Evolution Project

di LaSentinella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It all begins ***
Capitolo 2: *** Catastrofi a scelta ***
Capitolo 3: *** Avaerthi ***
Capitolo 4: *** Exit ***
Capitolo 5: *** Hush ***
Capitolo 6: *** Drops of intelligence ***
Capitolo 7: *** Ensemble ***
Capitolo 8: *** Scire ***
Capitolo 9: *** Scoff ***
Capitolo 10: *** Per aspera ad astra ***
Capitolo 11: *** Memento ***
Capitolo 12: *** The Sign of Four ***
Capitolo 13: *** Arcana ***
Capitolo 14: *** Inefri ***
Capitolo 15: *** 3 days to kill (Day 1) ***
Capitolo 16: *** 3 days to kill (Day 2) ***



Capitolo 1
*** It all begins ***




 
Oggi è il mio primo giorno su questo strano pianeta. Siamo atterrati all'alba e le persone che ci dovrebbero portare al centro di ricerca non si sono ancora fatte vedere. Anche se la loro stella madre è sorta da appena un paio d’ore, la temperatura rasenta i 318 kelvin[1] e il mio mini ventilatore ha tirato le cuoia dopo che quello stupido cane alla stazione di servizio l’ha afferrato con le sue umide fauci scambiandolo per un grosso insetto. Non ne farò un dramma, non appena sarò arrivata al Centro[2] ne cercherò un altro.

Mentre aspetto ne approfitto per scattare alcune foto, è incredibile come sia cambiata questa terra dal mio ultimo viaggio! L’ultima volta che sono stata qui, circa quattro anni terrestri fa, questa zona era rigogliosa e piena di vita mentre ora il terreno secco e spaccato lascia intendere che non piove ormai da settimane. La vita su questo pianeta è a serio rischio e noi siamo qui per evitare che la previsione di un mondo vuoto e secco si realizzi. Questo almeno è il proposito ufficiale della spedizione, ma so benissimo che lo scopo principale di alcuni membri del gruppo è la speranza di conoscere meglio le tattiche e gli armamenti bellici degli abitanti del luogo. 

Oltre a noi Terrestri, altri due pianeti sono stati coinvolti in questa missione. Non so molto su quei due mondi, ma se sono stati chiamati in causa significa che anche loro hanno dovuto fronteggiare una situazione simile a questa e, quindi, simile alla Terra. Non conosco nel dettaglio il modo in cui i miei antenati riuscirono a risolvere il surriscaldamento del pianeta, l’inquinamento, la fame, la sovrappopolazione e la povertà, dopotutto questo è successo più di cinquemila anni fa. È certo però che ora tutto sembra essere sotto controllo sul mio pianeta natio, al contrario di molti altri. I problemi che abbiamo affrontato molti anni fa, sono attuali su numerosi altri pianeti abitati. Tuttavia quello che sta accadendo su Uriaser[3], il pianeta su cui mi trovo, è molto particolare. In soli quattro anni le famose distese di ghiaccio dell’estremo sud si sono seccate e molti laghi si sono prosciugati. Pare che anche i mari si stiano ritirando e il caldo ha già provocato l’estinzione di più di seicento specie animali. 

La cosa più strana è che tutto si sia verificato in così poco tempo da essere quasi innaturale, come se qualcosa, o peggio, qualcuno, abbia fatto in modo che il tempo accelerasse. Forse è solo una stupida sensazione, comunque credo che ora sia meglio radunare le mie cose, pare che il gruppo di Uriaser che doveva riceverci all’alba sia finalmente arrivato.

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[1] Kelvin: 1°C equivale a 273,15 K. Perciò 318 K sono circa 45°C.

[2] Centro di ricerca di Uriaser: Si tratta del principale Centro di ricerca di Uriaser. All'esterno appare come un enorme palazzo a forma di cupola ingiallito dal tempo, ma la maggior parte dell'edificio si sviluppa sotto terra. Si trova in una zona arida e afosa del pianeta.

[3] Uriaser: Pianeta sul quale ha inizio la storia. In origine era un pianeta rigoglioso e pieno di vita. Il pianeta era caratterizzato da una differenza enorme tra la zona sud, fredda e popolata dalla fauna nativa e la zona a nord, dal clima mite e pieno di turisti. Su questo pianeta cresce il famoso fiore di ghiaccio, una forma di vita simile ai vegetali terrestri con enormi proprietà curative. L'atmosfera Uriaseriana contiene quantità di ossigeno lievemente maggiori rispetto alla Terra.

 

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Capitolo 2
*** Catastrofi a scelta ***


"La parola ‹‹catastrofe›› deriva dal Greco e significa ‹‹capovolgere››. Era usata in origine per descrivere il colpo di scena finale di un dramma, che poteva, naturalmente, essere sia lieto sia triste.”
Così scriveva Isaac Asimov nel 1980 nell’introduzione del libro intitolato “Catastrofi a scelta”. Nonostante siano passati 6276 anni questo scrittore è ancora molto letto. Forse per la sua incredibile capacità di descrivere la realtà di oggi, o forse semplicemente perché molti dei suoi libri sono entrati a far parte dei libri di lettura obbligatori nella maggior parte delle scuole Terrestri.

Al Centro sono tutti indaffarati. Mi hanno sbattuta nella mia stanza senza neanche un saluto e ora non posso fare altro se non aspettare che qualcuno si degni di darmi qualche informazione. Da quello che ho sentito, pare che ci sia stato un malfunzionamento alla nave principale di uno dei gruppi di ricerca, per questo motivo la riunione di questa sera è rimandata.
Bussano alla porta.
Avanti.
È la signorina Arker, Terra?– mi domanda il Serfirestre.

Serfir[1] è un piccolo pianetucolo al largo di Uriaser che se mai un giorno dovesse finire distrutto, sarebbe sicuramente per l’impoverimento delle risorse a causa della sovrappopolazione. Molti infatti emigrano su questo pianeta illusi dalla speranza di ottenere una specie di eterna giovinezza grazie all’estratto di una particolare pianta che cresce nelle loro lagune come parassita delle piante acquatiche. Pare inoltre che la forza di gravità, più debole rispetto a quella Terrestre, contribuisca a mantenere sode pelle e (se presenti ) squame. Per un Terrestre, quindi, un Serfirestre appare sempre più giovane rispetto a ciò che è realmente, quest’uomo che dimostra circa trent’anni ad esempio, in realtà potrebbe benissimo averne il doppio.
Ahlia Arker?
–Sì sono io.
Mi porge una tavoletta elettronica.
Questi sono i fascicoli relativi alle ultime misurazioni del tasso di inquinamento di aria e acqua, alle recenti sparizioni della flora e della fauna limitrofi e i moduli che ha richiesto. Deve compilarli e riconsegnarli entro un’ora.
Bene, la ringrazio.
Ah, e un’ultima cosa, se mi permette..– chiede titubante.
Sì?
Riguardo a sua sorella..
Può andare, compilo immediatamente questi moduli e li consegnerò nel salone principale entro un’ora, arrivederci.
Ora non ho proprio voglia di parlarne.

Dato che la riunione di benvenuto non inizierà fino a quando tutti saranno presenti, credo sia meglio portarsi avanti col lavoro e compilare questi moduli per ottenere il permesso di raccogliere dei campioni da analizzare. Gli ultimi campioni che sono passati fra le mie mani, sono quelli che mia sorella ha raccolto due anni fa, anche lei faceva parte di un gruppo di ricercatori su Uriaser. Ho bisogno di nuovi dati per vedere com'è mutata la situazione. Temo che il mio libro dovrà aspettare.

