And, you know, life is magic.

di nymeria___
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I - Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I - Prologo ***


EVEN
Appena messo piede ad Hogwarts, la prima parola che gli venne in mente fu enorme. In tutta la sua giovane vita non aveva mai visto un castello grande quanto quello che aveva di fronte, tutto torri e muri ciclopici e porte il cui legno era stato probabilmente ricavato da un intero bosco. Ma, come al solito, era soltanto la sua mente che cercava di risollevargli su il morale con pensieri al limite dell’idiozia, e il fatto che l’Istituto di Durmstrang sembrava un monolocale rispetto a questo.
Il castello era seriamente enorme, così come il campo da Quiddich e la superficie del lago subito accanto ad esso, per non parlare dell’oscuro bosco che si estendeva a perdita d’occhio. L’aria era calda e il cielo limpido, reduce dagli ultimi giorni d’estate, ed Even si sentiva fiducioso, considerando che gli ultimi mesi non erano stati proprio un bel periodo.
Okay ammettiamolo, negli ultimi tempi la sua vita aveva fatto totalmente schifo, ma guardando il lato positivo adesso aveva la possibilità di reinventarsi tutto d’accapo in un luogo in cui non lo conosceva nessuno, e solo Merlino sapeva quanto ne aveva bisogno.
Con un sospiro, superò il lago dall’acqua nera e l’enorme stadio, e quando arrivò all’ombra del portone d’entrata i capelli alla base del suo collo e il retro della sua maglietta erano fradici. L’uomo che lo aspettava aveva un aspetto orribile ed uno strano odore così come il gatto appollaiato ai suoi piedi, ma Even gli sorrise lo stesso e lui sembrò sinceramente sorpreso, per poi ricambiare con una specie di ghigno da far accapponare la pelle e guidarlo all’interno del castello.
Even non poteva fare a meno di guardarsi attorno come un bambino eccitato al luna park, rapito dall’interno umido e intriso dell’odore dei libri, dell’inchiostro e di qualcos’altro che non riusciva a riconoscere, qualcosa che urlava magia a pieni polmoni, e le migliaia di quadri e stendardi che non lasciavano il minimo spazio libero sui muri di pietra. I protagonisti delle tele correvano da un paesaggio all’altro, lanciandogli occhiate curiose e sussurrando animatamente fra loro al suo passaggio; Even scacciò via il ricordo di altri sussurri, di altre occhiate molto più spiacevoli, e sorrise ai personaggi che incontravano il suo sguardo, ridacchiando quando un gruppo di giovani fanciulle arrossì e sospirò seguendolo con lo sguardo.
Si lasciò scappare una risata nell’accorgersi che alle scale piaceva cambiare, e finché non giunsero di fronte a due Gargoyles di pietra al secondo piano quello che immaginava essere il custode gli aveva già lanciato almeno tre occhiatacce.
La Preside McGrannit era una donna dai tratti duri e gli occhi ancora più rigidi, ed Even era certo che la sua autorità arrivasse ancor prima del suo nome, ma ai suoi occhi non poté fare a meno che passare velocemente in secondo piano, oscurata dall’uomo nel dipinto alle sue spalle: il mago dalla veste purpurea all’interno della cornice lo osservava con la sua stessa curiosità, i vispi occhi celesti e la barba argentea che sembravano brillare e dare luce all’ufficio, pieno di oggetti magici di qualsiasi genere disposti ordinatamente su tavolini e scaffali.
-Signor Bech Naesheim.-, la voce quasi esasperata della preside lo richiamò alla realtà
Le offrì un sorriso apologetico e la donna si trattenne visibilmente dall’alzare gli occhi al cielo, per poi abbassare di nuovo lo sguardo sui fogli posati di fronte a lei.
-Gli altri studenti arriveranno questa sera e assisteranno allo Smistamento degli studenti del primo anno, e al suo. Se preferisce, può essere smistato in questo momento.
Even apprezzò la comprensione della donna, intuendo che non doveva essere così dura come sembrava, ma scosse ugualmente la testa.
-No, grazie.
-Non passerà di certo inosservato.-, la preside aveva assunto un’aria più materna, ma Even se l’aspettava: aveva ovviamente letto il suo fascicolo, sapeva perché non aveva terminato gli studi a Durmstrang, cercava di proteggerlo probabilmente, ma lui era stanco di essere considerato debole, di essere protetto. Sapeva camminare con le sue gambe, anche se nessuno sembrava accorgersene.
-Va bene così, non è nulla di nuovo per me.
-Suvvia Minerva, un ragazzo di così bell’aspetto è abituato alle attenzioni delle giovani fanciulle, così come dei giovanotti.
Questa volta, la preside non si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo.
 
