Odi et Amo

di effie_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 3: *** Il gufo arrostito ***
Capitolo 4: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Il salvataggio ***
Capitolo 6: *** Buon sangue non mente ***
Capitolo 7: *** Tentativi ***
Capitolo 8: *** Affari interessanti ***
Capitolo 9: *** Hogsmeade ***
Capitolo 10: *** Contro i corvi ***
Capitolo 11: *** Il piccolo problema peloso ***
Capitolo 12: *** Non tutto il male vien per nuocere ***
Capitolo 13: *** Depistaggi ***
Capitolo 14: *** Una festa lumacosa ***
Capitolo 15: *** A mezzanotte può succedere di tutto ***
Capitolo 16: *** L'attacco ***
Capitolo 17: *** Un nuovo Potter ***
Capitolo 18: *** Finta indifferenza ***
Capitolo 19: *** Ripartire da zero ***
Capitolo 20: *** L'incubo di Lily ***
Capitolo 21: *** Il rancore di Piton ***
Capitolo 22: *** Nuovi sviluppi ***
Capitolo 23: *** La coppa e i M.A.G.O. ***
Capitolo 24: *** Il rapimento ***
Capitolo 25: *** Villa Lestrange ***
Capitolo 26: *** L'Ordine della Fenice originario ***
Capitolo 27: *** Un anno dopo... ***
Capitolo 28: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Due ragazzi. Semplici. Appartenenti a due mondi totalmente diversi, ma con delle passioni in comune.
Ecco di cosa parla questa storia. Si erano conosciuti per il volere del caso, sette anni prima, su un treno diretto a Hogwarts; uno tanto arrogante, l’altra troppo gentile. Uscivano entrambi da situazioni complicate, chi per un’amicizia sbagliata, chi per essere troppo impegnato a divertirsi per innamorarsi sul serio. E poi le loro strade si incrociarono. Sarà stato il destino a volere che alla fine si trovassero proprio quelle due persone che non credevano più nell’amore, in quello vero, quello che spacca il cuore? Forse.
Lei, con il suo muro di diffidenza troppo alto da scavalcare, cercava con tutta sé stessa di non essere troppo dolce. Lui, d’altro canto, voleva solo portarsela a letto, fare di lei una conquista come tutte le altre. Ognuno dei due aveva uno scopo: non farsi del male. Ma i mesi passarono, i due giovani maturarono e con loro anche i sentimenti che provavano. Si sentivano così uguali, così in sintonia. Due ragazzi che non credevano più in niente, che avevano perso la fiducia, che si erano costruiti una facciata, solo per non soffrire ancora, si erano trovati. E sì, era destino. Forse dopo molto tempo e dopo molti litigi, ma era destino che quel ragazzo, così egoista e arrogante, cambiasse radicalmente, per lei; era destino che quella ragazza gli lasciasse oltrepassare il suo muro, che non era poi così alto e impossibile per lui, pronto a scalare le montagne più ripide solo per vederla ridere. Era destino che quei due non si lasciassero; così fragili, ma insieme così forti, da superare tutto.
Anche la morte.

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Capitolo 2
*** Conto alla rovescia ***


Era sempre stata definita come strana o diversa. Nessuno si era mai preoccupato di conoscerla fin nel profondo, ma questo le era sempre piaciuto da morire; non avrebbe mai sopportato di essere vista come il resto del mondo. Oltretutto, lei odiava il resto del mondo.
La giovane dai capelli rossi abbandonò sconsolata il libro che stava leggendo e si diresse verso la finestra, scostando le tende che aveva chiuso poco prima per impedire alla luce di entrare. Il sole picchiava forte, quel giorno di agosto. Numerosi bambini, approfittando dell’alta temperatura, avevano preso la saggia decisione di scendere in strada, dove avevano popolato il marciapiede di fronte alla sua casa di giochi, risate e allegria. Sembrava che si divertissero un mondo, almeno loro. Un tempo, alcuni anni prima, anche lei era stata felice allo stesso modo. A Petunia non era mai piaciuto molto correre e giocare all’aperto, ma sotto le sue suppliche aveva sempre ceduto. Da bambine avevano spesso camminato fino al parco, dove c’era una grossa altalena con cui giocare. Petunia la spingeva e lei le urlava di portarla sempre più in alto. Finché, un giorno, non era successo che Lily si era davvero librata in aria come una farfalla. Il suo corpo si era staccato dall’altalena ed era planato dolcemente verso terra, senza che lei si fosse minimamente resa conto di che cosa fosse successo. Solo dopo aver visto l’orrore negli occhi di Petunia aveva capito di aver combinato qualcosa di male. Aveva cercato di convincere la sorella a parlare, a spiegarle che cosa ci fosse di sbagliato, se lei era in grado di fare certe magie. In fondo, non era mica un mostro. Era sempre Lily Evans, solo con qualche dote in più.
Ma Petunia non aveva mai voluto sentir ragioni. Era corsa a casa a raccontare tutto alla mamma, singhiozzando disperata. Da quel giorno non era più venuta a giocare con lei. Anzi, per la precisione, da quel giorno aveva iniziato persino a fingere di non avere una sorella. Sulle prime Lily ci era rimasta molto male, ma le cose erano sembrate finalmente essersi messe per il verso giusto quando aveva incontrato Severus Piton. Da piccola, Lily aveva sempre avuto molti amici: gli altri bambini con cui andava a scuola, il vicinato, le figlie delle amiche della mamma. Ma da quando Petunia aveva iniziato a mettere in giro la voce che lei fosse pazza, un mostro, tutti avevano preso ad evitarla. Nessuno voleva più giocare con lei, nessuno le rivolgeva la parola, nessuno voleva più starle accanto. Finché non aveva conosciuto Severus.
Lily si allontanò con un sospiro dalla finestra, si inginocchiò a terra e aprì un cassetto nascosto sotto il letto, dove teneva conservate tutte le foto magiche. Eccolo lì, il suo ex migliore amico: non amava molto farsi fotografare, eppure Lily era riuscita a immortalarlo in un momento in cui era così concentrato a mettere in pratica la sua specialità, ossia preparare pozioni, da non essersi nemmeno accorto che lei lo stesse fotografando. Sev non era mai stato bello, tuttavia Lily, col tempo, aveva imparato ad apprezzare sempre di più il suo aspetto trasandato e i lunghi capelli neri che gli cadevano sul volto. Più volte aveva cercato di convincerlo a tagliarli, ma non c’era stato nulla da fare. Severus c’era stato per lei in momenti in cui non sapeva nemmeno dove andare a sbattere la testa. Petunia non l’aveva mai apprezzato, ma d’altro canto era raro che qualcuno le piacesse. Quando, un giorno, l’aveva spiata mentre tornava a casa con lui, non aveva fatto altro che prenderla in giro per tutta la sera, senza sapere quanto Severus fosse in realtà una persona meravigliosa. Senza il suo aiuto, Lily non avrebbe mai capito fino in fondo che cosa significasse essere una strega, destinata a studiare la magia ad Hogwarts. Non avrebbe mai compreso che cosa fosse Azkaban, o un Dissennatore, se non ci fosse stato Severus a spiegarglielo. Tutto il mondo magico le era sembrato subito più chiaro e luminoso, dopo i suoi fantastici racconti.
Quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, ormai più di sei anni prima, era subito corsa da lui per sapere se sarebbe andato con lei e quasi aveva pianto di gioia, non appena anche lui le aveva mostrato la stessa lettera. Petunia, invidiosa, aveva cercato di scrivere al professor Silente, ma non era stata ammessa, poiché era priva di poteri magici.
Non appena era venuto a saperlo, Severus aveva gettato la testa all’indietro e, ridendo, aveva esclamato << Quella babbana! Che cosa credeva di fare? >>.
Da allora era diventato il loro modo preferito per insultare Petunia e quella era stata anche la goccia che aveva fatto traboccare il vaso, determinando per sempre la chiusura dei rapporti fra le due sorelle Evans. Tuttavia, Lily non ci era rimasta granché male: ormai da tempo sentiva di non aver più niente a che fare con Petunia, mentre tutto il suo interesse e il suo affetto si erano riversati su Severus. Era convinta che sarebbero stati per sempre insieme. Poi ci aveva pensato il Cappello Parlante a separarli, assegnando lei a Grifondoro e Severus a Serpeverde. Da allora le loro strade avevano iniziato ad allontanarsi, ma per i primi anni quella differenza non si era fatta granché sentire. Fino a quel giorno.
Lily si asciugò una lacrima che aveva iniziato a rigarle una guancia, mentre si imponeva di non pensarci. Era passato più di un anno, ma il ricordo di quell’offesa le faceva ancora male come una tremenda ferita al petto mai rimarginata. Da un po’ di tempo si era accorta che Sev la evitava, frequentava strane compagnie e faceva assurdi discorsi sulla purezza del sangue. Aveva cercato di capire che cosa si stesse incrinando nella loro bellissima amicizia, quando era stato lui stesso a chiarirle in tutto, il giorno dei G.U.F.O. di Incantesimi. Le aveva urlato che era una schifosa Mezzosangue.
Lily aveva capito subito dove Severus volesse arrivare con quelle gelide parole. Era stato lui stesso a spiegarle che alcune famiglie erano maghi da generazioni, per questo il loro sangue era definito puro. Nell’ideologia corrente, rappresentavano un po’ la classe nobiliare dei maghi e si credevano superiori a tutti gli altri. Quasi tutti i Purosangue finivano a Serpeverde, per continuare con quelle assurde credenze. Anzi, si diceva persino che ci fosse la moda di sposarsi fra cugini, pur di mantenere il sangue puro da contaminazioni esterne. Con quelle parole, sputate in modo così aspro, Sev aveva voluto ricordarle la sua provenienza babbana. Per come la vedevano lui e i suoi amichetti, lei era soltanto una Nata Babbana, figlia di genitori non maghi. Non le era mai sembrato che a Sev fosse mai importato qualcosa delle sue origini, ma evidentemente si era sbagliata. Così, da quel fatidico giorno, la loro amicizia era finita per sempre. Sev aveva cercato di scusarsi, ma Lily non ne aveva più voluto sapere di lui.
Nel mentre rovistava a caso fra le vecchie foto, gliene capitò fra le mani una con l’intera squadra di Quidditch di Grifondoro al completo, dove spiccava in bella mostra lui. L’innominabile, come ormai era definito in casa Evans. Quel viscido e arrogante damerino di Potter. Era tutta colpa sua, se la stupenda amicizia fra lei e Severus era finita. Se James non l’avesse provocato, Lily non sarebbe intervenuta in aiuto di Sev e lui non le avrebbe mai urlato addosso quelle cose. Il tutto era accaduto solo perché l’inseparabile compare di Potter, quell’idiota di Sirius Black, si annoiava.
Lily digrignò i denti e, dalla rabbia, ridusse a mille pezzettini la foto della squadra, facendo anche in modo di calpestare per bene l’arrogante sorriso a trentadue denti di quell’odioso di un Potter. Una volta finito il suo piccolo sfogo, si gettò sul letto, dove era stata a vegetare tutto il giorno, e lasciò che le lacrime fluissero. Sev le mancava da morire. Aveva cercato di essere forte, ma il sesto anno senza di lui era stato terribile. Essendo sempre stata abituata a ricercare esclusivamente la sua compagnia, l’anno precedente Lily si era ritrovata sola e senza amici. Lei e Severus avevano sempre amato stare per conto loro, in biblioteca o nel prato, a studiare o a discutere di affascinanti pozioni o incantesimi che avevano scoperto, e non avevano mai lasciato entrare nessuno nella loro splendida bolla di isolamento.
Eppure, da quando non erano più amici, Lily aveva scoperto altre interessanti attività che si potevano compiere a Hogwarts, soprattutto grazie alle sue pazze compagne di stanza, Mary Macdonald, Emmeline Vance, Alice Prewett e Hestia Jones. Durante i primi cinque anni, il loro rapporto era stato essenzialmente civile, come si conveniva a delle brave streghe che dividevano lo stesso dormitorio. Lily sapeva che le quattro ragazze uscivano fra di loro oppure con quegli altri bifolchi dei loro compagni Grifondoro, tuttavia non aveva mai sentito il bisogno di seguirle. Finché, una sera, all’incirca a metà dell’anno prima, Mary l’aveva trovata in stanza a piangere e l’aveva consolata, proponendole di uscire con loro. Da allora, Lily non avrebbe mai smesso di ringraziare per il tempismo che la giovane Macdonald aveva avuto quel giorno. Era stato solo grazie a quelle quattro fantastiche ragazze che aveva visto la sua prima partita di Quidditch, era stata per la prima volta a Hogsmeade e aveva finalmente capito che cosa significasse avere delle vere amiche. Senza di loro, sarebbe rimasta a piangersi addosso per il resto dell’anno scolastico, senza neanche sapere che cosa significasse vivere per davvero.
Improvvisamente, Lily udì Petunia urlare. Non che fosse insolito, Petunia si metteva a strillare per qualunque cosa guastasse la sua preziosa normalità, ma questa volta, dalla nota acuta che l’urlo aveva raggiunto, poteva significare solo una cosa: notizie dal mondo della magia.
Lily si sfregò frettolosamente gli occhi, saltò giù dal letto e si precipitò nella stanza accanto, dove trovò Petunia che saltellava terrorizzata sul letto con un cuscino stretto al petto, inveendo contro qualcosa di piumato che era entrato dalla sua finestra. Con un sospiro di rassegnazione, Lily afferrò il volatile che svolazzava sconvolto attorno al lampadario e gli staccò la lettera che teneva nel becco. Non riconobbe il gufo, dunque dedusse che doveva trattarsi di uno di quelli mandati dalla scuola.
<< Che cosa succede quassù? >> intervenne preoccupato il signor Evans, facendo capolino nella stanza con il fiato grosso per aver fatto le scale di corsa.
<< Quel dannato uccellaccio! >> strillò Petunia, indicando il gufo che Lily stringeva fra le mani << Possibile che non riesca a consegnare la loro stupida posta nella sua stanza? Mi ha spaventata a morte! >>.
<< Ma è solo un gufo, Petunia >> ribatté stancamente Lily.
<< Taci, mostro. Non voglio aver nulla a che fare con quella scuola di pazzoidi dove vai a studiare >>.
<< Petunia! >> esclamò irato il padre, poi si avvicinò alla figlia minore e la cinse per le spalle << Qualcosa non va, Lils? Hai fatto qualche magia illegale? >>.
La sua battuta riuscì a far recuperare un po’ il sorriso a Lily. Per quanto babbano, il signor Evans condivideva lo stesso interesse della figlia nei confronti del mondo magico e non mancava mai di farsi raccontare da Lily le ultime novità.
<< No, papà. Ma deve essere qualcosa di molto importante >>.
<< Allora, che cosa stai aspettando? Leggi, cara. Forse ti hanno eletta miglior strega di Howh…no, Hoghirts…Hogwu…>>.
<< Hogwarts >> lo aiutò ridendo la figlia. In sei anni non era ancora riuscito a capire quale fosse la pronuncia corretta.
<< Scusatemi? >> sbraitò Petunia << Potreste gentilmente levarvi dai piedi? Fra poco verrà a trovarmi Vernon e sei pregata, Lily, di far sparire all’istante quel coso. Non ti permetterò di mandarmi tutto a monte >>.
Lily stava per ribattere a tono, ma il padre, intuendo che la situazione si stava scaldando, la sospinse verso la sua stanza, intimandole silenziosamente di tacere. Petunia era e sarebbe sempre stata invidiosa di lei. Non l’avrebbe mai accettata, era ora che se ne facesse una ragione.
Il signor Evans chiuse la porta della stanza di Lily, poi si inginocchiò a terra e raccolse le foto che lei aveva sparso in giro poco prima << Perché hai stracciato la foto della squadra di Quidditch? Mi piacevano molto le divise, infatti volevo proporle per la nostra partita di football >>.
<< Oh, beh, non volevo vedere…tu sai chi >>.
<< James Potter? >>.
<< Papà! >>.
<< Scusa, cara, dimenticavo che non vuoi sentirlo nominare. Un vero peccato, quel ragazzo mi piace…>>.
<< Che cosa?! Ma se non fa altro che tormentarmi! >>.
<< Andiamo, Lils, quando ti ha regalato per Natale quella ranocchia incantata che ti faceva la serenata…simpatico, no? >>.
<< Per niente >>.
<< Va bene, ho capito. Forza, vediamo che nuove ci manda il mitico professor Silente >>.
Lily aprì trepidante la lettera. Di solito, una lettera da Hogwarts in piena estate significava solo guai. Eppure lei era certa di non aver commesso alcuna infrazione. Già solo il fatto di aver resistito tutta l’estate dal trasformare Petunia in un vaso da notte ne era la prova.

Cara signorina Evans,
siamo lieti di informarla che lei è stata scelta come futura Caposcuola per l’anno a
venire. Siamo certi che adempirà con dovere ai suoi futuri incarichi. In allegato troverà la sua personale spilla, che dovrà appuntare sulla divisa scolastica fin dal primo giorno. Ora è suo compito coordinare i prefetti, che la aspetteranno nel loro vagone riservato il 1 settembre alle 11.30 in punto.
Con la speranza che stia passando una piacevole estate,
prof.ssa. Minerva McGranitt

<< Congratulazioni, tesoro! >> esclamò lieto il signor Evans, abbracciandola forte.
Lily rovesciò la busta e una sgargiante spilla dai colori rosso e oro cadde sul tappeto. La fanciulla la raccolse da terra e se la appuntò sulla maglietta che indossava, poi ammirò la sua immagine allo specchio. Il rosso della spilla si abbinava perfettamente al color mogano dei suoi lunghi capelli. Non che fosse una gran novità: essendo diventata Prefetto al quinto anno, c’era da aspettarsi che Silente l’avrebbe nominata anche Caposcuola. Allora certamente Remus Lupin sarebbe stato ancora il suo compagno di ronda. Quel pensiero la fece sorridere: voleva bene a Remus come ad un fratello. Molto spesso si era chiesta come facesse a stare con quegli idioti di Potter e Black, ma chi era lei per contestare le sue amicizie? Lei stessa era stata crudelmente ingannata.
<< Oh no, un altro! >> sbraitò di nuovo Petunia dalla sua stanza.
Si udirono alcuni violenti tonfi, come di qualcosa che va a urtare ripetutamente contro una finestra, seguiti dalle urla isteriche di Petunia, insieme allo sbattere delle portiere di una macchina, segno che Vernon Dursley doveva essere arrivato. Lily e il padre si precipitarono di nuovo da Petunia e recuperarono il piccolo gufo impazzito dalle piume color nocciola che appariva ancora più spaventato della ragazza urlante. Lily lo riconobbe immediatamente come il gufo di Mary e si affrettò a leggere il biglietto che portava alla zampa.
<< Papà! >> gridò, mentre un largo sorriso le spuntava sul volto << Mary mi ha invitato a casa sua a trascorrere la fine delle vacanze! Posso andarci? >>.
<< Vuoi dirmi che non ti rivedremo più fino a Natale? Questo sì che è fantastico >> commentò acidamente Petunia, mentre si toglieva in tutta fretta i bigodini e si applicava un po’ di trucco sulle labbra per il suo fidanzato.
Il signor Evans, combattuto fra il trattenere la figlia minore e scendere giù ad accogliere l’ospite, guardò Lily con aria triste << Sei sicura, cara? >>.
<< Starò bene da Mary. Andò a Diagon Alley per tempo e prenderò tutto ciò che mi manca per la scuola >>.
<< Ti servono soldi? >>.
<< No, papà, ne ho a bizzeffe alla Gringott >>.
<< D’accordo, Lils. Ma scrivi spesso, mi raccomando. Buon primo giorno! >>.
Lily non ebbe bisogno d’altro. Corse in camera sua, nel mentre udiva Petunia sbracciarsi dalla sua finestra e salutare Vernon con mille smancerie, e vi si chiuse dentro. Raccolse velocemente tutto il necessario per Hogwarts e lo sbatté dentro il baule, poi fece rapidamente il conto alla rovescia dei giorni che mancavano al primo settembre e si sentì travolgere dalla felicità, non appena si rese conto che mancavano appena due settimane. Scese le scale trascinandosi dietro il pesante baule e salutò con un leggero cenno del capo il fidanzato di Petunia, un corpulento giovanotto con già dei baffi talmente folti da far invidia a quelli di un tricheco. Vernon la squadrò come se fosse un alieno, ma Lily non ci fece caso e si precipitò in strada, dove si accomodò sul marciapiede ed estrasse la sua bacchetta di salice. Di norma il Nottetempo lavorava solo di notte, ma era divenuta una cliente così abituale che ormai il vecchio autista Ern l’aveva rassicurata di chiamarlo, nel caso se ne fosse voluta andare di casa in tutta fretta. Si sentì un BANG assordante e la sua salvezza comparve magicamente alla fine della strada.
Nel mentre si accomodava, sperò intensamente che il suo settimo e ultimo anno a Hogwarts fosse memorabile quanto i precedenti.

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Capitolo 3
*** Il gufo arrostito ***


L’intera casa era immersa nel silenzio, non un singolo rumore proveniva dalla grande camera da letto che si trovava accanto alla soffitta. Solo uno strano raspare e degli inquietanti gorgoglii rompevano ogni tanto la quiete, ma per il resto l’enorme groviglio di coperte posizionato sul pavimento sembrava perfettamente immobile.
La stanza in sé era un vero disastro. Solo la settimana precedente, prima dell’arrivo di quell’uragano umano che aveva fatto di quel luogo il proprio covo malvagio, aveva ancora una parvenza normale: le pareti erano rosso e oro, tappezzate di qualsivoglia genere di poster che andasse dal Quidditch alle band rock più famose del momento e alle ragazze in bikini. Sulla piccola scrivania giacevano alla rinfusa diverse lettere, alcune mai finite, insieme ad alcuni ritagli di giornale che raffiguravano una chitarra in sconto. Anche l’armadio aveva visto giorni migliori: durante l’anno era abituato a contenere tutti gli averi e i vestiti di un’unica persona, messi costantemente in ordine e puliti dalla sua affettuosa madre, ma, ormai da sei anni a questa parte, arrivava quel fatidico momento dell’estate in cui i vestiti si quadruplicavano e tutto diventava un vero porcile.
Diverse bottiglie di Burrobirra giacevano vuote sul pavimento, assieme a qualche bicchiere ancora colmo di Whisky Incendiario, che aveva provocato non solo danni ai loro stomaci, ma anche alla tappezzeria, che ora sfoggiava una bella macchia nera ancora fumante. Diversi mozziconi di sigaretta giacevano sul pavimento, abbandonati.
I quattro letti erano stati disfatti e tutto il loro contenuto, comprese lenzuola, coperte e cuscini vari, era stato gettato a caso per terra fino ad ottenere un vero e proprio accampamento medievale, con tanto di fortino, ora un po’ distrutto dall’estenuante battaglia coi cuscini che era avvenuta circa alle quattro di notte.
All’improvviso uno strano ticchettio cominciò a far breccia nelle loro menti annebbiate dal sonno e dall’alcool. Era un rumore insolito, come di qualcosa che bussa, ma non riuscivano a individuarne la fonte. E, in ogni caso, si trattava di qualcosa di tremendamente fastidioso, che turbava il loro quieto sonno. Uno dei quattro ragazzi aggrovigliati nelle coperte cominciò a russare, così un altro gli assestò una violenta manata in faccia per farlo tacere. Quello che stava nell’angolo più isolato grugnì nel sonno e subito gli arrivò un violento calcio negli stinchi da qualcuno che si stava stiracchiando, a cui rispose a sua volta con un altro calcio. Il ragazzo in questione biascicò qualcosa nel sonno e continuò a dormire, come se niente fosse.
Il rumore continuò, imperterrito. Era come se qualcuno stesse bussando ripetutamente al vetro della finestra, un fastidiosissimo e costante ticchettio che impediva loro di continuare a dormire in santa pace. Fu così che uno dei quattro, borbottando diverse bestemmie, sporse un poco una mano dalla coperta e afferrò la bacchetta che giaceva per terra accanto a lui. Senza nemmeno curarsi di aprire gli occhi, mormorò un veloce incantesimo in direzione del rumore e subito quello svanì. Soddisfatto del proprio operato, il ragazzo voltò la testa dall’altra parte e riprese a dormire tranquillamente.
Passarono alcuni istanti, in cui il silenzio si protrasse indisturbato. Poi nell’aria iniziò ad avvertirsi un vago odore di fumo. Sempre più forte, sempre più di bruciato. Remus Lupin, che possedeva l’olfatto più fine rispetto agli altri, sollevò piano la testa, cercando di capire che cosa stesse succedendo. Mise lentamente a fuoco il groviglio umano che si era creato e, mentre la testa gli girava un po’, ricordò vagamente la quantità di Burrobirra che era riuscito a ingurgitare in una sola sera. Dannato Black e i suoi giochetti alcolici! Chissà dove imparava tutte quelle diavolerie babbane.
Ad un tratto i suoi occhi individuarono finalmente che cosa stava andando a fuoco e tutta la lucidità e la razionalità, di cui di solito era estremamente dotato, parvero ritornargli in un solo colpo.
<< Black, che diavolo hai fatto! >> urlò, balzando in piedi e saltando sugli amici ancora sotterrati nelle coperte, per cercare di svegliarli << Ragazzi! Abbiamo un problema! >>.
Sirius, che solo in quell’istante si accorse di avere i piedi di Peter praticamente in faccia, imprecò sonoramente e scrutò con occhi di fuoco Lupin << Lunastorta, vecchio mio, non vedi che sto cercando di dormire? Ho la testa che scoppia >>.
<< Razza di un Black, alzati subito! >> gridò di nuovo Remus, mentre cercava a tutti i costi di svegliare Peter, che continuava a russare indisturbato.
<< Ma perché? Che succede? >>.
<< Il gufo, cagnaccio! Hai dato fuoco al gufo! >>.
<< Quale gufo? >>.
<< Quello che stava alla finestra! >>.
Solo in quel momento Sirius intravide un qualcosa di piumato che si agitava fra le fiamme, stringendo una lettera col sigillo di Hogwarts nel becco.
<< Ramoso! >> ululò in fretta, dirigendosi verso il punto in cui giaceva il suo migliore amico.
James sembrava ancora immerso nel sonno e biascicava qualcosa che somigliava terribilmente ad un “Lily” con la bava alla bocca, tuttavia, non appena Sirius gli posizionò il volto a pochi centimetri di distanza e prese ad osservarlo intensamente, quello aprì di colpo gli occhi nocciola e urlò di spavento. Black ridacchiò soddisfatto: amava fargli quello scherzetto ogni mattina, James ci cascava sempre.
<< Felpato, levati, prima che ti lanci una maledizione >> borbottò James, più assonnato che mai.
<< Ma come siamo di buon’umore stamattina. Eppure, mio caro Ramoso, c’è un problemino >>.
<< Smettetela di stare lì a cianciare e datemi una mano con questo qui! >> li interruppe sbraitando Remus.
<< Che succede? >>.
<< Pare sia arrivato un gufo da scuola e…beh, per farlo stare zitto gli ho dato fuoco >>.
James inforcò gli occhiali rotondi e scrutò il caos della sua stanza, assieme agli amici che cercavano inutilmente di svegliare Peter dal suo letargo. Poi intravide anche il gufo in questione, che stava davvero andando a fuoco appena fuori dalla finestra. Si catapultò giù dal letto e aprì le imposte, lasciando entrare la povera creatura, che per poco non rischiò di incendiare anche tutta la sua camera.
<< Presto! >> squittì Peter, rinvenendo in quell’istante dal suo stato comatoso << Buttiamolo in un secchio d’acqua >>.
<< Ma quanto sei zuccone, Codaliscia? Sei un mago o cosa? >> ringhiò James, che sollevò la sua bacchetta di mogano ed esclamò a gran voce << Aguamenti! >>.
Subito si formò dal nulla un vivace getto d’acqua, che portò finalmente sollievo alla povera creatura; poi il piccolo gufo si arrese e si afflosciò a terra, agonizzante, abbandonando la lettera ormai tutta bagnata.
I quattro rimasero immobili per alcuni istanti, cercando di riprendersi mentalmente dal brusco risveglio di quella mattina. Indossavano ancora gli imbarazzanti pigiami di James, che sua madre Dorea gli confezionava ogni anno per Natale, assieme ad un vasto assortimento di sciarpe, maglioni, cuffie e calzini vari. La signora Potter era davvero una donna deliziosa, tuttavia non sarebbe stata molto contenta, non appena avrebbe scoperto il macello che il figlio e i suoi amici avevano combinato di sopra.
<< Beh >> commentò Sirius, tornando a infilarsi sotto le coperte e accendendosi una sigaretta << Metteremo a posto più tardi. Remmy, quella lettera deve essere sicuramente per te >>.
<< Come fai a esserne certo? >>.
<< Andiamo, sappiamo tutti che sei l’unico di noi Grifondoro a poter diventare Caposcuola. Voglio dire, io e Ramoso siamo già abbastanza belli e popolari, Frank è troppo pazzo e Peter…nah, lasciamo perdere >>.
<< Le tue parole mi lusingano, Felpato >>.
<< Magari si tratta di un richiamo per aver usato la magia durante l’estate >> commentò terrorizzato Peter, lanciando occhiate di sottecchi a James e Sirius, che sembravano essere superiori persino alla legge dei maghi.
<< Tranquillo, Codaliscia >> lo rassicurò James, passandosi una mano fra i capelli << Quelli del Ministero non ci arresteranno solo per aver evitato che un gufo prendesse fuoco. E poi siamo tutti maghi maggiorenni e Sirius è un Black, per la miseria…>>.
<< E questo che cosa c’entra? Ho smesso di essere un Black e sono diventato un Potter più di un anno fa >>.
James lo guardò con un sorriso. Ciò che diceva Sirius era vero, ormai faceva parte della sua famiglia a tutti gli effetti. Quando, circa sei anni prima, si erano ritrovati a discutere delle Case sul treno, diretti per la prima volta ad Hogwarts, aveva deciso subito che Sirius Black sarebbe diventato il suo migliore amico. E non si era sbagliato: Felpato era diverso dagli altri membri della sua famiglia, credeva nella libertà e nella giustizia, per lui non c’era alcuna differenza fra l’essere un mago Purosangue, Mezzosangue o Nato Babbano. Avevano esattamente la stessa linea di pensiero.
<< Hai ragione, fratello. Ma di solito si passa sempre sopra i trucchi di voi maghetti Purosangue >>.
<< Ramoso, sei un Purosangue anche tu >>.
<< Traditore del mio sangue, però. Suona più da ribelle, non trovi? >>.
<< Avete finito di corteggiarvi, signorine? >> li interruppe ridendo Remus.
<< Scusaci, Lunastorta, ma il nostro amore è così forte…>>.
<< Allora, siete sicuri che dovrei aprirla io? >>.
<< Assolutamente. Moriamo d’invidia >> ribatté ironico Sirius, rimettendosi a dormire.
Remus staccò il sigillo di Hogwarts e aprì la lettera, scorrendola febbrilmente con lo sguardo. I suoi occhi si spalancarono e il suo volto variò dalla sorpresa alla delusione più cocente. Peter si affrettò ad andargli vicino e a sua volta lesse il messaggio al di sopra della sua spalla. Entrambi si lasciarono sfuggire un mormorio di sorpresa e fissarono lo sguardo su James, che si stava arruffando i capelli, com’era sua costante abitudine. L’amico si accorse dei due paia d’occhi puntati su di lui e si voltò a guardarli con aria sorpresa.
<< Cosa c’è? >>.
Remus gli passò la lettera senza dire una parola, in attesa che anche lui leggesse con i suoi stessi occhi. Sirius, accorgendosi di tutto quel silenzio, riaprì un occhio, giusto in tempo per vedere il suo migliore amico che afferrava il messaggio con aria perplessa, e quel gesto scatenò in lui tutta la sua curiosità. Spense la sigaretta e si sollevò a sedere.
<< Che fai, Lunastorta? Perché la dai a lui? >>.
James prese la lettera e la lesse velocemente, mentre uno strano groppo gli si formava nella gola. Non era possibile. Rovesciò la busta e la spilla color rosso e oro che cadde ai suoi piedi confermò suoi peggiori dubbi. Una grossa C era sovrapposta al leone di Grifondoro; aveva visto spesso una spilla identica sul petto di alcuni studenti del settimo anno. Silente era forse diventato matto? Già era Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, ma questo era logico, essendo il Cercatore più bravo che avesse mai varcato le soglie di quella scuola, ma quello semplicemente era…
<< Assurdo >> commentò sottovoce.
<< Ti sei già beccato una punizione prima dell’inizio delle lezioni, fratello? >> gli domandò Sirius, tenendosi la pancia dal ridere << Stabiliresti un vero record >>.
<< Non è una punizione, Felpato >> ribatté Peter.
<< Sono Caposcuola >> sussurrò James, pianissimo.
<< Che cosa, James? Non ho sentito >>.
<< Sono diventato Caposcuola >>.
Sirius spostò velocemente lo sguardo da lui a Remus, che era rimasto bloccato accanto al gufo mezzo bruciacchiato con espressione impietrita, poi scoppiò a ridere << Ah, bello scherzo, Ramoso! Ma non ci casco >>.
<< Non è uno scherzo, Sirius. Sono serissimo >>.
Dal tono con cui pronunciò il suo vero nome, l’amico capì che diceva la verità e non lo stava prendendo in giro. Strappò la pergamena dalle mani pietrificate di James e la posizionò alla luce del sole, per controllare che non fosse un falso. Poi scoppiò in una risata simile ad un latrato.
<< Bene, abbiamo la prova definitiva che il vecchio Silente ha totalmente perso la testa. Caposcuola tu, Ramoso? Mi deludi profondamente. Per caso hai fatto il bravo ragazzo senza di me? >>.
<< Io non ho fatto proprio nulla >> borbottò James, ricominciando a passarsi le mani fra i capelli << Silente deve essersi sbagliato. Remus…lui sarebbe dovuto diventare Caposcuola >>.
<< Silente non prende mai le sue decisione a caso, al contrario di voi, razza di troll >> ribatté Remus, riprendendosi dalla paralisi e aggiustando la sua personale delusione con un bel sorriso << Evidentemente deve aver colto in te le qualità necessarie che mancano a me >>.
<< Ma questo è impossibile, tu sei il più bravo fra noi…>>.
<< Non conta solo questo, James. Forse tu hai qualcosa in più. A partire dal fatto che non sei un Lupo Mannaro >>.
<< Sai benissimo che questo non è mai stato un problema, né per noi, né per Silente >>.
<< Insomma >> intervenne squittendo Peter, per mettere fine alla discussione << James, tu sei stato scelto. Eddai, essere Caposcuola non è poi così male, in fondo >>.
<< Per una volta, Codaliscia ha detto una cosa intelligente >> s’intromise Sirius, picchiando una mano sulle spalle del suo migliore amico << Con te come “Caposcuola”, potremo combinare ogni genere di malefatta. Ed essendo il nostro ultimo anno, dovremo fare le cose in grande. Voglio che i Malandrini siano ricordati negli annali di Hogwarts come i più grandi casinisti della storia e al contempo gli studenti più brillanti che si siano mai visti >>.
<< Mmm, la cosa inizia a piacermi, Felpato. Ma avrò molte sere impegnate per via di quelle stupide ronde, non potremo più organizzare i nostri piani come una volta…>>.
<< Stai dimenticando una cosa, Ramoso >> sghignazzò Peter, dando gomito a Sirius << Una cosa che ti piacerà molto, riguardo le ronde >>.
<< Oh, sì >> intervenne Sirius, sognante << Andrai fuori di testa. Per le mutande di Merlino, non tornerà mai vivo da noi, se prima dovrà fare le ronde con lei >>.
<< Non vi seguo, amici >>.
<< Andiamo, usa quel tuo cervellino da cervide. Quale sarà, secondo te, la tua affascinante collega femminile, colei che ti affiancherà durante tutte le ronde e tutte le restanti attività da Caposcuola? >>.
James saltò su come una molla e il suo voltò si aprì in un sorriso raggiante. << Evans! >>.
<< Ma che bravo, il piccolo ha fatto due più due >> ridacchiò Sirius << Ram, se non riesci a fartela nemmeno al buio durante le ronde, puoi definitivamente lasciarla perdere >>.
James non lo ascoltò neanche, ormai troppo preso in un delirio mistico che comprendeva lui e Lily Evans, mano nella mano, mentre passeggiavano assieme per i corridoi di Hogwarts. Aveva una cotta per quella fanciulla fin dal secondo anno, peccato che per lei non si potesse dire lo stesso. Naturalmente, James non era rimasto a digiuno di ragazze, durante tutti quegli anni: fra lui e Sirius c’era sempre stata gara su chi fosse riuscito a farsene di più e sembrava che anche alle ragazze questo andasse benissimo, visto che si gettavano fra le loro braccia in modo spontaneo, senza che loro aprissero nemmeno bocca. Ma con Evans non c’era mai stata storia. Lei era diversa da tutte le altre e rappresentava una sfida, una tentazione irresistibile. Oltre al fatto che, secondo lui, nessuna ragazza di Hogwarts poteva essere pari a lei per bellezza, eleganza e intelligenza.
<< Ci siamo, Ramoso è andato >> commentò ridendo Sirius, ammirando con aria divertita l’espressione vacua di James << Non avrei mai dovuto nominargli Lily Evans di prima mattina. Ora ce lo terremo così per tutto il giorno >>.
Fortunatamente ci pensò la signora Potter a interrompere le fantasie del figlio. Avendo sentito degli strani movimenti di sopra, Dorea aveva giustamente dedotto che finalmente quei quattro teppisti si fossero svegliati e aveva preparato loro la colazione, ma di certo non era pronta al macello che avrebbe trovato nella stanza di James. Le sue urla svegliarono del tutto i Malandrini, che si affrettarono a mettere tutto in ordine sotto lo sguardo di fuoco della signora Potter. Per quanto fosse una strega piuttosto minuta, era lei a comandare sia marito che figlio in casa, un’abitudine presa dai suoi parenti Black.
In un attimo, James si riprese dalle sue fantasticherie e si rese conto che disponeva di un’arma fondamentale per far cessare l’arrabbiatura della madre all’istante. Mentre uno svogliato Sirius tentava, senza successo, di rifare i letti senza l’aiuto della magia, James saltellò verso di lei e le sventolò la lettera sotto gli occhi.
<< Che cos’è? >>.
<< Questa, cara mamma, rappresenta il fatto che hai un figlio molto diligente. Sono diventato Caposcuola >>.
La madre scoppiò a ridere e Sirius a sua volta rise con lei << Lo vedi, Ram? Abbiamo tutti la stessa identica reazione >>.
Infuriato perché nemmeno la madre lo credesse all’altezza di un tale compito, James le posizionò la lettera a pochissima distanza dagli occhi, affinché potesse leggerla.
<< Non così vicino, non sono cieca, James! Ma…questa…oh >>.
La signora Potter arrossì e strillò di felicità, afferrando di slancio il figlio e abbracciandolo forte. << Non ci credo! Oh, Jamie, è meraviglioso! Caposcuola! Aspetta che lo sappia tuo padre, dovrebbe tornare da un momento all’altro… che bello, sono così emozionata…oh, Jamie…>>.
Sirius e Peter simularono un attacco di vomito alle sue spalle, ma Dorea non se ne rese conto; con le braccia strette al collo del figlio, doveva saltellare per riuscire a baciargli la faccia, che era diventata viola dall’imbarazzo.
<< Mamma, ti prego, controllati…non davanti ai miei amici…>>.
La signora Potter mollò la presa e, senza fiato, aggiunse << Oggi stesso andrò a Diagon Alley e ti comprerò un bel regalo, insieme ai libri nuovi. Ma ora venite a fare colazione, cercherò di mettere insieme qualcosa di speciale. Caposcuola, come me e tuo padre…il mio Jamie! >>.
La situazione sarebbe certamente degenerata se, al momento della colazione, non fosse stato presente anche il padre di James. Charlus Potter lavorava come Auror al Ministero e spesso gli venivano affidati i turni di notte, tuttavia riusciva sempre ad arrivare in tempo per la magnifica colazione preparata da sua moglie. Quella mattina osservò sorridendo anche gli amici di suo figlio, che conosceva da quando gli arrivavano a malapena alle spalle. Ora erano tutti dei giganti, più alti persino di lui di una buona spanna, ma avrebbe sempre nutrito per loro il medesimo affetto. Specialmente da quando, circa un anno prima, un altro ragazzo era entrato a far parte della sua famiglia, il giovane rampollo dei Black. Charlus aveva dialogato a lungo con Sirius quella notte, cercando di capire per quale motivo avesse tanto voluto fuggire dalla sua famiglia, e, dopo aver sentito gli orrori che accadevano a Grimmauld Place, non aveva esitato ad accoglierlo nella famiglia Potter. Da allora, James e Sirius erano diventati fratelli a tutti gli effetti.
Durante la colazione, nel mentre James veniva festeggiato con tutti gli onori per la sua nuova carica ricevuta e Dorea organizzava per lui una piccola festicciola, Remus ne approfittò per isolarsi dal resto del gruppo e tornò di sopra, in teoria per rimettere a posto la stanza. Ma tutto quello che fece fu spostare di lato il groviglio di coperte che c’era sul pavimento, poi si accomodò sul letto di James e si prese la testa fra le mani. Aveva sempre sperato, fin da quando Silente l’aveva nominato Prefetto, di poter essere nominato anche Caposcuola. E invece era stato scelto James. Perché lui?
Quella stessa sensazione di ingiustizia che l’aveva sempre condizionato per via della sua natura di Lupo Mannaro si destò improvvisamente in lui come un fuoco. James non faceva altro che passare il suo tempo in punizione ed era bravo solo nel Quidditch...non era forse lui quello diligente, che faceva sempre tutti i compiti e cercava di mettere un freno a quei tre sregolati? Non era all’altezza più di tutti loro?
Improvvisamente la porta si aprì e Sirius irruppe nella stanza << Oh, eccoti, Remmy. Ti stavo giusto cercando >>.
<< Voglio stare da solo, Felpato >>.
<< Non te la sarai presa per la spilla, vero? >>.
<< No…>>.
<< Nessuno col cervello a posto sceglierebbe James come Caposcuola >>.
Sirius si accomodò accanto a lui sul letto e Remus scoppiò in una risata acida. Qualche istante dopo, si sentì un verme.
<< Non è colpa di James >> continuò Sirius << Non l’ha chiesto a Silente >>.
<< Questo lo so, ma…>>.
<< Ma cosa? >>.
<< C’è una cosa…che non ho mai detto a nessuno…>>.
<< Lunastorta, conosco già il tuo terribile segreto e non mi pare che sia scappato a gambe levate, no? Qualunque cosa mi dirai, non sarà mai terribile e pelosa quanto quella >>.
<< Oh, invece sarà molto peggio. Vedi, il motivo che mi irrita di più del fatto che James sia Caposcuola e non io…è che…insomma, passerà un sacco di tempo con Lily Evans >>.
<< E questo che cosa c’entra? >>.
<< Ecco, beh…io…>>.
<< No, aspetta, Remmy, non dirmelo >> Sirius si passò stancamente una mano sugli occhi << Lei ti piace, non è così? Per tutti i gargoyle, se James lo sapesse…>>.
<< E infatti non dovrà mai saperlo, chiaro? Lily è il suo grande amore e io non ho nessuna voglia di dirgli che anch’io sono innamorato di lei >>.
<< Ma…da quanto? >>.
<< Oh, non c’è un momento preciso, è successo e basta. Fare le ronde con lei, passare del tempo con lei, ridere e scherzarci insieme…era qualcosa di fantastico. Oltre a voi tre, è stata l’unica ragazza a sapere del…piccolo problema peloso. E non mi ha allontanato, capisci? >>.
A quel punto i due udirono i passi di James e Peter sulle scale, così si allontanarono l’uno dall’altro giusto in tempo. Si stamparono due larghi sorrisi sulla faccia e scrutarono raggianti i due amici che entravano nella stanza.
<< Va tutto bene? >> domandò James, perdendo per un attimo il sorriso.
<< Io e Lunastorta siamo ancora sconvolti dal fatto che tu sia passato dalla parte della legge, Ramoso >> intervenne precipitosamente Sirius.
<< Ben fatto, James! >> esclamò invece Lupin, battendogli il cinque.
<< Grazie, amico >> ribatté sollevato James << Ero certo che saresti stato tu, e invece…Silente è proprio rimbambito >>.
<< Avrà avuto le sue motivazioni >>.
James non fece caso al suo ultimo commento e batté le mani << Molto bene, Malandrini, preparatevi. Mamma ci porta tutti a Diagon Alley a scegliere la mia scopa nuova >>.
Nel mentre Peter squittiva eccitato, Remus lanciò un’occhiata di sottecchi a Sirius e lo vide sorridergli in modo complice. Sì, erano amici da anni ed era certo che non avrebbe mai rivelato il suo segreto, neanche se questo comportava il fatto di mentire a James; se c’era una sola cosa che si poteva fare, in quei casi, era proprio fidarsi di Sirius Black

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Capitolo 4
*** Ritorno a Hogwarts ***


<< Corri, Mary! >>.
<< Ci sto provando, ma questo baule pesa più di un rinoceronte! >>.
Lily si stava scapicollando sulla banchina della stazione di King’s Cross, con tanto di baule nella mano destra e gabbia con dentro la sua nuova civetta bianca come la neve nella sinistra. Era il primo settembre, il fatidico giorno del rientro a Hogwarts per tutti i giovani maghi fino ai diciotto anni. Aveva atteso così tanto quel momento che ora provava una gioia quasi palpabile nel dover finalmente prendere l’Espresso che le avrebbe condotte alla loro amata scuola. Tutto sarebbe filato liscio, se la giovane Macdonald non fosse stata una gran dormigliona, motivo per cui ora si ritrovavano a correre come due pazze per non perdere il treno. Mancavano appena una manciata di minuti alle undici e il binario nove e tre quarti appariva lontanissimo.
Lily accelerò l’andatura, sorpassò al volo una comitiva di turisti schiamazzanti, evitò per un pelo di travolgere il chiosco delle bibite e sbatté pesantemente il baule contro il cestino dei rifiuti. La civetta gracchiò indignata tutto il suo disappunto per il contraccolpo, ma Lily non si diede per vinta e continuò a correre. Una folata d’aria improvvisa le scompigliò ancora di più i lunghi capelli rossi, che volarono da tutte le parti, bloccandole la visuale. La fanciulla frenò di colpo per liberarsi gli occhi e fu investita da un altro passeggero ritardatario che correva dietro di lei, un ragazzo con tanto di pesante baule e tutto il resto, che la riempì di insulti prima di riprendere la sua volata.
Come volevasi dimostrare, ogni anno tutti i suoi bei progetti di arrivare in tempo per prendere l’Espresso di Hogwarts fallivano miseramente. Il primo anno ci aveva messo ben mezz’ora per capire se esistesse davvero il binario nove e tre quarti e si era sentita anche abbastanza stupida nel chiedere a tutti i controllori dove fosse. Fortunatamente poi aveva incontrato Severus, che le aveva mostrato come accedere al mondo dei maghi, e insieme avevano preso il treno per il rotto della cuffia. Il secondo anno Petunia le aveva rovesciato apposta del succo sulla maglietta e aveva dovuto cambiarsi in fretta e furia, senza contare che poi era pure rimasta imbottigliata in mezzo al traffico. Al terzo e quarto anno la macchina di suo padre si era fermata nel bel mezzo del tragitto e non aveva più voluto saperne di ripartire. Il quinto anno era stato il turno delle ruote, mentre l’anno scorso era riuscita ad arrivare a King’s Cross con una parvenza di puntualità, per poi dimenticarsi miseramente il baule al bar dove aveva fatto colazione. E ora, questo.
Mary la raggiunse con il fiato grosso, i capelli biondi scompigliati, gli occhi turchesi fuori dalle orbite e il viso luccicante di sudore. Lo stesso aspetto che doveva avere anche lei.
<< Sembra solo a me, o quel dannato binario è sempre più lontano? >> si lamentò.
<< Piuttosto, perché la tua sveglia ha sempre funzionato benissimo e al momento di tornare Hogwarts decide di rompersi? >> .
<< Io non ce la faccio più >> ansimò Mary.
Lily lanciò una rapida occhiata all’orologio: cinque minuti alle undici. E a loro mancava ancora parecchia strada da fare.
<< Questo non è il momento di arrendersi, Macdonald >> esclamò, afferrando l’amica per un braccio e trascinandola nella sua folle corsa.
Mary era talmente stanca che non si oppose nemmeno, quando Lily si lanciò sparata verso il muro che le divideva dal binario nove e tre quarti, trascinandosela dietro. Soltanto un delirante slalom tra i viaggiatori che trottavano in senso contrario al loro impedì alle due amiche di andarci a sbattere addosso. Con i polmoni sul punto di esplodere, furono sorpassate da una macchina portabagagli e Mary tentò di salirci sopra, ma Lily la tirò giù con uno strattone e continuò a correre. Correre, correre, correre.
Finalmente raggiunsero la fatidica barriera. Lily accelerò l’andatura, lanciando un ultimo sguardo all’orologio: le dieci e cinquantotto. Chinandosi in avanti sui rispettivi carrelli, le due amiche chiusero gli occhi…e si ritrovarono di fronte l’ormai familiare locomotiva a vapore scarlatta, ferma lungo il binario ancora zeppo di studenti.
Finché, nel tentativo di fermarsi, Lily non mise un piede in fallo e crollò miseramente addosso ad un ragazzo alto, che si trovava a poca distanza da loro. Mary riuscì a bloccarsi appena in tempo, tuttavia la giovane Evans non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi dalla caduta che si ritrovò faccia a faccia con il suo peggior nemico.
Potter.
Un gemito le risuonò nella gola: era caduta addosso proprio a lui…
<< Ehilà, Evans >> la salutò James, da sotto, il viso a poche spanne dal suo << Com’è bello rivederti da così…vicino >>.
<< Potter >> sillabò lei, ringhiando il suo nome come se fosse una minaccia.
<< Avevo dimenticato il verde incredibile dei tuoi meravigliosi occhi. Non avrei potuto chiedere di meglio >>.
<< Potter, mi stai già dando sui nervi >>.
<< Sai che sei in una posizione piuttosto compromettente, vero? >>.
Solo in quell’istante Lily si ricordò che si trovavano ad un binario pieno di gente e che era praticamente spalmata sopra James. Oltretutto, lui le aveva allacciato una mano attorno alla vita e il suo viso era vicinissimo al suo, cosa che la fece tremendamente arrossire. Ma quello non la smetteva mai di prendersi certe libertà? Lei non era mica come le ragazze facili a cui era abituato. Con gesto secco, si liberò dalla sua presa e balzò in piedi, senza osare rivolgere lo sguardo in direzione di Mary. Sapeva perfettamente che il suo rossore era ancora evidente e non aveva alcuna voglia che l’amica glielo confermasse con una risatina. James si mise a sedere, massaggiandosi una spalla, probabilmente il punto dove Lily era andata a sbattere, si aggiustò gli occhiali rotondi sul naso e poi si sollevò in piedi con un movimento fluido da tipico giocatore di Quidditch. Subito la sua mano corse ad arruffargli i capelli neri e Lily non riuscì a trattenere uno sbuffo irritato: non era cambiato di una virgola.
<< Ciao, Mary >> salutò James, con un sorriso.
<< Ciao, James >> lo contraccambiò ridendo Mary.
Lily si voltò verso l’amica per fulminarla con un’occhiataccia. Da quando Potter era James? Le era sembrato di essere stata chiara, quando, pochi giorni prima, le aveva fatto promettere di non dargli confidenza perché era soltanto un viscido arrogante. E ora Mary lo salutava come se niente fosse!
<< Avete un accendino, per caso? >>.
La giovane Macdonald glielo passò senza fiatare, guadagnandosi un altro sguardo di fuoco da parte della sua migliore amica, ma non vi fece caso. Preferì piuttosto restare incantata a fissare James, nel mentre si accendeva la sigaretta e aspirava una prima boccata di fumo intenso, che fuoriuscì poi dalle sue labbra ben disegnate in una nuvoletta bianca.
<< Grazie >> disse lui, restituendo l’accendino con il suo solito sorriso arrogante << Proprio quello che mi serviva >>.
<< Ottimo, Potter >> ribatté piccata Lily, a cui non era affatto sfuggita l’espressione sognante di Mary << Ora puoi anche andartene a… >>.
L’insulto già pronto sulle labbra le morì in gola non appena James spostò lo sguardo sulla sua bocca. Il suo sorriso si trasformò in un ghigno e lei rimase immobile, mentre avvicinava una mano alla sua guancia. Che diavolo stava facendo?
Le strofinò la pelle sulle dita e poi le studiò per capire di che si trattava << Mi sa che hai mancato il bersaglio, Evans >>.
James girò la mano per mostrarle un residuo di rossetto che doveva averle impiastricciato la guancia durante la folle corsa per raggiungere il binario. Lily digrignò i denti dalla rabbia e se lo allontanò con uno spintone, ma lui scoppiò a ridere.
<< Ah, Evans, è bello vedere che non sei cambiata per niente. Ci aspettano grandi cose insieme, quest’anno…>>.
<< Che diamine vuol dire, Potter? >>.
Ad un tratto uno degli amici della cricca di James lo chiamò, urlando a squarciagola il suo nome, così lui si allontanò nella nebbia vaporosa con un sorriso enigmatico << Lo scoprirai presto, mia adorata. Ci si vede sul treno, ragazze >>.
E poi svanì.
Lily si strofinò via dalla guancia gli ultimi residui di rossetto, poi si voltò seccata verso Mary, che la stava fissando << Che c’è? >>.
<< Complimenti, Lily >> ridacchiò l’amica, applaudendo << Il tuo primo atto di quest’anno è stato cadere fra le braccia di James Potter. Forse una previsione di ciò che accadrà in futuro? >>.
<< Finiscila, Macdonald, prima che ti affatturi >>.
<< Ma perché no? In fondo, è uno dei ragazzi più belli, attraenti e popolari della scuola >>.
<< Appunto >> commentò Lily. Esattamente il genere di ragazzi che lei avrebbe evitato per principio << E anche il più stupido, arrogante…>>.
<< Evans, Macdonald! >> esclamò ad un tratto una voce femminile << Aspettatemi! >>.
Le due amiche si voltarono giusto in tempo per vedere un’affascinante ragazza che spingeva con grazia il suo carrello venire verso di loro. Aveva i lunghi capelli neri elegantemente arrotolati in uno spettacolare chignon, che faceva risaltare la purezza candida del suo viso e gli occhi verde scuro leggermente allungati, dandole uno strano fascino orientale. D’altronde, ogni singola fibra in Emmeline Vance sembrava essere stata creata per affascinare; si restava immediatamente colpiti dalla sua grazia e dal suo portamento, non a caso era in lizza nella classifica maschile come una delle ragazze più belle di Hogwarts. Peccato che a lei non importasse nulla dei ragazzi, visto che credeva fermamente nei principi femministi e non avrebbe mai voluto un uomo nemmeno sotto tortura.
Lily e Mary si fiondarono su di lei e la strinsero in un abbraccio, ridendo come pazze. Ora, il loro magico trio era finalmente al completo.
<< Oh, come mi siete mancate >> disse Emmeline << L’intera estate senza vedervi è stata una vera agonia >>.
<< Ti è piaciuta la Scozia, Vance? >>.
<< Noiosetta, non fa altro che piovere, da quelle parti. Avrei dovuto supplicare i miei di tornare molto prima, almeno vi avrei accompagnate a Diagon Alley >>.
Ad un tratto la locomotiva fischiò con insistenza, segno che era finalmente ora di partire. Le tre ragazze si accinsero a dirigersi verso l’Espresso, dove furono anche raggiunte dall’altra membra fondamentale del gruppo, Hestia Jones, una paffuta strega dai ricci neri e le guance rosa, che le salutò con una ciambella in mano. Si fecero largo fra la folla di studenti che salutavano i rispettivi familiari, finché non trovarono uno scompartimento vuoto verso la fine del treno. Si lasciarono cadere sui sedili con dei sospiri di sollievo, poi Lily sistemò per bene la sua civetta accanto a sé ed esortò le amiche a sollevare i bauli per caricarli sul treno. Hestia riuscì brillantemente nell’impresa e andò a tenere i posti nel vagone, ma le altre tre riuscirono a malapena a sollevarne un’estremità, per poi farselo cadere dolorosamente su un piede più e più volte.
<< Non ce la faccio >> sbottò Mary, incrociando le braccia sul petto << Prima la corsa, ora questo. Per caso il destino ha deciso che non devo andare a Hogwarts, quest’anno? >>.
<< Forse sarebbe un’idea eccellente >> ringhiò una voce crudele alle loro spalle.
Le tre amiche si voltarono, giusto in tempo per vedere quegli arroganti Serpeverde di Avery e Mulciber che le guardavano con aria disgustata. Erano entrambi di corporatura piuttosto tozza e il loro sguardo era malvagio, con quella superbia tipica delle serpi. Lily ebbe un sussulto, che cercò di simulare in fretta con un finto attacco di tosse. Quelli erano gli amici di Sev. I futuri Mangiamorte.
<< La scuola sarebbe senza dubbio più pulita, senza voi Nate Babbane ad insudiciarla >> continuò sprezzante Avery, spingendo il baule di Lily a terra.
<< E ci sarebbe meno puzza >> aggiunse Mulciber, prendendo una ciocca di capelli di Mary e passandosela sul naso << Puah, odora di marcio >>.
Gli occhi azzurri della giovane Macdonald si riempirono di lacrime ed Emmeline si arrotolò le maniche del maglione, già pronta alla rissa, ma Lily le strinse forte un braccio, intimandole silenziosamente di lasciar perdere. Anche lei avrebbe tanto voluto umiliare quei delinquenti, ma non voleva sfociare in uno scontro alla babbana, in cui avrebbero sicuramente perso. No, era Caposcuola e avrebbe dato il buon esempio. Avrebbe pensato più tardi ad un modo eccellente per punirli. Bastava una sola infrazione e avrebbe fatto passare loro le pene dell’inferno.
<< C’è qualche problema, qui? >> domandarono all’improvviso un paio di voci pericolosamente pacate, che Lily riconobbe come quelle di Potter e Black. Si sentì travolgere da un ridicolo senso di sollievo e si ritrovò molto più rilassata, sapendo che erano nelle vicinanze. Ora quel bullo di Mulciber non avrebbe osato toccarle. Per una buona volta, la loro presenza era utile a qualcosa.
<< Oh, ecco i due rinnegati >> ridacchiò sprezzante Avery. Per quanto lui e Mulciber fossero di corporatura robusta, anche Black e Potter non scherzavano, con i loro fisici alti e ben allenati dal Quidditch, e la loro espressione non prometteva nulla di buono. Forse anche quella testa bacata di Mulciber se ne rese conto, poiché afferrò l’altro Serpeverde per un braccio e lo trascinò sul treno.
<< Dai, andiamocene. Non serve a niente sprecare tempo con questa feccia. Rodolphus ci aspetta >>.
<< Sì, bravi, andatevene >> ringhiò Sirius, che aveva già la bacchetta in mano.
Una volta che i due furono saliti sul treno, Lily andò da Mary e la strinse a sé. L’amica abbandonò la testa sulla sua spalla, singhiozzando piano. Non aveva mai avuto molta autostima di sé stessa e quegli insulti le avevano fatto male. Gli occhi della giovane Evans si ridussero a due fessure: nessuno poteva toccarle le sue amiche. Soprattutto Mary, che era la più sensibile. Gliel’avrebbe fatta pagare. Non sapeva quando, ma l’avrebbe fatto.
<< Serve una mano, ragazze? >> domandò James, dopo alcuni istanti di silenzio.
<< Sareste molto gentili >> disse Emmeline, con ancora la furia nello sguardo.
<< Ehi, Peter! Ma dove ti sei nascosto? >> chiamò Sirius Black << Vieni qui, c’è bisogno di aiuto! >>.
Il piccolo Peter Minus li raggiunse ansimando. Era stato dietro a James e Sirius fino a pochi istanti prima, ma non appena aveva intravisto i due Serpeverde si era mantenuto a debita distanza. Gli scontri non erano decisamente per lui.
Con il soccorso dei tre ragazzi, i bauli di Mary, Lily ed Emmeline vennero finalmente sistemati in un angolo dello scompartimento.
<< Wow, Evans >> commentò James, dopo aver posizionato il baule di Lily con tutta la delicatezza di cui era capace, quasi si trattasse della ragazza stessa << Mi sembra un sogno che tu abbia bisogno di me >>.
Lily lo ignorò e voltò la testa verso Peter << Remus non è con voi? >>.
<< Penso sia già nel nostro scompartimento a tenere i posti >> balbettò il ragazzo, sorpreso dal fatto che lei gli rivolgesse la parola.
<< Oh. Allora puoi dirgli che lo aspetto nella carrozza dei Prefetti? >>.
Lily non riuscì a comprendere il motivo per cui Potter e Black fossero scoppiati improvvisamente a ridere, tuttavia decise di non darvi troppo peso; in fondo, quei due sghignazzavano sempre, senza bisogno che ci fosse una motivazione particolare. Improvvisamente il treno si mosse, così Potter, Black e Minus lasciarono finalmente il loro scompartimento per andare alla ricerca di Remus. Lily si abbandonò sul sedile accanto al finestrino e osservò madri e padri salutare i ragazzi che partivano e rincorrere giocosamente il treno, fra il riso e le lacrime. Con quel clima di terrore, non c’era da stupirsi che i genitori avessero paura a mandare i propri figli a Hogwarts. Voldemort poteva attaccare da un momento all’altro.
Lily sospirò e si impose di non pensarci, limitandosi a osservare le numerose case di Londra sfrecciare via veloci dal finestrino, mentre Emmeline, Hestia e Mary chiacchieravano animatamente. Avvertì un fremito di eccitazione: stava tornando a Hogwarts. Per quanto volesse bene ai suoi genitori, Lily sentiva che era quello il suo vero mondo. A detta di molti ex studenti, il settimo era un anno molto difficile; si passava finalmente allo studio dei livelli di magia più avanzati e pericolosi, poi c’erano i M.A.G.O. che incombevano e rappresentavano il suo biglietto d’uscita per Hogwarts. Certo, anche i G.U.F.O. erano stati pesantucci, ma niente a che vedere con la preparazione e il livello tecnico che avrebbe dovuto possedere nei M.A.G.O. Senza contare che il sesto anno era stato terribile, forse a causa delle continue delusioni; aveva sofferto molto per via di Sev, tanto da avere dei periodi bui di alcuni mesi, e stava lottando tutt’ora per non ricadervi. Ma questa volta era pronta: sapeva cosa ci si aspettava da lei e quando avrebbe dovuto studiare. Avrebbe passato i M.A.G.O. con ottimi voti, ne era certa.
La porta dello scompartimento si aprì con uno scatto ed entrò tutta baldanzosa una ragazza piuttosto piccola, con i capelli corti e un modo di vestire davvero stravagante, che tuttavia rispecchiava alla perfezione la sua personalità un po’ fuori dagli schemi.
<< Oh, vi ho trovate, finalmente! >> esclamò con un largo sorriso candido, lanciandosi nelle braccia di Lily.
<< Alice! >> rise Lily, rispondendo felice all’abbraccio dell’amica. Come sempre odorava di mirtilli e quel giorno il suo abbigliamento comprendeva una gonna turchese, calzettoni viola scuro e un golf rosso sangue buttato a casaccio su una camicetta verde chiaro. Alice Prewett amava i colori e non mancava mai di manifestarlo in ogni occasione.
<< Dove ti eri cacciata, Prewett? >> la rimproverò scherzosamente Hestia.
<< E dove vuoi che fosse? A sbaciucchiarsi col suo Frankie >> ridacchiò Emmeline, ricevendo uno scappellotto amichevole.
<< Davvero, Alice, da quando ti sei messa con Paciock non hai più tempo per le tue vecchie compagne di stanza >> aggiunse Mary.
<< L’amore, ragazze mie…Lily può capirmi >>.
La fanciulla in questione trasalì << Che cosa? >>.
<< Massì, ti ho vista cadere addosso a Potter, sai…>> mormorò Alice in tono da cospiratrice, facendo l’occhiolino a Mary << Non riesci proprio a stargli lontano, eh? >>.
<< Che storia è questa, Lils? >> intervenne curiosa Hestia << Tu e Potter avete fatto cosa? >>.
<< Lily è elegantemente cascata ai piedi di James…>>.
<<…e lui le ha tenuto la vita in modo così protettivo… >>.
<< Macdonald, Prewett, siete proprio due oche. Badate che, essendo Caposcuola, potrei sempre mettervi in punizione >>.
<< Oooh, che paura! Allora vieni a prenderci! >>.
Lily si lanciò all’attacco e ben presto si scatenò una vera e propria battaglia al solletico, come accadeva sempre quando erano a Hogwarts. Era bello vedere che, anche in quei tempi così bui, le quattro amiche non erano cambiate per niente. E amavano sempre prenderla in giro riguardo James Potter, si poteva dire che fosse il loro passatempo preferito. Tutta Hogwarts era a conoscenza degli sforzi di Potter nell’invitarla a uscire con lui. Ma lei non avrebbe mai ceduto, su questo era sicura. Non sarebbe mai e poi mai andata a Hogsmeade con quell’arrogante. Mai.
Una volta che tutte e cinque si furono calmate, la conversazione passò ad argomenti più seri.
<< Avete letto l’ultima edizione del Profeta? >> domandò Hestia << Ormai la situazione è oltre ogni controllo >>.
<< Altroché >> convenne Lily << Numerose sparizioni e due famiglie babbane assassinate. Perché il Ministero non fa qualcosa? >>.
<< Hanno paura >> ribatté Alice << Mia mamma lavora lì e io temo ogni giorno per lei. Si vocifera che ci siano parecchi infiltrati, alcuni addirittura sotto effetto della Maledizione Imperius >>.
<< Voi-sapete-chi ha molto potere. Quelli del Ministero non bastano per sconfiggerlo, ci vorrebbe una qualche associazione segreta…un gruppo di maghi talmente bravi da resistere ai Mangiamorte >>.
<< Saremo noi >> intervenne dura Lily << Ci stiamo addestrando per questo. La vita fuori da Hogwarts è ben altro che semplici sventolii di bacchette o formule inventate per fare scherzi. C’è una guerra, là fuori. E noi saremo pronti ad affrontarla. Sev diceva sempre che…>>.
La giovane Evans si interruppe all’improvviso con un sussulto e tacque, cercando di fermare il groppo che le si era formato in gola. Dov’era Severus in quel momento? Perché non era con lei?
<< Ehm, sì, hai ragione, Lily >> Alice cambiò in fretta argomento, vedendo chiaramente che l’amica stava tornando ad assumere lo sguardo vitreo dei suoi peggiori periodi post-Piton << Che cosa è successo prima con Avery e Mulciber? Vi ho viste dal finestrino mentre parlavate con loro >>.
Il volto di Mary si rabbuiò << Volevano impedirci di salire. Fosse per loro, noi saremmo le prime da far fuori >>.
<< Mary! >>.
<< Tanto è la verità. Tu non puoi capire, Alice, sei una Purosangue. Hestia ed Emmeline sono Mezzosangue, ma io e Lily rischiamo ogni giorno. La nostra provenienza babbana è un problema per molti >>.
<< Tu e Lily siete due streghe mille volte più abili di loro. La Magia non si trasmette solo nelle migliori famiglie. E se non vogliono capirlo, ci penserò io, con le buone, o le cattive. Comunque >> Alice batté le mani e cambiò discorso << Vi ho mai raccontato del mio primo incontro con la mamma di Frank? Vi giuro, è stato imbarazzante >>
<< Che è successo? >>.
<< Eravamo appena entrati nel ristorante e io stavo commentando ad alta voce lo stravagante cappello con tanto di avvoltoio della signora appena davanti a noi…poi Frank me la presenta come sua madre! Non potete immaginare che figuraccia! Quella donna è un po’ stramba, ma è grazie a lei che ho scoperto una nuova rivista venduta da un pazzo che si chiama Lovegood, mi pare. Avete mai sentito parlare del Cavillo? >>.
Fortunatamente il nuovo, repentino cambio di argomento di Alice riuscì a distrarre le amiche dalle questioni del sangue puro. Rimasero per un po’ di tempo a ridere e scherzare, domandandosi l’un l’altra che cosa diamine fosse un Gorgosprizzo o un Nargillo, poi, verso la mezza, nell’esatto momento in cui giungeva anche la signora con il carrello ripieno di dolci, Lily si alzò in piedi, indossò la divisa di Hogwarts, si appuntò la nuova spilla da Caposcuola bene in vista e si avviò di buon’ora verso il vagone dei Prefetti.
Voleva essere la prima ad arrivare, in modo da poter scegliere con calma il proprio posto ed esaminare gli appunti delle precedenti riunioni, visto che era sempre stata lei a tenere i verbali. Dato che era spesso stato suo compito organizzare i turni delle ronde, era certa che il potere decisionale sarebbe stato nuovamente una sua responsabilità. Almeno aveva qualcosa da fare, piuttosto che pensare a Severus. Era molto improbabile che fosse stato nominato Caposcuola dei Serpeverde; le cariche non gli erano mai interessate, dunque non avrebbe rischiato di incontrarlo.
Stava appunto cercando di pensare a come risolvere il problema delle ronde con tutto quello che avrebbe avuto da studiare, quando raggiunse lo scompartimento dei Prefetti e si accorse con sorpresa che c’era già un’altra persona, in attesa della riunione.
Si trattava di una ragazza, bellissima, con lucidi capelli neri, un po’ mossi, che le ricadevano in modo elegante lungo la schiena, l’incarnato pallido e due occhi azzurri così penetranti da far contrasto con la capigliatura scura. Stava ammirando il paesaggio verdeggiante fuori dal finestrino, le gambe elegantemente accavallate, la divisa di Hogwarts ben stirata, con sul petto la spilla da Caposcuola. Lily sbirciò il colore della cravatta, nonostante non le servisse davvero quell’accertamento per sapere che era una Corvonero. Conosceva di vista quella ragazza, ma aveva sentito molto parlare di lei. Il suo nome era Marlene McKinnon, Purosangue. I McKinnon erano una generazione di Medimaghi, lo sapevano tutti; anzi, il padre di Marlene era uno dei più famosi Guaritori del mondo della magia. Naturalmente, al principio la sua famiglia aveva condiviso le idee di Voldemort, motivo per cui Marlene, a soli dodici anni, era stata promessa sposa niente poco di meno che a Rodolphus Lestrange, un ragazzo Serpeverde assai bello, ma altrettanto crudele. Erano stati insieme per tre anni, una delle relazioni con più pettegolezzi e tradimenti di tutta Hogwarts, finché, al quinto anno, Marlene si era accorta di non condividere più i principi folli del fidanzato e l’aveva lasciato, creando un grande scandalo. La fanciulla era stata anche in grado di convincere la sua famiglia ad abbandonare il Signore Oscuro, ed era solo grazie alla loro fama che Voldemort non li aveva ancora sterminati tutti. Il fidanzamento era stato rotto e ora Rodolphus stava con quella pazza di Bellatrix Black, oltretutto cugina di Sirius Black, che lanciava incantesimi e maledizioni su chiunque guardasse il suo ragazzo. Sotto un certo punto di vista, Marlene McKinnon era forse più in pericolo di lei, che era una Nata Babbana. Eppure, ora se ne stava tranquilla a guardare fuori dal finestrino, come se niente fosse. Doveva essere molto coraggiosa. O molto sciocca.
Lily fece un respiro profondo, poi aprì la porta dello scompartimento, reggendo stretti al petto gli appunti, e si accomodò di fronte a Marlene.
La ragazza voltò piano la testa verso di lei, come se stesse riemergendo da un mondo tutto suo, e la salutò con un sorriso smagliante << Ciao >>.
La giovane Evans la studiò con aria perplessa, piegando un poco la testa. Aveva davvero un sorriso stupendo, con quei denti candidi in bella mostra. Sembrava anche abbastanza cordiale, sebbene lei avesse sempre pensato che se la tirasse un po’, vista la notorietà di cui godeva. In tal caso, era felice di essersi sbagliata.
<< Tu sei Lily Evans, giusto? >>.
<< Sono proprio io >>.
<< Sono contenta di conoscerti, ti stavo aspettando >> Marlene si inclinò verso di lei e le strinse amichevolmente la mano << Hai due occhi davvero bellissimi. Allora le dicerie che sento in giro sono vere >>.
<< Quali dicerie? >> chiese Lily, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
<< Che tu sia una delle ragazze più belle di Hogwarts >>.
<< Che sciocchezza >> ridacchiò Lily, nonostante quel complimento l’avesse lusingata << Di sicuro è tutto merito di Potter >>.
<< Può darsi >>.
<< Quell’idiota non sa tenere la bocca chiusa >>.
Marlene le sorrise << Ti consiglio un Petrificus Totalus, ogni tanto. Fa miracoli. Oppure ho una pozione strabiliante che fa attorcigliare la lingua mentre si parla >>.
<< Allora me ne dovrai prestare un po’ >>.
Le due ragazze scoppiarono a ridere nello stesso momento, scoprendosi vicendevolmente molto più simpatiche di quanto non si sarebbero mai immaginate. Senza che nessuna delle due si sforzasse, conversarono piacevolmente di molti argomenti, scoprendo anche di avere parecchie cose in comune. Lily le raccontò di Severus e, per la prima volta dopo mesi, sentì di essersi finalmente sfogata. Marlene l’ascoltò con aria attenta senza interromperla, poi le espresse tutto il suo disappunto e il suo dispiacere per come una bellissima amicizia si fosse rovinata solo a causa del sangue puro. Le narrò a sua volta che anche a lei era successa una situazione simile, quando aveva lasciato Rodolphus; le sorelle Black, un tempo sue ottime amiche, si erano rivoltate contro di lei, spazzando via anche tutti i bei momenti che avevano passato assieme.
<<…e ora Bella mi odia, Cissy mi guarda disgustata e Rodolphus fa di tutto per non farmi avere degli amici. L’unica a starmi vicino è stata Meda, che ogni tanto mi fa giocare con sua figlia Ninfadora. I ragazzi della mia Casa sono tutti simpatici, ma non mi hanno mai chiesto di stare con loro. Solo Dorcas Meadowes, la ragazza di Fabian Prewett, mi invita ogni tanto in biblioteca con lei. Per il resto, sono sempre da sola >>.
Lily stava per dirle quanto la potesse capire, quando all’improvviso iniziarono ad arrivare puntuali tutti coloro che erano stati scelti come Caposcuola, pronti a iniziare la riunione. Le due ragazze s’interruppero con un sorriso di complicità: fra loro era nata una nuova amicizia e Lily era più che certa che avrebbero parlato ancora, se non altro per via delle simili esperienze che le accumunavano.
Fecero posto ai compagni e il collega di Corvonero di Marlene, David Fawcett, si lasciò cadere accanto a lei, iniziando a raccontare alle due ragazze le sue vacanze in Portogallo, senza che nessuna delle due glielo avesse chiesto. Ma tutti sapevano quanto David fosse un po’ egocentrico, perciò Lily lasciò correre e rispose con un sorriso al vivace saluto dei due Caposcuola di Tassorosso, Edgar e Amelia Bones, con cui aveva parlato ogni tanto per aiutarli nelle ricerche in biblioteca. I fratelli Bones le piacevano, erano proprio il classico genere di persone buone e gentili, che raramente si incontravano. Poi Lily vide Marlene irrigidirsi e capì subito il perché: Rodolphus Lestrange aveva appena fatto il suo teatrale ingresso insieme alla collega Isabella Greengrass, conducendola a sedersi il più lontano possibile dagli altri. Isabella squadrò Lily con lo sguardo, poi si portò una mano sotto il naso, come se sentisse una terribile puzza; Rodolphus si inclinò verso di lei e le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece ridere, poi fulminò Marlene con lo sguardo e mantenne gli occhi fissi su di lei, per metterla a disagio.
<< Non sarebbe ora di cominciare? >> domandò David Fawcett << Sono le undici e mezza spaccate >>.
<< Manca un Caposcuola di Grifondoro >> osservò Amelia Bones, indicando il posto vuoto accanto a Lily.
La giovane Evans lanciò uno sguardo al corridoio, sperando di intravedere Remus. Era raro che l’amico fosse in ritardo, tutti conoscevano Lupin per la sua impeccabile puntualità. Forse era stato trattenuto da quegli irresponsabili dei suoi amici. Oppure era successo qualcosa di grave.
<< Non importa, iniziamo >> disse rapida, prendendo gli appunti << Remus ci raggiungerà a momenti >>.
<< Molto bene >>.
<< Dunque >> cominciò Lily, cercando di mascherare quanto la innervosisse parlare in pubblico << Innanzitutto, buongiorno a tutti. Io sono Lily Ev…>>.
<< Sì, sappiamo chi sei, Evans >> la interruppe acidamente Lestrange << Diamoci un taglio >>.
<< Evans, potresti parlare più in fretta? >> le domandò con la sua vocetta innocente Isabella << Sto cercando di trattenere il fiato >>.
Il viso di Lily si chiazzò di rosso per l’imbarazzo e strinse forte la bacchetta, ma ad un tratto Marlene si alzò in piedi e ringhiò << Se voi Serpeverde non siete interessati, potete anche andarvene. Di certo non rimpiangeremo la vostra presenza >>.
Rodulphus la studiò con un ghigno perfido << Da quando difendi la feccia, Marlene? >>.
<< Da quando mi sono liberata della tua orrenda presenza ogni giorno >>.
<< Brutta…>>.
Prima che Rodolphus avesse il tempo di scagliare un incantesimo sulla fanciulla, Lily si frappose fra i due, urlando << Adesso basta! Rimettetevi a sedere o vi giuro che, se vi sentirò dire anche solo un’altra parola, vi farò togliere la spilla dal professor Silente in persona. Siamo intesi? >>.
Marlene si rimise subito seduta, incrociando furiosa le braccia sul petto, invece Rodolphus mormorò un altro paio di bestemmie, ma, sotto lo sguardo di fuoco della Grifondoro, si lasciò cadere con grazia al suo posto, scostandosi schifato il braccio di Lily dal petto.
La giovane Evans si accomodò a sua volta e fece tre lunghi respiri per calmarsi, riprendendo in mano i suoi appunti << Bene, stavo dicendo…>>.
Improvvisamente la porta dello scompartimento si aprì, costringendo Lily a interrompersi di nuovo. Girò la testa, seccata, già pronta a rimbrottare qualche stupido Prefetto che era arrivato prima del tempo, quando vide comparire una massa di capelli neri, un paio di occhiali rotondi e un sorriso al limite del divertimento. I suoi nervi, già tesi per lo scontro precedente, si irritarono ancora di più.
<< Potter >> ringhiò, andandogli incontro per chiudergli la porta sul naso << Questo non è proprio il momento dei tuoi scherzetti inutili. Nel caso non lo sapessi, sebbene tu venga su questo treno da ormai ben sette anni, questa carrozza è riservata. Quindi, sei pregato di levarti dai piedi >>.
<< Oh, no >> il sorriso di James si allargò ancora di più e Lily rimase assolutamente sconvolta quando lo vide passare al di sotto del suo braccio ed entrare trionfalmente nello scompartimento << Salve a tutti, ragazzi, è qui la festa? Per la barba di Merlino, ci sono anche i Serpeverde, ma che meraviglia >>.
James si accomodò in quello che fino a poco prima era il posto di Lily, di fronte a Marlene, e la fanciulla non riuscì più a trattenere la sua indignazione.
<< Potter! Cosa diavolo stai facendo? Tu non sei un Caposcuola >>.
<< Ed è qui che ti sbagli, mia affascinante dama dai capelli rossi >>.
<< Ma Remus…? >>.
James le mostrò con un sorriso il petto, dove una sgargiante spilla dai colori rosso e oro brillava con orgoglio. Lily si avvicinò e gliela strappò via, confrontandola velocemente con la sua.
<< Non è un falso, Evans >> ridacchiò sommessamente Potter << Silente ha scelto me. Se vuoi, posso mostrarti anche la lettera >>.
Lily gli ricacciò in mano la spilla e dovette mordersi il labbro per impedirsi di urlare. Ma che diavolo combinava Silente? Potter? James Potter Caposcuola? Con lei? Era davvero inaudito. Le avrebbe rovinato tutto.
Ricordandosi di essere al cospetto di altri ragazzi che attendevano le sue istruzioni, la giovane Evans decise di fare buon viso a cattivo gioco e sorrise a denti stretti a James, accomodandosi di fianco a lui.
<< Bene, ora che anche il Caposcuola Potter è arrivato…possiamo proseguire? >> rise leggermente Edgar Bones, per alleggerire la tensione.
<< Certamente >> Lily afferrò con aria rabbiosa i suoi schemi, poi li passò ad una sorpresa Amelia Bones e le intimò << Amelia, sii così gentile da farci il punto sulle condizioni di sicurezza ad Hogwarts e spiegare agli altri qual è il nostro compito >>.
Fortunatamente la Tassorosso capì al volo, poiché iniziò a parlare a manetta su quanto fosse un onore e un rischio essere stati scelti come Caposcuola.
Nel mentre lei parlava, Lily afferrò il polso di James e lo strinse così forte che il ragazzo gemette di dolore << Ahia, Evans! Ma che ti prende? >>.
<< Se mi farai sfigurare un’altra volta, giuro che ti ucciderò, Potter. Ora non parlare, non muovere un solo muscolo e non osare neanche respirare. Appena saremo a Hogwarts parlerò con il professor Silente e aggiusteremo questa faccenda. Nel frattempo, cerca di essere una persona matura e responsabile. So che per te è difficile, ma sforzati. Capito? >> gli sillabò minacciosamente.
<< Capito >> mormorò lui.
Sulle prime a Lily parve di riconoscere una nota di tristezza nella sua voce e si sentì un po’ in colpa per essere stata così dura con lui, ma poi lo vide estrarre dalla tasca un Boccino preso chissà dove e cominciare a giocarci. Glielo sequestrò immediatamente con un ringhio soffocato e lo obbligò ad ascoltare. Sarebbe stato un anno molto, molto lungo.



Non appena la riunione si fu conclusa, tutti i Capiscuola uscirono dallo scompartimento per lasciare spazio alla riunione dei Prefetti. Lily avrebbe dovuto presiedere anche a quella, tuttavia aveva ancora una mezz’ora di tempo libero. Rodolphus e Isabella si allontanarono dalla cabina annaspando, come se avessero realmente trattenuto il fiato fino a quel momento, ostentando dei versi così ridicoli che Lily ebbe persino voglia di affatturarli. Probabilmente la stessa idea era venuta anche a quell’imbecille di Potter, poiché era già pronto con la bacchetta in mano, ma la giovane Evans lo fulminò con lo sguardo e così i due Serpeverde se ne andarono via illesi.
<< Non devi abusare della tua posizione, Potter >>.
<< Già, perché Lestrange non ne abuserà affatto >> ribatté James, sarcastico.
<< Allora sei più stupido di lui >>.
<< Non vedo l’ora di costringere Mocciosus a scrivere cento volte la stessa frase: “io…devo…imparare…a…lavarmi…i capelli” >>.
I fratelli Bones scoppiarono a ridere, invece Marlene venne verso Lily per farle le sue personali scuse riguardo il suo comportamento con Rodolphus, ma Lily la rassicurò, dicendole di non preoccuparsi, poi le diede appuntamento per parlare dopo la riunione dei Prefetti e rincorse James Potter, che nel frattempo si stava rapidamente allontanando per tornare dalla sua combriccola. Voleva assolutamente dirgliene quattro sul suo irresponsabile modo di fare, quando all’improvviso un ragazzo le si parò davanti, interrompendo il suo inseguimento.
<< Ciao, Lily >> la salutò David Fawcett << Hai un minuto? >>.
Lily sbirciò oltre le sue larghe spalle, convinta che Potter fosse ormai lontano, ma osservò, con un pizzico d’orgoglio, che quel richiamo aveva avuto il potere di bloccare anche lui, il quale ora se ne restava a braccia incrociate a fissare in malo modo Fawcett.
Soddisfatta, Lily spostò lo sguardo su David, sorpresa per il fatto che le rivolgesse la parola. Era forse il ragazzo più attraente di tutta Hogwarts, dopo ovviamente Potter e Sirius Black, con labbra carnose sempre atteggiate in un sorriso da padrone del mondo e occhi cristallini. Hestia aveva una bruciante cotta per lui da anni, ma non era mai riuscita a parlargli, più che altro perché lui non degnava nessuno che non fosse sé stesso. Sotto quel punto di vista, lui e Potter erano molto simili.
<< Certo, David >> gli rispose, utilizzando lo stesso tono informale.
<< Volevo dirti che sono rimasto molto colpito dal tuo sangue freddo, durante la riunione. Ci vuole coraggio, per affrontare Rodolphus >>.
<< Grazie >>.
<< Secondo te, sarebbe possibile spostare i turni di Cornovero assieme ai Grifondoro? Mi sentirei molto più a mio agio con te >>.
<< Oh, credo che non ci saranno problemi >>.
<< Ottimo >> David le sorrise << Hai dei bellissimi occhi, Lily >>.
Fawcett chinò il capo per guardarli meglio e Lily si sentì le guance in fiamme, ma provò anche uno strano senso di appagamento per il fatto che il ragazzo più bello di Corvonero le stesse facendo un complimento davanti a James Potter. Naturalmente non avrebbe dovuto dirlo a Hestia, ma quelli erano dettagli.
<< Sai, Lily…vorrei chiederti una cosa…>>.
<< Bene, bene, bene >>.
Come volevasi dimostrare, James Potter era comparso sulla scena. Figurarsi se riusciva a trattenersi, per una buona volta. Lily lo fulminò e James sostenne il suo sguardo. Mentre loro due continuavano silenziosamente la loro battaglia di occhiatacce, David, che non si era accorto di nulla, si allontanò nel corridoio con aria delusa. La giovane Evans rivolse a Potter una chiara minaccia di morte, poi rincorse il ragazzo.
<< Scusa, David…che cosa volevi chiedermi? >>.
<< Oh, nulla, te lo chiederò un’altra volta. Ora mi sembri occupata >>.
<< Ma no…Potter sta solo…>>.
<< Esattamente >> intervenne James, avvicinandosi a loro << Anche io devo chiedere una cosa a Evans >>.
Lily lo mandò al diavolo con lo sguardo, ma David le sorrise << Dai, Lily, parleremo un’altra volta, ora torno al mio scompartimento. Ci si vede in giro, Potter >>.
<< Certamente >> James sfoderò uno dei suoi migliori ghigni << Senz’altro, Fawcett >>.
Lily fece appena in tempo a notare una leggera nota ironica nel suo tono, prima che Potter si voltasse con aria irriverente verso di lei e le chiedesse << Esci con me, Evans? >>.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Potter andava avanti con quella dannata litania fin dal secondo anno e ancora non aveva capito la sua risposta.
<< Per l’ennesima volta, Potter, no! >>.
<< Mmm…vorrà dire che alla prossima riunione dei Capiscuola dirò quanto mi sembriate tutti assolutamente ridicoli >>.
Non appena David si fu sufficientemente allontanato da loro, James si voltò con un ghigno per tornare dai suoi amici, ma la ragazza non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare.
<< Potter! Dove credi di andare? >>.
Prima che lui avesse il tempo di girarsi, Lily gli si lanciò addosso, sbraitando, e cercò di dargli un pugno, ma lui la afferrò per i polsi e la immobilizzò senza grande sforzo.
<< Lasciami! >>.
<< Non finché rischi di rovinare la mia bella faccia, Evans >>.
<< Per tutti i gargoyle, Potter, quanto sei superficiale! Perché ti diverti tanto a rovinarmi la vita? Pure Caposcuola! Mi metterai in imbarazzo davanti a tutti e sarà allora che ti ucciderò, sì, ti ucciderò… >>.
Lily continuò a gridargli contro, nel mentre cercava di liberarsi dalla sua stretta. Cavalcare quella sua dannata scopa doveva comunque avergli fatto venire i muscoli, poiché non sembrava costargli un così grande sforzo impedirle di riempirlo di pugni fino a ridurlo ad una poltiglia. Lily Evans, di per sé, non era mai stata una persona violenta. Preferiva risolvere gli scontri con la diplomazia, piuttosto che con le mani, ma ogni volta che c’entrava Potter, le veniva voglia di spaccare ogni cosa. A partire dalla sua faccia…
Nel mentre litigavano, si erano avviati verso lo scompartimento dei Malandrini. Il caso volle che, nel preciso istante in cui loro due arrivavano, Remus stesse uscendo per prendersi un po’ di cioccorane e avesse incrociato anche Mary, così entrambi rimasero piuttosto divertiti dalla scena che si parò loro di fronte: Lily e James stavano avanzando nel corridoio in una sorta di strano valzer, durante il quale lei gli urlava addosso tutti gli improperi che le venivano in mente e lui cercava di impedirle di tempestarlo di pugni alla babbana. La situazione era così comica che Remus esortò anche Sirius e Peter a dare un’occhiata e i due risero così tanto da farsi venire il mal di pancia.
<< L’avevo detto >> disse Sirius, asciugandosi le lacrime agli occhi per via del gran ridere << Ramoso non sarebbe mai tornato da noi del tutto integro, dopo le riunioni dei Caposcuola >>.
In quel momento Lily individuò Remus nel corridoio, così si staccò dalla presa di James e si fiondò tra le sue braccia << Oh, Remus, mi dispiace tanto…ti prego >> ringhiò, indicando James che veniva dietro di lei << Toglimi quell’essere dalla vista! >>.
<< Che cosa le hai fatto? >> domandò Remus all’amico, fingendo uno strano tono burbero.
<< Io?! Ha fatto tutto lei! >>.
Lily ringhiò di nuovo, afferrò una ridente Macdonald, che si era appoggiata a Peter per non rovinare a terra dalle risate, e la trascinò via.
Durante il tragitto cercò di darsi un contegno, ma Mary non l’aiutò affatto, quando le disse << E così, Lils…un’attrazione segreta, eh? >>.
<< Attrazione?! >> esplose di nuovo Lily << Per quell’idiota? Ma sei pazza, Mary? >>.
<< Ho solo fatto una semplice affermazione >>.
<< Io ora me ne vado alla riunione dei Prefetti. Non voglio più sentire una sola parola riguardo questa roba, fingeremo che non sia mai accaduta. Ci vediamo alle carrozze, d’accordo? >>.
<< Va bene, Lily >>.
<< Spera solo che Potter non sia con noi, o è la volta buona che lo uccido >>.

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Capitolo 5
*** Il salvataggio ***


Man mano che si avvicinavano a Hogwarts, il tempo divenne sempre più incerto. Una pioggia torrenziale spruzzava contro i vetri dei finestrini, finchè ogni tanto il sole faceva debolmente una comparsa, per poi essere di nuovo coperto dalle nuvole gonfie. Quando calò il buio, Lily ritornò esausta dalla riunione dei Prefetti e si lasciò cadere sul sedile accanto ad Emmeline, la fronte premuta contro il finestrino per far cessare le continue fitte di mal di testa. Aveva passato buona parte del tempo a discutere con i due Prefetti di Serpeverde, che si ostinavano a contestare ogni singolo ordine dato da lei, oltre che insultarla silenziosamente con occhiate e risatine varie. Cercò di avvistare un primo scorcio del castello di Hogwarts, ma era impossibile attraverso tutta quella pioggia.
<< Meglio se iniziamo a cambiarci >> disse ad un tratto Hestia, svegliando anche Alice dal suo sonno << Non mancherà molto >>.
Lily attese in silenzio che le amiche indossassero la divisa, poi il treno iniziò a rallentare e le cinque ragazze cominciarono a darsi da fare per recuperare bauli e animali, in modo da evitare la baraonda generale. Teoricamente sarebbe stato suo compito sorvegliare i Prefetti, ma Lily lasciò che se ne occupassero i fratelli Bones e seguì le amiche, con la testa che pulsava in modo doloroso.
<< Dai, Lily, porto io la civetta >> si offrì Emmeline, afferrando la gabbietta dalle sue mani e accostandola a quella del suo gatto persiano.
<< Sei sicura? Non è che Cashmere la mangia, vero? >>.
<< Certo che no! Cashmere è una gatta educata >>.
Uscirono a fatica dallo scompartimento e lentamente si avviarono verso gli sportelli, pronte a ripararsi sotto i mantelli per la pioggia torrenziale. La divisa di Hogwarts prevedeva che le ragazze indossassero solo dei calzettoni neri al di sotto della gonna, quindi Lily avvertì immediatamente la gelida aria notturna sulle cosce scoperte e rabbrividì. Scesero sul marciapiede dopo un’eternità e salutarono Hagrid con un cenno, il quale, come ogni anno, stava scortando i piccoli del primo anno alle barche. Era bello vedere che nulla era cambiato.
Fortunatamente le carrozze senza cavalli, che portavano sempre al castello gli studenti dal secondo anno in su, erano già pronte, così le cinque amiche si affrettarono a prenderne una. Da lontano, Lily individuò Rodolphus, seguito dalle due sorelle Black e il resto della banda, che spingeva via alcuni intimiditi allievi del terzo anno, affinché lui e i suoi amici potessero avere una carrozza tutta per loro. Sospirò sonoramente e si preparò ad intervenire, ma Marlene la precedette e ospitò i ragazzi più giovani nella sua. Lily le sorrise nella pioggia e la nuova amica ricambiò.
Sbatacchiando e ondeggiando pericolosamente lungo il territorio accidentato, le carrozze si misero in moto lungo la strada e finalmente il castello di Hogwarts divenne visibile: una massa imponente di torrette che si incastravano perfettamente l’una con l’altra, illuminate delle torce. A quella vista Lily si sentì invadere dal piacere, ma provò anche una fitta di nostalgia, poiché sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe vissuto quel momento. Ma l’idea del banchetto cancellò ogni altro pensiero dalla sua mente. Le riunioni l’avevano sfinita e non era riuscita a mangiare un solo boccone da quella mattina, dunque aveva una gran fame.
Le carrozze si fermarono accanto ai gradini che salivano fino all’immenso portone e la folla di studenti si affrettò ad entrare nel castello, al caldo e all’asciutto. La Sala Grande era sfavillante di luce e i quattro tavoli delle diverse case si riempirono in fretta; i ragazzi si immersero subito in fitte conversazioni, tutti intenti a raccontarsi le vacanze, i pettegolezzi sulle nuove coppie formatesi durante l’estate e a gridare saluti agli amici delle altre Case. Lily si accomodò a metà del tavolo di Grifondoro con le amiche e fortunatamente i Malandrini ebbero l’accortezza di trascinare lontano James, prima che si sedesse accanto a lei.
Fu allora che lo vide. La giovane Evans aveva cercato di tenere lo sguardo basso fin da quando erano scesi dal treno, tuttavia nella Sala Grande dovette affrontare l’inevitabile. Aveva esattamente di fronte la tavolata dei Serpeverde e, non appena alzò gli occhi, individuò subito Severus, stipato fra Avery e Mulciber. Non era cambiato di una virgola, durante l’estate: i soliti capelli lunghi, la stessa aria trasandata, l’espressione all’apparenza scontrosa. Solo qualche nuova ruga di preoccupazione gli solcava il volto ancora giovane e pareva tutto impegnato a studiare il calice di fronte a lui, mentre Avery gli parlava senza sosta. Lily avvertì una fitta acuta al ventre e distolse subito lo sguardo; non che si fosse aspettata un saluto da parte sua, ma che almeno la guardasse , in memoria di tutte le cose che avevano fatto insieme…e invece nulla. Come se la loro amicizia non fosse mai esistita.
<< Oooh, guardate che piccini >> esclamò Hestia.
Lily guardò nella sua direzione e vide avanzare una lunga fila di bambini dall’aria spaventata. Con un sorriso, rammentò che anche lei aveva provato solo terrore, al suo arrivo ad Hogwarts: le gambe non avevano fatto altro che tremarle per tutto il tempo, ma c’era stato Sev a confortarla…
Il chiacchiericcio generale si spense e i nuovi arrivati si allinearono davanti al tavolo degli insegnanti, dove la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro e lo Smistamento ebbe inizio.



Anche i Malandrini avevano trovato posto a metà del tavolo, ma Sirius aveva volutamente tenuto James lontano dal gruppo delle ragazze, prima che la Evans decidesse di scagliargli un incantesimo di Pietrificazione Permanente, che l’avrebbe ridotto ad un sasso per tutta la vita. Naturalmente James aveva protestato, ma l’amico se n’era infischiato delle sue lagne e l’aveva obbligato a sedersi fra lui e Remus, affinché non cercasse di fuggire.
<< E sta’ un po’ fermo, Ramoso >> ringhiò Sirius, cercando di immobilizzare James, che si divincolava al suo fianco.
<< No! >> esclamò disperato James << Voi non capite. Sono sempre stato di fianco a Evans al banchetto di inizio anno…non posso interrompere questa tradizione proprio all’ultimo! >>.
<< James, Lily non ha un bello sguardo >> lo avvisò Remus con voce pacata << Non penso che tu debba disturbarla ulteriormente, oggi >>.
<< Magari ti fa saltare il cervello >> squittì preoccupato Peter.
<< Ma cosa dite, Evans non ne sarebbe mai capace. Sotto sotto, so che le fa piacere la mia compagnia, se no mi avrebbe già ucciso sul serio >>.
<< Ecco, vorremmo evitare questa sgradevole cosa proprio oggi. Ti ricordo, Ram, che c’è la luna piena stanotte…>>.
<< Shsss! >> sibilò Lupin << Vuoi abbassare la voce, per favore? >>.
Sirius lanciò un’occhiata alle loro vicine di posto, una banda chiacchierina di ragazze del quarto anno, che sembravano molto più propense ad ammirare di sottecchi lui e James per preoccuparsi di capire ciò che stavano dicendo.
<< Tranquillizzati, Lunastorta. Nessuno ci sta ascoltando. Stasera, se Ramoso la finirà con le sue scenate, organizzeremo un bel programmino. Per il momento, limitiamoci a sogn…>> Sirius si interruppe di colpo e le parole gli morirono in gola. Deglutì, ma non riuscì più a continuare la frase.
James, che si accorse immediatamente del malessere del suo migliore amico, smise di dimenarsi e seguì la direzione del suo sguardo. Doveva immaginarlo. C’era solo una persona che poteva far ammutolire Felpato in quel modo: suo fratello, Regulus Black.
<< Sirius >> sussurrò James, stringendogli un braccio << Sii forte. Io sono qui. Come tuo vero fratello >>.
Regulus stava attraversando la sala in compagnia delle cugine e di Rodolphus Lestrange. Quando passarono di fianco al tavolo dei Grifondoro, Regulus non gettò nemmeno uno sguardo al fratello maggiore e proseguì dritto fino al suo posto. Somigliava a Sirius in maniera spaventosa, per quanto il suo portamento fosse meno elegante e più autoritario. Ora la sua espressione era sempre contratta nella smorfia di superiorità tipica dei Serpeverde, ma non era sempre stato così.
<< Se n’è andato? >> gli domandò rabbiosamente Sirius, le mani strette a pugno.
<< Sì >> gli rispose Remus, allungando a sua volta un braccio per confortare l’amico << Mi dispiace, Felpato >>.
Peter, pur non avendo capito che cosa fosse accaduto, mormorò qualche parola di conforto e accarezzò la mano di Sirius.
<< Sto bene >> ringhiò Felpato, drizzandosi di colpo e rilassando tutti i muscoli del corpo << Tanto è solo un piccolo arrogante >>.
<< Sicuro? >> gli chiese James. Si preoccupava sempre molto per i suoi amici, ma in particolare per quella testa calda di Sirius Black avrebbe fatto qualunque cosa. Per lui era suo fratello a tutti gli effetti, checché se ne dicesse.
<< Davvero, Ram. Io ormai sono un Potter, non un Black >>.
James lo spintonò amichevolmente con una spalla e gli sorrise, ancora non troppo convinto del suo stato d’animo. Allora Sirius gli passò un braccio attorno alle spalle e gli arruffò i capelli.
<< Ma guardatevi >> commentò Lupin con aria commossa << Sembrate davvero una coppietta >>.
I Malandrini scoppiarono a ridere e la tensione si alleggerì. I bambini del primo anno fecero il loro ingresso e Sirius non mancò di fare i suoi soliti pronostici sullo Smistamento, ma quell’anno vinse Corvonero. Poi apparve dal nulla lo straordinario banchetto e i quattro iniziarono ad abbuffarsi. Felpato lasciò che i tre amici si fiondassero sulle costolette di maiale e si isolò dalla conversazione, fingendo apparentemente di essere concentrato sul cibo. In realtà pensava al fratellino. Che fine aveva fatto quel bambino, appena di un anno più giovane, così simile a lui, che si nascondeva dietro le sue spalle quando Walburga urlava? Dov’era finita quella piccola peste che amava giocare con lui, che lo chiamava “Sir” per prenderlo in giro?
Involontariamente, Sirius si lasciò trasportare indietro nel passato, a due estati prima, quando si trovava ancora a Grimmauld Place. Odiava tutta la sua famiglia, per questo aveva deciso di tappezzare le pareti della sua stanza con talmente tanti poster e foto da coprire il muro sottostante, e aveva assicurato il tutto con un efficace Incantesimo di Adesione Permanente, affinché i genitori non potessero staccare nulla. Oltretutto, aveva esagerato apposta per irritarli: c’erano stendardi di Grifondoro ovunque, come per sottolineare la sua diversità dalla famiglia Serpeverde, poi foto di motociclette babbane e anche alcuni poster di ragazze in costume da bagno che Peter gli aveva generosamente passato, e infine la foto che i Malandrini si erano fatti scattare dopo i G.U.F.O., in bella mostra al centro della parete. Aveva anche altre foto, ma le teneva gelosamente custodite in un cassetto segreto, poiché alcune rappresentavano i momenti più belli della sua esistenza a Hogwarts.
Era solito girare per casa con i colori del Grifondoro e si divertiva sempre ad ammirare l’espressione d’odio dei signori Black: suo padre aggrottava la fronte, ma era sua madre Walburga a dare il meglio di sé, stringendo le labbra fino a farle scomparire e grugnendo come un toro inferocito. Per non parlare di quell’odioso elfo domestico, devoto a sua madre, che erano costretti a tenersi in casa, il quale lo riempiva di insulti e maledizioni imparate da Walburga non appena metteva piede in una stanza.
L’unico a non avercela con lui dallo Smistamento era stato Regulus. Lui ovviamente l’anno dopo era stato smistato a Serpeverde, come voleva la tradizione di famiglia, ma aveva cercato di non allontanare del tutto il fratello, nonostante appartenessero a Case diverse. Per i primi anni le cose erano andate bene, finché Sirius non aveva iniziato a sentirsi sempre più insofferente verso la sua famiglia e aveva cominciato ad esagerare con i suoi atteggiamenti da pecora nera della casata. Regulus, ascoltando di continuo i malumori che regnavano nella famiglia Black, l’aveva pregato di contenersi, ma Sirius non aveva voluto saperne.
<< E perché dovrei? Reg, nemmeno tu sei come loro. Ribellati, maledizione! Vuoi davvero unirti a Voldemort? >>.
<< No, Sir. Sto solo cercando di proteggerti >>.
La situazione era definitivamente precipitata in una cupa serata di agosto, durante le vacanze del suo quinto anno. I due fratelli erano stati mandati a dormire presto, tuttavia quella segretezza aveva insospettito immediatamente Sirius, che si era avvicinato alla ringhiera della scale per sbirciare ciò che avveniva di sotto. Quattro uomini incappucciati erano venuti a far visita ai suoi genitori, che li avevano accolti in casa con mille smancerie. Quando due di loro si erano tolti il cappuccio, il giovane Black li aveva riconosciuti subito per via della tipica capigliatura color platino: si trattava di Abraxas Malfoy e suo figlio Lucius, fresco di diploma a Hogwarts e appena entrato nel Ministero. Aveva sentito anche delle voci sul fatto che sarebbe stato il promesso sposo di sua cugina Narcissa. Gli altri due non li conosceva, ma poco importava: i Malfoy si erano uniti al Signore Oscuro, dunque quelli dovevano essere i suoi seguaci, i fantomatici Mangiamorte.
<< Vogliamo Regulus, Orion >> aveva detto con la sua voce aspra Abraxas Malfoy << Il Signore Oscuro ha bisogno di seguaci >>.
<< Non è troppo giovane? Ha appena quattordici anni…>>.
<< Lucius ne aveva sedici, al momento della sua iniziazione, e non ha fatto storie. Il tuo figlio ribelle non mi interessa, ma un Black come Regulus deve portare il Marchio Nero. Ti prometto che avrà una posizione di valore accanto al Nostro Signore >>.
<< E sia >> aveva acconsentito Walburga, orgogliosa << Un Black non si tira mai indietro. Quando potrà incontrare l’Oscuro Signore? >>.
<< Fra una settimana. Quel babbeo di Silente non avrà scampo, quando ci sarà il nuovo governo >>.
Sirius non aveva voluto sentire altro. Era corso in camera sua, aveva afferrato una sacca e aveva iniziato a riempirla con tutti i suoi averi; aveva sempre saputo che non sarebbe rimasto a Grimmauld Place, tuttavia non avrebbe mai immaginato che il momento della fuga sarebbe giunto così presto. Ma doveva salvare Regulus, portarlo via, prima che venisse trasformato in un burattino nelle mani di Voldemort. Si era precipitato in camera del fratello e l’aveva svegliato, raccontandogli ciò che aveva sentito. Gli occhi di Regulus si erano riempiti subito di panico e Sirius l’aveva esortato a radunare tutte le sue cose, ma il fratello si era mosso a scatti, come se non fosse del tutto convinto della sua idea.
<< Ci puniranno >> aveva continuato a sussurrare, mentre scendevano di soppiatto le scale.
<< E che altro vorresti fare? Restare qui e diventare un Mangiamorte? Dobbiamo andarcene, e anche subito, prima che si sveglino >> aveva sibilato irato Sirius << Ho programmato tutto: prenderemo il Nottetempo e ci faremo ospitare dai Potter, ho già avvisato anche James >>.
<< Perché proprio da loro? >>.
<< Sono certo che ci aiuterebbero. Affiderei a James ogni cosa, persino la mia vita >>.
<< Sarà il primo posto in cui verranno a cercarci! Sirius, tu non capisci…se fuggiamo, metteremo tutti in pericolo! >>.
<< Reg, tu non diventerai un Mangiamorte. Questa è l’unica soluzione che abbiamo. Ti cambieranno, ti faranno il lavaggio del cervello finché non arriverai ad odiare tutti i Mezzosangue, come loro. Diventerai crudele, spietato, una marionetta di Voldemort. Davvero vuoi questo? >>.
<< No…>>.
<< Allora seguimi e non fare domande. Ci siamo quasi >>.
Sirius mormorò un veloce incantesimo di Muffliato su tutta la casa, poi sospinse il fratello verso l’ingresso. James gli sarebbe piaciuto, ne era certo. Magari avrebbero potuto insegnargli come diventare Animagus e allora sarebbero stati di nuovo uniti, esattamente come quando erano bambini…
Sfortunatamente, proprio nell’istante in cui avevano raggiunto la porta, la luce si era accesa e la loro madre, Walburga, li aveva scrutati con aria minacciosa. I loro bagagli lasciavano poco spazio all’immaginazione, tuttavia la donna, anziché punirli, si era posta a braccia incrociate accanto alla porta.
<< Mamma! >> aveva esclamato spaventato Regulus, guadagnandosi una gomitata nelle costole.
<< Andate da qualche parte? >>.
Sirius e Regulus si erano guardati con aria sconvolta, senza sapere che cosa fare. Il fratello aveva già iniziato a tremare di terrore, e forse era stato principalmente questo che aveva fatto scattare il maggiore dei fratelli Black.
<< Stupeficium! >> aveva urlato contro Walburga, che si era schiantata istantaneamente contro la porta.
<< Sirius! >> aveva esclamato Regulus, terrorizzato << Che cosa hai fatto? Hai colpito nostra madre! >>.
Avendo già sentito il rumore dei passi di suo padre sulle scale, Sirius aveva afferrato Regulus per un braccio, cercando di trascinarlo fuori dalla porta, ma lui non aveva accennato a muoversi. Improvvisamente erano stati afferrati per i colletti e sollevati in aria.
<< Dove credete di andate, mocciosi? >>.
Orion Black li aveva trasportati di peso in casa, dove, con la sua calma glaciale, non aveva fatto altro che terrorizzarli ancora di più.
<< Non osate mai più fare una cosa del genere. Potreste pentirvene amaramente >> poi, ignorando del tutto la moglie riversa a terra, li aveva fissati intensamente con i suoi occhi di ghiaccio << Tornate alle vostre stanze, immediatamente >>.
<< Invece ce ne andremo >> aveva ribattuto Sirius, spavaldo.
Il signor Black gli aveva voltato le spalle, come se non lo avesse nemmeno sentito. Ed era stato allora che Regulus aveva gettato i bagagli a terra, piangendo.
<< Che cosa fai? >> aveva ruggito Sirius, scuotendolo.
<< Mi dispiace, Sir. Uno di noi deve restare. I Black hanno bisogno di un erede >>.
<< No, Reg, tu non sei come loro! Non farlo >>.
<< Questo è il mio destino >>.
Poi, prima che Sirius avesse potuto prenderlo per un braccio, il fratello l’aveva spinto oltre la porta e gliel’aveva chiusa alle spalle. Così il maggiore dei Black, ormai reietto, aveva abbandonato per sempre la sua famiglia ed era andato a vivere con i Potter.
E ora Regulus era cambiato, come aveva sempre profetizzato, ed era morto anche tutto l’affetto che li aveva sempre uniti. Era diventato un Mangiamorte, l’erede perfetto dei Black. Aveva fatto la sua scelta.
Improvvisamente Sirius avvertì un gran silenzio e vide che Silente si era alzato in piedi per fare il suo solito discorso di inizio anno. Cominciava anche a sentirsi piacevolmente assonnato, ma lo aspettava una notte di intrighi con i suoi migliori amici, a cui non vedeva l’ora di dare inizio.
<< Molto bene, ora che stiamo tutti digerendo il nostro splendido banchetto, richiederò un attimo la vostra attenzione per i soliti avvisi >> cominciò Silente, osservando con aria allegra gli studenti attorno a lui << A quelli del primo anno, la foresta è severamente proibita a tutti gli studenti…>>.
I Malandrini si scambiarono alcuni sorrisi fugaci, sogghignando sotto i baffi.
<<…inoltre il nostro guardiano, il signor Gazza, mi accenna di ricordarvi che sono proibiti anche duelli e incantesimi vari nei corridoi…>>.
<< A parte quando passa Mocciosus >> sghignazzò James.
<< E tutta una serie di altre cose, che si potranno controllare sulla bacheca accanto al suo ufficio…>>.
<< Penso che andò a dare un’occhiatina >> ridacchiò Sirius << Ho intenzione di usarle tutte >>.
<< Oh, andiamo, Felpato >> protestò debolmente Remus.
<< Osi contestarmi, Lunastorta? Almeno io non ho inviato una tazza dei cessi di Hogwarts alla mia famiglia come souvenir, al contrario del qui presente Ram >>.
<< Inoltre >> continuò Silente, imponendo di nuovo il silenzio << Ho un’ultima cosa da dirvi. Come molti di voi ben sanno, in questo preciso istante sono in circolazione forze oscure che ci minacciano. Lord Voldemort diventa più forte ogni giorno che passa e la situazione è estremamente critica. Non serve che vi dica di mantenere la cautela: ci aspettano tempi bui e difficili. Ma basta ricordarsi di accendere la luce >>.
James lanciò uno sguardo in direzione della Evans e la vide agitarsi sulla panca. Evidentemente le parole di Silente l’avevano molto colpita, poiché si mise subito a parlottare fittamente con la sua vicina di posto.
<< Ma ora vi attende un buon riposo. Domani vi aspettano le lezioni e ci tengo che i miei studenti siano perfettamente riposati. A letto, hop hop! >>.
Centinaia di studenti, che non vedevano l’ora che giungesse quel momento, si alzarono in piedi e iniziarono a uscire a frotte dalla Sala Grande.
<< A dormire, puah >> ridacchiò Sirius, mentre si stiracchiava << Noi abbiamo altro da fare >>.
James guardò di nuovo verso Lily, inconfondibile anche in mezzo a tutta quella folla per via della capigliatura rosso scuro. Aveva salutato le amiche e si stava dirigendo verso i Prefetti di Grifondoro, probabilmente per controllare che facessero il loro dovere con gli studenti del primo anno. La stessa cosa che avrebbe dovuto fare anche lui…
<< Ehi, Ramoso! >> lo chiamò Peter << Vieni o no? >>.
Il giovane Potter parve combattuto per un attimo, poi scosse frettolosamente la testa: quelle erano cose da Evans, non per lui. Certo, gli scocciava evitare un’altra occasione per poter stare un po’ con lei, ma d’altro canto i Malandrini venivano prima di tutto. E poi, avrebbe avuto tutto il tempo di corteggiarla a dovere durante le ronde…
James voltò le spalle a Lily e si nascose fra la folla, pronto ad una notte di avventure con i suoi migliori amici.



Il mattino seguente, svegliarsi fu una vera e propria agonia. La sveglia di Mary trillò alle sette, precisa come un orologio svizzero da oltre sei anni, tranne che durante le vacanze estive, ma nessuna delle cinque ragazze mosse un solo dito per spegnerla. La sera precedente avevano festeggiato il loro ritorno a Hogwarts con una bottiglia di Idromele aromatizzato alla ciliegia portato da Alice e ora avevano tutte voglia di dormire e basta.
Lily spalancò di colpo gli occhi e si stiracchiò, pur avvertendo ancora un gran sonno. La giornata precedente l’aveva stancata molto, fra la corsa al treno, Potter, le riunioni, poi ancora Potter…Oltretutto, era rimasta alzata fino a tardi per controllare i turni dei Prefetti, visto che quell’imbecille non era venuto neanche a darle una mano. Furiosa, era persino andata a cercarlo nella sua stanza, visto che a quanto pareva erano obbligati a collaborare insieme, ma l’aveva trovata vuota. Teoricamente era proibito girovagare per la scuola di notte, ma la cosa non l’aveva sorpresa più di tanto; insomma, si trattava di James Potter, colui che era al di sopra delle regole, in qualunque situazione. Probabilmente lui e Black erano detentori del più alto numero di punizioni mai scontate nella storia di Hogwarts.
<< Oh, insomma >> borbottò Hestia << Qualcuno la vuole spegnere? >>.
<< Mi sta trapanando il cervello >> mormorò Emmeline, premendosi il cuscino sulla faccia.
Alla fine, come accadeva ogni mattina, la più volenterosa fu Lily, che non solo spense la sveglia, ma spalancò anche le tende dei rispettivi letti a baldacchino delle amiche, ignorando i loro lamenti. Poi corse in bagno, prima che Emmeline se lo accaparrasse, e cercò di trasformare la sua aria sconvolta in qualcosa di più simile ad un essere umano. Quando uscì, constatò che le amiche erano tornate a dormire.
<< Non mi lasciate scelta, ragazze mie >> Lily scosse la testa, poi afferrò la bacchetta e se la puntò alla gola << Sonorus >>.
Attese qualche secondo, giusto per dare loro ancora la possibilità di salvarsi, ma nessuna delle quattro mosse un solo muscolo.
Sorridendo, Lily urlò con quanta voce avesse in corpo << Sveglia! >>.
Il suono della sua voce, amplificato dalla magia, ottenne l’effetto sperato: le quattro fanciulle vennero catapultate giù dai rispettivi letti e la violenza dell’impatto le svegliò del tutto.
<< Che cavolo, Lily! >> gridò Mary, coprendosi le orecchie << Avevamo detto solo in casi di estrema necessità! >>.
<< Questo è un caso di estrema necessità >> ribatté l’altra, tornando alla sua voce normale.
Le quattro amiche si vestirono con malavoglia. Come sempre, Emmeline occupò il bagno per ben tre quarti d’ora, facendo uscire dai gangheri Mary ed Hestia. Invece Alice indossò sbuffando la divisa, lamentandosi della scarsa mancanza di colori. Si avviarono tutte insieme in Sala Grande, che era già gremita di studenti che stavano facendo colazione. Mary stabilì di sedersi nella stessa posizione dei Malandrini e Lily occupò il posto accanto a Remus. I quattro avevano tutti un’aria piuttosto stanca, come se fossero stati in piedi tutta la notte, e Sirius Black aveva anche uno strano taglio sul collo, ma Lily stabilì di non farci caso. Preferiva non sapere che cosa avessero combinato.
<< Tutto bene, Evans? >> le domandò Potter, la mano che subito corse ad arruffargli i capelli, nel mentre si stava abbuffando di pancake come se non mangiasse da giorni.
Lily lo studiò disgustata, poi si voltò verso Lupin << Buongiorno, Remus >>.
<< Lily >> la salutò lui.
<< La McGranitt è già passata con gli orari? >>.
<< Temo di no, sta arrivando ora >>.
La professoressa calò su di loro, distribuendo a ciascuno un fogliettino personalizzato, in cui c’erano segnate le materie in cui avrebbero potuto prendere un M.A.G.O. Lily studiò il suo, bevendo un sorso di succo: Incantesimi, Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Erbologia, Aritmanzia, Antiche Rune e ovviamente Pozioni, la sua materia preferita.
<< Oddio, Evans >> commentò James, il quale, senza che lei se ne accorgesse, si era spostato alle sue spalle per sbirciare il suo orario << Abbiamo tutte e due Pozioni alla prima ora! Sarà davvero fantastico fare lezione assieme >>.
<< Sì, Potter >> commentò secca lei << Un vero trionfo >>.
<< Sul serio? >>.
<< No >>.
Sirius per poco non si strozzò con il suo succo di zucca << Ti è andata male, Ramoso. Di nuovo >>.
<< Guardate l’orario di oggi! >> gemette ad un tratto Mary, passando il foglietto fra gli amici << Pozioni, Incantesimi, due ore di Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione…che schifo >>.
<< Dovreste imparare a saltare qualche lezione, ragazze mie >> commentò ridendo Black.
<< Certo che no >> ribatté Lily.
<< Cambierai idea, Evans >>.
<< E cosa te lo fa pensare, Black? >>.
<< Perché il settimo è l’anno dei M.A.G.O. >>.
<< E quindi? >>.
<< Ci sono gli esami, no? Sarà un anno terribile…ma io non ho di certo intenzione di sprecarlo a studiare >>.
Lily borbottò qualcosa sulla sua stupidità, poi si scostò di dosso il braccio che nel frattempo James le aveva posizionato sulle spalle e lasciò la sala, seguita dalle amiche.
<< Quanto è bella >> sospirò James, nel mentre la ammirava uscire a passo di marcia.
<< Posso chiederti una cosa, James? >> osò Lupin, preso dalla curiosità << Perché proprio Lily? Voglio dire, potresti avere molte altre ragazze…>>.
<< E ne ha avute >> rise Sirius << Comunque bella domanda, Lunastorta. Perché Lily Evans? Andiamo, è carina, ma non chissà cosa… >>.
<< Perché lei è come l’arte >> rispose James, continuando a fissare con aria sognante il punto in cui Lily era appena scomparsa << L’arte non deve essere per forza bella, ma deve farti provare qualcosa. Evans è la mia arte, la mia musa ispiratrice >>.
Ci fu qualche attimo di silenzio, durante il quale i tre amici lo fissarono con aria stupefatta, le bocche spalancate. Poi Sirius scoppiò a ridere, con la sua tipica risata simile ad un latrato, seguito subito a ruota da Peter.
<< Penso che questa sia la tua stronzata del giorno, Ram. Lunastorta, ci sei andato giù troppo pesante con lui, stanotte >>.
<< E invece no >> lo rimbeccò Lupin, che stava studiando James con occhi nuovi << Hai detto una cosa bellissima, Ramoso. Mi meraviglio di te >>.
<< Naaah, Ram scherza >>.
James, rimasto imbambolato fino a quel momento, si riscosse dal suo stato di trance e non riuscì a capire perché gli amici stessero ridendo.
<< Forza, andiamo >> disse Remus ad un tratto, alzandosi da tavola << Il vecchio Lumacorno non ci perdonerà, se arriviamo in ritardo >>.
<< Credo che mi addormenterò >> commentò Peter, sbadigliando.
Nel mentre si avviavano verso le segrete per le prime due ore di Pozioni, Lupin lasciò che James e Peter andassero avanti e afferrò Sirius per un braccio.
<< Sai, Felpato >> gli sussurrò << Credo che Lily gli piaccia sul serio >>.
<< A Ram? Ma per favore. Tutto questo ardore è solo perché lei lo rifiuta, altrimenti se la sarebbe già scordata >>.
<< Sirius, tu non sai cosa vuol dire davvero amare >>.
<< Hai ragione, non mi sono mai posto il problema. Fare sesso e basta è più divertente, no? >>.
Remus finse di sospirare con aria seccata, poi lo spintonò scherzosamente e insieme raggiunsero i due amici, pronti a due ore piuttosto spiacevoli in compagnia dei Serpeverde.



