IL SEGRETO DEL SORRISO

di Angel_R
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - CAPITOLO 1: SEMPRE LA SOLITA STORIA... O NO? ***
Capitolo 2: *** CHE TIPO STRANO! ***
Capitolo 3: *** TI ASPETTO IN GIARDINO... DOPO LA SCENATA IN CORRIDOIO ***
Capitolo 4: *** A CHE GIOCO STAI GIOCANDO? ***
Capitolo 5: *** PIGIAMA-PARTY... AL BACIO ***
Capitolo 6: *** A QUANTO PARE HO CONOSCIUTO SUA SORELLA. ***
Capitolo 7: *** PERCHE' MI STAI DICENDO QUESTE COSE? ***
Capitolo 8: *** TUTTI NEL TEMPIO DELL'ARTE!! ***
Capitolo 9: *** LA PARTITA, IL MUSICAL, LA FESTA E... IL KARAOKE. ***
Capitolo 10: *** COSA MI VUOI DIMOSTRARE? ***
Capitolo 11: *** SEMPRE DI DOMENICA?! ***
Capitolo 12: *** DOVREI IMPARARE A PENSARE, PRIMA DI PARLARE ***
Capitolo 13: *** COSA STA SUCEDENDO?! ***
Capitolo 14: *** QUANDO UNA PARTE DELLA PROPRIA VITA FINISCE, NE INIZIA SEMPRE UNA NUOVA ***
Capitolo 15: *** CONFESSIONI ***
Capitolo 16: *** COMUNICAZIONI DI SERVIZIO ***
Capitolo 17: *** C'E' NOIA FRA NOI? ***
Capitolo 18: *** PUNTO DI SVOLTA ***
Capitolo 19: *** STO CERCANDO... COSA? ***
Capitolo 20: *** ASSOLUTAMENTE... NO? ***
Capitolo 21: *** LA 'NOSTRA' DOMENICA ***
Capitolo 22: *** PERCHE' CONTINUI A CONFONDERMI?! ***
Capitolo 23: *** IL PRANZO DEL LUNEDI' ***
Capitolo 24: *** E POI SAREI IO QUELLA LUNATICA?! ***
Capitolo 25: *** FACCIAMO SCINTILLE!! ***
Capitolo 26: *** OLTRE L'AMICIZIA ***
Capitolo 27: *** TAYLOR HA RAGIONE ***
Capitolo 28: *** CHE LA FESTA ABBIA INIZIO! ***
Capitolo 29: *** PERCHE', PERCHE', PERCHE'... ***
Capitolo 30: *** IMPARARE INSIEME ***
Capitolo 31: *** COME IN UN FILM ***
Capitolo 32: *** DI NUOVO LUNEDI' ***
Capitolo 33: *** UN CANESTRO, UN PENSIERO ***
Capitolo 34: *** UN INVITO... SERIO ***
Capitolo 35: *** SENZA PAROLE ***
Capitolo 36: *** CONSIGLI DA UN AMICO ***
Capitolo 37: *** TUTTO GIRA PER IL VERSO GIUSTO ***
Capitolo 38: *** PREPARATIVI ***
Capitolo 39: *** E' TUTTO PERFETTO ***
Capitolo 40: *** NON LO DIMENTICHERO' MAI ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - CAPITOLO 1: SEMPRE LA SOLITA STORIA... O NO? ***


Prologo

PRIMA:

Albuquerque, New Mexico.

Non c’ero mai stata. E dire che ho vissuto in tanti posti.

Perché? Semplice: la Compagnia ordina e mamma obbedisce.

Ormai dovrei esserci abituata, ma non è sempre facile trasferirsi in continuazione. Nessuna città da chiamare davvero “casa”, nessun vero amico, e nessun fidanzato…

Vorrei cercare di trovarmi bene qui, sempre che mamma mantenga la promessa di restare qui finché non mi diplomo.

Chissà? Magari riuscirò a farmi dei veri amici e, cosa che sogno da molto ormai, partecipare al ballo della scuola.

DOPO:

Ed io che pensavo che questa volta sarebbe stato diverso…

Beh, in effetti, in un certo senso lo è stato… ma se per diverso s’intende conoscere la persona più sgradevole sulla faccia della Terra, allora preferivo rimanere nella mia abitudinaria normalità.

Questa situazione è insostenibile, non so se riuscirò ad andare avanti così.

Lo odio! L’ho detto finalmente. Io odio Troy Bolton!!

Eppure io… No! Questo non riuscirò mai ad ammetterlo, neanche a me stessa!

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Capitolo 1: Sempre la solita storia... o no?

Era il mio primo giorno di scuola, anzi, il mio decimo primo giorno di scuola. Dovrei aver battuto un record.

Nonostante tutto ero molto agitata. Non sono mai riuscita a socializzare molto con i compagni, speravo che quella volta fosse diverso…

La scuola era immensa. Sulla facciata spiccava una scritta rossa: “East High School”.

Entrai e cercai di orientarmi utilizzando le istruzioni scritte sul foglio di carta ricevuto dal preside.

Nel frattempo mi guardavo attorno. Sembrava una scuola come tante altre.

C’erano persone di tutti i tipi: alte, basse, magre, grasse e… “Ahi!”… sbadate come me.

“Scusa, stavo pensando e non vedevo dove andavo”, dissi alla persona contro la quale ero andata a sbattere facendo cadere il foglio che tenevo in mano.

Era un ragazzo. Lui s’inginocchiò e raccolse il foglio che poi mi porse.

Quando tirò su la testa, riuscii a vederlo bene in faccia.

Due occhi blu e un sorriso smagliante si stagliarono davanti a me.

“Sei nuova? Non ti ho mai visto”.

“Sì, mi sono trasferita da poco”.

“Dove devi andare?”

“Eh?”

“La tua classe, qual è?”

“Ah! La 112”, risposi.

“Bene, ci sto andando anch’io, vieni”.

Ci incamminammo per un corridoio ormai vuoto, poiché la campanella era già suonata da qualche minuto.

“Siamo arrivati. Ci si vede”.

Eravamo davanti alla porta dell’aula 112. Lui entrò ed io rimasi lì impalata.

Presi un respiro profondo e varcai la soglia, dopodiché, solita storia... presentazione, assegnazione del posto (per fortuna in fondo vicino alla finestra) e sguardi indiscreti o meno da parte di tutti.

La lezione cominciò, e la Signora Darbus, l’insegnante di teatro, iniziò a parlare di Shakespeare.

Senza farmi notare studiai attentamente i miei nuovi compagni di classe. Dopo circa due secondi già mi ero fatta un quadro completo della situazione: tutti annoiati e con una gran voglia di dormire.

A un certo punto, lo vidi, il ragazzo che avevo urtato nel corridoio. Era seduto in prima fila, vicino alla porta. Neanche lui sembrava molto interessato alla lezione.

Una volta finita l’ora, mi recai di nuovo nel corridoio.

Guardai il foglio. Aula 207, matematica.

“Stai andando dalla parte sbagliata”.

Mi girai e vedi una ragazza dalla pelle scura che sbirciava da sopra la mia spalla.

“Vieni, ho anch’io matematica adesso. Comunque, ho visto che parlavi con Bolton prima”.

“Chi?”.

“Quel ragazzo col quale sei entrata stamattina”.

“Ah! Sì, mi ha aiutata…”

“Stagli alla larga”, sentenziò la ragazza con un tono vacuo e risoluto allo stesso tempo.

“Perché?”, ero confusa.

“Quello è Troy Bolton, il capitano della squadra di basket, nonché re indiscusso della scuola. Tutte gli muoiono dietro e i ragazzi lo seguono come cagnolini.

Pensa solo a se stesso e all’immagine che da di sé. Le uniche cose che gli interessano sono basket, basket, e basket, in quest’ordine. Ah, dimenticavo! E ha un debole per le cheerleader… ne cambia una a settimana.

Comunque io sono Taylor Mckessie, piacere di conoscerti”.

Mi sentivo un po’ stordita dal suo fiume di parole.

“P- piacere, Gabriella Montez”.

Ormai eravamo entrate in classe. Ci sedemmo vicine.

Altro giro di presentazioni e la lezione ebbe inizio.

Ripensai a ciò che mi aveva detto Taylor. Dalla descrizione che mi aveva fatto, quel Troy non sembrava un tipo molto raccomandabile.

Eppure prima mi era sembrato così carino…

Le due ore di matematica passarono molto lentamente. Mi piaceva quella materia, ma per due ore di fila avrebbe fatto impazzire chiunque.

Finalmente l’ora di pranzo.

In mensa sedetti assieme a Taylor e ad altre ragazze: Kelsi Nielsen e Martha Cox.

La mia attenzione fu catturata da un gruppo di persone attorno ad un altro tavolo.

Vestivano tutti di rosso e bianco e parlavano a voce un po’ troppo alta.

Le ragazze notarono la mia espressione incuriosita e sorrisero.

“Il tavolo delle ragazze pompon e della squadra di basket, facci l’abitudine, è sempre così”, mi disse Kelsi in un tono che sembrava molto rassegnato.

Osservai tutti con attenzione.

C’era una decina di ragazzi in tuta che facevano roteare dei palloni sulle dita o che facevano finte e passaggi con i compagni.

Attorno a loro alcune ragazze dalle sgargianti uniformi rosse chiacchieravano rumorosamente cercando di attirare l’attenzione dei ragazzi.

Una coppia fra tutte catturò la mia attenzione. Troy Bolton e una bionda con un corpo da favola.

Lei stava seduta sulle sue ginocchia, e lui faceva finta di ascoltarla poco convinto e annoiato.

La scena era quasi comica, mi scappava da ridere.

“E’ la prescelta di questa settimana”, m’informò Taylor seguendo la direzione del mio sguardo. “E’ Sharpay Evans, la capo cheerleader. Stanno insieme da una decina di giorni, un vero record”.

“Ma quale record? “Lui non la mollerebbe mai, perderebbe troppo. La Evans è ricca e il padre ha agganci per il college e per la borsa di studio per il basket”, intervenne Martha.

Dopo pranzo tornammo tutti in classe e, dopo altre ore di noiosissime lezioni, finalmente tornai a casa.

Come primo giorno di scuola era stato abbastanza interessante.

Avevo conosciuto delle nuove potenziali amiche e mi ero fatta un’idea generale dell’aria che si respirava a scuola.

Chissà cos’aveva ancora da offrirmi l’East High…

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Prologo e primo capitolo di questa storia. Questa è una storia che ho in mente già da un po’.

Forse è un po’ noioso, ma ho voluto spiegare un po’ in generale la vicenda, ma succederanno tante cose in seguito.

Ditemi se vi piace, così so se andare avanti oppure no…

Alla prossima!!!^^

Nella prossima puntata:

Troy mi parlò sorridendo.

Da quando l’avevo visto il primo giorno, o meglio, l’avevo travolto, osservavo tutte le sue mosse. Volevo proprio vedere se Taylor avesse ragione o stesse ingigantendo tutto.

Angel_R

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Capitolo 2
*** CHE TIPO STRANO! ***


Capitolo 2: Che tipo strano!

“Te lo chiedo come favore personale, quest’anno è davvero importante. Non che gli altri anni non lo fossero, ma dobbiamo dimostrare che anche noi possiamo portare in alto l’onore della scuola anche senza avere fra le mani un pallone o un pom-pon”.

Taylor mi stava seguendo già da qualche giorno pregandomi di entrare nella squadra di Decathlon. In qualche modo era venuta a sapere della mia attitudine verso le materie scientifiche, soprattutto la chimica.

“Ti ripeto che mi piacerebbe, ma non posso. Devo recuperare il tempo perso durante il trasloco e rimettermi in pari col programma”.

“Ma dai!! Ti aiuto io per quello, l’importante è che tu dica ‘sì’”.

“D’accordo, ci penserò”.

Mi fece un largo sorriso, mi prese sottobraccio e ci avviammo in classe.

Non ne avevo per niente voglia. Non volevo essere considerata una ragazza capace solo a pensare a formule complicate o ai numeri… ancora.

Purtroppo, però, uno dei miei più grandi difetti è che non riesco mai a dire di no.

La lezione era noiosa, come al solito. La Darbus stava parlando dello spettacolo scolastico che si sarebbe tenuto due mesi dopo.

Finita l’ora, tirammo tutti un sospiro di sollievo e le mie amiche ed io ci dirigemmo verso la mensa.

“Sabato sera facciamo un pigiama party a casa mia, vieni, vero?”, mi chiese Taylor scartando il suo panino.

“Sarebbe bello, mi piacerebbe”.

“Bene, allora facciamo per le 18:00 a casa mia”.

Dopo pranzo salutai le altre e mi avviai verso il mio armadietto.

Ero felice dell’invito di Taylor. Non avevo mai avuto molte occasioni per partecipare a pigiama-party o cose simili.

Sì, ero andata ad alcune feste, ma a casa di un’amica a dormire era capitato molto raramente.

Era bastato davvero poco tempo per sentirmi parte integrante del gruppo. Mi sentivo davvero bene…

“Oh, scusa!”.

Alla lista dei miei pregi l’espressione ‘attenta a dove mette i piedi’, non è di certo presente.

Per l’ennesima volta in vita mia ero andata a sbattere contro qualcuno, e, quando alzai lo sguardo e incontrai quello di Quel qualcuno, rimansi imbambolata.

“Se continuiamo a incontrarci così per i corridoi, i Wildcats dovranno fare a meno del loro capitano”.

Troy mi parlò sorridendo.

Da quando l’avevo visto il primo giorno, o meglio, l’avevo travolto, osservavo tutte le sue mosse. Volevo proprio vedere se Taylor avesse ragione o stesse ingigantendo tutto.

Purtroppo non aveva torto. Troy aveva tutti ai suoi piedi e lui li comandava come se fossero cagnolini.

I primi fedelissimi erano di sicuro i suoi compagni di squadra, i quali, non meno arroganti e attaccabrighe di lui, lo seguivano senza mai contestare.

La biondina, Sharpay, gli stava sempre appiccicata, neanche avesse la colla, e lui, dal canto suo, sembrava sempre aver voglia di scrollarsela di dosso.

Di certo Bolton, non era il tipo di persona che avrei, neanche in un milione di anni.

“Già, scusa di nuovo”, cercai di dire senza sembrare troppo imbarazzata.

“Non fa niente, stai più attenta la prossima volta”.

“S- sì”.

“Ah!”, mi disse dopo essersi allontanato di qualche passo. “e non pensare troppo, potresti farti male”.

Che tipo strano! Non mi sarei mai aspettata che mi rivolgesse la parola così, davanti a tutti, e poi che fosse così… gentile.

Certo, il mio primo giorno di scuola si era comportato allo stesso modo, ma quella volta il corridoio era deserto.

Poi è un tipo molto scontroso e maleducato. Eppure ha un così bel sorriso…

Scossi la testa e cercai di non pensarci, sarà stato un caso.

Tra tutti i presenti, però, una persona in particolare non aveva gradito per niente ciò che aveva visto…

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Questo è il secondo capitolo. Non è molto lungo, ma non voglio che risulti troppo pesante.

Grazie mille a tutte le persone che hanno recensito il primo capitolo!!! Siete state molto carine!!!! Avendo ricevuto giudizi favorevoli, ho deciso di continuare a pubblicare questa long.

Mi raccomando… continuate a dirmi ciò che pensate, è molto importante…

Nella prossima puntata:

“Tu!! Si può sapere cos’hai in mente?”

Ci girammo tutte quante, e lo stesso fecero le persone presenti nel corridoio.

“Cosa? Dici a me?”, chiesi alla ragazza che puntava un dito laccato di rosso dritto come un fuso nella mia direzione. Mi guardava con uno sguardo di pura rabbia.

Arrivederci alla prossima!!

Angel_R

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Capitolo 3
*** TI ASPETTO IN GIARDINO... DOPO LA SCENATA IN CORRIDOIO ***


Capitolo 3: Ti aspetto in giardino… dopo la scenata in corridoio.

“Allora è tutto pronto per sabato, organizzato alla perfezione”, annunciò Taylor appoggiando la schiena contro il suo armadietto.

“In anticipo come sempre, eh?”, disse Kelsi sorridendo.

“Sarà tutto perfetto”, dichiarò Martha.

“Sperando che quello scimmione di mio fratello non venga a rompere con quei trogloditi dei suoi amici”. Taylor assunse una faccia disgustata.

Non usava mai parole molto gentili quando parlava del fratello gemello. La spiegazione era molto semplice: Bryce faceva parte della squadra di basket.

“Ancora mi chiedo com’è possibile che voi due siate nati dalla stessa madre e quasi allo stesso momento”.

“E’ semplice, siamo in due apposta: dove non arriva uno, arriva l’altra”.

Scoppiammo tutte a ridere.

“Tu!! Si può sapere cos’hai in mente?”

Ci girammo tutte quante, e lo stesso fecero le persone presenti nel corridoio.

“Cosa? Dici a me?”, chiesi alla ragazza che puntava un dito laccato di rosso dritto come un fuso nella mia direzione. Mi guardava con uno sguardo di pura rabbia.

“Sì, proprio a te, non fare la finta tonta, so cosa stai architettando, e ti conviene smetterla subito!”, urlò Sharpay Evans diventando rossa quasi quanto le sue unghie.

“Non capisco di cosa tu stia parlando”, rispondo a mezza voce con un misto di confusione e timore.

“Ti ho vista ieri, dopo pranzo. Non credere che te la faccia passare liscia, non è ancora nata la persona che possa mettermi i bastoni fra le ruote. Sta attenta, tu non sei nessuno, ed io non ti permetterò di prenderti le mie cose!”.

“Le tue cose?! Intanto una persona non è una cosa nel mondo dei normali, e poi io non ho cercato di prendere proprio niente!! Non è colpa mia se tu ti senti tanto insicura da dover tenere al guinzaglio le persone per fare in modo che non ti lascino!”.

Sharpay s’immobilizzò e assunse un colorito verdognolo. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte cercando una risposta adatta, ma, non trovandola, girò sui tacchi e, seguita da tre o quattro fedeli compagne di squadra, sparì in mezzo alla folla ancora immobile.

Dopo qualche secondo tutti i presenti si ridestarono e ripresero a camminare avviandosi verso i loro armadietti. Molti di loro avevano gli sguardi fissi su di me.

Io ero ancora sconvolta, ci impiegai qualche istante per capire ciò che fosse successo.

Sharpay aveva assistito al mio incontro/scontro con Troy, e chissà cosa si era messa in testa?!

Le mie amiche mi guardavano perplesse. Ci rifugiammo in bagno e raccontai loro tutto.

“Troy Bolton umano? No, impossibile. Di sicuro il suo pranzo era avariato, e in quel momento stava davvero molto male”, asserì prontamente Taylor.

“Non c’è molto da scherzare. Quando Sharpay dice che la vuole fare pagare a qualcuno, non c’è scampo”.

“Già, Kelsi ha ragione, e poi, con la risposta che le hai dato, sarà di sicuro furiosa”, disse Martha preoccupata.

“A proposito! Complimenti, non so da dove ha tirato fuori quella grinta, ma sei stata brava. Nessuno aveva mai risposto così a Miss Sono- La- Prima- Del- Mondo- Evans, e, comunque, non ti preoccupare, se dovesse provare a farti qualcosa, ci sono io che ti guardo le spalle”.

Taylor aveva lo strano potere di far sentire bene le persone anche solo con un sorriso.

Ero ancora un po’ nervosa, ma cercai di calmarmi e ci avviammo in classe. Come inizio giornata non era male…

Le lezioni sembravano durare un’eternità e, per di più, mi sentivo gli sguardi di tutti addosso. Probabilmente all’East High non si vedeva tutti i giorni una scena come quella.

Finalmente l’ultima campanella suonò. Mi avviai verso il mio armadietto e, appena lo aprii, un foglietto ripiegato cadde a terra.

Lo raccolsi e lo lessi.

Non era la mia calligrafia, e neanche quella delle mie amiche. Sembrava una scrittura maschile.

‘Ti aspetto nel giardino dietro alla scuola dopo le lezioni’.

Solo una riga, e nient’altro, neanche una firma.

Taylor, Kelsi e Martha mi raggiunsero e feci leggere loro il biglietto.

“Non è di Sharpay. Lei non fa le cose sottobanco, ma pubblicamente, davanti a tutti”.

“Beh, se è lei o no, lo saprò fra poco”.

Kelsi spalancò gli occhi da dietro gli occhiali. “Vuoi andarci?!”.

“Certo”, risposi con una scrollata di spalle. “Io non ho fatto niente, quindi non ho niente di cui scusarmi o preoccuparmi. Poi non devo avere paura di una persona che parla del suo fidanzato come se fosse un oggetto”.

“Brava ragazza. Così si parla!”, disse Taylor dandomi una pacca affettuosa sulla spalla. “E poi io sarò dietro di te, quindi non hai niente di cui preoccuparti”.

“No, ci vado da sola, non voglio che abbia dei pretesti per prendersela anche con te. E poi non sappiamo se è davvero lei”.

“Già, magari hai fatto colpo e l’autore del biglietto è un ammiratore segreto”.

“Ma dai!!”.

Scoppiammo tutte a ridere.

Dopo un po’ di tira e molla riuscii a convincere le mie amiche a tornare a casa.

Arrivata nel giardinetto perfettamente curato dietro la scuola, non vidi nessuno.

“Sei venuta, finalmente”.

Mi voltai e davanti a me vidi l’ultima persona che mai mi sarei aspettata di vedere.

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Fine del terzo capitolo.

Grazie mille a tutte le persone che hanno recensito le prime due parti e a chi ha messo questa storia tra i preferiti!!

Spero continuiate a commentare, mi è molto utile e soprattutto mi fa davvero molto piacere!!

Alla prossima!!

Nella prossima puntata:

“Non mi avvicinerei né a te né a quella smorfiosa viziata neanche se foste le ultime persone rimaste sulla faccia della Terra. Io di certo non mi abbasso al vostro livello”.

Non sapevo da dove prendessi tutto quel coraggio per rispondere. Non sono mai stata un’attaccabrighe, soprattutto con qualcuno che avrebbe potuto rovinarmi la reputazione scolastica con un solo cenno della mano, …

Angel_R

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Capitolo 4
*** A CHE GIOCO STAI GIOCANDO? ***


Capitolo 4: A che gioco stai giocando?

Sei stato tu a lasciarmi il biglietto, allora”, dissi a Troy quando si fu avvicinato abbastanza.

“Sì, comunque mi hai fatto aspettare. Voi donne siete tutte uguali: sempre in ritardo”.

“Non dirlo neanche per scherzo, io non sono uguale alle tante ochette che girano per questa scuola”, cercai di difendermi incrociando le braccia al petto.

“Ochette?”, disse lui con un mezzo sorriso. Di nuovo Quel sorriso,

“Sì, proprio così, e la prima di tutte è la bionda che ti porti dietro ogni giorno”.

Forse avevo parlato troppo.

Troy, infatti, senza smettere di sorridere, fissò i suoi occhi azzurri nei miei.

Rimasi come immobilizzata. In quel modo avrebbe potuto affascinare chiunque.

“Ti volevo parlare proprio di questo”. Si fermò a pochi centimetri da me. “Ho saputo di quello che è successo stamattina con Sharpay. Non deve succedere mai più”.

“Allora dille di non dare più spettacolo di fronte a tutta la scuola attribuendo colpe a persone che non ne hanno”.

“No, allora hai capito male. Tu non devi più immischiarti in affari che non ti riguardano”.

“Cosa?! Io non ho fatto proprio niente. Ci siamo solo incontrati per sbaglio in corridoio! Cos’è? I tuoi amici non crederebbero che tu sia riuscito a essere gentile con una persona che non sia una celebrità come voi?”, dissi cercando di non far trapelare il timore che la sua vicinanza m’incuteva.

“E tu credi davvero che io possa dire una cosa del genere? Sei proprio una sciocca. Tu mi sei venuta addosso solo per vivere i tuoi cinque minuti di gloria, ed io non ho fatto altro che accontentarti”.

Sentivo la rabbia che saliva dal profondo. Avrei voluto tirargli uno schiaffo, per togliergli quel sorrisetto beffardo dalla faccia, ma, essendo più alto di me di circa venti centimetri e avendo muscoli perfettamente allenati dal basket, preferii trattenermi.

“Sarebbe la mia parola contro la tua, e non ci vuole un genio per sapere chi la spunterebbe, quindi non provare mai più ad avvicinarti a me o a far qualcosa che turberebbe Sharpay, quella ragazza non la ferma nessuno quando è arrabbiata”.

“Non mi avvicinerei né a te né a quella smorfiosa viziata neanche se foste le ultime persone rimaste sulla faccia della Terra. Io di certo non mi abbasso al vostro livello”.

Non sapevo da dove prendessi tutto quel coraggio per rispondere. Non sono mai stata un’attaccabrighe,, soprattutto con qualcuno che avrebbe potuto rovinarmi la reputazione scolastica con un solo cenno della mano, però quella sottospecie di scimmione che al posto del cervello aveva una camera d’aria, mi stava facendo ribollire il sangue nelle vene.

“Mi piacciono i tipi che tirano fuori le unghie per difendersi, ma tu non hai speranza. Sei come un gattino in una gabbia di leoni. Ti conviene acquattarti in un angolo e stare a guardare. Ti lascio, sono in ritardo per gli allenamenti”.

Si girò e s’incamminò per il vialetto che lo avrebbe condotto alla porta sul retro della scuola.

Afferrò la maniglia, aprì la porta e si fermò.

“Segui i miei consigli e non ti accadrà niente. Ciao, gattina”. Con un ultimo sorriso entrò nella scuola e scomparve alla mia vista.

Mossi qualche passo e mi sedetti su una panchina di ferro battuto.

Sentivo le gambe molli e il viso in fiamme.

In vita mia mi ero arrabbiata sul serio ben poche volte, ma nel giro di dieci minuti Bolton mi aveva fatto infuriare come mai mi era successo prima.

Quel ragazzo era la persona più insopportabile, piena di sé e odiosa che avessi mai conosciuto.

Non potevo credere a ciò che mi aveva detto, e non capivo a che gioco stesse giocando: un momento prima sembra gentile e disponibile, mentre, appena volta l’angolo, si comporta come l’essere più spregevole che si possa incontrare.

Dopo qualche minuto mi rimisi in piedi e mi diressi verso casa mia.

Appena arrivata, entrai in cucina e subito mi accorsi che mia madre ancora non era tornata. Salii le scale e mi feci cadere pesantemente sul letto.

Appena chiusi gli occhi, la scena di poco prima si fece viva. L’immagine di Troy, dei suoi occhi e del suo sorriso, di Quel sorriso, non mi abbandonavano.

Mi tirai su di scatto e accesi la radio. Un po’ di musica mi avrebbe sicuramente distratto.

Presi fuori libri e quaderni dallo zaino e cominciai a fare i compiti.

A metà di un’equazione di matematica, il mio cellulare squillò.

Abbassai il volume della musica e risposi. Era Taylor.

“Allora? Com’è andata? Chi era l’ammiratore segreto?”.

“Beh, se per ammiratore intendi una specie di gorilla con l’intelligenza di un’ameba pronto a far fuori tutto e tutti pur di salvaguardare il suo Status Quo di re della scuola… era Troy Bolton”.

“Cosa?!”

Le spiegai tutto e, dopo che Taylor ebbe urlato per telefono tutte le offese e ingiurie possibili e aver promesso di dare una lezione a quel parassita palestrato di Bolton e alla sua ochetta, chiudemmo la conversazione.

Chissà cosa sarebbe accaduto il giorno dopo? Magari Troy non avrebbe parlato del nostro “incontro” a nessuno e tutto sarebbe stato normale, come sempre.

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Fine del quarto capitolo.

Ringrazio ancora una volta chi ha letto e chi ha recensito, anche se, purtoroppo, i commenti scarseggiano un po’… sono importanti anche le critiche. E’ per sapere se andare avanti oppure no.

Grazie a romanticgirl, che ha commentato ogni capitolo fino ad adesso.

Arrivederci alla prossima!!

Nella prossima puntata:

“Allora tu proprio i consigli non li segui, eh?”. Il solito sorriso sulle labbra.

“Non di certo da uno come te. Preferirei buttarmi da un aereo senza paracadute”.

“Che sarcasmo”. Cominciò ad avanzare verso di me a passi lenti.

Indietreggiai, fino a toccare il divano con le gambe. Troy si fermò davanti a me.

Mi aveva messo nell’angolo. Questa volta il gatto era lui, ed io ero solo un topolino che cercava una via di fuga.

Angel_R

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Capitolo 5
*** PIGIAMA-PARTY... AL BACIO ***


Capitolo 5: Pigiama – party… al bacio.
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La mattina dopo, appena arrivata a scuola, fui assalita dalle domande di Kelsi e Martha, le quali, non sapendo l’accaduto del pomeriggio precedente, erano curiose di avere notizie.
Sinceramente non mi andava di dover raccontare quella storia un’altra volta, ma non potevo fare a meno di confidarmi con loro.
In fondo, anche se non ci conoscevamo da molto tempo, mi sembrava di essere loro amica da sempre. Soprattutto con Taylor.
Entrambe rimasero a bocca aperta e sbottarono quasi allo stesso modo di Taylor la sera prima al telefono.
Con mia grande sorpresa anche la timida e tranquilla Kelsi non si risparmiò i complimenti.
“Dai, ragazze, basta parlarne, ormai è successo, e voglio gettarmi tutto alle spalle”.
Non avevo davvero voglia di portarmi avanti quella storia, ma ero sicura che non l’avrei dimenticata tanto facilmente.
“Hai ragione, lasciamo gli stupidi a vivere nella loro ignoranza”. Detto ciò Taylor mi prese sottobraccio e ci recammo in classe.
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Sabato arrivò presto. Tutto stava andando alla normalità.
Sharpay mi lanciava occhiatacce cariche di elettricità ogni volta che ci capitava di incrociarci nei corridoi della scuola, mentre il suo atletico cagnoli…ehm fidanzato, faceva finta di niente, come se non fosse successo nulla. Per fortuna.
Erano le 17:50 quando mi ritrovai davanti alla villetta dei Mckessie.
Suonai il campanello, e, quando la porta si aprì, sussultai appena.
“C- ciao Bryce”.
“Ah, ci sei anche tu”.
“Sì, c’è anche lei, tu vattene, non sei invitato”, gli disse Taylor comparendo all’ingresso e congedando il fratello. Lui sbuffò e se ne andò.
“Purtroppo esce dopo le 20:00, quindi dobbiamo sopportarlo per un paio d’ore. Vieni”.
Dopo poco arrivarono anche Martha e Kelsi.
La serata stava procedendo bene.
Tutte noi indossavamo pigiami un po’ stravaganti. Ed io che mi vergognavo del mio…
Stavamo guardando un film e mangiando schifezze quando sentimmo un rombo di motore seguito da schiamazzi provenire dalla strada e, in seguito, dall’ingresso di casa.
“Ma che cavolo…”, disse Taylor alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.
Noi la seguimmo e ci fermammo tutte in cima alle scale.
La confusione che avevamo sentito non era nient’altro che l’entrata in scena di mezza squadra dei Wildcats.
Bryce stava facendo entrare i suoi amici accogliendoli con pacche sulla schiena.
“Oh- ho, hanno aperto le gabbie dello zoo”, disse Kelsi un po’ dispiaciuta.
“Eh no, questa non gliela faccio passare”. Taylor fece dietrofront e rientrò in camera sua. Ne uscì poco dopo indossando una tuta.
Senza dire niente scese le scale e si bloccò con i pugni sui fianchi davanti a suo fratello.
“Che cosa credi di fare? Lo sai che stasera questa casa è off-limits sia per te sia per questi qui”.
“Ehi! ‘Questi qui’ a chi?!”, chiese Chad Danforth, il vice- capitano dalla folta capigliatura.
“A voi, e, se non ti dispiace, non stavo parlando con te”.
“Ehi, amico, tua sorella è una tosta”, disse Chad rivolto a Bryce.
Taylor afferrò suo fratello per un braccio e lo spinse nel salotto. Non si riuscì a sentire niente della loro conversazione, solo urla indistinte.
“Ragazzi, quella lo concia per le feste”.
Quella voce. L’avrei riconosciuta fra mille. Negli ultimi giorni mi era rimbombata in testa in continuazione.
Ne localizzai il proprietario. Con la schiena appoggiata alla porta, Troy Bolton sghignazzava immaginandosi cosa stesse accadendo all’interno del salotto.
Turbata da quella vista, mi girai e corsi in camera di Taylor, prontamente seguita da Kelsi e Martha.
Mi sfilai il pigiama e m’infilai i vestiti con i quali ero arrivata poche ore prima.
“Dove vai? Che vuoi fare?”, chiese Martha un po’ stranita e preoccupata.
“Non lo so”, fu la mia semplice risposta. Ed era vero, ma non avrei mai permesso a qualcun altro membro della squadra di basket di rovinarmi la serata.
Scesi le scale e, senza degnare nessuno di uno sguardo, aprii la porta del salotto.
I fratelli Mckessie si ammutolirono. Affiancai Taylor e, guardando Bryce dritto in faccia, dissi: “Allora, se ne vanno o hanno bisogno dell’invito scritto? Scusa se mi permetto, lo so che non è casa mia, ma stasera mi stavo divertendo, e ti sarei grata se non mi rovinaste tutto. Ultimamente sta accadendo spesso, e…”.
Non riuscii a finire la frase. Qualcuno era entrato nella stanza.
Accadde tutto in pochi secondi. Bryce e Taylor furono spinti fuori dal salotto e la porta venne chiusa con due giri di chiave.
Troy Bolton si girò verso di me incrociando le braccia al petto.
“Allora tu proprio i consigli non li segui, eh?”. Il solito sorriso sulle labbra.
“Non di certo da uno come te. Preferirei buttarmi da un aereo senza paracadute”.
“Che sarcasmo”. Cominciò ad avanzare verso di me a passi lenti.
Indietreggiai, fino a toccare il divano con le gambe. Troy si fermò davanti a me. Mi aveva messo nell’angolo.
Questa volta il gatto era lui, ed io ero solo un topolino che cercava una via di fuga.
Odiavo sentirmi circondata, era come se soffocassi.
Continuava a fissarmi. Sempre sorridendo.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
“Vediamo se così lo capisci”.
Con uno scatto mi prese per le spalle e mi buttò sul divano, dopodiché si mise a cavalcioni sopra di me in modo da bloccarmi le gambe con le sue e le braccia con le mani.
Ero impaurita. Che intenzioni aveva?
Continuando a sorridere abbassò il viso verso il mio e mi baciò.
All’improvviso tutti i rumori svanirono. Non sentivo più i colpi alla porta di Taylor e Bryce che continuavano a urlare di aprire la porta, e neanche gli schiamazzi degli altri ragazzi nell’ingresso.
Sentivo le sue labbra sopra le mie e il suo petto che si alzava e si abbassava sopra di me.
Avrei dovuto divincolarmi e scacciarlo via, ma il mio corpo non sembrava obbedirmi. Ero come insensibile.
Dopo qualche secondo Troy si alzò ed io mi misi in posizione seduta.
Si avviò verso l’uscita, ma, a metà salotto, si bloccò e si girò verso di me.
“Spero di essere stato più chiaro questa volta”.
Fece scattare la serratura e aprì la porta. I gemelli Mckessie smisero di bussare e urlare e fissarono Troy con uno sguardo interrogativo.
“Dai ragazzi, andiamocene, qui non c’è niente da fare”, si limitò a dire il capitano, dopodiché uscì dall’abitazione.
Il resto del gruppo, anche se confuso e perplesso, lo seguì.
Taylor si fiondò in salotto e si sedette di fianco a me.
Ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò che era successo.
“Che cosa ti ha fatto?”, chiese preoccupata la mia amica.
“L- lui mi ha…”, non riuscii a finire la frase che scoppiai in lacrime. Non sapevo perché stessi piangendo, ma le lacrime continuavano a cadere imperterrite.
Quel… quel… AH! Che cavolo aveva fatto?! Non lo perdonerò mai per questo!!
Le parole fanno male, è vero, ma dette da uno come lui possono anche scivolare addosso, perdere di senso… però un bacio è diverso, è qualcosa di personale, d’intimo.
Taylor mi abbracciò subito e, alzando lo sguardo, si accorse che suo fratello era ancora fermo sulla soglia.
“Tu che ci fai ancora qui? Segui quegli animali e vattene”.
Lui si riscosse e, presa la giacca, si chiuse la porta d’ingresso alle spalle.
Dopo un po’ mi calmai e smisi di piangere.
Sentendo tutto calmo, scesero anche Kelsi e Martha.
“Cos’è successo?”, chiesero preoccupate quasi all’unisono.
“Niente”, mi affrettai a dire asciugandomi le lacrime.
“Già”, torniamo di sopra”, disse sbrigativa Taylor. “Voglio vedere come va a finire quel film”.
Prima di seguire le altre due su per le scale, la mia migliore amica si girò verso di me con un’espressione interrogativa.
Io feci spallucce e cercai di stamparmi in viso un sorriso che sembrasse il più sincero possibile.
Probabilmente lei capì che non avevo voglia di parlarne e non fece altre domande.
Mi sembrava di conoscere Taylor da una vita, quando in realtà erano poche settimane. Sapeva capire il mio stato d’animo solo guardandomi in faccia.



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Fine del quinto capitolo.

Purtroppo non ho potuto aggiornare prima perchè ho avuto molti problemi col computer.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che recensiate in tanti!!
Grazie a KissMe per la recensione dello scorso capitolo.

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
“Scusa, ti sei fatta male?”, mi chiese raccogliendo la palla caduta a terra.
“No, no, tu?”.
“Neanche io”.
La guardai attentamente. C’era qualcosa in lei che…
“Va tutto bene?”, chiese lei interrogativa. Forse la stavo fissando un po’ troppo…
“Sì, certo, scusa”. Che figura!! “Sei sola?”, chiesi guardandomi intorno.
“Sì, ma tra poco arriva mio fratello. Stamattina l’ho buttato giù dal letto e l’ho costretto a venire qui”, disse con la faccia furbetta.
Mi fece sorridere.


Angel_R

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Capitolo 6
*** A QUANTO PARE HO CONOSCIUTO SUA SORELLA. ***



Capitolo 6: A quanto pare ho conosciuto sua sorella.
.
.
.

Quella notte non dormii.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, mi ritornava in mente il suo sorriso, il suo petto contro il mio, le sue mani forti che stringevano saldamente le mie braccia, quel bacio…

Di certo non potevo negare che Troy Bolton baciasse davvero bene… Ma che cavolo andavo a pensare in un momento del genere?!
Per scacciare quei pensieri dalla testa mi alzai. La sveglia sul comodino di Taylor segnava le 2:37.
In punta di piedi raggiunsi la porta e uscii dalla stanza. Scesi in cucina e mi versai un bicchiere d’acqua fresca.
Mentre bevevo la serratura della porta d’ingresso, scattò.
Mi fiondai verso l’interruttore e spensi la luce, poi afferrai un mestolo appeso sul lavabo e mi appiattii contro la parete.
A un tratto sentii dei passi e qualcuno apparve sulla soglia della cucina.
Alzai il braccio e… “No!”. Mi fermai giusto in tempo.
“Bryce, mi hai fatto paura”, ansimai appoggiando la mia “arma” sopra al bancone.
“Che cosa credevi di fare?!”, chiese lui accendendo nuovamente la luce.
“Pensavo fossi un ladro”.
“Un ladro che entra con le chiavi?”, chiese sarcastico.
“Già, non ci avevo pensato, scusa”.
“Non è niente, ma che stavi facendo?”.
“Non riuscivo a dormire e così sono scesa a bere un po’ d’acqua”.
Piombò un silenzio assoluto.
“Senti…”, cominciò Bryce.
“Sì?”.
“Non so cosa sia successo con Troy in salotto, ma… beh, io… insomma…”, era palesemente imbarazzato. “Ecco… Io non condivido i metodi che lui usa per fare tutto ciò che vuole”, disse tutto d’un fiato.
Rimasi un po’ sorpresa. Non me lo aspettavo proprio.
“So com’è, quando vuole qualcosa la ottiene. Ti ha fatto del male?”.
Lo guardai in faccia. Era sincero.
“No, tranquillo, è tutto a posto”, gli risposi sorridendo. In fondo Bryce non era un cattivo ragazzo. “Se Taylor sentisse questa conversazione, cambierebbe idea sul tuo conto”.
“Già, ma quello che ci siamo detti deve rimanere tra noi due, okay?”.
“Certo, non ti preoccupare”.
Stava per andarsene.
“Bryce?”, lo chiamai.
“Mh?”.
“Quindi…Troy non ha detto niente di quello che…”.
“No, solo che ha voluto “farti capire qual è il tuo posto”, ma nient’altro”.
“Va bene, grazie”.
Si voltò un’altra volta per uscire.
“Bryce?”.
“Sì?”, chiese con una nota d’impazienza nella voce. “Tu non sei per niente come Troy”.
Lui stiracchiò le labbra in un lieve sorriso, dopodiché si voltò e uscì definitivamente dalla cucina.
Sentii i suoi passi sulle scale e infine la porta della sua stanza chiudersi.
Quel bastardo!! Farmi capire qual è il mio posto?!
Calmati Gabriella… non serve a niente arrabbiarsi adesso.
Giusto, avrei dovuto pensarci a mente fredda, come mi suggeriva sempre la mamma. Magari dopo averci dormito un po’ su mi sarebbe passata, o almeno avrei trovato un modo per farla pagare a quel verme… se solo fossi riuscita a dormire…
.
.
Come volevasi dimostrare… non riuscii a chiudere occhio. Non riuscivo a non pensare a Troy, al bacio, e alle parole di Bryce.
“Forza, ma quanto ci mettete? Io sono già pronta da un pezzo”, incalzai le mie amiche ancora mezze addormentate.
“Dove la trovi tutta questa energia la mattina presto?”, chiese Martha reprimendo uno sbadiglio.
“Ma che presto?! Sono già le 10:00”.
“Ma è domenica, non potevi farci dormire ancora un po’?”.
“Quante storie! Hop, hop”.
Stranamente mi sentivo bene. La mamma ha sempre ragione. Questo, però, non significava di certo che mi fossi dimenticata dell’accaduto.
Scendemmo in cucina per fare colazione e trovammo Bryce intento a versarsi del caffè in una tazza.
“Già in piedi a quest’ora? Adesso viene a nevicare”, borbottò Taylor sarcastica.
Bryce la fissò per un secondo poi uscì dalla stanza.
Passandomi accanto mi lanciò un’occhiata che più o meno interpretai come: “Stanotte non è successo assolutamente niente, te lo sei sognato”.
Io gli rilanciai uno sguardo che avrebbe dovuto significare: “Stanotte? Cos’è successo?”.
Le altre ed io mangiammo dopodiché ognuna di noi tornò a casa.
“Gabby”, mi fermò Taylor sulla porta di casa.
“Dimmi”.
“Se non vuoi parlarne per me va bene, ma se ti vuoi sfogare sai dove trovarmi”.
“Grazie mille, Taylor”.
Dopo esserci abbracciate, ci salutammo ed io m’incamminai verso casa.
Avevo deciso di non farmi venire a prendere da mia madre per pensare un po’.
Non so perché, ma non volevo dire niente a Taylor, almeno per quel momento.
Con lei potevo parlare liberamente, davvero, però c’era qualcosa che mi bloccava, e, finché non avessi capito cosa fosse, volevo tenermi tutto per me.
Ma perché quel mostro doveva rovinarmi tutto?!? Sentivo la rabbia che tornava a galla e cercai di reprimerla guardandomi attorno.
Dato che era domenica mattina, non c’era molta gente in giro: una donna anziana che portava a passeggio un cagnolino, due ragazzini sullo skateboard, un uomo seduto su una panchina intento a leggere un libro e… “Ahi!”, una bambina distratta.
“Scusa, ti sei fatta male?”, mi chiese.
“No, no, tu?”.
“Neanche io”.
La guardai attentamente. C’era qualcosa in lei che…
“Va tutto bene?”, chiese lei interrogativa. Forse la stavo fissando un po’ troppo…
“Sì, certo, scusa. Sei sola?”, chiesi guardandomi intorno.
“Sì, ma tra poco arriva mio fratello. Stamattina l’ho buttato giù dal letto e l’ho costretto a venire qui”, disse con la faccia furbetta.
Mi fece sorridere.
“Se vuoi aspetto qui con te. Non vorrei che ti succedesse qualcosa”.
“Davvero? Grazie! Tu sì che sei carina, non come mio fratello, che mi fa aspettare da sola in mezzo alla strada”, disse mettendo su un finto broncio.
Sembrava proprio quello che facevo comparire io ogni tanto. Quella bambina era davvero forte.
“Io mi chiamo Erika, tu?”.
“Gabriella”.
“Mi piace il tuo nome, e poi ti sta benissimo, tu sei così bella!”.
“Grazie, sei gentile”. I complimenti m’imbarazzavano sempre, anche se a farmeli era una bambina che di sicuro non superava i nove anni.
“Tu quanti anni hai?”.
“Diciassette e tu… nove?”
“Otto. Ma sai che hai l’età di mio fratello? Forse lo conosci”.
“Non saprei, io non vivo qui da molto”.
“Davvero?”.
“Già, magari se mi dici il suo nome…”.
“Non ce n’è bisogno, lo sai già”.
Quella voce... non poteva essere di nessun altro, tranne che di…
“Troy! Finalmente, ma quanto ci hai messo? Pensavo ti fossi addormentato nella doccia”, esclamò Erika.
Rimasi immobile, come se fossi paralizzata. Non ci potevo credere! Con tutte le persone che potevo incontrare per strada, mi doveva capitare proprio la sorella della persona più odiosa dell’intero pianeta?!
“Gabriella, ma che hai?”, chiese la bambina fissandomi.
“Forse si aspettava un’accoglienza più… calorosa”, suggerì suo fratello passandosi la lingua sulle labbra.
“Torna a letto e sognalo, magari un giorno si avvera”, riuscii a rispondere riprendendomi dallo shock.
“Cos’è, ti sei svegliata male? O non sei proprio riuscita a dormire continuando a pensare al mio regalo?”, chiese malizioso con quel suo sorriso stampato su quella sua faccia da schiaffi.
Aprii la bocca per ribattere, ma fui interrotta da Erika. “Ma vi conoscete già?”
“Sì”, rispose Troy. “Diciamo che… abbiamo chiacchierato un paio di volte”.
Che faccia tosta!! Se non ci fosse stata una bambina in mezzo gli sarei saltata addosso e gli avrei fatto sparire quel sorriso a suon di ceffoni!!
Quanta violenza, Gabriella, non è da te!! Lo so!! Ma quell’essere viscido ha la capacità di tirare fuori il peggio di me.
“Io me ne vado”. Non sarei riuscita a stare nello stesso spazio di quel mostro un altro minuto in più.
“No, non andartene, per favore”, chiese Erika spalancando gli occhioni blu, lo stesso colore di quelli del fratello…
“Non voglio giocare da sola con Troy, lui è un maschio, e non capisce niente”.
“Chi è che non capisce niente?!”, chiese lui piegandosi all’altezza di sua sorella.
“I maschi. Mamma lo ripete sempre”, disse lei semplicemente.
Troy le arruffò leggermente i capelli e sorrise. Quello era un sorriso vero, sincero, non falso e traditore com’è il suo abituale.
Non pensavo fosse capace di essere tanto… umano.
“Allora? Rimani?”.
Non volevo restare insieme a Troy, ma l’espressione di Erika era quella da cucciola che anche a me riusciva tanto bene quando ne avevo bisogno, quindi… “D’accordo, sto con te”, dissi sottolineando la parola ‘te’.
“Sì!!”, urlò contenta la bimba saltellando.
Mi avviai verso il parco prendendo Erika per mano.
Poi, mi venne in mente una cosa… fino a quel momento avevo fatto la conoscenza dei Bolton scontrandomi letteralmente contro di loro.
A scuola sarei dovuta stare bene attenta a dove mettevo i piedi se non volevo avere un frontale anche con il coach, nonchè Signor Bolton...


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Fine sesto capitolo.

Spero che questa fan fiction vi piaccia, vedo che leggono in tanti e ringrazio per questo, ma nn posso saperlo se non mi lasciate delle recensioni...
Non so se andare avanti a pubblicarla o smettere...
Confido in voi!!

Arrivederci alla prossima!! :D

Nella prossima puntata:
“Che tristezza”.
“Dici? Sì, può essere. Comunque non credere a tutto quello che vedi”.
“Cosa vuoi dire?”.
“Tu credi che tutti quelli che si definiscono miei ‘amici’, lo siano davvero?”.
“Perché parli così?”.
“Perché è la verità. C’è molta più possibilità di riuscita ad essere il braccio destro del capitano”.
“Io credevo che almeno tu e Danforth foste davvero amici”.
“Beh, forse con lui è un po’ diverso, ma con gli altri è così di sicuro”.
“Come fai ad esserne certo?”.
“Credi stiano sempre con me perché sono simpatico e disponibile?”.
“Già, come no”.



Angel_R

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Capitolo 7
*** PERCHE' MI STAI DICENDO QUESTE COSE? ***




Capitolo 7: Perché mi stai dicendo queste cose?


Di sicuro avevo fatto un grandissimo sbaglio accettando l’invito di Erika, ma, ormai, non avevo altra scelta.
Arrivammo al parco e subito la piccola Bolton corse verso un gruppetto di bambini poco lontano.
Io mi sedetti su uno dei sedili dell’altalena.
“Non sei l’unica che non riesce a resistere alla faccia da cucciolo”, mi disse Troy sedendosi nel sedile vuoto accanto al mio.
Io lo ignorai e cominciai a fissare un punto non ben definito davanti a me.
“Che c’è? Fai finta di non sentirmi? Non è molto maturo”.
Senti chi parla di maturità!!
“No, non faccio finta, lo faccio davvero”, risposi senza neanche guardarlo in faccia.
“Sei ancora scossa per l’incidente di ieri sera?”.
“Non è stato un incidente, e tu lo sai benissimo. Sempre che non ti capiti spesso di baciare la prima ragazza a portata di mano”.
“No, non spesso. Solo ogni tanto ”, disse come se fosse la cosa più normale del mondo.
Mi alzai di scatto e mi avvicinai a Erika, che stava correndo verso di noi.
“Quei bambini sono antipatici, voglio stare con te”, disse afferrandomi la mano. Cominciammo a passeggiare per il parco.
“Tu e mio fratello siete amici?”.
“No, ci conosciamo solo di vista”.
“Allora non siete fidanzati?”.
Fidanzata con quell’animale?! Non voglio neanche essere una sua conoscente, figurati essere una cosa importante come la fidanzata!! Fosse l’ultimo ragazzo sulla faccia della Terra!! Mettermi con quello sarebbe stato come togliermi il cervello dalla scatola cranica e buttarlo nel cestino della spazzatura.
“No”, le risposi, invece.
“Lo odi?”.
L’ingenuità e la spontaneità di quella bambina avevano un effetto disarmante.
“N- no, diciamo solo che se non stiamo troppo vicini è meglio”.
“Ah… Beh, fai bene. I maschi sono stupidi. Però mamma dice che non lo sono tutti, alcuni, anche se pochi, si salvano”.
“La tua mamma ha ragione”.
“Lei dice anche che Troy è uno degli stupidi perché davanti agli altri fa quello duro, che poi non ho capito bene cosa vuol dire, mentre quando non lo vede nessuno non lo fa. Però io, anche se è stupido, gli voglio bene lo stesso, perché con me è gentile, e poi fa tutto quello che voglio… Beh, quasi”. Sorrise divertita al pensiero.
Avevo capito male o Erika stava dicendo che in quella macchina d’allenamento senza cervello di suo fratello c’era un briciolo di cuore?
Sì, dovevo di certo aver capito male…
All’improvviso Troy arrivò correndo e prese di peso sua sorella reggendola per le gambe e dietro la schiena.
“Stavate sparlando di me?”.
“Credi che tutti parlino sempre e solo di te? Ho di meglio cui pensare. Tu non sei al centro del Mondo. Beh, di certo non del mio. Fattene una ragione”.
“Ci proverò, ma sarà molto difficile”.
Egocentrico.
Erika ridacchiò e Troy la mise giù. Lei, appena toccato il suolo, corse nuovamente verso lo scivolo.
“Ma com’è possibile che quella bambina sia la sorella di uno come… te?”, chiesi.
“Le combinazioni e i misteri della genetica, suppongo”, rispose sorridendo, come suo solito. “E poi che abbiamo di così diverso?”.
Inarcai un sopracciglio. “Devo farti la lista?”.
“Ci risiamo col sarcasmo. Mamma mia quanto sei acida! Meglio non starti troppo vicino, o si rischia di andare a male”.
“Ah- ah! Se non mi vuoi attorno, tanto meglio, io non ci tengo proprio”.
“Sicura? Eppure ieri sera mi è sembrato che ti piacesse stare in mia compagnia”.
Non ci credevo!! Avevo davvero sentito quelle parole uscire dalla sua bocca?!
“Stupido! Cretino!”.
Incominciai a prenderlo a pugni sul braccio sinistro.
“Ehi! Vacci piano. Se vai avanti così, mi farai saltare la partita la settimana prossima”.
Con un gesto rapido e preciso mi bloccò le braccia a mezz’aria stringendomi i polsi.
“Però! Mi hai colpito sempre nello stesso punto, complimenti. Palestra?”.
“Rabbia”, risposi semplicemente senza staccargli gli occhi di dosso.
“Una gattina come te che tira pugni? Sono colpito”.
“Non chiamarmi così”.
“Va bene, va bene”.
Rimanemmo in quella posizione assurda per qualche secondo, poi Troy abbassò le braccia, continuando, comunque, a mantenere salda la presa sui miei polsi.
“Lasciami”.
“Non ci penso proprio. Se mollo la presa, potresti attaccarmi di nuovo”.
Stava sorridendo. Sempre Quel sorriso.
“Non dirmi che hai paura, Wildcat”, cominciai a sorridere anch’io.
“Guarda che lo faccio per te, non vorrei mai che ti spezzassi un’unghia”.
“A me non importa proprio niente delle unghie. Mettiti bene in testa che io non sono come quell’oca che ti porti a letto!!”.
Troy spalancò gli occhi per un secondo, per poi far riapparire la solita espressione da schiaffi.
Forse avevo esagerato davvero troppo.
“Oca. L’hai chiamata così anche l’altra volta, nel giardino della scuola. Mi piace”.
Quella volta fui io a rimanere sorpresa.
“Cosa?”, chiesi quasi senza fiato.
“Mi piace”, ripeté semplicemente con un'alzata di spalle.
“Ti rendi conto che stai parlando della tua ragazza?”
“Sì, è vero, è la mia ragazza, ma chi ti ha detto che ci tenga davvero a lei?”.
“In una relazione normale sarebbe… beh, normale”.
“Relazione normale? Tu credi che quest’espressione possa esistere se di mezzo c’è Sharpay Evans?”.
Beh, in effetti…
“Non è sempre oro quello che luccica”, disse Troy sospirando.
“Fai anche il filosofo, adesso?”.
“Volevo dire che non è detto che se sto con Sharpay significa che provo qualcosa per lei. E’ solo una relazione d’interesse: io ho la borsa di studio assicurata e lei ha la fama che cerca. E’ come un rapporto d’affari”, finì con una scrollata di spalle. “Solo con un po’ di divertimento in più”, aggiunse sogghignando.
“Che tristezza”.
“Dici? Sì, può essere. Comunque non credere a tutto quello che vedi”.
“Cosa vuoi dire?”.
“Tu credi che tutti quelli che si definiscono miei ‘amici’, lo siano davvero?”.
“Perché parli così?”.
“Perché è la verità. C’è molta più possibilità di riuscita a essere il braccio destro del capitano”.
“Io credevo che almeno tu e Danforth foste davvero amici”.
“Beh, forse con lui è un po’ diverso, ma con gli altri è così di sicuro”.
“Come fai a esserne certo?”.
“Credi stiano sempre con me perché sono simpatico e disponibile?”.
“Già, come no”.
A quel punto mi accorsi di quanto potesse essere finta e triste la vita di Troy. Forse era per proteggersi da quello che aveva messo a punto Il Sorriso.
Ero senza parole. Non avevo mai pensato a queste cose, e neanche che io potessi assomigliare tanto a uno come Bolton…
Anch’io avevo sempre avuto delle amicizie effimere, e il più delle volte queste relazioni erano una risposta alla necessità di non sentirmi sola, e non un vero e proprio legame come quello che lega degli amici veri, il che, era più o meno l’equivalente dell’espressione che aveva usato Troy: ‘interesse’.
“Non fare quella faccia, per me è normale”.
“Non stavo pensando a te, ma…”, non riuscii a finire la frase.
“Ok, adesso basta confessarsi, non siamo in chiesa”.
“ Perché mi hai detto tutte queste cose?”.
“Guarda che non sono confidenze del tipo ‘caro diario’, sono cose che sanno tutti”.
“Ma io…”.
“…tu non le sapevi”.
“Già”.
“Erika!”. Troy chiamò sua sorella e, sciogliendo la stretta dai miei polsi, si diresse verso lei. Capii che l’argomento era chiuso.
Ci avviammo verso l’uscita del parco.
Erika ed io camminavamo chiacchierando mano nella mano, mentre Troy ci seguiva pochi passi più indietro.
“A me la mano non la tieni?”, mi chiese lui sarcastico affiancandoci.
“Se hai paura di perderti la prossima volta porto un guinzaglio”.
“Ci sarà una prossima volta?”.
“Non volevo dire quello. Era una battuta, se non l’hai capita te la spiego”.
“Perché? Non mi vuoi vedere più?”, chiese Erika dispiaciuta.
“Certo che ci rivedremo! Io non voglio rivedere lui, tu sei molto più simpatica”.
“Di sicuro!”.
“La smettete di parlare come se non ci fossi?”.
“Ti senti trascurato?”.
Erika lasciò la presa dalla mia mano per poi afferrarmi l’altra, dopodiché allungo la mano rimastale libera e prese quella di suo fratello.
“Ecco, così nessuno si sente solo”.
Ero un po’ in imbarazzo, ma per non ferire i sentimenti della bambina, non dissi niente.
“Noi siamo arrivati”, disse Troy fermandosi davanti al cancello di una villetta.
“Bene, allora io vado a casa”, dissi abbassandomi e abbracciando Erika.
“Non si usa salutare tutti dalle tue parti?”, mi schernì Troy.
“Cosa c’è? Carenze d’affetto Bolton?”.
“No, no, hai ragione tu. Se mi tocchi, potresti attaccarmi la tua naturale acidità da vecchia zitella”.
“Grazie per i complimenti, ci si vede”.
Mi avviai verso casa mia.
In meno di una giornata mi erano capitate tantissime cose: il pigiama- party, il bacio, la ‘chiacchierata’ con Bryce, l’incontro con Erika, la scoperta della sua parentela con Troy e le ‘confessioni’ di Bolton al parco…
Certo che Albuquerque, seppur piccola, offriva davvero molte sorprese…



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Fine settimo capitolo.