Fortunatamente i moduli sono stati facili e veloci da compilare, quindi posso portarli nel salone principale con largo anticipo. Questo posto è così surreale! Le varie stanze sono tutte colorate con colori improponibili, la mia fortunatamente è di un colore normale, verde molto chiaro, ma quella del mio vicino di stanza è di un giallo canarino mal di testa, che solo a scorgerlo per pochi attimi dà il malessere. I corridoi invece sono tutti verniciati di bianco. Mi chiedo di che colore sia la sala delle riunioni.

Dopo aver consegnato i moduli e ritirato i permessi, trovo del tempo per sporgermi dalla finestra per osservare il paesaggio intorno al Centro. Ormai è sera, la temperatura è calata di poco, ma l’afa e la completa assenza di vento, rendono la permanenza impossibile.
Mi ritiro e chiudo la finestra, ma girandomi noto il Serfirestre di prima che, come me, fissa l’esterno della struttura. Non ho voglia di parlare quindi cerco di passare inosservata. Inevitabilmente fallisco nella mia impresa e mi ritrovo coinvolta in una noiosa conversazione sul tempo e le stagioni.
Rimpiango di non essermi diretta nella mia stanza subito dopo aver ottenuto i permessi finché la conversazione prende tutto d’un tratto una piega interessante.

Come hai detto che ti chiami?
Ordien. Anche se, come si nota, ho origini Serfirestri..– mentre lo dice oscilla la lunga coda squamosa –.. sono nato su Uriaser e qui ho sempre vissuto.
Sì… cosa dicevi a proposito del capo della mia spedizione?
Oh, già. Beh, lavoro qui ormai da tanto e il Capitano ha comandato varie spedizioni qui su Uriaser. Tutte spedizioni di ricerca chiaramente, ma la cosa strana è che due anni fa, due anni di Uriaser intendo, successe qualcosa di strano durante l’ultima esplorazione sul campo.– Tornò improvvisamente a guardare fuori dalla finestra.
Qualcosa di strano intende? Beh, già lo so! Sono scomparsi tutti!
Sì, ma il Capitano fu l’unico superstite e quando rientrò al Centro aveva una grande fretta di ripartire. Era spaventato, diceva frasi sconnesse riguardo a qualcosa che aveva visto.. non mi sarei mai aspettato di vederlo nuovamente a capo di un gruppo di ricerca in questa zona. È un po’ strano, si comporta in modo diverso e inoltre, quando siete arrivati e l’ho salutato, mi ha guardato come se non mi conoscesse.
Già, è piuttosto strano. Indagherò, tanto fino a domani non ho nulla da fare.
Sempre meglio che leggere quel libro
Come?
Niente, dicevo, sarà meglio che mi ritiri nella mia stanza ora. Le auguro una buona serata.

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[1]Serfir: Piccolo pianeta al largo di Uriaser. È anch'esso parte della Galassia di Andromeda ed è un famoso luogo di villeggiatura per facoltose coppie di vari pianeti. È caratterizzato da una forza di gravità relativamente bassa rispetto alla maggior parte dei pianeti abitati.
 

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Capitolo 3
*** Avaerthi ***


Il capitano della mia spedizione è un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati e una profonda cicatrice sulla spalla sinistra. È a capo dei contatti tra Uriaser e la Terra da circa otto anni, ma ha un lungo curriculum come ricercatore e studioso presso importanti centri di ricerca Terrestri, Uriaseriani e di altri pianeti della Galassia di Andromeda. Sicuramente è il membro più preparato del gruppo perché, come il suo grado testimonia, oltre ad aver ottenuto due lauree in campo scientifico ha anche un'ottima carriera in campo militare, ottime capacità di sopravvivenza in ambienti estremi e anni di esperienza sul campo.

Questa è la prima volta che lavoro con lui, e non ho ancora avuto occasione di parlarci. La prima volta che l’ho incontrato è stato in una circostanza molto spiacevole, il funerale di mia sorella. Un funerale senza corpo, un grande spreco di soldi a mio avviso. Mia sorella, Cecilia[1] mi ha sempre parlato bene di lui, lo elogiava ad ogni occasione.. io però non ho ancora avuto modo di lavorarci insieme e per questo non ho un'opinione personale a riguardo. Credo che lui e Cecilia avessero una relazione di tipo sentimentale, o qualcosa del genere. Comunque ecco che qualche mese fa, questo tizio si presenta a casa mia tutto in ghingheri nella sua uniforme scura e mi porge una lettera con la quale mi chiede di unirmi alla spedizione. Non che io abbia grandi meriti, sono qui semplicemente perché mia sorella ha sempre condiviso con me i risultati delle sue ricerche e, inoltre, io sono l’unica ad aver completo accesso ai suoi archivi[2].

Buonasera, capitano.
Il capitano Eloy Hardy[3] se ne sta curvo dietro allo schermo di un computer e alle mie parole muove appena un sopracciglio. Poi alza lo schermo e mi rivolge un sorriso a trentadue denti
Signorina.. Arker?– 
faccio un cenno di assenso con la testa, strano che non mi riconosca
Ahh, il suo precedente datore di lavoro mi ha parlato bene di lei, mi ha assicurato che avrebbe fatto un ottimo lavoro!
strano anche che non si ricordi perché sono qui
Sì, conosco bene questo pianeta, la sua conformazione geologica, biologica e…– mi interrompo quando vedo che il capitano invece di ascoltarmi si intrattiene con un piccolo aeroplanino giocattolo
Ahh, molto interessante! Ha notato? Questo aggeggio resta sempre in equilibrio, anche se lo appoggio sul bordo della scrivania, vede?
Non so cosa rispondere. È davvero lui l’uomo che mia sorella acclamava come il miglior capitano nell’universo?
Sì, beh, interessante. Comunque ho già ottenuto i permessi per raccogliere campioni da analizzare. Domani potremo già occuparci delle operazioni preliminari per poi capire cosa..
Ottimo lavoro signorina Arker. Nel frattempo, però, si goda il soggiorno, è un bel posto qui!– saluto il comandante chiedendomi cosa gli sia successo. Ordien aveva ragione, qualcosa è accaduto due anni fa al capitano, ma cosa?

Esco dalla stanza con estremo disappunto e giusto per concludere in bellezza la serata, quasi inciampo su Ordien.
Cosa diavolo ci fai sdraiato a terra?!
Shhh che lo spaventi!
Ordien se ne sta sdraiato sulla pancia, un occhio chiuso e l'altro intento a sbirciare sotto la porta dell'ufficio del capitano Hardy. Nel salone accanto alcune persone sono tutte impegnate a risolvere un'emergenza e nessuno ha il tempo di curarsi di un mezzo Uriaseriano spiaccicato a terra e di una stramba Terrestre sdraiata accanto a lui.
Cosa stai guardando?
All'improvviso entrambi scattiamo in piedi, io per il disgusto e lui per l'eccitazione, un piccolo "scaraverme" è uscito dalla fessura della porta e ora corre disperato verso l'uscita del corridoio. Ordien gli si getta addosso, lo afferra e lo infila (con non poca fatica) in un barattolo. Poi me lo porge.
Guarda! Incredibile! Le Sanguisughe alate di Avaerthi solitamente vivono nei laghi gelidi, è stupefacente trovarne uno in questa zona così calda, chissà come ha fatto a sopravvivere!–.
Le Sanguisughe alate di Avaerthi[4] sono animali molto strani. A metà tra una blatta e una planaria, si nutrono di linfa animale e vegetale indifferentemente. Faccio mente locale e mi sembra di ricordare qualcosa.
Sbaglio o secerne una sostanza psicoattiva quando si nutre? 
Già.
Ordien! Sai a cosa sto pensando? 
Uhm, che potremmo farci di allucinogeni?
No, stupido, che questo scara-coso potrebbe c'entrare con lo strano comportamento del capitano. Vieni, andiamo a vedere se questo coso si è nutrito di recente!–.

