Just a little bit.

di I will be your Harry Lou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Chapter one- How to found you. ***
Capitolo 3: *** Chapter two - Nemeton. ***
Capitolo 4: *** Chapter three - How to save a life. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


 
 
 
Il suono della campanella, il rumore di centinaia di armadietti che venivano chiusi all’unisono, il continuo camminare di studenti frettolosi di iniziare la lezione… faceva sembrare che tutto fosse normale, che tutto stesse continuando come se nulla fosse.
Ma, in fondo, quando mai era stato così? Quando mai c’era stato anche un solo momento di tranquillità o normalità in quella città?
Scott, non lo sapeva.
Lydia e Stiles, neppure.
 Derek, ci era abituato..
 Malia, per niente.
Tutto di loro, ormai si riduceva a questo piccolo e ristretto, gruppo. Quasi come alle origini della storia. L’unica che mancava… era Allison.
Stava cominciando un altro anno, e di Kira nessuna traccia.
 Il loro ultimo anno, in fin dei conti, ormai non sembrava più così importante. Dopo tutto ciò che erano riusciti ad affrontare, l’unica cosa che sembrava veramente contare era essere ancora vivi.
Scott chiuse il suo armadietto, ripiombando nell’immediato mondo pseudo-normale, nell’ ambiente scolastico. Si sentiva tremendamente vuoto. Aveva perso troppe cose, troppe persone in così poco tempo… che pensare di perderne altre era diventato il suo terrore più grande.
Appena girò lo sguardo, intravide Stiles e Lydia avvicinarsi a lui. Arrivò Malia, dalla parte opposta, e finirono per stringersi in un abbraccio.
No, per fortuna, Scott non era da solo. Nessuno di loro lo sarebbe stato, non più.
 
 
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“Quindi cosa facciamo, la lasciamo lì dov’è ed aspettiamo e speriamo che tutto vada per il meglio e che torni sana e salva?” Se ne uscì Malia mollando un pugno sul tavolo della biblioteca.
“Ovviamente no, ma dobbiamo prima trovare informazioni sulla cosa che l’ha presa” Finì Lydia, chiudendo l’ennesimo libro sulle creature magiche che gli aveva dato Deaton. “Ragionaci, dove potremmo iniziare a cercare senza neanche un minimo indizio di dove andare, o chi cercare?” Sbuffò seccata, per mettersi a fissare il vuoto.
Cercare Kira ora era la priorità, ma non riusciva ad accantonare tutti i sogni regolari su Allison e poi, Aiden…
Venne riportata alla realtà dal rumore della sedia di Stiles che si era appena spostata, notando che erano già tutti in piedi.
 
“Vieni, Lydia?” Aveva detto quest’ultimo, tendendole la mano.
La ragazza annuì ed accettò l’aiuto del ragazzo davanti a lei.
 
Il primo giorno di scuola, si potrebbe dire che stava procedendo stranamente bene. Per una volta, nessuna chiamata dalla centrale di polizia, dall’ospedale, o da qualcuno che avvisava che qualcuno a loro caro era scomparso.
Certo, c’era sempre il fattore Kira.
Kira, era da circa quattro giorni che era sparita, senza lasciare alcuna traccia, o alcun segno. Lydia era andata ad informarsi dal professore di storia, ma lui non sapeva nulla in più di loro, se non che la ragazza era sparita la sera verso le nove per andare a comprare delle pizze e non era più rientrata.
Erano tutti estremamente preoccupati per la cosa, ma nessuno aveva la minima idea di dove iniziare a cercarla.
Liam li raggiunse a pranzo, riempendoli con tremila nuove possibili teorie su come la ragazza potesse essere sparita nel nulla da un momento all’altro… ed erano una meno credibile dell’altra.
Tutti erano consapevoli della cotta che Liam aveva avuto per la ragazza, prima di incontrare Hayden. Certo, Kira non se l’era mai filato in quel senso, ma si potevano comunque considerare ottimi amici.
In effetti, da quando si era unita al gruppo, Kira non aveva mai accennato a provare interesse per qualcuno in particolare. Forse per il fatto di essere l’ultima arrivata la metteva a disagio su certe cose, ma si è sempre un po’ tenuta a distanza quando si sentiva di troppo.
Poi le cose erano cambiate quando arrivarono prima Liam, poi Mason ed infine Hayden, le cose sembravano essere un po’ migliorate.
Ed ora, era sparita.
Quando suonò la campanella, il gruppo ristretto salutò Liam & Co e si diressero verso l’uscita della scuola.
Uscendo dalla scuola, trovarono la macchina di Derek parcheggiata all’angolo. Deaton aveva richiesto la presenza di tutti nello studio veterinario, e Derek per velocizzare le cose si era offerto di venirli a prendere con la macchina.


Una volta lì, si accorsero che di Deaton non c’era nessuna traccia.
“Non manca da molto. Il suo odore è ancora abbastanza forte, ma…” Scott s’interruppe bruscamente.
“Ma non era da solo” Concluse Derek per lui.
 
Dopo aver constatato che doveva esserci qualcosa che non andava, i ragazzi iniziarono a cercare ogni singola minima cosa che potesse indicare dove fosse finito il veterinario.
Sicuramente, Deaton non li avrebbe mai lasciati lì da soli per un motivo futile, o almeno non senza avvisarli della sua assenza.
Fu Malia a trovare il primo vero indizio che c’era veramente qualcosa che non andava.  Una piccola chiazza di sangue appartenente al dottore.
Scott stava cominciando ad agitarsi, e non poco. Non era possibile che ogni persona intorno a lui, dovesse prima o dopo iniziare a pagare le conseguenze di essere parte del suo branco.
“Scott, Calmati. Venite a vedere questo.” Disse Stiles, con voce abbastanza incerta, quasi spaventata.
Per terra, dove c’erano la maggior parte degli oggetti caduti dalla scrivania dell’uomo, vi era anche un piccolo pezzo di carta, con una sola parola scarabocchiata velocemente e malamente sopra.

