Back in town

di Lila_88
(/viewuser.php?uid=36821)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


BACK IN TOWN



PROLOGO


 
//Oddio, ma cosa era successo? Era morta, per caso? Perché appena aveva riaperto gli occhi, si era trovata davanti Jonathan, chino su di lei. E lui era morto, assieme a sua figlia. Quindi anche lei era morta? Ma perché, allora lui continuava a dirle che non era così? E Bill? C'era anche lui. Erano morti entrambi? Ma cosa era successo, di preciso? //   [Lizzie pov]
 
Lizzie richiuse per un attimo gli occhi, per permettere alla ragione di riprendere il controllo. Quando li riaprì, qualche istante dopo, vide, davanti a lei il volto di Bill. Per un attimo pensò di aver battuto la testa ed aver avuto una visione di Jonathan. Tuttavia, Bill le confermò la presenza effettiva dell'ex marito, scostandosi da lei per mostrarle Jonathan, in piedi, poco distante da loro. Si rialzò a fatica, con l'aiuto di Bill, senza mai staccare lo sguardo da Jonathan, tendendo la mano verso di lui, verso il suo viso. Bill la guardava con preoccupazione e scambiò un breve sguardo con Jonathan, il cui viso esprimeva un'apparente assenza di emozioni. Tuttavia, quando le dita di Lizzie gli sfiorarono finalmente il volto, lo sguardo di Jonathan si addolcì, come se avesse avuto veramente bisogno di un gesto simile, di un gesto di tenerezza. I loro sguardi si incatenarono e Bill si sentì di troppo, spettatore di una scena alla quale non avrebbe mai voluto assistere. Com'è che, solo poco prima erano nello chalet a parlare del loro figlio in arrivo e adesso Lizzie stava contemplando il suo ex marito, dopo avergli detto che, in realtà, non esisteva alcun bambino? Sembrava un brutto scherzo del destino per lui, che era costretto a rimanere lì, impotente.  
Jonathan non staccò lo sguardo da quello della sua ex moglie, comprendendo lo shock che lei stava subendo. Quasi si meravigliò, dato che Lizzie sembrava piacevolmente sorpresa, incredula si, ma sollevata. Non fermò la mano di lei, lasciò che vagasse sulla sua guancia, carezzandogli la barba corta. Le accennò un sorriso, per rassicurarla. E quando gli occhi di Lizzie divennero lucidi e lei appoggiò la testa contro il suo petto, lui non poté far altro che metterle le mani sulle braccia, per confortarla e sorreggerla.
 

******

 
Lizzie, ancora sconvolta, lasciò che Bill la facesse sedere. Jonathan rimase in piedi, davanti a lei. Come era riuscito a sopravvivere? Com'era possibile che lui fosse ancora vivo? E fu allora che Lizzie sentì i propri battiti cardiaci aumentare. Se Jonathan era riuscito a sopravvivere all'incidente, allora.. Trovò la forza di rialzarsi, per chiedere a Jonathan dove si trovasse Sarah. Perché, se lui era lì, vivo e vegeto davanti a lei, allora, magari, anche la sua bambina era sopravvissuta.
Jonathan sapeva che quelle domande sarebbero arrivate. Ma sapeva anche che, nonostante comprendesse l'angoscia e la speranza di Lizzie, la sicurezza di Sarah doveva essere al primo posto. Così le rispose che non ce l'aveva fatta, che era morta. E alla fine riuscì a dirlo in modo convincente, definitivo. In un modo che fece scattare Lizzie. Gli inveì contro, gli tempestò il petto di pugni. E, mentre Bill restava in disparte, non sapendo come gestire Lizzie, come gestire l'intera situazione, Jonathan non cercò di fermarla, ma lasciò che si sfogasse, ripetendosi che lo faceva per Sarah, che era giusto mantenere quella linea fino in fondo, cercando di ignorare la disperazione evidente di Lizzie.
 

******

 
Quando si fu calmata, Bill cercò di riportarla allo chalet dei Bauer, tentando di allontanarla il più possibile da Jonathan. Tuttavia, Lizzie aveva bisogno di sapere. Voleva una risposta alla domanda che si era posta ogni giorno passato da quel terribile incidente in cui aveva perso Sarah. Si voltò ancora una volta verso Jonathan e gli chiese se Sarah era felice al momento dell'incidente. E, per la prima volta, Jonathan sentì la voce incrinarsi. Perché era difficile mentire, adesso. Adesso che Lizzie sembrava avere così bisogno di un barlume di speranza. Le mentì, dicendole che la piccola sorrideva. Lizzie aveva bisogno di sapere che Sarah non aveva passato gli ultimi istanti della sua vita impaurita, soffrendo. In qualche modo, sapere che era felice, e che probabilmente non si era accorta di niente, la faceva sentire, se non meglio, perlomeno leggermente sollevata. Bill sentiva la necessità di allontanare Jonathan da Lizzie, perché non sopportava di vederli insieme, perché Lizzie sembrava così fragile in quel momento e loro avevano un discorso in sospeso da chiarire, ma non riusciva a dire niente. Jonathan le disse che lui non poteva restare lì. Che doveva andare via, prima che Alan scoprisse che era tornato, ma Lizzie reagì negativamente alla notizia. Jonathan sentì il cuore stringersi, perché doveva allontanarsi da lei,  perché era sconvolto, non avrebbe mai creduto che Lizzie avrebbe potuto reagire così, scoprendo che lui era ancora vivo. Non poteva sopportare più quella situazione, ma non era facile per lui neanche staccarsi da lei. La voce gli si incrinò nuovamente, mentre le diceva che sperava lei trovasse pace, fosse felice e che forse un giorno.. Ma non riuscì a finire la frase, perché gli faceva male vedere che Lizzie stava iniziando nuovamente a agitarsi e comprese che non sarebbe stato per niente facile. Lei gli si buttò addosso, lo implorò di non lasciarla, perché lui era l'ultima parte di Sarah che le rimaneva. Jonathan guardò Bill che era palesemente infastidito da quello che vedeva.
 

********

 
Mentre i due erano seduti sull'erba, Lizzie sembrava essersi calmata. Sorrideva, nel ricordare Sarah e il poco tempo che loro tre avevano vissuto come una normale famiglia. Jonathan si sentì ancora più in colpa nei suoi confronti, pensando che Sarah, in realtà, era viva e al sicuro con Reva, mentre a Lizzie non rimanevano che pochi ricordi a scaldarle il cuore. Anche Bill si era arreso. Le aveva messo la giacca sulle spalle e adesso stava lì ad ascoltarla. Jonathan concentrò l'attenzione su di lui. Lizzie lo ignorava completamente, ma Bill, invece, sembrava molto attento nei suoi confronti. Però c'era qualcosa in lui che non gli piaceva. E quando Bill intervenne, intromettendosi in quelli che Jonathan reputava essere solo affari suoi e di Lizzie, fra loro scoppiò una rissa verbale, mirata a accusarsi reciprocamente e a decidere chi dei due avesse ferito nel modo peggiore Lizzie. Fu proprio quest'ultima a zittirli. Cercò di fare star buono Bill, chiedendo a Jonathan più tempo. Dicendogli che aveva bisogno che lui fosse presente con lei al memoriale di Sarah. Ma Jonathan rifiutò. Era troppo. Non poteva andare anche al memoriale di Sarah. Non per vedere Lizzie stare ancora peggio. Non per rivedere Alan. Soprattutto per non far vedere ad Alan che lui era ancora vivo. Bill allora lo spinse a andarsene, provocandolo e dicendogli che sarebbe stato lui ad accompagnare Lizzie al memoriale e a stare al suo fianco. Nonostante Bill continuasse a dargli sui nervi, Jonathan comprese che era arrivato veramente il momento di separarsi da Lizzie.






Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1



Lizzie si sedette in prima fila. Era giusto così. Quello che non era giusto è che, affianco a lei ci fosse Bill, e non Jonathan. Era da quando erano tornati a casa che aveva iniziato a riflettere riguardo Bill. Non le era piaciuto il suo atteggiamento il giorno precedente, quando erano rientrati nello chalet. Possibile che Bill veramente non riuscisse a capire che quello che era appena accaduto, per lei era stato devastante? Rivedere Jonathan, scoprire che era ancora vivo? L'ingiustizia di rivivere il momento in cui apprendeva che sua figlia era morta, dopo che un, seppur misero, barlume di speranza si era riacceso in lei? Dio, era stato come rivivere quel giorno una seconda volta. Era per quel motivo che aveva bisogno di Jonathan, e ne avrebbe avuto anche ora che era al memoriale. Non voleva che Bill sedesse accanto a lei, visto che aveva dimostrato di essere insensibile al suo dolore. Voleva Jonathan. Perché era il padre di Sarah e era con lui che voleva condividere quei momenti. In più, se a tutto questo aggiungeva il fatto che suo nonno era presente alla cerimonia, la sua tensione aumentava a dismisura. Lizzie non aveva mai nascosto di attribuire, almeno in parte, la colpa per quello che era successo  ad Alan e, soprattutto in quell'occasione, averlo lì non le era di alcun conforto. Il discorso che Alan si mise a fare per la bambina fu la goccia che fece traboccare il vaso. Lizzie si alzò e se ne andò, senza guardarsi indietro, sperando addirittura che Bill non la seguisse. Aveva bisogno di stare un po’ da sola.


La strada fino a casa non fu mai più breve di così, per lei. Quando arrivò nella sua stanza, fece l'unica cosa che si sentiva di fare realmente in quella giornata: si buttò sul letto e pianse. Tuttavia, ciò che assomigliava a un gemito di un neonato la fece sussultare. Tirando su con il naso, si rialzò dal letto e pensò di sognare, quando vide sbucare dal separé un paffuto visino incorniciato da dei folti capelli mori, seguito dal viso di Jonathan. Si mise seduta, mentre Jonathan, con Sarah in braccio, le si faceva più vicino. Il cuore le si riempì di gioia quando comprese che era tutto reale, non stava sognando, la sua piccola era ancora viva! E adesso nient'altro aveva importanza. Sul momento non importava neanche il fatto che Jonathan glielo avesse inizialmente tenuto nascosto. Quando Jonathan gliela fece prendere un braccio la strinse forte a sé, aspirando il suo buon odore di bambina, accarezzandole i capelli, che aveva preso decisamente dal padre, toccandole le manine e tenendosela stretta. In quel momento, Jonathan, mentre accarezzava la schiena di Sarah, si convinse di aver preso la decisione giusta. Non importava cosa Lizzie avesse fatto nel suo passato, quanto il suo temperamento fosse stato a tratti cattivo, causando sofferenza ad altri. Non si meritava tutto quello. Non meritava di vivere su di sé il peso della perdita di una figlia. Jonathan era convinto che, in un modo o nell'altro, nel corso di quell'anno, Lizzie fosse riuscita a superare la questione, che fosse andata avanti con la propria vita, ma era rimasto esterrefatto dalla reazione di lei. Non era riuscito a ripartire, lasciandosi di nuovo tutto alle spalle. Non era quella la vendetta che cercava.  E, soprattutto, non la cercava nei confronti di Lizzie.



Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2



Reva entrò nella sua Cross Creek di Springfield e sorrise, vedendo Jonathan giocare con Sarah sul tappeto del salotto. Lui alzò la testa per farle un cenno di saluto, per poi tornare a concentrare la sua attenzione sulla piccola. Che gioia immensa provava nel riavere nuovamente suo figlio vicino. Dei suoi quattro figli, Jonathan era di sicuro quello che le somigliava maggiormente, dal punto di vista del carattere e del temperamento. Dopo essersi tolta la giacca, si andò a sedere anche lei sul tappeto, per poi chinarsi a dare un bacio sulla testa alla sua nipotina. "Dov'eri finita, mamma?". "Sono andata a fare un giro in centro, dove ho incontrato Bill e Dinah.". Reva vide il viso di suo figlio accigliarsi. "Che cosa c'è?". "Non mi piace Bill.". Reva sospirò. "E questo ha a che fare col fatto che adesso ha una relazione con Lizzie?". "No, ha a che fare con il fatto che non mi piace, punto e basta.". "Va bene, non insisto. Però c'è una cosa di cui dobbiamo parlare.". Jonathan si alzò, prendendo in braccio Sarah, per metterla nel box lì vicino. Reva lo imitò, spostandosi sul divano e facendogli segno di raggiungerla. "Di cosa vuoi parlare?". "Voglio sapere cosa hai intenzione di fare adesso che Lizzie sa tutto.". Jonathan si sedette con un sospiro. "Non ne ho la minima idea, a dire la verità. Il fatto è che non avevo assolutamente messo in conto di svelare tutto a Lizzie.". "Però l'ha fatto e quindi devi decidere cosa fare. Non credo che Lizzie ti lascerà portare via, di nuovo, la figlia che pensava di aver perduto per sempre.". "Ma non posso neanche permettere che Alan tenti di impadronirsi di lei! Ho già perso Tammy, non voglio perdere anche Sarah…". Reva mise una mano sulla spalla di suo figlio, comprendendo le sue paure. "Lo so, tesoro. Io credo che tu debba parlare con Lizzie, prima di tutto. Poi dopo deciderai quale sarà la scelta migliore.".

Bill era seduto ad un tavolo del Company assieme a Dinah e a Vanessa, quando vide entrare Lizzie. Scusandosi con la madre e la sorella si alzò, per raggiungerla al bancone. "Ciao.". "Ciao Bill.". Non si vedevano da quando lei aveva abbandonato il memoriale di Sarah senza neanche una parola. Erano passati tre giorni e lui aveva provato più volte a chiamarla, ma senza ottenere risposta. Bill si schiarì la voce. "Sai, ti ho chiamata. Volevo sapere come stavi, dopo che… Si, insomma, dopo che te ne sei andata dal memoriale.". "Si, ho sentito i messaggi, però avevo proprio bisogno di stare un po’ da sola.". "Certo, io lo capisco. Che ne dici se passiamo un po’ di tempo insieme?". Lizzie lanciò uno sguardo pensieroso verso il tavolo occupato da Vanessa e Dinah. "Senti, io sono passata solo per prendere un caffè al volo. Ho molto da fare e ho poco tempo a disposizione. E poi sei già impegnato con la tua famiglia.  Facciamo un'altra volta, magari?". Bill cercò di nascondere la delusione, poi i due furono interrotti da Buzz che prese l'ordinazione di Lizzie. Quando lui si allontanò per preparare un caffè da portare via per la ragazza, Lizzie si voltò verso di lui per lanciargli un sorriso imbarazzato. "Scusa, Bill, il fatto è che ho un sacco di commissioni da sbrigare e sono già in ritardo.". "Devi vedere Jonathan?". Lizzie gli fece cenno di tacere, dandosi un'occhiata nervosa in giro. Solo in pochi sapevano del ritorno di Jonathan e lei non voleva spargere la voce che, stranamente, non era ancora arrivata alle orecchie di suo nonno. "Per favore, puoi non dire in giro che lui è qui? Mi faresti un grande favore! Comunque no che non devo vederlo! E poi, anche se fosse? Sei per caso geloso?". "Si, accidenti!". Dato che il tono di voce del ragazzo si stava alzando, Lizzie prese il caffè che Buzz le stava porgendo, pagò in fretta e fece cenno a Bill di seguirla fuori. Solo quando furono a riparo da orecchie indiscrete, anche Lizzie lasciò l'irritazione prendere il sopravvento. "Si può sapere che ti prende?". "Voglio che tu stia lontana da Jonathan, ecco che mi prende!". Lizzie lo guardò stupita.  "Stai scherzando?". "Per niente! Ascoltami, che razza di uomo è uno che si finge morto per un anno e poi sbuca fuori dal niente? Non mi piace, potrebbe essere pericoloso!". "Bill, Jonathan e io eravamo sposati, avevamo una figlia insieme, ricordi? Se deciderà di restare qui, non mi potrai impedire di vederlo! Per un anno ho creduto che fosse morto!". "Oh si, ma adesso tu stai con me! E non voglio perderti, quindi stagli lontana!". Lizzie abbassò per un momento lo sguardo. "Bill mi stai già perdendo. Se tu non capisci quanto sia importante per me Jonathan, non potremo andare avanti con la nostra relazione. Pensaci su. Adesso devo proprio andare. ". Lizzie si allontanò, lasciandolo da solo. Scosse la testa, voltandosi per rientrare al Company, quando vide sbucare da un angolo Alan. I due si fissarono. Fu proprio il patriarca della famiglia Spaulding a rompere il silenzio. "Allora, Bill, penso che tu mi debba dire qualcosa.".

Lizzie camminò a passo svelto e si fermò solo quando vide le panchine del CO2, dove si sedette stremata. Non riusciva a capire perché Bill si comportasse a quel modo. Possibile che non capisse quanto l'aver ritrovato Jonathan potesse essere importante per lei? Certo, lui era all'oscuro del fatto che anche Sarah fosse sopravvissuta all'incidente dell'anno precedente, tuttavia, anche fosse stato così, non avrebbe potuto rinunciare a Jonathan. Lei amava Bill, la loro relazione era importante per lei. Aveva fatto di tutto per mantenerla a galla, non voleva rinunciarvi. Tuttavia, sua figlia e suo marito erano ancora vivi. Vivi! L'incubo che aveva vissuto per un, lungo, intero anno, sembrava essere svanito tutto d'un colpo, adesso che poteva riabbracciarli. Pensava di aver perso anche una parte di se stessa, dopo quel maledetto giorno, ma adesso era tutto finito. Possibile che Bill non riuscisse a comprendere cosa si prova, quando ritrovi una persona che pensavi non avresti mai più rivisto? Forse non era l'uomo giusto per lei. Con la testa sempre più in confusione, Lizzie si alzò e continuò la sua passeggiata attraverso le vie di Springfield.

Bill si ricompose e guardò con diffidenza all'uomo che gli si stava avvicinando. "Cosa vuoi, Alan?". "Beh, involontariamente, ho sentito parte della conversazione che hai avuto con mia nipote e vorrei delle spiegazioni.". "Involontariamente, eh? Che cosa hai sentito, di preciso?". "Non essere troppo sospettoso, nei miei confronti, Bill. E' un vizio che voi Lewis non perdete mai.". "Forse perché ne abbiamo dei buoni motivi.". "Lasciamo da parte il passato. Comunque ho sentito veramente poco, a dire la verità. Però è bastato per insinuare in me qualche dubbio.". "Su che cosa?". "Andiamo, Bill, non tiriamola troppo per le lunghe e andiamo al sodo. Tu e Lizzie stavate parlando di Jonathan, è questo quello che ho sentito. Quello che voglio sapere è se fra voi si è intromesso solo lo spettro di Jonathan, oppure se lui è ancora vivo.". Bill lo guardò bene in faccia, sapeva che dalla sua risposta sarebbe potuta dipendere la vita di Jonathan. Alan Spaulding era un uomo che non andava per il sottile e avrebbe fatto di tutto per liberarsi degli ostacoli che trovava sul suo cammino. Sapeva anche che Jonathan Randall era stato il suo ostacolo più grande. Gli occhi dell'uomo davanti a lui esprimevano un odio che avrebbe spalancato i cancelli della vendetta. Ovviamente anche lui voleva liberarsi al più presto di Jonathan, che considerava una minaccia per la conquista definitiva di Lizzie. Era così facile, bastava dire ad Alan che Jonathan era ancora vivo, al resto avrebbe pensato lui. "Si, io e Lizzie stavamo parlando di Jonathan. Il fatto è che, per lei, è una ferita ancora aperta, soprattutto in questi giorni. Continua a pensare a lui e alla bambina. Sono un po’ geloso, così abbiamo avuto una piccola discussione a riguardo. Credo che Lizzie abbia ragione, tutto sommato. In fondo erano una famiglia e lei li ha persi così, da un giorno all'altro.". Alan lo scrutò a fondo, fissandolo negli occhi. Non sembrava troppo soddisfatto della risposta avuta. Quando stava per dire tutta la verità ad Alan, Bill aveva ripensato alla reazione che Lizzie aveva avuto davanti a Jonathan. Non voleva che soffrisse ancora. Avrebbe trovato un altro modo per proteggere il suo amore per lei. "Spero davvero che sia la verità, mio caro Bill. Sai, per me Jonathan è sempre stato una spina nel fianco. Non vorrei avere qualche brutta sorpresa, del tipo di ritrovarmelo di nuovo fra i piedi.". "Non succederà. Jonathan è morto in quella macchina, assieme alla figlia di Lizzie. E i morti non ritornano.". "Se tu avessi la mia età e la mia esperienza, sapresti che non c'è mai niente di certo, nella vita. Neanche la morte". Senza aggiungere altro, Alan si allontanò e lo lasciò di nuovo solo.


