Capitolo 4. Emozioni sbagliate.
Sono bagnata
fradicia. Non ha smesso di piovere nemmeno per un secondo.
Ed io
ovviamente
sono in ritardo. Ulteriormente di più a causa di quel medico
idiota. Anche
correre sta diventando inutile.
Mi fermo un
attimo, sono sfinita. Non ho più fiato.
Guardo
l’orologio. Sono le 7.30. Motoki mi ammazzerà
davvero questa volta. Anzi mi
licenzierà sicuro ed io dovrò andare a vivere
sotto i ponti.
Forse dovrei
chiedere i danni a quel baka. Dopotutto è un dottore e
sicuramente i soldi non
gli mancano.
Sospiro.
Alzo
gli occhi al cielo. E’ inutile fare questi pensieri. Tanto
rimuginare non mi
farà arrivare prima a lavoro.
Tanto
quell’idiota non lo rivedrò più. Per
fortuna.
Tanto tra
poco
sarò morta. Sfortunatamente.
Devo pensare
ad
un piano B. Dove andrò ora che verrò licenziata?
Aish, sono
io
una vera idiota! Perché sono così?
Perché non me ne va dritta una?
Cammino,
preoccupata. No, forse amareggiata. Oppure rassegnata?
Mi fermo.
Assolutamente! Non voglio assolutamente perdere il posto! Devo riuscire
ad
evitarlo in qualche modo.
Idea. Forse
se
corrompessi Motoki riuscirei a passarla liscia?
Forse se
usassi
la “sua ragazza” riuscirei a sopravvivere?
Forse Seiya
metterà una buona parola per me ed io eviterò di
essere cacciata?
Impossibile.
Tutte
e tre le opzioni.
Magari fosse
così. Magari Motoki fosse influenzabile. E’
così preciso sul lavoro. Così
testardo.
“Uff!”
Non
c’è
speranza. Solo un miracolo potrebbe salvarmi.
Ah, che
triste
il mio destino. Mi sembra di essere la protagonista sventurata di un dorama.
Ma non posso
farci niente. Purtroppo.
Ricomincio a
camminare. Furiosamente.
Dovrei
essere
vicina al bar. Al mio amato maid
café.
Ho fatto
così
fatica ad ottenere questo lavoro. Un abile barista come me.
Così versatile.
Così competente a preparare caffè e cappuccini.
Così brava a servire ai tavoli.
Ah, quanti anni spesi a studiare il mondo della ristorazione.
Di nuovo
sospiro.
Dovrei
pensare
al lato positivo della questione. Sono molto preparata. Non
sarà poi la fine
del mondo essere licenziata.
O almeno
credo.
Forse no. C’è sempre la crisi economica di mezzo.
Uff, in che
razza di situazioni mi vado ad infilare.
E uff,
questa
pioggia mi sta facendo impazzire. Non riesco a capire se sono vicina al
locale
perché anche la nebbia non accenna a diminuire.
Non
è proprio la
mia giornata. Nemmeno il tempo è dalla mia parte.
“Usagi!”
Il rumore
dell’acqua che scorre sulla terra sembra simile al mio nome.
“Usagi!”
Di nuovo.
Qualcuno
mi sta chiamando davvero. Questa voce.. di chi è?
La sento
distante,
ma riesco a percepirne il calore.
“Usagi!”
E’
una voce
insistente, ma allo stesso tempo è come se mi avvolgesse.
“Usagi!”
Vedo una
sagoma
nera. Si sta avvicinando.
Un codino
svolazzante viene verso di me, con un grande ombrello in mano.
“Seiya…”
Seiya
è davanti
a me. Affascinante come sempre. Ancor di più con addosso la
divisa da butler. Il suo volto
sembra luminoso
anche in questa giornata uggiosa. I suoi occhi neri risplendono. E il
suo
sorriso è sempre spiazzante. Lo sto guardando ammirata. O
forse, imbambolata.
“Sei fradicia! Potevi portarti un
ombrello!
Finirai per ammalarti in questo modo.”
Che figo, mi
sta
sgridando. Ah, Seiya che si preoccupa per me riempie il mio cuore di
gioia.
“Se non fossi uscito per buttare
l’immondizia non ti avrei vista nuotare tra tutta questa
acqua!”
Ah. Ah. Ah.
Fai
lo spiritoso. Ti diverte prendermi in giro, a giudicare dalla tua
risatina.
Mi piace,
però.
“Guarda,
stavolta non è colpa mia. Se tu sapessi..”
Non faccio
in
tempo a finire la frase che mi mette una mano dietro la schiena e mi
avvicina a
lui. Sotto l’ombrello, ovviamente.
Sento il
viso
paonazzo. Un po’ per l’emozione. Un po’
per la vergogna.
“Va bene, me lo dici non appena entriamo
nel
bar.”, mi ribadisce facendomi
l’occhiolino.
Che
significa?
Non riesco a capire, ma sono talmente felice che mi tenga vicino a lui
che
niente mi importa più.
Né
di maledire
la pioggia. Né di quel baka
idiota.
Né di Motoki che probabilmente mi licenzierà.
Silenziosamente.
Ci avviciniamo silenziosamente davanti la porta del nostro locale.
Un momento.
Un
brivido percorre la mia schiena. Non si tratta della mano di Seiya, che
sento
calda, morbida al tocco e che vorrei non si staccasse più da
me.