Ma una parola, che era benissimo leggibile a tutti.
Nemeton.
 
 


 
...Ehi.. Hello?

Buonasera a tutti! Ommioddio ,ora mi emoziono.
​No okay, saranno secoli che non scrivo e non pubblico qualcosa, quindi per favore almeno per oggi siate clementi.
​Il capitolo (anzi prologo, non si può neanche considerare capitolo) E' corto e rapido giusto perché è solo un'introduzione, giusto da capire se la storia potrebbe attirare o far scappare le persone :/
​Premettendo che non smetterò di scriverla perché io adoro farlo a prescindere, quindi non vi libererete facilmente di me, hehe.

​Fatemi sapere cosa ve ne pare, e ricordatevi che è solo l'inizio ;)

​Kisses,
​Harry ♥

 
 

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Capitolo 2
*** Chapter one- How to found you. ***


 

 
Nel momento in cui Kira riapri gli occhi, non riuscì a ricollegare tutti gli eventi immediatamente.
Quando si vegliò, non riconobbe la stanza buia in cui si trovava, né capì il perché fosse legata ad una sedia.
Non ci volle molto, che in poco ricordo tutto, ed i suoi occhi iniziarono a prendere un colore arancione fluorescente, mentre il panico la invadeva, iniziò a cercare di liberarsi da quella trappola in cui era erroneamente finita.
Iniziò a ricordarsi tutto, ed iniziò a chiedersi chi ci fosse in quella stanza con lei, o cosa le avrebbero fatto per farle chiudere la bocca.
Aveva paura a parlare. Voleva davvero chiedere aiuto, cercare di farsi sentire da qualcuno, dai suoi amici, ma allo stesso tempo, aveva una paura tremenda che se avesse attirato le persone sbagliate, non avrebbe più avuto la possibilità di urlare per farsi aiutare.
Iniziò a guardarsi intorno. La stanza era buia, e tutto era fermo ed immobile. Sembrava una specie di soffitta.
L’unica scorsa di luce che intravedeva, era da una minuscola finestra in alto a destra della stanza, ma sbarrata da persiane rotte e rovinate.
Ricordava tutto quello che era successo quella notte. Tutto quello che aveva visto. Si stava davvero cominciando a chiedere, se fosse un bene… od un male.
Era finita nel posto sbagliato nel momento più sbagliato in assoluto… e ora si chiedeva se avrebbe mai avuto possibilità di uscire e raccontarlo.
No, non potevano tenerla lì a vita. L’avrebbero trovata, prima o poi.
Scott e gli altri avrebbero sicuramente trovato un modo, una pista per trovarla. Fiutando l’odore, o magari facendosi aiutare da Lydia. Se era ancora a Beacon Hills, sicuramente l’avrebbero salvata.
Il problema… era che non aveva davvero la minima idea di dove potessero averla portata. Non sapeva per quanto avesse dormito, che giorno fosse, o fin dove erano riusciti a portarla.
Sapeva solo che si sentiva veramente debole, senza forze. Come se non mangiasse o bevesse da giorni interi. Non sapeva se sarebbero venuti a controllarla, magari portandole qualcosa con cui sfamarsi.
Non sapeva assolutamente niente. Sapeva solo che se non le avessero portato almeno qualcosa da bere, non sarebbe sopravvissuta a lungo.
Doveva fare qualcosa. A suo rischio e pericolo, doveva farsi sentire.
Provò ad urlare, ma tutto quello che ne uscì fu un gridolino stridulo. Le mancava la voce, aveva la gola secca ed ogni movimento che faceva le costava uno spreco di energia enorme.
Fu così, che decise di sfruttare le sue energie cercando di fare rumore. Tirò un calcio, anche se poco potente, alla scrivania polverosa e piena di oggetti davanti a lei, riuscendone a far cadere la maggior parte.
Fece abbastanza rumore da farsi sentire nelle stanze vicine o ad un possibile piano di sotto. Se c’era qualcuno in quella.. specie di casa, ora doveva solo sperare che venisse a controllare.
Restò ferma ed in silenzio per qualche minuto, forse 5, forse anche 10. Sperava solo che qualcuno l’avesse sentita, perché non ne poteva veramente più.
Dopo una quindicina di minuti, per sua fortuna sentì dei passi salire sulle scale. Di fatti, la porta si aprì poco dopo.
“Vedo che ti sei svegliata finalmente, Kira”
Dalla porta di legno cigolante, apparì un ragazzo, più o meno della sua età, e dall’aria estremamente familiare. Ed inoltre, era a conoscenza del suo nome.
Avrebbe voluto fargli mille domande, fra le quali Chi sei? Oppure Come sai il mio nome?
Avrebbe voluto sapere dov’era e da quanto, perché lui era lì e cosa centrava con quello che aveva visto quella notte… voleva sapere soprattutto, come fu possibile quello che vide, ma tutto ciò che riuscì a dire e con fatica, fu una semplice parola.
“A-cqua. -“
Il ragazzo si limitò a fare un piccolo ghigno, prima di avvicinarsi alla ragazza.
“Immaginavo avessi sete, piccola volpe. Vuoi dell’acqua? Si?” Disse questo mentre tirava fuori una bottiglietta d’acqua. La ragazza sgranò gli occhi ed annuì, agitandosi cercando di prendere la bottiglietta, ma le mani non si muovevano. Erano legate da una catena troppo stretta.
Il ragazzo slegò una sola mano alla ragazza, tanto era troppo debole, qualsiasi tentativo di fuga, si sarebbe
rivelato vano.
La ragazza, non appena sentì la mano libera, l’allungò per prendere la bottiglietta, ma questo ritrasse la mano, sorridendo.
“Oh. Non così in fretta, Kira. Come si dice?” Rise “Le buone maniere prima di tutto. Non te l’hanno mai insegnato?”
La ragazza lo guardo con uno sguardo misto fra ira, agonia, ma non riuscendo a fare di meglio, cecò di sforzarsi per accontentarlo.
“Per f-ore..”
“Come, scusami? Non ho capito nulla.”
“P-er… Fav-ore…” Ritentò la Kitsune, ed osservò il ragazzo supplichevole. Tutto ciò che voleva, era solo bere un po’ d’acqua.
Il ragazzo restò fermo qualche secondo osservandola, per poi distogliere lo sguardo, quasi come avesse cambiato carattere o modo di pensare, da un momento all’altro.
“SCENDI GIU’. ORA!” Una voce si sentì arrivare forte e potente, proveniente dal piano al di sotto. Il ragazzo scattò, riprendendosi e tornando ad osservare con occhi freddi la ragazza davanti a lui.
Lanciò la bottiglietta ai piedi della ragazza, senza preoccuparsi se riuscisse a prenderla o meno.
“Solo perché ci servi ancora viva” Finì, prima di richiudersi la porta alle spalle, lasciando di nuovo la ragazza nel buio di quella soffitta, sola e con più domande di prima.
Riuscì per fortuna a prendere la bottiglia, la bevve tutta.
La testa le girava, da morire. Non sapeva cosa fare, come comportarsi.
Per il momento, constatò, sarebbe stato meglio non opporsi, seguire i loro ordini e cercare di sembrare più docile ed impaurita che mai.
Una volta che avrebbe capito dove si trovava esattamente, avrebbe pensato anche ad un modo per contattare Scott e gli altri.
 
