renèe, sarà il tuo scudo, nel caso il piano andasse a rotoli.”-
-“Fate ciò che vi pare, tanto non mi servirà il suo aiuto, la metteremo solo in pericolo, meno siamo lì sopra, meglio è.”- sintetizza la mora, leggermente furiosa.
-“Non le accadrà niente, se qualcosa va male, salgo su in vostro aiuto.”- scandisce bene Alec, con tono autorevole.
-“Cosa stiamo aspettando? Simon non ha il tutto il tempo del mondo. Dobbiamo andare.”- esordisce Clary.
-“Alec, tu non rimarrai mica da solo a coprirci?”- gli chiede Jace, prima di allontanarsi.
-“Jace, è l’unico modo, non mi accadrà niente.”-
-“Come fai ad esserne così sicuro?”- gli chiedo, con l’angoscia che mi stritola lo stomaco.
-“So quello che faccio, pensate a voi e ai vostri compiti.”- risponde in modo secco e deciso.
Ecco che è ritornato quello strano e freddo di sempre, l’Alec di ieri sera è già svanito.
-“Forza, andiamo, veloci!”- dice Izzy iniziando a correre seguita dagli altri due.
Mi fermo un secondo a guardare Alec vederci allontanare.
-“Vai!”- grida con tono serio, facendomi tremare.
-“Non posso lascia…”- faccio per dire, ma mi blocca.
-“Renèe, vai!”- vedo la rabbia nei suoi occhi, so perfettamente che gli sta dando fastidio che sto cercando di proteggerlo e che non voglio lasciarlo solo.
-“Non ci riesco!”- mi lamento sentendo i passi del resto del gruppo diventare troppo lontani.
Lui sbuffa e riduce le labbra ad una fessura, mordendosele all’interno.
-“Ehi, guardami..”- mi si avvicina e mi tiene ferma per le spalle. Seguo l’ordine, senza troppe insistenze. –“Devi restare tranquilla, non lascerò che mi accada niente.”-
-“Come fai a dirlo, non c’è nessuno che ti guarda le spalle.”- ripeto mortificata.
-“Ok, allora mettila così. Non mi farò uccidere, non voglio morire, resterò vivo, d’accordo?”- cerca di convincermi.
-“Renèe!”- sento Jace gridare da lontano.
Stringo gli occhi, al pensiero del tempo che scorre veloce e che mi rimane veramente poco per parlare con lui.
-“Tu per gli altri sei disposto a morire, non ti credo.”-
-“Allora ascolta, lo farò per te, va bene? Non ti lascerò sola. Capito? Non lo farò.”- annuisco. –“Però tu promettimi che rimarrai vicino a Izzy, promettimi che aiuterai mia sorella.”-
-“Te lo prometto.”- anche lui annuisce alle mie parole.
-“Adesso, vai, corri!”- grida, mentre mi allontano e raggiungo gli altri, correndo all’impazzata nonostante i tacchi.
 
Arrivati nell’hotel, mi sento l’anima di fuori e il senso di colpa assalirmi.
Jace e Clary vanno alla ricerca di Simon via terra, nascondendosi dietro i mobili  le colonne in marmo sparse.
Izzy si infila nel condotto dell’aria e io rimango da guardia nella sala principale, nel caso arrivasse qualcuno.
Sembra tutto filare liscio, finché non sento degli strani rumori provenire dalle stanze accanto.
Respiro piano, cercando di camuffare il mio battito cardiaco.
Inizio a fissare da dietro un enorme cristalleria, un muro che porta ad un corridoio scuro.
Jace e Clary sono andati per di lì.
Tutto d’un tratto, mentre sono pronta a scagliare un coltello contro ogni possibile non umana creatura, i due spuntano nuovamente fuori, portando Simon con loro.
Un Simon stremato, con i vestiti sgualciti e pieni di sangue.
-“Simon!”- bisbiglio, fiondandomici contro. Lo abbraccio e gli stampo un lungo bacio sulla guancia. –“Mi sei mancato idiota.” Lui soffoca una risata e poco dopo Izzy piomba giù dal soffitto nel massimo silenzio.
-“Ben tornato nel gruppo, mondano.”- lo saluta, con fare sexy.
-“Dobbiamo tornare da Alec, subito.”- diciamo all’unisono io e Jace, per poi squadrarci.
-“Già.. lo penso anch’io.”- dice lentamente Clary, guardando prima me e poi il biondo.
 
Mentre scendiamo la lunga rampa di scale sentiamo dei rumori sordi provenire dal seminterrato e un grido di dolore.
-“Che diamine era?”- chiede Simon, strabuzzando gli occhi.
-“C’è qualcosa che non va.”- interviene Clary.
-“I vampiri ci avranno scoperti?”- chiede Izzy.
-“Zitti tutti!”- dico ad alta voce. Un altro grido, più carico di dolore risuona nell’aria umida. –“Questo è Alec!”- grido allarmata, correndo verso il luogo dove lo avevamo lasciato.
Non appena varco la soglia del seminterrato, lo spettacolo che mi si presenta, non è dei migliori.
-“Oh no..”- bisbiglio, vedendo Alec, stringersi il braccio sanguinante.
Un gruppo di circa dieci nascosti si volta verso di noi.
-“Portateli altrove, io penso a lui.”- stavolta, sono io a dare l’ordine.
Non appena comincia l’inseguimento tra Nascosti e Shadowhunters, mi precipito nella stanza buia, nonostante il sole che c’è a quest’ora del mattino.
Mi inchino accanto ad Alec, vedendolo sofferente.
-“Maledizione..”- bisbiglio a denti stretti. –“Lo sapevo..”-
-“Renèe, smettila.”- mi rimprovera lui, emettendo un verso di dolore.
-“Tu sta zitto. Non dovevo lasciarti solo, lo sapevo… cristo santo ora che devo fare?”- il mio tono è disperato e mi guardo intorno nel panico, vedendolo contorcersi per il dolore.
-“Prendi lo stilo e disegna la runa della guarigione.”- eseguo l’ordine e con la mano tremante mi avvicino alla sua pelle.
Sbuffo sonoramente, maledicendomi mentalmente.
-“Renèe, sbrigati, ti prego!”- stringe i denti ancora di più contraendo la mascella.
-“Ok,ok.”- faccio un bel respiro e ricalco la runa. –“Sicuro che funzioni?”- gli chiedo.
Si tira su a sedere e annuisce.
-“Ovviamente si, ci vorrà un po’, ma guarirà.”- leva via la mano, sporca di sangue, lasciando intravedere la ferita.
-“Cos’è?”- gli chiedo.
-“Niente di grave, però fa comunque male.”- fa per alzarsi, ma lo blocco subito, mettendogli una mano sulla spalla sinistra.
-“Tu non ti muovi da qui.”- gli ordino.
-“Che c’è vuoi farmi morire per caso, dobbiamo andarcene e trovare gli altri.”-
-“Ti aiuto io, troviamo l’uscita e attiriamo gli altri da noi.”-
-“No, dobbiamo trovarli.”- dice brevemente con il suo tono autorevole.
Gli tappo la bocca con una mano, facendogli capire, che ora deve ascoltarmi altrimenti lo lascio lì a marcire.
-“Tu adesso ti lasci aiutare e basta, non sei nelle condizioni di combattere hai capito? Non costringermi a storcerti il collo, rendimi la vita più semplice.”-
-“Ma mia sorella e Jace..”-
-“Staranno bene, li aiuteremo, ma prima devo assicurarmi che tu sia fuori di qui.”- annuisce, lo aiuto a tirarsi su  e lo sorreggo come meglio posso, portandolo fino ad una via d’uscita che avevo notato mentre venivamo qui ieri sera.
-“E ora?”- mi chiede, dopo che l’ho fatto uscire fuori.
-“Aspettami qui, ritornerò fra due minuti.”-
-“Renèe, sei quasi del tutto indifesa.”-
-“Non è vero, ce la faccio. Recupero gli altri e ce ne andiamo subito, intesi?”- lui annuisce alle mie parole e chiude la porta difronte a se.
Rimango per un istante ad origliare, e do un leggero colpo con il dorso della mano.
-“Alec..”- dico, mentre mi guardo intorno per evitare attacchi a sorpresa.
-“Cos’è successo?”- mi chiede allarmato dall’altra parte della porta.
-“Niente, solo una cosa… non metterti nei guai.”- detto questo, corro verso gli altri, in loro aiuto.
-“Renèe, da questa parte!”- grida Isabelle.
Inizia un combattimento sfrenato, tra vampiri e cacciatori.
Abbiamo la meglio, riusciamo ad ingannarli usando la runa dell’invisibilità.
Li conduco verso l’uscita, Alec apre la porta, Izzy io e Simon usciamo subito.
Raphael, il vampiro che aveva preso in ostaggio Simon, blocca Clary, cercando di ripararsi come può dal sole.
-“Clary!”- grido involontariamente, portandomi le mani sulla bocca.
-“Portatelo con voi, fuggite via. Ma sappiate che ci rivedremo presto.”- sibila tutto indolenzito dai raggi solari che gli sfiorano il viso.
Jace afferra Clary per un braccio, tirandola fuori e sbattendosi la porta alle spalle.
 
Tutti tirano un respiro di sollievo, tutti, tranne io.
-“Che significa?”- interrompo il loro silenzio, sentendo l’amaro in bocca.
Clary alza lo sguardo e mi guarda dispiaciuta.
-“Che significa, ho detto!?”- ripeto, stavolta gridando.
-“Renèe, devi calmarti!”- mi rimprovera Simon.
-“Calmarmi? Come puoi dirmi di restare calma?”-
-“Renèe adesso basta!”- mi ammonisce Clary, con fare severo.
Il mio silenzio dura ben poco.
Prendo una lanterna appesa al muro e la scaravento lontana, per sfogare la rabbia.
-“Ha detto che ci rivedremo presto. Io non voglio rivederlo, né lui, né nessun altro dei presenti in quello schifo di hotel. Hanno sequestrato Simon, hanno ferito Alec, stavano per prendersi Clary e avete il coraggio di dirmi di restare calma? Come?!”- impazzisco lentamente, mentre loro mi guardano.
-“Non ci succederà nulla, non torneranno. Sanno di essere più deboli, non riusciranno a farci del male.”- interviene Jace, placando gli animi.
-“Come puoi dirlo. Guarda come hanno ridotto Simon. Sembra uno straccio ridotto in brandelli, ricoperto di sangue che oltretutto non sappiamo neppure di chi sia, considerando che lì dentro erano tutti vampiri e lui unico umano.”- continuo a sostenere la mia tesi, convinta.
-“Qual è il tuo problema, me lo spieghi?”- mi chiede il biondo con fare di sfida.
-“Qual è il mio problema? Che finché si è trattato del tuo parabatai eri preoccupato manco fossi stato sua madre, quando invece abbiamo dovuto tirare fuori dai casini Simon, abbiamo agito lentamente, mettendo in pericolo tutta la squadra. Jace a te cosa importa di più, risolvere le faccende scomode di un’intera squadra o risolvere i tuoi fottutissimi problemi personali?”-
-“Non parlarmi in questo..”- mi punta il dito contro, quasi a minacciarmi.
-“Parlo come mi pare. Cosa c’è Wayland, ti da fastidio sentirti dire che Alec per te conta più di qualsiasi altra cosa?”- lo sfido, mandandoli un’occhiataccia a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
-“Adesso basta..”- dice a denti stretti, catapultandomi a terra in pochissimi secondi, puntandomi la spada, sotto il mento. –“Non parlare mai più di me e Alec, capito?”- al suo gesto, Clary quasi sviene e Izzy ha il fiato corto.
Rido, beffeggiandomi della sua falsa forza e del suo falso coraggio di uccidermi.
-“La verità ti fa male, vero Jace?”- lo sfido ulteriormente. Me ne fotto altamente del fatto che potrebbe uccidermi, ho ragione e l’ultima parola deve essere la mia.
Lascia ai suoi piedi la spada e mi afferra per il colletto del giubbino nero, caricando un pugno.
-“Jace fermati!”- grida Clary disperata.
Izzy e Alec arrivano in un istante, prima che Jace possa colpirmi in faccia.
Izzy  mi spinge via e Alec gli blocca il pugno.
 