Eccolo.
Lily respirò profondamente, nel mentre entrava nell’ormai familiare segreta dell’aula di Pozioni. Il professor Lumacorno l’aveva salutata con aria entusiasta, tuttavia lei non era riuscita a ricambiare adeguatamente, distratta dalla presenza di un’altra persona già in classe. Severus era posizionato al loro solito banco, la testa china, tutto intento a scribacchiare qualcosa sulla sua copia di Pozioni Avanzate. Probabilmente doveva aver scoperto qualche nuova tecnica e Lily dovette trattenersi per non andargli a chiedere di che cosa si trattasse. Sospirò e si accomodò nel banco più vicino alla cattedra assieme a Mary. Con suo sommo disappunto, nella fila opposta alla sua si posizionarono Black e Potter.
<< Non so come faccia a piacerti Pozioni >> borbottò Mary << Figurarsi se mai mi ricorderò una buona volta tutti gli ingredienti…voi pozionisti siete tutti malati >>.
<< Bene, bene, miei cari ragazzi >> cominciò Lumacorno, muovendosi a fatica tra i banchi << Spero che abbiate passato una buona estate…ma ora è tempo di ricominciare a studiare, per questo vi ho preparato questi test, per vedere quanto vi ricordiate dell’anno precedente…>>.
Lily prese la sua verifica e la scrutò velocemente. Benissimo, sapeva tutto. Non che avesse qualche dubbio: amava Pozioni sin dal primo anno, quanto tempo lei e Severus avevano passato a sperimentare, creare, utilizzando ingredienti nuovi e via via sempre più strani!
Lily cominciò a segnare le risposte del test con rabbia. Voleva prendere un voto più alto di Sev. Non sapeva da dove nascesse quel desiderio infantile, ma era più forte di lei. In fondo, anche una Nata Babbana poteva essere un’eccellente pozionista…
<< Pss, Evans >> sussurrò una voce.
Lily cercò di ignorarla. Sapeva perfettamente di chi si trattasse, ma non aveva alcuna voglia di rispondere.
<< Pss…Evans…pss >>.
Sempre più irritata, Lily lanciò una veloce occhiata a Lumacorno, occupato a sbirciare il compito di Avery, poi si voltò a guardare James, soffiandogli << Cosa vuoi, Potter? >>.
<< Fammi copiare >>.
<< Non se ne parla. Lasciami in pace >>.
<< Dai, Evans…una soltanto…>>.
<< Silenzio, laggiù! >> esclamò Lumacorno << Signor Potter, devo ritirarle il compito? >>.
Lily riprese a scrivere, cercando di ignorarlo. Ma era praticamente impossibile, non riusciva più a pensare. Alla fine cedette, così si voltò verso James, che le stava facendo gli occhi dolci.
<< Quale? >> gli sillabò a denti stretti.
<< La 6 >>.
<< Radice di asfodelo in polvere >>.
<< Ti amo, Evans >>.
Lily si lasciò sfuggire un ringhio soffocato, ma abbassò subito la testa non appena Lumacorno si avvicinò a grandi passi verso di loro. Finì il resto delle domande il più in fretta possibile e fu la prima della classe a consegnare.
<< Non mi aspettavo nulla di diverso da lei, signorina Evans >> la gratificò Lumacorno con un sorriso << Può andare a fare un giretto, dica pure che le ho dato io il permesso. Tanto temo che per gli altri suoi compagni ci vorrà ancora un bel po’ >>.
<< Grazie, professore >>.
Lily uscì piano dall’aula, ignorando le frequenti occhiate di James Potter. Per quanto nella segreta facesse freddo, stava sudando, così cercò di farsi aria con le mani, sollevandosi i capelli in una coda. Poi avvertì la porta che si apriva di nuovo e non le servì guardare per sapere chi fosse stato il secondo a consegnare.
<< Ciao, Lily >>.
La ragazza si girò piano a fronteggiarlo << Ciao, Severus >>.
Il mento le tremava dalla voglia di dirgli quanto le mancasse, quanto le mancasse il vecchio Sev, il suo migliore amico…
<< Hai passato una buona estate? >>.
<< Al solito >> le rispose lui. Quella freddezza la fece rabbrividire fin dentro le ossa.
<< Con i tuoi come va? >>.
<< E a te cosa importa? Non ho bisogno dell’aiuto di una Mezzosangue >>.
Ecco, l’aveva fatto di nuovo. Lily avvertì tutta la sua maschera di freddezza e autocontrollo cedere, così si allontanò il più in fretta possibile da lui e si infilò nei bagni delle ragazze, che fortunatamente erano lì a poca distanza. Si chiuse in un gabinetto e si abbandonò ad alcuni minuti di pianto, tirando fuori anche tutte quelle lacrime che aveva trattenuto durante le vacanze per il rapporto ormai distrutto con Petunia. Le due persone che erano state per anni la sua vita, il suo centro, l’avevano abbandonata, una dopo l’altra. Petunia era sua sorella, ma aveva amato anche Sev come un fratello. Ed ora erano ridotti così, a scambiarsi frecciatine in corridoio e a fare a gara su chi fosse più bravo in Pozioni.
Ad un tratto le lacrime finirono. Lily si tastò con una mano gli occhi gonfi e arrossati, così decise di sciacquare il viso con dell’acqua fredda, ma ormai non aveva speranze di poterli far tornare normali. Tutti si sarebbero accorti che aveva pianto. Si riteneva una ragazza piuttosto forte, ma il solo pensiero di dover affrontare le domande delle amiche rischiò di riaprire la fontana. Non era pronta a dire loro che soffriva ancora per Severus. Immaginava già la faccia contrariata di Emmeline, la compassione negli sguardi di Mary ed Hestia, il conforto negli occhi di Alice.
Ormai doveva mancare poco alla fine dell’ora, così decise di farsi forza. Si asciugò il viso in fretta e uscì con aria decisa dal gabinetto, finché non andò a sbattere contro Potter, di nuovo. Era la seconda volta in due giorni che quell’essere le stava fra i piedi…
<< Ehi, Evans, tutto bene? Ti ho vista parlare con Piton… >>.
James era appoggiato accanto alla parete appena fuori dal bagno delle ragazze, come se l’avesse seguita apposta dalla classe, cosa che non fece altro che irritarla.
<< Togliti di mezzo >>.
Lily cercò di scansarlo, ma lui si spostò di lato e le bloccò la strada con un sorriso sghembo sul viso.
<< Potter, levati! >>.
<< Ti ho fatto una domanda >>.
<< Sto benissimo >>.
Lily tentò un passo alla sua sinistra e lui fece lo stesso. Un passo a destra, e lui uguale. La ragazza cercò di non mettersi ad urlare. Perché non la lasciava in pace? Aveva solo bisogno di stare sola.
<< Senti, Potter >> cominciò, ma improvvisamente avvertì un nuovo singulto e le aspre parole di Sev le tornarono in mente. Prima che potesse controllarle, le lacrime ritornarono di nuovo a bagnarle le guance e la fanciulla arrossì violentemente. Quella era l’ultima cosa che voleva, dimostrargli che in realtà aveva un carattere molto fragile.
Tentò invano di fuggire via, ma James la afferrò per i polsi e la trattenne << Ho sentito quello che ti ha detto. Evans, quello sfigato non merita affatto le tue lacrime >>.
Stranamente nel suo tono non c’era alcuna traccia di ironia o di una vaga presa in giro. Dal suo sguardo sembrava sinceramente preoccupato per lei e quella constatazione la fece piangere ancora di più. Borbottando un’imprecazione, James la prese fra le braccia e la strinse forte, in un qualcosa di molto simile ad un abbraccio, secondo la sua mentalità contorta. Lily, sorpresa da quell’improvviso contatto, cercò di divincolarsi, ma lui la tenne ferma e le sussurrò piano all’orecchio, come se stesse parlando ad un animale selvatico.
<< Non piangere, Lily. Ti prego. Non lo sopporto >>.
L’aveva chiamata per nome! Senza sapere bene quali fossero i motivi di quell’improvvisa tregua fra di loro, Lily smise di agitarsi e si lasciò andare fra le sue braccia. Non era del tutto sicura se fosse per via delle parole dolci o per il fatto che stesse tenendo il viso premuto contro il suo petto, bagnandogli tutta la divisa di lacrime, ma avvertiva una strana sensazione di sicurezza. In quel momento sembravano quasi due amici che si consolavano in un momento difficile...
La giovane Evans aveva completamente perso il controllo delle sue emozioni; riusciva solo a pensare al fatto che ormai Sev la odiasse e che non ci fossero più speranze per recuperare almeno un briciolo del loro rapporto. Improvvisamente avvertirono il suono della campanella, che segnalava la fine delle due ore di Pozioni. L’orario di Lily le indicava di recarsi senza indugi alla lezione di Incantesimi, ma non aveva la forza di affrontare tutte le domande dei compagni. Se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo per continuare a restare in quello strano limbo di protezione. Fra le braccia di Potter.
I corridoi iniziarono a riempirsi di studenti indaffarati. Con enorme sorpresa di Lily, James imprecò ancora e qualche secondo dopo, contro la sua volontà, la fanciulla si ritrovò di nuovo nel bagno, per la precisione in un piccolo spazio chiuso.
<< Potter, questo è il bagno delle ragazze >> precisò lei, passandosi rapida le mani sugli occhi e tornando al suo atteggiamento tagliente, per chiarirgli subito che il loro strano momento di tregua era finito.
<< E allora? Sapessi quante volte sono stato qui, Evans…>>.
<< Tu, qui? Che cosa…? >>.
Prima che Lily potesse terminare la frase, un’eco di risatine rimbombò fra le piastrelle del bagno; in una frazione di secondo, James si sedette sul water con una velocità di riflessi straordinaria e la trascinò in braccio a lui.
<< Solleva i piedi, svelta! >> le sussurrò concitato.
Lily obbedì senza protestare e si rannicchiò contro di lui appena in tempo. Due paia di piedi attraversarono il bagno delle ragazze e, dalle voci, Lily le riconobbe come quelle delle due serpi Narcissa Black, sorella minore della terribile Bellatrix, e la Caposcuola Serpeverde Isabella Greengrass.
<< Davvero l’hai vista correre via? >> stava domandando Narcissa.
<< Sì >> rispose ridendo Isabella << Ho consegnato il test dopo Piton e ho fatto in tempo a vederla, mentre fuggiva via da lui. Era ora che Severus la rimettesse al suo posto, quella sudicia Mezzosangue >>.
Lily avvertì lo stomaco stringersi in una morsa e quelle lacrime maledette, che si erano momentaneamente fermate, ricominciarono a sgorgare come un fiume in piena. Avrebbe voluto fiondarsi fuori dal bagno e prendere per il collo la Serpeverde, ma si trattenne a stento.
<< Oltretutto, mia sorella ha dei problemi con Rod >> continuò Narcissa << Da quando ha rivisto la McKinnon sul treno, non parla che di lei >>.
Lily trasalì, dietro la porta del gabinetto << Marl…>>.
James le posizionò una mano davanti alla bocca e con l’altro braccio le strinse la vita, imponendole il silenzio. La giovane Evans sospirò, chiedendosi come avesse fatto a finire in quella situazione. E lei che aveva anche sperato in un ritorno a scuola tranquillo…quel primo giorno si stava già trasformando in un incubo.
<< Non eravate amiche? >>.
<< Una volta, forse. Ma da quando si è messa a frequentare la feccia, non voglio più averci nulla a che fare >>.
<< Dovremmo darle una lezione >>.
<< Oh, Bella lo farà. Così la piccola Marlene imparerà che bisogna tenere le manine a posto, quando c’è di mezzo il fidanzato di un’altra >>.
<< Spero tanto che la cruci…Bella è una maestra in quello >>.
Lily si slanciò in avanti, avvertendo il sangue ribollirle nelle vene. Era davvero troppo. Cercò di afferrare il chiavistello del bagno per uscire e fiondarsi sulle due serpi, ma i riflessi di James furono più veloci della luce; in un lampo le immobilizzò le braccia e la strinse ancora più forte.
<< Non farlo. Non ne vale la pena >> le sibilò accanto all’orecchio.
Lily ci rifletté su un attimo, poi decise che aveva ragione, anche se con lui non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura. Avrebbe avvertito Marlene di guardarsi da quella pazza furiosa di Bellatrix Black, poi per il resto avrebbe cercato di ignorare le continue coltellate a tradimento che riceveva da parte di Severus.
Con un sospiro, si abbandonò contro il petto di James. Narcissa continuò a cianciare delle sue cose, tanto che Lily si domandò irritata quando finalmente avrebbero deciso di abbandonare il bagno. Tuttavia, involontariamente, il suo corpo stava iniziando a rilassarsi e fu allora che cominciò a notare alcune cose davvero inquietanti. Come il calore del petto di Potter, premuto contro la sua schiena. Come il suo respiro leggero che le solleticava il collo, facendole venire la pelle d’oca. Come il suo braccio attorno alla vita. Il rossore le colorò le guance e Lily ringraziò il cielo che lui fosse dietro di lei e non potesse vederla, o sarebbe stata la sua fine. Non voleva assolutamente essere come tutte le altre ragazze che arrossivano in sua presenza. Non doveva lasciarsi condizionare, in nessun modo. Ma che diamine, odiava Potter! Non ci sarebbero stati pericoli.
Fortunatamente, prima che la sua mente potesse produrre altre strane paranoie, la due arpie decisero di abbandonare il bagno. Ma, poco prima di uscire, fra i loro schiamazzi Lily colse un altro brandello di frase.
<<…sai, ho intravisto Potter prima in corridoio, non è male…se non fosse un traditore del suo sangue, giuro che potrebbe piacermi…>>.
<< Cissy! Vuoi dirmi che è meglio di Lucius Malfoy? >>.
<< Certo che no, ma Lucius non è più qui e io avrò pure il diritto di rifarmi gli occhi, no? >>.
<< Io trovo più attraente tuo cugino Black…>>.
Le loro risate si allontanarono nel corridoio e nel bagno calò finalmente il silenzio. Lily trattenne a malapena un conato di vomito: persino quell’oca di Narcissa Black era attratta da Potter. Ma cos’aveva di tanto speciale, quel damerino arrogante? Ricominciò ad avvertire quella strana sensazione di calore e si sentì invadere dal panico, ricordando che lei era stata abbracciata proprio a James Potter fino a quel momento. Con un sussulto, si divincolò dalle sue braccia e si appiattì contro il muro del gabinetto come un animale impaurito. Aveva assolutamente bisogno di uscire da lì, prendere una boccata d’aria che non fosse il suo odore e rimettere un po’ di ossigeno nel cervello, lontana da lui. Peccato che lo spazio fosse così ridotto che James ne occupava più della metà, stando seduto sulla tazza.
<< Fammi uscire, Potter >> gli ordinò secca, scuotendo la chioma rosso scuro << C’è cattivo odore >>.
Lily lo guardò male, come se la puzza provenisse da lui, ma in realtà profumava di menta e la sua divisa lavata di fresco sapeva di bucato. Potter era troppo arrogante per offendersi; sorrise e si alzò in piedi, ma poi rimase fermo davanti alla porta, guardandola dall’alto del suo metro e ottantacinque. Si avvicinò, piano, sempre di più. Terrorizzata, Lily continuò a fissarlo, immobile, tremando come una foglia, ma, all’ultimo secondo, quando ormai i loro visi erano a pochissime spanne di distanza, James aprì la porta del bagno e si spostò di lato, lasciando libero il passaggio.
Lily si fiondò fuori dal gabinetto quasi correndo, con il cuore a mille, respirando a pieni polmoni un po’ d’aria senza l’odore di Potter. Fortunatamente le lacrime erano cessate, dunque era pronta a tornare alla carica con il suo stile battagliero.
<< Chiariamoci subito, Potter. Questa avventura nel bagno non cambia le cose tra di noi. Io non verrò con te a Hogsmeade, né uscirò mai con te >>.
<< La definisci un’avventura, Evans? >>.
James si appoggiò ad uno dei lavandini e infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans che portava al di sotto della divisa. Oggettivamente, bisognava ammettere che aveva davvero un bel fisico. Forse tutte quelle ore passate a cavalcare la sua stupida scopa gli erano servite a qualcosa. Inoltre, aveva dei bellissimi e folti capelli neri, due occhi nocciola luminosi…se non fosse stato così cretino, James Potter sarebbe stato proprio un bel ragazzo. Oltretutto, era secondo solo al suo migliore amico Black, che faceva stragi di cuori a causa della sua bellezza trasandata. Quei due dovevano essersi proprio trovati.
<< E come altro dovrei chiamarla? >>.
<< Mmm, vediamo…salvataggio? >>.
<< Nemmeno per sogno. Io ti odio, James Potter >>.
<< L’odio è un’emozione forte, passionale. Mi piace >>.
<< Te la faccio vedere io la passione >> borbottò Lily fra i denti << L’assassinio è il crimine passionale più comune >>.
<< Eddai, non essere sempre tragica, Evans! Ti ho anche salvata…>>.
<< Allora ti ringrazio per il tuo…ehm, conforto, ma le nostre strade si separano qui. Ora, se vuoi scusarmi, grazie a te sono in ritardo per la lezione di Incantesimi >>.

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Capitolo 6
*** Buon sangue non mente ***


Lily abbandonò James nel bagno senza troppe cerimonie - anche se, teoricamente, sarebbe stato lui a dover uscire – e corse a perdifiato fino all’aula di Incantesimi. Era in ritardo di ben venti minuti e il professor Vitious, per quanto lei fosse una delle studentesse più brillanti del suo corso, non fu molto contento. La giovane Evans si scusò più volte, cercando di evitare le strane occhiate che le rivolsero sia le amiche, sia i Malandrini. Qualche istante dopo arrivò anche James e la scena si ripeté, ma per fortuna lui ebbe l’accortezza di andare a sedersi verso il fondo della classe, ben lontano da lei.
<< Dov’eri finita? >> le sibilò Mary, una volta che si fu accomodata accanto a lei.
<< Lunga storia >> ribatté Lily, nascondendo il viso fra i capelli lunghi.
<< Andiamo, Lils >> Alice si sporse dal banco dietro, assieme a Emmeline ed Hestia << Racconta, tanto Vitious sta facendo il ripasso per i Tassorosso. Ti abbiamo persa dopo il test di Pozioni…>>.
<< Sì, beh io ho…ho parlato con Severus >>.
<< Oh, ci risiamo >> sospirò Emmeline << Che cosa vuole ancora? >>.
<< Lui…mi ha insultata di nuovo, ma poi Potter mi ha intrappolata nei bagni e non sono riuscita ad arrivare in tempo…>>.
<< Aspetta, che cosa ha fatto Potter?! >> esclamò Mary con gli occhi spalancati.
<< Shsss! >> la zittì Lily, dandole una gomitata.
Due ragazzi di Tassorosso si voltarono incuriositi verso di loro e la giovane Prewett li rimbeccò << Che avete da guardare? Questa è una conferenza privata >>.
Lily sospirò, irritata. L’ultima cosa che le mancava in quella giornata disastrosa era che tutta la classe venisse a conoscenza del fatto che era stata chiusa in un gabinetto con James Potter. Mormorò il più velocemente possibile la vicenda anche alle amiche, poi si preparò ai loro commenti.
<< Wow >> Mary fu la prima a riprendersi dallo stupore e disse, parlando pianissimo << Quindi lui ti ha…intrappolata nel bagno? >>.
<< Esattamente >>.
Lily evitò di sottolineare che era stato per lo più un salvataggio, proprio come l’aveva definito James, ma non avrebbe mai potuto ammetterlo davanti ad Alice, che da anni fantasticava su un loro futuro matrimonio. Si sarebbe sicuramente montata la testa.
<< Galante >> fu il commento di Emmeline.
<< Io penso che sia stato molto romantico >> ribatté Alice << Tu, lui e il water…>>.
<< Taci, Prewett. O spiffero a tutti cosa combini con Frank >>.
<< Comunque >> intervenne Hestia, assumendo una strana aria sognante << James Potter è uno dei ragazzi più affascinanti della scuola. Non mi dispiacerebbe restare chiusa con lui in bagno per qualche ora >>.
<< Oh no, Hestia, anche tu…>>.
<< Perché, quale altra ragazza ha le mie stesse perversioni? >>.
Prima che Lily potesse rispondere, il professore le richiamò all’ordine e le fece esercitare in alcuni incantesimi che avevano imparato l’anno scorso. Richiese anche le formule non-verbali e per qualche istante la classe fu immersa nel silenzio totale: solo gli incantesimi volavano da una parte all’altra. Era divertente osservare i compagni paonazzi e tesi, mentre cercavano di formulare gli incantesimi senza parlare. Ormai erano richiesti da quasi tutti i professori, dunque le ore di Erbologia, durante le quali almeno si poteva ancora chiacchierare, erano diventate un vero sollievo.
Qualche istante dopo li raggiunse il suono della campanella, così Vitiuos diede loro il permesso di andare e gli studenti si avviarono verso la Sala Grande per il pranzo. Poi tutte e cinque le ragazze Grifondoro avevano un’ora buca prima della lezione di Trasfigurazione, ma, anziché studiare, preferirono uscire all’aria aperta e fare una passeggiata fino al lago. La pioggia torrenziale della sera prima aveva lasciato il terreno un po’ umidiccio, ma c’era il sole e l’aria era più frizzante che mai, come se fosse una giornata primaverile. Mary, Hestia ed Emmeline si accesero una sigaretta e persino Alice volle provare a fare qualche tiro, rischiando quasi di strozzarsi a furia di tossire. A Hogwarts c’erano molti divieti, ma nessuno aveva mai pensato di proibire il fumo agli studenti. Lily aveva sempre creduto che fosse per il fatto che era un vizio tipicamente babbano, visto che, se anche fosse scoppiato un incendio, avrebbero potuto spegnerlo in un batter d’occhio, grazie alla magia. Ogni tanto aveva provato anche lei qualche sigaretta di Mary, ma fumare non le era mai particolarmente piaciuto.
Dopo la passeggiata, si avviarono con calma verso l’aula di Trasfigurazione. Essendo molto presto, la McGranitt stava ancora facendo lezione a quelli del secondo anno, ma anche alcuni Corvonero del settimo anno erano arrivati di buon’ora come loro. David Fawcett salutò Lily con l’occhiolino e lei arrossì, sperando che Hestia non avesse notato nulla. Poi andò a salutare Marlene e, dato che si trovavano abbastanza lontane dal resto del gruppo, le sussurrò anche la conversazione che aveva origliato fra Narcissa e Isabella.
<< Cissy è una stupida >> fu il commento finale di Marlene << Quanto a Bella, se vuole attaccarmi, sono pronta. Quando vuole, dove vuole >>.
La ragazza si scostò i lunghi capelli neri dal collo e Lily la studiò, affascinata. Provava sempre di più affetto e ammirazione per lei, tanto che arrivò a chiedersi come mai non si fossero né parlate, né frequentate prima di quell’ anno. Era come parlare con una sorella.
<< Ciao! >> disse Alice, frapponendosi fra Lily e Marlene con il suo sorriso smagliante << Tu sei Marlene McKinnon, vero? >>.
Lily fu contenta nel constatare che le quattro amiche accolsero piacevolmente Marlene nel loro gruppo, come se la conoscessero da sempre. Non che loro fossero diverse, avevano fatto la stessa cosa con lei solo l’anno scorso. Erano davvero delle brave ragazze e Lily si sentì orgogliosa di averle come amiche.
Qualche istante dopo, poco prima che la McGranitt aprisse la porta per far entrare i nuovi allievi, giunse anche Remus, trafelato. Aveva accompagnato Peter e Frank a Cura delle Creature Magiche, poi era andato alla Torre dei Grifondoro per andare a Trasfigurazione assieme a James e Sirius, ma non li aveva trovati. La cosa non l’aveva sorpreso più di tanto, poiché, durante il pranzo, aveva sentito dire che Felpato era riuscito ad ottenere un appuntamento con due ragazze molto carine del sesto anno di Tassorosso; quei due erano davvero incredibili, il primo giorno non era nemmeno finito ed erano già pieni di appuntamenti galanti.
Lily gli sorrise e lo stomaco di Remus fece una capriola. James aveva perfettamente ragione, riguardo la sua bellezza; in quel momento Lily appariva particolarmente radiosa e la luce che entrava dalle finestre faceva scintillare i suoi occhi brillanti ancora di più. Molte volte si era domandato se ciò che provava per Lily fosse davvero amore o solo semplice affetto. Senza dubbio provava dei sentimenti forti per lei, non solo perché era una strega singolarmente dotata e molto affascinante, ma soprattutto perché lei sapeva. Lily Evans era la sola donna, a parte sua madre, a essere a conoscenza della sua natura di licantropo. E non l’aveva mai allontanato, anzi, gli era stata vicina e l’aveva aiutato a superare le sue crisi. Aveva visto qualcosa di buono in lui…che lui non era mai riuscito a vedere in sé stesso.
I Grifondoro e i Corvonero si accomodarono nella classe, pronti ad iniziare la lezione di Trasfigurazione. Potter e Black entrarono giusto l’ultimo minuto prima che suonasse la campanella, con le solite arie arroganti e il sorriso sulle labbra. Il brusio cessò all’istante e Lily avrebbe potuto giurare di aver sentito due ragazze di Corvonero sospirare sonoramente.
Come al solito, Sirius Black aveva attirato tutti gli sguardi femminili su di sé. Era piuttosto compiaciuto del suo ingresso da rock star e, grazie alla sua solita andatura spavalda, concentrò tutti gli ormoni delle fanciulle presenti sulla sua persona, soprattutto quando passò il libro di Trasfigurazione da una mano all’altra e si mandò indietro i capelli spettinati a regola d’arte con un gesto di distratta eleganza. I suoi jeans erano un poco calati sui fianchi, così, quando sollevò le braccia, si intravide un lembo della sua pelle.
Lisa Edgecombe, una Corvonero da sempre innamorata di lui, sospirò appassionatamente poco lontano da Lily e sussurrò << Oddio, quanto è perfetto…me lo mangerei tutto! >>.
Marlene, seduta accanto a lei, la ignorò, ma l’altra sua amica rispose << Oh, sì…e per contorno quel bel bocconcino di Potter…>>.
Alice ed Hestia, che stavano ancora ciarlando sull’avventura di Lily nel gabinetto, ebbero l’accortezza di zittirsi all’istante, non appena i due Malandrini vennero verso di loro. Lily afferrò la piuma e aprì immediatamente il quaderno, fingendo di dover rileggere degli appunti…peccato che era il primo giorno e non ne aveva ancora presi. Le mani iniziarono a sudarle e avvertì le guance infiammarsi dal rossore. Perché era così nervosa? In fondo, aveva già chiarito a Potter che le cose fra loro non sarebbero cambiate, salvataggio o meno.
James prese posto esattamente dietro di lei e le si rigirò lo stomaco dal nervosismo. Lo sentiva ridacchiare per qualcosa assieme a Black, poi Remus intervenne, dicendo loro di darci un taglio, e Lily lo ringraziò mentalmente per la sua prontezza. Un’altra risatina e l’avrebbe preso a schiaffi.
Proprio quando stava ormai cominciando a rilassarsi, dopo aver finalmente accettato l’idea che quell’essere fosse dietro di lei, James le diede un colpetto sulla spalla con la piuma. Lily non si mosse, stringendo le labbra. Che nervoso…un altro colpetto, questa volta più deciso.
Alla fine si voltò di scatto, sibilando furiosa << Cosa c’è? >>.
Forse il suo tono era stato un po’ troppo alto, perché James sorrise. L’intera classe puntò gli occhi su di loro e molti iniziarono a domandarsi cosa sarebbe successo quella volta. Tutta Hogwarts sapeva che l’ora di Trasfigurazione era il momento preferito da James Potter per mandare Lily Evans fuori dai gangheri. L’ultima volta James era stato trasformato in un porcospino.
Potter si inclinò in avanti per non farsi sentire dai suoi amici e le mormorò << Mi devi una divisa nuova, Evans >>.
<< Che intendi dire, Potter? >>.
<< Ho scoperto >> continuò lui, mellifluo << Che è tutta macchiata di lacrime…>>.
Lily sollevò gli occhi al cielo, consapevole di doversi scusare, ma proprio non ci riuscì. Qualsiasi azione riguardante il campo delle scuse e del perdono diventava estremamente difficile con James Potter.
<< Ricorda, Evans, che sei in debito >>.
La campanella suonò, ma Lily non voleva cedere << Io non ti devo un bel niente >>.
<< Ma io ti ho salvata >>.
<< E con ciò? Non avevo bisogno del tuo intervento >>.
<< Non sono d’accordo…>> James si sporse sul banco in modo che i loro visi fossero a pochi centimetri di distanza << Tu avevi bisogno di me >>.
Una parte di lei avrebbe voluto mandarlo a quel paese, ma Lily strinse i denti e si voltò. Soltanto in quell’istante la professoressa McGranitt si schiarì rabbiosamente la voce e si rese conto che l’intera classe li stava guardando, praticamente ipnotizzata. Per miracolo, non era successo nulla: la Evans aveva mantenuto Potter illeso.
<< Che cosa sta succedendo? >> domandò sottovoce Mary a Emmeline, sorridendo << Lily non ha ridotto James in poltiglia >>.
<< Non è da lei, in effetti >> rispose l’altra, osservando sospettosa i due in questione << Forse nei bagni è scattato qualcosa…>>.
Lily, arrossendo violentemente, si aggrappò al bordo del banco. Ne aveva abbastanza di Potter, per quel giorno. Un’altra parola e altro che Bellatrix Black e la Maledizione Cruciatus, avrebbe dovuto temere ben di peggio.
Improvvisamente vide che le era arrivato un biglietto sul banco. Prima che la McGranitt lo notasse, lo aprì e lo infilò sotto il libro, poi sollevò piano un bordo e lesse:

Accidenti, Lily! Che diamine succede fra te e Potter? Alice.

Capendo che ormai non sarebbe più riuscita a stare attenta, Lily scribacchiò in fretta:

Non ne ho idea, non mi lascia in pace. Fate qualcosa! Lily.

Il biglietto passò velocemente di mano in mano alle amiche e ben presto iniziò una vera e propria discussione celata.

Neanche per sogno! L’aria in classe era bollentenon è che è successo qualcosa fra voi due che non vuoi dirci? Alice.

Assolutamente no! Ti pare, Prewett? Lui non mi piace, ficcatelo in quella tua testaccia dura, è un cretino, imbecille, deficiente…insomma, sai la lista. Lily.

Secondo me sbagli a giudicarlo, Lily. In fondo non è male e tutti sanno che è pazzo di te da anni. Mary.

Zitta, Macdonald. La prossima volta ci vai tu in bagno con lui. Lily.

No, ci vado io! Hestia.

Tanto meglio. Ora lasciatemi in pace, vorrei seguire la lezione, grazie. Lily.

Mi spiace dirlo, cara Lily, ma voi due stareste proprio bene assieme. Marlene.

Oh no, avevano traviato anche lei. Lily stropicciò il biglietto con le mani e, approfittando dell’attimo in cui la professoressa McGranitt era girata verso la lavagna, si voltò per fulminare la McKinnon con un’occhiataccia. Marlene le rispose con un sorrisino innocente e la giovane Evans non poté fare a meno che ricambiare. Era impossibile restare irritati con lei.
Fortunatamente il resto della giornata filò liscio. Lily si liberò della presenza di James andando alla lezione di Aritmanzia, dove la sua povera mente riuscì finalmnente a rilassarsi dalla continua tensione che le creava quel ragazzo. Fu quasi felice quando la professoressa Vector le assegnò una traduzione per il giorno seguente, almeno avrebbe avuto una scusa decente per cenare in fretta e andare in biblioteca, luogo dove, ne era certa, James Potter non avrebbe mai messo piede.



La stanza era immersa in una nube di fumo tossico. Peter aprì la finestra e l’aria fresca circolò fra i letti, dando un po’ di sollievo al povero Lupin. Non aveva mai rimproverato nulla ai suoi amici, né le loro peggiori bravate, di cui spesso era l’architetto generale, né i loro atteggiamenti arroganti, ma il fumo era la cosa che forse lo infastidiva di più. Non solo le sue narici soffrivano più degli altri, ma gli scocciava avere sempre i vestiti che puzzavano, cosa ormai di routine con ben tre fumatori nella stessa stanza. Stava cercando di fare i compiti di Pozioni e tutto quel fumo passivo gli stava mandando in cancrena il cervello. Sirius, ben sapendo di infastidirlo, si accese l’ennesima sigaretta e gli soffiò in faccia.
<< Dannazione, Felpato, che schifo! >> Remus chiuse il libro e se lo sventolò davanti alla faccia << Sai che non mi piace >>.
<< Hai scelto i compagni sbagliati, Remus >> ridacchiò Frank Paciock, sdraiato a pancia in su sul letto con un mozzicone in mano.
<< Me ne rendo conto solo ora…Frank, tu non dovresti essere con Alice? >>.
<< Stasera no…fanno cose da ragazze. Vero, James? >> il giovane Paciock, non ricevendo risposta, lo chiamò << James? >>.
Erano ore che James se ne restava a guardare fuori dalla finestra con aria sconsolata, strimpellando qualche nota malinconica sulla vecchia chitarra classica che aveva portato da casa. Suo padre amava tutto quel genere di cianfrusaglie babbane e James aveva cercato di impegnarsi a suonarla, con la stessa lena che dedicava al Quidditch. I suoi libri giacevano immacolati davanti al letto, segno che non aveva nemmeno tentato di iniziare i compiti. La sua mente era troppo concentrata su colei che ormai lo ossessionava da anni: Lily Evans.
<< Ci penso io >> Sirius lo raggiunse e gli passò la sigaretta << Tieni, Ram. Mi sa che ne hai bisogno >>.
James ringraziò l’amico con lo sguardo, lasciò giù la chitarra e aspirò una prima boccata di fumo intenso. La gola gli bruciò, poiché non era abituato a fumare quanto Sirius, ma la nicotina ebbe il miracoloso potere di calmarlo.
<< Di’ qualcosa >> lo supplicò il giovane Black, facendogli gli occhi dolci << Non mi piace vederti in questo stato, amore mio >>.
Finalmente James si aprì in un sorriso << Ma piantala, Felpy >>.
<< Si può sapere che cos’hai? Non hai detto una parola >>.
<< Sì, invece >> borbottò James << Ora sto parlando >>.
<< Sei arrabbiato? >> gli domandò Peter.
<< Tanto lo sapete benissimo. Oggi l’ho aiutata e lei…lei nemmeno mi vuole parlare! >>.
I quattro amici si lasciarono andare ad un sospiro collettivo. Ora erano perfettamente chiari i motivi del malumore di James. Gli stessi che accadevano più o meno dal secondo anno.
<< Oh, Ramoso >> sospirò Sirius, dandogli una pacca di solidarietà sulla spalla << Sai che sono sempre dalla tua parte…ma, dannazione, perché non la lasci perdere una buona volta? >>.
<< Non ci riesco >>.
<< Si può sapere che cosa ci trovi? >>.
<< Beh, è bella…>> intervenne Frank << Alice mi parla molto bene di lei >>.
<< Non è solo bella…lei è anche intelligente, spiritosa…perfetta…>>.
<< Ma se non fate altro che litigare! >>.
<< Non importa. A volte non sento nemmeno ciò che mi dice, ma solo perché amo ascoltare la sua voce >>.
<< Cosa, Ram? >>.
<< Non essere così sconvolto, Felpato. Mi piace quando la Evans mi parla, a prescindere da che cosa mi voglia dire, che siano insulti o semplicemente di levarmi dai piedi. Mi piace il semplice fatto che voglia dirmi delle cose, proprio a me, James Potter >>.
<< Tu sei tutto matto, Ramoso. Ti sei bevuto il cervello a cena? >>.
<< Ma se è così importante per te, non puoi cercare di essere meno arrogante, quando sei con lei? >> ribatté acidamente Remus.
<< Gli stai dicendo che deve cambiare per la Evans? Per una ragazza? >> gli occhi del giovane Black erano fuori dalle orbite.
<< No, solo di essere meno buffone >>.
<< Allora dimmi cosa fare, Remus >> James si voltò a guardarlo con aria disperata << Ho cercato di dimostrarle che sono cambiato, non ho ancora toccato Mocciosus, l’ho aiutata oggi, quando stava male per lui…che altro dovrei fare? >>.
<< Non lo so, James, non sono nella testa di Lily >>.
<< Io…non ce la faccio a vederla sempre triste per Piton >> James si passò una mano fra i capelli << Forse potrei…aiutarli a fare pace, non so…>>.
Sirius, Peter e Frank scoppiarono in una risata fragorosa, come se James avesse fatto una battuta esilarante, ma dalle occhiatacce di Lupin compresero che in realtà l’amico diceva sul serio.
<< Ok, allora è ufficiale >> dichiarò Sirius.
<< Che cosa? >>.
<< Il nostro Ram è innamorato >>.
<< E perdutamente, aggiungerei >> rise Peter.
<< Cosa? No…>> involontariamente, James arrossì.
<< Ah! La prova finale…sei rosso come un pomodoro, amico >> ridacchiò Frank.
<< Siete degli imbecilli, la Evans mi piace, è bellissima e stupenda, ma non penso di… >>.
<< Se se, Ram. Ma dai, ti rendi conto di ciò che dici? Hai proposto che Lily dovrebbe far pace con Mocciosus! >>.
<< Andiamo, ragazzi, uno spirito libero come me, in una storia seria? Voi dovreste sentirvi, non esiste proprio. Mi sentirei in gabbia, avete idea del numero di ragazze che mi sono portato a letto? >>.
<< Di certo meno di me >>.
<< Beh, Felpato, tu sei un caso a parte. Insomma, non potrei mai intrappolarmi con una come Lily tutta la vita…che incubo, vero? >>.
Gli amici lo guardarono con aria accondiscendente, mentre lo lasciavano ad auto convincersi delle proprie parole. Sirius si accese un’altra sigaretta e ne passò una anche a Peter, sospirando. James era proprio andato, ma non ne poteva più di vederlo triste ogni volta che Lily Evans non lo guardava in faccia. Quella ragazza gli stava facendo del male. E nessuno poteva fare del male a James, non sotto il suo naso. Doveva salvarlo, prima che la sua salute mentale ne risentisse del tutto. E avrebbe iniziato proprio dalle ronde.



Quella sera, Lily salutò le quattro amiche come se fosse in procinto di andare al patibolo. L’attendeva infatti un compito molto difficile, per il quale avrebbe dovuto utilizzare tutta la sua forza di autocontrollo: una lunga, anzi lunghissima ronda in compagnia di James Potter. Dal primo giorno di scuola erano passate circa due settimane, durante le quali Lily aveva fatto in modo di evitare James il più possibile. Era arrivata in ritardo alle lezioni che avevano in comune per occupare con cura il posto più lontano da lui, aveva saltato i pasti nelle ore in cui sapeva che ci sarebbe stato anche lui con i suoi amici, si era rifugiata a studiare in biblioteca, affinché lui non potesse trovarla. Naturalmente Potter non era stato impassibile, aveva cercato di parlarle e più volte le aveva bloccato l’ingresso o l’uscita dalla Torre di Grifondoro, se prima non gli avesse dato il “buongiorno” o la “buonanotte”; quell’anno era diventato più pressante del solito, ma Lily era certa che non gli avrebbe mai ceduto. Provava persino compassione per quella fila di ragazze che sbavavano dietro a lui e al suo amichetto Black. Voleva solo essere lasciata in pace a studiare. Era così difficile da capire?
In ogni caso, quella sera avrebbe dovuto affrontare l’inevitabile. Aveva cercato di rimandare il loro turno insieme nella ronda il più a lungo possibile, ma ora era giunto il momento. Oltretutto, il professor Silente non aveva ancora risposto alla sua richiesta di sollevare James dall’incarico poiché non adatto.
Anzi, aveva sorriso e le aveva detto con aria enigmatica << Ci penserò su, signorina Evans. Nel frattempo, lei faccia il suo dovere e aiuti anche il signor Potter >>.
Quanto avrebbe voluto Remus al suo fianco, quella sera! Si sarebbe certamente divertita molto di più. Sarebbe stata a suo agio, avrebbero parlato di libri e molte altre cose…le veniva quasi da piangere.
<< Oh, andiamo, Lily, non essere ridicola >> la rimbrottò Emmeline << Non devi mica andare al patibolo, è solo una ronda >>.
<< Voi non capite >> Lily tirò su col naso << Sarà un vero incubo. Potter…>>.
<< Perché invece non ti sforzi di conoscerlo meglio? >> domandò Mary.
<< Cos’altro devo sapere di lui? Arrogante, superficiale, l’unico suo interesse è quel dannato Boccino che si porta sempre in tasca, neanche fosse un trofeo…>>.
<< James non è solo questo, Lily >>.
<< E tu che ne sai, Alice? >>.
<< Beh, sai, uscendo con Frank, ho frequentato ogni tanto anche James e Sirius. Credimi, sotto quella facciata di arroganza, sono dei grandi. Oltre che dei veri geni >>.
Lily fece spallucce, smettendo di ascoltarla. Afferrò il mantello e uscì dalla stanza senza dire una parola. Alice era sempre stata facilmente condizionabile, probabilmente aveva visto fare a Potter e Black qualche gesto galante ed era arrivata persino a pensare che fossero gentili. Ma che sciocchezza, Potter gentile! Si mise a ridere da sola lungo le scale e due ragazze del quarto anno la guardarono stranite.
James la stava aspettando di fianco al ritratto della Signora Grassa, pronto per uscire. Anche lui indossava un mantello per ripararsi dal freddo e la spilla da Caposcuola gli brillava sul petto.
<< Andiamo, Evans? >> le domandò, non appena la vide arrivare.
Nessuna punzecchiatura, nessun complimento, nessun tentativo di approccio fisico. Strano, molto strano…
<< Mi sembra impossibile che tu sia puntuale >> ribatté acida lei. Era inutile, non riusciva proprio a essere cortese con lui, dopo quella volta al lago.
<< Mi fa piacere essere riuscito a sorprenderti >>.
Lily ignorò il suo ultimo commento e uscì dalla Torre mulinando i lunghi capelli rosso scuro, subito seguita da James. Di notte Hogwarts poteva trasformarsi in un luogo molto sinistro, per questo accese subito la bacchetta. Avvertì James al suo fianco fare la stessa cosa, e si sentì stranamente rincuorata dalla sua presenza.
<< Allora >> cominciò lui, ma Lily lo interruppe seduta stante.
<< Shss! Non parlare così ad alta voce! I ritratti qui appesi hanno il sonno molto leggero. Se si svegliano, è la fine >>.
<< Scusa >> mormorò lui << Volevo solo chiederti…qual è il nostro compito qui >>.
Per poco Lily non incespicò nei suoi stessi piedi. Non era abituata a questo James tutto scuse e toni gentili, quasi amichevoli. Cercò di dominare l’irritazione che scaturiva dalla sua vicinanza e si impose di mantenersi sugli stessi toni cortesi.
<< Dobbiamo controllare che nessuno esca fuori oltre l’orario >>.
<< Ma non lo fanno i professori? >>.
<< Noi dobbiamo restare fino a mezzanotte, poi subentrano loro. Questa sera, oltre a noi, ci sono anche i due Corvonero >>.
<< Oh, Fawcett >> ringhiò James << Quel damerino svenevole >>.
<< Tu conosci il significato della parola svenevole, Potter? >>.
<< Certo che lo so >>.
<< Allora non credo che tu ne abbia appreso appieno il concetto. Vedi, hai appena dato una brillante descrizione di te stesso >>.
James fece per ribattere, quando improvvisamente Lily lo interruppe << Ascolta! Hai sentito? >>.
<< No…che cosa…? >>.
Lily gli fece cenno di tapparsi la bocca e si mise in ascolto. Era certa di aver sentito dei passi, esattamente dietro di loro. Eppure, quando si voltò, non vide nessuno. Insospettita, si avvicinò, come se stesse cercando di fiutare l’aria, ma Potter la richiamò.
<< Evans, non c’è nessuno >>.
La giovane Evans sollevò gli occhi al cielo, ma alla fine lasciò perdere e tornò accanto a James. Percorsero in silenzio alcuni lugubri corridoi del terzo piano, poi si avviarono verso i sotterranei, dove c’era anche la Sala Comune dei Serpeverde.
Ad un tratto Lily rabbrividì, così James si affrettò a passarle il suo mantello << Tieni, Evans. Non sia mai che ti ammali durante i nostri momenti assieme >>.
Lily borbottò qualcosa sulla sua stupidità, ma accettò di buon grado il mantello che le veniva offerto e vi si avvolse dentro. Era caldo e cosparso del profumo di James, tanto che per un attimo ebbe la folle idea di non restituirglielo mai più.
<< Dunque, Evans, sono appena le undici e non ne posso più di questo mortorio. Che ne dici di parlare di qualcosa? >>.
<< Visto che siamo obbligati a stare assieme, direi di sì, Potter >>.
<< Guarda che non sono così male come pensi. Sono solo…>>.
<< Rude? Riprovevole? Stupido? Sciocco? Arrogante? >>.
<< Wow >> James la studiò con uno scintillio di ammirazione negli occhi << Se sei così brava con gli aggettivi, Evans, diventerai qualcuno >>.
Lily accelerò il passo. Ma non era possibile! Come avrebbe fatto a tirare fino a mezzanotte con quell’idiota? Mai la compagnia del buon vecchio Remus le era mancata così tanto.
<< Va bene, Evans, scusa. Ricominciamo. Fingi che non abbia parlato >>.
<< Vorrei che tu non parlassi, Potter, non sai quanto >>.
<< Scusami, starò zitto >>.
<< Devo farti una domanda >>.
<< Spara, mia diletta >>.
<< Tu sei un Purosangue, giusto? >>.
<< Sì, e allora? >>.
<< Allora non dovresti stare con i Nati Babbani, è pericoloso >>.
Con enorme sorpresa di Lily, James scoppiò in una risata fragorosa, che fece svegliare parecchi ritratti nel corridoio << Questa è preoccupazione, Evans? Hai paura che Voldemort mi uccida? >>.
<< Non essere sciocco. Sto solo dicendo che…>>.
<< Non siamo tutti come i Black o i Lestrange, Lily. O come Piton >>.
<< Sirius…>>.
<< Sirius è fuggito di casa due anni fa. Suo fratello Regulus è rimasto e ora è un Mangiamorte >>.
<< Oh, non lo sapevo >>.
<< Beh, sai, non è facile nemmeno per lui. Comunque che sia chiaro, Evans: io sto con chi mi pare e piace, me ne frego delle sue origini e del suo sangue. E, se tu mi piaci, sto con te quanto voglio >>.
James le sorrise e continuarono a camminare in silenzio per qualche minuto. Si trovavano in una bolla di oscurità, con solo i fasci di luce provenienti dalle bacchette che illuminavano la strada. Nei sotterranei faceva molto più freddo e ora persino il mantello di James non bastava più per scaldarla.
Lily batté i denti, quando improvvisamente avvertì un’altra mano sfiorare la sua e per poco non si lasciò sfuggire un urlo << Potter, cosa fai? >>.
<< Volevo solo scaldarti…>>.
<< Mmm >> Lily fissò la sua mano con aria scettica << Non ti do la mano, cosa credi? >>.
<< Perché no? >>.
<< Perché non tengo per mano uno che non mi piace >>.
<< Touché >>.
<< Sei così…non lo so, irritante >>.
<< Ma qualcosa di buono l’ho fatto, vero? >> Potter la raggiunse con un saltello << Ti ho salvata da Narcissa…questo non conta? >>.
<< Ancora con questa storia, Potter! Ti ho già chiarito che non cambia nulla fra di noi >>.
James rimase in silenzio per un po’, poi disse << Mi dispiace, Lily. Davvero, non volevo crearti ulteriori fastidi >>.
Lily si bloccò e illuminò il suo volto con la luce della bacchetta, non sapendo cosa dire. Sembrava sincero, persino triste. Forse era stata troppo dura con lui. Incerta, allungò la mano e gli sollevò il viso. Gli occhi di James la scrutarono attraverso le lenti rotonde, improvvisamente così intensi che Lily ne ebbe paura. Non lo aveva mai visto così. Prima che potesse muoversi, James la spinse contro il muro, avvicinandosi a lei. Il suo cuore prese a battere fortissimo e le gambe le tremarono, ma non riusciva a muoversi, né a parlare. Il viso di James era vicino, così vicino che poteva contare le pagliuzze dorate dei suoi occhi scintillanti, illuminate dalla luce della bacchetta…
Ad un tratto sentirono un grido. Si trattava di urla terribili, ma di una voce ancora molto acuta, forse un ragazzino del primo anno. Lily e James si misero a correre in direzione delle grida, con il cuore in gola. Erano sempre più frequenti e sempre più alte, tanto che Lily dovette mettersi le mani attorno alle orecchie. Quando giunsero sul posto, si ritrovarono di fronte ad una scena terrificante: un bambino, forse del secondo anno, era raggomitolato a terra in posizione fetale, le mani strette al corpo, e urlava a pieni polmoni, come se fosse preda dei più atroci dolori. Su di lui stavano chini cinque ragazzi più grandi, che lo osservavano contorcersi, quasi fosse lo spettacolo più divertente del mondo. In particolare, la strega che teneva la bacchetta puntata sul ragazzo saltellava eccitata e ridacchiava senza posa, scostandosi dagli occhi la massa di capelli ricci neri tutti aggrovigliati.
<< Crucio! Crucio! Crucio! >>.
Gli altri quattro applaudivano di fronte alle sue prodezze, lodandola per il suo talento. Lily li riconobbe subito, anche se James le sibilò i loro nomi nell’orecchio con aria minacciosa.
<< Sono Bellatrix, Lestrange, Avery, Mulciber e Piton… Dobbiamo intervenire subito! >>.
James si slanciò in avanti, ma Lily rimase inchiodata al suo posto, la bacchetta in mano e gli occhi fissi su Severus. Non riusciva a smettere di guardarlo, nel mentre rideva per le torture che quella pazza di Bellatrix Black infliggeva al povero ragazzo. Era sicuramente un Nato Babbano, altrimenti non se la sarebbero presa con lui, così giovane…e se ci fosse stata lei al suo posto? Sev sarebbe rimasto a ridere e guardare, come stava facendo ora?
<< Lily! >> la chiamò Potter, svegliandola dal suo torpore. La afferrò per una mano e cercò di trascinarla in avanti, ma la ragazza puntò i piedi, non riuscendo a muoversi.
<< Non ce la faccio…>> mormorò con le lacrime agli occhi, lo sguardo ancora su Severus. Le urla del ragazzino le stavano perforando il cervello << Io…potrei essere io…>>.
James le parlò in tono concitato << Non permetterò a nessuno di farti del male. Resta qui nascosta e non muoverti, ci penso io >>.
Prima che Lily potesse fermarlo, James uscì allo scoperto e si avvicinò correndo al punto dell’aggressione.
<< Ehi, teste bacate! >> urlò, la bacchetta già pronta in mano << Perché non ve la prendete con uno del vostro livello? >>.
I quattro Serpeverde si voltarono a guardarlo e i loro ghigni si allargarono ancora di più. Bellatrix continuò a torturare il bambino, ma ora la sua attenzione era tutta rivolta a quel nuovo scontro, che si prospettava ancora più divertente. Erano uno contro cinque. Potter non aveva scampo.
<< Tutto tuo, Piton >> esclamò ridendo Rodolphus.
Severus avanzò piano, fronteggiando James. I suoi occhi si indurirono per via dell’odio e Lily, dal suo punto nascosto, lo vide sollevare la bacchetta, quell’incantesimo terribile, il Sectumsempra, già pronto sulle labbra…non ebbe il tempo di pensare. Si buttò in avanti, esattamente fra i due, e, prima che Piton avesse il tempo di parlare, lo disarmò e si parò davanti a Potter per difenderlo. Si udì urlare uno Stupeficium e Bellatrix Black venne improvvisamente scagliata contro la parete, lontano dal ragazzino. Lily si voltò per capire che cosa stesse succedendo, ma quell’errore le costò molto caro: Rodolphus tentò di scagliarle una maledizione, ma James la spostò di lato appena in tempo.
<< Rodolphus! >> urlò Marlene, che era arrivata assieme a David, puntandogli la bacchetta contro << Andatevene, subito! >>.
<< Stupeficium! >> urlò quello in risposta.
<< Protego! >>.
Lily rimase per un attimo bloccata a fissare la velocità con cui combatteva: Rodolphus cercava in tutti i modi di metterla in difficoltà, ma Marlene sapeva duellare alla perfezione. James era impegnato con Avery, mentre Mulciber era fuggito a gambe levate. I corpi di Bellatrix e del ragazzino giacevano inerti uno accanto all’altro. Ne mancava solo uno…
Improvvisamente se lo ritrovò di fronte. Lily restò come fulminata: Piton stava piangendo. Non credeva di averlo mai visto piangere e la cosa la lasciò completamente sconvolta. Ma, nonostante questo, estrasse di scatto la bacchetta e d’istinto Lily fece lo stesso. La maledizione del suo ex migliore amico la mancò di pochi centimetri, schiantandosi sulla parete. Lily si gettò di lato e valutò l’idea di schiantarlo, ma sapeva che non avrebbe mai avuto la forza di colpirlo…
<< Lily! >> urlò la voce di Marlene << Attenta! >>.
Fu questione di pochi secondi. Severus lanciò un’ultima occhiata a Lily, poi si voltò verso Marlene e urlò << Sectumsempra! >>.
Il sangue schizzò dal volto e dal petto della ragazza, come se fosse stata colpita da una spada invisibile. Barcollò all’indietro e lasciò cadere la bacchetta di mano, crollando a terra con un tonfo.
Ad un tratto si udirono i passi affrettati di Gazza, accompagnati dai soliti miagolii di Mrs.Pur, così Rodolphus afferrò Piton per un braccio e i quattro Serpeverde rimasti fuggirono via a gambe levate, ma a Lily non sfuggì affatto l’ultima occhiata che le rivolse Severus, come se fosse dispiaciuto per ciò che aveva fatto. Ma ora non aveva tempo di pensare a lui. Corse verso Marlene, cercando di tamponarle le ferite zuppe di sangue, tuttavia qualcuno la trascinò in piedi. Lily cercò di divincolarsi, ma la presa di Gazza era ferma.
<< No… >> ansimò senza fiato.
<< Razza di rimbambito, non vedi che è ferita? >> strepitava James dall’altra parte << Bisogna portarla in infermeria! >>.
<< Finalmente ti ho preso, Potter! Ora Silente dovrà ascoltarmi…duelli in corridoio…>>.
<< Per le mutande di Merlino, una studentessa è ferita! >>.
James gli urlò nelle orecchie con quanta voce aveva in corpo, ma Gazza sembrava assolutamente deciso a portarli dal preside. Lily lanciò un’occhiata disperata a Marlene, riversa per terra e ormai grigia in volto, pensando al modo più rapido per schiantare il custode…schiantare il custode?! Come era arrivata ad infilarsi in una situazione simile?
Stava appunto decidendo cosa fare, quando improvvisamente apparve dal nulla Sirius Black. Lily sbatté le palpebre, chiedendosi perplessa dove fosse stato fino a quel momento, quando lo vide raccogliere delicatamente Marlene da terra e passarle uno strano mantello sopra la testa. A quel punto entrambi scomparvero.
Forse aveva finalmente capito come i Malandrini riuscissero sempre a farla franca.

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Capitolo 7
*** Tentativi ***


Gazza li trascinò fino all’ufficio del preside. Il professor Silente era comodamente seduto alla sua scrivania, nonostante l’ora tarda, e non batté ciglio, quando il custode sbatté davanti a lui i due ragazzi. Come se non bastasse, Lily aveva la divisa ancora sporca del sangue che era schizzato dal viso di Marlene. Qualche istante dopo comparve anche la professoressa McGranitt, in vestaglia e capelli neri sciolti sulle spalle. Era forse la prima volta che la vedevano senza crocchia da quando avevano iniziato Hogwarts e ciò non poteva significare nulla di buono.
Lily arrossì fino alla punta delle orecchie, stringendosi nelle spalle. Era sempre stata una studentessa modello, non un’attaccabrighe come James. In tutta la sua carriera scolastica non aveva mai ricevuto una punizione, né richiami da parte dei professori; invece ora si ritrovava addirittura nell’ufficio del preside e per di più innocente…Perchè era capitata in una tale situazione? Come sempre, c’era una sola risposta plausibile: Potter. Era sempre, dannatamente, tutta colpa di James Potter.
Fino a quel momento era andata nell’ufficio del preside solo due o tre volte, per depositare i rapporti sui Prefetti o portare messaggi da parte della McGranitt o di Lumacorno. Ricordava ancora la prima volta che aveva messo piede in quella stanza: fin da subito era rimasta colpita da quel luminoso ambiente circolare, pieno di rumori e oggetti strani. Le pareti erano ricoperte di vecchi ritratti, raffiguranti i precedenti presidi di Hogwarts; di solito erano tutti appisolati, ma quella sera alcuni di loro erano più arzilli che mai e perfettamente intenzionati ad ascoltare che cosa era avvenuto con aria molto curiosa.
Su un trespolo dorato, appena dietro alla porta, c’era appollaiata anche Fanny, la fenice del professor Silente. La prima volta che l’aveva vista, Fanny era soltanto un ripugnante uccello decrepito, che aveva preso fuoco proprio sotto i suoi occhi, tanto che Lily era rimasta terrorizzata dal fatto di averla incendiata per sbaglio. Era stato poi lo stesso preside a spiegarle la natura immortale di Fanny, che nasceva dalle sue stesse ceneri e si rigenerava continuamente. Eppure essa ora appariva semplicemente come il volatile più bello e maestoso che avesse mai visto. Le sue piume brillavano di riflessi cangianti, che andavano dal rosso scuro all’arancione, tipico dei tramonti, e gli occhi neri erano vispi e scintillanti, il becco ben affilato. Come se si fosse resa conto che Lily la stava ammirando a bocca aperta, la fenice emise uno strano verso stridulo, che la ragazza interpretò come un saluto.
<< Si ricorda di lei, signorina Evans >> commentò Silente dalla scrivania, con gli occhi che brillavano dietro gli occhiali a mezzaluna.
Lily sussultò di colpo e ritornò improvvisamente alla realtà. James si era liberato dalla presa di Gazza e lo stava scrutando con aria torva, già pronto nella sua arringa difensiva.
<< Professore, le posso giurare che Lily non c’entra nulla. La sua presenza qui non è assolutamente necessaria >>.
<< Un corno! >> intervenne urlando Gazza << Professore, ho trovato questi due studenti che duellavano nel corridoio. Come lei ben sa, ciò è assolutamente…>>.
<< Proibito >> concluse Silente, sospirando << Signor Gazza, conosco molto bene le regole di questa scuola, poiché io stesso ho provveduto a scriverne alcune. Ora, le dispiacerebbe aspettare fuori, mentre stabilisco una punizione per i due ragazzi? >>.
Gli occhi del custode si illuminarono << Vuole punire davvero…Potter? >>.
<< Certo che sì, Argus. Il signor Potter ha sbagliato ed è giusto che paghi >>.
Gazza si esibì in un ridicolo saltello di felicità e Lily dovette mettersi una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere di fronte all’espressione assolutamente esterrefatta di James. La situazione si stava mettendo in una vena davvero comica, nonostante lei e Potter fossero in guai seri fino al collo.
Non appena il custode ebbe lasciato l’ufficio, Silente si sporse sulla scrivania con aria curiosa << Raccontatemi tutto >>.
Lily lasciò che fosse James a prendere la parola, intervenendo solo di tanto in tanto per aggiungere qualche precisazione. James Potter era un abile parlatore: riuscì a concentrare tutta la storia su di sé, come se Lily fosse stata soltanto una spettatrice delle sue scellerate azioni, e sorvolò persino sul suo attacco di vigliaccheria, non appena aveva riconosciuto Piton. Dipinse la situazione in modo così realistico e innocente che per qualche istante persino Lily fu tentata di credergli. James aveva la capacità di rigirare le cose a suo favore in maniera davvero ammirevole. Chissà quante punizioni giuste aveva scampato, grazie alla sua parlantina….
<<…e poi Piton ha colpito Marlene McKinnon, ma Gazza non ci ha dato la possibilità di aiutarla…>>.
<< La signorina McKinnon è già in infermeria >> ribattè la McGranitt << Madama Chips se ne sta occupando personalmente >>.
Lily non riuscì a trattenersi << Sta bene? >>.
<< Se la caverà >>.
<< In conclusione, professore >> continuò James, gesticolando animatamente come se si trovasse in un vero tribunale << Io e Lily non siamo altro che vittime di un attacco già premeditato. I Serpeverde stavano torturando un ragazzo del secondo anno e ci siamo sentiti in dovere di intervenire, in quando Capiscuola >>.
<< La ringrazio, signor Potter, per avermi fatto chiarezza sulla situazione. Ero abituato alle sue bravate, ma mi sembrava strano che questa volta fosse coinvolta anche la signorina Evans…>>.
Lily arrossì << Professor Silente, le posso giurare che è andata esattamente così >>.
<< Io vi credo, ragazzi miei. Anche se, forse, avreste potuto avvisare un insegnante, anziché intervenire personalmente >>.
<< Sul momento pensavamo fosse la cosa migliore. Bellatrix Black ci stava andando giù davvero pesante >>.
<< E sarà punita per questo. Avviserò il professor Lumacorno di assegnare loro qualcosa di costruttivo. Ma, spero che capiate, purtroppo dovrò punire anche voi >>.
<< Che cosa? >> sbottò James << Ma…siamo innocenti…>>.
<< Lei ha ragione, signor Potter. Vi siete trovati sul posto sbagliato al momento sbagliato. Ma avete risposto con la violenza, dunque riceverete una punizione >>.
<< Ma…>>.
<< Suvvia, signor Potter, mi sembra che lei sia avvezzo a questo genere di cose, solo che questa volta avrà come compagna la signorina Evans, anziché il solito signor Black. Non le pare un piacevole cambiamento? >>.
James sarebbe sicuramente andato avanti a protestare, se Lily non gli avesse tirato un silenzioso calcio, intimandogli il silenzio. La professoressa McGranitt li scortò fuori dall’ufficio di Silente e promise loro che li avrebbe informati sulla loro futura punizione. Una volta che se ne fu andata, Lily e James, piuttosto che seguire il suo consiglio di tornare alla Torre di Grifondoro, si diressero in tutta fretta verso l’infermeria.
Marlene giaceva distesa su uno dei letti immacolati, il viso cinereo e appena rimarginato dai tagli. Appariva immersa in un sonno molto profondo, nonostante la luce lunare che entrava dalla finestra le donasse un colorito così pallido da farla sembrare morta. Ma la cosa più sorprendente fu trovare, accomodata elegantemente vicino a lei, l’attraente figura di Sirius Black.
<< Ehi >> li salutò, non appena li vide arrivare senza fiato in infermeria << Madama Chips è andata a dormire, per questo ho deciso di restare qui fino al vostro arrivo >>.
<< Black! >> esclamò Lily, sorpresa dal fatto di trovarlo lì << Come diavolo hai fatto? >>.
<< Mi hai visto, Evans? >>.
<< Certo che sì! Ti ho visto raccogliere Marlene da terra e metterla sotto uno strano mantello…poi siete svaniti! >>.
James scosse la testa, sorridendo << Ah, Felpato…questi sono errori da principiante. Ora dovremo rivelarle il nostro segreto >>.
<< Sei matto, Ram? Ce lo sequestrerà di sicuro >>.
<< Ma no, Evans non è così crudele come pensi >>.
<< Si può sapere di che cosa state parlando? >> li interruppe Lily, stufa di non riuscire a comprendere il senso logico del discorso.
<< Giuri che manterrai il segreto, Lily? >>.
Per tutti i gargoyle, ancora la chiamava per nome! Doveva dire a Potter di piantarla, prima che diventasse un’abitudine. Non appena avvertiva le sue labbra pronunciare “Lily”, le venivano in mente tutti i momenti di vulnerabilità che aveva passato con lui in quei giorni, tassativamente da dimenticare.
<< Lo giuro >>.
<< Davvero, Evans, è una cosa seria >>.
<< Infatti sto giurando, Black >>.
<< Giura sui tuoi genitori >>.
<< No che non giuro sui miei genitori…>>.
Improvvisamente James le mise fra le mani un fagotto caldo e incredibilmente liscio, quasi fluente al tatto << Questo è il segreto del nostro successo >>.
Lily se lo rigirò fra le dita, perplessa << Un mantello? >>.
Era di ottima fattura, liscio come la seta e all’apparenza antichissimo, ma non ci trovava nulla di speciale.
<< Non è un semplice mantello. Si tratta del Mantello dell’Invisibilità >>.
Lily si diede mentalmente della sciocca per non averci pensato prima << Ma certo…ecco spiegato come fate a sgattaiolare via di notte, senza che nessuno vi veda >>.
<< Sai anche questo, Evans? >> domandò preoccupato Sirius.
<< Per caso ci spii? >> le domandò ridendo James << Ne sarei solo onorato, non fraintendere >>.
Lily arrossì come un pomodoro, così si affrettò a cambiare discorso << Io direi che in questo caso chi spia è qualcun altro. Black, ci stavi seguendo, per caso? >>.
<< Volevo solo assicurarmi che non ammazzassi James senza il mio consenso, Evans >>.
<< Ehi! >>.
<< Dai, Ramoso, l’ho fatto per te. Poi vi ho visti impegnati con Gazza, allora ho pensato di portare io in salvo la ragazza >>.
<< Per una volta hai fatto una cosa altruista, Black >>.
<< Sì, ma non prenderci l’abitudine, Evans >>.
Lily si sorprese a ridacchiare, così smise subito e si avvicinò al letto dell’amica. Le accarezzò un poco i capelli e si chinò su di lei per darle un bacio sulla fronte, poi afferrò una sedia e si accomodò accanto al suo letto.
<< Voi due andate pure, io resterò qui a tenerle compagnia >>.
Stranamente i due Malandrini non fecero obiezioni e in breve tempo la lasciarono sola con Marlene. Lily le strinse forte una mano, pensando che, se non fosse stato per lei, forse a quell’ora sarebbe stata al suo posto.
Invece James e Sirius ritornarono filati alla Torre di Grifondoro sotto il Mantello dell’invisibilità. Frank, Peter e Remus li avevano aspettati svegli per sentire com’era andata la prima ronda di James con la Evans, ma rimasero a bocca spalancata, non appena udirono ciò che era successo in realtà.
<< E Silente ha intenzione di punirvi lo stesso? Roba da matti >> commentò Frank Paciock, allibito.
<< Quei Serpeverde dovrebbero pagarla cara >> ribattè Remus << Lily come sta? >>.
<< Bene, a parte il fatto che si è categoricamente rifiutata di colpire Piton. Ora è con Marlene in infermeria >>.
<< Pazzesco >> disse Peter.
<< Sapete >> continuò James << Ho rivalutato Marlene McKinnon questa sera. Ha affrontato con molto coraggio i Serpeverde, non trovi, Felpato? >>.
<< Sì >> rispose laconico Sirius.
<< Potremmo invitarla ad uscire con noi. Non credo abbia molti amici, ma solo per come ha affatturato Bellatrix si merita questo premio >>.
Tutti i suoi amici si dimostrarono entusiasti, a parte Sirius, che non disse nulla, poi finalmente decisero di andare a dormire. I Malandrini si addormentarono immediatamente, ma Sirius continuò a rigirarsi nel letto, non riuscendo a prendere sonno. Era vero, aveva seguito il suo migliore amico per vedere come se la cavasse con la Evans, in modo da poter fare qualcosa per aiutarlo, ed era giunto ad una conclusione: per quando Lily fosse orgogliosa e non volesse ammetterlo, era palese che provasse qualcosa di forte per James. Era ancora indeciso se fosse odio puro o qualcos’altro, ma non si era sbagliato, quando l’aveva vista accarezzare il volto di James nel buio dei corridoi…poi, ad un tratto, dal nulla gli sbucò davanti agli occhi il viso di Marlene McKinnon.
Era rimasto colpito da lei, non lo si poteva negare. Prima era sempre stata la ragazza intoccabile di Rodolphus Lestrange, ma, dal modo in cui l’aveva affrontato, ora le cose dovevano essersi fatte molto più aggressive. Ci voleva molto coraggio. Per uno strano motivo che ancora non riusciva a spiegarsi, quella strana ammirazione nei suoi confronti lo infastidiva enormemente, come una puntura di zanzara. Non si poteva negare che fosse bellissima. Bellissima? Lui non era il tipo da fare certi complimenti.
Chiuse gli occhi, cercando di dormire, ma la sua mente gli presentò davanti un ricordo davvero singolare: risaliva all’anno prima, quando per puro caso si era diretto al lago per sbollire la rabbia dopo l’ennesima litigata con Regulus e aveva intravisto una ragazza placidamente rivolta verso le acque. Aveva avvertito una strana sensazione alla bocca dello stomaco e un tremito gli aveva scosso le mani, come se stesse per verificarsi un evento cruciale nella sua vita. Per quanto si fosse sentito ridicolo, non era riuscito a distogliere lo sguardo da quei capelli neri così belli, pieni di strani riflessi luminosi alla luce del sole. Quello spettacolo l’aveva lasciato senza parole, tanto che era rimasto incantato a fissare i giochi di colore che creava quella chioma per un bel po’. Poi la ragazza, forse sentendosi osservata, si era voltata a guardarlo e gli aveva sorriso, come se lo conoscesse. Non un sorriso casto e modesto, ma smagliante, radioso, ipnotico…il ricordo di Sirius non gli rendeva giustizia. Quella era stata la prima volta che aveva visto Marlene McKinnon. Da quel giorno era svanita dalla sua vita, fino a quando, quella sera, non l’aveva vista cadere sotto l’incantesimo di Piton. Persino piena di sangue gli era sembrata molto attraente.
Sirius si impose di piantarla con quei pensieri assurdi e finalmente scivolò in un sonno molto agitato, popolato da strane figure sinuose dagli occhi azzurri che gli sorridevano, nello stesso identico modo in cui Marlene McKinnon gli aveva sorriso quella volta al lago.



La settimana seguente, Marlene venne finalmente dimessa dall’infermeria. Non appena venne a conoscenza della cosa, Lily, al settimo cielo, saltò la colazione per andarla a prendere e raggiungere insieme l’aula di Trasfigurazione. Naturalmente la notizia dello scontro fra lei e Rodolphus Lestrange era di dominio pubblico già da alcuni giorni e tutti non facevano altro che lodarla per il suo coraggio. Parecchi ragazzi le avevano mandato mazzi di fiori incantati e bigliettini di auguri, nella speranza che lei li prendesse in considerazione.
L’amica la salutò con un gran sorriso sul volto, evidentemente felice di vederla, e Lily si catapultò fra le sue braccia, aspirando il suo profumo di vaniglia. Appariva ancora un po’ debole e pallida, data la quantità di sangue che aveva perso, ma per il resto sembrava in ottima forma.
<< Tutta la scuola parla di te >> la informò Lily, mentre le passava la sua cartella con i libri.
<< Davvero? >>.
<< Certamente, si dice che tu sia stata molto coraggiosa. Per non parlare del fatto che riceverai un immenso onore…>>.
Marlene ridacchiò per il suo tono ironico << E sarebbe? >>.
<< Sua Maestà James Potter è rimasto molto colpito da te e ha deciso di invitarti nella sua combriccola >>.
<< Oh…quindi anche Sirius Black? >>.
<< Suppongo di sì…ma che c’entra lui ora? >>.
<< Ho l’impressione di non stargli molto simpatica >>.
<< Poco importa, non credo che gli piaccia veramente qualcuno, a parte il suo amichetto Potter >>.
Marlene rimase in silenzio per qualche istante, mentre si avviavano verso l’aula per iniziare la lezione. Era sicura di aver incontrato Sirius Black almeno una volta, forse ancora quando non era scappato di casa. Era certa di averlo visto ad una cena delle più illustri famiglie Purosangue, in compagnia del fratello Regulus, quando era ancora fidanzata con Rodolphus. Ah, poi c’era stata quella volta al lago…
<< Sai che cosa succede, la prossima settimana? >> le domandò improvvisamente Lily, riportandola alla realtà.
<< Mmm…è ottobre? >> ribatté distrattamente l’altra, la mente ancora concentrata su Black.
<< Sì, è ottobre…ma ricominciano le gite a Hogsmeade, e questo significherà che Potter riprenderà a tormentarmi…>>.
Quasi a riprova delle parole stesse di Lily, non appena James le vide apparire in corridoio, si precipitò quasi correndo verso di loro e gesticolò animatamente a Lily il cartello che indicava le future gite al villaggio.
<< Allora, Evans, ci andiamo assieme? >>.
<< No, Potter! No, no e no! >> ringhiò Lily << Cosa non ti è chiaro di questo semplice monosillabo? >>.
Marlene scoppiò a ridere e la trascinò in avanti, prima che lo riducesse a pezzettini già di prima mattina. Per quanto li conoscesse da poco, Lily e James rappresentavano uno strano enigma, che nessuno, a Hogwarts, era ancora riuscito a risolvere: Lily Evans pareva odiare James Potter con tutte le sue forze, ma era vista più spesso in sua compagnia che con le sue amiche, sebbene i due passassero la maggior parte del tempo a battibeccare. Eppure, per una qualche forza misteriosa, non riuscivano a stare separati troppo a lungo.
<< Mi spieghi perché lo odi tanto, Lily? >>.
<< Io non lo odio >> ribatté stancamente l’altra << Lo trovo semplicemente pieno di sé e irritante. E poi, non è affatto il mio tipo >>.
<< Perché? >>.
<< Perché…perché lui incarna tutto ciò che non voglio. Insomma, è maleducato e prepotente, oltretutto non si lascia mai scappare l’occasione di stuzzicarmi. Non lo sopporto >>.
<< Mmm, capisco. E allora quale sarebbe il tuo tipo? >>.
<< Sinceramente non lo so nemmeno io. Ma amo chi mi sfida, chi è in grado di tenermi testa, chi non cede. Insomma, non mi piacciono le cose troppo semplici, le persone facili e le parole scontate. Non c’è nulla di più attraente di una situazione complicata, di una personalità contorta e un discorso assolutamente intrigante >>.
<< E quella fra te e James non ti sembra una cosa intrigante? >>.
<< Ma nemmeno per sogno! Quale spessore potrà mai avere un tipo come Potter? Dai, guardalo >> Lily la invitò a osservare James, che in quel momento stava facendo mostra delle sue abilità di Cercatore davanti ad un gruppetto di ragazze del quinto anno, che lo studiavano affascinate.
<< Mi sembra solo un perfetto imbecille, lui e quel suo stupido Boccino…>>.
<< Va bene, ho capito >> ridacchiò Marlene.
<< E invece tu? Dopo Lestrange…non ti è più piaciuto nessuno? >>.
Marlene scrollò le spalle, già pronta a glissare l’argomento, quando improvvisamente notò una strana violazione al codice dell’abbigliamento, una violazione molto attraente che aveva anche un nome: Sirius Black.
Quel giorno aveva deciso di indossare un giubbotto di pelle nera da motociclista sul maglione della divisa di Hogwarts e Marlene non riuscì a smettere di guardarlo. Contemplò i suoi capelli un po’ lunghi e l’abbronzatura; gli zigomi alti, gli occhi grigi come la tempesta, le labbra piene, il portamento elegante tipico dei Black. Sirius si appoggiò contro il muro a braccia incrociate, senza raggiungere i suoi soliti amici, e cominciò a fissarla. A disagio, Marlene scossa la testa e distolse gli occhi da lui, nonostante le risultasse molto difficile. Ma era semplicemente assurdo, non lo conosceva nemmeno. Non avevano mai avuto nulla in comune e prima di allora non aveva mai sentito il bisogno di andargli a parlare, dunque perché iniziare ora?
I loro sguardi si incrociarono di nuovo e Marlene lo vide spalancare gli occhi e poi socchiuderli in uno strano modo, come se fosse sorpreso e irritato al tempo stesso. Teoricamente avrebbe dovuto almeno ringraziarlo per averla portata in infermeria e, con molta probabilità, era quello che si aspettava anche lui, visto il modo truce in cui la stava guardando. Marlene scosse nuovamente la testa e stabilì che ci avrebbe pensato più tardi, poi all’improvviso Sirius le sorrise e solo allora lei si rese conto che non avevano ancora smesso di fissarsi. Un fiotto di calore la attraversò per tutto il corpo e le sue labbra scattarono automatiche in un sorriso, ma il volto di Sirius si trasfigurò improvvisamente in una maschera d’odio. Marlene rimase senza parole e abbassò gli occhi, ancora sconvolta per quello strano comportamento. Ma che razza di problemi aveva?
La campanella suonò, così si affrettò a seguire Lily all’interno della classe e badò anche che James Potter le stesse a debita distanza. Appena prima che iniziasse la lezione, ebbe il coraggio di voltarsi un’ultima volta: il viso di Black non tradiva alcuna espressione, ma non c’era alcun dubbio che l’avesse seguita con lo sguardo fino a quel momento. Marlene lo ignorò, tuttavia, per tutta la durata della lezione, i suoi occhi grigi le rimasero piantati in testa come un tarlo fastidioso.
Subito dopo la fine della lezione di Trasfigurazione, la professoressa McGranitt raggiunse Lily e le consegnò una pergamena con tanto di sigillo della scuola. Le amiche si accalcarono attorno a lei, incuriosite come non mai, ma Lily sbuffò e sollevò gli occhi al cielo, annoiata.
<< Si tratta della punizione di Silente >> borbottò piano.
<< Quella con James? >> le domandò Alice << Dai, aprila. Vediamo di che si tratta >>.
Con un sospiro ancora più lungo del precedente, Lily aprì la busta e ne lesse velocemente il contenuto. Non appena finì, il suo viso bianco si chiazzò di macchie di rossore e dalla rabbia appallottolò il foglio nelle mani strette a pungo.
<< No…>> ringhiò << Non può essere…>>.
Visto che non si decideva a dare spiegazioni, Emmeline le strappò la pergamena di mano ed enunciò il misterioso arcano anche alle altre << La nostra cara Lily dovrà presentarsi venerdì pomeriggio nell’ufficio di Gazza e mettere a posto tutti gli archivi con le punizioni fino a quando Gazza lo riterrà sufficiente >>.
<< Che seccatura >> sbuffò Hestia << Va beh, Lils, sarà qualche scaffale impolverato…>>.
<< Non è questo il problema >> Lily le guardò come se fossero pazze << Non capite? Dovrò passare un’intera serata con Gazza e…e Potter ! >>.
<< Ancora con questa storia >> sbuffò Alice << Lily, quando ti deciderai a capire che tu e quel ragazzo siete fatti l’uno per l’altra? >>.
<< Non dire sciocchezze, Prewett >>.
Lily si passò una mano fra i capelli, desiderando con tutta sé stessa una bacinella d’acqua fredda da potersi rovesciare in faccia. Ora avrebbe anche dovuto comunicare a quell’imbecille che avrebbero passato chissà quante serate di fila insieme, oltre alle ronde. Silente aveva deciso di farle del male, quell’anno. Era come se tutti, destino compreso, stessero complottando alle sue spalle per farla stare il più possibile con James Potter. Ma era così difficile da capire che non le interessava?
<< Io vado in biblioteca a finire i compiti di Pozioni >> dichiarò alla fine, sperando che almeno in quel luogo sarebbe riuscita a rilassarsi << Mary, puoi avvisare tu Potter della punizione? >>.
<< Va bene >>.
<< Marlene, tu vieni con me? >>.
<< Mmm…penso proprio di…>> le parole morirono sulla bocca della fanciulla non appena vide Sirius Black uscire da solo dalla classe – dopo averla fissata in malo modo, ovviamente - e dirigersi nel corridoio che portava alle serre. Era la sua occasione. Ora o mai più.
<< Allora? >>.
<< Scusa, Lily, ma devo fare una cosa >>.
Prima che le amiche potessero fermarla, Marlene era già svanita.
<< Ma che le è preso? >> domandò perplessa Emmeline.
<< E chi lo sa. La McKinnon è tutta strana >>.



<< Ehi, Black! >>.
Marlene dovette urlare il suo nome più di una volta, prima che lui finalmente si fermasse. Tuttavia sembrava estremamente seccato dalla cosa e la ragazza si sentì quasi in imbarazzo per aver gridato il suo nome ai quattro venti fino a quel momento. Era ancora sottosopra per quello strano scambio di occhiate avvenuto fra di loro prima della lezione; non riusciva proprio a capire da dove venisse quell’attrazione che provava per lui, ma di certo la avvertiva ancora, e più forte di prima.
<< Non chiamarmi mai più Black, McKinnon >>.
Marlene lo raggiunse e dovette imporsi di non sussultare, di fronte alla freddezza che c’era nel suo sguardo. Le sembrava impossibile che, neanche un anno prima, quegli stessi occhi l’avessero fissata in riva al lago in modo tanto intenso, quasi bramoso… Si costrinse a staccare lo sguardo dai suoi capelli scuri e dalla linea decisa del mento. Non voleva farsi sorprendere di nuovo a guardarlo.
<< Volevo solo ringraziarti…per avermi aiutata >>.
<< Non c’è di che >> replicò Sirius, facendo un leggero cenno arrogante con la mano, come se avesse fretta di concludere quel colloquio.
Marlene stava per aggiungere qualcosa, quando improvvisamente lui le voltò le spalle e continuò per la sua strada, lasciandola di sasso. Che cosa gli aveva mai fatto, per meritare un atteggiamento simile? Il loro incontro più ravvicinato era stato quando lui si era chinato su di lei per portarla in infermeria, e ora quel loro breve dialogo. Per il resto, non si erano mai parlati. Dunque, dov’era il problema?
Marlene McKinnon non era certo una che si faceva mettere i piedi in testa. Dopo aver sopportato per anni le angherie di Rodolphus, aveva imparato ad agire e a tirare fuori il suo carattere battagliero, senza contare che i suoi lunghi periodi di solitudine l’avevano rafforzata interiormente. Ma fu forse a causa della sua testardaggine e del suo orgoglio che quel giorno non lasciò perdere quel presuntuoso di Sirius Black e decise di rincorrerlo di nuovo.
<< Tutto qui? >>.
Sirius si girò sorpreso a guardarla, come se fosse sconvolto dal fatto che lei osasse rivolgergli ancora la parola << Ti aspettavi qualcos’altro? >>.
<< Pensavo fossi diverso >>.
<< Beh, mi spiace averti deluso >>.
<< Oh, non quanto dispiace a me. Alla fine non sei altro che uno sciocco pivello arrogante, come tutti quelli della tua famiglia >>.
Gli occhi del ragazzo si socchiusero pericolosamente << Davvero pensi questo, McKinnon? >>.
<< Sei tu a farmelo pensare, Black >>.
<< Ti ho detto di non chiamarmi così! >>.
<< Io faccio come mi pare e piace >>.
<< Allora sei più stupida di quanto credessi >>.
<< Voglio solo sapere che cos’hai contro di me. Altrimenti sarò davvero indotta a ritenere che tu sia uguale a tutti gli altri Black…>>.
<< Beh, non sei per niente brava a leggere le persone >> ribatté aspro lui, mollando a terra la cartella coi libri e incrociando le braccia sul petto.
<< Tu sì? >> contrattaccò lei, imitandolo.
<< Molto. Infatti riesco a cogliere la paura nella tua voce. Insieme ad una punta di sarcasmo. E forse anche di attrazione >>.
<< Oh, davvero? Giuro di non averci fatto caso. Che cos’ altro hai colto di me, Sirius Black? >>.
<< Su di te, McKinnon? Beh, che la tua bellezza è un problema. E non sto dicendo che lo sia solo per tutti quegli imbecilli che ti sbavano dietro. Spesso temi di non essere presa sul serio >>.
<< Questo lo si potrebbe dire di qualsiasi bella ragazza con poco cervello. Il genere che, mi sembra, preferisci >>.
<< Oh, te ne sei accorta? Non pensavo di interessarti così tanto >>.
<< E infatti non mi interessi >>.
<< Bugiarda. Altrimenti non saresti qui a parlare con me >>.
<< Sono questi i giochetti che usi per portartele a letto? Se così fosse, hanno davvero del cattivo gusto, povere care >>.
<< Ho notato anche che passi molto tempo da sola, dopo la rottura con il tuo illustre fidanzato. Cerchi di sembrare forte e aggressiva, penso principalmente per coprire il grande vuoto che hai dentro, il che ti dona un comportamento pungente e ti rende difficile essere accettata, poiché le tue insicurezze vengono scambiate per arroganza. Oh, e quando sei nervosa, tendi a spostare i capelli dietro le orecchie >>.
Marlene rimase per qualche istante in silenzio, le labbra livide e le mani che involontariamente corsero a spostarle i capelli dietro alle orecchie, proprio come aveva appena detto Black. Lui, convinto di averla messa a tacere, si esibì in una smorfia di compiacimento tale da far innervosire anche il più santo fra gli uomini. La ragazza era imbarazzata, non riusciva a parlare, ma non era certo il genere di persona che si arrende. Sirius Black l’aveva colta di sorpresa. Ma anche lei conosceva le regole del gioco.
<< Si tratta forse di una sfida? >>.
<< Se così ti piace definirla >>.
<< E va bene, Black. Dai jeans stracciati che porti e dal giubbotto nero si capisce che hai un’evidente voglia di saltare sopra una motocicletta, con quanto disprezzo indossi la divisa scolastica! Provieni da una famiglia facoltosa, ma non ti sei mai sentito capito e accettato, da qui il tuo carattere attaccabrighe e irriverente. Soffri molto per la perdita di tuo fratello, ma cerchi di mascherare il tutto con una facciata piena di arroganza e cinismo, che non fa altro che aumentare l’aura di fascino e mistero attorno a te. Adori le costolette d’agnello. Ti piacciono i Beatles e, dal leggero odore di cenere che emani, si direbbe che sei un fumatore. E, per tua informazione, io odio i fumatori >>.
Questa volta fu Sirius a restare a bocca aperta. La sua espressione sconvolta soddisfò del tutto Marlene, che si sentì felice di essere riuscita ad umiliarlo. Era proprio ciò che si meritava, quel bastardo.
<< Oh, come mi è piaciuta questa sfida. Per quanto tu possa odiarmi, Black, sappi che siamo molto simili. Nonostante tu persista nel far credere alla gente che sei fatto di ghiaccio, io so che non è così >>.
<< Eppure è ciò che sono >> ribatté Sirius.
<< Finché continuerai a considerare le ragazze come un piacere usa e getta, piuttosto che un interesse significativo, forse lo sarai. Ma ci sarà qualcuna, prima o poi, che ti strapperà il cuore. E a quel punto sarai perduto >>.
Sirius le lanciò un’occhiata perplessa e sollevò le sopracciglia, come se dubitasse fino all’estremo delle sue parole.
<< Staremo a vedere >> ribatté lei, sicura di sé << Beh, buona giornata, Sirius Black. Parlare con te è stato…interessante >>.
Marlene raccolse la borsa da terra e fece per superarlo, quando, involontariamente, le loro spalle si toccarono. Fu solo per un istante, ma, persino attraverso i vestiti, avvertì una tremenda scossa. Anche Sirius si bloccò, sconvolto. Si voltarono tutte e due a guardarsi e Marlene cercò di trovare una frase intelligente da dire, ma, prima che potesse aprire bocca, Black la sorpassò quasi correndo e si avviò verso il corridoio, senza più voltarsi. Marlene invece rimase ferma immobile e rabbrividì. Si sfiorò la spalla toccata da Sirius e, pian piano, la sensazione di calore che aveva avvertito svanì, come se lui se la fosse portata via tutta.

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Capitolo 8
*** Affari interessanti ***


Lily si diresse a buon passo verso la biblioteca, pronta ad un altro intenso pomeriggio di studio sui libri di Antiche Rune e Incantesimi. Era appena la fine di settembre, eppure il carico di lavoro dei M.A.G.O. iniziava già a farsi sentire. Non riusciva proprio a capire dove Potter e i suoi amichetti trovassero anche il tempo di divertirsi e rilassarsi, visto che più di una volta li aveva beccati nella Sala Comune ad oziare bellamente sulle comode poltrone foderate. Non solo dovevano studiare come se ci fossero gli esami tutti i giorni, ma persino le lezioni erano diventate complicate. Lei stessa capiva a stento ciò che spiegava la professoressa McGranitt e aveva anche dovuto chiederle alcune spiegazioni supplementari per riuscire a dare un senso ai suoi appunti. Le dispiaceva non avere la compagnia di Marlene al suo fianco. Di certo studiare con lei sarebbe stato meno pesante, ma era svanita prima che potesse fermarla. Chissà che cosa doveva fare di tanto urgente.
Improvvisamente udì uno strano rumore, seguito subito dopo da un intenso parlottio e da interminabili scrosci di risa. Incuriosita, Lily bloccò la sua marcia e puntò lo sguardo verso le scale, per capire che cosa stesse succedendo. Una ragazzina, forse di undici o dodici anni, con occhiali sul naso e lunghe trecce, era china a terra, dove c’erano sparpagliati tutti i suoi libri e la borsa squarciata a metà. Accanto a lei alcuni Serpeverde più grandi, probabilmente i fautori dello scherzo, sghignazzavano senza posa e prendevano i libri a calci, schiacciandoli sul pavimento. Persino da lontano la giovane Evans riuscì a scorgere l’umiliazione sulle guance della povera vittima, che si nascose il visetto fra le mani.
Immediatamente Lily si tirò su le maniche e gonfiò il petto, pronta ad andare in suo soccorso. Stava già elaborando mentalmente un’eccellente punizione per quei bambocci – il che comprendeva raschiare il pavimento con la lingua fino a farlo brillare – quando all’improvviso James Potter comparve trionfalmente sulla scena. Lily si fermò con uno strano sussulto, stupita di vederlo lì, poiché l’aveva seminato poco prima sulle scale, dopo una cantilena infinita di “ Daaaai, Evans, esci con me!”. Ma era anche curiosa di osservare quale sarebbe stata la sua reazione, così incrociò le braccia sul petto e sollevò le sopracciglia, in attesa che se la cavasse da solo. Con enorme sorpresa di tutti i presenti, e, suo malgrado, anche sua, Potter passò la sua cartella a Peter Minus, si inginocchiò a terra accanto alla ragazza e iniziò a raccoglierle i libri. Il suo gesto ebbe lo straordinario potere di zittire persino i Serpeverde, che si allontanarono furtivi, ben sapendo che non solo era molto popolare, ma anche un Caposcuola. Tuttavia lo fissarono come se avesse appena ribaltato l’ordine naturale delle cose per aiutare quella nullità.
La ragazzina lanciò un sorriso furtivo a James, che le accarezzò una treccia in segno di conforto, nel mentre continuavano a raccattare i libri sparsi ovunque. L’espressione di pura incredulità dipinta sui volti di Remus e Peter non era nulla in confronto a quella sconvolta di Lily, che, non riuscendo a resistere, si avvicinò ancora di più per sentire ciò che si dicevano.
<< Come ti chiami? >> stava domandando James alla bambina.
<< Susan >> rispose flebile la ragazzina, le guance ancora rosse e gli occhi gonfi di pianto.
<< Un bellissimo nome >> sorrise James << Ti va una cioccorana? >>.
Susan afferrò riconoscente il dolce e lo addentò. Subito un sorriso le spuntò sulle labbra e i due rimasero a chiacchierare seduti a terra per un po’, come se fosse la cosa più normale del mondo. Gli studenti che transitavano nel corridoio li fissavano con aria allibita, ma nessuno, grazie all’influenza di James, osò dire loro di spostarsi. Alla fine la piccola Susan era tornata una bambina felice e Lily aveva quasi le lacrime agli occhi dalla commozione.
<< Vieni >> le disse James ad un tratto, prendendola per mano << Andiamo dalla professoressa McGranitt. Quei cattivoni non la passeranno liscia. Le spiegherò io cos’è successo >>.
Rendendosi conto appena in tempo che venivano nella sua direzione, Lily fece marcia indietro e corse a perdifiato fino alla biblioteca, terrorizzata dal fatto che James l’avesse vista, mentre lo spiava con un sorriso ebete sulla faccia. Aveva compiuto davvero un bellissimo gesto, di cui non l’avrebbe mai ritenuto capace. Quel ragazzo era incredibile. Ultimamente riusciva a sorprenderla in modi in cui non avrebbe mai immaginato. L’aveva sempre ritenuto un ragazzetto arrogante e pieno di sé, ma poi James si era proliferato in scuse, gentilezze, salvataggi e ora persino questo. Era certa che il vecchio Potter, quello che le dava la nausea, non l’avrebbe mai fatto; ma, ogni tanto, spuntava fuori dal nulla anche questo nuovo James, che la confondeva parecchio.
Quasi senza accorgersene, salutò Madama Pince con un cenno distratto della mano e andò a sedersi nel tavolo più vicino alla finestra, il suo preferito, dove, un tempo, era solita fare i compiti con Severus. Ma la sua mente era ancora troppo concentrata sull’azione senza precedenti che aveva visto fare a James. Qualcosa doveva essere cambiato, in lui. Certo, il più delle volte era sempre il solito damerino presuntuoso, che si pavoneggiava con quel suo stupido Boccino e le sue abilità nel Quidditch con le ragazze più giovani, ma, sotto sotto, anche lui era dotato di una sorta di umanità latente che lo rendeva più buono e gentile. E ancora più affascinante…
<< Lils >> sussurrò una voce.
Lily sobbalzò e per poco non rischiò di farsi cadere l’immenso volume di Incantesimi su un piede. Quella voce. La voce che non avrebbe mai più voluto sentire chiamarla con il suo nomignolo. James svanì del tutto dalla sua mente e uno strano vuoto la invase, mentre un brivido le corse lungo la schiena. Doveva affrontarlo. Prima o poi, avrebbe dovuto farlo. James si era dimostrato maturo; anziché attaccare i Serpeverde, aveva aiutato la ragazzina. Come una vera Grifondoro, doveva essere coraggiosa quanto lui. Dopo un lungo sospiro, Lily si voltò e squadrò da capo a piedi il suo ex migliore amico, in piedi e con una pila di libri in mano. Avrebbe dovuto prevedere che prima o poi si sarebbero incrociati, la biblioteca era il luogo dove entrambi amavano studiare.
<< Piton >> ribatté freddamente.
Severus si scostò gli unticci capelli neri come l’inchiostro dal viso e fece per accomodarsi al suo tavolo, come se fra loro non fosse cambiato nulla, ma lei ribatté, glaciale << Nessuno ti ha detto che puoi sederti qui >>.
Offeso, lui si rimise lentamente in piedi << Da quando mi chiami Piton? >>.
<< Da quando per te sono solo una Mezzosangue >>.
<< Pensavo…sai…>> Severus si dondolò nervosamente sulle gambe << Che tu fossi venuta qui…per fare pace, non so…>>.
<< Come tutti, vengo qui per studiare. Non certo per vedere te >>.
<< Ah >>.
Lily percepì la delusione nella sua voce e per un attimo le si strinse il cuore, ma poi si impose di restare distaccata. Sev non si era occupato dei suoi sentimenti, quando l’aveva ferita e umiliata per le sue origini.
<< Se non vuoi altro, puoi anche levarti dai piedi >>.
Per un istante, Severus allungò una mano, come se volesse accarezzarle il volto, un gesto affettuoso che, quando erano ancora amici, era solito fare milioni di volte al giorno, quasi volesse spazzare via tutto quel ghiaccio che occupava la mente di lei. Ma, dallo sguardo d’avvertimento che Lily gli lanciò subito, lasciò perdere il tentativo, sconfitto in partenza. Cercò i suoi occhi, sperando di perdersi in quel mare verde chiaro, ma anche lì incontrò solo freddezza e avvertì il dolore propagarsi dentro di lui come una ferita inflitta da cento spade diverse.
<< Ho sbagliato, Lils >> mormorò piano << Ti ho già chiesto scusa...>>.
<< Ma forse le scuse non bastano, non trovi? >> replicò Lily, sbattendo il libro di Incantesimi sul tavolo << Noi non siamo più niente, Sev. Non potrò mai perdonarti per quello che mi hai fatto, né ora, né mai >>.
<< Quella volta, al lago…>>.
<< Solo al lago? E il primo giorno di scuola? Ormai è inutile che lo neghi, sei diventato uno di loro, un Mangiamorte. Non è così? >>.
Severus abbassò lo sguardo a terra, non riuscendo a sostenere quello di fuoco della ragazza.
Lily lo fissò con aria disgustata << Guardati, nemmeno cerchi di negarlo! Sei come loro, Avery, Mulciber e compagnia. Per te ormai sono solo quella schifosa Mezzosangue della Evans >>.
<< Il primo giorno…>> Piton parlava così piano che Lily dovette inclinarsi verso di lui, per riuscire a comprendere che cosa dicesse << Io…sono stato costretto…Isabella stava arrivando, ci aveva visti parlare…non potevo fare altrimenti…>>.
<< Mi fa piacere che tu agisca così solo perché hai paura dei tuoi stessi “amici”. Vuol dire che sei un codardo, Piton >>.
<< Vogliamo parlare dei tuoi, di “amici”, allora? >> ora anche il tono di Severus si era fatto aspro, pieno di rancore << Ho notato che quel pallone gonfiato di Potter osa ancora girarti attorno…>>.
Il suo disprezzo fendette l’aria come un coltello e le sue parole ebbero il potere di irritare Lily ancora di più.
<< Almeno lui non attacca la gente innocente! Non credere che non ti abbia visto, ridevi, quando Bellatrix Black torturava quel povero ragazzino…tu ridevi! >>.
<< Lily, lasciami spiegare…>>.
<< Sono stufa delle tue scuse inutili. Io posso frequentare chi voglio. Non puoi più accampare alcuna pretesa, visto che non siamo più amici >>.
<< Ma è colpa di Potter se non lo siamo più! >>.
<< Invece è solo colpa tua, Mocciosus >>.
Per un attimo Lily ebbe la tentazione di coprirsi la bocca con una mano, stupefatta da come quel nomignolo fastidioso che Potter e Black avevano affibbiato a Sev tanti anni prima fosse uscito proprio dalla sua bocca, ma non lo fece. Alla fine, aveva sempre incolpato James per ciò che era accaduto al lago, soltanto perché non voleva ammettere con sé stessa che, in realtà, era stato Piton a ferirla; ammetterlo avrebbe significato dimostrare che tutti i loro anni di amicizia erano stati una finzione. Aveva sempre avuto vicino uno sconosciuto.
Per Piton, quel nome fu più doloroso di uno schiaffo in pieno viso << Ora parli proprio come lui >>.
<< E allora? >>.
<< Fra poco diventerai anche tu una fan del club Potter, ne sono certo >>.
Lily avvertì il dolore nella sua voce, ma non si lasciò intenerire << Ma ti senti almeno, quando parli? Sai benissimo che detesto Potter >>.
<< Sarà solo questione di tempo…se riesci a insultarmi come fa lui, senza provare nemmeno un briciolo di rimorso…>>.
<< Non mi sembra tu abbia provato rimorso, quando mi hai ferita >>.
<< Ti butterai fra le sue braccia >> continuò Severus, implacabile, come se lei non avesse parlato << Cederai al suo fascino, come una qualsiasi stupida ochetta… ma di certo io non sarò lì a consolarti, quando ti lascerà per la prossima della lista >>.
<< Perché mai dovrei farmi consolare da te? >>.
<< Perché solo l’unico che ti conosce davvero >>.
<< Smettila. Tu e io non siamo più niente. Niente >>.
Prima che lui potesse aggiungere qualcos’altro, Lily scaraventò i suoi libri nella borsa e scappò via dalla biblioteca, piantandolo in asso. Nel mentre camminava in fretta e furia verso la Torre di Grifondoro, avvertì le lacrime bruciarle agli angoli degli occhi, ma, eroicamente, le ricacciò indietro. Come aveva detto James, Sev non si meritava che piangesse per lui. Ormai ne era più che certa: l’amicizia con Piton era finita. Non avrebbe voluto più nulla da quel nuovo Sev, poiché di quello vecchio non era rimasto nulla da salvare.



Il venerdì mattina, Lily raggiunse l’aula di Difesa contro le Arti Oscure completamente intontita. Non aveva dormito per tutta la notte a causa dei continui pensieri su Severus, sebbene sapesse che avrebbe dovuto essere in forze, dato che quella sera la aspettava la punizione con Potter. Quando entrò in classe non si accorse nemmeno che la lezione era già iniziata.
<< Grazie per essersi unita a noi, signorina Evans >> gracchiò la professoressa Gaiames, sarcastica.
Lily arrossì e si affrettò a prendere posto accanto ad Alice, poi appoggiò la testa sul banco, rinunciando subito a prendere gli appunti. Per quanto si impegnasse, non riusciva del tutto a ignorare Severus. Una parte di lei, una buona parte, si sentiva un verme per averlo ferito in quel modo e agognava un’immediata riconciliazione; l’altra parte, quella ancora offesa dal suo comportamento, desiderava solo vendetta.
Il resto della mattinata passò in un baleno e in men che non si dica fu ora di pranzo. Lily e Alice si sedettero in Sala Grande circa nello stesso posto che occupavano ormai da sette anni, affiancate da Emmeline, Mary e Hestia. Lily si voltò per perlustrare la sala, cercando Severus con lo sguardo. Voleva guardarlo in faccia per capire se fosse tornato a essere la stessa persona fredda e indifferente degli ultimi mesi, oppure se finalmente le sue parole fossero servite a qualcosa. Stava appunto ispezionando la sala, quando i suoi occhi caddero inesorabilmente sull’attraente figura di James Potter. Remus gli era seduto accanto, ed entrambi stavano ridendo per qualcosa che aveva detto Sirius Black.
Lily si girò subito, prima che si accorgessero che li stava fissando. Sentiva Hestia blaterare di qualcosa al suo fianco, ma la sua voce passò in secondo piano. Attese qualche istante e si voltò di nuovo. Ora Sirius e Remus parlavano fra di loro, coinvolgendo anche Peter. Ma James Potter la fissava, con quei suoi stupendi occhi nocciola, che...
<< Lily? >>.
Lily si girò immediatamente verso Mary << Sì? >>.
L’amica la guardò sospettosa << Non mi stavi ascoltando, vero? Cosa c’è? >> si sporse un poco per avere la stessa visuale di Lily << James ti sta guardando, chissà perché. Ecco allora su chi eri concentrata, su un certo signor James Potter, alto, capelli scuri e...>>.
<< Scandalosamente bello? >> aggiunse Hestia, trattenendo una risatina.
<< Direi scandalosamente arrogante...>> borbottò Lily, poi si affrettò a chiarire << Comunque non stavo affatto guardando lui >> .
<< Beh, credo che lui non la pensi così >> ridacchiò Alice.
Lily sollevò la testa di scatto e seguì lo sguardo dell’amica fino a Potter, che, sotto i baffi, sorrideva dopo aver esortato i suoi amici ad andare a lezione. La panca di fronte a lui era pericolosamente vuota. Una volta che ebbe incrociato lo sguardo della giovane Evans, con un dito le fece segno di raggiungerlo. Dato che lei rimaneva ferma a fissarlo incredula, le strizzò un occhio.
<< Credo voglia che tu ti sieda con lui >> Alice aveva le lacrime agli occhi dal ridere, di fronte all’espressione sconvolta di Lily << Per tutti i gargoyle, quanto sareste belli come coppia…>>.
Sulle prime Lily pensò di ignorarlo, ma alla fine capì che era esattamente ciò che lui voleva, visto che ormai metà tavolata di Grifondoro stava aspettando gli sviluppi di quel nuovo pettegolezzo.
<< Suppongo mi tocchi andare a sentire che cosa vuole >> bofonchiò distrattamente. Si alzò di malavoglia e raggiunse James, la mente ormai completamente sgombra da ogni traccia di Severus.
<< Perché non mi fai compagnia, Evans? >> le chiese lui, con un sorriso più che smagliante.
Lily si sedette con un gesto meccanico, studiandolo con aria circospetta << Qual è il tuo gioco, Potter? >>.
James non la smetteva di sorridere. Non era possibile che diventasse così terribilmente affascinante, quando sorrideva. Non era giusto.
<< Credi che le tue amiche siano arrabbiate perché ti ho rapita? >>.
<< Sono tutt’altro che arrabbiate >> ribatté lei, sospirando. Si sentiva gli occhi curiosi di Alice addosso.
<< Non è detto che ti restituisca, però >> continuò James, con una luce maliziosa negli occhi.
<< Senti, Potter, dimmi che cosa vuoi e facciamola finita >>.
James sospirò e il sorriso luminoso svanì dal suo volto << Non si può neanche fare un minimo di conversazione educata? >>.
<< No. Allora cosa vuoi? >>.
<< Volevo chiederti se avessi saputo della punizione >>.
<< Certo >> ribattè piccata Lily. Sollevata dal fatto che lui avesse deciso di non aggiungere altro, si alzò in piedi di scatto << Ci vediamo a Trasfigurazione >>.
<< Oggi non vengo a lezione >> le annunciò James, giocherellando con una delle posate.
<< Perché no? >>.
<< Sai, Evans, saltare qualche ora fa bene alla salute >>.
<< Bene, fa’ come vuoi, io ci vado. A stasera >>.
Lily esitò per qualche istante, domandandosi come diavolo facesse a saltare anche le lezioni con tutto quello che avevano da studiare, poi pensò che fosse uno scherzo. Figurarsi se Potter perdeva ancora l’occasione di tormentarla. Allo squillo della campanella corse via e lo lasciò solo in Sala Grande. Meraviglioso, per colpa sua era pure in ritardo. Nel mentre correva a perdifiato fino all’aula, lo stomaco le gorgogliò dalla fame, poiché, grazie a tutta la tensione per Severus e poi anche all’intervento di Potter, non era riuscita a mangiare alcunché. Si accomodò in fretta al suo solito banco e lanciò un saluto distratto a Marlene, dopodiché si sforzò di seguire la lezione. La professoressa McGranitt iniziò a spiegare e tutti si chinarono sui rispettivi quaderni per prendere appunti.
Eppure, Lily non riusciva a concentrarsi. La vista le andava e le veniva di continuo, i crampi della fame erano diventati terribilmente insistenti. Lasciò cadere la piuma e iniziò a respirare piano, con la bocca, mentre le pareti continuavano a ondeggiare. Ad un tratto la colse una nausea così violenta che si portò d’istinto una mano sulla bocca.
<< Signorina Evans, sta bene? >> le domandò la professoressa McGranitt, correndo subito verso di lei. Le passò una mano sulla spalla e le tastò la fronte imperlata di sudore.
<< Professoressa, non mi sento bene >>.
La voce della McGranitt si addolcì subito << Si sente debole? >>.
<< Sì, professoressa >> mormorò Lily in un sussurro, prendendosela con sé stessa per non aver messo nulla nello stomaco dalla cena di ieri.
<< Qualcuno può scortare la signorina Evans in infermeria, per cortesia? Signor Fawcett, ci pensa lei? >>.
Subito David si alzò dal suo banco e corse verso di lei con l’aria più premurosa del mondo. Anzi, sembrava che non vedesse l’ora di metterle un braccio attorno alla vita e tenerla stretta a sé. Troppo debole per opporsi, Lily si appoggiò a lui di peso e si lasciò trascinare fuori dall’aula, sotto gli sguardi sconvolti delle amiche. David la guiò lentamente attraverso i corridoi, ma ad un tratto la fanciulla gli chiese il permesso di fermarsi a riprendere fiato. Subito si accasciò a terra, con la guancia premuta contro il pavimento freddo del corridoio di Incantesimi, con gli occhi chiusi. Si sentiva già molto meglio.
<< Caspita, non hai un bell’aspetto, Lily >> commentò David, nervoso.
Poi, da lontano, si udì un’altra voce << Lily? >>.
La ragazza si lasciò sfuggire un lamento. Chiunque, ma lui no.
Ora la voce si era fatta più vicina << Che le è successo? >>.
David sembrava teso << Temo sia svenuta. Non so cos’è successo, stava già male prima della lezione >>.
<< Evans >> ora la voce di James era proprio accanto al suo orecchio, leggermente più sollevata << Mi senti? >>.
<< No >> bofonchiò Lily << Vattene >>.
James non riuscì a trattenere una risata. << La stavo portando in infermeria >> aggiunse David << Ma si è intestardita a rimanere qui >>.
<< Tipico di Lily. Non fa nulla, la porto io >> dal suo tono di voce, Lily intuì che stava sogghignando << Tu torna pure in classe, Fawcett >>.
<< No >> protestò David, irato << Devo accompagnarla io, me l’ha detto la McGranitt >>.
Improvvisamente Lily non avvertì più il contatto con il suolo, così aprì gli occhi e fu costretta a sgranarli per la sorpresa. Potter l’aveva presa fra le braccia di slancio, come se pesasse cinque chili.
<< Mettiti giù subito! >> esclamò, irritata. In cuor suo sperava sinceramente di non vomitargli addosso.
Ma ogni sua protesta fu vana, perché James era già in marcia. Ignorò del tutto i lamenti di David e si avviò con passo deciso verso l’infermeria.
<< Sei conciata proprio male, Evans >> le disse con un ghigno.
<< Lasciami! >> protestò ancora Lily. Il movimento ondeggiante della sua andatura non la aiutava affatto, anzi.
Non seppe mai come James riuscì ad aprire le porte dell’infemeria tenendola sollevata, ma ad un tratto si sentì adagiare con delicatezza su uno dei lettini bianchi della sala. Madama Chips veniva correndo verso di lei, così James si spostò e rimase in piedi appoggiato al muro, con lo sguardo inquieto.
<< Ha avuto un leggero mancamento >> spiegò all’infermiera, prima che lei potesse aprire bocca << Credo sia un calo di zuccheri >>.
Madama Chips annuì comprensiva e subito estrasse dalla tasca una piccola barretta di cioccolato << Resta seduta e mangia questa con calma. Vedrai che fra non molto ti sentirai meglio >>.
Lily seguì il suo consiglio all’istante e divorò la barretta in un attimo. I giramenti alla testa diminuirono e la nausea cessò, rapidamente com’era iniziata.
<< Va meglio, vero? >> Madama Chips le accarezzò la testa con un sorriso bonario, poi si rivolse a James << Tu puoi tornare in classe, Potter >>.
<< La professoressa McGranitt mi ha incaricato di restare con lei >>.
Pronunciò quelle parole con così tanta autorevolezza che Madama Chips non ribattè, sebbene fosse un po’ perplessa.
<< Molto bene. Vado a prenderti dell’altro cioccolato, cara >> disse a Lily, poi uscì in fretta dalla stanza.
Non appena furono soli, Lily chiuse gli occhi e borbottò << Avevi ragione, Potter >>.
<< Io ho sempre ragione, Evans…ma ora a che cosa ti riferisci? >>.
<< Saltare qualche lezione fa davvero bene alla salute >>.
<< Vedi, troppo stress accumulato. Dovresti seguire l’esempio dei Malandrini e prenderti una pausa, ogni tanto >>.
<< Già. Inizio a pensare che non sia poi una cattiva idea >>.
<< Per un attimo mi hai messo davvero paura >> ammise James, dopo qualche istante di silenzio << Pensavo che Fawcett stesse trafugando il tuo cadavere >>.
Lily aprì gli occhi, sentendo già ritornare le forze << Molto spiritoso >>.
<< Mi detesta con tutte le sue forze >> ridacchiò James. La cosa sembrava divertirlo enormemente.
<< Come hai fatto a vedermi? >>.
Lui le sorrise con aria accattivante e le mostrò un picclo fagotto che teneva sotto la divisa << Mantello dell’Invisibilità. Stavo giusto tornando dal parco, quando vi ho incrociati. Un vero colpo di fortuna. Non avrei mai potuto lasciarti in mani inesperte >>.
<< E così…un altro salvataggio >>.
<< Mi sa che stavolta lo è stato davvero >>.
In quel preciso istante, Madama Chips tornò con dell’altro cioccolato e restò seduta a guardarla nel mentre lo mangiava. Lily si sforzò di andare piano, ma era così tremendamente delizioso che finì tutte e cinque le barrette in pochi mnuti. Ora si sentiva decisamente meglio.
<< Credo che tu ora possa tornare in classe >> le annunciò Madama Chips con un sorriso.
Per poco Lily non si sentì mancare di nuovo. Avrebbe avuto l’ora di Pozioni, ma la sola idea di rivedere Severus la fece vacillare di nuovo. James se ne accorse subito e si esibì in un sorrisetto furbo.
<< Me ne occupo io. Tu impallidisci >>.
Non fu poi così difficile. Al solo pensiero di tutte le domande che avrebbe dovuto affrontare se fosse tornata in classe, la giovane Evans avvertì subito le guance perdere quel poco colore che avevano conquistato. Fu così che udì James parlare piano, accanto alla scrivania di Madama Chips.
<< Non credo che Lily si senta ancora bene per tornare in classe. A dire la verità, credo che sarebbe più opportuno che la accompagnassi al dormitorio. Potrebbe preparare una giustificazione per lei? >>.
La sua voce era terribilmente suadente e la fanciulla non osava immaginare quanto fossero stupefacenti i suoi occhi. Perché anche lei non era capace di tali abilità persuasive?
<< Ma certo. Anche tu hai bisogno di una giustifica, Potter? >> cinguettò Madama Chips, improvvisamente tutta miele.
<< No, spiegherò tutto io a Lumacorno, grazie >>.
James la riaccompagnò fino al buco del ritratto, aiutandola a sorreggersi in piedi. Solo a quel punto Lily si rese conto che forse avrebbe dovuto ringraziarlo, ma lui liquidò il tutto con un leggero gesto della mano e le promise che si sarebbero visti quella sera per la punizione.



Al pomeriggio, subito dopo la fine dell’ultima ora di Incantesimi, Lily, dopo una buona dose di sonno, uscì dal dormitorio per prepararsi all’estenuante punizione con James. Voci di corridoio le avevano riferito che anche ai Serpeverde colpevoli era stata affidata una cosa simile, ma, per loro, una punizione col custode rappresentava una vera e propria passeggiata. Gazza adorava i Serpeverde, per chissà quale assurdo motivo, dunque alla fine tutto il lavoro sarebbe toccato esclusivamente a lei e a Potter.
Non aveva raccontato a nessuno di ciò che gli aveva visto fare, appena prima di andare in biblioteca, né del fatto che quel pomeriggio lui l’avesse accompagnata in infermeria; la cosa in sé era già abbastanza sconvolgente, ma non voleva che le amiche pensassero che si stava ricredendo su di lui solo perché l’aveva visto compiere alcuni atti di gentilezza. Già immaginava l’espressione compiaciuta di Alice e il sorriso a trentadue denti di Mary.
Si legò i capelli in una lunga coda, ritenendo che avrebbe dovuto faticare parecchio, e poi scese in Sala Grande, dove mangiucchiò qualcosa in tutta fretta, giusto per non avvertire ancora i morsi della fame e rischiare un altro svenimento. Infine, si diresse a buon passo verso lo studio del custode. Non aveva più ripensato al diverbio avvenuto con Sev, ma, d’altro canto, ormai aveva capito c’era ben poco da fare. Lui aveva fatto la sua scelta. Aveva scelto che persona essere e chi frequentare. Aveva scelto Voldemort.
Lily era così presa dai suoi ragionamenti su Piton che, non appena raggiunse l’ingresso dell’ufficio di Gazza, si scontrò inesorabilmente con qualcuno che veniva nella direzione opposta. Aveva l’insulto già pronto sulle labbra, tuttavia si rese conto che era solo James.
<< Ah, sei tu >> borbottò, allontanandosi da lui.
James si arruffò i capelli neri e le sorrise << Chi ti aspettavi? >>.
<< Nessuno. Anzi, speravo quasi che te ne fossi dimenticato >>.
<< Oh, Evans, non avrei mai potuto lasciarti da sola in quest’avventura >>.
<< Mmm…ultimamente ne stiamo vivendo un po’ troppe >>.
<< E non è meraviglioso? >>.
Lily rispose con una smorfia << Di certo è solo colpa tua se stasera non posso portarmi avanti con i compiti di Erbologia. Sappi che questa me la lego al dito, Potter >>.
<< A quel dito metterai la fede il giorno in cui ci sposeremo, Evans >>.
La ragazza sollevò gli occhi verso di lui, cercando di capire se fosse serio o meno. Ma nell’espressione di James non c’era alcuna traccia di ilarità. Anzi, si era avvicinato e la stava fissando con uno sguardo talmente intenso che Lily ne ebbe quasi paura. Rammentò improvvisamente il tremore che l’aveva assalita quando, durante la ronda, lui l’aveva fissata allo stesso modo e poi l’aveva spinta contro il muro, come se avesse avuto voglia di baciarla. Ma lì non aveva avuto paura, e nemmeno ne provava adesso. La sensazione che avvertì fu piuttosto come uno strano fiotto caldo, che la invase per tutto il corpo, e la spinse ad agognare quelle labbra che le stavano così vicine, in una forma molto simile al desiderio…per la barba di Merlino, che le stava succedendo?
Lily si allontanò con un saltò da lui e subito ristabilì la giusta distanza di sicurezza, respirando un po’ affannosamente. Per tutti i gargoyle, per un momento Potter era riuscito a coinvolgerla nel suo magnetismo animale. Doveva fare in modo che non accadesse più. In quel preciso istante Gazza uscì e Lily lo ringraziò mentalmente per il suo tempismo. Salvata da un custode acido e bisbetico, che non vedeva l’ora di metterli al lavoro, ma che ironia della sorte.
<< Entrate >> gracchiò Gazza, spostandosi di lato per lasciarli passare << Attento, Potter, guarda che ti tengo d’occhio >>.
<< Ai tuoi comandi, Gazza >> ribatté James.
Lily non riuscì a trattenere un sorriso. Se non altro, sentire James che prendeva in giro Gazza l’avrebbe messa di buon umore. Lo studio del custode era un ammasso confuso di scartoffie, che giacevano tutte impilate sulla scrivania. Anche per terra regnava il caos, come se lo stesso Gazza si fosse divertito a mettere tutto sottosopra solo per farli sgobbare di più.
<< Bene, piccoli delinquenti. Il vostro compito è sistemare l’intero schedario delle punizioni, per anno e ordine alfabetico. Senza magia >>.
James spalancò gli occhi << Ma ci vorrà più di un mese! >>.
Il custode accese un vecchio giradischi con una lagna assurda e si posizionò sulla sua poltrona preferita con Mrs.Pur in braccio e un buon bicchiere di Idromele << Prima inizierete, prima finirete. E badate che, se vi becco ad usare la magia, vi appendo per i polsi. Non a caso tengo sempre le catene ben oliate >>.
<< L’unica cosa che dovrebbe appendere è il suo cervello >> borbottò James, tanto che Lily si coprì la bocca con una mano per non scoppiare a ridere senza ritegno.
<< Cos’hai detto, Potter? >>.
<< Niente, niente, Gazza. Tu mettiti pure comodo, ma fai attenzione, prima che la gatta ti graffi le…ehm…cose >>.
Questa volta Lily non riuscì a trattenersi, cosa che fece infuriare ancora di più il custode, tanto che tirò fuori le sue terribili manette del cassetto e gliele sventolò sotto il naso.
<< Va bene >> James si lanciò un’occhiata attorno, poi si portò le mani ai fianchi << Allora, Evans, a te l’onore di scegliere da dove iniziare >>.
Lily afferrò uno scaffale a caso << Non pensare di potermi parlare per tutta sera >>.
<< Ora posso? >>.
<< Per adesso sì, poi, in base a come ti comporterai, deciderò se revocarti o meno il permesso >>.
<< Affare fatto >>.
<< A patto che mi chiami Evans >>.
<< Mi sembra che siamo abbastanza in confidenza da poterci chiamare per nome ormai, no? >>.
<< Non contraddirmi, Potter. Il mio nome è riservato alle persone a cui voglio bene >>.
James simulò un’espressione da cane bastonato << Quindi non mi vuoi bene, Evans? >>.
<< Nemmeno un po’ >> replicò sorridendo lei. Ma perché si stava divertendo?
<< Volete smetterla con queste smancerie? Lavorate! >> gracchiò Gazza dalla poltrona.
Passarono la restante ora a mettere in ordine alfabetico tutte le punizioni che erano state assegnate nella storia di Hogwarts, cercando di non ridere per quelle più buffe. Giravano storie su mutanti, insegnanti trasformati in maiali, duelli e cose varie. Ogni volta che aprivano un nuovo fascicolo si sollevava un tremendo sbuffo di polvere, segno che quelle carte non venivano guardate da secoli. Naturalmente Gazza non resistette fino alla fine. Dopo appena un’ora si addormentò con il bicchiere di Idromele in mano e cominciò a russare. James lo segnalò a Lily e i due si accasciarono a terra, per riposarsi un po’. Avevano già catalogato più di trecento punizioni, ma restava ancora parecchio lavoro da fare. Potter si avvicinò alla finestra e la spalancò, facendo entrare un po’ d’aria fresca nella stanza piena di polvere. Poi estrasse una sigaretta dalla tasca e lanciò un’occhiata a Lily.
<< Ti dispiace se fumo? >>.
<< Certo che no. Vai pure a fuoco, se vuoi >> gli rispose la ragazza, con un sorriso malizioso.
James accese la sigaretta << Sempre simpatica >>.
<< Il mucchio più grande sembra quello >> commentò la Evans, indicando una grossa fetta di mensola occupata da scartoffie, che sembravano anche piuttosto recenti.
<< Ehm…>> James sospirò imbarazzato << Quelli siamo io e Sirius >>.
<< Che cosa? >> Lily spalancò gli occhi << Ti rendi conto che tu e Black occupate uno spazio di tre secoli di punizioni da soli? >>.
<< Eddai, Evans, dovremo pure essere ricordati per qualcosa, no? Avanti, leggine qualcuna. Ti divertirai >>.
Il fatto che James le dicesse cosa fare le dava un po’ fastidio, ma alla fine Lily lo assecondò e si trascinò fino al loro fascicolo. Afferrò un foglio a caso e lo aprì, cercando di decifrare gli sgorbi orribili della scrittura di Gazza.
<< “Potter e Black sradicano un water dal bagno e sfidano il sottoscritto a capire se al suo interno ci siano le feci di una ragazza o un ragazzo” ? >>.
<< Ah, sì >> Potter ridacchiò << Secondo anno. Fu un’idea di Sirius >>.
<< Siete disgustosi >>.
<< Oh, ma il resto è peggio >>.
<< Siete davvero penetrati nella Sala Comune di Serpeverde e avete colorato tutto di oro e rosso? >>.
<< Quinto anno, Remus fu il grande architetto della cosa. Confondemmo circa una ventina di Serpeverde, prima di riuscire a capire la parola d’ordine, poi sporcammo tutto di vernice. Il vecchio Luma ci punì molto severamente >>.
<< Qui ci sono tutte le tue, Potter…"l’alunno Potter canta cori da Quidditch durante la lezione di Erbologia, l’alunno Potter agita lo spazzolone del wc su alcuni Serpeverdel’alunno Potter si nasconde nel mio ufficio e dopo qualche minuto esce lamentandosi della puzza dei miei piedil’alunno Potter simula un attacco radioattivo di Cacchebombe nel corridoio di Incantesimi…l’alunno Potter incolla i banchi al soffitto durante la lezione di Storia della Magia…oddio, questo è Black…l’alunno Black si giustifica, dicendo di non aver fatto i compiti di Trasfigurazione, poiché è stato cacciato di casa…gli alunni Black e Potter fanno scoppiare tutte le sfere di cristallo per l’ora di Divinazione…Black e Potter incendiano le porte dei bagni femminili, per costringere le ragazze a usare quelli maschili, e il fuoco non si riesce a spegnere"…>>.
Lily sollevò lo sguardo e vide James, piegato in due dalle risate. Per un istante rimase perplessa a fissarlo, domandandosi come facesse a trovare sempre tutto così comico, ma dopo un po’ si lasciò contagiare. Ben presto si ritrovarono entrambi sul pavimento, presi da un attacco di riso così convulso da non riuscire più a smettere. Verso le nove Gazza si svegliò e li trovò ancora a ridere, mentre James era in piedi sul suo sgabello preferito con in mano il suo schedario e raccontava a Lily una delle sue innumerevoli imprese con i Malandrini. Li cacciò fuori dallo studio urlando e dichiarò persino che non avrebbe voluto vederli mai più.
I due si avviarono verso la Torre di Grifondoro, senza smettere di ridere. Per James, la risata di Lily rappresentava una sorta di coro angelico: sarebbe rimasto ore ed ore a fissarla, mentre gettava la testa all’indietro, con i denti candidi che le brillavano, ogni volta che sorrideva. Quella ragazza non si rendeva conto del potere seducente che aveva. A volte smetteva di sghignazzare soltanto per poterla ascoltare.
<< Perché mi fissi, Potter? >> gli domandò Lily ad un tratto.
James sospirò con aria sognante << Nessuno ti ha mai detto che, quando ridi, sei bellissima, Evans? >>.
<< Può darsi >>.
<< Allora vieni a Hogsmeade con me? >>.
<< Nemmeno se ci fosse la terza guerra mondiale >>.
<< Sbaglio o un detto babbano dice “Fate l’amore, non fate la guerra”? >>.
<< Sì, ma la guerra è più divertente >>.
<< Solo perché non sei ancora stata a letto con me >>.
Lily lo spintonò in avanti, sbuffando, ma ringraziò anche il fatto che i corridoi fossero poco illuminati. Era meglio che Potter non vedesse quanto era stato in grado di farla arrossire con le sue parole. Persino la Signora Grassa fu stupita dal fatto di vederli arrivare assieme, tanto che si aprì senza nemmeno aver chiesto la parola d’ordine. La Sala Comune era piena zeppa di ragazzi che cercavano di studiare o riposarsi nonostante tutto il baccano, così entrambi individuarono subito i loro soliti gruppetti di amici ai due lati opposti della stanza.
<< Bene, Evans >> dichiarò James, girandosi verso di lei a braccia incrociate << La nostra avventura finisce qui, a quanto pare >>.
<< Eh già, Potter. Davvero un grandissimo, anzi enorme peccato >>.
<< A me mancherai, Evans >>.
<< A me no. Non ci tengo a finire in punizione un’altra volta per colpa tua >>.
<< Invece la colpa è solo tua, Lily, se farò di tutto perché accada di nuovo. Questa sera mi hai fatto innamorare di te come non mai >>.
Questa volta Lily arrossì spudoratamente, così cercò in fretta di cambiare discorso. Ma come faceva a essere tanto irritante, idiota…e al tempo stesso tremendamente dolce e disarmante? I suoi occhi la tenevano come ipnotizzata.
<< Cosa ti ho detto riguardo al nome? Ah, Potter, non imparerai mai. Beh, si è fatto tardi e sono molto stanca >>.
<< Vuoi che ti accompagni? >>.
<< No, grazie, conosco la strada. Notte, Potter >>.
La ragazza gli voltò le spalle e si avviò verso il suo dormitorio. James si batté una mano sulla fronte e si diede mentalmente dello stupido per essersi lasciato così andare.
<< Buonanotte, Lily >> mormorò piano. Ma ormai lei era già lontana.



Nel mentre Lily e James parlavano fra di loro davanti al ritratto della Signora Grassa, completamente ignari di tutto ciò che li circondava, nella Sala Comune di Grifondoro si erano scatenate diverse reazioni.
Alcune ragazze del quarto e quinto anno fissarono Lily in malo modo, valutandola per la prima volta il tutto il suo potenziale femminile. Di solito, Lily Evans era indifferente alla maggior parte dei ragazzi, ma non lo era mai stata per James Potter, questo era risaputo. Dunque ciò la rendeva un pericolo estremo per qualunque ragazza avesse cercato di avvicinarsi a James.
Sirius, comodamente sdraiato su uno dei divanetti in rosso e oro, sollevò stupito la testa e diede subito gomito a Remus e Peter, affinché gli confermassero che non stava sognando, che James stava davvero avendo una conversazione pacifica con la Evans, senza che nessuno dei due cercasse di ammazzare l’altro. A quella vista gli occhi di Remus si velarono di tristezza e l’amico lasciò la stanza, ritirandosi verso i dormitori senza dire una parola. Peter lo guardò andarsene senza capire, ma Black gli fece cenno di restare seduto e continuare a godersi lo spettacolo.
Ma il meglio venne da Alice Prewett. Era stata con Frank per la maggior parte della sera, accoccolata accanto a lui su una poltroncina vicino al fuoco, ma non appena il buco del ritratto si aprì e udì distintamente le voci di Lily e James, si sollevò a sedere di scatto, strofinandosi gli occhi. Stava accadendo davvero? Di certo non si stava ingannando: conosceva Lily dal primo anno e non l’aveva mai vista in quel modo. Era come se risplendesse di luce. Scuoteva la testa, si dondolava sui piedi, ma non perdeva mai lo sguardo di James. Oh, quanto le sarebbero piaciuti come coppia!
<< Amore, ti dispiace se vado un attimo da Mary ed Emmeline? Ci metto un secondo >> sussurrò suadente a Frank.
<< Va bene, Alice. Basta che poi torni qui >>.
Con un ghigno sulle labbra, Alice si alzò dalla poltroncina e, senza smettere di osservare i due in questione, si avvicinò alle amiche, tutte prese a finire il lunghissimo tema di Trasfigurazione. Scaraventò via tutti i loro appunti e si accomodò sul tavolo.
<< Ehi! >> protestò Emmeline, indignata << Ci avevamo messo ore per…>>.
<< Cancella quello stupido compito dalla tua mente, Vance. Sto per proporti un affare interessante >>.
Mary lanciò un lungo sospiro di rassegnazione. Quando Alice Prewett si metteva in testa qualcosa, era impossibile dissuaderla. E quella sera i suoi propositi sembravano tutti rivolti verso ciò che amava fare di più: le scommesse. Non era la prima volta che proponeva loro “affari interessanti”, come le piaceva chiamarli. Di solito si trattava di cose stupide, come chi fra di loro avesse preso il voto più alto in Incantesimi, o chi fosse riuscita a cogliere in flagrante Justin Quirke mentre si metteva le dita nel naso, o avesse indovinato il colore delle mutande di Sirius Black…cose del genere. Ma ora lo sguardo della giovane Prewett non prometteva nulla di buono.
<< Sentiamo >> disse Emmeline.
<< Ma…il compito…>> cercò di protestare debolmente Mary.
<< Qui si fanno affari, Macdonald. Allora >> Alice si sporse verso di loro con gli occhi scintillanti << Vi propongo una scommessa >>.
<< Soggetto? >>.
<< Lily Evans…>>.
<< Lily?! Perché mai dovresti scommettere su Lily? >>.
<< Lasciami finire, Mary. Propongo una scommessa su Lily…e James Potter. Scommetto che, entro la fine di quest’anno, si metteranno insieme. E vi dico di più: scommetto anche che si sposeranno >>.
Le due amiche rimasero in silenzio per un attimo, cercando di assimilare al meglio l’assurdità della sua proposta. Poi Emmeline scoppiò a ridere.
<< Ma tu sei tutta matta, Alice. Quei due si odiano >>.
<< Davvero? Non ne sarei tanto sicura >>.
Spostandosi leggermente di lato per lasciare libera la visuale, Alice indicò con un cenno della testa Lily e James che conversavano accanto al ritratto. Lily sorrideva…e non sembrava per niente irritata dalla vicinanza di James.
<< Questo non cambia nulla >> borbottò Emmeline, testarda << Probabilmente si staranno insultando, solo che noi non li sentiamo >>.
<< Voi non capite. Quei due potranno anche odiarsi, evitarsi, dichiararsi guerra, far finta di girarsi dall’altra parte per mostrare indifferenza, ma quando i loro sguardi si incrociano, anche per caso, con quegli stessi occhi si sfiorano, magari di nascosto, e si amano, tanto da farci quasi l’amore >>.
<< Tutto ciò è molto poetico, Alice >> ribatté sarcastica l’amica << Tuttavia non stiamo parlando di te e Frank Paciock >>.
<< Allora non avrai alcun problema a scommettere, Vance >>.
<< Certo che no >> Emmeline si scostò i lunghi capelli neri dal collo, poiché faceva molto caldo << Ad una condizione: nessuna delle due interverrà con il corso naturale degli eventi. Tu non spingerai Lily fra le braccia di Potter e io non la allontanerò. Lasceremo che facciano tutto da soli >>.
<< Mi sembra corretto >>.
<< Quanto, Prewett? Spara una somma >>.
<< Dieci galeoni >>.
<< Cosa?! >> Mary spalancò gli occhi << Voi due siete pazze! Emmeline, vero che tu non…>>.
<< Ci sto >> dichiarò l’altra.
<< Ottimo >> il sorriso di Alice si fece ancora più birichino << Voto Infrangibile? >>.
<< No! >> saltò su Mary << Smettetela con queste sciocchezze >>.
<< Va bene, dai. Calmati, Maccy. Allora facciamo che…chi perde fa il bagno nuda nel lago? >>.
<< Andata >>.
<< Signorina Vance, è un vero piacere fare affari con lei. Ora, se volete scusarmi, torno dal mio ragazzo >>.
Non appena Alice si allontanò, Mary scosse la testa e non mancò di manifestare tutta la sua disapprovazione ad Emmeline. Ma la giovane Vance sembrava piuttosto sicura di sé; tutta Hogwarts sapeva che Lily odiava James. Alice aveva davvero voglia di perdere. L’idea che quei due si mettessero insieme e si sposassero…era semplicemente assurda. I suoi galeoni erano al sicuro.

