This is me di crazy_gio90 (/viewuser.php?uid=66591)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Primo Incontro ***
Capitolo 2: *** Sorpresa ***
Capitolo 3: *** Claire de Lune ***
Capitolo 4: *** Il Sogno ***
Capitolo 1 *** Il Primo Incontro ***
1
1. IL PRIMO INCONTRO
Era una calda giornata a Phoenix, e come sempre nella città più piovosa degli
Stati Uniti d'America, Forks, il tempo non era proprio paragonabile, nell'aria
si notava una nebbia fitta e si capiva che da lì a poco avrebbe piovuto.
La protagonista, Isabella Swan ma da tutti chiamata Bella, che abitava a
Phoenix con la madre, aveva deciso di trasferirsi proprio a Forks, dove viveva
il padre Charlie; ma questa volta non era solo una visita estiva, sarebbe
restata in quella piccola cittadina per molto tempo.
Era stata lei a decidere, per poter lasciar costruire una nuova vita alla
madre e al suo compagno Phil. Aveva lasciato Phoenix e il suo sole, il viaggio
in aereo non fu molto lungo anche perché lei era molto impegnata ad ascoltare la
sua musica preferita con il suo nuovo ipod, un regalo della mamma e di Phil per
la partenza.
Guardavo fuori dal finestrino e mi chiedevo se mi sarei adattata al nuovo
clima, alla nuova vita. Ero tanto immersa nei miei pensieri e nella mia musica
da non sentire la hostess che mi si era avvicinata.
- Desidera qualche cosa, signorina ? -
Una leggera mano mi toccò la spalla, e una voce raggiunse il mio cervello,
per ricollegarmi con il mondo che mi circondava. Mi accorsi della hostess e
compresi che la voce era la sua e che mi ero persa nei miei pensieri.
- Scusi, non l'avevo sentita - e mi rispose: - Non si preoccupi. Desidera
qualcosa ? Ha una faccia così stanca, dovrebbe mangiare, se no non avrebbe la
forza nemmeno di scendere dall'aereo. Prenda questo croissant. -
La ringraziai e mangiai la brioche che mi era stata offerta. Non credevo ci
fosse qualcuno ad aspettarmi all'aeroporto, perché avevo detto a Charlie che me
la sarei cavata da sola, avrei preso un taxi per raggiungere Forks. Sapevo che
sarebbe dispiaciuto a Charlie, perché voleva svolgere al meglio il ruolo di
padre, ma non volevo attirare tutta l'attenzione con l'auto della polizia
dell'ispettore capo Swan. A Forks nulla passava inosservato, tutti sapevano già
del mio arrivo, questo perché Forks è un piccolo agglomerato ma a me non piaceva
l'idea di avere gli tutti occhi puntati addosso. Una voce ci informò che a breve
saremmo atterrati, incominciai a togliermi le cuffiette dell'ipod; in pochi
minuti mi trovavo ad aspettare i miei bagagli. Dopo un'attesa di circa dieci
minuti notai le mie due valigie, le presi e per poco non inciampai, come sempre.
Uscita fuori respirai un'aria diversa, notai subito un ragazzo giovane con la
pelle olivastra, alto e capelli lunghi. Non lo conoscevo, ma c'era qualcosa in
lui che mi aveva colpita, aveva un'aria familiare; poi capì perché ne ero
rimasta ipnotizzata, aveva un cartello con su scritto " BELLA SWAN - FORKS" .
Non poteva essere una coincidenza, era qui per me. Mi veniva incontro, iniziai a
tremare, avrei voluto scappare ma ero anche curiosa di sapere cosa volesse da
me. Tutta la città sapeva del mio arrivo, ma chi mai sarebbe venuto a prendermi
all'aeroporto? Ormai era a pochi metri di me, e si presentò:
- Ciao, tu devi essere Bella, vero? - Forse si era accorto che lo stavo
fissando e che ero spaventata ma allo stesso tempo incuriosita. Quindi risposi
esitante, come se non ricordassi chi fossi. - Si, sono io. Ma tu chi sei? Non ti
conosco. - Il bel ragazzo mi rispose: - Dovresti sapere chi sono. Mi chiamo
Jacob Black. -
- No, non mi ricordo di te. Ma aspetta, sei mica il figlio di Billy Black? -
- Brava Bella, sapevo ti saresti ricordata. - Beh, di sicuro era più sicuro
di me. - Certo, ogni estate venivo da papà, e venivamo a pescare a La Push, la
riserva indiana sulla costa, io restavo a giocare con le tue sorelle. Ecco
perché non mi ricordavo di te, eri troppo piccolo. -
Adesso che sapevo chi fosse il ragazzo che mi era venuto a prendere, mi
domandavo perché l'avesse fatto. Di sicuro era stata un'idea di Charlie, voleva
che tutto andasse per il meglio e questo includeva anche nuove amicizie. Beh, è
una cosa positiva visto che mi piaceva. Però volevo saperne di più.
- Come mai sei venuto a prendermi? -
- Perché ti aspettavi qualcun'altro? - La mia risposta fu negativa.
- In verità è stato Charlie a chiedermelo, ma mi fa piacere essere qui con
te. - Io arrossii ed era ben visibile perché ero mezza albina. - Prima di
portarti a Forks, dobbiamo fare una deviazione a La Push. Billy sarà felice di
vederti. - Jacob, vedendo che ero impaziente di sapere il motivo di quel
cambiamento, continuò dicendo: - Comunque dobbiamo andare a La Push perché lì ti
aspetta il tuo regalo di benvenuto. -
- Un regalo per me? -
- Si, è un regalo di Charlie ed è a casa mia, ti sarà di grande aiuto. -
- Sono molto curiosa. Allora andiamo? -
Mi fece salire sulla sua auto, e ci dirigemmo verso La Push, lì c'era una
bellissima spiaggia, ci sarei potuta tornare un giorno di questi. Mi trovai a
pensare al giorno dopo, il mio primo giorno di scuola a Forks, nella Forks High
School. Mi spaventava l'idea che tutti mi stavano aspettando, sicuramente ero
già al centro dei loro pettegolezzi. Jacob cercò di rompere il ghiaccio che si
era creato a causa dei miei pensieri, sembrava che avesse una dote naturale per
leggermi nel pensiero o forse era solamente nato un feeling speciale tra di noi.
- Domani inizi la scuola, sei pronta, hai paura? - Ed io iniziai ad
aprirmi confidandogli le mie paure.