Grazie mille a romanticgirl e lovejero per le recensioni dello scorso capitolo, ma anche a chi legge solo.
Spero commentiate anche questo nuovo!! Ci tengo molto!! Mi raccomando!!

Arrivederci alla prossima!!!^^

Nella prossima puntata:
“Dovresti dirglielo”, gli suggerii una volta usciti dal teatro.
“Cosa?”.
“A Kelsi. Dovresti confessarle i tuoi sentimenti, invece di continuare a fissarla in continuazione”.
“Te ne sei accorta?”.
“Sì, e non sono l’unica. Non vorrei sembrare troppo indiscreta, ma chiunque lo noterebbe. Beh, tutti tranne Kelsi”.
“Ah… Comunque non credo di farcela, non ho il coraggio. Lei mi piace, è vero, ma non è reciproco. Per lei sono solo un amico”.
“E chi te l’ha detto? Se non ci provi, non lo saprai mai”.


Angel_R

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Capitolo 8
*** TUTTI NEL TEMPIO DELL'ARTE!! ***


Capitolo 8: Tutti nel tempio dell’arte!!
.
.

Il giorno dopo, a scuola, non era cambiato niente. Troy si comportava come se fosse il re del mondo ed io conducevo la mia solita vita.
Del resto, non è che mi aspettassi di certo chissà quale cambiamento.
“Gabriella, mi stai ascoltando?”, mi chiese Kelsi sventolandomi una mano davanti al viso.
“Eh? Cosa? No, stavo pensando ad altro, scusa”.
“Ma che hai in testa? Comunque, ti stavo chiedendo se oggi pomeriggio sei libera. In teatro servirebbe aiuto per allestire il palco”.
Non mi ero accorta che erano già passati due mesi, e che il musical scolastico e la festa che ci sarebbe stata subito dopo, erano alle porte.
Non avevo voglia di partecipare a nessuno dei due, ma Taylor, Martha ed io avevamo promesso a Kelsi di esserci, per sostenerla durante il musical.
Avevo, infatti, scoperto che era una pianista eccezionale. Sapeva suonare qualsiasi tipo di melodia.
“L’ho chiesto anche alle altre”, continuò Kelsi, “ma hanno già degli impegni col club di scienze. Se non ci sbrighiamo la Darbus darà i numeri. Non che non li dia già normalmente…”.
Ma sì, dai. In fondo, un po’ di lavoro creativo all’interno del 'tempio dell’arte’, mi avrebbe distolto dai pensieri che mi occupavano la mente da qualche tempo.
“D’accordo, conta su di me”.
“Sei un angelo!”.
“Lo so”.
Il corridoio, inoltre, era pieno di striscioni raffiguranti la mascotte dei Wildcats.
Sabato, oltre al musical e alla festa, si sarebbe disputata una partita molto importante per la squadra.
Grande giornata per l’East High!

.
.
Il teatro era enorme: un palco spazioso davanti a file e file di poltroncine rosse.
Quando Kelsi ed io entrammo, un fascio di luce blu ci colpì in pieno accecandoci.
“Scusate ragazze, la spengo subito”.
“Grazie, Ryan”, disse Kelsi sorridendo.
Ryan Evans, il gemello di Sharpay. Era il presidente del Drama Club. A sua sorella non era mai interessata la recitazione. Io, invece, avrei scommesso che, data la sua bravura d’attrice, avrebbe fatto furore sul palco, e avrebbe di sicuro spodestato il gemello.
Non mi sarei mai sognata di formulare quei pensieri ad alta voce, altrimenti mi sarei tirata addosso l’ira dell’intero Club del teatro.
Proprio come Taylor e Bryce, anche i gemelli Evans erano molto diversi.
Ryan, infatti, a differenza di sua sorella, era una persona alla quale piaceva stare con gli altri e che non si arrabbiava quasi mai. Aveva sempre il sorriso sulle labbra, ed era, molto probabilmente, l’unica persona capace di rispondere a tono a Sharpay.
Raggiungemmo il palco e Kelsi andò direttamente a sedersi al pianoforte.
“Bene Signorina Montez, a cosa dobbiamo la sua visita?”, chiese la Darbus facendo svolazzare lo scialle variopinto attorno alle spalle e mettendo ancora più in bilico gli occhiali che poggiavano instabilmente sulla punta del naso.
“Sono venuta per dare una mano”.
“Bene, bene. Al Drama Club fa sempre comodo della manodopera in più”.
Stavamo già lavorando da mezz’ora accompagnati dal suono del pianoforte che Kelsi stava accordando.
Quel pomeriggio i sospetti di Taylor, Martha e miei, trovarono fondamento: a Ryan piaceva Kelsi.
Lo sorpresi più volte a fissarla con uno sguardo da pesce lesso.
Naturalmente, come succede sempre in questi casi, l’unica a non essersi accorta di niente, era proprio la diretta interessata.
“Ryan, mi aiuti a prendere altri barattoli di vernice nel magazzino, per favore?”, gli chiesi entrando nel suo campo visivo.
Lui, sorpreso, distolse lo sguardo dalla mia amica e mi seguì.
“Dovresti dirglielo”, gli suggerii una volta usciti dal teatro.
“Cosa?”.
“A Kelsi. Dovresti confessarle i tuoi sentimenti, invece di continuare a fissarla in continuazione”.
“Te ne sei accorta?”.
“Sì, e non sono l’unica. Non vorrei sembrare troppo indiscreta, ma chiunque lo noterebbe. Beh, tutti tranne Kelsi, ovviamente”.
“Ah… Comunque non credo di farcela, non ho il coraggio. Lei mi piace, è vero, ma non è reciproco. Per lei sono solo un amico”.
“E chi te l’ha detto? Se non ci provi, non lo saprai mai”.
Di certo non avevo intenzione di dire a Ryan che nutrivo forti sospetti anche su Kelsi, negli ultimi tempi. Ogni tanto parlava talmente tanto di lui, che mi sembrava di conoscerlo da tutta la vita…
“Siamo arrivati”, disse Ryan fermandosi davanti alla porta del magazzino.
Entrammo e cominciammo a cercare i barattoli.
“Allora, canterai anche tu sabato sera?”, chiese il mio accompagnatore all’improvviso.
“Eh?”
“Sabato sera, alla festa. Ci sarà un karaoke, e chi vuole, potrà cantare”.
“Ma sei matto?! Cantare di fronte a tutta la scuola? Non se ne parla nemmeno. Non credo di avere una bella voce, e poi, non riesco a fare niente davanti ad una folla. Tutti gli occhi puntati su di me…”, rabbrividii al solo pensiero.
“Paura del palcoscenico, eh? Comunque chi te l’ha detto che non sei brava a cantare? Se non ci provi, non lo saprai mai”.
Ridemmo entrambi.
“Ho trovato la vernice. Muoviamoci a tornare indietro, altrimenti chi la sente la Darbus”.
“Hai sentito anche tu?”, chiesi a Ryan tendendo le orecchie.
“Cosa?”
“Mi era sembrato di sentire un rumore. Boh, me lo sarò immaginato”, dissi alzando le spalle.
Prendemmo i barattoli e tornammo in teatro
.




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Fine ottavo capitolo.

E’ corto, è solo un capitolo di passaggio, transitorio. Purtroppo non ho avuto molto tempo per scrivere ultimamente, ma aspetto ugualmente qualche recensione!!

E' una specie di introduzione al prossimo capitolo, nel quale si svolgeranno tutti gli eventi citati e, soprattutto, la festa!!

Grazie mille per le recensioni nello scorso capitolo a romanticgirl e a a crazycotton (anche per il commento in "Lezioni di ballo").
Anche a me piace molto la coppia Ryan/Kelsi, quindi ho voluto scrivere qualcosa per loro. Anche in questa fan fiction.

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
Gli occhi di Ryan si fecero enormi, era davvero arrabbiato.
“Come osi parlare di lei in questo modo?! Vale di certo molto più di te e tutte quelle Barbie che tu chiami ‘amiche’, e comunque non ho proprio niente di cui giustificarmi. Vattene e non farti più vedere per questa sera, che è meglio”.
Detto ciò, il biondino prese una mano a Kelsi e cominciò a marciare a grandi passi verso l’ingresso della scuola.

Angel_R

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Capitolo 9
*** LA PARTITA, IL MUSICAL, LA FESTA E... IL KARAOKE. ***


Capitolo 9: La partita, il musical, la festa e… il karaoke.



Quel sabato all’East High c’era molta più confusione del solito.
La palestra, addobbata a festa con i colori della squadra, rosso, bianco e oro, era gremita di gente.
Tutti sventolavano striscioni e cartelloni incitando gli atleti che correvano da una parte all’altra del campo senza mai fermarsi.
Nonostante non amassi particolarmente lo sport, quella partita m’interessava.
Era un po’ come quando a un concerto non ti piace la musica, ma l’allegria e le urla degli altri ti trasportano comunque.
Non avevo mai visto una partita dei Wilcats. Giocavano davvero bene.
Era quasi la fine del quarto periodo, mancavano due minuti alla conclusione della partita. Il punteggio era 80 a 78 per la squadra avversaria.
Anche le mie amiche si stavano lievemente eccitando.
“In fondo ne va dell’onore della scuola”, disse Taylor in sua difesa, poco prima di alzarsi in piedi per vedere meglio.
Non mi sarei mai aspettata un comportamento simile da loro, e, soprattutto, da lei…
Il tempo era agli sgoccioli, cinquantotto secondi e la partita avrebbe avuto termine.
La palla era in mano ad un giocatore avversario, ma con un movimento rapido, Bryce gliela sottrasse, dopodiché la passò a Chad, il quale,
con una mezza torsione, si liberò di tutti quelli che lo stavano marcando e si avvicinò pericolosamente al canestro.

Con una finta spedì il pallone a Troy, il quale, attorniato da tre difensori, prese bene la mira, spiccò un salto e…
FIUUUUU! ! !
“Il tempo è scaduto! La vittoria è dei Wildcats dell’East High School! !
Complimenti ragazzi, ma soprattutto al capitano, Troy Bolton, che con l’ultimo tiro da tre punti ha portato la sua squadra in vantaggio! !”, tuonò il commentatore sportivo nel microfono.

Non appena la palla entrò nel canestro, la palestra esplose. Cominciarono tutti a saltare e strillare.
I Wildcats potevano accedere alla finale.
Le cheerleader, fecero volare per aria i pom-pon e si tuffarono addosso ai giocatori, i quali, togliendosi le magliette, si accalcarono attorno al loro capitano.
Troy sembrava davvero felice, però, c’era qualcosa nei suoi occhi che…
“Ehi!! Ma che fai lì imbambolata? Stanno festeggiando tutti, forza!”. Taylor mi distolse dai miei pensieri.
Dopo che si fu calmato, il pubblico si diresse verso il teatro.

@@@

“Quanto manca?”.
“Kelsi, smettila di agitarti così! Andrà tutto bene”, cercai di tranquillizzarla.
Eravamo tutte e quattro dietro alle quinte. Il teatro si stava riempiendo, e la nostra pianista era un fascio di nervi.
Continuava a torturarsi le mani.

“Se non la pianti dovrai suonare con i gomiti”, le disse Taylor, facendola sorridere.
“Hanno ragione, farai un ottimo lavoro, come sempre”, aggiunse Ryan avvicinandosi a noi. “E comunque, se ti trovi nel panico, ci sono io ad aiutarti, okay?”.
Kelsi sembrò tranquillizzarsi un po’ e sussurrò un “Sì” appena udibile.
Mentre abbassava lo sguardo imbarazzata, le altre ed io ci scambiammo uno sguardo: ‘questi due sono cotti!’.
La Darbus salì sul palco e cominciò a parlare, presentando ciò che sarebbe andato in scena.
“Noi andiamo a sederci, siamo in seconda fila, e non ti preoccupare”, disse il più rassicurante possibile Martha a Kelsi,
la quale, una volta rimasta sola, inspirò quanta più aria possibile, per poi rilasciarla molto lentamente.

In teatro c’erano davvero tutti, come poco prima in palestra. Gli atleti erano, molto probabilmente, a fare la doccia. Chissà se sarebbero venuti…?
Ma chi se ne frega?! Tu sei qui per sostenere Kelsi, non per vedere quegli animali.
Appena la Darbus finì il suo lungo e noiosissimo discorso, il sipario si alzò e lo spettacolo ebbe inizio.

@@@

“E’ stato fantastico, davvero. Siete stati tutti bravissimi”, dissi a Kelsi e Ryan una volta finita la rappresentazione.
“Grazie”, esclamarono all’unisono.
Entrambi abbassarono lo sguardo imbarazzati.
“Ragazze, mi sa che ci conviene andare a prepararci per la festa. Mancano solo due ore”, ci informò Martha guardando l’orologio.
“Certo, andiamo”.
“Allora ci vediamo più tardi, a dopo ragazze”, disse Ryan fissando Kelsi.

@@@

“Pronta!”, annunciò Martha uscendo dal bagno.
Erano le 20 : 50 e noi avevamo appena finito di prepararci.
Eravamo a casa di Kelsi e la sua camera, nella quale sembrava fosse scoppiata una bomba, era stata trasformata in un vero e proprio salone di bellezza.

Tutte avevamo optato per un vestitino semplice sopra il ginocchio e delle scarpe con il tacco basso.
Taylor era vestita di rosso, Martha di nero, Kelsi di bianco, ed io di blu.

@@@


L’East High era davvero strana vista di notte. Faceva un certo effetto.
La festa si teneva nella mensa.
Tutti i tavoli erano stati uniti per crearne uno unico per il buffet ed era stato allestito una specie di palchetto sul quale suonava la band ingaggiata per l’occasione.

“Andiamo a ballare”, disse Martha appena entrata.
“Sei tu quella con la passione per il ballo, non noi”.
“Dai Taylor, non fare la guastafeste. Si stanno divertendo tutti, ed io non ho intenzione di fare da tappezzeria tutta la sera”.
“Martha ha ragione, e poi io non ho partecipato a molte feste scolastiche, prima d’ora, quindi questa voglio proprio godermela”.
“Grazie Gabby, tu sì che mi capisci”.
Trascinammo le riluttanti Taylor e Kelsi con noi e cominciammo a ballare.
Mi sentivo osservata. Mi voltai in tutte le direzioni e notai che Troy mi fissava dall’altra parte della mensa. Distolsi lo sguardo.
Ma che cavolo voleva?!
“Ehi, siete qui allora! E’ da un po’ che vi cerco!”, urlò Ryan per farsi sentire spuntando dalla folla.
Kelsi s’immobilizzò all’istante e cominciò a guardarsi la punta delle scarpe.
Notai che lui la guardava a bocca aperta. Non l’aveva mai vista con un vestito e il trucco.

“Noi andiamo a prendere da bere. Ryan, stai qui con Kelsi, noi torniamo subito”.
Presi Taylor e Martha per mano e ci allontanammo prima che uno dei due ‘piccioncini’ potesse replicare.

Lo so, era una scusa banale quella della sete improvvisa, ma la situazione non permetteva di meglio.
“Ce la faranno a dirselo finalmente?”, chiese Martha sorridendo.
“Non ne ho idea. Se non ci riescono neanche stasera, prendo da parte entrambi e glielo dico io”.
“Ma dai Taylor! Sono così carini”.
“Sì, Gabby, sono carini, ma non si danno mai una mossa! Se ti piace qualcuno, diglielo e basta! Se ti rifiuta ne trovi un altro, che problema c’è?”.
Sempre la solita, pratica Taylor.
“Perché lo avete fatto?!”, chiese indispettita Kelsi raggiungendoci.
“Che cosa ci fai qui?”.
“Non voglio rimanere da sola con lui!”.
“Kelsi sei sempre la solita. Lo vuoi capire che voi due…”.
Taylor non riuscì a finire la frase. La musica fu interrotta e il Preside Matsui salì sul palco.
“Cari studenti, è bello vedervi così numerosi stasera.
Non ho intenzione di annoiarvi con un discorso o cose simili, volevo solo congratularmi con voi per la perfetta riuscita di questa festa, ma soprattutto con il Drama Club e con la squadra dei Wilcats, che stanno portando in alto l’onore dell’East High”.

A queste parole scoppiò uno scroscio di applausi e di grida, che, piano, piano, persero d’intensità.
“Bene, adesso vi lascio continuare la festa”, proseguì il Preside, “spero vi divertiate”. Altri applausi e la musica riprese.
Dopo qualche minuto, fu acceso anche il karaoke, e, i più temerari, si azzardarono a cantare qualcosa.
Dopo quattro o cinque canzoni, Sharpay salì sul palchetto impadronendosi del microfono.
Tutti la guardavano come se fosse una dea scesa dall’Olimpo.

Aveva un sorrisetto che non prometteva niente di buono. Proprio come quel buono a nulla del fidanzato.
“Scusate se v’interrompo”, cominciò con quella sua vocetta stridula e fastidiosa, “ma ho saputo che c’è una persona tra di noi che ha una voce
stupenda, e che vuole condividere questo suo dono con tutti. Vorrei tanto invitarla a venire sul palco".

Tutti si guardavano intorno per cercare di capire chi fosse la persona misteriosa.
“Su, avanti, non vorrai mica farti pregare Gabriella”.
Gli sguardi di tutti furono puntati su di me, proprio come il fascio di luce gialla che m’investì in pieno.
Ero confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
A un tratto sentii delle mani che mi afferravano e mi portavano sopra il palco. Erano le altre cheerleader.
Nel giro di pochi secondi mi ritrovai accanto a Sharpay, la quale,
dopo avermi guardata dall’alto al basso, mi sussurrò: ”Io mantengo sempre le mie promesse”.

Mi diede in mano il microfono e disse: ”Musica!”.
Partì una base e tutti mi fissarono, aspettando che cominciassi.
Ero paralizzata, non riuscivo a muovere neanche un muscolo.
Sentii dei passi dietro di me e Sharpay mi strappò il microfono di mano.
“Certe persone vorrebbero fare cose che non sono in grado di fare. Dovresti capire prima quali sono i tuoi limiti, tesoro. Se continui così, non arriverai mai da nessuna parte”.

Tutti i presenti cominciarono a ridacchiare.
Sentii qualcuno prendermi per mano. La musica si fermò si cominciarono a sentire i primi borbottii.
Taylor, Kelsi e Martha mi stavano portando fuori dalla mensa. Io mi lasciavo trasportare senza opporre resistenza.
Appena raggiungemmo il corridoio, le luci mi riscossero un po’.
“Ma che intenzioni aveva quella?!”, sbottò Taylor.
“Volve fargliela pagare, e l’ha fatto”, sentenziò Martha abbracciandomi. “Stai bene?”.
Scossi la testa.
“Vorrei sapere come ha fatto a sapere che Gabriella ha paura del pubblico”.
“L’avrà sentito mentre eravamo in magazzino”, rispose Ryan, comparendo davanti a noi.
“Ti ricordi quando hai sentito quel rumore? Può essere che lei fosse lì dietro e…”, abbassò lo sguardo come se si sentisse colpevole. “Mi dispiace”.

“Non è colpa tua, non ti preoccupare”, gli dissi cercando di sorridere.
“Sì, Ryan, in fondo non è colpa nostra se ci sono capitati i gemelli sbagliati… potremmo fondare un club”, intervenne Taylor.
La porta della mensa si aprì, e Sharpay, sempre seguita da due fedelissime, ci si presentò davanti.
“Allora? Perché sei fuggita così? Tutti noi non vedevamo l’ora di sentire la tua splendida voce. Non è vero ragazze?”.
Le due cheerleader annuirono. Le fissavo senza sapere cosa dire.
“Sharpay, finiscila”.
“Scusa, Ryan, ma non stavo parlando con te”.
“No, scusa niente, lasciala stare e torna alla festa”.
“Io faccio quello che mi pare, e poi non prendo ordini da uno che sta con una secchiona che non vale niente”.
Gli occhi di Ryan si fecero enormi, era davvero arrabbiato.
“Come osi parlare di lei in questo modo?! Vale di certo molto più di te e tutte quelle Barbie che tu chiami ‘amiche’, e comunque non ho proprio
niente di cui giustificarmi. Vattene e non farti più vedere per questa sera, che è meglio”.

Detto ciò, il biondino prese una mano a Kelsi e cominciò a marciare a grandi passi verso l’ingresso della scuola.
Arrivato a metà strada, urlò: “Ah, a proposito, vai a vedere come sta il tuo Lui, dovrebbe aver finito di controllare le tonsille a Beverly Hudson”.
Rimanemmo tutte a bocca aperta. Ryan era riuscito a far rimanere senza parole Sharpay, la quale, assolutamente interdetta, facendo
un cenno con mano, si voltò e scomparve all’interno della mensa seguita sempre dalle altre due.

Taylor, Martha ed io, raggiungemmo Ryan e Kelsi fuori scuola.
“Non avrei saputo esprimermi meglio”, disse Taylor al gemello Evans, facendolo sorridere.
“Aveva esagerato questa volta”, disse guardando Kelsi, la quale, già rossa, divenne porpora.
“Adesso che siamo qui fuori, che si fa?”
“Direi di fare un giretto in auto, si sta così bene stasera”, suggerì Martha.
“D’accordo, ma vi dispiace se noi… ecco…”, Ryan era in evidente imbarazzo.
“Certo, perché credevi che avessi l’intenzione di fare la candela tra voi due?”, disse Taylor fingendo una faccia disgustata e indicando
il biondino e Kelsi. “Andatevene pure per la vostra strada, non sarò di certo io a impedire all’amore di fare il suo corso”.

I due sorrisero e si avviarono verso la macchina di Ryan.
“Io non me la sento di venire”, dissi a Taylor e Martha.
“Ma come? E resti qui da sola?”.
“No, adesso chiamo mia madre e mi faccio venire a prendere, non vi preoccupate”.
“Sicura? Se vuoi, aspettiamo qui con te finché non arriva”.
“Non dovete, davvero. Abito vicino, ci metterà poco ad arrivare”.
“Okay, allora andiamo”, disse Martha salutandomi ed entrando in macchina.
“Non ti preoccupare, vedrai che presto si dimenticheranno tutti di quello che è successo stasera, sempre che Sharpay non decida di appendere
degli striscioni in giro per la scuola…”.

“Grazie Taylor, questo mi tira su il morale, davvero”.
Sorrise e mi abbracciò.
“Fai la brava mentre aspetti”.
“Certo, come sempre”.
Dopo che fui sicura che se n’erano andate, cominciai a camminare.
Non volevo mentire, ma avevo bisogno di stare un po’ da sola.
Senza accorgermene, avevo fatto il giro della scuola e mi ero ritrovata nel giardino sul retro. Mi sedetti su una panchina.
Tirai su la testa e ammirai le stelle. Quella sera erano tantissime, e rischiaravano tutto il cielo.
Quella vista mi tranquillizzava. Mi sentivo già meglio, anche se l’aria si stava rinfrescando ed
io avevo addosso solo un vestitino leggero.

A un tratto sentii dei passi dietro di me. Mi alzai di scatto e mi girai.

Rabbrividii, non per il freddo, ma per cosa, o meglio, chi, vidi dietro di me…




+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++



Questo capitolo è abbastanza lungo. Non so com’è venuto perché l’ho scritto di fretta, infatti non credo sia molto bello, ma spero che gradiate lo stesso e che recensiate comunque.

Grazie tante a chi ha letto gli altri capitoli, e, soprattutto, a chi ha recensito:

romanticgirl:
avevi visto giusto, Ryan ne ha dette quattro a sua sorella, (finalmente).

a crazycotton
: non potevo fare altro che mettere assieme quei due... sono carinissimi^^

lovejero:
a dire il vero questo titolo mi è venuto in mente mentre scrivevo la storia (prima di pubblicare questa ff avevo già
scritto una decina di capitoli). Volevo calcare su questo aspetto di Troy, sul fatto che quel sorriso in realtà nascondesse molto più di quanto lui stesso potesse vedere e rendersi conto.
E Gabriella sembra accorgersene, piano,piano...
Nel corso della storia il Sorriso sarà importante, perchè scoprirà vari lati nascosti del personaggio (già un po' si vede nel capitolo 6). Ma non dico nien'altro.
Spero di averti chiarito tutto... fammi sapere!!^^



Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
“Scommetto che sei molto dispiaciuto”.
“Qualcuno si deve pur sacrificare”.
“Ma sentilo! Sei sempre il solito”.
“Cosa ne sai di come sono di solito?”.



Angel_R

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Capitolo 10
*** COSA MI VUOI DIMOSTRARE? ***


Capitolo 10: Cosa mi vuoi dimostrare?


“Che cosa vuoi?”.
“Io? Tu piuttosto. Ero qui prima di te”.
“Ti avverto: non ho voglia né di parlare, né di discutere”.
“E chi te l’ha chiesto”.
“Vattene”.
“No, non posso. Se me ne andassi e ti succedesse qualcosa e poi si venisse a sapere che io ero
con te ma che ti ho lasciato da sola a quest’ora della notte, passerei grossi guai”.

Troy rimaneva immobile fissando il vuoto davanti a se. Mi voltai dall’altra parte e ricominciai a osservare le stelle.
“A quanto pare, alla fine, Sharpay ha mantenuto fede a ciò che aveva detto.
Devi ritenerti fortunata, quello di stasera non è che un minimo di ciò che potrebbe fare se solo volesse”.

“Quindi dovrei ringraziarla per avermi messa in ridicolo solo davanti a tutta la scuola, invece che a tutta Albuquerque?
Siete proprio fatti l’uno per l’altra”.

“Ti ho già detto che, anche se sto con lei, non significa che Sharpay mi piaccia”.
“Allora vuol dire che la tua vera anima gemella è Beverly Hudson?”.
L’espressione di Troy mutò: da impassibile, divenne sorpresa, poi indifferente, e, infine, spuntò Lui, il Sorriso.
Ryan aveva visto giusto.
“Questo mi fa credere che tu mi abbia osservato per tutta la sera”.
“Io? Tu semmai. Ti ho visto quando mi fissavi mentre ballavo”.
“Solo lì? Allora non sei così brava come credi”.
“Che cosa vuoi dire, Bolton?”, chiesi rabbrividendo a causa del freddo, questa volta.
Si era alzato un leggero venticello che faceva muovere le foglie degli alberi.
All’improvviso sentii dei passi leggeri dietro di me e delle braccia forti
che mi voltavano su me stessa e mi stringevano dietro la schiena.

“Che cosa stai facendo?”.
“Te l’ho già detto: non deve succederti niente, e, poiché non ho la giacca, devo fare così”.
Solo allora notai che indossava una leggera camicia bianca.
“Scommetto che sei molto dispiaciuto”.
“Qualcuno si deve pur sacrificare”.
“Ma sentilo! Sei sempre il solito”.
“Cosa ne sai di come sono di solito?”.
“Sei pieno di te e ottieni sempre tutto quello che vuoi con un solo gesto della mano.
Sei arrogante e se qualcosa non ti sta bene, la cambi a tuo piacimento senza preoccuparti che qualcuno possa starci male”.

“Wow, è questo che pensi di me, allora. Non me l’aveva mai detto nessuno”.
“Sì, invece, solo che tu non hai mai sentito”.
“Ah, sì, forse…”.
“Non t’importa?”.
“No, anche perché quest’immagine me la sono costruita io”.
“E ti sta bene così?”.
“Sì, perché no? Nessuno ostacola la mia strada verso la borsa di studio, e a me basta”.
“Certo, soprattutto se la Evans ti da una mano”.
“Già… Ma non la chiami più ochetta? Mi piaceva”.
“Sei uno stupido. Ti sto dicendo cose che ferirebbero chiunque.
Tu dovresti essere offeso, invece di dirmi che è tutto normale, e chi ti piace pure”.

“Che ci posso fare? Sono fatto così”.
“Sei fatto male”.
“Senti chi parla, miss-battuta-acida. Non ti stanchi mai di rispondere così?”.
“No, anche perché lo faccio solo con te”.
“Bene, allora vuol dire che questa sarà una cosa solo nostra”.
“Non ci provare, io non sono come tutte quelle che conosci tu. Non mi faccio abbindolare
dai muscoli o da un bel sorriso, ho almeno un po’ di orgoglio e rispetto verso me stessa, io”.

“Muscoli e bel sorriso, eh? Non cercare di corteggiarmi, non attacca”.
“Tu ascolti sempre solo quello che vuoi sentire, vero?”.
“Mm… Sì”.
“Ti rendi conto che stiamo litigando abbracciati?”.
“Sì, e mi piace”.
Calò il silenzio.
“Fragola”, disse Troy.
“Eh?”.
“I tuoi capelli. Profumano di fragola, mi piace”.
“Non sapevo ti piacessero tante cose”.
“Già, ed io non sapevo che fossero tutte legate a te”.
Non riuscii a replicare.
Tutto intorno a noi era silenzioso, non si sentiva neanche più la musica provenire dalla mensa. Probabilmente era iniziato un lento.
Avevo la testa contro il petto di Troy, e l’unico suono che udivo era il battito del suo cuore.
Mi sentii strana. Il freddo era come sparito, e la mia mente era vuota. Sgombra da ogni pensiero.
“Devo andare a casa”, dissi dopo un po’.
“Proprio adesso? Cominciavo a sentire più caldo”.
“E’ tardi”, mi limitai a ribattere.
Troy aprì le braccia ed io sgusciai via all’istante.
Troppo in fretta forse. Il freddo mi colse di sorpresa. Tremai.

“Dai, muoviamoci, o ci beccheremo un bel raffreddore qua fuori”, disse lui incamminandosi verso il parcheggio della scuola.
“Cosa? No, hai capito male. Io non vengo in macchina con te, neanche se dovessi farmi a piedi tutto il New Mexico.
Ci tengo alla mia vita, e voglio cercare di arrivare sana e salva almeno ai settant’anni”.

“No, hai capito male tu. Ho detto che non deve succederti niente per questa sera.
Ti prometto che guiderò prudentemente, parola di lupetto”.

“Tu sei stato un boy-scout?”.
“Ci sono ancora tante cose che non sai di me…”.
Lo guardai mentre apriva la portiera di una sportiva nera e ci s’infilava dentro.
“D’accordo”, cominciai appena mi sedetti al posto del passeggero, “vengo con te, ma se
provi a fare anche un solo passo falso…”.

“Okay, okay, tranquilla”.
Durante il tragitto, le uniche parole che ci scambiammo furono le indicazioni stradali per raggiungere casa mia.
Troy guidava davvero bene. Teneva entrambe le mani sul volante e fissava dritto davanti a se la
strada con uno sguardo concentrato.
Probabilmente lo faceva solo per atteggiarsi, ma con me non non attaccava.
“E’ qui”.
Non appena frenò, mi affrettai ad aprire la portiera.
“Perché tutta questa fretta? Hai paura che i tuoi ci vedano insieme?”.
“No. E' tardi, sono stanca, e non voglio passare troppo tempo accanto a te”.
“Eppure prima non sembrava ti desse tanto fastidio”.
Inspiegabilmente, non riuscii a replicare.
“Io posso essere gentile ed affidabile”, disse Troy di punto in bianco.
“Cosa?”, sbottai sarcastica. “Tu gentile e affidabile? Non ci credo”.
“Se te lo dimostrassi?”.
“Provaci”.
“Dammi il tuo cellulare”.
“Perché?”.
“Tu dammelo”, incalzò sventolandomi una mano davanti col palmo aperto.
Aprii la borsetta e glielo passai. Lui estrasse il suo dalla tasca dei pantaloni e, dopo aver
digitato qualcosa su entrambi, me lo restituì.

“Cos’hai fatto e perché”.
“Ho salvato il mio numero nel tuo cellulare e il tuo nel mio. Non so come funzioni dalle tue parti,
ma qui si fa così, quando vuoi contattare qualcuno al telefono”.

“Ma…”
“Ti devo dimostrare qualcosa, no?”.
Rimasi in silenzio. Dopo qualche secondo, scesi dall’auto.
“Comunque, un gentil’uomo mi avrebbe aperto la portiera”.
“Ehi, ho detto che ti avrei provato le mie qualità, ma non quando”. Sfoderò Il Sorriso.
Non risposi. Mi limitai a voltarmi e a entrare in casa.
Mi richiusi la porta d’ingresso alle spalle e, dopo aver sentito l’auto che si allontanava, sospirai rumorosamente.
Per fortuna mia madre stava già dormendo.

Salii le scale in punta di piedi e m’infilai subito sotto le coperte.
Che serata!
Iniziata bene, continuata male e finita… Com’era finita? Non sapevo trovare una risposta.
Forse non esisteva.
Forse ero rimasta tra le braccia di Troy, e avevo provato una piacevole sensazione di calore, che non centrava niente con
l’abbraccio fisico, solo perché mi andava. Senza un perché…




####################################################################################




Fine decimo capitolo.

Grazie mille per le recensioni dello scorso capitolo a:

Angels4ever: una nuova lettrice!! Mi fa piacere^^
Mi è piaciuto scrivere la scena nella quale Ryan risponde a Sharpay,
è bello che abbia t apprezzato :D
Romanticgirl: mmm... avevi visto giusto!! E' proprio Troy la persona che Gabby incontra nel giardino.
a crazycotton: vedo che Ryan ribelle è piaciuto un po' a tutti. Quella scena volevo metterla a tutti i costi.

Grazie ancora e, mi raccomando, recensite in tanti!!!!^^

Non so quando riuscirò ad aggiornare la prossima volta.
Purtroppo, oltre ad avere pochissimo tempo per colpa delle mille verifiche ed interrogazioni varie, ho anche un calo d'ispirazione.
Più o meno ho tutta la storia in testa, ma nn riesco ad andare avanti a scrivere, assolutamente!
Quindi sto andando un po' a rilento, anche se ho già altri capitoli pronti.
Spero di poter pubblicare il prossimo capitolo al più presto.

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
“Che vuoi?”, gli chiesi di nuovo prendendo una seconda tazza.
“Te l’ho detto, devi aiutarmi”, ripeté indicando alcuni libri che
teneva sottobraccio. “Mercoledì c’è il test di chimica, ed io devo superarlo a tutti i costi. So che tu sei un piccolo genietto, quindi…”.

“Quindi mi stai chiedendo delle ripetizioni”.
“Chiamale come vuoi”.

Ci sedemmo al tavolo e gli porsi la sua tazza.
“Qual è l’imbroglio?”.
“Nessun imbroglio, solo studio”.



Angel_R

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Capitolo 11
*** SEMPRE DI DOMENICA?! ***


Capitolo 11: Sempre di domenica?!



La prima cosa che vidi la mattina dopo fu l’orario segnato dalla sveglia digitale sul comodino: 11:43.
Mi sedetti sul letto e tutti gli avvenimenti del giorno prima mi scorsero davanti agli occhi.
Decisi che un caffè sarebbe stato proprio l’ideale per connettere il cervello nel modo migliore .
Scesi in cucina, dove trovai mia madre intenta a leggere il giornale.
“Buongiorno”.
“Ben svegliata. Ti sei divertita ieri sera?”.
“Sì, certo”, risposi distrattamente versandomi una tazza di caffè fumante.
Non appena mi sedetti al tavolo, il telefono squillò.
“Gabby, è Taylor”, m’informò mia madre dopo aver alzato la cornetta.
"Arrivo".
“Ehi! Buongiorno! Senti, io e le altre ci siamo messe d’accordo per pranzare fuori oggi, sei dei nostri?”.
“Ah… Okay, lasciatemi il tempo di fare una doccia”.
“Certo. Ti passo a prendere fra mezz’ora”.
“Va bene, ciao”.
Riappesi e salii le scale.
Il getto d’acqua della doccia mi svegliò del tutto. In venti minuti ero pronta.
Taylor arrivò puntuale, come al solito. L’appuntamento era in una piccola tavola calda molto accogliente.
Kelsi e Martha erano già arrivate.
“Allora?”.
“Allora, cosa?”.
“Cos’è successo dopo che ve ne siete andati? O parli tu o te lo faccio fare con la forza”.
Stavamo aspettando le nostre ordinazioni, e Taylor stava facendo il terzo grado a Kelsi.
“Siamo andati a fare un giro in macchina, e ci siamo fermati in un posto”.
“Quale posto?”.
“Una specie di parco, poco fuori Albuquerque”.
“Romantico. E cos’è successo? Dai, ma devo chiederti tutto io?”.
“D’accordo… cisiamobaciati”, disse tutto d’un fiato.
“Finalmente, ce l’avete fatta!”, esclamò Taylor battendo le mani sul tavolo.
“Che cosa vuol dire?”.
“Che lo sapevamo già che vi piacevate a vicenda, ma nessuno di voi due faceva il primo passo”, la informò Martha con disinvoltura.
“Davvero?”. Era sorpresa. “Potevate dirmelo prima? Almeno non avrei perso tutto questo tempo!”.
Scoppiammo a ridere.
“Ma sentitela!”.
“E tu? Hai dovuto aspettare molto dopo che ce ne siamo andate?”, mi chiese Taylor.
“Cosa? Ah, no”.
Non volevo mentire di nuovo, ma di certo non potevo dir loro cos’era successo davvero…
Le nostre ordinazioni arrivarono e, per fortuna, non mi furono fatte altre domande.

“Ci rivediamo domani, ciao”.
Avevamo finito di mangiare, e ognuna stava tornando a casa.
Quando arrivai nella mia, trovai mia madre all’ingresso che afferrava la borsa, pronta a uscire.
“Devo uscire, è per…”
“… lavoro”, finii io. “Ma è domenica”.
“Lo so, mi dispiace, ma sarò a casa prima di cena. Ciao tesoro”.
'Sempre la solita storia', pensai.
Presi i libri di scuola e li appoggiai sul tavolo della cucina e misi a bollire dell’acqua per prepararmi un po' di tè.
Il mio cellulare squillò, e, senza neanche guardare chi fosse, risposi.
Sì?”. Il mio bruttissimo vizio di non chiedere mai 'Pronto?'.
Suono o mi apri tu?”.
Bolton? Ma che…?”.
Il campanello suonò.
Adesso va meglio? Apri”.
Andai all’ingresso e mi trovai a faccia a faccia con Troy.
“Finalmente”.
“Che vuoi?”.
“Devi aiutarmi”.
“Io non ti devo proprio niente, e poi mi stavo mettendo a studiare e… oh no, il tè!”.
L’acqua ormai bolliva, e la versai in una tazza.
“Non me lo offri? Non sei una brava padrona di casa”.
“Che vuoi?”, gli chiesi di nuovo prendendo una seconda tazza.
“Te l’ho detto, devi aiutarmi”, ripeté indicando alcuni libri che teneva sottobraccio. “Mercoledì c’è il test di chimica, e io devo superarlo a tutti i costi. So che tu sei un piccolo genietto, quindi…”.
“Quindi mi stai chiedendo delle ripetizioni”.
“Chiamale come vuoi”.
Ci sedemmo al tavolo e gli porsi la sua tazza.
“Qual è l’imbroglio?”.
“Nessun imbroglio, solo studio”.
Lo fissai per qualche secondo, sembrava serio, ma, ormai, avevo imparato che non ci si deve mai fidare molto di lui.
“E poi”, riprese, “ti devi ancora sdebitare per ieri sera. Sia per averti scaldata, sia per il passaggio. Io non faccio mai niente per niente”.
“Non avevo dubbi. Dovevo immaginarmelo”, sbuffai. “D’accordo, ti aiuto. Ma solo perché odio avere debiti”.

Studiammo tutto il pomeriggio.
Mi faceva uno strano effetto vedere Troy Bolton nella cucina di casa mia mentre mi ascoltava attento.
Quella domenica, scoprii che, se davvero lo voleva, il capitano dei Wildcats, sapeva essere serio e capace di concentrazione.
Erano quasi le 17:00, e mia madre ancora non era tornata.
Per fortuna, altrimenti le avrei dovuto spiegare chi fosse Troy, e non ne avevo di certo voglia.

“Sei brava a spiegare queste cose”.
“E tu sei bravo a fare finta di capirle”.
“No, dico sul serio, e poi, mi sto cominciando ad abituare a passare le domeniche insieme a te”.
All’improvviso si sentì la musichetta di una suoneria.
“E’ il mio. Dimmi”. A quanto pare non ero l’unica che si dimenticava il classico 'Pronto?'.
La conversazione durò pochi secondi.
“Devo andare. Erika è da un’amica e mi hanno chiesto di passarla a prendere”.
“Posso venire?”, chiesi senza riflettere.
Perché l’avevo fatto?!?

“Mi piacerebbe rivedere tua sorella”, aggiunsi in fretta.
Lui mi guardò un po’ sorpreso e poi sorrise. “Non riesci a starmi lontano, eh?”.
“Guarda che ho detto che voglio vedere tua sorella, ma se ti dà fastidio, non vengo”.
Cominciai a raccogliere i libri sparsi sul tavolo. Troy mi afferrò una mano e mi tirò leggermente verso di lui.
“Sia chiara una cosa: se metti della musica sdolcinata alla radio, ti lascio in mezzo alla strada”.

In auto nessuno dei due parlò.

It's amazing how you can speak right to my heart
without saying a word you can light up the dark.
Try as I may I could never explain what I hear when you don't say a thing.

La radio accesa era l’unico suono che spezzava il silenzio.
“Questa fa al caso nostro. Non ti ho mai sentito così buona e tranquilla”, disse Troy.
“Non avevi detto che non volevi canzoni… aspetta, com’era? Ah, sdolcinate?”.
“Ho detto che non volevo che le mettessi tu”.
Sbuffai e cambiai stazione.
Non sapevo spiegarmi il perché, ma il mio umore era un po’ nero, in quel momento.
Mi stavo ancora chiedendo perché avevo deciso di andare con Bolton.
Ero talmente assorta nei miei pensieri, che quasi non notai che Troy aveva accostato.
“Siamo arrivati?”.
“No, ma io non guido se non ho una buona compagnia di fianco a me”.
“Che cosa dovrei fare? Comportarmi come le tante che ti sei fatto qua dentro?! Se è così, io posso tornare a casa a piedi”.
Scesi dall’auto e cominciai a camminare. Non sapevo neanche dove fossi. Mi sentii afferrare per un braccio.
“Si può sapere che cavolo hai? So che voi donne avete dei cambi d’umore frequenti, ma tu le batti tutte”.
“Lasciami stare!”. Cercai di divincolarmi, ma la sua stretta era salda.
“Non ci muoviamo di qua finché non mi dici cos’hai”.
“Io non ho fretta”.
“Bene”.
Fissò i suoi occhi nei miei. Non volevo dargli nessuna soddisfazione distogliendo lo sguardo, quindi sostenni il suo.
Rimanemmo così per qualche secondo, che per me erano ore, poi, all’improvviso, Troy mollò la presa dal braccio per mezzo secondo, per poi afferrarmi la mano.
“Muoviamoci, Erika sta aspettando”.
Arrivato all’auto, aprì la portiera dalla parte del conducente, staccò le chiavi dal quadro, e richiuse lo sportello.
“Che fai?”.
“Ho detto che non guido con qualcuno lunatico come te al mio fianco”.
C’incamminammo lungo il marciapiede.
Troy era davanti ed io qualche passo dietro di lui. Lo affiancai. Non volevo fargli venire la malsana idea che avesse potuto portarmi ovunque volesse.
“Perché hai accettato che venissi?”, chiesi.
“Perché me lo hai chiesto?”.
“Per Erika”, dicemmo all’unisono.
“E’ da domenica scorsa che mi chiede di te”.
“Sei diverso con lei”.
“Dici? Credo di essere solo me stesso”.
“Appunto”.
Mi fissò per qualche secondo, poi, apparve… Il Sorriso.
“Ancora con questa storia?”.
“Che ci vuoi fare? Sono testarda”.
“Bene, allora siamo in due”.
Si fermò di scatto e mi tirò di lato, piazzandosi davanti a me.
“Che cosa credi di fare? Guarda che io…”.
“Bolton, cosa ti porta da queste parti?”, sentii dire da qualcuno.
Mi sporsi oltre la spalla di Troy, e mi trovai di fronte ad un ragazzo alto e ben piazzato.
“Non penso siano affari tuoi, Roberts”.
“Ah, affari di cuore a quanto pare. Di certo una cosa che non ti manca è il gusto per le belle signorine”, ghignò allungando una mano e appoggiandola sotto il mio mento.
Mi fece alzare il viso per vedermi meglio.

Gli scostai la mano. “Guarda che non sono una bambola in vetrina, tieni giù le mani”.
“Fossi in te, non le permetterei di parlare così. Dovresti farglielo capire”.
“Io non devo avere il permesso di nessuno per parlare, soprattutto da Troy o da uno come te”.
Una grossa vena comparve sul collo taurino di Roberts. Si stava facendo sempre più grosso.
Troy si spostò di lato in modo da essere esattamente tra me e l'altro ragazzo.
“Non vorrai mica sprecare le forze per una ragazzina. Aspetta di trovarti di fronte a me sul campo. In fondo sono io che t’interesso, no?”.
Roberts sembrò calmarsi. “Hai ragione, e, una volta lì, ti farò vedere di cosa sono capace”.
Mi lanciò uno sguardo carico di rabbia e se ne andò.
“E’ mai possibile che tu non riesca a tenere a freno quella lingua?!”, sbottò Troy.
“Cosa?! Ma hai sentito quello che mi ha detto?! Di certo non potevo starmene zitta e lasciarlo continuare!”.
“Tu non sai cos’è capace di fare quello se solo volesse. Si chiama Dave Roberts, ed è il playmaker della squadra di basket che affronteremo alla finale. La sua squadra e i Wildcats si odiano da sempre”.
“Non m’importa, per me può far parte di qualsiasi squadra e odiare chi vuole, ma certe cose non le tollero, soprattutto se sono dette a me. Ah, a proposito, chi sarebbe la ‘ragazzina?’ ”.
Troy scoppiò a ridere. “Certo che con te non ci si annoia mai, eh? Solo tu puoi essere in grado di rispondere in quel modo a Roberts”.
“Te l’ho detto che io non sono come quelle che sei abituato a frequentare tu”.
“E’ proprio per questo che mi piaci”.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio.
Non credevo a quello che avevo sentito.
Rimasi immobile per qualche secondo, poi, come se niente fosse, mi guardai intorno.
“Dove siamo? Non conosco questo quartiere”.
“La casa dell’amica di Erika è proprio qui dietro”.

“Finalmente sei arrivato, pensavo che ti fossi perso. Gabby, ci sei anche tu, che bello”, esclamò la sorellina di Troy vedendomi.
“Lo sapevo”, disse indicando le nostre mani ancora unite.
“Tu non sai niente, andiamocene”, le rispose il fratello incamminandosi.
“Non sei venuto in macchina?”.
“Sì, ma l’ho lasciata per strada. Gabby aveva voglia di fare quattro passi”.
Era la prima volta che mi chiamava per nome. Lo fulminai con lo sguardo.
“Non ti allargare, io per te sono Gabriella”.
“Acida”.
“Cinico”.
“Basta voi due! Siete peggio dei bambini”, esclamò Erika.
Raggiungemmo l’auto.
“Adesso devi lascarmi la mano”, dissi a Troy.
“Posso guidare con l’altra”.
Mi divincolai dalla sua presa e mi sedetti nel sedile di dietro con Erika.
“Ehi, non sono un taxi”.
“Taci e guida”, gli ordinò sua sorella.
Troy accese la radio.
“Sono contenta che adesso sta con te. Tu sei gentile e simpatica, invece quella Sharpay è antipatica e mi tratta sempre male quando viene a casa”.
“Erika, io e tuo fratello non stiamo insieme”.
“Davvero?”, chiese lei triste e delusa.
“Già, ma questo non vuol dire che tu ed io non possiamo vederci”.
“Sì, però quando Troy è con te, è più gentile, invece, quando sta con quella, è stupido”. Ed ecco che il musetto da cucciolo fece la sua comparsa.
Eravamo arrivati sotto casa mia, e, dopo aver salutato Erika, scesi dall’auto.
Stavo per aprire la porta di casa, quando mi sentii afferrare per un braccio. Per l'ennesima volta.
“A me non saluti?”.
“Ciao Troy”.
“Mi piace come pronunci il mio nome, dovresti farlo più spesso”.
Non risposi e distolsi lo sguardo.
“Sei ancora arrabbiata? Sei proprio strana”.
“No, non lo sono. Solo che… stavo pensando… Oggi hai cominciato a mantenere la tua promessa. Hai cominciato a dimostrarmi di essere gentile e affidabile, quando vuoi”.
“Beh, non potevo mica farti mettere le mani addosso da quel maiale di Roberts”.
“Non è per quello, ma perché siamo stati insieme tutto il giorno, e non hai mai tentato di approfittarti della situazione”.
Sembrava sorpreso, e lo ero anch’io, sinceramente.
Troy sorrise e si avvicinò di più a me.
“Te l’avevo detto, eri tu che non mi credevi”.
“E chi me lo dice che se non avessi dovuto dimostrarmi qualcosa non ci avresti provato?”.
“Beh, questo non lo saprai mai”.
“Tu dici? In fondo sabato scorso non ti sei fatto molti scrupoli”.
“Quel bacio non significava niente”.
I nostri visi erano a poca distanza l’uno dall’altro. Troy si avvicinava sempre di più, finché non posò le sue labbra sulle mie.
Quel contatto divenne un vero e proprio bacio, diverso da quello a casa di Taylor.
Non sapevo definirlo.

“E questo ha un significato?”, chiesi.
“Questo lo dovrai scoprire da sola”, disse sorridendo.
Lo vidi allontanarsi ed entrare in auto.
Perché non mi ero ribellata? Perché l’ho lasciato fare? E, soprattutto, perché ho ricambiato quel bacio??



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Fine undicesimo capitolo.

Finalmente riesco a pubblicare questo capitolo!
Come ho già detto nello scorso, sto andando un po' a rilento nello scrivere questa storia.
Ho già qualche capitolo pronto, ma non sono molto avanti, quindi mi devo dare una mossa...
Il problema è che quando vengo colpita da quella brutta malattia chiamata 'calo d'ispirazione', faccio fatica a guarirne...
Qualche suggerimento per la cura??

Comunque, passiamo ai ringraziamenti:

lovejero
: mi fa piacere che tu preferisca quel pezzo di conversazione!! Mi sembrava il più adatto per Troy e Gabriella.
A dire il vero mi diverto molto a scrivere i loro dialoghi. Voglio farli apparire sempre divertenti ma ricchi di significato... spero davvero che questo mi stia riuscendo...
E comunque hai ragione... Troy ha un Sorriso bellissimo... ma mai quanto gli occhi XD!!^^

a crazycotton: sono contenta che un Ryan un po' diverso dal solito piaccia!!
Penso che la tua mezza idea fosse proprio quella giusta, vero? In effetti sono diventata un po' prevedibile... ma tra poco le cose cambieranno un pochino.
Non dico nient'altro U.U

romanticgirl: grazie mille!! I complimenti fanno sempre piacere!! Spero che ti piacciano così anche i prossimi capitoli e di non deludere le persone che seguono questa storia^^

Mi fanno molto piacere le vostre recensioni. Mi sono anche utili per proseguire^^


Arrivederci alla prossima!!^^
Ah, dimenticavo, la canzone che ascoltano alla radio Troy e Gabriella, è la prima strofa di “When you say nothing at all”, di Ronan Keating.

Nella prossima puntata:
“Ciao. Non mandarmi via, volevo solo scusarmi per oggi, non sono stata molto gentile, lo so, ma non volevo, davvero. E’ che spesso parlo troppo e non mi rendo conto di ciò che dico. Me lo dicono tutti che dovrei imparare a pensare prima di parlare, ma è più forte di me”, dissi tutto d’un fiato.
“Già, anzi, scusami tu, non dovevo aggredirti in quel modo”.
“Allora non sei più arrabbiato con me?”.
“No, non lo ero neanche prima”.
“Bene!”, esclamai sorridendo.


Angel_R

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Capitolo 12
*** DOVREI IMPARARE A PENSARE, PRIMA DI PARLARE ***


Capitolo 12: Dovrei imparare a pensare, prima di parlare.


“Gabby, mi stai ascoltando?”.
“Sì Taylor, certo”.
“Come no. Che cos’hai?”.
“Niente, sai com’è, è lunedì mattina”.
Non riuscivo a smettere di pensare alla giornata precedente. Che cosa stava succedendo?
Dentro di me era in corso una specie di lotta di sentimenti in contrasto fra loro.
Da una parte c’era la rabbia dovuta al fatto che Troy si comportasse come un vero e proprio idiota e mi facesse in un certo senso soffrire, ma, dall’altra, c’era la consapevolezza che ciò che mi dava rabbia, era solo una maschera costruita alla perfezione.

“A quanto pare, la vendetta della streghetta dell’East High non ha dato molti frutti”, considerò Martha. “Senza offesa, Ryan”, aggiunse rivolta al ragazzo.
“Figurati”, sorrise stringendo timidamente la mano a Kelsi.
Erano così carini insieme…
Comunque, in effetti, nessuno sembrava ricordarsi dello scherzetto che Sharpay mi aveva giocato. O almeno così sembrava.
Arrivati davanti all’ingresso della scuola, Ryan e Kelsi, sparirono chissà dove, mentre Martha si diresse subito in classe per ripassare prima della lezione.
“Oh no!”, esclamò Taylor chiudendo il suo armadietto. “Per sbaglio ho preso il libro di chimica di Bryce. Devo riportarglielo e riprendermi il mio. Vieni con me, vero?”. Più che una domanda, era un ordine.
Bryce era davanti al suo armadietto. Non era solo, c’erano anche Chad, Jason Cross, Zeke Baylor, e Troy.
“Se non passo neanche questo test, temo che dovrò dire addio ai Wildcats”, stava dicendo proprio in quel momento Chad.
“Allora farai meglio a posare quel pallone ed incollare il naso ai libri”, lo interruppe Taylor avvicinandosi.
“E tu che vuoi? Non mi sembra di averti chiesto niente”.
“Infatti, non sono qui per te. Hai preso il mio libro, questo è il tuo”, disse lei rivolta al fratello.
Io, intanto, mi sentivo osservata. Alzai lo sguardo e incrociai quello di Troy. Sorrideva. Come sempre. Ma non nel modo in cui lo aveva fatto la sera precedente, dopo che mi aveva…
“Andiamocene, non ho voglia di stare vicino a questi”. Taylor mi distolse dai miei pensieri.
“Questi a chi? Ma è mai possibile che tu non riesca a chiamare le persone col loro nome?”.
“Io tratto le persone nel modo in cui vengo trattata, caro Danforth”.
Detto ciò, se ne andò.

Io rimasi qualche secondo immobile. Perché Taylor si era arrabbiata così?
“Che tipo. Io me ne vado. Vieni amico”, disse Chad trascinandosi dietro Troy. Jason e Zeke li seguirono.
“Fanno sempre così. S’insultano in continuazione”.
Bryce era ancora lì.
“Già, me ne sono accorta”.
“Ehm… va tutto bene? Con Troy, intendo. Ti ha fatto qualcos’altro?”.
“Che vuoi dire?”.
“Beh, ecco… Ho visto che l’hai guardato in modo strano, e poi lui non ti ha detto niente… non è normale. Di solito fa lo scemo in… questi casi”.
“Non lo so, comunque non mi ha fatto niente, tranquillo. Magari… è cambiato”.
Bryce sorrise. “Troy Bolton cambiato? Non t’illudere, così è e così sarà, per sempre”.
“Non è bello parlare così degli amici”.
“Amici? La nostra non è amicizia, ma convenzione”.
Le stesse parole dette da Troy… Allora era davvero così! Che squallore.
“Io vado. Non vorrei che i tuoi compagni ti vedessero con me”.
“Allora non credi davvero che io sia diverso da Bolton, se dici così”.
Scrollai le spalle. “No, è solo che…”.
“E’ solo che non dovevo parlare con te. Ciao”. Si allontanò battendo un pugno sul suo armadietto.
Mi ero comportata come una stupida. Come avevo potuto parlare così a Bryce? Lui era stato carino nei miei confronti.
Raggiunsi Taylor.
“Scusa se ti ho lasciata lì da sola, ma quel Danforth mi fa venire i nervi. Stai bene?”, chiese lei, vedendomi triste.
“Sì, non è niente. Non preoccuparti. Andiamo in classe, altrimenti arriviamo tardi”.


Mi sentii male tutta la mattina.
Una volta finite le lezioni, cercai Bryce nei corridoi, lo trovai davanti al suo armadietto. Era solo.
“Ciao. Non mandarmi via, volevo solo scusarmi per oggi, non sono stata molto gentile, lo so, ma non volevo, davvero. E’ che spesso parlo troppo e non mi rendo conto di ciò che dico. Me lo dicono tutti che dovrei imparare a pensare prima di parlare, ma è più forte di me”, dissi tutto d’un fiato.
“Già, anzi, scusami tu, non dovevo aggredirti in quel modo”.
“Allora non sei più arrabbiato con me?”.
“No, non lo ero neanche prima”.
“Bene!”, esclamai sorridendo.
“Hai bisogno di un passaggio?”.
“No, grazie, vado con Taylor e le altre. Ci vediamo domani”.
“Sì, ciao”.
Ero contenta di aver fatto pace con Bryce.
Non sapevo il perché, ma ci tenevo a quella che sarebbe potuta diventare un’amicizia.

Se Taylor l’avesse saputo, mi avrebbe di certo considerata matta.


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Fine dodicesimo capitolo.
Piccolo capitolo di transizione.
Questo l'ho scritto come introduzione del tredicesimo in un ritaglio di tempo tra lo studio di una materia e un'altra, quindi non è bellissimo e neanche lungo... non vedo l'ora finisca questo periodo di verifiche ed interrogazioni... altrimenti impazzisco!!!!
Comunque spero di trovare qualche recensione lo stesso, e anche di poter aggiornare il più presto possibile col tredicesimo capitolo.

