I due Principi

di queenjane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscenza ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** A Pesca ***
Capitolo 4: *** Snow ***
Capitolo 5: *** My life, like Yours ***
Capitolo 6: *** Moon ***
Capitolo 7: *** Parole e Nostalgia ***
Capitolo 8: *** Andres The Hero ***
Capitolo 9: *** Alessio Re del Tempo e del Sogno ***
Capitolo 10: *** Catherine and Andres (Passion) ***
Capitolo 11: *** The Marriage (Catherine) ***
Capitolo 12: *** Forever ***
Capitolo 13: *** Catherine & Aleksej ***
Capitolo 14: *** Aleksej Principe in attesa ***
Capitolo 15: *** Amore (Catherine) ***
Capitolo 16: *** Shadows ***
Capitolo 17: *** The Call ***
Capitolo 18: *** Intermezzo ***
Capitolo 19: *** New Storm ***
Capitolo 20: *** Radde rationem ***
Capitolo 21: *** Andres A Love Letter ***
Capitolo 22: *** Thunder (Catherine) ***
Capitolo 23: *** Happy End ***



Capitolo 1
*** Conoscenza ***


“Come vi chiamate?”

“Andres Fuentes, in russo Andrei"

“Avete un nome buffo”

“Mio padre era spagnolo, mia madre russa”

“ E che ci fate qui?” Andres fece appello a tutta la sua pazienza.
Il ragazzino petulante che gli si rivolgeva era il figlio dello zar di tutte le Russie, Nicola II, e si chiamava Alessio, alias zarevic e atamano di tutti i cosacchi e via dicendo. Nato nel 1904, a dieci anni dalle nozze tra Nicola e una tedesca, Alix von Hesse, dopo quattro figlie femmine, aveva una salute cagionevole.
Un eufemismo, il bambino era apparso ben di rado in pubblico, era sovente malato o indisposto, tanto che si vociferava che fosse epilettico, deforme o ritardato.

Per Andres, era normale, curioso e chiacchierone, sempre dietro agli adulti, almeno a giudicare da come gli si stava rivolgendo.

“Ci lavoro, il mio capo è il principe Rostov-Raulov” Ovvero un personaggio dai vari talenti, amico di gioventù di Nicola II, aveva fatto una strepitosa carriera nell’esercito, era membro della polizia segreta del regime, la terribile Ocharana, un Giano bifronte e Andres era tra i suoi migliori elementi, per non tacere del resto.

“ E che fate?”
“Di tutto un poco”  una cauta definizione, era un agente, un baro e una spia, un camaleonte, varie e poliedriche erano le definizioni che si prestavano, alcune gentili, altre meno, come per Rostov Raulov, R-R per gli amici.
Scapolo, libertino e gaudente, era di una spiccia saggezza, ben inserito, come la principessa Ella, sua sorella, la cui prima figlia, Catherine, alla francese era un intima amica delle figlie dello zar Nicola, specie della prima Olga.

Catherine. Quel nome, un palpito. Si concentrò sul ragazzino, domandandosi dove fossero le sue guardie del corpo, pardon infermieri che lo seguivano in ogni dove, due marinai che lo controllavano a vista, come due tate.
Mistero, magari li aveva seminati, non era di sua spettanza, e sarebbe stato idiota a trattare male il figlio dello zar. Poi, alla fine gli ricordava vagamente come era stato alla sua età, ansioso, teso e con grandi occhi.
“E ora?”

“Vado ad allenarmi ai bersagli, prego..” Andres rasentava il metro e novanta, aveva gli occhi verdi e quando voleva, aveva molto tatto, sapeva riconoscere la fame di attenzioni.   

“Vengo con voi”
Lo zar aveva assunto il comando delle truppe imperiali ed era a Mogilev,il quartier generale dell'esercito.

Il patriottismo più sfrenato aveva portato ad assaltare l’ambasciata tedesca della capitale, che mutò nome in Pietrogrado, molto più slavo,  ai concerti vennero espunti i musicisti come Bach e Beethoven, era stato abolito l’albero di Natale, che era una usanza teutonica.
Le ostilità erano iniziate il primo agosto 1914, ormai era trascorso un anno abbondante dal gioco di domino, un effetto catena delle alleanze e delle promesse
Una  guerra, rapida e vittoriosa, celere.
Doveva essere così.
Come no.

Erano cominciate le perdite, i lutti e i morti, mancavano le munizioni e i fucili, al principio del 1915 vi era tale carenza di cappotti, stivali e uniformi che i soldati erano costretti ad aspettare la caduta dei nemici per prendere le armi e  i cappotti e via dicendo.
Si parlava di corruzione e ammutinamento, di spie che ridicevano i piani, i primi a essere chiamati in causa la zarina e il suo starec innominato, ovvero Rasputin, lascivo, senza misura, spiato e che spiava.
Le truppe russe combattevano le forze della  Germania e dell’Austria Ungheria sul fronte orientale, patendo perdite immani.
Il generale Denikin, ritirandosi dalla Galizia, aveva scritto che l’artiglieria pesante spazzava via intere file di soldati, che i reggimenti erano finiti a colpi di baionette, che i ranghi dei soldati diminuivano e le pietre tombali si moltiplicavano. Chi sopravviveva, era a rischio per le infezioni  e chi non riportava lesioni fisiche aveva incubi duraturi.
Tra la primavera e l’estate del 1915, vi furono un milione e quattrocentomila tra morti e feriti, 976.000 i prigionieri.
E poi il 5 agosto era caduta Varsavia.
Ultimo omaggio della Grande Ritirata.
A quel punto lo zar aveva deciso di assumere il comando delle truppe, recandosi al quartiere generale di Mogilev, esautorando suo cugino, il granduca Nicola, già comandante supremo delle dette.
Un grave errore, che in caso di altre perdite, sarebbe stato associato ai disastri e, peggio ancora, lontano dalla capitale, la zarina avrebbe sparso i suoi malefici effetti, coadiuvata da Rasputin.
I tedeschi erano nemici, lei era la Nemka, l’infida, la tedesca, la spia di suo cugino Guglielmo, Kaiser di Germania.
Quella l’opinione accreditata, gli ambasciatori di Francia e Inghilterra avevano cercato di dissuadere Nicola II da quella determinazione, tutti i ministri del suo governo si erano dimessi per protesta e non era servito, che era lì.
Rasputin, che aveva combinato un altro dei suoi scandali, al ristorante Yar di Mosca, aveva importunato pesantemente un gruppo di donne, provocando una zuffa e, non contento, aveva urinato in pubblico. Alle rimostranze del gestore del locale, aveva ribattuto che era intoccabile, la vecchia (la zarina?) gli permetteva di fare tutto.
Pensava  a quelle cose,mentre il ragazzino lo seguiva.
Nel 1912 si era sentito male, lo davano per morto, ricordava i dispacci ufficiali, i giornali listati a lutto, poi si era ripreso, pareva per un telegramma consolatorio di Rasputin.
L’anno dopo avevano pubblicato un libro, "Behind the Veil of the Russian Court", asserendo che lo zarevic fosse malato di emofilia, morbo trasmesso dalla madre, che a sua volta lo aveva ereditato dalla propria genitrice, Alice, figlia della regina inglese Vittoria. Di sicuro erano emofiliaci due dei figli del re di Spagna, la cui moglie era una nipote della regina Vittoria.
La Corte dello Zar non aveva risposto, né in senso positivo o negativo a quella insinuazione.
Andres scrutò gli occhi azzurri dello zarevic, che ricambiò senza timore.
“Volete venire?”
“Sì.” Un soffio.
Che Dio sia con me, riflettè.
 

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Capitolo 2
*** Rabbia ***


“Andrej e poi? Il vostro patronimico, figlio di ..” Diceva Andrej alla russa, la versione spagnola era troppo esotica, strana.
“E’ leggermente impronunciabile in russo, Altezza. Mio padre si chiamava Xavier, mia madre, ripeto, russa non ha mai saputo traslitterarlo in modo adeguato.” Stava finendo di contare i passi, era stato fatto un campo di bersagli in cui esercitare la mira e voleva tenersi in allenamento.
Spettatore lo zarevic e si chiedeva in quanto tempo lo avrebbero trovato, di sicuro stavano impazzendo nella sua ricerca.
A pronunciare Fuentes si era impaperato meno, ricordava vagamente il francese.
 
 Era  nato sui Pirenei spagnoli, alla rocca di Ahumada, ultimo figlio di un principe e di una dama russa.
Aveva molti talenti, tra cui l’attitudine per le lingue e a vagabondare nelle terre di suo padre, con il fratello che lo precedeva, un altro cadetto come lui, Jaime, mentre l’erede trovava conforto nei riti e nella storia dei loro grandi antenati, come la loro sorella più grande, ironica, scanzonata e ribelle.
Sapeva fare trappole per i conigli con  i fili, scavare buche per catturare un ipotetico lupo, seguire le tracce di un daino come cercare di capire le parole straniere, si portava un libro di grammatica, fosse russo, come inglese o francese o tedesco nelle sessioni di pesca.
 
Crebbe solitario, come un titano, come un eroe, amava la solitudine e non aveva nessun timore apparente.
I suoi occhi erano verdi, come gli smeraldi che sua madre amava indossare, con il principe suo padre si erano conosciuti e innamorati e sposati nel giro di poco, lui la chiamava la sua piccola perla.
Verdi come le iridi di LEI, era il figlio minore, forse  il suo prediletto. Tranne che la donna era rimasta sempre una straniera, nostalgica della Russia e delle sue luci e dei lunghi inverni.
Le piaceva che Andres fosse senza timori, che amasse la caccia, trattenendosi spesso nel capanno a ciò adibito, anche lui era una fiera selvatica, che rifuggiva le sue tenerezze.
Poi se ne era andato, tranne che quella era una storia su cui non amava soffermarsi.
 
“ Piuttosto, procediamo così. E’ sempre utile fare un controllo e.. “
 
BUM!!
 
Centrò le lattine di metallo, che caddero rotolando.
 
“Lo fate sembrare facile” Come a dire, fatemi provare.  Pessimo, riflettè, se si fa male vado nei casini, se mi rifiuto vado nei casini uguale.
Lo zarevic era conscio del suo rango  di erede ed era spesso preda dell’arroganza.
Una volta, appurato che gli avrebbero obbedito, chiese agli appartenenti di un reggimento di cui era comandante onorario di buttarsi dentro una fontana, con uniformi e sciabola sguainata, venne obbedito  e ne rise fino alle lacrime.
Alle parate cui lo conduceva suo padre, urlava i suoi motteggi, “  Bravo, avanti così, ma cosa fai, i bottoni sono sghembi.”
Entrando talvolta nello studio dello zar, pretendeva che il ministro di turno si alzasse in piedi per salutarlo e, cortese, gli stringeva la mano.
Con lui ve la caverete male, asseriva ridendo Nicola quando si allontanava.
 
Per timore che, preda di un capriccio, si facesse male tirando un calcio a un mobile come tutti i  bambini normali, nessuno lo riprendeva, così che il fanciullo faceva tutto a modo suo, con il risultato che divenne recalcitrante e maleducato, viziato oltre ogni dire e obbediva solo a suo padre.
 
Andres aveva sentito quelle voci, quindi era messo male.
“Dipende. Questione di allenamento .. Ecco, se volete provare a tenere in mano la pistola e a vedere l’effetto, vi avviso che ho finito le pallottole. E credo che vi stiano cercando”
Comparve un marinaio infermiere e Andres fu lieto di squagliarsela.


 
“Oggi vi sono fischiate le orecchie, Andres?” Il principe Rostov-Raulov lo scrutava, indefinito. Pessimo segno quando gli dava del voi.
“Non troppo, anzi no, ma da questa battuta deduco che oggi a pranzo sono stato oggetto di conversazione”
“Già, lo zar si è giustamente arrabbiato, che suo figlio vada in giro senza le sue tate, pardon marinai, ci credo che evada alla prima, che anche io farei così, chiariamo, ma soprattutto era curioso di avere dettagli di questo Andrej senza patronimico, che diamine ci faccio con uno spagnolo, che si porta dietro un ragazzino a sparare ai bersagli..”
“Mi si è appiccicato dietro, alla fine se nessuno gli nega nulla tranne suo padre, fatto noto, che mi dovevo inventare? E non sono idiota, non l’ho fatto sparare”
“Giusto, sempre bene non contrariare un Romanov, anche di undici anni. Che mi ha chiesto dove ti avessi trovato, pardon scovato, quella peste non sa stare a tavola, si alza di continuo, ti fa entrare il mal di testa, definirlo viziato e' un eufemismo”
“E.. ?”
“Sì, ho raccontato. Non che ero caduto nella buca che tu e Jaime avevate scavato, sa il Signore se avete mai preso un lupo, giusto io sono infilato nel vostro fosso, tanto è..”
“Che fondatore dei Rostov-Raulov, Felipe,il vostro capostipite, veniva dalla Spagna, come noto, e che voi cercavate testimonianze, per scrivere un libro che non ha ancora visto la luce. E siete venuto a Ahumada a trovare documenti. Don Xavier dei Fuentes vi ha accolto con piacere e siete stato suo ospite. “
“E’ una battuta, Andres, sono stato io  a cadere come un allocco.. Comunque, senza farla troppo lunga, ti sei trovato un nuovo passatempo.”
“NO..
“Sì, gli sei rimasto simpatico.  Comunque, sarà un rompiscatole, viziato e via dicendo” La voce era bassa, appena un sussurro” Ma sai del libro, quello che dice che abbia l’emofilia. Vero o meno, è spesso ammalato ed è un bambino fragile.”
“Ho capito, non avete niente di meglio da assegnarmi. O di più importante”
“Andres, hai fatto l’impossibile nei tuoi ingaggi, venendone fuori senza fallo, e ti sta pensiero lo zarevic?”
“Sì.” Affermazione che valse le sonore risate del principe.
 
Per Alessio, le emorragie articolari erano le peggiori, i nervi erano compressi, con dolori atroci e solo la morfina avrebbe attenuato gli spasmi.
Tuttavia i medici, per evitare dipendenze, non la somministravano, così che il suo unico rimedio era svenire per fuggire dal dolore.
Il sangue corrodeva le ossa, i tessuti e le cartilagini, tanto da fare assumere agli arti posizioni contorte, con angoli innaturali, che scemata la crisi,  era poi costretto a letto per settimane e a usare apparecchi ortopedici per correggere la situazione.
Pur sorvegliato a vista, trovava sempre una via di fuga e si feriva spesso, con esiti quasi estremi.
Per paradosso, sfidava la malattia, il suo carattere vivace mal sopportava i limiti imposti dalla sua condizione.
Quando stava bene, non si differenziava dai ragazzi della sua età, vivace, allegro, giocherellone. 
 Irrompeva nella classe delle sorelle e faceva un chiasso inenarrabile fino a quando non lo trascinavano via. Avrebbe voluto andare a cavallo, giocare a tennis, pattinare, ma quelle attività gli erano precluse che troppo pericolose.
Posso giocare a tennis con le mie sorelle?”
“No caro, sai che non puoi”
“Posso pattinare?”
“No, Alessio, è troppo pericoloso”
“Montare a cavallo?”
“NO. Gli urti potrebbero farti male”
“Perché gli altri ragazzi possono fare tutto e io niente
?” Quello era un tipico dialogo con sua madre, la zarina, con poche variazioni.
Scoppiava in un pianto amaro, di rabbia,a nulla valeva che fosse amato, coccolato e viziato, con una stanza piena di giocattoli costosi, mancandogli la salute
 

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Capitolo 3
*** A Pesca ***


Infine Andres era approdato a una conclusione di cosa fare, sperando di non trovare troppi guai.
Meno aveva a che spartire con i bambini, meglio era, tranne che ora si ritrovava a rivestire l’inopinato ruolo di bambinaia, il sollievo che aveva scorto sul viso del marinaio nell’appiopargli lo zarevic, subito celato, era palese, per qualche ora si sarebbe “svagato”lui.
“Che facciamo?”
“Andiamo a pesca, mi hanno detto che in quest’angolo il pesce abbonda, che c’è?”
“Non l’ho mai fatto” era una splendida giornata di fine settembre, il caldo, seppure scemato, consentiva di stare con agio all’aperto.
“Altezza Imperiale, scopo è aspettare e vedere di prendere qualcosa, ma in silenzio”Lo stava rintronando di domande sulle esche e le canne, a lanciare la lenza si era ingarbugliato ma tanto era.
“Se parlo, i pesci scappano”
“Sì, è così”
“E quindi, dato che a voi piace pescare, come occupate il tempo in .. SILENZIO?”
“Rifletto sui i miei casi, osservo il cielo e via così”
“Piace anche a me, penso tante cose e guardo l’estate. Potrei farlo ora”
Gracias a Dios..
“E se non prendiamo nulla tra mezz’ora?”Lo aveva pensato troppo presto.
“Potremmo vedere che animali vi sono nei dintorni, vedere le tracce. Ecco, qui vicino è passato un coniglio, “Indicò un ciuffo d’erba con una pallottola di peli grigi e le orme.
“Ah.. Mio padre è un grande cacciatore, ogni stagione abbatte migliaia di uccelli e cervi” Incassò la lingua tra i denti, a R-R veniva l’emicrania a sentirlo cicalare, a lui una rispostaccia.  Lo zar millantava di essere un cacciatore di primo rango, in una stagione di caccia aveva annotato sui suoi registri di avere abbattuto 1400 fagiani, ipotesi che gli pareva abbastanza ardua, tanto era, di sicuro aveva molta pazienza.  Comunque, in linea generale, più stava lontano dai bambini e meglio era, aveva i suoi motivi, ragioni profonde e segrete, in cui lo zarevic non entrava.
Lo scrutò, in tralice, aveva i capelli castani,   i lineamenti cesellati e grandi occhi chiari, mutevoli, con sfumature di zaffiro e indaco.
Era davvero un bel bambino, comunque, alto per avere 11 anni, pur  se molto magro, prometteva di diventare molto alto, come il nonno paterno,Alessandro III, che era stato alto quasi un metro e novanta, mentre lo zar era appena 1 e 72, cose così, avendo ereditato la delicata struttura materna.  Sì, a tempo debito, sarebbe diventato molto bello e apprezzato dalle donne.  
“Andrej. EHILA’.. credo che abbiamo preso qualcosa, la lenza è TESA”
“ANDREJ..”
Il bottino furono tre trote, annotò Fuentes, per un novizio andava più che bene, rilevò tra sé, strizzando la camicia. Era a torso nudo e lo zarevic lo fissava, che aveva di strano?
Ah i tatuaggi ..
Nel 1903 Andres scorrazzava tra Corea e Manciuria, per dei report per Rostov-Raulov, circa le effettive condizioni del territorio, i collegamenti e quanto altro. Alla fine aveva riferito che definire schifosi i trasporti sul fronte russo era un eufemismo, a prescindere dalla Transiberiana, che Port Arthur e gli altri avamposti russi erano un colabrodo, che se vi fosse stata una guerra, come appariva probabile, che fosse rapida, in denegata ipotesi sarebbe stato uno stillicidio. E le ostilità erano scoppiate, con perdite immense per la Russia e una sonora sconfitta, dopo l’attacco a sorpresa del Giappone nel 1904. Si era sentito una specie di Cassandra, anche se non aveva colpe.
 
Comunque, a Port Arthur, da un tatuatore nipponico che era in loco, si era fatto incidere i tatuaggi di cui sopra, per non dimenticare. Le incisioni erano state dolorose, ma ben più sopportabili del dolore che si portava dentro, era andato via dalla Spagna per non impazzire.
Alessio osservava, per sua conoscenza solo i marinai si tatuavano, sirene, croci, iniziali, mentre sul braccio sinistro di Andres vi era un leone rampante, che reggeva tra le zampe una rosa, di  foggia squisita, sul destro sorgeva una torre, con una conchiglia alla base.
“Perché li avete fatti”
“Per non dimenticare da dove vengo, sono i simboli araldici della mia casata, i Fuentes, ”
“Ah.”Tacque un paio di momenti, poi diventò serissimo. “Perché ve ne siete andato? Ho controllato sulla carta geografica, la Spagna è lontana da qui”
Aveva lasciato Ahumada a fine 1901, accogliendo l’invito di R-R, che cercava sempre nuovi elementi, ritornando solo due volte, nel 1905, per le nozze di sua sorella e l’anno successivo per le celebrazioni decennali, di commemorazione in onore di sua madre. Evitando suo fratello Enrique, con cura, il principe Xavier, loro padre, sapeva di non pretendere molto altro, visti gli eventi. Aveva messo in mezzo quasi un continente ed un esilio semi volontario, una scelta definitiva, senza ritorno, come quella di Jaime di diventare sacerdote. Il matrimonio di Marianna con il marchese di Cepeuda era stato d’amore, ma anche la figlia viveva lontana. Erano rimasti lui e Enrique. E Xavier sapeva che, alla sua morte, solo Andres sarebbe stato degno di essere il suo erede, principe di Fuentes, conte di Sierra Morena, Signore di Ahumada y la Cruz. Il cadetto, il migliore, Dio si divertiva a giocare a dadi, a invertite posizioni di nascita sarebbe stato diverso.
“A volte, andare via è il solo modo” Si mise la giacca e raccolse i pesci. “Andiamo, credo sia ora di rientrare”
"Vero. E..domani.."
"Non ho scampo, vero?"
"Non credo. " Tese una mano e prese quella libera di Andres mentre si incamminavano.
"Ora andiamo"
"Avete le mani fredde"
"Certo"
 

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Capitolo 4
*** Snow ***


“La torre e la conchiglia sono per ricordare come la rocca di Ahumada fosse sulla via dei pellegrini che andavano a Santiago di Compostela, un santuario che sorge sul mare Oceano”Andres indicò i punti sulla mappa.
“I Fuentes offrivano protezione, allora” disse Alessio, interessato oltre ogni dire, Andrej sapeva un sacco di nozioni, ma non era pedante come i suoi precettori, non lo asfissiava a vista come i suoi marinai infermieri, sapeva che ogni urto poteva essere un trauma, ma voleva essere libero, nonostante o soprattutto per la malattia. E Andres lo trattava con deferenza, senza indulgere in servilismo o  lodi eccessive o severità, era passato a trovarlo, suo padre aveva un colloquio con il principe R-R, lui dietro.
Andres aveva sorriso nel vederlo, un rapido e candido bagliore dei denti, poi lo aveva fatto avvicinare alla scrivania piena di fogli e mappe, gli aveva fatto vedere dove sorgeva il castello.
“Giusto, il primo nucleo del castello fu una torre, la costruirono dopo il 732, quando Carlo Martello sconfisse gli Arabi” Lo zarevic taceva, per non fare la figura del somaro, dopo sarebbe andato a guardare, decise” Vi annoio?”
“No, continuiamo. E la conchiglia?”
“Uno dei simboli dei pellegrini” Lo zarevic amava le storie, adorava quelle che narrava Catherine, amica di sua sorella Olga,  che miscelava leggende, miti e sua fantasia in modo stupendo, anche Andrej non era male, lui raccontava quella che aveva vissuto fin da piccolo.
“E il leone e la rosa?”
 Uno  dei primi Fuentes era tra i compagni di Carlo Martello. Ottenuto il titolo di marchesi, avevano vegliato sui confini, in tempi di pace e di guerra, vigilando contro gli Arabi e onorando i re spagnoli.
 Erano a Granada ai tempi della reconquista, un Fuentes era salpato con Cortes alla conquista del Sud America.
Viaggiatori, diplomatici, uomini di chiesa, politici, erano stati finanche vicerè del Perù e di Milano, quando sull’impero di Spagna non tramontava il sole.
Marchesi poi divenuti principi per avere combattuto contro Napoleone, il re Borbone, reinsediato sul trono dopo il congresso di Vienna, aveva concesso quella ascesa per la fedeltà che avevano sempre dimostrato alla casa reale.
“Per le battaglie, la rosa per indicare bellezza e misericordia, che il mondo non è solo guerra, come sostiene Xavier Fuentes, attuale principe, nonché mio padre”
“Interessante, davvero, da marchesi a principi. Ma anche la storia dei Romanov non è male”
“Non ne dubito affatto. “
“ANDREJ, non dovete prendermi in giro” Poi”Avete fratelli?”
“Sì, Marianna, sposata con il marchese di Cepeuda, Enrique e Jaime, sacerdote cattolico, io sono l’ultimo, un cadetto e questo è quanto.” Secco.
“Sarà, però siete sempre un principe” lo zarevic non lo sommerse di domande su quel punto specifico, aveva compreso che non era il caso, aveva detto Enrique come chi sputa un dente guasto dalla bocca.
“Altezza, io domani vado via per un incarico, rientro intorno a Natale.”
“Va bene” Gli fece il saluto militare, in fondo era la guerra, tanti partivano e molti non tornavano.
E gli sarebbe mancato.
 
E bravi i miei ragazzi, riflettè nelle settimane successive Rostv-Raulov, appurando che l’ingaggio era andato a buon fine e che se Catherine non cambiava idea potevano fare molto e molto altro.
Cat, si concesse il nomignolo privato usato da Olga Romanov, aveva fatto cantare un bolscevico in esilio, tale LP, di come la Germania voleva minare il potere offrendo aiuti e finanziamenti capillari ai bolscevichi, una rete capillare e clandestina, dopo il 1905 non si erano arresi.
La rivoluzione avanzava, se la guerra non finiva sarebbe stato un casino senza precedenti, lo Zar era fatalista, si considerava Giobbe, mentre Catherine da principessa, dopo le sue tragedie, un tributo degli dei della guerra, si era  improvvisata agente, una spia, un membro della polizia segreta per fare qualche cosa.  
 
La situazione era ingarbugliata come poche, RR temeva che se la guerra fosse andata avanti sarebbe stato un disastro. Alle volte si sentiva impotente, inutile, allora era meglio Catherine che combatteva in senso lato e cercava le sue vendette che quel coacervo.
Il lupo dello Zar, la tempesta.
 
Stupido, o forse no, comunque anonimi donatori  tedeschi finanziarono gli ospedali russi, LP, un idiota perso nel suo piacere, venne arrestato alla frontiera, così  confermando la fiducia accordata.
Lei e Fuentes erano i migliori, nonostante o forse per le loro tragedie private.
 
 
Aveva preso un colpo di freddo visitando le truppe, starnutendo così forte da avere una violenta emorragia al naso,un raffreddore troppo potente, che il chirurgo imperiale voleva parlare con il sovrano, somma urgenza, pur sapendo che era oberato di lavoro, che si prospettava una grave crisi.
Sia Catherine che Andres corsero dietro al sovrano, erano rientrati da un ingaggio, stilavano i loro report quando era stato avvisato.
“Tienilo calmo” Risposero con un cenno della testa.  Lo zar si allontanava, non sopportava a lungo i gemiti di Alessio,come al solito, Andres lo seguì per chiedere istruzioni, i suoi occhi verdi avevano incrociato quelli di Catherine per un breve istante.
Era appoggiata contro il grande divano, la schiena di Alessio contro il torace, lo teneva tra le braccia, la testa che quasi sfiorava la sua, le ciocche castane mescolate, ogni tanto le toccava il polso.
I chirurghi imperiali avevano cauterizzato la narice, un processo doloroso, senza guardare chi lo teneva tra le braccia, cambiando le bende quando si impregnavano di sangue, uno valeva l’altro, bastava tenere calmo il regale paziente.
Stanchezza e pena e rabbia.
 “Deve stare su che da sdraiato rischia una maggiore emorragia” Nicola aveva mandato un telegramma a sua moglie, che stava volando alla Stavka, reputando sul momento più prudente non farlo muovere in treno per riportarlo alla capitale.  Mancava una settimana a Natale. La nascita del Salvatore, ma cosa festeggiare se l’erede di tutte le Russie fosse morto,  un pensiero blasfemo, ma cosa raccattare in quei momenti.
“Sei incredibile, lupo”
“In genere sostieni che sono una scocciatura”
“Siamo una buona squadra e sì, ti ho fatto un complimento. “
 “Raccontami di Ahumada e di quando cacciavi i lupi, e di come hai catturato mio zio, o quasi” la voce di Catherine, mentre stringeva Alessio, osservando che le bende erano candide da almeno sei minuti, vigile, non parlava ma li ascoltava
Andres sbuffò. “Ahumada, il castello sui Pirenei,la mia casa e', circondata da boschi e foreste. Nel fitto del bosco, si dava per certo che vi fossero dei lupi. Avevo tredici anni e stavo fuori con ogni tempo, alla peggio dormivo in un capanno di caccia e scavavo buche,mi davo  da fare nello scavare una trappola che poi ricoprivo d’erba e terra,  e facevo passeggiate e giri di ricognizione, con il mio fratello più grande Jaime. Ci divertivamo anche a pescare ad un torrente, facevamo trappole per conigli .. I due vagabondi, ci appellavano al castello, mio padre da un lato ne rideva, dall’altro non sapeva che farsene di due teste matte come noi due. Comunque,  doveva venire un ospite e io e Jaime eravamo latitanti nel bosco..Catherine, cazzo, sanguina di nuovo.. ”
Sospese il racconto, mentre rientravano i chirurghi, le bende erano di nuove intrise di sangue.
Cauterizzarono, Andres, immobile, in un angolo, le dita di Alessio contro il polso della ragazza, una stretta così forte da lasciare il segno, sussultava per il dolore, appena un gemito rivelava il grado della sofferenza . Sentiva i mormorii, il nuovo marinaio infermiere, sul serio i loro i travestimenti erano ben fatti e poi li lasciarono soli, avevano riscontrato che tante persone agitavano Alessio.
 “Racconta Andres” che avrebbe dato il mondo per non vederlo in quelle condizioni.
“Rostov Raulov era venuto in Spagna per un libro di memorie, sul vostro capostipite., Felipe, mio padre Xavier dei Fuentes lo accolse e lo invitò a fare un giro. Il principe cadde nel fosso.. Passeggiava nei boschi e finì come un allocco nella mia trappola. Poi gli sono rimasto simpatico..Lasciamo perdere”
 “E andiamo con le storie dei Fuentes e dei pirati, queste so, non ho grande inventiva, che spetta a te, cara mia ”
“…”
 “Alessio, ascolta, la tua mamma sta arrivando. Probabilmente non rimarrai qui alla Stavka, tornerai al Palazzo di Alessandro, a casa” Le parole scorrevano piano,  la gola roca”Per la convalescenza. Io non mi posso far vedere, lo sai, per le coperture. Non ti agitare, ascoltami. Torno a Pietrogrado, non ti lascio, cerco di fare pace con Olga, va bene, ma tra poco vado via, sono qui ma.. “ Lo aveva spostato sul braccio sinistro, tenendolo con l’altro, il bambino con una fatica immane le  sfiorò una guancia, l’unico segno di colore che aveva sul viso erano le mezzelune viola sotto gli occhi” Va bene, sto zitta, qualcosa ci inventiamo, piccolo principe.” Sbatté le palpebre due volte, come a dire no. Non capiva. Tamburellò le dita sulla  guancia e la toccò. Era salata di lacrime. “Non devo piangere, va bene. Hai ragione, non me ne ero proprio accorta” Per discrezione, Andres aveva voltato le spalle, osservava con interesse la tappezzeria del muro.
Aspettò che si ricomponesse,  riuscì a tirare fuori un sorriso poi scambiarono la posizione.
“Io vado, ragazzi. A presto. Ciao Alessio, ciao Andres” si perse a asciugare la fronte a Alessio, era madida di sudore, come la gola, gli sfiorò la gola, la carotide batteva sotto le dita, in affanno, ma stava un poco meglio, non aveva la febbre troppo alta.
 
