Back in town di Lila_88 (/viewuser.php?uid=36821)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
BACK IN TOWN
PROLOGO
//Oddio, ma cosa era
successo? Era morta, per caso? Perché appena aveva riaperto
gli occhi, si era trovata davanti Jonathan, chino su di lei. E lui era
morto, assieme a sua figlia. Quindi anche lei era morta? Ma
perché, allora lui continuava a dirle che non era
così? E Bill? C'era anche lui. Erano morti entrambi? Ma cosa
era successo, di preciso? // [Lizzie
pov]
Lizzie richiuse per un attimo gli occhi, per permettere alla ragione di
riprendere il controllo. Quando li riaprì, qualche istante
dopo, vide, davanti a lei il volto di Bill. Per un attimo
pensò di aver battuto la testa ed aver avuto una visione di
Jonathan. Tuttavia, Bill le confermò la presenza effettiva
dell'ex marito, scostandosi da lei per mostrarle Jonathan, in piedi,
poco distante da loro. Si rialzò a fatica, con l'aiuto di
Bill, senza mai staccare lo sguardo da Jonathan, tendendo la mano verso
di lui, verso il suo viso. Bill la guardava con preoccupazione e
scambiò un breve sguardo con Jonathan, il cui viso esprimeva
un'apparente assenza di emozioni. Tuttavia, quando le dita di Lizzie
gli sfiorarono finalmente il volto, lo sguardo di Jonathan si
addolcì, come se avesse avuto veramente bisogno di un gesto
simile, di un gesto di tenerezza. I loro sguardi si incatenarono e Bill
si sentì di troppo, spettatore di una scena alla quale non
avrebbe mai voluto assistere. Com'è che, solo poco prima
erano nello chalet a parlare del loro figlio in arrivo e adesso Lizzie
stava contemplando il suo ex marito, dopo avergli detto che, in
realtà, non esisteva alcun bambino? Sembrava un brutto
scherzo del destino per lui, che era costretto a rimanere
lì, impotente.
Jonathan non staccò lo sguardo da quello della sua ex
moglie, comprendendo lo shock che lei stava subendo. Quasi si
meravigliò, dato che Lizzie sembrava piacevolmente sorpresa,
incredula si, ma sollevata. Non fermò la mano di lei,
lasciò che vagasse sulla sua guancia, carezzandogli la barba
corta. Le accennò un sorriso, per rassicurarla. E quando gli
occhi di Lizzie divennero lucidi e lei appoggiò la testa
contro il suo petto, lui non poté far altro che metterle le
mani sulle braccia, per confortarla e sorreggerla.
******
Lizzie, ancora sconvolta, lasciò che Bill la facesse sedere.
Jonathan rimase in piedi, davanti a lei. Come era riuscito a
sopravvivere? Com'era possibile che lui fosse ancora vivo? E fu allora
che Lizzie sentì i propri battiti cardiaci aumentare. Se
Jonathan era riuscito a sopravvivere all'incidente, allora..
Trovò la forza di rialzarsi, per chiedere a Jonathan dove si
trovasse Sarah. Perché, se lui era lì, vivo e
vegeto davanti a lei, allora, magari, anche la sua bambina era
sopravvissuta.
Jonathan sapeva che quelle domande sarebbero arrivate. Ma sapeva anche
che, nonostante comprendesse l'angoscia e la speranza di Lizzie, la
sicurezza di Sarah doveva essere al primo posto. Così le
rispose che non ce l'aveva fatta, che era morta. E alla fine
riuscì a dirlo in modo convincente, definitivo. In un modo
che fece scattare Lizzie. Gli inveì contro, gli
tempestò il petto di pugni. E, mentre Bill restava in
disparte, non sapendo come gestire Lizzie, come gestire l'intera
situazione, Jonathan non cercò di fermarla, ma
lasciò che si sfogasse, ripetendosi che lo faceva per Sarah,
che era giusto mantenere quella linea fino in fondo, cercando di
ignorare la disperazione evidente di Lizzie.
******
Quando si fu calmata, Bill cercò di riportarla allo chalet
dei Bauer, tentando di allontanarla il più possibile da
Jonathan. Tuttavia, Lizzie aveva bisogno di sapere. Voleva una risposta
alla domanda che si era posta ogni giorno passato da quel terribile
incidente in cui aveva perso Sarah. Si voltò ancora una
volta verso Jonathan e gli chiese se Sarah era felice al momento
dell'incidente. E, per la prima volta, Jonathan sentì la
voce incrinarsi. Perché era difficile mentire, adesso.
Adesso che Lizzie sembrava avere così bisogno di un barlume
di speranza. Le mentì, dicendole che la piccola sorrideva.
Lizzie aveva bisogno di sapere che Sarah non aveva passato gli ultimi
istanti della sua vita impaurita, soffrendo. In qualche modo, sapere
che era felice, e che probabilmente non si era accorta di niente, la
faceva sentire, se non meglio, perlomeno leggermente sollevata. Bill
sentiva la necessità di allontanare Jonathan da Lizzie,
perché non sopportava di vederli insieme, perché
Lizzie sembrava così fragile in quel momento e loro avevano
un discorso in sospeso da chiarire, ma non riusciva a dire niente.
Jonathan le disse che lui non poteva restare lì. Che doveva
andare via, prima che Alan scoprisse che era tornato, ma Lizzie
reagì negativamente alla notizia. Jonathan sentì
il cuore stringersi, perché doveva allontanarsi da
lei, perché era sconvolto, non avrebbe mai creduto
che Lizzie avrebbe potuto reagire così, scoprendo che lui
era ancora vivo. Non poteva sopportare più quella
situazione, ma non era facile per lui neanche staccarsi da lei. La voce
gli si incrinò nuovamente, mentre le diceva che sperava lei
trovasse pace, fosse felice e che forse un giorno.. Ma non
riuscì a finire la frase, perché gli faceva male
vedere che Lizzie stava iniziando nuovamente a agitarsi e comprese che
non sarebbe stato per niente facile. Lei gli si buttò
addosso, lo implorò di non lasciarla, perché lui
era l'ultima parte di Sarah che le rimaneva. Jonathan guardò
Bill che era palesemente infastidito da quello che vedeva.
********
Mentre i due erano seduti sull'erba, Lizzie sembrava essersi calmata.
Sorrideva, nel ricordare Sarah e il poco tempo che loro tre avevano
vissuto come una normale famiglia. Jonathan si sentì ancora
più in colpa nei suoi confronti, pensando che Sarah, in
realtà, era viva e al sicuro con Reva, mentre a Lizzie non
rimanevano che pochi ricordi a scaldarle il cuore. Anche Bill si era
arreso. Le aveva messo la giacca sulle spalle e adesso stava
lì ad ascoltarla. Jonathan concentrò l'attenzione
su di lui. Lizzie lo ignorava completamente, ma Bill, invece, sembrava
molto attento nei suoi confronti. Però c'era qualcosa in lui
che non gli piaceva. E quando Bill intervenne, intromettendosi in
quelli che Jonathan reputava essere solo affari suoi e di Lizzie, fra
loro scoppiò una rissa verbale, mirata a accusarsi
reciprocamente e a decidere chi dei due avesse ferito nel modo peggiore
Lizzie. Fu proprio quest'ultima a zittirli. Cercò di fare
star buono Bill, chiedendo a Jonathan più tempo. Dicendogli
che aveva bisogno che lui fosse presente con lei al memoriale di Sarah.
Ma Jonathan rifiutò. Era troppo. Non poteva andare anche al
memoriale di Sarah. Non per vedere Lizzie stare ancora peggio. Non per
rivedere Alan. Soprattutto per non far vedere ad Alan che lui era
ancora vivo. Bill allora lo spinse a andarsene, provocandolo e
dicendogli che sarebbe stato lui ad accompagnare Lizzie al memoriale e
a stare al suo fianco. Nonostante Bill continuasse a dargli sui nervi,
Jonathan comprese che era arrivato veramente il momento di separarsi da
Lizzie.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO
1
Lizzie si sedette in prima fila. Era giusto così. Quello che
non era giusto è che, affianco a lei ci fosse Bill, e non
Jonathan. Era da quando erano tornati a casa che aveva iniziato a
riflettere riguardo Bill. Non le era piaciuto il suo atteggiamento il
giorno precedente, quando erano rientrati nello chalet. Possibile che
Bill veramente non riuscisse a capire che quello che era appena
accaduto, per lei era stato devastante? Rivedere Jonathan, scoprire che
era ancora vivo? L'ingiustizia di rivivere il momento in cui apprendeva
che sua figlia era morta, dopo che un, seppur misero, barlume di
speranza si era riacceso in lei? Dio, era stato come rivivere quel
giorno una seconda volta. Era per quel motivo che aveva bisogno di
Jonathan, e ne avrebbe avuto anche ora che era al memoriale. Non voleva
che Bill sedesse accanto a lei, visto che aveva dimostrato di essere
insensibile al suo dolore. Voleva Jonathan. Perché era il
padre di Sarah e era con lui che voleva condividere quei momenti. In
più, se a tutto questo aggiungeva il fatto che suo nonno era
presente alla cerimonia, la sua tensione aumentava a dismisura. Lizzie
non aveva mai nascosto di attribuire, almeno in parte, la colpa per
quello che era successo ad Alan e, soprattutto in
quell'occasione, averlo lì non le era di alcun conforto. Il
discorso che Alan si mise a fare per la bambina fu la goccia che fece
traboccare il vaso. Lizzie si alzò e se ne andò,
senza guardarsi indietro, sperando addirittura che Bill non la
seguisse. Aveva bisogno di stare un po’ da sola.
La strada fino a casa non fu mai più breve di
così, per lei. Quando arrivò nella sua stanza,
fece l'unica cosa che si sentiva di fare realmente in quella giornata:
si buttò sul letto e pianse. Tuttavia, ciò che
assomigliava a un gemito di un neonato la fece sussultare. Tirando su
con il naso, si rialzò dal letto e pensò di
sognare, quando vide sbucare dal separé un paffuto visino
incorniciato da dei folti capelli mori, seguito dal viso di Jonathan.
Si mise seduta, mentre Jonathan, con Sarah in braccio, le si faceva
più vicino. Il cuore le si riempì di gioia quando
comprese che era tutto reale, non stava sognando, la sua piccola era
ancora viva! E adesso nient'altro aveva importanza. Sul momento non
importava neanche il fatto che Jonathan glielo avesse inizialmente
tenuto nascosto. Quando Jonathan gliela fece prendere un braccio la
strinse forte a sé, aspirando il suo buon odore di bambina,
accarezzandole i capelli, che aveva preso decisamente dal padre,
toccandole le manine e tenendosela stretta. In quel momento, Jonathan,
mentre accarezzava la schiena di Sarah, si convinse di aver preso la
decisione giusta. Non importava cosa Lizzie avesse fatto nel suo
passato, quanto il suo temperamento fosse stato a tratti cattivo,
causando sofferenza ad altri. Non si meritava tutto quello. Non
meritava di vivere su di sé il peso della perdita di una
figlia. Jonathan era convinto che, in un modo o nell'altro, nel corso
di quell'anno, Lizzie fosse riuscita a superare la questione, che fosse
andata avanti con la propria vita, ma era rimasto esterrefatto dalla
reazione di lei. Non era riuscito a ripartire, lasciandosi di nuovo
tutto alle spalle. Non era quella la vendetta che cercava. E,
soprattutto, non la cercava nei confronti di Lizzie.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO
2
Reva entrò nella sua Cross Creek di Springfield e sorrise,
vedendo Jonathan giocare con Sarah sul tappeto del salotto. Lui
alzò la testa per farle un cenno di saluto, per poi tornare
a concentrare la sua attenzione sulla piccola. Che gioia immensa
provava nel riavere nuovamente suo figlio vicino. Dei suoi quattro
figli, Jonathan era di sicuro quello che le somigliava maggiormente,
dal punto di vista del carattere e del temperamento. Dopo essersi tolta
la giacca, si andò a sedere anche lei sul tappeto, per poi
chinarsi a dare un bacio sulla testa alla sua nipotina. "Dov'eri
finita, mamma?". "Sono andata a fare un giro in centro, dove ho
incontrato Bill e Dinah.". Reva vide il viso di suo figlio accigliarsi.