Ringraziamenti:


Angels4ever: ho voluto dare un tono diverso alla Gabriella del film. Infatti, in questa mia storia, lei ha un carattere più forte ed è più distaccata, ma comunque l'infatuazione per Troy, anche se diversa da quella del film, c'è ugualmente.
Adesso bisogna solo vedere se Gabriella sarà attratta definitivamente dal suo sorriso e dagli occhi
azzurri (adoro i suoi occhi XD)

DreamE: è bello avere nuove lettrici!!! Sono contenta ti piaccia questa storia, e, comunque, sì, tra Troy e Gabriella accadranno altre cose...

romanticgirl: grazie per recensire sempre ogni capitolo e per i complimenti!!^^

lovejero: grazie anche a te, mi lasci sempre un commento^^ Se i dialoghi tra Troy e Gabriella ti appaiono davvero così, allora vuol dire che sono riuscita a dar loro il tono che desideravo, e sono davvero contenta per questo.^^
Sì, so cosa devo fare, e adesso mi ci sto mettendo d'impegno, contrattempi (fra i quali la scuola) permettendo... Grazie anche per il suggerimento, cercherò di seguirlo... e comunque non hai tutti i torti, i primi piani sono sempre di grossa ispirazione U.U



Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
Alzò la testa dicendo le ultime tre parole, e ci accorgemmo di essere a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra.
Dopo qualche secondo d’imbarazzo, distogliemmo lo sguardo.
Ma che stava succedendo?!
“Devo andare, si è fatto tardi”.
“Sì, anch’io”.

P.S. Qualcuno può spiegarmi come si fanno a mettere le immagini nella pagina personale?
E' da un po' che ci provo, ma non ci riesco...
Grazie in anticipo.^_^

Angel_R

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Capitolo 13
*** COSA STA SUCEDENDO?! ***


Capitolo 13: Cosa sta succedendo?!



I giorni passavano più o meno tranquilli.
Ryan e Kelsi continuavano a vedersi regolarmente, mentre Taylor, Martha ed io, c’incontravamo sempre più spesso col gruppo di scienze.
Alla fine mi ero arresa alle continue richieste delle mie amiche, e avevo deciso di entrare a far parte della squadra di Decathlon.
In quei giorni avevo notato anche una cosa, davvero molto strana. Ogni volta che s’incontravano a scuola, Taylor e Danforth, si lanciavano occhiatacce, ma non battibeccavano più.
“Ho finalmente capito che non vale la pena sprecare fiato con quello lì. Nella testa ha il vuoto più assoluto. Le cose che gli dico, da una parte entrano, e dall’altra escono”, si era giustificata lei quando le avevo chiesto spiegazioni.
Troy ed io non avevamo più avuto nessun tipo di contatto, se non qualche occhiata distratta in classe o per i corridoi della scuola.
Più la finale si avvicinava, più lui si teneva stretto quella streghetta di Sharpay.
Erano sempre assieme, vederli così faceva venire il voltastomaco. Così finti, con quei sorrisi da copione, quei baci studiati e dati nel momento e nel luogo giusto…
Ma perché ci pensavo tanto? In fondo erano liberi di fare ciò che più volevano.
Avevo deciso che non avrei più retto il gioco di Troy. Lui non doveva dimostrarmi assolutamente niente.


“Io ho bisogno di una pausa”, dichiarai chiudendo il libro di chimica con un colpo secco.
“Ecco, brava, allora vai a prendere qualcosa da bere”.
Quel pomeriggio il club di scienze si era ritrovato a casa di Taylor.
Andai in cucina e aprii il frigorifero.
“Ti sei già stancata?”.
Mi girai e vidi Bryce seduto al tavolo.
“Sì, non ne posso più. Tu cosa stai facendo?”.
“Compiti. Algebra. La odio. E pensare che il salotto è pieno di cervelloni”.
“Se ti accontenti di un solo cervello normale, ti posso aiutare”.
Mi sedetti su una sedia accanto a lui e controllai l’esercizio.
“Qui non risulta, perché X deve essere uguale a 2, non a 4”.
“Sì, certo”.
Risi e gli spiegai tutti i procedimenti e le regole.
“Sei brava a spiegare, con te le capisco queste cose”.
Quelle parole le aveva dette anche Troy la domenica in cui avevamo studiato insieme…
“Non è che dai ripetizioni, vero?”.
“No, mi dispiace. Ma se hai dei problemi non devi fare altro che chiedere. Adesso è meglio che ritorno dagli altri, o crederanno che mi sia persa”.
“Sì, grazie".
Presi alcune lattine, e andai in salotto.
Da quando avevamo discusso, Bryce ed io, avevamo instaurato un rapporto simile all’amicizia. Certo, non uscivamo insieme la sera e non passavamo ore al telefono, ma ogni tanto stavamo un po’ di tempo assieme prima e dopo le lezioni a scuola.
Avevo imparato a conoscerlo meglio,
“Anche per oggi abbiamo finito”, disse Taylor verso le 17:30.
“Finalmente”.
Uscii da casa Mckessie e sentii dei tonfi provenire dal retro. Quei rumori non erano altro che i rimbalzi che faceva il pallone da basket di Bryce mentre si allenava.
Stetti qualche secondo a guardarlo prima che lui mi notasse.
“Avete finito?”.
“Sì, anche tu?”.
“Ci ho rinunciato. A me non servono ripetizioni ma miracoli”.
“Ma dai. Non devi dire così. Facciamo una cosa: domani pomeriggio sono libera, se lo sei anche tu, ti darò una mano”.
“Lo faresti davvero?”.
“Certo, allora?”.
“D’accordo. Facciamo in biblioteca dopo scuola?”.
“Va bene. A domani”.


Il giorno dopo, finite le lezioni, salutai le mie amiche e mi diressi verso la biblioteca.
Qualche minuto dopo arrivò anche Bryce.
“Ma tu come cavolo fai a capire queste cose?! Io sento già la testa che mi scoppia, ed è passata solo mezz’ora”.
“Non è così complicato, si tratta solo di capire il procedimento”.
“La fai facile tu! Non hai una di quelle spiegazioni da film? Tipo: cerca di pensare all’equazione come ad una partita di basket… o cose così?”.
“No, non credo, ma se vuoi posso farti degli esempi con mele e ciliegie, come con i bambini”.
“Non prendermi in giro”.
“Ma dai!”.
La bibliotecaria ci lanciò un’occhiataccia e noi smettemmo di parlare.
Dopo quasi due ore di spiegazioni, fumava il cervello a tutti e due, così decidemmo di uscire.
“Ti va un gelato? Mi devo sdebitare”, chiese Bryce.
“Mm… D’accordo”.
Mentre mangiavamo i due coni, passeggiavamo.
“Perché l’hai fatto?”.
“Non c’è un perché, gli amici si aiutano a vicenda”.
“Amici? Lo siamo?”.
“Se vuoi”.
“Okay”.
Sorrisi. Quella conversazione non aveva senso.
Ci sedemmo su una panchina al parco.
“No, cavolo!”, un po’ di gelato mi era caduto sporcandomi i pantaloni. “Sono sempre la solita”.
“Fa vedere. Non è niente, va via con un po’ d’acqua”, disse Bryce sporgendosi verso di me.
Alzò la testa dicendo le ultime parole, e ci accorgemmo di essere a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra.
Restammo immobili per qualche secondo. Sentivo il suo respiro caldo. Distogliemmo lo sguardo.
Ma che stava succedendo?!
“Devo andare, si è fatto tardi”.
“Sì, anch’io”.
“Allora ci vediamo domani a scuola”.
“Va bene, a domani”.
Mentre camminavo, ripensavo a ciò che era accaduto pochi minuti prima.
Perché mi ero imbarazzata in quel modo? Sarà stato di sicuro l’essere vicino ad un ragazzo che mi ha fatto quell’effetto, ma non aveva senso in quel momento, Bryce era solo una amico…



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Fine tredicesimo capitolo.

Anche questo capitolo non è molto lungo, non sono riuscita a scrivere di più, ma spero piaccia lo stesso e che lasciate qualche recensione...
Non so quando potrò aggiornare la prossima volta, perchè se prima avevo poco tempo, adesso non ne ho proprio per niente, quindi spero davvero di poterlo fare il prima possibile...

Ringraziamenti:

Angels4ever
: non posso ancora rispondere alla tua domanda, ma se aspetti il prossimo capitolo, troverai la risposta U.U e comunque grazie mille per il complimento^^

lovejero: ecco il tredicesimo capitolo... non va molto avanti la storia, ma nel quattordicesimo prometto che metto tutto ciò che volevo scrivere in questo... è solo che non ho avuto molto tempo ultimamente... per rispondere al tuo P.S.... vedrai sempre nel prossimo :P


a crazycotton: spero di non averti fatto aspettare troppo. L'anticipazione del prossimo capitolo come ti sembra? :P

romanticgirl: mi spiace, ma in questo capitolo non ci sono scene tra Troy e Gabriella... spero ti sia piaciuto lo stesso...


Grazie mille ancora a tutte, i vostri commenti mi fanno davvero molto piacere!!!!!! :D

Arrivederci alla prossima!!^^

Nel prossimo capitolo:
… si avvicinò di più e mi baciò dolcemente.
“Può bastare come risposta?”.
“Credo di sì”.



Angel_R

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Capitolo 14
*** QUANDO UNA PARTE DELLA PROPRIA VITA FINISCE, NE INIZIA SEMPRE UNA NUOVA ***


Capitolo 14: Quando una parte della propria vita finisce, ne inizia sempre una nuova.



La mattina dopo, a scuola, non vidi Bryce. Neanche sapevo perché lo stessi cercando…
Alla prima ora avevamo lezione con la Darbus. Come al solito eravamo tutti mezzi addormentati e non ascoltavamo niente.
Mi guardai attorno. Troy fissava un punto imprecisato del muro dietro alla professoressa, Chad aveva la testa appoggiata sul banco e cercava di stare sveglio, Zeke e Jason si lanciavano palline di carta, Taylor guardava dritto davanti a sé facendo finta di essere interessata alla lezione, Kelsi e Ryan si scambiavano sguardi dolci di tanto in tanto, Martha leggeva una rivista di danza moderna, Sharpay si fissava indisturbata nello specchietto che teneva in bilico sopra al quaderno, e Bryce… mi fissava.
Gli sorrisi, ma lui distolse lo sguardo.
Cominciai a pensare che fosse arrabbiato per qualcosa che gli avevo fatto o detto… Ma cosa?
Finita l’ora, schizzammo tutti fuori dall’aula.
Volevo parlare con Bryce, ma lui corse verso il corridoio e sparì inghiottito dalla folla di studenti.
Mi avviai verso il mio armadietto e riposi i libri.
“Wow! Interessante la lezione”.
“Che vuoi Bolton?”, chiesi senza neanche voltarmi.
“Mm… Mettermi a ballare un valzer qui, in mezzo a tutti”.
“Vattene”.
“Oggi sei più nervosa del solito”.
“Non sono nervosa. Comunque è meglio che la smetti di parlare con me, ti potrebbe vedere qualcuno, e poi la tua bella sta arrivando, non farla aspettare”.
Sharpay camminava al centro del corridoio perfettamente in equilibrio sulle sua scarpe col tacco col solito seguito di cheerleader. Troy non la guardò.
Sorrise.
“Oggi ho l’allenamento. Finisco alle 18:00, ci vediamo”.
Lo osservai allontanarsi e affiancarsi alla reginetta dell’East High. La prese per i fianchi e la attirò a se baciandola. Disgustoso.
Chiusi lo sportello dell’armadietto e mi diressi verso l’aula di letteratura.


“Finalmente è finita! Sembrava che questa giornata non passasse più”, sbuffò Martha mentre uscivamo da scuola.
“Io vado a casa, ci vediamo domani”.
“D’accordo Gabby, ma ricordati dell’incontro di domani”, mi ripeté come al solito Taylor.
Camminavo tenendo lo sguardo basso. Dovevo proprio togliermi quella cattiva abitudine.
“Se non stai attenta, rischi di sbattere contro qualcosa... o qualcuno”.
Alzai la testa. Era Bryce.
“Ah… già. Non dovresti avere l’allenamento adesso?”.
“Sì, ma è saltato. Credo che il coach avesse degli impegni improrogabili”, spiegò scrollando le spalle.
“Davvero?”.
Ci fu un momento di assoluto silenzio.
“Perché oggi mi hai evitata? Ho fatto qualcosa di male?”.
“Cosa? No, no!! E’ solo che…vedi…ieri…ecco, non so cos’è successo, ma non vorrei che equivocassi, e non vorrei farlo neanche io, quindi…”.
“Beh, nemmeno io so cos’è accaduto, però… ti sarebbe dispiaciuto?”.
Bryce si avvicinò di più e mi baciò dolcemente.
“Può bastare come risposta?”.
“Credo di sì”.
“Sai, avrei voluto farlo dalla sera del vostro pigiama- party, quando hai sceso le scale e mi hai chiesto di portare via tutti, eri buffa”.
Quella sera…
“Buffa? Ma sentilo. Io ero arrabbiata con voi, e tu mi dici che ero buffa?”.
“Sì, ma in un senso buono”.
“Dovrò allenarmi a essere più credibile, allora. Perché hai aspettato tanto a dirmelo?”.
“So cosa pensi di noi atleti, e poi, sai, essendo amica di Taylor, non volevo…”.
Già, Taylor, come avremmo fatto a dirle qualunque cosa stesse accadendo tra suo fratello e me?!
Bryce intuì la domanda che mi girava in testa.
“Se aspettassimo? In fondo anche noi dobbiamo ancora capire cosa stia succedendo… giusto?”.
“Sì, hai ragione…”.
Passammo il pomeriggio insieme, poi, ci salutammo e ognuno raggiunse casa propria.


Mi stesi sul letto e chiusi gli occhi. Non potevo credere a ciò che stava accadendo.
Non avevo mai pensato a Bryce in quel modo, ma, in fondo, avevamo scoperto di avere varie cose in comune.
Mi trovavo davvero bene con lui, e poi, almeno, era un Wildcat con un minimo di cervello, non come qualcun altro di mia conoscenza… No!! Non dovevo pensare a lui!
Accesi la radio alzando il volume al massimo.
Vidi il mio cellulare illuminarsi da sopra la scrivania. Era arrivato un messaggio. Lo presi e lessi il mittente. Troy.
Fui tentata di cancellarlo senza leggerlo, ma non lo feci.
‘La canzone che stai ascoltando è davvero bella, ma i tuoi vicini non sembrano molto contenti…’.
Abbassai il volume e sentii il campanello suonare.
Scesi ad aprire e mi ritrovai davanti Troy, con il solito sorriso beffardo stampato su quella sua faccia da schiaffi.
“Certo che ti fai sempre aspettare. Sono almeno cinque minuti che suono, eppure te lo avevo detto che ci saremmo visti. Sono un po’ in anticipo, lo so”.
“Che vuoi? Se è per quella stupida promessa, lascia stare, non mi devi dimostrare proprio niente”.
“Non credo proprio. Io mantengo sempre le mie promesse”.
“Ti credo, ma fai finta di non avermi mai detto niente. Non voglio più né parlare, né stare in qualsiasi posto sola con te.
Vattene”.
Troy mi fissò per un po’ stupito, poi, con uno scatto improvviso, mi mise con le spalle al muro e allungò le braccia poggiando i palmi delle mani vicino alle mie spalle.
“Che ti prende? Ti ha morso l’insetto dell’antipatia oggi?”.
“Chi cavolo credi di essere? Pretendi che tutte stiano ai tuoi piedi, e se non lo fanno, lo ottieni con la forza. Credi di essere il migliore, ma in realtà non sei altro che un arrogante.
Non capisco proprio come ho fatto a pensare che tu potessi essere diverso. Hanno ragione tutti gli altri: sei un arrivista, tutto quello che fai e le persone che conosci, sono solo strumenti per ottenere ciò che non riesci a conquistare da solo.
Io non voglio aver niente a che fare con uno come te, quindi vattene e lasciami in pace, torna da Sharpay, vi meritate a vicenda, e poi, adesso, ho una persona a cui pensare”.
Troy continuava a guardarmi intensamente.
“Stai con qualcuno?”, chiese come se non avesse sentito niente di ciò che avevo detto prima.
“Sì. Hai qualche problema con questo?”.
“Certo che no, perché dovrei?”.
Il suo viso era inespressivo, ma la sua voce suonava lievemente roca. Certamente era una mia impressione.
Era molto vicino a me. I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei. Cercai di non guardarli, ma sembrava fossero calamite, non riuscivo a distogliere lo sguardo.
“Lasciami andare”.
“Dovrei?”.
“Troy…”.
Le sue labbra s’incresparono quasi impercettibilmente, dopodiché, fece cadere le braccia lungo i fianchi e si allontanò di qualche passo.
Io mi affrettai a raggiungere la porta, e a richiudermela alle spalle.
Troy restò immobile. Dopo qualche secondo si girò e raggiunse la sua auto.
Dalla finestra dell’ingresso osservai mentre dava gas e partiva.
Il cuore mi batteva forte. Non aveva fatto altro negli ultimi minuti.
Ero ancora scossa e assolutamente stupita di ciò che era uscito dalla mia bocca. Non credevo di essere riuscita a dire a Troy tutte quelle cose brutte, e, soprattutto di avergli detto di stare con qualcuno…
Dovevo ancora capire ciò che era successo. In pochi minuti avevo distrutto qualsiasi sorta di rapporto che si era venuto a creare fra Troy e me.
Non devo pensarci. Bolton aveva avuto ciò che si meritava. Mi stava prendendo in giro, ed io non sono il tipo da farmi abbindolare così.
Stava solo giocando con me, e voleva farmi credere di essere un’altra persona, ma, in realtà, non era così.
Stava attaccato a quella bionda senza cervello per i suoi scopi, e io non potevo accettare di stare vicino ad una persona del genere.
Avevo Bryce. Lui non mi avrebbe mai trattata come faceva Troy con tutte le ragazze.
Sì, dovevo guardare avanti e lasciarmi alle spalle tutto ciò che era successo fino ad allora.
Succede sempre così: quando una parte della propria vita finisce, ne inizia una nuova.
Ma allora, perché mi sentivo male…?


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Fine quattordicesimo capitolo.

Ho voluto pubblicare subito questo capitolo perchè il 13 in realtà non dice niente... ho provato a fare del mio meglio con questo, anche se l'ho scritto di fretta... quindi aspetto qualche recensione...

Spero che nessuno cominci a volermi male dopo questo capitolo... Siate buoni, please!!^^
Gabriella adesso si è legata ad un'altra persona, e non a Troy, ma la storia non finisce qui :P

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
Taylor raccolse i libri sparsi sul tavolo e si diresse verso le scale.
La seguii e la raggiunsi in camera sua.
“Che cos’hai? Sei arrabbiata con noi? Scusa se non te l’abbiamo detto subito, ma prima di farlo sapere in giro volevamo essere davvero sicuri di ciò che stavamo facendo, e allora…”.

“Gabby, calmati, anzi, scusami. Non ce l’ho con voi, anche se devo ammettere che sono rimasta sorpresa”.

“Allora non credi che mi sia bevuta il cervello mettendomi con un Wildcat?”.

Angel_R

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Capitolo 15
*** CONFESSIONI ***


Capitolo 15: Confessioni.


I giorni passavano, ed io continuavo a uscire con Bryce, anche se le nostre non erano proprio uscite, ma più che altro un modo per stare insieme senza che nessuno ci notasse troppo.
“Non capisco perché continuiamo a vederci così! A me non importa niente se qualcuno sparla o dice chissà che, e poi, se lo fanno, sarà per poco, poi ci faranno l’abitudine. Persino mia sorella”, disse Bryce mentre guidava diretto verso casa sua.
“Sì, hai ragione. Non è giusto continuare a nasconderci, né per noi, né per i nostri amici”, gli risposi sorridendo.
Appoggiai la fronte al finestrino e osservai le case e i giardini che sfilavano rapidi.
Bryce non aveva tutti i torti.
Io non avevo proprio niente di cui vergognarmi, e se qualcuno avesse avuto problemi riguardo al nostro rapporto, non m’importava, e poi, avevo già tenuto troppe cose per me senza dire niente a nessuno, e mi pesava tantissimo sulla coscienza.
“Sì, giusto! Hai proprio ragione!”, esclamai all’improvviso tirando un pugno nell’aria.
Lui mi guardò un po’ sorpreso, poi sorrise.
Il suo era un sorriso gentile e sincero, non come… NO!!
Da quando Bryce ed io stavamo assieme, non avevo più avuto alcun tipo di contatto con Troy.
Se ci capitava di vederci per i corridoi della scuola, ci passavamo accanto senza neanche guardarci in faccia.
Ero ancora arrabbiata con lui.
Arrivammo davanti a casa Mckessie. Quando entrammo, sentimmo una voce che proveniva dal salotto. Taylor stava discutendo con qualcuno al telefono.
Bryce ed io ci guardammo negli occhi, e, solo con un cenno della testa, capimmo che era venuto il momento di ‘rivelarci’.
“Ehi! Tutto a posto?”, chiesi entrando in salotto.
Taylor sussultò e si girò.
“Mi hai fatto paura. No, non dicevo a te", sussurrò rivolta al ricevitore. "Adesso devo andare. Ciao".
Depose il cordless. “Ah, ci sei anche tu”.
“A quanto pare”, sbuffò Bryce.
Gli tirai una gomitata sul braccio. “Non fare così”, gli sussurrai.
“Sì, scusa”.
“Che avete voi due? Se volete stare da soli ditemelo subito che me ne vado. Non ho di certo intenzione di stare qui mentre vi scambiate occhiatine da voltastomaco”.
Bryce ed io spalancammo gli occhi e rimanemmo a bocca aperta.
“Non fate quella faccia! Pensavate davvero che nessuno se ne accorgesse? Io ho occhi dovunque, ricordatevelo”.
“Quando l’hai capito?”, le chiesi un po’ più sollevata.
“Due, tre settimane fa, più o meno”.
“Allora da subito. Chad ha ragione, sei tosta, sorella”.
“Non mi nominare quell’animale”, sbottò stizzita.
Bryce mi fece spallucce in risposta alla domanda inespressa che vedeva dipinta sulla mia faccia.
Taylor raccolse i libri sparsi sul tavolo e si diresse verso le scale.
La seguii e la raggiunsi in camera sua.
“Che cos’hai? Sei arrabbiata con noi? Scusa se non te l’abbiamo detto subito, ma prima di farlo sapere in giro volevamo essere davvero sicuri di ciò che stavamo facendo, e allora…”.
“Gabby, calmati, anzi, scusami. Non ce l’ho con voi, anche se devo ammettere che sono rimasta sorpresa”.
“Allora non credi che mi sia bevuta il cervello mettendomi con un Wildcat?”.
“No, anche perché mi darei della stupida da sola, e non ho proprio intenzione di farlo”.
“Eh?”.
"Prima stavo litigando al telefono con Chad".
“Chad?!”, era la prima volta che le sentivo pronunciare quel nome nome. L'aveva sempre chiamato per cognome. "Che ci facevi al telefono con lui?!".
"Se la pianti di fare così, ti spiego tutto".
"Okay".
“Ti ricordi quella mattina in cui per sbaglio ho preso il libro di chimica di Bryce, e quando gliel’ho riportato ho litigato con Chad? Beh, quella stessa mattina, è venuto nel laboratorio di chimica”.
“Danforth nel laboratorio di chimica?!”.
“Allora, mi fai finire o devo tapparti la bocca?!”.
“Sì, scusa, vai avanti”.
“E’ venuto in laboratorio e, con quella faccia da schiaffi che si ritrova, mi ha chiesto se gli davo delle ripetizioni di chimica e matematica”.
“E tu, con la tua solita delicatezza, gli hai detto che avresti preferito mangiare chiodi”.
“Certo che sì… ma poi ho accettato”.
“Cosa?!”.
“ Mi ha accusata di non essere in grado di farlo, ed io di certo non potevo fargli credere che fosse vero. Lo sai che non mi tiro mai indietro nelle sfide io, quindi abbiamo fatto una scommessa”.
Sotto questo aspetto eravamo proprio uguali noi due.
"Quale?".
"Se lui riuscirà ad avere almeno una B alla fine dell'anno scolastico, mi offrirà una cena nel ristorante più lussuoso della città, ma se non la ottiene, io dovrò seguire tutto il prossimo campionato di basket".
"E come pensi che finirà?".
“Vincerò io, che domande. Comunque, qualche giorno dopo già ero stanca. Era stressante. Fare entrare qualcosa nella testa di quello è davvero difficile. Ma ho scoperto che, nonostante faccia parte del gruppo di quegli animali degli atleti, Chad non è tutto muscoli, in fondo... molto in fondo…”.
“Non mi starai dicendo che ti piace?”.
“No, ti sto dicendo che stiamo insieme”.
A quel punto avevo gli occhi somiglianti a due palline da tennis. Non potevo credere a ciò che stavo sentendo.
“Non mi guardare in quel modo. In fondo tu non ti sei comportata molto diversamente da me”.
“Sì, ma tu e Danf…, cioè, Chad, avete sempre discusso, e quindi non avrei mai pensato che…”.
“Sì, è vero, ma la vita è strana molte volte”.
“Già... Tay, mi dispiace non averti detto niente della relazione con tuo fratello, davvero”.
“Non ti preoccupare, neanche io sono stata sincera nei tuoi confronti. Diciamo che nessuna delle due è stata una grande amica per l’altra. Che dici, ricominciamo?”.
“Certo!”.
Ci abbracciammo felici. Non avrei mai creduto di sentirmi così bene con quel peso in meno da portarmi dietro.
"Sai, da un lato sono contenta che tu stia con Bryce. Non potevo vederti attorno a quel pallone gonfiato di Bolton".
Taylor aveva il potere speciale di stupirti ogni volta aprisse bocca.
"Ma io... non...".
"E' inutile che provi a negare. Non mi si può nascondere niente, lo sai".
"Non sto negando. La verità è che non c'è assolutamente niente tra me e Troy. Lo detesto".
"D'accordo, se lo dici tu".
Dal tono che aveva usato, capii che Taylor non era convinta delle mie parole.
"Allora, hai intenzione di dirlo subito a tuo fratello di te e Chad, o vuoi aspettare che lo scopra da solo?"
"Aspettare che lo scopra? Non voglio mica nascondermi per tutta la vita".
Scendemmo in soggiorno. Bryce era seduto sul divano e guardava la televisione.
"State sorridendo, buon segno".
"Non fare lo spiritoso, e trattala bene, o te la vedrai con me... fratello".
"Se stai cercando di farmi paura... ci sei riuscita".
"Non cominciate voi due, vi prego", li interruppi.
"Va bene, come vuoi".
Il cellulare di Taylor squillò. Lo prese e lesse il nome sul display.
"Vado a rispondere in cucina. Se prova a cercare di convincermi un'altra volta ad assistere ad una di quelle sue stupidissime partite, gli faccio mangiare il pallone da basket tutto intero".
"Di chi parlava?", mi chiese Bryce una volta rimasti soli.
"Del suo ragazzo", risposi tranquillamente.
"Cosa?! E chi è quel pazzo che ha il coraggio di uscire con lei?".
"Hey! Ricordati che stai parlando della mia migliore amica, e poi te lo deve dire lei, non io".
"Eh no, adesso me lo dici".
"No, e non riuscirai a strapparmelo in alcun modo".
"Tu dici?".
Bryce mi prese per i fianchi e, facendomi il solletico, mi fece cadere sdraiata sul divano.
"Fermo. Fammi alzare", dissi seria all'improvviso.
Lui si fermò e mi guardò in modo strano. Sembrava deluso.
"Scusa".
"No, non è colpa tua, è solo che adesso devo tornare a casa, è quasi ora di cena".
"Okay, ti accompagno".
Mi odiavo. In fondo Bryce non stava facendo niente di male.
Ma essere sdraiata sul quel divano mi dava una sensazione strana. E non era per niente piacevole.


*****

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Fine quindicesimo capitolo.

Finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Questo capitolo l'ho scritto di fretta, quindi magari non è il massimo, ma conto di trovare lo stesso qualche recensione... ok??
Non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo... spero presto.

Ringraziamenti:

Angels4ever: a quanto pare la confusione non è solo tua, ma anche di Gabriella, e, anche se Troy è Troy, adesso lei preferisce stare con Bryce...

lovejero: grazie per il... ehm... complimento? xD Non potevo fare andare avanti la storia senza un piccolo colpo di scena U.U
Sì, i tuoi presentimenti erano veri, ma spero che la fiction continui a piacerti lo stesso^^

romanticgirl: tifate tutte per Troy, e non vi biasimo, ma almeno tu apprezzi un pochino anche la nuova coppia^^ (grazie anche per la recensione del cap.14)

Grazie mille a tutte!! Anche a chi ha solo letto!!


Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
"Si può sapere cosa succede?", chiese Kelsi raggiungendoci con Ryan.
"Una storia lunga", risposi.
"Ho tempo", replicò stupita dalla visione di quello stranissimo gruppetto che era venuto a formarsi.
"Vieni, allora".


Angel_R

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Capitolo 16
*** COMUNICAZIONI DI SERVIZIO ***


Capitolo 16: Comunicazioni di servizio.



La mattina dopo Taylor ed io ci sedemmo su un muretto di fronte alla scuola.
Poco dopo Bryce ci raggiunse.
"Buongiorno".
"Ciao!".
"Non cominciate voi due!", esclamò Taylor.
Dopo qualche secondo arrivò anche Chad. Ancora non mi capacitavo di tutto ciò, ma dovevo pur farci l'abitudine.
"Amico, se hai bisogno di una spalla su cui piangere, o di qualcuno con cui sfogarti... ci sono io", disse Bryce mettendo un braccio attorno alle spalle dell'amico.
Mi avvicinai a Taylor. "Gliel'hai detto, eh?".
"Già, e a quanto pare l'ha presa abbastanza bene".
"Si può sapere cosa succede?", chiese Kelsi raggiungendoci con Ryan.
"Una storia lunga", risposi.
"Ho tempo", replicò stupita dalla visione di quello stranissimo gruppetto che era venuto a formarsi.
"Vieni, allora".
Taylor, Kelsi ed io entrammo dentro la scuola.
Una volta trovata Martha, ci chiudemmo nel bagno delle ragazze e raccontammo tutto.
Ebbero la stessa reazione avuta da me il giorno prima: rimasero a bocca aperta.
"Non avete niente da dire?", chiesi.
"Una cosa l'avrei", rispose Martha. "Adesso tocca a me".
"Eh?".
"Mi avete lasciata sola. L'unica single. Quindi devo muovermi a cercare qualcuno, altrimenti faccio la muffa in casa. Sapete se qualcun'altro dei Wildcats o del gruppo del teatro è libero?".
Incredibile, e io che mi aspettavo una sfuriata.
"No, ma se sentiamo qualcosa, te lo riferiamo", disse Taylor quasi stupita quanto me.
"Bene".
"Allora, non siete arrabbiate?".
"No Gabby, in fondo è normale avere segreti, ma non di questa portata! La prossima volta ditelo prima", asserì Kelsi sorridendo.
"Promesso", rispondemmoTaylor ed io in coro.
"Adesso andiamo, o facciamo tardi".

Le lezioni passavano lente. Sembrava che il tempo ed i professori si fossero alleati contro tutti noi.
Il suono della campanella dell'ora di pranzo, fu accolto con un sospiro di sollievo da parte dell'intera scuola.
In mensa, noi quattro, ci sedemmo al solito tavolo, e poco dopo fummo raggiunte da Ryan.
Era più allegro e sorridente del solito.
"Cos'hai? Ti hanno offerto un posto a Brodway?", chiese Taylor vedendo la faccia sognante del ragazzo.
"Meglio, molto meglio... cioè, per adesso".
"Cosa?", chiesi curiosa.
"Ho trovato l'idea per il prossimo musical scolastico".
"Davvero? E cosa? Dai, parla!", esclamò Kelsi agitandosi.
"Mi dispiace, ma non posso dirlo a nessuno, neanche a te".
"Perchè? Hai intenzione di mettere in scena 'Jack lo squartatore' senza manichini? Avrei da proporti un paio di persone...".
"No, Taylor, non vorrei rovinare i tuoi sogni vendicativi, ma non ha niente a che fare con quello".
"Perchè tanti segreti, allora?".
"Hey, che si dice?".
Bryce e Chad si erano staccati dal tavolo della squadra per aggregarsi a noi.
Eravamo troppo curiose per essere sorprese dal loro gesto.
"Il nostro grande artista fa il misterioso", rispose Taylor minacciando Ryan con una forchetta di plastica tenuta a mezz'aria.
"Lo saprete quando andrà in scena. Ma se siete tanto curiose, potete fare i provini o venire a dare una mano per allestire il palco".
"Sì, perchè al Drama Club fa sempre comodo della manodopera in più", disse Martha imitando perfettamente la Darbus.
"Certo che sei impossibile! Noi non possiamo partecipare a nessuna attività. Abbiamo già il Decathlon che ci riempie tutti i pomeriggi. Vabbè, vorrà dire che la tua piccola metà ci dirà tutto in esclusiva", sentenziò Taylor indicando Kelsi.
"Eh no. Lei manterrà il segreto professionale che viene richiesto ad ogni artista serio".
"Segreto professionale?", chiese Kelsi cadendo dalle nuvole. "Ah, sì, certo", disse infine capendo l'oggetto del discorso.
"Come mai tanto interesse per il teatro?", chiese all'improvviso Chad a Taylor.
"Non m'interessa, ma dato che sarò costretta a guardarlo, vorrei che fosse qualcosa di buono".
"Allora dovrai anche cominciare ad interessarti degli orari delle partite di basket. Il test di chimica non è andato bene".
"Non t'illudere, questo è l'ultimo voto insufficiente che prendi, Quindi, comincia a risparmiare un po' di soldi, ho voglia di bistecca e aragosta".
"Hai sempre la risposta pronta, eh?".
"Certo, fa parte del pacchetto, prendere o lasciare".
Incredibile, quei due riuscivano a discutere nonostante stassero assieme.

@@@@

"Allora, ripetiamo per l'ultima volta questo esperimento, dopodichè possiamo andare a casa", disse Taylor rivolta al nostro gruppo di scienze.
Erano le 16:30, e c'eravamo trattenuti nel laboratorio di chimica della scuola.
Dopo aver portato a termine il compito, tutti recuperarono le proprie cose e si affrettarono verso l'uscita.
Taylor ed io, invece,restammo per rimettere tutto in ordine.
"Chissà qual'è la brillante idea di Ryan.", chiesi pensierosa.
Erano passate già due settimane da quando il ragazzo aveva comunicato di aver avuto la grande idea.
Come promesso, non aveva detto niente a nessuno, e, proprio in quel momento, era in teatro assieme al cast, finalmente formato dopo vari provini, e stava raccontando loro la trama della sua nuova sceneggiatura.
"Io dico che sarà la solita storia: lui ama lei, lei ama lui, ma c'è il terzo incomodo che arriva a mettere i bastoni tra le ruote,ma, alla fine, l'amore riuscirà a trionfare".
"Non essere così drastica, Taylor. Secondo me, invece, sarà uno spettacolo molto bello. Ryan ha sempre idee fantastiche", dissi.
"Speriamo. Non vorrei mi venisse il diabete prima della fine del primo atto".
La porta del laboratorio si aprì. Era Chad.
"Sei pronta?", chiese a Taylor. "Ciao, Gabriella".
"Ciao".
Le cose stavano proprio cambiando. Non mi sarei mai immaginata che un giorno Chad Danforth mi salutasse civilmente e venisse a prendere la mia migliore amica nel laboratorio di chimica.
"Se devi andare, vai. Ci penso io qui", dissi a Taylor.
"Sicura? Non ti dispiace?".
"No, e poi è rimasto poco da fare".
"Allora vado. Grazie".
Era passato circa un minuto quando la porta venne riaperta.
Mi aspettavo di vedere comparire Taylor, magari aveva dimenticato qualcosa, invece, davanti a me si presentò Troy.




%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%%



Fine sedicesimo capitolo.

In reltà questo capitolo non doveva fermarsi qui, ma mi sono accorta che era davvero troppo lungo, e allora ho dovuto dividerlo in due parti, quindi la scena principale, è contenuta nel prossimo capitolo, che cercherò di pubblicare il più presto possibile.

Oggi sono riuscita a pubblicare perchè ieri ho avuto un po' d'ispirazione dovuta alla gioia della nascita del mio cuginetto Lorenzo!!!!^^ Che, modestamente, è un bimbo bellissimo!! E questo, naturalmente, è detto da una persona totalmente di parte U.U


RINGRAZIAMENTI:

armony_93 : figurati, non mi dispiace affatto avere nuove lettrici, anzi, mi fa molto piacere!!^^ Vuol dire che la mia storia piace!!
Gabriella è strana, è vero, ma ancora, a quanto pare, non ha ancora deciso che le piaccia veramente... Per adesso sta con una persona, ma bisogna vedere se continuerà così oppure no... ma non dico più niente... : P
Anche se Chad e Taylor non sono tra le mie coppie preferite, ho voluto inserire nella storia anche loro per renderli più partecipi agli eventi, e comunque, nei prosimi capitoli ci saranno altre piccole parti anche con loro.
Grazie mille per i complimenti!! Mi rendono davvero felice^^ Mi raccomando, continua a seguirmi...

Faboulos95 : mi fa piacere che ti cominci a piacere la coppia Troy/Gabriella anche grazie a me^^
Il momento delle vere confessioni... avevo già deciso di metterlo verso la fine della stroria, quindi dovrai aspettare un po' e continuare a leggere questa storia...
Grazie anche a te per i complimenti^^

lovejero : so che tu tifi per Troy (e, sinceramente, un pochino anch'io :P) , ma per adesso Gabriella ha preso le sue decisioni... e adesso sto decidendo come far andare avanti la storia tra quei due... mmm.... XD
Veramente anch'io faccio fatica ad immaginarmi loro due con altre persone, ma spero che i piaccia lo stesso^^

romanticgirl : come ti sembra questo capitolo? Fammi sapere, eh!!


Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
"Pessimista".
"No, realista".
"Pessimista", ripetè lui. "Proviamoci, almeno".
"Come faccio ad essere amica di uno che non sopporto?".


Angel_R

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Capitolo 17
*** C'E' NOIA FRA NOI? ***


Capitolo 17: C'è noia fra noi?




"Stavo cercando Chad, sapevo che doveva venire qui".

"E' andato via poco fa, ma non credo sia ancora nei dintorni".
Mentre gli parlavo continuavo a mettere in ordine. Non riuscivo neanche a guardarlo in faccia.
Lui si diresse verso il bancone più vicino e ci si appoggiò. Incrociò le braccia al petto, e cominciò a fissarmi.
"A quanto pare voi cervellone state manipolando parte della mia squadra".
"Sì, certo. Con lavaggio del cervello compreso. Adesso vattene, ho da fare".
"Non eri tu quella che diceva che gli atleti sono stupidi e non degni di considerazione?", insistette lui imperterrito.
"Ne sono ancora convinta. Ma sappi che esiste sempre un'eccezione".
"E guarda caso quell'eccezione l'hai trovata proprio tu. Che fortuna".
Stava sorridendo, come suo solito.
Avevo voglia di togliergli quel sorrisetto dalla faccia.
"Non credo siano affari tuoi".
"Tu dici? Io invece penso proprio di sì".
Si staccò dal bancone e si avvicinò pericolosamente a me. Mi afferò per un braccio e mi costrinse a voltarmi per
guardarlo in faccia.

"Non credo tu abbia capito, sai? Nessuno può dire di no a me. Io ottengo sempre ciò che voglio. L'hai detto tu
stessa, ricordi?".

Sentivo la rabbia che saliva piano, piano.
"In questo momento quello che voglio sei tu, quindi, farò di tutto per averti. E poi, ho ancora una promessa da mantenere".
"Cosa credi di fare? Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo? Vuoi far sembrare di essere quello
forte ed irraggiungibile, ma in realtà sei solo un povero illuso che dalla vita non avrà mai niente di buono":

A quel punto la rabbia era diventata quasi collera, e mi pulsava nelle orecchie.
Troy continuava a fissarmi.
I suoi occhi erano penetranti, e sembrava che mi perforassero il cranio.
"Senti, mi stai annoiando. Ogni volta ripeti sempre le stesse cose, non credi sia ora di cambiare musica?".
"Sei tu che mi annoi. Ogni volta ripeti sempre le solite cose, non credi sia ora di cambiare musica?".
Con uno scatto improvviso mi mise con le spalle contro ad uno dei banconi e mi si parò davanti.
"Anche i tuoi gesti sono sempre i soliti", dissi con finta faccia annoiata.
Si avvicinò col viso al mio e, mentre stavo per replicare che anche la carta del bacio era stata già usata, mi
posò le labbra sulla fronte.

"Questo è diverso, no? Non voglio che ci sia noia tra noi. Mi stavo divertendo".
Sentivo il fiato caldo e le sue labbra contro la mia pelle. L'ira di poco prima era in parte svanita.
"Lo sai che adesso sto assieme a...".
"Sì, e allora? Non possiamo neanche parlare come due normali amici?".
"Noi non siamo amici, e tu non sei normale".
"Allora, ti chiedo formalmente: vuoi diventare mia amica? Così va bene?".
"L'amicizia non è una cosa che si richiede, ma una cosa che nasce pian piano, senza costrizioni".
"D'accordo, allora la faremo nascere e crescere, ma è meglio che una volta venuta al mondo la custodisca tu.
Sai, credo che tutti i pesciolini rossi di questo mondo abbiano una mia foto segnaletica, e non avrebbero tutti i torti.
Nel corso della mia vita ne ho decimato la popolazione".

Non riuscii a reprimere un sorriso.
Per fortuna lui aveva ancora le labbra sulla mia fronte e non lo vide.
"Non credo potrà mai accadere", gli risposi tornando seria.
"Anche tu hai molti cadaveri sulla coscienza?".
"Non penso che potremmo mai essere amici, noi due".
"Pessimista".
"No, realista".
"Pessimista", ripetè lui. "Proviamoci, almeno".
"Come faccio ad essere amica di uno che non sopporto?".
"Nello stesso modo in cui riesci a stare assieme ad una persona che non ti piace veramente. E comunque non è vero
che non mi sopporti. Io ti piccio".

"Come ti permetti di dire certe cose?! Tu non sai niente di me!".
La rabbia stava tornando.
"Non scaldarti tanto. Non sapevo ti facesse così male la verità".
Gli diedi uno spintone e riuscii ad allontanarlo. Cominciai a fissarlo negli occhi.
Lui sorrise e mi mise una mano su una guancia. "Apri gli occhi, Gabriella".
Avrei voluto prenderlo a schiaffi, se non fosse stato che la porta del laboratorio venne aperta nuovamente.
Troy si affrettò a ritirare la mano e a metterla in tasca.
Quella volta a fare il suo ingresso fu Bryce, il quale rimase piuttosto sorpreso alla vista di quella scena.
"Hey, capitano, che ci fai qui? Non sapevo che la chimica t'interessasse così tanto", disse parlando con un tono vagamente
ostile.
"Infatti. Stavo cercando Chad, ma a quanto pare non è qui. Me ne vado. Ciao".
Dopo che se ne fu andato, io ricominciai a respirare, cosa che non avevo fatto negli ultimi minuti.
"Cosa voleva?" mi chiese Bryce.
"Non lo so", risposi finendo di riporre le ultime provette dentro un cassetto.
"Gabriella...".
"Non lo so", ripetei senza riuscire a guardarlo. "Scusa, ma lo sai com'è quello. Parla solo per dare aria ai denti. Non mi metto di certo al suo livello dandogli corda e ascoltando quel che dice".
Lui mi guardò qualche secondo, poi disse:"Ho capito. Hai finito qui?".
"Sì, certo. Andiamo", risposi prendendolo per mano.
Mi dispiaceva davvero aver risposto in quel modo a Bryce, ma Bolton mi aveva fatta innervosire.
Mi chiedevo cos'avesse voluto dire con le ultime frasi.
"Non sapevo ti facesse così male la verità. Apri gli occhi, Gabriella".

Arrivati davanti a casa mia, Bryce ed io ci salutammo. Lui mi sembrò un po' distaccato rispetto alle altre volte,
ma pensai fosse solo una mia sensazione.






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Fine diciassettesimo capitolo.

Ecco il continuo dello scorso capitolo.
Non so com'è venuto,
l'ho scritto di getto in un attimo d'ispirazione e di tempo quindi spero che me lo diciate voi...^^
Per leggere il diciottesimo capitolo dovrete aspettare un po' di più, credo... Per il momento è scritto
solo a metà, spero proprio di riuscirlo a finire presto.




RINGRAZIAMENTI
:

Angels4ever
: grazie mille per il complimento. Mmm... più o meno la tua predizione era vera, adesso bisogna solo
vedere come va a finire!! kiss!!^^

Faboulos95 : ecco a te il nuovo capitolo, spero ti piaccia anche questo.
No, la coppia Troy/Gabriella non piace mai troppo, quindi continua a seguire :D
Grazie mille anche a te per i complimenti^^

armony_93 : mi dispiace, ma la coppia Ryan/Gabriella non è prevista... lui è così carino assieme a Kelsi!! :D
Per quanto riguarda Troy e Gabriella... non so!! Per adesso rimane un punto interrogativo... poi vedremo...

Grazie a tutte voi che recensite, a chi legge solamente, e a chi ha messo questa storia fra i loro preferiti!!^^




Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
Non sapevo per quanto avessimo potuto andare avanti in quel modo.
Da una parte volevo che finisse tutto, ma dall'altra, avevo paura. Paura che mi cadesse tutto addosso.
Temevo di rimanere imprigionata e schiacciata sotto le mie stesse bugie.

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Capitolo 18
*** PUNTO DI SVOLTA ***


Capitolo 18: Punto di svolta.



Dopo l'episodio nel laboratorio di chimica, cercai di evitare Troy in tutti i modi.

Non lo capivo.
Ogni volta che riuscivo ad instaurare con lui una sorta di rapporto civile o che si dimostrava in qualche modo umano e comprensivo, mischiava sempre le carte in tavola e tornava ad essere il solito gradasso menefreghista pieno di sè.
Dovevo tagliare definitivamente i ponti con lui. Ma, a quanto pareva, neanche quello mi riusciva bene.
Quando ci avevo provato non ero riuscita a raggiungere lo scopo...


In quei giorni Bryce si comportava in modo strano.
Quando eravamo insieme, mi sembrava freddo e pensieroso, come se stare con me gli fosse difficile.
Non avevo il coraggio di chiedergli spiegazioni. Forse era perchè conoscevo già la risposta ed ero troppo vigliacca per sentirla, o perchè non volevo ammettere niente neanche a me stessa.
Sapevo di star vivendo in una bugia. Anzi, sapevo che stavamo entrambi vivendo in una bugia.
Anche se sentivamo che qualcosa non andava, continuavamo a mentire a noi stessi e a far finta di niente davanti agli altri.
Dopo un po', divenne tutto una routine, e fingere era quasi naturale.
Non sapevo per quanto avessimo potuto andare avanti in quel modo.
Da una parte volevo che finisse tutto, ma dall'altra, avevo paura. Paura che mi cadesse tutto addosso. Temevo di rimanere imprigionata e schiacciata sotto le mie stesse bugie.

Quel pomeriggio, Taylor, Martha ed io ci fermammo di nuovo a scuola, ma quella volta per aiutare in teatro.
Anche se eravamo impegnate col Decathlon, decidemmo che un piccolo svago non ci avrebbe sicuramente fatto male.
A quanto pareva la realizzazione dello spettacolo stava procedendo abbastanza bene e Ryan ne era contento, anche perchè Kelsi era sempre al suo fianco e componeva canzoni stupende una dopo l'altra.
I nostri due amici avevano costretto gli attori al silenzio, quindi nessuno, oltre a loro e alla Darbus, era a conoscenza del tema trattato nella rappresentazione.
La motivazione di tanto mistero era sconosciuta, quindi speravamo di scoprire qualcosa aiutandoli.
Quando entrammo la Darbus ci fissò per un lunghissimo minuto. Probabilmente era stupita dal fatto che fossimo lì di nostra iniziativa, senza che ci mettesse in punizione o ci minacciasse con qualche canto di Shakespeare.
Dopo circa un'ora, Ryan ci fece lasciare pennelli e lattine di pittura per poter cominciare le prove dello spettacolo.
Ci sedemmo sulle poltroncine rosse e gli attori salirono sul palco.

Il Drama Club aveva fatto un ottimo lavoro, davvero.
"Allora, com'è?", chiese Ryan saltellando giù dal palco con un sorriso sgargiante stampato in faccia.
"Niente male, ma avrei preferito qualcosa di più... attivo", rispose Taylor.
"Quante storie!! A me è piaciuta molto".
"Grazie Martha. Gabby?", chiese il ragazzo rivolto a me.
"Ah... Sì, è piaciuto anche a me".
"Qui abbiamo finito tutti. Andiamo a mangiare qualcosa?", chiese Kelsi spuntando da dietro le spalle di Ryan all'improvviso.
"Certo. I ragazzi sono ancora all'allenamento, quindi abbiamo tempo", rispose Taylor.
"Voi andate pure. Io vado a casa", dissi.
"Perchè? Non stai bene?".
"No, tranquilla, E' solo che devo finire una relazione di biologia, e se non la consegno sono nei guai. Ci vediamo domani. Ciao".
"Ciao".
Mi salutarono un po' straniti, ma, per fortuna, non mi fecero altre domande.

Ricerca di biologia... niente male! E l'hanno anche bevuta. Non che fosse una scusa stupida... credo, ma io non sono mai stata capace a mentire.
Probabilmente la gavetta di quel periodo stava dando i suoi frutti. Frutti acerbi e amari, ma sempre frutti.
I corridoi dell'East High erano deserti e silenziosi. Non si sentivano neanche gli schiamazzi che sarebbero dovuti provenire dalla palestra per via dell'allenamento dei Wildcats.
Già, i Wildcats... Meglio andarsene alla svelta. Non avevo voglia di vedere nessuno.
A quanto pareva, però, le mie speranze, erano sempre destinate ad essere vane.
"Guarda, guarda chi gira tutta sola. Che ci fai qui?".
"Siamo a scuola, non è tanto difficile trovarmi qui, a differenza tua".
"Non cominciare, il tuo sarcasmo mi annoia".
"E tu taci, Sharpay. La tua voce mi irrita".
Indossava ancora la divisa rossa e bianca delle cheerleader. Probabilmente l'allenamento era appena finito.
Stranamente lei era sola.
Mi guardai attorno certa che prima o poi sarebbe spuntata qualche Barbie al suo fianco.
"Non c'è nessuno. Sono tutti negli spogliatoi, io stavo andando a cercare mio fratello", disse Sharpay interpretando il mio gesto. Mi stupì.
"Ah. Comunque Ryan non c'è, è uscito con le altre dopo le prove in teatro".
"Oh, ancora con quella storia dello spettacolo", sbuffò accentuando le parole con una scrollata di spalle. "Non pensa ad altro. E poi se la fa con quella nana e tutte voi... patetico".
"Sono d'accordo. Ryan non capisce proprio quanto starebbe meglio se stesse in mezzo a tutti voi. Non so davvero come faccia ad andare avanti senza il vostro aiuto".
"Mi stai prendendo in giro?".
"Mmm... non so, tu che dici?".
Mi fulminò con lo sguardo.
L'ultima cosa di cui avevo bisogno era una discussione con Sharpay, quindi mi rimisi in marcia e la sorpassai.
"Scappa pure, ma non riuscirai a farlo per molto. Quando ti stancherai, ti prenderò, e allora vedremo chi l'avrà vinta".
Possibile che fosse ancora arrabbiata con me per via della "litigata" avuta poco dopo il mio arrivo? Eppure me l'aveva già fatta pagare abbastanza, no?
A quanto pareva...no.
Decisi di ignorarla. Non avevo voglia di subirmi un altro attacco isterico da parte sua.
"Hey!", urlò inseguendomi.
Mi raggiunse e mi bloccò. "Cosa credi di fare?".
"Mia nonna dice sempre che se non si ha nulla di carino da dire, conviene tacere o cambiare discorso. Dato che a te dà fastidio il silenzio... fa abbastanza caldo oggi, vero?".
Sharpay serrò le labbra finchè non diventarono un filo sottile, socchiuse gli occhi e avvicinò il viso al mio.
"Non ti azzardare", sibilò a denti stretti.
"A far cosa? Cercare in tutti i modi di non odiarti?!".
Avevo cominciato ad alzare la voce.
Sapevo perfettamente che mettermi ad urlare non avrebbe migliorato la situazione e che, per di più, sarei passata dalla parte del torto, ma avevo i nervi a fior di pelle, e quell'oca bionda stava scatenando il peggio di me.
Lei era diventata paonazza, ed era tanto vicina a me che potevo udire gli ingranaggi del suo cervello lavorare quanto più velocemente possibile per elaborare un qualsiasi piano di vendetta.
"Fai come ti pare, ma ti do un consiglio: non intrometterti in ciò che non ti riguarda".
Ancora altri consigli indesiderati dati da un'altra persona sbagliata.
"A quanto pare tu e quell'animale che ti ostini a chiamare fidanzato non fate altro che elargire consigli a chiunque incontriate. Che carini! Non pensavo davvero possedeste tutta questa bontà d'animo".
"Ecco brava, anche questo. Stai lontana da Troy. Ultimamente girano delle voci che riguardano voi due, e, quindi, anche la sottoscritta. Non mi piace quando si parla di me", disse assumendo un'espressione di superiorità. "Tranne quando vengo lodata, ovviamente", aggiunse con un sorrisetto compiaciuto.
Ma come si fa ad essere così vanitosi e pieni di sè?!
"Proprio uguali", mormorai a me stessa.
"Cosa?", chiese Sharpay sporgendosi verso di me.
"Niente. Posso andare adesso o hai qualche altra perla di saggezza da regalarmi per darmi la possibilità di emergere dalla mia ingoranza?".
La bionda cheerleader non rispose. Continuò a fissarmi con uno sguardo di sfida.
"Bene. Chi tace acconsente. Ciao".
"Non hai possibilità".
"Eh?".
"Non hai nessuna possibilità di uscire in piedi da tutto questo".
"Non mi fai paura".
Sharpay aprì la bocca per ribattere, ma si bloccò sentendo un coretto di voci provenire da dietro l'angolo del corridoio.
Era una parte della squadra di basket: Chad, Bryce, Zeke, Jason e Troy.
Appena ci videro smisero di chiacchierare e cominciarono a fissarci.
"Cosa c'è? Non avete mai visto due ragazze chiacchierare prima d'ora?", chiese Sharpay.
Chiacchierare? Quella ragazza aveva uno strano concetto di 'fare conversazione'.
"Due ragazze sì, ma non voi due", le rispose prontamente Chad con una smorfia.
"Beh, stavamo solo chiarendo qualche punto discordante. Adesso puoi andare, abbiamo finiti. Saluti!", esclamò stampandosi in faccia un sorriso falso almeno quanto il colore dei suoi capelli.
Si avvicinò a Troy e gli passò n braccio intorno alla vita. Come al solito lui non mostrò alcuna emozione. Rimase impassibile.
Mi fissava. Odiavo quando faceva così.
Li soprassai e Bryce mi seguì salutando tutti con un 'ciao' poco convinto.
"Chiacchierata, eh?", mi chiese con tono sarcastico.
"Già, da non perdersela per nulla al mondo".
"Allora? Come mai ancora nei dintorni?".
"Stavamo dando una mano in teatro. Gli altri sono andati a mangiare qualcosa, ma io non ne avevo voglia".
"Ah. Andiamo noi due? Ti va?", chiese titubante.
Arrivammo al mio armadietto e riposi i libri che avevo in mano.
"Veramente dovrei andare a casa...", cominciai senza riuscire a guardarlo.
Sospirò. "Okay, ho capito. Ti accompagno".
Chiusi l'armadietto e ci avviammo verso l'uscita.
Perchè non ne ero capace? Perchè non riuscivo a lasciarmi andare con lui? Eppure all'inizio era stato così facile...
Mentre camminavamo sentimmo delle voci provenire poco distante.
"Cosa cavolo le hai detto?".
"Perchè t'interessa così tanto?".
"Rispondimi".
"Beh, le ho detto di non mettermi i bastoni tra le ruote e di lasciarti in pace, quindi, d'ora in poi, non dovrai più preoccuparti di quella piccola rompiscatole".
Sharpay, esibendo un sorrisetto soddisfatto, si avvicinò a Troy pronta a baciarlo.
Il ragazzo, invece, si scostò e l'allontanò.
"Che cosa c'è?", chiese lei con aria offesa.
"E me lo chiedi? Sei sempre la solita ficcanaso. Fatti gli affari tuoi per una volta".
"Cosa?! Non ti permetto di parlarmi così!".
"Piantala! Non ho più voglia nè di sentirti nè di vederti", sbottò lui.
"Tu preferisci quella stupida, non è vero?! Da quando è arrivata qui non hai fatto altro che trascurarmi e starle attaccato. Se è questo che vuoi, bene, ma scordati la borsa di studio e il successo".
"Sai che ti dico? Tu e la borsa di studio potete anche andare a qual paese. Se devo continuare su questa strada per essere poi attorniato da persone come te, preferisco essere nessuno".
"Bene Bolton, perchè è quello che sarai: un fallito".
Detto ciò, Sharpay, si diresse verso l'uscita e si dileguò.
Io ero ancora paralizzata e stentavo a credere alla scena alla quale avevo appena assistito.
Bryce era ancora accanto a me e fissava un punto imprecisato del pavimento.
Dopo qualche secondo in cui rimase immobile, Troy si mosse e, invece di uscire, si diresse verso le aule. Aprì una porta e scomparve.
"E' meglio se andiamo", mi disse Bryce prendendomi un braccio.
"Sì, ma io vado a piedi. Ho voglia di camminare un po'. Ti dispiace?".
"No, certo".
Fece qalche passo, poi si bloccò.
"Gabby".
"Sì?".
"Neanch'io voglio continuare con questa farsa. Non è giusto, per nessuno dei due".
Era da qualche tempo che pensavo le stesse cose, è vero, ma sentirle pronunciare da Bryce, suonavano diversamente. Però aveva ragione, continuare ad illudere noi stessi, sarebbe stato solo un modo per farci del male a vicenda.
In un certo senso ero contenta che la pensasse così anche lui.
"Vale lo stesso per me. E' solo che mi dispiace".
"Perchè? Non è colpa tua, Diciamo che ci abbiamo provato, ma non ha funzionato. Credo che tu ed io siamo destinati ad essere solo amici... sempre che tu lo voglia".
"Certo che lo voglio", dissi sorridendo.
Mi avvicinai e lo abbracciai. Dopo qualche secondo, ricambiò la stretta.
"Pensavo mi odiassi", sussurrai staccandomi da lui.
"No, non potrei mai. E poi so che al cuore non si comanda". Ammiccò e fece l'occhiolino.
"Cosa vuoi dire?".
"Eh... Non posso dirti tutto io. Sono tuo amico, non il tuo angelo custode. Ciao".
Sorrise un'ultima volta e se ne andò.
Erano successe troppe cose in una volta.
Ero ancora frastornata, ma una cosa l'avevo capita, finalmente, e dovevo a tutti i costi affrontarla.
Presi un respiro profondo e m'incamminai per i corridoi della scuola, decisa a porre fine a quella storia una volta per tutte.
Non avrei più lasciato che le mie emozioni e i miei sentimenti venissero offuscati dalla logica e dal controllo ossessivo che imponevo a me stessa. Sarei arrivata in fondo a quella storia, e nessuno me l'avrebbe impedito.
Dovevo trovare una risposta alla domanda che mi ronzava in testa, e, in quel momento, stavo proprio andando nel luogo dove l'avrei trovata...




