The House Of Mutilated Hands (La Casa Dalle Mani Mozzate)

di ciabysan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Leggenda Urbana ***
Capitolo 2: *** Non sono le cose carine che ci rendono felici... ***



Capitolo 1
*** Una Leggenda Urbana ***


Questo Nuovo racconto horror è il frutto di un mio sogno terrorizzante

Questo Nuovo racconto horror è il frutto di un mio sogno terrorizzante: una leggenda urbana che prende vita (un tema già trito e ritrito negli horror orientali, ma che proverò a trarne elementi originali).

Questa volta il mio nuovo horror di matrice orientale sarà messo in scena in Corea Del Sud: un paio di mani mozzate in grado di soddisfare i desideri… purtroppo nessuno riflette sul fatto che spesso i desideri hanno un prezzo…

ATTENZIONE! Ci sarà molto sangue ^__^.

 

1998.

In una tunica grigia e a mezze maniche, Eun-Ah sedeva davanti allo specchio, con le lacrime agli occhi, intenta a spazzolarsi i capelli.

Aveva visto il sangue spargersi sulla camicia di Jae-Sik ed era stato orribile. Ancora era incredula di fronte a quello che aveva visto pochi minuti prima. Le sue gambe tremavano. I capelli lunghi iniziarono a pizzicare. La spazzola continuava a feririrli.
La ragazza socchiuse gli occhi turbata, nella sua camera cominciò a calare l’oscurità. Anche la voce cominciò a tremarle in gola, uscendo in piagnucolii e singhiozzi. Un taglierino insanguinato. Era stato terribile.

Flash impazziti. Il sangue che schizzava a fiotti ricoprendo la carta da parati fiorita, fino a colare sino al parquet e ramificarsi in un nascere infinito di fiori rinsecchiti.
All’improvviso un volto bianco apparve sul suo specchio. Eun-Ah scattò in piedi terrorizzata e indietreggiò. I volti cominciarono a moltiplicarsi, fino a raggiungere il numero di quattro.

Un passo dopo l’altro, indietro, mentre il parquet continuava a scricchiolare sotto i suoi talloni…

Krrr…krr…

La sedia a dondolo cominciò a cigolare nell’oscurità, mentre tutti gli oggetti della stanza cominciarono a creare inquietanti ombre cinesi sulle pareti.

Eun-Ah continuò a guardarsi intorno terrorizzata, ansimando in una sorta di raptus, finchè un’entità la immobilizzò afferrandole le braccia e un colpo di taglierino squarciò l’atmosfera e le mani della ragazza, che caddero a terra in un impeto furioso, macchiando il pavimento di rosso vivo.

Un ultimo grido di terrore.

 

2009.

 

Kyung-Woo si stava preparando di fronte allo specchio lungo ed ovale.

Quella sera sarebbe dovuto andare ad una grande serata di gala a casa del suo datore di lavoro, una dimora piuttosto grande e dall’atmosfera un po’ oscura. Non aveva voglia di andarci, ma doveva per poter leccare i piedi al capo e ricevere un aumento. O così sperava.

La cosa che più infastidiva il ragazzo (magro e slanciato, con i capelli neri spostati sull’occhio destro) era che avrebbe dovuto rinunciare ad una serata romantica con la sua Sun-Hwa, una splendida ragazza sexy che viveva nel suo stesso appartamento e con la quale finalmente aveva intrapreso una scottante relazione.

Kyung-Woo si infilò i pantaloni del completo nero, sentendoli scivolare sulla pelle, la camicia bianca, la giacca e la cravatta nere, e addirittura un fazzoletto bianco piegato e posto nel taschino superiore della giacca. Abbigliato a quel modo dimostrava ben cinque anni in più rispetto ai suoi venti stiracchiati. Si sarebbe dovuto vestire così per una cena al lume di candela con Sun-Hwa. Sarebbe stata una serata stupenda, con la ragazza vestita di uno scollatissimo abito da sera.

Sospirò, quando nel momento di mettersi le scarpe lucide e scure gli squillò il cellulare, giacente tra le lenzuola del letto. Un blackberry nero.
Era il suo amico Kim-Wook, un ragazzo che era sempre rimasto al suo fianco e finì anche lui con l’essere suo collega di lavoro.