- Si, un po'. Sai, la scuola conta 357 iscritti più uno, che sono io. Non mi
piace essere al centro dell'attenzione; ma è inevitabile, io sono la ragazza
nuova. Si aspetteranno una ragazza abbronzata, bionda, atletica, la classica
ragazza della Valle del Sole, ovvero l'opposto di me. -
- Non devi agitarti, non ne vale la pena perché da quando varcherai la soglia
della scuola sarai apprezzata da tutti, soprattutto dai ragazzi.- Era molto
carino da parte sua cercare di rassicurarmi.
- Io non sarei così convinta come te, forse perché so come sono goffa. -
Entrammo in La Push, a breve si sarebbe vista la villetta bianca di Jacob,
infatti, eccola davanti a noi. Era un piccolo stabile a due piani e affianco
c'era un garage, tutto intorno vi rea un giardino e sul vialetto un pick-up
Chevy di un rosso scolorito. Mi fece scendere dall'auto e mi accompagnò vicino
al pick-up.
- Ti piace? Questo è il tuo regalo! Così potrai venirmi a trovare quando
vuoi, non sarà un problema andare a scuola. - Ero sbalordita, non mi aspettavo
di ricevere un'auto, dovevo proprio ringraziare Charlie; in questo modo non
avrei dovuto spendere i soldi messi da parte per un'auto. Mi ricordavo che
quello era stato il pick-up di Billy e adesso era mio. Il mio rifugio per quando
sarei uscita da scuola.
- E' un bellissimo regalo, mi piace molto. - Jacob pensò che potesse farmi un
regalo anche lui e mi propose di dipingere insieme la mia auto quando avrei
voluto, n’ero entusiasta.
- Bella, vuoi andare subito a casa o ti piacerebbe fare un giro sulla
spiaggia? Oggi è una bella giornata a La Push. -
- Va bene, andiamo a fare una passeggiata! - Camminammo fino a quando non
iniziò a piovere, avevo passato un bel pomeriggio con lui. Mi raccontò dei suoi
amici e della sua passione per le auto, si stava anche costruendo un'auto ma gli
mancavano ancora dei pezzi. Se avessi avuto bisogno di un meccanico, avrei
saputo dove andare.
- Ti porto a casa ora, è tardi. Charlie avrà già chiamato papà. Sali. -
- Ma non ho salutato ancora Billy. -
- Te lo saluterò io, tuo padre non ti farebbe tornare se non ti riporto a
casa in tempo. -
- Va bene. -
- Io ti seguo dietro con la mia auto, così potrai andare a scuola in macchina
domani. -
Dopo un'ora arrivammo a Forks, davanti casa di Charlie, la mia nuova casa,
salutai Jacob, disfai le valigie e andai a dormire. Il giorno dopo mi sarei
svegliata presto per andare a scuola, ed ero ancora agitata.
Ciao a tutti! Spero che questa mia fan fiction vi piaccia, è la mia prima. Ho
deciso di scriverne una su Twilight perché lo adoro.
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Capitolo 2 *** Sorpresa ***
Nuova pagina 1
2. SORPRESA
Questa mattina mi svegliai
molto presto. Ma ero troppo ansiosa per continuare a dormire, ero un misto tra
adrenalina e agitazione, la notte non aveva portato consiglio, ma più
incertezze. Volevo solo che passasse in fretta quel giorno, per poi essere una
di loro il giorno dopo, almeno così speravo. Avrei fatto la prima colazione con
papà, ma prima avrei controllato la mia casella di posta elettronica. Come
pensavo, avevo già ricevuto una e-mail dalla mamma, voleva sapere com’era andato
il viaggio. Non c’era molto da raccontare così decisi di inviare una prima
e-mail solo per rassicurarla e ne avrei spedita una nel pomeriggio, per avere
più argomenti ma anche per avere qualcosa da fare.
“ Ciao mamma, stai tranquilla
io sto bene, e anche Charlie. Il viaggio è andato bene, veloce e indolore. Ho
incontrato Jacob Black. Ti scriverò presto con più dettagli. Non preoccuparti
per me, sono sotto la protezione di un ispettore della polizia, non mi succederà
niente, siamo a Forks! Bacio Bella “
Cavolo, quanto tempo è passato,
non credevo di averci messo tanto a scrivere una e-mail. La sveglia di papà mi
annunciò che erano le 6:30. Scesi le scale velocemente e molto stupita trovai la
tavola apparecchiata, Charlie era ai fornelli; si era alzato presto anche lui e
mi aveva preparato per colazione i pancake, i miei preferiti e lui lo sapeva che
mi avrebbe fatto felice. Era stato davvero gentile, sul tavolo c’erano anche i
cereali con il latte; presi una tazza per me e una per Charlie, poi versai il
latte e i cereali. Mi avvicinai a papà, nel cucinino e afferrai due bicchieri,
aprii il frigo e presi la spremuta d’arancia. Oggi ci voleva una colazione molto
ricca, era un giorno importante. Charlie si sedette con me e iniziammo a
mangiare, c’era silenzio ma non vi era disagio tra di noi, perché abbiamo lo
stesso carattere: siamo riservati. Mi decisi a parlare :
- Cosa vorresti per cena?
Voglio prepararti qualcosa di speciale. Così mentre io cucinerò ti potrai
riposare sul divano e guardare le tue partite. –
- Potresti fare del pesce. L’ho
comprato ieri, è in frigo. – Gli risposi, felice di aver trovato qualcosa per
farlo contento : - Allora vada per il pesce accompagnato da patate. –
-Bells, io adesso devo andare a
prepararmi. Tra un po’ vado al lavoro. Buona fortuna. –
Andai in camera lentamente per
far passare il tempo, appena entrata puntai dritto verso l’armadio, dovevo
decidere cosa indossare. Problemi da mortali, optai per qualcosa di semplice un
jeans scuro, una maglietta a maniche corte e una felpa con la zip, presi le mie
All Stars e misi tutto vicino per provare come stava. Bene, ero soddisfatta; mi
feci una doccia e poi iniziai a vestirmi. Preparai velocemente lo zaino e scesi
al piano di sotto; spostando le tende della finestra cha dava sul vialetto vidi
che accanto al mio pick-up non c’era più l’auto della polizia, Charlie era già
andato via, ma notai una Volvo nera seminascosta dai cespugli, non riuscivo a
vedere chi ci fosse dentro; lasciai perdere e incominciai a cercare le chiavi
della macchina, eccole …erano sul tavolo. Mi infilai un giubbotto nero, presi lo
zaino e chiusi la porta di casa, dovevo prendere le chiavi di casa sotto lo
zerbino e mi bagnai tutta perché iniziava già a piovere. Misi in moto il
pick-up, riconoscibile per il suo rombo assordante.