 
─────────────────────────────────────────☣─────────────────────────────────────────
 
 
Lydia aveva appena riposto l’ennesimo libro al suo posto, nella libreria del dottore scomparso.
Scott, Derek, e Liam erano tutti andati alla ricerca di quest’ultimo, cercando di seguirne le tracce e l’odore. Erano già via da qualche ora, e nessuno le aveva ancora detto nulla riguardo questo.
Lei era rimasta lì per cercare qualche altro indizio nei libri che il dottor Deaton aveva lasciato sul tavolo, qualcosa che significasse di più che un semplice foglietto con scritto Nemeton.
Lydia stava aspettando Stiles e Malia, dovevano andare a cercare il nemeton, o almeno provarci.
Malia era tutt’ora alla ricerca delle tracce di Kira, ma a quanto le aveva appena scritto, erano ancora a punto a capo.
Lydia, era abbastanza sicura che le due recenti scomparse fossero collegate fra loro, ma prima di allarmare gli altri, voleva avere in mano qualcosa di più concreto che un semplicissimo sospetto.
Arrivarono più o meno contemporaneamente, ed una volta pronti, si diressero verso la foresta, iniziando la ricerca dell’albero.
 
Nel frattempo, Scott, Derek e Liam, erano arrivati ad un vicolo cieco.
L’odore di Deaton arrivava fino ad un punto del bosco, poi s’interrompeva bruscamente, come se si fosse teletrasportato da un momento all’altro.
Iniziarono a guardarsi intorno, cerando qualche indizio, qualche strada od odore che gli erano sfuggiti, ma nessuno di loro tre trovò nulla di concreto.
Il dottore sembrava effettivamente essere sparito nel nulla.
Liam sentì in lontananza il rumore di rametti spezzati, e disse e tutti di restare fermi immobili.
Non erano soli.
Scott cercò con lo sguardo da lupo di capire quanto fossero lontani i rumori, ma si accorse ben presto che erano molto più vicini di quanto pensasse.
Si girò di scatto, tirando fuori denti e artigli per difendersi dalle persone che avevano proprio dietro le spalle, ma venne travolto e gettato a terra.
 
Venne travolto da Malia, che con i suoi occhi color ghiaccio gli era saltata addosso per aggredirlo, fermandosi giusto quando riconobbe che era Scott.
Tutto il gruppo si guardò perplesso per un attimo, finché Lydia non tirò giù le sue convinzioni.
“Stiamo girando intorno, ragazzi. E siamo qui tutti per la stessa cosa” Disse puntando il dito proprio dietro Scott, dove si trovava a pochi passi da loro, il tronco abbattuto del Nemeton.


 




*EEE Non dimenticate di farmi sapere come vi sembra la storia *

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Capitolo 3
*** Chapter two - Nemeton. ***


                                                  
Look at me one moment (Don't kill me, please.)
In questo capitolo, vedrete fra non molto un nuovo personaggio e niente,
volevo farvi solo sapere che nella mia mente, questo personaggio è ispirato
a QUESTA attrice, poi ognuno libera di immaginarla come vuole,​Adieu ♥

 
Melissa McCall era infermiera da ormai molti anni, e tuttavia, in tutti questi anni, non era mai riuscita a farsi andare giù il turno da receptionist. Passava intere giornate ad osservare entrare feriti, persone in attesa di sapere i risultati di qualche esame, persone che venivano lì in attesa di scoprire di che gran male soffrivano, che poi, la maggior parte delle volte, si riducevano a semplici dolori di stomaco o di testa.
Le giornate alla reception erano monotone ed estremamente inutili, perché, più di un tot, non potevi aiutare. Ed essendo l’unica infermiera a conoscenza del soprannaturale sarebbe stato davvero comodo averla in sala operatoria per esaminare ferite che solo lei o il branco di suo figlio potevano riconoscere.
Tuttavia, quel giorno alle reception, si verificò una piccola novità, che distolse Melissa da tutta la sua monotonia.
Doveva fare un colloquio di lavoro per un posto da infermiera ad una donna appena arrivata in città.
Anastasia Jones.
A quanto le era stato riferito dai superiori, era più una formalità che un colloquio perché, date le precedenti referenze consegnate dalla donna, era già praticamente da ritenersi assunta.
 