“Pronto?” sospirò nuovamente Kyung-Woo. I bottoni chiusi della giacca spingevano sul ventre.
“Pronto, Kyung-Woo. Anche tu ti stai preparando per stasera, immagino
“Già… che stress”
“Come ti sei vestito?”
“Solito compelto giacca e cravatta, sai che novità”
“Anche io…comunque ci saranno anche belle ragazze, non devi preoccuparti, nei loro abiti da sera supercorti e superscollati
“Che pervertito, sai bene che io appartengo a Sun-Hwa, non la tradirei mai, nemmeno con Nicole Kidman
“Uff… la fedeltà nell’amore, che ostacolo all’erotismo!”
“Chissà perché quando parli comincio a pensare che tu ti droghi

“Vabbè…comunque…sai che ho saputo che nella villa in cui ci sarà la festa c’è qualcosa di veramente interessante?”
“Assì…che cosa?”

“Nel bagno c’è una scatola nera contenente due mani mozzate
Due cosa?”

“Due mani mozzate, ma tranquillo sono di plastica…si dice che queste mani siano in grado di far avverare qualsiasi desiderio
“E tu ci credi?”
“Nemmeno io ci credevo a questa diceria quando me la raccontò Sun-Kyung
“Sun-Kyung? Quel Sun-Kyung?”
“Sì… il nostro ex collega. Mi disse di essere andato a casa del capo e di aver afferrato quel paio di mani desiderando di trovare un lavoro che l’avrebbe reso ricco. Ebbene, mi ha telefonato due minuti fa dicendo che una casa editrice gli pubblicherà il suo libro, offrendogli milioni di won

“Dev’essere una coincidenza…”
“E se non lo fosse?”

“Stai solo fantasticando…Sun-Kyung dice un sacco di frottole, non devi dargli ascolto

“Ah…però a me incuriosisce questa faccenda. È un po’ strana, non trovi?”
“Già…”
“Cambiando discorso… questa cravatta rosa mi fa sembrare omosessuale e ridicolo, se alla festa vado in mutande che mi dicono?”

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Capitolo 2
*** Non sono le cose carine che ci rendono felici... ***


“Due mani mozzate in grado di esaudire qualsiasi desiderio” questo era l’unico pensiero di Kyung-Woo, dopo quella telefonata con l’amico

“Due mani mozzate in grado di esaudire qualsiasi desiderio” questo era l’unico pensiero di Kyung-Woo, dopo quella telefonata con l’amico. Sembrava una cosa futile, l’ennesima, stupida, storiella per illudere e spaventare le ragazzine delle medie. Eppure Kyung-Woo aveva una lista di desideri pronti ad essere esauditi. Valeva la pena tentare, no?

Il ragazzo uscì di casa. Chiuse la porta con le chiavi, mentre i suoi occhi continuavano a cadere sulle sue lunghe e magre dita.

Scese le scale e giunse alla porta d’uscita. Avrebbe preso un taxi e sarebbe passato dall’amico, per dirigersi alla fatidica festa, dove quelle mani sarebbero state sue.

In città si respirava un’aria malsana. Poteva essere solo una sensazione di Kyung-Woo, ma c’era qualcosa di strano in quella Seoul che conosceva come le sue tasche.

 

Un ultimo sguardo in basso: le sue scarpe eleganti di pelle nera emanavano una strana luce affascinante.

Fermo sul marciapiede, Kyung-Woo attese il taxi che aveva chiamato al cellulare poco prima di uscire, quando qualcosa gli colpì il braccio. Spostò lo sguardo dalle sue scarpe alla sua spalla e solo allora notò la presenza di una ragazzina in abitino crema svolazzante.

“Attenta a dove cammini” la rimproverò Kyung-Woo, nonostante fosse di solo un paio d’anni minore di lui
“Mi scusi…” rispose timida la ragazzina: una splendida fanciulla dai capelli lisci e neri, gli occhi a mandorla appena accennati e le labbra tinte di rosso scarlatto.

 

“Scusarsi non basta”

“Ma che cosa vuole che faccia, eh?” il tono della ragazza cambiò repentinamente: non era più la belva ferita, ma la cacciatrice “Devo implorarla in  ginocchio, eh? Mi scusi, io non capisco. Ero distratta. Mi spiace se l’ho disturbata per così poco, colpendola per errore”

“Sai che sei molto maleducata?”
“Perché lei non lo è?” e se ne andò.Si chiamava Lee Sun-Yeon ed aveva sedici anni. Una ragazza come tante altre, semplice e appassionata di musica, di ragazzi e di lettura, più che di studio. Passava il tempo ad uscire con gli amici e tra le sue attività preferite vi era senza dubbio ubriacarsi. La cosa più strana era che Kyung-Woo non sapeva affatto che persino Sun-Yeon era rimasta affascinata da quella strana leggenda urbana riguardante quelle mani mozzate.

