Il primo bacio

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stato d'emergenza ***
Capitolo 2: *** Iniziano le indagini ***
Capitolo 3: *** Paura e rabbia ***
Capitolo 4: *** Confidenze ***
Capitolo 5: *** Strane telefonate ***
Capitolo 6: *** Un incontro importante ***
Capitolo 7: *** Conto alla rovescia? ***
Capitolo 8: *** La prima certezza ***
Capitolo 9: *** L'inizio della battaglia ***
Capitolo 10: *** Il primo bacio ***
Capitolo 11: *** Attesa infinita ***
Capitolo 12: *** Portafortuna ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Stato d'emergenza ***


~Il caso era stato risolto.
Il serial killer era l'ultima vittima, ma colui che gli aveva stroncato la vita era il figlio di una delle vittime che aveva deciso di farsi giustizia con le sue stesse mani.
Conan se n'era accorto solo quando la sua amica Ayumi aveva accennato ad un gatto che aveva preso la coda del topo. Solo lì aveva capito che il sospettato suggerito dal padrone del bar non c'entrava niente in quella storia.
La buona notizia era che adesso avevano una spiegazione a tutto. La cattiva era che Takagi, ignaro, era andato a prendere il colpevole che credeva essere ancora il miglior testimone del caso...
Probabilmente, Takagi ancora non aveva dei sospetti su di lui, ma il colpevole avrebbe potuto mal interpretare la seconda visita nel giro di poche ore da parte dello stesso poliziotto e la sua reazione sarebeb stata imprevedibile.
Anche Sato pareva pensarla allo stesso modo del piccolo detective ed aveva cercato subito di mettersi in contatto con il giovane agente, ma risultava sempre irreperibile e la cosa non le piaceva affatto.
Cercò di tranquillizzarsi, pensando che magari era alla guida della sua auto e non aveva messo l'auricolare, magari era imbottigliato nel traffico e non sentiva il telefono, forse non era ancora arrivato...
Ma l'immagine dell'uomo che amava ferito se non addirittura peggio, non ne voleva sapere di lasciare la sua mentre, peggio di un'immagine impressa a fuoco.
Quando finalmente riuscì ad ottenere una risposta , l'unica voce che sentì era quella del detective Ida.
Il sovrintendente aveva comunicato a tutte le pattuglie l'identità del sospettato del caso Hiramune e si erano diretti a casa sua per arrestarlo... ma quando erano arrivati, l'immobile era deserto, la macchina con cui Takagi era arrivato era sparita e all'ingresso della villetta c'erano delle tracce di sangue ed il cellulare di Takagi, fracassato.

Gli aveva messo la sua stessa cravatta sugli occhi come se fosse una benda. Poi non sapeva cos'era successo e quale auto aveva usato per la fuga, ma lo aveva fatto entrare in un bagagliaio e poi si era messo alla guida.
Aveva guidato per un periodo che gli era sembrato un'eternità, poi l'aveva fatto scendere e costretto a camminare per un po', per poi farlo entrare in chissà quale posto e costretto a scendere di nuovo giù per una rampa di scale.
'' Ecco, siamo arrivati.''- fece Nabei, togliendogli la cravatta dagli occhi.
Takagi si guardò attorno.
Aveva tutta l'aria di essere una cantina, era illuminata solo dalla luce della luna che filtrava da una finestra che però stava troppo in alto per poterci arrivare.
E comunque era anche troppo stretta per riuscire a passarci.
'' Se ti stai chiedendo come mai non ti ho messo del nastro adesivo sulla bocca o imbavagliato in alcun modo...''- fece il signor Nabei togliendo le manette al poliziotto pur mantenendo la pistola puntata contro di lui -'' è semplice. Non c'è nessuno che può sentirti nel raggio di chilometri.
Perciò, se vuoi metterti ad urlare, sbraitare o consumarti le corde vocali fa pure. Nessuno te lo impedirà e nessuno ti sentirà.''
Takagi gli diede segno di aver capito massaggiandosi i polsi arrossati dagli anelli delle manette.
Nessuno che poteva sentirlo nel raggio di chilometri... quindi non erano in città.
O forse erano solo in un quartiere dismesso ed abbandonato in cui c'era qualche voce di spettri che infestavano il posto e nessuno ci andava...
L'unica cosa che sapeva era che si trovavano in un seminterrato.
O meglio, ci si sarebbe trovato lui perchè dubitava seriamente che il signor Nabei sarebbe rimasto con lui per tutto il tempo.
'' Perchè l'hai fatto?''- fece Takagi. Non che non capisse la rabbia che aveva provato quel ragazzo nello scoprire chi era l'assassino di suo padre e nel sapere che per quindici lunghi anni non solo l'aveva fatta franca, ma nemmeno l'avrebbe più pagata in quanto il crimine che aveva commesso era quasi caduto in perscrizione e dunque tempo tre giorni e sarebbe stato tardi.
'' C'erano ancora tre giorni di tempo per fare giustizia... perchè non sei venuto alla polizia?''
'' E per dire che cosa?''- fece Nabei visibilmente arrabbiato -'' Che quando ero un ragazzino avevo sentito la voce del killer e che quella voce apparteneva ad un criminologo stimato e rispettato da tutti? La mia testimonianza non sarebbe stata valida perchè ero un bambino all'epoca dei fatti. Ed ero terrorizzato ed atterrito da quello che stava accadendo.... qualunque tribunale avrebbe potuto dire che potevo essermi sbagliato.''
Takagi abbassò gli occhi... sì, in effetti era vero...
'' E che non potevo accusare una persona solo per il linguaggio del Majhong. Le prove da me raccolte non sarebbero bastate a farlo marcire in galera a vita così...''
''... così l'hai tolto di mezzo e hai inscenato tutto per far credere alla polizia che il colpevole fosse sempre lo stesso.''- in tal modo la polizia avrebbe concentrato tutta la sua attenzione su un fantasma... in tutti i sensi.
'' Ma ti rendi conto di quello che hai fatto...? Adesso dovrai convivere con il peso di aver tolto di mezzo una persona per...''
Nabei scoppiò in una sonora risata.
'' Uno che toglie di mezzo tre persone per dimostrare che è possibile uccidere senza essere arrestati, tu lo chiami persona? No, amico... quella era una bestia... un animale della peggior specie. E come tale l'ho trattato.''
Effettivamente, sulla prima parte non poteva che convenire con lui... ma non c'era una sola valida ragione al mondo per assolvere un assassino.
'' Avvicinati alla colonna e metti dietro le mani.''- gli ordinò.
Il poliziotto non potè far altro che obbedire.
Purtroppo, almeno per il momento, era Nabei ad avere il coltello dalla parte del manico... o meglio la pistola ( non potè pensare all'ironia... un poliziotto tenuto in ostaggio sotto il tiro della SUA stessa arma) dalla parte del calcio.
Sentì di nuovo gli anelli delle manette stringersi attorno ai polsi.
Stando a lungo in quella posizione, gli si sarebbero paralizzate le braccia, come minimo.
Per fortuna, anche se ammanettato in quel modo poteva sedersi sul pavimento.
'' Non funzionerà...''- fece il poliziotto -'' la polizia capirà presto che sei tu l'assassino di Hiramune. Tempo domani mattina, e non ci sarà un solo poliziotto in tutto il Giappone che non avrà una tua foto.''
'' Vorrà dire che per un po' ce ne staremo qui...''- fece Nabei -'' da queste parti, c'è un solo esercizio commerciale ed il proprietario non segue il telegiornale perchè è stanco di ricevere solo brutte notizie... mi sa che gli unici due a sapere qualcosa nel raggio di molte miglia siamo io e te.''
Takagi alzò gli occhi al cielo.
Ma che diamine aveva fatto di male nella vita per essere il bersaglio di tutte le sfortune esistenti al mondo?
'' Verrò più tardi a portarti dell'acqua e qualcosa da mangiare... non darmi problemi, ed andremo che è una favola.''
Nel dir così prese le scale che lo aveva costretto a scendere per arrivare in quello scantinato e chiuse la porta a chiave.
Non dargli problemi, come no... doveva assolutamentre trovarla la maniera di scappare da lì ed anche in fretta.
Peccato che per rendere possibile il suo piano, ci erano almeno due cose da sistemare prima di poterlo attuare ed una a cui pensare subito dopo.
La prima, era che non poteva muoversi dalla sua attuale posizione perchè era legato con delle manette da poliziotto, che non aveva alcun modo di rompere e l'unico modo che aveva per aprirle era usare le chiavi.
La seconda, a cui avrebbe potuto provvedere più facilmente, era la porta chiusa a chiave... ma con l'aiuto di un qualsiasi cosa sarebbe riuscito a far scattare la serratura ed uscire...
La terza, ed il pensare a come risolvere il terzo problema, lo faceva sembrare quasi sicuro di riuscire a fuggire... era che non aveva la più pallida idea di dove si trovava.
Di certo molto lontano da Tokyo. Da come aveva parlato Nabei non si trovavano in un quartiere isolato della città.
A peggiorare la situazione... la ferita iniziava a fargli male e gli impediva di pensare.


Intanto, alla questura centrale di Tokyo...
'' Allora?''- fece il sovrintendente Matsutmoto.
'' Niente, signore.''- fece Megure con uno sguardo addolorato e preoccupato al tempo stesso -'' Eiki Nabei ha completamente fatto piazza pulita in casa di qualunque indizio possa portare ad un posto in cui si sente al sicuro.''
'' Avete controllato il suo PC?''
Questa volta fu Shiratori a rispondere, con un tono meno preoccupato di Megure ma pur sempre preoccupato.
In fin dei conti... Takagi era pur sempre il suo più grande rivale.
'' L'ho appena fatto esaminare dalla polizia informatica... tutto cancellato. Stanno cercando di recuperare i dati, ma sarà un'operazione in cui ci vorrà pazienza e tempo.''
'' Tutto quello che abbiamo trovato...''- fece Chiba con un'espressione davvero affranta in volto -'' è qualche traccia ematica ed il cellulare di Takagi. La scientifica ha analizzato il sangue: non ci sono dubbi, è di Takagi.''
Purtroppo, non c'erano dubbi su quale fosse il ruolo del figlio dell'avvocato Nabei in quella storia.
'' Quindi si sta portando dietro un ostaggio ferito e sta scappando su un auto che proviene dal deposito della polizia... dovrebbe essere facile trovarlo.''- fece il sovrintendente.
'' Non è detto...''- fece Shiratori -'' Ho studiato la locazione della villetta in cui il sospettato,  ha abitato fino a qualche ora fa...se prende la circonvallazione esterna, ha un notevole vantaggio. Dubito fortemente che sia qui in città.''
Poco lontano da loro, intenti a discutere dei pochi, anzi quasi inesistenti elementi d'indagine a loro disposizione, vi era una donna che piangeva.
Silenziosamente, senza singhiozzare.
Di consolarla se ne stavano occupando cinque ragazzini.
Due bambine e tre maschietti.
'' E' colpa mia... è stata tutta colpa mia...''-continuava a ripetere come un disco rotto. Aveva fatto una cosa orribile...senza saperlo aveva spedito colui che amava più della sua vita, l'unico che riusciva a farle venire la voglia di sorridere anche quando vedeva tutto grigio, che malgrado lei non fosse la donna più facile con cui allacciare anche un semplice rapporto di amicizia le era sempre rimasto vicino, che aveva rispettato il suo desiderio di essere lasciata un po' per conto suo quando lei lo aveva allontanato per '' proteggerlo''... e lei come lo aveva ripagato?
Mandandolo dritto dritto tra le braccia di un assassino che se per caso si fosse sentito in trappola, si sarebbe sbarazzato di lui nemmeno fosse stato un sacco della spazzatura...
Se gli fosse accaduto qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonata finchè serebbe stata viva.
'' Dai Sato, non fare così...''- fece la piccola Ayumi.
'' Sì, ha ragione...''- la appoggiò Mitsuhiko-'' Takagi sa badare a sè stesso...''
'' E' uscito da situazioni peggiori...''- aggiunse Genta -'' E' riuscito a scappare da un magazzino in fiamme... vedrai che tornerà presto.''
Sato però pareva inconsolabile.
'' E' colpa tua.''- le diceva una vocina dentro di lei -'' se gli succede qualcosa è colpa tua.''
Conan si diede mentalmente dell'idiota per non aver colto subito che c'era qualcosa di strano. Come aveva potuto non notarlo subito? Se poco ci mancava che l'assassino di un proprio familiare la facesse franca per tutta la vita, e di punto in bianco si faceva di nuovo vivo, in quel momento più che mai se si avevano delle informazioni ritenute importanti si sarebbe dimostrato bendisposto a collaborare.
Invece il signor Nabei era nervoso quando aveva aperto la porta di casa ed il suo umore era peggiorato quando era venuto a sapere che a fargli vista era un agente di polizia.
Doveva arrivarci subito... invece avevano seguito una pista che non aveva portato a niente e adesso Takagi ne stava pagando il prezzo.
'' Conan...''- fece la piccola scienziata, cercando di confortarlo come poteva -'' non fartene una colpa. Tu non sei reponsabile. Non potevi prevedere questa piega degli eventi.''
'' Invece sì...''- fece Conan con lo sguardo basso -'' All'ultimo secondo gli si era presentata la possibilità di avere giustizia per la sua famiglia, per il rotto della cuffia. Quello era il momento in cui più di qualunque altro avrebbe dovuto offrire la propria collaborazione... invece si è alterato appena visto il tesserino della polizia. Avrei dovuto capirlo immediatamente.''
'' Forse hai ragione...''- fece Ai -'' ma ricordati che il mestiere di poliziotto lo ha scelto lui. E nel momento in cui ha deciso di essere un rappresentante delle forze dell'ordine, ha accettato ogni conseguenza. Esce di casa la mattina e non sa se ci tornerà... ma questo destino lo ha scelto lui.''
Cercava di apparire fredda e distaccata, come se il fatto che il poliziotto vivesse o meno non la toccasse, ma era solo apparenza per nascondere la preoccupazione che sotto sotto provava anche lei.
Non le era mai piaciuto sembrare debole o affranta e nemmeno dare la sensazione di aver bisogno di qualcuno che si preoccupasse di dirle '' Andrà tutto bene''.
Era successo solo una volta, e non si sarebbe ripetuto mai più.
'' Sato...''- fece Megure avvicinandosi alla poliziotta con fare paterno, mettendole una mano sulla spalla -'' Mi rendo conto che sei sconvolta e che ritieni di essere responsabile di quanto è successo, ma... adesso dobbiamo pensare a come trovare Takagi ed arrestare Nabei.''
Sato stette in silenzio ancora per qualche secondo, poi si alzò in piedi di scatto, si asciugò gli occhi con un fazzoletto che il suo superiore le aveva offerto e tirò su energicamente con il naso.
Inutile piangersi addosso. Avrebeb continuato solo se questo le avesse dato la certezza che Takagi sarebbe tornato.
'' Chiba''- fece il commissario Matsumoto-'' Trovi un modo per avvisare qualche  familiare dell'agente Takagi per informarlo dell'accaduto, e contattiamo ogni persona che ha avuto o ha a che fare con Eiki Nabei.
Chiedete se c'è un posto in cui si sente al sicuro e che conosce bene. Il tempo passa e dubito fortemente che voglia tenere con sè un poliziotto in ostaggio fino al suo ultimo giorno in questa vita.''
'' Sissignore.''- fece Chiba -'' Porterò il cellulare alla polizia informatica, se siamo fortunati riusciremo a recuperare qualche contatto...''- anche se aveva la sensazione che gli unici contatti che avrebbero trovato alla voce '' Emergenza'' o '' Chiamata rapida'' erano il suo numero e quello di Sato.
E purtroppo, lei era già al corrente della disgrazia avvenuta.

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Capitolo 2
*** Iniziano le indagini ***


~


'' Sovrintendente...''- fece Chiba -'' i tecnici sono riusciti a recuperare i dati del telefono di Takagi.''
'' Bene.''- fece il commissario -'' E' riuscito a contattare i genitori o altri parenti?''
'' Tra i contatti d'emergenza c'era il nome di una donna, l'ho chiamata, chiedendole di venire qui il prima possibile... era giovane, sembrava sulla ventina dalla voce...''- fece Chiba.
'' Una donna sui vent'anni?''- pensò Sato che parve riscuotersi dal torpore in cui era caduta quando gli eventi avevano preso la piega che tutti sapevano.
'' Spero che non si sia messo in testa di catturare il killer per fare colpo su questa ragazza...''- fece il sovrintendente, in pensiero.
Era proprio vero certe volte... quello che sembrava un ottimo incentivo, il migliore degli incentivi... era anche quello che portava i guai peggiori.
Anche il suo amico Morimura aveva patito lo stesso destino... si era innamorato, fidanzato, avrebeb dovuto sposarsi dopo poco tempo... e per rendere orgoglio sala propria donna dell'uomo che aveva deciso di sposare, si era buttato a capofitto nel lavoro e quello stesso lavoro l'aveva ucciso.
Sperava solo che Takagi non facesse la stessa fine.
Sato non aveva detto niente, rifiutandosi di credere a quanto ipotizzato dal capo... non c'era mai stata una dichiarazione ufficiale tra loro due..  ma se lo erano fatti capire molte volte che l'uno per l'altra... erano più che amici. E lei lo conosceva abbastanza bene per sapere che nei suoi occhi c'era tanta sincerità ed innocenza.
'' Può essere...''- aggiunse Shiratori.
'' Scusate...''- una voce di donna richiamò i poliziotti alla verità.
Si voltarono nella sua direzione e poterono vedere che si trattava di una ragazza, che non vantava più di diciotto anni, sul metro e sessanta, capelli ed occhi castani, carnagione olivastra.
Indossava una camicetta bianca con una giacca rossa, una gonna che le arrivava sino al ginocchio, quadrettata blu e degli stivaletti marrone chiaro.
Aveva un'aria familiare... l'attaccatura dei capelli, il taglio degli occhi...
'' Posso esserle utile signorina?''- le chiese l'ispettore Shiratori.
'' Me lo dica lei...''- fece la ragazza -'' Un collega di mio fratello mi ha chiamata dicendomi che dovevo venire qui il prima possibile... Taru sta bene?''
I quattro uomini si guardarono imbarazzati non sapendo come dire a quella ragazza cosa era successo e che non sapevano da dove cominciare le indagini per ritrovare il poliziotto.
Facevano quel lavoro da anni, ma il momento che odiavano di più era il momento in cui dovevano parlare con i parenti... fare la telefonata che cambia la vita, dire alla famiglia di una persona deceduta o non reperibile, la situazione che si era creata, l'assoluta mancanza di certezze.
'' Ehm.. ascolta, cara...''- fece Sato -'' vieni... parliamone davanti ad una tazza di caffè, ti va...?''


Aprire gli occhi non era mai stato tanto difficile dacchè riusciva a ricordare. Nemmeno dopo aver fatto un pisolino di poche ore dopo un turno snervante al lavoro... nemmeno quando era ragazzino e doveva andare a scuola era stato così faticoso.
Sapeva solo che ad un certo punto si era addormentato... non sapeva quanto tempo era passato... una settimana, una notte, due giorni... l'unica cosa che sapeva era che doveva essere l'alba o come minimo le prime ore del mattino, lo capiva della luce del giorno che filtrava dalla finestra.
Debole, ma filtrava abbastanza per fargli capire che era giorno.
'' Accidenti...''- aveva dormito seduto scompostamente sul pavimento ed ammanettato alla trave di legno per diverse ore e si sentiva tutto un livido.
Un paio d'ore prima era passato a portargli dell'acqua e qualcosa da mangiare e gli aveva liberato i polsi appositamente per permettergli di mangiare qualcosa. Sulle prime si era lasciato prendere dall'orgoglio e si era impuntato sull'idea di non accettare niente da lui per non dargli soddisfazione... ma poi si era reso conto che se avesse deciso di fare l'eroe orgoglioso e fosse riuscito a fuggire, senza forze, probabilmente sarebbe svenuto a nemmeno duecento metri di distanza, Nabei l'avrebbe ripreso prima ancora che potesse muovere un muscolo... e quasi certamente quel posto l'avrebbe visto morto.
Così aveva iniziato a mangiare, lentamente. Poi Nabei lo aveva legato di nuovo.
Eh no, non poteva morirci per davvero lì....  doveva tornare da Sato, alla sua vita, al suo lavoro... inoltre c'era una persona da cui doveva necessariamente tornare.
La sua sorellina più piccola.... aveva solo diciotto anni, e malgrado  fosse maggiorenne nella maggior parte degli stati, nel loro paese era ancora minorenne... e sì, doveva dire che era molto in gamba ed indipendente per la sua età, grazie ai suoi crediti scolastici si era pure guadagnata di andare a vivere in uno studentato... ma era pur sempre una ragazzina. Ed aveva bisogno di lui...
Doveva riuscire a fuggire.... il che non era un'impresa facile. Anche ammesso che riuscisse a liberarsi le mani, rimaneva sempre il fatto che non sapeva da quale parte gli sarebbe convenuto fuggire quando e se ci fosse riuscito a liberarsi. Non sapeva dove si trovava, ma sapeva che la sua prigione era uno scantinato... doveva trovare un modo per studiare la casa e capire quindi da dove sarebbe potuto fuggire.
E al momento non aveva trovato niente di meglio che chiamare Nabei. Si era messo a strillare senza ritegno, ma non perchè si aspettava che qualcuno passasse di lì per puro caso, e magari chiamasse la prefettura più vicina. Il suo scopo era attirare l'attenzione del suo aguzzino.
'' Si può sapere, che hai da urlare?''- fece il killer -'' te l'ho già detto: puoi farti scoppiare la gola se proprio ci tieni, tanto non ti sente nessuno. Quindi? Cosa vuoi?''
Takagi disse la prima cosa a cui aveva pensato per giustificare i richiami rivolti a Nabei -'' Dovrei usare il bagno.''
'' Come prego?''
'' Vorrei rinfrescarmi la faccia ed usare il bagno, se posso.''
'' Non sei in viaggio di piacere, lo sai questo, vero?''  - però dopo un po' decise di accordargli quel desiderio. Si portò dietro di lui e gli slegò le mani -'' Cammina.''- gli ordinò tenendogli sempre puntata la pistola contro la schiena e lo costrinse a camminare per le scale.
Si guardò attorno: era una normale casa e da quanto poteva vedere... la porta da cui erano appena usciti portava ad un piccolo corridoio, in fondo al quale c'era una porta, probabilmente quella del bagno. Alla sua destra c'erano due stanze, l'una di fronte all'altra che quasi certamente corrispondevano alla cucina e alla sala da pranzo.
Alla sua sinistra c'era un'altra rampa di scale che portava al piano superiore, portava alla stanze da letto. La struttura era questa.
'' Ah, a proposito...''- e nel dir così lo spinse contro la parete, puntandogli la pistola alla gola -'' che non ti venga in mente di fare scherzi stupidi... ricordati che qui siamo in mezzo al nulla. Posso ucciderti come e quando voglio e nemmeno far sparire il tuo cadavere sarebbe così difficile.''
Takagi annuì. Ok, adesso sapeva cosa lo aspettava nel caso avesse provato a scappare... ma c'era anche la possibilità che non se ne accorgesse, in fondo.
In ogni caso ci doveva provare.
Annuì, ed una volta che fu solo in bagno aprì il rubinetto ed iniziò a lavarsi la faccia e le mani. Poi si tolse giacca, cravatta e camicia ed iniziò a darsi una rinfrescata, lasciando che assieme all'acqua fluissero anche i pensieri...
Dopo aver usato il bagno, abbassò la tavoletta e si mise in ginocchio sul water per spiare dalla piccola finiestra presente nella stanza. Piccola e stretta, troppo per pensare di poterla usare per fuggire in quel momento, ma almeno il vetro era abbastanza chiaro e pulito da fargli vedere che la casa era praticamente immersa nei  boschi.
'' Con la fortuna che ho, conosce questa foresta come il palmo della sua mano...''- pensò.  Ed in quel caso sarebeb stato facile toglierlo di mezzo e far sparire le prove del secondo delitto di cui era responsabile... però era anche vero che pur conoscendo quel posto come le sue tasche, non sarebbe mai riuscito a prevedere quale direzione avrebbe preso in caso di fuga avvenuta e riuscita...
Per terra notò una spilla per fermare i documenti, dietro al water... istintivamente la raccolse e la infilò nella tasca dei pantaloni.
Non sapeva fino a che punto, ma qualsiasi cosa avrebbe potuto aiutarlo in quel momento.
'' Avanti, sbrigati!!!''- fece Nabei bissando con rabbia sulla porta del bagno.
'' Si...''- fece Takagi aprendo la porta -'' eccomi...''- dopo di che, il suo aguzzino lo riportò nello scantinato dove lo ammanettò di nuovo alla colonna.

Alla fine, in un modo o nell'altro erano riuscite a dirle cos'era accaduto.
La giovane, Sakura Takagi questo era il suo nome, era impallidita come un fantasma quando l'ispettrice Sato le aveva detto che suo fratello era stato preso in ostaggio da un omicida in fuga e che avevano la prova che il poliziotto era stato ferito.
Per calmarsi, le avevano offerto una tazza di caffè ed erano stati in sua compagnia per tutto il tempo.
'' Mi dispiace molto per quanto è accaduto...''- fece l'ispettore Megure -'' Eravamo convinti di aver individuato l'assassino giusto... ci serviva solo la parola del signor Nabei per inchiodarlo... eravamo convinti che fosse il principale testimone , non un carnefice.''
'' E' vero...''- si associò Matsumoto -'' altrimenti, può essere sicura che non avremmo mai permesso ad un uomo solo di avvicinarsi ad un elemento così pericoloso.''
'' Sì, lo capisco perfettamente...''- fece la ragazza, sfregandosi nervosamente le mani contro i lembi della gonna, come per contenere un attacco isterico che minacciava di esplodere da un secondo all'altro.
Sato non riusciva nemmeno a guardarla.
Come poteva dirle che era stata tutta colpa sua se adesso suo fratello si trovava in questo pasticcio? Quasi certamente l'avrebbe odiata... amando Wataru alla follia, in fondo al cuore aveva sempre sognato che un giorno lui le avrebbe chiesto di sposarlo, quando s'illudeva che magari anche loro potevano avere la loro speranza di avere una vita se non normale, almeno... e tenendo conto di quell'evenienza sapeva che avrebbe dovuto conoscere la famiglia del fidanzato... ma non in quel modo.
'' C'è qualche novità, a riguardo?''- fece la ragazza soffiando sul caffè che le avevano offerto per poi berne un sorso, pur sapendo che era come chiedere la luna che ci fossero notizie rassicuranti o meno a poco ore dall'accaduto.
'' Purtroppo, almeno per adesso non abbiamo indizi solidi.''- fece Chiba -'' Il signor Nabei dopo l'omicidio del padre ed il ricovero in ospedale della madre è stato preso in custodia da un collega del padre.
Dopo il compimento della maggiore età è tornato nella casa di famiglia, ma dalle informazioni che abbiamo raccolto è sempre stato molto sulle sue, non ha socializzato praticamente con nessuno ed ha passato la fine dell'infanzia e tutta l'adolescenza chiuso in camera sua.''
'' Quindi, anche se ci fosse un posto in cui si sente tranquillo...''- fece Megure -'' non c'è nessuno che potrebbe saperlo.''
'' Scusate...''- fece Sakura -'' ma non avete appena detto che Nabei è stato affidato alle cure di un tutore legale? Magari lui sa qualcosa...''
Il sovrintendente Matsumoto sospirò.
'' Purtroppo è impossibile.
Lo ha stroncato un male incurabile un mese fa.''
'' Capisco...''- inspirò bruscamente come se volesse trattenere a forza una crisi isterica -'' quindi... non c'è modo di...''
'' Sakura, indagheremo in ogni direzione e ti posso assicurare che lo riporteremo qui, quanto prima...'' fece Megure -'' ad ogni modo, credo sia meglio avvertire anche i vostri genitori...''
'' Non è possibile purtroppo.''- fece la giovane abbassando gli occhi -'' sono morti in un incidente d'auto diversi anni fa... l'unico parente che ho al momento è nelle mani di un assassino. Non ci sono altre persone da avvertire.''
'' Capisco...''- fece l'ispettore Megure incupendosi sempre di più -'' e non c'è un amico, un conoscente, qualcuno da cui puoi andare a stare...''
'' Vivo in uno studentato vicino alla scuola che frequento con altri studenti... senta, invece di preoccuparsi tanto per me, perchè non cerca mio fratello?''
Fu Conan ad intervenire in soccorso dell'ispettore.
'' Scusi, forse c'è un modo per capire dove Nabei potrebbe essere andato, anche se non ha amici che possono saperlo.''
'' Davvero?!?''- fece Sato voltandosi di scatto verso il bambino occhialuto, guardandolo con incredulità, ansia e speranza, il tutto nello stesso sguardo -'' e qual'è?''
'' Beh, è solo un'ipotesi... ma quando è successo il fattaccio era in quinta elementare, quasi sicuramente lo avrà scritto in qualche tema scolastico, fatto qualche disegno... o magari ha scritto o disegnato qualcosa a riguardo negli anni passati...''
'' Non è un'idea insensata....'' - fece Matsumoto -'' in fin dei conti, la maggior parte dei temi che assegnano alle elementari e alle medie, per la maggiore si riferiscono proprio ad argomenti come la famiglia, gli hobby preferiti, le vacanze.... magari da qualche parte è stato scritto, o magari fatto con un disegno....''
'' Purtroppo come idea è difficilmente realizzabile...''- fece Shiratori -'' Nabei ha distrutto tutto quello che lo riguardava,  non si è salvato niente... probabilmente aveva previsto che saremmo andati a cercare in quella direzione.''
'' Ignora una cosa però...''- fece la piccola scienziata -'' i compiti in classe equivalgono a documenti ufficiali, quindi alla fine devono tornare alla scuola che ha il compito di custodirli , non importa se passano anni ed anni.''
'' Quindi il modo di scoprire qualcosa o almeno farsi un'idea se c'è un posto in cui si sente sicuro Nabei c'è...''- fece Megure.
Il sovrintendente annuì.
'' Megure, Eiki Nabei da bambino ha frequentato la Teitan Elementary School. Richieda di esaminare tutto quello che ha scritto o disegnato Nabei... magari troviamo qualche riferimento. Per sicurezza, richieda anche i lavori della scuola media.''
'' Vuole esaminare tutta la carriera scolastica del sospettato?''- fece l'ispettore Shiratori poco convinto di quest'idea.
Commento che gli costò un'occhiataccia da parte della giovane Sakura.
'' Per lo meno, è un punto di partenza... e comunque, se ha un'idea migliore, nessuno le impedisce di suggerirla.''- lo freddò la ragazza con un tono calmo, ma allo stesso tempo pieno di rabbia.
'' Va bene, d'accordo...''- fece l'ispettore più giovane alzando le mani in segno di resa come per volersi difendere da quella frecciata.
'' Lo so che sarà una cosa lunga, ma purtroppo, almeno per il momento è la nostra unica pista...''- fece Megure. Omise appositamente di dire che forse era una pista che nemmeno avrebbe portato a qualcosa, ma sia l'agente Sato che la giovane Sakura davano chiari segni di inquietudine e paura, e non voleva turbarle più di quanto fosse necessario - '' Chiba, per favore... riaccompagna i ragazzi dalle loro famiglie e Sakura allo studentato dove alloggia...''
'' No, non posso andarmene mi dispiace...''- fece Sakura con gli occhi che luccicavano dalle lacrime che scalpitano per uscire dalle orbite e rigarle il viso.
Fu Sato ad intervenire.
'' Sakura, sei preoccupata e lo capisco... ma cerca di ragionare, qui non c'è niente che puoi fare...''
'' La prego, mi lasci stare qui, non posso tornare a casa ad aspettare chissà cosa. Se devo farmi corrodere dall'ansia e dalla preoccupazione tanto vale che lo faccia mentre sono aggiornata di tutti gli sviluppi... per favore.''
Alla fine, tanto disse e tanto fece, che nessuno ebbe più l'energia necessaria per ribattere e convincerla a lasciarsi riaccompagnare al suo alloggio.
Sato le diede una mano, forse perchè era l'unica a capire veramente come la giovane si sentisse...  tralasciando che erano entrambe innamorate, seppur in modo differente, alla follia dello stesso uomo, sapeva per certo che vivere nel dubbio di non rivedere una persona amata fosse anche solo per pochi secondi era un'esperienza terrificante.
'' E va bene...''- fece Matsumoto.
E con quell'ultimo accordo, le ricerche di Takagi iniziarono ufficialmente.
'' Sto arrivando amore mio...''- fece Sato dirigendosi al parcheggio per dirigersi alla vecchia scuola di Nabei assieme all'ispettore -'' ti troverò... giuro che ti ritroverò.''

