C'era una volta ... Sailor Moon

di belle_delamb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sailor Snow ***
Capitolo 2: *** La gatta con gli stivali ***
Capitolo 3: *** Le tre fanciulle ***
Capitolo 4: *** Reapunzel ***
Capitolo 5: *** Mamma Serenity e le sette figlie ***
Capitolo 6: *** La passeggiata di Riccioli Venus ***
Capitolo 7: *** Bunny e le tre Sailor ***



Capitolo 1
*** Sailor Snow ***


Bunny gettò a terra lo straccio e sbadigliò. Era assonnata e non aveva più voglia di pulire. Si sedette sul muretto del pozzo. Da quando il padre si era sposato con Queen Beryl le cose stavano così e lei era costretta a pulire e mettere in ordine. Giusto il giorno prima aveva fatto cadere un servizio di bicchieri di cristallo provocando le urla furiose della matrigna che lo voleva usare giusto quella sera per un ricevimento.
-Non imparerai mai niente- le aveva urlato.
E pensare che Queen Serenity, la madre di Bunny, aveva tanto desiderato quella figlia. La ragazza ricordava bene i racconti della donna quando era ancora in vita. Un giorno si era tagliata e una goccia di sangue era caduta nella neve.
-Voglio una figlia con la pelle candida come questa neve e le labbra rosse come il mio sangue- aveva detto e così era stato.
Bunny sorrise a quel pensiero e si spinse un po’ indietro con la schiena… un po’ troppo. Perse l’equilibrio e se non fosse stato per l’abito che si era impigliato in un chiodo sarebbe finita dentro il pozzo.
-La solita imbranata- commentò una voce.
-Stai buona, Luna-
La gatta nera, sua unica compagna, le saltò affianco. –Dico solo la verità, sai bene che tua madre mi ha dato il compito di badare a te e sai ancora meglio cosa ne penso di tutta questa storia-
-Non me ne andrò di qua, non fino a quando c’è mio padre-
-Sei sempre stata testarda-
-Lo sai che su questo discorso non transigo-
Luna sospirò.

Nel frattempo Queen Beryl si dedicava alla sua abituale toilette. Dinnanzi allo specchio sorrise e, sistemandosi i lunghi e vaporosi capelli rossi, pose la solita domanda.
-Oh Kunzite, specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?- e si preparò a sentire la lusinghiera risposta che però questa volta non venne.
-Regina, voi siete molto bella, ma c’è una fanciulla che è ancora più bella di voi-
-Cosa? E chi è questa? Dovessi attraversare mari e monti la troverò- esclamò, furiosa per quell’affronto.
-La bella è molto vicina in realtà- disse lo specchio –si tratta della vostra figliastra, Bunny-
La regina fu subito percorsa da un odio enorme verso la ragazza. Già le sue forme le ricordavano la vecchia rivale in amore, Queen Serenity, la donna che le aveva portato via l’uomo di cui era innamorato. La morte di questa era stata una vera fortuna per Beryl che si erari presentata al primo amore. Ora non poteva permettere che la figlia fosse più bella di lei. Arrabbiata iniziò ad andare su e giù per la stanza, cercando una soluzione che arrivò solo quando vide il vecchio cacciatore di palazzo intento a pulire le sue armi. Lo convocò immediatamente.
- Jaidete – lo chiamò –la tua regina deve chiederti un immenso favore, anche in memoria di quello che un tempo c’è stato tra di noi-
-Qualsiasi cosa- disse lui, facendo un profondo inchino.
-Portami il cuore della principessa-
Jaidete esitò un attimo. –Regina, ma è solo una ragazzina e suo padre … -
-Non m’interessa!- urlò la donna –Se non mi soddisferai ti rinchiuderò in un blocco di ghiaccio e tu sai bene che ne sono ampiamente capace-
Jaidete annuì. –Va bene, regina, ai vostri ordini-

Bunny passeggiava soprappensiero lungo i giardini del palazzo accompagnata da Luna. Mancava poco al tramonto e il cielo si stava colorando d’arancione. Quello era uno dei suoi pochi momenti di tranquillità, una cosa a cui non avrebbe rinunciato per nulla al mondo. E proprio allora vide qualcuno avvicinarsi. Strizzò gli occhi e riconobbe Jaidete, il cacciatore. Cosa ci faceva in giardino a quell’ora? Lo salutò con un gesto della mano. L’uomo le si fermò dinnanzi con sguardo cupo.
-Principessa- iniziò, poi l’afferrò per i lunghi capelli e la buttò a terra.
Bunny lanciò un urlo, spaventata e cercò di liberarsi. Accanto a lei Luna cercò di graffiare Jaidete che la spinse via ed estrasse un coltello da caccia.
-Cosa fai?- urlò la principessa, lo sguardo terrorizzato.
Lui la fissò un attimo, l’arma a mezz’aria, poi scosse la testa. –Non posso fare del male a una ragazza così giovane, nemmeno per la mia Beryl – sospirò e lasciò cadere il coltello e liberò la fanciulla che arretrò confusa e spaventata.
-Cosa volevi farmi?- gli chiese lei, tremante.
-La regina vuole il vostro cuore, principessa, ma io non me la sento proprio di uccidervi, quindi approfittate di questa mia debolezza, alzatevi e correte via il più velocemente possibile, nascondetevi nel bosco od ovunque riusciate, ma non tornate mai più qui a palazzo-
Bunny prese in braccio Luna e rapida si allontanò tra gli alberi, decisa più che mai ad ascoltare quel consiglio.

Il bosco era oscuro e freddo, più di quanto la fanciulla avesse mai potuto immaginare. La notte scese in fretta, non facendo che peggiorare la situazione. Bunny proseguiva, vestita solo di un leggero abitino bianco, la gatta stretta al petto.
-Abbiamo bisogno di un rifugio per la notte- disse Luna.
-Dove?-
-Non so, da qualche parte-
E fu proprio allora che videro una cassetta illuminata in mezzo al buio. Chi poteva mai abitarci? Bunny si avvicinò e provò a bussare, ma la porta si aprì sotto il suo tocco. Entrò quindi e si ritrovò in un piccolo corridoio. Tutto sembrava fatto in miniatura lì dentro, dai piccoli lampadari alle poltroncine simili a giochi delle bambole.
-C’è nessuno?- chiese la principessa, troppo stanca e infreddolita per cercare una spiegazione.
Non ci fu risposta. Chiuse la porta dietro di sé e salì le scale. In cima ad esse si trovò di fronte una camera con sette piccoli letti.
-A chi apparterranno?- chiese Luna.
-Non so e non m’importa- fu la risposta della ragazza che si gettò sul primo.
- Bunny! Ricordati che sei sempre una principessa, tua madre non approverebbe-
Ma la fanciulla si era subito alzata, lamentandosi. –Troppo duro- e si buttò sul secondo letto. Anche da questo però si alzò. –Troppo morbido- si lamentò ancora e scelse quello accanto. –Questo è perfetto invece- un attimo dopo stava già dormendo.

La casa in mezzo al bosco però non era disabitata. Era infatti la residenza di sette piccole fanciulle che amavano definirsi delle paladine, protettrici degli indifesi, le guerriere Sailor, ognuna delle quali era legata a un pianeta in particolare. La sera in cui Bunny si era ritrovata di fronte alla loro casa le ragazze erano impegnate in una missione dalla quale tornarono solo il mattino seguente. A guidare il gruppo c’era Rea, devota a Marte e alla guerra. Indossava un corto abito rosso.
-Chi ha dimenticato la porta aperta?- chiese non appena giunsero alla loro dimora.
Amy, guerriera di Mercurio, si fece avanti. –Ricordo che era chiusa quando siamo andate via-
-Posso confermarlo- intervenne Morea, protetta di Giove, affiancando Rea –entrerò prima io per vedere se c’è un intruso-
-Ma chi pensate che possa essere entrato?- domandò Marta, difesa da Venere.
Heles, guerriera di Urano, si pose di fronte alla sua cara amica Milena, paladina di Nettuno, come a volerle fare scudo.
Sidia, seguace di Pluto, stava in disparte, silenziosa e imponente nel suo abito nero, con il suo lungo scettro in mano e i lunghi capelli che le arrivavano alle ginocchia.
-Vado avanti io- disse Rea –voi rimanete alle mie spalle-
Le altre obbedirono. Salirono le scale una dietro l’altra, silenziose e tese, pronte ad affrontare chissà quale pericolo. Quale fu la loro sorpresa quando scoprirono che l’intruso era in realtà una fanciulla che dormiva sul letto di Marta.
-Chi è?- chiese questa –E che ci fa proprio sul mio letto?-
E proprio in quel momento la dormiente aprì gli occhi e lanciò un urlo di sorpresa vedendo che non era sola. Un gatto spuntò da sotto il letto e cominciò a soffiare.
-Scusate, io non volevo entrare in casa- disse la ragazza, rannicchiandosi su sé stessa.
-Come ti chiami?- chiese Amy.
-Sono Bunny, ma tutti a palazzo mi chiamano Biancaneve -
Ci fu un attimo di silenzio, poi Rea parlò. –La principessa Biancaneve?-
La fanciulla annuì e poi scoppiò in lacrime. Subito le guerriere si diedero da fare per rassicurarla, dimentiche del fatto che in realtà Bunny fosse un’intrusa.
-Qui sarai al sicuro- le disse Morea, cingendole le spalle con un braccio.
-La mia matrigna mi troverà dovunque decida di nascondermi, non ho possibilità di salvezza- singhiozzò.
-In realtà penserà che sei morta nel bosco- intervenne Rea –è improbabile che una principessa sopravviva in una simile situazione-
Questo rassicurò un po’ Bunny.

La vita nella casa delle guerriere Sailor scorreva tranquilla e serena. Bunny in poco tempo dimenticò quello che le era successo e iniziò a vivere spensierata e allegre come non la era mai stata. Ma la sua matrigna non si era dimenticata di lei, infatti non appena aveva scoperto che il cacciatore le aveva portato il cuore di un cervo si era subito messa alla ricerca della figliastra e alla fine aveva scoperto dove si nascondeva. Conscia di non poter attaccare direttamente le paladine, decise di agire con l’astuzia. Sapeva che Bunny aveva un gran difetto: era molto vanitosa, per cui prese dei bei nastri, si travestì da vecchietta, quindi aspettò il momento giusto per agire. Accade un giorno che la principessa fu lasciata sola mentre le Sailor si dedicavano a una missione. La strega ne approfittò immediatamente e si presentò alla porta della casetta.
-Vendo nastri, vendo nastri- urlò.
Bunny, curiosa, uscì. –Vendete nastri?- chiese, lo sguardo brillante.
-Nastri di tutti i tipi e i colori- disse la donna con un enorme sorriso.
-A me piace quello rosa … ma non ho soldi per comprarlo-
-Siete così bella che ve lo regalo-
-Oh, grazie!- esclamò la ragazza, fuori di sé dalla gioia.
-Vi aiuto a metterlo-
Bunny annuì felice. La matrigna le avvolse la vita nel nastro e strinse fino a quando la fanciulla non svenne. A quel punto, certa di averla uccisa, se ne andò.
Fortuna volle che Luna avesse assistito alla scena. Rapida si lanciò alla ricerca delle Sailor. Le trovò quasi subito e raccontò loro quello che aveva visto. Tornarono subito indietro e liberarono Bunny dal nastro. La principessa cominciò a riprendere colore.
-Sei impazzita- le urlò Rea –ti avevo detto di non far entrare nessuno-
-Io non pensavo che fosse pericoloso- controbatté la principessa.
Le altre guerriere intervennero e la lite smise.

Passò qualche giorno e Beryl decise di ritentare, cambiando però arma. Si presentò infatti da Bunny vestita da venditrice di pettini.
-Che bei capelli avete, quei due codini sono meravigliosi e meritano un bel pettine per sciogliere ogni nodo-
La principessa esitò un po’, poi si fece convincere a farsi pettinare dalla donna. Subito cadde a terra avvelenata. Nuovamente si ripeté la scena della volta precedente. Rea rimproverò ancora Bunny.

Beryl era sempre più furiosa. Possibile che la sua figliastra venisse sempre salvata? Decisa ad arrivare a una soluzione si recò nei sotterranei del castello e diede inizio all’incantesimo più potente che conosceva. Riempì un pentolone di vari liquidi, quindi vi immerse metà di una mela completamente bianca che divenne rossa come il sangue. Questa volta non poteva sbagliare, pensò, scoppiando a ridere.

Il giorno successivo la regina andò a fare visita alla figliastra per la terza volta. Al braccio aveva un cesto pieno di mele quando bussò alla porta della casetta. Questa volta però Bunny fu molto più prudente rispetto alle altre volte.
-Mordete voi per prima la mela- disse quando la donna le chiese se non volesse assaggiarne una.
-Cara, scegli tu che lato vuoi che ti lasci- disse la matrigna.
E Bunny scelse per lei il rosso.
Beryl morse il lato bianco senza esitare, quindi porse il frutto alla ragazza. –È davvero molto buono- affermò.
La principessa lo morse e cadde a terra. Questa volta la corsa disperata di Luna non servì a nulla e le Sailor poterono solo costatare il decesso della fanciulla. Disperate per la perdita decisero di mettere il corpo in una tomba di cristallo e di unire i loro poteri affinché questa lo proteggesse dalla decomposizione.

