I Won't Explain, Or Say I'm Sorry

di GuitarFreak77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** Chapter 9 ***
Capitolo 10: *** Chapter 10 ***
Capitolo 11: *** Chapter 11 (Part 1) ***
Capitolo 12: *** Chapter 11 (Part 2) ***
Capitolo 13: *** Chapter 12 (Part 1) ***
Capitolo 14: *** Chapter 12 (Part 2) ***
Capitolo 15: *** Chapter 13 (Part 1) ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.
Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV


“Gerard.” Mikey si lamentò non appena imboccai la solita strada laterale per andare da casa al lavoro. "Perchè prendi sempre questa strada, mi da i brividi."
Gli feci un sorriso malefico. "Ogni cosa ti da i brividi" dissi arruffandogli i capelli.
“Siamo nel mezzo del nulla" si lamentò nuovamente.
Fissò dritto davanti a sè non aggiungendo altro. Scelgo sempre questa strada perchè è traquilla, ma dovevo ammettere che qualche zona faceva rizzare anche a me i capelli.

“Quello è uno spaventapasseri davvero realistico” disse Mikey puntando ad una figura legata al palo di un recinto dopo circa due miglia di strada. Dopo esserci avvicinati esclamò "Giuro di averlo visto muoversi.”
Io risi “Mikey, sei paranoico … " Ma non appena ci avvicinammo ulteriormente, il mio primo pensiero fu che quello era uno spaventapasseri piuttosto piccolo. Non era insolito vedere spaventapasseri lungo le strade, c'erano un sacco di fattorie nella zona. Questo mi impressionò stranamente perchè eravamo in mezzo ai campi, e non vicini alla strada principale. Scossi la testa.

“Non solo sei paranoico, ma ora mi hai innervosito” sogghignai nervosamente. Mikey non rise, fissava lo spaventapasseri a bocca aperta. Ora eravamo a circa tre metri, poi due metri. Frenai lentamente non appena Mikey trasalì nuovamente. Questa volta lo vidi anche io. Questa volta non si poteva negare che quella cosa si fosse mossa. Mikey spalancò la portiera e gli corse incontro: non era per niente uno spaventapasseri, ma una persona che era stata legata al palo di un recinto e lasciata lì come morta. Parcheggiai la macchina sul ciglio della strada e corsi ad aiutare Mikey, mentre lui iniziava a togliere le corde legate intorno ai piedi ed alle mani.

La testa del ragazzo ciondolò in avanti e gemette quando iniziammo a sciogliere i nodi; Dio, erano così stretti che stavano tagliando i suoi polsi sottili. Il filo spinato del recinto aveva lacerato i jeans e la parte posteriore delle sua gambe sembrava carne macellata. Guardai la sua faccia. I capelli neri erano bagnati di sangue e ricadevano sulla faccia, oscurandogli un occhio chiuso e gonfio, mentre il labbro sanguinava. Sembrava che un piercing fosse stato strappato via Mikey, che era riuscito a liberargli una gamba, urlò:

“Lascia stare le corde, chiama il 911!” Corsi alla macchina e spalancai la portiera.
“Cazzo!” Lo chiamai. “Non c'è campo!”
“Merda” lo sentii mormorare. “Allora torna qua ed aiutami con queste corde.”

Mi precipitai da lui ed iniziai a liberare l'altra gamba, mentre Mikey liberò una delle mani. La parte del corpo libera si afflosciò, e fu allora che notai il suo petto nudo e non potei sopportare altro. Le mie gambe cedettero. Caddi sulle ginocchia, iniziando a sentirmi male sull'erba.


Traduzione di Michela : D
Se avete commenti, lasciateli pure così li giro direttamente all'autrice di questa FF

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.
Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV


Il suo stomaco era nero e blu, come se qualcuno lo avesse bastonato con una mazza da baseball, ed il suo petto era coperto di sangue. All'inizio pensai che fosse fluito giù dalle ferite della faccia. La peggiore delle quali sembrava il naso rotto. Ma con una seconda occhiata al sangue ed alla sporcizia sul petto vidi la parola "GAY" incisa profondamente nella carne.

“Gerard!” urlò Mikey “Controllati ed aiutami a tirarlo giù da qui!" il panico nella sua voce cominciava ad aumentare.

Mi alzai tremante e ricominciai a lavorare sulla corda attorno alla sua caviglia sinistra, ma le mie mani tremavano troppo. Nel tempo che era servito a Mikey per sciogliere tre corde, io non ero ancora riuscito a liberarlo dall'unica corda con cui avevo iniziato.

Terminò lui con l'ultima corda mentre io mi aggrappavo al ragazzo, pronto ad afferrarlo non appena fosse stato libero. “Hai … ehmm ... hai visto qua?” dissi puntando alle grandi lettere sulla sua pelle.

“Sì, l'ho visto.” Disse torvo, indicando molte altre parole oscene incise lungo le braccia.

Sentii le mie gambe ricominciare a tremare.

“Tienilo ,ok?” disse con le lacrime che gli scorrevano sul viso.
Chiusi gli occhi e continuai ad aggrapparmi al ragazzo, come se le nostre vite dipendessero da lui. Potevo sentire il suo petto muoversi su e giù lievemente, respirava appena. Non volevo neanche pensare a quanto sangue avesse perso. Finalmente sentii tutto il suo peso su di me, poiché Mikey aveva rimosso l'ultima corda. Il suo occhio buono si aprì in una piccola fessura e mugolò qualcosa non appena lo feci scendere sul terreno e lo misi sui suoi piedi. Rimase alzato per un secondo prima di barcollare pericolosamente vicino al filo spinato. Senza pensarci lo afferrai e lo abbracciai stretto a me e lui vomitò sulla mia schiena.

“Mi dispiace.” lo sentii dire in un sussurro. Era come una stretta al cuore, era debolmente attaccato alla vita ed aveva impiegato quella poca energia che aveva per scusarsi di qualcosa su cui non aveva il controllo.

“Shhh, va tutto bene, non preoccuparti.”

Il suo corpo gracile tremò non appena collassò contro di me. Mikey ti sfilò la felpa e gliela avvolse attorno, poi mi aiutò a portarlo alla macchina. Aprimmo la portiera posteriore e lo facemmo sdraiare sui sedili. Mikey saltò al volante e partì a rotta di collo per andare all'ospedale più vicino. Io mi sedetti dietro per stringerlo come mi fosse possibile mentre la macchina sterzava e girava ad ogni curva.

Una volta sistemato, smisi di guardargli la faccia, cercando di vedere chi fosse il ragazzo attraverso tutti quei lividi e quel sangue. Potevo vedere del trucco sbavato dalle lacrime asciugatesi molto tempo prima.

“Dio mio, quanto tempo è rimasto fuori questo ragazzo?" mi chiesi ad alta voce.

"Non lo so” rispose Mikey “Probabilmente parecchie ore.”

“Pensi che fosse già la fuori quando siamo passati di lì stamattina? Voglio dire, eravamo entrambi mezzi addormentati. Pensi che non lo abbiamo visto?”

Mikey scosse la testa “Oh Dio, spero di no” disse con la voce rotta. "Non voglio nemmeno pensarci. Ora lo abbiamo trovato, questo è ciò che importa.” Rimanemmo entrambi in silenzio per un minuto, poi Mikey batté il pugno sul volante scuotendo la testa. “Non può essere stato là fuori così a lungo, l'avrei visto ... ma ho dormito per la maggior parte del viaggio.” gemette passandosi la mano fra i capelli. "Gerard, e se avessimo potuto salvarlo prima?”

“Mikey, smettila di tormentarti. Non credo che sarebbe ancora vivo se fosse rimasto là fuori tutto quel tempo.” Ma non sapevo se stavo cercando di convincere lui o me stesso, dicendo così.


Traduzione di Michela
Piccola nota per Drunk4life --> la ff è una traduzione, non posso cambiare la storia : p Mi dispiace che tu non sopporti più le Frerard, ma ripeto, non sono io a decidere che scrivere ^^"

Grazie a tutti dei commenti.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.
Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV


Il ragazzo mugolò qualcosa ed aprì l'occhio ferito.

"Ciao. Stai per arrivare all'ospedale" dissi a bassa voce.

Lui non rispose ma si guardò attorno confuso per qualche minuto, prima di dire disperatamente "Acqua?"

Mi guardai in giro, doveva esserci una bottiglia d'acqua da qualche parte in questa macchina.

"Nel mio zaino" rispose Mikey.

Trovai e raggiunsi lo zaino, per poi estrarne una grande bottiglia d'acqua. Aveva di nuovo chiuso l'occhio, quindi bagnai leggermente le sue labbra asciutte. Lui aprì la bocca avidamente e gliene riversai un po' dentro.

"Come ti chiami?" chiesi fra un sorso e l'altro.

"Frank" borbottò mentre afferrava la bottiglia.

Sorrisi e gliela lasciai prendere, ma non aveva le forze per portarsela alle labbra.

"Ecco, lascia che ti aiuti Frank" dissi riprendendola. “Io mi chiamo Gerard, e quello che sta guidando è mio fratello Mikey.”

"Ciao Frank" disse Mikey.

"Quanti anni hai Frank?"

"Diciassette."

"Così giovane" mormorò Mikey.

"Esatto" dissi, "Sei giovane, hai ancora tutta una vita davanti, vero Frank?" Strinsi la sua mano e lui strinse la mia, mostrandomi un piccolo accenno di un sorriso.

"Sai chi ti ha fatto questo Frank?"

"Sì. Dei ragazzi ... ragazzi di scuola."

Serrai gli occhi e ci fu un tonfo quando Mikey diede un altro pugno al volante. Misi gentilmente una mano sulla guancia di Frank "Perchè ... perchè l'avrebbero fatto?" iniziai a chiedere prima di ricordarmi di tutti i segni sul suo corpo "Oh mio Dio!" ansimai.

Calde lacrime caddero sul palmo della mia mano quando la sua bocca si aprì per rispondere. "Va tutto bene, non devi parlarmene" dissi posando un dito sulle sue labbra.

Mi diede un'occhiata di riconoscenza e rimase lì in silenzio per un po'. Mentre lo guardavo, mi sentivo sempre più determinato a volerlo aiutare a venirne fuori. Questo era il figlio di qualcuno. Magari il fratello di qualcuno, pensai mentre guardavo di sfuggita Mikey.

Notai che Frank mi guardava quindi cercai di nascondergli le lacrime.
All'improvviso sentii che mi sarebbe sembrato di perdere mio fratello se Frank fosse morto. Nascosi la faccia fra le mani. Nonostante Mikey stesse guidando ben oltre il limite di velocità, sembrava ci volesse un eternità per arrivare in ospedale.

"Umm, Gerard" disse Frank distogliendomi dai miei pensieri. Sembrava timido riguardo qualcosa.

"Io ..."

"Cosa c'è Frankie?"

"Credo che vomiterò di nuovo."

"Oh" dissi cercando un sacchetto di plastica. Ne trovai uno ma ero in ritardo di un secondo. Girò la testa e ci fu un nauseabondo spruzzo sul bordo del sedile. Iniziò a piangere.

"Mi dispiace così tanto"

"Hey! Va tutto bene" dissi calmo. "Non sei la prima persona a farlo in questa macchina, e probabilmente non sarai l'ultima." Potevo vedere il dolore ottenere la meglio su di lui ora. Fece uscire un pianto angosciato che fece quasi aumentare la velocità a Mikey. "Shhh ... calma, siamo quasi arrivati." Solo allora il mio cuore sprofondò, quando vidi una volante della polizia scivolare dietro di noi e accendere le sirene.

I suoi occhi si richiusero. "No, no no, rimani con noi Frank." Urlai, rovesciando altra acqua sulle sue labbra. Lui vomitò un'altra volta e svenne.

"No! Forza Frank!" urlò Mikey girandosi verso di noi. Lacrime scendevano sulla faccia da sotto gli occhiali, mentre scuoteva le spalle. Entrambi trasalimmo quando il poliziotto bussò al finestrino.


Traduzione di Michela ( :

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV

Mikey abbassò il finestrino. A prima vista il poliziotto non sembrava avesse intenzione di ascoltarci.

“Patente e libretto” ringhiò.

Mentre Mikey glieli porgeva l'uomo parlò.

“La ragione per cui vi ho fatto accostare Sig. Way è perchè andavate a 120 Km/h. Sapete che il limite di velocità qui è 90?”

“Sì signore” rispose Mikey con voce tremante ma gentile, "Stavo andando così veloce solo perchè c'è un ragazzo sul sedile posteriore che ha disperato bisogno di cure mediche." Il poliziotto guardò verso il sedile posteriore poi di nuovo verso Mikey, dubbioso. Evidentemente riusciva a vedere solamente me, perchè Frank era sdraiato.

“Davvero?” si fece beffa il poliziotto. “A me sembra che stia bene!”

La bocca di Mikey si spalancò e poi realizzò che il poliziotto pensasse che stava parlando di me. “No, non lui” spiegò Mikey. "Per favore, guardi, c'è un altro ragazzo lì dietro." Andò avanti con una breve spiegazione della situazione. Ancora non convinto il poliziotto ci chiese di scendere dal veicolo. Lo feci volentieri, sapendo che così avrebbe potuto vedere Frank con la portiera aperta.

“Mettete entrambe le mani sulla macchina, per favore” disse non appena scesi. Annuii ed eseguì l'ordine, chiedendogli di dare un'occhiata non appena io e Mikey posammo le mani dove poteva vederle. Ancora scettico, guardò sul sedile posteriore e sobbalzò, posando due dita sul collo di Frank per controllarne le pulsazioni. Spiegai che avevamo cercato di chiamare un'ambulanza ma che non 'cera campo.

“Per favore” Mikey parlò di nuovo dalla sua posizione. “Mi assumo tutta la responsabilità, pagherò la multa, ma ci aiuti a portarlo in ospedale.”

“Forza, tornate nel veicolo" disse velocemente.

Mikey ed io tornammo dentro ed il poliziotto di diede ulteriori istruzioni.

“Io guiderò davanti a voi e quindi voglio che mi stiate dietro" la sua espressione si era ammorbidita.

“Sì, grazie infinite signore” dicemmo all'unisono.

