Sotto il tramonto, guardando un cielo notturno, aspettando l'alba

di Sacchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima volta che ci incontrammo... fu uno scontro totale. ***
Capitolo 2: *** Nel bagliore del tramonto... hai afferrato la mia mano. ***
Capitolo 3: *** Perché guardi il cielo con occhi tanto tristi? ***
Capitolo 4: *** La mia rivale ***



Capitolo 1
*** La prima volta che ci incontrammo... fu uno scontro totale. ***


La prima volta che ci incontrammo fu uno scontro totale Nickname su EFP:  _Flowermoon_
Nickname sul forum: -Sacchan-
Titolo della storia: Sotto il tramonto, guardando un cielo notturno, aspettando l'alba.
Fandom: Vocaloid
Citazione n° //
Note: Liberamente (molto liberamente) ispirata alla Akatsuki Arrival del duetto MikuLuka (Magnet? Tsé, questa sì che è una canzone piena di ship xD) di cui smaniavo di scriverci qualcosa già da tempo. La fan-fiction è una mini-long composta da quattro capitoli e partecipa al contest "Autunno, stagione di sport e di amori sotto caduche foglie" indetto da MissChiara.
Ci tengo inoltre a ringraziare Elettra.C che si è occupata di farmi da beta-reader, grazie ancora! <3



La prima volta che ci incontrammo...

...fu uno scontro totale.


SOTTO IL TRAMONTO, GUARDANDO UN CIELO NOTTURNO, ASPETTANDO L'ALBA


I nostri occhi si incrociarono in un focoso pomeriggio di sole, dove i membri del club di atletica leggera si erano ritrovati per le ore di allenamento estive.
Per me sarebbe stata la prima volta a farnek parte, avevo aderito al club decisamente più tardi rispetto alla massa, e se l'avevo fatto era stato su richiesta della mia migliore amica, Rin.
C'era una rete a dividerci ed entrambe non riuscivamo a staccare lo sguardo l'una dall'altra consapevoli che, da qualche parte, in qualche momento, ci eravamo già incontrate.
Proprio non ricordavo dove, sebbene una ragazza così particolare non era proprio tipo che passasse inosservata facilmente: lunghi capelli verde acqua erano raccolti in due code laterali, tenute da dei fiocchetti rossi; era strano persino come i suoi occhi fossero dello stesso colore e come sfoggiava una t-shirt completamente bianca, con un porro sorridente stampato sopra.
Non che io, con i miei capelli rosa pallido, fossi da meno; ma, sicuramente, a giudicare dall'incitamento con cui altri ragazzi la chiamarono, era più popolare di me.
Quel contatto che si era creato svanì insieme alla sua schiena e a me non rimaneva che chiedermi dove l'avessi già vista.
"Eeeh, così quella è Miku Hatsune, la Diva della Crypton." mormorò Rin, comparsa improvvisamente affianco a me.
"La conosci?" le domandai abbassando di poco lo sguardo: Rin era così bassa di statura che non sembrava essere cresciuta, o forse ero io quella troppo alta.
"Tutti la conoscono! Miku Hatsune, la numero uno della nostra scuola!" esclamò lei, incredula di quanto io potessi essere disinformata.
"Perché? Da quando ci nominiamo con dei numeri?" le risposi disinteressata, ma continuando ad osservare quella schiena in lontananza, oltre la rete.
Rin se ne accorse e rise divertita.
"Tu potresti essere la numero tre!"
"Cosa? E la numero due?"
"Io, ovvio!" si indicò con il pollice. "Almeno fino a che non spodesterò Miku dal suo podio!"
Ebbi come l'impressione che Rin mi stesse prendendo in giro, ma non riuscii ad approfondire ulteriormente la cosa: l'allenatore stava fischiando, segno che tutti i membri del club erano tenuti a radunarsi attorno a lui.


La Crypton High Institute altri non era che una normale scuola ad indirizzo superiore del circondario.
Come tutte offriva ai suoi studenti la possibilità di aderire a un club scolastico; la mia scelta fu chiara e scontata fin dall'inizio: atletica leggera e il perché era presto detto.
Semplicemente, amavo correre. Da quando ero bambina non facevo altro,  correvo e basta. Trovavo impagabile la sensazione che mi dava sentire il cuore che accelerava contro la cassa toracica e il fiato diventare sempre più pesante mentre le gambe si muovevano alla massima velocità. Tuttavia, da circa un anno, avevo abbandonato la corsa ed ero tornata a riprenderla in mano soltanto nell'ultimo periodo, quando poi Rin mi aveva convinto ad aderire al club.
Quel pomeriggio, in particolare, era il mio primo giorno di allenamento nella squadra di atletica leggera della scuola; ognuno di noi poteva esprimere la propria specialità all'atto dell'iscrizione, ma, alla fine, tutti noi dovevamo prendere parte alle discipline che la componevano: corsa, salti e lanci.
La coordinatrice del club, nonché veterana, era Meiko Sakine del terzo anno. Fu proprio lei a fare il primo appello, chiamando a raccolta le nuove matricole, di cui io facevo parte.
Gli allenamenti della squadra non erano suddivisi per primo, secondo o terzo anno. A rotazione, ognuno di noi avrebbe dovuto esercitarsi e dedicare del tempo a tutte le discipline che caratterizzavano l'atletica leggera.
Fu stabilito che per 'conoscerci meglio' i nuovi membri avrebbero gareggiato in una gara singola nella preferenza scelta. Pertanto, al richiamo del mio nome, mi presentai al blocco di partenza dove alcune ragazze stavano aspettando e chiacchierando fra loro.
Lo starter sarebbe stata Meiko stessa, che teneva anche il cronometro, e avrebbe appuntato in una apposita cartelletta i nostri tempi.
Mi inginocchiai a terra, puntellando le mani davanti a me e facendo pressione solo sulle dita. I piedi poggiavano sull'apposita struttura, divaricati e uno dietro l'altro.
"Pronti." gridò Meiko, lanciando il primo segnale. Sollevai il bacino verso l'alto, mentre spingevo indietro con i piedi. Una corretta partenza era la base della corsa.
Il "Via!" urlato da Meiko rimbombò insieme allo sparo; feci forza sul piede sinistro e flettei il ginocchio destro, con uno slancio mi lanciai in avanti fendendo l'aria con le braccia, come mi avevano insegnato a fare.
(Si dice che, nei cento metri piani, ciò in cui stavo gareggiando ora, un obbiettivo ragionevole per un principiante sia percorrerli con una tempistica che si aggiri attorno ai 15-17 secondi; per me, che non ero esattamente alle prime armi, un buon tempo si aggirava attorno ai 13-14 secondi. Per un atleta esperto il tempo massimo deve aggirarsi sui 10 secondi e le donne sono, in media, più lente di un secondo.
Se poi si riusciva pure a battere il muro dei 10 secondi... beh, quello era tutto un altro paio di maniche.
Per i primi 30 metri il busto si troverà ancora abbassato a causa della forza di accelerazione messa nella partenza, è dai 30 ai 60 metri in poi che inizia la vera sfida: quella dove le spinte a terra si trasformano in veri e propri salti.)
Al superamento della linea dei 30 metri iniziai ad allargare sempre più le gambe, compiendo passi ampi che mi avrebbero fatto arrivare alla mia accelerazione massima; con la coda dell'occhio tenevo sotto controllo le mie avversarie: sì, potevo superarle e ottenere un buon tempo già dalla mia prima esercitazione.
E così accadde.
Ma fu verso la linea del traguardo che notai un'ombra nera sorpassarmi, più veloce di quanto pensassi. Non ebbi il tempo di superarla a mia volta, ormai avevo già iniziato a decelerare e nemmeno portare in avanti il busto mi fu d'aiuto. Chiunque mi avesse superato mi aveva già distanziato di almeno un paio di secondi.
La mia accelerata retrocesse alla linea del traguardo, dove gradualmente allentai la corsa fino ad accasciarmi a terra sulle ginocchia.
Respirai affannosamente, inalando quanto più ossigeno potevo; affianco e dietro di me sentivo i corpi delle mie avversarie accasciarsi a terra per riprendere fiato.
Quando stavo per rimettermi in piedi, improvvisamente, un paio di gambe comparvero davanti ai miei occhi: sollevai il viso verso l'alto incrociando lo sguardo di Miku Hatsune, il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente e il suo respiro era ancora provato, tuttavia, fra tutte noi, sembrava quella più fresca di una rosa.
"La corsa campestre dell'estate scorsa." mormorò fra un respiro e l'altro.
Sgranai appena gli occhi, non capendo quelle parole.
"Ci siamo incontrate l'estate scorsa: abbiamo gareggiato nella corsa campestre organizzata dalle scuole medie."
I ricordi riaffiorarono nella mia mente in un attimo: ricordai il campo erboso e sterrato, i sei giri del campo che erano d'obbligo, la mia fatica nel mantenere la terza posizione e salvaguardare le forze per lo slancio finale, la conquista della prima posizione e poi... qualcuno che mi superò all'ultimo, a pochi metri dalla fine.
Era lei, come avevo fatto a dimenticarla? Mi aveva superato allora, come adesso, riuscendo ad accelerare nell'ultimo tratto di metri come mai avevo visto fare da qualcuno.
Miku si chinò verso di me, tendendomi una mano per rialzarmi.
"Sei ancora veloce come quella volta." mi confidò con un sorriso.
Distolsi lo sguardo da lei e dalla sua mano, trovando la forza per rialzarmi in piedi da sola.
Quella sconfitta era stata molto bruciante per me, soprattutto considerando che, se fossi arrivata prima, mi sarei dichiarata a Kaito, il ragazzo che a quel tempo mi piaceva.
Me ne andai in silenzio, raggiungendo Rin che, intanto, aveva già gareggiato nel suo primo salto con l'asta, la specialità che lei preferiva. Rimasi perfino incurante dello sguardo dispiaciuto di Miku davanti alla mia indifferenza.
Solo successivamente venni a conoscenza dei tempi rilevati durante quella gara di esercitazione. Il tempo vincente, ovviamente, fu di Miku con i suoi 12 secondi quasi esatti.
Dodici secondi, ripetei nella mia mente.
Sarebbe stato un obbiettivo tutt'altro che facile da battere.
Rimuginai su questo e su altro mentre le ore di allenamento passavano, infine dopo aver rimesso a posto tutta l'attrezzatura e una doccia veloce mi incamminai verso casa con Rin.
"Non capisco perché ce l'hai con lei." mormorò lei, ancora intenta a bere il suo energizzante acquistato a una macchinetta self-service trovata per strada.
Finsi di non sapere.
"A cosa ti riferisci?" domandai, per poi ricevere una gomitata al fianco.
"Non fare finta di nulla, mi riferivo a Miku Hatsune. L'hai evitata per tutta la durata dell'allenamento."
"Continuo a non capire: pensavo non piacesse nemmeno a te." mormorai sorpresa.
Rin distolse lo sguardo da me, fissando un punto lontano e distante.
"Questo perché la sua presenza mi preclude di essere la prima ad eccellere nel salto in alto, non che lei mi sia superiore, ma ogni volta sento come se potessi essere spodestata da un momento all'altro." Finì di bere il suo drink per poi schiacciare la lattina e lanciarla in un cestino per i rifiuti di pubblico dominio. "Immagino che sia proprio per la sua bravura in ogni disciplina che l'abbiano soprannominata Diva."
Abbassai lo sguardo pensierosa: per me era, più o meno, lo stesso. Con la differenza che non ero mai stata la prima in qualcosa. E quando potevo esserlo ecco che era comparsa lei a soffiarmi via il primo posto.
La sconfitta era stata così bruciante da farmi desistere dal mio obbiettivo, perché questo ero: una ragazza piena di insicurezze.
Dopo la corsa campestre avevo evitato qualsiasi contatto, andando a piangere, nascosta, lontano da tutto e tutti. Ero tornata indietro solo per ricevere la mia medaglia d'argento, fissando Miku con astio, mentre indossava la sua medaglia d'oro e teneva in braccio un piccolo bouquet di rose e altri fiori colorati. Da allora mi ero perfino allontanata dalla corsa.
A differenza di me, lei brillava sotto i riflettori: eravamo troppo diverse, l'una dall'altra, ed ero convinta che unirci sarebbe stato, per noi due, impossibile.


