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di __aris__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo: L'offerta ***
Capitolo 2: *** Deal! ***
Capitolo 3: *** Porte aperte ***
Capitolo 4: *** Posso dire una follia? ***
Capitolo 5: *** Stella blu ***
Capitolo 6: *** La partenza degli eroi ***
Capitolo 7: *** Un mondo di ghiaccio ***
Capitolo 8: *** Heroes ***
Capitolo 9: *** Villans ***



Capitolo 1
*** prologo: L'offerta ***


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Hans entrò nella sala del trono sorridente. Il suo sorriso gli aveva fatto conquistare la principessa Anna di Arendelle, quel sorriso lo aveva fatto ritenere dalla regina Elsa un calcolatore arrivista; lo stesso sorriso aveva indotto il suo tribunale a ritenerlo solo un infimo criminale che non avrebbe meritato pietà. Non che ne desiderasse dai suoi fratelli o tanto meno da suo padre! Nemmeno ne voleva da tutti i dignitari di corte che adesso lo guardavano dall’alto in basso con il naso dritto mentre fino a poche settimane fa si sperticavano in inchini improbabili perché, sebbene ultimo in linea di successione, un giorno il principe Hans avrebbe potuto decidere delle loro sorti.
Tanto valeva mantenere quel sorriso amichevole fino alla fine anche perché mostrare una qualsiasi altra espressione non gli avrebbe salvato la vita.
Il principe camminò lungo il tappeto rosso al centro della grande navata circondato da tutta la corte al gran completo che mormorava al suo passaggio. Due guardie ed una pesante palla di metallo ai piedi gli facevano da scorta. “Hans, George, Theodor, Herbert von Quart delle Isole del Sud …” tuonò il re appena fu ai suoi piedi.
Avete dimenticato il mio titolo padre! Hans, George, Theodor, Herbert von Quart principe delle Isole del Sud!” lo corresse il prigioniero con un inchino esclusivamente scenico.
Con la tua viltà hai dimostrato di essere indegno del tuo titolo. Non sei più un principe ma solo un comune usurpatore!” intervenne uno dei fratelli. Quale non aveva importanza: il cipiglio di quelle parole era troppo perché Hans potesse dubitare che del suo titolo gli importasse meno dei ferri vecchi del boia.
Basta Fridrik!” il re alzò una mano imperioso per sedare quella inutile disputa “Hai tradito la fiducia di un regno nostro alleato nel più vile dei modi. Hai macchinato laidi complotti e messo in pericolo delle vite umane solo per saziare la sete di potere ed hai fallito. Per tutti questi crimini io, re Albert terzo delle Isole del Sud, ti disconosco come figlio e principe di questo reame e ti condanno a morte mediante decapitazione. La tua condanna sarà eseguita domani all’alba. Raccomanda l’anima a Dio, se ancora ne hai uno.” Detto questo il monarca si alzò dal trono mentre quello che fino a poco tempo prima era suo figlio si inchinava accettando la pena. L’assemblea si sciolse muta, quasi fosse stata composta di fantasmi, ed Hans fu riportato senza troppi complimenti alla sua cella da dove rimirò per l’ultima volta il tramontare del sole ed il sorgere della luna.
Nessuno venne da lui, nemmeno le guardie per portagli del pane talmente vecchio da essere immangiabile, e tutti lo lasciarono in quella cella di pietra fredda dove il giaciglio era ruvida paglia. l’indomani qualcuno gli avrebbe tranciato di netto la testa con un scure ma Hans avrebbe rifatto tutto allo stesso modo. Non era pentito di nessun inganno, tantomeno delle sue macchinazioni! Il pentimento non lo sfiorava nemmeno in quel momento! In fondo la sua casata aveva conquistato il trono grazie ad inganni ed omicidi e nessuno aveva mai dato segno di pentimento.
Ma i vostri antenati avevano conquistato il trono, voi no principe Hans. Voi avete fallito ed è per il vostro fallimento che morirete!” Dal buio una voce stridula ruppe il silenzio prima che un fumo violaceo si spargesse nell’aria. La nuvola si dissolse e comparve un uomo che a stento si poteva definire tale: il colorito verdognolo ed il suo strano abbigliamento in pelle lo rendevano più simile ad un coccodrillo che ad un essere umano. Il volto raggrinzito lasciava vedere i denti gialli, scoperti da un ghigno che metteva i brividi ancora di più dell’ira di Elsa.
Chi siete voi? E come site giunto fin qui?
Il visitatore fece un profondo inchino “Rumpelstiltskin al vostro servizio!
Il Signore Oscuro! Hans aveva sentito dei racconti su questo stregone provenire da terre lontane, sapeva chi aveva davanti e la paura lo divorò in un lampo.
Non abbiate paura, principe, sono qui per proporvi un patto che è nel vostro interesse, e … sono sicuro accetterete.” Spiegò l’altro con estrema cordialità, quasi con allegria.
Perché dovrei credervi? So che chi contrae con voi non ha scampo.”
Rumpelstiltskin si fregò le mani divertito “Coloro che stringono un patto con me sono persone che non accettano il prezzo dei loro affari. Ma voi principe siete in una posizione diversa …” l’incantatore rise freneticamente ed istericamente “Non siete voi che avete cercato me, ma io che sono venuto da voi. Tra poche ore il boia vi taglierà la testa … a meno che non accettiate la mia proposta.”
Chi mi dice che non mi farete uccidere ugualmente?” l’uomo si accorse solo in quel momento che le sue spalle toccavano le pareti della prigione, evidentemente la paura lo aveva fatto arretrare istintivamente.
Se vi volessi morto non sarei … qui!” rispose con disgusto osservando la cella.
Il principe sorrise contagiato da quella figura che restava per metà avvolta nell’ombra: “Cosa volete da me? Non ho più ricchezze ed i miei averi sono solo questi stracci.
Un gomitolo d’oro comparve tra le mani di Hans che lo fisso a bocca aperta “Io produco l’oro, non sarei qui per una cosa tanto banale! Voglio concedervi la possibilità di tornare ad Arendelle e conquistare il trono. oltre che di allungarvi considerevolmente la vita.”
Era un sogno? Magari era già morto e non lo sapeva! No, calma: quello che il mago gli stava proponendo doveva essere un tranello. Non c’era scampo dai contratti con l’Oscuro Signore! Mai! “Tornare ad Arendelle? E come?” domandò titubante.
Posso riportarvi al giorno dell’incoronazione della regina Elsa.” Spiegò con ovvietà.
E cosa vorreste in cambio? Avete detto che tutti gli affari hanno un prezzo, dunque qual è il vostro?
Siete molto più sveglio di quanto il vostro bel faccino faccia immaginare altezza! In cambio di una vita che duri più delle prossime quattro ore vi chiedo di catturare la Regina Elsa per me.”
Hans storse la bocca incredulo “Catturare Elsa? E come?
Con questa!” Rumpelstiltskin fece svolazzare una mano per far apparire un’ampolla dorata “Non dovrete fare altro che aprirla davanti alla regina ed il potere dell’ampolla farà il resto. Poi potrete raccontare ciò che vorrete ed appropriarvi del regno di Arendelle.”
Hans rifletté per qualche istante: sembrava troppo bello per essere vero! Ma se i racconti della Foresta Incantata erano veri allora il trabocchetto era sicuramente dietro l’angolo. “Perché non lo fate voi?
L’altro storse il naso; non si aspettava che il principe decaduto fosse tanto sveglio, ma non aveva importanza: il premio era troppo ghiotto perché Hans lo potesse rifiutare: in un colpo solo avrebbe conquistato un trono e la vendetta su coloro che lo avevano catturato. Hans avrebbe accettato sicuramente! “Diciamo che mi sento magnanimo. Pensate alla mia proposta principe: vi basterà dire accetto prima che la lama del boia vi tagli il collo!” dicendo questo lo stregone scomparve e nella cella rimasero solo i raggi della luna assieme al condannato a morte.

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Capitolo 2
*** Deal! ***


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Com’è bella l’alba!
Anche quando sta solo per arrivare.
Anche quando sai che è l’ultima cosa che vedrai.
Il sole si avvicinava sempre di più schiarendo il cielo; appena sarebbe stato visibile dalle torri di guardia il carceriere avrebbe condotto Hans al patibolo. Ormai era solo questione di minuti.
Il principe decaduto era rimasto immobile a fissare quella piccola porzione di cielo che la sua cella gli offriva: l’aveva vista passare dal blu profondo ad un azzurro via, via più tenue ed adesso vedeva le nuvole tingersi di rosa come se il pensiero della sua morte mettesse in imbarazzo. Ma perché mai le nuvole avrebbero dovuto imbarazzarsi della morte di un uomo empio?
Se qualcuno lo avesse osservato durante la notte avrebbe potuto pensare che il peso dei suoi crimini gli avesse minato la mente ma non era così. Hans aveva riflettuto incessantemente alla proposta di Rumpelstiltskin dibattuto tra l’urgenza della vendetta e la paura che farsi decapitare sarebbe stata una fine migliore di quella che gli avrebbe riservato il Signore Oscuro.
Non doveva accettare.
Non poteva rifiutare.
Non voleva morire.
Il cielo si tinse di rosa e dopo poco il carceriere arrivò con il tipico ghigno di chi si fa forte di una posizione di superiorità inalterabile “È una bella mattina per morire prigioniero Hans.”
Il detenuto non rispose mentre si alzava da terra. Dunque era il momento! Hans non aveva mai davvero pensato alla morte, anche se aveva avuto mesi di tempo, ed adesso sentiva distintamente che, sebbene privo di alcun rimpianto, una parte di lui urlava perché voleva rimanere strenuamente aggrappata alla vita.
Siete ancora in tempo principe!” la voce dell’Oscuro gli bisbigliò nelle orecchie come una folata di vento ma il principe la ignorò mentre la guardia legava le catene e chiudeva i lucchetti blaterando qualcosa sulla perdita del titolo nobiliare e della sua spavalderia. Anche alla fine della sua vita veniva deriso e criticato! Non erano bastate le umiliazioni a cui lo avevano sottoposto i suoi fratelli perché non avrebbe mai avuto una corona sua; adesso ci si metteva anche quello zotico!
“Potrebbe non essere la vostra fine principe! Siete ancora in tempo. Accettate!” la voce del mago tornò nella sua testa più subdola di prima.
Adesso basta! Non sono un giocattolo da tormentare! Lasciatemi morire in pace!” Hans si accorse di aver parlato ad alta voce solo quando sentì i pugni ed i calci del carceriere lacerarli le costole ed il ventre.
La guardia ghignò arricciando il naso: “Sei fortunato! Cane figlio di un re ho l’ordine di non farti troppo male, ma tu azzardati un’altra volta a parlarmi in quel modo e ci arriverai strisciando dal boia!
Pensateci ancora un po’ principe, fino a quando la lama del boia non toccherà il vostro collo.” Intervenne per l’ultima volta l’Oscuro.
Due guardie grosse come armadi arrivarono per rimettere Hans in piedi e sorreggerlo con malagrazia nei suoi ultimi passi. Il corteo percorse tutte le prigioni, un giro d’onore che i carcerieri decisero di concedergli per la gioia degli altri detenuti, e poi, sempre facendo la strada più lunga possibile, arrivò davanti ai cancelli del palazzo reale. Sebbene fosse prima mattina si era radunata una piccola folla per assistere all’esecuzione: la corte al gran completo seduta su un palco costruito per l’occasione, ma anche il popolo ordinatamente allineato dietro i soldati in grande uniforme con le picche bel alzate.
Hans camminava con le mani incatenate dietro la schiena e la palla di piombo che lo accompagnava tutte le volte che usciva dalla cella legata ai piedi. Appena i popolani lo videro iniziarono a tirargli ortaggi ed insulti, ma nonostante tutto Hans manteneva un contegno fiero e regale, quasi non temesse la morte.
Il Re si alzò dal suo scranno e tutti tacquero: “Hans, George, Theodor, Albert von Quart la tua infamia ed il tuo disonore marchieranno il nome di questa casata per generazioni. Solo la tua condotta riprovevole ti ha condotto alla morte. Saresti dovuto essere un principe umile che accetta con gioia ciò che il futuro gli riserva invece di ordire vanamente trami ed inganni per beffarti della sorte. Non ti chiederò se sei pentito perché negli animi viziati come il tuo non ci può essere il pentimento. Che sia eseguita le sentenza!” tuonò facendo svolazzare il mantello.
Le guardie aprirono i lucchetti e la camicia vicino al collo. Solo in quel momento apparve il boia per condurre Hans al ceppo sul quale sarebbe stato decapitato. L’uomo incappucciato non parlava, si limitava a camminare maestosamente in quel palco di cui era il signore assoluto.
Prima che Hans potesse inginocchiarsi il re parlò ancora “Condannato a morte, cosa desideri sia inciso sulla tua lapide?
Hans  guardò verso il trono sorridente: “Accetto!
D’improvviso tutto e tutti scomparvero sostituiti da fumo viola. Poi anche il viola si dissolse in alti mille colori o mille non colori. Si ritrovò in uno spazio indefinito ed indefinibile  di cui non avrebbe nemmeno potuto dire se fosse buio o illuminato: non c’erano colori e forme, solo Hans il Principe decaduto che si guardava attorno spaesato e spaventato.
Sapevo che avreste accettato principe.” Il Signore Oscuro apparve alle sue spalle “Ma vorrei chiedervi il motivo.”
Detesto le prediche sulla modestia della mia famiglia. Sono io che decido il mio destino non loro.” Sibilò Hans sbarrando gli occhi.
Lo stregone rise istericamente “Siete davvero meraviglioso principe! Tutto il vostro odio, e la vostra superbia! Sarebbe stato un vero peccato lasciarvi morire.
Hans guardò il suo interlocutore con perplessità “Non sono morto dunque?
Avete accettato la mia proposta, ricordate? Adesso siamo in un luogo dove tempo e spazio non esistono.”
Perché?” tutte le risposte del mago portavano una quantità infinita di altre domande, ma il principe poteva dare vce solo a quella che raggiungeva per prima una forma compiutaò
Perché devo istruirvi su alcune cose. Vedete i viaggi nel tempo sono complicati perché cambiano sempre qualcosa.”
Che volete dire?
Che quando arriverete ad Arendelle non sarà tutto come all’incoronazione di Elsa. Nemmeno io posso dire cosa cambierà ma dovete essere preparato.” Spiegò girandogli intorno.
Quindi non è detto che Elsa congeli il regno?
Tremotino mostrò tutti i denti in una smorfia che definire sadica era un eufemismo “Non temete per quello. Non ha mai imparato ad usare i suoi poteri: le hanno insegnato a temerli, a nasconderli; non a dominarli. Non sa che la magia si basa sull’emozioni e non sulla forza di volontà. Più temerà i suoi poteri e più questi faranno del male. È destinata ad esplodere comunque.”
Ed io dovrei imprigionarla prima o dopo che ciò avvenga?
L’Oscuro si portò un dito al mento con movenze teatrali “Credo che vi convenga dopo aver annunciato il fidanzamento con la principessa Anna.”
Potrei sedurre Anna in qualunque momento!” rispose Hans con sufficienza.
Spavaldo ed intraprendente! Se il vostro cuore fosse puro sareste un eroe perfetto. Ma veniamo a noi. Prima che torniate ad Arendelle devo darvi alcune cose.” Tremotino schioccò le dita ed apparvero tre oggetti: un’ampolla dorata, uno specchio ed una bacchetta magica.
Cosa sono?”
Rumpelstiltskin  si sfregò le mani: “L’ampolla vi servirà per intrappolare Elsa. Non dovrete fare altro che aprirla mentre lei userà la sua magia. Lo specchio è magico e vi permetterà di vedere cosa succede in qualunque posto vogliate: pensate ad un luogo o a qualcuno in particolare e voilà la magia è fatta! Mentre questa è la bacchetta di una fata madrina, può spezzare qualsiasi sortilegio ed opporsi a qualunque magia.”
Se Elsa finisce imprigionata il sortilegio non si scioglierà da solo?
La magia si spezzerebbe solo se la regina morisse, ma Elsa sarà viva ed in ottima salute nella sua cella.”
Perché non lo sciogliete voi?
Per un momento l’espressione del mago fu indecifrabile prima di cercare di essere sorridente; anche se in modo molto poco convincente. “Lo faccio solo per permettervi di tornare dalla Principessa Anna come l’eroe salvatore. Imprigionate la regina e poi agitate la bacchetta in aria pensando all’estate, sono sicuro che ne sarete capace.”
Come farò a parlare con voi se mi dovesse servire?
Vi consiglio di non invocare il mio nome a meno che non abbiate terminato il vostro compito. Quando tornerete indietro nel tempo nemmeno io ricorderà del nostro accordo e se vi trovo con uno solo di questi oggetti potrei pensare che me li abbiate rubati e vi schiaccerei come una lumaca. Ma se avrete portato a termine la missione che vi affido nel modo in cui vi dirà potrei essere molto più propenso a credervi. Adesso andate e buona fortuna Principe Hans delle Isole del Sud.
Con un gesto della mano il mago sparì ed Hans si ritrovò nuovamente circondato dal fumo viola. In pochi secondi gli sbuffi presero forme definite: navi con tanto di alberi e vele; una collina scoscesa sulle cui pendici era arroccata una cittadina; un ponte che conduceva ad un promontorio dove si erigeva un castello maestoso. Appena le forme si riempirono di colori Hans capì di essere tornato ad Arendelle.
Subito sentì qualcosa agitarsi tra le gambe e rivolse lo sguardo verso il basso dove ritrovò il suo amato cavallo perfettamente sellato e bardato, scalpitante per il desiderio di esplorare il regno. Con affetto Hans gli accarezzò il collo “Adesso Zeus, aspetta solo un momento.” Disse prima di smontare dal destriero per cercare il domi di Rumpelstiltskin. La ricerca non richiese troppo tempo perché l’Oscuro li aveva fatti apparire in una sacca bel legata alla sella: l’ampolla, la bacchetta e lo specchio rilucevano ipnotici del potere della magia ed il principe afferrò lo specchio quasi privo di volontà.
Era interamente fatto d’oro, con una rosa serigrafata dietro mentre la parte in vetro era di forma allungata. Immediatamente le parole dell’Oscuro gli tornarono alla mente e pensò alla regina Elsa. Il suo riflesso scomparve immediatamente, come se fosse fatto d’acqua, ed al suo posto comparve una sontuosa camera da letto all’interno della quale Elsa camminava nervosamente su e giù ripetendo una specie di filastrocca “Celare, domare, non mostrare”. Forse avrebbe dovuto trarre conforto da quelle parole ma sembrava sempre più agitata mentre si stropicciava le mani con aria preoccupata. In effetti con tutto quello che stava per succedere ne aveva tutte le ragioni! Dopo qualche respiro profondo si sfilò i guanti, li appoggiò accuratamente su un tavolo e prese i soprammobili che vi erano poggiati. In pochi secondi gli oggetti di ricoprirono di ghiaccio ruvido appuntito e spesso. La regina li fece cadere entrambi con il terrore negli occhi rimanendo a fissarli spaventata fino a quando non fu chiamata per l’incoronazione, allora si infilò i guanti ed uscì con l’espressione di un condannato.
Non preoccupatevi Maestà! Presto le vostre sofferenze finiranno presto …”
Hans ripose lo specchio nella sacca e risalì su Zeus diretto all’incontro con Anna promettendosi che questa volta sarebbe finita diversamente.