Arrivai in fretta perché le
strade erano deserte, il parcheggio della scuola era ancora vuoto, ma rividi la
Volvo nera, che avevo visto questa mattina. Ora riuscivo a distinguere colui che
era seduto al posto di guida, ma non era un “mostro” che mi seguiva ma un angelo
caduto dal cielo.
Mi diressi verso l’edificio
della segreteria per annunciare il mio arrivo, una gentile segretaria si accorse
subito di me e mi rivolse la parola:
- Isabella Swan, vero? –
Annuii, e lei riprese a parlare. – Benvenuta nella Forks High School. Devi
compilare dei fogli. – Me li porse, scrissi tutti i miei dati e glieli
consegnai.
- Grazie, ecco, qui c’è il tuo
orario, una piantina della scuola che ti servirà per i primi giorni, e poi c’è
questo foglio, deve essere firmato da tutti i professori con cui avrai lezione
oggi. A fine giornata me lo dovrai riportare. Hai capito tutto? –
- Si, non si preoccupi. Buona
giornata – E come già Charlie aveva fatto mi disse: - Buona fortuna. – Uscii e
guardai l’orario e la piantina per vedere dove sarei dovuta andare; il
parcheggio si era già animato e i miei compagni mi guardavano.
*
Ero già arrivato al parcheggio
della scuola con i miei fratelli, sapevo che la nuova ragazza stava arrivando.
Era frustante sentire in ogni mente degli abitanti di Forks un unico pensiero,
il centro di tutto in quel periodo, i più curiosi erano i miei compagni di
scuola maschi. Tutti pensavano a lei, ma chissà com’era.
Sentivo il suo odore
avvicinarsi sempre di più, una dolce fragranza inebriante per me. I miei occhi
stavano diventando di color rosso, avevo sete, sete del sangue di quella ragazza
che mi attirava come una calamita; dovevo resistere più che potevo ma il suo
odore mi stordiva, sembrava avesse potere solo su di me. Mi sentivo un mostro,
avevo paura di cedere; ma io ero convertito a quel tipo di vita, volevo vivere
come un vegetariano, avrei combattuto per restare lucido, lei era una mia
compagna di scuola e doveva restare tale.
Non sapevo se andare a caccia
mi avrebbe potuto aiutare, c’era il pericolo che seguissi la sua scia? Non
volevo farle del male, per questo dovevo restarle lontano per un po’. Alice, mia
sorella, mi cercò di rassicurare dicendo :
- Ehi, Edward stai tranquillo,
andrà tutto bene; io l’ho visto! – Ed io gli risposi dicendo:
- Alice, sai che le tue visioni
non sono sempre perfette, ma spero tu abbia ragione. – Alice si avvicinò vicino
a Jasper ed Emmett per raccontar loro i miei pensieri, poi Emmett si girò verso
di me e mi disse: - Ed, eccola! – Era arrivata e mi stava fissando.
*
Le materie che avrei avuto in
ordine erano: inglese, educazione civica, trigonometria, spagnolo, poi una pausa
in mensa e per finire biologia II ed educazione fisica, la mia tortura.
Alcuni ragazzi più coraggiosi
di altri si presentarono. Erano un gruppetto formato da due ragazze, Jessica e
Angela, e da due ragazzi, Eric e Mike, avremmo avuto alcune lezioni in comune.
Ma chi mi aveva colpito maggiormente era un gruppo di ragazzi più pallidi di me,
erano cinque: due ragazze e tre ragazzi, i più belli che io abbia mai visti, più
belli degli dei. Ero come pietrificata dalla loro bellezza, troppo per me, erano
alti e muscolosi i ragazzi, agili ed eleganti le ragazze. Uno mi colpì
particolarmente: aveva la pelle diafana, fredda e bianca come il marmo, i
capelli di bronzo, gli occhi color oro, sembrava quasi irreale, quel sorriso
sghembo e i suoi muscoli perfetti che venivano risaltati dalla maglietta. Il suo
sguardo era penetrante, attraente, coinvolgente; qualsiasi ragazza avrebbe fatto
difficoltà a non notare un essere così divino. Chiesi ai miei nuovi compagni chi
fossero, erano i Cullen e precisamente: Edward ed Emmett Cullen, Rosalie e
Jasper Hale e Alice, erano stati tutti adottati dal giovane dottore Carlisle
Cullen e da sua moglie. Il ragazzo che tanto mi aveva colpito era Edward Cullen,
non avrei mai più dimenticato il suo nome. Jessica era una gran chiacchierona ed
era molto curiosa di sapere perché continuavo a fissare Edward, che loro
chiamavano semplicemente Cullen e non sapevo perché. Mike cercava di essere
molto carino e gentile con me, ma non credevo lo sarebbe stato ancora dopo la
lezione di educazione fisica che prevedevo si sarebbe conclusa non molto bene
per me.
Le ore passarono veloci, a
mensa mi sedetti al tavolo con i miei nuovi compagni, Jessica mi aveva quasi
obbligata e c’erano anche Mike e Angela. Durante la pausa cercai il suo sguardo,
era seduto insieme ai suoi fratelli in un tavolo isolato dagli altri, nessuno di
loro mangiava, nessuno parlava, ognuno fissava il vuoto davanti a sé. Anche lui
rispose ai miei sguardi, ma i suoi erano infuocati come se provasse disgusto per
me, forse non ero abbastanza carina per lui.
Adesso era giunta l’ora della
lezione di biologia, avrei dovuto avere un compagno ma già sapevo che Jessica e
Mike avevano i loro rispettivi compagni, entrai in aula e dovetti sedermi
nell’unico posto libero, quello vicino a Edward Cullen. Mi sedetti e gli porsi
la mano per presentarmi e per salutarlo:
- Ciao, io sono Bella Swan. –
Aspettai una risposta con la mano rivolta ancora verso di lui, ricevetti
un’occhiata infuocata e poi mi disse: - Edward Cullen. – e si rigirò senza più
rivolgermi la parola. L’espressione sul suo viso era ancora disgustata,
disprezzante, mi domandavo cosa avessi fatto di sbagliato.