L'inevitabile arrivò quando l'allenatore, Gakupo-sensei, ci informò che quattro di noi avrebbero gareggiato ad una staffetta 4x100 metri contro una scuola avversaria, la AH School, un istituto di alto prestigio più del nostro.
L'evento era più a scopo benefico, invece che una gara ufficiale e aveva come obbiettivo principale quello di far avvicinare i ragazzi alle discipline sportive.
"Tuttavia..." sentenziò Meiko. "Vorrei che prendeste questa staffetta in modo serio, in vista dei Giochi Autunnali che si terranno fra un paio di mesi. E ora procederemo a leggere chi di voi è stato scelto per gareggiare."
Un groppo in gola si formò nel mio petto: desideravo gareggiare, sebbene non avessi mai preso parte a una staffetta, e al tempo stesso mi chiedevo chi sarebbe stato scelto; Miku? Sicuramente. La guardai con la coda dell'occhio, notando serietà sul suo volto.
Tornai a fissare il nostro allenatore mentre si accingeva a leggere la lista di nomi.
"La prima a correre sarà Gumi, seguita da Rin." Rin ebbe un sussulto: probabilmente non se lo aspettava, lei che non faceva delle gare di corsa, sebbene i suoi scatti fossero eccellenti. "La terza a gareggiare sarà Luka e infine..."
Pregai che non fosse davvero così.
Ti prego, ti prego, non lei.
"Infine Miku, puntiamo tutto su di te per i cento metri finali." la guardò Meiko e Miku si limitò ad annuire con decisione, conscia del ruolo assegnatole.
"Ovviamente voi quattro siete state scelte in base ai vostri tempi personali. Sono abbastanza sicuro che daremo filo da torcere alla AH, tuttavia c'è qualcosa a cui domani dovremmo assolutamente iniziare a lavorare: ossia i tempi di consegna del testimone da un corridore all'altro, cosa fondamentale in una staffetta".
Diedi una veloce occhiata intorno a me: il viso di Rin esprimeva solo disapprovazione mentre Miku era rimasta ferma e immobile, seria come mai l'avevo vista.
Quanto a me, ero totalmente spaesata dalla cosa.
Accettai la cosa nella mia indifferenza totale, persino quando Miku venne a congratularsi con me e a incitarmi che la nostra squadra avrebbe sicuramente vinto. La guardai appena, scrollando le spalle, per poi raggiungere Rin che si stava lamentando con suo fratello  gemello di nome Len.
Non prestai nemmeno caso al viso ferito che Miku mi rivolgeva.
Il giorno seguente io, Rin, Gumi e Miku ci separammo dal resto della squadra per concentrarci ad allenarci sulla staffetta.
Scoprii ben presto perché Gakupo-sensei voleva che lavorassimo sullo scambio del testimone: essi si rivelarono insidiosi fin da subito, costringendo tutte noi a trovare un punto d'interazione con la compagna che ci avrebbe passato la staffetta.
(Per essere più precisi, il passaggio può avvenire solo ed esclusivamente nella zona di cambio che ha una lunghezza massima di 20 metri, se tale regola non viene rispettata la pena è l'eliminazione della squadra dalla gara.
Il corridore ricevente si posiziona dieci metri prima di suddetta zona in una chiamata di precambio e il passaggio del testimone deve avvenire alla stessa velocità; questo fa capire quanto difficile può essere effettuare il cambio.
Bisogna adeguarsi al ritmo dell'altro, in più è necessario avere una totale fiducia verso chi passerà il testimone, in quanto durante il passaggio non è ammesso voltarsi indietro, ma si potrà utilizzare soltanto un comando vocale.)
Gumi e Rin trovarono presto una intesa fra di loro, persino lo scambio fra me e Rin non si rivelò del tutto arduo: dopotutto fra me e lei c'era una buona intesa, dovuta a ben quattro anni di amicizia e gare condivise insieme.
Fu sincronizzarsi con Miku la difficoltà maggiore.
"Così non va!" gridò Gakupo da lontano. "Miku! Perché stai rallentando?"
"Ehm..." la vidi mordersi le labbra mentre mi asciugavo il sudore con un fazzoletto.
"Ho scelto voi due perché siete le velociste migliori del primo anno che ho a disposizione, quindi si può sapere perché ti stai trattenendo dal correre alla tua solita velocità?"
"Se posso permettermi..." iniziò lei. "Nemmeno Luka sta correndo al massimo delle sue capacità." mi accusò, guardandomi dritta negli occhi.
Gettai il fazzoletto a terra, infastidita dalla cosa.
"Stai dicendo che è colpa mia, ora?"
"Puoi aumentare la tua corsa più di così, lo sai anche tu; eppure sembri sottopressione e qualcosa ti fa rallentare non appena inizia la zona di cambio. Ti ho osservata bene: non puoi dire che non sia così."
Mi torturai le dita a disagio, c'era davvero qualcosa che mi frenava? Sinceramente non me ne rendevo conto.
"Di conseguenza io non riesco a raggiungere la mia velocità massima perché lei non fa lo stesso." concluse Miku. "Questo è quanto."
Lei e quella sua superiorità avevano superato il limite!
"Se la cosa non ti aggrada facciamo a cambio!" le urlai. "E ti dimostrerò che posso raggiungere la tua velocità, più di quanto tu faccia con la mia!"
Miku si strinse nelle spalle, come una vittima.
"Questo non posso deciderlo io..."
"Difatti sarò solo io a deciderlo!" asserì Gakupo con voce autoritaria. "E io decido che non ci sarà alcun cambio nella formazione. Miku correrà per ultima, garantendoci la vittoria. E tu, Luka, dovrai promettermi che terrai la massima velocità con cui riesci a correre per tutti  i tuoi 100 metri finché non passerai il testimone, sono stato chiaro?"
Scossi la testa con rabbia. Perché doveva essere così? Perché Miku doveva, sempre, essere al centro dell'attenzione e io no? Le diedi le spalle, infastidita.
"E sia! Ricominciamo!"
Ma il persistere non portò a nessun risultato, sembrava proprio che noi due non riuscivamo a sincronizzarci e quando ci riuscivamo il testimone ci scappava di mano, facendoci perdere secondi preziosi.
A un certo punto Gakupo-sensei ci liquidò entrambe: amara delusione si creò dentro di me, sapevo fare meglio di così.
Tuttavia era il correre e gareggiare con Miku che non mi stava bene.
Mi allontanai da lei, diretta agli spogliatoi e alle docce; o, quantomeno, questo sarebbe stato ciò che avrei voluto fare se Miku non mi avesse afferrato il polso, trattenendomi.
"Aspetta! Non vorrai darti per vinta così?" non l'ascoltai, troppo chiusa nei miei pensieri e questo mi portò a sentire il mio polso strattonato e la schiena cozzare contro qualcosa di duro: un muretto.
Prima di poter realizzare cosa fosse successo le braccia di Miku mi stavano già intrappolando, il suo sguardo furente poteva essere notato dalle sopracciglia tese e le labbra serrate.
La guardai stupita: era piccola, ma forte.
"R-Ragazze?" si allarmò Rin, fortunatamente l'allenatore non se ne era accorto.
"Perché?" sibilò Miku. "Perché continui ad evitarmi come la peste?"
Abbassai gli occhi su di lei, era furiosa di rabbia.
"Non sai rispondere?"
Schiusi appena la bocca, nel momento stesso in cui lei si allontanò un poco da me.
"Non mi vai a genio, tutto qua. A pelle non mi piaci." mormorai sommessamente, con le dita accarezzai il polso che mi era stato tirato.
"Ti voglio qui." mi puntò un dito contro. "Dopo gli allenamenti, quando avremo la pista tutta libera per noi."
"Eh?" sbattei le ciglia incredula: l'allenatore non ci avrebbe mai permesso di trattenerci oltre.
"Parlerò io con Gakupo-sensei." rispose lei, leggendomi nella mente. "Ora vai a farti una doccia o quello che ti pare, voglio solo che ti presenti nella tua forma migliore, dato che adesso non lo sei."
Le sue parole mi irritarono ancora di più: la bloccai.
"Cosa ti fa pensare che io verrò?"
Miku scosse appena la testa, desolata e delusa, sfuggendo alla mia presa.
"Vuoi perdere anche a parole?"
Mi sentii punta nel vivo: di certo sapeva dove andare a parare.