Quello che più sconcertava la ragazza era il sapere da chi avesse preso inizio quella strana diceria, perché si dicesse giacessero in una scatola nera in quella grande casa e soprattutto se le mani esistessero davvero e se avessero veramente poteri salvifici.

Stava camminando verso il suo bar preferito: un piccolo café in centro Seoul, accanto ad un bellissimo e fornitissimo negozio di dischi del quale Sun-Yeon era assidua frequentatrice.

Voleva incontrarsi con l’amica del cuore, Gun-Ja, una sua coetanea con qualche problema con il fumo. Era la sua unica droga.

Velocemente, Su-Yeon superò il negozio di dischi ed entrò nel bar, ordinando immediatamente una lattina di the freddo per lottare contro il caldo agghiacciante di inizio giugno.

 

Gun-Ja era là, in un tavolo poco distante, a fumare nervosamente la terza sigaretta della giornata
“Ciao” la salutò entusiastà Su-Yeon “Come va?”
“Decisamente non bene”
“Assì e perché?”

“Non parliamone” la sigaretta tra l’indice e il medio della fanciulla entrò in contatto con il posacenere e cominciò graduatamente a perdere frammenti di sé. Ad ogni soffio.

“Ancora Ki-Wan?” Ki-Wan era il ragazzo di Gun-Ja, fonte dei nervosismi più estremi della ragazza: un ragazzo viziato, elegante e fighetto, totalmente l’opposto dell’animo artistico e sprizzante di Gun-Ja, vero e proprio arcobaleno vivente con i suoi capelli che cambiavano colore a seconda delle nuances dei calzini che portava, gli abiti strani e il gusto per una musica che spaziava dall’indie al folk, dal metal all’elettronica. Ki- Wan era un idiota. Si credeva figo perché tutte le ragazze lo credevano bello esteriormente, senza contare affatto la sua essenza. Ancora Su-Yeon si chiedeva come Gun-Ja potesse stare insieme ad una persona così diversa, così sfacciata ed arrogante.

Gun-Ja accavallò le gambe, annuendo.

“Devi smetterla di farti mettere i piedi in testa, Gun”

“Che cosa posso farci? Sono una persona timida e amabile.La gente pensa che io sia esuberante solo perché mi vesto in modo bizzarro, ma non è così, io sono una persona fragile che ama vestirsi in modo bizzarro per apparire meno fragile di com’è realmente” la sigaretta volteggiava nell’aria creando ipotetiche ellissi metafisiche.

“Che cosa ti ha fatto questa volta?”
“La solita cosa…stavamo limonando e come ogni santa volta noto la presenza di una telecamera che ci fissa”
“Che idiota…”
“Già… vuole far vedere ai suoi amici del cazzo che fa davvero sesso. Comincio a pensare che per lui non sia altro che un trofeo. Guarda, se mi fa incazzare un’altra volta, ti giuro mia cara Su-Yeon che lo mollo. Seriamente”
“Brava…te ne troverai uno migliore”
“No…basta…basta complicazioni. L’amore è solo un impiccio, un impiccio che ti rovina qualsiasi ambizione”
“Cambiando argomento…”
“Le mani?”
“già… dobbiamo averle. Ho ancora troppi dubbi riguardo a questa leggenda urbana, ma io continuo a credere che ci sia un lato di verità”
“E come fai ad esserne certa?”
“Ci sono persone che hanno espresso un desiderio portando quelle mani mozzate al cuore. Quel desiderio si è avverato”
“E chi sono queste persone?”
“Sono casi che ho letto su internet. So che internet è pieno di scemenze, ma …sul sito dedicato a quella leggenda c’erano fotografie, nomi…non può essere tutto una balla, no?”

“Ammettiamo che tutta questa scemenza sia vera. Non pensi che ci possa essere qualcosa sotto?”
“Tipo?”
“Dai…basta l’oggetto in questione. Insomma,non è un portafortuna, qualcosa di carino, ma un paio di mani mozzate.”
“Sì…ma solo nei film sono le cose carine a portare la felicità”

“è vero…”
“Peccato che la casa in cui sono contenute le mani sia abitata.”
“Già”
“ho sentito che faranno una festa in quella casa, andranno i soliti ricconi in giacca e cravatta…sai che roba!”
“Se solo potessimo imbucarci alla festa…”
“Serve l’invito per queste stronzate”
“Merda!”

“Ma tu scusa non credevi a tutta la faccenda?”
“Ora sinceramente non so più a che credere e, poi, se fosse vero avrei una listona di desideri da realizzare…”
“Anche io, mia cara, anche io”

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