La Festa del Sole e della Luna
Parte I
Si guardò attorno meravigliata,
ammirando i lampadari di cristallo, i drappeggi d’oro, i fiori, le grandi
tavolate imbandite, i musici e gli ospiti riccamente vestiti. Sembrava che lo
spettacolo non finisse mai e lei restò affascinata da tanta bellezza. Aveva
dieci anni ed era la prima volta che poteva entrare nel grande salone che
veniva aperto una volta all’anno, in occasione di quel giorno speciale.
Kara Zor-El indossava
il vestito bianco e oro della sua casata, sul petto aveva intessuto lo stemma
araldico e i capelli color del grano maturo erano trattenuti da una piccola
treccia che simboleggiava la sua prima volta alla Festa del Sole e della Luna.
In più, quel giorno, era anche il suo
compleanno. Dieci anni prima sua madre l’aveva data alla luce e lei era
diventata il Sole della famiglia El.
“Kara, hai
dimenticato il bracciale!” Alex, la sua dama di compagnia, di qualche anno più
grande, la raggiunse correndo e le tese un bracciale con intarsiato il
risplendente astro, un regalo di sua madre.
“Grazie.” Disse educatamente, ma
senza riuscire a distogliere lo sguardo dallo splendore della sala. Alex fece
un sorriso divertito nel vedere la sua espressione rapita.
“Chiudi la bocca o potrebbe entrarci
un incantesimo.” Le ricordò e la ragazza obbedì prontamente anche se aveva
studiato a sufficienza magia, politica e storia per sapere che nessuno avrebbe
usato un incantesimo il giorno del Sole e della Luna.
Poco distante i suoi genitori
parlavano con i sovrani El: Jor-El
e Lara Lor-Van. Poco distante Kal, suo cugino, stava
chiacchierando con una ragazza, doveva trattarsi di Lois della famiglia Lane,
una nobile casata da sempre alleata e fedele agli El.
“Credi che danzeranno assieme?”
Chiese Kara indicando i due giovani ad Alex. Danzare
assieme in quel giorno di festa era una promessa tradizionale che vincolava
tutti i presenti come testimoni preannunciando il matrimonio della coppia.
“Probabile, lei è una valente
guerriera e lui sta diventando forte e abile nell’intessere incantesimi.” Alex
fece un sorriso, dall’alto dei suoi tredici anni era sicura di saperne di più
della bambina che aveva accanto. “E poi si piacciono.” Aggiunse infatti con
aria divertita.
“Bleah!”
Disse subito Kara facendo una smorfia e distogliendo
lo sguardo per fissarlo su dei vassoi di cibo. Veloce passò tra gli invitati
raggiungendo degli involtini di cui andava pazza, la magia richiedeva energia e
lei aveva passato l’intero giorno precedente a fare esercizi di levitazione.
Riempitasi la bocca e le mani di cibo si guardò attorno cercando Alex, ma i
suoi occhi furono catturati dalla porta che dava sull’esterno. Aveva tutta
l’intenzione di esplorare quel misterioso giardino che, come il salone, le era
stato precluso fino a quel giorno. Lanciò uno sguardo attorno a sé e, vedendo
che Alex era impegnata in una conversazione, corse oltre il grande arco di
pietra e sparì tra i cespugli e la vegetazione.
Una volta fuori vista si mise a
camminare lungo un sentiero di pietra bianca. Vi erano torce ed eleganti
fontane oltre che fiori e siepi ornamentali, ma nessuno, tra gli invitati, era
ancora uscito dal salone della Festa. Kara alzò gli
occhi verso il cielo osservando il miracolo di quella ricorrenza speciale: nel
cielo vi erano solo le stelle, la Luna e il Sole non si mostravano per
ventiquattro ore. Un giorno in cui non si potevano compiere magie e nel quale
qualsiasi azione ostile veniva sospesa: un giorno di pace e festa.
