Shadow's Invading

di Everian Every
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Uno - Il Giorno che il Cielo Cambiò ***
Capitolo 2: *** Parte Due - Massacro ***
Capitolo 3: *** Parte Tre - Empietà ***
Capitolo 4: *** Parte Quattro - Non Soffre per Loro... ***
Capitolo 5: *** Parte Cinque - Consiglio di Guerra ***
Capitolo 6: *** Parte Sei - Giungla Infame ***
Capitolo 7: *** Parte Sette - Diluvio ***
Capitolo 8: *** Parte Otto - Combattere per Sé Stessi ***
Capitolo 9: *** Parte Nove - L'Ultimo Baluardo ***
Capitolo 10: *** Parte Dieci - Intermezzo 1 ***
Capitolo 11: *** Parte Undici - Intermezzo 2 ***
Capitolo 12: *** Parte Dodici - Intermezzo 3 ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici - Disfatta e Spregio ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici - Massacro con Scusante ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici - Fiamme Urlanti ***



Capitolo 1
*** Parte Uno - Il Giorno che il Cielo Cambiò ***


Parte Uno
 
Il sole splendeva. Gli uccellini cinguettavano. Tutto era perfetto, ad Equestria, ogni, singola cosa.
Tutto era perfetto.
Fino a che il sole non divenne purpureo, con striature nere e le nubi vennero spazzate via da una flotta gigantesca di aeronavi scure come la pece, ma scintillanti come pietre preziose, grandi paradossi di metallo sconosciuto.
Apparvero così, da un momento all'altro. In un secondo il mondo si capovolse e una notte tinta di rosso dal sole nero che brillava in cielo scacciando tenebre e luce in ugual misura. In un istante le aeronavi invasero i cieli del regno equino.
 
Sull'ammiraglia, una creatura delle Ombre dalle fattezze femminili, con un camice, un maglioncino a collo alto marroncino e dei leggins attillati blu sopra un paio di stivaletti di pelle, si avvicinò allo scranno del generale. Gli occhialetti piccoli e rettangolari rifletterono l'immagine del trono di pietra avvolto dalla penombra.
"Signore, i soldati sono pronti a scendere e iniziare l'assalto al pianeta."
"Obiettivo iniziale?" chiese il ragazzo che sedeva sul grande trono di pietra da cui si dominava la plancia di comando, con una voce gutturale e densa e un tono di malinconia unito a rabbia non esprimibile a parole.
L'Ombra restò un istante in silenzio, ammaliata da quella voce ipnotica e cupa, fino a che il generale non si voltò verso di lei con un cenno brusco del capo. I suoi occhi luccicarono, in mezzo all'ombra che lo avvolgeva.
"Oh, si, ehm..." la donna controllò frettolosamente su un olo-pad, scorrendo le pagine digitali "Ponyville, signore. Il primo obiettivo è la città, poi ci è stato imposto di distruggere ogni collegamento con gli Elementi. La loro assenza dal pianeta non rende l'energia dell'Albero dell'Armonia meno pericolosa."
"Molto bene." borbottò il generale, tornando a celarsi nelle tenebre. "Procedete e non disturbatemi senza un ottimo motivo per rischiare la testa."
L'Ombra tremò in soggezione e fece un inchino, per poi uscire dalla stanza.
Si diresse a passo rapido attraverso il ponte principale, cercando di darsi un contegno. Il generale le dava sensazioni contrastanti. Da un lato lo temeva e voleva stare lontana da lui il più possibile, ma dall'altro era spinta da un'irrefrenabile curiosità verso di lui.
Superò la sala grande in cui si concentravano tutti i corridoi della nave. Prese una via a destra e percorse un lungo androne che terminava su un hangar enorme sul fondo dell'aeronave. La grande apertura conteneva diverse decine di caccia, alcuni bombardieri pesanti e svariati elicotteri di trasporto per mezzi terrestri a cui erano agganciati carri corazzati con cannoni phaser I-Y-42, sufficienti a buttare giù praticamente un gigante di ghiaccio dello Jotunheim.
Scese una scaletta a pioli e si avvicinò ad un grosso bottone rosso. Inspirò e lo premette.
Due grosse sirene si accesero, facendo vibrare lo scafo col loro frastuono, facendo animare il velivolo di una vita frenetica.
Le Ombre, che se ferme erano invisibili, si mossero, mostrando la presenza di almeno un migliaio di soldati nell'hangar. Erano tutti bestioni con braccia possenti terminanti in tentacoli prensili, con le schiene curve e la testa allungata simile a quella di un'iguana, completamente neri, alti sui due metri e mezzo e corazzati di tutto punto con armature pesanti a placche con sistema di riflessione delle fonti di energia. Ogni soldato era armato con un fucile d'assalto a tachioni, pistola, granate accecanti e kit di emergenza, il tutto legato a tre cinturoni che correvano sui loro petti e in vita.
I soldati pesanti avevano, al posto dei fucili mitragliatori, delle minigun al plasma da cento kili l'una, oppure dei lancia missili a grappolo. Al contrario, le avanguardie avevano fucili leggeri con baionetta energizzata, agili e utili per gli scontri ravvicinati.
I mezzi meccanici vennero attivati tra rombi e tuoni di guerra.
Un altoparlante sfrigolò, sostituendo le sirene.
"Soldati di Shadow Blade, è il generale che vi parla." la voce dell'uomo nella plancia di comando esplose nelle orecchie di tutti, facendo alzare gli occhi e gonfiare i petti "Date il via all'invasione. Ricordate, niente prigionieri. Chiunque mi porti uno dei regnanti di questo pianeta avrà mille pianeti come ricompensa. Chiunque mi porterà una divinità di questo pianeta avrà mille galassie come ricompensa. Ora andate e non abbiate pietà! COPRITEVI DI GLORIA E DI ONORE NEL NOME DEL REGNO DELLE OMBRE!"
L'aeronave eruttò grida di furore e crudeltà.
 
Derpy Hooves guardò il cielo ammaestrato dai mostri di ferro. Il sole nero ardeva minaccioso dietro la flotta. L'esercito di Canterlot era in fermento. Soldati unicorno in armatura d'oro si teletrasportavano in giro guardandosi intorno con aria circospetta e piazzando incantesimi ovunque.
Era... spaventata.
Guardò di nuovo la flotta meccanica. E vide decine di piccoli luccichii lasciare le aeronavi, simili a insetti notturni in cerca di prede da privare del loro stesso sangue. Sgranò gli occhi, vedendo quelle cose diventare sempre più grandi man mano che si avvicinavano.
Man mano che si avvicinavano per risucchiare le loro stesse vite.
 
Fine Parte Uno

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Capitolo 2
*** Parte Due - Massacro ***


Parte Due
 
Così come le Ombre arrivarono, i pony vennero spazzati via. L'esercito reale aveva approntato scarse misure di sicurezza e le truppe erano ancora in marcia dalla capitale. Che cosa potevano fare dei semplici cittadini contro un esercito ben equipaggiato e pronto al massacro in nome di un tiranno.
Derpy spalancò gli occhi, correndo lontano dalla piazza centrale. Il primo obiettivo era stato il castello di Twilight. I bombardieri lo avevano raso al suolo in due passaggi appena, lasciando solo un cratere fumante e una pioggia di luccicanti schegge che tagliuzzavano la pelle e accecavano i malcapitati urlanti. I caccia passarono sopra la città con una sventagliata di riscaldamento che scoperchiò le case e razziò la prima manciata di vite.
Un pegaso che aveva provato a fuggire volando via era stata incenerita davanti ai suoi occhi. I primi mezzi di trasporto delle truppe di terra calarono dal cielo subito dopo il secondo passaggio e la seconda carneficina in cui un altro centinaio di cadaveri vennero fatti sparire in nubi di cenere biancastra. I soldati erano scesi, sparando sin da prima di uscire dagli elicotteri, mietendo altre vittime, cercando i piccoli cavalli indifesi, nascondendosi nelle ombre che il sole nero sembrava ora favorire invece di scacciare.
I carri corazzati si concentrarono sugli edifici. La scuola esplose, facendo volare pezzi di legno bruciacchiato in giro per tutta la città, finendo anche a diversi isolati di distanza.
Gli abitanti iniziarono a nascondersi, mentre chi scappava era subito massacrato.
Come Derpy, molti cercarono la salvezza verso Canterlot, nella speranza di raggiungere l'esercito reale che li avrebbe difesi di certo. La pegaso volò il più veloce che poté, cercando di restare a raso terra per non diventare trofeo dei caccia che ancora assediavano Ponyville dall'alto del cielo sporco di rosso ed ora riempito di gente incenerita.
Sfrecciò in parte ad un edificio in fiamme e frenò in tempo per vedere due piccoli puledrini nascosti sotto una veranda un tempo verde. Tremavano e cercavano di tapparsi le orecchie per non sentire il frastuono della morte che si divertiva a danzare tra le case che un tempo li rendevano tanto allegri coi loro mille colori, ma avevano gli occhi sbarrati perché quell'orrore era ormai diventato parte integrante di loro, non li avrebbe più lasciati, sarebbe stato il loro pianto amaro per sempre.
La pegaso cercò di allungare la zampa per richiamare la loro attenzione, ma la ritrasse trasalendo quando vide l'ombra sotto di loro muoversi.
Vide con orrore tre soldati Ombra emergere dal suolo, frantumando la veranda e tenendo i due cuccioli, strapparli in pezzi e divorarli con le loro bocche grandi quanto quelle di un alligatore.
La bocca le si aprì da sola. La bile le avvolse la lingua, ma lei la ricacciò indietro, con le lacrime agli occhi.
Mosse un passo all'indietro. Poi un altro. Poi si voltò e si mise a correre.
Gridò, senza prestare attenzione a dove stava andando. Aprì le ali e volò, volò nel vento, la cenere che le copriva il manto e il crine rendendoli nivei. Sentì le tre Ombre darle la caccia, attaccarla, insidiarla. Fin dove lei andava, loro sarebbero arrivati, stando agganciati alla sua ombra come parassiti. Sentiva le loro menti lambire la sua, facendole rivivere lo stesso, orribile momento di poco prima ancora e ancora e ancora e ancora e ancora E ANCORA!
Gridò di nuovo, chiudendo gli occhi per scacciare le visioni orrende fino a che non sbatté contro qualcosa, rotolando a terra. Aprì gli occhi terribilmente angosciata, con la bava alla bocca che non riusciva a chiudersi. E sentì qualcosa spezzarsi nel suo cuore.
Davanti a sé si trovava la radura tra la Everfree Forest e il villaggio. Ed era cosparso di cadaveri di soldati in armatura dorata. L'intero esercito reale era stato annientato. Mosse freneticamente gli occhi su quello scempio di cadaveri sbudellati, teste fracassate con le cervella in bella vista, ossa spolpate dalle Ombre fameliche, corpi spaccati a metà legati solo da tendini residui.
La giovane scosse la testa, cercando di negare l'evidenza. Non poteva essere come sembrava. Che significava? PERCHÉ ERANO TUTTI MORTI?!
Le tre ombre le arrivarono alle spalle, sibilando e ridendo con versi simili a stridii.
Le si avvicinarono strisciando sulle loro tozze gambe muscolose, facendo sbattere le code simili a ventagli neri che si confondevano con le ombre nel terreno.
Una di loro allungò un tentacolo verso di lei.
Presto l'avrebbero uccisa, ma lei era paralizzata dalla paura.
Non si voltò nemmeno, immaginando la propria testa venire staccata dalla morsa di quei mostri.
Una lacrima le cadde ancora dall'occhio destro.
"Morite, CANI!" tuonò una voce resa potente dalla magia. Un raggio di un blu acceso colpì la prima ombra, facendola esplodere nonostante l'armatura riflettente. Un grosso unicorno sbucò da un cespuglio e caricò le altre due ombre con una grossa lancia percorsa da fulmini dorati.
Le bestiacce puntarono i fucili d'assalto contro la sua testa, sparando una sventagliata di proiettili. 
Il soldato unicorno illuminò il corno con un alone magico d'oro. I proiettili rallentarono, diventando visibili ad occhio nudo. Con un grido piantò la lancia a terra e la usò per spiccare un salto sopra le teste dei due soldati Ombra, che non poterono che guardarlo volare. Riprese la lancia facendola roteare intorno alla sua testa mentre era ancora sopra i due nemici sbalorditi, decapitandoli con la lama a doppio taglio, lunga una trentina di centimetri e ben affilata.
Derpy fece muovere le labbra, ma non seppe dire nulla di fronte al possente templare che si stava rialzando con sguardo burbero.
"Ben fatto, Cavillax. Ora pensiamo a portare al sicuro anche lei." gridò una voce più soave di quella di poco prima, ma comunque simile. Princess Luna calò dal cielo in picchiata, atterrando con grazia di fronte al soldato che annuì e riprese saldamente la lancia e ad una sconvolta Derpy.
La alicorno blu notte sembrava decisamente una dea guerriera. I suoi paramenti regali erano mancanti, solo il collare d'argento con la pietra incastonata nel mezzo era ancora al suo posto, sebbene ammaccato e sporco di sangue. I capelli erano scompigliati e le ali avevano piccoli fori fumanti. Il manto era bruciacchiato e sporco, come se la regina della notte si fosse appena rotolata giù da un dirupo. I suoi occhi trasudavano un dolore enorme, ma sembrava non darlo a vedere.
"P-principessa, che cosa sta... che cosa sta... O miei dei, tutti quei corpi, principessa, che cosa sta succedendo? Io non capisco! Non riesco a capire! Dove sono Lucas e gli altri? Dov'è Celestia, dove sono le portatrici degli Elementi dell'Armonia? Che sta succedendo, Princess Luna, io non capisco!" biascicò la ragazza, sconvolta.
Luna le tappò la bocca senza troppi complimenti. La guardò dritta negli occhi con durezza, ma non seppe resistere e ammorbidì i modi di fronte alle lacrime della piccola postina.
"Derpy, ascoltami. La situazione è grave, stiamo portando al sicuro, lontano da qui, quanti più pony possibile. Ascoltami, ora devi andare con Cavillax, capito? Vai con lui, con Cavillax, riesci a capirmi?"
Ma Derpy non riusciva a capire, continuava a chiedere cosa stesse accadendo, e piangeva, piangeva, piangeva!
"Vostra maestà, non possiamo restare qu-" disse con voce baritonale il possente unicorno, guardandosi intorno con aria preoccupata. A metà frase però sbarrò gli occhi e si irrigidì, contraendo la bocca in una smorfia di disappunto.
"Cavil-CAVILLAX!" gridò Luna, cercando di soccorrere il soldato che stramazzò al suolo con un piccolo foro dietro la nuca. Una decina di Ombre ben armate avanzò verso di loro, le armi spianata coi mirini rossi piantati sulla fronte della principessa.
Uno di loro portò un tentacolo vicino al petto e pigiò un bottone.
"Princess Luna trovata, ripeto, Princess Luna trovata." disse al ricevitore installato nell'armatura vicino al collo, dove si trovava l'attaccatura della lunga e deforme bocca.
"Roger, unità zero nove cinque, vi inviamo rinforzi. Gli squadroni di piroblasti dieci e ventinove sono nei paraggi. Dovrebbero aver ucciso dei superstiti nascosti nella foresta. Attendente il loro arrivo. Ricordate, la principessa è molto pericolosa, niente azioni avventate." rispose una voce distorta dall'auricolare.
Luna sbiancò in volto.
"I superstiti... i miei piccoli pony... i superstiti... no..."
Mosse un passo verso i soldati, che scattarono con i fucili, poggiando gli occhi sui mirini.
"NON UN ALTRO PASSO O SPARIAMO! CI INTERESSATE VIVA, NON OPPONETE RESISTENZA E NON VI SARÀ FATTO ALCUN MALE!" gracidò uno dei soldati.
"No... i superstiti... che dirà Tia? I miei piccoli pony..." continuava a dire a mezza voce la principessa, senza esitare ad avanzare.
"HO DETTO FERMA DOVE SIETE!"
Luna era a poco meno di cinque metri dai dieci Ombras.
"QUESTO È L'ULTIMO AVVERTIMENTO, O VI FERMATE O DOVREMO RICORRERE ALLA-GLAURGH!" il soldato Ombra cadde a terra, tranciato a metà da un disco di energia blu.
"I... miei... piccoli... PONY!" ruggì Luna, scatenando un tornado bluastro in cui la sua figura si innalzò dal suolo con maestosità. Onde magiche partirono dal suo corpo, maciullando i soldati come fossero piccoli ammassi di terriccio sgretolati da un torrente in piena. Quando di loro non fu rimasto null'altro che il ricordo, l'attenzione della regina si spostò sulla città.
"VIA DAL MIO REGNO!" gridò, scatenando una furia incontrollabile che si manifestò in uno tsunami di energia blu sempre più scura che travolse e fece esplodere una ventina di carri blindati e sterminò sul colpo centinaia di ignari Ombras ancora in cerca di prede tra le macerie.
 