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[1]Cecilia Arker: Biologa Terrestre, sorella di Ahlia Arker, è deceduta durante una spedizione su Uriaser insieme a quasi tutti i suoi compagni. Tutti i dati delle sue ricerche sono contenuti in uno speciale archivio a cui ha accesso solamente la sorella.
 
[2]Archivio di Cecilia Arker: L'archivio dove Cecilia ha rinchiuso tutti i suoi progetti. Contiene anche il suo diario. 
 
[3]Capitano Eloy Hardy: È il comandante del gruppo di ricerca Terrestre. È uno scienziato e un militare. Dopo un incidente durante una spedizione in cui tutti i suoi compagni hanno perso la vita, si è ritirato nella sua villa di montagna per tre anni, per poi accettare un incarico a capo di un nuovo gruppo di ricerca su Uriaser. È un uomo sulla quarantina, ha i capelli brizzolati e una profonda cicatrice sulla spalla sinistra.
 
[4]Sanguisughe alate di Avaerthi: Curiosi animali uriaseriani. Hanno un corpo allungato e molle, simile ad una planaria e due ali corazzate nella metà superiore del corpo. Si nutrono di linfa animale e vegetale e mentre la estraggono, secernono un liquido allucinogeno che, agendo sul sistema nervoso centrale delle vittime, induce un profondo stato di trance.
 

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Capitolo 4
*** Exit ***


Ieri sera sono crollata appena ho toccato il letto. Il laboratorio non sarà accessibile fino a questo pomeriggio quindi non posso fare molto. Questa mattina io e un mio collega faremo un giro qui intorno, giusto per vedere com’è la situazione e fare le solite misurazioni.
Lo scaraverme se ne sta tranquillo nel suo barattolo. È veramente ripugnante, soprattutto quando tasta i bordi del barattolo con la sua piccola proboscide.

Mi reco nella sala grande del centro, anche se sono un po’ in anticipo aspetterò là l’arrivo del mio collega. Ordien ci accompagnerà dato che, a quanto pare, è l’Uriaseriano che ci è stato affibbiato dal Centro.
Nell’aria c’è l’insolito odore di gelsomino, chissà chi porta questo profumo.
Non faccio in tempo a sedermi sui morbidi divanetti della sala grande che vedo arrivare il ragazzo Terrestre che è stato incaricato come me dal Capitano di raccogliere dati sul campo.

– B-buongiorno! – è un ragazzo molto giovane dalla pelle bruna, mi sembra di ricordare che ha venticinque anni e viene dall’Oceania.
– Buongiorno. Lei è il geologo? –
– Ah, sì sono Jaden Harris, tu sei.. Ahlìa Arker? –
– Àhlia, Àhlia Arker. –
– Oh giusto, beh piacere! Tu sei qui per..? –
– Questioni di DNA diciamo. –
– Genetista eh? –
– No, ho una specializzazione in bionica. Anche se in realtà mi sono sempre occupata di evoluzionismo quando lavoravo con mia sorella. –

Fortunatamente Ordien si fa vivo in quel momento creando non pochi danni perché per rimediare al suo ritardo si fa largo tra la gente correndo e urtando continuamente le persone con la coda.
– Scusate il ritardo! Non ho sentito la sveglia. – appeso al collo porta un medaglione vistoso che subito provvede a mostrarci.
– Ho preso il navigatore, ci sarà utile per orientarci meglio e non perderci. –

La macchina che il Centro ci ha messo a disposizione fluttua già pronta per partire davanti alla porta principale. Non ho mai guidato uno di questi mezzi e fortunatamente oggi il compito di portarci sani e salvi a destinazione grava tutto sulle spalle di Jaden che, non appena saliti in macchina chiede subito indicazioni per la strada da prendere. È Ordien a rispondere, dopo aver consultato il suo navigatore
– Credo sia meglio visitare prima le cascate prosciugate che ci sono qui vicino. Prendi la prima a destra. –

 

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Capitolo 5
*** Hush ***


Non appena scendo dalla macchina devo subito sedermi per regolarizzare il respiro. La quantità di ossigeno nell’aria di Uriaser è leggermente superiore a quella Terrestre e ciò mi provoca un lieve mal di testa. Jaden mi si avvicina porgendomi un inalatore, faccio cenno che non ne ho bisogno. Dopo qualche secondo, riesco a rimettermi in piedi.

– Sbaglio o il livello di ossigeno si è abbassato di recente? L’ultima volta che sono stata qui mi ci sono voluti almeno 10 minuti prima di abituarmi. –
Ordien fa un cenno di assenso con la testa e poi si rivolge a Jaden che è tutto indaffarato a mettersi sulla faccia una mascherina per respirare
– Puoi togliertela quella, la differenza di ossigeno tra questo posto e il tuo pianeta è minima, non ti succederà nulla. –  Jaden decide comunque di tenere la maschera stretta sul viso, per precauzione dice.

Il posto dove ci troviamo non è nulla di speciale. Nella roccia che si erge imponente di fronte a noi c'è scolpito un largo solco che testimonia come un tempo apparentemente molto lontano il luogo ospitasse un'enorme cascata. Ora tutto ciò che resta è un piccolo rigagnolo che scorre lento. Ci dividiamo i compiti, io raccolgo alcuni campioni d'acqua e noto che nonostante i vari problemi di questo posto, ad un primo esame non sembrano esserci tracce rilevanti di inquinamento.Mi avvicino a Jaden per vedere se ha trovato qualcosa, ma anche lui mi conferma che non c'è nulla di anomalo nelle rocce e nel terreno. Ci dirigiamo verso la macchina per lasciare i campioni raccolti, forse le analisi in laboratorio riveleranno qualcosa di interessante, ma per ora sembra che il prosciugamento della cascata sia un mistero.

Dopo pochi minuti vedo arrivare anche Ordien, a mani vuote
 Non ho trovato nulla! –
Jaden gli risponde – Neanche noi, non c'è nulla di strano né nell'acqua e né nella terra, speriamo che analisi approfondite rivelino qualcosa, altrimenti non saprei proprio dove mettere le mani. –
– No, tu non capisci, non ho trovato nulla! Neanche un piccolo verme o un moscerino, non c'è niente. – Questo sì che è strano.

Restiamo per un attimo in silenzio e in quel momento ci accorgiamo di una cosa che non avevamo notato fino a quel momento, il silenzio. Il silenzio non è mai una buona cosa, il silenzio è innaturale, è assenza di suono e il suono è indicatore di vita. Decidiamo allora di esplorare ancora un po' la zona, vogliamo assicurarci che non ci sia anima viva. Non troviamo nulla. Ordien annota qualcosa su un quadernino e poi ci dirigiamo tutti quanti verso la macchina. Durante il viaggio di ritorno nessuno di noi parla, siamo tutti impegnati a pensare. Persino Jaden, che durante il viaggio di andata non aveva chiuso la bocca neppure per un secondo se ne sta in silenzio sul sedile posteriore della macchina intento a guardare fuori dal finestrino con aria assente.

Quando arriviamo al Centro di ricerca notiamo subito il grande trambusto di fronte all'entrata principale. Una navetta sta scaricando alcuni passeggeri, sembrano feriti. Ci avviciniamo per vedere meglio e un Uriaseriano che lavora al Centro ci spiega che sono alcuni membri della squadra del pianeta Nefere. A quanto mi racconta sembra che abbiano avuto un guasto inaspettato alla nave principale e che quindi si siano dovuti affidare a un atterraggio di emergenza.
– L'ambasciatore è arrivato ieri sera con un paio di soldati, ma il resto dell'ambasciata è ancora disperso. Questi due ragazzi sono riusciti a contattare il Centro, ma sono in pessime condizioni –
Allungo il collo per vedere meglio, due individui umanoidi vengono caricati sulle barelle per essere trasportati alla sezione medica. Uno dei due sembra aver perso conoscenza.. potrebbe non superare la notte.
 