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Fine diciottesimo capitolo.


Sono un po' in ritardo, ma ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia e che mi lasciate qualche commentino!!
So che non è il massimo, ma adesso che ho più tempo cercherò di applicarmici di più :P

RINGRAZIAMENTI:


Angels4ever : Sono contenta che questa storia sia fra le tue preferite, vuol dire che tanto male non è... Grazie ancora per le belle recensioni che mi lasci!!^^

romanticgirl :
eccoti il nuovo capitolo, spero di non averci messo troppo.

francesca_22 : ecco un'altra lettrice!!^^ che tifa sempre per Troy... Credo proprio che questo capitolo, essendo tutte fan del capitano dei Wildcats, piacerà un po' a tutti (io che spero in un sì corale U.U) XD anche se mi dipiace un pochino... mi ero affezionata a Bryce :P
Baci anche a te!!^^



Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
"Prima, quando sei entrata in palestra, mi hai detto che stavi cercando qualcosa".
"Ah... Sai, credo di non star cercando più niente. Non più, ormai".
"Bene, meglio così. Allora... ciao".
"Ciao".
Risalì in auto e ripartì.
Sì, finalmente avevo trovato la risposta che cercavo, ma accettarla era molto più difficile di quanto pensassi...

P.S. Grazie tante anche per le recensioni di "Xmas' gift" a Tay_ e a Angels4ever e comunque...


BUON NATALE A TUTTI!!!!!^^



Angel_R

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Capitolo 19
*** STO CERCANDO... COSA? ***


Capitolo 19: Sto cercando... cosa?


Raggiunta la mia meta aprii la porta, sicura di trovarci qualcuno dall'altra parte, e così fu.
"Sapevo di trovarti qui".
"Beh, non ci vuole un genio".
A quell'ora la palestra sembrava diversa, ma, molto probabilmente, era solo una mia impressione.
Troy continuava a tirare il pallone cercando di farlo entrare nel canestro, ma ogni tiro fu un buco nell'acqua.
Il rimbombo amplificato sul pavimento m'innervosiva e di certo non aiutava.
Ad un tratto Troy prese il pallone e lo infilò sotto il braccio voltandosi verso di me.
"Cosa ci fai qui? A quest'ora le brave bambine come te dovrebbero essere a casa a fare i compiti", disse avvicinandosi.
Mi sedetti sul secondo gradone degli spalti. "Sto cercando qualcosa", mi limitai a rispondere.
"Non credo che la potrai trovare qui. Sempre che non sia un pallone da basket".
"Non puoi sapere cosa cerco se neanch'io lo so".
"Okay, fammi capire: tu sei venuta in palestra a quest'ora per cercare qualcosa che non sai neanche cosa sia?".
"Già".
"Chi ti capisce è bravo".
Buttò la palla a terra e afferrò un asciugamano appoggiato al gradone più basso per asciugare il sudore dal viso.
"Allora? Hai intenzione di rimanere qui tutta la notte a cercare non-so-bene-cosa, o di andare a casa?".
"Che t'importa? Non devo di certo rendere conto a te di quello che faccio io".
"Per me puoi fare quello che vuoi. Io vado a farmi la doccia. Ci si vede".
"Ci siamo lasciati", dissi d'un tratto.
"Eh?".
"Bryce ed io, ci siamo lasciati".
"Perchè lo dici a me?".
"Perchè so che non t'importa, quindi è più facile parlarne".
"Scusa, ma non era con gli sconosciuti la storia del poter parlare liberamente?".
"Beh, tu sei come uno sconosciuto, quindi è la stessa cosa".
"Bene, ma se stai cercando qualcuno che ti faccia sfogare e che poi ti dica: 'non preoccuparti, va tutto bene, vedrai che
ti passerà', sei sulla strada sbagliata".

"Se avessi voluto questo non sarei venuta qui".
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, finché Troy non si sedette di fianco a me e parlò.
"Ho mollato Sharpay".
"Ah... Mi dispiace", dissi con voce monocorde.
"Non è vero".
Scrollai le spalle.
"Allora adesso la farà pagare anche a te, giusto?".
"Siamo sulla stessa barca: lei crede che l'abbia mollata per te".
"Che stupida", dissi con un sorriso sarcastico.
"No, Sharpay è tutto ma non stupida".
La palestra cadde nuovamente nel silenzio. Di certo non era in quel modo che avrei trovato ciò che cercavo.
"Adesso dovrai cavartela da solo per la borsa di studio, buona fortuna".
"E se non la volessi?".
Quelle parole mi sorpresero. Mi girai verso di lui. Dovevo avere un'espressione piuttosto buffa, visto che si mise a ridere.
"Non fare quella faccia. Non ho mica detto di voler scalare l'Everest a mani nude".
"E' solo che non credevo tu potessi rinunciare al tuo sogno così facilmente".
"Il mio sogno...", soppesò le parole come se stesse cercando di capirne il significato. "Tu credi che quello sia il mio vero sogno?".
"E' quello che pensano tutti".
"Mi dispiace deludervi, ma non è così".
"E allora qual'è la tua vera aspirazione?".
Mi guardò dritto negli occhi. Non riuscivo a decifrare la sua espressione.
"Essere me stesso", disse con una voce talmente bassa che se fossi stata più lontana non avrei di sicuro sentito.
"Bel proposito", replicai spiazzata.
Sorrise e distolse lo sguardo puntandolo dritto davanti a sè.
"E' bello parlare con te", mi disse all'improvviso.
"Lo devo prendere come un complimento?".
"Come vuoi".
"Beh, allora grazie. Non avrei mai pensato che tu potessi dirmi... tutto questo".
"Non costringermi a farti altri complimenti".
"Ti sei già spremuto troppo".
"Adesso vado a lavarmi, aspetta qui, ti accompagno a casa".
"No, non preoccuparti, vado a piedi".
"Neanche per sogno. Mi sembra do averti già detto che quando sei con me non deve succederti niente. Non voglio finire nei guai
per averti lasciata sola".

Si alzò e scomparve dietro la porta degli spogliatoi maschili.
Dopo qualche minuto mi rimisi in piedi e, arrivata al centro della palestra, raccolsi il pallone che Troy aveva
abbandonato qualche minuto prima.

Non ero mai stata una grande sportiva, ma magari, per allentare la tensione, un paio di tiri avrebbero funzionato.
Afferrai la palla con entrambe le mani, presi la mira e lanciai. Incredibile, ma entrò perfettamente all'interno del canestro.
Ci riprovai più volte. Dovevo ammettere che quel metodo era piuttosto efficace per scraricare i nervi.
"Vedo che lo sport degli scimmioni non ti dispiace poi così tanto".
La voce di Troy mi colse di sorpresa. Sobbalzai e lasciai cadere a terra il pallone, che arrivò vicino a lui. Lo raccolse e
cominciò a fissarmi.

"Era solo un esperimento: cosa prova uno come voi a fare entrare una sfera all'interno di un cesto forato?".
"Sì, come no. Dai andiamo, o il custode ci chiude qua dentro. Certo, non che mi dispiaccia passare una notte in tua compagnia".
Un sorriso malizioso fece la sua comparsa.
"Nei tuoi sogni".
Raccolsi la borsa che avevo lasciato sulla gradinata e uscimmo dalla palestra.

Arrivata davanti a casa, non scesi immediatamente dall'auto.
"Non preoccuparti, non dirò a nessuno della nostra chiacchierata".
"E chi te l'ha chiesto?".
"Sì, certo, scommetto che tu non veda l'ora di far sapere a tutti che hai mollato Sharpay e che vuoi mandare al diavolo il basket".
"Giusto. Hai ragione, deve rimanere tutto fra noi due. E comunque non ho detto che non voglio più giocare, solo che per il
momento sento la necessità di avere altre priorità nella vita".

"E quali sarebbero?".
"Mmm... non te lo dico, lo capirai... spero".
"Chi ti capisce è bravo".
"Eh no, questa l'ho già usata io".
"Giusto. Io vado. Ciao".
Aprii la portiera e scesi.
"Aspetta", mi sentii chiamare. Troy scese dall'auto e mi venne incontro. "Cosa stavi cercando?".
"Eh?".
"Prima, quando sei entrata in palestra, mi hai detto che stavi cercando qualcosa".
"Ah... Sai, credo di non star cercando più niente. Non più, ormai".
"Bene, meglio così".
Si avvicinò ulteriormente. Non avrei potuto giurarlo, ma sembrava che Troy fosse... nervoso.
Era di sicuro una mia impressione. Il ragazzo dai nervi d'acciaio e dal cuore di pietra non poteva essere teso.
"Tu hai visto tutto, vero?".
"Cosa?".
"Quando ho litigato con Sharpay, hai visto tutto".
"Sì, ti da fastidio?".
"No, volevo solo saperlo".
Si sporse verso di me e mi diede un bacio sulla guancia. Se quella serata era stata strana, quello lo fu di più.
"Ciao".
"Ciao".
Risalì in auto e ripartì.
Sì, finalmente avevo trovato la risposta che cercavo, ma accettarla era molto più difficile di quanto pensassi...



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Fine diciannovesimo capitolo.


Allora, finalmente la storia va un pochino avanti.
Da come ho capito dalle precedenti recensioni tutte state tifando per Troy, quindi credo che questi capitoli vi siano molto graditi, ma per
arrivare alla fine e quindi alla decisione definitiva, ci vorrà ancora un po'...XD
Ho già pronto anche il capitolo 20, quindi credo di riuscire ad aggiornare abbastanza presto.


RINGRAZIAMENTI
:

Angels4ever : anche a me dispiace un po' per Bryce, a dire il vero. Infatti ho voluto fare in modo che non soffrisse troppo.
Per quanto riguarda Gabriella... ha le idee confuse, non sa ancora bene neanche lei cosa prova, ma prima o poi lo capirà :P
Spero di essere stata abbastanza veloce ad aggiornare... Un bacione anche a te!!^^

romanticgirl : spero che anche questo capitolo ti piaccia come gli altri!!
Ah! Grazie anche per la recensione di Xmas' gift!!^^

lovejero : bentornata!! Allora... Troy si pone a Gabriella in quel modo perchè... beh, perchè è fatto così. So che non è una
risposta soddisfacente, ma se lo dicessi rovinerei la particolarità del personaggio. ma piano piano si capirà... e mi sa che il
tuo sospetto vago sospetto sia abbastanza giusto... che dici?



Arrivederci alla prossima!!^^



Nella prossima puntata:

"E tutti i giorni ti dò la stessa risposta".
"Acida".
"Egoista".
"Cosa centra adesso?".
Scrollai le spalle. "Niente, ma lo sei. Allora, perchè mi hai chiamata?".
"Niente di particolare. Non avevo voglia di andare a lezione".


Angel_R

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Capitolo 20
*** ASSOLUTAMENTE... NO? ***


Capitolo 20: Assolutamente... no?



"Dobbiamo vincere a tutti i costi. Non possiamo permettere che tutti i nostri sforzi vadano sprecati".

"Sì, Taylor, è da due settimane che continui a ripetere le stesse cose, ho capito".
"Vedi Gabby, noi della squadra di Decathlon siamo sempre i più sottovalutati, surclassati dal basket. Ormai quello che
interessa è solo quello stupido sport. Ma noi dobbiamo far vedere a tutti
quanto valiamo ".
"Ehi, chi è che sta denigrando il basket in questo modo?", disse Chad comparendo dal nulla assieme a Bryce.
"Finalmente. Se non foste arrivati entro dieci secondi mi sarei dovuta sorbire un'altra ramanzina", dissi ai due ragazzi.
"Non ti preoccupare, ti proteggeremo sempre dal male", disse Bryce mettendomi un braccio attorno al collo facendo
la buffa imitazione di un supereroe.
"Oh, mio cavaliere".
"Piantatela voi due", disse Taylor facendo finta di essere offesa.
Da quando ci eravamo lasciati, Bryce ed io eravamo davvero rimasti amici.
Tutti gli altri si erano sorpresi molto sia della rottura, che del rapporto che avevamo comunque continuato ad avere.
Poco dopo arrivarono anche Ryan, Kelsi e Martha.
Eravamo diventati tutti parte di un gruppo un po' strano, a dire la verità, costituito da persone che fino a qualche mese prima
non si sarebbero mai sognate di passare gli intervalli tra una lezione e l'altra chiacchierando spensieratamente.
Tutto ciò, infatti, incuriosiva non poco chiunque ci vedesse assieme, ma non c'importava affatto del giudizio degli altri.
"Sarà meglio andare, si sta facendo tardi", disse Kelsi controllando l'orario.
La campanella dell'inizio delle lezioni sarebbe suonata di li a qualche minuto.
"Voi andate, vi raggiungo", dissi.
Aprii il mio armadietto e presi alcuni libri. Mentre frugavo alla ricerca di un quaderno, qualcuno mi strinse leggermente la spalla.
Non mi girai, avevo ricevuto il messaggio.
Afferrai il quaderno finalmente trovato e andai verso la porta del magazzino della scuola, nel quale entrai cercando di non
farmi vedere da nessuno.
"Sono stanca di questa storia".
"Io no".
"Troy, è due settimane che va avanti così, e per di più faccio sempre ritardo a lezione. Mi stai distruggendo".
"Quante storie. Come stai?".
"Bene, ma da quando in qua t'interessa?".
"Te lo chiedo tutti i giorni".
"E tutti i giorni ti do la stessa risposta".
"Acida".
"Egoista".
"Cosa centra adesso?".
Scrollai le spalle. "Niente, ma lo sei. Allora, perché mi hai chiamata?".
"Niente di particolare. Non avevo voglia di andare a lezione".
"Come pretendi di far qualcos'altro
nella vita oltre al basket se non frequenti regolarmente le lezioni?".
"Sì, okay, mi arrendo. Hai ragione tu, come al solito", disse alzando le mani in segno di resa.
Proprio in quel momento suonò la campanella.
"Muoviamoci, allora", dissi spingendolo fuori dal magazzino nel corridoio quasi deserto.
"Ci vediamo", mi disse dandomi un bacio leggero vicino all'angolo delle labbra.
Cominciai quasi a correre. Per l'ennesima volta mi aveva fatto ritardare.
Dopo la nostra conversazione in palestra, il rapporto tra me e Troy era diventato ancora più insolito di quanto non lo fosse già prima.
Ormai eravamo diventati uno il confidente dell'altra. Insomma, il tempo che passavamo assieme era una pausa da tutto e da
tutti che ci prendevamo, il più delle volte, in un angolo buio e appartato della scuola, in modo che nessuno ci vedesse.
Troy era ancora visto come il re della scuola, nonostante Sharpay andasse ad urlare ai quattro venti che era stata lei a
lasciarlo, e non il contrario. A quanto pareva il ruolo da capitano lo rendeva immune a qualsiasi tipo di ripicca da parte della bionda.
Questo faceva alterare non poco la ragazza, e, per me, a dire il vero, era un po' una soddisfazione.
Proprio per la considerazione che tutto il corpo studentesco e gli insegnanti avevano di lui, Troy non poteva, o non
riusciva, a mio avviso, farsi vedere in giro con me.
Veramente quella situazione non m'infastidiva per niente. Anche se credevo che Sharpay fosse un'oca a tutti gli
effetti, sapevo che possedeva una scaltrezza e una furbizia fuori dal comune, quindi era meglio far morire le voci che giravano
sul conto mio e di Troy, almeno sarei stata in parte risparmiata dalla sua vendetta.
Per di più c'era il problema dei miei amici: non sapevo come avrebbero preso il rapporto tra me e Troy, qualunque fosse stato.
Taylor mi aveva già fatto capire che non le andava a genio il giorno in cui le dissi che stavo assieme a suo fratello, mentre
tutti gli altri... beh, nessuno degli altri lo vedeva decisamente di buon occhio.
Anche se ci vedevamo, non avevo ancora capito fino in fondo Troy. Per me restava ancora un'incognita. Ma forse era
meglio così. Se l'avessi conosciuto davvero, non sarei riuscita a parlare con lui come facevo in quel periodo.
Una cosa la sapevo: era l'unica persona di mia conoscenza che riusciva ad essere gentile, insopportabile, disponibile,
egocentrico, comprensivo, egoista, tutto allo stesso tempo. Non lo capivo, e non capivo neanche quale tipo di
rapporto avessimo instaurato...
Se qualcuno mi avesse chiesto: "Siete amici?", avrei risposto: "Più o meno, forse... sì". Ma se quel qualcuno mi
avesse chiesto: "State assieme?", la risposta sarebbe stata: "Assolutamente... no?".
Che confusione avevo in testa!!


La giornata passò rapidamente.
Finalmente ero a casa. Buttai la borsa a tracolla in un angolo e mi stesi sul letto con gli occhi chiusi. Mi addormentai.
Dormii fino a che non sentii suonare
il campanello dal piano di sotto.
Mi misi a sedere e mi stiracchiai. Scesi le scale e aprii la porta. Troy sgusciò in casa come se stesse scappando dalla polizia.
"Mi hai svegliata".
"Si vede. Appena sveglia sei orribile".
"Grazie del complimento", dissi avvicinandomi allo specchio più vicino. Lui ridacchiò. "A cosa devo l'onore della tua visita?".
"Compiti".
Di tutta risposta mi lasciai sfuggire una risatina sarcastica.
"L'hai detto tu che devo applicarmi di più", disse con un tono misto di sfida e scusa.
"Cos'ho fatto di male per meritarmi tutta questa tua attenzione?".
"Mmm... Hai resistito al mio fascino".
Non risposi e risalii le scale verso la mia stanza. Troy mi seguì dopo pochi secondi.
"Me l'immaginavo diversa", disse mentre osservava la camera appoggiandosi allo stipite della porta.
"Mi dispiace aver deluso le tue aspettative. Andiamo, o si fa notte".
Scendemmo in soggiorno. Era la seconda volta che ci ritrovavamo in quella situazione.
"Mi mancano le nostre domeniche", disse Troy all'improvviso.
" 'Le nostre domeniche'? Non credevo fossi un sentimentale".
Scrollò le spalle. "Adesso lo sai".
"Avrei vissuto anche senza".
Il pomeriggio passò tranquillo, nonostante fosse difficile definire pacifico un pomeriggio passato assieme a Bolton.
"Beh, grazie per l'aiuto".
"Allora la parola 'grazie' esiste nel tuo dizionario".
"Simpatica. Adesso vado. Ci vediamo domani". Mosse qualche passo e tornò indietro. "Ah, e non dimenticarti
l'appuntamento di domenica. Alle 14:00".

"Quale appuntamento?".
"Quello che ti ho dato prima. La tua memoria comincia a far cilecca, Montez".
Avrei voluto replicare, ma sarebbe stato inutile, quindi dissi: "Il posto, però, lo decido io".
"D'accordo, come vuoi".
"Promettilo".
"Promesso".
Si avvicinò, mi diede un veloce bacio sulla guancia e se ne andò.
Ormai avevo capito che Troy manteneva sempre le sue promesse, quindi, volente o nolente, la domenica pomeriggio
l'avrei dovuta passare assieme a lui, ma, almeno, avrei potuto scegliere io il luogo...





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Fine ventesimo capitolo.

Allora, forse questo capitolo può risultare un po' strano e senza significato... ma vi assicuro che non lo è!! ;D A dire il vero quando ho
pensato a come scriverlo l'avevo immaginato in modo diverso, ma poi è venuto fuori questo, spero non sia orribile!! Fatemelo
sapere, e, mi raccomando fatelo in tanti!!^^

Non so quando riuscirò a postare il capitolo 21, prima vorrei scrivere almeno il 22, ma spero di non metterci troppo tempo...

RINGRAZIAMENTI :

Angels4ever : ecco a te il nuovo capitolo. Come vedi sorge qualcosa di più tra i due, ma i battibecchi continuano... spero ti
piaccia lo stesso... Per quanto riguarda il lieto fine, non dico ancora niente, ma hai ragione, questa fiction continuerà ancora
per un po', diciamo che andrò avanti finché le idee non inizieranno a scarseggiare... quindi dovrete sopportarmi ancora per qualche tempo :P

lovejero: eheh!! Accidenti a me!! Le dichiarazioni velate fanno parte di questi personaggi, in effetti... non sarebbero più loro se dicessero
tutto apertamente e poi la storia finirebbe subito... non credi? Il finale, come già detto, dev'essere ancora
un punto interrogativo, quindi non dico niente... u.u

romanticgirl : grazie mille!! Spero ti piaccia anche questo capitolo!!

Grazie mille a voi che recensite ogni capitolo!!^^


Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:

La telefonata durò qualche minuto.
"Cosa le hai detto?", chiese Troy quando la conversazione finì.
"Hai sentito, no?".
"Intendevo, dove le hai detto che saresti andata oggi?".
"In giro con amici, e non è una bugia".
"Già".



Angel_R

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Capitolo 21
*** LA 'NOSTRA' DOMENICA ***


Capitolo 21: La 'nostra' domenica.


Il venerdì dopo le lezioni, i miei amici ed io ci ritrovammo riuniti attorno al tavolino di un bar.
"Allora, che si fa questo fine settimana?", chiese Chad appoggiandosi allo schienale della sedia di plastica con le mani dietro la testa.
"Che ne dite se andiamo a pattinare?", chiese Kelsi.
I ragazzi strabuzzarono gli occhi.
"Neanche se sulla pista ci trovassi Jennifer Lopez, io quei cosi infernali ai piedi non li metterò mai", disse Chad beccandosi un'occhiataccia da Taylor.
"Beh, amico, se ci fosse davvero J. Lo, non me lo farei ripetere due volte, fidati", lo riprese Bryce.
"Okay, come non detto, però era una bella idea", disse Martha un po' delusa.
"Allora andiamo al cinema", propose Ryan.
Tutti erano d'accordo, ma, naturalmente, nacquero delle discussioni sul film da vedere.
Sarebbe piaciuto anche a me andare assieme a tutti loro, però, purtroppo, si stavano organizzando per domenica pomeriggio.
"Mi dispiace, ma ho già preso degli impegni per quel giorno".
"Ma come? Non puoi mancare".
"Lo so, Tay, ma ho promesso a mia mamma di accompagnarla a fare spese, quindi non posso proprio venire".
Odiavo mentire.
"Non c'è proprio modo di rimandare o di darle buca?".
"No, mi dispiace. Sarà per un'altra volta".
"Va bene".
Mi spiaceva veramente non poter passare il pomeriggio assieme ai miei amici, ma, in compenso, Kelsi mi aveva fatto venire una bella idea...


Alle 14:03 di domenica il campanello di casa mia suonò.
"Vado io", precedetti mia madre. "Sei in ritardo".
"Di due minuti", protestò Troy.
"Di tre. Il tuo orologio è indietro. Mamma, io vado". Non aspettai neanche la sua risposta e mi chiusi la porta dell'ingresso alle spalle.
"Allora? Dove hai deciso di andare?".
Sul mio viso comparve un largo sorriso e gli comunicai la destinazione.
"Cosa?! No!", disse deciso".
"La mia scelta non è discutibile".
"Ci vedranno tutti", disse per dissuadermi.
"Infatti andremo a Santa Fe, ci vuole poco più di un'ora. Non dirmi che hai paura".
Di tutta risposta mise in moto l'auto e sfrecciò verso la nostra destinazione.
Erano circa le 15:30 quando arrivammo davanti al palazzetto del ghiaccio della capitale.
Prendemmo un paio di pattini ciascuno e ci avvicinammo verso pista.
"Ancora non capisco come tu abbia potuto convincermi a venire qui".
"Perché tu, al contrario di me, non resisti al mio fascino".
"No, è perché io mantengo troppo spesso le mie promesse".
Entrai all'interno della pista ghiacciata e mi feci un paio di giri prima di ritornare al punto di partenza. "Che cosa fai? Pensi di rimanere lì impalato tutta la giornata?".
"No, ho deciso di far compagnia a queste bambine", disse indicando un gruppo di ragazzine sedute al bordo della pista.
"Non hanno bisogno di sapere come diventeranno parte dei loro coetanei tra qualche anno. Sono troppo piccole".
"Spiritosa".
"Non dirmi che non sai muoverti sui pattini?!", gli chiesi facendo finta di stupirmi.
"Era tutto calcolato, eh?".
"Ma che dici? Come potevo saperlo?".
Si avvicinò a me barcollando e mi mise le mani sulle spalle per trovare l'equilibrio. "Allora dovrai aiutarmi tu".
"Tu che chiedi aiuto per queste cose?".
"Beh, se non vuoi farlo, peggio per te. Avremmo potuto imparare l'uno dall'altra".
Detto ciò si staccò dalle mie spalle e attraversò tutta la pista. Fece un giro completo e tornò indietro, fermandosi a pochi centimetri da me.
"Sei uno stupido! Potevi dirmelo prima che sapevi pattinare".
"Non me l'hai chiesto", mi rispose con una scrollata di spalle. "E sei saltata troppo in fretta alle conclusioni".
Lo fissai per qualche secondo senza riuscire a dire niente, poi mi mossi e ripresi a pattinare.
Uffa! E io che credevo di metterlo in difficoltà per una volta. Quello ne sapeva sempre una più del diavolo.
Mi fermai sul bordo della pista cercando di sbollire un po' la rabbia che avevo, quando mi si avvicinò qualcuno. Era un ragazzo alto dai capelli neri.
"Tutto bene?", mi chiese.
"Certo, perché?".
"Mi sembri un po' giù. Una carina come te non dovrebbe essere triste in una giornata come questa".
"Non ho niente, tranquillo".
"Davvero? Meglio così. Allora ti va di venire a pattinare?".
Quel tipo non mi piaceva per niente. Sembrava viscido.
"No, grazie, non mi va".
"Dai, non fare la difficile, vieni".
"Ho detto che non mi va".
Mi mise una mano sul braccio e si avvicinò prepotentemente. Cominciavo ad avere paura.
"Non farti pregare, avanti".
"Ho detto di no! E comunque non ti conviene continuare così. Il mio ragazzo è un tipo piuttosto geloso, e se ti vede potrebbe prendersela molto a male".
Indicai Troy dall'altra parte della pista.
"Sei venuta accompagnata, allora. Beh, vorrà dire che mi toccherà stare da solo. Ciao".
Quasi mi venne da ridere nel vedere la sua espressione avvilita mentre si allontanava. Feci un sospiro di sollievo.
"Li allontani proprio tutti, eh?".
Non mi ero neanche accorta che nel frattempo Troy si era avvicinato a me. Vedendo la mia espressione seria perse subito il sorriso. "Cosa ti ha fatto?".
"Niente".
"Dimmi la verità".
"Ci ha provato, okay? E l'ha fatto perché ero qui da sola, tu dove cavolo eri?! Quello avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa mentre tu eri per i fatti tuoi a rimorchiare chissà chi!". Dovevo aver alzato un po' troppo la voce, infatti gran parte delle persone presenti sulla pista ci stava guardando.
Sapevo di essere diventata isterica, che quella era una reazione esagerata e di star accusando Troy di colpe che non aveva, ma odiavo trovarmi nella situazione che avevo vissuto poco prima.
"Okay, okay, calmati adesso. Vieni", mi disse Troy nel tono più tranquillo possibile prendendomi per mano e portandomi al bordo dell'arena.
Ci togliemmo i pattini e uscimmo. L'aria fresca mi fece riprendere un po' del mio autocontrollo.
Stavamo camminando da qualche minuto, quando riuscii a parlare con voce calma e sobria. "Scusa, non è stata colpa tua".
"Sì, invece".
"Cosa? Perché?".
"Tu eri con me e avrei dovuto accorgermi di quello che stava accadendo. Anzi, non avrei proprio dovuto permettere che succedesse".
Nella sua voce percepii una nota di amarezza. Allungai il passo e mi fermai davanti a lui fermandolo.
"Se non la pianti di dire cavolate ti mollo qui e torno a casa in autostop. Purtroppo esistono cafoni che pensano di poter fare qualsiasi cosa vogliano solo perché si credono in grado di farlo".
"Io sono uno di quelli, no?".
"No".
"Allora hai cambiato idea".
"Può essere".
"Stai bene?", mi chiese sfiorandomi la guancia con le dita della mano.
"Sì. Allora, dove andiamo? Io ho fame".
"Non vuoi tornare a casa?".
"No. Io non mi muovo di qui se prima non mangio".
"D'accordo", disse sorridendo di nuovo.
Camminammo qualche minuto prima di comprare un paio di hot dog.
"Vedo che non tieni molto alla linea", mi disse Troy poco dopo aver finito di mangiare.
"Non mi piacciono le diete, troppe privazioni".
"Beh, non ne hai bisogno".
"Un complimento? Ultimamente mi stupisci".
"Sono un ragazzo dalle mille sorprese".
"Dai, andiamo, mio eroe". Lo presi per mano e cominciai a camminare senza neanche sapere dove mi stessi dirigendo. Per fortuna Troy aveva una specie di navigatore satellitare in testa, perché, se avessimo seguito il mio scarso senso dell'orientamento, saremmo finiti come minimo in un altro Stato, in Colorado o che so io.
Facemmo un giro per la città visitando anche la Plaza, la piazza principale.
Nonostante tutto, la giornata trascorse piuttosto tranquilla, e dovetti ammettere a me stessa di essermi divertita parecchio.
Verso le 18:00 ci avviammo verso casa. Mi faceva male la testa e mi sentivo davvero stanca. Mi addormentai svegliandomi appena venti minuti dopo.
"Perché siamo fermi?", chiesi notando che non ci stavamo muovendo.
"Un ingorgo. A quanto pare c'è stato un incidente", mi spiegò Troy.
"Non ci voleva", sbuffai.
"Sei carina mentre dormi".
"E tu mentre guidi". Afferrai la mia borsa e pescai il cellulare. "Devo chiamare mia madre, non penso che riusciremmo ad arrivare a casa tanto presto".
La telefonata durò qualche minuto.
"Cosa le hai detto?", chiese Troy quando la conversazione finì.
"Hai sentito, no?".
"Intendevo, dove le hai detto che saresti andata oggi?".
"In giro con amici, e non è una bugia".
"Già".
La fila di auto si mosse, ma si procedeva a passo d'uomo. Troy accese la radio.
"Odio il silenzio", disse.
"Scusa, dovrei essere più di compagnia".
"Nah, tu sei di compagnia", disse allungando la mano e afferrando la mia.
"Come no", dissi sarcastica.
"Non ti sottovalutare".
"Beh, almeno pareggio il tuo smisurato ego".
Sorrise, e io non potei fare a meno di imitarlo.
"Così mi piaci di più", disse guardandomi.
"Uffa! Non si va avanti", sbuffai guardando attraverso il finestrino.
Senza dire una parola Troy mise la freccia e girò il volante imboccando una strada laterale.
"Cosa stai facendo?", gli chiesi.
"Questa strada è più lunga, ma almeno si procede".
"A quanto pare non sei stato l'unico che ha avuto questo colpo di genio", dissi notando altre auto davanti a noi.
"Non ti accontenti mai".
Proseguimmo abbastanza velocemente per un po' di tempo.
"Mi piace andare in auto quando fuori è buio", dissi tenendo lo sguardo fisso sulla strada. "E' rilassante".
"Certo, per te che non guidi".
"Vuoi che prenda il tuo posto?".
"No, ci tengo alla mia auto".
"Non sarai uno di quelli che crede al mito della donna al volante?".
"Dipende dalla donna", disse guardandomi sarcastico.
"Che tipo".
Erano già le 19:20, probabilmente saremmo riusciti ad arrivare a casa entro un'ora. In quel momento, però, mi sorpresi di pensare che non avrei voluto che quella giornata finisse tanto presto. Scrollai la testa per non pensarci.
"Cosa c'è?", mi chiese Troy notando il mio gesto.
"Niente, stavo pensando".
Ad un tratto si sentì il suono di una musichetta.
"Dimmi". Rispose Troy al suo cellulare accostando sul lato destro della corsia. "No, stasera non posso venire, ho un impegno con degli amici. Facciamo un'altra volta, okay? Ciao".
"Un impegno con degli amici, eh?".
"Sì, gli stessi tuoi", mi rispose riponendo il cellulare nella tasca della giacca.
"Ti ho offeso?".
"No, capisco che tu non voglia dire a tua madre di me, nessuno lo fa, ed è meglio così".
Mi sentivo in colpa. Anche se non lo dava a vedere, sospettavo che se la fosse presa.
"Mi spiace, davvero".
"A me no. Il segreto rende tutto più eccitante".
"Scemo. Comunque, perché non riparti? Stare fermi qui per strada non è il massimo", dissi per cambiare discorso.
"Non ti piaceva andare in auto di notte?".
"Sì, ma fermarsi in mezzo al niente dove potrebbe succedere qualsiasi cosa, non è di certo una delle cose che preferisco".
"Queste strade hanno fascino".
"Anche nei peggiori film horror ce l'hanno, poco prima che i protagonisti vengano sventrati o decapitati".
"Sempre positiva tu, eh?".
"Bisogna sempre pensare al peggio se si vuole apprezzare pienamente il meglio".
"Questa non la sapevo".
"C'è sempre qualcosa da imparare".
"Già. Se dovesse succederti qualcosa, non sei sola".
"Il mio salvatore".
"Te l'ho già detto che quando sei con me...".
"Non deve accadermi niente", conclusi la sua frase.
"Esatto", disse sporgendosi verso di me. "Hai qualcosa in contrario?".
"No".
"Bene". Rimase qualche secondo in quella posizione guardandomi fisso. In quell'istante avrei voluto avvicinarmi a lui, ma non lo feci. Non ne avevo il coraggio. Ma che cavolo mi stava prendendo?! "Meglio andare, se non vogliamo passare la notte a sfuggire ad assassini violenti".
"Non prendermi in giro".
Rimise in moto.
Arrivammo ad Albuquerque verso le 20:30.
"Non ci avrei mai creduto, ma mi sono divertita".
"Wow, io invece non credo di aver sentito queste parole uscire dalla tua bocca".
"Eppure l'hai sentito. Adesso vado, ci vediamo domani".
"Sì, a domani".
D'impulso mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Il perché di quel gesto era sconosciuto anche a me.
Lui si girò e mi sfiorò le labbra con le sue, in attesa di una risposta da parte mia, che non tardò ad arrivare.
"E questo?", chiese lui.
"Beh, credo sia un 'grazie' ", risposi con una scrollata di spalle. "E il tuo?".
"Un 'prego' ", disse sorridendo.
In quel momento mi resi conto che Troy aveva abbandonato il sorriso sarcastico e traditore per fare posto ad uno caldo e sincero. Certo che le cose erano davvero cambiate da quando l'avevo conosciuto...
"Allora... Ciao".
"Ciao".
Aprii la portiera e la richiusi col cuore che batteva forte.
Sì, le cose erano davvero cambiate...



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Fine ventunesimo capitolo.

Spero vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato troppo. In effetti è un pochino lungo, ma non ho voluto dividerlo a metà, quindi ho incluso tutto ciò che volevo scrivere. Ditemi come vi sembra, e fatelo in tanti!! Ultimamente le recensioni scarseggiano un po'!!

RINGRAZIAMENTI :

romanticgirl: beh, il fatto che ti ritrovi in Gabriella, mi fa piacere, significa che i miei personaggi sono verosimili e si adattano ad una realtà contemporanea!!^^
Ecco soddisfatta la tua curiosità... spero non ti abbia deluso la loro domenica... fammi sapere!!^^

Angels4ever : arrivata a questo punto non potevo non farli avvicinare, non credi? In effetti non hai tutti i torti, questo Troy è complicato da capire, ma prometto che piano, piano Gabriella riuscirà a scoprire qual'è la sua vera personalità e a portarla a galla ;P
Per miracolo sono riuscita davvero ad aggiornare prima dell'inizio della scuola, ma purtroppo non so quando riuscirò a pubblicare il capitolo 22... appena torno a scuola sono piena di verifiche e interrogazioni... aiuto!! eheh!! Baci!!^^

Grazie mille, le vostre recensioni mi fanno molto piacere!!^^

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:


"Cosa significa che non le conosci?", chiesi.
"Non voglio che tu sappia troppo di quelle cose".
"Perchè?".
"Non ne voglio parlare. Non con te".
"Pensi che non capirei?".
"Penso che mi odieresti".
"Tu dici?".
"Sì".

Angel_R

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Capitolo 22
*** PERCHE' CONTINUI A CONFONDERMI?! ***


Capitolo 22: Perché continui a confondermi?!

Quella notte dormii male, e il mattino dopo mi svegliai con un leggero mal di testa e il naso tappato. Perfetto, la mia giornata a Santa Fe mi aveva procurato un bel raffreddore.
Scesi le scale e mi avviai verso la cucina.
"Buongiorno", mi salutò mia madre finendo di bere il suo caffè. "Cos'hai? Stai male?".
"E' solo raffreddore, tranquilla".
"Non hai una bella cera", disse appoggiandomi le labbra sulla fronte. Faceva sempre così per sentire se ero calda o meno, diceva che lo sentiva meglio. "Non hai la febbre, ma sei pallida".
"Te l'ho detto, sto bene. Mi ci vuole solo un po' di tè caldo e sarò in piena forma".
"D'accordo, ma se ti senti male chiamami".
"Certo". Mi diede un bacio frettoloso sulla guancia e uscì. A dire la verità non mi sentivo granché bene, ma non mi andava di perdere un giorno di scuola, quindi dieci minuti più tardi uscii di casa per aspettare l'autobus alla fermata.
"Ehi, tutto bene?", mi salutò Taylor davanti all'ingresso dell'East High. Si notava davvero così tanto il mio malessere?
"Sì, benissimo, solo raffreddore".
La prima ora avevo letteratura e trovavo davvero molto difficile rimanere sveglia mentre la voce del professore ronzava incessantemente. La campanella mi salvò.

Uscii dall'aula e appoggiai la schiena contro il mio armadietto. Avevo un cerchio alla testa e la sentivo pesante. Sentii una mano sulla fronte.
"Sei un po' calda". Era Troy.
"Che fai? Mi parli davanti a tutti?".
"Ho deciso di correre qualche rischio. Comunque ti consiglio di tornartene a casa".
"No, sto bene. Sono solo stanca".
"Se uscire con me ti fa questo effetto, non facciamolo più, o a lungo andare ti avrò sulla coscienza".
"L'ho detto io che il tuo ego non ha confini".
"Per una volta ascoltami: vai a casa e riposati, se continui a stare qui ti viene la febbre e infetterai tutti noi. Non voglio ammalarmi proprio adesso".
Non aveva tutti i torti, mi sentivo davvero male. Per me era sempre stato così: bastava solo una linea di febbre per rendermi uno straccio. Decisi di andare in infermeria e chiedere il permesso di telefonare a casa.
Mia madre arrivò circa venti minuti dopo, ma, appena arrivate a casa, uscì nuovamente per ritornare al lavoro.
Mi misi immediatamente a letto e, per mia fortuna, mi addormentai facilmente.
Mi svegliò un rumore indistinto proveniente da chissà dove. Probabilmente uno dei vicini che curava il giardino o portava fuori la spazzatura.
Avevo assolutamente bisogno di un'aspirina, quindi scesi in cucina. Proprio in quel momento il campanello suonò. Chi poteva essere a quell'ora? In casa non ci dovrebbe essere stato nessuno.
Aprii la porta e, in tutta onestà, non mi stupii di trovarmi faccia a faccia con Troy.
"Non dovresti essere qui".
"E perché no? Adesso c'è la pausa pranzo, posso mangiare dove voglio".
Entrò e si recò in cucina. "Non avevi detto che non volevi che t'infettassi?".
"Voglio correre qualche rischio".
"Oggi è una giornata avventurosa per il nostro eroe".
"Ma come, non hai preparato niente?", chiese guardandosi attorno.
"Non ho fame".
"Male, hai bisogno di forze. Siediti".
Mi sedetti e lo guardai mentre apriva il frigorifero e cominciava ad accendere i fornelli.
"Non dirmi che sai cucinare", dissi incredula.
"Ci sono molte cose che non sai di me".
"Chi te l'ha insegnato?".
Si strinse nelle spalle. "Nessuno. Ma, sai, quando i tuoi genitori lavorano e devi occuparti di te stesso e una sorella più piccola, le cose le impari".
"Fai anche il baby-sitter?".
"Lo so, ti stupisco sempre più".
"Modesto".
Sapevo che Troy era diverso dal ragazzo che mostrava di essere a scuola, soprattutto con Erika e, a dire il vero, in quel periodo, anche con me.
Mi mise davanti un piatto pieno di cibo.
"Non mi va", dissi con una smorfia. Solo l'odore mi faceva stare peggio.
"Se non l'assaggi non saprai mai quanto valgo come cuoco", disse mangiando voracemente la sua parte.
"Mi fido", replicai spostando il piatto di qualche centimetro. Lui lo prese e lo depose nel forno, dopodiché ripulì la cucina. "Vieni", gli dissi prendendolo per mano dirigendomi verso il salotto.
Mi sedetti sul divano e Troy fece altrettanto. Posai la testa su un cuscino e chiusi gli occhi.
"Perché stai con me?", mi chiese lui a bruciapelo.
La domanda mi stupì, ma cercai di non darlo a vedere
. Mi misi seduta e lo guardai negli occhi. Era serio. "In che senso?".
"Quando ci siamo conosciuti mi hai espressamente fatto capire, più di una volta, che non avresti voluto avere alcun tipo di rapporto con me, neanche sotto tortura. Ma adesso, a quanto pare,stiamo passando molto tempo assieme, quindi mi piacerebbe sapere il perché".
"Ah, beh, sto con te perché... perché sei egoista, egocentrico, presuntuoso, freddo, altero, ambiguo, indifferente, aggressivo, e particolarmente stronzo, ma anche perché ho scoperto che sei il contrario di tutto questo". La sua espressione non cambiò.
"Quindi secondo te non sono davvero così?".
"No".
"E se ti dicessi che ti sbagli?".
"Alla lista aggiungerei 'bugiardo'. Adesso, però, devi rispondere tu a una domanda: che rapporto abbiamo noi due?".
"Che razza di domanda è? E' ovvio, no? Cioè... Okay, mi arrendo, non lo so".
"Neanch'io, ma credo mi piaccia di più così".
"Credo ti sia salita la febbre, stai vaneggiando". Si avvicinò a me e mi sfiorò la guancia col dorso della mano. Chiusi gli occhi e poggiai la testa sulla spalliera del divano. Credo mi sarei addormentata se non fosse che proprio in quel momento la serratura della porta d'ingresso scattò e qualcuno entrò in casa.
"Mia madre", sussurrai. Chissà quale poteva essere la sua reazione nel vedere Troy a casa. Beh, di sicuro l'avrei scoperto entro pochi secondi.
"Gabby", mi chiamò lei richiudendo la porta principale.
"Sono in salotto", risposi. Ci alzammo entrambi in piedi. Sorrisi nel constatare che Troy non aveva la minima idea di cosa fare. Probabilmente non si era mai trovato in situazioni simili.
Mia madre entrò in salotto e, appena ci vide, rimase un po' perplessa.
"Oh, non sapevo avessi visite".
"Sì, mamma lui è Troy Bolton, un compagno di classe. E' venuto per... prendere alcuni libri, durante la pausa pranzo. Sai, glieli avevo promessi, ma stamattina sono tornata a casa prima, quindi non ho fatto in tempo e adesso gli servono", mentii. Certo che potevo inventare qualcosa di meglio! Ma, d'altronde, non si può chiedere troppo ad una ragazza in imbarazzo e per di più con la febbre.
"Capisco", disse mia madre guardandolo attentamente.
"Vieni, i libri sono di sopra".
Uscimmo dal salotto e salimmo nella mia stanza. Non riuscii a trattenere una risata.
"Che c'è da ridere?", chiese Troy.
"Non ci posso credere. Non avrei mai pensato di vederti talmente nervoso da non riuscire a dire neanche una parola".
"Divertente, sì".
"Dai, non prendertela. Mi piace, sei così carino quando sei in difficoltà".
"Carino lo accetto, ma in difficoltà no".
"Ammettilo".
"Sì, hai ragione tu. Ammetto di essere un po'... teso. Insomma, non mi è mai capitato di conoscere la madre di una ragazza".
"Non mangiano mica, sai?".
"La maggior parte delle volte non conosco neanche le ragazze". A quell'affermazione smisi di ridere. "Non volevo, scusa", disse lui notando la mia espressione.
"Cosa significa che non le conosci?", chiesi.
"Non voglio che tu sappia troppo di quelle cose".
"Perché?".
"Non ne voglio parlare. Non con te".
"Pensi che non capirei?".
"Penso che mi odieresti".
"Tu dici?".
"Sì".
"Come fai a saperlo se non ci provi".
"Gabby, lo so. Ma sono sicuro di una cosa: non sei come loro".
"Sicuro?".
"Sì. Non ci sono molte persone che riescono a farmi sentire in imbarazzo, sai?". Si avvicinò sfiorandomi i capelli con la mano. "Sarà meglio far saltare fuori questi famosi libri se non vuoi che tua madre venga qui e mi bandisca per sempre da questa casa".
Gli diedi i primi due volumi che trovai in giro per la stanza. "Fai in modo di farmeli riavere, mi servono", gli dissi.
"Sarà fatto".
Scendemmo le scale e davanti all'ingresso incontrammo mia madre.
"Beh, adesso si è fatto tardi, devo andare all'allenamento. Ci vediamo a scuola. E' stato un piacere signora Montez", disse dirigendosi verso l'uscita.
"Anche per me", rispose mia madre.
Dopo che se ne fu andato, si girò verso di me e mi fissò qualche secondo. "Era davvero qui per i libri?".
"Certo".
"Come ti senti?".
"Insomma... Potrei stare meglio".
"Allora sdraiati, vado a prenderti qualcosa per far scendere la febbre".
Non credo avesse pienamente bevuto la storia dei libri in prestito, ma non mi fece altre domande. Se qualcosa non andava lo capiva all'istante, ma non chiedeva mai, aspettava sempre che chi aveva un problema decidesse di parlarne con lei.
Adoravo mia madre per quello.
Ripensai alle parole di Troy.
'Non voglio che tu sappia troppo di quelle cose. Penso che mi odieresti. Ma sono sicuro di una cosa: non sei come loro'
Per l'ennesima volta era riuscito a confondermi. Proprio quando pensavo di averlo capito, se ne usciva con frasi di quel tipo e rivoluzionava completamente l'idea che mi ero fatta di lui.
L'avrei odiato davvero se lo avessi conosciuto veramente per ciò che era?
Sapevo che avrei potuto scottarmi col fuoco, ma volevo a tutti i costi conoscere Troy, in tutte le sue personalità. Probabilmente avrei scoperto cose che non mi avrebbero fatto piacere, ma in quel momento non m'importava affatto.



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Fine ventiduesimo capitolo.

Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Ultimamente non ho molto tempo, infatti non ho ancora scritto il 23 per intero, ma spero di riuscirlo a finire presto.
Questo capitolo non mi convince molto, ho provato a riscriverlo più volte, ma alla fine ne è uscito questo.... che vi pare? Ditemelo!!^^


RINGRAZIAMENTI :


Angels4ever
: Mi piace prendere i personaggi delle storie e cambiarli, dare loro nuove personalità, è divertente e spero che lo strano effetto che ti fanno questi protagonisti sia positivo... ;P
Hai ragione, questo periodo scolastico è critico... comunque... CREPIIII!! (e in bocca al lupo anche a te) eheh!! Ciao!!!^^

romanticgirl : soddisfatta per l'anticipazione? Sono contenta che ti sia piaciuto anche lo scorso capitolo, e spero che questo faccia altrettanto!!^^

lovejero : alloooora... Ti dico subito che se stili la lista di chi vuole passare la domenica con Troy Bolton, ci saranno molte adesioni... giusto? U.U
Cosa vuoi mai... non riesco a farne a meno, devo mettere per forza delle conversazioni a botta e risposta, è più forte di me, e poi i "miei" Troy e Gabriella non sarebbero loro se non si esprimessero in questo modo.
Chi riuscirà a tenere testa all'altro? Mmm... credo che il round finale ci sarà alla fine della storia per la vittoria definitiva.
Non so se si può già parlare d'amore, ma qualcosa di sicuro c'è!!^^


E' di dovere un ringraziamento speciale alla mia best, che da quando sa che pubblico questa fiction legge i capitoli in anteprima, mi da preziosi consigli e mi ha fatto anche notare che caratterialmente sono identica a Gabriella e che ho plasmato il personaggio secondo la mia personalità senza neanche rendermene conto XD... Grazie mille Charlie!!^^



Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:

"Dovresti ridere più spesso".
"Io rido spesso".
"Non è vero".
"Beh, neanche tu lo fai. Sorridi sempre, ma non ridi mai".
"Già, lo so".
"E perché?".

Angel_R

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Capitolo 23
*** IL PRANZO DEL LUNEDI' ***


Capitolo 23: Il pranzo del lunedì.



Il lunedì dopo ero completamente guarita e, grazie alle mie amiche, non ero rimasta troppo indietro con le lezioni.
"Bentornata", mi salutarono Ryan e Kelsi appena mi videro. Dopo qualche secondo tutto il gruppo si era riunito.
Proprio mentre ci stavamo lasciando per entrare in classe, vidi Troy. Era assieme a qualche compagno di squadra, che Chad e Bryce salutarono.
Da quando si erano uniti al nostro gruppo i due ragazzi passavano molto meno tempo assieme agli altri componenti dei Wildcats, ma comunque si riunivano spesso, anche se Troy non sembrava mai troppo trasportato dall'ilarità dei compagni.
"La malattia ti ha fatto bene", mi sussurrò all'orecchio Troy facendo attenzione che nessuno lo notasse, poco prima di dileguarsi all'interno di una delle aule del corridoio. Rimasi qualche secondo immobile a fissare il punto nel quale era sparito prima di ricordarmi che anch'io avevo lezione, e che dovevo affrettarmi per non arrivare in ritardo.


All'ora di pranzo ci ritrovammo nuovamente tutti assieme attorno ad un tavolo.
"Non ti sei persa granchè questa settimana", m'informo Martha infilzando
con la forchetta i maccheroni che aveva nel piatto . "Tranne, forse, lo spettacolino messo in piedi da quei due sabato", finì indicando Taylor e Chad, che, sentendosi chiamati in causa, alzarono la testa dal piatto.
"Avete litigato? Di nuovo?", chiesi divertita.
"Ehi, non è stata colpa mia. E' lei che non è voluta venire alla partita", si difese immediatamente il ragazzo.
"Quindi la colpa sarebbe mia, non è vero?", lo fulminò Taylor.
"Certo, saresti dovuta venire, volevo festeggiare".
"Vuoi dire per quella misera C del test di chimica? Più che festeggiare avresti dovuto rimetterti sui libri".
"Era il primo voto sufficiente".
"Sai, credo proprio che se continui di questo passo la cena gliela devi pagare davvero", disse Ryan rivolto a Chad.
"Già, penso proprio di sì", rispose con un misto di arresa e felicità che fece ridere tutti quanti.
Sempre i soliti, pensai.
Mi sporsi per osservare meglio il tavolo dei Wildcats. Sharpay stava civettando con un ragazzo della squadra
, Dereck Williams. Altra vittima delle sue pretese, molto probabilmente.
Vidi Troy dirigersi verso l'uscita. Mi alzai in piedi, e, con la scusa di dover andare in bagno, lo seguii.
Vagai qualche minuto per i corridoi senza incontrare anima viva, fino a che, passando davanti ad una finestra, non notai qualcuno seduto sul prato in giardino. Uscii anch'io.
"Non dovresti stare qui da solo".
"Perché dovrei rimanere dentro se posso stare qui fuori con te?", disse Troy guardandomi con un sorrisetto stupido. "Oggi non avevo voglia di stare con nessuno", riprese rispondendo ad una mia domanda inespressa.
"Allora me ne vado, magari ti disturbo".
"No, rimani. Ho detto nessuno, non te".
Mi sedetti accanto a lui sul prato.
"Ti dava fastidio vedere Sharpay girare attorno a Dereck in quel modo?", gli chiesi guardandolo dritto in faccia. Lui assunse un'aria un po' confusa.
"No, per niente. Ma che domande fai?".
Mi strinsi nelle spalle. "Era per saperlo".
"Tranquilla, non sono uscito dalla mensa per quello. Sharpay può fare quello che vuole. Non m'importava prima, figurati adesso". Era sincero. Per lui Sharpay non era davvero stata importante, ma, a quanto mi risultava, neanche le altre ragazze con cui passava il tempo. Forse era proprio questo il motivo per cui riusciva a passare da una all'altra con tanta facilità.
In quel momento mi accorsi di qualcosa che fino ad allora non avevo notato: da qualche tempo a quella parte non avevo visto nessuna cheerleader o qualsiasi altra Barbie della scuola attaccata a Troy.
Le ragazze ancora continuavano ronzargli attorno come api col miele, soprattutto dopo che lui e Sharpay si erano lasciati, ma lui non le degnava di uno sguardo. Sembrava non accorgersene neanche.
Perché?
Le parole che mi aveva detto la settimana prima in camera mia, ancora mi risuonavano in testa, ed ero decisa più che mai ad arrivare fino in fondo.
"Di chi t'importa, allora?", chiesi sovrappensiero.
"Cos'è oggi? La giornata delle domande a bruciapelo?".
"Sono in vena, e tu non hai risposto".
"Beh, ci devo pensare".
"Come sarebbe a dire che ci devi pensare? Basta dire dei nomi, insomma, non è difficile".
"Invece lo è". Lo disse con tono serio, non più scherzoso come quello che aveva usato fino a quel momento.
"Scusa, non volevo farti arrabbiare".
"No, scusa tu, non avrei dovuto. E' solo che per me è difficile parlare di certe cose". Abbassò lo sguardo e mi fissò. "Vuoi che te lo dica davvero?".
"Se non vuoi, è lo stesso. Non sei obbligato".
"D'accordo, ma ti prometto che prima o poi te lo dirò".
"Allora ci conto". Calò il silenzio per qualche minuto. "Si sta bene qui. E' un peccato dover tornare in classe", dissi.
"Si, è vero... Senti, facciamo così, ci troviamo qui tutti i lunedì".
"Eh?".
"Beh, dopo la 'nostra' domenica, avremo anche 'il pranzo del lunedì' ".
"Okay, ci sto".
"Adesso dobbiamo stringerci la mano?".
"Non lo so. Credo sarebbe troppo formale, non trovi?".
"Già".
"Sta per suonare la campanella, è meglio che andiamo".
"No! Mi stavo rilassando", sbuffò. Non riuscii a non ridere.
Aveva una faccia talmente buffa! Aveva assunto una specie di broncio da cucciolo, molto simile a quello di Erika. Non avrei mai immaginato che anche lui potesse farlo, d
oveva essere un gene di famiglia.
"Che c'è?", era stupito.
"Niente", sospirai cercando di calmarmi.
"Dovresti ridere più spesso".
"Io rido spesso".
"Non è vero".
"Beh, neanche tu lo fai. Sorridi sempre, ma non ridi mai".
"Già, lo so".
"E perché?".
"Ma tu chiedi sempre 'Perché?' ".
"Sono curiosa".
"Non lo so il perché. Forse ho poche cose per qui ridere".
"Perché?".
"Chiedi un'altra volta il perché e ti faccio fare un bagno nella fontana della scuola".
"Non fare l'antipatico. Rispondi".
"Non lo so il motivo. Cercherò di trovarlo".
"Un'altra promessa?".
"Sì".
"Okay, adesso andiamo".
Ci alzammo e ci dirigemmo verso i nostri armadietti. Appena arrivati in corridoio ci separammo.
Un'altra giornata e un'altra conversazione strampalata. Eravamo destinati ad andare avanti in quel modo per sempre?
Per sempre?! E' moltissimo tempo! Magari non ci saremmo visti per sempre, ma per molto tempo e basta. Ma anche molto tempo è molto tempo... AH! Ma che razza di ragionamenti andavo a fare?!
Qualsiasi cosa ci fosse tra me e Troy, sarebbe durata finchè sarebbe durata.
Ma prima, però, dovevo scoprire cosa fosse quel 'qualcosa'...





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Fine ventitreesimo capitolo.

Oggi sono riuscita ad aggiornare la storia, finalmente!! Del resto me lo sono concessa visto il giorno speciale del mio compleanno!!^^ Anche se ho dovuto sorbirmi un luuuungo pomeriggio a scuola all'insegna dell'economia T_T

Questo capitolo è corto e sostanzialmente non dice molto,
è solo uno dei tanti momenti che i due protagonisti passano insieme.
Ultimamente mi mancano sia ispirazione che tempo, quindi è venuto fuori solo questo. Comunque spero che qualcuno mi lasci un commentino lo stesso^^
Prometto che dal prossimo capitolo le cose si movimenteranno un pochino e ci sarà un piccolo punto di svolta, un cambiamento di uno dei personaggi che sarà importante per l'esito della storia, ma non voglio dire nient'altro.... :P


RINGRAZIAMENTI :


Angels4ever : sono contenta che i miei personaggi piacciano!! Troy e Gabriella si stanno avvicinando, è vero, ma il loro è un legame molto strano e, a dire tutta la verità
, sono un po' strani anche loro due (mi piacciono proprio per questo), quindi magari il pensiero di poter provare dei sentimenti l'uno per l'altra o stare assieme passa per le loro menti, ma in un modo un po' diverso da come viene inteso da chiunque altro... E comunque in questa storia vengono espressi solo i pensieri di Gabriella, che sta cominciando a farsi un po' di domande, ma non quelli di Troy, quindi non si sa come lui veda questo loro rapporto... ;P Per quanto riguarda come andrà a finire, non dico niente, ma ci sono ancora un po' di capitoli prima del giudizio finale, quindi potrebbe succedere qualsiasi cosa... Spero di aver risposto alla tua domanda... Fammelo sapere!!^^

romanticgirl: ecco a te il nuovo capitolo, non è granchè, dice poco, ma ultimamente non riesco a scrivere molto. Mi fa piacere che ti prenda così tanto la storia!!^^ Continua a seguirla e a dirmi cosa ne pensi!!