Arrivò la fine della giornata e
tornai in segreteria per portare il foglio firmato dai professori, e senza
volerlo sentì Edward parlare con la segretaria:
- Vorrei poter fare un
cambiamento di orario per la lezione di biologia. -
- Mi dispiace ma non è
possibile, spero non sarà un problema per te.-
Ma allora aveva davvero dei
problemi con me?
Mi diressi verso la mia
macchina e lì c’era una sorpresa, una bella sorpresa. Appoggiato al pick-up
c’era Jacob, appena lo vidi sorrisi e il suo viso si illuminò come il mio. Mi
abbracciò e baciò sulla guancia. Prima che arrivasse Jessica riuscii solo a
dirgli:
- Ma tu non vai mai a scuola? –
e lui mi rispose – Certo che vado, ma esco sempre in tempo per fare una sorpresa
a te! – Come previsto in quel momento arrivò Jessica e mi disse:
- Ciao Bella, hai già fatto
amicizia? – ed io: - Lui è un vecchio amico –
- Ero venuta per invitarti
questo fine settimana a Port Angeles, avevamo pensato di andare al Luna Park.
Sei dei nostri? Puoi portare anche lui se vuoi. –
- Verrò volentieri e porterò
anche Jake se vorrà. –
Jacob mi portò a La Push e
restai a guardarlo mentre lavorava alla sua macchina, vicino a lui riuscivo a
dimenticarmi dei miei problemi e di quelli che forse avevo causato a Edward,
anche se ignoravo quali fossero. Di Edward in quel momento mi rimase il ricordo
dei suoi occhi, mi avevano folgorato. Jacob era la mia ancora di salvezza, il
mio sole che mi donava tutto il calore che possedeva.
*
Ero distrutto per il mio
comportamento, mi facevo schifo, avevo trattato quella ragazza malissimo, ma lei
non sapeva che era per il suo bene. Forse un giorno mi avrebbe ringraziato.
Avevo preso una decisione, non sarei andato a scuola per qualche giorno, avrei
visitato una famiglia nostra amica e sarei andato a caccia.
Se solo fossi stato un ragazzo
normale, lei sarebbe potuta essere mia amica senza problemi, mi piaceva, era
davvero carina. Alice sapeva già quello che sarebbe successo.
SPAZIO AUTRICE :
Volevo ringraziare le persone
che hanno letto la mia fanfiction, ma soprattutto quelle persone che hanno
inserito una recensione:
1. writerprincess:
mi fa piacere che ti
sia piaciuto, sperò di non averti fatto aspettare troppo.
2. ___SuRpRiSe___:
ecco qui il nuovo
capitolo che aspettavi, per chiarimenti sono a tua disposizione.
3. Nossettina:
ti ringrazio per essere
sincera, cercherò di migliorarmi
4. deni_little_bastard:
sono contenta ti
piaccia, non dare nulla per scontato sia per Ed che per Jake…vedremo…
E ringrazio anche per avermi
aggiunta ai preferiti:
1 .deni_little_bastard
2. free09
3. LaBabi
4. ___SuRpRiSe___
Al prossimo aggiornamento!
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Capitolo 3 *** Claire de Lune ***
Nuova pagina 1
Secondo alcune amiche questo è il miglior capitolo finora scritto da me spero
che piaccia a tutti voi. Se avete qualche consiglio commentate, anche se non vi
piace così lo so. Comunque continuerò a scrivere perché mi sono appassionata nel
farlo. Mi scuso per l’attesa ma sono stata occupata con un’altra cosa…ma adesso
eccomi qui.
3. CLAIRE DE LUNE
Era già passato una settimana dal mio
arrivo qui a Forks, andavo a scuola più volentieri e iniziavo a conoscere meglio
i miei compagni che mi piacevano, forse la mia preferita era Angela perché era
riservata, lei non mi faceva mille domande come Jessica e sicuramente avremmo
avuto un bel rapporto. Jessica mi lanciava occhiate di curiosità tutte le volte
che cercavo intorno a me quei occhi che mi attiravano tanto, che cambiavano
colore come un diamante al sole, e mi diceva:
- Cerchi ancora Cullen? Ci sono i suoi
fratelli, ma come mai ti interessa tanto? -
- Edward è il mio compagno di biologia,
e anche oggi dovrò fare tutto da sola.- mentii.
- Lascia perdere Cullen. Qui non c’è
nessuna ragazza carina che possa reggere il confronto con lui, non si interessa
mai a nessuna. Comunque non ti credo, so che ti piace! –
Aveva ragione Jessica ma non l’avrei
ammesso, la notizia avrebbe fatto il giro per tutta la scuola compreso Edward e
i suoi fratelli.
Era ormai una settimana che non si
presentava a scuola, vedevo la Volvo ma da quella macchina lui non era più
sceso; speravo di vederlo entrare nell’aula di biologia e che si venisse a
sedere accanto a me, ma ciò non accadde. I suoi fratelli c’erano tutti, credevo
e ne ero convinta che la sua assenza fosse legata al dialogo che avevo ascoltato
per sbaglio.
Ero io il suo problema? Cosa avevo
potuto fare di sbagliato in così poco tempo?
*
Da un po’ di giorni mi ero trasferito
dalla famiglia di Tanya, nostri simili. Ero scappato, forse come un codardo, ma
avevo davvero paura di farle del male.
Mi ero convertito da molto tempo ormai,
ma non avevo ancora sviluppato il mio autocontrollo ai livelli di Carlisle, che
era immune ormai dal sangue umano. Io stavo cercando di crescere, e il gesto era
segno di maturità e di volermi prendere delle responsabilità.
Stavo meglio ora, ero andato a caccia e
adesso potevo anche tornare a casa. Non avrei avuto più di questi problemi con
lei. Non mi sarei più dovuto nascondere. Leggevo nella mente di Alice che aveva
capito che stavo per tornare e questo lo rendeva molto felice, perché voleva
dire che stavo superando i miei limiti. Salutai i miei amici e partì verso
Forks, come sempre feci correre la mia auto; pensai a Bella e mi chiedevo perché
non riuscissi a leggere i suoi pensieri. Mi innervosiva questo fatto,
solitamente non sopportavo molto dover ascoltare la mente delle persone, era
come trovarsi in una strada affollata dove tutti parlano e dov’è c’è molto
rumore, ma adesso che volevo sapere cosa lei pensava, il mio potere non
funzionava.