Camminò per qualche minuto e dopo
essersi resa conto che non vi era nulla di interessante in quel posto si voltò
per tornare indietro, ma udì qualcosa di sommesso e strano che la bloccò. Tese
le orecchie desiderando di poter richiamare l’incantesimo dell’udito, ma
conscia che ciò era impossibile quel giorno, allora si mosse, piano, cercando
di cogliere la provenienza di quel suono.
Procedette concentrata fino a quando
non si ritrovò davanti al muro di confine che separava il salone della festa
degli El da quello dei Luthor,
famiglie che un tempo avevano condiviso quel giorno speciale con brindisi e
feste, ma che ora si guardavano in cagnesco e avevano costruito un muro tra i
loro saloni della Festa per provare la propria reciproca avversione.
Il suono arrivava dall’altra parte,
ovattato e distorto dall’incantesimo intessuto dagli El
nel muro d’acciaio il giorno in cui era stato innalzato dai Luthor:
magia e scienza si scontravano nel cuore delle due famiglie eppure si univano
nel dividerle.
“C’è qualcuno?” Chiese, Kara, tendendo l’orecchio e sentendo il suono interrompersi
bruscamente. Era quasi sicura che qualcuno, dall’altra parte del muro, stesse
piangendo. “Perché piangi?” Domandò ancora, perplessa da quell’anomalia in un
giorno di festa.
“Non sto piangendo.” Ritorse la voce,
malgrado la leggera distorsione a parlare era chiaramente una bambina. Kara sorrise a quell’evidente bugia.
“Io piango quando mamma mi sgrida.”
Ammise e sentì un sospiro giungere dall’altro lato.
“La mia mamma ha detto che sono
stupida e debole e che il vestito per la festa mi sta male, dice che non rendo
onore alla mia famiglia.” Kara sgranò gli occhi
davanti a una simile rivelazione: a lei nessuno, mai, aveva detto cose simili.
“Non è una cosa carina da dire…”
Disse. “E sono sicura che non sia vero.” Aggiunse, poi, convinta.
Dall’altra parte non giunsero
risposte allora Kara si sentì spinta a riempire il
vuoto. “Oggi è il mio compleanno, sai?”
“Davvero? È anche il mio compleanno…”
“Forte! Possiamo festeggiare assieme,
allora!” Disse felice, appoggiando le mani al muro e percependo il freddo del
metallo incontrare il caldo della magia.
“Credi davvero?” Chiese la bambina
sconosciuta.
“Sì, anzi, ho un regalo per te: e
viene dal cielo.” Con un ampio sorriso si tolse il bracciale e poi lo gettò
oltre il muro. Sentendo il tonfo giungere dall’altra parte annuì, soddisfatta.
Sentì i passi della bambina muoversi tra quello che immaginava essere un
giardino simile a quello in cui era lei, poi ci fu il silenzio. “Non ti piace?”
Chiese, delusa dalla mancata reazione.
“È bellissimo…” Disse però la bambina
dall’altra parte del muro e Kara sorrise felice. I
suoi occhi però colsero un movimento nel giardino e lei si allungò per vedere
oltre la siepe nella quale si era infilata per toccare il muro.
“La mia dama di compagnia mi ha
trovato, devo andare.”
“Aspetta!” La richiamò però la voce e
un istante dopo un piccolo oggetto luccicò nel cielo notturno per poi ricadere
poco lontano dai suoi piedi. “Anche io ho un regalo per te e viene dal cielo.”
Mormorò la bambina.
“Wow!” Disse Kara
raccogliendo il ciondolo in argento a forma di Luna sul quale era incastonato
quello che sembrava essere uno zaffiro.
“Siamo amiche, ora?” Chiese la voce
dall’altra parte del muro, titubante e incerta.
“Sì!” Rispose gioiosa Kara.
“Credi… credi che potremmo rivederci
il prossimo anno? Qui?”
“Ci sarò.” Promise lei, poi vide Alex
avvicinarsi ancora, sul viso aveva l’aria di quando era pronta a farle una
ramanzina. “Devo andare, ciao!” Mormorò poi scappò, un largo sorriso sulle
labbra. Al suo collo, nascosto sotto l’elegante abito, ora vi era un piccolo
ciondolo d’argento.