Mi lasciai cullare dal getto d'acqua tiepida della doccia; non c'era nessuno negli spogliatoi, c’ero solo io, con i miei pensieri.
Stavo sbagliando? Stavo reagendo in modo troppo esagerato? Più ci pensavo e più mi saliva un groppo in gola: era la delusione che provavo, mista alla gelosia di aver fallito quando non potevo permettermi di farlo.
Girai la manopola fino a chiuderla, sfregandomi la pelle; nonostante il caldo un brivido si impossessò di me; allungai una mano verso l'asciugamano che mi ero portata dietro e lo usai per avvolgermi il busto. Il vapore annebbiava il bagno dello spogliatoio, impendendomi persino di specchiarmi. Raccattai i miei abiti di riserva per portarli con me in un camerino, i miei lunghi capelli gocciolavano sul pavimento.
Quando uscii  mi ritrovai, meravigliata, Rin davanti a me: era seria e accigliata, con quel suo tipico broncio sul viso infantile, impaziente di dirmi qualcosa.
"Dovresti davvero smetterla." parlò, con voce delusa.
"Ma... Rin!" furono le uniche parole che mi uscirono dalla gola.
Perché? Ero davvero io a sbagliare atteggiamento? Cosa c'era di male nell'esternare che non volevo avere a che fare con una mia coetanea?
"Smettila di comportarti così con Miku. So quanto ci sei rimasta male un anno fa, so anche quanto eri innamorata di Kaito anche se lui non ti guardava. Ma adesso basta, è ora di reagire non pensi?"
Abbassai gli occhi, riflettendo sulle sue parole.
"Per favore, Luka." il suo tono di voce si addolcì. "Rifletti bene su cosa vuoi fare ora, senza lasciarti influenzare dal passato, ok? Io torno fuori. Miku mi ha chiesto di dirti che ti aspetterà."
Mi sedetti su una panchina, passandomi una mano fra i capelli bagnati. Sentivo gli angoli degli occhi pizzicare, ma non avrei pianto. Sapevo anch’io quanto infantile era il mio comportamento, ero a conoscenza che il mio modo di fare non mi avrebbe aiutato e non sarebbe stato d'aiuto. Solo che era troppo difficile superare la delusione.
Rin aveva ragione a dire che me la ero tirata  troppo a lungo e che era ora di metterci una pietra sopra. In cuor mio lo sapevo anche io.
Sospirai, rilassando le spalle.
Miku mi avrebbe aspettato? Chissà cosa la spingeva a voler per forza andare d'accordo con me.


Erano già andati tutti via, ad eccezione di Miku, quando tornai da lei. Il sole era già calato abbastanza, tuttavia faceva ancora caldo. Nonostante la doccia mi sentivo ancora accaldata, Miku stessa grondava di sudore sebbene stesse seduta a terra e si allacciava le scarpe da ginnastica, impolverate e sporche di gesso.
"Sono qui." le dissi avvicinandomi.
"Possiamo usare il campo solo per un'altra ora." mi rispose lei, mentre faceva il doppio nodo alle stringhe delle scarpe. "E ho promesso a Gakupo-sensei che domani saremmo state in grado di effettuare un cambio degno di una gara agonistica."
Annuii in risposta e Miku mi fece segno di sedermi accanto a lei: eseguii l'ordine meccanicamente e con ancora un po' di diffidenza nei suoi confronti. Chissà che motivazioni aveva? E che cosa la spingeva?
"Ahhh... proprio non ti piaccio?" si lamentò lei, sconsolata fissando dritto davanti a sé.
Non le risposi.
"Tu mi piaci molto, invece." sussurrò lei, continuando. "Vorrei che ci conoscessimo meglio, che diventassimo amiche, è davvero impossibile? Cosa ti ho fatto per far sì che adesso tu mi odi così?"
Mi presi del tempo per rispondere: abbassai lo sguardo, mi torturai le dita, qualsiasi cosa.
"Non sei tu il problema." ammisi. "Sono io. Non sono mai riuscita a raggiungere i miei obbiettivi, e anche quando ce la facevo appariva qualcuno migliore di me: in questo caso tu."
Miku si volse dalla mia parte, guardandomi dubbiosa.
"Parli come se... non avessi potuto fare qualcosa o simile..."
Presi un lungo sospiro.
"Un anno fa c'era un ragazzo che mi piaceva tantissimo. Avevo deciso di dichiararmi a lui, a patto di arrivare prima alla corsa campestre." spostai una ciocca ribelle dietro le orecchie. "Era molto popolare, non mi avrebbe mai notata se fossi rimasta sempre nell'ombra. La tua vittoria mi diede lo smacco finale, alla fine non mi dichiarai e lui si fidanzò con un'altra alla fine dell'estate. Fu davvero una delusione."
La vidi corrucciare appena le labbra, pensierosa sul cosa dirsi.
"Mi dispiace, non potevo sapere che quella vittoria fosse così importante per te. Ma, d'altronde, avevo anche io i miei motivi per vincere.”
"Lo so, ripeto, sono io il problema non tu." mi strinsi nelle ginocchia, al contrario di Miku che scattò velocemente in piedi e ruotò su se stessa fino a porgermi la mano. Il sole dietro di lei mi colpiva dritta negli occhi, impedendomi di vederla bene, ma era sorridente mentre si chinava su di me.
"E ora cosa desideri? Ci sarà qualcosa che vuoi, no?"
La guardai titubante, mordendomi un labbro.
"Io... vorrei arrivare prima. Sì, per una volta tanto, vorrei vincere anch’io."
La sua mano afferrò la mia, alzandomi dritta in piedi. Il suo sguardo era ancora sorridente, anzi era molto di più: era felice.
"Te lo prometto, allora. Vinceremo la staffetta." afferrò il mio mignolo, stringendolo con il suo, come a suggellare quel patto.
Iniziammo subito ad allenarci fino allo sfinimento: era incredibile la sensazione di leggerezza che provavo, mentre correvo, solo per essermi confidata. Da quel momento in poi riuscii a vedere le cose sotto un aspetto diverso, persino Miku mi sembrava una persona diversa da come l'avevo sempre idealizzata.
Diamine,  quanto era veloce! Non riuscivo nemmeno ad afferrarle la schiena.
Realizzammo, finalmente, lo scambio del testimone nel minore tempo possibile che eravamo mai riuscite a collezionare; infine lasciammo il campo d'allenamento dietro di noi, con il sole che ormai scompariva sotto la linea dell'orizzonte e il pensiero che, all'indomani, avremmo stupefatto tutti quanti ci fece ridere a crepapelle mentre ritornavamo a casa.


"Stupefacente..." commentò l'allenatore a bocca aperta.
"Avete realizzato uno scambio di testimone degno di una gara olimpionica." commentò Meiko, ancora tenendo in mano il cronometro.
Miku alzò entrambe le braccia per portarle dietro la nuca, raggiante quanto un fascio di luce, io ero ancora piegata sulle ginocchia, in attesa di stabilizzare il fiato. Il sudore mi scivolava dalla fronte fino alle tempie, cadendo poi a terra. Alzai lo sguardo, prestando attenzione allo scambio di battute che stava avvenendo fra Miku, Gakupo e Meiko. Sembravano tutti soddisfatti e piacevolmente sorpresi.
"Glielo avevo detto o no che ci saremmo riuscite, sensei?" saltellò Miku.
"Ho sempre saputo che non mi avreste deluso." asserì Gakupo soddisfatto, incrociando le braccia al petto.
La staffetta era ormai alle porte e io avevo messo da parte i miei rancori per Miku.
In più, stava nascendo un’amicizia tra noi: quella che io le escludevo prima e che lei agognava. Ora eravamo capaci di ridere l'una dell'altra, di farci lo sgambetto a vicenda e persino di prenderci in giro.
Durante gli allenamenti per la staffetta Rin mi passava accanto, dandomi buffetti sulle spalle e alzandomi il pollice, facendomi l'occhiolino, e io correvo da Miku, costringendola a gareggiare contro di me anche solo per gioco, guadagnandomi i suoi sbadigli e le sue lamentele su quanto le sue gambe fossero stanche.
Miku sapeva essere veloce come il vento quando correva e ben presto mi resi conto che, per me, non c'era nulla che mi faceva stare meglio del rincorrerla e afferrarla quelle poche volte che ci riuscivo. Quelli erano i momenti dove mi sembrava di essere un gradino più in alto rispetto agli altri: ero l'unica capace di competere con la Diva, Miku Hatsune.
A pochissimi giorni dalla gara, eravamo, incredibilmente, diventate oneste l'una verso l'altra.