Le era stato dato un modulo da compilare e con le domande da porre alla donna, e di lei le era semplicemente stato detto che era una giovane donna, 34 anni, proveniente dallo Yorkshire, nel Regno unito, dall’ospedale San Patrick e con ottime referenze da parte del titolare.
La donna si presentò puntale come un orologio alle undici del mattino, giusto l’ora in cui Melissa doveva andare in pausa facendosi sostituire da John.
Le due si presentarono ed entrarono in un ufficio per iniziare le formalità.
Melissa la osservò per un momento. Era proprio una bella donna. Dall’aspetto curato, giovanile e per niente goffa inappropriata, anzi, portava un atteggiamento elegante ma senza essere esagerato, sembrava in perfetta armonia e tranquillità e questo riusciva in qualche modo a far rilassare Melissa.
“Allora, Signorina…Jones?” Iniziò melissa cercando di leggere la piccola, anzi microscopica scritta con il cognome della donna.
“Signora, ma se non le sembro troppo sgarbata, potremmo tranquillamente darci del tu” Disse la donna, rivelando una voce armoniosa e dal tono calmo e pacato.
Melissa ricambiò il sorriso della donna.
“Oh ma si certo, non c’è nessun problema…In questo caso, puoi già chiamarmi Melissa” Rispose la mora, prendendo poi in mano il fascicolo.
“Allora… Anastasia, qui c’è scritto che vieni dallo Yorkshire… Quali erano le tue competenze all’ospedale in cui lavoravi prima?”
La donna accavallò le gambe. “Generalmente, mi occupavo un po’ di tutto. Ovviamente, tutto ciò che rientrasse nelle mie competenze. Reception, assistenza ai malati, in sala operatoria, infermiera addetta ai pazienti di ogni tipo, e specializzata in assistere pazienti con problemi mentali. In emergenza sono abilitata ad intubare, …”
La donna continuò elencando referenze che neanche Melissa aveva, nonostante facesse quel lavoro da un tempo incalcolabile.
A quel punto, fare le altre domande era veramente una formalità… Chi non avrebbe voluto avere un’infermiera come quella donna nel proprio ospedale?
“Beh, Anastasia, detto fra noi, hai veramente poche probabilità, se non nulle…” Melissa s’interruppe un attimo, osservando l’espressione confusa e dispiaciuta della donna davanti a lei.
“Se non nulle di non ottenere il tuo posto di lavoro” Concluse la donna sorridendo mentre guardava l’espressione della donna cambiare totalmente.
Quando Melissa finì le domande ed il rapporto sulla domanda, lo firmò, lo firmò la donna, e lo ripose dentro il cassetto del direttore.
La donna si alzò e andò verso Melissa che già si era alzata per tenderle la mano, pronta a pronunciare la solita e fatidica frase: È stato un vero piacere conoscerti, ma la neo-infermiera parlo per prima.
“Posso offrirti un caffè, Melissa?”
La donna restò un po’ spiazzata all’inizio, ma poi fu ben felice di accettare.
 
“Allora” Iniziò la mora “Come mai questo enorme cambio di città?”
Anastasia prese un sorso dal suo caffè, per poi rispondere alla domanda della sua nuova e prima conoscente. “Mio marito è stato trasferito in una nuova agenzia pubblicitaria, e potevamo scegliere fra il venire qui a Boston o andare a Sydney e.. beh, io e mia figlia abbiamo vinto su mio marito decidendo di trasferirci qui.” Disse la donna. “Poi mi è sempre piaciuta l’America e questa città… è molto particolare. Mi piace” Concluse fa sé, poi guardò l’ora.
“Ah, cavolo. Mi dispiace ma ti devo lasciare ora” Disse iniziando a frugare nella propria borsa. “Devo accompagnare mia figlia per iscriverla alla nuova scuola, è già iniziata da una settimana e se non mi sbrigo ad iscriverla va a finire che non riuscirò ad iscriverla in tempo per il suo ultimo anno.” Concluse finendo il suo caffè ed iniziando a cercare il portafoglio nella borsa.
“Lascia stare, pago i-“
“Non esiste, l’idea del caffè è stata mia. Se mi assumeranno avrai possibilità di rifarti” Disse la donna accompagnando la frase con una piccola risata. Melissa sorrise.
Stava per salutare la donna, ma le fece un’ultima domanda.
“In che scuola iscriverai tua figlia?”
 
“Beacon Hills High school” Disse, prima di salutare la donna ed uscire dal piccolo bar, per raggiungere la figlia ed il marito.
 
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Era stato Stiles a trovare una cavità coperta da un grande e pesante tronco di legno, proprio accanto al Nemeton.
Gli era tutto estremamente familiare. Sembrava quella cavità dove i loro genitori erano stati rinchiusi tempo addietro, ma non poteva essere. Quella cavita era stata distrutta.
Stiles entrò per primo. Lydia, per seconda. Tutti gli altri, non ci riuscirono.
“Frassino” constatò Scott.
“Qualcuno potrebbe aver riparato l’interno della cavità, per nascondercisi.”  Aveva detto Lydia, osservando la stanza. “Hayden, entra anche tu. Due occhi in più sono sempre meglio” Finì poi lasciando spazio alla ragazza per entrare.
La stanza sembrava essere in perfette condizioni, quasi tenuta come fosse uno studio. Tutto in ordine, con un tronco usato come una specie di scrivania. Lydia si avvicinò.
Al di sopra, c’erano un sacco di mappe di Beacon Hills, ognuna con un percorso diverso. Una in particolare, aveva un percorso ben segnato, che veniva bruscamente interrotto con una linea rossa al confine della città.
Un ringhio riportò Lydia al presente. Scott aveva appena urlato di uscire subito da lì dentro.
Lydia aspettò che Stiles ed Hayden uscissero, prese l’ultima mappa che aveva visto, la infilò in borsa, e uscì velocemente dalla cavatura sotterranea.
Quando uscì Notò subito che Scott e Liam erano alle prese con un essere che le ricordò assurdamente Jackson. Era quasi sicura fosse un Kanima.
I suoi sospetti e quelli di tutto il branco, furono confermati nel vedere Derek immobilizzato a terra.
“Che cos’è?” Chiese Hayden. Lydia la guardò, tenendola dietro di lei.
“Un Kanima.”
 