-“Adesso basta! Dovete smetterla voi due. Litigate in continuazione per delle sciocchezze, sono stanza di questa situazione.”- Izzy interviene, parlando ad alta voce, in tono autorevole.
-“Non è questo il miglior modo di risolvere i problemi.”- dice Simon, grattandosi la nuca.
-“Lo so perfettamente, ma qui quello che dovrebbe darsi una calmata è il vostro amico, non di certo io.”- mi sollevo di scatto, mettendomi in piedi.
Clary mi prende per un polso e mi trascina un po’ lontano da loro.
-“Renèe, deve finire questa situazione!”- mi rimprovera lei, guardandomi fissa negli occhi.
-“Come scusa?”-
-“Si, sei la mia migliore amica ed è mio dovere dirtelo. Devi smetterla di aggredire Jace in questo modo.”-
-“Adesso lo difendi anche? Menomale che sono io la tua migliore amica!”- ribatto stranita.
-“Non centra, hai esagerato. Anche lui, ma tu lo hai istigato e per quanto posso conoscere Jace so che non è una persona violenta, ma tu..”- soffia via l’aria, facendo un’espressione buffa.
-“Io cosa? Lo faccio diventare un criminale? Mi stava per tirare un pugno, Clary.”-
-“Lo avrei fatto anch’io se ti fossi rivolta in quel modo.”-
-“Bene a sapersi!”-
-“Renèe!”-
-“Cosa..”-
-“Lo so che in questo momento le mie spieghe non ti fanno né caldo né freddo, so che stai vivendo tutta questa situazione in un modo unico, più amplificato, so che sei confusa, arrabbiata, preoccupata e ti capisco. Sono nella tua stessa condizione, ma ricorda cosa ti diceva Dot :’Non dimenticare chi è il vero nemico.’, la tua è una battaglia persa, quella contro Jace e il mondo dei nascosti, ci sei dentro e devi farci l’abitudine, è la tua vita e dovrai imparare ad adattarti alla situazione.”-
-“Lo so Clary, è solo che l’idea di perdere tutte le persone a cui voglio bene, le uniche che ho, nel giro di poche ore, mi stravolge. Non voglio rischiare di perdervi: né te, né Simon, siete tutto ciò che mi rimane. E sapere che il biondo pensa solo a salvare la pelle dei suoi amici e non quella dei miei, mi fa incazzare.”-
-“Jace ci sta aiutando più di chiunque altro, non devi prendertela con lui. Non ci perderai, non ti lasceremo mai!”-
La stringo in un abbraccio e torniamo lentamente verso gli altri.
-“Penso tu gli debba delle scuse..”- mi bisbiglia all’orecchio, prima di raggiungere definitivamente il resto del gruppo.
Sbuffo sonoramente e roteo gli occhi all’aria, ma so che ha ragione.
-“Scusa Jace, non era mia intenzione offenderti, né tantomeno urlarti contro e scaricarti la colpa.”- borbotto, sentendo gli occhi di tutti loro su di me.
-“Tutto qui?”- Alec solleva un sopracciglio, guardandomi male.
Che palle..
-“E anche di aver tirato fuori quella faccenda del parabatai.. non avrei dovuto.”- continuo scocciata.
Il biondo sorride appena, sicuramente mentre parlavo con Clary, Isabelle gli ha dovuto fare un bel discorsetto.
-“Tranquilla, è già passato. L’importante è che da ora in poi, tutti quanti collaboriamo ad un unico scopo: trovare Jocelyn e Dorothea, lasciando da parte tutti i problemi personali e le cazzate varie.”-
Annuisco alle sue parole, iniziando a camminare non appena intraprendono il cammino verso l’istituto.
Per tutto il tragitto rimango in silenzio, appena arriviamo alla meta, mi chiudo in camera, mettendo delle scarpe più comode e tuffandomi sul letto.
Prendo l’album da disegno che Clary mi ha regalato per il compleanno e inizio a scarabocchiarci qualcosa sopra.
-“Problemi in paradiso?”- l’improvvisa voce di Magnus, mi risveglia dal mio completo stato di strance.
-“Stregone, non è il momento, ho già rovinato un rapporto.. credo… non ho intenzione di avere un tipo strano come te come ulteriore nemico.”-
-“Cos’hai combinato?”-
-“Niente di importante, solo guai.”-
-“Che genere di guai?”-
-“Ho tirato fuori un argomento abbastanza delicato mentre eravamo in missione all’hotel du mort e ho combinato un disastro.”-
-“Sarebbe a dire?”-
-“La questione parabatai. Credo di aver offeso Jace e Alec, anche se non era mia intenzione, è solo che ero nervosa.”-
-“Chiedi scusa.”-
-“Già fatto. Jace ha fatto finta che non fosse successo nulla, Alec mi ha semplicemente guardata male e poi ignorata per il resto del tempo.”-
-“Tipico..”-
-“Cosa vorresti insinuare?”-
-“Niente, niente.. ora ti prego.. va a chiedere scusa anche a lui, non mi piace vederlo abbattuto.”-
Svanisce in un istante, lasciandomi di stucco.
Mi alzo dal letto e sgattaiolo fuori al corridoio, dirigendomi in camera del diretto interessato.
La porta è aperta, così apro direttamente, senza bussare.
La situazione che mi si presenta davanti è abbastanza imbarazzante, ma cerco di farlo notare.
-“Dio! Scusa, esco subito, avrei dovuto bussare, però sai, non penso prima di fare le cose..”- impapocchio quattro parole a caso, cercando di migliorare la mia situazione.
-“Non è successo niente, puoi anche rimanere.”- il tono della sua voce, così come l’espressione stampata sul suo viso è severa. Si infila velocemente una maglietta nera, lasciando perdere la benda che aveva intorno al braccio per via della ferita. –“Se hai qualcosa da dirmi, altrimenti puoi anche andartene.”-
Ecco, lo sapevo..
-“In realtà sono venuta per parlarti, sempre se non ho interrotto qualcosa..”-
-“Assolutamente niente. Allora? Cosa c’è?”- si siede sul letto e mi guarda mentre me ne sto in piedi, tutta raggomitolata su me stessa.
-“Credevo fosse un bene chiedere scusa anche a te per la scenata di questa mattina lì all’hotel.”-
-“Ammirevole decisone.”- annuisce e mi ignora del tutto.
-“Alec, ti prego…”- imploro dispiaciuta, ricevendo semplicemente un po’ più di attenzione. –“Non so che mi sia preso, ero arrabbiata, so che non è una giustificazione valida per dire certe stronzate, però l’ho detto e mi dispiace.”-
-“L’ho notato.”-
-“Cosa, che mi dispiace?”-
-“No, che dici stronzate..”-
-“Oh, ti prego! Sono venuta qui con le migliori intenzioni, so di aver toccato un tasto debole per te e so che scusarmi solo con Jace non avrebbe portato a nulla. E’ per questo che sono qui, voglio scusarmi anche con te. Non dovevo e mi dispiace se ti ho potuto ferire, non era ciò che volevo.”-
-“E cos’è che volevi allora? Mettere ulteriormente in crisi il rapporto tra me e mio fratello? Da quando siete arrivate tu e Clary, il legame che c’era tra di noi, si sta lentamente sgretolando e ho paura che un giorno, molto presto, morirà del tutto.”-
-“Non dirmi così, ti prego. Se avessi saputo di portarmi dietro tutti questi problemi, non vi avrei chiesto di aiutarmi quella sera. Se avessi saputo di essere parte della rovina della vostra amicizia, non sarei arrivata fin qui.”-
-“Stiamo divagando, non è questo il vero motivo per cui sei venuta.”-
-“Infatti.”-
-“Cosa vuoi che ti dica?”-
-“Non so, qualsiasi cosa.”- mi avvicino al letto, rimanendo in piedi, davanti a lui.
-“Sei indecisa. Dimmi allora.. cosa vuoi sentirti dire?”-
-“La verità, so che non riusciresti a mentirmi.”-
-“Sei troppo sicura di te stessa.”-
-“Se lo dico è perché sono certa che feriresti te stesso prim’ancora di me, dicendo una bugia.”- alla mia affermazione tace e deglutisce freneticamente.
-“Non mi basta.”- scandisce bene le parole, facendo un sorriso falso.
-“Cosa vuoi che faccia, che ti chieda scusa in ginocchio per caso?”- sbotto un po’ irritata.
-“Non sei una che si abbassa a certi livelli.”-
-“Sembra che tu mi conosca meglio, di quanto io possa conoscere me stessa.”-
-“E’ probabile.”- dice semplicemente, rimanendo serio.
-“Ok, d’accordo, fa finta che non sia venuta, fa finta che non ti abbia detto nulla, dimentica ciò che ti ho detto. Non so come gestirti, ho provato a chiederti scusa in tutti i modi ma sei un ottuso di merda, quindi basta.”-
-“Scusa.. come?”-
-“Quanto ti odio..”- sbuffo, guardando poi la garza al suo braccio. –“Sta sanguinando ancora.”-
-“Non cambiare argomento..”-
-“Stà zitto.”- prendo posto davanti a lui, iniziando a srotolare la benda imprignata di sangue.
-“Cristo Santo..”- bisbiglio, guardando la brutta ferita.
-“Stai ferma, c’ho già pensato io.”-
-“C’hai pensato male allora, devi metterci qualcosa di sopra, altrimenti il sangue non si seccherà mai.”-
Prendo dell’ovatta, lo schotch medico delle nuove garze e una benda pulita.
Gli fascio il braccio, notando la differenza tra la mia medicazione e quella sua.
-“Fatto, ora penso che andrà meglio.”- esordisco , accantonando tutto sul comodino.
-“Hai le mani molto delicate.”- esordisce, facendomi bloccare e arrossire leggermente.
-“Ti ringrazio, ho sempre sognato di essere un dottore.”-
-“Grazie a te per la fasciatura.”- finalmente mi regala un sorriso, ed è una cosa stupenda.
-“Bene.. ora vado, ci vediamo dopo..”- mi avvio verso la porta, ma la sua voce mi fa voltare.
-“Ehi.. vieni qui.”- allunga le braccia difronte a se, tendendole. –“Forza vieni!”- mi fa segno di raggiungerlo e non me lo faccio ripetere una seconda volta.
 Mi fiondo tra le sue braccia, stringendo le mie intorno al suo busto.
-“Promettimi che migliorerai.”- annuisco e basta alle sue parole. –“Che non ti metterai nelle condizioni di farti menare da Jace. Mi metteresti in difficoltà, capisci? Non saprei chi difendere.”- continuo ad annuire, mentre lui mi accarezza la testa e la schiena. –“Ma soprattutto, non dire mai più cose di quel tipo, capito?”-
-“Capito.”- bisbiglio, chiudendo gli occhi e godendomi le sue carezze.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Il pomeriggio sul tardi, siamo costretti a ritrovarci nel punto di raccolta per allenarci.
Raggiungo insieme a Clary il resto del gruppo, che sembra incantato dalle parole di quel famoso omone biondo e palestrato che l’altro giorno mi aveva quasi sia rimproverata per il ritardo.
-“Allora, che si fa?”- interviene subito la mia amica, attirando l’attenzione dell’uomo.
-“Piacere di conoscerti Fairchild.”- le risponde lui, squadrandola. –“E tu, chi sei?”-
-“Renèe Forbes, e tu  saresti?”-
-“Hodge, da oggi in poi gli allenamenti li farete con me, afferrato?”-
-“Ai suoi ordini.”- sbuffo leggermente seguendo gli altri a pochi metri di distanza.
Izzy inizia subito ad allenarsi con la frusta, Alec e Clary combattono col bastone e Jace lotta con Hodge.
Io? Beh, io prendo a pugni, come posso, un sacco d’acciaio praticamente.
-“Mettici più forza!”- grida Hodge.
Roteo gli occhi, mi sgranchisco bene le ossa e riprendo.
-“Mi hai sentito?”- ripete alzando la voce.
-“Si, si, ho capito!”- sbraito già tutta sudata dopo venti minuti di box.
Continuo così per tre quarti d’ora belli abbondanti, ma l’effetto che l’allenamento sta avendo su di me, non è dei migliori.
Colpisco il sacco con tutta la mia forza e la superficie non si curva minimamente.
-“Pausa, cinque minuti e riprendiamo!”- grida quello che non riesco a chiamare Hodge, ma scimmione.
Sto per levarmi le protezioni alle mani, quando mi raggiunge e mi blocca.
-“No, tu no.”-
-“Che cosa? Scherzi vero?”-
-“Affatto, continua.”-
-“Ma è quasi un’ ora che tiro pugni, sono stanca!”-
-“E a me non me ne frega niente. Continua.”-
Lo guardo malissimo e riprendo a tirare pugni, con scarsi risultati.
-“Ferma, ferma!”- mi ferma quasi subito. –“Cos’hai qui dentro, crema? Tira più forte, voglio dei colpi ferrei.”-
-“Il sacco è troppo duro, non ce la faccio.”-
-“Non inventare scuse.. forza!”-
-“Hodge, non starai esagerando?”- sento Izzy parlare e la ringrazio silenziosamente.
-“Isabelle, torna dov’eri e tu continua.”- riprende il biondo.
Una decina di pugni e mi fermo stremata, col fiatone e il sudore che mi scende giù dalla fronte.
-“Basta, devo fermarmi. Sto per svenire.”-
-“Forza Forbes prosegui, non sei ancora a niente! Mettici grinta, sfogati.. trova qualcosa che ti faccia arrabbiare terribilmente e colpisci questo maledetto sacco.”-
Lancio uno sguardo ai miei compagni. Clary mi osserva compassionevole, Jace mi fa segno di restare forte, Izzy mi sorride dolcemente e Alec parla con Magnus.
Aspetta… Alec parla con Magnus??
Lo stregone sembra intrattenersi fin troppo con Lightwood e arriva persino a poggiargli una mano sul braccio, sorridendogli mestamente.
Eh no, non ci siamo proprio.
Guardo Hodge, guardo il sacco, respiro a fondo e inizio a tirare una raffica di pugni certamente più forti rispetto a quelli pietosi di prima.
-“Bene ragazza, così, così.”- mi dice sorridente.
L’impatto tra la plastica del sacco e la pelle delle mie nocche produce un forte rumore che mi carica sempre di più, continuo per un minuto bell’ e buono, fregandomene del leggero dolore che sento alle dita, gasandomi sempre di più e immaginando che al posto di quell’ammasso di plastica nera, ci sia la faccia di quell’odioso stregone.
-“Basta così..”- sussurra Hodge, non lo ascolto continuo imperterrita.
-“Fermati, ti farai male!”- scuoto la testa e continuo ancora un po’.
-“Renèe!”- la voce stridula di Clary mi porta alla realtà e Hodge mi blocca in un instante i polsi.
-“Che c’è?”- chiedo nervosa, asciugandomi poi il sudore dalla fronte.
-“Stavi andando troppo forte.”- mi rimprovera la rossa.
-“Ed è un problema? Stavo migliorando e tu mi fermi? Che cavolo Clary..!”- il mio tono è scocciato.
-“Hai la pelle bruciata Renèe!”- interviene Izzy, guardandomi quasi impaurita.
Osservo le nocche e noto il sottile strato particolarmente rosa e lucido della pelle con i bordi leggermente insanguinati.
Cavolo, ho esagerato, forse.
-“Non è niente, basta metterci dell’acqua.”- scendo i tre gradini, notando gli sguardi straniti di tutti quanti, compreso lo stregone.
-“Ma che diamine le prende?”- chiede Clary vedendo che mi allontano.
-“E’ strana”- continua Jace.
-“Si è solo arrabbiata, come le avevo chiesto di fare.”- spiega Hodge.
-“E per quale motivo?”- chiede nuovamente Clary.
-“Bah, non saprei, forse per lo stregone.”- Hodge ride silenziosamente, mettendo a posto tutti gli attrezzi.
-“Non guardate me, non le ho fatto niente.”- alza le mani Magnus, in segno di difesa.
-“Non tu singolarmente.. tu e il cacciatore si però.”- mozza una risata per poi sparire dietro una porta il biondo palestrato.
-“Cosa?”- Alec solleva un sopracciglio e tutto d’un tratto tutti loro mi fissano, mentre me ne sto stravaccata su una sedia a bere litri e litri d’acqua.
-“Che avete da guardare? Sono così tanto bella?”- chiedo allargando le braccia.
-“Le parlo io.”- Clary mi si avvicina e mi guarda dolcemente. –“Cosa c’è che non va, Renèe?”-
-“Magnus non va, non posso cecarlo, mi viene da buttare giù l’intero istituto ogni volta che lo guardo in faccia.”-
-“Che ti ha fatto per meritarsi tutto quest’odio?”- mi chiede ridendo.
Vedo che tutti loro stanno ascoltando la conversazione, così la faccio a posta e alzo la voce.
-“E’ nato, ecco cos’ha fatto di male.”-
Si volta di scatto e mi fulmina con lo sguardo.
-“Cosa vuoi, che ti riempia la faccia di pugni come con il sacco? Eh? Dimmelo, non mi costa nulla.”- lo sfido, con arroganza nella voce.
-“Mi faresti un favore, se la smettessi di comportarti da bambina, fiorellino.”- sorride falsamente Magnus, mentre gli altri assistono increduli alla scenata.
-“D’accordo, a patto che tu mi faccia un favore a tua volta.”- do un sorso all’acqua vedendolo annuire, aspettando una mia risposta.
-“Cosa ti serve.”-
-“Smetti di vivere, tutto qua.”- mi alzo, li guardo tutti quanti e mi avvio verso il dormitorio.
-“Renèe..”- grida Clary con tono arrabbiato e stupito.
-“Lasciatela fare, è l’adrenalina che parla per lei.”- interviene Jace.
-“Non ne sono del tutto convinto.”- sussurra Alec, guardandomi male.
-“Alec dove vai?”- gli chiede Izzy.
-“A parlarle.”-
 
Sto per entrare in camera quando sento dei passi dietro di me e mi fermo per un istante.
Da dietro l’angolo sbuca fuori Alec con un terribile sguardo assassino.
-“No..ti prego..”- bisbiglio più a Dio che a lui.
-“Renèe, fermati un secondo, per favore.”-
-“Alec, non è il momento, devo fare la doccia.”-
Poggio la mano sulla maniglia, forzando la serratura e aprendo la porta poco dopo.
Mi blocca il braccio e la chiude.
-“Fammi entrare.”-
-“Prima voglio delle spiegazioni.”-
-“Ma quali spiegazioni, non c’è nulla da spiegare. Ora lasciami passare.”-
-“Non ti muovi di qui, finché non parli, sappilo. Non l’avrai vinta questa volta.”-
-“Smettila con le stronzate, ho detto che devi farmi entrare.”- sostengo il suo sguardo gelido, come meglio posso.
-“Sono più grande di te, decido per me stesso e sicuramente non eseguo i tuoi ordini.”-
-“Alec mi sto innervosendo.”-
-“Innervosisciti quanto vuoi, non cambierai mica la situazione.”-
Ringhio e mi butto su di lui, picchiandolo sulle braccia e il busto.
-“Non mi stai facendo male, se ti interessa saperlo.”- sorride leggermente e questo mi manda in bestia.
-“Alec smettila!”- grido incazzata come non mai.
-“Di la verità. Sei gelosa.”-
-“Cosa? Tu sei pazzo, come ti viene in mente.”-
-“La prima fase è sempre la negazione, segno che in realtà la tua risposta è un si.”-
-“Di cosa dovrei essere gelosa, spiegami?! Di quell’idiota di uno stregone?”-
-“Non esagerare.”-
-“Lo difendi pure!”- sbotto tutta innervosita.
-“Si, non se lo merita.”-
-“Non se lo merita? E chi se lo merita allora, io?”-
-“Stai delirando.”-
-“No, non sono impazzita Alec. Io lo odio con tutto il mio cuore e lo odierò per sempre, fatevene una ragione.”-
-“Per quale motivo?”- adesso grida anche lui. Tuscé.
-“Non farmi perdere tempo.”-
-“Rispondimi.”-
-“Lo sai perfettamente il perché Alec!”- inizio a piangere, non so nemmeno il perché.
-“No, non lo so, altrimenti non starei qui a perdere tempo.”-
-“Se potessi lo ucciderei, si merita tutto il male di questo mondo dopo che..”-
-“Dopo che?”- aspetta con ansia che termini la mia frase, guardandomi con occhi assatanati.
-“Dopo che ti ha fatto soffrire Alec. Ti va bene? Sei contento adesso?”- vedo calare l’oscurità nei suoi occhi che diventano tristi in un istante. E’ come se si fossero spenti.
-“Ti avevo detto di non voler essere protetto da te.”- bisbiglia con tono atono, incupendosi.
-“Mi dispiace, ma non riesco a non pensare al tuo bene prim’ancora del mio.”- mi asciugo le lacrime velocemente ed entro in camera.
Faccio una doccia di circa un’ora pensando ancora alla discussione con Alec e alla scenata davanti a tutti, sentendo le interiora attanagliarsi.
Mi vesto semplicemente, con vestiti rigorosamente neri, perché ovviamente sono quelli che preferisco svendo ampia scelta… OVVIAMENTE!!
Mi disinfetto le bruciature, sgattaiolando subito dopo verso l’uscita dell’istituto.
Il vento fresco mi soffia nei capelli, facendomi rilassare.
-“Ehi tu, guerriera. Mi chiedevo che fine avessi fatto.”- la voce dolce e premurosa di Isabelle rimbomba nelle mie orecchie.
-“Mi hai trovata..”- mi giro di scatto, sorridendole.
-“Tutto bene?”- si mette affianco a me, proprio come fa sempre Alec.. o meglio faceva.
-“Dio, mi stai sembrando Alec in questo momento.. e comunque si, sto meglio.”- le dico ridendo.
-“Il suo nome è sempre sulle tue labbra devo dire.”- scherza, ridendo. –“Mi fa piacere sapere che ti ricordo mio fratello, anche se avverto un non so che di sofferenza nella tua voce mentre parli di lui.”-
-“Non è parlare di Alec che mi fa male. E’ parlare con qualcuno che mi ricorda maledettamente ogni suo modo di fare, che mi rovina. Qualcuno che non è lui.”-
-“Capisco.. e mi dispiace per il litigio che avete avuto a pomeriggio. Gridavate talmente tanto che le vostre urla sono arrivate alle orecchie di tutti. Se avessi saputo che sarebbe andata a finire male, avrei impedito a tutti quanti di farsi i fatti vostri.”-
-“Non è di certo questo il problema, Izzy. E’ la cosa che meno mi preoccupa in verità.”-
-“Fai bene a fregartene.”-
-“Già, lo credo anch’io.”-
Dopo alcuni istanti di silenzio, riprende il discorso.
-“Renèe, puoi dirmela la verità.”-
-“Riguardo cosa?”-
-“Sei innamorata di Alec vero?”-
Sgrano gli occhi e sento il viso andare in fiamme.
-“Dio Izzy! No, ma cosa dici?! No, come potrei.”-
-“Vedi che non c’è nulla di male.”-
-“Per ora non posso risponderti. Non sono sicura di niente e sinceramente non ci avevo mai pensato.”-
-“Beh allora pensaci.”-
-“Non è così semplice. Il possibile invaghimento che potrei provare per tuo fratello attualmente è sopraffatto dalla voglia che ho di uccidere Magnus Bane.”-
-“E sai a cosa è dovuta questa tua voglia di ucciderlo?”-
-“No, forse perché non voglio che Alec soffra.”-
-“Non esattamente. E’ perché ci tieni a lui.”-
-“Questo si, mi sembra giusto. E’ che ho così tanta paura di vederlo soffrire, che.. te lo giuro Izzy sarei disposta a vendermi l’anima per vederlo star bene per il resto della sua vita.”-
-“Nessuno prima d’ora aveva detto una cosa del genere.”- mi sorride dolcemente
-“Forse perché stiamo parlando di Alec. Il tenebroso, palloso e rigido Alec.”-
-“Probabile.”- ride con estrema leggerezza. –“Mi fa piacere che ti sia affezionata ad Alec, sul serio Renèe.”-
-“L’unico a cui sembra non far piacere sembra essere proprio lui, odia sapermi pronta a proteggerlo in qualsiasi momento.”-
-“E’ perché non vuole perdere le persone che ama, non sei assolutamente tu il problema.”- mi spiega, accarezzandomi la testa, proprio come avrebbe fatto mia madre, se mai l’avessi avuta.
-“Grazie Izzy, ti voglio bene.”- la abbraccio, stringendola forte a me.
-“E’ sempre un piacere, adesso lascia scorrere un po’, domani vedrai che risolverete tutto.”- annuisco al suo consiglio e insieme rientriamo.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Il mattino seguente, mi sveglio sentendo dei colpi ripetitivi alla porta.
Mi alzo dal letto lentamente, raggiungendo la meta: la porta.
Apro lentamente e il volti freschi e solari di Clary e Simon, quasi mi abbagliano.
-“Clary, Simon.. che ci fate qui, sono solo le sei e trenta del mattino.”- dico con voce impastata.
-“Siamo venuti a farti visita piccola Forbes.”- trilla la rossa, entrando in camera mia.
-“Per quale assurdo motivo?”- sbadiglio poco elegantemente e faccio accomodare anche Simon.
-“Terapia d’urto tra amici.”- continua lui, sedendosi sul letto.
-“Che bel modo di iniziare la giornata!”- mi fingo contenta e prendo posto accanto al loro, sul morbido materasso.
-“E non solo.. dobbiamo darti una notizia, forse spiacevole..”- interviene Clary.
-“Riguarda Jocelyn e Dot?”- chiedo spaventata.
-“No, di loro ancora nessuna notizia.”- mi tranquillizza lei.
-“Riguarda te.”- conclude Simon, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
-“Sarebbe a dire?”-
-“Robert Lightwood è venuto a sapere del tuo litigio con Alec di ieri pomeriggio e ti ha convocata questa mattina nel suo studio per poterne discutere.”- mi informa la rossa, sorridendo a mala pena.
-“Fantastico, ancora un altro che vuole farsi i fatti miei.”- sbuffo scocciata.
-“Non penso che voglia sapere i dettagli e le dinamiche della lite, credo voglia sanzionarti per aver disturbato l’intera quiete dell’istituto insieme a suo figlio.”- mi corregge Simon.
-“Di male in peggio.”-
-“Non sarà poi così severo, è la prima volta che succede.”- cerca di tranquillizzarmi Clary.
-“Lo spero..”-
-“Fine del discorso. Ora passiamo al vero motivo per cui siamo venuti qui.”- interviene il mio amico tutto d’un tratto.
-“Vogliamo sapere cos’hai intenzione di fare con Alec.”- mi chiede lei.
-“Ieri sera ho parlato con Izzy, mi ha consigliato di lasciarlo sbollire un po’ e credo che questo pomeriggio, o quanto meno appena ne avrò la possibilità, andrò a parlargli per vedere di chiarire.”-
-“E che hai intenzione di dirgli?”- Clary sembra presa più del dovuto, manco fosse una telenovela.
-“Semplicemente che ho esagerato a reagire così con Magnus e che si deve arrendere.”-
-“Arrendere a cosa?”- nemmeno Simon scherza.
-“Al fatto che non smetterò mai di cercare di proteggerlo e tenerlo al sicuro dalla cattiveria della gente.”-
-“Ricorda solo che come Alec, qui la gente vede i sentimenti come un’arma di distruzione, non eccedere, fagli capire che ci tieni alla sua incolumità e basta.”-
-“Se c’è la minima possibilità che qualcosa possa cambiare in questo mondo, sappiate che combatterò con tutte le mie forze a finché tutti capiscano che i sentimenti sono ciò che ti fortifica, non che ti rende debole.”-
-“E se non ci riuscirai.. Renèe, cosa farai?”- mi chiede Clary.
-“Quanto meno saprò di averci provato e se nessuno cambierà allora me ne andrò.”-
-“Che cosa? Sei impazzita per caso?”- sbotta Simon all’improvviso.
-“No, è quello che farò. Tornerò alla vita che ho sempre condotto. Vivrò, come potrò, da umana.”-
-“Gli umani non ti possono vedere, a meno che non utilizzi la runa.”- mi corregge Clary.
-“Allora vorrà dire che vivrò nel buio: nessuno mi vedrà, nessuno saprà della mia presenza eppure ci sarò.”-
I due si scambiano un’occhiata, preoccupati, per poi annuire.
-“Se è questa la tua decisione non posso biasimarti.”-
-“E’ quello che volevo sentirmi dire Clary, grazie.”- la abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia.
Simon mi si butta letteralmente addosso, stringendomi forte.
-“Ti voglio bene cervellone.”- gli scuoto i capelli, per poi lasciarlo andare.
-“Adesso è meglio che ti prepari, non vorrai far aspettare un Lightwood.”- Clary la butta sul ridere e ci riesce in pieno.
-“Mai nella vita.”- li saluto e se ne escono dalla mia camera.
Faccio una doccia veloce e mentre sono immobile davanti all’armadio nell’attesa dell’illuminazione, vedo un’ombra dietro la porta e un acuto rumore di passetti allontanarsi, subito dopo aver lasciato qualcosa sotto lo spiraglio.
Mi avvicino e vedo che si tratta di un biglietto.
“So che mio padre ti ha convocata. Un consiglio, metti qualcosa di elegante. Baci, Isabelle.”- più un carinissimo stampo rosso delle sue labbra cariche di rossetto.
Sorrido e torno nuovamente alla mia postazione.
Opto per un abito lungo fino ai piedi molto semplice con le spalline sottili e uno scollo non troppo ampio beige.
Appena finisco di prepararmi, esco dalla stanza, cercando di non destare sospetti né tantomeno di attirare l’attenzione; mi dirigo a passo svelto verso l’entrata dell’istituto e al mio passaggio tutti si voltano a guardarmi.
Mi fermo non appena riconosco la stanza dello studio del signor Lightwood.
Busso un paio di volte e non appena sento la sua voce che mi invita ad entrare, scompaio da quelli sguardi indiscreti, entrando.
-“Buongiorno signor Lightwood, so che mi voleva vedere.”-
-“Prego, Renèe, accomodati pure.”- mi fa segno di sedermi sulla sedia difronte alla sua scrivania e così faccio. –“Non ti tolgo altro tempo, so perfettamente del disordine accaduto ieri per mano tua e di mio figlio.”- lo interrompo prima che possa finire.
-“Alec non centra nulla, è stata colpa mia. Punite me, non lui.”-
-“Non mi hai fatto finire di parlare..”-
-“Mi scusi.”-
-“Ho intenzione di bandirla dall’istituto per tre giorni, il provvedimento avrà inizio non appena uscirà da questa stanza e metterà piede fuori dal perimetro. Mi dispiace essere così diretto, ma è una decisione presa dal Conclave.”-
-“Non è un problema per me, mi permetta solo di avvisare i miei amici e me ne andrò subito.”-
-“Te lo concedo, un’ora per organizzarti e via.”-
-“La ringrazio, buona giornata signor Lightwood.”-
Esco dalla stanza sentendo un nodo alla gola, e una stretta allo stomaco mai provata prima d’ora.
Un paio di lacrime mi rigano il volto, le asciugo in fretta e respiro.
Mi levo le scarpe, reggendole in mano e correndo verso il punto di ritrovo, dove sono sicura di trovare gli altri.
Arrivo lì in pochi istanti, raggiungendoli sparata, correndo veloce per non sprecare nemmeno un istante del tempo che mi è rimasto a disposizione prima di essere temporaneamente bandita.
-“Clary.. Clary.”- alle mie parole, tutti loro mi osservano straniti, tranne Simon, la rossa e Izzy.
-“Cos’è successo?”- mi chiede allarmata.
-“Perché sei vestita così?”- mi chiede Jace scioccato.
-“Non è importante. Ascolta, promettimi che continuerai a cercare Dot e Jo, anche senza di me.”-
-“Come? Senza di te? Renèe che è successo?”- interviene Simon, mentre gli altri tacciono.
-“Clary promettimelo!”- la scuoto per le spalle, con l’affanno.
-“Te lo prometto.”- è l’unica cosa che mi dice.
-“Qualcuno mi spiega che è successo?”- ci chiede Jace evidentemente allo scuro di tutto.
Mi infilo le scarpe ai piedi, considerando il pavimento freddo che mi fa congelare le ossa.
-“Sono stata bandita dall’istituto per aver fatto tutto quel casino ieri pomeriggio e…”-provo a dire, ma Jace mi interrompe.
-“Bandita? Come sarebbe a dire bandita?”-
-“Non potrò mettere piede nell’istituto per tre giorni a partire dalle undici di oggi.”- gli spiego.
-“Chi l’ha deciso?”- mi chiede Simon, contrariato.
-“Chi secondo te, il capo dell’istituto e il Conclave, mondano!”- sbotta il biondo.
-“Papà non l’avrebbe punita in questo modo, sicuramente lo ha influenzato la mamma.”- interviene Izzy leggermente arrabbiata.
-“E Alec, tu che farai?”- gli chiede Clary.
La nostra attenzione cade su di lui.
-“A me non hanno detto niente.”- il suo tono è secco e stranito.
Improvvisamente tutti e cinque mi guardano e inizio a deglutire agitata.
-“Renèe..”- mi guarda sconvolta Isabelle.
-“Sono stata io. Gli ho chiesto di non punirlo.”- dico con voce tremante.
Alec chiude gli occhi per un istante per poi mettersi le mani nei capelli e dire sottovoce qualcosa di incomprensibile.
-“Perché lo hai fatto?”- mi rimprovera Jace.
-“Lui non centra nulla.”- mi difendo, prima di vedere Alec iniziare a correre verso lo studio di suo padre.
-“Ma anche Alec ha..”- fa per dire Simon.
-“Alec, no!”- grido, prima di iniziare a seguirlo, lanciando via con un calcio le scarpe, per essere più veloce.
 