***
Erano passati quindici anni da quando
Kara aveva partecipato alla sua prima Festa del Sole
e della Luna, molte cose erano cambiate da allora. La guerra aveva infuriato,
spingendo la famiglia El contro i suoi nemici, i Luthor, scienza e magia avevano divorato i campi di
battaglia e Kara aveva dato prova di essere una
valente guerriera. Ora sulle spalle, sopra l’abito bianco e oro, portava il
mantello bianco dall’interno rosso, segno del suo valore in battaglia,
trattenuto dal simbolo degli El che spiccava dorato
sul suo petto.
La guerra però era finalmente finita,
Kal, in un’epica battaglia, era riuscito a catturare Lex e Lillian Luthor,
mentre Lena Luthor era stata obbligata a consegnarsi
come ostaggio, quando i suoi alleati erano tornati strisciando dagli El chiedendo il perdono reale.
Kara pensò alla più giovane dei Luthor, l’aveva incontrata spesso in battaglia o almeno
l’aveva vista da lontano, mentre dirigeva le macchine dei Luthor
con grazia e intelligenza, più spesso di quello che avrebbe voluto ricordare, Kara, era stata obbligata a far ripiegare le forze che
guidava per non rimanere schiacciata dalla sua abilità.
Quel giorno si sarebbero incontrate
senza che lo scopo fosse cercare di sopraffarsi e sarebbe stata la prima volta.
La sala era colma di nobili,
l’eccitazione era palpabile, era la prima Festa del Sole e della Luna dopo
quindici anni che non avrebbe visto, l’indomani, il ritorno al fronte e alla
guerra.
“È arrivata?” Chiese la sua
inseparabile dama di compagnia, sopraggiungendo e guardandosi attorno con aria
tesa. Alex dei Davers l’aveva seguita in ogni
battaglia, era stata il suo inseparabile braccio destro, colei che sapeva
consigliarla in ogni situazione, spronandola ad agire o suggerendole prudenza,
si era esposta molte volte per salvarle la vita eppure ora era tesa e
preoccupata come una bambina. Kara sorrise, ben
consapevole di chi fosse all’origine di un simile sentimento.
“La famiglia Sawyer
non è ancora stata annunciata.” Disse e vide la ragazza districarsi tra
delusione e sollievo. “Dovresti chiedere a Maggie di danzare questa sera.”
“Come? È? Nooo…”
Kara alzò un sopracciglio divertita e vide la ragazza
arrossire.
“Avete condiviso i pericoli del
fronte, entrambe avete dimostrato di saper guidare le truppe, di saper lottare
e vincere. Credo anche che vi siate dichiarate i sentimenti che provate una per
l’altra. Perché ora hai paura che non accetti di danzare con te?”
“Mmm…”
Disse solo Alex, mentre lanciava occhiate tese verso la grande porta da cui
entravano le famiglie.
Kara, invece, guardò verso l’arco del
giardino, la barriera d’acciaio era stata abbattuta e la magia dissolta.
Sorrise ricordando come, anno dopo anno si era seduta con le spalle contro il
muro chiacchierando con la sua amica dall’altra parte.
Non si erano mai presentate ed erano
state attente a non parlare della guerra che, era ovvio, le vedeva avversarie,
eppure, né lei né la sua amica, erano mai mancate all’appuntamento. Si erano
scambiate pensieri e sentimenti, confortandosi, a volte piangendo insieme, altre
ridendo fino alle lacrime.
Erano stati momenti unici: lì, contro
il muro freddo, accarezzata dalla calda magia, Kara
aveva potuto parlare delle proprie paure, delle proprie incertezze ed era stata
ascoltata, confortata oppure incoraggiata, mentre a sua volta aveva potuto fare
lo stesso per l’altra ragazza, apprezzando di poter essere d’aiuto ad un cuore
diverso eppure affine al suo.