Lydia e Hayden avevano portato lontano Derek, cercando di farlo concentrare sulle sue parti del corpo, per facilitare la fine del veleno del Kanima.
“Coraggio, sei un lupo, dovresti già essere in piedi!”  Gli disse Hayden, premendo forte sulla sua gamba.
“Niente?” Derek la guardò, scuotendo la testa.
 
Dall’altra parte, Stiles era riuscito con l’aiuto di Liam a rimettere apposto il tronco, poi corse verso Scott, impedendogli di restare immobilizzato anche lui.
“Andate. VIA!” Ringhiò la creatura davanti a loro, e allora Scott si alzò.
“Chi sei?!”
Questo, si avvicinò piano piano a Scott, arrivando ad un palmo di mano dall’alfa.
“Andate via ora. Altrimenti vi ucciderò tutti.”
Scott ringhiò talmente forte, da attirare l’attenzione di tutto il resto del branco. Gli affondò gli artigli del corpo squamato, ma sembrò non toccarlo minimamente.
Questo tolse con uno scatto la mano di Scott, e gli affondò gli artigli nel polso.
Stringendo. Sempre di più. Sempre più forte. Fino a ridurre Scott in ginocchio dal dolore.
“Non. M’importa. Degli ordini.” Strinse ancora di più. “Se non ve ne andate Ora, IO VI UCCIDO TUTTI!” Con l’altro braccio, graffiò tutto l’addome di Scott, lasciandogli un segno ben visibile e lasciando cadere l’alfa per terra, urlando dal dolore.
Liam corse subito ad affiancare il suo Alfa, mentre Malia si gettò addosso alla creatura.
“MALIA, NO!” Urlò Lydia cercando di afferrarla, ma non riuscì.
In poco tempo, la ragazza venne scaraventata dalla parte opposta della foresta, ritrovandosi una ferita grave alla spalla.
Il Kanima, si stava dirigendo verso Liam.
Il ragazzo era pronto a fare la sua parte, ma qualcosa fermò il Kanima.
D’improvviso, iniziò a piovere. Forte. Talmente tanto forte, che non si riusciva a vedere nulla, se non una figura lontana.
La figura di una ragazza, che, puntando la mano contro il Kanima, Lo rinchiuse in una bolla d’acqua, togliendogli ogni goccia d’aria all’interno.
Il Kanima riuscì a liberarsi, dopo poco, ma solo perché la ragazza lasciò la presa. Questo, invece di attaccarla però, scappò terrorizzato.
Poco a poco, anche la pioggia finì, ed insieme a lei, sparì anche la ragazza misteriosa che aveva salvato loro la vita.
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La cosa più assurda, oltre al fatto che le ferite fatte alla creatura non erano servite a nulla, c’era anche il fatto che Scott e Malia non stavano guarendo.
Certo, dopo qualche ora erano riusciti a smaltire totalmente il veleno del Kanima, ma le ferite inflitte non accennavano a migliorare.
E come se non bastasse, non potevano neanche chiedere consiglio a Deaton, perché era sparito anche lui, lasciando come unico indizio, un bigliettino stropicciato con scritto Nemeton.
Stiles venne a medicare la ferita a Scott, pochi minuti dopo.
“Non guarisce, eh?”
No.” Si era limitato a rispondere Scott.
Entrambi avevano tremila domande in testa, ma nessuno dei due aveva voglia di farne neanche una. Entrambi sapevano che sarebbe stato fiato sprecato, dato che nessuno di loro aveva una risposta.
Il periodo tranquillo, Scott sapeva che non sarebbe durato molto, ma almeno sperava un po’ di più del previsto. Erano successe troppe cose dalle quale ancora dovevano riprendersi.
Alcune cose da cui, probabilmente, non si sarebbero mai ripresi.
 
Malia, d’altra parte, non era messa meglio di Scott.
Lydia cercava di medicargli la spalla ma questa ringhiava ogni volta che ci passava il disinfettante sopra.
“Perché?” Sbottò Malia, sbuffando ed incrociando le gambe.
“Non lo so ancora” Le disse la Banshee.
“Perché voleva ucciderci?” Ritentò la ragazza.
“Non so nemmeno questo”
“E.. perché diamine di motivo non stiamo guarendo dalle ferite di quell’affare?!” Domandò irritata, anche se conosceva già la risposta della rossa.
Malia, non lo so. E non ci arriverò prima se continui a farmi mille domande.”
La Coyote la guardò male, poi sbuffò. “E’ che non capisco cosa diamine intendeva con quella frase”
Lydia la guardò per un attimo, non capendo. “Quale?”
“Quella dove ha detto che non gli importava degli ordini, ma che ci avrebbe uccisi ugualmente”
Lydia alzò lo sguardo stupita, fissando la ragazza davanti a lei.
“Malia sei un genio” Disse prima di uscire dalla stanza, lasciando la ragazza confusa e sola.
 



Hello beautiful people ♥

Come promesso io la storia la continuo... MAA OVVIAMENTE.. se vi va di farvi sentire... Non mi dispice ^^''
​No okay, a parte gli scherzi, magari per voi scrivere una recensione è solamente tempo sprecato, ma vi posso assicurare che per noi (almeno, per me) non è importante, ma fondamentale sapere cosa ne pensano quelli che leggono la mia storia.
​Detto ciò non ve lo chiederò più, perché non mi piace sembrare Disperatah, nono. Quindii adieu, alla prossimaa ♥
​Ah no wait-
​Che ve ne pare di Anastasia? Qualcuno l'ha immaginata diversamente? E Kira? Avete idee?  EEEH. ora iniziano a modificarsi un pochetto le cose per tutti eheh
​Okay, ora me ne vado veramente.
​Adieu pt 2 ♥

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Capitolo 4
*** Chapter three - How to save a life. ***


  Just one moment pt 2, please :3
​In questo capitolo c'è un nuovo personaggio, e io vi do il prestavolto da qui ho preso ispirazione, che non è altro che Lei
Adieu ♥


Scott odiava doverlo fare. Odiava davvero, doverlo fare.
Ma per qualche trana e assurda ragione, lui era l’unico lupo mannaro a non saper dire di no e a non infrangere le promesse.
Con tutto quello che stava succedendo, l’ultimo suo pensiero era accompagnare Liam e Mason all’inaugurazione del locale di Hayden, il Sinema. Ma l’aveva promesso e, anche se non ne aveva minimamente voglia, si convinse ad accompagnarli alla festa.
 