Sull'ammiraglia, la giovane Ombra scrutò il generale per cercare di capire cosa stesse passando per la sua mente e se fosse il caso di disturbarlo.
"Che vuoi, Jenna?" mugghiò con freddezza il grande generale, senza degnarla di uno sguardo.
La dottoressa Jenna, braccio destro affidato da Shadow Blade al generale Nitro per seguirne i progressi, tentennò sbigottita.
Si schiarì la gola, cercando di ingoiare la paura.
"Signore, abbiamo riscontrato un problema."
"Che genere di problema?" grugnì in tutta risposta l'Every senza smuoversi.
"Si tratta di Princess Luna. Stiamo rilevando un quantitativo di energia eccessivo. Di questo passo potrebbe mettere in serio pericolo il buon esito della missione, signore."
Nitro annuì in silenzio, zittendola di botto. Mormorò qualcosa tra sé e sé e poi si alzò. Era alto due metri e incredibilmente imponente. Un lungo mantello nero come la pece avvolgeva completamente la sua figura, facendolo sembrare ancora più terrificante e pericoloso.
"Me ne occuperò personalmente. Prepara il teletrasporto."
La dottoressa deglutì. "S-signore, sapete bene che cosa è successo durante l'ultima sessione di allenamento, potrebbe essere una pessima ide-"
"TACI." l'Ombra  trasalì di nuovo, chinando la testa impaurita "Shadow Blade verrà a vedere i nostri progressi. Non ho intenzione di dirgli che abbiamo fallito solo perché non ho voluto scomodare tutti i mezzi di cui disponiamo. Ora muoviti. VA! E PREPARA L'OCCORRENTE!"
Jenna squittì terrorizzata e scomparve dalla plancia di comando, lasciando solo Nitro con le Ombras addette alla navigazione, invisibili e inudibili.
L'Every scrutò il pianeta dagli schermi della plancia. Un velo di tristezza trapelò dal suo sguardo, prima che fosse sostituito dal solito cipiglio spietato mentre si dirigeva verso la sala del teletrasporto.
 
Fine Parte Due

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Capitolo 3
*** Parte Tre - Empietà ***


La lunga scia di energia onirica rilasciata dalla criniera di Luna si trascinava lungo le macerie dell'intera cittadina devastata di Ponyville. La piccola pegaso guardava di dietro un cumulò fumante di straccia che prima dovevano essere stati i vestiti di pony ammassati lì solo per essere fucilati senza pietà dai soldati Ombras.
Gli occhi dorati e sbilenchi di Derpy faticavano a seguire il moto fluido della lunga coda eterea della principessa della notte, le bruciavano le cornee e doveva distogliere lo sguardo per stropicciarsi le palpebre, mugolando infastidita. La regina alicorno ora era diventata alta, ma non alta normalmente. Era proprio una gigantessa. Avrebbe sovrastato una casa di tre piani, se almeno una fosse stata risparmiata dai mezzi blindati nemici. Ora, invece, a contrastare il suo primato restava solo il cielo, irraggiungibile da laggiù, e così le migliaia di navi armate con batterie di cannoni al plasma, in grado di perforare i resistenti strati di roccia e minerale di un pianeta fino a giungere al nucleo e smantellare anche quello.
Intorno alla principessa non c'era nemmeno un ombra, né viva, né normale ombra dettata dalla mancanza della luce. I soldati di Shadow Blade si erano ritirati tutti oltre un perimetro di sicurezza dopo aver visto la sorte toccata a tre dei loro carri armati che erano stato afferrati dalla criniera di Luna ed erano stati polverizzati dal suo sguardo cosmico.
Derpy deglutì, nascondendosi dietro la pila di abiti e detriti fumanti quando quel mostro in cui la sua protettrice era stata tramutata dalla guerra si voltò nella sua direzione nitrendo come una bestia imbizzarrita. Aveva già visto quegli occhi, quegli occhi in cui milioni di stelle lucenti venivano risucchiate senza sosta e scomparivano nel buco nero più tenebroso che si fosse mai visto. Un grido rabbioso e impazzito dal dolore precedette un'esplosione. La pegaso chiuse gli occhi stringendoli più forte che poté quando il bagliore della detonazione eruttò dal suolo spaccato in due dal raggio magico invisibile della alicorno.
Un vento freddo la fece tremare. Sentì una sgradevole sensazione. Uno sguardo penetrante le stava facendo formicolare il collo. Tremando, si azzardò ad alzare la testa e a socchiudere un occhio. Sbarrò lo sguardo e lanciò un urlo rauco vedendo il ringhio schiumante bile simile a petrolio della gigantesca mostruosità che poco prima era Luna. Gli occhi della puledra della luna lampeggiarono terribili, facendo provare a Derpy una sensazione di smarrimento e orrore mai sperimentate prima di allora, superiore perfino al dolore di vedere il suo mondo crollare per mano delle Ombras. L'urlo le si spense in gola, lasciandola immobile, protesa verso l'alto, la bocca aperta, ma muta, gli occhi aperti, ma spenti.
Il corno immenso di Luna baluginò di luce nera e un raggio grande quanto il tronco di un baobab le piombò addosso. Non ebbe nemmeno la forza di pregare per la propria anima. Non ebbe nemmeno lo spirito per resistere e vedere piombare di fronte a lei una figura con un grande mantello grigio che le coprì la vista allargando le braccia possenti.
La luce nera si fece bianca man mano che si avvicinava. Poi il bianco cosparse ogni aspetto della realtà. Per pochi secondi la piccola postina non sentì più nulla. Poi la realtà la agganciò e la trainò a sé con violenza, facendola cadere al suolo.
Sbatté le palpebre e ansimò, nitrendo involontariamente con isteria. Era viva? Chi le aveva fatto dono di altri istanti di vita? Chi aveva voluto maledirla così, con la vita nonostante intorno a lei ci fosse solo morte?
Alzò di nuovo lo sguardo, ma di fronte a sé non trovò né Luna, né un raggio mortale che di certo l'avrebbe spazzata via definitivamente.
Trovò un ragazzo, un umano, come aveva imparato a chiamare quelle strane creature scimmiesche da che la Lucas Force si era messa in stretto contatto con il loro mondo. Era alto. Era muscoloso. La sua carnagione scura resa più scura dal mantello grigio che lo faceva sembrare molto più imponente.
Il generale si tolse gli occhiali da sole e li pulì con un orlo del mantello, senza dare troppa importanza alla piccola pony grigia davanti a sé. Sollevò il capo di pochi centimetri, quanto bastava per poter avere una visione migliore del suo obiettivo. Luna si stava agitando, emettendo versi simili ora al suono di un liuto stonato, ora allo schiumare della risacca del mare, guardandosi intorno spaesata. La sua mente doveva essere così concentrata sul distruggere ogni cosa che vedere qualcosa restare intatto dopo averci poggiato sopra gli occhi doveva essere stata una grande novità.
"Jenna, ho bisogno di una decina di carri in posizione. Usate gli arpioni. Voglio cercare di averla viva, intesi?" borbottò Nitro all'auricolare che i generali dovevano avere sempre con sé.
La alicorno impazzita ruggì furibonda e dal suo intero corpo si distaccarono masse nebulose di un acceso blu oceano che si schiantarono sul terreno in ogni direzione. Nitro batté tra loro i pugni e si lanciò senza paura contro una di quelle sfere, spaccandola in due con un pugno. L'energia cosmica che avrebbe dovuto distruggerlo come un qualsiasi buco nero, invece, si infranse contro la sua pelle come fosse vetro.
Con due balzi, l'Every fu proprio sotto il petto della pony. Gettò una rapida occhiata intorno a sé dove, nascosti dalle Ombras, stazionavano dodici carri, armati con catene di energia. Aspettavano il suo segnale e questo gli dava un senso di potere che in cuor suo sapeva di dover temere, ma che non poteva smettere di ammirare e amare.
Ringhiò cupo, stringendosi un braccio per evitare di cadere preda delle tentazioni, e alzò gli occhi verso la dea. Dalle pupille verdi scurissimo scaturì una fiammata di un colore speciale. Erano fiamme purpuree, ma screziate di nero, come se filamenti di ossidiana liquida si mescolassero con un altro liquido meno denso e di colore diverso. Il fuoco di sole nero, il fuoco del Ra oscuro, un fuoco che non incontrava resistenza e poteva distruggere qualsiasi cosa. Come una lancia, la fiamma si propagò verso l'alto, perforando il corpo della regina della notte, facendola tossire. Sangue viscido e viscoso come melma uscì dalle fauci della alicorno, che rimpicciolì in fretta, tenendosi il petto.
Quando fu a stazza normale e la mente le si fu schiarita dalla collera di poco prima, Luna poté guardare Nitro negli occhi, con un'espressione sconcertata, come se gli stesse chiedendo spiegazioni, ma con collera, come se già sapesse quello che chiedeva. Nitro tentennò di fronte a quello sguardo. La consapevolezza di quello che stava facendo lo avvolse come un secondo mantello di granito che lo schiacciava con un peso anormale. Serrò la mascella e alzò un braccio.
Luna parve cogliere qualcosa nel suo sguardo e provò a supplicarlo con un silenzioso arrancare verso di lui, il petto ancora sanguinante.
Nitro la guardò e poi abbassò il braccio, facendo scattare dodici arpioni che trafissero il corpo della principessa alle zampe e al ventre, evitando per miracolo punti vitali. Luna cercò di dire qualcosa. Il labbro le tremolò e una sola lettera uscì dalle sue labbra.
P...
Poi stramazzò al suolo, senza nemmeno riuscire a chiudere gli occhi.
Nitro si rabbuiò di nuovo. Lui sapeva che voleva dire la principessa. Perché, voleva chiedergli. Bella domanda, avrebbe voluto gridare in risposta lui.
Alcuni soldati Ombras si stavano lentamente avvicinando per portare la carcassa della alicorno priva di sensi sull'aeronave. E lui intanto sentiva un gran vuoto dentro. Ormai lavorava per Shadow Blade da quasi diciotto anni, in gran segreto. Da quando, quel fatidico giorno, aveva salvato un bambino. Eppure, dopo tutto quel tempo, ancora non riusciva a darsi pace. Ogni volta che il re delle Ombras gli impartiva un ordine, lui annuiva ed eseguiva, ma il terribile rimorso lo graffiava e lo straziava sempre di più.
Per un istante, gli venne in mente di guarire Luna e di farla fuggire, di affrontare da solo l'esercito delle Ombras e salvare quel mondo. Ma tanto, Shadow Blade sarebbe arrivato e lo avrebbe soggiogato di nuovo. Non avrebbe avuto senso farlo.
Un suono di risa lo distolse dai suoi pensieri. Si girò e vide un gruppetto di Ombras. Avevano trovato Derpy, ancora troppo sconvolta per parlare. La stavano toccando, stavano giocando con lei, ridendo ogni volta che, con le poche forze rimaste, la pegaso cercava di allontanarsi da loro strisciando come un verme e loro si divertivano a riacciuffarla per il crine o per la coda e a trainarla in mezzo al gruppo facendola strusciare sulla polvere che un tempo era stata la sua città e i suoi concittadini.
Una rabbia genuina esplose nel petto dell'Every che assottigliò gli occhi e gonfiò il petto. Con un balzò fu dietro a due Ombras, ringhiando furioso.
"Che..." alzò le mani dietro le teste dei soldati.
"Cosa..." i soldati si voltarono verso di lui, sbigottiti.
"Credete..." Derpy cercò di allungare l'unica zampa che quei bruti non le avevano rotto del tutto, ma la lasciò afflosciare a terra, mugolando di dolore.
"DI FARE?!" gridò il generale, colpendo con due pugni due dei soldati, staccandogli di netto le teste. I cadaveri caddero a terra, ma Nitro schiumava di rabbia. Con un passo fu di fronte ad altri due dei suoi sottoposti e con altri due semplici pugni perforò loro le casse toraciche. L'ultimo soldato cadde a terra strillando istericamente. imbracciò il fucile d'assalto e sparò una sventagliata di colpi contro Nitro. I proiettili perforarono il corpo del ragazzo, senza riuscire però a trapassarlo. Le ferite si richiusero subito e lui ruggì, avanzando a grandi passi verso il bestione oscuro che, strabuzzando gli occhi dal terrore si mise a ruzzolare lontano, sperando di poter scappare.
La sua vita terminò in pochi istanti.
"Solo perché siete ombre, non vuol dire che non posso toccarvi. Il che vuol dire che chi mi contrarierà di nuovo farà la loro stessa fine. Sono stato CHIARO?" disse con voce tremante Nitro, guardandosi intorno, gli occhi iniettati di sangue.
Nessuno degli altri soldati, immobili e quindi invisibili, ebbe nulla da ridire.
"Signore."
Nitro si voltò con il volto tirato dalla rabbia, pronto ad uccidere ancora il folle che aveva osato proferire parole. Si trovò di fronte Jenna che lo guardavano preoccupata e intimorita.
"Signore..."
"Ne parleremo dopo." chiuse la questione lui, superandola a grandi passi e avvicinandosi alla puledra. La prese delicatamente tra le mani. Gli tremavano le dita mentre teneva quella flebile vita. Qualcosa di orrendo si mosse dentro di lui. Il senso di potere bussò di nuovo alla sua porta. Fuliggine scura uscì per pochi secondi dalla sua pelle, formando quelle che avrebbero potuto essere piccole piume di corvo sugli avambracci.
Si morse il labbro e chiuse gli occhi, contando fino a dieci e ripetendosi di non avere alcun potere.
Quando la fame interiore, quella che lo spingeva ogni volta verso la morte e la brutalità, si fu chetata, osò guardare di nuovo la piccola Derpy. Lo guardava anche lei. Aveva un occhio pesto e  l'altro era stato perforato da una scheggia, ma lo guardava. E cercava di ringraziarlo, lo vedeva da come muoveva a fatica le labbra screpolate e insanguinate.
Il generale ci chinò a terra e mormorò poche parole all'orecchio della pony. Poi poggiò la mano sulla sua tempia. Fu un istante. E poi Derpy poté smettere di soffrire mentre Nitro iniziò a soffrire anche per lei. 

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Capitolo 4
*** Parte Quattro - Non Soffre per Loro... ***


Parte Quattro
 
Un campo di cenere.
Questo e poco altro rimaneva dopo tre giorni di razzia da parte delle Ombras dell'un tempo lieto villaggio di Ponyville. Un campo di cenere grigia, dove gli edifici si ammassavano fino a poco prima, e bianca un po' ovunque. In particolare quella neve che non era neve, ma che ammantava il lugubre paesaggio donandogli con sarcastica e sferzante ironia un che di lieto, metteva in tumulto quel qualcosa di marcio e scuro che batteva nel petto del generale di Shadow Blade al posto del cuore.
Jenna, la dottoressa dell'elite scientifica di più alto grado nel regno del signore delle ombre più tetre, incaricata da Shadow Blade addirittura di seguire i movimenti del generale e di appuntare ogni dettaglio, fosse pure il più insignificante, delle sue scorrerie, se ne stava sola, sotto la pioggia fredda e sottile, fissando il ragazzone poco distante.
Era arrivata lì due ore prima, trovandolo rannicchiato su un piccolo tumulo scavato nella polvere e nella terra su cui era stato poggiato un piccolo fiore di metallo color oro dagli strani riflessi neri. Si era fermata lì, dietro di lui, ad una ventina di metri di distanza, a guardarlo, senza il coraggio di proferire una parola. Era rimasta in silenzio perché non poteva lasciarlo da solo. Era rimasta in silenzio perché sapeva che lui doveva restare da solo.
Nitro rigirò la terza sigaretta del pacchetto nuovo tra le dita, scrutandola. Giocherellò come aveva fatto con tutte le altre, ora buttate a terra lì in parte alla tomba scavata alla bell'e meglio. La spezzò in tre punti, la piegò in modo da formare un triangolo e quando vide che non era equilatero come avrebbe voluto, la strinse nel pugno e fece cadere i resti per terra, con tutte le altre.
Era fermo lì da ore, rimuginando sempre le stesse cose senza mai arrivare ad una conclusione soddisfacente.
Che diavolo stava facendo?
Quanti ne aveva uccisi non lo sapeva più nemmeno lui. Sapeva solo che prima di partire con Shadow Blade, sulle sue spalle c'era un mantello lucente come fosse d'oro, con lo stemma degli Every ben impresso al centro in un viola ametista meraviglioso, mentre in quel momento a coprirlo c'era un panno di cenere e urla, pesante quanto tutte le galassie di tutti i multiversi di tutte le realtà possibili e immaginabili.
Quanti ne aveva uccisi?
La mente gli corse a quasi venti anni prima. A quel dannato giorno. E per un attimo gli parve che tutta la colpa fosse del mostro che si faceva chiamare re delle ombre. Sorrise acre, pensando a quanto fosse pusillanime quell'idea. Non era certo colpa di Shadow Blade se si era fatto battere così facilmente. Era inutile cercare di scaricare tutto il peso di quelle morti sul demonio che lo stava comandando, dopotutto se lo comandava la colpa era sua, di Nitro, non di altri.
Tutte le vittime di quella guerra erano cadute a macchiare le sue mani, non quelle di Shadow Blade.
Gli venne un improvviso moto di rabbia e dovette tenere ferma la mano destra con l'altra per non colpire il terreno. Inspirò, calmandosi un po'.
La verità era che lui non avrebbe dovuto chiedersi quante vite avesse strappato a brandelli, invece di salvarle come avrebbe potuto, ma piuttosto di quanto davvero gli importasse. Perché era quello che gli faceva male, che gli perforava il cuore.
Aveva massacrato chiunque gli venisse detto di ardere nelle fiamme corrotte del sole nero, senza battere ciglio, senza opporre resistenza, come se non gli importasse! Sapeva che era male, allora perché non sentiva nulla? Perché il suo dannato cuore sembrava non battere per chi aveva ucciso a sangue freddo? Perché non provava che indifferenza di fronte allo spettacolo agghiacciante di popolani indifesi che venivano divorati dalle fiamme che lui aveva scatenato?!
Cos'aveva di sbagliato? Era davvero... cattivo?
Ma lui non voleva essere cattivo. Non poteva essere cattivo. Non poteva essere come suo padre.
Abbassò lo sguardo sul tumulo di terra. Vi aveva seppellito Derpy, dopo averla arsa. Non voleva che le Ombras ne mangiassero le carni come avevano fatto con molti altri.
In quel momento si sentì disgustato dal suo stesso gesto perché non riusciva a scorgervi altro che arroganza ed egocentrismo. Quella tomba era solo una scusa, una scusa per far finta di essere buono, in fondo al cuore.
Sorrise di nuovo con amarezza e prese un'altra sigaretta, iniziando a giocherellarci.
Forse era davvero cattivo. E la cosa lo terrorizzava, più di ogni altra. Ma non poteva saperlo finché Shadow Blade lo teneva in scacco. Quello, almeno, era un buon contentino, per il momento.
Si alzò a fatica, spolverandosi i pantaloni lunghi e grigi, dirigendosi poi verso Jenna. Non rivolse nemmeno un'occhiata di sbieco alla dottoressa che, invece, gli sorrise non appena le fu vicino. Il sorriso non vacillò nemmeno quando lui la spinse lievemente, ma bruscamente, da parte per passare.
"Novità." ordinò Nitro fermandosi per ascoltare le notizie, sempre dando le spalle all'Ombra.
Il sorriso di Jenna vacillò leggermente, ma non cadde. "Come da programma, s-signore... L'Everfree Forest è stata completamente distrutta. Abbiamo rilevato alcune difficoltà nel purificare le tane dei cani stana diamanti e le paludi delle idre giganti, ma nulla che i nostri mezzi blindati non abbiano potuto risolvere.
Per quanto riguarda le operazioni oltreoceano, la costa di Centauria è già in mano nostra, dobbiamo solo inviare truppe di rinforzo alle avanguardie e l'invasione del continente potrà avere inizio. Inoltre i comandanti delle armate sette nove e ventitré attendono vostre direttive per procedere alla purificazione delle terre dei Mutaforma, altresì noti come Changelings."
L'Every soppesò con calma le parole della dottoressa. Rigirò sotto gli occhi pensierosi la sigaretta, poi la spezzò in due e la fece bruciare, dissolvendola nell'aria cupa. Guardò il sole scarlatto che non si muoveva dallo zenit perché tenuto fermo dal suo potere, come se fosse incatenato a lui.
"Voglio che le unità d'avanguardia inviate in Centauria tengano la posizione e non prendano alcuna iniziativa. Inviate un ultimatum a tutte le popolazioni libere del pianeta e attendete una settimana. Poi procedete all'attacco."
"Ma, signore, così perderemo l'effetto sorpresa, se attaccassimo ora..."
"La guerra finirebbe in poco meno di due settimane, giacché un nemico impreparato e inferiore per numeri e mezzi a noi ci vedrebbe piombare dal cielo. Non intendo vincere una guerra senza dare almeno la possibilità di morire combattendo ai miei avversari."
"Ma Shadow Bl-"
Nitro si voltò di scatto verso di lei, alzandole repentinamente il mento con un dito, facendola trasalire. La fissò con occhi di ghiaccio, penetrando la sua anima e mostrandole una minima parte del vero dolore, quel che bastava a farla tremare di paura. Jenna cercò di balbettare delle scuse, ma si sentiva senza fiato, privata di tutte le forze di fronte al generale.
"Shadow Blade" disse l'Every, soffiando quasi a fatica il nome del tiranno "mi ha ordinato di conquistare questo mondo e di trucidarne gli abitanti per ingrandire le sue armate di Ombras, ed è quello che farò. NON mi ha detto, tuttavia, come portare a termine il compito, pertanto, a meno di non voler comunicare a Shadow Blade della vostra sfortunata caduta da un dirupo che, guarda caso, dava su una pozza di fuoco di sole nero... vi suggerisco di tacere e comunicare gli ordini. Sono stato sufficientemente chiaro ed esplicativo, miss Worrit?"
Jenna annuì debolmente, per quanto il dito di Nitro le facesse tenere la testa sollevata in una posizione terribilmente scomoda. Il generale lasciò andare l'ombra che fece un veloce inchino con le prima lacrime agli occhi che luccicavano, per poi correre via cercando senza riuscirci di darsi un contegno.
Nitro la fissò con sguardo carico d'odio. Detestava le Ombras, soprattutto sapendo chi era il loro capo. E non parlava solo di Shadow Blade. Lui era uno dei tre motivi per cui quella razza non gli andava proprio a genio.
Storse le labbra e tornò alla tomba di Derpy.
Forse, passare qualche altro giorno vicino a lei gli avrebbe mostrato che non era davvero cattivo...
 