EVA
Le distese verdi delle campagne scozzesi viaggiavano veloci sotto i suoi occhi e il vetro freddo si era ormai riscaldato contro la sua fronte, e si appannava ogni volta che Eva respirava troppo forte. Sbuffò e immediatamente non riuscì a vedere più nulla, allora sbuffò ancora e si allontanò definitivamente dal vetro, rivolgendo lo sguardo verso i due idioti con cui divideva lo scompartimento - e la vita - per il secondo anno di fila.
-Sesto anno ragazzi, sapete cosa significa?
Isak era ancora più energico, e di conseguenza insopportabile, del solito. Il ragazzo era steso sul sedile di fronte a lei e Jonas, piedi incrociati contro il vetro e riccioli biondi sparsi sul sedile, la cravatta verde e argento della sua divisa malamente annodata. Quando avrebbe imparato a fare quel nodo per bene? La risposta era probabilmente mai.
-Che sei un anno più brutto di un anno fa?
-E tu un paio d’anni più stupido. Chi l’avrebbe mai immaginato? Oh guarda, chiunque.
Era in momenti come questi che Eva capiva perfettamente come quel ragazzo con la faccia da angelo fosse finito a Serpeverde: sarcastico come pochi, estremamente intelligente ed ambizioso, l’unica cosa che mancava ad Isak per essere eletto Principe delle Serpi era il sangue puro.
-Dovresti diventare amico di Sana.
Il ragazzo le rivolse uno sguardo stralunato e Jonas nascose una risata sulla sua spalla, solleticandole il collo con i ricci scuri e facendola sorridere.
-Sicura di stare bene, Eva? Sana è la persona meno amichevole che abbia mai conosciuto, se le dessi la possibilità probabilmente mi strangolerebbe con il suo hijab.
Jonas rise ancora più forte, ma Eva scosse la testa.
-Sono seria Isak, formereste una bella squadra, ed è comunque una tua compagna di casa.
-Anche Vilde se è per questo ma non è che vado con lei ad Hogsmeade a prendere il tè da Madama Piediburro.
Eva era pronta a ribattere quando la porta dello scompartimento si aprì ed un uragano vi si abbatté all’interno. Quell’uragano si rivelò essere Magnus, seguito da un Mahdi che si richiuse velocemente la porta alle spalle.
-Avete svaligiato il carrello dei dolci?-, Jonas indicò le braccia stracolme di Cioccorane e sacchetti di Gelatine Tuttigusti + 1 di Magnus, che aveva la cravatta intorno al capo e un’aria elettrizzata, come al solito. Il biondo riversò tutti i dolcetti al centro del pavimento ed abbracciò i suoi due amici con una risata, sedendosi sullo stomaco di Isak che cercò di levarselo di dosso protestando.
Mahdi fece spallucce, -Sì, una cosa del genere.
Jonas si alzò per salutarlo con la loro solita pacca sulla spalla ed Eva seppe che era il momento di andare a cercare le ragazze, prima che le cose diventassero strane.
-Alcune di queste sono mie, vero compagno di casa?
Magnus sollevò lo sguardo su lei, ancora seduto su Isak, e le sorrise.
-Per i Tassi questo ed altro, oh e … ehm … dì a Vilde che Magnus la saluta.-, la ragazza rise e raccolse alcuni dei dolcetti, per poi avvicinarsi a Jonas e baciarlo velocemente sulle labbra. Il ragazzo la trattenne per la vita, baciandola più a lungo, e si staccò solo quando Isak prese a fischiare, liberatosi finalmente dal peso di Magnus.
-Trovatevi una stanza.
-Al tuo contrario, le ragazze a me piacciono Isak.
Eva rise alla battuta come gli altri, ma il suo sorriso cadde quando vide il rossore sulle guance di Isak, che aveva spostato lo sguardo fuori dal finestrino e ci aveva poggiato sopra la fronte come lei poco prima, credendo di non essere visto da nessuno.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola e decise che ci avrebbe pensato una volta arrivati ad Hogwarts, parlando seduti a gambe incrociate nella sala comune Tassorosso come sempre quando voleva stare sola con il suo migliore amico.
Salutò i ragazzi ed uscì chiudendo la porta. Quando si voltò a guardarli un’ultima volta prima di andare via, Isak sembrava il ragazzo più spensierato del mondo.  