"Che cosa c'è?". "Non mi piace Bill.". Reva
sospirò. "E questo ha a che fare col fatto che adesso ha una
relazione con Lizzie?". "No, ha a che fare con il fatto che non mi
piace, punto e basta.". "Va bene, non insisto. Però
c'è una cosa di cui dobbiamo parlare.". Jonathan si
alzò, prendendo in braccio Sarah, per metterla nel box
lì vicino. Reva lo imitò, spostandosi sul divano
e facendogli segno di raggiungerla. "Di cosa vuoi parlare?". "Voglio
sapere cosa hai intenzione di fare adesso che Lizzie sa tutto.".
Jonathan si sedette con un sospiro. "Non ne ho la minima idea, a dire
la verità. Il fatto è che non avevo assolutamente
messo in conto di svelare tutto a Lizzie.". "Però l'ha fatto
e quindi devi decidere cosa fare. Non credo che Lizzie ti
lascerà portare via, di nuovo, la figlia che pensava di aver
perduto per sempre.". "Ma non posso neanche permettere che Alan tenti
di impadronirsi di lei! Ho già perso Tammy, non voglio
perdere anche Sarah…". Reva mise una mano sulla spalla di
suo figlio, comprendendo le sue paure. "Lo so, tesoro. Io credo che tu
debba parlare con Lizzie, prima di tutto. Poi dopo deciderai quale
sarà la scelta migliore.".
Bill era seduto ad un tavolo del Company assieme a Dinah e a Vanessa,
quando vide entrare Lizzie. Scusandosi con la madre e la sorella si
alzò, per raggiungerla al bancone. "Ciao.". "Ciao Bill.".
Non si vedevano da quando lei aveva abbandonato il memoriale di Sarah
senza neanche una parola. Erano passati tre giorni e lui aveva provato
più volte a chiamarla, ma senza ottenere risposta. Bill si
schiarì la voce. "Sai, ti ho chiamata. Volevo sapere come
stavi, dopo che… Si, insomma, dopo che te ne sei andata dal
memoriale.". "Si, ho sentito i messaggi, però avevo proprio
bisogno di stare un po’ da sola.". "Certo, io lo capisco. Che
ne dici se passiamo un po’ di tempo insieme?". Lizzie
lanciò uno sguardo pensieroso verso il tavolo occupato da
Vanessa e Dinah. "Senti, io sono passata solo per prendere un
caffè al volo. Ho molto da fare e ho poco tempo a
disposizione. E poi sei già impegnato con la tua
famiglia. Facciamo un'altra volta, magari?". Bill
cercò di nascondere la delusione, poi i due furono
interrotti da Buzz che prese l'ordinazione di Lizzie. Quando lui si
allontanò per preparare un caffè da portare via
per la ragazza, Lizzie si voltò verso di lui per lanciargli
un sorriso imbarazzato. "Scusa, Bill, il fatto è che ho un
sacco di commissioni da sbrigare e sono già in ritardo.".
"Devi vedere Jonathan?". Lizzie gli fece cenno di tacere, dandosi
un'occhiata nervosa in giro. Solo in pochi sapevano del ritorno di
Jonathan e lei non voleva spargere la voce che, stranamente, non era
ancora arrivata alle orecchie di suo nonno. "Per favore, puoi non dire
in giro che lui è qui? Mi faresti un grande favore! Comunque
no che non devo vederlo! E poi, anche se fosse? Sei per caso geloso?".
"Si, accidenti!". Dato che il tono di voce del ragazzo si stava
alzando, Lizzie prese il caffè che Buzz le stava porgendo,
pagò in fretta e fece cenno a Bill di seguirla fuori. Solo
quando furono a riparo da orecchie indiscrete, anche Lizzie
lasciò l'irritazione prendere il sopravvento. "Si
può sapere che ti prende?". "Voglio che tu stia lontana da
Jonathan, ecco che mi prende!". Lizzie lo guardò
stupita. "Stai scherzando?". "Per niente! Ascoltami, che
razza di uomo è uno che si finge morto per un anno e poi
sbuca fuori dal niente? Non mi piace, potrebbe essere pericoloso!".
"Bill, Jonathan e io eravamo sposati, avevamo una figlia insieme,
ricordi? Se deciderà di restare qui, non mi potrai impedire
di vederlo! Per un anno ho creduto che fosse morto!". "Oh si, ma adesso
tu stai con me! E non voglio perderti, quindi stagli lontana!". Lizzie
abbassò per un momento lo sguardo. "Bill mi stai
già perdendo. Se tu non capisci quanto sia importante per me
Jonathan, non potremo andare avanti con la nostra relazione. Pensaci
su. Adesso devo proprio andare. ". Lizzie si allontanò,
lasciandolo da solo. Scosse la testa, voltandosi per rientrare al
Company, quando vide sbucare da un angolo Alan. I due si fissarono. Fu
proprio il patriarca della famiglia Spaulding a rompere il silenzio.
"Allora, Bill, penso che tu mi debba dire qualcosa.".
Lizzie camminò a passo svelto e si fermò solo
quando vide le panchine del CO2, dove si sedette stremata. Non riusciva
a capire perché Bill si comportasse a quel modo. Possibile
che non capisse quanto l'aver ritrovato Jonathan potesse essere
importante per lei? Certo, lui era all'oscuro del fatto che anche Sarah
fosse sopravvissuta all'incidente dell'anno precedente, tuttavia, anche
fosse stato così, non avrebbe potuto rinunciare a Jonathan.
Lei amava Bill, la loro relazione era importante per lei. Aveva fatto
di tutto per mantenerla a galla, non voleva rinunciarvi. Tuttavia, sua
figlia e suo marito erano ancora vivi. Vivi! L'incubo che aveva vissuto
per un, lungo, intero anno, sembrava essere svanito tutto d'un colpo,
adesso che poteva riabbracciarli. Pensava di aver perso anche una parte
di se stessa, dopo quel maledetto giorno, ma adesso era tutto finito.
Possibile che Bill non riuscisse a comprendere cosa si prova, quando
ritrovi una persona che pensavi non avresti mai più rivisto?
Forse non era l'uomo giusto per lei. Con la testa sempre più
in confusione, Lizzie si alzò e continuò la sua
passeggiata attraverso le vie di Springfield.
Bill si ricompose e guardò con diffidenza all'uomo che gli
si stava avvicinando. "Cosa vuoi, Alan?". "Beh, involontariamente, ho
sentito parte della conversazione che hai avuto con mia nipote e vorrei
delle spiegazioni.". "Involontariamente, eh? Che cosa hai sentito, di
preciso?". "Non essere troppo sospettoso, nei miei confronti, Bill. E'
un vizio che voi Lewis non perdete mai.". "Forse perché ne
abbiamo dei buoni motivi.". "Lasciamo da parte il passato. Comunque ho
sentito veramente poco, a dire la verità. Però
è bastato per insinuare in me qualche dubbio.". "Su che
cosa?". "Andiamo, Bill, non tiriamola troppo per le lunghe e andiamo al
sodo. Tu e Lizzie stavate parlando di Jonathan, è questo
quello che ho sentito. Quello che voglio sapere è se fra voi
si è intromesso solo lo spettro di Jonathan, oppure se lui
è ancora vivo.". Bill lo guardò bene in faccia,
sapeva che dalla sua risposta sarebbe potuta dipendere la vita di
Jonathan. Alan Spaulding era un uomo che non andava per il sottile e
avrebbe fatto di tutto per liberarsi degli ostacoli che trovava sul suo
cammino. Sapeva anche che Jonathan Randall era stato il suo ostacolo
più grande. Gli occhi dell'uomo davanti a lui esprimevano un
odio che avrebbe spalancato i cancelli della vendetta. Ovviamente anche
lui voleva liberarsi al più presto di Jonathan, che
considerava una minaccia per la conquista definitiva di Lizzie. Era
così facile, bastava dire ad Alan che Jonathan era ancora
vivo, al resto avrebbe pensato lui. "Si, io e Lizzie stavamo parlando
di Jonathan. Il fatto è che, per lei, è una
ferita ancora aperta, soprattutto in questi giorni. Continua a pensare
a lui e alla bambina. Sono un po’ geloso, così
abbiamo avuto una piccola discussione a riguardo. Credo che Lizzie
abbia ragione, tutto sommato. In fondo erano una famiglia e lei li ha
persi così, da un giorno all'altro.". Alan lo
scrutò a fondo, fissandolo negli occhi. Non sembrava troppo
soddisfatto della risposta avuta. Quando stava per dire tutta la
verità ad Alan, Bill aveva ripensato alla reazione che
Lizzie aveva avuto davanti a Jonathan. Non voleva che soffrisse ancora.
Avrebbe trovato un altro modo per proteggere il suo amore per lei.
"Spero davvero che sia la verità, mio caro Bill. Sai, per me
Jonathan è sempre stato una spina nel fianco. Non vorrei
avere qualche brutta sorpresa, del tipo di ritrovarmelo di nuovo fra i
piedi.". "Non succederà. Jonathan è morto in
quella macchina, assieme alla figlia di Lizzie. E i morti non
ritornano.". "Se tu avessi la mia età e la mia esperienza,
sapresti che non c'è mai niente di certo, nella vita.
Neanche la morte". Senza aggiungere altro, Alan si allontanò
e lo lasciò di nuovo solo.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO
3
Lizzie diede una sbirciata attraverso le finestre di Cross Creek, prima
di bussare alla porta. Lei e Jonathan avevano deciso di vedersi il meno
possibile, per non destare sospetti, tuttavia sentiva troppo la
mancanza di sua figlia, così aveva pensato che non ci
sarebbe stato niente di male se lei fosse andata a trovare Reva. In
fondo era noto a tutta la città che le due si erano molto
avvicinate, dopo la tragedia che le aveva colpite. Nel corso di
quell'anno, il più lungo e doloroso per Lizzie, aveva
trovato molto conforto nella figura di Reva, che le era sempre stata
vicina senza giudicarla o biasimarla. Fu proprio Reva ad aprirle la
porta e a farla entrare. "Ciao Lizzie, accomodati.". "Ciao Reva. Sono
passata per vedere Sarah.". "Si, lo immaginavo. Ma lei e Jonathan non
sono qui.". Il panico si impossessò dello sguardo di Lizzie.
"Che cosa vuol dire che non sono qui? Loro… Ti prego, non
dirmi che se ne sono andati un'altra volta!!". "No, stai calma.
Jonathan ha solo pensato che restare qui non sarebbe stato sicuro. E'
andato allo Chalet dei Bauer. Ho parlato io con Rick e me lo ha
prestato. Gli ho detto che volevo passare del tempo per conto mio e
avevo bisogno di un posto solitario.". "Oh, bene. Perché non
avrei mai potuto sopportare l'idea che se ne fossero andati via di
nuovo!". Reva le sorrise con comprensione. Per Lizzie non era stato
facile accettare la morte di Sarah e Jonathan, lei lo sapeva bene.