Comincio a corrergli dietro, devo impedirgli di parlare con suo padre.
-“Alec fermati, ti prego.”- mi lamento, a pochi centimetri di distanza da lui.
-“Non, metterti, in mezzo.”- scandisce bene, fermandosi di colpo e allontanandomi con una leggera spinta.
Lo afferro per un polso e si blocca istintivamente.
-“Ti prego, non peggiorare la situazione.”- la mia voce è flebile e mi fa uno strano effetto potergli riparlare dopo ieri.
-“Perché lo fai? Devi smetterla.”- mi grida contro, facendomi tremare.
Non lo avevo mai visto così arrabbiato e mi fa paura.
-“Alec non l’ho fatto per te stavolta, tu non centri veramente nulla.”-
-“Hai litigato con il muro per caso? O con me?”-
-“Con te, ma..”-
-“Ma niente, se ti bandiscono devono bandire anche me.”-
-“Questo mai, Alec.”- Maryse Lightwood sbuca da dietro l’angolo in tutta la sua bellezza.
-“Perché mamma?”-
-“Disonoreresti la nostra famiglia, Alec, è questo ciò che vuoi? Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te e tua sorella in questi anni? Tutto questo, per una ragazzina?”- lo rimprovera lei.
Stringo il braccio ad Alec, che si gira a guardarmi. Scuoto la testa, pregandolo di non fare una cazzata.
-“Ti prego, non lo fare.”- bisbiglio.
Mi ignora e con una mossa secca, si stacca dalla mia presa.
-“Non per lei, per l’istituto. Non voglio essere trattato in modo diverso solo perché sono un Lightwood. Se lei viene bandita, devo essere bandito anch’io.”- alle sue parole, riafferro il suo polso, stringendolo.
Robert Lightwood ci raggiunge, affiancando la moglie.
-“Non è possibile Alec.”- dice in tono atono.
-“Allora lasciatela rimanere nell’istituto. Prometto che non succederà mai più.”-
I due signori si lanciano uno sguardo d’intesa per poi guardarmi male.
-“La punizione è cancellata, se solo qualcuno lo verrà a sapere, sarà bandita a vita.”- esordisce Maryse, con severità.
Alec li ringrazia e io sorrido leggermente, per gratificazione.
I due se ne rientrano nello studio, lasciando me ed Alec fuori.
-“Grazie Alec.”- bisbiglio, vergognandomi un po’.
-“Hai anche il coraggio di ringraziarmi? Mi hai scongiurato di non arrivare a compromessi con i miei genitori solo perché non volevi farmi bandire.”-
-“Non è così. L’ho fatto perché era giusto fosse così, Alec.”-
-“E riguardo ieri allora? Vorresti negare anche quello?”-
Abbasso lo sguardo e scuoto la testa.
-“No, quello no. Lo ammetto, ho fatto quella scenata per poterti difendere da Magnus.”-
-“Perché?”-
-“Dopo che Izzy mi ha raccontato della fine atroce del vostro rapporto, vederlo starti così vicino mi ha fatto credere che avesse intenzione di soggiogarti in un certo senso, con un sorrisetto e farti poi soffrire nuovamente.”-
-“Apprezzo il pensiero, ma non voglio ripetertelo più.. non voglio essere protetto da te.”-
-“Ma io non posso, Alec.”-
-“Per quale motivo Renèe? Perché dannazione?”-
-“Perché non vorrei vederti soffrire come me, che sto di schifo ogni tre per cento, che mi vien voglia di urlare e piangere ogni secondo della mia vita, non voglio. Perché sei una persona speciale Alec, ormai mi sono legata a te e vuoi o non vuoi avrò sempre cura di te, perché te lo meriti. Sei una delle poche persone che ho incontrato nella mia vita che realmente meritano di essere amate e non riesco ad accettare questa tua repulsione…”- mi ha guardato per tutto questo tempo con gli occhi pieni di rabbia e severi, senza farmi vedere una sua singola emozione. –“Alec… per me sei unico.”- faccio spallucce e sorrido per camuffare le lacrime che hanno ripreso a scendere, facendomi sentire terribilmente stupida e indifesa.
Finalmente sembra sciogliersi, tira un profondo respiro e rilassa il volto.
-“Maledizione..”- mi afferra per le spalle, e mi spinge verso di se, abbracciandomi calorosamente.
-“Mi dispiace, ma finché non ti arrenderai, combatterò con tutte le mie forze per cambiarti.”- bisbiglio, con il volto appiccicato al suo petto.
-“Prevedibile direi..”- ride leggermente.
-“Non ti lascerò andare, non lo farò, mai.”- alle mie parole, mi lascia un bacio sulla testa sussurrando qualcosa.
-“Cosa mi combini. Sarai la mia rovina.”-
-“Sarò felice di esserlo, se la mettiamo così.”- rido e mi accoccolo maggiormente tra le sue braccia.

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Capitolo 12
*** 12 ***


-“Allora? Si può sapere che avete da correre tutti quanti questa mattina?”- si lamenta Izzy, una volta che ci raggiunge insieme al resto del gruppo.
-“Tutto risolto, non sono più bandita.”- esclamo contenta, staccandomi impetuosamente dal corpo di Alec.
-“Siete riusciti a scendere a compromessi con i Lightwood?”- ci chiede Jace, sorpreso.
-“Ebbene si.”- affermo.
-“A quanto pare tutto si è risolto per il meglio, no?”- interviene Isabelle, mentre torniamo tutti verso i dormitori.
-“Esatto; non vorrei rovinare il momento di felicità, ma vorrei ricordarvi che abbiamo Dot e mia madre da salvare.”- ci chiarisce Clary, incrociando le braccia al petto.
-“Cinque minuti per cambiarti e si esce dall’istituto.”- ordina Jace, guardandoci velocemente.
Annuiamo, specialmente io, so perfettamente di dovermi sbrigare.
Jeans neri, anfibi alti e un corpetto in pelle nera.
Raggiungo l’atrio in brevissimo tempo e stranamente mi ritrovo ad essere la prima.
-“E menomale che ero l’unica a doversi cambiare!”- penso tra me e me, mentre mi munisco di armi.
-“Sei pronta?”- una voce alle mie spalle, mi prende alla sprovvista.
Balzo leggermente, per poi ricompormi subito, vedendo che si tratta della rossa.
-“Certo, prontissima.”- le sorrido leggermente, cercando di trasmetterle sicurezza, ma sembra fin troppo agitata per cogliere il mio gesto.
-“Che è successo tra te ed Alec?”- mi chiede tutto d’un tratto, lasciandomi stranita.
-“Niente, assolutamente niente.”-
-“Ti conosco, puoi dirmelo.. siamo amiche da un sacco di anni, non ti farebbe di certo male, sfogarti e confidarti con me.”-
-“Ma non è accaduto nulla di eclatante, ci siamo semplicemente chiariti e l’ho abbracciato. Semplice, ho fatto ciò che ti avevo detto avrei fatto.”- faccio spallucce e mi seggo su un divanetto blu scuro.
-“C’è stato un bacio? Toccatina? Abbraccio?”- inizia a chiedermi freneticamente.
-“Cosa?”- sputo sconcertata.
-“Niente di niente?”- sembra quasi delusa.
-“Niente di tutto questo, abbiamo solo parlato e l’ho abbracciato, tutto qui.”-
-“Ed io che mi aspettavo il fidanzamento.”- ironizza, facendomi arrossire in un secondo al solo pensiero.
-“Ma cos.. Tu sei pazza!”- esclamo, puntandole il dito contro, iniziando a ridere.
-“Noi siamo pronti, voi?”- Jace ci interrompe, avvicinandosi in fretta a noi due.
-“Altrettanto, andiamo a riprenderci ciò che ci appartiene.”- esclamo convinta, ficcando un coltello nella cinta dei pantaloni.
-“Uscita ad effetto!”- scherza Simon, mentre tutti insieme usciamo dall’istituto.
-“Non essere avventata, mi raccomando.”- bisbiglia Alec al mio orecchio, mentre avanziamo.
-“Non mi sembra di esserlo mai stata, non capisco la tua preoccupazione.”- ribatto convinta della mia opinione.
-“E’ sempre difficile rimanere lucidi, quando la situazione ti riguarda in prima persona. Da vicino, capisci?”-
-“Il concetto l’ho afferrato e sto cercando di essere il più razionale possibile per evitare errori che potrebbero costare la vita a una dei due ostaggi o anche a me stessa.”-
-“Capisco le tue intenzioni, ma non ti ci vedo.”- alla sua esclamazione mi blocco di punto in bianco.
-“Come sarebbe a dire?”- gli chiedo, confusa.
-“Sei appena uscita da un momento di decadimento e non negarlo.”-
-“Non lo nego, ma cosa centra col ritrovare Jo e Dorothea?”-
-“Ci sta tutto, hai un groviglio di emozioni e tensioni varie dentro lo stomaco a dir poco indistricabile, basterebbe una sciocchezza che tu possa dare di matto.”-
-“Scherzi, vero? Sono del tutto convinta di essere la persona più determinata e lucida in questo momento, anche se devo ammettere che non sembra, ma sono sicura di ciò che sto per fare.”-
-“E dei guai in cui ti potresti cacciare? Di quelli ne sei consapevole?”- mi chiede, inacidendosi leggermente.
-“Di che parli?”-
-“Ci stiamo letteralmente intrufolando sulla nave di Valentine, dove Dorothea e Jocelyn sono tenute prigioniere. Una nave enorme, circondata e controllata da sentinelle soggiogate da Valentine stesso, che oltretutto ha il grandioso talento di mutare forma e confonderci facilmente, così da farci uccidere incolpevoli  e lasciarlo vivo a scorrazzare; tenendoci sulle spine e tendendoci agguati in qualunque modo.”- mi spiega, leggermente agitato.
-“Certo che lo so Alec, ma mi sembra tanto che l’unico ad essere fin troppo preoccupato sei tu, non io.”-
-“Dici così solo perché sto cercando di tenere tutto sotto controllo, diversamente da te e gli altri.”-
-“Non mi accusare! Anche io sto cercando di tenere le redini di tutto questo gran casino!”-
-“Come al solito fingi di non capire, sei testarda..”-
-“Non sono testarda, sto semplicemente sostenendo le mie ragioni.”-
-“Le tue ragioni, del tutto sbagliate.”-
-“Chi lo dice che sono sbagliate? E poi.. abbiamo fatto pace meno di venti minuti fa e già mi attacchi di nuovo? Sei insopportabile!”- sbuffo rumorosamente, affrettando il passo, mentre già vedo il pontile della nave di Valentine avvicinarsi sempre di più a noi.
Mi blocca in un istante il polso, facendomi fermare improvvisamente.
-“Vedi? E’ di questo che ti parlavo. Mi stai permettendo di farti innervosire solo contraddicendoti e stai perdendo la calma. E quando ti incazzi, diventi pericolosa e per niente d’aiuto, quindi.. per favore rimani fuori dalla missione.”- sembra quasi pregarmi, ma non glielo permetto. Devo essere io a liberare Dot, io, con le mie mani.
-“Non mi tirerò di certo indietro, non ora che siamo a due passi dal riprenderci ciò che ci appartiene.”- scandisco lentamente, fissandolo negli occhi.
-“Credimi, lo dico per te, Renèe, restane fuori. Lasciaci agire con calma..”-
-“Tu.. vuoi tenermi fuori perché non ti fidi di me?! Ecco il vero motivo, sei uno stronzo Alec!”- mi arrabbio sempre di più, sentendomi anche ferita e delusa.
-“No, non è così, se solo mi ascoltassi, vedresti quanto mi costa dirtelo eppure devo.”-
-“Perché.. devi??”- enfatizzo l’ultima parola, virgolettandola con le dita.
-“Perché è mio compito occuparmi della squadra, nessun ferito, nessuno scomparso, niente.”-
-“Si, ma deve fregartene di meno lasciare fuori me allora!”-
-“Te lo ripeto, fosse per me ti manderei anche da sola a recuperare quelle due, ma essendo la persona che sono devo pensare prima agli altri e poi a me stesso. Sai quanto mi converrebbe lasciarti andare e farmi i fatti miei, fottendomene di questo problema?”-
-“Poco, pochissimo Alec, perché sei un Lightwood e sei un egoista.”-
-“Che cosa hai detto?”- mi chiede, con un’espressione ferita stampata in volto.
-“Che pensi solo a te stesso, ecco.”- lo lascio dietro, avanzando accanto a Jace e Izzy che ci fanno strada.
Entriamo finalmente nel terribile e angusto posto, sentendo la puzza di umido e vecchio pervaderci le narici.
-“Che posto accogliente..”- ironizza Simon, tappandosi il naso.
Una specie di ruggito alle nostre spalle ci fa voltare di scatto all’unisono.
-“Attenti!”- grida con voce stridula Clary, mentre tutti noi creiamo un varco per scansare il fendente di una delle mille sentinelle di Valentine.
-“Non ci si comporta così..”- Izzy fionda la sua frusta intorno al collo della creatura, stringendo. –“…con gli ospiti.”- termina poi la frase, colpendolo alla schiena con la sua spada.
-“Dividiamoci, in fretta, troviamo Dorothea e Jocelyn e filiamocela. Subito.”- interviene Jace.
Ovviamente le coppie non potevano essere meno azzeccate.
Mi ritrovo a dover cercare la donna che mi cresciuta e tenuta lontana dal mondo delle ombre, in compagnia di uno tra i più preparati shadowhunters, nonché un Lightwood, figlio del capo dell’istituto.
-“Dove vai, dobbiamo rimanere insieme?!”- mi ammonisce, non appena mi allontano per dare una sbirciata.
-“Continua ad infastidirmi la tua enorme sfiducia nei miei confronti, caro e dolce Alec.”- fingo un sorriso, continuando a guardarmi intorno.
Improvvisamente qualcosa precipita da sopra il soffitto, schiantandosi al suolo.
Tiro un urlo improvviso, sentendomi presa dal panico.
Alec arriva in due secondi dietro di me, tappandomi la bocca, per evitare che l’eco si estenda in tutta la nave, trascinandomi vicino al muro, per evitare di essere visti da possibili nemici.
Respiro irregolarmente, con l’affanno, dovuto allo spavento e al terrore di quel terribile urlo che ho sentito mentre quell’anonimo corpo cadeva nei piani inferiori.
-“Ehi, ehi, stai tranquilla.. respira..”- la voce delicata e profonda allo stesso tempo, di Alec mi accarezza le orecchie, dandomi un senso di sicurezza mai provato prima d’ora. –“Non era nulla, ci sono io..”- bisbiglia sempre più vicino al mio orecchio.
Effettivamente mi calmo, pian piano, riprendendo a respirare regolarmente.
-“Cosa diamine era quella cosa?”- gli chiedo sussurrando.
-“Non lo so, sicuramente niente di buono.”- certo che sa come rassicurarmi, lui.
-“A me sembrava tanto un uomo che precipitava da qualche piano al di sopra di noi, non era di certo nulla.”-
-“Lo so cos’era, l’ho visto anche io, ma non era dei nostri, devi calmarti adesso.”- mi scuote leggermente per le spalle, quasi rimproverandomi.
Annuisco alle sue parole, ricomponendomi.
-“Come  facciamo a capire dove hanno segregato Dorothea o Jocelyn?”- gli domando, tendendo le orecchie nel caso arrivi qualche nemico.
-“Jace ha detto di avere un piano, lui e Cary sanno perfettamente cosa fare; diciamo che noi siamo il contorno.”- fa un’espressione strana e lo guardo stranita.
-“Clary corri!”- un urlo improvviso, mi riscuote dalla temporanea confusione.
Corro fino alla ringhiera, cercando di vedere cosa sia successo.
-“Torna qui, ti farai vedere!”- mi urla dietro Alec.
-“Era Jace, ne sono sicura..”- il mio sguardo passa velocemente da una parte all’altra dell’immenso spazio che ho davanti agli occhi. –“Cazzo.. Alec era lui, dobbiamo aiutarli.”- mi lamento, voltandomi di spalle.
Ecco, è proprio come temevo…
-“Alec?!”- chiedo, ritornando sui miei passi, lì vicino al muro, dove era rimasto lui.
Sento dei leggeri fruscii e scatto ogni volta sull’attenti.
Sfodero la mia spada, guardandomi intorno in continuazione.
Un tonfo dietro le mie spalle, mi giro e niente più.
 
