Aldilà del tempo

di Les_Dames_Blanches
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vuoto ***
Capitolo 2: *** Claire ***
Capitolo 3: *** Piuma ***
Capitolo 4: *** Brianna ***
Capitolo 5: *** Freddo ***
Capitolo 6: *** Rabbia ***
Capitolo 7: *** Vestaglia a fiori ***



Capitolo 1
*** Vuoto ***


Lallybroch, giugno 1746

Non so perché lo sto facendo, Sassenach… non so cosa mi spinga a provare a raccontare con le parole la devastazione che ho nel cuore ma so che se non mi fossi risolto a fare qualcosa questa sofferenza avrebbe finito col farmi impazzire.

A dire il vero non ero nemmeno più certo di ricordare come si scrive… sono rimasto preda del dolore fisico e della febbre così  a lungo che fino a pochi istanti prima di impugnare la piuma d’oca ed intingerla nell’inchiostro ho avuto la convinzione che la nebbia che avvolge la mia mente e mi preclude il ricordo di quella dannata battaglia avesse avvolto anche ogni mia capacità, compresa quella di scrivere, di pensare, di sentirmi ancora vivo.
Poi, guidate da un istinto lontano, le lettere si sono rincorse sulla carta e le parole, lucide e nere, hanno cominciato a descrivere il vuoto infinito che alberga nel mio cuore.
Non è passato giorno da quando mi sono risvegliato su quella spianata infernale che non mi sia domandato per quale ragione l’Onnipotente abbia deciso di voler preservare la mia vita, dopo avermi privato di tutto. Perché lasciarmi vivere, se mi ha reso un esule ed un ricercato, perché lasciarmi vivere se non posso più essere d’aiuto alla mia gente, perché costringermi a vivere, se devo farlo senza di te?
Non sai quante volte me lo sono domandato e non sai quante volte ho rimpianto di non essere morto, di non aver potuto almeno dare inizio al cammino che ci porterà a ricongiungerci.
L’unica risposta che sono stato in grado di darmi è che QUESTO sia il mio Purgatorio.
Questa vita, che devo vivere, anche se non vorrei, vuota di te e del tuo amore. La stessa pena cui ti ho condannata, a nighean, quando ti ho chiesto di attraversare le pietre e tornare nel tuo tempo.

Da quando questo pensiero ha preso corpo dentro di me, una nuova febbre ha cominciato a bruciare ogni mio respiro: la consapevolezza devastante che avrei dovuto convivere per ogni istante che mi rimaneva col desiderio di te ed il rimpianto di averti perduta, senza averti perduta davvero… perché, mia sassenach, io so, non chiedermi come perché non saprei dirtelo  ma so, con assoluta certezza che tu, oltre le barriere del tempo ancora vivi, e ridi e piangi, e lotti ed imprechi  come solo tu sai fare. So che sei in salvo, lo sento, sento il tuo cuore e quello minuscolo e forte della creatura che porti, l’unica prova tangibile di ciò che noi siamo stati, anima nell’anima,  infinite volte.

E so di aver fatto la cosa giusta, salvandoti da questo incubo che è diventato il nostro vivere quotidiano, in questa povera terra martoriata, sottraendoti alla fame, al freddo, agli stenti cui cerchiamo di resistere, giorno dopo giorno… 

Ma anche aggrappandomi a questa consapevolezza ed alla certezza tanto forte quanto inspiegabile di saperti al sicuro, è così grande il dolore di avervi perduto, Claire...
Mi avvolge implacabile e non mi lascia tregua, ogni maledetto giorno, non appena abbandono le acque agitate del sonno che spesso non mi portano altro che sogni angosciosi e dolenti dove ogni cosa mi grida di te.

È stato proprio l’ultimo di questi sogni, vivido e reale come pochi altri, a spingermi a cercare il conforto delle parole per provare a non impazzire: un sogno che mi ha lasciato addosso un senso di abbandono freddo come il ghiaccio, quasi un’altra barriera si fosse frapposta tra noi, oltre a quella dei secoli… ho visto una di quelle macchine di cui mi raccontasti, quelle che nel tuo tempo usate per solcare il cielo, e ne ho udito il rombo, possente come il marciare di cento eserciti e ho sentito il tuo dolore, lacerante, come quello dell’abbandono a Craight-na Duhn… ho visto i tuoi occhi ed un mare infinito riflettersi in essi poi l’ombra immensa di una città sconosciuta e la tua paura, la tua solitudine, il grido muto del tuo corpo che mi invocava e mi sono svegliato urlando, disperato e furioso…

Dove sei Claire? Dove sei amore mio?

