Otayuri~Heartbeat

di Al3c
(/viewuser.php?uid=978997)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Captolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Yuri Plisetsky ha ottenuto 200.97 punti nel libero! Il suo punteggio finale supera quello di Katsuki di 0.12 punti, portandolo all'oro!»

Ce l'avevo fatta. Avevo vinto l'oro. Avevo dimostrato al mondo quanto valevo, battendo il record di Yuuri e di Victor.
Quando la musica finì mi lasciai cadere sulle ginocchia, mentre le lacrime iniziavano a scendere, come un fiume in piena. Non potevo crederci.
La folla era in delirio e sentivo il mio nome urlato da tutte le parti, eppure non osavo alzare lo sguardo verso il pubblico.
Cercai di asciugarmi il viso e finalmente rivolsi lo sguardo verso la folla.
Milioni di visi sconosciuti mi sorridevano e mi guardavano.
C'era chi applaudiva, chi urlava, chi piangeva, chi abbracciava il proprio vicino.
Tentai di individuare qualche faccia conosciuta, e vidi Victor che applaudiva. Sentii l'orgoglio crescermi nel petto e non riuscii a trattenere un sorriso vittorioso. Gli avevo dimostrato la mia forza, e avevo anche battuto quel porcellotto del suo Yuuri.
Mi alzai in piedi e il mio sguardo fu colpito da un altro viso.
Otabek Altin, il concorrente kazako che si era avvicinato a me l'altro giorno, mi sorrideva, e teneva il pollice alzato, come per confermarmi che fosse andato tutto bene.
Sentii qualcosa muoversi nel mio petto e alzai una mano per rispondere al gesto in qualche modo, ma proprio in quel momento Yakov, il mio coach mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla pista. Fui letteralmente sommerso dalla folla, tutti mi facevano domande, a cui risposi in maniera monosillabica.
Durante la premiazione e la consegna delle medaglie cercai con lo sguardo Otabek, ma non lo vidi.
Quando finalmente riuscii ad uscire dallo stadio venni nuovamente investito da una folla di gente che si congratulava con me, ed io tentai invano di allontanarmi.
Quando tornai in hotel erano le tre di notte.
Dovevo ancora metabolizzare la notizia della vittoria, e infatti rimasi sveglio altre due ore.
Dato che non riuscivo assolutamente a dormire mi alzai dal letto per fare una doccia.
Mentre lasciavo scorrere l'acqua sul mio corpo, le lacrime ripresero a scendere.
Sfogai tutte le emozioni che avevo tenuto a bada durante quei giorni di gare e allenamenti, e dopo davvero molto tempo mi sentii leggero.
Ormai il peso della gara era andato, e così la mia smania di battere Yuuri. In quel momento non provavo nemmeno più rancore verso di lui, ne verso nessun altro, sentivo solo qualcosa in fondo alla mia coscienza, che però non riuscivo a spiegarmi.
Quando mi calmai finii di lavarmi ed uscii dalla doccia, con un asciugamano legato in vita e uno avvolto in testa a mo di turbante. Mi buttai s letto a faccia in giù e rimasi un po li fermo. 
Nonostante tutto continuavo a non avere sonno, e la cosa iniziava ad infastidirmi.
Mi era capitato di non riuscire a dormire prima di una gara importante,  ma mai dopo.
Rassegnato presi l'asciugamano che avevo in testa e iniziai a strofinarmi i capelli biondi.
Se non li avessi asciugati mi sarei preso un raffreddore terribile, e non ne avevo proprio voglia.
Nonostante lo sport avesse un po irrobustito il mio fisico avevo una salute piuttosto cagionevole, era sempre stata una mia caratteristica (che stranamente non sopportavo).
A distrarmi dai miei pensieri fu il rumore di qualcuno che bussava alla porta.
Ormai erano le cinque di mattina, chi poteva essere?
Mi alzai ed andai ad aprire, per ritrovarmi davanti Otabek.
Il ragazzo mi guardò con un espressione strana, e solo allora ricordai di aver indosso solo un asciugamano.
Sentii le mie guance andare in fiamme e mi coprii istintivamente con le mani.
Otabek aveva un espressione sempre più confusa, ed esordì con un «Hey, amico»
Io per tutta risposta feci un passo indietro e mi passai una mano tra i capelli
«Ehm...che ci fai qui?»