La barriera però, non esisteva più,
il padiglione della Festa dei Luthor era spento e
chiuso, perché tutti coloro che l’avevano abitato fino all’anno prima ora erano
lì a festeggiare con i vincitori, facendo a gara per apparire come i più fedeli
e leali servitori degli El.
Kara si chiese come sarebbe stato incontrarla
davvero. Si sarebbero piaciute o, tolta quella mistica divisione, tra loro
sarebbe nato l’imbarazzo del non conoscersi affatto?
“La Luthor!”
Sibilò allora Alex posandole una mano sulla spalla e attirando la sua
attenzione.
Il grande salone si fece silenzioso
mentre una sola donna avanzava, il mento alto, le spalle tese e gli occhi,
fieri, fissi davanti a sé, rivolti verso coloro che avevano sconfitto la sua
famiglia: i sovrani El.
Kara non poté fare a meno di ammirare la
linea decisa del suo viso, i lunghi capelli scuri che entravano in contrasto
con la pelle chiarissima.
Lena Luthor
era bella come sempre e incedeva nobilmente, avvolta da un abito viola avvolto
da veli azzurri e decorato da fili d’oro. Non aveva indossato il verde dei Luthor e quello era un primo segnale forte. Kara non l’aveva ancora incontrata, ma Kal
sì e diceva che la ragazza parlava di ristabilire il nome della propria
famiglia, di voler governare pacificamente le sue terre e ricostruire quello
che la lunga guerra aveva distrutto.
Gli El non
ci avevano creduto, eppure Kara ricordava di aver
usato la magia per guardare nei suoi occhi sul lontano campo di battaglia e in
essi non aveva visto l’euforia dello scontro, né il godimento della vittoria o
il furore per una sconfitta, aveva letto forza e fierezza, ma anche tristezza e
profonda solitudine, sentimenti ben lontani dall’arrogante crudeltà che aveva
letto in Lillian o dalla follia omicida che brillava
in quelli di Lex.
Lena Luthor
arrivò ai piedi dei sovrani El e fece un’elegante
riverenza, poi pronunciò le parole di rito alle quali rispose Jor-El. La sala riprese a respirare e le conversazioni si
riaccesero mentre la donna lasciava lo spazio agli invitati dietro di lei,
spostandosi di lato.
La più giovane degli El la stava guardando quando la donna alzò gli occhi e
incontrò i suoi. Il cuore di Kara perse un battito,
era la prima volta che la donna posava il suo sguardo su di lei.
“Sawyer!”
Mormorò Alex che non aveva notato la sua improvvisa tensione, per poi allontanarsi
in fretta. Kara la notò appena, Lena Luthor stava avanzando verso di lei, gli occhi che non
perdevano il contatto visivo.
“Kara Zor-El.” Mormorò, chinando il capo, quando fu davanti a
lei.
Kara si riscosse e imitò il suo esempio.
“Lena Luthor.”
Pronunciò e la donna sorrise appena, sollevata, forse, di non ricevere l’offesa
di non essere riconosciuta con il suo nome.
“Ci siamo incontrate tante volte sul
campo di battaglia, ma non ti ho vista durante gli incontri per la pace.”
“La vittoria va a Kal,
lui è l’erede e il risolutore della guerra, è giusto che sia lui a guidare i
trattati.” La donna alzò un sopracciglio, ma poi annuì.
“Capisco.” Disse anche se non
appariva molto soddisfatta della sua risposta. La giovane Luthor
lasciò vagare lo sguardo e poi lo appuntò su di un gruppetto di uomini che le fissava.
“Ho forse interrotto qualcosa presentandomi a te?”
“Come?” Chiese Kara
che non riusciva a distogliere gli occhi dal viso della donna, era folle averla
così vicina, il suo profumo era fresco e la sua voce… la sua voce parlava di
segreti sussurrati sotto le stelle.
Lena si voltò verso di lei, sul volto
un’espressione divertita.