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Capitolo 2
*** Claire ***


Claire                                                                                                                            
 
 Boston 1948
 
 
Non posso esprimere a parole ciò che penso e provo, così ho deciso di scrivere.  Scrivere è liberatorio...dicono, spero sia così perchè quello che ho dentro è talmente grande che è difficile per me trattenerlo ancora.
Ho fatto due promesse importanti in questi mesi. La prima al mio amore perduto...al padre di mia figlia,  l'altra all'uomo che amavo anni fa e che ora vedo solo come una presenza nella mia vita e per cui non provo nulla.
Devo vivere...ho promesso. Devo farlo per il bene della mia bambina che cresce dentro di me. 
Sono sicura del suo sesso...lo sento come sentivo Faith, l'altra mia figlia scomparsa prematuramente e che il mio cuore ancora piange.
Ricordo ancora quando la tenni in braccio. Ogni notte è nei miei sogni, come suo padre.
Sono andata via con la morte nel cuore, consapevole che non lo avrei più rivisto. Un dolore acuto e profondo, che taglia piano.
Ricordo ancora il profumo dell'erba e le pietre di fronte a me, il suo sguardo disperato e al tempo stesso all'erta.
La sua bocca che bacia la mia per l'ultima volta, in un modo così diverso, come per imprimere un ricordo all'uomo che va incontro alla morte.
La morte...abbiamo fatto di tutto per cambiare la storia, ma niente cambia. Siamo cambiati noi invece...i nostri caratteri e la nostra vita.
Non piango molto in verità, forse non piango più. Mi rendo conto che le ultime lacrime versate sono state quelle insieme a lui.
Non so cosa mi riserverà il futuro. Frank credo che sarà un buon padre, non ci farà mancare nulla e credo che amerà la bambina come se fosse sua.
Non è facile neanche per lui, lo vedo che è titubante e confuso, ma non sono più la donna che amava anni fa.
Mi dispiace avergli dato un dolore, ma quello che sto provando io senza jamie lo è molto di più.
Lo so... è una cosa egoista da parte mia, ma non ho mai provato per lui ciò che ho provato per Jamie.
Accarezzo la mia pancia, ultimamente si muove parecchio. Ha sangue scozzese nelle vene, è energica  come il padre.
Mi manca immensamente e solo il pensiero che possa essere morto a Culloden, muoio un pezzo alla volta anche io.
Sono una donna forte...devo esserlo, per il bene della mia bambina.
 
Orny81

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Capitolo 3
*** Piuma ***


Lallibroch, novembre 1746
Chissà cosa avresti fatto, Sassenach, se fossi stata qui con me…

Chissà quale sarebbe stata la tua reazione, di fronte alla paura inspiegabile che mi ha pervaso ieri pomeriggio.

Forse ne avresti riso, di quella tua risata bassa e sensuale che era solo mia, burlandoti lieve di me e dei miei timori, o forse mi avresti semplicemente stretto la testa al seno e le tue dita bianche mi avrebbero accarezzato lente i capelli mentre mi sussurravi che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene.

Non ho capito subito di cosa si trattava, sai?

