This is me

di crazy_gio90
(/viewuser.php?uid=66591)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Primo Incontro ***
Capitolo 2: *** Sorpresa ***
Capitolo 3: *** Claire de Lune ***
Capitolo 4: *** Il Sogno ***



Capitolo 1
*** Il Primo Incontro ***


1

1. IL PRIMO INCONTRO

Era una calda giornata a Phoenix, e come sempre nella città più piovosa degli Stati Uniti d'America, Forks, il tempo non era proprio paragonabile, nell'aria si notava una nebbia fitta e si capiva che da lì a poco avrebbe piovuto.

La protagonista, Isabella Swan ma da tutti chiamata Bella, che abitava a Phoenix con la madre, aveva deciso di trasferirsi proprio a Forks, dove viveva il padre Charlie; ma questa volta non era solo una visita estiva, sarebbe restata in quella piccola cittadina per molto tempo.

Era stata lei a decidere, per poter lasciar costruire una nuova vita alla madre e al suo compagno Phil. Aveva lasciato Phoenix e il suo sole, il viaggio in aereo non fu molto lungo anche perché lei era molto impegnata ad ascoltare la sua musica preferita con il suo nuovo ipod, un regalo della mamma e di Phil per la partenza.

Guardavo fuori dal finestrino e mi chiedevo se mi sarei adattata al nuovo clima, alla nuova vita. Ero tanto immersa nei miei pensieri e nella mia musica da non sentire la hostess che mi si era avvicinata.

- Desidera qualche cosa, signorina ? -

Una leggera mano mi toccò la spalla, e una voce raggiunse il mio cervello, per ricollegarmi con il mondo che mi circondava. Mi accorsi della hostess e compresi che la voce era la sua e che mi ero persa nei miei pensieri.

 - Scusi, non l'avevo sentita - e mi rispose: - Non si preoccupi. Desidera qualcosa ? Ha una faccia così stanca, dovrebbe mangiare, se no non avrebbe la forza nemmeno di scendere dall'aereo. Prenda questo croissant. -

La ringraziai e mangiai la brioche che mi era stata offerta. Non credevo ci fosse qualcuno ad aspettarmi all'aeroporto, perché avevo detto a Charlie che me la sarei cavata da sola, avrei preso un taxi per raggiungere Forks. Sapevo che sarebbe dispiaciuto a Charlie, perché voleva svolgere al meglio il ruolo di padre, ma non volevo attirare tutta l'attenzione con l'auto della polizia dell'ispettore capo Swan. A Forks nulla passava inosservato, tutti sapevano già del mio arrivo, questo perché Forks è un piccolo agglomerato ma a me non piaceva l'idea di avere gli tutti occhi puntati addosso. Una voce ci informò che a breve saremmo atterrati, incominciai a togliermi le cuffiette dell'ipod; in pochi minuti mi trovavo ad aspettare i miei bagagli. Dopo un'attesa di circa dieci minuti notai le mie due valigie, le presi e per poco non inciampai, come sempre.

Uscita fuori respirai un'aria diversa, notai subito un ragazzo giovane con la pelle olivastra, alto e capelli lunghi. Non lo conoscevo, ma c'era qualcosa in lui che mi aveva colpita, aveva un'aria familiare; poi capì perché ne ero rimasta ipnotizzata, aveva un cartello con su scritto " BELLA SWAN - FORKS" . Non poteva essere una coincidenza, era qui per me. Mi veniva incontro, iniziai a tremare, avrei voluto scappare ma ero anche curiosa di sapere cosa volesse da me. Tutta la città sapeva del mio arrivo, ma chi mai sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto? Ormai era a pochi metri di me, e si presentò:

- Ciao, tu devi essere Bella, vero? - Forse si era accorto che lo stavo fissando e che ero spaventata ma allo stesso tempo incuriosita. Quindi risposi esitante, come se non ricordassi chi fossi. - Si, sono io. Ma tu chi sei? Non ti conosco. - Il bel ragazzo mi rispose: - Dovresti sapere chi sono. Mi chiamo Jacob Black. -

- No, non mi ricordo di te. Ma aspetta, sei mica il figlio di Billy Black? -

- Brava Bella, sapevo ti saresti ricordata. - Beh, di sicuro era più sicuro di me. - Certo, ogni estate venivo da papà, e venivamo a pescare a La Push, la riserva indiana sulla costa, io restavo a giocare con le tue sorelle. Ecco perché non mi ricordavo di te, eri troppo piccolo. -

Adesso che sapevo chi fosse il ragazzo che mi era venuto a prendere, mi domandavo perché l'avesse fatto. Di sicuro era stata un'idea di Charlie, voleva che tutto andasse per il meglio e questo includeva anche nuove amicizie. Beh, è una cosa positiva visto che mi piaceva. Però volevo saperne di più.

- Come mai sei venuto a prendermi? -

- Perché ti aspettavi qualcun'altro? - La mia risposta fu negativa.

- In verità è stato Charlie a chiedermelo, ma mi fa piacere essere qui con te. - Io arrossii ed era ben visibile perché ero mezza albina. - Prima di portarti a Forks, dobbiamo fare una deviazione a La Push. Billy sarà felice di vederti. - Jacob, vedendo che ero impaziente di sapere il motivo di quel cambiamento, continuò dicendo: - Comunque dobbiamo andare a La Push perché lì ti aspetta il tuo regalo di benvenuto. -

- Un regalo per me? -

- Si, è un regalo di Charlie ed è a casa mia, ti sarà di grande aiuto. -

- Sono molto curiosa. Allora andiamo? -

Mi fece salire sulla sua auto, e ci dirigemmo verso La Push, lì c'era una bellissima spiaggia, ci sarei potuta tornare un giorno di questi. Mi trovai a pensare al giorno dopo, il mio primo giorno di scuola a Forks, nella Forks High School. Mi spaventava l'idea che tutti mi stavano aspettando, sicuramente ero già al centro dei loro pettegolezzi. Jacob cercò di rompere il ghiaccio che si era creato a causa dei miei pensieri, sembrava che avesse una dote naturale per leggermi nel pensiero o forse era solamente nato un feeling speciale tra di noi.

- Domani inizi la scuola, sei pronta, hai paura? -  Ed io iniziai ad aprirmi confidandogli le mie paure.