Arrivederci alla prossima!!^^


Nella prossima puntata:

"A quanto pare hai le idee chiare".
"Già. Adesso possiamo andare, quello che avevo da dirti l'ho detto".
"Non scappare, non mordo mica, sai?".
Lo guardai dritto negli occhi, aveva qualcosa di... insolito.




Angel_R

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Capitolo 24
*** E POI SAREI IO QUELLA LUNATICA?! ***


Capitolo 24: E poi sarei io quella lunatica?!


Scoprire i segreti e i misteri mi ha sempre affascinata. E' bello mettersi in gioco e ragionare sulle possibili soluzioni di un quesito o cercare di scoprire qualcosa di ignoto.
Come quando si guarda un film giallo o si legge un libro poliziesco e si cerca di capire prima degli investigatori l'identità dell'assassino.
E' vero, mi è sempre piaciuto tutto ciò, ma non nel periodo in cui la domanda: "Quale strano tipo di rapporto abbiamo Troy ed io", mi girava in testa in continuazione.
Era frustrante sapere di dover cercare la risposta in me stessa e non riuscire a trovarla.
Dovevo smetterla con questi viaggi alla scoperta di un mio interiore più profondo, mi stancavano solo, e per cosa poi? Tornare al punto di partenza.


Quella settimana la giornaliera tranquillità dell'East High era movimentata da un evento che, il più delle persone, considerava eccezionale, magnifico, strabiliante... insomma, da non perdere, cioè la mega-festa di sabato sera organizzata da Brooke Anderson, una cheerleader dai lunghi capelli corvini.
Distribuiva inviti ad ogni intervallo e durante il pranzo, sembrava inarrestabile e incontentabile, come un ubriacone con in mano una bottiglia di vino.
Aveva invitato tutti, l'intera scuola.
Io non avevo assolutamente intenzione di andarci, ma Taylor implorava tutti noi, prima con le buone, e poi, ovviamente, con le cattive.
Chad l'aveva invitata, e lei non se l'era sentita di rifiutare, ma, dato che le uniche persone che conosceva sarebbero state suo fratello e il suo ragazzo, ci voleva accanto.
"E poi ci divertiremo", sosteneva.
Per un qualche strano motivo, Chad non si faceva alcun tipo di problema nell'ammettere pubblicamente di frequentare la presidentessa del Club di chimica, anzi, faceva di tutto per mostrarlo a chiunque.
Il suo motto era: "Non deve piacere a loro, ma a me, e se a loro non piace... fatti loro".
'Bella filosofia. Taylor è fortunata', pensavo io. 'Peccato che non la adotti anche...' Ma che mi passava per la testa?!
Alla fine accettammo, volenti o nolenti, tutti quanti di aggregarci a quell'insieme di ipocrisia e falsità che ci sarebbero stati alla festa.
Un pensiero cominciò a frullarmi in testa: dato che alla festa ci sarebbero stati tutti, allora, sicuramente, Troy non avrebbe perso l'occasione, ma come ci saremmo dovuti comportare? Beh, ormai l'avevo promesso a Taylor, e non potevo tirarmi indietro, quindi, decisi il da farsi.
Mi aggirai per un po' tra i corridoi della scuola e, una volta trovato, feci segno a Troy di raggiungermi nel magazzino.
"Allora? Sentivi la mia mancanza?", mi chiese piazzandosi davanti a me col solito sorrisetto sarcastico e impertinente.
"Morivo dalla voglia. Tu vai alla festa sabato sera, vero?".
Mi guardò qualche secondo con fare circospetto. "Sì".
"Bene. Non un'occhiata, non una parola, non un sorriso... Niente! Io non esisto per te e tu non esisti per me".
"A quanto pare hai le idee chiare".
"Già. Adesso possiamo andare, quello che avevo da dirti l'ho detto".
"Non scappare, non mordo mica, sai?".
Lo guardai dritto negli occhi, aveva qualcosa di... insolito. A quel punto della situazione avrebbe dovuto dire qualcosa di stupido e senza senso, invece in quel momento rimaneva impalato nella stessa posizione con lo sguardo fisso, perso chissà dove. "Cos'hai?", gli chiesi.
"Che vuoi dire?".
"Beh, sei strano. Non parli e lasci che io ti dia ordini senza protestare o replicare".
"Forse mi sto indebolendo", disse cercando di costruire un sorrisetto divertito, che non gli riuscì molto bene.
"Che scoop! La stella d'oro dell' East High che ammette di essere surclassato da una ragazza. Non vedo l'ora di vedere la faccia che faranno tutti nel venirlo a scoprire". Anche stuzzicarlo in quel modo non servì a nulla. Non cambiò espressione.
Mi avvicinai a lui cercando di guardalo dritto negli occhi, ma distoglieva lo sguardo continuamente, come se volesse evitarmi. Mi sentii triste e anche un po' arrabbiata, non sopportavo quell'
atteggiamento schivo e di mutismo.

"Perché mi hai chiesto di restare se poi fai finta che neanche sia qui?".
"Non lo so", disse risvegliandosi dallo stato catatonico nel quale era caduto per qualche secondo.
"Risposta concisa ma molto chiara. Io me ne vado". Mi girai recuperando la tracolla che avevo lasciato a terra poco prima.
Troy si mosse appena alle mie spalle, come se volesse fermarmi in qualche modo o dire qualcosa, ma non fece niente.
Uscii dal magazzino e, per fortuna, il corridoio era quasi deserto. Mi avviai in classe ripensando all'espressione assente che aveva Troy. Non l'avevo mai visto così.
Di sicuro aveva qualcosa per la testa, ma, conoscendolo, non me l'avrebbe detto tanto facilmente.
Conoscendolo... Ma lo conoscevo davvero? Probabilmente se fosse stato così, avrei saputo cosa gli stesse passando per la testa.
Magari lo avevo offeso o deluso dicendogli di far finta di non conoscermi alla festa.
Ma se non lo avessi fatto io prima, mi avrebbe trattata lui così sabato sera... o no? Ma a cosa pensavo? Certo che lo avrebbe fatto! E allora, come si dice, meglio prevenire che curare.
Io ci sarei andata coi miei amici, e lui con i suoi.


"Dobbiamo pensare a cosa indossare sabato", disse Martha mentre uscivamo dalla scuola alla fine delle lezioni.
"Ma è solo giovedì", replicò Kelsi.
Ci sedemmo ad un tavolino di legno del giardino.
"Cosa centra? Dobbiamo essere perfette".
"Da quando in qua t'importa tanto di una delle feste organizzate dalle Barbie?", le chiese Taylor.
"Hai ragione, non dovrei essere io ad essere preoccupata per certe cose", le rispose Martha guardandola in modo allusivo.
"Che vuoi dire?".
"Sabato sarà la tua grande serata, no? Andrai per la prima volta ad una festa con Chad".
"No, sbagliato. Io alla festa ci vado con voi, lui lo vedrò li".
"E lui è d'accordo?".
"Quando glielo dirò, lo sarà".
"Non sei gelosa?", le chiesi. "Insomma, ci saranno un sacco di ragazze, soprattutto cheerleader, e sai come sono e che mire hanno sugli atleti".
"No, non sono gelosa. Anche perché se ci prova con quelle, sa cosa gli aspetta. No, a parte gli scherzi, spero che usi il briciolo di cervello che non è occupato dal basket".
Sembrava sicura di sé, anzi, di loro...
"Ehi! Di chi sparlate?", chiese Chad arrivando, come al solito, assieme a Bryce. Si sedettero anche loro.
"Niente", fu la risposta pronta di Taylor.
Tutte noi la guardammo, ma lei ci fece cenno di non dire niente.
"Allora, pronte per sabato?", chiese Chad.
"Certo", rispose allegra Martha.
Non capivo da dove le venisse tutto quell'entusiasmo.
Dal canto mio, se non fosse stato per la promessa fatta a Taylor, avrei volentieri evitato la serata.
Per un qualche strano motivo, mi sentivo a disagio al solo pensiero.
Tutti gli altri continuavano a parlare, ma non prestai molta attenzione a ciò che dicevano.
Dopo un tempo indefinito, ci alzammo dal tavolo e ognuno, chi in autobus, chi in auto, si recò a casa propria, mentre Bryce e Chad si diressero verso la palestra per l'allenamento di basket.
Io mi fermai nella biblioteca della scuola per finire una ricerca di storia che stavo già rimandando da un po' di tempo.
Ero talmente concentrata sull'enorme volume aperto davanti a me, che quasi non mi accorsi del tempo che passava. Erano già le 17:45 quando alzai lo sguardo sull'orologio appeso al muro.
Chiusi in fretta libri e quaderni d'appunti ed uscii.
Il cielo cominciava a scurirsi e all'interno della scuola non c'era nessuno. Aprii il mio armadietto riponendo alcuni libri, dopodiché mi affrettai a raggiungere l'uscita.
Ero arrivata sulle scale dell'ingresso, quando notai qualcuno che stava già scendendo i gradini. E chi poteva essere quel qualcuno se non Troy?
Lo raggiunsi affiancandolo.
"Ehi! Finito l'allenamento?".
"Cosa? Ah, sì".
Sembrava lo avessi appena distratto da un pensiero profondo. Per l'ennesima volta in quella giornata mi chiesi cosa cavolo gli stesse passando per la testa.
"Stavo prendendo in seria considerazione la possibilità di farmi un piercing proprio qui, sul sopracciglio", dissi indicando un punto poco sopra il mio occhio.
"Cosa?".
"No, sbagliato, avresti dovuto rispondere: 'brava, sono d'accordo', o qualcosa del genere".
"Non capisco".
"Oggi hai la testa fra le nuvole. Sembri una ragazza nel suo periodo più nero... non hai il ciclo, vero?".
Continuava a tenere lo sguardo fisso in un punto imprecisato.
"Ti prego, smettila di pensare in quel modo, non bruciare l'ultimo neurone che ti rimane!", gli dissi in modo scherzoso aggrappandomi al suo braccio.
Le sue labbra si stesero in un vago sorriso, che, però, svanì così rapidamente com'era comparso.
Gli lasciai il braccio di colpo, come se scottasse, e mi allontanai di qualche passo. Non lo capivo, proprio non lo capivo.
"Adesso devo andare", dissi senza guardarlo in faccia. Mi girai e cominciai a camminare.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Sapevo che Troy non era la persona più aperta e spontanea che conoscevo, ma credevo che in me avesse trovato qualcuno con cui parlare, con cui sfogarsi, in un certo senso.
"Aspetta!", sentii chiamarmi. Non mi fermai. Non mi andava di assistere ad un'altra scena di mutismo o di sguardi vitrei. "Gabby". Troy mi raggiunse e mi bloccò.
"Cosa vuoi?", gli chiesi nel tono più duro che riuscii ad usare.
"Ecco... io...avevi ragione".
"Eh?".
"Avevi ragione", ripeté. Non capivo cosa volesse dire. Mi guardò qualche secondo prima di girarsi e raggiungere la sua auto. Lo osservai mentre metteva in moto e partiva.
Rimasi qualche minuto immobile pensando a quelle parole. Non avevano senso!
'
Avevi ragione'
Ragione per cosa?!
Era sempre il solito! Riusciva a confondermi ogni volta.
Quel suo cambiamento repentino mi aveva in qualche modo distrutta. Ogni mia certezza era svanita.
Molto probabilmente stavo ingigantendo tutto. Forse quella era semplicemente stata una giornata pesante e Troy non aveva voglia di parlare con nessuno. In fondo un giorno no lo passiamo tutti, ma avevo la stranissima sensazione che da quel momento in avanti le cose sarebbero cambiate fra noi due e, purtroppo, non in meglio.
Se essere amici di Troy Bolton voleva dire ritrovarsi tutti i giorni con una strana sensazione e un mal di testa permanente, ne valeva davvero la pena?
Probabilmente avrei fatto meglio a togliermi da quella situazione. Di sicuro la mia salute ne avrebbe trovato beneficio... ma tutto il resto di me stessa sarebbe stato della stessa idea?





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Fine ventiquattresimo capitolo.


Allora, ecco qui il cambiamento al quale accennavo nello scorso capitolo. Questo sarà il punto di svolta della storia, da qui in poi verranno a galla un po' tutti i sentimenti e i pensieri tenuti nascosti fino ad adesso.
Non accadrà tutto subito, ma gradualmente, poco per volta. Spero continuiate a seguirmi e che mi lasciate qualche commentino in più questa volta... ultimamente scarseggiano un po' :P



RINGRAZIAMENTI :


Angels4ever : non c'è di che!! Comunque, sì, anche 'il pranzo del lunedì'... adesso questi due personaggi condividono un altro segreto, un altro momento che passano insieme in un modo tutto loro...
Sono contenta che la mia storia ti piaccia così tanto!! Baci!!^^

romanticgirl : spero di avere soddisfatto la tua curiosità e che il cambiamento di Troy non ti abbia deluso...
Grazie mille per gli auguri!!^^


Grazie tante a tutte e due che mi seguite in ogni capitolo!! Per me è molto importante sapere cosa ne pensano le lettrici della storia... per sapere come continuare e cosa piace di più a chi legge.

Un altro ringraziamento speciale va, senza dubbio, ancora una volta a Charlie, la mia consigliera e critica ufficiale!! Thanks!!^^


Arrivederci alla prossima!!^^


Nella prossima puntata:

"Beh, non solo per quello".
Non riuscivo a guardarlo in faccia, ma la sua voce mi suonava distante, distaccata.
"E per cosa allora?".
"Delle cose", rispose con una scrollata di spalle.
"Meglio se te ne vai".
"Eh?", chiese voltandosi verso di me.


Angel_R

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Capitolo 25
*** FACCIAMO SCINTILLE!! ***


Capitolo 25: Facciamo scintille!!





Il giorno dopo andai a scuola di malavoglia.
Non mi andava per niente. Ero di pessimo umore e non volevo vedere nessuno.
Cosa mi stava succedendo?! Possibile che quel semplicissimo cambiamento da parte di un ragazzo, che fino a qualche tempo prima odiavo, influisse tanto su di me?
A quanto pareva, sì. Ma la domanda sorgeva spontanea: perché? Certo che se neanche io lo sapevo, avrei fatto fatica a riprendermi da quello stato.


"Qualcuno si è svegliato con la luna storta, a quanto vedo".
"Già", mi limitai a rispondere a Taylor che aveva notato il mio stato d'animo.

"Capisco che adesso tu non abbia voglia di parlare di questo, qualunque cosa sia, ma sappi che ci sarò sempre, se vorrai sfogarti un po'".
"Grazie, Tay", le dissi cercando di sorridere.
Ci avviammo in classe, dove ci attendeva una lunghissima lezione con la Darbus. Le ore di teatro erano le uniche che Troy ed io avevamo in comune.
Mi sentivo soffocare in quella stanza. Avrei voluto alzarmi ed uscire.
Mi guardai attorno e vidi Troy intento a fissare la professoressa senza distogliere mai lo sguardo. La sua mano destra era serrata sul bordo del banco e dalla sua espressione intuii che stesse pensando a qualcosa che lo innervosiva parecchio.
Si voltò e incontrò il mio sguardo. Una scintilla attraversò i suoi occhi e mi fissò per qualche secondo, finché non si rigirò con uno scatto improvviso.
Sembrava in qualche modo frustrato e sofferente. Cos'aveva?
Oh, no, altre domande!! E altre domande significavano altre risposte da trovare!!
La campanella suonò e uscimmo tutti dall'aula.
Stavo camminando in direzione del mio armadietto, quando qualcuno mi si affiancò.
"Ci ho pensato. Il piercing ti starebbe meglio sul labbro inferiore", disse Troy.
Lo guardai con la coda dell'occhio. Procedeva guardando dritto davanti a sé. Feci lo stesso.
"Non dirmi che hai davvero usato quel povero neurone per una cosa del genere".
"Beh, non solo per quello".
Non riuscivo a guardarlo in faccia, ma la sua voce mi suonava distante, distaccata.
"E per cosa allora?".
"Delle cose", rispose con una scrollata di spalle.
"Meglio se te ne vai".
"Eh?", chiese voltandosi verso di me.
"Vattene", dissi bruscamente svoltando l'angolo del corridoio. Mi stavo irritando. Quel suo comportamento altalenante mi dava davvero fastidio e non sarei riuscita a sopportarlo. Prima era odioso, poi gentile, poi scontroso, poi indifferente, poi... basta! Non ce la facevo più.
"Si può sapere cosa ti prende adesso?".
Non risposi e continuai a camminare. Mi sentii afferrare per un braccio e spingere verso un altro corridoio. Troy mi trascinò fino alla porta del teatro e si richiuse la porta alle spalle.
"Non è intimo come il magazzino, ma almeno siamo soli. O almeno credo. Vado a fare un giro di ricognizione". Si allontanò di qualche passo, ma ritornò indietro e mi prese una mano. "Potresti scappare".
Salì sul palco e si diresse dietro le quinte, guardò per bene, poi si convinse che eravamo le uniche due persone all'interno.
"Bene, allora?".
"Allora cosa?".
"Che ti prende? Perché sei così acida oggi?".
"Senti chi parla!", sbottai. "Sei tu che ieri mi hai ignorata in tutti i modi e sei stato maleducato, e oggi ti presenti sorridente e noncurante di come ti sei comportato. E poi cosa significa quel 'avevi ragione' detto a caso?".
Sembrava essere stato colto in fallo. La sua espressione assunse una nota di allarme e sorpresa. "Io non dico le cose a caso".
"Allora spiegati. Cosa significa?".
"Non è facile". Abbassò lo sguardo sulle nostre mani ancora unite.
"Come al solito, no? E allora dimmi perché ti comporti così".
"Non è facile neanche questo". Sentii le dita della sua mano che sfregavano sul dorso della mia. Un gesto di nervosismo, supposi.
Non sapevo se essere arrabbiata o provare tenerezza per quel suo visibile disagio. Decisi di non mostrare nessuno dei due sentimenti.
"Non riesci a dirlo neanche a me?".
Alzò impercettibilmente la testa, ma non rispose.
"Senti, fai finta che non sia successo niente. Adesso andiamo, faremo tardi a lezione".
Mi lasciò la mano e cominciò a dirigersi verso l'uscita. Mi mossi velocemente e lo bloccai afferrandolo da dietro per la maglietta. "Aspetta", dissi mettendomi di fronte a lui.
Evitava il mio sguardo.
"Non è giusto che tu mi liquidi così, senza spiegazioni".
Lo vidi abbassarsi verso di me e sentii le sue labbra sulle mie.
Quel bacio lo sentivo incerto ma, allo stesso tempo, anche dolce e rassicurante. Si staccò lentamente rivolgendo lo sguardo in un punto lontano della sala.
"Non dovevo neanche provarci", disse più rivolto a sé stesso, che a me.
"Troy...".
Fissò i suoi occhi nei miei. Rimasi interdetta qualche secondo: mi stava rivolgendo uno sguardo freddo e incolore.
"Non mi cercare o parlare più. Non ho bisogno di qualcuno che mi assilli tutti i giorni, in continuazione".
Detto ciò si avviò a grandi passi verso l'uscita e io rimasi sola all'interno del teatro, immobile.
Non sapevo a cosa pensare. Avevo la testa completamente vuota, priva di pensieri. Non avevo ancora capito cosa fosse realmente successo. Non aveva senso.
Perché Troy si stava comportando in quel modo? Perché mi aveva detto tutte quelle parole così cattive?
Perché... Non riuscii formulare altre domande. Il mio cervello, il mio cuore e tutto il resto del mio corpo vennero sommersi e travolti dal fiume delle mie lacrime.



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Fine venticinquesimo capitolo.

Ecco a voi, come ogni lunedì, l'aggiornamento!!

Allora... questo capitolo è un po' corto, ma è (almeno spero) significativo... che ne dite? Fatemelo sapere!!^^ Troy si sta comportando in un modo un po' strano, cioè, in modo inconsueto rispetto alla sua normale stranezza.
Spero che nessuno rimanga deluso da questo suo cambiamento. Mi raccomando, ditemi cosa ne pensate, sia nel bene che nel male.


RINGRAZIAMENTI
:


francesca_22 : grazie mille per tutti i tuoi complimenti!! Mi fa davvero molto piacere che questa storia ti piaccia così tanto, soprattutto visto che, a quanto ho capito, non leggi molte fan fiction di questo settore. Devo ammettere che questo Troy piace abbastanza (per fortuna). Quando ho iniziato a scrivere questa storia non pensavo potesse essere gradito da molti, ma mi sbagliavo... tanto meglio!! Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta... spero di trovare altre tue recensioni!! Baci!!^^

Angels4ever : beh, ancora per la festa credo che si dovranno aspettare almeno un paio di capitoli... per adesso voglio focalizzare l'attenzione sul cambiamento dei personaggi... Ma quella scena ci sarà di sicuro, e, come hai detto tu, succederà qualcosa... ma non dico niente... altrimenti che sorpresa è?! U.U Baci!!^^

romanticgirl : mi fa piacere che la storia ti prenda così tanto!! Per quanto riguarda la tua previsione su Troy... non posso dirti assolutamente niente... XD Continua a seguirmi e lo saprai!!^^ : P

Grazie ancora una volta per le vostre recensioni, ma aiutano davvero tantissimo!!^^


Arrivederci alla prossima!!^^


Nella prossima puntata:

"Scusa", le dissi.
"Per cosa?".

"Vedi, io... non sono stata sincera con te, nonostante la promessa di raccontarci tutto", recitai tutto d'un fiato.
"Mi sento in colpa, e adesso ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare".
Mi guardò con un sorriso rassicurante.


Angel_R

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Capitolo 26
*** OLTRE L'AMICIZIA ***



Capitolo 26: Oltre l'amicizia.





Non sapevo da quanto tempo ero in teatro.
Ad un tratto sentii la porta principale aprirsi e un coretto di voci avvicinarsi al palco.
Mi alzai dall'angolino dietro le quinte nel quale mi ero nascosta. Sbirciai attraverso i pesanti tendoni e vidi la Darbus che si apprestava a cominciare la lezione con una classe del primo anno.
Cercai di uscire da quel pasticcio il più silenziosamente possibile, senza farmi notare e, fortunatamente, riuscii nel mio intento.
Una volta arrivata nel corridoio, tirai un forte sospiro di sollievo ed estrassi il mio cellulare dalla tasca interna della mia borsa. Con mia grande sorpresa scoprii che in teatro ci avevo passata circa due ore.
Non me la sentivo proprio di entrare in classe. La testa mi faceva male e dovevo sicuramente avere una pessima cera.
Mi diressi verso la segreteria e chiesi di telefonare a casa.
Mia madre si presentò davanti la porta dell'infermeria circa mezz'ora dopo.
"Come stai?", mi chiese apprensiva.
"Non ti preoccupare, non è niente di grave", risposi cercando di distendere le mie labbra in un sorriso rassicurante.
Per tutta risposta mi appoggiò le labbra sulla fronte. "No, la febbre non ce l'hai".
Mi portò a casa e io salii direttamente in camera mia, senza proferire parola.
Mi sdraiai sul letto chiudendo gli occhi. Cercai di non pensare a niente, ma non fu affatto facile, anzi, direi proprio impossibile.
Sentii qualcuno bussare alla porta, dalla quale sbucò mia madre.
"Gabby, di sotto c'è Taylor, è venuta a vedere come stai".
"Sì, falla salire".
Dopo qualche secondo la mia migliore amica entrò in camera mia richiudendosi la porta alle spalle.
"Ho saputo che sei uscita prima. Come stai?", mi chiese sedendosi sul bordo del letto accanto a me.
"Non lo so", dissi con voce piatta.
"L'invito di stamattina è ancora valido, sai? Se vuoi sfogarti... sono qui".
La fissai per qualche istante prima di avvicinarmi ed abbracciarla. La sentii ricambiare.
"Scusa", le dissi.
"Per cosa?".
"Vedi, io... non sono stata sincera con te, nonostante la promessa di raccontarci tutto", recitai tutto d'un fiato. "Mi sento in colpa, e adesso ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare".
Mi guardò con un sorriso rassicurante.
Sentivo di potermi davvero fidare di lei, quindi le raccontai tutto, tutto ciò che era accaduto fra Troy e me da quando ci eravamo conosciuti il mio primo giorno di scuola: del bacio che Troy mi aveva dato a casa Mckassie, di quando, la sera della festa a scuola, avevamo passato il tempo abbracciati nel giardino, di quando avevo conosciuto Erika e avevamo passato la domenica assieme, e anche della domenica dopo, di quando lui era entrato nel laboratorio di chimica, della litigata con Sharpay dopo la quale si erano lasciati e della nostra chiacchierata in palestra, dei nostri incontri nel magazzino, del pomeriggio a Santa Fe, di quando mi venne a trovare a casa quando avevo la febbre, e anche degli episodi degli ultimi giorni, dei suoi cambiamenti d'umore... tutto insomma.
Taylor rimase qualche secondo in silenzio, dopodiché scattò in piedi e fece qualche passo all'indietro.
"Wow", disse infine.
"Senti, lo so che ho sbagliato e che avrei dovuto confidarmi con te, ma non sapevo come fare. non ero sicura di niente e...".
"Sospettavo già che ci fosse qualcosa tra voi due", disse come se non mi avesse sentito. "Ma non immaginavo arrivasse fino a questo punto".
"Cosa? Taylor, ma che...?".
"Dai, Gabby! Secondo te io, che per certe cose ho un radar incorporato, non mi ero accorta di niente? E' solo che non credevo vi innamoraste così".
COSA?! "COSA?! No, io e Troy non... cioè, noi non... Taylor!!".
"No, scusa", disse risedendosi di fianco a me e afferrandomi entrambe le mani con le sue. "Forse la parola 'innamorato' è troppo forte, ma sono sicura al cento per cento che tra voi due ci sia qualcosa che va oltre l'amicizia. Sai, ho osservato entrambi ultimamente, e devo ammettere che all'inizio avrei voluto prenderti a schiaffi e dirti di tornare in te stessa, ma non l'ho fatto perché credevo che sarebbe finito tutto in una bolla di sapone. Ma a quanto vedo...", non finì la frase.
Taylor assunse un'aria pensierosa.
Cercai di elaborare ciò che aveva detto. Fino a quel momento mi ero sempre chiesta quale tipo di legame avessimo instaurato Troy ed io.
Ero arrivata a concludere che eravamo amici, confidenti, ma Taylor mi aveva aperto la strada su una nuova possibilità... l'amore... o, meglio, quell'affetto che andava oltre una normale amicizia.
Rimasi a rimuginare per un po' di tempo, fino a che non sentii dei movimenti all'interno della stanza. Piano, piano, ritornai al mondo reale e mi ricordai che la mia migliore amica era ancora lì con me.
"Secondo te cosa dovrei fare?", le chiesi con un filo di voce. "E poi non capisco questo suo cambiamento così veloce. Insomma, dall'oggi al domani... non ha senso. Sono così confusa! Non so davvero a cosa pensare. E se avessi sbagliato qualcosa? Non avrei dovuto parlargli così riguardo alla festa. E se davvero se l'è presa per questo... perché?!".
"Gabby, calmati", in quel momento mi accorsi di aver alzato di qualche tono la voce.
"Scusa", balbettai.
"Senti, questa storia è molto complicata, e in ballo ci sono dei sentimenti, quindi bisogna essere cauti. Tutto quello che ti posso dire, è: segui il tuo cuore".
Odiavo le frasi fatte, ma capii che in quel momento Taylor non avrebbe potuto aiutarmi in nessun altro modo.
"Ci proverò".
"Bene, e io sarò sempre pronta a darti una mano, tranquilla".
"Grazie", le dissi abbracciandola nuovamente.
In quel momento mi sentii molto più leggera. Finalmente il peso di tutta quella storia era diventato un pochino meno pesante.
Quando Taylor se ne andò, rimasi sola nella mia stanza.
Amore. Era quella la parola fissa nella mia testa.
Chissà se era vero, se Troy ed io... Ma che cavolo!! Se non lo sapevo io, chi altro poteva?!? E' solo che avevo le idee così confuse che facevo davvero fatica a capirlo...





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Fine ventiseiesimo capitolo.

Non so a voi ma a me questa settimana sembra volata in un lampo!! Forse è perchè sono stata piuttosto impegnata, e quindi non mi sono accorta del tempo che passava. Sono riuscita a finire questo capitolo giusto in tempo per aggiornare, come al solito, di lunedì, anche se, in tutta sincerità, non mi convince un granché... ditemi voi com'è venuto fuori!!

Altro capitolo piuttosto corto... mi dispiace ma ultimamente non riesco a scrivere più di tanto, un po' per mancanza di tempo e un po' per mancanza d'ispirazione...
Spero vi piaccia lo stesso e che recensiate!! In fondo farlo non porta via molto tempo, no? XD


RINGRAZIAMENTI :



Angels4ever
: è vero, forse Troy ha esagerato un pochino e Gabby c'è restata molto male, ma non credo
si lascerà abbattere per questo, tu no? ;P
Vedremo se anche la tua teoria è giusta... per saperlo basta solo continuare a seguirmi!! XD Ciaoo!!^^


romanticgirl : anche tu sei convinta del fatto che Troy abbia paura... mmm... staremo a vedere...
Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta!! Ciaoo!!^^


francesca_22 : non hai tutti i torti... in effetti le storie che fai fatica a capire e che hanno qualche segreto sono più interessanti di quelle che hanno la trama un po' troppo piatta e nessun colpo di scena... beh, poi dipende dai gusti... io la penso come te!!
Per quanto riguarda gli oscuri segreti del "bad boy" (mi piace questa definizione XD)... mi sa che dovrai aspettare ancora un po'... :P
Baci!!^^




Ancora una volta grazie mille a tutte e tre e anche alla best Charlie che continua a sopportarmi nonostante le mie crisi di blocco creativo e nonostante le faccia leggere i capitoli decine di volte per far si che non manchi nulla e che vengano fuori dei lavori decenti da essere pubblicati!!^^



Arrivederci alla prossima!!^^


Nella prossima puntata:

"No, mi ha fatto bene parlare con te, è solo che...".
"Neanche tu sai cosa provi".
"Già. Sono confusa e poi lui adesso si comporta in un modo cosi strano...".
"Tesoro, è un ragazzo, è normale".



Angel_R

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Capitolo 27
*** TAYLOR HA RAGIONE ***


Capitolo 27: Taylor ha ragione.






La sveglia trillava già da qualche minuto quando allungai un braccio per spegnerla.
Quella mattina non riuscivo proprio a tirarmi su, ma imposi a me stessa di farlo.
Mi misi in piedi e passai davanti allo specchio. "Wow", commentai osservando i miei capelli arruffati.
Andai in bagno e cercai di districare tutti i nodi, e alla fine optai per una semplice coda di cavallo.
"Stai meglio?", mi chiese mia madre una volta che scesi in cucina.
"Sì, certo".
"Sei un po' pallida, se non te la senti di andare a scuola oggi, puoi restare a casa".
Avrei voluto davvero poter non vedere nessuno e stare da sola, coi miei mille pensieri, ma decisi che non era proprio
il caso far preoccupare inutilmente sia mia madre che Taylor.
"No, vado a scuola, non ti preoccupare".
"D'accordo. Oggi ti porto io, ho tempo stamattina".
Dopo circa un quarto d'ora l'imponente facciata dell'East High School risplendeva davanti ai miei occhi.
Appena entrai vidi tutti i miei amici raggruppati in un angolo del corridoio che chiacchieravano allegramente.
"Ciao!", li salutai.
"Ehi! Dì alla tua amica che non c'è niente di male nel portare un paio di scarpe da ginnastica ad una festa", mi disse Chad
mettendomi un braccio attorno al collo indicandomi Taylor.
"Non c'è niente di male nel portare un paio di scarpe da ginnastica ad una festa", ripetei. "Ma... perché?".
"Vuole andare alla festa di sabato in tuta! Ti sembra il caso?!", sbottò Taylor guardando il suo ragazzo.
"E' comoda, e poi non sarà una festa di gala, ma tra ragazzi, non ci vuole lo smoking".
"Mi piacerebbe vederti in smoking", disse Kelsi divertita.
"Non accadrà mai", le rispose Chad con un'espressione orripilata, come se l'avessero costretto a mangiare cavolini di Bruxelles.
"Non fare lo spiritoso, è una cosa seria".
"Tay, noi ragazzi non siamo come voi ragazze, non dobbiamo essere sempre eleganti qualsiasi cosa facciamo e ovunque andiamo".
La discussione andò avanti in quel modo fino al suono della campanella.


All'ora di pranzo Kelsi, Ryan, Martha ed io eravamo seduti al nostro tavolo in mensa, quando una Taylor trionfante arrivò col suo vassoio.
"Alla fine abbiamo pattuito per jeans e camicia".
"Certo che a quel ragazzo puoi far fare tutto ciò che vuoi", disse Martha.
"Puoi dirlo forte".
La mia attenzione si spostò sul tavolo degli atleti. Come al solito erano il gruppo più confusionario.
Tra loro, però, non vidi Troy.
"Non c'è oggi", mi sussurrò Taylor all'orecchio. "Prima Chad mi ha detto che oggi all'allenamento sarà il capitano, dato che Bolton ha avvisato che non si sarebbe presentato".
Abbassai lo sguardo sul mio pranzo e sentii il braccio della mia amica cingermi le spalle.


Quando la campanella della fine delle lezioni suonò, mi sentii sollevata.
Non ce la facevo più a sopportare professori barbosi e compiti.
"Allora, andiamo?", chiese allegra Martha trascinandoci fuori dalla scuola.
Quel pomeriggio noi ragazze saremmo andate a fare un po' di shopping.
A dire il vero non mi andava molto, ma avevo bisogno di distrarmi un po'.
"Pensare troppo fa male alla salute, attenta", disse Taylor affiancandomi e lasciando Kelsi e Martha camminare davanti a noi immerse in una conversazione.
"Già, non sei la prima persona che me lo dice".
"Ehi, guarda che ieri non volevo sconvolgerti la vita, ho solo detto quello che pensavo, tutto qui. Posso anche sbagliarmi, sai?".
"No, mi ha fatto bene parlare con te, è solo che...".
"Neanche tu sai cosa provi".
"Già. Sono confusa e poi lui adesso si comporta in un modo cosi strano...".
"Tesoro, è un ragazzo, è normale".
"Sai, lui è diverso da come appare. All'inizio anch'io credevo fosse un arrogante arrivista, ma in realtà non lo è. Insomma, può sembrare strano, ma quando non è in mezzo agli altri, si toglie la maschera e mostra la sua vera personalità".
"Ti credo", disse Taylor dopo averci pensato qualche istante.
"Davvero?".
"Certo! Come potrei fare il contrario? Io mi fido di te, e poi conosco il genere... non dimenticarti che in casa ho uno di loro, e adesso esco con un altro esemplare della stessa specie.
Penso solo che per Troy sia più difficile emergere dall'idea che ha dato fino ad adesso. Ha solo bisogno di più tempo rispetto agli altri e di qualche aiuto in più".
"Aiuto?".
"Già, e non glielo posso dare di certo io", mi disse guardandomi dritta negli occhi. Con un piccolo scatto in avanti raggiunse Kelsi e Martha. "Allora? Che si dice dalle vostre parti?".
Rimasi indietro di qualche passo. Avevo capito ciò che intendeva Taylor, e aveva ragione... forse.
Gli servivano tempo e aiuto... Beh, magari avrei potuto...
Entrammo in vari negozi e provammo alcuni vestiti.
Mi divertii molto quel pomeriggio e, per un po', dimenticai i pensieri tristi che mi occupavano la mente.
"Si sta facendo tardi, meglio andare", disse Kelsi guardando l'orologio legato al suo polso.
"Sì, sarà meglio".
Ci avviammo verso casa chiacchierando.
"A quanto vedo il gallo ha fatto conquiste", disse tutt'un tratto Martha guardando dall'altra parte della strada.
Seguimmo il suo sguardo e vedemmo una coppietta che, seduta intorno al tavolino di un bar si baciava intensamente.
Non ci sarebbe stato nulla di strano se l'elemento maschile del duetto non fosse stato Troy Bolton.
"Certo che è proprio vero che i muscoli e un bel faccino attirano. Quella è la seconda".
"La seconda?", chiese Taylor.
"Sì, non lo sai? Ieri se la faceva con una bionda del primo anno, mentre oggi, a quanto pare, è il turno di quella laggiù", disse indicando la ragazza dai capelli rossi che in quel momento stava finendo di bere la sua bibita.
Rimasi qualche secondo impalata a fissare la scena. Non sapevo il perché ma mi dava molto fastidio. Vederli così... vicini, mentre si baciavano... non riuscivo a sopportarlo.
Eppure non avrei dovuto sentirmi in quel modo... Insomma, Troy ed io non stavamo assieme, quindi...
"... adesso è meglio che andiamo davvero, è quasi ora di cena", sentii dire a Taylor. La sua voce mi riportò coi piedi per terra, ma non riuscii a muovere un passo. "Gabby...".
Stavo fissando ancora quei due intenti a chiacchierare (o meglio, lei non continuava a parlare mentre lui le fissava il seno).
All'improvviso Troy alzò lo sguardo e incontrò il mio.
Mi guardò dritto negli occhi per qualche secondo dopodiché girò di scatto la testa e ritornò a far finta di prestare attenzione alle parole della ragazza.
Il suo sguardo era freddo e distaccato.
"Gabby, stai bene?", mi chiese Kelsi. "Sembra che tu abbia visto un fantasma".
"Cosa? No, va tutto bene, andiamo".
Alla fine ero riuscita nel mio intento, avevo scoperto qual'era la vera natura di Troy Bolton.
Avevo capito che era un bugiardo, falso ed egoista, una persona pronta a voltarti le spalle non appena si era stancata di averti attorno.
In qualche modo mi sentivo tradita, e avrei dovuto odiarlo in quel momento, ma non ci riuscivo.
Venti minuti dopo ero seduta sul divano nel salotto silenzioso di casa mia. Ero sola, e mi andava bene così.
Sentii una musichetta provenire dal mio cellulare.
"Ciao Tay", risposi cercando di essere il più disinvolta possibile.
"Ehi, spero tu non ti stia deprimendo ripensando a quel verme. Perché se la risposta è 'sì' ti tormenterò finché non la pianti".
"Tranquilla, va tutto bene. Solo...".
"Cosa?".
"Sei occupata adesso? Avrei bisogno di parlarti".
"Tranquilla, sono libera come l'aria".
"D'accordo, allora vengo li, va bene?".
"Certo".
Arrivai a casa di Taylor e mi aprì Bryce.
"Ciao, che ci fai qui?".
"Devo parlare con tua sorella".
"Ah! Cose fra donne. Io non voglio entrarci", disse alzando le mani in aria. "Tay!", chiamò.
Sua sorella scese le scale non appena si sentì chiamare. "Vieni di sopra".
Salimmo nella sua stanza.
"Senti, io...", cominciai tormentandomi le mani. Lei continuava a fissarmi aspettando che io continuassi. "Ecco... ieri avevi ragione! Io
credo... che Troy mi piaccia davvero".
Cominciò a ridere come se le avessero raccontato qualcosa di buffo. Rimasi un po' stupita.
"Scusa, Gabby, ma hai una faccia! Dovresti vederti. Sembra che tu stia confessando un omicidio".
"Ma... Tu non sai quanto mi è costato dirlo!", dissi fingendomi offesa.
"D'accordo". Si ricompose e assunse un'espressione seria.
"Allora finalmente te ne sei resa conto".
"Sì, ma non so se è proprio così. Insomma... non lo so".
"Sei confusa, ed è comprensibile. Sai, mi sentivo anch'io così quando ho cominciato a frequentare Chad, ma credo che con lui sia più facile. Non conosco Troy, non tanto quanto te. Io ho sempre visto solo la facciata di superficie".
"Già, ma credo di non conoscerlo davvero neanch'io, sai? Altrimenti saprei cosa gli sta passando in mente in questo momento. E il perchè sta ricominciando ad uscire con tutte quelle ragazze diverse".
"Non è facile, soprattutto con una persona che fa di tutto per mascherare i suoi sentimenti".
"Hai qualche consiglio?".
"Mmm... le cose sono due: o lo dimentichi definitivamente, o cerchi di capire la sua vera personalità".
"Io non voglio dimenticarlo!".
"Beh, allora ti sei risposta da sola".
Sempre la solita, pensai.
In fondo, però, non aveva tutti i torti. Dovevo cercare di reagire e trovare un perché allo strano comportamento di Troy, e ce l'avrei fatta!



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Fine ventisettesimo capitolo.




Rieccomi come ogni lunedì dopo una settimana pesante... per non pensare a questa!! Venerdì hanno dato le pagelle, quindi da
adesso cominciano tutti i recuperi e i ripassi con le relative verifiche, e se ci aggiungete che adesso sono a casa
con la febbre... qualcuno preghi per me... :P




In questo capitolo anche Gabriella (finalmente) scopre e capisce i suoi veri sentimenti.
A quanto pare le ci voleva un colpo duro per arrivare alla conclusione...
Comunque la storia ancora non finisce... Dal prossimo capiolo comincerà la scena della festa, che ho intenzione di far durare
un po'... per sapere cosa accadrà, basta solo continuare a seguirmi!! XD





RINGRAZIAMENTI :



Angels4ever: hai ragione, era ora che qualcuno se ne accorgesse e facesse sì che Gabriella se ne rendesse conto. Per il ruolo di confidente ho scelto una Taylor intelligente e che non si fa molti problemi a dire come stanno le cose, che sa ascoltare e sa dare sempre ottimi consigli,
una vera amica, insomma. Baci!!^^



romanticgirl : intanto grazie per i complimenti!! Sono contenta che la mia storia ti piaccia così tanto, e il fatto che rispecchia un
aspetto di vita vera, significa, forse, che i miei personaggi e la mia ambientazione sono adatti anche alla realtà, e non solo alla fantasia della fiction... :P
Spero ti piaccia anche questo capitolo... Baci!!^^



francesca_22 : credo anch'io che sarebbe impazzita... troppi mal di testa per una persona sola XD... Non ti preoccupare, il nostro "bad boy" ritorna!!
Vedremo in che veste: se vorrà riallacciare i ponti con Gabby o no...
A me piace moltissimo esprimere i pensieri e i sentimenti dei personaggi, è un modo per esternare anche un po' di me stessa...
Grazie mille per le recensioni!! Ciao!!^^



Le vostre recensioni mi fanno davvero sempre molto piacere!!^^ Continuate così!!






Arrivederci alla prossima!!^^




Nella prossima puntata:


"Sì, certo".
"Nessun invito? Insomma, ci vai con qualcuno?".
"No, ma forse è meglio così".
"Facciamo una cosa: tu vieni con Taylor, ma alla festa stai con me. Almeno non saremo soli".









Angel_R

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Capitolo 28
*** CHE LA FESTA ABBIA INIZIO! ***


Capitolo 28: Che la festa abbia inizio!




Dire ad alta voce che per me Troy Bolton non era un semplice amico come tutti gli altri, significava ammetterlo a me stessa, capirlo veramente per la prima volta..
C'era solo una cosa che non andava: era troppo tardi. Ormai Troy se n'era andato. Non mi parlava più e stava proseguendo per la sua strada senza guardarsi indietro.
"Te la sei andata a cercare", dissi a me stessa. "Hai passato moltissimo tempo in sua compagnia. possibile che tu non te ne sia mai accorta?".
"Possibilissimo", mi risposi. "Non posso farci niente, io capisco le cose coi miei tempi, e non mi accorgo che tutto il resto, però, non può sincronizzarsi alla mia stessa velocità, che non tutti si adattano.
E' proprio vero che apprezzi ciò che hai quando non ce l'hai più. E per fortuna ero io quella che odiava le frasi fatte...



Il sabato mattina, fu la suoneria del mio cellulare a svegliarmi.
"Sì?", chiesi ancora mezza addormentata.
"Ehi! Sveglia! Ci incontriamo tutti per pranzare insieme, quindi ti voglio pronta e bellissima come sempre entro un'ora", mi rintronò la voce squillante di Taylor.
"Ma è sabato".
"E allora? Dai pigrona! Avrai tempo per dormire domani. Passo a prenderti verso le 11:30. Ciao!". Riattaccò.
Quell'alzataccia non ci voleva proprio. Volevo bene a Taylor, ma, da sempre, odiavo chiunque mi svegliasse in quel modo.
A quel punto non sarei sicuramente riuscita a riprendere sonno, quindi scesi in cucina e mi versai un po' di caffè in una tazza, dopodiché salii in bagno e mi preparai.
Alle 11:00 ero già pronta, quindi ne approfittai per guardare un po' di televisione. Come al solito c'erano solo notiziari e video musicali.
"Buongiorno. Già sveglia?", chiese mia madre comparendo sulla porta del salotto.
"Sì, vado a pranzo con gli amici. Tu non vai a lavorare?".
"Oggi pomeriggio".
Alle 11:30 precise sentii un clacson suonare dalla strada.
"Io vado!".
Uscii e vidi l'auto di Bryce.
"Ciao".
"Ciao, come mai ci sei tu?".
"A mia sorella piace comandarmi", mi rispose sorridendo.
Sorrisi a mia volta.
"Allora? Anche tu in fibrillazione per questa straordinaria festa?", mi chiese Bryce rimettendo in moto.
"Certo! Quanto lo ei tu, direi", dissi notando la sua espressione poco convinta.
"Ma che dici? Io non vedo l'ora!".
"Sì, certo".
"Nessun invito? Insomma, ci vai con qualcuno?".
"No, ma forse è meglio così".
"Facciamo una cosa: tu vieni con Taylor, ma alla festa stai con me. Almeno non saremo soli".
"Tu non lo saresti se avessi accettato l'invito delle tre ragazze che te lo hanno chiesto".
"Lo so, ma nessuna era quella giusta".
"E chi sarebbe quella giusta?".
"Non so se è il caso parlarne proprio con te", disse un po' imbarazzato.
"Dai, siamo amici, puoi parlare di qualsiasi cosa".
"D'accordo... E' già da un po' di tempo che ho notato una ragazza".
"Chi è? La conosco?".
"Forse di vista. Si chiama Allison Campbell", a quel nome mi si raffigurò davanti agli occhi una ragazza mora dai lineamenti dolci e morbidi.
"So di chi parli, E' carina. Perché non la inviti?".
"Sei pazza?! Non potrei mai!".
Bryce era, e sarà, sempre timido con le ragazze. Basti solo pensare a quanto tempo ci aveva messo a dichiararsi con me.
"Sei impossibile".
"Allora? Vieni con me?".
"Certo. Ma solo se mi prometti che se Allison sarà alla festa proverai almeno a parlare con lei".
"Non puoi minacciarmi, non è leale".
"Prendere o lasciare".
"Ma così ti lascerei sola...".
"Prendere o lasciare".
"Okay, come vuoi tu".
"Bene", sorrisi soddisfatta.
Arrivammo nel locale dell'appuntamento qualche minuto dopo. Erano già arrivati tutti, anzi, tutti più uno.
Tra il gruppo notai un ragazzo dall'aria intelligente e dai folti capelli castani.
La misteriosa nuova comparsa si chiamava Luke, e sarebbe stato l'accompagnatore di Martha alla festa.
Era già da un po' che ci parlava di lui, ma non avevamo mai avuto l'onore di conoscerlo.
Ci fu un breve giro di presentazioni e le chiacchiere cominciarono come al solito.
Luke si mostrò da subito una persona molto socievole e aperta, ma anche intelligente e acuta. Ero contenta per Martha.

"Adesso mancate solo voi due", disse Taylor indicando prima me e poi suo fratello.
"Non è vero", si difese Bryce. "Abbiamo trovato chi ci accompagnerà: noi", disse mettendomi un braccio attorno al collo.
"Cosa? Non dirmi che...", cominciò Kelsi sorpresa.
"No, non ci siamo rimessi insieme, ci andiamo solo come amici", dissi. "E poi io ho una missione", aggiunsi guardando Bryce divertita.
Lui si voltò osservando un punto imprecisato del muro davanti a sé, mentre io risi.
"Che succede?", chiese Ryan.
"Niente", rispondemmo all'unisono.


Dopo aver pranzato, i ragazzi tornarono a casa loro, mentre noi ragazze ci raggruppammo nella mia stanza.
Per quella volta, la folle corsa della preparazione, si sarebbe tenuta lì.

Verso le 20:00 eravamo pronte e stavamo aspettando i nostri 'cavalieri'.
"Sei sicura di stare bene?", mi chiese Taylor notando il mio leggero nervosismo.
"Certo, tranquilla".
"Non avete più parlato?".
"No, Tay. Sai, credo sia finita ancora prima di cominciare".
"Dai, non ti abbattere. Quello non ti merita. Tu devi mirare a qualcosa di più".
"Già", dissi cercando di sembrare convincente.
I ragazzi arrivarono un quarto d'ora dopo e, saliti in auto, ci avviammo verso la casa di Brooke.
Man mano che ci avvicinavamo, cresceva in me uno strano presentimento, sentivo che sarebbe dovuto succedere qualcosa.
Decisi di non pensarci e di godermi la festa.
Arrivammo verso le 20:30, la musica si sentiva da tre isolati di distanza e la casa era già affollata.
Come prima cosa cercammo la padrona di casa, ma, non trovandola, ci rifugiammo nella cucina ingombra di snack e bibite varie.
"Promette bene", disse Bryce guardandosi intorno. "Allora, andiamo a fare un giro?", mi disse prendendomi sotto braccio.
"Certo".
Lasciammo tutte le coppiette in cucina e ci addentrammo nell'enorme salotto, già pieno di persone che ballavano.
"Guarda là", dissi in un orecchio a Bryce, il quale, dopo aver seguito la direzione del mio sguardo, s'irrigidì.
Allison era dall'altra parte della stanza e parlava con qualche sua amica.
"Nessuna traccia di cavaliere, a quanto pare", dissi.
"Cosa ne sai? Magari sta prendendo da bere, o la raggiunge più tardi".
"Staremo a vedere".
Ci fermammo al tavolo del buffet e bevemmo qualcosa. Mentre chiacchieravamo, la porta d'ingresso fu aperta nuovamente e Troy fece il suo ingresso.
Quasi tutte le ragazze, anche quelle accompagnate, si voltarono a guardare la trionfante entrata del capitano dei Wildcats.
"Si fa sempre aspettare, e quando arriva è un delirio", commentò Bryce sorridendo. Poi si girò e mi guardò. "Tutto bene?".
"Certo", risposi cercando di sorridere a mia volta.
Vidi Troy parlare con qualche ragazzo della squadra mentre una biondina tutta gambe gli si aggrappava al braccio quasi avesse paura di perderlo.
"Meglio tornare in cucina, qui l'atmosfera si sta riscaldando", disse Bryce prendendomi per un braccio.
"No, è tutto a posto. Tu sai? Vero? Cioè, quando ci siamo lasciato hai detto che al cuore non si comanda. Voleva dire che tu già sapevi che...".
Sorrise. "Diciamo che il mo era più un sospetto, che, purtroppo, si è rivelato fondato. Si, in quel momento l'ho odiato, ma poi ho capito che a te piaceva davvero, allora ho preferito così".
"Wow, voi Mckessie avete poteri speciali".
"Dev'essere nei nostri geni".
"Grazie", dissi sinceramente abbracciandolo.
"Figurati. Senti", mi disse staccandosi. "Cerca di stare attenta. Troy può distruggere qualsiasi cosa o persona con un solo gesto della mano. Non voglio che tu stia male per uno così".
"Non ci sono pericoli", dissi indicando la bionda ancora appiccicata a lui. "Allora", esclamai cercando di scrollarmi di dosso
la tristezza che si era impossessata di me. "E' da venti minuti che siamo qui e alla tua bella Allison non si è ancora avvicinato nessuno. Hai campo libero".

"No, non me la sento, davvero. Fai finta che io non ti abbia detto niente".
"Tu stai scherzando, vero? Guarda, sta venendo da questa parte, è il tuo momento".
"No, Gabby", protestò lui mentre mi allontanavo lasciandolo solo.
Mi guardai attorno. Troy era già sparito chissà dove. Molto probabilmente si era appartato con la biondina da qualche parte.
Vidi, però, Sharpay mentre ballava abbracciata ad un ragazzo dai capelli neri. Da quando avevamo "parlato" l'ultima volta, non avevamo più avuto l'occasione di scambiarci qualche opinione e, sinceramente, mi andava benissimo così.
Raggiunsi la cucina chiudendomi la porta alle spalle e cominciai a mangiare qualche patatina direttamente dalla busta.
Sbirciai attraverso le tende della porta secondaria leggermente aperta che dava su un giardinetto ben curato.

Potevo distintamente riconoscere due persone sedute sulla veranda. La lampadina appesa sopra la porta era accesa e riconobbi le due figure: Troy e la bionda.
Distolsi lo sguardo e appoggiai la schiena contro la parete di fianco all'ingresso secondario.
Pessima scelta. Da lì riuscivo a sentire le voci di entrambi.




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Fine ventottesimo capitolo.



Allora... la festa è cominciata, ma non è ancora finita... continuerà nel prossimo capitolo, nel quale si saprà cosa si dicono Troy e la
'biondina' e come reagirà Gabriella di conseguenza...
Seguite il prossimo capitolo saprete cosa succede!! XD




RINGRAZIAMENTI :


romanticgirl
: eh, già, finalmente Gabby si è svegliata e ha aperto gli occhi, anche se per farlo ha dovuto vedere Troy assieme a quella
bravissima ragazza (il tuo nomignolo è significativo e giustissimo U_U)...
Tra poco ti sarà svelato se la tua intuizione è giusta oppure no, e, naturalmente, tuttò ciò, sarà fatto nello strano modo che hanno i
due protagonisti di rapportarsi l'uno all'altra... quindi chissà cosa ne verrà fuori!!
Intanto ecco soddisfatta (a metà) una parte della tua curiosità. Naturalmente la festa non finisce così, dovranno accadere ancora un
po' di cose... vedremo nel prossimo capitolo!! Baci!!^^


Angels4ever : grazie mille per i complimenti (immeritati), ma mi fa piacere che tu la pensi così!! Tutta questa storia è frutto della mia fantasia e delle idee che vengono fuori dalla mia testa (che, a quanto pare non è del tutto a posto U.U). Da quanto dice la mia milgiore amica, però, io involontariamente mi sto in parte descrivendo nel personaggio di Gabriella, e, dopo aver riletto tutto con cura, ho capito che non ha tutti i torti... spero non sia un male :P
Beh, neanch'io, sinceramente, riuscirei mai a dimenticare un tipo simile. Quelli come lui ti rimangono impressi per mooolto tempo... ihih!!
Cosa vuoi che ti dica... i ragazzi non arrivano facilmente a capire che quella strana sensazione che sentono di fronte alle ragazze può essere non solo un istinto fisico, ma anche un interesse mentale e dettato dal cuore... Scusa, un piccolo sfogo personale :P
Cmq grazie ancora... Baci!!^^


francesca_22 : addirittura in ansia? Wow, non pensavo che la mia storia potesse piacere così tanto!! Ma mi fa davvero mooolto piacere!!^^
Ecco a te il seguito, spero ti piaccia come gli altri capitoli.
Tu trovi Taylor (del film) poco comprensiva? Mmm... non saprei, cmq io l'ho immaginata così per questa mia storia. In fondo, con un'amica che non capisce i suoi sentimenti e che è sempre più confusa, ci vuole qualcuno che sappia ascoltare e dare buoni consigli...
A quanto pare, non ti sbagliavi, l'accompagnatore di Gabby è Bryce, ma ho scelto di farli andare solo come amici... ci sono già troppi casini in ballo :P
Adesso vedremo cosa farà il nostro "bad boy", anche perchè questo capitolo lascia la scena in sospeso, quindi... eheh!!
Grazie mille per tutti i tuoi incoraggiamenti... mercoledì sono tornata a scuola dopo essere guarita dalla febbre e mi sono accorta di essere
rimasta indietro, quindi mi sono dovuta mettere proprio d'impegno per recuperare... Ti saluto!! Baci!!^^



WOW!! Non avevo mai scritto così tanto nei ringraziamenti. Sarà il fatto che ultimamente ho una pazza voglia di scrivere e la mia vena creativa si è rimessa in funzione, o che i vostri commenti mi piacciono tantissimo!!
Vabbè, spero di non avervi rotto troppo le scatole, se l'ho fatto, scusate, ma quando comincio, faccio fatica a fermarmi... :P
Cmq grazie tante e continuate così!!^^


Mi piacerebbe tantissimo conoscere anche il parere di altre persone, non sempre e solo di 3... anche se, e non mi stancherò mai di dirlo, i vostri commenti mi fanno tanto piacere!!^^


Ciaooo!!^^



Arrivederci alla prossima!!^^


Nella prossima puntata:

"Io non posso fidarmi di te. Non dopo tutto quello che hai fatto".
"Non ti faccio niente".
"Non mi fai paura".
"Bene".
"Perché siamo qui?".



Angel_R

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Capitolo 29
*** PERCHE', PERCHE', PERCHE'... ***


Capitolo 29: Perché, perché, perché...



"Si può sapere cos'hai stasera? Hai la testa fra le nuvole", sentii dire dalla bionda.
"Lasciami stare".
"Non ti piaccio nemmeno un po'?", chiese lei con una vocina che doveva sembrare ammaliatrice.
"Ti ho detto di andartene", le rispose. Sembrava infastidito.
"Se stasera non ti andava, perché mi hai invitata?".
"Non lo so, vattene".
Sentii i passi della ragazza allontanarsi attraverso il prato.
Avrei potuto tornare nell'altra stanza, rimanere li impalata o andare fuori e incontrare Troy.
Optai per la seconda. Non avevo voglia di vedere nessuno.

