Alola

di artemisius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo; ***
Capitolo 2: *** Hau’oli, fra Malasade e scottature ***



Capitolo 1
*** prologo; ***


 

a l o l a

prologo;

 

Gli aveva chiesto di tornare a Unima con lui, ma non aveva saputo rispondergli. Mirton aveva scrollato le spalle, indeciso e se n’era rimasto in silenzio, aspettando qualche tipo di parola o cenno dall’altro.
«Allora fammi vedere Alola» esordì Artemisio, animato da un grazioso entusiasmo «fammi innamorare di Alola, dimmi perché non riesci a lasciare questo posto. Magari, se mi farai amare questa regione, rimarrò con te, posso pensarci.»
Non gli aveva mai chiesto di essere portato via, né gli aveva domandato di rimanere: Artemisio aveva fatto tutto da solo, nella sua creativa autonomia, aveva lasciato d’improvviso Austropoli e l’aveva in qualche modo raggiunto. Non si chiedeva come l’avesse trovato, evidentemente era destino che accadesse – e poi non era difficile notare un tipo in kimono dall’aspetto tutt’altro che esotico e solare.
Mirton non capiva che cosa gli stesse chiedendo, forse non voleva sforzarsi abbastanza per comprendere, o forse in cuor suo sapeva perfettamente a cosa il Capopalestra stesse puntando, semplicemente non voleva ammetterlo a se stesso.
«Vuoi che ti accompagni a fare il Giro delle Isole?»
Scosse la testa, i capelli mossi baciati dal sole ondeggiarono lievemente:«Fammi fare un giro delle isole.»
Il viso del Superquattro si piegò impercettibilmente in una smorfia, un po’ per il terribile gioco di parole, un po’ per il pensiero di quell’impresa che sicuramente lo aspettava.
Aveva provato a controbattere dicendo che faceva troppo caldo, che ormai non avevano più i fisici di una volta e che quel caldo li avrebbe sicuramente stremati, ma Artemisio aveva ridacchiato graziosamente, dicendogli che non era certo vecchio.
Allora gli aveva detto che non conosceva bene Alola, che si sarebbero sicuramente persi più di una volta ma si era sentito rispondere che era ancora meglio così, era proprio quello il bello del viaggio, il trovarsi di fronte all’ignoto.
Non c’era stato verso di far cambiare idea ad Artemisio, così dolcemente testardo. Ma in fondo doveva aspettarselo, si disse mentre chiudeva quello zaino di fortuna, era una scommessa persa in partenza.




note;
Ed eccomi, che rispunto come un fungo! Sono sorpresa di aver dato la luce a questa fanfiction - l’idea è venuta così dal nulla e, contrariamente al mio modo di fare, non ho minimamente procrastinato nel scriverla, anche se non è detto che questo non possa accadere più avanti, ahah. Ho tratto ispirazione da una storia che ho sentito recentemente e sono finalmente riuscita a dare una risposta ad una domanda che già da tempo mi facevo - “e se Artemisio andasse da Mirton ad Alola?” - e insomma, vedrete, non voglio anticipare nulla. uvu
Lasciate una recensione please, fatemi sapere se vi piace e/o se c’è qualcosa da modificare ♥ - e fatemi sapere soprattutto se si legge tutto bene, non pubblico da un po’ qui e ci ho perso un po’ la mano!
A presto si spera,
- bunny

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Capitolo 2
*** Hau’oli, fra Malasade e scottature ***


a l o l a

1 · Hau’oli, fra Malasade e scottature;



Artemisio ridacchiò con grazia: erano ormai più di due minuti che Mirton, seduto davanti a lui, fissava crucciato e infastidito quel logo pastello che campeggiava innocente sul muro Sembrava quasi provare nei suoi confronti una sorta di noia, di puro astio, come se quel Pokémon Folletto potesse improvvisamente palesarsi sul loro tavolo. Non era poi un segreto che il Superquattro guardasse con certa irritazione quel tipo che si aggiungeva alla lista di cose a cui doveva pensare quando sceglieva di intraprendere qualche lotta.
Distolse l’attenzione da lui per qualche secondo, decidendo di dividere a metà la Dolcesada che aveva comprato. Non appena l’artista aveva saputo della specialità di Alola si era detto che era tassativo assaggiarla ed era rimasto parecchio stupito nel sapere che Mirton, in quella regione da più tempo di lui, non si era mai nemmeno degnato di assaggiare una Malasada, di nessun tipo.