Ero talmente soprappensiero che,
arrivato a Forks, non mi ero accorto di non aver preso la strada per casa Cullen
ma ero arrivato davanti casa sua. ?
*
Questo pomeriggio avrei rivisto la mia
migliore amica, Giorgia. La conoscevo da sempre, uno dei pochi buoni motivi per
essere qui a Forks; abbiamo un carattere così simile che basta uno sguardo per
capirci. L’unica che mi comprendesse veramente e che sapesse tutto di me; tra di
noi non c’erano mai stati segreti e mai c’è ne sarebbero stati.
Sarebbe venuta anche lei questa sera a
Port Angeles. Qualcuno suonò alla porta ed io mi affacciai alla finestra per
vedere chi fosse, era Giorgia ma intravidi anche la Volvo nera e questa volta
non erano i suoi fratelli a guidarla ma proprio lui, Edward; che cosa ci faceva
sotto casa mia? Era tornato dopo essere sparito in questi giorni. Corsi giù per
le scale, quasi inciampando. Andai ad aprire la porta, ma i miei occhi si
fermarono su un altro viso; mi sorrideva per la prima volta e non riuscivo a
capirlo. Giorgia si accorse delle mie attenzioni per quel ragazzo.
- Ehi Bella, non mi saluti? -
- Scusami, Gio – Le feci gli occhi
dolci e mi rispose:
- Stai tranquilla, ho capito. Saliamo
in camera tua, così parliamo un po’? – Senza dire una parole andammo nel mio
piccolo rifugio.
- Chi era quel ragazzo? – Domandò
Giorgia ed io risposi:
- Un mio compagno di scuola,
frequentiamo lo stesso corso di biologia. –
- Bella, la verità !? Sai che con me
puoi parlare.-
- Si lo so, ma non lo so nemmeno io…E’
Edward Cullen. –
- Ho capito, il fratello di Alice
Cullen. –
Le raccontai tutto quello che era
successo, ma soprattutto dei dubbi che avevo . Mi sentivo sollevata.
- Ti ricordi di Jacob?-
- Il ragazzo di La Push, certo! –
- L’ho visto il giorno che sono
arrivata, era all’aeroporto. Ci siamo visti spesso in questi giorni.-
- Davvero? –
- Solo che…ho paura di piacergli. Lui è
un ragazzo carino, è dolce con me. Ma… -
- Ma non sei sicura perché ti piace
anche Edward. –
Io arrossii, mi vergognavo un po’.
- Gio, sono troppo confusa. Non cosa
devo fare. –
Mi rispose con le parole che forse non
volevo sentire:
- Bella, l’unica cosa che devi fare è
seguire il tuo cuore; so che è difficile ma solo tu puoi capire ciò che è meglio
e lo capirai al momento giusto. Chi ci viene a prendere dopo? -
- Non so, credo che verranno sia Jake
che Mike, un mio compagno di scuola. –
Il pomeriggio passò in fretta con le
nostre chiacchierate, poi Giorgia ed io preparammo cena e aspettammo che
qualcuno arrivasse. Un clacson suonò, era arrivato Jake e subito dopo Mike con
Jessica e Angela; gli altri ci avrebbero raggiunto direttamente al Luna Park. Io
sarei dovuta andare in macchina con Jacob.
*
Ero a casa e all’improvviso vidi Alice
bloccarsi, stava avendo una visione. Rimase con gli occhi persi nel vuoto per
qualche minuto, poi riprese i sensi. Aveva un sorriso di chi aveva avuto
un’idea, forse per questo si appartò con Jasper.
- Jasper, dobbiamo andare a Port
Angeles, questa sera. -
- Perché? E’ arrivato uno di noi? –
- Ma no, cretino! E’ per Edward. Ho
avuto un’idea, fidati di me. Tu devi solo convincere gli altri ad andare al Luna
Park. Capirai! -
*
In un primo momento girammo tutti
uniti, ci divertivamo; io ero felice fino a quando non ci imbattemmo nei Cullen.
C’erano tutti tranne Alice, Edward mi guardava e sorrideva; il suo sorriso si
spense non appena il suo sguardo cadde sulla mano di Jake, che stringeva la mia.
Istintivamente lascia la presa, ma sul volto cristallino di Edward era comparsa
una smorfia, lo salutai e se ne andarono verso un’altra giostra. Tutti avevano
notato che con i Cullen c’era un altro ragazzo che era molto simile ai loro
canoni, lui aveva colpito molto Giorgia, io l’avevo capito. Mi aveva colpito il
suo atteggiamento, però mi ricordavo ancora come mi aveva guardata il primo
giorno di scuola. La mano di Jacob riprese il suo posto, sulla mia e senza
essercene resi conto ci eravamo allontanati dal gruppo, adesso ero sola con lui.
Avevo visto preoccupato Jacob quando era arrivato Edward, ma adesso era di nuovo
solare come sempre. Mi regalò un peluche, un piccolo lupetto vinto con la sua
abilità nell’abbattere le lattine, poi scorgemmo la ruota panoramica e mi pregò
di salire con lui. Lo accontentai, la luna splendeva sopra di noi e illuminava i
nostri visi che erano sempre più vicini, troppo; tra di noi non vi era una
distanza di sicurezza. Si sporse ancora un po’ e raggiunse le mie labbra, le sue
erano calde. Resistetti, non volevo cedere ma poi risposi al suo bacio. Era
delicato, come se avesse paura che sparissi. Eravamo nel punto più alto della
ruota, quando questa si bloccò; mi spostò vicino a lui, mi accolse in un
abbraccio ed io ero appoggiata al suo petto, lo guardai nei suoi grandi occhi
dolci e si riavvicinò di nuovo alle mie labbra. Questa volta si opposero e si
bloccò. Perché l’aveva fatto? Io ero già così confusa e non volevo deluderlo e
farlo soffrire. Jacob intuì la mia decisione e mi disse:
- Vorrei pentirmi di averti baciata ma
non posso, perché è la cosa più bella che mi sia capitata. -
Le sue parole mi colpivano ancora di
più, perché io non sapevo quello che volevo mentre sembrava che lui già sapesse
ciò che desiderava.