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
Lizzie diede una sbirciata attraverso le finestre di Cross Creek, prima di bussare alla porta. Lei e Jonathan avevano deciso di vedersi il meno possibile, per non destare sospetti, tuttavia sentiva troppo la mancanza di sua figlia, così aveva pensato che non ci sarebbe stato niente di male se lei fosse andata a trovare Reva. In fondo era noto a tutta la città che le due si erano molto avvicinate, dopo la tragedia che le aveva colpite. Nel corso di quell'anno, il più lungo e doloroso per Lizzie, aveva trovato molto conforto nella figura di Reva, che le era sempre stata vicina senza giudicarla o biasimarla. Fu proprio Reva ad aprirle la porta e a farla entrare. "Ciao Lizzie, accomodati.". "Ciao Reva. Sono passata per vedere Sarah.". "Si, lo immaginavo. Ma lei e Jonathan non sono qui.". Il panico si impossessò dello sguardo di Lizzie. "Che cosa vuol dire che non sono qui? Loro… Ti prego, non dirmi che se ne sono andati un'altra volta!!". "No, stai calma. Jonathan ha solo pensato che restare qui non sarebbe stato sicuro. E' andato allo Chalet dei Bauer. Ho parlato io con Rick e me lo ha prestato. Gli ho detto che volevo passare del tempo per conto mio e avevo bisogno di un posto solitario.". "Oh, bene. Perché non avrei mai potuto sopportare l'idea che se ne fossero andati via di nuovo!". Reva le sorrise con comprensione. Per Lizzie non era stato facile accettare la morte di Sarah e Jonathan, lei lo sapeva bene. Adesso che li aveva ritrovati, era normale non volersene più separare. "Senti, Reva, pensi che potrei andare da loro?". La donna parve rifletterci un attimo, prima di dare una risposta a Lizzie, che aspettava trepidante. Osservandola, Reva allargò il proprio sorriso. "Certo che puoi andare. Anzi, credo che vi farebbe del bene stare un po’ di tempo tutti e tre insieme. Cerca però di guardarti alle spalle e assicurarti che nessuno ti segua.". Lizzie le si buttò fra le braccia. "Oh, grazie Reva!! Non vedo l'ora!". Stava già per alzarsi dal divano sul quale si erano sedute, quando Reva la trattenne. "Ehilà, aspetta un attimo. Con Bill come vanno le cose? Jonathan mi ha detto che lui sa.". "Sa che Jonathan è vivo, ma non gli ho detto niente di Sarah. E poi adesso ho bisogno di staccarmi un po’ da lui. Voglio dedicarmi solo a mia figlia!". Reva cercò altre risposte nei suoi occhi. "Reva, Bill sa essere un bel testone, però lo amo! Stiamo passando un periodo un po’ così, ma passerà! Adesso, l'unica cosa che voglio è riabbracciare Sarah, quindi ti saluto. Grazie di tutto.". Reva sorrise. "Vai. E sta attenta, mi raccomando!". "Certo!".  Appena uscita dalla casa, Lizzie udì il suo telefono suonare e, quando vide chi le stava telefonando, sospirò, prima di rispondere. "Ciao.". "Ciao Lizzie.  Senti, volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato prima.". "Grazie, lo apprezzo.". "Che ne dici se ci vediamo, così parliamo un po’? Possiamo trovarci fra dieci minuti alle Torri, se per te va bene". Lizzie pensò che voleva vedere sua figlia, in quel momento. "Adesso non posso. Se vuoi possiamo vederci più tardi, magari per cena. Devo fare una cosa importante, prima.". Anche se era molto impaziente di sapere quale fosse quella cosa tanto importante da impedirle di vederlo, Bill si trattenne. Non voleva litigare nuovamente, soprattutto per telefono. "Ah, d'accordo. Allora ci vediamo più tardi. ".
 
Josh era da solo alla fattoria. Aveva molto lavoro sa fare, dato che doveva preparare il battesimo della bambina di Beth e Rick. Mentre stava raccogliendo alcuni documenti che gli servivano, notò una busta nascosta all'interno di un libro, che, probabilmente, Cassie aveva lasciato in giro. Sapeva che stava facendo una cosa sbagliata, eppure non riuscì alla tentazione di sbirciarne il contenuto. Leggendo rapidamente i fogli che vi trovò all'interno rimase a bocca aperta. Non poteva credere ai suoi occhi. Neanche si accorse della porta d'ingresso che si apriva e di Cassie che, attraversando il salotto, si fermò a poca distanza da lui. Quando alzò gli occhi dai fogli la vide. Lo stava guardando con gli occhi di chi è appena stata colta in flagrante. "Che cosa significa questo?". "Josh, posso spiegarti tutto.". "Me lo auguro, perché non riesco a trovare una spiegazione plausibile che possa spiegare una cosa del genere.". Cassie si tolse la giacca e la posò, assieme alla borsa, all'appendiabiti lì vicino.
 
Jonathan osservò sua figlia dormire tranquillamente nel suo lettino e le rimboccò le coperte. Osservarla mentre dormiva gli metteva addosso un senso di pace senza fine. Era grazie a lei che era riuscito a superare in qualche modo la morte di Tammy. Non l'avrebbe mai dimenticata, non avrebbe mai amato nessun'altra come aveva amato lei, però adesso riusciva a sorridere, pensando ai momenti che avevano vissuto insieme. Lo Chalet dei Bauer era abbastanza fuori dal mondo da farlo sentire al sicuro. Era convinto di aver fatto la scelta giusta, andando lì. Quando udì bussare, si accigliò. Chi mai poteva essere? L'unica a sapere che era lì era Reva, ma gli aveva detto che doveva sbrigare delle faccende a Springfield, per cui non si sarebbe unita ai due. Assicurandosi che Sarah dormisse profondamente, scese cautamente al piano inferiore e si avvicinò alle finestre del salotto, per sbirciare il volto di chi stava bussando alla porta. Quando vide Lizzie andò ad aprire. Rimase per un attimo sulla soglia, con un sorriso spontaneo che gli si stava formando sul viso, alla vista di lei tutta imbacuccata e infreddolita. Dai piccoli fiocchi bianchi che adesso le ornavano i capelli, Jonathan comprese che aveva iniziato a nevicare. "Ciao straniera.". "Ciao. Sai, sarebbe carino se tu mi invitassi ad entrare, invece di prenderti gioco di me, che mi sto congelando qua fuori!". Jonathan esplose in una risata, mentre si faceva da parte per farla passare. Anche Lizzie sorrise, pensando a quanto le era mancato il suo modo di ridere. "Allora, immagino che te l'abbia detto Reva che ero qui.". "Si, so che avevamo detto di cercare di non vederci troppo spesso per non creare sospetti, però avevo voglia di vedervi. Si, di passare un po’ di tempo con Sarah.". "Non c'è problema. La piccola sta dormendo, ma di solito i suoi pisolini pomeridiani non sono mai troppo lunghi. Nel frattempo ti posso preparare un bel tè caldo.". "Oh, mi ci vuole proprio qualcosa di caldo! Grazie.". Lizzie sorrise e Jonathan ricambiò.
 
Josh posò i fogli sul tavolo e si sedette, rimanendo di fronte alla moglie che si era già lasciata cadere sulla sedia. "Allora, Cassie, sto aspettando che tu mi dica cosa significano questi fogli. Voglio sapere perché qui c'è scritto che Bernadette è figlia di Alan Spaulding, e non di Rick." . "Perché è così che stanno le cose.". Josh si passò la mano sulla fronte. "Vuoi dirmi che è tutto vero? La piccola è figlia di Alan, dunque.". Cassie si limitò ad annuire. "Cassie, te lo chiedo una volta sola e mi aspetto una risposta sincera da te. Hai scambiato tu i risultati del dna?". "Si, l'ho fatto.". Josh sospirò pesantemente, incredulo. "Perché l'hai fatto?". Irritata, Cassie si alzò con uno scatto. "Perché? Come fai a non capirlo? L'ho fatto per salvare la vita a quella povera bambina! Per non lasciare che crescesse sotto le grinfie di un uomo così perfido, maligno! L'ho fatto unicamente per il suo bene!". Josh si alzò e posò le mani sulle spalle della moglie, nel tentativo di farla ragionare. "Amore, lo so che Alan è la persona che odi di più sulla faccia della Terra, e, credimi, hai tutta la mia comprensione per questo, però non è comunque giusto quello che hai fatto. Capisci?". "No, Josh, non capisco. Lo rifarei altre cento volte, senza mai pentirmene. Sono sicura che quella bambina crescerà sicuramente più serena e amata con un padre come Rick. Ti prego, Josh, Alan non dovrà mai saperlo!". "Come puoi chiedermi di tacere, di fronte a una cosa così? Come potrò battezzare quella bambina, sapendo che la sua vita parte da una grossa menzogna?". Cassie si divincolò dalla presa del marito e gli diede le spalle. "Alan ha ucciso mia figlia. Mi ha tolto il mio bene più prezioso, perché dovrebbe avere la possibilità di ricominciare crescendo un'altra vita? Se Bernadette crescesse alla sua mercé diventerebbe come lui.". "Questo non è vero. Pensa a Gus. Anche lui è figlio di Alan, ma non è come il padre.". "Solo perché ha avuto la fortuna di non crescere con lui. Ma tu guarda Alan Michael, Phillip. Loro sono malvagi, esattamente come Alan!". "Cassie, non possiamo lasciare che questa storia vada avanti, lo capisci? Dobbiamo dirlo almeno a Beth. Lei è la madre. Non pensi che spetti a lei la scelta? Deciderà lei se sua figlia dovrà crescere con Rick o con Alan. Almeno questo.". "No. No, lasciamo le cose come stanno. Ti prego!". Alcune lacrime iniziarono a scendere sulle gote di Cassie, Josh sospirò e poi l'abbracciò. "Va bene. Spero solo che sia la scelta giusta.". "Lo è. E' la cosa migliore per la bambina.".

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4


 
Era passata ormai qualche ora da quando Lizzie aveva raggiunto lo Chalet dei Bauer. Sarah si stava destreggiando fra i numerosi giocattoli sparsi sul morbido tappeto del salotto, sul quale erano seduti Jonathan e Lizzie. La ragazza sorrideva, si sentiva molto a suo agio nel clima familiare che si era creato durante quel pomeriggio. Anche Jonathan era visibilmente di buon umore. Si era accorto di non provare una tale pace da tantissimo tempo. Ormai si era fatto buio fuori, quando Lizzie si decise ad alzarsi. "Accidenti, come passa veloce il tempo!". Lizzie diede un'occhiata all'orologio e, quando vide l'ora, iniziò a cercare il cappotto. "E' tardissimo! Devo rientrare a casa.". Se voleva essere di ritorno a Springfield per cenare con Bill avrebbe dovuto fare presto. Jonathan, buttando un occhio su Sarah, si alzò e si avvicinò ai vetri. I movimenti di Lizzie si erano fatti concitati. Dopo aver raccolto le sue cose, prese in braccio Sarah per stringerla forte a sé. Le dispiaceva doversene separare, anche se l'avrebbe rivista presto. "Credo proprio che non andrai da nessuna parte, tanto presto.". Lizzie lo guardò senza capire. "Che significa, scusa?". Jonathan si allontanò dalla vetrata. "Non ci siamo resi conto che, oltre ad aver già fatto buio, si è scatenata una tempesta di neve. E non sembra che si sia ancora calmata. Potrebbe essere pericoloso mettersi in viaggio con queste condizioni.". Lizzie, con la piccola in braccio, si avvicinò ai vetri e diede un'occhiata ai vetri. "Oh, perfetto! E io come faccio, adesso?". "Beh, mia cara, credo che l'unica cosa che tu possa fare è quella di rimanere qui. Avevi qualche impegno urgente?". "Dovevo cenare con Bill, a dire la verità.". Il ragazzo si irrigidì leggermente, al solo sentir nominare il nome del ragazzo di Lizzie. "Ah, Bill, certo.". Lizzie si scoprì non troppo dispiaciuta per la situazione. Non aveva voglia di vedere Bill. Da quando aveva ritrovato Jonathan e sua figlia, sembrava essersi creata una crepa fra lei e Bill.

 
Bill rincasò. Quando vide che Lizzie non era ancora rientrata, Bill non ne sembrò contento. Da quando aveva rivisto Jonathan, la ragazza sembrava essere molto cambiata. Soprattutto, stava trascurando completamente la loro relazione! Insomma, fino a pochi giorni prima lui era convinto che stessero per diventare genitori, adesso non sapeva neanche cosa stesse succedendo alla sua ragazza, visto che non riusciva a vederla con calma. Prese il telefono e decise di richiamare Lizzie. Non ci vedeva chiaro, in quella storia.