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Capitolo 3
*** Porte aperte ***


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La principessa Anna di Arendelle sbirciò da ogni singola finestra del castello, partendo del pian terreno fino alle torri,  per ammirare lo spettacolo della gente che era arrivata per l’incoronazione di Elsa: il porto era pieno di velieri; ghirlande ed insegna reali erano appese praticamente ovunque, e sul ponte in pietra che conduceva all’entrata del castello camminavano tantissime persone: uomini, donne e bambini provenienti da tutti i reami, ciascuno diverso dall’altro. Anna era trepidante e frizzante per l’emozione: per un giorno (uno soltanto!) le porte del castello sarebbero state aperte ed avrebbe potuto parlare con qualcuno che non fosse appeso in un quadro. Di corsa scese dalla torre più alta scansando il personale ed urlando scuse a destra e sinistra, per fare prima ad un certo punto scivolò perfino sulla ringhiera dello scalone distruggendo per l’ennesima volta l’armatura posta ai suoi piedi.
Principessa Anna vi prego!” la voce di Gerda fece tremare Anna. La domestica era sempre molto gentile con lei, anche quando la rimproverava usava modi particolarmente comprensivi non dovuti solo al fatto di parlare con la sua principessa. “Oggi tutti vi guarderanno e vi osserveranno. Voi siete la principessa di un regno antico e non è detto che non incontriate un principe che vi chieda in moglie.” Disse la donna aiutando Anna a ricomporre l’armatura.
Dici davvero? Potrei incontrare un principe? Io?” Anna si indicò con il dito indice completamente presa alla sprovvista. In effetti non aveva pensato che tra tante persone avrebbe potuto incontrare anche il Suo Pincipe.
Certo principessa. So che adesso siete troppo giovane per certe cose ma tra qualche tempo il vostro matrimonio diventerà una questione molto delicata, per tanto sarebbe bene dare la migliore impressione di cui sarete capace.” Spiegò la domestica.
Certo Gerda. Starò più attenta da adesso in poi.” Anna la rassicurò con affetto ma in realtà i suoi pensieri erano completamente occupati dall’incontro con il principe. Già si vedeva la protagonista della più romantica delle storie d’amore: il colpo di fulmine, le chiacchierate fino all’alba, la proposta di matrimonio per cui il suo principe si sarebbe inginocchiato ai suoi piedi, il matrimonio con i bambini ed uno splendido lieto fine. Già lo vedeva davanti a sé: alto, elegante e dagli occhi gentili; l’uomo più bello ed affascinante del ricevimento.
Comportatevi da principessa, non pattinate per i corridoi e non camminate sui tetti.”
Si, si … va bene … mi comporterò da vera principessa.” ma Anna trotterellava felice verso le porte del castello. Voleva essere lì davanti nel momento in cui si sarebbero aperte per vedere subito da vicino tutte quelle persone. Per essere puntuale non aveva nemmeno salutato la sua confidente Giovanna che però non le rispondeva mai, forse era troppo impegnata a non cadere da un cavallo perennemente imbizzarrito.
Due soldati alti più di due metri picchettavano il portone in attesa che suonassero le dieci, quando Anna li raggiunse parlava ad alta voce tra sé e sé dell’imminente incontro con il bel principe ma i soldati rimasero impassibili fino a che l’orologio non suonò i dieci fatidici rintocchi.
Aprite, aprite … presto! L’attesa mi sta uccidendo!” li incitò immediatamente la principessa battendo le mani per l’emozione. I soldati eseguirono l’ordine ed Anna si fiondò in mezzo a tutti quei forestieri. Sentire tutte quelle voci parlare in tante lingue differenti era rigenerante dopo anni di porte chiuse; c’era un po’ di confusione ma dopo tutto il silenzio che l’aveva circondata fin dall’infanzia era comunque piacevole. Le raccomandazioni di Gerda furono presto dimenticate: Anna si muoveva come una bambina che entra per la prima volta in una pasticceria, incuriosita da ogni cosa che vedeva correva e saltellava allegra da un posto all’altro senza guardare molto dove metteva i piedi. Era tutto troppo bello e vivace perché qualcosa potesse essere ignorato!
Girando tra le vie del borgo Anna perse la cognizione del tempo fino a quando non vide una coppia di sposi camminare abbracciati. Lui era molto bello, con gli occhi chiari ed i capelli biondi; indossava una casacca rossa con ricami argentati e teneva una spada dall’elsa in oro legata alla cintura. Lei era altrettanto bella: i suoi capelli erano neri come l’ebano, la pelle bianca come la neve e le labbra rosse come il sangue; indossava un abito bianchissimo ed alcuni fiori bianchi le ornavano l’acconciatura. Anna immaginò che si trattasse di sovrani di un qualche reame lontano di cui non aveva sentito parlare perché le loro vesti e le loro movenze erano davvero eleganti. I due si accorsero di essere osservati e la principessa corse via imbarazzata più veloce che poté fino a quando non urtò qualcosa di morbido che la fece cadere a terra.
Scusatemi signorina! Non volevo farvi male!” quel qualcosa aveva una voce maschile. Una bella e calda voce maschile.
Oh … no, no … è colpa …. “ Anna rimase a bocca aperta vedendo cosa, o meglio chi aveva urtato. Aveva degli occhi verdi così luminosi! I capelli rossi rilucevano sotto al sole di luglio in modo assolutamente abbagliante! Ed il sorriso era da mozzare il fato! “… mia … è colpa mia che non guardo dove vado.
L’uomo le tese la mano per aiutarla ad alzarsi “State bene?
Bene? Si … alla grande …” Anna provò a recuperare un po’ di autocontrollo ma più ammirava il proprietario di quella mano tesa e più si convinceva di non aver mai visto nessuno più belo di lui. Non che avesse visto molte persone in vita sua, oltre ai servitori, ma questo era un dettaglio trascurabile.
Permettete che vi aiuti ad alzavi … signorina?
Anna. Sono la principessa di Arendelle.” Rispose lei mentre si tirava su cercando di essere quanto più aggraziata possibile.
Aveva parlato come se di quel titolo non avesse saputo cosa farsene ma alle sue parole l’uomo si inchinò portando una mano sul cuore “Perdonatemi altezza! Spero che questo piccolo inconveniente non diventi un incidente diplomatico.”
Incidente diplomatico? Non vedevo dove andavo e vi sono venuta addosso! Insomma non è successo niente. Certo se aveste urtato mia sorella non saprei … ma io sono solo … io e non dovete temere ripercussioni diplomatiche.” Rispose sorridendo “Scusate ma perché parlate di diplomazia? Chi siete?
Perdonatemi altezza! Io sono Hans George, Theodor, Albert von Quart principe delle Isole del Sud.” Com’era bello poter ripronunciare il suo nome completo di titolo nobiliare! E dire che negli ultimi mesi era diventato solo l’affettuoso appellativo dei carcerieri.
Prima che potesse rispondere le campane suonarono le undici, il segnale che all’incoronazione mancavano pochi minuti ed Anna scappò via “Devo andare … scusatemi principe Hans! … Ehm … l’incoronazione di Elsa … scusatemi ma farò tardi! Ci vediamo al ricevimento d’accordo?
Ai vostri ordini principessa Anna.” Rispose Hans battendo i tacchi e mettendosi sull’attenti. Anna rise sonoramente, doveva essere molto che no rideva in quel modo, e poi scomparve correndo tra la folla.
Rimasto solo Hans si diresse con calma verso la cattedrale cittadina. Per il momento era andato più o meno tutto come l’altra volta; certo non aveva incontrato Anna mentre era a cavallo ma si trattava solo di un dettaglio che non cambiava la sostanza delle cose. Quindi poteva considerare la prima fase del suo piano un successo. Adesso doveva solo dichiarasi ed aspettare che Elsa fosse presa dal panico. Poi Anna sarebbe voluta partire per la montagna del Nord e se l’avesse lasciata andare sarebbe finito nuovamente in carcere ma con la differenza che Tremotino lo avrebbe ucciso prima del boia.
No! Anna non doveva partire! Doveva rimanere ad Arendelle mentre lui imprigionava Elsa e liberava il regno dal sortilegio!
Doveva iniziare a pensare ad una buona scusa per tenerla al borgo. Qualcosa che facesse breccia nel suo piccolo, tenero ed ingenuo cuoricino e che fosse più forte della volontà di recuperare il rapporto con la sorella. Ma cosa? L’altra volta avevano parlato, Anna aveva parlato, esclusivamente di quella porta chiusa e del suo isolamento forzato. Era abbastanza evidente di quanto ossessionata fosse da Elsa e dal perché l’avesse tagliata fuori dalla sua vita. Cosa ci poteva essere di più forte di quell’ossessione?
I doveri verso il regno? No. A lei non importava essere una reale.
Tenere a bada il branco di avvoltoi che tra poche ore avrebbero iniziato a spartirsi il cadavere di Elsa prima ancora di averlo? Probabilmente l’avrebbero mangiata come antipasto, inghiottendola in un sol boccone.
Voglio vedere la sfilata dei cavalieri!” Hans sentì una bambina protestare ma era troppo concentrato sui suoi piani per prestarle attenzione. La piccola aveva due trecce bionde fermate con nastrini dello stesso rosa del vestito, mentre la madre, che le teneva la mano, indossava un vestito verde chiaro completato con la tipica cuffietta di Arendelle che lasciava scappare qualche ciocca dorata.
Sei troppo piccola figlia mia e davanti a noi ci sono troppe persone.” Rispose la madre della piccina accarezzandola.
Come posso fare allora?” la bimba non dava segno di volersi rassegnare.
Signora, ci scusi, senza volere abbiamo sentito sua figlia …” intervenne un uomo che indossava una elaborata giubba rossa accompagnato da una donna con un abito bianco “ … e ci chiedevamo se volesse permettere a sua figlia di assistere alla parata con noi.”
Ma voi chi siete?” chiese la madre osservando attentamente i forestieri.
Io mi chiamo David e lei è Biancaneve. Dato che siamo i sovrani del reame della Foresta Incantata avremo di posti in prima fila e …” queste parole catturarono completamente l’attenzione di Hans: l’altra volta non c’era nessuno proveniente da quel reame! Aveva sentito parlare di loro, sapeva che avevano combattuto contro la Regina Cattiva e l’avevano vinta in un epica battaglia  e da allora la strega era praticamente sparita dalla circolazione. Senza dubbio erano coraggiosi ed impavidi e non sarebbero rimasti a guardare.
“Oh mamma dai! Ti preeegooooooooooooooo!” la bambina congiunse le mani ed iniziò a fare gli occhi dolci alla madre. Non aveva nemmeno lasciato che David finisse di parlare.
Io non so …” ma mamma non sembrava molto convinta: da un lato voleva accontentare la figlia ma dall’altro non si sentiva tranquilla nel lasciarla in compagnia di sue sconosciuti per così tanto tempo.
Stia tranquilla signora le promettiamo che sua figlia sarà al sicuro con noi.” Adesso fu Biancaneve a parlare per rassicura la donna. Aveva una voce gentile, naturalmente dolce che ispirava immediatamente fiducia “Quando l’incoronazione sarà finita riporterò personalmente la bambina a casa sua.
Oh non serve altezza. Vi aspetterò io fuori dalla chiesa.”
Grazie mamma! Graziegraziegrazie!” la bimba era talmente felice che saltellava dalla gioia ma la mamma la fermò per farle qualche raccomandazione.
Ascoltami bene Lene: fa la brava, comportati a modino e non fare arrabbiare le loro altezze.”
Ok!
Vi ringrazio davvero Altezza.” la donna si inchinò a Biancaneve ma lei la fermò prendendole le mani sorridente.
Gli amici mi chiamano solo Biancaneve.
Hans deglutì: quando l’inverno sarebbe arrivato quei due non solo non sarebbero rimasti a guardare ma si sarebbero anche battuti per la cosa giusta da fare! Potevano essere un bel problema!

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Capitolo 4
*** Posso dire una follia? ***