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Capitolo 9
*** Hogsmeade ***


Finalmente iniziò ottobre, che portò venti gelidi e foglie secche. L’autunno era nell’aria, ma si dava anche inizio ad alcune attività molto importanti: non solo c’era in programma la prima gita a Hogsmeade dell’anno, ma si avvicinava anche la stagione del Quidditch.
James era di ottimo umore, quando, quel sabato mattina, si accomodò accanto ai Malandrini per fare colazione. Ora almeno avrebbe avuto qualcosa di piacevole a cui pensare che non fosse l’enorme mole di compiti ancora da fare, tristemente abbandonata sul suo letto a baldacchino. Essendo il Capitano della squadra di Grifondoro, aveva già indetto una riunione con i suoi unici due membri della squadra rimasti, ossia Sirius e Richard Stone, un corpulento ragazzo del sesto anno, per accordarsi sulle selezioni. James contava molto sulla nuova squadra che si sarebbe formata. Era stato nominato Capitano l’anno precedente e aveva portato Grifondoro a vincere la Coppa del Quidditch, ma ci teneva a chiudere il suo ultimo anno in bellezza; non solo come il Cercatore più promettente dell’ultimo secolo, o come alunno più brillante in Trasfigurazione, ma anche come il Capitano che aveva condotto i suoi alla vittoria per ben due volte di fila.
<< Speriamo di finire in fretta le selezioni >> borbottò Sirius, mentre si ingozzavano di pancake << Dobbiamo prepararci per la luna piena >>.
<< Si è messa in lista un sacco di gente >> ribatté James, scrutando con aria distratta il foglio che aveva appeso alcuni giorni prima nella bacheca della Sala Comune << Non so da quando la squadra sia così popolare >>.
Si sentiva decisamente nervoso all’idea di affrontare le selezioni. L’anno prima si era ritrovato Capitano di una squadra già pronta, ben allenata, che conosceva fin da quando aveva dodici anni. Ma ora scegliere sarebbe stato una sua responsabilità e la cosa lo innervosiva parecchio. Certo, avrebbe avuto anche Sirius e Richard al suo fianco, ma la decisione finale sarebbe spettata a lui.
<< Andiamo, James, lo sai perché >> sbottò Remus << Ogni anno è sempre la stessa storia. Scommetto che la maggior parte delle iscrizioni sono di ragazze del terzo o quarto anno che vogliono solo uscire con te e Sirius >>.
James voltò la testa verso Lily, che stava facendo colazione con le amiche a poca distanza da lui, ma la ragazza sembrava non aver sentito.
<< Speriamo di no, Lunastorta. Ho bisogno di una squadra decente >>.
In quel momento si udirono alcuni schiamazzi e i gufi postali planarono sui tavoli della Sala Grande, portando notizie da casa. Con quella strana guerra in corso, i genitori erano preoccupati per i figli e scrivevano più del solito. James aprì il pacco che gli era stato portato dal gufo di famiglia e vide che Dorea gli aveva mandato un nuovo maglione, assieme ad alcuni fragranti biscotti caserecci, che vennero subito ingurgitati da Peter e Sirius. Ma spesso e volentieri le lettere da casa portavano anche cattive notizie: due giorni prima una ragazza era stata chiamata da Silente, poiché i suoi genitori erano stati trovati morti. Da allora, la ragazza non si era più vista.
Dopo qualche vago tentativo di attirare l’attenzione della Evans, James, vedendo che lei non lo degnava di uno sguardo, si alzò da tavola e decretò che era ora di andare. Lui e Sirius si avviarono insieme verso il campo da Quidditch, quando passarono accanto a Marlene McKinnon e Dorcas Meadowes. James salutò le due Corvonero con un gran sorriso: conosceva Dorcas solo perché era la ragazza di Fabian Prewett, il Battitore della squadra di Corvonero, ma ora anche Marlene gli stava molto simpatica. Tuttavia ciò che lo sorprese di più fu la reazione del suo migliore amico alla vista della McKinnon: il volto di Sirius si oscurò, ma, non appena le passò accanto, James avrebbe potuto giurare di averlo visto arrossire. Si trattenne a stento dal ridere e si ripromise di stare attento a quei nuovi sviluppi.
Come James si era aspettato, i provini occuparono gran parte della mattinata. Sembrava che metà della Casa di Grifondoro avesse deciso di presentarsi, motivo per cui ricevette anche alcune critiche dai Corvonero, che non avevano abbastanza spazio per allenarsi.
<< Giornataccia, Potter? >> gli domandò una vivace voce femminile.
James si girò per capire chi avesse parlato e vide che si trattava di una ragazza alta e snella, con fluenti e lisci capelli neri, lunghi fino alla vita, pelle color caramello e due affascinanti occhi da cerbiatta.
<< Rose! >> esclamò, felice di vederla.
Rose King era diventata Capitano della squadra di Tassorosso solo quell’anno, ma James l’aveva sempre ammirata per il suo ruolo di Cacciatrice, poiché valeva almeno tre giocatori da sola. La salutò con due baci sulle guance, che subito si accesero al suo tocco, come sempre accadeva con le ragazze; poi gli occhi le si scurirono per il desiderio, ma James era abituato anche a questo.
<< Non pensavo che le selezioni mi avrebbero distrutto più di cinque allenamenti di fila >>.
<< Lascia stare >> Rose gli sorrise, comprensiva << Ho il tuo stesso problema. Hai passato una buona estate? >>.
<< Abbastanza, sono stato alle finali della Coppa del Mondo in Belgio…>>.
<< Anche io! Come è possibile che non ci siamo trovati? Hai visto che squadra, la Bulgaria? Con Tromanoff e Litziski, meravigliosi…>>.
James perse completamente il senso del tempo, come accadeva ogni volta che si metteva a parlare con Rose. Non solo era tremendamente affascinante e spiritosa, ma conosceva a memoria la formazione di tutte le principali squadre di Quidditch, condivideva i suoi stessi gusti musicali ed era una delle più brave giocatrici che avesse mai visto. Parlare e scherzare con lei gli veniva naturale quasi come respirare.
<< Ehi, Ram! >> lo chiamò Sirius << Ti stiamo aspettando, muoviti! >>.
James si esibì in un largo sorriso << Scusami, Rose, ma mi attendono. Spero che finiremo di parlare della finale, una volta ogni tanto >>.
<< Ne sono certa, James. Magari…davanti ad una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa? >>.
James sollevò gli occhi su di lei, perplesso. Lo stava invitando ad uscire? Rose King, che era una delle ragazze più desiderate della scuola, lo stava chiedendo proprio a lui? Sulle prime, si sentì lusingato da tale invito. Ma poi la sua mente sfrecciò rapidissima verso Lily Evans, che in quel momento si stava accomodando sugli spalti assieme a Mary, Alice ed Hestia. Non l’avrebbe mai ammesso, ma ancora sperava di poter andare a Hogsmeade con lei.
<< Vedremo. Ora scusami, ma devo andare a finire queste dannate selezioni. Peccato che tu sia una Tassorosso, ti vorrei volentieri in squadra >>.
<< Lo stesso potrei dire io. Ci si vede, allora, Potter >>.
James si avvicinò alla sua postazione per le selezioni, dove c’erano già seduti ad aspettarlo Sirius e Richard. Davanti a loro, un folto gruppo di ragazzi e ragazze in attesa di essere scelti, dai ragazzini spaventati del primo anno, a quelli più grandi con le loro scope di marca.
<< Ho interrotto qualcosa? >> gli domandò Sirius con aria maliziosa, mentre si accomodava accanto a lui.
<< Che intendi dire, Felpato? >>.
<< Con la King >>.
<< Ah…no, nulla di che. Di certo non vale lo scompiglio che creerebbe una nostra relazione segreta, visto che verremmo scoperti senza dubbio. Mi ha solo invitato a Hogsmeade >>.
<< Io non so perché continui a intestardirti sulla Evans, quando hai la ragazza perfetta di fronte agli occhi. Andiamo, Ram, non negare che Rose King sarebbe l’ideale per te: non solo è bellissima, ma anche spiritosa, intelligente, Capitano di una squadra di Quidditch, eccellente giocatrice, sa il fatto suo…avresti molte più cose in comune con lei, che con la Evans >>.
James spostò lo sguardo verso gli spalti, dove Remus e Peter si erano appena seduti accanto a Lily. Sirius aveva perfettamente ragione, eppure con Rose mancava qualcosa. Certo, si trovava molto bene con lei, ma non provava nulla di intenso nei suoi confronti. Tutto l’opposto di ciò che gli accadeva ogni volta che era in presenza di Lily, quando le sue viscere si attorcigliavano e la sua mente si svuotava, cosicché, ogni volta che era con lei, riusciva sempre e solo a fare la figura del cretino.
Per distrarsi da quegli assurdi pensieri, James decise di dare il via alle selezioni con un semplice test di base. Chiese a tutti gli aspiranti giocatori di dividersi in gruppi omogenei e fare un giro di volo sul campo, mentre lui, Sirius e Richard correggevano le posizioni. In questo modo riuscì a capire subito quali fossero i gruppi migliori, il che comprese presto l’immediata esclusione di una banda di ragazze urlanti del quarto anno, che fecero gli occhi dolci a lui e Sirius per tutto il tempo, riuscendo a mettersi in pose provocanti persino nella divisa da Quidditch. Con sua enorme sorpresa, alle selezioni si erano presentati anche Frank Paciock per il provino di Portiere, ed Emmeline Vance per quello di Cacciatrice. Solo a quel punto James capì come mai la Evans fosse venuta a vedere le selezioni; per un breve, anzi brevissimo istante, aveva sperato che fosse lì per lui.
Dopo due ore, molte critiche e crisi di nervi, una delle quali comportò persino una rissa fra Sirius e uno spilungone del sesto anno, James era riuscito ad ottenere tre buoni Cacciatori: Sirius, tornato ovviamente in squadra dopo un volo eccellente, Jack Hamilton, una nuova scoperta del sesto anno particolarmente veloce, e infine Emmeline Vance, che si era distinta durante tutta la prova per la sua eleganza e aveva anche segnato numerosi gol, applauditi dalle sue amiche sugli spalti.
<< Hai capito la Vance >> si complimentò Sirius con lei, non appena scese dalla scopa << Non sapevo sapessi giocare così bene >>.
<< Sorpreso, Black? >>.
<< Ammirato, piuttosto. Sono davvero contento di averti come collega, Emmeline. Ci vogliono delle belle ragazze in squadra, ogni tanto >>.
Più che soddisfatto dei suoi nuovi Cacciatori, James si diede da fare per cercare di selezionare un nuovo Battitore assieme a Stone. Colui che venne scelto, Jimmy Coote, non era un fuoriclasse, ma sapeva il fatto suo riguardo ai Bolidi e aveva una buona mira. L’ultimo provino era quello per i Portieri. James scrutò gli unici due candidati rimasti: il suo vecchio compagno di stanza Frank e un ragazzo tarchiato del quinto anno, che da solo avrebbe potuto coprire tutti e tre gli anelli in una volta sola. Sembrava essere il più promettente, ma parò solo quattro Pluffe su cinque; infatti, senza che nessuno fosse riuscito a capire il perché, all’ultimo secondo era scattato nella direzione opposta. Frank salì agilmente sopra la sua Tornado e si posizionò, mentre dagli spalti salivano sempre di più cori di acclamazione per lui.
<< Buona fortuna, amore! >> urlò Alice Prewett dalle tribune.
Frank Paciock fu meraviglioso: parò tutti e cinque i rigori di fila, persino le palle curve tirate da Sirius per metterlo in difficoltà. Unendosi ai complimenti della folla, James gli annunciò che era in squadra e fu certo di non aver mai visto Frank così felice. Alice si catapultò in campo e lo abbracciò, prima ancora che lui fosse sceso dalla scopa.
<< Bravissimo! >>.
<< Ho temuto di non parare il quarto rigore >> raccontò Frank, con il fiato corto << Emmeline ci va giù pesante, quel suo tiro mancino…>>.
Poi Alice iniziò a coprirlo di baci e tutti diedero loro le spalle, per lasciarli un po’ in intimità.
<< Molto bene, squadra >> James fischiò e li richiamò all’ordine << Venite tutti qui, per favore >>.
La neonata squadra di Grifondoro si radunò stretta attorno a lui, ansiosa di sentire i primi ordini dal suo Capitano.
<< Sono davvero soddisfatto, avete tutti volato molto bene. Vorrei dirvi solo una cosa, prima di fissare i prossimi allenamenti. Comunque vada questo campionato, io sarò fiero di voi. Sarò felice di ricordare che siete stati voi i miei ultimi compagni di squadra, coloro che mi accompagneranno fino alla fine del mio percorso qui. Ricordatevi, la nostra è la squadra migliore di tutta Hogwarts >>.
James scrutò i suoi compagni con gli occhi che brillavano di orgoglio << Abbiamo tre ottimi Cacciatori >>.
Indicò con un cenno Sirius, Jack Hamilton ed Emmeline Vance.
<< Eddai, Ramoso >> protestò Sirius, fingendo di arrossire << Così ci metti tutti in imbarazzo >>.
<< Abbiamo due ottimi Battitori >>.
Richard Stone e Jimmy Coote batterono violentemente le loro mazze l’una contro l’altra.
<< E un diavolo di Portiere, che, ne sono certo, ci condurrà alla vittoria! >> ruggì James, fissando i suoi con una sorta di furioso orgoglio << E poi ci sono io...>>.
<< Il miglior cercatore che Hogwarts abbia mai visto! >> urlò Sirius per lui.
L’intera folla di Grifondoro che c’era lì attorno si mise ad applaudirlo, ma James fece loro cenno di tacere << Non mi interessa se dovremo allenarci fino allo sfinimento, o con quali condizioni atmosferiche. E sapete perché? Perché questo sarà il nostro anno! >>.
<< La coppa ai leoni! >> gridò Sirius.
Un nuovo coro di applausi partì ed Emmeline, su di giri, stampò addirittura un bacio sulla guancia di James. Poi la squadra, carica di orgoglio e determinazione, abbandonò il campo da Quidditch, accordandosi per tre allenamenti settimanali.
<< Hai fatto bene a caricarli così, James >> gli disse Lupin, raggiungendolo << Ora saranno ancora più motivati >>.
<< Grifondoro vincerà sicuro >> aggiunse Peter.
<< Nessuno mi toglierà la gioia di sentire di nuovo fra le mani la coppa del Quidditch. Meglio ancora se potrò soffiarla sotto il naso di Lestrange >>.
Poi ad un tratto il campo venne invaso dalle amiche di Emmeline, che si complimentarono con lei per la sua nuova carica. James osservò come imbambolato Lily mentre sorrideva e abbracciava l’amica, poi scosse la testa e si avvicinò ad Alice Prewett, che si era momentaneamente staccata da Frank per festeggiare anche Emmeline.
<< Alice, posso parlarti un attimo? >>.
La trascinò un po’ lontano dal resto del gruppo e la sua aria difensiva lo fece insospettire ancora di più.
<< Cosa c’è, James? >>.
<< Volevo chiederti una cosa. Non ti sembra strano che il ragazzo prima di Frank abbia sbagliato proprio l’ultimo rigore? Eppure era un tiro semplice >>.
<< Mmm…sarà stata sfortuna, no? >>.
<< A me sembra piuttosto che sia stato Confuso. Ed era esattamente davanti rispetto a dove eri seduta tu >>.
Sotto il suo sguardo penetrante, Alice arrossì << Beh, io…>>.
<< Sono stata io, Potter >>.
James si voltò di scatto e si ritrovò davanti Lily. Il sole le faceva scintillare i capelli di numerose sfumature fiammanti e James dovette trattenersi per non portarsi una mano alla testa e mantenere un’espressione seria.
<< Tu, Evans? >>.
<< Ebbene sì, colpevole. Sono stata io a Confonderlo >>.
<< Scusaci, James >> mormorò Alice, rossa come un peperone << Non pensare che l’abbiamo fatto per favorire Frank…beh un po’ sì, forse…ma avresti dovuto sentire quel ragazzo come insultava Emmeline, soltanto perché era una femmina! Diceva che non avrebbe mai potuto giocare, perché era inferiore…Comunque ha un brutto carattere, non avresti mai voluto uno così in squadra…no? >>.
James non riusciva a distogliere lo sguardo da Lily << Suppongo di no. Sono comunque contento di Frank…ma siete state disoneste. E poi, Evans…mi sorprendi…un Caposcuola perfetto come te…>>.
<< Oh, non farci la predica sulla disonestà proprio tu, Potter. E ora, se vuoi scusarci…>>.
Prima che lui potesse dire altro, la Evans afferrò Alice per un braccio e la trascinò via; nonostante ciò, James la sentì comunque rimbrottare l’amica per essersi fatta scoprire da lui. Un lieve sorriso gli increspò le labbra, assieme ad una certa ammirazione: allora anche Lily Evans non era poi così perfetta, sotto quella maschera da studentessa impeccabile.



Fu così che i pressanti allenamenti di Quidditch cominciarono, in attesa della prima partita del campionato, Grifondoro contro Serpeverde. James iniziò a sentirsi sempre più orgoglioso della sua squadra. Il tempo era spesso inclemente, ma né il fango, né il vento, né la pioggia potevano fermare quei giovani Grifondoro, in particolare James e Sirius, che già si immaginavano con la coppa del Quidditch stretta fra le mani. Una sera, dopo gli allenamenti, i due amici ritornarono nella Sala Comune tutti bagnati e indolenziti, ma pienamente soddisfatti per come avevano volato. Si unirono subito a Peter e Remus, seduti comodamente nei posti migliori accanto al camino, spargendo fango dappertutto.
<< Com’è andato l’allenamento? >> domandò Peter, ansioso di sentire notizie dalla sua squadra del cuore. Gli sarebbe piaciuto molto avere almeno un briciolo della bravura di James e Sirius sulla scopa.
<< Benissimo >> rispose Sirius, lanciandosi su un divanetto << Poi Emmeline è proprio brava. Quest’anno non ci saranno storie: la Coppa è nostra >>.
<< Voi avete novità? >> chiese James. << Hanno fissato la data del primo finesettimana a Hogsmeade >> disse Remus, indicando con un cenno una pergamena appesa alla bacheca << Per Halloween >>.
<< Ottimo. Devo andare da Zonko a rifornirmi. Da troppo tempo Gazza vive sereno e tranquillo. Bisogna vivacizzare un po’ la situazione >>.
<< Pienamente d’accordo >> commentò Felpato. << E devo anche fare una cosa…>>.
Prima che qualcuno potesse fermarlo, James afferrò la pergamena con l’annuncio e si diresse verso il punto in cui Lily, seduta con Hestia e Mary, stava finendo di completare i compiti di Trasfigurazione. Le sventolò il foglio sotto gli occhi, finché lei non gli rivolse la sua totale attenzione.
<< Cosa vuoi, Potter? Non vedi che sono occupata? >>.
<< Ma, Evans…c’è la gita a Hogsmeade! >>.
<< E allora? >>.
<< Mi sembrava di aver capito che saremmo andati assieme >>.
Lily strinse le labbra. Si congedò dalle amiche con un sorrisetto di scuse, poi afferrò James per un braccio e lo trascinò in un angolo appartato, in modo da poter parlare in tutta tranquillità.
<< Potter >> cominciò, mulinando la chioma rossa << Te lo ripeto per l’ultima volta. Io non verrò mai a Hogsmeade con te. Sono stata chiara? >>.
<< Ma…>>.
<< Niente obiezioni >>.
<< Pensavo solo…>>.
<< Cosa? >>.
<< Che ora fossimo amici >>.
<< Diciamo che la nostra è una tregua, visto che siamo costretti a fare la ronda insieme una volta a settimana. Ma, per il resto del tempo, io non do fastidio a te e tu non dai fastidio a me. Mi sembra semplice da capire, no? >>.
James abbassò la testa, più deluso che mai << D’accordo >>.
<< Quindi, ricapitoliamo: io verrò a Hogsmeade con te? >>.
<< No >>.
<< Oh, perfetto! Allora la comunicazione fra noi è possibile. Bene, ora torno ai miei compiti di Trasfigurazione. La prossima ronda è mercoledì, solita ora. Sii puntuale >>.
Detto questo, Lily lo lasciò solo. James appallottolò l’annuncio della gita e lo scagliò con rabbia contro una finestra, poi se ne andò nel suo dormitorio. Era incredibile come, nei suoi confronti, Lily diventasse maledettamente strafottente e sgarbata…eppure gli piaceva ogni secondo di più.
Naturalmente il loro breve, ma intenso colloquio non era affatto passato inosservato. Nessuno poteva sapere che cosa si fossero detti o cosa avessero fatto, ma Alice scambiò uno sguardo d’intesa con Hestia ed Emmeline fece loro la linguaccia. Sirius scosse la testa, ma Remus non riuscì a reggere oltre. Afferrò i suoi libri di Incantesimi e, con la scusa di dover andare a chiedere una cosa a Vitiuos, lasciò la Sala Comune. Si passò una mano fra le ciocche scomposte color biondo cenere, mentre il cuore gli doleva per la delusione. Ultimamente non c’era una sola cosa nella sua vita che andasse bene.
Durante la luna piena si sentiva spesso abbattuto, stanco e frustrato, ma non credeva di aver mai provato così tanta tristezza, prima di quella sera. La notte prima ci era andato giù pesante con i suoi amici: Sirius e James avevano lottato a lungo per calmarlo, con il risultato che Peter era quasi rimasto schiacciato e James aveva rischiato di rompersi parecchie costole. Quando, al mattino, era ritornato in forma umana, li aveva trovati in un lago di sangue e pelo, ed era solo grazie alle efficaci cure di Madama Chips se erano ancora in piedi. Ovviamente gli amici lo rassicuravano, dicendogli di non preoccuparsi, perché faceva tutto parte del gioco. Ma era un gioco pericoloso, che poteva anche condurli alla morte.
Certo, Ramoso e Felpato si trasformavano in animali abbastanza grossi da poter tener benissimo testa ad un Lupo Mannaro, ma, ogni volta che vedeva gli effetti che la sua natura aveva sugli amici, Remus non poteva fare a meno di sentirsi male. Non poteva negare a sé stesso che amava trascorrere quei momenti con loro: la sua mente, per quanto lupesca, si concentrava sulla presenza di altri animali e non avvertiva l’istinto di cacciare esseri umani. Ma alle volte si dava del pazzo per aver acconsentito al fatto che i suoi amici rischiassero la loro vita in quel modo. Se mai avesse ucciso uno di loro, non se lo sarebbe mai perdonato.
Poi c’era Lily. Lily Evans, l’unica ragazza che sapeva. Due anni prima, quando Sirius aveva pensato di organizzare quel bellissimo scherzo a Piton, ritenendo che fosse divertente fargli vedere un Lupo Mannaro nel bel mezzo della trasformazione, nessuno si era accorto che Lily l’avesse seguito. Così anche lei aveva visto tutto. Il giorno seguente Remus era andato a scusarsi con lei a nome di tutti i Malandrini, ma la ragazza gli aveva messo un dito sulle labbra e gli aveva sorriso, come a voler dire che, con lei, il suo terribile segreto era al sicuro. Da allora non ne avevano più parlato, ma una volta al mese Lily faceva in modo che lui trovasse un piccolo pensiero da parte sua, che fosse solo un biglietto o un regalino, per fargli sapere che gli era vicina.
Per questo l’amava. Per questo anche James l’amava. Lily era diversa, completamente diversa da tutte le altre streghe di Hogwarts: riusciva a vedere la bellezza interiore, in particolare quando la persona non riusciva nemmeno a vederla in sé stessa. Voleva bene a James Potter come ad un fratello, per questo non riusciva ad essere arrabbiato con lui, sebbene fossero innamorati della stessa ragazza. E poi Lily non aveva mai manifestato nulla di più di una forte amicizia nei suoi confronti, mentre con James…
<< Ehi, Remus >> lo salutò una voce << Cosa fai lì alla finestra? >>.
Remus sobbalzò di colpo, rischiando di far cadere a terra tutti i libri che aveva in mano. Era stato così assorto nei suoi pensieri da non essersi nemmeno reso conto di essersi bloccato davanti ad una delle vetrate di Hogwarts ad ammirare sconsolato il paesaggio.
<< Oh, ciao. Non ti avevo vista, Mary >>.
<< Va tutto bene? >>.
Remus la scrutò, perplesso. Gli occhi azzurri della ragazza sembravano sinceramente pieni di preoccupazione. Conosceva Mary da molto tempo, eppure non credeva di essersi mai fermato a parlare con lei per più di dieci minuti, e per di più solamente per lamentarsi dell’enorme catasta di compiti assegnata dalla McGranitt o Lumacorno.
<< Sì >> rispose in fretta.
La giovane Macdonald si scostò i capelli biondi dalle spalle e lo fissò << Mmm. Ne sei sicuro? >>.
Remus si guardò i piedi. Come spiegare quello che provava? Come avrebbe mai potuto dirle che una volta al mese si trasformava in un essere orribile, faceva del male agli unici amici che avesse mai avuto e che il suo migliore amico era innamorato perso della stessa ragazza che amava anche lui? Alla fine, decise di restare sul vago.
<< Naah, sto bene. Sono solo un po’ giù di corda, tutto qui >>.
<< Sembri parecchio triste >>.
<< Sì beh…succede, sai, quando la ragazza che ti piace non ti vuole >>.
Gli occhi di Mary si illuminarono << Oh, allora è un problema di cuore! Posso sapere chi è? >>.
Per poco il ragazzo non si strozzò << Meglio di no. Mi vergogno troppo >>.
<< Comunque ti capisco benissimo, Remus. Anche a me è successa la stessa cosa, qualche anno fa >>.
Effettivamente anche lui ricordava un periodo in cui a Mary era piaciuto un ragazzo di Tassorosso, di cui tuttavia non rammentava il nome. Se eri amico di James Potter, non solo sapevi tutto di Lily Evans, ma persino delle sue amiche.
<< All’inizio ti sembra che non potrai mai uscirne, ma poi incontri la persona giusta e…puf! Tutto dimenticato. O almeno, a me è successo così >>.
<< Spero di essere altrettanto fortunato >>.
<< Oh, sono certa che sarà così. Altrimenti, mi dirai il nome di questa fantomatica ragazza e farò in modo di farle un bel discorsetto, su quanto tu sia un bravo e perfetto ragazzo. Vedremo se avrà ancora il coraggio di non volerti >>.
Remus ridacchiò << Grazie mille, Mary >>.
<< Figurati. Dovremmo parlare più spesso >>.
<< Lo penso anch’io >>.
Ad un tratto Mary lanciò uno sguardo all’ora << Per la barba di Merlino, sono in ritardo. Ho promesso alla McGranitt che sarei andata da lei per le nove. Ci si vede in giro, Remus >>.
Lui la salutò con un cenno, stupito e allietato da quella strana conversazione, quando la ragazza si voltò di nuovo a fissarlo << Vai con qualcuno a Hogsmeade? >>.
<< Beh, veramente…>>.
<< Ti va di andarci con me? >>.
Prima che avesse il tempo di rifletterci bene, le labbra di Remus si mossero in modo quasi automatico << Certo >>.
<< Perfetto! >> Mary tornò verso di lui e gli scoccò un bacio sulla guancia << A presto, Remus >>.
Nel mentre lei si avviava correndo verso le scale, Lupin si tastò sorpreso il punto il cui le labbra di Mary l’avevano sfiorato e avvertì tutta la tristezza dissiparsi esattamente così com’era nata.



L’ultimo giorno di ottobre ci fu finalmente la tanto sospirata gita a Hogsmeade. Tutti gli studenti erano lieti di sapere che, nonostante le rigide misure di sicurezza, quelle uscite fossero ancora permesse. Era bello uscire dai confini del castello per qualche ora. Le cinque ragazze Grifondoro si alzarono di buon’ora per prepararsi e la conversazione fra di loro era leggera e vivace.
<< Stebbins mi ha invitata a Hogsmeade >> annunciò Hestia, nel mentre si acconciava i lucidi capelli neri.
<< No, ti prego, non andare con lui…è un tale idiota! >> protestò Alice dal bagno, dove lei e Mary erano impegnate a truccarsi.
<< Tu hai Frank, Prewett. Non possono essere tutti perfetti come il tuo ragazzo, sai? >>.
<< Non sto dicendo questo…ah, lasciamo perdere. Ma quando cercherà di infilarti una mano nelle mutande, non dirmi che non ti avevo avvertita >>.
<< Ma è esattamente ciò che voglio! >>.
<< Oh, Hestia >> sospirarono ridendo Lily ed Emmeline, sedute sui letti.
<< Voi con chi andate? Mary va con Remus, ho saputo…>>.
<< Io resto qui >> ribatté Emmeline << Sono indietro coi compiti e penso anche di avere la febbre. Devo rimettermi in sesto entro la partita >>.
<< Io invece sono da sola >> ribatté Lily.
<< Io avrei un bel cavaliere per te, Lils…>>.
<< Zitta, Mary. Ragazze, non è un dramma: finora sono sempre andata con voi o con Severus. Oltretutto non ho mai potuto avere un vero appuntamento, visto che tutti i ragazzi che hanno cercato di invitarmi sono fuggiti via davanti a Potter, perché pensavano di mancargli di rispetto…assurdo >>.
<< Ormai stiamo tutti aspettando il momento in cui accetterai di uscire con lui, carissima Lily >> sospirò Alice, sognante.
<< Ma perché siete tutti convinti che io cadrò ai suoi piedi? >>.
<< Tutti quelli che ci hanno provato con te sono finiti o a testa in giù, o in panchina se erano nella sua squadra di Quidditch, o in infermeria…>>.
<< Appunto >>.
<< Come se questo ti fosse dispiaciuto >> ridacchiò Mary, mentre si metteva un tocco di mascara << Andiamo, avresti mai voluto rivedere qualcuno di loro? >>.
<< No…ma almeno arrivare a conoscerli per giudicarli da sola! Questo dimostra solo che Potter è il solito demente arrogante ed egoista. Oltretutto, non mi sembra che lui si sia mantenuto molto casto, in questi anni >>.
<< Ma con te sarebbe diverso, Lily >>.
<< Sciocchezze, Prewett. Sarei solo la prossima della lista >>.
Improvvisamente, Lily si cullò con il pensiero che James la amasse per davvero, che alla fine fosse proprio lei la ragazza di cui lui aveva bisogno, non quello stormo di ochette urlanti che gli giravano sempre intorno…era un qualcosa di strano, ridicolo, ma anche stranamente romantico… La ragazza scosse la testa, sebbene avvertisse un po’ di male al petto per le constatazioni che aveva appena fatto. La cosa la turbò parecchio, così si alzò in piedi e, prima che Alice potesse leggere le emozioni sul suo viso, corse via alla ricerca di Marlene, sperando che la nuova amica avesse avuto voglia di stare un po’ con lei.
Non appena abbandonò la stanza, Alice si avvicinò ad Emmeline e le sussurrò << Ricordati la scommessa, Vance >>.
<< E chi se la dimentica. Hai già pronti i galeoni, Prewett? >>.
L’amica le sorrise in modo enigmatico. Per quanto Lily potesse opporsi, era certa che alla fine avrebbe ceduto al fascino di James. Anzi, non vedeva l’ora che accadesse.



Dall’altra parte della Torre di Grifondoro, anche i Malandrini si erano alzati presto, cosa del tutti insolita per loro. Sirius indossò il suo giubbotto da motociclista, James afferrò una camicia pulita per sé e Peter, poi fecero vestire Remus in modo appropriato per il suo primo appuntamento con una ragazza, e infine si avviarono tutti insieme nella Sala Grande per pranzare. James era ancora un po’ giù di morale per l’ennesimo rifiuto secco di Lily Evans, così Sirius gli rammentò che non ci avrebbero messo nulla a trovarsi un altro appuntamento, ma Ramoso scosse la testa. Per una volta, aveva bisogno di restare solo con i suoi amici.
Nel mentre uscivano dalla Sala Grande, incrociarono Marlene, piuttosto affrettata, che si stava ancora passando le mani fra i lunghi capelli neri per pettinarli.
<< Ciao, Marlene >> la salutò cordiale James.
<< Oh, ciao, ragazzi >> la fanciulla si fermò davanti a loro e il suo sguardo saettò rapido verso Sirius, che ovviamente la stava fissando << Andate a Hogsmeade? >>.
<< Certamente. Vuoi venire con noi? >>.
<< Ci vado con Lily…magari ci vediamo là >>.
Gli occhi di James si illuminarono e salutò Marlene solo con un gesto distratto della mano. Involontariamente, la McKinnon gli aveva appena dato la risposta alla domanda cruciale che lo stava tormentando da tutta la mattina: allora Lily non era con un altro ragazzo. Se fosse rimasta tutto il pomeriggio con Marlene, forse avrebbe potuto trovare il modo di unirsi a loro con una scusa…le cose iniziavano a girare per il verso giusto.
Gazza si trovava di guardia vicino all’enorme portone di quercia, come al solito, a spuntare i nomi dei ragazzi che avevano il permesso di andare al villaggio. Ma c’era una novità: nelle mani del custode stava un grosso Sensore Segreto, di cui tutti dovevano superare il doppio controllo prima di poter uscire.
<< Ma che fregatura >> borbottò Sirius a Peter << Mezza volta che sono a corto di Cacchebombe…>>.
Il loro turno richiese più tempo rispetto a tutti gli altri studenti, poiché Gazza volle vendicarsi di tutte le angherie subite in quegli anni e li passò al setaccio tutti e quattro almeno una decina di volte, per assicurarsi al meglio che non avessero addosso oggetti proibiti.
<< Sai che è una cosa stupida, Gazza? >> gli disse James, durante il suo controllo << Che cosa importa se portiamo fuori di nascosto degli oggetti Oscuri? Piuttosto, dovresti controllare quello che portiamo dentro >>.
Il suo commento sagace gli guadagnò qualche stoccata in più col Sensore, ma James non vi fece troppo caso. Erano finalmente sul punto di avviarsi verso il villaggio, quando la loro attenzione venne attirata come una calamita verso due bellissime ragazze che stavano uscendo insieme dalla scuola.
Sirius si irrigidì di colpo e studiò i lunghi capelli di Marlene, che le scendevano morbidi fino a metà schiena, poi le sue labbra color vermiglia, mentre sorrideva per un pensiero tutto suo. Indossava una minigonna nera e i suoi occhi si fissarono spudoratamente sulle sue gambe, snelle e attraenti. Le sue budella si attorcigliarono di colpo e per un attimo gli mancò il respiro. Un cerchio della pelle di Marlene, che sbucava vistoso sul ginocchio, dato da uno strappo delle calze, lo ipnotizzò. Era grande quanto una moneta, tuttavia non riusciva a smettere di guardarlo, dove spiccava in bella mostra quella piccola chiazza di pelle bianca come l’alabastro…uno strano flusso di elettricità partì dalle sue dita e la sua bacchetta produsse un leggero schiocco. Ci fu un lieve lampo di luce, ma fortunatamente nessuno se ne accorse. Sirius si morse la lingua e si sforzò di distogliere lo sguardo dalla McKinnon, che gli stava sfilando davanti. Ma che gli stava succedendo? Si sentiva teso come una corda di violino.
Accanto a lui, anche James non se la stava cavando molto meglio a mantenere il controllo sulle emozioni. Insieme, Lily e Marlene erano davvero una coppia straordinaria, una perfetta miscela ipnotica di bellezza femminile, ma lui non aveva occhi che per Lily. Stava ridendo di gusto per qualcosa che aveva detto Marlene e l’eco della sua risata giunse argentino fino a James, che avvertì lo stomaco stringersi in una morsa. Quel giorno Lily Evans indossava dei jeans attillati e un paio di anfibi neri, che la rendevano ancora più sensuale del solito. Quando posò a terra la sua borsa di velluto verde e si chinò per allacciarsi meglio le stringhe, il ragazzo trattenne a stento un gemito. I suoi colori vivaci e i suoi capelli rosso scuro gli ricordavano un dipinto a olio dell’epoca classica. Oppure una meravigliosa fata irlandese. Memorizzò ogni dettaglio di lei in quella manciata di secondi e mai nella vita avrebbe desiderato essere al suo fianco come in quel momento.
La comparsa delle due ragazze non aveva lasciato un segno solo su loro due, visto che persino Gazza approfittò del Sensore per tastare un po’ quei due corpi ben fatti, e James e Sirius avvertirono una fitta gelosia montare in loro come lava incandescente.
<< Chiudete la bocca, ragazzi >> ridacchiò Mary, che li aveva raggiunti assieme a Remus.
I due amici si ricomposero all’istante, cercando di dominare l’irritazione che scaturiva dai fischi ammirati che sentivano per Lily e Marlene. Si avviarono tutti insieme verso Hogsmeade, ma la passeggiata fu meno piacevole del solito. Per quanto ci fosse il sole, tirava un fortissimo vento gelido, che faceva barcollare gli studenti da una parte all’altra. I ragazzi si avvolsero le loro sciarpe gialle e rosse al collo, ma la parte esposta del viso divenne ben presto fredda e dolorante. Quando finalmente raggiunsero il villaggio, Remus e Mary li salutarono e si avviarono verso il centro, invece James trascinò Sirius e Peter all’Emporio degli Scherzi di Zonko per fare rifornimento.
<< Grazie al cielo esiste Zonko >> commentò Peter, non appena furono al riparo dalle sferzate di vento gelido << Restiamo qui tutto il pomeriggio >>.
<< Prendi quello che ti serve, Codaliscia, e non rompere. Non abbiamo tempo da perdere. Se facciamo in tempo, potremmo incrociare le tre sorelle Todd >>.
<< Come se ti importasse, Felpato >> ridacchiò James, nel mentre iniziava a riempirsi le tasche di roba << Ho visto come guardi Marlene >>.
<< Baggianate. Dai, prendete tutto quello che potete. Gazza deve morire, quest’anno >>.
Spesero quasi tutti i loro risparmi in scherzetti utili da attuare ai danni del custode o dei Serpeverde, poi si rimboccarono di nuovo le sciarpe e uscirono dal negozio di scherzi. Il vento era più tagliente che mai, così i tre declinarono l’idea di avviarsi al loro rifugio segreto, la Stamberga Strillante, e optarono per una Burrobirra al caldo dei Tre Manici di Scopa. L’interno era molto affollato e pieno di studenti di Hogwarts, ma alla fine riuscirono a trovare lo stesso un tavolo a cui sedersi. James intravide Rose King seduta con altri Tassorosso e la salutò con un cenno, vergognandosi un po’ per non averla più cercata. Tuttavia la ragazza non sembrava esserci rimasta troppo male, sebbene continuasse a fissarlo. Ad un tratto si immaginò la scena di loro due seduti nell’accogliente sala da the di Madama Piediburro, il rifugio delle coppiette felici, a discutere di Quidditch e quant’altro. Con lei sarebbe stato tutto così semplice…
La graziosa e ben tornita figlia del barista, Rosmerta, si accorse del loro arrivo e li salutò in modo civettuolo, così James ridacchiò e disse << Vado a prendere da bere. Vediamo se anche questa volta riusciamo ad andarcene di qui senza aver speso un solo zellino >>.
Sirius e Peter annuirono con aria complice, così James si avviò tutto baldanzoso verso la ragazza. Aveva solo qualche anno più di loro, tuttavia si diceva che possedesse il record del più alto numero di ragazzi di Hogwarts con cui era stata a letto. Naturalmente, Ramoso e Felpato erano fra quelli.
<< Rosmerta, carissima >> James si inclinò in modo sensuale verso il bancone << Oggi sei più bella che mai >>.
La giovane, che in quel momento stava servendo il professor Vitious, gli rivolse un’occhiata ardente e per poco non rischiò di innaffiare di seltz il povero insegnante di Incantesimi, che protestò vivacemente contro il suo allievo per avergli rubato tutta l’attenzione.
<< James Potter >> sussurrò Rosmerta, assaporando il suo nome sulle labbra, già protesa verso di lui << Quanto tempo >>.
Ramoso le sorrise con aria maliziosa << Ti sono mancato? >>.
La ragazza si scostò le ciocche bionde dal petto e gli mise in mostra la profonda scollatura << Naturalmente >>.
James deglutì con aria sofferta, di fronte a quel generoso spettacolo della natura. Era quasi sul punto di proporle di andare in una delle piccole stanzette private che c’erano di sopra, ma si trattenne e cercò di restare concentrato. Lui e Sirius avevano giurato che non sarebbero mai più andati con Rosmerta, se prima non ci fosse riuscito anche Peter. Si leccò le labbra, fingendo un’intensa eccitazione, e si inclinò ancora di più verso la barista, fino quasi ad avere la bocca a pochi centimetri dalla quella di lei. La ragazza gemette e cercò di spingersi verso di lui, ma all’ultimo secondo James si allontanò con un sorriso sghembo, come se la stesse provocando.
<< Tre Burrobirre al tavolo sedici, per favore >>.
Rosmerta ridacchiò, convinta che il loro gioco sarebbe proseguito più tardi, così obbedì e si avviò a prendere delle altre bottiglie. Nel mentre passava, James non poté fare a meno di lanciare un’ultima occhiata al suo corpo sinuoso. Per la barba di Merlino, era in astinenza da troppi mesi…
<< Che cosa guardi, Potter? >>.
James sobbalzò di colpo e il cuore prese a battergli furiosamente contro le costole. Lily Evans era accanto a lui sul bancone, così vicina che le loro braccia si sfioravano, e poteva sentire il calore derivante dalla sua pelle. Non avrebbe mai potuto chiedere una circostanza più fortuita.
<< Niente >> rispose in fretta, distogliendo subito gli occhi da Rosmerta.
<< Immagino che il tuo “niente” sia appena andato nel retro a prendere dell’altra Burrobirra >> osservò la Evans, tagliente.
James ignorò la sua esplicita allusione e si passò una mano fra i capelli << Allora, Evans. Che ci fai qui? >>.
<< Come tutti, sto aspettando che la barista mi degni >>.
<< Avverto della gelosia nella tua voce, cara Evans >>.
<< Per nulla, Potter >>.
<< Con chi sei? >>.
Prima che Lily potesse rispondergli, un ragazzo alto si avvicinò alle sue spalle e la strinse amichevolmente << Allora, le nostre Burrobirre? >>.
Lily si voltò a guardarlo e gli sorrise << Arrivano, David >>.
David? David?! James per poco non rischiò di far cadere a terra i tre boccali stracolmi che Rosmerta gli stava passando gratis. David Fawcett? Quel Corvonero vanitoso osava uscire davvero con la sua Lily? Dal modo in cui le stringeva le spalle, sembravano anche parecchio in confidenza. All’improvviso fu come se un qualcosa di grosso e squamoso avesse preso vita nel suo stomaco, attorcigliandogli le viscere in un groviglio fastidioso: il sangue gli schizzò rapido al cervello e strinse le mani a pugno, avvertendo il selvaggio impulso di trasfigurare David in un’ameba, proprio lì davanti a tutti.
Nel mentre lottava contro quel demone che ruggiva dentro di lui, nero di rabbia, Lily lo salutò con un’occhiata veloce e ritornò al suo tavolo assieme a Fawcett, dove c’era anche Marlene che li aspettava. James, troppo preso a fissare in malo modo David, ignorò le labbra seducenti di Rosmerta, col risultato che quella si offese e gli fece pagare anche il doppio. Furioso, James ritornò a grandi passi al suo tavolo e sbatté con violenza i tre boccali sul legno. Metà della Burrobirra schizzò fuori, inondando i pantaloni nuovi di Peter.
<< Che cavolo, Ramoso! >> strillò << Ora sembrerà che mi sono fatto pipì addosso! >>.
James lo ignorò e iniziò a sorseggiare la sua Burrobirra in quello che riteneva essere un dignitoso silenzio.
<< Che è successo, Ram? >> gli domandò Sirius << Mi sembrava che con Rosmerta stessi andando bene…>>.
<< Complicazioni >> ribatté secco James, allungando il collo per sbirciare il tavolo dove Lily era seduta con David e Marlene. Era certo che lei non avrebbe mai riso in quel modo per una sua battuta.
I due amici, interpretando all’istante la causa del suo malumore, lo lasciarono nella sua bolla d’isolamento rabbiosa. Fu così che Sirius e Peter continuarono a chiacchierare fra di loro, spaziando da argomenti vari che andavano dal Quidditch alla motocicletta che Felpato voleva comprarsi, mentre James tamburellava nervoso le dita sul tavolo, lo sguardo che sfrecciava come una saetta da Lily a David.
Doveva fare qualcosa. Doveva agire, compiere qualcosa di eclatante, com’era nel suo stile, altrimenti sarebbe impazzito di rabbia. Qualunque cosa, pur di distogliere l’attenzione di Lily da quel damerino. Trangugiò gli ultimi sorsi di Burrobirra senza quasi sentirne il sapore e si alzò in piedi con la follia nello sguardo.
Sirius, notando subito che qualcosa non andava, lo fermò per un braccio << James, dove vai? >>.
<< Ora vedrete >>.
<< No, Ram…lasciala stare…>>.
James lo ignorò e si avvicinò a passo di carica al tavolo in cui erano seduti i due Corvonero con Lily. Marlene lo salutò con un gran sorriso, ma di fronte alla sua espressione truce capì immediatamente che non era lei il vero oggetto della sua attenzione. Oltre le spalle di James riuscì a scorgere Sirius Black, che, a gesti, cercò di farle capire di allontanare James da Lily in tempo, prima che facesse qualcosa di stupido, ma Marlene lo comprese troppo tardi.
<< Lily >> esordì James, catapultando David giù dalla sedia e posizionandosi a braccia conserte di fronte a lei << Ti amo >>.
La ragazza sollevò lo sguardo verso di lui, completamente presa alla sprovvista. Non si rese nemmeno conto dei lamenti di David da terra. L’intera sala cadde nel silenzio, mentre tutti tendevano le orecchie in attesa di sentire la sua risposta. Sirius si passò una mano sulla faccia e Marlene non riuscì a trattenere un risolino.
<< Che cosa? >>.
<< Sono ubriaco >>.
Le sopracciglia di Lily si sollevarono << Di pomeriggio? >>.
<< Va bene, Evans. Mi serviva solamente una scusa per dirti che ti amo. Volevo che lo sapessi >>.
Detto questo, James girò sui tacchi e si avviò verso l’uscita, subito seguito dai suoi due amici, mentre nel pub scoppiava un applauso. Lily lo guardò uscire con lo stomaco in subbuglio, poi riprese a sorseggiare la sua Burrobirra, frastornata. Marlene aiutò David a rialzarsi e lui le disse qualcosa, ma le loro voci arrivarono alla Grifondoro come un lontano suono ovattato. Si sollevò le mani e vide che le tremavano, mentre uno strano sudore freddo misto a vampate di calore le pervadeva il corpo, come se avesse la febbre.
<< Certo che Potter è proprio un folle, eh? >> scherzò David, dandole una gomitata.
<< Sì >> mormorò lievemente Lily, gli occhi verdi ancora fissi sulla porta, da cui James era appena uscito << Un folle >>.
Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui l’aveva guardata.

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Capitolo 10
*** Contro i corvi ***


Con l’arrivo di novembre, la rivalità fra le diverse Case si fece ancora più agguerrita. Non a caso ci si trovava proprio in prossimità della prima partita del campionato, Grifondoro contro Serpeverde, e la tensione aveva raggiunto livelli altissimi. Gli stessi Malandrini avevano dovuto guardarsi le spalle da diversi attacchi celati da parte di Avery, Mulciber e Piton, ma avevano contrattaccato con onore. Inoltre, Remus aveva avvisato Mary di restare sempre in compagnia di Emmeline, prima che qualcuno avesse cercato di sabotarla.
La settimana prima della partita, James aumentò gli allenamenti a tutti i giorni, in modo da non dover pensare troppo alla sua situazione. La sua sceneggiata ai Tre Manici di Scopa era stata eccezionale, ma purtroppo non aveva ottenuto l’effetto che aveva sperato: la Evans non gli aveva più voluto rivolgere la parola e James l’aveva vista spesso nei corridoi in compagnia di Marlene e David. Era stato tentato di spillare ad Alice qualche informazione in più, ma si era trattenuto, rendendosi conto di quanto si stesse rendendo ridicolo. Doveva metterselo bene in testa: Lily Evans non sarebbe mai stata sua.
Fortunatamente nemmeno Sirius se la cavava granché con le cose sentimentali, nonostante continuasse a frequentare un numero spropositato di ragazze. Quello messo meglio sembrava essere Remus: il suo appuntamento con Mary era andato alla grande, si erano trovati molto in sintonia e avevano discusso di molti argomenti che affascinavano entrambi, eppure ancora cercavano di ripararsi dietro i muri dell’amicizia, senza voler ammettere che si piacevano. I due furono osservati costantemente dagli amici nei giorni che seguirono, ma Remus e Mary non sembravano diversi dal solito, a parte per il fatto che ora si cercavano spesso e passavano molto tempo insieme. Bisognava solo aspettare di vedere che cosa sarebbe accaduto nella penombra ad uno dei festini di Lumacorno, sotto l’influsso della Burrobirra.
Nel frattempo, il Capitano dei Grifondoro aveva preoccupazioni più pressanti. Il tempo era peggiorato costantemente con l’avvicinarsi della prima partita di Quidditch, tuttavia James esortò la sua squadra ad allenarsi duramente, più deciso che mai a trionfare contro le serpi. Non aveva alcun motivo di rimpiangere le decisioni prese durante le selezioni, quando studiava i suoi compagni volare durante gli allenamenti: Emmeline e Hamilton funzionavano bene con Sirius, i due Battitori, Coote e Stone, sembravano nati per respingere Bolidi e Frank diventava un Portiere sempre più bravo, a parte quando si lasciava prendere dal panico.
Il tutto degenerò esattamente il giorno prima della partita, quando Madama Bumb volle che le due squadre sfidanti, Grifondoro e Serpeverde, si allenassero in due zone separate del campo, ma comunque insieme. James cercò di obiettare a quella decisione, ma non ci fu nulla da fare, così poté solo esortare la sua squadra a non lasciarsi distrarre dalle provocazioni dei Serpeverde. Proprio in quel momento i Serpeverde iniziarono ad allargarsi, espandendosi anche nella loro metà di campo. James, indignato, scese in picchiata e, furioso, atterrò più bruscamente del dovuto, schizzando di fango le tute della squadra nemica. I suoi lo seguirono immediatamente e Sirius lo affiancò, nel mentre si avvicinavano a braccia conserte.
<< Oh, ma guarda >> commentò ironicamente Rodolphus, a sua volta spalleggiato dai suoi compagni << Potter e Black, la magica coppietta >>.
<< Lestrange! >> gridò James al Capitano dei Serpeverde << Questa è la nostra metà di allenamento. Già mi scoccia il fatto che ci siate anche voi…esseri, ma gradirei non essere disturbato. Ora fuori dai piedi! >>.
<< C’è spazio a volontà per tutti, Potter >>.
<< Allora resta nella tua dannata metà >>.
<< Dobbiamo allenare il nostro nuovo Cercatore >>.
Gli occhi di James si ridussero a due fessure piccolissime. Non se l’era aspettato. Il Cercatore degli anni precedenti era sempre stato una schifezza in confronto a lui, motivo per cui non aveva mai avuto motivo di temere le partite contro i Serpeverde. Ma ora le cose stavano per farsi più interessanti.
<< Avete un nuovo Cercatore? E chi sarebbe? >>.
Improvvisamente, celato fino a quel momento dietro le spalle larghe dei suoi possenti compagni di squadra, si palesò davanti a lui un ragazzo alto quanto Sirius, con gli stessi capelli neri e gli occhi grigi, ma la bocca piegata in una smorfia gongolante. Gli occhi di James saettarono rapidissimi verso Felpato, che aveva stretto le nocche attorno alla sua scopa fino a farle diventare bianche. Quello rappresentava un vero problema. Di sicuro Lestrange l’aveva fatto apposta, ben sapendo l’effetto che Regulus Black aveva sul fratello maggiore.
<< Sorpreso, Potter? >> gli fece il verso Rodolphus.
<< Non sapevo che Regulus sapesse giocare a Quidditch >>.
<< Solo perché sei amico di quel traditore di mio fratello, non significa che tu debba sapere tutto di me, Potter >> ringhiò malevolo Regulus, gettando a malapena un’occhiata in direzione di Sirius << E non chiamarmi per nome. Lo insudici >>.
<< Tu sei l'altro figlio dei Black? >> gli domandò Emmeline, sollevando le sopracciglia con aria disgustata.
<< Strano che tu osi nominare il padre di Regulus, Vance >> disse Rodolphus, mentre gli altri sorridevano ancora più apertamente << Non è degno delle tue belle labbra. Oltretutto, ha donato a tutti noi una scopa ultimo modello. Con le vostre potrete anche spazzarci un campo >>.
Ad un tratto accorsero anche altri spettatori sulla scena. Le amiche di Emmeline, fra cui Lily, entrarono precipitosamente nel campo e si avvicinarono alle due squadre schierate l’una di fronte all’altra.
<< Che succede? >> domandò Alice, raggiungendo Frank << Perché non giocate? >>.
<< Quello non è tuo fratello, Sirius? >> domandò Mary, prima che Remus potesse fermarla.
<< No che non lo è >> ribatté aspramente Sirius << Mio fratello è qui accanto a me e si chiama James >>.
<< Beh >> intervenne improvvisamente Lily a voce alta, tanto che tutti si girarono a guardarla << Almeno nessuno dei Grifondoro ha dovuto pagare per entrare in squadra. Loro sono stati scelti per il loro talento >>.
Sulle prime, nessuno dei Serpeverde seppe cosa ribattere e James avvertì il cuore riempirsi d’orgoglio. Lily li aveva stesi. La sua Lily, così acida, sagace e brillante…
Poi Regulus fece un passo avanti << Nessuno ha chiesto il tuo parere, sudicia Mezzosangue >>.
James non si rese neanche conto di essere scattato improvvisamente in avanti, ma Remus, Peter e il resto della squadra lo fermarono appena in tempo, stringendogli le braccia dietro la schiena, affinché non potesse fare più alcun movimento. Ma nessuno aveva pensato a bloccare Sirius.
<< Regulus >> Felpato pronunciò il nome del fratello con una calma raggelante << Questo non avresti dovuto dirlo >>.
Subito dopo si avventò su di lui con una mossa repentina, schiacciandolo a terra con il suo peso. Regulus si divincolò e se lo scostò di dosso con un calcio, ma il fratello lo riafferrò e iniziò a tempestargli il viso di pugni, in un furioso accesso d’ira.
<< Perché? >> gli urlò, cercando di trattenere le lacrime agli occhi << Perché sei diventato così, Reg? Perché? Dov’è finito quel bambino che giocava al mio fianco? Dov’è? >>.
<< Sono cresciuto >> biascicò Regulus, con il sangue che gli colava dal labbro << E ho capito cosa è meglio per me >>.
<< E Voldemort sarebbe meglio? Entrare a far parte dei Mangiamorte sarebbe il meglio per te? >>.
<< Tu non capisci. Finché continuerai a frequentare la feccia…>>.
Sirius si bloccò di colpo, scostandosi i capelli dagli occhi << Vi credete davvero così superiori? >>.
<< Certo. Anche tu avresti potuto esserlo, fratello. Noi siamo il futuro. L’Oscuro Signore governerà il mondo. Io mi sono solo ritagliato un posto al suo fianco >>.
<< Ma ti senti almeno, quando parli? >>.
<< Tu, caro fratello, non mi ascolti >>.
La piccola folla attorno a loro, composta dalle due squadre e da alcuni spettatori, stava radunata alle loro spalle senza fare nulla, le orecchie ben tese all’ascolto di quel dialogo acceso. James fece per intervenire, ma Lupin lo bloccò: Sirius e Regulus non si parlavano da due anni e forse quella sarebbe stata l’ultima occasione che avrebbero avuto, sebbene si stessero rotolando nel fango come animali. Sconvolto dalle parole del fratello, Sirius lo afferrò per le spalle e lo tirò in piedi. Il labbro di Regulus sanguinava e l’altro Black era convinto di essersi slogato il polso, ma nessuno dei due aveva intenzione di cedere.
<< Reg >> il suono di quel nome tanto familiare gli risultò strano, pronunciato dalla sua voce << Sei ancora in tempo per salvarti >>.
All’improvviso il fratello lo afferrò per il collo e lo trascinò vicino a sé, sibilandogli all’orecchio come un serpente << Credi che io abbia scelta? Non possiamo giocare ai ribelli tutti e due. Quando mi hai abbandonato…>>.
<< Che cosa? >> ruggì Sirius, sconvolto << Sei stato tu a…>>.
Regulus gli fece cenno di abbassare la voce, perché Rodolphus si stava avvicinando << Io ti ho salvato, Sir. Il mio destino ormai è segnato, ma tu hai ancora una possibilità. Fuggi, scappa, prima che ti uccidano >>.
Poi, prima che Sirius avesse anche solo il tempo di reagire alle sue parole, il fratellino lo afferrò per la testa e gli diede un calcio nello stomaco. Felpato si piegò in due dal dolore e Regulus iniziò a tempestarlo di calci e pugni. Se fosse stato fresco e nel pieno delle sue capacità mentali, Sirius non dubitava affatto che sarebbe riuscito a difendersi. Ma le strane parole del fratello lo avevano lasciato inebetito, tanto che si rannicchiò su sé stesso, senza reagire.
<< Ma andiamo >> lo sbeffeggiò Avery, ridacchiando << Tutto qui quello che sa fare Sirius Black? Qualche pugno da donnicciola? >>.
Una nuova ondata di furia improvvisa si impossessò di lui, accecandogli tutti i sensi. Si sollevò in piedi con rinnovata energia e fronteggiò il fratello, che lo fissava con la bocca piena di sangue, poi lo bersagliò di pugni, con tutta la potenza di cui era capace. James e Peter intervennero immediatamente per trattenerlo, seguiti dagli schiamazzi eccitati della piccola folla, ma Sirius riuscì comunque a spintonare violentemente Regulus, che incespicò nei suoi stessi piedi e volò a terra, nel fango. Nell’esatto momento in cui il suo corpo toccò il suolo, lanciò un grido lancinante, che fece rinsavire Sirius. Si divincolò dalla presa degli amici e si precipitò dal fratello, che gemeva a terra come un moribondo
<< Reg? Cosa ti sei fatto? Dove ti fa male? >>.
<< Il braccio…>> piagnucolò Regulus << Credo sia rotto…>>.
A Sirius bastò una rapida occhiata per vedere che non era così, ma Rodolphus lo scostò via con violenza dal corpo del fratello e tastò personalmente il braccio in questione.
<< La pagherai, Black >> ringhiò Lestrange, poi fece cenno ad Avery e Mulciber di sollevare Regulus e portarlo in infermeria, mentre anche tutto il resto della squadra li seguiva.
Sirius rimase inchiodato a terra, lo sguardo fisso sul fratello che veniva portato via, ancora sconvolto da ciò che gli aveva detto. Sentì vagamente l’ordine di James di tornare allo spogliatoio, poi avvertì due paia di braccia che lo sollevavano da terra e constatò che si trattava di Remus e Peter, i suoi fidati amici.
Ben presto sul campo da Quidditch non rimase più nessuno, eccetto una persona, che fino a quel momento era rimasta semi nascosta fra gli spalti, ma che comunque aveva visto tutto. Marlene si passò una mano sulla fronte, il cuore che batteva furiosamente. Non aveva mai visto Sirius in quello stato. Il solo ripensare allo sguardo carico di dolore e rimpianto che aveva lanciato a suo fratello, nel mentre veniva portato via, le faceva stringere il cuore. C’era solo una cosa che poteva fare per aiutarlo, qualcosa di cui, ne era certa, in quel momento Sirius Black aveva assolutamente bisogno. Con un lungo sospiro, scese dai gradini e si avviò verso lo spogliatoio di Grifondoro.



James ritornò in fretta nello spogliatoio, dopo essere stato a lungo a colloquio con Madama Bumb e aver quasi rischiato di fare a botte con Lestrange. Trovò la sua squadra tutta rannicchiata vicino a Sirius, per cercare di dargli conforto, ma era necessario che comunicasse alcune spiacevoli novità.
<< Non giocheremo più contro Serpeverde, domani >> annunciò tetro, evitando di guardare il suo migliore amico << Lestrange è appena venuto a dirmelo. La partita sarà contro Corvonero >>.
Sirius ebbe un involontario singulto. Per le mutande di Merlino, avrebbe dovuto giocare contro Marlene McKinnon…la cosa gli provocò uno straordinario brivido di eccitazione.
<< Perché? >> domandò in coro la squadra.
<< La scusa di Lestrange è che Regulus Black ha il braccio rotto >> spiegò James, digrignando i denti << Ma sappiamo che non è così, io stesso l’ho visto muoverlo benissimo, mentre lo portavano via…>>.
<< Sarà perché hanno paura >> concluse Emmeline, acida.
<< Sicuro >> disse Frank << Credono di avere meno possibilità >>.
<< In ogni caso, non possiamo dimostrare che Regulus sta fingendo, quindi affronteremo Corvonero >>.
<< La McKinnon è una Cacciatrice molto brava, James >> lo avvisò Stone.
<< Lo so. Ma mai quanto la mia squadra. E poi andiamo, ragazzi, hanno come Capitano David Fawcett…>>.
<< Quello alto e bello, vero? Credo che Lily esca con lui >>.
<< Grazie, Emmeline >> ringhiò James, cercando di dominare l’irritazione << Me n’ero accorto da solo. Quel damerino è fin troppo tonto per giocare >>.
<< Li stracceremo >> concluse soddisfatto Peter Minus, sebbene non facesse parte della squadra.
Tutta la squadra si proliferò in urla e esclamazioni eccitate per la partita del giorno seguente, poi James li congedò, consigliando loro un buon riposo. Rimasti soli, i Malandrini si acquattarono tutti attorno a Sirius, che si stava passando un asciugamano sul collo per levare via gli ultimi residui di fango.
<< Mi dispiace, Ram >> borbottò poi << Ho combinato un bel pasticcio >>.
<< Tranquillo, Felpy. I Corvonero sono una preda facile. Se non fosse per la pioggia, sarei andato a baciare Rodolphus per questo regalo >>.
<< Attento, James >> lo avvisò Peter << La McKinnon è brava per davvero. L’hanno messa in squadra l’anno scorso e Corvonero ha stracciato Tassorosso e Serpeverde, grazie a lei >>.
<< Ma non Grifondoro! Codaliscia, quando capirai che voi avete il miglior Cercatore che si sia mai visto? >>.
<< Come mai sai tante cose sulla McKinnon, Coda? >> gli domandò sospettoso Sirius.
<< Beh, è una bella ragazza…>>.
Il giovane Black avvertì la gelosia montare dentro di lui, ma poi si rese conto di essere ridicolo e sollevò le spalle, come se la cosa non gli importasse.
<< Come ti senti? Vuoi del cioccolato? >> gli chiese invece Remus << Di solito aiuta >>.
<< Sto bene >>.
<< Una bella cena e passa tutto >>.
<< Voi andate pure >> disse loro Sirius << Io vi raggiungo. Vorrei stare un po’ da solo >>.
<< Come preferisci >>.
I tre amici si alzarono e si avviarono verso l’uscita. Appena prima che la sua testa svanisse, James lanciò un’ultima occhiata preoccupata all’amico, e gli disse << Se hai bisogno, ci trovi nella Sala Comune >>.
<< Grazie, Ram >>.
Rimasto solo, Sirius si prese la testa fra le mani e lasciò che un breve singhiozzo gli uscisse dalla bocca. Fino a quel momento era sempre stato convinto che Regulus avesse agito di sua spontanea volontà, che le sue scelte e le sue conseguenti azioni fossero state dettate dalla sua anima ormai condannata. Non gli era mai passato per la testa che suo fratello lo stesse, in qualche modo, proteggendo. Eppure, doveva essere così: anche quando l’aveva sbattuto fuori di casa, Reg l’aveva fatto affinché almeno uno dei due potesse salvarsi, potesse sfuggire al destino imposto dai loro genitori, ed era rimasto solo ad affrontare l’ira di Orion e Walburga.
Pazzo, pazzo Regulus! Perché non gli aveva chiesto aiuto? Perché era rimasto, se anche lui desiderava un futuro diverso da quello del Mangiamorte?
Improvvisamente sulla porta si stagliò una figura alta, che sulle prime il giovane Black non riuscì a riconoscere, poiché ormai si era fatto buio e la visibilità era limitata. Socchiuse gli occhi, cercando di capire di chi si trattasse, mentre, pian piano, la strana figura incedeva sinuosamente verso di lui. Non appena la riconobbe, per poco non si strozzò.
<< McKinnon >> mormorò, stupito e al tempo stesso deliziato dal fatto che lei fosse lì << Che ci fai qui? >>.
Un leggero affanno rese la sua voce un po’ roca e un tremito involontario gli scosse il corpo, mentre la ragazza si avvicinava a lui sempre di più. I capelli le ricadevano in onde nere sinuose dietro la schiena, mentre gli occhi azzurri erano più penetranti che mai. Indossava le stesse calze rotte che lo avevano tanto attratto il giorno della gita a Hogsmeade, e subito individuò la piccola porzione di pelle bianca che fuoriusciva dal buco, cosa che gli fece accelerare il respiro ancora di più. Senza dire una sola parola, Marlene si avvicinò a lui, fino a essergli esattamente di fronte, poi lo tirò in piedi e gli accarezzò il viso, scostandogli le ciocche nere dal volto.
Sirius rimase fermo immobile, lasciando che lei lo accarezzasse. Ora che gli era così vicina, riusciva a percepire il suo profumo. Intenso, inebriante, che gli penetrò in ogni fibra del corpo e lo stordì, quasi peggio di un filtro d’amore. Il suo cuore iniziò a martellare nel petto come impazzito, mentre una parte del suo corpo, laggiù nelle zone basse, gli procurò una tensione dolorosa, ormai ben familiare. Tuttavia era la prima volta che non sapeva come controllarla, placarla…gli sembrava quasi che la stanza oscillasse. Cosa gli stava facendo quella ragazza? Forse avrebbe dovuto allontanarsi, lei era troppo vicina…
Quasi gli avesse letto nel pensiero, Marlene non lo lasciò fare e gli circondò il corpo con le braccia, stringendolo ancora di più a sé. Sirius gemette, in preda al panico. Non si era mai trovato così in balìa delle emozioni come in quel momento. Non sapeva che cosa fare, come contrastare quella bruciante, ardente attrazione che stava nascendo in lui…Marlene era decisamente troppo vicina. Si sarebbe accorta del suo stato pietoso e gli avrebbe riso in faccia…
Non ebbe neppure il tempo di pensare ad una scusa per concentrarsi su qualcosa di diverso che non fosse quel corpo meraviglioso che gli stava davanti, che le braccia di lei gli cinsero il collo e la sentì aderire a lui con tutta la persona, un continuo susseguirsi di rigonfiamenti e avvallamenti che sembravano trovare una perfetta corrispondenza con il suo corpo. Felpato gemette di nuovo, questa volta più forte: oltre al fatto di stringerlo sempre di più, Marlene non stava ferma un attimo, gli si premeva addosso, si muoveva, rinnovava ogni volta il contatto fra i loro corpi, rafforzandolo sempre di più. Ma, soprattutto, non aveva il reggiseno.
Per le mutande di Merlino, questa ragazza mi vuole morto!” si ritrovò a pensare disperato.
Non sapeva come difendersi da lei. Era come essere preda di un demone irresistibile, che ormai lo aveva in suo potere. Sirius non aveva mai permesso a nessuna ragazza di farlo sentire così; di solito, era abituato a essere lui il dominatore, quello che mandava in brodo di giuggiole ogni fanciulla con un solo sguardo, ma ora si trovava nella situazione opposta. Avrebbe dovuto scacciarla via con decisione, e invece non osava staccarsi da lei, anzi avvertiva l’impulso prepotente di stringerla ancora di più, un bisogno primordiale che non accennava a svanire. Chiuse gli occhi, sperando di riuscire a calmarsi un poco, ma, anziché diminuire, il suo desiderio si accentuò. Avrebbe voluto prenderla, stringerla, divorarla…
Era in suo potere, non poteva farci nulla. Accennò a ritirarsi, ma Marlene non gli concesse tregua: non appena lo sentì incerto, si sollevò sulle punte e gli sfiorò le labbra, incalzandolo con quella nuova, sorprendente tentazione. La bocca di Marlene lo accarezzò ancora, dapprima con un tocco leggerissimo, poi con una pressione sempre più forte e prolungata.
A quel punto, Sirius stabilì che era il momento di perdere ogni controllo, al diavolo le conseguenze. Strinse i fianchi della ragazza con tutta la forza di cui era capace e ricambiò ardentemente il suo bacio, accarezzando le sue labbra con la lingua, separandole, sfiorandole i denti candidi. Il suo profumo…credeva di essere sul punto di svenire. Così intenso, così pieno di fragranze sconosciute e inebrianti. Solo Marlene lo possedeva, ne era certo. Perse completamente il controllo del suo corpo. Non ne controllava più le reazioni, anzi un fuoco peggiore delle fiamme infernali gli attraversava ogni fibra fino all’anima, eppure era anche sconquassato da tremiti inarrestabili, come se avesse la febbre.
Ancora
Voleva baciarla ancora, per sempre, morire con le labbra di Marlene McKinnon inesorabilmente incollate alle sue. Non si accorse nemmeno di bisbigliare il suo nome come se fosse una preghiera, né di protendersi verso di lei, ricercando ora tutto il contatto umanamente possibile fra i loro corpi. Voleva prenderla, stringerla con tutta la forza di cui era capace, ma aveva anche paura di farle del male, talmente era esile. Le braccia gli dolevano dal bisogno che aveva di lei, contratte nello sforzo, nell’incertezza.
<< Non mi spezzerò >> sussurrò la ragazza, fissandolo, la voce resa roca da quel continuo baciarsi, il sorriso che lo abbagliava più di qualsiasi altra luce avesse mai visto << Puoi usare tutta la forza che vuoi >>.
La bocca di Marlene era lì, ad un niente dalla sua, bella e invitante, come una fragola rossa e profumata << Ho paura di farti del male >>.
Per tutta risposta, Marlene gli mise una mano sulla spalla e, con una violenza inaudita, lo spinse indietro per baciargli la bocca, mordendola, succhiandogli le labbra fino a fargli avvertire il sapore del sangue. Sirius non ebbe la forza di respingerla. Con la follia dipinta nello sguardo, la prese in braccio, le loro lingue intrecciate e i loro corpi stretti così forte l’uno all’altro da farli tremare entrambi. Le sfilò con poche, abili mosse la divisa scolastica e a malapena si rese conto che anche lei lo aveva appena liberato del pesante fardello dei vestiti. Marlene si staccò un attimo da lui con un sospiro profondo e si lasciò ammirare in tutta la sua nudità, poi lo prese per mano e lo trascinò a terra, dove iniziò una vera e propria lotta. Lo fece stendere sul pavimento e gli sfilò i calzoni, continuando a baciarlo, poi gli afferrò le mani e le fece scorrere lungo il suo corpo, mettendosi a cavalcioni su di lui. Sirius non ne poteva più di tutte le sue provocazioni, non ne poteva più di aspettare, così si diede una spinta verso l’alto ed entrò dentro di lei; il piacere intenso che provarono li fece gemere entrambi.
Marlene si sentì ben presto posseduta da una forza incandescente e inumana, la sua potenza non concedeva tregua, non lasciava spazio a pensieri o sentimenti, tranne che al desiderio. Era allo stesso tempo volgare, orrendo e bellissimo. Il respiro ansimante di Black le riscaldava il viso, il tocco delle sue mani le stringeva il corpo, i suoi movimenti la facevano impazzire. Ad un tratto la ragazza gli bloccò le gambe e lo baciò di nuovo con violenza, ridendo soddisfatta per i suoi gemiti. Si avvinghiò al suo viso e gli mordicchiò un orecchio, in un gesto giocoso a cui il giovane Black non seppe resistere; la fece alzare dal pavimento, la spinse contro il muro e la sollevò, per possederla di nuovo, ancora e ancora. Credeva che non si sarebbe mai saziato di lei.
Era una cosa sporca, sbagliata, violenta, ma tremendamente inebriante. Marlene spinse i fianchi in avanti, così Sirius la assecondò e fu solo quando raggiunse il limite, quando l’orgasmo toccò le vette più inaccessibili, quando sentì Marlene lanciare un urlo di puro godimento, che si lasciò andare, schiacciandola contro il muro e affondando il viso nell’incavo del suo collo. Marlene gridò assieme a lui, con voce alta e acuta, in preda ad un piacere indescrivibile.
<< Non fermarti. Sirius, per favore…>>.
<< Voglio sentirti urlare ancora >> mormorò lui, accanto al suo orecchio << Voglio che urli il mio nome >>.
Non fu necessario ripeterlo un’altra volta. Non passarono che pochi istanti, quando la ragazza gridò il suo nome ad alta voce, sentendo il proprio corpo irrigidirsi ed esplodere poi in un incendio convulso, come una colata di lava.



Molto tempo dopo, Marlene giaceva raggomitolata fra le braccia di Sirius. Si girò verso di lui e gli sfiorò delicatamente il mento e il collo con delle semplici carezze. Premette l’indice sull’arteria che pulsava al di sotto della sua gola e vi posò le labbra.
<< Da quando tempo siamo qui, secondo te? >> mormorò Sirius con voce rauca. Dopo la quarta volta, le sue corde vocali avevano ceduto e non gli avevano più permesso di urlare.
<< Non lo so >> rispose Marlene, rannicchiandosi sul suo petto << Minuti? O forse ore >>.
<< Non avevi un orologio, McKinnon? >>.
<< Non l’ho portato. Volevo che il tempo si fermasse >>.



La mattina seguente la colazione fu, come al solito, molto agitata. La notizia della sostituzione fra Serpeverde e Corvonero aveva circolato in fretta per tutta la scuola, dunque non si raggiunsero i livelli di tensione che accadevano di solito con le serpi, ma fu comunque difficile. James avanzò a passo di marcia nella Sala Grande affiancato da Peter e Remus, godendosi tutti gli applausi e i cori di tifo da parte della sua Casa. Individuò David Fawcett dall’altro capo della sala, a sua volta impegnato a tenere buoni i suoi Corvonero, e digrignò i denti. Ora avrebbe dimostrato alla Evans chi dei due era più bravo sul campo da Quidditch. Lanciò un’occhiata al soffitto e intravide un pallido, ma limpido cielo azzurro: un buon segno.
<< Il tempo è dalla nostra parte >> borbottò a Remus e Peter << Avete visto Felpato, per caso? >>.
<< Guardalo, è là seduto a fare colazione >> gli rispose Remus, facendogli un cenno.
I tre amici si precipitarono nella sua direzione, osservandolo con aria sconvolta. Sirius stava mangiucchiando del pane tostato, il mento appoggiato su un gomito con i capelli neri che gli ricadevano da un lato. Aveva delle ombre violacee sotto gli occhi, come se non avesse dormito per tutta la notte.
<< Dove diavolo sei stato? >> sbottò James, piombandogli addosso come un falco << Ti abbiamo aspettato svegli fino alle due del mattino…>>.
Sirius sollevò un poco la testa, quanto bastava per riuscire a dare una sbirciata verso il tavolo di Corvonero. Marlene era in piedi, impegnata a chiacchierare con alcune amiche, ma aveva un’aria stanca quasi quanto lui. Si era legata i capelli in una coda per la partita e un leggero segno rosso, frutto della loro passione, le spiccava a lato del collo. Erano rimasti nello spogliatoio fino all’alba, poi avevano deciso di fare un giro per il parco. Non avevano parlato molto; si erano limitati a camminare in silenzio, ammirando il paesaggio e scambiandosi solo ogni tanto qualche pensiero o emozione. Quando poi, verso le sette del mattino, si erano separati di fronte alla Sala Grande per tornare ai rispettivi dormitori, Marlene l’aveva baciato di nuovo. Felpato socchiuse gli occhi, fremendo ancora di piacere. Non aveva idea di dove la McKinnon avesse imparato tutte quelle arti, ma era davvero favolosa.
<< Ehi, Felpato, ci sei? Terra chiama Felpato…>>.
Sirius ritornò di colpo alla realtà << Sono sveglio, Ram >>.
<< Ti ho chiesto dove sei stato stanotte >>.
<< Chiuso nello spogliatoio, poi ho fatto un giro per il parco. Avevo bisogno di stare solo con me stesso, a riflettere >>.
<< Per la barba di Merlino, è l’alba di un nuovo giorno >> esclamò Lupin, levando le mani al cielo << Sirius Black ha compreso che nella vita bisogna anche riflettere! >>.
<< Molto spiritoso, Lunastorta >>.
<< Sicuro che vada tutto bene? >> gli domandò ancora James, scrutandolo con aria preoccupata.
<< Sicurissimo, James. Sto bene, davvero >>.
<< D’accordo, se lo dici tu >> James si accomodò accanto a lui e gli diede una pacca sulla spalla << The? Caffè? Succo di zucca? >>.
<< Adoro quando sei così premuroso. Succo di zucca, grazie >>.
<< Toglimi una curiosità, Felpato: che cosa hai fatto tutto il tempo da solo nello spogliatoio? >>.
<< Oh, ma sarà stato con qualche ragazza…>> ridacchiò Peter.
<< Ah, attento, amico mio! >> esclamò James << Il sesso prima di una partita di Quidditch è fortemente sconsigliato e io ne sono la prova lampante: al quinto anno, come ben ricorderete, la sera prima della partita contro Tassorosso sono stato con Lucinda Miller, che era stata nominata Capitano, e poi, nel bel mezzo della partita…>>.
<< Ti sei addormentato. Sì, Ram, ricordiamo tutti molto bene quella tua eccezionale impresa. Ma ti prometto che non mi addormenterò in campo >>.
<< A mia discolpa posso dire che ero solo un giovincello innocente e inesperto…>>.
<< Nemmeno alla nascita tu eri innocente, Ramoso >>.
I quattro scoppiarono a ridere di gusto e l’atmosfera si fece un po’ più rilassata. Alcuni istanti dopo li raggiunsero anche le ragazze, agghindate tutte con accessori rossi e oro, venute per augurare loro buona fortuna. A sorpresa avevano dipinto un grosso striscione, ricavato da uno dei lenzuoli del dormitorio, su cui avevano scritto i nomi di tutti i giocatori di Grifondoro – anche se quello di James Potter spiccava in bella vista rispetto a tutti gli altri – e Mary, molto brava nel disegno, aveva persino schizzato un grosso leone ruggente che metteva davvero inquietudine.
<< Come ti senti, Emmeline? >> domandò James alla fanciulla, vedendola leggermente verde in faccia << Pronta a stracciare quei brutti corvi? >>.
<< Prontissima >>.
Poi James si avvicinò a Lily << Non mi fai gli auguri, Evans? >>.
<< Buona fortuna, Potter. Spero tu possa prendere il Boccino in fretta >>.
Detto ciò, Lily gli voltò le spalle e si avviò a grandi passi verso l’uscita della Sala. James rimase pietrificato come un sasso dalla sua freddezza e la seguì con lo sguardo. La Evans raggiunse Marlene, la abbracciò, dopodiché le due vennero raggiunte anche da David e James vide distintamente Lily scoccargli persino un bacio sulla guancia. Il sangue gli schizzò rapido al cervello e le mani gli tremarono dalla voglia che aveva di afferrare la bacchetta e scagliare una maledizione su Fawcett, ma cercò di trattenersi: durante la partita avrebbe avuto tutto il tempo per dimostrare a Lily chi valeva di più.
<< James, non dovreste affrettarvi? >> la voce di Mary irruppe improvvisamente nella sua testa << Alice e Frank sono già giù al campo, ho sentito dire che Madama Bumb vuole anticipare l’inizio della partita…>>.
<< Per tutti i gargoyle, non ci lasciano più neanche il tempo di fare colazione in pace >> borbottò Sirius, alzandosi << Vieni, Ram, andiamo a far vedere chi comanda >>.
<< A dopo! >> li salutarono Remus e Peter.
Uscirono dalla Sala Grande accompagnati dagli applausi e dai cori di tutta la tavolata di Grifondoro, dopodiché si avviarono verso il campo da Quidditch. L’erba piena di brina scricchiolò sotto i loro piedi mentre scendevano verso lo stadio.
<< Sei preoccupato? >> gli domandò Sirius.
<< No. Voglio solo spezzare una ad una tutte le ossa del corpo di David Fawcett. Letteralmente >>.
<< Oh, Ram >> sospirò l’amico, divertito << Tu pensa al Boccino, che poi Fawcett lo sistemiamo dopo >>.
<< E tu non farti distrarre troppo dalla McKinnon, intesi? >>.
Sirius trasalì e mascherò il suo turbamento con la sua solita risata simile ad un latrato << Ma per chi mi hai preso? Quella non ha speranze >>.
Emmeline e Frank erano già in divisa da Quidditch quando arrivarono, e li stavano aspettando nello spogliatoio assieme agli altri membri della squadra.
<< Le condizioni sembrano ideali >> osservò Hamilton, scrutando il cielo << Forse Lestrange ci ha fatto un vero favore…>>.
<< Lestrange >> commentò James con disprezzo, mentre indossava la divisa << Verrà a leccarci il deretano, dopo la nostra vittoria >>.
<< Giusto! Ben detto! >> lo applaudirono i compagni.
<< Questo è il grande giorno, ragazzi. Il nostro giorno. D’accordo, è vero, da più di un mese ci alleniamo come pazzi per contrastare le tecniche dei Serpeverde. Ma vi garantisco che con Corvonero non sarà diverso. Siamo pronti, ci siamo allenati duramente e con impegno e siamo perfettamente in grado di batterli senza troppe difficoltà. E ricordate: quella che ho davanti a me è la squadra migliore che Grifondoro abbia avuto da anni. Per questo oggi vinceremo. Lo so >>.
<< Facciamoli neri! >> esclamò Frank, più esaltato che mai.
<< E sarà il nostro capitano a condurci verso la vittoria! >> urlò Sirius.
Tutta la squadra gridò con lui, ma James li persuase a stare buoni << Comunque vada, io sarò fiero di voi. In bocca al lupo a tutti, amici. E ora, si va in scena >>.
Uscirono sul campo da Quidditch salutati da un coro di applausi e fischi. Una curva dello stadio era tempestata di rosso e oro, quella opposta era un mare azzurro e argento. Fra le urla e i battiti di mano si distingueva benissimo lo striscione con lo spaventoso leone di Mary. James guardò in fretta da quella parte e intravide i suoi amici. Poco più in là c’era anche Lily, che sorrideva e saltellava eccitata insieme ad Hestia, Alice e Mary. Il solo vederla gli scaldò il cuore e sentì montare in lui così tanta carica che avrebbe potuto affrontare dieci troll insieme, altro che l’insignificante squadra di Corvonero.
Il resto della squadra si alzò subito in volo, assumendo le postazioni prestabilite. Sirius si impose di non guardare verso la McKinnon, ma, quando lei sfrecciò al suo posto, non riuscì a trattenersi. Era ridicolo! Si stava comportando come un quindicenne di fronte alle prime esperienze amorose. Avevano solo fatto un po’ di sesso, dov’era il problema? Erano anni che faceva sesso con ragazze diverse, perché all’improvviso la cosa avrebbe dovuto creargli dei problemi? Rispose con una smorfia indifferente al sorriso che lei gli lanciò e poi si ripromise di concentrarsi solo sul gioco.
Nel frattempo, James, ancora a terra, si era avvicinato a Madama Bumb, che avrebbe arbitrato la partita. Poco distante da lui, David Fawcett aveva fatto lo stesso. James lo scrutò con aria altezzosa: a parte gli occhi turchesi e i capelli biondo cenere, non aveva nulla di attraente, anzi, aveva la stessa espressione ebete di un pesce lesso. Come poteva Lily trovare interessante un individuo simile? A malapena riusciva a scrivere il suo nome senza errori…
<< Capitani, stringetevi la mano >> ordinò Madama Bumb.
James si avvicinò a David con un sorriso tirato e cercò di frantumargli le dita nella sua presa d’acciaio. Probabilmente anche quell’idiota se ne rese conto, poiché lo scrutò con aria vagamente perplessa.
<< E ora sulle scope. Al mio fischio, tre…due…uno…>>.
Non appena udì il fischietto, James si diede una leggera spinta e decollò, raggiungendo subito la sua squadra. La partita era iniziata.
<< Ed eccoli che partono, la Pluffa viene intercettata immediatamente da Emmeline Vance dei Grifondoro, nuova ed esaltante scoperta del Capitano Potter, vediamo se sarà all’altezza delle aspettative quanto lo è la sua straordinaria bellezza…>>.
<< Bones! >>.
<< Domando scusa, professoressa, ma è la verità >>.
James, che stava sorvolando il perimetro del campo alla ricerca del Boccino, si lasciò sfuggire una risata. A commentare la partita c’era Edgar Bones, quel bonario ragazzo di Tassorosso, che tuttavia non mancava mai di provarci con qualunque ragazza notasse durante una partita di Quidditch, motivo per cui era sorvegliato a vista dalla McGranitt.
<< La ragazza sfreccia davvero come un razzo, passa la palla a Sirius Black, ormai consolidato come uno dei migliori Cacciatori degli ultimi anni, poi ancora indietro alla Vance, e…no, un momento, la Pluffa è stata intercettata da Marlene McKinnon, che vola in alto come un’aquila, ed ecco il primo tentativo di segnare da parte di Corvonero, vediamo se il nuovo portiere di Grifondoro, Frank Paciock, sarà all’altezza…>>.
Lo stomaco di James si rivoltò e per un istante gli mancò il fiato dalla paura.
<< E Paciock para! Eccezionale, era davvero un tiro difficile, ma Paciock ce l’ha fatta! >>.
James sorvolò il mare di Grifondoro sotto di lui e mandò un saluto trionfante, sollevando un pugno in aria; una ragazza del quarto anno andò talmente in brodo di giuggiole che svenne e le sue amiche dovettero farle aria con un ventaglio, mentre strillavano a pieni polmoni il nome di James.
<< Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa, con Jack Hamilton in testa, un’altra scoperta di Potter…ahi, quel Bolide deve avergli fatto male! Corvonero riprende in mano la partita, ma a Black la cosa non va a genio…sì, eccolo lì, soffia la palla alla McKinnon, effettua un passaggio laterale alla Vance, ora davanti a lei il campo è sgombro, ha via libera e…Grifondoro segna! >>.
Lo stadio rimbombò delle urla dei tifosi di Grifondoro e Lily, Mary, Alice ed Hestia si sollevarono in piedi per applaudire Emmeline, che si esibì in un giro della morte in loro onore. James le sfrecciò accanto per darle un cinque, poi si allontanò sorridendo. Sembrava che Grifondoro non potesse perdere. A mezz’ora dal fischio iniziale erano già in vantaggio di sessanta a zero. Frank aveva fatto alcune parate davvero spettacolari e Sirius, Emmeline e Jack facevano continuamente un gol a testa, mettendo a dura prova i nervi del portiere di Corvonero.
<< Credete di essere invincibili, vero? >> commentò qualcuno alle sue spalle, e all’improvviso James venne deliberatamente urtato da Fawcett.
Per poco non gli scoppiò a ridere in faccia: quello era un fallo talmente palese che avrebbe comportato di certo un rigore per Grifondoro…ma, prima che potesse segnalarlo a Madama Bumb, David se l’era già filata. James partì dunque al suo inseguimento, deciso a rendergli la botta. Era una questione d’onore. Lily Evans era sua, e sua soltanto.
<< Ehi, credo proprio che il Capitano Fawcett abbia visto il Boccino! Forse Potter dovrebbe pulirsi gli occhiali, o sarebbe la prima volta nella sua gloriosa carriera che se ne lascia sfuggire uno…>>.
Bones oggi è insopportabile” pensò James, irritato “ Non si è accorto del fallo"? Poi la bocca gli si spalancò dalla sorpresa.
David Fawcett, quell’insulso essere, aveva davvero visto qualcosa che a lui era sfuggito: un baluginio dorato, quello che stava cercando da tutta la partita, ora appariva chiaramente sopra di loro, in netto contrasto con il cielo terso. James accelerò immediatamente, con il cuore che gli batteva forte nel petto; il vento gli fischiava nelle orecchie, impedendogli di udire sia i commenti di Edgar Bones sia il tumulto della folla, ma forse era meglio così. Ora in testa aveva solamente un unico obiettivo: prendere quel dannato Boccino. Grifondoro era in vantaggio di appena sessanta punti. Se Fawcett fosse arrivato per primo, la partita sarebbe stata persa…non poteva assolutamente permetterlo. Eppure ormai David era vicinissimo, con la mano già protesa in avanti…
E Lily? Cos’avrebbe pensato Lily di lui, se avessero perso? Avrebbe preferito David Fawcett, senza dubbio.
<< Ehi, Fawcett! >> urlò James, ormai disperato << Credi forse di avere qualche possibilità con Lily Evans? >>.
Miracolosamente, Fawcett si distrasse e si voltò con aria interdetta a guardarlo, perdendo l’equilibrio. Ma Ramoso non si lasciò ingannare: lo spinse via con una gomitata e balzò in avanti, chiudendo trionfalmente le dita su quella minuscola palla dorata.
<< Sì! >> urlò, sollevando il braccio.
Si udì immediatamente un fischio prolungato e la voce di Madama Bumb, amplificata dalla magia, esclamò << GRIFONDORO VINCE! >>.
Non appena la folla si rese conto di ciò che era successo, che Potter, come suo solito, aveva conquistato di nuovo il Boccino d’Oro, esplose in un boato tremendo, tanto che soffocò del tutto la voce di Edgar Bones, che strillava esaltato i risultati di fine partita. James sorvolò la zona in cui sapeva che erano seduti i Serpeverde e fece loro un gestaccio osceno. Poi tutta la squadra sfrecciò verso il suo Capitano, che teneva ancora il Boccino stretto fra le dita, e lo avviluppò in una sorta di abbraccio di gruppo, mentre planavano dolcemente verso terra. Una volta atterrati, James abbracciò Emmeline e Sirius, poi diede una pacca sulla spalla a Frank, forse il vero eroe della giornata, poiché al suo debutto non aveva lasciato passare neanche un gol.
<< Li abbiamo stracciati, li abbiamo stracciati! >> urlava Hamilton.
Poi James individuò Marlene McKinnon venire verso di lui, così le andò incontro con un sorriso sul volto.
<< Bella partita, James >>.
<< Anche tu sei stata brava, Marlene. Anzi, devo ringraziarti perché hai messo a dura prova il nostro nuovo Portiere >>.
<< Perdere contro Grifondoro è sempre un onore, alla fine. L’importante è che restiamo coalizzati contro Serpeverde >>.
<< Ma certo, lo dicevo proprio l’altro giorno a Sirius…ehi, Felpato! Vieni! >>.
Sirius accorse subito al richiamo del suo migliore amico, ma non appena si ritrovò davanti a Marlene la sua espressione divenne di pietra.
<< Vero che questa ragazza ha talento? Penso sia quasi più brava di te. Giuro che, se non fossi una Corvonero, saresti in squadra, Marlene >>.
<< Oh, non esagerare, James >> gli rispose lei, sebbene stesse guardando Sirius.
<< No, davvero, sono serissimo. Se vuoi, puoi venire con noi a…>> ad un tratto James si rese conto che qualcuno lo stava chiamando, e trovò finalmente la scusa per lasciarli soli << Scusate, ragazzi, la McGranitt mi chiama. Torno subito >>.
Si allontanò abbastanza da poter osservare indisturbato la scena e fermò anche Remus e Peter prima che corressero da Sirius. Voleva vedere fino a che punto Felpato fosse coinvolto. Ma, con sua enorme sorpresa, il suo migliore amico voltò le spalle a Marlene, e, senza dirle una parola, tornò dagli altri compagni di squadra a festeggiare, lasciandola di sasso.
Ah, Felpato, vecchia canaglia” pensò James, scuotendo la testa “Ormai ci sei dentro fino al collo".
Poi l’intera squadra di Grifondoro lo raggiunse e lo sollevò in aria, trasportandolo fino agli spogliatoi, brandendo i pugni e salutando i tifosi con urla di giubilio.



Quella sera tutta Hogwarts udì i festeggiamenti sfrenati della casa di Grifondoro. L’intera Sala Comune era stata trasformata in una pista da ballo, la musica risuonava a tutto volume dalle casse di Peter e gli alcolici non mancavano di certo. James si era dovuto attardare più del dovuto con la McGranitt, che si era congratulata con lui per la vittoria, e al suo arrivo la festa giunse al culmine. Fu accolto da nuove grida e numerosi applausi e ben presto fu circondato da una folla di gente che voleva toccarlo e adorarlo neanche fosse un dio. Le ragazze più giovani gli si sedevano in braccio e ascoltavano rapite i dettagli della partita, trattenendo il fiato, sebbene in realtà non stessero capendo un accidenti.
Lily, rannicchiata in un angolino con il libro di Aritmanzia fra le mani, le osservò con il viso pieno di disgusto. Poi guardò verso James, così a suo agio in mezzo a tutte quelle persone che lo idolatravano. Certo, non si poteva negare che fosse molto abile, ma aveva solo vinto una partita scolastica, non i mondiali, per tutti i gargoyle! Chissà quanto era appagato il suo ego da quella manifestazione di adorazione così sconfinata.
I festeggiamenti andarono avanti fino alle due di notte, finché la professoressa McGranitt non venne a minacciarli di una punizione molto severa se non avessero lasciato dormire l’intero castello. James, che aveva notato Lily fin da subito, lasciò che tutti andassero a dormire, ma non accennò a salire nel dormitorio. Sirius era già crollato da un pezzo, con una bottiglia di Whisky Incendiario ben stretta al petto, così si limitò soltanto ad accompagnare Remus e Peter su per le scale, entrambi ubriachi fradici. Anche Mary, Hestia, Alice ed Emmeline diedero la buonanotte a Lily, ma la fanciulla non volle spostarsi dalla sua posizione.
Non appena tutti furono saliti, James si rese conto che erano rimasti perfettamente soli e un ghigno gli spuntò sulle labbra. Anche Lily se ne accorse, ma ormai era troppo tardi; prima che avesse avuto il tempo di alzarsi, lui le si era già seduto di fianco, appoggiando sul tavolo davanti a loro una bottiglia piena di liquido trasparente, due bicchierini, una saliera e una ciotola di limone a spicchi.
<< Che roba è, Potter? >> gli domandò lei, fingendo un’aria disinteressata.
<< Il divertimento non fa proprio parte della tua vita, vero, Evans? Non lo riconosci nemmeno quando ce l’hai sotto il naso >>.
<< Per tua informazione, io mi diverto. E moltissimo, aggiungerei. Chiedi pure alle altre >>.
<< Invece di svegliare le tue povere compagne di stanza, che ne dici di farmi vedere di che cosa sei capace? >>.
<< Sono impegnata, Potter. Non lo vedi? >>.
<< Stai studiando da ore e non hai nemmeno partecipato ai festeggiamenti per la vittoria >> senza alcun rimpianto, James le strappò il libro di mano << Nessuno fa i compiti dopo una partita di Quidditch >>.
<< Ma ho un test molto importante…>>.
<< Niente obiezioni, Evans. Stasera voglio farti divertire >>.
Lily scrutò con aria preoccupata il suo sorriso diabolico, ma alla fine decise di stare al gioco. Se fosse stata con un altro ragazzo, sarebbe fuggita via a gambe levate. Ma sapeva che James Potter non l’avrebbe mai costretta a fare qualcosa che non voleva. Suo malgrado, si fidava di lui.
<< D’accordo, Potter. Cosa beviamo? >>.
<< Mai sentito parlare di tequila? >>.
Lily trattenne a stento un ghigno. Se James avesse scelto un qualunque altro tipo di alcolico, sarebbe finita ubriaca dopo i primi due sorsi. Ma non con la tequila. Se eri amica di Emmeline Vance, non potevi non conoscere la tequila. Suo zio viveva in Messico e ogni anno le portava casse di tequila pura, che Emmeline ingurgitava come se fosse acqua. Motivo per cui, a partire dal quinto anno, aveva educato anche le compagne di stanza al culto della tequila, oltre che a quello della Burrobirra. Potter non sapeva a che cosa stava andando incontro.
<< Certo che sì. E scommetto che la reggi peggio di me >>.
Il sorriso di James si allargò << Preparati a essere sconfitta, Evans >>.
Lily valutò mentalmente i pro e i contro di una sfida alcolica con James Potter, da cui sapeva di doversi tenere alla larga. I vantaggi: una pausa da Aritmanzia, tequila di qualità, dare una bella lezione a quel damerino arrogante. Gli svantaggi: alta probabilità di ubriacarsi, il che avrebbe appannato il suo giudizio e magari concesso a Potter di sedurla. Ma ci teneva troppo a vederlo cadere a terra ubriaco mentre lei era ancora perfettamente sobria. Senza dire una parola, Lily spostò i suoi appunti dal tavolo, afferrò la bottiglia e i bicchierini e li posò sul tappeto accanto al fuoco, facendo poi cenno a James di sedersi di fronte a lei, in modo da potersi guardare in faccia.
<< Avanti, Potter. Cominciamo >>.
James riempì i due bicchierini fino all’orlo, ne sollevò uno e aspettò che lei brindasse con lui. Lily, senza un attimo di esitazione, lo vuoto tutto d’un fiato, assaporando il leggero bruciore alla gola. Emmeline sarebbe stata fiera di lei.
<< Niente sale o limone? >>.
<< Non ne ho bisogno, ma tu fai pure. Un sacco di gente non regge il gusto della tequila pura, sai? >>.
Lui inarcò un sopracciglio << Mi sorprendi. Chi sei tu, che fine ha fatto la vera Lily? Comunque, li avevo portati per te >> bevve il suo shot, poi le ammiccò in modo malizioso << Ma possiamo usarli in altro modo >>.
Mentre quell’allusione aleggiava nell’aria, James riempì di nuovo i bicchierini.
<< Che ne dici di rendere le cose più interessanti, Evans? >>.
Lily gli rivolse un’occhiata interrogativa << Dipende da cosa intendi per “interessanti”. Perché sai, con te ogni parola va calibrata accuratamente >>.
<< Avevo in mente un giochino per conoscerci meglio >>.
<< Un gioco alcolico? Ma andiamo, Potter, mi conosci da sette anni >>.
<< Questo è vero, ma non so quasi nulla di te, della vera Lily Evans. Di quello che c’è sotto la tua corazza. Sarà una cosetta innocente >>.
Lily strinse gli occhi << Nulla di quello che esce dalla tua bocca è mai innocente, Potter. Fammi indovinare: chi perde si spoglia? >>.
Lui si portò una mano sul cuore << Nessuno sarà obbligato a spogliarsi >>.
La fanciulla lo scrutò con aria sospettosa, ma alla fine rilassò le spalle e si protese verso di lui << Allora spiegami le regole >>.
<< Io dirò qualcosa su di me e tu dovrai indovinare se è vero o falso, e viceversa. Se indovini, puoi scegliere un punto del tuo corpo da cui leccherò il sale e il limone. In caso contrario, tocca a me scegliere >>.
Lily aprì la bocca, ma non riuscì a dire una parola. L’idea di Potter che leccava la sua pelle le faceva abbastanza schifo…ma era anche tremendamente eccitante.
<< Allora, Evans, ti tiri già indietro? >>.
Quello spilungone si meritava una bella lezione. Gli avrebbe fatto passare le pene dell’inferno. Alla fine sollevò gli occhi al cielo e si arrese << Va bene, accetto >>.
James partì con una domanda semplice << So suonare la chitarra >>.
<< Vero. Me l’ha detto Alice. E anche un sacco di altre ragazze che tessono le tue lodi in continuazione >>.
<< Percepisco forse…una punta di gelosia? >>.
<< Ti piacerebbe >>.
<< Molto bene. Dove? >>.
Lei finse di rifletterci un attimo, poi gli tese il braccio, mostrando il polso. James per poco non scoppiò a ridere: sapeva che non avrebbe osato. Ma non aveva idea di ciò che la aspettava. Afferrò il sale con una mano e con l’altra il suo polso, poi la guardò negli occhi mentre avvicinava le labbra, facendo scorrere la lingua lentamente. Il suo cuore accelerò di colpo, ma anche Lily sgranò gli occhi e avvertì un fremito mentre lui leccava il sale con una calma esagerata. Poi James vuotò il bicchierino, godendosi la tequila che gli bruciava la gola.
Lily fece per ritrarsi, convinta che avesse finito, ma lui la bloccò << Eh no, mia cara. Mi serve ancora >>.
<< Perché? >>.
Potter non le rispose. Afferrò uno spicchio di limone e glielo sfregò sulla pelle, quindi dischiuse le labbra e succhiò lentamente il succo aspro. Lily trattenne il fiato, finché lui finalmente non mollò la presa.
<< Non…>> la ragazza si accorse di avere la voce un po’ roca, così ritentò << Non funziona così >>.
<< In questo gioco sì. Tocca a te, Lily >>.
Sorvolando sul fatto che l’avesse chiamata per nome, Lily si sforzò di recuperare un minimo di contegno << Tre anni fa ho chiesto ad Emmeline di insegnarmi a giocare a Quidditch >>.
<< Falso, non ci credo per niente. Tu odi il Quidditch >>.
<< E invece ti sbagli >>.
James la guardò, ammirato << Mi sorprendi sempre di più. Ma avresti potuto chiedere a me per delle lezioni private. Avanti, ora puoi scegliere un punto del mio corpo >>.
La sola idea di quello che stava per succedere lo eccitava terribilmente. Era persino felice di aver sbagliato.
Se fosse stato giorno, o se non fosse stata lei, forse non avrebbe osato così tanto. Ma la tequila stava già iniziando a fare il suo effetto e fu così che Lily decise di lasciarsi un po’ andare. Gli indicò il collo e non perse tempo; a ogni tocco della sua lingua, James si sentì morire e dovette stringere i denti per non girarsi e baciarla. Alla fine le rivolse un sorrisetto altezzoso, come a dimostrarle che la sua provocazione non gli aveva fatto né caldo né freddo. Lily sollevò le sopracciglia, interdetta da quella reazione, ma lui continuò a fingersi indifferente, anche se non riusciva a staccarle lo sguardo di dosso. In particolare, era stregato dai suoi occhi: quelle iridi verdissime che lanciavano fiamme quando era arrabbiata e diventavano invece una distesa di mare calmo quando si rilassava.
Quella ragazza lo lasciava tutt’altro che indifferente.
<< Abbiamo finito o vuoi continuare? >>.
<< Non vedi l’ora di sentire di nuovo la mia bocca sulla tua pelle, vero, Evans? >>.
<< Sogna pure, Potter >>.
Ad un tratto, James diventò serissimo << Ti sarei grato se stessi alla larga dai miei sogni. Già ti desidero di giorno, figuriamoci la notte >>.
Lei fece per ribattere, ma alla fine cambiò idea e rimase in silenzio, arrossendo. Lui se ne accorse e il suo cuore fece una capriola, ma stabilì di restare calmo e riprendere il gioco.
<< Ho la fobia dei ragni >>.
Lily lo studiò per un attimo << Falso >>.
<< E invece è vero >>.
<< Seriamente? >>.
<< I Malandrini sono gli unici a saperlo, dunque spero che sarai discreta >>.
Lily si portò una mano al cuore, senza riuscire a trattenere una risata << Giuro solennemente che non dirò ad anima viva che il grande e leggendario James Potter ha paura dei ragni >>.
<< Tocca a me bere >>.
James tentò di sollevarle l’orlo della maglietta, ma lei gli bloccò la mano, sconvolta << Potter, che fai? Avevi detto che non ci saremmo spogliati >>.
<< No, ho detto che nessuno sarebbe stato obbligato a spogliarsi. Ma chi vince un round sceglie un punto del corpo e, se è coperto…beh, ha il diritto di scoprirlo >>.
<< Saresti un ottimo avvocato, sai? Come rigiri tu le cose a tuo favore non lo fa nessuno. Un vero talento >>.
<< Suvvia, non prendertela, mia dolce Evans. In fondo mi sono solo ispirato alla tua arroganza >>.
<< Alla mia cosa, scusa? Sei tu quello arrogante qui! >>.
<< Calmati, Lily >> James si liberò dalla sua stretta << Non ti farò nulla di male >>.
Lily sollevò gli occhi al cielo, ma decise di lasciarlo fare. Lui avrebbe voluto levarle completamente la maglietta di dosso, ma lei lo costrinse a sollevarla solo fino all’ombelico.
<< Che c’è, indossi per caso un completino sexy? >> le domandò ridendo James, fissandole la maglietta e rimpiangendo di non avere la vista a raggi x.
<< Temo che dovrai vincere un altro round per scoprirlo >> replicò maliziosamente Lily.
<< Così mi provochi, Evans >>.
Senza che lui le dicesse nulla, Lily si appoggiò al bracciolo del divano; si sentiva un po’ confusa e quel gioco le stava piacendo sempre di più. Inoltre, si vedeva lontano un miglio che James Potter la desiderava da morire e quella consapevolezza la faceva sentire incredibilmente potente. Tutte quelle oche starnazzanti del quarto anno avrebbero pagato un sacco di galeoni pur di trovarsi al suo posto.
Dal canto suo, James stava decisamente mettendo i suoi nervi a dura prova quella sera. Anzi, il vedere Lily Evans così vulnerabile, così socievole, così pronta a lasciarsi fare qualsiasi cosa, gli fece quasi perdere il controllo. Per un momento ebbe soltanto voglia di strapparle tutti i vestiti di dosso e baciarla per ore. E quello sarebbe stato solo l’inizio.
Invece si trattenne e si limitò a passarle il sale su una piccola porzione di pelle proprio accanto all’ombelico. Quell’assaggio lo eccitò all’istante, pertanto leccò via sale e limone in fretta e poi si allontanò, complimentandosi con sé stesso per non aver ceduto alla tentazione, dopodiché la aiutò a raddrizzarsi. Lily non fece alcun commento acido, anzi rimase in silenzio, mordicchiandosi il labbro inferiore.
<< Tocca a te, Lily >> le ricordò James con voce roca.
La fanciulla sbatté le palpebre un paio di volte, come se si fosse appena risvegliata da un sogno. Un attimo dopo, la confusione lasciò il posto al suo solito piglio deciso. Si schiarì la gola, si ravviò i capelli e gli lanciò uno sguardo eloquente: era troppo vicino. Ma James non aveva alcuna intenzione di spostarsi. Quando lei gli strisciò accanto, sfiorandogli una spalla, strinse i denti e si sforzò di non reagire, sebbene quel contatto gli avesse provocato un brivido. Ma fece finta di nulla e la guardò, in attesa della prossima mossa.
<< Una volta, a casa di Alice, ci siamo ubriacate e ci siamo date un bacio, ma è successo una volta sola >>.
James trattenne a stento una risata << Per quanto l’idea sia molto stuzzicante, dico che è falso. E poi scommetto che Frank non sarebbe tanto contento di saperlo >>.
Lily sbuffò << Perché pensi sia una bugia? >>.
<< Perché tu sei troppo rigida e razionale per baciare una ragazza, anche se la conosci bene come Alice. E poi, Evans, sotto sotto spero che in realtà ti piacciano i ragazzi >>.
<< Mi hai osservata bene, Potter, complimenti. Allora, dove vuoi farlo? >>.
James vagliò all’istante diverse possibilità – il divano, il tappeto, la poltrona, il tavolo, i lavandini dei bagni…- e poi le chiese << Dove voglio fare cosa? >>.
Lei sollevò gli occhi al cielo << Possibile che ogni cosa con te sia un doppio senso? Parlavo del mio shot >>.
<< Ah >>.
In un gesto repentino, James si sfilò il maglione della divisa da Quidditch, lo gettò a terra e le indicò il proprio petto nudo prima di incrociare le braccia dietro la testa. Lily esitò un attimo, fissandolo. Stava cercando di riflettere se fosse una buona idea o meno, anche se con la tequila in circolo non era molto lucida. Ma fu solo quando Potter le lanciò un’occhiata provocatoria, certo che lei avrebbe rifiutato, che si decise ad agire. Non gliel’avrebbe mai data vinta. Mai.
Gli appoggiò le mani sul petto, versò il sale e poi piegò la testa, passando la lingua sui suoi pettorali e risalendo poi rapida fino alla gola. Se qualcuno fosse sceso dalle scale in quel momento, si sarebbe trovato davanti ad una scena davvero inaspettata: Potter, il leggendario Potter, giaceva con la testa reclinata all’indietro e gli occhi chiusi, in estasi, mentre, cosa ancora più sorprendente, Lily Evans in persona gli leccava via del sale dal petto. Eppure, a nessuno dei due importava di essere scoperti in quel momento. Anzi, Lily si stava divertendo un sacco e sembrava una gatta che faceva le fusa.
Ingurgitò velocemente la tequila, poi prese uno spicchio di limone e fece scorrere il succo su quei magnifici muscoli che le stavano davanti. Ma il limone gocciolò giù lungo gli addominali, fino a bagnare la cintura dei jeans.
James trattenne il respiro, mentre il cuore gli batteva all’impazzata. Era sul punto di asciugarsi con una mano, ma Lily, obbediente, chinò il capo per succhiare il succo senza protestare; più scendeva, più si appoggiava contro di lui, finché James non si rese conto che presto avrebbe ceduto. Resistette ancora qualche secondo a quella tortura deliziosa, poi la afferrò per un braccio e la fece smettere, facendola sedere di nuovo a terra.
<< Non vale, mia cara. Io avevo scelto il petto >> le sussurrò a bassa voce, ansimando come se avesse appena corso.
<< Mmm, forse ho esagerato un pochino. Ti è dispiaciuto? >>.
<< Nemmeno un po’ >>.
James si avvicinò a lei, fino a posizionarsi a poca distanza dal suo viso. Non credeva che si sarebbe mai trovato davanti ad uno spettacolo simile: Lily Evans, la solita rigida, controllata e bisbetica Lily, era completamente sbronza.
Lily gli farfugliò qualcosa di incomprensibile. Quell’ultimo shot le aveva decisamente fatto male, la testa le girava e sentiva che, con Potter così vicino, avrebbe potuto commettere qualche follia. Anzi, voleva commettere qualche follia. Era vero, poteva bere tequila come se fosse acqua, ma aveva sfidato un campione, ed era stata sconfitta. Lo fissò, come ipnotizzata da quegli occhi nocciola luminosi che le stavano di fronte, e gli prese il viso fra le mani. James avvertì il suo cuore battere come impazzito e rimase immobile, non riuscendo a credere a ciò che stava per succedere.
Lily si protese lentamente verso di lui, chiuse gli occhi…finché all’improvviso non ebbe la sensazione di cadere e tutto si colorò di nero.

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Capitolo 11
*** Il piccolo problema peloso ***


Lily correva a perdifiato lungo i corridoi di Hogwarts, cercando di non sbandare da una parte all’altra sotto il peso della cartella stracolma di libri. Guardò l’orologio e non poté fare a meno di imprecare. Di norma era una studentessa diligente, che arrivava alle lezioni sempre con il dovuto anticipo. Ma quella mattina ogni cosa era andata storta.
Prima di tutto si era svegliata in un bagno di sudore e con un mal di testa allucinante. Come se non bastasse, aveva la bocca tutta secca e la sua maglietta puzzava terribilmente di alcool. Le sue care compagne di stanza non avevano nemmeno provato a svegliarla, motivo per cui aveva già perso due ore di lezione e rischiava di arrivare tardi anche alla terza.
Non ricordava assolutamente nulla della notte precedente. Non ricordava nemmeno come fosse arrivata in camera. Sapeva solo di essersi svegliata tardi e che quel ritardo avrebbe potuto comprometterle la media.
<< Vai da qualche parte, Evans? >>.
James Potter apparve nel corridoio di fronte alla porta di Incantesimi così improvvisamente che Lily quasi gli andò a sbattere addosso. O forse era sempre stato lì e lei non se n’era accorta, nella fretta di arrivare in classe. In ogni caso, il cuore iniziò a batterle all’impazzata e le mani presero a sudarle. Da quando il suo corpo aveva tali reazioni in presenza di Potter?
<< Ehm, a lezione? >> ribatté, seccata. Aveva forse l’aria di andare da qualche altra parte? Non a caso teneva fra le braccia due voluminosi libri di Incantesimi e il compito di Aritmanzia finito a metà.
<< Mi sembri molto affannata >>.
<< Senti, Potter, già sono in ritardo e non ho tempo di stare a discutere anche con te. Quindi, levati dai piedi >>.
<< Ma come siamo di buon’umore, mia cara Evans. Forse sarebbe il caso che tu mi faccia le tue personali scuse per ieri sera >>.
Lily trasalì << Scuse? Perché, che cos’è successo ieri sera? >>.
James le si avvicinò un po’ di più, sfoderando un sorriso ammiccante << Ma come, non ricordi nulla? Io, te, la tequila…le leccatine…>>.
<< Leccatine? >> la ragazza spalancò gli occhi << Io e te ci siamo seriamente…ubriacati insieme? >>.
<< No, Evans, eri tu quella completamente sbronza. Eravamo giunti ad un punto molto interessante, quando tu…ti sei letteralmente addormentata sopra di me >>.
Lily si coprì il volto con una mano << Mi sono addormentata? >>.
<< Come una morta. Chi pensi che ti abbia riportata in camera? >>.
<< Ma i maschi non sono ammessi nel nostro dormitorio…>>.
<< Oh, credi che basti un trucchetto del genere a fermarmi? In ogni caso, ti ho messo a letto e ti ho rimboccato pure le coperte. Come minimo, mi dovresti quel bacio che abbiamo lasciato in sospeso >>.
Lily si allontanò da lui di qualche passo, mentre i ricordi ricominciavano a riaffiorare nella sua mente. Effettivamente ricordava la tequila, il sale e il limone, il gusto della pelle di James…scosse la testa e scacciò via quell’immagine. << Va bene, Potter, ti chiedo scusa. Ora puoi lasciarmi in pace? >>. Aveva già fatto abbastanza figuracce da bastare per una vita intera. Si era addormentata su di lui! Ridicolo. Possibile che non capisse che doveva lasciarla stare? Voleva soltanto continuare per la sua strada, starsene per conto proprio, studiare e prendere un bel voto nei M.A.G.O. E magari buttarsi anche alle spalle tutta quella serie di momenti imbarazzanti.
Ma più James la guardava, meno Lily avvertiva l’urgenza di andarsene. E, soprattutto, meno si sentiva ferita da Piton. Com’era possibile che uno sguardo di Potter potesse avere un tale effetto su di lei? Era semplicemente assurdo. James era diverso dagli altri ragazzi con cui era uscita, trasudava sicurezza, arroganza, popolarità. Eppure non era per niente il suo tipo.
<< No, non posso. Anzi, mi è venuta un’idea >>.
James le stava letteralmente bloccando l’ingresso per l’aula di Incantesimi. Sarebbe stato così semplice spingerlo via, ma qualcosa nella sua espressione tenne inchiodata Lily al pavimento e le fece venire voglia di sapere a che cosa stesse pensando. Anzi, il sorrisetto divertito che aleggiava sulle labbra di lui sembrava proprio sfidarla a chiederlo.
<< Sai, Evans, ho un modo tutto mio di frequentare le lezioni. Oltretutto, è quasi ora di pranzo…>>.
Pranzo? Lily non aveva nemmeno fatto colazione e avvertì il suo stomaco gorgogliare dalla fame. Inoltre, l’idea di essere redarguita da Vitious per aver seguito solo venti minuti di lezione era sempre meno allettante.
<< Se ti va, potremmo fare un picnic >>.
<< Un picnic? >>.
James le indicò la borsa che portava a tracolla << Credimi, non è piena di libri come sembra >>.
Lily tentennò per qualche istante, ma alla fine si arrese << Ne avrestii abbastanza per due? >>.
Con un sorriso più che smagliante, James la guidò fuori dalla scuola, facendo attenzione a non farsi beccare da nessuno grazie al Mantello dell’ Invisibilità. Attraversarono il prato e si avviarono verso il lago, decidendo di accomodarsi nello stesso punto dove, due anni prima, Piton aveva insultato Lily. Ma ormai era acqua passata. Essendo novembre faceva piuttosto freddo, ma un leggero sole contribuiva a riscaldarli un po’. Ramoso tirò fuori una coperta dalla borsa e la stese all’ombra di una quercia, poi passò al resto del cibo.
Lily rimase a bocca aperta: un diverso assortimento di panini ben cotti, una ciotola di formaggio spalmabile, una vaschetta di olive, burro, uova sode, due mele verdi e alcuni pezzi di crostata al lampone, insieme ad un thermos pieno di succo di zucca, piatti, posate e bicchieri. Sembrava quasi impossibile che nella sua borsa ci stesse così tanta roba, ma poi l’arcano le venne subito svelato: si trattava senza dubbio di un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
<< Dove hai preso tutte queste cose? >> domandò incuriosita a James. Perché quel ragazzo ne sapeva sempre una più del diavolo?
<< Oh, ho i miei segreti, Evans >>.
Fingendo di arrotolarsi con noncuranza una ciocca di capelli attorno ad un dito, Lily aggiunse << Capisco. E, così per curiosità, con chi pensavi di fare questo picnic prima che arrivassi io? >>.
<< Prima che arrivassi tu? >> James ridacchiò << Ricordo a stento la mia triste vita, prima del tuo arrivo. Succo di zucca? >>.
Lei gli lanciò un’occhiata sprezzante, giusto per fargli capire quanto considerasse banale quel commento…eppure si sentiva anche un pochino compiaciuta. Gli passò il suo bicchiere, dopodiché si stese sulla coperta appoggiandosi ai gomiti, con le caviglie incrociate, mentre James si accomodò di fronte a lei. Quando si sporse in avanti per prendere un coltello, con un braccio la sfiorò e Lily si scostò subito, avvertendo un fremito.
<< Allora, Evans >> cominciò James, imburrando un panino << Credo sia già la seconda volta nel giro di poche ore che ci ritroviamo da soli. Un eccellente passo in avanti, non trovi? >>.
<< Potter, quest’anno sono le circostanze che ci obbligano a stare insieme, non certo la mia volontà >>.
<< Ah! Invece ti sbagli. Ieri sera hai scelto tu di ubriacarti con me. Ora hai scelto tu di saltare Incantesimi e goderti questo pranzetto in mia compagnia. Non mi pare di averti obbligata >>.
Lily accettò riconoscente il panino che lui le porgeva e lo addentò << Touché. Ma ieri sera ho accettato solo perché adoro la tequila, mentre ora…beh, stavo morendo di fame >>.
James rise piano << Ah, Evans, non ammetterai mai che in realtà ti piace stare in mia compagnia >>.
<< Pensa pure quello che vuoi. Basta che non mi chiedi di uscire con te >>.
<< Cavoli, ero sul punto di farlo >>.
Lily scoppiò a ridere di gusto e arrossì sotto le lentiggini. Non riusciva a crederci. Stava mangiando con James Potter e, cosa ancora più incredibile, si stava persino divertendo. Forse non era poi così male…
<< Allora…tu e Fawcett, eh? >>.
La fanciulla si voltò a guardarlo, perplessa << Come, scusa? >>.
<< Dicevo, tu e Fawcett…state insieme? >>.
Lily si accorse subito che il suo tono era cambiato. James stava imbottendo il suo panino di olive con studiata noncuranza, ma si vedeva quanto in realtà stesse agognando la sua risposta. Con un sorrisetto diabolico, decise di tenerlo sulle spine.
<< Mmm…non lo definirei uno “stare insieme”. Ci frequentiamo, questo sì >>.
<< Non ti merita, Evans >>.
<< E che ne sai tu di chi mi merita oppure no? >>.
James sospirò sonoramente e lasciò perdere le olive, fissandola dritto negli occhi << Andiamo, che cosa potresti mai avere in comune con lui? Tu sei troppo speciale, troppo preziosa, troppo rara per un imbecille del genere >>.
La conversazione stava prendendo una svolta troppo intima, ma Lily era decisamente curiosa << Che cosa intendi dire? >>.
<< Che cosa sa David Fawcett su di te? >> ribatté Potter in modo rabbioso << Sa che diventi rossa in un modo assolutamente adorabile se qualcuno ti guarda? Sa che sei bellissima quando hai la fronte aggrottata perché sei assorta nei tuoi problemi o nei tuoi pensieri, sa che, quando osservi il mondo con quei tuoi occhi grandi, e forse un po’ troppo sinceri, si vede quello che pensi e quello che sogni? Sa tutte queste cose? >>.
Lily rimase interdetta a fissarlo. Non sapeva che cosa dire. Tutto quello che le aveva appena detto James…era stato assolutamente incredibile. Doveva averla osservata parecchio, e non con poca attenzione, per aver memorizzato tutti quei dettagli. E lei adorava il fatto che la gente ricordasse i particolari più insignificanti di lei. In fondo, tutti erano in grado di ricordare le grandi cose, ma i dettagli…li ricordavano solo coloro per i quali si era davvero importanti.
Quella consapevolezza le fece battere forte il cuore contro le costole. Doveva andarsene, fuggire via prima di cedere e soddisfare quella voglia di spingersi in avanti e baciarlo. Baciarlo?! Lily vide con orrore che le mani avevano iniziato a tremarle, così si alzò di scatto e raccolse al volo la cartella con i libri.
<< Mi sono appena ricordata che avevo promesso a Mary di vederci, prima di pranzo. Grazie di tutto, Potter, è stato molto interessante…>>.
Anche James si sollevò in piedi, ma aveva un’aria da cane bastonato << Sicura di non voler restare un altro po’? Mary può aspettare…>>.
<< No, grazie. Devo proprio andare >>.
Era sul punto di girarsi, quando James si slanciò in avanti e le afferrò una mano. Lily fissò le dita di lui attorno alla propria pelle e si sentì scottare. Doveva andarsene, e di corsa.
<< Mi dispiace, James. A più tardi! >>.
Prima che lui potesse aprire bocca, Lily si liberò in fretta dalla sua presa e corse via in preda al turbamento. James si risedette sulla coperta con aria perplessa, domandandosi che cosa avesse fatto di sbagliato. Poi un sorriso gli illuminò il volto: per la prima volta in sette anni, Lily Evans l’aveva chiamato per nome.



<< Lily! Ma dove eri finita? >>.
Lily si lasciò cadere su una delle panche della Sala Grande accanto alle amiche e cercò di riprendere fiato. Aveva ancora le guance arrossate per via della corsa folle che aveva fatto per allontanarsi il più possibile da Potter e, purtroppo doveva ammetterlo a sé stessa, anche un po’ per via delle sue parole.
<< Suvvia, lasciamole riprendere fiato! >> esclamò Alice, facendole aria con un tovagliolo.
<< Eravamo preoccupate, hai saltato tutte le lezioni stamattina…>>.
<< Lo so. Mi sono svegliata tardi >>.
<< Noi abbiamo provato a chiamarti, ma dormivi come una morta, così abbiamo lasciato perdere >> rise Mary.
<< E i tuoi vestiti sapevano di tequila…hai alzato un po’ il gomito ieri sera, eh? >> aggiunse Hestia, dandole una gomitata amichevole.
<< Tutti abbiamo alzato il gomito ieri sera >> tagliò corto Alice << Frank ha vomitato tutta la notte >>.
<< Alice, ti prego >> borbottò Emmeline, disgustata << Stiamo pranzando >>.
<< Ma io sono tanto orgogliosa di lui! >>.
<< Perché? >>.
<< Perché era così ubriaco che non mi ha nemmeno riconosciuta >>.
Mary aggrottò la fronte << E tu sei orgogliosa di questo? >>.
<< Sì, perché quando ho cercato di togliergli la camicia per metterlo a letto, mi ha detto: “No, ferma! Ho una fidanzata”. Capite che vuol dire? Frank mi ama per davvero! >>.
<< Capirai che novità >> grugnì Emmeline.
<< Ragazze, devo confidarvi una cosa >> sussurrò Lily.
Le quattro amiche lasciarono immediatamente da parte i loro piatti e si sporsero verso di lei con aria curiosa. Lily lanciò un forte sospiro di rassegnazione. Sapeva che se ne sarebbe pentita, ma doveva parlarne con qualcuno.
<< Ieri sera…insomma, mi sono ubriacata con Potter >>.
Quattro paia d’occhi si spalancarono dalla sorpresa << Che cosa?! >>.
<< Sì, io…non so perché l’ho fatto. Potter mi ha messo davanti la tequila, io avevo voglia di bere…oh, ma non è questo il punto. Il punto è che oggi mi ha di nuovo intrappolata prima delle lezioni e mi ha portata a fare un picnic con lui >>.
<< La cosa si fa sempre più avvincente…>> mormorò Hestia.
<< Ed è successo qualcosa? >> le domandò Alice, su di giri.
<< No, per chi mi hai presa, Prewett? Di certo non cado ai suoi piedi dopo una sceneggiata ai Tre Manici di Scopa, un po’ di tequila e un picnic >>.
<< Allora qual è il problema? >>.
<< Ma non capite? >> Lily le guardò come se fossero sceme << In soli due giorni…sono stata un sacco di tempo con Potter. E…e la cosa non mi è dispiaciuta. Insomma, io faccio schifo e sono insignificante, mentre lui è così sicuro di sé, popolare…che cosa vuole da una come me? >>.
<< Io non ci vedo nulla di male >> intervenne Mary << Insomma, Lily, devi saper capire chi merita di conoscere la vera te. Per esempio, c’è questo ragazzo, che casualmente si chiama James, che vuole conoscerti per come sei, sebbene tu gli dica che fai schifo e sei insignificante. Ma a lui non importa, perché vuole te, esattamente così come sei >>.
<< Sono d’accordo con Mary >> disse Alice << Al massimo potrebbe fare schifo pure lui, ma potreste benissimo fare schifo assieme. Certi fardelli vanno condivisi >>.
Fortunatamente la campanella dell’inizio delle lezioni pomeridiane risparmiò Lily dal dover rispondere. Si alzò in piedi come un automa e seguì le amiche verso l’aula di Trasfigurazione, riflettendo sulle parole di Mary. Davanti all’aula si erano già posizionati alcuni studenti, in attesa dell’arrivo della McGranitt, così Lily si appoggiò alla parete e salutò a malapena David Fawcett. Non sapeva più cosa pensare di James Potter. Nelle ultime due settimane l’aveva sorpresa in modi che non avrebbe mai ritenuto possibile e da un po’ di tempo aveva persino iniziato ad ignorare le frecciatine di Sev e dei suoi compari nei corridoi. Forse era finalmente maturato?
Nel mentre quella domanda le ronzava in testa, Lily individuò Marlene venire verso di lei, così lasciò da parte i suoi pensieri su James e le andò incontro.
<< Ehi >> la salutò con aria allegra << Bella partita, ieri. Sono sinceramente dispiaciuta che abbiate perso >>.
<< Bugiarda >> ridacchiò Marlene.
<< D’accordo, non lo sono per niente…ma tu hai giocato molto bene >>.
<< Ti ringrazio, Lily. Senti…>> Marlene si guardò attorno << Avrei bisogno di parlarti, hai un minuto? >>.
<< Certo >>.
Le due amiche si distanziarono un po’ dal resto del gruppo piazzato davanti alla porta e Lily si domandò incuriosita di che cosa si trattasse.
<< Ecco…>> Marlene si torse nervosamente le mani << Ricordi quando, un po’ di tempo fa, mi avevi chiesto se, dopo Rodolphus, mi fossi mai interessata a qualcun altro? >>.
<< Sì >>.
<< Due sere fa ho commesso una vera e propria stupidaggine >>.
<< Tranquilla, Marlene. Qualunque cosa sia, ti prometto che farò quanto è in mio potere per aiutarti. Che è successo? >>.
<< Sono andata a letto con Sirius Black >>.
La bocca di Lily si spalancò << Ah >>.
<< Non so perché l’ho fatto…>> Marlene iniziò a torcersi le mani, le guance rosse di vergogna << Non avevo mai fatto niente del genere. Lui aveva appena litigato con suo fratello, così ho pensato che avesse bisogno di un po’ di conforto…allora sono andata nello spogliatoio e l’ho baciato, ma poi le cose ci sono…sfuggite di mano >>.
L’amica annuì, comprensiva << Capisco. Chi altri lo sa? >>.
<< Non so se lui l’abbia confidato ai Malandrini, ma io l’ho detto solo a te. Non vorrei che diventasse di dominio pubblico >>.
<< No, certo che no. Ma…ora lui ti piace? >>.
Marlene sospirò sonoramente << Non saprei. Io…io adesso mi sento così confusa e…oddio, eccolo che arriva >>.
Lily non fece in tempo a girarsi che Sirius Black comparve all’improvviso accanto a loro. Doveva essere appena arrivato assieme a tutta la sua combriccola. Fra loro c’era anche James, ma Lily lo ignorò di proposito.
<< McKinnon, possiamo parlare un attimo? >>.
Lily e Marlene si lanciarono una veloce occhiata fugace, poi Lily si allontanò di qualche passo << Ti aspetto in classe >>.
Una volta che la Evans si fu allontanata, Marlene abbandonò di colpo la sua aria imbarazzata e si voltò inviperita verso Sirius << Avresti anche potuto usare un tono più cortese. Che vuoi? >>.
Felpato la prese per un braccio e la condusse in un corridoio deserto senza fare troppe cerimonie << Parlare con te >>.
<< Mmm, io non so se ne ho voglia, visto il modo in cui mi hai ignorata ieri mattina >>.
<< Va bene, ho sbagliato…>>.
<< Allora sputa il rospo, Black. Vuoi parlare di quello che è successo l’altra sera? Ti ascolto >>.
Sirius si scostò alcune ciocche di capelli dal viso, completamente spiazzato dalla sua freddezza << Insomma, McKinnon…io non so che cosa dire, o che cosa fare, o cosa pensare con te nei paraggi. So solo che…>>.
Prima che Marlene potesse impedirlo, lui avvicinò il viso al suo e la spinse contro la parete << Tu mi fai impazzire. In questo momento non vorrei fare altro che buttarti su un letto e iniziare a baciarti come se non l’avessi mai fatto in vita mia >>.
Il cuore della ragazza prese a batterle furiosamente contro le costole, tuttavia si sforzò di mantenere un’espressione neutra e inarcò appena un sopracciglio. << Questa sa molto di frase da repertorio >>.
<< Touché >> lui rise leggermente, ma ad un tratto la sua espressione divenne più intensa << Per quanto possa sembrare assurdo quello che sto per dire…voglio che tu sappia che ciò che è accaduto fra noi è stato straordinario. E lo rifarei volentieri. Anche se…>>.
Le mani di Sirius le scivolarono lungo i fianchi e Marlene si appiattì contro il muro, tremando. Poi Felpato accostò ancora di più il volto al suo e la fissò con quei suoi occhi color tempesta in un modo così intenso che la fece avvampare fin dentro le ossa.
Quando parlò, la sua voce era pura sensualità << Probabilmente è una pessima idea, vero? >>.
La ragazza trattenne il respiro, mentre l’immagine di loro due avvinghiati come la notte precedente si faceva strada nella sua testa << Esatto >>.
In quel momento lui le si avvicinò così tanto da farle sentire il suo fiato sul viso. Le passò una mano fra i capelli setosi e si spinse contro di lei, facendo in modo che i loro corpi si incastrassero perfettamente come un puzzle, poi il suo sguardo si spostò sulle sue labbra, come se stesse per baciarla. E Marlene non riuscì a pensare a una sola ragione al mondo per cui fosse sbagliato. Rimase in attesa, incapace di muoversi…ma appena un secondo prima che le loro labbra si toccassero, la campanella suonò.
Sirius si ritrasse all’improvviso con quel sorrisetto odioso che sfoggiava in continuazione e sussurrò << Ci si vede in classe, McKinnon >>.
Prima che Marlene potesse avere anche solo il tempo di riprendersi, lui si allontanò fischiettando. Se l’avesse schiaffeggiata in piena faccia, non avrebbe potuto sorprenderla di più. Si passò una mano sulla fronte e si diede mentalmente della stupida per non averlo capito prima. Era tutta una tattica, una strategia. In realtà, Black non aveva mai avuto intenzione di baciarla. L’ondata di desiderio che un attimo prima le aveva attraversato il corpo e che ora le scorreva ardente nelle vene, facendole ribollire il sangue, era solo colpa sua, una sua fantasia. Una fantasia tremendamente eccitante, però. Se mai le fosse capitato di nuovo di finire a letto con Black, avrebbe messo in atto un paio di trucchetti che l’avrebbero ricacciato al suo posto. La sola idea di fare di fare ancora sesso con lui le fece tremare le ginocchia.
Sospirando, Marlene si trascinò fino alla porta dell’aula di Trasfigurazione, bussò discretamente e poi aprì. Ma, anziché trovarsi di fronte ad una professoressa McGranitt piuttosto furiosa per il suo ritardo, constatò con sorpresa che l’aula era completamente vuota. Soltanto un’elegante figura vestita di nero se ne stava appollaiata sulla cattedra, come se non stesse aspettando altri che lei.
<< Oh, che peccato >> esclamò Black, portandosi una mano alla fronte << Mi sono scordato di avvisarti che la McGranitt intendeva cambiare aula. E ora non c’è nessuno >>.
Marlene fece scattare la serratura << Chiudi il becco, Black >>.
Ora gli avrebbe mostrato di che pasta era fatta. Senza avere idea di come fosse successo, si ritrovò a pochissima distanza da Sirius. Lui la afferrò per un braccio, la strinse a sé, e, dopo un attimo di esitazione che parve durare un’eternità, la baciò. Marlene rimase immobile per un istante, tesa come una corda di violino, ma poi lui le morse il labbro inferiore e ogni sua resistenza fu abbattuta. Gli passò una mano fra i capelli corvini, si avvinghiò a lui e dischiuse dolcemente le labbra, come per invitarlo. Sirius insinuò la lingua e la baciò con passione, attirandola ancora più vicino a sé. Marlene si lasciò sfuggire un gemito e lui abbandonò un attimo la sua bocca per baciarle il collo, mordendolo come se fosse un frutto proibito, ma estremamente delizioso. A ogni suo morso, il corpo della ragazza fremeva, attraversato da scariche di puro piacere.
Si lasciarono cadere sulla cattedra, con i fianchi che premevano l’uno contro l’altro. Marlene sussurrò piano il suo nome e cercò di sollevargli la maglietta, ma era incastrata fra le loro gambe. Lui smise di baciarla giusto un secondo - ossia il tempo di sfilarsela e gettarla lontano - poi le fece scivolare di nuovo una mano dietro la nuca e ricominciò, più bramoso di prima. Presto anche la divisa di Marlene raggiunse la sua sul pavimento e la mano della fanciulla scese lungo i suoi addominali fino al bottone dei jeans. Mormorò ancora il suo nome e le braccia di Sirius la strinsero, ancorandola al suo petto, le sue mani fra le gambe.
Fu allora che lei cercò di abbandonarsi completamente a quel desiderio selvaggio, ma c’era qualcosa, un qualcosa che la distraeva…
<< McKinnon…>>.
Marlene scacciò via quella voce che somigliava in modo impressionante a quella di Sirius e che sembrava provenire direttamente dalla sua testa. Ma era impossibile, visto che lui era proprio lì davanti a lei, nudo fino alla cintola e bello come un dio…subito lo baciò in un modo che non lasciava alcuno spazio alla razionalità, ma solo alla passione più cieca. Non le importava più che lui capisse quanto lo desiderava…
<< McKinnon…>>.
Lo strinse forte fra le gambe, tirandolo verso di lei, lasciando che i suoi gemiti gli facessero capire che cosa voleva. E voleva lui. Subito, o sarebbe morta di desiderio…
<< Ehi, McKinnon, ci sei? >>.
Marlene spalancò di colpo gli occhi e quasi le prese un colpo quando si ritrovò in un’aula piena di gente. La professoressa McGranitt era alla lavagna e stava spiegando una trasfigurazione all’apparenza abbastanza complessa. Tutta la classe era attenta, con la testa china sulla propria pergamena a prendere appunti, mentre lei…si rese conto che il suo libro era rimasto aperto ancora sulla pagina precedente e oltretutto stava ansimando come se avesse appena finito di correre. Ma la sorpresa più grande fu ritrovarsi seduta nel banco proprio di fianco a Sirius Black.
<< E tu che ci fai qui? >> gli sibilò, sconvolta. Dov’era Lily? Le aveva promesso di aspettarla…
Felpato si lasciò sfuggire una risata simile ad un latrato << Non ti ricordi? La McGranitt ci ha accoppiati per fare gli esercizi >>.
<< Ah >>.
Marlene scrutò rapidamente la classe e vide con sollievo che Lily era finita assieme a David. Dall’altra parte, James Potter continuava a fissarli in malo modo.
<< Eri in fissa da un bel po’. A cosa stavi pensando? >> le domandò Black.
<< Niente che dovrebbe interessarti >> borbottò lei in risposta. Il desiderio per lui stava decisamente prendendo il sopravvento sulla sua razionalità, se arrivava persino a fantasticare su loro due insieme. Come per scacciare via quell’attrazione fastidiosa, si allontanò da lui di qualche centimetro e prese a ricopiare in fretta la lavagna.
<< Scommetto che mi stavi sognando ad occhi aperti >>.
Marlene posò la piuma con aria seccata << Ma che assurdità, Black >>.
<< Ne sono sicuro. Avevi quasi la bava alla bocca. Stavi pensando a quanto ti piacerebbe che in questo momento ti sfilassi i vestiti e…>>.
La Corvonero ridacchiò nervosamente, voltandosi dall’altra parte in modo che lui non vedesse il suo rossore, e lo interruppe << Ti piacerebbe, povero illuso. Ma sappi che io con te non…>>.
<< Black, McKinnon! >> la professoressa McGranitt piombò su di loro come un falco << Visto che vi trovate così tanto in sintonia, non vi dispiacerà svolgere alcuni compiti supplementari sulla lezione di oggi >>.
Sirius fece per protestare, ma Marlene lo precedette sul tempo << Ci scusi, professoressa. Non volevamo mancarle di rispetto >>.
In quel momento la campanella di fine lezione suonò, così lo sguardo della McGranitt si addolcì un pochino << Portatemi una ricerca sulle fasi più complesse della trasfigurazione umana per domani, se non volete una punizione. E cinque punti in meno sia a Grifondoro che a Corvonero >>.
Non appena se ne fu andata, Felpato sbuffò e sollevò le mani al cielo << Grandioso, McKinnon. Ci mancava solo la ricerca >>.
<< Ma almeno non ci ha puniti! >>.
Sirius lanciò un’occhiata verso i Malandrini, che lo stavano aspettando sulla porta. Quella sera ci sarebbe stata la luna piena e non aveva intenzione di perdersi quell’avventura per niente al mondo. Men che meno passando la nottata sui libri per una stupida ricerca di Trasfigurazione.
<< Senti, io stasera ho da fare, quindi, se a te va bene, potremmo saltare l’ora di Erbologia domani pomeriggio e trovarci in biblioteca >>.
<< No che non mi va bene, non voglio saltare una lez…>>.
Il giovane Black non rimase nemmeno a sentire le sue obiezioni. Si avviò verso i suoi migliori amici e la lasciò a protestare da sola come una scema nella classe ormai vuota. Quando se ne rese conto, Marlene pestò i piedi a terra dalla rabbia: Sirius Black era decisamente l’essere più sexy e insopportabile che ci fosse sulla terra. Ed era capitato proprio a lei.
Fu in quel momento che Lisa Edgecombe, una delle sue compagne di stanza, la raggiunse con un risolino << Sei sempre la più fortunata, eh, Marlene? Capitassi io in banco con Black…credo che non riuscirei a trattenermi dal saltargli addosso >>.
Marlene avvertì il terribile istinto di mettersi ad urlare, così si esibì in una risatina fredda e poi si fiondò fuori dalla porta. Doveva assolutamente impedire a Sirius Black di penetrarle nel cervello, o avrebbe fatto la fine di Lisa, che baciava la terra su cui lui camminava. La sola idea la fece inorridire e si ripromise che non si sarebbe mai più lasciata tentare dal suo fascino. Mai più.