Fine Parte Quattro

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Capitolo 5
*** Parte Cinque - Consiglio di Guerra ***


Parte Cinque
 
"Incenerite per bene tutto, vili cani rognosi!"
Le squadre di pompieri si muovevano compatte nei propri settori, spandendo a destra e a manca il fuoco scuro che divorava ogni cosa. Le possenti Ombras strisciavano a terra lentamente, facendo attenzione a bruciare ogni cosa con i loro lanciafiamme modificati perché sputassero fuoco di sole nero gentilmente offerto dal generale. Prestavano la massima attenzione, visto che il fuoco di per sé era il loro naturale nemico, figurarsi quel tipo di fuoco!
Della foresta di Everfree non era rimasto più nulla. Dalle aeronavi erano scesi giganteschi escavatori che avevano sventrato la terra, lasciando la strada sgombra per altri altrettanto titanici mostri di metallo a quattro gambe che si erano ancorate al suolo e che avevano battuto magli da diverse decine di tonnellate sul suolo facendo crollare reti di gallerie.
I pompieri bruciavano tutto. Non appena qualsivoglia bestia scampata all'epurazione di massa avesse l'ardire di mostrare il muso al cielo, un getto di quella specie di fuoco liquido la faceva evaporare e poi assorbiva il vapore stesso.
Oltre al suono roco delle vampe che illuminavano il paesaggio con una luce strana, rosata, si levavano le grida dei decurioni che incitavano i soldati e li spronavano qual'ora battessero la fiacca.
Nitro si perse un attimo a guardare lo spettacolo da dietro l'ampia finestra del centro di comando eretto in fretta e furia nelle ultime tre settimane. Era un semplice casermone, pilastri con sopra un tetto fatto calare dal cielo da quattro grossi elicotteri e fissato da una squadra di ingegneri e delle tende con ampie sezioni traslucide per imitare le finestre. Una struttura non fatta per essere stabile, ma per avere quantomeno un centro operativo da cui coordinare le operazioni a terra.
"Signore?" lo richiamò la voce calma e secca di uno dei sedici Alti Comandanti, un'Ombra non più alta di un metro e settanta, dalla corporatura esile e la pelle grigiastra, contrariamente al nero opaco di cui tutti i suoi simili potevano vantarsi.
Il generale tornò a concentrarsi sulle carte disposte sul grande tavolo ovale alle sue spalle. Il consiglio militare stava decidendo quali fossero le mosse future nella conquista di quella piccola palletta di fango e acqua. C'erano cartine dettagliate di ogni sezione del mondo, sparpagliate intorno ad una carta globale su cui diverse bandierine colorate segnavano i vari domini esistenti. Da quando erano arrivati sul pianeta, quasi un mese prima, sino a quel momento, le bandierine viola, che indicavano le truppe delle Ombras, si erano espanse fino a ricoprire quasi tutto il continente di Equestria, lasciando intaccate le terre al nord e alcuni territori al di là delle Badlands, dimora di una mitica creatura conosciuta col nome di Ahuizotl. Il secondo continente, sede di Centauria e dimora del popolo delle Manticore di roccia, era stato conquistato completamente e le popolazioni locali erano state o sterminate o rinchiuse secondo ordini provenienti dall'alto, ordini che nemmeno Nitro avrebbe potuto sovvertire. Nei restanti due continenti, quello sud polare e quello stretto tra le grinfie dei Quilin, ben poco era stato raggiunto.
Una questione in particolare, tuttavia, premeva per essere risolta.
Nitro guardò le cartine, assorto nei propri pensieri ancora una volta, riscuotendosi solo quando un colpetto sulla spalla da parte di Jenna gli fece notare che tutti aspettavano un suo segno di assenso per continuare. Fece un gesto veloce con la mano e si mise di nuovo a guardare con poca voglia le mappe, rigirandosi tra le dita una sigaretta spenta.
"Dobbiamo concentrare i nostri sforzi nella conquista del nord. Non possiamo permetterci che l'Impero di Cristallo sopravviva! Non devo certo ricordarvi io che l'ordine di sua magnificenza Shadow Blade prevede esplicitamente la definitiva estirpazione della razza degli alicorni, innanzitutto, e che questo non sarà possibile fin quando Mi Amore Cadenza non sarà decapitata una volta per tutte com'è stato fatto per Luna!" strepitò un Alto Comandante, un serpetone grande e grosso con tre tentacoli che gli circondavano il volto appuntito simile ad una trivella di pece.
L'Every spezzò involontariamente la sigaretta, ma non disse nulla.
Un altro Alto Comandante, un essere identico ad una medusa con quattro zampe da leone in mezzo ai tentacoli, scosse il capo facendo scuotere i filamenti scuri.
"E come conti di farlo? Abbiamo inviato tutti i mezzi a nostra disposizione laggiù, ma la barriera ha retto."
"Usiamo i raggi delle aeronavi. Se non lo perforano quelli, non lo farà nient'altro." grugnì un facocero a sei zampe con la coda da scorpione.
"Si, e magari, già che ci siamo, distruggiamo il pianeta mentre ci siamo sopra noi. Genio, non ci hai pensato, vero?" sbottò un'Ombra umanoide con tre paia d'ali al posto delle braccia.
Il cinghiale guaì infuriato e scoprì le zanne da cui colò una sostanza nera e traslucida che corrose il pavimento. Prima che i due potessero attaccarsi a vicenda un Ombra dall'aspetto di tritone con tre code anziché una batté il suo bastone per terra, riportando il silenzio.
"Se invece ci concentrassimo su altre questioni altrettanto complicata risoluzione, quale, per esempio, l'epurazione dei Quilin o la faccenda di quella specie di sotto divinità, Ahuizotl? In entrambi i casi i nostri soldati non sono risultati all'altezza. Due Alti Comandanti perfino hanno perduto la vita nella giungla in cerca di quella bestiaccia."
"Dei Quilin non mi preoccuperei. Ho già preparato le mie truppe e partirò dopodomani per le terre di Glemminia. Ho in programma di sterminarli dal primo all'ultimo, i dannati bastardi." biascicò un grifone di pura oscurità, tre volte più grande di un grifone vero e con una decina di becchi schioccanti disposti lungo tutto il collo spesso e ampio.
"Non sottovaluterei il nemico, Cofatricto, quelle belve hanno massacrato le nostre avanguardie con ben poca difficoltà e temo che il loro livello tecnologico sia non da meno del nostro. Aspetta piuttosto qualche altro giorno che io sia tornato dal profondo sud e unisci le tue forze alle mie." sibilò mellifluo un essere composto da più cubi uniti tra loro da spranghe di ferro che penetravano nella sostanza nera e viscida di cui erano fatte le Ombras.
Il grifone sgranocchiò un osso di Minotauro e biascicò qualcosa sulla debolezza e altre cose incomprensibili, infastidendo il cubico che se ne ristette in silenzio.
"Sciocchi! Non possiamo non risolvere il problema degli alicorni! Shadow Blade arriverà a giorni e se scoprirà che ci sono superstiti di quella razza dannata e infame ci truciderà tutti! Come potete essere così ciechi?!" strepitò il serpentone.
"Forse il Generale ha qualche pensiero che vuole condividere con noi, in proposito?" chiese con tono beffardo un ammasso di gelatina nera con alcuni peduncoli da cui spuntavano occhi melmosi sparsi per tutto il corpo ribollente.
L'Every ebbe un impercettibile sussulto, colto di sorpresa. In realtà aveva ascoltato la conversazione a metà. L'Alto Comandante puntava su questo per screditarlo. Quei parassiti non lo vedevano di buon occhio sin da quando Shadow Blade lo aveva nominato Generale.
Non sollevò nemmeno lo sguardo e continuò a rigirare tra le dita le due metà della sigaretta spezzata.
"Voglio che Cofatricto parta domani stesso con diecimila uomini per il regno di Glemminia, accompagnato da Sighermione." le due Ombras, il grifone e un altra Alta Comandante dalla forma di raptor antropomorfo senza coda, ma con pinne sugli avambracci e sui polpacci muscolosi, sussultarono, iniziando a guardarsi intorno preoccupate. "Voglio che instaurino un punto di appoggio laggiù, niente di più."
"Ma, signore, verremo fatti a pezzi, potendo contare su una così ristretta unità!" provò a farlo ragionare Sighermione.
"Oltretutto sarà impossibile allestire tutti i preparativi in meno di quarantotto ore e..." asserì Cofatricto, che però fu zittito da un'occhiata del Generale.
"Non ammetto fallimenti. Ora andate."
I due lo fissarono, l'una con preoccupazione, l'altro con astio profondo, poi fecero un lieve inchino e se ne andarono a passo svelto in due direzioni diverse.
"Per quanto riguarda gli altri..." continuò imperterrito Nitro "Voglio che tre di voi vadano all'Impero. Non sarà necessario portare un gran numero di soldati, voglio solo che venga presidiato il posto. Chi di voi andrà, non è affar mio. La missione al sud partirà oggi come da programma, ma voglio che laggiù sia disposto un altro punto di controllo, presidiato da voi, Zeddacov." L'ammasso di cubi e spranghe fluttuò un po' più in alto, onorato di aver ricevuto un incarico tanto importante.
"Azzardato, dividere così le forze... Non sarebbe meglio unire l'esercito e procedere obiettivo dopo obiettivo?" obiettò il facocero.
"No."
"Come sarebbe a dire no? La vostra strategia di guerra non mi ha mai convinto! Sin dall'inizio era chiaro che avresti fatto di tutto pur di ostacolarci! Sin da quando hai dato l'ordine stupido di attendere ad invadere Centauria! Sei contro di noi e non intendo prendere più ordini da feccia come te!" sbraitò l'Ombra, sputacchiando saliva acida dalle zanne acuminate.
Nitro non si scompose.
Gli altri Alti Comandanti iniziarono a muoversi. La maggior parte si sarebbe unita al riottoso, l'Every ne era certo. Alzò un dito verso il facocero che guaì di rabbia, lanciandosi oltre il tavolo, mirando alla carotide. Ma dal dito del Generale partì una fiammata filiforme che attraversò l'Ombra, bloccandola a mezz'aria. Il Comandante emise versi striduli di dolore e panico, scalciando e dimenandosi senza potersi più spostare. Se avesse avuto pupille distinguibili in quell'ammasso nero che era il suo corpo, si sarebbero di certo dilatate.
"Non accetto critiche da un essere inferiore come te." disse con la massima calma Nitro. Il corpo del cinghiale d'oscurità ebbe un fremito, per poi bloccarsi di colpo. Tre cerchi di fuoco di sole nero si espansero dal filo che lo penetrava da parte a parte. Quindi l'intero organismo prese ad ardere e le strida di dolore straziante si acuirono fino a diventare impercettibili.
Sotto lo sguardo allibito dei Comandanti e di Jenna, sempre e fedelmente in piedi alle spalle di Nitro, e sotto gli occhi dello stesso Every, freddi come ghiaccio, il Comandante scomparve, lasciando di sé solo il ricordo.
"Altre lamentele?" chiese Nitro.
Nessuno osò rispondere.
"Bene. Un Comandante mi seguirà da ora in poi. Gli altri sono di stanza qui. La seduta è chiusa."
Il ragazzo si alzò, mostrando a tutti la stazza imponente che da sola avrebbe potuto far fuggire un mostro gigante.
"S-signore, e le altre terre? Ci sono molte terre ancora libere." azzardo un'altra Comandante, timidamente.
Lui, da sopra la spalla, rispose: "Mi occuperò personalmente di Ahuizotl. Il resto è di poco conto." per poi andarsene, seguito, come sempre, da Jenna.
Gli Alti comandanti guardarono il posto vuoto fino a poco prima occupato dal loro compagno facocero e deglutirono, terrorizzati. In quel momento, il suono degli incendi fuori dal capannone erano quanto mai vicini e agghiaccianti.
 