*
Mi ero diviso dai miei fratelli, avevo bisogno di restare da
solo come sempre ero stato. I pensieri mi affollavano la testa, ne avevo fin
troppi dei miei e cercavo di non sentire quelli delle altre persone soprattutto
di quel ragazzo che teneva Bella per mano. Stranamente un brivido percorse la
mia schiena, il mio girovagare avrebbe impedito ad Alice di sapere dov’ero,
questo perché nemmeno io ero deciso. Mi fermai a guardare le stelle, erano
bellissime questa sera come la luna. Osservandola iniziai ad intonare nella
mente la melodia della canzone che preferivo, Claire de Lune. Spostando
lo sguardo vidi la cima della ruota panoramica, c’era una coppia raggiunta dai
raggi della luna. Era lei, lo splendido viso arrossato, se fossi stato ancora
umano il mio cuore avrebbe un sobbalzo, ma ora non si poteva sentire. Lei era
troppo vicina a quel giovane. Un ringhio proveniva da dentro di me, se solo
avessi potuto dirle ciò che ero. Non si vedeva bene, ma sembrava che la loro
vicinanza potesse significare quello che mai avrei voluto immaginare… .
*
Dopo dieci minuti riuscimmo a scendere
dalla giostra, e fu un bene siccome si era creato un silenzio che faceva
intendere imbarazzo. Lo convinsi ad andare a cercare gli altri, questo perché
non volevo restare sola con lui. Camminando vidi un capannone simile a quello
del circo, aveva un’insegna banale con una rima ricercata: “ Se vuoi conoscere
il tuo destino, devi aprirmi il tuo cuoricino”. Jacob si mise a ridere ma io ero
davvero intenzionata ad entrare, forse perché cercavo la verità…potevo anche
buttare un dollaro per un po’ di certezze. Entrata dentro vidi subito la
veggente, era una bella ragazza e mi sembrava di conoscerla, ma era sicuramente
una mia impressione.
- Buona sera… - dissi esitante, lei
voleva sapere come mi chiamavo a e risposi:
- Mi chiamo Bella. – e lei:
- Bene Bella, vediamo cosa ti riserva
il futuro… -
Mi prese la mano e si paralizzò … poi
riprese i sensi e continuò:
Non avrai una vita facile, perché per
te ci saranno mille pericoli. Incontrerai un ragazzo che sarà per te
irresistibile, vivrai con lui in eterno. Lui sarà il tuo punto di riferimento. –
S’interruppe, ma io volevo saperne di più, perciò le chiesi:
- Ma questo ragazzo sarà il mio sole,
il mio calore? -
Sorrise e mi rispose:
- No, ma sarà come un diamante al sole.
Sarai affiancata sempre anche da un altro ragazzo, un grande amico. – Il mio
problema era capire a chi si riferiva, dentro di me forse lo sapevo. La
ringraziai e raggiunsi Jake che mi chiese:
- Tutto bene? Ti è stato utile? – ed
io: - Credo di sì. –
Finalmente ritrovammo i nostri amici,
io presi Giorgia e la pregai di non lasciarmi da sola con Jake. Lui ci
riaccompagnò a casa, la mia amica sarebbe restata da me. Quando ero finalmente
nel mio letto non smettevo di pensare alle parole che avevo sentito e
pronunciando la parola diamante, ero sicura di aver visto nell’ombra il suo viso
o forse era la mia immaginazione. .
*
Jasper parlava con Alice, voleva sapere
se era riuscita a compiere ciò che aveva progettato.
- Allora, ci sei riuscita? -
- Certo, ho avuto davvero una bella
idea. Spero che questo possa servire a Ed. –
- Ma cosa hai fatto? –
- Hai visto quel capannone della
veggente? – Jasper annuì.
- Beh, ho chiesto di poter prendere il
posto di quella vera, così quando è entrata Bella Swan le ho detto ciò che avevo
visto. Ho capito che quei due si piacciono. Spero solo che Edward non se la
prenda. –
Nell’altra stanza Edward sentì tutto,
sul suo viso un piccolo sorriso.
Un ringraziamento a tutti quelli che
stanno leggendo la mia fanfiction, e che hanno aspettato pazientemente…un
ringraziamento speciale a coloro che hanno anche commentato.
Sweet Girl Susy:
tesoro grazie mille…ti sei registrata solo per commentare me…troppi
complimenti mi fai!! Ti voglio bene, voglio proprio sapere cosa pensi di questo.
deni_little_bastard:
chissà magari un giorno lo sarò davvero, però mi diverto solo a scrivere.
PetaloDiCiliegio:
accetto ogni consiglio…grazie mille, ho cercato di migliorare, spero ti
piaccia.
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Capitolo 4 *** Il Sogno ***
Nuova pagina 1
4. IL
SOGNO
Non avrei dovuto correre
in quel modo, e poi quella frase che le avevo detto: vorrei pentirmi di averti
baciata ma non posso, perché è la cosa più bella che mi sia capitata…sì, era
quello che pensavo, ma forse dovevo evitare; perché così aveva reagito peggio
del bacio non corrisposto. Dovevo capirlo che era confusa, sicuramente pensava a
quel…Edward Cullen, mi dava fastidio, molto fastidio. Lei mi aveva dato diversi
indizi, ma io non ero riuscito a coglierli; prima mi aveva parlato di lui
durante un “nostro pomeriggio”, poi la reazione che ha avuto quando lo ha visto
(subito ha liberato la mia mano perché io avevo preso la sua). Sul momento
credevo anche di aver evitato di dirle tante cose che pensavo, ma forse avevo
già detto e fatto troppo. Bella era l’unica che poteva decidere, ma non sapevo
se avrei accettato solo di esserle amico; perché non era quello che volevo io.
In quel momento mi venivamo in mente delle canzoni italiane; ce n’era una in
particolare che le avrei voluto dedicare: “
Semplicemente perché questo amore mi taglia nel petto e poi va dritto al cuore,
affondano in lacrime i miei pensieri…è forte il bisogno che ho di amare te…”
Questi erano i pensieri
che affollavano la mia mente, i pensieri di Jacob Black..
*
Nello stesso tempo a
Forks anche un’altra persona ripensava agli avvenimenti della sera prima e non
era sicura delle scelte fatte. A breve Bella sarebbe salita sulla sua auto per
andare a scuola, era nella sua camera con Giorgia e parlava del nuovo ragazzo,
amico dei Cullen.
- Hai notato anche tu
ieri, al Luna Park, quel ragazzo? – mi chiese Giorgia
- Gio, a chi ti
riferisci? –
- Al ragazzo che era
insieme ai Cullen. – mi rispose
- Ah, sì…lui. Non so chi
sia, sarà un loro amico o parente visto che si assomigliano un po’…sono tutti
molto belli con la pelle bianchissima. – Mi ero fermata un attimo poi continuai.