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Capitolo 6
*** Drops of intelligence ***


Come metto piede di nuovo all'interno del Centro, la mia agenda si mette a vibrare e a emettere un beep grave. La estraggo dalla borsa e leggo il messaggio appena ricevuto. È un messaggio da parte della coordinatrice del progetto di cui facciamo parte che il Capitano Hardy ha inoltrato a tutti i membri della squadra Terrestre.
Ci scusiamo per il ritardo nel comunicarvi l'ora e il luogo della riunione di benvenuto che ieri siamo stati costretti a rimandare. Vi informiamo che la riunione avrà luogo questa sera alle ore 18:30 nella stanza delle riunioni ะ3. 
Manca solo un'ora alla riunione, non ho neppure il tempo per occuparmi dello scaraverme di ieri. Chiedo a Ordien qualcosa di più riguardo alle persone con cui dovremo collaborare
 Ci sono I Neferestri, hanno grandi capacità di adattamento, ma non hanno una natura molto simpatica. Ho lavorato con uno di loro qualche mese fa e non passava un giorno senza che litigassimo per qualcosa di stupido.. non sono scienziati, questa sera potrai vedere un loro ambasciatore, degli aiutanti e qualche soldato, di solito non amano sprecarsi molto per gli altri. 
Allora mi chiedo, perché sono qui se non hanno intenzione di aiutarci?
 Credo principalmente perché sono molto bravi a intervenire sull'ambiente, so che hanno creato un complesso sistema di tubi sotterranei sul loro pianeta per poter rendere coltivabili i loro piccoli deserti. Non so come procede però.. 
Questo spiega perché siano stati convocati, ma non perché abbiano accettato. Jaden allora chiede  E chi sono gli altri? Non ho visto nessun gruppo consistente di alieni a parte noi e i Neferestri! 
Ordien alza le spalle e poi risponde
 Sì, beh, poi ci sono i Reticuliani[1].. 

A quel punto noto due lunghe dita che sbucano da dietro alla porta della stanza accanto a noi, apro la porta per vedere chi ci sta spiando e non sono per niente sorpresa nel vedere che si tratta di Kalindi Rajan. Kalindi è una mediatrice culturale, chiaramente indispensabile durante incarichi come il nostro. È una brava persona, ma è piuttosto invadente quindi mi sono tenuta ben lontana da lei durante tutto il viaggio dalla Terra fino ad Uriaser. Si rende conto di essere stata scoperta e quindi sorride in maniera poco convincente prima di cominciare a parlare a raffica con la sua vocina stridula.
 Scusate, non volevo interrompervi, era un discorso interessante. Allora ci saranno i Grigi[2] questa sera, cioè, i Reticuliani. Trovo la cosa molto eccitante e poi se ci sono anche loro significa che la situazione è grave, anzi, gravissima! Sono molto intelligenti i Reticuliani, davvero molto. Più di ogni altra specie dominante dell'universo mai esistita, si dice che siano in grado di risolvere un'equazione differenziale appena nati, ahahah è incredibile! 
I Reticuliani sono molto intelligenti e avanzati, è vero, ma Kalindi tende sempre ad esagerare. A quel punto ci rechiamo ognuno nella propria stanza a metterci dei vestiti puliti in vista della riunione.

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[1]Reticuliani: Provenienti dal sistema stellare Zeta Reticuli, la loro altezza varia fra i 100 e i 120 cm; tipicamente presentano pelle grigia, occhi grossi, a mandorla, completamente neri, un naso poco accennato, una bocca molto piccola (forse perché hanno imparato a parlare telepaticamente e l’uso della bocca, ora, gli risulta inutile); al posto delle orecchie possiedono due fessure.

[2]GrigiAppellativo vagamente razzista per riferirsi ai Reticuliani che fa riferimento al colore della loro pelle.
 

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Capitolo 7
*** Ensemble ***


La stanza dedicata alle riunioni è bianca come i corridoi. I muri sono spogli e al centro della stanza c'è un grande tavolo a mezzaluna, posto di fronte ad un enorme schermo. Il Capitano Hardy prende posto al centro, io e tutti gli altri lo seguiamo subito. Alla mia destra si siede Jaden, mentre alla mia sinistra si trova il Capitano. Accanto a lui Kalindi si impossessa della sedia con un sorriso stampato sul volto, gli altri si distribuiscono in fretta. Poco più in là, sulla nostra destra vedo i Neferestri e a sinistra un piccolo gruppo di Grigi che si posa agilmente sulle sedie senza quasi creare alcuna piega sulle tuniche azzurre. Ordien si reca in fondo alla stanza, sotto il grande schermo, insieme ad altri Uriaseriani.

C'è un momento di tensione dove ognuno fissa, a turno, tutti gli altri. Alcuni con sguardo severo, altri con curiosità. Il Capitano posa i gomiti sul tavolo e intreccia le mani attendendo l'inizio della riunione. Ha uno sguardo serio, completamente diverso da ieri sera, mi chiedo se sia lo stesso uomo..

Non appena tutti si sono seduti, un Uriaseriano vestito di nero prende la parola.
"Benvenuti. Siete pregati di utilizzare l'auricolare che trovate di fronte a voi se avete qualche difficoltà a comprendere la lingua intergalattica."
Qualcuno segue il consiglio, ma la maggior parte delle persone presenti non ne hanno bisogno.
"Voi tutti sapete per quale motivo siete stati chiamati e vi ringraziamo vivamente per aver accettato l'incarico. Sono tempi duri per la nostra galassia, un pianeta di Andromeda è andato distrutto poco più di tre anni fa e altri due sono in declino. Siamo sicuri che la vostra collaborazione sarà molto utile per conoscere meglio il problema e trovare un modo per combatterlo. Ora lascio la parola al mio collega che ha preparato per noi una breve presentazione. Poi conoscerete il vostro Uriaseriano di riferimento, se ancora non l'avete fatto, e prima di concludere con le informazioni pratiche lascerò la parola a loro perché introducano i tre gruppi extrauriaseriani qui presenti."
A quel punto, un Uriseriano alto, magro e con un vistoso paio di occhiali incollato alla faccia preme il pulsante del grande schermo e inizia a parlare. Allungo la mano per afferrare la bottiglietta d'acqua di fronte a me, temo sarà una cosa lunga.
 