Il ragazzo prese il mio gesto come un invito ad entrare, infatti mi seguì e si andò a sedere sul letto.
«Sono venuto a congratularmi con te. Mi pare ovvio»
Cercai di dire qualcosa di intelligente, ma era come se mi mancassero le parole. L'unica cosa che uscì dalla mia bocca fu una specie di "grazie" poco convinto.
Lui però non si diede per vinto.
«Deve essere stato molto emozionante, vero? Ti ho visto piangere non appena finita l'esibizione. Certo, tu sei molto giovane, probabilmente senti ancora di più la pressione della gara..e in più c'era anche quell'altro Yuuri...»
Sembrava un fiume in piena. Continuò a parlare per almeno quindici minuti, senza mai smetterla e senza neppure darmi il tempo di rispondere. L'unica cosa che potei fare fu mettermi sul letto, vicino a lui, e ascoltarlo.
Stranamente non mi sentivo a disagio con lui, anche se non ci eravamo visti molte volte.
Mi era sembrato stranamente amichevole quel giorno, quando mi aveva "salvato" dalle mie fan con la sua moto.
Una frase che mi aveva detto quella sera mi era rimasta impressa nella mente.
"Avevi gli indimenticabili occhi di un soldato"
Ero rimasto parecchio a pensare al significato di quella frase.
Di solito la gente mi ricorda per altre cose...i miei occhi sono l'ultima cosa che guardano. Eppure...
«Yuri. Mi stai ascoltando?»
Otabek mi stava osservando.
Mi misi a sedere accanto a lui e annuii.
«S-si! Certo»
Il ragazzo sembrò dubbioso
«Mh..senti...ma che ci facevi sveglio a quest'ora della notte?»
Non seppi subito cosa rispondergli. In effetti era parecchio stupido non riuscire a dormire dopo una gara, ma non potevo farci nulla.
«Ecco...Non riuscivo a dormire. So che è stupido, se provi solo a prendermi in giro ti arriva un calcio in testa»
Probabilmente il ragazzo trovò quest'ultima frase molto divertente, perché si mise subito a ridere.
«Sembri un gattino arrabbiato. E comunque sta tranquillo, anche a me è capitato alcune volte...è perfettamente normale»
Avrei voluto ribattere che io non sembravo affatto un gattino, ma preferii non iniziare una discussione.
Lui mi sorrise, e io sentii di nuovo quella sensazione nel petto. 
Tirai su le gambe e appoggiai il viso sulle mie ginocchia, iniziando a guardare il muro, quando lui mi appoggiò la mano sulla schiena.
Io sussultai. Non mi aspettavo quel contatto.
Mi girai verso di lui con aria interrogativa.
«Credo che tu non riesca a dormire perché sei teso. Hai provato ad ascoltare della musica  o qualcosa del genere?»
Io scossi la testa.
Non ci avevo pensato in effetti.
Otabek mi sorrise di nuovo. 
«Ti consiglio di provarci. E mettiti dei vestiti, si vede tutto»
In effetti l'asciugamano lasciava ben poco all'immaginazione.
Io arrossii di nuovo e mi affrettai a cercare i miei pantaloni del pigiama.
Dopodiché tornai sul letto e presi le cuffie.
Il ragazzo si alzò.
«Beh, io vado. A domani Yuri.»
Prima che uscisse lo presi per un polso e lo fermai. Non so perché lo feci.
«Aspetta. Rimani qui finché non mi addormento. Magari poi la musica non funziona e non riesco a dormire di nuovo..»
Otabek alzò le spalle e tornò a sedersi sul letto.
«Come vuoi»
Io, un po confuso dalle mie stesse azioni, mi infilai le cuffie nelle orecchie. Dopo poco lui si girò verso di me.
«Che musica ascolti?»
Gli feci cenno di avvicinarsi, e gli diedi una cuffia.
Lui si sdraiò vicino a me, e io arrossii per la terza volta. Ero davvero vicino a lui.
Passò del tempo, ma comunque non riuscivo a prendere sonno. Improvvisamente Otabek mi mise una mano sul fianco e mi avvicinò a lui, in modo che il mio viso fosse praticamente appoggiato sul suo petto.