 
Quando il cellulare di Lizzie iniziò a suonare, Jonathan diede prima un'occhiata sul display e, quando vide che era Bill, sospirò. Tuttavia, il fatto che quella cosa di Bill gli desse tanto fastidio, non andava giù al ragazzo. Lizzie non era più sua moglie. Inoltre, non si poteva certo dire che il loro fosse stato un matrimonio d'amore. Quindi, perché avrebbe dovuto essere infastidito dal ragazzo di Lizzie? Visto che Bill non demordeva e il cellulare continuava a suonare, Jonathan chiamò Lizzie, che era in bagno a fare il bagnetto a Sarah, per avvertirla. Quando Lizzie rispose, Jonathan si dileguò con la scusa di controllare la piccola. "Pronto, Bill?". "Hey, stavo per arrendermi. Dove cavolo eri?". "Ha ragione, scusa. Avevo il cellulare in borsa e non riuscivo a trovarlo!". "Ok. Senti, dove sei? Sono appena tornato a casa e speravo di trovarti qui.". "Oh, hai perfettamente ragione, ma vedi… A dire la verità, c'è stato un imprevisto.". "Un imprevisto? Di che genere? Si può sapere dove sei finita?". "Sono…. Sono da mia madre. A casa dei Bauer. Vedi, mi ha chiamato. Si, perché Rick deve fare la notte ai Cedri e lei non se la sentiva di stare da sola con la bambina. Quindi mi ha chiesto se potevo restare con lei.". "E la nostra cena?". "Già, la nostra cena… Beh, la rimandiamo. Dai, per favore. Non potevo lasciare mia madre da sola.". Lizzie udì Bill sospirare, dall'altra parte della linea e pregò che si fosse bevuto la scusa che si era inventata su due piedi. La verità è che si era dimenticata di chiamarlo e non aveva minimamente pensato a cosa poteva dirgli. L'unica cosa è che non voleva sapesse che era con Jonathan. Si ripeté che era perché Bill non sapeva della bambina, ma, in qualche modo, sapeva che stava mentendo a se stessa. "Va bene, Lizzie, rimandiamo. Però domani sera non accetterò scuse, ok? Ci tengo a chiarire con te.". "Anche io, credimi.". Lizzie vide Jonathan uscire dal bagno con Sarah avvolta dall'asciugamano rosa e sorrise. "Senti, adesso devo andare. Ci sentiamo domani, d'accordo?". "Va bene. Ti amo.". Lizzie abbassò lo sguardo, anche se lui non poteva vederla."Si, anche io. Ciao.". Lizzie riattaccò e si sentì subito più sollevata.
 

Perché quello che gli aveva appena detto Lizzie, invece di rassicurarlo, aumentava i suoi dubbi? Ormai si stava fermamente convincendo che la sua fidanzata gli stesse nascondendo qualcosa e lui era determinato a scoprire di che si trattasse. Alzò lo sguardo dal cellulare e si fissò sul proprio riflesso, nello specchio dell'ingresso. Ma che stava facendo? Non poteva sospettare di tutto! Lizzie lo amava. Pur di tenerselo stretto, aveva mentito e detto di essere incinta! Fra loro non sarebbe finita, perché si amavamo. Cercando di mettere da parte le proprie macchinazioni, decise di avere più fiducia in Lizzie. Sapeva che se fosse rimasto a casa, quella sera, avrebbe finito con il ripensare alla sua decisione appena presa, così, riprendendo la propria giacca, uscì nuovamente di casa.
 

Josh era in giro per Springfield. Aveva bisogno di schiarirsi le idee riguardo a Cassie e a quello che aveva fatto. Certo, non poteva biasimarla del tutto. A causa di Alan lei aveva perso una figlia, era normale che lui fosse il suo nemico numero uno. Tuttavia, Josh non poteva fare a meno di chiedersi se davvero fosse giusto aver falsificato il test del dna. Sicuramente Rick sarebbe stato un padre migliore rispetto ad Alan, ma Beth non meritava forse di sapere la verità? Non sarebbe dovuta essere lei a decidere che cosa fare? Da quanto era preso dai suoi pensieri, non si era neanche reso conto di essere arrivato nei pressi di casa di Reva. Decise che avrebbe potuto parlarne con lei. In fondo, Cassie era sua sorella, magari a lei avrebbe dato più ascolto. Bussò ed attese pazientemente che la sua ex moglie andasse ad aprirgli. Quando lo fece, Josh notò uno sguardo circospetto da parte di lei, che si rilassò vedendolo.  Reva, infatti, dal ritorno di Jonathan era sempre molto tesa, ogni volta che qualcuno bussava alla sua porta.“Josh, sei tu! Entra.”. “Aspettavi forse qualcun altro?”. “No, no. Accomodati. Come mai qui?”. Josh decise di andare subito al punto e, una volta che ebbero preso entrambi posto sul divano, rivelò a Reva tutto quello che sapeva e le chiese consiglio. “Che situazione! Certo, posso capirla, perché anch’io odio Alan per lo stesso motivo, se Jonathan e Sarah sono morti è perché fuggivano da lui.”. Anche se in realtà erano vivi e vegeti; ma questo non poteva dirlo a Josh. Già troppe persone ne erano al corrente. “Però... Credo che quello che ha fatto Cassie sia sbagliato. Soprattutto perché non riguarda solo Alan. Cosa succederà se, un giorno, Rick dovesse scoprire che Peyton non è sua figlia? Ciò metterà in crisi anche il matrimonio con Beth!”. “Infatti, io sono d’accordo con te. Cassie, però, non vuole sentire ragioni. Ed è per questo che sono qui.”. A Reva bastò uno sguardo per capire cosa volesse Josh. Lo conosceva troppo bene. “Proverò a parlarci, anche se non so quanto sarà utile.”. “Grazie Reva, lo apprezzo molto.”. Dopo un veloce abbraccio, Josh lasciò la casa e una Reva molto pensierosa.



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

La mattina dopo, Lizzie rientrò a casa. Cercò di fare meno rumore possibile. Era l’alba e se Bill era ancora a letto, non voleva svegliarlo. Il tempo che aveva passato con Jonathan e Sarah era stato bellissimo e prezioso per lei. Si sentiva felice come non lo era da tempo e non voleva guastarsi l’umore per un’eventuale discussione con Bill di prima mattina. Entrando in camera, la vista del suo ragazzo sotto le coperte che dormiva, la tranquillizzò. Appoggiò le scarpe che si era tolta appena entrata in casa sul pavimento, poi si diresse in bagno. Riuscì poi a sgattaiolare sotto le coperte senza svegliare Bill e si addormentò, serena, nel giro di pochi minuti.

Cassie stava preparando la colazione, quando Josh la raggiunse in cucina. Le diede un bacio veloce e si sedette al tavolo. “Cassie, senti, a proposito della faccenda della bambina di Beth...”. La donna si irrigidì subito. Aveva paura che lui volesse insistere a farle dire la verità. Non capiva quanto per lei volesse dire salvare la vita di quella piccola dalle grinfie di Alan Spaulding. “Per favore, Josh, mi avevi promesso che mi avresti fatto fare a modo mio.”. “Mi dispiace, ma continuo a pensare che non sia una buona idea. Ho provato a capirti, però... Credo che non sia giusto nei confronti di Beth e di Rick.”. “Parli così perché non sai che vuol dire perdere una figlia. Credimi quando ti dico che per quella bambina sarà molto meglio non avere niente a che fare con la famiglia Spaulding!”. Josh sospirò. “Anche Reva pensa che sia meglio dire la verità.”.  Cassie sgranò gli occhi, incredula. “Ne hai parlato con Reva?”. “Si, e vorrei che tu invece di arrabbiarti, provassi a capire. Hai ragione, io non so cosa vuol dire perdere un figlio, ma Reva si. Volevo sentire cosa ne pensasse.”. Cassie parve riflettere per qualche momento. “Quindi anche secondo lei sto sbagliando?”. “Senti, perché non ti confronti direttamente con lei? Siete sorelle e magari dopo capirai meglio cosa fare. Io ti appoggio e non intendo costringerti a fare niente. Vorrei solo che tu fossi sicura di quello che comporta mantenere un segreto del genere.”

Bill era uscito di casa molto più rilassato della sera prima. Quando si era svegliato, aveva trovato Lizzie nel letto e aveva deciso di uscire per andarle a prendere delle brioche calde. Si era diretto al Company, dove aveva trovato Rick. “Buongiorno!”. “Ciao Bill, che fai qui?”. “Sono venuto a prendere delle brioche.”. Rick gli mostrò il sacchetto che Buzz gli aveva appena incartato. “Allora abbiamo avuto la stessa idea! Stanotte, per la prima volta da mesi, mia figlia ha dormito per sette ore di fila, e questo è il premio per mamma e papà che hanno potuto fare lo stesso! Ci vediamo!”.  Rick se ne andò, lasciandolo confuso. Lizzie gli aveva mentito, allora. Se non era con sua madre, con chi aveva passato la serata? Non gli ci volle molto a capirlo, a dire il vero. Uscì dal Company senza acquistare niente, il pensiero delle brioche calde già lontano. Perché Lizzie ci teneva così tanto a passare del tempo con Jonathan? E perché, soprattutto, non gli diceva la verità? Pensò di andare a casa di Reva, probabilmente era lì che si nascondeva Jonathan. Si stava dirigendo giusto in quella direzione, quando incontrò Alan. “Caro Bill, le nostre strade si incrociano di nuovo.”. Bill pensò che in quel momento, per la rabbia che provava, poteva davvero dire ad Alan che Jonathan era ancora vivo. Era il modo migliore per sbarazzarsene in modo definitivo. “Perché ho la sensazione che tu mi stia col fiato sul collo?”. “Ma come siamo sospettosi! Qualcosa da nascondere?”. Bill sapeva che, se avesse detto tutto ad Alan, Lizzie avrebbe capito che era stato lui a parlare. E non era quello che voleva. “Sai, forse ti stai accanendo sulla persona sbagliata. Io ti ho detto quello che so. Forse dovresti rivolgere le tue attenzioni altrove.”. Alan parve interessato da quei giri di parole. “Atrove? Tipo verso chi?”. “Quello che so io è che questo è un periodo in cui Lizzie pensa spesso a Jonathan e Sarah. Però, se i tuoi timori sul fatto che Jonathan sia realmente morto o meno ti stanno assalendo, dovresti indagare con qualcuno di più vicino a lui, non credi?”. Alan sembrò capire il suggerimento. “Qualcuno tipo Reva, ad esempio?”. “Perché no? E’ sua madre, lei sicuramente saprà la verità.”. Alan continuava a fissarlo, annuendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Jonathan stava osservando sua madre parlare al telefono con Cassie.

“Certo, allora ci vediamo oggi pomeriggio.”

Reva riattaccò e si sedette sul divano con suo figlio. La bambina stava dormendo. Reva li aveva raggiunti allo chalet per passare un po’ di tempo con loro. Aveva raccontato le ultime novità a Jonathan, mentre lui le aveva parlato della visita di Lizzie.

“Non avrei mai pensato che Cassie potesse fare una cosa del genere!”
“Non voglio giustificarla, ma ti assicuro che Alan si merita questo ed altro. Inoltre, lui è capace di molto peggio, come tu ben sai.”
“Su quello non ho mai avuto dubbi.”
“Per quanto tempo pensi di rimanere qui nascosto?”

Jonathan sospirò.