Tornammo veloci in auto. Il poliziotto si piazzò davanti a noi ed accese le sirene. Non appena gli fummo dietro, l'uomo partì ad una velocità doppia rispetto a quella per cui ci aveva fermati. Non ero sicuro che la nostra macchinina sarebbe stata al passo, ma Mikey eseguì le istruzioni e rimase alle sue calcagna. Allungai la mano come aveva fatto il poliziotto e misi due dita sul collo di Frank. C'era un battito debolissimo che ancora combatteva per la vita. Feci scorrere la mano fra i suoi capelli e sussurrai. “Sei a casa ragazzino, resisti.”

Sia io che Mikey ridemmo sollevati, perchè non appena dissi questa frase il suo occhio si aprì leggermente e gracidò ancora per altra acqua. Presi la bottiglia e gliene diedi un sorso. Lui la mandò giù dolorante e riaprì la bocca per altra acqua. "Non spaventarci così," dissi.

Si lamentò e chiuse di nuovo l'occhio. "Non credo di riuscire a stare sveglio ancora per molto.”

“Sì che puoi” echeggiammo io e Mikey.

"Devi” dissi, “Continua a far lavorare il cervello.”

“Sono troppo stanco.”

“Lo so, Frankie. Devi provarci e rimanere sveglio però, puoi farcela.” dissi e mi venne un'idea.

Strappai un pezzo della mia t-shirt che si era squarciata con il filo spinato e lo inzuppai con un po' d'acqua. Iniziai a pulirgli gentilmente la faccia con quel pezzo di indumento fresco. Questo sembrò aiutarlo, ma Frank sussultò non appena mi avvicinai troppo all'occhio gonfio. Mi ritrassi da lì velocemente. "Scusami tanto!"

Afferrò la mia mano “No, era piacevole, quando non eri così vicino all'occhio.”

Quindi continuai a tamponare la pezza più lentamente, assicurandomi di toccare solo le poche zone che non erano contuse. Rallentammo quando il poliziotto entrò in città. Ma ancora tenemmo una velocità sostenuta per superare i semafori. Finalmente vedemmo il cartello dell'ospedale.
Frank si calmò ma tenne l'occhio aperto. Pensai che finché fosse stato sveglio sarebbe stato bene. Eravamo ad un isolato di distanza dall'ospedale quando ruppe il silenzio.

“Um ... Mikey, Ger ... Gerard” lo guardai e Mikey rispose:

“Sì Frank.”

“Se ... se non avrò la possibilità di dirvelo più tardi ... grazie di tutto. Grazie per aver cercato di aiutarmi.”

“Shhh ... non voglio sentire queste cose” dissi. “Avrai un sacco di tempo per parlarci più tardi e non servono ringraziamenti. Non abbiamo fatto niente che nessun'altra persona decente non avrebbe fatto.”

“Bhè, se tutti fossero così decenti, non sarei stato là fuori, in primo luogo” disse con voce soffocata.

Non potevo ribattere a quell'affermazione, quindi lo calmai semplicemente e gli diedi un'ultima pulita con il pezzo di t-shirt bagnato.

“Ow!” grugnì.

Mi fermai di nuovo. “Ti ho fatto male?”

“No. Non tu. Credo di avere tutte le costole rotte. Mi fa male a respirare.”

“Dio, cosa ti hanno fatto quei mostri?” urlai.

“Non lo so. Mi hanno dato un sacco di calci nello stomaco. Poi qualcosa mi ha colpito in testa e mi sono risvegliato legato al palo di un recinto.”

Non appena finì di parlare, notai che farfugliava. Dubitai che quello fosse il suo solito modo di parlare. Potevo solo immaginare che stesse lottando con dei seri danni alla testa. Mi sentii male. Tutto questo era opera di ragazzi che lui conosceva. Ragazzi con cui andava a scuola. Sapevo per esperienza che i ragazzi erano crudeli, ma questa era un'altra storia.

“Io ... riposerò gli occhi per un secondo" disse.

“No!” urlammo sia io che Mikey “Devi tenerli aperti ancora per qualche istante.”

“Non posso.” Una lacrima scese dal suo occhio buono.

Istintivamente gliela asciugai.

“L'hai fatto finora” dissi sorridendo mentre arrivavamo di fronte al pronto soccorso. Spalancai la portiera. Frank fu subito estratto dai dottori.
Evidentemente il poliziotto li aveva informati della situazione. Io scesi con lui, lasciando Mikey a parcheggiare la macchina. Lui afferrò la mia mano mentre i medici lo portavano dentro.

“Gerard?”

“Sì Frankie?”

“Ho paura” mugolò.


Traduzione di Michela ( :

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV

“Andrà tutto bene" sussurrai. “Vai a farti curare. Io e Mikey aspetteremo.”

Lui non lasciò la mia mano, “Vieni con me” pianse.

Io annui e rimasi al suo fianco, ma il dottore mi fermò.

“E' imparentato con il ragazzo?” chiese.

“No, ma ... ”

“Mi dispiace, ma allora deve sedersi nella sala d'attesa" disse freddamente.

“Ma mia ha chiesto di andare con lui” gridai.

“Lo capisco, ma è un minorenne, non posso consentirvi di accompagnarlo se non siete della famiglia.”

“Sì, un minorenne” risi sarcasticamente. “E' anche un ragazzo terrorizzato che chiede una mano da stringere. Non ha già attraversato abbastanza senza che gli si neghi questo?”

Il dottore scosse la testa. “Mi dispiace, ma è la politica dell'ospedale.”

“Fanculo la politica dell'ospedale” ringhiai, muovendomi verso il suono dei suoi pianti di dolore.

Una mano afferrò la mia spalla e mi fece voltare. Mi rivolsi verso il dottore ed un tipo enorme della sicurezza. "Signore, se farà un altro passo in quella direzione, dovrò allontanarvi dall'ospedale.”

Giuro di averli visti entrambi ghignare. Si stavano davvero divertendo?

Cedetti e mi feci strada verso la sala d'aspetto, dove trovai Mikey seduto con la faccia sepolta nelle mani.

Frank POV

Perdevo e riacquistavo conoscenza mentre i dottori correvano intorno a me. C'era confusione ovunque. Tutto quello che riuscivo a vedere erano figure sfocate. Una di esse si fermò e fece capolino sopra di me.

“Pensavamo di averti perso per un attimo, ragazzino!”

La sua voce suonava come se mi stesse parlando dal fondo di un pozzo.

"Ragazzino?" Uno degli uomini che mi avevano portato qui mi aveva chiamato così. Di solito odiavo quel nome, ma lo avevo trovato stranamente confortante quando lo aveva detto. Mi chiesi dove fosse ora. Avevo un vago ricordo della sua mano che veniva tolta dalla mia. Lui e suo fratello avrebbero davvero aspettato come aveva detto? Pensai per un attimo ai miei genitori, domandandomi se fossero stati contattati. Ma al momento dovevo essere onesto con me stesso di come mi trovavo con loro. Non mi ero mai sentito così solo nella mia vita.

Mikey POV

Non c'era ancora alcun segno della famiglia di Frank, anche se ci avevano detto che erano stati avvertiti. Ci stavamo guadagnando strane occhiate dalle altre persone nella sala d'attesa. Potevo solo immaginare quanto apparissimo mal conciati e maleodoranti. Ma non volevamo andarcene sapendo che non c'era qui nessun altro a prendersi cura del ragazzo. Decidemmo, piuttosto, di fare a turni per andare a casa e darsi una ripulita. Feci andare per primo Gerard, visto che aveva una cera peggiore della mia. Ero sicuro che non sarebbe tornato prima di un'ora, ma fece ritorno quindici minuti dopo, con i pantaloni della tuta e con una t-shirt nera.

“Ho visto un centro commerciale lungo la strada ed ho avuto un'idea migliore." Sorrise e mi diede una chiave di una camera d'albergo, che si trovava di fronte all'ospedale.

Entrai in camera per trovare un intero ricambio di vestiti adagiati su uno dei due letti. Ridacchiai, pensando a mio fratello.

Quando tornai all'ospedale, trovai Gerard parlare ad un dottore che scuoteva la testa. Il mio cuore si fermò. Ma quando mi avvicinai, capii che l'unica novità ottenuta era che nessuno poteva darci alcuna informazione.

“Dobbiamo solo sapere se sta bene” disse Gerard disperatamente.

“Mi dispiace" disse il dottore, battendo sulla spalla di Gerard. Ci guardò entrambi. "Avete fatto una bella cosa ragazzi, dovete saperlo. Ma non possiamo rilasciarvi informazioni confidenziali se non siete i suoi tutori legali.”

“Bhè, dove diavolo sono i genitori?" brontolai frustrato. "Sono stati chiamati, giusto?"

Questo poteva non essere lo stesso medico che aveva fermato Gerard, perchè sembrava mostrare compassione. Chiuse gli occhi.

"Potrei finire in un mare di guai dicendovelo. I genitori sono stati chiamati molte volte ed abbiamo parlato con suo padre una volta. Abbiamo ricevuto il permesso di provvedere a qualsiasi trattamento necessario, ma questo è tutto quello che abbiamo sentito da loro."

“E' incredibile” dissi senza fiato. "Loro figlio potrebbe morire e a loro non gliene frega proprio niente?" Era una cosa crudele da dire riguardo persone che non avevo mai incontrato, ma le mie emozioni stavano avendo la meglio su di me al momento. Mi allontanai da Gerard e dal dottore ed attraversai alcune porte, per finire in un giardinetto.

Mi sedetti su una panchina e dopo alcuni minuti, una mano si appoggiò sulla mia spalla. Non dovetti alzare lo sguardo per sapere che era mio fratello venuto a controllare che tutto andasse bene. Mi strinse in un abbraccio.

“E' tutto così ... incasinato" sbraitai.

Non disse niente, ma non ne aveva bisogno. Lentamente mi fece alzare e mi ricondusse nell'ospedale, dove ci sedemmo in silenzio. Circa un'ora dopo qualcuno si fermò di fronte a noi e si schiarì la voce per attirare la nostra attenzione.


Traduzione di Michela : D

Vi volevo ringraziare per i commenti in merito alla mia traduzione ( : Sono felice che si capisca.
Inoltre GuitarFreak77 vi manda i suoi ringraziamenti per i commenti di apprezzamento della fanfiction.

P.s. Anche per me i capitoli sono corti, per questo ne posto uno dopo l'altro xD Ma almeno così cresce la suspence.

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV


Alzammo lo sguardo per trovare il dottore con cui avevamo appena parlato. Si chinò in avanti, fra noi due, e disse:

“Se qualcuno ve lo chiede, il vostro cognome è Iero e siete i fratelli di Frank.”
Non sapevano se credere alle nostre orecchie. Poi ricordai di aver già avuto una discussione con un altro dottore, che avrebbe saputo che era una bugia.

“Dr. Martin” disse con una smorfia. "Mi occuperò io di lui. Ora c'è un ragazzo terrorizzato che non si merita di stare da solo."

Ci alzammo e lo seguimmo attraverso le porte che avevo guardato mentre portavano dentro Frank. Potevamo sentire ogni tipo di attività che si svolgeva lì dentro. Ci dovemmo fermare prima di una tendina.

“Cosa significa tutto questo?”

Guardammo in su e vedemmo il dottore con cui avevo litigato precedentemente ringhiare contro il medico che ci aveva portato qui.

“Forza Dr. Martin, quel ragazzo è qui da otto ore ormai, evidentemente la sua famiglia non intende venire qui per lui. Non pensa che, magari, certe cose siano più importanti della politica dell'ospedale?”
Il Dr. Martin mandò un sospiro “Va bene, ma io non ho visto niente.”

Notai che la sua espressione sembrava un po' più addolcita mentre se ne andava.
L'altro dottore aprì la tendina e ci fece entrare. Entrambi guardammo Frank sdraiato sul letto e trasalimmo. C'era una maschera sulla sua bocca, ma potevo vedere dei punti partire da qualche parte sotto di essa e terminare vicino alla guancia. Tre medici stavano in piedi ai bordi del letto, per monitorarlo e tenere sotto controllo le varie macchine a cui era attaccato.
Il suo occhio sinistro, quello che era gonfio, aveva sopra un sacchetto di ghiaccio.

Una dottoressa ci guardò e ci sorrise, facendoci segno di avvicinarci. L'occhio di Frank era chiuso, quindi non ero sicuro se fosse svenuto o se dormisse.

“Starà bene?" sussurrò Mikey.

Lei guardò Frank dall'alto e disse triste: "E' ancora troppo presto per poterlo dire. Però non sembra stare troppo bene. Non so cosa gli sia stato fatto, ma chiunque gliel'abbia fatto non era umano. Una cosa che però so è che non gli fa bene pensare di essere tutto solo" lo toccò leggermente, il suo occhio si aprì e lei gli parlò dolcemente.

“Ciao tesoro, c'è qualcuno che vorrebbe vederti.”

Lui le diede un'occhiata perplessa e lei ci spinse più vicini a lui, in modo che ci vedesse. Ci mostrò il suo miglior tentativo di un sorriso ed io gli toccai la mano.

“Hey là!” dissi mentre lui cercava di togliersi la maschera per parlarci. Il dottore lo assistette abbastanza per potergli permettere di dire "ciao."

“Shhh" dissi. "Non provare a parlare, volevamo solo farti sapere che siamo ancora qui, e ti stiamo aspettando per aiutarti." L'occhio si richiuse ma notai che le labbra rimasero arricciate in quel debole sorriso. Un altro dottore mi picchiettò sulla spalla e mi indicò uno dei macchinari.

“La sua frequenza cardiaca è aumentata non appena vi ha visti.”

Mi sentii un po' stupido e piccolo in mezzo a tutte quelle macchine attaccate al corpo lacerato del ragazzo.

“E' ... ehm, è una buona cosa?” chiesi in modo imbarazzato.

“E' una cosa molto buona, ora sa che a qualcuno interessa. Questo è l'importante, non importa cosa accadrà.”

Annuimmo entrambi. Non mi piaceva il suono di quel "Non importa cosa accadrà." Tintinnò nella mia mente. Suonava come se avessero già deciso che non ce l'avrebbe fatta.