Beryl nel frattempo era tornata a palazzo esultante. Sapeva che Bunny, spinta dall’ardore della fanciullezza, avrebbe sicuramente scelto di mordere il lato dell’eros e della passione, lasciando a lei il casto bianco. Certa di essere al sicuro interrogò lo specchio che le assicurò che era lei la più bella.
-Questa volta allora è morta- esclamò, felice oltre ogni dire e ordinò subito che si facesse una grande festa a palazzo e che venisse invitato ogni regnante dei Paesi vicini.
Destino volle che tra i principi che si diressero ai festeggiamenti c’era un tale Marzio che era figlio di un caro amico del padre di Bunny e che aveva conosciuto la principessa quando era solo una bimba in occasione di una visita amichevole. Questi passò nel bosco con la sua scorta e, vista la bara di cristallo, si avvicinò curiosa. La riconobbe nonostante fossero passati anni perché era identica alla madre.
-La chiamavano Biancaneve – disse al suo consigliere –è bellissima-
-Non ho mai visto fanciulla più bella- confermò l’uomo al suo fianco.
-La voglio portare via con me- decise il principe –è troppo bella per restare qui-
Fece sollevare la tomba dai suoi servitori e ripresero la marcia. E proprio mentre camminavano in fretta uno di quelli che la trasportavano inciampò e la bara cadde al suolo. Il principe osservò spaventato il cristallo rompersi e volare ovunque. Fece appena in tempo a buttarsi per afferrare il corpo della giovane. Quale fu la sua sorpresa quando questa aprì gli occhi.
-Chi siete?- domandò in un sussurro.
Il pezzo della mela avvelenata che l’era rimasta in gola adesso era stata espulsa. Da parte di lei fu amore a prima vista come lo era stata per Marzio.

La regina Beryl ricevette l’invito per un matrimonio. A sposarsi era il principe Marzio, figlio di un amico del marito, impossibile quindi rifiutare. Scelse un bell’abito e partì per il regno vicino. Era curiosa di vedere chi fosse la sposa visto che nessuno sapeva da dove questa fosse arrivata. Alcuni servitori, li aveva sentiti confabulare, sostenevano che fosse una fata, ma Beryl sapeva che era una sciocchezza, se fosse stata un’appartenente al popolo fatato lei l’avrebbe saputo prima di tutti gli sltri. Ora non le restava che andarlo a scoprire. Arrivata al ballo si guardò intorno curiosa. Infine la vide, solo di fianco, una fanciulla dai capelli dorati tirati su in strani chignon … un’acconciatura che le era familiare. Beryl si avvicinò, desiderosa di presentarsi alla futura regina per osservarla meglio. Quale fu la sua sorpresa quando questa si voltò e gettò un urlo. Era proprio la sua figliastra, Bunny. Ma com’era possibile? Non era morta? Possibile che lo specchio l’avesse ingannata? Non ebbe molto tempo per pensare a questo perché fu afferrata dalle guardie.
-Trattatatela come vi ho detto- disse il principe, arrivato in fretta per sostenere la sua bella.
Beryl in quel momento comprese il grave errore che aveva fatto presentandosi lì. Urlò, si dibatté, ma nulla. Le furono infilate delle scarpette roventi ai piedi e fu costretta a ballare fino a quando non morì di dolore.

Bunny non volle vedere il cadavere della matrigna, ma lasciò comunque che il principe la sposasse quel giorno. In giro si dice che vivono ancora felici e contenti.

Ah, dimenticavo, le guerriere Sailor regalarono a Bunny, per le nozze, una collana che recava scritta a Lettere argentate: Sailor Snow, a ricordo di ciò che era successo loro.

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Capitolo 2
*** La gatta con gli stivali ***


C’era una volta, tanto tempo fa, una fanciulla pigra e svogliata figlia di un mugnaio morto in giovane età. Quando anche la madre, la bella Serenity, fu sul letto di morte chiamò le tre figlie al capezzale e divise il patrimonio.
-A te Rea, mia primogenita, lascio il mulino e il nostro cavallo- disse.
-Grazie, madre- rispose la ragazza, baciando la mano della moribonda –non ti deluderò-
-A te invece, Amy, lascio il nostro mulo, essendo tu l’unica con la tua saggezza che riesce a domarlo, e la nostra casa affinché tu possa fare un buon matrimonio-
-Grazie, madre- disse questa figlia e imitò il comportamento della prima.
-Infine a te, Bunny – disse all’ultima –lascio la nostra gatta Luna, affinché tu te ne prenda cura-
Parole umane non possono esprimere la delusione di Bunny a quella frase. Solo la gatta? E alle sue sorelle lasciava tutto il resto?
-Madre … - esordì, ma Rea intervenne subito in difesa della malata e condusse fuori la sorella ribelle.
-Non meriti altro, non sei stata in grado di fare nulla in questi anni, ora dovrai arrangiarti da sola-
A nulla valsero le proteste di Bunny, si trovò per strada con i soli abiti che aveva indosso e con la gatta al suo fianco.
-Adesso che farò?- si chiese disperata –Non ho un posto dove andare, nessuno che mi voglia aiutare-
-Hai me- disse la gatta, avvicinandosi –non preoccuparti, penserò a tutto io-
Bunny sobbalzò sorpresa. –Tu?- chiese.
-Certo, tu devi solo dirmi dove posso procurarmi una crusca e un sacco-
Bunny, seppur scettica, pregò la sorella Amy che alla fine cedette e le diede quanto richiesto. Luna lo prese e, messa la crusca dentro il sacco, lasciò questo sul bordo del fiume, quindi si appostò lì vicino in attesa. Aspettò circa un’ora, poi vide due conigli entrare nel sacco per mangiare la crusca. Rapida la gatta si gettò in avanti e intrappolò i poveri animali nel sacco.
-Abbiamo la cena!- esclamò Bunny gioiosa –Avevo giusto un certo languorino!-
-Non è per te!- disse Luna –Io guardo ben oltre la cena di questa sera-
-Il mio stomaco non è così lungimirante- borbottò Bunny osservando la sua gatta andare via con il pasto.

La prossima mossa di Luna fu quella di procurarsi un paio di stivali, quindi si recò dal re dicendo al servitore di annunciarlo come un messaggero della ricca marchesa di Carabas.
-Non ho mai sentito questo nome- disse il re al figlio, il principe Marzio.
-Sarà una vedova che riusa il suo nome da nubile-
-Può darsi-
La gatta fu ricevuta e subito consegnò i conigli al re e al figlio. –Questi sono da parte della mia padrona, la marchesa di Carabas, con i suoi omaggi-
Il re incuriosito chiese a Luna dove fossero i possedimenti di questa marchesa, cercando di non dare a vedere che non ne sapeva minimamente l’esistenza.
-Ma ha terre ovunque- disse la gatta e si mise a elogiare la fantomatica marchesa di Carabas.
Padre e figlio si guardarono in faccia e fecero buon viso a cattivo gioco, come se tutto ciò che sentivano fosse in realtà una storia già conosciuta.
Luna infine si congedò e uscì da palazzo.

Nei giorni seguenti la gatta si ripresentò con diverse selvaggine al re dicendo sempre che erano da parte della marchesa di Carabas. Vedendo però che la situazione procedeva lentamente e che nel frattempo lei e Bunny erano costrette a vivere della bontà di Amy, Luna decise di passare ad altri mezzi e minacciò dei contadini affinché dicessero che coltivavano le terre della marchesa di Carabas, ben sapendo che il re sarebbe passato di lì durante una delle sue passeggiate. E il piano riuscì alla perfezione tanto che la volta successiva che la gatta si presentò a corte il re le disse che gli avrebbe fatto molto piacere conoscere la marchesa.
-E la mia padrona sarà ben lieta di questo invito- disse Luna con un profondo inchino.

-Il re mi riceve?- chiese sorpresa Bunny quando Luna le comunicò la notizia –Ma è fantastico!- fece una piroetta su se stessa, sbattendo contro una statuetta che cadde a terra andando in mille pezzi.
- Bunny!- urlò Amy dal piano di sotto.
-Non è successo nulla- esclamò la ragazza, cercando di nascondere i cocci.
Luna scosse la testa. –Non potrai certamente presentarti così al re-
-E come?-
E la gatta le spiegò rapidamente il suo piano.
-Non se ne parla neanche- le rispose Bunny incrociando le braccia –non voglio-
-Allora dimenticati il mio aiuto-
Alla fine la ragazza cedette.

Il giorno seguente il re passava per la strada diretto all’incontro con la marchesa di Carabas quando sentì delle urla. Vide una donna che si dibatteva nel fiume che passava lì accanto. Subito riuscirono a tirarla fuori dall’acqua.
-Grazie- disse la giovane –vi ringrazio profondamente, dei manigoldi mi hanno derubata, lasciandomi in sottoveste-
-Venite al castello, mia signora, provvederò personalmente a vestirvi come una nobildonna-
-Siete molto gentile, Vostra Maestà, io, marchesa di Carabas, vi ringrazio con tutto il cuore- disse Bunny, come l’aveva istruita a fare la gatta.
-Siete voi quindi la famosa marchesa di Carabas?-
Bunny si ritrovò ad annuire pregando che l’indagine non andasse troppo a fondo.
-Per me sarà un onore ospitarvi da me- disse il re.
A quel punto si fece avanti il principe, rimasto affascinato dalla bellezza di Bunny. Inutile dire che fu amore a prima vista da entrambe le parti e che la giovane s’impegnò ancora meglio a recitare il ruolo della marchesa di Carabas, sperando così di riuscire a convincere il giovane a sposarla. E tutto sembrava andare alla perfezione, almeno fino a quando il re non le propose di riaccompagnarla al castello.
Luna, fortunatamente sempre al fianco della padrona, le disse di prendere tempo e di non temere, avrebbe pensato lei a tutto. Detto ciò la gatta partì alla volta del castello del regno vicino, che si diceva abitato da un certo Kunzite, un perfido orco che uccideva chiunque si avvicinasse alla sua dimora. Chiese alla guardia di annunciarla e di dire all’orco che voleva assolutamente parlargli. Luna fu quindi ricevuta dal mostro, un essere enorme dal colorito verdastro.
-Chi osa disturbare il mio riposo?- chiese lui con voce spaventosa.
-Mio signore- esordì la gatta con un profondo inchino –non sapete quanto mi duole disturbare il vostro riposo, ma vengo per riferirvi ciò che la gente dice in giro-
L’orco s’irrigidì. –Che cosa?-
-Che voi non siete potente come vorreste far credere-
L’ira dell’orco fu senza pari. –Credono che io non sia abbastanza potente? Se solo volessi potrei schiacciarli tutti-
-Io sostenevo proprio questo oggi al villaggio, però… -
-Però cosa?- urlò l’orco.
-Ammetto che qualche dubbio me l’hanno anche fatto venire-
Per tutta risposta l’orco si trasformò in un enorme leone che ruggì contro la povera gatta facendola tremare dalla paura. Il mostro tornò quindi normale e scoppiò a ridere.
-Dubiti ancora?-
-Oh, ma è semplice trasformarsi in qualcosa di grosso, lo è di meno diventare qualcosa di piccolo-
-Dovrei diventare un cane?-
-Io pensavo a qualcosa di ancora più piccolo-
-Per esempio?-
-Non saprei- si finse pensierosa –magari un topo-
Detto fatto, l’orco si tramutò in un topo. Luna fu rapida, si gettò in avanti e se lo mangiò in un sol boccone, quindi ritornò alla corte del re, annunciando per strada che quel castello ora apparteneva alla marchesa di Carabas.

Inutile dire che quando il re giunse al castello della marchesa ne risultò pienamente soddisfatto, tanto che diede immediatamente la benedizione al figlio quando questo gli chiese il permesso di chiedere la mano a Bunny.
-Marchesa di Carabas, volete concedermi la vostra deliziosa mano?- chiese Marzio alla sua amata.
-Certo- urlò lei.
Dopo un attimo di esitazione, dettato dall’imbarazzo, i due si gettarono l’uno nelle braccia dell’altra e suggellarono la promessa con un appassionato bacio sulle labbra, sotto lo sguardo divertito della gatta.

Il matrimonio si celebrò la settimana seguente e Bunny decise d’invitare anche le sorelle, nonostante i pessimi rapporti che un tempo aveva avuto con loro. La prima cosa che fece come principessa fu dare a Luna il titolo di marchesa. Da quel momento in avanti la gatta non si dovette preoccupare di far altro che cacciare i topi per passare il tempo.