«Vediamo se così riesci a dormire...»
Ero veramente spiazzato dal suo gesto. Il mio cuore  batteva così forte che avevo paura che lui lo sentisse. Non ero per niente abituato al contatto fisico.
Quasi sussultai quando lui cinse il mio corpo con le braccia e iniziò ad accarezzarmi i capelli.
Che stava facendo?
Era strano.
Eppure non sentivo il bisogno di ribellarmi, anzi, mi piaceva quella sensazione.
Dopo poco il mio cuore si calmò ed io chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla musica.
Mi addormentai così, fra le braccia di un ragazzo che solo poche ore prima era stato mio avversario.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Captolo 2 ***


Le settimane seguenti alla finale le passai in compagnia di Otabek.
Si era rivelato un ottimo amico, e passare del tempo con lui era piuttosto piacevole.
Nonostante all'apparenza sembrasse un duro era una persona piuttosto gentile, anche un po timida a volte.
Mi parlò un po della sua vita ed io, forse per la prima volta, gli parlai della mia.
Non mi ero mai aperto tanto con qualcuno, ed era strano farlo con una persona che conoscevo da così poco, ma con lui mi sentivo a mio agio.
Gli parlai di mio nonno, di come avevo iniziato a pattinare, e della mia scommessa con Victor.
Un giorno mi fece fare il giro della città sulla sua moto, ma dovetti vestirmi come un rapinatore per non farmi riconoscere dalle fan, che erano diventate più ossessive di prima.
Victor e il porcellotto, dal canto loro, non sembravano affatto abbattuti dalla mancata vittoria, e non perdevano un occasione per fare gli sdolcinati.
Una sera insistettero che tutti noi finalisti andassimo fuori a mangiare, per celebrare la fine della competizione.
Io ovviamente non ci sarei andato, ma non volevo lasciare Otabek in balia di quegli idioti, quindi mi presentai al ristorante.
Victor parlò tutta la sera con Yuuri, ignorando il resto del gruppo e lasciando campo libero a quel pallone gonfiato di JJ.
Dato che nessuno voleva sentire le sue gesta eroiche cercai di trovare un modo per svignarmela.
Purtroppo uscire dal ristorante avrebbe significato altri assalti da parte delle fan, e quindi no grazie.
Sbuffai e mi appoggiai allo schienale della sedia. Non c'era modo di uscirne.
Proprio in quel momento JJ, che stava gesticolando come un idiota, mi fece cadere sui pantaloni un bicchiere di vino.
«Che cazzo fai idiota??»
Otabek fu abbastanza svelto da afferrarmi per il colletto della camicia ed impedirmi di tirargli un calcio in testa.
Mi misi ad imprecare mentalmente, perché avevo i pantaloni e parte della camicia completamente macchiati di vino.
JJ non si scusò nemmeno, e quel porcellotto di Yuuri ebbe anche la faccia tosta di ridere.
Avrei voluto spaccargli un piatto in testa.
Otabek invece, sempre tenendomi per la camicia, si rivolse a me.
«Yuri, il mio hotel è qui vicino. Se vuoi posso prestarti dei vestiti»
Era ovvio che non avrebbe potuto prestarmi nulla. Era alto almeno quindici centimetri in più di me, e le sue spalle erano larghe il doppio delle mie.
Ma col cavolo che restavo al ristorante con quei beoti.
«Va bene. Andiamo»
Mi alzai, e ci dirigemmo verso l'uscita. Lui salì sulla moto e io feci per mettermi dietro di lui, ma Otabek mi fermò.
«Hai tutta la camicia bagnata, se stai dietro ti arriverà l'aria addosso e prenderai freddo»
Io, un po in imbarazzo, salii davanti, mettendomi praticamente sulle sue ginocchia.
Sentii il suo addome a contatto con la mia schiena e appoggiai le mani vicino alle sue, sul manubrio.
La moto partì, ed io chiusi gli occhi, cercando di calmarmi.
Il cuore mi batteva a una velocità decisamente maggiore del normale, e non riuscivo a spiegarmi il perché.
Il mento di Otabek era poco sopra la mia spalla, e potevo sentire il suo respiro nell'orecchio.
Non avevo mai amato il contatto fisico.