Il che gli piacque ancora meno, quando si ritrovò da solo in mezzo ad una mandria di ragazzi di tutte le età dai più ubriachi, ai più strafatti di chissà cosa.
Stiles se ne era uscito che doveva studiare con Lydia e che ne avrebbero approfittato per capirci qualcosa della situazione in generale. Malia aveva usato la scusa che aveva ancora troppo male alla spalla per muoversi, mentre Derek… aveva semplicemente detto di no.
Liam tornò poco dopo non capendo più niente. Continuava a ridere e a barcollare da una parte all’altra a suon di musica, al che, Scott lo guardò alquanto stranito.
“Ma ch.. Sei ubriaco Liam? Come diamine hai fatto?”
Liam ridacchiò e si appoggiò alla spalla di Scott per reggersi. “OOH.. Quel lupo è Davvero un Genio.” “DAVVEEEEEERO Un. GENIO.” Fini staccandosi e ricominciando a barcollare da una parte all’altra, andando verso Hayden e Mason , che non sembravano essere messi meglio.
Il lupo si mise una mano fra i capelli, sconsolato. Liam aveva trovato un modo per infrangere pure quella regola.
Ma di quale lupo geniale stava parlando?
Ci mise un po’ a trovarlo, dovette usare gli occhi da lupo e stare attento che nessuno lo notasse, ma poi individuo un ragazzo del gruppo di Satomi, che continuava a versare una specie di Punch nei bicchieri dei ragazzi, ovviamente a pagamento.
Scott si avvicinò, solo per capire che diavolo stai facendo.
“Vuoi sballarti un POO’?”
Si girò e vide un altro del branco della lupa. “Come?” Chiese.
Il ragazzo indicò il punch. “Quell’affare che sta vendendo il mio amico. È FOTONICO. Fidati di un lupo E Beeevi BEEVi BEEevi anche tu” Canticchiò questo andando a ballare con i primi che capitavano.
Scott lo guardò confuso, ma si avvicino al punch e al lupo. “Che roba è?” Chiese.
Questo lo guardò e sorrise. “Oh wow, c’è ancora un lupo sano in questa stanza allora!” Disse ridacchiando, versando del punch ad un ragazzo vicino a lui.
“Questo che vedi qui è frutto del mix dei lupi del mio branco, dopo troppo tempo passato a fare i ragazzi sani della festa” Ne versò un altro bicchiere, e Scott notò che dietro di lui ne aveva altre sei taniche. “Con questo che sei umano, lupo o qualsiasi altro essere sovrannaturale esistente, fidati che ti farà effetto comunque” E versò un altro bicchiere ad un ragazzo.
“Allora ne vuoi un po’?”
Scott era molto, molto esitante. Diciamo che non era proprio il periodo più adatto per prendersi una ciucca, ma poi, pensandoci… c’era mai stato un periodo adatto?
“Allora? Guarda che non è infinito!”  E detto ciò Scott mando al diavolo tutti i suoi pensieri negativi e si fece fare un bel bicchiere.
“Ehi no caro, aspetta un attimo. Prima mi devi 5 dollari!” Ah, beh, ovviamente pensò Scott.
Diede i 5 dollari al ragazzo e prese il suo bicchierone.
“E ricorda che ogni tre consumazioni, la terza è gratis!” Urlò questo prima che Scott sparisse.
 