«Assaggia, su» richiamò l’attenzione del Superquattro porgendogli una delle due metà, «e smettila di fare quella faccia, spaventerai qualche bambino.»
Mirton, per tutta risposta, dopo aver riservato una breve occhiata schizzinosa alla frittella, arricciò il bel naso bianco. Ma quel gesto non ebbe l’effetto sperato, anzi, ricordava quanto Artemisio amasse vederglielo fare, amava così tanto quel piccolo gesto che ogni volta il suo cuore sembrava alleggerirsi un po’, pareva diventare un piccolo palloncino per qualche frazione lenta di secondo e il suo viso si scaldava di un sorriso dolce.
Con quel suo aspetto fattosi improvvisamente freddo e cereo, Mirton sembrava quasi un personaggio dei romanzi più tetri di Antemia che una volta aveva letto quand’era ancora a Zefiropoli, ma soprattutto non sembrava appartenere alla persona che conosceva – ma era sicuro che qualcosa del volto del suo Mirton era rimasto, bastava solo prestare attenzione.
«Per favore.»
In segno di resa, il Superquattro accettò l’affettuosa offerta, nonostante quella frittella non l’allettasse poi molto. Si sfiorarono le dita, un piacevole e lieve errore.
Scelse deliberatamente di affondare i denti nella frittella soffice per non pensare a quel fugace contatto, ma era comunque difficile – non si vedevano da molto tempo, ma le mani di Mirton, nonostante quel nuovo aspetto stanco, non avevano smesso di essere lisce nella loro elegante magrezza e lattee.
Sentiva gli occhi chiari dell’altro puntati sulle sue mani – erano forse sporche di colore? - ma decise di non dare troppo peso nemmeno a quello, concentrandosi sulla frittella che aveva in bocca.
Era dolce, zuccherata al punto giusto, ripiena di un crema soffice, era una merenda decisamente piacevole, forse più adatta ad un palato più giovane, ma dannazione non riusciva a concentrarsi sui sapori che gli ballavano in bocca. Mirton continuava a fissarlo, masticando discretamente un piccolo boccone della sua Malasada, non dava segno di voler staccare quegli occhi limpidi, abbracciati dalle occhiaie scure, chiazze di colore sulla sua pelle candida, dal viso di Artemisio.
Era difficile pensare ad altro con quello sguardo indagatore addosso. Si sentiva forse in colpa per avergli erroneamente sfiorato la bella mano? O quegli occhi, chiari e freddi, erano ancora fonti di inesauribile meraviglia?
«Hai il naso rosso» disse d’improvviso l’artista, per scrollarsi di dosso quello sguardo penetrante di divinità.
Mirton si portò subito un dito sulla punta del naso e, ancora una volta, lo arricciò, infastidito da quel pizzicore che tanto lo aveva tormentato in quelle ore e che, finalmente, aveva un senso.
Artemisio sospirò divertito, si complimentò con se stesso per essersi regalato ancora una volta quella vista quasi adorabile e poi rise, sereno e delicato, come non faceva da un bel po’. Giurò quasi di aver visto piegarsi le labbra di Mirton in un piccola smorfia simile ad un sorrisetto.




note.
No, non mi ero dimenticata di scrivere il capitolo, mi ero dimenticata di aggiornare, rip. Avevo il capitolo pronto da un po’ ma mi convinceva molto poco e l’ho revisionato più volte per arrivare a questo. Non era ciò che mi aspettavo, ma del resto non riuscivo ad ottenre più di questo - sto cercando di rompere il ghiaccio gradualmente, ma prometto che i prossimi capitoli saranno molto meglio!
Ciò detto, ringrazio le persone che hanno lasciato una recensione la scorsa volta e rinnovo i ringraziamenti per chi si fermerà a leggere e recensirà nuovamente!! Grazie!
A presto,
- bunny

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