Ma, per la seconda volta in poche settimane, non provai il desiderio di scostarmi.
Quando riaprii gli occhi eravamo già arrivati.
Otabek scese dalla moto, ed io feci lo stesso.
L'hotel non era molto diverso dal mio, e neppure la camera. Era solo più ordinata (in camera mia c'erano vestiti ovunque).
Mi appoggiai al muro e guardai Otabek che frugava nell'armadio.
«Mh...l'unica cosa che potresti mettere è una mia felpa...ma ti starebbe comunque grande...»
Io alzai le spalle. Non mi interessava particolarmente che cosa avrei indossato, mi bastavano dei vestiti asciutti.
Otabek, interpretando il mio silenzio come un assenso, mi lanciò in testa una felpa grigia.
Io mi svestii, rimanendo in mutande, e me la misi. Mi stava enorme, ma non era un problema.
«Beh, non posso certo uscire vestito così. Vorrà dire che non potrò tornare al ristorante. Peccato»
Otabek rise e si sedette sul letto.
Neppure lui sembrava dispiaciuto di non poter tornare dagli idioti.
«Ti va di giocare un po alla play? Non c'è molto altro da fare...»
Annuii. Era da tanto che non giocavo ai videogiochi.
Lui iniziò ad accendere la tv e a collegare tutto, ed io mi sedetti sul letto, prendendo un controller.
Poco dopo Otabek mi raggiunse, dopo aver messo il cd di un gioco di macchine che non conoscevo.
All'inizio feci davvero schifo. Non riuscivo neppure a rimanere sul tracciato, e questo sembrò divertire molto il mio amico, ma dopo poco iniziai a prenderci la mano.
Dopo un ora riuscii finalmente a battere Otabek, e gli tirai un cuscino in testa. Mi ero un pochino esaltato. Non c'è bisogno di dire che il tutto finì in una piccola lottta, da cui ovviamente Otabek uscì vincitore, con me in spalla come un sacco di patate.
Quando mi lasciò scendere avevo il viso tutto rosso e i capelli spettinati in una maniera assurda. Nel vedermi in quello stato lui scoppiò di nuovo a ridere, contagiando anche me.
Ci ritrovammo a ridere come due idioti, quasi fino alle lacrime, e ogni volta che ci guardavamo ricominciavamo di nuovo a ridere. 
Quando finalmente riuscimmo a smettere io mi lasciai cadere all'indietro sul letto.
«Sembri ancora di più un gattino con quella felpa»
Feci una smorfia. Io non sono un gattino. Io sono una tigre. Ma probabilmente Otabek si divertiva ad usare quell'appellativo, quindi non mi lamentai.
Rotolai su un fianco e lo guardai. Era strano avere un amico. Non mi ero mai divertito così da parecchio tempo.
Mi sentivo bene.
Chissà se anche lui si sentiva così.
«Yuri..sei presente? Terra chiama Yuri» 
Mi agitò una mano davanti al viso per riscuotermi dai miei pensieri.
«Sei stanco? Puoi anche dormire se vuoi...»
Non ci avevo pensato. Non sarei potuto tornare nel mio hotel per dormire. 
Scossi la testa e mi tirai su.
«No no. Non sono affatto stanco. Ti va un altra partita?» 
Presi il controller.
Ricominciammo a giocare, e continuammo per parecchio.
Persi completamente la cognizione del tempo, e ad un certo punto mi addormentai, sdraiato addosso ad Otabek. 
Sarebbe stato molto meno imbarazzante se lui non mi avesse fatto una foto mentre dormivo.
Non era affatto una posizione consona! Avevo la testa sulle sue gambe, con il viso rivolto verso di lui, le gambe leggermente aperte ed entrambe le mani li in mezzo, vicino alle cosce. Per mia fortuna (e anche sua) non aveva pubblicato la foto, quindi feci in tempo a cancellarla. Ma non ero sicuro del fatto che non l'avesse inviata a nessuno.
Quando mi svegliai fui così preso dal cancellare la foto che dimenticai dove mi trovavo.
Poi mi venne in mente che forse avrei dovuto avvisare almeno qualcuno che avrei passato la notte da Otabek.
Presi il telefono.
23 chiamate perse.
«Merda!!»

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3639108