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Elsa entrò nella cappella palatina con passo solenne preceduta dal corteo reale mentre un coro di voci bianche aumentava l’atmosfera mistica. Prima di lei erano entrati il vescovo, i soldati in alta uniforme e la principessa Anna; chiudevano la processione i ministri ed i consiglieri reali. Tutti rimasero incantati dalla bellezza delle ragazze: Anna era raggiante nel suo abito verde, mentre Elsa sembrava quasi una creatura ultraterrena: altera ed elegante, sembrava portare tutta la solennità del momento sulle sue spalle.
La cerimonia fu maestosa: il celebrante pronunciò le frasi di rito con voce austera e consegnò ad Elsa lo scettro ed il globo d’oro; lei si tolse i guanti con estrema cura e prese i monili in mano mentre recitava il giuramento di fedeltà al regno di Arendelle, alle sue leggi, alle tradizioni ed al popolo. Appena ebbe finito ridiede frettolosamente gli oggetti al vescovo e si rimise i guanti il più velocemente possibile. Adesso che Hans osservava la scena per la seconda volta capiva lo sforzo che quel momento le aveva richiesto: tutti pensavano che fosse nervosa perché si assumeva la responsabilità di un regno molto antico, ma al principe non erano sfuggite le occhiate che aveva lanciato alle sue mani di tanto in tanto temendo di trovarle i simboli del potere avvolti dal ghiaccio. Probabilmente quello doveva essere il momento che temeva di più di tutti i festeggiamenti.
Terminata la cerimonia la regina Elsa di Arendelle uscì dalla chiesa con la testa bassa, quasi volesse non farsi notare anche se tutti gli non le toglievano gli occhi di dosso. Sussurrando si ripetevano i “com’è bella!” “com’è elegante!”, oppure “che bel vestito!”. Nessuno sembrava prestare attenzione ad Anna: non che non fosse una bella ragazza ma il magnetismo e la regalità di Elsa la facevano semplicemente sfigurare. Solo Hans le sorrise e lei arrossì violentemente all’istante.
Il ricevimento fu splendido: l’intero palazzo era stato decorato con fiori e candelabro ovunque, l’orchestra suonava ininterrottamente e la maggior parte degli ospiti volteggiavano a tempo di valzer. Sembrava che tutti si stessero divertendo ed avessero dimenticato l’isolamento del regno: una nuova regna ed una nuova epoca si apriva per Arendelle. Ad un certo momento il gran ciambella batté il proprio bastone per terra facendo silenzio “La regina Elsa di Arendelle!” annunciò indicando la sua destra, da dove arrivò Elsa; poi indicò la direzione opposta “La principessa Anna di Arendelle!” e molto più impacciatamente Anna fece il suo ingresso nel salone. Tutti gli ospiti si inchinarono riverenti prima di essere presentati uno alla volta alle reali. Il gran ciambellano declamava il titolo dell’invitato che si avvicinava, si inchinava e recitava una formula di rito e venivano salutati con un’altra formula di cortesia imposta da secoli di tradizione.
La corona val bene la noia!” ripeteva una voce nella testa di Hans per costringerlo a rimanere sorridente mentre quell’interminabile rituale proseguiva.
Il principe David e la principessa Biancaneve dal Reame della Foresta Incantata.” Hans alzò gli occhi nella loro direzione sentendo l’ansia salire nello stomaco: non mancava molto al momento in cui Elsa avrebbe congelato tutto e lui non aveva trovato una soluzione per tenere Anna e loro due ad Arendelle! Sentì lo stomaco stringesi e la mascella serrarsi automaticamente: questa volta non poteva e non doveva fallire!
Il principe Hans George, Theodor, Albert von Quart delle Isole del Sud!” il suo nome risuonò potente nel salone ed il principe si avvicinò allo scranno reale.
Ben venuto Principe. La vostra visita è un grande piacere.” Disse Elsa con un sorriso di circostanza. Dava l’impressione di non credere molto alle sue parole, ma in fondo si trattava solo di una frase di cortesia dettata dal cerimoniale di corte!
Hans si inchinò: “Il mio più grande piacere è di potervi presentare personalmente i miei omaggi, Maestà.” Poi si rivolse verso Anna e le baciò la mano con eleganza, lei arrossì e fece per farfugliare qualcosa ma uno sguardo particolarmente severo della sorella maggiore la fece desistere, così si limitò a sorridere imbarazzata. Mentre si allontanava per attendere l’inizio delle danze Hans sorrideva trionfante dentro di sé: questa volta Anna sarebbe stata talmente invaghita di lui che avrebbe fatto lei stessa la proposta di matrimonio!
Appena il gran ciambellano ebbe finito di annunciare l’ultimo invitato Elsa fece un passo avanti “Gentili ospiti dei Reami vicini e lontani, a nome di Arendelle vi ringrazio di essere qui!” parlava con voce cristallina, tenendo le man giunte in grembo con un aspetto talmente composto da colpire tutti per l’umiltà che dimostrava. Aspettate e vedrete, pensava Hans quando sentiva elogiare Elsa per il suo decoro.
Ancora una volta il gran ciambellano batté il suo bastone sul pavimento “Che il ricevimento abbia inizio!” ed immediatamente l’orchestra iniziò a suonare una danza veloce e la pista da ballo si riempì di nuovo.
Non è fantastico Elsa?” Ad Anna brillavano gli occhi: le porte aperte erano meravigliose! Tutte quelle persone che parlavano, danzavano, sorseggiavano vino e si divertivano erano una visone splendida! “Vorrei che fosse sempre così!
Si, è molto bello. Piace anche a me; ma non riaccadrà più.” Elsa parlò in un sussurro tenendo gli occhi bassi tenendosi i gomiti con le braccia. Nemmeno si degnò di guardare la sorella. La gioia di Anna svanì e la principessa si allontanò dal palco reale con tutta la velocità di cui fu capace.
Mi offrite il prossimo ballo principessa?” Anna si fermò vedendo una mano guantata di bianco davanti al naso.
Principe Hans! Che bello vedervi!” sorrise sinceramente contenta “Sarà un piacere ballare con voi!
Hans sorrise a sua volta e cinse immediatamente la ragazza per la vita, prima di iniziare a volteggiare nel salone assieme agli altri invitati.
Cosa vi è successo principessa? Qualcosa non va?
Diamoci del tu vi va? In fondo sono solo Anna.
Come preferisci Anna!” le regalò un altro sorriso “Ti ho vista andare via … per caso hai litigato con la Regina?
Lei abbassò la testa “Si ostina a non volere nessuno nel castello. Da domani mattina le porte si chiuderanno ed tutto tornerà come prima.”
Hans sorrise ancora. Povera Anna! Se solo sapesse! “Sono sicuro che non voleva ferirti.” Disse dolcemente.
Gli occhi di Anna si riempirono di lacrime “Ma sono anni che tiene tutto e tutti dietro una porta chiusa! Io … Io …
Sentendo che iniziava a singhiozzare Hans decise di portarla lontano dal ricevimento “Vieni, andiamo in un posto più tranquillo.” e lei annuì con un altro singhiozzo. Raggiunsero il giardino dove l’aria era profumata dai fiori e riempita del chiarore della luna. “Raccontami tutto. Sono un amico, puoi fidarti di me.” Disse porgendole un fazzoletto bianco.
Elsa ed io … una volta … eravamo inseparabili: giocavamo nella neve, pattinavamo, stavamo sempre insieme … ma poi non so perché non ha più voluto stare con me o con nessuno! Si è chiusa dentro la sua camera! Non ne uscita nemmeno quando sono morti i nostri genitori. Tutti mi hanno chiesto dove fosse … e lei non c’era.” Raccontò con voce triste poi ricominciò a piangere “Mi dispiace; non dovrei annoiarti così, mi dispiace!
Hans le mise un braccio sulle spalle: “Non preoccuparti! So che vuol dire avere dei fratelli maggiori.
La curiosità vinse la tristezza e la principessa smise di piangere “Hai dei fratelli più grandi?
Sono l’ultimo di tredici figli! Pensa tre di loro hanno perfino finto che fossi invisibile, per ben due anni. Ma non vuol dire niente, tra fratelli funziona così.” Rimaneva sorridente e di buon umore, per Anna era evidente che cercasse di tirarle su il morale. Pian piano ci riuscì: Anna tornò sorridente, in poco tempo mostrava ad Hans ogni angolo del palazzo.
Risero, scherzarono, giocarono e scivolarono su ogni pavimento. Anna non si era mai divertita tanto dall’infanzia: dopo tanto tempo aveva trovato una persona completamente compatibile con lei: Hans capiva tutte le sue battute, finiva ogni sua frase e sembrava addirittura leggerle nel pensiero; in due ore era completamente innamorata del Principe delle Isole del Sud. Hans non era solo il suo principe azzurro, ma la sua anima gemella. L’altra metà della mela!
Posso dire una follia?” quando Hans esordì con queste parole erano sulla torre dell’orologio, con i piedi penzoloni nel vuoto. Il quadrante dell’orologio alle loro spalle era illuminato dall’interno, la luna splendeva nel cielo rendendo l’atmosfera romanticamente idilliaca.
Dimmi!
Ti va di sposarmi?
Posso dire una cosa ancora più folle? Si!” Hans si alzò e sollevò Anna per la vita, le fece roteare in aria e la baciò. La baciò come si bacia una giovane ragazza che non conosce nulla, con dolcezza ed un po’ di forza (giusto quello che bastava per rendere il suo primo bacio indimenticabile).
 
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Tenendosi la mano i fidanzati tornarono nel salone per chiedere la benedizione di Elsa alla loro unione. Anna era il ritratto della felicità; vedeva già la sua vita con Hans: il giorno del matrimonio, la luna di miele, i figli. Tutto nella sua mente era così perfetto!
Il Principe delle Isole del Sud le sorrideva amorevolmente mentre pensava a come farla restare ad Arendelle. Anna era coraggiosa ed impavida, sebbene di un ingenuità spaventosa, e David e Biancaneve sicuramente sarebbero intervenuti in qualche modo. La verità, anche se detestava ammetterlo, era che iniziava a sentire la pressione salire e le mani sudare. Per fortuna Anna non se ne sarebbe accorta anche se non avesse portato i guanti.
Elsa!” Anna chiamò la sorella sventolando la mano incurante degli invitati che la osservavano.
Anna, dov’eri?” la regina li raggiunse subito. Era talmente composta nei movimenti che riusciva quasi a mettere soggezione tanto era elegante.
In giardino, ma ascolta.” La principessa prese le mani della regina saltellando dalla gioia “Ti ricordi di Hans George, Theodor, Albert von Quart delle Isole del Sud vero?
Ehm … si … ma che succede?” rispose la maggiore confusa.
Hans si schiarì la voce e fece un passo avanti: la parte dell’affascinante principe era sempre la sua preferita! “Maestà vorrei chiedervi il permesso di sposare vostra sorella.” annunciò con un inchino.
Cosa?” benedizione? Matrimonio?
Elsa io ed Hans siamo due anime gemelle! Siamo fatti l’una per l’altro!
Anna calmati!” Elsa cercò di interrompere i saltelli della sorella stando attenta a non toccarla “Non puoi sposare qualcuno che hai conosciuto solo oggi.
Posso se tra noi c’è vero amore!” insisteva l’altra “Certo ci vorrà qualche giorno per la cerimonia e dobbiamo ancora decidere alcuni dettagli ma … “ poi si rivolse ad Hans  prendendogli il braccio “Vivremo qui? E potrò conoscere tutti i tuoi dodici fratelli?
Elsa aveva sentito abbastanza, anche se non aveva ancora capito tutto, ed aveva deciso di riportare immediatamente le cose alla normalità “Anna calma! Non ci sarà alcun matrimonio e nessuno verrà a vivere qui.
Cosa?” Anna spalancò gli occhi mentre la sorella cercava di rimanere tranquilla anche se la conversazione la imbarazzava.
Posso parlarti, da sola?
No! Qualsiasi cosa tu voglia dirmi lo puoi fare davanti ad entrambi!” proferì Anna offesa.
Va bene” Elsa prese un profondo respiro per darsi coraggio “Non puoi sposare un uomo che hai incontrato adesso!
Ma è vero amore!
La regina sospirò “Cosa sai tu del vero amore?
Sicuramente più di te che passi le giornate escludendo tutti!
Sebbene si sentisse ferita da quelle parole Elsa si impegnò per non perdere il controllo “Avete chiesto la mia benedizione e la mia risposta e no.” Poi si allontanò con lo sguardo basso “Chiudete le porte il ricevimento è finito.”
Tutti si voltarono stupiti verso la sovrana ed Hans sorrise interiormente perché tra poco sarebbe impalliditi tutti.
Anna corse verso la sorella e nel tentativo di fermarla le prese un guanto “Elsa aspetta!
Ridammi il guanto!” ordinò la maggiore tendendo la mano ancora coperta.
No!” urlò l’altra al limite della sopportazione “Io non riesco più a vivere così!
Elsa sentì l’aria congelarsi nei polmoni. Mai aveva sentito tanto ghiaccio nel cuore “Allora vai!” la disperazione era talmente profonda che sembrò rabbia e quando si accorse di aver detto la cosa più sbagliata si diresse verso la porta in silenzio.
Elsa!?” addirittura cacciarla da castello? Le lacrime arrivarono fino alle ciglia ma non voleva piangere!
Anna basta.” Non poteva reggere ancora per molto: se avesse perso il controllo …. No! Non poteva!
Perché escludi tutti? Di cosa hai paura?
Prima di aprire la porta Elsa di voltò verso la sorella “Ho detto basta!” senza che se ne accorse la mano libera dal guanto si mosse e davanti a tutti apparve un semicerchio di spuntoni di ghiaccio.
Stregoneria! Lo sapevo che nascondevano qualcosa!” un vecchietto con gli occhiali tondi si avvicinò al ghiaccio mentre gli altri erano ancora colpiti dallo stupore “Lei è una strega! Un mostro!” urlò indicando la regina che scappò via senza dire una parola.

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Capitolo 5
*** Stella blu ***


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Strega! La regina è una strega!” ripeté per l’ennesima volta il Duca di Weselton “Dobbiamo fermarla prima che ci congeli tutti!”
Dopo la brusca interruzione del ricevimento Elsa era scappata congelando mezza città e facendo perdere le proprie tracce sotto un’improvvisa nevicata. Adesso gli invitati si trovavano nella sala del Gran Consiglio del regno: la stanza era dominata dalla grande tavola rotonda in legno massiccio attorno al quale si erano riuniti i dignitari degli stati esteri invitati all’incoronazione. Anna avrebbe voluto correre dietro la sorella ma Hans l’aveva trattenuta, anche fisicamente, consigliando prudenza.
Mia sorella non è una strega!” Anna rispose al Duca con aria piccata incrociando le braccia al petto “Lei non farebbe male a nessuno! È spaventata, tutto qua.”
Weselton divenne paonazzo con il fumo che gli usciva letteralmente dalle orecchie “Con tutto il rispetto, Altezza, vostra sorella stava per congelare un bambino innocente oltre che me. L’avete vista tutti? E come mi spiegate questo improvviso inverno?” molti dei presenti annuirono o pronunciarono esclamazioni di assenso.
Statemi a sentire mani…” manichino con la parrucca, avrebbe detto Anna, ma Hans la bloccò.
Ascoltate Duca capisco la vostra preoccupazione ma non vi sembra che se la regina avesse voluto congelare tutto e tutti lo avrebbe fatto prima di fuggire? Voi avete visto della magia fredda sfiorarvi i baffi ed io una donna spaventata che implorava di starle lontani. La regina è dotata di grandi poteri e sono sicuro che saprà riportare l’estate.” Il principe delle Isole del Sud recitava la sua parte con intensità perfetta: la voce rassicurante, la mano stretta attorno alle spalle della fidanzata per darle coraggio, gli occhi limpidi e brillanti che emanavano sincerità e fiducia. Adesso era il momento di cambiare il suo destino!
Ma voi non capite … Lei è pericolosa …
Siete voi che non capite Duca perche la paura vi acceca.” Una donna vestita di bianco si fece avanti: quella discussione durava da più di un ora e per tutto il tempo era rimasta in disparte mentre Anna cercava di convincere i suoi ospiti che Elsa non aveva tentato di uccidere nessuno.
E perché bella fanciulla voi dovreste capirne più di me? Siete appena una bambina, cosa credete di aver visto che io non conosco già?” chiese Weselton con tono mellifluo.
Io sono la principessa Biancaneve.” Rispose l’altra con dolcezza ed una serie di oh si levarono nella stanza. “Conosco la magia, specie quella oscura anche troppo bene e vi posso assicurare che Elsa non è una strega cattiva. Siamo tutti spaventati ma non per questo dobbiamo aggredire qualcuno ingiustamente. Io sono sicura che Elsa non abbia voluto fare del male a nessuno, sono sicura che non volesse congelare nulla, e sono certa che saprà sciogliere il sortilegio.
Tutti iniziarono a guardarsi l’un con l’altro: la storia di Biancaneve era nota in ogni reame, lontano e vicino, la giustizia con cui lei e David stavano ricostruendo il loro regno era decantata ovunque: nemmeno contro la Regina Cattiva avevano cercato vendetta, addirittura l’avevano liberata dopo averla resa inoffensiva. Se lei si esponeva così veementemente per una persona che aveva appena visto il suo pensiero meritava sicuramente una certa considerazione!
“Cosa proponete?” chiese qualcuno ricoperto di medaglie e decorazioni.
Devo consultarmi con un’amica prima … ma credo che se qualcuno riuscisse a parlare con la Regina, lei potrebbe sciogliere l’incantesimo.”
E con chi vorreste parlare? Attorno a noi c’è solo neve, chilometri di neve!” Weselton rimaneva scettico anche se non riusciva più a scaldare gli animi di nessuno.
Con una persona fidata. Principessa Anna forse sarebbe meglio che voi veniste con me.”
Appena Biancaneve aveva iniziato a difendere Elsa Anna si era sciolta nel più grande dei suoi sorrisi, così a quella richiesta rispose immediatamente con un vigoroso cenno di assenso.
Biancaneve le tese la mano “Venite …” sorrise con la sua solita gentilezza ed Anna si allontanò da Hans senza che questi potesse fare qualcosa.
Ed adesso cosa facciamo?
Abbiate pazienza Duca. La magia buona soccorre sempre chi ha un cuore puro e sono certo che la principessa Anna lo possegga.” Disse calmo Azzurro rassicurando tutti tranne Weselton che si impose di non dimostrare troppa impazienza nell’attesa.
 