“Non ne ho idea. Vorrei tornare a Springfield, ma ho paura che Alan scopra qualcosa.”
“Certo, ti capisco. Però non potrai nemmeno nasconderti qui per tutta la vita, no?”
“No, dovrò studiare qualcosa, infatti.”

Entrambi tacquero, consci che, alla fine, l’unica soluzione sarebbe stata quella di allontanarsi nuovamente da Springfield.


Bill rientrò a casa mentre Lizzie si stava preparando per uscire.

“Dove vai, di bello?”
“A fare un po’ di shopping. Ho voglia di comprare qualcosa di nuovo.”
“Ah. E posso venire con te?”

Lizzie lo guardò, un po’ scettica. Bill non era certo tipo da shopping, poi aveva intenzione di comprare qualcosa per Sarah e, con Bill, non avrebbe potuto.

“Ne sei sicuro? Tu odi andare in giro per fare compere. E poi, oggi non vai a lavoro?”
“Pensavo di prendermi la mattina libera, a dire la verità. Pensavo non ti sarebbe dispiaciuto passare del tempo insieme.”
“Infatti non mi dispiace, è solo che lo shopping non mi sembra la cosa migliore che possiamo fare insieme. Se vuoi, quando torno, andiamo a fare una passeggiata! Oppure ci guardiamo un film, va bene?”
“Oppure potresti rinunciare al tuo shopping, almeno oggi, e restare a casa con me.”

Sentendo il tono di Bill velatamente accusatorio, Lizzie si mise sulla difensiva.

“Bill, c’è qualche problema?”
“Non lo so, perché non me lo dici tu? Sei tu quella che, negli ultimi giorni, sparisce sempre! Ah, sai chi ho incontrato poco fa? Rick! Mi ha detto che stanotte, per la prima volta da tempo, la bambina ha dormito senza mai svegliarsi, così lui e Beth hanno potuto dormire in pace!”

Lizzie comprese il motivo della rabbia di Bill.

“Senti, posso spiegarti.”
“Non ce n’è bisogno. Scommetto che eri con Jonathan!”
“Bill, perché non riesci a capire quanto sia importante per me? Jonathan è l’unica cosa che mi rimane che mi leghi in qualche modo a mia figlia!”
“Che bisogno hai di passare insieme a lui tutto il tempo? Non te la riporterà indietro! Non cambia niente! Perché è tornato, poi? Per nascondersi come un cane da Alan? Perché non se ne va da dove è venuto?”
“Non dire questo, ti prego! Io spero che non vada di nuovo via!”
“Tu lo ami ancora, si tratta forse di questo?”
“No, io... Con lui posso parlare di Sarah, capisci?”
“Ancora questa storia! E credi che tuo nonno non scoprirà mai che lui è ancora vivo?”
“Come potrebbe? Solo tu, io e Reva sappiamo che... Gli hai detto qualcosa?”
“No, ma potrei!”

Il panico si impadronì di Lizzie. Se suo nonno avesse scoperto di Jonathan e, peggio ancora, di Sarah, sarebbe stato un inferno. Fino a un momento prima stava pensando di rivelare a Bill che anche Sarah era viva, ma capì che non poteva correre quel rischio. Anzi, doveva trovare un modo per tenere sotto controllo Bill. Non poteva smettere di vedere Jonathan, l’idea di stare lontana da sua figlia era troppo dolorosa, adesso che l’aveva riavuta.

“Se lo fai, mi perderai, Bill. Sai che mio nonno cercherebbe di fargli del male e io questo non posso permetterlo. E’ già successo una volta, non posso sopportarlo una seconda.”

Alcune lacrime stavano scendendo sulle guance di Lizzie. Non poteva perdere sua figlia un’altra volta. Non era forte abbastanza per reggere una cosa del genere. Bill, tuttavia, non sapendo di Sarah, si convinse che Lizzie era davvero ancora innamorata di Jonathan.

“Credo che ti perderò in ogni caso. Però ho intenzione di combattere per te.”

Lo sguardo di Bill era duro e deciso.



Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


Alan si era considerato fortunato, quando, durante il pomeriggio, aveva incrociato l’auto di Reva e aveva deciso di seguirla. Magari l’avrebbe portato dritto da Jonathan, questo aveva pensato. Con un po’ del suo disappunto, il ‘pedinamento’ si concluse davanti alla casa di Cassie. Restava un barlume di speranza. Se Jonathan era ancora vivo, poteva darsi che avesse trovato un nascondiglio a casa di Cassie, più sicura di quella della madre. Ormai era giunto fino a lì, quindi aveva intenzione di dare un’occhiata all’interno. Reva scese di macchina e non si accorse di lui. Alan attese che la donna fosse entrata in casa, prima di scendere dall’auto.

/***/

La lite di Lizzie e Bill non era finita nel migliore dei modi. Jonathan ebbe modo di rendersene conto quando la ragazza bussò alla porta dello chalet dei Bauer portandosi dietro una pesante valigia. Lizzie gli raccontò, in breve, cosa era successo.

“Quindi mi stai dicendo che Bill dirà ad Alan che sono a Springfield?”
“Non se riusciremo ad impedirglielo.”
“E come pensi di fare?”
“Non ne ho idea. E’ anche per questo che sono qui.”

Jonathan si passò la mano fra i capelli corti. Lui, davanti a sé, vedeva un’unica soluzione. Lizzie poteva leggergliela negli occhi e prese a scuotere la testa vigorosamente.

“No, troveremo un altro modo!”
“Lizzie, sai benissimo che se Alan viene a sapere di me, non si fermerà fino a che non mi avrà nelle sue mani! Potrebbe fare del male a Sarah!”

/***/

Cassie mise davanti a Reva una tazza fumante di the. Le due si erano accomodate al tavolo della cucina e non si accorsero della presenza di Alan fuori la finestra. Per fortuna del potente uomo d’affari, uno spiraglio della vetrata era stato lasciato aperto, così poteva sentire distintamente le due donne parlare.

“Così Josh ti ha detto tutto e adesso sei qui per farmi la paternale, giusto?”
“No, Cassie. Non sono qui per farti la paternale, sono qui per parlare con te di quello che sta succedendo.”
“E non è la stessa cosa?”

Reva sospirò. Sua sorella era sulla difensiva e, per quanto le fosse solidale, voleva farla ragionare con le buone.

“Capisco come ti senti, credimi. Chi meglio di me può farlo? Entrambe abbiamo perso un figlio a causa di Alan Spaulding.”
“Mia figlia è stata assassinata, tuo figlio è morto in un incidente d’auto. Non mi sembra sia esattamente la stessa cosa.”
“E’ morto per fuggire da Alan e, insieme a lui, è morta anche la piccola Sarah.”

Probabilmente Reva non sarebbe riuscita a essere così tranquilla durante una conversazione del genere, se non avesse saputo Jonathan e Sarah vivi e vegeti. In un certo senso, la cosa le fece provare un po’ di senso di colpa verso Cassie, che non poteva trovare conforto allo stesso modo.

/***/

“Lizzie, cerca di ragionare. se Bill è così deciso, niente lo fermerà dal raccontare la verità ad Alan. Sarebbe meglio che io e Sarah fossimo già andati via, quando quel momento arriverà.”

“Se andate via, verrò con voi.”

Jonathan si chiese come poteva gestire Lizzie. Era sconvolta dall’eventualità di perdere di nuovo Sarah, questo era comprensibile, ma dubitava che volesse realmente scappare via anche lei.

“Non prendere decisioni affrettate, per favore!”
“Non esiste che io mi allontani ancora una volta da mia figlia, Jonathan. Questa volta, se andrete via, dovrete portarvi anche me.”
“Hai idea di cosa significa, vero? Significa mollare tutta la tua vita, la tua famiglia. Probabilmente non potremo più tornare a Springfield. La tua sarebbe una vita per sempre in fuga.”
“Ma sarei con voi. Sarah è l’unica parte della mia famiglia da cui non posso più staccarmi. Non hai idea di quello che ho passato, quando mi hanno detto che eravate morti in quel maledetto incidente. Non posso sopravvivere un’altra volta!”

/***/

“Cassie, capisci che tutto questo non ti riporterà Tammy?”
“Lo so, ma non mi pento di quello che ho fatto. Non riavrò mia figlia, ma posso evitare a quella bambina una vita di sofferenza! Rick sarà sicuramente un padre migliore, rispetto ad Alan!”
“Non sta a te deciderlo! Beth ha il diritto di saperlo, almeno a lei dovresti raccontare la verità. Lei deve sapere chi è il padre di sua figlia!”

Alan aveva sentito ogni cosa e sentì la rabbia crescergli dentro. In qualche modo Cassie aveva manomesso i risultati del dna. La figlia di Beth era sua e Alan non avrebbe perdonato una cosa del genere tanto presto.



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


Jonathan sospirò, vedendo le lacrime sulla faccia di Lizzie. Quando aveva deciso di inscenare l’incidente, era arrabbiato anche con lei. Non si era fatto scrupoli, pienamente cosciente di toglierle una figlia nel peggiore dei modi. Ora che vedeva le conseguenze, comprese quanto avesse sofferto Lizzie. Si rendeva conto che non poteva impedirle di seguirli. Non poteva di nuovo portarle via Sarah. Inoltre, sua figlia stava crescendo e aveva bisogno di una presenza femminile accanto. Sarah aveva una madre che l’amava. Chi era lui per tenerle lontane?

“Va bene, capisco. Però proviamo ad aspettare, va bene? Tu adesso tornerai a Springfield e cercherai di capire le vere intenzioni di Bill. Appena ti rendi conto che deciderà di parlare con Alan, corri qui con una valigia, il minimo indispensabile per favore, e ce ne andremo più in fretta che potremo. Tutto chiaro?”

Lizzie, sollevata, annuì freneticamente, prima di gettarsi fra le sue braccia. Jonathan l’abbracciò. Entrambi avevano sofferto tanto nelle loro vite e forse, insieme, potevano prendersi cura di Sarah per donarle una vita migliore. In fuga, molto probabilmente, ma sempre migliore delle loro.

/***/

Alan fece rientro a casa. Agire di impulso non era mai stato da lui, che sapeva quanto una vendetta andasse meditata e pianificata nei minimi dettagli per ottenere un risultato più efficace. Avrebbe atteso il battesimo della bambina, che sarebbe stato celebrato nei prossimi giorni, per agire. avrebbe rivendicato la sua paternità di fronte alla comunità di Springfield e poi si sarebbe appropriato di ciò che era suo. In quel modo, era sicuro che anche Beth sarebbe stata di nuovo sua. Non avrebbe mai abbandonato sua figlia. Quella scoperta inaspettata gli aveva fatto dimenticare Jonathan Randall. Aveva cose molto più importanti e tangibili al momento di cui occuparsi, di un fantasma di cui non aveva tracce. Era talmente preso a mettere a punto il suo piano, che vedendo che la segreteria segnava dei messaggi, li cancellò con un gesto stizzito. Probabilmente erano telefonate perse dall’azienda. Di qualsiasi cosa si trattasse, poteva benissimo occuparsi sua sorella Alex. Lui doveva rimanere concentrato unicamente sul suo prossimo obiettivo.

/***/

Al tavolo della cucina, a Reva e Cassie, si era aggiunto Josh, appena tornato a casa e curioso di sapere come fosse andata la conversazione fra le due sorelle. Fu Cassie ad aggiornarlo.