<< Allora ragazzi, siete pronti? >>.
Era l’ennesima volta che James ripeteva quella domanda, scrutando con aria impaziente gli amici che stavano finendo di prepararsi per la loro solita avventura mensile. Mancava ancora un pezzo di foresta proibita da esplorare, prima di completare la Mappa del Malandrino, e avevano intenzione di farlo proprio quella notte.
<< Remmy, come ti senti? >>.
Era tutto il giorno che Remus aveva un’aria malaticcia, con la pelle lievemente giallastra. I primi sintomi che la trasformazione era imminente.
<< Per ora bene, ma è ancora presto >>.
Peter scrutò con aria preoccupata fuori dalla finestra. Era appena il tramonto, la luna con era ancora sorta, ma non riusciva mai a sentirsi del tutto tranquillo finché non avevano raggiunto la Stamberga Strillante. Se Remus si fosse trasformato in quel momento, nel loro dormitorio…
<< Stasera ce la spasseremo, ragazzi. Il lupacchiotto non ha scampo >> ridacchiò Sirius, sfregandosi le mani. Erano quelli i momenti che avrebbe rimpianto per sempre, una volta che avrebbe lasciato Hogwarts.
Remus sospirò << Non è che io me la spassi proprio, sai? Non è per niente bello svegliarsi al mattino con il cuore in gola per la paura di aver ucciso i tuoi migliori amici >>.
<< Remus >> James si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla << Noi siamo con te. Sappiamo che è difficile, ma abbiamo scelto noi di aiutarti, è stata una nostra decisione, presa di comune accordo. Comunque vada, per noi resterai per sempre Remus Lupin, il nostro diligente, pignolo e geniale Remus >>.
Per la prima volta da tutta la giornata, Lupin si aprì in un sorriso e lo guardò con aria riconoscente, sentendo il cuore gonfiarsi dalla commozione. Anche se quei tre erano la sua rovina e lo facevano diventare matto…non li avrebbe mai cambiati per nulla al mondo. Erano i migliori che avesse mai conosciuto.
<< E ora andiamo, prima che Frank torni con Alice. Non vorrei essere ancora qui mentre fanno le loro…cose >> aggiunse Peter, ridacchiando.
I quattro si avviarono insieme verso la Sala Comune, ridendo e spintonandosi amichevolmente. Era forse il momento che tutti e quattro preferivano della giornata, quando sapevano che la luna piena era imminente. Alcuni giorni prima si piazzavano tutti insieme attorno ad uno dei tavoli della Sala Comune, aprivano la mappa magica che stavano disegnando dal quinto anno e la studiavano con cura, alla ricerca di dettagli da aggiungere. Ormai avevano esplorato tutti i passaggi segreti che portavano fuori da scuola, avevano percorso il parco in tutta la sua vastità e quella notte avrebbero concluso anche la foresta. Non vedevano l’ora di cominciare.
Come al solito, Remus si avviò da solo verso l’infermeria, da dove poi Madama Chips l’avrebbe accompagnato fino all’ingresso della Stamberga Strillante e attivato il meccanismo di sicurezza del Platano Picchiatore. James, Sirius e Peter avrebbero aspettato nascosti nel parco che lei se ne fosse andata, dopodiché l’avrebbero raggiunto già completamente trasformati in Animagi.
<< A dopo, amico >> lo salutarono con una strizzata d’occhio.
Remus emise un debole sorriso, poi si avviò verso il buco del ritratto. La luna non era ancora sorta, tuttavia iniziava già a risentire dei suoi effetti: la testa gli girava e avvertiva una fame vorace, che non poteva essere saziata con nessun tipo di cibo. A eccezione della carne umana. Trattenne il respiro per non sentire il profumo invitante degli altri studenti e cercò di camminare il più in fretta possibile. Odiava la sua natura di licantropo con tutto il cuore. Era come essere una contraddizione vivente: di solito era un ragazzo tranquillo, sempre pacato e gentile, ma una volta al mese si trasformava in un mostro senza controllo, assetato di sangue, il cui unico scopo era andare in giro a mordere esseri umani. Come, tanto tempo fa, aveva fatto Greyback con lui…
<< Remus! Ehi, Remus! >>.
Lupin riconobbe quella voce, ma, anziché rallentare, come il suo cuore avrebbe voluto, accelerò ancora di più l’andatura.
<< Fermati, voglio parlarti di una cosa! Remus! >>.
Sapeva perfettamente di chi si trattava. Da quando l’aveva visto triste la sera prima della gita a Hogsmeade, Mary aveva fatto di tutto per tenergli alto il morale. E pian piano, grazie alla sua compagnia, Remus si era dimenticato di Lily. Ora non provava più alcuna fitta di gelosia quando udiva James parlare di lei, anzi era sinceramente contento che stessero facendo dei passi in avanti per conoscersi meglio. Quanto al suo rapporto con Mary, non si sentiva ancora pronto ad ammettere con sé stesso che forse poteva anche piacergli, ma di certo i suoi grandi occhi azzurri non lo lasciavano più così indifferente come una volta.
<< Remus, ti prego…>>.
Non poteva fermarsi. Non doveva fermarsi. La luna sarebbe sorta a momenti e doveva raggiungere la Stamberga Strillante il prima possibile. Non poteva rischiare di mettere in pericolo la vita di Mary, né di nessun altro studente…tuttavia, qualcosa nella sua voce implorante lo indusse a cedere.
<< Finalmente >> Mary lo raggiunse con il fiatone << Credevo avessi deciso di ignorarmi…>>.
Remus strinse i denti. “Solo cinque minuti” pensò “Cinque minuti e poi dovrò scappare, o Hogwarts si troverà alle prese con un licantropo”.
<< Scusami, Mary, ma vado un po’ di fretta. Che succede? >>.
Gli occhi turchesi della ragazza s’incupirono << Oh. Volevo solo sapere se stavi bene, in questi giorni non hai una bella cera…>>.
Lupin aveva la nausea dalla paura << Sto benissimo >>.
<< E poi, sai…avrei tanto bisogno di parlarti di una cosa…ma non so davvero da dove cominciare…>>.
<< Beh, ne possiamo discutere domani? >>.
Mary lo guardò con aria ferita. Remus sembrava strano, quasi verdognolo, come se avesse l’impellente bisogno di correre in bagno a vomitare. Eppure, lei doveva dirglielo. Doveva confessargli che forse si stava innamorando di lui. Erano giorni che avvertiva quella strana attrazione nei suoi confronti, anche se forse era troppo presto per parlare di amore. Ma con Remus si sentiva bene come non era mai stata con nessun altro ragazzo e avvertiva che, se non gliel’avesse confidato, il suo cuore sarebbe esploso. Tuttavia, lui non sembrava molto interessato a ciò che lei aveva da dirgli.
<< Ho scelto un brutto momento? >>.
Disperato per il dolore che le sentiva nella voce, Remus le afferrò una mano e gliela baciò << Perdonami, Mary. Ti prometto che un giorno ti spiegherò tutto. Ma ora devo proprio scappare >>.
Prima che lei potesse proferir parola, Lupin le diede le spalle e iniziò a correre, lasciandola lì impalata con la mano che bruciava nel punto in cui lui vi aveva posto le labbra. Aveva la netta sensazione che Remus le stesse nascondendo qualcosa. Nell’ultimo mese aveva avuto modo di frequentarlo spesso, ed era giunta alla conclusione che fosse in tutto e per tutto proprio un bravo ragazzo, assolutamente incapace di mentire o fare del male. Insieme avevano discusso di tante cose, si erano raccontati i dettagli più scabrosi nelle loro rispettive infanzie, ma c’era qualcosa…qualcosa che Remus non le aveva ancora detto.
Mary non ci mise molto a prendere la sua decisione. Voleva bene a Remus con tutta l’anima e, qualunque fosse stato il suo terribile segreto, l’avrebbe aiutato a sopportarlo. Così mollò la cartella coi libri in un’aula vuota e si accinse a seguirlo, senza sapere che Lily, vedendola così strana, aveva appena preso la stessa decisione.
Senza alcun sospetto di essere seguita, Mary si avviò nella direzione presa da Remus, che, con sua enorme sorpresa, conduceva all’infermeria. Allora aprì la porta, sperando che lui fosse andato da Madama Chips poiché si sentiva male, ma non trovò nessuno. Sconsolata, si sedette su uno dei letti da ospedale e si passò una mano sulla fronte. Ecco, l’aveva perso. Se solo non avesse sprecato tempo per riflettere…
Poi ad un tratto, come in un sogno, avvertì delle voci provenire dal parco. Con il cuore in gola, balzò giù dal letto e si sporse ad una delle finestre. Non si era affatto sbagliata: Remus stava camminando velocemente, sorretto da Madama Chips, lungo il sentiero che portava al Platano Picchiatore. Ma perché diamine stava andando lì? Non aveva senso che fosse per fargli prendere una boccata d’aria fresca, tutti sapevano che era proibito accedere a quella zona…
Sempre più curiosa, Mary si fiondò giù dalle scale, evitò per un soffio la McGranitt e la professoressa Sprite che discutevano di Mandragore, e si avviò correndo verso il parco. Voleva assolutamente scoprire che cosa si celava dietro a tutta quella misteriosa faccenda. Normalmente a quell’ora avrebbe dovuto essere a cena con le altre, ma pazienza. Remus ora era più importante.
Risalì il prato in silenzio, stringendosi nel suo maglione, poiché non aveva avuto tempo di prendere su anche il mantello. Più volte rischiò di inciampare, dato che la luna era oscurata da alcune nuvole e non riusciva a vedere bene dove mettesse i piedi. Quando finalmente raggiunse la fine della collinetta che portava al Platano Picchiatore, si ritrovò di fronte ad una scena piuttosto singolare: Madama Chips era svanita, mentre Remus se ne stava in piedi davanti all’albero, le mani incrociate dietro la schiena e gli occhi chiusi, come se fosse in attesa di qualcosa.
Mary gli si avvicinò piano con un sorriso rassicurante sulle labbra. Qualunque cosa gli stesse succedendo, l’avrebbe aiutato come meglio poteva. Sembrava stare molto male, a giudicare dalla mascella contratta e dal viso sempre più verde. Ma dove diavolo era finita Madama Chips?
La fanciulla fu sul punto di chiamarlo, quando improvvisamente si sollevò un leggero alito di vento gelido…e le nuvole passarono. In men che non si dica, l’intero prato fu bagnato dalla luce della luna, che, quella notte, era piena.
<< Remus! >> lo chiamò Mary, agitando un braccio per farsi notare.
Lui si voltò verso di lei, e il suo viso si deformò dalla paura. Tese un braccio nella sua direzione e fece per urlarle qualcosa, quando ad un tratto il suo corpo si irrigidì. Braccia e gambe presero a tremargli in modo incontrollabile.
<< Oddio, Remus, arrivo! >> urlò Mary, correndo verso di lui con aria terrorizzata. Sembrava quasi in preda ad un attacco epilettico. Doveva fare qualcosa, doveva aiutarlo in qualche modo…
Ma tutti i suoi buoni propositi si cancellarono all’istante non appena udì un terribile ringhio, cupo e minaccioso. Si bloccò e si guardò incerta alle spalle, per poi rendersi conto che esso in realtà proveniva dalla creatura inquietante che si stava formando di fronte a lei. Per poco non le mancò il fiato dalla paura: la testa di Remus si stava allungando. E anche il corpo. Le spalle gli si incurvarono di colpo, i vestiti si stracciarono e una miriade di peli spuntarono a vista d’occhio sul suo viso e sulle sue mani, che si trasformarono in terribili zampe artigliate.
Per un istante, parve che Remus fosse ancora in sé. Lanciò un lungo sospiro di rassegnazione quando la trasformazione finì e Mary, ancora immobile a poca distanza da lui, riconobbe nel suo sguardo la stessa bontà d’animo che l’aveva sempre contraddistinto.
<< Remus…>>.
Il lupo la guardò con i suoi occhi tristi e per un attimo la ragazza fu tentata di andargli accanto e accarezzarlo. Ma poi un nuovo tremito scosse il corpo di Lupin e i suoi occhi diventarono rossi come due tizzoni ardenti. Ringhiò di nuovo e sollevò il muso appuntito verso la luna, lanciando un potente ululato che fece rabbrividire Mary fin dentro le ossa.
Doveva fuggire, ma non riusciva a correre. La paura la teneva inchiodata al prato e, non appena il lupo mannaro si girò verso di lei con aria famelica, capì all’istante quale sarebbe stata la sua fine. L’essere prese a correre nella sua direzione, affamato come non mai, e lei rimase immobile, in attesa del suo destino…finché non si udì un altro ringhio gutturale e un enorme cane nero, grosso quasi quanto il lupo mannaro, gli saltò addosso e lo afferrò per la collottola, trascinandolo lontano da lei. Mary sgranò gli occhi, paralizzata al cospetto di tanta violenza: i due mostri erano avvinghiati l’uno all’altro, mascella contro mascella, con gli artigli e i denti affilati che si sferravano colpi laceranti…
All’improvviso un grosso topo le sfrecciò fra le gambe e Mary saltò per la sorpresa, ma rimase ancora più sconvolta quando anche un enorme cervo intervenne sulla scena, prendendo a cornate il lupo mannaro e spingendolo verso il Platano Picchiatore. Fu allora che la ragazza si rese conto che doveva andarsene. Cercò di indietreggiare, piena di terrore, ma incespicò nei suoi stessi piedi e scivolò a terra, lasciandosi sfuggire un grido di dolore. Molto probabilmente si era appena storta una caviglia. Eppure in quel modo non fece altro che attirare nuovamente l’attenzione del lupo mannaro su di sé. Remus si slanciò verso di lei, ringhiando, ma venne nuovamente fermato dal cane nero.
Invece il maestoso cervo si distaccò dalla lotta e venne trottando verso di lei. Mary si coprì il volto con le mani, già pronta ad avvertire quei poderosi zoccoli che la calpestavano…quando, ad un tratto, una mano umana la afferrò per un gomito e la trascinò in piedi. Sconvolta, la ragazza aprì di colpo gli occhi e si ritrovò davanti il suo vecchio compagno di Casa.
<< James! >> esclamò, stupita, la voce resa più acuta dalla paura << Ma cosa…tu…>>.
<< Devi andartene subito, Mary! >> le gridò Ramoso, trafelato e con gli occhiali a sghimbescio. Non sapeva come fosse riuscita ad arrivare fin lì, ma la situazione era estremamente pericolosa. Lunastorta era nel pieno della trasformazione e il primo giorno era sempre molto aggressivo e bramoso di carne umana. Lanciò una rapida occhiata alla situazione e vide che Peter era riuscito a raggiungere il pulsante per fermare i rami del Platano Picchiatore, ma Sirius era ancora impegnato a tenere a bada Remus.
<< Ma…voi…tu…Remus…>>.
<< Mary, torna al castello! >>.
<< Non posso, credo di essermi storta una caviglia…>>.
James imprecò e fece per caricarsela in spalla, quando improvvisamente avvertì un mugolio di dolore. Si voltò in fretta e vide con sgomento che Sirius era a terra; perdeva sangue da numerose ferite sul muso e sulla schiena, emettendo guaiti di dolore, eppure si rialzò e si fiondò di nuovo sul lupo, cercando di impedirgli di avvicinarsi a Mary.
Il giovane Potter si scostò i capelli dagli occhi con le mani tremanti, cercando di riflettere: una parte di lui spingeva per correre immediatamente in soccorso di Sirius, ma, finché Mary non fosse stata al sicuro, non poteva certo aiutarlo contro Remus…
<< Mary! >> urlò una voce all’improvviso.
I due ragazzi si girarono stupiti nella sua direzione e la loro sorpresa non poté fare altro che aumentare, quando si resero conto che era Lily. James si aprì in un sorriso tirato: non avrebbe mai voluto che si trovasse in sua compagnia in quel momento…tuttavia non era mai stato così felice di vederla.
<< Evans, devi portare via Mary, subito! >>.
Lily li raggiunse correndo e cercò di non badare troppo alla situazione che le si parò davanti. Sapeva che Remus era un Lupo Mannaro, gliel’aveva confidato lui stesso un paio di anni prima dopo quel terribile scherzo a Piton, tuttavia non riusciva a spiegarsi la presenza di quel grosso cane nero. E men che meno quella di Potter.
<< Mary si è storta una caviglia, ma dovete tornare di corsa al castello. Non fermatevi finché non sarete in infermeria, intesi? >>.
Lily aiutò l’amica ad alzarsi e la fece appoggiare a lei, poi scrutò James con aria interrogativa << Potter, ma tu non…? >>.
Prima che potesse concludere la domanda, James si allontanò da loro di qualche passo e mutò sotto i loro occhi. “Al diavolo la copertura” pensò, vedendo il suo corpo cambiare sotto gli sguardi esterrefatti delle due ragazze. “Possiamo fidarci di loro”.
Non appena ebbe completato la trasformazione da Animagus, guardò le due amiche e fece loro un cenno perentorio con le corna, che Lily interpretò all’istante come un “Andate!”. La giovane Evans gli obbedì senza esitare e trascinò via Mary il più velocemente possibile, aiutandola a zoppicare. Ma non riuscì a trattenersi e si voltò a guardare la scena per l’ultima volta: ora Potter aveva unito le sue forze a quelle dell’enorme cane nero, e insieme stavano cercando di spingere il lupo giù per un lungo tunnel che si era aperto proprio sotto le pendici del Platano Picchiatore. Un grasso ratto stava fermo all’ingresso, come se attendesse il loro passaggio.
Lily stabilì che non era quello il momento di farsi troppe domande e si tirò dietro Mary fino al portone del castello. Una volta lì crollarono sfinite lungo i gradini dell’ingresso e Mary pianse tutte le sue lacrime di paura mista a dolore sulle ginocchia dell’amica, dopodiché si addormentò.
Lily invece rimase per qualche istante a riflettere su ciò che aveva visto quella notte. Non avrebbe mai pensato che i Malandrini fossero legati da un tale senso di amicizia e fratellanza da spingerli a condividere tutto, anche la maledizione di Remus. Aveva sbagliato a giudicarli solo come degli sciocchi pivelli arroganti. In realtà erano più brillanti e più onesti di quanto lei, in tutta la sua vita, non sarebbe mai riuscita a essere. E finalmente aveva anche capito che cosa combinavano di notte.

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Capitolo 12
*** Non tutto il male vien per nuocere ***


Il risveglio dopo quella notte così piena di emozioni fu più traumatico del solito. James si scostò le coperte di dosso e aprì le tende del suo letto a baldacchino con una smorfia dolorante. Quella notte ci erano dovuti andare giù pesante con Remus per calmarlo. Infatti la vista di una creatura umana aveva riacceso immediatamente i suoi istinti primordiali e nemmeno la presenza di altre creature animalesche quanto lui era riuscita a distrarlo dal prepotente istinto della caccia. Dunque, anche dopo che Lily aveva portato via Mary, James e Sirius avevano continuato a lottare contro di lui e solo dopo numerosi tentativi erano riusciti ad arginarlo nel passaggio segreto che portava alla Stamberga Strillante.
Una volta lì, Remus aveva continuato a ringhiare e non c’era stato modo di calmarlo se non continuando a morderlo e graffiarlo. Quando finalmente, verso le sei del mattino, la luna era tramontata, il loro amico si era trasformato di nuovo ed era riuscito ad addormentarsi, ignorando il dolore dei numerosi morsi e graffi che aveva su ogni parte del corpo. Allora anche gli altri tre Malandrini avevano allentato la guardia ed erano riusciti a riposare, completamente esausti. Si erano svegliati quando il sole era ormai alto, in un completo lago di sangue, sudore e peli. Senza dirsi una sola parola, i quattro si erano alzati sorreggendosi l’un l’altro e si erano diretti in Infermeria, dove Madama Chips aveva medicato le loro ferite, poi erano tornati nel dormitorio ed erano crollati di nuovo.
James lanciò un’occhiata alla sveglia che stava sul comodino di Peter e vide che era ora di pranzo. Per fortuna era venerdì, il che significava che avevano perso soltanto due ore inutili di Incantesimi; ma dovevano rimettersi assolutamente in sesto per quel pomeriggio, poiché li attendevano Erbologia e due pesanti ore di Trasfigurazione. La stanza in sé era un vero macello. Non avevano avuto la forza di fare alcunché se non crollare sul letto quando erano arrivati, motivo per cui a terra giacevano ancora tutti i loro vestiti insanguinati e le scarpe piene di fango.
Con un sospiro profondo, James si sollevò in piedi e, ignorando le fitte al costato, si avvicinò agli amici per svegliarli. Peter e Sirius emisero gemiti di dolore e protesta, ma alla fine riuscirono ad alzarsi. L’unico che non rispose ai suoi richiami fu Remus, e gli amici si scambiarono alcuni sguardi preoccupati.
Era normale che Lupin stesse molto male psicologicamente il giorno dopo la trasformazione, terrorizzato com’era dall’idea di aver ucciso o ferito gravemente uno di loro. Ma non appena li vedeva tutti intorno al suo letto, un po’ acciaccati ma comunque sorridenti, si sentiva meglio e i suoi sensi di colpa pian piano si allontanavano, fino a svanire. Ma quella volta era diverso.
Remus giaceva raggomitolato nel suo letto, le braccia strette attorno al cuscino e gli occhi cerchiati di nero, consumato dal rimorso. Aveva visto Mary a poca distanza da lui un secondo prima di trasformarsi. Aveva cercato di avvertirla, ma le parole gli erano rimaste incastrate in gola e al loro posto era uscito solo un terribile ringhio. Non si sarebbe sorpreso se ora non avesse voluto più parlargli. E come poteva? Era pericoloso, un mostro. Una volta al mese rischiava di uccidere delle persone innocenti, che erano anche i suoi migliori amici. Come avrebbe potuto guardarsi ancora allo specchio se quella notte avesse ferito seriamente uno di loro? O…se avesse morso Mary?
<< Remmy >> lo chiamò dolcemente James, scostandogli le coperte dal viso.
<< Vattene >> borbottò Lupin con la voce roca << Sono un mostro >>.
<< Guardaci, Lunastorta >> Sirius indossò in fretta una maglietta per nascondergli le ferite che aveva sull’addome, poi obbligò Remus a voltarsi << Siamo qui e stiamo bene. Non è successo nulla di grave. Come al solito, i tuoi morsi non sono niente contro la squadra Potter&Black >>.
<< Mary…>>.
<< Anche Mary sta benissimo, sarà solo un po’ sconvolta, ma…>>.
<< Voi non capite >> ringhiò Remus, con la voce piena di dolore e disgusto verso sé stesso << Io stavo iniziando ad amarla, tenevo molto a lei…finché non ha visto che cosa sono. Ora non vorrà più rivolgermi la parola nel timore di venire sbranata >>.
<< Non dire sciocchezze. Ascoltami >> James si inclinò verso di lui e lo prese per le spalle << Mary non è una stupida. Come tanto tempo fa Lily ha accettato la tua natura, così farà anche lei. Non mi sembra che la Evans ti abbia respinto, no? Sei forse il suo migliore amico >>.
Nonostante tutte le loro obiezioni, Remus continuò a ribadire di essere un mostro, un essere che andava solamente chiuso in una gabbia da seppellire nel profondo della terra. Accettò di alzarsi e vestirsi e niente di quello che gli dissero James, Sirius e Peter riuscì a tirargli su il morale.
Non appena scesero le scale per andare nella Sala Comune, i quattro incrociarono Lily, che era tornata un attimo indietro a recuperare i libri per la lezione del pomeriggio.
<< Remus! >>.
Quando lo riconobbe, la fanciulla lasciò perdere i suoi appunti e corse verso di lui, stringendolo forte fra le braccia. Remus si lasciò andare contro di lei, aspirando il suo profumo così familiare, e quell’abbraccio gli riscaldò un po’ il cuore. Si lasciò sfuggire un leggero singhiozzo e cercò di mascherarlo con un colpo di tosse, ma Lily se ne accorse.
<< Come stai? >> gli sussurrò piano.
<< Mi dispiace, Lily, mi dispiace così tanto…io non volevo…non volevo che mi vedeste…ho perso il controllo…>>.
<< Shss >> Lily lo guardò negli occhi e gli posò un dito sulle labbra << Va tutto bene, nessuno si è fatto male. Non è colpa tua. So che non puoi controllarlo >>.
<< Ci sono persone che riescono a farti sentire meglio solo con qualche parola. Ecco, tu sei una di quelle, Lily. Grazie >>.
<< Non ho fatto nulla, Remus >>.
<< Dov’è Mary? Adesso ha paura di me, non è così? >>.
<< Niente affatto! Ora è a letto che dorme. Ieri sera era un po’ sconvolta, così oggi le ho consigliato di riposarsi. Ma sono certa che non ti odia, anzi >>.
<< Visto, Lunastorta? >> si intromise Sirius << Proprio come avevamo detto noi >>.
Remus tirò su col naso e cercò di darsi un contegno << Sono…sono felice di questo. Vitious ha detto qualcosa sulla nostra assenza? >>.
<< Ma certo che no >>.
<< Io ho una fame da lupi >> squittì Peter in quel momento, poi arrossì, rendendosi conto della sua gaffe << Oh, scusami, Remmy, non intendevo…va beh, hai capito. Non riesco a pensare quando ho fame >>.
Lupin scoppiò a ridere e gli arruffò i capelli biondicci << Tranquillo, Coda. Dai, ti accompagno in Sala Grande >>.
<< Ottima idea, vengo anch’io…>> all’improvviso, Felpato si picchiò una mano sulla fronte << Merda! Mi sono dimenticato della biblioteca…>> e, prima che qualcuno potesse chiedergli che cosa intendeva, schizzò via come un razzo, diretto al suo appuntamento.
<< Allora, Evans >> commentò James, quando i suoi tre amici ebbero lasciato la Sala Comune << A quanto pare ci ritroviamo soli. Di nuovo >>.
<< Veramente io sto andando ad Erbologia. Comunque, Potter, volevo dirti una cosa…>>.
<< Sono tutto orecchie, mia cara >>.
Lily lo guardò negli occhi << Volevo dirti che sono rimasta molto colpita da quello che avete fatto e che fate per Remus. Non avrei mai pensato che per amicizia si potesse compiere un gesto simile, siete molto coraggiosi. Da quanto tempo siete Animagi? >>.
James si grattò la nuca << Mmm, vediamo…abbiamo iniziato a progettare la cosa non appena abbiamo saputo di Remus al secondo anno, ma ci sono voluti poi altri tre anni per riuscire a completare l’incantesimo >>.
<< Credo sia uno dei più complessi nella storia della magia…ammirevole, davvero. E in questo modo aiutate Remus? >>.
<< Quando i lupi mannari non hanno intorno umani da mordere, la loro trasformazione è molto più dolorosa, poiché tendono a mordere e graffiare loro stessi. Quindi, siccome non possiamo far compagnia a Remus da umani….beh, abbiamo scelto di farlo da animali. Sotto il nostro influsso, diventa meno pericoloso. Il suo corpo rimane comunque quello di un lupo, ma la sua mente lo è molto meno in nostra presenza e riesce a mitigare i suoi istinti famelici >>.
<< In ogni caso, voglio che sappiate che il vostro segreto è al sicuro. Mary non dirà mai nulla e io, beh…farei di tutto per Remus e se questo serve a farlo stare bene…>>.
<< Ti ringrazio, Lily >>.
La giovane Evans sussultò quando lo sentì chiamarla per nome, ma decise di non farci caso. Raccolse la sua borsa con i libri da terra e si diede una scrollata ai capelli.
<< Buona giornata, Potter >>.
<< A dopo, Evans >>.
James la salutò con un sorriso che lei non poté fare a meno di ricambiare. Una volta uscita dal buco del ritratto, si batté una mano sulla fronte e si diede della stupida per essersi lasciata condizionare. Di nuovo. 



Marlene McKinnon camminava avanti e indietro di fronte alla porta della biblioteca di Hogwarts, più seccata che mai. Quello scellerato di Black era in ritardo di un’ora. La cosa la faceva sentire tremendamente furiosa, perché non solo aveva saltato il pranzo, era stata costretta a non presentarsi a Erbologia e aveva corso a perdifiato per tutte le scale, convinta di essere in ritardo, ma al suo arrivo aveva pure scoperto che il signorino Black non si era nemmeno fatto vivo. Da più di quaranta minuti aveva smesso di domandarsi se forse era stata lei ad aver sbagliato orario, presentandosi un po’ troppo in anticipo, e ormai quel ragazzo non aveva più scuse. Più volte era stata tentata di andarsene e consegnare alla McGranitt una ricerca fatta solo da lei, in modo che lo punisse. Ma la stuzzicante idea di fargli una bella scenata e riempirlo di insulti non aveva ancora abbandonato la sua mente, motivo per cui era ancora lì ad aspettarlo come una povera idiota.
Eppure avrebbe dovuto aspettarselo. Conosceva il tipo e Sirius Black incarnava perfettamente lo stereotipo di ragazzo libertino e menefreghista, a cui non importava di nulla tranne che di sé stesso. Molto probabilmente si era del tutto dimenticato del loro appuntamento, che lui stesso aveva fissato. Ma si poteva parlare di appuntamento? In fondo, dovevano solo svolgere una ricerca assegnata come punizione. Sì, la sua compagnia era davvero un’ottima punizione. O forse non si decideva ad arrivare perché era impegnato a darsi da fare con qualche altra ragazza…la sola idea le fece ribollire il sangue nelle vene. Lo avrebbe preso a schiaffi non appena fosse arrivato, poteva giurarci.
Improvvisamente avvertì dei passi strascicati, tipici della sua camminata, e lo individuò alla fine del corridoio, mentre veniva verso di lei. Con un ringhio animalesco, la ragazza decise di andargli incontro inviperita, gli insulti già pronti sulle labbra.
Era sul punto di aprire bocca e lanciarsi in una sequela infinita di improperi piuttosto coloriti, quando Black sollevò le mani in segno di resa.
<< Ti prego, McKinnon, non urlare. Ti chiedo scusa per il mio ritardo. Non volevo farti aspettare così tanto >>.
Marlene ingoiò all’istante tutto il veleno e per poco non rimase a bocca aperta dallo stupore. Sirius Black le stava davvero facendo le sue personali scuse? Quella sì che era una giornata da ricordare.
<< Ti ho aspettato un’ora >> fu l’unica cosa che gli sibilò, rispetto alla lunga lista che si era preparata.
<< Lo so, ma Remus è stato male stanotte e ci siamo svegliati tardi. Non è una scusa >> aggiunse subito, vedendo la sua espressione sospettosa << Ti sto dicendo la verità >>.
Marlene strinse gli occhi azzurri e lo scrutò come un radar. Effettivamente, Black appariva piuttosto stanco: aveva due borse scure sotto gli occhi e si muoveva a fatica, come se troppi cambiamenti di posizione gli procurassero solo dolore.
<< D’accordo, ti credo >> sospirò alla fine << Ma dobbiamo sbrigarci, abbiamo solo un’ora di tempo…>>.
<< Oh, è più che sufficiente >>.
Sirius la prese per mano e la trascinò dentro la biblioteca. I due salutarono Madama Pince con un cenno, la quale stava sgridando alcuni studenti per il loro chiacchiericcio, poi si diressero in un tavolo molto lontano dalla portata delle sue orecchie, in modo da poter discutere in tutta tranquillità senza avere il suo fiato sul collo. Per fortuna la biblioteca di Hogwarts era enorme, dunque, nessuno, in quell’angolino così remoto, li avrebbe disturbati. Si accomodarono e sparpagliarono davanti a loro tutti gli appunti che possedevano.
<< Allora >> cominciò Marlene << Io direi di cercare qualcosa sulla storia della trasfigurazione umana come introduzione, dopodiché passeremo a descriverne le fasi. Che ne dici? >>.
Sirius annuì con un cenno annoiato della testa, poi si passò le mani dietro la nuca e attese che Marlene si arrampicasse su una delle scalette per cercare il volume di cui avevano bisogno. Nel mentre era girata di spalle, il giovane Black si godette per un po’ la vista del suo corpo. Bisognava ammettere che era davvero mozzafiato. I suoi occhi si abbassarono dolcemente dalla curva morbida dei fianchi fino al fondoschiena, poi passarono alla volta delle gambe. La gonna della divisa scolastica non rendeva loro giustizia, ma Sirius sapeva che erano snelle e aggraziate come quelle di una gazzella.
Quando finalmente ebbe trovato ciò che stava cercando, Marlene si accomodò accanto a lui, sfogliando con aria concentrata le pagine. Sirius si protese un po’ di più verso di lei e il suo leggero profumo gli riempì i polmoni, quella stessa fragranza eccitante che gli aveva fatto girare la testa solo alcune notti prima.
Notando che si era seduta ad una certa distanza da lui, Felpato la tirò dolcemente per un gomito << Non riesco a sentire bene quello che borbotti, McKinnon. Vieni a sederti qui >>.
Marlene sollevò lo sguardo dal libro e vide che lui la stava fissando in un modo che non ammetteva repliche. Allora sospirò e si accomodò di fianco a lui, esattamente nel punto che le era stato indicato. Sirius annuì, compiaciuto della propria strategia, e, cercando di ignorare le fitte di desiderio, iniziò a parlare, spiegandole i vari passaggi e i punti che, secondo lui, andavano evidenziati nella loro ricerca. La Corvonero annuiva con aria interessata ad ogni sua parola, senza sapere che in realtà quel Malandrino si stava inventando tutto di sana pianta. Non aveva la minima idea di quello che le stava dicendo: l’unica cosa che riusciva a pensare era che la loro vicinanza andasse ulteriormente rafforzata.
<< Mi sembra molto interessante, Black. Allora, nel mentre io mi occupo dell’introduzione, tu potresti impostare il resto…>>.
Sirius scivolò lentamente verso di lei, fino a quando le loro cosce si sfiorarono. Marlene smise all’istante di scrivere e una violenta vampata di calore le scosse il corpo. Sentiva il suo sguardo fisso su di sé e sapeva che, se si fosse voltata, non avrebbe più risposto delle sue azioni.
<< Black…>> mormorò piano, cercando di impedire alla sua voce di tremare << Non…non possiamo…>>.
<< Sarebbe tremendamente eccitante, invece >>.
<< Ma dobbiamo studiare…>>.
<< Al diavolo la ricerca >>.
D’istinto, Felpato le afferrò una mano e vi strofinò contro la guancia, come un cane che prova affetto per la sua padrona. Poi le baciò la punta dell’indice. Sapeva che Marlene non gli avrebbe resistito e, quando il dito di lei si sollevò per sfiorargli le labbra, sorrise con aria soddisfatta. Finalmente libero di manifestare tutto il suo desiderio, si inclinò verso di lei e iniziò a baciarle il collo. Quanto gli era mancata!
<< Oh, no >> trasalì allarmata Marlene, tra i baci << Devo continuare a parlare, o qualcuno se ne accorgerà. Devo…>>.
Sirius la tirò verso di sé, la fece sedere sulle sue ginocchia e riprese a parlare di mutazioni umane, sfregandosi contro i suoi lunghi capelli e baciandole le curve delle spalle. Soffocando una risata, Marlene proseguì a sua volta la recita, convenendo con quanto aveva detto, poi si girò e lo baciò avidamente. Felpato rimase senza fiato e, in un’agonia di desiderio, le fece togliere il maglione, passando poi a sbottonarle la camicia con aria febbrile.
Ma ad un tratto la ragazza si fermò e appoggiò la fronte contro la sua, ansimando, poi lo fissò negli occhi con uno sguardo intenso e al contempo divertito e gli ricordò << Stavi parlando delle fasi iniziali >>.
Il giovane Black parlò il più lentamente possibile, cercando di mantenere un tono neutro, mentre Marlene lo lasciava solo in camicia, lo baciava e accarezzava ovunque e armeggiava con la sua cintura.
<< Oh, certamente >> esclamò poi con voce un po’ velata, non appena si rese conto che lui non sapeva più cosa dire << Mi sembra un’ottima idea, Black >>.
La sua mano avanzò nei pantaloni e Sirius emise un gemito impercettibile. Quella ragazza era davvero pericolosa: sapeva esattamente cosa fare per provocarlo e lui non aveva strumenti per difendersi da lei. Attaccò di nuovo a parlare, come se stesse recitando una lezione a memoria. Marlene si rigirò, seduta sul suo ginocchio e con le braccia attorno al suo collo, esponendo il suo pensiero a voce alta e chiara, mentre lui le abbassava le calze e le accarezzava la pelle morbida e palpitante. A quel punto i due si fermarono un attimo, scossi da una risata silenziosa. La ragazza si abbandonò contro il suo petto e lui la strinse più forte di quanto avesse mai abbracciato una ragazza in vita sua, levandole con uno strattone la camicetta di dosso. Poi Sirius le sollevò la gonna fino alla vita e le tastò le cosce ben fatte, depositandovi un morso.
<< Che ricerca ben congegnata! >>.
Marlene gli premette il viso sul collo e Felpato le sfiorò i fianchi e il seno, inalando beatamente il suo profumo squisito.
<< Spero che la professoressa McGranitt sia…soddisfatta >> commentò di nuovo Marlene, seria.
<< Lo sarà >> Sirius le mordicchiò dolcemente un orecchio << Questa ricerca è del tutto all’altezza delle sue aspettative >>.
<< Già >> la Corvonero sospirò come se fosse in estasi << Un bel lavoro >>.
<< Le tue idee >> Black le fece scorrere una mano all’interno della coscia, poi su fino in cima << Sono le migliori che io abbia mai sentito >>.
Marlene sussultò e lo ringraziò gentilmente, contorcendosi senza posa. Era terribilmente difficile soffocare i gemiti, con le abili mani di Sirius che la toccavano dappertutto. Aveva la bocca piena di sangue a furia di mordersela per trattenersi.
Ad un tratto, i due si fissarono intensamente negli occhi. Erano in una biblioteca. Un luogo pubblico, dove chiunque avrebbe potuto vederli. Inoltre, Madama Pince poteva comparire da un momento all’altro. Eppure, ormai si erano spinti troppo oltre per non concludere.
<< Sicura, McKinnon? >> le sussurrò Sirius. Non ne poteva più di aspettare. Doveva possederla subito o sarebbe morto.
<< Sì >>.
<< Sei una pazza >>.
<< Quasi quanto te. Ora sta’ fermo e lasciami fare >> Marlene cambiò posizione in un attimo, modificando l’angolazione dei fianchi << Scusa, Black, ma non ho capito bene dove vogliamo mettere la parte sulla fase più complessa. Ripetimi la tua idea dall’inizio. Vediamo…ecco, oh sì, così…Voglio dire, vediamo se ho capito bene >>.
Marlene aggiustò ancora la posizione e in un attimo Sirius scivolò fluidamente dentro di lei. Era assurdo, anzi quasi sacrilego, che entrambi potessero continuare a parlare di trasfigurazioni in simili condizioni, con le fronti imperlate di sudore, provando quelle sensazioni e facendo quei movimenti. Tuttavia ci riuscirono.
Si fermarono un paio di volte e poi ripresero, risero, fecero grandi discussioni sulla trasfigurazione umana e sulle sue conseguenze. Forse il tono di Marlene fu leggermente roco e ansimante, forse Sirius sbagliò di continuo i nomi delle fasi della trasformazione; in certi momenti la mano di lui fu occupata a fare tutt’altro, ma nessuno se ne rese conto. Felpato le morsicò una spalla due volte e ad un certo punto Marlene smise di colpo di parlare. La loro ricerca era perfetta. Anzi, la trasfigurazione umana non era mai risultata così affascinante.
Circa un’ora dopo, Madama Pince venne a controllare che cosa stessero combinando e li trovò immersi in un lavoro frenetico. Scrutò con aria sospettosa i loro visi arrossati e i capelli tutti in disordine, ma diede la colpa al caldo che c’era nella stanza e tentò di aiutarli come poteva. Sirius e Marlene conclusero in fretta la loro ricerca e poi corsero a perdifiato fino all’aula di Trasfigurazione. Mancavano ancora alcuni minuti al suono della campanella, così entrambi si appoggiarono contro il muro a riprendere fiato.
<< Sirius? >>.
Felpato si girò piano a guardarla, cercando di nascondere il piacere che gli aveva fatto sentire il suo nome pronunciato da quelle labbra arrossate dai suoi baci << Mmm? >>.
<< Come la mettiamo adesso? >>.
<< Non ti seguo, McKinnon >>.
<< Beh, ecco…>> Marlene si schiarì la gola << Riguardo noi due. Insomma, non possiamo continuare così >>.
<< E perché no? >> Sirius era perplesso << A te è piaciuto? >>.
<< Sì, ma…>>.
<< Ottimo, e a me anche. Non vedo perché non possiamo continuare >>.
<< Allora ci servono delle regole >>.
Lui si accarezzò l’ombra di barba che gli era spuntata di nuovo sulla mascella. Marlene McKinnon era una strana creatura. Non riusciva a comprendere come mai non volesse fare sesso e basta con lui, ma, visto che ci teneva così tanto, l’avrebbe accontentata. D’altro canto, la desiderava troppo per contraddirla, ma questo lei non avrebbe mai dovuto saperlo.
<< L’accordo è questo: avremo una relazione per un mese, fino alle vacanze di Natale. Allo scadere del tempo pattuito, torneremo ad un rapporto amichevole, come se non fosse mai successo nulla. Ma, soprattutto, non diremo nulla a nessuno di quello che facciamo. Date le nostre conoscenze in comune, è necessario che questa “parentesi” fra noi resti tale >>.
<< Mi stai dicendo che dopo Natale non potremo più andare a letto insieme in nome dei vecchi tempi? >>.
<< Se trascinassimo la cosa troppo oltre, potrebbero nascere dei sentimenti, e nessuno dei due vuole che questo accada >>.
<< Ok, ma…perché? >>.
<< Beh, mi sembra proprio che tu non sia interessato ad una storia seria, quanto a me…ho già dato a sufficienza >>.
<< Per via di Lestrange? >>.
Marlene sospirò pesantemente. Il solo ricordo dei due anni passati insieme a Rodolphus le faceva venire le pelle d’oca. Non riusciva proprio a capire come avesse anche solo potuto tollerare che lui la toccasse. Scacciò via quelle immagini e scosse la testa.
<< Sì, non mi va di parlarne. Allora, ci stai? >>.
<< Certo che ci sto. Delle buone scopate non si rifiutano mai, in fondo >>.
<< Odio quando sei così volgare. Mi fai sentire una prostituta >>.
<< Su, sorridi, McKinnon. Ce la spasseremo un sacco, questo mese >>.
<< Ah, un’altra cosa, Black: quando sarai con me, non toccherai una sola sigaretta >>.
<< Ma…>>.
<< Niente obiezioni. Sai che odio il fumo >>.
Sirius si prese un attimo prima di rispondere, sicuro che tutte quelle condizioni fossero assolutamente inutili. Ma era certo che lei non volesse rispettarle davvero. E, se anche avesse voluto, le avrebbe fatto cambiare idea con il suo fascino.
<< E va bene, mi arrendo. Ora, pronta a consegnare la miglior ricerca nella storia di Hogwarts? >>.
<< Pronta >>.
Non appena la campanella suonò, i due si fiondarono nell’aula di Trasfigurazione e consegnarono ad una McGranitt piuttosto sbigottita un fascio di pergamene su cui avevano scritto il loro lavoro, dopodiché si sedettero ai loro posti e si scambiarono un sorriso complice e trionfante al tempo stesso.



Remus Lupin continuava a torcersi le mani con aria nervosa, non riuscendo a mangiare alcunché di tutto quello che gli amici gli avevano messo nel piatto per la cena. Di solito aveva un buon appetito, senza contare che il cibo di Hogwarts era favoloso, ma quella sera aveva altro per la testa.
Doveva assolutamente parlare con Mary. Doveva vederla, doveva farle capire che lui non era il mostro che aveva visto la notte scorsa. Era già stato bravo a resistere per tutta la durata del pomeriggio, ma il non vederla né a Erbologia né alla lezione di Trasfigurazione non aveva fatto altro che aumentare la sua inquietudine e i suoi sensi di colpa.
<< Mangia qualcosa >> lo esortò Peter.
<< Non ho fame >>.
<< Lunastorta, guarda che Mary sta bene >>.
<< Finché non la vedrò con i miei occhi non ti crederò per niente, Felpato >>.
Sirius sospirò; a volte Remus era peggio di una donna. Lanciò un’occhiata verso James, il quale bevve un sorso di succo di zucca e cercò di farsi venire in mente un’idea per sollevare il morale dell’amico. Alla fine la soluzione gli apparve così chiara che si maledisse per non averci pensato subito: Evans.
Ma certo. Come sempre, Lily era la cura per ogni suo male.
<< Molto bene, Remmy >> James si alzò in piedi e costrinse l’amico a fare lo stesso << Vuoi parlare con Mary? Sarai accontentato >>.
<< Ramoso, che cosa…? >>.
Senza troppe cerimonie, James lo sospinse in avanti, fino a quando non raggiunsero il punto della panca in cui Lily, Alice, Emmeline ed Hestia si erano posizionate per cenare. Remus diventò subito viola dall’imbarazzo, ma James non si fece problemi e chiamò Lily con un cenno.
<< Evans, potresti venire qui un attimo? >>.
Con enorme sorpresa sia di Remus che delle sue amiche, Lily si alzò senza protestare e li affiancò in un baleno << Che succede? >>.
<< Remus ha bisogno di vedere Mary >> le spiegò subito Potter << Si tormenta da tutto il giorno >>.
<< Capisco >> Lily si passò una mano sulla fronte << Mary è ancora nel dormitorio, ma credo che ormai sarà sveglia. Venite, vi accompagno >>.
<< Visto, Remmy? Evans sa sempre cosa fare >>.
I tre si avviarono insieme verso le scale, diretti alla Sala Comune di Grifondoro. Fu allora che Remus ne approfittò per vedere come si comportavano quei due insieme, e dovette constatare che, rispetto all’inizio dell’anno, il loro rapporto era nettamente migliorato. Certo, erano piuttosto freddi l’uno con l’altra e si chiamavano ancora per cognome, ma era certo che, di quel passo, presto sarebbero diventati veramente amici. Almeno ora non si comportavano più come se fossero cane e gatto, il che rendeva assolutamente piacevole stare in loro compagnia.
Una volta raggiunta la Sala Comune, Lily disse loro di aspettare e salì su per le scale che conducevano al suo dormitorio. James si buttò su una delle poltrone e si godette gli sguardi di alcune ragazze del quinto anno, le quali avevano smesso di svolgere i loro compiti per fissarlo rapite mentre giocherellava con il Boccino. Adorava fare quell’effetto. Se solo anche Lily l’avesse guardato con così tanta adorazione…
Lupin invece continuò a camminare avanti e indietro per la stanza, più nervoso che mai. Ancora non sapeva bene quello che avrebbe detto a Mary, ma sapeva che, in qualche modo, avrebbe dovuto provarci.
<< Secondo te, devo dirle che mi piace? >> domandò a James. Di certo nelle relazioni amorose era lui quello più esperto, Lily Evans a parte.
<< Beh, se è quello che senti, perché no? >>.
<< Perché di sicuro mi rifiuterà, e io non potrei sopportarlo >>.
<< Remmy, devi tentare. Se non lo fai, resterai con il rimorso per tutta la vita. Magari non stasera, ma prima o poi dovrai affrontare i tuoi sentimenti >>.
<< E se lei non…>>.
Prima che Remus potesse completare la frase, Mary apparve sulle scale accompagnata da Lily. Sembrava essere in perfetta forma, anche se gli occhi erano ancora un pochino gonfi. Indossava un maglione di velluto pesante e sembrava pronta per uscire. Gli andò incontro con occhi azzurri pieni di affetto e, senza dirgli una parola, lo prese per mano, guidandolo fuori dalla Sala Comune. Lily e James rimasero a fissarli mentre se ne andavano, sentendosi soddisfatti per il loro operato.
<< Per fortuna che questa sera abbiamo noi la ronda >> commentò James, sorridendo << Almeno, se li becchiamo in giro oltre l’orario, possiamo sempre fare finta di non vederli >>.
<< Già. Ci vediamo qui fra mezz’ora? >>.
<< Perfetto. A dopo, Evans >>.
Lily salì le scale che portavano fino alla sua stanza con un sorriso sul volto. Quella strana cordialità con Potter le era estremamente nuova, ma, chissà, forse avrebbe anche potuto farci l’abitudine.



Remus e Mary si avviarono mano nella mano fino al portone di Hogwarts e si accomodarono sui gradini, gli stessi dove, la sera prima, lei aveva pianto più per la sorpresa che per la paura. Sfidando le sferzate di vento gelido, Mary tirò fuori il suo pacchetto di sigarette e se ne accese una. Guardò Remus, il quale, piuttosto riluttante, alla fine accettò. Fu così che quella sera fumò la sua prima sigaretta, cercando di non tossire ogni volta che il fumo gli entrava nei polmoni. Restarono seduti su quei gradini di legno per quasi un’ora, senza bisogno di parlare. Remus passò un braccio attorno alle spalle di Mary e lei si appoggiò contro di lui. Quel piccolo contatto bastò ad entrambi per sentirsi assolutamente felici e appagati.
Poi fu Mary a rompere il ghiaccio << Perché non me l’hai detto? >>.
Remus si lasciò sfuggire un sospiro << E come avrei potuto? Non volevo che questa cosa, la mia natura…rovinasse il bel rapporto che avevamo creato >>.
<< Se io non ti avessi visto…pensi che me l’avresti detto, un giorno? >>.
<< Probabilmente sì. Quando sarei stato assolutamente certo che non ti avrebbe allontanato da me…sì >>.
<< Oh, Remus, ma io non mi allontanerò >>.
<< Ora mi odi? >>.
Sconvolta, Mary si voltò a fissarlo negli occhi << E perché mai dovrei? >>.
<< Sono un mostro, Mary. Una belva feroce, assetata di sangue >>.
<< No, non lo sei. Per me, tu sei solo Remus Lupin. Il ragazzo di cui credo di essermi innamorata >>.
Remus trattenne il respiro e avvertì il cuore battergli furiosamente nel petto, ma decise di non fare nulla. Voleva che lei fosse consapevole di quello a cui stava andando incontro.
Nel mentre se ne stavano seduti su quei gradini, lui giocherellava con le dita di lei, poi a quella dichiarazione si portò una delle sue mani alla bocca e vi depositò un bacio. Mary lo guardò con aria implorante: voleva soltanto che lui la prendesse il viso fra le mani e la baciasse. Non c’era parte del suo corpo che non lo desiderasse. Eppure, ne avevano avute di occasione e Remus non si era mai spinto troppo oltre di un casto bacio sulla guancia.
<< Remus? >>.
<< Sì? >>.
<< Perché non…perché non mi hai mai baciata? >>.
Ecco, aveva finalmente posto quella domanda fatidica.
Lupin abbassò gli occhi, osservando le loro dita intrecciate << Perché baciarti, Mary, sarebbe pericoloso >>.
<< Pericoloso? >>.
Lui sospirò, frustrato << Non capisci, vero? >>.
Un dubbio improvviso sfiorò la mente della ragazza << Forse è perché…non sei attratto da queste cose, vero? Non ti piace…baciare le donne? >>.
Remus scoppiò a ridere << Mary…Mary, ma cosa ti passa per la testa? >> involontariamente, la strinse di più a sé << Se proprio lo vuoi sapere, ho passato le ultime settimane a trattenermi…a cercare di fare la cosa giusta, a cercare di non baciarti…è perché stare con me significherebbe mettere in pericolo la tua vita. E questo non posso permetterlo >>.
<< Ma a me non importa nulla se sei un licantropo! Potresti anche essere uno gnomo, un elfo domestico, un troll…e io ti vorrei bene lo stesso >>.
<< C’è un altro motivo…>> aggiunse Remus. La voce gli si spezzò, ma ormai doveva andare avanti << Il motivo per cui baciarti sarebbe pericoloso – e baciare te, Mary Macdonald, e nessun altro – è che semplicemente poi non so se riuscirei a fermarmi >>.
Mary gli prese il volto fra le mani, ma lui era serissimo << Ora capisci? >>.
<< Sì. E non me ne importa niente >>.
Prima che Remus potesse fermarla, Mary si inclinò in avanti e posò la bocca sulle sue labbra. Dapprima si baciarono piano, con tenerezza. Poi Remus piegò il viso e le leccò le labbra, seguendo uno strano istinto primordiale che veniva da dentro di lui. Non aveva baciato molte ragazze in vita sua, solo un paio – oltretutto, era stato obbligato da James e Sirius – ma il bacio con Mary fu totalmente diverso dagli altri. Le prese la testa fra le mani e riportò la bocca sulla sua, sentendosi quasi mancare e finire in un piccolo paradiso che fino ad allora aveva soltanto immaginato.
Mary lo abbracciò e, quando lui passò a baciarle il collo, lo sentì gemere e pronunciare il suo nome. Poi improvvisamente Remus si scostò da lei, terrorizzato, e si prese la testa fra le mani.
<< Va tutto bene? >> gli domandò lei, pensando di averlo deluso in qualche modo.
Lupin scosse la testa << Non dobbiamo, non possiamo…>>.
Aveva la voce tesa, quasi spezzata. Ma soprattutto, non osava girarsi a guardarla. Restarono seduti così, in silenzio, per un paio di minuti. Poi Mary gli mise una mano sulla spalla e decise di compiere il grande passo.
<< Io ti amo, Remus Lupin >>.
Non l’aveva per niente programmato, era stato più che altro un pensiero espresso ad alta voce, ma, dopo averlo detto, capì che era quello che voleva dirgli fin da quando erano usciti insieme per la prima volta. Non ci fu bisogno di altri incoraggiamenti: il volto di Remus si aprì in un sorriso di pura felicità e riprese a baciarla con ardore, come se non volesse fare altro per il resto della vita.



Verso mezzanotte, Remus ritornò finalmente al suo dormitorio, dove gli amici lo stavano aspettando con aria curiosa. Di solito erano sempre James e Sirius a restare fuori oltre l’orario per gli appuntamenti galanti, ma era un piacevole strappo alla tradizione che quella sera fosse toccato anche a Lupin. Lui e Mary avevano passato la maggior parte del tempo a baciarsi, poi avevano parlato dei loro sogni e delle loro speranze per il futuro, sempre tenendosi per mano o abbracciati. Ed era stato tutto assolutamente perfetto.
<< Allora? >> lo assalirono subito gli amici, non appena mise piede nella stanza << Com’è andata? >>.
<< Dal sorriso ebete che ha in faccia, direi bene >> aggiunse Sirius, ridacchiando.
Remus li guardò uno ad uno, cercando di restare serio. Aveva deciso di mantenere il massimo riserbo su ciò che era accaduto fra lui e Mary, ma, non appena scrutò le loro espressioni sinceramente curiose, un sorriso trionfante gli illuminò il volto.
<< Ah! Allora è andata bene davvero! >> esclamò Frank << Racconta! >>.
Remus sollevò entrambe le mani per calmarli << Ragazzi, con calma. Non vi dirò i dettagli, perché sono una cosa privata…>>.
<< Ma non farmi ridere, Lunastorta, con tutti i dettagli che racconto sempre io! >> lo interruppe Felpato.
<< Vi siete baciati? >> gli chiese James << Dai, a noi puoi dirlo. Non c’è assolutamente nulla di male, anzi era ora >>.
<< Infatti, iniziavamo a pensare che tu fossi asessuato. Persino Codaliscia aveva più istinti di te >>.
<< Grazie, Felpato, sono contento di non aver deluso le aspettative. Comunque sì, ci siamo baciati e…lei ha detto che mi ama! >>.
<< Che cosa noiosa >> borbottò sottovoce Sirius, ma James gli rifilò una gomitata nelle costole in tempo.
<< A quando le nozze? >> scherzò Peter.
<< Adesso non esageriamo…>>.
<< Ma state insieme? >>.
<< La cosa non è proprio ufficiale, ma…sì, suppongo di sì >>.
<< E bravo Remmy! >> James gli andò vicino e gli diede una pacca sulla spalla << Il primo ad accasarsi! Chi l’avrebbe detto che saresti stato il primo dei Malandrini ad avere una relazione per più di tre giorni? >>.
<< Beh, non che ci fosse molta scelta…tu e Sirius siete due casi disperati, mentre Peter…lasciamo perdere >> ridacchiò Frank.
<< Per la barba di Merlino, hai proprio ragione >>.
Passarono il resto della serata a prendere in giro Remus per essersi fatto abbindolare da una ragazza, anche se in realtà tutti loro erano felici per il fatto che si fosse messo con Mary. Sirius si avvicinò alla finestra e si accese una sigaretta, isolandosi un po’ dal gruppo. Proprio non riusciva a comprendere come facesse Remus a essere tanto felice di essersi ingabbiato in una relazione seria. Insomma, era la prima regola d’oro dei maschi: gli amici prima di tutto. Certo, Mary era una cara ragazza, ma non dubitava affatto che fra non molto si sarebbe trasformata in una di quelle pazze isteriche e ipergelose, che avrebbe costretto Remus a trascorrere tutto il suo tempo libero in sua compagnia, senza via d’uscita. E Remus di sicuro avrebbe eseguito, poiché sarebbe stato troppo innamorato per rendersene conto.
Tutto sommato, si sentiva molto soddisfatto della relazione che aveva con Marlene McKinnon. Solo sesso, niente impegno sentimentale e la possibilità di frequentare anche altre ragazze. Cosa c’era di meglio? Sebbene non avesse confidato nulla agli amici, perché, al contrario di quanto aveva detto a Lupin, non raccontava davvero tutti i dettagli delle sue storie, gli sarebbe piaciuto vedere la loro faccia, se avessero saputo che genere di patto avevano stretto lui e Marlene…
Verso le due di notte, finalmente i cinque ragazzi si decisero ad andare a dormire. Avevano passato due ore buone a parlare di sesso e relazioni; James e Sirius ce l’avevano messa tutta per sconvolgere Remus con i loro dettagli più sconci, senza contare che Frank aveva dato il meglio di sé raccontando che cosa combinava con Alice.
Alla fine si misero tutti in pigiama e James chiuse le tende del suo letto a baldacchino. Si sdraiò e affondò la testa nel soffice cuscino di piume, sperando di addormentarsi subito…ma un pensiero fisso continuava a ronzargli in testa. Rimase fermo immobile ancora per alcuni minuti, poi, non appena li sentì russare tutti, afferrò la Mappa del Malandrino da sotto il materasso, si infilò gli occhiali e cercò la bacchetta.
<< Lumos >> sussurrò a mezza voce.
Attese qualche istante, giusto per essere sicuro che la sua manovra non avesse svegliato nessuno, poi puntò la bacchetta sulla superficie di quel foglio di pergamena all’apparenza vuoto e mormorò << Giuro solennemente di non avere buone intenzioni >>.
La frase di rito dei Malandrini.
All’improvviso, sottili righe d’inchiostro inziarono a sbucare come una ragnatela dal punto in cui aveva posato la bacchetta, unendosi e incrociandosi fino a occupare tutta la pergamena. Ben presto, l’intera Hogwarts si disegnò sotto i suoi occhi, mostrando ogni particolare sia del castello sia del parco che erano riusciti a scoprire durante le loro notti di vagabondaggio. Ma l’idea davvero geniale erano le minuscole macchie d’inchiostro che si muovevano sulla carta, ciascuna contrassegnata dal proprio nome scritto su un cartiglio.
James sospirò; quella mappa serviva essenzialmente per organizzare le loro bravate, poiché, ad esempio, potevano sapere dove si trovava Gazza in un preciso momento…tuttavia, da un po’ di tempo lui aveva preso l’abitudine di tirarla fuori anche per un altro scopo. Si curvò sulla carta e cercò febbrilmente la postazione del dormitorio femminile di Grifondoro. Ed eccola lì: Lily probabilmente stava dormendo pacificamente, accanto ai nomi di Mary, Alice, Hestia ed Emmeline. Con un piccolo trucco James aveva fatto in modo che il suo cartiglio brillasse leggermente di più rispetto agli altri, in modo da poterla riconoscere subito. Non era la prima volta che la sbirciava: ogni tanto la controllava per il semplice fatto di sapere dove fosse, e gli piaceva immaginare quel che stava facendo.
Non sapeva come, ma sembrava che negli ultimi giorni il loro rapporto fosse nettamente migliorato. Da quando aveva smesso di tormentarla con le uscite ad Hogsmeade, Lily sembrava parlargli molto più volentieri; anzi, la ronda di quella sera era stata persino piacevole, avevano discusso riguardo Remus e Mary e sui problemi di Lupin, ma almeno lei non si era mai infuriata. Chissà se sarebbero mai riusciti a essere veramente amici…o anche qualcosa di più.
Mentre quell’idea gli appariva nella mente, James si addormentò con ancora il nome di Lily Evans illuminato dalla bacchetta.

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Capitolo 13
*** Depistaggi ***


Il mattino seguente, James si svegliò con un insolito buon umore. Era sabato, dunque avrebbe potuto tranquillamente restarsene a letto fino a tardi, ma si sentiva arzillo come non mai, grazie ad un bellissimo sogno che gli aveva migliorato la nottata. Non poteva che essere considerato come una premonizione: Lily Evans, dopo un’eccitante partita di Quidditch contro Serpeverde, l’aveva baciato sulle labbra. Il tocco di quel suo bacio era stato talmente dolce e intenso che James si era svegliato con un terribile senso di languore, tanto che era stato tentato di indossare il Mantello dell’Invisibilità e precipitarsi immeditamente nel dormitorio femminile per colmare quei pochi metri che li separavano.
<< Ram, cosa cavolo fai? >> borbottò Sirius, aprendo piano un occhio e vedendo il suo migliore amico che, alle otto di mattina, si stava già vestendo per uscire << Dormi un po’, è sabato >>.
<< Non ci riesco, Felpato. Questa notte ho avuto un sogno premonitore e devo assolutamente approfittare della situazione >>.
<< Ma di che stai parlando? >>.
<< Ascolta >> James si avvicinò al suo letto e gli parlò in modo concitato, gli occhi febbrili per l’emozione << Le cose fra me e Lily Evans stanno migliorando. Ora siamo quasi amici e parliamo anche molto più di prima. Secondo il sogno di stanotte, lei mi bacerà dopo la partita di Quidditch contro Serpeverde >>.
<< Il che dovrebbe accadere ad aprile…>>.
<< Esattamente >>.
<< Quindi, mi stai dicendo che…>>.
<< Devo approfittare della situazione e fare in modo che si innamori di me entro aprile. E di questo passo lo sarà, fidati >>.
Sirius sbadigliò sonoramente << Ma tu sei tutto matto, Ram. Non puoi affidarti a sogni e profezie…>>.
<< Hai frequentato anche tu il corso di Divinazione >>.
<< Appunto, un mucchio di scemenze. Non puoi sperare che la Evans ti baci dopo la partita…solo perché tu l’hai sognato! >>.
<< Pensa come vuoi. Comunque, anche solo il fatto che Remus si sia messo con Mary mi dà speranza: se loro due stanno insieme, avrò modo di frequentare Lily molto di più rispetto a prima >>.
<< Ma io non so perché sei ancora fissato su di lei, quando hai una Rose King che aspetta solo un tuo segno…>>.
<< Dimentica Rose, non mi interessa. In fondo, senti questa teoria che ho elaborato: ci sono gli opposti, come te e la McKinnon…>>.
<< Ma…>>.
<< Fa’ silenzio e non interrompermi, tanto so che fra voi è successo qualcosa e non vedo l’ora che tu ti decida a parlarmene. Dicevo, gli opposti si attraggono, i simili, come Remus e Mary, si prendono, le anime gemelle, come Frank e Alice, si incontrano…e poi ci siamo io e Lily Evans: due imbecilli che si aspettano >>.
Sirius ridacchiò << Interessante teoria, Ram. Dunque è questo che fai la notte, anziché dormire? >>.
<< Mi serve solo un’occasione…un’occasione per dimostrare a Lily quanto saremmo fatti l’uno per l’altra…>>.
<< Allora continua a sognare, tanto lei non cederà mai. Ora, col tuo permesso, vorrei tornare a dormire…>>.
<< Oh, no >> James lo trascinò giù dal letto << Esigo che tu venga a fare colazione con me. Così per strada parleremo di Marlene >>.
Sirius si lanciò in una serie di imprecazioni così colorite che avrebbero fatto inorridire persino il diavolo in persona, tuttavia James sapeva che non sarebbe mai stato in grado di dirgli di no e lo osservò con un sorrisetto trionfante mentre iniziava a vestirsi di malavoglia. Era forse la prima volta in sette anni che i due Malandrini si svegliavano così presto, infatti non si sorpresero di trovare nella Sala Comune solamente tutti quei secchioni impegnati a portarsi avanti con i compiti per la prossima settimana.
<< Ma che voglia hanno? >> commentò Sirius con gli occhi fuori dalle orbite, mentre passavano loro accanto.
<< Non ne ho idea >> gli rispose James << Muoio di fame…>>.
Non appena oltrepassarono il buco del ritratto e raggiunsero le porte della Sala Grande, subito sentirono il delizioso profumo delle uova e del bacon pronti per la colazione e i loro stomaci si strinsero in una morsa. Erano sul punto di fiondarsi al tavolo di Grifondoro quando un uomo panciuto bloccò loro il passaggio.
<< Ah, Potter e Black! >> esclamò Lumacorno, gioviale << Proprio voi speravo di incontrare…>>.
<< Professore >> lo salutarono educatamente i due.
<< Signor Potter, devo dirle che sono rimasto molto colpito dalla sua bravura nel Quidditch…un talento come il suo va decisamente coltivato! Che ne dice di partecipare alla mia piccola festicciola natalizia? Oh, e naturalmente anche il signor Black sarà il benvenuto, sebbene non abbia mai risposto ai miei precedenti inviti…>>.
Prima che Sirius potesse rispondere con qualcosa di stupido, James gli diede una gomitata nelle costole e si esibì nel suo miglior sorriso raggiante << Ma certo che verremo, professore. Ne siamo entusiasti >>.
<< Splendido! Contavo proprio su voi due, ragazzi, sarete un’ottima aggiunta alla mia collezione…meraviglioso! >>.
James continuò a sorridere finché Lumacorno non si fu allontanato, poi si dedicò ai lamenti del suo migliore amico.
<< Non vorrai andarci sul serio, vero, Ram? >>.
<< Perché no? >> gli domandò James, mentre si accomodavano al tavolo e iniziavano a riempirsi i piatti di cibo << Le cene sono così terribili? >>.
<< Peggio. Un mucchio di Serpeverde snob e i cocchi di Lumacorno che si danno un sacco di arie. E poi c’è Regulus…Credimi, non è posto per noi >>.
<< Ma non capisci, Felpato? Questa è l’occasione che aspettavo! Lumacorno non mi aveva mai invitato prima, ma so che invece Lily fa parte della sua cerchia più intima…se riuscirò a portarla alla festa con me, le dimostrerò quanto sono cambiato! >>.
Sirius sospirò << Ottimo, allora vacci tu, io resterò con Remmy, Peter e Frank a fare qualcosa di veramente utile >>.
<< Eh no, vecchio mio, non posso permettertelo. Alla festa verrà sicuramente anche Marlene…>>.
<< Ancora con questa Marlene McKinnon! Ti ho già detto che abbiamo solo fatto sesso, non c’è nulla di più! >>.
<< Ma io so che ti piace >>.
<< Ram, questa mattina sei veramente insopportabile. Non vorrei arrivare a fine giornata con il brutto desiderio di lanciarti una maledizione, quindi, per piacere, dacci un taglio >>.
James intuì che l’amico non era ancora pronto ad ammettere la verità a sé stesso, così cambiò argomento e i due discussero amabilmente di motociclette per tutta la durata della colazione. Quando furono sufficientemente sazi, dopo un’innumerevole quantità di pancake, uova, bacon e porridge, i due Malandrini si avviarono verso il parco, decisi a fumarsi qualche sigaretta prima di tornare alla Torre di Grifondoro e dedicarsi alla catasta di compiti. Ma, non appena furono nei corridoi, da lontano James individuò subito la chioma rosso scuro di Lily Evans. Il suo stomaco fece una capriola quando si ricordò del sogno e dei suoi progetti al riguardo, così obbligo Sirius ad accelerare il passo fino ad essere a poca distanza da lei. Lily stava camminando con il suo solito passo di marcia insieme ad Hestia e, dalla pila di libri che entrambe avevano in mano, probabilmente si stavano dirigendo in biblioteca.
La fanciulla era tutta impegnata a discutere di Antiche Rune con l’amica, ma non appena James pronunciò il suo nome ad alta voce, un gemito le salì fin dal profondo. Ma cosa voleva ancora da lei? Sapeva perfettamente che ignorarlo non sarebbe servito a farlo andare via, anzi avrebbe aumentato la sua determinazione, così si fermò e si girò nella sua direzione, incrociando le braccia sul petto.
<< Buongiorno, ragazze >> disse James, cercando di raggiungerle.
Lily sospirò pesantemente. Anche Hestia, che invece stava ancora camminando, si fermò e allungò il collo, mentre un sorriso strano le spuntò sul volto.
<< Ma che cosa vuole? >> sussurrò a Lily, muovendo appena le labbra.
L’unica risposta dell’amica fu sollevare gli occhi al cielo e scuotere il capo. Aveva appena cominciato a ricredersi su James…ed ecco che lui ora tornava a tormentarla. Fantastico.
<< Ehi >> le salutò James, pur avendo occhi solo per Lily << Evans, sei uscita prima che potessi accompagnarti a colazione >>.
Alle sue spalle, Sirius strabuzzò gli occhi di fronte a quella bugia spudorata, ma per fortuna nessuna delle due ragazze se ne accorse.
<< Mi sono alzata presto >> rispose Lily, evitando lo sguardo indagatore di Hestia << E poi conosco perfettamente la strada >>.
<< Ieri sera non mi è parso che ti dispiacesse farti riaccompagnare fino al dormitorio >> replicò lui, mellifluo, con un tono allusivo che non sfuggì ne a Felpato né a Hestia.
Lily rimase impietrita in mezzo al corridoio, le labbra contratte in una smorfia seccata. James si riferiva sicuramente a quando, dopo la ronda, si era sentita così stanca che aveva rischiato di addormentarsi per strada, così lui aveva insistito per accompagnarla fino alla porta della sua stanza. E lei che credeva si trattasse di semplice cortesia! Forse per questo lui ora era convinto che ben presto sarebbe caduta ai suoi piedi…
Hestia, attontita, spostava continuamente gli occhi da lei a James con la bocca spalancata, incapace di perdersi anche un solo dettaglio di quello spettacolo.
<< Vuoi qualcosa, Potter? >> domandò Lily << O cercavi solo di rovinarmi la giornata già di prima mattina? >>.
Una strana scintilla, che avrebbe anche potuto essere dolore o tristezza, attraversò lo sguardo di James. Non appena fu sul punto di aprire bocca, Lily si rese conto che stava per scusarsi. Per le mutande di Merlino! Non era abituata a questo James tutto scuse e gentilezze. Ora si sarebbe anche dovuta sentire in colpa per averlo ferito.
<< Lascia stare >> lo fermò con un cenno della mano, prima che lui potesse dirle effettivamente qualcosa << Non volevo prendermela con te, ma oggi non è giornata >>.
Hestia e Sirius, entrambi attentissimi a seguire ogni fase di quel dialogo, per poco non si strozzarono dalla sorpresa. Felpato si passò una mano sulla fronte: forse James non aveva del tutto torto, riguardo al cambiamento epocale del suo rapporto con la Evans…
Nel mentre i due amici erano impegnati a tirare ciascuno conclusioni diverse, James si avvicinò a Lily e, a voce bassissima, in modo che solo lei potesse sentire, le mormorò << Scusami. So benissimo che…che fra di noi le cose non cambiano >>.
Poi Ramoso abbassò lo sguardo e le sue ciglia nere si allargarono a ventaglio sui suoi bellissimi occhi nocciola. Lily avvertì il cuore stringersi in una morsa e, per tirarlo un po’ su di morale, gli diede due leggeri colpetti sulla spalla.
<< Non fa niente. Ora vado in biblioteca >>.
Prima che James potesse trattenerla, Lily afferrò la mano di Hestia e la trascinò in avanti.
Rimasto solo, James si voltò verso Sirius, abbattuto << Forse mi sono sbagliato >>.
Felpato sospirò. Non voleva dare a James false speranze, eppure aveva osservato Lily nel mentre gli parlava…e gli era parsa molto nervosa, agitata. Un po’ come faceva Marlene con lui. Dunque, forse Ramoso non le era del tutto indifferente…
<< Conosco un modo per tirarti su il morale, Ram. Non vorrei dire, ma Gazza sta vivendo tranquillo e felice da troppo tempo…>>.
La tristezza si dissipò all’istante dagli occhi di James e un sorriso malefico, quello che Felpato amava tanto, comparve sul suo volto. Avrebbe pensato più tardi a come riconquistare Lily Evans. Per il momento, doveva dedicarsi ai suoi doveri di Malandrino.
<< Allora bisogna rimediare subito >>.
E i due ghigni che si scambiarono non promettevano nulla di buono.



Con l’arrivo di dicembre, tutta la scuola era a conoscenza del fatto che due misteriosi malfattori avessero completamente ridimensionato lo studio di Gazza, dopo la strepitosa vittoria di Grifondoro, dipingendo le pareti di rosso e oro; naturalmente tutti sapevano chi fossero i colpevoli, ma nessuno volle parlare, soprattutto i Grifondoro, orgogliosi di quella manifestazione.
Lily si accomodò al tavolo della colazione e sbuffò quando vide Potter e Black circondati dalla solita folla di idolatratori, nel mentre raccontavano la loro eroica impresa con tutti i particolari. E, come suo solito, Potter si arruffava i capelli con una mano, mentre con l’altra giocherellava con il suo Boccino. Alcune ragazze di Tassorosso lo fissavano come incantate dall’altra parte della sala. Possibile che quel ragazzo non sarebbe mai maturato? Negli ultimi giorni aveva quasi avuto la sensazione che potesse essere diverso, non solo uno stupido pavone arrogante…ma evidentemente si era sbagliata. Non avrebbe mai potuto sperare che all’ultimo anno di Hogwarts Potter la lasciasse in pace. Anzi, da quando era cominciata la scuola, aveva la sensazione di essere ritornata ai tempi delle elementari: ad ogni ora, ma soprattutto a Trasfigurazione, quando si posizionava sempre dietro di lei, Potter non faceva altro che chiamarla, solo per darle fastidio, ovviamente. Se l’avesse mai trovata, l’avrebbe bruciata, quella sua dannata piuma. Il suo scopo nella vita sembrava quello di tormentarla. Anche se, ogni tanto, si sentiva lusingata che lui le desse tante attenzioni, alla fine era divertente…a parte le volte in cui finivano per litigare, cioè quasi sempre.
Un esempio lampante accadde quella volta in cui David, poco prima che la McGranitt arrivasse, le aveva chiesto di studiare insieme per il compito della prossima settimana. Lily non aveva fatto neanche in tempo a rispondere che immediatamente la cartella di David era volata in fondo all’aula, svuotandosi del tutto durante il tragitto. Rosso in viso, il ragazzo era stato subito distratto dalla risata generale e si era scordato della sua richiesta, affrettandosi a raccogliere quaderni e libri da terra.
Lily si era voltata immediatamente, certa che Potter fosse il colpevole, ma lui era seduto comodamente con le mani incrociate dietro la testa e si era limitato a sorriderle come se nulla fosse. Proprio in quel preciso istante la professoressa era arrivata, dunque non aveva avuto il tempo di dirgliene quattro, ma, alla fine della lezione, non si era lasciata sfuggire l’occasione.
<< Ma che problemi hai? >> gli aveva domandato inviperita, inseguendolo fuori dalla classe << So che sei stato tu >>.
Con sua grande sorpresa, Potter aveva scrollato le spalle << Allora? >>.
<< Allora?! >> Lily si era avviata verso i bagni e, come al solito, lui l’aveva seguita << Sei solo un maleducato, Potter. L’hai messo in imbarazzo davanti a tutti. Dovevi proprio? >>.
James si era chinato verso di lei con espressione seria << Evans, guarda che ti ho fatto un favore >>.
<< In che senso? >>.
<< Fidati, studiare non era l’unica cosa che il tuo Fawcett aveva in mente >>.
A quel punto era toccato a lei fare l’indifferente << E allora? >>.
<< Mi stai dicendo…che ti piace, Evans? >> James aveva sollevato il mento di colpo e un lampo d’ira gli aveva attraversato lo sguardo.
<< Non vedo dove sia il problema, Potter. Sei geloso, per caso? >>.
Lui aveva fatto marcia indietro all’istante << No che non sono geloso, ma stavo solo cercando di levarti un impiccio. Ai ragazzi come lui interessa solo una cosa >>.
<< Oh, allora sareste ottimi amici! >>.
<< Evans…>> Potter si era chinato di nuovo verso di lei e i suoi occhi avevano iniziato a bruciare << Io…non ti farei mai una cosa del genere, se tu…se tu non lo volessi >>.
Arrossendo, Lily aveva continuato a fissarlo con aria truce << Credi sia l’unico motivo per cui un ragazzo potrebbe interessarsi a me? >>.
James aveva aggrottato la fronte, confuso << No, io non intendevo…era tanto per dire…>>.
Prima che Lily avesse avuto il tempo di approfittare di quella breccia nel suo muro difensivo, lui era scomparso fra la folla. Ora, nel mentre lo guardava, la giovane Evans capì che Potter era esattamente come tutti gli altri, se non peggio. Senza uno stuolo di oche adoranti non si sentiva completo ed era certa che una volta alla settimana ne scegliesse una a cui far provare il paradiso, per poi mollarla dopo tre giorni con la stessa noncuranza di un vaso rotto. Era davvero un essere abominevole.
<< Ehi, Lily! >> Emmeline richiamò la sua attenzione << Ci sei? >>.
Lily sbattè le palpebre e abbandonò subito i suoi pensieri su James Potter, tornando a concentrarsi sul discorso delle amiche. Stavano parlando della festa che Lumacorno avrebbe organizzato per Natale, come accadeva ogni anno. Era un evento esclusivo, a cui a solo un quarto della scuola era permesso partecipare, motivo per cui i non fortunati cercavano disperatamente di trovare qualuno con cui andare alla festa, visto che, putroppo, era richiesto l’accompagnatore.
<< Insomma, Lumacorno non mi aveva mai invitata e non so nemmeno con chi andarci…>>.
<< Tranquilla che troverai qualcuno, Emmeline >> la rassicurò Lily.
<< Remus e Mary staranno insieme in Sala Comune, Alice porterà Frank…>>.
<< Se vuoi posso chiedere a mio cugino Gideon >> intervenne Alice, staccandosi un attimo dal suo fidanzato.
<< E tu, Lils? >>.
Lily sospirò pesantemente. Nemmeno lei aveva ancora un accompagnatore. Gli anni precedenti era sempre andata con Sev, dunque non aveva mai pensato al fatto di doversene trovare uno. Aveva provato a convincersi che andare da sola non sarebbe stata poi la fine del mondo…tuttavia non le andava proprio di fare da tappezzeria o da terzo incomodo.
<< Non so ancora, ci penserò >> rispose, stando sul vago << Ci conviene andare, o arriveremo in ritardo >>.
Lily passò le successive due ore di Pozioni a cercare di ignorare la presenza di Severus, il cui sguardo continuava a cadere su di lei. Non aveva affatto dimenticato il loro bisticcio in biblioteca; anzi, da quel giorno, avevano inziato una silenziosa gara su chi fosse il pozionista più bravo di tutta Hogwarts, ma era una lotta terribilmente alla pari. E poi c’era anche Potter. Durante la lezione era stato particolarmente silenzioso, e l’aveva chiamata solo una volta per chiederle quale fosse il modo migliore per ottenere il colore violaceo previsto sul libro di Pozioni Avanzate. Strano, molto strano.
Fu così che Lily, troppo stufa di tutta quella tensione, saltò il pasto e si diresse insieme a Remus e Mary a fare una passeggiata prima di Trasfigurazione. La neve era caduta durante tutta la notte e non passò molto tempo prima che i tre iniziassero a prendersi a palle di neve. Remus e Mary erano una bellissima coppia: affiatati, certo, ma stare in loro compagnia era esattamente piacevole come quando erano amici. Tutto l’opposto di Alice e Frank.
Poco prima di Trasfigurazione, Lily fece una corsa in Sala Grande, sperando di trovare qualche avanzo per tappare il buco della fame, ma, involontariamente, andò a sbattere contro un ragazzo alto e muscoloso.
Il Capitano di Corvonero si voltò e, dal suo metro e novanta, sorrise, vedendo che si trattava di lei << Ehilà! >>.
<< Ops, scusa, David >>.
<< Figurati. Volevo chiederti…tu ci capisci qualcosa di quello che ha detto la McGranitt a Trasfigurazione? Per me ha iniziato a parlare un’altra lingua >>.
Considerando che aveva passato praticamente tutte le lezioni a cercare di ignorare il ragazzo alle sue spalle, Lily replicò ridendo << Non ci capisco più un accidenti. Un tempo era una materia facile…>>.
<< Lascia stare, vale lo stesso per me. Invece ora…>> David la fissò intensamente con i suoi occhi turchesi << Dovremmo studiare insieme >>.
La fanciulla gli sorrise ancora << Andata. Quando vuoi >>.
Ad un tratto, lui le passò un braccio attorno alle spalle << Saremmo davvero una bella squadra insieme >>.
<< Già >> rispose lei, cercando di non arrossire sotto le lentiggini. Insomma, uno dei ragazzi più belli di Hogwarts, il Capitano della squadra di Corvonero…la stava praticamente abbracciando!
David la strinse a sé e Lily avvertì alcune scintille in ogni punto di contatto fra i loro corpi, e così abbracciati si avviarono verso i corridoi, diretti all’aula di Trasfigurazione. Nel mentre giravano l’angolo, anche lei gli posizionò un braccio dietro la schiena, cercando di sembrare disinvolta.
<< Senti, Lily, volevo chiederti una cosa…>>.
Lily cercò di ignorare le occhiate sconvolte delle amiche ferme davanti alla classe << Dimmi pure >>.
<< Come sai, Lumacorno darà una festa per Natale…così, io…io mi stavo chiedendo se…>>.
Lily non riuscì a udire la parte finale della sua domanda, poiché, non appena vide Potter, la voce di David passò in secondo piano. In teoria quello fra di loro era solo un abbraccio fra amici…tuttavia era certa che a James, e anche a tutto il resto della scuola, non sembrasse affatto così. Percepì fin da lontano la sua rabbia, che la travolse come un’onda in piena, e vide che nei suoi occhi si erano dipinte le fiamme dell’inferno. Oltretutto, stringeva i denti così forte che Lily ebbe paura potesse romperseli. Poi li raggiunse in così poche falcate che si chiese come diamine avesse fatto a essere tanto veloce.
<< Evans >> sibilò James, senza rilassare la mascella. Tuttavia i suoi occhi infuocati rimasero incollati su David << Fawcett >>.
Lily spostò gli occhi dall’uno all’altro, senza sapere bene che cosa fare. Erano alti uguali, anche se David era di corporatura molto più massiccia. In quel momento, però, James aveva un’aria più da cattivo. Dal modo in cui aveva pronunciato il cognome di David, era abbastanza chiaro che lo stesse minacciando. Anzi, per la precisione non aveva solo detto il suo cognome, l’aveva ringhiato.
Poi, prima ancora che Lily potesse comprendere quel che stava succedendo, avvertì le braccia di Potter avvolgersi attorno a lei. D’istinto, afferrò i suoi avambracci per levarselo di dosso, ma lui non glielo permise.
<< Sei molto fortunato che io non sia un tipo geloso, Fawcett >> commentò James con studiata noncuranza << Visto che stavi per invitare Lily alla festa. Peccato che l’abbia già fatto io >>.
Lily intuì che stava sorridendo e quella consapevolezza la mandò in bestia << Cosa? Potter, ma che dici? >>.
Tuttavia, prima che potesse spiegare a David come stavano davvero le cose, lui indietreggiò di qualche passo << Oh, non lo sapevo. Beh, meglio che rientri in classe >>.
<< David…>>.
Tentare di richiamarlo fu completamente inutile. Non appena David sparì oltre la porta dell’aula, Lily non diede a Potter neanche il tempo di aprire bocca. Gli si gettò addosso con tutta la forza che aveva e lo scaraventò contro il muro. James sbattè le palpebre, sconvolto dalla sua reazione.
<< Ma sei cretino? >> gli urlò, furiosa, cercando di tempestarlo di pugni << Finalmente un ragazzo stava per invitarmi e tu…tu…>>.
<< Lily! >> intervenne Marlene, che aveva visto tutto << Attenta! >>.
<< Che c’è? >> gridò lei in risposta, prima di rendersi conto che la McGranitt stava avanzando nel corridoio insieme a Vitious.
Per tutti i gargoyle, cosa stava combinando? Quel tipo di violenza non era da lei. Oltretutto era una Caposcuola e quel suo atteggiamento avrebbe potuto provocarle l’immediata sospensione dall’incarico. Ma era tutta colpa di Potter, come sempre. Potter, che in quel momento era ancora immobilizzato contro il muro con le sue mani premute sul petto - il che naturalmente era possibile solo perché lui glielo stava permettendo, non certo per una sua misteriosa forza fisica -.
Sopraffatta dalla situazione, Lily mollò la presa. All’improvviso si sentì completamente esausta e, quasi senza rendersene conto, abbandonò la testa sul petto di James. Era stanca, stanca di tutti loro, stanca di lui. Ma, per una strana magia che non riuscì a spiegarsi, si sentì meglio non appena lo sfiorò, come se tutta la rabbia fosse svanita solo grazie a quel semplice contatto.
<< Perché >> mormorò piano, affinché la sentisse solo lui << Devi sempre rovinarmi tutto? David mi stava solo invitando alla festa…>>.
<< Non mi piace vedervi insieme >> borbottò James, lasciando che lei rimasse appoggiata a lui << Il solo pensiero mi fa ribollire il sangue >>.
<< Ma è la mia vita, Potter! Non puoi impedirmi di uscire con dei ragazzi…solo perché a te non piacciono >>.
<< Hai ragione, Evans. Ma giuro che smetterò di infastidirti non appena mi renderò conto che sarai davvero innamorata >>.
Lily sbuffò e girò la testa, ma James le afferrò il mento con una mano e la costrinse a guardarlo << Perché l’amore di per sé è davvero la magia più potente al mondo >>.
Lei scoppiò a ridere come una pazza isterica. Era chiaramente convinto di ciò che diceva, credeva nella natura onnipotente dell’amore…eppure andava in giro a fare l’idiota con tre ragazze diverse alla settimana. Quanta ipocrisia. Tuttavia non avrebbe mai detto che, nel profondo, fosse tanto romantico.
<< Allora, vieni alla festa con me? >>.
<< Nemmeno fra un milione di anni >>.
<< Ma avevi detto che ti serviva un accompagnatore…>>.
<< Infatti, un accompagnatore…non tu >>.
<< Potter, Evans, entrate in classe >> sbraitò la McGranitt, venendo verso di loro.
<< Sì, professoressa >> rispose subito James. Poi si girò a guardarla << Ti farò cambiare idea, Evans >>.
La prese per mano e la trascinò nell’aula, accomodandosi poi, come sempre, alle sue spalle. Tuttavia Lily non si accorse nemmeno che la stava chiamando con la piuma; aveva la mente ancora in corridoio, poiché non riusciva a smettere di pensare alla versione romantica di James Potter. Era abituata a quella arrogante, a quella prepotente, a quella cretina, ma quella romantica… Dove diavolo l’aveva tenuta nascosta in tutti quegli anni?



Passò una settimana di relativa tranquillità. La neve ricominciò a vorticare fuori dalle finestre e la temperatura si abbassò così tanto che divenne impossibile camminare nei corridoi senza essere dotati di sciarpe o guanti. Il lago si ghiacciò e molti studenti, non appena avevano un minuto libero, avevano preso l’abitudine di pattinarci sopra. Anche il Natale si avvicinava in fretta e la stessa Hogwarts si era trasformata, divenendo un luogo ancora più incantato. La Sala Grande era stata decorata con i consueti dodici alberi di Natale, ghirlande di agrifoglio erano state avvolte attorno alle balaustre delle scale, candele che non si spegnevano mai brillavano dentro gli elmi delle armature ed enormi mazzi di vischio erano stati appesi nei corridoi. Inutile dire che ampi gruppi di ragazze tendevano a convergere da quelle parti tutte le volte che passavano James Potter o Sirius Black, creando spaventosi ingorghi durante le pause delle lezioni.
L’orario di Lily e Marlene divenne così fitto che le due amiche riuscivano a parlare davvero solo la sera, quando ogni tanto si ritrovavano in biblioteca per studiare insieme; l’unica pecca era che dovevano sussurrare tutto il tempo per non farsi sentire. Una sera, dopo aver svolto i compiti di Pozioni sugli Elisir Eterni, Marlene toccò uno dei tasti dolenti della settimana: James Potter.
<< Come vuoi che vada, Marlene >> sospirò Lily, chiudendo i libri << Quell’idiota ha fatto scappare a gambe levate ogni singolo ragazzo che abbia tentato di invitarmi alla festa. Finché starò in questa scuola, sarò condannata alla solitudine >>.
<< Allora perché non vai con James? >>.
<< Con lui?! Ma sei matta? Nemmeno per sogno. Rischierei di commettere un omicidio dopo i primi dieci minuti >>.
<< In fondo, è quello che si aspettano tutti >>.
<< Già, so bene che l’intera scuola non vede l’ora che cada ai suoi piedi >>.
<< Oltretutto, lo guardi in un modo che solo tu riesci a fare >>.
Lily si passò una mano fra le lunghe ciocche rosse, preoccupata << Tipo? >>.
<< Non so, a volte è come se vedessi solo lui, nient’altro che lui. Come se tutti scomparissero quando James è presente >>.
<< Che sciocchezza! >>.
<< Ma c’era qualcuno, fra quei ragazzi, che ti piaceva particolarmente? >>.
<< Mmm…no, a dire la verità, però sarebbe comunque stato meglio che andare alla festa da sola! >>.
<< Allora, visto che James impedisce ai ragazzi di invitarti, vorrà dire che sarai tu a invitarne uno >>.
<< Dici? >>.
<< Se vuoi un cavaliere, devi agire da sola, amica mia >> Marlene annuì con aria convinta << Sei una donna forte ed emancipata, puoi invitare chi ti pare. E a quel punto James non potrà dire nulla. Anche se credo si aspetti di venire con te >>.
<< Allora può anche aspettare in eterno. Tu con chi vai? >>.
<< Non lo so ancora >>.
Uscirono dalla biblioteca e si avviarono verso la sala comune di Corvonero. Era già ora di cena, tuttavia gli studenti del settimo anno avevano avuto la loro stessa idea e probabilmente erano ancora tutti chini sui libri a cercare di studiare, per questo i corridoi erano praticamente deserti.
<< Marlene >> Lily la obbligò a fermarsi e la scrutò con aria indagatrice << Non ti aspetterai…un invito da Black, vero? >>.
L’amica evitò i suoi occhi e quell’atteggiamento fu la conferma definitiva per Lily.
<< Oh, lo sapevo…>>.
<< Non è come pensi, Lily >> intervenne subito l’altra << Non sono innamorata di lui, ma non ho intenzione di rompere il nostro patto. Non ancora, almeno >>.
<< E dunque continuerai a lasciarti usare? >>.
<< Non è farsi usare, se io sono d’accordo. E poi ormai il nostro è un rapporto così >>.
<< Mmm >> Lily la guardò di nuovo con gli occhi socchiusi << Non mi convinci del tutto, ma fingerò di crederti. Però ti avverto: non aspettarti che ti inviti >>.
<< No, infatti. Credo che lo chiederò a…>>.
Marlene non fece in tempo a finire la frase che in quel preciso istante Sirius Black comparve davanti a loro. Era stranamente solo e passeggiava tranquillo per i corridoi, sgranocchiando una mela. Non si era ancora accorto delle due amiche, così Lily cercò di trascinare via Marlene, ma lei non si mosse, curiosa di vedere che cosa avrebbe fatto. Infatti, dopo appena qualche secondo, l’arcano venne svelato: un immenso esercito di ragazze, di età compresa fra i tredici e i sedici anni, lo seguiva a ruota, probabilmente per riuscire ad invitarlo alla festa prima che lo facesse qualcun'altra.
Marlene storse la bocca. La passione che li aveva colti durante quelle settimane era stata travolgente: entrambi erano dotati di un coraggio folle che permetteva loro di correre dei rischi, tanto che, quando era all’apice, il loro desiderio si poteva cogliere con l’olfatto anche in una stanza piena di gente. Molto spesso le loro schermaglie verbali erano diventate preliminari amorosi e l’effetto era stato sconvolgente e irresistibile insieme.
Fu questione di un attimo. Marlene avvertì la gelosia diffondersi in lei come un veleno mortale, così afferrò la bacchetta e pronunciò silenziosamente un incantesimo che le aveva insegnato tempo prima Bellatrix Black, quando erano ancora amiche. In men che non si dica, le ragazze si bloccarono e cominciarono a portarsi le mani sul viso, che sentivano bruciare. Qualche istante dopo, una tremenda eruzione di brufoli si dipinse sulle loro guance, sulla fronte e sul collo, facendole gridare di paura.
Sirius, avvertendendo tutto quel trambusto, si voltò e osservò con aria sconvolta quelle ragazze un tempo così carine e ora orribilmente deturpate da tutti quei brufoli. Allora iniziò a guardarsi attorno, credendo che i colpevoli fossero senza dubbio i suoi amici.
Lily, che non era riuscita a trattenere una risata di fronte a quello spettacolo, se ne accorse subito << Fra poco ci vedrà, andiamocene >>.
<< No >> ribattè Marlene, serissima << Voglio che mi veda. Così capirà che non deve fare troppo il cretino con altre, mentre si diverte con me >>.
Lily la guardò con aria divertita, poi, non appena vide che Black si stava avvicinando, la lasciò sola, in modo che potesse fargli una ramanzina coi fiocchi. Quanto le sarebbe piaciuto imparare quell’incantesimo e applicarlo ogni volta che Potter era in compagnia delle sue ochette da giardino…
<< McKinnon! >>.
Marlene non riuscì a trattenere un sorriso e, non appena Sirius Black venne verso di lei con un’espressione furiosa sul volto, si girò a guardarlo con aria innocente.
<< Oh, buonasera, Black >>.
Senza dirle altro, Felpato le indicò la porta dei bagni dei Prefetti e la ragazza lo seguì al suo interno senza protestare.
<< So che sei stata tu >> attaccò subito Sirius, irato << Sei impazzita? >>.
<< Oh, suvvia, non subiranno alcun danno permanente. Sparirà tutto nel giro di qualche giorno >>.
<< Ma perché? >>.
<< Perché sono piuttosto possessiva e mi dà fastidio che tu esca con altre…durante il nostro patto >>.
Sirius trasalì e dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere. Allora non le era poi così indifferente…tuttavia cercò di mascherare quanto piacere gli avessero fatto quelle parole e mantenne lo stesso un tono freddo e distaccato.
<< Questo non c’era negli accordi >>.
<< Lo so bene >> Marlene si avvicinò a lui sempre di più << Ma speravo di convincerti lo stesso >>.
Lui ridacchiò, sebbene alcune gocce di sudore avessero iniziato a imperlargli la fronte << Non credo che ci riuscirai, McKin…>>.
Prima che potesse completare la frase, Marlene gli passò una mano fra i capelli morbidi e lo tirò a sé per baciarlo con passione. Accadde esattamente come la prima notte che avevano fatto l’amore: in pochi istanti Sirius si ritrovò completamente in suo potere e non poté fare altro che ricambiarla, gemendo piano mentre lei gli mordicchiava il labbro inferiore. Si unirono in un bacio di fuoco, le lingue intrecciate e avide. Tutta la rabbia si dissipò in un istante.
Sirius non l’avrebbe mai ammesso neanche con sé stesso, tuttavia era bastato appena quel bacio per convincerlo che effettivamente non aveva bisogno di nessun’altra ragazza, se non di lei. Una volta giunto a quella consapevolezza, provò a scostarsi, per non farle vedere quanto ormai fosse coinvolto, ma lei non glielo permise e continuò a baciarlo. Poi, come presa da una lussuria incontrollabile, Marlene si staccò dalla sua bocca e iniziò a slacciargli la cintura dei jeans, liberandolo ben presto da quel fardello insopportabile.
<< Mi leggi nella mente, McKinnon? >> rantolò Felpato.
<< Non credo si tratti proprio della tua mente…>>.
<< Hai ragione >>.
I due non persero tempo e Marlene mugolò di piacere. Probabilmente nessun altro ragazzo sarebbe riuscito a soddisfarla in quel modo, poiché Black, suo malgrado, le stava diventando indispensabile come l’ossigeno. Ma quello non era certo il momento per simili pensieri. Più andavano avanti, più i loro respiri si facevano affannosi, più le loro mani diventavano insistenti. Ad un certo punto Sirius dovette rallentare l’andatura, o credeva che sarebbe impazzito.
<< Stai ferma, Marlene >> la supplicò, ansimando << Solo un attimo >>.
Ma stare ferma era l’ultima cosa al mondo che lei desiderava. Voleva muoversi, anzi, doveva muoversi. E così fece, ignorando del tutto le sue suppliche. Continuò a spostarsi, su e giù, avanti e indietro, con mosse sempre più audaci che non aveva mai sperimentato, lasciando che l’istinto prendesse il sopravvento.
Non aveva mai provato nulla di simile, nemmeno quando stava con Rodolphus. Lui non faceva altro che farla sdraiare sul letto e le impediva di muoversi, guadagnandosi da solo il suo piacere. Una volta che aveva finito, si rivestiva come se niente fosse e la lasciava lì, inerte e insoddisfatta, senza preoccuparsi minimamente dei suoi bisogni. All’inizio aveva creduto che quello significasse fare l’amore, non sapeva che in realtà c’era un altro modo, molto più sensuale, fino a quando non si era concessa a Sirius Black.
Con lui era tutto diverso, una continua altalena di emozioni e sensazioni indescrivibili; Sirius si preoccupava che lei raggiungesse e provasse lo stesso piacere che provava anche lui, si impegnava per fare in modo che fosse così. Suscitava in lei emozioni contrastanti: la forza del suo desiderio la faceva sentire sperduta, vulnerabile, ma tra le sue braccia non si era mai sentita così a suo agio. E quei sentimenti la spaventavano a morte. Quello che c’era fra loro, qualunque cosa fosse, andava oltre qualsiasi logica. Era impossibile provare qualcosa di così intenso e passionale per un ragazzo che conosceva appena. Un ragazzo che voleva strozzare e baciare insieme.
Lo baciò di nuovo e in pochi istanti la situazione fu fuori controllo: le loro mani si cercavano, toccavano, graffiavano, veloci, capaci, esperte. Ben presto l’orgasmo li travolse entrambi, potente e intenso come un’onda.
Un’ora dopo, giacevano sul pavimento del bagno dei Prefetti, ancora mezzi svestiti. Sirius non si era mai sentito così in pace con il mondo come il quel momento. Non sapeva bene che potere avesse quella ragazza su di lui, ma, qualunque cosa fosse, era meraviglioso. Si era già completamente dimenticato di tutte quelle povere ragazzine piene di brufoli.
Ad un tratto, Marlene si sollevò sui gomiti e lo guardò alla luce della luna, premendo le labbra sulla sua tempia << Pronto per ricominciare? >>.
<< McKinnon…>> Felpato scosse la testa, incredulo << Che ti è preso? >>.
Lei ridacchiò, accarezzandogli i capelli << Sei già stanco? >>.
<< No. Ma così mi ucciderai >>.
Marlene prese l’iniziativa e si stese su di lui, lasciando vagare le labbra sul suo viso, sulla gola, sul petto << La tua pelle assomiglia al gelato che preferisco, quello al caramello. Anzi no, alla crème brulée. L’unica differenza è che tu sei caldo >>.
<< Mmm…così sarei meglio del gelato? >>.
<< Sì >> con la bocca risalì fino alle sue labbra e lo baciò piano << Sai, Black, per qualche motivo che io ignoro, mi piaci molto. Niente di irragionevole, direi quel poco che basta per far sì che, di notte, mi svegli e, non riuscendo ad addormentarmi, inizi a sognarti >>.
Il cuore di Felpato accelerò << Davvero? >>.
Lei ridacchiò << Ti piacerebbe. Allora, ti ho convinto abbastanza? >>.
Il ragazzo sospirò, deluso << Un pochino >>.
<< Un pochino?! >> un sorriso malefico spuntò sul volto della fanciulla << Dunque dovrò impegnarmi di più >>.
Sirius si sollevò sui gomiti e la fissò a bocca aperta. Marlene gli baciò il petto, ascoltò il suo cuore, che batteva come impazzito contro le costole, poi si spinse ancora più in basso e si inginocchiò fra le sue gambe.
<< Marlene…>>.
Di fronte a quel suo tono così supplichevole, lei capì di essere sulla strada giusta. Dapprima cominciò piano, lasciando che lui si riprendesse dalla sorpresa, poi passò a muoversi più velocemente. Felpato le afferrò i capelli e si esibì in una serie di rantoli così animaleschi che Marlene si fermò un attimo per trattenere una risata.
<< Per favore, non fermarti. Marlene…non fermarti…>>.
<< Ti ho convinto adesso? >>.
<< Sì, sì, andremo alla festa insieme. Però ti prego…>>.
<< Lo prometti? >>.
<< Lo giuro su quello che vuoi. Ora continua...>>.
Soddisfatta, lei riprese il suo lavoro e Sirius si lasciò cadere all’indietro, in preda ad un piacere indescrivibile. Aveva quasi le lacrime agli occhi, talmente era intenso ciò che stava provando. Non sapeva proprio come avrebbe fatto a sopravviverle. Marlene McKinnon l’avrebbe ucciso di desiderio, ne era certo.



Nel frattempo, Lily, dopo aver lasciato che Marlene se la sbrigasse con Sirius, si avviò nei pressi della Sala Grande. Era ancora ora di cena, dunque, con un po’ di fortuna, avrebbe potuto incrociare David da qualche parte e sperare di potersi scusare per il comportamento indecente che aveva avuto James Potter l’altro giorno. Il destino fu dalla sua parte: aveva appena imboccato il corridoio che conduceva alla Sala Grande che David comparve di fronte a lei. Aveva un’aria parecchio stanca e si stava stropicciando gli occhi dal sonno.
<< Ciao >> Lily gli andò incontro sorridendo, e sperò intensamente che Potter non fosse nei paraggi << Hai sonno, eh? >>.
Lui scoppiò a ridere << Stavo per addormentarmi all’allenamento di Quidditch e sognavo Trasfigurazione…un vero incubo >>.
Lily rise a sua volta << Già, posso immaginare. Senti, volevo dirti una cosa…in realtà, non andrò alla festa di Lumacorno con James Potter >>.
David si fece di colpo più interessato << Ah no? >>.
<< No, è lui che si è inventato tutto >>.
<< Ah, buono a sapersi >>.
Alla fine, David non era affatto male. Era alto, muscoloso, il Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero. Aveva un bellissimo sorriso, candido e luminoso, e due meravigliosi occhi color mare. Eppure non erano nocciola e le labbra erano poco carnose. Lily si diede mentalmente della sciocca. Un sacco di ragazze avrebbero voluto uscire con lui…non poteva certo paragonarlo a James!
<< So che volevi chiedermi qualcosa l’altro giorno…>>.
<< Sì >> David assunse un’aria solenne << Ora che quello sfigato di Potter ha ritirato le sue pretese su di te…beh, ti piacerebbe andare alla festa di Lumacorno con me? >>.
Nonostante se lo aspettasse, sulle prime Lily fu tentata di rispondergli di no, soprattutto perché aveva dato a James dello sfigato. Si potevano dire molte cose di James Potter, che fosse un donnaiolo, un damerino arrogante, uno sciocco esibizionista…ma non di certo uno sfigato. Tuttavia ad un tratto le ritornarono in mente le parole di Marlene: se non avesse accettato l’invito di David, sarebbe dovuta andare da sola. E in fondo andare insieme ad una festa studentesca non voleva certo dire che si sarebbero sposati, o messi insieme. Sarebbe semplicemente andata al ballo con lui, punto. Poi un altro pensiero malizioso le balenò nella mente: chissà che faccia avrebbe fatto Potter, quando l’avrebbe vista arrivare con David…
<< Certo >>.
<< Perfetto, allora ti aspetterò nella Sala d’Ingresso alle otto >>.
Prima che Lily potesse muoversi, lui si inclinò verso di lei e le depositò un bacio sulla guancia. Lei sorrise impacciata, arrossendo come un pomodoro, e lo guardò andare via in preda alle vampate di calore. Beh, se David le faceva quell’effetto, allora non le era poi tanto indifferente. Raggiunse in fretta le amiche in Sala Comune e raccontò loro la novità.
<< David Fawcett ti ha invitata alla festa? >> ripetè incredula Alice. Smise persino di accarezzare i capelli di Frank per cinque secondi interi.
<< E tu hai accettato? >> le domandò Mary.
<< Sì, perché? >>.
<< Mi ero accorta che eravate amici, ma…insomma, lui non ha una bella reputazione, Lily >> continuò Alice << Per lui le ragazze sono come le biciclette >>.
Lily la fissò con aria interrogativa << Cioè? >>.
<< Vuole solo farci un giro >> le chiarì Frank, ridendo.
<< Dai, però alla fine è un bel ragazzo >> intervenne Emmeline a suo favore.
<< Solo perché ha questa reputazione, non vuol certo dire che io lo asseconderò >> dichiarò Lily << Alla fine, è stato l’unico ad avere il coraggio di invitarmi >>.
<< Devi scusare James >> le disse Remus, mentre se ne stava abbracciato a Mary << Lui è un po’…pressante, ecco >>.
<< Me ne sono accorta >> Lily guardò le amiche con aria preoccupata << Dite che Hestia se la prenderà molto? >>.
<< No, non credo. Ha iniziato a uscire con quell’idiota di Stebbins >>.
<< Ah, meno male. Che altro sapete su David? >>.
<< Mi sembra di ricordare che tempo fa uscisse con una del sesto anno, Lucy >> Alice aggrottò la fronte << Ma la tradiva con una certa Katy, di Tassorosso…>>.
<< Cos’è, ha la fissa per quelle con il nome che finisce per Y? >>.
Emmeline ridacchiò << Ah, beh, allora è destino. Sei a posto >>.
Lily alzò gli occhi al cielo, ma l’amica la precedette << Chi se ne frega, ora sai con chi andare. Io andrò con il cugino di Alice, Gideon Prewett, e Alice porterà Frank. Ora siamo tutte accoppiate. Ci mancano solo i vestiti >>.
Nel mentre Emmeline ciarlava senza sosta di abiti e accessori, Lily si mise a riflettere su quello che aveva appena appreso. D’accordo, David non aveva una bella reputazione…ma non bisognava giudicare le persone solo dall’apparenza, no? Forse alla festa l’avrebbe sorpresa in qualche modo.
<< Ehi, Evans! >>.
Lily si voltò, riconoscendo all’istante quella voce. Gli amici, seduti accanto a lei, si girarono a loro volta, ansiosi di godersi lo spettacolo. James Potter era appena entrato dal buco del ritratto e la sua espressione non prometteva nulla di buono. Lily capì all’istante che lui voleva parlarle in privato e quella consapevolezza le fece pulsare il cuore nelle orecchie, tuttavia non accennò a spostarsi e continuò a sfogliare il libro di Aritmanzia come se niente fosse.
James la raggiunse e si posizionò di fronte a lei << Posso parlarti? >>.
Lily sollevò gli occhi, come se si fosse appena accorta di lui << Oh, ciao Potter. Non vedi che ho da fare? >>.
<< Ci vorrà solo un minuto. Riguarda le ronde >>.
Sospirando, Lily lo seguì accanto ad una delle finestre, dove potevano parlare lontano da tutti quegli occhi indiscreti, e attese che lui cominciasse. Di certo, dallo sguardo serio e dall’espressione tirata, era piuttosto arrabbiato.
<< Ho sentito dire che vai alla festa con David Fawcett >>.
<< Ma non dovevi parlarmi delle ronde…>>.
<< Evans, in questo momento non me ne importa niente di quelle stupide ronde. Allora, è vero o no? >>.
Lei si scostò una ciocca di capelli dal viso << Le notizie viaggiano davvero veloci a Hogwarts >>.
<< Sì, visto che Fawcett lo va urlando a quattro venti >>.
La seconda volta fu James a scostarle i capelli dagli occhi e a fissarglieli dietro l’orecchio. Quel semplice gesto le provocò un formicolio allo stomaco e un brivido le corse lungo la schiena, ma Lily decise di non farvi troppo caso.
<< Non è male. Poi è molto gentile. Mi ha invitata e ho detto sì, fine della storia >>.
<< Cioè ci vai solo perché te l’ha chiesto? >>.
<< Non vedo dove sia il problema, Potter. Non funziona così? >>.
<< Non proprio >>.
<< Allora sentiamo, tu con chi vai alla festa? >>.
James le si avvicinò << Ha importanza? >>.
<< No, per l’appunto. Vedi? Non è difficile. A me non importa con chi tu vada, così come a te non dovrebbe importare con chi vado io >>.
<< Non dovresti andarci con qualcuno solo perché te l’ha chiesto >>.
Lily sollevò gli occhi al cielo, esasperata << Senti, non ho intenzione di stare qui a discutere con te tutta sera, quindi risparmia il fiato. Non rinuncerò solo perché a te non sta bene >>.
Convinta di averlo messo a tacere, la ragazza si avviò verso il dormitorio, ma lui, borbottando imprecazioni fra i denti, la seguì.
<< Non voglio che tu ti metta nei guai, Evans >>.
<< Di che tipo di guai stai parlando? >>.
<< Tu mi mandi in bestia >> sbottò James, con lo sguardo carico di frustrazione << Quel tizio non ha una buona reputazione >>.
<< Grazie, Potter, sono già stata sufficientemente informata su questo. C’è altro? >>.
<< Vorrei solo che stessi attenta >>.
Lily lo fissò per un istante. Che fosse davvero sinceramente preoccupato per lei? La sola idea era così strana che la scartò subito.
<< Grazie per le tue raccomandazioni, ma so badare a me stessa. Ora, se hai finito, vorrei andare a letto >>.
James aprì la bocca, come se fosse sul punto di lanciarsi in un’altra delle sue filippiche contro David, ma alla fine parve rinunciarvi. Si limitò solamente a stringere le labbra e disse << Come vuoi. Ma non venire a dirmi che non ti avevo avvertita, Evans. Divertiti con Fawcett >>.
<< Lo farò senz’altro. Addio >>.
Orgogliosa del suo piccolo trionfo, Lily lo piantò in asso e si diresse saltellando su per le scale. Naturalmente non aveva accetato l’invito di David soltanto per dar fastidio a Potter…ma, se ciò accadeva, era ancora più felice di averlo fatto. Era ora che qualcuno desse un po’ di filo da torcere a quel damerino arrogante.

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Capitolo 14
*** Una festa lumacosa ***


Mancavano solamente due giorni al fatidico evento e l’intera scuola era in subbuglio per quella festa. Le lezioni erano finite con un giorno di anticipo, in modo che il venerdì fosse possibile organizzare in tutta fretta una veloce gita a Hogsmeade per permettere agli studenti di procurarsi alcuni abiti da sera. Si diceva che Lumacorno, per festeggiare il suo ultimo anno da insegnante prima di lasciare la scuola, avesse voluto esagerare: pareva che avesse applicato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile al suo studio, in modo che potessero entrarci comodamente circa duecento persone, che avesse ordinato ben cinquanta casse di Idromele, vino elfico, Burrobirra e Whisky Incendiario e che avesse ingaggiato un gruppo esordiente di sue ex alunne, le Sorelle Stravagarie, affinché si occupassero della musica.
Lily era innocentemente convinta che il giorno in più di vacanza le sarebbe servito per studiare. Dopo la festa di Lumacorno sarebbe partita subito verso casa, in modo da festeggiare il Natale con la sua famiglia, e non voleva passare tutto il tempo chiusa in camera a fare i compiti. Ma aveva sottovalutato la capacità di persuasione di Alice Prewett ed Emmeline Vance, le quali, non si sa come, riuscirono a trascinarla con loro nel gelido inverno per cercare un vestito adatto alla festa.
Barcollarono nella neve fino a Hogsmeade, seguite da tutte le ragazze che erano state invitate da Lumacorno, e si fiondarono nell’unico negozio di abiti disponibile, che fu ben presto preso d’assalto. Fortunatamente le due amiche sapevano già che modelli avrebbero preferito, mentre Lily non ne aveva la minima idea. Fino a quel momento il suo shopping a Hogsmeade si era limitato ai libri e ai dolcetti di Mielandia. Non le era mai passato per la testa che un giorno si sarebbe dovuta occupare anche di un abito elegante. Tuttavia le bastava qualcosa che non la fecesse sentire né una vecchia né una bambola stupida.
Dopo diverse ore e un violento litigio con una ragazza del quinto anno, Alice conquistò per lei un bellissimo abito color verde chiaro, probabilmente di seta, che, con i suoi giochi di colore, ricordava vagamente l’acqua limpida di un fiume.
<< Così risalteranno i tuoi occhi >> le sussurrò eccitata.
Non appena anche Emmeline trovò un vestito che la soddisfaceva, color notte, iniziò la lotta per i camerini. Dopo un tempo che parve un’eternità, finalmente se ne liberò uno e le tre amiche vi si chiusero dentro, cercando di non urtarsi troppo in quello spazio così ristretto.
<< Cosa non darei per avere un fisico così >> borbottò Alice, mentre fissava imbronciata Emmeline che si rimirava allo specchio.
<< Che ne pensate? >> domandò la Vance, raccogliendosi i capelli sulla nuca << Troppo scollato? >>.
<< No, ti sta benissimo >> la rassicurò Lily. Effettivamente Emmeline aveva davvero una forma fisica invidiabile.
<< Non esiste qualcosa che ti doni di più >> approvò anche Alice << Mio cugino ti mangerà con gli occhi >>.
Poi fu il turno di Alice, che aveva scelto per sé un vivace abito rosso, abbinato a delle scarpe color tramonto decisamente stravaganti. Ma Frank Paciock amava la sua ragazza così com’era, anche per il suo strambo modo di abbinare i colori. Lily sperò che un giorno le potesse capitare di incontrare un ragazzo che l’avrebbe amata esattamente per quella che era, come Frank amava Alice.
<< Dai, Lily, tocca a te >>.
Non appena si guardò allo specchio, Lily dovette ricredersi sulle capacità di Alice Prewett. Non si poteva negare che ci avesse visto giusto, poiché quell’abito sembrava essere stato creato per venire indossato da lei. Il corpetto si adattava perfettamente alla sua vita sottile, mentre poi la gonna ricadeva morbida lungo le gambe; le maniche erano trasparenti e lo scollo sulla schiena le stava d’incanto.
<< Mio dio, sei bellissima >> Alice la fissò con aria compiaciuta << Sembri una dea delle acque. E poi così i tuoi occhi sono ancora più brillanti >>.
<< Però dovresti tirarti su i capelli >> aggiunse Emmeline, mettendosi accanto a lei e studiandola intensamente. Con abili gesti delle mani in un attimo glieli acconciò a regola d’arte << Hai un collo così bello e slanciato, lascia che si veda. Se vuoi, domani sera penso io ai capelli e al trucco >>.
Lily annuì << Te ne sarei grata, perché io non saprei proprio da dove cominciare. Non…non pensavo che un vestito potesse starmi così bene >>.
Emmeline sbuffò, lasciando ricadere la sua chioma << Qualunque cosa qui dentro ti starebbe bene, Lils. Non sottovalutarti >>.
Ciascuna di loro pagò il vestito con i risparmi che avevano accumulato dalla gita precedente, dopodiché si avviarono di nuovo nella tormenta per tornare dritte filate al caldo del castello.
Ad un certo punto, Alice lasciò che Emmeline andasse avanti e si avvicinò a Lily con aria da cospiratrice e un sorrisetto sulle labbra << Sai, prima non ti ho detto una cosa, perché altrimenti ero sicura che avresti cambiato idea sull’abito >>.
<< Che cosa? >> le chiese l’amica, allarmata << In realtà mi sta male? >>.
Alice scoppiò a ridere << Macché, ti sta meravigliosamente >>.
<< E allora cosa? >>.
Il sorrisetto sul suo viso divenne diabolico << Beh, vedi…il verde è il colore preferito di James Potter >>.



<< Come le è saltato in mente? >> James fissò gli amici, seduti di fronte a lui a fare colazione in Sala Grande << Come le è saltato in mente di uscire con Fawcett? >>.
I Malandrini si lanciarono alcune occhiate esasperate. Era da una settimana, ossia da quando aveva litigato con Lily, che ogni pochi secondi James rivolgeva loro quella domanda. In realtà non si aspettava nessuna risposta, voleva soltanto che gli amici condividessero il suo sdegno. Ma ora persino loro si erano stufati del suo atteggiamento.
<< Beh, è un tipo affascinante…>> tentò Peter, prima che Remus gli rifilasse un calcio sotto il tavolo. Ma ormai il danno era fatto.
<< Affascinante?! >> esplose James, facendo voltare nella sua direzione metà tavolata di Grifondoro << Ma andiamo, ha la stessa serietà di Sirius con le ragazze! >>.
<< Ma molto meno charme >> ridacchiò Felpato, tuttavia l’amico non lo ascoltò neppure.
<< Ha un’espressione ebete, lo tengono in squadra solo perché non hanno trovato un altro Cercatore che possa sostituirlo e poi…insomma, come si può rifiutare uno come me per quell’idiota? >>.
<< Adesso basta, James, dacci un taglio >> sbottò Lupin, stizzito << Non è che tu ti sia comportato molto bene in questi giorni. Ti sei fatto più ragazze in questa settimana che Peter in tutta la sua vita! >>.
<< Ehi! >> borbottò Codaliscia, indignato. << Ma che cosa c’entra! Quelle ragazze sapevano a che cosa stavano andando incontro, sapevano che le avrei mollate nel giro di un giorno…>>.
<< E ti sembra una cosa normale? Ragiona un attimo: come può Lily pensare che tu sia cambiato se ad ogni ora ti vede con una ragazza diversa? >>.
<< Ma con lei sarei diverso…>>.
<< Adesso basta, Ram, davvero >> intervenne Sirius, dandogli una pacca su una spalla << Lei andrà alla festa con Fawcett, fattene una ragione. Tu la lascerai stare, poi il giorno dopo partiremo per le vacanze e per gennaio vedrai che te l’avrò fatta passare >>.
<< Ma io non voglio farmela passare >> borbottò James << Io voglio lei >>.
<< Sì, ma lei non vuole te! Ficcatelo in quella tua testaccia dura per una buona volta >>.
<< Staremo a vedere >>.
<< Perché continui a tormentarla? >> lo aggredì ancora Lupin << Se lei ha deciso così, tu non puoi…>>.
Ma James non rimase nemmeno ad ascoltare il resto della frase. Senza volerlo, i suoi occhi avevano individuato David Fawcett che stava facendo il suo ingresso nella Sala Grande proprio in quel momento. Senza dire una sola parola, si sollevò in piedi mentre Remus stava ancora parlando e camminò il più velocemente possibile, bloccandolo prima che potesse entrare.
<< Che vuoi, Potter? >> gli domandò David, perplesso.
<< Tu e io dobbiamo parlare >>.
Prima che David potesse trovare una scusa decente per evitare quello spiacevole inconveniente, James lo afferrò per il colletto della divisa e lo trascinò in malo modo a poca distanza dalla Sala Grande.
<< Ho sentito dire che porterai Lily Evans alla festa di Lumacorno >>.
<< Già, Potter. La tua sceneggiata dell’altro giorno è stata davvero patetica, so che ti sei inventato tutto >>.
James diventò viola dalla rabbia << Non mi sono inventato nulla >>.
<< Se, come no. Lily mi ha spiegato ogni cosa. Comunque, il nostro rapporto non ti riguarda >>.
<< Mi riguarda eccome, invece! Non lascerò che te la porti a letto come hai fatto con tutte le altre…>>.
<< Ma guarda da che pulpito viene la predica! Non mi sembra che tu sia molto più casto di me >>.
<< Lily non è così…>>.
<< Forse non è così con te >> David si esibì in un sorriso arrogante, che mandò James in bestia ancora di più << Ma da me si lascia toccare benissimo. Forse alla festa riuscirò a farla sciogliere un po’ >>.
<< Fawcett, non ti conviene provocarmi >>.
<< Anzi, sono certo che mi bacerà >>.
<< Non ti permettere…>>.
<< Cosa, Potter? Temi che io possa riuscire dove tu hai fallito per ben sette anni? >>.
Furioso, James lo prese per il collo e lo spinse contro il muro << Non osare parlare di Lily in questo modo, o giuro che ti ammazzo >>.
David si divincolò nella sua presa di ferro << Lasciami, Potter. Io non sono Piton…non mi fai paura. Lasciami, o dirò tutto a Lily >>.
James lo lasciò andare con una risata fredda << Sei solo un povero sciocco. Vai vai, torna pure in Sala Grande >>.
David si avviò barcollando in quella direzione, massaggiandosi il collo, ma all’ultimo secondo si voltò ancora verso di lui e il suo viso si trasfigurò in una maschera diabolica << Non preoccuparti, Potter, non te la ruberò in eterno. Ci tengo solo a dimostrarle che sei un perdente…dopodiché sarà tutta tua >>.
James avvertì una violenta vampata di calore e per un attimo tutto il mondo attorno a lui si colorò di rosso. Era troppo. Afferrò la bacchetta e, con la rabbia che gli scorreva ardente nelle vene al posto del sangue, si preparò a lanciare la sua prima Maledizione Senza Perdono, sperando di fargli il più male possibile…
Le sue labbra erano già pronte a formulare la parola magica “Crucio”, la parola che gli avrebbe concesso di sentire le urla di dolore di Fawcett senza impedimenti, quando una voce intervenne sulla scena ed esclamò << Che sta succedendo qui? >>.
James si sentì di colpo svuotato e abbassò immediatamente la bacchetta. Era Lily.
<< Va tutto bene? >> continuò lei, con un’espressione preoccupata sul viso. Si voltò a guardarlo, ma James non riuscì a sostenere la potenza indagatrice di quegli occhi così verdi e abbassò la testa.
<< Certamente >> rispose David.
<< Sì >> sussurrò flebilmente Ramoso.
<< Io e Potter stavamo parlando di Quidditch, nulla d’importante >> David rivolse un’occhiata melliflua a James, poi si avvicinò a Lily e le porse il braccio << Vieni, ti accompagno >>.
James si accorse con sorpresa che Lily lo stava ancora guardando, ma, non appena David la richiamò, tutta la sua attenzione si spostò su di lui e lo seguì all’interno della Sala. Ramoso li osservò entrare insieme con il cuore a pezzi, mentre, tenendosi a braccetto, ridevano e chiacchieravano amabilmente. A quel punto, qualunque altro ragazzo avrebbe finalmente gettato la spugna. Ma non lui. James Potter non era nato per arrendersi. Anzi, più una cosa era difficile, più si sentiva esaltato. Doveva assolutamente fare qualcosa. Aveva ormai perso ogni speranza di poter invitare Lily alla festa, ma…forse poteva ancora avere l’occasione di farla ingelosire.
Con passo baldanzoso e una sorta di strana frenesia negli occhi, James rientrò velocemente nella Sala Grande, sorpassò al volo gli amici, che lo guardarono con aria perplessa, e si avviò come un razzo verso il tavolo di Tassorosso.
<< Secondo voi, cosa ha intenzione di fare? >> domandò Sirius, ridendo.
<< Quello sguardo non mi piace, è lo sguardo dei guai >> commentò Remus << L’aver visto Lily e David insieme deve avergli fatto perdere la testa. Ecco, appunto >>.
Sebbene sapesse che i Malandrini avevano già intuito il suo piano, James non si diede per vinto e cercò il punto in cui Rose King era seduta con alcuni amici per la colazione. Per tutti i gargoyle, aveva il piatto stracolmo di pancake, come faceva lui ogni mattina…sarebbero stati davvero una coppia perfetta.
<< Ehi, Rose >> la salutò << Posso parlarti un attimo? >>.
Se Rose rimase sconvolta da quella sua richiesta così improvvisa, fu molto brava a dissimularlo. Le sue amiche iniziarono a fissare James come se fosse un dolcetto squisito, ma lei le ignorò e si alzò in piedi, mulinando la sua splendente chioma nera.
<< Dimmi tutto >>.
<< Tu vai alla festa di Lumacorno? >>.
<< Non sono stata invitata >> Rose ridacchiò e si avvicinò a lui per sussurrargli << Sai, non sono abbastanza vip >>.
<< Allora ti ci porto io >>.
Lei lo fissò, puntando i suoi occhi da cerbiatta su di lui << Sei serio? >>.
<< Certo. Non hai impegni stasera, vero? >>.
<< No, però…>>.
<< Allora è andata. Passo a prenderti alle otto >>.
<< Aspetta, James! Non ho nulla da mettere…>>.
In quel preciso istante James avvertì uno strano formicolio alla nuca, così si voltò e vide che Lily Evans lo stava fissando. Decidendo di approfittare subito della situazione, si accostò a Rose e le accarezzò teneramente una guancia.
<< Non importa. So che sarai perfetta con qualunque cosa >>.
Le amiche di Rose per poco non svennero, ma la King riuscì a mantere lo stesso il suo sangue freddo << Ok…allora ci si vede stasera >>.
James si voltò ancora, ma Lily ormai non lo stava più guardando. Frustrato, si accordò con Rose per gli ultimi dettagli, dopodiché ritornò di corsa al suo tavolo e tragugiò in fretta tre pancake, ignorando le occhiate divertite degli amici.
<< Devo ammettere, Ram, che sei un vero genio >> ridacchiò Felpato << Io stesso non avrei saputo organizzare un teatrino migliore. Stasera ci sarà da divertirsi >>.
<< Tu pensa a goderti la tua serata con Marlene, e lascia il teatrino a me. Giuro che se nemmeno stasera riuscirò a far ricredere Lily Evans su di me, la dimenticherò per sempre e mi sposerò con Rose King >>.