Ci rimandarono nella sala d'attesa, assicurandoci che ci avrebbero informati riguardo ogni aggiornamento sulle sue condizioni Prima di andarcene, gli presi la mano un'altra volta. Lui strinse la mia mano per farmi sapere che mi aveva sentito, e io mi abbassai su di lui per sussurrargli all'orecchio.

“Forza ragazzino, non dimenticarti di quella lunga vita che ancora hai davanti a te.”

Anche Mikey si chinò per dirgli qualcosa che non potei sentire. La dottoressa strinse entrambe le nostre spalle e puntò ad un grande schermo con un gran sorriso.

“Sta davvero rispondendo ad entrambe le vostre voci. Non è abbastanza dire che state facendo qualcosa di davvero ammirevole per un ragazzo che non conoscete nemmeno.”

Annuii intontito e tornai nella sala d'attesa. Io e Mikey decidemmo almeno ad andare alla caffetteria per cercare di mangiare qualcosa. Ci sedemmo uno di fronte all'altro stuzzicando il cibo. Nessuno dei due sembrava affamato. Portammo i nostri pasti toccati appena alla sala d'attesa con noi e li mangiucchiammo un po' di più prima di addormentarci su alcune sedie.
Fummo svegliati da una profonda voce maschile.

“Gerard e Mikey Way?”

Aprii gli occhi di sobbalzo, lì c'erano due poliziotti in piedi di fronte a noi. Annuii lentamente. Sentii Mikey sobbalzare sveglio, anche lui annuii.
"Dobbiamo portarvi alla centrale per un rapporto."

“Proprio adesso?” chiesi.

Lui annuì e io mi sentii il pavimento mancare da sotto i piedi. Perchè ora? Non volevo lasciare l'ospedale senza sapere cosa sarebbe successo. Ci lamentammo e ci alzammo per seguirli. Non appena lo facemmo, lui ci fece voltare e ci ammanettò, iniziando a leggerci i nostri diritti.

“Hey ma che ...” iniziò ad urlare Mikey.

Ma i poliziotti non ci avrebbero detto altro. Ci buttarono sui sedili posteriori della macchina e prima di rendercene conto ci trovammo davanti ad un carcere. C'erano reporter che sciamavano da ogni parte mentre noi fummo tirati fuori dalla macchina e portati dentro.

Separarono me e Mikey and I. Io fui messo seduto in una stanza con un tavolo do fronte a me. Un enorme poliziotto entrò e mi si sedette di fronte con un registratore. Iniziò a farmi domande sul come e sul dove avevamo trovato il ragazzo. Sul cosa avevamo fatto quando l'avevamo trovato.

"Sig. Way, ciò che ci rende perplessi in questa situazione è che non possiamo immaginare cosa due giovani ragazzi, come lei e suo fratello, potessero fare su una strada praticamente abbandonata, mentre il Sig. Iero veniva appeso al palo di un recinto."

La mia mascella cadde. Stava davvero insinuando ...

“Stavamo tornando a casa dal lavoro" risposi rauco. "Faccio sempre quella strada.”

Mi lanciò un'occhiata incredula. "Il ragazzo era nella sua macchina, e per ora questo vi rende il nostro principale sospettato."

“Era nella nostra macchina perchè lo abbiamo slegato e lo abbiamo messo noi lì. I nostri cellulari non funzionavano. Era l'unico modo a cui abbiamo pensato per dargli l'aiuto che gli serviva. Non potete chiedere al ragazzo? Vi dirà che noi non lo abbiamo ferito. Lungo la strada per l'ospedale ci ha detto che sono stati dei ragazzi della sua scuola.”

Il poliziotto sogghignò.

“Ci piacerebbe chiederlo al ragazzo, il problema è che è entrato in coma alle 4:52 circa di stamattina.”


Grazie di nuovo a tutte per i complimenti, ringrazia anche GuitarFreak77 ovviamente.

Per princes_of_the_univers: grazie mille cara. Io adoro l'inglese, quindi non mi viene difficile la traduzione. Anzi, se ti interessa mi occupo del sito ufficiale delle traduzioni del sito dei Mcr. Lo puoi trovare a questo link se non lo conosci --> http://imnotokmcrita.splinder.com

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV

Dopo 24 ore di rifiuti a rispondere alle domande, non potevano trattenerci ancora per molto. Uscimmo dall'edificio ed i giornalisti si erano moltiplicati dal nostro arrivo. Le telecamere ci accecarono da ogni angolo. Le domande ci venivano urlate, mentre noi abbassavamo le teste e correvamo verso la macchina di un amico. Mi catapultai nel sedile anteriore e Mikey in quello posteriore.

Gli occhi blu di Bob si allargarono non appena i pugni iniziarono a colpire il suo finestrino ed e la gente a muoversi lentamente sul cofano della macchina. Lui iniziò a suonare il clacson, il quale era molto più rumoroso di quanto uno si aspetterebbe da una macchina così piccola. Poi abbassò il finestrino ed urlò:
“Allontanatevi cazzo!” ma nessuno si mosse finché non schiacciò il pedale del gas.

Mentre ci allontanavamo, i media furono sostituiti in persone con cartelloni per la protesta. Da una parte della strada c'era gente che ci credeva colpevoli e che stava protestando contro il nostro rilascio. Mi sentii male.

Guardai dall'altra parte della strada assumendo che ci fosse stata la stessa scena. Ciò che vidi non mi fece sentire per niente meglio. Era pieno di cartelloni di supporto di persone che credevano che fossimo stati noi a farlo. Eravamo trattato come eroi.

“Oh mio Dio, è tutto così incasinato!” ansimò Mikey.
Annuii, timoroso di aprire bocca.
“Stai bene?” chiese Bob guardandomi da vicino. “Sembri uno che sta per vomitare.”
“Sto bene” cercai di sussurrare.
Bob scosse la testa. “Voi due avete bisogno di dormire.”

“No!” dicemmo entrambi bruscamente. “Riportaci all'ospedale, per favore” supplicai.
“Oh no!” rispose a sua volta Bob in modo brusco. "Vi siete guardati? Non dormite da due giorni. Vi porto a casa.”

Aprii la bocca per protestare, ma Bob mi fermò. “Non voglio sentire altro. Questo ragazzo è in coma. Se non altro, probabilmente anche lui vorrebbe che vi riposaste.”

Mi arresi con un sospiro: non c'era modo di fargli cambiare idea. Imboccò il nostro viale. Il viale vuoto mi ricordò che avevamo lasciato la macchina all'ospedale. Probabilmente era già stata rimossa. Come se Bob mi avesse potuto leggermi nella mente disse: "Ray è andata a prendervela e ve l'ha pulita. E' nel suo garage.”

“Non doveva farlo" mugugnò Mikey.
“No” sogghignò Bob. "Ma voleva. Credo che tutta questa cosa della vostra impresa attiri l'attenzione" disse dandomi una gomitata. Misi una mano in testa.
“Già, quello che abbiamo fatto non è così grandioso alla fine. Mi stai dicendo che tu o Ray non avreste fatto la stessa cosa nei nostri panni?”

“Bhè, sicuramente ci saremmo preoccupati di dargli l'aiuto di cui aveva bisogno. Ma l'avremmo caricato in macchina, gli avremmo stretto la mano e ci saremmo accampati in una sala d'aspetto? Probabilmente no. Dopo tutto ciò, il ringraziamento che ricevete è quello di spendere 24 ore venendo schiaffeggiati e accusati di cose che quasi tutti sanno non avete fatto. Avete salvato una vita, ragazzi. E' qualcosa di cui andarne fieri.”

Il mio cuore sobbalzò. “Bhè, non sappiamo più se è vero. Più sta in coma e meno speranze ha di uscirne." Sentii le lacrime spingere da dietro gli occhi. "Ogni cosa successa non avrebbe più alcun senso.”

“Io me ne vado a letto ora" grugnì Mikey dal sedile posteriore. Lo sentii tirare su col naso mentre apriva la portiera. Scesi anche io e lo seguii, ma Bob ci fermò e ci si avvicinò. Vidi delle lacrime spuntare dai suoi occhioni blu da bambino, mentre posò una mano su entrambi i nostri colli.
“Ora ascoltatemi tutti e due, questo non è ancora detto. Quello che avete fatto NON è senza senso. Se lui sopravvive sono sicuro che ve ne sarà riconoscente. Se muore ... "
Lo interruppi con un suono soffocato.

“No, ascoltami” disse, alzando una mano. “Se muore, se ne andrà sapendo almeno che il mondo intero non va a puttane come la sua famiglia, o le persone che lo hanno conciato così. Non avete mostrano niente se non compassione per lui. Da quel che ho capito, non ne ha ricevuta molta nella sua vita. Inoltre, deve svegliarsi. Non può lasciare tutti, facendoli pensare che siate voi due i mostri che gli hanno fatto tutto questo." Quest'ultima frase la disse con un ghigno, cercando di rassicurarci, ma non ci aiutò molto.

“Quella è davvero l'ultima delle nostre preoccupazioni" dissi in un sospiro. “Lo so" disse lui battendomi un colpo sulla schiena. "Ma dategli del tempo. Non è ancora tempo di sotterrarlo." Non potei fare nient'altro se non sorridere al suo ottimismo, mentre ci guidava in casa. Io mi avviai verso il divano, ma Bob mi afferrò per il colletto della t-shirt e mi spintonò gentilmente verso la camera da letto. Fece lo stesso con Mikey, che invece si stava dirigendo alla poltrona.

Non dormii molto bene, potevo sentire Mikey agitarsi e girarsi nelle lenzuola nella stanza accanto. Bob era ancora lì quando ci svegliammo più tardi quel pomeriggio. Alzò lo sguardo dalla sedia dove era seduto e ci sorise. Una figura con soffici capelli castani apparve dal divano, e ci strinse in un abbraccio. Un sopracciglio di Bob si inarcò quando ci guardò. “Avete tutti e due un aspetto orrendo.”

"Sì grazie" dissi.
Ray si allontanò e ci esaminò. “Sì, davvero. Non avete dormito bene?”
Entrambi scuotemmo le teste.

Mentre ci preparavamo per tornare all'ospedale, il mio telefono squillò. “Sei Gerard Way?” chiese una voce giovane. Non riuscivo a dire se fosse un maschio o una femmina.
“Chi è?” chiesi.
“Volevo solo ringraziarti per aver aiutato mio fratello" disse velocemente e riattaccò.

Mi grattai la testa e raccontai quella breve conversazione agli altri.
“Strano” disse Ray grattandosi la testa.
Annuii, “Già, strano.”

Entrammo all'ospedale e ci facemmo dire dove fosse Frank. Ci dissero che quasi sicuramente lui poteva sentire ogni cosa noi dicessimo, ma noi non sapevamo cosa dire. Feci come avevo fatto la prima notte e afferrai la sua mano.

“Hey ragazzino! Sono Gerard.” Magari me lo sono immaginato, ma mi sembrò di sentire la sua mano stringersi leggermente alla mia. Ma Mikey sussultò nello stesso istante, pensando di aver visto sbattere la sua palpebra. L'altro occhio era ancora coperto con una grande benda bianca.

Un'infermiera arrivò di corsa ed agguantò la cartelletta che stava all'estremità del letto di Frank. Iniziò a guardare i macchinari e poi abbassò lo sguardo sugli appunti scritti dagli altri dottori durante il giorno. Poi ci guardò sorpresa. Ci mostrò un rapporto di ciò che gli altri avevano scritto. Da quando eravamo arrivati, vedeva dei segni di risposta.

Le spiegammo cosa ci sembrava di aver visto. "E' possibilissimo" disse tranquillamente. Chiamò un dottore. Lo riconobbi, era il Dr. Martin. Si sentii sdegnato della nostra presenza, ma poi rinunciò e ci fece rimanere lì a vedere Frank, anche se a malincuore. Poi il dottore ci guardò per la prima volta da quando era entrato e ci si avvicinò.
“Continuate a parlargli" sussurrò.

Lui e l'infermiera iniziarono ad uscire dalla stanza, ma si voltarono verso di noi un'ultima volta.
“Oh, e dovreste sapere, che qui in ospedale nessuno crede a quello che dicono di voi. Molti di noi hanno visto come rispondeva mentre era sveglio. Qualcuno lo ha anche sentito implorarti di rimanere con lui. Qualcuno qui avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa e lasciarti andare con lui." Sospirò.

"Grazie" mormorai.
Rimanemmo lì per altre due ore. A parlare con Frank, presentandogli Bob e Ray. Tenevamo conversazioni con lui e parlavamo fra di noi. Continuavamo a pensare di vedere piccole contrazioni e leggeri movimenti qua e là, ma nessuno lo vedeva mai nello stesso istante di qualcun'altro, quindi non eravamo mai sicuri che succedesse davvero.

Non potevo fare niente per aiutare, potevo solo rattristarmi guardando la sua piccola camera. Ora era lì da un paio di giorni. Ma non c'erano palloncini o fiori. Nemmeno un bigliettino di buona guarigione. Cosa c'era di sbagliato nella famiglia di questo ragazzo? Non aveva amici?

Usciti dalla stanza, parlammo al Dr. Martin ancora una volta. Gli dicemmo cosa avevamo visto, o cosa pensavamo di aver visto. Lui sorrise.
"Sono sicuro che lo abbiate visto davvero. Lo terremo d'occhio stanotte."

Ormai era abbastanza tardi quando tornammo a casa, quindi Bob e Ray decisero di fermarsi da noi.
"Voi due, entrate in quei letti e dormite decentemente ora, altrimenti vi droghiamo" disse Ray con voce ironica.

Caddi in un sonno profondo. Così profondo che non sentii il mio telefono squillare, ma fui svegliato da Mikey che si sedette sul bordo del mio letto sorridendo. Il telefono era nella sua mano e poi mi scosse per assicurarsi che fossi sveglio.

"Mikey, sono sveglio, cosa vuoi?" grugnii.
Ma una volta che lo ebbi guardato, realizzai che conoscevo bene quello sguardo. Mi sedetti e lo fissai, aspettando che parlasse.
"E' sveglio" urlò Mikey.