“L’unica cosa che posso promettere, è di riflettere sul fatto di dirlo o meno a Beth. Tuttavia, ho bisogno di tempo.”

Josh sospirò, non era esattamente quello che aveva sperato di sentire.

“Posso chiederti di accelerare la tua riflessione? Domenica ci sarà il battesimo, forse sarebbe il caso che Beth sapesse prima di allora la verità, non credi?”

Cassie lo guardò. Nessuno sembrava capire che lei aveva agito con le migliori intenzioni nei confronti di quella creatura innocente.

/***/

Bill sorrise. Aveva lasciato un messaggio ad Alan ed era sicuro che, non appena l’uomo lo avesse ascoltato, sarebbe stato richiamato con una certa urgenza. Nel caso Lizzie fosse tornata a casa prima della telefonata che stava aspettando, Bill aveva registrato il proprio messaggio per farglielo ascoltare e farle capire che faceva sul serio. Compiaciuto delle sue azioni, l’uomo fece partire la registrazione.

« Ciao Alan, sono Bill Lewis. Ho ripensato alla nostra ultima conversazione. Confesso che, in effetti, non ti ho detto tutto quello che so. Anzi, penso di avere delle informazioni che ti possono essere molto utili, riguardo Jonathan. Aspetto solo una tua telefonata per un incontro.»

Bill posò il telefono sul tavolo. Adesso si iniziava a fare sul serio.



Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Il giorno del battesimo della figlia di Beth era arrivato. Il giorno che per un uomo e una donna, Rick e Beth, sarebbe dovuto essere speciale, stava per diventare cruciale per molte più persone. Reva e Josh nutrivano ancora una lieve speranza che Cassie, all’ultimo minuto, avrebbe deciso di fare la cosa giusta, dicendo la verità perlomeno a Beth. Per il momento, la donna non aveva dato cenni di voler procedere in quella direzione, ma la speranza era l’ultima a morire. Alan Spaulding aveva deciso che non avrebbe permesso a un altro uomo di prendere possesso di ciò che era suo. Era pronto a passare sopra anche a Rick, che sicuramente non sapeva niente e niente c’entrava con tutta quella storia. Preoccuparsi del coinvolgimento di altre persone, non aveva mai frenato i suoi progetti di conquista. Lizzie aveva cercato di controllare il più possibile i movimenti di Bill, che, per il momento, non era ancora riuscito a parlare con Alan. Era rimasto deluso quando non aveva ricevuto alcuna telefonata. Era anche andato alla villa degli Spaulding, ma non lo avevano neanche fatto avvicinare ad Alan, che non desiderava essere disturbato per nessun motivo al mondo, in quella settimana. Jonathan aveva sempre i bagagli fatti, pronto per scappare. Aveva già parlato con la madre, avvertendola che sarebbero potuti partire all’improvviso e quindi i saluti non erano assicurati.


Lizzie era uscita molto presto di casa, con la scusa di andare ad aiutare la madre. Sorrise alla piccola che aveva in braccio, la sua sorellina. Beth entrò nella stanza e rimase per un attimo ad osservare la scena, prima di avvicinarsi alle due. Quando Lizzie vide lo sguardo della madre, aggrottò per un momento le sopracciglia.

“Che cosa c’è?”
“Stavo pensando che per te tutto questo non deve essere facile. Voglio dire, immagino che ogni volta che tieni in braccio lei, tu pensi a tua figlia.”

Lizzie annuì lentamente. In effetti, prima del ritorno di Jonathan, non era stato così semplice stare vicino alla madre. Quella piccola ed innocente creatura le ricordava ogni volta che lei aveva perso l’opportunità di essere madre. Aveva perso la sua unica figlia e niente gliel’avrebbe potuta riportare indietro. Tuttavia, adesso che sapeva che Sarah era sana e salva, le cose per Lizzie erano cambiate, ma non poteva dirlo alla madre, anche se sentiva il bisogno di rassicurarla.

“Mamma, non preoccuparti. La mia bambina sarà sempre nel mio cuore, ma la vita va avanti. Ho un’intera vita davanti. Non la scorderò mai, ma magari avrò altri figli. Non posso ignorare tutti i bambini del mondo solo perché non ho più la mia vicino.”

Beth sembrò convinta dalle sue parole e la abbracciò.


Josh era andato in chiesa in anticipo e Cassie attese che Reva passasse a prenderla. Tutte le sue sicurezze stavano iniziando a vacillare. Si era chiesta cosa avrebbe fatto, se fosse stata al posto di Beth. Sicuramente avrebbe voluto sapere la verità, ma questa consapevolezza non bastava ancora a spingerla a farsi avanti e dire tutto quello che sapeva. Sia Josh che Reva si aspettavano che lei facesse la cosa giusta e ammettesse le sue colpe, ma lei non era sicura di farcela. Quando sua sorella arrivò, si scambiarono qualche battuta veloce, ma nessuna delle due accennò all’argomento più scottante. Fecero il viaggio verso la chiesa in assoluto silenzio. Reva aveva pensato che insistere non sarebbe servito a molto. Poteva, anzi, essere controproducente e spingere Cassie a intestardirsi nelle sue idee.


Alan Spaulding uscì di casa, più deciso che mai a far valere i suoi diritti sulla bambina di Beth. Avrebbe prima atteso che tutti entrassero in chiesa e poi, all’inizio della cerimonia, avrebbe fatto il suo ingresso trionfale. In tal modo, tutti avrebbero saputo la verità e non si sarebbe certo premurato di lasciar fuori da quella storia Cassie e Reva. L’intera comunità doveva sapere che razza di bugiarde erano. Beth non avrebbe certo dato loro la possibilità di spiegarsi, dopo una cosa del genere e sarebbe stata di nuovo in suo potere. Salì nella sua auto, senza rendersi conto che Bill Lewis si era appostato proprio fuori dalla sua proprietà per seguirlo. Aveva intenzione di dire ad Alan tutto quello che sapeva su Jonathan, per liberarsene il prima possibile. Forse Lizzie non l’avrebbe mai perdonato, ma sapeva che la stava perdendo e non si voleva lasciar sfuggire la sua vendetta. Iniziò a seguire l’auto sulla quale era salito Alan. Stavolta sarebbe riuscito nel suo intento e, per Jonathan Randall, non si sarebbe stato più niente da fare.



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Alan Spaulding scese dalla sua elegante auto, mentre Bill parcheggiò a debita distanza. Il potente uomo d’affari, inspirò a fondo, sapendo che quel giorno avrebbe ottenuto un bel riscatto. Si era fatto portare dal suo autista sul retro della chiesa, per non farsi notare. Sarebbe uscito alla scoperta al momento giusto, non avrebbe di certo rischiato che il suo piano andasse a rotoli insinuando qualche sospetto riguardo la sua presenza. Si aggiustò il soprabito, pregustando già il sapore della vendetta che avrebbe ottenuto su Cassie e Reva Shayne. Lizzie, che era uscita a prendere una boccata d’aria prima dell’inizio della cerimonia, vide suo nonno che le dava le spalle, appoggiato all’auto che usava di solito. Vide anche Bill, in lontananza e sentì un brivido lungo la schiena, pensando che fosse lì per dire ad Alan di Jonathan. Doveva escogitare qualcosa che potesse fermarlo e, non avendo tempo per pensare, si avvicinò al nonno, cogliendolo di sorpresa.

“Nonno!”

Alan fu sorpreso di vedere Lizzie, non aveva programmato che qualcuno si accorgesse di lui prima del tempo, ma cercò di rimanere impassibile.

“Elizabeth, cara.”
“Che ci fai qui? Non credevo saresti venuto!”

Lizzie sbirciò le mosse di Bill. Doveva averla notata, perché si nascose furtivo dietro un albero.

“Sai che sono molto legato a tua madre. E questo è un giorno importante per lei, così ho pensato che non potevo mancare.”
“Molto carino da parte tua. La mamma sarà contenta di vederti.”
“A proposito di questo, Elizabeth, ti chiedo un favore. Non dirle che sono qui. Nonostante le mie buone intenzioni, non sono ancora convinto del tutto di riuscire ad entrare.”
“E’ per questo che te ne stai nascosto qui?”

Alan sorrise di fronte all’ingenuità di sua nipote.

“Esatto.”
“Però fa freddo qui fuori... Perché non vai dentro? Ci sono diverse stanze inutilizzate, puoi startene tranquillo lì finché non decidi cosa fare.”
“Certo. Ci vediamo più tardi.”

Alan fece cenno al proprio autista di andare via, poi entrò cautamente all’interno della chiesa, stando ben attento a non farsi notare. Lizzie attese che l’uomo fosse entrato, per andare a passi lunghi verso Bill. Avrebbe tentato l’unica carta che le era rimasta, sperando di non compiere un terribile errore. Bill, vedendola e comprendendo che era inutile continuare a nascondersi, uscì allo scoperto.

“Bella mossa. Ma sai che non puoi tenermelo lontano a lungo.”
“Sarah è viva. Anche lei è sopravvissuta all’incidente.”

Bill fu colto totalmente alla sprovvista, di fronte a questa inaspettata rivelazione. Per un attimo rimase senza parole, incredulo.

“Che stai dicendo? Jonathan ha detto che era morta.”
“Si, lo ha fatto per proteggerla, perché è suo padre e la ama, come la amo io. Poi però è venuto da me, con lei. Mia figlia è viva e questo è il miracolo più bello che potesse accadermi. Se tu dirai a mio nonno che Jonathan è ancora vivo, condannerai anche Sarah. Non puoi fare una cosa del genere.”
“Perché non me l’hai detto prima? Perché mi hai mentito per tutto questo tempo?”
“Perché avevo, anzi, ho paura. Ho paura che tutto questo possa essere un sogno, che qualcosa potrebbe spezzare questa nuova realtà. Non potrei sopravvivere un’altra volta, se dovessi perderli di nuovo.”

Bill cercò di pensare in fretta. Il fatto che Sarah fosse viva cambiava le cose. Poteva odiare a morte Jonathan, ma non poteva prendersela con una bambina innocente. Era evidente che, a quel punto, i suoi piani andassero in frantumi. Non poteva dire niente ad Alan. Sbuffò, frustrato che le cose non fossero andate come voleva lui.

“Ho capito. Non dirò niente ad Alan.”

Lizzie sentì alcune lacrime scendere sulle guance. Erano lacrime di sollievo. Per fortuna Bill sembrava essere stato abbastanza ragionevole.

“Grazie.”

Bill scosse la testa, sospirando.

“Immagino che tra noi sia finita ugualmente. Tu hai detto ‘perderli’, mi sembra evidente che provi ancora qualcosa per lui.

Lizzie chiuse per un attimo gli occhi, poi si asciugò le lacrime. Tutto quello che stava succedendo ultimamente, era troppo per lei. Troppi sentimenti contrastanti, ma stava diventando difficile anche con se stessa non ammettere che Jonathan era ancora una figura molto importante per lei.

“Mi dispiace così tanto, Bill. Credimi.”

Bill non alzò gli occhi. Si limitò a voltarsi e ad allontanarsi, lasciandola sola.