Adesso che li aveva ritrovati, era normale non volersene più
separare. "Senti, Reva, pensi che potrei andare da loro?". La donna
parve rifletterci un attimo, prima di dare una risposta a Lizzie, che
aspettava trepidante. Osservandola, Reva allargò il proprio
sorriso. "Certo che puoi andare. Anzi, credo che vi farebbe del bene
stare un po’ di tempo tutti e tre insieme. Cerca
però di guardarti alle spalle e assicurarti che nessuno ti
segua.". Lizzie le si buttò fra le braccia. "Oh, grazie
Reva!! Non vedo l'ora!". Stava già per alzarsi dal divano
sul quale si erano sedute, quando Reva la trattenne. "Ehilà,
aspetta un attimo. Con Bill come vanno le cose? Jonathan mi ha detto
che lui sa.". "Sa che Jonathan è vivo, ma non gli ho detto
niente di Sarah. E poi adesso ho bisogno di staccarmi un po’
da lui. Voglio dedicarmi solo a mia figlia!". Reva cercò
altre risposte nei suoi occhi. "Reva, Bill sa essere un bel testone,
però lo amo! Stiamo passando un periodo un po’
così, ma passerà! Adesso, l'unica cosa che voglio
è riabbracciare Sarah, quindi ti saluto. Grazie di tutto.".
Reva sorrise. "Vai. E sta attenta, mi raccomando!". "Certo!".
Appena uscita dalla casa, Lizzie udì il suo telefono suonare
e, quando vide chi le stava telefonando, sospirò, prima di
rispondere. "Ciao.". "Ciao Lizzie. Senti, volevo dirti che mi
dispiace per come mi sono comportato prima.". "Grazie, lo apprezzo.".
"Che ne dici se ci vediamo, così parliamo un po’?
Possiamo trovarci fra dieci minuti alle Torri, se per te va bene".
Lizzie pensò che voleva vedere sua figlia, in quel momento.
"Adesso non posso. Se vuoi possiamo vederci più tardi,
magari per cena. Devo fare una cosa importante, prima.". Anche se era
molto impaziente di sapere quale fosse quella cosa tanto importante da
impedirle di vederlo, Bill si trattenne. Non voleva litigare
nuovamente, soprattutto per telefono. "Ah, d'accordo. Allora ci vediamo
più tardi. ".
Josh era da solo alla fattoria. Aveva molto lavoro sa fare, dato che
doveva preparare il battesimo della bambina di Beth e Rick. Mentre
stava raccogliendo alcuni documenti che gli servivano, notò
una busta nascosta all'interno di un libro, che, probabilmente, Cassie
aveva lasciato in giro. Sapeva che stava facendo una cosa sbagliata,
eppure non riuscì alla tentazione di sbirciarne il
contenuto. Leggendo rapidamente i fogli che vi trovò
all'interno rimase a bocca aperta. Non poteva credere ai suoi occhi.
Neanche si accorse della porta d'ingresso che si apriva e di Cassie
che, attraversando il salotto, si fermò a poca distanza da
lui. Quando alzò gli occhi dai fogli la vide. Lo stava
guardando con gli occhi di chi è appena stata colta in
flagrante. "Che cosa significa questo?". "Josh, posso spiegarti
tutto.". "Me lo auguro, perché non riesco a trovare una
spiegazione plausibile che possa spiegare una cosa del genere.". Cassie
si tolse la giacca e la posò, assieme alla borsa,
all'appendiabiti lì vicino.
Jonathan osservò sua figlia dormire tranquillamente nel suo
lettino e le rimboccò le coperte. Osservarla mentre dormiva
gli metteva addosso un senso di pace senza fine. Era grazie a lei che
era riuscito a superare in qualche modo la morte di Tammy. Non
l'avrebbe mai dimenticata, non avrebbe mai amato nessun'altra come
aveva amato lei, però adesso riusciva a sorridere, pensando
ai momenti che avevano vissuto insieme. Lo Chalet dei Bauer era
abbastanza fuori dal mondo da farlo sentire al sicuro. Era convinto di
aver fatto la scelta giusta, andando lì. Quando
udì bussare, si accigliò. Chi mai poteva essere?
L'unica a sapere che era lì era Reva, ma gli aveva detto che
doveva sbrigare delle faccende a Springfield, per cui non si sarebbe
unita ai due. Assicurandosi che Sarah dormisse profondamente, scese
cautamente al piano inferiore e si avvicinò alle finestre
del salotto, per sbirciare il volto di chi stava bussando alla porta.
Quando vide Lizzie andò ad aprire. Rimase per un attimo
sulla soglia, con un sorriso spontaneo che gli si stava formando sul
viso, alla vista di lei tutta imbacuccata e infreddolita. Dai piccoli
fiocchi bianchi che adesso le ornavano i capelli, Jonathan comprese che
aveva iniziato a nevicare. "Ciao straniera.". "Ciao. Sai, sarebbe
carino se tu mi invitassi ad entrare, invece di prenderti gioco di me,
che mi sto congelando qua fuori!". Jonathan esplose in una risata,
mentre si faceva da parte per farla passare. Anche Lizzie sorrise,
pensando a quanto le era mancato il suo modo di ridere. "Allora,
immagino che te l'abbia detto Reva che ero qui.". "Si, so che avevamo
detto di cercare di non vederci troppo spesso per non creare sospetti,
però avevo voglia di vedervi. Si, di passare un
po’ di tempo con Sarah.". "Non c'è problema. La
piccola sta dormendo, ma di solito i suoi pisolini pomeridiani non sono
mai troppo lunghi. Nel frattempo ti posso preparare un bel
tè caldo.". "Oh, mi ci vuole proprio qualcosa di caldo!
Grazie.". Lizzie sorrise e Jonathan ricambiò.
Josh posò i fogli sul tavolo e si sedette, rimanendo di
fronte alla moglie che si era già lasciata cadere sulla
sedia. "Allora, Cassie, sto aspettando che tu mi dica cosa significano
questi fogli. Voglio sapere perché qui c'è
scritto che Bernadette è figlia di Alan Spaulding, e non di
Rick." . "Perché è così che stanno le
cose.". Josh si passò la mano sulla fronte. "Vuoi dirmi che
è tutto vero? La piccola è figlia di Alan,
dunque.". Cassie si limitò ad annuire. "Cassie, te lo chiedo
una volta sola e mi aspetto una risposta sincera da te. Hai scambiato
tu i risultati del dna?". "Si, l'ho fatto.". Josh sospirò
pesantemente, incredulo. "Perché l'hai fatto?". Irritata,
Cassie si alzò con uno scatto. "Perché? Come fai
a non capirlo? L'ho fatto per salvare la vita a quella povera bambina!
Per non lasciare che crescesse sotto le grinfie di un uomo
così perfido, maligno! L'ho fatto unicamente per il suo
bene!". Josh si alzò e posò le mani sulle spalle
della moglie, nel tentativo di farla ragionare. "Amore, lo so che Alan
è la persona che odi di più sulla faccia della
Terra, e, credimi, hai tutta la mia comprensione per questo,
però non è comunque giusto quello che hai fatto.
Capisci?". "No, Josh, non capisco. Lo rifarei altre cento volte, senza
mai pentirmene. Sono sicura che quella bambina crescerà
sicuramente più serena e amata con un padre come Rick. Ti
prego, Josh, Alan non dovrà mai saperlo!". "Come puoi
chiedermi di tacere, di fronte a una cosa così? Come
potrò battezzare quella bambina, sapendo che la sua vita
parte da una grossa menzogna?". Cassie si divincolò dalla
presa del marito e gli diede le spalle. "Alan ha ucciso mia figlia. Mi
ha tolto il mio bene più prezioso, perché
dovrebbe avere la possibilità di ricominciare crescendo
un'altra vita? Se Bernadette crescesse alla sua mercé
diventerebbe come lui.". "Questo non è vero. Pensa a Gus.
Anche lui è figlio di Alan, ma non è come il
padre.". "Solo perché ha avuto la fortuna di non crescere
con lui. Ma tu guarda Alan Michael, Phillip. Loro sono malvagi,
esattamente come Alan!". "Cassie, non possiamo lasciare che questa
storia vada avanti, lo capisci? Dobbiamo dirlo almeno a Beth. Lei
è la madre. Non pensi che spetti a lei la scelta?
Deciderà lei se sua figlia dovrà crescere con
Rick o con Alan. Almeno questo.". "No. No, lasciamo le cose come
stanno. Ti prego!". Alcune lacrime iniziarono a scendere sulle gote di
Cassie, Josh sospirò e poi l'abbracciò. "Va bene.
Spero solo che sia la scelta giusta.". "Lo è. E' la cosa
migliore per la bambina.".
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO
4
Era passata ormai qualche ora da quando Lizzie aveva raggiunto lo
Chalet dei Bauer. Sarah si stava destreggiando fra i numerosi
giocattoli sparsi sul morbido tappeto del salotto, sul quale erano
seduti Jonathan e Lizzie. La ragazza sorrideva, si sentiva molto a suo
agio nel clima familiare che si era creato durante quel pomeriggio.
Anche Jonathan era visibilmente di buon umore. Si era accorto di non
provare una tale pace da tantissimo tempo. Ormai si era fatto buio
fuori, quando Lizzie si decise ad alzarsi. "Accidenti, come passa
veloce il tempo!". Lizzie diede un'occhiata all'orologio e, quando vide
l'ora, iniziò a cercare il cappotto. "E' tardissimo! Devo
rientrare a casa.". Se voleva essere di ritorno a Springfield per
cenare con Bill avrebbe dovuto fare presto. Jonathan, buttando un
occhio su Sarah, si alzò e si avvicinò ai vetri.
I movimenti di Lizzie si erano fatti concitati. Dopo aver raccolto le
sue cose, prese in braccio Sarah per stringerla forte a sé.
Le dispiaceva doversene separare, anche se l'avrebbe rivista presto.
"Credo proprio che non andrai da nessuna parte, tanto presto.". Lizzie
lo guardò senza capire. "Che significa, scusa?". Jonathan si
allontanò dalla vetrata. "Non ci siamo resi conto che, oltre
ad aver già fatto buio, si è scatenata una
tempesta di neve. E non sembra che si sia ancora calmata. Potrebbe
essere pericoloso mettersi in viaggio con queste condizioni.". Lizzie,
con la piccola in braccio, si avvicinò ai vetri e diede
un'occhiata ai vetri. "Oh, perfetto! E io come faccio, adesso?". "Beh,
mia cara, credo che l'unica cosa che tu possa fare è quella
di rimanere qui. Avevi qualche impegno urgente?". "Dovevo cenare con
Bill, a dire la verità.". Il ragazzo si irrigidì
leggermente, al solo sentir nominare il nome del ragazzo di Lizzie.
"Ah, Bill, certo.". Lizzie si scoprì non troppo dispiaciuta
per la situazione. Non aveva voglia di vedere Bill. Da quando aveva
ritrovato Jonathan e sua figlia, sembrava essersi creata una crepa fra
lei e Bill.
Bill rincasò. Quando vide che Lizzie non era ancora
rientrata, Bill non ne sembrò contento. Da quando aveva
rivisto Jonathan, la ragazza sembrava essere molto cambiata.
Soprattutto, stava trascurando completamente la loro relazione!
Insomma, fino a pochi giorni prima lui era convinto che stessero per
diventare genitori, adesso non sapeva neanche cosa stesse succedendo
alla sua ragazza, visto che non riusciva a vederla con calma. Prese il
telefono e decise di richiamare Lizzie. Non ci vedeva chiaro, in quella
storia.