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Capitolo 3
*** Le tre fanciulle ***


Queen Serenity era proprio stanca di vedere le sue tre figlie far niente tutto il giorno, decise così che era venuto per loro il momento di andare al mondo e di crearsi una loro vita, così le scacciò da palazzo.
-Costruitevi una vostra casa e badate a voi stesse- disse, non volendo sentire repliche.
Le tre ragazze presero quindi a camminare per il bosco. Bunny, la più piccola, non appena vide delle canne sorrise. –Ho trovato il materiale per costruire la mia casa!- esclamò.
-No- intervenne la sorella Amy –una casa di canne non è sicura-
-Ma è facile da costruire e io non ho voglia di lavorare, voglio solo giocare-
E fu così che Bunny iniziò a prendere le canne per costruire la sua dimora.
-Io- disse Rea, l’altra sorella –non ho pazienza di proseguire, vorrà dire che costruirò una casetta di legno qua-
E nemmeno con lei valsero le proteste di Amy, la ragazza, impaziente, cominciò la sua costruzione proprio lì.
Amy, sospirando, si diresse verso la cima di una collina e iniziò ad erigere la propria casa in solidi mattoni. Ogni giorno vedeva le sue sorelle divertirsi nella vallata mentre lei era costretta a lavorare senza tregua e un po’, dobbiamo ammetterlo per amor di verità, le invidiava, ma questo non la fermò e proseguì con il suo lavoro.

Le tre ragazze non potevano sapere che qualcuno aveva puntato gli occhi su di loro non appena erano state allontanate dal palazzo. Si trattava di un lupo, un tal Jaidete, che viveva da molti anni in quel bosco. Un giorno si decise a iniziare la caccia e andò alla capanna di Bunny.
-Apri fanciulla- disse –ed esci subito dalla tua casa-
Bunny, visto il lupo dalla finestra, si guardò bene dall’uscire.
-Questo è il mio ultimo avvertimento, poi butterò giù la casa- minacciò il lupo.
Bunny rise, come poteva buttare giù la sua casetta? Era solo una minaccia a vuoto. E proprio allora il lupo iniziò a ispirare a fondo. Inizialmente la ragazza non riuscì a capire cosa stesse succedendo, ma quando il lupo soffiò lei comprese che non c’era possibilità di salvezza. La casa le crollò praticamente addosso e fu solo per un miracolo che lei riuscì a correre via in tempo. Andò a bussare alla porta della sorella Rea, pregandola di aprire.
-Perché mi disturbi?- chiese Rea.
Bunny entrò. –Chiudi, sta arrivando il lupo-
Rea rise. –Adesso dovrei aver paura dei lupi?-
-Chiudi, chiudi- la pregò la sorella a mani giunte.
Rea chiuse la porta sbuffando, quindi osservò dalla finestra il lupo che si avvicinava.
-Aprite e uscite- intimò la belva.
-Non riuscirai mai a entrare qua- esclamò Rea, sicura di sé –non è certo la casa di canne di mia sorella-
-Se non uscite la butterò giù-
-Provaci-
E il lupo ispirò a fondo. Bunny si nascose dietro a Rea e chiuse gli occhi. Un attimo dopo la casa di legno era a pezzi e le sorelle correvano verso la dimora di Amy.
-Apri, apri- urlarono –un lupo c’insegue-
Amy aprì. –Presto, dentro- e chiuse la porta –qui siete al sicuro, nulla può distruggere una casa di mattoni-
Il lupo si presentò anche alla sua porta. –Aprite, altrimenti butto giù anche questa casa-
-Provaci- lo provocò Amy, perdendo la sua naturale timidezza.
-Forse è meglio non provocarlo- sussurrò Bunny, nascosta dietro la sorella.
-L’avete voluto voi- e il lupo si preparò a soffiare.
La casa nemmeno traballò sotto il soffio del lupo. Questo, sorpreso, fissò l’abitazione a bocca aperta. Possibile che non avesse funzionato? La belva ispirò ancora e provò a soffiare, ma ancora nessun risultato.
-Visto ragazze?- disse Amy –Nulla può abbattere una solida casa in mattoni-
-Ne farò anch’io una così- promise Bunny.
-Credo che il nostro amico non abbia ancora finito con noi- disse Rea, che guardava fuori dalla finestra.
Poco dopo un forte rumore attirò l’attenzione delle sorelle.
- Cos’è?- chiese Bunny.
-Si sta arrampicando- sussurrò Rea, l’orecchio ben teso.
-Il camino- esclamò a quel punto Amy e sorrise –ho un’idea-

Il lupo arrivò sopra il tetto e si fermò per riprendere fiato. Non era più giovane come un tempo e gli anni si facevano sentire soprattutto in momenti come quelli. In compenso era diventato ben più astuto di una volta, infatti un tempo non gli sarebbe mai venuto in mente di entrare in una casa attraverso il camino. Un vero colpo da maestro visto che non riusciva ad abbatterla. Orgoglioso della sua iniziativa si preparò a scendere quando fu avvolto da una folata d’aria rovente. Ah, il tempo non era più quello di una volta, ormai il caldo doveva essere terminato. Si lasciò cadere dentro il camino senza indugiare oltre e atterrò su una pentola piena d’acqua bollente. Il suo urlo riempì tutto il bosco.

Quella sera le tre fanciulle mangiarono carne di lupo e si promisero a vicenda che non si sarebbero più divise, anzi, avrebbero ingrandito la casa di mattoni per poter vivere tutte e tre insieme.

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Capitolo 4
*** Reapunzel ***


Reapunzel, solo Rea per Phobos e Deimos, i due corvi che vivevano con lei, si sistemò i capelli di fronte allo specchio. Era iniziata un’altra delle sue lunghe giornate chiusa nella torre. Unica soddisfazione era sistemare i lunghi boccoli neri, un compito che le prendeva molto tempo. Si pettinò una ciocca alla volta. Forse era giunto il momento di fare un bel balsamo per renderli più morbidi e resistenti. In quel momento una voce la fece immobilizzare.
-Mia bella Rea, butta la tua chioma e tirami su-
La ragazza sorrise e corse alla finestra, quindi senza alcun indugio, gettò giù la sua lunga chioma e non appena sentì un peso attaccato ad essa tirò su. Dopo poco vide spuntare da oltre il davanzale Madre Beryl affannata e accaldata.
-Madre, come sono felice di vedervi!- esclamò la fanciulla, buttandole le braccia al collo.
-Quanta felicità! Non sarà per caso perché aspetti il mio regalo?-
-Oh no, madre- mentì Rea, cercando con gli occhi il dono. Alla fine lo individuò che spuntava dalle pieghe dell’abito, legato stretto con una corda –è sempre una gioia vedervi- esclamò, cercando d’immaginare di cosa si potesse mai trattare.
-Certo, certo- e preso il regalo lo porse a Rea che lo scartò in un attimo: si trattava di alcuni nastri per capelli. Alla ragazza sfuggì un’esclamazione di felicità, quindi corse davanti allo specchio.
-Bellissimi, di tutti i colori!-
-Sono fatti di tessuti molto preziosi, alcuni vengono da luoghi in cui esseri umani non hanno mai messo piede-
Rea ne accarezzò uno per uno, incantata dalla morbidezza del tessuto, erano veramente unici.
-Sono contenta che ti piacciano- disse Beryl, togliendosi il pesante mantello da viaggio –hai eseguito i soliti riti mentre non c’ero?-
-Come sempre- disse Rea, tornando improvvisamente al suo ruolo di sacerdotessa della torre –ho anche eseguito un rito di purificazione-
-Ah sì? Hai percepito delle negatività quindi-
-Qualcuna … non riesco proprio a capire da dove provenga- sospirò –sfortunatamente le carte non mi dicono proprio nulla-
Madre Beryl si strinse nelle spalle. –Ti devo dare una brutta notizia: domani partirò di nuovo-
-Di nuovo?- chiese Rea sorpresa e un po’ innervosita dalla cosa. Ecco perché le aveva portato quel bel regalo.
-Purtroppo non ne posso fare a meno-
-Arriverà il momento in cui potrò uscire anch’io da qua?-
-Oh, tesoro- esclamò Beryl, andandole incontro –non posso, c’è bisogno di qualcuno che stia qua a controllare il santuario-
-Non si può fare neppure un’eccezione? Mi piacerebbe molto vedere il mondo là fuori-
-Ma cara, il mondo è molto crudele e il male sempre in agguato, può entrare qua dentro da un momento all’altro, ed è tuo compito tenerli lontani-
Rea annuì, sapeva che era quello il motivo per cui si trovava lì, il suo compito, la sua vocazione. Per lei nel mondo là fuori non c’era nulla. Sospirò, ormai si era quasi abituata a quell’idea.
-Cosa puoi desiderare di più dalla vita, cara? Sei una sacerdotessa, sorridi e continua con le tue funzioni-
Madre Beryl aveva ragione, come sempre.

Quella notte Rea quasi non dormì. Le succedeva spesso ultimamente di non riuscire a chiudere occhio. La teneva sveglia la costante sensazione che nella sua vita mancasse qualcosa. Cosa però non avrebbe saputo dirlo. Si alzò e si diresse alla finestra, come faceva spesso quando non riusciva a dormire. Poteva sentire il respiro regolare di Madre Beryl, immersa in chissà quale sogno. La ragazza si sedette sul davanzale. Da lì poteva osservare il bosco e cullarsi nella sua tranquillità e nel suo silenzio. Era certa che, se mai fosse stata là fuori, sarebbe stata davvero felice. Per un attimo immaginò di scavalcare il davanzale e si calarsi dalla torre. Si sporse per vedere com’era la parete esterna e capire se era davvero possibile scendere. No, troppo liscia. Non c’era speranza di uscire da lì se non usando la sua lunga chioma. Sconfitta Rea ritornò a letto, sperando di riuscire finalmente ad addormentarsi.

La mattina seguente Rea salutò Madre Beryl, con un abbraccio, quindi l’aiutò a scendere con la sua chioma. Restò ad osservarla fino a quando non divenne un punto lontano in mezzo al bosco, quindi tornò alle sue faccende.
La ragazza non poteva certo sapere che il giorno precedente un giovane aveva assistito alla scena della richiesta della chioma e della salita di Madre Beryl. Si trattava del principe Jaidete, figlio del re di quel regno, sempre curioso e alla ricerca di un’avventura. Osservata la scena tornò al castello e chiese in giro a chi appartenesse quella torre.
-Appartiene a una strega molto potente- gli spiegò il bibliotecario –fossi in voi ne starei ben lontano-
Ma Jaidete aveva intravisto la bella figura che si sporgeva dalla finestra e ne era rimasto rapito, quindi aveva deciso di appostarsi ancora fuori dalla torre. Fu così che vide Madre Beryl andarsene e comprese dai bagagli che aveva con sé che si trattava di un viaggio lungo. Deciso ad approfittare della situazione si diresse alla torre e dopo un attimo di esitazione ripeté la frase che aveva sentito dire alla strega.

Rea restò sorpresa dalla chiamata di Madre Beryl. Forse aveva dimenticato qualcosa ed era tornata indietro per riprenderselo. Curiosa di sapere il motivo di quella chiamata buttò giù la sua chioma nera. Sentì subito che c’era qualcosa di diverso, come se il peso che doveva tirare su fosse improvvisamente diventato più pesante. Inspirò a fondo e tirò con tutte le sue forze. Madre Beryl stava ingrassando, doveva farglielo notare con un po’ di garbo altrimenti la chioma non avrebbe più retto. Questi erano i suoi pensieri quando finalmente vide l’oggetto della sua fatica e come si stupì quando si accorse che quello che aveva tirato su non aveva proprio le fattezze di Madre Beryl. Si trattava di un ragazzo dai capelli biondi e dai profondi occhi grigi, molto simile ai disegni dei principi che si trovavano nei libri.
-Milady- disse il giovane, con un profondo inchino –scusate la mia improvvisa apparizione, ma vi ho intravista e non ne ho proprio potuto fare a meno-
Rea restò un attimo in silenzio, poi prese il bastone, che aveva affianco e che utilizzava per il rito di purificazione del mattino, e lo diede in testa all’intruso con tutta la forza che aveva, quindi lo guardò cadere a terra improvvisamente indecisa su cosa fare. La decisione fu presa rapidamente. Afferrò il ragazzo per le braccia e lo trascinò vicino al tavolo, quindi lo legò stretto alla gamba di questo. Iniziò ad andare su e giù per la stanza, adesso cosa doveva fare? Oh, come avrebbe voluto che ci fosse Madre Beryl! Lei l’avrebbe indirizzata. La ragazza era persa in questi pensieri quando sentì l’intruso gemere. Si stava svegliando! Rea alzò il bastone, pronta a difendersi, decisa a capire chi fosse.