“La chiamo lupo perché è agile e scattante come quella fiera, ha un fondo indomabile, selvatico. Non che sia sempre simpatica o altro, ..”Andres parlava piano in russo, sia lui che Alessio fissavano la porta dove era sparita Catherine con un vassoio tra le mani, a breve sarebbe arrivata la zarina e il rischio di fare saltare le coperture era troppo elevato.
Nell’aria restava una traccia del suo profumo, leggera come una scia, arancia amara, sudore e lavanda, annotò Andres “Una volta ha indicato la zuccheriera, per il caffè, invece vi era dentro il sale. È a modo suo, molto, lo sapete meglio di me, una grande solitaria”
Alessio sbattè due volte le palpebre, in segno di diniego” NO? Sa stare da sola, vi è differenza, avete ragione, se può mantiene sempre la sua parola. Anzi, la mantiene sempre, come noi Fuentes, in fondo come me discende da una schiatta di combattenti. Ne riparliamo, certo, cercate di stare bene, quando avrete fiato, mi mancano le vostre chiacchiere incessanti, Altezza Imperiale, a presto”Bussarono alla porta, era lo Zar o chi per lui, Andres toccò la mano del ragazzino, una breve stretta.
“..”
“ A presto, Maestà, Altezza Imperiale” Si erse in tutta la sua statura, scattò sull’attenti, il saluto militare, in fondo quel bambino era un soldato, che combatteva le sue battaglie, e se ne andò.
“Sbagliate, piccolo principe, come vi chiama Catherine, lei come me è una grande solitaria, un lupo,sa amare ma teme che chiunque ami andrà incontro alla rovina..” sussurrò piano, parlando per sé e tra sé.
Se suo figlio fosse sopravvissuto sarebbe stato appena più grande dello zarevic, era  nato nel 1901.
Lo aveva chiamato Xavier, come aveva deciso con Isabel,come il principe suo padre, Xavier dei Fuentes, che riposava accanto a  sua madre e alla nonna paterna, nella cappella di famiglia dei Fuentes.
Fino alla fine del mondo.
Quella sera, dopo così tanto tempo che nemmeno lo ricordava, entrò in una chiesa e accese una candela.
“Pater Nostrum.. “
 E la neve cadeva sul mondo.
 

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Capitolo 5
*** My life, like Yours ***


Nel novembre 1915, lo Zar aveva passato in rivista le truppe del Generale Tcherbatchev. Dopo la  cerimonia, il sovrano desiderando conoscere le perdite sofferte dalle truppe chiese ai comandanti di ordinare ai tutti gli uomini che avevano combattuto fin dal principio delle ostilità di alzare le mani
L’ordine venne impartito ma solo poche braccia si alzarono rispetto a centinaia di teste, in intere compagnie non si alzò neanche un pollice.
 L’episodio fece una grande impressione a Alessio, per la prima volta realizzava gli orrori della guerra in modo così crudo e diretto.
Tanti  partivano, magari pochi tornavano rifletteva nel mese di gennaio 1916, mentre Catherine, la prediletta amica di Olga, la sua principessa cantastorie (quando era a Spala, mezzo moribondo se non morituro per un urto ricordava come si fosse prodigata, raccontando le gesta del grande eroe Achille) passava a salutarlo, una breve sosta, anche Andres lo era passato a trovare.
Con la scusa di avere portato dei report a Nicola II, che li doveva studiare per dare subito una risposta, Andrej aveva passato del tempo con lui, raccontandogli buffi episodi, rispondendo alle sue domande più svagate, omettendo di rilevare quanto ancora apparisse magro e fragile dopo il recente attacco di emofilia.
“Così partite presto”
“Sì, voi pensate a rimettervi, al Quartiere Generale si sente la vostra mancanza”
“Anche delle mie chiacchiere e di quando faccio le osservazioni se qualche divisa non è in ordine?”
“Anche. Siete il nostro portafortuna, in un certo senso”Alessio sorrise, osservando che Andres vestiva l’uniforme degli ussari a cavallo, perfetto e senza affanni.
“Ci credo. Solo una cosa..state attento”
“Certo. Un soldato fa così”Aveva sollevato un soldatino di piombo che il bambino aveva portato con sé per giocare. “E questo? Mi pare dell’esercito spagnolo” La Spagna era rimasta neutrale, fino ad allora, saggia mossa, nulla impediva che avrebbe partecipato.
“Sì” Andrej gli aveva stretto la mano, come un ragazzo grande, quello che gli piaceva , in fondo, era come lo trattasse in modo normale, come una persona, non come un malato o un bambino piccolo, come faceva sua madre.

Nelle lunghe settimane di convalescenza, aveva ripreso a studiare il più possibile, appassionandosi  alla storia e  alla geografia, in particolare, come a migliorare nell’uso di inglese e francese.
Le sue maniere divennero più posate, bizze e capricci meno frequenti.


Aspettava la primavera per tornare al Quartiere Generale, mentre lo Zar continuava con i suoi peripli, le perdite erano state ripianate grazie alle riserve e il 1916 prometteva di essere fulgido, vittorioso.
 
Andres appoggiò la schiena al tronco dell’albero, godendosi il semplice piacere della stagione, il tepore del sole sul viso, dopo i peripli degli ingaggi compiuti con Catherine nel corso di quel lungo inverno. Era mancato poco che fossero morti, altro che stare attenti, cercò di non pensarci, non troppo almeno, gustando la delizia di quei momenti sospesi.
“Gli farà piacere?”Alessio girò il viso contro la spalla della ragazza, parlando sottovoce. Catherine gli passò le braccia intorno alla vita, accoccolata sui talloni, gli sguardi erano allo stesso livello, quelli di lei scuri, come miele, quelli dello zarevic di un limpido color zaffiro, il sole accendeva le ciocche castane di entrambi di riflessi color mogano..
“ Certo, sarà contento. Che sei diventato timido tutto insieme?” sorrise, senza rispondere, con lei era in confidenza, da sempre, la adorava anche se ora portava i capelli corti come quelli di un paggio irriverente, vestita da ragazzo (.. diciamo che sono un soldato, Alessio, se ne è mai visto uno con la  gonna e il busto?).
“Vai . Perché scuoti la testa, avesse mai mangiato bambini.. Eh.. ottima strategia”
 
Andres percepì la mani di Catherine davanti agli occhi, le conosceva bene, quindi si prestò al gioco, badando a restare fermo, come se dormisse, poi sentì una piccola risatina e un altro paio di palmi, una misura più piccola, che provvide a bloccare.
“Chi è?” Elencò una serie di nomi, dicendo infine che si arrendeva.
“Sono IO!”
“Io chi?! Magari lo zarevic?”
“Certo..”  e via con una risata. Il bambino gli buttò le braccia al collo.
 Lo zar e R-R osservavano, in disparte.  Commossi, una piccola parentesi di serenità, quindi Nicola II, che si fidava di Catherine come di sé stesso, decise di tornare indietro, Alessio meritava di stare tranquillo con loro, senza affanni o guardie.
 
My  life has been like Yours, in a certain way” Andres  usò l’inglese, la mia vita è stata come la vostra, in un certo senso. “ Games and rules.. Some fancy, not only duties” Giochi e regole, del divertimento, non solo doveri.
“Sì, ma .. Ci siamo divertiti” lo aveva riportato a pesca, pro forma, che tanto non avrebbero preso nulla, era in vena di chiacchiere. Di sicuro lui non aveva giocato con un erede al trono, Catherine era un discorso a parte.

“ Ieri vi è caduto questo, alla fine dovevo andarmene e te lo restituisco oggi” Estrasse un piccolo portafoglio di cuoio, logoro per l’uso, ove era incisa una A, in alfabeto latino. Andres si toccò il collo, il medaglione era sempre là.
“Lo hai aperto?” Era scivolato al Tu senza badarvi, per lo sorpresa e lo sgomento.
“No. Fidati..Anche se ero curioso. Posso?“
“Tanto non vi sarebbe nulla di male, guarda pure, ma se fai delle domande le risposte potrebbero non piacerti. Vado?”  Un cenno di assenso e lo aprì, estraendo il frammento di una conchiglia, scheggiata, e una foto, il contenuto era quello.

Alessio osservò un giovane Andres, portava la barba, tranne che si vedeva che era un ragazzo, che giocava a fare l’uomo, come succede ai ragazzi quando sono giovani,  accanto a lui una splendida fanciulla, la cui testa gli giungeva appena alla spalla, dai chiari capelli, per quanto si intuiva, con lineamenti regolari e armoniosi. Si tenevano sottobraccio, intimi, teneri e sorridenti.
“ E’ molto carina, come si chiama?”
“Isabel. Mia moglie”.
 

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Capitolo 6
*** Moon ***


Era una parentesi, per ragioni inespresse Andres sapeva che lo Zar si fidava di Catherine e, per l’effetto di lui, affidando quanto aveva di più caro al mondo, ovvero il suo erede.
Lui e la ragazza avevano preso il  il ruolo ufficioso di “guardiani” dello zarevic, facendo spedizioni in ogni dove al Quartier Generale e nelle campagne circostanti.
Se doveva regnare, bene che vedesse come era la vita fuori dalle cancellate dorate della Corte, lo Zar ne aveva convenuto e il ragazzino risplendeva. Dopo, quando il suo mondo era ridotto a una stanza e a un letto, con finestre sbarrate poteva ricorrere alla memoria e sognare di essere altrove, sollevandosi dal  dolore e dalla noia .
D’altronde, aveva promesso di obbedire in tutto e per tutto, almeno a Catherine, (notiamo la diplomazia e la scappatoia, rideva Andres tra sè), di non fare capricci, non contestare, che se gli succedeva qualcosa lui, Fuentes finiva impiccato o fucilato, Catherine in convento, o viceversa.  
Non che ci contasse molto, sulla cieca obbedienza, salvo ricredersi, era cresciuto e maturato, gli veniva chiesto di dare retta e, se fuori, di non scappare, avvisare quando era stanco.
Agili e snelli, i narcisi svettavano fieri sui prati, araldi della primavera e lui non era da meno.
Segreto più, segreto meno, perché no?
Una manciata di occasioni, che si perdevano nelle trame del tempo, tesori perduti.
Immagini, frammenti, ricordi.
I treni lo affascinavano, non si stancava di chiedere il funzionamento e osservava binari e traversine e bulloni, domandando agli addetti ai lavori questo e quello.
La concentrazione con cui osservava un filo d’erba, una lumaca,  passando alle margherite.
 
Sia lui che Catherine cercavano di trattarlo come un ragazzino normale, ma era dura non cedere all’ansia, rammentava anche troppo bene la crisi di emofilia a cui aveva assistito nel dicembre precedente.
“Lui sarà il vostro erede, il vostro successore. Il più tardi possibile, mi auguro” Semplici, potenti, parole rivolte allo Zar. “Dovrà sapere sparare e cavalcare, per il suo stesso bene, e sapere come è il mondo fuori dalla Reggia Imperiale”In modo da non apparire debole, fragile.
 Bastava pensare all’anno 1914, nel mese di agosto, quando la Russia aveva dichiarato guerra, che, per una storta alla caviglia, non si reggeva in piedi, un cosacco della guardia lo aveva accompagnato in braccio alla chiesa di Mosca, per il tradizionale giuramento degli zar in caso di guerra. L’impressione era stata di pena e compatimento, era una fragile creatura, frutto dei lombi di una iettatrice, giunta al trono al seguito di una bara, che la zarina Alessandra, sua  madre si era sposata a pochi giorni di distanza della morte del suocero, l’avevano appellata la sposa in lutto.
 
Lo zarevic tirò una manciata di sassi, colpendo esatto una pigna che cadde.
Se non fosse stato malato come era avrebbe avuto un grande potenziale, era preciso e coordinato,  non erano illusioni affettuose. Sarebbe andato a caccia, a cavallo, avrebbe giocato a tennis, si sarebbe arrampicato sugli alberi, avrebbe giocato e si sarebbe goduto in pieno la vita.
A proposito di cavalli, aveva sfiancato sia lui che Catherine per poter fare un giro. Infatti, a settembre 1915 la ragazza aveva avuto l’idea geniale o idiota, a seconda dei punti di vista, di farlo montare in sella su un cavallo, andando al passo, e aveva avuto la fortuna che non gli fosse venuta una emorragia.
Ma se doveva imparare meglio ora che poi, se succedeva qualcosa a suo padre avrebbe regnato LUI, e non sarebbe stato il suo bene essere fragile e malato, si ritornava a quel punto.
E trattarlo come un bambino normale era una ben dura prova.
Ci pensò, mentre si buttavano nel fiume Dpener, per una nuotata.
L’angolo era tranquillo, con scarse correnti, faceva caldo e Andres aveva fatto lo stesso con i suoi fratelli.
Si tolse giubba e camicia, Alessio lo imitò, si tuffò e rise, schizzandolo d’acqua.
“Sai nuotare?”
“Un poco. Insegnami”
Passarono un pomeriggio tra scherzi e risate, Alessio rideva apprendendo i  vari stili, sbuffando quando Andres lo portava fuori, che aveva le mani raggrinzite per freddo e stanchezza, ma era come Andres.. Come un bambino normale, quindi non protestava.
“ E questo medaglione?”
“Cosa..”
“Che c’è.. “Pigro.
“Una foto di Isabel”Una ciocca di scuri e morbidi  capelli tra le valve, quelli di Isabel erano stati dorati come un campo di grano della Castiglia.
“L’ho sposata a 16 anni, ero solo un ragazzo, lei il mio primo amore, sai, era bellissima e la sua risata era dolce come musica. Era una amica di mia sorella Marianna.”
Alessio tacque, intuiva il suo dolore.
“Era bella”
“Era una persona buona”
Il passato, inesorabile, tornava, ma non poteva dirlo a quel bambino attento, a lui non sarebbe servito, per Andres era una tortura, i suoi occhi diventarono freddi come verde giada, due braci in una forgia.
Se avesse potuto gli avrebbe detto che Enrique, il primogenito, il suo cosiddetto fratello maggiore, era sempre stato uno scavezzacollo. La sua sola morale il piacere, il suo volere un dogma, andava a puttane e voleva l’amore, che constrasto. Lui, il primo, molestava le figlie dei contadini, dava il meglio di sé alle feste del paese. Al diavolo fossero o meno consenzienti, si ubriacava e attaccava scaramucce, millantava che un Fuentes doveva fare quello, giocava d’azzardo e perdeva, faceva finta di fare il servizio nell’esercito a Madrid e invece ..Era entrato in brutti giri.”
NO.
I Fuentes proteggono la loro gente, sono come i Pirenei, accoglienti, indelebili.
Era il mese di aprile 1901 quando Enrique giunse a casa, raccontò di avere contratto debiti di gioco che non poteva ripagare, che quella gente era pericolosa. Il loro  padre non volle sentire ragioni, suo il debito, suo il disonore, lo aveva avvisato, e lui aveva continuato, certo che lo avrebbe protetto. Aveva ragione ad avere timore, quei soggetti vennero a riscuotere il loro e passarono alle vie di fatto, appurato che nulla avrebbero avuto, venne incendiata una parte del castello. A scopo dimostrativo.  Il tempo era caldo e secco, per comune sfortuna, le fiamme si propagarono e Andres  accorse.
Lo avrebbe narrato in guisa di cronaca, coma a Catherine, come una notizia su un giornale, per stile e disperazione.
Aveva messo in salvo molte persone, le fiamme domate, pensava che Isabel fosse al sicuro, invece aveva inalato molto fumo, nelle sue condizioni un  dramma, che era incinta di più di sei mesi, quasi sette, ma lei era così. Buona, generosa. Suo padre era ed è il principe Fuentes, quella era la sua gente, cercò di non farli ardere vivi e..
"HO PENSATO A TUTTI TRANNE CHE A MIA MOGLIE, INCINTA” Una lacrima avrebbe danzato nei suoi occhi, da scostare con fastidio”Un parto in anticipo, ma a rischio, scelse di dare una possibilità al bambino. Era un maschio. Vi fu un inchiesta, un esame autoptico, il medico aveva avuto ragione, se salvava Isabel, il bambino era andato, viceversa  era morta lei, che era già messa male. E mia moglie scelse nostro figlio. XAVIER. XAVIER FUENTES. Nato e morto nel giro di una settimana, mio figlio.”
Le mani, posate sulla scura ciocca di capelli, tagliata a suo figlio prima della sepoltura. “Minuscolo e perfetto,  il mio piccolino. XAVIER FUENTES, come mio Padre, che ora riposa accanto a Isabel e mia madre, da allora fino alla fine del mondo.  E fosse nato anche solo di due settimane in più, avrebbe avuto la possibilità di salvarsi, lottò per una settimana, ma era troppo presto, era un Fuentes, un principe combattente che voleva vivere. Ed Enrique era sopravvissuto, millantava che era solo una tragedia. E l’ho odiato per non odiare me stesso, quando venni via gli avevo rotto un braccio e fatto saltare i denti, chiedeva il mio perdono.  Come no, io, cadetto, avevo protetto la mia gente, non protessi l’erede dalla mia furia, tacendo che avevo perduto mia moglie e mio figlio per .. Me ne sono andato per il mondo per non uccidere, Enrique e me stesso, quei due li trovai poi. E la Spagna è  di sicuro un posto migliore senza di loro.  “ Quello gli avrebbe detto ma la vita a Mogilev, da un lato, era stata un male per Alessio, le impressioni erano troppe e troppo eccitanti per come era delicato, era diventato troppo nervoso e frettoloso, la notte dormiva poco, non poteva raccontaglielo, sarebbe servito solo a rattristarlo .
“Andres” lo chiamò così, alla spagnola.
“Sì?”
“Stai bene?”
“Ora sì, tu?”
Un cenno vigoroso.
Avrebbero inventato qualcosa per i cavalli, ma quella sera Andres se lo issò sulle spalle, da quella altezza poteva dominare il mondo e gli chiese se era possibile afferrare la luna che era appena sorta e i suoi raggi.
Se Xavier fosse vissuto avrebbe potuto essere suo amico.
 
I padri che sopravvivono ai figli sono solo raggi di luna.
 
E Alessio quella sera si sentiva in cima al mondo, come un bambino normale, misurava la luna tra le mani e se la metteva in tasca.
 

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Capitolo 7
*** Parole e Nostalgia ***


“Vedrai che spettacolo, Alessio, i Fuentes al gran completo”
“Che racconti, Andres?”
“Viene una delegazione dalla Spagna, la regina della mia terra è una cugina di tua madre.”
“ Ma la Spagna è neutrale, scusami, lo sanno anche le pietre. E poi ..hai detto  che è la tua terra, allora perché sei in Russia? Di Ahumada. Il castello dove sei nato, mi hai descritto quasi ogni pietra e  dici che è casa tua, ami la Spagna e sei qui, a me fa piacere bada, ma non capisco.” Spiazzato dall’acutezza del bambino, tacque per un momento.
“Probabilmente ci tornerò , alla fine della guerra, salvo ..”Rimanerci secchi, indovinò lo zarevic, omise di dirlo per non portare sfortuna” Comunque, alcuni membri dell’esercito spagnolo hanno chiesto congedo al re Alfonso per venire come volontari in Russia, e LUI  ha acconsentito. La  neutralità non viene rotta e abbiamo un bel gruppo scelto. La regina già che vi era ha inviato dei messaggi e materiali benefici raccolti dalla Croce Rossa in aiuto per gli ospedali per la zarina Alessandra, sua cugina ”
“ E che c’entrano i Fuentes?” Curioso, che non vedeva il nesso.
“Chi guida l’ambasciata è il principe Funtes, mio padre, e ci sono i  miei fratelli, Enrique e Jaime.”
“Chissà Cat come sarà curiosa di conoscerli, ma proprio ora doveva andare via?” Desolato.
“Ma se ti ha salutato, che ci hai preso l’abitudine a dormire con lei?” In effetti, aveva dormito dal “terzo e quarto marinaio “per la terza volta consecutiva, un gran evento. L’affettuoso appellativo dato a Cat e Andres, dopo i due marinai ufficiali, loro erano quelli ufficiosi, rispettivamente battezzati Paul Paulovic e Andrei Andrevich. Ma veniva la zarina e lei non voleva farsi trovare nei paraggi, ma Alessio era così desolato che Andres se lo era portato a pesca per distrarlo, la ragazza mancava a entrambi sia pure per motivi diversi..
“Ne approfitto. Lei è buona, che credi, e mi tiene sempre al sicuro”
“Lo so che è buona, anzi, ma finisce in tempo, figurati se curiosa come è  non vuole vedere “
“Non potevi andare con lei?”
Scosse la testa “E’ una cosa che deve fare da sola,  anzi vuole farlo da sola, per ritrovare un poca di pace. Te lo ha già detto una volta, lei è come una tigre, o un lupo, non la posso mettere in gabbia”
“Io non capisco, siete veramente complicati” Irritato. “Se non ti muovi a sposarla, me la sposo io”
“Ah ..mi tremano i polsi”
“ E non mi prendere in giro. Mia mamma dice che se vuoi bene a qualcuno è tuo e non deve andare via, o almeno non troppo”
“Ben vero, è una donna saggia” Come no e non si sarebbe mai permesso, in fondo non la conosceva e non voleva giudicare.
“ E perché tuo padre non ti ha trattenuto? Gli vuoi bene e certo te ne vuole lui, ne parli con grande affetto”
“Perché amandomi, sapeva che non potevo rimanere. Amore non significa possesso, anche se..”Spesso si confondono i due concetti., omise di dirlo, ma lo zarevic aveva colto il messaggio,
“Io spero che ritorni presto, Catherine”
“A chi lo dici”
“Ripeto, non vi capisco”  Poi”Non essere triste, meno ci pensi, prima arriva” Gli tirò un pugno scherzoso sul braccio, per essere tra uomini avevano anche troppo di sentimenti.
Andres sorrise "Ah poi conoscerai mia madre e le mie sorelle, sono tutte molto graziose, Tatiana è veramente bella" " Immagino .. Ho visto le fotografie.." .
 
Mio caro Padre, sono davvero felice di rivedervi, questi anni sono passati in un baleno.. Non declinatemi come santo o martire, alla lunga ho compreso che l’odio genera solo odio e solo l’amore porta amore, scusatemi il sentimentalismo. Come già accennato, io e Enrique ci siamo scritti e riconciliati, alla peggio, e non dimentico come si è comportato con me a Madrid nei giorni di maggio e giugno 1906. E poi, per quanto può valere, non mi arreca nessun sollievo che abbia sofferto e soffra, nessuno mi riporterà indietro Isabel o Xavier. Ma voglio andare avanti e.. Siamo i tre fratelli Fuentes, i figli del Principe Fuentes, questo legame sarà per sempre, a prescindere da tutto e nonostante tutto. Vostro figlio Andres, conte de la Cueva. Ps Se vi riesce, evitiamo di tirare fuori in continuazione la storia degli Eroi di  Calle Mayor e simili, in fondo l’eroe, principale, ovvero io, ha fatto solo il suo dovere”Da una lettera di Andres Fuentes a suo padre.
 
 

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Capitolo 8
*** Andres The Hero ***


Olga aveva ripescato le lettere e le veniva da sorridere”.. Mio zio R-R ai tempi remoti, tipo 1896 e giù di lì voleva scrivere un libro di memorie sul nostro antenato Felipe ed è andato a cercare le origini, in Spagna, ove ha fatto amicizia con il principe Xavier Fuentes, i Fuentes erano la famiglia di origine di Felipe. Abitano in un castello favoloso, si chiama Ahumada ed è sui Pirenei, da dove ti scrivo adesso (descrizione in fondo, curiosona, che ti devo raccontare un sacco di cose) Allora, il principe Fuentes ha quattro figli, tre maschi e una ragazza, che si sposa domani. Si chiama Marianna, è bella e gentile, non si scoccia di rispondere alle mie domande, sul come e i perché, ha gli occhi verdi e i capelli scuri, è alta come la tua mamma (..) La cappella era piena di zagare, sai qui sono fissati, e le donne portano la mantilla, con un pettine, che è una specie di velo, il mio è di seta. La cosa buffa è che le donne sposate lo portano nero, le nubili bianco o avorio, come fosse uno dei nostri veli da sposa. Comunque Marianna si è sposata con il vestito tradizionale, nero, con ricami favolosi, in testa una mantilla scura, le zagare portate dappertutto, sul corsetto, il bouquet, nei capelli insieme ai gioielli. Lo sposo le ha offerto 13 monete d’oro, lei altrettanto, questo scambio indica la condivisione delle finanze e LUI che offre una dote a LEI. Poi hanno passato una corda sui polsi degli sposi, stringendola leggermente, per indicare che non si separeranno mai più Chiaramente la cerimonia era in latino e non ci ho capito nulla, in meno di una ora ce la siamo cavata, quando sono usciti scoppiavano petardi e mortaretti, fuori gettavano il riso e gli sposi sono passati attraverso una galleria di spade sguainate, degli amici e dei fratelli di Marianna (Enrique, Jaime e Andres, spero di avere traslitterato bene) e hanno scandito il motto dei Fuentes e dei Cepeuda..”Fuentes, ahora y por siempre” (Fuentes, ora e per sempre) “Estrella por Espana” (Una stella per la Spagna??) la festa è durata fino a tardi, sono corsa da una parte all’altra con un gruppo di ragazzine, la mantilla data a mia mamma, per non perderla  (..)Ho ballato con i grandi..Comunque anche guardare era uno spettacolo, i tre fratelli Fuentes sono alti, come  il cugino dello Zar, il granduca  Nicola e i suoi Zii.. Hanno tutti gli occhi scuri come il loro padre, Xavier, mentre Andres li ha verdi come Marianna, li hanno presi dalla madre, che era nata in Russia, pensa un poco.. Il principe Xavier era venuto a San Pietroburgo in Grand Tour nel 1878, contava 18 anni e lì ha trovato Sofia R. della stessa età e si sono sposati nella chiesa cattolica di Santa Caterina della capitale.. Comunque, Andres Fuentes, anche se è bello, ha sempre un fondo di tristezza, come se avesse il muso. Ballando, gli ho tirato un pestone (due, rettifico) e mi veniva da ridere, tutti erano stati contenti e lui .. Boh pareva fosse una penitenza. ..Chica pestifera ha esclamato e altro .. Ragazzina pestifera, ma dai ..Nota: descrizione di Ahumada. ..” E descriveva le mura solide, ornate dall’edera, il giardino interno, che era un posto splendido che offriva pace e sicurezza, mille e rotti anni di storia, una fortezza imprendibile, sulla torre principale potevi prendere le stelle, tanto ti parevano vicine, il profumo di resina e le risate, i picchi acuti delle montagne, le meraviglie di alba e tramonto.”…. PPS Marianna Fuentes ha 24 anni, non è certo una ragazzina, ma si è sposata per amore, vedessi come è contenta.. PPPS a mia madre il vestito da sposa spagnola è piaciuto così tanto che se ne è fatta fare uno su misura con annessa mantilla.”
“.. abbiamo visitato Granada, devi vedere come è bello il palazzo dell’Alhambra di rossa pietra, i giardini con le fontane belli come quelli dei palazzi dello ZAR Tuo Padre (..) E abbiamo visto una corrida (…) che qualcosa è andato storto, il toro era davvero infuriato e ha preso un braccio del matador con le corna.. Una brutta ferita e la bestia era davvero infuriata, uno dei picador è sceso da cavallo e ha agitato il drappo rosso (muleta) davanti al toro e lo ha finito .. Ero zitta per l’orrore, che rischiava di .. Insomma, ha ucciso il toro e salvato il matador.. Quando si è tolto il cappello, lo ho riconosciuto ..Era Andres, il più giovane dei Fuentes. Ora che il figlio di un principe faccia queste cose è ben strano, almeno per noi, ma qui in Spagna ragionano a modo loro e addirittura un grande re del loro passato, Ferdinando, era solito toreare e combattere nell’arena. Abitudine che rientra tra quelle di re Alfonso, il loro attuale sovrano quindi ci siamo. Comunque, è stato molto coraggioso. Senza paura. Lo hanno acclamato e i fiori cadevano sulla sabbia”
 
Era uno spettacolo meraviglioso. Il servizio era superbo, tavole di bisso e Fiandra, impeccabile argenteria, le luci elettriche si mescolavano a quelle delle candele e ai gioielli delle donne e alle dorature delle uniformi, brindisi e conservazioni fluivano nella dolce aria estiva.
La zarina Alessandra sorrideva rigida al principe Xavier dei Fuentes, si era inchinato con squisita cortesia sulla sua mano, omettendo di manifestare disagio per la sua pelle a chiazze, le aveva portato i saluti della regina Ena, insieme alle scorte di medicinali dalla Spagna, e altro giunto dalla delegazione che guidava, che accompagnava il contingente di volontari giunto dalla remota penisola iberica.
Vestita di nero, al collo una croce di zaffiri, appariva affaticata e molto bella, bella come le sue figlie, che si godevano una cena semi informale, era la guerra ma quel caso andava celebrato, un aiuto per la pace e nuovi combattenti.
Giovani ufficiali che facevano confusione e brindavano, Alessandra osservava le sue figlie a quella cena, le chiacchiere gentili ed informali, Olga e Tatiana erano sedute vicine ai principi Enrique e Andres Fuentes, Jaime era vicino a Marie, alternati a altri, Alessio in giro, insieme allo zar, che si recava posto per posto per ringraziare, era gentile e lo zarevic, ascoltava, senza fare troppe domande.
Un brindisi, un ruggito.
“Agli eroi della calle Mayor! Celebriamo Andres Fuentes!! Viva la regina! Viva re Alfonso! Lode allo Zar! Alla zarina!!”
“Ho fatto solo il mio dovere, che dite, non era coraggio, ma caso!!”
“Zitto, sempre così” E le storie partirono.
La principessa Vittoria Eugenia aveva contratto matrimonio con il re di Spagna a Madrid nell’ ultimo e glorioso giorno di maggio 1906, partecipavano sua madre e i fratelli e i principi del Galles.
Dopo la cerimonia nuziale, la processione reale tornava al Palazzo Reale quando un attentato venne compiuto in danno dei sovrani
L’anarchico Morral lanciò una bomba sulla carrozza reale.
La regina aveva voltato la testa per osservare la Chiesa di Santa Maria, che le mostrava il re Alfonso, la sua gonna bianca si macchiò del sangue della guardia che cavalcava accanto alla carrozza.
I cavalli erano partiti al galoppo, Andres li aveva fermati, era vicino, un gioco, un caso, lui salvava tutti tranne che sua moglie e suo figlio, era ardito, malinconico e sobrio, l’anarchico Matteo Morral Roca aveva ucciso 20 persone e ferito altre 100 nel tentativo di assassinare il re di Spagna.. lanciando una bomba travestita da bouquet nuziale nella Calle Mayor
Era un Fuentes, un eroe.
Dopo l’attentato, Morral aveva cercato di allontanarsi nella folla, ma lo avevano riconosciuto, tra gli altri Enrique e Jaime Fuentes, lanciati al suo inseguimento.  Una lotta e un segreto, Morral non era passato attraverso la giustizia del re, ma Andres e i suoi fratelli erano stati osservati, amati e scrutati.
 