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Dov’è un posto appartato nel giardino?” chiese Biancaneve riflessiva.
Anna sgranò gli occhi “Un posto appartato?
Turchina non verrà mai dove qualcuno può osservarla. Le fate sono creature molti riservate.”
Ah … allora so esattamente dove andare!” Senza indugio Anna prese la mano di Neve e la condusse per il giardino, oltre una piccola porta dove si trovava un roseto. La neve improvvisa iniziava a scendere copiosa sulle rose che appassivano inermi “Era di mia madre … Lo coltivava personalmente prima che morisse. Avresti dovuto vederlo questa mattina … era così bello!” spiegò accarezzando un fiore morente.
Quando la neve passerà le rose saranno ancora più belle di prima.” La rassicurò Biancaneve “Adesso guarda in cielo e cerca la stella blu più splendente di tutte e poi chiama Turchina.”
Anna alzò gli occhi al cielo ma vide solo una distesa sterminata di pesanti nuvole “Ma come farò a vedere la stella?
Il tuo cuore è puro, concentrati e lei verrò da te.” spiegò Neve.
La principessa si impose di avere fede in ciò che Biancaneve le diceva: alzò gli occhi al cielo convincendosi che sopra di lei c’era la stella blu e piano, piano ebbe l’impressione di vederla, oltre le nuvole un cielo stellato. “Fata Turchina per favore aiutami a salvare Arendelle!
Il corpo celeste parve muoversi da dove si trovava ed avvicinarsi volando fino a che non fu riconoscibile una donna dalle dimensioni piccolissime, vestita di azzurro e con una bacchetta in mano. “Principessa Anna ho sentito la tua invocazione così forte che non potevo ignorarla!” poi salutò Biancaneve come se le due si conoscessero da molto tempo.
Turchina, Elsa ha provocato tutto questo ed è scappata via. Nel castello nessuno crede che sia possibile rimediare ed al borgo sono tutti spaventati. Io non capisco … Elsa non ha mai mostrato …”
I suoi poteri?” la interruppe benevolmente Turchina “Devi sapere che Elsa è nata con un grande potere ma fin da piccola ha cercato di reprimerlo e contenerlo.”
Ma perché non me lo ha detto?
La fata si avvicinò ancora un po’ e roteo la bacchetta. L’acconciatura di Anna si sciolse e davanti ai suoi occhi apparve il ciuffo color ghiaccio “Da piccola ti hanno tolto il ricordo dei poteri di Elsa perché accidentalmente ti fece del male. Quella ciocca di capelli è tutto ciò che rimane di quel giorno. il resto della storia lo sai già.”
Mano a mano che la fata parlava l’espressione di Anna diventava sempre più confusa: “Sei stata tu a cancellarmi la memoria?”
No bambina, ma so chi può averlo fatto.”
Non capisco … ed adesso come faccio? Se non fermo la neve per Arendelle non c’è speranza!
Solo Elsa può spezzare la magia. Dovete trovarla ed insegnarle a padroneggiare il suo dono. Una grande minaccia aleggia sul tuo Regno.
Andrò immediatamente! Dov’è mia sorella?
Turchia agitò ancora la bacchetta facendo apparire l’immagine di un castello di ghiaccio “Esci dal fiordo e dirigiti alla montagna del Nord; lì Elsa sta costruendo il suo rifugio.”
Grazie Fata.”
Arrivederci principessa. E ricorda: l’inverno non sarà l’unica prova che il tuo regno deve affrontare.”
Che vorresti dire?” chiese Biancaneve
Non lo so con preciso … posso solo dirti che avverto della magia oscura nelle vicinanze e sono sicura che non tarderà a manifestarsi.” Poi riprese a volare verso il poso da cui era venuta.
Grazie Fata.”
Grazie ancora.”
 
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Quando Biancaneve ed Anna tornarono nella sala del Gran Consiglio la tensione nell’aria era palpabile.
Sappiamo come spezzare il sortilegio.” annunciò Anna entrando.
Cosa vi ha detto?” il principe David fece largo alla moglie ai bordi del tavolo.
Che solo Elsa può rompere l’incantesimo e che bisogna trovarla.” Biancaneve emanava una certa autorevolezza che tranquillizzò tutti i presenti: adesso sapevano come far smettere di nevicare e per il momento tanto gli bastava.
Io partirò per la montagna del Nord …” Anna era rimasta in piedi non vedendo l’utilità di quel consesso. Se fosse dipeso da lei sarebbe già partita verso la Montagna del Nord ma Neve aveva insistito dicendo che non poteva abbandonare anche lei il regno così improvvisamente.
Anna non è prudente!” disse Hans sapendo che quello era il momento di agire.
Ma io non ho paura ed avrei lasciato il regno a te, sono sicura che saresti stato un ottimo reggente!
Piccola, ingenua e dolce Anna! “So che non hai paura ma sarebbe meglio che tu rimanessi ad Arendelle.
Hans ha ragione. Ricordi cos’ha detto Turchina? Ci aspettano prove ben peggiori di una nevicata fuori stagione ed è meglio essere prudenti se si tratta di magia oscura.” Intervenne Biancaneve.
“Magia oscura?” Weselton non aveva perso una sillaba della conversazione “Sapevo che qui stavano architettando qualcosa di grosso! Ma non pensino di gabbarmi!” sussurrò tra sé e sé.
Magia oscura? Chi lo ha detto?” qualcuno fece eco spaventato.
“Non importa chi signori. Sappiate che il nemico è alle porte e che Arendelle non cederà.” Hans si rivolse agli invitati seguendo il copione del salvatore innamorato: sarebbe partito per la montagna del Nord, avrebbe catturato Elsa e sciolto l’inverno. Nessuno avrebbe sospettato che era stato proprio lui a portare la magia oscura nel regno e che la minaccia a cui Turchina si riferiva era lui. “Andrò io da Elsa e le parlerò. In fondo se è successo tutto questo è colpa mia.”
Non è colpa tua Hans! Sono stata io a tormentarla ed è giusto che parli io con mia sorella.
Hans sorrise e prese il mento della fidanzata tra le mani “Il tuo posto è qui, guiderai il regno se la minaccia che ha annunciato Turchina dovesse comparire. Saresti più utile qui, con il tuo popolo,  che in mezzo alla neve.”
Anna avrebbe voluto ribattere qualcosa ma le espressioni di Neve ed Hans le fecero lasciar perdere. “Va bene.” Concesse rassegnata dopo una pausa di riflessione.
Io verrò con voi principe Hans.” Porose Azzurro dopo un cenno di intesa con Biancaneve. “La mia esperienza con la magia potrebbe esservi utile.”
Il cadetto sorrise amabile: anche se in quel momento gli avrebbe volentieri stretto il collo fino ad ucciderlo, quella era la classica proposta che non si poteva rifiutare. “Vi ringrazio.” Hans si era liberato di Anna per un cavaliere senza macchia e senza paura, ma non si disperava troppo: anche i cavalieri senza macchia e senza paura devono dormire.

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Capitolo 6
*** La partenza degli eroi ***


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Da solo nella propria camera, Hans delle Isole del Sud preparava le ultime cose per la partenza imminente. In una sacca erano stati raccolti indumenti pesanti, corde, rampini e quant’altro; tutto era sistemato ordinatamente in una borsa di pelle che sarebbe stata legata a suo cavallo. L’altra sacca che avrebbe portato con se conteneva gli oggetti dell’Oscuro: la bacchetta della fata con cui sciogliere l’inverno, lo specchio magico e l’ampolla d’oro in cui rinchiudere Elsa. Tutti gli oggetti brillavano di una strana luce violacea. La bacchetta era una lunga asta di vetro, o almeno a lui sembrava vetro, riempita di scintille dorate, l’ampolla era in oro ma l’oggetto più intrigante era lo specchio: anche questo in oro con fini intarsi a forma di rosa sui bordi e sul retro permetteva di vedere qualunque cosa il suo possessore volesse.
“Elsa” mormorò Hans trascinato dalla sensazione inebriante che dava quell’oggetto. Immediatamente il suo riflesso si dissolse ed apparve la regina di Arendelle che camminava nella neve sulla cima di una montagna rocciosa. Attorno a lei una violenta tempesta. Che fosse naturale o opera di Elsa, ad Hans sembrava che tutto quel vento ululante e quella neve impazzita rispecchiassero esattamente suo il tormento.
Era ancora sconvolta per il litigio con la sorella: camminava tenendo le braccia attaccate al corpo e lo sguardo basso.  All’improvviso si fermò. Immobile come una statua di ghiaccio; il mantello color amaranto che le svolazzava attorno sospinto dal vento era l’unica cosa che si muoveva in tutta la sua fugura.
Celare … domare … non mostrare …. Io ci ho provato!” un sussurro poco distinguibile, nulla più. “Ho provato a nasconderlo … per proteggere Anna … eppure … Che senso hanno avuto i miei sacrifici se per tutti sono il mostro?” Elsa fece volteggiare la mano priva del guanto e stupendi ghirigori di ghiaccio si librarono in aria. “Eppure come fa qualcosa di così bello ad essere mostruoso?
Non siate il mostro che tutti temono!
Quella frase ruggì tra i ricordi del cadetto. Durante la prigionia Hans aveva pensato spesso ad Elsa, più precisamente aveva pensato e ripensato a come si era comportato con Elsa. Per mesi e mesi si era chiesto perché avesse difeso la regina fino al momento in cui Anna stava per morire.
Perché non l’aveva lasciata in balia dei servi di Weseton?
Perché l’aveva supportata durante la prigionia?
Perché le aveva detto quella dannata frase?
Perché non l’aveva lasciata morire sotto quel lampadario? L’enorme lampadario di ghiaccio sarebbe stato una soluzione perfetta: la regina sarebbe morta ed il trono sarebbe di diritto passato ad Anna; quindi, praticamente, a lui. Prima o poi anche Anna sarebbe morta e nessuno avrebbe fatto domande. Eppure aveva istintivamente salvato la vita di Elsa. Era quello l’errore che gli era costato tutto! E dire che, fino a quel momento, non aveva mai anteposto la vita di qualcun altro alla sua. Stupido Hans! Questa volta sarebbe andata in modo diverso. Perdersi in elucubrazioni mentali inutili, ragionare sui perché e sui percome non cambiava la realtà dei fatti: aveva promesso a Rumpelstiltskin di imprigionare Elsa e non voleva scoprire cosa gli sarebbe costato un secondo fallimento.
Da oggi non celerò il mio dono!” senza che se ne fosse accorto l’alba si era avvicinata portando con se una nuova Elsa: l’austero vestito di velluto aveva ceduto il posto all’abito scintillante che la identificava come regina dei ghiacci. Di Arendelle le rimaneva solo la picco coroncina d’oro tra le mani che osservava con espressione triste. La tempesta era cessata ed Elsa contemplava l’oggetto da una terrazza di ghiaccio a picco su un ripido crepaccio “È tardi per tornare indietro: Arendelle è nel passato. Questa è la mia nuova casa … qui potrò vivere senza nascondermi.
Un leggero bussare gli fece nascondere lo specchio mentre la principessa Anna chiedeva il permesso di entrare. Hans le aprì la porta con un sorriso smagliante “Tu potrai sempre entrare.” disse prima di baciarla.
Non devi andare tu!” Per l’ennesima volta Anna cercava di convincere Hans a restare. Lui e David avevano immediatamente preparato i cavalli e le bisacce; in pochi minuti avevano radunato tutto ciò che gli poteva servire per la spedizione ed erano ormai pronti per partire. La principessa aveva provato in tutti i modi a far desistere il suo fidanzato ma questi era stato irremovibile: Arendelle era in pericolo e la principessa doveva rimaner accanto al popolo, così aveva detto Hans raccogliendo l’immediato supporto di Biancaneve e tutti i “ma …” di Anna erano stati respinti prontamente al mittente.
Il principe delle Isole del Sud le prese le mani e se le portò al cuore “Non mi accadrà niente. Promesso! Ed colpa mia se è successo tutto questo …
“Hans no! Elsa è sempre stata …”
Giustamente riservata. Ma io sono stato impulsivo ed ho affrettato troppo i tempi. Ciò che abbiamo fatto avrebbe creato scompiglio anche se non avessi chiesto la mano della sorella della Regina dei Ghiacci. Devo andare da Elsa, scusarmi ed ottenere il permesso di sposarci Anna. È il mio onore a imporlo.” Che bel discorso! Quasi quasi chi credeva anche lui!
La ragazza scosse la testa: non era colpa di Hans ma sua che l’aveva esasperata. Lei aveva combinato quel disastro e lei avrebbe rimediare. Per quanto Hans e Biancaneve avessero provato a persuaderla, Anna si sentiva tremendamente male ed aveva quasi l’impressione di abbandonare su sorella. Per anni aveva pensato solo a sé stessa, alla sua solitudine, ma adesso che sapeva la verità, e che Elsa aveva sofferto molto più di lei, non poteva rimanere senza fare niente! Doveva almeno provare a ricostruire il rapporto con Elsa. “Dovrei andare io al tuo posto.
Il tuo posto è qui, accanto al popolo per difendere il regno. Non dovrai guardarti solo dalla magia oscura che ha percepito la fata ma anche dai nemici che cercheranno di avvantaggiarsi dalla vostra debolezza. Pensa al bene di Arendelle prima di qualsiasi altra cosa. Ad Elsa penseremo io e David.”
Torna da me! Promettilo!” non avrebbe sopportato di perdere anche lui.
Tornerò mia principessa.
Anna si aggrappò alle spalle del principe con occhi luccicanti di lacrime “Riporta Elsa a casa! Dille che non c’è nulla di irreparabile!
Con dolcezza Hans la cullò tra le braccia. “Farò del mio meglio Anna, non posso prometterti di più.” disse sfiorando i capelli rossi con le labbra. Povera, piccola, dolce ed ingenua Anna! Stava per perdere definitivamente sua sorella e si rifugiava in modo così inerme proprio tra le braccia del responsabile di tutto! Sarebbe stato buono con lei: le avrebbe detto che Elsa era morta per scongelare il regno, che il suo cuore di ghiaccio si era sciolto assieme alla neve, ed Anna avrebbe vissuto con questa convinzione per sempre. “Adesso devo andare.” Ricominciò il cadetto sciogliendo l’abbraccio “Il principe David mi sta aspettando.
La ragazza non disse niente, annuì con occhi tristi, e lo lasciò andare a prendere le sacche appoggiate sul letto.
I due camminarono in silenzio fino al cortile interno del castello dove David e Biancaneve li stavano aspettando. Tutti coloro che incontravano si inchinavano davanti alla principessa del regno ed allo straniero che metteva a repentaglio la sa vita per salvare tutti loro. Con rispetto gli cedevano il passo, si accostavano al muro e si inchinavano. Non la leziose e timorose riverenze che riceveva alla sua corte; Hans leggeva negli occhi di tutti quei servi, popolani, dignitari, ministri ed ambasciatori rispetto ed ammirazione per il principe che era venuto da un regno lontano e non aveva estato a mettere a rischio la sa stessa vita per salvare il regno di Arendelle. Solo Weselton non si fece vedere. Probabilmente era impegnato a complottare con i suoi scagnozzi e voleva dimostrare che non era d’accordo con quanto deciso in consiglio; ma nessuno gli diede la soddisfazione di farci caso.
David e Biancaneve erano una visione; più Anna li guardava e più si convinceva che tra lei ed Hans si sarebbe costruito lo stesso identico rapporto: sincero, leale, che avrebbe resistito a tutto. La principessa della Foresta Incantata le si avvicinò sorridente appena Hans si allontanò per agganciare le borse alla sella di Zeus. Aveva un viso così dolce! Con dolcezza le prese una mano dicendole che sarebbe andato tutto bene, che Hans e David sarebbero tornati entro breve sani e salvi; riportando Elsa e l’estate. Anna annuì, confortata da quelle parole e dallo sguardo limpido di Neve.
Un brusio di generale ammirazione si alzò quando Hans montò regalmente cavallo, tutti ammiravano il suo coraggio e ne tessevano già le lodi. Se fosse partito da solo, Hans avrebbe girato il cavallo nella direzione di Anna, gli avrebbe fatto fare un inchino ed avrebbe detto qualche frase ad effetto che avrebbe asciato tutti a bocca aperta; ma con lui c’era David ed un comportamento simile sarebbe sembrato solo spavaldo. Tutto ciò che poté fare fu imitare il suo compagno in un sobrio saluto e allontanarsi sperando che durante la sua assenza la principessa e Biancaneve sarebbe riuscite a mantenere il controllo del regno.
 
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Dall’alto della sua stanza Weselton osservò la scena riempiendo i baffi di commenti caustici. Nessuno lo aveva cercato, nessuno aveva notato la sua assenza. Ma quegli stupidi romantici potevano fare ciò che più li aggradava perché avrebbero fallito. L’unico modo per salvarsi era uccidere Elsa.
Iniziò a passeggiare davanti al camino acceso fino a quando uno dei suoi uomini non entrò per riferirgli tutto ciò che aveva origliato in giro. Cose monotone ed inutili, commenti si stupore per i poteri della regina, di rammarico per Anna ed il regno, e di entusiasmo per tutti quei forestieri che li stavano aiutando. Arandelliani inutili! Mai che da loro si potesse sapere qualcosa di interessante. L’idea arrivò dopo l’ennesimo sbuffo di frustrazione: sarebbero state le sue spie ad uccidere Elsa e far cessare quell’inferno di freddo. Diede l’ordine di prepararsi e seguire i due principi fino al rifugio della regina; poi avrebbero solo dovuto aspettare il momento buono per ucciderla.
 
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Hans e David cavalcarono fino a quando una nuova tempesta di neve non li costrinse a cercare un riparo per non far morire i cavalli. Avevano sperato di raggiungere la montagna del Nord entro sera, ma all’improvviso il cielo si era oscurato, coperto da pesanti nuvole grigie, i fiocchi di neve erano arrivati poco dopo, prima soffici e piccoli, poi enormi e sospinti dal vento.  Se il freddo affliggeva oro che erano avvolti in lana e pellicce, non osavano pensare a quanto male stessero i loro cavalli. Sperare di poter proseguire era un pensiero irrealizzabile. Avevano iniziato presto a cercare un riparo ma non trovarono nulla per un bel pezzo. Quando videro una costruzione in legno ai piedi delle montagne quasi non ci volevano credere; appena si resero conto che si trattava di un emporio dotato addirittura si guardarono allibiti per la fortuna che avevano avuto.
Lei sta cercando di derubarmi!” sentirono mentre legavano i cavalli in un posto riparato dal vento.
Io non derubo nessuno. Questo è il mio emporio ed io seguo semplicemente le leggi della domanda e dell’offerta.” Rispose il proprietario con calma in un tono bonario. David ed Hans entrarono per trovare una uomo avvolto dalla neve. Era letteralmente immerso nella neve da cui spuntavano solo gli occhi. A dire il vero a pria vista non sembrava nemmeno umano.
Cinquanta soldi per un sacco di carote lo chiami legge del mercato?” l’uomo di neve sbatté il pugno sul bancone dietro il quale sedeva un uomo pacioccone con due folti baffoni rossi.
Tanto se non hai i soldi non ti do le carote!” ribadì il rosso.
Ed io cosa do da mangiare a Sven?” sbuffò l’altro ma il proprietario del egozio fece orecchie da mercante.
Sven?” mormorò David scoprendosi il volto “Kristof?” chiamò a voce alta.
Hans non disse nulla mentre quello che voleva le carote si avvicinava. Non solo sui suoi vestiti c’era talmente tanta neve che lui stesso sembrava fatto di quella sostanza, ma il modo in cui si muoveva gli fece istintivamente portare la mano alla spada. Quando si scoprì volto e capelli riconobbe il ragazzo che era arrivato con Anna l’altra volta: un omone biondo con le spalle larghe e gli occhi nocciola.
David? Che ci fai qui?