Jaidete sbatté le palpebre smarrito. Cos’era successo? E perché aveva quel forte mal di testa? Una caduta da cavallo. Fece per toccarsi il capo, ma fu fermato da qualcosa. Guardò verso il basso e vide che era legato. L’avevano rapito. Oppure era in guerra ed era stato imprigionato. Poi alzò la testa e incontrò lo sguardo di fuoco di una bellissima ragazza. Improvvisamente gli tornò tutto alla mente. Era stata quella bella fanciulla dall’abito cremisi e dai lunghi capelli scuri che l’aveva colpito. Si ritrovò a sorridere. Aveva ricevuto un bel colpo e aveva la vista un po’ annebbiata ma in fondo ne era valsa la pena.
-Sono forse finito in Paradiso? Perché di fronte a me ho un angelo-
Per tutta risposta la ragazza lo colpì al ginocchio con il bastone. –Con me non si scherza-
-Lo immaginavo-
La fanciulla piegò le labbra, imbronciata era ancora più bella. –Cosa ci fai qui?-
-Mi sono innamorato- disse lui, diretto.
La fanciulla parve sorpresa da quella frase e lo fissò sbattendo le palpebre. –Cosa intendi dire?-
-Non sai cosa vuol dire?-
Lei scosse la testa.
Jaidete scoppiò a ridere. –Non dirmi che non sei mai uscita da questa torre, vero?- si pentì subito d’averlo detto perché lo sguardo della ragazza valeva più di mille parole. Probabilmente non era davvero mai uscita da lì e questo gli trasmise un senso d’ansia. –Se vuoi io posso portarti fuori da qui-
La ragazza restò immobile, come se stesse riflettendo su quelle parole.
-Ti porterò a vedere dei luoghi meravigliosi- insisté lui.
Per tutta risposta lei si voltò e sparì dietro una porta.

Rea era sconvolta, non si era mai sentita così in vita sua. Si appoggiò al muro per pensare e osservò i suoi due corvi che volavano su e giù, anche loro nervosi. Finalmente era arrivata la svolta nella sua vita ma lei non era ancora pronta. Andarsene dalla torre? Lasciare il santuario? Per dove poi? Non c’era nulla di sicuro là fuori, poteva anche essere un luogo desolato e infelice, un posto in cui non sarebbe stata tranquilla. Eppure voleva toccare con mano quel mondo che le sembrava così distante.
-Cosa devo fare?- chiese ai suoi compagni di reclusione –Accetto?-
Loro le volarono intorno gracchiando.
-Lo prendo per un sì- tornò indietro.
L’uomo le sorrise. –Ti ho convinta?-
-Non devi fare scherzi-
-Ti do la mia parola d’onore e te lo giurerò mano sul cuore non appena mi libererai-
Dopo un ultimo attimo di indugio Rea si decise a liberarlo. Sciolse i nodi in maniera rapida e si allontanò di qualche passo per lasciare che lui si alzasse. Lo studiò con sguardo attento. Sembrava uno di quei personaggi che si trovavano ritratti nei libri, con un cappello con la piuma e l’aspetto sicuro e pieno di sé. Un vero principe ecco. Scosse la testa, cercando di pensare ad altro.
-Non esiste un’uscita da questa torre- disse.
-Non importa, con una corda si può fare molto-

Fu così che pochi minuti dopo Rea si ritrovò attaccata alle spalle del giovanotto mentre questo usata la corda per scendere. Stretta a lui con tutte le sue forze si chiedeva che cosa l’avesse spinta a fare quella follia, rischiando di morire. Era furiosa con se stessa per aver ceduto.
-Piano- urlò quando le parve che il giovanotto stesse per scivolare.
-Tranquilla, non potresti essere in mani migliori-
Su questo Rea aveva dei forti dubbi. I corvi le volavano intorno come per darle coraggio. Quando toccò terra le sfuggì un sospiro di felicità. Almeno non si era schiantata al suolo, era già qualcosa.
-Venite- disse lui –ti porterò in un luogo bellissimo-
E la ragazza, seppur dubbiosa, lo seguì.

Effettivamente Jaidete non avrebbe potuta portarla in luogo migliore. Si trattava di una piccola spiaggia che si affacciava su un mare rosato. Un vero angolo di Paradiso. La ragazza fissò entusiasta quel luogo. Non aveva mai immaginato che là fuori ci fosse qualcosa di così bello. Si fermò sulla riva ad ammirare quell’acqua dal riflesso così innaturale.
-Si tratta di un gioco di luci- le spiegò lui, andando al suo fianco e sfiorandole la mano.
-Bellissimo-
-Vuoi fare una cosa divertente?-
Lei lo fulminò con lo sguardo e il principe sorrise, gli piaceva essere fulminato da degli occhi così belli.
-Nulla di sconvenienti, suppongo che tu non abbia mai fatto un bagno in mare-
E di nuovo Rea si fece tentare, dimentica delle raccomandazioni della sua tutrice. Qualche istante dopo era in acqua, immersa fino alle spalle e si godeva la sensazione delle onde contro la pelle. Jaidete non aspettava situazione migliore e, con qualche parolina dolce e molto fascino, riuscì a sedurre Rea e a strapparle un bacio prima che il sole fosse calato. Alla fine della giornata si sdraiarono sul bagnasciuga, fianco a fianco, sulla sabbia calda, usando i vestiti come cuscini. Il cielo stava iniziando a diventare scuro e già si vedevano le prime stelle.
-Non ti ho ancora chiesto il nome- disse lui, accorgendosi solo in quel momento che non si era informato su una cosa così importante.
-Reapunzel, ma tutti mi chiamano Rea-
-Bel nome- disse lui –io sono Jaidete, immagino che avrai già sentito parlare di me-
Ci fu un attimo di silenzio prima che la ragazza scuotesse la testa. –Mai sentito-
Lui ci rimase male. –Io sono il principe- tentò ancora, sperando così di riuscire a far ricordare la ragazza.
-Un principe? Come quello delle fiabe?-
-Circa-
Rea lo fissò sorpresa. –Non pensavo che esistessero per davvero … sicuro che non mi stai mentendo?-
Lui scoppiò a ridere di fronte a tanta incredulità. –No, è la verità-
Un principe? Aveva di fronte a lei uno di quelle creature belle e affascinanti di cui si parlava nei libri?
-Ora però voglio sapere qualcosa in più di te, non sei mai uscita dalla torre? Oppure è solo uno scherzo che fai alle persone che non ti conoscono?-
E Rea raccontò tutta la sua monotona vita, passata rinchiusa nella torre a languire, nella speranza che un giorno sarebbe scappata.
-Ora ci sono io qui con te, non sarai più costretta a tornare alla torre-
Ma la ragazza non se la sentiva di lasciare Beryl, in fondo l’aveva cresciuta e forse semplicemente si preoccupava per lei.
-Potrai venire con me a palazzo-
-Non posso lasciare la mia tutrice- disse la fanciulla –lei si è sempre presa cura di me-
-Rinchiudendoti in una torre? Quello non vuol dire prendersi cura di te-
-Sì invece, vuole solo proteggermi-
-Porteremo anche lei con noi allora-
Lei sospirò. –Non so come la prenderà-
-Se ti vuole veramente bene sarà contenta, possiamo comunque affrontarla insieme, che ne pensi?-
-O no, la prenderebbe come una sfida-
-Non ci pensiamo ora- disse lui, stufo di parlare, accarezzandole la guancia –questa notte è solo nostra-

Il giorno dopo il principe riaccompagnò Rea alla torre, con la promessa di tornare. Ed effettivamente ciò avvenne e i due s’incontrarono più volte. La ragazza nel frattempo desiderava e temeva il ritorno di Madre Beryl. Avrebbe voluto da un lato affrontarla e così poter fuggire con il suo amato. Dall’altro temeva la reazione di lei e aveva paura di deluderla. Quella volta però la sua tutrice sembrava non aver intenzione di tornare a casa, così passò ben un mese e della donna ancora non si vedeva traccia. Rea però iniziò ad accusare degli strani sintomi: giramenti di testa, nausea, strane voglie che la portavano a desiderare alimenti assurdi. Fu così, oltre che per gli incontri con Jaidete, che cominciò anche a trascurare i riti.
-Qualcosa non va?- le chiese una volta il suo principe, preoccupato per il pallore della giovane.
-Non mi sento molto bene in questi giorni-
-Forse è solo stanchezza-
-Non so-
-Passerà-
Ma Rea sentiva che qualcosa in lei stava cambiando. Piccole cose, ma di un certo rilievo. Iniziava anche a mettere peso, lei che era sempre stata magrissima. C’era decisamente qualcosa che non andava e fu un libro a darle la soluzione all’enigma, un romanzo che le aveva regalato Madre Beryl ma che lei non aveva mai sfogliato prima, trovando la trama troppo sdolcinata per i suoi gusti. Quel pomeriggio però si annoiava terribilmente senza Jaidete, così, complice il sentimento che provava, lo prese e iniziò a leggerlo. All’inizio trovò noiosi tutti quei sospiri e quelle promesse, poi però quando l’eroina, lasciata dall’amato che era dovuto partire per la guerra, aveva iniziato a manifestare i suoi stessi sintomi per poco non era svenuta. La nausea, le vertigini, la stanchezza, addirittura quella strana sensazione del corpo che cambia senza un motivo. La diagnosi del medico, per la protagonista del libro, era stata inclemente: la ragazza era incinta. Rea a quel punto era scoppiata in lacrime anche se non ricordava di aver mai pianto in vita sua. Impossibile ora tornare indietro, impossibile salvarsi dalla fine. E maledisse il principe per averla messa in quel guaio e maledì se stessa per la propria debolezza e anche perché non aveva accettato la proposta di fuggire con lui.
-Adesso cosa farò?- domandò ai corvi, suoi unici amici.
E proprio in quel momento sentì una voce familiare chiamarla. Madre Beryl era finalmente tornata.

Rea gettò la chioma tremante. Indossava un vestito largo per cui dubitava che la donna si sarebbe accorta subito della gravidanza. Ma quanto avrebbe ancora potuto nasconderla? Quella sera avrebbe dovuto spogliarsi dinnanzi a lei e così avrebbe visto e il segreto sarebbe stato finalmente stato rivelato.
-Rea- esclamò la donna quando la vide –come sei bella- e la strinse a sé –sbaglio o hai messo su un paio di chili?-
-Non so- disse lei.
-Stai benissimo-
-Anche voi state molto bene, madre-
-Eppure c’è qualcosa che non va- disse la donna come se improvvisamente si accorgesse di un oggetto fuori posto.
-Cosa?- chiese Rea con voce un po’ troppo stridula e fu così che l’altra comprese.
-Mi hai tradita- urlò, strappandole di dosso gli abiti per poter vedere quello che aveva sospettato –di chi è il bambino?- domandò con la voce tremante.
-Un principe-
La donna la schiaffeggiò. –E tu ci hai creduto?-
-Lui ha giurato che sarebbe tornato-
-Ha mentito, non tornerà e tu sei stata sciocca ad avergli creduto-
-Lui tornerà e mi porterà nel suo castello-
-Sei solo una ragazzina senza cervello- ruggì e la prese per i capelli –questi non ti serviranno più-

Il principe si ripresentò alla torre il giorno seguente. Chiamò la sua innamorata a gran voce, assaporando i momenti che avrebbero passato insieme. La sua amata esitò un poco più del solito prima di lanciare la chioma, ma il giovane non ci fece parecchio caso e l’afferrò immediatamente, desideroso di arrivare in cima alla torre. Quale fu la sua delusione quando invece della sua bella Rea vide una donna dal volto arcigno.
-Chi siete?- chiese, furioso.
-Chi siete voi che disturbate la mia pace-
-Cerco Rea -
-Non la troverete certo qua, è andata via ormai-
-Dove? Cosa le avete fatto?-
E per tutta risposta la donna lo spinse giù dalla torre.

Rea vagava sola nel deserto. Da quando Madre Beryl l’aveva cacciata dalla torre aveva pianto molto.
-Se è il mondo là fuori che vuoi lo avrai- le aveva detto la donna, quindi aveva pronunciato alcune parole in una lingua sconosciuta e la ragazza si era trovata a vagare per il deserto. Ora non aveva nessun luogo in cui trovare rifugio da quel sole caldo. Un forte dolore al ventre la fece cadere in ginocchio e vide con orrore che stava perdendo del liquido. Capì così che il bambino stava per nascere.

Jaidete viaggiava da non sapeva quanto. Era rimasto cieco nella caduta, per cui non sapeva nemmeno dove stava andando, era solo per pura fortuna se era ancora vivo. In quelle condizioni gli era impossibile trovare la strada per il castello e si doveva accontentare di mangiare le bacche che riusciva a riconoscere al tatto. Una vita solitaria ed infelice la sua. Niente più balli, niente pomeriggi passati a cavallo, nulla di nulla, solo tenebre e infelicità, dover vagare senza sapere dove stava andando, senza meta, senza poter ritornare al suo amato castello.
-Ahimè, ahimè - si lamentava, le lacrime che gli scendevano sulle guancie –che ne sarà di me? Sono stato un vero sprovveduto!-
E fu proprio quella voce lamentosa che attirò l’attenzione di un’altra persona lì presente.
-Chi è?- chiese a gran voce.
-Un povero sprovveduto-
-Questa voce non mi è sconosciuta-
E a quel punto all’uomo parve di riconoscere la voce che gli stava parlando. –Rea- chiamò, le parole che gli tremavano in bocca.
-Come sapete il mio nome?- chiese la ragazza.
-Sono io, il tuo Jaidete -
-Oh mio Dio! Siete molto cambiato dal nostro ultimo incontro-
-Il mio amore per te però è sempre lo stesso-
-Anche il mio- e lei lo strinse forte a sé.
Fu allora che il principe sentì un leggero pianto. Cosa stava succedendo? –Ci sono dei bambini?- domandò.
-I nostri due piccoli- disse lei.
-Sono i nostri figli?- chiese lui, improvvisamente commosso dalla notizia.
-Sì, i nostri figli- disse lei e le sue calde lacrime caddero sugli occhi di lui bagnandoli. Fu così che il principe riacquistò la vista e poté rivedere la sua Rea, non più di una bellezza splendente, ma più matura.
-Mi sei mancata- mormorò.
-Anche tu- e restarono abbracciati per un tempo lunghissimo.