Era Andres dei Fuentes, un eroe, per gioco o per caso. “Ma lasciamo stare .. quel che conta è che il re di Spagna, lode e onore al suo nome, mi permise di fare il picador alla corrida che si celebrava per le sue nozze..”
“ Già, il picador di Granada, che..” E raccontarono la storia, nuovi brindisi e giuramenti, Alix osservava che suo figlio Alessio era muto, i pugni stretti,
“.. e non dire nulla!!  Tu sei Andres Fuentes, l’eroe” sussurrò nella calca al suo orecchio, facendo finta di osservare gli alamari d’oro della sua manica.
.. che si ubriacava e andava a puttane, notte dopo notte, con i suoi fratelli, ecco i tre Fuentes riuniti, Alessio percepì il suo sussurro, indovinando che odiava essere al centro dell’attenzione. E non era quello.
Lo osservò, incerto, non avrebbe mai fatto una bizza in quella situazione, lo avrebbe disonorato e si sarebbe disonorato. Che era suo amico, il cavaliere tatuato, che aveva cura di lui, lo aveva portato a pescare e a nuotare, raccontato storie e tanto altro.
Intercettò una coppa di champagne abbandonata e alzò il calice.
Cadde il silenzio.
“Un brindisi al prode Andres Fuentes, l’eroe!! “ Scandì, era il figlio dello zar, tutti si fermarono per ascoltare, gli venne in mente Catherine e il suo amato viso, quando lo abbracciava e prendeva in giro Andres, deglutì proseguendo “Onore al picador e a tutto! Fuentes ahora y por siempre..” In spagnolo.
“Ai Fuentes!!”
Un momento di silenzio.
E tutti brindarono a Andres, allo zarevic e ai suoi.
Gli applausi scoppiarono come fuochi di artificio.
Andres lo osservava con le iridi velate, un principe solenne, in uniforme come lui, che non arretrava o batteva ciglio.
Catherine sarebbe stata orgogliosa di entrambi, e lo era, come disse poi.
 
 

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Capitolo 9
*** Alessio Re del Tempo e del Sogno ***


Alessio entrò nello studio di R-R, facendo il finto tonto, ma fiutava aria di sorpresa, anche lui ne aveva imbastita una. Suo padre gli aveva detto di andare là a prendere un libro che aveva dimenticato e lui si era prestato, osservando che lo accompagnava Andres.

Passava a salutarlo, ogni tanto, ma in quei giorni erano  pieni e stava con sua madre e le sue sorelle. Alessandra aveva fatto una gaffe non indifferente con Fuentes padre, quando gli aveva chiesto l’età dei figli, rilevando che era un peccato che nessuno dei tre figli maschi fosse sposato e che la figlia Marianna si fosse sposata a 24 anni, proprio lei che  a 22 anni era diventata zarina, chiedendo se avesse nipoti.  Si, ne ho sei, cinque maschi e una femmina, e aveva sussurrato che Andres era rimasto vedovo molto giovane e che Jaime era un sacerdote cattolico, con voto di celibato. Il tono era stato fermo e preciso, non le aveva mancato di rispetto e la aveva messa metaforicamente in riga, cambiando poi argomento, chiedendo di illustrare meglio l’organizzazione dei reparti ospedalieri che dirigeva.

“Qualcuno mi ha riferito che non vedevi l’ora che tornassi”
“Cat!” la ragazza si mise in ginocchio, aprendo le braccia, le si buttò addosso, felice, premendosi contro di lei.  “Mi sei mancata”
“Anche tu, tanto” gli diede due baci sulle guance,  il bambino notò che aveva un graffio sullo zigomo, glielo toccò, e insieme, percepiva qualcosa di differente. Come se la tensione si fosse sciolta, un peso tolto dalle spalle, non lo aveva mai abbracciato così. Fiduciosa ..ecco. “Lo so e sono contento di vederti. Davvero. Pensavo che sparissi per due o tre mesi, invece sei ritornata dopo una settimana”
“E’ andata così, meglio, credimi, fatti guardare, non riempirmi di baci ..” Tenera.
 “ E ora per quanto sparisci?” ansioso.
“Resto alla Stavka e dintorni, Alessio, se me ne vado verrò a salutarti ogni volta”omise di dire che sarebbe rimasta a tempo indeterminato, non lo voleva illudere, che non si sapeva mai.
“ Ho anche io una sorpresa!”Annunciò quando bussarono, potevano essere passati meno di dieci minuti. “Fammi scendere. Che poi brontola, dice che mi vizi troppo”
“ Ma chi? Cosa..?Alessio, che hai combinato..” sgomenta.
“OLGA!” Catherine si premette le mani sulla bocca, per lo stupore, la gioia, la sorpresa la ebbe Alessio che vide la sua riservata sorella buttare la sua proverbiale freddezza alle ortiche e stringermi con un solo movimento.
“Ciao, principessa militante, Cassiopeia..!”Sussurrò.
“LO SAI?”
“I report..”Scandì. “Mia stupida, coraggiosa eroina e nessuno collegherebbe, troppo folle anche per te, Papa li tiene sulla scrivania”
“Non sono un’eroina, mi ci sono trovata nel mezzo”
“ Te la sei cercata..Grazie, Alessio, sorpresa migliore non potevi farmela”
“Anche Andres ne ha una per te,  Cat. Ma non te la dico..”Sibillino.
 “Andiamo bene..” divertita.  “ A presto, ragazzi.” Un passo indietro e scattò sull’attenti.
 
 
Quello che non cambiava mai, era la curiosità inesauribile di Alessio, una penitenza che toccava spesso a Catherine, tra virgolette, che aveva il potere infinito di cacciarla sempre in imbarazzo.
“Mi spiace che Mamma e le mie sorelle siano andate al Palazzo di Alessandro, ma Fuentes padre è stato molto gentile con lei, gli farà vedere come ha organizzato gli ospedali” E i due fratelli di Andres e il resto del gruppetto di volontari iberici erano andati al fronte, dove si erano innestati  molto bene, allegri e rumorosi erano combattenti senza misura.
“Fuentes padre è una persona squisita, credimi, e poi gli ha piacere tornare alla capitale, ha conosciuto lì la madre di Andres, Sofia. Erano giovani tutti e due “
“Ma non ti annoi a stare sempre da sola,?Cioè, cavalchi, spari, traduci i rapporti e..”E la notte dormiva ben poco, da quando era ritornata la passione aveva fatto un salto in avanti, ora, oltre che amanti, con Andres eravano amici. E scopritori, inventavano mille tracce e nuove rotte, navigando verso il piacere. Era come avere sempre fame e sete e non saziarsi mai.
“E sto con te, ti pare poco? Poi ho da leggere una montagna di cose”
“  Va male, vero?”
“Ci sono state molte perdite, lo sai” E le chiacchiere salivano come un vortice, si vociferava di complotti e attentati.
“ Lo so, ma ti volevo chiedere un’altra cosa.. Quando c’è stata la cena degli spagnoli ed è venuta fuori la storia di Calle Mayor eccetera “Se la era fatta narrare ad infinutum e di arene e corride e Ahumada, fino a quando Andres gli aveva intimato di smetterla, serissimo. Aveva smesso di chiedere a lui e non a Catherine”Andres mi ha detto che andava a puttane e si ubriacava.. Cioè?”
“Cioè cosa? Possibile che chiedi solo a me..Alessio, mi metti in imbarazzo, davvero”
“Tu le cose me le dici sempre, non come gli altri, che sono sempre troppo piccolo, non sono adatte a un bambino, eccetera”.
“ Sono cose che fanno gli uomini, quando hanno passato il limite, o per noia o sconforto o divertimento.. Pare sia molto virile consumare liquori o, per gli scapoli, andare nei luoghi di piacere.. A puttane, detta in modo rozzo. E..sorvoliamo sugli sposati e le loro amanti..” le scappò di bocca, fortuna fu che non badò all’ultimo inciso, sennò poteva metaforicamente seppellirsi.
 Fu  un affanno cercare di spiegare senza inerpicarsi in giri troppo moralistici o ampollosi, cercò di essere semplice, diretta.
“.. poi mamma dice che i figli di Miechen sono immoralmente precoci, Boris voleva sposare Olga, ma lei non ha voluto.”
“Non sarebbe stato un grande affare, ha venti anni più di lei ed è.. debosciato. “ Invece per Boris sarebbe stato il cosiddetto colpo da 90 sposare Olga, l’unione con la figlia dello Zar sarebbe stato un passo verso il trono, che i Vladimirovici desideravano e non ottenevano.. Cirillo, sposato con Vittoria Melita di Edimburgo, ex cognata di Alix, aveva perso rendite e titoli per quel colpo di testa, era tornato solo di recente, per la guerra, il fratello più piccolo, Andrea, viveva more uxorio con Matilde K. la ballerina ex amante dello Zar. E lo stesso Michele, fratello di Nicola, con il suo recente matrimonio morganatico, aveva perso punteggio....Più si scendeva nella dinastia Romanov, maggiore era la sete di potere e gli scandali.
 “Alla Stavka è più  semplice, agisci senza perderti dietro a questo o quello scandalo..”
“E io ascolto troppo, vero?”Per alleggerire l’atmosfera.
“Un poco troppo, ma sai mantenere i segreti, merce rara, fidati, spesso la gente va oltre il limite”
“E tu eri oltre il limite, quando sei andata via, non volevi più vivere e quindi morire era la meno?” La stoccata, improvvisa.
“Sì. Come lo hai capito?”Scosse le spalle, come quando non voleva o non sapeva rispondere. Già, come osservava alle volte, c’è chi ha tutto e chi nulla, lui amava la vita ed era a rischio in ogni momento, l’emofilia come una costante spada di Damocle, chi poteva goderne, dell’esistenza, la buttava alle ortiche. Gliela doveva di essere sincera, che nei suoi confronti poteva essere una bella presa di giro e, nella pratica, lo era.
“.. Olga ne discuteva con Tata, una volta, dicevano che avevi sofferto troppo e ti sentivi in colpa per essere sopravissuta, che ti pareva di non avere nulla o nessuno per cui lottare. Io ho ascoltato di nascosto“ Se ne fossero accorte, avrebbero omesso, e non era parlare dietro alla schiena, le volevano bene ed erano preoccupate per lei.  E lui avrebbe capito lo stesso, per altri giri.
“Ah” Una sola sillaba.
“Ma Tata ha detto che ti saresti ritrovata”Corrugò le sopracciglia, teso, per ricordare, serissimo.”Anche se ci dovevi sbattere la testa. In senso metaforico” le sfiorò la fronte, la cicatrice della caduta da cavallo del 1906 era sempre là, in  senso letterale aveva già dato.
“Magari Olga avrà detto che ci sperava, ma non ci contava, che ho tempi di reazione da bradipo, che mi guardi così, un poco la conosco” Sorrise e l’’abbracciò.
 “Già, voi vi intendete, alla lunga, sempre. Senti, stasera posso dormire da te?”
“Come al solito, ormai è un mese che ci onori, almeno una volta a settimana. “
“ E dai, mi comporto bene,passeggiamo o facciamo una torta, mangio tutto e mi diverto”
“Più che a vedere i film?”Lo provocò “ Fai la classifica e dividi in accettabile, medio, buono..”
“Dipende. Poi il Papà è preoccupato, è sempre in riunione e dopo sta sveglio a pensare, lo sento che si agita. Se gli chiedo che ha mi dice di dormire e non scocciarlo. E lo so che ha i pensieri, li hai anche tu leggendo quella barcata di carte” Già, la nuova occupazione era rileggere e sintetizzare i rapporti, definirli tetri era riduttivo, ne giungevano a vagonate, poi lei traduceva in inglese e francese. E  a volte Alessio le faceva compagnia, si metteva al tavolo con i suoi libri e quaderni, cercando di non interrompere ogni cinque minuti, vedeva la ruga che le tagliava la fronte, ero Lei  a chiedergli se gli serviva qualcosa, se conosceva tutte le parole o che stava leggendo di preciso. Gli dedicava qualche minuto e tornava ai dispacci, dopo un’ora, una mezz’ora,  chiedeva dell’acqua, un panino, due biscotti o di risentire le lezioni, quando vedeva che aveva la fronte ridotta a una serie di solchi profondi. O le dava un bacio, per destarla, era un bambino molto dolce, affettuoso in privato, sensibile oltre ogni dire.
Corruzione, fame, perdite, complotti. Da sentirsi male e tutti, dal primo all’ultimo, davano la colpa alla zarina e a Rasputin.
 
 “Inventami un sogno per cacciare l’incubo” Lo stavo mettendo a letto, quella sera quando se ne uscì con quella richiesta inopinata. Già troppe visite alle truppe e agli ospedali pieni di feriti e moribondi lo avevano innervosito, senza rimedio.
“Quale?”
“ Non so dove sono, però è buio, sento le pallottole che esplodono e non mi posso muovere, odore di sangue e .. “Si mise di fianco, piccoli mormorii affettuosi, cingendolo mentre gli toccava i capelli, la fronte, se ne parlava, poteva liberarsene, e non era solo.
“Chiudi gli occhi, c’è una valle piena di fiori, siamo tra le montagne e le punte acute sono piene di neve (sst.. rilassati, tranquillo) .. Un bosco a sinistra, verde, un basso rimbombo di zoccoli .. Luce, foglie, profumo d’erba. Ed ora il cavaliere, su un baio altissimo, procede senza timore, ogni tanto si diverte con qualche numero, non ha nessuna fretta, quindi il cavallo rampa sulle zampe posteriori, saluta il cielo e l’estate,  corre nel vento che porta il rombo del mare. Al suo passaggio la gente lo acclama, lo applaude e il baio cammina su un tappeto di fiori, lo amano, che è forte e coraggioso ..I suoi capelli scintillano, mogano e rame sotto il sole, ha gli occhi azzurri e grandi mani (gli sfiorò i capelli, si era rilassato, un mezzo sorriso sulle labbra) Via, verso l’orizzonte, dopo essersi fermato a bere un bicchiere di vino con i suoi amici e avere scambiato dei baci con qualche  bella ragazza  (Sorrise apertamente, finalmente rilassato) Nessun timore o paura, la semplice gioia di essere vivo, le strade del mondo il suo regno, solo limite l’immaginazione” Attese a proseguire, che si fosse addormentato “Il suo nome Alessio Nicolaevic Romanov, zarevic, atamano di tutti i cosacchi, re del tempo del sogno ..”
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”..ti ho già scritto che i miei genitori e Marie ci hanno preceduto a Ekaterinemburg, mentre noi siamo rimasti, che Alessio ha avuto un attacco gravissimo di emofilia, forse il peggiore dopo Spala, qui metto quello che ho omesso, non per caricarti di un peso, ma renderti partecipe. Sembrava tentare il fato di proposito,  usava scivolare per le scale di casa su una tavola di legno, come una slitta e rimase ferito, una volata, all’inguine. Sapeva che poteva morire, e non ne aveva timore, la sua paura riguardava quello che potevano fargli e farci in prigionia. . Ha avuto la febbre altissima, dolori lancinanti, delirava e  parlava di essere stato a galoppo a cavallo, di avere sparato e che non era successo nulla, di un bosco, una valle incantata piena di luce e fiori, di un cavaliere che andava incontro all’orizzonte, suo unico limite il mondo e non altro. Ha invocato per ore il tuo nome, Catherine, Cat, fino allo spasimo, ti voleva, diceva che lo avevi sempre tenuto al sicuro, che eri come la fortezza di Ahumada, che proteggeva tutto e tutti. La mamma ha pianto per tutto il tempo,  in quei momenti, a prescindere da tutto, ti avrebbe rivoluta. E così io, sapendo che non c’eri non per un capriccio, una bizza, ma perché non avevo voluto, non avevamo voluto che ci seguiste in esilio dal Palazzo di Alessandro, non eri sola, non più, e ti ho spezzato il cuore, anche se non volevo
In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva.
 
Quando seppi quello che era successo a casa Ipatiev.. Una cantina, una brutale esecuzione, spari, sangue e pallottole. Pregai solo che non avesse sofferto troppo, non capisse, avesse pensato a un incubo e che il cavaliere del sogno fosse venuto a prenderlo, portandolo verso la luce, che avesse pensato di addormentarsi e basta. Era la notte tra il 17 ed il 18 luglio 1918.  
Avrebbe compiuto 14 anni il mese successivo.

Dedicato agli eroi silenziosi, a chi sa amare e sognare, lode e onore. Per la cara C.B.
 
 

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Capitolo 10
*** Catherine and Andres (Passion) ***


Lo sguardo che le rivolse Andres fu di pura meraviglia e adorazione.
“Sei bellissima, una ninfa .. Una dea” Un fresco abito di un fumoso color azzurro chiaro, di chiffon, dalle linee fluide, portato senza busto, al collo portavo una collanina d’oro sottile, pendente una perla che le avevano regalato Olga e i suoi fratelli per un Natale, alle orecchie dei minuscoli diamanti. Era snella, abbronzata, in forma, quando si era guardata allo specchio aveva visto una radiosa, giovane donna. Sia lei che Ella, sua madre,  avevano la stessa altezza, ma, ahimè le curve erano diverse, lei era molto più formosa di Catherine. Andava bene uguale, si era consolata, quindi si ero raccolta gli scuri capelli, usando delle forcine d’argento, fissandoli con cura.
E avevo trovato una mantilla nera, con stupendi ricami, e la peineta relativa.
Un incongruo omaggio, si era vestita come una Princesa, come una Fuentes, rideva tra di sé, Catherine, dopo essersi fatta un bagno e aveva sparso nell’acqua essenze di arancia amara e olio di rose.
“Che meraviglia, Andres”
La tavola apparecchiata con cura, le candele, rose fresche.
Sottofondo sonoro le musiche di Vivaldi, riprese dal grammofono.
“Scusa se ti ho tenuto fuori, ma volevo organizzare tutto..”
“Mi sono fatta il bagno e preparata con cura. Che hai cucinato?” Le scostò la sedia e fece un inchino,  versò il vino e brindarono insieme. Aveva dei pantaloni scuri e una camicia bianca, la barba appena fatta, era alto, imponente e splendido, i suoi occhi splendevano liquidi, smeraldi incastonati nel suo viso ambrato dal sole.
Le parole fluivano, leggere, come una danza, farfalle, la dolce sera di giugno era solo per loro, per una sera almeno, si amavano e brindavano alla loro, eravano sempre vivi.
“Tutto ottimo.. e..”
“Andres…”Venne vicino a lei, rapido e si inginocchiò, come un cavaliere davanti alla sua dama, come se fosse una regina.
“ Catherine, mi vuoi sposare? Voglio che sia ora e per sempre, sst, se avremo figli sarà una gioia, se non verranno andrà bene lo stesso, non te lo rinfaccerò. Fidati di me”
Tacque.
“Ahora y por siempre, hacia el fin del mundo” Sussurrò lei, il motto dei Fuentes, a caso.
“Ti amo, Andres.”
“E io amo te, princesa..” Sorrise e sillabò un “SI’ “ poderoso.
Tirò fuori una scatola e il diamante baluginò al suo dito, come una stella, come una lacrima.
E lo baciava, e la baciava. La sollevò tra le braccia e la  portò nella stanza, un anticipo della cerimonia.
I vestiti finirono presto mescolati per terra, poi scivolò sopra di lui, le sue dita toccavano i seni, il ventre, lo ricambiava con pari ardore.
Per tacito accordo, la ragazza non mise il diaframma né lui il preservativo, si rovesciò dentro di lei come un uragano, il gemito dell’orgasmo si spense contro la spalla nuda.
Dopo riposarono, le mani allacciate, la  gamba che sfiorava la sua, sussurrando di tutto e nulla.
Prima che venisse l’alba, avevano fatto l’amore altre tre volte.
E, in  ogni occasione, le era venuto dentro.
 
 
“Ciao, Catherine, come va?” La voce di Ella, la madre di Catherine, piovve dalla cornetta del telefono come se fosse lì, il mattino successivo, suo zio, oltre che fratello di Ella, le fece  cenno di parlare.
“C’est moi, je sais..” Un piccolo silenzio.
“Alors.. Mi fa piacere che tuo zio ti veda più di me, capisco che la Crimea non rientri tra le tue passioni, ma qui stiamo bene, comunque veniamo presto a trovare R-R…” Pausa “Cat, che devi dire a tua madre? Avanti, spara, sono seduta”
“ Ho ritrovato Andres Fuentes e .. “Lo conosceva eccome, R-R stava scoppiando a ridere, lei era in affanno “Mamma, ci sposiamo ..” Sfinita dallo sforzo elocutorio, passò la cornetta, le orecchie perforate dal “COSA” di Ella, uscì dalla stanza mentre loro parlavano fitto fitto.
“Mi dovete una bevuta, te e Fuentes, malefici che siete. Tua madre non piomberà alla Stavka.. Zitta, che in fondo ci speravamo tutti e due che vi innamoraste. “
“Spiegami ..” Ormai le parole gli erano sfuggite di bocca.
“ Tu e Andres siete fatti l’uno per l’altra, tua madre pensava che.. Avevi perso Luois”Una fitta di dolore, siamo noi che restiamo.. Peccatori e fragili, nessuno me lo avrebbe ridato, tanto valeva vivere” E avevi perso tutto, in un dato senso, come Andres. A cui sono affezionato come un figlio. Tu .. lui .. per stare bene hai bisogno di una persona come lui, lui di una come te, difetti compresi. Non volevamo manipolarvi, credimi, solo che avendo vissuto molto più di voi ..” Frenò quel discorso confuso, aveva capito.
“Anche tre bevute, Eccellenza. Sul momento teniamo nel massimo riserbo il fidanzamento”
“…Già.”E non saltare addosso a Fuentes ogni momento, pareva avvisare, tuttavia glissò. “Allo zar va detto” Enunciò “ E tanto lo dirai a Olga Nicolevana.. Alla zarina verrà una sincope”
“Zio, detta sinceramente, non me ne può importare di meno”
 
 

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Capitolo 11
*** The Marriage (Catherine) ***


“Ci siamo, sei contento?”Alessio lo scrutò con attenzione, poi tolse un minuscolo pelino che aveva osato posarsi sulla manica dell’uniforme.
“Sì.Grazie per essere passato a salutarmi” Gli strinse le spalle, una piccola stretta. Era il nove settembre 1916, un sabato luminoso, Catherine e Andres celebravano le loro nozze.
“Andres, andiamo in chiesa”
“Dopo l’arrivo della sposa, la cerimonia dura circa un’oretta, Jaime è abbastanza veloce. “
“Speriamo, tanto ho mangiato a colazione, principe Fuentes”
“Come fai a saperlo..? Che non abbiamo detto nulla..”
“EH..??? Aspetta, tu hai titolo di conte, era per battuta, che in genere sbuffi e ora sei sorpreso..” Con malizia.
“ Enrique è sempre stato innamorato di una donne della borghesia, a modo suo, chiariamo”
“ E se la sposa, si degrada, a livello nobiliare. Il cugino di mio padre; Kirill, ha sposato una divorziata, mio zio Michele una donna di rango inferiore, un bel caos.” Poi “Andres, muoviamoci, deve fare tardi la sposa, non tu..”
“Sennò mi strozza con le sue manine..”( Ne sarei stata capacissima, fidatevi..)
“Niente, abbiamo trovato un’intesa. .”
“Cioè, ha rinunciato alla primogenitura per un piatto di lenticchie, come quello della Bibbia?”
“In un dato senso, ma lui .. Ha sempre detto che solo per un gioco di dadi era il primogenito, che ero più adatto io..”
“Così lui diventa un signor nessuno e tu l’erede..Ah, però. Bella responsabilità, che gestirai, te la cavi sempre tu, comunque muoviti, sennò la tua principessa ti legna, seriamente, seguita dalla tua amabile sorella”
“Non è così tremenda.. Su”
“Insomma. È simpatica, senza tanti giri di parole.”
“E’ cresciuta con tre maschi, diciamo che sa il fatto suo” Si impose di essere allegro, senza malinconie. “Sai che suo marito è più giovane di lei di un paio d’anni?”
 
 
Comunque, non eri in ritardo, semmai in anticipo, arrivasti alle undici e trenta spaccate nella piccola cappella nell’ambasciata spagnola della capitale, senza andare a scomodare la chiesa.  Tono minimo, o ci si provava.
Alix si mise a starnutire per il profumo di zagare, dava alla testa, da quante erano, mentre Alessio era tranquillo, osservava la passatoia di velluto rosso,  le candele e quanto altro.
La zarina era vestita di azzurro, una lieve tinta  pastello, concessione alla lieta giornata, a mettere la mantilla non si era azzardata, troppo esotico, per i suoi gusti, alle orecchie e alla gola perle e zaffiri, in tinta con il suo cappellino e i guanti.
Olga e Tatiana erano in chiffon rosa cipria, Marie e Anastasia di un tono più scuro, con annessi accessori, pietre preziose e cangianti incastrate tra le alte uniformi, Enrique e Xavier padre e alcuni spagnoli del contingente dei volontari.
In punto di cronaca, il principe Raulov aveva inviato ulteriori, diplomatiche scuse, rifletteva Ella, sotto la mantilla di seta nera, che la snelliva ulteriormente, era armoniosa e fluida in un vestito a chiffon con piccoli fiori. Sasha controllava l’orario, i secondi non passavano mai.
Alla fine, intorno alle 11.42, R-R e io apparimmo.
Mi sentivo una pianta di arance ambulante, le zagare erano intrecciate nel bouquet, appuntate nel corsetto e tra i capelli raccolti, sorrisi a mia cognata, che mi avrebbe fatto da testimone, anche lei aveva la mantilla ed era nei vestita nei toni del verde acqua, che sottolineava le sue iridi di smeraldo.
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”..Ora ed allora eri di una superba avvenenza, luccicavi di gioia, perdonami il lirismo. Quando Fuentes sollevò la mantilla, ti sorrise, ricambiato, le zagare intrecciate nei capelli raccolti, scintille color mogano e i monili da princesa, appunto, il rutilare dei rubini e la squisita fattura dei gioielli, una visione ieratica. Molto bella la lettura, la lettera di San Paolo, Spes contra Spem, liberi dentro, al pari del passaggio della corda sui polsi, per indicare che eravate uniti per sempre, la dazione delle  13 monete, lo sposo che reca una dote alla sposa.. Quando diceste “Volio et accipio”, scambiando le fedi, da portare all’anulare destro, mi premetti il fazzoletto sugli occhi, commossa, come molte persone..la cerimonia terminò verso le una meno dieci. “
 
 
 “FUENTES!!Ahora y por siempre..¡Estaremos con usted en esta lucha hasta el final!..Saremo uniti fino alla fine del combattimento! Hacia   el fin del mundo..fino alla fine del mondo.FUENTES!!Ahora y por siempre.” 
Uscendo nell’aria settembrina, sottobraccio, percorremmo una galleria formata dalle spade sguainate dei miei cognati, di mio suocero e gli altri ufficiali, mentre scandivano il motto dei Fuentes, tutto intero, augurando salute e felicità ai principi Fuentes, conti di Sierra Morena, Signori di Ahumada y la Cruz.
 
E iniziò la festa.
 
“Posso..?”Alessio attese con pazienza il suo turno, dopo che avevo compiuto il giro con Sasha, mio fratello. Ero in una piccola saletta a rinfrescarmi l’acconciatura, di là la confusione aveva raggiunto ritmi epici, da accampamento acheo quando me li ero visti comparire a chiedere un ballo alla sposa, seguendo l’ordine di età.
“Certo” Si inchinò e mi allacciò la vita con un braccio, stendendo la mano per prendere la mia, mentre gli sfioravo la spalla.
Vorticammo senza fallo, in perfetto accordo, una musica silenziosa, giri armoniosi, al termine sorrisi e lo ringraziai, i suoi occhi di zaffiro e indaco erano irradiati da una grande gioia.
“Sei bellissima e io sono contento di avere ballato con la sposa. Ti saluto ora, che poi dopo ci sarà confusione..” Mi inginocchiai e lo strinsi, ricambiata, allacciata per il collo. “ Le domande te le prendi un’altra volta, princesa.” Rise e mi baciò sulla tempia.
“Ci avrei scommesso, rientriamo, ragazzi..”
 
Fuochi di artificio e leggere battute.
Gli occhi di Andres erano il mare dì inverno, un verde scuro e profondo.
Quella notte quasi non dormimmo.
 
 

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Capitolo 12
*** Forever ***


 “Non sarà come Luigi XV”
“Jaime, queste battute sono da Enrique, che si astiene, per favore”
“ Non volevano paragoni e ci sono riusciti”
“E tanto ci hai pensato uguale.”
“Sì, era la mia migliore amica e ..”Un gesto della mano, bevve un sorso di champagne ghiacciato.  I tre fratelli Fuentes parlavano tra loro vicino a finestra, una pausa, mentre gli sposi avevano iniziato le danze, la prima parte del banchetto era giunta a compimento.
 “Ah, Marianna, poi devi essere fiera di tuo marito”Cicalò Enrique. Se fosse stato meno ubriaco si sarebbe astenuto, reggeva bene e tanto aveva iniziato a straparlare,  che Marianna poteva risultare letale e non gliela avrebbe lasciata passare. Cresciuta con tre maschi, era assai diretta e senza fronzoli, inutile, era sempre stata Marianna la ribelle, l’indomabile.
“Cioè?” Lo trapassò con gli occhi
“Ieri sera siamo stati alla più rinomata casa di piacere di Piter”Abbassò il tono,  mentre Jaime rideva “Io, Andres, Raul, nostro padre e R-R. Sai come è .. l’addio  al celibato, Jaime è celibe a vita.” Lui rideva, che sipario, che situazione.
“Lo so, mica sono nata ieri. Che ha fatto mio marito? Poi Jaime si è ben divertito prima di prendere i voti” dato fattuale, i tre fratelli Fuentes erano sempre andati d’accordo su quel fronte, giovani uomini, avidi di vita e di piacere.
““Nulla. Come Andres. E li assediavano, fidati, è il loro lavoro e credo che alcune sarebbero andate gratis”Marianna annuì, le veniva da ridere. “Peraltro come undici anni fa.”
“ Che vai cianciando, Enrique?”
“Che anche alla vigilia del vostro matrimonio lui si è astenuto, il suo addio al celibato è stato bere, come ieri sera, come ha fatto Andres. Ha osservato che non ne aveva bisogno, di donne, quando aveva TE. Che bastavi per 10. Osservazione intesa come complimento, lui è sempre stato cotto di te”
“Enrique, ti adoro.. Vuoi un caffè? Prendi un poca d’aria e ..”
“”Mi sono sacrificato io.”
“Già Enrique, immaginavo .. A proposito Luigi XV onorò sua moglie la prima notte cinque volte, su Andres evitiamo paragoni, che all’epoca aveva 16 anni, ora 33”
Questi i discorsi tra fratelli, non certo da educande, Andres conosceva i suoi polli, mi indicò il trio che un poco rideva, un poco parlava, erano letali, poi scorsi Raul de Cepeuda.
“Scusate, tra poco iniziamo con i balli e..Marianna, tutto a posto?”
“Raul de Cepeuda, mi estrella”
“Eccoci, tu zitto mai, Enrique..” Raul sbuffò, poi tese il braccio e  si inchinò a Marianna, le baciò la mano, erano davvero molto belli e innamorati, quando ero una ragazzina li avevo ben visti e quel sentimento si era mantenuto. Mi augurai che tra me e Andres durasse.
“ Vedrai che accoglienza trionfale avrà stasera.. “
“Enrique, vai a prendere un po’ d’aria, è meglio”
“ Vero, evitiamo le scene, solo Jaime .. tu testimone, pronostico che l’anno prossimo avremo due nuovi nipoti, uno da Marianna e l’altro..”
“Così sia”
“Così sarà. Tanto devo mettere la testa a posto io pure”
Quando gli asini voleranno, pensò Jaime e lo dirottò verso la terrazza. Comunque, tutto sommato, aveva cambiato rotta ed era già qualcosa.
 