 
Ed effettivamente, il ragazzo non aveva torto per niente. Non ci volle molto che anche il vero Alfa si prese una sbronza di quelle che non aveva da ormai secoli.
Iniziò a ballare, la musica a palla e tutte le luci della stanza iniziavano a sfocare. Era fantastico. Ballava con Liam, Hayden, anche con Mason.. ballava con persone che non aveva mai visto in vita sua ma si stava divertendo e non gli importava assolutamente niente.
Stava bevendo un altro bicchiere quando una ragazza gli finì addosso. Il bicchiere cadde e terra e si ruppe i mille pezzettini, spargendo il contenuto in tutto il pavimento.
La ragazza si spostò e guardò Scott con sguardo fra il dispiaciuto e lo spaventato. “Oddio scusa, non l’ho fatto a posta te lo assicuro.” Disse, e Scott rise nel vederla così agitata.
“Non ti preoccupare, era solo un bicchiere, non mi hai ucciso” Disse, sciogliendo la tensione della ragazza che sospirò.  “E comunque” Aggiunse Scott “Era anche la consumazione gratuita” Finì, ridendo insieme alla ragazza.
“..Vuoi ballar-?”
 “..Vuoi ballar-?” Finirono per dire contemporaneamente, ed i ragazzi scoppiarono in una risata assurda, prima di iniziare a ballare a ritmo di una canzone a loro sconosciuta, ma l’alcool parlava per entrambi, e qualsiasi canzone sarebbe andata bene per quei due.
Scott guardava la ragazza negli occhi e, come detto, ormai era l’alcool a parlare per lui.
“Hai degli occhi fantastici” Se ne uscì avvicinandosi alla ragazza.
Lei sorrise. ”E tu..” Disse sorridendo. “Le tue labbra…”
La musica era ormai un rumore secondario, quasi come se fosse un rimbombo nella testa, le immagini e le luci erano sfocati, la sala era piena di persone impegnate a divertirsi e a non pensare a nient’altro... E Scott aveva appoggiato le labbra su quelle della ragazza, dimenticandosi di tutte le cose elencate.
Era una sensazione strana, come di pace e di quiete. Riusciva a sentire, nonostante tutto il caos intorno a loro, solo il contatto con quella ragazza fantastica, di cui non sapeva nemmeno il nome.
Quando riaprì gli occhi, stavano sorridendo entrambi.
“Sono Scott, comunque” Aveva detto questo.
“Alya. Alya Jones”
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Quando Kira si svegliò, quella mattina, non ci fece subito caso, ma poco dopo notò che le sue mani, seppure ancora intorpidite, erano libere, slegate.
Non si chiese perché, anche perché non poteva più sopportare quella recita della ragazzina impaurita davanti a quel ragazzo che continuava a salire in quella soffitta solo per prendersi gioco di lei.
Ma, non appena iniziò a cercare di liberarsi dalle catene che le immobilizzavano busto e piedi, risentì i soliti passi salire, ormai aveva imparato a memoria il suono di quei passi e, quindi, non aveva molta scelta se non rimandare il piano di fuga per dopo.
DI fatti, poco dopo apparse lui, che con un sorrisetto si avvicinava con la solita non calanche.
“Buongiorno, volpina” Kira lo guardò storto, non ricambiò il saluto.
“Perché mi avete slegato le mani, per tenermi piedi e corpo ancora legati?” Se ne uscì poco dopo.
“Tutto a suo tempo.” Disse, prima di avvicinarsi e prendere il suo volto fra due dita.
“Immagino, quanto sarai affamata… devi proprio scusarmi ma, ieri, ero molto impegnato con il mio ragazzo che mi sono proprio dimenticato di portarti il tuo solito pezzo di pane.” Questo sorrise, quando Kira si scostò dalla sua presa.
“Ad ogni modo, fra poco temo che dovrò andare, sai, di sotto c’è una tavola apparecchiata piena di cibo caldo e… beh, non vorrei mai che si raffreddasse..” Disse questo alzandosi e notando finalmente gli occhi della Kitsune che cambiano poco a poco colore.
“Lurido figlio di-”
“E’ esattamente questa, la Kira che volevamo.” Le disse poi, alzandosi e guardandola.
“O meglio, è questa la Kitsune che volevamo vedere”
Kira non capiva. Non capiva veramente cosa potessero volere da lei. In fin dei conti era convinta che l’avrebbero uccisa per farle mantenere il silenzio su quello che aveva visto, quindi non riusciva veramente a capire per quale assurdo motivo la tenessero chiusa lì in quella soffitta, dandole cibo e acqua, oltretutto. A quantità misere, certo, ma sempre qualcosa era.
“Ma si può sapere chi diavolo sei, e che diamine vuoi da me?! Se ti aspetti che mi convinciate a non parlare io-”
“No tesoro, vogliamo tutto il contrario. E, davvero non ti ricordi di me? Mi ferisce alquanto questa cosa” Le disse, con tono decisamente finto , mentre si avvicinava di nuovo a lei.
“Ora stai zitta e fatti slegare. Giù ci stanno aspettando.”
 