I due convolarono a nozze non appena il principe ritrovò la strada per casa. I bambini furono subito introdotti a palazzo e divennero eredi della corona. Per quanto riguarda Madre Beryl lei è ancora nella torre. È infelice, sola, senza la sua Rea, ma questa è la punizione per averla lasciata andare via. In compenso Rea e il suo principe vivono felici e contenti.

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Capitolo 5
*** Mamma Serenity e le sette figlie ***


C’era una volta in un regno non molto distante una madre rimasta sola con le sue sette figlie. Serenity, questo era il nome della donna, amava con tutto il cuore le sue ragazze, unica cosa rimastale al mondo, nonostante a volte fossero proprio capaci di farle perdere la pazienza. Un giorno Serenity fu convocata in città per assolvere ad alcuni doveri. Prima di partire salutò ad una ad una le figlie e raccomandò a tutte quante di non aprire la porta a nessuno, visto che da quelle parti girata un lupo molto feroce.
-Tranquilla, mamma, staremo attente- disse Bunny, balzando in avanti per salutarla.
Serenity annuì, preoccupata, quindi salutò Amy, accarezzandole il braccio, poi Rei che le promise che avrebbe difeso le sorelle a costo della vita. Passò alle altre, una per una, Marta, Morea e infine le gemelle Heles e Milena.
-A presto, ragazze, e ricordatevi di non aprire a nessuno, soprattutto non aprite al lupo, lo riconoscerete a causa della voce roca e delle zampe nere come la pece- ripeté la donna, prima di uscire.
Le figlie promisero, ma non appena la madre uscì tutte si erano già dimenticate dell’avvertimento, anzi, pensavano ad organizzare una festa.
-Sarà la migliore festa del regno- esclamò Bunny.
Sfortuna volle che proprio in quel mondo Jadete il lupo passasse sotto le loro finestre. Questo losco figuro sognava da sempre di mettere le zampe su una delle ragazze, ma la prudenza della loro madre gli aveva sempre impedito di realizzare questo desiderio. Capendo dai discorsi che Serenity non sarebbe stata presente per alcuni giorni decise di giocare il tutto per tutto, per prendere non una ragazza, ma tutte sette.
-Fanciulle- disse quindi, bussando alla porta –vi prego, fatemi entrare sono una poveretta che ha perso la strada-
Dall’interno si levò un coro di risate. –Non penserai di ingannarci- esclamò Rei –nostra madre ci ha avvertite, lupo, ha detto che ti avremmo riconosciuto per la tua voce roca e la profezia si è avverata-
La voce roca? Lui? Ma se cantava nel coro dei lupacchiotti? Furioso corse via, deciso a trovare una soluzione per mascherare la sua voce. Cammina e cammina s’imbatté in una farmacia e d’improvviso gli venne un’idea. Entrò e, dopo il rifiuto del farmacista, lo costrinse a dargli un intruglio di miele che gli avrebbe addolcito la voce. Fatto questo corse alla casa delle ragazze e bussò di nuovo, ripetendo le stesse parole di prima.

-Non so se dovremo aprire- mormorò Amy.
-Ma è una fanciulla in difficoltà- disse Bunny.
-Se non ci aiutiamo tra di noi chi lo farà?- intervenne Morea.
Mentre la discussione era in corso Marta si spostò verso la finestra alla ricerca di un po’ d’aria. Fu allora che vide le zampe nere della persona che diceva di volere aiuto. –Non aprite- urlò subito –ha le zampe nere come la pece-
-Vattene lupo- urlò Rei –non ti permetterò mai di entrare qua, la tua voce ci ha ingannate, ma le tue zampe sono troppo nere-
Adesso ce l’avevano pure con le zampe? Eppure quelle ricevevano sempre molti complimenti dai suoi simili. Ancora più arrabbiato il lupo si allontanò deciso a trovare una soluzione. E sempre mentre camminava s’imbatté in un panificio. Subito entrò e chiese della farina. Il panettiere provò a controbattere, ma subito il lupo lo costrinse a dargliela. Jadete si coprì le zampe con la farina fino a quando non diventarono bianche. Con una nuova fiducia in se stesso il lupo ripartì per la casa delle fanciulle. Arrivato fuori da essa la storia si ripeté. Questa volta però Jadete mostrò alle fanciulle le sue zampe bianchissime e queste aprirono. Non si può descrivere il terrore che le invase quando compresero l’errore che avevano fatto. Rei tentò di colpirlo, ma fu mangiata, quindi fu la volta di Heles, che si era lanciata in avanti, di Bunny e di Morea. Milena tentò di fuggire, consapevole del fatto che non c’era più speranza, ma il lupo la prese e la mangiò, poi se ne andò così com’era giunto.

Serenity tornò quella sera. Trovando la casa sottosopra si spaventò e iniziò a chiamare le figlie per nome, ma nessuna rispose fino a quando non arrivò al nome di Amy. A quel punto si sentì una voce debole, quindi l’orologio a pendolo si aprì ed Amy ne uscì, tremante e dolorante per le ore passate lì dentro.
-Madre- chiamò, traballante sulle gambe –il lupo ha mangiato tutte le mie sorelle-
Serenity fu scossa dal dolore, ma decise di non farsi prendere dal panico, forse non tutto era perduto, non ancora. –Corri a prendere ago e filo- le ordinò
Amy non se lo fece ripetere due volte. Serenity nel frattempo prese un coltello affilato e lo nascose sotto il vestito. Era a conoscenza del luogo dove il lupo andava a riposare dopo ogni abbuffata. Accompagnata dalla figlia lo raggiunse e cosa vide? Proprio il lupo che dormiva serenamente sdraiato con la pancia bella gonfia in vista.
-Sarà un lavoro complicato- sussurrò Serenity –vai al fiume e prendi tutti i sassi che riesci a trovare, soprattutto se sono grandi e pesanti-
Amy corse ad obbedire, il cuore in gola.
Serenity estrasse il coltello e si avvicinò al lupo addormentato. Temeva che le sarebbe mancato il coraggio, invece fece un profondo taglio nella pancia del mostro e subito dopo iniziarono a uscire, una dopo l’altra, le sue figlie. La madre riguadagnava un anno di vita ogni volta che vedeva spuntare uno dei volti amati, quindi le stringeva a sé una per una, evitando di sgridarle nonostante la rabbia che aveva in cuore. Quando finalmente anche l’ultima fu salva, arrivò Amy con le braccia piene di sassi. Serenity le fece segno di buttarli dentro il ventre del lupo, quindi si affrettò a cucire la ferita. Doveva fare in fretta, prima che la belva si svegliasse. Quando finalmente terminò il lavoro si alzò e corse via, seguita dalle figlie e soddisfatta del lavoro fatto.
-Cosa succederà ora?- le chiese Bunny mentre si allontanavano rapidamente.
-Aspetta e vedrai- le rispose la madre.

Il lupo fu svegliato da un forte dolore allo stomaco. Cercò di mettersi in piedi, ma dovette tentare un paio di volte prima di riuscire a farlo, si sentiva tremendamente pesante. Quelle ragazze erano proprio difficili da digerire. Infine desideroso di un po’ d’acqua fresca si diresse verso il fiume per bere. Immerse il muso nel liquido e mai cosa gli era parsa più dolce e gradita. Bevve un lungo sorso, ma proprio mentre si sporgeva perse l’equilibrio e cadde nel fiume con un tonfo che sentì tutto il paese.

Quella sera tutti fecero festa per la scomparsa della nemesi del villaggio. Le sette fanciulle ballarono sotto lo sguardo fiero e sorridente della madre.

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Capitolo 6
*** La passeggiata di Riccioli Venus ***


Riccioli Venus s’incamminò saltellando lungo il sentiero. La giornata era bella e lei aveva intenzione di passare tutto il giorno in giro. Cammina, cammina la ragazza s’imbatté in una piccola casa dall’aspetto accogliente. Notò subito che la porta era solamente accostata e decise, con l’imprudenza tipica della giovane età, di entrarvi e darvi un’occhiata. Al suo interno la prima cosa che notò fu un enorme tavolo con delle sedie. Sul tavolo c’era tre grandi tazze. Venus, attirata dal profumo invitante, si avvicinò e si accorse di avere una gran fame. Che male c’era quindi a mangiare qualcosa? Si avvicinò alla prima tazza. Era la più grande. Si spinse sulle punte e la prese tra le mani, quindi sorseggiò da essa. Per poco non la fece cadere. La zuppa al suo interno era bollente. Passò così alla ciottola che si trovava lì vicino e che era di medie dimensioni. Di nuovo si spinse sulle punte e di nuovo bevve un lungo sorso, ma anche stavolta scosse la testa. La zuppa questa volta era troppo fredda. Fece una smorfia e passò all’ultima ciottola. Questa era più piccola rispetto alle altre. La prese e bevve un sorso con diffidenza. Era perfetta! La finì in pochi minuti. Sentendosi stanca Venus andò nella stanza vicina, si guardò intorno e vide che c’erano tre sedie: una molto grande, una media e una piccola. La fanciulla provò a sedersi nelle prime due ma erano troppo grandi, quindi passò alla piccola. Si accomodò, certa che per lei fosse perfetta, ma questa cedette subito sotto il suo peso. Venus si ritrovò seduta per terra. Si alzò dolorante e decise che avrebbe esplorato il resto della casa. Si diresse così al piano di sopra. Aperta una porta trovò tre letti. Sentendosi stanca decise di fare un riposino. Si buttò prima sul più grosso, ma, ahimè, era troppo duro! Passò quindi al medio, ma vi affondò dentro: era troppo morbido. Infine si sdraiò sul più piccolo: era perfetto. Subito si addormentò.

Venus non poteva sapere chi erano i proprietari di quella casa. Si trattava di tre guerriere: Rei, Amy e Bunny. Le tre erano uscite quella mattina per fare una passeggiata, quindi avevano deciso di tornare a casa per mangiare, pregustando la zuppa che avevano già preparato. Entrate in casa si diressero subito verso il tavolo.
-La mia zuppa- esclamò Rei, avvicinandosi e prendendo la tazza tra le mani. Quale fu la sua sorpresa quando scoprì che era stata assaggiata da qualcuno. –Qualcuno ha assaggiato la mia zuppa- disse.
-Anche la mia- le fece eco Amy.
-La mia l’hanno completamente mangiata- terminò Bunny.
Furiose le tre ragazze entrarono nella stanza vicina. Avevano intenzione di sedersi sulle loro sedie e di discutere sul da farsi. Appena entrate videro che c’era qualcosa che non andava.
-Qualcuno si è seduto sulla mia sedia- esclamò con rabbia Rei.
-Anche sulla mia- disse Amy.
-La mia l’hanno rotta- urlò Bunny.
-Andiamo di sopra- disse Rei e si diresse verso le scale.
Arrivate al piano superiore entrarono nella camera da letto. Subito Rei si fermò. –Qualcuno ha dormito nel mio letto-
-E anche nel mio- disse Amy.
-Qualcuno sta dormendo nel mio letto- esclamò Bunny.
Ed infatti una fanciulla dai lunghi capelli biondi e con un abito bianco e giallo dormiva tranquillamente sul letto di Bunny. Come se si fosse accorta della presenza delle tre ragazze aprì gli occhi. Subito si mise seduta e gettò un grido.

Parole umane non possono descrivere la paura di Venus quando si svegliò dal suo riposino e vide tre ragazze armate che la fissavano. Subito si alzò e si lanciò dalla finestra aperta, rotolando a terra. Si alzò in fretta e corse verso un’altra casetta dove avrebbe potuto mangiare e dormire ancora, sperando di evitare questa volta l’incontro con i proprietari.

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Capitolo 7
*** Bunny e le tre Sailor ***


Nota: Questa volta non si tratta di una vera fiaba, ma di un romanzo. Ovviamente ho dovuto modificare alcuni punti della trama per poterlo abbreviare. Buona lettura!