- Si, un po'. Sai, la scuola conta 357 iscritti più uno, che sono io. Non mi piace essere al centro dell'attenzione; ma è inevitabile, io sono la ragazza nuova. Si aspetteranno una ragazza abbronzata, bionda, atletica, la classica ragazza della Valle del Sole, ovvero l'opposto di me. -

- Non devi agitarti, non ne vale la pena perché da quando varcherai la soglia della scuola sarai apprezzata da tutti, soprattutto dai ragazzi.- Era molto carino da parte sua cercare di rassicurarmi.

- Io non sarei così convinta come te, forse perché so come sono goffa. -

Entrammo in La Push, a breve si sarebbe vista la villetta bianca di Jacob, infatti, eccola davanti a noi. Era un piccolo stabile a due piani e affianco c'era un garage, tutto intorno vi rea un giardino e sul vialetto un pick-up Chevy di un rosso scolorito. Mi fece scendere dall'auto e mi accompagnò vicino al pick-up.

- Ti piace? Questo è il tuo regalo! Così potrai venirmi a trovare quando vuoi, non sarà un problema andare a scuola. - Ero sbalordita, non mi aspettavo di ricevere un'auto, dovevo proprio ringraziare Charlie; in questo modo non avrei dovuto spendere i soldi messi da parte per un'auto. Mi ricordavo che quello era stato il pick-up di Billy e adesso era mio. Il mio rifugio per quando sarei uscita da scuola.

- E' un bellissimo regalo, mi piace molto. - Jacob pensò che potesse farmi un regalo anche lui e mi propose di dipingere insieme la mia auto quando avrei voluto, n’ero entusiasta.

- Bella, vuoi andare subito a casa o ti piacerebbe fare un giro sulla spiaggia? Oggi è una bella giornata a La Push. -

- Va bene, andiamo a fare una passeggiata! - Camminammo fino a quando non iniziò a piovere, avevo passato un bel pomeriggio con lui. Mi raccontò dei suoi amici e della sua passione per le auto, si stava anche costruendo un'auto ma gli mancavano ancora dei pezzi. Se avessi avuto bisogno di un meccanico, avrei saputo dove andare.

- Ti porto a casa ora, è tardi. Charlie avrà già chiamato papà. Sali. -

- Ma non ho salutato ancora Billy. -

- Te lo saluterò io, tuo padre non ti farebbe tornare se non ti riporto a casa in tempo. -

- Va bene. -

- Io ti seguo dietro con la mia auto, così potrai andare a scuola in macchina domani. -

Dopo un'ora arrivammo a Forks, davanti casa di Charlie, la mia nuova casa, salutai Jacob, disfai le valigie e andai a dormire. Il giorno dopo mi sarei svegliata presto per andare a scuola, ed ero ancora agitata.

 

Ciao a tutti! Spero che questa mia fan fiction vi piaccia, è la mia prima. Ho deciso di scriverne una su Twilight perché lo adoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sorpresa ***


Nuova pagina 1

2. SORPRESA

 

Questa mattina mi svegliai molto presto. Ma ero troppo ansiosa per continuare a dormire, ero un misto tra adrenalina e agitazione, la notte non aveva portato consiglio, ma più incertezze. Volevo solo che passasse in fretta quel giorno, per poi essere una di loro il giorno dopo, almeno così speravo. Avrei fatto la prima colazione con papà, ma prima avrei controllato la mia casella di posta elettronica. Come pensavo, avevo già ricevuto una e-mail dalla mamma, voleva sapere com’era andato il viaggio. Non c’era molto da raccontare così decisi di inviare una prima e-mail solo per rassicurarla e ne avrei spedita una nel pomeriggio, per avere più argomenti ma anche per avere qualcosa da fare.

“ Ciao mamma, stai tranquilla io sto bene, e anche Charlie. Il viaggio è andato bene, veloce e indolore. Ho incontrato Jacob Black. Ti scriverò presto con più dettagli. Non preoccuparti per me, sono sotto la protezione di un ispettore della polizia, non mi succederà niente, siamo a Forks! Bacio Bella “

Cavolo, quanto tempo è passato, non credevo di averci messo tanto a scrivere una e-mail. La sveglia di papà mi annunciò che erano le 6:30. Scesi le scale velocemente e molto stupita trovai la tavola apparecchiata, Charlie era ai fornelli; si era alzato presto anche lui e mi aveva preparato per colazione i pancake, i miei preferiti e lui lo sapeva che mi avrebbe fatto felice. Era stato davvero gentile, sul tavolo c’erano anche i cereali con il latte; presi una tazza per me e una per Charlie, poi versai il latte e i cereali. Mi avvicinai a papà, nel cucinino e afferrai due bicchieri, aprii il frigo e presi la spremuta d’arancia. Oggi ci voleva una colazione molto ricca, era un giorno importante. Charlie si sedette con me e iniziammo a mangiare, c’era silenzio ma non vi era disagio tra di noi, perché abbiamo lo stesso carattere: siamo riservati. Mi decisi a parlare :

- Cosa vorresti per cena? Voglio prepararti qualcosa di speciale. Così mentre io cucinerò ti potrai riposare sul divano e guardare le tue partite. –

- Potresti fare del pesce. L’ho comprato ieri, è in frigo. – Gli risposi, felice di aver trovato qualcosa per farlo contento : - Allora vada per il pesce accompagnato da patate. –

-Bells, io adesso devo andare a prepararmi. Tra un po’ vado al lavoro. Buona fortuna. –

Andai in camera lentamente per far passare il tempo, appena entrata puntai dritto verso l’armadio, dovevo decidere cosa indossare. Problemi da mortali, optai per qualcosa di semplice un jeans scuro, una maglietta a maniche corte e una felpa con la zip, presi le mie All Stars e misi tutto vicino per provare come stava. Bene, ero soddisfatta; mi feci una doccia e poi iniziai a vestirmi. Preparai velocemente lo zaino e scesi al piano di sotto; spostando le tende della finestra cha dava sul vialetto vidi che accanto al mio pick-up non c’era più l’auto della polizia, Charlie era già andato via, ma notai una Volvo nera seminascosta dai cespugli, non riuscivo a vedere chi ci fosse dentro; lasciai perdere e incominciai a cercare le chiavi della macchina, eccole …erano sul tavolo. Mi infilai un giubbotto nero, presi lo zaino e chiusi la porta di casa, dovevo prendere le chiavi di casa sotto lo zerbino e mi bagnai tutta perché iniziava già a piovere. Misi in moto il pick-up, riconoscibile per il suo rombo assordante.