 
RINGRAZIAMENTI DELL’AUTRICE: caro lettore mi scuso per il ritardo con coi aggiorno questa storia. Sappi che con questo capitolo siamo arrivati più o meno a metà di tutta la vicenda per cui ho deciso di ringraziare esplicitamente tutti coloro che hanno recensito o messo Turn Back Time tra le preferite, seguite e ricordate. Purtroppo non posso fare altro per premiare la vostra pazienza. Ringrazio per le splendide recensioni: Bellina3000, _Fire, ViolettaRocks, Katniss_Jackson, MysteriousLabyrinth, Hera85, Francesca Akira89, White_Fang, Simpaleo, Adrienne Riordan, Esme Megan Everdeen. Un ringraziamento speciale per Mergana che ha recensito tutti i capitoli. Rigrazio inoltre per aver aggiunto alle varie liste, acnhe in questi mesi di latitanza: Cola23, MartyNana, PrinciMariaSissi, Vandeb, Alexia Dubhe Black, Booyacaptainamerica, Cc00, CrazyDreams, ElizabethSwann666, Emilyyyy, Francesca Akira89, littlebiglove, Lunadelpassato, Mintheart, Simpaleo, Taylor_28, White_Fang. Grazie a tutti!

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Capitolo 7
*** Un mondo di ghiaccio ***


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Hans guardò il principe abbracciare Kristoff senza dire o fare niente. 
Cosa ci fai qui?” chiese il principe.
Volevo comprare delle carote per Sven.”
 “Nessun problema!” Sorrise l’altro avvicinandosi al bancone “Quanto costa un sacco di carote?
Cinquanta soldi.” Rispose il proprietario dell’emporio.
David infilò la mano sotto il mantello ed appoggiò un sacchetto tintinnante sul banco. “Mi chiamo David, sono il sovrano del Reame della Foresta Incantata, qualsiasi cosa chieda il mio amico gliela dia.”
Oaken prese i soldi e mise le carote sul bancone in legno “Ecco!” disse con un ampio sorriso. “Posso fare altro per lei?
Potrebbe indicarmi la via per la Montagna del Nord?” domandò il principe.
Si, deve andare verso Nord.” Disse alzando le spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Ci vorrebbe un giorno di cammino ma con questa tempesta rischia di perdersi, dovrete aspettare.”
Veramente io ed il mio compagno avremo una certa fretta.”
Posso portarvi io alla Montagna del Nord!” Intervenne Kristof elargendo a Devid una pacca sulla spalla capace di sradicare un albero.
Sapresti arrivarci?” domandò l’altro meravigliato.
Io taglio ghiaccio per vivere e quello è il paradiso dei tagliatori di ghiaccio!
Venite da lì?” chiese Hans avvicinandosi.
Si.
E non avete notato nulla di strano? Di magico?” domandò ancora il Principe delle Isole del Sud.
Molte cose, a dire il vero, ed è per questo che non dovreste andare da soli.” Gli occhi del tagliatore di ghiaccio si fecero seri e tutti rimasero senza parole “Sarebbe anche meglio se riposaste un po’. Li su il rischio di morire congelati è davvero alto e non è prudente affrontare il viaggio stanchi.
David scosse la testa in modo greve: “Purtroppo non possiamo aspettare: la salvezza del Regno di Arendelle dipende da noi.”
Allora lasciate qui i cavalli e facciamo rifornimento di tutto quello che può servire, io e Sven penseremo al resto.”
Grazie amico mio.” Disse David riconoscente.
Grazie mille.” Fece eco Hans in modo più formale. “Dove possiamo lasciare i cavalli?” domandò ad Oaken.
Nelle stalla qui di fronte. Ma dovrete pagare …
Hans lo interruppe con un gesto della mano, prima di prendere il sigillo reale dalla mantella “Scrivete un lettera con tutte le vostre richieste e mandatela nel reame delle Isole del Sud, se spedirete anche questo sigillo verranno dei messi reali per pagarvi di persona.”
Il proprietario dell’emporio prese l’anello d’oro che costituiva il sigillo reale esaminandolo con estrema attenzione; solo quando si fu convinto dell’autenticità dell’oggetto condusse i cavalli nella stalla. “E mi raccomando: non esitate a chiedere se vi serve qualcosa!” disse giocondo prima di allontanarsi. 
I principi legarono i cavalli e poi li liberano dalle bisacce aiutati da Kristof “Perché volete andare alla Montagna del Nord con questa bufera?” chiese il tagliatore.
Dobbiamo parlare con la Regina Elsa per riportare l’estate.” Rispose Hans.
Kristof e Sven si guardarono inclinando la testa allo stesso modo. “È stata la regina a fare tutto questo? Com’è possibile?
È una lunga storia, ti basti sapere che è colpa mia.” Raccontò con sguardo basso mentre scioglieva le cinghie della sella.
Azzurro si avvicinò al cadetto con un sorriso incoraggiante “Non è stata colpa vostra ciò che è successo.
Forse era solo questione di tempo ma se io e Anna non fossimo stati così impulsivi si sarebbe evitato tutto.”
Quando ho conosciuto Biancaneve mi sono innamorato di lei in meno di un giorno. Sapevo che avrei voluto passare l’intera vita con lei anche se all’epoca ero promesso alla figlia di Re Mida. Al vero amore non servono settimane o mesi.”
Tu eri fidanzato con una principessa? Una vera principessa? Una di quelle con la corona? Tu? Un comunissimo pastore?” urlò Kristof a bocca aperta ed occhi spalancati.
Si, ma è una lunga storia.
E ti sei innamorato di un’altra in meno di un giorno?” domandò ancora più stupefatto di prima.
“Si ma anche quella è una lunga storia.”
Ma non la conoscevi nemmeno!
Conoscevo il suo cuore, ed era abbastanza.
Non so cosa ti sia successo in questi anni ma ci stai facendo seriamente preoccupare.” Commentò il biondo scuotendo la testa assieme alla renna.
Ti racconterò tutto amico mio, non temere! Ci aspetta un lungo viaggio ed avremo tempo per parlare.” Rispose David con gli occhi che brillavano al ricordo della prima volta che vide Neve.
Hans osservò i due amici con una certa curiosità. Kristof era decisamente inquietante. Parlava con una renna! E la cosa peggiore era che questa sembrava rispondergli. Oppure era l’umano a trovare delle risposte nel modo in cui l’animale ruminava. Doveva condurre una vita decisamente solitaria. Aveva mai parlato con una persona, una vera in carne ed ossa, per più di dieci minuti? Probabilmente no. Una parte di lui avrebbe voluto chiedere come aveva conosciuto David ma non era sicuro di voler sapere la risposta. Magari David aveva scambiato la renna per una capra o qualcosa del genere. Piuttosto com’era possibile che un pastore era diventato re. Hans era di sangue reale, discendeva da una famiglia antica e nobile, e le sue speranze di avere una corona sulla testa erano appese a un filo sottile. Come aveva fatto David a essere re? Lui era della stessa stoffa di Anna, non gli importava del suo titolo, e di sicuro non lo aveva voluto. C’era un'unica creatura capace di tanto. Quasi la vedeva con quel ghigno inconfondibile e la voce stridula dire al semplice pastore che sarebbe diventato principe ereditario.
“Abbiamo preso tutto?” domandò il tagliatore spezzando i pensieri del cadetto.
Si … credo di si.” Rispose David dopo aver controllato che tutto il carico dei cavalli fosse stato sistemato sulla slitta.
Allora non perdiamo tempo. La strada è lunga.”
 
                                                                                                                                         
La tempesta di neve era cessata prima dell’alba e Hans pensò che avrebbe davvero voluto sbirciare ancora nello specchio di Tremotino. Immaginava che Elsa avesse trovato una sorta di “pace” con se stessa. Ignara della tempesta che si stava avvicinando, si era rinchiusa ancora una volta dietro una porta chiusa convinta che solo in quel modo sarebbe potuta essere libera. Ma l’enorme portone di ghiaccio che aveva costruito sarebbe bastato a salvarla? A salvarla da lui e da sé stessa? Camminando avevano incontrato stalattiti di ghiaccio orizzontali che ricoprivano ogni cosa come fossero la corazza di un istrice. Le punte acuminate come frecce, intimidatorie come le picche dei suoi giustizieri. Un invito a stare alla larga o solo l’ennesima manifestazione della sofferenza della regina? L’altra volta non se lo era chiesto, non aveva fatto caso che era bastato girare una rocca per ritrovarsi in un regno incantato dove l’Inverno era di una bellezza tale da togliere il fiato. La terra e le rocce erano ricoperte di neve, un piccolo ruscello di montagna e la sua cascata erano stati congelati diventando uno specchio lucente, perfino dalle fronde degli alberi pendevano fili di ghiaccio che suonavano appena sfiorati.
È stupendo!” gli occhi di Kristof brillavano come quelli dei bambini il giorno di Natale mentre Sven saltellava ovunque agghindandosi le corna con i fili di ghiaccio. La slitta l’avevano lasciata indietro per superare un crepaccio così adesso la renna camminava a fianco che la teneva senza briglie, libera di scorrazzare in quel luogo incantato.
È completamente diverso dal ghiaccio di Arendelle …” sussurrò Hans fingendo lo stesso stupore dei suoi compagni. Anche questo era un dettaglio che notava solo adesso: il ghiaccio dell’incoronazione era bianco, acuminato e spesso mentre questo sottile e lucente, levigato in ogni superficie.
Meglio stare in guardia!” li ammonì David mettendo la mano sulla spada “Non sappiamo se c’è qualche pericolo.”
Pericoli? Qui? Ma no! Ci sono solo io.” una quarta voce si intromise nella conversazione. Sembrava un folle, con quei piccoli acuti che enfatizzavano alcune parole. “Piuttosto non pensate che tutto questo bianco sia monotono? Io aggiungerei un po’ di colore. Che so del rosso cremisi o del verde caraibi o del giallo. Che ve ne pare del giallo?
Hans e David sguainarono la spada appostandosi dietro due alberi e aspettando che chiunque stesse facendo quel discorso tanto assurdo sbucasse dalle fronde congelate. Kristof, disarmato, rimase qualche passo indietro e anche Sven smise di muoversi.
No il giallo no! Sulla neve non sta bene. Come ho fatto a non pensar…
Tutti divennero improvvisamente statue appena la voce si mostrò. A parlare era stato un piccolo pupazzo di neve composto da due palle sovrapposte, quella più in basso più grande dell’atra, e da una testa allungata con tre rametti in cima. Due piccole cosette tondeggianti gli facevano da gambe. Aveva due rami al posto delle braccia e tre sassi perfettamente allineati l’uno sopra l’altro dovevano essere i bottoni. Se avesse avuto un naso sarebbe stato un pupazzo di neve perfetto. La creatura si era ammutolita appena aveva visto le spade e perfino i principi avevano faticato a tenere le lame dritte.
Chi sei tu?” David fu il primo a parlare.
Io sono Olaf e amo i caldi abbracci! E tu chi sei?” disse con semplicità il pupazzo.
Olaf?” Hans rinfoderò la spada.
Lo conosci?” gli chiese Azzurro.
Anna mi ha parlato di lui. O meglio mi ha detto che quando lei e Elsa erano bambine avevano costruito un pupazzo di neve di nome Olaf.”
Anche l’altro principe abbassò l’arma. “Quindi lo ha creato Elsa?
Si, perché?
E potresti portarci da lei?” gli chiese Hans.
Si, perché?
Dobbiamo parlare con Elsa per chiederle di riportare l’estate.”
Oh … l’estate!” sospirò il pupazzo “Non so perché ma ho sempre amato l’idea dell’estate! Il sole, il caldo ed il mare. Mi sono sempre chiesto cosa mi succederebbe sotto al sole! Secondo voi mi abbronzerei?
Tu non hai molta dimestichezza con il caldo vero?” Kristof si inginocchiò davanti al pupazzo.
No, perché?
Lascia perdere.” Sospirò alzandosi. “Meglio mettersi in cammino.”
Aspetta un momento.” Intervenne Hans frugando nella borsa che conteneva le carote di Sven “Credo che al nostro amico manchi qualcosa.” Il principe prese una carota e la infilò nella testa del pupazzo spingendola fino a far uscire la parte più spessa del tubero dall’altro lato e sotto agli occhi rimase solo un piccolo puntino arancione.
Olaf sorrise iniziando a tastarsi il naso nuovo: “Oh che bello! Un naso! È piccolo e carino!
Aspetta, ho esagerato un po’.” Hans lo interruppe prima di spingere la carota nella posizione corretta. Adesso era quasi interamente visibile e spuntava cicciotta e leggermente ricurva sotto gli occhietti vispi di quella bizzarra creatura fatta di neve.
Sai che ti dico? Adesso mi piace ancora di più!” gongolò Olaf.
Il principe gli sorrise gentile “Adesso possiamo andare.”
Venite! Il castello di Elsa non è lontano. È oltre quella cima.” La nuova guida iniziò a saltellare sulla neve sotto lo sguardo divertito di David e quello perplesso di Kristof.
Che c’è?” sussurrò Azzurro al vecchio amico.
Ma lo hai visto? Un pupazzo di neve che ama l’estate! Qualcuno deve dirgli come stanno le cose.”
La speranza è una cosa molto potente amico mio, può renderci capaci di grandi cose.”
Disse quello che si è innamorato in meno di un giorno.”
Azzurro rise inclinando la testa all’indietro. “Non mi credi?
A dire il vero inizio a sospettare che voi principi siate tutti pazzi. Anche se un tempo eravate dei semplici pastori incapaci di usare una spada.”
Hans camminava di loro ascoltandoli distrattamente. Già si immaginava un racconto pieno di bontà e di uccellini canterini, in cui buoni vincevano e la strega cattiva veniva sconfitta. Già sapeva che quella storia gli sarebbe stata più indigesta della sbobba della prigione. Era molto più interessato a sapere cosa stava facendo Elsa in quel momento, a sapere come si coccolava nell’illusione di poter vivere una vita lunga e felice. Una solitaria vita da eremita pur di salvare Anna. L’illusione di avere una lunga vita davanti. Era finalmente felice la glaciale regina di Arendelle? No, probabilmente no; lo aveva fatto solo perché lo riteneva la cosa migliore per tutti. Anche se doveva ammettere che la invidiava molto: passare le proprie ultime ore di vita ignari della propria morte imminente dev’essere molto meglio di aspettare consapevolmente l’inevitabile come aveva lui.
Azzurro sorrise: “Quando ho incontrato Biancaneve mi ha rubato l’anello di fidanzamento ed io le promisi che l’avrei sempre ritrovata. Così le ho teso una trappola e l’ho appesa ad un albero.”
Adesso è così che si fa colpo sulle ragazze nella Foresta Incantata?
No, è così che si catturano i banditi.”
Questa storia è assurda!
Ma il vero amore è assurdo, imprevedibile e senza regole. È ciò che di più potente c’è ed è in grado di sciogliere qualsiasi sortilegio.” Disse Olaf girandosi e puntando una mano verso Kristof “Il vero amore ti rende capace di fare le cose più folli. Si vede che non hai ancora incontrato il tuo. Ma quando accadrà lo capirai subito.”  Concluse con abbastanza sufficienza da far storcere il naso al tagliatore.
O quasi subito.” Disse David “Io ci ho messo un po’ per avere il coraggio di fare la scelta giusta. Però Olaf ha ragione: il vero amore non è facile, ma si deve combattere per lui. Perché una volta trovato non può essere sostituito.”
Vero! Ed è inutile provare a separare qualcuno dal suo vero amore perché se due persone sono destinate a stare assieme troveranno il modo!” annuì il pupazzo.
Perché se ami davvero una persona e lei ti ama a sua volta vi ritroverete sempre.” Concluse Azzurro.
Kristof guardò il principe capendo che all’animo buono e sincero del pastore che aveva conosciuto un tempo si era aggiunto un grande coraggio. “Il vero amore deve essere davvero la magia più potente di tutte se ti ha trasformato così.” gli disse sorridendo.
Non è stato solo quello a rendermi il David che sono oggi. Ci sono state anche streghe cattive, maghi, draghi e sirene ingannatrici. Ma ti prometto che quando saremo ad Arendelle ti racconterò tutto e ti farò conoscere Biancaneve.” Rispose regalando una pacca sulla spalla all’amico.
Hans li ascoltò con indifferenza. Cosa poteva importare del vero amore a qualcuno interessato solo al potere? Solo avere una corona sulla testa gli importava. E poi il vero amore non lo avrebbe salvato dalla punizione che Tremotino gli avrebbe riservato in caso di fallimento.