“Principe”
“Principessa..”
“Una festa bellissima, superba.. Tua sorella è stata impagabile”
“Già. Abbiamo mangiato, bevuto, riso e ballato, fatto le foto e..”
“Ci siamo sposati..”
“Sei mia moglie e ..”Mi baciò il dorso della mano, finalmente soli, sul tavolo una bottiglia di champagne ghiacciato e della frutta fresca.
“A noi, picador..”
Rotolammo tra le lenzuola profumate di lavanda, dopo che mi aveva aiutato a spogliarmi, operazione lunga ed estenuante, ogni bottone un bacio, una carezza, io altrettanto, ero così felice da non respirare o quasi.
“Sei una perfezione.. Fatti guardare alla luce delle candele” Valutò le mie lunghe gambe, i fianchi sottili, il ventre piatto, la trama del seno e i capelli, io osservai i suoi tatuaggi, la rosa tenuta dal leone rampante e la torre con la conchiglia, il suo corpo muscoloso e simmetrico, avida e possessiva, le cicatrici, eravamo noi, di ritorno a casa, novelli Ulissi alla reggia.
“Andiamo ..”
“Dove ??..Che racconti, Catherine?”
“A Citera..”
Quella notte, in pratica non dormimmo.
“Ogni tanto, appoggi il viso al plesso solare o vi posi le falangi, anche quando dormiamo, lo fai per istinto.. Perché?”
“Per gli antichi, l’anima risiedeva nel plesso solare, ecco, mi piace pensare che.. nelle vie del sonno, l’anima dell’uno ritrovi quella dell’altro, o che appoggiandovi la fronte si riesca a sentire tutta la forza dell’amore, dell’affetto..”Era un gesto che avevo ripetuto spesso con Alessio, di posare la fronte su quel piatto osso, con Andres di serrare i palmi..”Una storia che mi sono inventata quando ero una ragazzina, Andres”
“E’ splendida, principessa cantastorie, mia coraggiosa guerriera che cavalca il vento..”Scivolai sopra di lui, ridendo sommessa.
E la notte estiva era lunga e avevamo una dura astinenza da recuperare.
 
 
Quando aveva sposato Isabel era vergine, tranne che qualche bacio rubato. E pensava che fosse come quando si accoppiano due animali, invece..  Amore, tenerezza, passione. I bordelli e le avventure erano venuti dopo. Era giovane, in salute, ardente, senza obblighi, era di tutte per non essere di nessuna.
Nelle nostre notti più sfrenate giungevamo fino a tre, quattro amplessi, aveva l’esperienza e non più l’energia della gioventù, doveva essere stato un giovane, irruente leone.
Leon, lo chiamava con affetto Marianna, appunto.
Riapparimmo al mondo tre giorni dopo, avevamo trascorso quelle giornate copulando, il mondo era ridotto a una stanza scialbata di bianco, un letto immenso, alla nostra avidità reciproca, ci portavano dei vassoi di cibo che consumavamo tra un amplesso e un altro, altro che luna di miele, vedere i paesaggi, o altro.
Marianna l’indomabile, tra un giro e l’altro in ospedale, sere appassionate con il marchese suo marito, un saluto ai fratelli che tornavano al fronte, ci venne a trovare. “Riparto .. “Scrutò i nostri visi rilassati.
“Trattenevi ..trattieniti..”
“Ho cinque figli, Andres, nostro padre che vuole tornare a Ahumada.. Mio diletto fratello, mio principe..sei alla fine del pellegrinaggio”
“Credo di sì” Poi “Certo che sì”
“Allora ecco la metà della conchiglia, so che lo sai” E comparve il frammento.
“Ne farò buon uso”
Io, naturalmente, non avevo capito un accidente, me lo spiegò poi Andres, non avevo osato intervenire in quel privato colloquio, un tenero rimando.
“A presto, leonessa”
“A presto, Leon”
 
“Siamo andati a Compostela, io e lei, da soli, a piedi, pellegrini tra  i pellegrini, parlando ben poco. Lei era la sua migliore amica, si sentiva in colpa pure lei, doveva guardarci no.. Come no. La sentivo piangere, notte dopo notte, alla fine ero ben ubriaco quando le ho di piantarla. Se ce l’hai con Enrique, io non sono da meno, che .. E mi ha tirato addosso una brocca d’acqua, guardati, Andres, fai schifo, Isabel non avrebbe mai voluto vederti così… Io sono vivo e lei è morta, fine, come mio figlio .. Poi ci siamo messi a ridere, che scena ridicola, lei in versione leonessa con quella brocca in mano, scalza, io bagnato come un pulcino.. Se serve a farti sentire meglio, rompimi le ossa e i denti.. E che sei impazzita, Marianna, come quella volta che sei sgusciata a cercare un gruppetto che si era perso nei valichi, manca poco ti assideri.. Basta, Andres, per entrambi. Non fa il nostro bene“ Bevve un sorso di vino “All’epoca aveva ritrovato Raul, lo aveva conosciuto quando era solo un ragazzetto di dieci anni e .. In sintesi, era innamorata e si sentiva in colpa, che le pareva un affronto.. Come no, come se lei non dovesse più provare nulla, essere una fredda pietra, era sempre viva e doveva riniziare.. E TU NO, Andres..? Tacqui, che mi aveva spiazzato, sancimmo una tregua.. quando giungemmo a Finis Terrae, dinanzi al mare Oceano, raccogliemmo le conchiglie, lei spezzò la mia. Questa è la prima parte del pellegrinaggio, Andres, hai trovato un poca di pace, abbiamo cercato e trovato noi stessi, e tu non hai finito. Io custodirò il tuo frammento e te lo restituirò quando capirò che sei giunto alla fine della meta.. E lascerai la Spagna, vero, per non impazzire?”Tacqui, la gola serrata “Siete molto legati”
“Già. Enrique è nato nel 1879, Jaime nel 1880 e lei nel 1881, io .. lo sai .. I fratelli più vicini per età. Lei  da sempre vestita di mille maschere per celare antiche paure e nuovi ardimenti.. Leon è il mio terzo appellativo, Andres Felipe Leon dei Fuentes, ma la vera leonessa è lei.. “
“EH? “
“ Nostra madre morì nel 1896, aveva un tumore .. Nostro padre, per distrarci, ci portò in Africa e .. la sola che abbatté un leone fu Marianna, sai, lei sa sparare e cavalcare a uomo, si è sempre intestardita, ti prende per sfinimento”
“Immagino.” Osservai la conchiglia, di nuovo intera.
“Daniel il suo primo figlio è nato otto mesi e dieci giorni dopo il matrimonio..”
“Prematuro.. ma ha dieci anni, sta bene no”
“Di cinque chili.. Molto prematuro.”Rise” Lei e Raul ci hanno fregati tutti, fidati, lui la sera di addio al celibato osservò che non andava a puttane che aveva lei che bastava per 10..”
“ Ohibò”
“Intanto ci dedichiamo noi a fare un piccolo principe? Od una principessa, magari sono due gemelli..”
 

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Capitolo 13
*** Catherine & Aleksej ***


“Alessio! Amore, sono qui”Lo sollevai sul fianco, quel giorno ero vestita alla creola, morbide gonne, un corpetto delicato, colori tenui, senza busto, una idea sostenuta da Marianna, la sua tenuta privata, quando non era a corte, usata durante le gravidanze, tessuti comodi,  la pratica comodità di non usare il busto, non dipendere dalle cameriere, una camicia bianca e ampie gonne spumose.
“Eccoci..  Scusa la nostra irruenza” Olga mi circondò con il braccio, ironica, lo zarevic mi aveva “sequestrato”, una ridda di baci, e chiacchiere, impaziente”E che fate, scusa.. sono  giorni che siete spariti..”
“Ehm, Aleksej Nicolaevich.. Varie cose”
“Tipo”
Omisi di rispondere,  ero diventata di uno splendido rosso peperone, quindi porpora, nonostante l’abbronzatura leggera “Tipo??”
“Di tutto. Cuciniamo, parliamo e abbiamo in mente di fare lunghe cavalcate. Tesoro, sei in partenza per Mogilev?” Olga si faceva aria con le mani, stava ridendo silenziosa, assistendo all’assedio di curiosità cumulativa dello zarevic, alla sua immaginazione le varie cose, avevo declinato i fatti secondari, senza balle, pure ritenevo di non dovergli spiegare il significato di una appassionata luna di miele.
“No, ma vado a fare un giro con Papa, per le truppe, Mogilev tra qualche settimana, e ti volevo salutare.”
“Bene. Come sei garbato.” Era trascorso un anno da quando aveva trovato me e lo zar in una livida alba, gli era venuta una crisi per un raffreddore, io avevo fatto un gran numero di ingaggi,avevo fatto pace con Olga, mille e una avventura. E le torte, cucinate insieme come le volte che lo avevo  addormentato e fatto sparare, sempre noi.. E avere imparato, la giustizia, non la vendetta.
“Lo so”
“Disse la viziata al viziatissimo..”chiosò Olga, abbracciando me e Alessio. La circondai con il braccio libero, con l’altro serravo Alessio, che mi abbracciava, valutando il tono luminoso della sua carnagione
“Olga..”Riluceva, pura gioia.  Mi venne una idea e la squadrai, in quel periodo ero sensibile ai miei amori e quelli altrui, diciamo così.
“Sai che sono ....”
“Ottimo, Alessio.. E non era per un dispetto, fidati” Sempre un sussurro.
“Lo so.. E sai anche che sono montato su un aereo, fermo, chiaro, magari un giorno imparerò a pilotare come a cavalcare. Seriamente. Quando rientri al quartiere generale, tu, piuttosto?”
“Inizio ottobre più o meno” Gli appoggiai la fronte sul plesso solare.
“Perché fai sempre così? Lo hai fatto alla Stavka, quando avevo la crisi per il raffreddore, e sempre..”
“Sai.. Per gli antichi, l’anima risiedeva nel plesso solare, ecco, mi piace pensare che appoggiandovi la fronte si riesca a sentire tutta la forza dell’amore, dell’affetto.. Una storia che mi sono inventata quando ero una ragazzina, ehi, cosa ti commuovi”
“Come è la storia che eri alla Stavka per il raffreddore..?” chiese Olga, per stemperare la commozione.
“A settembre 1915, mi ha pescato in versione ufficiosa, meglio di un poliziotto.. Ero a prendere le consegne e sono rientrata a dicembre, quando aveva ..”
“La crisi. Non ti eri fatta ammazzare, io avevo passato l’accidente..  O ci provavo”
“Giusto.”
“Ma con il servizio attivo hai finito, vero, ti limiterai a guardare i rapporti..”
“Credo proprio di sì..” Poi “Scusatemi, sono in luna di miele, un poco di riposo me lo sono meritato”
“Ti riesce a farmi fare un giro in incognito a Piter?, prima di riandare?”
“Vediamo, Alessio” E tanto sapeva che era un sì. Sua sorella sbuffò, se era viziatissimo, un motivo vi era di sicuro.
“Ho detto di no ed è no, fine, obbedisci senza fiatare” omisi di dire, almeno per una volta, appellandomi alla pazienza che si stava esaurendo. Le mani sulle spalle, cercavo di bloccarlo, la visuale parata dal mio corpo,se tirava un calcio o si faceva male era un guaio, per l’emofilia. Ma non poteva fare quel casino. Allibì che non lo assecondassi e cercavo di calmarlo, lo avevo portato a fare un giro a San Pietroburgo, appunto,che in quel principio di autunno era veramente tetra, i viali erano pieni di soldati con fasce nere su un braccio, civili vestiti di scuro, mendicanti in ogni dove. Chi poteva andava in Crimea o in Finlandia, per sfuggire al duro inverno che si avvicinava e agli stenti. Anche la Neva pareva più torbida e gonfia, il cavaliere di bronzo, la statua che come una sentinella vegliava la città avrebbe dovuto affrontare un ben duro compito, resistere  come tutta la Russia che entrava nel terzo inverno di guerra.
“Io faccio come voglio, sono lo ..” cercò di sgusciare dalla mia stretta, mentre gli tappavo la bocca, se proclamava che ero lo zarevic come si accingeva a fare, eravamo allegramente fottuti.
“Basta, Alessio”Un duro sibilo “Respira e calmati, passiamo oltre” Lo presi per la manica, non raccolsi la provocazione, non lo toccavo, che forse non voleva e intanto lo contenevo.  Che il gruppetto che spregiava la zarina e il suo amante aveva colto   nostri movimenti, lo zarevic si era incollerito e ..
“ Farai una segnalazione.. Hanno insultato anche te, che è un pederasta” Mi aveva stretto il polso, rapido, solo il rossore testimoniava la sua collera.
“Certo, hai ragione ad arrabbiarti, che quei gesti sono crudi, espliciti..” Fortuna che non si erano accorti che ero una donna, mi ero travestita, come al solito, e meno male, benedissi che fosse giorno e che la mia figura sottile fosse comparabile a quella di Androgino. Per una volta ero contenta di essere magra, senza curve abbondanti.
“Volgari… Sempre peggio”le foglie scrocchiavano secche sotto i nostri stivali, la zarina era a compiere una visita benefica ai vari ospedali, non parlava con il suo teutonico cugino, tanto era. .
“Fermati, calmati. “Avevo il fiato corto e un principio di nausea. Mi bloccai di colpo, le mani affondate nelle tasche, il sudore che mi intrideva. Cos’è? Poi sorrisi tra di me.
“Due contro sei, sono in superiorità numerica..Secondo te quanti ne potevamo mettere fuori uso, salvo guai?”
“Hai valutato bene.. E tanto se insultavano me li facevi neri, altro che cinque o dieci, e ora che ridi, che ho detto..” Perplesso, e la rabbia era scemata. Gli posai un bacio sulla guancia, scosse la testa, mai in pubblico ero stata così affettuosa. “Aleksej Nicolaevic”
“TE sei tutta scema.. ma va bene, che si fa?”
“Andiamo a prendere una tazza di tè e della torta, qui vicino c’è una sala carina” Che frequentavo ai tempi remoti, nel 1913, ai tempi degli incontri segreti con Luois. Scacciai il ricordo “La parolaccia te la spiego dopo, intesi, che se mi metto a parlare in inglese e francese ci scambiano per spie tedesche  e non voglio dovere spiegare a tuo padre come siamo finiti nella fortezza dei Santi Pietro e Paolo, se prima non mi torce il collo, ipotesi molto probabile, e tua mamma lo precede, fidati”
“No ..No. Tieni il fazzoletto, hai sudato”Mi tamponai la fronte e il collo.
“Stai bene?”
“Ho fame..”
“A te ha fatto male il matrimonio, fidati” Serio. Nascosi la risata nel fazzoletto, invece che la manica mi prese la mano, scrollando il capo e compatendo Andres, la sorella se la era ritrovata, la moglie se la era scelta, affermò, serissimo.
 
“Oh ..In genere hai poco appetito, e hai preso due pezzi e finito il mio, va bene che il cibo non si spreca, e sorridi, sei ancora più strana del solito”
“Zarevic, tralasciando la parte degli insulti, ti è piaciuto?” Eravamo sul treno che dalla capitale riportava a Carskoe Selo, avevo il permesso per portarlo fuori tre o quattro ore, meglio rispettare le consegne, un sussurro.
“Sì, la sala era carina, anche se vi era poco assortimento e la libreria molto bella, la giostra mi è piaciuta, però..”
“  Quella è una parola brutta, non la usare, è peggio che bliad, intesi. O bastardo
“Va bene. Grazie, Cat. “
“Grazie a te, che proteggi.”Mi fissò come se fossi impazzita “Il significato del tuo nome, in greco, colui che protegge..”
“Ah e.. sai che non me lo aveva mai detto nessuno “ Andres significa valoroso,in greco,  gli spiegai, Olga  santa (!!!) Tatiana figlia di Tatius, dal latino, passammo tutti i nomi delle sue sorelle, dei suoi genitori, pure quando mi chiese il significato del mio esitai.
“E’ brutto?”
“Applicato a me, abbastanza ironico, katros, la pura” mi sorrise, in effetti era abbastanza inopinato.
“Dipende. Te ne vedrei meglio uno del tipo .. Amante dei cavalli, esiste, no..”Mi venne in mente ed allibii. “Felipe .. il maschile, femminile Felipa “
“Traduci, capisco che è spagnolo” Lo declinai in russo e in francese, feci una addenda mentale. Felipe Fuentes, principe, conte di Sierra Morena, Signore di Ahumada y la Cruz.
“Meglio Catherine, pardon Catalina, di Felipa” Poi “Greco e latino, eh..”
“Fino al latino ci arrivo, il greco .. no, tranne qualche sparsa definizione.”
“Comunque, sono cresciuto, l’altra volta, per gli insulti, abbiamo litigato di brutto. Invece.. Li segnali, vero?”
“ Certo. Ti ho trattenuto per evitare un guaio peggiore, e non ti volevo fare male, era per te “ la precedenza la aveva sempre e comunque la sua tutela, fisica, in primo luogo.  E se era quello che sospettavo, per me, non era il caso di ingaggiare una rissa.
“ Lo so, che lo fai per me e il tuo prezioso collo”A cui si era stretto. “Scusa, ma Felipe non era il nome del primo principe Rostov-Raulov”
“Bravissimo”lo abbracciai “A prescindere, è un bel primo appellativo”
“ Lo so che sono bravo”
“Non ne dubito affatto” Ricevetti un colpo sulle scapole, sdegnato, poi si calmò.
“E modesto”
“Soprattutto”
“Ti adoro, Zarevic”
“Lo so.. ma stai bene, sul serio” Lo distrassi, svelta, in un dato senso mai ero stata meglio.
 
 
“Saresti un ottimo precettore” sancì Olga “La sai l’ultima di Alessio? Ha chiesto un ciclo più dettagliato e approfondito su Pietro il Grande, Caterina II.. E ha strappato a Mamma la promessa che quando avrà 14 anni di imparare il latino”
“Ottimo. Almeno alla Stavka si terrà occupato..”
“Si diverte imparando. Come noi su altri fronti”
“Ben vero. Mi insegni una cosa e non mi prendere in giro..”Posai il palmo sul ventre piatto, la fede sull’anulare destro brillava sotto il sole.
“Perché?” Glielo dissi e mi scrutò, commossa.
“Forse.. è molto presto, però questa soddisfazione posso togliermela”
“ E tua madre?Andres..?”
“Cosa? Che devono dire.. Nulla, che sei la prima persona in assoluto a cui lo dico, anche se lui non è uno sciocco, ci arriverà””
Deglutì e mi strinse il braccio, le appoggiai la testa sulla spalla e rimanemmo in silenzio. Il vento di fine settembre era lieve e dolce come il sussurro di un pianoforte, un attimo che era un per sempre, nel parco imperiale di Carskoe.
Il mio viso appartiene al vento e all’acqua, il corpo al ferro ed al fuoco, la mia  memoria al regno della precisione. Ero una fenice, riapparsa dalla sua ceneri
 
 

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Capitolo 14
*** Aleksej Principe in attesa ***


Indugiava contro la gola, la sensazione della barba che cresceva contro la tenera pelle del collo era una squisita tortura su cui mi abbandonavo.
“Dobbiamo parlare, ora che dici?- Affermai dopo, la voce dolce come miele, i capelli sparsi a ciocche sul cuscino, mi scrutava, intento, come se vedesse una meraviglia, le piccole rughe di quando sorrideva
“Su cosa?”
“Che torno alla Stavka..”
“Certo che sì, cara principessa...”Incrociai le mani dietro alla nuca, cercando di rifare il punto. Noi eravamo ben felici, tranne che il conflitto era peggiorato di nuovo per i russi, la situazione era allo sbando. Quel mese di settembre lo avevamo trascorso in modo appassionato, per lo più chiusi nella nostra casetta, le uniche uscite quella volta a Piter con Alessio, una segnalazione dovuta, un paio di visite agli ospedali, cavalcate e ... Diciamo che per i domestici eravamo due fantasmi, ci vedevano ben poco.
Chi poteva lasciava la capitale, si recava in Crimea o Finlandia, per scampare al duro inverno che si avvicinava, alle perdite e ai lutti.. La carenza cronica di artiglieria per le truppe russe causava morti a non finire, la corruzione era ovunque e dovunque.. La Romania era entrata in guerra il 27 agosto 1916, a  fianco della Russia, Austria e Germania e Bulgaria l’avevano occupata, attaccando dai vari punti cardinali, lo Zar aveva inviato le truppe ma la lunga distanza aveva reso difficoltoso il processo, tanto che a inizio ottobre la nuova alleata era stata conquistata dagli imperi centrali, o quasi.
Lo zar era sempre in riunione, a visitare le truppe, teso, preoccupato,il suo onore gli impediva di lasciare il conflitto, aveva giurato di non arretrare, nuanca, mai, pure la realtà degli eventi era inconfutabile, i suoi generali erano convinti che non avrebbero mai rotto la resistenza dei nemici, un disastro, totale, continuo.
Mio zio fumava una sigaretta dietro l’altra, come Nicola II, a mia memoria non era mai stato tanto teso e nervoso, mi appioppò una pila di report da tradurre e riassumere, sequestrando Andres  nei fatti, se non a parole. Era il suo braccio destro, la persona di cui più si fidava e lo sapevo, ormai eravamo parenti, lo considerava suo figlio, un amato nipote acquisito. Mia madre Ella e mio fratello erano in Crimea, io non volevo mollare il mio leggiadro consorte, ormai si era rassegnato, un fait accompli. O lui non voleva mollare me, Andres Fuentes, che tornava ad amare e ruggire, il giovane ed irruento leone era cresciuto, ma forse non era diventato saggio, ascetico e senza desideri, tornava dalle distanze.
“Catherine, che facciamo?”
“Aspettiamo che spiova” Eravamo sotto una tettoia di fortuna, gli cinsi le spalle, per scaldarlo, si mise la mia sciarpa sul collo (evitiamo di prendere freddo, mi manca il raffreddore) Scrutai le nuvole, previdi che l’acquazzone sarebbe durato poco.
“Piove sempre”
“Quasi. Sediamoci..”
“Tutto a posto, marinaio numero tre” Ormai passava molto tempo con me, I suoi precettori e marinai si erano ammalati di febbre, una epidemia, una strage, per quarantena stava  lontano, altri erano in licenza.  “.. comunque sono contento che siete arrivati”
“Avevo notato, a momenti mi strozzavi”
“.. E dai, sono migliorato. “Mi appoggiò la testa sulla spalla, lo cinsi per scaldarlo.
“Era per prenderti in giro, sei molto più calmo”
“ E studioso, se non mi metto per tempo Gilliard mi fa nero, mi ha assegnato non so quanta roba”
“Magari dopo studi” E io traduco, che depressione “Mangiando qualcosa”
“Non ho fame” come volevasi dimostrare.
“Io, te che cosa c’entri..” Scosse la testa, ero diventata golosa in un colpo solo, soprattutto di frutta (meno male che era quello..) E zuppe calde, pollo arrosto, sperando di non diventare a mia volta un tacchino farcito.
Era il secondo ciclo che saltavo “Alessio, domani andiamo a raccogliere funghi, scommetto che è pieno, senti che odore”
“EH? E che sei un cane da tartufo, hai sviluppato un fiuto, io non percepisco nulla, ora annusi i funghi..”
“Concentrati.. Il profumo delle foglie, l’odore della pioggia, e.. “
Scosse la testa “Stamattina ti sei lavato con il sapone di tuo padre?”
“Sì, come fai a saperlo” Sbigottito. “Per .. il mio era finito”lo serrai ancora più stretto, chissà se si era accorto che in piedi non lo prendevo più in braccio, per non sforzare i muscoli dell’addome, e tanto lo viziavo uguale.
“Lo so, in fondo sono una maga”Sorrisi. “ Scherzo, ho sviluppato un buon olfatto” Rectius, ero diventata sensibile oltre ogni dire agli odori, ai profumi, altro sintomo, oltre alle voglie. Due o tre mattine mi ero svegliata con la nausea, ero in ritardo di circa due mesi.. E il seno si  era ingrandito, la pelle del viso era luminosa, mi sentivo radiosa.. Sperando di avere preso da mia madre, almeno la gravidanza, che non aveva sofferto troppo di nausea o vomito, almeno mi aveva raccontato, giusto i primi tre mesi, una serena gestazione e due parti infernali, di 20 ore cadauno, in dato senso era da capire se aveva avuto solo due figli. E la pelle di Andres era il profumo più bello, la sera riceveva una trionfale accoglienza. A regola, ci saremmo dovuti astenere dai rapporti, tranne che .. Che uso e uso, aveva chiosato mia madre Ella, dipende dalla donna e dall’uomo, nelle case di piacere, alcune prostitute hanno rapporti e.. i bambini arrivano, senza fallo, come se noi donne non dovessimo provare desiderio. La zarina madre era rimasta scandalizzata, a quel giro, poi aveva convenuto che sono le donne che devono decidere, non certo i maschi, meglio tenere il marito nel proprio letto che mandarlo a zonzo in quelli altrui. Una conversazione del luglio 1914, ormai si parlava senza peli sulla lingua, la zarina Maria si era accompagnata ad un certo gentiluomo.. Comunque, con il marito che mi ritrovavo io era una buona cosa. Forse era una voglia come un’altra.
“Va beh, poi mi spiegherai .. Te sai di arancia amara, rosa, lavanda, e lo so chè usi questa roba per lavarti”
“Già. Lo hai ben visto, zarevic” Gli diedi un bacio.
“ E che ti inventi..Con Olga e Tata ci avete cicalato un pomeriggio intero, di profumi e lozioni, facevate entrare il mal di testa.. Proprio cose da donne“
“Ma tu ascolti tutto”
“Basta”  Serio. “Mi fai cavalcare?E sparare?”Sospirai.
“Hai voglia?”
“Sì. Se puoi, se ti riesce, per favore.  Sei la sola, come Andres, che mi tratta come un ragazzo ..”serio, non era un capriccio passeggero, era viziato e rabbioso, e tanto del suo rancore dipendeva dalla malattia, dalla fragilità.
“Di 12 anni..”Prevenni O ci provo. “Fammi riflettere Alessio, su come fare..”Non ti voglio  indispettire, nemmeno ti posso far fare come se non avessi l’emofilia.. e so che mi stai mettendo alla prova, senza appello.
“Aspetta, non ti arrabbiare, pensavo che mio fratello ha 9 anni, so come trattare con lui, mica con uno grande come te”Annaspando su metaforici specchi” Ti offendi se ti tratto come lui “Come no, aspirava a essere trattato come gli altri, senza lo spettro del morbo”A lui .. lo porterei al passo e al trotto, al limite, io dietro, per sparare .. come al solito, tranne che lo Zar ti deve dare il permesso, intesi”
“Va bene”
E così fu senza fallo, anche se dopo ero esausta per la tensione.
Che mascheravo sempre, o ci provavo, ero allegra e irriverente, silenziosa quando traducevo, tenera quando lui studiava, libri e quaderni, ogni tanto gli davo un bacio, dolce quando lo abbracciavo. E lui era contento, adorava andare a cavallo, sparare e.. mi dava retta,  senza fallo.
E io adoravo lui, ricambiata, adesso si tratteneva un paio di sere a settimana, a cena e per dormire ( tradotto, mia madre Ella era tra i piedi), si divertiva, senza misura, ma il momento più bello era quando mi buttavo sul divano della cucina e aprivo le braccia, Andres fumava una sigaretta sul portico, poi rientrava e appurava di essere battuto, sui gradi, un erede al trono che abbracciava una principessa, lui rideva e mi baciava il viso, le mani tra i capelli.
E il leone e la rosa, la fenice, avventure e pirati.
Dormiva sereno, la fronte contro il mio braccio.
 