Arrivai in fretta perché le strade erano deserte, il parcheggio della scuola era ancora vuoto, ma rividi la Volvo nera, che avevo visto questa mattina. Ora riuscivo a distinguere colui che era seduto al posto di guida, ma non era un “mostro” che mi seguiva ma un angelo caduto dal cielo.

Mi diressi verso l’edificio della segreteria per annunciare il mio arrivo, una gentile segretaria si accorse subito di me e mi rivolse la parola:

- Isabella Swan, vero? – Annuii, e lei riprese a parlare. – Benvenuta nella Forks High School. Devi compilare dei fogli. – Me li porse, scrissi tutti i miei dati e glieli consegnai.

- Grazie, ecco, qui c’è il tuo orario, una piantina della scuola che ti servirà per i primi giorni, e poi c’è questo foglio, deve essere firmato da tutti i professori con cui avrai lezione oggi. A fine giornata me lo dovrai riportare. Hai capito tutto? –

- Si, non si preoccupi. Buona giornata – E come già Charlie aveva fatto mi disse: - Buona fortuna. – Uscii e guardai l’orario e la piantina per vedere dove sarei dovuta andare; il parcheggio si era già animato e i miei compagni mi guardavano.

*

Ero già arrivato al parcheggio della scuola con i miei fratelli, sapevo che la nuova ragazza stava arrivando. Era frustante sentire in ogni mente degli abitanti di Forks un unico pensiero, il centro di tutto in quel periodo, i più curiosi erano i miei compagni di scuola maschi. Tutti pensavano a lei, ma chissà com’era.

Sentivo il suo odore avvicinarsi sempre di più, una dolce fragranza inebriante per me. I miei occhi stavano diventando di color rosso, avevo sete, sete del sangue di quella ragazza che mi attirava come una calamita; dovevo resistere più che potevo ma il suo odore mi stordiva, sembrava avesse potere solo su di me. Mi sentivo un mostro, avevo paura di cedere; ma io ero convertito a quel tipo di vita, volevo vivere come un vegetariano, avrei combattuto per restare lucido, lei era una mia compagna di scuola e doveva restare tale.

Non sapevo se andare a caccia mi avrebbe potuto aiutare, c’era il pericolo che seguissi la sua scia? Non volevo farle del male, per questo dovevo restarle lontano per un po’. Alice, mia sorella, mi cercò di rassicurare dicendo :

- Ehi, Edward stai tranquillo, andrà tutto bene; io l’ho visto! – Ed io gli risposi dicendo:

- Alice, sai che le tue visioni non sono sempre perfette, ma spero tu abbia ragione. – Alice si avvicinò vicino a Jasper ed Emmett per raccontar loro i miei pensieri, poi Emmett si girò verso di me e mi disse: - Ed, eccola! – Era arrivata e mi stava fissando.

*

Le materie che avrei avuto in ordine erano: inglese, educazione civica, trigonometria, spagnolo, poi una pausa in mensa e per finire biologia II ed educazione fisica, la mia tortura.

Alcuni ragazzi più coraggiosi di altri si presentarono. Erano un gruppetto formato da due ragazze, Jessica e Angela, e da due ragazzi, Eric e Mike, avremmo avuto alcune lezioni in comune. Ma chi mi aveva colpito maggiormente era un gruppo di ragazzi più pallidi di me, erano cinque: due ragazze e tre ragazzi, i più belli che io abbia mai visti, più belli degli dei. Ero come pietrificata dalla loro bellezza, troppo per me, erano alti e muscolosi i ragazzi, agili ed eleganti le ragazze. Uno mi colpì particolarmente: aveva la pelle diafana, fredda e bianca come il marmo, i capelli di bronzo, gli occhi color oro, sembrava quasi irreale, quel sorriso sghembo e i suoi muscoli perfetti che venivano risaltati dalla maglietta. Il suo sguardo era penetrante, attraente, coinvolgente; qualsiasi ragazza avrebbe fatto difficoltà a non notare un essere così divino. Chiesi ai miei nuovi compagni chi fossero, erano i Cullen e precisamente: Edward ed Emmett Cullen, Rosalie e Jasper Hale e Alice, erano stati tutti adottati dal giovane dottore Carlisle Cullen e da sua moglie. Il ragazzo che tanto mi aveva colpito era Edward Cullen, non avrei mai più dimenticato il suo nome. Jessica era una gran chiacchierona ed era molto curiosa di sapere perché continuavo a fissare Edward, che loro chiamavano semplicemente Cullen e non sapevo perché. Mike cercava di essere molto carino e gentile con me, ma non credevo lo sarebbe stato ancora dopo la lezione di educazione fisica che prevedevo si sarebbe conclusa non molto bene per me.

Le ore passarono veloci, a mensa mi sedetti al tavolo con i miei nuovi compagni, Jessica mi aveva quasi obbligata e c’erano anche Mike e Angela. Durante la pausa cercai il suo sguardo, era seduto insieme ai suoi fratelli in un tavolo isolato dagli altri, nessuno di loro mangiava, nessuno parlava, ognuno fissava il vuoto davanti a sé. Anche lui rispose ai miei sguardi, ma i suoi erano infuocati come se provasse disgusto per me, forse non ero abbastanza carina per lui.

Adesso era giunta l’ora della lezione di biologia, avrei dovuto avere un compagno ma già sapevo che Jessica e Mike avevano i loro rispettivi compagni, entrai in aula e dovetti sedermi nell’unico posto libero, quello vicino a Edward Cullen. Mi sedetti e gli porsi la mano per presentarmi e per salutarlo:

- Ciao, io sono Bella Swan. – Aspettai una risposta con la mano rivolta ancora verso di lui, ricevetti un’occhiata infuocata e poi mi disse: - Edward Cullen. – e si rigirò senza più rivolgermi la parola. L’espressione sul suo viso era ancora disgustata, disprezzante, mi domandavo cosa avessi fatto di sbagliato.