Fine Parte Cinque

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Capitolo 6
*** Parte Sei - Giungla Infame ***


Parte Sei
 
La foresta era calma e tetra, avvolta dalla luce rosata del sole corrotto dal fuoco oscuro di Nitro.
Una leggere nebbia aleggiava tra le sterpaglie e le grandi felci del sottobosco, insinuandosi tra le radici bitorzolute degli alberi millenari, inerpicandosi sopra i massi su cui si aggrappavano giovani arbusti, scivolando tra i folti cespugli verde scuro dietro le cui foglie si celavano pericolose spine intrise di veleni sconosciuti.
Quel posto sembrava emanare un'aura potente, come una grande belva invincibile che se ne sta sdraiata sul suo territorio, ben conscia di non poter essere spodestata. Impervia, la selva si stendeva senza mostrare il suolo sotto le fronde nemmeno per un istante. Ma quell'impenetrabilità era finta, giacché un sentiero ampio e spoglio correva dall'estremità più a occidente e si dipanava similmente ad una lunga anaconda verso il centro esatto della foresta.
E, proprio alla testa del serpente immaginario, si accendeva con vividi bagliori nerastri e cremisi un incendio che divorava ogni cosa, perfino la nebbia.
Il Generale si muoveva con passo svelto, seguito a distanza di sicurezza dal plotone di soldati armati con fucili leggeri e daghe elettrificate. L'Alto Comandante Derghius, una bestia strana e mostruosa dalla testa di antilope, un corpo sinuoso e viscido come quello di un'anguilla, quattro gambe lunghe e snodate terminanti con cinque artigli ciascuna, disposti a ventaglio e tutti verso l'esterno, camminava goffamente di fronte ai soldati, senza mai distogliere lo sguardo dei sedici occhi, che si aprivano, vacui, lungo tutto il busto tubolare, dall'umanoide che li guidava senza mai fermarsi.
Erano partiti poche ore dopo la riunione di guerra, senza nemmeno dare al Comandante il tempo di allestire i preparativi per il viaggio. Per questo a scortarli c'erano solo cinquecento soldati. Si erano mossi con tre mezzi blindati attraverso la Everfree Forest, fino a raggiungere il limitare della giungla di Ahuizotl, dove l'opera di disboscamento non era riuscita a procedere. Dopo aver raggiunto il limitare della foresta dove gli esploratori avevano stabilito un primo campo base, Nitro aveva personalmente selezionato una ventina di uomini tra i più valorosi ed aveva ordinato al resto delle unità di attendere al campo base. Decisione che, per quanto riguardava Derghius, era assolutamente insensata e sciocca. Che senso aveva portarsi dietro dei soldati se poi non si era intenzionati ad usarli?
Fatto sta che non poteva obiettare. Non voleva certo fare la fine del povero Epplium.
"Signore, non credete che sarebbe meglio tentare una ricognizione aerea per trovare le direzione giusta?" domandò un soldato all'Alto Comandante.
Derghius aprì una grossa bocca irta di quelle che dovevano essere schegge di vetro nero, piuttosto che denti, e biascicò senza rispondere. La domanda cadde nel vuoto. Del resto, se l'Every maledetto l'avesse sentita, probabilmente avrebbe giustiziato sia il sottoposto che lui, Derghius, seduta stante.
Però era anche vero che stavano camminando da ore. Il Comandante si sentiva montare una collera incontenibile pensando al fatto che, se fossero partiti con più largo preavviso, avrebbero potuto disporre di mezzi di locomozione ben più comodi dei semplici piedi! E se da un lato la domanda di poco prima del soldato era pericolosa, dall'altro lato era pur vero che si muovevano da ore senza raggiungere la meta.
"Generale!" chiamò con la sua voce stridula, particolarmente vicina al suono di un flauto dolce suonato in maniera imperfetta. Nitro non si fermò, ma spostò appena la testa per far intendere che stava ascoltando. "Generale, i soldati chiedono, e io con loro, quanto disti ancora il tempio della bestia! Sono ore che girovaghiamo senza raggiungere il minimo risultato in questa ricerca!"
"Placate i bollenti spiriti, Comandante. Siamo quasi giunti." rispose placido e distaccato il Generale, perseverando nell'incendiare.
"E come lo sapete, di grazia?!" esclamò l'altro, infuriato da quel modo così spocchioso.
"Perché i vostri uomini verranno uccisi tra tre... due... uno..." replicò il Generale, abbassandosi all'ultimo.
L'Alto Comandante sbarrò gli occhi, vedendosi arrivare addosso un filo invisibile a chi non possedesse i suoi sensi ultra sviluppati. La corda sottilissima saettò verso di loro, sfiorando appena il mantello di Nitro. Derghius si buttò a terra, evitando per un soffio la morte, ma i suoi soldati non furono altrettanto fortunati. Quando il suono secco del filo che si fermava vibrando per qualche istante ad una decina di metri di distanza, tutte le Ombras si schiantarono al suolo, tranciate a metà dall'arma incantata che lanciava riflessi appena percettibili di un blu zaffiro.
"C-che diamine..." mormorò il Comandante.
Nitro sorrise, rialzandosi e spolverandosi il mantello. "Lascio a te i pesci piccoli. Sempre che tu sia capace di ammazzare qualche zecca."
"MA DI CHE CAZZO PARLI, FOTTUTO PAZZO?!" gridò Derghius, le orbite sbarrate verso la sagoma scura e immensa del Generale che iniziava a confondersi con la luce purpurea del sole malato, mutandosi lentamente in fiamma eterea diretta verso il cielo.
"Vedi solo di ammazzare chiunque ti si pari di fronte. Io mi occuperò della scimmia." disse semplicemente Nitro, per poi scagliarsi in aria e sparire oltre gli alberi.
Derghius guardò il punto in cui era svanito con gli occhi sbarrati. Un fruscio gli fece abbassare lo sguardo. Dalla foresta eruppero decine di figure canine che gli si avventarono contro.
"Come vuoi, bastardo. Non credere che mi farò ammazzare così facilmente." ringhiò il Comandante prima di attivare il proprio berserker e di lanciarsi ruggendo contro i quadrupedi.
 
Fine Parte Sei

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Capitolo 7
*** Parte Sette - Diluvio ***


Parte Sette
 
Fino a un quarto d'ora prima, Ahuizotl se ne stava comodamente seduto sul suo trono di ossa, sorseggiando da un calice tempestato di topazi e zaffiri un miscuglio di sangue, interiora spappolate e veleno ricavato dalle piante più infide della sua magnifica foresta. Era rilassato e energico, straordinariamente di ottimo umore, per mille sacrifici! Le sue schiave lo vezzeggiavano, gli facevano aria con foglie di palma e gli portavano alla bocca bocconcini di salamandra. Era in estasi. E proprio in quel momento era entrato il suo soldato, un semplice lanciere che, trafelato come non mai, lo aveva avvisato che quegli sporchi mostri provenienti dagli abissi del tartaro si stavano avvicinando pericolosamente alla fortezza.
Inaudito! aveva subito pensato il grande essere, alzandosi di scatto e spezzando con furia il collo della guardia, pensando ad un inganno. Come se un branco di ombre potessero superare il suo scudo magico che impediva ad ogni cosa di penetrare nella foresta. Solo lui avrebbe potuto infrangere l'invisibile barriera, come aveva fatto per far passare i gruppi di soldati in avanscoperta, carne da macello per i suoi cucciolotti.
Mentre il soldato cadeva a terra esanime, però, sentì chiaramente passi indesiderati solcare le terre intorno al suo palazzo. Allibito si era apprestato a correre all'esterno, sbraitando ordini. Aveva fatto liberare i suoi fidati mastini da guerra, bestiacce di una tonnellata ciascuno con zanne intrise di acido corrosivo. Le trappole li avrebbero protetti, ne era certo, ma era sempre meglio essere sicuri. Così aveva fatto mobilitare tutti i suoi soldati, aveva dato fondo ad ogni mezzo di difesa e di offesa a sua disposizione. Se quegli stracci ambulanti volevano la guerra, l'avrebbero avuta!
Ma non era stato sufficiente. Dall'alto della ziggurat in cui risiedeva, il suo palazzo magno e splendente, aveva assistito con orrore al massacro che era seguito allo scattare di una delle tante trappole perimetrali. La vampata era stata... spaventosa. Era stato come se un esercito di serpi giganti e fiammeggianti si fosse riversato con la stessa foga di un uragano dagli alberi, spazzando il terreno, divorando ogni cosa. Le sue idre furono fatte a pezzi da quell'orrendo fuoco che pareva liquido, cremisi e nero, i mastini e i segugi sommersi prima ancora di poter azzannare qualcosa. I lancieri non ebbero nemmeno il tempo di rendersi conto di quel che stava accadendo, il fuoco li colpì in pieno e li smembrò come avrebbe fatto un macigno. Le vampe non si fermarono, aggredirono le mura di pietra della sua magione, cercando accessi verso l'interno e fiondandocisi con tutta la cattiveria possibile appena li trovavano, oppure scavando come forsennate, traforando in pochi secondi muri di decine di metri di spessore.
Il dio fu costretto ad innalzarsi in volo col globo magico che portava al petto, uno dei tanti cimeli che gli davano potere, guardando impotente quelle fiamme dotate di vita propria che facevano crollare in pochi secondi un palazzo che aveva retto le forze della natura per milioni di anni.
Ed in quel momento, Ahuizotl continuava a fissare senza parole lo spettacolo sotto di lui. Osservava come le fiamme si stessero ritraendo, mostrando una voragine profonda kilometri e scura come l'universo senza stelle. Sospeso a mezz'aria, su una colonna di terra superstite, se ne stava inginocchiato un umano imponente con indosso un grande mantello grigio cenere, che teneva il capo chino. Ahuizotl sentì la rabbia crescere di fronte a quell'uomo che aveva avuto l'arroganza di sfidarlo e discese verso di lui con l'intento di ucciderlo.
Tuttavia non lo attaccò. Gli premeva sapere come avesse fatto a superare le sue difese e chi fosse per essersi permesso di aggredirlo e di spazzare via tutti i suoi possedimenti.
"Presumo tu debba essere la feccia che quel folle di Shadow Blade ha mandato qui a conquistare il pianeta." sibilò l'essere, facendo schioccare le dita sulla mano alla fine della lunga coda blu. Un talismano magico apparve e il dio lo strinse forte, venendo avvolto da una bolla verde che svanì dopo poco.
"Presumo tu debba essere la feccia che ha sporcato questo luogo per tanto tempo conosciuta con il nome di Ahuizotl." ribatté il Generale, senza spostarsi.
La creatura blu strinse un pugno su cui si delinearono dei tatuaggi di un abbagliante rosa chiaro. Una sfera rosa apparve e scomparve intorno a lui.
Studiò con calma l'avversario. Nitro se ne stava in ginocchio, ad occhi chiusi col viso rivolto verso il basso. Una mano era aperta e poggiata sul terreno. Muoveva le labbra velocemente senza parlare.
"Che stai facendo?" chiese Ahuizotl, passando due dita sulla collana secondo un ordine che solo lui conosceva. Un'altra sfera, stavolta rossa, lo avvolse prima di scomparire come le precedenti due.
"Mi assicuro."
"L'anima?"
Un impercettibile sorriso solcò il volto di Nitro, ma fu solo un fugace guizzo del labbro, nulla più. "Le anime di chi ho ucciso. Mi assicuro che non vadano nel posto sbagliato. Ora che Morte non fa più il suo dovere in questo Universo, non c'è nessuno che guidi i defunti."
"Un gesto nobile, il tuo." commentò Ahuizotl, facendo dei segni con le mani. Gli occhi gli si illuminarono di arancio e una quarta sfera apparve e scomparve.
"Non abbastanza. Sarebbe nobile se concedessi la vita, piuttosto che toglierla. Ma questo mio fuoco non è come nessun altro. Non da, toglie e basta. Non illumina, non riscalda, non redime. Condanna e basta a morte certa. E cresce e si nutre e diventa sempre più vorace. Non è certo nobile una fiamma così."
Il dio sbuffò, rilassando i muscoli.
"Sei qui per me, immagino."
"Per la tua testa, si."
Ahuizotl rise sguaiatamente. "Allora permettimi di mostrarti perché è vano il tuo proposito! A ME, VENTI DI TEMPESTA!" ululò, alzando tutte e tre le mani al cielo che si riempì di nubi. Una pioggia fitta e fragorosa iniziò a cadere. La pressione dell'acqua proveniente da quei cumulonembi innaturali spaccava il terreno. Ogni goccia era un proiettile che trapassava Nitro. Ma il Generale non si scomponeva. Il mantello si lacerò, ma lui non si scompose. La sua cotta di maglia venne fatta a pezzi dalla gragnola di proiettili d'acqua, ma lui non si scompose. Il suo corpo venne ridotto allo stremo, ma lui non si scompose. Non si mosse di un millimetro.
"ADESSO TI PENTI DELLA TUA ARROGANZA, DOMINATORE DEL FUOCO?! IL TUO ELEMENTO È INUTILE, SOTTO QUEST'ACQUA MALEDETTA! ED ORA MUORI, PER MANO MIA!" gridò Ahuizotl, che sembrava non essere nemmeno sfiorato dalla pioggia che cadeva su di lui con delicatezza, sostenendolo e non colpendolo.
Nitro rimase fermo, con gli occhi chiusi. Il suo corpo si rigenerava all'infinito, la pioggia bloccava il suo potere, ma non lo uccideva... E così il dio usò tutto il suo potere e canalizzò l'energia di tutti i talismani e di tutti gli incantesimi che aveva addosso. I suoi muscoli crebbero, la sua statura aumentò fino a sfiorare i cinque metri.
"L'eroe che abbatte mulini è solo uno dei tanti." disse con calma Nitro, mentre una mano artigliata del gigante gli arrivava addosso. "L'eroe che edifica case è vero e veramente unico."
Ahuizotl si bloccò, il palmo ad un millimetro di distanza dalla testa del Generale. La pioggia smise di cadere di botto, con la stessa rapidità con cui era arrivata.
"Che tu possa perdonare la mia arroganza, divinità, non m'importa. Che tu possa capire. Chiedo solo questo." disse Nitro, alzandosi mentre il corpo del dio veniva distrutto per combustione spontanea.
"C-come hai... fatto... L'acqua ti av..." mugolò l'essere blu, cercando di fermare goffamente l'Every che non si fermò nemmeno.
"L'acqua? L'acqua spegne il fuoco. Ma nemmeno un oceano spegnerebbe un sole. Ricordatelo, nell'aldilà. Sempre che l'aldilà non sia già stato conquistato prima che tu vi giunga."
Ahuizotl scomparve col braccio ancora proteso.
 
Nitro rientrò nella foresta. Vi trovò una pila di cadaveri di mastini. Alcuni erano stati fatti a pezzi, inconfondibilmente, da un'Ombra. Ma molti altri erano caduti sotto la pioggia torrenziale del dio. L'Every si guardò intorno e sorrise acre, vedendo il cadavere dilaniato dalle zanne dei cani prima e crivellato dai dardi di pioggia poi dell'Alto Comandante.
"Quantomeno uno che doveva morire, qui, è morto..." commentò ridacchiando, per poi allontanarsi fischiettando un motivetto allegro, diretto al campo base.
 
Fine Parte Sette

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Capitolo 8
*** Parte Otto - Combattere per Sé Stessi ***


Parte Otto
 
"Mio signore?"
Nitro bofonchiò qualcosa che non riuscì a capire nemmeno lui. Non aveva voglia di alzarsi, non aveva voglia di uscire dalla sua tenda e di andare alla noiosa cerimonia in ricordo del... come avevano detto? Ah, si. Dell'onorevole Alto Comandante Derghius, caduto nell'adempimento del suo dovere. Non aveva voglia di fingere che gli importasse, di nascondere che sin dall'inizio dell'operazione aveva fatto di tutto per eliminarlo, che aveva giustificato la morte dei suoi soldati con un'imboscata. Non aveva la minima voglia di vedere un'Ombra per almeno i prossimi tre giorni, nemmeno se Shadow Blade in persona gli si fosse presentato di fronte.
"Mio signore?" ripeté la voce del soldato scelto che lo stava chiamando da circa cinque minuti ininterrotti fuori dalla tenda. La sua testardaggine lo angustiava non poco.
Il Generale mugghiò qualcosa e si rigirò sulla branda, sollevandosi poi e poggiando le mani sul bordo in metallo del letto.
"GENERALE!" gridò la voce dell'Alta Comandante Shashara, che proruppe furibonda dall'uscio nemmeno chiuso della dimora dell'Every.
"Che razza di modi sono questi?!" sbottò imbarazzato il ragazzo, alzandosi.
Shashara, una demone che fluttuava a mezz'aria, con un corpo femminile interamente coperto da una lunga tunica argentea e blu zaffiro, quattro lunghe braccia sinuose e scure fasciate con bende d'oro e d'argento, un copricapo che le celava il volto bellissimo dietro una maschera da felino, lo scrutò senza proferire una parola.
"Ti stiamo aspettando da ore! Quel poveretto là fuori è la decima guardia che mandiamo a smuoverti! Che fine hanno fatto gli altri?!" sbraitò la comandante infuriata a dir poco.
Nitro si passò una mano sul collo, sedendosi di nuovo e distogliendo lo sguardo.
Shashara aguzzò la vista. "Abbia almeno la compiacenza di ammettere QUESTA colpa!" gli sibilò all'orecchio.
"Potrei effettivamente averli fatti evaporare."
"Non mi dire."
"Stavo dormendo."
"Mi pare giusto, si."
"Sono giorni duri per tutti."
"Ah-ah, ah-ah." detto ciò gli tirò uno schiaffo che gli fece voltare la faccia di novanta gradi.
Lui si massaggiò la mascella e fece un ghigno.
"Come se non fossimo in guerra." disse in tono di scherno.
"Si, siamo in guerra. E in guerra tutto è concesso. Ma allora dimmi, tu sei in guerra con noi. O contro di noi?" gli domandò con maggior serietà la donna, obbligandolo a guardarla.
Nitro fissò gli occhi vuoti della maschera di gatto con un misto di disgusto e... di dispiacere. Sapeva bene cosa si nascondesse sotto quella maschera, quali occhi ci fossero sotto i due topazi incastonati nelle orbite ornate di pittura nera. Era affetto quello che quegli occhi di gatto nascondevano. O forse qualcosa di più.
Storse le labbra, pensando al momento in cui avrebbe dovuto far fuori anche lei. Sentiva un certo calore dentro di sé, ogni volta che l'aveva vicina. Non era certo di poterla uccidere come aveva pianificato di fare. Secondo il suo piano avrebbe seguito gli ordini di Shadow Blade, cercando di ammazzare quanti più dei suoi soldati possibile, ma con lei era diverso. Si sentiva una merda a doverlo fare.
"Non so se posso risponderti del tutto sinceramente, piccola." masticò alla fine, distogliendo di nuovo lo sguardo.
La donna lo scrutò mentre si alzava e si avvicinava ad un baule da cui prese la camicia e il mantello speditigli dalle aeronavi.
"Credi che non sappia che vuoi far fuori il consiglio di comandanti? Nitro, stai giocando ad un gioco pericoloso. Se Shadow Blade-"
"Se Shadow Blade lo verrà a sapere dovrà farsene una ragione!" la interruppe bruscamente lui, afferrandole improvvisamente due polsi e avvicinandola al volto corrugato in un'espressione che la spaventò. "Io seguo gli ordini del capo e il capo mi ha dato l'ordine di prendere possesso di questo pianeta spazzando via tutte le forme di vita che lo infestano, visto che a quella feccia appartengono anche un certo numero di quei piccoli bastardi che, ti giuro, avrei tanto voluto schiacciare sotto lo stivale. L'ordine non comprende però l'incolumità dei suoi soldati."
Shashara lo guardò impaurita. "M-ma perché?"
"PERCHÉ..." Nitro si fermò. Guardò la bella Ombra. La maschera le era caduta, rivelando il bel viso atterrito. Si rese allora conto di aver sollevato una mano e che se non si fosse fermato l'avrebbe colpita. "Perché... Non lo so, va bene?! Mi sono sempre detto chi se ne frega? Ci penseranno gli altri, non mi riguarda! insomma, quando c'erano conflitti così non mi schieravo. Che dovevo fare? Stavolta però... devo farlo, capisci? Devo schierarmi. E francamente non riesco a capire da che parte dovrei stare. Devo lavorare per il tuo capo, ma... che giustizia c'è in questo? Cazzo, non lo so... Forse volevo solo... solo equilibrare le cose."
Shashara allentò un po' i nervi. Si alzò e lo baciò.
"Non devi preoccuparti. Dev'essere dura, ti capisco, solo... sarebbe meglio se evitassi. Non c'è nulla di male nello schierarsi, basta farlo secondo i propri ideali. Se credi in ciò che fai e lo credi giusto, beh, non sei cattivo. Siamo in guerra, ricordi? Non ci sono buoni o cattivi qui."
"Forse hai ragione..." rispose Nitro tirando su col naso.
"Certo che ho ragione. Ora muoviti e preparati. Io ti aspetto qui fuori."
Nitro le sorrise e la guardò mentre indossava di nuovo la maschera e usciva, non prima di avergli ammiccato con quei suoi splendidi occhi ametista.
Non appena fu sparita oltre il telo della tenda, il sorriso scomparve dalle labbra lasciando il posto alla solita espressione annoiata.
E per il momento anche la troia era sistemata. Sogghignò di nuovo. Il sentore di dispiacere per quella poveretta era finalmente scomparso. Ora sapeva perché non doveva farsi problemi ad ucciderla, lei che era feccia al pari dei suoi simili.
Semplicemente per lui era solo sesso.
 