Quando il cellulare di Lizzie iniziò a suonare, Jonathan
diede prima un'occhiata sul display e, quando vide che era Bill,
sospirò. Tuttavia, il fatto che quella cosa di Bill gli
desse tanto fastidio, non andava giù al ragazzo. Lizzie non
era più sua moglie. Inoltre, non si poteva certo dire che il
loro fosse stato un matrimonio d'amore. Quindi, perché
avrebbe dovuto essere infastidito dal ragazzo di Lizzie? Visto che Bill
non demordeva e il cellulare continuava a suonare, Jonathan
chiamò Lizzie, che era in bagno a fare il bagnetto a Sarah,
per avvertirla. Quando Lizzie rispose, Jonathan si dileguò
con la scusa di controllare la piccola. "Pronto, Bill?". "Hey, stavo
per arrendermi. Dove cavolo eri?". "Ha ragione, scusa. Avevo il
cellulare in borsa e non riuscivo a trovarlo!". "Ok. Senti, dove sei?
Sono appena tornato a casa e speravo di trovarti qui.". "Oh, hai
perfettamente ragione, ma vedi… A dire la verità,
c'è stato un imprevisto.". "Un imprevisto? Di che genere? Si
può sapere dove sei finita?". "Sono…. Sono da mia
madre. A casa dei Bauer. Vedi, mi ha chiamato. Si, perché
Rick deve fare la notte ai Cedri e lei non se la sentiva di stare da
sola con la bambina. Quindi mi ha chiesto se potevo restare con lei.".
"E la nostra cena?". "Già, la nostra cena… Beh,
la rimandiamo. Dai, per favore. Non potevo lasciare mia madre da
sola.". Lizzie udì Bill sospirare, dall'altra parte della
linea e pregò che si fosse bevuto la scusa che si era
inventata su due piedi. La verità è che si era
dimenticata di chiamarlo e non aveva minimamente pensato a cosa poteva
dirgli. L'unica cosa è che non voleva sapesse che era con
Jonathan. Si ripeté che era perché Bill non
sapeva della bambina, ma, in qualche modo, sapeva che stava mentendo a
se stessa. "Va bene, Lizzie, rimandiamo. Però domani sera
non accetterò scuse, ok? Ci tengo a chiarire con te.".
"Anche io, credimi.". Lizzie vide Jonathan uscire dal bagno con Sarah
avvolta dall'asciugamano rosa e sorrise. "Senti, adesso devo andare. Ci
sentiamo domani, d'accordo?". "Va bene. Ti amo.". Lizzie
abbassò lo sguardo, anche se lui non poteva vederla."Si,
anche io. Ciao.". Lizzie riattaccò e si sentì
subito più sollevata.
Perché quello che gli aveva appena detto Lizzie, invece di
rassicurarlo, aumentava i suoi dubbi? Ormai si stava fermamente
convincendo che la sua fidanzata gli stesse nascondendo qualcosa e lui
era determinato a scoprire di che si trattasse. Alzò lo
sguardo dal cellulare e si fissò sul proprio riflesso, nello
specchio dell'ingresso. Ma che stava facendo? Non poteva sospettare di
tutto! Lizzie lo amava. Pur di tenerselo stretto, aveva mentito e detto
di essere incinta! Fra loro non sarebbe finita, perché si
amavamo. Cercando di mettere da parte le proprie macchinazioni, decise
di avere più fiducia in Lizzie. Sapeva che se fosse rimasto
a casa, quella sera, avrebbe finito con il ripensare alla sua decisione
appena presa, così, riprendendo la propria giacca,
uscì nuovamente di casa.
Josh era in giro per Springfield. Aveva bisogno di schiarirsi le idee
riguardo a Cassie e a quello che aveva fatto. Certo, non poteva
biasimarla del tutto. A causa di Alan lei aveva perso una figlia, era
normale che lui fosse il suo nemico numero uno. Tuttavia, Josh non
poteva fare a meno di chiedersi se davvero fosse giusto aver
falsificato il test del dna. Sicuramente Rick sarebbe stato un padre
migliore rispetto ad Alan, ma Beth non meritava forse di sapere la
verità? Non sarebbe dovuta essere lei a decidere che cosa
fare? Da quanto era preso dai suoi pensieri, non si era neanche reso
conto di essere arrivato nei pressi di casa di Reva. Decise che avrebbe
potuto parlarne con lei. In fondo, Cassie era sua sorella, magari a lei
avrebbe dato più ascolto. Bussò ed attese
pazientemente che la sua ex moglie andasse ad aprirgli. Quando lo fece,
Josh notò uno sguardo circospetto da parte di lei, che si
rilassò vedendolo. Reva, infatti, dal ritorno di
Jonathan era sempre molto tesa, ogni volta che qualcuno bussava alla
sua porta.“Josh, sei tu! Entra.”.
“Aspettavi forse qualcun altro?”. “No,
no. Accomodati. Come mai qui?”. Josh decise di andare subito
al punto e, una volta che ebbero preso entrambi posto sul divano,
rivelò a Reva tutto quello che sapeva e le chiese consiglio.
“Che situazione! Certo, posso capirla, perché
anch’io odio Alan per lo stesso motivo, se Jonathan e Sarah
sono morti è perché fuggivano da lui.”.
Anche se in realtà erano vivi e vegeti; ma questo non poteva
dirlo a Josh. Già troppe persone ne erano al corrente.
“Però... Credo che quello che ha fatto Cassie sia
sbagliato. Soprattutto perché non riguarda solo Alan. Cosa
succederà se, un giorno, Rick dovesse scoprire che Peyton
non è sua figlia? Ciò metterà in crisi
anche il matrimonio con Beth!”. “Infatti, io sono
d’accordo con te. Cassie, però, non vuole sentire
ragioni. Ed è per questo che sono qui.”. A Reva
bastò uno sguardo per capire cosa volesse Josh. Lo conosceva
troppo bene. “Proverò a parlarci, anche se non so
quanto sarà utile.”. “Grazie Reva, lo
apprezzo molto.”. Dopo un veloce abbraccio, Josh
lasciò la casa e una Reva molto pensierosa.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
La mattina dopo, Lizzie rientrò a casa. Cercò di
fare meno rumore possibile. Era l’alba e se Bill era ancora a
letto, non voleva svegliarlo. Il tempo che aveva passato con Jonathan e
Sarah era stato bellissimo e prezioso per lei. Si sentiva felice come
non lo era da tempo e non voleva guastarsi l’umore per
un’eventuale discussione con Bill di prima mattina. Entrando
in camera, la vista del suo ragazzo sotto le coperte che dormiva, la
tranquillizzò. Appoggiò le scarpe che si era
tolta appena entrata in casa sul pavimento, poi si diresse in bagno.
Riuscì poi a sgattaiolare sotto le coperte senza svegliare
Bill e si addormentò, serena, nel giro di pochi minuti.
Cassie stava preparando la colazione, quando Josh la raggiunse in
cucina. Le diede un bacio veloce e si sedette al tavolo.
“Cassie, senti, a proposito della faccenda della bambina di
Beth...”. La donna si irrigidì subito. Aveva paura
che lui volesse insistere a farle dire la verità. Non capiva
quanto per lei volesse dire salvare la vita di quella piccola dalle
grinfie di Alan Spaulding. “Per favore, Josh, mi avevi
promesso che mi avresti fatto fare a modo mio.”.
“Mi dispiace, ma continuo a pensare che non sia una buona
idea. Ho provato a capirti, però... Credo che non sia giusto
nei confronti di Beth e di Rick.”. “Parli
così perché non sai che vuol dire perdere una
figlia. Credimi quando ti dico che per quella bambina sarà
molto meglio non avere niente a che fare con la famiglia
Spaulding!”. Josh sospirò. “Anche Reva
pensa che sia meglio dire la verità.”.
Cassie sgranò gli occhi, incredula. “Ne hai
parlato con Reva?”. “Si, e vorrei che tu invece di
arrabbiarti, provassi a capire. Hai ragione, io non so cosa vuol dire
perdere un figlio, ma Reva si. Volevo sentire cosa ne
pensasse.”. Cassie parve riflettere per qualche momento.
“Quindi anche secondo lei sto sbagliando?”.
“Senti, perché non ti confronti direttamente con
lei? Siete sorelle e magari dopo capirai meglio cosa fare. Io ti
appoggio e non intendo costringerti a fare niente. Vorrei solo che tu
fossi sicura di quello che comporta mantenere un segreto del
genere.”
Bill era uscito di casa molto più rilassato della sera
prima. Quando si era svegliato, aveva trovato Lizzie nel letto e aveva
deciso di uscire per andarle a prendere delle brioche calde. Si era
diretto al Company, dove aveva trovato Rick.
“Buongiorno!”. “Ciao Bill, che fai
qui?”. “Sono venuto a prendere delle
brioche.”. Rick gli mostrò il sacchetto che Buzz
gli aveva appena incartato. “Allora abbiamo avuto la stessa
idea! Stanotte, per la prima volta da mesi, mia figlia ha dormito per
sette ore di fila, e questo è il premio per mamma e
papà che hanno potuto fare lo stesso! Ci
vediamo!”. Rick se ne andò, lasciandolo
confuso. Lizzie gli aveva mentito, allora. Se non era con sua madre,
con chi aveva passato la serata? Non gli ci volle molto a capirlo, a
dire il vero. Uscì dal Company senza acquistare niente, il
pensiero delle brioche calde già lontano. Perché
Lizzie ci teneva così tanto a passare del tempo con
Jonathan? E perché, soprattutto, non gli diceva la
verità? Pensò di andare a casa di Reva,
probabilmente era lì che si nascondeva Jonathan. Si stava
dirigendo giusto in quella direzione, quando incontrò Alan.
“Caro Bill, le nostre strade si incrociano di
nuovo.”. Bill pensò che in quel momento, per la
rabbia che provava, poteva davvero dire ad Alan che Jonathan era ancora
vivo. Era il modo migliore per sbarazzarsene in modo definitivo.
“Perché ho la sensazione che tu mi stia col fiato
sul collo?”. “Ma come siamo sospettosi! Qualcosa da
nascondere?”. Bill sapeva che, se avesse detto tutto ad Alan,
Lizzie avrebbe capito che era stato lui a parlare. E non era quello che
voleva. “Sai, forse ti stai accanendo sulla persona
sbagliata. Io ti ho detto quello che so. Forse dovresti rivolgere le
tue attenzioni altrove.”. Alan parve interessato da quei giri
di parole. “Atrove? Tipo verso chi?”.
“Quello che so io è che questo è un
periodo in cui Lizzie pensa spesso a Jonathan e Sarah. Però,
se i tuoi timori sul fatto che Jonathan sia realmente morto o meno ti
stanno assalendo, dovresti indagare con qualcuno di più
vicino a lui, non credi?”. Alan sembrò capire il
suggerimento. “Qualcuno tipo Reva, ad esempio?”.
“Perché no? E’ sua madre, lei
sicuramente saprà la verità.”. Alan
continuava a fissarlo, annuendo.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Jonathan stava osservando sua madre parlare al telefono con Cassie.
“Certo, allora ci vediamo oggi pomeriggio.”
Reva riattaccò e si sedette sul divano con suo figlio. La
bambina stava dormendo. Reva li aveva raggiunti allo chalet per passare
un po’ di tempo con loro. Aveva raccontato le ultime
novità a Jonathan, mentre lui le aveva parlato della visita
di Lizzie.
“Non avrei mai pensato che Cassie potesse fare una cosa del
genere!”
“Non voglio giustificarla, ma ti assicuro che Alan si merita
questo ed altro. Inoltre, lui è capace di molto peggio, come
tu ben sai.”
“Su quello non ho mai avuto dubbi.”
“Per quanto tempo pensi di rimanere qui nascosto?”
Jonathan sospirò.