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Capitolo 8
*** Scire ***


Allungo il collo verso Jaden e vedo che neanche lui sembra molto interessato al discorso dato che lo scopro a scarabocchiare sul suo taccuino. Il Capitano ha gli occhi a mezz'asta e l'unica che sembra attenta è Kalindi. I suoi occhi guizzano vispi sull'intero schermo, comprensibile dato che è l'unica di noi che non conosce a memoria la presentazione. Quasi non mi accorgo del passare del tempo e sobbalzo leggermente quando noto che il monologo è terminato. A quel punto Ordien e altri due Uriseriani si alzano e si avvicinano allo schermo. Ordien fa un cenno in direzione del Capitano Hardy e poi inizia a parlare:
"Mi chiamo Ordien Vorest e sono il rappresentante di Uriaser associato al gruppo proveniente dalla Terra." 
Tutti si girano verso di noi intenti ad osservarci. Il Capitano prende la parola.
"Lavoriamo insieme agli Uriaseriani da anni ormai e siamo sempre disponibili a dare una mano ai nostri fratelli, anche nei momenti più difficili, come questo. Speriamo vivamente di aiutarvi a trovare una soluzione al vostro problema." 
Poi si siede. Ordien allora prosegue:
"Vi presento il Capitano Eloy Hardy, è a capo della spedizione Terrestre. Potete vedere accanto a lui i rappresentanti più esperti della spedizione, Jaden Harris, geologo, lavora con noi da poco tempo, ma ha già avuto modo di distinguersi grazie al ruolo chiave che ha ricoperto l'anno scorso durante il potente terremoto che ha interessato la zona più a nord di Uriaser. Dall'altro lato, Kalindi Rajan è invece un'esperta mediatrice culturale che cura i rapporti tra Uriaser e la Terra da tre anni." 
Ordien fa una breve pausa e mi guarda facendo l'occhiolino, che cosa ha intenzione di fare?
"E infine, Ahlia Arker, biologa e bioingegnere di grande talento, i suoi studi sono stati essenziali per iniziare l'opera di recupero di alcune zone di Uriaser. Inoltre, tutti i dati contenuti nei fascicoli che avete ricevuto all'inizio della riunione sono opera sua, grazie ai suoi risultati siamo stati in grado di conoscere meglio il fenomeno di cui ci stiamo occupando, è stata un aiuto prezioso. Altri Terrestri arriveranno nei prossimi giorni. Bene, grazie, ho finito." 
Ma cosa diavolo si è inventato? Io lo uccido!
Come Ordien torna a sedersi, l'Uriaseriano accanto a lui si alza.
"Io, invece, sono Tulong Sindri e rappresento i Signori qui accanto."
Indica i Reticuliani. Tulong è diverso da Ordien. Anche se Serfirestri e Uriaseriani si somigliano, la coda di Tulong è molto ridotta rispetto a quella di Ordien e il colore delle sue squame tende al marrone scuro.
"Werane è un pianeta molto avanzato in campo medico e, anche se è la prima volta che collaborano con Uriaser, i Weraniani non sono nuovi a progetti che coinvolgono diversi pianeti, come di certo i nostri amici Terrestri ricorderanno." 
E chi se lo scorda?
Affondo nella sedia, la stanchezza si fa sentire e non vedo l'ora di volare alla velocità della luce nel mondo dei sogni. Giro la testa verso i Reticuliani e ne riconosco uno. È Krimil! Eravamo compagni di classe alle elementari, i suoi genitori lavoravano con il governo e per qualche anno le nostre famiglie si sono frequentate. Chissà se si ricorda di me.
Quando lo vedo girarsi nella mia direzione e abbozzare un sorriso, mi rendo conto che mi ha riconosciuta.
 

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Capitolo 9
*** Scoff ***


La riunione si è appena conclusa e, anche se il mio stomaco non approva, prima di unirmi a tutti gli altri nella sala per cenare, preferisco tornare nella mia stanza per occuparmi finalmente della sanguisuga. Mentre mi reco nella mia camera, vedo un piccolo gruppo di stranieri che camminano compatti dietro ad un impiegato del Centro. Accelero il passo per superarli e sento alcune frasi dell'Uriaseriano.
– Qualcuno si occuperà della vostra astronave il prima possibile, nel frattempo vi faremo preparare delle stanze e, se volete, siete arrivati giusto in tempo per la cena. –

Lascio gli stranieri alle mie spalle e raggiungo velocemente la mia stanza. Ero certa di aver lasciato il barattolo con la sanguisuga sul tavolino e invece lo ritrovo accanto al letto, sul mio comodino. Prendo il barattolo e quasi mi prende il panico quando vedo che la sanguisuga non mostra segni di vita.
Chiamo subito Ordien, dobbiamo fare le analisi il prima possibile o tutto andrà perso.
Arriviamo in laboratorio e grazie a Ordien possiamo subito utilizzarlo.
– Com'è possibile che sia morto? –
– Non lo so, l'ho trovato così. Credo che qualcuno sia entrato nella mia stanza perché sono certa di averlo lasciato sul tavolo, non sul comodino. –
– Beh, non mostra ferite. Forse è soffocato! –
– Non è possibile, aveva abbastanza ossigeno e non può essere neppure morto per la fame o il caldo o.. –
– Radiazioni! Guarda, il misuratore di radioattività segnala una recente attività di raggi x. –
La situazione diventa preoccupante, com'è possibile che la sanguisuga sia morta a causa delle radiazioni? Non sono mai stata un genio in fisica, ma non ci vuole molto per capire che non è normale che un mostriciattolo del genere sia morto nella mia stanza per le radiazioni. Soprattutto considerando che se ci fosse una fonte radioattiva, io sarei morta molto prima di quel coso.
– Di bene in meglio... –
Cosa succede?
Guarda, l'ho aperto per vedere se c'era qualcosa nello stomaco e.. non c'è lo stomaco. –
Ma cosa sta succedendo?

 
Pensierosi, ci riuniamo ai nostri compagni che nel frattempo si sono già accomodati ad una meravigliosa tavola imbandita. Solitamente mangiamo da soli, nelle nostre stanze, ma non questa sera. Sul lungo tavolo ci sono varie pietanze, ma non riesco ad identificarle tutte. Alcune sono anche Terrestri, mi sembra di vedere un pollo arrosto. Non appena iniziamo a mangiare, l'atmosfera cambia e il lieve brusio di voci nella stanza aumenta fino a diventare il festoso suono di un banchetto.
 

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Capitolo 10
*** Per aspera ad astra ***


Quasi come il nulla.
Mi ritrovo nuovamente ad osservare Uriaser dalla solita finestra. La notte è calata senza che me ne accorgessi e per la prima volta da quando sono qui passo un po' di tempo a guardare il cielo. L'atmosfera è sempre molto strana, le stelle che vedo nel cielo sono molto luminose e, in lontananza, vedo distintamente il lato illuminato di Serfir, lontano appena 300.000 km da Uriaser.
In basso c'è solo sabbia, nel cielo un'infinità di stelle. Chiudo gli occhi e immagino di essere a casa: la mia terrazza piena di piante, l'irrigatore rotto, le mie salamandre.. la Luna.

Riapro gli occhi e mi scontro con la realtà, non sono a casa, sono a 2 milioni e mezzo di anni luce da casa e nulla in questo cielo me la può ricordare. Vedo una stella cadente e ripenso con un sorriso a quando, da piccola, strizzavo gli occhi ed esprimevo un desiderio ogni volta che ne vedevo una. Che cosa stupida e infantile, non sarà di certo una stella morente ad esaudire un mio desiderio. Questa sera, però, mi sento infantile e quindi chiudo gli occhi, faccio un grosso respiro e chiedo a quella stella di far sì che questa situazione si risolva presto.

Quando riapro gli occhi vedo un'altra stella precipitare, ma questa sembra molto vicina. Allungo un po' il collo e mi accorgo che in effetti la stella è fin troppo vicina. Il cielo si illumina e il meteorite atterra con un tonfo in lontananza. Solo un tonfo, una luce fievole e niente più, com'è possibile? Esco per andare sul posto, voglio saperne di più. Raggiungo il luogo dell'impatto in pochi secondi e non vedo alcun meteorite. Mi abbasso ad osservare il terreno e noto che la sabbia è fusa insieme in un sottile strato. Nella sabbia è impressa una strana forma, un quadrato dagli angoli smussati al centro del quale dei piccoli triangoli si alternano a dei cerchi. Faccio qualche foto.

Afferro la mia agenda per avvisare gli altri, ma un rumore alle mie spalle mi provoca un brivido lungo la spina dorsale e mi giro d'istinto per scovare la fonte del suono. Nulla. Torno a guardare la mia agenda, ma mi giro nuovamente quando sento un altro rumore, questa volta più vicino. Decido di parlare:
– C'è qualcuno? –
Ancora il nulla. Copro a grandi passi la distanza che mi separa dal mio veicolo e parto in direzione del Centro senza voltare le spalle. Dopo pochi secondi vedo una figura scura sfrecciare davanti a me. Fermo la macchina. Sopra di me l'infinito, sotto di me il nulla.