- Perché me lo chiedi? Io
non conosco i Cullen meglio di voi. – Lei mi rispose ch’era solo curiosità, io
ci credevo molto poco. Intanto stavamo salendo in macchina e Giorgia cambiò
discorso e mi domandò:
- Ma dove siete finiti
poi tu e Jake? Non ti ho più vista, siete spariti. –
- Siamo andati sulla
ruota panoramica e … - La mia amica m’interruppe perché io esitavo a continuare.
- Che carino, romantico…e
poi? Cosa è successo? –
- Mi ha baciata, la prima
volta non so nemmeno perché ho risposto anch’io, ma poi mi sono opposta. –
- Jacob è un bravo
ragazzo, sapevo che ci avrebbe provato ma ti ho vista anche turbata quando hai
visto Edward. –
- Non voglio far soffrire
nessuno, ma non so se Jake è quello giusto, non si merita questo. Poi mi ha
detto una frase bellissima…cavolo ho paura di ferirlo, ho capito che è proprio
preso. Dopo sono andata da una veggente, mi ha detto una cosa strana, “sarà il
tuo diamante al sole” e ho pensato ad Edward ma non so. –
- Bella, siamo arrivate.
Guarda chi c’è che ti guarda! –
Edward era come apparso
dal nulla ed ora si trovava vicino alla mia macchina. Era impossibile, da dove
era sbucato? Ero sicura di non averlo visto prima, all’improvviso era qui vicino
a me. Sorrideva, ed io ero ancora sbalordita per come aveva cambiato
atteggiamento. Per la prima volta mi rivolse la parola, i suoi occhi brillavano,
bronzei.
- Ciao Bella, sono Edward
Cullen; il tuo compagno di biologia, scusa ma l’ultima volta che abbiamo avuto
lezione insieme non mi sono presentato. -
- Sì, so chi sei…ciao
Edward. – Stavo per andarmene per raggiungere Giorgia, quando Edward mi bloccò,
mi trattenne…aveva la mano freddissima, come il ghiaccio, e mi disse:
- Bella, aspetta. Ti
accompagno io a lezione. Perché non ti unisci a noi a pranzo? –
Accettai volentieri.
Edward sentì quello che
Giorgia pensava…lei era sicura che tutto questo avrebbe mandato Bella in tilt.
Edward ed io ci dirigemmo
vero la classe d’inglese e intanto Giorgia aveva incontrato delle amiche.
Era strano vederlo vicino
a me a parlarci….non credevo possibile che si sarebbe avvicinato, anche se dopo
tutti quegli sguardi potevo sperarlo. Edward era molto curioso, ed io
estremamente sincera, era come una calamità, non riuscivo a non aprirmi con lui.
- Come mai sei venuta a
Forks? -
- Ehm, sono venuta a
Forks perché mia madre si è risposata, e Phil è un allenatore di rugby. Si
dovevano trasferire. –
- Ma Phil non ti piace? –
- Phil è carino, e vuole
bene alla mamma. Io volevo che lei fosse felice, e così sono venuta a stare da
Charlie. –
- Ho capito. Ma per fare
felice lei, trascuri la tua felicità. Sei contenta di essere qui? –
- Io … subito non molto,
non sopporto la pioggia, mi manca il sole, ma mi ci sto abituando e adesso non è
poi così male Forks. –
Sei arrivata … ti aspetto
al nostro tavolo a pranzo.- Sparii, così come era arrivato.
Io entrai in classe dove
ritrovai Giorgia, era raggiante ma io non credevo ancora ai miei occhi.
Volle sapere tutto, e gli
raccontai ciò che mi aveva detto Edward. La domanda che ci ponevamo adesso era
perché, perché mi aveva parlato? Perché voleva che mi unissi con lui a pranzo?
Fino a poco fa credevo di
disgustarlo e adesso ero a pranzo con lui, anzi io mangiavo lui no. La pausa era
già finita, ma non ci saremmo divisi perché c’era l’ora di biologia; tutti gli
sguardi erano destinati a noi due, forse perché erano abituati a vederlo solo.
Avevamo percorso il tragitto verso la classe senza rivolgerci una parola, c’era
imbarazzo e una smorfia era comparsa sul suo viso.
- Ti volevo chiedere
scusa per come mi sono comportato. -
- In effetti, non ti ho
capito molto bene. Poi oggi ti sei avvicinato…credevo che provassi disgusto per
me. –
- Ti assicuro che tu non
hai nessuna colpa, sono io il mostro, il disgusto non era per te ma per me.
Credimi. – disse questo afferrando la mia mano, e io la stavo quasi ritirando;
mi sembrava tutto così strano.
- E’ difficile per me
credere, mi spiazzi con il tuo cambiamento di umore. –
- Appena potrò, saprai
tutto, anche se non so se sarà un bene per noi. –
Dentro di me pensavo,
noi? Aveva usato quella particella così importante, che indica unione ma io non
capivo. Edward continuò dicendo:
- Forse non dovremmo
essere amici. – Lui notò com’era cambiata la mia espressione e continuò dicendo…
- Non ho detto che non
voglio, ma che forse non è giusto. –
- Per capire se è giusto
o no bisognerebbe conoscersi…provare a frequentarsi. –
La risposta di Edward
forse poteva sembrare un tentativo di cambiare discorso, ma a me sembrava un
invito.
- Cosa fai oggi, ti fermi
per la lezione di questo pomeriggio sulla filosofia occidentale? -
- Io avevo intenzione di
rimanere, mi interessa, l’argomento dovrebbe essere Pascal. Resti anche tu? –
- Si, ti faccio
compagnia. –
Il tempo passò
velocemente e trovai Edward ad aspettarmi fuori dalla palestra. Era appoggiato
con un braccio al muro, la maglietta segnava perfettamente il suo fisico,
divino.
- Ciao! Hai combinato
qualche altro disastro oggi? -
Bene, già sapeva della
mia goffatagine, l’educazione fisica non faceva proprio per me.
- Solo qualche pallonata.
– risposi io sorridendo.