Fine Parte Otto

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Capitolo 9
*** Parte Nove - L'Ultimo Baluardo ***


Parte Nove
 
Al centro dei regni del nord del mondo si apriva un gigantesco deserto di ghiaccio e al centro di quel gigantesco deserto di ghiaccio sopravviveva unicamente un grande impero fatto di cristallo. Solitamente circondato da un bianco accecante, ora i suoi abitanti si guardavano in giro terrorizzati dalla marea nera che li aveva assediati qualche settimana prima e che ancora li minacciava.
Ombre nere fluttuavano dietro allo scudo emesso dal Cuore di Cristallo. La periferia del reame era svuotata, nessun pony era così pazzo da vivere vicino alle creature di tenebra. Tutti si erano rifugiati quanto più vicini al palazzo reale, il quale era stato adibito a dimora di tutti i superstiti dell'attacco iniziale di Shadow Blade che avevano trovato lì rifugio. 
E nel palazzo reale, o meglio, nei suoi sotterranei centinaia di creature di mille mila razze diverse si affaccendavano in corridoio e stanze scavate nel sottosuolo per centinaia di metri.
Al quinto piano sotterraneo si apriva, nel centro della struttura che seguiva un perimetro strettamente circolare, una stanzina (piccola se paragonata all'intero sistema di cunicoli e grotte artificiali, visto che era ampia almeno trenta metri quadrati) mal'illuminata dalla luce di alcune lampadina appesa al soffitto. Un tavolo e due sedie erano il solo arredamento. Il tavolo di legno marcio aveva una mappa dell'Impero e diversi schermi magici piazzati lungo i bordi. Una ventina di figure se ne stavano in piedi intorno ai piani di battaglia riportati sugli schermi.
"Quali notizie, Borodor?" chiese la donna a capotavola, una alicorno dal manto rosa pallido e dal muso affilato e sottile, segnato da rughe di stanchezza.
L'elefante chiamato in causa arricciò la proboscide e si schiarì la gola con un barrito sommesso. "La barriera regge, Principessa, ma non siamo certi di poter mantenere alta la difesa ancora a lungo. Informazioni riguardanti la fine del regno di Ahuizotl ci giungono dal sud."
Una leopardo senza un occhio e con una protesi alla mandibola si fece avanti. "Abbiamo perso metà degli esploratori, per quella missione." sottolineò contenendo a stento un certo rammarico.
L'elefante guardò con occhi cisposi la alicorno che gli fece un cenno per invitarlo a proseguire.
"Dal momento che perfino la magia ingannevole di quel demone è stata spezzata, è pensiero diffuso, ormai, che pure l'incantesimo di Starswirl non reggerà ancora a lungo."
"La magia di Starswirl il Barbuto ci ha sempre protetti!" esplose un pegaso in armatura a fianco dell'attuale regina dei pony. "Non ha mai ceduto, mai cederà! Abbiamo scacciato ombre peggiori di quelle, non abbiamo di che temere e di che preoccuparci!"
"Paulie, per favore, calmati." sbuffò la principessa, massaggiandosi una tempia.
Una salamandra di un acceso verde smeraldo sibilò, poggiando entrambe le zampe anteriori sul tavolo. "Egregio capitano delle forze aeree dell'Impero di Cristallo, siamo tutti consci delle pregevoli capacità del Cuore e lungi da me dal voler screditare in alcun modo le gesta del vostro più grande stregone, tuttavia sarebbe sciocco da parte nostra affidarci unicamente a quella fonte di difesa per la sicurezza dei nostri popoli."
Il pegaso sbuffò, arricciando il naso in un'espressione furibonda, ma Shining Armor, seduto alla destra della moglie, gli scoccò un'occhiataccia tacitando la sua ira sul nascere.
"Le scorte non sono infinite. Non abbiamo bisogno di minacce esterne per avere paura, basta la realtà dentro le mura." commentò secco Maciotauro, il capo dei minotauri sopravvissuti all'epurazione delle loro terre.
"Ha ragione! I miei leoni non possono sopravvivere a lungo. Abbiamo bisogno di cibo!" ruggì il re felino, vedendo accolta la sua esclamazione con versi di scherno, orrore o deprecazione da parte dei popoli erbivori, cenni d'assenso da parte degli onnivori moderati e guaiti feroci da parte di cani delle praterie, lupi e orsi polari. Cadence e la regina dei draghi soltanto non commentarono.
"ALL'ORDINE!" gridò Shining Armor, battendo il tavolo con una zampa per richiamare il silenzio e l'attenzione dei presenti "All'ordine! Non siamo qui per discutere o perdere tempo!"
La moglie gli rivolse un sorriso grato e prese parola, facendosi avanti. La sua aria regale bastò a far ammutolire perfino gli orgogliosi orsi bianchi, i cui due rappresentanti si fecero indietro e chinarono il capo leggermente.
"Signori. Signori. Vi prego, calmatevi. Molti problemi ci assillano e ne sono conscia. Per quanto riguarda la faccenda della difesa, mi sono personalmente premunita affinché un trattato di pace venga recapitato ai Quilin, regnanti dell'estremo est. Solo loro, attualmente, hanno la forza di contrastare l'esercito delle Ombras. Noi non abbiamo né i mezzi né i numeri per resistere ai plotoni vaporizzatori di Shadow Blade, quindi non ci resta che aspettare e sperare. Invece, riguardo alle provviste, ho preso accordi con i draghi che condivideranno parte delle loro conoscenze ataviche con cui crediamo di poter creare piantagioni di pseudo gemme commestibili per tutti. Così risolveremo il problema del cibo."
"Credete? Credere non significa nulla. Al mio popolo servono certezza, principessa." soffiò la regina dei lupi, rizzando il pelo sulle spalle.
"Avete altre idee, lady Irelia? Credo di parlare a nome di tutti quando dico che ognuno di noi darebbe la vita per un'alternativa migliore dell'attesa e dell'incertezza."
La lupa si rizzò con aria austera. "Perché non tentare una sortita? Potremmo attaccarli e coglierli di sorpresa usando i tunnel dei cani stana diamanti. Ci saranno vittime, ma se ci muovessimo con cautela e sotto il comando del giusto condottiero sono certa che potremmo anche trionfare."
"Voi dite?" la schernì Maciotauro, tirando su col naso.
Irelia gli rivolse un'occhiata famelica. "Diteci, visto che siete tanto bravo a giudicare, voi che proponete, ammasso di muscoli?"
Il minotauro non si scosse minimamente per l'offesa, anzi, sorrise. "Potremmo provare a patteggiare con loro."
Un silenzio rotto solo da un brusio scandalizzato pervase la stanza come un vento di bufera.
"Voi... scherzate, non è vero?" chiese titubante, con aria a dir poco sconcertata, la salamandra verde.
"Certo che no. Saranno ombre maledette, ma il loro re non può essere tanto sragionevole da non concederci nemmeno un'udienza." bofonchiò la montagna di muscoli.
I dignitari yak annuirono con eccessiva convinzione.
Cadence sospirò. "Vi prego di ragionare. Non possiamo ragionare con quel tipo di persona. Shadow Blade è..."
"È un re come ogni altro. Si tratta di una guerra, nessuna guerra non può essere decisa a tavolino." la interruppe il minotauro.
"Follia! Vuoi dunque prostrati ai suoi piedi implorando pietà?!" guaì Irelia.
Il minotauro rise "Perché? Non siamo forse già stesi a terra in attesa del colpo di grazia?"
Detto ciò si alzò e se ne andò ridendo. La lupa lo fissò con occhi di fuoco, poi sbottò e si diresse a sua volta verso l'uscita.
"Fate tutti come volete. I miei lupi lotteranno. Quel che farete voi non mi interessa!"
"Per favore, vi prego!" provò a fermarli Cadence, ma ormai anche gli altri dignitari se ne stavano per andare, chi più contrariato di altri. "Dobbiamo restare... uniti."
Shining Armor le mise una zampa sulla spalla e lei gli poggiò la testa sul petto, scoppiando a piangere. La regina dei draghi le passò in parte.
"Ember, almeno tu..." mugolò Cadence.
Ember sospirò, dandole qualche dolce pacca amichevole sulla spalla.
"Non lo so, Cadence. Però qui stiamo davvero per morire di fame."
La alicorno cercò di ribattere, ma quando se ne fu andata, scoppiò in lacrime, stringendosi al marito che la avvolse con le braccia.
"Dove siete, Lucas Force? Equestria ha bisogno di voi..." mormorò.
 
In quel momento Nitro aprì un occhio.
"Che succede?" mugolò Shashara, stiracchiandosi nella branda.
"No, nulla. Solo mi è venuta la sensazione che qualcuno stia avendo giusto ora una vana speranza..."
 
Fine Parte Nove

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Capitolo 10
*** Parte Dieci - Intermezzo 1 ***


Parte Dieci
 
"Caricate quei cazzo di cannoni!" abbaiò il Gran Capo d'Artiglieria ai suoi soldati che si affrettarono a riempire le canne gigantesche dei mortai drago d'argento con proiettili a grappolo ad energia termo nucleare contenuta, l'ultimo ritrovato della tecnologia bellica delle Ombras.
Nitro guardò la pioggia di proiettili fluttuare in aria dopo appena una frazione di secondo da che erano stati rigurgitati dai mortai. Il suono arrivò pochi istanti dopo, quando i missili si erano già divisi ed avevano fatto rotta verso il basso. Il botto delle esplosioni non fece nemmeno in tempo a cessare che un frastuono terrificante che pareva emulare le grida di miliardi di vite in tutto l'universo che si disperavano travolse il campo base.
Prese una tazza di tisana alla camomilla e sorbì qualche sorso della bevanda. Aveva mandato la maggior parte dei Comandanti nel regno Quilin a stringere un patto di alleanza con quei dannati rettili dall'aspetto più bizzarro che avesse mai visto. Erano rimasti dieci sottoposti a strisciare ai suoi ordini. Tre erano sparsi ad Equestria per amministrare le truppe e stabilire una base oscuro-formata che potesse essere poi sviluppata in una città in cui le Ombras potessero vivere senza alcun problema. Quelle bestiacce, infatti, avevano bisogno di un ambiente particolare per poter proliferare senza che la luce proveniente dallo spazio le danneggiasse. Problema risolto dalle armature per i soldati e da anni di addestramento suicida per i centurioni e gli Alti Comandanti. Di più difficile risoluzione per qualsiasi altro poveraccio non facente parte dell'arma.
Altri cinque Comandanti erano di stanza in punti focali su tutto il resto del pianeta. Gli ultimi due, Shashara e Myu-Fong, un affare fatto unicamente di sassi aggregati tra loro con spine nerastre che uscivano dalle fessure tra una pietra e l'altra, erano assegnati all'Impero di Cristallo. Li aveva voluti personalmente vicini perché erano gli unici due su cui avesse una vera e propria influenza. Gli unici che non volessero apertamente rovesciarlo, in sostanza.
"Generale!" esclamò un soldato Ombras arrivando trafelato dal punto di attracco per le navette che portavano rifornimenti dalla flotta.
Nitro gli rivolse una breve occhiata stanca.
"Generale, notizie! Shadow Blade arriverà a breve, generale!"
L'attenzione dell'Every si riaccese. Aguzzò la vista e si alzò dalla sedia pieghevole. "Tra quanto è previsto l'attracco della grand-ammiraglia?"
"Forse due giorni, forse meno. Sua magnificenza non ha voluto essere più specifico."
"Molto bene. Preparate una nave. Andrò ad allestire l'accoglienza personalmente."
"In verità, ci sarebbe altro." mormorò impaurito il soldato, cercando di farsi il più piccolo possibile per evitare di essere incenerito.
Nitro si voltò facendo svolazzare il mantello. Il ragazzo era molto più piccolo e basso di qualsiasi Ombra, eppure in quel momento di fronte ai suoi occhi verde scuro tempestosi e spazientiti, il grosso mostro si sentì scomparire. Deglutì.
Nitro gli afferrò il pettorale, sollevandolo da terra. "Che altro c'è?" sibilò.
"È stata... fissata una riunio-ne... una riunione dei Generali... Shadow Blade ha stabilito che dovete... incontrarvi per stabilire le prossime mosse... pare ch-che Lucas sia sfuggito a... Anderson..." balbettò l'Ombra, faticando a prendere fiato. La pressione esercitata involontariamente da Nitro stava lentamente distorcendo lo spazio intorno a loro, smantellando la realtà che aveva iniziato a riempirsi di crepe e fratture violacee.
"AndeRSON!" gridò l'Every, incendiando l'Ombra che pigolò di dolore, venendo fatta a pezzi in pochi secondi.
I soldati nei dintorni alzarono per un secondo lo sguardo, ma tornarono subito alle loro faccende per evitare di condividere la brutta fine col loro collega.
Il Generale sbuffò, abbassando la mano che ora non aveva più nulla da stringere. Si incamminò verso la piattaforma di atterraggio, deciso a recarsi alla flotta il prima possibile.
 
Il ragazzo che era anche il sole nero entrò a grandi passi nella sala del consiglio. Vi erano una trentina di scranni vuoti. Erano tutti uguali e piuttosto semplici, posti lungo un grande tavolo rettangolare sotto il quale crepitavano fiamme olografiche e gelide dal colorito bluastro. A capotavola era posto uno scranno tre volte più grande degli altri, molto più sontuosamente decorato, con intarsi in madre perla, foderato di seta ricamata a mano in oro, con pietre preziose intagliate squisitamente e incastonate nei bracciali e sulla cima dello schienale.
Nitro si sedette senza perdere tempo al posto su cui era inciso il suo nome ed un simbolo raffigurante una stella che inglobava un buco nero, annichilendolo. Non appena si fu seduto, la stanza si animò.
Gli altri scranni vennero riempiti dapprima dalle figure azzurrine e imprecise di alcuni giovani avvolti da un'aura scura e potente, poi dai giovani in carne ed ossa. Si trattava di un collegamento iper spirituale. Era una sorta di simulazione che replicava così fedelmente la realtà da poter essere scambiata per una realtà parallela. Per farla breve, era come essere collegati con ologrammi, ma in modo milioni di volte più realistici.
Nitro li guardò rapidamente. I primi che vide erano una coppia di ragazzi mingherlini e pallidi seduti ad una decina di posti di distanza da lui. Uno era un giovane scarno dagli occhi annebbiati e stralunati, con un'espressione truce in volto, seduto scompostamente che giocherellava con un ramoscello d'ulivo morto. L'altra era una ragazza, una vampirella, a giudicare dai canini pronunciati. Non sapeva i loro nomi e poco gli importava, francamente, erano solo altri sfigati che come lui avevano avuto l'ignominiosa idea di servire Shadow Blade.
Un po' più vicino a lui, ma comunque ancora abbastanza distanti, si trovavano il ragazzo fratello della Morte di quegli Universi, affiancato da una ragazza dai capelli sgargianti, delle tonalità del giallo e dell'arancione. A quanto gli sembrava di ricordare era una di quelle pony che si tramutavano in umane per aiutare i piccoli eroi patetici. C'erano poi il ragazzo che aveva tradito dopo la cattura, un fior fiore di vigliacco, doveva proprio dirlo, la ragazza che prima aveva fatto l'amichetta di Lucas, aiutandolo a scappare dalla prigione, a quanto aveva sentito, e poi lo aveva tradito. Infine c'era l'ultimo. Era un Kishin, un dio della follia. Lo aveva già sentito nominare per il suo potere rigenerativo. Impressionante, dicevano. Ne aveva visti di simili solo raramente.
"Oh, finalmente si è fatto vivo." sbottò la vampira, vedendolo arrivare.
"A che serve questa riunione?" bofonchiò l'Every, ignorandola.
La ragazza sibilò, sguainando gli artigli con fare minaccioso.
"Sono arrivate nuove informazioni." la bloccò il mietitore con voce atona. "Lucas vi è sfuggito."
"Non per colpa nostra." obiettò pacato il ragazzo moro dietro alla vampira, spezzando il ramoscello.
"Già, non siamo stati noi a far apparire il tuo fratellino." aggiunse la ragazza.
L'umana dai capelli del colore del tramonto si irrigidì. "Shadow Blade ci ha dato poteri inimmaginabili e voi vi fate battere così? Patetici."
"Sunset, non provocare. Abbiamo appena ricevuto questi doni, è normale non sapere come usufruirne al meglio." fece notare il Kishin con tono di superiorità.
Sunset lo fulminò con lo sguardo e lui le sorrise con cattiveria.
"Ad ogni modo, ci è scappato. Dobbiamo decidere chi inseguirà Lucas, chi baderà ai prigionieri e chi andrà a conquistare altri Universi. Tanto vale sbrigarci, no?" concluse il ragazzo che aveva tradito dopo la cattura.
"Junior ha ragione, diamoci una mossa." gli diede man forte il mietitore, spingendosi in avanti sul tavolo e scrutando tutti i presenti.
"Shadow Blade ha detto che gli inseguitori dovranno essere certamente Vampy e Dark." disse la ragazza chiamata Sunset. La vampira e il suo vicino si smossero, la prima gonfiando il petto visibilmente inorgoglita, l'altro battendo il palmo sul tavolo un paio di volte con fare guardingo.
"Mi unirò a loro, allora." disse perentoriamente Nitro.
Tutti si voltarono verso di loro.
"Ne dubito." replicò Sunset.
"Come? Non sei tu a darmi ordini, mi pare di ricordare." ringhiò l'Every.
"Ma Shadow Blade si. E mi pare che ti abbia dato un ordine. Ordine che non hai nemmeno portato a termine. Non so, in effetti, cosa tu ci faccia qui." lo schernì mettendo le braccia dietro la testa la ragazza che poteva mutare le cose in metallo, sfidandolo con lo sguardo.
"Ma Lucas è mio! DEVE ESSERE MIO!" sbraitò Nitro, battendo i pugni sul tavolo che si spaccò in due.
"Woo, calmati, amico!" gridò Junior.
"Calmarmi? Come puoi dirmi di CALMARMI! Devo essere io ad ammazzarlo, DEVO ESSERE IO!" gridò ancora Nitro.
"Smettila, però." lo zittì Shruikan con voce annoiata. L'Every si voltò verso di lui, furibondo. Il Kishin lo fissava senza battere ciglio. Capitava così di rado che qualcuno non si sentisse a disagio di fronte a Nitro, che il Generale di fuoco di sole nero fu spiazzato dalla sua calma glaciale.
"Senti, bello, non so che problemi hai con Lucas, ma ho paura che tu non possa andare a farlo fuori. Prima devi conquistare Equestria, ok? Poi Shadow Blade ti dirà che fare."
L'Every fece per ribattere, ma non trovò che dire. Quel ragazzino era così gelido da sembrargli inequivocabilmente nel giusto. Semplicemente non poteva dargli contro.
 