“Non ne ho idea. Vorrei tornare a Springfield, ma ho paura
che Alan scopra qualcosa.”
“Certo, ti capisco. Però non potrai nemmeno
nasconderti qui per tutta la vita, no?”
“No, dovrò studiare qualcosa, infatti.”
Entrambi tacquero, consci che, alla fine, l’unica soluzione
sarebbe stata quella di allontanarsi nuovamente da Springfield.
Bill rientrò a casa mentre Lizzie si stava preparando per
uscire.
“Dove vai, di bello?”
“A fare un po’ di shopping. Ho voglia di comprare
qualcosa di nuovo.”
“Ah. E posso venire con te?”
Lizzie lo guardò, un po’ scettica. Bill non era
certo tipo da shopping, poi aveva intenzione di comprare qualcosa per
Sarah e, con Bill, non avrebbe potuto.
“Ne sei sicuro? Tu odi andare in giro per fare compere. E
poi, oggi non vai a lavoro?”
“Pensavo di prendermi la mattina libera, a dire la
verità. Pensavo non ti sarebbe dispiaciuto passare del tempo
insieme.”
“Infatti non mi dispiace, è solo che lo shopping
non mi sembra la cosa migliore che possiamo fare insieme. Se vuoi,
quando torno, andiamo a fare una passeggiata! Oppure ci guardiamo un
film, va bene?”
“Oppure potresti rinunciare al tuo shopping, almeno oggi, e
restare a casa con me.”
Sentendo il tono di Bill velatamente accusatorio, Lizzie si mise sulla
difensiva.
“Bill, c’è qualche problema?”
“Non lo so, perché non me lo dici tu? Sei tu
quella che, negli ultimi giorni, sparisce sempre! Ah, sai chi ho
incontrato poco fa? Rick! Mi ha detto che stanotte, per la prima volta
da tempo, la bambina ha dormito senza mai svegliarsi, così
lui e Beth hanno potuto dormire in pace!”
Lizzie comprese il motivo della rabbia di Bill.
“Senti, posso spiegarti.”
“Non ce n’è bisogno. Scommetto che eri
con Jonathan!”
“Bill, perché non riesci a capire quanto sia
importante per me? Jonathan è l’unica cosa che mi
rimane che mi leghi in qualche modo a mia figlia!”
“Che bisogno hai di passare insieme a lui tutto il tempo? Non
te la riporterà indietro! Non cambia niente!
Perché è tornato, poi? Per nascondersi come un
cane da Alan? Perché non se ne va da dove è
venuto?”
“Non dire questo, ti prego! Io spero che non vada di nuovo
via!”
“Tu lo ami ancora, si tratta forse di questo?”
“No, io... Con lui posso parlare di Sarah, capisci?”
“Ancora questa storia! E credi che tuo nonno non
scoprirà mai che lui è ancora vivo?”
“Come potrebbe? Solo tu, io e Reva sappiamo che... Gli hai
detto qualcosa?”
“No, ma potrei!”
Il panico si impadronì di Lizzie. Se suo nonno avesse
scoperto di Jonathan e, peggio ancora, di Sarah, sarebbe stato un
inferno. Fino a un momento prima stava pensando di rivelare a Bill che
anche Sarah era viva, ma capì che non poteva correre quel
rischio. Anzi, doveva trovare un modo per tenere sotto controllo Bill.
Non poteva smettere di vedere Jonathan, l’idea di stare
lontana da sua figlia era troppo dolorosa, adesso che l’aveva
riavuta.
“Se lo fai, mi perderai, Bill. Sai che mio nonno cercherebbe
di fargli del male e io questo non posso permetterlo. E’
già successo una volta, non posso sopportarlo una
seconda.”
Alcune lacrime stavano scendendo sulle guance di Lizzie. Non poteva
perdere sua figlia un’altra volta. Non era forte abbastanza
per reggere una cosa del genere. Bill, tuttavia, non sapendo di Sarah,
si convinse che Lizzie era davvero ancora innamorata di Jonathan.
“Credo che ti perderò in ogni caso.
Però ho intenzione di combattere per te.”
Lo sguardo di Bill era duro e deciso.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Alan si era considerato fortunato, quando, durante il pomeriggio, aveva
incrociato l’auto di Reva e aveva deciso di seguirla. Magari
l’avrebbe portato dritto da Jonathan, questo aveva pensato.
Con un po’ del suo disappunto, il
‘pedinamento’ si concluse davanti alla casa di
Cassie. Restava un barlume di speranza. Se Jonathan era ancora vivo,
poteva darsi che avesse trovato un nascondiglio a casa di Cassie,
più sicura di quella della madre. Ormai era giunto fino a
lì, quindi aveva intenzione di dare un’occhiata
all’interno. Reva scese di macchina e non si accorse di lui.
Alan attese che la donna fosse entrata in casa, prima di scendere
dall’auto.
/***/
La lite di Lizzie e Bill non era finita nel migliore dei modi. Jonathan
ebbe modo di rendersene conto quando la ragazza bussò alla
porta dello chalet dei Bauer portandosi dietro una pesante valigia.
Lizzie gli raccontò, in breve, cosa era successo.
“Quindi mi stai dicendo che Bill dirà ad Alan che
sono a Springfield?”
“Non se riusciremo ad impedirglielo.”
“E come pensi di fare?”
“Non ne ho idea. E’ anche per questo che sono
qui.”
Jonathan si passò la mano fra i capelli corti. Lui, davanti
a sé, vedeva un’unica soluzione. Lizzie poteva
leggergliela negli occhi e prese a scuotere la testa vigorosamente.
“No, troveremo un altro modo!”
“Lizzie, sai benissimo che se Alan viene a sapere di me, non
si fermerà fino a che non mi avrà nelle sue mani!
Potrebbe fare del male a Sarah!”
/***/
Cassie mise davanti a Reva una tazza fumante di the. Le due si erano
accomodate al tavolo della cucina e non si accorsero della presenza di
Alan fuori la finestra. Per fortuna del potente uomo
d’affari, uno spiraglio della vetrata era stato lasciato
aperto, così poteva sentire distintamente le due donne
parlare.
“Così Josh ti ha detto tutto e adesso sei qui per
farmi la paternale, giusto?”
“No, Cassie. Non sono qui per farti la paternale, sono qui
per parlare con te di quello che sta succedendo.”
“E non è la stessa cosa?”
Reva sospirò. Sua sorella era sulla difensiva e, per quanto
le fosse solidale, voleva farla ragionare con le buone.
“Capisco come ti senti, credimi. Chi meglio di me
può farlo? Entrambe abbiamo perso un figlio a causa di Alan
Spaulding.”
“Mia figlia è stata assassinata, tuo figlio
è morto in un incidente d’auto. Non mi sembra sia
esattamente la stessa cosa.”
“E’ morto per fuggire da Alan e, insieme a lui,
è morta anche la piccola Sarah.”
Probabilmente Reva non sarebbe riuscita a essere così
tranquilla durante una conversazione del genere, se non avesse saputo
Jonathan e Sarah vivi e vegeti. In un certo senso, la cosa le fece
provare un po’ di senso di colpa verso Cassie, che non poteva
trovare conforto allo stesso modo.
/***/
“Lizzie, cerca di ragionare. se Bill è
così deciso, niente lo fermerà dal raccontare la
verità ad Alan. Sarebbe meglio che io e Sarah fossimo
già andati via, quando quel momento
arriverà.”
“Se andate via, verrò con voi.”
Jonathan si chiese come poteva gestire Lizzie. Era sconvolta
dall’eventualità di perdere di nuovo Sarah, questo
era comprensibile, ma dubitava che volesse realmente scappare via anche
lei.
“Non prendere decisioni affrettate, per favore!”
“Non esiste che io mi allontani ancora una volta da mia
figlia, Jonathan. Questa volta, se andrete via, dovrete portarvi anche
me.”
“Hai idea di cosa significa, vero? Significa mollare tutta la
tua vita, la tua famiglia. Probabilmente non potremo più
tornare a Springfield. La tua sarebbe una vita per sempre in
fuga.”
“Ma sarei con voi. Sarah è l’unica parte
della mia famiglia da cui non posso più staccarmi. Non hai
idea di quello che ho passato, quando mi hanno detto che eravate morti
in quel maledetto incidente. Non posso sopravvivere un’altra
volta!”
/***/
“Cassie, capisci che tutto questo non ti riporterà
Tammy?”
“Lo so, ma non mi pento di quello che ho fatto. Non
riavrò mia figlia, ma posso evitare a quella bambina una
vita di sofferenza! Rick sarà sicuramente un padre migliore,
rispetto ad Alan!”
“Non sta a te deciderlo! Beth ha il diritto di saperlo,
almeno a lei dovresti raccontare la verità. Lei deve sapere
chi è il padre di sua figlia!”
Alan aveva sentito ogni cosa e sentì la rabbia crescergli
dentro. In qualche modo Cassie aveva manomesso i risultati del dna. La
figlia di Beth era sua e Alan non avrebbe perdonato una cosa del genere
tanto presto.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Capitolo
8
Jonathan sospirò, vedendo le lacrime sulla faccia di Lizzie.
Quando aveva deciso di inscenare l’incidente, era arrabbiato
anche con lei. Non si era fatto scrupoli, pienamente cosciente di
toglierle una figlia nel peggiore dei modi. Ora che vedeva le
conseguenze, comprese quanto avesse sofferto Lizzie. Si rendeva conto
che non poteva impedirle di seguirli. Non poteva di nuovo portarle via
Sarah. Inoltre, sua figlia stava crescendo e aveva bisogno di una
presenza femminile accanto. Sarah aveva una madre che
l’amava. Chi era lui per tenerle lontane?
“Va bene, capisco. Però proviamo ad aspettare, va
bene? Tu adesso tornerai a Springfield e cercherai di capire le vere
intenzioni di Bill. Appena ti rendi conto che deciderà di
parlare con Alan, corri qui con una valigia, il minimo indispensabile
per favore, e ce ne andremo più in fretta che potremo. Tutto
chiaro?”
Lizzie, sollevata, annuì freneticamente, prima di gettarsi
fra le sue braccia. Jonathan l’abbracciò. Entrambi
avevano sofferto tanto nelle loro vite e forse, insieme, potevano
prendersi cura di Sarah per donarle una vita migliore. In fuga, molto
probabilmente, ma sempre migliore delle loro.
/***/
Alan fece rientro a casa. Agire di impulso non era mai stato da lui,
che sapeva quanto una vendetta andasse meditata e pianificata nei
minimi dettagli per ottenere un risultato più efficace.
Avrebbe atteso il battesimo della bambina, che sarebbe stato celebrato
nei prossimi giorni, per agire. avrebbe rivendicato la sua
paternità di fronte alla comunità di Springfield
e poi si sarebbe appropriato di ciò che era suo. In quel
modo, era sicuro che anche Beth sarebbe stata di nuovo sua. Non avrebbe
mai abbandonato sua figlia. Quella scoperta inaspettata gli aveva fatto
dimenticare Jonathan Randall. Aveva cose molto più
importanti e tangibili al momento di cui occuparsi, di un fantasma di
cui non aveva tracce. Era talmente preso a mettere a punto il suo
piano, che vedendo che la segreteria segnava dei messaggi, li
cancellò con un gesto stizzito. Probabilmente erano
telefonate perse dall’azienda. Di qualsiasi cosa si
trattasse, poteva benissimo occuparsi sua sorella Alex. Lui doveva
rimanere concentrato unicamente sul suo prossimo obiettivo.
/***/
Al tavolo della cucina, a Reva e Cassie, si era aggiunto Josh, appena
tornato a casa e curioso di sapere come fosse andata la conversazione
fra le due sorelle. Fu Cassie ad aggiornarlo.