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Capitolo 3
*** Paura e rabbia ***


~
Non fu difficile avere accesso ai dati personali di Eiki Nabei, quando l'ispettore Megure mostrò al preside il mandato firmato dal sovrintendente Matsumoto che richiedeva di visionare tutti i lavori scolastici di Eiki Nabei.
Il preside era un'uomo sui sessant'anni, con gli occhiali, tarchiato, molto ben vestito, ed aveva dato piena disponibilità quando gli venne riferito l'accaduto.
'' Povero ragazzo...''- sospirò il signor Daisuke -'' e dire che era un ragazzino così calmo e tranquillo...''
'' Ha mai dato problemi?''- chiese l'agente Sato.
L'uomo dissentì.
'' Ma figuriamoci... lo dicevano tutti i suoi insegnati, che era troppo calmo e tranquillo per la classe in cui era stato inserito: andava bene in tutte le materie ed aveva un sacco di amici... fu dopo che suo padre venne ucciso e sua madre ricoverata per un esaurimento nervoso che cambiò... era come in trance. Evitò la bocciatura per un soffio, ma da allora si isolò da tutto e da tutti.''
'' E' comprensibile, dato quello che gli è successo...''- fece Shiratori, salvo poi essere interrotto dalla sorella di Takagi.
'' Signore, lei che lo ha conosciuto, ritiene che potrebbe avere in animo di fare del male alla persona che ha preso in ostaggio?''
Sato sbiancò di fronte a quella domanda e si chiese se per caso Sakura non avesse la facoltà di leggere nel pensiero. Una volta saputo che quell'uomo era stato il preside di Eiki Nabei, anche lei era stata tentata di porgli quella domanda, per sapere quanto Takagi potesse essere al sicuro... ma poi si era resa conto che forse, non era poi così certa di voler sapere la riposta a quella domanda per timore di dover prendere in considerazione l'ipotesi di doversi preparare a dire addio all'uomo che amava.
Fu Conan a rispondere alla sua domanda per tranquillizare la giovane.
'' Non credo che ci sia da preoccuparsi, almeno per il momento.''- fece il bambino -'' Nabei ha ucciso perchè voleva vendicare la morte del padre. Non credo che commetterà un altro delitto, verso una persona che ha a malapena incrociato un paio di volte: gli serve che Takagi stia con lui solo come garanzia.''
Sì, era assai improbabile che l'agente Takagi rischiasse la vita, almeno nell'immediato. Il problema vero, sarebbe sorto quando e se i poliziotti avrebbero individuato il posto in cui si era nascosto... se per caso si fosse sentito braccato, avrebbe anche potuto reagire male, a discapito di Takagi.
Ma per ora questo era meglio non dirlo.

'' Non sei obbligata a fare questo lavoro...''- fece l'ispettore Megure rivolto alla sorella minore del suo subalterno scomparsi, mentre questa leggeva l'ennesimo tema scolastico del rapitore.
Erano quasi due ore che erano intenti a fare ricerche, e per il momento non era salto all'occhio niente di rilevante, o per lo meno niente che potesse insospettire.
Nemmeno il piccolo Conan aveva notato niente.
A ben vedere, nemmeno lui avrebeb dovuto essere lì, anzi, a quell'ora avrebbe dovuto essere sepolto sotto le coperte, immerso nel mondo dei sogni già da un bel pezzo... ma il piccolo detective se ne era uscito fuori che essendo un bambino aveva la capacità di vedere anche cose che agli occhi di un adulto erano insignificanti e così aveva convinto l'ispettore a farlo rimanere.
E poi, dire di no a quel ragazzino che sarebbe servito?
'' Sì invece....''- fece la ragazza -'' è mio fratello. E adesso ha bisogno di me, quindi...''- poi cercò di smorzare la tensione -'' del resto, se mi riesce, vorrei fare la giornalista: quindi meglio abituarsi fin da subito a sfogliare carte e cercare di cogliere notizie principali.''
'' Però...''- fece l'ispettore -'' il poliziotto e la giornalista... detta così potreste tranquillamente essere la coppia risolutrice di crimini di un romanzo giallo...''
'' Magari...''- fece la ragazza -'' se questo fosse un romanzo e qualcuno di noi avesse la penna o la tastiera in mano, alla fine l'esito sarebbe come da manuale: il cattivo viene arrestato e messo in prigione, e il bene vince sul male... ma abbiamo imparato a nostre spese che le cose non vanno sempre come uno vorrebbe.''
'' Scusa...''- fece il piccolo detective -'' ti riferisci al fatto che tu e tuo fratello avete perso i vostri genitori?''
Sakura s'irrigidì a quelle parole.
Era proprio vero.
'' Scusa...''- fece l'ispettore Megure preso dalla curiosità. Ora che ci pensava... lui sapeva poco o niente del suo assistente. Sì, era riuscito a capire durante alcune indagini che gli piacevano le arti marziali e che era appassionato di wrestling, e che gli piaceva più seguire certi sport che praticarli ( mai avrebbe creduto che sarebbe stato capace di picchiare qualcuno, pur essendo pienamente giustificato)... ma a parte questo non sapeva quasi nulla di lui... ad esempio da dove veniva, se aveva parenti, il motivo per cui aveva scelto la strada della polizia...
Però c'era una cosa che sapeva su di lui e per la quale poteva mettere la mano sul fuoco: era riuscito dove molti avevano fallito. Ossia, prendersi cura delle ferite di Miwako e riuscire a farle tornare il sorriso.
Perchè l'aveva capito, era Miwako la ragazza per cui Takagi aveva perso la testa... così come sapeva che quella poliziotta tenace e coraggiosa che conosceva sin da quando aveva l'età di Conan e i suoi amici, nutriva un sentimento molto profondo nei confronti di quel ragazzo un po' sbadato e maldestro, ma che aveva un buon intuito investigatico ed un senso della giustizia cristallino.
Era stata proprio lei a dirglielo, quando una sera per festeggiare la risoluzione di un caso di rapina in banca in cui sua moglie era rimasta coinvolta, erano usciti a bere qualcosa. Sato aveva esagerato un po' con il sake e alla fine oltre a confidargli che c'era qualcuno che le piaceva tantissimo e gli aveva pure fatto il nome.
'' Era il loro ventesimo anniversario di nozze... Wataru aveva sedici anni, io solo otto.'' - iniziò la ragazza -'' Quell'anno, avevano deciso di festeggiare con un fine settimana a Kyoto. Io e mio fratello restammo a casa. Per pranzo e per cena siamo stati ospitati da una vicina di casa, per il resto... Wataru era abbastanza grande per badare a me e abbastanza sveglio da non combinare sciocchezze... la mattina del giorno previsto per il ritorno però al loro posto, arrivarono degli agenti della polizia di Kyoto con una brutta notizia...''
'' I vostri genitori erano rimasti uccisi...?''- fece Conan.
Sakura annuì -'' Tutta colpa della pioggia. Stavano tornando al loro albergo per cenare e rimettere tutto in valigia per poter partire nel pomeriggio del giorno dopo, dopo aver passato la giornata a fare un'escursione.... sulla via di ritorno scoppiò un violento temporale. Mio padre era sempre molto prudente al volante ma questo non gli impedì di prendere male una curva a causa della scarsa visibilità...''
E nella città giapponese in cui il tempo pareva essersi fermato ai tempi del Giappone feudale, anche le vite di Toshiro Takagi e di sua moglie Setsuna, s'interruppero senza possibilità di appello.
'' Santo Cielo...''- borbottò l'ispettore Megure. Non si aspettava una cosa del genere.... Takagi, per quanti difetti potesse avere, aveva il pregio di essere una persona sempre allegra e sorridente, malgrado tutto quello che il suo lavoro lo costringeva a vedere ogni giorno, non si sarebbe mai aspettato che dentro si portasse un simile dolore -'' non avrei mai pensato che...''
'' La spiegazione è molto semplice.''- fece Sakura sorridendo tristemente, asciugandosi una lacrima -'' I nostri genitori erano gli unici parenti che avevamo... subito dopo l'incidente venimmo affidati alle cure di una casa famiglia, in cui abbiamo vissuto fino a che Wataru non ha compiuto vent'anni.... ed in tutto quel tempo non ha fatto altro che sforzarsi di sorridere e mostrarsi forte per tranquillizzare me. Lui è stato sempre troppo in tutto. Ha pensato sempre e solo a come far stare bene me dalla tragedia che ci ha colpito... a sè stesso non ha mai pensato più di quel tanto.''
In quel momento guardò l'orologio.
Iniziava a farsi tardi, ma ormai aveva deciso di passare la notte e tutto il tempo che la separava dal momento in cui avrebbe potuto riabbracciare il suo amatissimo fratello alla centrale di polizia, a cercare qualsiasi cosa potesse aiutarla a ritrovarlo e riabbracciarlo... ma lo studentato in cui aveva trovato una sistemazione, aveva la regola che bisognava avvertire se si intendeva passare una o più notti fuori e di dare tale informazione prima dell'ora del coprifuoco, pena lo sfratto automatico.
'' Ispettore, devo assentarmi per avvertire che non tornerò questa notte...''
'' Non occorre che tu stia qui per tutto il tempo, se succede qualcosa ti farò avvertire seduta stante...''
'' L'ispettore ha ragione.''- cercò di convicerla il piccolo Conan.
La giovane dissentì il capo.
'' Ispettore, con tutto il rispetto, preferisco stare qui... sono più tranquilla. Se proprio sento di crollare, di non farcela più andrò a casa di Taru a dormire un paio d'ore, mi ha dato una chiave di scorta.''
Megure sospirò. Inutile... quella ragazza era cocciuta come un mulo, quindi tanto valeva che la lasciasse fare.
'' Va bene... almeno fammi un favore, ok?''
'' Sì, mi dica pure.''
'' Vai a prenderti un caffè, quando hai telefonato ok?''- disse con il tono più paterno che aveva -'' hai un faccino così pallido...''
Sakura sorrise annuendo e poi uscì dalla stanza. Dopo aver inviato il messaggio che informava le persone con cui viveva  che probabilmente per un paio di notti non sarebbe tornata al campo base, si chiuse in bagno, scoppiando a piangere, stringendo tra le mani il ciondolo che portava al collo.
Un piccolo rombo argentato con al centro incastonata un'ametista. Quel ciondolo glielo aveva regalato suo fratello quando era andata a vivere per conto suo, per festeggiare l'inizio della sua indipendenza e per ricordarle, in maniera costante, che per lei ci sarebbe sempre stato in qualunque momento.
'' Ma non era vero... ti prego, non andartene anche tu...''- supplicò stringendo il ciondolo contro il petto come se fosse suo fratello in persona. Non poteva perdere anche lui... se perdeva Taru cosa le rimaneva per cui valeva la pena continuare a combattere?
Pianse ancora un po', poi si asciugò le lacrime e tirò su con il naso con forza.
Non avrebbe certo ritrovato suo fratello se avesse passato le ore seduta su una tavoletta del bagno della questura centrale a piangersi addosso.
'' Coraggio... adesso ti prendi un caffè nero forte.... e ti rimetti al lavoro... forza.''- disse a sè stessa.
Uscì dal bagno e si diresse vero la break room...
Fu allora che li vide.  L'ispettore Shiratori e la ragazza di cui il fratello le aveva mostrato più volte delle fotografie, per mostrarle il viso della ragazza che gli aveva rubato il cuore e che in molte occasioni gli aveva dato motivi di sperare... e lui la stava abbracciando.
Lei, malgrado lo lasciasse fare, aveva gli occhi spenti e vacui e velati di lacrime... malgrado fosse lì fisicamente, si vedeva che la sua mente ed il suo cuore erano altrove. Lui invece aveva qualcosa di strano negli occhi... una punta di preoccupazione, forse, ma allo stesso tempo speranza.
Aveva letto tanti libri su storie del genere... lei innamorata del suo grande amore, questi muore in modo tragico ed improvviso, e nel momento della maggiore disperazione veniva consolata da qualcuno.... che con il tempo era destinato a diventare molto più di un amico.
In quel preciso istante, si sentì invadere il cuore da una rabbia senza confini.
'' Agente Sato.''- fece ad alta voce.
L'interpellata si affrettò a staccarsi da quell'abbraccio, con grande dispiacere di Shiratori.
'' Sakura... avete scoperto qualcosa?''
'' No.''- fu la secca risposta -'' per ora nulla, o per lo meno nulla che possa indicare una pista... ma forse c'è qualcosa di più chiaro nei disegni....''
'' Giusto hai ragione...''- fece Sato -'' mio padre era un vero appassionato di fotografie e disegno, mi ripeteva sempre che nulla eguagliava la bellezza di un posto come poterlo immortalare... e nel disegnarlo oltre alla riproduzione in sè anche le emozioni che suscitava.... vado a controllarli.''
Quando Sato se ne fu andata, Sakura riservò all'ispettore un'occhiata infuocata. Shiratori ne dedusse che la giovane fosse al corrente che lui e suo fratello, concorrevano tra loro per il cuore della bella vice ispettrice, e che aveva assisito all'abbraccio.
'' Sono certo che tuo fratello tornerà presto....''- disse per tentare di soffocare quella furia silenziosa, anche se non con troppa convinzione.
La risposta di Sakura infatti fu piena di rabbia -'' Ed anche se non dovesse tornare mai più? A te quanto importerebbe da uno a dieci? Ti dovresti solo vergognare.... un tuo collega è sparito, nelle mani di un assassino, e tutto quello che sai fare è pensare già di provarci con la sua donna.''
'' Sotto questo punto di vista tuo fratello ha lavorato un po' troppo di fantasia.... lui e Sato non sono fidanzati.''
'' Non è fidanzata nemmeno con te, a quanto mi risulta.''
Shiratori sorrise leggermente -'' E' solo questione di tempo, fidati... lei è la donna del mio destino, tuo fratello si è solo intromesso ma...''
'' INTROMESSO?!? TRA COSA? TRA TE E COSA? UN CAPRICCIO?''- fu la goccia che fece traboccare il vaso -'' Quei due non possono stare assieme, perchè lei è la donna del mio destino... ma chi ti credi essere Ninzaburo Shiratori, un' Entità Superiore per disporre e decidere della vita degli altri? Scendi dal trespolo, perchè sei esattamente come gli altri, ne meno ne più!!!''
'' Adesso ti consiglio di calmarti un po'...''- fece Shiratori con il tono di chi non ammetteva di essere giudicato da una ragazzina che andava ancora a scuola.
Ma Sakura non gli diede peso.
'' Ricorda solo questo... non puoi comandare ad un cuore di amare, così come non puoi comandare ad un cuore di smettere di amare. Non funziona così e se lo credi sei solo un povero illuso!!!''
L'ispettore fece per reagire, ma Sakura non gliene diede il tempo, correndo fuori dalla stanza con i segni della rabbia ancora in volto.
'' Accidenti...''- fece il piccolo Conan sbucando dalla porta -'' ha un bel caratterino, eh?''
Shiratori non potè che convenire... Takagi non si sarebbe mai sognato di reagire e di rispondergli con parole così dure, era stato sempre un uomo molto remissivo, il tipo al quale se veniva pestato un piede era il primo a chiedere perdono... e quando aveva riconosciuto in quella ragazzina i tratti del viso del suo giovane collega aveva pensato che fosse la versione femminile di Takagi... e poi aveva tirato fuori gli artigli e lo aveva aggredito a male parole.
'' Già... non si direbbe che quei due sono parenti...''
'' Sei sicuro che Takagi sia davvero così remissivo ed accomodante?''- fece il piccolo detective -'' Le persone non sono sempre quello che sembrano. E a volte non mostrano tutto quello che sono.''
'' Che vuoi dire?''- chiese l'ispettore.
'' Che Takagi non ha mai reagito, ne a parole ne con i fatti, non perchè non ne è capace, ma perchè non si è mai sentito tanto offeso fino al punto di sentirsi scoppiare di rabbia... ma se ce ne fosse bisogno, anche lui reagirebbe così. E poi, prova a metterti nei suoi panni... i loro genitori non ci sono più, sono soli al mondo, e le hai dato la sensazione che la sua assenza ti sia indifferente... è normale che si sia arrabbiata.''
Shiratori sospirò. Come al solito, il marmocchio aveva centrato in pieno il bersaglio. Ok, Takagi a volte non lo sopportava per il fatto che erano innamorati della stessa donna... e doveva ammettere che Sakura aveva ragione, anche se i due colleghi non si erano mai dichiarati l'uno all'altra, ormai lo avevano capito tutti in centrale che tra quei due c'era un legame speciale che andava ben oltre il semplice rapporto di lavoro e l'amicizia... e proprio perchè non digeriva la cosa molte volte gli rendeva la vita sul posto di lavoro un po' complicata, ma sarebbe stato troppo ingiusto e parziale se avesse detto che non lo reputava un buon poliziotto ed una brava persona.
Quindi al di là di quello che poteva pensare di lui...
'' Dove stai andando adesso?''- fece Conan.
'' A supplicare Sakura di perdonarmi.''- fece il poliziotto prendendo la stessa direzione presa dalla ragazza dopo che aveva finito di sbranarlo.

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Capitolo 4
*** Confidenze ***


~
'' Svegliati...''- quando riuscì a mettere la vista a fuoco, si ritrvò occhi negli occhi con Eiki Nabei.
Ricordava che era riuscito a convincerlo a permettergli di usare il bagno ed aveva capito che l'unica via d'uscita era proprio la porta d'ingresso, ed era riuscito a procurarsi una spilla per fermare i documenti, lasciata in un angolo del bagno... era riuscito a nasconderla e a tenerla con sè mentre veniva legato nuovamente in quello scantinato e di essere anche riuscito a trasformarla in un filo di ferro con cui si era subito messo al lavoro tentando di scassinare la serratura delle manette che gli costringevano i polsi, ma purtroppo senza non molto successo.
Ci aveva provato per qualcosa sui venti minuti, forse mezz'ora, ma non aveva tenuto conto del fatto che erano manette da poliziotto, e solo nei film si potevano scassinare facilmente i lucchetti delle serrature o delle catene... nella realtà le cose andavano molto diversamente.
Ad un certo punto aveva sentito che le forse gli venivano meno, ma aveva mantenuto un briciolo di lucidità tale da permettergli di nascondere la '' chiave improvvisata'', per evitare che Nabei tornasse prima che lui si svegliasse.
E l'avere una ferita alla tempia non aiutava certo... anche se doveva ammettere che il dolore si era un po' mitigato.
'' Toh, il bell'addormentato si è svegliato... pensavo che avessi deciso di dormire per il resto dei tuoi giorni.''- fece Nabei togliendogli le manette.
Non si accorse minimamente del fil di ferro, con grande sollievo del poliziotto.
Si massaggiò i polsi indolenziti, Averli costretti a quel modo per tutte quelle ore di fila non era certo un toccasana se poi doveva aggiungerci gli sforzi vani che aveva fatto per tentare di liberarli.
Nabei gli mise davanti una ciotola di ramen già pronto a cui bastava aggiungere dell'acqua calda prima di servire.
'' Mentre eri nel mondo dei sogni mi sono permesso di disinfettarti quella ferita sulla fronte perchè era una vera schifezza... adesso mangia.''
Takagi si toccò il punto in cui Nabei lo aveva colpito quando era andato a casa sua a prenderlo per chiedergli di identificare il signor Kibo come responsabile dei crimini. C'era un cerotto.
Prese la ciotola tra le mani e soffiò leggermente per raffreddarlo ed evitare di bruciarsi la lingua.
Mandò giù un po' di pasta e quando stava per mangiare un po' della carne si bloccò.
'' Ti posso fare una domanda?''- fece il poliziotto.
'' Se proprio devi...''- fece lui con il suo solito tono sgarbato.
'' Perchè fai questo...?''- fece il poliziotto -'' Io non ti capisco... sei al sicuro ormai. Di me che te ne fai?''
'' Non essere sciocco!!!''- gli urlò contro quasi -'' pensi veramente che mi possa permettere di lasciarti andare, sapendo che mi potresti portare qui i tuoi amici poliziotti?!?''
'' Sì, questo lo so già... ma non mi riferivo a questo.''- fece Takagi spiazzando Nabei -'' quello che vorrei capire... perchè ti preoccupi tanto  di portarmi da mangiare e di medicarmi la ferita alla testa? Non sarebbe tanto più semplice lasciarmi qui sotto finchè...''
Nabei rimase in silenzio per qualche minuto per poi uscirsene con un-'' Hai ragione, sarebbe più logico... almeno così non sarei costretto a fare conversazione con te.''
'' Posso avanzare una mia ipotesi?''- fece Takagi. L'uomo sbuffò annoiato, ma il poliziotto non gli badò -'' Tu non vuoi farmi del male. Se avessi voluto, mi avresti già ucciso o lasciato qua sotto a morire di stenti, ma non l'hai fatto.''
'' La gente fa errori di continuo è risaputo... ma se proprio ci tieni a saperlo, non so cosa farmene di un ostaggio morto. E comunque... io non motivo di volerti morto.''
'' Ascolta... so che sei una brava persona, va bene?''- fece il poliziotto.
Nabei scoppiò a ridere.
'' Strana cosa da dire ad uno che ha ammazzato una persona e che ti ha quasi spaccato la testa, lo sai?''
'' Ok, te lo concedo... Hiramune però l'hai ucciso quando hai capito che era lui ad aver ucciso tuo padre e che la giustizia poteva fare poco... tu sei una di quelle persone che uccidono indotti da certe circostanze ma che non hanno intenzione di commettere altri delitti.''
'' Lui non ha ucciso mio padre.''- fece Nabei- '' ha ucciso tutta la mia famiglia ed anche me. Mio padre, massacrato come una bestia da macello.... mia madre è ricoverata da anni in ospedale per un esaurimento nervoso... e poi ci sono io, testimone oculare di tutto l'orrore che si è consumato quel giorno in casa mia.''
Troppo da sopportare per un bambino di appena dieci anni.
'' Quel verme ha distrutto la mia famiglia... e per cosa poi? Per dimostrare che era possibile uccidere senza farsi prendere dalla polizia. E  ce l'avrebbe fatta. Qualcuno doveva fargli capire che non si può rovinare la vita delle persone per puro e semplice divertimento e poi pensare di continuare a vivere come se nulla fosse!!!
Ma tu che ne sai... che ne sai di cosa vuol dire vedere la propria vita, tutte le persone che amavi di più al mondo, tutte le rocce su cui hai fatto affidamento ti lasciano...''
'' Io lo so invece.''- fece il poliziotto -'' So cosa significa perdere qualcuno che si ama e ti fa sentire amato... e so cosa significa, essere costretti a diventare grandi prima del tempo.''
'' Ah davvero?''- fece Nabei scettico.
'' Quando avevo sedici anni... i miei genitori sono morti in un incidente stradale...''
'' Non è la stessa cosa... tu non hai visto i tuoi genitori morire sotto i colpi di un pazzo furioso...''
'' Hai ragione... ma entrambi abbiamo visto vedere le nostre certezze cadere... e da allora io e mia sorella più piccola abbiamo vissuto in un isituto d'accoglienza finchè non ho avuto vent'anni... e poco dopo mia sorella ha compiuto dodici anni.''
Nabei lo guardò con curiosità -'' Hai una sorella più piccola?''
Takagi annuì.
'' Quanti anni ha adesso?''
'' E' ancora una ragazzina... ha solo diciotto anni... ma è molto matura e sveglia per la sua età.''
'' L'hai cresciuta tu... da solo?''
'' Chi altri doveva prendersi questa responsabilità? Io e mia sorella eravamo soli, non avevamo parenti... ed è abbastanza difficile che una famiglia decida di prendere in affidamento dei ragazzi già grandicelli... quindi sì, hai ragione... io non posso dire  che so come ti senti, perchè non ho vissuto il tuo calvario, ma credimi, nemmeno la mia vità è stata un pic nic.''
Nabei ascoltò tutto questo in silenzio. Il suo pensiero andò a quella ragazzina di diciotto anni, che l'ospite che si era portato appresso aveva descritto come la sua sorellina, con unico parente proprio il fratello che lui aveva rapito, adesso rimasta sola... per un attimo, dopo tanto tempo, provò un guizzo di umana pietà... dopo la morte di suo padre ed il ricovero della madre, si era come anestetizzato da quello che accadeva nella sua vita e a poco a poco aveva iniziato anche a disinteressarsi del dolore altrui. Nemmeno sentire le atrocità di ogni giorno al notiziario lo toccava minimamente...
Per un attimo, fu tentato di dirgli che poteva andare, che era libero e che doveva tornare subito a casa da sua sorella... considerato che erano lontanissimi dalla città,  ci avrebbe messo come minimo due ore anche con i mezzi o l'autostop per arrivare in città, e lui avrebbe usato quel tempo per scappare... ma poi si ritrovò a pensare al futuro che lo avrebbe aspettato se davvero avesse fatto ciò.
Lo guardò allora con sguardo truce e lo afferrò per il bavero della camicia -'' Ascoltami bene... se pensi davvero che io sia così stupido da lasciarmi mettere nel sacco con questa tua bella storiella, ti sbagli e di grosso!!! Cosa credi che non lo sappia, che la gente si inventi le balle peggiori per portare a casa la pelle?!?''
Takagi non disse niente, preoccupandosi di non far cadere l'oggetto che gli serviva per scassinare la serratura. Non riteneva Nabei capace di ucciderlo, ormai l'aveva capito, ma non escludeva che avrebbe potuto ucciderlo senza volerlo in preda ad un attacco di nervi, cosa che non escludeva se lo avesse colto sul fatto mentre tentava di scappare.
Dopo qualche secondo recuperò il controllo e lo lasciò andare.
'' Finisci di mangiare e d'ora in avanti cerca di irritarmi il meno possibile, prima che io faccia qualcosa di cui finiremmo entrambi per pentirci troppo tardi.''
Takagi non disse niente tornando a mangiare ciò che gli aveva portato il suo aguzzino. Ormai aveva capito che non aveva intenzione di ucciderlo a meno  che non si facesse prendere da un attacco di nervi, ma non era nemmeno disposto a finire i suoi giorni in prigione.
Ad ogni modo però... lui doveva riuscire a scappare. Anche solo per riuscire ad arrivare a quel negozio in cui Nabei si riforniva di tanto in tanto, anche se il padrone rifuggiva dalla tecnologia, avrà almeno avuto un telefono fisso da cui chiamare e farsi rintracciare da Sato e dai suoi superiori... poi sarebbe tornato indietro, per non farlo insospettire troppo...gli dispiaceva molto per Nabei, nessun bambino avrebbe dovuto sopportare le atrocità che lui aveva visto e sopportato ma lui era un poliziotto. Ed il suo dovere gli imponeva di arrestare chi andava contro le norme della società e della moralità.
A volte era un compito ingrato, visto che c'erano quasi in cui l'assassino era una persona migliore della vittima... ma davanti alla legge non c'erano attenuanti per chi stroncava una vita.

'' Volevo scusarmi per prima...''- fece Shiratori- '' ci ho riflettutto un po'... hai ragione, sono stato un po' villano prima...''
'' Villano.''- fece Sakura scettica e sarcastica al tempo stesso -'' Io direi qualcosina di più.''
'' Quindi.... mi odierai e mi tratterai a questo modo per tutto il tempo?''
'' Lo farei.''- fece Sakura intristendosi -'' se ciò mi desse la certezza matematica che mio fratello tornerà a casa presto. Ma dato che non lo aiuterà... diciamo che ti concedo una tregua.''
'' Molto gentile.''- fece Shiratori porgendole la tazza di caffè che le aveva portato.
Stettero in silenzio per qualche secondo, quando Sakura proferì nuovamente parola -'' Cos'è comunque quella storia che Sato è la donna del tuo destino?''
Shiratori allora le raccontò una storia che risaliva a vent'anni prima, quando era un bambino di prima elementare che già aveva scelto quale sarebbe stato il suo futuro dopo aver completato gli studi dell'obbligo e che mentre sceglieva alcuni libri in una libreria, si ritrovò testimone di un tentativo di furto. I colpevoli erano due ragazzi delle superiori che avevano deciso di portarsi a casa dei fumetti senza fermarsi alal cassa, e nessuno li aveva visti. Nessuno tranne una bambina sua coetanea.
E fu proprio lei la prima a puntare il dito contro di loro, malgrado fosse solo una bambina, tentando di fermare i ladri. Solo quando anche lui si unì alla bambina recitando a memoria l'articolo che riguardava il furto, i due decisero di ritirarsi.
Poco dopo, la bambina gli regalò una bicchiere di coca cola decorato con una coroncina di fiori di carta.
Fiori di ciliegio. E lei gli spiegò che amava molto quei fiori perchè le ricordavano il distintivo dei poliziotti che ricordava molto la forma di un fiore di ciliegio.
Da quel giorno però, non aveva più reicontrato quella bambina così coraggiosa e allo stesso tempo così carina e gentile, ma quell'incontro lo aveva molto colpito, al punto di innamorarsi di lei malgrado non ne conoscesse nemmeno il nome.
'' Wow... sembra la trama di un film d'amore.''- commentò la ragazza.
'' Già... e proprio come in un film, molti anni dopo, ci siamo ritrovati... il nome di quella bambina è Miwako Sato. E' lei che mi ha portato dove sono. Ed è lei la donna che un giorno sposerò. Mi dispiace molto che tuo fratello debba soffrire inutilmente...''
'' Però c'è una cosa che non capisco...''- fece Sakura -'' se tu e Miwako siete davvero così uniti e destinati a stare assieme fin da quanto eravate nani... perchè pare preferirti mio fratello?''
'' Non mi ha ancora riconosciuto evidentemente... ma vedrai che presto...''
'' Aspetta... riconosciuto? Quindi tu, quando l'hai ritrovata e hai scoperto il suo nome non le hai mai accennato a quel giorno in libreria.''
'' No... non ho mai trovato il modo e le parole per ricordarle quel giorno...''
'' Quindi, non è certo che Miwako e quella bimba fossero la stessa persona.''
Shiratori scosse il capo.
'' Non ho dubbi al riguardo.... il taglio degli occhi, l'acconciatura...''
'' Magari si somigliano solo fisicamente... non voglio certo dirti che hai preso un granchio colossale, ma stando alle descrizioni di mio fratello riguardo all'agente Sato...  mi pare strano che fosse il tipo di bambina che giocava con la carta e che paragonava i fiori di ciliegio al distintivo dei poliziotti.''
Shiratori iniziò a riflettere... ad onor del vero, c'era da dire che nè Sato nè lui erano cambiati molto fisicamente da quando erano bambini... o almeno i lineamenti del viso erano rimasti pressocchè immutati... anche ammettendo che Sato fosse stata una bimba dolce e romantica ( descrizione che non si addiceva affatto alla beniamina della prima squadra investigativa) e fosse diventata più compassata e seria dopo la morte del padre e le varie perdite che aveva subito, quasi certamente si sarebbe ricordata di lui nel rivederlo la prima volta.
Invece... non aveva avuto la minima reazione.
'' Dici che mi sono sbagliato?''
'' E' una possibilità... ci sono molte persone che hanno dei lineamenti simili, magari Sato le somiglia molto e c'è da dire che anche la grinta è un tratto comune... ma non è comunque detto che sia lei... e poi scusa, Sato si trova a due stanze di distanza perchè non vai direttamente da lei a chiederglielo?''
Doveva essersi totalmente rimbambito per raccontare i fatti suoi e farsi dare consigli di questioni di cuore da una ragazzina di nemmeno vent'anni che magari gli aveva insinuato il tarlo del dubbio solo per... no, era impossibile. Era pur sempre la sorella di Takagi, e nessuno dei due poteva essere capace di una simile scorrettezza.... tanto più che le sue osservazioni parevano avere un senso.
'' E se mi fossi sbagliato?''
'' Ammettere un proprio errore non è mai stato il momento preferito della vita delle persone... ma è il momento in cui si capisce se sono persone di valore o meno. Vai e chiedile se era lei la bambina dei tuoi ricordi. Così almeno ti metti l'anima in pace.''
Shiratori le rivolse un sorriso e poi uscì dalla stanza.
Fu quando si ritrovò da sola che entì la suonaria del suo cellulare suonare.
Subito si affrettò a rispondere.
'' Pronto, chi parla?''- non ottenne la minima risposta -'' c'è qualcuno?''
Alla quarta volta che richiamava, la persona dall'altra parte riattaccò.
'' Ma tu guarda che razza di idioti...''
'' Che succede?''- fece la oce di un bambino alle sue spalle.
Si voltò e vide due bambini, un maschietto ed una femminuccia. Il bambino con gli occhiali era il piccolo Conan, il ragazzino di cui suo fratello le parlava spesso e volentieri definendolo un piccolo detective molto più acuto di tutta la polizia giapponese, a volte.
La bambina con i capelli castani e l'espressione talmente seria da sembrare imbronciata invece, se non sbagliava, doveva essere la piccola Ai.
'' Niente di preoccupante bambini...''- fece la ragazza -'' solo un burlone che ha scelto un pessimo momento per fare uno scherzo.''
'' Qualche tuo amico o conoscente?''
Sakura dissentì con la testa.
'' Non credo, nessuna persona che conosco potrebbe fare  uno scherzo così infantile.''
'' Però...''- obiettò Ai -'' ha chiamato al tuo cellulare.  Questo significa che ha il tuo numero o che qualcuno glielo ha dato... non l'hai messo nel tuo profilo su qualche social network, vero?''
Sakura dissentì con la testa. Suo fratello, per molti anni era stata tutta la sua famiglia, e da quando era diventato poliziotti le aveva dato una serie di regole, che poi lei aveva fatto sue... tipo non dare contatti ed informazioni personali ad estranei o metterle a disposizione di tutti.
Quindi, non riusciva a capire dove fossero andati a prendere il suo numero per farle uno scherzo telefonico.