Mi scortò fino all’aula
dove avremmo avuto la lezione, poi entrati si sedette vicino a me. Ci
confermarono che l’argomento era Pascal, il professore iniziò a spiegare. Ogni
tanto mi giravo per guardarlo e sempre notavo i suoi occhi fissi su di me e
senza accorgemene anche io lo fissavo. Dentro di me sentivo confusione e
turbamento; dovevo prendere una decisione, anche se avrebbe potuto far soffrire
tre persone. Da una parte c’era Jake e dall’altra Edward. Il mio cuore mi
portava da Edward ma la parte razionale sembrava essere convinta che la persona
giusta era Jacob. Non sapevo cosa dovevo fare, sentivo di avere un’attrazione
quasi magnetica verso Edward e adesso lui si era aperto di più con me. Non
volevo rovinare l’amicizia che c’era tra Jake e me, ma sapevo che per lui non
ero una semplice amica. Oltre a tutto questo si aggiungeva una vena pessimistica
che a volte affiorava in me. Ero convinta di meritarmi una storia normale e
semplice, ma sceglievo sempre le strade più difficili da compiere, credevo che
il destino mi riservasse sempre le vie più complicate ma non ne capivo il
motivo.
Era già passato così
tanto tempo da quando la lezione era iniziata che Edward mi richiamò dalla
realtà, la sua mano gelida toccò la mia.
- Ehi, Bella. Guarda che
la lezione è finita. Ti posso accompagnare a casa? -
- Cosa?? Ah….scusa, mi
ero persa tra i miei pensieri. –
- Allora, andiamo? –
Presi lo zaino e vidi che Edward era già sulla porta che mi aspettava, la teneva
aperta per me. Ci dirigemmo verso l’auto e intravidi Giorgia, seduta sulla
scalinata fissava un ragazzo e sembrava stesse ascoltando qualcosa ma ancora non
sapevo di cosa si trattasse. Per questo motivo mi avvicinai a lei, Edward mi
aspettava vicino al mio pick up; subito capii che stava guardando, era il
ragazzo nuovo amico dei Cullen. All’improvviso alle mie orecchie arrivò una
straordinaria melodia che sembrava provenisse proprio da lui, ora avevo capito
da cosa era tanto attirata. Il ragazzo del Luna Park era seminascosto ma
riuscivo a vederlo abbastanza bene da riconoscerlo. Come tutti i Cullen era
alto, bello ma la caratteristica che più gli accomunava era la pelle diafana,
era meno muscoloso degli altri. I capelli erano lunghi, mossi, neri come la
pece; a differenza degli altri sul suo viso erano visibili le sue emozioni,
sembrava quasi non fosse consapevole della sua bellezza. Lasciai Giorgia lì, era
ipnotizzata dalla sua musica come se vedesse molto di più quello che il fascino
di quel ragazzo. Volevo aiutarla, come sempre lei faceva con me. Tornai da
Edward perché ero decisa a chiedergli notizie perché Giorgia era la mia migliore
amica.
- Edward, posso chiederti
una cosa? –
- L’hai appena fatto – e
si mise a ridere poi continuò – dai, chiedimi pure. –
- Chi è quel ragazzo che
era con voi al Luna Park ? – Negli occhi di Edward comparvero le varie immagini
della serata, si ricompose e rispose a Bella:
- Ah, si. E’ un mio
amico, è come un fratello per me. Si chiama Blaise, ha origini italiane ed è
venuto per restare. Ma toglimi una curiosità tu adesso….- Edward si interruppe,
non voleva mostrare quanto fosse importante per lui quella domanda, trovò il
coraggio e continuò – come mai ti sei interessata? –
- Non è per me, è per la
mia migliore amica, la vedi quella laggiù…si chiama Giorgia, ed è rimasta
folgorata dal tuo amico.-
- Me ne sono reso conto.
Lui è davvero speciale, sicuramente la tua amica avrà apprezzato la sua
bellezza. –
- Ti sbagli questa volta,
è rimasta colpita dalla sua voce d’angelo che ha, l’ha sentito cantare. –
Cambiammo il discorso e
tornammo a parlare di noi. Ci eravamo messi ad ascoltare insieme la musica dal
mio ipod e intanto ci conoscevamo meglio, scoprimmo che le nostre canzoni
preferite lo erano anche per l’altro. Si era creata un’intimità, il tempo
passava ma noi restavamo lì, seduti su quella panchina. Ancora una volta mi
chiese scusa, prendendo tra le sue la mia mano, nella mia testa rimbombava
ancora la sua frase “ non dovremmo essere amici “ però poi lui era lì accanto a
me. Vedemmo un’auto avvicinarsi, io subito la riconobbi ed ebbi la certezza che
fosse Jacob…mi aveva vista ma poi svoltò bruscamente per cambiare direzione. Sul
suo viso olivastro ero sicura di aver visto qualcosa brillare, come una lacrima.
Adesso me ne sentivo colpevole.
Dopo che passammo tutto
il pomeriggio insieme, Edward mi accompagnò a casa e guidò lui il mio pick up.
Mi accorsi che eravamo arrivati prima del previsto dopo di che mi salutò e se ne
andò. Ancora non sapevo che lo avrei rivisto presto, in un sogno.
*
Dopo aver passato tutto
il giorno con lei ero tornato a casa, adesso avvertivo il bisogno di starle
vicino, perché ero come in astinenza dalla mia qualità preferita di droga. Non
era passato molto tempo, ma io mi chiedevo cosa stesse facendo, sicuramente
stava mangiando, al contrario di noi. Avevo una lunga notte davanti, non avevo
problemi perché io non dormivo, mai.
Erano le dieci quando mi
diressi verso casa sua, in breve raggiunsi casa Swan; mi accertai che non fosse
sveglia, le luci della sua camera erano tutte spente quindi mi presi coraggio e
mi arrampicai alla finestra.
Bella era sdraiata sul
letto, dormiva ma il suo sonno era agitato, molto. Mi ero seduto su una sedia
vicino a lei, avrei voluto sapere cosa stesse sognando ma su lei il mio potere
non funzionava. Così all’improvviso lei iniziò a parlare nel sonno, ma solo a
tratti capivo qualcosa…parlava di una luce nella foresta, poi fece il mio nome
ed era strano ma bello sentir dire “Edward” da lei con stupore. A cosa stava
pensando? Chissà perché mi aveva nominato? Non mi stancavo a guardarla, anche se
sapevo che quando me ne sarei andato la mia astinenza sarebbe aumentata. Questa
notte avevo capito che si capisce di amare veramente una persona quando si può
passare tutta la notte a guardarla mentre dorme.
Un piccolo bacio al buio,
e poi andai via da dove ero arrivato.
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