“Quei nobili uomini stanno decidendo
se hanno o meno il coraggio di venire a chiederti la danza.”
“Oh…” Kara
lanciò uno sguardo al gruppetto e si strinse nelle spalle. “Tra loro vi sono i
due uomini tra cui sceglierò il mio futuro sposo… così vuole la mia famiglia.”
“E tu? Cosa vuoi?”
“La guerra è finita e io ho
venticinque anni, è giusto che mi sposi.” Lena inarcò di nuovo il sopracciglio,
un segno, evidentemente, della sua disapprovazione.
“E allora perché gli uomini sono due?
Perché sia giusto che ti sposi il prescelto dovrebbe essere solo uno.” Espose
il proprio pensiero, Lena, con tono delicato, ma serio. “Vediamo: James nobile
cavaliere degli Olsen o Mon-El,
principe di Daxam? Dico bene?” Kara
la guardò sorpresa, non si era aspettata che Lena Luthor
conoscesse i suoi pretendenti, non che fosse un segreto comunque.
“Sì.” Rispose allora e Lena lanciò
uno sguardo ai due uomini.
“Sono entrambi valorosi, ma James è
troppo arrogante, in battaglia rischia spesso mettendo in pericolo se stesso e
la sua compagnia. Vuole risplendere tutto da solo e non sarà mai il compagno
ideale per te, soffrirebbe del fatto che sei molto migliore di lui, più forte,
intelligente e capace. Mon-El, d’altra parte è più
docile e amerebbe vivere nella tua ombra, ma non sarebbe mai un sostegno per
te, forse è pronto a morire per salvarti, ma lo fa senza badare agli uomini che
comanda e questo mostra il suo egoismo, vi è poi da aggiungere che è come una
bandoliera al vento: un uomo inaffidabile. Nessuno dei due è un buon
pretendente, anche se entrambi sono dei buoni partiti.” Kara
aveva ascoltato a bocca aperta ogni parola della donna, come faceva a conoscere
così bene lei e i due guerrieri? Al suo sguardo stupito la donna sorrise. “Ho
lottano per anni contro di te, credi che non conosca come ragionano i tuoi
capitani?” Con il mento indicò Alex che stava parlando con Maggie, le due erano
immerse nella conversazione e sembravano aver dimenticato che il mondo le
circondava. “Lei andrebbe bene. È forte, coraggiosa, leale, giusta.
Difende i suoi uomini con intelligenza, è disposta a stare al suo fianco,
appoggiandoti e facendoti brillare senza per questo impedirsi di raggiungere il
proprio potenziale. Ma… credo che il suo cuore sia già preso.” Kara arrossì all’idea di lei con una donna come sposa.
“Ehm… questo… di certo non è
possibile e Alex… Alex è come una sorella per me.”
“Non vi è dunque nessun altro?”
Sembrava aver preso sul serio l’idea di trovarle il marito giusto, il suo
sguardo spaziò nella stanza soffermandosi su J’onn J’onzz, un prode combattente proveniente dalle lontane
terre del Sud, suo maestro di tattica nonché comandante dell’ala destra del suo
esercito. “Troppo vecchio, suppongo.”
“Lena!” La sgridò lei e la donna la
guardò sorpresa e al contempo divertita.
“Perdonami, sono nervosa, ti ho
osservato molto in questi anni di guerra.” L’ammissione della Luthor la fece arrossire, e sapere di avere gli occhi di
lei puntati addosso rese il momento ancora più imbarazzante, come dirle che anche
lei l’aveva osservata e studiata da lontano?
“Io… non immaginavo di poter parlare
con te in questo modo.” Ammise e il sorriso si spense sul viso della donna.
“Siamo state in guerra per così tanto
tempo… immagino che tu creda, come gli altri, che non esiste qualcosa come un Luthor buono.”