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Capitolo 5
*** Strane telefonate ***


~'' Ah, siamo in alto mare...''- borbottà l'ispettore Megure buttando sul tavolo l'ultimo disegno di Nabei -'' Niente che possa aiutarci a capire dove possa essere andato a nascondersi con Takagi... o per lo meno, io non lo noto.''
Parole che ebbero l'effetto di una frustrata.
Soprattutto per le due giovani donne, innamorate seppur in modo diverso, del giovane agente.
Sato, seppur sentisse il cuore scoppiarle di rabbia, dolore, e paura si avvicinò alla sorella del fidanzato che pareva essere sul punto di fare la fine di una molla tesa fino spasimo, un momento prima di spezzarsi ed ingoiando un singhiozzo, le si avvicinò per abbracciarla da dietro.
'' Su, non perdere la speranza... vedrai, lo troveremo presto... prima di quanto credi...''- anche se non sapeva se quelle parole le stava dicendo a Sakura o alla parte di sè che si stava abbandonando alla disperazione per la possibilità di poter perdere la persona che amava più della sua stessa vita.
Ma la ragazzina pareva non averla sentita. Teneva gli occhi bassi, il volto pallido e stravolto, e con i lucciconi agli occhi.
La poliziotta cercò istintivamente un fazzoletto, ma l'ispettore Shiratori la precedette.
'' Tieni, asciugati le lacrime...''- fece con un tono insolitamente gentile.
La ragazza gli rivolse un sorriso di riconoscenza seppur non avesse la minima voglia di ridere, per non sembrarle scortese,  si asciugò gli occhi con un angolo del fazzoletto.
In quel momento squillò il suo cellulare.
'' Scusate...''- fece prendendo l'apparecchio. Il numero sul display appariva come riservato. -'' pronto, chi parla...?''
Stette in attesa per qualche secondo e poi dato che nessuno la degnò di una risposta attaccò.
'' Di nuovo quello stupido burlone...''- borbottò Sakura chiudendo la telefonata e mettendo il cellulare in una delle tasche della gonna.
'' Scusa, quale burlone?''- le chiese l'ispettore Megure.
'' E' successo anche prima.... qualcuno mi ha telefonato, ma quando ho risposto dall'altra parte non c'era nessuno... probabilmente è lo scherzo di un bontempone che non ha nulla di meglio da fare.''
'' Se fossi in te non la prenderei  così alla leggera...''- le consigliò Sato seria -'' le telefonate a cui nessuno risponde sono uno dei primi sintomi dello stalking.''
'' Cos'è lo stalking?''- chiese Genta.
Fu la piccola scienziata a rispondergli -'' Si parla di stalking quando una persona manifesta un interesse di natura ossessiva nei confronti di un'altra... per lo stalker in questo non c'è niente di male, una forma di corteggiamento come un'altra,  ma per chi subisce queste attenzioni che divengono controllo ossessivo, dopo poco tempo è come vivere in una prigione invisibile fatta di paura... insomma, ti conviene non sottovalutare la cosa,  potresti ritrovarti in una gran brutta situazione nel giro di poco tempo.''
Sakura guardò la bambina quasi senza parole, per poi rivolgersi ai colleghi del fratello.
'' Lei e Conan.... hanno sette anni?''
'' Lo so, pare impossibile...''- fece Megure con una faccia che diceva chiaramente che a volte persino lui pensava che quei due bambini fossero troppo maturi e concreti per due bimbi di prima elementare.
Shiratori recuperò la serietà.
'' Ad ogni modo hanno ragione loro... lo stalking è un reato serio, non devi ignorarlo solo perchè finora ti sembra uno scherzo... potrebbe essere molto pericoloso.''
'' A proposito, nella maggior parte dei casi, gli stalker e le loro vittime si conoscono molto bene... c'è qualche tuo amico, conoscente o compagno di scuola che ti sta più addosso degli altri?''- chiese Megure.
Sakura fece cenno di no con la testa.
'' No... oggi è la prima volta che accade... senta, con tutto il rispetto, io non corro un pericolo immediato, mentre mio fratello invece sì...  prima troviamo lui, poi penseremo anche a questo...''- in quel momento sul polso destro della ragazza, scivolò qualcosa. Un braccialetto. Era bianco e con una croce rossa disegnata sopra.
'' Scusa...''- fece Conan -'' cos'è quel bracciale?''
'' Questo?''- fece Sakura portandosi il polso in questione di fronte alla faccia -'' è un braccialetto per le emergenze. Un paio d'anni fa sono andata in gita scolastica a Kanazawa, era la prima volta che passavo qualche giorno fuori casa, mio fratello era preoccupato e così ha insistito perchè mi facessi fare un braccialetto per le emergente all'ospedale di Beika... ci sono scritti il mio nome, il mio gruppo sanguigno, il nome di mio fratello ed il suo numero di cellulare.''
'' Ora che ci penso...''- fece Sato -'' anche Takagi ne possiede uno... gliel'ho visto qualche giorno fa... gli era caduta la penna mentre scriveva un rapporto, e mentre allungava il braccio sul pavimento per recuperarla, il braccialetto era ben visibile al polso...''
'' Sì.''- confermò Sakura -'' L'idea di quei braccialetti, ad onor del vero, è stata mia... quando è entrato in polizia ero preoccupata per lui, che potesse succedergli qualcosa... così lui si è fatto fare per primo un braccialetto con le informazioni sul gruppo sanguigno, nome e persona da avvertire in caso di emergenza.''
'' Interessante...''- borbottò Conan tra sè e sè uscendo dalla stanza in cui erano radunati tutti gli adulti, seguito a ruota da Ai e dai Detective Boys.
'' Ehy Conan...''- fece Ayumi -'' come mai ti interessava tanto il braccialetto di Sakura?''
'' Non dirci che hai capito chi è che la vuole imprigionare...''- fece Genta.
'' Forse... Sakura ha detto che non ha dato a nessuno che non conosce il suo numero... e di non averlo nemmeno messo tra le informazioni personali su un social network. Quindi, come ha fatto lo stalker a procurarsi il suo numero?''- fece Conan.
'' Magari ha solo schiacciato dei tasti a caso... o forse si è accorto di aver sbagliato numero e ha riattaccato.''- fece Mitsuhiko.
'' Se così fosse avrebbe dovuto chiederle chi era e di passargli la persona che cercava. E le possibilità di comporre un numero di telefono schiacciando tasti a caso è di una su un milione, a voler essere ottimisti... no, cercava lei. '' - ne era sicuro. Chiunque fosse, voleva parlare con Sakura... e considerato il breve lasso di tempo che c'era stato tra una chiamata e l'altra doveva essere importante.
Non c'era motivo di non credere che Sakura non avesse messo a disposizione di chicchessia il suo numero personale.
'' Ehy, Conan...''- fece Ai  -'' non starai mica pensando che...''
'' Che il burlone che la sta infastidendo sia proprio Nabei?''- doveva ammetterlo, era una cosa assurda da credere persino per lui. Insomma, era un assassino in fuga, con un ostaggio appresso, e non si trattava di un ostaggio comune ma di un poliziotto. Era logico supporre che la polizia fosse più attiva del solito per risolvere la situazione... chiamare una persona particolarmente vicina all'ostaggio senza che questa gli avesse mai dato modo di contattarla era come buttarsi tra le braccia della polizia, cosa assolutamente priva di logica...
'' Effettivamente, lui è l'unico che può aver trovato il numero di Sakura, visto che lei ci ha detto che sia lei che il fratello hanno un braccialetto con il numero di telefono l'uno dell'altra al polso e che lo portano sempre, per le emergenze.''
A quel punto intervenne Genta.
'' Magari dopo averlo portato via, ha buttato via il braccialetto di Takagi, qualcuno lo ha trovato e ha fatto uno scherzo.''
Mitsuhiko lo smentì.
'' No... la polizia è completamente mobilitata, e lui lo sa... non avrebbe mai buttato una cosa che poteva dare agli investigatori un'idea precisa da dove iniziare le ricerche.''
'' Giusto.''- lo appoggiò Ai -'' Inoltre, Nabei non aveva motivi di togliergli il braccialetto... e se ne avessi avuti, glielo avrebbe tolto prima di scappare e l'avrebbe lasciato in casa, con il cellulare fracassato... no, ce l'ha ancora al polso.''
Ne era sicuro.
Era stato Nabei a telefonarle, per due volte, e per due volte era rimasto in silenzio per poi riattaccare. Però c'era qualcosa che gli sfuggiva.... perchè un assassino con un ostaggio, in fuga, avrebbe dovuto rischiare tanto telefonando alla persona più vicina al suo ostaggio?
Doveva esserci una ragione precisa. Sperava solo che Takagi stesse bene...
In quel momento un lampo squarciò il cielo e scoppiù un violento temporale.

Sentiva il rumore della pioggia battere sul tetto, e persino sulla finestrella della sua prigione.
Quando era piccolo aveva sempre amato quel rumore... era quasi rilassante, soprattutto quando lui e sua sorella dormivano insieme, abbracciati, dopo che lei scappava dal suo letto e correva da lui dopo qualche incubo.
Ma in quel momento non poteva certo goderselo, visto che era ammanettato alla colonna di una casa sperduta chissà dove, e quel che era peggio iniziava pure ad aver freddo.
Si era rannicchiato su se stesso, cercando di scaldarsi come meglio poteva, ma era chiaro come il sole che senza uno straccio di coperta o qualcosa di caldo nello stomaco, non sarebbe riuscito a scaldarsi nemmeno per quel poco che gli bastava per muovere le mani.
In quel momento, ricevette la solita visita del suo aguzzino.
'' Sta piovendo a dirotto...''- fece Nabei.
'' Non me ne meraviglio affatto....''- fece Takagi cercando di non fargli capire che stava tremando di freddo -'' è quasi primavera.... non la chiamano la stagione delle piogge per niente.''
'' Sai qual'è il tuo peggior difetto?''- fece Nabei.
Takagi scosse la testa -'' Non ne ho idea... sai, ne ho talmente tanti....''
'' Non sai prendere in giro le persone.''- fece Nabei fece inginocchiandosi di fronte a lui -'' e quando lo fai... ti viene da fare schifo.''
Quelle poche parole, per l'agente Takagi furono una doccia gelata. Ed anche se faceva di tutto per non darlo a vedere, dentro si sentì letteralmente morire di paura. L'aveva scoperto, maledizione!!!
Aveva scoperto che stava tentanto di fuggire.... solo che non riusciva a capire come se n'era accorto... Nabei non veniva a trovarlo se non per portargli qualcosa da mangiare e da bere. Lui s'interrompeva appena sentiva la serratura dello scantinato scattare, quindi si fermava in tempo, e comunque dal punto in cui si trovava Nabei quando entrava in quella prigione non gli era possibile capire cosa stesse cercando di fare...
Però una cosa era sicura... adesso non l'avrebbe passata liscia. Magari non l'avrebbe ucciso... o forse sì, in fin dei conti, se mai fossero arrivati i suoi colleghi Nabei avrebbe sempre potuto dire che se si azzardavano a fare qualcosa contro di lui l'avrebbe ucciso... non era necessario far sapere che era già morto... o magari lo lasciava in vita, ma non senza averlo prima massacrato di botte e magari rotto qualche osso.
'' Calmati... rimani calmo...''
Nabei s'inginocchiò di fianco a lui e gli tolse le manette.
'' Su, in piedi.''- gli ordinò.
Il poliziotto obbedì e ne approfiò per massaggiarsi i polsi.
'' Si vedeva da lontano un miglio...''- fece Nabei -'' Lo so che hai freddo.''
Takagi lo guardò sopreso, sospirando di gioioso ed incredulo sollievo.
'' Ho appena preparato del caffè... ne vuoi un po'?''
'' Beh... ecco...''
Nabei non aspettò il resto della risposta.
'' Dai, tirati su... andiamo''- nel dir così gli puntò la pistola -'' Cammina davanti a me.''
Takagi non potè che obbedire e quando furono entrambi al piano di sopra, l'odore del caffè appena preparato gli inondò le narici.
Nabei lo fece sedere al tavolo della cucina e versò il caffè bollente in due tazze.
'' Tieni.''- disse porgendogliela.
Takagi non lo bevve subito. Per un po' strinse la tazza tra i palmi delle mani per scaldarsi.... aveva sempre preferito i contenitori di ceramica a quelli di plastica. Il calore si trasferiva poco a poco dalla tazza a tutto il corpo.
'' Grazie...''- fece il poliziotto soffiando sulla bevanda che il suo aguzzino gli aveva offerto, anche se non sapeva se era il caso di chiamarlo ancora così...in genere gli aguzzini torturavano e riducevano quasi in fin di vita le loro vittime, Nabei invece... poteva quasi dire che si stava occupando di lui.
'' Mi dispiace.''- fece Nabei -'' Non avevo intenzioni di far del male proprio a nessuno. So che detto da un assassino ti sembrerà una balla... ma ti posso giurare che in vita mia non ho mai fatto del male a nessuno.''
'' Lo so. Ti credo.''- fece Takagi -'' Volevi vendicarti di...''
'' Mi sarebbe bastato saperlo a marcire per il resto dei suoi anni in galera. Ma a mano a mano che il termine di scadenza per la perscrizione del reato da mesi e settimane si è strasformato in giorni, destinati a diventare poche ore... e che l'uomo che aveva distrutto la nostra vita era un professionista stimato e rispettato da tutti... mi è letteralmente salito il sangue al cervello.''
'' Così hai deciso che se la giustizia non poteva fare nulla e anche anche se avesse potuto non avrebbe comunque fatto in tempo, allora gli avresti dato la sua stessa medicina.''
Nabei annuì.
'' Sì. Non era difficile imitare il suo modus operandi... i giornali all'epoca dei fatti facevano a gara per pubblicare i dettagli.''- ricordò il giovane -'' Contavo di far passare l'omicidio di Hiramune come un altro delitto della stessa persona, anche se la polizia avesse indagato alla fine.... ma non avrei mai immaginato che negli ultimi secondi su questa terra, sarebbe riuscito a lanciare un messaggio che m'incriminava.''
Takagi sorrise.
Sì, ne era sicuro... era tutto merito di Conan. Quel ragazzino era eccezionale, sotto tutti i punti di vista, di certo aveva decifrato il messaggio di Hiramune... e magari con un po' di fortuna sarebbe anche riuscito a capire dove si trovavano...
O forse non era necessario.
'' E adesso cosa farai? Intendi restare nascosto qui per i prossimi quindici anni, fino alla perscrizione del reato?''- fece il poliziotto sorseggiando lentamente il suo caffè.
Nabei ci pensò su per un attimo e poi annuì.
'' Perchè no?''- fece Eiki -'' Questo posto l'ho sempre sentito come se fosse stata la mia seconda casa... io e la mia famiglia venivamo qui e passavamo un mese di vacanza ogni estate. Tanto pensavo comunque di vendere la mia casa a Tokyo e di andare lontano subito dopo la perscrizione del reato di mio padre...''
'' Hai pensato alle conseguenze del tuo gesto?''- fece Takagi -'' Vuoi davvero vivere solo, isolato da tutto e da tutti, non sapere cosa succede nel mondo... vivere nel terrore, oggi non mi hanno preso, domani chissà... nessuno regge a lungo un clima del genere. Pensaci bene, rischi di diventarci pazzo.''
'' E che cosa dovrei fare secondo  te, andare alla polizia e costituirmi?''
'' Sarebbe la cosa migliore. I giudici ne terranno di conto... anzi, ti do un consiglio: quando la polizia ti interrogherà, di che sei andato a casa di Hiramune perchè avevi capito che era lui il responsabile di quegli omicidi e che hai tentato di convincerlo a costituirsi e che sei stato costretto ad ucciderlo per legittima difesa, e che preso dal panico hai fatto sì che sembrasse opera del serial killer.''
'' Per farla breve... se ho capito bene...''- fece Nabei alzandosi in piedi e danfogli le spalle -'' Dovrei lasciarti andare e farmi arrestare... questo è il tuo piano geniale? Sì, sarebbe meglio forse... ma se l'essere ignobile che ha ucciso ha sangue freddo tre persone per puro divertimento non si è fatto nemmeno un giorno di galera, non vedo perchè dovrei farmi quindici o vent'anni io, che ho solo permesso all'anima di mio padre di riposare in pace.''
'' Capisco come ti senti... e so quanto possa sembrarti ingiusto dover pagare per qualcosa che non avresti mai fatto se le cose fossero andate come dovevano...  ma io credo che tuo padre avrebbe preferito un figlio coraggioso, che sappia prendersi le sue responsabilità....''
SCIAFF!!!
Il ceffone lo colpì alla sprosvvista. Anzi, era quasi certo di non averlo visto nemmeno arrivare.
Fatto sta che era stato talmente forte da farlo cadere dalla sedia, e mentre guardava lo sguardo carico d'odio del suo aguzzino si massaggiava la guancia offesa.
'' Non ti permettere mai più di nominare mio padre, se non vuoi che al prossimo giro ti faccia un buco in testa.''- disse con disprezzo -'' Tu non lo conoscevi, non sai chi era e non sai cosa voleva... quindi non ti permetto di tirarlo in mezzo per manovrarmi come ti pare...''- nel dir così lo afferrò per il colletto della camicia, tirandolo bruscamente in piedi, quasi spiaccicandolo contro il pannello che divideva la cucina dal soggiorno -'' tieni bene a mente...'' fece poi mostrandogli la pistola -'' che sono un passo davanti a te. Sempre. Ti posso ammazzare e far sparire il tuo corpo senza che nessuno se ne accorga.''
Respirava affannosamente, ma gli occhi del poliziotto che non tradivano la minima paura e malgrado tutti carichi di fiducia lo persuasero a lasciarlo andare e mettere via l'arma.
'' Finisci il tuo caffè. Ti riporto di sotto.''
Il poliziotto si alzò e si mise a sedere, ma  come prese in mano la tazza avvertì un dolore fortissimo al polso destro.
Ora che l'adrenalina era passata, il dolore si faceva sempre più vivo.
Lo guardò. Aveva una posizione innaturale... probabilmente si era fatto male cadendoci sopra, nel tentativo di frenare la caduta.
'' Maledizione, ci mancava solo questa...''- se forzare il lucchetto delle manette era già di per sè un' impresa impossibile, resa ancora più difficile dal fatto di avere i polsi impediti, figurarsi con un polso slogato.
Non ce l'avrebbe fatta a scappare da lì senza aiuto.
Finì il suo caffè, a piccoli sorsi, per conservare meglio il calore e poi Nabei lo riportò di sotto.
Ma stavolta con una differenza.
'' Tieni.''- fece mollandogli una coperta di lana -'' non ti ammanetto. Tanto a meno che non ti apra io, da qui sotto non scappi. Tanto vale che ti lasci libero di muoverti... almeno eviti di congelarti.''
Il suo tono si era fatto più dolce.
'' Abbia ancora un po' di pazienza... il tempo di mettermi d'accordo con un amico per un biglietto per un paese senza estradizione, poi ti farò venire a prendere...  e potrai riabbracciare tua sorella. Sembrava preoccupata per te.''
Non aveva resistito all'impulso di chiamarla. In primis, voleva assicurarsi che non gli avesse detto bugie, e per secondo... anche se contesto e circostanze erano completamente diverse, l'aveva trascinata nella stessa situazione in cui si era venuto a trovare lui quindici anni prima, quando si era ritrovato solo e senza punti di riferimento.
Avrebbe voluto dirle che suo fratello era vivo, che presto gliel'avrebbe rimandato a casa, e che non era sua intenzione fare altro male, soprattutto a coloro che non c'entravano niente... ma entrambe le volte era stato colto dalla paura che la ragazza fosse in compagnia della polizia e che dicesse a qualcuno che riceveva telefonate mute, a quel punto mettere il suo telefono sotto controllo sarebbe stato d'obbligo.
Allora aveva attaccato ed aveva anche manomesso la cabina telefonica vicina al piccolo emporio da cui si riforniva per evitare di cadere di nuovo nella tentazione di chiamarla.
Ed aveva anche ''ucciso'' il fisso della loro abitazione.
'' E tu come lo sai...?''- fece Takagi sbalordito da quelle parole.
'' Per ora questo è quanto ti è dato sapere.''
Detto questo lo lasciò nuovamento solo.
Si accoccolò per terra avvolgendosi nella coperta e massaggiandosi il polso slogato. Doveva tener duro. L'unico modo in cui Nabei avrebbe potuto sapere qualcosa di Sakura era chiamarla... sua sorella non era un'inetta ed avrebbe informato Sato, Megure e Shiratori e sicuramente l'avrebbero trovato strano.
Non sarebeb stato difficile rintracciare la telefonata.
Doveva solo tenere duro.

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Capitolo 6
*** Un incontro importante ***


~

'' Ecco fatto.''- fece Shiratori restituendole il cellulare -'' adesso è sotto controllo. Se il tuo stalker si fa risentire lo troviamo subito.''
'' Grazie...''- fece Sakura. Per la verità avrebbe preferito che le forze dell'ordine si concentrassero solo ed esclusivamente sulla ricerca del fratello, sparito assieme ad un assassino da ormai due giorni, e non c'era stato nessun passo avanti nelle indagini.
In compenso però c'era stato qualcuno che si era divertito a farle telefonate anonime, cosa che aveva allarmato non poco i colleghi del fratello e le avevano messo sotto controllo il telefono, prima che succedesse qualcosa per cui qualunque soluzione fosse stata trovata, avrebbe solo ridotto il danno.
'' Non dovevate.... al momento la vita di mio fratello vale molto di più.''
'' Non dire sciocchezze.''- fece Shiratori -'' poni caso che quando ritroviamo tuo fratello viene a sapere che il suo bocciolo è stato minacciato da uno stalker e non ho mosso un dito pur sapendolo... prima massacra di botte me, e poi lui.''- poi sorrise tristemente -'' e a ben vedere... se se la prendesse con me, non potrei dargli torto... anzi, ne ha di buone ragioni per farmi un occhio nero.''
'' Dalle tue parole...''- fece Sakura -'' ne deduco che hai avuto le risposte che volevi.''
Shiratori annuì.
'' Sì. Ho parlato a Sato di quell'incontro in biblioteca... e da come mi guardava era ovvio che non aveva la più pallida idea di che cosa stessi parlando... non è lei. La bambina di cui mi ero innamorato... le somiglia molto, ma non è lei.''
Sakura gli mise una mano sulla spalla per consolarlo -'' Mi dispiace tanto...''
'' Credimi, a me di più.''- fece il poliziotto -'' non tanto perchè ho capito che Sato non è chi credevo fosse... ma per una convinzione sbagliata, ho aizzato i nostri colleghi contro tuo fratello... ho sperato che non tornasse vivo... e non solo in questa occasione, c'è n'è stata un'altra in cui sotto sotto... e credimi me ne vergogno da morire... ''
'' Non ti sei comportato bene. L'abbiamo capito.''- fece la ragazza -'' ma credevi di essere giustificato perchè sai come si dice... in guerra e in amore tutto è permesso, ma adesso conosci la realtà dei fatti quindi non c'è motivo di continuare, no?''
Il poliziotto annuì.
'' Sai, prima per un attimo speravo che non tornasse... adesso vorrei che fosse qui... non può morire... prima devo chiedergli scusa...''
La ragazza sorrise.
'' E lo farai. E sono certa che mio fratello ti perdonerà di tutto cuore.''
'' Dici?''- fece poco convinto -'' Io non ne sarei tanto certo... tecnicamente, quello che gli ho fatto passare è mobbing.... se io venissi a sapere che ero stato preso di mira per nulla sarei furioso.''
'' Ti perdonerà.''- lo rassicurò la giovane -'' tu spiegagli la situazione e sono certa che capirà... tutti commettiamo degli errori. E' per questo che siamo esseri umani.''
'' E tu?''- fece il poliziotto -'' non sei più arrabbiata con me?''
'' No... posso solo... augurarti di trovare quello che cerchi.''
'' Non sarà facile... non so niente di lei... so solo che è una ragazza coraggiosa, di specchiata onestà, forte, ma con un cuore gentile e sensibile...''
''In effetti è un bel dilemma... non è così facile rintracciare una persona senza avere nemmeno un indizio...''
Anzi, poteva dire che era a dir poco impossibile: inoltre per quanto ne sapevano, la ragazza misteriosa poteva anche essersi sposata o trasferita...
'' Ascolta, è una cosa molto romantica credere che nel destino che a distanza di anni riunisce gli innamorati... ma alla fine siamo noi che forgiamo il destino.''
'' Cosa vuoi dire?''- fece il poliziotto -'' che dovrei rinunciare a trovare quella ragazza?''
La ragazzina, di rimando sorrise -'' No. Ti auguro solo di trovare quello che cerchi.''
L'ispettore sorrise e le accarezzò la faccia.
'' Grazie... ma prima c'è un'altra persona da trovare.... tuo fratello. Hai la mia parola, dovessi smuovere tutte le quarantasette prefetture giapponesi, io te lo riporto.''
La ragazza sorrise, cercando di non  farsi scappare le lacrime che tratteneva.
Incredibile a dirsi, ma l'ispettore Shiratori era come se fosse la sua roccia in quel momento terribile, malgrado all'inizio l'avesse riconosciuto dalle descrizioni e dalle foto che suo fratello le aveva fatto avere  ed avesse provato immediatamente l'impulso di staccargli la testa a morsi, specie quando aveva capito che per lui il fatto che suo fratello non fosse reperibile era un qualcosa del tutto insignificante... ma adesso sentiva che era la persona di cui poteva fidarsi di più in quel momento.
'' Credi... che sia ancora vivo?''
'' Sai Sakura... ci sono due tipi di assassini.''- fece Shiratori incamminandosi con lei per tornare dagli altri. A breve sarebbe passato un insegnante mandato dal preside per recuperare tutto quello che avevano esaminato anche se con scarissimi risultati, e dovevano ancora finire di imballare il tutto negli scatoloni -'' ci sono quelli che uccidono per impulso e per totale sprezzo della vita umana...
E quelli che uccidono perchè sono stati costretti e non hanno visto altra alternativa in quel momento, ma che non hanno intenzione di uccidere ancora. Eiki Nabei ha ucciso un uomo, niente da dire, ma non ha mai fatto del male a nessuno... ha preso tuo fratello perchè si è fatto prendere dal panico ma non credo che voglia fargli  veramente del male.''
In sostanza... si, pensava che fosse ancora vivo.
O che per lo meno, fosse in salute.
In fin dei conti, Nabei era pur sempre il figlio di un avvocato, e doveva sapere che per quanto uno avesse preparato una difesa o un'accusa non si poteva mai essere sicuri al cento per cento che le cose sarebbero andate come sperava. Ed avere il cadavere o aver ridotto in fin di vita un rappresentante della legge lo avrebbe rovinato definitivamente.
Se lo augurava veramente... per Sakura almeno.
Se soltanto avessero avuto il minimo indizio...
Quando arrivarono nella stanza, vi era una giovane donna che non aveva niente a che fare con la questura centrale.
Era una ragazza sui ventotto anni, capelli scuri tagliati corti, indossava un maglione  a righe rosse e bianche orizzontali e dei pantaloni di jeans chiari.
'' La ringrazio per essere venuta.... oh, ispettore Shiratori, Sakura... Signorina, le presento la giovane Sakura... è la sorella dell'agente scomparso.''
La donna si voltò e i due quasi sbiancarono nel vederla in volto... aveva gli occhiali, gli occhi marroni... ma i lineamenti erano tali e quali a quelli di Miwako Sato.
Shiratori in particolar modo era  pallido come un cencio ed aveva una strana sensazione... ma era più che sicuro di averla già vista da qualche parte... si conficcò le unghie nei palmi delle mani per evitare di urlare che probabilmente era lei la ragazza della biblioteca... già una volta si era tratto in inganno e voleva essere cauto... però qualcosa gli diceva che stavolta era proprio lei. In fondo.... quante possibilità c'erano che anche lei fosse una che somigliava molto a quella bambina...?
'' Come stai cara?''- fece la signorina Kobayashi mettendo una mano sulla spalla di Sakura, parlandole con lo stesso tono che usava per consolare un suo alunno quando era abbattuto per un brutto voto o per qualche problema in famiglia o con gli amichetti...
Lo sguardo della ragazza fu più eloquente di mille parole.
'' Coraggio, vedrai che presto ci saranno delle bellissime novità.''- poi si riferì all'ispettore Megure per avere il modulo da firmare come conferma che il materiale era stato ritirato.
'' Ringrazi il preside per la sua disponibilità.''
'' Stia tranquillo lo farò....''- fece la giovane educatrice -'' Spero che vi sia stato utile...''
Stavolta fu Sato a parlare -'' No, purtroppo... non siamo riusciti a trovare niente che fosse rilevante.''
'' Oh, mi dispiace...''- fece la giovane donna.
A quel punto fu Conan a parlare.
'' Maestra, tu che cosa ne pensi?''
L'insegnante lo guardò confusa. E lei come poteva sapere dove un pericoloso criminale potesse nascondersi in tutta tranquillità e per di più con un ostaggio? Era solo una maestra elementare lei, non un poliziotto... anche se ammetteva che le sarebbe piaciuto molto far parte delle forze dell'ordine...
'' Conan ha ragione.''- fece Shiratori -'' Lei è una maestra elementare, e quindi conosce molto bene i bambini ed il loro modo di pensare, quindi dovrebbe conoscere anche i vari tipi di nascondigli che usano i bambini per i loro piccoli tesori.''
'' Non saprei dirvelo...''- fece la signorina Kobayashi senza togliere gli occhi da Sakura che pareva supplicarla di darle anche solo un'illusione a cui aggrapparsi con tutte le sue forze.
E per aver bisogno di un'illusione al posto della certezza di rivedere vivo il consanguineo, significava che malgrado cercasse di mantenere uno sguardo deciso e fermo, dentro stava andando in pezzi. Se non si era già rotta.
'' Adesso che ci penso...''- fece la docente -'' E' solo un'idea, ma sapete per caso se il signor Nabei aveva una scatola dei segreti?''
'' Scatola dei segreti?''- fecero in coro Sato e l'ispettore Megure.
'' E' una scatola, ma può essere anche uno scrigno in cui i bambini o gli adolescenti nascondono le cose a cui tengono di più, o che non vogliono far trovare ai genitori o agli amichetti: bigliettini, compiti in classe andati non troppo bene, il diario personale...''- spiegò Shiratori -'' anch'io ne avevo una da piccolo.''
I presenti lo fissarono  con gli occhi che sembravano due uova sode.
'' Che c'è?''- fece il poliziotto  per difendersi -'' Ho avuto otto anni pure io, sapete?''
'' Mai sostenuto il contrario...''- fece Sakura ridendo sommessamente sotto i baffi.
'' Comunque è un'ipotesi che varrebbe la pena verificare.''- fece Megure per poi ricordarsi di un dettaglio -'' Ma da quanto sappiamo, Nabei ha distrutto tutto quello che lo riguarda, quindi non so se...''
'' Dimentica un particolare.''- fece Conan -'' Ricorda i disegni di Nabei? Quelli che risalgono a dopo la morte del padre ed il ricovero della madre hanno sempre lo stesso soggetto. Lui e la sua famiglia. Gli mancava e gli manca tutt'ora.''
''... e quindi anche se ha buttato e distrutto ogni singola cosa che lo riguarda, c'è la speranza che abbia conservato una scatola in cui ci sono dei ricordi legati ai suoi genitori e ai tempi felici per poterli rivedere e ricordare...''- fece Sato che iniziava ad illuminarsi di speranza.
La sua speranza, come sperava, arrivò anche a Sakura.
'' E allora che ci facciamo ancora qui, andiamo a cercarla no...?''- fece la giovane.
'' Ma non sappiamo nemmeno se esiste questa scatola dei ricordi...''- fece Megure. Non che non credesse all'esistenza di un simile oggetto, anzi ci sperava con tutto il cuore, ma le ore stavano scorrendo molto veloci e le possibilità di ritrovare vivo Takagi si stavano riducendo all'osso e non potevano permettersi di sprecare uomini e risorse per correre dietro a qualcosa che magari non esisteva -'' E poi ammesso che esista... non sappiamo se dentro c'è quello di cui abbiamo bisogno...''- o che non sarebbe servito a niente.
Sakura iniziò a pensare di urlargli addosso parole ben poco simpatiche e poco consone al cognome che portava, ma Shiratori la fermò mettendole una mano sulla spalla per dire in maniera più civile e convincente, quello che avrebeb voluto dire la giovane.
'' Lo so. Ma è una possibilità. E come tale dobbiamo trattarla.''