Ho la testa che mi gira, varie ferite sparse sulle braccia e un dolore assurdo che mi percorre la schiena.
Faccio fatica a visualizzare ciò che ho difronte a me, le palpebre sono pesanti.
-“Ben svegliata, signorina..”- la voce viscida di un uomo, mi fa accapponare la pelle in un istante.
-“Chi sei tu? E in che razza di posto mi trovo?”- chiedo come meglio posso.
-“Dopo tutto questo tempo che mi cerchi, ancora non sai chi sono..”- ride alle mie parole e mi infervoro.
-“Valentine.. allora sei tu!”- esclamo infastidita.
-“Che grande scoperta, piccola cacciatrice”- mi deride e al rumore di quella risate orticante, mi faccio forza e apro gli occhi.
-“Dove mi trovo?”- la mia voce è debole.
-“Nella mia nave, dove non avresti mai dovuto mettere piede. Le ficcanaso come te non fanno mai una buona fine.”-
-“Dove sono gli altri?”-
-“Per mia grande fortuna sono riuscito a catturare il biondino, gli altri sono fuggiti.”-
-“Se ne sono andati?”- gli chiedo, sentendo il cuore che mi si spezza.
-“Oh.. sei rimasta delusa, vero? Pensavi che sarebbero venuti a cercarti.”- alle sue parole, abbasso lo sguardo, sentendomi morire. –“E invece no, sono fuggiti via come codardi, senza aver provato a cercarti.”- sputa aspramente.
Solo ora mi rendo conto di essere legata ad una trave in legno.
Le caviglie sono slegate, ma i polsi li ho stretti dietro la schiena.
-“Non ci credo, non ci voglio credere.. loro sono ancora qui.”-
-“Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma no, loro non sono qui.”- una lacrima mi solca il volto, ma la nascondo per non mostrarmi debole. –“Devi ringraziare Dorothea..”-
-“Dot? Cosa le hai fatto? Dov’è?”-
-“La tua amata mammina ha aperto un portale per far fuggire i tuoi amichetti e ne ha pagato le conseguenze.”- ride alle sue stesse parole e sento uno stranissimo senso di nausea pervadermi.
-“Tu.. l’hai uccisa?”- scandisco lentamente.
-“Non ancora, purtroppo, voglio darle la soddisfazione di vederti morire davanti ai suoi occhi e torturarla fino allo sfinimento.”-
-“Dov’è Jace, cosa gli hai fatto?”-
-“E’ in un posto sicuro, ora riposa..”- mi getta una secchiata d’acqua sul volto,  bagnandomi fradicia da testa a piedi.
-“Brutto bastardo..”- sussurro, mentre si allontana.
Inizio a guardarmi intorno, cercando qualcosa con la quale liberarmi.
Sento dei cigolii sopra la mia testa e alzo lo sguardo.
Centinaia di creature di tutti i tipi: dimenticati, cacciatori, stregoni, schiavi di Valentine.
Una cella, più di tutte le altre, attira la mia attenzione.
E’ più grande e si trova più in alto.
Aguzzo la vista per vedere meglio e quasi perdo un battito quando riconosco Dorothea.
O meglio.. ciò che ne è rimasto di lei.
-“Dot.. sei tu?”- bisbiglio, incredula.
Il corpo smunto della donna si accascia sulla base della gabbia, sporgendosi per vedermi meglio.
Ha il volto per metà sfregiato, ma riesco a distinguere un accenno di sorriso al suono della mia voce.
-“Renèe devi andartene..”- mi dice come può, bisbigliando.
-“Come, sono in trappola? E poi gli altri sono andati via, non so dove mi trovo Dot!”-
-“Prendi questo!”- lascia cadere un chiudo piuttosto grosso dalla sua cella, facendolo rotolare fino ai miei piedi.
Lo avvicino alle mie mani, iniziando a smanettare.
-“Appena sarai libera aprirò un portale, dovrai entrarci subito e tornare all’Istituto.”- mi dice freneticamente, mentre continuo a strofinare sulle corde.
-“Senza di te e Jace non mi muovo di qui.”-
-“Devi fuggire Renèe, fidati di me, devi farlo!”-
-“No, non ti lascerò, non abbandonerò nessuno di voi.. devo trovare anche Jocelyn prima che..”-
-“Jocelyn è stata liberata!”- alle sue parole, mi immobilizzo.
-“Cosa?”- le chiedo sbalordita.
-“Clary è riuscita a riportarla all’Istituto sana e salva, ho aperto un portale per fargli andare via, è solo che..”-
-“Se ne sono andati senza di me, Dot.”-
-“In realtà loro non sanno che la vera te è qui in trappola, quando ti hanno rapita Valentine ha fatto reincarnare un demone che prendesse le tue sembianze; i tuoi amici sono in pericolo, devi tornare da loro.”-
Sento un fuco divampare nel petto e la rabbia impadronirsi di me.
Inizio a sfregare più forte, sforzandomi al massimo.
Riesco a sciogliere il nodo e in fretta mi rimetto in piedi.
-“Ora va!”- mi giro a guardarla e mi pento di ciò che sto per fare. –“Jace è ancora vivo, lo sento.. torna all’istituto Renèe, uccidi quel demone e ritornate qui per liberare il ragazzo.”-
-“E anche te.”-
Lei annuisce debolmente, per poi allungare un braccio in avanti e far apparire un portale davanti ai miei occhi.
Stento a crederci per un istante, per poi darle un ultimo sguardo e tuffarmici all’interno.
Mi ritrovo nel bel mezzo dei sotterranei .
Corro più veloce che posso, nonostante il dolore, le ferite e il mio corpo fradicio.
Metto piede nell’istituto e improvvisamente scatta l’allarme.
La luce rossa mi abbaglia, stordendomi sempre di più.
In pochi istanti mi ritrovo circondata da Clary, Simon, i Lightwood, Magnus e altri shadowhunters per poi arrivare a lei.
-“Tu!”- punto un dito contro la mia stessa figura, sfidando il demone con lo sguardo.
-“Alec uccidila è un demone!”- interviene Izzy.
-“No, sono io, Renèe.. ragazzi ascoltatemi.”- alzo le mani, facendogli capire che non ho intenzione di attaccarli.
-“Alec non perdere tempo, se non lo fai tu, lo faccio io.”- prosegue Clary.
-“Clary no, sono io la vera Renèe. Valentine mi ha rapita mentre ero con Alec e mi ha rinchiusa insieme a Dorothea. Mi ha detto che siete riusciti a portare via Jocelyn, ma hanno preso Jace, Dot sa che è ancora vivo, mi ci ha fatto tornare lei qui.”- per un attimo, i loro volti si corrucciano. –“Clary quella non sono io! Valentine ha fatto un incantesimo, quello è un demone, sono io Renèe, non vi mentirei mai!”- sbotto, temendo per il mio destino.
-“Mente, uccidetela!”- grida la me malefica.
Alec avanza verso di me, impugnando il suo arco, convinto del volermi uccidere.
-“Non lo starai facendo sul serio?”- gli chiedo agitata mentre lui mi strattona. –“Alec, sono io, devi credermi..”- lo imploro, mortificata.
-“Come posso crederti?”- mi chiede con rabbia nella voce, guardandomi schifato.
-“Non ho bisogno di darti spiegazioni, tu stesso mi hai detto di saper riconoscere un demone da una persona reale, non mi resta che fidarmi di te.”-
-“La fa semplice, Alec uccidila!”-incalza la finta me.
Vedo per un istante gli occhi di Alec incupirsi.
-“Alec..”- bisbiglia Clary.
Tutti ci voltiamo a guardarla con estrema lentezza, prima che lei possa infilzare la sua spada nel petto del demone identico a me.
Quel mostro sembra resistere, ma una specie di tentacolo che le esce fuori dalla bocca fa scattare in Clary qualcosa.
Impugna meglio la sua arma e la spinge in profondità, facendo polverizzare la creatura.
Tiro un sospiro di sollievo, accasciandomi per terra, sfatta.
-“Renèe.. ehi, guardami..”- mi bombarda subito la rossa, inginocchiandosi accanto a me.
Non riesco a risponderle, mi sento estremamente debole.
Chiudo gli occhi e crollo in un sonno disperato.

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Capitolo 13
*** 13 ***


Un senso di pace e tranquillità unito al buon profumo di primavera e ai raggi solari che mi accarezzano il viso, mi fanno svegliare in totale armonia con me stessa.
Mi tiro leggermente su, vedendo i raggi del sole illuminare la stanza.
Izzy e Clary sono sedute su delle poltrone accanto al mio letto, che dormono scomposte.
Sorrido impercettibilmente, per poi mettermi in piedi.
Cammino silenziosamente fino alla porta della camera, aprendola e uscendo nel corridoio dei dormitori.
Sembra che tutti stiano ancora dormendo, regna il silenzio più assoluto.
Mi chiudo la porta alle spalle, facendo qualche passetto in avanti.
Il contatto tra la pelle nuda dei miei piedi  e il pavimento freddo, mi fanno rabbrividire per un istante.
Continuo a camminare, vagando come una matta, raggiungendo il centro dell’enorme istituto.
Sento dei botti ripetutamente e incuriosita sbricio, cercando di capire da dove provengano.
Salgo i pochi gradini che mi separano dalla grande pedana pentagonale dove solitamente ci alleniamo.
Vedo Alec sferrare pugni qua e là con crudeltà e forza, quasi a voler buttare giù l’enorme sacco nero.
Procedo lentamente verso la sua figura, con passo felpato.
-“Alec..”- lo chiamo con un filo di voce.
-“Clary cosa..”- si volta di scatto, abbassando immediatamente i pugni, circondati dai guantoni neri in pelle.
-“Spiacente, non sono Clary..”- rido leggermente, ammirandolo.
-“Cosa ci fai qui, dovresti riposare, devi tornare a letto.”- la sua voce è fin troppo arrogante, per essere quella di un ragazzo appena sveglio.
-“Felice di vedermi ..devo dire.”- ironizzo, mettendomi accanto al sacco.
Lui mi guarda male, per poi riprendere a tirare pugni.
-“Come mai sei qui?”- gli chiedo con tutta la tranquillità del mondo.
-“Torna in camera.”- dice semplicemente, quasi ignorando del tutto la mia domanda.
Aggrotto la fronte, insospettita, per poi allungare il braccio in avanti e bloccare il pugno che stava per sferrare.
-“Ehi..che ti prende?”- mi sembra strano, eppure sono rimasta tranquilla. Se fino a ieri mi avesse evitata in questo modo, lo avrei mandato a quel paese in due secondi.
Fa cenno di no con la testa e vedo qualche goccia di sudore, scendergli dalla fronte.
-“Alec fermati..”- continuo a chiedergli con voce flebile.
Lui si ferma di punto in bianco, roteando gli occhi al cielo.
-“Non vedi che mi sto allenando?”-
-“Si lo vedo, complimenti per l’esercizio mattutino, è salutare, ma stai esagerando.”- alle mie parole, mi lancia uno sguardo e stacca l’attaccatura dei guantoni con i denti.
*Tutto troppo sexy*- una specie di vocina nel mio cervello mi fa arrossire in due secondi.
Faccio finta si scacciarla, dandomi una pacca sulla tempia, per poi ritornare a guardare il ragazzo difronte a me.
-“Allora.. ti avevo chiesto cosa stessi facendo di prima mattina qui in sala.”- gli ripeto, allungandogli un asciugamano.
-“Penso sia abbastanza chiaro.”-
-“Ok, c’è qualcosa che non va in te, capito.”- mi seggo su uno sgabello a pochi centimetri di distanza.
-“Va tutto bene, mai stato meglio.”- colgo un particolare mentre pronuncia quelle poche parole.
Ha poggiato lo sguardo sulla runa del parabatai. Ecco cos’è. E’ preoccupato per Jace.
Mi alzo lentamente e lo raggiungo.
Lui sembra stranito, perché si volta a guardarmi con espressione confusa.
-“Ti manca Jace, non è così?”- la mia voce dev’essere stata talmente tenera da averlo scosso.
Tira via i guantoni e si chiude la testa fra i gomiti, puntando lo sguardo per terra.
Mi sento mortificata e non riesco a fare altro, se non accarezzargli dolcemente la schiena.
-“Alec mi dispiace.”- sussurro, per poi vederlo crollare ai miei piedi.
Si siede per terra, tenendo testa e gambe raccolte fra le braccia.
Probabilmente sta piangendo e non vuole farsi vedere, è un uomo, posso capire la sua vergogna.
-“Ti prego non fare così.. parlami!”-
Alza lentamente la testa, mostrando quei suoi magnifici occhi verdi leggermente arrossati.
-“Non lo sento più, non siamo più gli stessi.”- balbetta leggermente e tutto questo rende la situazione più critica.
-“Non dire così, lo troveremo..”- lui scuote la testa, mostrandosi arreso.
-“Alec guardami!”- gli impongo, sfiorandogli la guancia destra, obbligandolo a guardarmi dritto negli occhi. –“Ti prometto che lo troveremo, Dot sa che è ancora vivo, dobbiamo solo ritornare a prendercelo.”-
Annuisce leggermente, per poi tirarsi su in piedi a fatica.
-“Come fai ad essere così?”- mi chiede, mentre si asciuga la fronte imperlata di sudore.
-“Così come?”-
-“Forte, nonostante tutto.”-
-“Mi riesce naturale con le persone che se lo meritano.”-
-“Perché sembra tanto che io sia uno dei tanti che meritano?”- ride leggermente, facendomi sentire sollevata.
-“Ti sbagli non lo sei.”- alla mia risposta lui si ferma, guardandomi confuso. –“Tu non sei come gli altri. Sei uno dei pochi che merita questo e altro.”- gli sorrido leggermente.
-“Sei unica.”- bisbiglia, mozzando una risata.
-“Felice di esserlo caro Alec!”- gli scompiglio i capelli, per poi avviarmi verso le camere.
 