Note d'Autrice:
La Crypton Future Media (qui diventata Crypton High School xD) è il nome della software house dove sono nati i primi sintetizzatori vocali conosciuti come Vocaloid. Sebbene vi ho inserito anche Gumi Megpoid e Gakupo Kamui, questi ultimi due non sono appartenenti alla Crypton ma, bensì, alla Internet&CO.
Diva: fra i Vocaloid, Hatsune Miku è quella che ha riscosso maggior successo e maggior vendite; per questo le è stato attribuito il nome di Diva Star.
AH Software -qui solo AH- è un'altra software house che ha lanciato altri sintetizzatori vocali.
Ovviamente il dialogo sui numeri fra Rin e Luka è un chiaro rimando ai numeri dei Vocaloid. Miku è la numero 01, Rin (e suo fratello Len) sono gli 02, infine Luka è la 03.

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Capitolo 2
*** Nel bagliore del tramonto... hai afferrato la mia mano. ***


Nel bagliore del tramonto...
...hai afferrato la mia mano.

"Non voglio!" avevo strillato, a pieni polmoni.
"Ti prego, Miku. Cerca di essere ragionevole." Kiyoteru non sapeva più che pesci prendere per convincermi a correre lo stesso. Lo capivo dal suo viso: si era persino tolto gli occhiali.
"Se Mikuo non è qui che senso ha correre? Aveva promesso che sarebbe venuto a vedermi."
Kiyoteru mi guardava desolato.
"Lo sai che gli esami di Mikuo sono importanti, ne va della sua salute. Non vuol dire che lui in questo momento non ti stia pensando."
"Aveva promesso che sarebbe venuto. Aveva detto che, non importava cosa, sarebbe venuto a fare il tifo per me.
"Non può, lo sai anche tu." Kiyoteru mi aveva afferrato per le spalle, scuotendomi un poco. "Non essere egoista, ti prego." mormorava afflitto.
Negai con il capo: quanto ingenua potevo essere?


Il pomeriggio in cui si svolgeva la staffetta era torbido e assolato. Quella era un'estate calda e afosa, persino dormire durante la notte con il condizionatore acceso risultava difficoltoso.
Lo scopo della giornata era creativo: la staffetta faceva parte del programma di un festival culturale e aveva come obbiettivo la raccolta di fondi per un'associazione dilettantistica.
Della AH School conoscevo solo Miki, mia ex compagna delle medie: una ragazza con lunghi capelli rossi e con una fissa per la musica tecno.
Vi giuro! L'ascoltava ovunque!
Gli altri membri della squadra erano Yuuki Kai, piccolina e di bassa statura, ma le mie informazioni su di lei mi dicevano che non era da prendere sottogamba; Nekomura Iroha di cui avevo solo capito che più che a una ragazza assomigliava a un gatto e infine Yuzuki Yukari.
E se la precedente doveva avere una fissa con i gatti, quest'ultima doveva avere una qualche ossessione con i conigli a giudicare dal cappello con orecchie da coniglio annesse che portava in testa.
"Che fai? Studi le tue avversarie?" mormorò la voce di uomo dietro di me. Mi voltai ben consapevole che poteva appartenere solo a una persona.
"Kiyoteru-sensei!" dovetti quasi trattenermi dal saltargli con le braccia al collo. "Quanto tempo! Come sta?" non ne fui capace, lo assalii prima che potesse tirarsi indietro, arrossendo imbarazzato come era solito fare.
"Per favore, Miku, lo sai che mi imbarazza quando fai così!" mi scrollò di dosso, era rimasto sempre lo stesso. Gli diedi un colpetto sul fianco, come ero solita fare quando ero una sua alunna.
"Da quando sei diventato il supervisore del club di atletica della AH?"
"Mai stato, mi è stato solo chiesto di accompagnare le ragazze oggi, anzi, Miki me l'ha chiesto." tirò fuori gli occhiali che teneva nel taschino per pulire le lenti prima di infilarseli al naso. "Piuttosto cosa mi dici di te? La tua famiglia? Le cose si stanno sistemando?" Kiyoteru aveva lo strano potere di cambiare personalità quando li indossava.
Negai con il capo. Non c'era niente che si stava sistemando. Probabilmente mai sarebbe successo. Tuttavia sorrisi, non era più da me abbattermi. "Sensei, farebbe meglio a restare in disparte e guardare la disfatta della sua squadra." sviai il discorso ridacchiando, proprio nel momento in cui Luka si avvicinò a noi per chiamarmi.
"Miku, vieni? Gumi e Rin hanno già iniziato a riscaldarsi."
Annuii con un cenno del capo, rispondendole che l'avrei raggiunta una volta finito di salutare il sensei.
Kiyoteru lasciò che Luka si allontanasse abbastanza prima di parlare di nuovo.
"Davvero, Miku, se dovessi avere bisogno sai che io ci sono."
Gli sorrisi dolcemente e lo abbracciai con naturalezza: era stato un mio insegnante, sì, ma c'era sempre stata molta complicità fra noi, grazie anche al legame che aveva saldato con mio fratello.
"Va tutto bene." lo rassicurai. "Sono una ragazza forte, mi conosci. Ora vado, non perderti la staffetta mi raccomando."
Sicuramente Kiyoteru non era rimasto convinto dalle mie parole, ma in quel momento non mi andava di parlarne. Perciò raggiunsi Luka, che si stava massaggiando le caviglie.
"Tutto a posto?" le chiesi. "Hai avuto ancora degli strappi muscolari?" afferrai una sua caviglia, strofinandola. Da qualche giorno avevamo preso a farci i massaggi a vicenda, in preparazione alla gara. In quelle occasioni non erano mancate le confidenze fra noi: Luka sembrava aver risolto i suoi problemi personali che l'avevano portata a chiudersi nei miei confronti.
"No, è tutto a posto. Il bendaggio che mi hai fatto funziona bene." rispose lei, muovendo di poco il piede. Le sorrisi, dandole poi una pacca di incoraggiamento sulle spalle.
Iniziammo i nostri esercizi di riscaldamento, almeno fino a quando l'altoparlante annunciò l'imminente inizio della staffetta.
"Pronta?" le domandai, guardandola tendendo una mano aperta verso di lei. Luka mi batté  il cinque.
Luka mi piaceva molto, mi era piaciuta fin da subito: quando i nostri occhi si erano incontrati, studiandosi oltre la rete.
Amava correre più di ogni altra cosa, e questo lo dimostrava ogni qual volta correva. La sua espressione, da impacciata e insicura, mutava, diventando seria e adulta; che si trattasse di una gara o di una esercitazione, prendeva la cosa così seriamente, che spesso mi veniva da prenderla in giro, guadagnandomi i suoi rimproveri.
La vidi sporgersi in direzione degli spalti, sbracciandosi verso qualcuno, sorridente.
"Chi salutavi?" le domandai incuriosita.
"La mia famiglia." rispose lei, imbarazzata. "Ah, è una tradizione. Ogni volta che partecipo a una gara vengono a vedermi, così io li saluto sempre, prima di iniziare. Se non lo faccio ho come paura che le cose possano andarmi male."
Non le risposi: io non ricordavo quando era stata l'ultima volta che un mio famigliare era venuto a vedermi.
"E tu invece? Chi è venuto a vederti?" Luka mi si affiancò, trottando al mio passo; per la gara di oggi aveva legato i suoi capelli in due code laterali, ma le ciocche più corte le sfuggivano ai lati, ricadendole sul davanti.
"Nessuno." le dissi. "Non viene nessun mio famigliare a vedermi."
"Oh..." la vidi abbassare gli occhi, pensierosa. "Mi dispiace."
Scrollai appena le spalle, sorridendole.
"Non importa, non è così importante, non credi?"
"Uhm..." immaginai che volesse dirmi altro, ma non c'era il tempo: la staffetta era sempre più imminente.
Ognuna di noi prese posto nella relativa zona di scambio, soltanto Gumi e Nekomura si presentarono al blocco di partenza, dove ricevettero i testimoni.
Un uomo, addetto allo staff, si occupava di fare da starter; un'altra ragazza, volontaria, controllava che non ci fossero irregolarità e che rispettassimo le posizioni sulle linee tracciate per terra.
Accanto a me sentii Miki fischiare; mi voltai per l'ultima volta indietro, in direzione di Luka, che, accortasi della cosa, sollevò un braccio in alto.
Annuii, capendo alla perfezione cosa voleva dirmi.  
Lo sparo rimbombò nell'aria, arrivando nitido persino alla mia postazione; dagli spalti e dai piedi del campo la folla iniziava a gridare esaltata, in un caos di voci che non riuscivo a cogliere.
Ma tanto nessuno starà chiamando il mio nome...
Colpii il piccolo triangolino bianco a terra, simbolo dell'inizio della zona di precambio, con la punta della scarpa in un gesto di frustrazione.
Cercai di allontanare da me quel pensiero, focalizzandomi solo sulla gara.
Immaginai Gumi, mentre scattava dal blocco di partenza verso la prima curva, dove dietro l'aspettava Rin; Vidi Rin, lottare contro la sua avversaria nel primo rettilineo; pensai a Luka, mentre manteneva la collocazione guadagnata e percorreva la seconda curva alla massima velocità che riusciva a dare.
"Beh, ci vediamo al traguardo." udii d'un tratto al mio fianco.
Vidi Miki già in posizione e scattare: questo significava che eravamo indietro? Che le nostre avversarie ci avevano distanziato? Mi chiesi dov’era Luka e perché ancora non chiamava il mio nome. Mi concentrai ancora di più sui suoni, ma niente.
Già, nessuno chiama più il mio nome da tempo...
Mi colpii una guancia da sola: no, non era quello il motivo. Non potevo sovrapporre i miei problemi personali alla gara, avevo deciso che non l'avrei più fatto.
"Miku!"
Il mio nome si librò nell'aria, risvegliandomi dal mio flusso di pensieri; davanti a me Miki e Yuzuki avevano appena realizzato il loro cambio.
Mi mossi in avanti, più veloce che potevo, proprio come negli allenamenti.
Il nostro accordo era che nei soli dieci metri che avevo a disposizione, prima di poter afferrare il testimone, sarei arrivata alla stessa velocità cui stava correndo Luka, in cambio lei non avrebbe decelerato nemmeno per un secondo.
Mi sarebbe costato uno sforzo enorme adeguare la mia stessa rapidità alla sua in soli dieci metri, ma questo era l'unico metodo che avevamo trovato per far sì che il nostro cambio avvenisse nel minor tempo possibile. Strinsi i denti, mentre avvertivo con quanta resistenza i miei muscoli si opponevano a ciò che io stavo imponendo a loro.
"Hop!" gridò Luka dietro di me, proprio nel momento in cui entrai nella zona del cambio. Era il momento: allungai il mio braccio sinistro all'indietro, tendendo la mano aperta e con il polso ruotato verso l'alto. Il testimone mi venne poggiato proprio sul palmo da una Luka che sembrava più sfinita del solito: evidentemente, durante la corsa, c'era stato un qualche tipo di problema.
Chiusi le dita su quel tubo circolare e freddo.
"Vinceremo sicuramente." le bisbigliai, strappandole il testimone di mano: il cambio era riuscito.
La sentii cadere a terra, dietro di me, mentre concentrai tutta la mia forza verso l'avversaria: dovevo raggiungerla e dovevamo vincere.
Velocizzai la mia andatura, spingendola al massimo, recuperando il distacco che Miki si era procurata.
Non potevo risparmiarmi niente in quei 100 metri, tuttavia avevo accelerato fin dalla partenza: sarebbe stato arduo correre a velocità sostenuta fino alla fine.
Riuscii ad affiancarmi a Miki con molta fatica, in qualche modo persino a superarla.
La linea del traguardo era vicinissima, entrambe buttammo il torace in avanti per guadagnare secondi preziosi; infine sprofondammo a terra, respirando a fondo e inalando quanta più aria potevamo. Un tabellone, posto in alto al centro degli spalti, evidenziò le nostre tempistiche e sottolineò il mio nome come vincitrice.
"Tu... non sei umana." boccheggiò Miki alla mia destra, piegata sulle ginocchia.
Mi sdraiai a terra, con la pancia all'aria.
"Miku!"
Qualcuno mi investì, precipitandosi e cadendo proprio sopra di me. Luka mi abbracciò forte, buttandomi le braccia dietro al collo.
"Ce l'hai fatta!" gridò contro il mio orecchio.
La abbracciai a mia volta, udendo i boati della folla.
"Realizzare un passaggio di testimone proprio all'inizio della zona di cambio, sfruttando i soli dieci metri iniziali per raggiungere la massima velocità. Non l'avevo mai visto fare da nessuno." Yuzuki aiutò Miki a rimettersi in piedi. "Ho visto tutto, ti meriti proprio l'appellativo di Diva."
Scompigliai i capelli a Luka, già disordinati di suo.
"Non sarebbe stato possibile senza questa qui."
Miki scrollò la polvere che le si era attaccata alle caviglie.
"Ai Giochi Autunnali voglio la rivincita, sappiatelo."
Non le risposi, non avevo nemmeno la certezza che avrei partecipato.
"L'avrai!" esclamò Luka per me. "Perché io e Miku gareggeremo anche ai Giochi Autunnali, vero Miku?"
Non sapevo come dirlo, mi limitai ad annuire col capo.
"Ragazze!" ci chiamarono Gumi e Rin, cavandomi d'impiccio a quella situazione.
"Sono davvero dispiaciuta." si scusò Gumi. "Non sono riuscita ad affrontare al meglio la prima curva."
"Non pensarci nemmeno." le diedi una pacca amichevole sulla spalla. "Ce l'abbiamo fatta, no?"
Ci stringemmo in cerchio, consapevoli che quella era stata una vittoria di gruppo; non ricordavo da quanto tempo mi divertivo così tanto semplicemente per aver preso parte a una gara. Nell'ultimo periodo esse avevano perso di significato.
La giornata terminò con la consegna del premio; incitai Luka per andarlo a ritirare, con l'approvazione delle altre ragazze. Il premio consisteva in un attestato che avremmo sicuramente donato al nostro club di atletica.
Infine, ognuna di noi, salutò le altre.
"Ci vediamo lunedì agli allenamenti!" gridarono Rin e Gumi, mentre ci salutavano da lontano. Erano due piccole sagome scure che si allontanavano contro il cielo ambrato del tramonto.
Trattenni a fatica uno sbadiglio, poi mi sentii afferrare una mano.
"Vieni, corriamo!" esclamò Luka.
"Ma non sei ancora stanca?" per tutta risposta, lei ridacchiò.