'' Ehy...''- negli ultimi attimi del dormiveglia, il poliziotto sentì una mano appoggiata sulla spalla che lo scuoteva per incoraggiarlo ad aprire gli occhi -'' Su, svegliati.''
Il poliziotto aprì gli occhi e subito sentì una sensazione di malessere assalirlo. Dolori alle gambe, un vago senso di nausea e come se non bastasse si sentiva come se avesse la testa piena di cotone.
Mettersi a sedere fu una delle cose più difficili che aveva fatto.
'' Che c'è...?''- fece il poliziotto piantonando i gomiti per tenersi in equilibrio.
'' Ho riflettuto... e non avrei mai pensato di poterlo dire ma... sbirro, hai ragione tu.''- fece Nabei.
'' Su che cosa?''
'' Su mio padre e su di me.''- fu la risposta -'' Avevi ragione... non avrebbe voluto un assassino per figlio e vorrebbe che mi prendessi la responsabilità delle mie azioni...''
Sul viso del poliziotto si dipinse un sorriso di gioiosa incredulità -'' Quindi vuoi dire che...?''
Nabei annuì.
'' La fuga finisce qui. Mi consegno alla polizia e tu te ne torni a casa.''
'' Fantastico.''- fece il poliziotto alzandosi in piedi, seppur con uno sforzo incredibile. Gli sembrava di avere le gambe fatte di acqua e farina -'' Avvertiamo i miei colleghi... c'è un telefono da qualche parte...?''- nel dir così cadde rovinosamente per terra.
'' Ehy... tutto bene?''- fece Nabei andandogli vicino.
'' Si, tutto a posto... sono solo goffo, tutto qui.''- mentì. Non si sentiva per niente bene. Aveva il sospetto che dormire per terra, in uno scantinato freddo, con la pioggia battente che scalpitava sul vetro della finestra come se avesse voluto romperla per entrare, con l'unica protezione di una coperta di lana non gli avesse giovato granchè.
Nabei gli tastò la fronte.
Ardeva.
'' Hai la febbre alta.''- nel dir così lo abbracò e lo costrinse a mettergli un braccio attorno al collo.
Non fu semplice riuscire a fargli salire le scale e nemmeno a farlo arrivare alla sua camera, ma grazie alla collaborazione di Takagi fu più semplice.
Una volta arrivati nella stanza in cui Nabei dormiva, per  prima cosa lo fece mettere a sedere sul letto, gli tolse le scarpe e poi lo fece distendere sul letto, coprendolo.
Subito dopo andò in bagno, riempiì una bacinella d'acqua e vi mise a bagno un asciugamano prima di tornare da Takagi.
Posò la bacinella sul comodino e dopo aver spremuto a dovere l'asciugamano lo posizionò sulla fronte del poliziotto.
'' Che sollievo...''- e non solo per l'asciugamano bagnato che già gli aveva dato una splendida sensazione di refrigerio. Aveva quasi dimenticato  come fosse dormire su un letto vero.
'' Mi dispiace...''- fece prendendo una sedia ponendosi vicino a lui -'' Non ti dovevo coinvolgere in questa storia...''
'' Tranquillo, che vuoi che sia...''- fece Takagi cercando di sorridere, ingoiando un conato di vomito -'' E' solo un po' di febbre...''
'' Che ti è venuta perchè ti ho trascinato in una baia isolata e costretto a dormire in una cantina umida.''- aggiunse Nabei.
Takagi fece per dire qualcosa, ma un violento attacco di tosse lo costrinse a raggomitolarsi su sè stesso. Nabei sospirò esasperato.
Questo complicava un bel po' le cose. Anche se aveva deciso di costituirsi era impensabile pensare di arrivare fino alla fermata degli autobus con una persona che non si reggeva nemmeno in piedi e sotto la pioggia battente.
Avrebbe potuto andare a costituirsi da solo e dare subito alla polizia le indicazioni per recuperare l'ostaggio... ma non sapeva quanto ci sarebbe voluto prima per arrivare e spiegare tutto e per organizzare i soccorsi subito dopo... le sue condizioni potevano peggiorare da un momento all'altro e non aveva nemmeno un'aspirina in casa.
Se almeno non avesse avuto l'idea non così brillante, ora che ci pensava, di rompere gli apparechhi telefonici che erano in casa  avrebbe almeno potuto chiamare un medico...
Allora gli venne un'idea.
Si ricordò dell'estate antecedente al tragico omicidio del padre, quando avevano deciso di fare un escursione... e sua madre, pur non avendo mangiato niente se non una caramella senza zucchero, ed era praticamente svenuta davanti a loro.
Fortuna volle che tra i passanti che si erano fermati per dare loro aiuto, vi era anche un medico che anche dopo che sua madre si era ripresa, era rimasto con loro tutto il giorno e che li aveva addirittura invitati a cena.
Abitava da quelle parti e nemmeno troppo distante da dove si trovavano loro in quel momento, ora che ricordava. Non sarebbe stato difficile farlo venire alla baita, soprattutto se gli spiegava che c'era una persona che aveva bisogno di cure.
Però... per un attimo esitò. Quasi certamente aveva sentito la notizia dell'omicidio di Hiramune dai notiziari e quasi certamente sia al tg che sui quotidiani avevano messo la sua foto oltre alla solita raccomandazione '' Se qualcuno dovesse avere informazioni su quest'uomo non esiti a contattare la polizia'', e quasi certamente l'avrebbe fatto, e non sarebbe nemmeno riuscito a costituirsi...
'' Ma che ti prende?''- pensò passandosi una mano sulla fronte -'' In fin dei conti... cos'è lui per te? Niente. Solo un'assicurazione sulla vita in caso i poliziotti ti trovino...''
Ma non ci credeva nemmeno lui.
E se per lui quel poliziotto non era niente, si ricordò che c'era una ragazzina di nemmeno vent'anni per la quale lui era tutto... e se decideva di non correre rischi per non farsi scoprire, avrebbe condannato a morte l'agente... quella ragazzina sarebbe finita in un qualche istituto entro breve tempo, e non avrebbe nemmeno potuto dire addio come si deve all'unico familiare che aveva in vita... come era successo a lui.
Alla fine si decise.
Andò in cucina e recuperò un bicchiere e dell'acqua minerale che poggiò sul comodino.
'' Cerca di riposare e di stare tranquillo, d'accordo? Torno appena possibile.''- e nel dir così lo lasciò solo nella baita.
Il poliziotto si aggrappò al cuscino, tremando di freddo sotto le coperte, malgrado avvertisse allo stesso tempo un gran caldo. Solo il fazzoletto bagnato sulla fronte gli dava un po' di sollievo.
Fece come gli aveva consigliato Nabei e chiuse gli occhi, cercando di dormire e di godere della morbidezza del materasso su cui il suo aguzzino, anche se non era più sicuro che fosse la giusta definizione, gli aveva concesso di riposare.
'' Chissà se uscirò vivo da qui...''- pensò il poliziotto tra i deliri della febbre.
La prigonia si era risolta meglio di quanto potesse pensare... ma gli mancava la vita. Gli mancava il suo lavoro, gli mancava Tokyo, gli mancava la sua sorellina... eh sì, lo ammetteva persino avere Shiratori e la sua allegra combriccola con il fiato sul collo in quel momento non sembrava tanto male... ma la cosa che gli mancava di più erano un paio di occhi viola... un profumo che sapeva di fragola... quel viso che voleva apparire duro ed inflessibile, segnato dal dolore e dalla sofferenza, ma che quando si addolciva e sorrideva... era certo che persino la dea della bellezza sarebbe sfigurata al confronto.
'' Miwako... riuscirò mai a rivederti...?''- pensò mentre una lacrima gli rigava il viso congestionato dalla febbre, poco prima di cadere in un sonno per nulla ristoratore, interrotto e senza sogni.

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Capitolo 7
*** Conto alla rovescia? ***



'' Ci tenevo solo a ringraziarla...''- fece Shiratori aiutando la signorina Kobayashi a mettere nella macchina che le aveva prestato la scuola, l'ultimo scatolone contente i vecchi compiti scolastici di Eiki Nabei -'' Grazie al suo suggerimento, presto potremmo essere in grado di riportarlo a casa.''
'' Me lo auguro... sa... per la sorella del suo collega.''- fece la docente. Aveva appreso dai giornali prima e dal preside poi che un assassino era fuggito con un poliziotto in ostaggio e sulle prime aveva pensato che fosse solo una brutta faccenda... ma poi aveva visto la sorella di quell'uomo, poco più di una bambina, l'aveva guardata negli occhi... ed aveva visto una bambina spaventata che si sarebbe contentata persino di un' illusione pur di levarsi dalla testa l'immagine di suo fratello a terra, ferito se non peggio...
'' Lo so... è per lei che mi auguro di trovarlo quanto prima.''- fece l'ispettore -'' Sa, è una ragazza che da fuori sembra fragile e delicata come il nome che porta, ma dentro ha la forza di una tigre... solo che tutti prima o poi crolliamo. Specie quando vediamo il nostro mondo andare in pezzi.''
'' La conosce da tanto?''- chiese la maestra -'' Ho visto come ha cercato di calmarla e mi hanno detto che le sta molto vicino...''
Shiratori arrossì distogliendo lo sguardo -'' A dire il vero ci siamo conosciuti in questa occasione... ma sa.... lei e suo fratello sono fatti così... uno sguardo e conquistano tutti.''
La ragazza gli sorrise e per un attimo, almeno agli occhi dell'ispettore, la donna ringiovanì di almeno vent'anni, trasformandosi in una graziosa bambina di otto anni, con gli stessi lineamenti che caratterizzavano Miwako, ma infinitamente più dolci.
Di differente aveva solo gli occhiali, ma non gli era molto difficile immaginarla senza... non aveva dubbi.
Era lei.
Era lei la ragazza della libreria... ed era lei l'unica persona per cui il suo cuore aveva sempre battuto
'' Anche a me sarebbe piaciuto far parte della polizia... specie dopo quel giorno.''- fece la donna salendo in auto sul sedile del passeggero, seguita a ruota da Shiratori che si mise al posto di guida per riaccompagnarla a scuola.
'' Quale giorno.... se non sono indiscreto...?''- fece Shiratori con una punta di speranza nella voce.
'' No, non si preoccupi...''- fece la maestra sorridendo -'' Sono passati circa vent'anni da allora... stavo tornando a casa da scuola quando decisi di fermarmi in una libreria a leggere. Fu allora che mi accorsi che due ragazzi delle superiori stavano rubando dei fumetti... mi darà della pazza, ma in quel momento venni presa dalla voglia di fermarli.''
Shiratori quasi inchiodò di colpo malgrado il semaforo fosse verde.
'' Ehy, tutto a posto?''- fece la signorina notando che il poliziotto aveva assunto lo stesso colore di un pomodoro.
'' Sisisisisi....''- fece Shiratori riprendendo a guidare -'' prego, vada avanti...''
'' Ok...''- fece la maestra anche se non riusciva a capire tutto l'interesse del poliziotto per un aneddoto della sua infanzia - '' In mio soccorso venne un ragazzino che aveva circa la mia età, ma che aveva già dimostrato di conoscere a menadito tutto il codice penale ed è riuscito a farli scappare con la coda tra le gambe.''- fece la maestra, sorridendo leggermente al ricordo di quei due ragazzi strafottenti al massimo che si erano fatti mettere in fuga da una bambino di prima elementare.
'' Poi che è successo....?''- fece Shiratori, imponendosi un autocontrollo da far quasi paura per non dirle di essere lui quel bambino di vent'anni prima... scoppiava di felicità al pensiero di averla ritrovata, e senza pericolo di sbagliare questa volta... ma aveva paura.
Paura che la signorina gli dicesse che per lei quell'incontro era stato interessante, ma che poi non ci aveva più pensato nemmeno per un giorno, mentre lui aveva passato gli ultimi vent'anni a pensare a lei, e alla famiglia che avrebbero potuto costruire assieme...
Paura che gli confidasse di essersi innamorata e forse sposata con un'altra persona...
Forse aveva ragione Sakura.... affidarsi solo ed unicamente al destino era una scelta da folli sognatori.
'' Non ci incontrammo mai più.''- fece la signorina Kobayashi -'' La sera di quel giorno, quando tornai a casa, mia madre mi disse che mio padre aveva ricevuto un'offerta di lavoro migliore a Tottori e ci siamo trasferiti... io tornai a Tokyo non appena ho compiuto vent'anni per frequentare l'università e per lavorare.''
E questo spiegava il perchè, malgrado fosse tornato spesso in quella libreria ed in quel quartiere nella speranza di ritrovarla, almeno per sapere il suo nome, non l'avesse mai più rivista.
'' Speravo di poterlo rivedere un giorno... solo che non so nemmeno come si chiama, dove andava a scuola.... per quanto ne so potrebbe anche non ricordarsi per niente di me, potrebbe anche essersi fatto una famiglia tutta sua... e non gli darei torto...''
'' Se io fossi quell'uomo...''- fece Shiratori -'' E mi fossi formato una famiglia con un'altra donna.... dimenticandomi di una persona così coraggiosa ed onesta... sarei stupido.''- fece l'ispettore facendola arrossire.
'' Lei è molto gentile.... ma non posso pretendere che qualcuno mi attribuisca la stessa importanza che io ho dato a lui in una mezza volta che ci siamo visti...''- seppur molto intensa -'' e non posso pretendere che abbia aspettato per vent'anni qualcuno che magari nemmeno sarebbe tornato...''
'' Sa... che cosa diceva sempre mio padre...?''- a dire la verità era il suo pensiero, che aveva usato anche nel tentativo di fare colpo su Sato quando si erano ritrovati per un miai andato a buca, ovviamente per lui -'' Che se qualcosa succede, non è mai un caso... e che se due persone sono destinate a stare assieme, possono passare anche secoli, e possono spuntare tutti gli ostacoli immaginabili... alla fine ci si ritrova. Sempre e comunque.''
O almeno se lo augurava.
Lui aveva appena ritrovato la persona a cui aveva pensato per quasi tutta la sua vita, e con sua enorme  gioia aveva constatato che nemmeno lei lo aveva dimenticato e che anzi sembrava tutt'ora desiderosa di poterlo reincontrare almeno una volta... ma le circostanze in cui si erano ritrovati ( anche se lei probabilmente non lo aveva ancora riconosciuto) non si potevano certo definire piacevoli.
Lui aveva appena ritrovato l'amore della sua vita, mentre una sua collega non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a vedere il suo amato per dirgli almeno addio... aveva cercato di rassicurare Sakura sul fatto che se l'obiettivo di Nabei era vendicarsi della morte di suo padre era assai improbabile che scaricasse la sua collera anche sul poliziotto che aveva rapito... ma la verità era che non sapeva quanta rabbia repressa si portasse dentro. E se la rabbia che lo bruciava vivo non si era estinta nel momento in cui aveva tolto la vita al carnefice del padre, allora non era così assurdo pensare che potesse sfogarla proprio su Takagi... per quanto innocente potesse essere.
E se Takagi avesse tentato la fuga,perchè sapeva per certo che non era un uomo che si arrendeva ad una situazione disperata senza nemmeno fare un tentativo, allora era certo che Nabei lo avrebbe massacrato.
Ma si era guardato dal dirlo a Sakura, anche se non per cattiveria o per darle false speranze. Cercava di proteggerla come poteva.
Dopo tutto quello che aveva fatto passare al collega, ingiustamente per di più, era il minimo visto che per ora non era in grado di trovarlo e tenerlo al sicuro.
'' Lo trovi.''- fece la docente una volta scesa dalla macchina quando questa arrivò alla scuola elementare Teitan -'' Lo riporti a casa. Lo faccia per quella ragazzina.''
Shiratori annuì e salì in auto.
'' Oh...''- fece la signorina -'' E mi tenga informata, la prego.''
Dopo un ultimo cenno di assenso, rimise in moto e si diresse verso la villetta dei Nabei.

'' Ok.... inspiri... espiri.''- fece un uomo che avrà avuto non più di cinquant'anni con le mani sulla schiena del poliziotto che si era messo a sedere sul letto.
Takagi fece come gli era stato ordinato. Prese prima un respiro profondo e dopo pochi secondi svuotò lentamente i polmoni.
'' Ok, si può rivestire...''- poi si rivolse a Nabei che per tutta la durata della visita non aveva fatto altro che picchiettare l'indice della mano destra sull'avambraccio della sinistra -'' Niente di serio, una normale influenza... probabilmente ha solo preso freddo, niente che non si possa risolvere con due o tre giorni di riposo...''- nel dir così prese una scatola di  medicine e le porse a Nabei -'' Da non assumere a stomaco vuoto.''
'' Certo, la ringrazio...''- fece Nabei.
'' Ma volete spiegarmi come ha fatto ad ammalarsi e cosa ci fate qui?''
Nabei iniziò a sudare freddo e s'irrigidì come se lo avessero appena folgorato.
Non aveva minimamente pensato ad un alibi. Era stato talmente preoccupato che il medico lo riconoscesse e chiamasse immediatamente la polizia e concentrato a pensare a come convincerlo a non denunciarlo almeno per il tempo necessario a prestare a Takagi le cure necessarie, che non aveva tenuto lontanamente in considerazione che magari c'era la possibilità che quell'uomo non lo riconoscesse e quindi ad inventare una balla credibile per giustificare il motivo per cui si trovassero in un posto così sperduto.
'' E' stata tutta colpa mia...''- intervenne Takagi -'' Eravamo in villeggiatura per qualche giorno. Anche se c'erano chiari segni che stava per piovere, ho voluto fare una passeggiata nei boschi.... quando si è scatenato il temporale sono tornato subito a casa, ma purtroppo ero già lontano e mi sono preso tutta la pioggia... e nel correre sono caduto come un sacco di patate e mi sono pure fatto male alla fronte.''- nel parlare così al medico rivolse uno sguardo d'intesa al suo sequestratore, consigliandogli di reggergli il gioco.
Nabei non capì bene il motivo per cui il poliziotto avesse accampato una scusa, quando invece avrebbe potuto dire la verità, ma non ci pensò troppo a lungo e dopo pochi minuti accompagnò il medico alla porta, ringraznadolo per l'aiuto ricevuto.
'' Tu sei la persona più strana che abbia mai incontrato, lo sai?''- fece Nabei una volta che fu certo che il medico che aveva mandato a chiamare fosse abbastanza lontano.
'' Come mai?''- fece Takagi stendendosi sul letto.
'' E me lo chiedi pure?''- fece Nabei -'' Di solito una persona tenuta prigioniera da un assassino fa di tutto per tentare di scappare o epr chiedere aiuto. Tu invece... non gridi, non cerchi di difenderti, e nemmeno cerchi di far capire a chi viene qui dall'esterno che sei qui contro la tua volontà....
Perchè non mi hai denunciato?''
'' Perchè tu ti sei esposto solo per cercare un dottore per farmi stare meglio?''- fu la risposta del poliziotto.
'' Che razza di domande fai...''- fece Nabei, prontamente interrotto dal poliziotto -'' Cosa vuoi che ne...''
'' Non sai che fartene di un ostaggio morto, lo so.''- fece il poliziotto -'' Ma ti faccio notare che avresti avuto più possibilità se mi avessi lasciato qui o non fossi andato a chiedere aiuto...  lo vedi? Che non sei il mostro apatico e disinteressato della vita di tutti che vuoi far credere?''
'' Forse... chi può dirlo con sicurezza?''- fece Nabei -'' Tutto ciò che ti chiedo è ancora qualche giorno di pazienza. Appena ti sarai ripreso torneremo in città...''
O almeno sperava di avere ancora qualche giorno.
E non per avere il tempo di imbarcarsi per un paese senza estradizione, ormai aveva deciso di fermarsi, anzi di tornare indietro e di fare quello che Hiramune non aveva fatto: ammettere la sua colpa e scontare la giusta punizione. Un modo per dimostrargli che tutto sommato, anche se avevano commesso lo stesso imperdonabile reato, rimaneva sempre un uomo migliore di lui. Ed era un modo per chiedere perdono a suo padre per la delusione arrecatagli.
Solo che iniziava a temere che  l'azzardo commesso, non gli avrebbe reso possibile attuare questo progetto.
''... o magari è solo questione di due ore...''- fece Nabei. Anche se il medico non aveva dato segni di ricordarsi di nessuno dei due e di essersi bevuto la storiella della villeggiatura, nulla gli avrebbe impedito di ricordarsene in un futuro non troppo lontano. Sarebbe bastato aprire un giornale o vedere un notiziario e di sicuro avrebbe allertato la polizia dandogli coordinate molto precise.
'' Ed in quel caso non sarebbe una buona cosa...''- fece Takagi. Anche se in quel momento l'unica cosa che desiderava era tornare a casa per dire a Miwako che non riusciva ad immaginare nemmeno un giorno di vita senza di lei e che l'avrebbe aspettata anche per sempre se glielo avesse chiesto o fatto capire, e per consolare Sakura che quasi certamente era terrorizzata al pensiero di perdere anche lui, adesso l'unica cosa che riusciva a sperare e desiderare era che tardassero a trovarlo.
Almeno di tre o quattro giorni... il tempo necessario che riuscisse a fare sessanta passi senza barcollare a causa delle vertigini o per la nausea, tornare in città e permettere a Nabei di consegnarsi spontaneamente alla polizia.
Arrendersi e decidere di costituirsi lo avrebbe aiutato molto al processo, lui stesso avrebbe fatto del suo meglio per aiutarlo... ma ci sarebbe stato poco da sperare se la polizia li avesse trovati nei giro di qualche ora.
'' Tu non pensarci e soprattutto non preoccuparti: sprechi solo energie.''- fece Nabei obbligandolo a sdraiarsi e mettendogli un asciugamano bagnato sulla fronte -'' Riposati. Dovremo camminare parecchio per arrivare alla fermata dell'autobus. Io intanto cerco di mettere insieme qualcosa da mangiare, così potrai prendere le medicine.
Nel dir così lo lasciò solo, tenendo aperta la porta per assicurarsi che stesse bene. Takagi si accoccolò sotto le coperte, cercando di prendere sonno.
Si sentiva meglio, anche se era costretto ad ingoiare diverse volte per trattenere i conati di vomito ed aveva un cerchio alla testa. Inoltre il polso su cui era caduto quando Nabei lo aveva colpito iniziava a fargli male, ma cercò di non pensarci, concentrandosi sugli occhi viola di Miwako che lo accompagnarono sino al momento in cui finalmente, Morfeo lo venne a prendere.
Alla casa dei Nabei, oltre agli addetti, all'agente Chiba, Sato e l'ispettore Megure, impegnati nella perquisizione della villetta alla ricerca della fantomatica scatola dei segreti vi erano anche Sakura, una volta constatato che non sarebbero stati capaci di farla desistere dal partecipare all'indagine sino all'ultimo secondo nemmeno minacciandola, e i Giovani Detective.
In fin dei conti, nelle cacce al tesoro o per trovare il nascondiglio segreto di un bambino, erano proprio i bambini gli esperti in materia. Un aiuto da non sottovalutare.
Anche se non vi era molto da cercare.
Gli addetti avevano aperto mobili, cassetti, la credenza ed avevano trovato poco o niente: pochi vestiti e ancora meno stoviglie. Come se in quella casa non ci avesse mai abitato nessuno.
In compenso, i quadri, i soprammobili e le apparecchiature tecnologiche erano rimaste le stesse di quando vennero scattate le foto per i primi rilievi per l'omicidio dell'avvocato Nabei.
'' In questa casa...''- fece Sakura perquisendo l'armadio della camera da letto di Eiki Nabei prendendo persino a pugni il fondo dell'armadio per assicurarsi che non vi fosse un sottofondo  e quindi qualcosa di nascosto -'' il tempo pare essersi fermato.''
'' Già...''- commentò Shiratori raggiungendola -'' polvere e ragnatele a parte... trovato qualcosa?''
'' Macchè.''- fece la ragazza -'' almeno sapessimo se questa scatola segreta esiste...e di quale materiale è fatta, riusciremmo a capirci qualcosa...''
'' Giusto...''- fece Conan apparendo davanti a loro -'' proviamo a ragionare su questo. Ammettiamo senza remore che questa cosa esista, solo per un attimo.'' - propose il piccolo detective.
'' Allora... escludiamo pure che si tratti di una scatola di cartone o da scarpe.''- fece l'ispettore Shiratori -'' se parliamo di un posto in cui erano conservate gelosamente cose che Nabei non voleva condividere con gli altri abitanti della casa, è abbastanza improbabile che si tratti di un qualcosa accessibile a tutti.''
'' Se poi contate che la madre di Nabei era casalinga e quindi passasse molto tempo a pulire la casa, non era così improbabile che aprisse la scatola per sapere cosa c'era dentro...''- fece Ayumi seguita a ruota dai suoi amici.
'' Però se  il colpevole ci avesse scritto sopra che era segreta e che non andava aperta...''- fece Genta -'' allora non l'avrebbe aperta, no?''
Shiratori rise nervosamente -'' Come si vede che non sai niente di donne, caro mio.... credimi, te ne accorgerai... mai conosciute creature più curiose e ficcanaso di loro...''
In quel momento l'ispettore si trovò preso in mezzo a quattro fuochi: Sakura, Ai, Sato che nel frattempo li aveva raggiunti per iniziare a perquisire la stanza dei genitori, e persino la piccola Ayumi, sentendo il genere femminile offeso, lo fissarono con una faccia da orco.
L'ispettore sentì un brivido freddo attraversargli la schiena e tentò di salvarsi in contropiede -'' Ma le madri sono campionesse in questo.... tutte le altre non sono così brave a ficcanasare...''
'' Vabbè...''- fece Sakura riportando gli occhi sul bersaglio -'' Quindi è qualcosa che si può chiudere...''
'' Potrebbe essere davvero uno scrigno allora...'' - fece Mitshuiko- '' forse è una scatola di legno strutturata come un bauletto... la mia mamma ha l'hobby di decorarli e molti hanno la chiusura a scatto.''
'' Dimentichi un particolare.''- fece Ai non senza fulminare Shiratori con lo sguardo -'' Anche se mi secca ammetterlo Shiratori ha ragione.
Se io mettessi in ordine l'armadio di mio figlio e mi ritrovassi davanti ad una scatola simile, mi chiederei come c'è arrivata e sicuramente la aprirei per scoprirne il contenuto... no, parliamo di un contenitore abbastanza voluminoso, ma difficile da aprire, forse con una combinazione.''
'' Beh, di certo salta all'occhio...''- fece Sato -'' Ma qui in casa non abbiamo trovato nulla di simile...''
'' Forse l'ha affidato a qualche amico di cui si fidava... forse programmava di scappare subito dopo il delitto ed aver distrutto tutto quello che poteva portare a lui, ma non voleva distruggere i suoi ricordi e li ha affidati a qualcuno.''- ipotizzò Ayumi.
'' No, piccola.''- fece Sakura -'' è un'ipotesi che purtroppo non regge. Dai dati raccolti sinora Nabei non ha mai frequentato nessuno se non durante le ore di scuola e passava tutto il suo tempo chiuso in camera sua.''
'' Inoltre, ammettendo che avesse deciso di uccidere Hiramune e poi scappare è impensabile che abbia affidato a qualcun'altro una cosa del genere.''- fece Conan -'' di sicuro quella persona avrebbe collegato i due fatti ed avrebbe già portato il tutto alla polizia.''
'' Inoltre, quegli oggetti erano l'unico legame che aveva con un passato felice...''- aggiunse Sato -'' non c'era nessun valido motivo per decidere di  disfarsene o di darli via... ''
'' E' comunque...'' - aggiunse Shiratori -'' dalle valutazioni psicologiche che degli esperti gli hanno fatto dopo l'omicidio del padre ed il ricovero della madre risulta un soggetto che non riesce a dare fiducia a nessuno. Teneva a distanza chiunque, persino l'insegnante più benvoluta di tutta la scuola... io non ce lo vedo ad affidare una cosa così preziosa a qualcuno che nemmeno conosce.''- l'unico che poteva corrispondere a tale descrizione era il collega del padre che aveva assunto la tutela legale di Eiki Nabei dopo l'incidente, ma questi era morto il mese scorso e Nabei aveva scoperto la verità sulla morte del genitore solo pochi giorni prima, quindi non sarebbe potuto essere lui in nessun modo.
'' Siamo in alto mare purtroppo...''- fece Sato -'' forse siamo stati troppo ottimisti sull'esistenza di una scatola del tesoro...''
'' Magari non è in casa... o per lo meno non in questa...''- fece Sakura che ancora non voleva arrendersi -'' forse l'ha lasciata a casa del suo tutore legale...''
In quel momento Conan andò a guardare fuori dalla finestra.
La possibilità che non fosse in casa gli aveva fatto sorgere un dubbio da cui poteva nascere un'ipotesi... piuttosto azzardata ma molto plausbile.
Un posto da cui poteva controllare il nascondiglio dei suoi segreti... un posto che era certo sua madre e suo padre non sarebbero riusciti a trovare...
'' Scusate...''- fece Conan -'' Il signor Nabei non ha mai avuto un cane, vero?''
Sato e Shiratori si guardarono sopresi per l'affermazione del bambino ma poi dissentirono entrambi.
'' E allora i casi sono due... o il giardino è invaso da talpe giganti o sotto l'albero che si vede da questa stanza c'è sepolto qualcosa... e a giudicare dalla quantità di terra smossa dev'essere qualcosa di bello grosso oltre che molto recente.''
Sato si precipiò alla finestra e per avere una visuale migliore la aprì. Conan aveva ragione. Sotto quell'albero, l'unico di quel piccolo spazio verde delimitato dal vialetto d'ingresso, c'era qualcosa.
Senza la minima esitazione e cogliendo di tutti di sopresa si arrampicò sul davanzale della finestra e con l'agilità degna di un acrobata  saltò giù, tra lo stupore e la meraviglia generale.
Immediatamente si mise a scavare a mani nude sotto l'albero alla disperata ricerca dell'oggetto per cui avevano messo sottosopra l'intera abitazione. Non sapeva se quell'oggetto era veramente là sotto e non sapeva nemmeno se dentro ci avrebbe trovato qualcosa che l'avrebbe aiutata a trovare Takagi per riportarlo finalmente a casa, ma al momento quella speranza sottile come il filo di una ragnatela era tutto ciò che aveva.
Quando suo padre e Matsuda erano morti invece non aveva nemmeno quella... sapeva che sperare era inutile aggrapparsi ad una speranza che non aveva ragione d'esistere... ma se lo sentiva, con Takagi la speranza c'era e sarebbe sopravvissuta fino all'ultimo secondo.
Ed anche se così non fosse stato.... una persona razionale ed assennata come lei in genere non sarebbe stato nemmeno in grado di pensarla una cosa del genere, ma forse in certi casi era meglio l'illusione della disperazione.
A furia di scavare, le sue unghie urtarono qualcosa di metallico.
'' QUI C'E' QUALCOSA!!!''- gridò con quanto fiato aveva in gola.
Shiratori, Sakura e i bambini scesero le scale a rotta di collo per raggiungerla, ed in breve anche Megure fu sul posto.
'' Che hai trovato....?''- fece Sakura ansimando per la corsa.
Sato, senza rispondere, afferrò la maniglia della cassetta che aveva trovato.
Somigliava molto ad una cassetta per gli attrezzi, di colore rosso vivo, e con l'apertura a combinazione.
'' Forse Wataru...''- ansimò la poliziotta felice.