Dopo un'ora di discussioni, i Generali si ritirarono. Nitro fu però bloccato dal Kishin.
"Mi serve un favore." gli disse a mezza voce, guardandosi intorno.
"Non credo di aver completato i miei ordini." sibilò in risposta con sarcasmo il ragazzo.
Shruikan fece un risolino acre. "Senti, di rado chiedo aiuto. E ancor più raramente chiedo per favore. Quindi, per favore, fammi un favore."
Nitro ci pensò su. Da un lato avrebbe voluto dargli il ben servito. Dall'altro, però, sentiva che negargli quel piccolo piacere sarebbe stato peggiore. Istintivamente strinse la piccola pietra rosso sangue che portava legata al braccio.
"Di che si tratta?"
"Devi cancellare la memoria ad una certa persona per me..."
 
Fine Parte Dieci

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Capitolo 11
*** Parte Undici - Intermezzo 2 ***


Parte Undici
 
Dei, che razza di situazione. Nitro passò i corridoi della base segreta con passo felpato, guardingo.
Non si spiegava bene nemmeno perché fosse tanto teso, dopotutto era un fottuto Generale, era normale trovare uno come lui in giro per la base segreta (una delle tante, tra l'altro, manco quella principale!) delle Ombras. Tuttavia, il motivo della sua visita lo metteva a disagio.
Maledisse Shruikan mentalmente. E soprattutto maledisse sé stesso per essersi fatto convincere a fare quella scemenza. Che gli era saltato in mente?! Aiutare quella macchiolina d'inchiostro senza neppure un tornaconto personale, nel bel mezzo di un'invasione che non aveva, tra parentesi, nemmeno portato a termine, era una follia bell'e buona.
Scivolò lungo un corridoio e svoltò a destra simulando disinvoltura non appena vide le sedici guardie armate fino ai denti, grosse almeno il triplo di lui, che stazionavano in fondo alla via di metallo scuro a prova di super nova. Le Ombras, non appena lo ebbero riconosciuto, scattarono sull'attenti. La più grossa e corazzata si fece avanti e gli sbarrò la strada. Nitro cercò di apparire il più duro possibile. Lo aiutava molto notare come il soldato fosse terrorizzato di fronte a lui. Cercò di farsi una risata interiore, così, per smorzare l'ansia.
"ALT! Grado, Permessi e Parola d'Ordine!" esclamò il colosso, puntando diligentemente una sbarra di metallo lunga tre metri dall'estremità scanalata contro l'Every. Questi restò impassibile, anche se non pensava che la farsa avrebbe retto.
"Devo vedere una prigioniera." disse secco e veloce, cercando di evitare il fatto che quella schifosissima lucertola gli stava puntando addosso un'arma senza il suo permesso diretto.
Il soldato vacillò, deglutendo rumorosamente. Il bastone tremolò involontariamente nell'arto della bestia. "Grado... Permessi e... P... P-parola d'Ordine, prego..." mugolò.
Nitro si sforzò di sorridere. Probabilmente uscì una smorfia di rabbia, ma pazienza. "Senti, soldatino mio bello, ho fretta, chiaro? Quindi, se non ti spiace, fammi passare, ti va? E magari non andrò a dire a Shadow Blade che il suo soldatino ha interferito con i suoi ordini diretti, mh?"
Il soldato deglutì. Cercò l'appoggio dei compagni con uno sguardo disperato da sopra la spalla, ma tutti scossero il capo sconcertati.
Alla fine si fecero da parte e lasciarono sgombro il passaggio verso la porta della cella. L'Every sorrise acre e si avvicinò al vetro della cella. Dentro c'erano i membri della squadra un tempo considerata la "più forte" del Multiverso. Storse le labbra, pensando a come fossero si i più forti, ma di certo non in tutti gli Universi esistenti o esistiti. Rabbrividì al pensare a cose che aveva visto e che nemmeno lui avrebbe mai potuto sconfiggere.
"Aprite."
Un altro soldato si fece avanti, cercando di spiegarsi. "Ma, Generale, abbiamo l'ordine di non aprire più a-"
Una vampata cremisi e nera divampò dalla coda dell'Ombra, avvolgendolo del tutto fino a farlo sparire dalla faccia del Multiverso per sempre.
"Qualche altra obiezione o posso parlare con chi voglio io?" disse con gli occhi iniettati di sangue il ragazzo. Le Ombras tremarono di paura, mentre il loro capo scivolava a lato della porta ed inseriva un codice segreto in un tastierino invisibile ad una non-Ombra. La porta si aprì con un getto di vapore, scivolando di lato.
Nitro entrò a testa bassa, la sua stazza non gli rendeva facile passare per le porte normali.  La porta si richiuse alle sue spalle.
"Molto bene. Eh-Ehm. Che silenzio imbarazzante..." disse, battendo le mani al colmo del disagio. Di fronte a lui stavano gli eroi. I baluardi che avevano protetto interi Universi dalla morsa di Shadow Blade. Non poteva dire di non ammirarli, da un lato. Dall'altro li trovava solo incredibilmente stupidi, decidere di buttare al vento la tranquillità di una vita serena che le loro capacità avrebbero di certo consentito di avere unicamente per vivere qualche avventura in più e salvare una decina di miliardi di vite extra che tanto sarebbero state stroncate presto o tardi.
Però non poteva nemmeno biasimarli troppo. Ricordava bene di un paio di occasioni in cui pure lui aveva fatto lo stupido a quel modo. Una in particolare la ricordava bene. Ed era certo che pure un membro della Lucas Force la ricordasse. Wesker.
Ma erano vicende passate, inutile scervellarsi.
Gli eroi erano tutti rannicchiati contro una parete. Alcuni però lo stavano fronteggiando, i pugni chiusi, gli occhi serrati, i muscoli ancora vibranti nonostante la reclusione, pronti ad attaccarlo qual'ora avesse provato ad aggredire i loro compagni. Uno era proprio Wesker. Di fianco a lui c'erano poi l'albino in fissa coi soldi, che lo incuriosiva davvero molto, il mutante con la tutina di lattice nera e rossa, nemico stupido, ma non problematico, il mezzo lucertolone coi capelli blu, senza poteri non proprio terrificante, e infine il tutto ossa, il mietitore da quattro soldi che si era fatto battere così facilmente. Se ne fosse uscito vivo, gli avrebbe fatto conoscere una certa persona che magari gli avrebbe dato alcuni consigli utili.
"Cerco... aspettate, chi era..." bofonchiò confuso, minimamente impressionato dalle occhiatacce.
"Che avete fatto a papà!" gridò all'improvviso una ragazza che non aveva notato, saltando in piedi e correndogli contro.
"No, Lucinda, che fai?!" gridò l'albino, cercando inutilmente di fermarla.
"Si farà ammazzare!" sibilò un altro ragazzo affiancato da una specie di angelo. I ragazzi si alzarono tutti, allarmati, alcuni protendendosi in avanti, altri troppo spiazzati per reagire.
Ma prima che qualcuno potesse fare alcunché, la ragazzina aveva già ricevuto uno schiaffo dall'Every. Nulla di che, si era trattata di una spinta sulla guancia che l'aveva fatta indietreggiare di qualche passo. Ma, diavolo, i bambini sono talmente fragili! La ragazzina si premetta la guancia che aveva preso ad arrossarsi sempre di più.
Una ragazza dai capelli dorati emise un gemito disperato e le si precipitò di corsa affianco. Dopo aver appurato che stesse bene, alzò lo sguardo sul Generale. Uno sguardo così pieno d'odio che l?Every ebbe paura per un istante che fosse in grado di sparargli contro un raggio laser. Poi si ricordò che nemmeno un raggio laser lo avrebbe ammazzato, al peggio lo avrebbe scomposto per una decina di secondi, e si tranquillizzò un po'.
"Che razza di mostro colpisce una bambina?" disse gelida una ragazzina dai capelli castani con una maglietta raffigurante dei lupi di fronte alla luna piena.
"Tipo me?" scherzò Nitro, ridacchiando. Passò oltre alla ragazzina e alla donna (probabilmente la madre), dando dei colpetti amichevoli sulla testa della piccoletta, che si vide materializzare in mano un cestino pieno di dolcetti. "Comunque sono qui perché quell'altro... ehm... Shruikan, no? Si, insomma, la macchia d'inchiostro di seppia non poteva e così ha mandato me. Devo cancellare la memoria ad una tipa, una tale... Sporcol? Parcel? Parsec? Spurgex? Sparkle! Sparkle, devo cancellarle la memoria."
"Non cancellerai un bel niente a nessuno!" disse un ragazzo mezzo robotico, facendosi avanti con sguardo guerrafondaio.
"E se invece lo facessi?" gli sussurrò Nitro apparendogli di fianco. Il ragazzo barcollò colto alla sprovvista e l'Every gli prese la spalla, avvicinandolo di nuovo a sé. "Vedi? Se tu avessi avuto un po' dei tuoi poteri avresti potuto intercettarmi facilmente, ma ora come ora sei un piccolo, indifeso, banale umano con arti robotici mal funzionanti. E non hai idea di quanto gli umani siano pateticamente deboli. Non eravate più abituati a trattare da esseri umani, non è così? Troppo tempo passato coi vostri poteri vi ha fatto dimenticare cosa voglia dire essere deboli." Spinse la spalla del ragazzo, obbligandolo con facilità a sedersi sul pavimento, poi si voltò verso gli altri. "Dov'é Sparkle?"
"Non credere che te lo diremo tanto facilmente." ringhiò un altro giovane con il tatuaggio di un drago sul braccio destro.
L'Every sorrise falsamente. "Ne ero certo. Oh beh, io ci ho provato." si scrocchiò le dita e tirò un pugno contro il pavimento. Fiamme bianche scaturirono dal pugno. "Ta-da! I poteri nova! Non li vedevate da un po', vero? Ma tranquilli, io li controllo meglio del vostro amichetto! Se non lo decido io, non sentirete caldo, lo giuro! Ora, vogliate essere tanto gentili da dirmi chi è Sparkle, altrimenti..."
"Altrimenti ci friggerai? Shadow Blade ci vuole vivi, altrimenti ci avrebbe già usciti." replicò sarcastico Wesker, sedendosi ed incrociando le braccia.
"Hai ragionissima! Perfettamente d'accordo con te! Ma vedi, non sarebbe gentile da parte mia se dovessi, ecco... distrarmi un secondo mentre, diciamo, mi esercito e... per sbaglio, sempre facendo ipotesi, io bruci... che ne so? La piccoletta?" fece Nitro ghignando in direzione di Lucinda che cercò di nascondersi dietro alla madre.
Le fiamme bianche sprizzarono scintille di qua e di là. Tutti si coprirono istintivamente gli occhi, ma nessuno venne scottato o ferito veramente. Tutti tranne Lucinda. La piccola iniziò ad ansimare. Faticava a respirare e la sudorazione era aumentata esponenzialmente.
"Lucy? LUCY! Che ti succede? Lucy, guardami, LUCY!" gridò Applejack, venendo affiancata da alcune ragazze, una gialla coi capelli rosa, una normale coi capelli biondi e da un omone vestito con un impermeabile grigio, stivaloni neri, con una fascia bianca recante una croce rossa in mezzo legata al braccio sinistro.
"Che le stai facendo, mostro!" sibilò il ragazzo dai capelli blu, afferrando per gli orli del mantello il Generale che gli rivolse un sorrisino compiaciuto.
"Metto in pratica la possibilità sfortunata che ho poc'anzi esposto."
"Lucy! Oh mio Dio, oh mio Dio, Lucy! Respira, tesoro, respira adagio! Medico, ti prego, fa qualcosa!" diceva Applejack intanto, presa dal panico.
Il medico però non sapeva che fare, senza pistola medica o alcun kit di pronto soccorso.
"Tic toc, Sparkle è richiesta alla cassa tre! Sparkle richiesta alla cassa tre, prego! Eddai, devo solo cancellarti i ricordi, nulla di che!" esclamò Nitro, guardando uno ad uno i volti tesissimi dei presenti. Stava iniziando a perdere le speranze. Voleva maledire quel dannato Kishin, ma evitò di imprecare. "Perché lo sappiate, alla ragazzina mancano trentasette secondi prima di perdere i bulbi oculari. Poi, nei successivi ventisette secondi e trentaquattro centesimi, inizierà ad essere disidratata, MA NON È TUTTO! Perché in un minuto e trentaquattro secondi da ora le si scioglieranno le ossa! E non crediate che la lascerò morire, no! Sto facendo in modo che il calore agisca solo su zone ben precise del corpo, così da farle vivere ogni SINGOLO, FOTTUTO istante di questa COSTRUTTIVA esperienza! E c'è un solo modo per salvarle la pellaccia! Ed è..."
"SONO IO!" gridò a quel punto una giovane donna con un corno e delle ali viola.
Nitro le rivolse un caldo sorriso. Le fiamme si spensero e la piccola Lucinda tornò a respirare.
"Molto bene. GUARDIE!" gridò l'Every.
Due Ombras fecero capolino dalla porta, palesemente angosciate.
"Portate miss Sparkle nella mia stanza personale. E poi richiudete questi cani rognosi. Riporterò io la prigioniera qui non appena avrò finito con lei." sibilò disgustato al solo vedere quelle creature ripugnanti.
"Si, Generale!" saltarono su i due bestioni, prendendo di peso Twilight e portandola via, spingendo bruscamente via una giovane con le ali, dalla capigliatura color arcobaleno e la ragazza con la maglia coi lupi.
Nitro fece per andarsene, ma fu fermato da Applejack che gli afferrò debolmente la manica della camicia bianca.
"T-ti prego... Guarisci mia... Mia figlia... Lei... Lei sta male... Non si sveglia..."
Nitro alzò un sopracciglio e spostò lo sguardo sulla piccola, in braccio al medico. Era addormentata e non sembrava respirare. Forse aveva esagerato, ma che si poteva pretendere? Di solito usava il fuoco di sole nero, non il fuoco nova. Primo perché il fuoco di sole nero era più gestibile, secondo perché era devastante! E lui amava le cose devastanti!
"Fammi vedere." borbottò, avvicinandosi e chinandosi sulla piccola. Vide il volto di Medico e della ragazza coi capelli biondi in parte a lui irrigidirsi. Applejack gli si affiancò strisciando.
"Che cosa le hai fatto?" ringhiò la ragazza.
Nitro la ignorò.
Poggiò un dito sulla fronte della bambina e fece pressione. La piccola gemette. Furono pochi istanti in cui l'Every dovette ricorrere a tutta la propria forza di volontà per non esplodere ed incenerire tutti gli sguardi pesanti che si sentiva addosso. Poi, finalmente, finì di far serpeggiare il fuoco magico blu dentro la piccola e poté rialzarsi.
Si avviò verso la porta. Intanto dietro di sé sentiva la voce della madre che piangeva, ringraziando divinità su divinità mentre la bambina iniziava a piangere, chiamando la mamma.
Si chiuse la porta alle spalle e sbuffò. Detestava le famigliole felici. Detestava far del male ai bambini.
Prima cancellava la memoria a quella ragazza viola, prima poteva dimenticarsi di quel gruppo di gentaglia di cui non gli importava minimamente.
Prima lo faceva, prima avrebbe distrutto Equestria, prima sarebbe andato ad ammazzare quel bastardo di Lucas.
 