“L’unica cosa che posso promettere, è di
riflettere sul fatto di dirlo o meno a Beth. Tuttavia, ho bisogno di
tempo.”
Josh sospirò, non era esattamente quello che aveva sperato
di sentire.
“Posso chiederti di accelerare la tua riflessione? Domenica
ci sarà il battesimo, forse sarebbe il caso che Beth sapesse
prima di allora la verità, non credi?”
Cassie lo guardò. Nessuno sembrava capire che lei aveva
agito con le migliori intenzioni nei confronti di quella creatura
innocente.
/***/
Bill sorrise. Aveva lasciato un messaggio ad Alan ed era sicuro che,
non appena l’uomo lo avesse ascoltato, sarebbe stato
richiamato con una certa urgenza. Nel caso Lizzie fosse tornata a casa
prima della telefonata che stava aspettando, Bill aveva registrato il
proprio messaggio per farglielo ascoltare e farle capire che faceva sul
serio. Compiaciuto delle sue azioni, l’uomo fece partire la
registrazione.
« Ciao Alan,
sono Bill Lewis. Ho ripensato alla nostra ultima conversazione.
Confesso che, in effetti, non ti ho detto tutto quello che so. Anzi,
penso di avere delle informazioni che ti possono essere molto utili,
riguardo Jonathan. Aspetto solo una tua telefonata per un
incontro.»
Bill posò il telefono sul tavolo. Adesso si iniziava a fare
sul serio.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo
9
Il giorno del battesimo della figlia di Beth era arrivato. Il giorno
che per un uomo e una donna, Rick e Beth, sarebbe dovuto essere
speciale, stava per diventare cruciale per molte più
persone. Reva e Josh nutrivano ancora una lieve speranza che Cassie,
all’ultimo minuto, avrebbe deciso di fare la cosa giusta,
dicendo la verità perlomeno a Beth. Per il momento, la donna
non aveva dato cenni di voler procedere in quella direzione, ma la
speranza era l’ultima a morire. Alan Spaulding aveva deciso che
non avrebbe permesso a un altro uomo di prendere possesso di
ciò che era suo. Era pronto a passare sopra anche a Rick,
che sicuramente non sapeva niente e niente c’entrava con
tutta quella storia. Preoccuparsi del coinvolgimento di altre persone,
non aveva mai frenato i suoi progetti di conquista. Lizzie aveva
cercato di controllare il più possibile i movimenti di Bill,
che, per il momento, non era ancora riuscito a parlare con Alan. Era
rimasto deluso quando non aveva ricevuto alcuna telefonata. Era anche
andato alla villa degli Spaulding, ma non lo avevano neanche fatto
avvicinare ad Alan, che non desiderava essere disturbato per nessun
motivo al mondo, in quella settimana. Jonathan aveva sempre i bagagli
fatti, pronto per scappare. Aveva già parlato con la madre,
avvertendola che sarebbero potuti partire all’improvviso e
quindi i saluti non erano assicurati.
Lizzie era uscita molto presto di casa, con la scusa di andare ad
aiutare la madre. Sorrise alla piccola che aveva in braccio, la sua
sorellina. Beth entrò nella stanza e rimase per un attimo ad
osservare la scena, prima di avvicinarsi alle due. Quando Lizzie vide
lo sguardo della madre, aggrottò per un momento le
sopracciglia.
“Che cosa c’è?”
“Stavo pensando che per te tutto questo non deve essere
facile. Voglio dire, immagino che ogni volta che tieni in braccio lei,
tu pensi a tua figlia.”
Lizzie annuì lentamente. In effetti, prima del ritorno di
Jonathan, non era stato così semplice stare vicino alla
madre. Quella piccola ed innocente creatura le ricordava ogni volta che
lei aveva perso l’opportunità di essere madre.
Aveva perso la sua unica figlia e niente gliel’avrebbe potuta
riportare indietro. Tuttavia, adesso che sapeva che Sarah era sana e
salva, le cose per Lizzie erano cambiate, ma non poteva dirlo alla
madre, anche se sentiva il bisogno di rassicurarla.
“Mamma, non preoccuparti. La mia bambina sarà
sempre nel mio cuore, ma la vita va avanti. Ho un’intera vita
davanti. Non la scorderò mai, ma magari avrò
altri figli. Non posso ignorare tutti i bambini del mondo solo
perché non ho più la mia vicino.”
Beth sembrò convinta dalle sue parole e la
abbracciò.
Josh era andato in chiesa in anticipo e Cassie attese che Reva passasse
a prenderla. Tutte le sue sicurezze stavano iniziando a vacillare. Si
era chiesta cosa avrebbe fatto, se fosse stata al posto di Beth.
Sicuramente avrebbe voluto sapere la verità, ma questa
consapevolezza non bastava ancora a spingerla a farsi avanti e dire
tutto quello che sapeva. Sia Josh che Reva si aspettavano che lei
facesse la cosa giusta e ammettesse le sue colpe, ma lei non era sicura
di farcela. Quando sua sorella arrivò, si scambiarono
qualche battuta veloce, ma nessuna delle due accennò
all’argomento più scottante. Fecero il viaggio
verso la chiesa in assoluto silenzio. Reva aveva pensato che insistere
non sarebbe servito a molto. Poteva, anzi, essere controproducente e
spingere Cassie a intestardirsi nelle sue idee.
Alan Spaulding uscì di casa, più deciso che mai a
far valere i suoi diritti sulla bambina di Beth. Avrebbe prima atteso
che tutti entrassero in chiesa e poi, all’inizio della
cerimonia, avrebbe fatto il suo ingresso trionfale. In tal modo, tutti
avrebbero saputo la verità e non si sarebbe certo premurato
di lasciar fuori da quella storia Cassie e Reva. L’intera
comunità doveva sapere che razza di bugiarde erano. Beth non
avrebbe certo dato loro la possibilità di spiegarsi, dopo
una cosa del genere e sarebbe stata di nuovo in suo potere.
Salì nella sua auto, senza rendersi conto che Bill Lewis si
era appostato proprio fuori dalla sua proprietà per
seguirlo. Aveva intenzione di dire ad Alan tutto quello che sapeva su
Jonathan, per liberarsene il prima possibile. Forse Lizzie non
l’avrebbe mai perdonato, ma sapeva che la stava perdendo e
non si voleva lasciar sfuggire la sua vendetta. Iniziò a
seguire l’auto sulla quale era salito Alan. Stavolta sarebbe
riuscito nel suo intento e, per Jonathan Randall, non si sarebbe stato
più niente da fare.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo
10
Alan
Spaulding scese dalla sua elegante auto, mentre Bill
parcheggiò a debita distanza. Il potente uomo
d’affari, inspirò a fondo, sapendo che quel giorno
avrebbe ottenuto un bel riscatto. Si era fatto portare dal suo autista
sul retro della chiesa, per non farsi notare. Sarebbe uscito alla
scoperta al momento giusto, non avrebbe di certo rischiato che il suo
piano andasse a rotoli insinuando qualche sospetto riguardo la sua
presenza. Si aggiustò il soprabito, pregustando
già il sapore della vendetta che avrebbe ottenuto su Cassie
e Reva Shayne. Lizzie, che era uscita a prendere una boccata
d’aria prima dell’inizio della cerimonia, vide suo
nonno che le dava le spalle, appoggiato all’auto che usava di
solito. Vide anche Bill, in lontananza e sentì un brivido
lungo la schiena, pensando che fosse lì per dire ad Alan di
Jonathan. Doveva escogitare qualcosa che potesse fermarlo e, non avendo
tempo per pensare, si avvicinò al nonno, cogliendolo di
sorpresa.
“Nonno!”
Alan fu
sorpreso di vedere Lizzie, non aveva programmato che qualcuno si
accorgesse di lui prima del tempo, ma cercò di rimanere
impassibile.
“Elizabeth,
cara.”
“Che
ci fai qui? Non credevo saresti venuto!”
Lizzie
sbirciò le mosse di Bill. Doveva averla notata,
perché si nascose furtivo dietro un albero.
“Sai
che sono molto legato a tua madre. E questo è un giorno
importante per lei, così ho pensato che non potevo
mancare.”
“Molto
carino da parte tua. La mamma sarà contenta di
vederti.”
“A
proposito di questo, Elizabeth, ti chiedo un favore. Non dirle che sono
qui. Nonostante le mie buone intenzioni, non sono ancora convinto del
tutto di riuscire ad entrare.”
“E’
per questo che te ne stai nascosto qui?”
Alan
sorrise di fronte all’ingenuità di sua nipote.
“Esatto.”
“Però
fa freddo qui fuori... Perché non vai dentro? Ci sono
diverse stanze inutilizzate, puoi startene tranquillo lì
finché non decidi cosa fare.”
“Certo.
Ci vediamo più tardi.”
Alan fece
cenno al proprio autista di andare via, poi entrò cautamente
all’interno della chiesa, stando ben attento a non farsi
notare. Lizzie attese che l’uomo fosse entrato, per andare a
passi lunghi verso Bill. Avrebbe tentato l’unica carta che le
era rimasta, sperando di non compiere un terribile errore. Bill,
vedendola e comprendendo che era inutile continuare a nascondersi,
uscì allo scoperto.
“Bella
mossa. Ma sai che non puoi tenermelo lontano a lungo.”
“Sarah
è viva. Anche lei è sopravvissuta
all’incidente.”
Bill fu
colto totalmente alla sprovvista, di fronte a questa inaspettata
rivelazione. Per un attimo rimase senza parole, incredulo.
“Che
stai dicendo? Jonathan ha detto che era morta.”
“Si,
lo ha fatto per proteggerla, perché è suo padre e
la ama, come la amo io. Poi però è venuto da me,
con lei. Mia figlia è viva e questo è il miracolo
più bello che potesse accadermi. Se tu dirai a mio nonno che
Jonathan è ancora vivo, condannerai anche Sarah. Non puoi
fare una cosa del genere.”
“Perché
non me l’hai detto prima? Perché mi hai mentito
per tutto questo tempo?”
“Perché
avevo, anzi, ho paura. Ho paura che tutto questo possa essere un sogno,
che qualcosa potrebbe spezzare questa nuova realtà. Non
potrei sopravvivere un’altra volta, se dovessi perderli di
nuovo.”
Bill
cercò di pensare in fretta. Il fatto che Sarah fosse viva
cambiava le cose. Poteva odiare a morte Jonathan, ma non poteva
prendersela con una bambina innocente. Era evidente che, a quel punto,
i suoi piani andassero in frantumi. Non poteva dire niente ad Alan.
Sbuffò, frustrato che le cose non fossero andate come voleva
lui.
“Ho
capito. Non dirò niente ad Alan.”
Lizzie
sentì alcune lacrime scendere sulle guance. Erano lacrime di
sollievo. Per fortuna Bill sembrava essere stato abbastanza
ragionevole.
“Grazie.”
Bill scosse
la testa, sospirando.
“Immagino
che tra noi sia finita ugualmente. Tu hai detto ‘perderli’, mi sembra
evidente che provi ancora qualcosa per lui.”
Lizzie
chiuse per un attimo gli occhi, poi si asciugò le lacrime.
Tutto quello che stava succedendo ultimamente, era troppo per lei.
Troppi sentimenti contrastanti, ma stava diventando difficile anche con
se stessa non ammettere che Jonathan era ancora una figura molto
importante per lei.
“Mi
dispiace così tanto, Bill. Credimi.”