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Capitolo 8
*** La prima certezza ***


~
Anche se l'apertura era a combinazione non fu molto difficile aprirla. Ci pensarono gli addetti della scientifica con una fiamma ossidrica ad aprire la cassetta di sicurezza, stando bene attenti a non rovinare il contenuto.
Una volta aperta rovesciarono il contenuto, che non sembrava essere nulla di rilevante.
'' Verifiche di matematica andate male... qualche bigliettino ricevuto da qualche amichetta di scuola... un pacchetto di dolcetti... carte di cioccolatini al brandy... pupazzetti fuori produzione da anni...''- fece Shiratori prendendo in mano gli oggetti mano a mano che li nominava.
'' Che si aspettava, ispettore?''- fece Sakura -'' Piani per la conquista del mondo?'
'' No...''- fece l'ispettore -'' Ma francamente dubito che troveremo qualche indizio da queste cose... dicono solo che in matematica poteva applicarsi di più, che aveva delle piccole ammiratrici, che non si faceva problemi a mangiarsi una scatola di biscotti tutta da solo e che non disdegnava nemmeno i dolci per gli adulti... ma non c'è nulla che ci dica dove si sia nascosto.''
Sakura e Sato si guardarono tristemente.
Purtroppo aveva ragione Shiratori.
In quei tre giorni non era emerso nulla di particolare. Non avevano niente in mano ed anche se l'intuizione che Nabei avesse un suo scrigno dei segreti si era rivelata vincente, non avevano trovato nulla che potesse aiutarli nell'indagine.
Niente di niente.
La polizia continuava a ribadire a qualsiasi notiziario o quotidiano locale che chiunque avesse un'informazione doveva contattare subito la linea diretta della polizia, ma per il momento quell'appello era rimasto inascoltato.
Ma in fin dei conti non c'era da meravigliarsene... potevano pensare ciò che volevano di Nabei, che fosse un matermind del crimine o che fosse un completo idiota che non aveva la più pallida idea del gesto commesso, ma una cosa era certa.
Se avesse avuto l'idea di andarsene in giro con un bollettino contro di lui, sarebbe  già stato arrestato.
Sakura si lasciò andare sulla scrivania tenendosi la testa con le mani cercando di non crollare per il sonno.
Erano cinque giorni che non dormiva anche se le pareva impossibile. Il tempo era passato così in fretta che nemmeno se n'era accorta e purtroppo non c'era stata la minima notizia.
'' Sakura...?''- fece Sato scuotendola amichevolmente per un braccio.
'' Che c'è...?''- fece la ragazza senza muoversi minimamente.
'' Sono cinque giorni che non dormi... perchè non vai un po' allo studentato e ti riposi un po'?''- le propose Miwako con tono materno.
'' Ottima idea.''- fece Megure -'' Ti faccio accompagnare da Chiba, basta che gli dici dove devi andare..''
'' No, non posso...devo...''- nell'alzare gli occhi notò che era rimasto qualcosa nella scatola. Era dello stesso colore del fondo ed aveva anche la stessa grandezza, perciò era rimasto incastrato oltre che sepolto dagli altri oggetti -'' E questo...?''- fece la giovane prendendolo in mano.
'' Che cos'è?''- fece Sato guardandola con curiosità. Era un quadernetto rilegato e sopra, con il nastro adesivo, vi era stato appiccicato un pezzo di carta su cui c'era scritto...
'' Diario delle vacanze...''- lesse Shiratori ad alta voce tendendo le mani verso la giovane, quasi per chiederle il permesso di averlo.
Sakura glielo porse e l'ispettore iniziò a sfogliarlo.
Forse avevano parlato troppo presto.
'' Forse c'è qualcosa...''- fece Shiratori.
'' Davvero?!?''- fecero le due ragazze all'unisono con un sorriso di gioiosa ed incredula speranza dipinto in volto.
'' Su, non farti pregare, che c'è in quel diario?''- lo incitò Megure.
'' A quanto pare, il padre di Eiki Nabei  quando il figlio aveva sette anni ha vinto un importante causa che gli ha fruttato un milione di yen.'' - spiegò Shiratori -'' e stando a quello che dice il diario, ha usato i soldi per comprare una piccola baita in montagna e dove passava almeno un mese di vacanza ogni anno assieme alla famiglia... e dal tono con cui descrive le sue vacanze, pare che Eiki Nabei amasse particolarmente quel posto.''
'' Allora è fatta!''- fece Sakura che ancora non riusciva a crederci -'' e dove si trova questa baita?''
'' Il diario non lo dice chiaramente... dice solo che dista due ore dalla città e che prima di arrivare a destinazione ci sono abeti, fiori ed è tutto immerso nel verde...''
'' Descrizione che in una località balneare ci avrebbe aiutato.''- fece Sato cercando di sdrammatizzare un po' -'' ma abbiamo bisogno di altri elementi.''
'' Se passavano un mese di vacanza in una baita...''- fece Conan -'' E' probabile che per risparmiare qualcosa portassero dalla città degli alimenti a lunga conservazione... ma è impensabile che quello che abbiano portato sia bastato per un mese intero.''
'' Effettivamente...''- fece Sakura -'' Ora che ci penso, quando i miei erano ancora in vita, ci portavano spesso a fare escursioni in montagna... ed avevamo l'abitudine di fermarci di tanto in tanto, per bere o per mangiare qualcosa...''
'' Quindi prima o poi, le provviste erano destinate a finire...''- fece Shiratori -'' Quindi si trova in una zona di campeggio con dei negozi.''
Megure aprì una mappa e si concentrò sulle zone indicate.
Erano sostanzialmente tre, le aree di montagna con punti di ristoro e negozi da attrezzatura per campeggio, ma il problema vero era che erano molto vaste.
'' Dobbiamo far perlustrare la zona dalla polizia forestale.''- fece Megure.
'' E poi...?''- chiese Sakura con il cuore in gola.
'' E poi...''- fece Megure -'' Aspettiamo... abbiamo solo un'idea vaga del dove cercare, non un punto su una mappa...''
'' Vero, ma è pur sempre un inizio.''- fece Sato. Considerato che per cinque giorni avevano brancolato nel buio, quel poco che avevano era anche troppo bello per essere vero.
In quel momento, il gruppo venne raggiunto da Chiba.
'' Scusi Ispettore...''- fece il giovane agente -'' C'è una persona che vorrebbe parlare con lei...''
Megure scosse la testa.
'' Per favore, se deve sporgere qualche denuncia digli di chiedere di qualcun'altro...''
'' Credo che dovrebbe ascoltarlo.''- fece Chiba -'' Dice di aver visto Takagi.''
I presenti lo guardarono come se li avesse appena colpiti un fulmine, e Miwako corse fuori dalla sala conferenze dove si erano riuniti.
Stava per saperlo.
Stava per sapere dove cercare l'uomo che amava e cosa più importante avrebbe potuto smettere di torturarsi ed avrebbe smesso di guardare Sakura sentendo il desiderio di rassicurarla senza però poterle fare promesse certe.

'' Mi trovavo a Tokyo per una questione di lavoro...''- spiegò il dottor Toshiro Kataoka -'' Le condizioni di un mio paziente che abita nel quartire di Haido-Cho si era improvvissamente aggravato e sul tavolo ho visto una copia del giornale... in prima pagina c'erano le foto di un killer in fuga e del suo ostaggio.''
Sato lo guardò speranzosa, agitata ed iniziò a parlare come se la sua vita dipendesse da questo -'' Quindi lei li ha visti? Sa dove sono? Come sta il poliziotto, è vivo?!?''
'' Sato, calmati...''- fece Megure per poi rivolgersi a Takaoka -'' La prego, risponda.''
'' Si... ieri mattina, saranno stare le quattro, il signor Nabei è venuto a cercarmi a casa per chiedere assistenza medica per un suo amico.'' - fece Takaoka.
'' Quindi sta male...''- fece Sakura sbiancando -'' mi dica.... era molto grave....?''- fece la giovane riuscendo a formulare la domanda che anche Sato voleva porre, ma che per la troppa paura ed incertezza di volerlo sapere seriamente, non riusciva ad articolare.
Takaoka le tranquillizzò.
'' No. Niente di allarmante, dico davvero.... solo un po' d'influenza.''- fece il medico -'' Gli ho perscritto delle aspirine contro la febbre e di stare a riposo.''
'' Aveva altre ferite?''- fece Megure -'' Segni che era stato picchiato, torturato...?''
'' No. Assolutamente no.''- fece il medico -'' Solo una ferita superficiale sulla fronte ed un polso slogato.''
'' Forse si è fatto male quando Nabei lo ha sopreso poco prima del sequestro... magari ha cercato di difendersi...''- ipotizzò Shiratori.
Per lo meno avevano la certezza che era vivo.
Febbricitante e con un paio di ferite da difesa, ma niente di più.
'' A me ha detto di essere andato in giro per i boschi a fare una passeggiata, che la pioggia l'ha sopreso e che mentre correva per tornare alla baita  dove soggiorna è caduto, facendosi male.''- fece il medico.
'' Uhm...''- pensò Megure.
'' Scusate, ma non vi pare strano che Nabei, un uomo in fuga per omicidio e sequestro di persona si esponga per cercare un medico per il suo ostaggio?''- fece Sakura che sentì rinascere nel cuore la speranza, anzi la certezza di rivedere vivo suo fratello. Sino a quel momento, aveva voluto credere alle rassicurazioni di Shiratori sul fatto che ci fossero persone che uccidevano perchè costrette dalle circostanze e che poi non commettevano altri atti violenti.... come se suo fratello non le avesse mai spiegato che era impossibile prevedere il comportamento di un criminale in fuga o con degli ostaggi... ma adesso che aveva saputo che la stessa persona che poteva essere il responsabile della scomparsa permanente dell'amatissimo fratello maggiore, si era premurato di cercare un medico per far stare meglio il suo Wataru, in lei era nato il sospetto che forse non era un criminale senza cuore.
'' No, non è strano.''- fece Megure -'' Un ostaggio ferito in maniera grave o che non è in grado di camminare è solo un peso inutile per l'assassino a cui interessa solo fuggire e scappare dalla giusta punizione per il suo reato.
Se la polizia avesse individuato il luogo, lui sarebbe stato costretto a fuggire da solo... e non avrebbe avuto nessuna forma di assicurazione che qualcuno non gli avrebbe sparato o giocato brutti scherzi.''
'' Ma non c'era bisogno di esporsi così tanto.''- fece Conan -'' Abbiamo appurato che si sono nascosti in una baita sperduta in mezzo ai monti e di cui abbiamo scoperto l'esistenza solo perchè abbiamo deciso di perdere tempo e risorse a cercare qualcosa che nemmeno sapevamo certo esistesse. E poi parliamo di un colpo di freddo, non di una ferita grave, niente che non potesse risolvere anche da solo.''
'' Ispettore, il piccolo Conan ha ragione.''- fece Sato.
'' Inoltre...''- aggiunse Shiratori -'' I poliziotti sanno meglio dei civili cosa fare per chiedere aiuto senza poter parlare liberamente... se Takagi reputasse di essere in grave pericolo e si fosse trovato davanti a qualcuno che magari poteva andare alla polizia, di certo avrebbe fatto qualcosa per chiedere aiuto.''
'' Forse temeva per l'incolumità del dottor Kataoka e ha preferito tacere... non me ne meraviglierei in fin dei conti.''- fece Megure.
'' Ad onor del vero...''- fece Kataoka -'' Qualche dubbio sulla loro identità mi era venuto sin dal primo momento...''
'' COSA?!?!?''- fece Sato con una determinazione ed un'aggressività che in genere riservava solo ai colpevoli conclamati -'' le era venuto in dubbio che a pochi passi da lei ci fosse un assassino con un innocente in ostaggio e ha aspettato UN GIORNO intero prima di parlare con la polizia?!? Sa che quell'uomo è pericoloso, vero?!?''
'' Beh...''- fece il dottor Kataoka quasi terrorizzato dall'espressione minacciosa della poliziotta -'' Avevo sentito la notizia solo di sfuggita e al telegiornale avevo per poco visto le loro facce... ma dato che era il poliziotto a dirigere, mi pareva strano che un ostaggio con la possibilità di chiedere aiuto coprisse il suo carnefice....''
I presenti lo guardarono spaesati.
'' Scusi''- fece Conan -'' Che cosa intende dire... era il poliziotto a dirigere?''
'' Vi spiego.''- fece il medico -'' Quando ho chiesto spiegazioni su cosa ci facessero lì... il sequestratore pareva spaesato e non sapeva cosa dire... infatti è stato l'agente a tirare fuori la storiella della villeggiatura e di essersi fatto male da solo...''
'' E non le è venuto in mente che magari stava ripetendo solo quello che gli era stato ordinato di dire?''- fece Shiratori.
'' No, perchè ha lanciato uno sguardo a Nabei con cui lo suppicava di reggergli il gioco.''- fece il medico -'' Inoltre il suo tono di voce era troppo convinto per essere uno che era stato minacciato... e credetemi so riconoscere uno che viene pestato a sangue e poi costretto a dire che è stato un incidente o che si è fatto male da solo.''
'' Strano...''- fece Megure -'' Non riesco proprio a capire perchè avrebbe dovuto coprire il suo rapitore...''
'' Non dei casi che ci siamo occupati...''- fece Shiratori -'' Ma ho sentito diversi casi in cui le vittime di violenza psicologica o fisica si siano dimostrate solidali con i carnefici... ma non so se questo sia il caso...''
Sakura riflettè un attimo e poi prese la parola. Sembrava una cosa che poteva succedere solo nei film o nei romanzi polizieschi, ma certe volte la realtà superava l'immaginazione quindi era possibile...
'' Scusate... secondo voi, è possibile che Taru sia riuscito ad instaurare un rapporto con Nabei e sia riuscito a convincerlo a fermarsi?''- fece la ragazza.
'' Non saprei...''- fece Megure -'' Mi pare un'ipotesi un po' troppo fantasiosa...''- però tutto sommato, anche se sembrava una cosa che poteva succedere solo nei film o nei romanzi polizieschi, restava il fatto che Takagi era sempre pronto a spendere una buona parola per calmare una lite o per impedire a qualcuno una sciocchezza.
Ricordava bene il caso del bombarolo... Sato era determinata a catturare l'assassino del detective Matsuda, ed aveva affrontato l'intero caso con determinazione ma anche con una rabbia ceca... e quando l'uomo stava per scappare, lei si era gettata subito all'inseguimento con una pistola. Takagi probabilmente aveva intuito quello che stava per fare ed aveva avuto la prontezza d'intervenire subito.
Poco dopo, quando li aveva raggiunti entrambi avevano cercato di sviscerare la questione ma era palese quello che era successo.
Convincere Sato a desistere dal fare qualcosa non era certo una cosa da poco, nemmeno per lui che oltre ad essere il suo diretto superiore era quasi come un padre per lei, ma se il suo subalterno riusciva in una simile impresa, allora era perfettamente in grado di convincere un omicida in fuga a non commettere altre sciocchezze.

'' Quindi è sicuro?''- fece il questore Matsumoto ancora incredulo alla notizia.
Niente per cinque giorni e poi finalmente riuscivano a sapere con certezza delle condizioni del loro collega ed anche la posizione del rapitore.
'' Si.''- fece Megure -'' Il medico che si è occupato di Takagi ha identificato sia lui che il sospettato e ci ha dato indicazioni sufficienti per arrivare alla baita in cui l'agente Takagi è costretto prigioniero.''
'' E mi confermate....''- fece il questore -'' Che è vivo?''
'' Sissignore.''- fece Sato -'' Il dottor Kataoka ha detto di essere stato chiamato per fargli una visita dato che non si sentiva molto bene... e le uniche ferite che aveva erano quelle che si è certamente fatto quando Nabei lo ha assalito alle spalle, quando l'agente Takagi era andato a prenderlo per identificare il signor Kibo come responsabile dei crimini. Al momento, Takagi pare avere solo un'influenza.''
'' Bene. Questa è un'ottima notizia.''- nel dir così si rivolse alla sorella del poliziotto -'' Signorina Takagi...''
'' Sì, mi dica.''
'' A questo punto credo che possiamo rassicurarla. Ormai possiamo dire che suo fratello tornerà presto a casa. Sano e salvo.''
'' Meno male...''- fece la giovane iniziando finalmente a respirare, per la prima volta dopo cinque giorni.
Lanciò uno sguardo pieno di gratitudine e sollievo a Miwako la quale non stava più in sè dalla gioia.
'' Prepariamoci all'irruzione nel nascondiglio del sospettato.''- fece Matusmoto -'' Shiratori, avvisi la Squadra Intervento Tattico e dategli tutte le informazione. Luogo, caratteristiche del soggetto e che l'agente Takagi al momento non è in grado di difendersi al meglio delle sue possibilità.''
'' Come vuole.''- fece Shiratori allontanandosi.
'' Scusate...''- fece Sakura -'' non voglio certo interferire con il vostro lavoro... solo mi domando... è davvero necessario far intervenire... l'artiglieria pesante?''
Matsumoto sembrò alquanto sorpreso da quella domanda, ma poi capì che, come era comprensibile, la ragazza era preoccupata per il fratello che come lui stesso aveva ricordato non era in grado di potersi difendere in caso di necessità.
'' Voglio dire, in fin dei conti... Nabei non ha manifestato mai l'intezione di fargli seriamente del male e magari nemmeno vuole fare più di quanto abbia già fatto... non pensate che magari si potrebbe risolvere tutto con un negoziatore?''- fece la ragazza preoccupata. Vero, Nabei non aveva manifestato intenti ostili nei confronti del fratello, ed anzi pareva preoccuparsi per lui, ma  non poteva non reagire se si fosse sentito braccato dal SIT ed avrebbe anche potuto mandare in fumo i propositi di resa che ipoteticamente aveva fatto anche grazie al suo ostaggio... e non voleva immaginare cosa avrebbe potuto essere di suo fratello in quel frangente.
'' Mi rendo conto perfettamente.''- fece Matsumoto -'' So che sei preoccupata per lui ma credimi... non c'è n'è motivo. Gli uomini del SIT  hanno un ottimo addestramento sulle spalle e la loro prima regola è non sbagliare nell'interesse dell'ostaggio.''
'' Ne è sicuro...?''- fece la giovane.
Fu Megure a rispondere.
'' Sta pure tranquilla figliola... non farebbero mai niente che possa nuocere in maniera grave ad un ostaggio, a maggior ragione se si tratta di un collega.''
Anche Sato però pareva nutrire gli stessi dubbi della ragazzina.
'' Però Sakura potrebbe aver ragione... ''- fece Sato -'' Sono d'accordo, la SIT in fin dei conti è la prassi in casi del genere... ma prima di far intervenire l'artiglieria pesante non potremmo tentare una mossa diplomatica? Se si sentisse braccato ed in trappola potrebbe reagire male, anche se non vuole...''
'' State pure tranquille, tutt'eddue. Useremo tutte le precauzioni necessarie.''- fece Matsumoto. Purtroppo aveva delle responsabilità verso gli uomini della sua squadra e non poteva certo affidarsi al fatto che finora Nabei non gli aveva fatto niente di male per dedurre che non gliene avrebbe fatto successivamente.

'' Bene...''- fece Nabei tastandogli la fronte -'' La febbre è scesa. L'hai ancora ma per lo meno la situazione è migliorata.''
'' Meno male...''- effettivamente si sentiva molto meglio. Diverse ore di riposo in un vero letto e senza la preoccupazione mista all'incertezza di poter vivere o meno, gli avevano giovato.
'' Rimani ancora un po' al caldo. Dopo il primo giorno senza febbre, ti riporto a casa...''- fece l'uomo levandogli dalla ginocchia l'asciugamano ed il piatto con la zuppa che Takagi aveva appena finito.
'' Bene...''- fece Takagi riadagiandosi sul materasso. Ormai era passato un giorno da quando Nabei aveva fatto venire un medico per lui e non si era ancora fatto vivo nessuno... forse ce l'avrebbero fatta ad arrivare a Tokyo e Nabei si sarebbe costituito. Così almeno la sua condanna sarebbe stata più lieve e subito dopo avrebbe cominciato una vita nuova.
'' Immagino che... a Tokyo c'è qualcuno che ti aspetta e tu non veda l'ora di ritrovartici.''- fece Nabei.
'' Beh...''- fece il poliziotto -'' Sakura, mia sorella, di certo sarà preoccupatissima... è una bimba forte, e so che saprebbe fare meraviglie anche senza di me... ma le ho promesso... e ho promesso sulle bare di nostro padre e nostra madre che sarei stato sempre lì per lei... non posso certo rimangiarmi la parola...''
'' Certo, immagino...''- fece Nabei con un tono molto incline allo scherzo -'' E dimmi, c'è anche una certa Miwako da cui vuoi tornare?''
In quel momento il poliziottò avvertì un gran caldo ed era pronto a giurare di essere diventato rosso come un'aragosta, e sperò con tutto il cuore che Nabei lo attribuisse alla febbre ancora presente.
'' Tu come cavolo fai a saperlo...?''
'' Semplice deduzione. Nel delirio hai nominato più volte un nome che però non era di tua sorella, doveva per forza essere una donna a cui tieni molto...''- fece Nabei -'' Inoltre... quando è arrivata una telefonata proprio da questa Miwako e ti sei rifiutato di rispondere rompendo il cellulare... non hai dimostrato la decisione di un poliziotto che voleva proteggere un collega... ma quello di un uomo innamorato che avrebbe preferito sopportare le pene dell'inferno piuttosto che mettere in pericolo la vita della propria donna.''
Takagi ridacchiò nervosamente... la prima volta che aveva incontrato Conan ed il resto della compagnia, nemmeno il tempo di conoscerlo e già ficcavano il naso nella sua vita privata e sentimentale... poi Shiratori ed il resto della squadra lo torchiavano come un serial killer almeno una volta a settimana... ora ci si mettevano pure i criminali.
Fantastico...
Però aveva ragione. Il pensiero di essere portato via da un uomo che aveva ucciso una persona, magari dopo averla torturata, con la certezza matematica di non uscirne vivo se non per Grazia ricevuta gli faceva contorcere lo stomaco dalla paura... un pensiero spaventoso certo... ma non era nulla in confronto al pensiero di sapere anche la propria amata in una simile situazione.
'' Com'è?''- fece Nabei.
'' Beh...''- fece Takagi. Non era certo facile descrivere il sentimento che sentiva per Sato. Certe volte aveva l'impressione che nemmeno il più grande dei poeti sarebbe riuscito a descrivere quello che sentiva nel cuore ogni volta che il suo sguardo incrociava quello di Sato. Si sentiva sempre impacciato, quasi inadeguato al suo fianco, ma allo stesso tempo si sentiva l'uomo più felice del mondo anche se lei gli rivolgeva solo un semplice '' Buongiorno''. Ogni parola, uscita dalla sua bocca, pareva quasi una musica.
'' Lei è... come uno di quei vasi di ceramica una volta che si sono rotti.''- fece Takagi con aria sognante -'' Per rimettere insieme riempi la crepa con l'oro... e dopo il vaso è più bello di quando era tutto intero.
Lei è così. Ha sofferto molto... ha perso suo padre e poi ha assistito impotente alla fine violenta dell'uomo che amava, ma malgrado tutto quello che ha sofferto ha una grinta fuori dal comune... alla centrale sono tutti pazzi per lei.''
'' Però...''- fece Nabei -'' Lei ha scelto te.''
'' Così pare...''- ad onor del vero gli pareva ancora un sogno che tra tutti gli uomini che le stavano attorno, che considerava assai più capaci ed intraprendenti di lui... la sua prima scelta fosse lui.
'' In tal caso... speriamo di riuscire ad arrivare in città prima che arrivi la polizia a prenderci.''
'' Non ti preoccupare, sono certo che una volta che avrai spiegato tutto e che avrò spiegato che non mi hai fatto niente di male, il giudice sarà comprensivo.''- alla fine si sarebeb fatto comunque i suoi anni di carcere, ma forse sarebbe riuscito a fargli diminuire la pena se avesse spiegato la sua intenzione nel consegnarsi alla polizia di sua spontanea volontà e che malgrado avesse avuto mille occasioni per fargli del male e liberarsi di lui per poi fuggire dal paese indisturbato, non gli aveva torto nemmeno un capello e che anzi si era persino preoccupato di cercargli un dottore quando si era ammalato.
'' Al momento non è il pensiero di essere arrestato prima che riesca a costituirmi a preoccuparmi, sai?''- fece Nabei accennando un sorriso.
'' Ah davvero?''- fece Takagi sopreso.
'' Sto pensando che se la tua fidanzata mi mettesse le mani addosso con te che sei ancora mio ospite sarebbe capacissima di azzannarmi alla gola... e se l'idea di finire in galera non mi aggrada, ti assicuro che farmi ammazzare da una donna mi piace ancora meno!''

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Capitolo 9
*** L'inizio della battaglia ***


~Se tentare di convincere Sakura a tornare a casa  dopo averla informata di quanto era accaduto al fratello era stata una totale perdita di tempo, tentare di convincerla almeno a restare ad aspettare alla centrale di polizia o tornare al convitto per riposare un po' fu altrettanto inutile.
L'unica cosa che erano riusciti ad ottenere, mentre preparavano l'elicottero per giungere sul posto,  l'elisoccorso ed informavano il SIT affinchè preparasse una missione di salvataggio, era di tornare al convitto per lo meno a rilassarsi un paio d'ore.
E così fece. Tornò al convitto dove alloggiava, ingoiò quasi un panino, e fece una doccia per poi cambiarsi. Una camicetta azzurra, giacca nera, jeans chiari e tronchetti neri a tacco basso. Aveva pettinato i capelli in una treccia che le ricadeva sulla scapola destra.
Poi era salita sull'elicottero della polizia, assieme agli ispettori Sato e Shiratori.
Si era seduta sul sedile in fondo, desiderosa di stare da sola con i propri pensieri, lasciando correre lo sguardo fuori dal finestrino.
'' Ehy...''- fece Sato raggiungendola, sedendosi vicino a lei con due lattine di caffè -'' Ne vuoi una?''
Sakura sorrise tristemente e poi tese la mano per prendere la lattina. Riteneva di avere già troppa adrenalina in corpo per permettersi di bere una lattina di caffè, ma allo stesso tempo sentì di averne bisogno.
Era preoccupata. Anzi, era atterrita. Non importava a cosa pensasse per cercare di calmarsi. L'ansia che le serrava la gola e la bocca dello stomaco era sempre lì, come la più fedele delle amiche.
'' Grazie...''- fece la giovane aprendo la lattina e mandandone giù i primi quattro sorsi.
'' Sei preoccupata, vero?''- fece Sato con un tono che non faceva niente per nascondere che anche lei lo era, ma dal momento che era un agente di polizia e con i nervi saldi per natura, riusciva a controllare meglio il suo stato d'animo in tumulto -'' Scusa, domanda stupida.''
Ovvio che era preoccupata.
'' Puoi dirlo forte...''- sì, Matsumoto le aveva spiegato in mille lingue che quelli del SIT erano soldati super addestrati, i migliori sul campo, svegli e scattanti ai queli interessava solo il benesessere dell'ostaggio... ed aveva visto parecchi film e serie poliziesche in cui vi erano delle irruzione della squadra recupero ostaggi in banche o vecchi magazzini, ed in genere per gli ostaggi, nove volte su dieci finiva bene.... era quella la differenza con la vita reale. Nella realtà non c'erano copioni che  si concludevano con  i buoni che vincevano e i cattivi che venivano puniti... se così fosse stato, anni prima, anche i suoi genitori malgrado avessero subito un impatto violento sarebbero tornati da loro, sarebbero riusciti ad uscire dalle lamiere della loro macchina prima che questa prendesse fuoco...
'' Le cose non vanno come nei film. Non c'è la minima certezza, e l'idea che possa andare storto qualcosa... mi è rimasto solo lui. E' tutta la mia famiglia.''
'' Avete... sì, insomma... avete sofferto molto...?''- fece Miwako dandosi della stupida per l'ovvietà della domanda. Certo che avevano sofferto. Lei stessa aveva sofferto tantissimo quando suo padre era morto investito da un camion nel tentativo di salvare un sospettato... ma almeno a lei, era rimasta sua madre e l'affetto dell'ispettore Megure che era stato come un padre.... loro due invece avevano perso entrambi, e si erano ritrovati in casa famiglia.
'' Eravamo già grandi quando ci hanno messo in istituto... gli altri bambini se ne andavano, uno dopo l'altro... noi invece restavamo.''- fece Sakura -'' Era ovvio che ci saremmo rimasti fino a che mio fratello non avesse compiuto la maggiore età... e per tutto il tempo non ha fatto che dirmi... Tranquilla bocciolo, avrò cura io di te.'' - fece Sakura ricacciando una lacrima monella, ricordando il sorriso e le carezze del fratello, che cullavano il suo sonno durante le notti in casa famiglia... ed in quel momento desiderà ardetemente essere di nuovo in istituto, quello stesso istituto che le ricordava che non avrebbe più avuto una madre ed un padre, ma almeno ci sarebbe stato suo fratello.
'' E l'ha fatto sai?''- fece Sakura sorridendo leggermente -'' Ha compiuto vent'anni, ha firmato per avere la mia tutela... a scuola gli hanno dato una borsa di studio, andavamo avanti con quella e i sussidi per studenti lavoratori... poi lui è entrato all'investigativa ed io all'inizio del semestre ho avuto la possibilità di trasferirmi in un convitto... è una vecchia pensione provvista di bar, riemessa a nuovo dal nipote del proprietario defunto...''
'' E come ti ci mantieni?''- fece Sato curiosa. In fin dei conti era pur sempre la sorella dell'uomo che amava e con il quale un giorno sperava di costruire un futuro, una famiglia... interessarsi a lei e alla sua vita era il minimo.
'' Siamo pochi lì, facciamo i turni al bar e per le pulizie, più la borsa di studio.... siamo sempre uniti, ci vediamo spesso e ci telefoniamo, ma adesso ognuno sta per conto suo...''- in quel momento, anche se aveva avuto il benestare di suo fratello, avrebbe voluto non essere andata a vivere per conto suo, solo per aver avuto più tempo per stare con l'amato fratello maggiore...
Ricordava ancora l'ultima mail che questi le aveva scritto prima di sparire...  che era impegnato in un caso molto complicato e che probabilmente, subito dopo la sua risoluzione, sarebbe partito per un centro termale fuori città... e che sarebbe stato in dolce compagnia...
'' Quando mi ha detto che avrebbe passato qualche giorno fuori città con una persona...''- fece Sakura -'' Non era questo quello che pensavo. E nemmeno lui.''
'' Ah...''- fece Sato arrossendo -'' quindi... lo sapevi...''
'' Si. Mi ha confidato di essersi innamorato di una donna bellissima, volitiva, determinata, e con un forte senso di giustizia e del dovere...''- fece Sakura con sorriso birichino in volto -'' La descrizione corrisponde pienamente.''
'' Sakura...''- l'avrebbe odiata. Ne era certa. Se fosse successo qualcosa a suo fratello, non gliel'avrebbe perdonato mai -'' E' stata colpa mia. Sono stata io a cacciarlo in questo guaio... se non gli avessi promesso di partire assieme per una breve vacanza in caso fossimo riusciti a risolvere il caso prima che scadesse il termine... e sono stata io a dirgli di andare a prendere Eiki Nabei... ma ti assicuro, non sospettavo minimamente che...''
'' Tranquilla.''- fece la ragazza -'' Non ce l'ho con te. L'unica persona da incolpare per questa situazione assurda è l'assassino.
Ovviamente... mi riferisco ad Hiramune.''- l'ultima frase sorprese non poco la detective Sato. Si aspettava di saperla furiosa contro di lei per aver spedito ( seppur involontariamente) suo fratello tra le braccia di un assassino che poi aveva reagito male... o che fosse piena di rabbia nei confronti dello stesso Nabei per aver usato Takagi come garanzia per la fuga... Sakura però pareva avercela solo con Doji Hiramune. Vittima di quell'omicidio, ma responsabile di una catena di sangue che aveva portato tutti loro al punto in cui si trovavano al momento.
'' Non voglio dire che perdono Nabei.''- fece la giovane -'' Ha ammazzato una persona e quindi è giusto che vada in galera... ma per quello che hanno fatto a lui non c'è pena... se anche i nostri genitori fossero morti ammazzati da un pazzo ed avessi toccato con mano che il colpevole non avrebbe mai pagato... non so come avrei reagito.... ma ti assicuro...''
'' Wataru non te l'avrebbe mai permesso.''- fece Sato sorridendo -'' Lo so... lui è fatto così... è generoso, gentile, con un forte senso dell'onestà e della lealtà... a volte pare che salvare gli altri sia la sua missione...''- o per lo meno, era riuscito a salvare lei dal dolore, dalla solitudine, prendendo a pugni il muro che si era costruita attorno per proteggere sè stessa da altro dolore e gli altri dalla sfortuna che si era convinta di portare... e poi l'aveva salvata da una fine davvero poco consona ad una persona che ribadiva sempre che la giustizia era una parola da non usare con leggerezza: se quel giorno Takagi non fosse intervenuto e l'avesse ascoltata quando lo aveva implorato, per il bene di entrambi, di dimenticarsi di lei e di innamorarsi di un'altra donna, si sarebbe solo abbassata al livello di colui che aveva ucciso Matsuda.
E non aveva voglia di ingoiare polvere.
'' E ha degli occhi da favola...''- si lasciò sfuggire con aria sognante per poi arrossire subito dopo, una volta constatato che l'aveva detto ad alta voce.
'' Lo ami?''- fece Sakura seria.
Sato si stupì, ma in fin dei conti era una domanda legittima. Seppur non ci fosse mai stata una vera e propria dichiarazione, lei gli aveva dato più volte segno di essere innamorata di lui, lui seppur con parecchio impaccio aveva dimostrato di ricambiare il sentimento...
'' Basta un sì o un no.''- fece la ragazza -'' Lo ami?''- ripetè.
'' Lui è il balsamo della mia vita.''- fece Sato con i suoi occhi grandi e sinceri.
Le due donne vennero raggiunte da Shiratori, sull'elicottero con loro.
'' Ragazze... siamo quasi arrivati.''- fece Shiratori -'' Un'ora, due al massimo. Poi è tutto finito.''- una frase che però era riferita per la maggiore a Sakura.
La giovane inspirò a fondo ed entrambe le donne della vita dell'agente disperso, pregarono Iddio che finisse tutto bene.