Dapprima l’ho scambiato per un qualche oscuro pericolo che il mio istinto di soldato percepiva, acuito dall’impossibilità di vedere alcunché oltre il cortile, il cui confine svaniva nella nebbia spessa che ci avvolge da giorni.
La ferita alla gamba ancora mi impedisce di muovermi con la destrezza che vorrei e non ho potuto uscire a perlustrare i dintorni...allora, la frustrazione dell’impotenza a sommarsi a quella sensazione di ignoto che percepivo, ho mandato Fergus e Rabbie McNabb a controllare che tutto fosse a posto. 
Ma anche le loro rassicurazioni non sono servite a placarmi: un inspiegabile senso di pericolo ha continuato a pervadermi per ore, non riconducibile a nulla e a nessuno vicino a me ma presente e tangibile, innegabile.
Col scendere della notte poi, all’ansia, si è aggiunta la percezione di una sofferenza profonda, di un dolore incontenibile che percepivo ad ondate, sferzante come la marea che percuote gli scogli e sale, impietosa, fino a sommergerli completamente.
Non ho avuto pace, se non nell’ora più buia della notte quando un sonno breve ed agitato mi ha colto malamente ripiegato su una sedia davanti al camino, e mi ha portato il tuo profumo.
Ma non quello morbido e fragrante della tua pelle tra il lino delle lenzuola del nostro letto, no… quello intriso di polvere da sparo dei tuoi capelli umidi di fumo e foglie morte, sotto alle tende improvvisate negli accampamenti, durante il nostro ultimo tempo insieme, quando farti mia e dar forma al miracolo che porti in grembo mi era sembrato l’unico modo per sopravvivere davvero.
Mi sono risvegliato di soprassalto, il respiro affannoso per quella certezza sconvolgente: quella sofferenza giungeva da te, mo chridhe, tuoi erano il dolore, la paura, il cimento…e ho compreso, finalmente.

Ho raggiunto faticosamente una delle finestre e dopo averla spalancata sono rimasto fermo lì, la  fronte appoggiata  agli scuri ancora serrati, in attesa…

L’ho sentito appena dopo l’alba.

Lieve come una piuma, incorporeo ma reale, come il mio fiato che si cristallizzava nel gelo impietoso del mattino.
Ho sentito il suo respiro ed il suo pianto, aspro di risentimento per il tepore cui era appena stato sottratto ed ho percepito le tue lacrime gioiose mescolarsi alle mie, amare di una lontananza che non potrò mai colmare.

So che la nostra creatura ha visto la luce, Claire.

So che il sogno di te e di me, di ciò che siamo stati e di ciò che avremmo potuto essere, vive. E so che crescerà forte e al sicuro.

Ma quanto fa male, Claire, sapere che non vedrò mai il suo viso, che non potrò mai sentire il suo peso tra le mie braccia, né la sa voce chiamarmi padre...

Il desiderio di stringerti forte per poterti dire quanto ti ero grato per quel dono meraviglioso si è fatto lama di fuoco tra le viscere e ho dovuto fare uno sforzo per non urlare, disperato, al destino beffardo che ha avuto la meglio su di noi.

Le mie labbra si sono mosse da sole, per sussurrare una benedizione ma le mie lacrime non hanno cessato di scorrere, hanno continuato a scendere lungo le guance, silenziose e calde, mentre raggiungevo lo scrittoio e iniziavo a scriverti, il tuo viso, arrossato dal freddo di fronte a me, i riccioli scomposti imperlati di nebbia ed il cestino colmo di erbe ben saldo al tuo braccio...tanto bella da togliermi il fiato.

Sacrificherei l’anima mia immortale, mo ghràidh, per riavere indietro uno di quegli istanti insieme a te, prima che Culloden dividesse la felicità del prima dal vuoto del dopo.
Per rivivere uno solo, di quei momenti, uno…
Per stringere mio figlio, una volta soltanto…

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Capitolo 4
*** Brianna ***


Claire
                                                                                                                                                                                                                                          Boston novembre 1948
 
 
Non scrivo da un pò di tempo, la mia vita ultimamente è piena di avvenimenti. Quattro giorni fa, a notte fonda... mentre dormivo  nel mio letto insieme a Frank,  una fitta lancinante ha turbato il mio  sonno.
Era giunto il momento tanto atteso. Non avevo tanta paura, sapevo che rispetto alla prima volta, sarebbe stato molto diverso.
Frank con molta calma, direi abbastanza apparente, mi ha portato  in ospedale. Non ricordo in modo preciso come arrivai in sala parto, era tutto molto confuso.
Solo una cosa avevo davanti agli occhi, anzi nella mia mente, il viso di jamie ed il ricordo delle sue parole rivolte a Faith, al suo desiderio di conoscerla e di diventare padre. Il mio cuore correva al suo ricordo, così vivo e presente.
 