Una volta scesa, Kira ebbe un piccolo giramento di testa per la troppa luce della stanza. Essendo abituata al buio della soffitta da ormai troppi giorni, ci avrebbe messo un po’ a riabituarsi, sempre che non avessero intenzione di risbatterla in quel posto squallido. No, decisamente no. In quel caso, un modo per scappare l’avrebbe trovato sicuramente.
Il ragazzo aprì l’ultima porta, e quando vi entrò, Kira non poté fare altro che spalancare gli occhi. Almeno, sapeva che quel ragazzo, per quanto odioso e fastidioso, non era affatto un bugiardo.
Di fatti, in quella stanza, c’era un enorme tavolata piena di cose da mangiare. Dalla zuppa, al pollo, al purè , a piatti enormi di insalate.. insomma, se l’avevano portata giù per farla stare ancora più male, a malincuore, ci stavano decisamente riuscendo.
“Oh Kira, quale onore”
Kira distolse subito l’attenzione dalla tavola, portandola subito sulla figura dell’uomo che aveva appena parlato.
Nonostante fosse sicura di aver già visto quel ragazzo da qualche parte, era altrettanto sicura di non aver mai visto quell’uomo in vita sua.
Un uomo che, all’apparenza, sembrava discreto, di bell’aspetto e anche professionale. Più o meno, pensò Kira, avrà fra i trenta ed i quarant’anni. Di certo, non sembrava uno che rapiva ragazzine chiudendole in una soffitta, ecco.
Fu di nuovo l’uomo, a  parlare per primo.
“Immagino quante domande tu possa avere e quanto tu possa essere confusa. Ti prego di accomodarti.” Disse indicando un posto della tavola accanto al suo.
“E ti prego di non prendermi a male, ma per iniziare il pranzo dobbiamo decisamente aspettare tutti gli altri”
Kira non capiva nemmeno perché l’avessero fatta sedere, dopo una settimana andata avanti solamente di pane ed acqua.
“Perché tutta questa gentilezza, adesso?” chiese, senza troppi peli sulla lingua.
La recita della ragazzina indifesa ed impaurita non serviva più a niente. Se era la Kitsune che volevano, allora la Kitsune sarebbe stata.
“Spero che non ti abbia trattato troppo male” Disse l’uomo guardando il ragazzo.
“ oh no, assolutamente” Disse Kira ridacchiando sarcasticamente. “Mi avete solamente chiusa in una soffitta polverosa, buia, dandomi solo pane ed acqua ed un ragazzo terribilmente fastidioso che mi venisse a controllare” Sbottò questa, guardando l’uomo che aggrottava le sopracciglia e il ragazzo che lanciava uno dei suoi soliti falsi sorrisi che, al prossimo, Kira era sicura che l’avrebbe ucciso con le sue mani.
“Non ti avevo per caso detto, di trattarla bene? Ti devo ricordare chi fa le regole, qui dentro?” stranamente, l’uomo sembrava veramente alterato, ma ormai Kira aveva capito che nemmeno l’espressione poteva essere una garanzia.
“Vedi di renderti utile, e vai a vedere se gli altri sono tornati, o alla tua prossima bravata ti ci chiudo a te in cantina solo con pane ed acqua”Il ragazzo emise un ringhio, e Kira per un attimo fu sicura di vedere i suoi occhi diventare di un azzurro color ghiaccio, prima che lasciasse la stanza, abbastanza alterato.
E, a quel punto, fu Kira a parlare per prima.
“Senta, un gioco è bello quando dura poco. Cosa diamine volete da me?” Iniziò, fissando gli occhi color smeraldo dell’uomo, facendogli capire che non aveva paura di nessuno di loro, ne tantomeno di quello che le avrebbero potuto fare.
“Se il vostro intento è convincermi a non parlare, sappiate che qualsiasi cosa mi direte sarà inutile” E dovevano solo ringraziare che non avesse abbastanza forze da prenderli a calci entrambi, avrebbe voluto aggiungere, ma l’uomo incominciò a parlare.
“Vedi Kira, io ti voglio. Noi, ti vogliamo” E nel frattempo che l’uomo pronunciava queste parole, la sala iniziò a riempirsi di persone, e, nel vederle, Kira spalancò gli occhi, pietrificata.
“E la cosa divertente è che Kira, Guardami” La ragazza si girò a guardare gli occhi dell’uomo, e non riuscì a guardare nient’altro.
Gli occhi erano diventati di un colore viola, forte e con sfumature rosee, così forte che sembrò irradiare tutta la stanza.
In un momento, Kira ne fu prigioniera, tutto il centro della stanza sembrava essersi concentrato negli occhi dell’uomo.
Il tutto, ormai era il niente. E di niente, restava il tutto.
“La cosa migliore è che, tu, da adesso, fai parte di noi. Perché tu vuoi fare, parte di noi, Kira.”
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Stiles odiava Scott, quando non rispondeva al cellulare. Andiamo, Dai! Che razza di motivo potrebbe mai avere per non cagare il cellulare alle 8.30 del mattino, quando già dovrebbe trovarsi a scuola con lui!
Esasperato, chiuse la chiamata e ripose il telefono nella tasca della giacca. Appena l’avesse avuto fra le mai… Niente, non avrebbe fatto proprio un bel niente perché il lupo era lui ed era lui ad avere gli artigli. Oh, al diavolo tutti. Quel giorno, si sarebbe fatto la sua giornata da normale adolescente americano e stop…. Sicuramente non sarebbe durato il tutto più di una mezz’ora ma, ehi! Sognare non costava nulla.
Mentre si trovava, ovviamente sempre fra i piedi, nella fine delle scalinate che potavano al piano superiore, notò una ragazza con in mano un’infinità di libri e, giusto nel momento in cui le stava per chiedere se volesse una mano, questa saltò uno scalinò e cadde.
Cadde esattamente addosso a Stiles, e c’era solo da ringraziare che nessun libro gli fosse caduto in testa.
Ora la faccia della ragazza era a due palmi da quella di Stiles.
Entrambi, non poterono evitare di arrossire, quando si accorsero della situazione in cui erano finiti… e soprattutto nel bel mezzo del corridoio.
Entrambi si alzarono di scatto ed iniziarono a raccogliere i libri imbarazzati.
“E’ tutto okay?” Gli chiese Stiles, mentre, nel porgergli i libri, gli toccò la mano.
Al che, più che imbarazzo, fu una sensazione strana. Quasi pacifica, di tranquillità. Stiles non poté fare a meno di osservala, mentre si spostava una ciocca dei capelli castani dal viso, e al suono della sua voce, si riprese di scattò.
“E’.. tutto apposto.. mamma mia, mi dispiace veramente tanto. Non ti avevo proprio visto.. Ti sei fatto male?” Chiese cercando il suo sguardo, cercando di capire come stesse il ragazzo, al che, lui, nel vederla preoccupata per nulla, non poté fare a meno di sorridere.
“ E’ tutto okay, non ti preoccupare.” Entrambi i ragazzi si alzarono, e quando vide che la ragazza cercava nuovamente di riprendere tutti i libri non poté non farsi avanti, da gentile cavaliere qual era. “Dove devi andare? posso aiutarti a portare i libri, se ti va”
La ragazza gli sorrise, d’istinto. “Devo andare dal mio armadietto, che è il… 176, se non mi sbaglio.” Stiles, rimase un attimo fermo, prima di realizzare.
“Oh beh, ma è esattamente accanto al mio” Disse, un po’ perplesso all’inizio, ma sorridendo alla fine.
La ragazza diede metà dei libri a Stiles, mentre si avviavano verso l’armadietto della ragazza.
“immagino tu sia nuova, dato che quell’armadietto da quanto ne so è vuoto dal mio secondo anno”
La ragazza annuì, mentre metteva la combinazione per aprirlo.
“Si, mi sono appena trasferita e sono riuscita ad iscrivermi per un pelo, altrimenti un altro giorno di ritardo e mi sarei persa il mio ultimo anno.”  Posizionò tutti libri nell’armadietto, poi appena lo chiuse guardò il ragazzo.
“Ti ringrazio, se non mi avessi aiutato a trovare l’armadietto e a portare i libri.. sarei già caduta altre cinque volte come minimo mentre cercavo l’armadietto giusto” Gli disse ridendo.
“Non ti preoccupare, è stato un piacere per la mia nuova compagna di armadietto! E.. che lezioni hai adesso..?”Gli chiese Stiles quasi tutto d’un fiato. Forse, per una volta, la giornata da normale adolescente lontano dal mondo di lupi mannari e Co sarebbe potuta durare un poco più di una mezzora.
“Oh, io ho… Chimica alle prime due ore, alla terza storia” Disse lei leggendo gli orari sul foglietto datole dal preside.
“oh beh, allora ci terremo compagnia per tre ore, dato che li seguo entrambi” E anche perché oggi pare che nessuno dei miei amici si faccia vivo, facendomi sembrare un ragazzino solo e sfigatello agli occhi di… Di?
“A proposito, io sono Stiles, piacere di conoscerti.”
“Io sono Alya, piacere mio.”


                    
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