'' Bevi questo...''- fece Nabei porgendogli una tazza fumante che sprigionava un prufumo di tè e melissa -'' Mia madre lo preparava quando io o mio padre eravamo frastornati... ti rimette al mondo.''
Takagi soffiò sulla bevenda e poi iniziò a sorseggiare a piccoli sorsi per evitare di bruciarsi la lingua.
'' Come ti senti?''- fece Nabei -'' Rispetto a due giorni fa.... molto meglio. Ti ringrazio.''
Nabei lo guardò sbigottito.
'' Per cosa? Per averti messo sotto chiave in uno scantinato freddo ed umido? Ti ricordo che se sei in questa brutta situazione...''
'' Tra poco ne usciamo  tutti e due.''- mentre diceva così, Nabei abbassò lo sguardo -'' Ci stai ripensando...?''
Nabei scosse energicamente la  testa in un cenno di dissenso.
'' No. Verrò con te alla polizia... è solo il pensiero di quello che mi aspetta dopo... e quando esco... che futuro potrà mai esserci?''
'' Ascolta... per quanto riguarda la pena in carcere faremo di tutto per aiutarti...''- fece Takagi. O almeno ci avrebbero provato -'' per quanto riguarda il dopo... prova a pensare a cosa ti piacerebbe fare... avrai pure avuto un sogno... un progetto...''
Nabei rise scetticamente -'' Io ho smesso di sognare nel momento in cui Hiramune ha accoltellato mio padre e mi sono nascosto per la paura che dopo venisse ad uccidere anche me... da allora, il coraggio di sognare, chi l'ha più avuto?''
'' Ho capito... ma prima di Hiramune... qual'era il tuo sogno più grande?''- insistè Takagi -'' Ricomincia da lì. E' in quel punto che hai smesso di vivere...''
Nabei non rispose mai a quella domanda, perchè gli parve di sentire in lontananza il rumore di un elicottero che si avvicinava... anzi, si correggeva. Non c'è n'era solo uno.
Sentì una morsa attanagliargli lo stomaco.
Avrebbe tanto voluto sbagliarsi, ma aveva la certezza che il suo peggior timore, quello di essere arrestato prima che potesse costituirsi, stesse per avverarsi.

Nabei ci aveva visto giusto. Infatti, nei boschi che circondavano la baita, ben nascosti vi erano appostati gli uomini del SIT, gli ispettori Megure, Shiratori e Sato e la sorella dell'agente Takagi.
'' Allora, mi raccomando...''- fece l'ispettore Megure rivolto al responsabile della squadra ad intervento tattico con preoccupazione quasi paterna.
'' Ispettore, non si preoccupi.''- fece l'uomo -'' Faremo in modo di mettere l'agente Takagi al sicuro prima di mettere con le spalle al muro il sospettato. Non potrà usarlo come scudo o fargli del male in alcun modo.''
Sakura però era restia a fidarsi. Per loro era l'ennesima missione, ma per lei era suo fratello ed il pensiero che qualcosa  potesse andare storto le faceva venire la nausea.
Shiratori le mise la mano sulla spalla, come per tranquillizarla, cercando di sorriderle rassicurante -'' Andrà tutto bene. Sono addestrati e capaci.''
Sakura inspirò e sorrise tiratamente.
Voleva crederci con tutto il cuore. E dallo sguardo che aveva Sato... non era l'unica ad aggrapparsi disperatamente a quella speranza.

I cecchini erano appostati lungo tutto il perimetro che circondava la baita, pronti a reagire al minimo segno di ostilità da parte del sospettato.
'' EIKI NABEI!!!''- fece una voce altisonante provvista di megafono -'' SAPPIAMO CHE SEI LI'. ESCI CON LE MANI BENE IN VISTA E LIBERA L'OSTAGGIO!!!''
'' Già qui....''- fece Nabei iniziando a strillare in preda al panico, mentre Takagi cercava di calmarlo come poteva -'' Maledizione, ora che faccio?!?''
'' Senti, tu prova a calmarti ed io provo ad aiutarti.''- fece il poliziotto -'' anzi, meglio. Lascia parlare me.''
'' Secondo me, la febbre ti ha cotto il cervello...''- fece Nabei sempre più nervoso -'' Se racconti tu tutta quanta la storia, sarà come se tu mi avessi scoperto e arrestato...''
'' Forse. Ma se metti il naso fuori da quella porta senza una garanzia, il SIT darà per scontato che io sia sotto chiave da qualche parte e quindi fuori dal mirino delle loro armi... e credimi, spareranno e non mancheranno il bersaglio.''
Nabei annuì inspirando a fondo.
'' Pensi che...''- fece Nabei -'' Se uscissi di qui, con le braccia alzate dicendo di volermi costituire... funzionerebbe?''
'' Non lo so...''- fece Takagi -'' Forse.... ad ogni modo io sarò dietro di te, non si sa mai...''
'' Va bene...''- nel dir così afferrò una bottiglia di whisky sul tavolo e ne bevve una lunga sorsata per tentare di calmare i nervi e poi appoggiò la mano sulla maniglia della porta per aprirla.

'' E' Nabei.''- fece il responsabile della squadra tattica.
Sakura guardò Sato preoccupata.
'' VOGLIO COSTITUIRMI!!!''- gridò Nabei accennando a scendere le scale che separavano la porta d'ingresso al terreno.
'' Tieni le mani bene in mostra  e non tentare scherzi. Intreccia le dita dietro la testa.''- poi si rivolse sottovoce a due soldati in assetto da guerra -'' Appena il sospettato è sotto custodia fare irruzione e liberate l'agente Takagi.''
I due annuirono e si allontanarono.
'' Presto sarà tutto finito... è vivo e sta bene...''- fece Sato ripetendosi quelle poche parole come un mantra portafortuna cercando di convincere sè stessa e di convincere anche Sakura. L'ispettore Shiratori le aveva messo entrambe le mani sulle spalle sia per calmarla che per essere pronto a fermarla nel caso la civile, in preda ad una crisi isterica, decidesse di fare qualcosa di avventato o stupido e poteva vedere che tremava come una foglia.
Nabei fece il primo passo, cercando di avviarsi verso il primo scalino, quando si ricordò di non aver tolto la pistola di Takagi dalla tasca della felpa che indossava. Istintivamente mise la mano in tasca, intenzionato a prendere la pistola e gettarla, una specie di gesto di buona volontà...
'' HA UNA PISTOLA!!!''- fece uno dei soldati prendendo la mira.
Takagi, che era rimasto dietro di lui, notò subito il cecchino e gli si parò davanti...
'' NON SPARATE!!!''- urlò il poliziotto. Subito dopo sentì un dolore lancinante al fianco sinistro, cadendo all'indietro, sorretto dalle braccia di Eiki Nabei che in mezzo alla sopresa per la piega degli eventi, ebbe la prontezza di trascinarlo dentro la baita, in mezzo alle urla di sopresa ed orrore dei colleghi dell'uomo.
'' TARU!!!''- gridò Sakura cercando di correre in avanti sentendo il viso andare in fiamme, prontamente bloccata dalla presa di Shiratori.
'' NON HO DATO L'ORDINE DI APRIRE IL FUOCO!!!''- fece il comandante togliendo il fucile di mano dal cecchino che aveva sparato, rosso come un tacchino.
Sato non era da meno. Lo afferrò con una violenza inaudita, quasi lo sbattè contro l'albero lì vicino -'' Che ti è saltato in mente, brutto idiota?!?''- fece la donna con un'espressione di ferocia in viso -'' Chi diavolo ha detto di sparare a tutto quello che si muoveva, dove hai imparato il tuo mestiere, guardando film polizieschi in televisione?!?''
'' Aveva una mano in tasca... poteva essere armato...''- tentò di difendersi quello -'' chi immaginava che l'agente Takagi si sarebbe messo in mezzo...''
'' Non vuol dire niente!!!''- lo aggredì Megure paonazzo come non mai. Nemmeno quando rimproverava uno dei suoi agenti per un errore da matricola da accademia di polizia era così furioso -'' Magari voleva solo buttarla... e comunque l'ordine era chiaro. Non aprire il fuoco fino a che non eravate in grado di garantire la sicurezza dell'ostaggio.''
'' LASCIAMI SHIRATORI!!! LASCIAMI!!!''- gridava Sakura tentando di sottrarsi alla presa del poliziotto - '' DEVO ANDARE DA LUI!!!''
'' CALMATI!!!''- fece il poliziotto guardandola dritta negli occhi -'' E' troppo pericoloso!!!''
'' MA GLI HANNO SPARATO!!!! HA BISOGNO DI AIUTO, NON POSSO STARE QUI A...''
''Sì, lo so.''- fece lui cercando di calmarla -'' ma non puoi andare lì da sola, potresti farti male...''
'' E LUI ALLORA?!??'- gridò rossa in viso -'' LUI E' TUTTO QUELLO CHE HO, CAPITO? TUTTO QUELLO CHE HO!!!''
Shiratori l'abbracciò fraternamente -'' Non è detto che l'abbia preso in modo grave... adesso tentiamo una mossa diplomatica, cerchiamo di farlo ragionare e lo tiriamo fuori, d'accordo?''
Sakura si staccò dall'abbraccio -'' Sarà meglio.''
Shiratori sospirò. Purtroppo, non sarebbe stato così semplice. Se prima avevano avuto una possibilità di uscirne con la diplomazia, agevolati anche dal fatto che Nabei aveva professato l'intenzione a consegnarsi alla polizia, se l'erano completamente giocata per colpa di un cecchino troppo zelante e frettoloso.
Anche se gli avessero promesso l'incolumità, difficilmente se la sarebeb bevuta o si sarebbe fidato di loro, dopo che al tentativo di buttare via la pistola era stato quasi impallinato.
'' Dannazione...''- fece Shiratori mettendosi le mani nei capelli.

'' Te l'avevo detto no...''- fece Takagi tamponandosi la ferita come poteva usando le mani, ansimando come se sentisse di morire per la mancanza di fiato da un momento all'altro -'' Che non scherzavano...''
Nabei lo fece stendere sul pavimento, seppur sapesse che con i residui di influenza che ancora si trascinava dietro non fosse una buona idea. Si tolse la felpa e la premette sulla ferita del poliziotto cercando di tamponare.
Come se non bastasse, pure la ferita alla fronte si era riaperta e sanguinava copiosamente.
'' Ma che ti è venuto in mente, si può sapere?''
Takagi rispose, seppur il parlare gli facesse un male tremendo -'' Ho promesso che ti avrei aiutato... mica posso aiutarti se ti fanno secco...''
'' Tu sei pazzo...''- fece Nabei.
'' Sisisisisi... tutto quello che ti pare...''- fece Takagi reprimendo un colpo di tosse, sentendo un dolore lancinante al fianco dove era stato colpito -'' Ora cerchiamo di uscire da qui... vivi.''
'' Se metto il naso fuori dalla porta, questi mi uccidono...''- fece Nabei terrorizzato come non mai dalla prospettiva, forse per la prima volta.
'' Proviamo in un altro sistema allora...''- fece il poliziotto -'' Il codice morse... lo conosci, vero?''
Nabei annuì.
'' Perfetto. Allora...''- fece Takagi respirando a fondo -'' Striscia senza farti vedere sino all'interruttore....  usalo per trasmettere che ti arrendi e che c'è bisogno di aiuto...''
'' Sì, d'accordo... vado.''- fece iniziando a strisciare. Loro si trovavano sulla parte sinistra rispetto alla porta d'ingresso. Doveva solo raggiungere l'altra estremità per inziare a trasmettere... la porta era leggermente aperta... approfittò dello spazio sufficiente per lanciare la pistola via.
'' Magari così la capite... idioti.''- pensò Nabei, avvicinandosi all'interruttore della luce inziando ad accendere e spegnere cercando di far capire ai poliziotti che non voleva nè resistere nè scappare, e di sbrigarsi.
Mentre accendeva la luce poteva vedere chiaramente che il poliziotto era piuttosto pallido per il dolore e per il sangue che scorreva a fiumi dalla ferita, oltre che le linee di febbre ancora presenti... non era un dottore, ma non ci voleva certo una laurea in medicina per capire che bene non stava.

'' Che diavolo sta succedendo là dentro...?''- fece Megure notando l'accendersi e lo spegnersi a ritmo continuo della luce all'interno della casa in seguito ad un rumore di qualcosa che era stato lanciato via.
'' Aspetti...''- fece Shiratori usando l'applicazione per i promemoria sul cellulare per prendere appunti, in mancanza di taccuino, penna e soprattutto di tempo -'' è il codice morse.''
'' Che cosa sta dicendo...?''- fece Sakura posando gli occhi sullo schermo del telefono del poliziotto.
Shiratori tradusse per lei -'' Dice che si arrende, che ha buttato la pistola e che c'è bisogno di aiuto...''- nel dir così si rivolse a Megure -'' Che facciamo?''
Megure afferrò il megafono dalle mani del capo del SIT -'' Eiki Nabei? Sono l'ispettore Megure, della sezione omicidi. Accettiamo la tua resa. Esci con le mani alzate e nessuno ti farà del male.''
'' Ed io dovrei crederci?!?''- urlò Nabei -'' Non ho intenzione di farmi ammazzare come uno stupido!!!''
'' E' stato un errore di valutazione.''- fece Megure -'' Non voglio che ci siano altre vittime, d'accordo? Troppe persone hanno perso una persona amata in questa storia, e tu ne sai qualcosa... non voglio altre vittime e soprattutto nessuno di noi vuole qualcuno sulla coscienza...''- soprattutto se quel qualcuno era uno dei suoi migliori collaboratori.
Non voleva avere l'assistente sulla coscienza, così come non voleva essere lui il responsabile dell'infelicità di Miwako e del fatto che una ragazzina innocente si ritrovasse completamente sola al mondo.
Nabei si alzò ed uscì con le mani sopra la testa.
L'ispettore capo si precipiò subito ad ammanettarlo, mentre Sato fu la prima a correre dentro la  baita, seguita a ruota da Sakura e Shiratori.
La donna accese la luce... e si ritrovò davanti alla visione terrificante dell'amato, vivo, ma steso a terra, pallido come non mai e con la fronte madida di sudore. Gli occhi erano socchiusi.
'' Takagi...''- fece la donna inginocchiandosi di fianco a lui -'' Sono qui... sono qui tesoro...''
'' Sato...''- fece Takagi riprendendosi leggermente. Per un attimo credette di avere le allucinazioni a causa della febbre e per il dolore. Le prese il viso tra le mani, sporcandole così le guance rosee con il suo sangue.
'' Taru!!!''- questa invece era la voce di Sakura.
'' Per favore...''- implorò il poliziotto con quel poco di voce che gli era rimasta -'' Non farla passare... non voglio che mi veda così...''
'' D'accordo... ma stai tranquillo, non ti sforzare...''- nel dir così lanciò uno sguardo a Shiratori che si era messo davanti alla porta per non farla passare.
'' PRESTO, UNA BARELLA!!!''- urlò l'ispettore -'' Forza, veloci!!!''
'' E' tutto finito...''- fece Sato tamponandogli la ferita premendo la felpa di Nabei con le mani sulla ferita, cercando di non scoppiare a piangere -'' E' finita.... ti riportiamo a casa...'' - nel dir così si premurò di allentargli sia la cravatta che il colletto della camicia, per consentirgli di respirare meglio.
In quel momento, entrarono i paramedici con la barella, i quali la fecero allontanare dall'uomo per poterlo adagiare sul lettino.
Takagi strinse i denti per non urlare dal dolore. Lo fissarono subito con le cinghie e gli misero la mascherina per l'ossigeno su naso e bocca.
'' Taru...''- fece Sakura una volta che Shiratori le ebbe dato il permesso di avvicinarsi al fratello.
'' Qual'è il gruppo sanguigno?''- fece uno dei paramedici -'' Devo comunicarlo all'ospedale e alla banca del sangue.''
'' A Positivo.''- rispose Sakura senza staccare gli occhi dal poliziotto -'' Posso donarlo io se...''
Il fratello cercò il suo viso con la mano e la ragazza gli strinse il polso, come se quel gesto potesse bastare ad impedire alla vita del fratello di scivolare via.
'' Ciao bocciolo...''- fece il poliziotto  togliendosi la mascherina e sorridendo nel vedere la sorella.
Le due donne più importanti della sua vita erano lì, accanto a lui... come consolazione poteva bastare...
'' Non parlare...''- lo supplicò la ragazzina -'' andrà tutto bene, respira piano...''- nel giro di pochi secondi l'agente ferito e le due donne salirono sull'elicottero del pronto soccorso, assieme ai paramedici che cercavano di far stare comodo il poliziotto stando attenti di metterlo in una posizione che gli permettesse di respirare o come minimo di non aggravare le ferite.
'' Tranquillo... è ora di tornare alla civiltà.''- fece Miwako scostandogli i capelli dalla fronte madida di sangue e sudore.
Sì. Il periodo di prigionia sperduto in mezzo al nulla era da considerarsi finito.... ma la lotta per la sopravvivenza era iniziata sono in quel momento.

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Capitolo 10
*** Il primo bacio ***


~
Le porte del pronto soccorso si spalancarono non appena l'elicottero riuscì ad atterrare sul tetto dell'ospedale.
In un modo o nell'altro, il poliziotto era riuscito a non perdere i sensi per tutto il tragitto, un fatto davvero fuori dalla norma considerato che il colpo aveva perforato il fianco ed il sangue aveva continuato a scendere copioso malgrado i paramedici avessero subito applicato una medicazione e gli avessero tenuto sotto controllo i parametri vitali.
Una volta atterrati, gli infermieri che si erano occupati di lui avvisarono subito il primo chirurgo disponibile dell'emergenza e si diressero verso il reparto di traumatologia.
Sakura e Sato erano pressochè incapaci di sillabare una sola parola, limitandosi a supplicarlo con gli occhi di non lasciarle, mentre la prima si era presa l'incarico di sorreggere la soluzione fisiologica che l'infermiere aveva messo in vena al fratello.
'' Ha qualche allergia, malattia cronica o ha subito un trattamento farmacologico?''- s'informò il paramedico.
'' Non ha nessuna allergia.''- rispose Sakura -'' Ma nei giorni passati pare che abbia avuto qualche linea di febbre e gli hanno perscritto delle aspirine.''
'' Va bene, grazie.''- fece il paramedico.
Sakura e Sato si fermarono una volta che i paramedici ebbero portato il poliziotto in barella dentro il reparto.
Nessuna delle due sarebbe potuta entrare per assistere alla visita preliminare, nemmeno Sakura che era una sua parente.
L'attesa logorante che le aveva consumate fino a poche ore prima e l'incertezza di non riuscire più a rivedere il poliziotto nel mondo dei vivi, era ricominciata.

'' Uomo, ventisei anni, colpo d'arma da fuoco all'addome.''- fecero i paramedici entrando al pronto soccorso, dove erano già stati allertati sia un chirurgo che una ferrista.
'' Interrompere il massaggio.''- fece il medico fermando la barella del pronto soccorso -'' Pressione?''
'' Ottantasei su sessanta, respirazione debole, ma è ancora cosciente...''- fece il paramedico controllando i riflessi della pupilla sinistra -'' Incredibile, considerato che ha perso molto sangue...''
'' Dobbiamo intubarlo quanto prima dottore...''- fece la ferrista.
'' C'è qualche parente qua fuori?''- fece il medico.
'' L'hanno accompagnato sua sorella e la sua fidanzata.''- fece il paramedico. Il chirurgo uscì immediatamente per cercarle.

Shiratori entrò dentro l'ospedale subito dopo aver parcheggiato in fretta e furia per poi iniziare a correre.
Chiese alla reception dell'ospedale se sapevano dove era stato portato un uomo ferito da un' arma da fuoco ed una volta saputo la locazione precisa si precipitò subito al reparto di traumatologia.
'' Come sta?''- fece l'ispettore correndo incontro alle due ragazze.
'' Lo stanno visitando...''- fece Sakura avanzando qualche passo verso l'ispettore tenendo gli occhi bassi -'' ma...''
L'ispettore l'abbracciò fraternamente, cercando di calmarla.
'' Calmati...''- fece l'ispettore accarezzandole i capelli mentre l'abbracciava -'' Ha superato di peggio... non gli farà niente una pallottola... vedrai che si risolve tutto.''- cercava di essere ottimista per non farla agitare, ma Sakura aveva ragione di essere spaventata.
Vero, Takagi era sopravvissuto a due bombe e non si come, gli era riuscito il miracolo di far ragionare Nabei... ma la verità era che nemmeno i poliziotti erano eterni e non potevano prevedere quando, come e dove sarebbe accaduto...
Ma morire per l'errore di un cecchino troppo nervoso, abbattuto dal '' Fuoco Amico'' era la morte più stupida che poteva esserci per un rappresentante della legge.
'' Giuro...''- fece Sato tremando da capo a piedi -'' che se l'avessi tra le mani io...''- e non si stava certamente riferendo a Nabei.
Certo, aveva rapito Takagi per coprirsi la fuga, ma al momento della loro irruzione sul posto in cui aveva trovato rifugio, aveva manifestato fin dal principio la sua intenzione ad arrendersi... poi quell'idiota del SIT aveva premuto il grilletto... e Takagi ci era finito in mezzo.
Lo avrebbe gonfiato di botte se solo l'avesse avuto davanti in quel momento.
'' Di lui si stanno occupando il questore ed il capo della squadra tattica.''- fece Shiratori -'' Per il momento lo hanno solo sospeso, ma stanno già pensando di trasferirlo all'officina della centrale dove l'unica cosa che potrebbe sbagliare è il cambio dell'olio.''
'' Solo?!?''- fece Miwako -'' Dovrebbero metterlo in manette per tentato omicidio.''
'' A cosa fare con lui, pensiamoci dopo, va bene?''- propose Sakura -'' adesso chi merita davvero attenzione è di là... su una brandina del pronto soccorso.''
Sato annuì, calmandosi.
In quel momento  vennero raggiunti dal chirurgo di turno quella sera e dalla sua assistente.
'' E' lei la sorella?''- fece il chirurgo.
'' Sì...''- annuì la piccola di casa Takagi con un filo di voce -'' Come sta mio fratello?''
'' La situazione purtroppo è molto delicata...''- fece il medico -'' Il proiettile che l'ha colpito ha perforato l'addome sul lato sinistro, ha per poco sfiorato un rene. L'emorragia è piuttosto dirompente... temo che dovremmo operarlo d'urgenza...''
'' E allora che accidenti fate ancora qui a chiacchierare?!?''- lo aggredì Miwako con i lucciconi agli occhi -'' Fate il vostro dovere, no?''
Il medico alzò le manì come per volersi difendere da quell'attacco.
'' E' proprio questo il punto...''- fece il medico -'' Se non erro quando è arrivato qui avete subito fatto presente che ha avuto la febbre e che ha preso delle aspirine, giusto?''
'' Sì....''- fece Sakura -'' Lo ha detto il dottor Kataoka che lo ha visitato e che poi è andato a riferire tutto alla polizia... potete chiedere a lui...''
'' Purtroppo mi rincresce informarvi che purtroppo il virus non è ancora guarito. La febbre non è così alta, ma non si è ancora ripreso del tutto... inoltre, ha perso molto sangue.''- spiegò il medico -'' Non ha le energie sufficienti per affrontare un intervento di questa portata.''
'' Ma...''- fece Shiratori che fino a quel momento era rimasto in silenzio, prevedendo cosa il chirurgo stesse cercando di dire -'' Il proiettile si è fermato in un punto abbastanza pericoloso... non potete di certo lasciarlo lì...''
'' Esatto.''- fece il medico -'' E credo sia il caso di avvertirvi... un intervento in anestesia totale, senza avere riserve di energia sufficienti potrebbe essere molto pericoloso. Il paziente potrebbe anche collassare.''
Quelle parole furono una doccia gelata per i presenti.... in quei casi, dire quelle cose non era solo informare i parenti dei rischi annessi all'operazione ma anche un modo implicito per chiedere ai consanguinei di dare o meno il loro consenso all'atto operatorio ed essere così sollevati da ogni responsabilità, nel caso l'operazione si rivelasse un fiasco totale.
'' C'è...''- fece Sakura senza nemmeno sapere dove aveva trovato il coraggio di proferire parola -'' Qualche modo per diminuire i rischi...?''
'' Possiamo fare molto poco per lui da questo punto di vista...''- fece il medico -'' Tutto quello che possiamo fare è cercare di aiutarlo con delle trasfusioni di sangue non stop durante l'intervento...''
Sakura si guardò attorno alla disperata ricerca di un punto di riferimento o come minimo di qualcuno che potesse dirle che cosa dovesa fare... perchè lei, in nome di tutto quello che era buono e puro nell'universo, non lo sapeva davvero.
Se dava il consenso per l'operazione, aveva solo il 50% di certezza che sarebbe andato tutto bene, ed anche se ci avesse creduto con tutto il cuore... cosa impediva alle possibilità avverse di realizzarsi...? Se suo fratello fosse collassato sul letto operatorio, in quelle condizioni così precarie, quasi certamente non sarebbe sopravvissuto... e lei avrebbe dovuto fare i conti con il rimorso di aver mandato il fratello a morire senza essere riuscita ad aiutarlo...
Ma se avesse preferito non correre questo rischio, gli avrebbe tolto anche quelle poche possibilità che aveva di cavarsela...
S'infilò le mani nei capelli dalla disperazione.
'' Mi scusi dottore...''- fece Shiratori comprendendo che la ragazzina stava per avere un esaurimento nervoso -'' Ma le faccio notare che la ragazza è minorenne, non può chiederle di prendere una decisione simile e senza la presenza di un avvocato.''
'' Mi creda.''- fece il medico con un'espressione sinceramente addolorata dipinta in volto -'' Se ci fosse un'altra soluzione, le giuro che l'avremmo già messa in pratica... ma il tempo purtroppo stringe. Se aspettiamo che il virus influenzale sparisca, lo condanniamo a morte.''
Bastarono queste ultime parole a convincere Sakura di quello che doveva fare.
Se ne sarebbe pentita e si sarebbe odiata per tutta la vita se le cose fossero andate male, e questa era la sua unica certezza al momento...  provava a pensare a cosa avrebbe fatto Wataru se al suo posto ci fose stata lei... ma non funzionava...
'' Va bene.''- fece Sakura -'' Do il mio consenso... ma la prego.... faccia tutto quello che può...''
'' Di questo non si preoccupi...''- la rassicurò il medico  per poi riferirsi alla ferrista -'' Per favore, dica di preparare la sala operatorie e prepari il paziente.''
'' Sì, subito...''- nel dir così si allontanarono entrambi.
'' ASPETTI!!!''- li fermò Miwako -'' Posso... possiamo vederlo prima...?''
Il medico ci pensò su per un attimo e poi fece -'' D'accordo, ma solo per poco, va bene? E' già molto debole, non deve affaticarsi ulteriolmente.''
Sato annuì, per poi rivolgersi a Sakura -'' Sakura... immagino vorrai vederlo...''
Sakura fece cenno di sì con il capo, ma le fece cenno di andare per prima. In fin dei conti, era la donna che lo amava più di qualunque altro presente in quel mondo quasi dimenticato da Dio... ed aveva più diritto di lei di vederlo prima che si avviassero lentalmente e forse inesorabilmente verso una fine non troppo rosea.
'' Prima tu...''- fece Sakura -'' Ti raggiungo...''

Quando Sato raggiunse l'uomo che amava, questi ebbe la mezza idea di essere già morto.
'' Che ci fa un angelo qui...?''- ma il dolore che avvertiva al fianco era abbastanza vivo da fargli capire che era ancora su quella terra, anche se non sapeva ancora per quanto avrebbe potuto rimanerci.
'' Ciao...''- la salutò cercando di alzarsi facendo leva sui gomiti.
''  Nononono... sta giù.''- fece Sato costringendolo a distendersi- '' Risparmia le forze...andrà tutto bene...''- fece Sato carezzandogli il viso -'' Vedrai che andrà tutto bene.... guarirai presto...''
Takagi si aggrappò al lembo della giacca della donna, sforzandosi di sorridere -'' Ascolta... non c'è molto tempo...''
'' Nononono... shhh...''- fece lei mettendogli l'indice sulle labbra -'' Non ti sforzare... sei molto debole, devi risparmiare le forze...''
'' Lo so...''- altrochè se lo sapeva. Aveva la febbre, perdeva sangue, con la fortuna che aveva il colpo aveva preso un organo vitale, e quasi certamente il calcolo delle probabilità e la legge di Murphy erano contro di lui... e non poteva rischiare di andarsene senza essere certo che il suo bocciolo sarebbe stato al sicuro -'' Ma mi sa che andiamo proprio male e abbiamo troppo poco tempo... devo chiederti un favore...''- avrebbe voluto dirle tante cose... ma al momento c'era una cosa in particolare che gli premeva.
Sato ingoiò un singulto. Non potevano già essere al momento dei saluti e al momento in cui doveva farsi carico delle sue ultime volontà... ma annuì.
'' Qualsiasi cosa...''
'' Bene.''- fece lui leggermente più tranquillo -'' Sakura... vorrei che tu ti occupassi di lei.... puoi farlo? Per me.''
'' Non dirle nemmeno per scherzo certe cose...''- fece Sato -'' sei scampato a due esplosioni, vuoi non sopravvivere ad una pallottola... guarirai, tornerai da lei... da noi... da me.''- fece imponendosi tutto l'autocontrollo di cui disponeva per non scoppiare a piangere come una bambina.
'' Una volta un grand'uomo mi ha detto che i poliziotti non sono immortali... e aveva ragione, purtroppo.''- fece Takagi -'' Te l'affido. Ti rispetta molto... mi è bastato guardarvi... e se il fidanzato cerca di fare il furbo, puoi ucciderlo.''
Momento poco adatto per concedersi una risata, ma nessuno dei due riuscì a farne a meno.
'' Sì... te lo prometto.''- fece Sato trattenendo un singulto.
'' E c'è un'altra cosa... se non chiedo troppo...''
'' Certo che non chiedi troppo...''- fece Sato -'' Chiedi tutto quello che vuoi...''
...
...
...
'' Baciami...''- quasi supplicò il poliziotto.
Sato fu colta di sopresa da quella richiesta, ma a ben vedere... era la cosa che anche lei desiderava di più al mondo.
Non era mai stata una ragazza romantica... non aveva mai immaginato di baciare per la prima volta l'uomo che amava su un'altalena per due sotto l'ombra di un portico o durante una passeggiata in riva al mare magari mentre il sole entrava nelle acque dell'oceano... ci avevano provato un paio di volte, ma non c'era certo l'atmosfera strappalacrime che invece piaceva tanto a Yumi... ma che avrebbe baciato per la prima ( e forse l'ultima) volta il suo amato, sulla brandina del pronto soccorso in attesa di entrare in sala operatoria... nemmeno questo l'aveva immaginato. Mai.
Si chnò su di lui, gli prese il viso tra le mani e gli diede un lungo bacio, mentre i lucciconi che aveva agli occhi si erano trasformati in vere lacrime che bagnavano il viso dell'amato ed anche la brandina su cui era steso.
Fece molto fatica a staccarsi da lui, ma alla fine si convinse a lasciarlo andare visto che a breve sarebbe arrivato il medico per l'anestesia
In quel momento vennero raggiunti dalla ferrista.
'' Signor Takagi...?''- fece l'infermiera scocciata di dover interrompere il momento -'' Siamo pronti.''
Takagi inspirò per farsi coraggio. Anche se sapeva fin dal giorno in cui aveva votato la sua vita alla carriera di poliziotto, che la morte sarebbe stata sempre in agguato, in quel momento ebbe davvero paura di non farcela, più per il rimpianto di tutto quello che lasciava che per il terrore di non svegliarsi più.
'' Può dargli ancora qualche minuto...?''- fece Sato quasi pregandola.
'' Beh... veramente...''- fece la ferrista poco convinta.
'' Qui fuori c'è la sorella: una ragazzina di diciotto anni che ha solo lui al mondo.''- fece Sato decisa come non mai -'' Per favore.''