Sprofondammo nell'erba, ai piedi di una collinetta, dove una recinzione a filo spinato ci vietò di passare oltre.
Le nostre mani erano ancora giunte, qualcosa impediva ad entrambe di schiuderle e lasciare la presa.
Stavamo bene così.
"Ti ringrazio." mormorò Luka, guardando in alto. "Ritirare il premio è stato davvero bello." girò il viso dalla mia parte. "Grazie per avere mantenuto la promessa."
Le sorrisi, sdraiandomi su un fianco.
"Stavolta non ti dichiarerai a nessuno?"
Luka si tirò su a sedere, abbracciò le ginocchia e sprofondò il mento in esse.
"Non ho nessuno a cui dichiararmi, stavolta. Mi bastava solo vincere."
Risi piano e delicata.
"Hai uno strano modo per esporre i tuoi sentimenti."
Mi scrutò sia dubbiosa sia accigliata.
"Perché, scusa, tu come ti faresti accorgere dalla persona che ti piace?"
Mi battei una guancia con un dito, pensierosa.
"Competerei con lei in ciò che le piace."
Ci guardammo entrambe, per poi scoppiare a ridere all'unisono.
"Sei davvero strana, voglio dire: chi mai ragionerebbe in un modo così complicato?"
"Non è complicato! Ma, suppongo che ognuno abbia i propri modi per mostrare i sentimenti."
"Io preferisco i modi un po' più diretti." finì di ridere lei. "Ma questo perché, di solito, sono davvero tarda in queste cose." terminò la frase con una risata.
La abbracciai stretta, in un contatto intimo e personale; totalmente differente da quelli che eravamo solite scambiarci durante gli allenamenti o sul campo da corsa.
"Anch’io volevo ringraziarti. Perché mi sono davvero divertita, oggi." le sussurrai, abbassando la voce: eravamo entrate in un mondo tutto nostro, lì sdraiate, con quella recinzione che non ammetteva di essere oltrepassata, fatto di silenzio e confidenze scambiate.
"Tuttavia!" esclamò lei, puntellandomi un indice contro la fronte. "Non pensare che avrai vittoria facile ai Giochi Autunnali! Detieni ancora un record che ho intenzione di superare!"
Mi accarezzai la fronte con una mano mentre lei mi guardava ostinata e competitiva.
"Sei davvero fissata." ridacchiai.
"Ti darò filo da torcere, vedrai. Anzi ti sorpasserò!" ghignò. "E non farai più tanto la spavalda."
Le presi entrambe le mani, tirandola su. Intrecciai le mie dita fra le sue portandomele vicino al petto.
"E io voglio davvero che tu ci provi, questa volta devi essere tu a promettermelo." Mormorai; qualcosa mi pizzicava gli occhi, facendomeli stringere più del dovuto.
Vidi i suoi grandi occhi azzurri sgranare appena, per poi abbassarsi su di me pieni di risoluzione.
"Bene." sospirai sollevata. "Torno verso casa. Ci vediamo lunedì."
Lasciai andare la stretta delle nostre mani, mentre correvo giù dalla collinetta; dentro la tasca dei miei pantaloni il cellulare vibrava, fastidioso e costantemente.