Grazie come sempre a tutti coloro che leggono e a quelle che commentano^^

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV

"Cosa?" dissi alzandomi barcollante. Mikey continuò semplicemente a fissarmi con quel sorrisetto, aspettando che mi svegliassi e che assimilassi ciò che mi aveva appena detto. Una volta che ebbi capito, iniziai a piangere. Realizzai che ormai lo avevo già "sotterrarto", come aveva detto saggiamente Bob. Mikey mi attirò a sè, anche lui piangendo.

"Starà bene Gerard, ce l'ha fatta."
Io risi. "Lo so."
Entrambi iniziammo a ridere istericamente finché una luce non si accese. Bob stava sulla porta e Ray apparve presto accanto a lui.

"Per così tutta questa commozione?" chiese Bob turbato. Ray osservò interessato, poi spostò lo sguardo dal telefono nella mano di Mikey ai sorrisi sulle nostre facce.
"Devono essere buone notizie" cinguettò. "E' il primo vero sorriso che vedo sulle vostre facce da quando è iniziato tutto questo."

Annuimmo, non dovendogli nemmeno dire quale fosse la novità. Bob scomparve e tornò qualche secondo dopo con la sua giacca indosso e le chiavi in mano.
"Bhè, perchè siamo seduti qui a sghignazzare?" disse. "Andiamo."

Saltai in piedi per seguire gli altri fuori dalla porta, ma Ray mi fermò.
"Non così veloce."
Gli lanciai uno sguardo confuso e frustrato.
"Magari vorrai metterti un paio di pantaloni" ridacchiò.

"Oh giusto" dissi, sentendomi arrossire. Mi diressi al punto dove avevo lanciato i miei jeans e saltellai per tutta la stanza mentre li indossavo cercando una delle due scarpe. L'altra, in qualche modo, non aveva abbandonato il mio piede prima che entrassi nel letto.

Come ci avvicinammo alla stanza di Frank, notammo un uomo in giacca e cravatta eccitato. Si fermò davanti a noi, dando a me e Mikey una squadrata da capo a piedi. Ci mostrò un sorriso falso, mentre osservava Ray e Bob.
"Voi dovete essere i ragazzi che hanno salvato mio figlio."

Sembrò riluttante nel chiamare Frank 'suo figlio'. La parola uscì dalla sua bocca lentamente, come un ragazzino che pronuncia una parolaccia nel giardino della scuola. Mikey rispose con la maggior quantità di gentilezza che riuscì a raccogliere.

"Sì signore, io sono Mikey Way, e ... questo è mio fratello Gerard ..." aggiunse, perdendo i nervi quando il padre di Frank lo fissò. Arditamente gli allungai la mano per stringere la sua. Era intimidatorio.
"Pp-piacere di conoscerla, s-signore" balbettai.

Al posto di prendere la mia mano, raggiunse la sua tasca e ne estrasse un portafoglio in pelle. Stava cercando di darci dei soli, per ricompensarci. Io e Mikey facemmo un passo indietro, come se ci fossimo scottati con qualcosa. "Non ... non è davvero necessario" balbettai di nuovo.

Estrasse comunque delle banconote, apparendo offeso. Erano un sacco di banconote. Nonostante fossi sicuro che ci sarebbero servite, l'idea mi sembrò assurda. Suo figlio era sopravvissuto nonostante le poche probabilità e lui cercava di ricompensarci come se gli avessimo ritrovato un cucciolo disperso.

Rimanemmo per diversi secondi in un silenzio imbarazzante prima che Ray parlasse.
"Sig. Iero, con tutto il rispetto dovuto, rimetta via i suoi soldi" però lo disse in un tono che non conteneva alcun rispetto.
"Davvero signore" aggiunse Bob disgustato. "Suo figlio è quasi morto ad opera di suoi compagni di scuola spietati. Sarebbe abbastanza come ricompensa essere felici di non averlo perso."

Il Sig. Iero ficcò i soldi nel portafoglio e puntò un lungo dito sulla faccia di Bob. "Ora lasciami dire una cosa. Tu non sai niente di me e mio figlio, non dirmi come dovrei sentirmi."
Se ne andò in modo altezzoso e per un breve attimo mi sentii male, finché non tornai in me.

Scuotemmo tutti le teste mentre entravamo in fila nella camera. C'era una luce fioca al lato del suo letto, dove stava il Dr. Martin, che appuntava qualcosa su su una cartelletta di manila. L'occhio di Frank era chiuso, probabilmente perchè addormentato.

"Forse avremmo dovuto aspettare che facesse mattina per visitarlo" dissi a bassa voce.
Tutti annuirono e quindi ci voltammo per andarcene.
"No aspettate" il Dr Martin mi afferrò per la spalla.
Diede un colpetto alla spalla di Frank ed il suo occhio si aprì infastidito.

Era chiaro che voleva dormire per poter essere lasciato solo.
"Hai altri visitatori" il dottore sorrise.
Ci guardò di traverso, cercando di metterci a fuoco.
Mi chinai per mettermi più in luce. "Hey ragazzino, sembra proprio che ce la farai, huh?"

Cercò di sedersi e quindi gli misi una mano sulla spalla, perchè non volevo che si stancasse troppo.
"Tranquillo figliolo" si intromise il Dr Martin. "Non sei ancora in buona forma."
Allungò la mano ed afferrò un telecomando per alzare lo schienale del letto di Frank, in modo che si trovasse in una posizione da seduto.

"Ecco qua, vi lascerò rimanere per un po'" e diede una pacca sulla schiena di Mikey mentre se ne andava.
Frank si guardò attorno, per mettere a fuoco l'ambiente. Il suo occhio si fermò su Ray e Bob, che gli sorrisero imbarazzati.
Mi intromisi fra loro per ripresentarglierli. Anche se ci aveva sentiti, non li aveva visti.

Allungò una mano per stringere le loro prima di osservare meglio me e Mikey.
"Ho sentito cosa vi è successo dopo esseri presi cura di me" disse dispiaciuto. "Farò in modo che tutti sappiamo qual'è la verità, appena ne avrò la possibilità."
"Non è importante" dissi. "Concentrati per rimetterti, prima di preoccuparti su altre cose."

Si rivolse al labbro tagliato di Mikey, al quale sarebbero potuti servire dei punti, e poi guardò il mio occhio nero.
"Loro ... la polizia vi ha ridotto così, vero?" mugolò in un modo simpatico.
Annuii e presi la sua mano fra le mie. "Non preoccuparti."

"Mi dispiace così tanto per ciò che vi è successo a causa mia" guaì.
"Hey. Shhh!" dissi. "Stiamo bene, e anche tu starai bene. Questo è ciò che conta ora." Mi abbassai e misi un braccio attorno a lui, in un tentativo di abbraccio. Lui non sembrò approvare e quindi mi ritrassi. Si allungò debolmente, invece, verso me e Mikey, per abbracciarci.

Volevo chiedergli se fosse possibile che avesse un fratello o una sorella, ma mi sembrò fuori luogo tirar fuori l'argomento in quel momento. Invece, menzionai l'incontro con il padre, nella speranza che ciò lo portasse a parlare un po' di più della sua famiglia. Non erano affari miei, ma volevo ancora capire cosa avesse che non andava.

Fece un sorriso derisorio: "Sì, il buon vecchio papà. Ha cercato di darvi dei soldi?" chiese.
La mia mascella si spalancò. Non avevo intenzione di parlare di quell'episodio. Avevo pensato che avrebbe potuto ferirlo sapere che suo padre aveva tentato di pagare per la sua vita, come fosse un bastardo randagio. Nonostante ciò, sembrava aspettarselo da suo padre. Scrollò le spalle e rise sotto i baffi.

"Avreste dovuto prenderli" rise e poi sussultò, stringendosi nella cassa toracica.
Era l'ultima reazione che mi sarei aspettato.
"Che ne sai che non l'abbiamo fatto?" scherzai.
Ancora sorridendo disse: "L'avete fatto?

"No" sbuffammo io e Mikey.
"Pensi davvero che avremmo dovuto?" scherzai ancora un po'.
Con uno sguardo più serio, ci fissò dritti negli occhi e disse: "Sì, penso che avreste dovuto. Anche se pensate di non meritarvelo, anche se lo trovate offensivo. Chi non userebbe qualche soldo in più quando te lo lanciano come fosse qualcosa con cui pulirsi il culo?"

Sorrisi. "Non avrei mai potuto prenderli."
"Bhè, probabilmente ci riproverà se vi dovesse vedere di nuovo. Credo che dovreste prenderli. Mio padre è così. Per lui sono una grande delusione perchè, bhè ... " si affievolì e potemmo vedere che quello era un argomento delicato, quindi lo abbandonammo.

Chiuse gli occhi lentamente e sospirò.
"Stai bene?" gli chiese Ray, introducendosi nella conversazione per la prima volta.
Annuì. "Anche se sono abbastanza stanco, e devo dire che anche voi due sembrate giù" disse guardando me e Mikey. "Dovreste andare a casa e dormire un po'."

Bob diede ad entrambi una gomitata nelle costole. "Ve l'avevo detto che avrebbe voluto vedervi riposare" ridacchiò.
Frank gli lanciò uno sguardo confuso ma sorrise. "Sì ragazzi, dormite un po', ma per favore, poi tornate a farmi visita."

"Ti dirò una cosa" dissi prendendogli la mano.
"Andremo a casa e ti lasceremo dormire solo se prometti che questa volta ti risveglierai."
"Lo farò, ma potrebbe essere non troppo presto" scherzò.
"Hey! Non mi interessa se è domani o la settimana prossima, a patto che tu la smetta di spaventarci a morte."

Rise debolmente. "Affare fatto" disse chiudendo gli occhi un'ultima volta per poi iniziare subito a russare dolcemente.


Mi scuso per questo ritardo e per i possibili prossimi, ma finché non finisco (ed inizio xD) la maturità, non mi connetto per molto tempo ( :
Comunque grazie a tutti/e.

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Capitolo 9
*** Chapter 9 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggrada.
Enjoy ^^



Gerard POV

Frank non era ancora fuori pericolo, ma le possibilità che ce la facesse erano molte di più. COn questo in testa, io e Mikey entrammo nei nostri letti un po' più tranquilli della situazione. Non ci svegliammo che a mezzogiorno del giorno dopo. Ray e Bob se n'erano andati a casa dopo averci scaricati, ma non appena entrai nel soggiorno li trovai lì ad aspettarci. Non era insolito per loro andare e venire come gli pareva.
“Era ora” scherzo Ray mentre camminavo nel mio stato da zombie.
“Pensavo che avresti rivoluto la tua macchina" disse lanciandomi un paio di chiavi.
Distrattamente allungai la mano per afferrarle mentre sibilavano avvicinandosi pericolosamente alla mia tesa, ma le mancai.

“In teoria avresti dovuto prenderle” mi stuzzicò quando esse colpirono il muro dietro a me e caddero sul pavimento.
“Oh giusto” risposi, mezzo sveglio. “Grazie per essertene occupato per noi” dissi raggiungendolo sul divano e lasciando le chiavi esattamente dove erano atterrate.
Lui strinse un braccio attorno al mio collo e mi attirò a sè, in uno dei suoi abbracci fraterni. “Nessun problema. Ho sentito il dovere di fare qualcosa mentre voi due eravate in quel casino. Non potevo fare niente per tirarvi fuori, quindi la macchina è tutto ciò a cui sono riuscito a pensare.”
“Lo apprezzo molto” dissi ricambiando l'abbraccio.

Mikey entrò qualche minuto dopo. Bob ci guardò entrambi. Sapevo cosa stava controllando, quindi sorrisi.
“Bhè, sembra che abbiate dormito questa volta.”
Dopo aver mangiato un boccone, io e Mikey saltammo sulla macchina. Ray e Bob avevano deciso che avremmo dovuto fare visita a Frank da soli. Avevano programmato di incontrarci più tardi.

Come l'ultima volta, incontrammo il padre di Frank, di nuovo mentre se ne stava andando. Ci guardò, ma non si fermò a parlarci. C'era qualcosa nei suoi occhi che non riuscivo bene a leggere. Era preoccupazione? Ci sfiorò e continuò a camminare. Noi spingemmo la porta per aprirla ed entrammo silenziosamente. Frank era ancora profondamente addormentato. O magari era appena tornato a dormire, visto che era pomeriggio inoltrato, ed i dottori e le infermiere lo avevano sicuramente già svegliato parecchie volte. Ora c'era un'infermiera in piedi accanto a lui.

Quando si voltò a guardarci, qualcosa sembrava non andare. Sentii Mikey afferrare la mia spalla, poiché evidentemente aveva avuto la mia stessa sensazione. Ci rilassammo un po' quando l'infermiera disse:
“Frank, tesoro, ci sono altri visitatori se ne hai voglia.”
“Oh no, non lo svegli se non sta bene” dissi.
Il suo occhio si aprì quando parlai, ma sembrò abbastanza confuso.

“Hey” disse, mostrandoci un sorriso storto.
“E' pesantemente sedato” spiegò l'infermiera.
Annuii.
“Sente molto dolore?” chiese Mikey.
"Non ora che i medici se ne sono liberati" disse. "Ha passato un'ora difficile, però."
“Perchè è successo?” chiesi allarmato.
Lei sospirò. “Il poveretto ha avuto una serie di attacchi durante la notte.
Probabilmente ora vuole dormire. Lo hanno sfinito.”

"Ma ora sta bene, giusto?" mi dissi, sentendomi impazzire di nuovo.
Annuii. "E' normale con delle ferite alla testa di questa estensione. E' possibile che debba farci i conti per tutto il resto della sua vita."
Wow, questo ragazzo sembra avere tutto a suo sfavore, pensai.

Quando l'infermiera se ne andò, Frank tentò di tenere gli occhi aperti, ma non ci riusciva. Il suo discordo era di nuovo farfugliato, come lo era stato prima di portarlo lì. Non sembrava riuscire comporre una frase intera.
"Stanco" borbottò.
"Shh" so che sussurrai.
"Gli occhi non stanno aperti."

