modern 3
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Joey si
infilò lo shorts e si alzò dal letto.
-Dove credi di
andare?- le chiese il suo ragazzo
riacciuffandola per la vita e stringendola a sé.
-Brian sono le due!
Mia madre mi ucciderà!
-A questo punto ti
uccideranno comunque no? Quindi meglio
ritardare la fine…- statuì testardo posandole piccoli
baci sul collo.
Lei chiuse gli
occhi, perdendosi in quel dolce contatto.
Amava quel genere di attenzioni da parte di Brian. La sua non era una
dolcezza
intrisa di affetto ma di puro e semplice desiderio.
Joe sapeva
perfettamente che non era una storia né seria né
importante ma in fondo le andava bene così, fin a quel momento
lui era stato
l’unico capace di farla sentire donna.
-Mh…Ti
prego…così rischio di non andarmene più…-
si lamentò
voltandosi e circondandogli il collo con le braccia.
Lui le scostò
il ciuffo rosso dagli occhi e la baciò,
sorridente.
– E’
esattamente ciò che voglio.
Joey fece scattare
piano la serratura ed entrò di soppiatto
in casa. Le luci erano spente e regnava una inconsueta
tranquillità. “Ovvio”
pensò, visto che era notte.
Però non
poteva fare a meno di pensare a quanto fosse strano
entrare in casa e trovarla tranquilla e silenziosa. Con un fratello
come Frank,
esuberante e pieno di energie, e con i suoi degni compari, in quella
casa il
silenzio era una vera e propria utopia.
L’orologio
appeso all’entrata le ricordò che erano le 3.
“Dannato
manipolatore!” pensò scuotendo il capo e non
potendo evitare di sorridere. Alla fine le aveva fatto fare tardi.
“Grazie al
cielo ha avuto il buon gusto di accompagnarmi in macchina…”
-Dal tuo sorriso
devo dedurre che hai passato le ultime ore
in compagnia di Brian…- disse una voce mentre la luce si
accendeva.
-Oh…cazzo
Frank mi hai fatto venire un colpo!- lo rimproverò
lei capendo a chi appartenesse la voce e portandosi una mano al petto.
-Non hai risposto
alla mia domanda…- disse lui serio. Stava
li a fissarla severo, con le braccia incrociate al petto e l’aria
apprensiva.
Il loro padre era
andato via che loro erano ancora due
bambini scappando con la baby-sitter e, Joey pensò, alle volte
Frank si sentiva
in dovere di riempire quel vuoto di ruolo interpretando però una
parte che
non gli si addiceva.
-La tua, fratellino,
non era una domanda, ma una
constatazione perciò cosa vuoi che ti dica?
Lui scosse il capo
avvilito. –Sei impossibile!
-E tu un rompipalle!
-Solo perché
mi preoccupo per te? Sai che quel tipo non mi
piace…- statuì mantenendo la stessa serietà.
Era vero. Aveva
messo in guardia più di una volta la sorella
da quel ragazzo. Era il classico play-boy che cercava solo divertimento
e lui
non sopportava l’idea che potesse usare la sua sorellina.
-Non deve piacere a
te! Pensa un po’ alla tua vita, che io
penso alla mia!
Lui sbuffò.
-Ma non capisci che
ti usa? Si sta solo divertendo!
-E se mi stessi
divertendo anche io, Frank? A questo non
c’hai pensato? – ribattè lei ormai presa dalla
discussione. Non sopportava di
essere trattata come una bambinetta ingenua.
Lui si incupì.
-Fai un po’
come ti pare…- concluse voltandosi e
richiudendosi nella sua stanza.
Fumante di rabbia la
ragazza si chiuse in bagno.
Posò le mani
ai lati del lavandino e sentì un conato di
vomito salirle su per la gola.
Ripensò a
quella cosa strana che le aveva dato Jimmy quella
mattina nel cortile.
Non era la solita
sciocchezza.
Alla prima boccata
le era girata la testa. Ma piano piano
l’effetto si era dileguato lasciando solo una piacevole
sensazione di
leggerezza.
Sentì
l’acido salirle in bocca e con uno scatto fulmineo di
aggrappò al water, rimettendo tutto ciò che aveva
mangiato durante la giornata.
Si lasciò
scivolare sul pavimento con la testa fra le mani.
Non era la prima
volta che le capitava. Il suo organismo non
reggeva quelle sostanze e ogni volta era la stessa storia.
Si alzò e
premette la mano sul pulsante dello scarico, quasi
aggrappandosi ad esso per mantenere l’equilibrio.
“Non sono una
drogata..” si disse strizzando gli occhi.
No, non lo era. Era
solo qualche caso sporadico.
Era il suo modo per
fuggire dalla realtà.
Negli ultimi mesi le
chiamate di suo padre si erano fatte
sempre più frequenti e sempre lì a dirle le solite
stronzate da pentito.