Bunny aveva sempre avuto un grande desiderio: diventare una delle Sailor a guardia della regina Venus. Quando era bambina, tutte le volte che i suoi genitori la portavano a Parigi, adorava guardare quelle guerriere sfilare intorno alla loro bellissima protetta e osservava ogni dettaglio del loro modo di vestire e di camminare. Così la ragazza si era impegnata fino ad ottenere una lettera di raccomandazione da parte del comandante delle guardie della sua città per entrare a far parte dell’esclusivo gruppo. Bunny saltellava così felice lungo la via per Parigi, determinata a portare la lettera direttamente alla regina e di diventare una Sailor quel giorno stesso. La ragazza giunse così alle porte del Louvre, laddove c’era la corte della bellissima regina Venus. E proprio mentre stava per presentarsi alle guardie scoprì con orrore che non aveva più con sé la preziosa lettera.
-Aspettate un attimo, deve essere qua da qualche parte- esclamò la ragazza frugandosi in tasca. Ma dove poteva averla messa? E poi si ricordò che all’ingresso della città qualcuno le aveva sbattuto contro, potevano avergliela rubata?
-Mi spiace, ma senza la lettera non possiamo farvi entrare- disse la guardia.
Bunny tentò un paio di proteste, ma poi fu costretta ad allontanarsi dal palazzo. Fuori di sé dalla rabbia si diresse in una vicina locanda per cercare di capire cosa fare, decisa a non tornare nel suo paese natale. Stava entrando quando qualcuno le sbatté contro.
-Stai attenta- le disse una voce.
Bunny alzò la testa e portò la mano alla spada, desiderosa di litigare. –Ehi, stai attenta tu- e s’interruppe. Di fronte a lei stava una guerriera Sailor dai lunghi capelli scuri e con una divisa bianca e rossa che la fissava con sguardo truce.
-Come ti permetti di rivolgerti a me in quel modo?- urlò la Sailor, rossa di rabbia –non crederai che la storia finisca qua?-
-Non penso- mormorò Bunny, intimidita.
-A mezzogiorno, davanti al Louvre, risolveremo la faccenda con la spada- e detto questo la guerriera se ne andò.
Bunny sospirò, la giornata era proprio iniziata bene! Forse era proprio Parigi che non andava bene per lei. Entrò nella locanda, decisa a prendere qualcosa da bere. Ordinò al banco e attese di essere servita, quindi prese la coppa e si voltò … purtroppo il liquido finì addosso alla persona che aveva affianco.
-Stai attenta a quello che combini- disse una voce femminile –la mia povera divisa!-
Bunny si trovò davanti un’altra guerriera Sailor, questa volta con una divisa azzurra e blu. La guerriera aggrottò le sopracciglia, scosse la testa, muovendo i capelli azzurri e sospirò.
-Questo è un vero disastro e mi tocca chiedere soddisfazione- sospirò nuovamente –a mezzogiorno dinnanzi al Louvre, sii puntuale- e se andò scuotendo la testa.
Bunny aprì la bocca incredula. Ma che cosa stava succedendo? Era appena arrivata e si era già fatta due nemiche e non nemiche qualunque. Bevve quello che restava della sua bevanda, quindi pagò e uscì, desiderosa di prendere un po’ d’aria fresca e soprattutto di ragionare. Stava camminando lungo una via stretta quando sentì un colpo di tosse. Lottò contro la voglia di correre via senza alzare la testa.
-Ehi, dovevi lasciare passare me per prima-
Il rimprovero proveniva da un’altra Sailor dagli occhi verdi e dai ricci capelli castani. Indossava una divisa bianca e verde.
-Io … - tentò Bunny.
-A mezzogiorno al Louvre, dobbiamo sistemare i conti- e detto questo se ne andò.
Bunny si lasciò scivolare a terra, improvvisamente sommersa da tutte quelle sfide. Non immaginava una simile situazione quando pensava alla sua vita da Sailor a Parigi. Oh, come avrebbe voluto essere a casa. Forse se n’era andata un po’ troppo in fretta. Sospirò. E se fosse tornata a casa? Scappare immediatamente, era quella la soluzione. Ma cosa stava pensando? No, non era da lei, avrebbe affrontato i tre duelli e avrebbe dimostrato a tutti che poteva entrare nelle Sailor. Questa forse era la sua grande occasione.

A mezzogiorno in punto Bunny si presentò dinnanzi al Louvre. Le sue tre avversarie erano già arrivate e stavano confabulando tra loro.
-Eccomi- esclamò la giovane.
Le tre si voltarono contemporaneamente.
-Chi vuole cominciare?- chiese Bunny estraendo la spada.
Le tre si guardarono in faccia, quindi parlò quella vestita di rosso. –Questo è uno scherzo? Sei tu l’avversaria di tutte noi?-
Seguì un silenzio generale di alcuni secondi.
-Non possiamo combattere in tre contro uno- intervenne a quel punto quella vestita di verde –non sarebbe leale-
-Ci ha offese, è una questione d’onore- controbatté la rossa.
-Sarebbe ingiusto- s’intromise quella azzurra –tanto più che è una ragazzina-
Bunny avvampò. Come si permettevano di darle della ragazzina? Lei non era una ragazzina! –Sono pronta ad affrontarvi tutte insieme- esclamò, fuori di sé dalla rabbia.
-Quanto coraggio- esclamò la rossa –oppure è presunzione?-
-Chiamala come preferisci, ma vieni a combattere-
-Tutte tre?- chiese la rossa –Io accetto la sfida, voi Sailor?-
La prima ad annuire fu la verde. –Visto che la ragazza si crede tanto brava-
Alla fine anche l’azzurra acconsentì. Si disposero quindi dinnanzi a Bunny, le spade in pugno. La battaglia stava per cominciare e si sentiva una certa tensione nell’aria. Poi iniziò il rumore delle spade che cozzavano l’una contro le altre.
Bunny si pentì subito della sua imprudenza. Come poteva sperare di combattere tre Sailor contemporaneamente? Era pura follia. Si limitava a parare con difficoltà i colpi e pregava che si stancassero presto.
Da parte loro le tre Sailor erano stupite sia dalla resistenza della loro avversaria, sia dal modo in cui si difendeva contro ben tre spade, sembrava proprio una spadaccina esperta.
Ma proprio mentre Bunny sembrava star per cedere si sentirono delle urla e le tre Sailor si allontanarono. La ragazza si guardò intorno spaventata e vide delle guardie.
-Dobbiamo andare- urlò la Sailor vestita di verde.
Bunny si guardò intorno confusa.
-Vieni con noi- le urlò l’azzurra prima di correre dietro alle altre due.
Bunny non se lo fece ripetere una seconda volta e le seguì tra le vie di Parigi, inseguita a sua volta dalle guardie. Si sentiva quasi una fuggitiva e questo stranamente la divertiva. La sua corsa finì dentro un’abitazione, la Sailor in azzurro la trascinò dentro.
-Qui siamo al sicuro- disse chiudendo la porta ed appoggiandovisi contro.
-Chi erano quelli che c’inseguivano?-
-Guardie del re, i duelli sono proibiti-
Ottimo, aveva anche infranto una legge.
-Oggi avrebbero dovuto presiedere un’altra parte della città, ma a quanto pare qualcuno li ha avvisati- proseguì la guerriera.
-Da chi?-
-Il consigliere del re, non va molto d’accordo né con noi né con la regina- disse la Sailor in verde.
-Non lo sapevo- disse Bunny stupita.
-Penso che sia ora delle presentazioni, anche perché rimarremo qua dentro ancora per un po’- disse quella vestita di rosso –io sono Rei-
-Io Amy – disse quella azzurra.
-E io Morea - concluse la verde.
-Molto lieta di conoscervi, sono Bunny, appena giunta a Parigi -
-Un inizio infelice- borbottò Morea.
-Già- mormorò Bunny –ma adesso dove siamo?-
-Questa è una delle nostre case-rifugio, posti dove andiamo in caso d’emergenza-
-E succedono spesso queste emergenze?-
-Ogni tanto-
-Una vita avventurosa-
-Non puoi neanche immaginare quanto- e iniziò a raccontare di quando si era trovata in una carrozza che procedeva a velocità folle verso il dirupo.
Bunny ascoltò la storia rapita. Doveva essere una vita fantastica quella delle Sailor. Il tempo parve volare mentre ognuna delle guerriere raccontava qualcuna delle sue avventure.
-Se sei così affascinata dalla nostra vita dovesti unirti a noi- disse Amy con un enorme sorriso –ci sai fare con la spada-
-Non montarla troppo- intervenne Rei.
Bunny si sentiva euforica. Veloce, mangiandosi le parole, raccontò la storia della lettera di raccomandazione persa.
-Potremo parlare noi con la regina- disse Morea.
-Lo fareste davvero?-
-Certo, domattina abbiamo udienza dalla regina, dammi un recapito e ti farò avere la risposta-
In quel momento Bunny si rese conto di non avere un posto dove andare a dormire. –Ehm, questo potrebbe essere un problema, conoscete una buona locanda?-
Le tre si guardarono in faccia e Rei sbuffò. –La locanda dove mi hai sbattuto contro questa mattina, lì trattano bene le appartenenti al nostro gruppo-
-Quindi posso dire che faccio parte del vostro gruppo?- chiese lei speranzosa.
-Sei in lista d’attesa- disse Rei.
-Va bene- disse Bunny con un enorme sorriso. Già s’immaginava a combattere con una divisa da Sailor, splendente e combattiva.
-Perfetto, domani ti faremo sapere qualcosa-

Quella notte Bunny quasi non chiuse occhio. Prima di tutto continuava a pensare a ciò che era successo quel giorno, si sentiva euforica. La mattina seguente si alzò di buon’ora, si vestì e si mise ad andare avanti ed indietro per la via. Dovette aspettare che suonasse mezzogiorno prima di avere notizie. Vide le tre Sailor percorrere la strada, parlottando tra loro. Rei fu la prima a vederla. Bunny la salutò con un gesto della mano e corse da lei.
-Allora?- chiese.
-Abbiamo parlato molto con la regina- iniziò Morea.
-E?- chiese Bunny, la speranza che si stava affievolendo.
-Non era molto sicura che fosse una buona scelta- continuò Rei.
La delusione si dipinse sul volto di Bunny che già si vedeva ritornare a casa sconfitta.
-Ma noi l’abbiamo convinta- terminò Amy.
A Bunny sfuggì un urlo. –Grazie, grazie- e abbracciò prima una, poi le altre, mettendosi quindi a saltare per la gioia.
-Non ti esaltare troppo- la riprese subito Rei –questo è un periodo di prova, dovrai dimostrare di essere degna del ruolo che ti è stato affidato-
-Ma è pur sempre un inizio- urlò Bunny –andiamo a festeggiare! Offro io!-
-Niente festa, si comincia subito a lavorare- la riprese Rei con sguardo truce.
-Subito?- chiese Bunny un po’ sorpresa.
-Come ti ho già detto qui non si scherza-

Ed effettivamente non si scherzava. Bunny fu immediatamente condotta insieme alle altre alla presenza della regina da un bel giovanotto che si presentò come Marzio, fedele assistente della sovrana. Venus le aspettava nelle sue camere private, pallida e biondissima, con indosso un vaporoso abito giallo e bianco. Sulla fronte le splendeva un diadema a forma di mezzaluna. Bunny dovette ammettere che era molto bella e anche lei sembrava esserne ben consapevole da come muoveva il ventaglio che teneva nella mano inguantata. Al suo fianco stava seduta un gatto bianco come la neve.
-Benvenute, mie guerriere- esordì con voce sicura, poi si rivolse direttamente a Bunny –mi scuso per non aver avuto tempo per convocarvi singolarmente, ma purtroppo è accaduta una cosa molto grave e le mie tre guerriere mi hanno parlato molto bene di voi, garantendo per la vostra persona-
Bunny si sentì orgogliosa di questo.
-Come avrete avuto modo di sapere- continuò Venus –i rapporti tra le mie Sailor e le guardie del mio re sono, come dire, tribolati, questo a causa di una donna che si è insinuata nelle nostre vite- fece una smorfia teatrale, quindi proseguì –si tratta di Milady Beryl, una strega sussurrano alcuni, io non mi espongo su questo punto- arricciò il naso e Bunny avrebbe giurato di poter leggere nei suoi occhi qualcosa di molto simile alla gelosia –a prescindere dalle voci del popolo, il suo obiettivo è quello di rovinarmi, così da poter sposare lei stessa il re- le sfuggì una risatina nervosa –ovviamente io non ho intenzione di permettere ciò-
-Faremo tutto ciò che è in nostro potere per aiutarvi, mia sovrana-
Venus sorrise. –Questo era quello che volevo sentire, perché si da il caso che il re tempo fa mi regalò una parure composta da più diamanti, sfortuna volle che io per convincere il duca Allan a tornare a Londra gli dovetti dare alcuni di questi gioielli, affinché scordasse la mia bellezza- sospirò tristemente –Beryl deve aver sospettato qualcosa perché ha detto al mio consorte di chiedermi d’indossare proprio quei diamanti al prossimo ballo- le sfuggì un sospiro –voi quattro dovete partire oggi stesso per Londra ed andargli a recuperare-
A Bunny sfuggì un’esclamazione di sorpresa. Andare fino a Londra?
- Marzio provvederà a darvi tutto l’occorrente affinché possiate partire immediatamente, senza alcun indugio-
Il ragazzo, che era uscito dalla stanza, riapparve in quell’attimo come se avesse sentito di essere stato chiamato. Bunny arrossì leggermente quando vide che lui la stava guardando ed abbassò la testa, presa da un improvviso imbarazzo.
-Venite con me- disse Marzio –ho predisposto tutto-
Le quattro lo seguirono. Il giovane le condusse ad una carrozza e indicò alle guerriere delle sacche che si trovavano al suo interno.
-Una a testa- spiegò – c’è tutto l’occorrente per portare a termine questa missione, compresa una mappa per raggiungere il palazzo del duca- fece una breve pausa prima di aggiungere –avete tempo una settimana prima che ci sia il ballo-
Tutte quattro si guardarono. Solo una settimana?
-Vi consiglierei di muovervi, avete il tempo contato-
-Speriamo di farcela- mormorò Rei.