Quella sera, Lily era un fascio di nervi. Erano solo le sette, dunque aveva ancora un’ora di tempo per prepararsi, ma si sentiva decisamente nervosa. Mary ed Hestia erano sedute sui rispettivi letti e osservavano con invidia le amiche che si preparavano per la festa da ballo. Alice era già scesa a cercare Frank, che, a quanto pareva, non trovava più il suo smoking, mentre Emmeline era ancora in bagno a finire di truccarsi.
<< Rilassati, Lily >> la rassicurò Mary, andandole vicino << Sono certa che sarà una bella festa e ti divertirai molto >>.
<< Già, poi sei con David Fawcett >> sospirò Hestia << Quel ragazzo è un sogno >>.
<< Sto bene, ragazze >>.
<< Poi adesso che James ha smesso di tormentarti…>>.
<< Che vuoi dire, Mary? >>.
<< Massì, sarà un po’ che non vi parlate! Com’è stata la tua prima settimana senza James Potter? >>.
<< Ah, forse vorrai dire Potter che lunedì stava con Anne, martedì con Victoria, mercoledì con Sylvia, giovedì con Lisa, venerdì con Kat…>> ribatté sarcastica Lily.
<< Te le sei ricordate tutte? >> le domandò sorpresa Hestia.
<< Sì, perché? Non credo esista una persona che cambi ragazza come se fossero un paio di calzini quanto lui >>.
<< Già, ma è la prima volta che tu ci fai caso >>.
Lily fece un gesto noncurante con la mano << Oh, sarà stata solo una coincidenza >>.
<< Sei nervosa per James? >>.
<< Ma per favore! No…io ho solo…insomma, paura di Sev >>.
<< Oh, Lils, ancora? >> sospirò Mary << Devi liberartene! >>.
<< Lo so, ma è complicato >>.
<< Certo che lo è, ma ascolta: se tu lo affronti una volta per tutte…>>.
Nel mentre Mary si lanciava in una stupefacente tirata sui suoi studi da psicologa, Lily finse di ascoltarla, anche se la sua mente era altrove. Non l’avrebbe mai ammesso con le amiche…ma sì, si sentiva nervosa all’idea di vedere James. Quando, quella mattina, lui aveva invitato Rose King proprio sotto i suoi occhi, si era sentita strana. Naturalmente aveva distolto subito lo sguardo, non volendo concedergli il trionfo di vedere quanto la cosa l’avesse infastidita, ma da allora aveva continuato a scrutare la ragazza in malo modo. Non poteva essere gelosa. Si rifiutava di esserlo. Eppure, le sarebbe proprio piaciuto che quella sera alla povera King capitasse un’improvvisa eruzione cutanea di brufoli….
<< Dai, vieni, Lils, che ti sistemo i capelli >> la chiamò Emmeline dal bagno.
Quando fu poi ora del trucco, Lily, cercando di non farsi sentire dalle altre, si inclinò verso l’amica e le sussurrò << Potter ha invitato la King alla festa >>.
<< Lo so, e allora? >>.
<< Voglio che muoia stasera >>.
Emmeline sollevò un sopracciglio << Cioè vorresti farlo ingelosire? >>.
Lily sorrise << Qualcosa del genere. Vance, devi farmi più bella che mai >>.
<< Sarà un’impresa ardua, signorina Evans, ma farò del mio meglio. Al lavoro! >>.
Non appena scattarono le otto, Lily si avviò verso la Sala d’Ingresso, sforzandosi di non incespicare nei tacchi vertiginosi che Alice le aveva passato prima di uscire. Parecchi ragazzi più giovani si voltarono a fissarla con la bocca spalancata e lei arrossì, ma cercò di ignorarli e continuò dritta per la sua strada. David era già arrivato e la stava aspettando, impeccabile nel suo smoking. Quando lo raggiunse, i suoi occhi le scivolarono languidi lungo il corpo, facendola diventare più rossa di un peperone.
<< Wow >> commentò, senza riuscire a smettere di fissarla << Sei uno schianto, Lily >>.
<< Grazie >> rispose lei, impacciata << Anche tu stai bene >>.
<< Il nero mi dona, vero? Lo dicono tutti >>.
Lily cercò qualcosa di intelligente da ribattere, ma ad un tratto David estrasse una fiaschetta argentata dalla tasca interna della giacca, ne bevve un sorso e poi gliela passò. Il solo odore bastò a farle venire la nausea, dunque la ragazza rifiutò e lo esortò ad avviarsi. Era assurdo, persino con i tacchi gli arrivava a malapena alla spalla.
<< Sono davvero felice che tu abbia deciso di venire alla festa con me >> continuò David, con lo sguardo già un po’ annebbiato.
<< Anch’io >> rispose in fretta Lily. Finalmente intravide l’ufficio di Lumacorno << Dai, entriamo >>.
L’intera stanza era meravigliosamente calda e affollata. Soffitto e pareti erano stati ricoperti da numerosi arazzi color smeraldo, cremisi e oro; un enorme lampadario d’oro troneggiava in mezzo al soffitto, al cui interno svolazzavano delle vere fate, che emettevano una luca vagamente rossastra, mentre alcuni elfi domestici portavano pesanti vassoi carichi di cibo e bevande. Il complesso delle Sorelle Stravagarie stava attaccando a suonare proprio in quel momento.
<< Signorina Evans, mia cara! >> Lumacorno si fece strada fra gli invitati e venne ad accoglierli all’ingresso << Sono così felice che sia venuta! >>.
<< Ogni suo invito è sempre un piacere, professore >> sorrise Lily. A dispetto di molti che lo adulavano soltanto per essere invitati alle sue cene o alle sue feste, Lily voleva davvero bene a quell’uomo. Era stato lui, insieme all’influenza di Severus, a farle amare Pozioni.
<< La mia preziosa perla…oh, ma vedo che è accompagnata da un bel giovanotto! Credo sia il Capitano della squadra di Corvonero, se non erro…>>.
<< Esatto, signore >> rispose David.
<< Eccellente, mia cara Lily, eccellente! Prego, entrate pure, ci vediamo più tardi! >>.
Lily lasciò che si occupasse anche degli altri ospiti e seguì David all’interno della stanza. Lui chiuse la porta alle sue spalle e la prese per mano, conducendola in mezzo agli invitati. Improvvisamente Lily cominciò a sentirsi a suo agio e si sentì quasi felice di essere con David Fawcett. Qualunque fosse la cosa di lei che l’aveva conquistato così in fretta, non aveva alcuna intenzione di rovinarla. Alla fine, David era popolare, inaspettatamente premuroso e pieno di attenzioni. Perché rinunciare a tutto questo?
Ma non passò molto tempo che fu costretta a ricredersi. David insistette per farle conoscere i suoi amici; alcuni di loro la squadrarono da capo a piedi senza ritegno, mentre altri gli diedero una pacca su una spalla, continuando a sghignazzare. Nel mentre si passavano la fiaschetta, Lily, vincendo la timidezza, si presentò anche alle loro ragazze, che tuttavia la fissarono come se fosse un insetto. Fra di loro c’erano anche alcune che una settimana prima avevano fatto parte del corteo per Sirius Black. Meraviglioso.
Fortunatamente in quel momento Lily scorse Alice e Frank fra la folla, così si congedò un attimo da David e si fiondò da loro. Ben presto Alice la trascinò a ballare anche assieme ad Emmeline e finalmente Lily, grazie alle amiche, riuscì a sentirsi un po’ più a suo agio. Ballarono per un po’ senza i rispetti accompagnatori, ridendo ed esibendosi in alcune mosse stravaganti. Fra gli invitati c’erano anche numerosi Serpeverde e Lily individuò persino Rodolphus Lestrange con le due sorelle Black, ma decise di non farci troppo caso.
Improvvisamente qualcuno la tirò forte per un braccio, tanto che Lily barcollò sui tacchi di Alice e rischiò di inciampare. Si voltò con aria irritata, certa che fosse David, ma invece si ritrovò di fronte il naso adunco di Severus.
<< Lily >> aveva uno sguardo implorante e le stringeva il braccio con così tanta urgenza che le faceva persino male << Devo parlarti…>>.
<< Lasciami subito >> gli sibilò. Si guardò alle spalle e vide che Alice ed Emmeline la stavano fissando, curiose di vedere come si sarebbe comportata in presenza del suo ex migliore amico.
Severus mollò la presa, ma i suoi occhi rimasero fissi su di lei, supplichevoli << Lils, ti prego...non sopporto più questa situazione…>>.
<< Bada che i tuoi amichetti non ti vedano mentre stai parlando con una sporca Mezzosangue, potrebbero punirti >>.
<< Lily…per favore. Voglio stare con te e non me ne importa più niente del fatto che tu sia una Mezzosangue, mi manchi a tal punto che non mi interessa più nulla, se non la tua felicità… >>.
La fanciulla lo raggelò con lo sguardo << Sono solo parole al vento >>.
<< No…>>.
<< Mi sembrava di essere stata chiara in biblioteca. Non ti voglio più nella mia vita, Severus Piton. Abbiamo chiuso. Ora lasciami in pace >>.
Era consapevole di averlo ferito, ma ormai non le importava più. Sev non l’aveva forse ferita, chiamandola Mezzosangue? Non aveva più alcun diritto su di lei.
<< Dimmi, chi ti amerà come ti amavo io e come ti amo ora? Nessuno è degno di te, Lily! >> le urlò dietro.
Con aria decisa, Lily gli diede le spalle e tornò a ballare con le amiche come se non fosse successo nulla.
<< Che cosa voleva? >> le domandò Emmeline, quasi urlando per farsi sentire sopra la musica.
<< Nulla. L’ho cacciato via >>.
<< Oh, brava Lils! Era ora che ne liberassi. E adesso pensiamo solo a divertirci! >>.
Ballarono ancora diverse canzoni, ridendo come pazze, e Lily salutò calorosamente tutti i coetanei che conosceva, dimenticandosi ben presto della presenza di Severus. Poi intravide anche Marlene fra la folla in compagnia di Black e le fece un cenno d’intesa. L’amica le rispose con un occhiolino fugace.
Il cuore di Lily perse un battito. Dunque, se Black era arrivato alla festa, allora anche Potter doveva essere nei paraggi…ma prima che potesse allungare il collo per cercarlo, David venne a reclamare la sua attenzione e la portò ad assaggiare un bicchiere di vino elfico. Persino Severus era in zona e le lanciò un’occhiata ferita, ma Lily lo ignorò di proposito.
<< Eri sparita >> le sussurrò all’orecchio David, attirandola vicino a sé << Credevo che volessi piantarmi in asso >>.
<< Ma no, figurati >> replicò Lily, imbarazzata.
David si protese ancora di più verso di lei << Questa sera sei così bella che ti mangerei tutta >>.
Lily arrossì, nel più completo imbarazzo. Sapeva che se avesse provato a rispondere a quelle parole si sarebbe certamente impappinata, così non poté fare altro che scoppiare a ridere, come se lui avesse fatto una battuta esilarante. Inaspettatamente, anche David si mise a ridere, poi le afferrò entrambe le braccia e se le passò intorno al collo. Prima che Lily potesse capire quel che voleva fare, lui la strinse in quello strano abbraccio, sollevandola appena da terra. Lily ridacchiò di nuovo e, non appena David la rimise a terra, si voltò verso la folla, sperando di intravedere Alice o Emmeline.
Poi il suo cuore si fermò. Su uno dei tavolini vide una candela ricoperta da una cupola di vetro e il bagliore della fiamma stava danzando sugli zigomi di…Potter. Accanto a lui, Rose King stava parlando con un’amica, ma James non sembrava interessato alla conversazione, anzi. La stava fissando in un modo talmente intenso che Lily quasi arretrò, ma nessuno dei due si decise a distogliere lo sguardo. Un improvviso fuoco le divampò dentro e provò una sensazione strana, una consapevolezza che la fece sentire incredibilmente potente…James Potter era geloso.
Da quel momento, le divenne estremamente difficile guardare da qualsiasi altra parte. La cosa non aveva nessun senso, visto che accanto a lei c’era un ragazzo magnifico e gentile, che le stava giusto chiedendo cosa volesse da bere. Ma era inutile, Lily non riusciva proprio a smettere di guardare l’altro ragazzo, altrettanto bello ma infinitamente meno gentile, che stava seduto a fissarla con le labbra serrate. Avrebbe continuato a guardarlo per tutta la sera se non fosse stato per David, il quale aveva alzato il bicchiere e la stava chiamando a gran voce.
<< Brindo a te, Lily >>.
Lily si girò a fissarlo con la stessa espressione che avrebbe avuto un bambino colto in flagrante con le mani nella marmellata << Oh, scusami, David, mi sono distratta…stavo cercando una mia amica…comunque brindo anche io a te >>.
Dopo l’ennesima Burrobirra, David la afferrò per un braccio e la trascinò verso la pista da ballo. In quel momento non c’era nessun lento, tuttavia le posizionò lo stesso le braccia muscolose sulla vita e la trascinò contro di sé. La fiaschetta che aveva in tasca le premette fastidiosamente contro le costole. Lily cercò di scostarsi un pochino, giusto per riuscire a respirare senza il suo profumo di colonia nauseante, ma lui non glielo permise. Si sentiva premere addosso ogni singolo centimetro del suo corpo, anche se a lui la cosa non sembrava dispiacere affatto. Avvertì un brivido di sudore freddo quando una delle sue grosse mani scivolò giù oltre la vita.
Si ritrasse di scatto e lo fulminò con lo sguardo << David! >>.
<< Che c’è? >> le domandò lui, con l’aria più innocente del mondo << Rilassati, Lily >>.
Ma lei non voleva affatto rilassarsi. Con aria disperata, iniziò a guardarsi intorno, sperando che una delle amiche fosse sola, in modo da potersi precipitare da lei, ma la salvezza le giunse all’improvviso in un modo del tutto inaspettato.
<< Permetti, Fawcett? >> ringhiò una voce profonda alle sue spalle.
David sgranò gli occhi e, non appena anche Lily si girò, capì il perché. James Potter lo stava fissando con aria minacciosa; nessuno si sarebbe mai azzardato a rifiutare sotto uno sguardo così pericoloso.
Finalmente, dopo un attimo che parve un’eternità, David la lasciò andare << Tempismo perfetto, Potter. Volevo giusto andarmi a prendere da bere, ma non volevo lasciare Lily qui da sola. Però sappi che ritornerò molto presto per riconquistare la mia preda >>.
James inarcò un sopracciglio con aria truce e David scappò via a gambe levate verso il bancone dei rinfreschi.
Poi Potter voltò finalmente lo sguardo verso di lei. << Balli, Evans? >>.
Per quanto non riuscisse a capire che cosa avesse in mente, Lily accettò << Perché, tu sai ballare, Potter? >>.
James non disse nulla, ma con un braccio le cinse delicatamente la vita e con la mano libera afferrò una delle sue. Il ritmo della musica rallentò e le Sorelle Stravagarie scelsero un pezzo più lento, come a volerlo fare apposta. Lily avvertì il sangue pulsarle nelle vene, ma cercò di darsi un contegno; non aveva alcun motivo per essere nervosa. Anche se bisognava ammettere che Potter era un vero spettacolo con lo smoking. Gli calzava a pennello e lo rendeva così tremendamente sensuale che ogni ragazza avrebbe voluto saltargli addosso. Lei compresa. Per tutti i gargoyle, ma che diavolo stava pensando?
<< Allora, ti stai divertendo con Rose King? >>.
<< Sai con chi sono, Evans? >>.
Lily corse subito ai ripari << Vi ho visti prima, di sfuggita >>.
James preferì non ricordarle che la sua occhiata “di sfuggita” era durata più di cinque minuti << Mmm. E tu con David “Manolesta” Fawcett? >>.
<< Moltissimo >>.
Lui colse la nota ironica nella sua voce e ridacchiò vicino al suo orecchio. Lily cercò di ignorare i brividi che la scossero fin nelle ossa. La mano di James indugiò su un suo fianco, facendole un effetto completamente diverso da quello di David. Sotto l’abito di seta, avvertì la pelle d’oca.
Poi James si schiarì nervosamente la voce << Sei…sei bellissima stasera, Evans. Troppo bella per essere guardata da occhi sbagliati >>.
Lly sentì che stava diventando rossa e abbassò lo sguardo << Sei ubriaco, per caso, Potter? >>.
<< Sfortunatamente no, ma sono curioso di sapere perché me lo chiedi >>.
<< Perché credo sia la prima cosa carina che tu mi abbia mai detto in sette anni >>.
Lui sospirò, poi si avvicinò e chinò leggermente la testa. Le loro guance si sfiorarono e Lily sussultò involontariamente.
<< Tranquilla, Lily. Non ho intenzione né di morderti, né di baciarti >>.
La rispostaccia che aveva già pronta sulla ligua le morì in gola al solo sentire il suo nome. Forse baciarlo sarebbe stata una buona idea, anzi decisamente un’ottima idea…la mano di James lasciò il suo fianco e dolcemente le avvicinò la testa alla sua spalla. Nel preciso istante in cui toccò con la guancia il tessuto liscio del suo smoking, Lily si sentì travolgere da un’ondata di sensazioni sconosciute, che la lasciarono senza fiato. Non si era mai sentuta così protetta, così meravigliosamente a suo agio come in quel momento. Com’era possibile che fra le braccia del suo peggior tormento potesse trovare tanto conforto?
La mano di James tornò a premerle piano contro la schiena nuda e il tocco sulla sua pelle le provocò alcuni brividi ancora più deliziosi. Iniziarono a muoversi lentamente sulle note della canzone, lasciandosi trasportare dalla musica; dopo qualche istante, James iniziò a canticchiare sottovoce e Lily chiuse gli occhi, prima che le si riempissero di lacrime. Si sentiva così bene, così meravigliosamente bene…avrebbe voluto che quell’attimo durasse per sempre.
<< Ho visto che parlavi con Piton, prima…>>.
<< Non era niente d’importante. Mi preoccuperei di più di David >>.
<< Sul serio, Evans >> James accostò la bocca al suo orecchio << Come sta andando con con lui? Si comporta bene con te? >>.
Lily sorrise, deliziata dalla sua preoccupazione << Diciamo che si prende un po’ troppe libertà >>.
<< Lo immaginavo. Ti avevo avvertita >>.
<< So tenerlo a bada >>.
Lui sbuffò << Come no, ho visto >>.
<< Smettila >> Lily si scostò da lui con aria seccata, ignorando le occhiate che stavano attirando << Vuoi davvero farmi una scenata davanti a tutti? >>.
Prima che James potesse rispondere, David, silenzioso come un gatto, riapparve all’improvviso senza concedere a Lily il tempo di esultare per quella incredibile vittoria.
<< Vieni, Lily, andiamo a fare una passeggiata. Inizia a fare troppo caldo qui dentro >>.
James la minacciò con lo sguardo e la intimò di non ascoltarlo, ma forse fu proprio per questo che Lily alla fine decise di accettare. James Potter si sbagliava se ormai credeva di averla in suo potere. Non sarebbe mai accaduto. Mai.

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Capitolo 15
*** A mezzanotte può succedere di tutto ***


L’atmosfera che c’era nell’ufficio di Lumacorno era decisamente troppo sopra le righe per i suoi gusti, ma tutto sommato Marlene McKinnon si stava divertendo. Sirius era andato a prenderle da bere e lei era rimasta ad aspettarlo seduta ad uno dei tavolini illuminati. Si godette per un po’ lo spettacolo di Lily e James che ballavano insieme: erano una coppia così deliziosa che non si poteva fare a meno di ammirarli. Peccato che fossero entrambi due sciocchi e non si decidessero a capirlo.
Poi il suo sguardo saettò rapido verso Sirius, che in quel momento stava chiacchierando con Frank Paciock all’angolo del bancone. Due sere prima avevano combinato l’impensabile sul pavimento del bagno dei Prefetti e quel ricordo la fece stranamente sorridere. Chissà che faccia avrebbero fatto i Prefetti, se solo avessero saputo…
<< Come mai così assorta, McKinnon? >>.
Marlene sussultò di colpo << Black! Mi hai spaventata >>.
<< Scusami, non ho potuto resistere. E’ tremendamente bello beccarti mentre sogni a occhi aperti >>.
Felpato le allungò una Burrobirra ghiacciata e poi si sedette accanto a lei.
<< Stavi forse pensando a due sere fa? >>.
Marlene si voltò a fissarlo. Aveva utilizzato lo stesso tono di quando facevano sesso, sensuale e al tempo stesso autoritario. Sebbene fossero andati a letto insieme un sacco di volte, le capitava di reagire a quella voce ancora come un’automa. Non appena la sentiva, si trasformava in una creatura il cui unico obiettivo era soddisfarlo. Inutile dirlo: Sirius Black aveva qualcosa che le faceva perdere la testa.
Incrociò il suo sguardo e gli disse la verità << Sì, pensavo proprio a quello >>.
<< Bene. Nemmeno io riesco a levarmelo dalla testa. Quindi adesso potremmo andare nei bagni e…>>.
<< Insomma, Black! Siamo ad una festa, è maleducazione isolarsi >>.
Marlene ridacchiò di fronte alla sua espressione sbigottita e gli posizionò una mano sulla coscia.
Sirius deglutì piano << Attenta. Se continui a provocarmi così, sarò ben felice di essere maleducato >>.
Un brivido di passione le corse lungo la schiena, così Marlene afferrò la sua Burrobirra e ne bevve metà in un sorso. Sirius, divertito, rise di gusto e la imitò subito. Poi fortunatamente ebbe la saggia idea di proporle di ballare, poiché Marlene era sul punto di saltargli addosso. Fu più che felice di seguirlo in mezzo alla pista da ballo. La musica le piaceva da impazzire, così cominciò ad ancheggiare a tempo. Poi Felpato le posizionò le mani sui fianchi e la attirò verso di sé.
La fanciulla intrecciò le dita dietro la sua nuca << Non avrei mai detto che tu ballassi >>.
<< Infatti detesto ballare. Ma credo che il ballo sia un po’ come il sesso: con la partner giusta, ci si lascia guidare dall’istinto >> Sirius si inclinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio << Mi sembra di averti dimostrato che sono bravo in quel settore >>.
Ballarono insieme parecchie canzoni, alcune lente e altre più movimentate, a seconda dei gusti della band. Ogni volta che Marlene gli dava le spalle per fare una giravolta, Sirius la prendeva per i fianchi e le bisbigliava tutto quello che aveva intenzione di farle non appena si fossero appartati. Tanto per cominciare, le avrebbe sfilato il suo meraviglioso vestito acquamarina. Poi…
Il ballo e tutta quella tensione sessuale seccarono terribilmente le loro gole, così Sirius le disse di aspettarlo e andò a prendere altre due Burrobirre. Marlene si guardò attorno e vide che Lily era scomparsa. Sperò fosse con James, ma poco dopo lo vide ballare con Rose King, anche se non aveva un’aria molto felice. Ma allora dove diavolo era finita Lily? Non fece in tempo a preoccuparsi che avvertì una mano posizionarsi da dietro sulla sua pancia.
Per un attimo pensò che fosse Sirius, già di ritorno, ma poi udì una voce fastiosamente familiare << Sapevo che ti saresti liberata in fretta di quello smidollato >>.
Il cuore di Marlene perse un battito dalla paura. Si voltò di scatto e si ritrovò di fronte il ragazzo che non avrebbe mai più voluto rivedere per il resto della vita.
<< Che cosa vuoi, Rodolphus? La mamma non ti ha insegnato che prima di allungare le mani su una donna è d’uso chiederle se vuole ballare? >>.
La pista era molto affollata, dunque non poteva allontanarsi da lui. L’alito di Rodolphus sapeva di vodka e il suo volto, di per sé molto attraente, era rovinato dalla smorfia arrogante e dallo sguardo pieno di lascivia.
<< Non fare la timida con me. Tanto lo so che te la fai con quel rinnegato di Black. Quel tizio è sempre piuttosto allegro, ma, vedendo come ti guarda, sono pronto a scommettere che lo stai facendo divertire parecchio. Esattamente come facevi con me >>.
Lestrange si allungò per sfiorarle una guancia, ma Marlene lo allontanò con un gesto deciso prima che potesse toccarla. Il solo fatto che le stesse così vicino la riempiva di disgusto. Come aveva potuto starci insieme per tanto tempo?
<< E dove hai lasciato Bellatrix, per curiosità? >>.
<< La cosa non ti riguarda >>.
<< Beh, credo che lei non ti soddisfi affatto, se ora sei qui a fare il cascamorto con me >>.
Il viso di Rodolphus si trasformò in una maschera d’odio << Non ti convinene fare la stronza con me, Marlene >>.
<< Oh, e invece ti sbagli, Lestrange >>.
In men che non si dica, Sirius si insinuò fra loro e, nel vederlo, Marlene si tranquillizzò all’istante. Era molto sollevata dal fatto che fosse tornato, tuttavia sapeva che Rod l’avrebbe ridotto subito a pezzettini, quindi si parò davanti a lui come scudo, ma Felpato la scostò e la affiancò, stringendole forte una mano. Per poco Marlene non si sentì svenire dal calore: con quella mossa, Sirius intendeva dirle che l’avrebbero affrontato insieme.
<< Vattente, Lestrange. Se non la lasci stare, dovrai vedertela con me >> ringhiò.
<< No, Sirius >> intervenne rapida Marlene << Non voglio che scateni una rissa per me. Rodolphus se ne stava andando >>.
Felpato, senza staccare gli occhi dal suo nemico, le accarezzò un braccio << Lo stavo solo informando che la sua presenza qui non è più gradita. Quindi, se ci tiene a riportare tutte le ossa a casa, gli conviene levarsi dai piedi, prima che sia troppo tardi >>.
Rodolphus lo squadrò, come se fosse la personificazione dell’arroganza << Sai che prima di te ci sono stato io, no, Black? Non credo che un rinnegato come te sia in grado di soddisfare una ragazza più di un vero Purosangue >>.
Marlene avvertì il corpo di Sirius irrigidirsi, il che non era un buon segno. Se Rodolphus avesse continuato a provocarlo, era certa che gli sarebbe saltato addosso, così decise di intervenire.
<< Pensa quello che ti pare, Rodolphus. Resta e divertiti, tanto noi abbiamo ballato abbastanza. Addio >>.
Prima che potesse trascinarlo via, Rodolphus decise di dare a Sirius il colpo di grazia << Fammi sapere quando ti stanchi di lei, Black. Me la scoperò finché non mi supplicherà di smettere >>.
A quelle parole, Marlene si fermò. Di colpo le tornarono in mente tutte le notti che aveva passato a piangere quando Rodolphus la trattava male e non la degnava di alcuna attenzione. Si ricordò di come lui fosse rimasto impassibile a guardare, la notte in cui suo fratello Rabastan…Lasciò la mano di Sirius, avanzò di un passo e lo colpì sul naso con tutta la forza e la rabbia di cui era capace. In quel gesto ci mise tutto l’odio e il disgusto che provava per lui e per tutti quegli esseri della sua specie.
Subito un fiotto rosso colò giù sul viso di Lestrange, che sgranò gli occhi, incredulo. Si portò le mani al naso rotto, sporcandosi le dita con il suo prezioso sangue. Un attimo più tardi, lo sconvolgimento iniziale lasciò il posto ad una rabbia cieca. Sirius capì ciò che stava per succedere prima ancora che Rodolphus estraesse la bacchetta; era miracolosamente riuscito a resistere alle sue provocazioni, ma non avrebbe mai permesso che facesse del male a Marlene. Afferrò il suo braccio con una mano e lo torse all’indietro, facendogli volare via la bacchetta di mano. Alle volte, gli scontri alla babbana erano decisamente più soddisfacenti. Poi gli assestò una ginocchiata alle costole e Rodolphus cadde in ginocchio, ansimando.
In quel momento, Sirius vide che la sua combriccola lo stava raggiungendo, con la sua terribile cugina in testa, così afferrò Marlene, che sembrava pietrificata, e la trascinò via dagli appartamenti di Lumacorno. Non aveva ancora pienamente realizzato che quella ragazza così esile e delicata aveva appena messo al tappetto un ragazzo grosso il doppio di lei, ma si sentiva estremamente orgoglioso. La fece sedere sui gradini della sua Sala Comune, si stracciò un pezzo di camicia e le pulì il sangue che le era schizzato sul viso e sul collo. Poi afferrò la bacchetta e fece apparire dal nulla un cubetto di ghiaccio.
Marlene si riprese proprio in quel momento << Oh, che cosa ho fatto? >>.
<< Hai dato una bella lezione al tuo ex fidanzato >>.
Sirius si sistemò accanto a lei e la aiutò a distendere le dita. Lei gemette di dolore e arrossì. Lui controllò cautamente i movimenti e la forza della sua mano, poi le appoggiò il ghiaccio sulle nocche.
La fanciulla sospirò di sollievo << Grazie >>.
<< Sei stata fortunata. Non credo sia rotta, ma ti farà male per qualche giorno >>.
<< Mi dispiace. Non capisco come sia potuto accadere >>.
<< Capita a tutti di perdere il controllo >>.
<< A me mai >>.
<< Sei un essere umano, rassegnati >>.
Lei scoppiò a ridere, ma una fitta di dolore smorzò subito la sua allegria, sebbene avesse cercato di fingere che non fosse successo nulla.
<< Non c’è nulla di male ad ammettere che sei in difficoltà, sai? Non devi sempre essere forte >>.
<< Sì, è solo che io non…non ho mai…>>.
<< Lo so, capisco come ti senti. Non avresti voluto che la violenza facesse parte ancora della tua vita. Ma il fatto che tu abbia dato un pugno sul naso a un idiota non significa che tu sia una persona violenta >>.
Marlene lo osservò << Come facevi a saperlo? >>.
<< Riconosci subito chi è tormentato quanto te. Credo che tu abbia sentito parlare della mia famiglia, la Nobile e Antichissima Casata dei Black. I miei genitori non sono altro che due parassiti di Voldemort e il mio fratellino…beh, è diventato come loro. Ma almeno la tua famiglia si è ribellata in tempo alle idee dei Mangiamorte >>.
La fanciulla rimase in silenzio per qualche istante, poi sospirò profondamente e disse << Sì, i miei genitori si sono ribellati. Dopo aver constatato le assurdità dei discorsi sulla purezza del sangue, mio padre e mia madre hanno chiesto di potersi ritirare dai Mangiamorte. Naturalmente a nessuno è concesso questo permesso senza un’adeguata punizione, così…>>.
Si fermò e Sirius capì che, se non l’avesse forzata a parlare, non avrebbe mai potuto capire fino in fondo da che cosa era tormentata << Di me puoi fidarti, lo sai >>.
Lei annuì e alcune lacrime iniziarono a rigarle le guance << Fa così male ricordare…due anni fa, appena prima che rompessi il mio fidanzamento, Rodolphus e suo fratello maggiore, Rabastan, vennero a casa nostra. Dovevano aver appena saputo della nostra ritorsione ed erano venuti per parlare con mio padre, ma lui non c’era. Avevo appena quindici anni ed ero sola con mia madre…non riuscimmo a difenderci. Rabastan…lui…ci bloccò entrambe a terra e…e abusò di noi. Ci chiamò “le puttane rinnegate” e disse che avrebbe riportato al Signore Oscuro ogni nostro grido, ogni nostro lamento e ogni nostra supplica. Da quel momento nessun altro Purosangue avrebbe potuto rivolgerci la parola perché, ai loro occhi, eravamo peggio della feccia. E durante tutto quel tempo…Rodolphus rimase a guardare. Non fece nulla, capisci? Diceva di amarmi, ma rimase a guardare ridendo suo fratello che mi stuprava, senza muovere neppure un dito. Quando mio padre tornò, ci trovò in un lago di sangue e questo…questo fu il prezzo che dovette pagare, per aver abbandonato Voldemort >>.
Felpato rimase senza parole. Non si sarebbe mai aspettato che la vita di quella fanciulla avesse tante ombre quanto la sua, eppure erano più simili di quanto immaginasse. Un odio viscerale si impadronì di lui, lo stesso odio che l’aveva costretto a fuggire di casa, lontano da quegli esseri abominevoli che non si potevano neanche definire persone. Le vedeva, proprio sotto i suoi occhi: la giovane Marlene, con i capelli lunghi legati in due trecce, e sua madre, una bella strega che gli era capitato di intravedere alle cene Purosangue, costrette a giacere immobili mentre un uomo con la faccia identica a quella di Rodolphus Lestrange le violentava…era una scena così raccapricciante che si portò una mano sulla bocca, trattenendo un conato di vomito.
<< Adesso lo sai >> singhiozzò Marlene, gli occhi azzurri pieni di lacrime << Ora conosci il mio terribile segreto, il marchio che mi segnerà a vita >>.
<< McKinnon…>>.
<< Ora non mi vorrai più, ti farò certamente ribrezzo, dopo questa rivelazione…>>.
Sconvolto, Sirius la prese fra le braccia e la strinse forte, baciandole i capelli.
<< Marlene McKinnon, hai almeno una vaga idea di quanto tu sia fantastica? Io ammiro il tuo coraggio, ammiro tuo padre per le sue idee, ammiro tua madre per sua forza di volontà…ma soprattutto ammiro te, sciocco esserino meraviglioso. Hai dimostrato di essere una ragazza degna delle tue origini e io…io…non posso nemmeno esprimerti a parole la mia stima >>.
Marlene si abbandonò fra le sue braccia e lui le accarezzò la schiena con dolcezza, lasciando che le sue emozioni venissero finalmente a galla.
<< Sei la creatura più bella e coraggiosa che io abbia mai conosciuto, McKinnon. E anche la più stronza >>.
Marlene ridacchiò piano, poi lasciò andare la testa sulla sua spalla << Sirius…perché non mi chiami mai per nome? >>.
Felpato trasalì, così le passò la sua giacca << Tieni, mettiti questa. Ti terrà caldo >>.
Le concesse di restare appoggiata a lui e giocherellò con i suoi capelli di ebano, restando in silenzio a riflettere su quanto aveva appreso. Poco dopo Marlene si addormentò, esausta dopo aver pianto a lungo, ma Sirius continuò lo stesso ad accarezzarla. Poi si ricordò tristemente che, fra non molto, il loro patto sarebbe scaduto.



Nel mentre la festa raggiungeva il suo culmine, David condusse Lily a passeggiare in un corridoio poco illuminato. Erano appena le undici, tuttavia la fanciulla si sentiva già terribilmente stanca e non vedeva l’ora di tornare al suo dormitorio. Quella serata era stata un vero e proprio sfacelo da quando era iniziata; gli unici momenti in cui si era veramente divertita erano stati i balli sfrenati con Alice ed Emmeline…e poi il lento con James Potter. Per il resto, voleva soltanto dimenticare tutto con una buona dormita.
In quel momento David le porse l’ennesimo bicchiere di vino elfico che si era portato dietro dalla festa e ruppe la quiete << Oh, finalmente soli >>.
Lily annuì, cercando di essere felice della cosa << Già, non siamo riusciti nemmeno a scambiarci due parole, stasera. La musica era davvero troppo alta >>.
Lui le passò un braccio attorno alle spalle, barcollando leggermente << Mmm, un vero peccato. Avrei voluto parlare con te tutta la sera >>.
<< Davvero? E di che cosa? >>.
David finì il bicchiere tutto d’un fiato e lo scaraventò via << Di qualunque cosa. Non so, per esempio…sai già che cosa farai dopo Hogwarts? >>.
Lily sospirò << Sto prendendo in considerazione diverse ipotesi…da un lato mi piacerebbe continuare con Pozioni, che è la mia materia preferita, e fare qualcosa nel campo della Medimagia, ma in realtà…so che può essere un sogno stupido, ma mi piacerebbe anche essere un Auror >>.
David annuì, anche se aveva un’aria vagamente perplessa << Gli Auror…cioè quelli che combattono i cattivi, no? >>.
Lei finse di sorridere alla sua battuta << Qualcosa del genere >>.
<< Che forza, la mia piccola Lily che spedisce in prigione tutti quei brutti ceffi…>>.
Lily sorvolò su quel “mia” che non le era affatto piaciuto e gli domandò << Invece tu cosa farai? >>.
<< Mah, forse farò le selezioni per i Tornados…ma chissene importa ora, è ancora presto per pensarci >>.
David andò avanti a blaterare su diverse squadre di Quidditch per cui avrebbe voluto giocare, mentre Lily gli camminava in fianco, cercando di evitare che barcollasse troppo dalla sua parte. Senza che se ne fosse resa conto, si erano allontanati parecchio dalla festa, tanto che non si sentiva più nemmeno il rumore della musica.
Ad un certo punto David si fermò e lei, ancora assorta nei suoi pensieri, per poco non gli andò a sbattere contro. Lui la afferrò per le spalle appena in tempo e la fece appoggiare alla parete, chiudendola così fra le sue braccia.
<< Cosa c’è? >> gli domandò Lily, preoccupata.
David abbassò lo sguardo su di lei, fissandola come in trance, poi le strinse forte una spalla e Lily iniziò ad avvertire il panico montarle dentro come una valanga impetuosa. C’era qualcosa che non andava nei suoi modi. I suoi occhi…aveva le pupille dilatate, e continuava a inumidirsi le labbra.
<< David, ti senti bene? >>.
<< Non preoccuparti >> le gracchiò lui con la voce ad un tratto roca << Fra poco faremo qualcosa che mi farà stare meglio >>. 
E lo sguardo gli cadde sulla scollatura dell’abito.
Imbarazzata, Lily si portò una mano sul seno con aria pudica e chiese preoccupata << Vuoi che chiami qualcuno o...? >>.
Ma lui non le diede neanche il tempo di finire la domanda. In men che non si dica si avventò con foga su di lei e tentò di baciarla, ma Lily reagì in tempo e voltò il viso dall'altra parte. Tuttavia David non si diede per vinto, anzi; mugolò e si spinse contro di lei, in modo che non potesse opporsi, continuando a premere come un pazzo sulle sue labbra serrate. A quel punto Lily gli mise le mani sul petto e cercò di allontanarlo con tutta la forza che aveva.
<< David, stai esagerando. Capisco che tu sia ubriaco, ma…>>.
La fanciulla cercò di divincolarsi, ma lui non aveva alcuna intenzione di mollarla << Avanti, Lily. So che mi vuoi >>.
Lei lo spinse via di nuovo << No che non ti voglio! Non sono venuta qui per questo >>.
David scoppiò a ridere << Tutti vengono qui per questo. Dai, divertiamoci un po’…alla fine non c’è nulla di male. Anzi, se preferisci, resterà un segreto fra di noi >>.
<< Ma io non…>>.
<< Tanto so che è quello che vuoi. Aspetti solo che qualcuno agisca, non è così? Non come Potter, che ancora spera di conquistarti…no, tu vuoi un ragazzo che ti prenda e ti faccia godere come si deve! >>.
<< Ma che cosa dici?! >> strillò Lily, terrorizzata << David, lasciami subito…>>.
Tutta la sua resistenza non fece altro che aumentare il suo furore, perché ad un tratto con una mano cercò di strapparle il vestito di dosso per infilarla sotto il corpetto, mentre con l’altra si stava già levando i calzoni. Lily urlò per il disgusto e cercò di lottare per liberarsi dalla sua presa; non voleva essere profanata da quel verme schifoso. Come diavolo aveva fatto a non accorgersi della sua vera indole? In tanti l’avevano avvertita che non godeva di una buona reputazione, ma lei come una stupida non li aveva ascoltati...
Quando comprese che non sarebbe riuscita a bloccarlo, tentò di gridare di nuovo, ma David fu più veloce e le tappò la bocca con una mano, facendola quasi soffocare.
<< Shss, sta’ buona…sarà molto soddisfacente, vedrai…>>.
Lily sentiva disgustata le sue mani formicolare e strisciare sul suo corpo e per poco non le venne da vomitare. Il vestito non era ancora caduto, ma ormai era solo questione di attimi. Poi ad un tratto lui cercò nuovamente di ficcarle la lingua in bocca e Lily, approfittando della situazione, con un atto di coraggio gli morsicò forte le labbra, lasciandovi impressi i denti.
Lui imprecò a gran voce e si ritrasse, così Lily urlò a pieni polmoni << Aiuto! Vi prego, aiutatemi! >>.
Di fronte a quel suo tentativo, David sputò a terra e le sorrise divertito con i denti tutti macchiati di sangue << Non verrà nessuno, Lily. Rassegnati. So che sei un tipo passionale…dimostrami cosa puoi farmi >>.
Subito ricominciò a spingersi contro di lei e, per qualche strano motivo, all’improvviso Lily desiderò che arrivasse James. Era un’assurdità, perché di sicuro lui non l’avrebbe potuto sentirla da così lontano, ma alla sola idea si sentì battere forte il cuore e la speranza tornò a rinascere…
David le afferrò il volto e cercò ancora baciarla, ma Lily lo mosicò di nuovo. Questa volta lui gridò e iniziò a ricoprirla di insulti terribili, schiacciandola contro la parete fin quasi a soffocarla e infilandole le mani al di sotto dellla gonna. Lily riuscì a divincolarsi per un attimo, ma lui la riprese e le bloccò le braccia in alto; ora era completamente in suo possesso e le sue forze iniziarono a venir meno. Alla fine, lui era un ragazzo molto forte e non sarebbe riuscita a trattenerlo ancora per molto...
David stava per avventarsi di nuovo su di lei con più furia di prima, quando la porta del corridoio si aprì violentemente e comparve la persona più sbagliata, o forse la più giusta, del momento. Lily ammutolì, cercando di vedere meglio attraverso le ciglia piene di lacrime. Non era possibile che fosse arrivato proprio mentre lo pensava.
Ubriaco com’era, David non si rese conto della sua presenza, così James avanzò indisturbato alle sue spalle con un’espressione terribile sul volto. Quando alla fine David si accorse di lui, rise di nuovo come un ebete e mollò Lily contro il muro, fronteggiando James. Non aveva uno straccio di possibilità, Lily lo sapeva benissimo: James era forte e sobrio, mentre David barcollava da una parte all’altra, completamente ubriaco. Infatti con un solo colpo James lo mandò al tappeto, spaccandogli la mascella. Lily notò i suoi occhi resi folli dalla rabbia e ne rimase affascinata. Lo guardò finché lui non girò la testa verso di lei, allora si accasciò per terra, sospirando di sollievo. Finalmente era finita e la sua virtù era ancora intatta.
In quel momento David si rialzò in piedi, sputando grumi di sangue, ma, prima che potesse colpirlo, James lo spinse nuovamente a terra.
<< Sparisci >> gli sibilò << E se proverai anche solo a guardarla di nuovo, giuro che sarà l’ultima cosa che farai >>.
David divenne pallido come un fantasma << Potter, io…>>.
<< Ho detto vattene >> scandì minacciosamente James, facendo un passo in avanti.
Fu allora che David si voltò e iniziò a correre, barcollando di qua e di là e andando a sbattere continuamente contro le pareti. Lily e James rimasero a guardare quello spettacolo con aria disgustata finché non si fu allontanato del tutto, poi fra di loro calò un silenzio di tomba. Lily si rannicchiò su sé stessa tremando e non riuscì a impedire che una lacrima le scendesse sul volto. La sua umiliazione non avebbe potuto essere più completa.
James le si accovacciò vicino, con aria stranamente preoccupata << Tutto a posto, Evans? >>.
Lily avrebbe voluto dirgli grazie, ma una domanda più spontanea le salì sulle labbra prima ancora di averci pensato << Perché l’hai fatto? >>.
James si rabbuiò di colpo << Scusa tanto se ho cercato di salvarti da un pervertito, spero tu riesca a superare la delusione >>.
<< No, intendevo dire che ne sono sorpresa. Non me lo sarei mai aspettato da te >>.
James abbassò la testa << Detesto quelli che fanno del male ad una donna. Non credo esista qualcosa di più ignobile >>.
Con la luna che gli illuminava i capelli neri di riflessi argentati era la cosa più bella che Lily avesse mai visto.
<< Grazie >>.
La seconda volta riuscì a dirlo e fece un sorrisetto timido. Non avrebbe mai ammesso che alla fine lui aveva avuto ragione su tutto…ma forse si era meritata quello che era successo. Alla fine, lui aveva cercato di avvertirla in tutti i modi. Borbottando qualcosa fra i denti, James allungò una mano e con un dito raccolse la lacrima che le stava rigando il viso. Lily rimase a bocca aperta e si sentì bruciare nel punto in cui lui l'aveva toccata. Vergognandosi per essersi fatta sorprendere in un momento così vulnerabile, spostò lo sguardo sulle sue nocche e notò che erano tutte rosse.
<< Niente di rotto? >> gli chiese.
James sollevò le sopracciglia. Lily allora gli indicò la mano ferita e lui aggrottò la fronte << A quell’idiota servirà soltanto un po’ di ghiaccio >>.
Lily sorrise. Credeva che gli stesse chiedendo di David << Mi preoccupavo della tua mano, James Potter >>.
<< No >> mormorò stupito James << Mi sono trattenuto >>.
<< E così…per una volta, avevi ragione tu >>.
<< Mi fa piacere che tu lo ammetta, sarei stato troppo meschino a ricordartelo >> poi suo tono cambiò di colpo, lasciando trapelare tutto il disprezzo che nutriva per David << Sei sicura di stare bene? >>.
<< Sì, ora va molto meglio. Grazie, James >>.
James sorrise con quel suo fare magnetico, poi il suo sguardo si fissò sul vestito di Lily. Anche lei si guardò e vide con orrore crescente che era totalmente stracciato: il seno si intravedeva da sotto il corpetto sfasciato e aveva un enorme spacco sulle gambe; evidentemente la debole seta non aveva retto alle mani forzute di David.
Lily arrossì furiosamente: perché quell’anno Potter doveva sempre vederla nei suoi peggiori momenti di vulnerabilità e non al massimo della sua forma? Ricominciò a piangere e tentò di coprirsi con quei pochi brandelli di stoffa che restavano.
James emise una specie di risata sommessa nel vederla arrossire, così si levò la giacca dello smoking e gliela passò << Tieni, usa questa >>.
Lily rimase sbalordita; non era abituata a questo James tutto sorrisi e carinerie. Un bel problema, visto che si era riproposta di odiarlo per sempre. Tuttavia accettò riconoscente la giacca e vi si avvolse dentro. Era calda e cosparsa dell’odore di James, tanto che ebbe il miracoloso potere di farla sentire al sicuro.
<< Vuoi tornare alla festa? >>.
Lily scosse la testa. Non aveva alcuna intenzione di ripresentarsi conciata in quel modo. Di fronte al suo abito stracciato tutti si sarebbero chiesti che cosa le fosse successo e i più maliziosi non ci avrebbero messo molto a fare due più due. Peggio ancora se fosse arrivata con James, poiché si sarebbe potuto pensare che il colpevole era lui.
<< Allora ti va una passeggiata nel parco? Un po’ d’aria fresca magari ti farà sentire meglio >>.
<< Diciamo, Potter, che non voglio la tua compagnia, ma, se te ne vai, vengo con te >>.
<< Alquanto complicata la ragazza >>.
Lily non poté fare a meno di sorridergli << Da quando sei così premuroso nei miei confronti? >>.
<< Da sempre, mia cara Evans >> le rispose lui, aiutandola ad alzarsi << Solo che tu hai sempre rifiutato le mie attenzioni. E poi, se resto in tua compagnia, almeno non mi viene l’istinto di rincorrere Fawcett e trasformarlo in un verme per il resto dei suoi giorni >>.



Nel mentre camminavano affiancati verso il Lago Nero, Lily si strinse nel suo mantello invernale, cercando di trattenere più calore possibile. Fortunatamente James aveva pensato bene di passare prima dalla Sala Comune, così lei si era potuta cambiare, nascondendo sotto il cuscino l’abito tutto stracciato mentre Mary e Hestia dormivano. Emmeline e Alice invece non erano ancora tornate e ciò l’aveva colmata di sollievo; in tal modo avrebbe avuto tutto il tempo necessario per elaborare una scusa decente a giustifica dello stato pietoso del vestito la mattina seguente.
Quando poi aveva raggiunto James davanti al buco del ritratto, aveva notato subito che anche lui a sua volta si era cambiato e bardato di tutto punto, inoltre aveva anche avuto la saggia idea di prendere una coperta da poggiare a terra per sedersi, la stessa del loro picnic. Lily aveva trattenuto a stento un sorriso trionfante: se James si era cambiato, ciò significava che non aveva alcuna intenzione di tornare alla festa più tardi…e che quindi avrebbe lasciato da sola la povera Rose King. Ma alla fine aveva stabilito di tenere per sé i suoi pensieri e l’aveva seguito senza fare commenti.
Ora, camminando di fianco a lui, pensò che sarebbe stato un vero miracolo se il giorno dopo entrambi non avessero avuto la febbre, ma poco importava. Un po’ d’aria fresca era davvero ciò di cui aveva bisogno, dopo tutte le emozioni di quella serata. Per fortuna non nevicava da alcuni giorni, pertanto il prato era solamente ghiacciato. Stabilirono di accomodarsi a poca distanza dal lago Nero e si sdraiarono l’uno accanto all’altra a osservare le stelle. Senza tutte le luci del castello, offrivano davvero uno spettacolo meraviglioso.
<< Wow >> commentò Lily, rompendo il silenzio << Preferisco decisamente questo all’ora di Astronomia >>.
<< Già >> rispose James << Guardarle attraverso un binocolo è bello, ma qui…è tutta un’altra cosa >>.
Lily rimase in silenzio ancora per qualche istante. In quel momento, al buio, fu sconvolta dalla consapevolezza che James fosse a pochissimi centimetri da lei. Si sentiva stupita dall’elettricità imprevista che si sentiva scorrere nelle vene, meravigliata di poter avvertire la sua presenza ancora più del solito. Per un attimo fu quasi vinta dal folle impulso di cercarlo, toccarlo, accarezzargli il viso almeno una volta, approfittando dell’oscurità.
Si tirò su di scatto, arrossendo << Non ti ho ancora ringraziato a dovere per questa sera. Se non fosse stato per te…>>.
Incrociò le braccia, badando a tenerle bene strette attorno al suo corpo, e strinse i pugni. Stava certamente impazzendo.
Anche James si mise a sedere, passandosi una mano fra i capelli << Non dirlo neanche, Evans >>.
Lily lo studiò affascinata, sorridendo come una stupida quando notò che le loro posture erano identiche. Non aveva mai notato quanto fossero belli e morbidi i suoi capelli, quanto i suoi occhi nocciola brillassero attraverso le lenti degli occhiali, quanto fosse regolare il profilo del suo naso, persino con la punta leggermente arrossata per il freddo, quanto fossero carnose e invitanti le sue labbra…scosse la testa e tornò a guardare il cielo, pensando a qualcosa da dire per distrarsi. Era assolutamente ridicolo che si sentisse così elettrizzata.
<< Non mi hai mai parlato della tua famiglia, Potter >>.
Le sopracciglia di lui si sollevarono dalla sorpresa << La mia famiglia? >>.
<< Sì. Non so neanche se hai fratelli o sorelle, un cane o un gatto, un pesce rosso o un criceto…non so nulla >>.
<< Non pensavo ti importasse >>.
<< Beh, ora mi importa >>.
James sorrise e i suoi denti bianchi luccicarono nell’oscurità << Molto bene. I miei genitori si chiamano Charlus e Dorea Potter. Mia madre era una Black, una cugina del padre di Sirius, ma ha scelto di rinnegare la sua famiglia e ha sposato mio padre che, per le sue amicizie babbane, viene considerato un traditore del suo sangue >>.
<< Allora dev’essere una donna coraggiosa >>.
<< Lo è, ma soprattutto è tremendamente testarda >>.
<< Come qualcuno >> rise Lily.
James sorvolò su quella frecciatina e proseguì << Voglio molto bene a mia madre, anche se a volte mi sta troppo addosso. Essendo figlio unico, mi riempie di attenzioni, per non parlare poi di quando vengono i miei amici…una cosa imbarazzante. Tutto l’opposto di mio padre, invece. Lui è uno che sta al suo posto. Lavora al Ministero della Magia, perché presta servizio come Auror…un giorno spero di prendere il suo posto >>.
Lily trasalì << Vorresti diventare un Auror? >>.
<< Penso sia il mio sogno nel cassetto. Tu ne hai qualcuno? >>.
<< Diventare la più grande pozionista di tutti i tempi >>.
Lui scoppiò a ridere << Ah beh, sono scelte >>.
<< Quindi in questo momento tuo padre combatte contro i Mangiamorte? >>.
<< Gli sta dando la caccia, sì >>.
<< E non hai paura per lui? >>.
<< Mio padre è uno dei maghi più abili che io abbia mai visto. Ce ne vuole, di fegato, per riuscire a tenergli testa >>.
A quel punto Lily rimase in silenzio, a meditare su quanto aveva appreso. Se il padre di James era un Auror, avrebbe potuto chiedergli alcune informazioni su che tipo di lavoro fosse, come fossero gli esami necessari per diventarlo…finalmente aveva trovato qualcuno che condivideva i suoi stessi sogni e progetti.
<< Ora tocca a te, Evans. Parlami della tua famiglia >>.
Lily ritornò alla realtà e abbassò lo sguardo, sbuffando << Oh, beh…è complicato >>.
James le sorrise in modo incoraggiante << Farò uno sforzo >>.
<< Come sai, i miei genitori sono babbani. Vivono una vita piuttosto tranquilla in un piccolo villaggio di nome Little Whinging, nel Surrey. Mio padre lavora nel campo della ferramenta ed è una delle persone più curiose che io abbia mai conosciuto. Si interessa di tutto, dalla politica allo sport, ma ama soprattutto conoscere i dettagli del mondo della magia. Non a caso lui è stato il primo a sostenermi, quando ho ricevuto la lettera per Hogwarts. Invece mia madre è un’ impiegata, lavora nell’ufficio di un avvocato, ed è una donna molto pragmatica e sicura di sé. Quanto a mia sorella, beh…io e Petunia non ci parliamo veramente da anni >>.
<< Come mai? >>.
<< Un tempo eravamo molto unite, ma non appena ho scoperto di essere una strega, lei ha iniziato a evitarmi. Pensa, ora arriva persino a negare di avere una sorella! >> Lily si lasciò andare ad un lungo sospiro << All’inizio credevo che i rapporti fra noi sarebbero migliorati con il tempo, ma ormai credo che ciò non accadrà mai. Per questo io ho iniziato ad uscire con…>>.
<< Piton >> concluse James per lei.
<< Sev è stato il mio unico amico per anni. Quando tornavo a casa per l’estate, non ero triste perché sapevo che ci sarebbe stato lui a tenermi compagnia. Siamo stati buoni amici per un sacco di tempo. Fino a quando, quel giorno…>>.
<< Mi dispiace per come ci siamo comportati >> la interruppe James, la voce ad un tratto tesa << Io…ammetto di essere solo un idiota, il più delle volte >>.
Lei si voltò a fissarlo, sorridendo nell’oscurità << Vorrai dire sempre >>.
James ridacchiò piano << Ehi, ora non esageriamo. Ogni tanto faccio anche qualcosa di buono >>.
Lily scoppiò a ridere, poi abbassò lo sguardo sulle sue mani, che stavano tremando dal nervosismo. Improvvisamente si rese conto che non provava più freddo da un po’, anzi si sentiva pervasa da un piacevole calore. Non avrebbe mai creduto che si sarebbe trovata tre giorni prima di Natale a chiacchierare con James Potter come se niente fosse. E stava pure iniziando a ricredersi sul suo conto…
<< A che pensi? >>.
Lily scosse la testa << Niente, solo…sono felice di essere qui >>.
James le sorrise << Anch’io >>.
<< Ho un’altra domanda, signor Potter >>.
<< Mi dica >>.
<< Anche se, forse, è un po’ personale…>>.
<< Non ha importanza, chiedi quello che vuoi. Mi piace soddisfare ogni tua curiosità >>.
<< Perché proprio un cervo? Voglio dire…una volta completata la formula da Animagus, perché hai scelto di trasformarti in un cervo? >>.
James sospirò e rimase in silenzio per qualche istante, poi, improvvisamente si alzò in piedi << Te lo faccio vedere >>.
Lily si sentì immediatamente in colpa e fece retromarcia, sebbene fosse estremamente curiosa << Se è una cosa troppo privata lascia perdere, non volevo certo…>>.
<< Ma no, Evans. Solo, ti prego, non rivelare questo mio lato romantico a troppe persone. Ho una certa reputazione >>.
Lily rise di nuovo, mulinando la chioma rossa << D’accordo >>.
Con sua grande sopresa, James estrasse la bacchetta. Lei rimase a fissarlo incantata, mentre chiudeva gli occhi e faceva dei respiri profondi, come se cercasse di rilassarsi. Poi la sua espressione divenne talmente intensa e concentrata che la fanciulla smise di sorridere e iniziò a pensare che forse le ragioni della scelta di James avessero radici più profonde di quanto pensasse.
<< James? >>.
Lui le fece cenno di fare silenzio e Lily gli obbedì, assolutamente rapita.
<< Expecto Patronum >> mormorò a quel punto James.
Trascorsero alcuni istanti, poi, improvvisamente, uno strano flusso argentato, simile a vapore, scaturì dalla sua bacchetta; Lily scattò in piedi per la sorpresa, ma in attimo James fu al suo fianco per tranquillizzarla.
<< Non avere paura >> le sussurrò << Guarda >>.
La fanciulla osservò con stupore crescente che la misteriosa scia aveva assunto ora dei contorni più definiti, ma era di una luce così abbagliante e accecante che dovette socchiudere gli occhi per riuscire a capire che cosa fosse. Poi tutto le fu chiaro: un cervo. Galoppava con aria solenne, mulinando le lunghe corna; i suoi zoccoli non lasciavano tracce sul terreno, mentre la guardava con i grandi occhi d’argento. Era semplicemente la cosa più bella che Lily avesse mai visto. Ed emanava energia pura, così intensa e positiva che si sentì subito meglio solo a guardarlo.
Lentamente, la ragazza tese una mano tremante, nella speranza di toccarlo. La creatura si avvicinò a lei e abbassò il capo sormontato dalle grandi corna, come una sorta di saluto, ma, all’ultimo secondo, quando ormai era sul punto di sfiorarlo, svanì. Lily rimase bloccata a fissare il punto in cui era scomparso, la mano ancora protesa in avanti. Solo dopo parecchi minuti riuscì a riprendersi dallo stupore e si voltò a guardare James, che era alle sue spalle e la fissava in un modo talmente intenso da farle tremare le ginocchia.
<< Come…>> le mancava quasi il fiato << Come ci sei riuscito? Quello…quello è un incantesimo di altissimo livello. Nemmeno i maghi adulti ci riescono >>.
James le si avvicinò, continuando a fissarla << Mi sono allenato. Ora hai scoperto anche il mio lato romantico, Lily Evans >>.
Lei sostenne il suo sguardo << Sì, ora mi è tutto chiaro. Anche il tuo soprannome, Ramoso…ora capisco ogni cosa. Ma come hai fatto a evocarlo? >>.
<< Beh, bisogna concentrarsi su un solo ricordo molto felice. Il più felice di tutti >>.
Lily deglutì piano << E…qual è il tuo? >>.
James scosse la testa. Ormai le era così vicino che le nuvolette provocati dai loro fiati si condensavano insieme.
<< Non posso dirtelo. Ti arrabbieresti >>.
<< Perché? >>.
<< Perché riguarda te >>.
<< Il tuo ricordo più felice riguarda…me? >>.
<< Lily…>> James chiuse gli occhi, sospirando << Tu non hai idea di che cosa significhi per me. Non sai che effetto ha su di me il solo guardarti, oppure il vederti ridere…non lo sai. Non sai quanto tempo potrei restare anche solo fermo a fissarti, l’unico problema è che poi non riuscirei a resistere dal baciarti >>.
Lily si limitò a guardarlo. Tremava, e non certo per il freddo.
<< Sono così…stanco di tutto questo >>.
Lei lo fissò << Di cosa? >>.
Quando aprì di nuovo gli occhi, James aveva davvero l’espressione più triste del mondo e sembrava esausto.
<< Spiegami, James >> mormorò Lily con voce tremula.
Lui scosse la testa. Le loro labbra, però, erano talmente vicine che Lily avvertiva il suo respiro. E lo sguardo di James era così magnetico, così intenso…come avrebbe potuto resistergli?
<< Sono…sono stufo di dover nascondere ciò che provo per te >>.
A quel punto, Lily decise finalmente di lasciarsi andare. Non gliene importava nulla delle conseguenze, ci avrebbe pensato più tardi: in quel momento contava solo James. E sapeva perfettamente cosa doveva fare. Anzi, non riusciva ad immaginare qualcosa di più giusto.
Da lontano, l’orologio del castello rintoccò piano la mezzanotte. Un suono lugubre, lento e cadenzato. Allora Lily si sollevò piano sulle punte dei piedi e si allungò verso di lui, tremando per la tensione. Gli appoggiò una mano sulla guancia, assorbendone tutto il calore, e James sbattè le palpebre dalla sorpresa, ma non si mosse.
<< Non starmi mai più lontana, Lily. Ho bisogno di te >>.
Completamente in trance, Lily annuì, comprensiva << Lo so, James >>.
Fu la prima ad avvicinarsi, piano, molto piano, come se temesse di spaventarlo, quando in realtà era lei quella più terrorizzata dei due. Il cuore le batteva così forte che ormai era diventato come un rombo sordo nelle sue orecchie, ma non le importava. Alla fine, quando ormai furono così vicini che non riuscì più a distinguere i contorni del viso di James, chiuse gli occhi e posò le labbra sulle sue.
Fu un contatto lievissimo, leggero come una piuma, tuttavia Lily si sentì come attraversata da un fuoco improvviso: il sangue le ribollì nelle vene e il suo stomaco si contorse dal piacere, mentre ogni pensiero o preoccupazione svaniva completamente dalla sua testa. In quel momento c’erano soltanto James Potter e le sue labbra, che avevano il potere di farla sentire più viva che mai. E in quello stesso istante comprese che voleva tutto di lui. Esattamente così com’era.
Ad un tratto, le braccia forti di James le cinsero la vita. L’attirò a sé e Lily avvertì i loro corpi aderire l’uno all’altro, le gambe che si allacciavano, i fianchi premuti contro i fianchi, i petti che si sollevavano allo stesso identico ritmo, come se fossero una cosa sola. James la sospinse leggermente contro il tronco di un albero e si strinse a lei, impedendole di muoversi, bloccandola con il suo corpo, come aveva fatto David un’ora prima. Ma ora era una situazione completamente diversa, perché lei voleva che James la stringesse, voleva sentirsi sua, in tutti i sensi, esattamente come aveva sempre desiderato.
James continuò a baciarla, dapprima con dolcezza, riservandole dei piccoli, deliziosi baci agli angoli della bocca, poi più a lungo, con tenerezza, scendendo anche fino al collo, mentre Lily rovesciava la testa all’indietro, sprofondando pian piano in un oblio di piacere che non credeva potesse esistere. Si arrese completamente ai sensi, al sapore di lui, al profumo della sua pelle. Il suo corpo era scosso da continui brividi, eppure si sentiva così in fiamme e piena di vita che avrebbe potuto evocare un Patronus all’istante.
Alla fine James tornò alle sue labbra, baciandole con un’intensità straordinaria e sfiorandole con la lingua il bordo dei denti. A quel punto Lily aprì un po’ di più la bocca, in attesa di baci ancora più profondi, senza più timore di mostrargli quanto in realtà lo desiderasse. Per baciarlo con la stessa intensità e con lo stesso ardore con cui lui baciava lei.
Poi, con suo enorme sgomento, James si fermò e allontanò la bocca dalla sua, sul volto un’espressione pietrificata << Scusami, Lily…mi sono lasciato prendere la mano. Pensavo…>> scosse la testa e si mise le mani fra i capelli << Con te, io…Lily, non volevo…>>.
<< Basta >> rantolò Lily. Non riusciva a sopportare il fatto che lui si scusasse per averla baciata; non lo sopportava perché era stata lei a volerlo, e avrebbe anche voluto che lo rifacesse. Subito.
James continuò a farfugliare << Scusami, ho fatto la figura dell’approfittatore…e non volevo assolutamente obbligarti…>>.
Lily lo zittì all’istante con un altro bacio, tirandolo verso di lei e premendo le labbra sulle sue. Sapeva che non c’era alcuna logica nel suo atteggiamento, ma, per una volta, al diavolo la razionalità. Non riusciva a smettere di volerlo. Il bacio di James si fece sempre più intenso, disperato, e Lily non fu certo da meno. Non si era mai sentita così vicina al paradiso e in quel preciso istante, mentre lo baciava con passione, capì che avrebbe dato qualsiasi cosa per lui.
Anche la sua stessa vita.

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Capitolo 16
*** L'attacco ***


Una leggera luce penetrava dalla finestra che c’era nel dormitorio, conferendogli una vaga luminosità spettrale. Al di fuori il cielo di era un colore innaturale, sul grigiastro, ma terribilmente tendente al bianco, segno che da quella mattinata ci si poteva aspettare solo neve. La temperatura si era abbassata così tanto che perfino gli uccellini avevano rinunciato a cantare e avevano preferito rintanarsi alla Guferia, nella speranza di trovare un po’ di riparo dal freddo pungente.
All’interno della stanza quattro ragazze dormivano profondamente. Due di loro si erano addormentate ancora con tutto il trucco addosso, motivo per cui ora i loro cuscini erano pieni di macchie di mascara e rossetto vario; le ombre violacee sotto gli occhi indicavano che avevano passato buona parte della notte a ballare, per poi rientrare solo verso l’alba. Le altre due invece avevano un’aria più pacifica, indossavano il loro pigiama preferito e si godevano il tepore dei numerosi strati di coperte.
Soltanto una, una fanciulla dai lunghi capelli rossi, se ne stava rannicchiata ai piedi del suo letto, gli occhi sbarrati e la bocca leggermente spalancata, a riflettere sulle scellerate conseguenze delle sue azioni. Non aveva nemmeno provato a svestirsi: era rientrata in camera così sconvolta che era riuscita soltanto a sedersi per terra e a rimanervici per il resto della notte, senza chiudere occhio. Quando Emmeline e Alice erano tornate, circa verso le cinque del mattino, l’avevano trovata seduta sul pavimento immobile come una morta, ma erano ancora così ubriache che non ci avevano nemmeno fatto caso ed erano crollate sui rispettivi letti, completamente vestite. Lily aveva ringraziato la provvidenza per quel colpo di fortuna, poiché non sarebbe riuscita a dire loro alcunché di quello che aveva combinato quella notte e così, non appena le due si erano messe a russare, aveva continuato imperterrita a navigare fra i suoi pensieri.
Aveva baciato James Potter.
La cosa di per sé avrebbe già potuto lasciarla sconvolta per una settimana, ma il fatto più preoccupante era che le era anche piaciuto. Ebbene sì. Non poteva mentire a sé stessa: baciare James era stato decisamente straordinario. Ma, soprattutto, non poteva negare di essere stata lei a volerlo. Si era comportata da stupida, come una completta e perfetta idiota. Ecco quello che succedeva quando non si dava retta alla ragione. Non credeva che sarebbe mai stata capace di farlo davvero…e invece la sua audacia l’aveva smentita.
Naturalmente quello non era stato il suo primo bacio. L’anno prima, subito dopo aver iniziato a frequentare le sue compagne di stanza, era uscita per un po’ di tempo con il fratello maggiore di Alice, Edward Prewett, che era al settimo anno. Inizialmente Lily aveva creduto di provare davvero qualcosa per lui, poiché era un ragazzo buono, solare e intelligente, ma dopo un paio di mesi si era resa conto che quella piccola fiammella si era già spenta nel suo cuore. Il loro primo bacio era stato bello, ma in tutti gli altri le era sembrato di baciare un amico. Esattamente l’opposto di ciò che le era successo con Potter.
Lily sbuffò, prendendosi la testa fra le mani. Non sapeva nemmeno bene come fosse successo. Si era inclinata verso di lui, gli aveva accarezzato una guancia…e poi l’aveva baciato? O lui aveva baciato lei? Forse entrambi nello stesso momento. Era stata una sciocca a pensare che non le avrebbe fatto nessun effetto, anzi. A malapena era riuscita a staccarsi da lui quando l’aveva riaccompagnata al dormitorio, visto che avevano fatto tutta la strada continuando a baciarsi.
Com’era potuto accadere? Come aveva potuto dimenticarsi completamente di tutti i suoi buoni propositi? Avrebbe potuto dare la colpa a molte cose: la luna, il fatto che lui le avesse rivelato la parte romantica di sé stesso, il fatto che l’avesse salvata dalle grinfie di David…ma alla fine in cuor suo sapeva che c’era una sola spiegazione possibile. L’aveva baciato perché lo voleva. Per quanto sembrasse paradossale, una parte di lei, chissà quanto grande e importante, desiderava James Potter. Desiderava la sua arroganza, la sua sicurezza, poiché le vedeva come un porto sicuro in cui rifugiarsi quando la paura di non essere abbastanza prendeva il sopravvento.
Eppure tutto ciò non era possibile. Per quanto il loro bacio fosse stato straordinario, fra loro non avrebbe mai potuto esserci nulla. Per un istante Lily si figurò una possibile loro vita insieme e scoppiò a ridere da sola. Non erano decisamente fatti l’uno per l’altra, anzi non avrebbero potuto esistere due creature più diverse di loro. Erano un po’ come il sole e la luna, assolutamente incompatibili. Dove stava uno, non poteva per forza stare anche l’altra.
Doveva parlare con James, il prima possibile, e spiegargli come stavano davvero le cose, prima che lui sbandierasse a tutta Hogwarts che finalmente era riuscito a farsi Lily Evans. Immaginava giù la sua faccia da pavone compiaciuto mentre raccontava tutti i dettagli del loro bacio ai suoi amichetti. Quanto sarebbe stato appagato il suo ego da una tale vittoria su di lei! Finalmente ce l’aveva fatta, l’aveva abbindolata a sufficienza da riuscire a farsi baciare. E lei ci era cascata come una povera ingenua. Subito provò una violenta ondata di disgusto verso sé stessa: che cosa la differenziava ora da tutto lo stuolo di ochette urlanti di James? Nulla, perché anche lei, alla fine, era caduta ai suoi piedi, come tutti avevano sempre previsto. Come anche Sev aveva previsto.
No, doveva assolutamente chiarirgli la situazione prima che fosse troppo tardi. Non dubitava affatto che qualcosa sarebbe certamente trapelato, ma, se fosse riuscita a dimostrare che in realtà James le era assolutamente indifferente e che, anzi, lo detestava ancora con tutta sé stessa, forse non sarebbe scoppiato uno scandalo. Di certo lui non avrebbe mai dovuto sapere quanto in realtà le fosse piaciuto quel bacio.
Finalmente, dopo circa sei ore di trance, Lily sbattè gli occhi e allungò le gambe, che si erano nel frattempo addormentate, costrette in quella posizione fetale per così tanto tempo. Nel mentre aspettava che il sangue tornasse a fluire normalmente, la fanciulla lanciò una veloce occhiata alla sveglia sul comodino: erano quasi le otto, dunque fra poco tutti si sarebbero svegliati per preparare i bagagli e prendere l’Espresso delle undici per tornare a casa per Natale. La sola idea le riempì il cuore di gioia. Non era mai stata felice di lasciare Hogwarts, tuttavia le mancavano i suoi genitori, in modo particolare suo padre, che, come ogni anno, aspettava il suo ritorno per fare l’albero di Natale. Almeno, una volta a casa, avrebbe potuto analizzare sé stessa fin nel profondo e capire che cosa provasse realmente per James, senza la sua continua presenza a confonderle i sensi. Ad un tratto la sua bocca si curvò in un leggero sorriso, il primo dopo aver lasciato James sulla porta: chissà che faccia avrebbe fatto suo padre, se gli avesse raccontato che aveva baciato Potter, l’odioso Potter…
La sveglia di Mary trillò così improvvisamente che Lily sobbalzò per la sorpresa. Si alzò in piedi di scatto e iniziò ad arraffare tutti i vestiti che era riuscita ad ammucchiare in giro per la stanza e a sbatterli nel baule, così, non appena anche le amiche si svegliarono, ritennero che fosse stata occupata in quell’attività per tutto il tempo.
<< Ma da che ora sei sveglia, Lils? >> le domandò Mary, stropicciandosi gli occhi.
<< Oh, non da molto >>.
<< Avresti potuto chiamarci >>.
<< Ho preferito lasciarvi dormire ancora un po’. Forza, pelandrone! Oggi si torna a casa, non siete contente? >>.
Alice si passò il lenzuolo sulla faccia, imbrattandolo ancora di più di trucco << Mmm, non ricordarmelo. Il giorno di Natale sono invitata a casa della mamma di Frank…quella donna mi mette decisamente paura >>.
<< Pensa a chi dovrà badare a sei fratellini >> borbottò Hestia.
<< Lily, ma poi che fine hai fatto ieri sera? >> le chiese Emmeline, sospettosa << Ti abbiamo vista andare via con David, poi…non sei più tornata >>.
<< Forse è successo qualcosa di piccante? >> aggiunse Alice con aria maliziosa.
Lily si sforzò di mantenere un tono neutro << Siamo andati a fare una passeggiata, dopodiché io mi sentivo stanca, così mi ha riaccompagnata qui. Quando voi siete arrivate, io stavo già dormendo da un pezzo >>.
<< Oh, è un peccato che tu sia andata via così presto! Il resto della serata è stato davvero esilarante…>>.
Nel mentre le amiche trovavano la forza di alzarsi dal letto e iniziare a fare i bagagli, discutendo dei vari pettegolezzi che erano accaduti alla festa, Lily tirò un sospiro di sollievo. Se quelle quattro fossero venute a sapere che David aveva cercato di stuprarla, che James Potter l’aveva salvata e che lei, come una sorta di ricompensa, l’aveva pure baciato, sarebbe scoppiato un vero pandemonio. Finì in fretta il suo baule e lo chiuse con un tonfo secco, poi si precipitò in bagno e cercò di darsi un’aria presentabile, cancellando i segni delle occhiaie e dando un senso alla sua chioma tutta arruffata.
<< Come mai tanta fretta? >> le chiese Mary, osservandola perplessa mentre correva da una parte all’altra della stanza << Il treno parte alle undici >>.
<< Lo so, ma voglio andare a salutare Marlene >> mentì Lily. In realtà la sua missione era intercettare James Potter prima che arrivasse in Sala Comune e si mettesse a raccontare tutto ciò che era accaduto fra di loro.
<< Allora io vado, ci vediamo dopo in Sala Grande! >>.
Prima che le amiche potessero anche solo rispondere al suo saluto, Lily si chiuse la porta alle spalle e si precipitò giù dalla scale. Fortunatamente nella Sala Comune c’erano pochi studenti mattinieri quanto lei, ed era assai improbabile che Potter fosse uno di loro. Così stabilì di piazzarsi subito davanti alla porta del dormitorio maschile e iniziò a camminare avanti e indietro come un’anima in pena. Ancora non sapeva bene che cosa gli avrebbe detto, sperava in un’illuminazione dell’ultimo minuto. L’importante era che lui capisse che doveva dimenticarsi tutto ciò che era accaduto fra di loro.
Lo aspettò ferma immobile per una mezz’ora buona, finché ad un tratto non sentì un coro di voci maschili rumorose e capì che dovevano essere i Malandrini. Soltanto loro riuscivano a creare tanto baccano solo per scendere dalle scale. Sirius Black e Peter Minus le passarono accanto ridendo e non diedero la minima impressione di essersi accorti di lei. Subito dopo di loro veniva Remus, che invece la fissò con un’espressione strana sul volto, probabilmente perplesso dal fatto di trovarla davanti alla porta del loro dormitorio.
<< Buongiorno, Lily. Va tutto bene? >> le domandò, cercando di nascondere la sua curiosità.
<< Benissimo, Remus >> Lily sbirciò alle sue spalle, ma non vide arrivare nessuno. Dove diavolo era finito James?
Sfortunatamente, Lupin si accorse delle sue occhiate << Cerchi qualcuno, per caso? >>.
<< James non è con voi? >>.
Remus sospirò << Quel ritardatario non ha ancora finito di preparare il baule. Chissà a che ora è tornato stanotte! Hai bisogno di qualcosa? >>.
<< Devo dargli i prossimi turni delle ronde >>.
<< Ah, capisco. Beh, aspettalo pure qui, credo che scenderà fra poco >>.
Lily annuì con aria nervosa e lasciò che Lupin si allontanasse, ignorando le sue occhiate sospettose. Probabilmente lui allertò anche Sirius e Peter, perché improvvisamente la fanciulla avvertì sulla sua schiena non uno, bensì tre paia d’occhi estremamente curiosi. La sua scusa delle ronde non reggeva, e l’avevano capito anche loro.
In quel momento James Potter fece capolino dalla porta. Indossava una camicia bianca con sopra il maglione di Grifondoro e stava ancora cercando di allacciarsi il colletto, tanto che per poco non andò a sbattere contro Lily, che lo stava aspettando con le braccia incrociate. Non appena la vide, gli occhi di James si illuminarono così tanto che la ragazza si sentì mancare al pensiero di quanto lo avrebbe ferito.
<< Ciao, Lily >> la salutò allegro, sfiorandole un braccio << Che…? >>.
<< Potter >> Lily scandì freddamente il suo cognome, in modo che capisse subito che erano ritornati alle vecchie abitudini, e si scostò con aria schifata dal suo tocco << Tu e io dobbiamo parlare >>.
James perse di colpo tutta la sua giovialità. Finì di sistemarsi il colletto fissandola con aria tra il ferito e il perplesso, poi annuì grave e la seguì in una zona più appartata della Sala Comune, la stessa dove lui, solo una settimana prima, l’aveva avvertita di restare lontana da David.
<< Dimmi pure, Evans >>.
Lily lo fissò con aria indecifrabile, cercando di non lasciarsi prendere dal panico. Aveva creduto che sarebbe stata una cosa semplice, indolore. Ma il restare indifferente sotto lo sguardo terribilmente mortificato di James la faceva stare malissimo. Cercò di ritrovare un po’ della determinazione che era solita mostrare, ma la sua voce suonò lo stesso come un sussurro strozzato.
<< Devi dimenticarti quello che è successo fra noi ieri notte >>.
Per James fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso << Perché? Io credevo…>>.
<< Tu non devi credere un bel niente. Mi sorprende che mezza scuola già non ne sia al corrente >>.
Lui spalancò gli occhi, ancora più indignato << Mi credi così meschino? Non sono come Fawcett…>>.
<< Lascia stare David >> Lily respirò piano, cercando di mantenere la calma << Ieri sera non ero me stessa. Avevo bevuto e avrei potuto fare qualunque cosa. Mi spiace solo averti illuso. Ma…io non sono la persona giusta per te, Potter >>.
<< Stronzate! >>.
Lily aveva previsto la sua rabbia, ma non si lasciò piegare << Invece è così. E lo sai anche tu >>.
<< Non essere ridicola, Lily >> l’ira di lui si trasformò quasi subito in una richiesta implorante << Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata >>.
<< No, Potter. Fra noi non potrà mai esserci nulla >>.
<< Ma tu hai promesso! Ieri sera, hai promesso che mi saresti stata accanto…>>.
<< Ancora con ieri sera! Te l’ho già detto, non ero in me >>.
<< A me non sembravi così tanto ubriaca >>.
Lily prese fiato e sulle sue labbra apparve una smorfia sofferente. Doveva ferirlo. Non aveva altra via d’uscita. Probabilmente James non le avrebbe mai più rivolto la parola, ma era necessario.
<< E va bene, Potter. Vuoi la verità? La verità è che io ti detesto. Ogni cosa di te, da come ti arruffi i capelli di continuo, da come cammini con la tua aria da padrone del mondo, da come giochi continuamente con quel tuo stupido Boccino…ogni cosa di te mi disgusta profondamente. La tua arroganza mi dà la nausea. Credevi davvero che dopo ieri sera io avrei potuto provare qualcosa di diverso da te che non fosse schifo? Beh, ti sbagliavi di grosso >> Lily riprese fiato un attimo, poi scandì lentamente, con tutta la freddezza di cui era capace, il decisivo colpo di grazia << Ieri sera è stato un terribile sbaglio, che non deve ripetersi mai più >>.
James rimase immobile a guardarla, la bocca leggermente aperta dalla sorpresa. Lily avrebbe voluto terribilmente scuoterlo, dirgli che lo faceva soltanto per il suo bene, perché due esseri come loro erano inconciliabili, avrebbero passato il tempo solo a litigare…ma si trattenne e mantenne il suo sguardo duro, terribilmente spietato.
Alla fine, dopo quella che parve un’eternità, James sillabò piano << Quindi…tu…non mi vuoi? >>.
<< No >> la voce di Lily era più tagliente di una spada affilata << Spero tu riesca a mettertelo bene in testa, visto che, da oggi in poi, gradirei finalmente essere lasciata in pace >>.
James la fissava senza capire, sperando con tutto sé stesso che fosse una specie di scherzo, che lei gli buttasse improvvisamente le braccia al collo e lo baciasse, come aveva fatto in modo tanto passionale solo alcune ore prima. Ma la giovane Evans non si aprì in nessun sorriso giocoso; le sue iridi rimasero dure e fredde come la pietra. Alla fine, James dovette arrendersi all’inevitabile: Lily Evans era seria, terribilmente seria.
<< Beh, questo cambia tutto >>.
Sorpresa dal suo tono stranamente pacato, Lily pensò che fosse il caso di ribadirgli il concetto fondamentale del discorso << Tu non sei il ragazzo giusto per me >>.
<< Se…se ne sei certa >>.
<< Certo che lo sono >>.
James annuì, sul volto un’espressione indecifrabile << Buono a sapersi >>.
Finalmente, Lily si decise a sollevare lo sguardo verso i suoi occhi, che aveva evitato con decisione fin dall’inizio del suo discorso. Ciò che vi lesse la fece quasi cedere: James era ferito, terribilmente ferito dalle sue parole…probabilmente in quel momento era abbastanza orgoglioso da controllarsi, ma lei sapeva di avergli fatto molto male. Non si sarebbe sorpresa se ora tutta la misteriosa attrazione che lui nutriva nei suoi confronti si fosse trasformata in odio.
<< Quindi…dimenticherai cos’è successo? >>.
<< Sì >>.
<< E non ne farai parola con nessuno? >>.
<< No >>.
<< Ottimo, Potter. Ti auguro buone vacanze >>.
Sospirando segretamente di sollievo per aver passato quella prova tanto spiacevole, Lily fece per girarsi, decisa ad allontanarsi il più possibile da lui. Non sapeva quanto sarebbe potuta ancora resistere sotto il suo sguardo da cucciolo smarrito.
Ma improvvisamente James la afferrò per un braccio << Aspetta, Evans. Posso dirti solo un’ultima cosa? >>.
Presa alla sprovvista, Lily annuì, terrorizzata dall’intensità che scorgeva nei suoi occhi. Sembrava quasi che bruciassero.
<< Io non so quali pensieri o motivazioni ti abbiano condotta a questa…decisione, però sappi che rispetto la tua scelta. D’ora in poi starò lontano da te il più possibile. Non mi vedrai nemmeno. Solo, lascia che ti dica questo: io ti mancherò. Ti mancherò, Lily Evans. Forse non subito, ma arriverà un giorno in cui ti verrò in mente e ripenserai a tutto quello che abbiamo passato insieme. Lo rivorrai. Rivorrai me, quel “noi” che eravamo. Ti mancherò, vedrai. Non so quando, ma so che accadrà. E, per allora, io non ci sarò >>.
Sconvolta, Lily si lasciò incantare dai suoi occhi fiammeggianti e rimase bloccata a fissarlo, senza sapere cosa dire. Si sentì morire dentro per il modo in cui l’aveva trattato e per un attimo fu tentata di cedere e gettargli le braccia al collo. Non voleva che soffrisse in quel modo a causa sua. Ferirlo non era mai stato nelle sue intenzioni…ma altrimenti come avrebbe fatto a fargli comprendere che doveva lasciarla in pace?
Lo sguardo di James non ammetteva repliche, stavolta. Lily lo leggeva chiaramente: se non avesse fiatato, Potter non l’avrebbe mai più cercata per davvero. Era sicura di volerlo? Improvvisamente le tornarono in mente tutti i momenti di vulnerabilità che aveva passato con lui durante quei primi mesi: quando l’aveva salvata dalle malignità di Narcissa e Isabella, quando l’aveva tenuta al sicuro durante lo scontro coi Serpeverde, quando l’aveva trasportata di peso in infermeria, quando le aveva rimboccato le coperte dopo che si era ubriacata di tequila, quando l’aveva tolta dalle grinfie di David…in tutti quei momenti non l’aveva mai abbandonata.
Forse James parve scorgere un lampo di resa nei suoi occhi, poiché si inclinò verso di lei e le sfiorò una guancia. Lily rimase ancorata al suo sguardo ancora per qualche istante…poi scosse la testa. Nel mentre lui prendeva coscienza di quel suo ultimo, deciso rifiuto, avvertì una voce alle sue spalle.
<< Signor Potter >>.
I due ragazzi sussultarono e si allontanarono di colpo quando si resero conto che la professoressa McGranitt era proprio dietro di loro. Era raro che comparisse nella Sala Comune, sebbene fosse la direttrice della casa di Grifondoro, e la sua presenza lì poteva significare soltanto qualcosa di estremamente grave.
<< Spiacente per l’interruzione, ma il professor Silente desidera vederla >>.
James annuì con un profondo sospiro di rassegnazione. Lanciò a Lily un ultimo sguardo pieno di dolore, dopodiché le diede le spalle e si affrettò a seguire la McGranitt. Lily rimase immobile dove lui l’aveva lasciata, avvertendo improvvisamente le forze che le venivano meno. Si avvicinò ad una delle poltrone e vi si lasciò cadere. Ferire James era stata una delle cose più difficili che avesse mai fatto.
<< Lily! >> le amiche piombarono su di lei in un istante. Dovevano essere appena scese dalle scale << Che cosa è successo? >>.
Preoccupata che avessero scoperto tutto, Lily cercò di prepararsi un’arringa difensiva << Beh, ecco, io…>>.
<< Perché James è andato via con la McGranitt? >> le chiese Emmeline.
La fanciulla sospirò di sollievo << Non lo so >>.
<< Ha preso su anche Sirius…Remus, tu ne sai qualcosa? >> domandò Mary.
Lupin le si avvicinò subito << Ne so quanto voi, ragazze. Spero solo che non sia nulla di grave >>.
La giovane Evans si lasciò sfuggire un gemito impercettibile. Nulla avrebbe potuto mortificare di più James quanto ciò che lei gli aveva detto quella mattina.



Il ritorno a casa fu piuttosto tranquillo. L’Espresso per Hogwarts era più controllato del solito, ma ormai le ragazze ci avevano fatto l’abitudine e, una volta arrivate alla stazione di Londra, ognuna se ne andò per i fatti suoi. Lily scorse immediatamente il padre che l’aspettava a braccia aperte fra la folla di genitori e gli corse incontro. Era rimasta taciturna per tutto il viaggio, sebbene le amiche avessero cercato più volte di farla parlare, ma si sentiva come con una sorta di terribile peso sullo stomaco fin da quando aveva lasciato James. Ma ora quel peso era svanito, sostituito dal familiare calore che l’abbraccio di suo padre le stava dando.
<< Oh, Lils, cosa c’è? >> le chiese il signor Evans, notando perplesso che la figlia si aggrappava a lui come se fosse la sua unica ancora di salvezza << Qualcosa è andato storto quest’anno? >>.
<< No, niente, papà >> si affrettò a dire Lily << Sono solo felice di vederti >>.
<< Vieni, andiamo a casa. La mamma ha preparato dei dolci favolosi e bisogna ancora decorare l’albero >>.
<< Petunia ci sarà? >>.
<< No…tua sorella trascorrerà il Natale dai Dursley >>.
Lily sospirò << Come pensavo. Non è mai felice quando torno a casa >>.
Il signor Evans, avvertendo la tristezza nella sua voce, le scompigliò i capelli. << Le passerà, Lils. Siete sorelle, non potrà ignorarti in eterno. Vorrebbe solo essere come te >>.
<< Io le voglio ancora molto bene >>.
<< Lo so, cara, e sono certo che te ne vuole anche lei. Ma ora, basta pesantezze! Forza, la mamma ci aspetta >>.
Lily trascorse i successivi due giorni nell’apatia più completa. Vedere la sua casa, nel piccolo villaggio di Little Whinging, non le aveva fatto lo stesso effetto degli altri anni. Per la prima volta, si era sentita incompleta.
Di solito durante le vacanze natalizie si divertiva molto; gli anni precedenti aveva trascorso il giorno di Natale in compagnia di Severus, sempre bene accetto alla tavola dei suoi genitori. L’anno prima invece Sev non c’era, ma Petunia si era dimostrata molto amichevole e per qualche giorno Lily aveva avuto la convinzione che fra di loro non fosse cambiato nulla. Salvo poi tornare per l’estate e trovarla più odiosa di prima, con quel Vernon Dursley al seguito.
Di conseguenza, quell’anno non si prospettava granché eccitante. Senza Petunia né Severus, Lily non sapeva come trascorrere le sue giornate. Finì tutti i compiti che aveva lasciato indietro da Hogwarts in un baleno, aiutò suo padre a decorare l’albero e la casa e sua madre a fare i dolci, ma ancora sentiva che mancava qualcosa.
Cadde ben presto in uno strano stato di depressione e trascorse la vigilia di Natale sdraiata sul letto, a pensare. Il volto e gli occhi feriti di James Potter la tormentavano ancora; come se non bastasse, quella notte l’aveva persino sognato. Stava accadendo esattamente ciò che avrebbe voluto evitare con tutte le sue forze: James stava rapidamente prendendo il controllo della sua mente. Se non l’avesse arginato, se non fosse riuscita a controllarlo, sarebbe di certo impazzita e una volta a scuola sarebbe strisciata ai suoi piedi, implorandolo di perdonarla. Non poteva assolutamente permettersi di fare così.
Senza riuscire a trattenersi, Lily si alzò di scatto dal letto e, ignorando le momentanee vertigini dovute al fatto che si fosse sollevata tanto in fretta, si abbassò a cercare lo scomparto segreto del suo comodino, dove teneva nascoste tutte le foto magiche. Si mise a frugare con foga, gli occhi febbrili. Era certa di averne una dove ci fosse anche lui.
Non dovette cercare a lungo: eccolo lì, con quella sua faccia da sbruffone, alto e slanciato, gli occhiali rotondi sul naso e i capelli neri sparati in aria come suo solito. Accanto a James, in una posa tutt’altro che rilassata, c’era anche lei, con un sorriso tirato sulle labbra e l’espressione tetra. Ricordava persino il momento in cui quella foto era stata scattata: risaliva all’anno prima, durante l’ultimo giorno di scuola, poiché Alice aveva insistito per fotografarli insieme. Potter naturalmente si era dimostrato subito entusiasta e di slancio l’aveva intrappolata prima che potesse opporsi, prendendosi anche la libertà di passarle un braccio attorno alle spalle, come se fossero grandi amici.
Lily sospirò al ricordo e rimase a fissare il suo sorriso accattivante per un po’, sorriso che lei aveva distrutto per sempre. Si alzò in piedi e afferrò la bacchetta; per fortuna aveva già compiuto diciassette anni, o sarebbe finita in guai seri anche solo per il piccolo incantesimo che stava per fare. Piegò la fotografia in due parti, facendo in modo che si vedesse solo James. Poi, ad un suo tocco, la foto di sollevò e andò a posizionarsi proprio sulla testata di fronte al suo letto. Lily mormorò altre veloci parole e l’immagine si attaccò al legno in modo permanente. Soddisfatta, si sdraiò di nuovo per ammirare il suo operato: a poca distanza da lei, James Potter le sorrideva, stringendo a lato un qualcuno di invisibile. Lily ricambiò il suo sorriso. Sarebbe stata un’ottima punizione, avere per sempre davanti agli occhi quel Potter ridente che lei aveva ferito a morte.
<< Lily, è pronto! >> la chiamò sua madre dal piano di sotto.
Sospirando, Lily scese le scale di corsa, dopo aver lanciato un’ultima occhiata a James. Chissà lui che cosa faceva per Natale. Probabilmente lo trascorreva assieme ai suoi genitori nella sua grande casa di campagna, in compagnia di Sirius e forse anche degli altri Malandrini. Alla fine, quei quattro si comportavano davvero come se fossero fratelli separati dalla nascita.
Il resto della serata passò in modo incredibilmente veloce; Lily mangiò con gusto tutte le leccornie preparate dalla madre e fece un resoconto dettagliato di come stavano andando le cose nel mondo della magia. Suo padre volle sapere di Silente e se James Potter le avesse fatto qualche altro scherzetto, ma Lily glissò rapida l’argomento mettendosi a parlare di Quidditch. Non accennò affatto alle numerose sparizioni di babbani che stavano avvenendo a causa di Voldemort né del fatto che ci fosse una vera guerra in corso; preferiva di gran lunga tenere la famiglia al di fuori di tutta quella faccenda.
Verso le undici di sera, i genitori la spinsero ad andare a dormire con due sorrisi fin troppo ammiccanti per non essere notati. Lily sapeva che, nel momento esatto in cui avrebbero sentito la porta della sua stanza chiudersi, avrebbero posizionato i suoi regali sotto l’albero. Alcuni anni prima, quando ormai aveva accettato il fatto che Babbo Natale non esistesse, le piaceva passare la notte in bianco solo per coglierli in flagrante, ma ormai era cresciuta e lasciava che continuassero a viziarla in quel modo. A volte era bello sapere che nulla era cambiato.
Salutò ancora il James ridente posizionato accanto al suo letto e si preparò per la notte. Stranamente, con quella stupida fotografia vicino, si sentiva meno sola. Sprofondò quasi subito nel sonno, domandandosi come avrebbe fatto a sopravvivere il giorno seguente con tutti i parenti Evans presenti.
Fu uno strano ticchettio a svegliarla, come una sorta di rumore metallico. Lily si passò il cuscino sulla testa, borbottando. Stava ancora facendo un bellissimo sogno: davanti a lei James Potter rideva, così felice e spensierato che era impossibile staccargli gli occhi di dosso. La Lily del sogno sperava intensamente di essere lei la causa di tanto buonumore, ma poi, quando James si voltò a fissarla, subito il suo volto si oscurò e la fanciulla fu certa di avvertire un tremendo stridore, come se il cuore di James stesse andando in mille pezzi. Sconvolta, si mise a correre verso di lui. Doveva salvarlo, salvare il suo cuore, era un qualcosa di troppo prezioso e importante…eppure, più correva, più James sembrava irraggiungibile, troppo distante perché potesse arrivare in tempo…
Si svegliò in un bagno di sudore con ancora quello strano rumore in testa e per poco non urlò di paura quando si accorse che un qualcosa di scuro e piumato se ne stava appollaiato alla sua finestra nel buio della notte. Ansimando ancora per lo spavento, Lily aprì le imposte e la bestiola entrò al calduccio nella sua stanza, gracchiando soddisfatta nonostante avesse una lettera nel becco. La fanciulla lo riconobbe come il gufo di Alice e afferrò il messaggio all’istante; cercò l’interruttore della luce, ma per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, allora, imprecando, afferrò la bacchetta e decise di ricorrere al metodo dei maghi.
<< Lumos >> sussurrò piano, per non svegliare i genitori.
Subito la stanza si illuminò e Lily aprì la lettera con le mani tremanti. Aveva una brutta sensazione e la grafia frettolosa di Alice Prewett confermò all’istante i suoi sospetti.


Lily! Mi spiace disturbarti proprio la notte di Natale, ma abbiamo appena saputo che il padre di James è stato assassinato. La loro casa è stata attaccata dai Mangiamorte, che hanno anche ferito sua madre. Io e Frank stiamo andando al San Mungo a trovarlo. Se vuoi essere dei nostri, materializzati di fronte alla mia casa di Londra entro le sette.
Alice
P.S. So che non siete grandi amici, ma in questo momento James ha bisogno di te. Sono certa che vederti lo farà stare meglio.


Con il cuore in gola, Lily lanciò una veloce occhiata alla sveglia che teneva sul comodino: erano le sei e mezza. Senza pensarci due volte, si levò il pigiama con uno strattone e spalancò l’armadio. Afferrò un maglione e un paio di jeans completamente a caso, mentre la sua mente non la smetteva di pensare alle parole di Alice. Il padre di James era morto. Doveva essere per quel motivo che la McGranitt era venuta a chiamarlo in dormitorio e aveva portato via anche Sirius.
Per poco non si sentì male dai sensi di colpa. In una sola mattina, James aveva appreso non solo che lei non aveva la minima intenzione di stare con lui, ma anche che la sua famiglia era stata attaccata…doveva stare malissimo. Lily afferrò una giacca pesante e la indossò, mentre con una mano si pettinava i capelli e con l’altra si lavava i denti. Anche senza le ultime righe di Alice, sarebbe corsa all’ospedale immediatamente. Era ovvio che James avesse bisogno di lei. Lui stesso gliel’aveva detto chiaro e tondo la notte in cui si erano baciati.
Senza tante cerimonie, Lily spalancò la porta della stanza da letto dei genitori e annunciò << Devo andare all’ospedale. Cominciate pure senza di me >>.
I signori Evans la fissarono con aria stranita, ancora mezzi intontiti dal sonno.
<< Ma, tesoro >> cominciò il signor Evans, sbadigliando << è la mattina di Natale…ci sono i regali…>>.
<< Il padre di un mio amico è stato…non importa, sappiate solo che tornerò presto. A dopo >>.
Prima che i genitori potessero porre qualche altra domanda scomoda, Lily chiuse la porta e si precipitò giù dalla scale, uscendo poi in strada. Per fortuna non c’era nessuno ed era stata a casa di Alice innumerevoli volte, dunque sapeva perfettamente come arrivarci. Chiuse gli occhi e si figurò l’alto cancello pieno di punte di casa Prewett, i due grossi cani che abbaiavano…e in pochi istanti tutto diventò nero sotto i suoi occhi. Si sentì tirare da tutte le parti e per una frazione di secondo ebbe la sgradevole sensazione di soffocare, ma strinse i denti, sapendo che sarebbe finita presto; per fortuna era stata una delle prime a passare l’esame di Materializzazione e aveva avuto molto tempo per fare pratica.
Non appena avvertì di nuovo il contatto con il suolo, due braccia la afferrarono di colpo e la strinsero. Lily riconobbe il viso sottile di Alice, coperto da una spessa cuffia di lana, e si lasciò abbracciare.
<< Oh, Lily! Sono così contenta che tu sia qui! Andiamo, James sarà felice di sapere che ci sei anche tu >>.
Una volta libera dalle braccia dell’amica, Lily si rese conto che erano in compagnia di Frank e della donna più assurda che avesse mai visto. Augusta Paciock era robusta, alta quanto il figlio e con un volto decisamente severo, ma il tutto era coronato dal suo stravagante abbigliamento, che quel giorno comprendeva uno strano cappello con un vero avvoltoio impagliato in cima. Non osava immaginare quanto avrebbero dato nell’occhio per le strade di Londra in quel modo, ma per fortuna era ancora presto e le vie erano deserte. Poco dopo il suo arrivo, si materializzarono anche Mary ed Emmeline, mentre un gufo da parte di Hestia le informava che non poteva lasciare i fratellini a casa da soli, ma di porre comunque le sue condoglianze a James.
<< Remus e Peter sono già là, ovviamente, e credo anche Marlene…direi che possiamo andare >> mormorò Alice.
Senza dire una sola parola, Augusta Paciock si diresse a passo di marcia verso una vietta laterale, con il figlio accanto. Alice invece stabilì di restare indietro con le amiche, per raccontare loro tutti i particolari.
<< Avevamo appena finito di cenare, quando la mamma di Frank ha ricevuto un gufo…pare che tutta la cucina dei Potter sia stata data alle fiamme. La madre di James è un’amica di Augusta, perciò lei è stata una delle prime a sapere dell’attacco…>>.
<< Ma quando è successo? >> domandò Emmeline, con gli occhi fuori dalle orbite.
<< La notte scorsa, ma per fortuna James e Sirius erano ancora a Hogwarts…pensate cosa sarebbe accaduto, se fossero stati in casa…>>.
Lily sussultò e di colpo avvertì lo stomaco rivoltarsi dalla paura. Non osava immaginare cosa sarebbe potuto accadere. James avrebbe certamente lottato, forse avrebbe aiutato suo padre a sconfiggere gli aggressori, sebbene avesse solo diciassette anni…e se invece fosse rimasto ucciso? Si rifiutava di prendere in considerazione l’idea anche solo per un secondo.
<< Eccoci >> gracchiò la signora Paciock.
Lily si guardò intorno con aria disorientata. Avevano camminato soltanto per una decina di minuti e si erano fermati davanti ad un vecchio, grande magazzino, di mattoni rossi, chiamato “Purge&Dowse Ltd”. Il luogo in sé aveva un’aria trascurata e misera, tanto che nelle vetrine c’erano soltanto alcuni manichini scheggiati con le parrucche di traverso e pochi vestiti addosso.
<< L’ospedale è qui? >> domandò, non riuscendo a trattenere l’incredulità. Mary ed Emmeline, entrambe discendenti da famiglie babbane, avevano la sua stessa aria perplessa, invece Alice e Frank parevano piuttosto sicuri di sé.
<< Ora vedrete >> dichiarò grave Frank, poi si rivolse alla madre << Vai avanti tu, mamma? >>.
Augusta Paciock annuì e si sporse verso la vetrina del negozio, avvicinandosi poi ad uno dei manichini. I ragazzi si accalcarono attorno a lei, estremamente curiosi.
<< Salve >> disse la donna, con la sua voce tonante << Siamo qui per vedere Dorea Black >>.
Con enorme sorpresa di Lily, il manichino annuì dal vetro e fece loro cenno di avvicinarsi alla vetrina con il dito snodato. La signora Paciock afferrò il figlio per un gomito, entrò nella vetrina e svanì. Alice sospinse poi le amiche in avanti, troppo incredule per muoversi, e in men che non si dica si ritrovarono in una grande sala di accetazione, assolutamente simile ad un ospedale babbano. Diversi maghi e streghe vestiti con una tunica verde acido andavano avanti e indietro, facendo domande e prendendo appunti su alcune tavolette apposite e Lily capì che dovevano essere i Guaritori. La madre di Frank evidentemente conosceva la strada, poiché si diresse a passo di marcia verso le scale.
Non appena raggiunsero il corridoio dove si trovava la signora Potter, Lily vide che su alcune seggiole erano già seduti Remus, Peter e Marlene. Tutti e tre sollevarono gli occhi stanchi al loro arrivo e Remus si aprì in un debole sorriso alla vista di Mary, ma per il resto nessuno dei tre aveva una bella cera.
<< Oh cielo >> mormorò Alice, afferrando all’istante la mano di Frank e scrutando ansiosamente i volti degli amici << Davvero è tanto grave? >>.
<< Dove sono James e Sirius? >> domandò invece Emmeline.
Lily la ringraziò mentalmente: era la domanda che lei voleva porre fin da quando erano arrivati, ma non osava attirare troppo l’attenzione su quanto fosse preoccupata per James.
Remus fece loro un cenno con il capo << Dentro. La madre di James è…insomma, lo vedrete >>.
Senza ulteriori indugi, Augusta Paciock bussò debolmente alla porta e, quando Sirius, con il viso stanco e gli occhi cerchiati di nero per la mancanza di sonno, venne ad aprire, gli spiegò brevemente che erano passati per una visita.
Sirius annuì, ma la sua voce era triste << James e io vi siamo grati per il vostro interessamento, ma al momento Dorea è con il medico e James non vuole che entri nessuno…>> ad un tratto, mentre parlava, scorse i capelli rossi di Lily e le fece subito cenno di venire in avanti << Ah, Evans, meno male che sei qui. Almeno James starà meglio, è a pezzi >>.
Lily ignorò le occhiate stupefatte delle amiche e si fece largo fino alla porta. Effettivamente, sebbene fossero i suoi più cari amici, poteva capire il fastidio di James di fronte a tante persone. In momenti come quello si aveva soltanto voglia di restare da soli.
Sirius le chiuse la porta alle spalle e le mormorò velocemente << Sta malissimo. Vacci piano con lui, ti prego >>.
Poi, prima che Lily potesse proferir parola, Black la afferrò per un polso e la trascinò in avanti. La stanza era vuota, a eccezione dell’ultimo letto in fondo, dove stava sdraiata una strega avvolta in un lenzuolo bianco. Accanto a lei c’era James, che tuttavia non sollevò nemmeno la testa al loro arrivo e mantenne lo sguardo fisso sulla madre.
Lily si avvicinò piano, fino a riuscire a distinguere i tratti del volto della donna. Sebbene dovesse avere circa quarant’anni, era una delle donne più belle che avesse mai visto. Dorea Potter aveva lunghi capelli color ebano, senza un filo grigio, gli stessi capelli di James, il viso bianco perfettamente ovale, con appena qualche ruga sulla fronte e attorno agli angoli della bocca. I suoi tratti avevano la bellezza e la fierezza tipici dei Black, ma fin da lontano si poteva notare una certa bontà d’animo che la contraddistingueva da chiunque altro.
Accanto a lei c’era un uomo altrettanto bello, ma forse di qualche anno più vecchio, che la stava visitando con cura. Non appena si voltò verso James per dargli il responso definitivo, Lily capì all’istante che si trattava del padre di Marlene. Solo un Purosangue McKinnon poteva assomigliarle così tanto.
<< Dorea si riprenderà >> annunciò, e le spalle irrigidite di James si rilassarono all’istante dal sollievo << Restale vicino, James >>.
Sirius andò subito accanto all’amico per festeggiare la lieta notizia, mentre Lily rimase in disparte, non volendo disturbare quella strana intimità familiare. Poi Black si inclinò verso James e gli mormorò velocemente qualcosa all’orecchio. La giovane Evans arrossì d’imbarazzo quando James, l’espressione a metà fra il perplesso e l’irritato, si voltò di scatto verso di lei. Forse Sirius aveva commesso un errore a portarla lì, forse James in realtà non gradiva affatto la sua presenza in quel momento. Anzi, forse era stata lei a essere stata troppo azzardata: avrebbe dovuto restarsene a casa e fare le sue condoglianze a James in modo formale una volta tornati a scuola. Ma sapeva benissimo che non ci sarebbe mai riuscita. Per quanto non volesse ammetterlo, quel ragazzo non le era per niente indifferente.
James le fece un cenno leggero con la testa. Lily capì all’istante la sua idea e si diresse verso la porta, seguita a ruota da lui. Non appena comparve nel corridoio, James annunciò a tutti che sua madre stava bene e che era possibile andare a trovarla, poi afferrò Lily per mano e la trascinò lontano da tutto quel putiferio. Sempre senza dire una parola, la condusse su per alcune rampe di scale, dopodiché, passando per una porta di servizio, raggiunsero una vasta terrazza da cui si poteva godere di una vista mozzafiato su tutta la città di Londra. In silenzio, James la fece sedere a terra e poi tirò fuori dalla tasca il suo pacchetto di sigarette. Quando gliene offrì una, Lily non rifiutò e si sentì quasi grata quando aspirò una prima boccata di fumo intenso. Con tutto quello stress, era proprio ciò di cui aveva bisogno in quel momento. James teneva la sigaretta accesa fra le labbra e ogni tanto la guardava, poi aspirava. Non poteva certo sapere che ogni suo tiro lasciava Lily senza fiato.
Fumarono in silenzio, restando vicini ma senza mai sfiorarsi. Lily non sapeva bene che cosa dire, anzi per la verità non sapeva nemmeno se James avesse voglia di parlare o meno, così accettò quello strano silenzio, che tuttavia non le dava fastidio, e si concentrò sull’alba nascente, divertendosi a osservare i numerosi giochi di luce sui tetti londinesi.
Ad un tratto, fu lui a parlare per primo << Erano in sei >>.
Lily si voltò stupita a guardarlo, domandandosi a che cosa si stesse riferendo, ma James teneva lo sguardo fisso in avanti, le mani strette a pugno, e dal suo tono cupo comprese che probabilmente voleva parlarle dell’attacco.
<< I miei genitori erano in casa. Mio padre era appena tornato dal lavoro e nessuno dei due si sarebbe mai aspettato una trappola del genere. Poi i Mangiamorte hanno fatto irruzione in cucina, con l’intenzione di torturarli per avere informazioni >> James digrignò i denti, ma non si fermò << Mio padre ha lottato, sai. Credeva di averli schiantati quasi tutti, ma non si era accorto che uno di quegli schifosi vermi, un lurido vigliacco, non aveva partecipato alla battaglia e lo osservava di nascosto…>>.
James si portò improvvisamente una mano sulla bocca e si rannicchiò su sé stesso, come se fosse in procinto di vomitare. Lily si affettò ad andargli vicino, preoccupata, ma con sua enorme sorpresa si accorse che lui stava solo cercando di trattenere le lacrime, le nocche cacciate in bocca per il dolore.
<< James…non…non sei obbligato a…>>.
<< L’ha ucciso! >> esplose lui, urlando di rabbia e dolore << Capisci? Mio padre, Charlus Potter, uno dei migliori Auror che il mondo abbia mai visto, è stato ucciso da un codardo, un essere infimo, di spalle, poiché non aveva il coraggio di affrontarlo a viso aperto…>>.
<< Ma sai almeno il suo nome? >>.
Quando James voltò il viso verso di lei, Lily vide la morte nei suoi occhi << Certo che lo so, è stato il solo di quei bastardi che è riuscito a fuggire. Mia madre l’ha riconosciuto subito. Antonin Dolohov, fresco di nomina a Mangiamorte >>.
Lily non sapeva che altro dire. Le lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi, ma aveva la sensazione che, piangendo, non avrebbe affatto aiutato James. Sirius Black l’aveva lasciata sola con lui per un motivo, ossia che lo aiutasse a reagire. Ma in quel momento era chiaro che James aveva bisogno solo di conforto.
<< Mi dispiace tantissimo >> gli sussurrò.
Non riuscì a trovare altre parole per congedarsi da lui. Le labbra le tremavano da quanto avrebbe voluto dirgli che fino a quel momento non era stata altro che una sciocca, che non aveva capito quanto lui in realtà fosse un ragazzo buono; avrebbe voluto dirgli quanto reale e autentico fosse il suo dolore, solo a vederlo soffrire così tanto. Ma alla fine stabilì di restare in silenzio, per non rattristarlo ulteriormente. Senza dire una parola, non resistette e si inclinò verso di lui, abbracciandolo. Con sincero affetto e commozione, James e Lily si strinsero forte l’uno all’altra, quasi a volersi fondere in una sola persona.
<< Fra un paio di giorni ci sarà il funerale >> le mormorò James all’orecchio, senza staccarsi da lei << Verrai? >>.
Lily non ebbe un solo attimo si esitazione << Sì. Verrò >>.

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Capitolo 17
*** Un nuovo Potter ***


C’era davvero tanta gente, quel triste giorno di dicembre a casa dei Potter. Lily arrivò con Mary ed Emmeline dopo mezzogiorno, quando mancava ormai poco all’inizio della cerimonia e tutte e tre furono sorprese di trovare così tante persone e rischiarono quasi di perdersi, talmente era grande la casa di James. Per fortuna poi incontrarono Alice e Frank, i quali le guidarono in direzione di una grande scalinata, dove i due Potter, assieme a Sirius Black, si erano appoggiati per ricevere le condoglianze.
Lily si sollevò in punta di piedi per riuscire a vedere James. Sua madre si reggeva a lui tenendolo a braccetto e ogni tanto gli lanciava qualche occhiata triste, ma il figlio non sembrava accorgersene. Teneva gli occhi fissi in avanti, verso qualcosa di imprecisato, e sembrava che stesse combattendo contro sé stesso per non lasciare che le sue vere emozioni trapelassero dal suo contegno studiato. Diversamente dal solito, tutto in lui era spento. Il James Potter gioviale, quello che rideva sempre e si divertiva a fare scherzi a chiunque, era come scomparso. I suoi occhi nocciola vivaci sembravano coperti da un velo, persi in cose che soltanto lui poteva vedere, e persino i suoi capelli sparati in tutte le direzioni quel giorno apparivano flosci. Accanto a lui, con una mano sulla sua spalla, c’era l’onnipresente Black, e la sua presa salda pareva davvero l’unico contatto di James con la realtà circostante. Per il resto, era come se si trovasse in un sogno.
Dall’altra parte della stanza, Remus li individuò e fece loro cenno di aspettarlo. Lily smise di osservare James soltanto quando anche Lupin li raggiunse. Se fosse stato per lei, sarebbe corsa verso James, l’avrebbe portato via da tutta quella folla e l’avrebbe stretto fra le braccia, per sempre.
<< La coda è ancora lunga >> annunciò Remus, tetro << Ci vorrà un po’ prima di iniziare >>.
<< Come sta James? >> domandò Lily tutto d’un fiato, senza riuscire a trattenersi. Solo dopo qualche istante si accorse che si era persino dimenticata di respirare.
Lupin le lanciò uno sguardo triste << Con noi Malandrini parrebbe bene, ma non lo so, non mi convince…è spento, parla poco…non è più lui, insomma. La morte di suo padre deve averlo colpito tantissimo >>.
A quel punto, Alice, Frank, Remus, Mary ed Emmeline stabilirono di andare a prendere i posti, ma Lily trovò una scusa e riuscì a isolarsi. Avvicinarsi a James in quel momento sarebbe stato impossibile, era circondato da troppe persone che richiedevano la sua attenzione, e poi non voleva disturbarlo in un momento tanto privato. Fu allora che decise di fare un giro per la casa, in attesa che iniziasse la funzione.
La casa di James era semplicemente meravigliosa. Lily salì una rampa laterale di scale e raggiunse il piano superiore, ammirando stupefatta la bellissima collezione di dipinti che si trovava appesa alle pareti rosso fiamma. Inoltre, in ogni angolo si trovavano ammassati centinaia e centinaia di libri, alcuni dei quali di origini antichissime. La cultura in quella casa doveva essere di livello assai elevato.
All’improvviso, senza sapere bene come ci fosse finita, la fanciulla si ritrovò in un corridoio pieno zeppo di fotografie, come se fosse stato costruito apposta. Quasi tutte le foto riguardavano James, testimoniando ogni singolo avvenimento importante della sua esistenza. Si vedeva benissimo che era stato un bambino molto amato, e forse anche viziato. Lily si fermò di fronte alla prima fotografia, sorridendo alla vista di un neonato già pieno di capelli neri che gattonava di qua e di là in giro per la casa, stringendo fra le mani la bacchetta di uno dei genitori, poi passò alla seconda foto, dove un James di circa sei anni osservava con aria stupita un piccolo dente che gli era caduto in mano. La successiva la fece quasi morire dalle risate, poiché riguardava la prima volta di James su una scopa. Si vedeva chiaramente come avesse centrato in pieno il grasso gatto di casa e che l’incidente avesse provocato più danni alla povera bestiola che a lui, visto che il piccolo rideva in modo sguaiato.
Ad un tratto si fermò, osservando una fotografia leggermente più grande delle altre con aria incredula. Ritraeva un uomo alto, con occhiali rotondi sul naso, capelli castano ramato e occhi vivaci, con accanto un ragazzino magro dai capelli neri arruffati, con gli stessi identici occhiali e lo stesso sorriso caldo sul volto. Quello doveva essere Charlus Potter. La somiglianza fra lui e James era notevole, se non quasi inquietante. Sembravano quasi due fratelli con vent’anni di differenza.
Con un sospiro, Lily si avvicinò alla foto e sfiorò leggermente il sorriso di James con le dita. Era bellissimo anche da piccolo…
<< Tu sei Lily Evans, giusto? >> le domandò ad un tratto una voce dolce e straordinariamente melodiosa.
Lily si voltò di scatto, sussultando per la sorpresa. Appena dietro di lei c’era la stessa donna bellissima che aveva visto sul letto d’ospedale, la madre di James. Quel giorno indossava un pesante abito di velluto nero e sembrava aver ripreso un po’ di colore sul viso, sebbene avesse le guance scavate e gli occhi gonfi ancora tutti arrossati dal tanto piangere. Eppure appariva lo stesso come una donna terribilmente fiera, merito del sangue Black, e forse risiedeva proprio lì la causa della sua straordinaria bellezza.
<< Sì, sono io, signora >> ribatté educatamente << Mi dispiace, non volevo intrufolarmi dove non mi era permesso…>>.
<< Oh no, nessun disturbo >> replicò Dorea, aprendosi in un sorriso cordiale. Quella ragazza le piaceva già moltissimo << Sai, mio figlio mi parla spesso di te >>.
<< Davvero? >>.
<< Certamente >> Dorea osservò con aria triste la foto che Lily stava guardando fino a pochi istanti prima << La perdita di mio marito è stata un duro colpo per James. Erano tanto legati…per questo ho paura che ora faccia qualcosa di terribilmente stupido >>.
<< James è un ragazzo intelligente >> cercò di tranquillizzarla Lily, sebbene condividesse il suo stesso terrore che ora James andasse in cerca di Dolohov a reclamare vendetta << Signora Potter, io…non ho mai conosciuto suo marito, posso solo immaginare che uomo straordinario fosse. James mi ha parlato di lui come uno dei migliori Auror della storia. Per questo volevo farvi le mie più sincere condoglianze per la vostra perdita >>.
<< Grazie, Lily. Sono certa che a mio figlio farà piacere averti qui >> Dorea la studiò ancora per qualche istante, poi le porse un braccio con un sorriso << Vieni, mia cara. Stiamo per iniziare >>.
La cerimonia fu molto solenne. Lily arrivò appena in tempo e prese subito posto accanto a Mary ed Emmeline sulla fila di panche più in fondo, per non disturbare troppo la famiglia posizionata davanti. Lanciò un breve saluto a Marlene, seduta accanto ai genitori, poi decise di mantenere gli occhi fissi su James, in piedi a poca distanza dalla bara di suo padre, stretto fra sua madre e i suoi migliori amici. Continuò a guardarlo con ostinazione finché i loro occhi non si incrociarono; James era consumato dalle lacrime, ormai troppo esausto anche solo per piangere. Aveva un’espressione molto composta, ma tutta la sua infelicità traspariva chiaramente dalla sua postura molle e dalle spalle incurvate.
Quando fu il momento, riuscì a tenere un breve discorso che fece commuovere quasi tutti i presenti. Le sue parole erano vibranti di angoscia e dolore, tanto che persino Lily non riuscì a impedire che alcune lacrime le rigassero le guance.
<< Innanzitutto, voglio ringraziare tutti coloro che sono venuti per rendere omaggio a mio padre >> cominciò James, parlando chiaramente sebbene la voce gli tremasse un po’ << Sono certo che sarebbe stato molto felice di vedervi. Charlus era un uomo buono. Non era migliore degli altri, né il più brillante, né il più capace, ma era buono. Ha mostrato compassione quando un ragazzo >> e lanciò una breve occhiata a Sirius << è venuto a chiederci ospitalità. Ha mostrato generosità d’animo con tutti i nemici che avrebbero soltanto voluto porre fine alla sua vita. Non si è mai macchiato le mani di sangue, se non per una giusta causa. E infine ha mostrato coraggio anche durante gli ultimi istanti della sua vita. Se n’è andato lottando per proteggere la sua famiglia, la fine che, ne sono certo, desiderava per lui. La stessa fine che spero di fare anch’io, un giorno >>.
A quel punto ormai tutta la sala singhiozzava senza ritegno, ma James non aveva ancora finito di sorprenderli con la veemenza delle sue parole. Lì, in piedi, con una mano premuta sul cuore, sembrava un giovane angelo vendicatore.
<< Ogni passo che ho mosso fino ad ora è sempre stato supportato e incoraggiato da mio padre, che fosse giusto o meno. Sapevo di poter sempre contare su di lui. Mi sono sempre ispirato a lui come un modello di coraggio, onestà e giustizia. Ed è stato proprio per il suo essere giusto che…che è stato assassinato! Ucciso alle spalle da esseri senza scrupoli, dei viscidi codardi, che si nascondono dietro il nome di Voldemort per non rivelare le loro vere identità…>>.
A quel punto sua madre e Sirius cercarono di calmarlo, ma ormai James urlava con quanta forza aveva in corpo << Io li punirò! Punirò chi ha ucciso mio padre a tradimento, sebbene sappia che altri moriranno prima di riuscire a sconfiggere Voldemort. Ma giuro sulla mia stessa vita che mi impegnerò con tutte le mie forze per la sua caduta e, se morirò nel tentativo di provarci, sarò morto con onore, proprio come mio padre prima di me! >>.
Tutti i presenti erano semplicemente ammutoliti. Lily allungò il collo e si accorse che la maggior parte fissava James con espressione sbalordita, la bocca spalancata dallo stupore. Solo il professor Silente non sembrava minimamente scomposto da tutto quell’ardore, ma anzi guardava James con uno scintillio di ammirazione dietro gli occhiali a mezzaluna. In quanto a lei, il suo cuore era pieno di un insieme di sentimenti ed emozioni così violenti e sconosciuti a cui non riusciva a dare un nome. Di certo non si era mai sentita così orgogliosa di conoscere James Potter come in quel momento.
Dopo qualche istante, James parve calmarsi e la furia nei suoi occhi si placò. In men che non si dica, tornò ad assumere lo stesso atteggiamento spento che aveva mantenuto da quando aveva saputo della morte del padre.
<< Ringrazio ancora tutti voi per esservi riuniti qui. Prometto che farò del mio meglio per dimostrare di essere degno di mio padre e poter un giorno seguire le sue orme. Grazie, grazie ancora >>.
Dopo alcuni terribili attimi di silenzio, Silente si alzò in piedi e applaudì. Subito la professoressa McGranitt e Vitious lo imitarono e ben presto anche tutto il resto della sala battè le mani in onore del discorso di James. Fra gli applausi e gli ultimi ringraziamenti da parte di Dorea Potter, la cerimonia finì. La bara fu chiusa e il corpo di Charlus Potter fu trasportato di peso fino al cimitero di Godric’s Hollow, lo stesso dove i membri della famiglia Potter riposavano da generazioni.
<< Wow >> commentò Mary, quando la folla iniziò a dirigersi verso il salone, dove l’elfo domestico di casa aveva preparato un breve rinfresco << Toccante, direi. James è molto bravo con i discorsi >>.
Lily annuì distrattamente, non riuscendo a pronunciare una sola parola. Sapeva solo che voleva vedere James, e al più presto, anche. Ma con tutta quella confusione di parenti e conoscenti sarebbe stato impossibile; inoltre immaginava che avesse anche un po’ voglia di restare solo.
All’improvviso qualcuno la afferrò per un braccio. Distratta da quel contatto, Lily perse le amiche fra la folla, così si voltò e con sua grande sorpresa si trovò di fronte proprio James.
<< Vieni con me >> le disse, tirandola attraverso tutta una serie di persone che continuavano a fargli le condoglianze.
James fu educato e cortese con tutti, ma si vedeva che in realtà aveva solo una gran voglia di isolarsi da tutto quel baccano. La fece salire per alcune rampe di scale e poi la condusse di fronte ad una porta che era tempestata di scritte e stendardi di Grifondoro. Non appena la aprì, Lily comprese che quella era certamente la sua camera: dappertutto c’erano poster di campioni del Quidditch e foto dei Malandrini, senza contare che l’intera stanza era una vera esplosione di rosso e oro. Persino la trapunta era decorata con alcuni leoni ruggenti. Era chiaro che James Potter era molto fiero della sua Casa. Appoggiata in un angolo, accanto al letto, c’era persino la sua vecchia chitarra classica.
<< Non pensare che ti abbia portata qui con strane intenzioni >> cominciò James, chiudendo piano la porta << Ma era l’unico luogo dove porterti parlare in santa pace >>.
<< James…>>.
Prima che Lily potesse finire, lui aprì un cassetto ed estrasse rapido un pacchetto tutto argentato, con un vistoso fiocco blu in cima << Il tuo regalo di Natale. Tu…non mi hai dato modo di dartelo, a scuola >>.
La fanciulla ammutolì di stupore e, senza sapere bene che cosa dire, si avvicinò per prendere il pacchetto. James si buttò a peso morto sul letto e socchiuse gli occhi, ma li tenne aperti quanto bastava perché potesse guardarla nel mentre scartava il regalo. Con sua enorme sorpresa, Lily si ritrovò fra le mani un lussuoso cofanetto in velluto blu scuro e, quando lo aprì, vide che conteneva un meraviglioso braccialetto argentato. Come unico pendaglio c’era soltanto un piccolo cervo di cristallo.
Sollevò lo sguardo su di lui, senza fiato << Oh, è bellissimo…>>.
Di nuovo, James non le diede il tempo di parlare << Gettalo via, brucialo, fanne ciò che vuoi, a me non interessa. Mi scocciava continuare a tenerlo qui in camera >>.
Lily se lo strinse al petto, cercando di impedire che la voce le tremasse di fronte a tutta quella freddezza << No, credo che lo terrò >>.
<< Come vuoi >> James si alzò di scatto dal letto e si avvicinò alla finestra. Se non l’avesse guardata in viso, forse sarebbe riuscito a nasconderle il dolore che stava provando nell’essere tanto indifferente.
<< Ti ringrazio per essere venuta qui, oggi. So che hai conosciuto mia madre, mi ha detto che ti trova molto carina. Ti fa i migliori auguri per l’esame da Auror >>.
<< Ringraziala da parte mia >> mormorò flebile la ragazza. Se lui avesse continuato a trattarla in quel modo così gelido, si sarebbe messa ad urlare. Credeva di impazzire.
<< In quanto a me >> James si voltò a guardarla e nei suoi occhi non c’era vita, solo un arido campo deserto e pieno di ghiaccio << Ti prometto che da oggi in poi sparirò per sempre dalla tua vita. Sarà come se non mi avessi mai conosciuto >>.
Sconvolta e ferita da quel suo tono così tagliente, Lily si lasciò cadere sul suo letto, ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di sopraffarla da un momento all’altro. Era chiaro che James parlava così solamente perché era accecato dal dolore. Se fosse stato possibile, se li sarebbe presa volentieri lei i suoi mali, a costo di non vederlo più soffrire in quel modo. Lei era più forte di lui, poteva reggerli molto meglio. Se solo lui l’avesse lasciata spiegare…
<< James, io…>>.
In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta, interrompendola.
Anche James non parve affatto contento di quella brusca interruzione, tuttavia si ricompose e disse << Avanti >>.
La testa di una ragazza bruna fece capolino nella stanza. Sulle prime Lily non riuscì a riconoscerla, visto che le lacrime le avevano ormai riempito gli occhi e le impedivano di vedere con chiarezza la sua identità. Ma, non appena udì la sua voce, la riconobbe subito.
<< James, tua madre ti sta cercando. Il Ministro della Magia se ne sta andando e vorrebbe salutarti >>.
Ma certo, Rose King. Da dove diavolo era spuntata fuori?
James lanciò un lungo sospiro << Grazie, Rose. Arrivo >>.
Si avvicinò al letto dove Lily giaceva seduta in preda ad una violenta tempesta emotiva che comprendeva soprattutto la gelosia e le sollevò il mento con una mano. Quando lo guardò in faccia, Lily quasi non lo riconobbe, talmente erano freddi i suoi occhi.
<< Ci vediamo a scuola, Evans. Sai come scendere >>.
E, prima che Lily potesse alzarsi in piedi, se n’era già andato con Rose King. Ancora sconvolta, si avvicinò piano alla balaustra delle scale e lo sentì dire << Oh, Rose, ti fermi a cena stasera, vero? Non so come avrei fatto senza di te in questi giorni…>>.
Non le servì sentire altro. Si cacciò nella borsa il braccialetto di James, poi attese che i due fossero scesi prima di fare una volata giù per le scale, salutare frettolosamente le amiche e tutti i restanti compagni e poi rimaterializzarsi esattamente nella sua stanza. Si gettò sul letto e pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento, mentre davanti a lei James Potter rideva spensierato appeso alla testata del suo letto.