Ma lei non voleva
ascoltarlo.
Li aveva
abbandonati, non era il loro padre. Non aveva alcun diritto di
considerarsi tale o di rivendicarne così prepotentemente il
ruolo.
A Frank non aveva
voluto dire niente.
Suo fratello era
troppo impulsivo, troppo spesso vittima dei
suoi istinti e così si era tenuta tutto dentro, cercando di
sfuggire alla
realtà con quei barbari metodi.
Ma il più
delle volte i suoi sorrisi non erano vuoti.
Riusciva ancora ad essere davvero spensierata ed era per questo che non
voleva
perdere quella spensieratezza.
Uscì dal
bagno barcollando e senza fare rumore sbirciò nella
camera della madre, dove quest’ultima dormiva placidamente.
Il riflesso dei
vetri illuminati dalla luna si proiettava
sulla parete bianca, attraversata dall’ombra della ragazza che si
avvicinò al
letto.
Si chinò
sulla madre per posarle un bacio sulla fronte e poi
si diresse verso la sua stanza, ma quando posò la mano sulla
maniglia ripensò
alla discussione avuta con il fratello e la fece ricadere lungo il
fianco,
indecisa.
Doveva parlarci,
aveva sbagliato a trattarlo a quel modo.
Lui si preoccupava solo per lei.
E poi aveva bisogno
di lui.
Aveva paura di
ciò che stava diventando. Di se stessa. E
loro due erano una cosa sola, lui era la sua metà sana, la sua
metà d’anima
ancora non andata a puttane.
Bussò alla
camera di Frank ma nessuno rispose.
-Dormi?- chiese
intrufolando la testa nella stanza
completamente buia.
-Che vuoi?- le
chiese lui in risposta e lei sentì il fruscio
delle lenzuola, segno che si era girato per darle le spalle.
-Posso entrare?
-Se proprio devi.
Lei zampettò
a piedi nudi fino al letto del fratello sedendovisi
e lui se ne accorse sentendo le molle del letto inclinarsi leggermente.
-Frank?
Non rispose,
rimanendo di spalle.
-Hey…scusami…
Finalmente si
voltò, sbuffando.
-Quel tipo non mi
piace Jo! Ti farà solo soffrire, si sta
approfittando di te!
Lei sorrise,
intenerita.
-Nessuno dei due
è davvero innamorato…non c’è pericolo di
soffrire in una relazione come quella tra me e lui…- lo
rassicurò carezzandogli
i capelli un po’ più mossi dei suoi.
-Starai attenta?
-Si…
-Non voglio vederti
piangere per lui, non lo sopporterei…
-Posso?- chiese lei
in risposta, indicando il letto.
Lui annuì.
Si stese accanto al
fratello che la abbracciò, stringendola
a sé.
-Non puoi evitare
che io soffra…come non posso evitarlo io
stessa. Se soffrirò passerà…come tutto. Promettimi
però che qualsiasi
cattiveria io ti dica, quando sono incazzata, non smetterai mai di
preoccuparti
per me almeno un po’….mi fa sentire sicura…che si
tratti di un ragazzo o…- esitò.
– di qualsiasi altra cosa. Non odiarmi mai…ti prego.
Le guance si erano
tinte leggermente di rosso. Non era il
tipo che metteva a nudo i suoi sentimenti facilmente e farlo la
imbarazzava non
poco. Ma si trattava pur sempre di Frank. Lui sapeva sempre cosa la
sorella
pensava, anche senza parlare.
E probabilmente
sapeva anche che lei non pensava le cose che
aveva detto prima, nell’entrata. Non voleva che lui si facesse
gli affari suoi.
-Non potrei
mai…neanche imponendomelo. Sei mia sorella… e ti
voglio bene. Scusa se a volte sono iper protettivo ma non posso farne a
meno.
Ringraziamenti.
JuFrankestein: Gee!!! Si lo so che il
capitolo non era
granchè profondo ma non sono particolarmente ispirata per ora!
La scena della
telefonata ahahah. Cioè…al telefono a fare sti discorsi
con Synyster
Gates…sarebbe…lascio all’immaginazione di chi legge
l’aggettivo più
appropriato! Comunque…non esiste che mi ringrazi, di cosa poi?
Ti assillo
continuamente con i miei problemi e le mie turbe… sei la MIA Gee, che
è più di “migliore
amica” U.U. La migliore Gee che io potessi mai desiderare, e in
fondo a volte
abbiamo anche bisogno di trattarci male noi due xD Con i caratteri di
merda che
ci ritroviamo! ^^
ms_reverie: oh si! E’ lui
l’antistress! Ahah che ne pensi di
questo capitolo? ^^ Baci.
friem: io in questo momento la vedo
benissimo per Brian eh!
xD Vabbè ma la storia è all’inizio…ne
succederanno di cose!! Baci.
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