"E' tutto okay" disse Mikey. "Lascia che si chiudano."
"Vuoi che ce ne andiamo così puoi dormire?" chiesi.
"No" rispose lui.
Mikey ed io ci sedemmo ed il suo occhio si aprì lentamente di nuovo. "Voglio dire, non voglio che ve ne andiate, ma non pretendo che vi sediate a guardarmi dormire."
"Staremo con te per un po', se questo ti fa stare meglio" dissi.

Annuii. Rimanemmo con lui per alcune ore, mentre di tanto intanto dormiva. Anche i farmaci gli rendevano difficile comunicare, quindi continuammo a ripetergli di stare sdraiato e rilassarsi. Ce ne andammo per un po' e ritornammo la sera con Ray e Bob. Era ancora addormentato, ma un'infermiera era venuta per pulire le profonde ferite lasciategli dietro la gamba dal filo spinato.

Sembrava stare meglio quando la donna finì, quindi alzò lo schienale del letto e cercò di parlarci. GLi avremmo voluto dire di tornare a dormire, ma sembrava davvero stufo di dormire. Qualcuno bussò alla porta mentre stavamo lì seduti. Mi alzai ed aprii la porta, per ritrovarmi faccia a faccia con il poliziotto che aveva arrestato me e Mikey.

Mi oltrepassò ed iniziò a torchiare Frank per convincerlo a fare una deposizione. Frank lo guardò, evidentemente con qualche problema nel formulare pensieri.
"E' proprio necessario disturbarlo con questa cosa proprio adesso?" chiese Bob.
"Bhè,al momento è l'unico che può scagionare questi due" sbottò il poliziotto, accennando con la testa a me e Mikey.
Guardai Frank, che ora lottava di nuovo per tenere aperto l'occhio e che sembrava disorientato.

"Allora riportateci in prigione se dovete farlo" ringhiai. "Ma lasciatelo solo."
"No!" gracchiò Frank. Avrei potuto pensare che stesse parlando nel sonno, ne non avessi notato l'occhio aperto.
"Questi non sono gli uomini che volete."
Si stava sforzando tantissimo solo per parlare.
"Posso dirvi i nomi."

A questo punto parlava in un sussurro. Noi non riuscivamo a sentirlo, ma evidentemente il poliziotto sì, visto che scrisse qualcosa.
"Solo questi due?"
Frank scosse la testa.
"No, ma quelli sono gli unici che ho visto, tutti gli altri tenevano le facce coperte. Io ... "
Rabbrividì, sembrando terrorizzato all'improvviso.
"Ho visto solo le loro facce perchè io ... " delle lacrime scesero dall'occhio e potevo vedere la benda inumidirsi sull'occhio ferito.

"Non è abbastanza per ora?" domandai.
A mia sorpresa, l'agente ammorbidì lo sguardo ed annuì. "Molto bene figliolo, cerca di riposarti."
Lasciò la stanza, chiudendo piano la porta dietro di sè.
"Frankie" sussurrai toccandogli la spalla.
Sembrò riprendersi e tornare in sè, ma rimase seduto ad ascoltare noi parlare. Dopo poco ci fu un altro colpo alla porta.

"Oh e adesso cosa c'è?" borbottai.
Questa volta fu Ray ad aprirla ed entrò un ragazzino, che spostò lo sguardo dalle nostre facce a quella addormentata di Frank.
"Ciao" dissi.
Il ragazzo non rispose subito, ma camminò verso Frank e lo baciò sulla guancia. L'occhio si spalancò di nuovo sorpreso e Frank sorrise, allungando la mano verso il ragazzo.
"Come ... come ci sei arrivato?" chiese Frank.

Il ragazzo fece un sorriso malizioso e disse: "Ho i miei modi."
Intontito, Frank cercò di presentare a tutti il ragazzo, ma ci rinunciò e si addormentò prima ancora di iniziare. Il ragazzo si voltò, concentrandosi su me e Mikey. Senza altre spiegazioni, ci si serrò addosso abbracciandoci.


Eccomi di nuovo qua ^^.
Vi ringrazio per la pazienza, i commenti e semplicemente per il fatto di leggere la ff.
Al prossimo capitolo ( ;

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Capitolo 10
*** Chapter 10 ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

Guardai Mikey, il quale non poté fare altro che ricambiare lo sguardo e fare spallucce, mentre il ragazzo continuava a tenerci nel suo abbraccio. La sua voce era suonata in qualche modo familiare. Nessuno di noi si mosse.
Potevamo capire che doveva essere qualcuno di molto vicino a Frank e non appena questo pensiero occupò la mia mente, mi ricordai la chiamata al telefono della notte scorsa. Mikey poté vedere sulla mia faccia che avevo capito qualcosa e mi fece un'occhiata interrogativa.

Misi una mano sulla spalla del ragazzo ed arretrai per incontrare i suoi occhi.
“Tu ... tu sei il ragazzo che mi ha chiamato, vero?"
Quando lui ricambiò lo sguardo, mi accorsi che sembrava come mi immaginavo Frank senza quelle ferite.
Annuì: “Sono suo fratello.”

Sorrisi. Ero felice che Frank potesse avere qualcuno nella famiglia a cui importasse di lui. CIò divenne evidente nelle lacrime che ora scorrevano sulla faccia del ragazzo.
"Come ti chiami?" chiesi gentilmente.
“Oh, scusa! Io sono Kevin. Nessuno mi aveva detto niente di tutto questo” borbottò gesticolando in direzione di Frank. "L'ho scoperto sul giornale non molto prima di averti chiamato. C'era scritto che ... ” sussultò. “C'era scritto che probabilmente sarebbe morto. E non pensavo che avrei avuto la possibilità di rivederlo vivo."

“I tuoi genitori non ti hanno detto niente?” chiese Mikey, inorridito.
Scosse la testa. “Loro si vergognano di Frank, anche prima che lui dicesse che era gay lo trattavano come una merda.”
“Ma tu gli sembri molto affezionato" dissi.
Lui tirò su col naso e poi scoppiò a piangere. Lo condussi alla sedia più vicina alla faccia di Frank e gli misi un braccio attorno al collo. Non volevo che accadesse, ma il respiro rumoroso del fratello svegliò Frank un'altra volta. Il ragazzo abbassò la testa e non vide suo fratello maggiore guardarlo rattristato.

Frank allungò il braccio e sfiorò la mano contro la faccia del suo fratellino.
“Kevin” sussurrò.
Lui alzò lo sguardo ed i due si fissarono per alcuni minuti.
“Vieni qui” disse Frank dando colpetti al materasso.
Kevin guardò tutti i macchinari attaccati a Frank e scosse la testa. "Non penso sia una buona idea.”
“Vieni qui, tranquillo.”

Kevin, lentamente, si alzò e si sedette sul bordo del letto.
“Non mi rompo, eh” disse Frank.
“Ma ... ”
“Ma niente” rispose Frank afferrandolo ed utilizzando tutte le forze per avvicinarselo.
Bob andò alla porta e ci fece segno che avremmo dovuto seguirlo e lasciare i due da soli per un po'. Io annuii mentre Kevin nascondeva la faccia nel cuscino di Frank. Frank mise una mano sulla schiena del ragazzo e mi mostrò un mezzo sorriso mentre uscivo dalla stanza.

Rimanemmo alla caffetteria per circa un'ora prima di ritornare. Quando aprimmo la porta trovammo un Kevin felice che sedeva a gambe incrociate ai piedi del letto di Frank mentre metteva via un mazzo di carte. Frank aveva tentato di giocare a carte con lui ma non ci era riuscito, quindi stavano intrattenendosi con una bella conversazione. Sorrisero entrambi quando ci videro ed il ragazzo scese dal letto e mi buttò nuovamente le braccia al collo.

Dopo poco Frank cadde di nuovo nel sonno e quindi ne approfittammo per conoscere il giovane Iero.
“Quanti anni hai Kevin?” chiese Mikey.
“Quindici” borbottò.
“Sai, Frank ha fatto una bella domanda. Come sei arrivato qui?” chiesi.
Controllò che suo fratello stesse veramente dormendo e poi sussurrò:
“Ho fatto l'auto-stop.”

“Oh Cristo, non farlo mai più, ok?”
Lui alzò le spalle. “Era l'unico modo con cui potevo vederlo.”
“I tuoi genitori devono essere così preoccupato” dissi.
“Sì, probabilmente lo sono" disse arrabbiato. "Magari così capiranno come mi sono sentito non sapendo se mio fratello avrebbe superato la notte. Non si sarebbero nemmeno disturbati a dirmi quando si sarebbe svegliato. Di nuovo, l'ho scoperto sul giornale.”

“Vero" dissi. "Ma dovremmo riportarti da loro. Non vuoi causare altri problemi, vero?"
“Non gliene fregherà un cazzo se ho fatto l'auto-stop o se sono rimasto fuori fino a tardi. La cosa per cui sarò nei guai è che cosa stavo facendo. Non vogliono che veda Frankie" aprii la bocca per rispondere ma fui distratto da un piccolo suono proveniente da Frank.

Mi girai appena in tempo per vedere i suoi occhi girarsi all'indietro ed il suo corpo irrigidirsi. Non avevo mai visto uno avere un attacco prima, era spaventoso.
Sforzandomi di rimanere calmo, premetti il pulsante di chiamata, ma Kevin era già sfrecciato fuori dalla camera urlando aiuto. Un'infermiera lo seguì rientrare. Vide Frank e gli corse incontro, per poi girarlo su un lato nel caso vomitasse. Kevin stava piangendo ed urlando il nome diFrank. Provai a dirgli che stava bene, ma non poteva sentirmi o semplicemente non mi ascoltava. Poi un dottore superò il ragazzo correndo e si abbassò sul letto.

“Hey!” disse.
”So che è spaventoso, ma cercate di non fatevi prendere dal panico. Può sentire cosa sta succedendo intorno a lui. Non volete farlo spaventare ancora più di quel che è già, vero?”

Servirono solo quelle parole per far smettere di piangere il ragazzo per guardare come Frank uscisse da quell'attacco e tornò a dormire poco dopo. Quando tutto fu finito, Kevin tornò a sedersi sulla sedia a piagnucolare, mentre il dottore ci spiegò cose gli era appena successo.

“Probabilmente non ne avrà più per un po' ora. Dovreste andare tutti a casa e risposarvi.”
Spense le luci che davano direttamente sul letto di Frank e ci lasciò nella sola luce che entrava dalla porta.

“Kevin? Andiamo” sussurrò Mikey gentilmente. “Ti riportiamo a casa."
Era riluttante nel lasciare il letto di Frank, ma si alzò lentamente ed iniziò a seguirci, finché Frank non emise un grido terrorizzato. Mugugnò qualcosa, probabilmente a causa di un incubo. Il suo fratellino corse di nuovo al letto per stampargli un bacio sulla fronte e sussurragli qualcosa. Frank si calmò e rimase addormentato.

Mikey gli mise una mano sulla spalla, ma lui se la tolse.
“No! Se ai miei genitori non gliene frega un cazzo di essere qui, allora qualcun'altro deve" urlò.
“Oh ragazzino, siamo tutti qui per lui, ma non ci lasceranno rimare qui tutta la notte" dissi.
“Non mi lasceranno andare via. Qualcuno deve essere qui se ha degli incubi.”
Sobbalzò quando la mano di Frank gli strofinò la schiena.

“Kevin" mormorò debolmente. Potevamo capirlo a malapena in quel discorso confuso. "Vai a casa prima che mamma e papà ti uccidano.”
“Ma ... ”
“Ma niente” rispose tornando a dormire.
Kevin rise debolmente a quella risposta. Sembrava un dialogo normalissimo fra loro due. Lui annuì e lentamente ci seguì fuori dalla camera.

Rimase in silenzio in macchina. Scoprimmo che abitava da qualche parte a metà strada fra l'ospedale e casa nostra.
“E' questa, proprio qui” mormorò a bassa voce.
Accostai ad un cancello di una casa enorme.
“Non fare mai più l'auto-stop” ripetei. “Chiamaci e ti daremo un passaggio quando vorrai.”
Sapevo che aveva il mio numero, ma glielo infilai di nuovo nella mano, insieme a quello di Mikey per sicurezza.

Annuì e ci ringraziò prima di scendere dalla macchina e sparire attraverso la porta principale.


Grazie mille delle letture e dei pochi commenti che ricevo xD
Spero la ff vi continui a piacere.

Ne approfitto per dire anche qua che, poichè ho finalmente finito con tutti gli impegni scolastici, sono riuscita ad aggiornare e a proseguire la mia fanfiction più conosciuta (credo), sempre una Frerard. Quindi leggete e commentate in tanti:


TRUE LOVE

Grazie ancora, a presto^^

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Capitolo 11
*** Chapter 11 (Part 1) ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

Come ci aspettava, la prima cosa che fece Kevin la mattina seguente fu di telefonare. Ci accordammo per andare a prenderlo ad un parco in fondo alla strada, in modo che i suoi genitori non ci vedessero. Anche se era Sabato, trovammo il ragazzo seduto su un'altalena nella sua uniforme scolastica.
“Bel completo” disse Mikey.
Gli diedi un colpetto sul braccio.
Kevin fece spallucce. “Sì bhè, ho detto ai miei genitori che andavo ad una raccolta fondi per la scuola. Avrebbero avuto dei sospetti se fossi uscito di casa con vestiti normali" spiegò.

Frank era sveglio quando arrivammo e sembrava sentirsi meglio. Non aveva più avuto attacchi dopo che lo avevamo lasciato la notte precedente. Sentiva qualche dolore alle costole rotte per le percosse ricevute durante lo scontro, ma stava scomparendo velocemente grazie ai farmaci. Le bende che coprivano l'occhio sinistro erano state momentaneamente rimosse ed un'infermiera stava pulendo gli sfregi sulla faccia. Il gonfiore era diminuito parecchio da quando lo avevamo portato lì, ed ora riusciva leggermente ad aprire l'occhio.

Diede un'occhiata a suo fratello, in piedi nella sua uniforme blu marino e sorrise.
“Raccolta fondi?” chiese guardandolo divertito.
Il ragazzo annuì e gli si sedette vicino.
“Dovrai inventarti scuse migliori di quella" lo avvertì. "Non credo che mamma ci crederà ancora per molto. Ho paura di avere usato questa scusa fino al logoramento quando avevo la tua età” sorrise.