Ritornare a Hogwarts fu un vero sollievo.
Lily aveva passato le restanti vacanze natalizie nella depressione più totale. Nulla di ciò che i genitori le avevano proposto – dalle gite in Scozia o al mare, un picnic, o persino andare a prendere Petunia dai Dursley – le aveva minimamente tirato un po’ su il morale. Aveva trascorso la maggior parte del tempo in camera, senza neanche più il problema dei compiti a distrarla, poiché li aveva già finiti tutti prima di Natale. Nessuno l’aveva mai vista in quello stato e lei stessa ne era preoccupata, perché davvero non aveva la minima idea di ciò che le stava succedendo. Di solito stare a casa durante le vacanze le piaceva, passava un po’ di tempo insieme alla sua famiglia e il giorno del ritorno a Hogwarts avvertiva sempre il magone al pensiero dell’immininente separazione.
Ma non quell’anno. Per un motivo che nemmeno lei riusciva a spiegarsi, era impaziente di tornare a scuola. Molto impaziente. E non era di certo per lo studio, anche se non l’avrebbe mai ammesso pienamente a sé stessa. Non a caso aveva passato troppo tempo sdraiata sul letto a fissare la fotografia di Potter che rideva. Doveva assolutamente rivederlo.
Durante le scorse vacanze natalizie le erano sempre arrivati inviti dai Malandrini per una rimpatriata di Grifondoro a Diagon Alley per il Capodanno, ma non aveva mai avvertito il bisogno di andarci. Quell’anno, in cui invece avrebbe partecipato volentieri, nulla. Nessuno di loro si era fatto sentire, men che meno James. Le amiche le avevano scritto ogni tanto, ma, ogni volta che Lily aveva chiesto notizie sui Potter, nessuna di loro aveva saputo darle una risposta precisa, nemmeno Alice, sebbene avesse vissuto a stretto contatto coi Paciock, intimi amici della signora Potter.
Tutto questo probabilmente perché James voleva evitarla a tutti i costi. La cosa non la sorprendeva, visto che era esattamente quello che lei gli aveva chiesto di fare, quindi, in teoria, stava solo obbedendo ad un suo desiderio, eppure non riusciva a esserne felice. Era consapevole che non poteva abbandonare James in un momento simile, non dopo la perdita di suo padre.
Durante tutto il viaggio sul treno si sentì terrorizzata all’idea di incontrare ancora i suoi occhi occhi spenti e terribilmente freddi, tanto che non ascoltò affatto gli ultimi resoconti di Alice su Voldemort. In quel momento la guerra magica non le interessava. Non appena raggiunsero il castello, Lily per poco non si catapultò giù dal treno, rischiando di travolgere anche una povera ragazzina del secondo anno, e corse a prendere una carrozza. Le amiche la guardarono con aria perplessa, ma la fanciulla non aveva tempo da perdere in spiegazioni.
Quando però mise piede in Sala Grande – decisa a non perlustare il salone alla ricerca disperata di James, ma incapace di trattenersi – Lily notò che soltanto Remus, Frank e Peter occupavano il loro consueto posto a metà del tavolo; né James né Sirius erano con loro. Remus le intercettò subito e fece loro posto sulla panca, abbracciando di slancio Mary. Fortunatamente nessuno si accorse dell’espressione pietrificata di Lily. La giovane Evans cercò di darsi un contegno; il suo istinto le urlava di chiedere immediatamente a Remus o Peter dove fosse James, ma sarebbe stato troppo sospetto. All’improvviso un’idea le balenò nella mente: forse James era stato trattenuto, forse era solo in ritardo!
Tentò senza successo di seguire la conversazione delle amiche con i Malandrini, nel mentre si raccontavano le reciproche vacanze, ma alla fine decise di restare in silenzio e attendere palpitante l’arrivo di Potter e Black. Addentò giusto un cosciotto di pollo per non restare a stomaco vuoto, ma per il resto mantenne gli occhi fissi sul portone d’ingresso. Sperava intensamente che lui l’avrebbe salutata calorosamente, come al solito, magari facendole una qualche battutina sarcastica delle sue. Insomma, sperava che fosse il James Potter di sempre e che i suoi sospetti fossero immotivati.
Ma l’ora di cena passò, e di James o Sirius nessuna traccia.
La sua ultima speranza poteva essere il fatto che i due avessero deciso di saltare la cena e fossero ad aspettarli in Sala Comune. Lily ascoltò dunque con aria distratta il discorso di Silente sulle nuove misure di sicurezza e avvertì a malapena la voce di Emmeline nel mentre le riferiva che aveva visto David Fawcett fare la corte a Victoria Summers di Tassorosso.
Non appena varcarono il buco del ritratto, Lily trattenne il respiro…ma James Potter non era neppure lì. Frustrata, la fanciulla si lasciò cadere su uno dei divanetti accanto al camino e finalmente si decise a seguire la conversazione fra gli amici. Non poteva più rimandare il momento di chiedere notizie su James; aveva sperato intensamente che qualcuno l’avrebbe fatto al posto suo, ma purtroppo pareva che nessuna delle amiche avesse colto il suo tormento interiore.
Alla fine, dopo aver educatamente ascoltato Peter che finiva di raccontare una stupida barzelletta sugli esquimesi e dopo le risate generali, Lily si arrotolò una ciocca di capelli attorno al dito e si rivolse ai due Malandrini con studiato disinteresse << E come mai Potter e Black non sono con voi? >>.
I volti di Remus e Peter si rattristarono all’istante e a Lily non sfuggì affatto quel brusco cambio di atteggiamento, ma decise di lasciar correre.
<< Silente ha concesso a James e Sirius altre due settimane di vacanza >> le rispose Remus, con la voce grave << Dorea non si è ancora ripresa del tutto e James voleva starle vicino il più possibile >>.
<< Capisco >> Lily spostò lo sguardo sul camino, cercando di nascondere quanto in realtà la cosa la interessasse << Ma stanno bene, vero? Intendo James e Sirius…>>.
<< Beh, ovviamente la notizia della morte di Charlus li ha colpiti parecchio, entrambi gli volevano molto bene. Ma James è quello che sta peggio. Alla fine, era suo padre…>>.
<< E non sai quando torneranno? Il giorno preciso? >>.
<< Mah, credo verso la fine di gennaio…ma perché ti interessa, Lily? >>.
La fanciulla arrossì e solo a quel punto si rese conto di aver esagerato << No, così, non c’è un motivo preciso…a proposito, avete sentito che forse la professoressa Gaiames se ne va? >>.
Fortunatamente gli amici iniziarono subito a discutere quel nuovo pettegolezzo sull’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, così Lily ebbe tutto il tempo per isolarsi e rimurginare su ciò che aveva scoperto da Remus. Le era scocciato terribilmente cambiare argomento, visto che, se fosse stato per lei, avrebbe volentieri passato tutta la serata ad estorcere informazioni su James, ma non poteva rischiare che gli amici capissero quanto le interessava.
Dunque Potter non sarebbe tornato prima della fine di gennaio. Evidentemente doveva stare ancora molto male, se anche Black aveva deciso di non tornare a scuola per restare in sua compagnia. Due settimane senza Potter. Se le avessero annunciato una cosa del genere soltanto un mese prima, non avrebbe esitato a mettersi a ballare dalla felicità; ora invece provava solo angoscia. Due settimane da vivere con il terrore di veder tornare un James totalmente diverso, senza più quella solita scintilla vitale negli occhi che tanto lo contraddistingueva. Ma, soprattutto, vivere con la consapevolezza di essere in buona parte la causa di quel suo cambiamento così repentino.
Con sua enorme sorpresa, due settimane a Hogwarts passarono più in fretta di quanto immaginasse. Il ritmo delle lezioni divenne così frenetico con l’avvicinarsi dei M.A.G.O. che le restavano ben pochi momenti per pensare a quanto mancasse al ritorno di James, visto che era quasi sempre occupata a studiare. Durante le ronde Remus le faceva compagnia, e passavano il tempo a discutere e spettegolare sui professori e sui litigi che lui a volte aveva con Mary. Ormai nemmeno le lezioni di Trasfigurazione erano più un problema, visto che Lily sapeva che il banco alle sue spalle sarebbe stato miracolosamente vuoto e nessun tocco di piuma avrebbe fatto breccia nella sua mente al posto delle parole della professoressa McGranitt.
Eppure non riusciva a levarsi dalla testa la sensazione che, se James non tornava a scuola, era anche per colpa sua.
Come se non bastasse, aveva preso ad odiare Rose King con tutte le sue forze. Di norma non si era mai interessata a lei, sapeva soltanto che era una Tassorosso e giocava nella squadra di Quidditch; forse al primo o al secondo anno si erano anche sedute insieme a qualche lezione e avevano studiato in biblioteca, ma per il resto la sua esistenza non le era mai importata granchè. Invece, da quando l’aveva vista a casa dei Potter, la sua presenza era diventata per lei un motivo di terribile fastidio. Effettivamente non si poteva negare che fosse una bellissima ragazza, di molto superiore a lei: pelle color caramello, morbidi capelli neri lunghi fino alla vita, occhi ipnotici da cerbiatta, fisico alto e slanciato, denti bianchissimi…sembrava l’incarnazione dell’ideale bellezza mediterranea. Era molto difficile esserle indifferenti.
Ogni volta che lei e Rose capitavano alla stessa lezione, Lily non mancava certo di fulminarla con lo sguardo e aveva iniziato a commentare qualunque cosa facesse con una certa dose di malignità. Le amiche non condividevano il suo stesso odio per la King e non capivano perché si accanisse così tanto su di lei, ma a Lily non importava. Era già tanto se non le scagliava una fattura Orcovolante ogni volta che la incrociava nei corridoi, lei e tutta la sua dannata perfezione.
Stava impazzendo, non lo si poteva negare.
Per fortuna non era la sola ad aver perso la testa in quel periodo. Anche Marlene si struggeva intensamente per il ritorno di Sirius, soprattutto da quando qualcosa nei suoi sentimenti verso di lui aveva cominciato a mutare.
La sera in cui aveva tirato un pugno a Rodolphus e poi aveva pianto sulla spalla di Black fin quasi a non avere più lacrime, qualcosa dentro di lei era inevitabilmente cambiato. Aveva lasciato che lui la accudisse e la consolasse, poi si era addormentata sulla sua spalla. Aveva cercato di ricordare quando fosse stata l’ultima volta che qualcuno si era preso cura di lei, ma non ci era riuscita. Fin da bambina aveva badato a sé stessa, dato che i genitori, sempre occupati al lavoro, non avevano mai avuto molto tempo per lei.
Invece, la sera della festa, si era confidata con Sirius più di quanto le fosse mai capitato con chiunque altro, persino con Lily. La loro amicizia era infinitamente preziosa e con lei si era mostrata vulnerabile, di tanto in tanto, ma aveva sempre mantenuto un certo autocontrollo. E Lily, un vero tesoro di ragazza, non l’aveva mai forzata a raccontarle i fantasmi del suo passato.
Ma poi era arrivato Sirius Black, che aveva sbriciolato i muri che si era costruita attorno per proteggersi e aveva aperto una crepa; una crepa che poi si era allargata fino a scoprire i suoi veri sentimenti. Da un lato era stata un’esperienza terrificante, confessare il suo più grande segreto ad un ragazzo praticamente sconosciuto, ma dall’altro era stato anche tremendamente liberatorio. Da troppo tempo si portava dentro un peso simile.
La mattina dopo la festa, mentre era in viaggio sul treno, Marlene si era spesso domandata perché Sirius volesse conoscerla a tutti i costi così nel profondo. D’altra parte non aveva nulla da guadagnarci e di certo non era un subdolo tentativo di portarla a letto e basta, visto che per quello bastava il loro patto. E, su questo Marlene ne era più che certa, Sirius Black non era alla ricerca di una storia seria. Non era proprio il tipo. Avevano stabilito insieme che sarebbe stata solo un’avventura, una situazione particolare da non ripetere, tuttavia quel pensiero ora le provocava un’ondata di tristezza. Era molto felice e soddisfatta di aver trascorso quel mese con lui, avevano riso e scherzato…e poi lui era terribilmente bravo a letto.
Durante le vacanze di Natale, dopo averlo visto così devastato dalla morte di Charlus Potter, Marlene aveva pensato spesso a lui e, per la prima volta in vita sua, aveva analizzato i suoi veri sentimenti, stupendosi di ciò che aveva scoperto. Non solo in compagnia di Sirius si sentiva al sicuro e protetta, ma provava anche qualcosa che somigliava pericolosamente…all’amore. In cuor suo sapeva che era sempre stato così, semplicemente non aveva mai voluto ammetterlo chiaramente a sé stessa, ma non appena era giunta a quella consapevolezza, aveva capito quanto fosse intenso e puro ciò che provava. Avrebbe voluto urlare al mondo con tutte le sue forze: amo Sirius Black!
Per questo non vedeva l’ora che lui tornasse a Hogwarts. Alla fine, era davvero così impossibile una loro relazione amorosa? Non era forse quello che avevano già, pur senza renderla ufficiale? Il pensiero le risultava talmente squisito che passava ore e ore a sognare ad occhi aperti. La sola idea di confessargli tutti i suoi sentimenti le metteva una paura terribile, ma doveva tentare. Per la prima volta nella sua vita, la felicità era davvero a portata di mano e non poteva certo lasciarsela scappare.
Eppure, un passo così grande andava pianificato nei minimi dettagli. Bisognava aspettare il momento opportuno e poi agire. Quando aveva visto Black in ospedale, aveva mantenuto la calma, non aveva perso la testa e si era comportata con lui come se niente fosse, attenta a non tradire ogni minima emozione. Ma, non appena lui fosse tornato, gli avrebbe confessato i suoi veri sentimenti. Per ora doveva aspettare.



Dopo due settimane, la notizia che James Potter e Sirius Black fossero ritornati a Hogwarts si sparse in un baleno. Sebbene i due avessero cercato di tenere la cosa il più segreta possibile, avvisando solo Remus e Peter, in qualche modo la faccenda era trapelata lo stesso, così come ormai tutti sapevano che Charlus Potter era stato assassinato dai Mangiamorte.
Eppure a James non importava nulla che la gente sparlasse di lui. Era stato a Diagon Alley un paio di volte per conto di sua madre e spesso aveva avvertito gli occhi di numerosi maghi su di sé; gli amici e colleghi di suo padre che aveva incontrato gli avevano stretto la mano, tuttavia il giovane aveva preferito lo stesso rimanere chiuso nel suo piccolo inferno privato.
Ora era ufficialmente diventato il capofamiglia. Certo, ad aiutarlo c’erano sua madre e il suo fratello adottivo, ma entrambi erano due Black. Era rimasto un solo Potter in circolazione. La cosa lo spaventava più di quanto volesse ammettere, ma, orgoglioso com’era, cercava di non darlo troppo a vedere e si rifugiava nel suo silenzio. Ormai era arrivato a escludere persino Sirius.
L’unica che in quel periodo riusciva a consolarlo era Rose King. La cosa di per sé non aveva senso, ma, lentamente, quella ragazza stava diventando indispensabile per lui come l’ossigeno. Rose era bella, simpatica e intelligente. Da quando aveva saputo della morte di suo padre, non c’era stato un giorno che non gli avesse scritto una lettera di conforto, tuttavia così piena di vita che era spesso riuscita a strappargli un sorriso. Come se non bastasse, gli aveva rimediato pure i biglietti per una partita dei Tornados per tirargli un po’ su il morale.
In quanto a Lily Evans…non riusciva neanche a pensare il suo nome senza provare un’atroce fitta allo stomaco. Quella ragazza l’aveva distrutto. Sirius aveva sempre avuto ragione, quando gli aveva dimostrato più e più volte che non erano fatti l’uno per l’altra, ma lui non aveva voluto dargli ascolto. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato stupido. Era corso dietro alla Evans per sei anni, sempre a sperare che un giorno anche lei potesse ricambiare i suoi sentimenti, ma ora era il momento di darci un taglio. Rose King sarebbe stata la ragazza giusta per lui, ne era certo.
L’occasione perfetta avvenne la stessa sera del suo arrivo a Hogwarts, subito dopo aver lasciato i bagagli nel dormitorio. Remus, Peter, Frank e tutto il resto della scuola dovevano essere ancora a cena, dunque James e Sirius si affrettarono a dirigersi verso la Sala Grande. Dovevano approfittare del fatto che nessuno sapesse ancora del loro ritorno, prima di essere subissati di domande.
Avevano appena intrapreso il corridoio che conduceva verso l’enorme mensa quando dalla parte opposta comparve Rose King, che in quel preciso istante stava mulinando i lunghi capelli neri da una parte all’altra. James si bloccò di colpo, trattenendo il respiro, e fermò anche l’avanzata dell’amico.
<< Che succede, Ram? >> domandò Sirius, scrutandolo con aria preoccupata. Erano giorni che James si comportava in modo insolito e temeva che stesse per combinarne un’altra delle sue.
<< Questa è la mia occasione. Non potevo chiedere di meglio >>.
<< A cosa ti riferisci? >>.
<< Guarda e impara >>.
Felpato lanciò una rapida occhiata ai suoi occhi e vide che erano illuminati da una luce pericolosa. Quello era di nuovo lo sguardo dei guai, come lo definiva Remus. E in quello stesso istante quegli occhi pericolosi erano puntati sulla figura sinuosa di Rose King. Sirius ci mise un attimo a fare due più due e fu sul punto di fermarlo, ma ad un tratto James scattò in avanti come una molla e andò incontro alla Tassorosso con un sorriso luminoso stampato sul volto.
<< Rose! >>.
<< James! >> gridò lei, e subito gli corse incontro, catapultandosi fra le sue braccia.
Gli arrivava a malapena alle spalle, tuttavia James se la strinse al petto con forza e aspirò il profumo dei suoi capelli. Era molto buono, anche se nulla a che vedere con quello delicato di Lily Evans…
<< Come stai? >> Rose si allontanò da lui per guardarlo in faccia, ma continuò a restargli abbracciata << Ero tanto in pena per te…>>.
<< Oh, mia cara Rose, non dovevi. La tua sola vicinanza mi fa già stare molto meglio >>.
La fanciulla abbassò gli occhi da cerbiatta, arrossendo << James…so che ci siamo avvicinati tanto nell’ultimo periodo e io volevo dirti che…>>.
James le posò un dito sulle labbra e la interruppe con un sorriso << Lo so. Anche io provo la stessa cosa >>.
<< Davvero? >>.
Come risposta, James le prese il volto fra le mani e di colpo posò le labbra sulle sue, con un’avidità che non era lontana dalla violenza. La povera Rose rimase sconvolta per qualche istante, ma poi mugulò di piacere e si strinse a lui, ricambiandolo passionalmente. Nel mentre la baciava, James si rese conto che ci stava mettendo quanta più rabbia possibile, la stessa rabbia che aveva scatenato in lui Lily Evans quando aveva detto di odiarlo, dopo averlo baciato solo la notte prima. Forse Rose si accorse della sua foga e cercò di allontanarlo, ma James non glielo permise e, con un sospiro selvaggio, riavvicinò la bocca alla sua, affondando le mani sui suoi fianchi. Rose allora strinse i suoi capelli fra le dita, tremando vistosamente per l’intensità delle sue emozioni.
Eppure, per quanto brava, Rose non era Lily.
Quando, alla fine, James si staccò da lei con un sospiro rassegnato, che tuttavia cercò di mascherare come un sussurro appassionato, la povera fanciulla era letteralmente senza fiato.
<< Wow >> boccheggiò << James, è stato…>>.
<< Straordinario, lo so. Ti va se domani ti accompagno a colazione? >>.
Prima che Rose, ancora sconvolta, potesse riuscire ad articolare una risposta, James le diede un altro bacio e le disse << Perfetto, allora a domani. Ora devo andare, sto morendo di fame >>.
Ancora più sbigottita, la Tassorosso rimase a fissarlo con la bocca spalancata e le guance ancora tutte arrossate nel mentre James tornava con aria trionfante verso Sirius, che lo stava aspettando con un sorriso sul volto.
<< Ben fatto, Ram >> applaudì Felpato << Molto diretto, conciso e passionale. Ma posso dirti che ti ho visto fare di meglio, sembrava che volessi divorarle la faccia…>>.
<< Ma smettila, Felpy >> ridacchiò James, evitando di scatto la mano dell’amico già pronta a scompigliargli i capelli.
<< Perché l’hai fatto? >>.
<< Come, non eri tu quello che diceva che Rose era la ragazza perfetta per me? >>.
<< Ma è proprio perché stai seguendo un mio consiglio che mi preoccupo. Ti sei già scordato Lily Evans? >>.
James riprese a camminare, mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé << Non era la ragazza giusta per me >>.
Sirius rimase in silenzio per qualche istante, limitandosi ad osservarlo. C’era qualcosa di strano nei suoi modi, come una sorta di irrigidimento, nel parlare di Lily. Un tempo, gli occhi gli si sarebbero accesi al solo sentirla nominare.
<< Sono felice che tu l’abbia capito, Ram >> mormorò cauto.
James sospirò ancora, in evidente disagio, poi si voltò verso di lui e cambiò subito argomento << E tu, Felpato? Quando metterai la testa a posto? >>.
Sirius strabuzzò gli occhi << Mai, ovviamente >>.
<< Andiamo, so che provi qualcosa per Marlene >>.
L’amico ridacchiò nervosamente << Non mi piace in quel senso >>.
<< Ti piace abbastanza da farci sesso >>.
<< Eddai, sai che quello non conta, è una cosa fisica >>.
<< D’accordo, ma non negare che sareste perfetti…>>.
<< Senti, Ram, io nutro molta ammirazione nei suoi confronti e anche amicizia, ma la cosa finisce lì. Non sono innamorato di lei, così come lei non lo è di me. Avevamo detto che la nostra relazione sarebbe finita entro Natale e così è stato. Ora sono libero di tornare a cacciare >>.
James fece spallucce << Se ne sei convinto, ti credo. Ora andiamo a cena, o non ci lasceranno più nulla >>.
Ridacchiando, i due si misero a correre verso la Sala Grande, senza accorgersi di una figura minuta con lunghi capelli neri rannicchiata nel corridoio affianco. Una figura che, per loro sfortuna, aveva sentito tutto.

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Capitolo 18
*** Finta indifferenza ***


Quella mattina, poco prima di scendere a colazione, Lily era un fascio di nervi. Si era svegliata più presto del solito ed era rimasta a fissare le tende color rosso cupo del suo letto a baldacchino per un’ora intera, cercando di riflettere razionalmente su quale fosse il comportamento migliore da adottare in vista della difficile prova che la aspettava: James era tornato a Hogwarts.
Era stata Alice ad annunciarglielo, la sera prima, mentre erano tutte radunate accanto al camino a cercare di finire entro la mezzanotte il saggio di Pozioni e al contempo gli esercizi di Incantesimi e il tema di Antiche Rune.
Erano tutte perfettamente concentrate sul loro lavoro, quando ad un tratto Alice aveva sollevato la testa e aveva detto << Ah, sapevate che James e Sirius sono tornati? >>.
Lily si era quasi strozzata dalla sorpresa << Davvero? >>.
<< Sì, dovrebbero essere arrivati adesso…>>.
Per poco la giovane Evans non le era saltata addosso con gli occhi fiammeggianti << E quando avevi intenzione di dircelo, Prewett? >>.
Alice l’aveva fissata con aria offesa << Scusami, non pensavo ti importasse…>>.
Lily allora si era subito scusata con un cenno sbrigativo della mano e aveva liquidato velocemente l’argomento. Non poteva certo tradirsi in quel modo di fronte alle amiche. Ma da quel momento non era più stata in grado di studiare alcunché ed era rimasta a pensare a Potter fino a mezzanotte inoltrata. Quando poi le amiche avevano deciso di andare a dormire, con una scusa era rimasta nella Sala Comune, fingendo di voler continuare Pozioni. In verità aveva aspettato per più di un’ora che il buco del ritratto si aprisse ed entrasse James. Era certa che il solo vederlo avrebbe arrecato un immediato conforto al suo spirito tormentato. Ma purtroppo ogni sua aspettativa era stata delusa: alle due e mezza né Potter né Black erano comparsi e, alla fine, con suo grande sconforto, era stata costretta a cedere al sonno ed era salita nel dormitorio. Forse quella notte c’era stata la luna piena e i Malandrini erano andati alla Stamberga Strillante.
Ma James Potter non avrebbe potuto evitarla per sempre: quella mattina sarebbe stata decisiva, visto che era impossibile che non si vedessero neanche a colazione. La sola idea le faceva tremare le ginocchia. Non aveva ancora bene deciso come comportarsi – se restare indifferente, salutarlo e basta oppure azzardarsi a rivolgergli la parola per conversare – quando la sveglia di Mary trillò con la precisione di un orologio svizzero e le quattro amiche iniziarono ad alzarsi con i soliti mugugni.
Lily scattò in piedi come una molla. Sebbene avesse dormito appena quattro ore, si sentiva più sveglia che mai. Si vestì in fretta e attese con impazienza che anche le altre si cambiassero, tamburellando nervosamente le dita contro il vetro della finestra. Aveva ricominciato a nevicare, meraviglioso.
<< Che c’è, Lily? >> le domandò Mary, dal bagno << Sei in ansia per il test di Pozioni? >>.
Completamente presa alla sprovvista, Lily annuì con energia, senza nemmeno aver capito bene quale fosse la domanda.
<< Ma di cosa ti preoccupi, Lumacorno ti adora! Scommetto che, se anche facessi tutto sbagliato, ti darebbe lo stesso il massimo dei voti >>.
<< Già, che sciocca che sono >> mormorò Lily. Non aveva ascoltato una singola parola di ciò che aveva detto << Siete pronte? >>.
Uscirono tutte insieme dal dormitorio e Lily scandagliò con cura la Sala Comune, nella speranza di intravedere i capelli arruffati di Potter, ma lui non c’era. Molto bene, allora si trovava sicuramente a colazione. Fece un respiro profondo e seguì le amiche in Sala Grande. Non appena entrarono, con la coda dell’occhio perlustrò immediatamente l’intera tavolata di Grifondoro e, nonostante sapesse già che l’avrebbe visto, rimase lo stesso di sasso. Per la prima volta da quasi un mese, i Malandrini erano al completo.
Le amiche si accomodarono al loro solito posto e Lily si ritrovò seduta senza neanche rendersene conto. Davanti a lei c’era un vasto assortimento di cibo, ma si sentiva come in trance.
Emmeline la scosse per un braccio << Lily, cosa prendi? >>.
La fanciulla abbassò lo sguardo a terra, con il viso in fiamme. Continuava a ripetere a sé stessa che non aveva alcun motivo di sentirsi in colpa, visto che aveva chiarito subito la sua posizione a James. In fondo, non aveva fatto nulla di male.
<< Che cos’ha oggi? >> domandò Hestia, preoccupata.
<< Dice di essere in ansia per Pozioni, ma secondo me c’è qualcosa sotto…>>.
<< No, non ho nulla >> rispose in fretta Lily, afferrando al volo una caraffa di succo di zucca << Bevo solo un po’ di succo >>.
<< Non hai fame? >>.
<< A dire la verità, non mi sento molto bene >>.
Ed era effettivamente così. Al solo vederlo, le si era completamente rivoltato lo stomaco e le mani le tremavano a tal punto che doveva tenerle nascoste sotto il tavolo. Sorseggiò piano il succo, cercando disperatamente di non rovesciarselo addosso, mentre lo stomaco le brontolava. Alice le domandò più volte se stesse bene, e lei continuò a rispondere che non era nulla, sebbene si stesse chiedendo se non fosse il caso di continuare a fingere e passare la mattinata in infermeria. Almeno avrebbe potuto dormire un po’ e recuperare il sonno perduto.
Era semplicemente ridicola. Non doveva mica scappare da lui. Non appena le altre smisero di tormentarla, decise di arrischiare uno sguardo verso i Malandrini; se negli occhi di James avesse letto un qualsiasi tipo di rimprovero, avrebbe saltato Trasfigurazione, poco ma sicuro. Sempre tenendo la testa bassa, sbirciò di sottecchi nella loro direzione. Fortunatamente, nessuno di loro era voltato dalla sua parte, dunque potè concedersi qualche istante di pura osservazione.
Rideva. Lily sbattè le palpebre, cercando di imprimersi bene nella mente quella scena. James Potter stava ridendo, con quella sua solita risata gaia, piena di allegria, che contagiava tutti. Dal tono esaltato delle loro voci, le parve di capire che i quattro volessero organizzare una battaglia a palle di neve contro l’intera scuola. Naturalmente James era il capo della situazione, poiché stava gesticolando apertamente con le mani, nel mentre metteva a punto la sua strategia di guerra. Era bello fissarlo quando era così, con gli occhi scintillanti pieni di vita e un ghigno birichino sul viso….
<< Lily, cosa stai guardando? >> le domandò Mary, interrompendo la sua riflessione e cercando di seguire il suo sguardo.
Lily si girò di scatto e per il resto della colazione fece molta attenzione a non spostare più gli occhi dal suo succo di zucca. Decise coraggiosamente di onorare la sua promessa: dal momento che James non l’aveva fissata con aria di biasimo, sarebbe andata a lezione. Anzi, a dire la verità, James non l’aveva proprio guardata. Era una cosa piuttosto insolita, visto che la colazione era il suo momento preferito per starle vicino e infastidirla, ma quella mattina non era riuscita a incrociare i suoi occhi neanche una volta. Che strano.
Rimase talmente concentrata a ragionare su quel misterioso arcano che non si rese nemmeno conto della presenza di tre ragazzi alle sue spalle.
<< Remus! >> trillò Mary, vivace.
Lily sobbalzò di colpo e con un sussulto si rese conto che tutti i Malandrini erano venuti verso di loro per andare insieme a lezione. Tutti, tranne uno.
<< Come state, ragazze? >> domandò Peter, sedendosi fra di loro.
<< Spero che abbiate preso dei buoni appunti, visto che dovrete passarmi tutto >> scherzò Black, altrettanto gioviale << Non posso mica fidarmi di questi due >>.
<< Ehi! >> protestò Lupin, mettendosi in braccio Mary << Ma se non stai facendo altro da quando abbiamo iniziato Hogwarts! >>.
Nel mentre Alice, Hestia, Emmeline e Mary ridevano per quel battibecco, Lily allungò il collo per cercare di capire dove fosse finito James. Stava quasi per rinunciare a vederlo, quando improvvisamente lo individuò mentre si dirigeva a passo svelto verso l’uscita della Sala Grande. Accanto alla porta lo aspettava Rose King. Lily digrignò silenziosamente i denti: ti pareva se quella non doveva essere fra i piedi. Ebbe lo strano impulso di scattare in piedi e seguirli, ma si controllò e li lasciò andare via insieme con la furia nello sguardo.
Per tutto quel tempo, James non l’aveva degnata di una sola occhiata.



Quando entrò nell’aula di Trasfigurazione, Lily si trattenne a stento dall’avere una crisi isterica: il banco dietro il suo era vuoto. Dove diavolo era Potter?
Senza nemmeno avere la più pallida idea di che cosa stessero parlando, Lily s’intromise senza ritegno della conversazione degli amici << Sapete dov’è James? >>.
Ormai non le importava più di dare a vedere quanto le importasse. Doveva sapere subito perché James non era seduto al suo solito posto con un sorriso malizioso ad attenderla, o sarebbe certamente impazzita.
Remus la studiò, perplesso << James? Cerchi James, Lily? >>.
<< Sì, Potter. Dov’è? >>.
<< Non saprei, era con Rose prima, arriverà…ma perché? >>.
<< Niente >>.
Senza dire altro, Lily scansò tutti e si accomodò al suo solito posto con aria rabbiosa, sbattendo la cartella piena di libri a terra con più violenza del necessario. Ah, dunque James era con Rose. E cosa stava facendo, di preciso, con Rose? E, per curiosità, da quando frequentava Rose? Che razza di nome era, poi, Rose? Non aveva senso chiamare una persona con il nome di uno stupido fiore. Forse lei si riteneva una rosa…sì, una rosa marcia.
<< Lils, ma sei arrabbiata? >> le sussurrò piano Mary, dal banco vicino, cercando di decifrare il suo strano atteggiamento.
<< No >> sibilò la Evans. Lanciò uno sguardo alla porta, ma non c’era traccia di James.
<< Non ti ho mai vista così…>>.
<< Sto benissimo. Fa caldo qui dentro, non trovi? >>.
<< Ma se ci saranno appena dieci gradi…>>.
Con un sospiro seccato, Lily la ignorò e continuò a lanciare occhiate impazienti in direzione della porta. Dove diavolo si era cacciato? Che cosa stava combinando con la King per tutto quel tempo?
La professoressa McGranitt arrivò in aula, puntuale come al solito, ma James non era ancora arrivato. Digrignando i denti, Lily fu costretta a voltarsi, sebbene avesse ormai tutto il collo irrigito per essere stata troppo tempo girata di spalle. La McGranitt attaccò subito a spiegare, ma la fanciulla continuò a fissare la lavagna con espressione vuota, riempiendo di scarabocchi il quaderno. Perché James non arrivava?
Le sue pene ebbero finalmente fine dopo circa una decina di minuti, quando si udì un lieve scricchiolio e la porta venne spalancata.
<< Ah, signor Potter, finalmente si è degnato di arrivare. Dove è stato per tutto questo tempo? >>.
Lily lanciò alla professoressa uno sguardo riconoscente, visto che era esattamente quello che voleva sapere anche lei. Poi si girò verso la porta, dove un James tutto trafelato stava attraversando l’aula con il fiatone.
<< Mi scusi, professoressa. Io…avevo dimenticato il libro >>.
<< Spero si sia ricordato almeno la testa, signor Potter. Cinque punti in meno a Grifondoro per il suo ritardo inopportuno >>.
James annuì con aria contrita e avanzò per prendere posto, mentre la McGranitt riprendeva la spiegazione. C’erano soltanto due banchi liberi in tutta l’aula e Lily si voltò verso la lavagna con un sorriso soddisfatto, certa che fra poco avrebbe udito James spostare la sedia e accomodarsi esattamente dietro di lei, come faceva da ormai sette anni. Ma ciò non avvenne mai.
Sconvolta, Lily si girò di nuovo e vide che lui aveva preferito sedersi dietro Dorcas Meadowes e, per di più, non le aveva neanche lanciato un’occhiata. Si portò una mano sulla bocca, cercando di trattenere l’ira. Ma come osava? Erano più di sette anni che si sedeva dietro di lei apposta per tormentarla e, per una volta che avrebbe voluto averlo vicino, lui decideva di accomodarsi dalla parte opposta della classe. Assurdo!
Lily afferrò la piuma e iniziò a ricopiare frettolosamente ciò che c’era scritto alla lavagna, senza capire nulla, la mente ancora concentrata su James. La stava davvero evitando? In fondo, aveva detto che d’ora in poi sarebbe stato come se non si fossero mai conosciuti. Tuttavia aveva sempre dubitato che avrebbe davvero messo in pratica quelle parole; evidentemente si era sbagliata. Doveva assolutamente riuscire a parlargli entro la fine della giornata, o non era sicura che la sua salute mentale sarebbe sopravvissuta ancora a tutta quella tensione.
Non appena suonò la campanella, Lily tirò un sospiro di sollievo. Non aveva ascoltato una sola parola della lezione e sapeva che presto se ne sarebbe pentita, ma in quel momento aveva cose più urgenti a cui pensare. Ritirò le sue cose in un baleno e scattò in piedi, decisa a non concedere più a Potter l’occasione di sfuggirle. Come sospettava, lui era già quasi arrivato alla porta – di certo aveva fatto tutto di fretta per fare in modo di evitarla, come a colazione – tuttavia Lily, imperterrita, lo seguì e lo afferrò per un braccio.
<< Potter! >>.
Quasi certamente James sospirò, seccato, ma alla fine rinunciò alla fuga e abbassò la testa per guardarla. Era la prima volta da quasi un mese che Lily incrociava i suoi occhi e restò a fissarlo con aria sbalordita, assolutamente pietrificata. James Potter era cambiato radicalmente, durante tutto quel tempo. Non un cambiamento fisico, sebbene le sue guance fossero un po’ più incavate, ma era soprattutto l’espressione del suo viso a renderlo assolutamente irriconoscibile. Teneva la mascella così contratta che probabilmente rischiava di frantumarsi i denti, il suo solito sorriso amichevole e sereno era svanito assieme alla felicità che provava sempre nel vederla e il calore degli occhi si era trasformato di colpo in una malignità che la metteva terribilmente a disagio. C’era qualcosa di oscuro in lui, come se tutta la sua luminosità fosse stata inghiottita dalle tenebre.
<< James >> sussurrò la fanciulla a fior di labbra, troppo piano perché lui potesse udirla. Sembrava davvero un’altra persona.
Potter rimase immobile a fissarla, nervoso e arrabbiato, in attesa che si decidesse a spiegargli il motivo per cui l’aveva fermato fuori dalla classe. Ad un tratto Lily si rese conto che non erano soli e cercò di soffocare l’attacco di bile che le era salito in gola: Rose King lo stava aspettando.
Per tutti i gargoyle! Ma quella era dappertutto?! Lily spostò di nuovo gli occhi su James, socchiudendoli con aria minacciosa. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Anzi, di più. Avrebbe voluto afferrarlo e scrollarlo dalla testa ai piedi, in modo da farlo ritornare quello che era. Si sforzò di mantenere la calma, mentre una strana voragine dolorosa le si apriva nel petto.
<< Cosa vuoi, Evans? >> le domandò James, tagliente, visto che lei non si decideva ad aprire bocca. Il suo risentimento era accentuato dal susseguirsi delle violente emozioni che certamente le leggeva in faccia.
<< Voglio parlarti >> rispose allora lei, con un filo di voce. Cercò di concentrarsi, ma tutta quella freddezza la faceva stare malissimo.
<< Dimmi >> sibilò lui fra i denti.
Il suo sguardo era perfido. Non l’aveva mai visto guardare così nessuno, men che meno lei, con quegli occhi così terrificanti. Nemmeno quando aveva dato un pugno a David Fawcett gli aveva riservato uno sguardo tanto assassino. La bruciava con un’intensità sconcertante. Era peggio di un qualsiasi dolore fisico, peggio di una coltellata dritta al cuore…
<< Da soli! >> sbottò Lily con un po’ più di voce, lanciando un’occhiata in tralice alla King, che sembrava essere diventata l’ombra di James.
Subito Potter si lanciò un’occhiata alle spalle. Lily seguì i suoi occhi e vide Rose King scuotere impercettibilmente la testa. Si lasciò sfuggire una risata amara, poiché di certo James non prendeva ordini da nessuno, men che meno da lei, e attese con impazienza che lui la mandasse via.
Ma rimase assolutamente estrerreffata quando James, dopo essersi voltato di nuovo verso di lei, le disse << Mi spiace, ma temo di avere già un altro impegno. Sarà per un’altra volta, Evans >>.
Che cosa?!
Lily per poco non soffocò, sconvolta. Rimase così scioccata da non riuscire nemmeno a muoversi, motivo per cui non fu in grado di sollevare in tempo un braccio per fermare ancora Potter e urlargli addosso tutti gli improperi che le stavano venendo in mente. Fu troppo lenta e James si distaccò da lei in un baleno, raggiungendo Rose.
Nel mentre si allontanava nel corridoio, Lily, ripresasi dalla paralisi, gli urlò, senza curarsi della presenza di altre centinaia di studenti << Potresti anche guardarmi in faccia quando ti parlo! >>.
James non si voltò, nè diede segno di averla sentita. Niente da fare, era come se per lui non esistesse.
Lily si accasciò contro il muro e si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, cercando di smettere di tremare. Capì di possedere un cuore quando improvvisamente iniziò a sentire qualcosa frantumarsi, di fronte alla totale indifferenza che James aveva mostrato nei suoi confronti. Lentamente e dolorosamente, piccole crepe cominciarono a formarsi, causandole molto dolore.
Era la fine.



Subito dopo la fine delle lezioni, Sirius abbandonò gli amici con una scusa e, anziché andare con loro a torturare Gazza al terzo piano, preferì dirigersi nei pressi della biblioteca. Fortunatamente James era troppo preso da Rose, oppure si sarebbe accorto all’istante del suo comportamento parecchio insolito. Di certo non era da lui rifiutare un bello scherzo al custode, dato che era il loro passatempo preferito da anni, ma non aveva ancora visto Marlene da solo e avvertiva fin dentro le ossa il bisogno prepotente di stringerla fra le braccia e assaporare il suo profumo, che era diventato per lui come una sorta di droga estatica.
Marlene era stata molto vicino sia a lui che a James, durante quei difficili giorni che avevano seguito la morte di Charlus Potter, anzi aveva persino insistito che fosse lo stesso signor McKinnon a curare Dorea. Al funerale poi era venuta con entrambi i genitori, dunque non aveva potuto rivolgerle la parola, ma lei lo aveva comunque gratificato con un sorriso pieno di conforto, simile a quello che gli aveva rivolto la prima volta che si erano visti.
Da allora non si erano più incontrati. Sirius aveva segretamente sperato che, dopo colazione, lei venisse almeno a salutarlo, ma Marlene gli era passata accanto senza degnarlo di uno sguardo. Sulle prime ci era rimasto piuttosto male, ma poi si era ricordato che lei detestava le effusioni in pubblico, sebbene alla festa si fosse lasciata baciare e abbracciare tranquillamente.
Nei suoi anni a Hogwarts era sempre stato soddisfatto, addirittura felice. Aveva trovato gli amici di una vita e aveva condiviso con loro innumerevoli avventure, ma, sotto sotto, aveva sempre provato uno strano senso di disagio che non lo aveva mai abbandonato completamente. La vergogna e il dolore per il fatto che la sua intera famiglia facesse parte dei Mangiamorte gli erano gravati sulle spalle fin da quando era solo un bambino.
Marlene McKinnon, però, aveva qualcosa in grado di placare quell’angoscia che si portava dentro. Il modo in cui si accolava contro di lui, le loro gambe intrecciate, la mano di lei sul cuore, i suoi baci travolgenti…tutti quei piccoli gesti gli davano conforto. Con lei non si sentiva nervoso come ogni volta che andava a letto con una ragazza; ovviamente non scappava mai subito dopo, ma preferiva restare da solo ed evitare come la peste le relazioni troppo serie. Ma quella notte, quando Marlene gli aveva aperto il suo cuore, qualcosa era cambiato. E poi lei era semplicemente meravigliosa: non solo il sesso fra di loro era incredibile, ma Marlene era senza freni, disinibita al punto giusto, perfetta. Definirla solo “passionale” non le rendeva giustizia. Era come se bruciasse dentro e avesse un disperato e continuo bisogno che qualcuno spegnesse le sue fiamme, prima che la consumassero.
Era per questo che ora si trovava davanti alla porta della biblioteca. Conoscendola, sapeva che prima o poi lei vi avrebbe transitato, visto che, dal giorno della loro ricerca, gli aveva confessato che era diventato il suo posto preferito per studiare. Si sentiva piuttosto ridicolo a restare impalato davanti alla porta, cercando di assumere una posa disinvolta di fronte agli studenti che gli passavano davanti e lo guardavano con aria stranita, ma alla fine vi rinunciò e cominciò a camminare avanti e indietro come un’anima in pena.
Normalmente non si sarebbe mai comportato così, visto che di solito erano le ragazze a cercare lui, non viceversa, ma con la McKinnon era sempre stato tutto diverso, fin dall’inizio. Attese ancora per qualche istante, salutando con cenni rapidi tutti quelli che conosceva; se avesse continuato a restare lì fermo come un idiota, anzi, peggio ancora, se si fosse scoperto che era lì per aspettare una ragazza, sarebbe certamente diventato lo zimbello della scuola. Aveva una reputazione da difendere.
Con un gesto accuratamente studiato, si passò una mano fra i capelli – cosa che fece quasi svenire alcune ragazzine del terzo anno che lo stavano spiando nascoste dietro un angolo – ed entrò a passo di carica in biblioteca, fingendo che quella fosse stata la sua intenzione fin dall’inizio. Madama Pince lo scrutò guardinga, conoscendo per esperienza la sua ben nota fama di combina guai, e, quando lui fece per aprire bocca, gli intimò immediatamente di fare silenzio. Come se avesse sempre saputo ciò che stava cercando, gli indicò di dirigersi verso il fondo della biblioteca. Felpato seguì le sue istruzioni e, esattamente seduta allo stesso tavolo dove avevano fatto l’amore, trovò Marlene.
Sirius rimase fermo a fissarla per qualche istante, trattenendo il fiato. Pareva tutta intenta a leggere un voluminoso libro dalle pagine ingiallite, con i lunghi capelli neri che le coprivano un lato del viso; stava prendendo copiosamente appunti e non sembrava voler essere disturbata.
Certo che le avrebbe fatto piacere vederlo, Sirius si avvicinò piano, le mise le mani sugli occhi e poi le baciò il collo. Eccolo, quel profumo delizioso…quanto gli era mancato.
Ma, con sua enorme sorpresa, Marlene si scostò stizzita le sue mani dal viso e lo allontanò con uno strattone << Che vuoi, Black? >>.
Sirius non si lasciò intimidire dalla sue freddezza. Adorava quando faceva la bambina capricciosa.
<< Sono venuto a salvarti da un pomeriggio di noioso studio. Ho in mente altri progetti, molto più interessanti…>>.
<< Mi dispiace, ma sono occupata. E smettila di toccarmi >>.
Felpato si accigliò << Cos’è successo? >>.
<< Perché mai dovrebbe essere successo qualcosa? >> la fanciulla continuò a mantenere gli occhi fissi sul libro << Ah già, non sei abituato a essere rifiutato. Beh, mi spiace per te >>.
<< Ma che discorsi fai? Dai, McKinnon, dimmi che cos’hai. Se ho fatto qualcosa ti chiedo scusa, ma almeno guardami >>.
Marlene voltò piano la testa e i suoi occhi azzurri si riempirono di così tanta freddezza da sembrare fatti di ghiaccio. Tuttavia a Sirius non sfuggì affatto che fossero anche rossi e terribilmente gonfi, come se la ragazza avesse passato tutta la notte a piangere. Fu sul punto di allungare un braccio per darle un buffetto su una guancia, ma Marlene sorrise in un modo talmente sinistro che si bloccò a metà strada e la fissò con aria confusa.
<< Non ricordi, Black? Il patto è finito >>.
Sirius per poco non scoppiò a riderle in faccia. Ancora si parlava di quello stupido patto?
<< Credevo che ormai fossimo oltre >>.
<< No, per niente. Hai avuto quello che volevi, ora basta. Tanto scommetto che non ci metterai molto a trovare un’altra con cui divertirti >>.
<< McKinnon, ti prego, smettila di fare così. Se il problema è il patto, possiamo annullarlo. Perché smettere di vederci? >>.
<< Perché >> la voce di Marlene divenne un ringhio cupo << Io non ho intenzione di aspettare il momento in cui ti stancherai di me >>.
<< Ma io non…>>.
<< Senti, fammi un favore: vattene. Io ho altro da fare e fra poco arriverà Gideon >>.
Sirius la inchiodò con gli occhi e la sua voce si riempì di fastidio << Gideon? Gideon Prewett? >>.
Aveva già studiato a dovere il comportamento del ragazzo con Marlene, ma gli erano sempre sembrati solo amici, dunque non si era mai preoccupato di lui. Era certo che Marlene non si sarebbe mai innamorata di un bel faccino qualunque; per lei ci voleva un ragazzo che la lasciasse senza fiato. Come lui.
<< Esatto >>.
<< Ah, esci con lui, adesso? >>.
<< Se anche fosse, a te non dovrebbe importare. Addio >>.
Senza dire altro, Marlene si voltò e ricominciò a prendere appunti. Sirius rimase immobile a fissarla, stringendo le mani a pugno e conficcandosi le unghie nella carne per impedire alla rabbia di prendere il sopravvento. Dunque per lei la loro relazione era finita. Così, dal nulla. Solo due settimane prima erano felici e si trovavano bene insieme…mentre ora lei si vedeva già con un altro. Grandioso.
<< McKinnon…>>.
<< Ti ho detto di andartene! >>.
Felpato annuì, abbassando la testa. Si alzò in piedi, le lanciò un’ultima occhiata piena di dolore, dopodiché ringhiò e si catapultò fuori dalla biblioteca, lanciando un rapido incantesimo ai libri, che volarono tutti per aria nel giro di pochi secondi.
Nel mentre Madama Pince strillava disperata per tutto quel disordine, Marlene si prese la testa fra le mani e si lasciò sfuggire un debole singhiozzo. Lily, che aveva assitito a tutta la sua scenata con Sirius nascosta dietro uno scaffale, le andò vicino e le mise una mano sulla spalla, in segno di conforto. L’amica le aveva raccontato tutto ciò che aveva sentito la notte prima.
<< Hai fatto la cosa giusta, Marlene >> le sussurrò, abbracciandola << Black non ti merita affatto >>.
<< Lo so >> replicò l’altra con il magone, asciugandosi le lacrime << Ma è stato terribile. Io…non so se ce la faccio a vederlo ancora >>.
<< Ma non credo che verrà ancora a cercarti. Dai, andiamo a fare una passeggiata >>.
<< Non m’importa, davvero. Era solo un’avventura, nulla di più >>.
<< Non piangere per lui, non lo merita >>.
Tirando su con il naso, Marlene annuì e si sollevò in piedi sulle gambe malferme, asciugandosi le lacrime con la manica del maglione. Aveva pianto per tutta la notte e non era riuscita a chiudere occhio, motivo per cui ora si sentiva barcollare dalla stanchezza. Tuttavia le parole che Black aveva pronunciato la sera prima le facevano così male che le sembrava di avere cento coltelli piantati nel cuore.
Lily la prese a braccetto e la sostenne, fedele come sempre. Le accarezzò piano la testa e le pulì il viso con un fazzoletto bagnato. Le due amiche restituirono i libri che avevano preso in prestito ad una sconvolta bibliotecaria, dopodiché uscirono, con tutte le intenzioni di farsi una bella camminata nel parco, nonostante nevicasse fittamente.
Avevano appena varcato le porte della biblioteca, quando si ritrovarono di fronte James Potter e Rose King, che camminavano abbracciati e ridevano fra di loro. Subito Lily avvertì montare in sé la gelosia, tuttavia cercò di trattenersi e costrinse Marlene ad accelerare il passo, finché non furono fuori dal castello.
<< Da quando la King e Potter sono così affiatati? >> borbottò, rivolta più a sé stessa che all’amica.
Ma Marlene la sentì lo stesso << Oh, ma stanno insieme, non lo sapevi? James ha finalmente messo la testa a posto >>.
<< Che cosa?! >>.
<< Sì, ieri sera, quando ho sentito Black…beh, insomma, appena prima James ha baciato Rose…>>.
Lily era senza fiato << Lui…ha…fatto…cosa? >>.
<<…e allora poi le ha chiesto se voleva mettersi con lui. Io non ci vedo nulla di male e così ora anche tu sarai libera di trovarti qualcun altro…>>.
La giovane Evans si prese la testa fra le mani. Ecco perché erano sempre appiccicati. Perché stavano insieme. James Potter e Rose King…entrambi Capitani di Quidditch, belli, popolari e in gamba…erano decisamente fatti l’uno per l’altra.
<< Lily, va tutto bene? >>.
<< Certo >> sussurrò flebile l’amica. La crisi isterica doveva aspettare << Hai ragione, ora almeno Potter non mi darà più fastidio. Torniamo dentro, inizia a fare freddo >>.
Nel mentre Marlene continuava a spettegolare su Rose, Lily si portò una mano al petto e avvertì il suo povero cuore frantumarsi definitivamete in milioni di pezzi.



Il fatto che James Potter stesse con Rose King divenne ben presto di dominio pubblico e parve interessare tutta la scuola, soprattutto le ragazze; infatti non si poteva passare da una classe all’altra senza trovare campanelli di gente che discutevano quel nuovo pettegolezzo assai succoso. A tutti era ben nota l’infatuazione che Potter aveva nutrito per Lily Evans, di conseguenza ora nessuno riusciva a spiegarsi come mai avesse scelto di fidanzarsi proprio con la King. Evidentemente fra Potter e la Evans doveva essere successo qualcosa di molto grave, di cui nessuno era a conoscenza.
Come se non bastasse, tutti si erano palesemente accorti dell’enorme cambiamento di James Potter. Era sempre il solito ragazzo sbruffone e affascinante, ma ormai dai suoi atteggiamenti traspariva una maturità che nessuno gli aveva mai riconosciuto, come se il dolore per la morte del padre gli avesse finalmente fatto aprire gli occhi sulle vere responsabilità della vita. Non rispondeva più alle provocazioni dei Serpeverde nei corridoi, men che meno ai Levicorpus di Piton, e durante le lezioni era un alunno diligente e attento. Persino i professori erano piacevolmente stupiti dal suo cambiamento.
Quello fu per Lily uno dei più brutti periodi a Hogwarts di tutta la sua vita; le dava enormemente fastidio trovarsi al centro dei pettegolezzi, soprattutto quelli riguardanti un misterioso triangolo amoroso fra lei, Potter e Rose King. Era estremamente seccante voltarsi e ogni volta trovarsi alle spalle persone che stavano sparlando di lei fino a pochi secondi prima. Persino le amiche non erano riuscite a resistere e le avevano chiesto alcune delucidazioni su tutta quella vicenda, ma Lily aveva abilmente evitato l’argomento e aveva assicurato loro che stava benissimo, ora che James Potter si era finalmente trovato una ragazza degna di lui.
La situazione non poteva essere più lontana dalla verità. Lily si sentiva morire dentro ogni volta che vedeva James e Rose insieme, peggio ancora a colazione, quando spesso e volentieri Rose sedeva al tavolo coi Malandrini e riempiva James di attenzioni. La cosa non sembrava andare molto a genio agli altri tre, soprattutto a Black, e Lily non poteva fare a meno di sogghignare soddisfatta di fronte alle sue espressioni disgustate. Tuttavia, c’era anche un lato negativo: se Potter ignorava a tal punto il volere dei suoi migliori amici, ciò significava che era davvero preso da Rose. Dannazione.
James era diventato per lei come una sorta di ossessione. Sapeva benissimo che si stava comportando in maniera incoerente, visto che aveva sempre giurato di detestarlo e invece ora, nel momento esatto in cui lui finalmente decideva di lasciarla in pace, si tormentava come un’anima in pena per ricevere di nuovo ancora un briciolo della sua attenzione. Eppure sarebbe stato poi così tanto difficile tornare a parlarsi, o almeno salutarsi per i corridoi, come due persone civili? Le sarebbe bastato quello. Un suo saluto e sarebbe stata felice per il resto della giornata…finché non lo avrebbe visto di nuovo con Rose.
Stava decisamente impazzendo, era chiaro. Il pensiero di James era sempre con lei, come un nome scritto nel marmo della sua mente, destinato a durare quanto quello stesso marmo su cui era inciso. Se fosse stata una persona normale, durante i pasti sarebbe rimasta a ridere e scherzare con le sue compagne di stanza, non avrebbe seguito Potter da una parte all’altra del castello solo per monitorare i suoi spostamenti e verificare come, dove e quando si incontrasse con la King. La sua follia stava decisamente raggiungendo dei livelli preoccupanti. E ormai era inutile negare a sé stessa l’evidenza: James Potter stava cominciando a piacerle. A piacerle parecchio, più di quanto fosse lecito.
Ciò che Lily non poteva sapere era che, nel castello, si aggirava un altro spirito tormentato quanto lei, che a sua volta non riusciva a spiegarsi il motivo di tanto struggimento. Sirius Black non si era mai sentito così tanto smarrito in vita sua di fronte alla violenza dei suoi sentimenti. Nonostante si divertisse come sempre, Marlene McKinnon era per lui un pensiero fisso. Non c’era notte, né da ubriaco, né da sobrio, in cui non la pensasse. Era peggio di una droga.
Aveva cercato più volte di parlarne con James, ma in quella settimana di fidanzamento l’amico pareva essere diventato una vera piattola succube di Rose King. Non solo ora doveva subirsi la sua presenza a tutti i pasti, ma persino fuori dalle aule non era riuscito a trovare un solo momento per stare da solo con James. Come se non bastasse, il suo migliore amico non si era nemmeno reso conto del suo tormento interiore; pareva che ormai non gli importasse più di niente e di nessuno, tranne che di Rose.
<< Che ti succede, Black? >> gli domandò Remus una sera, dopo averlo visto tornare dall’allenamento di Quidditch con un’aria più afflitta che mai << Non ti ho mai visto così >>.
Sirius si lasciò cadere sul suo letto a baldacchino e gettò in un angolo la divisa tutta piena di fango. Fortunatamente in quel momento Peter era in punizione con la professoressa Gaiames, Frank si trovava in Sala Comune, mentre James era, ovviamente, da qualche parte con Rose. Nessuno avrebbe sentito il suo sfogo.
<< Ti è mai capitato di scoprire che un principio che hai seguito per tutta la vita in realtà è sbagliato? O, se non proprio sbagliato, hai mai pensato di cambiare radicalmente punto di vista? >>.
<< Sì, certo >> gli rispose l’amico senza esitare << Credevo che non sarei mai riuscito ad avere una ragazza per via della mia natura di licantropo. Ma Mary mi ha fatto cambiare completamente idea. Credo capiti a tutti, prima o poi >>.
Sirius annuì << Esatto. Non posso parlarne con James perché…beh, perché lui non mi ascolta >>.
Lupin si sedette accanto a lui e gli posò una mano sulla spalla << So che ti manca James, ma parlane con me. Cercherò di aiutarti come posso >>.
<< Il fatto è che…è difficile parlarne. Ricordi quando, mesi fa, mi hai confidato che ti piaceva Lily Evans? Ecco, è la stessa cosa >>.
<< Quindi mi stai dicendo che ti piace una ragazza? Anzi no, aspetta >> Remus sollevò le braccia in avanti e chiuse gli occhi << C’entra per caso…Marlene McKinnon? >>.
Sirius avvertì il sangue ribollirgli nelle vene al solo udire quel nome e osservò l’amico con aria truce, per capire se fosse in qualche modo interessato a lei. Qualche istante dopo si rese conto che aveva stretto la bacchetta talmente forte da far uscire alcune scintille rossastre e scacciò la gelosia dai suoi pensieri. Era assolutamente ridicolo, Remus era felicemente fidanzato con Mary da due mesi. Scosse la testa, sconvolto dalle sue stesse reazioni. Non era da lui comportarsi in quel modo tanto possessivo.
<< Già, Marlene McKinnon, nota anche come “La ragazza che mi sta facendo diventare matto” >>.
Remus scoppiò a ridere << Oh, Felpato >>.
<< Che c’è di tanto divertente? >>.
L’amico si ricompose, ma continuò a sorridere << Adesso è tutto chiaro. Finalmente hai trovato qualcuno che ti dà del filo da torcere, eh? Scommetto che hai capito che “fare sesso e basta” non è più così divertente, perché poi subentrano i sentimenti >>.
<< Quella ragazza è un vero mistero per me. La situazione è parecchio ingarbugliata >>.
Era la pura verità. Marlene era un enigma e non aveva mai incontrato nessuno come lei. Anche se ci aveva messo un po’ per conoscerla – di solito non doveva faticare così tanto – ora che ci era riuscito si sentiva ancora più attratto da lei. Forse era l’unico che la capiva meglio di chiunque altro, compresa lei stessa.
<< Dai, Sirius, non prendermi in giro, ti conosco da anni. Ti ho visto uscire con un sacco di ragazze e nessuna, nemmeno quelle con cui “stavi”, ti ha mai fatto questo effetto. Ammettilo. Marlene ti piace, e parecchio, direi >>.
Felpato scattò in piedi come una molla e prese a camminare avanti e indietro per la stanza, come se Remus gli avesse appena scagliato una maledizione. Eppure non poteva negare che avesse ragione. Per quanto sembrasse paradossale, era sempre stato un ragazzo onesto e schietto, cosa che aveva spesso messo fine alle sue relazioni. Non aveva mai nascosto che quelle storielle fossero per lui nulla di più che un piacevole diversivo. Tutte le sue ex ragazze avevano sempre sperato che col tempo si sarebbe innamorato di loro, ma ciò non era mai accaduto. Fino a Marlene.
<< Io non lo so…è diversa da tutte le altre, Remmy. Prima di tutto è testarda, richiede un sacco di attenzioni e deve fare le cose a modo suo, altrimenti non è contenta…>> gettò la testa all’indietro e sospirò pesantemente << Ma la cosa peggiore è che…quando non sono con lei, non riesco a smettere di pensarla. Che malattia è mai questa? >>.
<< La malattia dell’amore >> sghignazzò Remus, poi tornò serio << A parte gli scherzi, so bene che cosa intendi. Ricorda sempre che un bel viso è pericoloso, ma una bella mente è mortale >>.
<< Tu sì che sei un ragazzo saggio, Lunastorta >>.
<< Non basta che siano belle, Sirius. Devono anche attirarti intellettualmente. Trovo molto giusto che finalmente sia costretto a passarci anche tu, era decisamente ora >>.
<< Marlene ha messo in chiaro che non vuole nulla di serio, ma credo dipenda dalla brutta esperienza che ha avuto con Lestrange. Pensavo che potessimo stare bene insieme…e ora scopro che non mi vuole neanche più parlare! >>.
<< Ascolta, Felpato. Non sarò un esperto e non sono James, ma, da amico, posso dirti che, se sei convinto che non si tratti solo di sesso, devi riprovarci. Cerca di parlarle, altrimenti resterai col rimorso per sempre >>.
<< Cosa non ti è chiaro del problema, Lunastorta? Marlene non è dello stesso parere. Non vuole nemmeno vedermi >>.
<< E allora falle cambiare idea >>.
<< Non capisci, quando lei si mette in testa una cosa…>>.
Remus gli diede una pacca sulla spalla e si alzò in piedi << Senti, tu una volta mi hai detto che è meglio combattere e perdere, piuttosto che non combattere affatto. Metti in pratica le tue stesse perle di saggezza. Ora ho appuntamento con Mary, ci vediamo più tardi >>.
Nel mentre la porta del dormitorio si chiudeva alle sue spalle, Sirius si coprì il volto con le mani. Le parole di Lupin gli risuonavano in testa, poiché erano le stesse che gli aveva detto quando si era messo con Mary. E fra loro alla fine era andata bene, no?
Remus aveva ragione. Qualunque fosse stato il risultato, avrebbe dovuto lottare. Lottare per Marlene.



La mattina del 30 gennaio aveva finalmente smesso di nevicare. Il sole splendeva luminoso nel cielo dopo diversi giorni di tormente e, anche se la temperatura non si decideva a salire, si prospettava lo stesso una giornata frizzante.
Lily sbadigliò e si rigirò nel letto, assaporando il tepore delle coperte. Per fortuna era sabato, almeno poteva prendersi una giornata di tregua dallo studio, visto che era anche il suo compleanno. Diciotto anni.
Se fosse stata nel mondo babbano, quella data avrebbe segnato l’ingresso nella sua vita da adulta e molto probabilmente avrebbe festeggiato insieme alla sua famiglia e ai suoi amici più cari; ma nel mondo dei maghi le cose andavano diversamente, poiché si diventava maggiorenni all’età di diciassette anni. Ricordava con chiarezza quanto si fosse sentita esaltata l’anno prima: finalmente si era potuta iscrivere all’esame di Materializzazione e Alice le aveva preparato un meraviglioso pigiama party che sarebbe rimasto per sempre fra le più belle serate della sua vita.
Con un sospiro, si alzò piano dal letto e andò a lavarsi i denti, quasi sorpresa dal fatto che il suo volto allo specchio non fosse cambiato. Eppure erano accadute così tante cose durante quell’anno. Restò a osservarsi per un po’, in cerca dei segni delle prime rughe sulla sua pelle bianca. Le uniche visibili erano quelle di fastidio sulla sua fronte, un segno quasi perenne da quando James Potter si era fidanzato con Rose King. A parte quello, era sempre la solita: capelli rossi arruffati, occhi verde chiaro, lentiggini sparse ovunque sul naso e sotto gli occhi.
Dopo essersi rimirata a lungo nello specchio, Lily tornò a letto, decisa a dormire ancora un po’. Durante la giornata avrebbe certamente dovuto portarsi avanti con lo studio, ma la cosa non la esaltava per niente. Aveva appena chiuso gli occhi quando qualcosa di caldo scivolò accanto a lei e in pochi istanti si ritrovò il viso di Alice Prewett a dieci centimetri dalla faccia.
<< Buon compleanno! >> trillò gioviale, baciandole il naso e iniziando a farle il solletico.
Ben presto gli strilli e i risolini di Lily svegliarono anche le altre amiche, che si infilarono tutte nel letto assieme a lei e la torturarono fino a quando non fu costretta a urlare pietà.
<< La prima maggiorenne anche nel mondo reale >> commentò Hestia, facendole l’occhiolino.
<< Adesso puoi comprarci legalmente le sigarette >> ridacchiò Emmeline.
<< Ora dei regali! >> esclamò Mary.
<< Ragazze, ma vi avevo detto di non…>>.
<< E noi ti abbiamo ignorata. Guarda, sono tutti per te >>.
Con un sospiro profondo, Lily sporse il collo e vide che ai piedi del suo letto giaceva un mucchietto ben ordinato di pacchetti, probabilmente depositato dagli elfi domestici durante la notte. L’unico lato negativo di compiere gli anni a così poca distanza dal Natale era che si ricevevano tutti i regali in un colpo solo e poi bisognava farseli bastare per il resto dell’anno. Le amiche si accalcarono in cerchio attorno a lei nel mentre iniziava a strappare gli involucri con un gran sorriso sul volto. Mary le aveva regalato un bellissimo ciondolo dorato che ricordava molto i colori di Grifondoro; Lily lo indossò subito e ringraziò l’amica con un abbraccio. Emmeline ed Hestia le avevano assicurato un assortimento di dolci di Mielandia per il resto dell’anno, fra Cioccocalderoni ripieni, praline e quant’altro.
<< Ragazze, mi volete morta! >>.
<< Essendo compagne di stanza, le cose vanno equamente condivise, quindi, se non te la senti…>>.
<< Grazie, Hestia, ma credo che li metterò sottochiave. Non lascerò che ve li mangiate tutti in mia assenza >>.
Alice invece le aveva regalato uno sgargiante pullover color senape che, per quanto sembrasse paradossale, le piacque subito moltissimo. Il colore faceva a pugni con i suoi capelli, ma era un bel contrasto. Infine, i suoi genitori le avevano preparato un album di foto, ognuna testimone di quei suoi diciotto anni di vita.
<< Un vero peccato che le foto Babbane non si muovano >> borbottò Alice, che, da Purosangue, era abituata a vedere soltanto foto magiche.
Quando, verso le dieci del mattino, le cinque ragazze scesero finalmente in Sala Comune, Remus si allontanò dai Malandrini e le raggiunse con un paio di saltelli, portando con sè un voluminoso pacco << Tanti auguri, Lily! >>.
<< Oh, Remus! >> esclamò lei, abbracciandolo << Grazie, ma non dovevi…ehi, sembra parecchio pesante! >>.
<< In effetti lo è…sono stato personalmente a Diagon Alley per Natale e solo per comprartelo…>>.
<< Tutto vero >> confermò Mary, prendendolo sottobraccio << Ti piacerà, vedrai >>.
Sentendosi sempre più riconoscente per il fatto di avere amici tanto fantastici, Lily si posizionò su una delle poltroncine accanto al fuoco e aprì il misterioso pacco. Per poco non lanciò un gridolino di gioia: Remus le aveva regalato la serie completa da sei volumi di tutte le Pozioni scoperte fino a quel giorno, cosa che Lily sognava da sempre. Doveva essergli costato una fortuna…
<< Remus, io…non so che dire, davvero. Ma voglio rimborsarti almeno una parte della spesa, non posso lasciar correre il fatto che tu abbia speso tutti questi galeoni per me…>>.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi << Un regalo è un regalo, Lily! E poi, non l’ho pagato tutto da solo, questa volta hanno contribuito anche Peter, Frank, Sirius…e James >>.
<< Oh >>.
Lily abbassò lo sguardo, avvertendo un nodo allo stomaco. Fin dal secondo anno, ogni 30 gennaio James Potter aveva sempre preparato per lei le sorprese più disparate, senza contare il fatto che spesso si era appostato fuori dalla porta del suo dormitorio soltanto per essere il primo a farle gli auguri personalmente. Ma non quell’anno. Era il suo ultimo compleanno a Hogwarts e James non si era nemmeno fatto vedere. Inutile dire che l’aveva cercato invano non appena aveva messo piede nella Sala Comune, sebbene sapesse benissimo dove si trovava.
<< Senti, Lily…>> le sussurrò Remus, mettendole una mano sulla spalla << So che fra voi è successo qualcosa, quindi, se hai voglia di parlarmene…>>.
<< Perché mai dovrebbe essere successo qualcosa? >> scattò subito la fanciulla, sulla difensiva << James cosa ti ha detto? >>.
<< Nulla, infatti è proprio questo il problema. Non vi parlate da settimane, dunque gradirei sapere che cosa ti ha fatto…>>.
<< Non è niente, Remus. Semplicemente, io e James abbiamo deciso che era ora di smetterla di litigare. Voglio dire, fra poco saremo tutti maghi diplomati, è tempo di iniziare a fare gli adulti. Tutto qui >>.
<< Mmm >>.
Lupin la squadrò con aria sospettosa. La conosceva troppo bene per non rendersi conto che, in quelle ultime settimane, Lily era stata spesso infelice, sebbene avesse sempre cercato di nasconderlo. Gli ci era voluto un po’ per capire quale potesse essere il motivo e aveva supposto che avesse litigato di nuovo con Piton, ma l’aveva osservata a lungo durante Pozioni, ossia quando facevano lezione coi Serpeverde, ma l’amica non gli era mai sembrata nervosa. Allora aveva ripreso a studiarla e, dopo un po’ di tempo, era giunto all’unica conclusione plausibile: per quanto assurdo, Lily stava male ogni volta che James la ignorava. Allora era andato da lui, curioso di sapere quale fosse la ragione di tanta indifferenza, ma l’amico aveva liquidato l’argomento con un gesto vago della mano. Eppure era evidente che anche lui soffriva per quella separazione forzata.
Quei due erano decisamente un caso perso.
Il resto della mattinata trascorse in un baleno. A pranzo Lily scrutò di nuovo la Sala Grande in cerca di James, ma di lui nessuna traccia. Si lasciò andare ad un sospiro triste, poiché avrebbe tanto voluto che lui le facesse almeno gli auguri e le rivolgesse un piccolo sorriso. Sarebbe stato il più bel regalo del mondo, ricevere ancora un briciolo della sua attenzione.
Il pomeriggio trascorse in un modo altrettanto noioso. Tutti i suoi conoscenti e persino alcuni professori le fecero gli auguri di compleanno e Marlene venne a portarle un meraviglioso quadretto incantato che aveva dipinto con le sue mani, poi le cinque amiche decisero di chiudersi in biblioteca a studiare, ma Lily non riuscì a concentrarsi, poiché la sua mente correva di continuo a James. Restava davvero sempre chiuso in qualche sgabuzzino con Rose, come sosteneva Alice? La sola idea bastava a mandarla in bestia. Non riusciva davvero a sopportare il fatto che quella ragazza avesse tutto ciò che lei desiderava di più al mondo. Tutto ciò che avrebbe potuto avere, se solo fosse stata meno stupida.
Verso le cinque, Lily decise che ne aveva abbastanza di tutto quel mortorio. Non aveva studiato una sola riga del libro di Incantesimi che teneva aperto davanti a sé da più di due ore e, come se non bastasse, era tutto il giorno che continuava a udire pettegolezzi di vario genere sulla relazione più discussa di tutta Hogwarts. Sentiva il bisogno di fare qualcosa. Senza che Mary se ne accorgesse, le sfilò dalla borsa il suo pacchetto di sigarette e si congedò dalle amiche con una scusa, fingendo un mal di testa. In realtà, il suo vero obiettivo non era la Sala Comune.
Dopo essersi accertata che nessuna di loro la stesse seguendo, a passo svelto salì i gradini che conducevano alla Guferia. Faceva un freddo polare, tuttavia Lily si infilò i guanti e chiamò la sua civetta. L’essere lanciò un verso stridulo, come se fosse felice di vederla, e le svolazzò subito sul braccio. Lily le accarezzò per un po’ le penne bianche come la neve, poi si avvicinò alla balaustra, decisa a sedersi con le gambe a penzoloni nel vuoto a osservare il panorama meraviglioso, nel mentre si godeva una sigaretta. Probabilmente andare sulla Torre di Astronomia sarebbe stato ancora più esaltante, ma non voleva rischiare che qualcuno la scoprisse.
Era già sul punto di accomodarsi, quando improvvisamente si rese conto che non era sola. Una figura interamente vestita di nero aveva avuto la sua stessa idea e stava fumando con le gambe incrociate, lo sguardo perso nel vuoto; un’altra occhiata e lo riconobbe quasi all’istante.
<< Black! >> esclamò, più che altro seccata dalla sua presenza << Che ci fai qui? >>.
Sirius si voltò di colpo, probabilmente anche lui scocciato dall’interruzione delle sue riflessioni, e replicò acido << Potrei farti la stessa domanda >>.
<< Sono venuta per pensare. Da sola >>.
<< Ma che coincidenza, anche io >>.
<< Beh >> Lily si portò le mani sui fianchi << Allora uno dei due deve andarsene >>.
<< Perfettamente d’accordo >> Black le lanciò un’occhiata obliqua << Visto che sono arrivato prima, mi sembra già abbastanza chiaro che sarai tu a dover sloggiare, Evans >>.
<< Nemmeno per sogno! >>.
<< Allora, che ti piaccia o no, sarai costretta a sopportarmi. Si può pensare benissimo anche in due >>.
Sbuffando, Lily si accomodò il più distante possibile da lui, cercando di non digrignare i denti. Come diavolo avrebbe fatto a pensare con lucidità a James se di fianco aveva il suo migliore amico? A volte aveva persino la sgradevole sensazione che quel ragazzo riuscisse a leggerle nel pensiero.
Sfilò con rabbia una sigaretta dal pacchetto di Mary e si tastò le tasche, alla ricerca di un accendino. Non avrebbe mai più osato accenderla con un incantesimo: la prima volta che lei e Mary ci avevano provato si erano quasi bruciate tutte le sopracciglia, talmente la fiammata era stata potente. Il suo viso si colorò di rosso: si poteva essere tanto stupide? Avere tutte le intenzioni di fumare clandestinamente e non portarsi dietro neanche un accendino…
<< Tieni, Evans >>.
Lily si girò e Black le lanciò in mano un accendino nero fiammante.
<< Non sapevo che tu fumassi >> commentò lui, dopo essere rimasto a fissarla nel mentre accendeva la sigaretta e aspirava una prima boccata di fumo.
<< Infatti non fumo, solo che oggi…non lo so, avevo voglia di fare qualcosa di diverso >>.
<< Giuro che non l’avrei mai detto. La perfetta Lily Evans che si dedica ad un’attività tanto proibita…mi sorprendi. A chi le hai sgraffignate? >>.
<< A Mary >>.
Felpato ridacchiò piano << Povera ragazza. Se starai qui con me, le finirai tutto il pacchetto, poco ma sicuro. A proposito…buon compleanno >>.
<< Grazie. E…ti ringrazio anche per il regalo. Mi piace molto >>.
<< Abbiamo lasciato fare tutto a Remmy. Sapevamo che ci avrebbe azzeccato >>.
Lily avrebbe tanto voluto chiedergli se quel “noi” generico che aveva usato comprendesse anche James, ma si trattenne e rimase per qualche istante in silenzio. Il sole stava tramontando proprio in quel momento, regalando loro un gioco di luci e colori davvero mozzafiato.
<< Bellissimo, vero? >> commentò Black.
<< Già >> rispose Lily, poi notò che, al di sotto del mantello, indossava gli stessi abiti della sera prima << Hai fatto serata? >>.
Lui capì all’istante la sua frecciatina e sorrise << Sei molto perspicace, Lily Evans >>.
<< Sono solo una buona osservatrice. Chi è la sfortunata? >>.
Aveva fatto decisamente bene a consigliare a Marlene di lasciarlo perdere. Quel tipo non sapeva davvero cosa fosse la serietà.
<< Solo una mia vecchia fiamma, Victoria Summers, di Tasorosso. Mi serviva per…dimenticare una persona, ecco >>.
Con sua enorme sorpresa, Lily scoppiò a ridere << Ma non sta uscendo assieme a David Fawcett? >>.
Sirius si inclinò verso di lei, con un sorriso malizioso sul volto << Fidati, a Victoria non importa nulla di lui, se no non avrebbe accettato di vedermi e…>>.
Lily alzò una mano << Risparmiami i dettagli, grazie >>.
<< Ho saputo della tua disavventura con Fawcett, alla festa. Un vero maiale, non c’è che dire >>.
La fanciulla sbiancò << Chi te l’ha detto? >>.
<< James, ovviamente. Ma tranquilla, prima o poi gli daremo una bella lezione >>.
<< Ah, capisco. James ti ha detto altro? >>.
<< No >>.
Sirius abbassò gli occhi e Lily fu certa che non gliela stesse raccontando giusta << Sii sincero, Black >>.
<< Beh, d’accordo. So tutto. So che vi siete baciati e che…insomma, tu l’hai rifiutato in un modo molto brutale >>.
Lily sbuffò, irritata, sebbene il fatto che potesse finalmente parlarne con qualcuno la riempisse di sollievo << Aveva giurato di mantere il segreto… >>.
<< Non prendertela troppo con lui. Sono piuttosto bravo a…cavargli le cose di bocca contro la sua volontà. Inoltre lo conosco come le mie tasche ed è stato un folle a pensare che non mi sarei accorto che stava soffrendo. Rivelargli il tuo disgusto per lui lo stesso giorno in cui ha saputo della morte di suo padre è stato un vero colpo da maestra >>.
Lily arrossì e abbassò la testa << Non potevo saperlo…>>.
Ad un tratto Black si avvicinò di più a lei, il tono della voce improvvisamente acceso << Maledizione, Evans, come ti è saltato in mente di baciarlo e poi illuderlo in quel modo? Capisco che lui non ti piaccia, ma arrivare a dirgli in faccia che ti fa schifo non è stato molto carino… James ci è rimasto piuttosto male >>.
<< Mi sa che ora la situazione si è capovolta…>> sussurrò la fanciulla, in preda ai tremiti.
<< Che vuoi dire? >>.
Lily spense il mozzicone e lo gettò nel vuoto. L’idea di aprire il suo cuore a Sirius Black la metteva terribilmente a disagio, ma, d’altra parte, c’era forse qualcuno che conosceva James meglio di lui?
<< Vedi, all’inizio ero assolutamente certa che Potter non mi piacesse, perché, come ho sempre detto, qualche volta è arrogante, immaturo e via dicendo…>>.
<< Giusto qualcuna >> sorrise Sirius, ma poi tornò serio << Continua >>.
<< Mary e Alice hanno spesso tentato di convicermi che, in realtà, sotto tutta quella facciata di arroganza e superficialità, si celasse un animo buono e gentile, ma io non ho mai voluto ascoltarle…questo perché l’ho sempre visto con gli occhi di Piton. I suoi pregiudizi fungevano da filtro, mentre ora, lontano dalla sua influenza, riesco a vedere davvero chi è James Potter. Solo adesso mi rendo conto che, inconsciamente, esageravo apposta con James solo per non far capire a Sev quanto in verità quel suo essere così arrogante, caparbio e al tempo stesso brillante, che tanto criticavo, mi attraesse, ed ero convinta di pensare davvero quelle cose orrende. Poi, a partire da quest’anno, quelle certezze si sono pian piano disintegrate una dopo l’altra e credo che ora lui…insomma, credo che mi piaccia davvero, il che è assurdo perché James è esattamente tutto ciò da cui dovrei fuggire, ma stargli lontanto ormai mi è impossibile. Dio, è così strano ammetterlo, proprio davanti a te, poi…>>.
<< Già >> mormorò Felpato, sconvolto << Fa uno strano effetto anche a me. Ero abituato a tali monologhi da parte sua, ma non da te, Evans…>>.
<< Però sono ancora convinta che per lui rappresento soltanto una sfida e infatti, da come mi ignora adesso, direi che, da parte sua, il gioco si è concluso…>>.
<< Ti ignora perché l’hai ferito. Non sei mai stata un gioco per lui, posso garantirtelo >>.
<< Non posso negare che, quando ero fra le sue braccia, mi sentivo bene…anche se sapevo che era sbagliato, non sarei riuscita ad immaginare nulla di più perfetto >>.
<< Questo perché tu, Lily, sei il tipo che sta bene da sola, ma da sola soffre tanto. Non lo ammetteresti mai, ma si vede da come sei gentile con chiunque, anche con chi non lo merita per niente. Vuoi che le persone ti vogliano bene ma, per quanto ti ostini a dimostrare che non hai bisogno di nessuno, in realtà hai costantemente bisogno di qualcuno. E non di una persona qualunque: tu hai bisogno di uno come James >>.
<< Wow, Black. Nel mondo babbano saresti un eccellente psicologo >>.
<< Sono solo bravo a leggere le persone. Mi piacciono le anime solitarie, i diversi, quelli persi, andati, quelli con l’anima in fiamme. Quelli, insomma, come me e te in questo momento >>.
Lily rimase pensierosa qualche istante, poi gli sorrise << Sai, non sei poi così tanto male, Sirius >>.
Lui ricambiò il suo sorriso << Nemmeno tu, Lily >>.
<< Ora dirai tutto a James? >>.
<< Oh no, certo che no >>.
<< Te ne sarei grata >>.
<< Anche se avrebbe il diritto di saperlo. A parte il fatto che ora è seriamente convinto che lo detesti >>.
<< Perché deve pensare queste cose stupide? >>.
<< James è fatto così. Sapevi che, due anni fa, quando gli ho spedito un gufo in piena notte per confessargli che volevo andarmene di casa, cinque minuti dopo lui mi aveva già fatto predisporre una passaporta e mi aveva persino preparato un letto? Charlus e Dorea, poi, sono stati gentilissimi, mi hanno accolto come un figlio…>>.
<< Perché mi stai dicendo questo? >>.
<< Beh, perché non riesco a comprendere come si possa non voler bene a James…è totalmente impossibile >>.
Lily pensò che aveva assolutamente ragione, ma non le andava di fargli comprendere ulteriormente quanto ormai si stesse innamorando di Potter << Se posso essere indiscreta, Sirius…>>.
<< Direi che ormai la discrezione fra noi è andata a farsi friggere >> rise lui.
<< Perché te ne sei andato di casa? >>.
Il volto del giovane si rabbuiò << Non mi trovavo più d’accordo con certe…idee della mia famiglia. Il motto della casata dei Black è “Toujours Pur", che significa “Sempre Puri”, pensa che stupidaggine. Per loro i Nati Babbani e i Mezzosangue sono degli abomini, così, quando ho scoperto che avevano iniziato ad appoggiare Voldemort, me ne sono andato >>.
<< Eppure tuo fratello è rimasto >>.
<< Ha fatto la sua scelta >>.
<< Capisco. Grazie per avermelo detto >>.
<< Non c’è di che >>.
Lily fece per accendersi un’altra sigaretta, riflettendo sul fatto che forse quell’anno non avrebbe dovuto ricredersi solo sul conto di Potter; anche Sirius Black possedeva una certa nobiltà d’animo che l’aveva lasciata piacevolmente stupita. Lanciò un’occhiata al cielo e, con un sussulto, si rese conto che era diventato tutto buio. Doveva essere quasi ora di cena e il suo stomaco gorgogliante glielo confermò. Per tutti i gargoyle, non si era davvero resa conto che fosse così tardi.
<< Fame? >> le domandò Black, come se le avesse letto nel pensiero << Ti va di mangiare qualcosa? >>.
Lily lo guardò con aria interrogativa << Ma saranno circa le sette, non credo che la Sala Grande…>>.
<< E chi ha parlato di andare in Sala Grande >> Sirius balzò in piedi e le tese una mano << Vieni, ti mostro una cosa >>.

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Capitolo 19
*** Ripartire da zero ***


<< Black, dove stiamo andando? >>.
Lily era sempre più perplessa. Mai nella vita avrebbe pensato che, il giorno del suo diciottesimo compleanno, si sarebbe ritrovata a conversare piacevolmente e a fumare nella Guferia in compagnia di Sirius Black; men che meno avrebbe mai detto che si sarebbe lasciata trascinare da lui in giro per Hogwarts. La gente che li vedeva passare si lanciava occhiate dubbiose, visto che non avevano mai celato la loro reciproca antipatia, e Lily non poteva fare altro che condividere il loro scetticismo. Non si fidava del tutto di Sirius e si aspettava da un momento all’altro uno dei suoi scherzi da Malandrino.
Tuttavia Black la trascinò senza tanti preamboli giù per sei piani e imboccò con sicurezza la scalinata di marmo che portava alla Sala d’Ingresso.
<< Vedrai, Evans. Sono certo che ti piacerà >>.
<< Sai, mi sono appena resa conto di aver seguito un perfetto sconosciuto chissà dove…>>.
<< Ah, e così io sarei un perfetto sconosciuto? >> Sirius le lanciò un’occhiata offesa e assunse un’aria da cane bastonato << Sei davvero crudele. Mi conosci da sette anni e pensi che potrei davvero farti quello che ti ha fatto Fawcett? >>.
<< No, Black. So che sei un cucciolo innocuo >>.
<< Ah già che tu sai della mia natura di Animagus. Un giorno o l’altro ti porteremo a fare un giretto con Remus al chiaro di luna >>.
Vedendo la fanciulla impallidire, Black scoppiò nella sua tipica risata simile ad un latrato << Stavo scherzando, Evans! Ora, basta fare domande e cerca di memorizzare il percorso, nel caso tu voglia ritornarci >>.
Non appena giunsero ai piedi delle scale, Sirius voltò a sinistra e s’incamminò verso una zona che Lily non aveva mai visitato prima, ma dove spesso aveva visto transitare i Tassorosso. Seguì Black giù per un’altra rampa di scalini di pietra, ma, anziché finire in un cavernoso sotterraneo come quello che portava alla cantina dell’aula di Pozioni, si ritrovarono improvvisamente in un ampio corridoio ben illuminato dalle torce e decorato da parecchi quadri allegri che raffiguravano soprattutto cibo.
<< Oh, aspetta…>> commentò Lily, guardandosi attorno e iniziando finalmente a comprendere le intenzioni di Black << Forse ho capito…>>.
<< Cosa? >> le domandò Sirius, nel mentre sfrecciavano lungo il corridoio.
<< Tu…tu vuoi penetrare nelle cucine! Sai che è proibito? >>.
Black si fermò e ridacchiò divertito << Penetrare, che parolona…>>.
Lily gli indicò l’enorme quadro sopra le loro teste, che ritraeva una gigantesca ciotola d’argento piena di frutta << Vuoi dirmi che non è così? >>.
<< Evans, hai ancora un sacco da imparare su Hogwarts >>.
Lasciando in sospeso quella frase ambigua, Sirius la afferrò di nuovo per un braccio, la sospinse davanti al quadro gigante, poi, con enorme sorpresa di Lily, tese l’indice e fece il solletico ad una grossa pera. Trascorsero alcuni istanti, poi ad un tratto la pera iniziò a contorcersi, ridacchiando, e si trasformò in una maniglia laccata di verde. Felpato la afferrò, spalancò la porta e spinse Lily all’interno con decisione.
La giovane Evans ebbe appena il tempo di scorgere un’enorme stanza dal soffitto alto, con grossi cumoli di pentole e padelle di rame luccicanti accatastate contro le pareti di pietra, e un enorme focolare di mattoni all’altro capo, quando qualcosa di piccolo sfrecciò verso di loro dal centro della stanza, accogliendoli con una serie di squittii.
<< Signorino Black, è un vero piacere vederla qui! Stiamo giusto preparando la cena, il signorino Potter è passato prima con le solite istruzioni…cosa possiamo fare per lei? Oh, ha portato una ragazza! >>.
<< Xemerin, lei è Lily Evans >> disse Sirius, con una sorta di sorriso ammiccante.
L’elfo domestico afferrò le gambe di Lily e le abbracciò, come una sorta di benvenuto << Buonasera, signorina! A Xemerin fa molto piacere conoscerla di persona >>.
Imbarazzata, la fanciulla si chinò e gli strinse la piccola mano << Anche per me, Xemerin. Lavori qui da tanto? >>.
<< Xemerin è il capo degli elfi domestici di Hogwarts >> le spiegò Black.
<< Già, è Xemerin a coordinare tutto! Ma oggi è il suo compleanno, no, signorina? Le offriamo qualcosa, signorina, sì! >>.
Prima che Lily potesse opporsi, Xemerin la afferrò per una mano e la trascinò dentro le cucine, passando tra quattro lunghi tavoli di legno disposti esattamente sotto ognuno dei quattro tavoli delle Case, che si stavano riempiendo di cibo da inviare di sopra per la cena proprio in quel momento. Almeno un centinaio di piccoli elfi gremiva la cucina e tutti sorridevano, si inchinavano e facevano riverenze al loro passaggio; indossavano tutti la stessa uniforme, ossia uno strofinaccio con drappeggiato il blasone di Hogwarts.
Xeremerin li fece accomodare accanto al fuoco e poi si mise sull’attenti, pronto a ricevere i loro ordini.
<< Mmm…io vorrei una tazza di the, e tu, Lily? >>.
<< Per me nulla, grazie >>.
Non le piaceva affatto il modo in cui venivano trattati gli elfi domestici. Sapeva che molte famiglie Purosangue, specialmente quelle più ricche, ne possedevano uno, ma l’idea della loro schiavitù la faceva inorridire.
<< Oh, Evans, non fare la sciocca! Si offendono profondamente se non possono esserti utili. Xemerin, portale una fetta di crostata di mirtilli >>.
L’elfo domestico annuì e schioccò le dita. In un attimo, altri sei elfi gli si avvicinarono trotterellando con un grosso vassoio d’argento carico di teiere, due tazze di the, un bricco di latte, un piatto di biscotti e una generosa fetta di torta per Lily.
<< Il servizio è sempre ottimo >> commentò Felpato, sfregandosi le mani << Non è che me lo potreste…correggere un po’? >>.
<< Il solito, signorino Black? >>.
<< Certamente >>.
Xemerin schioccò le dita e subito uno degli elfi afferrò una bottiglia di Whisky Incendiario e ne versò una piccola dose nel the di Sirius, che se lo mescolò con aria soddisfatta.
<< Ah, molto meglio. Questi sono gli elfi domestici migliori del mondo >>.
Lily gli lanciò uno sguardo cupo, ma tutti gli elfi sembrarono felicissimi di quel suo commento; fecero un profondo inchino e poi arretrarono, tornando a occuparsi delle loro faccende.
<< Quanto vorrei che anche Kreacher fosse così premuroso >> borbottò poi Sirius a mezza voce, gustandosi il suo the corretto al Whisky.
<< Chi? >> gli domandò Lily.
<< Oh, il mio elfo domestico. Quella sudicia canaglia >>.
<< Black! Non definirlo così davanti a loro! Potrebbero offendersi >>.
<< Figurati, persino Xemerin odia Kreacher. Quello stupido elfo è devoto solo a mia madre e ascolta persino tutte le sciocchezze che lei dice. Non voglio mai più rimettere piede a Grimmauld Place, mai più >>.
Capendo che non aveva voglia di parlare di quell’argomento, Lily lasciò correre e osservò la sua fetta di torta. Aveva un aspetto davvero invitante e, non appena la assaggiò, constatò che era deliziosa come sempre.
<< E’ la tua preferita, vero? >> le chiese Sirius, osservandola con uno strano sguardo malizioso.
Lily annuì, con la bocca tutta piena di mirtilli.
<< Sai, è strano >> disse, dopo aver inghiottito il boccone << Ogni anno, il giorno del mio compleanno, a cena c’è sempre questa torta >>.
Continuò a mangiare con gusto finché non la finì tutta. Subito un elfo molto premuroso fece sparire il suo piatto vuoto e gliene preparò una seconda ancora più grande. La fanciulla fu sul punto di rifiutare, ma poi si ricordò dell’avvertimento di Black e lasciò perdere. Stava per fiondarsi sulla seconda fetta, quando sollevò lo sguardo e vide che Sirius la stava fissando in modo compassionevole, allora si bloccò con la torta ancora a mezz’aria.
<< Che c’è? Ho qualcosa fra i denti? >>.
<< No, Evans. Davvero non ti sei mai chiesta il perché? >>.
<< Perché cosa? >>.
<< Perché, ogni 30 gennaio, a cena ci sono esattamente tutti i tuoi piatti preferiti >>.
<< Ho sempre pensato che fosse un caso…>>.
Sirius scosse la testa, sorridendo << No, Lily. Ogni anno, la mattina del tuo compleanno, James corrompe gli elfi domestici a cucinare per cena solo quello che vuoi tu. E credo che l’abbia fatto anche questa volta >>.
Lily rimase con la bocca spalancata << Non ci credo…>>.
<< Quali sono i tuoi piatti preferiti? >>.
<< Beh, fammi pensare…zuppa di pomodoro, stufato di carne e patate, crostata ai mirtilli…>>.
<< Sta’ a vedere >> Felpato chiamò Xemerin con un cenno e gli chiese << Com’è il menù di stasera? >>.
<< Zuppa di pomodoro, stufato di carne e patate e torta di mirtilli >> recitò prontamente l’elfo << Il signorino Potter è venuto stamattina >>.
Il volto di Lily diventò rosso come un peperone. All’improvviso avvertì una violenta vampata di calore e la torta le si rigirò nello stomaco. Davvero James aveva fatto tutto questo…per lei?
Non appena Xemerin se ne andò, Lily si inclinò verso Sirius << Perché? Perché James fa questo? >>.
Felpato la fissò come se fosse pazza << Possibile che non capisci, Evans? Questo era uno dei suoi tanti modi per dimostrarti quanto tenesse a te >>.
<< Io…io non me ne sono mai resa conto…>>.
<< Lo so >>.
La fanciulla avvertì il magone e cercò di impedire alla sua voce di tremare << Suppongo che ora sia troppo tardi >>.
<< No, Evans. Sebbene fra voi sia successo un bel pasticcio, James è venuto lo stesso a ordinare il tuo menù preferito. Forse hai ancora qualche speranza di riconquistarlo >>.
Lily rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo sulle sue parole, poi disse << Sai, Black…io ho sempre avuto qualche problema con me stessa. Cerco di combattere le mie emozioni e non lasciar trasparire mai nulla. Ma con James è sempre stato diverso, lui riesce a irritarmi come nessun altro e allora scoppio come una bomba, dicendogli magari anche cose che in realtà non penso…e faccio male. Ho fatto spesso del male a James, vero? >>.
<< Parecchio, direi. Ma è la tua natura, Lily. Tu ferisci per non essere ferita, attacchi prima che gli altri possano attaccarti. Sei stronza, lasciamelo dire, solo quando vuoi. Per il resto, mi sembra che hai un grande vuoto dentro. Vuoto che può essere colmato solo da una persona terribilmente sicura di sé come James >>.
<< Resto della mia opinione che tu debba diventare uno psicologo. Sarei la tua prima paziente, davvero >>.
Sirius ridacchiò, ma poi si inclinò ancora di più verso di lei e la fissò con i suoi bui e profondi occhi neri << Evans, devo confessarti una cosa…giuro che, se ti avessi parlato prima, non l’avrei mai fatto, ma non potevo sapere…Insomma, io ho convinto James a lasciarti perdere e a mettersi con Rose >>.
Lily sospirò << Beh, lo immaginavo, Black. James ti ascolta più di chiunque altro >>.
<< Non sai quanto mi penta di questa cosa…tu saresti la ragazza giusta per lui, non lei. La relazione fra lui e Rose è terribilmente morbosa, sono così viscidi…bleah, mi si rivolta lo stomaco solo a parlarne >>.
Cercando di non gioire troppo per quelle parole, la fanciulla lo fissò altrettanto intensamente << A questo punto, devo confessarti anche io una cosa…ho convinto Marlene a lasciarti perdere. Pensavo fossi solo uno sciupafemmine che la usasse, ma mi rendo conto che in realtà sei molto più profondo e sensibile di quanto vuoi lasciar trasparire >>.
Sirius rise piano << Beh, lo immaginavo, Evans >>.
<< Sembra terribilmente buffo, non trovi? Entrambi stiamo soffrendo per due persone che non possiamo avere e il motivo di questo…siamo noi stessi >>.
<< Una vera ironia della sorte >>.
<< E ora che si fa, Black? >>.
<< Mi sembra molto semplice, mia cara Evans >> Sirius balzò in piedi e iniziò a gesticolare << Entrambi siamo la causa della nostra rovina…ma forse anche della nostra salvezza. Io posso persuadere James a ricredersi su di te…così come tu puoi persuadere Marlene a ricredersi su di me >>.
Lily lo fissò, socchiudendo gli occhi << Quindi…mi stai proponendo una sorta di alleanza, ho capito bene? >>.
<< Esattamente. Uniti, riusciremo a ottenere ciò che vogliamo >>.
<< Sei davvero assurdo, Sirius Black >>.
<< Sono unico nel mio genere. Allora, ci stai? >>.
La giovane Evans osservò con aria dubbiosa la mano che lui le stava porgendo. Era tutto così surreale. Solo il giorno prima non avrebbe mai pensato di poter confidare i suoi sentimenti a Sirius Black e men che meno di ritrovarsi a stringere un patto con lui per arrivare a ottenere James. Quante cose potevano cambiare nel giro di un istante!
Sorridendo, gli afferrò la mano e la strinse forte << Ci sto. Voglio proprio vedere come farai a fare in modo che James lasci Rose >>.
<< Mi sottovaluti, cara Lily. Ora andiamo, lasciamo gli elfi a preparare la tua fantastica cena di compleanno >>.
Nel mentre lasciavano la cucina, molti degli elfi domestici radunati lì intorno li assediarono, offrendo loro numerosi spuntini da portare di sopra. Lily rifiutò, osservandoli con sguardo addolorato mentre continuavano a fare inchini e riverenze, invece Sirius si riempì le tasche di tortine e pasticcini vari.
<< Grazie mille! >> disse rivolto agli elfi, tutti radunati attorno alla porta per salutarli << Tornerò presto a farvi visita! >>.
Xemerin si inchinò << Quando vuole, signorino Black! A Xemerin fa sempre piacere vederla. E anche lei, signorina, torni quando vuole! >>.
Una volta che furono ritornati nel corridoio dei Tassorosso, Lily commentò << Ho sempre ammirato voi Malandrini perché rubavate il cibo dalle cucine…ma non si può dire che sia così difficile, non vedono l’ora di dartelo! >>.
<< E così hai scoperto un altro dei nostri piccoli segreti…fra un po’, Evans, dovremo eleggerti Malandrina ad honorem solo per tutto quello che sai >>.
Ridendo, i due si avviarono insieme verso la Sala Comune. Sirius ricordò a Lily di nascondere il pacchetto di sigarette nella cartella, dopodiché fecero il loro trionfale ingresso.
<< Goditi la tua cena speciale, stasera >> le disse Black, prima di congedarsi.
Lily rimase a fissarlo nel mentre si avviava nel suo dormitorio per cambiarsi con uno strano sorriso sul volto. Aveva come la sensazione che fra lei e Sirius Black fosse appena nato un qualcosa di speciale, un rapporto di fiducia e alleanza reciproca che, ne era certa, sarebbe tornato utile ad entrambi.
Anche Felpato salì gli scalini che conducevano alla sua stanza due alla volta, stranamente di buon umore. Non si era mai sentito così felice di ricredersi sul conto di una persona. Aveva sempre cercato di convincere James che quella non fosse la ragazza giusta per lui, ma non avrebbe potuto dire una cosa più lontana dalla verità. Per quanto sembrasse paradossale, Lily Evans era davvero perfetta per lui. Anzi, da quando James stava con Rose era diventato muffo, noioso: non partecipava più agli scherzi, spesso si isolava e la scintilla di vita che albergava sempre nei suoi occhi era svanita. Con Lily al suo fianco sarebbe stato tutto diverso: James sarebbe stato molto più frizzante e, se ogni tanto avesse imposto la compagnia della ragazza ai Malandrini, lui non si sarebbe opposto di certo. Quella fanciulla, per una qualche strana ragione, gli stava simpatica. Buffo come si possa pensare di conoscere una persona per sette anni, per poi scoprire in realtà di non averla mai conosciuta veramente.
Nel mentre indossava una maglietta pulita per la cena di quella sera, James, Remus e Peter fecero il loro ingresso nel dormitorio prima deserto.
<< Ehi, Felpato >> lo salutò Peter, come se fosse sorpreso di vederlo lì << Ti abbiamo cercato dappertutto! Dov’eri finito? >>.
<< Oh, ero solo a…>>.
<< So io dov’era >> ringhiò improvvisamente una voce.
Sirius, Remus e Peter si voltarono verso James con aria perplessa. L’amico sembrava sul punto di esplodere dalla rabbia: era paonazzo in viso e stringeva le mani a pugno così forte da conficcarsi direttamente le unghie nella carne.
<< Ram >> Felpato sollevò una mano, lentamente, come se stesse cercando di calmare un animale selvatico << Che cosa è successo? >>.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
<< Ah, non lo sai? Mi fa piacere che non te ne renda neanche conto! >> urlò James, ormai fuori di sé.
<< James, calmati! >> esclamò Lupin, preoccupato da tutta quella tensione.
<< No che non mi calmo! Dimmi, Sirius Black >> James fece un passo in avanti e spintonò Felpato all’indietro << Com’è andata la tua passeggiatina romantica nei corridoi insieme a Lily Evans? >>.
Sirius rimase interdetto a fissarlo per un istante, con la maglietta sporca ancora bloccata fra le mani. Il suo cervello ci mise un attimo a collegare il fatto che molto probabilmente James l’aveva intravisto in compagnia di Lily nel mentre lasciavano le cucine e che il suo sciocco e geloso cervello da cervide avesse congetturato che lui e Lily si vedessero in segreto
<< Ram, cerca di calmarti >> disse, sforzandosi di non ridere << Non è come pensi, anzi le cose non potrebbero stare in modo più diverso…>>.
<< Io so quello che ho visto! >> ruggì James << Ma con tutte quelle che potevi trovare per soddisfarti, perché proprio lei?! Eppure sai cosa provo…>>.
<< Ascoltami, James…>>.
<< Vi ho visti, sai? Mentre ridevate assieme e vi guardavate negli occhi, come se custodiste un particolare segreto…>>.
A quel punto Sirius non riuscì più a trattenersi e scoppiò in una risata sguaiata. La sola idea che James fosse geloso di lui, oltretutto per via di Lily Evans, lo faceva letteralmente scompisciare dal ridere. Se solo avesse saputo come stavano davvero le cose! Se avesse saputo che genere di alleanza avessero stretto lui e Lily, se avesse saputo quanto lei, ormai, fosse innamorata di lui per davvero…
Ciò che nessuno potè prevedere di fronte a quel suo evidente sfogo isterico fu l’esagerata reazione di James. Remus intuì qualcosa un istante prima che accadesse e cercò di buttarsi in mezzo ai due, ma Ramoso fu molto più veloce e, in men che non si dica, colpì Sirius proprio all’altezza del volto. Il suo migliore amico cadde sul letto, più per la sorpresa che per la vera violenza dell’attacco, e si portò una mano sul naso, ritraendola piena di sangue.
<< Ramoso, sei un vero idiota >> borbottò, afferrando la bacchetta e raddrizzandosi il naso in un baleno con un semplice incantesimo << Se solo mi lasciassi spiegare…>>.
Ma James tremava ancora di rabbia << Non me ne importa un accidenti delle tue spiegazioni. Vai pure a spassartela con Lily Evans. Noi due abbiamo chiuso >>.
<< Ram…>>.
Prima che qualcuno di loro potesse fermarlo, James ringhiò di nuovo e si catapultò fuori dal dormitorio, lanciandosi in una serie di imprecazioni e bestemmie che avrebbero fatto inorridire un santo. Non appena il suono della sua voce incrinata scomparve, Sirius si prese la testa fra le mani. Come al solito, aveva agito da perfetto incosciente.
<< Black! >> esclamò Lupin in quel momento, voltandosi verso di lui con aria stizzita << Vuoi spiegarmi, per favore? Sei uscito davvero con Lily sotto il naso di James? >>.
<< Ti sembro così stupido, Lunastorta? Siediti qui e ascolta >>.
Non appena anche Remus e Peter furono messi a parte di ciò che era accaduto fra Lily e James alla festa di Lumacorno e su ciò che si erano detti lei e Sirius quel pomeriggio, sulle loro espressioni concentrate apparve all’improvviso la luce della chiarezza. In un baleno, tutti i recenti comportamenti assurdi di James acquistarono un significato.
<< Pazzesco >> commentò Peter, scostandosi dagli occhi i capelli biondicci << Quindi, finalmente, la Evans ricambia James? >>.
<< Ecco spiegato perché non si parlavano! >> esclamò invece Lupin, illuminandosi << E così Lily lo ha rifiutato…per poi rendersi conto che le piace? >>.
<< Esattamente >>.
<< Allora dobbiamo fare in modo che tornino a parlare di nuovo! Ora andrò subito da Mary e…>>.
<< Aspetta, Remmy. Credo che Lily voglia parlare dei suoi sentimenti alle amiche da sola. Noi dobbiamo solo fare in modo che James lasci la King >>.
Lupin lo scrutò con aria ammirata << Giusto, ottimo piano. Hai già in mente qualcosa? >>.
<< Mmm, qualche ideuccia…>>.
<< Sapete che James ci odierà, vero? >> disse Peter, studiando gli amici con aria incerta << Non so se sia una buona idea…voglio dire, a me sembra davvero innamorato di Rose…>>.
<< Dunque, perché reagire in quel modo? Se amasse Rose per davvero, non sarebbe geloso del fatto di avermi visto con Lily. Fidati di noi, Coda. Lily Evans è la donna della sua vita >>.
<< Allora non potremmo lasciare che si parlino da sé? >>.
<< Ma è ciò che faremo >> replicò Remus, sfregandosi le mani << Solo con qualche aiutino da parte nostra >>.
Sirius gli diede una pacca sulla spalla << Ben detto. Se riusciremo davvero a farli mettere insieme, come minimo mi aspetto di essere nominato padrino del loro primo figlio >>. 



Gennaio si trasformò rapidamente in febbraio, senza portare alcun cambiamento al tempo, ancora preda di un freddo pungente. La situazione non migliorò nemmeno per i poveri studenti costretti ad affrontare i M.A.G.O: se gennaio era stato un mese di relativa tranquillità, fin dai primi giorni di febbraio la mole di studio divenne così intensa che i ragazzi del settimo anno furono spesso costretti a studiare di notte per tenere il passo. Le verifiche erano all’ordine del giorno, per non parlare dei difficilissimi incantesimi non verbali. Trasfigurazione, Incantesimi e Pozioni stavano diventando sempre più complesse, tanto che spesso anche i migliori erano costretti a chiedere alcune spiegazioni in più.
In quei folli giorni ricominciò anche il Quidditch, durante il quale Tassorosso giocò contro Serpeverde; vinse Serpeverde e questo fu un bene per i Grifondoro, poiché si sarebbero piazzati primi in classifica se, ad aprile, avessero battuto Serperverde. Dopodiché l’ultima, grande sfida per la coppa si sarebbe tenuta a maggio, durante l’ultima partita del campionato di Grifondoro contro Tassorosso.
Ma in quel momento a Lily non importava nulla del Quidditch, sebbene fosse felice che la squadra della King fosse stata battuta. La sua situazione con James non migliorava, anzi; ad ogni ronda aspettava che lui si presentasse con impazienza, ma restava delusa tutte le volte che vedeva comparire Remus con un sorriso di scuse. Solamente all’inizio dell’anno si sarebbe messa a cantare per una simile fortuna, ma era inutile anche solo ribadire quanto lei stessa fosse cambiata rispetto a settembre. Grazie a James, era diventata una persona completamente nuova.
Quando arrivava Lupin a tenerle compagnia, Lily mascherava la sua personale delusione con un sorriso forzato e restava ad ascoltare l’ennesima scusa di James sul perché quella sera non potesse essere presente. Sulle prime, era rimasta così scocciata dal suo atteggiamento infantile che aveva pensato di rivolgersi al professor Silente, ma, alla fine, terrorizzata dal fatto che James fosse davvero sollevato dall’incarico proprio per la sua inadempienza, aveva deciso di tacere. Se le cose andavano così, le ronde sarebbero presto state l’unico momento in cui avrebbero potuto restare da soli. Forse.
Nemmeno Sirius, per quanto fosse molto abile con le parole e sapesse esattamente come persuadere James, era riuscito a parlargli. Le aveva raccontato subito del loro battibecco e sulle prime Lily si era sentita ferita dal fatto che Potter avesse immediatamente pensato che potesse uscire con Sirius; ma forse avrebbe potuto volgere la cosa a suo vantaggio.
In ogni caso, non si era mai sentita così triste. Non aveva attraversato un periodaccio del genere nemmeno quando era stata male per Piton; si sentiva una sciocca ad ammetterlo, ma James Potter le mancava più di qualsiasi altra cosa. Si sentiva morire dentro ogni volta che lui, in Sala Grande, non la degnava di uno sguardo; oltretutto, ormai a Trasfigurazione aveva preso l’abitudine di sedersi dietro Dorcas Meadowes, dunque il banco alle sue spalle restava sempre tristemente vuoto. Per il resto del tempo, escluse le lezioni, era impossibile trovarlo.
Come se non bastasse, ora persino la sua fidata amica Marlene aveva preso ad evitarla. Il giorno dopo il suo compleanno l’aveva vista mentre Sirius, a poca distanza da lei, le stava sussurrando qualcosa all’orecchio, così era scappata via prima che Lily potesse spiegarle di quella strana alleanza. Da allora, Marlene non aveva più voluto vederla e si comportava esattamente come James, facendo scivolare indifferente lo sguardo su di lei, come se non esistesse.
Fu a causa di tutto questo che una sera, Lily, approfittando del fatto di essere sola nel dormitorio, iniziò a singhiozzare, senza una ragione apparente. Sentiva le amiche, da sempre un pilastro fondamentale per la sua esistenza dopo Piton, piuttosto distanti: Alice e Mary erano felicemente fidanzate, Marlene la evitava di proposito e persino Emmeline e Hestia avevano iniziato a uscire con alcuni ragazzi. Soltanto lei, l’ex favorita di James Potter, non veniva più considerata da nessuno.
Per la prima volta da più di un mese, si slacciò il braccialetto che James le aveva regalato per Natale – non lo aveva mai tolto, nemmeno per fare la doccia – e lo scaraventò a terra.
Quando Mary, rientrando dal suo appuntamento galante con Remus, la trovò raggomitolata a letto in un mare di lacrime, si preoccupò subito moltissimo. Esattamente come aveva fatto un anno prima, quando l’aveva trovata nella stessa identica posizione a piangere per Piton, l’amica si abbandonò sul letto accanto a lei e la strinse in un abbraccio.
<< Oh, Lils >> le sussurrò, accarezzandole i capelli << Che cosa ti sta succedendo? Ti senti male? >>.
La giovane Evans scosse la testa, affondando il viso nel cuscino. Non era mai stata innamorata, tuttavia non si sarebbe mai aspettata di essere preda di simili tormenti. Era peggio di qualsiasi malattia.
<< Vuoi dirmi che cosa è successo? >>.
L’amica scosse ancora il capo in segno di diniego e Mary sospirò, frustrata.
<< Sono giorni che non mangi e ti rendi a malapena conto di quello che succede attorno a te. Non ti ho mai vista così >>.
<< Sto bene >> mormorò flebilmente Lily, ma quella sua menzogna bastò a scatenarle una nuova ondata di lacrime. No, non stava affatto bene. Sarebbe stata bene solo quando James Potter sarebbe tornato a parlarle. Fino ad allora, la aspettavano soltanto atroci sofferenze.
<< No, non stai bene, Lils >> Mary le lanciò un’occhiata, poi decise finalmente di mettere allo scoperto i suoi dubbi << Senti, devo dirlo: si vede lontano un miglio che sei innamorata >>.
Lentamente, Lily si separò dal cuscino tutto bagnato di lacrime e spostò gli occhi gonfi sul viso di Mary << Eh? >>.
<< Inutile negare. Te lo si legge in faccia, Lily >>.
<< Che cosa? >>.
<< Che lo ami >>.
<< Chi? >>.
Mary per poco non si lasciò un sfuggire un sospiro esasperato << James Potter >>.
Lily si asciugò le lacrime dal viso in un baleno e si lasciò andare ad una risata isterica << Ma che sciocchezza! >>.
<< Ti brillano gli occhi anche quando cerchi di parlarne male. Dovresti proprio vedere la tua faccia >>.
<< Farnetichi, Macdonald >>.
<< No, tu farnetichi, se pensi di poter continuare ad ingannarmi. Sono la tua migliore amica, credi che non mi sia accorta da quanto tempo stai male per lui? Fidati se ti dico che non ti ho mai vista così presa da niente come da James >>.
<< Solo perché mi irrita come nessun altro >>.
<< D’accordo, James ti farà pure uscire dai gangheri, ma quando ce l’hai accanto…non so, è come se venisse fuori il tuo lato battagliero. Con lui non cedi mai >>.
Lily ci riflettè un istante. Mary aveva ragione, lei non era il tipo di persona adatta agli scontri…ma con James discuteva sempre, di qualsiasi cosa. Forse era proprio la sua persona a farle ribollire il sangue in quel modo.
<< Quindi stai dicendo che tira fuori il peggio di me? >>.
<< Io penso tiri fuori il meglio di te >>.
La giovane Evans abbassò gli occhi, rendendosi conto della verità nelle parole dell’amica. James riusciva a tirare fuori il suo lato passionale, perché con lui non si sentiva inferiore, come spesso le accadeva coi ragazzi, ma al suo stesso livello. Con lui non doveva fingere di essere nessun altra, se non Lily Evans.
<< Senti, Lils, ho deciso di tacere fin adesso solo perché speravo che, prima o poi, mi confidassi i tuoi sentimenti…ma, visto che non ti decidevi a parlare, alla fine ho dovuto farlo io. Allora, ho ragione o no? >>.
Lily cercò di voltare il viso da un’altra parte, ma Mary le afferrò il mento e la obbligò a guardarla << A me puoi dirlo, Lily. Lo ami? >>.
Non aveva più motivo di negarlo. Tanto, anche se lo avesse ammesso ad alta voce, non sarebbe cambiato nulla. James non sarebbe mai tornato da lei.
<< Sì >> rispose semplicemente.
Gli occhi azzurri dell’amica si riempirono di affetto << Oh, Lils >> si inclinò verso di lei e la strinse in un abbraccio << Sono molto felice che tu ti sia aperta con me. Ora, che ne dici di raccontarmi tutto dall’inizio? >>.
Sbuffando, Lily cominciò a parlare, sforzandosi di non tralasciare neppure un dettaglio di come quel germoglio d’amore per James Potter fosse alla fine fiorito dentro di lei. Spiegò i suoi sentimenti iniziali, la strana gentilezza di Potter, le loro provocazioni reciproche, fino a giungere alla famosa sera poco prima di Natale. Non mancò nemmeno di descrivere le emozioni che quel bacio le aveva suscitato né di come, presa dal panico, il mattino seguente avesse liquidato James, ferendolo in maniera perenne.
<< Mi sono sempre detta che non mi sarebbe mai importato di James Potter. Per Merlino, quanto ho mentito >> concluse Lily, riprendendo fiato << Amare fa terribilmente male, è come accettare di farsi scorticare sapendo che ormai l’altra persona può fare ciò che vuole della tua pelle >>.
Stranamente, si sentiva molto meglio ora che qualcun altro, oltre a Sirius Black, poteva conoscere i suoi tormenti. Amava James Potter e lo avrebbe scelto sempre, in qualunque circostanza; se anche fosse esistito sulla terra un ragazzo simile a lui con il quale non ci fosse stato mai bisogno di discutere, Lily era certa che avrebbe preferito litigare con James per tutta la vita piuttosto che stare con qualcun altro. Preferiva piangere per lui che ridere per chiunque altro.
<< Sai che cosa ti dico, Lily? >> commentò Mary, dopo aver ascoltato la fine del racconto << Tu e James mancate totalmente di tempismo. Quando imparerete a regolare i vostri passi in modo da riuscire ad incontrarvi? >>.
La giovane Evans si asciugò le lacrime e scoppiò in una risata amara << Ma ormai è troppo tardi, Mary. James sta con Rose ed è felice. Non merita di soffrire ancora a causa mia >>.
Con grande sorpresa di Lily, la bocca dell’amica si curvò in un sorriso << No, impossibile. La calamita non fallirà >>.
<< Che calamita? >>.
<< Quella che vi lega da ben sette anni >>.
<< Non c’è nessun legame fra di noi. In verità, non so nemmeno bene perché James mi piaccia >>.
<< Oh, dai, smettila di fare la stupida. Voi due avete qualcosa che vi attrae l’uno all’altra, inutile negarlo. Per quanto cercherete di starvi lontani, la calamita vi attirerà sempre. Ci hai mai fatto caso che, ogni volta che tenti di evitare James, lo trovi più spesso del solito? Questa è la vostra calamita. Siete così perfetti l’uno per l’altra... quindi adesso tu tornerai a parlargli, o giuro che ti prendo per i capelli, ti trascino davanti a James e vi attacco insieme, così non vi separerete mai più >>.
Lily finse di inorridire di fronte a quell’immagine, anche se l’idea di lei e Potter incollati per sempre insieme non le dispiaceva poi così tanto. Per tutti i gargoyle, era proprio partita di testa, ormai.
<< Allora dimmi come fare. Non ho modo di parlargli, finché mi evita a tutti i costi. Non vuole più nemmeno fare le ronde con me >>.
Mary si grattò il mento, inclinando leggermente la testa << Cosa faceva James, quando cercava di farsi notare da te? >>.
<< Faceva il cretino, si pavoneggiava davanti a tutti…>>.
<< Ottimo. Credo che ora sia il tuo turno >>.
Lily strabuzzò gli occhi << Che cosa?! Dovrei iniziare a comportarmi come una perfetta gallina rincitrullita e conciarmi come tutte quelle che gli muoiono dietro? >>.
<< Ma no, Lils! Devi solo mantenere viva la sua attenzione su di te. Ogni volta che puoi, sorprendilo con la tua presenza. E aspetta. Se James non agirà, allora vorrà dire che è davvero innamorato di Rose e dovrai fartela passare >>.
Lily annuì, facendole intendere che aveva capito, anche se il suo cervello aveva subito un crollo non appena Mary le aveva manifestato la possibilità che James fosse realmente innamorato di Rose. A quel punto la situazione era assai critica e incerta, dunque chiunque, se fosse stato sano di mente, avrebbe avuto il buonsenso di rinunciare.
Ma non lei. Lily Evans non aveva più alcuna briciola di buonsenso, perchè dolore gliel’aveva portato via. Si alzò dal letto, raccolse il braccialetto che aveva gettato a terra poco prima e se lo riposizionò sul polso. Non era ancora il momento di darsi per vinta. Sentiva che se ne sarebbe profondamente pentita, ma valeva la pena tentare.



Secondo Mary, il solo modo per mantenere viva l’attenzione di James Potter su di lei e al contempo distrarlo da Rose King era creare scompiglio a Hogwarts. Così, Lily iniziò a crearne in abbondanza.
All’improvviso, il fatto di trovarsi al centro dei pettegolezzi di tutti divenne la sua strategia principale. Sebbene non le fosse mai importato molto di ciò che la gente diceva di lei, grazie alle attenzioni di James era diventata una personalità piuttosto popolare e autorevole a scuola, senza sforzarsi più di tanto. Conosceva quasi tutti i ragazzi del suo anno e anche degli anni precedenti e, grazie alla sua carica di Prefetto e Caposcuola, era anche una delle ragazze più in vista di tutta Hogwarts.
In poche parole, ciò che faceva Lily Evans poteva essere discusso in ogni angolo della scuola a partire dalla colazione. Dato che le sue vicende con Potter erano già abbastanza note, Lily iniziò a sfruttare la sua improvvisa popolarità e riallacciò alcune vecchie amicizie che aveva tralasciato per via di Sev; come se non bastasse, ricominciò a uscire con i ragazzi, ritrovandosi spesso con più di due appuntamenti nello stesso giorno. Persino David Fawcett tornò in ginocchio da lei a chiederle perdono per il suo comportamento meschino della festa.
Alice, Hestia ed Emmeline, vedendo tutto quel via vai di maschi, non sapevano più che cosa pensare della loro amica, colei che prima aveva sempre rifiutato ogni genere di incontro, ribadendo che preferiva lo studio ai ragazzi, mentre ora ricercava la loro compagnia in modo quasi assiduo, sorridendo e ammliando tutti con la bellezza che aveva sempre tenuto nascosta. Infatti Lily aveva anche cominciato a truccarsi un po’ di più e non usciva mai dal dormitorio senza almeno un filo di rossetto o di mascara. Nulla di eccessivo, ovviamente, quanto bastava affinchè la sua già naturale bellezza risaltasse ancora di più.
Nel mentre si dedicava a uscire con persone diverse, che fossero Grifondoro, Tassorosso o Corvonero – i Serpeverde, per via del suo essere Nata Babbana, la evitavano, anche se aveva sentito dire che alcuni più giovani del sesto anno avrebbero volentieri fatto un pensierino su di lei -, Lily non mancava mai di spargere voci non veritiere su Rose King. Si sentiva terribilmente spietata, ma, d’altro canto, quando si è al secondo posto in una gara di bellezza, che altro si poteva fare se non sminuire i pregi della rivale?
Non era abbastanza amica della compagnia Tassorosso di Rose per poter sussurrare al vento le sue calunnie su James e lasciarle svolazzare fino alle sue delicate orecchie; dunque, con l’aiuto di Mary, scrisse una lettera anonima con l’inchiostro indelebile e, con il Mantello dell’Invisibilità gentilmente prestato da Sirius, la appese proprio davanti alla porta del suo dormitorio, dopo aver corrotto Edgar Bones per sapere la parola d’ordine.
Aveva scritto delle cose così terribili sul conto di James che Rose non sarebbe più riuscita ad amarlo, non dopo aver saputo con quante ragazze fosse stato a letto, compresa la barista dei Tre Manici di Scopa; una volta aperta, la lettera avrebbe sputato tutto il veleno che Lily aveva ingoiato in quegli anni e, secondo le sue più rosee previsioni, Rose sarebbe fuggita via da James piena di disgusto. Le aveva scritto che il suo caro Potter aveva corrotto la verginità di una fanciulla per poi abbandonarla subito dopo, che non ci si poteva fidare di lui, che tutta la scuola lo definiva un libertino e che la loro relazione sarebbe stata maledetta dal primo all’ultimo giorno.
Ma, purtroppo, aveva sottovalutato la praticità della King. Infatti, senza battere ciglio, Rose aveva mostrato la lettera a James, il quale aveva riconosciuto all’istante la scrittura di Lily, seppur contraffatta. Fu Sirius a raccontarle quanto James si fosse infuriato per quel suo gesto così infantile e al solo pensiero di lui che leggeva tutte quelle cose orribili le venne la pelle d’oca. Nella sua fantastia, aveva immaginato Rose fissare la lettera e svenire per il disgusto e, una volta ripresi i sensi, mollare James su due piedi esprimendo tutta la sua repulsione. Ma le cose non andarono affatto così.
Rose la liquidò come una lettera “di quella piccola avventura” e lei e James divennero più affiatati che mai. Non appena scoprì di essere stata definita come una semplice “avventura”, Lily andò su tutte le furie e si esibì in una scentata isterica davanti a tutti i Tassorosso degna della migliore attrice.
<< Così non va, Lily >> le disse Sirius una sera, nel mentre si erano ritrovati a fumare insieme durante la ronda. James non l’aveva ancora perdonata e, poiché quella sera Remus aveva da fare con Mary, era venuto lui a tenerle compagnia << Più attacchi Rose, più quei due diventano uniti >>.
<< Lo so >> replicò Lily, frustrata << Sto davvero impazzendo. Voglio così tanto che James torni da me che…mi sono ridotta a compiere azioni davvero orribili. Basta, ci rinuncio >>.
<< Neanche per sogno, non è ancora ora di rinunciare. Ricordati che i Malandrini non si arrendono mai >>.
<< Ma io non sono una Malandrina >>.
<< Invece sì, nel profondo. Quando finalmente ti metterai con James, lo diventerai in modo ufficiale >>.
<< Allora mai, se le cose vanno così >>.
<< Stai affrontando il problema dal lato sbagliato. Secondo me, dovremmo fare cardine sul principale punto debole di James >>.
Lily si voltò a guardarlo con aria interrogativa e Felpato indicò sé stesso << Tu? >>.
<< Non io da solo, Evans. James è estremamente geloso del rapporto che abbiamo costruito in queste settimane ed è convinto che fra di noi ci sia qualcosa di più. Forse, se ci facessimo vedere più spesso insieme in sua presenza…potrebbe scattare qualcosa >>.
<< Non so, Sirius. Già Marlene non mi parla, non vorrei che questa cosa fra noi aggravasse ulteriormente la situazione…>>.
<< Invece no, perché il solo fatto di vederci insieme farà arrabbiare entrambi. E, quando finalmente James e Marlene smetteranno di chiudersi nel loro muro di indifferenza, spiegheremo loro come stanno davvero le cose >>.
<< D’accordo, Black, hai vinto. Ormai ripongo in te una fiducia assoluta >>.
<< Il cane è l’animale più fedele per l’uomo, ricordalo sempre >>.
Così, da quella sera, Lily e Sirius cominciarono a farsi vedere in giro insieme sempre più spesso. Ora a Trasfigurazione era lui ad occupare il banco alle sue spalle, mentre nelle altre lezioni facevano sempre in modo di restare seduti vicini; si trovavano in biblioteca o nella Sala Comune a studiare per i M.A.G.O. e spesso a colazione Felpato si staccava dai Malandrini per andare a fare compagnia alle ragazze. Remus, Peter e Mary, a loro volta informati di quel nuovo stratagemma, facevano in modo di lasciarli soli sempre più spesso.
Non passò molto tempo che la voce che Sirius Black e Lily Evans avessero una relazione segreta iniziò a circolare più malignamente che mai. Fu la stessa Alice a confermarlo, quando un giorno li prese entrambi da parte e chiese loro cosa diamine stessero combinando; volevano davvero che James soffrisse ulteriormente? Alle sue parole, Sirius e Lily scoppiarono in una risata sguaiata e finalmente decisero di raccontarle ogni cosa. Una volta scoperta la verità, le guance di Alice si imporporarono per la contentezza e di slancio li abbracciò, felice che entrambi si fossero innamorati delle persone giuste per loro.
Invece, con loro grande delusione, la loro finta relazione non sortì alcun effetto sui soggetti desiderati, se non in peggio. Marlene tagliò definitivamente i ponti con Lily e iniziò a uscire sempre più spesso con Dorcas Meadowes; la giovane Evans ci rimase molto male e fu più volte tentata di spiegarle come stessero davvero le cose, ma, finché anche James non avesse mostrato di reagire, non poteva fare alcunché.
Dal canto suo, James Potter manifestò un’ammirevole calma, quando Remus e Peter, apposta, iniziarono a instillargli il dubbio che il suo migliore amico si fosse innamorato di Lily. Data la sua protesta della volta precedente, tutti si sarebbero aspettati che avesse preso a pugni Felpato alla prima occasione, ma non fu affatto così.
L’unica reazione di James fu aspettare che quella sera Sirius tornasse dalla ronda con Lily e poi domandargli, con la massima calma e indifferenza << Allora, ti sei divertito con la Evans? >>.
Felpato, reduce da una serata passata a discutere solo di lui, lo fissò con gli occhi fuori dalle orbite << Come, Ram? >>.
<< Non chiamarmi più Ram. Sai bene che non possiamo essere amici, se esci con la Evans >>.
A quelle parole, Sirius fu colto da una rabbia così violenta che sulle prime fu tentato di andare a svegliare Lily, trascinarla davanti a James e costringerla a confessare i suoi sentimenti. Almeno avrebbero potuto piantarla con tutta quella ridicola messinscena. Ma si trattenne e si gettò a peso morto sul letto, massaggiandosi le tempie per la frustrazione.
<< Sei davvero uno sciocco, James. Possibile che tu non ti accorga di come stanno davvero le cose? >>.
<< Allora dimmelo tu come stanno. A me sembra che esci con Lily. Ho torto, forse? >>.
<< Sì, dannazione! >> esclamò l’amico, stufo di quel suo tono glaciale << Senti, dovresti guardare più spesso Lily, quando parla di te >>.
<< Cosa credi che abbia fatto in questi sette anni? >>.
<< Non sto parlando del passato, ma di adesso. Osservala bene: ha un sorriso che fa paura. Ha il sorriso di chi sarebbe disposto persino a morire, pur di poter ricevere ancora la tua attenzione anche solo per una volta >>.
A quelle parole, sputate con così tanta ferocia, James ammutolì. Per una frazione di secondo, durante il quale fra di loro calò un silenzio di tomba, Sirius fu persuaso a credere che finalmente fosse riuscito a smuovere qualcosa nella corazza di indifferenza che l’amico si era costruito attorno.
Ma, alla fine, James fece spallucce e replicò << Poteva pensarci prima >>.
Felpato annuì, sconfitto. Ad un tratto capì che, per quella notte, non sarebbe potuto restare nella stessa stanza di James, così prese le sue cose e si trasferì su uno dei divani della Sala Comune, proprio accanto al camino.
Il mattino seguente non ebbe il coraggio di riferire nulla a Lily, ma la fanciulla comprese dalla sua aria tetra che era andato tutto storto.
Forse era davvero arrivato il momento di arrendersi.