Fine Parte Undici

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Capitolo 12
*** Parte Dodici - Intermezzo 3 ***


Parte Dodici
 
"Che vuoi da me?" sbottò Twilight, cercando di sostenere lo sguardo di quegli occhi verde scuro che la scrutavano come aghi incandescenti.
Nitro si strofinò le mani, sospirando. "Quello che voglio io è semplice. Voglio diventare sempre più forte fino a che non sarò in grado di battere una persona molto speciale che nessuno di voi conosce. Ma perché dovrebbe interessarti quello che voglio io? Piuttosto dovresti domandarmi che vuole quel vostro amico con l'inchiostro al posto del sangue."
"Shruikan? Che intendi?" chiese spiazzata la principessa dell'amicizia e della magia, cadendo a sedere sulla sedia che il Generale le aveva messo vicino appena entrati nella stanza da letto.
L'Every fece un sorrisetto sornione. Amava sapere qualcosa che interessava ad altre persone e così poter giocare con loro. Ma il sorriso scomparve. Doveva muoversi, non poteva perdersi in stupidi tira e molla di informazioni infantili.
"Il tizio, Sciuricane o come diavolo si chiama... Mi ha chiesto di cancellare la tua memoria. Il punto è che tu hai, da quanto mi ha spiegato lui, la spiacevole mania di annotarti TUTTO... compresi i punti deboli di ciascun membro della vostra squadra, perfino il tuo stesso. Uno svantaggio non inconsistente, mi spiego?"
Twilight lo fissò con occhi spenti. Tutt'a un tratto non aveva di che rispondere. Nitro supponeva che si stesse sentendo il mondo addosso, in quel momento. Probabilmente vedeva la sua smania di conoscenza come un male, in quel preciso istante, vedeva un errore commesso, vedeva conseguenze alle sue azioni. Le avrebbe detto qualche parola di incoraggiamento, se gli fosse importato minimamente di lei.
"E-e allora... allora perché non è venuto Kishin in persona? Perché mandare te?" sibilò dopo qualche istante di silenzio la principessa, passando all'offensiva. Non aveva altri mezzi per difendersi dallo sconforto che stava provando se non attaccare.
"Il grandissimo figlio di puttana che mi tiene al guinzaglio, altresì noto come Shadow Blade, ha stabilito limiti, dopo i... recenti avvenimenti. Troppe visite alla vostra cella da parte di vostri vecchi compagni, ha preferito stabilire restrizioni. Così, al momento, io sono uno dei pochi che possa entrare in contatto con voi. Scurimanno, lì, non può più avvicinarsi, o sua maestosa e regale persona di... Shadow Blade, insomma, lo farebbe, come dire? A pezzi, lo ridurrebbe a meno di niente. Il problema solito di chi è immortale e non eterno, che, di fatto, può ancora morire. Ironico, no?"
"M-ma perché proprio a te? Perché non a qualcun'altro, come... Emma, o anche Vampy. Con Vampy avevamo rapporti pacifici prima della catastrofe..."
"Non so dirtelo. Sta di fatto che a me non frega una virgola di voi. Io attualmente devo obbedire all'ombra bastarda e fortificarmi, nient'altro. Quindi non me ne frega niente se qualcuno scopre i vostri punti deboli o meno. Forse il tuo amico traditore ha chiesto a me perché sa che io non ho problemi a dargli una mano."
Twilight tentennò. Nitro sembrava così freddo e spietato da spaventarla. Cosa sarebbe stato capace di fare, su richiesta? Era davvero il mercenario maledetto che mostrava, o aveva qualche qualità, sotto sotto? Quei suoi occhi tempestosi e ardenti la scioccavano, le nascondevano qualcosa, ma non riusciva a capire cosa! Era terrorizzata all'idea di non comprendere qualcosa.
Inspirò per farsi coraggio e strinse il pungo sul ginocchio.
"Quindi mi cancellerai davvero la memoria?" balbettò titubante.
"Se me lo chiederai." rispose secco l'altro, sedendosi pesantemente sul letto di fronte a lei. "Una cosa di giorno, però. Ho un mondo da fare a pezzi."
Non specificò che si trattava del suo, anche se avrebbe potuto. Non gli andava di infierire. Gli faceva un minimo di pietà, quella creaturina debole e sconfitta.
La ragazza sospirò di nuovo. Sembrava immersa in elucubrazioni terribilmente profonde.
"Ok. Ok, va bene. Cancellami la memoria, è la cosa migliore. Per tutti."
Nitro fece un gesto svogliato di assenso e tirò fuori da una tasca dei jeans una pietra opaca di un verde molto scuro, dalle innumerevoli sfaccettature.
"Ti direi che non farà male. Ma la verità è che non so nemmeno io cosa succederà." le disse. Poi le poggiò la pietra sulla fronte. Un lampo di luce avvolse la stanza. Per quasi un minuto, i ricordi fluirono dalla mente della principessa alicorno, volteggiando nella luce eterea. Nitro vide ogni cosa. Aveva la possibilità di trovare il modo di battere con facilità tutti i membri della Lucas Force. La tentazione era grande. Troppo grande.
Ma prima che potesse fare pazzie, la magia terminò il suo effetto e la luce svanì, venendo risucchiata nella pietra che iniziò a brillare intensamente.
"Ha... ha funzionato?"
Nitro annuì, studiando la pietra con morbosa curiosità. "Si. Tutti i ricordi sono chiusi qui dentro. Il potere di uccidervi tutti con un dito... Nelle mie mani... Il potere di distruggere così tante vite senza nemmeno sforzarmi..." Strinse la pietra nel pugno. Sentì, per la prima volta in vita sua, dolore, quando distrusse il monile magico, perdendo definitivamente la possibilità di conoscere quei segreti. Un dolore interiore, che lo fece sentire male. Stava davvero soffrendo per aver perso l'occasione di comportarsi da viscida serpe? Che schifo, si era fatto tentare come un qualsiasi aspide strisciante, come quelle Ombras che odiava tanto.
"Ora va. La guardia qui fuori ti riporterà alla cella. Non scappare. O ti ucciderò personalmente. Io devo... sbrigarmi. Sono stato lontano dalla battaglia troppo a lungo." disse, anche se in realtà voleva solo restare solo, solo coi suoi pensieri, coi suoi dubbi.
Twilight si alzò, ancora stordita, e si avviò verso la porta. Sull'uscio si bloccò.
"Perché vuoi così fortemente uccidere Daniel? Che ti ha fatto di tanto male?"
Nitro sentì un battito al petto. Si tastò sconcertato lo sterno. Da quanto non sentiva quel colpo secco dentro? Da quanto non sentiva un guizzo sotto i muscoli e le ossa?
Senza voltarsi, rispose: "Perché lui è il sole, la luce. Shadow Blade è l'oscurità, il vuoto. Io sono quello che divora entrambi. Perché Shadow Blade e Lucas hanno forti convinzioni, combattono per i loro ideali. Mentre io combatto senza sapere perché. E io odio chi combatte con forti ideali come loro, mentre io ancora devo chiedermi da che parte sto. Perché Lucas e Shadow Blade hanno tutto, mentre a me è stata concessa solo la maledizione di non poter in alcun modo morire. Perché io sono il Sole Nero, e il Sole Nero esiste per spezzare quello che quei due rappresentano."
"Quindi tu combatti anche contro..."
"Se potessi, lo ucciderei ora. Ma..." l'Every afferrò il bracciale con la pietra rossa che gli serrava il polso sinistro. Il gioiello brillò più forte a contatto con la sua mano "Ma non posso. Ora vattene, prima che io decida di volerti usare ancora."
Twilight rabbrividì, anche se sentiva che quella minaccia era più vuota di tutte le parole di Shadow Blade. Poi se ne andò.
Nitro restò solo e la stanza gli sembrò diventare improvvisamente spoglia, fredda e buia.
Ripensò alla domanda di Twilight. Alla sensazione che lo aveva colto quando aveva nominato quell'eroe. Alla sensazione che sin da quando aveva sentito parlare di lui aveva provato. Aveva sentito il cuore battergli di nuovo, come non faceva da tantissimo tempo, da quando gli Every erano spariti. Era stato un fuoco vivo che era sgorgato in lui, il desiderio di migliorarsi solo per il gusto di farlo, solo per sana competizione.
Da quanto tempo il suo cuore non aveva vibrato alle note di una sfida?
 
Fine Parte Dodici

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici - Disfatta e Spregio ***


Parte Tredici
 
Un'esplosione scosse la terra. Era la settima, negli ultimi due trenta secondi. Sette zolle di terreno erano saltate in aria sotto le zampe dei soldati Ombras come fossero cerbottane di coriandoli, una dopo l'altra, in sequenza, come colpi di fucile d'assalto, ma ogni singolo boato era arrivato separatamente dagli altri, come se il tempo fosse magicamente rallentato per far vivere all'armata delle ombre ogni singolo istante di panico.
Un attacco dal sottosuolo era stato impensabile fino a quella mattina, quando il Generale Nitro Every era andato alla riunione sull'ammiraglia. Eppure in una frazione di tempo brevissima erano arrivate decine di lupi bardati e pronti a dar battaglia. Dalle buche larghe quattro, cinque metri, erano emersi i soldati canidi, placcati con armature in iridium, artigli ricoperti di un metallo sconosciuto alle Ombras, verde fosforescente, che sembrava assorbire al suo interno il sangue dei malcapitati che finivano smembrati dalle fiere, i denti aguzzi rinforzati dagli elmi in acciaio.
I soldati di Shadow Blade, colti alla sprovvista, non erano stati in grado di respingere l'assalto. Numerosi guerriglieri oscuri caddero fatti a pezzi dalla forza nemica. Una volta che la strada fu spianata, sopraggiunsero i cani stana diamanti e i minotauri. I primi si occuparono di finire i feriti, mentre i grossi umanoidi si fiondarono alle macchine.
L'attacco era stato mirato, erano piombati nei pressi dell'hangar in cui era tenuta la gran parte dei mezzi blindati. Le gallerie che le Ombras credevano di aver raso al suolo, in realtà, erano state chiuse dai loro creatori originali proprio sotto l'Impero. Così era bastato ai cani riaprire le vie e scavare dove la via fosse stata inagibile, potendo tornare a dominare il sottosuolo. Era stata una tattica perfetta.
I minotauri non furono in grado di guidare i carri armati, ma li resero inutilizzabili in maniera impeccabile. E fin lì era andato tutto benone. Ma l'accampamento delle Ombras era vasto, circondava l'Impero. E colpire in un unico punto, per quanto vitale, non sarebbe mai stato sufficiente. Ma questo i soldati dell'avanguardia ribelle lo sapevano bene. Su quel centinaio di guerrieri che avevano fatto fuori uno squadrone intero di mostri, piombarono addosso gli occhi di quasi diecimila armigeri infiammati dalla rabbia e dal disdegno. Lupi, cani stana diamanti, Minotauri, vennero massacrati dal primo all'ultimo. L'intera armata delle ombre era confluita su di loro, rendendo vano e sciocco il loro assalto.
Fu allora che altre esplosioni risuonarono per tutto il perimetro dell'accampamento. Dieci, venti, trenta addirittura. Una folla di creature digrignanti si riversarono tra i tendoni, massacrando le sentinelle, riempiendo il campo. Circondarono i soldati nemici, chiudendoli in una morsa. Sfruttando le gallerie dei cani, i minotauri afferrarono da sotto le creature di Shadow Blade, le tirarono giù, nel sottosuolo, e lì le trucidavano.
La Comandante Shashara, gridando ordini a destra e a manca, riuscì a racimolare duecento guerrieri e a fuggire dalla carneficina.
Quando la regina dei lupi Irelia poté sgozzare di persona l'Alto Comandante Myu-Fong, alzò soddisfatta le zanne imbrattate di sangue nerastro e lucido come inchiostro di china e ululò la sua vittoria al cielo.
 
Nitro guardò con aria imperscrutabile Shashara. La donna Ombra tenne lo sguardo basso, colpevole. Erano all'avamposto a sud est dell'Impero, distante quasi dieci miglia dall'orlo esterno dell'accampamento caduto.
"Sulla nave non volevo crederci, quando mi hanno riferito che il trasportatore a terra era rotto e quindi dovevano mandarmi alla base più vicina." disse lui.
Lei fremette, ma non disse nulla, non sarebbe stato saggio.
"Ma trovo perfino più incredibile che più di diecimila soldati addestrati si siano fatti cogliere alla sprovvista da un branco di bestie senza cervello o forza."
Shashara emise un flebile gemito, arrischiandosi a parlare, ma non ad alzare la testa. "Mio signore, ci hanno colti alla sprovvista. Hanno usato le gallerie, le gallerie che noi pensavamo fossero state rese inagibili, come avremmo potuto prevedere..."
"ZITTA!" esplose Nitro, venendo avvolto da fiammelle cremisi e nere, quasi liquide. I suoi occhi si accesero di luce violacea, stessa luce che venne flebilmente emanata da alcune parte del suo corpo. Shashara cercò di farsi più piccola che poté, iniziando a piangere per la pressione.
L'Every inspirò, placandosi a stento. Chiuse gli occhi fino a che il fuoco di sole nero non si fu spento, facendolo tornare normale.
"Quanti sono i sopravvissuti?"
"D-duecento..."
"Avete già provveduto a contattare i rinforzi?" domandò ancora.
Shashara singhiozzò. "N-no, non avevamo i... i mezzi..."
Il Generale si massaggiò il mento. "Raduna i tuoi uomini. Voglio vedere le condizioni degli armamenti."
Shashara annuì debolmente e si ritirò inchinandosi come un verme insignificante.
Nitro si sedette e aspettò. Dopo qualche minuto, la Comandante tornò da lui, avvisandolo di aver fatto schierare le truppe davanti alla sua tenda. Uscì, seguito dalla donna ancora scossa. Le sentinelle dell'avamposto se ne stavano lontane dal gruppo di duecento mostri. Alcuni avevano riportato ferite gravi. Altri erano semplicemente scossi dall'accaduto. Altri ancora si davano un contegno, mostrando il carattere forte.
"Siete sopravvissuti. Ottimo. Mi complimento con voi." tuonò Nitro, scrutandoli uno ad uno. I soldati recepirono il complimento e in molti gonfiarono leggermente il petto. Alcuni si raddrizzarono, alzando lo sguardo con più spavalderia.
"Meritate un premio per essere riusciti a salvarvi." I soldati mormorarono eccitati tra loro. Solo pochi erano dubbiosi. Una decina appena, sparpagliati per il gruppo, cercò di fuggire con grida allarmate, ricevendo occhiate di incomprensione e pena da parte dei compagni.
Ma dopo un secondo, una fiammata immensa, cremisi con striature nere come l'ossidiana, eruttò dalle labbra socchiuse del Generale, incenerendo tutti e duecento i soldati senza difficoltà.
Shashara sobbalzò, ma prima che potesse dire alcunché l'Every la afferrò e le diede un bacio. Un bacio violento, aspro, privo di qualsiasi attrazione. Le si sgranarono gli occhi, ma non poté opporre resistenza. Una lama di metallo di sole nero le spuntava già dal petto, consumando il suo corpo come un acido.
Nitro si staccò con sguardo gelido.
"Sei inutile." le disse, per poi far dissolvere il metallo, lasciando cadere il cadavere a terra.
Il ragazzo si rivolse poi alle sentinelle. "Andrò ad occuparmi personalmente di quei ribelli. Voglio che avvisiate tutti i Comandanti: attaccare e distruggere i Quilin, con OGNI mezzo. Poi sbaraccate, tornate alle navi e attendete miei ordini."
Lanciò alle Ombras terrorizzate uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi e poi, con un balzo, svanì verso l'Impero.
Le sentinelle si guardarono bene dal disubbidire e corsero a dare l'ordine.
 