Bill non
alzò gli occhi. Si limitò a voltarsi e ad
allontanarsi, lasciandola sola.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo
11
La cerimonia aveva avuto inizio da poco, quando Alan Spaulding fece la
sua comparsa in fondo alla navata della chiesa. Mentre Lizzie,
distratta dal pensiero di aver commesso o meno un errore a rivelare a
Bill di Sarah, pensò che, alla fine, il buonsenso avesse
prevalso sull’orgoglio, sul volto di Cassie passò
un’ombra di timore. Voltandosi, scambiò uno
sguardo preoccupato con sua sorella Reva. Rick e Beth furono gli ultimi
a rendersi conto del nuovo arrivo, quando Josh, che stava celebrando il
rito si interruppe, perplesso. Alan sembrò quasi compiaciuto
da quel gesto. Rick chiese sottovoce a Beth il motivo di quella
presenza non proprio da lui gradita. Beth fece spallucce non sapendo
cosa rispondere. Rick fece dunque segno a Josh di andare avanti.
L’uomo sospirò, poi cercò di ripartire
da dove si era interrotto, anche se Alan si schiarì la voce
rumorosamente, per far capire che aveva delle cose da dire. Rick, a
quel punto, perse la pazienza.
“Alan, che cosa ci fai qui? Non dirmi che hai intenzione di
rovinarci questo giorno di festa, perché giuro che te la
farò pagare!”
“Rick, mio caro, non posso negare che il motivo che mi ha
spinto qui oggi sia di unirmi alla vostra festa, perché non
è così.”
“Mi fa piacere, anche perché non mi sembra che tu
sia stato invitato.”
“No, è vero, non sono stato invitato, in effetti.
Se sono qui, è perché è stata compiuta
un’ingiustizia e non posso tacere oltre. Qui dentro ci sono
delle persone che hanno mentito a tutti noi, che hanno ordito alle
nostre spalle manipolando la realtà dei fatti e io sono qui
perché voglio che la verità venga
fuori!”
Alan guardò intenzionalmente verso Cassie, che si
sentì in trappola. Rick, tuttavia, non sembrava disposto a
lasciare che Alan interferisse con il battesimo.
“Di qualsiasi cosa si tratti, non penso che questo sia il
momento adatto, non credi? Ti prego di accomodarti fuori e lasciarci
andare avanti.”
“Non posso, perché quello che ho da dire riguarda
la bambina. Il test di paternità è stato
falsificato, sono io il padre, non tu.”
Un mormorio crescente si levò fra le panche piene di gente.
Josh comprese che la verità stava emergendo, come da lui
temuto, nel peggiore dei modi. Cassie era ormai pallida, mentre Reva
cercava di pensare in fretta a una soluzione immediata per far tacere
Alan. Lizzie rimase molto colpita dalle parole del nonno. Possibile che
fosse la una vendetta nei confronti di sua madre? Mettere in dubbio la
paternità della bambina proprio durante il battesimo,
davanti a tutta la comunità? Sua madre le fece cenno di
avvicinarsi e le porse la bambina che fino a quel momento aveva tenuto
fra le sue braccia, dopodiché fece qualche passo verso Alan.
“Come osi venire qui a dire queste falsità Alan?
Esci immediatamente da questa chiesa!”
“Beth, capisco che quello che sto dicendo sia scioccante, ma
ti assicuro che non sto mentendo.”
“Allora dimmi, chi sarebbe stato a manomettere il
test?”
“Cassie Shayne.”
A quel punto, tutta l’attenzione si concentrò
sull’accusata, che aveva un’aria sempre
più pallida e colpevole. Ciò fu subito preso come
un segno di assunzione di responsabilità. Beth scosse la
testa.
“Cassie… E’ vero? Hai manomesso il test?
E’ Alan il padre di mia figlia?”
L’altra donna si limitò ad annuire. Rick
sembrò riprendersi dallo shock e anche lui si rivolse a
quella che aveva creduto fino ad allora un’amica.
“Perché l’hai fatto, Cassie? Che motivo
c’era?”
Quell’ultima domanda fece scattare la rabbia repressa nei
confronti di Alan che aleggiava in lei. Facendosi strada,
sfilò dal suo posto fra le panche, perché tutti
potessero udirla.
“Me lo chiedi anche? Ditemi, c’è
qualcuno qui dentro che preferirebbe Alan a Rick? Che preferirebbe che
a crescere la piccola con Beth fosse Alan Spaulding, un assassino, un
impostore? E’ vero, ho falsificato il test di
paternità, per permettere a quella povera bambina di avere
un padre migliore! Rick Bauer è un uomo per bene, un uomo
onesto, al contrario di Alan. Non mi pento della mia decisione! Non me
ne pentirò mai e lo farei altre cento volte!”
“Non spettava a te prendere una simile decisione, Cassie. Non
avevi il diritto di ingannare tutti quanti!”
Rick, dopo quelle parole, uscì dalla chiesa furioso,
abbandonando la cerimonia. Beth lo guardò andare via,
confusa. Alan cercò di prendere vantaggio della situazione,
avvicinandosi a lei.
“Beth, mi dispiace avertelo fatto sapere in questo modo, ma
non potevo restare a guardare. Tu capisci, no? Sono io il padre della
piccola ed è giusto che stia io al tuo fianco.”
“Alan, per favore, lasciami del tempo. Ho bisogno di
riflettere.”
Comprendendo che insistere in un momento del genere sarebbe stato
controproducente, Alan annuì, mentre Beth si
avvicinò a Cassie.
“Non credo che potrò mai perdonarti per avermi
fatto questo!”
Beth se ne andò, con Lizzie e la piccola. Fu allora che
Cassie si scagliò contro Alan.
“Non so come tu abbia fatto a scoprirmi, ma sappi che non
finisce qui! Non sarò mai sazia di vendetta nei tuoi
confronti, di questo puoi stanne certo!”
Mentre Josh si era avvicinato a Cassie per farla allontanare, Alan non
reagì come tutti si sarebbero aspettati. Rimase calmo, con
un sorriso gelido sul volto. Voltandosi per uscire dalla porta dalla
quale era entrato, si trovò faccia a faccia con Reva.
“Non guardarmi così. Ho ottenuto solo giustizia,
oggi. Puoi dire a tua sorella che la rivedrò con piacere in
tribunale.”
Alan uscì da quella chiesa a testa alta, sapendo che niente
avrebbe potuto fermarlo dall’ottenere quello che voleva. E
quello che voleva, in quel caso, era distruggere Cassie Shayne.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo
12
“Che cosa hai fatto?!”
“Non avevo scelta, Jonathan!”
Jonathan si mise le mani fra i capelli, furioso. Lizzie gli aveva
appena detto di aver rivelato a Bill che Sarah era viva. Lei era
tornata dal battesimo sconvolta, anche se non gli aveva detto
cos’era successo di preciso. La ragazza aveva infatti deciso
di dare la priorità a sua figlia. Con un lungo sospiro,
Jonathan la lasciò da sola in salotto per andare nella
camera a cercare il suo borsone. Lizzie lo seguì.
“Che stai facendo?”
“Secondo te? Dobbiamo andare via il prima possibile. Bill mi
odia. Probabilmente, in questo momento, sta già parlando con
Alan. Quanto tempo credi che ci vorrà prima che ci trovi?
Devo portare Sarah in salvo.”
“Mio nonno ha altre cose per la testa, in questo
momento.”
“Ah si? Tipo?”
“E’ lui il padre della mia sorellina. Ha interrotto
il battesimo. A quanto pare è stata Cassie a falsificare il
test di paternità.”
“Beh, francamente mi dispiace per la bambina, ma non credo
che questo lo terrà lontano da me e Sarah.”
“Invece sì, perché tutti i suoi sforzi
adesso saranno concentrati sul far arrestare Cassie e convincere mia
madre a tornare con lui! Inoltre, è proprio per evitare che
Bill gli dicesse la verità che ho agito in questo
modo.”
“Bill ti ha giurato che non dirà niente?”
“Si.”
Non è che glielo avesse giurato davvero, ma Lizzie era
sicura che Bill avrebbe taciuto. Si avvicinò a Jonathan, che
era in piedi davanti al letto su cui aveva posato il borsone aperto.
“Bill mi ama e sa che io non potrei perdere di nuovo Sarah.
Non mi farà mai una cosa del genere.”
“Però potrebbe sempre trovare un modo per
prendersela con me.”
“No, non lo farà.”
“Come fai ad esserne tanto sicura?”
Lizzie si avvicinò ancora di più a lui, non
rompendo il loro contatto visivo. Il suo cuore aveva preso a battere
più velocemente, ma sapeva quello che voleva. Se ne era resa
conto mentre stava parlando con Bill.
“Lo so, perché gli ho detto che non posso perdere
neanche te.”
Jonathan si sentiva vulnerabile. Era passato troppo tempo da quando si
era sentito amato. Troppo tempo dalla morte di Tammy. Da allora non
aveva mai avuto nessuna al suo fianco. Si sarebbe sentito come se
avesse tradito Tammy. Eppure in quel momento la vicinanza di Lizzie lo
stava stordendo. Non provava sensi di colpa nei confronti della sua ex
moglie deceduta, ma solo il bisogno di sentire Lizzie ancora
più vicina. Fu lei ad annullare la distanza da loro e ad
avvicinare le labbra alle sue. All’inizio fu esitante, non
sapendo come avrebbe reagito lui, ma, vedendo che non la respingeva,
approfondì il bacio, subito ricambiata da lui.
*******
Cassie era seduta in cucina, ad attendere il ritorno di Josh. Oppure,
sarebbe stato meglio dire che sperava nel ritorno di Josh. Lui aveva
cercato di metterla in guardia, di farle capire che le cose sarebbero
potute sfociare in grossi guai, ma lei non lo aveva ascoltato. Lei era
andata dritta, sulla via della vendetta, senza pensare delle
conseguenze. Aveva creduto che tutti le avrebbero dato il loro
sostegno, che il fine giustificasse i mezzi, invece adesso si ritrovava
con Beth e Rick che la odiavano. Finalmente udì la macchina
di Josh entrare nel vialetto e si alzò. Forse lui avrebbe
urlato, di sicuro sarebbe stato furioso, ma potevano ancora sistemare
le cose. Lei aveva bisogno di crederlo. Fu quando si voltò
sentendolo entrare nella stanza e vide il suo sguardo, che le sue
sicurezze vacillarono.
*******
Beth osservava la sua bambina dormire con il cuore a pezzi. Era
sconvolta e non vedeva Rick da quando aveva lasciato la chiesa. Quella
nuova rivelazione rischiava di rovinare per sempre il loro rapporto.
Cosa ne sarebbe stato di lei e di sua figlia? Alan sicuramente avrebbe
preteso che si trasferissero nuovamente a Villa Spaulding, ma lei non
sapeva cosa voleva. Avrebbe voluto avere la possibilità di
sapere la verità fin dal principio e non illudersi di poter
avere un futuro sereno al fianco di Rick. Si sentiva ingannata. Non
avrebbe mai creduto che Cassie potesse essere capace di tanto.
Immaginava quanto odio dovesse provare per Alan dopo la morte di Tammy,
ma trovava ingiusto quello che aveva fatto.
*******
Guardando il bicchiere che aveva davanti, Bill, per un istante, si
chiese se non fosse troppo presto per darsi all’alcool.
Dopotutto, era un interrogativo stupido, dato che era già il
terzo giro che faceva. Pensava di aver avuto la vittoria in mano, ma
quello che gli aveva detto Lizzie aveva cambiato tutto. Aveva capito
che ora l’aveva persa e non poteva fare niente. Continuare
con i suoi propositi di vendetta non sarebbe servito a nulla, solo a
distruggere Lizzie e non era quello che voleva. Fu sorpreso di vedere
Rick Bauer sedersi al suo fianco. L’uomo ordinò un
whisky. Bill stava per chiedergli cosa ci facesse in uno squallido bar
fuori città il giorno del battesimo di sua figlia, ma
l’uomo lo precedette, facendolo desistere da fare domande.