 

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Capitolo 11
*** Memento ***


Mi sveglio da quello che probabilmente è il miglior sonnellino che abbia fatto da quando sono qui, allungo la mano per illuminare la sveglia in modo da vedere che ore sono e mi accorgo di non riuscire ad allontanare una mano dall'altra. Spalanco gli occhi e scopro di non aver sognato, sono stata rapita!
Io neanche ci volevo venire su questo pianeta e ora sono probabilmente l'unica persona che nell'LXXXII secolo è ancora in grado di essere vittima di un rapimento alieno.
Sbuffo, mi alzo e noto che chiunque mi abbia portato in questo posto non ha avuto l'intelligenza di legarmi anche i piedi. Mi guardo intorno e mi sembra di trovarmi in una cella, le mie mani sono legate con delle sofisticate manette laser e mi è quindi impossibile toglierle usando una forcina o un coltellino. Perché la gente non usa più le classiche manette al tungsteno?
Inizio ad urlare chiedendo se c'è qualcuno e, non ricevendo risposta, mi avvicino alle sbarre (anch'esse laser) per guardare fuori. Non faccio in tempo ad avvicinarmi che un uriaseriano in divisa rossa entra nella stanza che c'è al di fuori della cella, digita qualcosa su un piccolo schermo e le sbarre della cella si spengono.
Esco mostrando i polsi ma, invece di togliermi le manette, quello mi spinge verso una porta.

Al di là della porta un altro uriaseriano in divisa e con il petto colmo di medaglie se ne sta seduto su una grossa poltrona mente parla con Kalindi. Alle sue spalle, Ordien mi fa cenno di avvicinarmi e così faccio.
Non appena mi trovo di fronte all'uriaseriano in divisa vedo una smorfia di disappunto dipinta sul suo viso e sento Kalindi scusarsi ripetutamente. A quel punto mi liberano le mani e Ordien mi accompagna fuori mentre Kalindi posa sul tavolo quelli che sembrano essere dei soldi.
Una volta fuori, mi giro verso Ordien e gli chiedo spiegazioni:
– Cosa diavolo sta succedendo? –
– Gli agenti dicono che ti aggiravi senza permesso in una zona militare vietata ai civili. –
– Cosa? Non è vero! Ero a un paio di chilometri dal centro di ricerca. Non ci sono zone militari intorno al centro, non così vicino! –
– Beh, in ogni caso ora sei libera, fortunatamente. Kalindi è molto brava a persuadere le persone. –
faccio mente locale cercando di ricordarmi cosa è successo ieri... il meteorite!
– Ho visto un meteorite schiantarsi a due chilometri a est del centro. ho le prove, dov'è la mia macchina fotografica? –
Ordien alza le spalle e indica una scatola di cartone.
– Se un meteorite si fosse schiantato vicino al centro, ce ne saremmo accorti tutti, non ti pare? –
non lo ascolto e mi metto a rovistare nella scatola: la mia agenda, la giacca,le chiavi... la macchine fotografica!
La accendo e faccio scorrere il menù per visualizzare le ultime foto: memoria vuota.

 

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Capitolo 12
*** The Sign of Four ***


Salgo in macchina tenendo il broncio. So quello che ho visto e il fatto che nessuno voglia credermi mi innervosisce. Allungo il collo tra i due sedili anteriori per parlare di nuovo del meteorite e Ordien mi schiaccia la faccia costringendomi a tornare al mio posto.
– Secondo me c'è qualche complotto. Prima la sanguisuga e ora il meteorite, dobbiamo indagare. –
Kalindi è immersa in un grosso casco ad ascoltare le ultime canzoni di un gruppo nativo di un pianeta remoto dove ha lavorato qualche anno fa e l'unico a subirsi le mie lamentele è Ordien che, però, si guarda bene dal darmi corda.
– Più tardi tornerò di nuovo dove ho visto cadere il meteorite, potrebbe esserci ancora qualche segno.. no, quei militari avranno di sicuro cancellato tutto, ah! Se solo ricordassi il disegno! –
Ordien sbuffa. Io prendo la mia agenda e tento di scarabocchiare i simboli che avevo visto nel terreno il giorno prima.

Quando scendo dalla vettura mi precipito nella mia stanza senza parlare con nessuno, devo riflettere. Quasi subito bussano alla porta. Fingo di non essere nella stanza, forse se ne andranno. Bussano di nuovo.
– So che sei lì, ti ho appena vista entrare! –
Apro la porta dopo aver riconosciuto la voce di Krimil e lo faccio entrare.
– Gira voce che ti sei fatta arrestare! –
Sono molto felice di vederlo. Sono passati anni dall'ultima volta e nonostante ci siano molte cose di cui vorrei parlare con lui, decido di iniziare raccontandogli del meteorite, dei disegni sul terreno, delle foto scomparse, della sanguisuga di Avaerthi e delle stranezze del capitano. Krimil sorride.
– Cosa c'è di così divertente? Io sto impazzendo e tu ridi? –
Scuote la testa e mi afferra per le spalle – Ma non ti rendi conto? È come quando eravamo piccoli, succede qualcosa di strano e noi indaghiamo per trovare la verità! Non è eccitante?! –
– Non credo tu abbia afferrato il concetto. –
Krimil insiste che dobbiamo scoprire cosa sta succedendo e mi racconta che anche all'interno del gruppo di Werane alcune persone stanno assumendo comportamenti anomali.
– Sono sicuro che Kieti, un mio collega, abbia mandato in avaria la nave madre dei Neferestri al'altro giorno. La cosa strana è che il Professore capo non abbia detto nulla e ti garantisco che ce ne siamo accorti tutti. E poi l'ho visto più volte parlare di nascosto con altri membri del gruppo. –
Anche se mi sembra sempre una cattiva idea, mi lascio contagiare dall'entusiasmo di Krimil e decidiamo di elaborare un piano d'azione.

Torno nella sala grande per incontrare gli altri e noto sul viso dei miei compagni delle espressioni serie. Il capitano mi guarda con aria severa e mi rimprovera per quello che, secondo lui, è stato un atto imprudente e stupido "Se vogliamo stare qui dobbiamo rispettare le loro regole". Non mi spreco neppure a difendermi, tanto pare che nessuno voglia credermi.
Il capitano suddivide i vari compiti e mi lascia la giornata libera, "per riflettere", dice.
Io ne approfitto per raggiungere Krimil che mi informa dell'arrivo un nuovo gruppo alieno. Pare siano nativi di Ypsilia, gira voce che la loro nave si sia scontrata con qualcosa di non identificato mentre era in volo da queste parti.
– Dove esattamente? –
Krimil mi mostra un punto sulla mappa, è la stessa zona dove ho visto cadere il meteorite! Non c'è dubbio, quello è il primo luogo su cui indagare. Suggerisco di metterci in contatto con i nuovi arrivati per conoscere più dettagli, chiedo a Krimil da chi ha saputo le cose che mi ha appena detto.
– Oh, sai, le notizie girano... perché mi guardi così? E va bene! Scusa, se Kieti può usare i suoi poteri psichici per fare dispetti, perché io non posso usare i miei per indagare?! –
 

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Capitolo 13
*** Arcana ***


Io e Krimil decidiamo di andare alla ricerca dei sopravvissuti della spedizione di Ypsilia. Trovarli è facile, la parte difficile è avvicinarli. Dei soldati Uriaseriani controllano il perimetro della struttura in cui sono rinchiusi in quarantena gli Ypsiliani e dubito che ci faranno entrare. Propongo di studiare il perimetro, ma dopo pochi minuti ci rendiamo conto che la struttura cupoliforme è completamente circondata dalla sicurezza.
Ci appostiamo dietro a dei container e vediamo alcuni Reticuliani avvicinarsi all'entrata principale della cupola. I soldati li controllano e li fanno passare.
Propongo un piano d'azione.
- Krimil, se hanno fatto passare loro, forse faranno passare anche te, perché non provi ad entrare e raggiungi i tuoi compagni?