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Capitolo 15
*** Amore (Catherine) ***


Tuttavia, quando appresi che a fine ottobre sarebbero andati a Carskoe Selo e poi a Kiev per salutare la zarina madre mi sentii sollevata.
Una pausa, egoista, che non dovevo preoccuparmi dei colpi o di un raffreddore, e tanto me la ero voluta, a  mio discarico posso solo osservare che non mi scattarono più i nervi, non con lo zarevic, almeno.
“Cat”Mollai rapida la traduzione, scattando in piedi, se esordiva con il mio nomignolo era un cattivo segno
Fuori pioveva, tanto per gradire, era pioggia, fango e morti in trincea, un cupo dopo pranzo, il cielo color inchiostro.
Un cupo novembre, il tavolo era pieno di dispacci e fogli, avevo le nocche sporche d’inchiostro, davanti a me una tazza di caffè amaro, una arancia a spicchi.
“ Zarevic” Si tolse il cappotto umido, il cappello, omise la battuta, ero in pantaloni con un maglione di lana a collo  alto, a coste, non aspettavo nessuno, in genere diceva che ero un maschio mancato. Pessimo segno, come che mettesse subito in ordine. Non lo assillare, è già nervosissimo ora. È arrossito e tiene le spalle troppe rigide, si è seduto di schianto sul divanetto e..  ormai avevo appreso a declinare in modo abbastanza esatto le sue gioie, le tristezze e lì non ci voleva tanto, che hai bambino mio, che ti è successo?
.Andres mi fece un cenno dalla porta, enunciò solo che doveva ritornare in riunione, l’odore di sigaretta si percepiva da sette passi di distanza, alzò le sopracciglia, un cenno .. Te lo dico dopo o un affare del genere. Respirai la pioggia, la disperazione sottile.
“Posso..?!” nemmeno fosse stata la mia cucina e il mio divano, e tanto era. Mi sedetti vicino a lui, che avevano inventato a Kiev con la zarina madre. La sensazione generata dal disastro rumeno era stata grande, il ministro degli esteri, Sturmer, era considerato responsabile di quelle disfatte e raccoglieva sempre maggiori poteri .. lo odiavano per il nome, le sue azioni, manteneva il potere solo grazie (pareva) all’essere un protetto di Rasputin, si sosteneva che millantasse simpatie per la Germania, il suo cognome era tedesco. Corruzione, imbrogli, peculato, un capo di accusa più grave dell’altro. E tutti chiedevano allo zar di prendere misure energiche, di sicuro la zarina madre aveva impetrato in quel senso, domandando di levare dai piedi Rasputin, Alessandra e compagnia. A dicembre si sarebbe riunita la Duma e si prospettavano scontri, avversità, complotti.. Trattenni la lingua tra i denti, non lo innervosire ancora di più, mi prese una manica, stropicciando la lana, non chiedere nulla, non gli stare addosso, il viso girato.
Una specie di abbandono, buttò la maschera e le spalle tremavano, pensai, Aleksej bambino mio, che ti è successo?
Con una rapidità che non ritenevo possibile, mi posò il viso contro  il petto, rigirandosi, le braccia sul mio collo,  serrandosi ancora di più quando cercai di guardarlo in faccia. Già, non mi ricordavo come fosse rapido a sparare, un cavaliere in sella, quando stava bene era agile, svelto, una  scheggia, perché omettevo in altri momenti. Le spalle gli sussultavano, stava piangendo, piano, desolato, mi imposi di respirare piano, calma, lo serrai con un braccio, lo sfioravo con l’altro
.“ Aleksej, non ti forzo, sfogati, solo mi devi dire se ti fa male qualcosa. A livello fisico.” Un piccolo no a distanza, gli posai il mento sui corti capelli castani. Imponendomi di respirare piano,a intervalli regolari, senza forzarlo .va bene.. facciamo in un altro modo, calmati, respira … che cazzo era successo???  Cazzo ripetuto tre volte.
“Perché dici le parolacce..”
Avevo imprecato a voce alta senza riflettere“Perché sì, va bene” Tacendo l’ovvietà che mi stava venendo una sincope, che è successo zarevic, mi limitai a pensarlo. Ridacchiò, poi percepii che mi sfiorava la collana con la perla, giocherellava con le dita della mia mano destra, poi ci diede un bacio che ricambiai. E la maternità mi aveva già cambiato, avevo appreso la pazienza, l’attesa.
La freddezza di chi devi amarti e non lo fa ferisce più del caldo e del freddo, Aleksej lo andava imparando allora,gli stringeva il cuore e si sentiva solo.   E con me non lo era, credo.
“Non è una risposta” Almeno si era calmato, rovesciò il viso e mi guardò. Aveva lo sguardo oscurato da dolore, rabbia e pena, una mistura che mi strinse il cuore, come il suo viso arrossato per il piangere. E sapevo decodificare, variava l’equazione, quello era il risultato, una bambina che tornava dalle assenze.  La bambina che ero stata, arrabbiata, sempre sulla difensiva.. che temeva gli sguardi del principe padre, i movimenti sofferti di sua madre, fino a esplodere, furia cieca, una ribelle ora e per sempre.
“Paghi pegno, le regole non sono solo per me, quattro copechi, lo hai detto quattro volte”
“Sarò ben lieta, Aleksej.”Ripescai un fazzoletto dalla tasca e glielo diedi. Si soffiò il naso, premendosi contro il mio maglione, odorava di fumo di treno, sudore, leggero, infantile, pane e prezzemolo (.. ma che avevi mangiato zarevic??)
“Per favore, vai a lavarti le mani, puzzi di fumo”
“Fumano tutti, io non ho colpa..” Poi capì l’antifona, implicita, e andò a sciacquarsi, gli davo il tempo di ricomporsi e a me di riprendere la calma.
“Io devo finire qui, è urgente, poi sono da te..”
“Fai con calma, sono io che ti ho interrotto, piuttosto, me lo dai un foglio e ..” si interruppe, le matite e gli acquarelli erano terminati da un pezzo, però lo soccorsi.
“Le matite nuove, da inaugurare prima del previsto, apri il cassetto, sono per te”
“Grazie. Quindi mi pensi anche quando non ci sono, non sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze. Scusa se ho saltato il per favore o simili”
“Alessio, lo hai un copeco?Una parolaccia, paghi pegno, no, non lo hai, quindi io ne metto solo tre. Compensiamo. Non dire idiozie, che non è aria, intesi?”
“Sì. “ radioso. Lo brontolavo ed era contento, che avevano fatto..
“Mi arrabbio e sorridi ? ”ero basita.
“Se di me non ti importasse nulla, mica mi brontoleresti, mi abbandoneresti a me stesso..”
“Aleksej, basta, mi fai piangere..che dici, lo sai che ti voglio bene, anche se non te lo dimostro tanto..”Strinse ancora più forte la manica e io lo serrai ancora di più, davvero, che succedeva, a mia memoria era ben raro che mi fosse incuneato addosso a quel modo. “Cat.. non piangere, ora sto calmo… Fidati di me”
“Mi fido.. Ecco qui il foglio e il resto, però prima .. Scusami, sono un disastro”Poi” Una pausa, zarevic, vieni qui.. sono in pausa, brr che mani umide, fattele scaldare”Bambino mio, che ti hanno fatto?, lo pensai e basta, intanto lo toccavo, esitante, Aleksej, le scapole, la schiena”E senti come sei contratto, va bene, ti massaggio come con Olga, un poco, ehi....Aleksej, disegna, io devo finire qui”
“Lo so..”Sbuffando. E si era calmato e rassicurato. Bambino mio, che ti hanno fatto, che è successo?ti metto sulla sedia, ecco il foglio e le matite, ti abbraccio e nulla osservi, aspetto, osservo, ora sei calmo, le spalle un poco rilassate. Mi impongo di non soffocarti di baci o inutili strette.
Finii di tradurre dopo quaranta minuti, quando alzavo lo sguardo vedevo che trafficava con i pastelli, poi lo riabbassavo, e sapevo che mi scrutava.
A disegnare era bravo, come lo zar, come le sue sorelle, specie Marie, avevo una cartella piena dei suoi schizzi.
“Che succede di brutto?” al termine, quando avevo impilato i rapporti.
“L’imperatore d’Austria Franz Joseph sta male, ormai ha 86 anni e ..varie ipotesi, una più cruda di un’altra, il suo erede Carlo, lo dicono più uomo di chiesa che di armi. Per la Russia, non sarebbe un male, se cerca la pace, ma i suoi consiglieri sono guerrafondai fino all’osso, speriamo che non aizzino una ulteriore offensiva” detta in modo sintetico, quello era.
“Non guardare, Cat, è una sorpresa, per favore. Leggi, piuttosto”Aveva rigirato il foglio.
“Va bene, tu resta al tavolo, io mi metto in poltrona, non vedo, fidati” Infilai tre copechi in un salvadanaio, a ogni buon conto, poi presi i ferri da calza e un ammasso bitorzoluto da un cestino. Olga poteva avermi insegnato, tranne che era rimasta prostrata dall’ilarità a vedere gli sgorbi che cacciavo fuori a sferruzzare, dopo tanti anni di inattività ero solo peggiorata. A ogni buon conto, mi aveva dato due modelli, fatti da lei e un foglio riepilogativo, con le istruzioni, passo passo.  Forse avrei avuto più chance a imparare l’arabo della maglia.
“ Grand Maman ha chiesto di essere più deciso, “ Mi bloccai, parlava mentre disegnava, mi voltava la schiena, trafficava con i colori, la sua vocina sommessa uno sfogo. “Hanno discusso, lei e Papa, senza badare a chi ci fosse. Di sicuro la zia Ella e altri parleranno con mio padre, mia mamma. E Papa era d’accordo, solo che era irritato, nervoso, mi ha risposto male due volte” Pessimo segno, con il suo adorato bambino era sempre quieto e gentile “ E mi ha detto di togliermi di torno, che..” Discutevano e i toni si erano accesi, gli avevano ingiunto di togliersi dai piedi, mentre il litigio si spostava.
Aveva obbedito, poi si era accorto di avere lasciato la sua carabina giocattolo ed era rientrato, dove era? Dietro al divano.. E Nicola II e sua madre erano ritornati, la loro discussione procedeva tra una stanza e l’altra, camminavano e litigavano, i toni irosi, le voci alte.
“La devi bandire, Nicolas, devi fare qualcosa, è matta, non ci sono altre spiegazioni. Mandala in convento, in manicomio, a Livadia, toglila di torno”
“E’ mia moglie”
“Bell’affare, ci hai fatto, ne hai ricavato solo guai,quattro femmine e un solo maschio con l’emofilia, che non sa nemmeno stare in groppa a un cavallo o tirare un grilletto, che può morire per un raffreddore di troppo”
“ Mamma, basta, non ti permettere”
“Sarebbe stato meglio se avessi sposato Ella Rostov-Raulov, quando eravate giovani eravate innamorati.”
Alessio era rimasto immobile, ghiaccio e sale, si era raccolto le ginocchia contro il petto,  il dolore che germogliava dentro il cuore.
Silenzio. “Ormai è andata, Mamma, è passata una vita, anche .. Le regole non le ho fatte io, uno zar, uno zarevic deve sposare una straniera.. Lo sai” e non aveva negato. Quindi era vero. Ella era la madre di Cat, la novella principessa Fuentes.
“Volevamo cambiarle, nel 1889, quando sei uscito fuori con Alix. E abbiamo lasciato perdere, eri giovane, infiammabile, le origini familiari di Ella non erano impeccabili, il suo antenato era un bastardo, per quanto avesse acquistato rango e titoli con le sue sole forza. Poi era già promessa, in via informale a quel cretino di Raulov, che Jussupov a confronto è un principiante” Un sussurro, era persa in un rimpianto.
“Sua figlia ha sposato l’erede dei Fuentes.. Andres”
“E si è convertita di corsa al cattolicesimo, che la madre di un principe cattolico deve seguire quella religione. Senza se e ma. Come fece al volo Vittoria Eugenia prima di sposare il re di Spagna. Io ai tempi, prima di sposare tuo padre, sul credo ortodosso. Mica come qualcuno di nostra conoscenza che ti ha tenuto in bilico per anni e al penultimo momento si rifiuta di cambiare, salvo mutare poi idea”La zarina Alessandra.” Catherine se lo è preso e subito, un marito con i fiocchi, l’eroe della Calle Mayor, speriamo che si sbrighi a dargli un maschio, meglio più di uno, anziché stare dietro a quella perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  che è tuo figlio“
La discussione era proseguita in un’altra stanza, sentiva i toni alti e non comprendeva quello che dicevano.
Era rimasto lì per un pezzo, senza muoversi. Annichilito. Una voragine.
“Alessio.. Quando è successo?” Schizzai accanto a lui, comprendevo appieno cosa significasse vedere rosso, come se fossi un toro e mi agitassero la muleta, il drappo scarlatto,  dinanzi. Bambino mio, che ti hanno fatto, che è successo? È orribile.
“Ieri. Poi Papa si è arrabbiato che ero sparito, voleva ripartire e non mi trovavano, in treno non mi ha parlato e guardava fuori dal finestrino. Scuoteva la testa e fumava. Quando siamo arrivati ho chiesto di poter venire qui, da te e la nonna manco la ho vista, e non voglio, non voglio” Deglutì “Non te lo volevo dire e.. Poi..” Lo guardai. Come mi fissava. Amore. Adorazione. E tremore, come se non lo considerassi per nulla.”Balle. fai come credi, credi a chi vuoi .. Ma io sono qui e ti ascolto, ora e sempre, non sei una perdita di tempo.. ANZI,  “Combatti il buio con me Zarevic
“TI senti meglio, ora che ti sei sfogato?”Annuì.  Stai calma, non puoi marciare a Kiev e tirarle il collo.. Concentrati su di lui, cerca di non essere irruente, aprire bocca e lasciare correre. Ricorda un’altra bambina, di tanto tempo fa.
“Lo sai solo tu. Per favore, abbracciami”
“Vieni qui”Posai le ginocchia sul pavimento, mi serrò in silenzio, ricambiato, gli appoggiai la fronte sul plesso solare. Ti voglio bene, sono qui, senti tutto l’affetto che ho per te, senza fallo, senza misura.
“La zarina e tua nonna non si sono mai intese, un dato di fatto”Sollevò la testa dalla mia spalla, giocava di nuovo con la collana e la perla, le dita intrecciate, tanto valeva tenerlo calmo e rassicurarlo, diceva che con me si sentiva al sicuro, sfruttavo quella sua preferenza. Si raccolse ancora più stretto.”Lei parla sempre a ruota libera, infischiandosene delle conseguenze,  Olga l’ha messa in croce per la fronte, fatti raccontare da lei, mmm?, non tenere in conto quello che dice” Provaci. È stato orribile, Alessio, ferisce me sentirtelo raccontare, figuriamoci te sentire..
“ E tua madre?”
“Mia madre cosa? Io all’epoca non c’ero, che ne so che hanno combinato, è passata una vita, inutile rinvangare..”Sollevai le sopracciglia “Con il principe Raulov non si sono mai intesi, questo è, diciamo che sono incompatibili, va bene?”
“Di lui non dici mai nulla, come Sasha.. Neanche a ..” Al tuo matrimonio è venuto, avevo inteso.
“Alessio, come è incompatibile per mia madre lo è anche per me e non aggiungo altro. Meglio stare a distanza” Sbuffando mormorò va bene, aveva intuito che non avrei aggiunto altro.
“ Cat, comunque non è vero che sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  e che ti sprechi con me. Intanto .. ti tengo occupata, ti faccio ridere”Netto, deciso. “ Qualunque cosa dica la nonna, l’erede al trono sono io e non mio zio Michele o altri. Sono malato ma aspetta e vedrai, se un giorno regnerò, sarò come Pietro il grande o Caterina II” si raddrizzò, le spalle dritte e il mento in fuori, fierissimo. “Anche se sono troppo debole, fragile” quelle parole lo avevano ferito, come un lupo azzannato dalla tagliola, aveva il cuore stretto, che in fondo in fondo lo pensava pure lui.
Quando chi devi amarti ti considera una nullità, o ti armi di arroganza o soccombi.. Come era vero. Io ero diventata una egocentrica di primo rango, una vera autocrate. Ed era il mio bucaneve, il mio tesoro.
“Quelle che sono le tue debolezze apparenti potrebbero diventare i tuoi punti di forza, no?” una casuale e apparente osservazione., e anche no, lo amavo e lo volevo rassicurare-
“Cioè?’
“Sei molto sensibile e quindi saprai ascoltare chi ha bisogno, quando sai che ci sono dei problemi agisci da subito per risolvere, no? A stare attento ai colpi hai imparato.. Sarai saggio, accorto.. E fino a prova contraria, armi e cavalli ti piacciono e ti stai impratichendo, mica ti ha visto, lo sappiamo in pochi che ti stai preparando”
“ Certo.. Anche se sei sempre in tensione che mi succeda qualcosa”
“Sì, e cerco di non starti troppo addosso” Mi aveva sgamato. “E per la tua età sei molto maturo, fidati, quando hai voglia”
“ Cerco di stare bene”
“ E sei un lottatore, non molli mai, come Achille” Seria.
“Alle volte, mi sembra di impazzire per il dolore, quando ho una crisi. Seria”
“Non lo posso immaginare..”La volta del raffreddore da come mi stringeva avevo i polsi martoriati dai lividi e dai segni delle sue unghie, spasmi involontari per segnare il confine della sofferenza.  E sapevo delle emicranie, dei dolori alle articolazioni, delle febbri intermittenti, a dare retta.. Ogni mese ve ne era una.. Spero di averti distratto, almeno un poco, il tuo dolore era il mio, Alessio, sapevo combattere corpo a corpo e le parole erano stanche, miseri viandanti contro il tuo dolore. E tu rassicuravi ME.
“Passiamo ad altro, sennò ti rattristi” Pausa “Posso assaggiare un po’ di caffè?”
“ Va bene, che hai disegnato?” Rimasi senza parole. Uno scudo, inquartato. Aveva schizzato un bocciolo di rosa, un leone rampante, una torre e una conchiglia.
“Non sarà perfetto, e tanto si capisce, anche se è stilizzato, molto, pardon”
“Io so tracciare appena una riga dritta.”
Andres passò verso le 18 a prendere le traduzioni, annotò che si era calmato. “Alessio, siamo impegnatissimi.. Ti spiace rimanere con la principessa..? A cena e se si fa tardi..”
“Che succede..”
“L’arciduca Carlo di Asburgo ha inviato una proposta di pace separata, in segreto..Se l’Austria Ungheria si ritira .. Siamo un passo avanti”
“Intanto deve prendere il trono, FJ è sempre vivo.. Anche se ben malandato E il suo entourage segue pedissequamente il Kaiser Guglielmo” A voce bassissima. “Sei ben stato a Vienna nel 1909  e nel 1911, Andres” lui ghignò, malandrino.
“Erszi d’Asburgo aveva il suo fascino, princesa, toh, questo è il cambio per lo zarevic per domani”
 
“Chi è? Erszi d’Asburgo, dico”
“La nipote di Francesco Giuseppe, la figlia del suo unico erede, che morì giovane” Suicida in quel di Mayerling, con la sua amante, dicevano, l’imperatrice Sissi non si era più ripresa da quella tragedia, era morta a Ginevra in un attentato nel 1898 “Erszi è il corrispettivo ungherese di Elisabetta, come sua nonna l’imperatrice” Io avevo dalla mia la giovinezza e di essere la moglie di Andres, riflettei, imponendomi di non trarre conclusioni avventate.
Almeno Alessio si era distratto. “ A Papa i tedeschi non piacciono, questa primavera quando era a casa, tra una visita e l’altra, eravamo in giardino e ho tirato una palla di neve da dietro ad Anastasia, che non se ne era accorta. Papa se ne è accorto e mi ha sgridato, che mi dovevo vergognare, che mi ero comportato come un Tedesco, attaccare da dietro, senza possibilità di difendersi.. Mamma è tedesca di nascita, però..”
“Ed  è stata allevata alla maniera inglese, da sua nonna la regina Vittoria, e sono 22 anni che vive in Russia.. Lo zar la definiva la sua principessa inglese..”Un dato fattuale.  “E tuo figlio sarà un principe spagnolo o russo?”All’improvviso.
“Magari avrò solo delle principesse..”Sorrisi “Indomabili e ribelli, come me, come Marianna”
“E Olga.. lei è una ribelle nata..”
“Zarevic, hai ragione, comunque stasera dormi qui, va bene”
“Che si mangia..”
“Andres.. Che mi guardi, ha fatto una insalata di pollo freddo, del pane, fosse per me resteremmo digiuni..”
“Come se non aveste possibilità di camerieri..” Poi ci arrivò “Tralasciando che volete stare in pace..”
“E fidati, stare con te è un piacere.” Spolverò la cena.
 
Alle nove e venti dormiva, stremato, erano state giornatacce. Lo avevo spogliato, attenta, tenera, senza rilievi o ironie, lasciando la mano quando si era addormentato.
 Tornai a sferruzzare, studiando le istruzioni. E tanto non era serata, alle undici si era svegliato già due volte, per gli incubi, avevo fatto il viottolo tra la cucina e la cameretta. “Aleksej .. qui fanno tardi davvero”Le sue dita sull’avambraccio, era rigido, teso, voleva addormentarsi e temeva gli incubi, le parole della zarina madre di sicuro lo tormentavano come un tarlo. E fuori pioveva.
“Vai a dormire, tranquilla..” come no, voleva il contrario, che rimanessi con lui e non osava domandare.
“Ti va di dormire con me.. Di là”
“Come l’uomo di casa” Annuendo. “Però cammini da solo.. In braccio no che mi spezzo la schiena” Volevo evitare sforzi all’addome, casomai che.. ed era già schizzato in piedi.
“Però devi parlare con tuo padre, se vuoi un consiglio” Non confermò né dissentì.  “Alessio .. solo una storia, prima te ne ho dette già due..”
“ Va bene, Cat.. Muoviti ho sonno”Finii di cambiarmi dietro al paravento, piombai sul materasso e gli presi una mano. “Notte, zarevic, ti voglio bene”
“Lo so” mi sfiorò la guancia. “Raccontami del cavaliere”
“Dunque.. “
 
“Chi cosa..”
“A che ora sei rientrato?” Bofonchiò verso l’una meno venti, assonnato Andres, ricambiando i miei baci, osservando che non gli spiaceva trovarmi in quel lettino, a  dargli la buonanotte, ho cercato di fare piano, infatti, ma io sono un segugio, sempre di punta.  Rise e scivolò dentro di me, poi ci scambiammo qualche tenerezza affettuosa.  Alle due e trenta ero di ritorno, spostando il cuscino che avevo lasciato, magari riusciva a fare una tirata, Alessio.
Tutto sommato era stata una buona idea, un paio d’ore dopo iniziò ad agitarsi e lo scossi, piano, abbracciandolo. Finalmente approdammo alle sette, l’alba era caliginosa, le tortore tubavano, mi sussurrò ciao, ho fame.  Nascosi un sorriso e una risata, gli scarruffai i capelli e mi alzai, per rivestirmi dietro il paravento. Il seno era leggermente più grande, radiosi i toni della pelle, il secondo ciclo ormai era ben saltato. Ciao Felipe ..meno sette mesi.
“Già pronto?” si stupì. Osservai  che mi ero alzata alle sei per apparecchiare, mettere il caffè, il latte. Pane e prosciutto, una mezza crostata del giorno prima, non ci trattavamo male. Niente uova fritte o bacon, il giorno avanti mi era venuto un portentoso attacco di nausea a percepire l’aroma di fritto, che mi aveva prostrato per mezza giornata. Andres la mattina era sempre poco reattivo, se non mangiava, si limitò a sprofondare nel cibo e nel caffè.
“Accidenti, sei cresciuto ancora.”Misurai la  sua altezza, annottando che aveva messo su un paio di centimetri”Un metro e mezzo, bene, se non di più”
“Supero Anastasia..O quasi, a lei scoccia essere la più piccola E la più bassa, una volta voleva fare arrestare una nostra cuginetta che aveva un anno meno di lei e la superava..” Poi “Aiutami a abbottonare il cappotto, per favore, questi bottoni sono duri”Gli diedi una mano, quindi ecco il berretto tra le sue chiacchiere e risate, lo baciai sulla guancia, era calmo, tranquillo rispetto al giorno avanti (se lo sa sua madre strozza la suocera e io l’aiuto..) “…” “Altezza, grazie per la compagnia, a presto” Sorrise, tacendo un momento, una punta di malinconia “Io invece ringrazio te. Per tutto.” “Buono studio, caporale Romanov” gli feci il saluto militare “Vi aspetto oggi pomeriggio per una passeggiata” “Sì.” Erano le otto e mi era venuto sonno, tornai a letto per un quello che voleva essere un riposino di dieci minuti e dormii fino alle undici filate. Anche quello era un sintomo di gravidanza. OLE’.
 
 

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Capitolo 16
*** Shadows ***


“Convento, esilio o manicomio?Che alternative ho..”
“Allontanare lo starec.. Maestà, la gente non comprende questa cosa.. E i complotti sono infiniti”
“Compresa la mia stessa madre..Lasciamo perdere”
“Mettetela agli arresti domiciliari..la zarina madre”dalla lingua biforcuta.  
Rise, la prese per una battuta. “Speriamo bene con l’arciduca Carlo.. FJ ha la polmonite, forse non si riprenderà..”una pausa. Un silenzio “ Lo zarevic con te sta bene.. “
“Gli voglio bene.. Pure non sarà per sempre, alla fine della guerra andremo in Spagna..”il vento sbatteva il cappotto intorno alle mie gambe magre, affondai le mani nelle tasche. “Lo so, lo sa anche Alessio..”l’erba era secca e riarsa, i campi bianchi per la brina “Finchè ti sarà possibile.. “
Majestad..” Maestà, alla spagnola. Mi inchinai.  Poi feci il saluto militare, sbattendo i tacchi, un salice flessuoso e sottile.





“Olenka, ciao, come va?”
“Si va.. te?”
“Meno sette.. forse..”
“Ottimo.. Mia cara. La maglia non va?”
“Imparerei prima l’arabo.. “  l’etere, riflesso dalla cornetta, propagò la sua ilarità-
“Mi manchi .. Buon compleanno, Olga”
“Grazie.. Fidati, andrà bene.. Dai un bacio a Felipe”
“Prego e ricambia, Felipe o Felipa.. “
“ Ti prego .. No”  rise fino allo sfinimento.
“Quando glielo dici, ufficiale?” Che tanto, in via ufficiosa lo sapeva, non era uno stupido e sapeva contare, Andres, aveva annotato.
“A dicembre, per il Natale cattolico.. o per il 30 novembre, se resisto, il suo onomastico, a ora lo sai solo tu, il suo compleanno è troppo avanti”
“Quando è nato, Andres..?”
“Il 28 gennaio 1883..”
“Cat, è una barzelletta?”
“Non oso.. troppo anche per me. “ io ero nata il 27 gennaio 1895. Nati sotto cieli diversi, con lingue, religioni  e culture differenti, io una principessa dei regni orientali, lui un principe dell’occidente, ci eravamo incontrati, innamorati e ritrovati.. Lui era il mio destino, io il suo.
“Appunto.. fine maggio, inizio giugno”
“E te, Olga.. come va sul serio.. In amore..”Non rispose, rise, un silenzio che era un assenso.
 Ci salutammo così, spumose e allegre
Ahora y por siempre, spes contra spem, liberi dentro.
E le tigri ruggiranno, ribelli, primavera per primavera.
A prescindere da tempo e distanza.




 
“Riposi in pace, povera Erszi”
“Aveva 86 anni e coda, Franz Joseph, ha regnato per 68 e tanto .. “Socchiusi le palpebre, il mio sguardo tagliente come una lama di Toledo, scuro acciaio.
“L’imperatore Carlo .. non è riuscito a continuare quello che aveva intrapreso, vorrebbe la pace e ..il suo entourage non lo consente, guerrafondai dal primo all’ultimo”Era il 23 novembre 1916, FJ era deceduto meno di 48 ore prima i telegrafi lavoravano senza sosta.
“Se non è subito, non sarà mai più. Andremo avanti fino allo stremo..”
“Già. Sono stato a Vienna nel 1909, all’indomani della crisi dei Balcani, e tirava aria di conflitto già allora, l’Austria aveva annesso la Bosnia dopo trenta anni di protettorato, la guerra non era questione di se, ma quando. L’attentato di Sarajevo ha innescato un rogo, nel 1914, il Kaiser lo aveva scongiurato nel 1911 e tanto.. Io ho visto Solferino, pare abbia detto, senza che a nulla sia servito”
“Ci hai parlato, di persona, vero”
“Sì. “
“Erszi, presumo.” La gelosia retrospettiva, del passato di chi hai amato è come un veleno. Andres il leone, il principe, la spia e il baro, colto, raffinato e bellissimo, cavallerizzo esperto, ne aveva sedotte in larga misura.
“Cat.. lei era la nipote prediletta del Kaiser, la sola cosa che era rimasta del principe Rodolfo, l’ha cresciuta, educata e protetta, amandola e viziandola.  Indomita e splendida, si impuntò di voler sposare suo marito che all’epoca era fidanzato con un’altra donna e ..”
“Nozze d’amore oscurate dalla gelosia..”Non era semplice, affatto, i pettegolezzi erano giunti fino in Russia, che lei fosse ribelle e anticonformista, pronta alle liaisons, come peraltro il suo consorte, impalmato nel 1902. Quattro figli e ..
“Andres, nel 1909, avete simpatizzato”Una perifrasi. “E nel 1911..”Mio zio sfruttava tutte le sue carte, Andres era il suo migliore elemento, e tanto mi schizzava dagli occhi, a prescindere. Sì, ma lui era di tutte per non essere di nessuna, annotai tra me, era giovane, ardente, senza obblighi di sorta verso alcuno. Le confidenze che passano in un letto sono spesso le più attendibili.
Decisi di essere matura, di non tormentarlo con i fantasmi, non ero un’arpia. E la mia sicurezza era grande e senza misura.. E avevo vissuto già troppa vita per amareggiarci. “Tua nipote si chiama Elisabetta in suo onore, magari”
“Moglie, io a te non posso nascondere nulla..”Spiazzato dal mio intuito.
“Alla tua, alla nostra, Andres.. Scolai un goccio di vino, Chablis. “E che il mondo trovi presto pace..ivi compresa Erszi. Salud ..” Beninteso, se non fossi stata più giovane di lei, bella, nonché la moglie di Andres sarei stata molto meno magnanima. Poi me lo portai a letto, senza fallo, ancora più ardente del solito, tanto che si trovò la schiena segnata dai miei graffi. Comprese all’impronta che ero gelosa e tanto glissò.








“Aleksej, cosa aspetti .. Entra, che è freddo”
“Le mani ..”
“Cosa..”Poi decodificai.
“So scrivere con tutte e due, meglio con la sinistra..”
“Non ti avevo mai vista..”Già, ero ambidestra, una rara minoranza, pure preferivo usare la cosiddetta mano del diavolo. Attualmente.
Applicazioni di colpi e frustino, quando ero piccola, mi avevano dissuaso da quell’applicazione, salvo che in quegli ultimi mesi, stante la vagonata di rapporti avevo iniziato di nuovo, finivo con una e riprendevo con l’altra, alla fine la variazione di scrittura era ben minima.
“Non che ci tenga a farlo sapere, non è comme au fait, sai..”
“Perché..”
“Abitudine, ignoranza, a furia di frustate sui palmi mi sono ben dissuasa, Zarevic”Sorrisi, amara “Ho ripreso da poco, per la montagna di documenti. E dopo avere scoperto che anche Mozart era mancino.. Forse”E si era rattristato, almeno la sua malattia lo aveva salvato da quelle aberrazioni educative. Avevo le nocche macchiate di inchiostro, dinanzi a me la mia attuale distrazione, ovvero tradurre l’Iliade dall’inglese in spagnolo, ambiziosa meta in cui mi ero arenata.
“Eri piccola.. e ti frustavano?”Inorridito.
“Sei anni, sette, anche se forse ho imparato prima.. Boh.. Più che altro bacchettate sui palmi,  erano dolorose“Mi prese le mani, mi sfiorò i palmi con i pollici. “Ho preferito soprassedere. E passiamo ad altro,  oggi abbiamo il mio onomastico”
“Auguri, Cat.”Si tuffò contro il mio maglione a collo alto “Ti  puoi mettere una gonna, anche una alla creola..”
“Eh.. “
“Per la sorpresa, sennò finisce che la sorpresa la fai tu. Io a vederti in pantaloni mi sono abituato, se tuo marito nulla osserva...”
“Che avete inventato? Qualche magia..Come questa”Feci apparire un copeco da dietro il suo orecchio.
“Dove è il trucco..”
“Boh.. Aspettami qui”
“Andres che ti ha regalato..”
“Una cosa reciproca..”
“Cosa?” e tacevo, va bene che aveva la precedenza, su tante cose, ma Andres in quel caso era in cima.”COSA???”esasperato ed esasperante.
“Orecchini, ispirati dal colore dei miei occhi..”
“Anche troppo romantico..”Fece una piccola smorfia “Che incastra il reciproco..”gli insegnai al volo il trucco della moneta, per rinviare la questione. E tanto non gli tornava uguale.
 
 Il 25 novembre 1916, giorno del mio onomastico, santa Caterina di Alessandria, arrivarono in regalo le fate madrine, ovvero la zarina e le granduchesse, per una visita alla Stavka. Che il giorno dopo era l’anniversario del matrimonio imperiale, correva il 26 novembre 1894 quando si erano sposati. Lo festeggiavano sempre, come quello di fidanzamento.
Ci divertimmo come non mai, passeggiate nei boschi spogli, visite alle famiglie, partite a carte, la tregua di una falena, prima della scossa.
“Sei negata, senza rimedio.. Hai il foglio di istruzioni, i modelli e tanto.. “
“Mi darò all’arabo, meno complicato. Già tanto se so attaccare un bottone”
“E continuerai fino a quando non ti riesce. Come quando cadesti da cavallo, fino a quando non sei rimontata in sella non hai avuto pace”
“Già, che tempi” mi sventagliavo, frenetica, percepivo fino a stordirmi il profumo di rose e verbena che usava Alix, ci si era fatta il bagno? No, ero un cane da tartufo, tuttavia la nausea passò, solo un breve momento.
“Già, che testa dura.. Amante dei cavalli”
“Il significato del nome Filippo, amante dei cavalli”la prostrai per l’ilarità, meno male.
“Sempre peggio, vero?”Serissima, d’improvviso. “Ce la hanno tutti con..”
“Gli zar e il protetto della zarina..”Ovvero Rasputin.
“Perché?”
“Stanchezza, Olga, tanti non capiscono il perché la guerra continui.. E viene data la colpa a chi comanda”
“E’ orribile..” Sussurri nella sera di fine novembre.
“E fa venire l’ansia.. “Era tutto un complotto e un mormorio, avrei scommesso la mia fortuna personale che vi erano così tanti complotti che nessuno sapeva a chi dare retta.
Restammo in silenzio, poi mi posai la mano sul ventre, sempre piatto “L’inverno finirà, e .. andrà meglio, Catherine. Sperare serve a qualcosa, no, i soldati sono molti e valorosi, la guerra finirà..E poi ..”
“In estate .. sentirai che strilli”
“Scherzi sempre, tu. Anche su..” tuo figlio, che ti ha già cambiato.
“Sennò non sarei io ..”
Bonne chance, Felipe, a tojours” poi “Magari dillo al tuo caro consorte”
“ Lo sa, in via ufficiosa. “
“Eh..?”Poi ci richiamarono e tornammo alla partita di carte, avevamo scambiato quelle battute in una pausa di qualche minuto.
“Tu non hai remore..”
“Smack” le toccai  una spalla.
 “Il ciclo .. “Decodificò rapida.  E allibita.  “Non è possibile..” le sorrisi, ironica.
“Invece sì..”Sorrise, di rimando, esasperata.
 