Note

Salve a tutti <3
Allora l'idea di base è questa: i ragazzi sono al sesto anno (hanno cioè sedici anni) e tutto ciò è ambientato nella prima stagione, ma loro si conoscono già tutti e gli avvenimenti di tutte e tre le stagioni avverrano contemporaneamente, per questo quasi tutti i capitoli hanno un pov diverso e passerà da quasi tutti i personaggi.
I personaggi sono smistati in questo modo:
Grifondoro: Jonas, Noora, Penetrator Chris.
Corvonero: Mahdi.
Tassorosso: Eva, Magnus, Chris Berg.
Serpeverde: Isak, Sana, Vilde, William.
Even lo scoprirete nel prossimo capitolo ;-)
Fatemi sapere se il prologo vi è piaciuto e se siete d'accordo con il mio "smistamento" <3

P.S.: la storia è anche su ao3 -> http://archiveofourown.org/works/9790391/chapters/21985904


 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


ISAK

Fingere gli era sempre sembrata una cosa estremamente facile. Cosa c’era di più semplice che alzarsi la mattina, infilare una maschera e fare in modo che per tutto il giorno nessuno ci vedesse attraverso?

La maschera di Isak era sempre al suo posto, nulla poteva smuoverla, nessuno oltrepassarla, praticamente infallibile. Eppure, diventava ogni giorno più pesante. Eppure, il sollievo di poter finalmente respirare liberamente, a fine giornata, era sempre più agognato, più aspettato, e a volte gli veniva questa malsana idea di lasciarla appesa al muro e affrontare il mondo fuori dalla sua stanza senza filtri. Fortunatamente, alla fine la metteva sempre.

Il panico che gli attanagliò lo stomaco allo sguardo confuso di Eva gli bloccò il respiro. Ma la sua migliore amica alla fine uscì senza dire nulla, ed Isak tirò un sospiro di sollievo, tanto rumoroso da attirare lo sguardo divertito di Jonas, a cui lui rispose con un’alzata di spalle ed una risata, e la maschera tornò al suo posto.

Durante tutto il viaggio il cuore continuò a battere contro la cassa toracica ad un ritmo accelerato, incapace di comprendere che era al sicuro adesso, che andava tutto bene come al solito, e allora Isak rise più forte del solito, e prese in girò Magnus con più malizia, per dimostrargli che era tutto esattamente come al solito.

Qualche ora dopo, era seduto fra gli altri Serpeverde, estraniandosi dalle chiacchiere che riscaldavano la Sala Grande in attesa dello Smistamento dei nuovi primini. Osservò Jonas parlare con Noora di chissà quale guerra babbana in una zona malfamata del mondo al tavolo dei Grifondoro, Eva ridere fino a perdere il fiato per le battute di Magnus e Chris due tavolate più in là, Mahdi discutere animatamente con quei nerd dei suoi compagni Corvonero, e Sana e Vilde, poco più in là al suo stesso tavolo, diverse come il giorno e la notte, spettegolare e ridere, unite dall’antipatia verso le stesse persone. Isak si sentì più solo che mai.

Solo in quel momento si accorse di star fissando un punto imprecisato della Sala con la bocca semiaperta e molto probabilmente lo sguardo di uno che si è appena ripreso dopo essere stato schiantato. Lo sconforto e la voglia di cavarsi un occhio con una forchetta lo avvolsero quando realizzò che il punto che stava fissando coincideva esattamente con il viso di una ragazza dai corti capelli scuri al tavolo dei Tassorosso, che adesso ricambiava il suo sguardo con un sorriso sulle labbra, mentre le ragazze attorno a lei ridacchiavano fra loro e le davano delle gomitate eloquenti sui fianchi. Isak distolse lo sguardo lottando con l’istinto di roteare gli occhi e urlare a quelle ragazzine dall’altra parte della Sala che per piacergli avrebbero dovuto avere qualcosa in più fra le gambe. Al pensiero arrossì e il panico lo colpì di nuovo quando notò lo sguardo inquisitore di Sana esaminarlo dalla testa ai piedi.