“Non voglio parlare. Se mi sono seduto qui è
perché è l’unico posto libero, quindi
non dire niente, va bene?”
Bill si limitò ad annuire. In fondo neanche lui aveva voglia
di parlare.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Capitolo
13
Josh aveva preso una decisione, mentre tornava a casa. Sapeva che
sarebbe stato difficile da accettare per Cassie, ma lui non poteva
più vivere in quella casa.
“Sono passato a prendere le mie cose.”
“Le tue cose? Che vuoi dire?”
“Che vado via. Credo che fra noi sia finita.”
“Cosa? Non puoi dire sul serio!”
“Invece sì. Non riesco a rimanere con te, dopo
quello che hai fatto. Mi dispiace, Cassie, ma le nostre azioni hanno
sempre delle conseguenze.”
“Ma noi possiamo superare questo! Ho fatto un casino, ma
vedrai che sistemerò tutto.”
“E come? Pensi che Beth e Rick saranno in grado di
perdonarti? Ti sei comportata in modo egocentrico! Hai messo la tua
sete di vendetta davanti a tutto!”
Vennero interrotti dl campanello. Ancora scossa all’idea di
perdere Josh, Cassie andò ad aprire. Un poliziotto stava
sulla soglia.
“Signora Shayne? Le devo consegnare questo atto di notifica.
Dovrà presentarsi in tribunale la settimana
prossima.”
Cassie prese la busta che aveva davanti con mani tremanti e
ringraziò il poliziotto con un filo di voce. Quando chiuse
la porta, Josh la stava fissando.
“Non posso crederci! Alan sa muoversi in fretta!”
“Ti consiglio di trovarti un buon avvocato, Cassie. Adesso
vado a fare la valigia.”
“Che cosa? Vuoi lasciarmi da sola in un momento del
genere?”
“Mi dispiace, Cassie, ma questo non cambia le cose. Ormai ho
deciso di andare via.”
/***/
Il pianto di Sarah aveva interrotto Lizzie e Jonathan, che si
guardarono per un momento imbarazzati. Fu Lizzie ad avvicinarsi al
lettino e prendere in braccio la figlia.
“Che succede, amore? Hai fame?”
Jonathan la guardava, mentre Lizzie accarezzava i capelli di Sarah, per
farla calmare. Dopo un attimo di esitazione, dovuto alla confusione che
aveva dentro per il bacio, Jonathan andò in cucina, per
tornare pochi minuti dopo con il latte per Sarah. Mentre la piccola,
ancora in braccio alla mamma beveva, Lizzie guardò Jonathan.
“Se sei davvero deciso a lasciare di nuovo Springfield,
questa volta verrò con voi. Non posso più
separarmi da voi, Jonathan. Voglio stare insieme alla mia
famiglia.”
Jonathan annuì, andandosi a sedere vicino a Lizzie e
cingendole le spalle con un braccio.
/***/
Beth lasciò che il telefono suonasse, senza rispondere
neanche quando entrò in funzione la segreteria. La voce di
Alan riempì il silenzio nella stanza.
《 Beth, sono io, Alan. So che mi hai chiesto del tempo e io voglio
concedertelo. Vorrei solo che riflettessi su quello che ho da proporti.
Tu e la bambina stareste meglio a Villa Spaulding, non credi? Ti
prometto che ti lascerò tutto lo spazio che vuoi anche se
sarai alla villa. Mi sentirei solo più tranquillo. Aspetto
tue notizie. Ricorda solo che non rinuncerò a mia figlia. 》
Beth si passò una mano fra i capelli. Cosa avrebbe fatto?
/***/
Jonathan rimise Sarah nel lettino. Si era riaddormentata in braccio a
Lizzie.
“Jonathan, ti dispiace se vado un po' da mia madre? Vorrei
starle un po' vicino.”
“Certo, vai pure.”
“Ok, allora ci vediamo più tardi.”
Jonathan sorrise, annuendo. Lizzie si avvicinò a lui e, un
po' impacciatamente, gli diede un bacio sulla bocca, per poi prendere
la giacca e uscire. Jonathan rimase a fissare la porta dalla quale
Lizzie era appena uscita per qualche momento, poi prese il cellulare
dalla tasca e chiamò Reva.
“Sono io. Ho bisogno di parlarti, puoi venire qui
subito?”
“Certo, ma che succede?”
“Ci sono novità.”
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Capitolo
14
Lizzie trovò Beth assorta nei propri pensieri. E come darle
torto? Non sarebbero stati tempi felici, quelli che
l’aspettavano e, se lei fosse partita veramente con Jonathan
e Sarah, non avrebbe potuto farle da sostegno. Le avrebbe, anzi, dato
un pensiero in più. Eppure, proprio l’esempio
della madre, che si era sempre battuta per far avere ai suoi figli un
futuro stabile e sereno la spingeva a rimanere ferma sulla sua idea di
seguire Sarah e Jonathan.
“Ciao mamma.”
“Ciao tesoro.”
“Come va?”
“Sono così confusa... Non so cosa devo
fare.”
“Mi dispiace per quello che è successo.”
“Alan non mollerà. Mi ha già proposto
di trasferirmi a Villa Spaulding.”
“E tu cosa vuoi fare?”
“Non lo so. E’ successo tutto così in
fretta, ma non credo di avere molte possibilità. Se non
accettassi la sua proposta, inizierebbe una battaglia senza fine e tu
sai bene che tuo nonno non è tipo da fermarsi davanti a
niente. Sarebbe capace di portarmi via la bambina e questo non potrei
mai sopportarlo.”
Lizzie annuì, sapendo che la madre aveva ragione.
“Oh, Lizzie, proprio a te vengo a parlare di queste cose! Con
tutto quello che hai passato con Sarah…”
“Ecco, mamma, a proposito di questo, ci sarebbe una cosa di
cui vorrei parlarti.”
*****
Jonathan fece accomodare Reva. La donna capì subito il
motivo di quella chiamata improvvisa.
“E’ arrivato quel momento, vero? Il momento in cui
mi dici che tu e Sarah dovete partire e andarvene.”
“Più o meno. Solo che, stavolta, Lizzie
verrà con noi.”
“Sicuro che sia una buona idea?”
“Lei vuole venire a tutti i costi. Io non ero molto convinto
all’inizio, ma credo anche che Sarah inizi ad avere bisogno
della madre al suo fianco.”
“Solo Sarah?”
Reva era sempre stata una donna lungimirante e il suo intuito non
sbagliava quasi mai. Jonathan sapeva di non poterle mentire.
“Beh, forse non solo lei. Sono stato a lungo da solo e so che
non dimenticherò mai Tammy, tuttavia, questo periodo passato
con Lizzie è stato… bello. E’ bello non
dover affrontare tutto da solo.”
“Hai tutto il diritto di rifarti una vita, Jonathan. Inoltre,
Lizzie è la madre di tua figlia e trovo rassicurante sapere
che sarete tutti insieme. Allora, quando partirete?”
“Non lo so, a dire la verità. Non possiamo
rimanere ancora a lungo qui. Alan potrebbe scoprire tutto da un momento
all’altro ed è per questo che ho voluto vederti.
Può darsi che non ci sarà tempo per i saluti,
potremmo dover partire senza preavviso. Volevo solo che tu fossi
preparata.”
“Jonathan, per quanto io odi l’idea di saperti
lontano, la tua incolumità e quella di Sarah, e di Lizzie a
questo punto, sono la cosa più importante per me. Per cui se
partire vi terrà al sicuro, io sarò serena. Anche
se non avrò la possibilità di
rivedervi.”
“Grazie mamma.”
Jonathan abbracciò Reva, grato dell’affetto e del
sostegno.
*****
Beth era stata in silenzio, ad ascoltare tutta la storia di Lizzie. Le
aveva rivelato tutto, riguardo a Jonathan e Sarah. Adesso che Lizzie
aveva terminato il suo racconto, Beth decise di dire la sua.
“Jonathan ha ragione, tenere Sarah qui, a portata di mano di
Alan, è troppo pericoloso.”
“Mamma, voglio essere sincera con te. Se Jonathan e Sarah
partono, io vado con loro. Non posso separarmi un’altra volta
da mia figlia.”
Beth mise una mano su quella della figlia.
“Non potrei pensare altrimenti, tesoro. Ed è
giusto così. Dovete partire.”
“Il fatto è che l’idea di lasciarti in
questa situazione mi fa stare male.”
“Starò bene, Lizzie. Io e tua sorella ce la
caveremo. In fondo, se Alan è il padre, non posso escluderlo
dalla sua vita. Tutto si risolverà, vedrai. Tu devi
prenderti cura di Sarah. Hai avuto quella bellissima e inaspettata
seconda possibilità, non lasciartela sfuggire.”
“Dici sul serio?”
“Ma certo!”
Beth le fece una carezza, pensando a quanto fosse cresciuta e maturata
Lizzie.
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
Epilogo
*** Sei mesi dopo ***
Josh e Reva si incontrarono per caso all’esterno del Company.
“Ehi.”
“Ciao Reva. Come stai?”
“Bene, e tu?”
“Beh, è iniziato un nuovo capitolo della mia vita.
Ma dimmi, hai sentito Cassie, di recente?”
“Si, è in vacanza in Grecia con i bambini. Non
pensavo che Alan avrebbe fatto cadere le accuse contro di lei
così, di punto in bianco.”
“Credo che il merito sia di Beth. Immagino che abbia
accettato di tornare a Villa Spaulding alle sue condizioni.”
“Già. Mi dispiace che fra te e Cassie le cose non
si siano aggiustate.”
“Credo che non fosse proprio possibile. Non penso che
riuscirò mai a perdonare il suo comportamento.”
“Capisco. Adesso devo andare, a presto.”
Mentre si allontanava, Reva rifletté su quello che era
successo negli ultimi mesi. Beth era tornata a Villa Spaulding e, come
supposto da Josh, doveva aver chiesto in cambio che le accuse contro
Cassie cadessero nel dimenticatoio. Sua sorella aveva deciso di
prendersi una pausa da tutto quanto e aveva preso armi e bagagli, e
bambini, ed era partita per un lungo viaggio. Poco dopo, anche
Jonathan, Lizzie e Sarah avevano deciso di lasciare la
città. Da allora non ne aveva più avuto notizie,
ma era sicura che, insieme, si stessero rifacendo una vita felice e
tranquilla.
***Lontano da Springfield***
Lizzie aveva appena messo la piccola Sarah nel suo lettino, dopo averla
addormentata. Jonathan la stava osservando, già disteso nel
letto. Quando Lizzie lo raggiunse, la prese fra le braccia.
“Sai, sono veramente contento che tu sia venuta con
noi.”
“Bene, mi fa piacere sentirlo, perché non eri
molto entusiasta quando l’ho proposto,
inizialmente.”
“Avevo solo paura che non fosse quello che volevi realmente.
Insomma, una vita da fuggiaschi non è il massimo a cui si
può aspirare.”
“Non importa che tipo di vita avremo, l’importante
è essere insieme.”
Jonathan la baciò, portandola sotto di sé.
Sicuramente quando, mesi prima, Jonathana aveva fatto ritorno a
Sprignfield non aveva immaginato che le cose sarebbero finite in quel
modo, ma adesso Sarah aveva entrambi i genitori vicino e la loro
relazione si faceva ogni giorno più intensa. Magari un
giorno avrebbero potuto fare ritorno dai loro cari e vivere una vita
senza doversi nascondere da Alan.
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