 
 

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Capitolo 17
*** The Call ***


“Un presente da parte nostra” Eravamo insieme, a cena, era il 30 novembre 1916.
Plurale maiestatis, mia cara? Come noi per il tuo regalo” Gli orecchini di topazi e onice montati su oro bianco mi cingevano i lobi, quelle pietre, sotto certi giochi di luce, aveva annotato che richiamavano il colore dei miei occhi.
“Apri..su” Un portasigarette d’argento, cesellato, con il suo monogramma “AF”, Andres Fuentes, emerse dal piatto pacchettino, ricoperto di carta dorata con un fiocco di raso, verde.
“Squisito..”Aprì l’interno e allibì.
“:….”
“ Fatte io .. fanno leggermente ribrezzo, ed il meglio della produzione. Conta il pensiero no.”
“Catherine.. Amore ..”Nei suoi grandi palmi vi erano due scarpine da neonato, una rosa ed una azzurra, ovvero l’intento era quello, erano due palline di lana abbastanza informi.
“ Mio tramite, i tuoi figli sono lieti di augurarti felice onomastico” Pausa “O nostro figlio, che avere due gemelli in un solo colpo la vedo dura..O figlia”
Si inginocchiò davanti e mi appoggiò il viso sul ventre, le spalle sussultavano.
“Andres..” Rideva e piangeva insieme, credo, erano passati ormai sedici anni da quando aveva avuto quell’annuncio. Poi gli sussurrai qualcosa, le guance di un intenso color porpora, chinandomi sul suo orecchio, Passò direttamente alle risate più sfrenate, che non volevo che indugiasse nella tristezza, nel rimpianto di quanto poteva essere e non era avvenuto, Isabel e Xavier, non che non ci dovesse pensare, erano parte di lui, come terminazioni di nervi, un battito di cuore, per una sera c’eravamo solo io ed il bambino che sarebbe arrivato.
Dall’antipasto, saltammo direttamente al dolce, ovvero a letto.
“I tuoi desideri sono un ordine espresso.. Chiedi e ti obbedirò, in tutto e per tutto..”
“Dimmi sinceramente che non hai precedenti gemellari in famiglia”
“No.. Però c’è sempre una prima volta..”I suoi occhi verdi vibravano di divertimento, represso, mi stava prendendo in giro, accidenti a lui.
“Non mettermi su un piedistallo, non trattarmi come una fragile statuina.. Starò attenta, sempre, solo che sto bene e.. Ho passato quasi i tre mesi, quindi.. “
“E tanto già lo sapevo. Il ciclo, il seno, le voglie.. Sei incinta, non malata e diventare una fragile statuina, non saresti tu.. Avrei pensato che mi avessero sostituito la moglie, anzi ..”Cercò sotto il cuscino un riparo, gli avevo tirato un pugno scherzoso.
“Ho voglia di te. Non pensi che sia scostumata..?” una buona moglie non conosce il desiderio, è un puro giglio, come no..
“Nei bordelli.. A prescindere dai moralismi, queste cose le sanno, alcune prostitute hanno rapporti fino al quinto, sesto mese e coda.. Alcune, alla fine, stimolano così il parto..”Come allargare i miei scarsi orizzonti ohibò “E poi .. lo sai te se qualcosa ti fa male o meno ..Ergo..” Il suo desiderio era sorto di nuovo “Magari sarò molto delicato.. “
“Sì.. continua..”
“Ai vostri ordini” credeva nelle tradizioni ed era cinico, moderno, disincantato senza falsi moralismi o paure,  come sei fortunato, Felipe o Felipa che dir si voglia, avrai un padre meraviglioso. E io mi godo il marito che ho scelto..




 
“Andres cammina a quattro metri da terra.. Buone notizie?”cicalò R-R, il mio caro zione, mentre prendevo la linea per parlare con mia madre. Un colloquio e due servizi, i fratelli Rostov-Raulov erano legatissimi.
“Aspetta e senti, zione. È una cosa bella, fidati.” Sorridevo già in partenza, annotai che mi osservava il giro vita.
Maman, je suis Catherine .. “ Due banalità di rito, poi siediti, Mamma.
“Sentiamo .. “
“Non so da quale parte iniziare.. “
“Sei contenta, lo sento dal timbro.. Fiocco rosa o azzurro??”
“Maman, .. come lo sai?”
“Sono tua madre ..Vedrai che intuito svilupperai”
“Da metà giugno in avanti.. Solo manteniamo il profilo basso.. E dimmi, abbiamo precedenti gemellari, che tu sappia..” che conoscendola avrebbe diffuso la notizia gioiosa per tutto l’impero.  R-R aveva un sorriso da un orecchio all’altro, diventava bis zio.
“No .. ma abbiamo sempre una prima volta. No, aspetta Felipe Rostov-Raulov ebbe una coppia di gemelli dalla moglie, nel 1700, magari..” Mi sfotté lei. Credo di essere diventata di uno smagliante color verdino, in quella occasione.
“Grazie, Maman.. Merci 1000 fois”
“Prego.. “Con una inopinata agilità, pesava sui 90 chili per un metro e 85, il mio caro zione aveva preso una bottiglia di pregiato champagne che teneva in serbo per le grandi occasioni, tipo per una massiva vittoria o una richiesta di armistizio. Ah però..
“Vado a chiamare Andres, finalmente qualcosa da festeggiare.. “
 


“Come nascono i bambini?” Ti pareva..
“Tu cosa ne sai, mica posso darti definizioni che sai già..” Non per non rispondergli, capiamoci, che come riusciva a farmi ridere o imbarazzare Alessio è riuscito a ben pochi..
“Di certo non dalla cicogna o sotto un cavolo, e non credo dai brindisi”Ironico. Avevano, come suole affermarsi, fatto il pieno di libagioni, tanto che alla fine, scocciato dai brindisi e dalla gazzarra,  aveva chiesto a suo padre di poter venire da me, dalla sua prediletta “Di sicuro è stato Andres, solo in quale modo, quello, voluto da Dio ..”
“Continua, è interessante, cioè..  Ti rispondo, Alessio, solo non voglio ripetere cose che già conosci”
“Lo scorso anno mia cugina Irina ha avuto una bimba e la ha chiamata come lei. Fantasiosa, eh, peraltro.Quindi ho chiesto a Mamma da dove arrivasse, che prima era magra come te, poi le è venuta la pancia e poi ha avuto Irene, ho domandato. Avevo chiesto anche prima, ma si passava dai cavoli alle cicogne o mi dicevano di non occuparmene, che guarda caso sono sempre troppo piccolo..”
“Sono argomenti delicati”Io e Olga avevamo 14 anni, quando avevamo consultato un manuale di anatomia, ridendo, imbarazzata, ecco la meccanica, e il desiderio..
“Come ha detto  Mamma, e ha detto che Dio trova il modo..”
“E vuoi sapere il modo, Aleksej? Come se non avessi già indagato o ascoltato, come un segugio..”Rise  poi ridiventò serissimo.
“Ho le mie fonti..  Ho sgraffignato un libro di anatomia in ospedale, sai volevo capire la storia dell’emofilia, e ho trovato ben altro, oltre a quello. Anzi, è stata un’idea che ho preso da Olga, lei dice che sui libri puoi trovare sempre di tutto” diventò triste, che aveva letto, senza parlare con nessuno, che aveva rimuginato.
“E non tutto, almeno non sempre.. “Sorrisi, pura luce. “Per esempio, i libri mica ti dicono passo passo cosa significa volere bene a una persona, decidere di passarci tutta la vita, per restare in tema e formarci una famiglia”
“Continua.. magari ti aiutano a capire, come quelli di storia..O altro.. Che la Bibbia ti spiega tante cose” lui aveva fede, io ero veramente carente, agnostica per non dire atea, preferii non intavolare la questione.
“Alla base di tutto c’è l’amore, perdonami la banalità, più vuoi bene a una persona più figli ne vuoi avere.. “
“Vari tipi di amore, Cat”Mi venne in braccio, toccandomi le spalle, la fronte contro la mia clavicola, aspirando il mio profumo.“ E da sposati è meglio, che se due non lo sono il bambino è un bastardo”
“ Sono visti come una vergogna, i bambini non hanno colpa, Alessio, non scelgono di nascere da una nubile o che..” Mi ero impaperata, ero arrossita, fortuna che non se ne accorse, respirai a fondo per calmarmi. Già, mia madre Ella aveva avuto una relazione con il giovane zarevic, detta in sintesi, prima del matrimonio con Alix, il cui prodotto era stato la sottoscritta. E io e Alessio eravamo fratellastri, figli dello stesso padre, variavano le madri.
“Come è la faccenda dei vari tipi di amore..?”Si inclinò a scrutarmi, le braccia allacciate al mio collo, gli avevo cinto le scapole. “Cioè.. oltre a quello tra un uomo e una donna, c’è quello per i propri amici, per una sorella, i genitori..”E la lussuria, la solitudine, il vuoto, vani riempitivi, pensai, mentre elencava.
“La patria e la famiglia”Declinò lui.
“Se già così giovane sei tanto saggio…a trent’anni farai meraviglie, no, non ti prendo in giro, Zarevic. “
Tacque, la curiosità smorzata, almeno a quel giro, su quell’argomento “E tu mi sei davvero affezionata e non è per piaggeria..perché?”
“Perché sì” Perché sei il mio fratellino.. Non potevo “E non è una risposta sufficiente.. Diciamo anche che mi ricordi una bambina che ho conosciuto, una volta, una grande testarda che non mollava mai, anche se spesso non era simpatica o amabile, tanto era, e no, Alessio, non è Olga”
“La conosco?”
“Non credo proprio” E quella bambina ero io, e, in un dato senso ero cresciuta, rinata, ne restava una traccia leggera. La bambina che ero stata tornava nella persona che ero diventata ed ormai se ne era andata sulla soglia del tempo e della memoria,  da molto, non sarebbe più tornata. “Ormai è cresciuta, cerca di stare sempre bene”
“Cat, anche le omissioni sono bugie “ Mi premetti il suo viso contro il petto, non volevo che vedesse la mia espressione.
“Va bene. Comunque sei davvero divertente, come riesci a farmi ridere TU è riesce a pochi, sei un lottatore e ..”
“Quando arriva?” era in imbarazzo, però contento, degli apprezzamenti, capiva al volo una balla da un complimento sincero.
“Per l’estate, giugno. O arrivano, Andres crede che saranno due gemelli”
“Bello.. lo accontenti, no?” anche no, Fuentes malefico.
“Ridimmelo a giugno..” Nascosi il viso e una risata contro la sua spalla.
“E cercherò di comportarmi sempre bene, o provarci. Mi fa più piacere avere la tua attenzione così che quando pianto qualche bizza..”Era la sera dei miracoli ?Da annotare sul calendario, decisi. “Tra te, Olga e Tata mi avete fatto diventare scemo a furia di prediche..”Ah però. “Alla fine, quando ho tirato il fucile addosso a tuo fratello, ho avuto sì l’attenzione e mi sono buscato una punizione coi fiocchi. Invece se mi comporto bene ho più privilegi”Capito il ragazzino.? Chiamiamolo fesso.  Omettendo il resto, Dio quanto ti volevo bene Alessio, eri intuitivo, delicato, irriverente. “E da Maria e Anastasia e soprattutto Mamma. E Papa”
“Va bene, basta ciarle, dammi un bacio”
“Nulla..”
“Aleksej .. senti, non occorre che ogni volta tu chieda a ME o Andres il permesso se poter rimanere qui a mangiare o dormire, sei sempre il benvenuto, SE lo Zar acconsente. A me, a lui, non domandare più.”
“Come a casa..” Prevenne la mia replica”In un certo senso” tossii per occultare la commozione. E non era la gravidanza a rendermi più sensibile.
 
 

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Capitolo 18
*** Intermezzo ***


“Aleksej .. senti, non occorre che ogni volta tu chieda a ME o Andres il permesso se poter rimanere qui a mangiare o dormire, sei sempre il benvenuto, SE lo Zar acconsente. A me, a lui, non domandare più.”
“Come a casa..” Prevenne la mia replica”In un certo senso” tossii per occultare la commozione. E non era la gravidanza a rendermi più sensibile.
“Cat.” “Ehi..” “Avrai il tuo bambino, ma finchè non arriva..posso ..” “Che.. “Avevo capito. “Guarda che il mio bambino sei tu, io e le tue sorelle abbiamo iniziato con te.. Quando è nato Sasha, non ero un completo disastro grazie a te..” E non disse magari, a quel giro si fidava. “Sempre .. le cose cambieranno, che avrà bisogno di me, e io ti vorrò sempre bene, come te ne voglio, chiaro, dovrai avere pazienza..” si mise a piangere, commosso, lo lasciai sfogare. “Se non verrò subito da te..e ti voglio tanto bene, tesoro mio.. “


Un tesoro perduto e senza merito, ritrovato, ti osservo, mentre dormi, finalmente rilassato, le lunghe sopracciglia rilassate sopra la trama delle palpebre, i lineamenti distesi, armoniosi, gambe e braccia rilassate, sei dolce come una primavera in anticipo, forte come le leghe di titanio. Dormi Alessio, la notte è lunga pure voglio provare a tenerti al sicuro tra le mie braccia. I don’t want to let You go.. ti stringo un pugnetto tra i miei palmi, sfioro il tuo viso, sospiro, attenta. Mi hai donato la capacità di tornare indietro, di amare.
 
 “Mi diverto di più con te” disse lo zarevic.
“Grazie, però devi giocare con i ragazzi della tua età, sono così noiosi i cadetti quando vai a casa o i figli di Botkin.. giocate alla guerra, o che..”
“Troppa deferenza, Andres, e poi ..”
“Mica posso fare la lotta con te, Zarevic, sono troppo cresciuto”
“No..”Chiuse l’album fotografico con uno schiocco, “Ma  ci sai fare con i ragazzi”
“Ci provo”Andres congiunse le dita dietro la nuca, sospirando. “Per i miei cinque nipoti sono un bravo zio..Dicono loro”  una piccola smorfia, poi fece per aprire il medaglione e contemplare una ciocca scura, racchiusa tra quelle valve-

Stava pensando a Xavier, il figlio che aveva avuto da Isabel, sua prima moglie, nato troppo presto e morto dopo una settimana. Da un lato la notizia della gravidanza di Catherine lo aveva riempito di una gioia profonda, dall’altro era ritornata una quieta malinconia, quello che poteva essere e non era stato, l’eco di quei giorni lontani, di quella sofferenza forse sarebbe finito solo con la sua morte.

E si sentiva di nuovo giovane, potente, era bastato tanto poco a fecondarla.
E sarebbe bastato tanto poco, una complicanza del parto per farla morire e sarebbe stata sua la colpa, aveva resistito alla peggio, una volta, non poteva succedere qualcosa anche a lei. La amava, con il senno degli anni maturi, la frenesia della sua gioventù ormai passata, era tutto, era nulla, era Catherine, l’amazzone, la rompiscatole, il suo tesoro, il segreto dello zar. Zar che era il suo vero padre, sorella di quell’amato e viziato ragazzino che faceva vibrare il mondo con la sua magia, cui voleva bene a prescindere, un lottatore nato.


“Sei bravo”
Omise il gesto, non aveva voglia di rispondere a eventuali domande del principe ereditario, si alzò in piedi e gli appoggiò la mano sulla spalla “E sei bravo pure tu, zarevic, sempre”
“Lo puoi fare, se vuoi vedere la foto, non ti chiedo nulla” che la sua curiosità era leggendaria, ardua da smorzare, tuttavia capiva quando non era il caso.
“Ah.. Lascia stare, non ha importanza. E non chiedere a Catherine, ti risponderebbe e intanto per lei sarebbe un dolore, per favore..”Alessio incassò la lingua tra  i denti, sei nipoti Fuentes, cinque della marchesa Cepeuda, la bella Marianna dalle  verdi iridi, varie ipotesi, alcune complicate, ve ne era una ben semplice che lo rattristava. Ha avuto un figlio ed è morto. Sulla rosa che aveva tatuata sul braccio era scritto Xavier 1901, in caratteri nitidi e curati.
“Va bene. Cambiamo argomento. Ora che Sturmer è caduto, ed hanno nominato Trepov, a Pietrogrado procede meglio”
“Insomma, Zarevic, è abbastanza caotico” Trepov aveva chiesto allo Zar, interpretando un comune sentire, di far dimettere il ministro degli  interni Propotov, di scarsa efficienza e spaventosa corruzione.
I prezzi del cibo erano triplicati, il mercato nero fioriva, i ministri del governo imperiale si alternavano in un continuo carosello, dall’agosto del 1915 fino al dicembre 1916 vi furono quattro diversi primi ministri, cinque all’interno, quattro al dicastero dell’agricoltura e tre in quello della guerra.
Propotov, che era un sodomita e uno squilibrato con mistiche visioni, il cui unico merito era venerare Rasputin, era al ministero dell’interno, cui facevano riferimento la polizia ufficiale e quella segreta, la Ocharana.
A quel punto, il principe Rostov- Raulov, zio di Catherine, aveva fatto sparire gli incartamenti di Cassiopeia 130, onde non risalire alla sua vera identità, forse vi erano illazioni  o sospetti, ma non venne fuori, per maggiore sicurezza era stato detto che l’agente era disperso dall’estate del 1916, lui, Andres, era solo una generica F.
Lo zar era d’accordo, in principio, con Trepov, ma Alessandra non ne voleva sapere, così che vi era un increscioso impasse.  E non voleva saperne di allontanare Rasputin, che pareva avvertire che i suoi giorni erano ormai contati, se perdeva la protezione della zarina era finita.  E minacce, complotti, la stessa imperatrice madre suggeriva di allontanare Alessandra, spedirla in convento, in Crimea, ovunque, come di togliere il siberiano dai piedi..
“Zarevic, ti va un thè? Rimuginare serve a ben poco, teniamoci occupati”
“D’accordo, sai fare tante cose tu. Chi ti ha insegnato a cucinare?”
“Un poco in qua.. un poco in là Soprattutto è merito o colpa della leonessa di Ahumada”
“La leonessa di Ahumada??”
“E dai che la conosci, almeno di vista. Vediamo se indovini.. è mora, con gli occhi verdi, una calamità che mi è capitata, sostieni”
“Tua sorella?La marchesa?” basito.
“Bravissimo, Marianna Sofia Fuentes, maritata Cepeuda.. Che ti prende per sfinimento, dura come una selce..E di una scommessa persa”
“Racconta. SUBITO”
“Allora.. nel 1896, mio padre portò me e i miei fratelli in Africa, a caccia. “Alessio si mise in ascolto, vorace”. .Chiaramente la ragazza sapeva sparare.. Gazzelle, impala, e così via, ma la preda più ambita era il leone, ovvero il re della foresta. Con Jaime e Enrique stabilimmo che il primo che avesse abbattuto un leone, avrebbe imposto una penitenza agli altri.. eravamo dopo cena, bevendoci una birra, lei leggeva qualcosa poco distante, e tanto ascoltava, fidati. Intervenne, piccata, che non era stata presa in considerazione e per evitare spargimenti di sangue, che lei ci avrebbe trucidati ben prima ..stabilimmo che avrebbe partecipato, anche se ritenevamo che fosse una cosa da maschi. Che annuisci, Alessio, impara che le donne ne sanno sempre una in più.”Ridendo “Che fu la ragazza ad abbattere il solo leone della spedizione e di diede una lezione memorabile”
“Cioè.. ??Vi fece prendere lezioni di cucina?E vostro padre non osservò nulla??”La faccia era un solo punto di sorpresa. Mio marito non si mise a ridere per non offenderlo.
“Che avevamo dato la parola e quindi dovevamo imparare, che Marianna ci aveva ben gabbati. Che imparassimo una cosa da donna, ecco l’ironia della leonessa, e tanto con Catherine ancora non hai imparato. .. Che ne sa sempre una più di me e te messi insieme”
“E..”
“Ciao, ragazzi!!Intervenni prima che lo zarevic chiedesse della principessa madre, Sofia. Ero rimasta in ascolto sulla soglia  “Catherine!!Sai di vento e di neve,”Mi premette il viso sul maglione, nemmeno non mi vedesse da un anno, invece che dal giorno avanti, poi mi prese il braccio.
“Hola, hombres!!Hi, men” Tradussi, a suo beneficio. Poi”Comunque, non è solo tremenda, ha anche un grande coraggio.. “
“O poco senso del limite, ti riferisci alla volta che sgusciò a cercare un gruppetto che si era perso nei valichi, rischiando l’assideramento?”
“Sì.. Decidi tu. Che se non sbaglio ti buttasti in mezzo ad una arena del salvare un torero”Alessio rise di quel piccolo battibecco.
“Come un gladiatore..”
“Già, ci prendiamo questo tè?”


 

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Capitolo 19
*** New Storm ***


“.. O è orgoglio o è umiltà, arrangiarsi da soli, non dipendere da nessuno, quale delle due?”Mi chiese quando lo riaccompagnavo da noi, Andres era a un passo di distanza, lo zar aveva acconsentito a lasciarlo anche quella sera, era snervato per la situazione della guerra e Alessio percepiva tutto il suo nervosismo, preferiva che rimanesse tranquillo.
 “Dipende dalla persona, Aleksej”Gli serrai la mano, spiazzata.
“Indipendenza, Cat. “Rise e scappò avanti, leggero come un fiocco di neve, che aveva cominciato a cadere. “Prendimi” lo agguantai dopo dieci metri, poi scattai io, arrivando correndo fino all’ingresso, poi, girati, e mi colpì con una palla di neve sulla spalla, lo presi a mia volta, mi faceva sorridere.  Come no. Mi serrò la vita con un braccio, lo portai dentro, annottando che era sporco di fango  e neve.
“Ora ti fai il bagno”
“NO” ripetuto due volte. “NO, no”
“Alessio” ricordando che era aiutato, per evitare che scivolasse, si facesse male, la crisi di Spala era sempre un duro monito. “Ti aiutiamo noi.. Niente marinai, va bene, e guardati, tremi per il freddo, hai le mani gelate e i piedi ..” brontolò uffa per tutto il tempo, come un ragazzo di 12 anni, che preferisce stare sporco invece di lavarsi, a preparare la vasca avevo mandato mio marito, come a lavarlo, tranne che mi chiamarono dopo poco. “Mi ha schizzato dalla testa ai piedi, il monello.. Catherine, pensaci tu..” e l’acqua pioveva da ogni dove. “Stai di vedetta, va” gli misi la camicia da notte, erano solo le sette di sera e tanto era stanco, gli raccontai un paio di storie, spilluzzicò qualcosa,  e alle otto dormiva, le mani cacciate sotto le mie ascelle, i piedi tra i miei polpacci. E la mattina si svegliò tardi, alle dieci “Cat” “Alexei.. ora sei tranquillo.. vedo..” “Che ho perso..” “Nulla.. è domenica” “La messa.. “ “Sei a tempo.. tesoro, vuoi un poco di caffè..” “ Un goccio affogato nel latte, va bene” “Niente battute sui gatti” mi strofinò il viso contro il collo, lo serrai per un momento”Con un paio di brioche” che il suo stomaco gorgogliò, glorioso “ Se hai fame..” “Ho fame.. “
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine” “.. in quel mese  di dicembre 1916 provarono in molti a convincere mia madre ad allontanare Rasputin. Alessandro Mihalovic Romanov, il marito di mia zia Xenia, chiese un privato colloquio a Papa  e venne ricevuto da entrambi, gli chiese quanto sopra e Mamma lo interruppe. Idem per la principessa Palej o la granduchessa Vittoria Melita, la moglie di Cirillo, a prescindere che non la poteva vedere per i loro trascorsi, il divorzio dallo zio Ernie, suo primo marito, oltre che le successive nozze con Cirillo. Ma il colloquio più straziante è stato con mia zia Ella, era venuta apposta dal suo convento di Mosca, dove si era ritirata dopo la morte del marito, dedicandosi alle opere buone e alla preghiera. Doveva rimanere qualche giorno. Il loro affetto era grande, è stato al matrimonio di lei che i miei genitori si sono incontrati, a casa di lei che Mamma ha soggiornato per la prima volta in Russia, l’ha sempre amata, consigliata, aiutata.  Appena giunta a Carskoe, nella mauve room, ha affrontato il discorso, chiedendole di allontanare R., per il bene della Russia e della famiglia. L’ha interrotta subito, chiedendole di non insistere in quei discorsi, che erano solo calunnie. Ha insistito e Lei le ha detto di finirla, un ordine tassativo “E’ inutile che sia venuta allora” “Sì..””Avrei fatto meglio a non venire..” “Sì..” è andata via alcune ore dopo, l’abbiamo scortata alla stazione, comprendendo che qualcosa si era rotto per sempre tra  loro..” Le due sorelle non si sarebbero più incontrate.
Ancora” ..la  bella notizia di quel mese fu l’annuncio ufficiale della tua gravidanza. Ai primi Papa e Alessio vennero per qualche giorno e LUI ce la servì all’ora del thè serale, io nascosi il sorriso dentro la tazza, discreta e ironica. Mamma rise e scosse la testa, fece portare dello champagne. Che se ne era accorta alla cena per l’onomastico, ti sventagliavi, per i profumi, annoverò che eri tra le poche fortunate che non soffriva di troppi problemi digestivi e nausee. Altra cosa che la rallegrò fu apprendere che ad Ahumada era stato costruito un ospedale, intitolato alla “Emperatriz Alejandra”, inaugurato alla presenza della regina Ena di Spagna, che le mandò una missiva affettuosa per corriere diplomatico. Fuentes padre era stato di parola, celere, abile e svelto. Il reparto pediatrico era intitolato a Xavier Fuentes…”
“.. non per intenti celebrativi del nostro nome, solo per ricordare un bambino che c’è stato e non è più, ovvero il nostro primo nipote, figlio di Andres Fuentes, vissuto e morto nel giro di una settimana, nel 1901, Xavier dei Fuentes”la regina Ena mandò il discorso inaugurale, spagnolo con la traduzione inglese, Alessandra lo scorse il giorno dopo, contenta di non averlo letto con suo figlio presente.
Quella era stata la tragedia di Andres Fuentes, l’eroe di Calle Mayor, il picador senza paura, il principe occidentale, il generale dei leggendari dragoni spagnoli.
Le venne da deglutire a vuoto, peggio che avere un figlio malato è sopravvivergli. E non avresti pensato a nulla, lui era una persona allegra, carismatica, con un grande valore, sicuro di sé fino all’eccesso. Se lo avesse letto, si sarebbe rattristata e, innegabilmente, lo Zarevic le avrebbe chiesto il motivo, era cresciuto davvero molto, era sempre più sensibile e posato, che non si accontentava più di balle o facili distrazioni. Anche se viveva ora per ora con l’ansia costante dell’emofilia, non riusciva a immaginare la sua vita senza di lui, cento volte lo avrebbe fatto nascere, senza nessun rimpianto.
“Tu lo sapevi. Olga? ” ormai si era rassegnata a quella confidenza, la loro confidenza inossidabile, sempre presente.
“Sì. “Un soffio. “ Me ne ha accennato, prima del matrimonio. Che le avevo chiesto perché Andres se ne fosse andato così giovane, un ragazzo di 18 anni. “Come aveva fatto lei, Catherine, dopo la vedovanza, contando appena 19 anni “Ha risposto che aveva avuto un dolore troppo grande e che la sua casa era troppo piccola. E che sperava di renderlo sereno. Non è sempre una superficiale, fa finta di esserlo, Mamma, a modo suo è una persona sensibile. ” (Abbastanza, Olga..)
“Speriamo che vada bene, entrambi se lo meritano” per una volta, le venne in mente che le allegrie, la sicurezza granitica, che a volte rasentava l’arroganza,  le smaglianti apparenze di Catherine nascondessero dei grandi dolori, da occultare al resto del mondo. Come Ella Raulov. Poi “E Catherine ha una grande fortuna, un’amica come te, è ben raro nella vita trovarne”
..me ne sono andato perché il mio dolore era troppo grande, e la mia casa troppo piccola, Alessio.
Quando Andres seppe di come era intitolato il reparto, tirò una manata all’architrave della porta, così forte che rimase il segno nel legno. “Non ne aveva diritto, che c’incastra mio figlio.. Il mio primogenito”neanche badava al dolore, tanto era su di giri. Il suo primogenito, vero, che aveva amato, un lottatore, fosse stato meno prematuro sarebbe sopravissuto e la sua vita sarebbe stata ben diversa.
 

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Capitolo 20
*** Radde rationem ***


Tacqui, la lingua tra i denti, mentre beveva tre bicchieri di vino uno dopo l’altro.  A digiuno. Ebbi foschi ricordi poi decisi  di parlare “Per ricordare, che credi. Proprio tu, che ti sei fatto tatuare il nome Xavier e 1901 sulla rosa che il leone rampante tiene tra le zampe, che hai dato la maggioranza delle tue rendite e dei tuoi ingaggi a scuole e orfanotrofi e ospedali..Proprio tu”
“Era mio figlio, non il suo.. Se ci fosse stato un ospedale.. Se..Se non avessi pensato a soccorrere gli altri e solo a loro” la voce gli salì di un paio di ottave.
“Se e ma..La via verso l’inferno è lastricata dalle buone intenzioni, che credi.. “ alzando i toni, gridavo a mio volta.
Non urlare con me..”
“Sei tu che sei fuori controllo..allora come è colpa di Enrique, lo è di Marianna, Jaime e tuo padre, dovevi spaccare denti e braccio pure a loro, anzi li ammazzavi tutti e facevi prima”come riusciva a tirare fuori il peggio di me.
“E’ atroce.. Loro non c’entrano nulla”
“E ti senti meglio a ubriacarti e a spaccare le cose?A essertene andato, sei diventato l’eroe di calle Mayor, il picador e la spia che volevi crepare, Andres, come me quando me ne sono andata.. Volevo crepare e tanto non mi è riuscito
Presi un bicchiere a mia volta e lo ingollai, rapida, per metà. Ci fissammo, onice contro smeraldo. “Ripeto.. non ne aveva diritto, era mio figlio, non il suo, me ne sono andato per non impazzire, magari scordavo”
“Andres, non dire balle, non raccontarti stronzate, ti sei fatto tatuare il nome Xavier e 1901 sulla rosa che il leone rampante tiene tra le zampe.. Non volevi dimenticare, non hai mai voluto dimenticare”
“COSA NE SAI?Possibile che tu.. Calmati, pensa al bambino”
“Io cosa? l’abbiamo fatto insieme, o sbaglio? Non ti ridarò Isabel o Xavier, la vita che avreste avuto, pure..”
“Io non sarò Luois, mai, né questo bambino sostituirà quelli che hai perso..”Bevve il quarto bicchiere.
“Smettila di bere così, non fare come il principe Raulov quando era ubriaco e picchiava mia madre o me, in verità lo faceva pure da sobrio. O mi frustava, le cicatrici che ho le hai ben viste.” Stavo perdendo il controllo dei nervi.
“Non sono Lui..”lo baciai, una pausa, dura e rapida, sapeva di uva  e disperazione, vino e fumo.  Percepii il suo desiderio che sorgeva,rapido.  E tanto se fossimo andati a letto in quei momenti a nulla sarebbe servito, lo desideravo, ero arrabbiata e stavo male, che mistura odiosa.
“Ti comporti, come Lui” ci scrutammo ancora, in silenzio. Onice contro giada scura, le mie iridi ancorate alle sue, erano diventate fosche,  poi andai fuori e incrociai mio zio e Alessio, rigidi ed impalati. Cosa avevano sentito?