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


La cerimonia aveva avuto inizio da poco, quando Alan Spaulding fece la sua comparsa in fondo alla navata della chiesa. Mentre Lizzie, distratta dal pensiero di aver commesso o meno un errore a rivelare a Bill di Sarah, pensò che, alla fine, il buonsenso avesse prevalso sull’orgoglio, sul volto di Cassie passò un’ombra di timore. Voltandosi, scambiò uno sguardo preoccupato con sua sorella Reva. Rick e Beth furono gli ultimi a rendersi conto del nuovo arrivo, quando Josh, che stava celebrando il rito si interruppe, perplesso. Alan sembrò quasi compiaciuto da quel gesto. Rick chiese sottovoce a Beth il motivo di quella presenza non proprio da lui gradita. Beth fece spallucce non sapendo cosa rispondere. Rick fece dunque segno a Josh di andare avanti. L’uomo sospirò, poi cercò di ripartire da dove si era interrotto, anche se Alan si schiarì la voce rumorosamente, per far capire che aveva delle cose da dire. Rick, a quel punto, perse la pazienza.

“Alan, che cosa ci fai qui? Non dirmi che hai intenzione di rovinarci questo giorno di festa, perché giuro che te la farò pagare!”
“Rick, mio caro, non posso negare che il motivo che mi ha spinto qui oggi sia di unirmi alla vostra festa, perché non è così.”
“Mi fa piacere, anche perché non mi sembra che tu sia stato invitato.”
“No, è vero, non sono stato invitato, in effetti. Se sono qui, è perché è stata compiuta un’ingiustizia e non posso tacere oltre. Qui dentro ci sono delle persone che hanno mentito a tutti noi, che hanno ordito alle nostre spalle manipolando la realtà dei fatti e io sono qui perché voglio che la verità venga fuori!”

Alan guardò intenzionalmente verso Cassie, che si sentì in trappola. Rick, tuttavia, non sembrava disposto a lasciare che Alan interferisse con il battesimo.

“Di qualsiasi cosa si tratti, non penso che questo sia il momento adatto, non credi? Ti prego di accomodarti fuori e lasciarci andare avanti.”
“Non posso, perché quello che ho da dire riguarda la bambina. Il test di paternità è stato falsificato, sono io il padre, non tu.”

Un mormorio crescente si levò fra le panche piene di gente. Josh comprese che la verità stava emergendo, come da lui temuto, nel peggiore dei modi. Cassie era ormai pallida, mentre Reva cercava di pensare in fretta a una soluzione immediata per far tacere Alan. Lizzie rimase molto colpita dalle parole del nonno. Possibile che fosse la una vendetta nei confronti di sua madre? Mettere in dubbio la paternità della bambina proprio durante il battesimo, davanti a tutta la comunità? Sua madre le fece cenno di avvicinarsi e le porse la bambina che fino a quel momento aveva tenuto fra le sue braccia, dopodiché fece qualche passo verso Alan.

“Come osi venire qui a dire queste falsità Alan? Esci immediatamente da questa chiesa!”
“Beth, capisco che quello che sto dicendo sia scioccante, ma ti assicuro che non sto mentendo.”
“Allora dimmi, chi sarebbe stato a manomettere il test?”
“Cassie Shayne.”

A quel punto, tutta l’attenzione si concentrò sull’accusata, che aveva un’aria sempre più pallida e colpevole. Ciò fu subito preso come un segno di assunzione di responsabilità. Beth scosse la testa.

“Cassie… E’ vero? Hai manomesso il test? E’ Alan il padre di mia figlia?”

L’altra donna si limitò ad annuire. Rick sembrò riprendersi dallo shock e anche lui si rivolse a quella che aveva creduto fino ad allora un’amica.

“Perché l’hai fatto, Cassie? Che motivo c’era?”

Quell’ultima domanda fece scattare la rabbia repressa nei confronti di Alan che aleggiava in lei. Facendosi strada, sfilò dal suo posto fra le panche, perché tutti potessero udirla.

“Me lo chiedi anche? Ditemi, c’è qualcuno qui dentro che preferirebbe Alan a Rick? Che preferirebbe che a crescere la piccola con Beth fosse Alan Spaulding, un assassino, un impostore? E’ vero, ho falsificato il test di paternità, per permettere a quella povera bambina di avere un padre migliore! Rick Bauer è un uomo per bene, un uomo onesto, al contrario di Alan. Non mi pento della mia decisione! Non me ne pentirò mai e lo farei altre cento volte!”
“Non spettava a te prendere una simile decisione, Cassie. Non avevi il diritto di ingannare tutti quanti!”

Rick, dopo quelle parole, uscì dalla chiesa furioso, abbandonando la cerimonia. Beth lo guardò andare via, confusa. Alan cercò di prendere vantaggio della situazione, avvicinandosi a lei.

“Beth, mi dispiace avertelo fatto sapere in questo modo, ma non potevo restare a guardare. Tu capisci, no? Sono io il padre della piccola ed è giusto che stia io al tuo fianco.”
“Alan, per favore, lasciami del tempo. Ho bisogno di riflettere.”

Comprendendo che insistere in un momento del genere sarebbe stato controproducente, Alan annuì, mentre Beth si avvicinò a Cassie.

“Non credo che potrò mai perdonarti per avermi fatto questo!”

Beth se ne andò, con Lizzie e la piccola. Fu allora che Cassie si scagliò contro Alan.

“Non so come tu abbia fatto a scoprirmi, ma sappi che non finisce qui! Non sarò mai sazia di vendetta nei tuoi confronti, di questo puoi stanne certo!”

Mentre Josh si era avvicinato a Cassie per farla allontanare, Alan non reagì come tutti si sarebbero aspettati. Rimase calmo, con un sorriso gelido sul volto. Voltandosi per uscire dalla porta dalla quale era entrato, si trovò faccia a faccia con Reva.

“Non guardarmi così. Ho ottenuto solo giustizia, oggi. Puoi dire a tua sorella che la rivedrò con piacere in tribunale.”

Alan uscì da quella chiesa a testa alta, sapendo che niente avrebbe potuto fermarlo dall’ottenere quello che voleva. E quello che voleva, in quel caso, era distruggere Cassie Shayne.




Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


“Che cosa hai fatto?!”
“Non avevo scelta, Jonathan!”

Jonathan si mise le mani fra i capelli, furioso. Lizzie gli aveva appena detto di aver rivelato a Bill che Sarah era viva. Lei era tornata dal battesimo sconvolta, anche se non gli aveva detto cos’era successo di preciso. La ragazza aveva infatti deciso di dare la priorità a sua figlia. Con un lungo sospiro, Jonathan la lasciò da sola in salotto per andare nella camera a cercare il suo borsone. Lizzie lo seguì.

“Che stai facendo?”
“Secondo te? Dobbiamo andare via il prima possibile. Bill mi odia. Probabilmente, in questo momento, sta già parlando con Alan. Quanto tempo credi che ci vorrà prima che ci trovi? Devo portare Sarah in salvo.”
“Mio nonno ha altre cose per la testa, in questo momento.”
“Ah si? Tipo?”
“E’ lui il padre della mia sorellina. Ha interrotto il battesimo. A quanto pare è stata Cassie a falsificare il test di paternità.”
“Beh, francamente mi dispiace per la bambina, ma non credo che questo lo terrà lontano da me e Sarah.”
“Invece sì, perché tutti i suoi sforzi adesso saranno concentrati sul far arrestare Cassie e convincere mia madre a tornare con lui! Inoltre, è proprio per evitare che Bill gli dicesse la verità che ho agito in questo modo.”
“Bill ti ha giurato che non dirà niente?”
“Si.”

Non è che glielo avesse giurato davvero, ma Lizzie era sicura che Bill avrebbe taciuto. Si avvicinò a Jonathan, che era in piedi davanti al letto su cui aveva posato il borsone aperto.

“Bill mi ama e sa che io non potrei perdere di nuovo Sarah. Non mi farà mai una cosa del genere.”
“Però potrebbe sempre trovare un modo per prendersela con me.”
“No, non lo farà.”
“Come fai ad esserne tanto sicura?”

Lizzie si avvicinò ancora di più a lui, non rompendo il loro contatto visivo. Il suo cuore aveva preso a battere più velocemente, ma sapeva quello che voleva. Se ne era resa conto mentre stava parlando con Bill.

“Lo so, perché gli ho detto che non posso perdere neanche te.”

Jonathan si sentiva vulnerabile. Era passato troppo tempo da quando si era sentito amato. Troppo tempo dalla morte di Tammy. Da allora non aveva mai avuto nessuna al suo fianco. Si sarebbe sentito come se avesse tradito Tammy. Eppure in quel momento la vicinanza di Lizzie lo stava stordendo. Non provava sensi di colpa nei confronti della sua ex moglie deceduta, ma solo il bisogno di sentire Lizzie ancora più vicina. Fu lei ad annullare la distanza da loro e ad avvicinare le labbra alle sue. All’inizio fu esitante, non sapendo come avrebbe reagito lui, ma, vedendo che non la respingeva, approfondì il bacio, subito ricambiata da lui.

*******

Cassie era seduta in cucina, ad attendere il ritorno di Josh. Oppure, sarebbe stato meglio dire che sperava nel ritorno di Josh. Lui aveva cercato di metterla in guardia, di farle capire che le cose sarebbero potute sfociare in grossi guai, ma lei non lo aveva ascoltato. Lei era andata dritta, sulla via della vendetta, senza pensare delle conseguenze. Aveva creduto che tutti le avrebbero dato il loro sostegno, che il fine giustificasse i mezzi, invece adesso si ritrovava con Beth e Rick che la odiavano. Finalmente udì la macchina di Josh entrare nel vialetto e si alzò. Forse lui avrebbe urlato, di sicuro sarebbe stato furioso, ma potevano ancora sistemare le cose. Lei aveva bisogno di crederlo. Fu quando si voltò sentendolo entrare nella stanza e vide il suo sguardo, che le sue sicurezze vacillarono.

*******

Beth osservava la sua bambina dormire con il cuore a pezzi. Era sconvolta e non vedeva Rick da quando aveva lasciato la chiesa. Quella nuova rivelazione rischiava di rovinare per sempre il loro rapporto. Cosa ne sarebbe stato di lei e di sua figlia? Alan sicuramente avrebbe preteso che si trasferissero nuovamente a Villa Spaulding, ma lei non sapeva cosa voleva. Avrebbe voluto avere la possibilità di sapere la verità fin dal principio e non illudersi di poter avere un futuro sereno al fianco di Rick. Si sentiva ingannata. Non avrebbe mai creduto che Cassie potesse essere capace di tanto. Immaginava quanto odio dovesse provare per Alan dopo la morte di Tammy, ma trovava ingiusto quello che aveva fatto.

*******

Guardando il bicchiere che aveva davanti, Bill, per un istante, si chiese se non fosse troppo presto per darsi all’alcool. Dopotutto, era un interrogativo stupido, dato che era già il terzo giro che faceva. Pensava di aver avuto la vittoria in mano, ma quello che gli aveva detto Lizzie aveva cambiato tutto. Aveva capito che ora l’aveva persa e non poteva fare niente. Continuare con i suoi propositi di vendetta non sarebbe servito a nulla, solo a distruggere Lizzie e non era quello che voleva. Fu sorpreso di vedere Rick Bauer sedersi al suo fianco. L’uomo ordinò un whisky. Bill stava per chiedergli cosa ci facesse in uno squallido bar fuori città il giorno del battesimo di sua figlia, ma l’uomo lo precedette, facendolo desistere da fare domande.