Come se non bastasse, l’arrivo di febbraio portò anche un’altra novità: per il giorno di San Valentino era stata programmata una gita a Hogsmeade. Inutile dire che le ragazze andarono in visibilio per la notizia, mentre i ragazzi, sconvolti, si ritrovarono imprigionati in una difficile scelta, dato che, quel giorno, era fuori discussione trascorrere la giornata senza una ragazza.
La mattina del quattordici, Lily ebbe davvero solo voglia di ficcare la testa sotto le coperte e tornare a dormire. Alice e Mary avevano appuntamento con i loro fidanzati e anche Emmeline ed Hestia avrebbero visto dei ragazzi. Nulla da fare, l’unica da sola era sempre lei, poiché il ragazzo che voleva era già impegnato con un’altra.
A dire la verità, era ormai arrivata al punto di rinunciare davvero. Non poteva più sperare che le cose tornassero come prima, non dopo tutto il male che aveva fatto a James durante quei sette anni. Era giusto che ora fosse lui a rifarsi una vita lontano da lei. Sirius le aveva chiesto un’altra occasione, ma sarebbe stata l’ultima: se James non avesse reagito neanche quel giorno, avrebbero definitivamente lasciato perdere.
<< Tu con chi vai a Hogsmeade, Lils? >> le domandò Emmeline dal bagno.
<< Con Sirius Black >> rispose laconica Lily, alzandosi finalmente dal letto. Forse avrebbe fatto ancora in tempo a fingere un malore e restare a dormire in santa pace…
<< Oooh, ma allora uscite insieme? >> le chiese Hestia.
<< Qualcosa del genere >>.
<< Sai, non avrei mai pensato che voi due…voglio dire, non vi siete mai stati particolarmente simpatici e invece ora…>>.
<< Hestia, dacci un taglio >> ringhiò Mary, andando vicino a Lily e sostenendola per un braccio in segno di conforto << La situazione è già abbastanza complessa. Emmeline, potresti lasciarci il bagno? >>.
Una volta dentro, Mary chiuse la porta a chiave e sciaquò con dell’acqua fredda le lacrime che stavano rigando copiosamente il volto dell’amica.
<< Te la senti, oggi? >>.
Lily annuì piano, tirando su col naso << Sì, anche se la consapevolezza che James non farà nulla…mi getta nello sconforto più totale. Voglio solo che questa giornata finisca >>.
Il clima fuori era leggermente migliorato, diventando più mite, e un debole sole splendeva attraverso alcuni leggeri strati di nuvole. Lily indossò un vestito di velluto verde che aveva comprato a Diagon Alley e seguì le amiche per la colazione. Sirius la venne a prendere al tavolo, staccandosi dai Malandrini, e le diede un buffetto sulla guancia quando vide la sua espressione così rassegnata.
<< Non essere triste, Lily. Oggi daremo così fastidio al povero Ram che non potrà non reagire >>.
<< Dov’è ora? >>.
<< Si sta ancora vestendo, lui e Rose non scenderanno prima delle dieci. Abbiamo tutto il tempo per fare colazione e poi arrivare a Hogsmeade prima di loro >>.
<< Bene >>.
Se James fosse mai venuto a sapere di tutte le strategie che stava mettendo in atto per farlo ingelosire l’avrebbe sicuramente presa per pazza. Passava ore e ore a macchinare sui modi migliori per incrociarlo fuori dalle aule o a fare in modo che non si trovasse con Rose. Ma finora tutte quelle macchinazioni non erano servite a granchè.
Lily e Sirius salutarono il restante gruppo Grifondoro, poi si unirono alla fila di persone che Gazza stava spuntando dal suo elenco assieme al solito Sensore Segreto. Poco distante da loro, Marlene era in compagnia di Dorcas e dei due fratelli Prewett, cugini di Alice, ma non li degnò di uno sguardo.
<< La mia è davvero una battaglia persa >> borbottò Felpato, nel mentre si avviavano lungo il sottile sentiero che portava al villaggio incantato << Se solo me ne fossi reso conto prima…>>.
Lily non disse nulla e accettò di camminargli di fianco restando in silenzio. Era incredibile come si fossero legati durante quelle settimane. Probabilmente avrebbero scoperto di starsi vicendevolmente simpatici anche senza tutto quel caos con James e Marlene, ma il fatto di soffrire entrambi per amore non aveva fatto altro che unirli ancora di più. Per Lily, che non aveva mai avuto un vero amico maschio a eccezione di Severus, era meravigliosamente strano poter conversare di cose con cui non avrebbe mai potuto discutere assieme alle sue compagne di stanza. A volte, i pareri maschili erano decisamente meglio di quelli femminili. E poi, lei e Sirius condividevano un po’ la stessa storia: entrambi amavano un fratello o una sorella che invece li disprezzava.
Si appostarono appena dietro la Stamberga Strillante, in modo da avere un’ampia visuale della strada, e attesero l’arrivo di James e Rose. In teoria, il piano di Sirius era fare in modo di sbucare proprio sotto il naso di James tenendosi mano nella mano: era quasi certo che l’amico non avrebbe resistito ad un oltraggio simile e, per via dell’amicizia che ormai nutriva per Lily, era persino disposto a beccarsi un altro pugno in faccia, pur di farli riappacificare. Perché era così che doveva andare.
<< Sai, devo ringraziarti, Black >> disse Lily ad un tratto, guardandosi i piedi.
Sirius, interrotto dai suoi pensieri, la guardò perplesso << Per cosa? >>.
<< Per tutto questo. In queste settimane mi hai fatto provare a essere una Malandrina e…mi è piaciuto. Grazie a te ho capito che sono sempre stata troppo rigida e controllata e che voi, in realtà…non siete solo dei teppisti arroganti >>.
<< Evans, ho quasi le lacrime agli occhi >> rise Felpato, andando verso di lei e stritolandola in un abbraccio << Questo vuol dire che adesso godo della piena immunità? >>.
<< No, beh, non esageriamo…>>.
<< Guarda che ti avverto, se tu e James sarete occupati a fare i piccioncini, nessuno baderà più all’ordine pubblico e io avrò campo libero >>.
<< Prometto che io e James non ci lasceremo distrarre >>.
<< Certo, certo >> Sirius si esibì in un ghigno da vero Malandrino << Staremo a vedere >>.
Attesero in silenzio l’arrivo della coppia, ciascuno perso nei propri pensieri. Lily iniziava ad avvertire il battito cardiaco che accelerava e sobbalzava ogni volta che sentiva un rumore di passi lungo il sentiero. Ancora non sapeva che cosa avrebbe detto a James; per una volta, avrebbe lasciato che fosse l’istinto a guidarla. Ad un tratto, più presto di quanto si sarebbe aspettata, Sirius le toccò una spalla e le fece cenno di guardare lungo il sentiero: James e Rose stavano venendo verso di loro, ignari di tutto. Come Felpato aveva già previsto, Lily rimase pietrificata, così fu lui a prendere in mano le redini della situazione: afferrò di slancio la mano della fanciulla e la sospinse in avanti.
<< Cerca di sorridere >> le gracchiò nell’orecchio << Deve pensare che sei felice di essere con me >>.
Lily si esibì in un sorriso tirato, il massimo che poteva richiedere ai suoi nervi, e Sirius sospirò pesantemente, ma tutto andò esattamente secondo il suo piano. Sbucarono proprio di fronte a James e Rose e Felpato tirò Lily più vicino a sé, poi fissò il suo migliore amico dritto negli occhi, come ad aumentare la provocazione. Era stato tutto così calcolato al minimo dettaglio che sembrava che le due coppie si fossero davvero incrociate solo per via di una sfortunata coincidenza.
James impallidì, diventando quasi cadaverico, e si bloccò di colpo, tanto che Rose gli andò a sbattere contro. Allora anche Lily e Sirius si fermarono e, dall’espressione furiosa dell’amico, Felpato fu assolutamente certo che si sarebbe beccato un altro bel pugno sul naso.
Ma poi James fece qualcosa che nessuno di loro aveva previsto. Afferrò Rose per un braccio, la trascinò davanti a sé e la baciò con prepotenza sulle labbra. Lily si irrigidì; strinse la mano di Sirius così forte che lui fu costretto a lasciarla per il dolore, finché non si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a trattenerla. Quel giorno non sarebbe stato James a scattare, ma la giovane Evans.
<< Lily, no! >> le urlò, ma fu tutto inutile.
In men che non si dica, la fanciulla raggiunse in un batter d’occhio i due che si baciavano, afferrò Rose e la scaraventò di lato con violenza, staccandola brutalmente da James, dopodiché si girò verso di lui e gli mollò uno schiaffo sulla guancia. L’impatto fu così forte che il suono dello sciaf si propagò nitido fino alle orecchie di Sirius, che rimase impietrito a fissare la scena.
<< Ti odio, James Potter! >> gridò Lily, così vicina a lui che per un attimo Felpato osò sperare che James la prendesse tra le braccia e la baciasse.
Ma lui non fece nulla di tutto ciò. Il suo viso era viola dalla rabbia e i tendini sul collo erano così tesi che parevano sul punto di rompersi da un momento all’altro, ma James riuscì a trattenersi; prese Rose, completamente sconvolta, e la trascinò verso Hogsmeade senza dire una parola.
Lily lo guardò andare via con le mani tremanti, dopodiché si voltò verso Sirius, ancora immobile, e gli annunciò con gli occhi pieni di lacrime << E’ finita >>.
Poi, prima che lui potesse fermarla, scappò via nella foresta.



James camminava così velocemente che più volte Rose fu certa che non sarebbe mai riuscita a restargli dietro. Si era abbastanza ripresa dallo stupore che le aveva causato la scenata inaspettata di Lily Evans, tuttavia non aveva mai visto James così arrabbiato. Di norma, era un ragazzo solare, poco incline all’ira, ma in quel momento aveva le spalle irrigidite e digrignava i denti in modo così spaventoso che pareva sul punto di trasformarsi in un Animagus da un momento all’altro.
Rose davvero non capiva quella sua reazione tanto esagerata. Che cosa gli dava fastidio? Il fatto che Lily Evans uscisse con Black o che gli avesse detto che lo odiava? In teoria, nessuna delle due cose avrebbe dovuto dargli così tanta pena. Anzi, a rigor di logica, sarebbe stata lei a dover essere furiosa, visto che la Evans aveva appena confermato i suoi peggiori timori sul fatto che potesse essere una potenziale rivale.
Alla fine, decise che avrebbe affrontato più tardi quell’argomento; non voleva rovinarsi il suo primo San Valentino con James. Allora lo afferrò sottobraccio e cercò di costringerlo a rallentare l’andatura, tuttavia lui rilassò solo un poco le spalle.
<< Ti ricordi la prima volta che abbiamo giocato da avversari a Quidditch? >> esclamò, gioviale, come se non fosse accaduto nulla.
James grugnì qualcosa tipo << Non la smettevi di marcarmi >>.
Rose ignorò il suo malumore e scoppiò in una risata argentina << Beh, già allora mi piacevi parecchio…ti va se prendiamo qualcosa? >>.
<< Come preferisci >> ribattè James, fermandosi di colpo << Andiamo ai Tre Manici di Scopa? >>.
La Tassorosso non ci mise molto a capire che voleva andare lì per verificare se Lily fosse ancora con Sirius, così, anziché accontentarlo, come faceva di solito, cambiò strategia << Oh, c’è un posto molto carino in fondo alla strada, da Madama Piediburro. Non ci sei mai stato? >>.
Prima che James potesse obiettare, lo prese per mano e lo guidò verso una piccola sala da the calda e affollata, dove tutto sembrava celebrare il giorno di San Valentino. Normalmente, quello era il classico rifugio delle coppiette felici.
<< Carino, no? Guarda, è tutto decorato! >>.
James nascose con un sorrisetto tirato il conato di vomito che gli era salito in gola e seguì Rose fino all’unico tavolino libero, dove, con sua enorme sorpresa, c’era Marlene assieme a Gideon Prewett. I due si tenevano per mano e fu allora che James comprese come mai Felpato avesse scelto proprio Lily per consolarsi. La cosa lo fece tremare di nuovo dalla rabbia, tanto che continuò a ignorare Rose che ciarlava senza sosta. A dire la verità, l’intero chiacchiericcio di quella stupida sala da the gli dava fastidio; in quel momento avrebbe soltanto voluto fuggire via a gambe levate.
<< Che cosa vi porto? >> domandò Madama Piediburro, raggiungendo il loro tavolo.
<< Per me un caffè >> rispose Rose << E tu, James? >>.
<< Una Burrobirra >>.
<< A quest’ora del mattino? >>.
James la fulminò con un’occhiataccia e subito Rose abbassò lo sguardo, ferita. Passarono i restanti minuti in silenzio, fino all’arrivo delle loro ordinazioni. James tracannò così in fretta la sua Burrobirra che Rose non fece nemmeno in tempo a finire il caffè, dopodiché incrociò le braccia e iniziò a guardare con ostinazione fuori dalla finestra.
La povera Rose non sapeva più che cosa fare e iniziava anche a essere stufa del suo atteggiamento. Accanto a loro, Marlene e Gideon continuavano a farsi le coccole e a tenersi per mano, come una qualsiasi coppietta, mentre loro due sembravano a malapena due conoscenti. Possibile che gli importasse ancora così tanto di Lily Evans? Quando gli aveva mostrato la lettera che le aveva scritto, James le era sembrato così furibondo da indurla a credere che il suo amore per lei fosse morto. Ma, evidentemente, non era così…
<< Senti, James >> sbottò all’improvviso << Devo sapere >>.
Lui si girò finalmente a guardarla e il suo viso tetro si tinse di perplessità << Che cosa? >>.
<< Tu mi ami? >>.
In quel preciso istante fu come se il tempo si fosse fermato. Tutta la sala da the puntò gli occhi sul loro tavolino e allungò le orecchie, affamata di nuovi pettegolezzi su una delle relazioni più chiacchierate di Hogwarts.
James, imbarazzato, si fissò i piedi. Se Rose gli avesse posto quella domanda anche solo il giorno prima, non avrebbe esitato a risponderle di sì. Ma in quel momento non ci riusciva. Non ci riusciva perché non era quello che sentiva davvero.
Rose, di fronte al suo silenzio, annuì, e gli occhi le si riempirono di lacrime, tuttavia la sua voce restò ferma << Perché sei stato con me, in queste settimane? >>.
Di nuovo James abbassò gli occhi, non sapendo cosa dire. Perché era stato con Rose? Perché Lily Evans aveva detto di non provare nulla per lui, ecco perché. Aveva pensato fosse una buona soluzione mettersi con la ragazza che tutti dicevano essere giusta per lui…per poi rendersi conto che non lo era affatto.
<< Tu ami lei >> sussurrò Rose, nel mentre una lacrima le rigava il viso << Tu ami Lily Evans >>.
James la fissò per qualche istante. Negare l’evidenza non sarebbe servito a nulla.
<< Sì >>.
La Tassorosso annuì, come se l’avesse sempre saputo, e afferrò un tovagliolo ricamato, iniziando a tamponarsi gli occhi << Forse è meglio se te ne vai >>.
La sala da the era così silenziosa che nessuno osava neanche respirare per paura di interrompere quel momento di grande tensione. Persino Madama Piediburro si era bloccata in mezzo alla sala con un vassoio ancora carico in mano. Consapevole di tutti quegli occhi puntati su di sé, James si alzò in piedi.
Lasciò un galeone sul tavolo, poi si avvicinò a Rose, le asciugò le lacrime e le diede un bacio sulla fronte << Mi dispiace. Io…non volevo farti del male >>.
Lei annuì e si aggrappò a lui, come per trattenerlo, ma lui si staccò le sue braccia dal collo e si avviò fuori dal negozio. Non appena la porta tintinnante si chiuse alle sue spalle, tirò un profondo sospiro e la sua rabbia tornò a montare come una valanga in piena. Senza indugi, si avviò come una furia verso i Tre Manici di Scopa.
Fortunatamente, incontrò colui che sperava proprio lungo la strada. Sirius stava camminando con le mani in tasca, da solo, e sembrava in procinto di avviarsi verso Zonko. James lo braccò prima che potesse svoltare l’angolo e lo trascinò contro il muro.
<< James! >> mormorò Sirius, sbalordito, ma, prima che potesse dire altro, un fonte dolore alla mascella e un rivoletto di sangue lungo il mento gli segnalarono che il suo migliore amico gli aveva appena tirato un pugno.
Furioso, Felpato se lo scansò di dosso e si mise in posizione di combattimento. Era stufo di dover subire i suoi eccessi di collera; se James voleva davvero fare a botte per Lily, l’avrebbe accontentato.
Finchè, improvvisamente, James non fece qualcosa di assolutamente inaspettato: lasciò cadere le braccia e lo strinse in un abbraccio.
<< Fratello >> mormorò << Mi sei mancato >>.
Assolutamente sconvolto, Sirius si lasciò abbracciare, chiedendosi più volte se James non fosse per caso ubriaco.
Non appena lo lasciò andare, Felpato gli chiese << Che è successo? >>.
Il volto di James era rosso di collera, ma i suoi occhi brillavano di felicità << Ti spiegherò più tardi. Dov’è Lily? >>.
<< Al castello, ma…>>.
James non rimase nemmeno a udire il resto della domanda. Non appena ottenne l’informazione che cercava, partì come un razzo in direzione del castello di Hogwarts, ansioso di vederla.
La trovò seduta sui gradini dell’ingresso, rannicchiata su sé stessa e con la testa appoggiata alle ginocchia. Fra le mani teneva il bracciale che lui le aveva regalato, ma si notava ancora come il suo corpo tremasse, scosso dal freddo e dalle lacrime. Senza dire una parola, James le si avvicinò. Lily non diede segno di accorgersi della sua presenza, così lui le si sedette accanto, si tolse il mantello e glielo passò sulle spalle.
La fanciulla rabbrividì subito di sollievo, tirò su col naso e finalmente sollevò il visetto rosso dal freddo, con gli occhi ancora tutti appannati dalle lacrime e dai capelli arruffati << Grazie, Sirius, io…>>.
Le parole le morirono in gola non appena si rese conto che colui che aveva accanto non era affatto Sirius Black. Aveva così tanto desiderato quel momento che sbattè più volte le palpebre, confusa, certa che si trattasse di un sogno.
<< Potter >> mormorò, cercando di impedire alla voce di tremare << Che ci fai qui? >>.
<< Secondo la legge del taglione, dovrei restituirti lo schiaffo che mi hai dato prima. Ma sono un gentiluomo e non picchio le ragazze >>.
Lily scosse la testa, si tolse il suo mantello dalle spalle e glielo consegnò con aria tetra << Vattene. Dovresti essere con Rose >>.
<< E invece no, Evans. Volevi parlarmi? Eccomi qui >>.
<< No. Volevo parlarti settimane fa, ma ora non ne ho più voglia >>.
<< E quale sarebbe la differenza? >>.
<< La differenza è che tu mi hai ignorata fin adesso, dunque ora ho il diritto di farlo anch’io. Pertanto desidero che tu te ne vada >>.
James cercò di trattenere un sorriso di fronte alla sua ostinazione e le cacciò di nuovo il mantello sulle spalle << Non vado da nessuna parte, anzi resterò qui finché non parlerai. Ti perseguiterò fino alla morte, se necessario >>.
<< Ti prego, no >>.
<< Allora avanti, Evans. Spiegami che cosa sta succedendo >>.
Lily spostò lo sguardo in avanti e sospirò a lungo. Aveva in mente ciò che voleva dirgli dal funerale di suo padre, ossia da quando lui aveva cominciato a essere freddo con lei, tuttavia in quel momento non le venne in mente nessuno dei mille discorsi che si era preparata. Il pensiero di avere James così vicino riduceva la sua capacità di concentrazione, offuscata oltretutto dal godimento per il fatto che, in ogni caso, lui era lì con lei e non con Rose il giorno di San Valentino…
Alla fine, decise di improvvisare << D’accordo, Potter. Il motivo per cui ho cercato così tanto di parlarti in queste settimane è per il fatto che…insomma, ho pensato spesso a noi. A quello che eravamo. A dire la verità, ci penso quasi sempre, ogni giorno. Mi chiedo che cosa ti sia successo per renderti così indifferente verso di me, cosa sia cambiato in noi, cosa posso aver fatto io di sbagliato, da farti smettere di pensare a me…>>.
<< Beh…>>.
<< Fammi finire. Non mi sto lamentando del fatto che non ci parliamo più, del fatto che a stento ci salutiamo o che a malapena mi guardi in faccia. Non accetto solo che tutto questo sia avvenuto senza un motivo, che non ci sia stata una discussione o addirittura un litigio, che non ci siamo urlati in faccia tutto quello che non andava bene in noi >>.
<< Un motivo c’era, Evans, e lo sai bene. Hai detto che ti disgustavo >>.
Lily annuì << Lo so. So di averti fatto male e ti chiedo scusa. Per questo vuoi che esca per sempre dalla tua vita? Basta una tua parola e lo faccio >>.
James scosse la testa, sbuffando << No, non voglio questo. Voglio che tu capisca che l’abisso fra noi due sta nel fatto che io, a differenza tua, ho sempre scelto te. Ti ho scelta anche quando le cose fra noi erano difficili, quando non mi parlavi, quando mi odiavi. E ti ho scelta anche quando non c’eri e sentivo la tua mancanza fin dentro le ossa >>.
La fanciulla si girò a guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime << Allora perché fra noi non c’è più la complicità di una volta? Perché dimostri così tanto disinteresse? Perché fai l’indifferente di fronte a tutto questo? Perché non mi pensi più…ed esci con Rose? >>.
<< Insomma, Evans, volevi che ti lasciassi stare e l’ho fatto sul serio! Cos’altro avrei dovuto fare? >>.
<< Non lo so! Ma di certo non trattarmi come se…come se non esistessi! >>.
<< Allora perché non dici la verità? Perché non ammetti che in realtà ti importa di me? >>.
Per la priva volta in vita sua, Lily Evans rimase senza parole. Sebbene avesse già confidato i suoi sentimenti a Mary e Sirius, dirli apertamente, a voce alta, proprio davanti a James…era qualcosa che la faceva tremare di paura. Significava mettere da parte tutto il suo orgoglio e aprirgli lo scrigno segreto del suo cuore, scrigno che era sempre rimasto sigillato prima che lui piombasse con prepotenza nella sua vita, stravolgendola come un uragano.
<< Sì >> sussurrò flebilmente, evitando di guardarlo negli occhi << Sì, mi importa di te >>.
Fortunatamente mantenne lo sguardo fisso a terra, altrimenti avrebbe visto gli occhi di James accendersi di nuovo e bruciare, come non accadeva dalla morte di suo padre. In quel preciso istante, tutti i muri che entrambi si erano costruiti attorno per proteggersi l’uno dall’altra crollarono inesorabilmente e si sciolsero come neve al sole.
James rimase qualche istante in silenzio, lasciando che lei si riprendesse dalla sua confessione, nonostante avesse soltanto voglia di stringerla fra le braccia e non lasciarla andare mai più. Ma si trattenne e alla fine la afferrò per il viso e la obbligò a guardarlo.
Non appena quegli occhi verdissimi pieni di lacrime e paura si posarono su di lui, il ragazzo avvertì un fremito, ma disse << Vuoi sapere perché ti ho lasciata stare in quest’ultimo periodo? >>.
Lily annuì, con le lacrime che le rigavano le guance.
<< Perché noi due siamo troppo diversi per comprenderci davvero, allora ho preferito lasciarti perdere piuttosto che continuare a logorarmi l’anima per te. Ma vuoi sapere una cosa? Chissenefrega. Fa troppo male ed entrambi non siamo abbastanza forti per combatterci >>.
Le sfiorò il labbro inferiore con la punta di un dito, tuttavia Lily ribattè << Sono…confusa, James. Io credevo che tu…>>.
<< Sono molto bravo a recitare, Lily. Ma tu mi hai creduto troppo in fretta, davvero >>.
<< Ma sono stata io a dirti che non ti volevo…>>.
<< Avevo osservato le tue reazioni quella notte, mentre ti baciavo. Il tuo corpo mi desiderava, così come ero certo che ben presto l’avrebbe fatto anche la tua mente. Quando mi hai detto quelle cose…sapevo che non le pensavi davvero e che te ne saresti pentita. Come avevo previsto, alla fine ti sarei mancato. Ma quel momento non arrivava…allora ho pensato che forse mi ero davvero sbagliato, che ti disgustavo veramente. Per questo ho deciso che, se ti avessi convinta che non mi importava più di te, che ti ero indifferente allo stesso modo, tu saresti riuscita a rifarti una vita senza i sensi di colpa >>.
<< Ma quanto sei idiota! >>.
James rise piano << Non avevo previsto che tu potessi essere tanto complicata, Lily Evans. Le altre ragazze non sono così…>>.
La fanciulla sollevò un dito, puntandoglielo contro con aria minacciosa << Non osare paragonarmi alle altre ochette che hai avuto! >>.
<< Come hai potuto credere alla mia freddezza? Dopo che ti ho ripetuto migliaia di volte che ti amavo, com’è stato possibile che un solo mio atteggiamento frantumasse la tua fiducia in me? Assurdo…come se io potessi trovare il modo di esistere senza di te! >>.
<< Beh, sei stato parecchio convincente…con Rose e quant’altro…>>.
<< Rose era d’accordo >> ridacchiò James, coprendosi la bocca con una mano << Non è mai stata nulla per me. La nostra era una relazione fittizia solo per farti ingelosire. Poco fa, abbiamo fatto una tale sceneggiata da Madama Piediburro che Rose stava per mettersi a ridere davanti a tutti >>.
Lily era sbalordita. Per più di un mese era stata indotta a credere che James non la amasse più, che anzi gli era assolutamente indifferente e che amava Rose King alla follia…ma, effettivamente, nessuno li aveva mai visti baciarsi…o farsi smancerie in pubblico…facevano solo in modo di farsi vedere sempre insieme, esattamente come avevano fatto lei e Sirius…
<< Ma tu…stamattina hai baciato Rose, ti ho visto! E Sirius…anche lui mi ha detto di avervi visti mentre vi baciavate! >>.
<< Tutta scena, te lo assicuro. All’inzio c’era qualcosa, è vero…ma entrambi non ci abbiamo messo molto a renderci conto del fatto che non eravamo le persone che volevamo davvero, così abbiamo dato vita a tutta la messinscena. Se ti confidassi chi piace davvero a Rose…no, mi ucciderebbe. Certo, stamattina mi avete costretto a baciarla! Tu e quel cane di un Black mi siete sfilati davanti mano nella mano…che altro avrei dovuto fare? >>.
Lily balzò in piedi, inviperita << Magari dirmi che era tutta una fregatura! Sapessi quanto io…no, non è possibile...>>.
Anche James si alzò in piedi e la prese per le braccia, cercando di farla stare ferma << E tu e il mio caro amico Black, allora? Cosa credi, che sulle prime non sia stato indotto a pensare che usciste davvero insieme? Ero furioso! Solo dopo Rose mi ha fatto notare che forse stavate facendo il nostro stesso gioco…alla fine, paradossalmente, abbiamo tutti avuto la stessa idea: io e te abbiamo cercato di ingelosirci a vicenda, Sirius voleva farla pagare a Marlene, che a sua volta cerca di dargli fastidio con Gideon Prewett, Rose invece vuole far ingelosire il suo bello…non si può dire che, fra tutti quanti, abbiamo brillato per originalità >>.
<< Ti rendi conto che tutto questo è folle, vero? >>.
<< Certo che sì. Come è folle il fatto che noi due continuiamo a stare lontani, quando abbiamo bisogno l’uno dell’altra >>.
Lily annuì e, quando finalmente James la strinse fra le braccia, si aggrappò forte a lui, singhiozzando piano. Quello era il suo posto. Si era sempre domandata quale aspetto avrebbe avuto il padre dei suoi figli, ma ora credeva di averlo esattamente davanti. Anzi, a dirla tutta, era sempre stato sotto i suoi occhi.
Quando la lasciò andare, la fanciulla tuttavia continuò a tenere le dita intrecciate alle sue << E adesso che si fa, Potter? >>.
<< Normalmente, dopo essersi confessati il reciproco amore, ci si bacia, ma…>> James le riallacciò il braccialetto sul polso << Noi andremo contro la tradizione. Siccome abbiamo saltato la fase della conoscenza iniziale, temo sia il caso di ripartire da zero >>.
Lily lo guardò con aria confusa << Non ho capito bene…>>.
Quando James staccò le mani dalle sue, la fanciulla fu sul punto di mettersi a urlare dal panico, ma continuò a fissarlo con aria perplessa nel mentre si allontanava di qualche passo e rivolgeva lo sguardo verso il cielo.
Poi, ad un tratto, abbassò la testa e, quando i suoi occhi caddero di nuovo su di lei, il suo viso si tinse di sorpresa.
<< Oh, ciao! Molto piacere, mi chiamo James Potter >>.
Lily scoppiò a ridere quando capì il suo gioco, così gli strinse calorosamente la mano e a sua volta si finse sorpresa di vederlo lì << Molto piacere. Io sono Lily Evans >>.
<< Sai che hai due occhi stupendi, Lily Evans? >>.
<< James! Non si possono fare complimenti dieci secondi dopo essersi presentati! >>.
<< E invece sì, se la ragazza che conosci è terribilmente bella. Allora, Lily: che cosa mi dici di te? >>.

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Capitolo 20
*** L'incubo di Lily ***


Miracolosamente, pian piano tutti i pezzi andarono al loro posto.
Non appena venne a conoscenza della verità, Sirius si arrabbiò moltissimo, tanto che rifiutò di vedere James per ben due giorni, prima di superare lo sconvolgimento. Non riusciva a credere che il suo migliore amico fosse riuscito ad ingannarlo per più di un mese, non solo sostenendo una relazione fittizia con una ragazza che era d’accordo, ma anche manipolandolo affinché diventasse amico di Lily e potesse così far ingelosire Marlene. Di solito tutti quegli intrighi erano tipici del suo stile, ma quella volta fu costretto ad ammettere che il maestro dell’inganno era stato palesemente battuto. Tuttavia il suo legame con James era troppo forte: non avevano mai passato così tanto tempo senza parlarsi e, quando finalmente tutto fu chiarito, si abbracciarono come due veri fratelli.
Febbraio lasciò rapidamente il posto a marzo e la tensione per i M.A.G.O. iniziò a farsi sentire sempre di più. I poveri studenti del settimo anno vennero caricati di una quantità esagerata di compiti, senza contare che le interrogazioni e le verifiche a sorpresa erano all’ordine del giorno. Se non avesse avuto James a distrarla, Lily era certa che sarebbe impazzita d’ansia. Ma ormai ogni cosa era diversa, con lui.
Prima di tutto, non litigavano più. O almeno, non spesso quanto prima, ma si trattava più che altro di battibecchi ironici che avevano il solo scopo di far divertire gli amici che erano in loro compagnia. Ad ogni pasto sedevano sempre vicini e James era anche tornato ad occupare il suo solito banco durante le ore di Trasfigurazione; l’unica differenza stava nel fatto che ora era sempre Lily a girarsi per chiacchierare con lui prima dell’inizio della lezione, senza alcun bisogno che lui la chiamasse. Ricominciarono anche a fare le ronde insieme e quelli divennero i loro personali momenti privati, in cui raccontarsi i loro segreti più intimi e profondi. Sembrava paradossale, ma, per la prima volta in sette anni, James Potter e Lily Evans erano veramente amici e, senza saperlo, stavano gettando le basi per un legame che, da quel momento in poi, sarebbe stato impossibile da spezzare.
Naturalmente tutta la scuola – a eccezione, ovviamente, di chi conosceva la vera storia – era rimasta spiazzata da quel repentino cambio di eventi: prima la Evans odiava Potter e lui usciva con la King, ora invece Potter e la Evans uscivano insieme e sembravano filare d’amore e d’accordo come una tenera e felice coppietta. Quel nuovo scoop fece girare la testa a chiunque e per molte settimane nei corridoi non si parlò d’altro. Persino i professori vennero a conoscenza di quel nuovo rapporto fra Lily e James e non poterono fare altro che rallegrarsene, sperando che finalmente quella fanciulla tanto assennata potesse portare sulla buona strada anche quello scellerato di Potter.
Si vociferava addirittura che, quando persino il professor Silente era venuto a conoscenza di tali circostanze, avesse commentato soddisfatto << Visto? Ho fatto bene a scegliere il signor Potter come Caposcuola. Sapevo che, un giorno, la signorina Evans sarebbe riuscita a cambiarlo >>.
In realtà Lily e James non erano fidanzati, ma a tutti appariva proprio il contrario. Infatti, ogni volta che erano assieme, Lily perdeva di colpo tutta l’acidità che l’aveva sempre contraddistinta, sorrideva e si sentiva felice come nessuno l’aveva mai vista, mentre James…beh, non era più James. Quando c’era Lily, lui si trasformava, diventando improvvisamente il ragazzo più buono e gentile del mondo, per non parlare di quando si trattava di lei. Aveva quasi smesso di arruffarsi i capelli, sebbene avesse mantenuto qualcosa del suo modo di fare un po’ arrogante, ma perché era insito nella sua natura e poi, sotto sotto, a Lily piaceva anche così. Non discutevano quasi mai, ma capitava spesso che uno dei due si arrabbiasse, anche per una cosa insignificante, allora all’improvviso lei tornava ad assumere la sua aria imbronciata e lo fulminava con lo sguardo, mentre lui tornava ad essere il solito sbruffone e sollevava gli occhi al cielo. Ma tutto questo non durava che per qualche attimo; infatti, dopo appena pochi secondi, uno dei due non riusciva più a restare serio e scoppiava a ridere, trascinando di conseguenza anche l’altro.
Alle volte poi capitava che Lily abbracciasse anche altri ragazzi, perciò James si fingeva geloso e le metteva il broncio. Allora lei saltellava come una matta per riuscire ad accarezzargli il viso e di solito quello spettacolo lo divertiva così tanto che alla fine lui cedeva e la abbracciava, sollevandola da terra come se pesasse quanto una piuma.
Quei due non erano ancora niente, ma era chiaro a tutti, tranne a loro stessi, che si volevano da morire, e la gente iniziò a scommettere su quanto tempo ci avrebbero messo prima di ufficializzare seriamente la loro relazione.
Sirius, a sua volta curioso di tastare il terreno su quell’argomento così stuzzicante, decise di approfittarne una sera mentre lui e James erano soli in dormitorio.
Stavano appunto progettando cosa mettere in atto per la nuova luna piena, quando ad un tratto commentò con aria distratta << Allora, Ram? A quando il grande evento? >>.
James, tutto assorto a studiare la Mappa del Malandrino, non alzò nemmeno la testa << Che cosa intendi dire? >>.
<< Maddai, hai capito. Quando pensi che farai sesso con…>>.
Prima che potesse finire la frase, James piombò su di lui come un falco e gli tappò la bocca con una mano << Shssss! Non voglio nemmeno sentir nominare una cosa del genere >>.
Sirius aggrottò le sopracciglia e si liberò dalla sua presa << Perché? >>.
<< Perché Lily è diversa dalle altre ragazze. Io la amo davvero e voglio che sia lei a chiedermelo >>.
Ed era realmente ciò che pensava. Durante quelle settimane trascorse a conoscerla, James aveva capito che aveva sempre definito come “amore” ogni relazione che aveva vissuto, senza mai rendersi conto che effettivamente si era trattato soltanto di cotte adolescenziali. In realtà, l’amore vero era ben altro: era arrivare alla fine con il viso pieno di lacrime, il cuore pieno di graffi e gonfio di amarezza e delusione, ma era arrivare davvero alla fine e constatare che, nonostante le difficoltà, alla fine si sarebbe scelta sempre una sola ed unica persona, poiché era ciò che si era voluto sin dal principio. E, nel suo caso, quella persona era proprio Lily Evans.
<< Ma guarda che lei vuole, Ram. Si vede lontano un miglio…>>.
<< Non ne voglio parlare con te >>.
<< Come se tu non l’avessi mai fatto! Sei un vero ipocrita, sai? Quando non potevi averla venivi a farmi lunghi e noiosi monologhi esistenziali, mentre ora non vuoi neanche dirmi una parolina al riguardo? Potrei offendermi sul serio. Ringrazia già che io sia passato sopra il tuo increscioso comportamento di tenermi all’oscuro di tutti i tuoi intrighi >>.
Di fronte a quel suo sfogo, James scoppiò a ridere << Se te ne avessi parlato, non sarebbero riusciti così bene >>.
<< Traditore >>.
<< Suvvia, Felpy, non prendertela. Alla fine tutto si è risolto per il meglio >>.
<< Per te >> borbottò l’amico << Non capisco perché non vogliate mettervi insieme definitivamente. In fondo, è quello che si aspettano tutti >>.
<< Proprio perché se lo aspettano tutti eviteremo di farlo >> ridacchiò James << Io e Lily siamo una coppia strana >>.
<< L’ho rivalutata parecchio, sai. Non è affatto la ragazza severa e acida che vuole far vedere. Nel profondo è una vera Malandrina >>.
<< Lo so, per questo la amo. Comunque per il momento non mi azzardo nemmeno a baciarla, perché…>>.
Sirius per poco non si strozzò << Cosa?! Io non mi sono preso due pugni da parte tua per…questo! >>.
<< Stiamo solo andando con calma. In questo momento ci va di essere amici, poi più avanti…chissà >>.
<< E tu…sei felice così? >>.
James lo guardò con gli occhi scintillanti << Potrei essere qualsiasi cosa per lei >>.
Felpato annuì, consapevole che stava dicendo il vero. Non aveva più visto James così allegro e spensierato dalla morte di suo padre; certo, c’erano ancora momenti in cui aveva delle crisi, ma per fortuna ora c’era Lily a consolarlo, che in quanto a tatto e dolcezza era certamente molto più abile di lui.
<< Ma adesso basta parlare di me e Lily. Come va con Marlene? >>.
Quella domanda lo colse così di sorpresa che per poco Sirius non rotolò giù dalla sedia su cui stava in bilico da più di mezz’ora << Marlene? >>.
<< Sì, Marlene McKinnon. Sappi che non crederò neanche per un secondo alla balla che l’hai dimenticata, quindi dimmi subito quando hai intenzione di aggiustare le cose. Ricorda, amico mio, che una donna è di chi se la va a prendere >>.
Dannazione, James lo conosceva troppo bene.
<< Non lo so, Ram. Non vuole vedermi, quindi non vedo che cosa ci sia da aggiustare >>.
<< Se vuoi posso convincere Lily a parlarle >>.
Felpato lo guardò con aria ammirata << Hai già un tale potere persuasivo su di lei? >>.
James sorrise << Certo che no, ti ho detto che lei è diversa da tutte. Ma vedo quanto le manca, alla fine erano ottime amiche…le darò solo una leggera spintarella di coraggio >>.
<< Giuro sulla testa del mio elfo domestico, Ram, che, se non vi sposate, vi incatenerò l’uno all’altra affinché non possiate più lasciarvi. Un amore come il vostro merita solo l’eternità >>.



Lily camminava avanti e indietro per il corridoio che si trovava di fronte alla biblioteca, senza saper bene che cosa fare. Sapeva che Marlene era lì dentro a studiare assieme ad un altro gruppetto di Corvonero, tuttavia non riusciva a trovare il coraggio per entrare dentro e parlarle, il che era ridicolo, dato che lei e Marlene si erano legate così tanto durante quei mesi da essere quasi come due sorelle, tuttavia quell’indifferenza che aveva gelato il loro rapporto degli ultimi mesi a causa di Sirius Black era ancora piuttosto evidente.
Era stato James a suggerirle che forse era il momento di riappacificarsi. Al solo ricordo, Lily sorrise fra sé. Quel nuovo legame con Potter la lasciava ancora abbastanza sconvolta, ma in realtà doveva ammettere che non si era mai sentita così felice. Con James si trovava bene, straordinariamente bene, in sua compagnia ogni cosa diventava più leggera e tutto sembrava possibile. Senza contare il fatto che alle volte lui sembrava davvero leggerle nel pensiero. Capiva quasi sempre di cosa aveva bisogno ancora prima che lei aprisse bocca ed era sempre disponibile per lei, in qualunque circostanza, anche se si trattava di una cosa stupida. Infatti aveva captato quanto le mancasse Marlene e, con un tatto che Lily non si sarebbe mai aspettata, le aveva suggerito di andarla a cercare e provare a spiegarle come stessero davvero le cose fra lei e Sirius.
Era solo grazie alle parole di James se ora si trovava davanti alla porta della biblioteca; se lui non le avesse infuso un po’ di coraggio, non sarebbe mai stata in grado di agire. Inoltre doveva ricordare che aveva promesso a Sirius che l’avrebbe aiutato, esattamente come lui aveva fatto con lei. In fin dei conti, glielo doveva.
Dopo ancora qualche attimo di esitazione, finalmente Lily tirò un profondo sospiro e si decise ad afferrare la maniglia: avrebbe trovato Marlene e le avrebbe spiegato ogni cosa. Nel caso l’amica non avesse voluto ascoltarla, per lo meno non avrebbe più avuto il rimorso di non averci almeno provato.
Era proprio sul punto di entrare quando ad un tratto la porta si spalancò e ne uscì una ragazza alta con una pigna di libri fra le braccia, tutta assorta a controllare dove mettesse i piedi per non scivolare a terra.
<< Marlene! >> esclamò Lily con un nodo alla gola, riconoscendola all’istante.
La ragazza si voltò di scatto, ma quel gesto così repentino le fece perdere l’equilibrio e tutti i libri le caddero contemporaneamente dalle braccia con un baccano tremendo.
<< Marlene, aspetta…>> Lily le si avvicinò << Scusami, lascia che ti aiuti…>>.
<< No, non fa niente. Ce la faccio da sola >>.
Lily l’aiutò a rialzarsi in piedi e Marlene la fulminò subito con lo sguardo << Ti serve qualcosa? >>.
<< Beh, veramente io volevo parlarti di…di Sirius >>.
Marlene sbuffò e ricominciò a camminare con la precisione di un equilibrista << Non credo di voler ascoltare >>.
<< Per favore, Marlene. Mi manchi e…voglio spiegarti come stanno davvero le cose >>.
Nel tono della giovane Evans c’era così tanta disperazione che alla fine Marlene si fermò e lentamente si girò verso di lei << E va bene. Lascio giù questi libri nel dormitorio e poi sarò di ritorno. Tu aspettami qui >>.
Lily le sorrise e, quando poi l’amica tornò, l’abbracciò di slancio, stringendola forte. Allora anche Marlene sorrise e ricambiò la sua stretta.
<< Dunque >> commentò la McKinnon, cercando di non piangere << Che cosa è successo? >>.
<< Ti sembrerà assurdo, ma ci siamo completamente sbagliate sul conto di Black >>.
<< Ah, davvero? >>.
Trascorsero il resto del pomeriggio a passeggiare per il parco, nel mentre Lily aggiornava l’amica riguardo tutti gli avvenimenti che si erano succeduti durante l’ultimo mese, da come lei e Sirius avessero finto di uscire insieme per ingelosire James, da come alla fine si fosse scoperto che anche James stava facendo lo stesso gioco insieme a Rose e di come ora lei e James avessero cominciato a frequentarsi in modo serio.
Una volta finito il racconto, Marlene scoppiò a ridere << E io che pensavo che tu e Sirius steste davvero insieme…sono caduta appieno nella vostra trappola, traditori! >>.
<< Non potrei mai farti questo, Marlene. Credimi, io e Black siamo solo buoni amici. Lui mi ha aiutata con James e io, beh…ora dovrei aiutarlo con te >>.
<< Che cosa intendi dire? >>.
<< Credo che sia innamorato di te >>.
Per poco Marlene non si strozzò << Cosa?! >>.
Lily ridacchiò di fronte alla sua espressione allibita << Ebbene sì, mia cara. Sei riuscita a fare breccia nel suo cuore di ghiaccio >>.
<< Come fai a saperlo? >>.
<< Me l’ha confidato lui stesso >>.
Marlene si portò una mano sulla bocca e gli occhi le si riempirono di lacrime << Non mi stai prendendo in giro, vero? >>.
<< No, affatto! A te piace ancora? >>.
<< Certo che sì, ma…>>.
<< Allora vieni, andiamo da lui…>>.
Marlene scosse la testa << No, Lily, non adesso. Non mi sento ancora pronta per vederlo di nuovo >>.
La giovane Evans annuì con aria comprensiva << D’accordo. Ma promettimi che gli parlerai >>.
<< Al momento opportuno lo farò >>.
<< Marlene! >>.
<< Va bene, va bene. Gli darò un’ultima occasione. Ma ora passiamo alle cose serie: come sta andando con James? >>.



La mattina del 27 marzo, Lily si svegliò prima del solito con uno strano sorriso sulle labbra. Cercando di fare meno rumore possibile, si alzò dal letto, afferrò i vestiti che aveva preparato con cura la sera prima e si infilò nel bagno, prima che le amiche lo occupassero. Voleva essere perfetta per quel giorno così speciale, dato che non solo era il compleanno di James…ma era anche il loro primo vero appuntamento.
Per qualche misterioso caso fortunato – anche se Lily sospettava altamente che Sirius o Remus ci avessero messo il loro zampino – era stata programmata una gita a Hogsmeade proprio per quel giorno e, per la prima volta in sette anni, aveva accettato di uscire con James.
Nel mentre ripensava a tutte le volte in cui gli aveva detto no, la fanciulla si ritrovò a sorridere come una sciocca, osservando la sua immagine riflessa allo specchio. La Lily Evans di qualche mese prima non avrebbe mai tollerato una cosa del genere: andare a Hogsmeade in compagnia di James Potter? Mai!
Peccato che quella Lily ancora non conosceva il vero James, non conosceva veramente neanche sé stessa. Dopo tutte le follie che aveva compiuto per averlo, le sembrava il minimo accettare di andare con lui al villaggio. Ora avrebbe dato qualsiasi cosa per stare con lui, sebbene ogni volta il tempo che trascorrevano insieme fosse troppo breve per i suoi gusti. Non ne aveva mai abbastanza. E poi c’era anche la questione del bacio…
Lily sospirò, iniziando a spazzolarsi i lunghi capelli rossi. James non aveva più osato toccarla da quando l’aveva baciata alla festa di Natale e ora non sapeva come fargli capire che in realtà voleva essere toccata da lui, voleva che lui la baciasse, voleva stare con lui in ogni modo umanamente possibile. Molto probabilmente James temeva una sua reazione negativa a qualcosa di più spinto, eppure Lily non vedeva l’ora che lo facesse. Erano stati amici abbastanza, era ora di passare alle cose serie.
Non aveva parlato a nessuno di quelle sue paure, un po’ per vergogna, un po’ perché sperava che fosse James a fare il primo passo. Certamente Sirius aveva già tastato l’argomento, quindi forse avrebbe potuto farsi aiutare da lui per scoprire qualcosa in più…
Nel mentre la sua mente si abbandonava a tutte quelle congetture, Lily uscì dal bagno agghindata di tutto punto e trovò le amiche già sveglie, che la osservavano dai rispettivi letti a baldacchino con uno strano sorriso sul volto.
<< Cosa c’è? >> domandò Lily, sentendosi improvvisamente a disagio sotto i loro sguardi.
<< Non credevo che sarei mai riuscita a vedere questo giorno >> commentò Alice, fingendo di commuoversi << La nostra Lily…che finalmente esce con James Potter! >>.
<< Ma finiscila, Prewett. Dite che ho esagerato? >>.
<< Stai benissimo, Lils >> la rassicurò Mary << Quel vestito ti dona molto >>.
<< Ti mangerà con gli occhi >> Hestia le ammiccò << A proposito, avete già…? >>.
La giovane Evans arrossì furiosamente << Certo che no! >>.
Alice ridacchiò << Conoscendo James, accadrà in fretta >>.
<< Dai, lasciatela stare >> le rimbeccò Emmeline << Oggi è il loro grande giorno, non fatele venire strane paturnie mentali >>.
<< Grazie, Emmeline, ma va bene così >> rise Lily << Piuttosto, è tutto pronto per stasera? >>.
<< Oggi io e Remus ci occuperemo delle ultime cose >> garantì Mary << Sarà una festa bellissima >>.
<< Mi raccomando, non una parola davanti a James >>.
Le amiche si tapparono tutte la bocca contemporaneamente << Mute come una tomba >>.
<< Perfetto! >>.
Passarono il resto della mattinata a ridere e scherzare, nel mentre si preparavano per uscire a Hogsmeade quel pomeriggio. In teoria avrebbero dovuto portarsi un po’ avanti con lo studio, ma era una giornata talmente bella ed erano tutte così felici e di buon umore che nessuna volle rovinare quell’atmosfera festosa aprendo uno dei libri di scuola. Non appena furono tutte pronte, Lily avvertì il cuore accelerare e si sentì improvvisamente nervosa: non sarebbe stata certo la prima volta che restava sola con James per tanto tempo, tuttavia…era la prima volta che capitava in modo ufficiale.
<< Rilassati, Lily >> le sussurrò Mary all’orecchio, vedendo che le mani le tremavano << Andrà tutto bene >>.
La fanciulla non fece in tempo ad annuire che ad un tratto Alice esclamò << Oddio, guardate qui! >>.
Tutte e cinque si precipitarono immediatamente verso la porta, dove era stato posizionato un grosso cesto di rose rosse incantate, che sprizzavano continuamente coriandoli d’oro e d’argento. Lily scosse ridendo la testa: James.
Molto tempo prima avrebbe considerato quel gesto come l’ennesima seccatura e non avrebbe esitato a far essiccare tutti i fiori e a rispedirli al mittente con un bel biglietto pieno di insulti, invece quella mattina le rose ebbero su di lei un effetto totalmente diverso. Si sentì avvampare sulle guance e improvvisamente il solo pensiero che di lì a poco avrebbe visto James le fece tremare che ginocchia.
<< Che cosa romantica >> sospirò Alice.
Lily deglutì e cercò di riprendere fiato. Afferrò una delle rose e la nascose nella manica, avendo già in mente un bellissimo scherzetto da fare a James. Poi le amiche la presero sottobraccio e la guidarono verso la Sala Comune.
Era una giornata incantevole e il sole che entrava dalle numerose vetrate della sala la illuminava interamente, inondandola di un piacevole calore. James era ovviamente già sveglio e si trovava in piedi accanto al camino, circondato dai Malandrini e da tutta una serie di ragazze Grifondoro che non vedevano l’ora di ricevere la sua attenzione per fargli gli auguri. Sirius continuava a spettinargli i capelli e James rideva di gusto, tutto preso a studiare qualcosa che teneva fra le mani. Lily si bloccò per un istante e rimase a fissare quello spettacolo, tuttavia anche James si accorse quasi subito di lei, così mollò in fretta ciò che stava facendo e le corse quasi incontro.
Allora anche Lily si avvicinò e si incontrarono esattamente al centro della stanza, guardandosi come se fossero gli unici due esseri viventi sul resto della Terra.
<< Buongiorno >> la salutò James, poi si chinò in avanti e le diede un bacio sulla fronte.
Lily avvertì le scariche elettriche diffondersi subito per tutto il suo corpo, allora estrasse repentinamente una delle rose che lui le aveva portato e, nel momento esatto in cui quella sparava una manciata di coriandoli, gliela puntò in faccia << Buon compleanno! >>.
James scosse la testa, ridendo nel mentre sputacchiava coriandoli << Evans, sei davvero una Malandrina >>.
<< Dimmi, Potter, cosa dovevano essere queste, di preciso? >>.
<< Beh, ho pensato che…il nostro primo appuntamento avesse bisogno di un regalo speciale. E poi mi sono ricordato che non ti avevo fatto neanche un vero regalo per i tuoi diciotto anni, così ho provveduto >>.
<< Ma oggi è il tuo compleanno, quindi sono io ad averti fatto un regalo >>.
Di fronte alla sua espressione sbalordita, Lily scoppiò a ridere ed estrasse un pacchetto da dietro la schiena. Gli occhi di James si illuminarono come quelli di un bambino, tanto che la fanciulla avrebbe voluto possedere una macchina fotografica per immortalare per sempre quella sua aria così felice.
<< Sono davvero curioso di vedere di che cosa si tratta >> intervenne una voce arrogante.
Sirius si posizionò in mezzo a loro e appoggiò un braccio sulle spalle di entrambi. James sollevò gli occhi al cielo e Lily finse di sbuffare, ma in realtà erano contenti di averlo lì con loro. Dopo aver lanciato un’occhiata alla Evans, James sospirò e, con il cuore che batteva forte, scartò via l’involucro con un gesto secco.
<< No, seriamente, Lily? >> Sirius strabuzzò gli occhi << Hai avuto davvero il coraggio di regalare a Ram…un libro?! >>.
La fanciulla, che si era perfettamente aspettata quella loro reazione così stupefatta, ridacchiò di gusto << Non si tratta di un semplice libro, miei cari analfabeti Potter e Black. Guardatelo un po’ >>.
Si trattava di una delle ultime copie rimaste in circolazione de “Il Quidditch attraverso i secoli”, uscito solo pochi mesi prima e andato completamente a ruba nel giro di qualche ora. Lily era riuscita ad ottenerne uno solo grazie all’abbonamento fisso che aveva con il Ghirigoro e non ci aveva messo molto a capire che sarebbe stato un regalo perfetto per James. Inoltre aveva fatto in modo che assieme al libro fosse spedito anche un kit specializzato nella manutenzione delle scope, che certamente gli sarebbe stato molto utile.
<< Wow, Evans >> James non riusciva a parlare, nel mentre sfogliava le pagine con gli occhi scintillanti << Grazie, è davvero fantastico. Credo sarà il primo libro che leggerò per intero in tutta la mia vita >>.
<< C’è anche un’altra sorpresa >> Lily arrossì leggermente << Vai all’ultima pagina >>.
James fece immediatamente come gli era stato detto e il cuore gli si gonfiò di commozione. Proprio alla fine del libro Lily aveva incollato con un incantesimo di Adesione Permanente una foto di loro due, che si scrutavano in cagnesco nel mentre ballavano insieme alla festa di Natale di Lumacorno. La stessa sera in cui si erano baciati.
<< Come l’hai avuta? >> le mormorò, pianissimo.
<< Ho i miei contatti. Ti piace? >>.
<< Sì, è stupendo…tu sei stupenda >>.
<< Ooook, mi sa che io qui sono di troppo >> ridacchiò Sirius, lasciandoli a fissarsi per qualche istante, prima di urlare a squarciagola << Allora, vogliamo andare a Hogsmeade o abbiamo intenzione di restare ad ammirare la chitarra di James tutto il giorno? >>.
Lily spalancò gli occhi << Una chitarra?! >>.
James annuì e si passò una mano fra i capelli << Sì, me l’hanno regalata i Malandrini, ma…>> si inclinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio << Il solo fatto che tu esca con me, oggi, è il più bel regalo che potessi mai ricevere >>.
La fanciulla si aprì in un sorriso luminoso e le guance le si imporporarono << Allora vogliamo andare, signor Potter? >>.
<< Volentieri, signorina Evans. Mi prenda il braccio >>.
Dopo aver salutato tutto il resto dei compagni Grifondoro, Lily, approfittando di un momento in cui James era impegnato a ricevere gli auguri di alcuni suoi amici del sesto anno, cercò Sirius con lo sguardò e gli fece un cenno d’intesa. Lui annuì in modo impercettibile e poi le fece segno di andare a divertirsi; lei gli rispose con una linguaccia impertinente, finché James non la afferrò per una mano e la condusse fuori dalla Sala Comune.
Passarono senza problemi il fatidico controllo con il Sensore Segreto di Gazza, dopodiché si incamminarono mano nella mano verso il villaggio.



Fu solo verso le cinque, quando il sole stava ormai tramontando, che Lily e James decisero di andare a riposarsi al caldo dei Tre Manici di Scopa. Avevano camminato per tutto il pomeriggio, continuando a fare avanti e indietro per Hogsmeade, senza nemmeno rendersi conto del tempo che passava. Erano stati da Zonko, dove James si era riempito le tasche di roba senza ritegno e Lily non era stata da meno, poi si erano persi dentro Mielandia, divertendosi a fare un assaggio di tutte le leccornie presenti nel negozio, e infine erano andati a piedi fino alla Stamberga Strillante. Come se non bastasse, avevano chiacchierato per tutto il tempo, senza fermarsi mai. Lily non riusciva a capacitarsi di come ciò fosse possibile, eppure le sembrava di conoscerlo da sempre. Fra loro non c’era mai stato nessun momento di silenzio imbarazzato poiché la conversazione riusciva facile e leggera, inoltre nessuno dei due doveva sforzarsi di essere qualcun altro, se non sé stesso. Erano già perfetti l’uno per l’altra, esattamente così com’erano.
Quando finalmente misero piede all’interno del bar più famoso del villaggio, non si stupirono nel trovarlo poco affollato, dato che probabilmente la maggior parte degli studenti era già rientrata a scuola. Subito venne loro incontro la figlia del proprietario, Rosmerta, la quale rivolse a James uno sguardo intenso che a Lily non sfuggì affatto e gli riservò anche un’accoglienza più calda del necessario. La giovane Evans si sentì sorpresa nel constatare quanto fosse gelosa di tutto ciò; in fin dei conti, Rosmerta era una bella ragazza, alta e molto più formosa di lei. Quasi certamente James ci era andato a letto, poco ma sicuro.
<< Un tavolo per due? >> domandò loro con voce seducente, rivolgendosi esclusivamente a James.
Lily intravide gli occhi della ragazza che le lanciavano una rapida occhiata indagatrice, certamente soddisfatti che fosse così poco appariscente, tuttavia sorrise quando la vide storcere un filo la bocca non appena si rese conto che James la stava ancora tenendo per mano.
<< Sì, grazie, Rosmerta >> rispose educato James, senza alcuna intenzione di mollare la presa su Lily.
La giovane barista li condusse subito verso la zona più affollata del locale, ma ad un tratto James scosse la testa e si bloccò << Non c’è qualcosa di più…appartato? >>.
<< Ma certo >> rispose Rosmerta, sopresa quanto Lily. Un po’ perplessa, li guidò attraverso i tavolini piazzati più in fondo << Qui va bene? >>.
<< Perfetto >> James sfoderò il suo sorriso luccicante e la fanciulla ne rimase totalmente abbagliata.
Lily ridacchiò sotto i baffi, poi, non appena la ragazza si allontanò, si inclinò un poco verso James e gli disse << Sai, è veramente ingiusto. Non dovresti trattare così le persone >>.
<< Trattarle come? >>.
<< Sedurle in quel modo. Probabilmente ora è andata a cercare di riprendere fiato >>.
James aggrottò la fronte << Non ti seguo, Lily >>.
<< Andiamo, Potter, non dirmi che non ti rendi conto dell’effetto che fai! Pensi che chiunque sia in grado di ottenere ciò che desidera così facilmente? >>.
Lui inclinò leggermente la testa di lato e sorrise di nuovo << Faccio effetto anche su di te, Lily Evans? >>.
La fanciulla sollevò il mento con aria superba << Spiacente, ma io sono immune alle tue arti seduttive >>.
<< Davvero? Proviamo >>.
Prima che Lily potesse essere anche solo psicologicamente pronta, James si avvicinò a lei e il fuoco si accese nei suoi occhi. Poi si chinò lentamente e la fanciulla dimenticò di respirare, troppo ipnotizzata dalle sue labbra.
Ad un tratto James bofonchiò qualcosa; era tremendamente difficile prestare attenzione a quel che diceva, ma qualche parola riuscì lo stesso a penetrare la nebbia che le aveva invaso il cervello non appena lui si era avvicinato.
<< Non riesco a togliermi dalla testa la tentazione di riprovarci…>>.
<< Cosa? >> sillabò Lily, nel mentre i suoi occhi scivolarono di nuovo sulla sua bocca. Era così invitante…per poco non si sentì mancare.
Senza dire altro, James le mise una mano dietro la nuca e lentamente iniziò ad accarezzarle il collo. Lily socchiuse le labbra, in attesa, nel mentre stava morendo dalla voglia di sapere se anche lui avvertiva la stessa attrazione che provava lei…
Ma, inaspettatamente, una voce fastidiosa interruppe il loro magico idillio << Che cosa vi porto? >>.
James si allontanò di colpo da lei e si schiarì la voce, lasciando la povera fanciulla totalmente priva di forza. Dannata Rosmerta…
<< Per me una Burrobirra, e tu? >>.
<< Sì, anche per me >> borbottò Lily.
<< Allora due, grazie. Oh, e anche qualcosa da sgranocchiare >>.
Rosmerta gli lanciò un’occhiata ferita nel mentre si allontanava e Lily non potè fare a meno di fulminarla con lo sguardo. Non doveva più permettersi di guardare James in quel modo o le avrebbe lanciato una bella fattura Orcovolante.
<< Chi stai fissando in modo così truce? >> le domandò ridendo James.
Lily sobbalzò << Oh, nessuno >>.
<< Mi ricorda il modo in cui guardavi me solo qualche mese fa >>.
<< No, Potter, con te non dovevo sforzarmi così tanto. Guardarti male era insito nella mia natura >>.
<< E ora non lo è più? >>.
<< Diciamo che la cosa si è attenuata >>.
James sorrise e rimase in silenzio per qualche istante, poi la fissò intensamente negli occhi << L’avresti mai detto, Lily? Avresti mai pensato che, il giorno del mio compleanno, ci saremmo ritrovati qui a parlare come due vecchi amici? >>.
<< Sinceramente no >> ridacchiò lei << Uscire con quell’arrogante di James Potter non è mai stato fra i miei ideali >>.
<< Già, è un tizio che se la tira molto, vero? >>.
<< Abbastanza. Ma io ho avuto la fortuna di scoprire che, sotto quella facciata di strafottenza, si cela in realtà uno spirito nobile >>.
<< Davvero pensi questo? >>.
Questa volta fu Lily a sollevare lo sguardo verso di lui e a fissarlo intensamente << Sì. Infatti sono innamorata del vero James, non della maschera che indossa per piacere agli altri >>.
Proprio in quel momento Rosmerta fu di ritorno, portando un vassoio con le due Burrobirre e alcuni deliziosi crakers piccanti, i preferiti di Lily. La giovane Evans ne afferrò subito uno e chiuse gli occhi non appena il sapore piccante e intenso le travolse la lingua.
<< Buoni, vero? >> le disse James, senza smettere di guardarla.
<< Sono i miei preferiti >> ammise Lily, cercando di conservare almeno un minimo di dignità in sua presenza e non gettarsi sul cibo come una belva feroce, sebbene stesse morendo di fame.
<< A me non piacciono molto i cibi piccanti, ma se questa cosa ti dà un piacere simile devo provarla assolutamente, in modo da essere in grado di batterla >>.
Lily arrossì sotto le lentiggini e finse di non fare caso al suo ultimo commento.
<< Sicuro? Sono un po’ forti…>>.
<< Correrò il rischio. Avanti, Evans >>.
Le guance di Lily andarono praticamente in fiamme. James la guardò con un’intensità inquietante, nel mentre lei afferrava un craker e glielo porgeva trattenendo il respiro. Senza mai levarle gli occhi di dosso, il ragazzo si avvicinò e aprì la bocca. Il cibo svanì fra le sue labbra carnose e, quasi apposta, James fece il modo che la sua bocca le sfiorasse leggermente la punta delle dita. Completamente in trance, Lily afferrò la Burrobirra e ne tracannò più di metà in un paio di sorsi; se James non avesse smesso di provocarla in quel modo, gli sarebbe saltata addosso persino in quel luogo pieno di gente.
James finì di masticare in silenzio. La giovane Evans lo guardò con la coda dell’occhio, ansiosa di vedere la sua reazione.
<< Beh, ho mangiato di peggio. Ma accidenti come brucia…>>.
Lily scoppiò a ridere quando lo vide bere tutto d’un fiato la sua Burrobirra, finché poco dopo non si mise a ridere anche lui e tutti coloro che c’erano nel locale si voltarono a fissarli con aria stranita per tutto il chiasso che stavano facendo.
<< Dovrò ricordarmi di questo tuo lato…piccante, quando avremo una casa tutta nostra >> commentò James distrattamente.
Lily per poco non si strozzò << Una casa…nostra? >>.
<< Sarebbe stupendo, non trovi? Voglio dire, noi due, abbracciati nel letto la mattina…poi i miei occhi si aprono e la prima cosa che metto a fuoco sei tu. Sarebbe il modo migliore per iniziare la giornata >>.
Lei rimase qualche istante in silenzio, cercando di capire se stesse scherzando o meno. Ma, dalla sua espressione intensa, comprese che James era serio. Per poco non si sentì mancare il fiato, tuttavia decise di essere assolutamente sincera.
<< Sì, sarebbe davvero stupendo >>.
Fortunatamente James lasciò cadere l’argomento e trascorsero un’altra piacevole ora a insultare la nuova supplente della professoressa Gaiamens, una certa Ursula Umbridge, la quale non faceva che cianciare del brillante futuro della nipote che lavorava al Ministero della Magia, anche se Lily perse molte volte il filo del discorso, soffermandosi più che altro ad ascoltare la voce di James, i suoi gesti, le sue labbra che si muovevano veloci mentre parlava.
Era ancora tutta presa a fantasticare su quanto le sarebbe piaciuto che in quel momento il locale fosse completamente vuoto per saltare finalmente al collo di James, quando all’improvviso il rumore di una sedia spostata la riportò alla realtà.
<< Allora, piccioncini? Non vi siete ancora ammazzati a vicenda? >>.
<< Black! >> borbottò sorpreso James << Che ci fai qui? >>.
<< Oh, passavo di qua per caso…>>.
Lily e Sirius si scambiarono un’occhiata complice che a James non sfuggì affatto, ma stranamente non si sentì geloso per il fatto che fossero amici. Anzi, tutto sommato gli faceva piacere che il suo migliore amico, nonché fratello, andasse d’accordo con colei che un giorno sarebbe diventata sua moglie. Tuttavia conosceva entrambi troppo bene per non avere il sospetto che stessero tramando qualcosa alle sue spalle.
<< Che state combinando? >> domandò a Lily, ma, prima che lei potesse rivolgergli un’occhiata birichina, Felpato balzò in piedi, estrasse dalla tasca una benda nera e gliela passò attorno agli occhi.
<< Ehi, ma che diavolo…>>.
<< Desolato, amico, ma fa parte della sorpresa >>.
<< Quale sorpresa? >>.
<< Guarda che ha organizzato tutto la tua amica Evans >>.
<< Ti piacerà, James >> ridacchiò Lily.
Non appena sentì il suono della sua voce, Ramoso smise di divincolarsi << Dunque è un rapimento? >>.
<< Per tutti i gargoyle, ma quanto sei melodrammatico, Ram! Ora sta’ zitto e cammina. Ti fidi di noi? >>.
<< Di te no, ma di Lily sì >>.
<< Grazie tante >>.
Ridendo, Lily guidò James e Sirius fuori dai Tre Manici di Scopa, verso il luogo perfetto che aveva trovato per organizzare una bellissima festa per James.



<< Dove siamo? >>.
James, con il cuore che gli batteva forte nel petto per la sorpresa e anche per un po’ di apprensione, si decise finalmente a porre quella domanda non appena avvertì che Lily e Sirius l’avevano fatto fermare. Per tutta la durata del tragitto quei due non avevano fatto altro che borbottare sottovoce, sebbene James avesse chiaramente capito che Sirius stava usando la Mappa del Malandrino per orientarsi nel castello; numerose volte l’aveva sentito avvertire Lily di cambiare strada perché Gazza o quell’insopportabile della Umbridge erano in giro nei corridoi. Come se non bastasse, gli sembrava di aver camminato per ore: era abbastanza certo di aver attraversato il parco e ora trovarsi all’interno delle mura di Hogwarts, ma tutto il continuo saliscendi di scalini alla fine l’aveva completamente disorientato.
<< Al settimo piano, per la precisione davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai troll >> gli rispose Lily, sogghignando.
<< Eh? >> James non l’aveva mai sentito nominare << Aspetta, Barnabeo…chi? >>.
<< Basta domande, Ram >>.
<< Scusami, Sirius, ma credo che stiate esagerando…>>.
Improvvisamente la benda venne strappata dai suoi occhi, ma la situazione non cambiò di molto, dato che James si ritrovò nel buio più completo. Si guardò attorno, sperando di intravedere qualcuno, ma Lily e Sirius sembravano spariti.
<< Ehi, Evans? Felpato? Dove diavolo siete finiti? >> il panico iniziò a trasparire dalla sua voce << Non è divertente. O mi dite che diavolo sta succedendo o io…>>.
Ad un tratto tutte le luci si accesero così violentemente che dovette coprirsi gli occhi con una mano, ma, non appena riacquistò l’uso della vista, udì almeno una cinquantina di persone urlare << Buon compleanno! >>.
La musica partì di colpo e James ebbe una visione confusa di arazzi colorati, lampade e molte facce. Un attimo dopo si ritrovò circondato da una folla adorante di amici e conoscenti, che ridevano senza ritegno di fronte alla sua espressione sconvolta. I suoi capelli furono arruffati e le sue mani strette da più di una ventina di persone nel giro di pochi secondi. Si voltò, ancora piuttosto confuso, e trovò Lily e Sirius, leggermente distanziati da tutta quella gente, che lo fissavano con aria compiaciuta.
<< Chi ha organizzato tutto questo? >> domandò ammirato James.
<< Colpevole >> sorrise Lily.
Non appena la piccola folla che lo circondava arretrò, James riuscì finalmente a guardarsi attorno. Non riconobbe la stanza, sebbene fosse enorme e sembrasse essere strutturata appositamente per creare una festa, con tanto di palco per la musica, angolo delle bibite e numerosi tavolini e divanetti su cui accomodarsi. I vassoi stracolmi di cibo e stuzzichini gremivano i tavoli del banchetto, inoltre c’erano ovunque calici dorati ripieni di qualsiasi bevanda si desiderasse.
<< Ma dove siamo? >>.
<< Beh, è una storia piuttosto buffa >> la giovane Evans gli si avvicinò << Da un po’ di tempo stavo meditando l’idea di organizzarti una festa a sorpresa, ma ancora non sapevo bene dove…finchè, qualche giorno fa, stavo camminando nel corridoio del settimo piano ed è comparsa una porta. Non appena l’ho aperta, ho capito finalmente che avevo trovato il posto giusto. L’ho chiamata Stanza delle Necessità >>.
James aggrottò la fronte e la lanciò un’occhiata obliqua al suo migliore amico << Non c’è sulla Mappa, vero? >>.
<< Ho cercato di inserirla non appena Lily l’ha scoperta, ma nulla da fare: credo faccia proprio parte della magia della stanza >>.
<< Già, perché nessuno può entrarci >> intervenne allegramente Remus, in compagnia di Mary << Si tratta di un vero nascondiglio e la porta non si apre, finchè restiamo dentro >>.
<< Straordinario! >>.
James si avvicinò a Lily e la strinse fra le braccia << Grazie >>.
Lily ricambiò la sua stretta, lieta che la sua piccola sorpresa le fosse piaciuta, poi, non appena James si allontanò da lei, si rese conto che si era pericolosamente avvicinato al suo viso, come se stesse per…
<< Allora, Potter! >> urlò ad un tratto una delle Sorelle Stravagarie, Miranda, al microfono << Sappiamo che ti hanno regalato una chitarra nuova. Che ne dici di mostrarci che cosa sai fare? >>.
Tutta la sala scoppiò un boato e in men che non si dica James fu letteralmente sollevato da tutti i suoi amici e scortato di peso fino al palco, dove la chitarrista lo aiutò a salire e a indossare la sua nuova chitarra. Poi Miranda invitò James a seguirla in alcuni accordi, finché non iniziarono davvero a suonare insieme. La folla andò letteralmente in visibilio e Lily si avvicinò al palco, sorridendo di fronte all’espressione di gioiosa felicità dipinta sul volto di James. Dopo tutto quello che aveva passato, era ora che si divertisse un po’.
Tuttavia il suo sorriso si frantumò non appena James venne letteralmente circondato da una folla di ammiratrici varie, come se non fosse già chiaro che Miranda ci stesse provando con lui. Una del sesto anno iniziò a supplicarlo di tirarla sul palco solo per sfiorargli i capelli, mentre un’altra iniziò a farsi aria, urlando a squarciagola << Quanto è sexy! >>.
In men che non si dica, Lily si sentì invadere dalla gelosia, così afferrò Mary, che stava ballando accanto a lei, e la trascinò in un angolo.
<< Che c’è? >> le domandò l’amica, già un po’ brilla.
<< Guarda là >> le rispose Lily, indicando con un dito il punto in cui le fans di James avevano messo le radici e ora ci stavano provando anche con Sirius e Remus.
Mary divenne livida << Remus è un uomo morto >>.
<< Forse non avrei dovuto invitare certa gente…>>.
<< Sei gelosa per James? >>.
Lily strabuzzò gli occhi e la invitò a guardare meglio << Mary, come posso non esserlo? Voglio dire, guardalo! Ha un’intera schiera di ragazze ai suoi piedi che sono tutte di gran lunga più belle di me. Per non parlare del fatto che persino una delle Sorelle Stravagarie ha una cotta per lui…come faccio a competere? >>.
<< Lils, ne abbiamo già parlato…>>.
Rendendosi conto di essere diventata noiosa, Lily annuì e si sforzò di tirare fuori un sorriso. Aveva stressato le amiche fino all’inverosimile con quella questione, dunque era anche giusto che ora le lasciasse un po’ in pace. Alla fine concesse a Mary di andare in spedizione punitiva, mentre lei rimase appoggiata ad una delle colonne della stanza, osservando un po’ gli amici che ballavano, un po’ James che suonava.
Quella strana situazione con lui la stava facendo impazzire: non stavano insieme, eppure era chiaro a tutti, persino a lei, che nel loro rapporto c’era qualcosa di più, bastava solamente farlo scattare, o lasciarlo accadere…eppure, ogni volta che ci provavano, puntualmente doveva succedere qualcosa che li interrompeva. Era terribilmente snervante. Senza contare che, evidentemente, tutto quello stuolo di ragazze urlanti ancora sperava che James non si fosse fidanzato con lei. Persino Rosmerta gli aveva fatto gli occhi dolci…
Sospirando, Lily lasciò perdere la musica e si avviò verso il tavolo dei rinfreschi, decisa a mettere fine alle sue pene con una bella sbronza. Se non ricordava male, l’ultima volta aveva funzionato. Bevve una Burrobirra in pochi sorsi, poi fu intercettata da Emmeline e Alice, che la trascinarono con loro a ballare proprio davanti al palco. Lily fu quasi certa che James le stesse facendo l’occhiolino, ma, non appena Miranda si inclinò verso di lui e gli leccò una guancia, la fanciulla capì che aveva bisogno di bere ancora, prima di poter sopportare quello spettacolo senza commettere un omicidio.
Abbandonò le amiche sotto al palco e tornò indietro per prendersi un bel bicchiere di Whisky Incendiario, quando improvvisamente notò una figura piccola e tozza che se ne stava in disparte rispetto a tutti gli altri. Confusa, si avvicinò per vedere chi fosse e comprese solo all’ultimo minuto che si trattava di Peter Minus.
<< Ehilà >> lo salutò, andandogli incontro.
Peter sobbalzò dalla sorpresa << Oh, ciao Lily >>.
<< Che ci fai qui? >>.
<< Oh, niente…giuro che non sto facendo nulla di male >>.
La fanciulla studiò divertita i residui di marmellata alle fragole attorno alle sue labbra e la sua espressione colpevole << Di’ la verità, ti eri nascosto per mangiarti da solo tutta la torta, non è così? >>.
Peter abbassò lo sguardo, imbarazzato << Adoro le fragole. Ne sono davvero ghiotto >>.
<< Già >> con enorme stupore del ragazzo, Lily si rannicchiò accanto a lui << In effetti non è una cattiva idea. Posso averne un po’? >>.
Il giovane Minus la scrutò, perplesso. Ma quella era davvero la stessa Lily Evans che criticava i Malandrini per qualunque cosa facessero? La stessa Evans che tutti ritenevano acida, severa e terribilmente bisbetica? Non gli sembrava proprio. Da quando aveva cominciato a uscire con James, era totalmente cambiata. Gli pareva una ragazza molto simpatica…e anche gentile, oltre che molto bella. Tuttavia non l’aveva mai degnato di uno sguardo e il povero Peter non sapeva davvero come spiegarsi quel repentino cambio di situazione; le passò la torta con un sorrisetto timido e restò a fissarla con aria imbambolata nel mentre la mangiava.
<< Sai, Peter >> gli disse Lily tra un boccone e l’altro << Mi sono sempre chiesta come facessi a stare con i Malandrini. Voglio dire…mi sembri un tipo a posto >>.
<< Già, in effetti non c’entro molto con loro >> ammise il ragazzo << James e Sirius sono quelli belli e popolari, Remus è quello intelligente…mentre io non sono nessuno >>.
<< Non devi dire così. Ricordo bene quando avete fatto saltare in aria la serra al terzo anno. James mi ha detto che è stata una tua idea >>.
Peter arrossì << Oh, io ho solo fatto l’incantesimo…aspetta, davvero ha detto questo? >>.
<< Nessuno dei tuoi amici ti considera una nullità, Peter. Ti vogliono tutti molto bene…e poi ci vuole qualcuno con un po’ di buon cuore per tenere a bada quegli scapestrati >>.
<< Sono gli unici amici che ho. Senza di loro mi sentirei perso >>.
<< Loro non ti abbandorenno mai. Questo è il bello di un’amicizia come la vostra, perché durerà per sempre >>.
Peter annuì, cercando di nascondere gli occhi lucidi dalla commozione << Grazie, Lily. Devo ammettere che non sei poi così male e…credo che James ci tenga molto a te >>.
Lily gli passò un altro Whisky e ridacchiò << Mi piaci, Peter. Dovremmo chiacchierare più spesso >>.
<< Certo >>.
Peter l’aiutò a tirarsi in piedi e scosse la testa non appena vide James sul palco che se la spassava con Miranda << Non fare caso a lui. Sta solo facendo lo scemo, ma io so che ti ama >>.
<< Lo so >> ribadì Lily << Ma, finchè fa lo scemo, io ho bisogno di bere >>.
Peter scoppiò a ridere, poi, prima che potesse rendersene conto, Lily lo trascinò a ballare in mezzo alla folla, dove trovarono anche Remus, Mary, Alice, Frank ed Emmeline.
Nel mentre erano impegnati a muoversi a ritmo di musica, Lily si avvicinò a Remus e gli sussurrò << Dov’è Sirius? >>.
<< Bah, credo a fare il finto ubriaco da qualche parte, come suo solito >>.
<< Ho bisogno di parlargli, torno subito. Ah, un’altra cosa: fate in modo che Peter non si senta a disagio. Mi spiace che sia sempre da solo >>.
Remus le fece cenno di aver capito e, non appena la fanciulla si allontanò, diede una pacca solidale a Peter e si offrì di accompagnarlo a prendere da bere. Lily li guardò andare via con un sorriso sul volto, dopodiché si avviò con decisione a prendersi l’ennesima Burrobirra.
Tuttavia tutte le sue intenzioni sfumarono non appena intravide Marlene in mezzo alla folla, appoggiata ad una colonna, tutta sola, nel mentre teneva fra le mani una bottiglia di Whisky. Sembrava che stesse fissando in modo truce qualcuno, così Lily si alzò in punta di piedi per avere la sua stessa visuale e non ci mise molto a capire che cosa la infastidisse tanto: Sirius Black stava ballando in mezzo alla pista assieme a Victoria Summers e, dal modo in cui si strusciavano addosso l’uno all’altra, pareva abbastanza chiaro che cosa sarebbe accaduto più tardi fra loro due.
Sospirando, Lily si avvicinò all’amica, le strappò la bottiglia di mano e commentò << Serataccia, eh? >>.
Marlene non spostò nemmeno lo sguardo << Pare che l’unica soluzione sia ubriacarsi >>.
Lily bevve un sorso di Whisky << Pienamente d’accordo. Stai bene? >>.
Marlene girò la testa verso di lei << E tu? >>.
La giovane Evans storse la bocca e le fece cenno di guardare verso il palco, dove James era ancora tutto preso a suonare con le Sorelle Stravagarie << Gidica tu. Io gli organizzo una festa…e lui non trova nemmeno il tempo di stare con me >>.
La McKinnon annuì e riafferrò la bottiglia << I ragazzi sono davvero degli stronzi >>.
Ad un tratto Lily sbiancò << Marlene…Sirius sta venendo qui >>.
<< Che cosa?! No, aspetta…>>.
Le due amiche non fecero in tempo a fuggire via che Felpato le raggiunse, trascinandosi dietro anche quella sciocca Tassorosso della Summers, la quale non smise un solo istante di ridacchiare.
<< Va tutto bene, ragazze? >> domandò Sirius, guardando soprattutto in direzione di Marlene.
<< Benissimo >> gli ringhiò lei, senza osare di guardarlo in faccia.
<< Bella festa, Lily >> cinguettò ad un tratto Victoria, saltellando eccitata accanto a Sirius.
<< Grazie >> Lily la freddò subito con un sorriso gelido << Senti, vieni con me un attimo, dovresti aiutarmi a fare una cosa…>>.
Prima che Victoria potesse anche solo capire ciò che stava accadendo, Lily la afferrò rapida per un braccio e la trascinò via in mezzo alla folla.
<< Ehi! >> borbottò Sirius, non capendo nulla di quella strana situazione << Evans, ma che cavolo…>>.
Fu sul punto di inseguirle, finchè non si rese improvvisamente conto che quella era la prima sera che Marlene McKinnon gli aveva rivolto la parola dopo mesi, dunque decise di non sprecare quel vantaggio.
<< Vuoi dirmi che succede, McKinnon? >>.
<< Niente, Black. Torna pure a divertirti >>.
Marlene fece per voltarsi, decisa a non mostrargli quanto la sua gelosia fosse evidente, ma Sirius la afferrò per un braccio e la costrinse a girarsi di nuovo.
<< O mi dici che cos’hai, oppure non ti lascio più andare >>.
<< Non permetterti di darmi ordini >>.
<< Allora dimmi cosa c’è >>.
<< Te l’ho detto, niente. Torna pure dalla tua ragazza >>.
Fu allora che finalmente Sirius comprese il punto dolente della faccenda e scoppiò a ridere senza ritegno << Sei gelosa? >>.
<< No >>.
<< Oh, andiamo, McKinnon…quando finisci di fare la stronza e passiamo alle cose…pratiche? >>.
<< Per tutti i gargoyle, sei davvero insopportabile >>.
Marlene tentò di nuovo di andarsene, ma lui la trattenne ancora, avvicinandosi di più a lei fino a trovarsi ad un palmo dal suo viso << D’accordo, scusa. Ma è solo che Victoria non è la mia ragazza, per questo ho riso >>.
La fanciulla sollevò le sopracciglia con aria scettica << A me sembrava il contrario >>.
<< Quindi sei arrabbiata…perché non sono solo? >>.
<< Perché mai dovrei esserlo? >> Marlene si rese conto che la sua rabbia stava per esplodere e che in quel modo si sarebbe certamente tradita, ma non riuscì a trattenersi << Ammettilo, Victoria, quella sciacquetta…è la tua ragazza, o amichetta, o passatempo, chiamala come ti pare. Davvero, è stupendo, Black >>.
<< Dunque…>> continuò Sirius, cercando di tirare le conclusioni di quella strana conversazione << Non dovrei avere una ragazza? >>.
<< Giuro che ora ti prendo a sberle, se non mi lasci in pace >>.
<< Fallo >> ribattè lui, serissimo << Così io di sicuro ti sbatto contro questo muro e non la finisco più di baciarti >>.
Marlene si sforzò di non fare caso alle sue parole << Piantala, fra noi è finita. Ora tu puoi fare quello che vuoi. L’uomo ha i suoi bisogni, no? E poi, conoscendoti…>>.
Sperando di averlo confuso con quel suo strano giro di parole e doppio senso incluso, la McKinnon cercò di allontanarsi per la terza volta, ma aveva sottovalutato la forza di Sirius, che le strinse il polso fin quasi a farle male.
<< No, no, non te ne andrai finchè non avremo chiarito questa cosa >>.
<< Non c’è nulla da chiarire >>.
<< Sì, invece. Se non devo avere una ragazza, basta solo che tu lo dica. Se non dici nulla, continuerò ad averla >>.
<< E che dovrei dire? >>.
<< Non fare così, McKinnon! >> esclamò lui, esasperato << Insomma, ci ho già provato con te e mi hai rifiutato, che altro dovrei fare? Mi hai fatto intendere che non ho più possibilità, quindi, se non mi fai capire chiaramente che cosa vuoi…>>.
Nel mentre lui parlava, Marlene non ascoltò una singola parola di ciò che lui le stava dicendo. Improvvisamente si rese conto che era stufa, terribilmente stufa di doversi continuamente trattenere ogni volta che Sirius Black era nei paraggi, ed era anche stufa di prendere in giro sé stessa. In quel momento avrebbe voluto fare solo due cose: o ucciderlo…o baciarlo.
Senza pensare, Marlene gli afferrò la testa e gli cercò la bocca, premendo le labbra sulle sue. Quando lo lasciò andare, notò con piacere che, dalla sua espressione sconvolta, era esattamente quello che meno si aspettava. Si godette quel piccolo trionfo per qualche istante, finchè Sirius non riportò la bocca sulla sua e la baciò sul serio, affondando le dita fra i suoi capelli. Marlene lo strinse forte, dimenticando di respirare. Era ubriaca, in quel momento non gliene importava nulla delle conseguenze…ci avrebbe pensato più tardi, una volta tornata sobria.
Felapato la spinse contro la colonna e la sollevò come se non pesasse nulla. Lei gli strinse le gambe attorno alla vita e cercò di sollevargli la maglietta, finchè entrambi non si ricordarono che si trovavano ancora in un luogo pieno di gente. Allora Sirius si fermò, il respiro affannoso, e sollevò la testa. Lentamente, ancora in preda alla confusione, anche Marlene riaprì gli occhi e vide che quelli di Sirius brillavano di una luce strana, piena di desiderio.
<< Andiamo via di qui, McKinnon >> le sussurrò ad un orecchio, in un tono che però non ammetteva repliche << Ora >>.
Marlene annuì, come se fosse in trance; abbandonò la bottiglia di Whisky a terra e lo seguì senza fare obiezioni, ancora sconvolta per la piega inaspettata che aveva preso tutta la serata.
La festa proseguì, anche molto tempo dopo rispetto a quando Marlene e Sirius se n’erano andati. Lily, che aveva assistito a tutta la loro strana conversazione, per poco non era scoppiata a ridere non appena si erano letteralmente saltati addosso e non li aveva affatto biasimati per aver lasciato la festa. Per sopperire alla delusione del comportamento di James, da quel momento si era dedicata esclusivamente al divertimento, bevendo e ballando con le amiche e con i due Malandrini rimasti.
Verso le tre del mattino, anche molte altre coppie avevano iniziato a sparire, per proseguire i festeggiamenti in maniera privata. Fu solo poi intorno alle quattro che finalmente le Sorelle Stravagarie decisero di smettere di suonare e molti studenti iniziarono ad andarsene, ancora intontiti dall’alcool e dalla musica. Lily, sebbene si sentisse ancora un po’ ubriaca, decise di restare per dare una mano a mettere a posto e non degnò di una sola occhiata James che veniva verso di lei con i capelli tutti bagnati dal sudore.
<< Ehi >> la salutò, sfiorandole un braccio << Che festa pazzesca. Grazie, Lily, è stata davvero una bellissima sorpresa >>.
<< Non c’è di che >> ribattè secca lei. << Sai dove sono Sirius, Remus, Peter e Frank? >>.
<< Credo che Peter sia l’unico che in questo momento si trovi nel suo letto. Tutti gli altri sono impegnati in…attività fisica >>.
<< Ah, capito >>.
Rendendosi conto solo in quell’istante che lei non l’aveva ancora guardato in faccia dall’inizio della conversazione, James la prese per i fianchi e la costrinse a voltarsi, tenendola abbracciata << Va tutto bene? >>.
Gli occhi della fanciulla si ridussero a due fessure glaciali << Vedi un po’ tu, Potter. Sai, è stato bello organizzarti una festa…e poi essere ignorata tutta sera >>.
James si picchiò una mano sulla fronte << Scusami, Lily, sono un idiota >>.
<< Meno male che lo ammetti >>.
<< Davvero, perdonami…io non mi sono reso conto del tempo che passava…>>.
Lily, comprendendo all’istante che lui avrebbe continuato a scusarsi finché lei non l’avesse zittito, lo interruppe mettondogli un dito sulle labbra << Non importa, James. Mi sono divertita lo stesso. Ora sono stanca, vorrei andare a letto. Notte >>.
Senza dire altro, la ragazza gli voltò le spalle e si incamminò verso la porta, strascicando i piedi dalla stanchezza. James ebbe per un attimo il forte istinto di trattenerla e allungò un braccio, ma alla fine lasciò perdere e scosse la testa, dandosi mentalmente dell’imbecille.



Una grossa sagoma nera come la notte avanzava dritta verso di lei. Il suo lungo mantello arrivava fino a terra, tuttavia nemmeno il cappuccio basso poteva nascondere gli occhi scintillanti di desiderio, quasi bramosi di uccidere, il viso magro come quello di un teschio e le labbra tese, che mostravano denti affilati nel mentre si curvavano in un sorriso sinistro.
Voldemort.
Lily fu colpita da quella consapevolezza, sebbene non avesse il minimo dubbio che si trattasse di lui; nessuno di loro l’aveva mai visto bene, dato che nessuno era mai riuscito a catturarlo. Strinse forte la bacchetta fra le dita, impaziente di volerlo attaccare. Si gettò un’occhiata alle spalle e vide che si trovava in una strana stanza che non aveva mai visto prima, arredata come quella di un neonato. Dal soffitto pendevano alcune piccole scope volanti in miniatura, mentre una grossa lampada illuminava una culla azzurra che si stagliava sul fondo della stanza. Era tutto molto confuso, poiché da lì sembravano provenire alcuni gemiti soffocati.
Dato che Voldemort non si decideva ad attaccare, ma preferiva restare un’inquietante presenza nell’ombra, Lily si decise finalmente ad indietreggiare, curiosa di vedere che cosa ci fosse dentro la misteriosa culla.
Era un neonato. Pur essendo così piccolo, sulla testa aveva già una fitta peluria nera, così arruffata che per un istante le ricordò un altro bambino che aveva già visto in una foto…sconvolta, Lily si rese conto in un lampo che quel neonato non poteva essere altri che il figlio di James Potter. D’istinto, mollò la bacchetta a terra e si affrettò a prenderlo in braccio. Non appena lo sollevò, il piccolo smise di piagnucolare, si sfregò le piccole manine sugli occhi e li aprì. Erano di un verde incredibile, parevano quasi brillare nel buio della stanza. Come i suoi.
Improvvisamente la scena cambiò. Lily si ritrovò di nuovo nella stessa stanza, ma stavolta era il suo atteggiamento a essere totalmente diverso: tremava di paura, non per sé stessa, piuttosto per il bambino che giaceva nella culla alle sue spalle. Avrebbe voluto disperatamente assicurarsi che fosse al riparo, ma in quel momento non poteva concedersi alcuna distrazione: Voldemort incombeva minaccioso davanti a lei e le sue dita bianche e ossute si strinsero attorno alla bacchetta per puntarla in direzione della culla.
<< Spostati, stupida >> le intimò il Signore Oscuro, sibilando come un serpente.
Lily si sentì invadere dal panico quando comprese che il suo vero obiettivo non era la sua vita, ma quella del figlio di James << No! Lui no! >>.
<< Spostati, ho detto…>>.
Senza pensarci due volte, Lily reagì d’istinto e, non appena vide la bacchetta sollevarsi per scagliare l’incantesimo mortale, si gettò proprio in mezzo alla traiettoria. Voldemort scoppiò a ridere, una risata che non aveva nulla di umano, di puro scherno di fronte all’atto del suo sacrificio, prima che tutto svanisse in un lampo di luce verde….
Lily si svegliò di soprassalto, con ancora l’eco di quella risata nelle orecchie.
Tutta la stanza era immersa nel buio. Doveva essere ancora piena notte, dato che udiva i respiri delle amiche addormentate, tuttavia faceva un caldo soffocante, tanto che il sudore le incollava i capelli alle tempie e le inzuppava tutto il collo. Aveva ancora il batticuore, tanta era stata la paura che aveva provato per quel piccolo.
La fanciulla si sollevò dal letto e si asciugò il sudore dalla fronte. Ormai si sentiva assolutamente lucida, sebbene la sveglia di Mary sul comodino opposto le segnalasse che erano appena le cinque e mezza del mattino. Eppure era certa che non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, altrimenti avrebbe rivisto ancora l’Oscuro Signore che incombeva nella sua mente. E anche quel misterioso bambino dai capelli neri e gli occhi verdi…
Lily scosse la testa e afferrò la vestaglia. L’idea che le era appena venuta in mente era una completa follia, ma sapeva che non sarebbe più riuscita a dormire in nessun altro posto se prima non si fosse assicurata che anche lui stava bene.
Cercando di non fare troppo rumore, afferrò la bacchetta e si chiuse con delicatezza la porta del dormitorio alle spalle. Una volta sulle scale, accese la bacchetta e scese con cautela i gradini che la conducevano fino alla Sala Comune, che, fortunatamente, era deserta. Dopodichè si avviò verso la grande porta che sapeva condurre ai dormitori maschili. Fin dai tempi antichi nessun ragazzo Grifondoro di Hogwarts aveva mai pensato di porre alcuni incantesimi anti-ragazze, come invece avevano fatto loro, dunque salì le scale senza impedimenti e trovò la stanza dei Malandrini senza grosse difficoltà.
Ci volle tutta la sua abilità nell’essere silenziosa per aprire la porta e infilarvici dentro senza far rumore. Ovviamente, la stanza dei teppisti Grifondoro era un vero macello: c’erano vestiti sparsi ovunque, per non parlare di altre cose assolutamente disgustose, e un sonoro russare che sembrava provenire dal letto in fondo a destra turbava la quiete in maniera spaventosa.
Una volta di fronte ai cinque letti a baldacchino, Lily si rese pienamente conto della sua follia. E se si fosse infilata nel letto sbagliato? Senza contare che non sapeva come James l’avrebbe presa e non voleva certo che tutta Hogwarts sapesse che si era infiltrata di nascosto nel letto di James Potter contro la sua volontà.
Facendo molta attenzione a non farsi scoprire, la fanciulla sollevò piano la bacchetta e la puntò verso i letti sulla sinistra. Individuò Frank e Remus che dormivano beatamente senza le tende tirate, i visi illuminati dalla luce della luna calante; a quel punto, sulla destra, gli unici letti rimasti dovevano essere quelli di Peter, Sirius e James, ma erano tutti chiusi. Come avrebbe fatto a scoprire quello giusto?
Nel mentre Lily se ne restava lì incerta sulla porta, dondolandosi sui talloni e domandandosi se non fosse il caso di mollare tutto e scappare via, improvvisamente si avvertì un movimento da uno dei letti di destra e qualcuno bofonchiò piano << Lily…>>.
Con il cuore il gola, ormai certa di essere stata scoperta, la fanciulla afferrò in fretta la manopola della maniglia e la girò, pronta per una fuga rapida. Ma qualcosa la indusse a trattenersi ancora per qualche istante. Senza osare neanche fiatare, Lily restò immobile, tendendo le orecchie all’ascolto.
La misteriosa voce pareva essersi acquietata per un attimo, ma, dopo appena qualche secondo di completo silenzio, declamò, un po’ più forte << Lily, ti prego…lo so, sono un vero idiota, ma non lasciarmi…>>.
James.
Respirando piano, Lily spense la bacchetta, si sollevò sulle punte dei piedi e si avvicinò all’unico letto da cui provenivano quei gemiti incoerenti. Avrebbe riconosciuto la sua voce dappertutto. Spalancò le tende e lo vide, addormentato a pancia in giù, con i capelli neri tutti arruffati, nel mentre continuava a borbottare il suo nome contro il cuscino. Probabilmente la stava sognando. Chiuse di nuovo le tende del letto a baldacchino, dopodiché si inclinò in avanti, con l’idea di svegliarlo dolcemente.
Ma, prima che potesse fare anche solo una mossa, una mano grossa il doppio della sua sbucò fuori dal nulla e la afferrò per il collo. James spalancò gli occhi di colpo e, con la mano libera, inforcò occhiali e bacchetta alla velocità della luce.
<< Ah, stavolta ti ho fregato, Black! Devi smetterla con questi scherzetti…>>.
Prima che potesse continuare a urlare, Lily si liberò dalla sua presa e gli tappò la bocca con una mano.
James cercò di divincolarsi << Felpato, cosa cavolo fai…>> non appena le sue dita si strinsero attorno alla bacchetta, esclamò << Lumos! >>.
Quando il volto di Lily venne illuminato dalla luce, per poco James non fece un salto indietro per la sorpresa << Evans >> la sua voce si ridusse immediatamente a poco meno di un sussurro << Sei tu? >>.
<< Ciao >> bisbigliò Lily, sorridendo imbarazzata.
<< Che…che ci fai qui? Ti stavo sognando…e tu, tu…da quanto sei qui? >>.
<< Scusami, James, ma ho avuto un terribile incubo…posso restare qui con te? >>.
Ad un tratto James le fece cenno di zittirsi. Si sollevò dal letto e Lily cercò di non fare caso al fatto che dormisse senza neanche una maglietta, sebbene la cosa non le dispiacesse poi così tanto. Il ragazzo sporse la testa oltre le tende e controllò la situazione: Peter ronfava ancora e anche Remus e Frank avevano un’aria pacifica. Non sapeva bene invece se Sirius fosse sveglio o meno, ma poco importava; nulla gli avrebbe impedito di tenere Lily Evans nella sua stessa stanza, oltretutto nel suo stesso letto, per quella notte.
<< Tutto a posto, dormono come angioletti >> le sussurrò.
Capendo quasi all’istante che lei si sentiva a disagio di fronte alla sua nudità, afferrò la prima maglietta che gli capitò a tiro e se la infilò << Comunque, certo che puoi dormire qui, in questo letto enorme c’è posto a sufficienza per tutti e due. E, se poi ti verrà caldo, potrai anche spogliarti >>.
<< James! >>.
<< Ok, ok, scherzavo. Però, se decidi di restare qui, è importante che tu ti tolga le paure di dosso. Anzi, portale qui, vicino a me. Vediamo che cosa succede se le mischiamo con le mie. In fondo, due corpi abbracciati fanno l’amore…>>.
Lily arrossì << E due paure? >>.
<< Beh, dovrebbero fare un bel po’ di coraggio >>.
James sollevò le coperte e con un cenno la invitò a stendersi accanto a lui. La fanciulla osservò il letto, incerta. Se si fosse sdraiata accanto a lui, sarebbe stata una sua scelta. Alla fine, non era il motivo per cui si era arrischiata ad andare fin lì, ossia stare con lui?
Di fronte alla sua espressione dubbiosa, il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso << Facciamo così: tu starai al caldo sotto le lenzuola, mentre io starò sopra. In questo modo non correrai rischi >>.
Arrossendo fino alla punta delle orecchie, Lily decise di sdraiarsi. Quell’incubo senza senso l’aveva sfinita e, non appena il suo corpo toccò il letto morbido, si rilassò completamente. James la obbligò a voltarsi verso di lui e le sfiorò i capelli con le dita, facendola rabbrividire. La fanciulla si accorse improvvisamente che erano talmente vicini che le sarebbe bastato piegarsi in avanti per baciarlo. Le sembrò una cosa così naturale che era già a metà strada quando si bloccò di scatto e indietreggiò, sconcertata dalla sua mancanza di autocontrollo. Vide James deglutire a fatica e subito si voltò a guardare il soffitto, cercando di nascondergli il suo turbamento.
<< Vuoi raccontarmi il tuo incubo? >> le mormorò lui, con la bocca vicina ai suoi capelli.
Un brivido freddo le corse lungo la schiena al solo ricordo << C’era Voldemort, credo…>>.
<< Hai sognato Voldemort? >>.
<< C’era anche un bambino…un neonato, per la precisione, che ti assomigliava molto >>.
<< Vuoi dire un piccolo teppista? >>.
Quella sua battuta le strappò un leggero sorriso << Qualcosa del genere. Ma sai, la cosa che mi ha turbata più di tutte è stata il fatto che io non temevo per la mia vita…ma per quella del bambino. Come se fosse mio dovere proteggerlo >>.
James rimase per qualche istante in silenzio, come se stesse riflettendo sulle sue parole, poi sospirò e si avvicinò un po’ di più a Lily << Ormai penso sia inutile continuare a rimurginarci su. Alla fine era solo un sogno >>.
Lily annuì e per qualche imbarazzante minuto respirarono tutti e due un po’ più in fretta del solito, terrorizzati dall’attrazione crescente che sentivano nascere fra i loro corpi nonostante l’ostacolo materiale delle coperte.
Alla fine James riuscì a cancellare dalla sua mente l’idea di fiondarsi sotto le lenzuola e si rilassò abbastanza da dirle << Vuoi che ti abbracci finchè non ti addormenti? >>.
Incapace di parlare, Lily si limitò ad annuire con un leggero cenno e si girò su un fianco. Subito le braccia forti di James la avvolsero, chiudendola in una strana gabbia protettiva contro il suo corpo. Stranamente, quella sensazione le trasmise subito uno strano senso di pace, tanto che, quando avvertì il torace di James andare su e giù ad un ritmo regolare, si addormentò anche lei con un sorriso beato sulle labbra. 

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Capitolo 21
*** Il rancore di Piton ***


Gli incubi di Lily non si fermarono e di conseguenza Lily e James continuarono a dormire nello stesso letto all’insaputa di tutti gli amici. Per James non era affatto un problema restare sveglio fino a tarda notte ad osservare gli spostamenti di Lily sulla Mappa del Malandrino per capire a che ora sarebbe venuta da lui; sapeva che doveva aspettare che tutte le compagne di stanza si addormentassero per non creare sospetti sulle sue misteriose assenze, il che era congeniale anche per lui, dato che spesso Sirius e Peter restavano alzati fino a tardi a giocare a Spara Schiocco.
In ogni caso fu inutile sperare di riuscire a ingannare il giovane Black, il quale, una mattina, svegliandosi prima del solito, vide chiaramente una piccola figura dai capelli rossi che sgattaiolava via dalla sua stanza come una ladra.
<< Che storia è questa, Ram? >> aveva domandato poi al suo migliore amico, nel mentre si avviavano a colazione << Tu e la Evans dormite anche insieme, adesso? >>.
<< Non so di cosa tu stia parlando, Felpato >>.
<< Oh, andiamo, tanto sapete che non lo dirò a nessuno. Sono ben felice di questa vostra intimità, ma non dirmi che…>>.
<< No >> lo aveva interrotto subito James seccamente << Non facciamo quello. Ci piace dormire insieme, punto e basta >>.
<< Certo, certo. Quindi posso dormire tranquillo senza dover temere di essere svegliato da strani…versi? >>.
<< Sirius, piantala >>.
Sebbene la loro intimità si fosse rafforzata, tuttavia la gelosia di Lily non accennò a dimiuire, anzi. Sul fare di aprile cominciarono a formarsi i primi gruppi di ripasso per gli esami, senza contare che Lily fu molto occupata a coordinare anche tutte le attività supplementari dei Capiscuola, a cui spettava il compito di organizzare l’ultima festa prima degli esami; di conseguenza, i momenti che trascorreva da sola con James diventarono sempre più rari.
Un luminoso sabato mattina, dopo aver passato due ore buone a cercare di spiegargli, invano, il metodo corretto per ottenere un’accettabile Soluzione Singhiozzante, Lily stabilì che era ora di fare una pausa e lo trascinò nel parco a camminare un po’. Parecchi altri studenti avevano avuto la loro stessa idea e Lily non mancò certo di notare i saluti fin troppo calorosi da parte di un gruppo di ragazze Corvonero del quinto anno, non appena James passò loro accanto.
<< Sai >> gli disse, simulando un tono disinteressato << L’altro giorno, nel bagno delle ragazze, ne ho sentite tre o quattro discutere animatamente su quale fosse il modo migliore per farti bere un filtro d’amore >>.
<< Ah, sì? >> ridacchiò James << E glieli hai confiscati? >>.
<< Non avevano portato i filtri in bagno. Comunque, io non lo troverei così divertente >>.
<< Lily, sai quanto me ne importa…>>.
<< Dovrebbe, invece! Metà delle ragazze di questa stramaledetta scuola sta cercando di propinarti un filtro d’amore e la cosa non ti turba minimamente! Io farei attenzione al mio succo di zucca, poi vedi tu >>.
<< Non mi preoccupo per il fatto che quelle robe non funzionano. Una semplice pozione non basta per farti provare dei sentimenti >>.
<< Come no, e l’Amortentia? >>.
<< Quella è assuefazione, non amore >>.
<< Ma…>>.
<< Lily >> James si fermò e le prese le mani fra le sue << Ti prometto che starò attento, va bene? Ma sappi che tu non hai bisogno di nessun filtro d’amore per avermi >>.
La premurosa intensità del suo sguardo la zittì all’istante e per un secondo ebbe la sensazione di perdersi in quel caldi occhi nocciola e non uscirne mai più.
<< Lily! >> la chiamò improvvisamente una voce, intervenendo a interrompere il loro magico idillio.
Lily e James si resero conto di essersi pericolosamente avvicinati l’uno all’altra e si separarono con un sussulto, giusto in tempo per vedere Edgar Bones e sua sorella Amelia venire verso di loro con il fiatone.
<< Ciao >> li salutò Lily, andando loro incontro << Che succede? >>.
<< La McGranitt vuole vederci per il colloquio >> le rispose Edgar.
Lily si picchiò una mano sulla fronte. Per tutti i gargoyle, se n’era completamente dimenticata. In teoria aveva già sostenuto il colloquio pre-lavorativo prima dei G.U.F.O. al quinto anno, ma, date le loro medie eccellenti, lei, i fratelli Bones e Marlene erano stati selezionati per alcuni corsi speciali.
<< Proprio adesso? Perché sono con James e volevo…>>.
<< Nessun problema, Lily >> intervenne James alle sue spalle << Posso finire di studiare Pozioni da solo >>.
Sebbene il suo tono fosse rilassato e tranquillo, Lily colse un pizzico di amarezza nella sua voce e la cosa la intenerì. D’altro canto, quel giorno gli aveva promesso che si sarebbe dedicata esclusivamente a lui, e invece...
<< Devi studiare Pozioni, James? Ti aiuto io! >>.
Victoria Summers spuntò proprio al momento giusto sulla scena e prese James sottobraccio. Lily digrignò i denti: conosceva bene la fama di quella ragazza e non le andava per niente a genio il fatto che James studiasse con lei…ma aveva altra scelta? Se si fosse opposta, avrebbe manifestato a tutti la sua gelosia invadente.
<< Va bene >> commentò infine << Potter, ci vediamo in Sala Grande? >>.
<< Perfetto >> le rispose James, dopodiché spostò tutta la sua attenzione su Victoria e le sorrise.
<< Sarà un vero piacere >> ridacchiò la Summers, studiandolo con aria accattivante.
Lily la fulminò con un’occhiataccia e rimase ferma a seguirli con lo sguardo nel mentre si allontanavano verso il Lago Nero a braccetto come due vecchi amici. Poi, cercando di non fare caso all’amaro che sentiva in bocca, si accinse a recarsi coi due fratelli Bones in direzione del castello.



Quella sera, davanti alle porte della Sala Grande, Lily iniziò a camminare avanti e indietro come un’anima in pena. Il suo colloquio per entrare a far parte di una squadra di pozionisti esperti era andato in maniera eccellente, anche se aveva dato la maggior parte delle risposte a caso, visto che la sua mente era stata totalmente occupata a pensare a James e Victoria per tutto il pomeriggio.
<< Rilassati, Lily >> Marlene le accarezzò un braccio, cercando di spingerla all’interno la sala per cenare << Presto saranno qui >>.
<< Non si sono visti in giro per tutto il giorno >> borbottò Lily, torcendosi le mani << Ho chiesto a Mary e mi ha detto che in biblioteca non c’erano. E se non fossero andati a studiare? E se…no, non oso neanche pensarlo. Potter è un uomo morto >>.
<< Non tirare conclusioni affrettate. Piuttosto, com’è andato il vostro primo appuntamento a Hogsmeade? Non me ne hai mai parlato >>.
Fortunatamente, quella domanda ebbe il potere di farla sorridere << Direi molto bene. Abbiamo parlato di un sacco di cose…oltretutto, Rosmerta gli ha fatto una corte spietata, ma lui l’ha ignorata tutto il tempo! >>.
<< Buon segno. Vuol dire che a James piaci davvero. Non che avessi dei dubbi >> ridacchiò l’altra.
<< E’ assurdo, ma credo mi piaccia proprio perché fa lo scemo, perché senza nemmeno impegnarsi mi fa sorridere e non mi fa pensare a nient’altro. Forse non è perfetto, ma tanto nessuno lo è. E poi a me piace così, con i suoi difetti e…sì, anche col suo atteggiamento arrogante >>.
<< Era ora che te accorgessi, Lily >> ridacchiò l’altra.
<< E come vanno le cose con Black, invece? Vi ho visti alla festa, sai >>.
Marlene chiuse gli occhi e scosse la testa, come a voler scacciare via un brutto pensiero << Ti prego, non ricordarmelo. Ero ubriaca ed è stato un mio sbaglio, che non capiterà più, lo giuro >>.
<< Marlene, mi avevi promesso che gli avresti dato una seconda occasione…>>.
<< Lo so, ma non dopo averlo visto flirtare bellamente con la Summers, per giunta davanti a me! Purtroppo, conosco i tipi come Sirius Black: non riuscirà mai a essere una persona seria. Potrà anche amarmi, come dici tu…ma io non ho intenzione di passare metà del mio tempo con lui e l’altra metà a controllare che non mi stia tradendo con un’altra >>.
Lily annuì, perfettamente d’accordo con l’amica. Aveva già rimproverato a dovere Sirius per l’atteggiamento vergognoso che aveva avuto alla festa, tuttavia non riusciva a rivolgere quegli stessi rimproveri anche a James. Se prima era troppo severa nei suoi confronti, ora stava decisamente diventando troppo indulgente. Inutile ripetersi, James Potter era la sua rovina fin dal primo anno.
<< Eccoli >> le sussurrò Marlene all’orecchio, trattenendo una risatina.
Lily ripiombò nella realtà ed esclamò << Finalmente! >>.
Senza pensarci due volte, la fanciulla accelerò il passo in modo da raggiungerli e rimase pietrificata: James e Victoria stavano ridendo guardandosi reciprocamente negli occhi e, come se non bastasse, si tenevano per mano.
<<…allora lei ha preso la bacchetta, ha pronunciato l’incantesimo, sbagliandolo ovviamente…e la faccia ci è esplosa! >>.
Entrambi scoppiarono a ridere e Lily non ci mise molto a capire che la Summers stava raccontando quella volta in cui, al secondo anno, le ragazze di Grinfondoro e di Tassorosso si erano chiuse in bagno per tentare un incantesimo per togliere i brufoli…e qualcosa in quello di Lily era andato storto.
<< Già, mi ricordo di avervi viste tutte con i cerotti…e nessuna voleva dire che cosa fosse successo! >>.
<< Ci vergognavamo così tanto…se solo Lily non avesse sbagliato a leggere la formula…>>.
Lily digrignò i denti dalla rabbia e si parò davanti a loro con un’espressione che avrebbe fatto paura anche a Voldemort in persona << Eccovi, finalmente. Avete studiato? >>.
James, che stava ridendo così tanto da avere le lacrime agli occhi, cercò di prendere fiato per risponderle << Studiato, sì…>> poi il suo sguardo incrociò quello di Victoria e scoppiò di nuovo a ridere.
<< Ceeerto >> rise la Summers a sua volta << Abbiamo studiato tanto…e in modo molto approfondito, direi >>.
Lily divenne livida. Lanciò a Victoria un’occhiata intrisa di puro disgusto, dopodiché afferrò James per un braccio e lo trascinò dentro la Sala Grande, piantandogli le unghie nella carne così forte che il ragazzo gemette di dolore.
<< Alla prossima, Jamie! >> gli urlò Victoria, nel mentre andava a sedersi coi Tassorosso.
<< Non ci sarà una prossima volta >> borbottò Lily.
I Malandrini, vedendola arrivare in quello stato, si zittirono immediatamente e fecero loro posto sulla panca senza dire una parola. Sirius, capendo all’istante che qualcosa non andava, picchiettò leggermente un piede contro quello di Lily e la fissò con aria interrogativa, ma lei scosse la testa, mollò la presa su James e poi andò a sedersi più avanti, insieme alle amiche.
<< Che hai combinato? >> domandò immediatamente Lupin a James.
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli << Un altro casino, mi sa >>.
<< Le parlo io >> si offrì Sirius.
<< No, amico. Questa cosa devo risolverla da solo >>.
Fu così che James passò il resto della cena a osservare Lily. Con le amiche era assolutamente normale, rideva e scherzava come sempre, tuttavia era consapevole di averla ferita. Il tutto per colpa di una stupida ochetta come Victoria Summers! Era davvero un idiota.
Una volta finito di mangiare, il ragazzo balzò in piedi non appena vide anche Lily alzarsi e, senza dire una parola, la seguì fino alla Sala Comune. Molto probabilmente lei sperava di potersi rifugiare al sicuro nel suo dormitorio, ma James non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare via così facilmente. La afferrò per un polso e la costrinse a bloccarsi davanti alla porta.
<< Dove scappi, Lily? >> le domandò, tirandola vicino a lui.
La fanciulla lo guardò male e cercò di divincolarsi, ma lui la tenne ferma e aggiunse << Non mi dai nemmeno la buonanotte? >>.
Lily rimase di stucco. Ma come diavolo faceva a dire sempre la cosa giusta per mandarla su tutte le furie? Aveva un dono innato per farla uscire dai gangheri, non c’era altra spiegazione.
<< Ah! >> esclamò, liberandosi dalla sua presa con uno strattone << E come te la saresti guadagnata, questa buonanotte? Flirtando e andando in giro tutto il giorno con la cara Victoria sempre-a-caccia-di-ragazzi, mentre io ero impegnata in un colloquio molto difficile che stabilirà il mio futuro? >> lo spinse, sbattendogli le mani sul petto << Hai ragione, allora. Notte! >>.
Orgogliosa della sua sfuriata e per il fatto di averlo lasciato senza parole, Lily girò sui tacchi e si avviò verso la porta del dormitorio. Adorava fare quelle uscite teatrali. Si trovava già quasi sugli scalini che portavano alla sua stanza quando James scoppiò a ridere.
<< Allora sei gelosa! >>.
Gelosa? Gelosa?! Certo che lo era, le sembrava una cosa talmente ovvia da non meritare neanche una risposta.
<< Victoria non mi interessa, Lily >> continuò James, avventurandosi con aria cauta sui gradini fino al punto in cui lei si era bloccata e sfiorandole la vita << Non hai ragioni per essere gelosa >>.
<< Ah, no? >> intervenne lei, voltandosi, più inviperita che mai << Allora ti illustro subito i miei motivi. Punto primo, sei costantemente circondato da ragazze che non vedono l’ora di provarci con te. Punto secondo, io so di non essere una gran bellezza, mentre alcune di quelle sgualdrine sono belle, per quanto oche…>>.
<< Ma…>>.
<< Punto terzo >> continuò lei, imperterrita << Ho un brutto carattere e sono lunatica, quindi temo che tu ti senta spinto a trovare di meglio. Punto quarto, sono così facilmente sostituibile che ho davvero una paura assurda che tu possa stancarti di me, perché, si sa, in giro c’è molto meglio. E, infine, non ho ancora capito bene perché tu abbia scelto proprio me >>.
Questa volta Lily non si fermò ad ammirare il suo trionfo dipinto negli occhi assolutamente sconvolti di James. Un piccolo singhiozzo le sfuggì dalle labbra, allora si affrettò a correre su per le scale e a chiudersi al sicuro dentro la sua stanza dove, ne era certa, James non sarebbe mai potuto entrare.
Si lavò i denti e si pettinò i capelli con aria rabbiosa, dopodiché si infilò a letto e per sicurezza chiuse anche le tende del letto a baldacchino. Avvertì le amiche rientrare, ma preferì non unirsi al loro chiacchiericcio; si posizionò un cuscino sopra la faccia e si addormentò con le lacrime agli occhi. Per la prima volta da giorni non sognò Voldemort e il misterioso bambino dai capelli neri e gli occhi verdi, ma si perse in un sogno assolutamente appagante, in cui prendeva a sberle il bel faccino di Victoria Summers fino a ridurlo in poltiglia.
Si svegliò all’improvviso, distratta da un rumore e, nel dormiveglia, capì che non era ancora giorno. Allora chiuse gli occhi, si stiracchiò e si girò, ma le bastò un secondo per realizzare che, con un movimento simile, sarebbe dovuta cadere per terra. E che era fin troppo comoda.
<< Scusa >> mormorò una voce, così dolcemente che sembrava uscire dalla notte << Non volevo svegliarti >>.
Lily si irrigidì, nel mentre il suo cervello registrava meccanicamente che la sua testa era appoggiata contro un corpo caldo e una mano le stava sfiorando i capelli in modo assolutamente delizioso. Teoricamente, avrebbe dovuto essere ancora arrabbiata con lui, ma nell’oscurità della stanza tutto era assolutamente caldo e tranquillo. Avvertiva quasi nell’aria la dolcezza del ritrovarsi, una fragranza distinta dal profumo del suo respiro.
<< Come hai fatto a venire fin qui? >> gli sussurrò.
<< Oh, non basta un trucchetto come il vostro scivolo a fermarmi. E poi, avevo il Mantello dell’Invisibilità >>.
Sorridendo nel buio, Lily si allungò per raggiungerlo << E così, è per questo che lo usi? Per molestare le ragazze nel sonno? >>.
Trovò le sue mani e si spinse accanto a lui. Le braccia di James la avvolsero e la cullarono contro il suo petto.
<< Ero pronto ad un’altra sfuriata, o almeno al fatto che mi avresti cacciato via di qui, e questo è ciò che ottengo >> Lily lo sentì sogghignare << Dovrei farti arrabbiare più spesso, Evans >>.
<< Dammi un attimo per elaborare la collera >>.
<< Tutto il tempo che vuoi >> mormorò lui, baciandole i capelli.
Il respiro di Lily diventò di colpo un po’ più affannoso << Forse domani mattina…continueremo >>.
<< Come preferisci. Ora dormi, resto io qui con te >>.
Lily annuì, premendosi contro di lui. James seguì con una mano la piega del suo gomito, muovendosi lentamente lungo il suo braccio, fra le costole e la vita, poi scese fino all’incurvatura dei fianchi, giù sulle gambe, attorno al ginocchio. Si fermò e le strinse piano un polpaccio, poi all’improvviso le sollevò una gamba e se la posò su un fianco. La fanciulla chiuse gli occhi, cadendo in bereve tempo in uno strano stato di dormiveglia, ma restando tuttavia sempre cosciente della presenza di James accanto a lei.
Ad un certo punto lui, parlando alla notte, mormorò << Vuoi sapere perché ti ho scelta. Lily Evans? >>.
Lily rimase immobile, aspettando che continuasse.
<< Beh, la risposta è molto semplice: ti amo. Ti amo perché sei diversa. Tu non sei come una di quelle sciocche ragazze superficiali che pensano solo al loro aspetto, tu sei come quelle ragazze dei film, intelligente, simpatica e bellissima. Ti amo così tanto che, la notte nel nostro bacio, non ho chiuso occhio e sono rimasto incantato a fissare le stelle, mentre ti pensavo. Ti amo perché sai essere acida e fredda, ma quando ti abbraccio cambi totalmente. Ti amo perché quando sorridi mi togli il respiro. Ti amo perché il mio cuore non ti ha mai dimenticata e infine perché…sei la ragazza che ho sempre sognato e che ora non voglio perdere mai più >>.
Il respiro della fanciulla si bloccò. Subito sentì un calore improvviso quando le sue labbra le baciarono dolcemente le tempie, ma finse lo stesso di dormire poiché era rimasta senza parole.
<< Perciò non temere >> continuò James, certo che lei stesse dormendo << Non desidererò mai nessuna quanto desidero te >>.
Lily non si mosse, finendo di assaporare il piacere che le procuravano le sue mani sul corpo. Non ci sarebbe voluto niente a sollevare la testa e baciarlo, ma non era ancora il momento. Con un sospiro leggero, scivolò in un sonno pacifico e senza incubi che solo la presenza di quel ragazzo le garantiva.