Arrivò la fine della giornata e tornai in segreteria per portare il foglio firmato dai professori, e senza volerlo sentì Edward parlare con la segretaria:

- Vorrei poter fare un cambiamento di orario per la lezione di biologia. -

- Mi dispiace ma non è possibile, spero non sarà un problema per te.-

Ma allora aveva davvero dei problemi con me?

Mi diressi verso la mia macchina e lì c’era una sorpresa, una bella sorpresa. Appoggiato al pick-up c’era Jacob, appena lo vidi sorrisi e il suo viso si illuminò come il mio. Mi abbracciò e baciò sulla guancia. Prima che arrivasse Jessica riuscii solo a dirgli:

- Ma tu non vai mai a scuola? – e lui mi rispose – Certo che vado, ma esco sempre in tempo per fare una sorpresa a te! – Come previsto in quel momento arrivò Jessica e mi disse:

- Ciao Bella, hai già fatto amicizia? – ed io: - Lui è un vecchio amico –

- Ero venuta per invitarti questo fine settimana a Port Angeles, avevamo pensato di andare al Luna Park. Sei dei nostri? Puoi portare anche lui se vuoi. –

- Verrò volentieri e porterò anche Jake se vorrà. –

Jacob mi portò a La Push e restai a guardarlo mentre lavorava alla sua macchina, vicino a lui riuscivo a dimenticarmi dei miei problemi e di quelli che forse avevo causato a Edward, anche se ignoravo quali fossero. Di Edward in quel momento mi rimase il ricordo dei suoi occhi, mi avevano folgorato. Jacob era la mia ancora di salvezza, il mio sole che mi donava tutto il calore che possedeva.

*

Ero distrutto per il mio comportamento, mi facevo schifo, avevo trattato quella ragazza malissimo, ma lei non sapeva che era per il suo bene. Forse un giorno mi avrebbe ringraziato. Avevo preso una decisione, non sarei andato a scuola per qualche giorno, avrei visitato una famiglia nostra amica e sarei andato a caccia.

Se solo fossi stato un ragazzo normale, lei sarebbe potuta essere mia amica senza problemi, mi piaceva, era davvero carina. Alice sapeva già quello che sarebbe successo.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Volevo ringraziare le persone che hanno letto la mia fanfiction, ma soprattutto quelle persone che hanno inserito una recensione:

1.writerprincess: mi fa piacere che ti sia piaciuto, sperò di non averti fatto aspettare troppo.

2.___SuRpRiSe___: ecco qui il nuovo capitolo che aspettavi, per chiarimenti sono a tua disposizione.

3.Nossettina: ti ringrazio per essere sincera, cercherò di migliorarmi

4.deni_little_bastard: sono contenta ti piaccia, non dare nulla per scontato sia per Ed che per Jake…vedremo…

E ringrazio anche per avermi aggiunta ai preferiti:

1.deni_little_bastard

2.free09

3.LaBabi

4.___SuRpRiSe___

 

Al prossimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Claire de Lune ***


Nuova pagina 1

Secondo alcune amiche questo è il miglior capitolo finora scritto da me spero che piaccia a tutti voi. Se avete qualche consiglio commentate, anche se non vi piace così lo so. Comunque continuerò a scrivere perché mi sono appassionata nel farlo. Mi scuso per l’attesa ma sono stata occupata con un’altra cosa…ma adesso eccomi qui.

 

3. CLAIRE DE LUNE

 

Era già passato una settimana dal mio arrivo qui a Forks, andavo a scuola più volentieri e iniziavo a conoscere meglio i miei compagni che mi piacevano, forse la mia preferita era Angela perché era riservata, lei non mi faceva mille domande come Jessica e sicuramente avremmo avuto un bel rapporto. Jessica mi lanciava occhiate di curiosità tutte le volte che cercavo intorno a me quei occhi che mi attiravano tanto, che cambiavano colore come un diamante al sole, e mi diceva:

- Cerchi ancora Cullen? Ci sono i suoi fratelli, ma come mai ti interessa tanto? -

- Edward è il mio compagno di biologia, e anche oggi dovrò fare tutto da sola.- mentii.

- Lascia perdere Cullen. Qui non c’è nessuna ragazza carina che possa reggere il confronto con lui, non si interessa mai a nessuna. Comunque non ti credo, so che ti piace! –

Aveva ragione Jessica ma non l’avrei ammesso, la notizia avrebbe fatto il giro per tutta la scuola compreso Edward e i suoi fratelli.

Era ormai una settimana che non si presentava a scuola, vedevo la Volvo ma da quella macchina lui non era più sceso; speravo di vederlo entrare nell’aula di biologia e che si venisse a sedere accanto a me, ma ciò non accadde. I suoi fratelli c’erano tutti, credevo e ne ero convinta che la sua assenza fosse legata al dialogo che avevo ascoltato per sbaglio.

Ero io il suo problema? Cosa avevo potuto fare di sbagliato in così poco tempo?

*

Da un po’ di giorni mi ero trasferito dalla famiglia di Tanya, nostri simili. Ero scappato, forse come un codardo, ma avevo davvero paura di farle del male.

Mi ero convertito da molto tempo ormai, ma non avevo ancora sviluppato il mio autocontrollo ai livelli di Carlisle, che era immune ormai dal sangue umano. Io stavo cercando di crescere, e il gesto era segno di maturità e di volermi prendere delle responsabilità.

Stavo meglio ora, ero andato a caccia e adesso potevo anche tornare a casa. Non avrei avuto più di questi problemi con lei. Non mi sarei più dovuto nascondere. Leggevo nella mente di Alice che aveva capito che stavo per tornare e questo lo rendeva molto felice, perché voleva dire che stavo superando i miei limiti. Salutai i miei amici e partì verso Forks, come sempre feci correre la mia auto; pensai a Bella e mi chiedevo perché non riuscissi a leggere i suoi pensieri. Mi innervosiva questo fatto, solitamente non sopportavo molto dover ascoltare la mente delle persone, era come trovarsi in una strada affollata dove tutti parlano e dov’è c’è molto rumore, ma adesso che volevo sapere cosa lei pensava, il mio potere non funzionava.