'' Taru...''- fece la ragazza precipitandosi dal fratello. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Miwako, per aver convinto i medici a lasciarle vedere il fratello prima di perderlo, forse per sempre.
'' Ciao Bocciolo...''- fece il poliziotto sorridendo leggermente.
'' Ti prego...''- lo implorò la ragazzina sul punto di scoppiare a piangere -'' Ti prego non morire... non voglio restare da sola...''
Takagi sorrise tristemente. Per tutta la vita, si era promesso di proteggere la sorellina, evitarle qualsiasi dolore, e che non l'avrebbe abbandonata per nessun motivo al mondo... ma lui era un agente di polizia, e quelle erano promesse che non sempre con il suo lavoro si potevano mantenere... quello che non riusciva proprio a perdonarsi, era che forse le avrebbe dato un dolore simile a quello che aveva squarciato il loro cuore quando i genitori erano morti... anzi, peggio. Perchè quando erano morti i genitori, si erano dati reciproco supporto... ma se adesso se ne andava... sarebbe rimasta sola.
Aveva chiesto a Sato di prendersi cura di lei nel caso le cose per lui fossero finite tragicamente ed era certo che per Sakura, sarebbe stata come una sorella maggiore... ma non sarebbe mai stata la stessa cosa.
'' Mai. Non lo sarai mai...''- fece Takagi -'' Non morirò. Non oggi. Te lo prometto.''
'' Non... non lo dire...''- fece Sakura ingoiando per non scoppiare in lacrime. Anche i loro genitori avevano detto così.... avevano in programma un viaggio per due, ed una volta tornati ed avuto il tempo di riposarsi dal viaggio di ritorno, avevano promesso ai due figli che il fine settimana seguente sarebbero andati al mare tutti assieme per una breve vacanza.
Invece... il fine settimana successivo a quel viaggio, erano stati portati alla casa famiglia, dalla quale non sarebbero più usciti se non al ventesimo compleanno del poliziotto.
'' Non lo dire se non lo puoi fare... per favore...''
'' Piccola...''- fece il poliziotto -'' Guardami. Sono ancora vivo. Febbricitante e con una brutta ferita, ma sono ancora vivo. E finchè c'è vita, c'è ancora speranza. Aspetta che non ci sia più la speranza per disperarti... va bene?''
La ragazza pareva poco convinta da quel discorso che sicuramente era sensato e logico e forse l'avrebbe fatto anche lei, se al loro posto ci fosse stato qualcun'altro... ma era difficile essere ottimisti quando certe situazion si vivevano in prima persona.
'' Scusate...''- fece l'anestesista -'' Ma non possiamo aspettare oltre... mi dispiace molto.''
Fu una tortura separarsi dal fratello, ma alla fine dovette lasciare la saletta attigua alla sala operatoria e tornare in corridoio per iniziare l'attesa che alla fine le avrebbe detto come si sarebbe conclusa quella brutta avventura.
E quando la scritta '' Surgery'' s'illuminò di rosso, l'incubo iniziò seriamente.
'' Prendi...''- fece la voce dell'ispettore Shiratori. Alzò gli occhi e vide che il poliziotto le stava offrendo una barretta energetica ed una lattina di tè al limone -'' Mangia. Tuo fratello è giustificato, ma tu sei pallida come un cadavere...''
'' L'ho condannato a morte.... vero?''- fece Sakura -'' Io sapevo che era troppo debole per sopportare un intervento... ma ho dato il permesso lo stesso... se dovesse morire...''
Shiratori si sedette su una delle poltroncine e le fece cenno di prendere posto vicino a lui.
La ragazza obbedì.
'' Ascolta... hai ragione. Permettere un'operazione in queste condizioni è da folli.''- fece Shiratori -'' Ma se non l'avessi fatto, gli avresti negato anche l'unica possibilità che aveva di riuscire a salvarsi.''
'' Ma ho nemmeno uno straccio di sicurezza che questa possibilità vada a buon fine... forse gli ho solo prolungato l'agonia...''- fece la ragazza, che malgrado il tono di voce fraterno e rassicurante del collega del fratello, non riusciva in alcun modo a darsi pace.
'' Sai...''- fece Shiratori -'' Mio padre quasi certamente non è come era il tuo. Non l'ho conosciuto... ma vedento te e Takagi posso avere un'idea di che tipo fosse...
Il mio non c'era mai. Viveva per il lavoro, lo metteva al di sopra di tutto e di tutti, se volevo vederlo dovevo prendere un appuntamento con la segretaria e non ricordo di aver passato con lui più di una mezz'ora consecutiva... ma una cosa me la ricordo. Lui la usava come regola personale per concludere un affare... io ho imparato ad usarla come massima di vita... non lasciare che le possibilità negative abbiano il controllo, o la battaglia è persa in partenza.''
Sakura si sforzò di fare un sorriso, per lo meno per non far dispiacere a Shiratori che si tava letteralmente facendo in quattro per cercare di tenerle il morale alto, malgrado lui stesso sapesse che non era una situazione da prendere  con leggerezza.
'' Senti..''. fece Shiratori -'' Io dovrei tornare alla centrale per l'interrogatorio di Eiki Nabei...''
'' Certo.''- fece Sakura -'' Va pure... io me la caverò...''
'' Sato li ha già raggiunti.''- fece Shiratori riferendosi a Megure, il sospettato ed il questore Matsumoto... -''e ci sono anche i ragazzini, erano preoccupati... ma Nabei ha chiesto di vederti.''
Sakura lo guardò stupida -'' Vedere me? E a che gli servo?''
Shiratori alzò le spalle come per dire che nemmeno lui ne era certo -'' Non lo so. Ha detto che avrebbe confessato tutto nei minimi dettagli, ma solo se ci sei anche tu... sembrava sconvolto e preoccupato quando gli abbiamo detto che tuo fratello era grave... forse vuole chiederti perdono per averlo coinvolto...''
'' Sì, ho capito...''- fece Sakura - '' Ma non posso lasciare...''
'' Il direttore dell'ospedale ci ha messo a disposizione una sala per le infermiere. Così nessuno di noi deve muoversi di qui.''- spiegò Shiratori.
Sakura ci pensò su per un attimo e poi annuì. Almeno avrebbe potuto distrarsi anche se solo per poco... anche se indugiò molto nell'alzarsi da quella poltrona per andare nella stanza delle infermiere vicina... il pensiero di suo fratello, completamente solo la annientava...
'' Ci rivederemo... te lo prometto....''- fece finalmente muovendo quei pochi passi che servivano per raggiungere gli altri.

'' Ok detective...''- fece l'anestesista somministrando al poliziotto un sonnifero per via endovenosa -'' adesso le diamo un calmante... e quando si sveglierà si sentirà meglio di prima.''
Il poliziotto annuì debolmente, sforzandosi di credere con tutte le sue energie residue che sarebbe stato così.
Prima che il sonnifero iniziasse a fare il suo lavoro, al posto del conto alla rovescia che gli avevano consigliato, ripetè i nomi della donna amata e della sorella quasi come se fosse un mantra che gli avrebbe permesso di restare in vita.
'' Bisturi.''- fece il chirurgo non appena ebbe la certezza che il poliziotto dormisse profondamente.

 

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Capitolo 11
*** Attesa infinita ***


~
'' Scusate il ritardo...''- fece Shiratori entrando nella stanza delle infermiere messa a disposizione dall'ospedale con Sakura sottobraccio.
I bambini le furono subito attorno per sapere come stava ed avere notizie sul poliziotto, tranne Conan ed Ai che seppur preoccupati per l'uomo avevano notato che la ragazza era piuttosto provata. Erano passati solo pochi giorni da quando la giovane e l'agente Sato avevano visto di nuovo il loro mondo crollare, e le loro certezze sgretolarsi e quello che serviva ad entrambe era solo un po' di pace e tranquillità.
Sato, dal canto suo avrebbe potuto benissimo evitare di assistere all'interrogatorio ma aveva deciso di ascoltare comunque la confessione per sapere come mai uno psicologo rispettato e stimato da tutta la comunità scientifica e giudicato da molti come un pazzo per aver sfidato un killer tramite i media avesse deciso di  trasformarsi anni addietro in un folle omicida e costretto il figlio di una delel sue vittime a diventare un carnefice, mettendo in grave pericolo la vita del suo ragazzo.
Per quanto riguardava Sakura, era chiaro come il sole che l'unica cosa che desiderava davvero in quel momento era di essere lasciata in pace senza dover ascoltare o parlare con qualcuno... ma Nabei aveva dichiarato che prima di confessare voleva vederla.
Malgrado la stanchezza ed il desiderio di essere lasciata per i fatti suoi, la ragazza sorrise ringraziando i ragazzini per il loro interessamento.
'' Quindi lei è...''- fece Nabei guardandola -'' Leì è Sakura Takagi... la sorella....''
'' Sì. Sono io.''
Nabei sorrise quasi -'' Già... avete gli stessi lineamenti...''
'' Avevamo un patto.''- fece Sato -'' Ora vuole mantenere la sua parola?''
Nabei annuì.
''  Certo... quel che è giusto è giusto. Confesso ogni cosa.''- fece Nabei -'' Ho ucciso io Doji Hiramune. Il motivo... beh, immagino non sia un mistero paragonabile ai cerchi nel grano... giusto?''
I poliziotti annuirono.
Non conoscevano i dettagli ma dato che Eiki  Nabei era il figlio dell'avvocato barbaramente trucidato nonchè della donna che i seguito all'omicidio del marito aveva avuto un esaurimento nervoso dal quale non si era mai più ripresa... era ovvio che il movente dell'omicidio da lui perpetrato fosse la vendetta.
'' Il mese scorso, lo sentìì parlare in televisione dove sfidava il serial killer a farlo fuori prima della perscrizione dell'omicidio di mio padre... la sua voce mi era familiare, così ho svolto delle ricerche per conto mio....e alla fine ho scoperto che mio padre, Hiramune, il medico ed il professore, erano soliti giocare spesso a majohng in un circolo.''
'' E per quale motivo non si è rivolto immediatamente alla polizia?''- fece il questore Matsumoto.
Fino a poco tempo fa non avevano sospetti e non avevano indagato tra le persone che le vittime conoscevano, perchè nessun familiare aveva mai parlato loro di un giovane studente e nessuno di loro aveva mai pensato che le assenze dei tre il sabato sera fosse dovuto al fatto che si ritrovavano assieme per giocare a Majhong fino a tardi. E dato che nessuno di loro era esperto in quel gioco, avevano dato un'interpretazione diversa alle parole strane pronunciate dalle tre vittime.
Di certo, se Nabei avesse comunicato alla polizia di avere un indizio sul legame che accumunava le vittime dei delitti seriali avrebbero trovato solo due spiegazioni plausibili per cui se su quattro compagni di gioco, uno solo era rimasto ancora in vita: o era la prossima vittima o era l'assassino.
'' Volevo farlo... o almeno ci ho pensato.''- fece Nabei -'' Ma mano a mano che sentivo quel verme sfidare un assassino che non esisteva a fargli la pelle... si stava prendendo gioco della memoria di mio padre, ed io non ci ho più visto dalla rabbia... e poi, parliamoci chiaro... sono il figlio di un avvocato. Non avevo delle  vere prove riconducibili a lui... le mie certezze, per il codice penale, erano solo calunnie.''
I poliziotti annuirono. In effetti non aveva tutti i torti... che prove avevano contro quell'uomo se non il ricordo di un bambino spaventato? I familiari delle prime due vittime non avrebbero mai potuto dire che i loro congiunti conoscevano lo psicologo e anche se questi fosse stato interrogato dalla polizia avrebbe sicuramente negato di conoscere anche solo uno di loro. Non ci sarebbe stato il minimo motivo per credergli, ma nemmeno un valido motivo per dubitare della sua parola.

'' Tenetevi pronti con la trasfusione.''- fece il chirurgo a due infermieri da sala operatoria.
I due annuirono.
'' Pressione?''
'' Pressione sanguigna 86 su 60.''- rispose la ferrista -'' Troppo alta.''
'' Respirazione?''
'' Venti.''
Il chirurgo annuì e continuò il suo lavoro.
Incise un paio di centimetri sia sopra che sotto il foro d'uscita per procedere con il drenaggio.
'' C'è troppo sangue, non riesco a trovare il proiettile...''- poi si rivolse all'infermiera vicino a lui -'' Aspiri.''

'' Come lo ha convinto ad incontrarla?''- fece Sato.
'' Non è stato così difficile.''- fece Nabei -'' Una volta scoperto il suo contatto personale, l'ho chiamato per dirgli che mi ero trovato sulla scena dell'ultimo delitto e che mi era tornato in mente un dettaglio che avrebbe potuto condurre all'arresto di quell'uomo, ma che volevo una consulenza prima di parlare con la polizia.''
'' Hiramune era uno psicologo criminale...''- fece Megure -'' quindi poteva facilmente dirle che quel dettaglio non aveva alcun valore, qualsiasi cosa esso fosse... ma non immaginava che sarebbe caduto in una trappola.''
'' Adesso però deve dirci...''- fece Sakura -'' Il perchè.''
Nabei, i ragazzini ed i poliziotti  la guardarono stupiti.
Possibile che non avesse capito...?
'' Ma come... l'ho appena detto no?''- fece Nabei -'' Ho vendicato mio padre prima che la facesse franca...''
'' Non ha capito.''- fece Conan -'' Il motivo del suo gesto è palese. Ma quello che a noi sfugge... è perchè Hiramune avrebbe dovuto uccidere tutti i suoi compagni di gioco. Un testimone infatti ha dichiarato che erano molto affiatati.''
'' Certo che lo erano... ma poi Hiramune si è rivelato per quello che era: un pazzo furioso per cui la vita umana valeva meno di zero.''- fece Nabei reprimendo un moto di rabbia nel pensare a quanto assurdo fosse quel movente per uccidere.
'' Perchè dice questo?''- fece Shiratori.
'' Vuole sapere perchè sono morte tre persone?''- fece Nabei -'' Bene. Glielo dirò. Durante le loro partire, mio padre e gli altri avevano l'abitudine di fare deduzioni ed ipotizzare il cosiddetto... delitto perfetto.''
'' Il sogno di ogni giallista...''- fece Conan. Ma era anche il sogno di qualunque criminale. E con orrore, anche se Nabei non aveva ancora finito di spiegare, arrivò alla terribie conclusione.
'' Hiramune vi riuscì.''- fece Nabei -'' Ed era pronto a dimostrarlo...''
I poliziotti e la giovane impallidirono.

Era già la seconda sacca di sangue in un'ora che gli somministravano. Tra l'emorragia, i postumi della sindrome influenzale dalla quale non era ancora guarito ed il drenaggio che era stato costretto ad effettuare, le riserve di energia del poliziotto stavano per toccare il limite critico.
In genere avrebbe dovuto dire di rimandare tutto, almeno sino al momento in cui la febbre non fosse del tutto scomparsa, ma in quel caso era stato proprio costretto. Se avessero aspettato, Takagi sarebbe morto di certo, per dissanguamento o per setticemia. O forse anche per i danni che che aveva riportato... considerato che l'alternativa era morte sicura, forse era un rischio che valeva la pena correre.
'' Ok...''- aveva individuato il proiettile ed aveva una visuale perfetta. Tirarlo fuori doveva essere relativamente semplice -'' Pinze.''- ordinò alla ferrista.
Appena ebbe lo strumento tra le mani si apprestò ad inserirlo nella ferita per tirare fuori il proiettile.
Doveva sbrigarsi, ma allo stesso tempo essere prudente. Per ora il poliziotto aveva mostrato una notevole resistenza, ma poteva collassare da un secondo all'altro... come gli ricordò la voce di un' infermiera.
'' La pressione sta scendendo.''


'' Sta forse dicendo che...''- fece Matsumoto.
'' Sì. Hiramune era pronto a togliere di mezzo qualcuno... una persona a caso, per dimostrare che la sua teoria era supportata da fatti tangibili.''
'' Indovino.''- fece Shiratori -'' I suoi compagni hanno capito che avevano a che fare con un pazzo da rinchiudere che studiava per fare lo strizzacervelli, gliel'hanno fatto presente ed Hiramune temendo che un giorno questo gli si ritorcesse contro li ha fatti tacere.''
'' Tombola.''- fece Nabei -'' Sono andato a casa sua e mi sono presentato come il figlio dell'avvocato che ha ucciso quindici anni fa.. e per convincerlo gli ho ripetuto le parole che ha pronunciato lui stesso, pari pari... solo allora si è fatto prendere dal panico.''
'' Mi scusi...''- fece Mitsuhiko -'' Ma perchè non ha cercato di registrare la confessione? Se l'avesse fatto, il serial killer sarebbe stato certamente arrestato.''
'' E invece ti sbagli.''- fece Ai -'' Se per ipotesi il signor Nabei avesse fatto in questo modo, il signor Hiramune lo avrebbe denunciato per aggressione e violazione di domicilio.
Inoltre... dal tono di voce dello psicologo e i rumori di sottofondo, sarebbe stato chiaro a tutti che la confessione era estorta e quindi del tutto irrilevante.''
'' E la cicatrice?''- fece Genta -'' Il serial Killer aveva uno sfregio sulla schiena. Di certo qualche residuo di sangue era rimasto sull'arma del delitto e sarebbe bastato un esame del DNA per stabilire che era lui, l'assassino che stavamo cercando.''
'' Purtroppo non era fattibile.'' - intervenne Sakura -'' Il signor Hiramune non era sospettato e non aveva nemmeno un legame conclamato con le vittime. Nessun giudice avrebbe firmato un ordine per il test del DNA senza avere prove concrete. La più mediocre delle matricole di legge sarebbe riuscita a scagionarlo.''
'' Inoltre...''- fece Megure -'' C'erano mille modi per giustificare quello sfregio. E noi, come ha già sottolineato Sakura, non avevamo modo di contestarlo.''
'' Sì...''- fece Nabei abbassando lo sguardo -'' ho passato un mese intero a riflettere e ho tenuto conto di tutte le variabili... alla fine ho deciso di ucciderlo e di usare quello che sapevo del killer seriale a mio vantaggio, e nel frattempo mi ero organizzato per vendere la casa e tutto ciò che avevo.''
'' Certo.''- fece Sato -'' I giornalisti già le stavano addosso perchè non si era ancora trovato l'assassino di suo padre... e visto che era stato commesso un omicidio con lo stesso modus operandi, era logico supporre che le pressioni si sarebbero fatte più forti di prima... e non era mica stupido supporre che volesse partire e raggiungere un posto dove il suo passato non poteva tormentarla.''
'' All'inizio ha pure funzionato...''- fece Matsumoto -'' Ma purtroppo per lei, la ferita che ho inferto all'assassino era in orizzontale e ha dovuto per forza incidere una lettera che sfruttasse la cicatrice già presente. E' stato il fatto che la lettera di Hiramune non fosse una enne a sollevare i primi dubbi.''
'' E  c'è una cosa che non sapeva.''- fece Megure -'' La vittima, prima di morire è riuscita a lasciare un messaggio usando la tastiera del pc e il mouse che una volta decodificato...''
''... era Copycat.''- concluse Shiratori -'' Che nel gergo della polizia significa Imitatore.''
'' Per fargliela breve...''- fece Matsumoto -'' il nostro uomo era un emulatore che conosceva benissimo la voce del serial killer e che desiderava vendicarsi di lui... non è stato difficile intuire che era lei.''
Nabei sospirò.
Quel poliziotto aveva ragione... aveva sempre avuto ragione. Su tutto. Fino a poco prima di decidere di costituirsi aveva pensato che tutto ciò che gli aveva detto sul fatto di non potercela fare e al pensare a cosa avrebbe voluto suo padre, fosse solo il tentativo disperato di un uomo che sperava di cavarsela spinto dal terrore di morire...

Troppo rapidamente.
Aveva trovato il proiettile. C'era mancato poco che toccasse un rene.
'' Accidenti...''- fece il medico -'' Perde sangue dall'interno. Ago e filo per la sutura.''
La ferrista si affrettò ad obbedire.
Il rumore dei macchinari si stava fecendo sempre più insistente.
Più continuo.
E più fastidioso.
E più snervante.
'' E' molto tachicardico, rischia l'arresto cardiaco.''- fece un'infermiera.
'' Perde altro sangue, emostasi.''- fece la ferrista affrettandosi a contenere il sangue.
'' Maledizione...''

'' Insomma, fin dall'inizio c'erano mille dettagli che mi avrebbero portato in manette...''- fece l'uomo -'' Quel poliziotto ha sempre avuto ragione... solo che io non ci volevo credere.''
'' Di che sta parlando?''- chiese Sato.
'' Il suo collega.''- fece Nabei -'' Lo ha detto fin dal primo secondo che non sarei mai riuscito a farla franca e che presto o tardi sarei finito in prigione... prima credevo che fossero solo chiacchiere, ma ora che mi avete spiegato come avete fatto a capire... mi sa che aveva ragione anche quando ha detto che mio padre non avrebbe voluto sapermi un assassino e che abbia cercato di mandarmi dei segnali per fermarmi... che stupido.''
'' Takagi ha provato a farla ragionare... non è vero?''- ora ne era certa. Takagi, fin dal primo momento in cui si era ritrovato in quella situazione tremenda aveva iniziato a lottare. Per salvarsi di certo, ma anche per tentare di salvare il suo carnefice che a ben vedere altri non era che una vittima.
Aveva salvato lei, aveva salvato Nabei dall'impossibilità di potersi redimere... qualcuno l'avrebbe definito '' l'avvocato delle cause perse'', una persona che lottava con veemenza per salvare a tutti i costi chi non voleva essere salvato o che aveva ancora speranza ma nessuno che credeva davvero di poterlo salvare... e ci riusciva. Sempre.
Un altro motivo per il quale era letteralmente pazza di lui.
'' Io volevo solo vendicarmi di chi aveva distrutto la mia famiglia e rovinato la mia vita...''- fece Nabei guardando Sakura dritto negli occhi, con uno sguardo pieno di vergogna e desiderio di redenzione -'' Non volevo fare altre vittime... se avessi saputo che nel caso si fosse fatto male seriamente, qualcuno si sarebbe ritrovato nella mia stessa situazione di quindici anni fa... mi perdoni. La prego, mi perdoni.''
Non si pentiva di quello che aveva fatto... anzi, forse l'avrebbe rifatto il giorno seguente...
Ma in quel momento provava un unico, grande rimpianto: di non aver incontrato prima l'agente di polizia che aveva preso in ostaggio.
Forse, se durante i primi anni in seguito al tragico omicidio del padre avesse avuto intorno una persona che aveva almeno la metà della sua testardaggine a rompere a suon di pugni il muro che si era costruito attorno, forse la sua vita sarebbe stata diversa...
Ma a pensarci bene, quel poliziotto che aveva ripreso in mano le indagini e che pareva intenzionato a capire la verità... gli sarebbe bastato incontrarlo anche solo il mese prima o quando aveva capito che era Hiramune l'assassino del padre... ce lo vedeva a farsi in quattro per verificare i suoi sospetti.

Il collasso tanto temuto era arrivato.
Alla fine il cuore aveva ceduto. La linea dell'elettrocardiogramma era piatta.
Ma il suo cervello era ancora attivo. L'attività elettrica celebrale era presente ed era anche molto forte.
Era vivo. Dovevano solo fargli ripartire il cuore.
'' Defribrillatore! Carica da 300.''- ordinò il chirurgo.
I suoi collaboratori ormai erano assai scettici sul fatto che potessero ancora salvargli la vita, ma obbedirono.
'' CARICA A 300!!! LIBERA!!!''
Takagi ricadde sul lettino almeno cinque volte.

'' Non deve scusarsi...''- fece Sakura -'' Io non la odio... ha commesso il peggiore dei reati, ha preso un innocente in ostaggio per coprirsi la fuga... eppure io non la odio...''
Nabei la guardò sopreso.
Possibile che al mondo esistessero persone che  non riuscissero ad odiare nemmeno i peggiori scarti dell'umanità?
Le aveva rapito il fratello, l'aveva costretta a vivere nell'incertezza per giorni, per colpa sua si era ritrovato coinvolto in un conflitto a fuoco.... che lo odiasse era il minimo.
'' Per quanto lei possa aver sbagliato... io non riesco a smettere di pensare che se Hiramune non avesse fatto quel che ha fatto.... questo caso non ci sarebbe mai stato.'' - fece Sakura.
Megure si avvicinò a Nabei prendendolo sottobraccio.
'' Può bastare.''- fece l'ispettore -'' adesso deve seguirci in centrale.''
Nabei annuì, ma prima si bloccò sulla porta rivolgendosi alla ragazzina.
'' Signorina...''- fece Nabei -'' Posso... chiederle di portare un messaggio ad una persona...?''
'' Certo...''- fece la giovane -'' Chi?''
'' Non la conosco a dire il vero...''- fece Nabei -'' Ma so che c'è una donna molto importante per suo fratello...''
Sato sussultò a quelle parole, ma non disse nemmeno una parola, restando in religioso silenzio per ascoltare quello che Nabei voleva dirle.
Sakura le lanciò uno sguardo d'intesa, senza farsi vedere.
'' Dica pure.''- fece la ragazza.
'' Premetto che di certe cose non me ne intendo...''- fece Nabei -'' ma le consigli di darsi una svegliata. Un uomo che preferisce rischiare la propria vita solo per non far prendere il ostaggio la donna che ama... capita una volta sola nella vita.... e la vita è troppo incerta... ne abbiamo avute a sufficienza di prove.'' - detto questo l'ispettore Megure ed il questore lo portarono via.
In quel momento, la bomba esplose.
La poliziotta seria, compassata, ed ammirata da tutti per la sua tenacia s'inginocchiò sul pavimento in lacrime.
I bambini le furono subito attorno per consolarla, così come Sakura, ma non c'era verso di farla smettere di piangere... di rado si era trovata d'accordo con un assassino, ma in quel caso doveva, purtroppo, convenire con lui.
Takagi seppur con i suoi mille difetti, poteva dirsi essere un uomo perfetto: onesto, coraggioso, intelligente, paziente fino all'inverosimile e buono come il pane. Qualunque ragazza con un po' di sale in zucca gli sarebeb caduta ai piedi... Yumi glielo diceva sempre, che se non stava attenta qualche ragazza della stradale gliel'avrebbe portato via...
Lui era innamorato di lei. Ed anche se all'inizio faceva di tutto per negarlo persino a sè stessa, anche lei era innamorata di lui.
Ed ora lo stava perdendo. L'aveva respinto e tenuto lontano con il preciso fine di proteggerlo dalla sfortuna che si era convinta di portare... ed aveva fatto soffrire entrambi in quel modo ed aveva negato ad entrambi di vivere dei momenti felici, da conservare gelosamente nel cuore...

'' Quest'attesa è snervante....''- fece Sato. L'interrogatorio di Nabei era finito da due ore, ed era durato circa un'ora.... tre ore, e nessuno sapeva ancora niente.
Sakura e Sato, una volta che Nabei fu portato via, erano tornate di fronte alla sala operatoria.
La luce della surgery era ancora rosso fuoco, questo significava che non c'erano novità. Da un lato era una cosa buona, significava che il poliziotto era ancora in vita...
'' Ti prego non morire...''- pregò Sato -'' Devo dirti così tante cose...''
In quel momento, uscirono i medici e le due donne saltarono come dei pupazzi a molla.
'' Dottore... come sta?''- fece Sakura.
'' E' stato un intervento molto difficile. E come temevamo, ha avuto un collasso.''
Le due donne impallidirono. Erano state informate dei rischi e che l'operazione sarebbe stata un terribile azzardo, ed avevano cercato di prepararsi anche alla più terribile delle evenienze... ma avevano permesso ad un barlume di speranza di sopravvivere.... solo che adesso iniziavano a temere seriamente....
'' E' andato in arresto cardiaco...''- fece il medico.
...
..
..
..
...
'' Ma siamo riusciti a stabilizzarlo.''- le tranquillizzò il medico -'' Il cuore è ripartito e siamo riusciti ad estrarre il proiettile... si può dire che ha superato l'atto operatorio in maniera soddisfacente.''
Fu in quel momento che le due donne ripresero a respirare, per la prima volta dopo quasi una settimana che le aveva messe a dura prova, seppur in maniera diversa.
Era vivo. L'operazione era andata bene...
'' Però...''- fece il chirurgo allarmandole nuovamente - '' Durante l'operazione, a causa dell'arresto cardiaco, il flusso di sangue al cervello si è interrotto anche se per poco... dobbiamo aspettare che riprenda conoscenza per stabilire se ha riportato o meno danni cerebrali e in quel caso, di che portata e gravità.''
'' E ditemi....''- fece Sato -'' tra quanto dovrebbe svegliarsi?''
'' Questo purtroppo non so dirglielo... deve tenere in considerazione che ha ancora qualche linea di febbre, è molto provato dall'intervento appena subito e ha perso molto sangue... fare previsioni in questo caso è prematuro.''
In poche parole.... il grosso della battaglia era combattuto e vinto, ma prima di poter festeggiare la fine della guerra dovevano uscire vincenti anche da lì...
'' Possiamo vederlo....?''- fece Sato. Sapeva che era inutile, che era sotto anestesia e che non poteva nè vedere nè sentire... almeno da un punto di vista medico... ma aveva bisogno di toccare con mano che l'amato era ancora vivo... privo di conoscenza, collegato ad un monitor ed al momento incapace di respirare in maniera autonoma... ma ancora in vita.
Il medico fece cenno di sì.
'' Vado a prendere un po' di caffè ed avviso gli altri.... ''- fece Sakura mettendo una mano sulla spalla della sua potenziale cognata.
Avevano bisogno entrambe di un po' di caffeina in circolo... l'unica cosa che ancora faceva vedere loro la vita come un qualcosa di normale.
Inoltre, voleva darle modo di restare un po' da sola con Wataru...