Note d'Autrice:
We'll keep on striding hurry straight to the goal now, Running! High climax of emotion! Feel the wind, pass the time, let it go! Run until you run out your breath!
...
Sì, ok... stavo canticchiando la opening di Prince of Stride:Alternative! Mai visto? Era un anime dove dei corridori si esibivano in una staffetta su strada. Inutile dirvi quanta ispirazione mi ha dato ahaha xD
Comunque...
Nel bagliore del tramonto hai afferrato la mia mano: è una line che proviene dalla bellissima Six Trillion & Overnight Story di IA.
SFA2Miki, Yuuki Kai, Nekomura Iroha, Hiyama Kiyoteru e Yuzuki Yukari sono tutti vocaloid distribuiti dalla AH Software.
Mikuo: la variante maschile di Miku xD

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Capitolo 3
*** Perché guardi il cielo con occhi tanto tristi? ***


Perché guardi il cielo...
...con occhi tanto tristi?

Indugiai sulla sua figura che scivolava giù per la collina, divenendo un'ombra nera e sfumata.
Guardai i palmi delle mie mani, per poi stringerli, rivolti sempre verso di me. Avevo avvertito tanto calore in quella stretta, eppure Miku appariva così triste, mentre mi pregava di stringere quella promessa.
Perché lo era? Mi si strinse il cuore nel saperlo: non eravamo diventate sincere l'una con l'altra? Mi stava nascondendo qualcosa? Se sì, che cosa?
Desideravo scoprirlo.
Improvvisamente sentii i miei occhi farsi caldi e umidi; portai due dita sotto uno di questi: stavo piangendo?
Non ne capivo il motivo, pensai, mentre alzai lo sguardo al cielo: le prime stelle della sera erano venute fuori.
I Giochi Autunnali erano una competizione sportiva a cui i membri di vari club di diverse scuole potevano partecipare: essi segnavano l'inizio della stagione agonistica e la richiesta di partecipazione poteva essere preventivamente fatta tramite la compilazione di un modulo apposta. Poiché l'atletica è uno sport prettamente individuale ritrovarsi a competere contro un compagno della stessa scuola non era affatto raro, ed era questo ciò a cui io smaniavo: competere contro Miku, non importava in cosa.
"Ricordatevi di segnare sia il vostro nome sia la nostra scuola, ma anche la disciplina sportiva in cui volete impegnarvi." spiegò Meiko. "Inutile che vi dica che per partecipare sono richiesti specifici parametri da rispettare, vero? Ok, chi ha già compilato può darmi il foglio."
Mi alzai prima degli altri.
"Che fulmine!" commentò, scherzosamente, Miku.
"Ne dubitavi?" le feci l'occhiolino.
Mi avvicinai a Meiko, porgendole la scheda; quando lei la prese, per metterla in mezzo agli altri, mi guardò inclinando il viso.
"Ultimamente non ti stai dedicando molto a migliorare i tuoi salti in alto, lo sai che correre non è la sola cosa che si fa in questo club?"
Ops...
"L'aiuterò io!" esclamò Rin, prendendomi di sprovvista alle spalle. "Va bene, vero Meiko?"
La vidi annuire, ma io cercai immediatamente Miku con lo sguardo: la osservai in disparte, mentre guardava un punto lontano; chissà se aveva già consegnato il suo modulo.
"Dai, andiamo!" Rin mi spinse verso la zona adibita ai salti in alto. Non ero per niente entusiasta della cosa, avrei preferito dedicare il mio tempo ad allenarmi a correre.
"Ultimamente passi più tempo con Miku che con me." si lamentò lei, al mio fianco, mettendo su quell'adorabile broncio che incantava tutti.
"Perché mi sta aiutando a migliorare i miei tempi nella corsa." mi giustificai.
"Non è solo questo..." Rin abbassò gli occhi, in cerca delle parole giuste. "Ho come l'impressione che la sua presenza sia diventata qualcosa di essenziale per te, e la sua mancanza possa impedire alle tue potenzialità di esprimersi. Ricordi come eri prima di entrare nel club? Avevi perso interesse nel correre, c'è voluto molto tempo e insistenza prima che tu acconsentissi. Ma ora, guardati! La tua voglia di correre esplode ogni giorno sempre più. Sono contenta della cosa."
Riflettei sulle sue parole: era vero che ultimamente davo molto più me stessa, rispetto al passato. Indubbiamente era merito di Miku, chissà che cosa aveva acceso.
"Forse è questo che ti mancava: qualcuno con cui rivaleggiare."
Mi ero gettata a capofitto negli allenamenti, migliorando i miei tempi anche solo di pochi millesimi di secondo, che in una corsa significano tanto.
Lo facevo per la promessa? Quella di vincere contro Miku? Chissà, forse.
I miei sentimenti non erano chiari nemmeno a me. Ancora non comprendevo nemmeno perché il vederla così triste e amareggiata mi aveva scosso così tanto.
Come immaginai non diedi il meglio di me ad allenarmi nei salti in alto: perseveravo a riflettere e riflettere: davvero la presenza di Miku mi stimolava talmente tanto? Il mio desiderio di poter emergere si era accostato per raggiungere colei che deteneva il record più alto di tutte noi? Più ci riflettevo e più non capivo.
Qualcuno mi afferrò la mano.
"Che fai qui impalata? Gli altri se ne sono andati tutti, no?"
Mi girai verso Miku, stringendo di più la sua presa e trascinandola altrove; lontano da tutta la massa di compagni che si apprestava a raggiungere le docce per poi tornare a casa.
Non m’importava  trovare la risposta.
"Vieni! Dobbiamo allenarci!" la trascinai con me dalla parte opposta del campo, Miku non oppose resistenza alla mia euforia.
Da tempo avevamo preso ad allenarci da sole, anche solo per passare del tempo insieme,
 che entrambe prendevamo seriamente, nella costante ricerca di rivaleggiare l'una sull'altra.
"Tieni la schiena più dritta!" mi corresse Miku, poggiando un palmo della sua mano sotto il mio petto e l'altro fra le mie scapole, facendo pressione per costringermi ad assumere una posizione eretta. "Hai questa brutta abitudine di chinarti in avanti, così sprechi più fiato."
Eseguii l'ordine a comando: Miku mi lasciò andare e io ripresi a correre.
"Agita di più le braccia!" feci come detto, mentre completavo i miei giri del campo.
Ci fermammo una decina di minuti per far riposare i nostri muscoli facendo dello stretching. Le giornate iniziavano ad accorciarsi e le prime foglie stavano assumendo i colori dell'autunno: presto ci saremmo dovute salutare.
"Che ne dici di una piccola gara prima di andarcene?" mi propose Miku, dopo aver bevuto tutta l'acqua dalla sua bottiglietta.
"E come facciamo?" le risposi, ancora presa dai miei esercizi. "Non abbiamo qualcuno che ci dia il segnale." Se ne erano andati via tutti, persino quelli del terzo anno.
Miku si picchiettò pensierosa, poi ebbe un'idea e indicò il campanile che svettava in lontananza, oltre l'edificio della nostra scuola.
"Fra poco scatterà la nuova ora! Useremo i rintocchi della campana, che ne pensi?"
Mi trattenni dal ridere: un'idea simile poteva venire solo a lei.
Ci posizionammo sulla linea di partenza, inginocchiandoci e restando in attesa: il primo rintocco della campana contraddistinse il primo segnale, al secondo ci mettemmo in attesa, al terzo entrambe iniziammo a correre.
Lasciammo che le nostre ginocchia si flettessero sul terreno, che i muscoli ci tirassero le membra, che l'aria della sera ci sferzasse il volto; l'arrivo era la fine della pista da corsa.
"La vittoria è mia!" esultò Miku, saltando oltre la linea di arrivo; il pugno svettava in alto, contro il cielo, ancora una volta non ero riuscita a batterla, per quanto ero miracolosamente stata in grado di starle dietro.
"Già." mugolai, passandomi l'avambraccio sulla fronte e strisciando via il sudore.
La mia espressione doveva essere molto amareggiata in quel momento.
"Non fare quella faccia!" mi consolò lei, sorridendomi. "Ci sarà un giorno in cui sarai tu a battermi e io non vedo l'ora che arrivi."
Le nostre giornate continuavano così: ci allenavamo in segreto, mentre l'arrivo dei Giochi Autunnali si faceva sempre più prominente.
Stranamente Miku non ne parlava mai, al contrario di me che non aspettavo altro.