Il fatto che fossimo nel nostro alloggio ci aveva fatto abbassare la guardia.
E litigavamo così forte, mescolando spagnolo, russo e inglese da non esserci accorti di nulla, poliglotti pure in quel frangente, quando mancava la frase in una lingua passavamo alle successive, le urla avevano coperto il loro arrivo ed il loro bussare.


“Ciao, vado a fare un giro. Scusatemi, ora sono troppo arrabbiata, scusami Zarevic, a dopo” mi inchinai, a ogni buon conto, il suo rango prevaleva sul mio “Se proprio devi andare vai..”mi trattenne per la manica, mi chinai sul suo orecchio, lui non aveva colpe se eravamo due imbecilli e tanto sarei tracimata di nuovo, a breve, prendendomela con lui che non vi incastrava nulla. “Devo, ci vediamo dopo verso le tre,va bene?” Scrutò il rossore che mi copriva gli zigomi, che ero ben tesa, annuì, riflettendo di sicuro che ben di rado mi aveva visto così in collera, gli strinsi le mani per un momento, accostandomelo addosso, “Torni?” “Sì, Zarevic. Sicuro .”  e schizzai via, salvo ritornare indietro dopo mezzo minuto o anche meno, di corsa, si era agitato, poco ma sicuro, sveglia Catherine, non lo puoi mollare così come un pacco, sei arrabbiata con Andres e sei isterica, il bambino non ha fatto nulla e si è ritrovato in mezzo al casino, come pensi che reagirà? Come se non ti ricordassi di come stavi quando i tuoi litigavano, del gelo e della rabbia e ti come ti sentissi impotente e frustrata...trottai indietro subito, appunto, Alessio non meritava quelle scenate.

 La postura rigida, i pugni stretti e serrati“Zarevic volete venire con me qualche minuto?” mio zio approvò, di sicuro avrebbe strozzato  me o Andres se gli succedeva qualcosa, e se mi calmavo un poco era meglio, di sicuro l’isteria non giova in gravidanza, e lo zarevic mi aveva serrato il braccio, con una stretta micidiale.


Andammo da Castore, la mia idea originale era di sellarlo e sparire per molte ore, soprassedetti per un poco. “Aleksej” “Sei arrabbiata nera”valutò. Eravamo in piedi, mi serrò la vita, così forte da lasciarmi senza fiato, il viso contro il mio stomaco, le spalle che sussultavano  “Aleksej..”deglutii cercando di staccarlo dai fianchi, dalle braccia, se non mi calmavo ci saremmo sentiti male entrambi, io e lui. Ti adora disgraziata, il sussurro di Olga, di molti mesi prima mi percosse come una staffilata, era sensibile, in fondo, meritava di stare bene, sempre e quelle scene erano un male “Ora ti calmi”mi ordinò, staccandosi alla fine, il viso arrossato, il tono fermo “Io rimango tranquillo e ti aspetto dopo, va bene?Ed è un ordine tassativo, principessa, guai a te se mi disobbedisci” “Va bene, vai da mio zio, per favore” “Ti ferma.. ??” “Anche no.. le principesse Raulov .. io e mia mamma..quando fanno così.. sono da mollare per la loro strada” “Ti aiuto a sellarlo, vuoi?E non salgo o monto, ora sei troppo nervosa” “Scusami, zarevic, scusami, ma non reggo altro..” gli sorrisi, a prescindere, ero la sua Cat, Catherine in modalità isterica, trattenni le sue mani tra le mie soffiando tra un dito e l’altro, mi devo calmare Alessio, porta pazienza, scusami, lui va bene. E sto tranquillo..



Pochi minuti dopo si sentì un cavallo che rompeva al galoppo più sfrenato nella tarda mattinata invernale, non nevicava e in tempo di poco eravamo spariti, affondavo i talloni nelle costole di Castore come un’indemoniata. Lui reagì con entusiasmo e rampò sulle zampe posteriori, risi per non piangere e appiattii la schiena, per farlo decollare, era nato per correre.


“Ha più buonsenso lo zarevic di tuo marito..”disse mio zio verso le tre. “E’ schizzato subito a cercarti, mentre lui ha detto che se doveva stare con voi per la giornata, aveva poco senso che ricomparisse dopo dieci minuti.  Rilevando che quando ti fossi calmata, saresti tornata. Così me lo sono portato dietro al mio studio..”R-R versione balia era una comica, annotai tra me. Poteva definire Aleksey viziato, ansioso e petulante, e, in fondo, gli voleva bene“Ora è di là..Solo, sei calma, non ti scatteranno i nervi con lo zarevic?”Ansioso “Appunto per non farmeli saltare sono uscita a cavallo, e prima ancora sono tornata che si era agitato” “Idiota, hai fatto dei numeri .. Prega di non sentirti male, di non abortire, che non voglio dovere consolare quel ragazzino se ti succede qualcosa..Dopo avere strozzato tuo marito. Coraggio o senso del limite..Tu mai, come tua madre e i suoi casini, quelli che le capitano e quelli che combina, da sempre, come Marianna de Cepeuda, tre matte in giro, Dio mi scampi e liberi da voi, come lo zarevic. Che, tanto per dire, è stato ben zitto, ha chiesto solo di poter mangiare qualcosa. E ha capito che eri nera, solo perché gli vuoi bene non sei schizzata via” “Gli avrei spaccato qualcosa in testa..” “Lui non è Raulov..” Un sussurro“Se si comporta come lui ho qualche pregiudizio.. Basta, non voglio discutere oltre, che la questione è tra me e Andres”Imponendomelo “E meno male che la maggior parte del litigio era in spagnolo, che non capisce..” “ E tu sì. Avete sentito tutto?.” ”Abbastanza..” “Zio, io sto con lo zarevic, avvisa Andres, prima che ammattisca del tutto a cercarmi. Ci troviamo a casa, tra qualche ora, sperando di essere più tranquilli!”


“Ciao, che fai?” “Studio.. O ci provo. “Posò il libro sul tavolo di legno intarsiato, lo studio di R- R era arredato con mobili di pregio, mappe alle parerti e volumi rilegati, di squisita fattura. Si alzò in piedi e mi prese una mano, osservando che era fredda, me la scaldò, gesti rovesciati di quello che facevo io con lui. “Eri arrabbiatissima” “ Sì Alessio, e non ero arrabbiata con te,  sono uscita per calmarmi. “ “Non mi volevi..” “Zarevic, ero fuori di me. Avrei rischiato di aprire bocca e dire cose che non pensavo..” “Cioè, ti fa arrabbiare qualcuno e te la prendi con qualcun altro..Molto maturo e poi il bambino sono io, come al solito” Mi strappò il primo sorriso della giornata. “E hai evitato.. Sparendo per ore.” Mi hai fatto preoccupare era sottointeso, pure.. “A volte ti arrabbi anche tu, e se qualcuno ti sta troppo addosso che fai..” “Scatto.. Quella volta della nonna, mi hai fatto calmare e poi.. Sapevo che eri lì, ma se mi facevi tante domande avrei fatto una bizza..E sapevo che tornavi, me lo avevi detto” Non insistetti oltre, ci eravamo intesi, pure aveva bisogno di essere rassicurato.  Dio, come mi aveva stretto quella mattina..Mi appoggiò il viso contro il plesso solare, gli circondai la schiena con le braccia, dandogli un bacio sulle mani. “E te ne vai, poi?”la sua paura”Senza dirmi nulla” “No, Zarevic, te lo già detto, non capiterà più che scompaia all’improvviso per un ghiribizzo” “Veramente è la prima, che lo dici a voce alta” Vero.. “E’ che.. una volta Andres mi ha detto che la sua casa era troppo piccola e il suo dolore troppo grande e se ne è andato. Te lo hai già fatto. Non era un ghiribizzo, come osservi. Era per i figli, Xavier.. Ma i tuoi bambini..” lo spagnolo non lo capiva?dicevamo, oppure era inglese o RUSSO quando ci eravamo presi a metaforiche coltellate? “Andiamo con ordine, zarevic. Ad Ahumada hanno aperto un ospedale intitolato “Emperatriz Alejandra”, come la tua mamma, e un reparto si chiama “Xavier Fuentes”, in onore e memoria di un bambino che è morto troppo presto, cioè il figlio di Andres.. Lui se ne è andato quando era un ragazzo per non impazzire per il dolore..E ne parla poco e mal volentieri, è una ferita ancora aperta..”Semplici sillabe, era teso, attento, in ascolto “Ed è bastato questo per farlo scattare..E tu?Figli ..”allibito, addolorato ”Ero incinta e li ho persi.. la seconda volta è stato quando mi hanno detto che era morto Luois. Anche io me ne sono andata per non impazzire, o almeno ero convinta di questo” una lacrima scivolò solitaria sulla guancia, me la asciugò con un bacio “Invece sei tornata. Hai me, hai Olga e le mie sorelle. Tua madre ti vuole bene, come Sasha.. E Andres ti adora, la risolverete” Sorrise per infondermi coraggio, un dono, come l’aver appreso che mi fidavo, davvero e sul serio di lui, che non eravamo complici solo nelle scemenze. “E i gemelli..” “Scherzaci, un precedente vi è..Sul serio” “Poi ti proteggo IO. Che precedente?” “I figli di Felipe  de Moguer…erano due” “Moguer..??” “Il nome spagnolo..” e passammo ad altro, alle sei lo salutai, o provai, speravo che Andres fosse ritornato e quella la dovevo affrontare senza distrazioni. “Domani ci sei?” “Sì. E il giorno dopo e quello dopo ancora, va bene?” “Sicura, davvero?” “Sì, zarevic” “ A domani, Cat”Mi strinse per un momento e lo sollevai, se non mi era venuto un accidente a cavalcare come un demonio lo potevo pure prendere in braccio. “Finalmente.. Era da tanto che non lo facevi più” “Allora per questo sei ancora d’accordo? Poi non ti lamentare se ti tratto come un bimbo piccolo”ironica e tenera  “Mi vizi, è diverso” l’ultima parola, la sua, come il sorriso, gli tirai un colpo scherzoso sui fianchi “A domani, tesoro”Un cenno. La violenza. Della guerra e degli abbandoni, mi aveva visto fuori di me e ora mi si era attaccato alle gambe, lo avevo già lasciato tante volte. Quella no..  Non si voleva staccare, cercare un contatto .. NO. Inespresso e per questo non meno violento, mi aveva descritto le scena con la zarina madre, un litigio portentoso e aveva assistito, in modo indiretto al mio con Andres, apprendendo come riuscissimo ad andare fuori controllo e ci amavamo, io e Fuentes. E te ne vai, senza dirmi nulla, le sue parole, la sua paura, lui che non aveva timore di nulla. “Anzi, resto ancora un poco, ti va?”Nessuna scusa verbale, lo serrai a caso. “Sì, grazie. Però non litigate di nuovo?” “Sa dove sono e che ci troviamo a casa” “Se non volevi non ti facevi trovare” “Probabile, zarevic” “Definirvi complicati ed infantili è banale, e tanto non mi rispondi, sorridi e basta “ ”SST, sei troppo saggio, zarevic” “Ho fame e prendimi in braccio” “Le due cose sono legate, presumo, vieni qui” “Non mi prendere in giro, dai ti prego” Vezzoso, sollevando un sopracciglio “Prevedo che sarai un grande rubacuori, Alexei, ci rigiri TUTTI” Rise, serrando il viso contro il mio collo. “Sì e no. Ti voglio tanto bene, Cat” “Colpita e affondata” tacqui un istante“ Alexius vir est..” “ E ora che hai detto?”  “Alessio è un eroe, in latino, davvero.. Vir, un termine che indicava l’uomo come forte e valoroso, la derivazione latina del greco eroe”, mi scrutò da sotto in su, le iridi azzurre e perplesse “Se è una battuta, non la capisco” Invece era un vero uomo, un eroe. “Lascia perdere, va bene, Cat..” me lo allacciai contro il busto, morbida. “Ti voglio bene Zarevic, ricordatelo sempre, sono sempre io, nonostante errori e arrabbiature”  Mugugnò un sì, mi si rannicchiò addosso, mi aveva amato quando ero cupa, fuori e dentro di me, con la tipica ostinazione dei bambini, si meritava più di ogni altra persona di non subire i miei malumori e crisi di nervi. Gli baciai il polso, annoverando divertita che batteva un poco più forte“Come si dice cavaliere in spagnolo?” “Cabellero” “Hai presente del cavaliere che mi dici, quello che beve qualche sorso di vino e ha baciato delle belle ragazze?” Annuii “ Io sono come il cavaliere” Mi raccontò che aveva preso qualche sorso di vino di contrabbando, e che aveva baciato Alexandra, la nipote di una dama di corte della zarina, doveva essere sulla guancia, invece lei aveva voltato la testa e le labbra si erano incontrate, un lieve sfiorarsi, delicato come una brezza estiva. Lei era molto carina, occhi scuri e capelli biondi, snella e ben proporzionata, aveva due anni più di lui, l’incidente era stato accolto da affettuose prese di giro dei presenti. Diventò rosso come un pomodoro virando quindi al mattone quando sancii che il cavaliere era lui. “Sei andato su Castore, qualche sorso di vino te lo sei ben bevuto, la ragazza l’hai baciata, anche se per sbaglio ..Gli amici ce li hai, ci siamo, Aleksej..” “E’ stato strano..” “Lo capirai meglio tra qualche anno.” “E Andres quanti anni aveva quando ha baciato una ragazza?se te lo ha detto, che un poco gelosa lo sei”acuto come sempre “14, io invece 15.. ed è stato prima, sarei assurda a essere gelosa del suo passato, o ci provo “Quella gli mancava. “ Invece con la figlia di Deverenko è stato per penitenza, pagava pegno e.. “ “ E bravo Aleksey vale quanto sopra, sarai un rubacuori, davvero precoce” avevi 12 anni e pochi mesi, che fare con te se non amarti? Mi sfiorasti l’angolo delle labbra con un bacio, scossi la testa, io non conto nella lista, tesoro. “Come no”
 “Maldita mujer, fui loco buscando para usted”aprendo la porta, eccolo. 
“Andres, estoy aquì”o ci mettevamo a ridere o litigavamo da capo o.. “Mi sono calmata e poi..”
“Io non sono Raulov.” Feci un cenno di assenso, osservando che era esausto “E non ti trovavo…quando sei schizzata a cavallo..Io.. Meno male che hai avvisato tuo zio e se non volevi mica ti saresti fatta trovare”
“TU..”Ognuno interrompeva l’altro, scusa, chiariamo, aspetta.. E tanto avremmo litigato ancora, negli anni a venire, sia per cose serie che banalità, parole frantumate e confuse, intanto iniziò a spogliarsi e..”Andres, ho una voglia” gli posai il dorso della mano sul petto, inebriandomi del suo profumo, traslammo a letto, riscaldandoci a vicenda, un atto di fiducia.
 

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Capitolo 21
*** Andres A Love Letter ***


“A Catherine, al mio amore, che sa benissimo che non sono un poeta od un cieco, le parole giuste  non mi appartengono, sono solo un uomo che ti ama. Ti scrivo, per raccapezzarmi e mettere in ordine le idee e le sensazioni. Abbiamo litigato come non mai, facendo poi pace, pure non riesco a dormire e per non disturbarvi, sono venuto a meditare in un’altra stanza. Me lo hai detto per il mio onomastico, che avremmo avuto un figlio, mettendo dentro il portasigarette due scarpine da neonato, o aspiranti tali, che, senza offesa, maglia e ricamo non rientrano tra i tuoi talenti. Ed apprezzo il pensiero, anche se lo avevo già indovinato, in parte ( le  nausee, gli attacchi di sonno e fame, il mettere il palmo sul ventre come se ascoltassi un silenzio o una musica nota solo a te, etc etc..) Per presa di giro, ribatto che saranno due gemelli, la replica è di volta in volta il silenzio o una risata o una battuta.

Ti ho conosciuto quando eri una bambina di otto anni, dietro a un gatto, che fece cadere una risma di fogli e rise del mio radunarli, invece di scusarsi del pestone. Giusto perché eri la nipote di Rostov-Raulov mi astenni dal riprenderti, sorridevi sghemba con quel felino, finalmente preso, ballando ora su un piede ora sull’altro, poi sparisti, di gran carriera.
Il mitico Sasha R-R, diminutivo di Alexander Rostov-Raulov, conosciuto nel 1896, quando venne in Spagna a cercare notizie per scrivere un libro sul primo principe Rostov-Raulov, al castello di Ahumada, mia casa di nascita, oltre che di Felipe. Personaggio carismatico e complesso, guai a chi osava toccargli la sorella o la nipote, che al tempo eri ancora figlia unica. Cocciuta, viziata e esasperante. E non era timidezza, come appresi poi.

Nel 1905, eccoci al matrimonio di mia sorella, ad Ahumada rientravo che era quasi sorto il sole dopo la notte di addio al celibato e mi venne l’idea di fare due parole con Marianna, che conoscendola era in piedi, serena e senza fallo prima del trambusto della giornata. Bussando, trovai Lei e Te che contemplavate l’alba nella sua stanza. “Chi è?” “Fuentes” “Entra, fratellino..” in senso ironico, che la supero abbondantemente di peso e statura “Catherine ..nipote di Rostov-Raulov” Un bagliore indefinito, le iridi color onice che mi soppesavano. “Lo so, chi è” “ E voi siete Andres Fuentes” Mi inchinai, ironico, “Per servirvi, chiedete e obbedirò”mentre il cielo a oriente diventava zaffiro e cobalto, previdi che sarebbe stata una lunga giornata.
Avevi dieci anni, tra le ragazzine più graziose che assistettero al matrimonio, ne convengo, tranne che non eri affatto convenzionale, come appresi a mie spese grazie a un calcio e due  pestoni, al momento dei balli, ti appellai chica pestifera, ragazzina malefica,dicesti, è una occasione allegra e voi avete il muso.. Ti avrei torto il collo, fidati.  
Marianna rise di entrambi, falla crescere Andres, e la troverai di tuo gradimento..
Comunque, osservasti che, muso o  meno, le cose le sapevo raccontare, su Felipe de Moguer, diventato principe Rostov-Raulov grazie alle sue epiche imprese alla corte di Russia. Già, la mattina successiva alle nozze, mentre tutti dormivano, chi mi ritrovo ?Erano le sette e mezzo, in punto di cronaca, la servitù avrebbe preso servizio dopo un’oretta, che i festeggiamenti erano terminati verso le cinque.Domanda retorica, chi mi ritrovai, definirti curiosa e sfibrante un eufemismo.
Ti piacquero i ritratti dei tre fratelli, Felipe, XavierNicolas e Francisco, vicini nella galleria, lui era tornato ad Ahumada verso i 40 anni, sopravissuto alle battaglie e agli ingaggi, onorato e riverito, con la seconda moglie e i figli avuti da lei. “Avevate detto che alle mie richieste avreste obbedito, Fuentes”al mio tentativo di sparire, un sorriso sghembo, avevi grinta, complimenti a te, e lo dicesti in spagnolo, in poco tempo avevi imparato a sufficienza.

Quando rovesciai il cappello, nell’arena di Granada, cadevano fiori e applausi, tu avevi le braccia lungo i fianchi, alzai la mano e ricambiasti il saluto.

Nel 1911, ti intravidi da lontano, a Livadia, un profilo squisito e le spalle ben dritte, nonostante il dolore.. Già… E quando ho visto le cicatrici delle staffilate mi sono rammaricato di non avergliene suonate di più.

Quando ci siamo rivisti, nel bene che nel male eravamo cambiati, e tanto il vizio di tirare calci e pestoni ti era ben rimasto, come appurai a mie spese, al solito. Rubando la definizione a tuo zio, mi avevi ai tuoi piedi in senso letterale e non metaforico, quando per me era il contrario, le donne facevano di tutto per conquistarmi. Sei stata l’unica, la sola.
Inutile nascondersi dietro a un falso moralismo, negli anni che sono passati tra la morte di Isabel  e il ritrovarti, ho avuto molte storie, avventure più o meno lunghe, legami effimeri e brevi sfoghi, mia unica attenuante non avere una moglie,. E non citare “..in Spagna ne ho già mille e cento tre..”, che non sono un sultano in un harem e men che meno un Don Giovanni.

Mi sei piaciuta, eri ironica e spumeggiante, una maschera di allegria per nascondere le preoccupazioni, e tanto mi davi sui nervi, mi esasperavi e divertivi..
Sparsi frammenti e pensieri, my immortal, my beloved, osservata mentre prendevi un caffè, delicati i movimenti delle mani e scalzi i piedi. Scalfitture, ematomi e cicatrici, il mare, ti ho paragonata a una dea, una ninfa irriverente, diversa da tutti, la mia privata meraviglia, costante. Amazzone infallibile, ti ho visto cavalcare il vento e saltare verso l’orizzonte, un gioco, una favola, solo limite l’immaginazione.
Prima di te, il nulla, il vuoto ed il rimorso, uno specchio vuoto, insieme a te sono tornato a essere vivo, infinita passione. E quando ti ho rivelato i miei segreti, non sei né inorridita né scappata.. nati in paesi diversi, separati dalla lingua e dalla religione, ci siamo trovati a leghe di distanza.
Destino? Vocazione? Forse sì, forse no.. ti avrei cercato lo stesso in questa vita e in altre cento e mille..
Incomparabile, composta di ferro e pietra, ti ricordi il Sonetto di Shakespeare, il XVIII?.. regale, anche nei difetti, testarda e irruente, impulsiva, parlavi troppo o troppo poco, se hai qualcosa ridi per non piangere e diventi quasi muta, mai nessuno deve scorgere le tue ferite o le debolezze..
Tristezza rassegnazione, questo no, tu sei allegria, risate e irritazione, mia splendida cinica, pazzesca la tua ironia, davvero sei un continente, sempre nuovo da scoprire, generosa e non importa che tu sostenga che sia uno scarico di coscienza per stare meno tempo in purgatorio.
A Lifelong Passion, le parole graffiano la carta e sono solo un misero eco di quello che provo.  Un libro, il caffè che prendi sempre amaro, la voce di seta e miele e fumo, i capelli corti. Lady Morgan, narrando la storia degli antichi, convinti che l’anima risieda nel plesso solare e che, due amanti, toccandosi lì con le nocche, nelle vie del sonno, ritrovino lì quella dell’altro uno.Amatissima, presente anche nelle assenze. Ti ho ritrovato nelle gocce di pioggia, nella rugiada che fa omaggio alla primavera, al largo del mare più profondo in estate, zaffiro e indaco E nelle foglie cadute in autunno nei prati, nel silenzio della neve che cade in inverno.
Principio di tutto e parte del tutto.
Un  litigio feroce, in fondo avevi ragione, se i gesti sono quelli di Raulov, i pregiudizi sono ben meritati. Ed è venuto fuori solo nel 1911, in tutta la sua violenza. In tutto il tempo che ho conosciuto R-R, è stata la sola occasione in cui è andato fuori controllo. Insulti smoderati, inimmaginabili, aveva osato frustare una ragazza di 16 anni che gli aveva strappato lo scudiscio dalle mani, che sua madre non doveva pagare per il rifiuto  di ripianare le perdite al tavolo verde.. Già. E quando ho visto le cicatrici delle staffilate mi sono rammaricato di non avergliene suonate di più, ripeto,  te ne sei sempre vergognata, senza ragione.. TU.. e io non sono lui.In fondo avevi solo voluto difendere tua madre.
L’intensità di quello che siamo, che sei..Nessun paragone, o ci provo, ho perso Isabel e mio figlio che ero appena un ragazzo, ho impiegato anni a ritrovare un minimo di pace, di equilibrio, poi sei arrivata tu, a ricomporre i pezzi..e sempre avrò nostalgia di loro, quello che poteva essere e non è stato, querida,  da sempre vestita di mille maschere per celare antiche paure e nuovi ardimenti, my love, my only love .
Goodbye, my love,I’ll love you   forever, until my death and more, I always love you.
 
Yours Andres”  
 

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Capitolo 22
*** Thunder (Catherine) ***


Nel mese di novembre, si era riunita la Terza Duma e i membri espressero tutto il risentimento della Russia. Puriskevic, deputato conservatore, così a destra che si diceva che dopo di lui vi fosse solo un muro, denunciò i ministri imperiali, in toni veementi, tuonanti, sostenendo che erano burattini di Alessandra e Rasputin. Il capo del partito moderato, Miljukvov accuso Sturmer di peculato, Alix e Rasputin di abuso di potere e tradimento, parola che venne scandita da tutti nei momenti successivi.

Il discorso di M., stampato e distribuito illegalmente in milioni di copie, fece il giro di tutto il Paese, aumentando il risentimento, la paura. Fino alla primavera non vi sarebbe stata alcuna battaglia, il lungo inverno forniva una pausa in quel senso. E tanto, detta in sintesi, perfino i servizi segreti inglesi avvertirono lo Zar che doveva essere deciso, che vi era la minaccia di una rivoluzione, se non cambiava rotta, concordando con i suoi consiglieri, nell’immediato futuro.
Alla fine, Sturmer cadde, sostituito da Trepov, ministro dei trasporti, Nicola II non diede retta ai consigli di Alix, che lo implorò di non dare retta a nessun altro, se non a padre Rasputin, supplica che lo zar ignorò.



  Nel 1916, nei buoni salotti della capitale si osservava che l’imperatrice doveva essere tolta di torno, mandata in Crimea, era così odiata che la sua stessa vita era in pericolo, i complotti per rovesciare lo zar non parevano più questione di se, ma di quando…
Che amarezza, annoverai tra me, mentre facevo una foto ad Alessio che studiava, un piccolo momento tranquillo. Sul tavolo il quaderno, scriveva e aveva davanti una mela, la testa china e il viso concentrato. “Poi tocca a te”
“Sai che non mi piace essere fotografata, zarevic”
“Tu no e io sì?”spostò i fogli mi venne vicino
“Cresci da un mese all’altro, almeno abbiamo testimonianze..” le spalle più larghe, le gambe lunghe, il ragazzino stava diventando un adolescente, senza perdere la sua grazia. Anche se lo imbarazzava il tono di voce che stava cambiando, il pomo d’Adamo in evidenza, ogni tanto si guardava allo specchio, controllando eventuali segni di peluria, che latitava al momento. “Facciamola insieme”
“Aggiudicato” affettuoso lo era sempre, tranne che non lo toccavo se non lo chiedeva, a quell’età poteva essere una bella ingerenza, cercavo di rispettarlo, sempre. Vicinanza, non petulanza, non ero certo la Vyribova, che pretendeva di avere tempo e coccole e attenzioni della zarina e dei suoi figli, in fondo era una povera invalida, ora, tranne che le dinamiche sfuggivano ai più. Se la zarina alla lunga la definiva asfissiante, tributandole l’epiteto di Vacca, perché non la allontanava? Olga se la vedeva come il fumo negli occhi, non la sopportava come il sommo Rasputin, il suo temperamento solo in apparenza imbrigliato. Olga e i suoi segreti, il suo sorriso, ritrovato nelle foto e nei ricordi.