Ho avuto una strana sensazione, giorni addietro, molto piacevole. Mentre dormivo Jamie mi veniva in sogno...era così bello con i suoi capelli rossi ed il suo sorriso. Mi tranquillizai al momento, sapevo che era lì con me, come ho sentito la sua presenza durante il parto.
Lo so...è morto e non poteva essere lì, ma era un desiderio così vivo e così veritiero.
Il parto è stato abbastanza difficile, ero sicura che fosse una bambina, me lo sentivo. Era viva e bellissima...lei mi guardava con quei suoi occhi da gatta, con un espressione del viso arrabbiata e nervosa, tipico dei Fraser.
 
Appena la vidi iniziai a piangere e ridere allo stesso tempo. Frank accanto a me avrà creduto fossi pazza.
La spogliai e controllai le dita di mani e piedi, le toccai la pelle cosi morbida e profumata. Il suo cuore batteva forte...una lacrima le bagnò il viso.
La rivestii e cominciai a darle il latte, vidi allontanare Frank e cominciai a parlarle...molto piano:
 
" Tu sei l'amore mio e del tuo papà Jamie"
 

Le dissi e sembrava approvasse le mie parole guardandomi intensamente. Le accarezzai quei pochi capelli, di un bel colore ramato. Le infermiere volevano portarla via, insieme agli altri bambini, ma io non ho voluto...ho fatto di tutto pur di averla con me. Lei è un pezzo di cuore non ho più da molto tempo e non voglio allontanarmi nemmeno un istante...è tutto ciò che mi resta di lui.
 
Jamie...non posso parlare di te, ma di notte mentre la casa dorme, prendo in braccio Brianna, questo è il suo nome, con la scusa di allattarla parlo di te e di Lallybroch.
Racconto tutto...del tuo amore per noi e di Faith. Tutto mi conduce a te e lei è il nostro legame fatto di sangue e amore.
Il mio cuore piange per te ed un giorno ci rivedremo e finalmente le nostre anime si riuniranno.

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Capitolo 5
*** Freddo ***


Claire mia amatissima,

Non so nemmeno quanti anni sono passati, dall’ultima volta in cui ho fissato i miei pensieri sulla carta… sette credo.

Sette anni fatti di giorni uno uguale all’altro. Interminabili. Vuoti. Inutili.

Sette anni in cui ciò che ero ha cessato quasi completamente di esistere per far posto ad un uomo che a tratti non riconosco.
Un uomo che ha perduto la sua terra ed il suo passato e che fatica a ritrovare il riflesso di ciò che è stato nell’abbrutimento in cui è caduto.
Un uomo stanco di lottare, che avrebbe voluto lasciarsi andare mille volte e che non l’ha mai fatto solo per non smarrire in modo definitivo tutti i suoi ricordi, la cui dolcezza rappresenta l’unico appiglio cui restare aggrappato.

Ho vissuto in una grotta, in questi ultimi anni, nascosto agli occhi di tutti, scendendo solo di tanto in tanto a casa, di notte, guardingo come un animale selvatico, ed incapace a volte di ritrovare la parola, una volta circondato da sorrisi ed abbracci, abituato ormai a niente altro che all’ululare del vento ed al silenzio.

Ho visto nella vita di Jenny e Ian quello che avrei voluto per noi. Un’esistenza dura, difficile, ingiusta ma calda del rifugio di ciò che l’uno poteva essere per l’altra: un porto sicuro, una bevanda calda vicino al fuoco, un respiro ritmato col proprio.
Ed ogni volta, quando ritrovavo la solitudine del bosco, il mio rifugio si faceva più freddo e più desolato, il cuore una gora urlante e ghiacciata.
Ho visto la mia gente cadere stremata, falciata dalla fame e dalla crudeltà dell’acciaio inglese.
Ho resistito solo per amore di Jenny, per il terrore di perdermi per sempre che leggevo nei suoi occhi ogni volta che tardavo a ripresentarmi e per potermi specchiare nei sorrisi innocenti dei suoi figli, in cui troppo spesso ho provato a cercare il riflesso del tuo e del mio, divenuti  uno solo.

Ma ora basta, ho deciso. Tutti gli accordi necessari sono stati presi

Domani alcuni dei miei fittavoli più devoti mi accompagneranno al presidio inglese per consegnarmi alle autorità.
Questo darà loro modo di intascare la taglia che ancora grava sulla mia testa e che spero possa far sopravvivere ancora per qualche tempo la mia gente.