Dopo qualche secondo udii altri passi avvicinarsi.
"Ehi, amico. Che ci fai qui tutto solo? La bionda da favola che fine ha fatto?", sentii chiedere da una voce maschile.
"E' tornata alla festa", rispose Troy.
"Sedotta e abbandonata. Sei grande amico", disse la voce di un secondo ragazzo.
"Già, e poi sei l'unico che si può vantare di conquiste fuori dal comune".
"Eh?", sentii chiedere a Troy.
"Non dirmi che le voci che girano su te e la Montez non sono vere".
"Quali voci?".
"Pensavi davvero di poter tenere nascosto tutto? Dai, ormai l'intera scuola sa che te la sei fatta con lei. Vuoi negarlo?".
Silenzio.
Non potevo credere alle mie orecchie. Io non sapevo esistessero voci del genere sul nostro conto.
Mi staccai velocemente dal muro e cercai disperatamente un luogo tranquillo e appartato.
Salii le scale ed
entrai nel bagno quasi correndo. Mi chiusi la porta alle spalle con un giro di chiave.
Mi sedetti sul bordo della grande vasca da bagno e cercai di respirare profondamente per calmarmi.
Chissà chi aveva messo in giro falsi pettegolezzi su noi due e Troy non replicava! Non negava niente!
Mi ero solo illusa di poterlo cambiare, di capirlo veramente a fondo.
In realtà era altro che un egoista pieno di sé.
Passarono alcuni minuti e, piano, piano, ripresi il controllo di me stessa e calmai i nervi.
La musica e il vociare degli invitati giungevano attutite.
Mi rialzai e feci scorrere l'acqua nel rubinetto del lavandino per sciacquarmi la faccia, dopodiché girai la chiave nella toppa per riaprire
la porta, ma non ci riuscii. Sembrava bloccata.
Chiudere era stata la cosa più stupida che avessi mai potuto fare!
Cominciai ad essere presa dal panico e a battere i pugni contro la porta. Le lacrime già premevano per scendere.
Nessuno sarebbe riuscito a sentirmi con la musica ad alto volume. Presi la borsetta ed estrassi il cellulare. Le mie amiche avrebbero potuto aiutarmi.
Proprio in quel momento sentii dei rumori provenire da dietro la porta, come se qualcuno cercasse di abbatterla.
"Ehi, sono chiusa dentro. Aiutami!".
I colpi continuavano.
"Non ci riesco. Prova a girare di nuovo la chiave", mi disse una voce dall'esterno. Non la sentivo chiaramente, ma il messaggio mi era arrivato comunque.
Feci ciò che mi era stato detto, ma le mani mi tremavano talmente tanto che facevo fatica.
"E' impossibile! E' bloccata!", urlai.
"Stai tranquilla, non agitarti".
"No, non sto tranquilla! Sono chiusa qui dentro e non riesco ad uscire!".
Più il tempo passava più diventavo isterica.
"Se non la smetti di agitarti rimarrai lì dentro più a lungo del necessario".
"Okay, d'accordo".
'Calmati Gabriella, calmati', ripetevo a me stessa.
Presi un respiro profondo e provai di nuovo a far scattare la serratura.
Dopo qualche secondo, si sentì un 'clic'. Aprii la porta in fretta e mi fiondai fuori dal bagno ritrovandomi di fronte la persona che mi aveva aiutata.
Ci misi qualche secondo per mettere a fuoco il suo viso.
"Vieni, ti porto fuori di qui". Mi afferrò una mano e mi trascinò giù per le scale e fuori dall'ingresso secondario della cucina.
Nel giardino non c'era più nessuno.
Una volta all'esterno feci un respiro profondo e l'aria frizzante della sera mi riempì i polmoni. Stavo molto meglio.
Attraversammo tutto il giardino e ci incamminammo lungo il viale quasi deserto. Ormai la musica era diventata un rumore di sottofondo.
"Adesso tu mi spieghi perché una persona claustrofobica si chiude a chiave dentro al bagno".
"Perché anche le persone claustrofobiche hanno bisogno di privacy. E poi tu che ne sai che...".
"Sono chiusa dentro! La porta è bloccata!", disse Troy facendo una brutta imitazione della mia voce.
"Io non parlo così".
"Tu dici?".
"Cosa ci facevi fuori dalla porta del bagno?".
"Aspettavo che la principessa uscisse".
"Non ti credo. Tu mi stavi seguendo".
"Guarda che non ruota tutto intorno a te".
"Senti chi parla! E comunque, lasciamo andare!", dissi ritraendo la mano.
"Cosa?".
"Mi fai schifo!".
"Si può sapere cosa ti prende adesso?".
"Fai finta di non saperlo?! Ho sentito cosa vi stavate dicendo tu e i tuoi amici prima, in giardino. A quanto pare sarei un'altra delle tue tante conquiste, eh? Anzi, la più grande, quella che vale mille punti!".
"Hai sentito tutto?", disse assumendo un'aria colpevole.
"Certo, ho sentito anche il tuo fastidioso silenzio. Sai, quello valeva più di tutte le parole che avresti
mai potuto dire".
"Gabby...".
"No! Non cercare scuse! Il tuo scopo è sempre stato questo! Volevi far di me un nome da aggiungere alla tua lista, un'altra ragazza da usare per soddisfare le tue voglie e poi da scaricare come niente fosse. Ma dato che non sono stata al tuo gioco pervertito, sei stato costretto a mentire e dire che l'avevi fatto comunque. Lo ripeto, mi fai schifo! Non voglio più vederti!".
"Se hai finito con le tue accuse, potrei anche spiegarti...".
"Non me ne faccio niente delle tue parole. Ormai ho smesso di ascoltarti. Tutto quello che dici sono solo bugie e parole senza senso".
"E' vero, all'inizio il mio scopo era quello, ma poi...".
" 'Ma poi' cosa? Hai capito che ti stavi sbagliando, che ti stavi comportando male?! Non ci credo, quindi risparmia il fiato".
"Certo che anche tu ascolti solo quello che vuoi sentire".
"Cosa?", chiesi abbassando la voce.
"Prima, in casa, devi essere scappata in bagno subito, poco dopo che quel cretino aveva sputato sentenza", disse tranquillo.
"E allora? Non cambia niente".
"Tu dici?"

Litigando, eravamo ormai arrivati nel parco che divideva la strada principale dalle altre. Stavamo percorrendo un vialetto illuminato da qualche lampione.
L'aria era fresca e mi accorsi solo in quel momento che nella fretta di uscire avevo dimenticato la giacca.
"Torniamo indietro", dissi fermandomi di colpo.
"No", fu la semplice risposta di Troy.
"Ho freddo, per colpa tua non ho preso niente con me".
"Colpa mia? Non sono stato io a chiudermi nel bagno".
"Ma questo non vuol dire che qualcuno debba trascinarmi di corsa fuori casa come se stesse facendo una rapina a mano armata. Se hai così tanta paura che ti vedano con me, vai pure. Io aspetterò cinque minuti prima di riapparire. Anzi, facciamo il contrario. Non ho intenzione di stare qui a prendere freddo".
"Vedo che ti sei ripresa dallo shock".
"Mai stata meglio... a parte il freddo, naturalmente".
"Beh, un modo per riscaldarti lo avrei...".
"Non farti strane idee, Bolton, con me certe cose non attaccano, lo sai".
Non mi rispose, si limitò a togliersi la giacca. "Possibile che devi sempre pensare male?",
"Con te devo essere pronta ad ogni evenienza".
"Già", borbottò.
"Questa volta sei stato previdente".
"Sì, ma sinceramente avrei preferito non averla la giacca".
Ripensai alla sera della festa all'East High. Era stato... bello.
Mi infilai la giacca di qualche taglia più grande.
"Ti sta bene, ma adesso se prendo freddo io sarà colpa tua".
"Non mi farai mai sentire responsabile. Non sono stata io a costringerti a fare una passeggiata notturna".
"E' vero, ma se non ci penso io a queste cose...", disse voltandomi le spalle e addentrandosi sempre di più all'interno del parco.
"Cosa vuol dire?".
"Niente", rispose con una scrollata di spalle senza neanche voltarsi.
Lo raggiunsi e lo affiancai. Camminammo qualche secondo senza parlare.
Tutto attorno a noi era avvolto nel silenzio. A dirla tutta avevo un po' di paura, ma cercai di non darlo a vedere.
"Dove stiamo andando?", chiesi sottovoce.
"Vieni", si limitò a rispondermi. Allungò una mano verso di me e io l'afferrai.
Poco dopo arrivammo in uno spazio isolato ricoperto dall'erba.
Non sembrava neanche più un parco, ma più una radura in un bosco.
"Qui si sta meglio", sussurrò Troy.
"Credo di sì".
"Per una volta fidati di me".
Mi voltai per guardarlo in faccia. La fioca luce che arrivava dai lampioni distanti, illuminò per qualche secondo il suo viso. Notai una macchia
rossastra sulla guancia sinistra. Mossi qualche passo verso di lui, ma si ritrasse voltandosi dall'altra parte.
"Io non posso fidarmi di te. Non dopo tutto quello che hai fatto".
"Non ti faccio niente".
"Non mi fai paura".
"Bene".
"Perché siamo qui?".
"Perché mi piace questo posto. Nessuno che ti disturba, nessun rumore, nessuno che ti dice cosa fare...".
Mi sedetti sull'erba abbracciandomi le gambe strette contro il petto.
Avevo giurato a me stessa di non trovarmi mai più in situazioni come quelle assieme a Troy, ma, il caso o la sfortuna, mi avevano portato li in quel momento.
Sentivo il suo sguardo sopra di me.
"Perchè fai così?", chiesi d'un tratto.
"Così come?".
"Mi avevi detto che non volevi assolutamente alcun contatto con me, e poi, nel bel mezzo di una festa, mi prendi e mi porti in un parco dove non c'è nessuno".
"Se vuoi torniamo indietro".
"No, prima devi rispondere alla mia domanda".
"Gabby, io non...".
"Non dirmi un'altra volta che non sai la risposta", lo interruppi. "Questa volta ne voglio una".
"Hai ragione". Per qualche secondo ci fu silenzio assoluto. "Perché mi comporto così?".
Mi rimisi in piedi girandomi per guardarlo negli occhi.
"Non ho bisogno che tu mi prenda in giro un'altra volta. Sono stanca di questa storia. Vai a quel paese!", sbottai.
Cominciai a ripercorrere la stradina che avevamo preso per arrivare fino a li.
"Perché sono confuso", sentii dire da dietro.
Mi bloccai. Forse avevo sentito male. Tornai indietro e mi fermai di fronte a lui guardandolo dritto negli occhi.
"Cosa?".
"Io... non farmelo ripetere, hai sentito benissimo".
"No, invece".
Sostenne per qualche secondo il mio sguardo. "D'accordo, ho sentito. Ma cosa vuol dire?".
Questa volta fu lui a sedersi, e, qualche secondo dopo, feci la stessa cosa.
"Vedi, per me è stato sempre tutto facile. Non ho mai dovuto prendere decisioni o chiedere niente. Ogni cosa di cui ho bisogno o che voglio solo
per uno stupido capriccio mi viene dato con un solo cenno della mano".
"E questo per te è facile? Se dovessi vivere sempre così, diventerei pazza".
Lo vidi sorridere. "Potrei già esserlo".
"Nah. Credo che me ne sarei accorta".
"Tu dici? Potrei nasconderlo bene".
"No, non ci riusciresti. Comunque vai avanti, voglio ascoltarti".
"Non ho mai avuto problemi e non mi sono neanche mai interessato a chi avessi intorno. L'unica cosa che davvero m'importava, era me stesso. Non mi accorgevo di ferire gli altri o di deluderli".
"Adesso non è più così".
"Come fai a saperlo?".
"Stai parlando al passato".
"Già...".
"Cos'è successo? A cosa è dovuto questo grande cambiamento? Un miracolo?".
"No... tu"-
Rimasi senza parole per qualche secondo. "Allora dovevi dire di sì. Quando sono nata io sono cadute delle stelle dal cielo che... ehi, scherzavo!", dissi quando notai che mi guardava in un modo strano. "Scusa, non volevo interromperti".
"Niente. Avevo finito".
"Non è vero".
"Che ne sai?".
"Non puoi dirmi: 'sei arrivata tu' e fermarti così. Io voglio sapere perché mi hai portata qui, perché continui a starmi attorno quando hai espressamente detto che non mi volevi vedere più, perché...".
Non riuscii a finire la frase. Troy si era sporto verso di me posando le sue labbra sulle mie.
"Ti ho già detto che chiedi troppi perché".
"Sempre meglio che fare l'indifferente, no?".
"Mmm... forse", disse baciandomi nuovamente.
"Questo non è giusto", dissi.
"Cosa?".
"Non puoi sviare così alla domanda".
"Non ti ho ancora risposto?".
"No".
Si sporse verso di me baciandomi, questa volta più intensamente.
"Adesso?".
"Mmm... sì".
Sì?! Davvero? Mi resi conto solo in quel momento che forse anche lui aveva capito ciò che io avevo compreso solo qualche giorno prima. Ma poteva anche essere solo un astuto piano per farmi cadere nella sua trappola.
Avrebbe potuto usarmi per un po' di tempo e poi, una volta stufo, mi avrebbe buttata via come aveva fatto con tutte le altre ragazze fino a quel momento.
Io non mi sarei mai lasciata abbindolare in quel modo. In fondo alla festa era venuto con una ragazza, poi l'aveva scaricata senza farsi
troppi problemi... se pensava di fare così anche con me, si sbagliava di grosso!
Ma... l'aveva già fatto!! Di colpo mi ricordai di ciò che avevo sentito dal giardino, e la rabbia tornò ad impossessarsi di me.
Mi staccai da lui e mi drizzai in piedi. "Voglio tornare indietro".
"Perché?".
Non gli risposi e m'incamminai verso l'ingresso del parco.
Troy stava sempre dietro di me senza parlare. A pochi metri dalla casa mi fermai e mi tolsi la giacca ridandogliela.
Ripresi a camminare e, una volta arrivata, cominciai a cercare i miei amici.
Li trovai raggruppati in salotto.
"Io vado a casa!", urlai cercando di farmi sentire sopra a quella confusione.
"Già?!", chiese Kelsi.
"Sì, non mi sento bene! Scusate!".
"Vieni!", mi disse, anzi urlò, Taylor. Ci dirigemmo in giardino.
"Cos'è successo? Sei sparita per una sacco di tempo".
"Ero con Troy".
"Ti ha fatto qualcosa? Perché se è così...".
"No, tranquilla, non è successo niente".
"Sicura?".
"Certo!".
"Okay, ma non dovevi sparire così. Mi hai fatto preoccupare e ti sei persa una scena memorabile".
"Mi dispiace, Tay. Quale scena?".
"Mi era venuta sete, quindi ho trascinato Chad in cucina per bere qualcosa senza essere attorniati da decine di persone. Una volta arrivati abbiamo sentito del fracasso provenire dal giardino e allora siamo andati a vedere cosa stesse succedendo. Bolton e un altro ragazzo se le stavano dando di santa ragione. Chad è intervenuto e i due si sono subito calmati".
In quel momento capii: la macchia sulla guancia di Troy era il segno di un pugno o un calcio dovuto ad una rissa.
'Certo che anche tu ascolti solo quello che vuoi sentire'. La frase che mi aveva rivolto, allora, aveva una senso.
"Dico a Chad di riportarti a casa. Mio fratello è... impegnato, stasera", mi distrasse Taylor dai miei pensieri facendo l'occhiolino.
"Non ce n'è bisogno".
"Sì, invece. Non penserai mica di andartene in giro per strada da sola a quest'ora!".
Dieci minuti dopo ero in macchina con Chad.
"Mi dispiace averti costretto ad abbandonare la festa", gli dissi.
"Non preoccuparti, va bene così".
Gli sorrisi grata.
"Senti... Taylor mi ha raccontato della rissa di stasera".
"Sì, quei due si stavano comportando come dei bambini".
"Spero tu non ti sia fatto niente",
"Tranquilla, non mi hanno neanche sfiorato. Sai, credo stessero litigando per una ragazza, ma dubito che fosse per quella biondina che Troy
si era portato dietro: poco dopo la rissa era già attaccata a un tipo che non avevo mai visto".

Eravamo arrivati sotto casa mia e ci salutammo. "Grazie mille per il passaggio. Ci vediamo lunedì".
"Di niente. Ciao".
Salii i pochi gradini che mi separavano dalla porta d'ingresso ed entra in casa. Mia madre era ancora sveglia e stava guardando la televisione.
"Già a casa? Non ti stavi divertendo?".
"Sì, molto, ma ero stanca".
"Bene. Adesso vado a dormire anch'io. Buonanotte".
"Buonanotte".
Arrivata nella mia camera mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto.
Ero quasi sicura di aver capito ciò che intendeva Troy nel parco: anche lui provava qualcosa che andava oltre l'amicizia... o almeno speravo.
Prendersi a pugni col ragazzo che aveva parlato male di me... forse significava qualcosa...

Solo in quel momento mi accorsi che non l'avevo più visto da quando gli avevo ridato la giacca.
Probabilmente non voleva farsi vedere insieme a me. Se ci avessero visti tornare da chissà dove, gli avrebbero fatto tutti troppe domande.
Mi rassegnai. L'idea che mi era fatta era di sicuro sbagliata, e comunque, anche se fosse stata giusta, sarei stata solo l'ennesima ragazza da aggiungere alla sua già vasta collezione.
Stavo per addormentarmi quando sentii un rumore provenire dal giardino sul retro. Mi rimisi in piedi e aprii la finestra con cautela.
Qualcosa mi sfiorò una guancia.

Mi sporsi un po' e vidi qualcuno che lanciava sassolini alla mia finestra.





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Fine ventinovesimo capitolo.


Ecco il seguito dello scorso capitolo
anche se non mi piace particolarmente. Ho provato a riscriverlo più volte e alla fine è venuto fuori questo...
Spero piaccia lo stesso... fatemelo sapere!!
Vedo che ci sono molte letture, ma poche recensioni... questa volta mi piacerebbe leggere più commenti... in fondo non costa nulla
scrivere due righe... anche le critiche sono importanti... :P



Finalmente Troy e Gabriella cominaciano a dichiarare apertamente ciò che provano (naturalmente sempre in un modo tutto loro).
Per sapere come andrà a finire basta solo continuare a leggere la storia!!^^



RINGRAZIAMENTI :



Angels4ever : grazie mille per i complimenti e per recensire ogni capitolo, mi fa davvero piacere!! Spero ti piaccia anche questo capitolo, anche se a me non fa impazzire... Baci!!^^


romanticgirl : eccoti rivelato cosa si dicono quei due... è abbastanza "buono", non credi? Anche se ciò che Gabby sente dopo non lo è altrettanto... :P
Grazie mille anche a te per i complimenti!!^^


francesca_22 : anche per te viene svelata la conversazione fra Troy e "la bionda", ma, a quanto pare, Gabby non è molto felice di ciò che sente dopo... spero non ti deluda tutto questo :P
Per quanto riguarda Bryce, ne parlerò più avanti, adesso sono concentrata sui due protagonisti della storia, anche se un piccolo
accenno c'è anche in questo capitolo.
Come hai visto ho fatto in tempo a scrivere questo capitolo, e, per fortuna, sono riuscita a finire anche il 30, così questa settimana posso concentrarmi al massimo sulla scuola.
Questa settimana sarà durissima... ho paura!! Già oggi ho avuto un'interrogazione (che per fortuna è andata bene^^).
Cmq... CREPI IL LUPO!!! XD
Grazie mille!! Ciao!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^



Nella prossima puntata:

"Cosa? No!".
"Non ti credo".
"Fai come vuoi".



Angel_R

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Capitolo 30
*** IMPARARE INSIEME ***






Capitolo 30: Imparare insieme.







Si può sapere che intenzioni hai?", chiesi cercando di tenere il mio tono di voce il più basso possibile.

"Chiamarti", mi rispose Troy semplicemente. "Se preferisci posso suonare il campanello".
"No. Cosa ci fai qui?".
"Stavo facendo un giro e sono capitato qui per caso".
"Certo".
"Sei scappata via prima".
"E allora? Non credo t'importi".
"Se permetti, so io quello che m'interessa o meno. Hai intenzione di farmi restare qui fuori o di chiedermi di entrare? Fa piuttosto freddo, sai?".
Chiusi la finestra e scesi le scale in punta di piedi.
Quando aprii la porta d'ingresso, Troy stava già aspettando che arrivassi.
"Era ora".
"Zitto. Mi madre sta dormendo, ma potrebbe sentirci".
Risalimmo in camera mia e chiusi la porta con un giro di chiave.
"Non ti è bastata l'esperienza del bagno?".
"Meglio rimanere chiusa qua dentro piuttosto che essere scoperta da mia madre con un ragazzo in camera mia".
Troy sorrise e si sedette sul letto. Alzò lo sguardo verso me. "Non ti mangio mica, te l'ho già detto, no?".
"Cosa vuoi? Perché sei qui?".
"Voglio sapere perché te ne sei andata così, sia dal parco che dalla festa".
"Sono affari miei, non credo di dovermi giustificare con te".
Si alzò e mi venne incontro. Si fermò proprio davanti a me.
"Okay, non dirmelo, ma sappi che non mi do per vinto".
"Neanch'io".
Ci guardammo intensamente per qualche secondo, dopodiché io mi spostai e mi andai a sedere sul letto.
"Non ho ancora capito perché sei qui", dissi incrociando le braccia al petto.
"Beh, per continuare il discorso di prima".
"Non vedo cos'altro possiamo dirci".
Si avvicinò a me e mi mise una mano sulla guancia.
"Gabby... Lo so, non sono bravo con le parole, ma...". Non riuscì ad andare avanti. "Ma non è come pensi", disse infine tutto d'un fiato.
"Come la penso su cosa?".
Tolse la mano dalla mia guancia e fece qualche passo verso e finestra, rivolgendo lo sguardo all'esterno.
"E' vero che fino ad adesso mi sono comportato come un vero e proprio idiota, ma non credo di voler più andar avanti così".
"Perché sono arrivata io".
"Già", sbuffò sorridendo. Si voltò verso di me.
"Cosa posso mai aver fatto per rivoluzionare così tanto la vita del perfetto e sempre splendente Troy Bolton?".
"Questo", disse semplicemente. "Tu non ti fai tanti scrupoli, se devi dirmi qualcosa, la dici e basta. Non cerchi di rendermi tutto più facile o di darmi
sempre ragione come fanno tutti gli altri. Nonostante io mi comportassi in quel modo,
non hai mai ceduto e non ti sei fatta manipolare come le altre ragazze. Loro cadono ai miei piedi ad un solo cenno della mia mano, e a me è sempre andato bene così. Mi sono divertito con loro, e non pensavo minimamente che magari potessero illudersi e rimanere deluse dal mio comportamento. Poi ho conosciuto te, così diversa... Ho cominciato a passare del tempo con te per scherzo, una specie di scommessa con me stesso.
Volevo renderti come le altre, ma quando mi sono accorto che non era così, ho iniziato ad avere paura. Quindi ho deciso di allontanarti e di fartelo capire uscendo con altre ragazze, ma quando ti ho vista, l'altro giorno e anche questa sera che parlavi con Bryce, mi sono sentito stupido, e...".
"Per fortuna non sei bravo con le parole", lo interruppi.
"Non dovevi farlo. Adesso che mia hai interrotto non riesco più ad andare avanti. Ottimo lavoro".
"Non serve, ho capito lo stesso".
"Per una volta che stavo facendo un discorso che filava. Sei proprio una guastafeste".
"Cosa? E' così che tratti il miracolo della tua vita?".
"Ma sentila! Chi ti credi di essere?", mi chiese ridendo. Si avvicinò a me e mi prese per i fianchi facendomi il solletico. Iniziai a ridere, ma cercai di smettere all'istante.
"No, fermo. Se mia madre ci sente siamo nei guai, davvero".
Troy smise. "Okay, ma prima o poi pagherai il tuo egoismo".
"Come vuoi. Senti, per quello che stavi dicendo prima...".
"No, lascia stare, fai come se non avessi detto niente".
"Non lo farò mai".
"Dovevo immaginarmelo", disse avvicinandosi a me. Mi abbracciò.
Restammo in quella posizione senza parlare per un momento indefinito.
"Sei tu l'egoista", dissi.
"Cosa?".
"Hai pensato solo a te stesso. Solo perché avevi paura hai fatto stare male anche me".
"Io non volevo tu soffrissi a causa mia".
"Invece è successo lo stesso. E comunque, decido io se e come soffrire, non sei di certo tu che devi scegliere per me, e per quanto riguarda Bryce... non stiamo più insieme, prima lo stavo solo aiutando. Ma... aspetta! Tu sei geloso", esclamai guardandolo dritto negli occhi.
"Cosa? No!".
"Non ti credo".
"Fai come vuoi".
"Lo sapevo! Sei geloso, solo che non lo ammetterai mai".
"Sei sempre la solita".
"Non potrebbe mai funzionare", dissi
più seriamente all'improvviso.
"Tu dici?".
"Sì".
"Perché?".
"Perché noi due siamo opposti. Come il giorno e la notte, il bianco e il nero, il dolce e il salato, il chiaro e lo scuro, la luce e l'ombra, il mare e la montagna, il bene e il male... non possiamo!".
"E chi te lo ha detto? Non sai che esistono l'alba e il tramonto, il grigio, le sfumature, la pianura... e, beh, non mi ricordo più quello che hai detto".
Trasse un profondo respiro. "E, comunque, se dovessi proprio dire chi fra noi due sia il buono o il cattivo... non saprei proprio".
"Io una mezza idea l'avrei...", dissi sorridendo.
"Non ci provare!".
"Okay, tranquillo". Lo guardai qualche secondo negli occhi. "Tu credi davvero che potrebbe... andare, insomma...".
"E perché no? Gli opposti si attraggono".
"Odio i luoghi comuni".
"Allora, pensala così: l'odio non è l'opposto dell'amore, è soltanto l'amore a testa in giù".
Rimasi senza parole. "Questa da dove l'hai presa? Da una di quello frasi scritte nelle scatole di cioccolatini?".
"Beh... diciamo di sì", rispose con una scrollata di spalle.

"Io però... ho davvero paura", dissi sedendomi nuovamente sul bordo del letto.
"Lo capisco", disse sedendosi di fianco a me. "Anch'io mi sento così".
"Davvero?".
"Sì", rispose mettendomi una mano sulla guancia. "Sai, tutto questo è nuovo per me".
"Allora siamo in due".
"Magari questo è un punto a nostro favore. Insomma è la prima volta per tutti e due, quindi ci possiamo aiutare a vicenda".
"Forse", dissi abbassando lo sguardo.
Alzai lo sguardo e posai le dita sulla chiazza rossastra che si stava espandendo piano, piano sul suo viso.
"Sei uno stupido. Non lo sai che fare a pugni è sintomo di insicurezza?".
"Questa te la sei inventata".
"Forse, ma stupido lo sei lo stesso. La violenza è inutile e..."
"Stupida?".
"Sì".
"D'accordo, allora non lo farò più, promesso", disse sorridendo.
Quello era il sorriso che avrei voluto vedere sul suo viso da quando lo avevo conosciuto. Sincero e luminoso.
Non ero ancora sicura di niente, ma non avevo più voglia di pensare ulteriormente.
Avevo già sprecato troppo tempo nel farlo, e mi ero lasciata sfuggire ciò che avevo avuto sotto gli occhi fino a quel momento.

E poi eravamo giovani, non pensavo di certo che quello potesse essere l'amore della mia vita, ma non era proprio il caso di pensare così tanto nel futuro.
Decisi che mi sarei goduta il presente così come veniva, un giorno alla volta.





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Fine trentesimo capitolo.




Finalmente mi sono riappropriata del mio computer!! Gli scorsi due capitoli li ho dovuti pubblicare in uno non mio. Chiedo scusa se sono venuti con le grandezze e i caratteri un po' sballati... :P



Ecco a voi il nouvo capitolo!! Anche questo è stato scritto e riscritto più volte e il risultato è quello che avete
appena letto... ditemi cosa ne pensate.
Purtroppo lunedì prossimo non potrò aggiornare. Infatti giovedì parto e vada a PARIS per qualche giorno!! Cercherò di pubblicare il trentunesimo capitolo (che per fortuna sono già riuscita a scrivere) il più presto possibile dopo il mio ritorno a casa...
Chi lo sa, magari l'aria romantica di Parigi mi darà l'ispirazione per creare altri capitoli e una conclusione soddisfacente per questa storia... :P





RINGRAZIAMENTI :




Angels4ever : a quanto pare avevi ragione... Troy è cotto, beh, come Gabby del resto, ma credo che quello già lo si era capito...
Concordo con te, è stato davvero mooolto carino a prendere le sue difese^^ daltronde, non poteva di certo permettere che quel tipo parlasse male di lei, no?
Addirittura il capitolo preferito? Allora ho fatto centro!! :P Dimmi se ti piace anche questo!! Baci!!^^


mileybest : wow, un'altra fan!! (sono molto modesta XD) Spero di non averti fatto aspettare troppo... di solito aggiorno il lunedì, ma per il prossimo capitolo dovrai aspettare un pochino :P
Allora, per quanto riguarda il "miracolo"... non ti dico niente, naturalmente... Continua a seguire la storia e lo saprai!! Ciao!!^^


romanticgirl : già, finalmente hanno cominciato a confessarsi i propri pensieri... effettivamente era proprio l'ora!!
Avevi ragione, la persona che va a trovare Gabby è Troy e, sempre finalmente, finiscono il discorso cominciato nello scorso capitolo. Spero ti piaccia!! Baci!!^^


lovejero : bentornata!! Mi dispiace che tu abbiua avuto dei problemi, spero proprio tu li abbia risolti^^
Naturalmente questo Troy e Gabriella non riescono proprio a dichiararsi apertamente come tutti gli altri, infatti lo fanno
in un modo tutto loro, il che, spero, li rende speciali l'uno per l'altra e poi questa è proprio la loro particolaroità, se non fosse così sarebbero due personaggi uguali come gli altri, ed è proprio ciò che voglio evitare...
Lasciando perdere questo commento molto profondo, ti dico che hai ragione, molto spesso mi dilungo un po' troppo.
E' un difetto che faccio fatica a togliermi, nonostante ci abbia provato più volte... Spero solo che questo non abbia portato la storia ad essere troppo noiosa.
Tra i due protagonisti adesso sta nascendo una nuova situazione che li vedrà alle prese con nuovi sentimenti... coi tuoi consigli cercherò di farli parlare di meno e agire di più... :P Baci!!^^


francesca_22 : eh... è il compito di ogni scrittore lasciare la suspance nei lettori U_U
Ok, dopo aver delirato per qualche secondo, ti ringrazio tanto per i bei complimenti che mi fai ogni volta e per l'incoraggiamento scolastico (per quello ce ne vuole davvero taaanto!! :P)
Ecco il nuovo capitolo... adesso sì che si capisce cosa succede... no? Spero davvero ti piaccia come gli altri...
Ultimamente per la scuola è un periodo mooolto nero, ma, per fortuna, riesco a tenere almeno la sera libera per scirvere un po', così adesso sono già a buon punto anche col 31, anche se non potrò pubblicarlo tanto presto... Baci!!^^




Wow!! Mi hanno fatto davvero molto piacere tutti i vostri commenti!! Grazie mille a tutte!!^^
Spero di rivedere le vostre recensioni anche nel prossimo capitolo... e magari anche l'aggiunta di qualcun'altro... :P
Ciaoo!!^^



Ah! Quasi dimenticavo... anche se un po' in ritardo...

Buona festa della donna a tutte le ragazze!!!^^




Arrivederci alla prossima!!^^




Nella prossima puntata:

"Cosa fai?!".
"Esco".
"Non da lì".



Angel_R

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Capitolo 31
*** COME IN UN FILM ***


Capitolo 31: Come in un film.





Mi svegliai di soprassalto. La luce filtrava attraverso le tende della finestra.
Mi misi a sedere sul letto con le gambe incrociate e
mi accorsi di indossare ancora il vestito della festa.
Cercai di connettere il cervello con la realtà che mi circondava.
Qualcosa si mosse di fianco a me. Anzi, non qualcosa, qualcuno...
Oh no!! Non ci potevo credere!! Mi voltai guardando alla mia sinistra e vidi Troy che dormiva beato.
Per fortuna che la sera prima avevo chiuso la porta a chiave, perché se fosse entrata mia madre nel bel mezzo della notte e ci avesse trovati lì... non riuscivo neanche a pensarci!!
"Ehi, svegliati", dissi scuotendolo.
"Che hai? E' presto", mugugnò.
"Presto un corno! Tirati su".
Ancora assonnato si mise a sedere stropicciandosi gli occhi.
"Ma che modi".
"Vattene".
"Se questo è il buongiorno che dai a tutti, rimarrai zitella a vita".
"Non è il momento di fare battute. Ieri sera ci siamo addormentati".
"Sì, sai, dormire è una brutta abitudine che proprio non riesco a togliermi, e quella non era una battuta".
"Se fosse entrata mia madre e ci avesse visto dormire insieme, non saresti stato molto in vena di scherzi".
"Non è successo niente, quindi stai tranquilla".
"Ma lei non lo sa. E comunque non so se hai presente cosa sia in grado di fare una mamma quando vuole proteggere i suoi cuccioli. L'hai mai visto National Geographic?".
"Okay, ho capito. E poi se è vero il detto 'tale madre, tale figlia', è meglio sparire".
Si mise in piedi e si avviò verso la porta.
"Cosa fai?!".
"Esco".
"Non da lì".
"Tu hai delle usanze strane. Non dormi e non esci dalla porta, dove hai vissuto fino ad ora?".
"Intendevo che non puoi uscire dall'ingresso. Mia madre potrebbe essere già sveglia".
"Allora vai in perlustrazione".
"D'accordo. Ma prima è meglio che mi cambi".
Di certo, se mi avesse vista con ancora il vestito della festa, mia madre non avrebbe creduto alla storiella del 'ero talmente stanca da non riuscire neanche a mettere il pigiama'.
Afferrai una tuta dall'armadio e aprii la porta per andare in bagno.
"Guarda che puoi anche cambiarti qui. Io non guardo".
"Nei tuoi sogni", dissi prima di aprire la porta e richiudermela alle spalle.
Dopo essermi cambiata, scesi silenziosamente le scale e da quella postazione scorsi la figura di mia madre in cucina. Ci avrebbe sicuramente visti se avessimo provato ad attraversare l'ingresso.
Risalii e richiusi la porta della mia stanza.
"Niente, la porta di sotto è esclusa".
"Che peccato! Mi tocca rimanere qui fino a che non abbiamo il via libera".
"Non ci contare troppo", dissi spalancando la finestra. "Muoviti".
"Cosa? Vuoi che mi butti giù dal balcone?!".
"No, non vedi? C'è l'albero".
"Scordatelo".
"Non dirmi che il grande Bolton ha paura di farsi male o che soffre di vertigini".
"Io non soffro di vertigini e non ho paura".
"Allora fallo".
"No".
"Penso che durante la tua esistenza da 'latin lover' tu abbia dovuto affrontare questo ed altro, quindi non fare storie".
"Sei proprio impossibile".
"Lo so. Ma è per questo che tutti mi amano".
"Mi sembra di essere in uno di quegli schifosi film romantici, tipo 'Romeo e Giulietta', o qualcosa del genere".
"Io adoro quel genere di film, caro il mio Romeo".
"Non avevo dubbi".
Si avvicino alla ringhiera del balcone e afferrò un ramo dell'albero.
"A dire il vero è la prima volta che lo faccio".
"Cosa? Scappare di soppiatto?".
"No. Svegliarmi accanto ad una ragazza senza... aver fatto niente".
"C'è sempre una prima volta".
"Già".
Invece di cominciare ad arrampicarsi si staccò dalla ringhiera e mi venne incontro.
"Hai dimenticato qualcosa?".
"Sì". Chinò la testa e avvicino le labbra al mio orecchio. "Giulietta era più dolce e simpatica. Si è perfino uccisa pur di stare insieme a Romeo".
"Quella è una scelta che ha fatto lei. Io non ho mai detto di assomigliarle".
"Come al solito l'ultima parola è la tua. Non vincerò mai".
"Finalmente l'hai capito. Io sono imbattibile per certe cose".
Sorrise e, dopo essersi arrampicato sul ramo più vicino, scese fino ad arrivare a terra.
Lo guardai allontanarsi e salire in macchina.
Richiusi la finestra e scesi in cucina.
"Buongiorno!".
"Sei di buon umore stamattina", mi salutò mia madre.
"Sì".
"Ieri sera non sembravi così tanto euforica. La notte ha portato consiglio?".
Che sapesse qualcosa...?! No, non era possibile!!
"Forse", risposi semplicemente con una scrollata di spalle.
Dovevo ammettere che l'aver finalmente parlato apertamente con Troy e aver messo le carte in tavola, mi aveva tolto un grandissimo peso dalle spalle.
Non sapevo quanto sarei potuta andare avanti in quel modo, ma da quel giorno in avanti avevo qualcos'altro a cui pensare: affrontare quella nuova situazione.
Una cosa era certa: dovevo assolutamente parlare con una persona.
Risalii in camera mia, mi infilai le scarpe e, una volta afferrata la borsa, mi fiondai fuori casa salutando frettolosamente mia madre.
Camminavo già da un po', quando mi ricordai che le persone normali a quell'ora di domenica mattina, probabilmente, stavano ancora dormendo. Mi fermai ed estrassi il mio cellulare dalla borsa. Composi il numero ed attesi che Taylor rispondesse.
Quando lo fece, la sua voce risuonò assonnata.
"Ti ho svegliata?", chiesi.
"E perché mai dovresti avermi svegliata alle 9 di mattina quando ieri sono tornata a casa alle 2 e mezza?".
"Scusa, ma ho assoluto bisogno di te".
"E' così tanto urgente?".
"Sì".
"D'accordo, allora dammi mezz'ora e sono li da te".
"Incontriamoci a metà strada. davanti alla gelateria".
"Okay, a dopo".
Mi misi a sedere su una panchina. A quell'ora c'era pochissima gente in giro, ma mi andava benissimo così. Tranquillità e pace. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Quando Taylor arrivò notai che non aveva di certo il mio umore.
"Mi auguro tu abbia una buona motivazione per avermi buttata giù dal letto a quest'ora".
"Certo! Ma ho voglia di fare quattro passo, vieni".
Cominciammo a camminare e io le raccontai tutto quello che era accaduto durante la festa, e la "visita notturna" di Troy dopo che Chad mi aveva portata a casa.
Taylor ascoltò tutto in silenzio, e, dopo che finii il discorso, mi guardò e mi sorrise.
"Tesoro, è fantastico!", disse abbracciandomi.
"Non mi aspettavo questa reazione. Che fine ha fatto il tuo 'quello non ti merita, tu devi mirare a molto di più' di ieri?".
"Non ha fatto nessuna fine. Quelle erano parole che valgono per quando si comporta da idiota e, sinceramente, penso lo farà spesso.. Ma adesso, da quanto ho capito, tu sei completamente cotta, e l'unica cosa che posso dirti è di non pensarci troppo e di fare ciò che ti dice il cuore... usando sempre la ragione, naturalmente. Vedi è proprio in situazioni come queste che si devono usare cuore e cervello in ugual misura, ma non si deve essere neanche troppo razionali, perché altrimenti si rischia di rovinare tutto, e, credimi, tu non hai proprio bisogno di questo. Ma adesso basta parlare, sembro una donna di mezza età che da consigli ai ragazzini, e poi credo di aver fatto confusione con le parole e di aver parlato un po' a vanvera, di sicuro ti avrò confuso le idee ancora di più... ma cosa vuoi mai, sono le nove del mattino anche per me. Senti, facciamo così: ti offro la colazione. Vieni".
Ero e sarò sempre grata a Taylor per i suoi buoni consigli e per la sua pazienza.
Non sapevo cosa sarebbe accaduto, ma in quel momento non m'importava.
Troy ed io eravamo molto diversi e lui aveva alle spalle abitudini e atteggiamenti che avrebbe fatto fatica ad abbandonare. Sapevo perfettamente che gli sarebbe costato molto sforzo cambiare e rinunciare a parte della vita che si era costruito, ma speravo davvero ci riuscisse.
Qualsiasi cosa sarebbe successa, volevo tenere fede a ciò che mi ero promessa, cioè di vivere quella nuova situazione giorno dopo giorno. Senza pensarci troppo e senza affrontare tutto con troppa razionalità.





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Fine trentunesimo capitolo.



Eccomi tornata da Paris!! Ben ritrovate a tutte!!^^
E' una città davvero mooolto bella, e poi mi sono divertita davvero tanto!!^^ Durante il percorso c'è stato qualche incidente e inconveniente, ma ne è valsa davvero la pena arrivare fin li in treno viaggiando di notte!! Ma se penso che adesso devo ricominciare la vita di prima, mi viene da piangere!! T_T



Comunque... Ecco, finalmente, il nuovo capitolo con il "risveglio del giorno dopo"...
Spero che nessuno rimanga deluso da questa parte di storia... Non so com'è venuto, l'ho scritto di fretta e ho aggiornato il prima possibile, quindi ditemi voi cosa ne pensate, mi raccomando, fatelo in tanti!!^^



Per quanto riguarda il capitolo 32... non so davvero quando riuscirò a pubblicarlo. Fino ad ora ne ho scritto solo metà, ma non riesco ad andare più avanti, anche perchè, nonostante il blocco creativo in atto, in questo periodo mi devo concentrare al massimo sulla scuola, essendo stata via una settimana...



P.S. Approffitto della pubblicazione di questo capitolo per fare tanti tanti tanti augura a mia madre dato che oggi è il suo compleanno!!^^



RINGRAZIAMENTI :




romanticgirl : grazie mille per i complimenti!! Sai, mi rispecchio tantissimo in Gabby, quindi nei suoi pensieri esprimo un po' ciò che penso io... e nel caso specifico della loro storia, ho preferito che lei decidesse di vivere tutto giorno per giorno, senza fasciarsi la testa prima di essersela rotta, insomma... Adesso vedremo come andrà a finire e come si rapporteranno i due protagonisti tra loro... Baci!!^^



Angels4ever
: sai, un po' me l'aspettavo che avresti cambiato idea sul capitolo preferito, davvero XD
Eh...
se si sono messi assieme o no... non lo so... :P Cioè, è tutto da scoprire, mano a mano coi personaggi... anche se non credo che ammetteranno mai di avere una relazione o comunque qualcosa che si avvicina ad un legame del genere...
Non ti preoccupare, la tua mentalità non è fuori di senno, e se lo fosse, non sarebbe l'unica, credimi, io ti batterei... U.U
Adesso che sono tornata da Parigi, anche per me comincerà lo stesso stress di verifiche e interrogazione che ho lasciato giovedì alla mia partenza... se non peggio!! O_O Spero che il tuo compito sia andato bene!!
Non ti odierò mai... mi fanno piacere i tuoi commenti, davvero!! Baci!!^^



mileybest : non vorrei mai essere la causa del malessere di qualcuno!! Quindi eccoti accontentata col nuovo capitolo!! =D Spero di non averti fatto aspettare troppo, ho aggiornato appena possibile!!
Beh, Troy e Gabby hanno un modo molto strano di rapportarsi l'uno con l'altra, quindi neanche loro sanno se stanno assieme oppure no... magari già lo sono, ma non se ne rendono conto o se ne rendono conto ma per loro stare insieme vuol dire comportarsi in questo modo... Okay, scommetto di averti fatto venire un mal di testa tale da volerti far morire davvero questa volta U.U ihih!! No, davvero, tutto può essere con questi due personaggi... nei prossimi capitoli si chiarirà tutta la situazione, vedrai... seguimi e troverai risposta alla tua domanda!! Baci!!^^



francesca_22
: già, era ora che Troy dicesse un po' quello che realmente pensa e sente. Con lui è stato più difficile, dato che la storia è raccontata dal punto di vista di Gabriella... ho dovuto trovare un modo per farlo parlare, e ho scelto di farlo "confessare" (a modo suo) a Gabby... quale modo migliore? XD
Anche a me è piaciuto scrivere la scena dell'arrivo di Troy a casa di Gabby dopo la festa... significa che lui ci tiene davvero a lei... o almeno questo è quello che ho voluto far trasparire dal gesto... spero di essere riuscita nel mio intento!!
Avevi visto giusto (come al solito :P), Troy ha passato la notte a casa di Gabby... ma non è successo niente... meglio non farli correre!! =D
Lo so... i periodi neri ce ne sono tanti nel percorso scolastico di ognuno!! Per fortuna i miei passano :P
Spero davvero tu abbia ragione, cioè che da adesso che sono tornata da Paris sarò rilassata (nonostante un po' di disavventure accadute) a tal punto da riprendere con energia lo studio :D
Okay, ho scritto troppo e con troppe faccine (il mio proposito per il 2009 era quello di riuscire a scrivere senza smile o puntini di sospensione, ma, a quanto pare, non sono riuscita nel mio intento T.T). Baci!!^^




lovejero
: esatto! Finalmente è arrivato il momento dei chiarimenti e delle dichiarazioni!! Adesso sto pensando allo sviluppo, spero non sia deludente, anche perchè sono un po' a rilento in quel campo, quindi sto cercando di scrivere qualcosa... ho un po' di idee, ma non riesco a metterle giù sotto forma di parole... è una bruttissima cosa questa, lo so!!
Spero che il tuo viaggio sia andato bene!! Ciao!!^^





Come al solito grazie mille a tutte per le recensioni e per il sostegno che traggo dai vostri commenti!!
Spero che anche questo capitolo riceva le stesse critiche degli scorsi e anche altri!!^^




Arrivederci al prossimo capitolo!!^^




Nella prossima puntata:

"Cosa dovrei fare?".
"Questo già mi basta", dissi.
"Questo cosa?".



Angel_R

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Capitolo 32
*** DI NUOVO LUNEDI' ***


Capitolo 32: Di nuovo lunedì.





Il lunedì mattina mi svegliai di buon'ora e, dopo aver fatto colazione, andai a scuola.
"Buongiorno", salutai tutti i miei amici raggruppati in corridoio.
"Ehi! Tutto bene?", mi chiese Bryce avvicinandosi.
"Certo! Tu piuttosto, com'è andata sabato sera?".
"Mmm... ne parliamo dopo".
"Eh, no! Adesso".
Proprio in quel momento la campanella suonò.
"Dobbiamo andare, o faremo tardi", disse velocemente dileguandosi nel corridoio.
Conoscendolo, quel suo comportamento mi fece credere che la serata gli fosse andata bene...
Raggiunsi l'aula di matematica e mi preparai ad affrontare la mattinata.



A pranzo ci incontrammo di nuovo tutti attorno al solito tavolo.
"Allora?", chiesi a Bryce non appena si sedette accanto a me.
"Cosa?".
"Lo sai".
"Non mi darai tregua finchè non te lo dirò, giusto?".
"Esatto!".
"Beh... dopo che ti sei dileguata, Allison si è avvicinata e io ho fatto come hai detto tu, ho provato a parlarle".
"E...?".
"E ho fatto un disastro. Mi sono incartato mentre parlavo".
Mi sentivo in colpa. Ero stata io a spingerlo a farsi avanti.
"Senti, scusa, io volevo solo aiutarti, non pensavo che petesse finire così...".
Per tutta risposta lui scoppiò a ridere. "Cosa ci trovi di così divertente?", gli chiesi stupita.
"A quanto pare ad Allison piacciono i tipi timidi", mi rispose cercando di assumere un'aria seria.
"Cosa? Vuol dire che...".
"Siamo statai insieme tutta la sera, poi l'ho accompagnata a casa. Il mio fascino ha avuto il sopravvento, così sabato sera usciamo insieme".
"Wow! E' fantastico. Però potevi dirmelo subito invece di farmi parlare a vanvera e scusarmi per cose di cui non ho colpa. Anzi, dovresti ringraziarmi, piuttosto".
"Hai ragione. Grazie mille mia eroina, ti sarò grato a vita. Farò tutto ciò che vuoi".
"Attento che ci credo davvero".
"Certo. Ma tu dov'eri finita? Non ti ho più vista".
"Ho fatto un giro e poi sono andata a casa. Ero stanca".
Non era di certo tutta la verità, ma almeno non era una bugia.
"Ehi, voi due! Avete intenzione di fare gli asociali o vi unite a noi?", chiese Chad dall'altra parte del tavolo.
"Sì, scusate. Ma il nostro grande conquistatore mi stava narrando le sue favolose avventure".
"Addirittura. Non ti montare, amico".
Ero davvero contenta per Bryce.
Dopo che c'eravamo lasciati mi ero chiesta come si sentisse. Si mostrava sempre allegro, ma avevo il sospetto che non fosse davvero così, quindi vederlo felice, mi faceva stare bene.
Alzai lo sguardo soffermandolo sul tavolo dei Wildcats.
Per tutta la mattina Troy ed io c'eravamo visti nei corridoi fra un'ora e l'altra, ma non avevamo mai avuto l'occasione di parlare.
Guardai attentamente, ma di lui non c'era traccia.
Solo in quel momento mi ricordai qualcosa di cui non avrei dovuto dimenticarmi.
Mi alzai e, trovando una scusa abbastanza convincente da propinare ai miei amici, mi allontanai dalla mensa raggiungendo di corsa il giardino.
"Scusa, mi ero completamente dimenticata. Stavo parlando con gli altri e...".
"Lo so".
Mi sedetti sul prato accanto a Troy appoggiando la schiena contro un albero.
"Come?".
"Ero in mensa prima. Sono andato a prendere il pranzo", disse indicando un vassoio poggiato a terra poco lontano da noi.
"Giusto... Io l'ho dimenticato", dissi accorgendomi solo in quel momento di non aver portato niente con me.
Troy prese il vassoio e lo avvicinò. "Vorrà dire che per oggi divideremo".
"Grazie". Rimanemmo in silenzio qualche minuto. "Senti, scusa davvero. Non volevo scordarmene, è solo che...".
"Tranquilla, non è niente, non me la sono presa".
"Non ci credo. Tu non mi dici mai niente".
"Perchè devi sempre dubitare di qualsiasi cosa io dica?".
"No, non voglio fare questo. E' solo che tu non mi dici mai cosa senti o cosa pensi, e questo non mi fa stare bene".
Troy puntò il suo sguardo su di me e mi fissò. "Non lo sapevo. Non pensavo che parlare fosse tanto importante per te".
"Non è il parlare, ma il comunicare. Si può farlo anche senza parole".
Alzò una mano e mi prese una ciocca di capelli portandomela dietro un orecchio. "Sei profonda oggi".
"Cosa vuoi dire? Che non lo sono tutti i giorni?".
Sorrise. Quel sorriso nuovo che mi piaceva tanto e che riservava solo per me.
"Cosa dovrei fare?".
"Questo già mi basta", dissi.
"Questo cosa?".
Per tutta risposta gli presi la mano che ancora accarezzava i miei capelli e la strinsi. Dopo qualche secondo lui fece lo stesso.
"Allora? Te la sei presa?".
"Beh...".
"La verità".
"Sì... un po' ".
"Mi dispiace, non volevo".
"Va bene così, alla fine lo hai ricordato".
"Sì, ma non avrei dovuto dimenticarmene".
"E' già la quarta volta che lo ripeti. Vorrai dire che ti farai perdonare".
"Come?".
"Non so, vedremo".
Rimanemmo così per alcuni minuti, ma a me sembrarono ore.
"Ci conviene cominciare a mangiare, o la pausa pranzo finirà e noi resteremo a stomaco vuoto. Divento di pessimo umore quando non mangio", disse Troy afferrando qualche patatina dal vassoio.
"Per questo ci assomigliamo, allora. Se non mangio almeno quattro volte al giorno, sono intrattabile".
"Quattro?".
"Colazione, pranzo, merenda e cena, no?".
"Anche la merenda? Sei un pozzo senza fondo".
"Ehi! Non permetto a nessuno di prendermi in giro in questo modo", dissi dandogli un buffetto sulla spalla.
"Okay, non lo farò mai più", rispose alzando le mani al cielo in segno di resa.
L'espressione che fece era talmente tanto buffa che non potei fare a meno di ridere.
"Guarda che neanch'io permetto a nessuno di prendersi gioco di me".
Dopo aver pronunciato quella frase, si avvicinò ulteriormente a me e cominciò a farmi il solletico.
"No, basta! Okay, non lo farò mai più".
Per mia fortuna, smise all'istante, ma non mollò la presa dai miei fianchi.
"Mi piaci di più quando ridi", disse Troy al'improvviso.
"Lo so, me l'hai già detto".
"E' vero".
"Mi hai appena detto qualcosa che senti".
"Già. E devo ammettere che ci si sente meglio".
"Allora d'ora in poi lo farai più spesso".
La mia
non era una domanda, ma un'affermazione. Avrei voluto davvero che mi dicesse quello che gli passava per la testa o quello che aveva nel cuore.
"Non lo so... E' difficile".
"Io non ho detto che è facile".
"Già. Se vuoi... ci proverò".
"D'accordo".
Eravamo ancora bloccati nella stessa posizione. Sentivo le sue mani ancora salde attorno ai miei fianchi.
Piano, piano si avvicinava a me sempre di più. Feci lo stesso e le nostre labbra si incontrarono a metà strada.
Da lontano la campanella trillò. La pausa pranzo era finita.
"Di già?", chiesi sconsolata.
"A quanto pare...", rispose Troy.
"Credo che tu debba lasciarmi, adesso".
"Ah, già", disse allontanandosi da me e alzandosi in piedi.
Mi aiutò ad alzarmi e raccolse il vassoio ancora pieno di cibo.
"Uffa, alla fine non abbiamo mangiato niente", sbuffai afferrando un mela.
"Beh, non ti farà di certo male".
"Cosa vorresti insinuare?".
"Io? Niente!".
"Meglio così. Adesso ci conviene andare, o arriveremo tardi. A proposito, a che ora finiscono oggi gli allenamenti?".
"Perché lo vuoi sapere?", mi chiese sospettoso.
"A che ora?".
"Alle quattro".
"Perfetto", dissi dirigendomi verso la porta d'accesso della scuola.
"Che intenzioni hai?", mi chiese afferrandomi da dietro.
"Lo vedrai. Devo farmi perdonare, no?".
"Mi fai paura quando parli così, non so cosa aspettarmi", disse rassegnato.
"Lo so, ma è proprio questo il bello". Detto ciò scomparii dietro la porta.
Mentre raggiungevo il mio armadietto, incontrai Taylor.
"Sei sparita prima".
"Scusa, io...".
"Tranquilla, non devi giustificarti. Ti capisco".
"Grazie".
"Figurati, piuttosto, pensi di tenerlo nascosto ancora per molto? Sai, prima o poi qualcuno vi vedrà sicuramente. Sai, il cortile dietro la scuola non è di certo il 'giardino segreto', ci può passare chiunque".
Non ci avevo ancora pensato. Ero talmente tanto impegnata a pensare a come far funzionare tutto tra Troy e me, che non avevo preso in considerazione tutti gli altri, il resto del mondo che, a differenza di me, continuava il suo normalissimo percorso.
Di sicuro ogni studente dell'East High sarebbe rimasto sorpreso dal nostro legame, e, probabilmente, le voci sarebbero arrivate alle orecchie di chiunque.
Chissà come avrebbe reagito Troy a tutto quello che sarebbe potuto venir fuori.
Magari ci aveva già pensato, o magari no.
C'era solo una cosa da fare: parlarne con lui.
"Già, non ci avevo pensato".
"Scusa, non avrei dovuto parlartene, non hai di certo bisogno di altri problemi. Beh, ci penserete quando sarà il momento, non è giusto forzare le cose. Adesso andiamo".
Presi alcuni libri e, con un grosso peso sullo stomaco, mi diressi in classe insieme a Taylor.






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Fine trentaduesimo capitolo.


Rieccomi!! Ultimamente ho avuto moltissimo da fare, quindi sono riuscita solo oggi ad aggiornare.
D'ora in poi (impegni permettendo), riprenderò a pubblicare i capitoli ogni lunedì.


Lo so, questo capitolo è corto e non dice granché, ma non ho molto tempo per scrivere ultimamente, quindi mi sa che d'ora in poi i capitoli non mi riusciranno molto lunghi.... Spero che questo non porti ad un calo d'interesse per la storia!!
Mi raccomando, continuate a seguirmi nonostante tutto!!


Questo capitolo non mi convince per niente. Avrei voluto scriverlo in modo diverso, ma alla fine ho deciso di pubblicarlo così... Spero che piaccia comunque. Fatemelo sapere!!^^






RINGRAZIAMENTI :






mileybest : eh... il bacio... ci avevo pensato, poi ho deciso che era meglio così, mi piaceva di più. Mi dispiace se quella scelta non ti è andata a genio, ma, come hai letto, in questo capitolo c'è, quindi direi di poter essere perdonata, no?
Ahahah!! Forse hai ragione... il mal di testa viene un po' anche a me!! E forse hai ragione anche sul fatto delle soap opera, in effetti ogni tanto le guardo e credo di essere stata un po' condizionata :P
Beh... tu che dici? Stanno insieme o no? Io dico che ognuno vede un po' ciò che vuole nella loro relazione...
Il tuo "metodo" mi sembra un po' estremo... le cose nascono piano, piano e in modo naturale... ihih!!
Spero di non averti fatto aspettare troppo!! Ciao!!^^



Angels4ever
: sìsì!! Ci facciamo buona compagnia allora U.U
Perché dici così? Ok, questo Troy non sarà smielato come quello del film, ma non è poi tanto male... magari lo penso solo io perchè è un mio personaggio, ma alla fine non è proprio senza cuore... no? A me non sembra così cattivo... :P
Spero di non aver fatto aspettare troppo anche te... Baci!!^^



romanticgirl
: grazie mille!! A me piace tantissimo scrivere scene come quella fra loro due!! Mi diverto e spero di far divertire anche chi legge...
Da questo capitolo si vedranno gli sviluppi del nuovo rapporto di Troy e Gabby e, quindi, anche i nuovi problemi che dovranno affrontare insieme.
Eh, già, vivere giorno per giorno è la cosa migliore, anche se spesso non è affatto facile... o almeno, io la penso così, poi non so... :P Baci!!^^



francesca_22
: sì, sono tornata direttamente da Paris!! Pronta a rompere di nuovo le scatole a tutti quanti u.u
Comunque, è una città bellissima, degna di essere visitata!! =D
Sono davvero contenta che lo scorso capitolo ti abbia fatto ridere o che almeno ti abbia strappato qualche sorriso... Come ho già detto, mi piace creare scene del genere tra i due protagonisti.
Avevi visto giusto anche questa volta... il bacio c'è, e anche il luuungo dialogo... Baci!!^^



lovely_fairy
: mi fa davvero piacere che tu abbia "scoperto" e recensito la mia storia!! Grazie mille per i complimenti. Spero di vedere altri tuoi commenti nella mia fiction!! Ciao!!^^





Arrivederci alla prossima!!^^



Nella prossima puntata:


"L'hai chiesto lo stesso".
"Sapevo che non avresti parlato".









Angel_R



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Capitolo 33
*** UN CANESTRO, UN PENSIERO ***


Capitolo 33: Un canestro, un pensiero.