“Siamo stati a Novgorod, Cat, per visitare gli ospedali dei feriti, noi quattro sorelle, Mamma e Madame Vyribova, ci ha accolto il governatore provinciale alla stazione. La città è antica, circondata da frutteti, ora spogli e hanno donato a Mamma le mele dell’ultimo raccolto, conservate con cura (..) Nessuna ovazione, solo una tranquilla compostezza [tradotto, il governatore doveva avere selezionato la folla] La visita all’ospedale, i vari monumenti, la funzione religiosa e un party tea organizzato dai nobili..E siamo andate a vedere una famosa starica che vive nel monastero di Desjatin,Maria Michajlovna, di 107 anni, per avere la sua benedizione. Anziana è anziana, ha proclamato benedicendo Mamma “Rallegrati, sposa senza corona. Ecco l’imperatrice martire Alessandra” Madame V. si è inginocchiata e ha baciato la mano della starica e di Mamma, piangendo commossa (!!!), per rialzarla ci sono voluti un paio di tentativi..Che inventate  al Quartiere Generale? Che combina il nostro amante dei cavalli? Ps Ti salutano anche Tanik, Marie e Anastasie, dai un bacio ad Aleksey per noi”
“..a chi ti riferisci? Mio marito ha una smoderata passione per gli equini, come ben noto.. No, battute a parte, ove fosse un maschio, Felipe ci piace molto, e tanto giugno è ben lontano, intanto sul momento presente è venuta mia mamma con Sasha per il Natale (cattolico), lo Zarevic lo ha cooptato per costruire un fortino di neve, pupazzi, battaglie e varie altre, compreso giocare a pallone, Andres dietro, anche l’austero principe Rostov Raulov, ovvero mio zio  della partita. La principessa Ella è elettrizzata all’idea di diventare nonna, è prodiga di consigli e tenerezza, mi assicura che quando lo sentirò muoversi sarà un regalo giornaliero. E intanto io mi regalo peso, vivo di frutta e insalata, pollo freddo, e pochi dolci, tenendo conto che in genere avevo poco appetito, ora sono perennemente affamata.. Scherzo, tranne che colazione, pranzo, uno spuntino e cena mi sono ricordati con svizzera precisione da un certo languorino.. E intanto continuo a visitare le famiglie dei contadini, i reparti ospedalieri, etc, tranne che mi stanco più facilmente di prima. Sarà una sistemazione inopinata, e tanto l’eccezione che conferma la regola sono sempre io.. PS chi scrive è lo Zarevic, Olenka, notiamo il cambio di scrittura, portando via la penna a Catherine, che sbuffa, intanto un bacio a TE e Mamma e Tanik e Marie E Imp..(nomignolo con cui era appellata Anastasia) PPS Catherine sbuffa di nuovo che si era fatta uno chignon e glielo ho demolito PPPS Olga un bacio da entrambi, per tutti, e alla prossima, che andiamo sulla slitta, abbiamo costruito una montagnola di neve ..notato che ho scritto in francese senza errori? La tua amica mi ostina a parlarmi in questa lingua, sennò salta direttamente allo spagnolo, di cui capirò 20 parole al massimo.. No, non ha corretto..la sua parlantina si affianca a quella di M. Gilliard, solo io li batto” Alessio scriveva spesso in coda alle nostre lettere, si divertiva e io ero contenta, in quelle settimane eravamo tranquilli, in pace. Era molto più pacato e in varie occasioni aveva soccorso e confortato chi aveva bisogno, se sapeva che qualche persona stava male si faceva in quattro per aiutare. Do recente era rimasto accanto al generale V., che aveva perso il figlio più giovane per le ferite di guerra e lo aveva confortato.
“..Ciao Catherine, un saluto affettuoso, al volo e una risata. Come noto, Anastasia non scrive bene in francese, a questo giro si è superata, doveva scrivere di Francesco e il suo guanto, scopo della copiatura era quello, tranne che la traslitterazione era orrida, Mr G. la ha brontolata per le sue atroci maniere di copiare, LEI ha replicato che le sue maniere sono fini, il suo spelling (apparentemente) no.. Che, essendovi neve e ghiaccio, non si può certo arrampicare sugli alberi per sfuggire alle lezioni, abitudine che ha ben sviluppato …che potrebbe rompersi un braccio o una gamba, magari confinata a letto e allora non evaderebbe più..
… scrivo due righe per calmarmi, Olga, tremo letteralmente di rabbia, e pena e preoccupazione. Mio fratello Alexander ama i cavalli, peccato che non abbia ancora raggiunto i livelli che avevo io alla sua età, nove anni e rotti, tralasciando la volta che sono caduta.. Senza perdere il filo, visto gravidanza e cavalcate non vanno d’accordo, ho smesso di montare a cavallo, che Castore non è una tranquilla giumenta.. Uno e settanta al garrese, un cavallo da corsa..Hai presente? E che fa Alexander?? .. Lo ha sellato e montato, senza ammazzarsi nell’impresa, e vi è salito, peccato che abbia perso il controllo .dopo poche iarde. Che una bestia di quelle dimensioni e temperamento non la può gestire un ragazzino come lui, improvvisando, che gli esiti sono disastrosi.. si è spaventato e ..(…) Mio zio per recuperarlo si è rotto la tibia, da quanto Castore scalciava, imbizzarrito, Alexander ha fatto un volo portentoso e non si è ammazzato per miracolo.. E Castore è talmente lesionato che non so se arriverà a domani, lo abbiamo recuperato che era ormai azzoppato, era caduto malamente. E mio zio non  ha più vent’anni, ma 48 e una frattura come questa non ci voleva.. E il cretino di Alexander, che è solo un cretino, tralasciando i lividi sta bene e meno male.. Tranne che si è comportato in modo superficiale e ne pagherà, come ne ha già pagato le conseguenze. In punizione lo metterà nostra madre, non certo io, rilevo solo che deve vedere con i suoi occhi gli effetti della sua alzata di genio. Lo porterò a vedere come sta Castore, giusto per saggiarne le conseguenze, e temo che toccherà abbatterlo.. Lo zio lo ha già visto, a questo punto è in licenza forzata ed è arrabbiato. Sono arrabbiata e sono triste.. A dopo..”
”Cat..”
”Vieni con me, “dopo avere valutato le sue condizioni, tranne i lividi stava bene, almeno fisicamente
  “NO..”
“Non ti picchierò od altro, in punizione ti metterà la Mamma..”
“Se  sta male, che importa.. Un cavallo vale l’altro..”
“ AH NO: come a dire che un fratello vale l’altro.. O uno zio, eh”
“Tu vuoi bene solo allo Zarevic..e tuo fratello sono io”amaro “Sasha, muto, ora vieni con me, muoviti”
E lo portai.
Cataplasmi, dolore, l’odore di ferro del sangue, i suoi nitriti di lamento, era sul fianco, passai il braccio sulla spalla di Sasha per bloccarlo e tanto  mi si era già attaccato ai fianchi “NO..”
“Invece sì.. Impara come le tue azioni hanno conseguenze..” lo vedevo pure io
“Lo zio si è spaccato la tibia, Castore ..”sospirai, me lo tirai in braccio, come Alessio
“LUI non voleva, diceva che era una scemenza..che finiva male”
“Chi lui?” perplessa
“ Lo zarevic.. diceva che  a cavallo sei brava, come un maschio, come tuo marito, che Castore lo gestivi tu e basta e..”
“Visto che risultato.. manca poco ti ammazzi, lo zio vai a sapere quando si rimette e..” il cavallo andrà abbattuto. Lo pensammo entrambi, la sofferenza di quell’animale era senza misura, reagiva al mio tocco, inarcando il collo e tanto aveva due zampe rotte
“Non piangere..”
“Sasha, ora basta..” una pausa “Vai da Mamma.. io sono troppo stanca e arrabbiata”
“Tu non mi vuoi bene” mi accusò. Non replicai, dissi solo basta, i suoi occhi scuri, tanto simili ai miei si scontrarono senza recedere “Picchiami, avanti”
“Ah no,Sasha.. Posso alzare la voce, mai le mani, che a nulla serve.. Né frustrarti.” 
“Dovresti, me lo meriterei”
“Non serve..Sarebbe solo violenza su violenza.” Abbassò lo sguardo.



“Catherine ..”Alessio mi fece riemergere dal torpore, percepii le sue dita sul viso, calde sul ghiaccio della mia pelle. “Zarevic.. “ Una pausa, gli strinsi un polso. Brutto segno, che mi chiamasse con il nome intero..
“Basta.. lo vegli da tanto ” carezzò Castore,  era vestito da militare, un cappotto grigio su cui brillavano le mostrine, osservai che era più alto,  aveva messo su qualche altro centimetro
“Zarevic..”
“E’ il tuo cavallo, ci hai cavalcato il vento.. Era bellissimo starvi a vedere”Una pausa, era lucido e composto “ Ed è mio amico, il mio cavallino..” lo scrutò  riverso sul fianco, reagiva anche a lui “Cat..sta soffrendo..”
“Si rimetterà.. spero..”
“Ci speri.. già. Sai quello che va fatto”
“NO..” Mi strinse, come tante volte io avevo stretto lui, per confortarlo, preciso. “Sì.. Lascialo andare“ Mi tirai in piedi, ricambiai la stretta
“Salutalo, Alessio. Io vado via qualche minuto..quando ritorno farò rumore”



 
“.. lo ho salutato, Andres, raccontandogli che avrebbe smesso di soffrire..  Potevamo rimanere, io e Catherine, quando lo abbattevamo, per non lasciarlo solo..” Mio marito gli passò un braccio intorno alle spalle, annottando che erano più ampie, era cresciuto davvero in quel lungo anno, se ripensava alla crisi che lo aveva quasi ammazzato, per il raffreddore era davvero un miracolo che fossero lì, ammaccati e lucidi e sempre loro. “Non ti ha voluto?” “Mi ha fatto capire che non era il caso..”Scrollò le spalle “A casa abbiamo un cimitero per i nostri animali, sai cani e gatti.. Un piccolo angolo di un’isola artificiale, quella dei bambini, si chiama, Ma Castore.. direi qui, lui stava bene qui” “Sulla spianata dove andavano ad allenarsi, è un bel posto Zarevic.” “Lui era come quei cavalli da guerra.. Correva e saltava nel vento, era bello starli a vedere.. E mi dava retta, ci sono stato al passo, a volte al piccolo trotto..”Sorrise, nonostante la tristezza “Poi Catherine è andata da Alexander.. credi che gliele darà?” “No.. lei non alzerebbe mai le mani su un bambino, la violenza porta solo violenza.. “ “Ma ha fatto una cosa grave..” “Cercherà di ..farlo riflettere, ne ha prese così tante quando era piccola, senza ragione, che non lo rifarebbe mai “ l’ultima frase in spagnolo, che Alessio non comprese. O finse, a quel punto non avrei saputo valutare.


“.. lo ho abbattuto io, Olenka, non ho voluto che lo Zarevic rimanesse lì, poi ho ordinato che fosse messo in una spianata poco distante dalla Stavka, dove andavamo ad allenarci, un prato che in primavera si riempie di fiori, luci ed erba. E sono rimasta fino alla partenza con mia madre, Sasha e mio zio, che andrà a svernare in Crimea, con gesso e sorella e nipote.. Lasciando ad Andres l’onere e l’onore di molti suoi compiti.. Ti scrivo, che, come un animale cerca la fuga, io la solitudine, il silenzio, come se fosse un disonore avere debolezze.. Già. Come fai a sopportarmi, Olga? A volte sono così fissata e insopportabile che non mi reggo io per prima, a tra poco che sta arrivando lo Zarevic”
“.. una piccola nota, non ho letto quello che ha scritto, mi dispiace così tanto, Olga..Ho abbracciato Cat da dietro, ho rievocato alcuni buffi episodi, sono riuscito a farla sorridere.. Per un poco, che le spiaceva,e ho visto i filmati, di quando era in Spagna, per la seconda e la terza volta.. E sono rimasto IO basito..le cose divertenti che ha fatto le so sempre a rate, mica lo sapevo che aveva ucciso un lupo o che a 14 anni filasse come una vera amazzone
.e’ stato dolcissimo, senza essere lezioso, sapeva che ero triste, le proiezioni cinematografiche una idea di Andres, una copia che ci ha mandato Marianna, mia cognata, giuro che non le avevo mai viste..In effetti, sono rimasta spiazzata .. 1909, 1910.. Io e la marchesa Cepeuda andavamo in giro, di tutto un poco, esplorando i dintorni (.. diciamo che giravo molto da sola, una libertà incredibile, che ho ben apprezzato..).. Il torrente, il capanno di caccia, una radura in cui crescevano i melograni.. l’ospitalità della gente, poche parole e ti offrivano un bicchiere di vino e pane e prosciutto.. Nulla del lusso di quando vi era la regina Ena e il re Alfonso, alla grande caccia.. E il branco di cavalli inselvatichiti che corrono sul prato, io che mi avvicino ad uno.. mah.. la mia attuale cognata non mi ha trucidato per miracolo..Pensieri sconnessi, come me stasera Olga.. Nonostante il dolore rido, ora vado a mettere a letto lo zarevic, è tardi e siamo stanchi. “ tardi era per Alessio, per la cronaca le undici di sera, ignoravo il resto, la perdita, le ulteriori disfatte. Che il giorno dopo, senza saperlo, era l’ultimo che passava al Quartiere Generale, la mattina non si voleva alzare. “Va bene..rimaniamo così.. tranne che alle otto  ti butto giù, ti vesto anche se non vuoi”
“Sono stanco.. mettiti qui”
“Solo un poco” Alla fine ci alzammo, abitudini consolidate, la colazione, il bagno, studiare.. Sono contenta di non essere stata brusca, impaziente, come un presagio.
E di averlo portato a passeggio nei prati, per sparare ai bersagli, accogliendo la sua gentilezza, un braccio passato sulla vita, lui una carezza sui corti capelli castani, reciproca concessione una foto, le stelle diventavano blu, come la mia gonna, lui ride di non so cosa, ci hanno immortalato così, allegri e tranquilli.
“.. curiosa di vederle, in quella foto dove hai 14 anni e sei di profilo, tenendo le redini sei radiosa, assorta, una Fuentes in fieri. E sei venuta davvero bene, che non ti ha chiesto di metterti in posa. Chissà a cosa pensi.. Forse all’epidemia di proposte di matrimonio di cui eri stata oggetto, che si rinnovarono la volta successiva.. Davvero, Catherine, portavi i capelli sciolti, eri solo una ragazza, che non aveva ancora compiuto il suo ingresso in società e .. Od, ancora, riflettevi sul lupo che avevi abbattuto..??La Spagna ti è piaciuta, sempre, altro che storie, ora occorre vedere come è Ahumada e dintorni, quando venite?..Ti voglio tanto bene, Kitty Cat. Al diavolo quando sei insopportabile, sei sempre troppo dura, difetti ne hai, se fossi perfetta non saresti tu..”
“..che storia è che R. è sparito? Lo zar ha letto i telegrammi di Tua Mamma, che chiedevano di ritornare, Alessio era scocciato di lasciare la Stavka, spera di ritornare presto, che ora ha preso il via, tra studio, ispezioni e quanto altro.. Sarà splendido, una volta grande, quando vestirà l’uniforme.
.” intanto lo avevo messo a letto nel vagone del treno imperiale,
"Cat..”gli avevo rimboccato le coperte, tralasciando che mi si era stretto addosso
“  Alexei.. domani sei al Palazzo di Alessandro, torni  a casa per il natale ortodosso, e anche prima ..”
“ Voi cattolici avete già festeggiato..”un massaggio sulla schiena, tra le scapole, a volte fosse diventato un angelo ansioso
“ E tu dietro, con mezzo calice di champagne..”
“... ci troviamo ? “ la voce incerta, i toni rotti, a mezzo tra il bambino e l'adolescente
“Certo, che pensi.. mica ti liberi di me.”.
“Prometti che non mi lasci..”
“Alexei, ora che hai l’ansia....Certo che non ti lascio. Vengo quando vuoi..” “Va bene.. mettimi il pannolino, per favore, per sicurezza” “Alessio, no..” “Sì, ti prego” “No, sei grande” tacendo che a volte glielo avevo messo per sicurezza, quando era esausto e lo avevo cambiato senza rilievi. “Tanto poi me lo mettono, che credi, fallo te, per piacere, hanno ancora paura che cada nell’andare in bagno e ..me lo mettono ancora” una pausa straziante, non lo feci supplicare oltre. E piccoli sussurri, la neve cadeva leggera, un attimo incantato, mi baciò, si fidava, aspettai che si addormentasse, gli lasciai un biglietto sotto il cuscino “Ciao, zarevic.. un pensiero, per dirti buongiorno, ti ho dato un bacio, prima di venire via, fai conto che sia quello del buongiorno, appunto Un abbraccio Catherine ps Mi manchi già da ora” . E lo avevo vegliato per un pezzo, prima che il treno partisse, era il mio bambino, guai a chi gli faceva qualche cosa.

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Capitolo 23
*** Happy End ***


Dopo la morte di Rasputin, si sfasciò tutto, lo zar abdicò, ci ritrovammo prigionieri al PAlazzo di Alessandro, dal marzo 1917 ..
E ne successero tante. 

12 giugno 1917, una pietra miliare la definì Olga, ridendo, in seguito. Una tragicomica, rilevavo, io, che sul momento mi divertivo molto poco. Una tradizione, che le cose le combinate sempre insieme, la sentenza di Tanik, una barzelletta, la pronuncia di Andres, che avrebbe voluto strozzarmi  quando si trovò nel parapiglia, prevedendo che suo figlio sarebbe stato un campione a fare tutto a modo suo. Come la madre, ovvero io ..
“Olga, rimettiti.. quando partorisco, mi devi aiutare” “Come no” “Scommettiamo un abbraccio che avrò bisogno di te” pensavo a quei frammenti di dialogo, di alcuni mesi prima, quindi risi, una breve pausa
“Non mi lasciare” ansimai “Deciditi, o sto con te o chiamo i dottori e il diretto responsabile delle tue attuali condizioni”  mi asciugò il sudore dal viso con la manica, ridacchiai per quella definizione di Andres “Fossi in te non mi fiderei, a contare solo su di me, di parti ne ho visto solo uno” “E come è finita?” risi, isterica, di nuovo, una pausa dai dolori, annotai il suo viso madido, rovesciando la testa, serrandola per la vita “Che ne so, è il tuo, la teoria mi serve a poco, anche se ho passato il corso speciale per infermiera ostetrica con ottimi voti, la migliore del corso” sarebbe stato strano che qualcuno la superasse, riflettei e vi era poco da fare, eravamo in .. ballo, almeno io non potevo scappare “Olga.. anche io di parti ne ho sperimentato solo uno, il mio” respirai, non ne potevo più “Se dovesse succedere qualcosa mio figlio ha la precedenza, lo sai” “NO. Catherine, No” “Invece sì, ahora..” smozzicai la prima parola del motto dei Fuentes tranne che il dolore ai reni mi percosse di nuovo, cacciai il fazzoletto tra i denti per non urlare a squarciagola, avevo perso il tempo, quanto passava tra uno spasimo e l’altro? Il ventre duro come un sasso, le gonne impregnate di sangue e liquido amniotico, il mio corpo che lavorava per conto suo, a prescindere dalla mia volontà “ Y por siempre, Catherine, io per te, te per me” Olga scostò il busto, leggera dal mio, mi accarezzò la nuca “Non devi avere paura” “ Ho paura” una pausa “Non ho mai partorito, sai, questo è il primo tentativo “ironizzavo come difesa estrema “Stupida.. Mi molli o no?”ridacchiò “NO. “ altra pausa “ Le guardie sono sparite..?” “Zitta.. “ si terse il sudore dalla fronte, i capelli chiari appiccicati per il caldo e la tensione “Tu i dolori li avevi da un pezzo” “Dal compleanno di Tata, qual cosina alla schiena, a intervalli” serrò le labbra, cercò l’orologio “Sono passati quattro minuti”  “Ma proprio oggi non dovevi uscire nel parco? “ “E tu proprio oggi hai deciso di non uscire, e riportarmi il libro” una vampata di rabbia “Sono una mongolfiera, faccio tre passi e ho il fiatone, dove vuoi che vada..” Feci un segno disperato con le mani, il dolore ai reni e la vista che si appannava mi avevano spinto all’angolo, nella mia  spensierata inesperienza ritenevo che non fosse ancora il caso di avvisare. Il Dr Botkin mi aveva avvertito che qualche fitta e dolore alla schiena è di prassi nelle ultime settimane, mi aveva visitato e, in linea di massima, avrei dovuto partorire dopo la metà di giugno. Peccato che il bambino fosse di diverso avviso. Già. Me ne ero accorta “Ma il travaglio per un primo figlio non dovrebbe durare tante ore?” “OLGA!!” “Mia madre mi ha partorito dopo circa venti ore ..e hanno usato il forcipe” “Idem la mia.. tante ore, il forcipe no..” Pensai a mia madre Ella e mi venne da piangere. “Che in teoria..” mi ricacciai il fazzoletto in bocca, spingi e respira, respira e spingi, era l’istinto, forse, che ne so, in quella situazione non avevo alcun controllo diretto “In teoria che..?” ansimai, sudata e logora come un fazzoletto troppo stropicciato“Sono le dodici, tra circa un’ora vi è il rientro e.. “ “ …”  “Maledetta cretina che sei, sempre a modo tuo.. sempre” esasperata e non si mise a piangere che ero vicina al tracollo e una rapida occhiata sotto le mie gonne la ridusse al silenzio “Che c’è?” una pausa “Olga..” si alzò in piedi, che le era venuto in mente?. Fece un minuscolo cerchio con le mani, poi le aprì fino a formare la grandezza di una ipotetica, piccola anguria, la vidi deglutire “Olga..” E capii. Tutte quelle malefiche spinte servivano a preparare la strada per la testa del neonato, che aveva la grandezza di una piccola anguria, in genere, che doveva uscire.. Oddio, volevo l’etere, il cloroformio, volevo fare un parto cesareo, avevo ancora più paura.  Conoscevo la teoria, eh, tranne che la pratica applicata non era stato oggetto di approfondite verifiche e riflessioni da parte mia.
“Tre minuti, non ti muovere, è un ordine, spingi eh” Imperiale e definitivo, percepii che sbraitava qualcosa in corridoio, acchiappando una guardia, per una volta erano utili.
“Cat” sussurrò, mi accasciai contro la sua spalla “Siamo due cretine.. “ mi raccontò “Una sorta di prescienza, mi pareva che avessi bisogno di me” la fissai, con lo sguardo sbarrato, non era folle come riteneva  “Quando sono iniziati i dolori veri … ho pensato due nomi, il tuo e quello di Andres” “Ora viene, Andres. Penso “ “Figuriamoci se vuole perdersi lo spettacolo, che nemesi..” Straparlavo, ormai ero uscita dalla tangente, solo le doglie mi inducevano al silenzio “Cioè?” glielo raccontai, in breve sintesi, del nostro primo e romantico rendezvous nel settembre 1915, un calcio ai genitali da parte mia, che avevamo fatto a botte, tentava di dissuadermi dal continuare come agente segreto, con la violenza “Molto efficace.. chi disprezza poi compra, sai” aveva le lacrime da quanto rideva “Cat, cosa posso fare per te? “ “Voglio l’etere, voglio la morfina.. sono stanca, non resisto più..” “No”deglutì “Te li darei, tranne sei troppo avanti, non ti servirebbero”
.. in teoria un primo parto dura svariate ore, nel mio caso, il travaglio era (pareva)  breve, dalle dieci e tre quarti, intorno a mezzogiorno e dieci eravamo in piena fase ..di travaglio, appunto. Oddio.. ANDRES, Fuentes malefico, me la avresti pagata.
“Si vede la testa, bravo Andres, se è in queste condizioni è colpa tua” mio marito ebbe la gentile ed esasperata accoglienza di cui sopra. Comprese all’impronta, lo percepii vicino a me.
“Spingi”
“Non ci riesco..” sussurrai. “Sono esausta”
“Hai le sigarette, Andres?”
“Fumi?”
“Volete fumare adesso, Altezza?”
“Ma siete rimbecilliti, tra tutti e due? Farà come le spezie, ti farà stranutire .. E spingere” mi toccò la pancia, tesa e dura come un sasso, una carezza di conforto.
L’idea era ottima.
Andres si tolse la giacca, rimase in maniche di camicia, che si arrotolò, senza badare ad altro che a me.
Olga vide i tatuaggi, gli occhi le si spalancarono in tripla misura, evento quasi impossibile.
Mi buttarono il tabacco addosso, starnutii e rispettai la previsione di cui sopra.
Non riuscivo a trattenermi più.
Urlai.
Una volta. Due, tre..
 
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine “ Mi spaccasti i timpani, accidenti a te, quindi tutto si svolse in modo veloce, senza ulteriori dilazioni. Ricorderò sempre come Andres pareva un gufo, attonito, felice e entusiasta, rideva e piangeva, la sua camicia era stata riutilizzata e convertita come coperta, in quel bailamme chi si ricordava del corredo che avevamo preparato. Tralasciando che è una tradizione russa avvolgere un bimbo appena nato nella camicia del padre e..che giornata, me la ricorderò di sicuro”
“Cosa è?” tirai su il collo, i tendini in rilievo, meravigliata di riuscire a sussurrare qualcosa dopo le grida  di poco prima. E urlava a pieni polmoni, una testolina scura tra le braccia di Andres, movimenti frenetici delle minuscole mani.
“FELIPE…chi vuoi che sia’” Olga, sorridendo, le braccia intorno alle mie spalle, mi abbracciava “Sono fiera di te, è perfetto..”
“Dieci dita alle mani e ai piedi, uno splendido maschietto…”mi tesi, annotando che era un esemplare maschile, appunto, con tutti gli attributi, contai per mia sicurezza e .. “Dammelo”era stato nove mesi dentro di me, era uscito da pochi minuti  e già mi mancava “E’ MIO”
“Prova ad accostarlo al seno”Andres, splendeva di entusiasmo, già, l’onere per nove mesi era stato il mio, lui a mettermi incinta si era “divertito”.. Insomma, ero stordita, dolorante e.. curiosa.
“Che strilli, ciao amore..” sussurrai una barcata di scemenze e tenerezze in spagnolo, allibita che fosse tutto ..intero.  Così sano. 
Istinto, rilevo dalla distanza, me lo accostai al petto e slacciai la camicetta, inclinando il gomito, i vagiti si placarono e iniziò a succhiare, il capezzolo stretto tra le gengive sdentate, o ricordavo mia madre quando allattava Sasha. Avvertii dei crampi all’utero e ancora altro “Ottimo, per far uscire la placenta, prima lo attacchi meglio è”e non mollava il capezzolo, a pochi minuti di vita aveva già capito che il nutrimento dipendeva da lì e non si staccava. “E credo che si rassicuri, alcuni bambini poco dopo dormono, altri si attaccano”  
“Ora ti sei laureato in ostetricia e ginecologia, Andres?” Olga, pungente, segno che si stava riprendendo dagli ultimi avvenimenti. Ed era curioso che un uomo conoscesse quei misteri femminili, se non era un medico o che.
“No.. tranne che cinque anni fa mia sorella Marianna partorì in anticipo di un mese, unico aiuto si fa per dire io, quindi una certa cultura me la sono fatta, pur non volendo” arrossì come un ragazzino “Ce la saremmo risparmiata entrambi e non potevo mollarla lì, era al quinto parto”
Olga si mise a ridere, era un pezzo che non era così allegra.  “Te la senti di metterti in piedi, Catherine? Per lavarvi.. “
Annuii, stordita.
Nel giro di una mattina ero diventata MAMMA.
Diciamo che la mia vita era cambiata, senza revisione, ora c’era una persona che dipendeva in tutto e per tutto da me. Sarei stata in grado di non combinare troppi guai?
La fronte alta, i capelli folti e scuri, i lineamenti fini, le palpebre minuscole sopra due iridi chiare, color ardesia, era squisito. Tre chili e ottocento grammi, polmoni perfettamente sani, dalla prima visita medica pareva tutto a posto, era nato a termine. Il breve parto non lo aveva fatto gonfiare, era sgusciato svelto come “un topolino”.. Insomma. Ero giovane, scattante e tonica, le lunghe cavalcate e camminate mi avevano lasciato in ottima forma, e tanto era stato .. intenso.  Travagliante, appunto.
 “Posso, possiamo?” Spuntarono quattro teste, bionde e castane, Tata, che guidava la delegazione,  lo raccolse con gentilezza, timida “Visto, arrivato più o meno per il tuo compleanno..” Le iridi grigie scintillarono di pura gioia, quindi lo prese Marie e poi Anastasia. Lo scalpiccio dei passi, risatine gioiose, la camera ora aveva una piccola culla di vimini, semplice, con delle lenzuola di lino. Ero stata tassativa, avrebbe dormito con me, ci avrei pensato io, niente nurse o che.. Gli ameni soldati, constatando quella spartana frugalità, nulla eccepirono, anzi quel pomeriggio finsero di non vedere tutto il corteo che vi era. Andres era a brindare, credo, e tanto di bambini piccoli ne sapeva più di me, manovrava suo figlio con una sicurezza portentosa, senza ansie, la sua testa scura compariva a rate dalla porta, gemella di quella più piccola oggetto di adorazione.
 “Vieni, Alessio, lo vuoi vedere”
“E’ carino” imbarazzato, non sapeva che dire “Ma è tanto piccolo”
“E’ bellissimo, cosa dici.. Perfetto”
“Fidati, più grosso era anche peggio” mi ero lavata, data una spazzolata ai capelli, rispetto ad un’ora prima che grondavo per gli starnuti e il dolore, madida di sangue, i vestiti intrisi di umori, ero presentabile, quasi, credo. Mi adagiai sui cuscini, con un sospiro di sollievo, la fresca morbidezza del lino era un conforto. Le sue sorelle erano prese da mio figlio,  lo zarevic rimase sui margini, non gli tornava, enunciò solo “Cat, bravissima”
Ero così  eccitata che non sentivo stanchezza o dolore, solo una gioia immensa, guardai di nuovo Andres, lui mi fece un piccolo cenno, ricambiai “Ve la sentite di tenerlo dieci minuti, vorrei dare un presente a mia moglie, grazie Tatiana Nicolaeva” Si innamorata di Felipe nel giro di poco, vederla così sorridente era portentoso ..Tenera, senza la perenne ruga di concentrazione che le attraversava la fronte.
“Per te…”mi sfiorò le labbra con un bacio, percepii le bollicine di champagne, il suo respiro tra i capelli, chiusi gli occhi, ecco una scatola tra le mani “Apri, da parte mia e di Felipe”un bracciale d’oro bianco, con topazi e onici, il fermaglio era una “F” con diamanti “Questo è da parte mia, invece”  Una collana, con topazi e onici, ecco la parure. “Ti amo”   
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine “ Mamma annotò che era un bambino splendido e non fece un fiato di quello che avevo “combinato”, come se averti aiutato fosse una cosa indecorosa, vide il duro cipiglio nel  mio sguardo, aveva già aperto bocca per sparare uno dei suoi santi assiomi, lei in teoria era sempre perfetta, in pratica..Lasciamo perdere, comprese che era una battaglia persa, una guerra che non avrebbe vinto. Rilevò, invece,  che era il ritratto di tuo marito, che era comune che i neonati avessero gli occhi color ardesia, ma era indefinita. Osservava Papa, definirlo commosso e orgoglioso era una perifrasi, che le tue sporadiche urla finali si erano sentite fino alla parte di giardino dove lavoravano, raggelando i presenti.  E tuo marito aveva mollato la vanga senza spiegazioni, correndo come una scheggia.  Tata era entrata in modalità adorante di tuo figlio meno di tre minuti dopo averlo visto, in concorrenza con Marie,  chi avrebbe indovinato che la mia seconda, riservata sorella,  chiamata la “Governante” fosse così.. dolce. Quello era un tipico tratto di Marie, lei sognava la maternità e tanti figli, Tata era a tenuta stagna, ben raro che esternasse qualcosa .. Io, dopo quel bailamme, ero lieta che fosse andato tutto a posto, Anastasia rilevò che ne sarebbe passato di tempo prima che fosse in grado di correre. E saltare. Alessio si limitò a un sorriso timido, forse andava realizzando allora  che era un bambino vero, in carne e ossa, non il misterioso “bignè” che avevi ospitato nel ventre per nove lunghi mesi, che avrebbe occupato tutto il tuo tempo e le tue attenzioni. Non che fosse ingenuo o altro, solo che non ci aveva mai pensato, non gli era mai capitato. E alle nove di sera eri già collassata a dormire, Felipe a poca distanza. E tuo marito non brontolava, anzi, per alcune cose era davvero moderno, dicevi che Alessio era sempre stato viziatissimo, tu iniziavi da subito,a viziare tuo figlio,  in barba a ogni tradizione o norma educativa.  Nelle famiglie altolocate non usava affatto, in genere, che una madre allattasse di persona, non era comme au fait, mia madre, per averci allattato personalmente, aveva ricevuto critiche su critiche, e nemmeno a lei era passata per la mente quella totale dedizione, tate e nurses primeggiavano. Uso spagnolo, diceva Andres, e tanto ho il sospetto che era la scusa che tirava fuori dal cilindro ogni qual volta ne inventavate una, per non passare da originali. Quien sabe e chi lo sa. E tanto era figlio vostro, mica di altri, decidevate voi due
“Sono ansioso, è diverso” le  raccontò invece lui, la confidenza che si era creata dopo il mio parto era quella tra due amici, ogni traccia di imbarazzo e timidezza era caduta, come due camerati, due compagni di avventura.
“Penso di sapere, forse, il motivo, mi spiace”
“Già,” si riferiva ad Isabel e Xavier, le sue perdite irreparabili, un senso di colpa che lo aveva quasi ammazzato, si era imposto un esilio semi volontario dalla Spagna, finendo in Russia da mio zio R-R, era diventato un eroe, un picador, di tante per non essere di nessuna, guarendo dopo anni, o quasi, dal quel tormento.
“Mi spiace, Andres, per quello che hai passato” glielo avevo raccontato io a rate, era presente quando sua madre aveva appurato che un’ala del novello ospedale fondato ad Ahumada, Empratriz Alejandra, in onora di Alix, era stata intitolata a Xavier Fuentes “.. non per intenti celebrativi del nostro nome, quanto in onore e ricordo di un bambino che è stato e non è più..”
 
Andres e Alessio erano i miei principi, come mio figlio, il mio Felipe, il mio lieto fine. 

 

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