Stava seriamente contemplando l’idea di alzarsi e scappare da tutte quelle persone che non aspettavano altro che coglierlo in fallo, quando le porte della Sala si aprirono e un gruppo di undicenni dagli sguardi spaventati e tremendamente curiosi fece il suo ingresso, e fu allora che lo vide.

Il tempo sembrò rallentare, intimorito dalla sua bellezza disarmante: un angelo, no, probabilmente un dio, dai capelli biondi e gli occhi azzurri, tanto alto che i ragazzini che lo precedevano sembravano ancor più piccoli di quello che già erano. Isak accarezzò il suo viso con lo sguardo, immaginando di far scorrere le dita sui suoi zigomi alti e le labbra piene, piegate in un sorrisetto che lasciava intendere che sì, quel ragazzo sapeva esattamente l’effetto che aveva sulle altre persone.

Lentamente - in realtà, a velocità perfettamente normale, ma ad Isak sembrava che il mondo avesse smesso di girare apposta per lui -, il ragazzo voltò il viso, ed Isak sentì il cuore esplodergli perfino nelle orecchie quando quegli occhi incontrarono proprio i suoi. Il sorrisetto svanì e le labbra si separarono leggermente, mentre quello sguardo sembrava dissetarsi della sua immagine ed Isak si sentì nudo, la maschera abbandonata sul tavolo, e per una volta i brividi sulla sua schiena non furono né di paura, né di vergogna.

Isak dovette trattenersi dall’urlare quando la McGrannit si alzò in piedi, facendo voltare il ragazzo nella sua direzione, e sancendo la fine del momento paradossalmente più magico che Isak avesse mai vissuto.

-Desidero dare a voi tutti alcuni annunci di inizio anno. Il primo anno prenda nota... l'accesso alla foresta è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre il nostro guardiano, il signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che chiunque osi trasgredire il coprifuoco, avrà il piacere di aiutarlo a ripulire i bagni dell’intero castello. Grazie.

Mentre la preside parlava, Isak si accorse che come lui anche tutti gli altri studenti si erano inevitabilmente accorti del ragazzo che evidentemente non apparteneva al primo anno in attesa di essere smistato, e le ragazze si erano anche accorte della sua ancor più evidente bellezza. La preside si accorse di star parlando al vento e aggirò il tavolo degli insegnati, piazzandosi al suo solito posto accanto allo sgabello su cui troneggiava il Cappello Parlante, e richiamò l’attenzione su di sé con uno schiocco di dita.

-Come avete potuto notare, quest’anno un nuovo alunno si è aggiunto al nostro corpo studentesco. Esigo che venga trattato esattamente come il resto degli studenti. Ora, quando chiamerò il vostro nome verrete avanti. Io vi metterò il cappello parlante sulla testa, e sarete smistati nelle vostre Case.-, disse rivolgendosi ai ragazzini, che non avevano smesso per un attimo di guardarsi nervosamente attorno, e tirò fuori un foglio di pergamena.

Man mano, i nuovi studenti vennero smistati e accolti calorosamente dalle loro nuove Case, e alla fine, -Bech Naesheim Even.

Even.

La donna gli posò direttamente il Cappello fra le mani, e passò più di un minuto prima che il copricapo pronunciasse il suo verdetto.

-Corvonero!

Il tavolo appena vicino a quello di Isak si levò in grida ancora più gioiose di quanto aveva fatto per gli altri nuovi studenti ed Even venne accolto con pacche sulle spalle e abbracci che fecero storcere il naso ad Isak. Distolse lo sguardo, infastidito per un motivo sconosciuto, e con la coda dell’occhio notò che Sana lo stava osservando con un sorrisetto sornione, che decise deliberatamente di ignorare.

 

Più tardi, nel pieno della notte, dopo essersi rigirato per l’ennesima volta fra le lenzuola del suo baldacchino, i suoi pensieri non poterono fare a mano che tornare ad un paio di occhi azzurri, e dovette nascondere un sorriso nel cuscino.

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