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Capitolo 8
*** Heroes ***


 
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AVVISO DELL’AUTRICE: non so come scusarmi per aver impiegato tanto tempo per scrivere questo capitolo. Posso dirvi che la stesura è iniziata a Agosto ma tra impegni vari e ispirazione che è stata molto latitante in questi mesi (almeno per le long) sono arrivata praticamente a Marzo. Vi ringrazio per aver continuato ad aver fede e aver mantenuto la storia tra le preferite, seguite o ricordate.
Il nuovo banner è una mia creazione e spero vi piaccia.
Buona lettura e, se volete, sappiate che i commenti sono bene accetti.
 
 
 
 
Gli uomini di Weselton avevano seguito i principi alla distanza giusta che aveva permesso loro di osservarli non visti fino all’emporio ai piedi delle montagne. Lì avevano regalato un sacco peno di monete d’oro ad un uomo dai grandi baffi rossi in cambio di una semplice informazione: dov’erano diretti i viaggatori. Sorridente e gioviale aveva risposto che erano diretti alla Montagna del Nord ed aveva indicato loro la strada per raggiungerla. Li aveva messi in guardia contro i pericoli che avrebbero trovato lungo il cammino, proponendogli di acquistare qualche articolo invernale del negozio, ma gli era stato risposto che la loro missione era aiutare i Principi a riportare l’estate e che non gli serviva nient’altro se non una mappa che fu prontamente estratta dal bancone. A quel punto seguire Hans e David non serviva più: appena capirono quale sentiero la loro guida aveva scelto decisero di arrivare alla Montagna del Nord dalla direzione opposta per coglierli alle spalle. Camminarono nella neve per tutto il giorno fino a quando non arrivarono davanti ad un’imponente parete di roccia scoscesa in cima alla quale si poteva vedere il castello della Regina dei Ghiacci.
 
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Il castello di Elsa è oltre quelle rocce!” annunciò Olaf dopo diverse ore di cammino.
Il sole era sorto tingendo la neve di un rosa tenue che lasciò presto il posto a un delicato chiarore che si rifletteva dai picchi immacolati. Hans aveva osservato il cielo mentre David raccontava a Kristof del suo incontro con Biancaneve, di come lei gli aveva rubato l’anello di fidanzamento destinato alla figlia di Re Mida e delle peripezie che avevano affrontato per riprenderlo, dell’incantesimo del sonno, del risveglio della principessa e della battaglia finale contro Regina. Il tagliatore si era stupito più volte del coraggio di Azzurro e alla fine gli aveva regalato una fragorosa pacca su una spalla per dirgli che, anche se lo credeva ancora un po’ pazzo, era orgoglioso dell’uomo che era diventato.
Cero che ti sembro pazzo, tu non hai ancora incontrato il tuo vero amore. Quando capiterà vedrai che sarai capace di affrontare le imprese più incredibili e i pericoli più tremendi pur di proteggerlo.” Gli rispose David sorridendo.
Hans li aveva ascoltati con lo stesso interesse che aveva riservato ai capi d’accusa durante il processo: poco più di un rumore di sottofondo per i suoi pensieri. Passo dopo passo, ammirando il susseguirsi dei colori in cielo, aveva ripensato all’ultima notte in cella, quando aveva aspettato l’alba cercando di convincersi che morire decapitato sarebbe stato meglio di stringere un accordo con Tremotino. Credeva che quella fosse l’alba più bella che avrebbe mai potuto vedere, ma si era sbagliato. Lo spettacolo creato dalla neve e dalle nuvole era stato di gran lunga superiore. Si chiese quanta parte di quello splendore fosse dovuto alla magia di Elsa. Senza non ci sarebbe stata neve a luglio nemmeno a quote tanto alte, ma questa neve era così bianca e perfetta da riflettere il cielo proprio come avrebbe fatto una tela bianca in mano a un sapiente pittore. Per un attimo si ritrovò a rimpiangere che la Regina non fosse capace di controllare il suo dono. Dopotutto, se era riuscita a dare la vita a un ammasso di acqua fredda, cos’altro era capace di fare?
Che potesse addirittura fronteggiare la magia dell’Oscuro?
Eccolo, eccolo!” Olaf saltellò come un bambino felice appena il castello apparve davanti ai loro occhi: un rifugio fatto di guglie degli stessi colori del cielo che sembrava una parte del picco più alto della Montagna del Nord. Davanti a loro un lunghissimo ponte istoriato gli avrebbe permesso di superare un precipizio apparentemente senza fondo. Oltre il ponte un imponente portone di ghiaccio, chiuso.
Wohow!” esclamò Kristoff a bocca aperta “Questo sì che è ghiaccio!
La renna fu la prima ad avvicinarsi: stupita quanto il suo padrone, provò a passare il ponte ma il ghiaccio era troppo scivoloso per i suoi zoccoli e ogni suo tentavo si concludeva con una rovinosa caduta nella neve.
Ti aiuto io amico!” il tagliatore corse da Sven prima di dire agli altri di andare avanti perché loro ci avrebbero messo un po’.
I principi annuirono e senza aggiungere altro iniziarono la traversata del ponte. Il cuore di Hans rimaneva saldo: quella era la sua occasione: se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto restare solo con Elsa e intrappolarla nell’ampolla che gli aveva dato Tremotino. Poi sarebbe stato re e Anna sarebbe diventata solo un nome nei libri di storia: tutti avrebbero elogiato il valoroso principe che era venuto da una terra lontana per porre fine al sortilegio di Elsa e tutto sarebbe stato come avrebbe sempre dovuto essere. Questa volta non le avrebbe salvato la vita, si disse stringendo la mano alla tracolla in pelle che aveva sulla spalla. Questa volta non ci sarebbero stati errori! C’era solo una cosa che doveva fare: trovare una scusa per rimanere solo con Elsa. “È meglio che parli da solo con la Regina.”  Disse prima di bussare al portone “Dopotutto se non mi fossi proposto ad Anna così velocemente tutto questo non sarebbe mai successo.”
David annuì. Avrebbe voluto dirgli che ciò che era successo non era colpa dell’amore, che il vero amore porta speranza, ma capiva che era l’onore a muovere Hans.
Il cadetto bussò ma nessuno rispose, riprovò nuovamente e aspettò ancora qualche minuto prima di spingere le pesanti porte ed entrare. Se pensava che l’altra volta aveva dovuto affrontare un golem di neve per raggiungere quella stessa stanza non era certo disposto a fermarsi davanti a una porta chiusa! L’interno del castello era esattamente come lo ricordava: completamente di ghiaccio azzurro, il pavimento scivoloso e lucente come uno specchio, la scintillate fontana centro della stanza dietro la quale si erigeva l’imponente scalinata. In cima Elsa, più bella dell’alba.
Tornate ad Arendelle Principe.” Disse senza scendere. La sua voce risuonò austera nello spazio vuoto. “Sposate Anna e rendetela felice. Siate la sua famiglia, avete la mia benedizione.”
Non posso.” Hans si avvicinò vedendo diminuire ad ogni suo passo la sicurezza della Regina. Ma nei suoi occhi non c’era la paura della preda che vede arrivare il cacciatore, ma di quello che lei avrebbe potuto fargli. “Arendelle è sotto un inverno perenne e solo voi potete sciogliere il sortilegio.
Gli occhi azzurri della donna si spalancarono “Cosa?
Sono venuto per riportarvi a casa e farvi porre fine al sortilegio.” Il cadetto aveva iniziato a salire la scalinata ghiacciata. Una mano aperta e conciliante dimostrava che non aveva paura, l’altra si insinuava furtiva nella tracolla cercando l’ampolla dorata.
Io non posso!” rispose l’altra indietreggiando, la voce ferma di pochi istanti prima era solo un ricordo. “Non so come fare!” ammise prima di correre via.
Hans sorrise: l’aveva trovata! “Insieme troveremo il modo. Arendelle è la vostra casa, il vostro regno ed ora ha bisogno di voi.” Ancora pochi passi e il trono sarebbe stato suo. “Non lasciate che la paura vi comandi, c’è del buono nel vostro dono. Io so che non siete un mostro e lo sa anche Anna.”
La regina ricomparve davanti ai suoi occhi, esitante. Le mani congiunte davanti al cure, le braccia attaccate al busto, sembrava essere diventata più piccola. Al centro di quella stanza ottagonale ornata da quell’enorme stalattite di ghiaccio, imprigionata nuovamente dalle sue paure. “Davvero Anna non mi odia?
Anna è vostra sorella, non potrebbe mai odiarvi.” Almeno su questo era sicuro di non mentire: nonostante tutto Anna avrebbe sempre amato Elsa. Povera piccola, sciocca e ingenua Anna!
Come potrebbe non farlo? Sono un mostro. Guardate cosa ho fatto al regno che ho giurato di proteggere!
Non lo avete fatto apposta. Io lo so, e lo sa anche Anna. E presto lo sapranno anche i vostri sudditi. Ma dovete venire con me.”
Elsa sembrava combattuta, si torceva le mani mentre piccoli fiocchi di neve la circondavano “Io non posso.” Disse alla fine allontanandosi dal principe. “Li avete sentiti all’incoronazione? Io sono la causa di questo sortilegio, come posso tornare se non so come spezzarlo?
Hans poté muovere solo un passo, pronto ad aprire l’ampolla appena Elsa avesse guardato altrove, prima che la voce di Olaf risuonasse nel grande salone.
Oh ma che bello! Guarda come luccica questo ghiaccio!
Ma chi ha parlato?” chiese Elsa in direzione della strana voce.
Pochi secondi dopo Olaf fece la sua comparsa nella stanza saltellando felice come un bambino. Quando vide la sua creatrice si fermò davanti a lei, immobile, con gli occhi che si sgranavano lentamente “Tu sei Elsa, vero?
La regina osservò il pupazzo di neve perplessa “Si, ma tu chi sei?
Io sono Olaf e amo …
“I caldi abbracci.” Lo anticipò stupita “Sei vivo?
Io … ” il pupazzo si guardò il corpo di neve allargando le braccia “Io … credo di si. Mi hai creato tu … te lo ricordi?
Elsa si avvicinò per toccare il pupazzo di neve. Ancora stentava a credere che quella strana creatura fosse frutto della sua magia. “Si … sei uguale a quello che ho fatto con Anna quando eravamo bambine.”
Hans rimise l’ampolla in tasca. “Visto Maestà? C’è del buono nella vostro potere. Tornate ad Arendelle, non siate il mostro tutti che temono. Diventate l’eroe della vostra storia.
Elsa non fece in tempo a riflettere sulla proposta del principe che le porte del balcone vennero spalancate da un poderoso calcio. Sulla soglia due uomini armati di spade la fissavano dritta negli occhi. Uno era alto e massiccio con folti baffi e il naso schiacciato, l’altro, meno imponente del compagno, aveva lunghe basette e lo sguardo torvo.
Ecco la regina!” disse quello più grosso mentre il compagno estraeva una balestra dal mantello e prendeva la mira.
No!”  Senza pensare Olaf corse verso l’uomo che prendeva la mira e gli saltò addosso. L’altro sguainò la spada tagliando in due il pupazzo di neve. Il corpo di Olaf rotolò sul pavimento ma la testa riuscì a colpire il servitore di Weselton e a fargli mancare il bersaglio.
In una frazione di secondo la freccia colpì il pesante ornamento di ghiaccio e Hans si ritrovò a ripetere lo stesso gesto dell’altra volta: di slancio afferrò Elsa per evitare che fosse colpita dalla stalattite. Senza che se ne fosse reso conto aveva usato nuovamente il suo corpo come scudo, proteggendo la testa della regina con una mano affinché non si facesse alcun male mentre rotolavano sul pavimento.
State bene maestà?” Hans vide il suo volto specchiarsi negli occhi di Elsa scoprendo una sincerità che non credeva gli potesse appartenere. Per un motivo che non capiva l’incolumità di Elsa era l’unica cosa importante in quel momento.
Voi mi avete salvata principe Hans!
Se fosse stato il Principe Azzurro di Biancaneve avrebbe risposto che lui l’avrebbe sempre salvata, ma lui era Hans von Hohenlohe, tredicesimo in linea di successione al trono delle Isole del Sud, e quella frase non era per lui. “È quello che fanno i principi, maestà!” disse con un sorriso dall’aspetto onesto e sincero. Ma appena ebbe finito di parlare le labbra si piegarono in una smorfia di dolore, fu quando vide che una mano di Elsa era sporca di sangue che comprese di essere stato colpito al fianco da una scheggia di ghiaccio.
Siete ferito principe!” disse lei osservando una goccia rossa cadere dalle sue dita.
Hans si fece forza e con l’aiuto della spada si rimise in piedi. “Non preoccupatevi maestà: ho affrontato momenti peggiori.” Una parte di lui non avrebbe voluto combattere, dopo tutto lui e i servi del Duca volevano la stessa cosa! Ma evidentemente aveva recitato la parte del principe senza macchia e senza paura troppo a lungo e si era immedesimato troppo nel personaggio per poter tornare indietro. E poi, se proprio doveva more, era meglio farlo combattendo che per mano del boia o di Tremotino.
Non crederete che finisca così!” disse l’uomo più grosso partendo alla carica con la spada in aria “Siamo stati mandati per uccidere la Regina, e non falliremo!
Ne sei davvero convinto?” sulla porta comparvero David e Kristoff. Il principe sguainò subito la spada correndo in aiuto dell’amico mentre il tagliatore di ghiaccio scrocchiava le dita pronto per una rissa.
Le guardie di Weselton si guardarono negli occhi decidendo se fosse meglio ritirarsi o tentare il tutto per tutto. Dover affrontare colui che aveva sconfitto perfino la Regina Cattiva non li allettava per niente, ma non avrebbero avuto un’altra occasione.
Chiudete la finestra Altezza.” Disse Kristof “Impeditegli di fuggire.”
Elsa si alzò in piedi e tese una mano in avanti. Dal palmo uscirono una miriade di cristalli di ghiaccio che oltrepassarono le guardie creando un muro alle loro spalle.
Se fossi in voi mi arrenderei!” suggerì un agguerrito David.
Se fossi in voi pregherei!” Rispose quello più piccolo con un ghigno.
Kristoff sorrise. Fare a pugni non gli piaceva, ma non perdeva una scazzottata con un altro tagliatore di ghiaccio da non sapeva nemmeno quando. “Come preferite!” disse caricando la guardia che aveva appena parlato.
Nello stesso momento David e l’altro uomo incrociarono le spade.  
Hans osservò i due combattimenti spostando lo sguardo da uno all’altro. Kristoff dimostrò presto che la sua forza fisica compensava lo svantaggio dell’essere disarmato schivando tutti i fendenti del suo avversario e tirandogli anche un paio di pugni bene assestati che fecero lo traballare. David invece era agile e astuto tanto quanto la sua guardia era forte e stupida: dopo un paio di scaramucce iniziali usate per saggiare le sue capacità non ebbe problemi nel bloccare ogni attacco. Dopo tutto si diceva che avesse decapitato un drago e sconfitto perfino una sirena!
Entrambi i duelli non durarono molto ma inaspettatamente il primo a vincere fu il tagliatore di ghiaccio: approfittando di un attimo di distrazione del suo avversario lo colpì sotto le costole con un vigoroso pugno. La guardia incasso il colpo indietreggiando e lasciando cadere la spada ma prima ancora che toccasse il suolo Kristoff gli elargì un secondo pugno sul naso e il poveretto cadde a terra senza aver capito cosa gli fosse successo.
Intanto David e l’altra guardia continuavano a fronteggiarsi scambiandosi qualche fendente per poi tornare alle posizioni di partenza. Prima si sentiva il clangore delle spade e poi il silenzio, fino a quando le lame non si incrociavano ancora. Ad un certo punto David parò prima una sciabolata e subito dopo si inginocchiò per ferire una gamba del gigante. Mentre l’uomo scivolava a terra il principe si rialzò con una giravolta e gli puntò la spada alla gola. “Vi suggerisco di creare un gabbia per non farli scappare, Altezza. Dopo che avrete sciolto il sortilegio su Arendelle potrete occuparvi di loro e dell’uomo che li ha mandati.” Disse riprendendo fiato.
Elsa guardò David stringendosi le mani al petto. “Io non posso tornare ad Arendelle, principe. Non dopo quello che è successo.”
So come vi sentite Elsa: imprigionata in una battaglia che non potete vincere. Ma è proprio per questo che dovete combatterla. Solo così potrete continuare a vivere.” La spronò il sovrano della Foresta Incantata.
Io posso sopravvivere, starò bene qui. Ma Anna, Arendelle e il principe Hans…”
Non basta sopravvivere, dovete vivere e convivere con il peso delle vostre azioni. Riuscirete a sopportare il pensiero di quello che avete fatto al vostro regno? Con l’idea che solo voi avreste potuto salvarlo?
Ma non so come!” ammise tristemente “Io non so controllare la mia magia.” E di nuovo la regina fu circondata di piccoli fiocchi di neve.
David sorrise “Non importa: la Fata Turchina vi aiuterà.”
Elsa era divisa: avrebbe tanto voluto rivedere Anna e trovare un modo per dominare i suoi poteri, ma avrebbe avuto la forza di tornare ad Arendelle e affrontare di nuovo gli occhi di tutti coloro che l’avrebbero ritenuta un mostro senza se e senza ma?
E cosa sarebbe successo se avesse perso il controllo ancora una volta?
Avete creato la vita da della semplice neve, se crederete nel vostro dono sarete capace di fare qualunque cosa.” Disse Hans tamponando la ferita con una mano. “Non chiudetevi dietro una porta chiusa Elsa! Anna, io, Biancaneve, David saremo sempre al vostro fianco. Qualunque cosa succederà l’affronteremo insieme e la supereremo.
Elsa guardò prima il cadetto e poi gli altri due uomini. Nei loro occhi c’erano fiducia gentilezza e comprensione. Invece di temerla avevano combattuto per lei. Per loro non era un mostro o una strega malvagia, era solo Elsa. Nessuno aveva mai avuto tanta fiducia in lei, nemmeno i suoi genitori. “Io non so cosa dire.”
Dite solo si.” Mai in vita sua la regina dei ghiacci aveva visto un sorriso incoraggiante come quello del principe David.
“Va bene.” disse dopo averci riflettuto per qualche momento. “Tornerò con voi.”
Si Che bello! Andiamo ad Arendelle!” disse Olaf battendo le mani di legno “Ma prima qualcuno mi dirà il mio popò per favore?
David si guardò attorno per vedere che del fondoschiena del pupazzo era rimasto solo un mucchietto di neve ma prima che potesse dare la brutta notizia Elsa gli si era già avvicinata e con la mano tesa aveva ricreato il bacino e le gambe di Olaf che iniziò subito a saltellare per la stanza.
Dobbiamo pensare anche a questi due.” Disse Kristof indicando con il pollice la guardia che aveva appena steso.
Siete pazza se pensate di poter tornare ad Arendelle dopo quello che avete fatto Altezza! Tutti hanno visto che siete solo una strega crudele!” disse quello ancora sveglio.
David premette la punta della spada contro la sua gola fino a quando l’uomo non ebbe paura che lo avrebbe ucciso “E tu se pazzo a parlare così con la mia spada puntata alla gola!” gli intimò.
Grazie principe per la vostra fiducia.” Disse la regia “Adesso allontanatevi da lui.”
Mentre David si allontanava di qualche passo Elsa creò attorno al prigioniero una gabbia di ghiaccio che nessuna spada sarebbe mai stata in grado di spezzare, e subito dopo fece lo stesso con il suo compagno ancora svenuto.
Adesso dobbiamo andare. L’inverno non è l’unica minaccia al vostro regno.” Intervenne Hans sentendo il freddo della lama diffondersi nel suo corpo.
Gli occhi di Elsa si velarono di preoccupazione “Che volete dire? Di cosa parlate?”
Non lo sappiamo, anche per questo dovete tornare: dovete difendere Arendelle.” Rispose il cadetto accasciandosi a terra.
David e Kristoff corsero dal compagno per sorreggerlo. Uno a destra e l’altro a sinistra si caricarono un braccio del cadetto attorno alle spalle.
Forse dovremo togliergli la lama di ghiaccio.” propose Elsa “Sta tremando di freddo.”
No.” Rispose David “Fino a quando non si scioglierà impedirà al sangue di uscire dalla ferita, ma dobbiamo tornare al castello prima che muoia di freddo.
Possiamo caricarlo su Swen fino a quando non arriviamo alla slitta.” Propose Kristoff mentre scendevano la scala di ghiaccio che riportava al grande salone con la fontana.
David scosse la testa “Potremo non fare in tempo.”
Forse io posso fare qualcosa.” Disse Elsa alle loro spalle “Forse posso creare una slitta di neve.”
Non siete obbligata altezza.” Rispose Hans che iniziava quasi a sperare di perdere conoscenza prima che la punizione di Tremotino si abbattesse su di lui. Perché si ritrovava sempre a salvare Elsa? Aveva smesso di essere una persona altruista quando era ancora bambino, ma salvare lei era stato qualcosa di talmente istintivo che non ci aveva nemmeno pensato. Era stato naturale come respirare.
Voi siete il fidanzato di Anna e vi siete ferito per salvarmi la vita, non potrei perdonarmi se non cercassi di aiutarvi.” La voce di Elsa fu nuovamente stentorea e inflessibile: amplificata dalla grande stanza vuota sembrava essere tornata quella della regina dei ghiacci.
David e Kristoff si scambiarono un cenno d’intesa “Allora è deciso. Ma dovrete creare una slitta molto veloce.” Disse il tagliatore.
Swen li vide uscire dal castello e scodinzolò per dimostrare il desiderio di entrare nel palazzo di ghiaccio. Il tagliatore lo guardò fugacemente mentre scendeva la lunga scalinata “Un’altra volta amico.” disse e la renna si afflosciò sé stessa prima di provare a piantare gli zoccoli sul gradino davanti a lei, ma ancora un volta il ghiaccio era troppo liscio per lei e così dovette aspettare l’aiuto del suo padrone.
Mentre Kristoff aiutava Swen con le scale una mesta Elsa allungava le mani davanti a lei creando un piccolo tornado di neve e ghiaccio che, dissolvendosi, rivelò una slitta tirata da tre cavalli. La slitta, i cavalli e i loro finimenti erano di scintillante ghiaccio bianco e azzurro. Nella slitta c’erano sedili con cuscini trapuntati fatti di soffice neve, uno per chi avrebbe guidato i cavalli e due nella parte posteriore l’uno di fronte all’altro come fosse una carrozza. I cavalli, pronti a partire, avevano finimenti con sonaglini e nappe, davanti a loro un posto vuoto per la renna che appena vide quella meraviglia si precipitò per le scale scivolando e trascinando anche Kristoff che si ritrovò con il sedere nella neve senza aver capito cosa fosse successo.
È bellissima Maestà.” Disse Azzurro osservando le volute e i riccioli ricamati sulla slitta.
Ci porterà ad Arendelle in poche ore.” rispose la regina guardando Hans che premeva con una mano sulla ferita.