La carrozza correva a grande velocità sulla strada. Morea aveva preso le redini del cavallo e Bunny si trovava seduta di fronte ad Amy, che guardava malinconicamente fuori dal piccolo finestrino, e Rei, intenta a pulire le sue armi.
-Avremo fatto prima con un cavallo a testa- si lamentò la nuova arrivata.
-Avremo dato più nell’occhio- fu la risposta di Rei –così potremo far finta di stare scortando qualcuno d’importante-
-Ah, capito- mormorò Bunny.
-Non temere, se cerchi l’avventura presto l’avrai- sussurrò Amy.
-Questo è certo- disse Rei.
-Credete che non sarà una missione semplice?- chiese Bunny.
-I rapporti tra Londra e Parigi non sono mai stati facili- sbottò Rei, come se fosse stata una cosa di pubblico dominio.
Bunny annuì, facendo tesoro di quell’informazione. E proprio in quel momento si sentì un urlo.
-Guai!- gridò Morea e la carrozza cominciò a rallentare.
Bunny s’irrigidì e sentì un sapore amaro in bocca, paura probabilmente. Non appena la carrozza si fermò sia Amy sia Rei balzarono in piedi a gran velocità.
-Soldati del re- urlò ancora Morea.
Bunny uscì dalla carrozza seguendo le altre due. Quando vide quanti erano i loro nemici per poco non svenne, si trattava quasi di un piccolo esercito, decisamente molto di più di quelli che immaginava. Estrasse rapidamente la spada, pronta a combattere. Ben presto fu circondata da tre di quei soldati. Con il cuore che le batteva forte nel petto la ragazza iniziò a parare i colpi che questi le indirizzavano. Uno, due, tre. Balzò indietro e si ritrovò a sbattere contro il fianco della carrozza. Non poteva più arretrare.
-Serve una mano?- le chiese Morea ed un attimo dopo se la trovò a fianco.
-Grazie-
-Figurati, sono ossi duri, ma mai come noi Sailor-
Bunny non si sentì molto rassicurata da quella frase. Dovette abbassarsi per evitare di essere ferita alla spalla. E proprio allora il soldato che aveva dinnanzi si accasciò al suolo. Dietro di lui apparve Rei, la spada insanguinata in pugno.
-Dobbiamo muoverci- disse –ci stanno rallentando, non arriveremo mai in tempo per imbarcarci-
-Ne arrivano altri- annunciò Amy che aveva il viso stravolto.
-Dobbiamo dividerci- decise Rei –Bunny ed Amy, voi due prendete i cavalli e raggiungete l’Inghilterra, portate a termine la missione, poi ci tornerete a prendere-
-Andiamo- esclamò Amy e corse a liberare i cavalli.
-Voi cosa farete?- chiese Bunny preoccupata.
-Ce la caveremo- disse Morea.
-Mi sono trovata in situazioni peggiori- le fece eco Rei.
Bunny annuì e si morse le labbra. Le dispiaceva lasciarle da sole a combattere un nemico tanto numeroso, ma comprendeva bene che non c’era altra scelta.
-Vieni- le urlò Amy e le lanciò le briglie di uno dei cavalli.
Bunny le prese al volo, quindi salì sul destriero e si costrinse a non guardarsi più indietro.

Il giorno seguente s’imbarcarono per l’Inghilterra. Fu un viaggio lungo e Bunny scoprì nel peggiori dei modi di soffrire il mal di mare. Quando finalmente arrivarono a Londra l’unica cosa che la ragazza avrebbe voluto fare era cercarsi una camera in una locanda e buttarsi sul letto.
-Non abbiamo tempo da perdere- la riprese Amy –dobbiamo ripartire oggi stesso se vogliamo tornare a Parigi in tempo-
-Oggi stesso? Non penso che sopporterò un altro viaggio del genere-
-Non abbiamo altra scelta, prima però dobbiamo raggiungere il palazzo del duca il più in fretta possibile-
-Se non c’è altra scelta- borbottò Bunny.
E si diressero verso il palazzo del duca. Non fu difficile trovarlo, era un edificio enorme che si estendeva per un bel tratto. Arrivate Amy parlò con le guardie per farsi presentare direttamente al duca.
-Ditegli che ci manda Marta -
La guardia annuì e scomparve dietro una porta.
- Marta?- chiese Bunny sorpresa.
-Il nomignolo che le ha dato il duca- mormorò Amy.
-A me piace più il suo vero nome- esclamò Bunny, passandosi una mano tra i capelli.
Amy non le rispose, limitandosi a sospirare.
Un attimo dopo giunse la guardia che le aveva accolte. –Venite, il duca vi riceve immediatamente-
Le due seguirono l’uomo che le condusse in un enorme salone le cui pareti erano ricoperte di velluto rosso. Un grande lampadario di cristallo faceva bella mostra al centro della sala. Un giovane era seduto su un’enorme poltrona con i braccioli dorati a forma di leoni. Non doveva essere molto vecchio ed era di bell’aspetto, con capelli scuri e occhi brillanti.
Amy s’inchinò subito dinnanzi al duca e Bunny la imitò.
-Alzatevi- disse lui con voce agitata –e spiegatemi subito il motivo di questa visita- aveva la fronte aggrottata per la preoccupazione.
Fu Amy a prendere la parola. Con poche frasi spiegò cos’era successo e pregò il duca, per l’amore che portava per la regina, di riconsegnare i preziosi diamanti.
-Non c’è cosa che la mia amata possa chiedermi che io non farei per lei- e mandò subito a chiamare un servitore a cui ordinò di recuperare i gioielli.
Bunny sospirò di sollievo. La cosa si stava rivelando molto più semplice di quanto aveva inizialmente pensato. Osservò il servitore che entrava con un’enorme scatola e che la posava sul tavolino davanti al duca. Questo si piegò in avanti e l’aprì.
-Non è possibile!- esclamò.
-Qualcosa non va?- chiese Amy.
-Ne mancano due-
Bunny ed Amy si guardarono. Questo sì che era un bel problema. E adesso come avrebbero fatto? La regina era in pericolo.
-Qualcuno deve avermelo rubato-
-Troveremo il ladro!- esclamò Bunny.
-Non possiamo, non abbiamo abbastanza tempo- disse Amy
-Posso chiedere al mio gioielliere di crearne due identiche alle altre- disse il duca –ma ci vorranno un paio di giorni, il taglio è molto particolare-
-Riusciremo a tornare in tempo?- chiese Bunny.
-Non c’è altra scelta- mormorò Amy –dobbiamo tentare questa strada-

Il gioielliere ci mise meno tempo del previsto e dopo un giorno e mezzo le due ragazze poterono ripartire portando con loro i diamanti.
-Salutatemi Marta – aveva detto loro il duca.
-Lo faremo- era stata la risposta di Amy.
-Incredibile come la ama- aveva commentato Bunny una volta rimaste sole.
-Come ogni donna vorrebbe essere amata- aveva sussurrato Amy.
Bunny non poté far altro che annuire.

Il viaggio in nave fu lungo e il mare mosso non aiutò il buonumore. Bunny passò gran parte del tempo sporta fuori dalla nave. Quando finalmente la nave arrivò in porto per poco non urlò di gioia. Recuperarono i cavalli che avevano lasciato in custodia ad una locanda e si rimisero in viaggio per recuperare le loro compagne di avventure. Arrivarono dove le avevano lasciate.
-Dove le cerchiamo?- chiese Bunny.
-Saranno in una locanda- disse Amy guardandosi intorno–anche se non ne vedo nessuna da queste parti-
Nessuna delle due disse ciò che l’altra temeva, ovvero che le due Sailor fossero state sconfitte dai nemici e portate in prigione o peggio. Non poteva essere finita così. Senza aggiungere altro si misero alla ricerca delle due amiche. Arrivarono così ad un paese lì vicino. Il luogo a priva vista sembrava disabitato con le case chiuse ed alcune finestre sbarrate. Un posto in cui era meglio non passare troppo tempo. Le due sarebbero passate oltre se non avessero sentito delle voci provenire da una delle case.
-Andiamo a vedere- disse Amy in un sussurro.
Bunny con il cuore in gola la seguì. Teneva una mano posata sulla spada, un modo per sentirsi più sicura.
- Amy, Bunny – chiamavano la voci.
- Rei, Morea, siete qui?- chiese Amy, bussando alla porta.
Un secondo dopo la finestra si aprì e spuntarono le due guerriere. –Finalmente- esclamò Rei prima di sparire. La porta si aprì e la Sailor uscì, seguita da Morea. –Vi stiamo aspettando da giorni-
-Temevamo che il cibo finisse- disse l’altra.
-Abbiamo avuto un imprevisto … ma cosa ci fate qui? Sembra disabitato- chiese Amy.
-Infatti è disabitato, ma dovevamo nasconderci nel caso arrivassero altri soldati- disse Rei.
-E ora finalmente possiamo tornare … avete i diamanti, vero?-
-Certo, anche se è una lunga storia- disse Bunny.
-Avrete tempo di raccontarcela mentre torniamo-

Il ritorno a Parigi fu più veloce di quanto si erano aspettate. Bunny stessa si offrì di andare a consegnare i gioielli alla regina. In realtà la sua speranza era quella d’incontrare nuovamente Marzio. Ripetendosi tra sé quello che avrebbe dovuto dire si diresse quindi al palazzo. Stava percorrendo un corridoio quando sentì delle voci. Con il cuore in gola si fermò ad ascoltare. La voce femminile era quella della regina, la maschile non la conosceva.
-Sono vostra moglie, ho il diritto di sapere con chi passate il tempo- stava dicendo la voce femminile.
-E io vorrei sapere dove lo passate voi, cara Venus – disse quello che, ora Bunny aveva capito, doveva essere il re Kunzite.
-Non vi ho mai fatto mistero di dove vado-
-Certo, e nemmeno delle vostre preferenze, come quella per quell’inglese, quel duca-
-Io non ho mai avuto una preferenza per lui-
-O quella per quel ragazzino che si vede sempre da queste parti … Marzio se non sbaglio-
Bunny s’irrigidì. C’era forse qualcosa tra la regina e Marzio?
-Ancora con la vostra gelosia, io cosa dovrei dire del vostro rapporto con Milady Beryl? Sembra lei la regina di questo regno-
-Tra me e Milady Beryl c’è solo un rapporto professionale-
-Certo- esclamò la regina sarcastica. Era furiosa e non faceva nulla per fingere il contrario. –Come c’era con quella mia dama, ve la ricordate?-
-Quella che avete costretto ad andarsene?- urlò lui, colpendo la parete con un pugno. Poi se ne andò.
Bunny rimase qualche istante immobile, indecisa sul da farsi. Decise solo quando sentì che la regina stava piangendo. –Vostra Maestà- chiamò, aspettando un attimo che lei si ricomponesse.
Venus si riprese ad una velocità impressionante ed un istante dopo aveva già un bel sorriso e gli occhi non sembravano nemmeno rossi per il pianto. –Ecco la mia nuova Sailor – esclamò.
-Abbiamo recuperato i vostri gioielli-
-Oh, vi sarò eternamente riconoscente- disse Venus, facendo brillare i grandi occhi.
Bunny annuì debolmente. Non aveva voglia di parlare, stava pensando a lui, a Marzio e a ciò che aveva detto il re. Una relazione tra il ragazzo e la regina non era poi così inverosimile, tanto più visto la bellezza di lei.
-Avvertite le altre che dovrete presiedere al ballo che si terrà domani sera, ho seri sospetti che Milady Beryl voglia fare qualcosa per colpirmi nel profondo-
Il ballo? –Come desiderate-
Venus, annuì, quindi la congedò con un gesto. –Potete andare-
Bunny non aspettava altro. Non appena fu uscita dalla stanza corse fuori di gran carriera. Le girava la testa e aveva una forte nausea. Continuava a pensare a quello che aveva sentito. Decise che prima di tornare alla locanda, dove avrebbe dovuto incontrarsi con le altre Sailor, avrebbe fatto una passeggiata lungo la Senna tanto per chiarirsi un po’ le idee. S’incamminò lungo la strada. Era talmente persa nei propri pensieri che non sentì una voce chiamarla. Solo quando Marzio la sfiorò sobbalzò spaventata.
-Scusate, non volevo spaventarvi- disse lui, con un piccolo inchino.
-Non mi avete spaventata- esclamò Bunny, rossa per l’imbarazzo.
-Vi ho vista e non ho potuto fare a meno di raggiungervi-
-Per sapere della missione, immagino-
-Sì- disse lui dopo un attimo di esitazione.
-Tutto bene- borbottò lei, delusa –abbiamo riportato i diamanti, la vostra regina è salva- e disse queste ultime parole con un pizzico di fastidio.
-La nostra regina- la corresse lui.
-Nostra- mormorò Bunny.
-Venite al ballo vero?-
La ragazza si strinse nelle spalle. –La regina ha detto che noi Sailor dobbiamo essere presenti-
-Oh- parve deluso –io volevo invitarvi come mia dama-
Il mondo parve fermarsi per un attimo, poi tutto ripartì a gran velocità.
-Invitata? Io?-
-Se volete-
-Certo!- urlò piena di gioia –Se non fossi in servizio- aggiunse, lasciando trasparire la delusione.
-Questo non è un vero problema, potremmo trovare qualche minuto per parlare al ballo-
Bunny sorrise. –Certo-
-Questo è l’importante- abbassò un attimo lo sguardo, poi lo risollevò –ora devo andare, mi aspettano a palazzo-
-Va bene-
E lui, prendendola alla sprovvista, le fece il baciamano. –Allora vi aspetterò domani sera- fece un leggero inchino, trattenendo ancora un attimo la mano di lei nella sua, un attimo più del necessario –ammetto che sto già contando i secondi-
Bunny restò un attimo immobile a fissare Marzio che si allontanava, quindi gettò un grido di gioia.