Ero talmente soprappensiero che, arrivato a Forks, non mi ero accorto di non aver preso la strada per casa Cullen ma ero arrivato davanti casa sua. ?

*

Questo pomeriggio avrei rivisto la mia migliore amica, Giorgia. La conoscevo da sempre, uno dei pochi buoni motivi per essere qui a Forks; abbiamo un carattere così simile che basta uno sguardo per capirci. L’unica che mi comprendesse veramente e che sapesse tutto di me; tra di noi non c’erano mai stati segreti e mai c’è ne sarebbero stati.

Sarebbe venuta anche lei questa sera a Port Angeles. Qualcuno suonò alla porta ed io mi affacciai alla finestra per vedere chi fosse, era Giorgia ma intravidi anche la Volvo nera e questa volta non erano i suoi fratelli a guidarla ma proprio lui, Edward; che cosa ci faceva sotto casa mia? Era tornato dopo essere sparito in questi giorni. Corsi giù per le scale, quasi inciampando. Andai ad aprire la porta, ma i miei occhi si fermarono su un altro viso; mi sorrideva per la prima volta e non riuscivo a capirlo. Giorgia si accorse delle mie attenzioni per quel ragazzo.

- Ehi Bella, non mi saluti? -

- Scusami, Gio – Le feci gli occhi dolci e mi rispose:

- Stai tranquilla, ho capito. Saliamo in camera tua, così parliamo un po’? – Senza dire una parole andammo nel mio piccolo rifugio.

- Chi era quel ragazzo? – Domandò Giorgia ed io risposi:

- Un mio compagno di scuola, frequentiamo lo stesso corso di biologia. –

- Bella, la verità !? Sai che con me puoi parlare.-

- Si lo so, ma non lo so nemmeno io…E’ Edward Cullen. –

- Ho capito, il fratello di Alice Cullen. –

Le raccontai tutto quello che era successo, ma soprattutto dei dubbi che avevo . Mi sentivo sollevata.

- Ti ricordi di Jacob?-

- Il ragazzo di La Push, certo! –

- L’ho visto il giorno che sono arrivata, era all’aeroporto. Ci siamo visti spesso in questi giorni.-

- Davvero? –

- Solo che…ho paura di piacergli. Lui è un ragazzo carino, è dolce con me. Ma… -

- Ma non sei sicura perché ti piace anche Edward. –

Io arrossii, mi vergognavo un po’.

- Gio, sono troppo confusa. Non cosa devo fare. –

Mi rispose con le parole che forse non volevo sentire:

- Bella, l’unica cosa che devi fare è seguire il tuo cuore; so che è difficile ma solo tu puoi capire ciò che è meglio e lo capirai al momento giusto. Chi ci viene a prendere dopo? -

- Non so, credo che verranno sia Jake che Mike, un mio compagno di scuola. –

Il pomeriggio passò in fretta con le nostre chiacchierate, poi Giorgia ed io preparammo cena e aspettammo che qualcuno arrivasse. Un clacson suonò, era arrivato Jake e subito dopo Mike con Jessica e Angela; gli altri ci avrebbero raggiunto direttamente al Luna Park. Io sarei dovuta andare in macchina con Jacob.

*

Ero a casa e all’improvviso vidi Alice bloccarsi, stava avendo una visione. Rimase con gli occhi persi nel vuoto per qualche minuto, poi riprese i sensi. Aveva un sorriso di chi aveva avuto un’idea, forse per questo si appartò con Jasper.

- Jasper, dobbiamo andare a Port Angeles, questa sera. -

- Perché? E’ arrivato uno di noi? –

- Ma no, cretino! E’ per Edward. Ho avuto un’idea, fidati di me. Tu devi solo convincere gli altri ad andare al Luna Park. Capirai! -

*

In un primo momento girammo tutti uniti, ci divertivamo; io ero felice fino a quando non ci imbattemmo nei Cullen. C’erano tutti tranne Alice, Edward mi guardava e sorrideva; il suo sorriso si spense non appena il suo sguardo cadde sulla mano di Jake, che stringeva la mia. Istintivamente lascia la presa, ma sul volto cristallino di Edward era comparsa una smorfia, lo salutai e se ne andarono verso un’altra giostra. Tutti avevano notato che con i Cullen c’era un altro ragazzo che era molto simile ai loro canoni, lui aveva colpito molto Giorgia, io l’avevo capito. Mi aveva colpito il suo atteggiamento, però mi ricordavo ancora come mi aveva guardata il primo giorno di scuola. La mano di Jacob riprese il suo posto, sulla mia e senza essercene resi conto ci eravamo allontanati dal gruppo, adesso ero sola con lui. Avevo visto preoccupato Jacob quando era arrivato Edward, ma adesso era di nuovo solare come sempre. Mi regalò un peluche, un piccolo lupetto vinto con la sua abilità nell’abbattere le lattine, poi scorgemmo la ruota panoramica e mi pregò di salire con lui. Lo accontentai, la luna splendeva sopra di noi e illuminava i nostri visi che erano sempre più vicini, troppo; tra di noi non vi era una distanza di sicurezza. Si sporse ancora un po’ e raggiunse le mie labbra, le sue erano calde. Resistetti, non volevo cedere ma poi risposi al suo bacio. Era delicato, come se avesse paura che sparissi. Eravamo nel punto più alto della ruota, quando questa si bloccò; mi spostò vicino a lui, mi accolse in un abbraccio ed io ero appoggiata al suo petto, lo guardai nei suoi grandi occhi dolci e si riavvicinò di nuovo alle mie labbra. Questa volta si opposero e si bloccò. Perché l’aveva fatto? Io ero già così confusa e non volevo deluderlo e farlo soffrire. Jacob intuì la mia decisione e mi disse:

- Vorrei pentirmi di averti baciata ma non posso, perché è la cosa più bella che mi sia capitata. -

Le sue parole mi colpivano ancora di più, perché io non sapevo quello che volevo mentre sembrava che lui già sapesse ciò che desiderava.