“Io credo che puoi essere ciò che
vuoi essere, poco importa l’opinione degli altri.” Affermò e vide gli occhi
della donna sorprendersi a quelle sue parole dette con fermezza. “Anche io ti
ho osservato in questi anni.” Ammise infine, Kara,
arrossendo un poco. “E so che non sei come gli altri Luthor,
eri pericolosa sui campi di battaglia, che dico: eri dannatamente letale; ma
mai crudele, non hai mai infierito sui miei uomini sconfitti. Ti ho visto
ritirare le truppe per permetterci di soccorrere i feriti, ti ho visto lasciare
una posizione vantaggiosa per non dover distruggere il raccolto di una
famiglia, ti ho visto compiere gesti nobili e questo senza tradire la tua
famiglia o essere meno pericolosa per noi. Lo so che eri il nemico, ma io ti ho
sempre ammirata.” Le sue parole colsero la donna di sorpresa, era evidente,
infatti Kara vide i suoi occhi velarsi di lacrime che
però Lena non si permise di versare. Invece abbassò il capo in gesto di
ringraziamento e poi si allontanò, come se le fosse impossibile rispondere a
parole.
Kara la guardò andare via con il cuore
che batteva veloce, sapeva di aver detto cose importanti e si chiese se non si
fosse esposta troppo, dopo tutto non poteva essere sicura di conoscerla, non
bastava uno sguardo per capire l’animo di un altro essere umano, no? Ma lei
aveva l’impressione di conoscerla da sempre…
Guardò verso il giardino e sentì la
tensione salire, alzò la mano e si sfiorò il petto sentendo la piccola luna
nascosta sotto l’elegante abito, poi con passo deciso raggiunse l’arco di
pietra che delimitava il salone e uscì con l’intenzione di percorrere il
sentiero illuminato dalle torce e dalle stelle.
“Kara.” Si
voltò sorpresa, incrociando gli occhi di sua madre.
“Sì, madre?” La donna le fece un
ampio sorriso.
“Sei così bella, mio piccolo Sole.”
Le disse guardandola con dolcezza. “Io e tuo padre abbiamo parlato, sarebbe un
segnale di forza e sicurezza se tu annunciassi oggi il tuo fidanzamento…” Kara aprì la bocca e poi la richiuse. “Lo so che è un passo
importante e di certo non vogliamo spingerti verso un preciso pretendente… ma
hai delle ottime scelte davanti ed è inutile procrastinare di un anno, non
credi?” Le sorrise di nuovo e Kara dovette annuirle,
dopo tutto aveva ragione.
“Va bene, madre.” Abbassò il capo e
tornò verso il salone. Mon-El da lontano alzò un
bicchiere nella sua direzione poi piegò la testa in segno di rispetto, sul
volto il suo sorriso migliore. Kara pensò alle parole
di Lena e si chiese perché mai aveva pensato a quel giovane come a un possibile
compagno… gli voleva bene, ma non aveva fiducia in lui, sapeva che avrebbe
potuto combinare qualche disastro non appena lei avesse voltato la schiena.
Sentì su di sé uno sguardo più forte
e ruotò la testa fino a incontrare gli occhi chiari di Lena.
“Lena Luthor…
si sta comportando bene, ma i Luthor sono degli abili
manipolatori, ho visto che parlavate: fai attenzione.” Le mormorò sua madre e
lei sentì un moto di rabbia invaderla. Non la conoscevano, non sapevano neppure
chi fosse e osavano giudicarla: le stesse persone che ora brindavano con i
generali contro i quali avevano lottato fino alla settimana prima! Ma lei che
non aveva mai tradito la sua famiglia non meritava il perdono perché portava il
cognome dei Luthor.
“Vado a parlare con lei.” Affermò
allora in un moto di ribellione a lei inconsueto, fece un cenno di rispetto a
sua madre e poi raggiunse Lena.
“Tua madre ti ha messo in guardia
contro di me?” Le chiese la donna non appena la vide arrivare con passo deciso.
“Sì.”
“Ha ragione, nessuno qui con un
briciolo di acume politico si avvicinerebbe a me.”