Quella sera alla locanda le quattro Sailor festeggiarono la vittoria riportata. Bunny in particolar modo era entusiasta e non faceva altro che brindare, cantare a squarciagola e persino ballare.
-Fossi in te non esulterei così tanto- borbottò Rei –abbiamo vinto una battaglia, non la guerra, Milady Beryl non è il tipo di donna che si fa scoraggiare-
-Certo, ma non penso che agirà già domani sera-
La ragazza non sapeva quanto si sbagliava. Infatti mentre loro festeggiavano nella locanda qualcuno a Londra attendeva che il duca Alan uscisse per la sua visita serale al re.

La notizia giunse a Parigi con una velocità allarmante e raggiunse la regina mentre si stava preparando per il ballo: il duca Alan era stato pugnalato a morte. Se il responsabile fosse stato un folle od un sicario non lo sapeva nessuno perché era riuscito a scappare prima di essere fermato. Inutile dire che Venus si sentì mancare. Le nostre Sailor giunsero nei suoi appartamenti proprio mentre cercavano di rianimarla.
-Vostra Altezza- esclamò subito Rei, balzando in avanti.
Venus raccontò subito ciò che era successo, con le lacrime che le rigavano le belle guancie. –Alan è morto, il mio Alan, me lo hanno ucciso-
-Vostra Altezza, per cortesia, non urlate, se qualcuno vi dovesse sentire sarebbe la fine- le disse Rei.
-Vado a controllare che nessuno si avvicini alla porta- intervenne Morea.
-L’amore a volte rende folli- sussurrò la regina, portandosi una mano al viso –non credete che io non ami il mio re, ma da quando Milady Beryl è giunta a corte le cose non sono più le stesse tra di noi-
-Voi lo riconquisterete- esclamò in quel momento Bunny, presa dall’euforia che non ci fosse proprio nulla tra la regina e Marzio.
-Come?- mormorò la sovrana con voce sconsolata.
-Questa sera, il ballo sarà l’occasione-
Venus la fissò con i grandi occhi pieni di lacrime, quindi annuì. –Certo, posso provarci, anche se Milady Beryl me lo renderà difficile-
-A lei ci penseremo noi- disse Bunny ottenendo un’occhiataccia da parte di Rei –siamo le vostre Sailor dopotutto-

-Tu sei impazzita!- disse Rei all’orecchio di Bunny mentre si dirigevano verso la sala del ballo.
-Il nostro compito è servire la regina, dobbiamo aiutarla e sostenerla in tutti i modi-
-Certo, ma non in simili situazioni, non dobbiamo occuparci della sua vita sentimentale, il nostro compito è proteggerla- la riprese Rei –così rischiamo solo di aggravare la situazione e di trovarci nei guai, tutte, regina compresa-
Bunny arrossì. Aveva davvero esagerato?-
-Su, Rei- intervenne Morea –non fare così, Bunny non voleva metterci nei guai-
-Già- disse Amy –il suo era un atto di gentilezza e io sono d’accordo con lei-
-Allora prepariamoci ad altri guai-

Bunny non era mai stata ad un vero ballo prima. Non era abituata a tutta quella confusione e a quel rumore assordante. Nonostante ciò si sentiva affascinata da quell’ambiente. Era un’altra vita alla quale lei in fondo voleva appartenere. Stava fissando i ballerini che si stringevano l’un l’altro quando Amy le diede una leggera gomitata.
-Arriva Milady Beryl con il re- le disse.
Ed effettivamente sembrava lei la reale consorte. Bunny lesse il dolore sul volto di Venus, un enorme dolore. Non aveva mai visto Milady Beryl e rimase sorpresa osservando che era una bella donna, dai lunghissimi capelli ricci e rossi, un fisico slanciato, un elegante abito viola che sembrava fatto apposta per lei. Era incantevole, quasi quanto Venus, solo che la sua era una bellezza ingannevole a differenza di quella della regina. Milady Beryl stava a braccetto con il re, intenta a sussurrargli nell’orecchio qualcosa che lo faceva sorridere. Non appena vide Venus la donna storse il naso come se la sua vista la innervosisse, quindi simulò un enorme sorriso ed andò a salutarla con un profondo inchino.
-Vostra Altezza, ogni giorno diventate più bella- disse.
Venus si sforzò di sorridere a sua volta. –Anche voi sembrate più bella-
-Non esagerate- disse l’altra, lanciando uno sguardo da civetta al re –Io non potrò mai essere bella come voi-
-Milady Beryl, non parlate così- disse il re, lo sguardo brillante.
-Ma io sono sempre sincera- gli sfiorò la mano –e adoro questa musica, mi concedete un ballo?-
-Con immenso piacere-
Ed un attimo dopo stavano ballando in mezzo alla sala.
-Dobbiamo trovare una soluzione- sussurrò Bunny all’orecchio di Amy.
-Dubito che ce ne sia una semplice-
-Disturbo?- chiese una voce familiare a Bunny.
-Mai- disse lei, voltandosi con un enorme sorriso ed il cuore che batteva all’impazzata. Dietro di lei c’era Marzio. –Volete chiedermi un ballo?-
-No, devo dirvi delle cose molto importanti- il suo volto era serio.
Bunny annuì e lasciò che lui la conducesse in un angolo della sala.
-Ho delle notizie su Milady Beryl che vi lasceranno senza fiato-
-Vi ascolto-
-C’è una persona che dice di conoscerla-
-E allora? Qui tutti la conoscono-
-Questa persona non è mai stata a Parigi prima, viene da un piccolo paese della Francia e dice che ha conosciuto Milady Beryl ma non con questo nome- sorrise –si faceva chiamare Anne Breuil-
-Non è un nome nobile-
-E c’è di più, sembrerebbe che sia stata conosciuta anche come contessa de la Fere-
-Questo nome non mi è nuovo-
-Certo, è quello di Sailor Rei-
-Non capisco-
-Il fratello di Sailor Rei sposò una donna di origini misteriose. Un giorno fu trovato morto e Sailor Rei accusò la consorte, scoprendo che questa aveva un giglio sulla spalla, ovvero il segno del fatto che era già stata in prigione, così riuscì a farla condannare a morte-
-Ma Milady Beryl è vivissima-
-Fu impiccata, ma quando tornarono a prendere il suo corpo questo era scomparso-
E improvvisamente Bunny ricordò tutto l’odio che Rei aveva nei confronti della donna.
-Dobbiamo fare qualcosa-
-L’uomo che mi ha riferito questo ci vuole aiutare, ha detto di cercare il giglio sulla spalla, solo così potrà essere rispettata la condanna-
-Ma come facciamo?-
-Ci aiuterà lui, eccolo- e indicò un uomo ai margini della sala che fissava con sguardo intenso Milady Beryl.
Un attimo dopo la donna si accorse del nuovo arrivato. La trasformazione sul suo viso fu incredibile, sgranò gli occhi ed impallidì tutta d’un colpo, quindi disse qualcosa al re e, staccatasi da lui, si allontanò con passo rapido dirigendosi dal lato opposto della sala. L’uomo la seguì.
-Dobbiamo andare anche noi- Marzio la prese per mano e la trascinò dietro di sé.
Milady Beryl nel frattempo era uscita dalla sala e l’uomo l’aveva seguita. Bunny passò vicina alle altre e fece loro segno di seguirla. Dovevano agire insieme, erano una squadra in fondo. Quando raggiunsero Milady Beryl l’uomo l’aveva già afferrata e le stava strappando il vestito.
-Aiuto- urlò lei, divincolandosi.
-Ora gridi aiuto, ma quando inducesti alla morte il mio padrone non gridavi così-
-Aiuto, qualcuno mi salvi da questo folle-
-Nessuno potrà salvarti- disse Rei.
L’uomo voltò la testa e le sorrise. –Mia signora, com’è bello rivedervi-
-Anche per me è molto bello rivedere voi, Jaidete- rispose Rei e si voltò verso le altre Sailor e Marzio –Jaidete era il più fedele servitore di mio fratello, fu lui a dirmi che la donna che aveva sposato mio fratello era una bugiarda ed un’assassina-
-Sei la sorella del mio defunto marito- disse Milady Beryl –non vi vidi mai in volto, lanciaste la vostra accusa nascosta nelle tenebre e non presenziaste alla mia impiccagione, come una codarda-
Jaidete la colpì con violenza. –Non vi permetto di parlare così alla contessa-
-Pazzo, sono io la contessa, la sono sempre stata, il tuo padrone era solo uno stupido-
-No, il mio padrone era un uomo di buon cuore che si è fatto raggirare da una donna crudele-
-Lasciami, lasciami- e si dibatté. In quel momento la parte posteriore del suo abito si lacerò mostrando la pelle candida ed un tatuaggio a forma di giglio. Tutto parve immobilizzarsi per un attimo, poi riprese ad una velocità incredibile. Qualcuno urlò qualcosa, poi Milady Beryl estrasse un pugnale e colpì Jaidete, altre urla. Bunny si gettò in avanti, seguita dalle altre. Per la fuggitiva non c’erano speranze di salvezza, ma nonostante ciò combatté con tutta la forza che aveva per salvarsi. Fu Rei che riuscì a buttarla a terra.
-Vi condurrò io stessa in prigione- disse.
-Fate come volete, intanto riuscirò ad uscirvi come riesco sempre- fu la sprezzante risposta della donna.
-Farò in modo che questo non accada- disse Rei.
Nel frattempo Amy si era chinata su Jaidete. –Qualcuno vada a chiamare il medico- urlò.
Bunny osservò Morea che correva nella sala, incapace di fare altro che guardare.

Un mese dopo

Il vento muoveva gli alberi. Bunny inspirò a fondo e si tirò in dietro i lunghi capelli dorati. Aveva provato mille volte il discorso, ma continuava a sentirsi poco sicura. Sarebbe riuscita a recitarlo da cima a fondo senza sbagliarsi?
-Mantieni la calma e tutto andrà bene- le disse Marzio, stringendola a sé.
-Certo- e lei sorrise, sforzandosi di sembrare tranquilla, quando invece il cuore minacciava di uscirle dal petto.
-Sarai un’ottima Sailor -
-E se sbaglio il giuramento?-
-Non succederà- disse un’altra voce. Rei stava in piedi sulla porta. Al suo fianco c’era Jaidete, entrato tra le guardie del re.
-Sempre insieme voi due- esclamò Bunny –non vorrei che nascesse l’amore-
-E tu hai sempre una tremenda linguaccia- le rispose l’amica –muoviti, sono venuta a prenderti, la regina ti sta aspettando per l’investitura-
Bunny lanciò un’occhiata a Marzio che la prese per mano. –Andiamo-

La cerimonia si svolse senza problemi. Bunny recitò il suo giuramento, la mano premuta sul cuore, Al termine di questo Venus depose la spada prima su una spalla e poi sull’altra di Bunny.
-Io vi dichiaro Sailor Bunny, protettrice della Francia e della regina-
Un coro di esclamazioni di gioia si levò. Anche Bunny gettò un grido, tremendamente felice di aver realizzato finalmente il suo sogno più grande.

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