Mentre torno in camera, incontro Clary per il corridoio.
-“Cosa ci fai qui, mi hai fatta impazzire?!”- mi urla contro, afferrandomi per i gomiti.
-“Ehi calma, ero con Alec.”-
-“Ah… allora? Come ti senti?”- mi chiede, riacquisendo le sue sembianze angeliche.
-“Alla grande, sul serio, non sono mai stata meglio. La dormita migliore della mia vita.”-
-“Ti ci voleva dopo quello che hai passato.”-
-“A chi lo dici.. a proposito Clary..”- ci mettiamo comode sul letto, abbracciate l’una a l’altra.
-“Spara!”- sussurra delicatamente.
-“Dobbiamo fare in modo di ritornare su quella maledetta nave; ho promesso a Dot che sarei tornata a liberare lei e Jace e così farò, ma ho bisogno del vostro aiuto. Alec e tu non siete gli stessi senza Jace e io devo riprendermi ciò che mi appartiene.”- alle mie parole, lei tira su con il naso e annuisce.
-“Questa sera ci ritorneremo, te lo giuro, ma parlami un po’ di Jace. Cosa ti ha detto Dorothea riguardo a lui?”-
-“Non molto in verità, semplicemente che riesce a percepire che è ancora vivo, non so come, ma lo sa. Non mi ha saputo dire però dove lo tengono prigioniero e questo è un elemento a nostro svantaggio.”-
-“Lo devo trovare!”- esclama convinta, per poi tirarsi su.
La fermo per un polso e la costringo ad osservarmi.
-“Clary non fare stupidaggini, affronteremo questo casino insieme, devi solo aspettare questa sera, pianificheremo tutto insieme al resto del gruppo, promettimelo!”-
Annuisce ancora una volta, per poi darmi un bacio sulla guancia e uscire dalla mia camera.
Decido di concedermi un bagno, per rilassarmi ulteriormente.
Non so quanto tempo trascorro sotto l’acqua bollente, ma è vitale.
La puzza di quel terribile posto ancora mi sale alle narici e mi fa venir voglia di vomitare.
Mi lego sotto le ascelle un asciugamano e inizio a spazzolare  i miei lunghi capelli scuri.
Li osservo lentamente, finché non mi viene in mente un’idea: tingerli.
Izzy è sempre stata attenta ai particolari per noi shadowhunters, tanto da consegnare sia a me che a Clary dei prodotti tipici che usa lei, tra cui le tinte per i capelli.
Mi sbizzarrisco, senza eccedere troppo e ad opera finita mi sento soddisfatta di me stessa.
Da metà lunghezza fino alle punte, i capelli ora sono rossi.
Rossi come il fuoco, come il sangue e la vendetta che arde dentro di me.
Valentine non l’avrà vinta, non riuscirà a portarmi via Dot.
Indosso una canotta nera, abbinata a dei pantaloni neri leggermente consumati e gli anfibi neri di sempre.
Prima di andare ad allenarmi, per riprendere le energie mi disinfetto le ferite che non so nemmeno come mi sono ritrovata sulle braccia dopo esser stata rapita ieri, mi trucco leggermente e corro via.
Cammino a spasso spedito verso la pedana pentagonale dove sono sicura di trovare chi mi serve.
-“Hodge!”- lo chiamo, con tono serio, attirando la sua attenzione.
L’uomo si volta verso di me con aria interrogativa.
-“Ho bisogno che mi alleni, devo essere più forte che mai.”-
-“Quale unicorno rosa devi sconfiggere dolce ragazzina?”- mi sfotte, venendomi incontro.
-“Valentine Morgenstern.”- alle mie parole il suo sguardo muta in pochi istanti.
-“In che razza di guai ti vuoi cacciare, neo cacciatrice?”-
-“Nessun guaio, voglio fargliela pagare.”-
-“Facendo cosa? Pensi sia così semplice ucciderlo?”-
-“Affatto, probabilmente non lo sfiorerò nemmeno, ma quanto meno sarò pronta nell’eventualità.”-
-“Spiegami il motivo di questa tua sete di sangue improvvisa.”-
-“Vendetta, Hodge, vendetta. Ha rapito la donna che mi ha cresciuto, le ha sfregiato il volto, l’ha imprigionata, mi ha legata ad una trave, ha preso in giro me e i miei amici, ha ridotto in uno stato comatoso Jocelyn Fairchild nonché la madre della mia migliore amica e giusto per concludere l’enorme lista di cazzate compiute da quel bastardo… ha rapito Jace Wayland.”-
-“Jace Wayland?”- mi chiede, quasi sconvolto.
-“Proprio così, non lo sapevi?”- gli chiedo confusa.
-“Nessuno qui sa nulla a parte te e la tua gang di amici cacciatori.”-
-“Ora che lo sai, spero abbia voglia di aiutarmi a rimettermi in forza per prendere a calci in culo quell’uomo.”-
-“Avrai il mio aiuto.”- alle sue parole, sorrido soddisfatta della mia determinazione, per poi afferrare al volo il bastone che il biondo muscoloso difronte a me, mi lancia.
Iniziamo ad allenarci, schivando l’uno i colpi dell’altro, atterrandoci a vicenda, scagliando frecce e coltelli contro i bersagli e tutto funziona alla perfezione.
 
Dopo circa due ore di esercizi, entrambi ci tuffiamo, se così si può dire, sulle poltrone blu.
Bevo velocemente enormi sorsi d’acqua asciugandomi poi il sudore dalla fronte.
-“Sei in gamba, devo farti i complimenti.”- interviene Hodge, sorprendendomi.
-“Sul serio? Beh, ti ringrazio allora.”-
-“Dopo l’ultima volta che hai lavorato con me, hai imparato immediatamente a saper gestire la rabbia e la forza, fondendole insieme e facendone una perfetta arma adatta a te.”-
-“Sarebbe a dire?”- gli chiedo confusa.
-“Non c’è arma perfetta per te, se non te stessa, ragazzina. Sfrutta la rabbia che hai imprigionata dentro e riporta indietro quel ragazzo e quella donna.”-
La sua determinazione mi caricano ancora di più. Mi sollevo in piedi, stringendogli poi la mano.
-“Ce la farò, li porterò indietro sani e salvi.”- affermo con decisione.
Lui sorride, per poi allontanarsi.
Corro verso la sala delle riunioni, per informare il resto della squadra di quella che dovrà essere la nostra missione.
-“Simon, va a chiamare Clary e raggiungeteci qui, devo parlarvi.”- quasi gli ordino, appena gli passo affianco.
Lui annuisce e corre verso il dormitorio.
-“Isabelle, Alec.. dovremmo ritornare sulla nave.”- esordisco, avvicinandomi ai Lightwood, riuniti intorno al tavolo.
-“Parlavamo proprio di questo..”- continua Izzy.
-“Avete qualche idea?”- chiedo.
-“Più o meno si. Abbiamo bisogno di rinforzi, senza Jace siamo più deboli.”- continua la ragazza.
-“Potremmo chiedere aiuto a Luke e la branco di licantropi.”- propongo subito.
-“Potrebbe funzionare, si. I lupi hanno dei conti in sospeso con noi cacciatori, un favore ce lo devono.”- la mora lancia uno sguardo d’intesa al fratello, che si limita ad annuire in silenzio.
-“Vediamo cos’ha in mente Clary, altrimenti il piano sarà questo.”- poggio le mani sul ripiano in vetro, osservando la mappa virtuale di Brooklyn.
-“Hai..tinto i capelli?”- la voce di Izzy mi distrae per un istante.
Sollevo lo sguardo, mordendomi l’estremo del labbro inferiore.
-“Si.”- fingo un colpo di tosse, per cercare di non far cadere l’attenzione su di me.
-“Sei un incanto, zuccherino!”- trilla la bruna difronte a me, indicandomi contenta.
-“Ti ringrazio.”- le parole sono soffocate da una risata isterica che mi viene fuori spontaneamente.
-“Vedo che ti cimenti sempre di più nel mondo delle shadowhunters come me, mi fa piacere vedere che ascolti i miei consigli diversamente da Clary.”- prosegue il suo elogio, complimentandosi.
Sorrido leggermente, notando lo sguardo divertito di Alec fisso su di me.
Arrossisco e mi volto di spalle, fingendo di guardare altrove per non far notare la mia vergogna.
-“Non è vero che sta benissimo, Alec?”- insiste la moretta, rivolgendosi al fratello, che si mette dritto sulla schiena e sembra in difficolta a rispondere.
Io e Isabelle scoppiamo a ridere; ma la nostra felicità dura ben poco.
Simon corre verso di noi, imperversando come un tornado nella stanza.
-“Clary è sparita.”- quasi grida, con l’affanno.

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Capitolo 14
*** 14 ***


Mi giro a guardare Izzy, con gli occhi sgranati.
-“Come sarebbe a dire?”- gli chiede Alec con tono autoritario.
-“Significa che non è nell’Istituto, ha lasciato un foglio sul suo letto, dicendo che le dispiace.. ma di cosa?”- dice frettolosamente Simon, nel panico più totale.
-“Maledizione, lo sapevo.”- sbatto un pugno sul tavolo, irritata al massimo.
-“Che cosa c’è adesso?”- mi chiede Izzy nervosa.
-“So dov’è.”- mi tiro su e guardo ognuno di loro negli occhi.
 
-“Avresti potuto dirmelo!”- mi grida nell’orecchio Simon mentre camminiamo a passo svelto per tutto l’Istituto.
-“Non pensavo fosse in grado di mentirmi, mi aveva giurato che saremmo tornati insieme a salvare Jace.”- gli rispondo bruscamente.
-“E da quando ti fidi ciecamente delle parole di Clary?”- quasi mi rimprovera.
-“Da una vita Simon, proprio come fai tu.”- sbotto stressata.
-“Volete darvi una calmata voi due?”- Izzy ci ammonisce. –“Dove pensi che sia?”- mi chiede, con tranquillità.
-“Sono certa che è sulla nave di Valentine, questa mattina le avevo detto del mio incontro con Dorothea, che lei sapeva che Jace era ancora vivo, ma non dove lo tengono imprigionato.”- le spiego velocemente, sentendomi in colpa.
-“Adesso abbiamo anche una ragazzina da trovare.”- interviene Alec, con rabbia nella voce.
-“Non può essere lontana, ne sono sicura.”- continua Izzy.
-“Per forza, senza un portale non arriverebbe nemmeno per domani mattina su quella nave.”- alle mie stesse parole, gli occhi di tutti brillano.
-“Magnus..”- bisbiglia a denti stretti Alec, per poi iniziare a camminare verso la stanza dello stregone.
Arrivati all’entrata , il più grande dei Lightwood non si fa problemi a spalancare la porta.
-“Alexander.. qual buon vento.”- finge lo stregone, con aria teatrale.
-“Figlio di..”- Simon mi tappa la bocca immediatamente, impedendomi di concludere l’insulto.
Alec mi lancia uno sguardo assassino, così decido di tenere la bocca chiusa.
-“Hai aiutato tu Clary a raggiungere la nave di Valentine, non è vero?”- lo accusa Isabelle.
-“Calma, calma, calma, io non ho fatto un bel niente.”- mette le mani avanti, per difendersi.
-“Com’è possibile allora che lei è sparita?”- grida Simon.
-“Come fai a dire che sia da Valentine?”- Magnus gli risponde, sovrastandolo con la voce.
Io, Izzy e Alec ci lanciamo uno sguardo nello stesso istante.
-“Se non hai aperto un portale per farla arrivare da Valentine, allora aiutaci a capire dove si trova.”- gli chiedo, mantenendo la calma.
-“Perché dovrei?”- aggrotta la fronte e sbuffo sonoramente.
-“Magnus ci serve il tuo aiuto, non è il momento di scherzare.”- si impone Alec andandogli contro.
-“Ci sono modi e modi per chiedere un favore, Alexander.”-
-“Infatti, questa non è una richiesta. E’ un imposizione.”- scandisce lentamente lui.
-“Alec adesso basta.”- interviene Isabelle, dividendo i due. –“Magnus avevi detto che ci avresti aiutati a ritrovare Jocelyn e la strega, fa finta che al posto di una delle due ci sia Clarissa Fairchild. Ti prego, abbiamo bisogno del tuo aiuto.”- quasi lo prega, ammaliandolo con i suoi grandi occhi scuri.
-“Perché non usate il legame parabatai?”- chiede lo stregone.
-“Perché non ce l’ha un parabatai!”- esclamo a voce alta, sbattendo le braccia lungo il corpo.
Magnus mi guarda male per un istante, per poi voltarsi di spalle e iniziare a gesticolare nel vuoto.
-“Che diamine sta facendo?”- mi chiede Simon sussurrando.
Faccio spallucce, ma è Izzy a darci una risposta.
-“Sta utilizzando la sua magia per portarci dritti dritti da Clary.”-
Finisce di fare mosse e spegne quei fanali dorati che si ritrova al posto degli occhi per poi parlare, finalmente.
-“E’ in città.”- tutto qui? Sul serio? Ma che razza di stregone è?!
-“Più precisamente?”- gli domanda Simon.
-“All’hotel du mort.”- alle sue parole, iniziamo a guardarci con aria interrogativa l’un l’altro.
 
-“Vorrei tanto sapere che diamine sta facendo.”- sbotto, leggermente incazzata mentre  ci dirigiamo verso l’hotel.
-“La vera domanda è perché proprio lì. Da Raphael, da sola.”- continua Simon.
Izzy scuote la testa e ci conduce fino alla meta.
Come se fossero loro ad aspettarci, Raphael e due altri vampiri ci lasciano entrare nella loro terribile dimora fin troppo facilmente.
-“Mettiamo in chiaro le cose..”- fa per dire lui, quando Simon lo blocca immediatamente.
-“Dov’è Clary?”- dice a denti stretti, quasi minacciandolo.
-“Fossi in te, non avrei tutta questa voglia di rivederla, ti aspetta un bel discorsetto Lewis.”- gli risponde ridacchiando.
Perché non ci sto capendo nulla? Sono l’unica a non aver afferrato la frecciatina di Raphael?
Ci conduce in un’enorme sala, dove troviamo Clary chiusa dietro una specie di cella.
-“L’hai imprigionata?”- gli chiedo confusa.
-“Fosse per me avrebbe potuto scorrazzare libera per tutto l’hotel, ma i miei vampiri non avrebbero fatto a meno a squarciarle la gola, ma non ringraziarmi.”-
-“Come hai potuto?”- grida Clary disperata non appena ci avviciniamo.
Vedo Simon impallidire più del solito e mi insospettisco.
-“Qualcuno ci spiega cosa sta succedendo?”- interviene Isabelle.
-“Lui!”- Clary punta il dito contro il nostro amico. –“E’ un vampiro, e ce l’ha nascosto per tutto questo tempo.”-
Sgraniamo gli occhi e i nostri sguardi si puntano su Simon.
-“Hai uno strano concetto di amicizia devo dire, io mi fidavo di te. Perché non me lo hai detto? Avremmo cercato una soluzione insieme!”- continua a gridare la rossa.
-“Non volevo darvi ulteriori preoccupazioni, Clary, capiscimi!”- si difende lui e capisco che forse, non è una messa in scena.
-“Non inventare scuse!”-
-“Non è una scusa, tu e Renèe avevate già il peso di dover trovare tua madre e Dorothea, non sapevo come dirvelo.”-
-“E così hai preferito rimanertene in silenzio? Tenendoci allo scuro di tutto?”- intervengo io, leggermente ferita.
-“Almeno tu sostienimi, non potete capire quanto mi sono sentito in colpa, non sapevo come gestire la novità.”-
-“Da quanto tempo va avanti, Simon?”- gli chiedo con tono autoritario.
-“Da quando lo abbiamo rapito.”- risponde Raphael, al suo posto. –“Lui è stato d’accordo fin dal primo momento, non avrebbe lasciato mai che uccidessimo uno di voi o anche solo la vostra amichetta rossa. Si è sacrificato per voi, ha rinunciato alla sua mortalità e alla sua libertà, è entrato nel nostro clan e ora avete anche il coraggio di rinfacciarglielo?”-
-“Qui non si tratta di rivangare il passato, la storia del guerriero è abbastanza commovente Raphael, non è di certo questo il problema, ormai è fatta. Ciò che conta è che lui non ha avuto fiducia in noi, non ha parlato. Ha preferito tenersi dentro tutto e aspettare che qualcun altro ce lo venisse a dire, proprio come stai facendo tu adesso!”- butto tutto fuori, sfogandomi.
-“Tutto questo è terribile. Ditemi se esiste qualcosa di peggiore?!”- esplode Clary, iniziando a piangere.
-“Quanto meno falla uscire adesso.”- interviene Alec, cercando una soluzione.
Raphael esegue l’ordine e la cella che divideva noi da lei, svanisce in pochi istanti.
Clary si butta immediatamente tra le braccia di Simon, stritolandolo come riesce, con le sue braccine.
-“E adesso?”- chiede Izzy.
-“I vampiri sono con voi, abbiamo stretto un patto. Nessuno dei vostri attacca noi e viceversa, abbiamo un unico scopo in comune: salvare il biondino e la strega.”- Raphael scandisce ogni parola lentamente, dando maggior valore.
-“A questo punto non ci resta che aspettare.”- dice con serietà Alec, annuendo.

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Capitolo 15
*** 15 ***


-“Se qualcosa dovesse andare storto, la colpa non dovrà ricadere su di me, intesi?”- ci ripete per la centesima volta Magnus mentre apre un portale.
-“Magnus!”- lo ammonisce Clary.
Lo stregone sbuffa e annuisce velocemente subito dopo.
-“Ora o mai più. Buona fortuna.”- sono le ultime parole che sentiamo dire, prima di catapultarci nel portale e ritrovarci sul pontile della nave di Valentine.
-“Clary, io neutralizzeremo la maggior  parte delle sentinelle di Valentine; Alec.. tu, Renèe, Luke e loro due cercherete Dorothea.”- ordina Izzy indicando due licantropi. –“Simon Raphael e gli altri vampiri dovranno tenere sotto controllo il perimetro della nave nel caso Morgenstern si faccia vivo e il resto del branco dovrà fare fuori chiunque ci ostacoli e fiutare l’odore di Jace. Intesi?”- ci chiarisce velocemente il piano Isabelle.
-“Ricordate: nessun licantropo deve attaccare i vampiri o i cacciatori. Siamo una squadra unica adesso, chi infrange l’accordo farà una brutta fine.”- intervengo io subito dopo.
Luke e Raphael si lanciano degli sguardi d’intesa.
-“Mettiamoci all’opera.”- esordisce Clary.
Alle sue parole, ci dividiamo come pianificato da Isabelle e eseguiamo i nostri incarichi.
 