“Mi stai dando della stupida?” Chiese
Kara picata e Lena rise. Kara
osservò quel piccolo miracolo con occhi sgranati, molti altri si voltarono
sorpresi, ma Lena non badò a loro, invece continuò a fissarla, gli occhi che
brillavano di divertimento.
“Non direi mai una cosa simile, non a
l’unica persona così gentile da parlare con me ad una festa affollata di
persone. Quello che intendevo dire è che coloro che fino a pochi giorni fa
erano i miei alleati non posso mostrarsi al mio fianco senza diventare sospetti
e coloro che mi erano avversari non hanno niente da dirmi.”
“Ma io sì.” Disse Kara.
“Tu sei diversa.” Ammise Lena e Kara arrossì di nuovo, gli occhi azzurri che brillavano per
quelle parole.
Rimasero in silenzio, poi James
sembrò prendere il coraggio e venire verso di lei con passo deciso, se le
avesse chiesto di ballare sarebbe stato il segnale: un sì avrebbe portata alle
nozze con lui, un no a quelle con Mon-El.
“Sei sicura che non esista nessuno di
più degno?” Mormorò Lena e Kara la fissò, gli occhi
che si perdevano in quel chiaro azzurro dalle sfumature verdi.
“Vorrei… vorrei poter…” Scosse la
testa e la donna annuì.
“Credo che ora io debba lasciarti
decidere. Vi è una certa persona che mi piacerebbe incontrare.” Lena chinò di
nuovo il capo e si allontanò, Kara però non poté
seguirla con lo sguardo perché James le si stava avvicinando deciso.
“Kara!”
Alex la catturò attirandola verso una delle piccole alcove laterali e
sottraendola dalla scelta. James infatti si fermò, con disappunto. “Maggie: non
so cosa fare!” Le disse la ragazza fremente e imbarazzata.
“Alex, sai quanto sei fortunata? Ti
piace qualcuno, tanto, lo sai e sai che piaci anche a lei: va, prenditi quella
ragazza, senza esitare. Non ti rifiuterà, ho visto come ti guarda.”
“Dici sul serio?”
“Sì.” La ragazza si morse il labbro,
poi la guardò, accorgendosi del suo turbamento per la prima volta.
“Che ti succede?”
“Devo scegliere, oggi.”
“Oh… e?” Kara
si strinse nelle spalle, scuotendo la testa.
“Non lo so… sono due bravi ragazzi,
ma non li vedo accanto a me per sempre.”
“Se non sei sicura, non scegliere, la
persona giusta potrebbe essere là fuori, in attesa d’incontrarti.”
“Lì fuori?”
“Sì.” Kara annuì
per poi dirigersi decisa verso la porta, quando vi giunse, però, si girò guardando
Alex.
“Non lasciarti sfuggire Maggie e… buona
fortuna!” La ragazza sorrise e arrossì nello stesso momento.
Kara annuì poi si voltò dirigendosi
decisa verso l’arco di pietra che portava al giardino: prima di decidere
qualsiasi cosa doveva incontrare la ragazza al di là del muro.
Note: Prima di tutto un
dettaglio, ho deciso di mantenere, all’incirca, la differenza d’età tra Kara e Kal com’è nel telefilm
anche se, non essendoci stato il viaggetto nello spazio e la sosta nella Zona
Fantasma, lei dovrebbe essere più vecchia di lui.
Ora, parliamo della storia! Vi
piace? Siete interessate a come finirà? Chi è la bambina che Kara ha incontrato per tutti quegli anni senza mai davvero
vedere? Vi è piaciuto il suo incontro con Lena Luthor?
Un po’ di spazio anche alle Sanvers, perché non guastano mai… e poi i soliti idioti (Mon-El e James) che invece guastano, ma che ci vogliamo
fare… Winn non ha trovato uno spazio in questa storia…
sarà per la prossima! ;-)
Ho diviso la storia in due
capitoli, quindi il prossimo sarà anche l’ultimo, spero di avervi intrigati con
questa prima parte e di leggere i vostri commenti e le vostre opinioni su
questa piccola AU.
Ciao ciao.