Altre settimane scivolarono via; ormai i viali alberati che conducevano fino alla Crypton erano tempestati da una marea di fogliame rosso e giallo che si spostava ad ogni soffio di vento.
Quel giorno sarebbe stato importante per il nostro club, perché finalmente uscirono i nominativi di coloro che i Giochi Autunnali avevano selezionato, oltre al calendario delle varie gare. Non aspettavo altro di poter sapere in quale prima gara avrei potuto fronteggiare Miku; mi ero allenata apposta solo ed esclusivamente per questo, si poteva dire.
Tuttavia una secchiata d'acqua fredda mi colpii addosso quando, scrutando l'annuncio in questione, vidi che il nominativo di Hatsune Miku non vi era scritto.
Come era possibile che lei, la prima del nostro club, non fosse stata selezionata? Ci doveva essere un errore, per forza. Quel giorno Miku non si era nemmeno presentata. Qualcosa simile all'ansia prese a far battere il mio cuore ancora più forte. Sembrò che Meiko stessa se ne fosse accorta visto come mi si avvicinò domandandomi cosa non andasse.
"Non capisco perché il nome di Miku non è scritto qui..." le risposi a bassa voce e Meiko prese ad accarezzarsi una ciocca di capelli castani.
"Quindi Miku non ti ha detto niente, eh?"
"Cosa?"
Meiko poggiò una sua mano su una mia spalla, stringendomela appena.
"Luka." mi chiamò. "Miku non ha mai consegnato l'adesione a partecipare ai Giochi Autunnali. Pensavo che te l'avesse detto."
Qualcosa mi crollò addosso: una serie di sentimenti contrastanti che non riuscivo bene a comprendere. Quel pomeriggio non mi curai affatto di dare il meglio di me durante gli allenamenti, qualcosa mi bloccava oppure c'era qualcosa di cui non mi importava.
Miku non era lì, e io non avevo motivazione per dover dare il meglio, come di consueto.
"Vedrai che c'è una spiegazione dietro tutto questo..." mi disse Rin, in un vano tentativo di tirarmi su di morale.
Se c'era una spiegazione io davvero non la vedevo, non la capivo affatto.
Al termine degli allenamenti aspettai, come al solito, che Miku mi raggiungesse, ma non arrivò.
La attesi fino a quando arrivò l'orario di chiusura dei cancelli e solo allora intuii che era del tutto inutile restare ad aspettarla: Miku non sarebbe più arrivata.
Mi allacciai la zip della mia felpa fino al collo e raccattai il mio borsone da terra; avvilita uscii dal campo sportivo e in quel momento la vidi: Miku, dall'altra parte della strada, fasciata da un abitino verde acqua e dai suoi immancabili codini. Aveva il viso sciupato e spento, me ne accorsi appena la raggiunsi e fui abbastanza vicina a lei.
"Perché?" le domandai direttamente. " Oggi non sei venuta né agli allenamenti, né a scuola. Non sei nemmeno presente ai Giochi Autunnali, perché?" ero ferita. Sì, dovevo esserlo. Ci eravamo scambiate delle tacite promesse, promesse che potevano avverarsi soltanto se anche Miku avesse partecipato, ma ora tutte queste andavano sgretolandosi ferendo i miei sentimenti.
"Perché non rispondi?" le domandai ancora, incitandola a spezzare il suo silenzio.
"Mi trasferirò a breve, raggiungerò la mia famiglia." rispose a capo chino. "Me ne andrò via da questa città, perciò non avevo motivi per dover partecipare."
Qualcosa mi cadde addosso, qualcosa di simile a un secchio d'acqua congelata.
"Vieni, facciamo una passeggiata." si limitò a dire, dandomi le spalle. Lentamente iniziò ad avviarsi verso un parco lì vicino e io la seguii, silenziosa e desolata. Mi fermai solo quando anche lei si fermò.
Nessuna delle due disse nulla all'inizio, ce ne stavamo ferme lì: io ad osservare la sua schiena e lei a guardare il terreno.
D'un tratto inclinò il viso in alto, restando immobile a guardare il blu della volta notturna.
"Mi è sempre piaciuto guardare il cielo della notte." si sforzò di dire. "Attraversalo e sarai premiato con l'arrivo dell'alba, diceva mio fratello."
"Tuo fratello?"
Miku si chinò sulle ginocchia, giocherellando con qualche stelo d'erba.
"Se ne è andato un anno fa, qualche giorno dopo la corsa campestre." mi confidò, rendendo quel ricordo la cosa più ovvia del mondo.
Le parole mi si mozzarono in gola, non sapevo cosa dire.
"Mi dispiace." le risposi abbassando lo sguardo. Non era il tipo di situazione dove potevo avere la risposta pronta.
"Lui... entrava e usciva dall'ospedale continuamente." strappò qualche filo dal terreno. "Ma poi c'è stato un giorno che le sue condizioni si sono aggravate: è entrato in coma e poi..." non terminò la frase, non c'era bisogno. "Il giorno in cui entrò in coma era lo stesso giorno della nostra gara campestre." soffiò via i fili d'erba rimasti incastrati fra le dita. "E io sai che cosa feci? Mi arrabbiai con lui perché non aveva rispettato la promessa di venirmi a vedere alla gara. Si può essere più egoisti di così, Luka?"
Allungai la mano verso di lei; non riuscivo a vederle gli occhi, nascosti dalla frangetta, ma il tono di voce era chiaro: stava piangendo e io volevo assolutamente toccarla e confortarla.
Prima di poterlo fare si rialzò in piedi e io ritirai la mano.
"Che cosa stai cercando di dirmi, Miku?"
Un leggero venticello le fece muovere i codini, arruffandole i capelli.
"Semplicemente che esistono promesse che non possono essere mantenute, Luka. Mikuo non ha potuto mantenere la promessa fatta a me e ora io rompo quella fatta a te." sollevò le palpebre, fissando le mie. "Dai il meglio di te e dimenticati di me."
Un rumore si sollevò in aria: il mio palmo si era avventato verso il suo viso, schiaffeggiandola e facendola indietreggiare di qualche passo. Anche io feci lo stesso, tenendomi la mano con cui l'avevo colpita al petto quasi fossi stata io quella offesa.
"Dimenticarti di te?" le ringhiai contro. "Se pensi questo perché ti sei data tanto da fare per farci vincere alla staffetta? Perché hai voluto a tutti i costi mantenere quella promessa?" strinsi forte i pugni. "Non hai ancora capito che nessuna potrà prendere il tuo posto?" gridai.
Miku mi osservò attonita, reggendosi ancora la guancia colpita con la mano.
"Ma se è questo ciò che vuoi..." strinsi forte la mia felpa, proprio all'altezza del petto. "Allora, va bene! Io continuerò a correre, con o senza di te!"
Le diedi le spalle, scappando via e uscendo da quel parco.
A casa abbracciai il cuscino in lacrime e quella notte non chiusi occhio.
L'alba era effettivamente arrivata ma a che prezzo?


Note d'Autrice:
Perché guardi il cielo con occhi tanto tristi?: è una frase presa direttamente dalla canzone Akatsuki Arrival di Miku&Luka.
Attraversalo e sarai premiato con l'arrivo dell'alba: Uno dei significati (?) presenti sempre nella stessa canzone, più precisamente nella seconda parte.
Non hai ancora capito che nessuna potrà prendere il tuo posto?: ho rielaborato la frase nessuna prenderà il tuo posto nel mio cuore. 

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Capitolo 4
*** La mia rivale ***


La mia rivale...


Quando si riceve una brutta notizia, poche sono le cose che si possono fare: esternare il proprio dolore o non mostrarlo affatto.
Io scelsi quest'ultima: decisi di correre, fino alla fine.
Sicuramente lui avrebbe voluto così.


"Miku?"
Mi risvegliai dai miei pensieri grazie alla voce di Kiyoteru.
"Oggi sei silenziosa: cosa è successo?"
Scrollai viso e mani.
"Oh, non è niente! Sono solo preoccupata: è un anno che non rivedo i miei genitori dopo la morte di Mikuo. Mi chiedevo solo come andranno le cose."
"Non devi preoccuparti di nulla." disse lui, sorseggiando il suo caffè. "Lo hai detto ai tuoi amici? Hai salutato i tuoi compagni di classe? E quelli del club di atletica?"
Spostai l'attenzione al mio caffélatte osservandone le increspature che avevo creato con il cucchiaino.
"Solo una in particolare, una mia compagna del club. L'allenatore e i professori lo sanno già, quindi non è necessario salutarli."
"Perché solo lei?"
"Glielo dovevo."
"Ti vedo triste."
"Lo sono..."
Agli allenamenti del club di atletica tutti si accorsero che qualcosa fra me e Luka si era incrinato. Nonostante ciò, grazie alla mia imminente partenza, nessuno fece domande sul perché e quando me ne sarei andata. Le mie risposte erano vaghe, visti i miei problemi personali.
Luka continuava a evitarmi e nemmeno io la cercavo: sapevo di non averne il diritto.
Tuttavia era una situazione straziante. Quanto avrei voluto allungare la mia mano nella sua direzione, ma i sensi di colpa si facevano sentire.
Appoggiai un piede su una panchina e afferrai la caviglia per alleviare un lieve strappo muscolare che mi si era creato quando, al mio fianco, sentii un tonfo; mi voltai e trovai Luka.
Subito distolsi lo sguardo.
"Beh? Neanche vuoi dirmi quando parti?" mi domandò lei con lo sguardo corrucciato.
La guardai, per poi tornare a fissare la mia caviglia che ormai si era rilassata del tutto.
"Sabato prossimo; ho il treno alle tre del pomeriggio." le risposi sconsolata.
"Fantastico!" esultò lei per finta. "Ho la mia prima gara proprio quel giorno, verso le due."
"Non ti manca niente, hai tutte le carte in regola per vincere." le sorrisi. "Ce la farai."
Lei mi guardò dritta negli occhi, senza esitazione e senza emozione.
"Certo che ce la farò." rispose per poi raccogliere il suo borsone.
"Già te ne vai?" sospirai con tristezza. I miei occhi erano tornati a pizzicare di dolore.
"Non ho nessun motivo per dover restare." Mormorò guardandosi in giro: gli altri ragazzi stavano già rimettendo a posto le varie attrezzature. "No?"
Mi diede le spalle e raggiunse Rin, lasciandomi da sola com’ero sempre stata.