-“Renèe, sapresti ricondurci fin dove era imprigionata Dorothea?”- mi chiede Luke, mentre furtivamente ci intrufoliamo all’interno della nave.
-“Più o meno, so di certo che ci trovavamo ai piani superiori, ricordo perfettamente che quando ero con Alec avevo visto qualcosa precipitare dal soffitto e probabilmente era qualche prigioniero considerato inutile da Valentine. Lo hanno fatto schiantare al suolo e vi assicuro che non è stata una bella visione. Sono sicura che le celle si trovano nel punto più alto della nave.”-
I due licantropi che erano con noi ci fanno strada, stando avanti a noi.
-“Ragazzi, fate il vostro dovere.”- ordina Luke ai due licantropi che, una volta raggiunto il quarto piano della nave, sbranano quelle poche paia di dimenticati e schiavi di Valentine che facevano da guardia ai prigionieri.
Io e Alec avanziamo all’unisono, cercando fra mille gabbie, quella di Dorothea.
-“Sento il suo odore.”- bisbiglia Luke.
Mi avvicino a lui, puntando in alto lo sguardo.
-“E’ lei!”- indico Dorothea, distesa inerme nella sua cella, sembra priva di vita. –“Dobbiamo liberarla.”-
-“La gabbia è troppo in alto, non ce la faremo mai.”- interviene Alec.
-“Dobbiamo provarci.”-
-“Renèe, ci scopriranno..”-
-“Non posso lasciarla qui, glielo avevo promesso!”- sembra contrariato alle mie parole, infatti sbuffa sonoramente. –“Ti prego Alec..”- bisbiglio al suo orecchio.
La tensione è palpabile. Il ragazzo accanto a me si prepara a scoccare una freccia in direzione del lucchetto.
Un istante e la serratura salta.
Un rumore sordo riecheggia nell’aria.
Per sicurezza ci nascondiamo nella penombra, aspettando l’arrivo di qualche essere terribile pronto ad ucciderci.
E invece no. Tutto prosegue secondo i piani, in perfetta sintonia.
Riusciamo a recuperare il corpo di Dorothea, che a stento respira.
-“Dot, sono io, Renèe, riesci a sentirmi?”- alle mie parole, la donna, con difficoltà apre le palpebre, sorridendo leggermente.
-“Renèe, sei tornata veramente, bambina mia..”- bisbiglia, balbettando a tratti.
-“Non ti avrei mai abbandonato Dot, non lo farò mai.”-
-“Avete trovato Jace?”- è questo il suo primo pensiero.
-“Non ancora, ci serve il tuo aiuto.”- alle mie parole, lei si guarda intorno, cercando di decifrare i volti di coloro che mi sono intorno.
-“Garroway..”- bisbiglia, sorridendo a Luke. –“Come sta Jocelyn?”-
-“E’ al sicuro nell’Istituto.”- le risponde subito lui, felicemente.
-“E lui chi è?”- mi chiede, indirizzando lo sguardo su Alec.
-“Alec Lightwood, è il parabatai di Jace.”- le rispondo silenziosamente.
-“Avete il suo parabatai, utilizzate la runa, cosa state aspettando?”-
-“Non riesco a stabilire un contatto con Jace, il legame è come se si stesse indebolendo, non riesco a sentirlo.”- chiarisce Alec, con l’amaro in bocca.
-“Forse un modo per trovarlo c’è.”- annuncia Dot, tirandosi su con la schiena. –“Ragazzo, mostrami la runa del legame parabatai.”- gli ordina Dorothea.
Alec solleva un angolo della sua maglietta nera, mostrandole la runa.
-“Se sei disposto a rischiare, posso aiutarvi a trovare il vostro amico.”- continua Dot.
-“Rischiare cosa?”- le chiedo subito.
-“E’ un procedimento delicato, devo tracciare un segno sulla sua runa e lui deve tenere in mano questa pietra.”- tira fuori dalla tasca una strana pietra grigia con un segno disegnato sopra.
-“A che cosa serve?”- le chiede Alec.
-“In questo modo riuscirai a stabilire un contatto con il tuo parabatai, riuscirai a vedere dove si trova, il rischio è che se scavi in fondo nei ricordi pur di instaurare il legame, potresti finire in una specie di limbo, senza via d’uscita.”- ci chiarisce lei, sibilando.
-“No, non se ne parla, è troppo rischioso!”- intervengo subito.
-“Renèe è l’unico modo che ci rimane per salvare Jace.”- mi rimprovera Alec.
-“Non è vero, possiamo continuare a cercarlo come avevamo in mente di fare.”-
-“E perdere tempo rischiando che lo uccidano?”-
-“Alec non lo fare..”- lo scongiuro.
-“E’ una mia decisione. E’ il mio parabatai, mio fratello. Devo farlo.”- scandisce duramente, ammutolendomi.
Luke e i due licantropi fanno da guardia mentre noi tre ci prepariamo all’incantesimo.
-“Dot e se non funzionasse?”- le chiedo, mentre Alec inizia a levarsi la maglietta.
-“Funzionerà.”- interviene lui, sicuro di se.
-“Non ti posso assicurare niente Renèe, dipende solo da lui.”- mi risponde lei, mortificata.
Il ragazzo prende posto per terra, stendendosi e respirando freneticamente.
-“Sono pronto.”- afferma con decisione.
-“Alec non cercare di fare l’eroe, altrimenti ti giuro che appena tutto tornerà alla normalità, ti ucciderò con le mie stesse mani.”- dico a denti stretti, sedendomi accanto a lui.
-“Adesso concentrati Lightwood.”- gli sussurra Dot, mettendogli fra le mani la strana pietra e iniziando a tracciare il segno sulla runa.
Un’espressione di dolore gli si dipinge sul volto e chiudo gli occhi pur di non vederlo soffrire.
-“Fatto.”- bisbiglia Dot.
Riapro gli occhi e vedo Alec in uno stato di dormiveglia.
-“Che nessuno interferisca durante l’incantesimo, intesi?”- Dorothea si rivolge a noi, ma fissa me in particolare.
Annuisco alle sue parole, rimanendomene immobile accanto al ragazzo.
Dopo dieci minuti, inizia ad agitarsi, facendomi preoccupare.
-“Che gli succede?”- chiedo allarmata a Dorothea.
-“Sicuramente sta riuscendo a vedere qualcosa.”- cerca di tranquillizzarmi lei.
-“Arriva qualcuno!”- ci avvisa improvvisamente Luke.
-“Pensateci voi, rimango io con lui.”- mi rassicura Dorothea.
-“Dot, fa il possibile perché..”- mi blocco, sentendomi le parole morirmi in bocca e un nodo alla gola.
-“Perché..?!”- mi sprona a continuare.
-“Non voglio perderlo.”- alle mie parole lei mi sorride dolcemente, annuendo e rimanendo accanto ad Alec.
Mi alzo in piedi, raggiungendo i tre licantropi.
-“Riesci a capire cos’è?”- chiedo a Luke.
-“E’ strano..”- dice, storcendo il naso.
La figura di Isabelle compare pochi secondi dopo davanti ai nostri occhi.
-“Izzy, sei tu!”- tiro un sospiro di sollievo.
Il suo sguardo cade subito sul pavimento, lì dove è steso suo fratello.
-“Non mi dire che..”- inizia a dire, inginocchiandosi accanto a lui.
-“Izzy ho cercato di fermarlo, te lo giuro.”- cerco di scusarmi.
-“Lo so, conosco mio fratello.. maledizione è così testardo.”- ha il viso teso ed è visibilmente preoccupata.
-“Quindi sapevi di questo incantesimo?”- la raggiungo e mi accosto a lei.
-“Si, purtroppo, non avrei voluto lo affrontasse, finirà per farsi del male.”-
-“E’ una decisione che spettava unicamente a lui.”- interviene Dorothea.
-“E Clary?”- le chiedo, pensando solo adesso alla mia amica.
-“Abbiamo trovato Jace, Raphael e Simon stanno intrattenendo Valentine, ma se Alec non si sveglia non potremmo mai andarcene da qui.”- per un istante mi si riempie il cuore di gioia.
-“Dobbiamo trovare un modo per portare Alec all’Istituto.”- affermo con convinzione.
-“E che ne sarà degli altri?”- mi chiede disperata Isabelle.
Mi giro a guardare Dot, che sembra capirmi al volo.
-“Pensi di potercela fare?”- le chiedo dolcemente.
-“Dovete fare in fretta.”- si limita a dire.
-“Luke, va con loro due.”- ordino al capo del branco. –“Isabelle rimani con lui, ritorneremo tra pochissimo.”- alle mie parole lei annuisce.
Dot apre un portale, che in pochi secondi risucchia via i fratelli Lightwood.
-“Adesso ti chiedo un ultimo sforzo. Dobbiamo raggiungere il pontile e andarcene via di qui.”- afferro Dot da sotto il braccio e insieme a uno dei due lupi, iniziamo a percorrere la strada a ritroso.
Per quanto sia difficile, riusciamo ad arrivare al punto di ritrovo.
-“Clary, siamo qui!”- grido, con l’affanno.
La rossa si gira a guardarmi, mentre tiene per mano un Jace sudicio e sfatto, pieno di ferite: a dir poco distrutto.
-“Tu, va ad avvisare i vampiri, ora!”- ordino ad uno dei due licantropi.
In brevissimo tempo siamo tutti riuniti sul pontile, pronti ad andare via da quell’inferno.
-“Dorothea, apri un portale, ti prego.”- la scongiura Clary.
La donna si stacca dalla mia presa, indietreggiando, per non so quale motivo.
Tende in avanti il braccio, sforzandosi, utilizzando le poche forze che le rimangono per aiutarci.
Il portale si apre all’interno del mare.
-“Dovete saltare..”- bisbiglia, indebolendosi sempre di più.
I vampiri non indugiano per alcun motivo, saltano giù, così come il branco di licantropi.
-“Dot, vieni con me!”- grido per sovrastare il rumore del vortice creatosi a causa del portale.
-“Renèe salta. Ora!”- urla di rimando lei.
Non capisco il motivo di questa sua frase, prima di intravedere alle sue spalle la figura scura di Valentine.
Come fosse il diavolo in persona è visibile l’aurea nera, portatrice di dolore, intorno a lui.
-“Dobbiamo andare..”- scandisce Clary, guardandomi e scongiurandomi di saltare prima che sia troppo tardi.
-“Non senza di lei.”- mi impongo.
-“Dove credi di andare, figlia mia?”- Valentine è sempre più vicino, guardandoci con sguardo d’odio.
-“Ora o mai più, saltate!”- ci urla contro Dorothea.
Clary stringe la mano del biondo e insieme si tuffano all’interno del portale.
Vedo Valentine puntare un arma al collo di Dorothea e con uno scatto cerco di avvicinarmi per fermarlo.
Ma qualcosa va storto. Raphael e Simon, gli unici rimasti sul pontile insieme a me, mi bloccano e mi spingono all’interno del portale impedendomi di salvare la vita della donna che mi ha cresciuta.
 
Mi ritrovo all’entrata dell’istituto, distesa per terra, arrotolata su me stessa.
Intorno a me ci sono solo i miei amici: Simon Clary e Jace.
-“Renèe mi dispiace, ma dovevo farlo.”- balbetta Simon, asciugandosi quella che sembra essere una lacrima.
Clary si tappa la bocca e scoppia a piangere, accoccolandosi al petto di Jace, che non può fare altro che stringerla a sé.
Tremo leggermente, al solo pensiero di aver portato alla morte, l’unica donna che mi abbia realmente amato come una madre. Quella che ho sempre considerato fonte di ispirazione. Quella che mi ha cresciuta.
Un urlo disperato, mi riporta alla normalità, distruggendo i miei pensieri.
E’ la voce di Isabelle.
-“Alec.”- bisbiglio, cercando di rialzarmi il più in fretta possibile per raggiungerli.
Quasi cado, considerando la debolezza nelle mie gambe, ma Simon mi sorregge e corriamo tutti verso il luogo da cui proveniva quel terribile suono.
Clary spalanca la porta della camera, offrendoci la vista di uno spettacolo terribile.
-“Jace, ti prego.. sei l’unico a poterlo aiutare.”- lo implora Izzy, che cerca invano di svegliare il fratello.
Il biondo si precipita accanto al suo parabatai, immobile sul letto.
-“Pronuncia il giuramento Wayland, è l’unico modo.”- la voce di Magnus, ci sorprende.
Jace stringe la mano di Alec e inizia a recitare il tipico giuramento dei parabatai.
Il fiato di tutti è sospeso, speriamo nel meglio, ma chissà perché in queste occasioni, tutti si preparano al peggio.
Jace termina il discorso, osservando speranzoso il ragazzo accanto a lui; quello che possiamo perfettamente considerare suo fratello.
Gli occhi di tutti noi sono puntati su di loro.
Un attimo di silenzio e poi finalmente.. un sussurro.
Alec riapre gli occhi, riprendendo a respirare regolarmente.
Tiriamo un respiro di sollievo, per un attimo, penso di essere la persona più felice al mondo, ma poi..
Vedo i due parabatai abbracciarsi e capisco che va tutto bene.
-“Io.. devo andare..”- bisbiglio, uscendo lentamente dalla stanza.
Clary mi vede e annuisce debolmente, capendo la situazione.
 
 
E’ mattino presto, circa le sei.
C’è un filo di sole e una luce leggera che illumina la mia camera.
Esco dalla stanza, vagando come un fantasma nella solitudine dell’istituto.
Entro nell’infermeria, assicurandomi prima che non ci sia nessuno.
Mi chiudo la porta alle spalle e avanzo verso i vari scompartimenti.
Quale miglior modo per attutire il dolore, se non combatterlo?
Cerco quello che so perfettamente essere il rimedio al mio problema.
Afferro il piccolo tubo contenente ciò che desidero e inizio a leggerne l’etichetta per accertarmi dell’autenticità.
Apro la confezione, avvicinando il naso al contenuto.
-“Che stai facendo?”- una voce improvvisa, mi fa saltare di diversi centimetri, facendomi riversare sul pavimento il contenuto dello scatolo.
-“Magnus, ma sei impazzito?”- gli grido contro.
-“No, zuccherino. Tu. Che diamine ci fai con quelle in mano?”- indica le poche palline della sostanza che ancora sono in mio possesso.
-“Non è affar tuo.”- sputo convinta, voltandomi di spalle.
-“Ragazzina..”- mi ammonisce, venendomi incontro e strattonandomi per un braccio. –“Non fare cazzate, potresti pentirtene.”-
-“E a te che te ne frega, lasciami fare.”-
-“Stai attentando alla tua stessa vita, sei impazzita per caso?”-
-“No, voglio solo calmare il disastro che ho dentro.”-
-“Questa roba è per i malati, non per una baby suicida, esci da qui dentro.”- si impone.
-“Cosa vuoi da me?”- gli chiedo scocciata.
-“Sto cercando di impedirti di dare fine alla tua vita solo per un po’ di dolore. Tra un mese tutto questo, fidati, sarà già finito e se adesso non fossi qui a dirti di andare via da questa stanza, tra un mese esatto mi ritroverei a dire le stesse identiche cose a circa tre shadowhunters per impedir loro di uccidersi solo per colmare il vuoto dovuto alla tua assenza.”- il suo tono è accusatorio, ma ha ragione.
Osservo le palline di cocaina per terra e quelle che ho ancora in mano.
-“Ti prego, non dirlo a nessuno.”- sussurro, pregandolo con un solo sguardo.
-“Esci da qui dentro.”- mi ordina, annuendo come risposta alla mia richiesta.
Ritorno in fretta in camera mia, buttandomi sotto la doccia.
Appena finisco di asciugarmi i capelli, mi perdo ad osservare i vestiti che ho nell’armadio.
Qualcuno bussa alla mia porta.
Mi attorciglio l’asciugamano intorno al corpo e lentamente apro uno spiraglio.
-“Renèe, sono io, Isabelle.”- la sua voce delicata mi mette sicurezza.
La lascio entrare e lei prende posto sul mio letto.
-“Volevo avvisarti che oggi si terrà un cerimonia speciale in memoria di Dorothea, i miei genitori hanno insistito a volerla commemorare, le sono grati per aver aiutato Alec e noi shadowhunters a ritrovare Jace. Ma se non vuoi, posso dirgli di annullare tutto.”- mi dice con estrema delicatezza.
-“No, tranquilla. Non può farmi altro che piacere.”- le rispondo con altrettanta grazia, camuffando l’immenso dolore che provo.
-“Sei molto coraggiosa.”- vedo il suo riflesso sorridente all’interno dello specchio difronte a me.
Mi sento fin troppo una merda dopo quello che ho cercato di fare questa mattina, per accettare le sue lusinghe, ma mi fingo compiaciuta.
-“Alec? Come sta?”- cambio argomento, evitando il tasto dolente.
-“Benissimo, si è ripreso del tutto.”-
-“Ci sarà anche lui?”- le chiedo.
-“Certamente.”-
-“Bene.. devo ringraziarlo.”- le confesso, mentre riprendo a guardare gli abiti all’interno dell’enorme armadio.
-“Per cosa?”-
-“Per avermi aiutato a salvare Dorothea, nonostante quella che sia stata la sua fine. Lui mi ha aiutato e si merita almeno un ringraziamento.”- le spiego brevemente.
-“Capisco.. allora ti lascio, per le dieci saremo fuori in giardino, mi raccomando.”- si alza in piedi ed esce dalla camera.

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Capitolo 16
*** 16 ***


Afferro un abito color panna che mi ritrovo davanti.
E’ molto semplice e adatto alla situazione.
Lungo, con uno scollo a V modesto e delle bretelline sottili dello stesso colore.
Indosso dei sandali argentati, alti, molto eleganti, anche se il vestito li copre.
Raccolgo i capelli in uno chignon disordinato, lasciando due uniche ciocche rosse boccolose ai lati del viso.
Un rossetto scuro, un filo di trucco e sono pronta.
Alle dieci meno dieci sono all’uscita dell’istituto. Non ho il coraggio di raggiungere gli altri, ma devo.
Sono tutti vestiti rigorosamente in bianco, non ne capisco il motivo, teoricamente per i mondani ci si veste di nero, perché qui tutti indossano vesti candide, me compresa?
A parte queste domande superficiale, il tocco delicato di una mano fin troppo familiare, mi riporta con i piedi per terra.
-“Ce la fai? Sei ancora in tempo a dire di no.”- mi chiede dolcemente Clary, prendendomi sotto braccio.
Scuoto la testa freneticamente, anche se poco convinta, mandando giù la saliva in eccesso. –“Glielo devo.”-
Mi sorride teneramente, guardandomi con quei suoi occhi color smeraldo, talmente caldi, da sciogliere persino un ghiacciaio.
Mi prende la mano e insieme percorriamo il breve tragitto di strada che separa i pochi gradini per uscire dall’Istituto allo spiazzo verde del giardino dove vi è una specie di gazebo adibito a posta per l’occasione.
Gli occhi di tutti si puntano su di me e sulla mia amica.
Il disagio è enorme, ma quasi passa in secondo piano non appena mi ricordo del motivo per cui tutti mi guardano.
Faccio un profondo respiro e mi avvicino agli altri, che sono in piedi ai primi posti.
Noi, facendo parte tutti della stessa squadra ci disponiamo su un'unica fila.
Mi ritrovo in mezzo, fra Izzy e Clary. Alla mia destra, dopo la mora ci sono Alec e Simon; alla mia sinistra,  subito dopo la rossa, c’è Jace.
Dietro di me, Magnus e Hodge, insieme ad altri cacciatori di cui non conosco neppure il nome.
Maryse Lightwood si fa avanti, iniziando un lungo discorso, ricordando Dorothea e elogiando la sua bontà per aver aiutato noi cacciatori a riportare sano e salvo Jace all’Istituto, privandosi della vita.
-“Renèe Forbes, cara, vorresti dire qualcosa?”- aggiunge alla fine Robert Lightwood, invitandomi a parlare.
Tiro un respiro enorme, annuisco impercettibilmente e avanzo verso i due capi dell’Istituto che mi osservano mortificati.
-“Dunque.. Madame Dorothea o come io preferivo chiamarla; Dot, è stata una persona speciale per me. Non era mia madre, non una zia, né tantomeno una nutrice. Di preciso non so cosa sia stata quella donna per me. So solo che mi ha accolta a braccia aperte quando la mia vera madre le ha chiesto di tenervi al sicuro mentre lei fuggiva da Valentine Morgenstern insieme a mio padre. Mi ha cresciuta, mi ha viziata, mi ha amata come nessuno aveva mai fatto. Mi sentivo vera quando ero con lei, era il mio punto di riferimento, lei..”- inizio a balbettare e mi sento ridicola.
-“Continua cara..”- mi sprona Robert.
-“L-lei era.. u-unica.”- balbetto, per poi asciugarmi le lacrime che mi scendono a rivolo lungo le guance.
-“Forza, coraggio..”- insiste la donna accanto a me.
-“Mamma adesso basta.”- interviene Alec, imponendosi, ma rimanendo nel suo.
La donna gli lancia uno sguardo assurdo, per poi tornare a guardare me.
-“Mi dispiace.”- sussurro lentamente.
Il signor Lightwood mi fa segno gentilmente di ritornare al mio posto e eseguo subito il consiglio, rintanandomi tra le braccia della mia migliore amica e scoppiando in un pianto silenzioso ma disperato.
Maryse Lightwood conclude con altre poche parole il suo discorso e dopo aver ringraziato i presenti per aver omaggiato Dorothea, lascia a me e gli altri un po’ più di intimità.
-“Probabilmente è solo colpa mia, ma giuro che..”- Jace mi prende in disparte e inizia a scusarsi.
-“Jace fermati. Non devi nemmeno pensarle certe cose, chiaro? Non è stata colpa tua.”- alle mie parole mi sorride e mi stringe in un leggero abbraccio; sincero.
Subito dopo Izzy mi fa un lunghissimo discorso, dicendomi quanto io sia forte, quanto mi stima e mi vuole bene, tutto questo stritolandomi in un abbraccio pieno d’affetto.
Clary e Simon, che mi conoscono meglio di chiunque altro si limitano a darmi un bacio e stringermi in un abbraccio semplice. Sanno che in queste situazioni, odio la gente che cerca di consolarmi e preferisco invece essere lasciata in pace, da sola, a morire dentro.
Nonostante questo, apprezzo però il gesto dei ragazzi, si vede che, a quanto pare, ci tengono.
-“Noi rientriamo, hai bisogno di qualcosa?”- mi chiede gentilmente Clary.
-“No grazie, resto un po’ qui e poi vi raggiungo.”- le sorrido di rimando, mentre annuisce e si allontana insieme agli altri.
 