È l’ultima cosa che posso fare per loro.

Non so quale sarà  il mio destino. Non so se verranno applicate anche alla mia persona le sanzioni più blande che da qualche tempo prevedono per i traditori scozzesi solamente il carcere a vita piuttosto che la morte, o se per Red Jamie faranno un’eccezione, mandandomi dritto fra le grinfie del boia.

Francamente non mi importa.

Ho cercato la morte ogni istante dal momento in cui la pietra ti strappò a me, a Craigh Na Dhun… avrei voluto trovarla allora, subito,  con il tuo sapore ancora sulle labbra e le dita impregnate della tua morbidezza. Ma non è  successo.

Non ho mai voluto mettere fine alla mia esistenza con le mie stesse mani perché in questo modo avrei condannato la mia anima alla dannazione eterna e avrei perso anche l’ultima flebile speranza di rivederti, ma, inconsciamente, non ho mai smesso di sperare che qualcosa decretasse la mia fine.
L’ho fatto ogni volta che raggiungevo Lallybroch, rischiando di imbattermi in qualche pattuglia.
L’ho fatto quando uscivo a caccia nel buio, sfidando impazzito ogni dirupo, i muscoli  tesi sino allo spasimo in una corsa folle senza nient’altro che i sensi a guidarmi.
L’ho fatto ogni notte di neve, il gelo dell’aria nulla se paragonato a quello dl mio cuore, e le coperte mai sufficienti.
Ho desiderato morire ogni volta che ti ho pensata tra le braccia di Frank ed ogni volta che ho immaginato il suo stupore gioioso di fronte ai primi sorrisi di nostro figlio, le braccia amorevoli a sostenere i suoi primi passi, il cuore che manca di un battito nell’udirne la voce che si concretizza nella parola più dolce che esista.

Non ne posso più, Claire.

Non voglio più  vivere in questo modo… Perdonami se mi arrendo, come il peggiore dei vigliacchi.
Vestirò la mia resa di coraggio, in omaggio a quel figlio che non potrò conoscere mai, perché, se delle gesta di James Alexander  Malcom McKenzie Fraser dovesse mai rimanere qualche oscura memoria, egli non abbia a vergognarsi di me.

A lui non posso lasciare che questo: l’eco di ciò che sono stato.

A te, mia sposa amatissima, lascio queste parole che non potrai mai leggere e la grandezza immutata del mio amore. L’ho sempre creduto in grado di raggiungerti, in qualche modo, malgrado l’abisso di secoli che ci divide e continuo a sperarlo anche ora.

Domattina, all’alba, nell’andare incontro al mio destino porterò con me il ricordo di ciò che siamo stati insieme e dei miei giorni con te, l’unico tempo in cui ho vissuto davvero. 

Tuo per sempre.
Jamie

 

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Capitolo 6
*** Rabbia ***


Boston 1949

 
 
Passano i giorni e le ore...passano le stagioni e la vita cambia. Non so spiegare le sensazioni che provo in questo preciso momento. Mi sento sospesa in un limbo...tra l'amore che provo per jamie e quello per sua figlia.
Volevo rimanere lì con lui. Avrei sofferto lo so...lo ha fatto per noi due il volermi mandare via da lì, da quel luogo di morte. Ma sempre nella mia mente sorge il dubbio che sia morto. 
E' una sensazione strana, qualcosa dentro di me dice che non è così, che non può essere morto lì. I fantasmi non si inseguono...non devo seguire i miei pensieri che riguardano l'unico uomo che abbia mai amato veramente.
Ma non riesco...non riesco mai a liberarmi dal quel pensiero. Rivedo il suo sguardo, ricordo le sue labbra sulle mie ed il suo profumo. Rivedo lui in Brianna in qualsiasi cosa lei faccia.
 