"E dai! Smettila di avere quel muso lungo, ti prego!" Rin mi pizzicò una guancia, costringendomi ad assumere una smorfia.
"Non sono in vena di ridere, lo sai." la ammonì.
"Ti comporti come se fossi stata tradita dal tuo innamorato. Sospiri, ti arrabbi per un niente, sei intrattabile..." mi punzecchiò i fianchi con le dita. "Devo pensare male?" Rin incrociò le braccia alla nuca, prendendo a camminare all'indietro. "Credimi assomigliavate a due innamorati nell'ultimo periodo." sorrise sorniona. "Sempre attaccate, perse in un vostro mondo..." mimò con le dita.
Mi arrestai sul posto, portandomi un pugno al petto. Non ne capivo il perché, ma quella parte mi doleva.
"Il nostro rapporto non era questo. Era basato sulla rivalità, sull'amicizia e sulla stima reciproca. Non confidandosi con me Miku mi ha ferita."
Rin puntò un dito contro il mio petto.
"Così tanto da averti ferita al cuore?" indicò.
"Io... non lo so, non capisco proprio."
Rin mi afferrò la mano fra la sua.
"Forse c'è altro che non sai e altro che puoi fare."
Ascoltai parola per parola quella frase. E se non esisteva?
Mancavano poco meno di sette giorni all'inizio dei Giochi Autunnali.

Strinsi ancora più forte la coda di cavallo con cui avevo legato i capelli e mi alzai appena l'altoparlante pronunciò il mio nome; era la prima gara della giornata.
Mi presentai ai blocchi di partenza a pugni chiusi e petto gonfio. Vi trovai anche Miki e Nekomura e appena la prima si accorse di me, si girò dalla mia parte.
"Correre senza Hatsune sarà una passeggiata oggi, eh?" rise sprezzante. "Che comportamento da Diva non presentarsi ai Giochi Autunnali."
Probabilmente Miki non sapeva che l'assenza di Miku era giustificata dalla sua partenza, ma non me ne curai: avevo ben altro a cui pensare.
"Sarà una vittoria facile." la sentii sbadigliare. "Peccato che tu resterai indietro."
Le prestai poca attenzione, quel tanto che bastava per osservarla con gli occhi ridotti a due fessure.
"Già, e tu non sarai certo una sua sostituta."
Le diedi le spalle, dopotutto il mio blocco di partenza era situato qualche numero più avanti.
Dai del tuo meglio fino alla fine.
Nelle mie orecchie risuonava la voce di Miku e i suoi incitamenti durante i nostri allenamenti. In cuor mio riconoscevo quanto si era data da fare per farmi trovare pronta a questi Giochi Autunnali.
Io non farò come te, non ti tradirò.
Urlai mentalmente, mentre lo sparo annunciò l'inizio della corsa. Mi alzai in piedi più velocemente del potuto, puntando i talloni a terra e alzando piccole nubi di polvere sotto le mie scarpe. I quattrocento metri che dovevo percorrere non sembravano niente in confronto ai innumerevoli giri di pista che avevo corso insieme a Miku.
Non ancora...
Mormorai fra me e me quando mi vidi superare da due o tre avversarie. Miki era davanti, in testa a tutte, mentre Nekomura era rimasta più indietro.
Raddrizzai la postura, fendetti l'aria come potevo, inalai ossigeno dalle narici; alcune mie avversarie stavano iniziando a rallentare e sfruttai il momento per superarle.
Mi avvicinai pericolosamente a Miki con la chiara intenzione di farle pressione, intanto scalciavo via un'altra concorrente.
Dimenticati di me.
Schioccai la lingua infastidita: come mi era possibile farlo se, anche in quel momento, vedevo la sua schiena più avanti correre veloce? Neppure allungando la mano ero mai riuscita a toccarla.
Non mi sottovalutare.
Strizzai di più gli occhi mentre fiancheggiavo Miki alla conquista del primo posto: il traguardo era vicino, sempre più vicino.
Puoi correre più veloce di così.
Dannazione, non serviva lei per dirmelo. Serrai i denti, trattenendo un ringhio, mentre mi avventavo sulla linea del traguardo, tagliandone il nastro con il mio corpo e rotolando infine a terra.
Puntellai i palmi delle mani a terra, facendomi forza, e alzai il mento in alto in direzione del monitor che avrebbe mostrato i risultati. Il cuore mi batteva all'impazzata mentre il monitor lampeggiava.
1st Place: Megurine Luka, Crypton High School
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, quando lessi il mio nome. Ce l'avevo fatta, ero riuscita a vincere la mia prima gara!
Rin e Gumi mi saltarono immediatamente addosso, travolgendomi e abbracciandomi di felicità e io feci lo stesso con loro, nascondendo il pianto in risata.
Con gli occhi cercai Miku, ma lei non poteva essere lì.

Finita la prima gara ritornai verso gli spalti per recuperare un asciugamano e fu lì che vi trovai un uomo, ritto in piedi, che mi aspettava.
"Megurine, giusto? Congratulazioni per la tua vittoria."
Lo osservai bene: aveva l'aria di essere un professore con i suoi capelli a scodella e la montatura degli occhiali, ero certa di averlo già visto. "Lei stava parlando con Miku il giorno della staffetta." ricordai.
L'uomo si presentò come Kiyoteru e come amico di Miku.
"Se è suo amico perché è qui? Perché non è a salutarla?"
"L'ho già salutata e se sono qui è perché volevo conoscerti: Miku mi ha parlato molto di te!"
Rimasi stupita e interdetta.
"Come?"
L'uomo mostrò i denti, sorridendo affabile.
"Mi ha detto che fra i suoi compagni del club ce ne era una in particolare che aveva saputo motivarla più di chiunque altro. Vedi, dopo la morte di suo fratello, Miku si è spesso chiusa in se stessa, trovando sfogo soltanto nel correre. Vedere te e la tua passione le faceva ricordare come si sentiva prima che suo fratello morisse."
"Oh..."
Vidi Kiyoteru piegarsi verso di me.
"Per questo ci tenevo a ringraziarti di persona."
Qualcosa in me si ruppe: assomigliò a uno strappo che veniva ricucito poco a poco. Come era chiaro che io e Miku trovavamo motivazione l'una nell'altra, ma io non ero mai riuscita a comprenderla fino in fondo, al contrario di lei.
Ero stata una sciocca ad essermela presa, tuttavia ero ancora in tempo a rimediare.
"Mi scusi, quanto dista la stazione da qui? E che ore sono adesso?" gridai forte, interrompendo qualsiasi cosa mi stesse dicendo.

Corsi a perdifiato, fuori dallo stadio e per le strade, scansando gruppi di gente senza preoccuparmi di voltarmi per chiedere scusa. In auto ci sarebbero voluti una decina di minuti o poco più, io calcolai una mezz'ora a piedi, ma dato che stavo correndo, forse, una ventina di minuti mi sarebbero bastati. Avevo  poco più di tre quarti d'ora a disposizione.
Ti raggiungerò. Non te ne andrai senza esserci salutate.
Superai incroci, rotonde e rettilinei fino a quando vidi la stazione dei treni svettare dritta davanti a me. Mi inoltrai dentro, passando prima dalla saletta d'attesa quasi vuota per poi setacciare i binari.
Ed eccola lì; nel suo vestitino verde acqua e gli stivali neri; con il trolley dietro di lei.
"Miku!" la chiamai per attirare la sua attenzione e lei voltò il viso dalla mia parte, facendo ondeggiare le sue lunghe code.
Mi arrestai a pochi metri da lei, piegandomi sulle ginocchia: ero davvero senza respiro.
"Luka? Ma cosa?" balbettò frastornata. "Come sei arrivata fino a qui?"
Mi affannai sulle ginocchia, prima di risponderle, alla costante ricerca di ossigeno.
"Ho corso!" gridai tutto d'un fiato.
"Hai corso? E la tua gara?"
Mi raddrizzai sulla schiena; avevo la fronte imperlata di sudore e gli occhi velati dalle lacrime. Mi portai le mani agli occhi per stropicciarmeli, da quanto mi facevano bruciore.
"L'ho vinta! Io... dovevo assolutamente vincerla." iniziai a balbettare. "Perché voglio mantenere la promessa fatta a te." dichiarai quasi urlando e, nel momento stesso in cui abbassai le mani dagli occhi, la vidi slanciarsi su di me per stringermi forte contro di sé.
"Sapevo che ce l'avresti fatta." rise di gioia contro il mio orecchio, io continuai a piangere sulla sua spalla. "Ma non fermarti. Non sei  che a metà della strada."
Restammo abbracciate per molto, molto tempo: io sfogandomi sulla sua spalla e lei massaggiandomi la schiena. C'erano molte altre cose che volevo dirle, sfortunatamente sapevo che non era né il tempo né il luogo.
"Ritornerò." sussurrò al mio orecchio. "Che sia fra sei mesi o fra un anno. Ritornerò per correre di nuovo insieme a te."
Non dissi nulla, mi limitai solo a scuotere la testa, in più il suo treno stava già venendo annunciato; ci staccammo dal nostro abbraccio soltanto quando il treno frenò per far salire i passeggeri.
"E anche questa è una promessa." dichiarò lasciandomi andare la mano per aggrapparsi a salire.
Non c'era bisogno di parole per rispondere, guardare sempre avanti era il nostro tacito accordo. Improvvisamente ricordai tutti i momenti che avevamo condiviso insieme: dalle battute di mano per fare lo scambio, alle confidenze vicino al filo spinato, alle promesse che ci eravamo scambiate, a tutte quelle che io dovevo ancora rispettare anche senza di lei.
C'erano i Giochi Autunnali da vincere, i suoi record nella corsa da battere... di cose me ne aveva lasciate da fare.
Il treno ripartì con uno stridio delle ruote sulle rotaie, acquisendo sempre più velocità mentre lasciava la stazione e diventando un puntino contro l'orizzonte.
Già, è impossibile dimenticare la tua migliore rivale.

 
 



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