Kevin non rispose ma sembrò pensieroso per qualche minuto prima di sbottare arrabbiato. “E se a me non ne fregasse più un cazzo di quello che pensano? Tu sei mio fratello, cazzo. Perchè non dovrei starti vicino?”
Frank lo fissò con un'occhiata seria. "Quello sarebbe un modo infallibile per farti spedire alla scuola militare" rispose bruscamente.

“Oh, giusto” singhiozzò, sprofondando nella sedia.
Kevin rimase seduto a rimuginare per un bel po', finché all'improvviso colpì con un pugno la sedia.
“Li odio fottutamente a morte” ringhiò.
Frank era distratto dal bruciore del disinfettante applicatogli sui tagli. Sibilò e poi rivolse l'attenzione al ragazzino, il quale aveva un'aria abbattuta.

“No che non li odi” gli rispose saggiamente.
“Sì!” ringhiò di rimando.
Frank continuò a guardarlo con la sua espressione paziente e disse: "No che non li odi. Cavolo, nemmeno io li odio. So che loro ti amano. Nel profondo dei loro cuori tetri penso che io possa addirittura piacergli un pochino” sorrise. "Dico solo che devi approfittarne finché ne vale la pena. Ti viziano, goditela finché puoi e prima che te ne renda conto avrai 18 anni e potrai fare quello che vuoi."

"Quelle cazzate non significano niente per me. Non ne voglio più."
“Bhè, in questo caso, mi prenderò la tua Xbox” scherzò Frank.
La faccia di Kevin non cambiò. “Puoi prendertela. Prenditi tutto. Te lo meriti dopo lo schifo in cui ti hanno messo" disse deciso. "Sono serio, non me ne frega più un cazzo!"

L'infermiera finì ciò che stava facendo ed informò Frank che sarebbe tornata per prendersi cura del resto delle ferite. Quando uscì, Frank ci lanciò un'occhiata che diceva chiaramente che aveva bisogno di un attimo da solo con suo fratello. Il ragazzo nel frattempo aveva sepolto la faccia nelle mani.

Lasciando la stanza, avrei avuto la possibilità di sistemare delle cose che mi avevano infastidito per un po'. Dopo colazione, Mikey ed io ci fermammo in un negozio e comprammo dei palloncini. Non era il mio genere di cose, e non sapevo se a Frank piacessero. Ma mi sembrava sbagliato che non ci fosse niente nella sua camera.

Quando ritornammo, l'infermiera era di nuovo lì per tagliare le bende dal petto di Frank. Kevin sembrava più calmo ed ora sedeva sulla sedia con la testa appoggiata vicino a quella di Frank.
"Va tutto bene ora?" chiese Mikey.
Entrambi annuirono, mentre noi ci fermammo in tempo per vedere quelle orride parole che stavano scomparendo e lasciando delle croste sul petto di Frankie.

Non le avevo dimenticate. A dir la verità, avevo avuto degli incubi su quelle scritte. Rivederle era troppo. Avrebbero lasciato sicuramente marcata per sempre la sua pelle morbida. Mi sentivo male e la testa mi girava, quindi mi scusai ed uscii nel corridoio. Mi coprii la faccia con le mani e mi appoggiai contro il muro, scivolando fino a sedermi a terra.

Rimasi seduto per molti minuti prima che Mikey fece capolino dalla porta e mi disse:
"Ora è coperto."
Annuii e mi rialzai per unirmi di nuovo agli altri nella camera. Frank era praticamente addormentato e notai che la faccia di Kevin era pallida come lo doveva essere stata la mia. Mi venne da pensare che quella doveva essere la prima volta che vedeva le scritte.
Rimanemmo seduti per un po' mentre Frank dormiva. Poi Kevin disse che doveva tornare a casa.

Usciti dall'ospedale sembrò tornargli il broncio. Poi, mentre ci avvicinavamo alla casa, parlò. "Probabilmente avreste dovuto lasciarmi lì" ed indicò verso il parco dove eravamo andati a prenderlo. Quando scese dall'auto, non si diresse verso casa, ma camminò in direzione dell'altalena sulla quale lo avevamo trovato. Probabilmente voleva essere lasciato solo, ma io parcheggiai comunque la macchina e lo raggiunsi, sedendomi su un'altalena vicina alla sua.

Non disse nulla ed io non lo costrinsi a parlare. Semplicemente mi davo leggere spinte avanti ed indietro mentre delle lacrime scorrevano sulla sua faccia. Non diede nemmeno alcun segno di sapere che io ero lì con lui.
Solamente quando iniziai ad avere freddo e l'altalena iniziava a farmi male al sedere, lui parlò.

"Ha torto, sai?!"
Lo udii mormorare sotto voce.
"Cosa?" chiesi.
"Io li odio davvero!"
Non tentati di contraddirlo, perchè non conoscevo la situazione abbastanza bene per poter dire qualcosa.
"Però ha ragione su una cosa. Per qualche ragione, loro mi amano. Mi danno tutto ciò di cui potrei aver bisogno ed anche di più. Però sono tutti oggetti materiali. Freddi, duri, inutili oggetti. Mi trattano come se fossi il loro ragazzo d'oro ed io non lo sopporto più."

Feci segno a Mikey di rimanere dove si trovava, sentendo la portiera della macchina aprirsi e chiudersi. Lo vidi con la coda dell'occhio incamminarsi verso un ruscello a diversi metri da noi e sedersi con la schiena contro un albero.
"Perchè si comportano così con lui?" chiesi.
"Non lo so" sussurrò. "Ho speso quindici anni a cercare di capirlo."

"Hai idea di quanto sia incredibile?" chiesi.
"Cosa?" domandò confuso.
"Che sei riuscito a crescere in una casa, guardando i tuoi genitori trattare così tuo fratello e capire che era sbagliato. La maggior parte dei ragazzi avrebbe preso esempio dai propri genitori e li avrebbero imitati."

"Sai, una volta ci ho provato" potevo sentire vergogna nella sua voce.
"Pensai che se non sarei riuscito a batterli, mi sarei unito a loro."
"Cosa successe con quel piccolo esperimento?" chiesi.
"Mi sentii da schifo! Vidi quanto lo ferivo, e non lo sopportavo. Non riuscivo a capire come i miei genitori riuscissero a guardare quanto dolore gli provocavano ogni giorno e a non provare alcun sentimento. Non lo hanno mai picchiato, o come simili. Ciò che facevano era molto peggio."

Rabbrividì, ma non mostrò alcun segno di voler lasciare le altalene.
"Vuoi andare a parlare in macchina con il riscaldamento acceso?" chiesi.
Scosse la testa. Sembrava essere in un altro mondo.
"Una volta ha tentato di uccidersi." Respirava faticosamente. "Lui non pensa che io lo sappia, ma invece lo so."

Non so perchè, ma questa informazione, purtroppo, non mi sorprese. Annuii e basta. Il ragazzino sembrava aver davvero bisogno di liberarsi di un peso enorme dallo stomaco, quindi rimasi seduto ad ascoltare.

"Aveva solo dieci anni all'epoca e già pensava a quelle cose."
"E non ci ha riprovato mai più?" chiesi?"
"No, o almeno che io sappia."
"Allora perchè io?" si chiese. "Perchè sono io il figlio preferito, perchè io non sono mai stato trattato orribilmente? Non sono così diverso da Frankie."

"Lo so che mi amano, ma ciò che ho imparato da tutto questo è che non è incondizionato."
Fissò lo sguardo su una pietra a cui stava dando dei colpetti con il piede. Era solo un bambino, ma la sua faccia sembrava più vecchia.

"Finirà tutto il giorno che scopriranno ... "
Si interruppe cercando di scegliere le parole giuste.
"Che io sono esattamente come lui" terminò la frase.

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Capitolo 12
*** Chapter 11 (Part 2) ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

"Kevin, cosa ... " iniziai. "Oh!" dissi sorpreso una volta che capii il senso.
"E Frank lo sa?" chiesi.
Scosse la testa. "No, ha già abbastanza problemi di cui preoccuparsi senza che io mi aggiunga alla lista."
"Però lui ti vorrebbe aiutare. Ci è già passato. Vorrebbe che ti sentissi libero di andare da lui, non credi?"

"Sì, ma lo saprà quando anche io capirò cosa significa. Al momento Frank è senzatetto. Sapevi che fra poco è il suo compleanno?"
"No, non l'ha mai menzionato" dissi.
"Sì, bhè, sarà diciottenne prima di uscire dall'ospedale. I miei genitori gli avevano detto che avrebbe dovuto andarsene da casa una volta raggiunti i diciotto anni. Queste sono le esatte parole che uscirono dalle loro bocche dopo che lui gli aveva detto di essere gay."
"Non pensi che quelle cose potrebbero essere un po' diverse ora che è ferito?" chiesi.
Scosse la testa. “Non cambierà niente.”
“Bhè, perchè non superiamo l'ostacolo quando sarà il momento?" dissi. "Non lo lasceremo per strada.”
Annuì, non potendo ancora credere ciò che gli stavo dicendo.
“Deve esserci molto di più in questo rapporto fra Frank ed i tuoi genitori però. Hai detto che lo hanno sempre trattato come una merda. Pensi che il suo stile di vita sia stata solo una scusa per loro? Qualcosa che potevano usare per far sì che quel trattamento risultasse giusto nelle loro teste.”

“Non l'ho mai pensata in questo modo” disse. “Potresti avere ragione. Ma ragazzi, è una cosa COSI' idiota! Comunque, non mi sorprenderebbe.”
“Quindi potrebbe essere diverso con te” dissi. Non che sentissi che tutto ciò fosse una bela cosa. In effetti il mio stomaco si contorse all'idea.
Sembrò pensarci sopra.

“Hai ragione, sarebbe diverso. Sarebbero in una specie di incazzatura e non mi lascerebbero avvicinare a lui mai più. Magari mi spedirebbero alla scuola militare, come ha detto Frank prima. Penserebbero che sia una specie di fase.”

Ora, questo era qualcosa a cui non avevo pensato e probabilmente aveva ragione.
“Hai mai detto ai tuoi genitori ciò che stai dicendo a me? Che ami tuo fratello e che fa male vederli trattarlo male?”
“Bhè, non esattamente, penso che una cosa simile l'abbia fatta quella volta che Frank era molto malato e continuava a peggiorare. Vomitava ovunque e tutto ciò che mia mamma faceva era impazzire ed urlargli contro ogni volta che lui non riusciva a raggiungere il bagno. Ma non ha trattato così anche me, che la settimana prima avevo avuto la stessa malattia.

Mamma lo aveva chiuso in una stanza e gli aveva detto che lo avrebbe picchiato se fosse successo di nuovo. Ed io potevo dire dalla faccia di mio fratello che lui stava cercando di non vomitare mentre lei parlava. Ma lei lo teneva lì dentro intrappolato, non dandogli nemmeno un aiuto.

Frank aveva un'aria terribile ed indifesa. Piangeva tantissimo ed alla fine io ne avevo abbastanza. Presi un cestino e mi intromisi fra loro due. Glielo misi di fronte appena in tempo. Poi ho pregato mia mamma di lasciarlo tornare a letto. Ma lei non l'ha fatto. Semplicemente, continuò a rimrpoverarlo, così io le urlai di lasciarlo fottutamente da solo. Lei iniziò ad urlare contro di me, dicendomi di rimanerne fuori ma io non l'ascoltai. Ero troppo impegnato a prendermi cura di mio fratello nel modo in cui una madre dovrebbe farlo.

Lo portai nella sua camera e lo misi a letto. Poi mio padre tornò e mi lavò la bocca con il sapone per il modo in cui avevo parlato e mia madre. Io ho sempre provato a battermi per Frank dopo tutto questo. Ho sempre pensato che avrebbero potuto capire se io continuavo a farlo, ma qualche volta non faccio altro che peggiorare la situazione e loro sono più duri con lui. Quanto è patetico il fatto che ho dovuto proteggere mio fratello dai nostri genitori?”

“Non è patetico per niente” gli dissi. Ero così colpito dalla storia. Mi fece ripensare a quanto si era arrabbiato con me in macchina. Il povero ragazzo era stato traumatizzato.
“Sembra che entrambi vi siate sempre guardati le spalle a vicenda. Quindi no, l'unica cosa che trovo patetica è che una madre possa essere così cattiva con suo figlio.”

Sbuffò. “Bhè, ovunque vada dopo che sarò guarito, lui sarà libero da tutto questo. Potrà ricominciare da zero e spero che potrà dimenticare tutto.”
“Forse potremmo tutti aiutarlo a farlo” dissi.
“Sì forse” rispose.
“Bene, farei meglio a tornare a casa prima che mandimo fuori una squadra per le ricerche." Mi fece un sorriso triste. “Grazie per avermi ascoltato.”
“Quando vuoi” dissi. “Se vorrai parlare di nuovo, sentiti libero di chiamarmi."
“Grazie” disse di nuovo, voltandosi ed allontanandosi da me con la testa abbassata.

“Hey” lo chiamai.
Si girò.
“Noi torneremo all'ospedale stasera. Vuoi un passaggio?”
Mi guardò come se volesse accettare, ma poi scosse la testa miserabilmente. "No, farei meglio a non spingermi troppo in là per oggi.”
“Okay” dissi. “Ti rivedremo domani?”
Alzò le spalle. “Lo spero. Devo pensare ad un'altra scusa per lasciare la casa.”
“Sono sicuro che penserai a qualcosa" sorrisi.

Non appena il ragazzo se ne fu andato, Mikey si alzò e si incamminò verso di me. Kevin si voltò un'ultima volta per salutare Mikey.
“Non mi interessa se gli racconti di cosa abbiamo parlato” disse. Sembrò leggermi nella mente perchè stavo proprio pensando a cosa dire a Mikey sulla nostra lunga conversazione.
Salii dalla parte del passeggero e diedi le chiavi a Mikey.
“Di cosa parlava?” chiese Mikey.
Gli spiegai tutto sulla via per casa.
Tutto ciò che Mikey potè fare fu di scuotere la testa. “Questa è troppa pressione per un ragazzino.”
Non avrei potuto concordare di più.