Penso sia uno stupido scherzo del destino...lei è uguale in tutto a lui. E' ancora abbastanza piccola ma ci sono dettagli che mi rimandano a lui.
I suoi capelli rossi stanno crescendo e sono sempre più belli. La sua pelle ha il suo stesso odore. Sono diventata matta?...non credo, sarà solo il desiderio profondo di averlo accanto a me.
Guardo i suoi occhi che piano piano diventano allungati, come quelli di un gatto e di un colore così bello.
Chi mi ferma per strada, amici e conoscenti, guardano me e guardano Frank. Niente riporta a lui...ma neanche a me.  Vedo i loro sguardi incuriositi da tale diversità e posso subito immaginare cosa le loro menti possano elaborare. Ma torto a loro non darei, io stessa  ci penserei su. 
 
Quando l'allatto vedo il suo sguardo rivolto a me, mentre con le sue piccole e paffute manine accarezza il mio seno, il modo come arriccia la fronte quando è concentrata in qualcosa, mi ricorda lui.
A lungo andare diventerò veramente pazza. Molto spesso la notte non riesco a prendere sonno, mi alzo dal mio letto e mi dirigo verso la culla. La guardo dormire...serena e tranquilla, le accarezzo le guance calde e paffute e sorrido. Cosa ne sarebbe stato di noi se fossimo rimaste?... è quello che mi domando sempre. 
Lei sarebbe sopravvissuta o sarebbe morta come l'altra mia figlia del cuore. Saremmo andate a vivere a Lallybroch?... forse mi sarei sentita più a casa rispetto a dove sono ora, ma poi penso che forse aveva ragione lui, noto che Frank potrebbe crescere Brianna come se veramente fosse sua figlia,  Jamie aveva ragione, anche se odio ammetterlo.
Sarei rimasta lì a piangere sul suo corpo...sarei rimasta lì ma non potevo...la posta era troppo alta ed il mio dolore poteva anche essere messo da parte, quello che resta di lui era più importante di tutto il resto.

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Angolino Orny81
Grazie infinite a chi legge la nostra storia, Monica e io siamo molto felici del vostro gradimento. Ringrazio chi legge e chi recensisce. Un abbraccio di cuore Orny81
 

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Capitolo 7
*** Vestaglia a fiori ***


Vestaglia a fiori
 
Boston  1949
Caro diario,
 
Scrivo queste poche righe per calmare tutta la tensione che è in me ultimamente. Sono stanca e triste. 
Sono circondata da persone che mi vogliono bene ma il mio cuore è come freddo...congelato. Il mio pensiero di lui... lì a Culloden. Sarà stata una battaglia cruenta e conoscendolo non si sarà risparmiato fino all'ultimo.
Prego ogni sera per la sua anima, che riposi in pace. Non oso immaginare cosa abbia sofferto e come sia morto, se per mano di un inglese o per le ferite riportate.
 
Non voglio pensarci...dovevo essere lì con lui. Dovevo essere lì per piangere il suo corpo e non qui insieme ad un uomo che ho amato e che ora vedo solo come un'ombra di un passato che non c'è più.
L'unica cosa che mi tiene su è la mia bambina, è uguale a lui. Tutto ciò che fa mi ricorda Jamie. Il colore dei capelli...il naso dritto, anche il modo come lo arriccia quando qualcosa non va per il verso giusto.
E' testarda come un Fraser e noto che Frank a volte l'osserva, vede in lei l'uomo che odia con tutto il cuore e nel tempo stesso l'ama.
 
Mi dispiace per Frank immensamente ma sto provando una solitudine dell'anima che non avevo mai provato, neanche dopo la morte dei miei genitori. 
E' come se fossi in una grotta...da sola, nel buio. Senza calore...senza amore. Quando mi sento così mi vesto con  la mia vestaglia a fiori, che mi ricorda tanto quella che usavo a Parigi quando stavo con Jamie, prendo in braccio la mia bambina e come se le leggessi una favola, le racconto di lui...della sua terra, del suo amore per me e per lei.
 
In un lato della mia gonna, avevo cucito una tasca...tenevo lì dentro la collana di perle. A volte la indosso quando siamo solo io e lei...le sue dita toccano i cerchietti e le perle con fare sognante, e le dico sempre sottovoce che un giorno saranno sue, perchè così deve essere.
Prego ogni notte per la sua anima...il suo amore per lui sarà eterno, non morirà mai.
 
Angolino Orny
Il diario continua, spero sia di vostro gradimento. Un abbraccio Orny81 :*

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