Krimil è nervoso, che mi stia nascondendo qualcosa?
Non faccio in tempo a parlare di nuovo che due dei Reticuliani che sono appena entrati nella cupola, escono. Decidiamo di seguirli. Riconosco uno dei due, è Kieti, il collega di Krimil che ha sabotato la navicella della delegazione di Nefere. Saluta il suo compagno e si dirige verso il piazzale del Centro.
Io vorrei seguire uno dei due per scoprire il motivo della loro visita ai sopravvissuti, ma Krimil mi strattona per un braccio e mi spinge dietro ad una macchina parcheggiata fuori dal Centro.
- Cosa succede? Non vuoi scoprire cosa stanno tramando i tuoi compagni?
Lui appare nervoso, con la testa fa un cenno verso destra e quando vedo Kieti fissarci, capisco che Krimil preferisce andare in un altro posto prima di parlare. Ci allontaniamo e raggiungiamo il corridoio grande dell'edificio principale del Centro.

Ci avviciniamo alla finestra e finalmente Krimil si decide a parlare.
- Questa volta loro non c'entrano nulla. -
- Ne sei sicuro? -
- Sì, anche se eravamo distanti, sono riuscito a captare qualche informazione dai miei colleghi. Erano tutti preoccupati, come se non sapessero davvero cosa stesse succedendo. -
- Tutti? Anche Kieti?
Krimil apre la bocca per rispondere, ma la richiude quando, attraverso la finestra, vediamo Kieti dirigersi a lunghi passi verso un uomo intento a riparare una delle navicelle rimaste danneggiate durante il suo sabotaggio alla nave madre dei Neferestri.
- Ehi, quello non è uno dei tizi della spedizione di Nefere che è rimasto ferito durante l'avaria dell'altro giorno? Credi che Kieti stia andando a scusarsi?
- Ahah! Se pensi che Kieti sappia cosa significhi scusarsi sei messa male! Starà sicuramente cercando di comprendere più cose possibili su quella navicella e su tutte le persone che si trovano qui. Arriverà anche il tuo momento, stai tranquilla. -

Questa cosa mi inquieta, perché ci devono essere così tante rivalità e così tanti segreti? Al Capitano sembra abbiano fatto il lavaggio del cervello, Ordien è diventato improvvisamente ligio al dovere, le cose spariscono nel nulla e per finire tutti si impicciano degli affari di tutti. Ho un gran mal di testa.


Krimil ed io ci lasciamo con l'intenzione di ritrovarci il prima possibile per riprendere le indagini. Torno nella mia stanza, mi sdraio e non faccio in tempo a chiudere gli occhi che la mia agenda si illumina e inizia a vibrare. Un messaggio di Jaden mi informa che il Capitano desidera vederci tutti nel suo ufficio.
Mi reco nell'ufficio del Capitano Hardy strisciando i piedi con una lentezza degna di ogni germiro di Saturno che si rispetti e quando arrivo sulla porta vedo che tutti gli altri sono già arrivati.

Chiudo la porta alle mie spalle e il Capitano comincia subito a parlare:
Per la prima volta da quando questa spedizione ha avuto inizio sembra che finalmente qualcosa vada per il verso giusto. Le ricerche e le analisi di oggi ci hanno permesso di individuare un luogo, qui su Uriaser, dove sembra che le recenti catastrofi non si siano verificate. Non ancora almeno. Abbiamo quindi l'opportunità di agire su quel territorio per trovare dei rimedi alla desertificazione. Sfortunatamente non possiamo recarci sul luogo prima di due giorni, servono i permessi e le scartoffie da compilare sono infinite. Ad ognuno di voi verrà quindi affidato un compito diverso e mi aspetto dei risultati!
 

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Capitolo 14
*** Inefri ***


Ho come l'impressione che oggi il sole splenda ancora più intensamente del solito e il gelido getto d'aria del condizionatore che batte sulle mie gambe mi fa quasi apprezzare il paesaggio arido. Il capitano aveva annunciato che sarebbero passati alcuni giorni prima della nostra partenza per questo luogo chiamato "Inefri" e invece è bastata una notte per preparare i documenti e attrezzare il jet. Per preparare gli zaini e caricare le attrezzature ci vorrà probabilmente tutta la mattina, ma dubito che avrò la possibilità di pranzare sulla terraferma, dopo gli ultimi giorni tutti hanno un'improvvisa voglia di lavorare. Guardo ancora una volta la mappa della zona in cui lavorerò i prossimi tre giorni, ha qualcosa di familiare, eppure non riesco a ricordare dove l'ho già vista.
 
Carico le mie cose sul vecchio jet che il Centro ha messo a nostra disposizione e sbircio nella cabina di pilotaggio, è vuota. Mi girò per tornare nella sala grande del Centro per leggere un po' prima della partenza, ma la mia strada è interrotta proprio dal pilota:
– Ehi, non voglio nessuno nella mia cabina! –
Lo supero con un mezzo sorriso, senza neanche  rispondergli. Litigare con una persona così rissosa non porta a nulla, soprattutto se la persona in questione è l'uomo che dovrà pilotare il trabiccolo su cui devo viaggiare.
Incrocio Ordien, anche lui intento a trasportare il suo zaino e una valigia.
– Ciao! Sei pronta per partire? –
Fino a ieri era tutto cupo e serio e ora ha di nuovo l'atteggiamento calmo e spensierato di quando l'ho conosciuto.
– Si, ho già caricato tutto. –
– Dovremo fare molta attenzione quando saremo a Inefri, considerando quello che è successo in passato.. –
– Sempre se ci arriveremo vivi, questa baracca volante sembra dover crollare da un momento all'altro e poi hai visto il pilota? ... aspetta, che cosa è successo a Inefri? –
I nostri discorsi sono interrotti da Kalindi e Jaden che, seguiti dal Capitano Hardy, caricano gli ultimi bagagli prima di partire. Prendo posto, ma non posso fare a meno di ripensare alle parole di Ordien, scruto di nuovo la mappa.
 
Il viaggio è tranquillo, a parte un paio di turbolenze che si sono verificate poco fa nonostante il cielo sia sereno e i venti calmi. Credo di aver visto una bottiglia di whiskey nella cabina di pilotaggio prima di partire. Stiamo per atterrare. Il paesaggio è lussureggiante, molto diverso dalle cascate che ho visitato due settimane fa: il passaggio dal deserto a quella che sembra una nuova foresta Amazzonica è graduale, le cascate apparivano invece come un'oasi nel bel mezzo del nulla.
Atterriamo e il nostro primo compito è quello di trovare un luogo dove accamparci. Jaden trova una grotta poco lontano dal luogo in cui è atterrato il jet, il capitano congeda il pilota prendendo accordi per il ritorno e poi ci ordina di assicurarci che la grotta sia sicura.
 
Più mi guardo intorno e più ho l'impressione di aver già visto questo luogo, eppure sono più che certa di non esserci mai stata. La grotta si rivela essere piccola e senza via d'uscita, decidiamo quindi di accamparci lì, sicuri di non trovare spiacevoli sorprese.
La mia agenda emette un basso e breve "bip", il fatto che sia riuscita a collegarsi al satellite significa che non siamo in mezzo al nulla, le comunicazioni sono possibili, fortunatamente.
Sto per riporla nuovamente quando con la coda dell'occhio scorgo l'icona del collegamento all'archivio di mia sorella, un lucchetto con inciso un ragno. In quel momento ricordo dove ho già visto la mappa di questo posto, certo, alcune cose sono cambiate, ma è la stessa mappa che ho studiato per giorni e notti due anni fa. Come ho fatto a non riconoscerla?
 