Frank ci sorrise quando tornai con Ray e Bob. Stava sperando di ricevere compagnia.
Sembrava ancora in forma, ma quello strano sirriso mi disse che aveva appena preso le medicine. Si guardò intorno.
“Non avete portato il ragazzino questa volta?”
“No, non pensava sarebbe stato saggio spingere ancora più in là la sua fortuna oggi.”
Frank annuii. “Sì, probabilmente ha ragione. Ma volevo ringraziarvi ragazzi per averlo aiutato a venire qua. L'ho sentito mentre parlava dell'auto-stop, ma non potevo muovermi per fare qualcosa al riguardo.”

Ero ancora amareggiato dalla conversazione avuta nel pomeriggio. Dovetti sopprimere le lacrime ogni volta che parlava del fratello. Ci spostammo su soggetti di discussione più leggeri e spendemmo la maggior parte della serata chiaccherando, finché Frank iniziò a sentirsi stanco. Ce ne andammo, per la prima volta ottimisti riguardo la situazione. Sentimmo che magari il peggio era passato. Avremmo appreso ben presto, però, che eravamo solo all'inizio.


Solamente perchè mi trovo al lago e mi annoio a morte, ho deciso di postare dopo soli pochi giorni la seconda parte del capitolo xD
Grazie mille dei commenti e delle letture. Nel prossimo capitolo, commenterò i commenti (scusate il gioco di parole) per bene, ora sono un po' di fretta^^
A presto.

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Capitolo 13
*** Chapter 12 (Part 1) ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

Nelle seguenti due settimane Frank passò giorni buoni e giorni cattivi. Vedemmo suo padre alcune volte, ma mai per molto tempo, il che forse era meglio. C'era sempre un cambiamento visibile in Frank ogni volta che suo padre era nei paraggi. Non ero sicuro cosa causasse tutto questo, ma non avevo un buon presentimento. Difficilmente parlava o guardava qualcuno negli occhi. Anche dopo che suo padre se n'era andato, Frank sembrava con la testa altrove e qualche volta ci voleva un po' per riportarlo alla realtà. Non vedemmo mai sua madre. Ebbi la sensazione che era una buona cosa.

Durante quelle settimane eravamo tornati al lavoro, dopo che il nostro comprensivo capo ci aveva dato qualche giorno libero per riprenderci. Era diventata routine per Kevin chiamarci quando uscivamo dal lavoro. Succedeva anche che chiamasse proprio mentre usciva da scuola, ogni giorno. Non ci diceva mai cosa raccontava ai suoi genitori, e noi non chiedevamo mai. Ci incontravamo in quello stesso parco ogni giorno prima di andare all'ospedale.

Mentre tutto sommato la salute di Frank sembrava migliorare sempre più, gli attacchi erano ancora argomento quotidiano. C'era la possibilità secondo la quale sarebbe servito un intervento e delle medicazioni per correggere il problema. Anche dopo, però, essi potevano non smettere. Ovviamente Frank era sempre più depresso per il fatto che avrebbe dovuto avere a che fare con quegli attacchi per il resto della sua vita. Ma se pensavo che ciò lo irritasse, era niente in confronto a come Kevin l'aveva presa. Durante uno dei giorni no di Frank, dovemmo portare via Kevin. Al posto della sua solita svolta verso casa, quella volta tornò alle altalene. Mi chiesi per un momento se avrei dovuto fare come avevo fatto la volta scorsa ed unirmi a lui. Presto lui alzò la testa per vedere se lo stavo raggiungendo, quindi presi questo gesto come un invito.

Questa volta venne anche Mikey e ci sedemmo su due altalene ai lati del ragazzo.
I suoi tratti si erano rabbuiati in qualcosa che non avrei mai pensato possibile; me ne accorsi quando alzò gli occhi e fissò davanti a sè.
“Li ucciderò uno ad uno, cazzo” ringhiò.
“Sai chi sono?” chiesi.
Annuii. “Ovvio! Anche Frank lo sa, ma non gli succederà niente perchè Frank non ha visto le loro facce. Non avrei mai pensato che si potesse evitare l'accusa di tentato omicidio indossando una maschera.”
Strizzò gli occhi e reclinò la testa. Nessuno parlò per molti minuti.

“L'esatto secondo in cui ho sentito il nome di mio fratello al telegiornale, ho subito saputo che quei bastardi erano dietro tutto questo. Il giorno del diploma, cammineranno tutti sul palco per prendere i loro diplomi, mentre mio fratello sarà sul letto di un ospedale con il cranio aperto per un'operazione al cervello.”
Mikey allungò un braccio e gli toccò la spalla, ma Kevin si allontanò velocemente.
“NO!” sbottò. “Non cercare di confortarmi, cazzo. Non aiuta.”
Mikey ritrasse la sua mano. Non sembrava offeso dalla reazione del ragazzo, ma lo guardò in silenzio come se avesse capito.

“Si sarebbe diplomato con il massimo dei voti" singhiozzò Kevin, ma allo stesso tempo fece un sorriso. “Ha lavorato così sodo. In realtà pensava che avrebbe reso fieri i nostri genitori, per una volta. Come se non dovesse fregarglierne un cazzo di cosa pensano loro. Ed ora sarà solamente un altro di quei nomi chiamati come 'assent.' Questo è quello che fanno quando qualcuno non può ritirare il proprio diploma a causa di malattia o ferite. Ma è diverso per Frankie. I ragazzi che gli hanno causato la sua assenza, saliranno su quel podio e prenderanno i loro diplomi con grandi sorrisi del cazzo in faccia. Anche quelli che hanno arrestato. Saranno condannati a due anni in un carcere minorile, ma i loro ricchi paparini compreranno la loro scarcerazione dopo un mese. Torneranno a scuola e faranno dei test per sistemare ciò che hanno perso e tutto sarà dimenticato.”

Non sapevo cosa dire. Non c'era davvero nulla che potevamo dire per farlo stare meglio.
Come molti teenager, Kevin era molto arrabbiato. Ma diversamente dalla maggior parte di essi, la sua rabbia non era per sè stesso. Aveva passato tutta la vita a guardare Frank lottare contro la sua famiglia e tutto il resto. I possibili futuri problemi di salute di Frank sembravano essere il colpo finale.

Dopo un po' di tempo allungò le gambe e si alzò.
“Farei meglio ad andare” disse all'improvviso.
Lo chiamai non appena iniziò ad andarsene, ma lui non si voltò. Mikey si alzò per seguirlo, ma lo afferrai per la spalla.
“Lasciamolo per ora” dissi.
Una volta che il ragazzo sparì dalla nostra vista, ci alzammo ed andammo alla macchina.
“Dici che proverebbe davvero ad ucciderli?” chiese Mikey.
“Non lo so, spero di no, ma non posso pretendere di non aver notato quanto fosse serio.”

Il giorno seguente non sentimmo Kevin. In un certo senso questo mi preoccupò, pensando al modo in cui era andato via dal parco. Non osammo chiamarlo perchè sapevamo che i suoi genitori gli controllavano il telefono. Andammo all'ospedale sperando di sentirlo più tardi.
Quando arrivammo lì, Mikey aprì la porta della stanza di Frank e sorrise.

“Awwww” lo sentii dire dolcemente.
“Cosa?” chiesi, entrando dietro di lui.
Poi capii perchè Kevin non ci aveva chiamato. Era già lì, rannicchiato vicino a Frank nel suo letto. Stava facendo passare le dita fra i capelli di Frankie e parlava mentre il fratello dormiva. Non indossava l'uniforme scolastica, ma una t-shirt bianca e dei jeans. Ci guardò e sorrise mentre entravamo, ma i suoi occhi erano rossi e gonfi per il pianto.

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Capitolo 14
*** Chapter 12 (Part 2) ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

“Kevin? Va tutto bene?” chiesi.
Il ragazzo annuì esausto e baciò la fronte del fratello. Frank mormorò qualcosa e Kevin strofinò la sua schiena.
“Sono solo Mikey e Gerard” sussurrò. “Devi riposarti ora.”
Girò la testa per vederci e sorrise. “Hey!” disse piano.
“Hey ragazzino, come ti senti?” chiesi.
“Okay” rispose.

Chiuse gli occhi mentre Kevin gli sussurrò qualcos'altro. Non sentimmo cosa disse, ma quando ebbe finito di parlare, l'unica risposta di Frank fu un leggero grugnito.
“Non è uno dei giorni migliori per lui” spiegò Kevin.
“E tu?" chiesi. “Sembri anche tu piuttosto stanco."
Annuì. “Sì, immagino che potreste dire che abbiamo entrambi avuto una lunga giornata.”

“Cosa è successo?” chiedemmo allo stesso tempo.
“Bhè, ha avuto un paio di attacchi e di incubi oggi. Non ne vuole parlare ma devono essere stati piuttosto brutti, perchè si è svegliato piangendo un paio di volte da quando sono qui.”
“Povero ragazzo” disse Mikey.
“Ma tu?” dissi io. “Perchè sei ridotto così?”
“E perchè non eri a scuola a oggi?” aggiunse Mikey.

“Bhè, ecco cosa è successo. Sono andato a scuola stamattina, come sempre, ed i ragazzi respondabili di questo ... " disse tracciando i punti sulla nuca del fratello. “... erano tutti riuniti al mio armadietto. Parlavano di Frankie, e pretendevano di non notare che io potevo sentire, quando il capo si è girato e mi ha detto ‘Oh hey! Kev! Non ti vedo da un po'.’ Poi mi ha detto qualcosa su come fosse ironico che mio fratello fosse un vegetale.”

“Non ci ho più visto. Ne avevo abbastanza e sono saltato addosso al figlio di puttana ed ho iniziato a dargli pugni in ogni angolo che potevo raggiungere. Gli ho rotto il naso prima che il resto della gang mi ha tolto di mezzo. Mi sono battuto e difeso con ogni mezzo che avevo prima che un insegnante venisse e fermasse tutto. Mi ha afferrato per il colletto dell'uniforme e mi ha protato in presidenza. Il preside ha chiamato i miei genitori ma poi abbiamo parlato prima che arrivassero. Mi è sempre piaciuto il preside. E' sempre stato un tipo giusto. Bhè, ora dovrei dire il mio ex-preside.”

“Non dirmi che sei stato espulso dalla scuola?" chiedi scioccato.
“No, ma fra poco ci arrivo” disse. “Comunque. Gli ho parlato di tutto ciò che sta succedendo a Frank. Ovviamente lo sapeva già. Perchè ormai tutta la città lo sa. Mi ha chiesto se io mi sentivo meglio riguardo alla cosa ed evidentemente no, visto che salto addosso ai ragazzi e gli gonfio la faccia. Non è da me fare a pugni. Quindi ho detto no, ed abbiamo avuto una lunga conversazione su molte cose. Gli ho detto che so per certo che quelli sono i ragazzi che hanno ferito Frank. Nessuno può negarlo, ma allo stesso tempo a nessuno gliene frega.”

“Così, quando i miei genitori sono arrivati, erano arrabbiati. Comprensivi certo, ma abbiamo passato l'intera mattinata con il preside ed alla fine abbiamo deciso che la cosa migliore sarebbe portarmi via da quella scuola. Quei ragazzi chiaramente non andranno da nessuna parte e poiché causerebbero solo problemi, è la miglior cosa davvero.”
“Quindi ora che farai?” chiesi.
Sorrise.
“Bhè, quando sono arrivato a casa mio padre era furioso. Mi ha urlato per un sacco di tempo. Poi sono sbottato e gli ho detto quanto preoccupato ed arrabbiato sono stato io. Quanto mi abbia fatto soffrire scoprire al telegiornale che mio fratello era sul letto di morte e non dai miei genitori. Dopo un po' lui si è calmato. Mi ha mandato in camera mia a cambiarmi i vestiti e poi mi ha preso con sè e siamo andati ad iscrivermi ad un liceo privato. Inizio domani.”

“Davvero?” dissi. “E come ti senti ora?”
“Okay credo. FOrse un po' spaventato, perchè non sono mai stato in una scuola privata prima d'ora. Ma sono d'accordo sul fatto che questa sia stata la soluzione migliore. L'altra sera quando ho parlato di uccidere quei ragazzi, ero serissimo, ma so che non potrei farlo. Se continuavo ad andare lì ogni giorno e guardare le loro facce sporche ed ascoltarli vantarsi per ciò che hanno fatto, avrei fatto qualcosa di stupido. Non che rompere il naso di uno sia la cosa più intelligente da fare, ma dovevo fare gioco di squadra, giusto?" disse sorridendo al fratello addormentato.

Risi leggermente. Non volevo incoraggiare la violenza, ma allo stesso tempo era simpatico pensare che quei ragazzi si erano presi un po' di ciò che meritavano.
“Bhè, la scuola privata non è così male” dissi per rassicurarlo. “Mikey ed io siamo andati ad una scuola privata e non ne siamo usciti così male" sorrisi, aspettandomi un'obiezione dal ragazzo, ma lui annuì solamente.
“Penso davvero che andrà tutto bene” disse, cercando di convincersi più di qualunque altra cosa.

“Oh! Ho anche confessato di fronte ai miei genitori che sgattaiolavo ogni giorno fuori casa con voi per vedere Frank. Ho pensato di togliermi il peso. All'inizio mio padre non ne era contento, ma poi si è calmato ed ha capito. Poi mi ha detto che non devo più uscire di nascosto e che avevo il diritto di essere con lui se io volevo. La mia nuova scuola è solo a pochi isolati da qui, quindi sarò qui ogni giorno quando arriverete. Dopo essermi iscritto, papà mi ha lasciato qui e gli ho detto che mi avreste dato un passaggio voi per tornare a casa.”

“Deve essere un sollievo enorme” dissi. “E lui cosa ha detto di tutto questo?” dissi indicando il fagotto al centro del letto. Ormai Frank era sommerso nelle lenzuola e dormiva rumorosamente.
“Non ho ancora avuto la possibilità di discuterne con lui. Non è molto presente con la testa. Credo che non abbia nemmeno notato che sono qui. Ma penso che sarà felice che io mi sia tirato fuori da quella situazione. Poichè lui c'è già passato, non vorrebbe che io facessi qualcosa di stupido.”