“Non voglio parlare. Se mi sono seduto qui è perché è l’unico posto libero, quindi non dire niente, va bene?”

Bill si limitò ad annuire. In fondo neanche lui aveva voglia di parlare.



Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Josh aveva preso una decisione, mentre tornava a casa. Sapeva che sarebbe stato difficile da accettare per Cassie, ma lui non poteva più vivere in quella casa.

“Sono passato a prendere le mie cose.”
“Le tue cose? Che vuoi dire?”
“Che vado via. Credo che fra noi sia finita.”
“Cosa? Non puoi dire sul serio!”
“Invece sì. Non riesco a rimanere con te, dopo quello che hai fatto. Mi dispiace, Cassie, ma le nostre azioni hanno sempre delle conseguenze.”
“Ma noi possiamo superare questo! Ho fatto un casino, ma vedrai che sistemerò tutto.”
“E come? Pensi che Beth e Rick saranno in grado di perdonarti? Ti sei comportata in modo egocentrico! Hai messo la tua sete di vendetta davanti a tutto!”

Vennero interrotti dl campanello. Ancora scossa all’idea di perdere Josh, Cassie andò ad aprire. Un poliziotto stava sulla soglia.

“Signora Shayne? Le devo consegnare questo atto di notifica. Dovrà presentarsi in tribunale la settimana prossima.”

Cassie prese la busta che aveva davanti con mani tremanti e ringraziò il poliziotto con un filo di voce. Quando chiuse la porta, Josh la stava fissando.

“Non posso crederci! Alan sa muoversi in fretta!”
“Ti consiglio di trovarti un buon avvocato, Cassie. Adesso vado a fare la valigia.”
“Che cosa? Vuoi lasciarmi da sola in un momento del genere?”
“Mi dispiace, Cassie, ma questo non cambia le cose. Ormai ho deciso di andare via.”

/***/

Il pianto di Sarah aveva interrotto Lizzie e Jonathan, che si guardarono per un momento imbarazzati. Fu Lizzie ad avvicinarsi al lettino e prendere in braccio la figlia.

“Che succede, amore? Hai fame?”

Jonathan la guardava, mentre Lizzie accarezzava i capelli di Sarah, per farla calmare. Dopo un attimo di esitazione, dovuto alla confusione che aveva dentro per il bacio, Jonathan andò in cucina, per tornare pochi minuti dopo con il latte per Sarah. Mentre la piccola, ancora in braccio alla mamma beveva, Lizzie guardò Jonathan.

“Se sei davvero deciso a lasciare di nuovo Springfield, questa volta verrò con voi. Non posso più separarmi da voi, Jonathan. Voglio stare insieme alla mia famiglia.”

Jonathan annuì, andandosi a sedere vicino a Lizzie e cingendole le spalle con un braccio.

/***/

Beth lasciò che il telefono suonasse, senza rispondere neanche quando entrò in funzione la segreteria. La voce di Alan riempì il silenzio nella stanza.

《 Beth, sono io, Alan. So che mi hai chiesto del tempo e io voglio concedertelo. Vorrei solo che riflettessi su quello che ho da proporti. Tu e la bambina stareste meglio a Villa Spaulding, non credi? Ti prometto che ti lascerò tutto lo spazio che vuoi anche se sarai alla villa. Mi sentirei solo più tranquillo. Aspetto tue notizie. Ricorda solo che non rinuncerò a mia figlia. 》

Beth si passò una mano fra i capelli. Cosa avrebbe fatto?

/***/

Jonathan rimise Sarah nel lettino. Si era riaddormentata in braccio a Lizzie.

“Jonathan, ti dispiace se vado un po' da mia madre? Vorrei starle un po' vicino.”
“Certo, vai pure.”
“Ok, allora ci vediamo più tardi.”

Jonathan sorrise, annuendo. Lizzie si avvicinò a lui e, un po' impacciatamente, gli diede un bacio sulla bocca, per poi prendere la giacca e uscire. Jonathan rimase a fissare la porta dalla quale Lizzie era appena uscita per qualche momento, poi prese il cellulare dalla tasca e chiamò Reva.

“Sono io. Ho bisogno di parlarti, puoi venire qui subito?”
“Certo, ma che succede?”
“Ci sono novità.”


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


Lizzie trovò Beth assorta nei propri pensieri. E come darle torto? Non sarebbero stati tempi felici, quelli che l’aspettavano e, se lei fosse partita veramente con Jonathan e Sarah, non avrebbe potuto farle da sostegno. Le avrebbe, anzi, dato un pensiero in più. Eppure, proprio l’esempio della madre, che si era sempre battuta per far avere ai suoi figli un futuro stabile e sereno la spingeva a rimanere ferma sulla sua idea di seguire Sarah e Jonathan.

“Ciao mamma.”
“Ciao tesoro.”
“Come va?”
“Sono così confusa... Non so cosa devo fare.”
“Mi dispiace per quello che è successo.”
“Alan non mollerà. Mi ha già proposto di trasferirmi a Villa Spaulding.”
“E tu cosa vuoi fare?”
“Non lo so. E’ successo tutto così in fretta, ma non credo di avere molte possibilità. Se non accettassi la sua proposta, inizierebbe una battaglia senza fine e tu sai bene che tuo nonno non è tipo da fermarsi davanti a niente. Sarebbe capace di portarmi via la bambina e questo non potrei mai sopportarlo.”

Lizzie annuì, sapendo che la madre aveva ragione.

“Oh, Lizzie, proprio a te vengo a parlare di queste cose! Con tutto quello che hai passato con Sarah…”
“Ecco, mamma, a proposito di questo, ci sarebbe una cosa di cui vorrei parlarti.”

*****

Jonathan fece accomodare Reva. La donna capì subito il motivo di quella chiamata improvvisa.

“E’ arrivato quel momento, vero? Il momento in cui mi dici che tu e Sarah dovete partire e andarvene.”
“Più o meno. Solo che, stavolta, Lizzie verrà con noi.”
“Sicuro che sia una buona idea?”
“Lei vuole venire a tutti i costi. Io non ero molto convinto all’inizio, ma credo anche che Sarah inizi ad avere bisogno della madre al suo fianco.”
“Solo Sarah?”

Reva era sempre stata una donna lungimirante e il suo intuito non sbagliava quasi mai. Jonathan sapeva di non poterle mentire.

“Beh, forse non solo lei. Sono stato a lungo da solo e so che non dimenticherò mai Tammy, tuttavia, questo periodo passato con Lizzie è stato… bello. E’ bello non dover affrontare tutto da solo.”
“Hai tutto il diritto di rifarti una vita, Jonathan. Inoltre, Lizzie è la madre di tua figlia e trovo rassicurante sapere che sarete tutti insieme. Allora, quando partirete?”
“Non lo so, a dire la verità. Non possiamo rimanere ancora a lungo qui. Alan potrebbe scoprire tutto da un momento all’altro ed è per questo che ho voluto vederti. Può darsi che non ci sarà tempo per i saluti, potremmo dover partire senza preavviso. Volevo solo che tu fossi preparata.”
“Jonathan, per quanto io odi l’idea di saperti lontano, la tua incolumità e quella di Sarah, e di Lizzie a questo punto, sono la cosa più importante per me. Per cui se partire vi terrà al sicuro, io sarò serena. Anche se non avrò la possibilità di rivedervi.”
“Grazie mamma.”

Jonathan abbracciò Reva, grato dell’affetto e del sostegno.

*****

Beth era stata in silenzio, ad ascoltare tutta la storia di Lizzie. Le aveva rivelato tutto, riguardo a Jonathan e Sarah. Adesso che Lizzie aveva terminato il suo racconto, Beth decise di dire la sua.

“Jonathan ha ragione, tenere Sarah qui, a portata di mano di Alan, è troppo pericoloso.”
“Mamma, voglio essere sincera con te. Se Jonathan e Sarah partono, io vado con loro. Non posso separarmi un’altra volta da mia figlia.”

Beth mise una mano su quella della figlia.

“Non potrei pensare altrimenti, tesoro. Ed è giusto così. Dovete partire.”
“Il fatto è che l’idea di lasciarti in questa situazione mi fa stare male.”
“Starò bene, Lizzie. Io e tua sorella ce la caveremo. In fondo, se Alan è il padre, non posso escluderlo dalla sua vita. Tutto si risolverà, vedrai. Tu devi prenderti cura di Sarah. Hai avuto quella bellissima e inaspettata seconda possibilità, non lasciartela sfuggire.”
“Dici sul serio?”
“Ma certo!”

Beth le fece una carezza, pensando a quanto fosse cresciuta e maturata Lizzie.



Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo ***


Epilogo
 

*** Sei mesi dopo ***

Josh e Reva si incontrarono per caso all’esterno del Company.

“Ehi.”
“Ciao Reva. Come stai?”
“Bene, e tu?”
“Beh, è iniziato un nuovo capitolo della mia vita. Ma dimmi, hai sentito Cassie, di recente?”
“Si, è in vacanza in Grecia con i bambini. Non pensavo che Alan avrebbe fatto cadere le accuse contro di lei così, di punto in bianco.”
“Credo che il merito sia di Beth. Immagino che abbia accettato di tornare a Villa Spaulding alle sue condizioni.”
“Già. Mi dispiace che fra te e Cassie le cose non si siano aggiustate.”
“Credo che non fosse proprio possibile. Non penso che riuscirò mai a perdonare il suo comportamento.”
“Capisco. Adesso devo andare, a presto.”

Mentre si allontanava, Reva rifletté su quello che era successo negli ultimi mesi. Beth era tornata a Villa Spaulding e, come supposto da Josh, doveva aver chiesto in cambio che le accuse contro Cassie cadessero nel dimenticatoio. Sua sorella aveva deciso di prendersi una pausa da tutto quanto e aveva preso armi e bagagli, e bambini, ed era partita per un lungo viaggio. Poco dopo, anche Jonathan, Lizzie e Sarah avevano deciso di lasciare la città. Da allora non ne aveva più avuto notizie, ma era sicura che, insieme, si stessero rifacendo una vita felice e tranquilla.


***Lontano da Springfield***

Lizzie aveva appena messo la piccola Sarah nel suo lettino, dopo averla addormentata. Jonathan la stava osservando, già disteso nel letto. Quando Lizzie lo raggiunse, la prese fra le braccia.

“Sai, sono veramente contento che tu sia venuta con noi.”
“Bene, mi fa piacere sentirlo, perché non eri molto entusiasta quando l’ho proposto, inizialmente.”
“Avevo solo paura che non fosse quello che volevi realmente. Insomma, una vita da fuggiaschi non è il massimo a cui si può aspirare.”
“Non importa che tipo di vita avremo, l’importante è essere insieme.”

Jonathan la baciò, portandola sotto di sé. Sicuramente quando, mesi prima, Jonathana aveva fatto ritorno a Sprignfield non aveva immaginato che le cose sarebbero finite in quel modo, ma adesso Sarah aveva entrambi i genitori vicino e la loro relazione si faceva ogni giorno più intensa. Magari un giorno avrebbero potuto fare ritorno dai loro cari e vivere una vita senza doversi nascondere da Alan.




Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2609095