Poggio i gomiti sulla recinzione decorata con dei lunghi nastri bianchi, a contemplare il cielo chiaro in questa terribile giornata, cercando di trovare la mia meritata pace.
-“Dev’essere parecchio interessante, per meritarsi tutta la tua attenzione.”- la voce improvvisa e dura di Alec, quasi mi perfora i timpani. Ruoto leggermente la testa, solo per accertarmi che sia lui, ed in effetti è proprio così.
Avanza a passo lento verso di me, poggiandosi con la schiena sulla trave in legno che sostiene la ringhiera del gazebo.
-“Non ho intenzione di darti fastidio, né tantomeno di rubarti tempo prezioso, vorrei solo che tu mi dessi la possibilità di dirti che mi dispiace per quello che ti è successo.”- confessa, facendosi estremamente serio.
-“Ti concedo dieci minuti.”- ironizzo, sorridendogli, cercando di fargli capire che apprezzo la sua dolcezza, ma il mio sorriso non è dei migliori.
-“Non te lo meriti.”-
-“In queste situazioni, nessuno se lo merita mai veramente.”-
-“Invece no, alcuni si. E’ una fase importante per fortificare il proprio carattere, ma ad una persona già fragile come te, spezza solo ulteriormente le ossa.”-
-“Come darti torto..”- appoggio il suo pensiero, condividendolo pienamente.
-“Dimmi un po’, a cosa pensavi?”-
-“Quando?”-
-“Prima, mentre fissavi il vuoto.”-
-“Osservavo il cielo, notando quanto sia bello proprio oggi.”-
-“Prendila da un punto di vista positivo, magari significa qualcosa di buono.”-
-“Cosa potrebbe mai significare Alec? E’ solo la prova schiacciante che io, con questo mondo, non centro veramente nulla.”-
-“Con il mondo delle ombre?”-
-“Con il mondo intero. Nemmeno quando ero una normalissima mondana le cose andavano nel verso giusto.”-
-“Non puoi comandare la vita, Renèe.”-
-“No, ma cercare di aggiustarla si.”-
-“Nemmeno troppo.”-
-“Credo invece, che bisogna sempre trovare un equilibrio per sentirsi parte del proprio mondo; una propria armonia.. altrimenti, finisci per credere di vivere la vita..”-
-“Di qualcun altro.”- conclude la mia frase, continuandola proprio come avrei detto io.
-“Esattamente così.”-
-“E ora come hai intenzione di trovare il tuo equilibrio, ragazzina?”- mi sfotte, rimanendo però serio.
-“Non lo so. Sarà difficile. Ho perso la mia ancora di salvezza, dovrò cominciare tutto da capo.”-
-“Perché non ti aggrappi ad un’altra? Non è poi così difficile trovarne una nuova.”-
-“No, infatti.”- lo guardo per un istante. –“Anzi, a dirla tutta, credo di averla già trovata.”- concludo la mia frase, poggiando la mia testa sulla sua spalla e rimanendomene immobile.
Rimaniamo in silenzio per diversi minuti, mentre io osservo ancora una volta il cielo e lui mi cinge con leggerezza la schiena.
-“Forse non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che fai per me, Alec.”- dico con lentezza e sincerità, rimanendo accovacciata sul suo petto.
-“Sai che non ce n’è bisogno. Sei unica e ti meriti il meglio; anche se tutto questo sacrificio da parte mia non c’è mai stato.”-
-“Appunto, è per questo che non ti dico grazie, perché ti viene spontaneo ed è qualcosa di speciale.”-
-“Non sono il tipo da dichiarazioni sdolcinate, ma voglio farti sapere che ti trovo estremamente bella quando parli con me.”-
-“Ovvero sempre?”- lo sfotto, cercando di metterlo in difficoltà.
Lui inizia a ridere e questo suono mi riscalda le ossa.
-“Ok, magari non quando mi riempi di parole..”-
-“Sarebbe a dire ventiquattr’ore su ventiquattro.”-
-“Smettila, mi metti in difficoltà.”- mi da un leggero pizzicotto sul braccio.
-“Oh.. Alec Lightwood in difficoltà, che per caso sei debole?”- lo sfotto, girandogli intorno e lanciandogli occhiatine.
-“Non ti conviene stuzzicarmi, sappiamo perfettamente che a perdere saresti tu.”- dice con aria superficiale ruotando gli occhi al cielo.
-“Ti senti in imbarazzo per caso?”- mozzo una risata e continuo a punzecchiarlo.
Lui deglutisce e si allenta il colletto della camicia bianca.
Scoppio a ridere, battendo le mani. –“Chi è che perdeva?”- non faccio in tempo a concludere la mia frase che lui si volta di scatto e mi cinge con prepotenza i fianchi, sorreggendomi.
Mi ritrovo a pochi centimetri di distanza dal suo viso e lo osservo con gli occhi sgranati e il volto che va in fiamme.
Vedo i suoi grandi occhi verdi puntarsi sulle mie labbra e poi nelle mie iridi scure, poi un sorrisetto divertito dipingersi sul suo volto e una risata soddisfatta.
-“Chi è in difficoltà adesso?”- mi sfotte, ridendo, per poi lasciare la presa.
Sorride soddisfatto, mentre si avvia verso l’entrata dell’istituto, mentre io sono ancora paralizzata e con il fuoco che divampa in ogni parte del mio corpo.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Nel pomeriggio, Izzy mi avvisa che sua madre, Maryse Lightwood, vuole parlarmi in privato, così mi rifugio in camera per darmi una sistemata.
Sono ancora scombussolata da ciò che è successo con Alec questa mattina, ma giuro che sto mettendo tutta me stessa per dimenticarmi di quel momento. Anche se a dirla tutta mi risulta molto, molto difficile.
Lascio la stessa acconciatura e lo stesso vestito della cerimonia di oggi, sistemo solo un po’ il trucco e dopo di che mi dirigo dritta dritta al cospetto della temutissima signora Lightwood.
Busso diverse volte alla porta e lei, al quarto rintocco, finalmente decide di aprirmi e lasciarmi entrare, con impeto.
-“Ho saputo che voleva vedermi.”- accenno ad iniziare il discorso, rimanendo in piedi difronte a lei.
La donna annuisce, sembra molto tesa, ma probabilmente è solo la sua solita espressione.
Si avvicina ad un mobile in legno, apre un cassetto e tira fuori una scatolina blu.
Tutto ciò, senza proferir parola.
-“Vorrei che prendessi questo, Renèe.”- mi porge lo scatolo tra le mani ed inizio a contemplarlo leggermente stordita.
-“Cos’è?”- le chiedo, osando parlarle.
-“E’ un gioiello molto importante per me, ho deciso di regalarlo a te, per dimostrarti che ora che purtroppo Dorothea è scomparsa, potrai contare su di me in qualunque momento.”-
Le sue parole mi stupiscono, talmente tanto, da trovarci qualcosa di sospettoso.
-“Perché proprio a me, Maryse? Non capisco..”- continuo io, aprendo il coperchio e guardando il bellissimo ciondolo.
-“Perché sei una ragazza molto coraggiosa, forte e valorosa. Spero tu possa accettare questo mio regalo, perché se non lo facessi..”- si allontana, dandomi le spalle. Si avvicina ad un tavolino basso e inizia a versare del wisky in un bicchiere di vetro molto raffinato. -“Ne rimarrei ferita.”- conclude non appena finisce di versare il liquido nel recipiente, lanciandomi un veloce sguardo.
So perfettamente di non aver iniziato bene il mio rapporto con i signori Lightwood e anche se tutto questo mi lascia stranita e mi turba, butto giù la saliva in eccesso, rilasso il volto e accetto il dono.
-“Non è mia intenzione ferirti Maryse, accetto con piacere.”- sorrido leggermente, avvicinandomi a lei per darle la possibilità di agganciare la collana al mio collo.
Mi fa voltare e sorride alla vista di quel gioiello sulla mia pelle cadaverica.
-“Ti dona.. è perfetto.”- scandisce bene, con uno strano tono.
Sorrido, come a ringraziarla, per poi abbassare lo sguardo ed osservare il ciondolo.
Effettivamente è veramente stupendo, ma perché darlo a me e non…che ne so… ad Izzy?!
Lo porto più vicino agli occhi, vedendo come quei brillanti e quelle perle luccichino alla luce.
-“E’ un fiore, vero?”- le chiedo, addolcendomi.
-“Non uno come tanti, è un fiore di pesco.”-
-“Cosa sta ad indicare?”-
-“Forza, fascino..”-
Qualcuno interrompe la nostra conversazione, bussando alla porta.
-“Avanti!”- Maryse alza il volume della voce, per farsi sentire da chi la desidera.
Irrompe nella stanza Jace, ancora vestito con la camicia bianca della cerimonia.
-“Jace, come posso aiutarti?”- gli chiede la donna vedendolo strano.
Per un istante mi soffermo a guardarlo in faccia e subito dopo è come se qualcosa mi inebriasse. Come se la mente mi si fosse offuscata.
Jace sbatte le palpebre degli occhi ripetutamente, per posare il suo sguardo su di me.
Non so cosa stia succedendo, ma è strano, mi sento terribilmente a disagio.
Deglutisco a fatica, notando i suoi occhi puntati sulla pelle che va dalla clavicola al collo. Istintivamente ci poggio una mano sopra, come a coprirmi, sentendo la pelle quasi bruciare sotto il suo sguardo attento.
Al mio gesto lui serra la mascella, per poi distogliere lo sguardo e lasciarmi ritrovare la tant’attesa pace.
-“Jace!”- lo richiama Maryse.
-“N-non.. scusatemi.”- esce velocemente dalla stanza, dopo aver farfugliato qualcosa di incomprensibile, lasciandosi dietro una me stranita e Maryse confusa.
-“Che strano ragazzo!”- esordisce lei, mozzando una risata.
-“Già..”- commento poco convinta.
-“Ti lascio ai tuoi doveri, puoi andare..”-
Faccio per uscire dalla stanza e dirigermi in camera, quando mi blocca.
-“E..ti prego, non levare mai il ciondolo, è importante per me.”- mi tiene il braccio, mentre con uno sguardo strano mi fissa.
Annuisco, per poi sorridere intimorita e sgattaiolare via.
Mentre torno verso il dormitorio, sento la voce di Alec, chiamarmi, dalla stanza dove si tengono tutte le riunioni.
Lo raggiungo e noto che in quel tugurio siamo solo in tre. Io, lui e Jace.
-“Cosa succede?”- chiedo non appena metto piede oltre la soglia.
-“Ci sarà un attacco demoniaco al Pandemonium, questa notte, dobbiamo avvisare gli altri.”- mi avvisa, abbastanza allarmato.
Mi avvicino ai due, mettendomi in mezzo a loro per osservare la mappa di Brooklyn da più vicino.
Focalizzo la mia attenzione sulle strutture e i palazzi, finché la sensazione di prima, mi pervade nuovamente.
Jace mi si avvicina fin troppo, prendendomi la mano e portandola, mentre è ancora attaccata alla sua difronte a me, indicandomi il punto preciso dove si trova il locale, sotto gli occhi di Alec, che si acciglia in un istante, osservando quasi sconvolto quel gesto, quel contatto tra me e il suo parabatai.
Ruoto la testa per vedere Jace, che si era posizionato dietro di me, osservando la mappa accostandosi sul lato destro della mia faccia. Lo guardo mentre osserva attentamente la struttura della città, probabilmente elaborando un piano per agire, finché non solleva lo sguardo, scoprendomi a fissarlo.
Un respiro mi muore in gola. Forse sarà stata la sua vicinanza, forse lo sguardo magnetico dei suoi occhi così diversi quanto affascinanti; che emetto un impercettibile sibilo, sentendo il cuore iniziare a galoppare all’interno del petto, quasi pronto ad esplodere.
Alec deve essersene reso conto, perché finge un colpo di tosse, che ci fa dividere immediatamente.
Jace esce dalla stanza, lasciandomi sola, in compagnia del mio spietatissimo carnefice.
-“Che cos’era quello?”- mi chiede, con un tono misto tra lo schifato e il divertito, rimanendo accigliato, senza però guardarmi negli occhi, ma fingendosi occupato.
-“Quello cosa?”- gli chiedo, temendo il peggio.
Mi lancia un’occhiataccia terribile, che mi ghiaccia il sangue nelle vene in due secondi.
Solleva le sopracciglia, come a chiedermi se gliel’avessi chiesto sul serio.
-“Niente, non era niente.”- rispondo a fatica.
-“Andiamo Renèe, sul serio? Ti basta così poco per cadere ai piedi di un ragazzo?”- sento dell’amarezza e del disprezzo nella sua voce.
-“Non sono caduta ai piedi di Jace!”- rispondo inviperita, difendendomi.
-“Si, certo..”- borbotta, per poi sbattere una mano sul tavolo e mettersi difronte a me. –“Cos’è successo tra di voi?”- sembra arrabbiato, ma non ne capisco il motivo.
-“Cosa? Alec ti prego, non iniziare, non mi va di discutere.”-
-“Rispondimi e questa conversazione durerà meno di quanto pensi.”-
-“Cosa vuoi che ti dica? Non è successo nulla!”-
-“E quella cosa di prima la chiameresti nulla?”-
-“Non capisco a cosa ti riferisci, mi ha solo indicato il pandemonium sulla mappa.”-
-“A parte quello, tu.”-
-“Io cosa?”-
-“Hai iniziato a tremare non appena ti si è avvicinato, quando ti ha messo gli occhi addosso.”-
-“Cosa vorresti insinuare, Alec?!”- gli chiedo stizzita.
-“Ti piace Jace, non è così?”- mi chiede, incrociando le braccia al petto e annuendo.
-“Come osi anche solo pensare una cosa del genere?”-
-“Perché è quello che sembra da come ti comporti non appena ti sfiora.”-
-“Tu sembri più geloso ché stranito, a dire la verità.”-
-“Geloso? Non farmi ridere Renèe..”-
-“E’ proprio così, ho ragione!”-
-“Non me ne potrebbe fregare  meno di te, sul serio.”- dice con tono serio, mettendo su una faccia inespressiva.
Scoppio a ridere, vedendolo guardarmi malissimo.
-“D’accordo, quindi se adesso facessi questo..”- porto le sue mani dietro la mia schiena e aggancio le mie dietro il suo collo, sollevandomi leggermente sulle punte per cercare di stargli più vicina.
Lui indietreggia, senza però mollarmi, finendo per sbattere su un armadietto grigio.
-“Non hai vie di fuga, se non ammettere che ho ragione. Solo a quel punto ti lascerò andare.”- gli dico a pochi centimetri dal suo viso, con tono vendicativo.
Lui solleva gli occhi al cielo, deglutendo freneticamente.
-“Sei così carino quando ti fingi indifferente.”- rido alle mie stesse parole, vedendolo in difficoltà. Di nuovo.
-“Forse ti deluderà, ma la tua vicinanza non mi provoca nulla.”- ribatte con difficoltà, tornando a guardarmi.
-“Allora respingimi, forza!”- dico con espressione ovvia, facendo spallucce.
Lui sbuffa rumorosamente, voltando la testa, per evitare il mio sguardo.
Lo afferro per la mascella e lo costringo a guardarmi. –“Ho detto, respingimi.”- insisto duramente.
Scuote la testa, proprio come immaginavo. Ha un sorriso affranto stampato in faccia, che svanisce non appena cerca di avvicinarsi maggiormente alle mie labbra.
Noto questo suo movimento improvviso, non credevo che cercasse sul serio di baciarmi. Mi faccio indietro con il busto, non aspettandomi quel suo gesto, rimanendo però attaccata al suo corpo.
Porto due dita sulle sue labbra, per evitare che tocchino le mie, e con l’altro braccio rimango ancorata al suo collo.
-“Non rovinare tutto..”- bisbiglio poggiando la mia fronte sulla sua.
Lui abbassa lo sguardo, annuendo, per poi lasciare la presa sul mio corpo e uscire in fretta dalla stanza.
Mi sento le ossa spezzate, non so cosa mi sia preso.
Perché l’ho sfidato, portandolo a cedere? Perché adesso Jace è così strano? Perché mi sembra di aver ferito Alec?
Lascio i miei pensieri turbarmi ancora per un po’, mentre cerco di sfogarmi disegnando e scarabocchiando sul diario, in camera, per poi fare una bella doccia rilassante prima di uscire in missione.
Izzy, che ha fatto una capatina in camera mentre mi preparavo ha già sistemato i vestiti che dovrò indossare sul letto: un tubino nero stretto, un chiodo di pelle bordeaux e dei tacchi vertiginosi.
C’abbino anche il trucco mettendo un rossetto rosso molto scuro, e tonnellate di mascara.
I capelli li lascio al naturale, ondulati, anche perché rischierei di arrivare tardi al punto di incontro.
Prima di uscire dalla stanza, lego la collana che mi ha regalato Jocelyn intorno al mio collo e subito dopo lascio la stanza.
Mi dirigo a passo svelto verso l’uscita dell’istituto, dopo aver recuperato le mie armi.
-“Avresti potuto aspettare dentro, non credi?”- la voce improvvisa di Jace, quasi mi spaventa.
-“Jace.. che ci fai qui?”-
-“Alec mi ha detto che vieni sempre qui fuori quando hai bisogno di stare sola.”- mi si avvicina, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-“Alec?”- gli chiedo con un tono di delusione.
Lui si limita ad annuire.
-“Jace che ci sta succedendo?”- gli chiedo improvvisamente, cercando chiarezza a quella strana situazione.
-“Sento di doverti stare vicino come mai prima d’ora. E’ anche colpa mia se Dorothea è morta e non smetterò mai di chiederti scusa per questo.”-
-“Jace, ascoltami. Tu non hai nessuna colpa, è chiaro? Accetto che mi voglia stare vicino, ma non usare come scusa la morte di Dot, ti prego.”- lo scongiuro, guardandolo supplichevole.
-“Non è una scusa, Renèe..”- mi accarezza la guancia lentamente, facendomi trasalire e provocandomi degli insoliti e stranissimi brividi lungo tutta la schiena.
Tutto questo è sconvolgente. Come abbiamo potuto passare da un rapporto di puro odio ad uno similissimo a quello che ho con Alec? Mi esplode la testa, com’è possibile tutto questo? Come posso stare ai suoi giochetti sapendo che Clary è innamorata di lui, o anche solo ricordandomi di ciò che stava per succedere con Alec a pomeriggio?
Queste mille domande mi occupano la mente in pochissimi secondi e per un istante penso di dovermi allontanare dal biondo, ma qualcosa di cui non conosco neppure l’entità mi costringe a rimanere vicino a lui.
-“Sei bellissima stasera.”- dice a voce bassa, probabilmente per paura che qualcuno oltre a me possa sentirlo.
Sgrano gli occhi, incredula, iniziandomi a domandare come sia possibile che Jace Wayland mi abbia detto una cosa del genere.
Le parole mi muoiono in bocca, così come la voglia di respingerlo per non far soffrire nessuno. Vedo che punta il suo sguardo sulle mie labbra, facendomi ribollire il sangue. Inizio a respirare freneticamente, già pensando a cosa potrà succedere nei prossimi secondi.
Sta per posare le sue labbra sulle mie, quando i fratelli Lightwood lo interrompono.
-“Jace, Renèe, dob..”- Izzy si ferma subito, assistendo alla scena.
Alec mi guarda deluso e questo mi fa sentire uno schifo, per poi lanciare uno sguardo di sfida a Jace, che accorgendosene, sposta lentamente la sua mano dalla mia guancia alla spalla destra, per poi allontanarsi gradualmente.
-“Che sta succedendo qui?”- ci chiede Isabelle con stupore nella voce, facendo risuonare la sua frase anche come un rimprovero.
Abbasso lo sguardo, oltrepassandoli e rientrando nell’istituto, mordendomi le labbra per la terribile figura.
Clary ci raggiunge e finalmente decidiamo di recarci nel locale.
Il tragitto è fin troppo silenzioso: Izzy sembra scioccata, Jace sembra far finta di nulla, a parte quando a volte parla con Clary e mi lancia occhiatine, mentre Alec mi ignora del tutto; e credo sia la cosa che mi fa più male.
Giunti al pandemonium ci dividiamo: io e Izzy, Jace e Clary e Alec da solo.
Mentre ci guardiamo intorno, fingendo e comportandoci da perfette umane, Isabelle mi inizia a fare domande riguardo poco fa.
-“Renèe cosa stavate facendo tu e Jace lì fuori?”-
-“Izzy ti prego, non anche tu, non lo so. Io non vorrei che Jace mi stesse così vicino, ma è da questa mattina che si comporta in un modo strano.”-
-“Come sarebbe a dire?”- mi chiede sospettosa.
-“Non so, ero da tua madre lui è entrato e mi ha puntato gli occhi sopra, a pomeriggio mi ha preso la mano davanti ad Alec ed ho avuto una reazione che non mi sarei aspettata di avere al suo tocco.”-
-“Davanti ad Alec?”- mi chiede sconcertata.
-“Izzy non so che sta succedendo, ho paura di ferire chi mi sta intorno in questo modo. A partire da Clary, poi Jace stesso, Alec, me!”-
-“Risolveremo tutto, ti aiuterò io.”- mi sorride dolcemente, consolandomi.
Il suo sorriso svanisce non appena vede il ciondolo al mio collo.
-“E questo?”- mi chiede, accigliandosi.
-“E’ un regalo che mi ha fatto tua madre questa mattina. E’ un fiore di pesco, bello, vero?”-
-“S-si, bello.”- è poco convinta e la vedo particolarmente turbata mentre osserva il gioiello.
Sentiamo delle urla provenire da una stanza abbastanza isolata rispetto alla pista da ballo e così ci dirigiamo sospettose verso quella direzione.
Jace e Alec sono stati atterrati da un gruppo di demoni, sono salvi, ma indolenziti.
-“Non ti avvicinare..”- corro verso quella creatura, che si avvicina sempre di più a Clary, sfoderando la spada angelica. –“..alla mia amica!”- grido a denti stretti, uccidendo il demone per difendere la rossa.
I due ragazzi si alzano e nel giro di pochi minuti, riusciamo a liberarci dei tre demoni che ci stavano per far fuori.
-“Siete tutti interi?”-chiede Isabelle, non appena l’ultimo demone viene fatto fuori da Clary.
-“Più o meno, si.”- mi lamento, osservando un graffio profondo procuratomi da una di quelle mostruose creature.
-“Fa vedere.”- Jace mi si avvicina, facendo insospettire Clary e facendo calare il silenzio nell’intera stanza.
Noto il volto teso della mia migliore amica, così mi faccio forza e controvoglia allontano il ragazzo difronte a me.
-“Jace non ora.”- bisbiglio. Alle mie parole lui lancia uno sguardo a Clary, che ci osserva quasi terrorizzata, poi annuisce e mi lascia un bacio sulla fronte.
Usciamo dal locale e per tutta la strada di ritorno la tensione è palpabile.
Rientriamo nell’istituto e non appena tutti sono nelle proprie camere, qualcuno bussa alla mia porta.
Infilo velocemente dei leggins ed una maglietta lunga grigia, che uso come pigiama, per poi andare ad aprire.
La figura di Jace mi si presenta davanti agli occhi, poggiata allo stipite della porta.
-“Jace, è tardi, cosa ti serve?”- gli chiedo, strofinandomi gli occhi.
-“Tu, mi servi tu.”- dice velocemente, per poi afferrarmi per il braccio e portarmi fuori dalla stanza.
Mi trascina fino fuori la camera di Alec.
-“Che ci facciamo qui?”- gli chiedo stranita.
Lui bussa forte sulla porta, che si apre dopo pochi secondi.
La faccia di Alec è un misto di emozioni contrastanti non appena ci vede.
-“Che volete?”- ci chiede con freddezza.
Jace mi spinge dentro la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
-“Mi spiegate perché avete invaso camera mia a quest’ora della notte?”- aggiunge scocciato.
-“Voglio che tu mi dica cosa provi per lei.”- gli ordina Jace, con serietà.
-“Che cosa? No, Jace,no!”- intervengo, sentendomi in trappola.
-“Come sarebbe a dire.. non essere patetico Jace.”- lo sguardo di Alec è a dir poco schifato.
-“Alec, non te lo ripeterò un’altra volta. Dimmi cosa provi per lei.”- insiste il biondo.
Mi sento in estremo disagio, considerando poi quest’inaspettata domanda.
-“Cosa ti interessa?”- gli chiede arrabbiato.
-“Dimmelo e basta!”- urla il biondo, facendomi tremare dalla paura.
-“Jace smettila, ti prego.”- lo scongiuro, mettendomi in mezzo fra i due.
Jace mi azzittisce, afferrandomi per le spalle con prepotenza e azzerando la distanza che c’era tra noi davanti agli occhi del suo parabatai.
Rimango immobile, sentendo delle emozioni contrastanti impadronirsi di me: la voglia di allontanarlo immediatamente e la voglia di lasciarlo continuare.
Si stacca con impeto dalle mie labbra, osservando Alec negli occhi.
-“Allora? Come ti senti Alec: ferito, deluso?”- gli chiede il biondo.
Alec è incazzato nero, gli si legge in faccia. Con due passi ci raggiunge e ci divide, tira un pugno a Jace per poi occuparsi di me.
Stringo gli occhi, convinta che mi voglia colpire proprio come ha fatto con il suo amico.
-“Vattene.”- bisbiglia e alle sue parole riapro gli occhi, non credendo alle sue parole.
-“Cosa? No Alec, posso..”-non mi fa neppure finire.
-“Esci da questa camera e sparisci dalla mia vita, ti prego.”- il suo tono di voce è carico di rabbia, disprezzo e dispiacere.
Gli occhi mi si riempiono in due secondi di lacrime. Non posso crederci che lo abbia realmente detto.
Cerco di obiettare, ma le parole non escono dalla bocca, così annuisco e mi rifugio in camera, sotto le coperte del mio letto, mentre ancora tremo per quelle terribili parole.