Se non fosse stato per la mascherina per l'ossigeno sul viso, la flebo nell'incavo del gomito destro, la fasciatura alla testa, il cerotto sulla guancia sinistra ed il bip insopportabile che attestava che il poliziotto era ancora vivo seppur non al suo massimo... Sato avrebbe potuto dire che una pace del genere, finora l'aveva vista solo sul volto di un bambino addormentato.
Non osava nemmeno immaginare quanto doveva aver sofferto... quei giorni di certo erano stati difficili anche loro... con Nabei che poteva cambiare idea da un momento all'altro, un momento quasi amichevole e l'attimo dopo pronto a puntargli contro un' arma minacciandolo di ucciderlo... di certo aveva avuto paura anche per sua sorella...
'' Non morire ti prego...''- fece la poliziotta scostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte madida di sudore -'' Dobbiamo partire assieme... te lo ricordi? Era una promessa...''
Vero, era stato Conan a trovare il collegamento tra le vittime... ma il merito di aver convinto Nabei a fermarsi e dell'avergli salvato la vita e fermato una volta per tutte una catena di sangue ed odio che aveva vent'anni sulle spalle, era solo ed unicamente suo.
Sì, Takagi si sarebbe svegliato, si sarebbe alzato da quel letto con le sue gambe, si sarebbe perfettamente ristabilito... e sarebbero partiti assieme per le terme o per qualunque altro posto sarebbe venuto loro in mente, ed avrebbero potuto dire che potevano avere una vita normale anche se vivevano nell'incertezza.
Prese una sedia e gli prese la mano libera, che però era anche quella fasciata perchè era il braccio su cui era caduto e si era slogato il polso, stando attenta a non fargli male... anche se forse non sarebbe stato male... magari si sarebbe svegliato...
'' Ti aspetto. Torna da me.''

 

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Capitolo 12
*** Portafortuna ***



Non si era staccata dal suo capezzale per tutta la notte. Il bip dell'elettrocardiogramma era insopportabile, ma non si era mai mossa.
Quasi come se temesse che la sua assenza potesse determinare un finale tragico per quella storia. Aveva passato la notte a vegliarlo, tenedogli la mano immobilizzata da una fasciatura e a rinfrescargli la fronte leggermente accaldata per la febbre, senza mai cedere al sonno e alla stanchezza.
Più volte Sakura aveva tentato di darle il cambio, e solo dopo molti sforzi, l'ispettore Shiratori era riuscito a convincerla a tornare al suo alloggio per studenti e riposare un po'.
'' Non ti libererai facilmente di me, sai?''- fece Sato continuando a credere con tutte le sue forze che l'uomo fosse perfettamente in grado di sentirla -'' Perchè io.... dormirò qui, mangerò qui, se sarà necessario compilerò i rapporti qui... vivrò qui, fino a quando tu non aprirai gli occhi...''
Nel dir così, infilò una mano sotto il colletto della camicetta per tirar fuori una catenina alla quale era attaccato un oggettino come se fosse un ciondolo.
Se lo rigirò tra le dita quasi giochicchiando... quello era l'anello che qualche tempo fa, le aveva regalato Takagi. Da allora, per evitare pettegolezzi anzichè tenerlo al dito ne aveva fatto un ciondolo e lo portava sempre con sè, ovunque andasse, custodendolo gelosamente, quasi fosse una reliquia...
Quando Yumi le aveva detto che portare un anello in argento e turchese a sinistra le avrebbe allontanato sia la sfortuna che le zanzare, aveva fatto finta di crederle e di non essere a conoscenza di cosa significasse in realtà... ma l'aveva fatto apposta.
Sperava che il poliziotto, vedendola con quell'anello al dito andasse da lei e le chiedesse spiegazioni su dove provenisse, un modo come un altro per dirsi reciprocamente '' Amo solo te'', ma forse aveva sottovalutato la timidezza dell'uomo ed aveva l'impressione di averlo anche spaventato.
'' Se solo ti avessi detto chiaro e tondo che volevo passare il resto della vita con te...''- fece Sato baciandogli il dorso della mano offesa -'' quante sofferenze ci saremmo risparmiati...  so di non essere la persona più facile del mondo... ma ti prego non lasciarmi.... io e Sakura, da sole come facciamo?''
Nel frattempo, in una vecchia pensione completamente ristrutturata e messa nuovo e trasformata in una residenza per studenti, Sakura apriva gli occhi.
Guardò l'orologio. Erano le otto del mattino, di nuovo troppo tardi anche solo per pensare di potersi preparare e fare colazione per essere in tempo a scuola.
L'ultima settimana non era stata molto prolifica per la scuola, ma si consolò pensando al fatto che se viveva in uno studentato era perchè aveva sempre avuto ottimi voti e che deteneva un record assoluto di presenza... se ne deduceva che il suo liceo, avrebbe potuto cavarsela da solo anche senza di lei.
E poi non era quella la cosa più importante in quel momento.
L'unica cosa che le premeva davvero era che suo fratello si ristabilisse completamente, che tornasse da lei, alla sua vita e al suo amato lavoro.
Si alzò, fece una doccia ed indossò un maglione a righe orizzontali bianche e rosse, un paio di jeans e delle scarpe da ginastica bianche.
Si spazzolò i capelli e scese per prendere almeno un caffè...
'' Ma che fai, mi fai gli appostamenti?''- fece Sakura vedendo l'ispettore Shiratori seduto al bancone del bar del convitto mentre sorseggiava un caffè.
'' No...''- fece l'ispettore -'' Volevo solo sapere come stavi...''
'' Come vuoi che stia?''- fece la ragazza versandosi una tazza di caffè e poggiando i soldi per la sua consumazione sul tavolo -'' Come una che ha il fratello in coma...''
'' Già... domanda stupida.''- fece il poliziotto.
'' Di la verita...''- indagò lei -'' C'è dell'altro vero? Non credo che ti saresti scomodato tanto per venire qui, solo per sapere come stavo... bastava una telefonata.''
'' Così mi raccontavi quel che volevi...''- fece l'ispettore. In effetti la ragazza ci aveva visto giusto... in parte.
In quei giorni non poteva negare di essersi affezionato alla sorella del collega, e che le era grato perchè grazie a lei si era reso conto che stava impedendo ai due colleghi di vivere un qualcosa che capitava una volta sola in tutta la vita e che di quel passo anche lui sarebbe stato infelice per sempre... ma c'era qualcosa che doveva dirle.
'' Ma pensavo di doverti informare riguardo alle indagini.''
La ragazza lo guardò sopresa.
Di che indagini parlava? Avevano una risposta per tutto: il movente degli omicidi seriali, il perchè di punto in bianco si erano interrotti, il movente di Nabei... era tutto scritto nel rapporto e nella confessione di Eiki Nabei.
Francamente non vedeva cos'altro ci poteva essere da scoprire in quel caso.
'' Di che stai parlando...?''
'' Qui?''- fece Shiratori alzandosi -'' Andiamo a fare una passeggiata... almeno prendi un po' d'aria fresca...''
...
...
...
'' Come?!?''- fece Sakura quando l'ispettore le ebbe spiegato cosa avevano scoperto non più tardi di alcune ore fa, mentre passeggiavano nel giardino del convitto per studenti -'' Nabei potrebbe invocare la legittima difesa?''
Tra la sorpresa per la notizia appena ricevuta, non potè fare a meno di rallegrarsi per l'uomo. Vero, aveva tolto ad una persona la propria vita e suo fratello per poco non ci lasciava la pelle, ma lei era sempre più convinta che se Hiramune fosse stato se non un brav'uomo, almeno un essere umano decente, quel caso non ci sarebbe stato e loro si sarebbero risparmiati un mucchio di sofferenze inutili.
Trovava più giusto sperare che un assassino come Nabei riuscisse ad avere la possibilità di ricominciare da capo una volta espiato che '' piangere'' la fine di uno spietato criminale.
'' Mentre refertavamo gli effetti personali di Hiramune...''- spiegò Shiratori -'' Abbiamo trovato nel tritadocumenti una ricevuta di un piccolo supermercato. L'orario di pagamento era antecedente alla sua morte.''
'' E che c'è di strano?''- fece Sakura.
'' Il fatto che nello scontrino ci fosse anche un fertilizzante per le piante.''- spiegò il poliziotto -'' Tieni presente che Hiramune abitava in un palazzo, che tra l'altro non aveva un appezzamento di terra sul tetto per coltivare piante o ortaggi, non aveva nemmeno piante sul balcone ed in casa e non c'erano libri sul giardinaggio nel suo appartamento.''
'' Quindi...?''- fece Sakura che iniziava a capire -'' Tu pensi che in realtà...''
'' Io penso che Hiramune si sia lasciato prendere dal panico quando a poche ore dalla perscrizione del suo ultimo crimine, ha ricevuto la tefonata di una persona che asseriva di avere un dettaglio importante e ha agito d'istinto.''
Ne era convinto. Hiramune si era sentito in pericolo al pensiero che vi era una persona che si era trovata sulla scena del delitto e che probabilmente aveva riconosciuto la sua voce e non aveva minimamente considerato che la testimonianza di un bambino in preda alla paura non sarebbe certo bastato a farlo incriminare e che dato che nessuno dei suoi vecchi compagni di gioco del sabato sera aveva parlato ai familiari dell'esistenza degli altri tre, non c'era uno straccio di prova a suo carico.
Ed ormai controllato dal terrore di essere scoperto e finire in prigione aveva deciso di liberarsi dell'unico testimone rimasto in vita, come era solito fare con le persone che potevano rappresentare una minaccia.
'' Inoltre, pronti per essere usati, in cucina...''- continuò Shiratori -'' Vi erano due bicchieri ed una bottiglia di vino ancora sigillata. E l'interno di uno dei due era completamente cosparso di quella sostanza per il giardinaggio. Se qualcuno ci avesse poggiato le labbra per bere... non avrebbe fatto una bella fine.''
Probabilemte, con la scusa di rilassarsi bevendo qualcosa, lo psicologo avrebbe avvelenato Nabei e non gli sarebbe stato difficile far credere che si era trattato di un suicidio.
Nabei non aveva amici nè parenti che potessero insinuare il dubbio che si fosse trattato di un delitto. Inoltre, Nabei aveva più volte ricevuto le pressanti visite dei giornalisti nei giorni precedenti al delitto che assieme alla rabbia per l'impossibilità di vedere l'assassino del padre in cella, poteva costituire un buon movente.
Inoltre, lo psicologo era del tutto ignaro che la sua '' prossima vittima'' aveva intenzione di toglierlo di mezzo, quindi Nabei lo aveva chiamato da una cabina telefonica per fissare l'appuntamento... perciò, anche se qualcuno avesse trovato poco convincente l'ipotesi del suicidio non sarebbe mai riuscito a collegare Hiramune alla morte di Nabei.
'' Il carnefice che diventa vittima e la vittima che si fa giustizia da sola...''- borbottò Sakura.
'' Già.''- fece Shiratori -'' Non potrà dire di aver agito per difendere la propria vita... ma l'intenzione di uccidere da parte di Hiramune c'era. Il giudice sarà clemente.... e una volta scontata la pena, potrà cominciare una vita nuova.''
Sakura sorrise.
Non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe gioito per il fatto che un assassino avrebbe avuto una pena più mite... ma in quel caso ne era felice veramente.
D'altronde, era più sensato gioire per il fatto che Nabei avrebbe potuto ricominciare una nuova vita piuttosto che disperarsi per la perdita di uno spietato delinquente.
'' Beh.... allora... grazie. Di tutto.''- fece Sakura, spiazzandola.
'' E di cosa?''
'' Avevi promesso che l'avresti ritrovato... hai mantenuto la promessa...  e mi sei stato vicino quasi come un fratello...''
Shiratori distolse lo sguardo imbarazzato. Si sentiva in colpa per quanto era accaduto. Vero, non aveva puntato una pistola contro Nabei ordinandogli di portar via Takagi e di certo non aveva detto ad un idiota del SIT di premere il grilletto... e non aveva spinto Takagi davanti a Nabei.... però... c'erano state due o tre volte in cui aveva sperato che sparisse. Fino a due settimane prima, tutto quello che voleva era levarselo dalle scatole per poter finalmente avere campo libero con Miwako... aveva sperato tante volte che si togliesse di torno... ma non in quel modo. Aveva sperato che s'innamorasse di un'altra donna o che venisse trasferito in un'altra città...
E il destino alla fine lo aveva accontentato... solo per fargli scoprire quale gravissimo errore avesse compiuto...
Sakura aveva avuto ragione nel fargli quella domanda... '' Anche se non dovesse tornare, a te quanto importerebbe da uno a dieci?''. Certo, non avrebbe gioito per la morte di un collega ma forse... non era nemmeno quello per cui avrebbe pianto disperatamente per giorni.
Non era un pensiero onorevole... ma quando aveva toccato con mano che Miwako non era affatto la persona che aveva sempre creduto essere... avrebbe voluto scomparire ogni volta che Sakura lo guardava con quegli occhi pieni di paura e disperazione.
Da quel momento aveva deciso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare a quell'errore, che si risolvesse nel migliore dei modi o meno.
'' Ad ogni modo...''- fece Shiratori -'' Considerami al tuo servizio, per qualsiasi cosa.''
'' Ah davvero? Allora ti dispiacerebbe darmi un passaggio in ospedale?''
...
...
...
Non ci fu bisogno nemmeno di chiederlo.
Il tempo di manifestare quel desiderio e di fermarsi a casa del fratello per recuperare dei vestiti puliti, e l'ispettore l'accompagnò all'ospedale centrale di Beika, dove Takagi giaceva ancora in stato d'incoscienza dopo un'operazione particolarmente difficile.
'' Non correre così, rischi di farti male...''- fece Shiratori cercando di bloccare la ragazza che era scesa dall'auto mettendosi a correre come una scheggia.
Detto fatto.
'' Ouch!''- fece Sakura finendo per terra dopo essersi scontrata con una donna -'' Ahia che male...''
'' Oh santo cielo, scusami tanto...''- fece la signorina Kobayashi avvicinandosi alla ragazza per aiutarla a rimettere nella busta le camice pulite che erano finite per terra.
'' Ma si figuri...''- fece Sakura rimettendosi in piedi -'' E' stata colpa mia, non ho guardato quello che c'era di fronte a me e...''
'' Te l'avevo detto di non correre...''- fece Shiratori quando finalmente riuscì a raggiungere la sorella del collega per poi arrossire di colpo quando notò che la giovane era in compagnia della maestra di Conan e dei suoi amici -'' Signorina Kobayashi... che piacere rivederla... che cosa fa da queste parti, non si sente bene...''
La docente sorrise -'' No, stia tranquillo... i bambini mi hanno informato che il detective Takagi era stato operato d'urgenza così ho pensato di passare per vedere come stava.... so che l'operazione è andata bene.''
'' Si...'' - fece Sakura -'' Adesso stiamo solo aspettando che si riprenda... ma il peggio per fortuna è passato.''
La docente sospirò di sollievo -'' Mi fa piacere... non ti trattengo oltre. Va pure da lui.''
Sakura annuì e corse via.
'' Posso... posso offrirle un caffè?''- chiese Shiratori.
Sumiko annuì.
Poco dopo, davanti ad una tazza di caffè, al bar dell'ospedale, i due iniziarono a parlare del più e del meno.
'' Lei e l'agente Takagi... siete molto legati?''- fece la signorina Kobayashi.
Shiratori non potè fare a meno di dirle la verità.
'' Beh... mentirei se dicessi che non lo considero un ottimo agente, una brava persona ed un gran lavoratore...''- fece Shiratori -'' ma se è per questo non posso nemmeno dire che tra noi ci sia un gran feeling.''
'' Come mai?''- fece la docente.
'' Ecco...''- rispose il poliziotto -'' Anche se abbiamo sempre cercato di impedire alla questione di influire sul lavoro... abbiamo avuto non pochi problemi di convivenza civile a causa di una donna.''
'' Si tratta dell'agente Sato, vero?''- fece Sumiko -'' Ha detto ai medici di essere la sua fidanzata.''
Il poliziotto annuì.
'' E ha ragione. Per molto tempo, non ho fatto altro che considerarlo come se fosse il terzo incomodo... qualcuno o qualcosa mandato dal destino per impedire che io e lei potessimo stare assieme... come nelle storie d'amore vecchio stampo... malgrado tutto e tutti alla fine l'amore vince sempre... ma ho commesso un gravissimo errore di valutazione.''- fece  il poliziotto dandosi dell'idiota -'' L'ostacolo mandato dal destino... il cattivo della favola... non era lui. Ero io.''
Sumiko sobbalzò a quelle parole.
'' Per molto tempo, non ho fatto altro che mettergli i bastoni tra le ruote, volevo impedire a tutti i costi che le cose tra lui ed una nostra collega diventassero eccessivamente serie.... l'ho fatto perchè ero convinto che l'agente Sato fosse la donna che un giorno avrei dovuto sposare...''
'' Come, la donna che avrebbe dovuto sposare...? Non mi dirà che ha accettato un matrimonio combinato...''- fece la Kobayashi iniziando ad alterarsi un poco, un po' perchè non poteva credere che tuttora vi fossero ancora persone che combinavano i matrimoni e persone che accettavano passivamente la cosa come se si trattasse di dover cambiare disposizione dei mobili.... e un po' forse per paura e gelosia.
Shiratori sorrise -'' No.... quando ero ragazzino incontrai una ragazza che mi colpì moltissimo. Era bella, gentile e coraggiosa... era davvero una persona molto singolare, e da quel giorno mi è rimasta in mente.''
'' Ho capito...''- fece Sumiko -'' Ha creduto che quella bambina e l'agente Sato fossero la stessa persona...''
'' Già... mi sono lasciato ingannare perchè ho dato per scontato che con il suo coraggio ed il suo amore per la giustizia, non poteva essere diventata che un' agente di polizia...''- fece il poliziotto domandandosi dove stava scritto che una qualità non avrebbe permesso ad una persona che seguire una determinata strada.
Lui se la cavava egregiamente in cucina, ed era un grande appassionato di vini ed architettura, aveva una certa attitudine per il disegno architettonico... nulla gli avrebbe impedito di diventare un ottimo cuoco, uno stimato sommelier o persino un bravo architetto o in alternativa un bravo tecnico... ma aveva scelto una strada completamente diversa.
A mente lucida, non avrebbe mai '' decretato'' che la bambina dei suoi ricordi avrebbe dovuto essere per forza una rappresentante della legge... ma forse era stato più per il fatto che ormai disperava di poterla rivedere e per il fatto di non avere nulla in mano per poterla rintracciare.
'' Ma ho sbagliato. E... non ne vado per niente fiero, più di una volta ho sperato che sparisse dalla nostra vita...''- fece Shiratori con gli occhi bassi -'' Ma speravo solo che venisse trasferito in un' altra prefettura o che s'innamorasse di un'altra persona... ma mai, mai gli ho augurato una disgrazia.''
'' Lo so... ci credo.''- fece Sumiko -'' Alla fine... questa ragazza... l'ha ritrovata?''
Shiratori sorrise e mise una mano in tasca.
La ragazza impallidì nel vedere quello di cui si trattava.
Era una coroncina di fiori di carta, un po' spiegazzata, segno dei tanti anni passati ma poteva essere definita in ottime condizioni.
'' L'ho conservata per tutti questi anni, come un portafortuna.''- fece Shiratori.
''Oddio sei tu allora...''- fece Sumiko che ancora faticava a crederci. Il suo primo amore, che aveva sempre disperato di poter ritrovare, che ormai credeva sposato e con dei figli, felice con una famiglia... era lì. Davanti a lei. Che le stava dicendo che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che pensare a lei e che aveva sempre sperato di ritrovarla, un giorno non lontano.
Troppo bello per essere vero.
...
...
...
'' Sakura...''- fece Sato vedendo la ragazza entrare nella camera dove Takagi dormiva ormai da quasi un giorno.
'' Ciao... allora, dimmi, come sta?''- fece la giovane.
'' E' ancora privo di conoscenza.''- fece la poliziotta -'' L'infermiera dice che è normale... ma non riuscirò a stare bene finchè non lo sentirò parlare e non vedrò i suoi occhi aperti.''
'' Lo stesso vale per me.''- fece Sakura posando la busta con i vestiti puliti su una sedia -'' ma si riprenderà. Ha... ha superato di peggio. E ora merita di essere felice.''
'' Sakura...''
La giovane alzò una mano come per farle cenno di stare zitta -'' In questi giorni... ho avuto modo di conoscerti più da vicino... e ho capito perchè Taru si è innamorato di te. E lo appoggio.
Però so anche che hai il brutto vizio di tenere a distanza le persone che si getterebbero nelle fiamme dell'inferno per te, per proteggerle. Perciò, ecco come stanno le cose: io te lo lascio. Te lo affido. Ma se vengo a sapere che lo fai soffrire, ti assicuro... non ho paura di picchiare un poliziotto.''
Sata sorrise. Degna sorella di Takagi, non c'era che dire. Cerbiatti indifesi a vederli da fuori, ma in realtà combattevano come dei leoni.
'' Ti darò la mia posizione, in quel caso. Così ti risparmio la fatica di venirmi a cercare.''
Le due risero, e subito dopo sentirono il poliziotto mugulare e il fruscio delle coperte che si muovevano.
'' Takagi...''- fece Miwako avvicinandosi al letto.
'' Vado a cercare un dottore....''- fece Sakura correndo fuori dalla stanza.
---
---
'' Wataru....? Amore mio, ti prego svegliati... ce l'ha fatta... ancora uno sforzo e ci siamo.''- fece Sato tenendogli il viso tra le mani.
Il poliziotto mugolò di dolore prima di spalancare gli occhi.
Il sole era esploso in una stanza.
 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


- Ok... inspiri.... espiri.- ordinò il chirurgo che aveva operato Takagi.
Il poliziotto obbedì, seppur a fatica. La ferita pulsava dolorosamente ed ogni qualvolta che cercava di muoversi o qualunque movimento, volontario o meno lo faceva quasi urlare di dolore.
- Beh, che dire... sembra che vada tutto perfettamente... come si sente?-
- Mi fa un po' male il fianco....- fece Takagi - e mi sembra di aver preso un calcio da un mulo di due tonnellate.-
Il medico sorrise.
- Non faccio fatica a crederle... ha subito un intervento molto delicato mentre era febbricitante... ma ha reagito molto bene. Se ha la stessa forza durante la convalescenza, tra due settimane non avrà più bisogno di noi.- fece il dottore.
- Ottimo...- sorrise Takagi - senza offesa dottore, ma non ne posso quasi più di passare da una prigione all'altra e da un carceriere all'altro.-
- Non si preoccupi. La capisco.- fece il medico - Faccia il bravo, segua le istruzioni e potrà andare ovunque vorrà.-
- Bene...- fece Sato entrando - Perchè abbiamo un viaggio in programma.-
- Sato...- Takagi nel vederla arrossì di colpo. Sperò che sia il medico che la donna imputessero tale rossore alla febbre che non voleva ancora saperne di sparire.
Il medico li lasciò soli.
- Ciao...- fece Sato sedendosi vicino a lui - come stai?-
- Ora che sei qui, non sento quasi il dolore sai...- fece Takagi. La poliziotta lo abbracciò, quasi in lacrime.
- Mi sei mancato da morire...-
Il poliziotto ricambiò la stretta, malgrado bastasse questa a fargli un male cane - Anche tu... mi sono mancati i tuoi occhi... il tuo viso... mi appariva ogni volta che chiudevo gli occhi. E' stato questo a non farmi mollare, prima che Nabei decidesse di costituirsi.-
- Anch'io non ho fatto altro che sognare i tuoi occhi... questa bocca, queste mani... e ho avuto paura di non rivederti... che anche tu mi avresti lasciato sola...- fece Sato sfiorandolo mano a mano che le nominava.
- No. Questo mai.
Io non ti lascerò mai. Almeno sino a quando non mi dirai tu di sparire dalla tua vita.-
Ecco, questa sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. Erano passati pochi giorni tra la scomparsa di Takagi ed il suo ritrovamento, ma per lei erano stati dei secoli. L'idea di doverlo allontanare, anche solo per proteggerlo, stavolta le faceva salire i conati di vomito. Indipendentemente dal fatto che Sakura l'aveva minacciata di picchiarla se per caso il fratello avesse sofferto a causa sua.
- Io non voglio che tu te ne vada. Io voglio stare con te. Per sempre.- fece Sato carezzandogli il viso - Voglio svegliarmi accanto a te, tutte le mattine. Voglio essere in disaccordo con te per tinteggiare la cucina o su come sistemare il salotto.... non voglio un solo viaggio con te. Tutti i giorni liberi, ogni festa, ogni vacanza... io voglio te. Solo te. Per tutta la vita.-
Stavolta fu Takagi a prendere l'iniziativa e la baciò.
Poco importava se entrava qualcuno.
...
....
....
Come preannunciato dal medico, dopo due settimane il poliziotto fu dimesso. Subito, come promesso a Sato, i due decisero di partire per il centro termale fuori città. Solo loro due. E nessun altro. In fondo, Sakura poteva dirsi emancipata, oltre ad essere una persona seria e responsabile, non aveva certo bisogno di essere controllata in ogni dove, in qualunque momento ed aveva già messo a verbale la sua deposizione per il caso Hiramune, quindi la sua presenza era inutile.
Il sovrintendente e l'ispettore Megure avevano insistito quasi perchè si prendesse qualche giorno di ferie. E ciò non poteva renderlo più felice data l'intenzione di fare un viaggio con la sua Sato.
Stava appunto finendo di sistemare le ultime cose quando sentì suonare il campanello.
- Arrivo.- fece il poliziotto aprendo la porta per poi maledirsi nello stesso istante.
Shiratori.
Ci mancava solo lui, pensò il poliziotto. Certo, gli era grato per come si era comportato con sua sorella... Sato e Megure gli avevano riferito che era stato vicino a Sakura per quasi tutto il tempo, persino quando era sotto i ferri o ancora privo di sensi, che si era preso cura di lei proprio come un fratello maggiore... ma qualcosa gli diceva che non era una coincidenza vederlo sulla porta di casa alla vigilia del primo viaggio con Miwako.
- Ciao... passavo di qui e ho pensato di venire a vedere come stavi...- fece l'ispettore.
''Certo, come no'' pensò l'agente ''potevi avere un po' più di fantasia, Ninzaburo.''
- Bene... ancora un po' malconcio, ma sto bene.-
- Hai... in programma un viaggio...?- chiese Shiratori vedendo le valige.
- Sì...- tentennò Takagi maledicendo la sorte avversa che lo perseguitava e che faceva si che alla sua porta bussassero le persone meno indicate nei momenti meno indicati - mia zia ha un brutto raffreddore e...-
- Non mentire. So dove stai andando e so pure con chi.- fece Shiratori - Tu e Sato dovete partire assieme per una gita romantica, vero?-
- Senti...- fece Takagi.
- No. Tu ascolta me.- fece l'ispettore - Non sono venuto qui a spiarti o metterti i bastoni tra le ruote... dovevo parlarti di una cosa molto, molto importante.-
Takagi lo guardò stranito, ma poi gli offrì - Ti va un caffè?-
- Volentieri.-
Lo fece accomodare in cucina e preparò il caffè.
- Ti chiedo scusa, ma ho solo questo da offrire... per cause di forza maggiore non ho ancora fatto la spesa.- fece l'agente versandolo nelle tazze.
- Tranquillo...- fece Shiratori girandosi tra le mani la tazza con il caffè.
- Allora? Di cosa volevi parlarmi?- chiese l'agente.
- Non è una cosa semplice... e alla fine ho paura che tu mi odierai. E non avresti torto... insomma, io al tuo posto lo farei.-
- Che hai combinato, di preciso?- fece Takagi sempre meno certo di averci capito qualcosa.
- Ok. Te lo dico senza giri di parole: vent'anni fa, mi sono innamorato di una ragazzina. Avevamo entrambi poco più di otto anni... era una bimba davvero deliziosa, ed era anche piena di grinta, coraggiosa, ma anche dolce e sensibile. Fu per merito suo se decisi di arruolarmi in polizia.-
- Ok... e allora?-
- Allora... quando ho visto Miwako nella prima sezione ho pensato che  fosse un segnale dell'universo che ci urlava di stare assieme... ma ho commesso un errore. Molto stupido. E' per questo che... non mi sono comportato troppo bene con te.-
- Insomma mi stai dicendo che hai scambiato Sato per un'altra persona...- fece Takagi.
- Sì. E questa persona, che tu ci creda o no, è la copia esatta di Sato. Ci siamo ritrovati da pochissimo, ma per qualche strano miracolo... lei mi ha aspettato per vent'anni e mi ricambia di tutto.-
- E non ne sei felice?- fece Takagi che davvero non capiva lo sguardo mesto del collega. Aveva trovato una donna, anzi l'aveva ritrovata, una donna che aveva sempre amato e scoperto che per gli ultimi vent'anni non aveva fatto che amarlo e pensare a lui... e sembrava uno che aveva appena ricevuto un due di picche clamoroso.
- Certo... ma io mi vergogno.- spiegò l'ispettore - Per tutto quello che ti ho fatto passare, per le volte che ho sperato che tu andassi via, per il pressappochismo con cui ho trattato certe situazioni in cui avevi bisogno di aiuto... quando sei sparito per esempio, quasi non...- ricordava invece di come Takagi, quando lui era stato travolto da un'esplosione, fosse stato uno dei primi ad accorrere al suo fianco, per assicurarsi di come stesse, gli aveva persino tolto un pezzo di macchina dal torace per aiutarlo a respirare meglio, l'aveva trascinato via prima che la benzina prendese fuoco.
Anche allora erano rivali.
Con la differenza che lui non sapeva se si sarebbe fatto tanti scrupoli per aiutarlo.
- Forse io non merito il bene di nessuno...- fece l'ispettore.
- Non dire sciocchezze.- fece Takagi - Hai sbagliato. Come succede a decine di persone, in ogni parte del mondo. Tutti i giorni.- lo tranquillizzò l'agente più giovane - ma non tutte le persone che sbagliano, hanno l'umiltà di chinare la testa, ammetterlo e chiedere scusa.-
- Quindi... non ce l'hai con me?- fece Shiratori basito da quella reazione.
Takagi scosse la testa con un sorriso - Dovrei. Ma so che sei un uomo d'onore. Con un pessimo carattere, un po' troppo pieno di te, ma so che sei un brav'uomo. E poi, come faccio ad avercela con te, dopo che so come ti sei comportato con mia sorella?-
-Grazie...- e in un abbraccio quasi fraterno, tutto fu perdonato.
- Senti... a proposito di Sakura...- fece Takagi - Posso chiederti un favore?-
- Certo. Tutto quello che vuoi.- fece il poliziotto.
- Come sai, sto per partire con Sato per un breve fine settimana... so che non è tipo da farmi preoccupare, ma mi sentirei molto più tranquillo a sapere che ci sei tu con lei.-
- E' diventata quasi una sorella per me, non serve che tu me lo chieda.-
- Ah, giusto per mettere in chiaro due cose...- fece Takagi con un sorriso che andava dal sarcastico al minaccioso - Ti perdono, dimentico tutto, e salamecchi vari... ma se provi a fare il cascamorto con il mio bocciolo... ti farò avere bisogno del chirurgo plastico per il resto della tua vita.-
- Messaggio ricevuto.- fece l'ispettore alzando le mani in segno di resa.
...
...
...
- Allora mi raccomando...- fece Takagi abbracciando Sakura dopo aver caricato le ultime cose in macchina.
- Si, lo so.- fece la ragazza - Non fare tardi, telefona al minimo spostamento, non accettare niente dagli sconosciuti...-
- Sì. E per qualsiasi cosa, chiedi a Shiratori. Ok?- fece il poliziotto.
Sakura annuì - Va bene. Tu però rilassati e goditi la vacanza. Sato, mi raccomando...-
- Sta tranquilla.- sorrise la poliziotta - ci penso io a lui.-
Pochi minuti dopo, salirono in auto e Takagi mise in moto, pensando che non poteva esserci un finale più felice per quella storia. Era tornato a casa, vivo, dalle donne della sua vita.
Innamorato e ricambiato della creatura più meravigliosa di tutto l'universo.
I suoi carnefici avevano trovato un modo per essere felici: Shiratori si era fidanzato con la ragazza che aveva sempre amato ed avevano chiarito i loro dissapori e Nabei, grazie alla sua testimonianza e al fatto che aveva deciso di costituirsi si sarebbe fatto solo pochi anni di carcere, ed avrebbe avuto i permessi di lavoro.
Malgrado tutto, malgrado tutti... erano tornati alla vita, nel migliore dei modi.



Bene, con questo la storia si conclude. Sto pensando si sviluppare una rivisitazione degli episodi 681-683, con il personaggio di Sakura.
Grazie a tutti per aver letto e aver commentato

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