 

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Capitolo 9
*** Villans ***


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AVVISO DELL’AUTRICE: Come al solito mi scuso per l'enorme ritardo con cui aggiorno le mie storie. purtroppo non sono riuscita ad andare avanti per diversi mesi nella scrittura di questo capitolo, anche se ero arrivata a più di metà. Per farmi perdonare ho fatto un capitolo particolarmente lungo e ciccoso.
Ad ogni modo vi comunico che questo è il penultimo capitolo, ormai ci rimangono solo la battaglia finale ed un piccolo prologo. Per cui tenete duro ancora un po', perché non ho intenzione di abbandonare questa storia ad un passo dalla fine.
Come al solito ringrazio tutti quelli che hanno continuato a mettere questa storia tra le seguite-preferite-ricordate.
Buona lettura e, se volete, sappiate che i commenti sono bene accetti.
 
 
 
 
Appena Sven fu legato alla slitta, Kristoff schioccò le redini e gli animali iniziarono a correre. Dopo pochi metri la slitta si sollevò da terra provocando un lunghissimo oh di meraviglia del pupazzo di neve. Elsa aveva creato degli zoccoli speciali per Sven che aveva potuto librarsi in aria come i cavalli di ghiaccio, lasciando una cascata di cristalli di neve al loro passaggio.
Kristoff, Olaf e David sedevano davanti in silenzio, perfino l’allegria del pupazzo di neve ben presto sembrò sparita. Elsa stava accanto ad Hans, nella parte posteriore del veicolo, cercando di non farsi prendere dal panico per non trafiggere il principe con una stalattite di ghiaccio. Si era illusa di aver imparato a controllare il suo potere ma la neve su Arendelle cadeva ancora, e se avesse perso il controllo in quel momento avrebbe rischiato di uccidere Hans, il vero amore di Anna. Teneva le braccia attorno al busto e ripeteva come un mantra quel celare, domare, non mostrare che i genitori le avevano insegnato, in un ultimo, disperato, tentativo di evitare che Anna soffrisse ancora per colpa sua. Eppure, nonostante tutto il suo impegno, affilate lame di ghiaccio avevano iniziato a crescerle attorno, dirette tutte verso l’uomo ferito sdraiato di fronte a lei.
Più Hans la osservava e più capiva le parole di Rumpelstiltskin: Elsa aveva solo imparato a temere il suo dono, ed attraverso quella paura erano sempre stati i suoi poteri a controllarla e non il contrario. Aveva coltivato talmente bene la paura di perdere il controllo da non aver visto la bellezza che nascondeva. Se era stata capace di dare la vita a Olaf, quali meraviglie non sarebbe stata capace di creare se lo avesse desiderato con tutto il cuore? “Non potete mai controllare i vostri poteri se li temete.”
Elsa lo guardò negli occhi, nel suo volto Hans poteva leggere tutta la paura di quel momento. “Io sono solo un pericolo per voi, Principe. Non so come spezzare il sortilegio e potrei uccidervi prima di arrivare al castello.”
Hans cercò di alzarsi un po’. Per quanto stentasse a crederlo, una parte di lui voleva davvero aiutare Elsa, non gli importava delle lame di ghiaccio che si avvicinavano inesorabili. E, per quanto gli pesasse ammetterlo, non riusciva nemmeno a stupirsene; gli sembrò naturale. “È la vostra paura a far crescere le stalattiti. Com’è stata la vostra paura a congelare Arendelle.
Ma io ho paura. Ho paura di non poter sciogliere la magia, di uccidervi, di uccidere tutti.” Disse la regina ad occhi bassi. “Quando ero piccola colpii Anna con dei cristalli di ghiaccio mentre stavamo giocando. I miei genitori la portarono subito da dei trolls perché la salvassero.” Gli occhi azzurri di Elsa si riempirono di lacrime. Lacrime calde che iniziarono ben presto a scendere copiose sulle sue guance ma che diventavano cristalli di ghiaccio prima cadere sul vestito. “Loro dissero che se il ghiaccio fosse arrivato al cuore Anna sarebbe morta. Io sono pericolosa per chi mi sta vicino.”
Per questo vi siete nascosta dietro una porta chiusa. Ma dovreste avere più fiducia, in voi e in Anna.”
Elsa distolse lo sguardo verso le cime innevate dei pini “Ho visto lo sguardo di Anna …
Anna è stata tra i pochi a difendervi dopo che avete lasciato Arendelle. Avrebbe dato non so cosa per venire al mio posto.”
Così avrei potuto farle ancora del male.”
Così avrebbe potuto finalmente conoscere sua sorella.”
Elsa rimase spiazzata dalla risposta. Per anni si era detta che la sua solitudine fosse, in qualche modo, giusta; ma quella di Anna? Certo, non era un ghiacciolo, ma era abbastanza? “Come avete fatto a convincerla a restare ad Arendelle?” domandò solo per distrarsi dai suoi sensi di colpa.
Hans aveva già sentito quel pezzo della storia, era stata proprio Elsa a raccontargliela mentre soggiornava nelle prigioni di Arendelle. Forse era stato un modo per dirgli che, se lo avesse voluto, avrebbe potuto avere una seconda possibilità; che se si fosse sinceramente pentito non lo avrebbe rimandato nelle Isole del Sud a morire.  All’epoca lo aveva trovato patetico: la bella regina capace di controllare la neve, che cercava un contatto con il principe dal cuore di ghiaccio che aveva cercato di ucciderla solo pochi giorni prima. All’epoca le aveva risposto che la loro vita non era paragonabile: Elsa aveva avuto una famiglia che l’amava ed aveva scelto la solitudine, lui non aveva potuto scegliere molto. Adesso non sarebbe riuscito a trovare nessuna battuta sarcastica con cui rimandare Elsa nelle sue regali stanze. Adesso tutto quello che voleva fare era prenderle una mano e ripeterle che non era un mostro. Se solo quelle lame di ghiaccio non fossero cresciute così tanto! “L’inverno non è l’unico pericolo per Arendelle. Un’altra presenza minaccia il vostro regno, ma non so altro.”
Un’altra minaccia?” a questo pensiero la regina si circondò di piccoli fiocchi di neve.
Riuscirete a salvare il vostro regno Maestà. Dovete solo imparare a controllare i vostri poteri e non a temerli.”
Come fate a saperlo?”
Io ho già visto questo.” Elsa sgranò gli occhi perplessa e Hans capì di aver detto troppo. “La magia, intendo. Ho incontrato uno stregone molto potente una volta, ma la sua magia non è come la vostra. È capace perfino di fermare il tempo e farlo riavvolgere.
Credete che possa aiutarmi?
Il pensiero di Elsa che si consegnava spontaneamente a Rumpelstiltskin gli gelò il sangue nelle vene. “Paghereste un prezzo troppo caro, credetemi. Ma mi disse che ogni magia si basa sulle emozioni, non sulla razionalità. Imporvi di controllare i vostri poteri non è la strada giusta per riuscirci, perché più ne avrete paura e più saranno loro a controllare voi.”
Cosa dovrei fare allora?” Chiese preoccupata osservando il ghiaccio a pochi millimetri dal collo di Hans.
L’amore è la risposta. Il vero amore è capace di sciogliere ogni sortilegio.” Hans quasi non poteva credere di averlo detto davvero. Eppure lo aveva fatto, e non per salvarsi la vita.
L’amore?
Hans le sorrise, nonostante sentisse la punta di una lama toccargli il collo. Fu un sorriso tanto sincero da scaldargli il cuore, ed appena se ne accorse ebbe paura. Paura di intrappolare Elsa nell’ampolla dorata da consegnare al Signore Oscuro che l’avrebbe tenuta imprigionata per l’eternità.
Elsa osserva la lama di ghiaccio avvicinarsi alla gola di Hans. L’amore era davvero la risposta? Era davvero tutto così semplice? Dopo anni chiusa in camera sua, con la paura come unica compagna, stentava a credere che fosse davvero così semplice. Chiuse gli occhi e ripensò ad Anna, a quando da bambina la svegliava nel cuore della notte per costruire un pupazzo di neve insieme. Lasciò che il cuore si pervadesse di gioia e poi allungò una mano verso le lame. Fu una sensazione strana, come se il calore di quei ricordi si stendesse per tutto il braccio e oltre la sua mano, trasformando le stalattiti in piccoli fiocchi di neve che salirono alti nell’aria prima di disperdersi nel vento.
Grazie Maestà.” Disse semplicemente il principe prima di chiudere gli occhi e fingersi addormentato.
Elsa si inginocchiò immediatamente accanto a lui cercando di fargli riprendere i sensi “Principe Hans! Ascoltatemi: dovete rimanere sveglio! Mi avete sentito? Fatelo per Anna! Hans!
Hans immaginava lo sguardo di Elsa, gli occhi ancora più grandi del solito e l’espressione preoccupata. Nella sua mente era un’immagine limpida, proprio come se l’avesse effettivamente vista. C’era perfino una parte di lui che avrebbe voluto fingere di risvegliarsi solo per vedere svanire tutti i timori di Elsa, ma non lo avrebbe fatto. Aveva già perso il controllo una volta: aveva assaggiato il rimorso di un’azione che non aveva ancora compiuto ed era stato un piatto che non gli era piaciuto per niente. Avrebbe finto di dormire fino a quando non fossero arrivati al castello ed Elsa non si fosse allontanata dal suo capezzale, era l’unico modo che gli veniva in mente per recuperare la sua freddezza.
 