“Bhè, una nuova scuola è una grande cosa. Oggi è stato un grande giorno, ma ora hai la possibilità di ricominciare tutto da capo" gli dissi.
“Bhè, domani devo andare solo per mezza giornata per una specie di orientamento nella scuola. Poi inizierò a frequentarla Lunedì. Domani è anche il suo compleanno" disse segnando Frank. "Quindi sarò qui non appena esco da scuola. Non credo dovrebbe essere solo il giorno del suo compleanno anche se tutto quello che può fare è dormire.”
Solo allora mi accorsi che le decorazioni di compleanno sui muri si mescolavano a quelle di Halloween. Da lì iniziai a farmi domande su Frank. Mi dispiaceva non sapere molto su di lui come persona.

Sembrò capire cosa stavo facendo.
“Se ti stai chiedendo cosa prendergli di regalo, non preoccuparti. Avete già fatto abbastanza per lui. Per entrambi, in realtà. Se non fosse stato per voi, non sarebbe qui a vedere il suo diciottesimo compleanno.”
Mi sentii la faccia diventare rossa ed alzai lo sguardo per vedere quella di Mikey fare lo stesso.
Un silenzio imbarazzante riempì la stanza e nessuno riuscì a pensare a qualcosa da dire. Il tutto fu interrotto solamente quando la testa di Frank fece capolino dalle lenzuola e lui fece uscire dalla bocca un suono, a metà fra un grugnito ed un rantolo di dolore.

“Frankie, stai bene?” chiese Kevin allarmato.
Lacrime iniziarono ad uscire dai suoi occhi e tutto quello che riuscì a dire fu: “Fa male!”
“Dove Frankie? Dimmi dove ti fa male” tossì suo fratello.
Frank alzò le mani e le mise entrambi sulla testa. Sembrava che cercasse di urlare, ma nessun suono gli usciva.
Kevin premette il pulsante delle chiamate e sembrò passare un'eternità prima che un'infermiera rispose infastidita al ragazzo che continuava a premere il bottone.
“Sta male!” gridò Kevin.
L'infermiera arrivò ed accese una luce che fece voltare Frank per allontanarsi.

“Frank dolcezza, puoi dirmi dove fa male?” chiese.
Lui non capì oppure non era in grado di rispondere. Era qualcosa di nuovo. Avevamo visto un sacco di attacchi, ma questo sembrava qualcosa che lo accecava.
“Si teneva la testa” le spiegò Mikey.
“Dolcezza, è la testa che ti fa male?” lei chiese.
Lui singhiozzò ed annuì, allontanandosi ancora dalla luce.
“Troppa luce!” urlò quando l'infermierà uscì dalla stanza.

Kevin si allungò e spense la lampada, per poi piazzare un lenzuolo sui suoi occhi. L'infermiera tornò di corsa nella stanza con un ago, gli prese gentilmente un braccio e trovò una vena.
“Sentirai un pizzicorio dolcezza” avvertì.
Lui sobbalzò quando l'ago entrò nella pelle ma non sembrò sentire altro.
“Ecco fatto” disse. “Dovresti iniziare a sentirti meglio fra pochi minuti.”

Aspettammo pazientemente mentre il suo respiro si rilassava e la sua mano spostava il lenzuolo dagli occhi. Fece un cenno alla lampada, di nuovo accesa, che Kevin spense subito. Dopo un po' Frank si sedette, con quel sorriso famigliare, e sembrò accorgersi per la prima volta delle persone che lo circondavano.
“Belle decorazioni” sorrise, toccando i fantasmi, i pipistrelli e le zucche stilizzati che pendevano da ogni muro.
Il ragazzo più giovane rise.
“Sì, bhè, è il meglio che ho potuto comprare nel negozio di un ospedale.”
Buttò un braccio attorno a Kevin. "Va tutto bene, grazie.”

“Ti senti meglio ora?” Kevin chiese, sbadigliando e strofinandosi gli occhi.
“Sì, molto meglio, e sembra che tu debba andare a casa e riposarti" disse Frank osservando suo fratello. “Domani frequenterai una nuova scuola. E' un grande giorno" disse con un ghigno.
“Cosa? Ma come ... ?”
“Ho sentito qualcosa di quello che gli hai detto” disse. “Non tutto, ma abbastanza. Comunque sono abbastanza stanco anche io.”
Guardò me e Mikey. “Portatelo a casa, per favore.”
“Ma ... ” iniziò a protestare Kevin.
“Ma niente. Va a casa e dormi un po'. Domani vorrò sapere tutto. Penso che una nuova scuola è ciò di cui avevi davvero bisogno" disse per supportarlo.

Il ragazzo annuì ed accarezzò il collo del fratello, aspettando che si addormentasse. Io e Mikey non potemmo fare altro che sorridere.
“Che c'è?” chiese irritato Kevin.
“Sei così gentile con lui” dissi. “E' davvero fantastico.”
“Cosa dovrei fare, farlo cagare addosso ancora un po?" chiese sarcastico.
“Come se ne tu potessi” mormorò Frank fra i cuscini. “Ed ora march! Esci di qua, sono stanco” e spinse Kevin verso la porta.

Non era particolarmente tardi quando lasciammo l'ospedale, in effetti era più presto del solito, ma i fatti del giorno sembravano aver davvero stancato a morte il ragazzo.
“Quindi!” disse Mikey, facendo scendere dalla schiena il ragazzo mezzo addormentato. “Diciamo che noi vorremmo prendere davvero qualcosa per il compleanno di Frank. Tu cosa suggeriresti?”
“Niente, davvero” rispose. Poi si stirò ed iniziò a dormire in macchina. Poiché non doveva più sgattaiolare fuori di casa, potemmo portarlo alla porta di casa. Era una buona cosa, perchè probabilmente il povero ragazzo non sarebbe riuscito ad arrivare a casa prima di crollare esausto.

Prima di scendere, mise la mano sulla maniglia della portiera e si fermò.
“Oh. Immagino che se davvero voleste prendergli qualcosa per domani, lui potrebbe volere qualche t-shirt di qualche band. Una cosa che c'è da dire riguardo i nostri genitori, è che sono stati sempre molto bravi nell'assicurarsi che Frank avesse i vestiti e tutto quello che gli serviva. Ma il punto è che hanno sempre comprato cose per il figlio che avrebbero voluto avere e non per quello che avevano" disse triste, prima di sbadigliare ancora una volta ed uscire dalla macchina.


Rieccomi tornata dalle vacanze.^^
Spero la ff continui a piacervi ( ; GuitarFreak77 vi manda i suoi saluti ed i suoi ringraziamenti.
A presto.

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Capitolo 15
*** Chapter 13 (Part 1) ***


Questa fanfiction è una traduzione autorizzata dall'autrice.
Nè io nè lei conosciamo alcun membro dei MCR o le loro famiglie. Questa non è una storia vera. La storia è stata scritta da GuitarFreak77.

Inoltre, all'autrice farebbe piacere ricevere commenti per capire se le sue storie piacciono o meno.
Quindi continuate a commentare.

Spero che la traduzione vi aggradi.
Enjoy ^^



Gerard POV

La mattina seguente trovammo Kevin nela stanza che parlava con Frank, il quale stava seduto interessato a ciò che il ragazzo aveva da dire. Stava parlando della nuova scuola. Frank cercava di ascoltare, ma faticava a capire alcune cose. Fermarono la loro conversazione già abbastanza lunga per salutarci, per poi riprendere. Per ora lui non aveva molto da dire, perchè quella mattina a scuola era stata breve, ma sembrava felice delle esperienze fatte. Ogni pochi minuti si fermava per chiedere a Frank se stesse bene.

“Sto bene” Frank sembrava esasperato.

Kevin lo scrutinò. “Sei sicuro?” chiese.
Non so perchè continuava a chiederglierlo, perchè a me sembrava che Frank fosse in uno dei suoi giorni migliori.



“Kevin! La vuoi smettere?” sbottò Frank.
Sembrava che il ragazzo volesse ribattere, ma poi ci ripensò ed annuì semplicemente.

“Sto solo controllando. Non sembri stare troppo bene” gli disse.

“Bhè, sto bene! Dovrei fare le acrobazie o qualcosa del genere?” rispose irritato.

Dopo pochi minuti capii perchè Kevin continuava a chiedere. Frank era infastidito. Ma pensai che non fosse qualcosa di cui preoccuparsi. In realtà pensai che fosse un nuob segno. Le persone si irritano facilmente quando stanno guarendo da malattie o ferite.

Ma potei anche vedere che la pazienza di Frank doveva essere stata messa alla prova tutto il giorno, ed ora aveva raggiunto il massimo.

“Okay scusa!” rispose Kevin. “La smetti di parlarmi come se volessi staccarmi la testa a morsi?”



“Sto bene” disse più calmo. “Sono solo un po' stanco.”

"Bhè, allora dovresti dormire” consigliò Kevin.

“Sì, penso lo farò.” Entrambi le loro voci erano ancora leggermente infastidite, ma poi Frank si voltò verso noi due e si scusò, poiché aveva bisogno di un pisolino nonostante noi fossimo appena arrivati.

“Va bene. Fai quello di cui hai bisogno” disse Mikey.

“Ora che la metti giù in questo modo, prima avrei bisogno di andare in bagno.”

Kevin si alzò per aiutarlo, ma Frank lo respinse. “Posso farlo da solo” sibilò.

“Bene!” rispose. Si allontanò da Frank, ma non troppo. Per quanto irritato fosse con suo fratello, era ancora preoccupato che potesse cadere.



Si sedette lentamente e fece scivolare i piedi in un paio di pantofole accanto al letto. Il bagno era solo a pochi passi, ma l'equilibrio di Frank era sparito, quindi dovette camminare lentamente ed in questo modo sembrò volerci un'eternità per arrivarci. Potevo vedere che Kevin era ancora incerto se aiutarlo o no, ma non l'avrebbe fatto se non sotto richiesta. Le spalle di Frank si abbassarono quando dovette ammettere che gli serviva una mano. Kevin aprì la bocca per rispondergli con una battutaccia, ma poi la chiuse e sbuffò, mettendo il braccio attorno al fratello. I due andarono in bagno, poi Kevin aspettò fuori, socchiudendo la porta. Quando uscirono, Kevin lo stava praticamente trasportando. Entrambi i ragazzi erano abbastanza piccoli, ma per la prima volta da quando li avevo incontrati notai che il più giovane era più alto dell'altro.



Adagiò Frank sul letto e gli tolse le pantofole. Sembrò aver dimenticato il litigio, poiché lo accarezzò e gli baciò la testa.

“Forse dovremmo andare a prendere qualcosa da mangiare e lasciarlo in pace” suggerii.

Mikey ed il ragazzo lunatico annuirono, così ci dirigemmo verso la porta.

“Kevin” mormorò Frank.

Il ragazzo tornò al letto e toccò leggermente la sua spalla.

“Cosa c'è Frankie?” chiese.

“Mi dispiace” sussurrò, sembrando un bambino comportatosi male.



“Va tutto bene, solo …” sbuffò. "Solo riposa un po', okay?”

Ci raggiunse alla porta e, non ne fui sicuro, ma mi sembrò di vedere delle lacrime. Mikey mise un braccio attorno alle sue spalle ed indicò il corridoio, quindi io li seguì fino all'atrio. Al posto di mangiare nella caffetteria, andammo al ristorante vicino all'ospedale per ammazzare il tempo. Volevamo dargli un paio di ore di pace in modo che potesse riposarsi per bene. Quindi dopo cena, vagammo per un po' nel centro commerciale. Fu una buona idea, perchè io e Mikey non avevamo ancora avuto la possibilità di comprare un regalo di compleanno.



Quando tornammo, Frank dormiva ancora.

“Potete appoggiarli lì” disse Kevin indicando il comodino che conteneva dei regali ed una piccola torta. La torta era di cioccolato ed aveva sopra dei piccoli pipistrelli fatti con lo zucchero a velo, con il numero 18 scritto allo stesso modo.

“Non ... non sembrava giusto scriverci ‘Buon compleanno’ quest'anno” spiegò Kevin quando vide dove stavo guardando.

“L'hai fatta tu?” chiesi.

Annuii.

“Sembra ottima” disse Mikey.



“Comunque continuo a pensare che lui non si senta 'bene' come mi continuava a dire” disse triste. “Non ha nemmeno pensato di iniziare ad aprirli” disse picchiettando con le dita uno dei pacchetti.

“Bhè, magari starà meglio quando si sveglia” cercai di rassicurarlo.

Lui fece spallucce e camminò in direzione della porta. “Vado a prendere qualcosa da bere” disse lasciando la porta aperta dietro di sè. Se n'era andato da un po' quando Mikey si alzò dalla sedia e disse:

“Vado a controllare." Io uscii per usare il bagno, visto che quello nella stanza era solo per i pazienti. Quando tornai, gli altri non cìerano ancora, ma l'occhio di Frank era aperto. Mi rivolse un mezzo sorriso, ma c'erano lacrime che scorrevano sul suo viso. Tirò su col naso.



“Cosa c'è ragazzino?” chiesi. “So che sei stanco di questa domanda, ma stai bene? Voglio dire, come stai davvero!" aggiunsi.

Sbuffò. “No. Cioè, fisicamente non mi sento troppo male, è stato un giorno abbastanza decente, ma per quanto riguarda gli altri aspetti mi sento una merda” ammise.

“Dovo sono Kevin e Mikey?” chiese guardandosi attorno.

“Sono andati a prendersi qualcosa da bere.”

Annuì.

“Potrei farlo distrarre da Mikey se vuoi parlare per un po'.”

“Okay” singhiozzò.


Estrassi il telefono e mandai un veloce sms a Mikey.

“Tienilo occupato qualche minuto.”

"Ok” rispose.

“Probabilmente può procurarci qualche minuto extra" dissi. "Allora, sputa il rospo.”


Lo so, il ritardo è spaventoso xD
Purtroppo sto preparando tutto per l'università e quindi il tempo scarseggia.

Per machy_d: sono felice che ti piaccia e figurati per la traduzione ( ; Comunque che io sappia non è su nessun sito la ff originale e no, la scrittrice non l'ha finita^^ Un bacio

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