Non riuscii a fare attenzione a nessuna delle lezioni che seguirono, la domanda di Taylor mi ronzò in testa per tutto il resto della giornata.
Pensavo solamente a come fare per togliermi i mille dubbi che avevo riguardo a tutto ciò che stava succedendo.
Mi ero promessa di vivere tutto giorno per giorno, ma, a quanto pareva, non ne ero capace... E per fortuna che ero solo agli inizi!
Ero talmente tanto concentrata sui miei pensieri che, quando l'ultima campanella suonò, feci fatica ad accorgermene.
Andai dritta verso il mio armadietto e riposi i libri.
"Hai dei progetti per oggi pomeriggio?", mi chiese Kelsi raggiungendomi.
"Veramente... sì".
"Che peccato. Volevo proporti un pomeriggio di sole donne".
"Mi dispiace, ma ho già degli impegni".
"Va bene, vorrà dire che sarà per un'altra volta".
"Di cosa parlate, signore?", chiese Ryan arrivando proprio in quel momento.
"Niente. A quanto pare oggi pomeriggio sono tutta tua, Gabby è occupata".
"Ah, allora devo ringraziarti", mi disse il ragazzo sorridendo.
"Simpatico", rispose Kelsi.
Quei due assieme erano perfetti, fatti l'uno per l'altra.
In quel momento mi sentii triste. Io non avrei potuto vivere così tranquillamente la relazione che stava nascendo con Troy.
"Scusate, adesso devo andare. Ci vediamo domani".
"Va bene, ciao".


Mi ritrovai a camminare per strada senza sapere dove stessi andando.
Ero completamente persa nei miei pensieri, ma una musichetta mi fece ritornare in me.
Presi il cellulare dalla tasca della tracolla e lessi il messaggio che era arrivato.
Devi ancora farti perdonare per oggi e in più arrivi in ritardo? Adesso il tuo debito raddoppia.
Troy. Guardai l'orario. 16:24.
Non mi ero neanche accorta del tempo che passava. Ero proprio senza speranza!
Riposi il cellulare nella tasca e raggiunsi di corsa l'East High.
"Dovrei regalarti un cerca persone, e anche un agenda".
Troy era seduto su un muretto davanti al portone d'ingresso della scuola.
"Scusa, è che...".
"...ti sei dimenticata".
"No, davvero!".
"Vieni, andiamo", disse prendendomi per mano e conducendomi verso l'interno della scuola.
"Perché stiamo entrando?", chiesi spiazzata.
"Ho dimenticato l'orologio nello spogliatoio".
"Non potevi prenderlo prima?".
"Ti stavo aspettando fuori. Se fossi arrivata e non mi avessi trovato, avresti potuto pensare che ti avessi dato buca".
Arrivammo fino all'entrata degli spogliatoi. Mi fermai.
"Non c'è nessuno dentro", mi disse Troy sorridendo.
"Lo so, ma preferisco aspettarti qui".
"Come vuoi". Detto ciò sparì dietro la porta.
Mi guardai attorno e, senza pensarci due volte, entrai all'interno della palestra.
Faceva uno strano effetto vederla al buio e completamente vuota.
Una volta arrivata nel centro del campo guardai verso gli spalti. Visti da quella posizione erano strani, come se si avvicinassero a te ogni passo di più.
Il filo dei miei pensieri venne bloccato dall'accensione improvvisa delle luci.
Mi voltai di scatto e vidi Troy appoggiato con la schiena contro la parete.
"Dovresti spegnerla".
"Perché?".
"Qualcuno da fuori potrebbe vedere la luce accesa e pensare che qualche teppista si sia intrufolato nella scuola".
"Wow! Conosco un genio del crimine e neanche lo sapevo", disse sarcastico spegnendo l'interruttore.
Non amavo particolarmente il buio, ma almeno avremmo evitato che qualcuno ci scoprisse.
"Se ci trovano qui dentro finiamo nei guai".
"Non ci vedrà nessuno, tranquilla. In palestra, oltre alla squadra e agli addetti alla pulizia non viene nessuno e la scuola rimane aperta fino alle 19:00".
"Bene, ma... cosa facciamo qui?".
Senza dire una parola Troy si diresse verso il magazzino della palestra e ne uscì con un pallone da basket in mano.
"Semplice, no?", disse passandosi la palla da una mano all'altra.
Lo guardai alzando un sopracciglio. "Stai scherzando, vero?".
"Non dirmi che non hai mai tirato uno di questi in un canestro".
"Beh... certo che l'ho fatto".
"Allora vediamo che sai fare". Mi lanciò il pallone e io lo presi al volo.
Lo guardai qualche secondo e mi voltai verso il canestro. Era molto alto. Mi chiedevo come facessero i ragazzi a saltare fino a quell'altezza.
Chiusi gli occhi e tirai alla cieca. Quando li riaprii vidi che... ce l'avevo fatta!
Esultai mentalmente per il colpo di fortuna.
"Tutta fortuna", sentii dire da Troy da dietro le mie spalle.
"Tu dici? Che ne sai, magari posso avere un talento innato che nessuno conosce".
"E io potrei avere il vanto di averti scoperta".
"Mmm... forse", dissi rubandogli il pallone dalle mani.
"Ehi, non si fa così".
"No?".
Cominciammo a correre come dei bambini, fino a quando Troy non riuscì a raggiungermi e mi bloccò.
In quel momento stavo davvero bene, ma poi un pensiero mi colpì in pieno.
L'immagine di poche ore prima di Ryan e Kelsi che scherzavano tranquillamente in mezzo al corridoio affollato si fece vivida nella mia mente.
Troy ed io non avevamo mai fatto niente del genere.
Per l'ennesima volta in quella giornata mi chiesi cosa sarebbe successo se fossimo venuti "allo scoperto".
Come l'avrebbero presa tutti? Come avrei reagito io? E Troy?
La mia paura più grande era che, per timore del giudizio dell'intera scuola e di suo padre compreso, Troy troncasse qualsiasi cosa stesse nascendo tra noi e non volesse avere più niente a che fare con me.
Perché doveva essere così difficile?!
Magari ero io che mi fasciavo la testa prima di essermela rotta.
Forse non sarebbe accaduto nulla.
Forse sì, tutti ne avrebbero parlato, ma poi ci sarebbe stata qualche altra novità che avrebbe sconvolto l'equilibrio naturale dell'East High, e noi diventeremmo la notizia vecchia, di cui nessuno si cura più.
In fondo era successa la stessa cosa con Chad e Taylor.
All'inizio , quando l'intera scuola era venuta a conoscenza della loro relazione, non aveva fatto altro che spettegolare, ma quando era stata annunciata l'organizzazione della festa di Brooke Anderson, nessuno faceva più caso alla "strana coppia".
"Un dollaro per un tuo pensiero", disse Troy distogliendomi dai miei pensieri. "Anzi, facciamo un canestro, è gratis".
"Eh?".
Prese la mira e tirò la palla che, naturalmente, andò a segno.
"Un canestro per ogni tuo pensiero."
"Così non è giusto".
"Perché?".
"Beh, perché fai centro ogni volta".
"Così mi diverto di più, e poi devi sdebitarti per oggi, e questo mi sembra il modo adatto, no?". Si avvicinò e mi posò una mano sulla guancia.
"Me lo dici tu o te lo devo chiedere? Cos'hai?".
"L'hai chiesto lo stesso".
"Sapevo che non avresti parlato".
"Non ho niente, è solo che...".
"Che?".
"Niente. Davvero, è tutto a posto, è solo che stavo pensando che ormai...".
Mi bloccai udendo un rumore provenire da dietro la porta d'ingresso della palestra.
Troy mi fece segno di rimanere in silenzio e di seguirlo.
Mi prese per mano e mi condusse sotto gli spalti.
Da quel nascondiglio momentaneo potemmo vedere il custode della scuola che entrava guardandosi attorno con fare circospetto.
Notò il pallone che avevamo lasciato a terra nel centro del campo.
Dopo averlo raccolto e deposto nel magazzino uscì dalla palestra.
Solo in quel momento ripresi a respirare.
"Te lo avevo detto che qualcuno si sarebbe accorto di noi".
"Non ci ha visti, quindi è tutto ok, no?".
"Come vuoi. Puoi anche lasciarmi adesso, se n'è andato", dissi.
Troy mi stava ancora tenendo stretta da quando ci eravamo nascosti.
"E perché? A me piace".
Non obiettai, anzi, appoggiai la testa contro il suo petto e chiusi gli occhi.
Gli unici suone che sentivo erano i nostri respiri e il battito del suo cuore.
"Ci conviene muoverci adesso, o ci chiuderanno qui dentro".
"Sì".
Arrivai a casa qualche minuto dopo.
Ero chiusa in camera mia. Quella brutta sensazione e quei pensieri fastidiosi che mi avevano assalito poco prima in palestra mi perseguitavano ancora e non riuscivo a togliermeli dalla mente.
In quel momento presi una decisione: avrei detto a Troy ciò che mi preoccupava, e lo avrei fatto l'indomani stesso.
Lo avrei fatto nonostante la paura di una sua possibile reazione negativa.






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Fine trentatreesimo capitolo.


Ecco a voi il nuovo capitolo!! Per fortuna sono riuscita ad aggiornare oggi, come promesso.

Gabby sta cominciando ad avere mille dubbi (come se già nel corso della storia non ne avesse avuti abbastanza U_U), ma ha deciso di comunicare queste sue paure a Troy... vedremo come lui la prenderà... forse...



Allora... sto pensando a quando mettere la parola "fine" a questa storia... purtroppo!! E questo mi rattrista abbastanza, perché le sono molto legata.
Forse è strano dire una cosa del genere, ma è così!!
Non so di preciso quanti altri capitoli ci saranno, ma ho già le idee più o meno chiare sui contenuti, quindi posso dire con sicurezza che tra poco finirò questa mia prima long T.T



Vabbè, passiamo ai...


RINGRAZIAMENTI :





mileybest : lo so, sono una ritardataria cronica... ma almeno questo capitolo sono riuscita a farlo arrivare puntuale XD
Mi dispiace che tu abbia la febbre, spero che sia già andata via!! Io odio quando ce l'ho!! Anche perché sto malissimo anche solo con 37.5 T.T
Eh... sai, questo Troy non ce lo vedo molto a dire "ti amo", non mi sembra proprio il tipo... no? Ma mai disperare, tutto può succedere :P
Taylor non ha detto che forse qualcuno li ha visti, ma che potrebbe capitare... La possibilità che i due vengano "scoperti" c'è e questa prospettiva sarebbe molto veritiera... Sharpay non la prenderebbe molto bene, non credi?
Comunque non ti preoccupare ho già in mente un paio di idee sull'argomento, quindi tutto quello che devi fare è continuare a leggere e, perchè no, darmi buone idee con i tuoi commenti =D Ciaooo!!^^




Angels4ever
: quando ho pensato a questo nuovo Troy, era proprio al mistero a cui puntavo. Volevo che risultasse anche un po' stronzetto, proprio per differenziarlo da quello originale e marcare i cambiamenti che subisce durante tutta la storia.
Sai che non sei la sola che mi ha fatto notare che Troy è simile a Edward? Anche la mia migliore amica (che legge sempre i capitoli in anteprima e mi da preziosissimi consigli) me lo ha detto.
Il problema qual'è... è che io i primi capitoli di questa storia ho cominciato a scriverli prima di venire a conoscenza delle avventure di Cullen & co., e poi, a dire tutta la verità (e qui ci sarete tutte voi pronte a farmi rimangiare queste parole U_U) a me Edward all'inizio stava proprio antipatico... non lo sopportavo!! Ma devo dire, però, che dopo aver letto Breaking Dawn, l'ho rivalutato molto, e adesso non mi dispiace affatto come personaggio... :P Anche se i miei preferiti sono altri...
Vabbè, come al solito mi sono dilungata abbastanza.... Baci!!^^




lovely_fairy
: grazie mille per i complimenti!! Mi fa piacere che anche a te piaccia questa coppia un po' stranetta. All'inizio non ero molto sicura funzionasse, perché tutti erano abituati a vederli in modo completamente diverso, ma sono contenta che il mio 'esperimento' sia andato a buon fine >.< Ciao!!^^




francesca_22
: ma graaassieee!! Mi fanno davvero molto piacere i tuoi complimenti (immeritati U_U).
Sono contenta che almeno il capitolo sia piaciuto, perchè io ho proprio la convinzione che non fosse granchè...
Beh, che Troy esternasse un po' qualcosa era proprio l'ora! Non poteva mica farsi sempre e solo gli affari suoi XD
Sono riuscita ad aggiornare in tempo, per fortuna... Questa settimana ho avuto molte cose da fare, ma venerdì mattina a scuola c'era assemblea, quindi sono stata a casa e sono riuscita a scrivere... spero che il risultato sia accettabile. Era tanto che non passavo una mattinata a fare ciò che più mi piace senza pensare alla scuola :P
Spero che quel "struggenti" sia dato in senso positivo :P eheh!! Ciaooooo!!!!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^



Angel_R




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Capitolo 34
*** UN INVITO... SERIO ***


Capitolo 34: Un invito... serio.






Dopo cena, risalii nella mia stanza e mi sedetti alla scrivania per fare i compiti.
Stavo ripassando l'ultima lezione di letteratura quando il mio cellulare squillò.
Risposi senza neanche guardare chi fosse.
"Sì?".
"Se ti chiedessi di uscire?".
"Adesso?".
"Certo".
"Sei fuori di testa".
"Carina, come al solito. Vorrà dire che vengo io da te".
"Cosa?".
"Apri la finestra".
Andai verso il balcone e vidi Troy che si arrampicava sull'albero e si sedeva sulla ringhiera.
"Ci hai preso gusto".
"Scherzi? Io e il mio amico qui siamo diventati come fratelli, ormai", disse battendo una mano sul tronco dell'albero.
"Scendi, o cadrai".
"Ai tuoi ordini". Saltò e arrivò a qualche centimetro da me. "Mi piaci vestita cosi".
"Ho solo una tuta".
"E allora? Mi piaci e basta".
Entrammo e richiusi la finestra alle nostre spalle.
"Perché sei qui?".
"Non avevo niente da fare", rispose con una scrollata di spalle.
"Studiare, per esempio?".
Mi guardò facendo una smorfia. "Sei troppo diligente".
"E tu troppo pigro".
"Ci compensiamo".
"Certo".
Si avvicinò alla mia scrivania e si sedette sulla sedia prendendo il libro di letteratura.
"Shakespeare... interessante. Romeo, Romeo perché sei tu Romeo?".
"Wow! Sei anche acculturato. Cosa potrei volere di più?".
"Niente, direi".
Mi sedetti sul letto e incrociai le gambe. Troy continuava a tenere gli occhi incollati al libro.
"Interessante?", chiesi.
"Mmm... direi che potrebbe servirmi...", disse soprappensiero.
"Eh?".
"Devo fare una specie di ricerca per la signora Griffin".
"Per l'insegnante di letteratura? Perché?".
"Così", rispose con una scrollata di spalle.
Non ci credevo. Ormai avevo capito quando nascondeva qualcosa oppure no.
Chiuse il libro e si sedette accanto a me.
"C'è qualcosa che devo dirti, ma voglio farlo solo quando ne sarò sicuro".
Ero un po' interdetta.
"Okay, come vuoi", risposi.
Cominciò a fissarmi.
"Non mi piace quando qualcuno mi guarda così", dissi.
"Neanche a me".
"Tu sei strano, e tanto anche".
"Lo so".
"Sei venuto qui solo per parlare?".
"Anche".
Si alzò in piedi e si diresse verso il mio stereo.
Mi avvicinai. "Stai cercando qualcosa?".
"Niente di particolare. Non hai niente di lento?".
"Lento? Ah... no, non direi. Fammi vedere". Scorsi tutti i cd. "Niente. Ma che ti prende? Ti sei convertito ai classici?".
"No, è che non so ballare".
Trattenni a stento le risate. Certo che con lui era davvero difficile non annoiarsi.
"E a cosa ti serve?".
"Per il ballo, no? Tra un paio di mesi finisce la scuola, e, di conseguenza ci sarà la serata che tutti aspettano, quella magica, in cui tutte le ragazze sognano che il loro principe azzurro le faccia volteggiare al centro della pista".
Smisi di sorridere. Sapevo benissimo di cosa stava parlando. Partecipare al ballo della scuola era sempre stato il mio sogno.
Era una cosa stupida, ma, visti i vari spostamenti di mia madre a causa del suo lavoro, non avevo mai avuto l'opportunità di parteciparvi.
"Ah... E tu avresti intenzione di ballare davanti a tutti?".
"No, ma almeno non faremmo brutta figura se mai dovesse succedere".
"Faremmo?".
"Certo! Con chi altro pensavi di andarci?".
"No... Non lo so, ma non dovresti chiedermelo invece di darlo per scontato?".
"Non pensavo di doverlo fare, cioè, nessuno mi ha mai chiesto di farlo".
Era in evidente imbarazzo.
"Davvero? Io pensavo che tu non avessi mai avuto grossi problemi con le ragazze".
"Infatti. Di solito sono loro che me lo chiedono, e io dovevo solo scegliere con quale di loro andare".
"Già, immaginavo qualcosa del genere". Mi sedetti nuovamente sul letto con le gambe incrociate fissando il pavimento. "E chi te l'avrebbe chiesto?".
"Beh... un po' di persone. Credo si siano volute 'mettere avanti'. Sai, per arrivare per prime".
"Per arrivare prime? E' orribile. Sembra che tu stia parlando della corsa ai saldi, piuttosto che di una persona".
"Credo che per loro sia la stessa cosa".
"Anche per te lo è? Mi hai invitata due mesi prima per 'arrivare per primo'?".
Mi guardò sorpreso. "Tu credi che potrei farlo?".
"Non lo so. Dimmelo tu".
"Certo che no! Io l'ho fatto perchè... Beh, perché voglio andarci con te e basta. Non voglio continuare a sprecare tempo con persone del genere, che non sanno pensare nient'altro che a loro stesse e che prendono tutto con troppa superficialità e non sanno neanche rispettare i sentimenti degli altri come se...".
"Ehi! Calmati, sono sicura che tu non l'abbia fatto con un'intenzione del genere, volevo solo esserne sicura. Se devo andare al ballo con qualcuno vorrei che almeno sia uno a posto".
"Allora a te non l'ha chiesto nessuno?".
"No".
Si sedette accanto a me prendendomi una mano nella sua e cominciò a baciarmi dolcemente.
In quei momenti non sembrava proprio lo stesso ragazzo che avevo incontrato per caso all'East High il primo giorno di scuola, quel ragazzo che tanto disprezzavo.
"E' tardi, devo andare".
"No, aspetta", dissi afferrandolo per un braccio.
"Che c'è?".
"Io... devo parlarti".
Era venuto il momento di rivelare a Troy ciò che mi tormentava.






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Fine trentaquattresimo capitolo.





RINGRAZIAMENTI :





mileybest : eeehhh... il mio intento è proprio quello di farti stare sulle spine U_U Scherzi a parte, qualche capitolo fa c'è stata una specie di dichiarazione, e credo che per questi due sia già stata una grande cosa, ma non ti preoccupare, tra poco verranno messe tutte le carte in tavola... ma non dico nient'altro!! Ehehe!! Il tuo finale è molto vivace, ma già ne ho in mente uno... che spero non deluda nessuno. Grazie comunque per il consiglio!! Ciao!!^^



romanticgirl : in questo capitolo ancora Gabby non dice niente a Troy, ma credo che lo farà mooolto presto, anche perchè, come hai detto tu, tenersi tutto dentro fa davvero star peggio (e te lo dice una che non riesce a tenersi dentro niente e che deve dire sempre ciò che pensa... anche se spesso fa star male qualcuno). Eh, dispiace molto anche a me che stia per finire questa storia, ci sono affezionata ormai, ma non può di certo andare avanti all'infinito... Ciao!!^^



Angels4ever : lo so che l'hanno adorato tutte in Twilight... ma io, invece, lo odiavo davvero. Era antipatico e troppo pieno di sè per i miei gusti, ma poi ho imparato ad apprezzarlo anch'io... soprattutto in BD... direi che su questo io e te andiamo al contrario ihih!! :P E come avrei fatto a non farmelo piacere almeno un po' dopo che tre mie amiche mi hanno parlato di quanto Edward fosse fantastico fino allo sfinimento?
Io credo che quei due la formino già una bella coppia, no? Una coppia un po' strana, ma bella... almeno spero!!
Per conoscere le reazioni di Troy dovrai aspettare il prossimo capitolo. Veramente volevo inserirle qui, ma poi rischiava di risultare troppo lungo, quindi ho deciso di tagliare il tutto in due parti. Baci!!^^



francesca_22 : beh, alla fine nello scorso capitolo, in un modo o nell'altro, hanno parlato lo stesso, no? Ma tra poco arriveranno tutte le spiegazioni e i chierimenti del caso.
Mi sembra giusto che Gabriella voglia rendere pubblica tutta la situazione, adesso che è un po' più sicura di ciò che prova, anche se, come hai detto tu, non hanno nulla a cui invidiare agli altri, è anche giusto vivere tutto alla luce del sole e non stare sempre nascosti e attenti che niente faccia capire qualcosa agli amici... La reazione di Troy sarà proporzionata al personaggio, ma sono d'accordo con te, non sono pronti per qualcosa del tutto ufficiale, ancora...
Per il finale mi metti in ansia -_- Ho già in mente una possibile conclusione, e spero tanto che piaccia e soddisfi più o meno tutti!! Mi rendo conto di non poter accontentare tutti, ma almeno vorrei non ricevere commenti negativi (non pensavo fosse tanto difficile decidere un finale adatta per una storia :P).
Purtroppo l'altra volta non sono riuscita a mettere l'anticipo perchè non ero riuscita a scrivere granchè di questo trentaquattresimo, ma stavolta sono riuscita a metterlo, così puoi cercare di capire cosa accardà XD Sono perdonata? Baci!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^






Nella prossima puntata:

"Che ti prende adesso?".
"Troy, noi cosa siamo?".
"Esseri umani, no?".



Angel_R

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Capitolo 35
*** SENZA PAROLE ***


Capitolo 35: Senza parole.






"Che ti prende adesso?".
"Troy, noi cosa siamo?".
"Esseri umani, no?".
"Intendevo: noi due siamo semplici amici o qualcosa di più?".
"Ah, beh... Tu cosa pensi?".
"Penso che per me è qualcosa che va oltre la semplice amicizia". Mi allontanai di qualche passo. "Sai, quando ci siamo conosciuti ti odiavo".
"Ma va!".
"Dopo tutto quello che mia avevi fato pretendevi anche che non ti detestassi?".
"E' vero, hai ragione".
"Però poco alla volta ho imparato a conoscerti e mi sono accorta che non eri la persona orribile che pensavo tu fossi".
"Grazie".
"Io non credevo di poter arrivare a questo punto, a volerti bene, e questo mi spaventa molto, ho paura che mi cada tutto addosso: quello che potrebbe succedere tra di noi, i giudizi degli altri... Non so se riuscirei a sopportare tutto".
"Beh, magari tu da sola no, ma noi due insieme sì".
"Troy, tu sai cosa accadrebbe se l'intera scuola venisse a sapere che tu ed io stiamo assieme?".
"Cosa?".
"Come cosa?! Si scatenerebbe l'inferno, Insomma, tu sei il ragazzo più popolare e gettonato dell'East High, dovresti stare con una cheerleader, non con una come me".
"Una come te? Carina e intelligente?"
"No! Non... popolare".
"Quando parli così sembri proprio una cheerleader".
"Ma...".
"Niente 'ma'. Decido io con chi stare o meno. Mi sembra di avertelo detto che ho già sprecato fin troppo tempo con persone del genere, e non voglio farlo più".
"Sei sicuro?".
"Certo, non ti mentirei mai su qualcosa di così importante".
Si avvicinò e mi abbracciò stretto.
Gli credevo. In quel momento sentivo di potermi fidare di lui e delle sue parole.
"Taylor lo sa", dissi.
"Cosa?".
"Di noi due. A lei non posso nascondere niente, è la mia migliore amica, e mi sono confidata".
"Hai fatto bene, in fondo non stiamo creando un piano per una rapina, non c'è niente di illegale".
"Credi che... dovremmo dirlo anche agli altri?".
"Lo faremo quando sei pronta, non c'è fretta".
"E tu? Sei pronto?".
"Non lo so. Perché dev'essere tutto così complicato con te?".
"Perché le cose nuove, che provi per la prima volta, sono sempre le più difficili".
"Già".
Cominciò ad accarezzarmi una guancia con le dita e restammo in quella posizione per un po' di tempo.
"Adesso devo andare davvero".
"Okay, vorrà dire che sarà Shakespeare a farmi compagnia".
"Non è un po' troppo grandicello per te?".
"Sparisci".
"Non farmi diventare geloso". Detto ciò aprì la finestra e si calò dall'albero.
Mi sentivo bene.
Finalmente gli avevo confessato tutti i miei dubbi.
Avevo pensato la prendesse a male e che mi considerasse stupida, invece, per l'ennesima volta da quando lo conoscevo, Troy mi aveva sorpresa e mi aveva mostrato un lato del suo carattere che qualche tempo prima non avrei mai pensato esistesse.
A quel punto mi sentivo abbastanza sicura di me, di lui e di noi.
Troy aveva ragione, non doveva importarmi ciò che sarebbe successo se tutti fossero venuti a conoscenza della nostra relazione. Avrebbero potuto pensare a ciò che volevano, l'importante è che noi due stessimo bene, il resto non contava affatto.



La mattina dopo, appena la scovai in mezzo alla marea di studenti che affollava i corridoi, raccontai tutto a Taylor.
Come sempre mi ascoltò in silenzio.
"Hai fatto bene. Almeno adesso sai di poterti fidare davvero. Sono molto contenta per te, finalmente ti vedo sorridere come non te lo vedevo fare da tanto".
"Grazie".
"Vi prego, non cominciate con le confidenze del tipo 'Caro diario' già a quest'ora del mattino", esclamò Chad raggiungendoci.
"Senti chi parla, quello che prima dell'ora di pranzo non si sveglia neanche con le cannonate", ribattè Taylor.
Poco alla volta venimmo raggiunti da tutti gli altri.
Come al solito nel corridoio c'era molta confusione, ma, come ogni mattina a quell'ora, il rumore divenne ancora più forte.
Le cheerleader parlottavano a voce più alta del solito e si era formata una cappa di persone attorno ad un armadietto.
Troy era arrivato.
Tutti i giorni era sempre la stessa storia: lui arrivava e le ragazze gli si accalcavano attorno come le api col miele.
Non potevo fare a meno di essere gelosa.
Dovevo ammetterlo, tutte le attenzioni che riceveva da quelle ochette, mi davano molto fastidio.
Sapevo che quel rituale si ripeteva da sempre, da ancora prima che io arrivassi all'East High, ma continuavo a pensare che Troy, anche se da quando l'avevo conosciuto era cambiato tantissimo, sentisse nostalgia della sua vita che ancora non l'aveva abbandonato del tutto.
Notavo che da un po' di tempo aveva assunto un atteggiamento un po' insofferente nei confronti delle persone che lo idolatravano unicamente per il posto che ricopriva nella squadra, ma, in fondo, era sempre il ragazzo più ammirato e gettonato della scuola, e le tentazioni erano tante. Quelle stesse tentazione che in quel momento gli saltavano addosso starnazzando parole che sicuramente non riguardavano la scuola.
Come al solito, seguivamo il copione, io con i miei amici e lui... beh, lui con chiunque fosse presente nel corridoio. La scena prevedeva che non ci rivolgessimo la parola e che ci comportassimo in modo che nessuno capisse niente. Distolsi lo sguardo voltando le spalle a quel rituale fastidioso e rivolsi di nuovo l'attenzione a ciò che i miei amici stavano dicendo.
Qualche secondo dopo mi sentii afferrare per un braccio e qualcuno che mi faceva girare su me stessa, dopodichè quel qualcuno iniziò a baciarmi con trasporto.
Fu tutto talmente improvviso che quasi non mi accorsi di niente.
"M-ma cosa...?", sussurrai.
"Te l'avevo detto che l'avrei detto a tutti quando sarei stato pronto".
Detto ciò, riprese a camminare e scomparse dietro alla porta di una delle tante aule.
Rimasi imbambolata, senza parole, e con lo sguardo fisso nel punto in qui l'avevo visto sparire.
Sentivo le guance in fiamme e gli occhi di tutti puntati su di me.
Il chiacchiericcio ricominciò a farsi sentire, ma io non sentivo niente, stavo ancora pensando alle sue parole.
Ero sicura, però, che l'oggetto di tutte quelle discussioni, eravamo... noi.




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Fine trentacinquesimo capitolo.





Non so come possa essere venuto!! L'ho riscritto almeno dieci volte prima di postarlo, non mi convinceva mai!!
Ditemi voi come vi sembra!!^^




RINGRAZIAMENTI :




Angels4ever : in effetti sì, sto provando ad adottare un andamento di scrittura più diretto e sintetico, anche se per me è un po' complicato XD
La reazione di Troy è stata... beh, da Troy!
Credo che quello che provano Troy e Gabby l'uno per l'altra sia evidente, e in questo capitolo lui lo dimostra in un modo molto esplicito, non credi? Baci!!^^



ciokina14
: mi fa piacere che tu abbia recensito questa storia, e anche che tu la segua sempre!!
L'anticipazione, alla fine, non era un granchè, ma spero che il capitolo ti sia piaciuto.
Di spoiler te ne ho potuti dare pochi perchè non avevo davvero ancora scritto niente, ma spero che le idee vengano, così, magari, posso anticiparti qualcosina di più... Ciao!!^^



mileybest
: allora, credo di essermi spiegata male io nello scorso capitolo, e in effetti, rileggendolo, direi di aver capito l'errore. Quando ho scritto che Troy bacia Gabby, intendevo un bacio vero e proprio, non uno sulla mano XD Chiedo scusa, è stato un errore mio che ho fatto nell'esprimermi.
Già, Gabby si è dichiarata, ma in questo capitolo direi che anche Troy, sempre a modo suo, lo abbia fatto, no? :P
Per il finale dovrai aspettare ancora un pochino, ma almeno quello (a grandi linee) ce l'ho in mente... Ciao!!^^



romanticgirl
: ecco a te il nuovo capitolo. Spero non sia venuto troppo lungo e noioso, e che, invece, sia interessante come lo volevi tu =D Baci!!^^




francesca_22
: che bello!! Mi hai perdonata!!! >.< Mi fa piacere che tu rida per le mie demenzialità, ma sappi che escono fuori da un cervello e una testa che non sono messi molto bene U_U
Anche a me sarebbe piaciuto costruire una richiesta da parte di Troy, ma non sapevo proprio come fare ad adattarla al suo personaggio, quindi ho optato per una richiesta un po' più "velata" e adatta a lui.
Io non voglio la morte di nessuno, giuro!! E' solo che non ci riesco proprio a postare prima.
Ti aspettavi una reazione del genere oppure un'altra? Fammi sapere =D
Spero proprio che tu abbia ragione... che io riesca a scrivere un finale adatto... Ma nella vita ci vuole anche una buona dose di positività, quindi speriamo bene!! Baci!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^






Nella prossima puntata:

"Cosa?", riuscii a dire.
"Gabby, stai bene?".
"Certo, è solo che io...








Angel_R

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Capitolo 36
*** CONSIGLI DA UN AMICO ***


Capitolo 36: Consigli da un amico.








"Ehi, riprenditi", sentii dire da una voce familiare.
Battei le palpebre un paio di volte e mi accorsi che tutti i miei amici si erano raggruppati attorno a me e mi guardavano preoccupati.
La persona che parlava era Taylor.
"Cosa?", riuscii a dire.
"Gabby, stai bene?".
"Certo, è solo che io... devo andare in bagno", dissi in fretta.
Una volta entrata chiusi la porta e appoggiai la schiena contro il muro.
Taylor mi aveva seguito.
"E' pazzo!! E' completamente pazzo!! Sapevo che non era una persona normale e che il suo comportamento non era pari a quello di altre persone, ma non pensavo riuscisse ad arrivare a questo punto!!", urlai.
"Calmati, stai diventando isterica", mi disse lei calma.
Feci dei respiri profondi cercando di decelerare i battiti del mio cuore che sembrava volesse uscire dal petto.
"Okay, adesso sono meno agitata".
"Bene. Ma si può sapere che cavolo ti è preso?".
"A me?! A lui piuttosto! Ma tu c'eri? Hai visto quello che ha fatto?!".
"Sì, e mi è sembrato anche molto bello".
"Tay, ma stai dando i numeri?! Mi ha baciata in mezzo al corridoio, davanti a tutti!".
"Scusa, ma non era proprio quello che volevi? Dirlo a tutti?".
"Sì, ma non così. Insomma è... è...".
"Romantico", finì la frase per me.
"Forse".
In quel momento mi venne in mente che... "Se ha fatto questo, vuol dire che...".
"...che era pronto. Sì, sciocchina".
Detto ciò, Taylor cominciò a ridere.
"Cosa ci trovi di tanto spiritoso?".
"Dovresti vederti. Hai una faccia troppo buffa".
Mi guardai allo specchio e non potei fare a meno di unirmi alla risata della mia amica.
Quando ci fummo calmate tutte e due Taylor mi guardò dritto negli occhi.
"Sai che quello che dovrai affrontare adesso sarà un inferno, vero?".
Rimasi in silenzio qualche secondo. "Sì... credo".
"Gabby, lo sarà, fidati, ne so qualcosa".
"Se mi dici così mi metti ansia".
"Non preoccuparti. Io cosa ci sto a fare qui?".
"Grazie".
"E ti dirò anche un'altra cosa: siamo in ritardo di almeno un quarto d'ora per la prima lezione".
"Cosa?! Oh no!".
"Già".
Quella volta almeno un'ora in detenzione non ce la toglieva nessuno.
Ad ogni cambio di lezione, sentivo gli occhi di tutti puntati addosso e molto spesso sorprendevo qualcuno a parlottare in un angolo. Naturalmente, quando mi avvicinavo io, smettevano all'istante di parlare e cercavano di osservare ogni mia mossa senza essere notati.
Durante l'ora di pranzo, Kelsi e Martha attuarono un vero e proprio piano di rapimento: mi afferrarono per le braccia e mi trascinarono in giardino facendomi il terzo grado.
Anche tutti gli altri erano curiosi, quindi ci seguirono.
"Allora? Parla!".
"Lo faccio se voi la piantate di farmi domande a raffica".
Quando si furono calmati raccontai loro tutto, fin dal principio.
Dire che rimasero a bocca aperta è poco, ma, superato lo stupore iniziale, ricominciarono con la pioggia di domande.
"Scusate se non ve l'ho detto prima, ma non volevo che lo sapesse nessuno. Volevo cavarmela da sola e cercare di capire ciò che davvero provavo".
"Almeno a noi due potevi parlarne", disse Kelsi indicando Martha e sè stessa.
"Lo so ragazze, mi dispiace, ma non me la sentivo. Tay lo immaginava già, quindi con lei non è stato difficile".
"Capisco".
La pausa pranzo finì e ognuno di noi si diresse verso i propri armadietti.
Nessuno aveva espresso opinioni chiare sulla situazione.
Beh, nessuno fino a quel momento.
Stavo richiudendo l'armadietto quando Chad si avvicinò.
"Ehi".
"Ehi".
Rimase qualche secondo in silenzio in evidente imbarazzo.
"Volevi dirmi qualcosa?".
"Sì, vedi... so che non sono affari miei, ma ti vorrei dare un consiglio: stai attenta".
"Certo, ma a cosa?".
"Senti, so che negli ultimi tempi Troy è cambiato parecchio, era già un po' che avevo notato qualcosa, ma, sai, certe abitudini sono dure a morire, e non vorrei che con te finisse come con le altre".
Lo ascoltai stupita. Non pensavo che Chad mi avrebbe mai detto qualcosa del genere.
"Scusa, io non voglio assolutamente intromettermi, di certo non sono affari che mi riguardano, ma...".
"No, non preoccuparti,anzi, è carino da parte tua, davvero".
"Tu dici?".
"Cero, e, comunque, stai tranquillo. Ho pensato molto prima di prendere la decisione di cominciare questa storia. E poi so difendermi, non mi faccio prendere in giro da nessuno".
La sua espressione preoccupata si sciolse in una divertita e le sue labbra si stirarono in un sorriso.
"Lo so, ma se hai bisogno, sono qui".
"Grazie".
La lezione successiva stava iniziando, quindi ci incamminammo verso le aule.
"Prima hai detto che hai notato alcuni cambiamenti in Troy, cosa intendevi?".
"Beh, piccole cose che mi hanno insospettito. Sai, prima era sempre a caccia di qualcosa di nuovo... non so se mi spiego".
"Parli di ragazze? Lo so".
"Già. Ultimamente, invece, è diverso. Non si comporta più come uno stupido al quale non importa se ferisce o meno le persone. Per lui è un grandissimo cambiamento, anzi, direi sia enorme".
Ciò che Chad mi stava dicendo non poteva che farmi piacere.
Se Troy non usciva più con la prima ragazza che gli si presentava davanti, forse significava che a me ci teneva davvero.
La campanella suonò.
"Beh, allora ci vediamo", disse Chad.
"Sì, ciao, e grazie ancora".
Entrai in classe col cuore un po' più leggero, nonostante avessi ancora gli occhi di tutti puntati addosso.
In quel momento mi venne in mente qualcosa di cui avrei dovuto accorgermi prima: da quando Troy mi aveva baciata nel corridoio non l'avevo più rivisto, come se fosse scomparso nel nulla.
Presi il cellulare dalla tasca della borsa e scrissi un messaggio.
Pensi di potermi lasciare in questa situazione da sola? Dove ti sei cacciato?
Riposi il telefonino ed entrai in classe.




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Fine trentaseiesimo capitolo.



Eccomi qui ad aggiornare dopo un luuuunghissimo pomeriggio all'insegna della grammatica tedesca... niente di piacevole, posso assicurarvelo... T_T
Il capitolo è davvero molto corto, scusate!!
E' solo che ultimamente non ho molta ispirazione e poi è un periodo un po' incasinato, ma il prossimo (che è già in fase di lavorazione) proverò a farlo più lungo e con più 'movimento'.
Intanto spero che questo non abbia fatto proprio schifo e che commentiate ugualmente... :P




RINGRAZIAMENTI
:




Angels4ever
: esatto!! Finalmente è ben chiaro che quei due formano una vera e propria (e strana) coppia!! E poi dopo il gesto di Troy dello scorso capitolo, non ci potevano esserci altri dubbi!! Questo capitolo l'ho scritto con l'ispirazione pari a zero, quindi non so com'è venuto, spero che ti piaccia lo stesso... Ciao!!^^



romanticgirl
: speravo che quel dialogo venisse bene, credo fosse molto importante per chiarire finalmente i sentimenti di entrambi, quindi mi fa piacere che sia piaciuto. Questo capitolo non mi fa impazzire. A dire il vero avrei voluto farlo più lungo, ma non sono riuscita a scrivere di più. Spero che il prossimo venga un po' più lungo!! Ciao!!^^



francesca_22
: direi che ciò che ha fatto Troy sia tutto nello stile del personaggio, non credi? Insomma, è uno molto strano, che fa le cose a modo suo, e dichiarare così apertamente il sentimento che prova per Gabriella per lui è una cosa... normale, spontanea.
Hai ragione, il modo in cui l'ha capita è eccezionale, servirebbero più uomini così anche nella vita vera... magari sono io la pessimista, ma non credo esistano molte persone capaci di cose simili :P
A quanto pare Gabby è rimasta a dir poco stupita di ciò che Troy ha fatto (e chi non lo sarebbe?? XD), ma l' ha presa bene, ha capito che quello che lui prova per lei non è semplice attrazione ma qualcosa di più profondo...
Beh, altri venti capitoli credo che non li avrebbe retti proprio nessuno =D credo che un lavoro troppo lungo possa annoiare a lungo andare, quindi (con mio grande dispiacere) sto cercando di scrivere le parti finale di questa storia...
Ma tu non puoi farmi tutti questi complimenti!! >.< Altrimenti poi credo di avere tutte le qualità che dici tu e mi monto la testa!! (Scherzo ovviamente XD).
Grazie mille per tutte le belle cose che mi scrivi, mi fanno davvero molto piacere!! =D
Wow! Ho scritto abbastanza... la smetto qui, altrimenti ti rompo le scatole e non recensisci più T_T Baci!!^^



ciokina14
: allora vuol dire che il titolo l'ho scelto bene!! =D Troy è uno che fa le cose a modo suo, quindi ha pensato che quello fosse l'unico modo per dimostrare ciò che prova davvero.... Beh, credo che ognuno di noi sogni una dichiarazione così, no? Kiss!!^^



mileybest
: per il classico 'ti amo'... non posso dirti nulla :P Non è per niente facile dirlo per questi due... credo sia già tanto per loro aver confessato i propri sentimenti l'uno all'altra, e per adesso stanno bene così, poi più avanti... chissà??
Beh, Gabby mi sembra già abbastanza sveglia... ma non so in che senso intendi tu :P Fammi sapere, così riesco a risponderti meglio... sorry =D Ciao!!^^





Arrivederci alla prossima!!^^




Nella prossima puntata:

"Che cavolo ci fai tu qui?".
"Ciao anche a te", mi rispose Troy.








Angel_R

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Capitolo 37
*** TUTTO GIRA PER IL VERSO GIUSTO ***


Capitolo 37: Tutto gira per il verso giusto.







Dopo che la lezione finì,controllai il mio cellulare. Non era arrivato nessun messaggio.
Quella volta me l'avrebbe pagata cara. Come poteva tirare il sasso e poi nascondere la mano?!
L'ultima campanella non mi aiutò a sollevarmi il morale: Taylor ed io dovevamo scontare la nostra ora di punizione nell'aula di detenzione.
"Non ci posso credere, in tutta la mia vita non ho mai avuto una punizione e me ne becco una a due mesi dalla fine della scuola".
"Scusa, è tutta colpa mia", dissi dispiaciuta.
"No, non ti preoccupare, in fondo, è un'esperienza nuova, no?". Credo che quello fosse un modo per sdrammatizzare il tutto.
"Piantala con questa storia, cosa vuoi che sia un'oretta in detenzione? Prima o poi ci farai l'abitudine", disse Chad.
"L'abitudine? Non ho intenzione di diventare un'affezionata come qualcun altro di mia conoscenza".
"Nah, diciamo solo che sono un tipo abitudinario".



L'aula di detenzione era la 128.
Entrammo e ci dirigemmo verso i banchi in fondo. Eravamo solo in cinque, più il professore che ci faceva da guardia e, vista la sua espressione, sembrava in punizione assieme a noi.
Ci sedemmo e cominciammo a fare quei compiti che avremmo dovuto fare se fossimo state a casa.
Dopo venti minuti avevamo già smesso di fare esercizi e avvicinato i banchi per chiacchierare.
"Allora? Dov'è finito il tuo principe azzurro?".
"Non ne ho idea, sembra sparito. Ma stai certa che appena lo vedo me la paga".
Tirai fuori il cellulare cercando di non farmi vedere. Non aveva ancora risposto.
Abbandonai la testa sul banco.
"E se non mi volesse più? E se quel bacio non fosse stato altro che un modo per farsi altra pubblicità e adesso non volesse più avere niente a che fare con me?".
"Quando parli così sei impossibile".
"Lo so, ma è sparito nel nulla senza dire niente e non risponde ai messaggi...".
Qualcosa colpì la finestra alle nostre spalle.
Ci affacciammo e scoprimmo cosa, o meglio, chi, aveva provocato quel rumore.
"Che cavolo ci fai tu qui?".
"Ciao anche a te", mi rispose Troy.
Ritirai la testa e voltai lo sguardo puntandolo dritto davanti a me.
"Cos'ha?".
"Sei sparito", rispose semplicemente Taylor.
"Ah, beh, adesso sono qui".
"Questa non è una giustificazione valida", dissi senza neanche guardarlo.
"Vieni fuori da li e ti spiego tutto".
"Non posso".
"Sì che puoi", intervenne Taylor.
La fulminai con lo sguardo.
"Mancano dieci minuti alla fine dell'ora, e quello non si accorgerà neanche che sei uscita", disse alludendo al professore che cercava di rimanere sveglio leggendo il giornale.
"Ma...".
"Muoviti".
Non sapevo come, ma un minuto più tardi mi ritrovai nel giardino della scuola dopo aver scavalcato la finestra dell'aula.
"Allora? Quali sono le tue scuse?", chiesi a Troy.
"Non qui, vieni".
Mi prese per mano e mi condusse fin sul tetto della scuola.
"Se ci scoprono qui sopra, altro che un'ora di detenzione", dissi ammirando la bellissima visuale che si godeva della città.
"Beh, ne sarà valsa la pena".
Sentii le sue braccia stringermi la vita, ma con un movimento rapido mi liberai.
"Non ci provare, prima devi rispondere alla mia domanda".
"Gabby...".
"No, rispondi, dove sei stato?".
"Qui".
"Qui? E perchè non me l'hai detto? Non hai neanche risposto al messaggio".
"Ho tenuto il cellulare spento".
"Perchè?".
"Perchè non mi andava di sentire nessuno".
"Ah...", sussurrai abbassando la testa. "Allora... ciao".
Mossi qualche passo ma mi bloccò.
"Non voglio che tu te ne vada".
"E io non voglio che tu ti prenda gioco di me".
"Cosa?".
"Troy... Tu stamattina mi hai baciata davanti a tutti e poi sei scomparso, io non so più a cosa pensare. L'hai fatto per orgoglio personale, non è vero? In realtà non eri davvero pronto per affrontare tutto, quindi sei scappato".
"Già, hai ragione, sono scappato, ma non per i motivi che credi tu". Si voltò e si sedette per terra. "Avevo paura della tua reazione".
"Cosa?", ero interdetta.
"Non guardarmi così, quando sei arrabbiata mi fai paura".
Mi accovacciai in modo da avere i suoi occhi alla stessa altezza dei miei.
"Questa non può essere una giustificazione".
"Tu dici?", disse alzando un sopracciglio.
Beh, in effetti, quando mi alteravo, non ero proprio la dolce e cara Gabriella che tutti conoscevano, ma arrivare fino a quel punto... Insomma, se il capitano della squadra di basket, che doveva affrontare bestioni che correvano come dei fulmini, aveva paura di me... beh, avrei dovuto rivalutare un pochino le mie reazioni.

"Dimmi la verità, sei sicuro di quello che hai fatto stamattina?".
Mi fissò dritto negli occhi. "Mai stato più sicuro".
Mi sedetti accanto a lui.
"Però potevi dirmelo che venivi qui. Ho dovuto sopportare gli sguardi e le chiacchiere di tutti oggi".
"Abbiamo fatto notizia, eh?".
"Già, anche troppa per i miei gusti. Come fai a sopportarlo in continuazione?".
"Dopo un po' si arriva ad un punto nel quale non ci si fa più caso, diventi come cieco e sordo a queste cose, e tutto ti sembra normale".
"Ci riuscirò anch'io?".
"Certo, promesso".
"Allora ti credo", dissi appoggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi per godermi il venticello che si era alzato.
"Comunque anche tu devi spiegarmi qualcosa: come mai le due ragazze più diligenti dell'East High erano segregate nell'aula di detenzione?", chiese Troy divertito.
Alzai la testa di scatto, arrossendo. "Abbiamo fatto tardi a lezione".
"Davvero?", disse ridendo.
"Non c'è niente di divertente".
"Questo lo dici tu. L'hai detto come se avessi svaligiato una gioielleria".
"Non prendermi in giro, per me è una cosa molto seria".
"Lo so, ma non credo tu ti debba preoccupare, hai una media altissima, e questo non comparirà sul tuo curriculum".
"Lo spero, e spero anche che nessuno scopra la mia evasione. Perchè, se succede, dovrai nasconderti al Polo Nord, non sul tetto della scuola".
Come prima, Troy ricominciò a ridere. Non pensavo di essere tanto spiritosa.
"Piantala di ridere così, non aiuta di certo".
Stavo mentendo, vederlo ridere risollevava anche il mio umore, era contagioso.
Quando si fu calmato propose di ritornare di sotto. Accettai volentieri. La terrazza era molto bella, ma il venticello era diventato un po' troppo fresco per i miei gusti.
Una volta in giardino rientrammo a scuola. Dovevo prendere alcuni libri dall'armadietto.
"Se domani sparisci un'altra volta non ti perdonerò mai più", sentenziai facendo scattare il lucchetto dopo aver composto la combinazione.
"Tranquilla, ci sarò, anche perchè se salto per due volte di fila l'allenamento, mio padre mi fa fuori. E lo stesso vale anche per le lezioni", aggiunse in seguito ad una mia occhiataccia.
"Meglio".
In quel momento qualcuno si avvicinò a noi. Era Bryce.
"Allora siete uscite vive dalla vostra prima punizione".
"Già, ma spero sia anche l'unica".
"Quante storie, la detenzione non ha mai ucciso nessuno". intervenne Troy.
"Ben detto", acconsentì Bryce.
Nonostante vivessi in costante rapporto con quei due, non avevo ancora capito quale tipo di legame li unisse. In quel momento sembravano tranquilli e spensierati, ma notai una lieve scintilla di tensione mentre parlavano.
"Sai, capitano, forse è meglio se vai a parlare col coach, non era proprio di ottimo umore oggi".
"Me l'immaginavo, ma adesso non ne ho voglia, discuteremo a casa".
"Come vuoi. Adesso vado, ciao", salutò entrambi e si avviò verso l'uscita della scuola.
"Aspettami qui", mi disse Troy seguendo Bryce di fuori.
Che cosa stava succedendo?
Non era assolutamente mia intenzione spiarli, ma da dove mi trovavo non sentivo niente., quindi fui costretta ad avvicinarmi per sentire 'per caso' meglio la conversazione.
"...perchè se c'è qualcosa che non va, vorrei saperlo", sentii dire da Troy.
"No, niente, ma ti chiedo solo un favore personale: trattala bene, non fare come con tutte le altre, non lo merita".
Quelle parole mi colpirono. Bryce era un grande amico, e in quel momento lo stava dimostrando benissimo.
"Lo so, non lo merita. Non riuscirei mai a comportarmi come facevo prima con lei, davvero, quindi puoi stare tranquillo".
"Lo spero".
Detto ciò si salutarono, e io mi affrettai a tornare davanti al mio armadietto, dove stavo, senza mai essermi spostata, aspettando Troy.
Quella conversazione mi aveva fatto capire quanto fossi fortunata ad avere i miei amici e Troy.
"Allora? Cosa vi siete detti?".
"Non sei riuscita a sentire dall'inizio, giusto?".
"Cosa? No, non vi ho proprio ascoltati".
"Certo, vieni, ti porto a casa".
Uscimmo da scuola col sorriso sulle labbra.
Tutto stava girando per il verso giusto, e niente, o nessuno, avrebbe potuto rompere quel momento.






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Fine trentasettesimo capitolo.



Ecco a voi il nuovo capitolo!! Aggiornare questa storia è l'unica nota positiva di questa giornata!! E' stata pesantissima!!
Riuscirò mai ad avere un lunedì normale e tranquillo mi chiedo?! T_T


Ecco svelato il mistero della scomparsa di Troy... So che ho escogitato un motivo mooolto stupido, ma la mia mente, nel momento in cui ho scritto il capitolo, non è riuscita a pensare a niente di meglio!! XD
Voi che avrete immaginato chissà che cosa e io che me ne vengo fuori così...
Vi prego di non uccidermi... T_T







RINGRAZIAMENTI :






Angels4ever: beh, per fortuna che lo scorso capitolo non era poi così tanto noioso e corto come io pensavo :P Allora, come vedi Troy non è sparito e non è neanche scappato, ha solo cercato di... sopravvivere, in un certo senso... eheh!! Spero che ti piaccia anche questo capitolo!!
Baci!!^^



ciokina14
: tranquilla, nessuno scherzo!! Il consiglio di Chad era solo quello di un amico preoccupato, ma nient'altro!! Con questa spiegazione posso stare tranquilla, vero? Spero davvero di sì!! ihih!! Ciaooo!!^^



mileybest
: già, anche Gabby potrebbe dirlo... chissà chi sarà il prima a cedere e a provare per primo un sentimento tanto forte come l'amore... vedremo!! :P Beh. naturalmente a Sharpay non andrà molto a genio questa storia, anche perchè Gabby ha preso 'qualcosa' che prima era 'suo'... ma vedremo anche questo... Ciaoo!!^^



francesca_22
: è rincuorante sapere che, con tutta la fatica che sto facendo per tenere bene a mente tutte quelle regole grammaticali e quegli autori tedeschi, subito dopo l'esame non mi ricorderò già più niente =_= ' Vabbè, scherzi a parte, sì, faccio un linguistico... anche se (purtroppo) la mia scuola non è un liceo, ma è difficile come se lo fosse... Tu studiavi solo tedesco o anche altre lingue?
Comunque... Credo che avrei reagito anche io come Gabby!! Insomma, una cosa del genere farebbe saltare le valvole nel cervello un po' a tutti, no?
Come hai letto in questo capitolo Troy non è scomparso nel nulla... non avrebbe mai potuto farlo, giusto Watson? Se fosse stato rapito dagli alieni credo che avrei dovuto dilungare la storia integrando con qualche leggenda extra-terrestre o cose del genere... e questo lo lascio fare a chi se ne intende U_U Anche se ammetto che un Troy allucinato e con le visioni sarebbe stato davvero mooolto divertente da descrivere... (lasciamo perdere ciò che la mia testolina potrebbe escogitare... meglio non saperlo).
Non ti preoccupare, quella di Chad è solo una preoccupazione da buon amico, niente di fondato... altrimenti dovrei dilungarmi in un capitolo nel quale Gabriella spiega tute le sue paranoie del caso e Troy cerca in tutti i modi di farle capire che non potebbe mai comportarsi come faceva prima, ecc... Sarebbe noioso sia da scrivere che da leggere... :P
Se vuoi davvero entrare nella mia fantasia, accomodati pure... magari puoi trovarci qualcosa di buono...chissà!! XD
Grazie mille per i bellissimi complimenti e commenti!!! Ciao!!^^



romanticgirl
: eh, già, Chad è stato molto carino con Gabby, si è dimostrato un grande amico. Beh, ti confido che anch'io avrei fatto il terzo grado ad una mia amica in quella situazione :P Io sono già curiosa di mio, se poi si trattasse di un amore che rimane nascosto e che per esistere deve affrontare un'intera scuola... non mi fermerei più di fare domande XD
In questo capitolo viene svelato dove si era cacciato Troy... ripeto, ho inventato un motivo mooolto stupido, ma non mi è venuto in mente nient'altro... eheh!! Kiss!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^




Nella prossima puntata:

"Non potrei mai, nessuna di loro è capace di sconvolgere l'equilibrio naturale delle cose e un'intera scuola".
"Vorrei anche vedere, io sono unica".
"Già".




Angel_R

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Capitolo 38
*** PREPARATIVI ***


Capitolo 38: Preparativi.







I giorni trascorrevano tranquillamente. Mi sembrava di vivere la vita di qualcun altro, non la mia.
Piano, piano, tutti i miei amici avevano accettato la mia relazione con Troy, e lui, dal canto suo, cercava di integrarsi il più possibile.
A dire il vero non gli fu tanto difficile come immaginavo all'inizio.
Dopo il chiarimento avuto con Bryce, il loro rapporto era migliorato, e, di conseguenza, anche quello con tutto il resto della squadra.
Venne anche a galla la vera amicizia che legava Troy e Chad, i quali ripresero a scherzare e a giocare come, a detta di Taylor, non succedeva da molto tempo.
Come previsto, le voci 'sulla coppia che aveva dato scandalo' si affievolirono fino a scomparire quasi del tutto in una bolla di sapone.
Insomma, andava tutto bene.
A dire il vero, dopo che la nostra relazione era diventata pubblica, mi aspettavo una reazione a dir poco spropositata da parte di Sharpay, ma non accadde nulla.
Sapevo che la sua storia con Troy era morta e sepolta, ma le cheerleader non dimenticano, sono come squali sempre pronti all'attacco, e, quando riescono a raggiungere la preda, non la mollano molto facilmente.
Okay, forse guardavo troppi film, ma la vita scolastica è molto simile alla teoria della selezione naturale: il più forte sopravvive, mentre il più debole è destinato a soccombere.
Molto probabilmente anche Darwin aveva frequentato un liceo simile all'East High...




"Allora? Avete già scelto il vestito per il ballo?", chiese Martha sprizzando felicità da tutti i pori.
"Manca ancora una settimana, non credo di dover cominciare a pensarci adesso", dissi scuotendo la testa.
"Stai scherzando? Una settimana è anche troppo poco! Oggi pomeriggio usciamo e andiamo in giro per negozi".
"Non stai correndo un po' troppo?", chiese Kelsi sperando di riuscire a dissuaderla.
"Siete delle guastafeste!", fece finta di offendersi.
"D'accordo, e shopping sia, ma non deve durare più di un paio d'ore, okay?", cercò di mediare Taylor.
"Perfetto!".
Martha era su di giri.
Io facevo di tutto per non darlo a vedere, ma in realtà lo ero anch'io.
Partecipare al ballo di fine anno era sempre stato uno dei miei sogni, e, finalmente, avrei potuto realizzarlo.
Avevo dei cari amici con cui andare e... beh, un ragazzo che mi accompagnava... e non un ragazzo qualunque...
"Ehi, che si dice?", chiese Chad avvicinandosi con tutti gli altri ragazzi.
"Che oggi pomeriggio si farà, finalmente, shopping!", esclamò euforica Martha.
Non ho mai capito cosa ci trovasse di tanto eccitante nell'andare a visitare ogni singolo negozio.
Ammetto che, essendo una ragazza, piace anche a me girovagare per il centro provando scarpe e vestiti, ma non al punto da fare salti di gioia.
"Wow, auguri", disse Chad rivolto a noi con una smorfia.
"Grazie", rispondemmo Taylor, Kelsi ed io in coro.