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Anna era seduta sul letto di Elsa da ore. Dalla sera dell’incoronazione era sempre nella camera della sorella maggiore, quando non doveva respingere le accuse di stregoneria del Duca di Weselton o non era impegnata ad aiutare gli abitanti del villaggio.
Aveva passato anni ad implorare Elsa di uscire da quella stessa stanza, o di farla entrare. Si vergognava ad ammettere di non esserci mai entrata fino a poche ore prima. Si era sempre chiesta se le loro camere fossero arredate nello stesso modo, o di che colore fossero le tappezzerie del letto di Elsa. Da piccola aveva provato a sbirciare dentro con un binocolo rugato dall’armeria di palazzo, ma Elsa se ne era subito accorta ed aveva chiuso immediatamente le tende. Aveva passato anni chiedendo alla sorella di uscire dalla sua prigione (solo adesso capiva che quella era stata solo una prigione) ed ora avrebbe dato qualsiasi cosa per un altro di quei no. Solo per sapere che stava bene.  
Anna scoppiò a piangere coprendo il viso. Si sentiva responsabile per ogni cosa, dall’isolamento di Elsa, alla neve che cadeva silenziosa ed incessante. Se non fosse stato per lei, Elsa avrebbe avuto una vita molto differente, magari sarebbe riuscita anche ad accettare il suo potere e, visto che nessuno l’avrebbe tormentata, non avrebbe congelato nulla. Non lo aveva detto nemmeno a Biancaneve e fuori da quella stanza cercava di tenersi tanto impegnata da non pensarci, ma appena si fermava un momento il senso di colpa la colpiva con la forza di un gayser. All’inizio non aveva capito cosa fosse, ma quando era entrata nella camera da letto di Elsa ed aveva trovato due soprammobili ricoperti di ghiaccio per terra le lacrime uscirono copiose e silenziose.
Fin da bambina si era sentita abbandonata dalla sua famiglia e c’erano state molte volte in cui aveva creduto di essere destinata a restare sola per sempre. Per quanto ne sapeva, Elsa si era arrabbiata con lei per una ragione che non avrebbe mai capito ed a cui non avrebbe mai saputo rimediare. Dopo la morte dei genitori aveva perfino smesso di provare ad avere qualsiasi rapporto con Elsa, se nemmeno quello era riuscito a farle riavvicinare cosa avrebbe potuto farlo in futuro? Non di meno quando passava davanti a quella porta sentiva sempre una fitta di gelido vuoto al cuore.
Ma stringere quegli oggetti ghiacciati aveva rimpiazzato il piccolo mondo delle sofferenze di Anna con quello, ben più grande, di Elsa. Tutte le volte in cui era rimasta ore ad implorarla di uscire dalla sua camera per giocare assieme aveva fatto soffrire la sorella forse anche più di quanto non avesse sofferto lei.
Se solo avesse saputo magari le cose sarebbe potute essere diverse!
Sollevando lo sguardo sul ritratto del padre, Anna si rese conto che quello era un pensiero stupido: se avesse conosciuto fin da subito che quello di Elsa era un esilio volontario per proteggerla avrebbe fatto di tutto per farle cambiare idea. Ma sarebbe stato meglio o peggio?
Magari avrebbero trovato un modo per stare assieme senza che nessuno fosse in pericolo. Forse i trolls delle montagne le avrebbero potute aiutare, invece di cancellarle la memoria.
Oppure Anna avrebbe esasperato Elsa fino al punto di far morire Arendelle sotto uno strato di soffice neve anni prima.
Principessa Anna!” la voce gentile di Gerda interruppe i pensieri della giovane “Il principe Hans è tornato assieme al principe David e alla regina.”
La principessa schizzò fuori dalla camera di Elsa istantaneamente. “Dove sono?” chiese alla balia con il cuore in gola. Allora c’era speranza! Se Elsa era tornata potevano affrontare l’inverno e la minaccia misteriosa avvertita da Turchina.
Nel cortile del palazzo, ma …
Anna non aspettò che Gerda finisse per afferrare la gonna con entrambe le mani e correre a perdifiato lungo i corridoi del palazzo fino al cortile per poi farsi avanti a suon di spintoni tra la folla che si era subito radunata ad osservare lo spettacolo: una slitta di scintillante ghiaccio trainata da tre cavalli di ghiaccio ed una renna (una vera renna!) era atterrata dal cielo senza fare nessun rumore, annunciata solo da una leggera nevicata, portando al castello Elsa, Hans, David, un giovanotto biondo dall’aria particolarmente forzuta ed un pupazzo di neve parlante. I due uomini sorressero Hans che, ferito ad un fianco, sembrava addormentato mentre Elsa ed il pupazzo di neve li seguivano con occhi bassi e preoccupati. Mano a mano che procedevano la piccola folla si apriva in due, liberando l’ingresso al castello. Nessuno parlava, solo gli occhi si muovevano per seguire quel bizzarro corteo.
Anna non sapeva se correre ad abbracciare Elsa o a soccorrere Hans, ma poi i suoi piedi si mossero da soli verso la sorella. L’indecisione era durata solo un attimo ed in un batter d’occhio stava abbracciando Elsa che non fece in tempo a sottrarsi. “Insieme sistemeremo tutto!” disse con il cuore che scoppiava dalla gioia. Ci credeva con tutta sé stesa, tante che le oscure profezie di Turchina sembravano solo lontane e vaghe parole.
Elsa si limitò a ricambiare la stretta gentile di Anna per qualche secondo, lasciandosi cullare da quel calore soffice che aveva quasi dimenticato. “Forse so come sciogliere il sortilegio.” Sussurrò in un orecchio di Anna che si staccò immediatamente con occhi spalancati “Ma prima dobbiamo pensare ad Hans.” Gli occhi della regina si volsero verso il principe ferito che veniva trasportato a braccio nel palazzo da David e Kristoff: tutti avevano visto la lama di ghiaccio conficcata nel suo petto e la parola strega si era diffusa tra la folla come una pestilenza. Elsa cercò di non farci caso: era tornata ad Arendelle e forse sarebbe riuscita a spezzare il suo sortilegio, poi avrebbe lasciato la corona ad Anna e Hans sapendo che avrebbero regnato con giustizia e lei sarebbe tornata sulla sua montagna solitaria. “Va dal tuo futuro sposo.”
Chiamate il medico di palazzo! Pesto!” disse qualcuno mentre Anna correva verso Hans.
Cosa gli è successo?” domandò la principessa a David.
Due guardie del Duca ci hanno seguito, quando abbiamo trovato Elsa c’è stato uno scontro e Hans è rimasto ferito accidentalmente.”
Ma non è stata Elsa a …” Anna non riusciva nemmeno a dirlo, ma il dubbio che quella lama fosse partita dalle mani di Elsa la faceva vergognare di sé come non mai. A quel manichino del Duca di Weselon ci avrebbe pensato dopo. Dopo che Hans si fosse ripreso, dopo che sarebbe tornata l’estate e ogni altro pericolo scongiurato.
No.” Disse David con rassicurante fermezza.
La principessa provò a portarsi davanti al terzetto. Oramai avevano lasciato la folla del cortile ed erano entrati nel palazzo. Nessuno li aveva seguiti, se non per qualche servitore che sii era dileguato con la sessa velocità con cui era apparso. Camminando all’indietro guardò il suo futuro sposo incosciente. Il suo sembrava un sonno sereno e Hans le appariva bellissimo anche in quello stato.
Ehi principessina! Non abbiamo tempo per farti sospirare davanti al tuo fidanzato.” L’altro uomo che reggeva Hans riportò Anna nel presente. Era alto e grosso, se non fosse stato per gli occhi gentili la sua figura sarebbe stata alquanto minacciosa. Indossava abiti pesanti e grezzi, simili a quelli dei tagliatori di ghiaccio. Ciuffi biondi spuntavano dal berretto ed un grosso naso stava al centro di un volto rettangolare con le gote rosee. “Dobbiamo portarlo al caldo ed io devo dare un mucchio di carote a Swen.”
Anna lo affiancò “Tu chi saresti? E chi è Swen?
Io mi chiamo Kristof e Swen è il mio migliore amico.”
È la sua renna.” Puntualizzò David guardando fugacemente l’amico.
I piedi di Anna si inchiodarono al suolo “Il tuo migliore amico è una renna? Tu non esci molto vero?” Non che fosse l’anima delle feste di Arendelle, però almeno lei parlava ancora più con le persone che con gli animali.
Il tagliatore di ghiaccio la guardò torvo, leggermente offeso: dopotutto Swen era molto più intelligente di molte persone. “Non farmi la predica, principessina! Da quanto tempo conoscevi Hans prima di fidanzartici?
Il tempo non ha importanza quando si parla di vero amore.” rispose incrociando le braccia al petto.
Kristoff roteò gli occhi. “Eccone un’altra.” Cos’avevano tutti con questa storia del vero amore? Cos’avrebbero fatto se quel “vero amore” di cui tutti parlavano si fosse rivelato un maniaco? O se magari la notte avesse russato come un mantice? Non era meglio conoscere bene qualcuno prima di dichiararsi eterno amore?
Appena il gruppetto raggiunse la camera di Hans, il principe fu delicatamente adagiato sul letto.
Da quanto tempo è incosciente?” domandò Kistoff a David parlando a voce bassa perché Anna, intenta ad attizzare il camino, non li sentisse.
Da prima di arrivare al castello.”
Dobbiamo togliergli la stalattite di ghiaccio prima che lo faccia morire congelato.
David guardò il cadetto indeciso su cosa fare: la lama di ghiaccio si era conficcata in pieno petto, a poca distanza da cuore, ed era l’unica cosa che aveva impedito che Hans morisse dissanguato; d’altro canto lasciarla lì voleva dire aumentare le possibilità che morisse di assideramento. “Forse sarebbe meglio aspettare il medico di palazzo.”
Kristoff scosse la testa “No, è incosciente da troppo tempo. Posso estrarla io e tu puoi fermare l’emorragia premendo sulla ferita fino a quando non arriverà il medico.”
Il sovrano della Foresta Incantata non era convinto che fosse una buona idea. Non tanto migliore di aspettare e sperare che il medico arrivasse in tempo. Però se Hans fosse morto perché non avevano fatto niente, non se lo sarebbe potuto perdonare. “Va bene.”
 
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Elsa aveva voluto vedere personalmente le condizioni in cui versava Arendelle prima di andare dal Concilio del Regno.
Aveva camminato da sola per le strade innevate, sforzandosi di mantenere la testa alta ed un’espressione regale, mentre tutti la guardavano con paura e sospetto. Nessuno aveva fiatato ma gli occhi dei suoi sudditi erano stati un’accusa più che sufficiente. Avrebbe voluto dirgli che le dispiaceva, che non voleva fare del male a nessuno, perfino che forse sapeva come riportare l’estate. Ma non fece nulla di tutto questo. Camminò a testa alta e mani giunte per ogni stradina della città, ammirando le navi congelate e le case che sembravano piccole colline di neve, provando un infinito senso di colpa.
Ad un certo punto vide che attorno a lei si addensarono piccoli fiocchi di neve e che i suoi sudditi si chiusero prontamente nelle loro case, timorosi di una nuova tormenta. Allora pensò ad Anna e a tutte le volte che da bambine giocavano nella sala dei ricevimenti ed i fiocchi di neve si dissolsero istantaneamente, ma nessuno era lì per vederlo.
Tornò a palazzo scortata dallo stesso silenzio che l’aveva accompagnata prima. Nella reggia tutto sembrava immobile, perfino i suoi ospiti smettevano di respirare appena la vedevano. L’unica che le si avvicinò fu Biancaneve, con lo stesso sorriso sincero e gentile con cui le si era presentata al ballo di pochi giorni prima. “Sembra che voi siate l’unica a non aver paura di me.” Le disse Elsa.
Neve inclinò leggermente la testa di lato alzando le spalle. “Ho una certa esperienza in fatto di streghe cattive e non credo che voi lo siate.” Rispose con voce leggera.
Vi ringrazio.” La Regina rimase in silenzio per qualche istante e poi si ricordò delle parole di Hans. “Posso farvi una domanda?
Certo.
Come avete spezzato il sortilegio della Regina Cattiva?”
È stato il bacio del vero amore, non esiste nulla di più potente.” C’era qualcosa nel modo in cui lo disse, forse era il candore di quel sorriso o il luccichio dei suoi occhi, che scaldò il cuore di Elsa. Se Biancaneve poteva trovare qualcosa di tanto unico dall’aver mangiato la mela avvelenata, allora anche per lei c’era una speranza.
Credete che se mi concentrassi su qualcuno che amo potrei sciogliere il sortilegio?” Ci stava pensando da ore, da quando era sulla slitta con Hans e gli altri, ma non era affatto sicura di potercela fare.
Biancaneve prese le mani di Elsa tra le sue, regalandole la fiducia che le mancava “Ne sono certa, Altezza.”
La regina dei ghiacci sorrise di rimando. Adesso poteva affrontare il Consiglio del Regno, il Duca di Weselton o chiunque altro la ritenesse una strega cattiva. “Vi ringrazio. Potreste farmi un favore?
Certamente.”
Credo di sapere come sciogliere l’incantesimo ma ho bisogno di Anna per riuscirci, sapreste dirmi dove la potrei trovare?
Biancaneve le regalò un altro sorriso, sembrava che ne avesse un numero infinto da regalare agli altri. “L’andrò a chiamare personalmente. Voi non fatevi vedere, il Duca pensa che siate tornata per congelarci tutti.”
“Non lo farei mai!”
“Lo so, ma adesso non abbiamo tempo per discutere con quel bigotto pauroso.”
 
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Hans si svegliò di colpo sentendo che qualcuno gli toglieva la stalattite di ghiaccio dal petto. All’inizio aveva chiuso gli occhi solo per non vedere ancora Elsa. A malincuore aveva dovuto ammettere di essersi sentito sconfitto dalla Regina dei Ghiacci. Più le si era avvicinato e più i suoi propositi si erano affievoliti. Proprio lui che non aveva mai avuto paura di niente, che non si era fermato davanti a nessun ostacolo, si era scoperto d’argilla davanti all’umanità di Elsa. La cosa che gli dava più fastidio era che l’altra volta non l’aveva nemmeno notata! Si era concentrato su Anna, sul suo disperato bisogno di essere amata, senza preoccuparsi della regina. Anche se le aveva salvato la vita senza pensarci due volte, non sapeva cosa lo avesse spinto. Perfino in prigione, nonostante tutto il tempo che aveva avuto per pensarci e maledirsi per quel gesto, non lo aveva capito.
Per questo si era ripromesso che questa volta sarebbe stato diverso, che Elsa sarebbe stata intrappolata in quell’ampolla a qualunque costo. Invece, oltre ad aver fallito, le aveva perfino rivelato il segreto per sciogliere il sortilegio sul Regno. Aveva osservato la sua preda, come un cacciatore esperto, per finire intrappolato nella sua stessa rete. L’aveva osservata ogni secondo che gli era stato possibile provando una crescente comprensione per il suo dolore, ed alla fine il desiderio di alleviarlo in qualche modo.
Si è ripreso!” aprendo gli occhi vide una testolina rossa sfocata che, dalla voce gioiosa, doveva essere Anna.
È stato fortunato.” Disse uno sconosciuto “Siete arrivati appena in tempo.”
Hans fece per girarsi ma qualcuno lo bloccò. “Non muoverti, rischi di aprire la ferita!” Dalla voce doveva essere Kristoff ma non ne era sicuro.
Hans provò a ribellarsi, ma la presa del tagliatore era troppo forte e lui troppo debole, così dopo pochi secondi lasciò perdere.
Gli darò del laudano.” La voce dello sconosciuto ricominciò a parlare accompagnata dal rumore di piccoli oggetti di vetro “Dovrebbe calmarlo un po’, almeno fino a quando la ferita non si sarà rimarginata.
Non sarà pericoloso fargli perdere ancora conoscenza?” la voce di Anna sembrava davvero preoccupata ed Hans si sentì in colpa per la prima volta nei suoi confronti.
State tranquilla Principessa, il peggio è passato.”
 
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Quando l’effetto del laudano cessò, la prima cosa che Hans sentì fu il vento fresco sfiorargli il viso. Non era il gelido vento della Montagna del nord, ma una brezza piacevole che profumava di mare e risuonava dei versi dei gabbiani. Con gli occhi impastati si voltò verso la finestra aperta: la prima cosa che vide furono i colori, poi, lentamente, questi presero la forma del cortile del palazzo di Arendelle: il cielo era chiaro e terso, il sole illuminava ogni cosa, la neve era completamente sciolta, le fontane zampillavano acqua cristallina e gli abitanti dell’intero regno festeggiavano il ritorno dell’estate. Un sorriso gli sorse spontaneo sulle labbra appena capì che Elsa era riuscita a spezzare la maledizione.
Se fossi in voi, Altezza, non sarei così soddisfatto del vostro operato.”
Hans avrebbe riconosciuto quella voce stridula ovunque, solo la prima sillaba era bastata per mettergli i brividi: il Signore Oscuro era lì, pronto a riscuotere il prezzo del suo fallimento.
Io non ho fatto niente.” Rispose recuperando la sua faccia di bronzo. Era un bluff, e probabilmente era inutile, ma non perdeva nulla a provare.
Rumpelstiltskin si avvicinò sedia al letto, Hans non si era voltato verso di lui ma il mago poteva comunque sentire la sua paura crescere. “Lo credete davvero?
Come avrei potuto? Ero incosciente. Immagino che siate stato proprio voi a darmelo, o sbaglio?”
Il mago sorrise con una mossa raccapricciante “L’ho sempre detto che siete un uomo più sveglio di quanto il vostro bel faccino non faccia immaginare. Per cui dovreste sapere che con me certi trucchi non funzionano.”
Non so di cosa stiate parlando.”
Avete firmato un contratto, Principe, con il quale vi siete impegnato ad imprigionare Elsa in cambio della vostra vita. Ed invece cosa avete fatto? Vi siete innamorato di lei, le avete detto come controllare i suoi poteri ed adesso non avete più la determinazione necessaria per fare ciò che avete promesso. Che peccato che abbiate deciso di diventare un principe senza macchia ad un passo dal trono!
Un peccato davvero.” Ammise amaramente Hans voltandosi verso lo stregone per la prima volta. “Cosa farete di me?
Vi ucciderò.” C’era una sorta di terribile allegria nella voce dell’Oscuro che fece venire i brividi al cadetto. “Ma non subito, prima vedrete la donna che amate finire nell’ampolla e tutto ciò che lei ama distrutto.” Roteando la mano fece apparire il piccolo oggetto dorato da una nuvola viola.
Immagino che altrimenti non sarebbe divertente.”
 Il mago sospirò sconfortato prima di svanire in una nuvola di fumo, ma le sua voce echeggiò anche dopo che il fumo fu dissolto “Che peccato che abbiate deciso di unirvi agli Eroi, Principe Hans. Eravate davvero il cattivo perfetto di questa storia.”

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