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Capitolo 18
*** 18 ***


Non chiudo occhio per tutta la notte, ripensando ancora a quel momento.
Perché Jace si era avventato in quel modo? Perché aveva fatto quella domanda ad Alec?
Mi preparai, mettendomi comoda per fare un po’ di allenamento con Isabelle.
Arrivai in palestra e trovai la ragazza che già mi aspettava.
Presi un bastone e lei fece lo stesso.
-“Va tutto bene?”- mi chiese dolcemente.
-“Non proprio.”- sbuffai
-“Qual è il problema?”-
-“Non so che mi sta succedendo Izzy. Se prima odiavo Jace, ora mi ritrovo a provare qualcosa di ben diverso e non riesco a spiegarmi il come. Fondamentalmente non vorrei sentire nulla nei suoi confronti, ma c’è qualcosa più forte della mia stessa volontà che mi spinge a farlo ogni volta che mi è vicino.”-
-“Da quando è iniziata questa storia?”-
-“Non saprei, ieri credo, è stato tutto così improvviso.”- mi metto le mani nei capelli, sbuffando sonoramente. –“Questa notte oltretutto mi ha trascinata fino in camera di Alec, gli ha chiesto di dirgli cosa provasse per me e mi ha baciata davanti i suoi occhi. Non era lui, non l’avrebbe mai fatto.”-
-“Che cosa?”- mi chiese confusa e scioccata.
-“Si Izzy, hai sentito bene. Adesso per colpa sua Alec mi ha detto di sparire dalla sua vita e io non ce la posso fare, ho bisogno di un aiuto o credo che impazzirò.”-
Si guardò intorno sconcertata.
-“Ho un’idea.”- scandì lentamente per poi precipitarsi dallo stregone lasciandomi da sola.
Il pomeriggio, sul tardi, Isabelle ci radunò tutti quanti nell’atrio.
Clary mi sta accanto, Alec in disparte, Jace difronte mi guarda con uno sguardo famelico facendomi quasi paura, mentre Isabelle e Magnus ci osservano con attenzione.
-“Siamo riusciti a scoprire il motivo per cui..”- Izzy si fermò un attimo, sentendosi a disagio per continuare.
-“Avete trovato una soluzione al mio problema?”- la corressi, riformulando la frase.
La ragazza lancia uno sguardo d’approvazione allo stregone, che annuisce.
-“Esattamente, è un incantesimo.”- dichiara con estrema tranquillità.
-“Come? State scherzando spero..”- intervengo, incrociando le braccia al petto.
-“No, adesso vedrai con i tuoi stessi occhi.”- esordisce Izzy agitata.
-“Jace, Renèe, fatevi avanti.”- ordina Magnus.
-“Non ci penso proprio, mi salta addosso.”- mi rifiuto.
-“Stavolta non succederà, vedrai.”- mi rassicura.
Io e il biondo ci mettiamo l’uno di fronte all’altro. Lui mi fissa costantemente le labbra facendomi arrossire e surriscaldare.
-“Spingilo ad avvicinarsi a te!”- mi impone Izzy.
La guardo male sbuffando. –“Vi giuro che se non funziona me la pagherete..”-
Afferro la maglietta di Jace, strattonandolo più vicino a me.  Alle sue spalle vedo Alec osservare la scena con odio, è abbastanza evidente.
Il biondo scatta, mi intrappola con le spalle al muro, soffocandomi con un bacio tempestivo.
Cerco di lamentarmi e di respingerlo, finché Isabelle non si avvicina e mi strappa letteralmente la collana dal collo.
Immediatamente Jace molla la presa e mi guarda stordito, con un’aria interrogativa stampata in volto.
-“Izzy ma cosa hai fatto? Era un regalo di tua madre!”- la rimprovero, osservando il gioiello rotto.
-“Appunto, era questa che spingeva Jace verso di te e viceversa. Non vedi?”- si giustifica, stringendo con rabbia la collana.
Mi soffermo un attimo a pensare  e capisco che ha perfettamente ragione.
-“Perché avrebbe dovuto?”- le chiedo sconcertata.
-“Semplice, perché come per me, non vuole che ti avvicini a suo figlio.”- è Magnus a rispondere per lei.
Istintivamente lancio uno sguardo ad Alec, che sembra mortificato.
-“Ma perché usare me?”- si chiede Jace allarmato.
-“Perché sarebbe stato l’unico modo per allontanare la ragazzina da Alec, Jace.”- Maryse Lightwood spunta da dietro un angolo, facendomi prendere un colpo.
-“E per quale stupido motivo non vorresti che lei mi stia vicino?”- le chiede Alec con asprezza nella voce.
-“Già in passato tua sorella è stata una delusione per la nostra famiglia.”- interviene Maryse lanciando occhiate glaciali ad Isabelle. –“Poi c’è stato il periodo del tuo dubbio Alec, che non puoi negare abbia sconvolto tutti. Adesso perché fissarsi nuovamente con una relazione, siete capaci di mantenere alto il nome dei Lightwood o è troppo ciò che vi si chiede?”- termina finalmente leggermente nervosa.
Alec rimane in silenzio, così come tutti gli altri.
-“Mi scusi signora Lightwood ..”- non faccio in tempo ad iniziare che Alec cerca di zittirmi con delle occhiatacce. Inspiro sonoramente, scusandomi con lo sguardo con il ragazzo che ho difronte e continuo imperterrita il mio discorso. –“ Come può chiedere una cosa del genere al proprio figlio?”-
-“Renèe non è il caso.”- cerca di ammonirmi Izzy.
-“Come non è il caso Izzy. Ma vi rendete conto che siete succubi di vostra madre? Che, con tutto il rispetto del mondo, ma sembra voler controllare le vostre vite pur di mantenere alto l’onore della vostra famiglia anche se questo significherebbe rendervi tristi e schiavi delle sue decisioni?!”- sbotto nervosa, osservando prima lei e poi Alec.
-“E’ sempre stato così e non sarai di certo tu, ragazzina, a cambiare le cose, né tantomeno a criticare il mio metodo di istruzione considerando che loro sono i miei figli.”- mi ammonisce Maryse, calcando la voce sulle ultime parole.
-“Maryse ma cos’è più importante per te: l’onore dei Lightwood o la felicità dei tuoi figli?”- alla mia domanda, la donna deglutisce faticosamente, per poi tirarsi in basso la gonna dell’abito blu.
-“Hanno entrambi valore per me, non puoi nemmeno immaginare quanto Renèe.”- scandisce lentamente.
-“E allora lasciali vivere la vita che vogliono, che vadano a farsi fottere le regole e il rispetto per una buona volta!”- faccio scivolare le braccia lungo i fianchi, stanca della situazione, per poi voltarmi e lentamente raggiungere il dormitorio.
Arriva ben presto sera ed io non ho fatto altro che starmene rinchiusa in camera a guardare dalla finestra il sole tramontare, giocando con una stupidissima pietra.
Qualcuno bussa alla mia porta e scocciata, mi dirigo lentamente ad aprire.
-“Tu?”- chiedo, leggermente sorpresa.
-“Già, penso tu abbia bisogno di essere ascoltata.”- la rossa, si fa strada in camera mia, stravaccandosi sul letto.
-“Prego, fai pure.”- rido leggermente, per poi chiudermi la porta alle spalle.
-“Spara!”- mi incita Clary, sistemandosi.
-“Non ho nulla da dire.”-
-“Nemmeno  riguardo la faccenda Jace e te?”- solleva un sopracciglio.
-“Ho capito dove vuoi andare a parare, sei furba Clarissa Fairchild!”- la raggiungo, sedendomi sul letto accanto a lei.
-“Forse un po’.”- ironizza lei.
-“Non so se potrai mai perdonarmi per quello che è successo Clary, vorrei solo che tu sapessi che mi dispiace per tutto. Non è mai stata mia intenzione avvicinarmi a Jace, è stata tutta colpa di quella stupidissima collana e del suo potere.”-
-“Capisco..”-
-“Sul serio Clary, a me Jace non è mai interessato, né mai mi interesserà. E’ una brava persona, questo non glielo posso negare, ma..”-
-“Ma?”-
-“Ma è tuo. So quanto siete innamorati l’uno dell’altra e non negare l’evidenza perché è palese che ci tenete. Mi dispiace per questo malinteso, non avrei mai voluto che accadesse, perché so che..”- non mi lascia finire che mi si fionda sopra, stringendomi in un caloroso abbraccio.
Mi abbandono al suo affetto, lasciandomi stritolare e inspirando il suo dolcissimo profumo.
-“Ho capito, non c’è bisogno di dire altro.”- mi consola accarezzandomi la schiena.
-“Hai parlato con lui?”- le chiedo subito dopo.
-“Non ancora, ho paura di quella che potrebbe essere la sua reazione.”-
-“Clary devi andarci subito, hai bisogno di spiegazioni e sono certa che lui non aspetta altro.”-
-“Cosa vuoi che mi dica?! Dirà che gli dispiace e che non era colpa sua.”-
-“Devi comunque parlarci, fidati Clary.”-
-“Dici?”-
-“Penso non stia aspettando altro.”- alle mie parole, lancia uno sguardo alla porta. –“Forza, raggiungilo.”- la incoraggio ulteriormente, regalandole un sorriso.
-“D’accordo, vado subito.”- si alza in piedi e la accompagno alla porta.
Prima di andarsene, mi abbraccia nuovamente ringraziandomi del consiglio.
-“E tu?”- mi chiede accigliandosi.
-“Io cosa?”-
-“Quando parlerai con Alec?”-
-“Non credo voglia né vedermi né sentirmi, ci sono stati dei problemi recentemente.”-
-“Non credi che entrambi abbiate bisogno di chiarimenti?”-
-“Forse si, ma voglio che sia lui a venire da me, sono stanca di corrergli dietro, è come inseguire un treno che viaggia a velocità supersonica.”-
-“Prima o poi i treni si fermano però.”-
-“Lui è un treno diretto verso l’infinito, non si fermerà mai.”- scuoto la testa, pensando a quel testardo di Alec e ridendo alla goffaggine delle mie stesse parole.
-“Spero possiate chiarirvi.”-
-“Lo spero anch’io, ma ora va da Jace, non perdere altro tempo.”-
Annuisce e corre verso la sua camera. Resto sulla soglia ad aspettare che il biondo la accolga e ben presto sono costretta ad andare via, considerando che non appena l’ha vista, l’ha trascinata dentro la propria stanza.
Sorrido impercettibilmente al solo pensiero di quei due, a quanto sono diversi ma complementari.

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