Fine Parte Tredici

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici - Massacro con Scusante ***


Parte Quattordici
 
Lupi, Minotauri e cani stana diamanti erano presi nella celebrazione di una sontuosa veglia funebre in onore dei caduti che avevano dato valorosamente la vita per scacciare l'invasore. Irelia tenne il discorso in loro memoria, esaltandone il coraggio e la forza di volontà, lo spirito di abnegazione che li aveva elevati ad eroi e che li aveva resi fulgidi esempi da seguire ed emulare. Si lanciò anche in un'invettiva sprezzante contro i deboli popoli che non avevano contribuito alla loro grande vittoria, preferendo restare dietro i loro stupidi scudi che avevano addirittura spinto sotto terra, creando una bolla che presto li avrebbe soffocati.
Fu una vera festa, densa di dolore per chi era morto e di euforia per il trionfo totale.
Nitro odiava le feste così. In effetti trovava quasi offensivo per i caduti esaltarli tanto. Avevano dato le loro vite per seguire il loro ideale di giustizia, non per essere paragonati ad un martire. Erano degni di rispetto, non di essere usati come mera propaganda. Odiava chi si serviva di un morto per fomentare guerre che ne avrebbe provocati altri.
Sputò per terra, terminando la connessione mentale con cui era entrato nella mente di uno dei soldati canidi per spiare il nemico. Si sollevò in tutti i suoi due metri di altezza, sgranchiendosi i muscoli delle spalle e della schiena. Si piegò sulle ginocchia e spiccò un balzo che avrebbe potuto essere scambiato per un volo.
Le poche sentinelle che i ribelli avevano lasciato ai margini esterni dell'accampamento raso conquistato, lo avvistarono un istante prima che piombasse in mezzo a loro. L'Every non toccò nemmeno terra, subito le sue braccia saettarono per trapassare i colli del lupo e del minotauro che presidiavano quel punto. Ma già gli altri soldati erano corsi verso l'esercito a dare l'allarme. Meglio così, voleva gli occhi di tutti su di sé. Che egocentrico!
Fece scrocchiare le ossa del colle e ritrasse le mani estraendole dai due cadaveri, avanzando con un cipiglio severo in volto. Vide fermento nel folto gruppo di esseri inferiori ad un centinaio di metri da lui. Non era certo se provasse rabbia, pena o piacere, in quel momento.
Dopo qualche minuto, gli arrivò contro il primo macigno. I minotauri si erano organizzati e avevano radunato grossi pezzi di metallo raccolti dagli ex mezzi corazzati. Senza esitazione, Nitro andò incontro al blocco mortale, aprendo le braccia come se volesse sfidarlo a colpirlo. Il masso lo schiantò a terra, ma lui non sentì nemmeno dolore. Sbuffò, rassegnato al fatto che non sarebbe morto nemmeno in quella battaglia. Fece forza con tutti e quattro gli arti e si sollevò, ribaltando il grave, giusto in tempo per essere azzannato all'addome da un cane. La bestiaccia strattono la carne senza mollare la presa. Nitro lo afferrò senza esitazione per il collo e se lo staccò di dosso. Non un segno appariva sul corpo immacolato e abbronzato del ragazzo. Il canide lo guardò senza capire come potesse non aver subito ferite se ancora sentiva il sapore acido della sua carne sulla lingua.
L'Every non lasciò che la creatura potesse capacitarsi di quel che era successo e la schiacciò a terra, facendo pressione sul collo con così tanta forza da far saltare in aria la testa e parte del busto.
Non perse tempo. Si risollevò e fece due passi, caricando un pugno con cui intercettò un possente minotauro che lo aveva puntato brandendo una grande ascia bipenne energizzata. Il pugno sfondò la barriera addominale del bestione e lo scagliò, con un bel buco nella pancia, contro tre lupi.
Altri soldati ribelli non si diedero per vinti e avanzarono, ma Nitro piroettò tra di loro, usando i palmi delle mani come mazze ferrate e i lati come lame affilatissime, fracassando crani, sfondando sterni e tranciando in due corpi come fossero fatti d'aria.
Dopo aver massacrato la piccola avanguardia mandata ad ucciderlo, il Generale si scagliò verso il resto dell'esercito, spaccando con un pugno un altro masso che gli era volato addosso. Alle sue spalle si spandeva come una macchia lorda una scia di cadaveri squartati, fatti a pezzi senza pietà o rimorso. Perché quando Nitro uccideva si prefissava di vedere le sue vittime come manichini senza volto. Così perdevano la loro identità e lui poteva agire senza farsi troppi problemi.
In tre rapide falcate che corrisposero a mezzo secondo arrivò di fronte alla prima linea nemica. Saltò e diede una manata sulla testa di un grosso cane, facendogliela letteralmente esplodere. Il corpo decapitato si afflosciò a terra, con le ossa tutte rotte e la gabbia toracica che perforava la pelle da più punti.
Cadde a terra di fronte a soldati terrorizzati che non ebbero nemmeno il tempo di vedere il loro compagno d'armi morire. Aprì le braccia e le fece saettare, lanciando una scia di fuoco di sole nero così sottile da essere invisibile. Le due lame falcidiarono indiscriminatamente le fiere di fronte a lui, stroncandone un centinaio.
Si alzò, schivando un lupo che lo aveva aggredito da un punto cieco. Non appena gli fu passato davanti, Nitro allungò una mano e gli afferrò la coda. Tirò a sé la povera bestiola, prendendolo fulmineamente anche per il collo. Poi tirò, strappando la coda. Il lupo guaiolò.
Alcuni minotauri partirono all'attacco ruggendo imbufaliti. L'Every prese il lupo per la colonna vertebrale e la estrasse con un semplice gesto, usandola poi come frusta con cui tagliò a metà un umanoide. Con un pugno incassò la mandibola nel cervello di un secondo minotauro, mentre agli altri alzò la temperatura corporea fino a farli incendiare dall'interno.
Il Generale delle Ombras alzò lo sguardo stanco verso Irelia, ormai a una trentina di metri. La regina dei lupi, affiancata dal re dei minotauri e del gran capo dei cani, ricambiò il suo sguardo con un'espressione da mostro affamato. Ululò, partendo all'attacco, ma Nitro svanì, riapparendole sotto. La colpì all'addome con due nocche, togliendole il respiro. Maciotauro fece per intervenire, ma Nitro gli fracassò sterno e cuore con un calcio alto. Si guardò poi intorno. Era ancora circondato. Alzò quindi un dito da cui partì una fiammella. Il fuoco divampò in una frazione di millisecondo, inghiottendo ogni singola creatura.
Irelia, che era tenuta per il collo dal Sole Nero, guardò senza riuscire a spiccicare una parola, sull'orlo della follia. Nitro la portò all'altezza della sua faccia.
"Ed ora, voglio che tu guardi. Guarda cos'hai fatto. Se non aveste attaccato, avrei prolungato la vostra vita, non mi sarei intromesso! Ma adesso... Adesso basta..." ringhiò, spezzandole le zampe e gettandola a terra. Irelia guaì di dolore. Alzò debolmente la testa per guardare Nitro avvicinarsi alla barriera che proteggeva ancora l'Impero di Cristallo.
Fece una risata spezzata da singulti di dolore e lo schernì. "Sciocco! La barriera del Cuore è impenetrabile. Venne creata da divinità ben più potenti di quelle che fino ad oggi sono giunte su questo pianeta, proprio per tenere lontano minacce anche più grandi di un patetico vigliacco come te! Sei solo-"
Non finì la frase. L'Every aveva alzato le braccia, congiungendo le mani. E poi aveva colpito a martello. La calotta rosacea si riempì di crepe nel punto d'impatto.
"Se esiste..." mormorò il ragazzo a denti stretti, mentre le sue mani venivano lentamente ricoperte di metallo di fuoco di sole nero.
Colpì ancora e le crepe si allargarono.
"Può non esistere..."
Colpì ancora. E ancora. Gli abitanti all'interno della barriera vennero presi dal panico e iniziarono a correre per le strade, cercando riparo al palazzo reale. Le armate si organizzarono come meglio poterono, ma la gran confusione rese impossibile coordinare tutti i gruppi di soldati.
"Ciò che non esiste..."
Nitro piegò all'indietro il colpo a martello con particolare concentrazione.
"NON PUÒ SMETTERE DI ESISTERE!" gridò, piombando sullo scudo magico, mandandolo in frantumi. La calotta rosea cadde a pezzi, come una ciotola di vetro. Immensi frammenti di pura energia solidificata calarono sulla città e come mannaie giustiziarono decine di persone e fracassarono edifici e strade.
Irelia guardò a bocca aperta, con le lacrime agli occhi, lo spettacolo.
"S-se solo... se solo la Lucas Force fosse qui, tu... Tu..." mugolò singhiozzando.
Nitro alzò un piede e la zittì per sempre.
"Se fossero qui avrei il piacere di mostrare loro cos'è un qualcosa che non esiste." disse freddamente. Una vampa di fuoco di sole nero avvolse il suo braccio ancora placcato col metallo.
Si voltò verso l'Impero e scrocchiò di nuovo il collo.
Lucas doveva prepararsi. Presto sarebbe andato ad ucciderlo.
 
Fine parte Quattordici

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici - Fiamme Urlanti ***


Parte Quindici
 
La torre di cristallo, al centro del grande Impero, era da sempre stata una delle fortezze più maestose dell'intero pianeta. Alta, imponente, aggraziata, sfavillante, magnifica.
Sarebbe stato un vero peccato se qualcuno l'avesse fatta crollare.
Nitro alzò di scatto le mani sopra la testa e una colonna di fiamme di sole nero scaturì dal terreno tutt'intorno a lui, devastando l'alta volta del palazzo di Cristallo. L'imponente torre venne aperta da sotto, scagliando proiettili di cristallo freddi come il ghiaccio a kilometri di distanza.
Cadence gridò, volteggiando a distanza di sicurezza insieme alla sua scorta di alicorni d'onore.
Fece per lanciarsi verso il maligno incendio che divampava nella grande piazza della sua bella città, nascondendo le decine di morti che già erano andati a coprire il terreno col loro sangue, ma un soldati le si piazzò davanti, bloccandole la strada con le grandi ali lillà.
"Vostra maestà, non potete andare laggiù! Morireste di certo!"
"Laggiù c'è il mio popolo, il mio popolo che sta morendo per me! Che senso avrebbe vivere se la mia gente non sopravvivrà?!" replicò lei con la voce incrinata dallo strazio.
La guardia tentennò, ma non cedette il passo. Gli altri alicorni si fecero vicini.
"Vostra altezza, dobbiamo andare. Abbiamo energia per aprire un solo varco verso un altro Universo." le ricordò un altro soldato.
"Un altro Universo che presto sarà conquistato!" lo rimbeccò lei, sull'orlo delle lacrime. I militari sapevano bene che quelle parole erano pura verità, ma faceva così male che nessuno di loro aveva voglia di dirle per evitarsi altro dolore.
Una forte esplosioni li travolse con un grande vento che li fece sbalzare lontano.
"CHE DIAMINE È SUCCESSO?!" gridò un soldato.
"PROTEGGETE LA REGINA!" rispose un altro.
Cadence era bloccata, terrorizzata. Sotto di loro, a qualche centinaio di metri di distanza, si poteva chiaramente vedere una mastodontica area circolare coperta da fiamme cremisi, striate da lingue nerastre e sporche. L'Intero Impero di Cristallo era morto. Shining Armor era laggiù, con i soldati, a combattere contro quella specie di macchina per uccidere, mentre i migliori esperti di magia del regno lavoravano per cercare di ripristinare la magia del Cuore. Ed ora erano morti.
Era pieno di vita, quel posto. Ma ora non c'era più nulla.
Era stato la sua vita, la sua gioia. Il posto dove crescere sua figlia. Ed ora non c'era più.
E con l'Impero era bruciato suo marito, il suo popolo, tutto.
Le era rimasta solo sua figlia, che aveva già mandato in un pianeta sicuro sin da quando la Lucas Force era stata messa al bando. Ma era lontana e se lei fosse andata dove si trovava, probabilmente, avrebbe condotto laggiù anche quei mostri.
"Vostra maestà, dobbiamo muoverci." la incalzò con delicatezza, ma al tempo stessa con fermezza, uno dei soldati della scorta.
Lei si voltò a bocca socchiusa, gli occhi stralunati, ma si trovò di fronte solo un corpo decapitato che sbatteva per l'ultima volta le ali, prima di precipitare. Sgranò ancora di più le palpebre. Tutti i suoi soldati emisero un gemito e piombarono a terra.
Poi Nitro le apparve di fronte.
Le rivolse un cenno di saluto, pur con un'espressione impassibile e distaccata, poi la afferrò per il collo e ricadde a terra.
I due piombarono in mezzo alla neve, sollevandone una grande quantità.
"Perdonate l'attesa, vostra altezza, ma avevo faccende da sbrigare." le disse l'Every, lasciandola andare senza troppe cerimonie.
"S-sei un mostro!" sputò la pony rosa, strisciando lontano da lui. Il ragazzo sbuffò infastidito dal suo tentativo di fuga e le pestò la coda con un piede, bloccandola.
"Principessina, non scapperei se fosse in te. Sono già molto contrariato dal blando tentativo di ribaltare le sorti di questa... chiamiamola guerra, anche se è così squilibrata da sembrarmi piuttosto un'epurazione. Non vorrai farmi arrabbiare sul serio, vero? Sai, sarà banale, ma potrebbe non piacerti quando mi arrabbio."
Cadence si sforzò di sostenere i suoi occhi verdi intensi e sprezzanti.
"Tu sei solo un'ombra... anzi, sei perfino meno, OVVERO NIENTE! Le ombre sono parassiti che distruggono per ricostruire un mondo che sia completamente loro. Tu invece distruggi e basta! Guarda cos'hai fatto! GUARDA! Mi chiedo chi sia peggiore, se i conquistatori... o quelli come te!" gridò, indicando il cratere largo kilometri, a pochi metri da loro. Una fossa che si perdeva negli abissi del pianeta, scavata dalle fiamme del sole nero. Da quel fuoco che bruciava, ma azzerava del tutto.
Nitro alzò lo sguardo, lasciandolo perdere nel vuoto. Il suo volto si fece indecifrabile, criptico. Non sembrava nemmeno più vivo. Se ne stette fermo come un macchinario morto e senza energia abbandonato a sé stesso per alcuni istanti. Cadence ansimò, terrorizzata.
Poi lui le diede uno schiaffo.
"IO NON SONO MIO PADRE!" esplose, lasciando la presa sulla coda. Lei gridò di paura e cercò di scappare, ma aveva una zampa rotta, così poté solo zoppicare, mentre il grande mostro bipede la inseguiva a grandi e lenti passi pesanti. Le sue fiamme si fecero più intense, scaturendo dai pori della pelle, avvolgendolo come grossi serpenti dalle spire bicolore. Ma più avanzava, più le lingue nere simili ad ossidiana liquida diventavano spesse e quelle cremisi sempre più sottili, quasi sparendo. E quelle che sembravano piume color carbone si formavano sulle sue braccia, eteree, fumose, e il suo volto si faceva più affilato, più smunto, la pelle diventava sottile, tirata, trasparente, lasciando intravedere le ossa che non erano bianche, ma grigie, come fossero marcite e coperte di lerciume.
"IO NON SONO LUI!" ululò il Generale, facendo esplodere il fuoco di sole nero in una sfera che si espanse rapidamente.
Il rumore di quel fuoco crepitante e mostruoso divenne indescrivibile e orrendo. Paragonabile ad un milione di cocci che vengono sfregati su una gigantesca lavagna, accompagnati da esplosioni e detonazioni acustiche acutissime ora, bassissime poi, era però ancora dissimile e peggiore, più acre, più asfissiante, più carico di agonia.
Cadence non riuscì nemmeno a urlare. Si sentì tremare violentemente, mentre la terra intorno a lei si spaccava e si sollevava in aria dove le vibrazioni dell'incendio urlante lo frullava fino a farlo svanire. Il fuoco la avvolse, ma non la bruciò, non la scottò né la divorò. La travolse come uno tsunami, la fece crollare come un terremoto, la schiantò di qua e di là come un uragano. Sentì il sangue colarle dal naso, dalle orecchie, strizzò gli occhi, piangendo lacrime rosso porpora, non c'era null'altro che nero intorno a lei, un nero frammentato e pandemico, caotico e velocissimo. Era impossibile guardarlo senza sentirsi impazzire, senza provare impotenza, senza sentirne la bestiale e divina ferocia. Quel fuoco non bruciava, quel fuoco schiacciava, demoliva, umiliava, annichiliva. Qualunque cosa fosse davvero il fuoco di sole nero, era orribile e terrorizzante. Nessun ego avrebbe retto di fronte a quello spettacolo così immenso da far sparire ogni altra cosa.
Ma prima che quella potenza scorticante potesse farla svanire nel nulla, anima e corpo, una luce bianca e placida le cinse le spalle con una dolcezza che non avrebbe mai pensato possibile. Subito si sentì meglio. Il suo corpo guarì e la sua mente si rilassò. Il vortice demoniaco si zittì, venendo scacciato da quel lume sacro.
Cinque figure alata, in armatura argentata e splendente, con gambali alati e rifiniti in oro zecchino, le arrivarono alle spalle e le passarono di fronte, ponendosi di fronte a lei come suo scudo. Avevano tutti capelli lunghi e ricci, bianchi e luminosi più dell'oro, coperti da elmi greci. Sul braccio destro portavano un grande scudo rotondo decorato con una punta di triangolo rivolta verso l'alto, mentre la mano destra impugnava un lungo giavellotto dalla punta di un materiale lucente che emanava un'energia così forte da essere inguardabile. Sulle spalle possenti erano attaccati dei mantelli bianchi immacolati e perfetti.
"Ch-chi siete voi?" balbettò la Principessa, incredula.
Una voce calda e meravigliosa le rispose con gentilezza. Si voltò alle proprie spalle, vedendo arrivare una sesta figura con ali più grandi degli altri cinque. Era più alto dei suoi compagni di quasi mezzo metro e la sua armatura era d'oro con decorazioni raffiguranti onde impresse nel metallo e fatte di zaffiri purissimi. Non aveva scudo né giavellotto, ma solo una corta spada dalla punta smussata infilata in una fodera appesa ad una cinta di cuoio bianco. Il mantello era azzurro cielo e sembrava irradiare il profumo della brezza marina e la sua stessa e rilassante freschezza.
Il suo volto era la cosa più bella che Cadence avesse mai visto. Scolpito nel marmo, era così perfetto che perfino una pony come lei lo trovava incredibilmente bello. Gli occhi azzurri sembravano sorridere, mentre l'angelo, o chiunque fosse, sorrideva davvero. Il suo sorriso era smagliante, incantevole, gentile.
"Non tema, regina di queste terre. Siamo i messi della Giustizia. Io sono Rachele, Serafino dell'Acqua Santa e sono stato mandato qui per fermare il morbo delle Ombras."
 
Fine Parte Quindici
 
Angolo di ME:
Lo faccio per dare una piiiiccola informazione di servizio. Da qui fino alla fine si torna sul più classico botte da orbi. Eh si, purtroppo non me ne separo. Ma capitemi, un giorno o l'altro vorrei fare un bel fumetto con qualche bel combattimento grozzo e grezzo, quindi devo pur allenarmi, no? ;p
Btw, spero la cosa non dispiaccia troppo. Comunque, per informazioni generali per chi non conoscesse le gerarchie angeliche: se gli Angeli sono la base e gli Arcangeli sono il gradino subito superiore, i Serafini sono i più alti di grado, diciamo. Questo secondo la religione Cristiana, a cui mi rifaccio nel loro caso. Il che vuol dire che un Serafino (e qui ci distacchiamo dalla religione per entrare in un campo più consono a me, che è quello più fantastico, nel senso letterale del termine) è sei volte più potente di un Arcangelo e sette volte più potente di un Angelo, nonché la più potente delle creature del Paradiso (senza considerare la divinità, sia chiaro). Per quanto riguarda il nome del Serafino e il suo potere, chiedo scusa, ma Owari no Seraph (o Seraph of the End, che dir si voglia) mi ha contagiato tempo fa :)
Bye

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