*

Mi ero diviso dai miei fratelli, avevo bisogno di restare da solo come sempre ero stato. I pensieri mi affollavano la testa, ne avevo fin troppi dei miei e cercavo di non sentire quelli delle altre persone soprattutto di quel ragazzo che teneva Bella per mano. Stranamente un brivido percorse la mia schiena, il mio girovagare avrebbe impedito ad Alice di sapere dov’ero, questo perché nemmeno io ero deciso. Mi fermai a guardare le stelle, erano bellissime questa sera come la luna. Osservandola iniziai ad intonare nella mente la melodia della canzone che preferivo, Claire de Lune. Spostando lo sguardo vidi la cima della ruota panoramica, c’era una coppia raggiunta dai raggi della luna. Era lei, lo splendido viso arrossato, se fossi stato ancora umano il mio cuore avrebbe un sobbalzo, ma ora non si poteva sentire. Lei era troppo vicina a quel giovane. Un ringhio proveniva da dentro di me, se solo avessi potuto dirle ciò che ero. Non si vedeva bene, ma sembrava che la loro vicinanza potesse significare quello che mai avrei voluto immaginare… .

*

Dopo dieci minuti riuscimmo a scendere dalla giostra, e fu un bene siccome si era creato un silenzio che faceva intendere imbarazzo. Lo convinsi ad andare a cercare gli altri, questo perché non volevo restare sola con lui. Camminando vidi un capannone simile a quello del circo, aveva un’insegna banale con una rima ricercata: “ Se vuoi conoscere il tuo destino, devi aprirmi il tuo cuoricino”. Jacob si mise a ridere ma io ero davvero intenzionata ad entrare, forse perché cercavo la verità…potevo anche buttare un dollaro per un po’ di certezze. Entrata dentro vidi subito la veggente, era una bella ragazza e mi sembrava di conoscerla, ma era sicuramente una mia impressione.

- Buona sera… - dissi esitante, lei voleva sapere come mi chiamavo a e risposi:

- Mi chiamo Bella. – e lei:

- Bene Bella, vediamo cosa ti riserva il futuro… -

Mi prese la mano e si paralizzò … poi riprese i sensi e continuò:

Non avrai una vita facile, perché per te ci saranno mille pericoli. Incontrerai un ragazzo che sarà per te irresistibile, vivrai con lui in eterno. Lui sarà il tuo punto di riferimento. – S’interruppe, ma io volevo saperne di più, perciò le chiesi:

- Ma questo ragazzo sarà il mio sole, il mio calore? -

Sorrise e mi rispose:

- No, ma sarà come un diamante al sole. Sarai affiancata sempre anche da un altro ragazzo, un grande amico. – Il mio problema era capire a chi si riferiva, dentro di me forse lo sapevo. La ringraziai e raggiunsi Jake che mi chiese:

- Tutto bene? Ti è stato utile? – ed io: - Credo di sì. –

Finalmente ritrovammo i nostri amici, io presi Giorgia e la pregai di non lasciarmi da sola con Jake. Lui ci riaccompagnò a casa, la mia amica sarebbe restata da me. Quando ero finalmente nel mio letto non smettevo di pensare alle parole che avevo sentito e pronunciando la parola diamante, ero sicura di aver visto nell’ombra il suo viso o forse era la mia immaginazione. .

*

Jasper parlava con Alice, voleva sapere se era riuscita a compiere ciò che aveva progettato.

- Allora, ci sei riuscita? -

- Certo, ho avuto davvero una bella idea. Spero che questo possa servire a Ed. –

- Ma cosa hai fatto? –

- Hai visto quel capannone della veggente? – Jasper annuì.

- Beh, ho chiesto di poter prendere il posto di quella vera, così quando è entrata Bella Swan le ho detto ciò che avevo visto. Ho capito che quei due si piacciono. Spero solo che Edward non se la prenda. –

Nell’altra stanza Edward sentì tutto, sul suo viso un piccolo sorriso.

 

Un ringraziamento a tutti quelli che stanno leggendo la mia fanfiction, e che hanno aspettato pazientemente…un ringraziamento speciale a coloro che hanno anche commentato.

Sweet Girl Susy: tesoro grazie mille…ti sei registrata solo per commentare me…troppi complimenti mi fai!! Ti voglio bene, voglio proprio sapere cosa pensi di questo.

deni_little_bastard: chissà magari un giorno lo sarò davvero, però mi diverto solo a scrivere.

PetaloDiCiliegio: accetto ogni consiglio…grazie mille, ho cercato di migliorare, spero ti piaccia.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Sogno ***


Nuova pagina 1

4. IL SOGNO

 

 

 

Non avrei dovuto correre in quel modo, e poi quella frase che le avevo detto: vorrei pentirmi di averti baciata ma non posso, perché è la cosa più bella che mi sia capitata…sì, era quello che pensavo, ma forse dovevo evitare; perché così aveva reagito peggio del bacio non corrisposto. Dovevo capirlo che era confusa, sicuramente pensava a quel…Edward Cullen, mi dava fastidio, molto fastidio. Lei mi aveva dato diversi indizi, ma io non ero riuscito a coglierli; prima mi aveva parlato di lui durante un “nostro pomeriggio”, poi la reazione che ha avuto quando lo ha visto (subito ha liberato la mia mano perché io avevo preso la sua). Sul momento credevo anche di aver evitato di dirle tante cose che pensavo, ma forse avevo già detto e fatto troppo. Bella era l’unica che poteva decidere, ma non sapevo se avrei accettato solo di esserle amico; perché non era quello che volevo io. In quel momento mi venivamo in mente delle canzoni italiane; ce n’era una in particolare che le avrei voluto dedicare: “ Semplicemente perché questo amore mi taglia nel petto e poi va dritto al cuore, affondano in lacrime i miei pensieri…è forte il bisogno che ho di amare te…

Questi erano i pensieri che affollavano la mia mente, i pensieri di Jacob Black..

 

 

*

 

Nello stesso tempo a Forks anche un’altra persona ripensava agli avvenimenti della sera prima e non era sicura delle scelte fatte. A breve Bella sarebbe salita sulla sua auto per andare a scuola, era nella sua camera con Giorgia e parlava del nuovo ragazzo, amico dei Cullen.

- Hai notato anche tu ieri, al Luna Park, quel ragazzo? – mi chiese Giorgia

- Gio, a chi ti riferisci? –

- Al ragazzo che era insieme ai Cullen. – mi rispose

- Ah, sì…lui. Non so chi sia, sarà un loro amico o parente visto che si assomigliano un po’…sono tutti molto belli con la pelle bianchissima. – Mi ero fermata un attimo poi continuai.