Corro da Ordien, facendo attenzione a non farmi notare dal Capitano
– Questo posto! È qui che mia sorella e i suoi compagni sono scomparsi due anni fa! –
 

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Capitolo 15
*** 3 days to kill (Day 1) ***


Jaden mi si avvicina porgendomi una mascherina per respirare, inalare quest'aria mi ha fatto venire un forte mal di testa. Ordien sta parlando con il Capitano, non riesco a capire per quale motivo non mi ha detto nulla riguardo a questo luogo. Mi sento tradita.
Guardo la mia agenda, mi chiedo per l'ennesima volta cosa sia successo quel terribile giorno. Decido di aprire la mappa che Cecilia aveva disegnato sul suo diario. Il fiume, il grande masso accanto alla grotta, l'enorme albero alle mie spalle... sono esattamente dove erano una volta.
I files scorrono veloci tra le mie dita e tutti gli appunti che mia sorella ha scritto riguardo questo luogo si annebbiano davanti ai miei occhi. Li chiudo e respiro piano. Quando li riapro, le lettere mi appaiono più nitide e le frasi acquistano significato.
– Tutto bene? – Jaden mi guarda con aria preoccupata
– Sì... Anzi no. Siamo nel luogo dell'ultima missione di mia sorella, è qui che è morta. –
Penso che Jaden si sia pentito di avermi fatto quella domanda perchè ora mi fissa con la bocca socchiusa – E.. ed è qui che il Capitano è impazzito, immagino. Prima ci ha detto di controllare la grotta e ora dice di volersi accampare lontano. –
Alzo lo sguardo e vedo gli altri che raccolgono i borsoni per spostarsi lontano dalla grotta. Decido di seguirli senza fare storie.
 
Camminiamo ormai da più di mezz'ora e sembra che questa serie intricata di rami e cespugli sia infinita. Ci fermiamo per creare un varco attraverso questa foresta inospitale e mentre Ordien e il Capitano sferrano colpi di machete con un po' troppa foga, io vengo divorata da degli insetti ematofagi. Se non altro qui ci sono segni di vita animale.
 
Finalmente vediamo una radura e vista l'ora decidiamo di raggiungerla e montare le tende.
All'improvviso sento un grido provenire dalle mie spalle, mi giro, e vedo che Jaden è precipitato in una buca nel terreno. Corriamo a soccorrerlo, ma la buca è molto profonda e Jaden si trova a mezz'aria, appeso ad una radice che sbuca da un lato.
– Jaden, tieniti forte, ora veniamo a prenderti! – il Capitano Hardy prende una fune e iniziamo a calarla nella buca.
Kalindi urla preoccupata – La radice si sta spezzando! – quando il terreno è franato lei è rimasta dalla parte opposta della fossa e non può fare nulla per aiutarci. La radice si spezza e Jaden precipita sul fondo.
– Jaden! – il Capitano si sporge sull'orlo della voragine per vedere meglio – Sto bene.. Ahi! No, penso di essermi rotto una gamba. –
 
La corda raggiunge Jaden, che la lega intorno alla vita in modo da poter essere tirato verso l'alto.
Dopo averlo portato in salvo, esamino la sua gamba, sembra proprio rotta. Ordien corre ad aprire un varco alternativo in modo che Kalindi possa raggiungerci, mentre il Capitano si rivolge a Jaden – Cos'è successo? –
– Non lo so, camminavo dietro di voi quando all'improvviso mi è mancato il terreno sotto ai piedi. –
Con un gesto deciso, il Capitano afferra la gamba di Jaden e ricompone la frattura. Il grido di Jaden quasi mi perfora l'orecchio.
– Fasciagli la gamba... Non capisco come mai il terreno abbia retto il nostro peso e non il suo... – nel dire quelle parole, il Capitano Hardy torna nei pressi della buca, per esaminarla – Per fortuna indossi quella tuta... – sussurra il capitano scrutandone il fondo.
Mi avvicino a lui e guardo nella sua stessa direzione. Una quantità enorme di spine ricopre il pavimento della fossa.
 
Alcune spine sono rimaste incastrate nella tuta di Jaden e ne prendo un paio come campione. E' meglio accamparsi e chiamare i soccorsi, Jaden non può restare qui in queste condizioni.
 

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Capitolo 16
*** 3 days to kill (Day 2) ***


Guardo la mia agenda: nessun segnale.
Tutti i mezzi di comunicazione sono inutilizzabili.
Mi giro verso Jaden. E' sdraiato, Kalindi gli aggiusta la fasciatura alla gamba per immobilizzarla meglio con l'aiuto di un ramo.
Il capitano interrompe il silenzio:
- Voi restate qui, io tornerò nei pressi della grotta per collegare i ricevitori al satellite e chiamare i soccorsi. -
Vuole tornare alla grotta da solo? Mi propongo di accompagnarlo facendo notare che è meglio che nessuno rimanga solo. Il capitano acconsente.
 
Durante la camminata restiamo entrambi in silenzio, avanziamo con passo veloce lungo il percorso che abbiamo creato nella foresta. Nella tasca della giacca sento pesare la busta in cui ho messo le spine che ho tolto dalla tuta di Jaden.
All'improvviso un'ombra esce da un cespuglio alla mia destra, faccio un salto indietro per evitarla e atterro con le mani a terra. Il capitano si gira e vediamo che l'ombra non era nient'altro che un grosso uccello che ha spiccato il volo e si è allontanato rapidamente. Mi rialzo, un po' imbarazzata per la figura, ma subito scorgiamo un nuovo movimento tra gli alberi.
Poso la mano sulla mia pistola, il comandante fa lo stesso. Non faccio in tempo ad estrarla che un animale si avventa su di me facendomi cadere sulla schiena. Sento il suo respiro caldo e umido sul mio collo e le sue zampe pesanti sulle mie spalle. La pistola è caduta troppo lontano perché possa recuperarla e non ho modo di difendermi.
 
Sento uno sparo, poi un altro, la bestia si accascia su di me, schiacciandomi col suo peso. Riesco a strisciare fuori e vedo l'animale che mi ha aggredito. Non è un animale che conosco: il muso è allungato, largo verso il cranio, le zampe terminano in lunghi e spessi artigli bianchi. Il corpo è ricoperto da lungo pelo sulle spalle che si dirada scendendo lungo la schiena fino a somigliare a sottili riccioli di lana. La coda è assente e più osservo i sui occhi neri e le sue zanne gialle, più l'adrenalina lascia il posto alla paura.
 
- Tutto bene? - il capitano mi si avvicina dopo essersi assicurato che la bestia sia morta.
- Penso di sì, di quale animale si tratta? -
- Non lo so, non ho mai visto una creatura del genere. -
Mi alzo, ma barcollo e mi accascio di nuovo quando mi rendo conto di essere ferita. L'animale, con i suoi lunghi artigli, ha perforato la mia spalla e il dolore cresce rapidamente. Fortunatamente abbiamo portato alcuni strumenti di primo soccorso nei nostri zaini e dopo aver fasciato la ferita, provo a rimettermi in piedi.
- Ce la fai a camminare? Ormai manca poco.
Proseguiamo a passo lento, la grotta è vicina ora e tutti i nostri strumenti elettronici tornano di nuovo alla vita. Il capitano riesce a contattare il centro per chiedere aiuto.
 
- Sono riuscito a collegarmi con il centro, hanno detto che mandano subito i soccorsi, ma dobbiamo farci trovare qui dove siamo atterrati all'andata, non possono addentrarsi nella foresta con gli elicotteri. -
- Come faremo? Jaden non può camminare.
- Useremo i rami per costruire una barella e lo porteremo qui. -
- D'accordo, allora andiamo. -
Cerco di tornare verso la foresta, ma  mi mancano le forze e la testa inizia a girare.
- Sei troppo debole, resta qui, tornerò dagli altri e manderò Kalindi ad aiutarti mentre noi trasportiamo Jaden. Ce la fai a resistere un paio d'ore da sola? -
Annuisco.
 
Guardo il capitano scomparire tra le piante e mi accascio all'entrata della grotta.
 

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