Non posso
non
pensare al mio capo che mi ucciderà non appena
varcherò la soglia. Cosa posso
fare?
Mi fermo un
attimo. Sono leggermente terrorizzata.
“Che ti prende, Usagi?”
Seiya mi
guarda
con fare interrogativo. Anzi mi scruta proprio, con fare accigliato.
E toglie
pure la
sua mano da me. Sfortunatamente.
Forse
penserà
che sia pazza. O addirittura lo sta pensando proprio ora.
“Ehm..”
Riesco a
borbottare
solo questo. Caspita come sei fifona, Usagi!
“Sei sicura di stare bene?”
Bene? No,
non
sto affatto bene. Mi sento girare la testa, a causa della
preoccupazione.
“Beh, ecco. Il fatto è
che…”
Di nuovo non
riesco a concludere la frase. Il viso di Seiya si avvicina al mio.
Riesco a
vedere alla perfezione la forma dei suoi occhi, il loro colore. Sento
il calore
della sua fronte appoggiata alla mia.
Vorrei
morire in
questo momento. Tutte queste emozioni in così poco tempo.
“Non hai la febbre.”,
mi dice con un
gran sorriso. Poi si ritrae da me.
È
così
premuroso. Così sexy.
Mi piace un
casino.
Io credo di
essere rossa. A giudicare dal fuoco che sento avvampare sul mio volto.
“Me-meno male.”
Riesco a
balbettare solo questo, mentre, ancora in uno stato di shock, Seiya mi
trascina
all’interno del bar.
Maledetto!
Mi ha
abbindolato e non mi sono resa conto di essere entrata.
Farsi trascinare dalle emozioni è
sbagliato.
Ma dove
è
andato? È sgattaiolato via in un baleno.
Mi guardo
attorno. Motoki sembra non esserci. Apparentemente. Anche il locale
sembra vuoto.
Di clienti sembra non ce ne siano.
“Ehilà,
buongiorno Usagi!”
Una ragazza
mi
sta salutando. Sbuca da sotto il bancone. Probabilmente stava cercando
qualcosa, visto che quando sono entrata non ho notato la sua presenza.
È
Makoto,
un’amica stretta del proprietario. O forse è
più di un’amica. O è la fidanzata
del capo. Ancora riesco a capirlo. So solo che litigano di continuo, ma
che non
riescono a fare a meno l’uno dell’altro.
“B-buongiorno, Mako-san!”
Mi sorride
dolcemente. È così gentile, Makoto.
Così bella. Quei lineamenti garbati le
danno una gran classe. I lunghi capelli marroni raccolti in una coda perfettamente perfetta, gli occhi verdi
abbelliti con un tocco di mascara e la divisa in perfetto stile maid le donano un’eleganza che
poche
ragazze, a mio avviso, hanno.
“Sei in ritardo oggi,
Usagi…”, mi dice.
Sembra
arrabbiata. Mi sta rivolgendo uno sguardo sprezzante. O così
pare.
“Ehm, mi spiace. Posso
spiegare…”
Non so cosa
dire. Anzi lo so, in realtà. Un cretino mi ha investito e ha
causato il mio
ritardo.
“Non è la prima volta che
arrivi tardi.”
Cattiva.
Questa era
cattiva, Mako-san. È vero, ma stavolta è diverso.
Devo potermi
difendere.
“Hai ragione, ma vedi la
verità è che..”
Mi fermo. Mi
sta
scrutando e sembra ridere sotto i baffi. Non è molto seria.
“Ahahahah!”
Ride per
davvero.
Perché sta lasciando il bancone e mi sta venendo incontro?
“Usagi sei uno spasso!”,
mi dice.
Uno spasso?
Mi
sento più un fenomeno da baraccone adesso. Ti stai prendendo
gioco di me, Mako!
“Non preoccuparti! Ti è andata
bene perché oggi
Motoki non viene!”
Mentre
pronuncia
quelle parole, mi tira una pacca sulla schiena. Anche molto forte.
Anche
facendomi leggermente male.
“Davvero?”
Non posso
ancora
crederci. Lui non c’è. Sento i fuochi
d’artificio sbucare fuori la mia testa.
“Non farai mica la spia, Mako?”
La guardo
con
sospetto. Non si può mai sapere. È meglio mettere
le cose in chiaro.
“Certo che no, Usagi. Ti
difenderò sempre
contro quel cretino di Motoki!”
Ride
fragorosamente. È una donna crudele contro il ragazzo che le
piace, ma a me sta
bene così.
“E tu?”, dico
rivolgendomi a Seiya, che
nel frattempo era sbucato dal magazzino con una confezione di acqua
minerale,
ma che aveva sentito tutto il discorso.
“Io? Sono una tomba!”,
mi risponde in
maniera così naturale che mi fa sciogliere come un
ghiacciolo al sole.
Ah, mi sento
più
leggera. Che fortuna che il capo non ci sia oggi!
“Ma dove è andato?”,
chiedo incuriosita a
Makoto.
“Pare che sia passato in ospedale ad
incontrare un medico che altri non è che un suo vecchio
amico rientrato a Tokyo
da poco.”
Un sorriso
nasce
involontariamente sulle mie labbra. Mako mi guarda divertita
perché sul mio
viso traspare la felicità.
Tiro un
sospiro
di sollievo.
Grazie.
Grazie
Seiya.
Grazie Mako.
Grazie Dio.
Grazie
soprattutto
a te amico-dottore. Oggi mi hai salvato la vita.
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