- Perché me lo chiedi? Io non conosco i Cullen meglio di voi. – Lei mi rispose ch’era solo curiosità, io ci credevo molto poco. Intanto stavamo salendo in macchina e Giorgia cambiò discorso e mi domandò:

- Ma dove siete finiti poi tu e Jake? Non ti ho più vista, siete spariti. –

- Siamo andati sulla ruota panoramica e … - La mia amica m’interruppe perché io esitavo a continuare.

- Che carino, romantico…e poi? Cosa è successo? –

- Mi ha baciata, la prima volta non so nemmeno perché ho risposto anch’io, ma poi mi sono opposta. –

- Jacob è un bravo ragazzo, sapevo che ci avrebbe provato ma ti ho vista anche turbata quando hai visto Edward. –

- Non voglio far soffrire nessuno, ma non so se Jake è quello giusto, non si merita questo. Poi mi ha detto una frase bellissima…cavolo ho paura di ferirlo, ho capito che è proprio preso. Dopo sono andata da una veggente, mi ha detto una cosa strana, “sarà il tuo diamante al sole” e ho pensato ad Edward ma non so. –

- Bella, siamo arrivate. Guarda chi c’è che ti guarda! –

Edward era come apparso dal nulla ed ora si trovava vicino alla mia macchina. Era impossibile, da dove era sbucato? Ero sicura di non averlo visto prima, all’improvviso era qui vicino a me. Sorrideva, ed io ero ancora sbalordita per come aveva cambiato atteggiamento. Per la prima volta mi rivolse la parola, i suoi occhi brillavano, bronzei.

- Ciao Bella, sono Edward Cullen; il tuo compagno di biologia, scusa ma l’ultima volta che abbiamo avuto lezione insieme non mi sono presentato. -

- Sì, so chi sei…ciao Edward. – Stavo per andarmene per raggiungere Giorgia, quando Edward mi bloccò, mi trattenne…aveva la mano freddissima, come il ghiaccio, e mi disse:

- Bella, aspetta. Ti accompagno io a lezione. Perché non ti unisci a noi a pranzo? –

Accettai volentieri.

Edward sentì quello che Giorgia pensava…lei era sicura che tutto questo avrebbe mandato Bella in tilt.

Edward ed io ci dirigemmo vero la classe d’inglese e intanto Giorgia aveva incontrato delle amiche.

Era strano vederlo vicino a me a parlarci….non credevo possibile che si sarebbe avvicinato, anche se dopo tutti quegli sguardi potevo sperarlo. Edward era molto curioso, ed io estremamente sincera, era come una calamità, non riuscivo a non aprirmi con lui.

- Come mai sei venuta a Forks? -

- Ehm, sono venuta a Forks perché mia madre si è risposata, e Phil è un allenatore di rugby. Si dovevano trasferire. –

- Ma Phil non ti piace? –

- Phil è carino, e vuole bene alla mamma. Io volevo che lei fosse felice, e così sono venuta a stare da Charlie. –

- Ho capito. Ma per fare felice lei, trascuri la tua felicità. Sei contenta di essere qui? –

- Io … subito non molto, non sopporto la pioggia, mi manca il sole, ma mi ci sto abituando e adesso non è poi così male Forks. –

Sei arrivata … ti aspetto al nostro tavolo a pranzo.- Sparii, così come era arrivato.

Io entrai in classe dove ritrovai Giorgia, era raggiante ma io non credevo ancora ai miei occhi.

Volle sapere tutto, e gli raccontai ciò che mi aveva detto Edward. La domanda che ci ponevamo adesso era perché, perché mi aveva parlato? Perché voleva che mi unissi con lui a pranzo?

Fino a poco fa credevo di disgustarlo e adesso ero a pranzo con lui, anzi io mangiavo lui no. La pausa era già finita, ma non ci saremmo divisi perché c’era l’ora di biologia; tutti gli sguardi erano destinati a noi due, forse perché erano abituati a vederlo solo. Avevamo percorso il tragitto verso la classe senza rivolgerci una parola, c’era imbarazzo e una smorfia era comparsa sul suo viso.

- Ti volevo chiedere scusa per come mi sono comportato. -

- In effetti, non ti ho capito molto bene. Poi oggi ti sei avvicinato…credevo che provassi disgusto per me. –

- Ti assicuro che tu non hai nessuna colpa, sono io il mostro, il disgusto non era per te ma per me. Credimi. – disse questo afferrando la mia mano, e io la stavo quasi ritirando; mi sembrava tutto così strano.

- E’ difficile per me credere, mi spiazzi con il tuo cambiamento di umore. –

- Appena potrò, saprai tutto, anche se non so se sarà un bene per noi. –

Dentro di me pensavo, noi? Aveva usato quella particella così importante, che indica unione ma io non capivo. Edward continuò dicendo:

- Forse non dovremmo essere amici. – Lui notò com’era cambiata la mia espressione e continuò dicendo…

- Non ho detto che non voglio, ma che forse non è giusto. –

- Per capire se è giusto o no bisognerebbe conoscersi…provare a frequentarsi. –

La risposta di Edward forse poteva sembrare un tentativo di cambiare discorso, ma a me sembrava un invito.

- Cosa fai oggi, ti fermi per la lezione di questo pomeriggio sulla filosofia occidentale? -

- Io avevo intenzione di rimanere, mi interessa, l’argomento dovrebbe essere Pascal. Resti anche tu? –

- Si, ti faccio compagnia. –

Il tempo passò velocemente e trovai Edward ad aspettarmi fuori dalla palestra. Era appoggiato con un braccio al muro, la maglietta segnava perfettamente il suo fisico, divino.

- Ciao! Hai combinato qualche altro disastro oggi? -

Bene, già sapeva della mia goffatagine, l’educazione fisica non faceva proprio per me.

- Solo qualche pallonata. – risposi io sorridendo.