Quel pomeriggio visitammo tutti i negozi di abbigliamenti di tutta Albuquerque.
Allison, naturalmente, venne con noi. Da quando stava con Bryce si era unita al gruppo, ed eravamo diventate molto amiche.
Dopo circa quattro ore (due ore in più di quanto Taylor aveva prospettato), ci sedemmo al tavolino di un bar soddisfatte dei nostri acquisti.
Kelsi aveva scelto un vestito viola scuro senza spalline che arrivava poco sopra il ginocchio e un paio di scarpe bianche.
Taylor optò per un abito rosso anch'esso senza spalline che si stringeva in vita per poi riaprirsi morbido sulle gambe fino al ginocchio e al quale aveva abbinato delle scarpe nere.
Martha aveva scelto un vestito nero con un corpetto che arrivava fino alla vita per poi cadere fluido fino a terra e delle scarpe dello stesso colore.
Allison decise di acquistarlo azzurro chiaro con le maniche a sbuffo e stretto in vita da una cintura blu scuro dello stesso colore delle scarpe. La gonna scendeva morbida fin sotto il ginocchio.
Io, invece, avevo comprato un vestito bianco con le spalline larghe e la gonna a palloncino che arrivava di poco sotto le ginocchia e delle scarpe dello stesso colore.
Per i miei gusti era un po' troppo corto, ma, a detta di Martha, che mi guardava con gli occhi illuminati a causa dello shopping, sarebbe stato davvero un grandissimo peccato non prenderlo e che era anche un vero peccato non far vedere le mie belle gambe che avrebbero di sicuro fatto perdere la testa a Troy.
Certo, ma, come le ricordai io, se qualche altro ragazzo avesse provato guardare troppo le mie 'belle gambe', sarebbero state le loro teste a dover essere cercate per la sala da ballo...
"Finalmente ce l'abbiamo fatta, non ho mai camminato tanto come oggi", disse Kelsi bevendo un sorso della bibita che aveva ordinato.
"Già, dopo questa sfacchinata mi serviranno almeno due giorni di riposo", disse di rimando Taylor.
"Quanto siete antipatiche! Credete che non abbia visto che vi siete divertite?", replicò Martha guardandole soddisfatta.
"Sì, è vero, ma si è fatto tardi".
"Allison ha ragione, è quasi ora di cena", dissi guardando l'orario.
Ci salutammo ed ognuna tornò a casa.
Stavo aprendo la porta dell'ingresso quando sentii due braccia cingermi la vita.
"Sei tornata", mi sentii sussurrare all'orecchio.
"A quanto pare", risposi girandomi e baciando Troy.
"Voi donne passate troppo tempo in giro".
"Eh?".
"E' mezz'ora che aspetto".
"Perchè?".
"Perchè avevo voglia di vederti e non eri in casa", rispose come se stesse parlando con una persona con livello intellettivo pari a zero.
"Sei fuori di testa, sapevi che sarei uscita oggi", dissi aprendo la porta ed entrando.
Buttai la borsina con dentro il vestito sul divano.
Troy la prese e cercò di sbirciare dentro, ma non ci riuscì, in quanto lo fermai appena in tempo togliendogli il sacchetto di mano.
"No, non guardarlo".
"Perchè?".
"Perchè non voglio. Lo vedrai sabato sera".
"Okay. come vuoi", disse alzando le mani in segno di resa.
"Vado a metterlo via", dissi salendo in camera mia.
Lo riposi con cura nell'armadio e lo contemplai per qualche secondo. Chissà come sarebbe stato il mio primo ballo?
Me l'ero sempre immaginato fantastico. Speravo sarebbe stato davvero così.
"E' così interessante quello che c'è li dentro?".
La voce di Troy mi fece sobbalzare.
"Eh? Ah, no... è che stavo pensando", dissi chiudendo l'anta dell'armadio.
"A cosa?", chiese avvicinandosi e passandomi le braccia intorno alla vita.
"Niente di importante".
"Mmm... fammi indovinare... il ballo?".
"E' così evidente?".
"Ogni ragazza all'East High pensa solo a quello da un mese a questa parte".
"Mi stai per caso paragonando ad una qualsiasi della scuola?", chiesi fingendomi offesa.
"Non potrei mai, nessuna di loro è capace di sconvolgere l'equilibrio naturale delle cose e un'intera scuola".
"Vorrei anche vedere, io sono unica".
"Già".
Si chinò un po' e cominciò a baciarmi e io allacciai le braccia dietro il suo collo. Poco a poco quei baci diventarono sempre più intensi e sentii le mani di Troy salire lungo la mia schiena.
Mi bloccai di scatto e abbassai la testa guardando fisso per terra.
Nonostante quello che provavo per Troy crescesse ogni giorno di più, ancora non mi sentivo pronta per... andare oltre...
Lui mi capiva e aveva promesso di aspettarmi fin quando non avessi capito che era giunto il momento, ma io mi sentivo a disagio e inadeguata lo stesso.
Insomma, Troy aveva sempre avuto dalle ragazze tutto ciò che voleva senza aspettare troppo o chiedere niente, e chi ero io per costringerlo ad attendere?
Mi diede un piccolo bacio sulla fronte e fece scendere di nuovo le mani sui miei fianchi.
"Ho comprato anch'io il vestito per il ballo", disse mettendo la sua fronte contro la mia.
"Davvero? Voglio proprio vederti vestito di tutto punto", dissi sorridendo.
"Ridi pure adesso, ma quando gli occhi di tutte le ragazza saranno puntate su di me sabato sera, non lo farai più".
"La modestia è proprio il tuo forte, eh?".
Dal piano di sotto si sentii la porta d'ingresso aprirsi e poi chiudersi. Mia madre era tornata a casa.
"E' venuta l'ora di togliere il disturbo", disse Troy.
Ormai mia madre era a conoscenza della nostra relazione e un paio di volte aveva anche chiacchierato con Troy, ma lui non si sentiva ancora molto a proprio agio quando lei si trovava nei paraggi.
Si staccò da me e si diresse verso la finestra.
"Perchè continui a uscire da li? Mamma ti conosce già, e sa che entri in casa".
"Sì, ma non credo sarebbe molto felice a vederci uscire da qui, e poi vuoi togliermi il brivido dell'avventura che sento ogni volta che scendo dal mio amico albero?".
"No, non sia mai".
"Ci vediamo domani, ciao".
"Ciao".
Si calò fino a terra e sparì dietro la staccionata del giardino.
Scesi le scale e andai verso il salotto, dove mia madre si riposava.
"Ciao tesoro, com'è andata oggi?".
"Bene, io e le ragazze siamo andate a comprare i vestiti per il ballo, dopo te lo faccio vedere".
"Certo. Sai? Ti brillano gli occhi", disse mia madre con naturalezza e con un sorriso stampato in faccia.
"Davvero?".
"Sì, negli ultimi tempi sei raggiante, non credo di averti mai vista così".
"Forse è perchè in questo periodo va tutto per il verso giusto. Sono felicissima".
"Si vede, e sono molto contenta".
"Grazie, mamma", dissi abbracciandola di slancio.



Il giorno del ballo arrivò rapidamente. Troppo rapidamente.
Il sabato pomeriggio mi ritrovai nella mia camera assieme alle altre ragazze a scegliere il trucco migliore e gli accessori da abbinare ai vestiti.
Dopo appena mezz'ora di preparativi, la stanza era già a soqquadro, e le altre si muovevano freneticamente avanti e indietro.
Io, seduta sul mio letto, guardavo tutta la scena sorridendo. Era incredibile come una festa potesse mandare in delirio delle persone.
"Gabby, ma che fai ancora li? Vai a metterti il vestito, muoviti!", mi incitò Martha tirandomi per un braccio e facendomi alzare in piedi.
"Tranquilla, manca ancora un'ora e mezza, non c'è fretta".
Dopo aver ricevuto un'occhiataccia dalla mia amica, decisi che andare in bagno e cambiarmi non era poi una brutta idea.
Mi avviai verso il bagno per cambiarmi.
"Aspetta!", mi fermò Kelsi.
Ci voltammo tutte a guardarla. Stava frugando dentro la sua borsa dalla quale estrasse un sacchetto.
"Tieni, metti questo".
Guardai dentro. Era... un vestito?
"Kelsi, ma io ce l'ho già...".
"Lo so, ma quando l'ho visto ho pensato fosse fatto apposta per te", mi disse con un sorriso enorme stampato in faccia. "Almeno provalo".
"D'accordo".
Dovevo ammettere che il vestito che mi aveva dato Kelsi mi stava proprio bene, sembravo un'altra persona.
Era blu notte e, quando veniva colpito dalla luce, sembrava che il tessuto si striasse di bianco. Non aveva le spalline e proprio all'altezza del seno un bel fiocco abbelliva il corpetto. La gonna ricadeva morbida e terminava con un bordo di pizzo.
La gonna... quello era il problema... era davvero troppo corta!
"Allora? Come va?", mi chiese Kelsi da fuori la porta del bagno.
"Ecco, veramente non credo sia il caso".
"Eddai, vieni fuori, voglio vedere come ti sta".
Uscii e le mie amiche mi guardarono a bocca aperta.
"Non fissatemi così, dite qualcosa".
"E' per-fet-to!", disse Taylor.
"Concordo", aggiunse Allison.
"Kelsi, ma dove l'hai preso?", domandò Martha.
"Come sapete, Ryan ed io abbiamo collaborato al musical di primavera. Oltre a comporre la musica, mi è anche stato dato il compito di scegliere il vestito della protagonista. Ne avevo presi due: quello che avete visto in scena, e questo. Hanno scelto l'altro perchè s'addiceva di più al tema del musical, e quindi questo è rimasto in teatro e, rivedendolo per caso l'altro giorno, ho pensato che potesse essere perfetto per Gabby. A quanto pare avevo ragione, le sta a pennello!", finì soddisfatta.
"Beh, devo dire che non hai tutti i torti", concordò Taylor.
"Ehi! Ma l'avete visto?! E' troppo corto, non posso metterlo!".
"Gabby, è fantastico, devi indossarlo".
"Lo so Kelsi, è molto bello, ma non è proprio il mio genere".
"Ma che dici? Hai delle belle gambe, e sarebbe proprio ora di mostrarle un po'", disse Taylor con nonchalance.
"Scusa Kelsi, sei stata molto carina, ma non posso proprio".
"Non preoccuparti, è okay".
Ritornai in bagno indossando il vestito bianco che avevo comprato. Non mi stava come quello che mi aveva fatto provare Kelsi, ma non ero niente male...
Restituì l'abito blu alla mia amica, che lo ripose dentro la sua borsa e finii di truccarmi.
Una volta che fummo pronte, aspettammo che i ragazzi passassero a prenderci.

Non dovemmo farlo a lungo, dato che Taylor chiamò Chad dicendogli di muoversi. L'attesa non è mai stato il suo forte.
Arrivammo a scuola in pochi minuti ed entrammo nella palestra addobbata a festa per l'occasione... Il mio primo ballo aveva inizio!






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Fine trentottesimo capitolo.



Questo capitolo è forse un po' lungo, ma volevo descrivere bene tutta la situazione pre-ballo...
Per Gabriella in questa storia è molto importante, ma credo che lo sia anche per qualsiasi altra ragazza americana che frequenta una qualsiasi High School... o almeno lo spero...



Ditemi come vi sembra il capitolo!! Mi raccomando!!^^





RINGRAZIAMENTI
:





Angels4ever : beh, adesso la storia sta davvero arrivando al termine, e quindi non potevo fare altro che darmi una bella mossa... a volte mi servirebbe proprio qualcuno che mi dia una svegliata in questo campo, altrimenti rischio di non andare più avanti a scrivere... Questa è una brutta cosa, posso assicurarlo...
Ti capisco, ultimamente ci sono tantissime cose da fare per la scuola!! Te lo dice una che ancora un po' e impazzisce per far quadrare tutto T_T Bacii!!^^



francesca_22
: spero davvero di riuscire a tenere nella testa almeno qualcosina... eheh!! Comunque alla fine faccio la tua stessa scuola: ragioneria con indirizzo linguistico... solo che, dopo inglese e tedesco, studio francese, e non spagnolo... piccolo il mondo!! XD In quanto alla pesantezza, ti do pienamente ragione!! E' una faticaccia stare dietro a tutto!!
Lo sapevo che la motivazione della scomparsa non era proprio un lampo di genio, ma, mooolto sinceramente, non mi sono venute altre idee, e poi devo ammettere che vedere un Troy preoccupato che si fa piccolo piccolo e si nasconde per paura di una Gabriella furiosa, mi piacerebbe proprio!! =D
Non posso che non darti ragione anche sulla teoria dei ragazzi-conigli U_U Scappano per niente, come se noi ragazze fossimo il diavolo...
Lasciando perdere tutto ciò... è vero!! Avrei potuto mettere una detenzione stile Darbus, ma sarebbe stato troppo simile al film, e poi, come hai detto tu, Gabby non se la sarebbe potuta svignare così facilmente...
Beh... come vedi ancora Sharpay non ha fatto la sua entrata trionfale, ma tra poco comparirà... :P Non dico più nient'altroooo!! Baci!!^^



mileybest
: forse hai ragione, non scrivo molte scene romantiche fra i due... sarà che io sono in tipo poco sdolcinato e un po' riservato e quindi faccio fatica a descrivere situazioni troppo personali (anche se questa storia è solo pura immaginazione).
Mi dispiace se questo rovina la storia, ma spero di farmi perdonare, ma per saperlo, continua a seguirmi!!
Sharpay e Gabriella amiche... beh, su questo non posso assolutamente dire niente U_U Ti dico solo che Sharpay apparirà nel prossimo capitolo e che sì, ci sarà una scena fra lei e Gabby, ma... basta!! Non farmi parlare troppo!! eheh!! Ciao!!^^



lovejero
: bentornata!!^^ Un passo avanti e uno indietro?? Non l'ho mai vista così, ma credo tua abbia ragione... ihih!! Comunque , tranquilla, adesso che stanno assieme... nessuno li dividerà mai... No, okay, così è un po' troppo, ma per adesso sono felici e contenti e vivono la loro storia d'amore...
Mi fa piacere che tu sia tornata a recensire, spero che continuerai a seguirmi... Ciao!!^^



ciokina14
: grassie mille!! Spoiler spoiler spoiler... non riesco a darne più di tantiii!! Eheh!!! Soprattutto adesso che sta finendo la storia... poi ti tolgo tutta la sorpresa.... U_U Apparte gli scherzi, qualcuno te l'ho dato, ma, a dire la verità, ancora devo chiarirmi per bene le idee, e lo farò una volta scritto il capitolo e riletto per bene... come mi succede praticamente ogni volta... Ciao!!^^



romanticgirl
: davvero non l'hai trovato stupido il motivo? A me sembra stupidissimo invece XD Purtroppo non mi è venuta in mente un'idea migliore!! E poi Troy terrorizzato da Gabby mi sarebbe proprio piaciuto vederlo... Nel film lei è troppo buona, e una Gabriella con un pochino di pepe addosso sarebbe stata un po' meglio, secondo me...
Eh, beh, tutte sogniamo il principe azzurro, peccato che esista solo nei film, nelle favole o nei sogni (come al solito il mio lato pessimista emerge U_U).
Beh, era anche ora che le cose girassero un po' per il verso giusto... dopo tutto quello che ho fatto patire a questo poverini... eheh!! Ciao e grazie mille!!^^






Arrivederci alla prossima!!^^





Nella prossima puntata:

"No".
"Cosa c'è di diverso?", chiesi curiosa.
"Tu".




Angel_R

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Capitolo 39
*** E' TUTTO PERFETTO ***


Capitolo 39: E' tutto perfetto.








La palestra era piena di persone, ma una spiccava (come al solito) su tutte: Sharpay.
Per l'occasione aveva indossato un vestito color oro che si allacciava dietro al collo, stretto in vita e che ricadeva morbido fino a terra. Poco sopra la gonna spiccava un vistoso fiocco dello stesso colore del vestito.
Nel complesso le stava bene, le slanciava la figura, ma era un po' troppo esagerato...
Era attaccata al braccio di un ragazzo della squadra di basket, del quale non conoscevo neanche il nome.
Passò poco tempo prima che ogni coppia si perdesse tra la marea di gente che affollava sia la pista da ballo che i tavolini posti attorno ad essa.
"Sembri una bambina in un negozio di caramelle", mi disse Troy alzando la voce per sovrastare la musica. "Ti si sono illuminati gli occhi".
Mi girai verso di lui. Dovevo ammettere che col vestito nero e la camicia bianca che si era messo per l'occasione... era... wow!! Non c'erano davvero altre parole per descriverlo.
E quello non era un giudizio di parte, infatti molte teste femminili si erano girate nella nostra direzione quando eravamo entrati nella sala.
"Mi piace questa atmosfera, è romantica".
"Bene, allora andiamo", disse prendendomi per mano.
"Dove?".
"Come dove? A ballare, no?".
"Ballare?".
"Non vorrei sconvolgerti troppo, ma è questo quello che si fa ad una festa".
"Lo so, è solo che non pensavo lo sapessi fare".
"Infatti è così, ma non credo siano in molti qui quelli che frequentano scuole di ballo o cose del genere, quindi non ho niente da perdere, no?".
Lo fissai qualche secondo poi lo seguii all'interno della pista.
Certo, Troy non era proprio quel che si definisce un ballerino, e tanto meno lo ero io, ma mi stavo divertendo, e quello era ciò che davvero importava.
Dopo circa venti minuti ci sedemmo attorno ad un tavolino lasciato vuoto dai precedenti occupanti.
"Non pensavo potesse starci tutta questa gente qui dentro", dissi guardandomi attorno.
"Già, ma alla fine tutto riesce sempre alla grande".
"Come sono stati gli altri balli?".
"Normali, direi. Musica normale, gente normale, cibo normale".
"Quindi quello a cui sto partecipando è un ballo normale?".
"No".
"Cosa c'è di diverso?", chiesi curiosa.
"Tu".
"Wow! Che scoperta", dissi sorridendo.
"Ah, sai cosa intendo".
"No, dimmelo tu".
"Sei impossibile".
La nostra attenzione fu attirata da un movimento poco distante da noi, davanti al tavolo sul quale erano state messe le bibite e un'enorme terrina per il punch di frutta.
Sharpay stava parlando con un ragazzo, lo stesso col quale stava ballando poco prima.
Facevo fatica a sentire ciò che si dicevano, ma dai loro movimenti sembrava stessero litigando.
Il ragazzo l'afferrò per un polso e lei, cercando di liberarsi, urtò involontariamente il tavolo, facendo barcollare la terrina. Dopo qualche secondo, sia Sharpay che il suo accompagnatore si ritrovarono ricoperti di punch dalla vita in giù.
Tutti attorno a loro si bloccarono e li fissarono stupefatti.
"C-cos'hai combinato, idiota?!", ringhiò lei.
"Sei stata tu a fare questo disastro, stupida oca!".
Gli occhi di Sharpay si dilatarono tanto da sembrare due palline da tennis, si fece avanti di poco e tirò uno schiaffone al ragazzo per poi fissarlo con odio.
Si girò e uscì furiosa dalla palestra, lasciando tutti i presenti interdetti e a bocca aperta.
Senza neanche pensarci mi alzai e mi avvia verso il centro della pista, dove tutti ormai avevano ripreso a ballare e a chiacchierare.
"Dove vai?", mi chiese Troy.
"Devo cercare Kelsi, torno subito".
Trovai la mia amica appartata in un angolo assieme a Ryan, il quale, dopo avermi chiesto cosa fosse successo, voleva andare di corsa a cercare la sorella, ma io lo fermai convincendolo a rimanere.
"Non ho tempo per le spiegazioni, ma ho bisogno dell'abito blu che mi avevi fatto provare prima", chiesi a Kelsi in modo che nessuno oltre a lei mi sentisse.
Mi guardò un po' confusa, ma annuì e mi condusse nel magazzino della palestra che, per l'occasione, era diventato il guardaroba.
Una volta che ebbe trovato la sua borsetta, mi porse il sacchetto col vestito. La ringraziai e mi avviai verso l'uscita della sala.
Vagai per un po' nei corridoi, fino a quando non sentii il rumore del getto dell'acqua che usciva da un lavandino nel bagno delle ragazze.
Aprii la porta e vidi Sharpay intenta a cercare di togliere almeno parte delle macchie del punch.
"Non credo servirà a molto", dissi.
"Che ci fai tu qui?", chiese guardandomi furibonda.
"Niente, volevo solo.. ecco...".
"Taglia corto, Montez, se non l'hai notato sono impegnata in questo momento".
"Volevo darti questo", le dissi porgendole il sacchetto.
Guardò all'interno e vide il vestito. "Non ho bisogno della tua carità".
"Fai come vuoi, io ho solo cercato di fare una buona azione", dissi uscendo dal bagno, ma feci immediatamente dietrofront riaprendo la porta. "Ah, e quello dovrebbe essere riportato in teatro, quindi se vuoi farmi il favore di ridarmelo...".
"Non è tuo?".
"No, Kelsi me lo aveva prestato, ma non l'ho messo".
"Perchè no? Ti sarebbe stato bene, e Troy lo avrebbe adorato".
Possibile che tutti dicessero la stessa cosa?
"Avevo già comprato questo", dissi indicando l'abito che indossavo.
"Perchè devo sempre pensare a tutto io?", chiese Sharpay avvicinandosi a me e afferrandomi per un polso.
"Dove mi stai portando?", chiesi mentre mi trascinava per i corridoi della scuola.
"Odio chi fa troppe domande".
"E io odio chi non risponde".
Mi lasciò solo quando fummo giunte davanti agli spogliatoi femminili della palestra.
"Entra prima che ci veda qualcuno", mi disse.
"Cos'hai intenzione di fare? Se i miei amici non mi vedono tornare entro mezz'ora mi verranno a cercare, sai?".
"Fino ad ora non ho mai ucciso nessuno, e non ho intenzione di macchiare la mia fedina penale proprio con te".
"Entra li dentro e togliti il vestito", mi ordinò indicando la porta dello spogliatoio.
Non mi lasciò il tempo di replicare e mi spinse all'interno della stanza.
"Senti, dato che il mio vestito è rovinato e tu ne hai due puliti, mi devo arrangiare, quindi muoviti che non ho tutta la serata da perdere qui dentro".
"Ma perchè devo togliermi il mio? Mettiti quello blu".
"Non mi piace il blu, voglio quello bianco che hai addosso".
"Tu vuoi che io metta quello blu, vero?".
"E perchè dovrei mai?".
"Perchè tu non sei quella che sembri".
"Guarda che io non sono Troy e non pensare di poter cambiare chiunque col solo battito delle tue lunghe ciglia, tesoro".
"Non intendevo farlo, non mi interessi sotto quel profilo, sai?".
"Ah! Piantala Gabriella, ti vuoi cambiare o no?".
Era la prima volta che mi chiamava per nome, e la cosa mi impauriva un po'. Le presi il sacchetto di mano e mi infilai dentro la cabina per cambiarmi.
Dopo che ebbi infilato il vestito, uscii di nuovo e Sharpay mi fissò per qualche secondo.
"Dove nascondevi quelle gambe?", chiese inarcando un sopracciglio. "Adesso capisco perchè Troy mi ha piantata per te".
"Sharpay...".
"Stavo scherzando", tagliò corto lei. "Lo so che tra me e lui non c'era amore come fra voi due. Era solo una cosa di interesse e di sesso, nient'altro. Quindi vedi di non fare cavolate e di non lasciartelo sfuggire, saresti una stupida".
Dettò ciò entrò nella cabina e ne uscì poco dopo indossando il mio vestito bianco.
Le stava abbastanza bene, ma, dato che era più alta di me, a lei stava un pò più corto.
"Ti sta bene".
"Già".
"Prima hai detto la parola 'amore'... tu credi davvero che...".
"Certo. Anche un cieco si accorgerebbe della luce che brilla negli occhi del tuo bel principe da quando state assieme... o da quando mi ha mollata... Beh, poco importa", disse scrollando le spalle.
Le sue parole mi colpirono. Di certo non avrei mai creduto che la persona a dirmi quelle parole sarebbe stata proprio Sharay Evans.
"Senti, mi dispiace per tutto quello che è successo fra noi da quando sono arrivata qui".
"Davvero? A me no. Mi sono divertita a vedere fin dove potessi arrivare con te, anche se alla fine hai vinto tu. Ma io, in fondo, mi sono consolata subito tra le braccia di qualcun altro, no?", chiese voltando la testa da un'altra parte.
"Io, non...".
"Non fare quella faccia! Sono perfettamente cosciente della reputazione che ho in questa scuola. Sono quella facile, quella che andrebbe con chiunque pur di farsi notare".
"Non ti da fastidio?".
"No, non più ormai, anche perchè io so di non essere così, quindi mi basta".
"Cos'è successo con quel ragazzo prima?".
"Ah, voleva portarmi nel ripostiglio dei bidelli, e, credimi, non voleva di certo chiacchierare. Ma, quando gli ho detto che piuttosto che andare con lui mi sarei buttata giù dal tetto della scuola... ha iniziato ad insistere".
"Mi dispiace".
"Non fa niente, ormai è andata. Comunque ci conviene muoverci da qui, o i tuoi amici ti verranno a cercare davvero".
Uscimmo dallo spogliatoio e ci fermammo davanti alla porta della palestra.
"Entriamo insieme?", chiesi guardandola.
"Sì, tanto ormai non ho più niente da perdere".
"Grazie mille per la tua generosità", dissi inarcando un sopracciglio.
"Ehi, siete qui", disse qualcuno alle nostre spalle.
Era Troy. Ci raggiunse e ci squadrò per qualche secondo. "Voi due vi siete cambiate e... siete insieme".
"Wow! Non ti sfugge niente, eh Bolton?", disse sarcastica Sharpay.
"Simpatica come al solito, Evans".
"Ah!".
"Ah!".
"Che dialogo intelligente, ragazzi", mi intromisi.
"Non credo si possa fare altro con lui".
"Non credo si possa fare altro con lei".
Lo dissero all'unisono e io scoppiai a ridere, cosa che, poco dopo, fecero anche gli altri due.
La porta della palestra si aprì e ne sbucarono fuori Ryan e Kelsi.
"Va tutto bene? Vi stavamo cercando", disse il ragazzo preoccupato.
"Tranquillo, eravamo qui", gli rispose tranquilla Sharpay.
Ryan le passò un braccio intorno alla vita. Lei sembrava imbarazzata, ma vedevo che, nonostante tutto, quel gesto d'affetto le faceva piacere.
Rientrammo tutti in palestra dove ci riunimmo agli altri.
La serata trascorse allegra e senza altri colpi di scena, e Sharpay rimase con noi per quasi tutto il tempo.
Certo, nessuno era perfettamente a suo agio con lei e viceversa, ma ci divertimmo ugualmente.
Ad un certo punto cominciarono i lenti. Tutte le coppie scesero in pista a ballare.
"Mi piace questo ballo", mi sussurrò Troy ad un orecchio.
"Chissà perchè", dissi sorridendo. "Ti va di uscire da qui?".
"Adesso?".
"Sì".
"Ma perderemo la fine del ballo e l'incoronazione del re e della regina".
"La festa sta per finire, non ci perderemo niente di importante". Misi su il broncio 'cucciolo bastonato' ormai collaudato col tempo.
"Andiamo". Troy non resisteva quando facevo in quel modo.
Avvisammo i nostri amici e, dopo aver preso la mia borsetta, uscimmo dalla scuola.
"Perchè sei voluta andare via? Pensavo ti stessi divertendo".
"Infatti è così, però mi andava di fare due passi, tutto qui".
"Dì la verità, volevi stare sola con me".
"Non ti montare la testa".
"E tu non dire bugie, lo so che sono irresistibile", disse mettendomi un braccio intorno alla vita e stringendomi a se.
Eravamo arrivati nel giardino dietro la scuola. Quel posto era legato a molti ricordi, e l'essere li me li fece tornare tutti alla mente.
A quanto pare anche a Troy fece lo stesso effetto, infatti mi abbracciò stretto.
"Questa scena mi sembra di averla vissuta anni fa, ormai", disse all'improvviso.
"Già, e sono accadute molte cose. Troppe direi. Sarebbe stato tutto più facile se avessimo capito prima quello che stava accadendo".
"Beh, ormai l'importante è che adesso siamo qui, insieme e, soprattutto, senza litigare, no?".
Mi voltai per guardarlo in faccia e lo baciai. In quel bacio cercai di dire tutto ciò che non riuscivo ad esprimere a voce.
Le parole che Sharpay mi aveva detto all'interno dello spogliatoio mi rimbombavano in testa in continuazione.
Dopo quelle che mi sembrarono ore, non sentimmo più la musica provenire dalla palestra e le prime auto stavano lasciando il parcheggio.
"Il ballo è finito", dissi con un po' di tristezza. Non avrei voluto che quella serata finisse.
"Già, ma non ho voglia di tornare a casa".
"Neanche io. Facciamo un giro", dissi staccandomi da Troy e dirigendomi verso la scuola.
"Cosa vuoi fare? Non possiamo entrare".
"Non dirmi che adesso hai paura".
Per tutta risposta mi sorpassò e attraversò il portone. Raggiungemmo il tetto poco dopo.
Era strano essere lassù a quell'ora di notte. L'oscurità rendeva tutto più pauroso e affascinante allo stesso tempo, e si vedevano le luci che illuminavano la città.
Mi affacciai al parapetto per guardare meglio e Troy mi abbracciò da dietro appoggiando la testa sulla mia spalla.
"Questo vestito ti sta bene, perchè non l'hai messo prima?".
"Perchè è un po'... troppo".
"Nah, non credo proprio, e se te lo dico io devi crederci".
"Certo, mi fido".
"Perchè hai deciso di aiutare Sharpay? In fondo lei non è mai stata buona con te".
"Lo so, ma aveva bisogno di aiuto e mi dispiaceva vederla così. E poi tutti hanno bisogno di una seconda opportunità, dovresti saperlo bene".
"Giusto, hai ragione. Solo tu avresti potuto fare una cosa così".
"No, non è vero".
"Ma sei stata l'unica a seguirla e aiutarla".
"Può essere, ma sono felice di averlo fatto, magari il mio rapporto con Sharpay cambierà... almeno un po'".
"Lo spero. Senti, forse dovremo andarcene. E' tardi, e se ci scoprono qui...".
"No. Non voglio tornare a casa, voglio stare qui, con te".
"Wow, allora non sei l'unica capace di cambiare qualcuno, anch'io ho questo potere. La Gabriella di qualche tempo fa non avrebbe mai detto qualcosa del genere".
"Già, sei bravo Bolton".
"Lo so, lo so".
Il profumo dei fiori che ricoprivano l'intera tettoia impregnava l'aria attorno a noi. Era quasi magico.
"A cosa stai pensando?", chiesi a Troy accoccolandomi tra le sue braccia.
"A questa serata. Non avevo mai trascorso un ballo di fine anno così".
"Così come?".
"Divertendomi con gli amici. Di solito lo passavo seduto da qualche parte a bere e... a puntare qualche ragazza". Disse l'ultima parte a bassa voce. Non lo vedevo in faccia, ma immaginavo che fosse diventato rosso dall'imbarazzo.
"Beh, l'hai detto anche tu, quest'anno c'ero io a fare la differenza. Il tuo mondo e la tu vita sarebbero continuate ad essere tristi e vuoti senza di me".
"Ehi, non ho detto questo".
"Lo so, ma io so leggere tra le righe", dissi quasi ridendo. A volte mi stupivo anch'io di quanto le sparassi grosse.
"Certo, ogni tanto mi dimentico che sei un genio", ribattè. "E anche questa volta hai visto bene".
Iniziò a baciarmi il collo arrivando fino al lobo dell'orecchio. Mi girai verso di lui e mi baciò dolcemente, poi con più passione e le sue mani salirono lungo la mia schiena stringendomi ancora di più, fino a fare aderire i nostri corpi.
Si fermò poco dopo. "Scusa", sussurrò.
"No. Va bene, davvero".
"Sei sicura? Io non vorrei che...".
"Io sì. Mi fido di te, e voglio farlo con te".
Mi guardò negli occhi per qualche secondo.
Volevo che capisse che ero davvero pronta, come non lo ero mai stata. Non sapevo il perchè, ma sentivo di potermi completamente fidare di lui.
Anzi, no, conoscevo il motivo... quello che mi legava a Troy non era semplice affetto, ma... amore.
Un amore che mi bruciava dentro e che quasi non mi faceva respirare.
Non sapevo se Troy provava esattamente la stessa cosa, ma ciò che accadde dopo, mi fece capire che era proprio così.
Questo non perchè fu lui il primo a pronunciare le due parole fatidiche, ma perchè mi trattò in un modo in cui nessun altro era mai stato capace. E lo ringrazio tuttora, per avermi fatto provare emozioni e sentimenti che fino a quel momento avevo solo sognato o immaginato.
Quella sera fu speciale e ancora oggi non mi pento affatto della mia scelta, anzi, mi rendo conto che se non avessi preso quella decisione, me ne sarei pentita per il resto della mia vita.




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Fine trentanovesimo capitolo.





Ebbene sì!! Siamo arrivati quasi alla fine!! Il prossimo capitolo sarà l'ultimissimo!! T_T
In verità questa storia sarebbe dovuta terminare al capitolo 38, ma, dato che l'essere sintetica non fa proprio parte della mia persona, si è allungata fino al quarantesimo...



Questo capitolo è un po' lungo, ma non volevo dividerlo in due parti, mi sarebbe dispiaciuto, quindi perdonatemi per la lunghezza... spero che non vi abbia annoiato.
Fatemi sapere come lo avete trovato, mi raccomando!!^^






RINGRAZIAMENTI
:





tati zakki : beh. al tuo commento non posso che rispondere con una parola: grazieeeee!! XD Apparte gli scherzi... grazie davvero per aver recensito e per aver messo la storia tra i preferiti!!^^



mileybest
: come vedi, alla fine, Gabby indossa l'abito blu... :P Eh... ma è così che si fa!! Si deve tenere la suspense!! XD Comunque... hai visto che alla fine Sharpay è comparsa? Magari non come tutti si immaginavano, ho voluto farla un po' più "umana" , ma che mantenesse sempre il solito carattere da... Sharpay...
Se diventano amiche o no, non lo so... Ho voluto lasciarlo un po' così, aperto, ognuno può pensarla come vuole e, magari, nel finale verrà spiagato... vedremo... =P Ciaooo!!^^



lovejero
: a dirti la verità mentre scrivevo pensavo a come mi sarei sentita io se avessi dovuto partecipare al mio primo ballo della scuola (anche se qui non si fa :P).
La piccola anticipazione, come vedi, non è importantissima in questo capitolo, ma è meglio così, non potevo mica mettere qualche frase importante per poi togliervi il gusto di leggere, no? XD Ciaooo!!^^



ciokina14
: weeee anche a teee!! Eheh!! Come vedi alla fine sono riuscita a scrivere il capitolo e a postarlo!! Per fortuna!!
Il primo ballo di Gabby è andato così... spero di averlo descritto bene e di avergli dato la giusta importanza :P
La scena focosa, come la chiami tu, c'è, ma ho deciso di non descriverla come mi hai consigliato tu :P Non sono davvero riuscita a farla... e poi mi sembrava più importante descrivere i sentimenti di Gabriella... Spero che il capitolo ti sia piaciuto ugualmente... Kiss!!^^



Angels4ever
: eh, se nello scorso capitolo le cose andavano veloce... qui hanno ingranato la quinta!! Eheh!! Coppia normale? Non sia mai!! Loro sono e resteranno strani nella loro normalità U_U altrimenti non sarebbero più (i miei) Troy e Gabriella!! XD
Baci!!^^



romanticgirl
: evviva il pessimismo!! Ihih!! Comunque sia è bello sognare, e nessuno può toglierci questa libertà, quindi, che male c'è a farlo ogni tanto? :P
Vabbè, come hai visto, il primo ballo di Gabriella è stato molto speciale, spero di essere riuscita a descrivere situazioni e sentimenti in modo chiaro...Ciaoo!!^^



francesca_22
: beh, non è il mondo ad essere piccolo allora, ma la regione!! Io non sono di Piacenza, ma vivo tra Reggio e Modena, quindi neanche molto lontano da te XD Non so se sia una scuola comune, ma anch'io credevo che la mia scuola fosse l'unica di ragioneria con un corso linguistico... beh, meglio così allora... anche se l'economia la cancellerei dalla faccia della terra, l'abolirei e la farei passare come qualcosa che nuoce gravemente alla salute di noi poveri studenti (si è capito che la odio? :P) U_U
Cooomunque, come vedi Sharpay è presente al ballo (come poteva mancare!), ma non ha creato danni all'interno della "coppia d'oro", anzi, sembra aver portato ancora più certezza in Gabriella...
Quest'ultima il ballo lo passa molto bene, non credi? Ihih!! Spero di aver descritto tutto nel migliore dei modi, se non è così dimmelo pure U_U E per quanto riguarda a quello che succede dopo... beh, direi che non poteva avvenire in un momento migliore... XD
Mi fa piacere di essere stata in grado di descrivere tutto bene nello scorso capitolo, ogni tanto ho la sensazione di non spiegare le cose in modo chiaro, e in queste ultimissime parte, credo che le descrizioni siano le più importanti, perchè cariche di sentimento (ok, mi sto montando la testa =_=' ).
Il finale sarà nel prossimo, e ultimo, capitolo. Sono molto preoccupata per quello... ho paura che non possa piacere, ma cercherò di impegnarmi a renderlo almeno decente... Kisses!!^^






Grazie mille a tutte voi per il sostegno!! spero di isentirvi anche nel prossimo (e ultimoT_T) capitolo!!^^





Arrivederci alla prossima!!^^







Angel_R


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Capitolo 40
*** NON LO DIMENTICHERO' MAI ***


Chiedo scusa per il ritardo!!
Durante la settimana non ho avuto per niente tempo, non sono riuscita a scrivere nemmeno una riga, ma, per fortuna, in questo fine settimana ce l'ho fatta, e ho scritto l'ultimo capitolo di questa storia... L'ULTIMO... che tristezza!! T_T
Vabbè, vi lascio alla lettura, e spero che sarà di vostro gradimento... fatemi sapere come trovate questo finale... Ci rivediamo in fondo alla pagina!!^^









Capitolo 40: Non lo dimenticherò mai.







Albuquerque.
Rieccomi qui, nella città dove ho vissuto il periodo più bello della mia vita.
Le prime amicizie degne di essere chiamate con questo nome e il primo amore.
Queste sono cose che non si scordano mai.


"Allora? Vuoi scendere o pensi di rimanere lì ancora per molto?", mi chiede qualcuno svegliandomi dai miei pensieri.
Mi volto e lo vedo in piedi di fianco alla portiera aperta dell'auto.
Scendo e lui la richiude.
"Tesoro, è così bello riaverti a casa", esclama mia madre abbracciandomi.
"Grazie, fa piacere anche a me essere tornata".
Nonostante sia una donna di ventisei anni e non più una ragazzina, mia madre non può fare a meno di trattarmi come tale. E' proprio vero che per i propri genitori rimaniamo sempre dei bambini.
Sono sincera. Tornare a casa dopo tanto tempo è davvero fantastico.
Questo posto è pieno di ricordi e, anche se non tutti sono felici, mi fa piacere poterli rivivere.
Entriamo tutti e tre in casa e io salgo direttamente nella mia camera. E' ancora tutto come quando l'ho lasciata per andare al college.
Il grande letto, la scrivania, la finestra col balcone e, fuori, nel giardino, c'è ancora l'albero.
Mi sembrano passati secoli dall'ultima volta che l'ho visto scendere da li...
Mi avvicino l'armadio e apro un'anta. E' ancora li. Blu coi riflessi bianchi: il vestito del ballo.
E' uno dei tanti ricordi che mi tengono legata a questa città.
Quella serata è stata magica, unica. Non la dimenticherò mai.
"Gabby! Dove sei?". Mi stanno cercando.
Richiudo l'anta e scendo al piano di sotto.
"Eccomi".
"So che siete appena arrivati, ma ha chiamato il fioraio. Ha detto che se non volete rischiare di rimanere senza, fareste meglio ad andare a ordinare subito i fiori".
"Allora conviene sbrigarci", dice lui afferrando nuovamente le chiavi dell'auto.


Mi ero quasi dimenticata di quanto fosse bella Albuquerque.
Certo, i turisti non fanno a gara per venire a visitarla, e non si può dire che possegga un patrimonio artistico e culturale eccezionale, ma è la mia città ormai, e non la cambierei mai con nessun'altra al mondo.
Rivedere tutte quelle strade e quegli edifici familiari, mi fa uno strano effetto.
Un palazzo in particolare cattura la mia attenzione: l'East High School.
Quanti ricordi, quante avventure e quante esperienze sono racchiuse dentro quelle mura!
Se le pareti potessero parlare avrebbero tante di quelle cose da raccontare!
Arriviamo dal fioraio, un cinquantenne piuttosto robusto che ci accoglie con un grosso sorriso stampato sulle labbra.
Ascolto annoiata tutti i consigli che ci propina.
Non avrei mai creduto che organizzare un matrimonio potesse essere così faticoso e snervante.
Dopo aver comunicato all'uomo la nostra scelta, quest'ultimo si dilegua nel retro del negozio per prendere alcuni campioni.
"Non ti vedo molto convinta", mi dice il mio futuro sposo abbracciandomi e incrociando le braccia dietro la mia schiena.
"No, ma che dici, sono sicura. Adoro quei fiori. E' solo che quello mia stava facendo innervosire, con tutti quei sorrisi e quelle moine".
"Lo so, ti conosco ormai", dice ridendo, dopodiché mi da un bacio sulla fronte.
E' così felice per il matrimonio, e lo sono anche io.
All'inizio credevo che quella fosse una cosa troppo difficile per me, troppo grande da gestire, ma col tempo, invece, ho imparato ad accettare l'idea di legarmi ad una persona per quello che avrebbe dovuto essere il resto della mia vita.
Insomma, non sono più una ragazzina timida che ha paura di tutto.


Finalmente siamo usciti da quell'inferno contornato da fiori e nastri colorati.
Anche se non lo da a vedere anche il mio compagno è stressato. E' sempre lo stesso.
"Allora? Ti va di fare un giro per questa splendida cittadina?", mi chiede mettendomi un braccio attorno alle spalle.
"Certo".
Nonostante sia pieno pomeriggio non c'è molta gente in giro. Le strade sono tranquille.
Giungiamo davanti all'East High. Mi fermo di colpo davanti al giardino sempre ben curato. Proprio come lo ricordo io.
Mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando Taylor ed io ci sedevamo sul muretto davanti all'entrata e parlavamo finché il fastidiosissimo suono della campanella non ci disturbava.
Taylor. Noi due ci siamo tenute in contatto anche dopo la fine del liceo, ma, purtroppo, è già da un paio d'anni che abbiamo perso i contatti e che ci sentiamo solo ogni tanto, quando nessuna delle due ha troppi impegni lavorativi.
Lei ormai vive a New York, dove lavora in uno studio come avvocato penalista.
Dopo che lei e Chad si erano lasciati e la fine del college, aveva deciso di trasferirsi praticamente dall'altra parte del Paese per 'reinventarsi', come aveva detto lei.
Da quel famoso anno nel quale tutte le nostre vite cambiarono, ne erano successe di tante.
Dopo la cena super costosa che Chad dovette offrire a Taylor per pagare la scommessa che avevano fatto all'inizio dell'anno scolastico, i due sono rimasti assieme per un paio d'anni, fino a quando la lontananza dei rispettivi college non aveva fatto in modo che le cose tra loro si spezzassero.
Mi era dispiaciuto davvero molto per entrambi. Ricordo che, quando Taylor mi telefonò per dirmelo, lo fece con una voce talmente tanto triste e affranta che credetti che non si sarebbe più ripresa.
Anche Chad era distrutto da quanto successo, ma capì in fretta che continuare a tenere in piedi un rapporto ormai inesistente, non era salutare per nessuno dei due.
Adesso lui abita ancora ad Albuqueque, dove allena i bambini a giocare a baseball. Sapevo che non sarebbe mai riuscito ad abbandonare lo sport, proprio come ha fatto Bryce.
Anche lui, infatti, non ha mai perso la sua fede sportiva.
Dopo che lui ed Allison si sono lasciati ha continuato a giocare a basket a livello agonistico, facendo parte di squadre relativamente famose.
Ogni tanto mi capita di vederlo in giro, e non manchiamo mai di scambiare quattro chiacchiere come vecchi amici.
Per quanto riguarda Kelsi e Ryan... quei due continuano ancora a stare insieme.
Anche loro sono rimasti in questa città e, in più, hanno già fatto il grande passo: si sono sposati un paio di anni fa.
Il loro matrimonio è stato favoloso, proprio come vorrei che fosse il mio.
Kelsi si è anche offerta di aiutarmi nell'organizzazione, ma le ho severamente proibito di fare qualsiasi cosa che non fosse comprare un vestito per partecipare alla cerimonia. Di certo non voglio che nelle sue condizioni si strapazzi più del dovuto.
Ryan mi ucciderebbe se il suo primogenito, del quale la nascita è prevista entro i prossimi tre mesi, nascesse con una crisi isterica o qualcosa del genere.
Con loro due ho mantenuto buoni rapporti. Ci siamo sempre tenuti in collegamento.
Lei non ha mai abbandonato il suo amato pianoforte, diventando una bravissima insegnante di musica, mentre Ryan era diventato un giornalista.
A dire il vero aveva stupito un po' tutti quando, alla fine del liceo, ci comunicò di voler intraprendere questa strada, ma, col senno di poi, ha fatto proprio la scelta giusta.
Lo stupore che aveva portato Ryan non fu niente in confronto a quello che portò in seguito sua sorella.
Sharpay, infatti, aveva deciso di aprire un negozio di abiti e accessori, e fino a qui, niente di cui meravigliarsi, se non fosse per il fatto che, una volta aperta l'attività, avesse chiesto a Martha di lavorare per lei in qualità di vice.
Da dopo la sera del ballo Sharpay era più o meno entrata a far parte del nostro gruppo.
Ogni tanto ricercava la nostra compagnia e noi l'accoglievamo volentieri.
Si era dimostrata capace di stare in mezzo agli altri senza ferire nessuno, ed eravamo felici per quello.
Per quanto riguarda la sottoscritta, mi sono laureata e sto lavorando in un ospedale in qualità di pediatra.
Ultimamente ho dovuto prendere qualche giorno di ferie per organizzare gli ultimi dettagli del matrimonio.
Ho deciso di sposarmi ad Albuquerque, la mia città, dove era nata una nuova Gabriella e da dove era cominciata la mia vera vita.
Questa nuova Gabriella era uscita dal suo guscio anche e soprattutto grazie ad una persona: Troy.
Noi due...
"Ehi, stai bene?".
E' lui. Ancora una volta mi ero persa nel labirinto dei ricordi.
"Cosa? Sì, certo".
"Ci sono molti ricordi qui, non è vero?".
"Già, tantissimi".
Rivolgo un'ultima occhiata alla scuola e riprendo a camminare sempre abbracciata a lui.
"Che ne dici di bere qualcosa? Fa caldo oggi", mi propone.
"Sì, buona idea".
Ci fermiamo nel primo bar sulla strada e ci sediamo attorno ad un tavolino all'aperto.
"Vado dentro ad ordinare, cosa vuoi?".
"Un the freddo".
Lo vedo entrare all'interno del locale e dirigersi verso il bancone.
Mi guardo attorno. E' sempre tutto uguale, come prima. Questo mi rende felice e in pace con il resto del mondo.
L'unica cosa davvero spiacevole di trovarsi ad Albuquerque era che, subito dopo il matrimonio, sarei dovuta tornare a vivere a Sacramento, dove io e il mio futuro marito avevamo già comprato casa.
Mi sarebbe piaciuto tantissimo tornare a vivere nella tranquillità della mia città, ma ormai la mia vita e la sua si trovavano in California, e non sarebbe stato facile rivoluzionare in questo modo le nostre abitudini.
La mia armonia interiore finisce. Si spezza nel medesimo istante in cui i miei occhi ne incrociano un altro paio.
Occhi sorpresi di vedermi tanto quanto lo sono i miei nel vedere loro.
Occhi che si avvicinano sempre di più a me.
"Ciao", occhi che mi stanno parlando... sveglia Gabriella! Gli occhi non parlano con una voce così... umana.
"Ciao", riesco a rispondere.
"Mia madre mi aveva detto che saresti ritornata in città in questo giorni, ma non pensavo di incontrarti subito".
"Già, sono arrivata questa mattina. Io non sapevo che tu saresti ritornato, invece".
"Oh, neanche io. L'ho deciso all'improvviso. Sentivo il bisogno di prendermi qualche giorno e venire qui, sai, per staccare la spina e vedere cos'era successo in questa città".
"A quanto pare non è cambiato niente. Tranne il fatto che, beh, non ci siamo tutti noi".
"Già, sembrano passati secoli", dice guardandosi attorno con la stessa espressione malinconica che avevo io mentre fissavo l'East High.
"Parla per te, io non sono così vecchia".
"Ti ricordo che abbiamo esattamente la stessa età".
"Non centra niente".
Nonostante il passare degli anni i nostri dialoghi non sono cambiati più di tanto.
Rimaniamo in silenzio per qualche secondo. Odio quando accadono queste cose!
"Allora... ti vedo in forma", mi dice. Molto probabilmente è un modo per non rimanere in silenzio.
"Grazie, anche tu, Troy".
Chiamarlo per nome dopo anni che non lo faccio suona... strano.
E devo ammettere che le mie non sono solo parole di circostanza.
Visto il fisico ancora perfetto che potevo notare attraverso la canottiera aderente che indossava, deve aver continuato a tenersi in allenamento anche se non gioca più a basket da tempo ormai.
Dopo essere usciti dall'East High, aveva deciso di non accettare la borsa di studio che grandi scuole gli offrivano per continuare a giocare.
Come mi aveva ripetuto più volte, non voleva emergere esclusivamente per le sue doti sportive, ma anche per ciò che era in grado di fare senza un pallone da basket fra le mani.
Nonostante abbia abbandonato la casacca da cestista, anche lui, come i suoi amici, non ha rinunciato del tutto a seguire la passione per lo sport. Ho saputo, infatti, che è diventato un abile manager sportivo.
Per quanto riguarda noi due... Beh, diciamo solo che, come anche alcuni nostri amici hanno dimostrato, non è facile far durare una storia nata tra i banchi di scuola del liceo.
Anche per noi, come per Chad e Taylor, la lontananza ha giocato un ruolo fondamentale nella rottura della nostra relazione.
Siamo 'resistiti', se così si può dire, per quasi tre anni, ma non era facile riuscire a vedersi solo nei week end o quando uno di noi aveva un po' di tempo libero.
Questo ci portò ad avere qualche discussione ogni tanto e, successivamente, a trasformare questi contrasti in veri e propri litigi.
Non potevamo continuare ad andare avanti a farci la guerra in continuazione, quindi decidemmo di lasciarci e di andare ognuno per la propria strada.
Dopo la rottura stetti davvero malissimo.
Era come se il mio mondo fosse crollato improvvisamente.
Mi sentivo persa e indifesa. Il punto fisso della mia vita non c'era più.
Piano, piano, mi ripresi e ricominciai a vivere la mia vita senza Troy.
Dopo la fine del college ci incontrammo e riprovammo a ricostruire una relazione, ma molto presto ci rendemmo conto che ormai la magia che ci legava non esisteva più, o, comunque, non era abbastanza forte per tenerci legati come lo eravamo stati anni prima.
Io mi trasferii in California subito dopo, dove conobbi Jake, il mio futuro marito, mentre lui andò a Washington.
So con certezza (le mamme e i loro pettegolezzi) che anche lui si è ricostruito una vita con una ragazza, Amanda.
Mi fa davvero piacere che lui sia felice, proprio come lo sono io.
"So che sei tornata in città per fare il grande passo", riprende Troy un po' più sicuro di se. "Hai sempre detto di volerti sposare qui, no?".
"Sì, e sono davvero contenta di farlo".
Mi fa uno strano effetto parlare con lui del mio matrimonio. Insomma, qualche volta gli avevo confidato quali fossero i miei desideri riguardo ad una futura cerimonia, ma di certo non avevamo mai accennato ad un nostro matrimonio, io e lui, lui e io... ma in un angolino del mio cuore, nel profondo, nutrivo la speranza che un giorno sarei arrivata all'altare, magari con lui...
"E io per te".
"Allora... Quanto ti fermi?".
"Poco, sono solo di passaggio. Tra qualche giorno devo tornare a Washington".
"Beh, allora spero di rivederti prima che tu parta, così ti saluto".
"Certo, mi farebbe piacere".
"Scusa il ritardo, ma il cameriere è lento", mi dice Jake tornando al tavolo con in mano due bibite.
"Non fa niente. Jake, questo è un mio vecchio amico, Troy", dico presentandoli.
"Piacere".
"Piacere mio".
Si stringono la mano cordiali.
Jake non sa ciò che Troy è stato per me, non gliene ho mai parlato, e non credo che lo farò mai.
Non è giusto parlare dei propri ex con l'attuale partner, è una cosa che non ho mai sopportato.
La relazione con Troy è stata la mia prima vera storia, e non vorrei mai che cadesse nel banale raccontandola a qualcuno che magari neanche capirebbe i sentimenti e le emozioni che sono state alla base di essa.
Di storie d'amore ne nascono e ne finiscono ogni giorno, ma solo chi le vive o le ha vissute può davvero capire ciò che significano.
"Adesso devo andare, si è fatto tardi. Ci vediamo in giro", dice Troy salutandoci.
Lo vedo mentre si allontana.
Non posso negare di volergli ancora bene.
In qualche modo mi sento ancora legata a lui, ma questo sentimento non è amore, ma qualcosa di diverso, che non so definire.
Troy è stato il primo ragazzo che io abbia mai amato.
E' stato il primo per il quale ho provato sentimenti tanto profondi da sembrare quasi irreali.
Il primo a cui abbia detto le parole 'ti amo' e il primo da cui le ho sentite pronunciare.
Il primo con cui ho vissuto esperienze uniche e irripetibili.
Lui è stato tutto questo per me.
Guardo Jake e un sorrise mi nasce spontaneo.
Sono sicura di amarlo, sicurissima. E' lui che ormai riempie il mio cuore, ma non tutto.
Una piccola parte di esso, infatti, è ancora occupato da quel primo amore, e credo proprio che ci rimarrà per il resto della mia vita...





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Fine quarantesimo capitolo.



Se siete arrivati fino a qui vuol dire che avete finito di leggere il capitolo. Graaazieee!!^^

Questo è il finale che ho scelto... In effetti ce n'erano due in ballo, ma alla fine ho scelto questo, era quello che mi sembrava pià adatto.


Adesso passiamo ai ringraziamenti, ma, prima, vorrei dire un grazie di tutto cuore alla mia best Charlie che mi ha aiutata a scrivere anche quando non avevo nè voglia nè idee per la testa, e che mi ha dato tante idee per evolvere la storia. Thanks!!^^





RINGRAZIAMENTI :





romanticgirl : già, i sogni sono l'unica cosa che nessuno potrà mai toglierci.
Mi fa piacere che il capitolo sia piaciuto!! Ero un pochino in ansia per quello. Il 39 era una parte molto importante della storia, e quindi ho sperato davvero che piacesse e risultasse significativo.
Ciò che Gabby dice alla fine è un po' quello che chiunque vorrebbe provare in un momento così importante come quello che ha vissuto lei...
Ecco a te, anche se un po' (tanto) in ritardi l'ultimo capitolo T_T che tristezza!!
Non pensavo fosse così difficile mettere fine ad una storia che è durata tanto, ci sono delle implicazioni affettive :P Fammi sapere come hai trovato anche quest'ultimo capitolo, ci tengo...
Volevo ringraziarti per avermi seguita fin dall'inizio!! Grazie mille!!^^ Ciaooo!!



Angel4ever
: emozionata? Wow!! Mi fa davvero piacere!!
Purtroppo (o per fortuna per voi XD) sono arrivata alla fine... Non pensavo di riuscirci.. eheh!!
Fammi sapere cosa ne pensi, mi raccomando... anche le critiche aiutano ; D
Grazie per aver seguito la storia e aver commentato fino alla fine!! Kiss!!^^



mileybest
: già, nello scorso capitolo è andato tutto nel migliore dei modi. Per quanto riguarda questo capitolo.... beh, io ho immaginato che il futuro di tutti i nostri 'eroi' potesse essere quello che hai appena letto... spero ti piaccia.
In quanto al seguito... non so se lo farò. Questa storia è durata molto (ben 40 capitoli *_*) e non so se sia il caso di continuare. Comunque ho intenzione di scrivere altre storie, quindi sei obbligata a rimanere in questa sezione per recensire i prossimi lavori che posterò!! U_U (schezo naturalmente XD).
Mi dispiace di averti fatto aspettare tanto per leggere questo capitolo... Comunque grazie anche a te per avermi seguita!! Ciaooo!!^^



ciokina14
: sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!! Sai quanto ero indecisa su come farlo, soprattutto la parte finale!! Ihih!!
Fammi sapere cosa ne pensi anche di quest'ultimo capitolo, anche se è arrivato con una settimana di ritardo... :P Grazie per aver seguito questa fiction!! Kiss!!^^



tati zakki
: wow!! Se ti ha appassionata non può altro che farmi paiceree!! Ti piace il finale?? Dimmelo, mi raccomando!! Grazie per i commenti e i complimenti, ciao!!^^



francesca_22
: ti capisco perfettamente in quanto a settimane pesanti!! Credimi!!
Beh, anche questo capitolo non può definirsi corto... ma come ultimo è giusto così!! :P
Eh, anche io, come nel film, ho voluto raddolcire Sharpay, anche perchè credo che non sia poi così cattiva come da a vedere, che sia solo una maschera.
Far passare a Gabriella un ballo da favola era una delle priorità della storia, quindi ho voluto descriverlo dettagliatamente e farle vivere la sua prima volta proprio quella sera credo sia stata proprio la ciliegina sulla torta, no? XD
Spero che quest'ultimo capitolo mi sia davvero venuto bene come mi hai detto tu :P Mi aspetto che tu me lo dica, eh!! Ti ha sopreso abbastanza?? Eheh!!
Mi dispiace molto che questo sia l'ultimo T_T Anche se ho intenzione di scrivere altro, mi ci era "affezionata" a questa fiction :P
Io economia l'ho cominciato in terza e il prof ci faceva giocare al Sudoku o leggere il giornale invece che fare lezione, quindi puoi immaginarti la nostra preparazione quando al suo posto è arrivata un'insegnante che come secondo lavoro fa la commercialista in uno studio... =_=' meglio non parlarne...
Sei la prima emiliana che incontro su questo sito!! (almeno credo :P) Mi fa piacere di avere una conterranea che mi sostenga eheh!! XD
Grazie mille per tutti i complimenti e le recensioni che mi hai lasciato!! Spero di risentirti presto!! Kiss!!^^






Angel_R

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