Mi scortò fino all’aula dove avremmo avuto la lezione, poi entrati si sedette vicino a me. Ci confermarono che l’argomento era Pascal, il professore iniziò a spiegare. Ogni tanto mi giravo per guardarlo e sempre notavo i suoi occhi fissi su di me e senza accorgemene anche io lo fissavo. Dentro di me sentivo confusione e turbamento; dovevo prendere una decisione, anche se avrebbe potuto far soffrire tre persone. Da una parte c’era Jake e dall’altra Edward. Il mio cuore mi portava da Edward ma la parte razionale sembrava essere convinta che la persona giusta era Jacob. Non sapevo cosa dovevo fare, sentivo di avere un’attrazione quasi magnetica verso Edward e adesso lui si era aperto di più con me. Non volevo rovinare l’amicizia che c’era tra Jake e me, ma sapevo che per lui non ero una semplice amica. Oltre a tutto questo si aggiungeva una vena pessimistica che a volte affiorava in me. Ero convinta di meritarmi una storia normale e semplice, ma sceglievo sempre le strade più difficili da compiere, credevo che il destino mi riservasse sempre le vie più complicate ma non ne capivo il motivo.

Era già passato così tanto tempo da quando la lezione era iniziata che Edward mi richiamò dalla realtà, la sua mano gelida toccò la mia.

- Ehi, Bella. Guarda che la lezione è finita. Ti posso accompagnare a casa? -

- Cosa?? Ah….scusa, mi ero persa tra i miei pensieri. –

- Allora, andiamo? – Presi lo zaino e vidi che Edward era già sulla porta che mi aspettava, la teneva aperta per me. Ci dirigemmo verso l’auto e intravidi Giorgia, seduta sulla scalinata fissava un ragazzo e sembrava stesse ascoltando qualcosa ma ancora non sapevo di cosa si trattasse. Per questo motivo mi avvicinai a lei, Edward mi aspettava vicino al mio pick up; subito capii che stava guardando, era il ragazzo nuovo amico dei Cullen. All’improvviso alle mie orecchie arrivò una straordinaria melodia che sembrava provenisse proprio da lui, ora avevo capito da cosa era tanto attirata. Il ragazzo del Luna Park era seminascosto ma riuscivo a vederlo abbastanza bene da riconoscerlo. Come tutti i Cullen era alto, bello ma la caratteristica che più gli accomunava era la pelle diafana, era meno muscoloso degli altri. I capelli erano lunghi, mossi, neri come la pece; a differenza degli altri sul suo viso erano visibili le sue emozioni, sembrava quasi non fosse consapevole della sua bellezza. Lasciai Giorgia lì, era ipnotizzata dalla sua musica come se vedesse molto di più quello che il fascino di quel ragazzo. Volevo aiutarla, come sempre lei faceva con me. Tornai da Edward perché ero decisa a chiedergli notizie perché Giorgia era la mia migliore amica.

- Edward, posso chiederti una cosa? –

- L’hai appena fatto – e si mise a ridere poi continuò – dai, chiedimi pure. –

- Chi è quel ragazzo che era con voi al Luna Park ? – Negli occhi di Edward comparvero le varie immagini della serata, si ricompose e rispose a Bella:

- Ah, si. E’ un mio amico, è come un fratello per me. Si chiama Blaise, ha origini italiane ed è venuto per restare. Ma toglimi una curiosità tu adesso….- Edward si interruppe, non voleva mostrare quanto fosse importante per lui quella domanda, trovò il coraggio e continuò – come mai ti sei interessata? –

- Non è per me, è per la mia migliore amica, la vedi quella laggiù…si chiama Giorgia, ed è rimasta folgorata dal tuo amico.-

- Me ne sono reso conto. Lui è davvero speciale, sicuramente la tua amica avrà apprezzato la sua bellezza. –

- Ti sbagli questa volta, è rimasta colpita dalla sua voce d’angelo che ha, l’ha sentito cantare. –

Cambiammo il discorso e tornammo a parlare di noi. Ci eravamo messi ad ascoltare insieme la musica dal mio ipod e intanto ci conoscevamo meglio, scoprimmo che le nostre canzoni preferite lo erano anche per l’altro. Si era creata un’intimità, il tempo passava ma noi restavamo lì, seduti su quella panchina. Ancora una volta mi chiese scusa, prendendo tra le sue la mia mano, nella mia testa rimbombava ancora la sua frase “ non dovremmo essere amici “ però poi lui era lì accanto a me. Vedemmo un’auto avvicinarsi, io subito la riconobbi ed ebbi la certezza che fosse Jacob…mi aveva vista ma poi svoltò bruscamente per cambiare direzione. Sul suo viso olivastro ero sicura di aver visto qualcosa brillare, come una lacrima. Adesso me ne sentivo colpevole.

Dopo che passammo tutto il pomeriggio insieme, Edward mi accompagnò a casa e guidò lui il mio pick up. Mi accorsi che eravamo arrivati prima del previsto dopo di che mi salutò e se ne andò. Ancora non sapevo che lo avrei rivisto presto, in un sogno.

 

 

*

 

Dopo aver passato tutto il giorno con lei ero tornato a casa, adesso avvertivo il bisogno di starle vicino, perché ero come in astinenza dalla mia qualità preferita di droga. Non era passato molto tempo, ma io mi chiedevo cosa stesse facendo, sicuramente stava mangiando, al contrario di noi. Avevo una lunga notte davanti, non avevo problemi perché io non dormivo, mai.

Erano le dieci quando mi diressi verso casa sua, in breve raggiunsi casa Swan; mi accertai che non fosse sveglia, le luci della sua camera erano tutte spente quindi mi presi coraggio e mi arrampicai alla finestra.

Bella era sdraiata sul letto, dormiva ma il suo sonno era agitato, molto. Mi ero seduto su una sedia vicino a lei, avrei voluto sapere cosa stesse sognando ma su lei il mio potere non funzionava. Così all’improvviso lei iniziò a parlare nel sonno, ma solo a tratti capivo qualcosa…parlava di una luce nella foresta, poi fece il mio nome ed era strano ma bello sentir dire “Edward” da lei con stupore. A cosa stava pensando? Chissà perché mi aveva nominato? Non mi stancavo a guardarla, anche se sapevo che quando me ne sarei andato la mia astinenza sarebbe aumentata. Questa notte avevo capito che si capisce di amare veramente una persona quando si può passare tutta la notte a guardarla mentre dorme.

Un piccolo bacio al buio, e poi andai via da dove ero arrivato.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=330280