Da quel momento in poi, James diventò decisamente più attento nei confronti delle altre ragazze e questo comportò anche che molte di loro si disperassero, ma al ragazzo non interessava; ora che aveva le attenzioni di Lily Evans, tutte le altre svanivano al suo confronto. Senza contare il fatto che entro pochi giorni si sarebbe svolta da partita di metà campionato contro Serpeverde, che occupava tutte le sue energie. Contro Corvonero era andata bene, dunque questa volta i Serpeverde non avevano più alcuna scusa per rimandare l’incontro.
Circa una settimana prima della partita, James fissò un allenamento subito dopo la lezione di Pozioni ed invitò anche Lily ad assistervi. Di norma non avrebbe mai osato farlo, se sapeva che non erano in buone condizioni, ma negli ultimi tempi non aveva mai visto la sua squadra volare meglio. Inoltre, ma questa era solo una sua speranza segreta, ancora sperava che lei lo baciasse dopo il loro trionfo contro le serpi.
Per fortuna Lily accettò con gioia il suo invito e si trascinò dietro anche Mary, che in tal modo avrebbe potuto stare in compagnia di Remus. Lily invece si sedette accanto a Peter e lo salutò amichevolmente, tanto che il ragazzo arrossì di piacere.
James, vedendo che era arrivata, le fece un cenno di saluto dal campo e lei lo ricompensò con un gran sorriso.
<< Bello essere innamorati, eh? >> disse Sirius a James, portandosi alle sue spalle e mettendosi a fare le linguacce a Lily << Però, Capitano, dovremmo cominciare. Non so se te ne sei reso conto, ma fra un po’ verrà giù così tanta pioggia che non vedremo più un accidenti >>.
James distolse finalmente gli occhi da Lily e la sua fronte si aggrottò dalla preoccupazione non appena diede un’occhiata al cielo. In effetti il tempo era costantemente peggiorato fin dall’inizio del mese, tuttavia una partita di Quidditch non sarebbe stata rimandata per una futilità come la pioggia.
<< Abbiamo giocato in condizioni peggiori >> commentò, sebbene non ne fosse tanto sicuro << Ti ricordi quella volta al terzo anno? >>.
<< A malapena riuscivo a restare dritto sulla scopa >> ridacchiò Sirius << Comunque, se non vogliamo lavarci, direi che è ora di iniziare >>.
<< Giusto >> James balzò in sella alla scopa e urlò << Avanti, squadra, cominciamo! >>.
Fu un allenamento ben riuscito, nel complesso: i suoi tre Cacciatori, Emmeline, Sirius e Jack, funzionavano bene tra di loro e i due giovani Battitori del sesto e del quinto anno continuavano a migliorare. L’unica spina nel fianco era ogni tanto Frank Paciock, il quale si lasciava abbattere non appena si faceva passare un gol e di conseguenza restava poi senza concentrazione per tutto il resto della partita.
<< Perché James e Sirius stanno litigando con Frank? >> domandò Lily, stringendo gli occhi per cercare di vedere che cosa stesse succedendo vicino ad uno degli anelli della porta.
<< Frank è l’elemento instabile della squadra >> le rispose Peter << Credo che James e Sirius stiano cercando di farlo ragionare >>.
<< Sì, Frank è terribilmente testardo in queste cose >> aggiunse Alice, arrivata in quel momento assieme a Hestia << Se una cosa non gli viene subito, preferisce mettere il muso e lasciar perdere piuttosto che ritentare >>.
<< Capisco >>.
Lily lasciò perdere Frank e concentrò di nuovo tutta la sua attenzione su James. Non ci aveva mai fatto caso, ma era estremamente attraente con indosso la divisa scarlatta dei Grifondoro. Vederlo volare, poi, era qualcosa di straordinario: James Potter sembrava nato per cavalcare una scopa e, se Lily non fosse stata certa che la sua più grande aspirazione sarebbe stata quella di diventare un Auror, avrebbe giurato che fosse uno dei giocatori delle più importanti nazionali di Quidditch.
Improvvisamente i suoi occhi vennero distratti da una macchia di nero che si era formata a lato del suo campo visivo. Incuriosita, spostò lo sguardo in quella direzione e vide che tre nuove figure erano comparse accanto alle tribune, sebbene sembrava che facessero di tutto per restare nascoste nell’ombra.
Sconcertata da quel loro strano comportamento, la fanciulla chiamò Peter con un cenno e gli sussurrò << Chi sono? >>.
<< Sicuramente i Serpeverde che sono venuti a spiare. Li avrà mandati Lestrange >> Peter digrignò i denti << Dopo bisognerà dirlo a James >>.
<< Accidenti, il Quidditch è un gioco più sporco di quanto pensassi >>.
<< Non sai quanto, soprattutto se i tuoi avversari sono quelle serpi. Lestrange ha paura di perdere, per questo manda i suoi scagnozzi a studiare le tecniche di James. Guarda, uno di loro è Mocciosus…>>.
Lily si irrigidì e voltò immediatamente la testa in direzione delle tre figure. Senza farsi notare, si alzò in piedi e si avvicinò di più a loro dall’alto, in modo che non la vedessero. Quasi all’istante riconobbe il suo ex migliore amico, come aveva detto Peter, insieme ai due soliti bulli Avery e Mulciber. Sembrava che stessero parlottando fra loro per architettare qualcosa, dunque la fanciulla scese piano gli scalini, sforzandosi di non fare rumore, nella speranza di riuscire ad udire ciò che si dicevano. In fondo, se erano davvero lì per sabotare la partita, bisognava che James fosse assolutamente informato su tutto ciò che avevano intenzione di combinare.
<<…io non lo faccio >> stava dicendo Avery.
<< Codardo >> lo rimbeccò Piton.
<< No, Severus, è una cosa seria. Se veniamo scoperti…>>.
<< Nessuno saprà che siamo stati noi. Vuoi dirmi che questo sarà il tuo atteggiamento, ogni volta che il Signore Oscuro ti chiederà di fare qualcosa per lui? >>.
<< Avanti, Piton, fallo >> ridacchiò invece Mulciber << Ti lascio l’onore. Spero davvero che si spacchi l’osso del collo…>>.
<< E va bene >> si arrese Avery alla fine.
La giovane Evans vide il volto del suo migliore amico trasfigurarsi in una smorfia di puro odio << Al mio tre. Uno…due…e…addio, Potter! >>.
Lily non fece in tempo a muoversi. Terrorizzata e sconvolta insieme dalla malvagità dei tre Serpeverde, ma in particolare da quella di Severus, rimase bloccata sul posto e non fece nulla quando vide Piton sollevare la bacchetta e puntarla contro James. Cercò invano di urlare, in modo da avvertirlo dell’imminente pericolo, ma la voce non accennò a uscirle, così spostò lo sguardo con aria impotente in direzione del campo da Quidditch.
Fu questione di pochi secondi. James, che stava volando più in alto degli altri per avere una visuale migliore sul Boccino, si afflosciò di colpo sulla scopa e iniziò a precipitare. Lily si portò una mano alla bocca e si morse dal terrore, facendosi uscire il sangue.
Fortunatamente, Sirius si accorse immediatamente che qualcosa non andava e urlò a squarciagola il nome di James: allora tutti, compresi quelli che si trovavano sugli spalti, iniziarono a correre, nel mentre la squadra schizzava come un razzo nella sua direzione per cercare di bloccare la sua caduta. Ma furono tutti troppo lenti.
Fu in quell’istante che Piton, Avery e Mulciber scoppiarono a ridere di gusto e, soddisfatti del loro operato, abbandonarono il campo nel mentre James veniva soccorso all’istante da tutti gli amici. Lily si riprese dalla paralisi e il suo corpo iniziò a tremare dalla rabbia: per un solo attimo fu combattuta se precipitarsi o meno da James, ma alla fine il suo istinto per la giustizia prevalse, così affrerrò la bacchetta e si lanciò all’inseguimento dei tre malviventi.
<< Avete sentito come frignavano tutti? Un vero capolavoro! >> stava urlando Mulciber, ridendo come un pazzo.
Furibonda, Lily scattò nella direzione delle voci e li individuò appena prima che varcassero le porte del castello. Strinse forte la bacchetta e urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo << Stupeficium! >>.
Il suo colpo andò a buon segno e Mulciber stramazzò a terra. A quel punto Avery e Piton si voltarono a fronteggiarla, sconvolti, e un leggero sorriso pieno di disprezzo si dipinse sul volto di Severus.
<< Vattene, Avery >> initimò all’amico << Questa battaglia è mia >>.
Avery non se lo fece ripetere due volte e scappò via a gambe levate, nel mentre i due ex migliori amici si puntavano vicendevolmente la bacchetta contro.
<< Allora >> cominciò Piton, mellifluo << A cosa devo il piacere dell’attenzione di una Nata Babbana? >>.
Lily lo studiò con gli occhi pieni di disgusto, la stessa occhiata che, solo due anni prima, aveva riservato a James << So che sei stato tu. Ho visto quello che gli hai fatto >>.
<< E allora? Lui non mi ha forse scagliato incantesimi addosso per anni? >>.
<< Potevi ucciderlo, Piton! >>.
<< Come se lui non avesse mai cercato di farlo! >> urlò Severus, ormai fuori di sé << O devo forse ricordarti quella notte di luna piena, al terzo anno? >>.
<< James ti ha salvato, quella notte, me lo ricordo bene >>.
<< Per tutti i gargoyle, Lily >> il ragazzo la studiò con aria disgustata << Vedi che cosa sei diventata? Ora sei esattamente uguale a tutte le altre oche che lo idolatrano >>.
<< James è molto più di quello che sembra. Perlomeno, lui non ti ha mai lanciato incantesimi alle spalle >>.
<< Sei patetica, Lily, davvero patetica >>.
<< No, tu lo sei, se pensi che ucciderlo possa farti diventare migliore di lui…>>.
Severus scoppiò a ridere << Preferirei morire che essere come lui. O come te adesso >>.
Lily strinse forte la bacchetta, sulle labbra già pronto un bell’incantesimo vomita-lumache, ma alla fine decise che non ne valeva la pena. Perché era lì a litigare con Severus, quando non sapeva ancora in che condizioni si trovava James? Doveva precipitarsi immediatamente da lui, al diavolo i Serpeverde.
<< Abbiamo chiuso, Piton >> disse, rinfoderando la bacchetta << Da oggi in poi, saremo nemici >>.
<< Sto tremando di paura >> sghignazzò lui << Vai, torna pure dal tuo amato Potter. Vedrai che, se non sono riuscito ad ucciderlo io, prima o poi lo farà qualcun altro >>.
<< Mi fai schifo, Severus >> la voce di Lily era piena di disprezzo << Ma, per quanto tu possa provocarmi, non combatterò contro di te. Non ne vali neanche la pena >>.
<< Ah, è così? Beh, io sono convinto del contrario >>.
Poi, prima che Lily potesse anche solo fare un passo nella sua direzione per bloccarlo, Piton sollevò la bacchetta e urlò << Sectumsempra! >>.
Fortunatamente Lily, che se lo aspettava, si gettò di lato, ma non riuscì a impedire che l’incantesimo la colpisse di striscio. Avvertì un dolore lancinante alla spalla e, quando provò a tastarsi delicatamente per verificare i danni, ritrasse la mano tutta piena di sangue. Prima di andarsene, Severus si avvicinò a lei e osservò con aria quasi triste la pozza di sangue che si stava allargando accanto alla ferita della ragazza.
<< Si potrebbe quasi dire che sia uno spreco >> commentò, chinandosi a terra e toccandole il taglio pieno di liquido scarlatto << Ma, d’altro canto, a chi importa del tuo sangue sporco? Buona giornata, Lily >>.
Nel mentre lo osservava allontanarsi, Lily digrignò i denti e sputò a terra dalla rabbia. Prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare.



<< Per fortuna che Sirius è arrivato in tempo >>.
<< Credevo fosse morto…>>.
<< Ha fatto un bel volo…saranno stati almeno quindici metri…>>.
<< Ma che è successo, è svenuto? >>.
Lily udì tutta questa serie di commenti nel mentre si avvicinava alle porte dell’Infermeria e la sua preoccupazione non potè fare altro che aumentare, insieme ai suoi sensi di colpa. James era precipitato dalla scopa e lei era riuscita a pensare soltanto al suo odio nei confronti di Severus, per poi lasciarsi sconfiggere. La ferita sulla spalla le faceva ancora male, ma almeno aveva smesso di sanguinare.
Si fiondò letteralmente dentro le porte dell’infermeria e si avviò immediatamente nel punto in cui l’intera squadra di Grifondoro, i Malandrini più Alice, Mary ed Hestia stavano attendendo il responso sulle condizioni di James.
<< Come sta? >> domandò affannosamente, con il cuore che le batteva forte contro le costole.
<< Lily! Ma dove eri finita? >> esclamarono in coro le amiche, fiondandosi su di lei.
<< Che ti sei fatta alla spalla? >> gridò inorridita Mary alla vista del sangue che le inondava la divisa.
<< Non è niente, ditemi di James…>>.
<< Col cavolo, Evans >> Sirius si fece largo fra gli amici e le andò vicino per esaminare il taglio << Dimmi subito chi è stato >>.
<< Piton >> ammise stancamente Lily << Io…è tutta colpa dei Serpeverde. E’ stato Piton a far precipitare James dalla scopa, così l’ho inseguito… e allora mi ha scagliato un Sectumsempra >>.
<< Mocciosus >> gli occhi di Sirius si accesero dalla collera << Lo sa che ha rischiato di uccidere James? Dov’è? Finirò il lavoro che non ho finito al terzo anno…quel viscido essere…gliela farò pagare…>>.
<< Non ne vale la pena, Sirius >> lo bloccò Lily, tenendolo per un braccio << Adesso dobbiamo pensare a James >>.
<< Lily ha ragione, restiamo tutti calmi >> intervenne Remus in tono pacato << James ha bisogno di noi >>.
Sirius borbottò qualcosa fra i denti, dopodiché si divincolò dalla presa di Lily con uno strattone e si gettò su uno dei lettini vuoti dell’infermeria, grugnendo di rabbia. Lily si avvicinò a lui e gliede una pacca in segno di conforto.
<< Come sta James? >>.
<< Ha fatto una brutta caduta >> commentò l’amico, sospirando << Fortunatamente sono riuscito ad arrivare in tempo per impedire che si schiantasse completamente a terra. Madama Chips lo sta visitando >>.
Proprio in quel preciso istante, le tende che nascondevano il lettino di James si spalancarono e Madama Chips ne uscì con un’aria preoccupata che non aveva nulla di buono. Sirius balzò immediatamente in piedi e la inseguì, insieme a tutto il resto della squadra.
<< Sta bene? >> le domandò il giovane Black, con la voce piena di preoccupazione.
<< Gli ho dato un sedativo per calmare il dolore, ma ce la farà >>.
Si udì un sospiro di sollievo collettivo, poi Sirius afferrò l’infermiera per le spalle e la supplicò << Fra una settimana abbiamo la partita. La prego, mi dica che James sarà in grado di giocare >>.
Madama Chips si scrollò via da lui con aria stizzita << Io non faccio miracoli, signor Black. Il signor Potter si è rotto più di metà delle ossa del corpo e ha bisogno di riposo. Fra una settimana sarà a malapena in grado di reggersi in piedi. Ora vado a prendergli l’aggiustaossa >>.
Nel mentre Madama Chips si infilava nel suo ufficio, l’intera squadra di Quidditch si passò una mano sul volto, costernata.
<< Siamo fregati >> commentò amaramente Richard Stone.
<< Perché? >> intervenne Lily, non riuscendo a capire << Non avete un sostituto? >>.
<< Nessuno è al livello di James >> le rispose Sirius, passandosi una mano sul volto con aria devastata << Senza contare che contro i Serpeverde abbiamo già poche speranze, figuriamoci senza il nostro Capitano. Siamo spacciati >>.
<< Felpato? >>.
Il mormorio sottile di quella voce fece ammutolire tutti i presenti, che subito si affrettarono a correre verso il punto in cui giaceva James. Madama Chips gli aveva avvolto più di metà del corpo con alcune robuste bende, senza contare che in alcuni punti la pelle del viso si era graffiata per via del violento impatto con il suolo. Era un miracolo che fosse ancora vivo.
<< Ram! >> Sirius si affrettò ad andargli vicino e gli porse gli occhiali, pallido come la morte << Come ti senti? >>.
<< Un po’ frastornato, credo. Mi fa male dappertutto >>.
James si sforzò di mettere a fuoco tutte le persone radunate attorno al suo letto e sorrise a fatica quando intravide una macchia rosso scuro in tutta quella nebbia. Il fatto che Lily fosse presente gli diede un po’ di conforto, tuttavia non riusciva a ricordare il motivo per cui si trovava in infermeria. Stava giocando a Quidditch, aveva schivato un Bolide di Coote, dopodiché si era voltato per urlare qualcosa a Frank…e poi cos’era successo? 
<< Perché sono qui? >> domandò debolmente.
<< Sei caduto >> gli spiegò Sirius << Da almeno quindici metri >>.
<< Io? Caduto dalla scopa? Ma come…>>.
<< E’ stato Piton >> intervenne Lily, avvicinandosi a lui << Piton ti ha fatto un incantesimo, sei svenuto e…sei precipitato a terra >>.
James sollevò impercettibilmente una mano e lei si affettò a stringergliela forte. Quel contatto, seppur così minimo, ebbe il potere di ridargli un po’ di forza.
<< Non preoccuparti, Ram, lo prenderò >> aggiunse Sirius rabbiosamente << Pagherà per questo >>.
<< No >> disse James << Non voglio che faccia del male anche a te o a chiunque altro della squadra. Lascialo stare >>.
Il cuore di Lily si riempì d’orgoglio per la sua maturità e lo strinse più forte, per fargli sapere che era d’accordo con lui.
<< Ma…>>.
<< Lascia perdere, Felpato. Ci vendicheremo alla partita >>.
Tutta la squadra si schiarì rumorosamente la voce e Lily e Sirius si scambiarono un’occhiata triste.
<< Ehm…>>.
<< Cosa? >> chiese debolmente James, spostando lo sguardo dall’uno all’altra, in attesa che parlassero.
<< Beh, Madama Chips dice che hai bisogno di riposo >> aggiunse Lily, esitante.
<< E quindi? La partita è fra una settimana >>.
<< Oh, James, mi dispiace tanto, ma…Madama Chips ci ha detto che fra una settimana sarai a malapena in grado di stare in piedi >>.
<< Ram >> intervenne Sirius, con voce pericolosamente ferma << Tu non giocherai contro Serpeverde >>.
James avvertì le budella torcersi dentro di lui << Ma, Sirius…>>.
<< Lo so, amico. Troverò un modo. Non lascerò che quelle serpi si prendano la Coppa, te lo prometto >>.
Rimasero tutti in silenzio per alcuni istanti, dopodiché Madama Chips fu di ritorno e intimò a tutta la squadra di lasciarlo in pace.
<< Verremo a trovarti >> lo consolò Emmeline << Non buttarti giù, James. Vedrai che ce la caveremo >>.
I giocatori di Grifondoro uscirono insieme ai Malandrini, scuotendo le teste con aria sconsolata e Madama Chips chiuse loro la porta dietro le spalle, con uno sguardo carico di disapprovazione. Solo Lily rimase ferma al suo posto, stringendogli la mano come se non volesse più lasciarla.
<< Fra poco il sedativo farà effetto >> borbottò l’infermiera << Conviene lasciarlo riposare, signorina Evans >>.
<< Resterò finchè non si addormenta >> protestò Lily, caparbia.
Madama Chips scosse la testa, tuttavia non obiettò e andò a chiudersi nel suo ufficio, lasciandoli soli. James sorrise debolmente, poi notò il sangue sulla divisa di Lily.
<< Che ti sei fatta alla spalla? >> le domandò, con voce sempre più flebile.
<< Quando Piton ti ha scagliato quell’incantesimo, non ho resistito e l’ho inseguito per attaccarlo. Mi sono resa conto troppo tardi che non ne valeva la pena, ma lui mi ha colpita lo stesso >>.
<< Non avrei dovuto permettere che accadesse >>.
<< James, non è assolutamente colpa tua…>>.
<< Sì, invece. Se io non l’avessi perseguitato così tanto in tutti questi anni, non se la sarebbe presa con me. Né con te, che ora mi frequenti. Merito ciò che mi ha fatto >>.
Controllando che Madama Chips non stesse sbirciando, Lily si avvicinò di più a James e gli accarezzò dolcemente i capelli. Il cuore le scoppiava dall’amore che provava per lui e in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per renderlo felice. Avrebbe preferito essere lei ad avere metà delle ossa del corpo fratturate, anziché vedere lui in quello stato.
Lentamente, si chinò su di lui e lo baciò sulla fronte << Non devi dire così. Piton è un codardo, mentre tu…non credo di averti mai ammirato tanto come in questo momento >>.
<< Ne…ne sono lusingato, Evans >>.
Vedendo che ormai faticava a tenere gli occhi aperti, Lily si alzò in piedi e fece per andarsene, ma James la trattenne, tenendola per la mano.
<< Verrai a trovarmi? >>.
<< Tutte le volte che potrò. Ora cerca di dormire >>.
James la lasciò andare e, quando i suoi occhi si chiusero, un’espressione beata si dipinse sul suo viso addormentato. La fanciulla rimase a guardarlo per qualche istante; era certa che, se i loro ruoli si fossero invertiti, James avrebbe fatto di tutto per renderla felice. A lui importava che la sua squadra non perdesse contro Serpeverde…dunque bisognava trovare assolutamente un suo sostituto.
Sorridendo fra sé, Lily uscì dall’infermeria a passo di marcia, sfregandosi le mani per l’idea geniale e insieme pericolosa che le era appena venuta in mente. Ma, per metterla in pratica, aveva bisogno dell’aiuto di Marlene.

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Capitolo 22
*** Nuovi sviluppi ***


Nell’aria non si era mai respirata così tanta tensione come quella mattina, esattamente due giorni prima dell’attesissima partita Grifondoro – Serpeverde. Le due Case non potevano fare a meno di lanciarsi frecciatine a vicenda, soprattutto per il fatto che tutto sarebbe stato ancora più eccitante grazie alla pioggia torrenziale che non accennava a diminuire.
Quella mattina il giovane Black si alzò prima del solito e scese a fare colazione da solo, ripassando mentalmente tutti gli schemi di James. Durante quella settimana aveva bellamente tralasciato i compiti per dedicarsi esclusivamente al Quidditch: aveva fissato allenamenti molto duri tutti i giorni, che piovesse o meno, in modo da abituare i suoi a giocare anche con delle pessime condizioni atmosferiche. Si era poi impegnato strenuamente nella ricerca di un nuovo Cercatore, ma nulla da fare; James era entrato in squadra al secondo anno, quando era stato lasciato un posto vacante dal giocatore precedente che aveva concluso gli studi, e da allora era sempre rimasto lì, non perdendosi neanche una partita. Quei pochi che se l’erano sentita di sostenere un provino non erano minimamente alla sua altezza, ma alla fine era stato costretto a scegliere un robusto ragazzo del quinto anno. Aveva dei pessimi riflessi, ma almeno era in grado di stare su una scopa.
Finora si erano sempre basati sulle ottime abilità di James per vincere, ma quella volta avrebbero dovuto agire diversamente: lui, Emmeline e Hamilton avrebbero dovuto impegnarsi molto e segnare almeno centocinquanta punti in una sola partita, il che equivaleva circa a quindici gol. Il tutto sperando che Frank fosse in forma e non facesse segnare Serpeverde neanche una volta.
Sirius si passò una mano sul volto, lasciando da parte le uova e il bacon che si era messo nel piatto. Era un’impresa impossibile, lo sapeva benissimo. Non erano pronti per sostenere una partita tanto importante, contro degli avversari che giocavano sporco in ogni occasione. Eppure, dovevano provarci, o avrebbero perso la Coppa per la prima volta da cinque anni di vittorie consecutive, ossia da quando James era diventato Cercatore.
Nel mentre era occupato a deprimersi in quel modo, spremendosi le meningi per trovare una soluzione che permettesse a Grifondoro di perdere con un minimo di dignità, non si accorse nemmeno che una ragazza si era appena seduta accanto a lui.
<< Black >> lo chiamò Marlene, scuotendolo.
Per poco Sirius non fece un balzo << McKinnon! Che ci fai qui? >>.
<< Non ho molto tempo, fra poco devo andare a Incantesimi. Ma devo assolutamente dirti una cosa >>.
Felpato sospirò amaramente nell’udire la sua risposta fredda. Per un attimo aveva creduto che, quando lei l’aveva baciato alla festa di James e l’aveva portato al Bagno dei Prefetti, fra loro fosse tutto risolto, ma si era sbagliato. La mattina dopo, non appena si era svegliato, aveva trovato un suo biglietto, in cui gli spiegava che era stato solo uno sbaglio e che doveva lasciarla in pace.
<< Dimmi >> le disse, distogliendo a fatica gli occhi da lei e iniziando a mangiucchiare le uova.
<< Ti ho trovato un Cercatore >>.
Sirius per poco non si strozzò con il boccone che stava cercando di ingoiare.
<< Cosa?! Sei seria, McKinnon? Chi è? >>.
<< Oh, lo vedrai. A che ora avete gli allenamenti, oggi? >>.
<< Alle cinque, ma…>>.
<< Perfetto, ci vediamo a quell’ora >>.
Prima che potesse fermarla, Marlene si alzò e si avviò a passo di carica in direzione della porta, lasciandolo a bocca aperta per via di quel nuovo sviluppo.
La notizia della McKinnon lo lasciò con lo stomaco in subbuglio per tutto il giorno; non ascoltò una sola parola delle lezioni che aveva durante la mattina e, agitato com’era, saltò persino il pranzo per fare una scappata in infermeria a chiedere a James se sapesse qualcosa. Tuttavia l’amico non gli fu di alcun aiuto, quindi fu costretto ad attendere come un’anima in pena le quattro e mezza, quando finalmente le lezioni finirono e potè precipitarsi giù al campo da Quidditch per cambiarsi.
Quando, pochi istanti dopo, lo raggiunsero anche i suoi compagni di squadra, già rassegnati al fatto che anche quella volta li aspettava una bella doccia gelata, Sirius li interrogò uno ad uno, nella speranza di scoprire qualcosa in più sul misterioso giocatore.
<< Emmeline, sei sicura di non sapere nulla? >> domandò più volte alla fanciulla, inseguendola persino fino alle porte dei bagni delle ragazze << Tu sei amica di Marlene, o perlomeno conoscente, forse ti ha detto…>>.
<< Per l’ennesima volta, non so niente, Sirius >> ribadì la ragazza, sebbene stesse sogghignando sotto i baffi << Smettila di tormentarti. Alle cinque, quando arriverà Marlene, potrai chiederle ogni cosa >>.
Felpato grugnì, tuttavia dovette ammettere con sé stesso che, in fin dei conti, Emmeline aveva ragione, così si accomodò su una delle panche dello spogliatoio – la stessa, tra l’altro, dove era stato con Marlene la prima volta – e attese con le budella attorcigliate che la ragazza si decidesse ad arrivare.
Era quasi sul punto di perdere le speranze quando improvvisamente avvertì una vaga sferzata di profumo inebriante nell’aria e, come se avesse un radar, capì che lei era vicina. Allora, senza aspettare anche tutti gli altri, si precipitò fuori dallo spogliatoio e le andò incontro.
<< Dov’è? >> le domandò subito, incapace di trattenersi.
Senza dire una parola, Marlene gli fece cenno di guadare verso il campo, dove, sotto la pioggia, stava arrivando qualcuno cavalcando una vecchia scopa della scuola. Indossava un cappuccio per proteggersi dall’acqua, dunque Sirius non riuscì a capire subito di chi si trattasse, sebbene stesse stringendo gli occhi con così tanta forza da farsi venire il mal di testa. Ma, quando finalmente la figura fu più vicina, bastò una chiazza di colore rosso scuro nelle vicinanze della testa per fargli comprendere ogni cosa.
<< Evans?! >> esclamò, sconvolto. Si voltò a guardare Marlene, per capire se fosse una presa in giro << Fai sul serio, McKinnon? >>.
In quel preciso istante Lily planò davanti a loro con dolcezza e, facendo attenzione a non scivolare sul manico bagnato, saltò giù dalla scopa con un’agilità di cui Sirius non l’avrebbe mai ritenuta capace. Emmeline battè le mani e le corse incotro, abbracciandola.
<< Che storia è questa, Lily? >> le domandò Sirius, non appena lei lo raggiunse all’interno dello spogliatoio.
<< Sapevo che avevi bisogno di un valido sostituto per James…così, eccomi qui >>.
<< Ma che significa? Tu non sai neanche giocare >>.
<< Sì invece, io l’ho…>>.
<< Tranquilla, Marlene, ci penso io >> la interruppe Lily. Si schiarì la voce e si rivolse a Sirius << Durante questi giorni ho chiesto a Marlene ed Emmeline di allenarmi per essere una Cercatrice. Ho imparato tutte le tecniche di James…e credo di essere in grado di poterlo sostituire >>.
<< Ti rendi conto che tutto questo è folle, vero? Non puoi aver imparato a volare come James in meno di una settimana! >>.
<< Mettimi alla prova >> lo sfidò Lily << Fammi provare a volare con voi. Ti prometto che, se fallirò, ti lascerò il tuo sostituto >>.
Sirius rimase a fissarla con aria dubbiosa per qualche istante, incerto se mettersi a ridere e liquidarla subito oppure lasciarla provare. Se Lily si fosse fatta male in qualche modo, James non gliel’avrebbe mai perdonato, poco ma sicuro. Ancora incerto, spostò lo sguardo su Emmeline, che gli faceva cenno di accettare con un sorriso fiducioso sul volto; poi passò a Marlene, che invece teneva le braccia incrociate e lo guardava in malo modo. Lei era una giocatrice esperta, dunque avrebbe dovuto essere in grado di riconoscere se Lily era una vera incapace oppure no…
<< E va bene >> si arrese alla fine, con la sensazione che se ne sarebbe pentito << Avanti, squadra, alle scope! >>.
Lily ed Emmeline emisero un gridolino di gioia e si precipitarono fuori. Sirius seguì controvoglia il resto della squadra, ma all’ultimo secondo afferrò Marlene per un braccio e la strinse forte.
<< Che c’è? >> sibilò lei.
<< Perché lo sta facendo? >>.
<< Per James. Vuole che lui sia felice e, se ciò dipende dalla vittoria di Grifondoro…>>.
<< Siamo contro Serpeverde, non avremmo possibilità in ogni caso, senza James >>.
<< Fidati di me, è più brava di quello che sembra. Altrimenti non te l’avrei proposta >>.
Sospirando, Sirius uscì sotto la pioggia, dove i suoi compagni di squadra si stavano già passando la Pluffa come riscaldamento. Cercò Lily con gli occhi e la vide zigzare tra gli anelli in modo molto elegante, ma voleva vedere come se la cavava col Boccino. Montò sulla scopa e fischiò sonoramente, il segnale che la partita era iniziata, dopodiché lasciò Emmeline e Richard a divertirsi con Frank e liberò il Boccino. La pallida dorata sparì immediatamente dalla sua vista, allora decise di spostarsi più in alto, dove avrebbe avuto una visuale migliore di ciò che combinava Lily. Di certo la pioggia non aiutava, tuttavia strinse gli occhi e non la perse di vista un solo secondo.
Come sospettava, non era un granché. Si teneva abbastanza fuori dal resto del gioco e sorvolava i lati, come se stesse studiando il territorio. Era piuttosto lenta a schivare i Bolidi, infatti più volte rischiò di essere disarcionata, tuttavia, per essere la prima volta che volava, Sirius dovette ammettere che non era niente male. La studiò ancora per qualche istante, poi abbassò un po’ la quota per andare a svolazzare attorno a Frank, urlandogli gli stessi incoraggiamenti che gli urlava James durante le partite.
Ah, James…se solo ci fosse stato lui, non avrebbero avuto problemi a stracciare quelle brutte serpi. Se ci fosse stato lui, a quell’ora come minimo avrebbe già preso il Boccino e…
<< Ce l’ho, ce l’ho! >> udì urlare nel fragore della pioggia.
Non riuscendo a credere alle sue orecchie, Sirius soffiò di colpo nel fischietto e bloccò l’allenamento, sfrecciando all’istante nella direzione in cui aveva sentito la voce di Lily. Era più che certo di essersi sbagliato, nessuno avrebbe potuto vedere un Boccino con quel tempaccio e afferrarlo in meno di quindici minuti, neanche James…
Affiancò la sua scopa a quella di Lily e le domandò << Cosa c’è? Ti sei fatta male, per caso? >>.
Lei lo fulminò con un’occhiataccia << Non hai sentito quello che ho detto? Ho preso il Boccino >>.
<< Impossibile, Evans >>.
<< Ah, davvero? >>.
Sotto lo sguardo estrerrefatto di Sirius, Lily aprì il pugno, dove una minuscola pallina dorata sbatacchiava debolmente le ali.
Felpato si morse la lingua e urlò a squarciagola << Tutti a terra, subito! >>.
Non appena tutta la squadra lo raggiunse a bordo campo, Sirius afferrò Lily per un braccio e la costrinse ad aprire la mano.
<< Ha preso il Boccino >> mormorò Stone, scostandosi dagli occhi i capelli bagnati per guardare meglio.
<< In meno di venti minuti >> aggiunse soddisfatta Emmeline, abbracciando l’amica << E noi abbiamo segnato cinque gol a testa. In venti minuti abbiamo fatto cento punti e, grazie a Lily…anche duecentocinquanta >>.
<< Abbiamo una possibilità >> sussurrò stupefatto Hamilton.
Sirius battè le palpebre, mentre tutti quei numeri gli vorticavano in fretta nel cervello.
<< Evans >> disse, girandosi a guardarla << Com’è possibile? >>.
<< Te l’ho detto, Sirius >> gli sorrise Lily, trionfante << Marlene mi ha allenata bene. E poi, ho una buona vista >>.
<< Sono strabiliato >>.
<< Allora sono presa? >>.
<< Certo che sì! >> Sirius la afferrò per la vita e la sollevò, ridendo, poi le sussurrò all’orecchio, in modo che solo lei potesse sentirlo << Non è che tutta questa bravura proviene per osmosi da James? >>.
Lei lo spintonò amichevolmente, nel mentre tutta la squadra la festeggiava.
<< Ci salvi la vita, Lily >> le disse Emmeline.
Solo a quel punto Sirius si ricordò di un dettaglio molto importante << Evans, che scopa è quella? >>.
<< Una della scuola, perché? >>.
<< Un Cercatore di Grifondoro non può permettersi di cavalcare una scopa tanto insignificante. Fammi pensare…>> Felpato iniziò a camminare in circolo << Ti potrei dare la Nimbus di James, ma è troppo veloce e se le fai anche solo un solo graffio…no, meglio che tu prenda la mia. Io userò quella di Ram, pregando che il vento non la rovini. Te la senti? >>.
<< Certo, nessun problema >> disse la ragazza.
<< Ottimo, per oggi basta così. Vado ad annunciare a Madama Bumb che abbiamo un nuovo Cercatore degno di questo nome >>.



La sera prima della fatidica partita, Lily andò come sempre a trovare James. Da quando si trovava in infermeria, non c’era stata neanche una serata in cui avevano saltato il loro appuntamento, sebbene Lily avesse avuto anche numerosi allenamenti estenuanti in compagnia di Marlene. Ma James era troppo importante e non avrebbe rinunciato a vederlo per niente al mondo.
Quando arrivò, fu felice di trovarlo ben sveglio e riposato, seduto con la schiena appoggiata al cuscino del letto. Le ossa delle braccia si erano riformate, ma mancava ancora una buona parte di quelle delle gambe, dunque non era ancora in grado di reggersi in piedi da solo.
Non appena la vide, il volto di James si illuminò << Meno male che sei qui! Mi annoio a morte a restare da solo tutto il giorno >>.
La fanciulla gli si avvicinò e gli sistemò le coperte << Non hai neanche un coinquilino a distrarti? >>.
<< A quanto pare non si fa male nessuno in questo periodo >>.
<< Beh, è una cosa positiva >>.
Lily si accavallò sul bordo del letto e James le strinse una mano << Mi sei mancata >>.
<< Come se non mi vedessi mai >> ribatté laconica lei, sebbene provasse gli stessi sentimenti. Quella settimana senza la sua presenza costante era stata una vera agonia.
<< Uffa, non posso mai essere romantico con te >>.
<< Io ti ho portato una cosa molto romantica >> ridacchiando, Lily estrasse il libro di Trasfigurazione dalla cartella e glielo sventolò sotto il naso.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi << Stai scherzando? Non vorrai davvero costringermi a studiare…in queste condizioni! >>.
<< Quali condizioni, che sei fresco come una rosa! Hai detto che ti annoi qui, no? Ecco una cosa utile da fare >>.
<< Studiare mi annoia ancora di più >>.
<< Quante storie…fra un mese ci saranno i M.A.G.O, hai bisogno di restare in pari >>.
<< Evans, a volte sei peggio di mia madre >>.
Sbuffando, James afferrò il libro che lei gli passava e iniziò a sfogliarlo di malavoglia, ma dopo qualche istante lasciò perdere e un’idea maliziosa gli si formò nella mente. Iniziò a fissare Lily con aria intensa, finché lei non gli rivolse la sua attenzione.
<< Cosa c’è? >>.
<< Studierò solo se vieni qui nel letto con me >>.
<< James…sai che così non studieremo un bel niente, vero? >>.
<< Eccome se lo so >> James giunse le mani e le fece gli occhi dolci << Ti prego, Lily…fallo per me…>>.
Ridendo, Lily chiuse il libro e si sdraiò accanto a lui, lasciando che le passasse le labbra sopra i capelli. In qualche modo, quando faceva così, riusciva sempre a dargliela vinta. Un tempo la cosa non avrebbe fatto altro seccarla, ma ora non le importava più; era bello cedergli il comando ogni tanto.
Quando James passò a baciarle il collo, la fanciulla rabbrividì di piacere. Adorava restare stesa accanto a lui. Si sentiva così protetta, così al sicuro e…così amata.
<< Allora, Lily >> disse ad un tratto James, girandosi lentamente sulla schiena e sollevandosi poi sui gomiti per poterla guardare in faccia << Perché non me lo dici? >>.
Completamente presa alla sprovvisa, Lily domandò << Cosa? >>.
<< Andiamo, credi che Sirius non mi abbia informato? So che domani giocherai al mio posto contro Serpeverde >>.
La fanciulla abbassò gli occhi, sospirando. Dannazione, si era completamente dimenticata di dire a Sirius che voleva tenere James all’oscuro di tutto finché non si fosse saputo l’esito della partita.
<< Te l’avrei detto…dopo >>.
<< Dopo quando? >>.
<< Dopo aver giocato >> ribadì lei << So quanto tieni a questa vittoria e non volevo che tu sospettassi che, se perderemo, sarà perché non ho preso il Boccino…insomma, non voglio deluderti >>.
James scoppiò in una risata amara << Credi che mi importi più del Quidditch che di te? Sei pazza? >>.
Lily aggrottò la fronte << Ma io credevo…>>.
<< Se anche dovessimo perdere contro Serpeverde, ci sono ancora i Tassorosso da affrontare a maggio >>.
<< Eppure Sirius ha detto…>>.
<< Felpato è un po’ melodrammatico in queste cose. Davvero, Lily, sono solo contento che tu mi sostituisca, anche se mi ha un po’ offeso il fatto che tu mi abbia nascosto per tutti questi anni che sapevi giocare…>>.
Lei arrossì << Beh, non credevo che ti sarebbero piaciute le circostanze di come ho imparato a volare…>>.
<< Illuminami, ti prego. Sono troppo curioso >>.
<< Per quanto possa sembrare paradossale, durante l’estate io e Sev…Piton non giocavamo soltanto al piccolo chimico. Ogni tanto, quando i suoi genitori ci lasciavano a casa da soli, prendevamo qualche vecchia scopa di sua madre e…beh, giocavamo a Quidditch >>.
James aveva le lacrime agli occhi dal ridere << Sei seria, Lily? Per la barba di Merlino, non riesco davvero a vedere Mocciosus su una scopa…>>.
<< In effetti lui era proprio negato e all’apparenza anche io, finché Marlene non mi ha allenata >>.
<< Ecco l’altra cosa che mi scoccia. Non sai quanto avrei voluto essere io ad allenarti…>>.
<< Puoi ancora farlo. Non appena ti sarai rimesso, ti prometto che una volta voleremo insieme >>.
Gli occhi di James si illuminarono << Davvero? >>.
<< Sì >>.
Senza riuscire a trattenersi, il ragazzo le prese il viso fra le mani << Oh, Lily, non puoi immaginare quanto io ti…>>.
Proprio in quel preciso istante le porte dell’infermeria si spalancarono e Madama Chips irruppe allegramente nella stanza, portando con sé un vassoio per la cena di James. Lily cadde quasi dal letto nel tentativo di allontanarsi da lui prima che l’infermiera li beccasse e, quando Madama Chips raggiunse la loro postazione, riuscì persino ad assumere un’espressione normale, nonostante il viso rosso come un pomodoro.
<< Ecco, caro >> disse Madama Chips, posando il vassoio davanti a James. Poi si girò e lanciò a Lily un’occhiata sorpresa << Ancora qui, signorina Evans? >>.
<< Sempre presente >> le sorrise Lily.
<< Bleah, brodino…e quelle cosa dovrebbero essere, verdure mollicce? Dio, quanto mi mancano i banchetti della Sala Grande…>> si lamentò James, studiando con aria disgustata la roba che gli galleggiava nel piatto.
<< Non faccia storie e finisca tutto, signor Potter >> lo rimbeccò Madama Chips << Il sedativo le servirà, se vorrà passare una notte serena nel mentre le ossa della gamba destra si ricostruiscono >>.
James grugnì e iniziò a mangiare con una faccia così schifata che Lily rimase a guardarlo per tutto il tempo senza smettere di ridere. Teoricamente sarebbe dovuta tornare in Sala Comune a riposarsi per il giorno dopo, ma le faceva piacere restare in compagnia di James senza centinaia di occhi attorno pronti a osservare e giudicare tutte le loro mosse.
Non appena il ragazzo finì tutta la brodaglia, i suoi occhi iniziarono già a chiudersi, dunque Madama Chips ne approfittò per fargli ingurgitare l’ennesima dose di Ossofast. Dopo ciò si ritirò nel suo ufficio, lasciando che Lily sistemasse James per la notte. Vedendolo già piuttosto sonnolento, gli posizionò un cuscino dietro la testa e uno sotto la gamba malata per farlo stare più comodo, poi fece per andarsene, ma ad un tratto lui biascicò qualcosa che somigliava molto al suo nome.
<< Sì, James? >> si affrettò a chiedergli Lily, posizionandosi vicino al suo viso.
<< Grazie >> le mormorò lui, con gli occhi semi chiusi << Per…per esserti presa cura di me >>.
<< Non c’è di che. Ora cerca di riposare >>.
James la trattenne per una mano << Ancora una cosa, Evans…tempo fa, ho sognato che ti avrei baciata dopo la partita contro Serpeverde. Questo pensiero mi ha sempre sostenuto, anche quando stavo male per mio padre…mentre ora eccomi qui, bloccato su un lettino dell’infermeria, senza…senza la possibilità di poterlo fare come si deve >>.
<< Oh, James >> Lily gli sfiorò la fronte con le labbra << Non importa >>.
<< A me sì, non sai quanto…>>.
<< Ti prometto che ci saranno altre…occasioni. Ora dormi >>.
Con un ultimo sospiro, James si arrese finalmente all’effetto del narcotico e scivolò immediatamente in un sonno profondo. Lily, ancora accanto a lui, gli accarezzò delicatamente il viso, poi si chinò e gli depositò un leggero bacio sulle labbra.
<< Non temere >> gli sussurrò piano << Quando uscirai da qui, ti darò tutte le scuse del mondo per baciarmi >>.
Rimase immobile a guardarlo dormire ancora per qualche istante, dopodiché si decise finalmente ad abbandonare l’infermieria. Il suo orologio segnalava ch erano ormai le nove passate, dunque era rimasta con James quasi quattro ore senza neanche rendersene conto. Stava appunto stabilendo se fosse il caso di farsi una doccia prima della partita oppure filare subito a letto, quando andò a sbattere contro un altro ragazzo che veniva nella direzione opposta.
<< Evans! >>.
Lily lo riconobbe dalla voce e alzò lo sguardo, iniziando a scusarsi << Perdonami, Sirius, non ti avevo visto…>>.
<< Ti ho cercata dappertutto! Dov’eri? >>.
<< Da James, perché? >>.
<< Già, avrei dovuto immaginarlo. Senti, c’è una novità: domani non giocheremo contro Serpeverde, ma contro Tassorosso >>.
<< Cosa? Perché? >>.
<< Ma che ne so, Lestrange è riuscito a trovare un’altra scusa per evitare di giocare con la pioggia…comunque il punto è che abbiamo provato tutte le tattiche dei Serpeverde, mentre ora dovremo giocare coi Tassorosso, che hanno uno stile totalmente diverso. In teoria dovremmo cavarcela, te la senti lo stesso? >>.
<< Certo che sì >>.
<< Bene. Domani sarà un po’ una scommessa con la fortuna, ma dobbiamo provarci >>.



Il giorno della partita, il vento prese a ululare così forte che si poteva udire fin da lontano e la pioggia iniziò a cadere più fitta che mai. Era così buio che nei corridoi e nelle classi furono accese torce e lanterne supplementari. La squadra di Serpeverde era molto soddisfatta e Rodolphus Lestrange non potè fare a meno di lanciare frecciatine ai Grifondoro che non solo erano senza Cercatore, ma per di più avrebbero giocato con la pioggia. Ma era molto più di un po’ di pioggia: l’intera scuola corse verso il campo cercando di opporsi al vento feroce, mentre l’acqua si scagliava loro in faccia come spilli incandescenti.
Le quotazioni per la vittoria dei Grifondoro erano molto scarse: quasi tutta la scuola puntava su Tassorosso, poiché nessuno aveva mai visto Lily Evans cavalcare una scopa prima di allora e men che meno per giocare a Quidditch.
La fanciulla si infilò la divisa scarlatta che le aveva procurato Emmeline con il cuore in gola, dopodiché attese che Sirius pronunciasse qualche parola per motivare la squadra. Emmeline gli andò vicino e cercò di dargli un po’ di conforto, ma il ragazzo emise solo uno strano singhiozzo e alla fine lasciò perdere, facendo loro cenno di seguirlo in campo.
Lily obbedì, sperando che le ginocchia non le tremassero, ma il vento era così forte che barcollò comunque; se la folla sugli spalti applaudì, fu impossibile sentirla, poiché ogni rumore era sovrastato dai tuoni. I Tassorosso avanzarono dall’altra parte del campo, distinguibili nel buio solo grazie alle divise giallo canarino. I due Capitani, Rose King e il sostituto Sirius Black, si strinsero la mano e Sirius cercò di ricambiare il sorriso di conforto della fanciulla, ma la sua mascella era così paralizzata che ogni tentativo di muoverla fu inutile.
Lily udì a malapena il fischio d’inizio, così si affrettò a montare sulla scopa di Sirius e decollò, sebbene oscillasse parecchio a causa del vento. Tentò di tenere il manico più dritto che poteva, nel mentre strizzava gli occhi per riuscire a vedere nella pioggia.
Dopo appena cinque minuti era già bagnata fradicia e i lunghi capelli le si appiccicavano al volto, nascondendole la visuale. Riusciva a stento a intravedere i compagni giocare, dunque volò avanti e indietro, rincorrendo sagome sfocate rosse e gialle, senza avere la minima idea di che cosa stesse succedendo. Con quel vento e i tuoni udire la cronaca era fuori discussione. Naturalmente i Tassorosso cercarono di approfittare della sua poca esperienza e più volte rischiò di essere disarcionata da un Bolide, ma riuscì lo stesso a restare in equilibrio, malgrado non vedesse un accidenti.
Pian piano, Lily perse il senso del tempo, cominciando a girovagare come un’anima in pena da una parte all’altra del campo. Sfuggire ai Bolidi divenne la sua prerogativa principale, dato che con quel buio non sarebbe mai riuscita a vedere il Boccino, figurarsi prenderlo.
All’improvviso udì nel fragore generale il vago suono di un fischietto e subito il panico si impadronì di lei: possibile che il Cercatore di Tassorosso fosse già riuscito a prendere il Boccino? La partita era dunque finita? James sarebbe rimasto così deluso da lei…
Nel mentre la sua mente era occupata a fare tutte quelle congetture, un paio di grosse mani la afferrarono per le braccia e la ragazza urlò di terrore, ma si calmò all’istante non appena riconobbe Sirius, che le stava facendo cenno di scendere. Poco dopo, tutta la squadra di Grifondoro atterrò schizzando nel fango. Si strinsero sotto un grosso ombrello offerto in tutta fretta da Peter Minus e iniziarono i commenti.
<< Che succede? >> domandò Lily, scostandosi rapidamente i capelli bagnati dal viso e saltellando sul posto per scaldarsi << Abbiamo perso? >>.
<< No, ho solo chiesto un time out >> le rispose Sirius, strizzandosi i ricci pieni d’acqua.
<< A quanto siamo? >>.
<< Per ora sessanta a quaranta per noi, ma Emmeline si è beccata un Bolide in testa >>.
<< Avranno pensato che fossi io…>>.
<< Non ha importanza, ora sta bene. Senti, Lily, devi prendere il Boccino. So che ti chiedo l’impossibile, ma se continuamo così giocheremo al buio >>.
<< Posso farcela >> lo rassicurò Lily, sebbene non ne fosse del tutto sicura.
<< Ottimo. Squadra, in aria! >>.
Piena di nuova determinazione, la squadra di Grifondoro tornò sul campo e la partita ricominciò. Lily avvertì il gelo diffondersi di nuovo nelle ossa e spinse la scopa nell’aria turbolenta, cercando il Boccino in tutte le direzioni, evitando un Bolide al pelo e tuffandosi sotto Wolpart, il Cercatore di Tassorosso, che pareva disperato quanto lei…
<< Lily! >> urlò Sirius ad un tratto, più angosciato che mai.
La fanciulla si guardò attorno disperatamente e vide un’indistinta macchia gialla che filava giù per il campo, inseguendo un minuscolo frammento d’oro che brillava nella pioggia. Non ebbe neanche il tempo di pensare. Si appiattì sul manico di scopa e si gettò in picchiata verso terra.
<< Lily! >> gridò di nuovo Sirius << Cosa diavolo fai?! Così ti ammazzi! >>.
Lily lo ignorò di proposito e continuò a scendere, mentre la pioggia e il vento fortissimo le sferzavano la pelle del volto. Se avessero perso, se lei non avesse preso il Boccino, non sarebbe mai più riuscita a guardare in faccia James. Certo, non era lui, ma poteva almeno provarci…
Dall’alto, Sirius si portò una mano alla bocca, lasciando perdere la Pluffa e concentrandosi solamente su Lily. Ormai anche tutto il resto del pubblico teneva il fiato sospeso di fronte a quella manovra così pericolosa, certo che la Evans si sarebbe schiantata. Emmeline, terrorizzata, mollò la palla ad una perplessa Rose e si precipitò verso l’amica, cercando di fermare la sua folle corsa…
Ma, all’ultimo secondo, con enorme sorpresa di tutti i presenti, Lily sollevò il manico di scopa e si riallineò, appena un attimo prima dell’impatto contro il suolo. Wolpart, così preso a osservare la sua manovra, rimase talmente stupito che perse l’equilibrio e cadde, lasciando alla fanciulla campo libero. Lily allungò una mano…e, non appena avvertì la minuscola pallina dorata stringersi fra le sue dita, capì che ce l’aveva fatta.



Quella sera, nella Stanza delle Necessità, avvenne una delle feste più pazzesche di tutta la storia di Hogwarts. I Grifondoro, esaltati dal fatto di aver ottenuto la vittoria anche in condizioni climatiche così estreme, non badarono a spese e osannarono Lily Evans come la loro nuova divinità, nonché degna fidanzata ed erede di James Potter. Subito dopo la partita, l’intera casata di Grifondoro, assieme ai Corvonero che festeggiavano il loro probabile secondo posto, si era trasferita al settimo piano, dove gli elfi domestici avevano portato loro cibo e Burrobirra in quantità, creando così un festino meraviglioso. Inoltre, quei due Malandrini di Remus Lupin e Peter Minus si erano nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità ed erano andati a prelevare James dall’infermeria, in modo che non si perdesse neanche un secondo di tutti quei festeggiamenti.
Lily passò la maggior parte della serata con James, facendogli il resoconto della partita e aiutandolo a spostarsi da una parte all’altra della stanza.
<< Non serve che tu stia con me tutta sera >> borbottò lui, geloso delle occhiate che vedeva da parte degli altri ragazzi << Ora sei una celebrità anche tu, in tanti vorranno le tue attenzioni >>.
La fanciulla ridacchiò e gli posò un dito sulle labbra per zittirlo << Paradossalmente, Potter, in tutti questi anni hai dimostrato di essere l’unico in grado di meritarle. Quindi dovrai sopportarmi >>.
In quel momento Marlene venne verso di loro con un sorriso radioso e Lily abbandonò un attimo il braccio di James per stringerla forte.
<< Oh, sono così felice che tu sia qui! Grazie per avermi allenata, davvero…>>.
<< Sì, grazie per avermi soffiato il lavoro >> ridacchiò James, fingendosi offeso << Ora, se vorranno buttarmi fuori dalla squadra per tenersi la Evans, saprò a chi dare la colpa >>.
<< James, tu sei unico e inimitabile, sarà impossibile che ti buttino fuori >> rise Marlene.
Lui le fece l’occhiolino << Lo so, cara >>.
<< E poi, io ho chiuso con il Quidditch >> dichiarò Lily << Ho rischiato di morire più volte durante questa partita che in diciotto anni di esistenza. Quel Bolide di Towler mi ha quasi disarcionata…>>.
<< Towler? >> James si sfregò le mani con aria minacciosa<< Ottimo, appena starò bene inizieranno le spedizioni punitive…>>.
<< James, così non sei sportivo! >>.
<< Suvvia, scherzavo, Evans >>.
Marlene rise di gusto nel sentirli battibeccare e rimase incantata ad osservarli per un po’. Sebbene avessero cercato di negarlo per anni, Lily e James rappresentavano il tipo di amore che ogni ragazza sognava fin dall’infanzia. Erano innamorati, ma erano anche amici, dunque il loro rapporto era costruito anche su una complicità che raramente si trova in un’altra persona, a meno che non sia l’anima gemella. Inizialmente, anche lei aveva pensato di essere innamorata di Rodolphus, finché Sirius Black non era piombato nella sua vita…
Presa da un improvviso attacco di tenerezza, Marlene si sollevò sulle punte e lo cercò con lo sguardo. Durante tutti quei giorni era stata piuttosto fredda e sgarbata con lui, attribuendogli la colpa di averla portata a letto per l’ennesima volta. Tuttavia, a dire la verità, era stata lei a volerlo, a provocarlo appositamente per raggiungere quello scopo. Forse avrebbe dovuto scusarsi almeno per la sua scortesia e poi magari, chissà, avrebbero potuto tornare a essere amici…
Improvvisamente lo individuò in mezzo alla folla e tutti i suoi buoni propositi andarono in frantumi: Sirius era letteralmente circondato da ragazze. Alcune di loro le conosceva pure, erano sue compagne di Corvonero. La cosa sembrava eccitarlo enormemente, dato che si strusciava contro tutte loro come se non fosse in grado di sceglierne una. Quello spettacolo le diede la nausea, così Marlene salutò in fretta Lily e James e scappò via dalla festa.
<< Ma che le è preso? >> domandò perplesso James.
<< Credo di saperlo >> commentò amaramente Lily, indicandogli Felpato che faceva il piacione con almeno cinque ragazze diverse.
James scosse la testa << Adesso basta, è ora che quei due si parlino. Ci pensi tu a dargli due schiaffi anche da parte mia? Io resterò qui a godermi lo spettacolo >>.
Lily l’avrebbe baciato. Chiamò Peter, in modo che sostenesse James durante la sua assenza, poi si fiondò in mezzo alla folla con la rapidità di un falco e afferrò Sirius per un braccio, trascinandolo via prima che potesse commettere altre sciocchezze.
<< Ehi! >> sbraitò Felpato, indignato << Evans, che cavolo fai? >>.
Lily gli piantò le unghie nella carne << Smettila di fare l’idiota. Vuoi ancora conquistare Marlene? >>.
Di fronte alla sua espressione ebete, la fanciulla iniziò a bussargli sulla testa << Pronto? C’è qualcuno in casa? Marlene McKinnon, te la ricordi? >>.
<< Evans, piantala di trattarmi come un bambino scemo. Certo che voglio Marlene, sono innamorato di lei, ma sfortunatamente lei non lo è di me, quindi io sto cercando di consolarmi come posso…>>.
Lily lo trattenne prima che potesse sfuggirle << Sì che ti ama, solo che non vuole ammetterlo. Ora è appena scappata via dopo averti visto fare l’ocone. Il minimo che tu possa fare è inseguirla e cercare di chiarire questa cosa >>.
<< E se lei non volesse parlarmi? >>.
<< Black, per l’amor del cielo, vedi di non farmi arrabbiare. Va’ da Marlene subito! >>.
<< Ok, ok, vado >>.
Digrignando i denti, Sirius afferrò il maglione che aveva lanciato in aria poco prima e lo indossò sopra la divisa da Quidditch, poi abbandonò la festa sotto lo sguardo di fuoco della Evans e di tutti i suoi migliori amici. Sospirando, si avventurò per i corridoi, senza avere la più pallida idea di dove fosse Marlene. Qualche strana forza della natura lo persuase che forse la ragazza potesse essere uscita, ma, non appena raggiunse il portone d’ingresso che conduceva al castello, vide che pioveva a dirotto ed escluse a priori quella possibilità.
Era già sul punto di rinunciare, quando ad un tratto scorse una piccola figura completamente nera che si muoveva nel buio del parco, riparandosi al di sotto di un grosso ombrello che tuttavia minacciava di volare via da un momento all’altro per colpa del vento. Incurante della pioggia, Sirius uscì all’aperto e in pochi secondi si ritrovò bagnato fino al midollo, ma la cosa non gli importò; la piccola figura si era bloccata di fronte al Lago Nero e non poteva essere altri che lei.
Marlene.
Il suo nome gli echeggiò nella mente come una preghiera, nel mentre avanzava verso di lei. Si era posizionata nello stesso punto in cui, tanto tempo prima, i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta. Le andò così vicino che avrebbe potuto sfiorarla, talmente il suo corpo gli urlava di toccarla, di stringerla con tutte le sue forze, tuttavia rimase immobile.
Fece un paio di respiri profondi, poi urlò << Per caso hai intenzione di prenderti un accidente, McKinnon? >>.
La ragazza si voltò all’istante verso di lui, provocandogli un colpo al cuore. Nessuno degli aggettivi che gli vennero in mente parve adatto a descrivere la sua bellezza in quel momento, con i capelli neri mossi dal vento e gli occhi azzurri spalancati dalla sorpresa di vederlo lì. Subito gli venne in mente un flash della loro ultima notte di passione e dovette trattenersi dal correre da lei per baciarla subito.
<< Credo che tu sia quello messo peggio >> commentò freddamente lei, girandosi di nuovo a guardare il lago << Sono venuta qui per stare lontana da te, quindi vattene >>.
Sirius la ignorò e avanzò fino ad essere accanto a lei. Marlene continuò a fissare il lago, ma il ragazzo ormai la conosceva: era tesa, con le mani che stringevano l’ombrello brandendolo come uno scudo, e la sua espressione disinteressata in realtà era molto tirata. Riusciva quasi a vedere i pensieri che le si agitavano nella testa, provocandole dolore e confusione, e la consapevolezza di esserne in parte il responsabile lo fece stare malissimo. Per un attimo desiderò piegarsi di lato per baciarla e tranquillizzarla, ma, non appena provò ad avvicinarsi, lei fece un salto indietro.
<< Cosa credi di fare, Black? Sono stufa di te. Perché non vai a soddisfare i tuoi bisogni con le tue amichette? >>.
<< Tu sei davvero convinta di essere solo un bisogno per me? >>.
Lei gli sorrise in modo strano << Beh, altrimenti perché avresti accettato il mio patto? >>.
Lui le sfiorò una guancia << Amo quando parli con me e mi riservi il tuo sorrisetto da stronza. Dio quanto lo bacerei >>.
<< Non cambiare discorso. Avevamo detto fino a Natale. Ora siamo ad aprile, quindi smettila di tormentarmi >>.
<< Non posso, McKinnon >>.
<< Perché per te è così difficile da capire? >> Marlene si girò inviperita a guardarlo, senza rendersi conto che, in quel modo, l’aveva appena posto sotto la protezione del suo ombrello << Io sono una persona complicata. Accettare i miei silenzi, le mie lune storte, i miei problemi, starmi al passo e mettere ordine in tutto il macello che mi frulla in testa non è cosa da tutti. Stare con me significa avere una grossa responsabilità e, si sa, le grosse responsabilità non piacciono a nessuno >>.
A quel punto toccò a Sirius perdere le staffe. Incurante del suo sguardo minaccioso, si inclinò verso di lei e la prese per le spalle, scuotendola. << Sei tu a non voler capire, McKinnon. Io voglio quella responsabilità, la desidero con tutto me stesso. Credi ci sia qualcun altro su questo pianeta in grado di capirti meglio di me? Non penso proprio. Insomma, io non sarò mai come uno di quei tipi che ti dirà che non può vivere senza di te, perché non sarebbe vero. Nella mia vita ho fatto spesso a meno di persone che credevo indispensabili, ho passato periodi in cui nemmeno io volevo farmi compagnia, sono sopravvissuto alla solitudine e ne ho fatto un mio punto di forza. Dunque, Marlene McKinnon, io potrei vivere benissimo senza di te. La differenza, però, è che non voglio. Io voglio te >>.
Marlene aprì la bocca e tentò di dire qualcosa, ma non riuscì ad articolare alcunchè. Quelle parole l’avevano così spiazzata che non potè fare a meno di restare immobile a fissarlo, cercando di imprimersi ogni dettaglio del suo viso nella mente. Le labbra piene e ben disegnate, le fossette quando rideva, lo sguardo cupo e penetrante…scrutandolo, però, si accorse che non era rilassato come voleva farle credere. Possibile che Sirius Black, l’arrogante e imperturbabile Black, fosse…nervoso?
<< Dimmi, in quanti credi che possano meritarti? Vuoi farmi credere che Lestrange fosse degno di te? Io sono l’unico che ti conosce meglio di chiunque altro >>.
<< Ah, ne sei davvero convinto? Dimostramelo >>.
<< So che quando ti bacio fra l’orecchio e il collo fai una smorfia di piacere, che ti addormenti sempre di colpo e respiri pianissimo, che tieni gli occhi rigorosamente chiusi quando facciamo l’amore e ti piace accarezzare il mio viso e i miei capelli. So che vuoi sentirti protetta, che sei più dolce e sensibile di quello che sembri. E so che ti faccio venire i brividi sulla schiena ogni volta che ti tocco, e questa cosa mi fa impazzire, tanto che, rispetto alle altre, quando te ne vai ho sempre voglia di vederti ancora >>.
Marlene fece per ribattere, ma Sirius, come rapito in un eccesso di follia momentanea, cadde in ginocchio ai suoi piedi, le prese le mani fra le sue e ad un tratto sbottò << Senti, McKinnon, io ti amo, ma non so come fare a dirtelo >>.
Il respiro della ragazza si bloccò << Me…me l’hai appena detto, Black >>.
<< Merda. Non era così che l’avevo programmato >>.
Il cuore di Marlene accelerò, nel mentre non riusciva a credere alle proprie orecchie. Un’ondata di emozioni la travolse, fino a farle girare la testa, un misto confuso di gioia, terrore, sollievo, felicità e paura allo stato puro.
<< Fai…fai sul serio? >>.
<< Sì, perché mi sono rotto, va bene? Basta fingere, finiamola con questo stupido gioco di essere freddi l’uno con l’altra solo per farci del male. Ti amo, punto. Ecco, l’ho detto di nuovo. Altro che amici. Adesso vieni qui e baciami subito, altrimenti fottiti >>.
Marlene lasciò cadere l’ombrello a terra e si nascose il viso fra le mani. Fortunatamente le sue lacrime si mischiarono all’istante alla pioggia, ma Sirius se ne accorse lo stesso. Le allontanò le mani dal viso e le baciò le dita congelate.
<< Marlene, non piangere, ti prego. Scusami, sono un completo idiota, non volevo essere così rude…è solo che non ci so fare in queste cose…ti prego, dammi una possibilità. Se vuoi continuerò a dirlo: ti amo, ti amo, ti amo >>.
<< Mi hai chiamata…Marlene >>.
<< Beh, è il tuo nome, no? Ritengo abbastanza stupido chiamare la ragazza che amo per cognome…>>.
<< Ti amo anch’io >>.
<< Cos’hai detto? >>.
Marlene cercò di trattenere un sorriso, scostandosi dal volto i capelli fradici, ma inutilmente: Sirius l’aveva appena portata dall’orlo del baratro all’estasi pura nel giro di pochi secondi, ossia quello che era solito fare fin dal primo giorno in cui si erano parlati.
<< Non hai sentito? Peggio per te, non ho alcuna intenzione di ripetermi >>.
Sirius strinse gli occhi e le si avvicinò, sovrastandola << Dillo di nuovo >>.
Aveva vinto. Quando faceva così, c’erano ben poche speranze di riuscire a resistergli. La fanciulla dimenticò all’istante il motivo per cui alla festa si era infuriata con lui.
Deglutì piano, poi sollevò lo sguardo fino a incontrare quello di lui << Ti amo, Sirius >>.
Felpato non aveva bisogno di sentire altro. Ignorando la pioggia che ormai li aveva bagnati fin dentro le ossa, Marlene e Sirius si unirono così strettamente da sembrare una cosa sola e, quando finalmente lui la baciò, Marlene capì che alla fine era arrivato anche per lei il momento di provare a essere felice.

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Capitolo 23
*** La coppa e i M.A.G.O. ***


Le vacanze di Pasqua che seguirono non furono per niente distensive; quelli del settimo anno non avevano mai avuto così tanto da studiare e in parecchi iniziarono a essere sull’orlo di una crisi di nervi. Le uniche note positive di quei giorni furono la completa guarigione di James Potter, tornato trionfalmente in Sala Comune dopo due settimane di convalescenza, e Sirius Black innamorato, che rappresentava uno spettacolo a dir poco esilarante, poiché era sempre con la testa fra le nuvole.
Tuttavia, non appena arrivò maggio, l’intera scuola ebbe qualcosa di nuovo a cui pensare che lo non fosse lo studio. L’ultima partita dell’intero campionato, l’attesissima Grifondoro – Serpeverde, era imminente. Serpeverde era in testa di trecento punti esatti, il che voleva dire, come James ripeteva costantemente alla sua squadra, che i Grifondoro dovevano vincere la partita con un vantaggio maggiore per conquistare la Coppa. Significava anche che la responsabilità della vittoria pesava soprattutto sul Cercatore, dato che la cattura del Boccino valeva da sola centocinquanta punti.
Tutta la casa di Grifondoro era ossessionata da quell’incontro, assolutamente decisivo per il campionato. Mai l’atmosfera di una partita era trascorsa in un’aria così carica di tensione. C’erano tutte le caratteristiche consuete, ossia studenti di Case rivali che intimidivano le squadre nei corridoi, spiacevoli cori sui singoli giocatori ripetuti a gran voce al loro passaggio, membri delle squadre che si pavoneggiavano o sfrecciavano in bagno a vomitare fra una lezione e l’altra. In certo senso, per James la vittoria era anche legata al suo futuro con Lily Evans: era certo che, se avessero vinto, lei l’avrebbe baciato esattamente come era accaduto nel suo sogno.
La tensione fra le due squadre e le rispettive Case raggiunse il punto di rottura una settimana prima della partita. Nei corridoi le risse erano ormai all’ordine del giorno, in particolare una in cui si videro coinvolti Peter Minus e Avery, entrambi spediti in infermieria con degli enormi porri che gli spuntavano dal naso.
Anche James fu costretto a fare molta attenzione. Piton non aveva più osato attaccarlo da quando era stato dimesso, tuttavia gli scagnozzi di Lestrange lo seguivano dappertutto, sperando di beccarlo da solo, ma strisciavano via con aria delusa non appena lo vedevano circondato da altre persone. Lily, infatti, consapevole di quanto tutta la situazione fosse rischiosa, aveva dato istruzioni all’intera Casa di scortare ogni membro della squadra dappertutto, affinché fossero sempre protetti nel caso i Serpeverde avessero tentato di metterli fuori gioco. Tutti i Grifondoro avevano accolto con entusiasmo la sua richiesta, tanto che per James, Sirius ed Emmeline fu quasi impossibile arrivare in orario alle lezioni degli ultimi giorni prima dell’incontro, dato che erano sempre circondati da un’enorme folla rumorosa.
La sera prima della partita, ogni attività riguardante lo studio fu messa al bando. Persino Lily, impegnatissima a finire un saggio di Pozioni supplementare per avere un credito in più e una traduzione di Aritmanzia, lasciò da parte i libri e si accoccolò davanti al fuoco insieme alle amiche e ai Malandrini.
<< Mi è impossibile studiare, con tutta questa tensione >> si giustificò.
<< A chi lo dici >> borbottò Lupin, abbracciato a Mary << Sono stato più di due ore a fissare il libro di Incantesimi, ma niente. Mi sa che questi M.A.G.O. andranno davvero molto a caso >>.
Lily annuì con aria comprensiva e allungò il collo per cercare James. Nella Sala Comune c’era un gran frastuono; Sirius e Peter, infatti, per sfogare la tensione stavano combattendo un’accesissima partita a Spara Schiocco, comportandosi nella maniera pià chiassosa possibile. Emmeline, Hestia, Alice e Frank erano accanto a loro, suddivisi in due diverse squadre per fare il tifo. Invece James era chino su un modellino di un campo da Quidditch da ore, sul quale faceva avanzare minuscole figurine con la bacchetta magica, borbottando fra sé.
<< Dovresti dirgli di rilassarsi >> le mormorò Mary all’orecchio, seguendo il suo sguardo.
<< Non mi ascolta >> si lamentò Lily << Da quando è tornato dall’infermeria mi ha degnata a malapena, talmente è preso da questo incontro >>.
<< Cerca di capirlo, Lily >> intervenne Remus, guardando James con aria comprensiva << Il Quidditch è il centro della sua vita e questa probabilmente è l’ultima partita che giocherà nei panni del Cercatore più bravo della storia di Hogwarts. E’ normale che voglia vincere a qualsiasi costo >>.
Lily annuì, poi si alzò in piedi e si stiracchiò << Sarà meglio che vada a dargli il bacio della buonanotte, così magari si calma >>.
Remus e Mary le strizzarono un occhio, allora la fanciulla si avvicinò lentamente a James e lo abbracciò da dietro. Lui continuò a borbottare tattiche fra sé e sé, tuttavia la mano libera dalla bacchetta si allungò per accarezzarle leggermente un braccio.
<< Andrà tutto bene >> gli sussurrò Lily ad un orecchio << Sei il miglior Cercatore che Hogwarts abbia mai visto >>.
<< Sì…>> sibilò appena James, con lo stomaco in subbuglio << Ma se dovessimo perdere…>>.
<< Non accadrà >>.
<< Lily, è la mia ultima partita, devo…>>.
<< Non devi più fare un bel niente, se non riposarti >>.
Con un violento strattone, la fanciulla lo obbligò a voltarsi e in un batter d’occhio gli fece sparire da sotto il naso il suo modellino << Sequestrato fino al nuovo ordine >>.
James ridacchiò piano << Sei consapevole del fatto che, essendo anche io un Caposcuola, i tuoi ordini su di me non valgono? >>.
<< Sì che valgono, perché io sono stata anche Prefetto, quindi ho più autorità. Ora, a nanna! >>.
Il ragazzo scosse la testa con aria divertita e le diede un bacio sulla fronte << Cosa farei se non ci fossi tu? >>.
<< Ah, non lo so nemmeno io, Potter >>.
Sorridendo, James si avviò verso le scale che conducevano al suo dormitorio. Il giorno dopo avrebbe avuto un impatto decisivo sulla sua esistenza: non solo per quanto riguardava la coppa del Quidditch, ma anche su un suo possibile futuro con Lily Evans, ne era certo.



La mattina della partita, James si svegliò prima del solito e rimase a fissare con aria vuota il leggero sole che faceva capolino oltre le cortine del letto a baldacchino. Aveva così tanto atteso e temuto quel giorno che non credeva che sarebbe mai arrivato: il giorno della sua ultima partita a Quidditch con la maglia di Grifondoro.
Quella squadra era stata il centro della sua vita per anni. Era stato selezionato ai provini al secondo anno, il più giovane Cercatore dell’ultimo secolo, e da allora non aveva mai smesso di giocare. Il Quidditch aveva sempre avuto un’importanza fondamentale nella sua vita e l’idea di non poter più assistere alle partite fra le Case lo riempiva di tristezza.
<< So cosa stai pensando >> commentò amaramente una voce dal letto alla sua destra << Dispiace anche a me >>.
James incrociò lo sguardo del suo migliore amico << Se non dovessimo vincere…>>.
<< Vinceremo, Ram. La Coppa è nostra, persino le serpi lo sanno >>.
<< E se non…>>.
<< Sarai comunque ricordato come il miglior Capitano che Grifondoro abbia mai avuto >>.
James annuì, triste << Cosa faremo delle nostre vite, senza Quidditch? >>.
<< Io ho un’idea >> intervenne Frank, aggiungendosi alla conversazione << Inizieremo a dare la caccia a tutti quei brutti ceffi dei Mangiamorte non appena saremo Auror >>.
<< Ben detto, Frankie! >> esclamò Lupin, svegliandosi in quel momento.
Verso le otto del mattino, la squadra di Grifondoro al completo fece il suo teatrale ingresso nella Sala Grande salutata da un coro di applausi. James non potè fare a meno di sorridere quando vide che anche i tavoli di Tassorosso e Corvonero li applaudivano, tanto che andò ad abbracciare affettuosamente Rose e strinse persino la mano a Fawcett per il loro sostegno. Naturalmente dalla tavolata di Serpeverde si alzarono fischi e insulti, che vennero tuttavia coperti immediatamente dalle urla ancora più inferocite dei Grifondoro.
James fu accolto come una sorta di eroe che sta per scendere in battaglia, tanto che metà tavolata volle stringergli la mano e fargli gli auguri prima ancora che potesse prendere posto. Il Capitano si accomodò poi accanto alle ragazze, tutte decorate in rosso e oro per l’occasione e dotate di vivaci striscioni da mostrare durante la partita.
Lily studiò le occhiaie di James con aria preoccupata << Come ti senti? >>.
<< Fresco come una rosa >> mentì ridendo lui.
<< Mangia qualcosa >>.
James scosse la testa ed esortò tutti i suoi a ingurgitare almeno un boccone, ma lui non toccò cibo. Lily se ne accorse e fece per rimproverarlo, ma James volle subito correre verso il campo da Quidditch per verificare le condizioni del campo, così la fanciulla mollò all’istante ciò che stava mangiando e lo seguì. Nel mentre uscivano dalla Sala Grande, tutti applaudirono di nuovo.
<< Buona fortuna! >> urlarono a gran voce Remus, Peter, Alice e Mary.
James e Sirius si misero quasi a correre, talmente era la fretta di arrivare prima dei Serpeverde, e la squadra, con Lily al seguito, fece molta fatica a mantenere la loro andatura accelerata.
<< Ok, niente vento…>> borbottavano intanto i due ragazzi, attentissimi a studiare il territorio << C’è un po’ troppo sole, dovremo stare attenti a non farci abbagliare…il terreno è abbastanza duro, avremo un decollo rapido…>>.
Percorsero l’intero campo da Quidditch palmo per palmo, valutandone all’istante tutti i pregi e i difetti, poi, non appena videro che stavano arrivando anche i Serpeverde con tutto il resto della scuola, stabilirono di ritirarsi nello spogliatoio. Nessuno parlò nel mentre indossavano la divisa da Quidditch; la tensione era così palpabile che la si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
<< Allora, ragazzi >> cominciò James dopo qualche minuto, alzandosi in piedi insieme a Sirius e premendosi una mano sul cuore << Non so bene che cosa si debba dire, quando si giunge alla fine di un campionato così intenso. Sarò sincero: durante questi anni trascorsi ad Hogwarts il Quidditch è sempre stato la mia priorità. Ho dato ogni briciola del mio tempo, ogni singola fibra del mio essere per costruire una squadra che, anche al mio ultimo anno, potesse farmi vincere la Coppa. E ora ce l’ho davanti a me >>.
<< Amico, così mi fai piangere >> sussurrò Frank.
<< Se vi dicessi che non importa del risultato di oggi, vi mentirei. Certo che mi importa, voglio quella fottuta Coppa più della mia stessa vita. Ma c’è un’altra cosa di cui sono ancora più fiero: voi >> James li scrutò uno ad uno << Mi avete accompagnato durante il mio ultimo anno in questa squadra e io non smetterò mai di ringraziarvi. Perché ricordate sempre che è grazie a voi, al vostro talento, se siamo arrivati fino a qui. Quindi grazie, a tutti. Grazie per aver reso il mio ultimo anno ancora più magico, lo ricorderò per sempre. E ora, quando scenderemo in quel campo, lotteremo fino alla fine, perché questo è il nostro anno! >>.
<< La Coppa ai Leoni! >> ululò la squadra, scoppiando in un applauso fragoroso.
<< E per il nostro Capitano, hip hip urrà! >> urlò Emmeline, stringendo forte James.
<< Ram, è ora >> disse Sirius, interrompendo i festeggiamenti << Orbene, signori, è stato un piacere giocare con voi. Se tutto va bene, stasera sarò così ubriaco da non ricordare nemmeno il mio nome, dunque vi ringrazio ora a mia volta per aver portato onore a Grifondoro. Adesso andiamo a far vedere a quelle brutte serpi chi è che comanda qui! >>.
Lily, rimasta in disparte a sorridere orgogliosa di fronte al toccante discorso di commiato di James, scoppiò a ridere e battè le mani in onore di Sirius. Abbracciò in fretta Emmeline, augurandole buona fortuna, poi restò a guardare la squadra che usciva trionfalmente in campo. James la notò e fece per venire verso di lei.
<< Ram, dobbiamo andare >> lo chiamò Felpato.
<< Ancora un secondo >>.
James e Lily si avvicinarono lentamente, occhi negli occhi, consapevoli che quello era il loro ultimo momento prima della partita. La fanciulla sollevò un braccio e gli sfiorò delicatamente una guancia.
<< Andrà tutto bene, James >>.
Lui chiuse gli occhi e le strinse la mano. Aveva sentito dire che spesso si riconosceva il vero amore dal semplice tocco di una mano. Se quella diceria era vera, non poteva essere più sicuro dei suoi sentimenti per Lily.
<< Devo andare >> le sussurrò piano.
La fanciulla lo trattenne ancora per qualche istante << Tempo fa mi hai confidato di avermi sognata mentre ti baciavo dopo la partita contro Serpeverde. Quindi, in qualunque modo vada…sai già che cosa ti aspetta >>.
La bocca di James si spalancò per la sorpresa e i suoi occhi bruciarono subito di desiderio. Lily gli ammiccò con lo sguardo, poi fece un passo indietro e gli diede le spalle, decisa a raggiungere le amiche sulle tribune.
Ma qualcosa la bloccò. Si fermò e si voltò di nuovo a guardare James in faccia. Improvvisamente avvertì qualcosa indebolirsi, cedere e crollare dentro di lei. Il suo autocontrollo.
Perché diamine doveva aspettare la fine della partita?
Senza pensarci ulteriormente, Lily corse di nuovo verso di lui << Vieni qui, Potter! >>.
Si alzò sulle punte, lo afferrò per la divisa per tirarlo più vicino a sè e trattenne il fiato finché non avvertì il primo contatto con le sue labbra. James spalancò gli occhi e rimase immobile per un attimo, senza sapere bene che cosa fare, talmente quel gesto era stato inaspettato; ma poi per fortuna si riprese in fretta dallo stupore e le circondò la vita con le braccia. Si baciarono fino a perdere il respiro, proprio lì, nello spogliatoio, davanti a tutta la squadra.
<< Ehm ehm >> Sirius si schiarì nervosamente la voce << Spiacente per l’interruzione, ma dobbiamo giocare a Quidditch e mi serve che Ramoso abbia la testa >>.
Lily e James si staccarono l’uno dall’altra con un evidente senso di rimorso e la fanciulla commentò << Che questo ti serva da portafortuna >>.
Detto ciò, si allontanò in fretta, correndo con il viso paonazzo in direzione degli spalti.
James invece si voltò verso il suo migliore amico, si scompigliò i capelli e, con un sorriso radioso a trentadue denti, annunciò << Andiamo >>.
Felpato gli diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla e i due uscirono i campo, accolti da un’ondata di fragoroso entusiasmo. Più di tre quarti della folla era una marea scarlatta, che agitava eccitata bandierine con il leone di Grifondoro disegnato sopra. Invece, dietro le porte di Serpeverde, era schierata la parte in verde, nel mentre il serpente argentato di Serpeverde scintillava minaccioso sulle loro bandiere.
<< Ed ecco i Grifondoro! >> strillò esaltato Edgar Bones, che faceva la telecronaca, puntandosi la bacchetta alla gola per amplificare la voce << Hamilton, Vance, Black, Coote, Stone, Paciock e…Potter! >>.
La marea rosso e oro scoppiò in un boato tremendo, tanto che le transenne delle tribune vibrarono per il gran rumore.
<< Ampiamente accreditata come la squadra migliore di Hogwarts, nonché meritevole della Coppa…>>.
Subito si alzò un fitto coro di “buuu” da parte di Serpeverde.
<< E di là ecco i Serpeverde! Zabini, Parkinson, Lestrange, Mulciber, Bulstrode, Rodrick e Black! >>.
<< I Capitani si diano la mano! >> trillò Madama Bumb, sovrastando le urla dei tifosi di Serpeverde.
James avanzò nel campo digrignando i denti e dalla parte opposta Rodolphus Lestrange fece lo stesso. I due si incontrarono esattamente a metà strada e si strinsero forte la mano, come se ognuno dei due stesse cercando di spezzare le dita dell’altro.
<< Sulle scope! >> fischiò Madama Bumb.
Nel mentre montava in sella, James lanciò una rapida occhiata in direzione degli striscioni di Grifondoro di Mary, dove sapeva che era seduta anche Lily. Individuò subito il suo sorriso e il ricordo del loro bacio gli fece montare talmente tanta adrenalina che decollò appena qualche secondo prima che ci fosse il fischio d’inizio. Avvertì subito la classica sensazione di leggerezza nel mentre si librava in alto e pensò che niente, forse nemmeno gli scherzi a Gazza, gli sarebbe mancato così tanto come il Quidditch.
Tutta la sua tensione si sciolse nell’emozione del volo e, dopo aver segnalato con un breve cenno ai suoi Cacciatori di segnare quanto più potevano, iniziò a girovagare attorno al campo alla ricerca del Boccino; vide Regulus che lo tallonava e accelerò, come per scacciare via un moscerino fastidioso. Sapeva che doveva attendere almeno un vantaggio di centocinquanta punti prima di prendere la fatidica pallida dorata, dunque il suo vero obiettivo era tenere lontano le manine del piccolo Black. Nel mentre lo ingannava con una serie di finte impicchiate, le sue orecchie erano tutte prese ad ascoltare la telecronaca.
<< Grifondoro in possesso di palla, la Cacciatrice Vance si dirige verso la porta di Serpeverde, vola come il vento, vai Emmeline! Ah, cavoli…la Pluffa viene intercettata da Will Parkinson, che attraversa veloce il campo…oh, ecco un bel bolide del giovane Coote a fermarlo, bravo ragazzo! Parkinson perde la Pluffa, la prende Black, attenzione, Sirius Black di Grifondoro, non l’altro…giù, Sirius, Mulciber ti sta lanciando un Bolide! E Black segna! Dieci a zero per Grifondoro! >>.
Felpato sollevò il pugno nel mentre filava sotto il mare scarlatto che urlava di gioia, e James lo raggiunse per dargli un cinque.
<< Così, amico! >> gli urlò nel vento.
<< Serpeverde ha la Pluffa, Lestrange si avvicina pericolosamente alla porta…oh, attenzione, la Vance gliel’ha rubata! Vai, Emmeline, hai campo libero…ehi, ma che cavolo fa?! >>.
James si voltò appena in tempo per vedere Emmeline finire quasi disarcionata dalla scopa nel mentre Mulciber la urtava. Parecchi Grifondoro sugli spalti balzarono in piedi e iniziarono a urlare come forsennati.
<< Scusate, non l’ho vista! >> si giustificò ridacchiando il Battitore.
Qualche istante dopo, Sirius si fece passare la mazza da Stone e lo colpì in testa. Il naso di Mulciber finì dritto sul manico della scopa e cominciò a sangunare copiosamente, nel mentre i Grifondoro applaudivano soddisfatti.
<< Basta così! >> fischiò Madama Bumb, saltando sulla sua scopa e mettendosi in mezzo ai due << Rigore a Grifondoro per fallo immotivato ad un suo Cacciatore…e rigore a Serpeverde, per deliberata aggressione ad un suo Battitore! >>.
<< Ma insomma! >> protestò Sirius, tuttavia James gli fece cenno di lasciar perdere.
Emmeline scattò in avanti per battere il rigore e segnò. James voltò bruscamente la scopa e vide Lestrange che volava in avanti per battere quello a favore di Serpeverde. Frank era accovacciato davanti alla porta di Grifondoro, con le mascelle serrate e l’espressione concentrata, tanto che la sua fronte era imperlata di sudore.
<< Naturalmente Frank Paciock è un ottimo Portiere! >> urlò Edgar Bones per incoraggiarlo << Siamo tutti certi che…oddio, non ci credo! L’ha parata! Frank Paciock l’ha parata! Venti a zero per Grifondoro e via! >>.
Tirando un sospiro di sollievo, James sfrecciò in alto, cercando il Boccino con lo sguardo, nel mentre stava attento a non perdere una sola parola dei commenti di Edgar. Lanciò un’occhiata a Regulus, che volava dalla parte opposta del campo, ma anche lui non sembrava avere fortuna. Emmeline, Jack e Sirius dovevano sbrigarsi a raggiungere i quindici gol…
<< Hamilton è in possesso di palla, no, è Serpeverde in possesso…ma quello là chi è, Parkinson? No, colpo di scena, Grifondoro torna con la Pluffa grazie ad Emmeline Vance, sta risalendo il campo…L’HA FATTO APPOSTA! >>.
Avvertendo del trambusto, James calò di quota per capire che cosa fosse successo e fortunatamente vide Regulus fare lo stesso. Lestrange aveva deliberatamente scartato davanti a Emmeline e invece di rubarle la Pluffa l’aveva trattenuta per un braccio. La fanciulla si rovesciò in aria e mantenne miracolosamente la presa sul manico, ma perse la palla. Subito il fischietto di Madama Bumb sibilò minaccioso nel mentre lei sfrecciava verso Rodolphus e gli urlava contro. Qualche istante dopo, Jack Hamilton segnò un’altra rete.
<< Trenta a zero! >> urlò Bones, più esaltato che mai << Vi sta bene, razza di imbroglioni…>>.
In quel momento James perse ogni interesse per la cronaca. Avvertì un’improvvisa ondata di eccitazione e le budella gli si attorcigliarono, dato che aveva appena visto il Boccino, più scintillante che mai, mentre svolazzava accanto alla porta di Grifondoro. Tuttavia mantenne la calma: sapeva che era ancora troppo presto per prenderlo, doveva solo tenere lontano Regulus…
Fingendo un’improvvisa concentrazione, James voltò la scopa di scatto e filò dalla parte opposta, verso il campo di Serpeverde. Il suo trucco funzionò all’istante: Regulus sbiancò e si affrettò a inseguirlo, convinto che avesse visto il Boccino. Persino tutti gli altri giocatori di Serpeverde si distrassero, consentendo a Grifondoro di segnare altre due reti. Edgar Bones non stava più nella pelle, nel mentre anche tutta la folla, sia verde che rossa, seguiva James e Regulus con lo sguardo…
Ad un tratto, un improvviso Bolide sfrecciò a pochi centimetri dal Capitano di Grifondoro, tirato dal gigantesco Battitore Bulstrode. Un istante dopo, un altro Bolide gli sfiorò il gomito dalla parte opposta, dato che anche Mulciber si stava avvicinando per fermare la sua avanzata.
“Poveri illusi ” pensò James, sorridendo fra sé “Credono di poter essere più furbi di me…”. Ebbe una visione fugace di entrambi i Battitori che gli si avvicinavano da dietro, così, all’ultimo secondo, puntò la scopa verso l’alto e sfrecciò via, lasciando i due idioti a scontrarsi l’uno contro l’altro per poi finire a travolgere anche Regulus con un fragore assordante.
<< AH! >> strillò Edgar, mentre i tre si allontavano massaggiandosi la testa << Potter vi ha fatto un bello scherzetto, eh? Che birbante…nel frattempo Grifondoro ha segnato due volte, siamo cinquanta a zero per i leoni…dunque Black prende la Pluffa, Lestrange lo insegue…ma tiragli un pugno, Sirius! Scherzavo, professoressa McGranitt, scherzavo…uffa, Lestrange prende la Pluffa, vola verso la porta di Grifondoro e…vai, Frank! >>.
Ma la seconda volta Serpeverde segnò; ci fu uno scoppio di grida e applausi da parte della marea verde e argento ed Edgar si lanciò in una serie di imprecazioni così colorite che la McGranitt tentò di strappargli la bacchetta di mano.
<< Scusi, professoressa! Starò buono ora, lo giuro, anche se quelle merdacce…ehm, volevo dire, Serperverde segna, siamo cinquanta a dieci, ma Grifondoro non si lascia abbattere e torna rapidamente in possesso di palla, con Emmeline Vance in testa…>>.
Quella partita si stava rapidamente trasformando nella guerra fra Case più accesa che si fosse mai vista nella storia di Hogwarts. Furiosi che i Grifondoro avessero già così tanto vantaggio, i Serpeverde iniziarono a ricorrere ad ogni mezzo di sabotaggio pur di prendere la Pluffa, dato che il loro Cercatore non si dava una mossa a prendere il Boccino. Mulciber colpì Hamilton con la mazza e si giustificò dicendo che gli era scivolata di mano; in cambio Richard Stone gli diede una gomitata in faccia, facendolo quasi cadere dalla scopa. Madama Bumb assegnò rigori ad entrambe le squadre e fortunatamente Frank fece un altro salvataggio miracoloso, portando il punteggio a sessanta a dieci per Grifondoro.
James svolazzò accanto all’amico in porta e gli urlò qualche incoraggiamento, poi fece cenno a Sirius di sbrigarsi e tornò a sorvolare il campo. Il Boccino era sparito e il piccolo Black continuava a stargli alle calcagna, tuttavia il ragazzo era certo che non si sarebbe lasciato ingannare un’altra volta. Ma, non appena Grifondoro avesse raggiunto i centosessanta punti…
Emmeline e Sirius segnarono una rete a testa, arrivando a ottanta a dieci. Stone e Coote sfrecciarono loro accanto con le mazze levate, in caso qualche Serpeverde stesse meditando vendetta, e questo permise a Hamilton di avere campo libero. Novanta a dieci.
Mulciber e Bulstrode, inferociti, approfittarono dell’assenza dei Battitori di Grifondoro per sfogarsi con Frank, sparandogli contro due Bolidi; lo colpirono violentemente allo stomaco e il portiere rotolò in aria, stretto alla sua scopa come se fosse un’ancora di salvezza. James urlò immediatamente a Stone di andare in difesa, ma Madama Bumb, fuori di sé, lo precedette e assegnò ben due rigori a Grifondoro. Sia Hamilton che Sirius segnarono, portando Grifondoro a centodieci.
Qualche istante dopo, Coote sparò un Bolide contro William Parkinson, facendogli perdere la Pluffa; Emmeline colse al volo l’occasione e la spedì dritta della porta di Serpeverde con un calcio, lasciando attonito il Portiere Rodrick. Centoventi a dieci. La folla di Grifondoro non stava più nella pelle dall’entusiasmo e Edgar Bones non aveva quasi più voce, a furia di urlare il risultato. Serperverde segnò un altro paio di reti, ma i tre Cacciatori di Grifondoro non si diedero per vinti e continuarono a segnare.
Dopo tre quarti d’ora di gioco sporco e violento, la partita era centonovanta a quaranta per Grifondoro. James iniziò ad avvertire centinaia di occhi seguirlo da una parte all’altra del campo, nel mentre filava alla ricerca del Boccino. Ora la squadra aveva centocinquanta punti di vantaggio, quanto bastava per vincere la Coppa…Regulus continuava a stargli attaccato come un parassita…
E poi lo vide. Il Boccino scintillava dieci metri più in alto, come se lo stesse aspettando. James si diede una spinta con le gambe e accelerò rapidamente, perdendo ogni interesse al gioco…il vento gli fischiava forte nelle orecchie, tuttavia ormai era così vicino…
Allungò una mano, già pronto a sentire il boato della folla, quando improvvisamente avvertì la sua scopa rallentare. Confuso, si guardò alle spalle per capire che cosa stesse succedendo e vide con orrore crescente che Regulus, ormai disperato, in un ultimo gesto si era lanciato in avanti e lo stava trattenendo per la coda della scopa.
<< Levati, impiastro! >> gridò James, così furioso che cercò di allungarsi per picchiarlo, senza riuscirci.
Regulus ansimava nello sforzo di trattenere la scopa << Niente di personale, Potter…>>.
<< Mollami subito! >>.
<< Rodolphus mi punirà, se non sarò io a prendere il Boccino…>>.
<< VATTENE! >>.
Senza fare altre obiezioni, il piccolo Black lo lasciò andare con gli occhi che scintillavano in modo divertito e, non appena si voltò, James capì il perché. Naturalmente, il Boccino era scomparso.
Non appena anche tutto il pubblico si rese conto della cosa, l’intero stadio balzò in piedi: i Serpeverde gioivano e urlavano il nome di Regulus come se fosse il loro salvatore, mentre i Grifondoro pestavano i piedi dalla rabbia e reclamavano a gran voce un rigore. Edgar Bones stava ululando improperi a tutto spiano, affiancato dalla McGranitt, e non si accorse nemmeno che Sirius aveva battuto il rigore segnando l’ennesima rete.
<< Serpeverde in possesso…Lestrange tira e segna, bravo…siamo duecento a cinquanta per Grifondoro…>>.
James si distrasse quanto bastava per notare che Emmeline, la quale aveva ripreso di nuovo la Pluffa, era in serio pericolo: più di metà della squadra avversaria stava risalendo il campo con tutte le intenzioni di bloccarla…senza pensarci due volte, si chinò sul manico di scopa e si spinse un avanti, filando come un razzo verso le serpi, che si dispersero subito, lasciando alla ragazza campo libero…
Proprio quando Emmeline era ormai sul punto di tirare, James vide qualcosa che gli paralizzò il cuore. Regulus, che aveva perso di vista giusto per un secondo, stava cadendo in picchiata, sul volto un’espressione trionfante. Laggiù, a pochi centimetri dal suolo, c’era un vago scintillio dorato…
James, con il cuore in gola, spronò all’istante la sua scopa mentre tutto il pubblico cadeva in un silenzio di tomba, trattenendo il fiato. Persino i Cacciatori si bloccarono a mezz’aria, lasciando perdere la Pluffa. Ora tutta l’attenzione era concentrata sulla lotta all’ultimo sangue dei due Cercatori. James raggiunse Regulus, si appiattì lungo il suo manico di scopa, scansò per miracolo un Bolide di Mulciber…ormai era alla pari del Serpeverde…
Senza pensarci due volte, il Capitano di Grifondoro si sollevò in piedi, staccando entrambe le mani dalla scopa, spinse via con un gesto secco il braccio di Regulus e…
<< L’HO PRESO! >>.
Con una mossa spettacolare, interruppe in fretta la sua folle corsa e si riallineò in orizzontale, sollevando trionfante il pugno in aria, dove stringeva fra le dita la minuscola pallina dorata. E l’intero stadio esplose.
<< GRIFONDORO VINCE LA COPPA! >> urlò a gran voce Edgar Bones, abbracciando di slancio la professoressa McGranitt, che aveva gli occhi pieni di lacrime << Incredibile presa del Capitano Potter, semplicemente eccezionale…>>.
L’intera squadra di Grifondoro si ricongiunse in aria, avviluppata in un abbraccio collettivo, tuttavia mancava ancora qualcuno…
<< Ram, dove vai? >> gridò Sirius, perplesso, ma James lo superò di corsa finché non raggiunse il punto degli spalti dove era seduta Lily.
La fanciulla gli andò subito incontro con un’espressione spendente di felicità e James, senza riflettere, senza averlo premeditato e men che meno essersi preoccupato del fatto che l’intera Hogwarts li stesse guardando, la prese per la vita e la baciò. Lily si dimenticò subito della gente che li osservava con aria sbalordita; si dimenticò di tutto tranne del calore delle labbra di James sulle sue. Avvertì la pelle accendersi e infiammarsi, mentre tutto il suo corpo diventava una fornace di desiderio.
Il cuore prese a batterle furiosamente nel petto e certamente non avrebbe mai smesso di baciarlo se una voce lontana, confusa, non avesse esclamato << Beh, certamente questa è stata una giornata avvincente per Potter…ha vinto la Coppa, ha avuto la ragazza dei suoi sogni…però, Lily cara, alla squadra serve il Capitano, avrete tutto il tempo dopo…>>.
Ridendo, Lily e James si staccarono e si lanciarono uno sguardo pieno di amore, poi il ragazzo sfrecciò di nuovo in aria, verso la sua squadra che lo aspettava per festeggiare. Ondate di tifosi scarlatti si riversarono in campo scavalcando le barriere e ben presto l’intera squadra fu issata sulle spalle dei Grifondoro. Tutti saltavano e urlavano senza più un minimo di dignità, compresa la professoressa McGranitt, che singhiozzava segna ritegno sulla spalla di Edgar Bones, nel mentre lui faceva delle linguacce ai Serpeverde.
Poi James fu spintonato in avanti, verso il podio, dove il professor Silente lo attendeva in piedi con l’enorme Coppa del Quidditch fra le mani, sorridendo dietro le lenti a mezzaluna. Nel mentre un singhiozzante Sirius gli passava la Coppa e James la sollevava in aria, il ragazzo sentì che quello sarebbe stato il giorno più bello di tutta la sua vita.
A poca distanza da lì, Alice Prewett si distaccò un attimo dal fidanzato e raggiunse con un paio di saltelli l’amica Emmeline Vance, circondata da ammiratori. Non ci fu biosgno di parole: Emmeline sospirò sonoramente, dopodiché estrasse un sacchetto pieno di monete dalla tasca della divisa e lo passò ad Alice, che emise un gridolino di gioia.
<< Te l’avevo detto, Vance >> commentò, orgogliosa del proprio trionfo.
<< Non è detta l’ultima parola, Prewett. Non sai se si sposeranno >>.
<< Ah, davvero? Guardali >>.
Sbuffando, Emmeline si voltò a fissare i due soggetti della precedente scommessa. Lily stava correndo a rotta di collo verso James e, quando lo raggiunse, lui la sollevò in aria come se fosse una bambina, poi la riposizionò a terra e se la strinse forte al petto. Lei gli cercò la bocca e per un attimo parve che intendessero divorarsi a vicenda solo con la forza del desiderio.
Nonostante avesse perso la scommessa, Emmeline non potè fare a meno di aprirsi in un gran sorriso. Alla fine, era destino che andasse così. Quei due non avevano fatto altro che perdersi per poi ritrovarsi, odiarsi per poi amarsi…erano davvero strani e complicati, ma così felici da farle pensare che, per una volta, il vero amore avesse trionfato per davvero.



Quella sera Lily e James stabilirono di non fermarsi troppo ai festeggiamenti per la vittoria di Grifondoro. Naturalmente non poterono sparire prima di aver fatto innumerevoli brindisi e non prima di aver visto Emmeline Vance fare il bagno nuda nel Lago Nero a causa di una scommessa perduta contro Alice. Tuttavia, verso la mezzanotte, James trovò Lily che ballava insieme alle amiche e le fece cenno di seguirlo fuori dalla Sala Comune. Lily, che non desiderava altro da tutta la sera, accettò immediatamente. Ignorò le occhiate piene di sottintesi di Alice e Mary e seguì James attraverso il buco del ritratto.
<< Dove mi stai portando? >> gli domandò ridendo.
James le passò il Mantello dell’Invisibilità sulle spalle e le fece segno di tacere, mostrandole sulla Mappa del Malandrino che Gazza era a poca distanza da loro. La fanciulla annuì, dando segno di aver capito, e si mise una mano sulla bocca. Nel silenzio più totale, i due ragazzi salirono le scale che conducevano dritte alla Torre di Astronomia, facendo molta attenzione a non farsi scoprire. La McGranitt aveva dato loro il permesso di fare baldoria fino alle due, dunque avevano ancora due ore di tempo per restare a bighellonare in giro senza la possibilità di essere puniti.
Erano quasi arrivati a destinazione quando davanti a loro qualcosa si mosse così all’improvviso che i due, dimenticando di essere invisibili, si ritrassero nell’ombra, nel mentre un lume si accendeva nel corridoio. Si trattava della supplente Umbridge, che camminava spedita nel suo completo da notte rosa adorno di fiocchi azzurrini, diretta all’ufficio della McGranitt.
<< Ora vedranno >> borbottava fra sé e sé << Tutto questo baccano per una stupida partita! Ah, Minerva mi sentirà…>>.
James e Lily la lasciarono avanzare, continuando a restare fermi contro il muro, poi, non appena furono al sicuro, scoppiarono entrambi in una risata fragorosa, che fece svegliare molti dei ritratti appesi alle pareti.
<< Mi sa che la cara Ursula avrà una brutta sorpresa >> ridacchiò James << La McGranitt odia chi le disturba il sonno >>.
Senza smettere di ridere, salirono la ripida scala a chiocciola che conduceva in cima alla torre. Soltanto quando furono all’aria aperta si tolsero il mantello e Lily si avvicinò con aria incantata alla balaustra.
<< Oh, James >> mormorò, mentre gli occhi le si riempivano di meraviglia << Quassù c’è una vista incredibile >>.
<< Beh, ho pensato che fosse una piacevole simmetria portarti a vedere le stelle, come la prima volta che hai accettato di fare una passeggiatina notturna con me >>.
La fanciulla si voltò verso di lui con un sorriso luminoso e gli attorcigliò le braccia attorno al collo << Già, me lo ricordo molto bene…>>.
All’improvviso il vento li assalì come un lupo famelico, afferrando i capelli rossi di Lily e aggrovigliandoglieli attorno alla testa. James la tenne stretta per non farle prendere freddo, ma Lily rise e piroettò felice. Il ragazzo la fissò per qualche istante, totalmente incantato dalla sua bellezza, poi la prese per mano e la convinse a rifugiarsi all’interno della classe.
Insieme entrarono barcollando sotto le raffiche e James chiuse la porta. Si lasciarono cadere ansimando lungo la parete, poi lui la sollevò in piedi con un gesto fin troppo cerimonioso e un sorrisetto malizioso sul volto. Prima che Lily potesse chiedergli che cosa avesse in mente, lui estrasse dalla tasca due bicchieri puliti e una bottiglia di ottimo vino elfico, probabilmente rubati dalla festa.
<< Allora, mia cara signorina Evans >> esordì, passandole la bevanda << A cosa brindiamo? >>.
<< Io direi a noi >> propose Lily, sorridendo << A noi e al nostro reciproco odio >>.
James strabuzzò gli occhi << Odio? Perché mi odi, Lily? >>.
<< Sbagliato, Potter. Io ti amo >>.
Il ragazzo per poco non avvertì le ginocchia piegarsi dall’emozione, il che era una novità per lui, abituato com’era ad essere sempre padrone di sé e della situazione. Lily lo fissò dritto negli occhi nel mentre la guardava con quell’aria disperata, bramosa; avvertì il respiro accelerare e lo stomaco le si attorcigliò dal nervosismo, dato che, per la prima volta, si rese conto che lei e James erano soli. Più di quando facevano le ronde, più di quando lui l’aveva intrappolata in bagno, persino più di quando dormivano nello stesso letto. Erano soli, senza gente pronta a dividerli, senza barriere, senza ostacoli. Si erano confessati l’amore che provavano l’uno per l’altra e finalmente potevano stare insieme ufficialmente.
<< Vieni qui >> le mormorò James.
Lily non desiderava altro che stringersi a lui, ma le sue gambe erano bloccate dalla paura. Aveva sentito spesso parlare della cosiddetta “prima volta”, Alice stessa le aveva confidato che era stata un’esperienza traumatica…eppure, non avrebbe voluto farlo con nessun altro, se non con James Potter.
Il ragazzo le andò più vicino e le prese con delicatezza il viso fra le mani << Sei…spaventata? >>.
Lily abbassò gli occhi, sopraffatta dall’intensità del suo sguardo << Un pochino…>>.
<< No, per favore, non avere paura di me >>.
James la baciò con una tale passione, con un tale amore che Lily avvertì il desiderio divampare dentro di sé, proprio come le era accaduto quella mattina, e vacillò all’indietro, perdendo quasi l’equilibrio.
<< Lily, io…non posso più controllarmi, desidero così tanto fare l’amore con te…>> James si interruppe e la obbligò a guardarlo << Ma non farei mai qualcosa che non vuoi. Quindi, se preferisci aspettare, io…>>.
Lily non voleva sentire altro. Gli passò un dito sulla bocca per zittirlo, poi intrecciò le dita nei suoi morbidi capelli neri e lo baciò fino a ritrovarsi totalmente inebriata da lui. Senza rendersene conto, si avvinghiarono strettamente l’uno all’altra e James le accarezzò la schiena nuda sotto la maglietta, tracciandole il profilo della spina dorsale costola dopo costola e facendole venire i brividi. Poi passò a baciarle il viso, le guance, il naso, il contorno degli occhi, sussurrando il suo nome come una benedizione fra una carezza e l’altra. Quando le depositò un bacio sul collo, Lily ebbe un involontario spasmo e improvvisamente dimenticò ogni timore. Dimenticò tutto, tranne James. Lì, in quel momento, vicina a lui…si rese conto che non era mai stata così vicina al paradiso.
Con un sospiro appassionato, si staccò un attimo da lui e lo obbligò a spogliarsi, togliendogli gli occhiali e sollevandogli le braccia. James acconsentì, ridendo, e la lasciò totalmente sgomenta. Prima di allora la fanciulla aveva già visto il suo fisico slanciato, tuttavia non aveva mai avuto la possibilità di ammirarlo appieno in ogni suo dettaglio; James era snello, ma allo stesso tempo muscoloso, talmente bello che non credeva di aver mai visto così tanta perfezione in vita sua. Si avvicinò a lui e gli sfiorò i pettorali, scendendo poi giù fino agli addominali ben fatti: era qualcosa di bellissimo potergli toccare la schiena, le spalle e le braccia nude.
Stringendola, assaporandola, nel mentre lei si avvinghiava a lui sempre di più, con le labbra annegate e inondate del suo amore, James si sentì improvvisamente grato di aver vissuto solo per poter avere un momento del genere.
<< Santo cielo, Evans >> ansimò << Baciarti è straordinario >>.
La strinse di più a sé, mentre le sue labbra diventavano sempre più esigenti e le sue mani più insistenti, tanto che Lily, sopraffatta dai sensi, non riusciva quasi a tenere gli occhi aperti, sebbene non volesse perdersi neanche un secondo di lui. James le passò poi una mano sui fianchi e scese giù fino alle gambe, che la fanciulla schiuse involontariamente, gemendo sotto le sue labbra.
<< Fermati >> lo pregò Lily, poiché stava pericolosamente oscillando all’indietro, vicina a cadere.
Per tutta risposta, James la sollevò come se fosse una piuma, intrecciandosi le sue gambe attorno al bacino, e la schiacciò contro la parete, senza smettere di baciarla dappertutto.
<< Fermati >> lo supplicò di nuovo Lily, rovesciando la testa all’indietro. La sensazione era troppo intensa da tollerare…
Solamente quando lei cessò di supplicarlo e iniziò a gemere, James finalmente decise che era ora di fermarsi e si esibì in un compiaciuto sorrisetto. La sollevò di nuovo senza sforzo e la posò con delicatezza sopra la cattedra dove la professoressa Sinistra era solita fare lezione.
<< Sei così piccola e delicata che ho sempre paura di poterti fare del male…>> le mormorò piano ad un orecchio.
Lily sbuffò e lo trascinò sopra di sé. Dentro di lei crebbe un’improvvisa forza che prima di allora non aveva mai sospettato di avere, un qualcosa di inebriante e sacro al tempo stesso, talmente strano e intenso da essere indescrivibile. Si sentì consumare da un fuoco, intimo e passionale, che bruciava ardentemente dentro di lei, e fu un vero e proprio sollievo quando James le strappò via gli ultimi indumenti che le erano rimasti addosso.
<< Sei così bella >> sussurrò lui, ammirando estasiato ogni singolo centimetro del suo corpo << Così bella…>>.
La fanciulla non staccò un solo secondo la bocca dalla sua, nel mentre si aggrappava a lui, con le braccia e le gambe così strette da sentire male, ma in quel momento non le importava: James Potter era suo, finalmente, e non gli avrebbe mai più permesso di sfuggirle. Lui rideva in modo leggero di fronte alla sua foga selvaggia, ma nei suoi occhi non c’era alcun distacco, anzi Lily poteva quasi scorgere lo stesso furore che sicuramente albergava anche nel suo sguardo; erano totalmente, completamente persi l’uno dell’altra.
<< Oh, Lily >> sussurrò James, baciandole avidamente il collo << Non merito ciò che stai per darmi >>.
<< E a chi potrei darlo, se non a te? >> la fanciulla si strinse a lui ancora di più << Voglio che sia tu. Voglio essere amata da te, James Potter >>.
<< Ma, io…>>.
<< Basta parlare >>.
Lily gli prese di nuovo il viso fra le mani e lo baciò, intrecciando la lingua alla sua, e in pochi attimi la situazione fu oltre ogni controllo. La sensazione che James provocò in lei quella notte iniziò crescendo poco a poco, come la brace che si trasforma poi in fiamme violente. All’inizio provò dolore, sentendosi come se la stessero squarciando internamente, ma durò solo per qualche attimo. All’improvviso fu come se ogni singola fibra del suo corpo avesse preso fuoco, insieme alla stanza davanti a lei, il soffitto, la cattedra, i banchi, la luce soffusa e persino il volto di James sopra il suo, con gli occhi spalancati che bruciavano già pregustanto il momento. Restare in equilibrio sull’orlo di quel precipizio di estasi era una sensazione terribilmente dolce, ma anche angosciante…
Poi, ad un tratto, tutto scomparve.
Nonostante il temporaneo distacco con la realtà, Lily avvertì appieno la sua unione con James e non riuscì a resistere. Per tutto quel tempo si era sforzata di soffocare i suoi gemiti di piacere, a ridurli in sussurri, per paura che li potessero scoprire. Ma quell’esperienza straordinaria le strappò un urlo, che le uscì dalla bocca prima che potesse controllarlo. Ben presto alla sua voce si aggiunse anche quella James e fu impossibile distinguere l’una dall’altra; si ritrovarono così uniti, anche in quell’unico suono, che certamente rimbombò in ogni parte della torre e forse raggiunse persino le orecchie dell’intera Hogwarts.
Dopo qualche minuto, Lily ricominciò a sentire il contatto con la realtà e a respirare lentamente, sebbene il cuore le battesse ancora all’impazzata. Aveva la gola secca e le labbra umide; battè le palpebre, intontita dall’orgasmo, nel mentre avvertiva James tremare violentemente e poi rilassarsi contro di lei, senza fiato.
Rimasero sdraiati immobili per qualche istante, in un completo silenzio; Lily si sentiva completamente esausta, con i lunghi capelli appiccicati alle braccia, alla schiena e al seno. Finalmente James trovò il coraggio di alzare la testa e la scrutò. Non gli era mai sembrata così bella, con le guance imporporate, la bocca tutta arrossata e gli occhi ancora scintillanti di desiderio per lui. Ma il dettaglio decisamente più eccitante era il morso che si stagliava sulla pelle candida della spalla. Lentamente, ne percorse i bordi con la punta di un dito, provocandole un nuovo brivido.
Mia.
<< Come ti senti, Lily? Ti ho fatto male? >> le chiese preoccupato, con la voce un po’ arrocchita.
Lei per poco non riuscì a parlare, distratta dalla voglia assurda che aveva di ricominciare tutto daccapo << Sto bene. Mai stata meglio, in effetti. Tu? >>.
<< Magnificamente. Non avevo mai provato niente di simile >>.
Il suo sorriso era così luminoso, i suoi occhi così pieni di felicità e amore che Lily fu sul punto di piangere. Premette le labbra sulle sue e lo baciò dolcemente.
<< Adoro vedere quel morso sul tuo corpo >> le disse James, accarezzandola << Voglio che sia chiaro a tutti che mi appartieni >>.
Sapeva bene che era un rischio pronunciare quelle parole ad una ragazza determinata e orgogliosa come Lily, ma sentiva di poterselo permettere. Adorava il suo carattere battagliero, il coraggio, l’energia, la testardaggine, erano tutte qualità di lei che lo facevano impazzire. Tuttavia aveva bisogno di farle capire che non doveva mostrarsi sempre forte. Con lui poteva anche abbassare la guardia, fidarsi; si sarebbe preso cura di lei, avrebbe soddisfatto le sue necessità e i suoi desideri, per sempre, perché la amava alla follia.
<< Non sono mai appartenuta a nessuno, prima >> ribattè Lily in tono dolce.
<< Beh, perché non avevi mai avuto qualcuno alla tua altezza >>.
<< Dunque tu, James Potter, saresti all’altezza? >>.
<< No, per niente >> James la baciò sul naso << Ma ti giuro che d’ora in poi sarai la mia priorità su tutto. Per me conti più di qualsiasi altra cosa >>.
<< Ma…>>.
<< No >> obiettò lui << Niente “ma”. Più tardi penseremo a tutte le questioni pratiche e morali, ma ciò che conta davvero in questo momento è quello che proviamo >>.
Che ci amiamo.
<< Dimmi un po', Potter...quante ragazze hai amato così come me? >>.
<< Nessuna >> rispose lui senza esitare. E non era mai stato più sincero. Aveva avuto tante ragazze, quello sì, ma nessuna di loro, neanche lontanamente, gli aveva mai provocato una passione così violenta e disperata come quella che Lily aveva destato in lui quella notte.
Lily sospirò, appagata dalla sua risposta così immediata << E quante ne amerai dopo di me? >>.
James si voltò verso di lei e le ravviò i capelli << Nessuna. Nessuna sarà mai al tuo livello, per me. Ti amo così tanto…>>.
<< Mmm…e questo a quante ragazze lo dici? >>.
<< A tutte >>.
<< A tutte?! >>.
<< Sì, a tutte dico che ti amo >>.
James si inclinò verso di lei e la baciò, assaporando il contatto con le sue labbra morbide e calde.
<< Vorrei che il tempo si fermasse >> mormorò Lily, accoccolandosi vicino a lui << Voglio restare qui con te per sempre >>.
Non ci fu bisogno di altre parole. In pochi istanti ripresero da dove si erano interrotti, annegando in un mare di felicità e piacere che non avrebbero mai creduto di poter vivere insieme.
 


******



I prati attorno al castello erano tornati a essere del loro consueto verde brillante, il Platano Picchiatore era più rigoglioso che mai e il sole splendeva alto nel cielo quasi tutti i giorni, facendo scintillare la superficie levigata del Lago Nero: giugno era finalmente arrivato e, di norma, rappresentava il momento in cui si poteva tornare a casa per godersi i tre meritati mesi di vacanze estive. Ma per i poveri studenti del quinto e del settimo anno voleva dire solo una cosa: esami.
Per i ragazzi dell’ultimo anno, che avrebbero dovuto affrontare i fatidici M.A.G.O., gli insegnanti avevano smesso di spiegare da un bel pezzo, dedicandosi esclusivamente al ripasso degli argomenti che probabilmente sarebbero stati chiesti agli esami. Fortunatamente i Malandrini avevano fatto amicizia con le ragazze e non fu difficile organizzare gruppi di studio collettivo, soprattutto per aiutare i più bisognosi, come Peter, Frank o Mary.
Ognuno poi affrontava la faccenda in modo diverso. C’erano quelli, come James e Sirius, che non si preoccupavano minimamente dei M.A.G.O., parlandone come se fossero una sciocchezzuola che potevano affrontare benissimo senza aver aperto un solo libro. Invece le altre amiche Grifondoro erano un po’ più agitate, in particolare Lily. Quell’atmosfera così febbrile le aveva cancellato dalla mente qualsiasi cosa che non fossero le materie di studio, tanto che anche James aveva iniziato a sentirsi trascurato da lei. Da quando era iniziato giugno aveva notato che trascorreva parecchio tempo da sola, borbottando fra sé formule magiche in continuazione e, sebbene ormai stessero ufficialmente insieme, aveva persino avuto paura ad avvicinarsi.
<< Sembra uno zombie >> aveva mormorato preoccupato ad Alice e Mary una sera, nel mentre tutti e tre guardavano Lily che, libri alla mano, scriveva a raffica i riassunti di Trasfigurazione << A volte le parlo e sembra quasi che non mi riconosca >>.
<< Che ci puoi fare, è il suo modo di gestire la tensione >> gli aveva risposto Mary, allargando le braccia << E’ in ritiro pre esami >>.
James aveva sospirato pesantemente, incrociando le braccia sul petto. Almeno, Marlene e Sirius sfogavano l’ansia in attività decisamente più appaganti; Lily, invece, non aveva più voluto saperne non appena erano uscite le date delle prove, anzi una volta lo aveva persino cacciato via, urlandogli dietro che la distraeva troppo e non riusciva a studiare con lui così vicino.
Ma non era l’unica a essere completamente partita di testa. I Corvonero erano diventati più suscettibili che mai: al mattino, anziché prendere il solito succo di zucca, bevevano litri di caffè per restare svegli e concentrati e poter studiare così anche durante la notte. I Tassorosso parevano più tranquilli, ma ce n’erano alcuni, come ad esempio Edgar Bones, che avevano preso l’insopportabile abitudine di chiedere a tutti il metodo di ripasso.
Un giorno aveva bloccato James e Sirius in corridoio, prima di entrare nell’aula di Pozioni << Ciao, ragazzi, come va? State ripassando? >>.
<< Massì >> aveva risposto laconico Sirius col suo solito tono.
<< Quante ore studiate al giorno? >>.
<< Boh, non saprei >> Jamesi si era grattato la nuca << Un paio? >>.
<< Io otto >> aveva ribattuto fieramente Edgar << Di solito è la media, ma faccio anche di più. Per esempio, ieri sono arrivato a dieci, perché ho fatto Trasfigurazione prima di andare a colazione…>>.
Nel mentre lui aveva continuato a blaterare tutto orgoglioso, Sirius si era inclinato verso James e gli aveva sussurrato << Un’altra parola su questi dannati esami e giuro che lo crucio >>.
Fortunatamente in quel momento il professor Lumacorno li aveva sollecitati ad entrare, così i due amici erano riusciti a liberarsi di Edgar.
Dato che l’intera scuola era impazzita, i Malandrini, a eccezione di Remus, erano anche riusciti a mettere su un fiorente commercio di sostanze illegali capaci di accrescere la concentrazione e l’intelligenza. Naturalmente non era vero nulla, tuttavia era divertente vedere come la gente ci credesse davvero; in particolare erano soprattutto quelli del quinto anno a cascarci, i quali davano loro tutti i galeoni che avevano pur di passare i G.U.F.O. con dei voti decenti.
Il loro primo esame, il tema di Trasfigurazione, era in programma per il lunedì mattina. La sera prima, i ragazzi di Grifondoro decisero di trascorrerla tutti insieme in Sala Comune; James, che stava oziando su una poltrona con libro di Trasfigurazione aperto sulle ginocchia, si divertì a studiare i comportamenti degli amici, tutti palesemente in preda al panico, ma in modi diversi. Frank, per esempio, aveva acconsentito ad interrogare Alice, ma la fanciulla era talmente agitata che continuava a strappargli il libro di mano per controllare di aver dato la risposta esatta e alla fine i due cominciarono a litigare. Peter rileggeva febbrilmente gli appunti di due anni di Trasfigurazione Avanzata copiati di Lupin con le mani nei capelli e la fronte imperlata di sudore, mentre Remus se ne stava disteso sulla pancia di Mary e l’aiutava a ripetere le trasfigurazioni più complesse. Sirius, d’altro canto, era scappato da Marlene subito dopo cena per “ripassare”, anche se nessuno, ovviamente, gli aveva creduto. Infine, Lily se ne stava rannicchiata in un angolo della Sala Comune, tutta sola; ripeteva le formule a mezza voce, poi apriva immediatamente il libro per controllare se erano giuste e scoppiava in un piccolo singhiozzo quando si rendeva conto di aver commesso anche solo un piccolo errore.
James la osservò più a lungo rispetto agli altri. Poteva capire la sua tensione: prendere un bel voto ai M.A.G.O. rappresentava il loro biglietto d’uscita da Hogwarts e l’ingresso nel mondo reale, senza contare che, se davvero sognavano una carriera da Auror, avrebbero decisamente dovuto dare il massimo. Tuttavia, quella ragazza stava davvero esagerando.
Con un sospiro di liberazione, James scagliò via il libro di Trasfigurazione e balzò in piedi; tutti erano così presi a studiare che nessuno si accorse della sua manovra, così zampettò vicino a Lily e le chiuse di scatto il libro sotto il naso.
<< James, cosa fai?! >> strillò subito lei, andando nel panico << Non avevo ancora finito, mi manca tutta l’ultima parte…>>.
<< Adesso basta, Evans. Ormai lo sai a memoria, non puoi imparare nient’altro >>.
<< Questo lo dici tu. Ridammelo subito! >>.
<< No >>.
Sbuffando come un toro inferocito, Lily si slanciò verso di lui, ma James fu più lesto di riflessi e sollevò il braccio in alto, mettendo il libro al di fuori della sua portata. La ragazza saltellò per qualche istante, cercando di afferrarlo, ma alla fine rinuciò e crollò a terra, scoppiando in un pianto irrefrenabile.
<< Mi dispiace >> gli bofonchiò fra le lacrime << Io…mi sembra di non ricordare più nulla, e poi tutta questa tensione…>>.
<< Shss, va tutto bene >> James posò il libro lontano da lei, poi le accarezzò la testa come se fosse un animale selvatico << Devi solo rilassarti. Ora ci sono qui io >>.
Lily si aggrappò a lui << Mi dispiace se sono stata un po’…assente, ecco >>.
<< Direi che “assente” è un eufemismo. A volte sembravi un’altra >>.
<< Mi ami ancora? >>.
<< Oh, Lily, ma cosa ti frulla in quella bella testolina? Certo che sì. Però non voglio più vederti in questo stato >>.
Lily si asciugò le lacrime e per la prima volta si rese conto che non si faceva una doccia da almeno tre giorni << Hai ragione, faccio schifo. Ora andrò a lavarmi e poi mi metterò a letto senza più guardare quello stupido libro >>.
<< Brava ragazza >>.
<< Però non mi ricordo la sesta fase della trasfigurazione umana, quindi, se potessi dare solo una sbirciata…>>.
Tuttavia James fu più veloce di lei: afferrò di nuovo il suo libro e lo scaraventò dalla parte opposta della Sala Comune << Troppo tardi, mia cara. Su, va’ di sopra e mettiti a letto, ma aspettami prima di addormentarti >>.
La rabbia di Lily per il fatto che lui avesse appena lanciato il suo libro chissà dove svanì non appena udì quelle parole << Verrai? >>.
<< Certo >> James le diede un bacio sulla fronte << Come sempre >>.
Lily arrossì e gli occhi le si illuminarono dalla felicità, cosa che James non vedeva da quando avevano fatto l’amore per la prima volta. La tirò dolcemente a sé e la baciò sulle labbra, poi la esortò ad andare di sopra, sapendo che quella notte avrebbe dovuto superare sé stesso per farle dimenticare la tensione.
La mattina dopo, a colazione, nessuno aveva molta voglia di parlare; la tensione era così palpabile che la si sarebbe potuta tagliare a fette con un coltello. James andò accanto a Lily e le strinse la mano, nel mentre si radunavano nella Sala d’Ingresso e attendevano il loro turno. La Sala Grande era stata allestita esattamente allo stesso modo di quando avevano fatto i G.U.F.O., solo che questa volta non c’era nessuno dei loro insegnanti presente; gli esaminatori erano tutti funzionari del Ministero estremamente competenti.
Furono fatti sedere in base al loro cognome e Jame finì vicino a Frank, perdendo di vista Lily; la cosa lo scocciò parecchio e tenne il muso finché non avvertì che era arrivato il momento di cominciare, allora voltò il foglio e per poco non si mise a ridere. Allungò il collo, cercando la chioma della sua amata e la vide già tutta impegnata a scrivere, così anche lui chinò il capo e iniziò a darsi da fare.
Il giorno seguente alle due prove di Trasfigurazione (che a James erano sembrate una vera sciocchezza) fu la volta di Pozioni, dove iniziarono i dolori. Non era mai stata una delle sue materie preferite e per sua sfortuna finì nelle vicinanze di Piton, che non mancò certo di fulminarlo con occhiate malvagie e spostò persino il suo foglio in modo che fosse impossibile copiare. Fortunatamente Lily, che fu la prima a finire, nel mentre passava accanto al suo banco per uscire dall’aula lasciò accidentalmente cadere un foglietto dove c’erano scritte tutte le risposte; era stata così abile da stregarlo in modo che sembrasse solamente un innocuo fazzoletto tranne che per gli amici, tanto che passò di mano in mano ai Malandrini e poi anche alle amiche di Lily senza che nessuno si accorgesse di nulla. La prova pratica del pomeriggio andò meglio, dato che la Evans fece in modo di posizionarsi davanti affinché tutti gli amici, appostati dietro di lei, potessero copiare passo passo le sue mosse. Alla fine uno degli esaminatori se ne rese conto e la spostò in fondo alla classe, ma ormai si era verso la fine e tutti avevano già superato le fasi più difficili.
Il terzo giorno fu piuttosto denso, dato che ebbero al mattino le prove scritte di Incantesimi ed Erbologia e, per chi le frequentava, anche Cura delle Creature Magiche e Aritmanzia. James uscì dall’aula col cervello fumante e fu immensamente grato a Sirius e Frank quando gli proposero di trovarsi in Guferia a fumare anziché ripassare per la prova pratica di Incantesimi del pomeriggio. Fu un bene, perché si ritrovò all’esame molto più rilassato e risolse con maestria tutti gli incantesimi che gli vennero richiesti.
Poi scorse la professoressa Vector e gli chiese dove si stesse tenendo l’esame di Aritmanzia, in modo da fare una sorpresa a Lily. La aspettò fuori dall’aula e, quando la vide arrivare, le andò incontro per abbracciarla, ma la fanciulla era di pessimo umore.
<< Com’è andata? >> le domandò James, temendo la risposta.
<< Ho sbagliato a tradurre una frase >> borbottò Lily.
<< Ah, beh >> ribatté lui, sollevato, nel mentre entravano nella Sala Comune << In fin dei conti è solo un errore, scommetto che prenderai comunque…>>.
<< Tu non capisci, è una frase intera! Potrebbe fare la differenza fra promozione e bocciatura! >> Lily si divincolò dalle sue braccia con uno strattone << Ora vado a ripassare per l’esame di Antiche Rune. Ci vediamo stasera per la ronda >>.
Prima che James potesse dire qualcosa, Lily, che sembrava decisa a restare del suo umore tempestoso, salì le scale che portavano al dormitorio femminile e sbattè la porta così violentemente che il ragazzo la udì fin da sotto.
Sirius, che aveva assistito a tutto, si avvicinò a James e gli diede una pacca di conforto sulla spalla << Una ragazza così amabile, così dolce…>>.
<< Lasciamo stare >> borbottò l’altro << Dimmi che anche Marlene è così >>.
<< Peggio. Partitina a scacchi, Ram? Almeno, vedendomi perdere come ogni santa volta, ti tornerà il buon umore >>.
<< Buona idea, Felpato >>.



L’ultimo esame previsto della sessione M.A.G.O. era quello per Difesa contro le Arti Oscure, che si sarebbe consistito in una sola prova pratica, tuttavia ai poveri studenti fu concessa una pausa di due giorni prima di affrontarlo. Fu così che, il sabato mattina, Lily radunò tutti i Malandrini nella Stanza delle Necessità alle otto in punto e chiese loro di insegnarle l’Incanto Patronus.
<< Sei sicura, Lily? >> le domandò James per l’ennesima volta. Era da tutta la notte che stava cercando di dissuaderla << Guarda che è magia molto avanzata. Ci vogliono anni di pratica >>.
<< Tu e i tuoi amici siete gli unici in grado di farlo e avete la mia stessa età >> protestò lei << Perché non dovrei anch’io? Ho sentito dire che potrebbe essere un’ottima presentazione per l’esame da Auror >>.
<< Cioè ci hai trascinati qui solo per il tuo curriculum? >> borbottò Sirius, il quale stava ancora sbadigliando apertamente e non vedeva l’ora di tornare a letto.
<< No…voglio davvero imparare >>.
<< E va bene >> James alla fine si arrese e sospirò sonoramente, dopodiché lasciò spazio a Remus << Professor Lupin, a lei la spiegazione >>.
L’amico lo spintonò in modo scherzoso di fronte alla sua provocazione, poi si avvicinò a Lily, che stringeva nervosamente la bacchetta fra le dita << Allora, Lily…come già saprai, quando l’incantesimo funziona correttamente evoca un Patronus, il quale è una sorta di forza positiva, una proiezione delle cose di cui si alimentano i Dissennatori, come la speranza, la felicità o il desiderio di sopravvivere >>.
<< Ha un aspetto uguale per tutti? >>.
<< In teoria no, ciascuno è unico per il mago che lo evoca. Ma spesso si sente dire che due anime molto affini potrebbero avere un Patronus simile, magari maschio e femmina di uno stesso animale >>.
Lily annuì << Va bene, ho capito. Come faccio a evocarlo? >>.
<< La cosa in sé sembra molto banale: dovresti concentrarti su un solo ricordo molto felice. Il più felice di tutti >>.
La fanciulla ebbe una fugace visione di tutta la sua vita; alla fine era stata una ragazza abbastanza fortunata, aveva vissuto diversi momenti in cui era stata molto felice . Come avrebbe fatto a scegliere?
<< Non sottovalutare l’importanza del ricordo >> le suggerì Remus << Se non è abbastanza potente, il tuo Patronus non avrà la forza necessaria per proteggerti >>.
Alla fine Lily scelse il momento in cui le era arrivata la sua prima lettera da Hogwarts e aveva capito di essere una strega. Cercò di ricordare con tutta sé stessa la sensazione di sorpresa mista a pura gioia che l’aveva colta e chiuse gli occhi.
<< Ti stai concentrando sul ricordo? >> le chiese Lupin. << Sì >>.
<< Allora prova a dire: Expecto Patronum >>.
Lily aprì gli occhi e ripetè la formula un paio di volte, focalizzandosi sulla sua felicità. All’improvviso qualcosa di argentato schizzò fuori dalla sua bacchetta, come una sorta di vapore fugace, ma il tutto svanì nel giro di pochi secondi.
<< Oh >> mormorò, delusa.
James le andò vicino e le accarezzò un braccio << Non preoccuparti, a nessuno riesce la prima volta. Ti andrebbe di vedere una dimostrazione? >>.
<< Certo >>.
Ramoso guardò in direzione del suo migliore amico, il quale sollevò gli occhi al cielo, ma alla fine annuì e si fece avanti, aprendo le braccia. Chiuse gli occhi e sollevò in aria la bacchetta, poi fece un respiro profondo e un sorriso beato gli si dipinse sul volto. Quasi subito un flusso color argento spuntò dalla punta della sua bacchetta e assunse vagamente le dimensioni di un grosso cane, lo stesso nel quale Sirius si trasformava ogni volta che diventava un Animagus. Il cane scodinzolò per un po’ nei pressi di Lily e James, dopodiché svanì.
<< Grazie, Felpato >>.
<< Non c’è di che. Allora, Lily: hai sentito qualcosa? >>.
<< Beh, in realtà non so bene che cosa dovrei sentire di preciso >>.
<< Mmm. Ram, perché non provi tu? Forse ha bisogno di un collegamento più emotivo >>.
James annuì << Buona idea >>.
Nel mentre si avvicinava a lei, la fanciulla gli sussurrò << Ma io so già com’è fatto il tuo Patronus >>.
Lui sorrise leggermente, ricordando le circostanze in cui ciò che avvenuto << Già, ma stavolta cercherò di trasmetterti un po’ delle mie emozioni. Vediamo se così riusciremo a far sgorgare l’animale che è in te >>.
La fanciulla cercò di non sussultare quando lui le cinse la vita con le mani e la trascinò accanto a sé. Era incredibile come James riuscisse a farle ancora quell’effetto. Stavano insieme ufficialmente da circa un paio di mesi, tuttavia il desiderio per lui non accennava mai a svanire, anzi era persino aumentato. Molte volte era difficile controllarsi persino quando erano circondati dagli amici. Lily cercò di scacciare quella voglia dalla testa e seguì il suo consiglio: chiuse gli occhi, cercando di sintonizzarsi sul calore che proveniva dalle sue dita. Lo avvertì pronunciare piano la formula e qualcosa fischiò nell’aria accanto a lei, nel mentre la mano del ragazzo diventava sempre più incandescente. Non riuscendo a resistere, Lily sbirciò di sottecchi e rimase nuovamente incantata a fissare il grosso e maestoso cervo che galoppava elegantemente accanto a lei, come le era capitato la prima volta al lago. Improvvisamente avvertì una sorta di strappo allo stomaco e comprese quale sarebbe stato il ricordo su cui avrebbe dovuto fare leva per evocare un vero Patronus.
Dimenticandosi totalmente della presenza di Sirius, Remus e Peter, Lily si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le labbra di James << E’ stato incredibile, grazie. Ora penso di aver capito >>.
Il ragazzo le tenne il viso fra le mani e poi le sfiorò i capelli e le braccia. I suoi occhi sembravano ancora persi nel misterioso ricordo che riusciva a fargli evocare il cervo e per un istante Lily fu tentata di chiedergli quale fosse, ma si trattenne appena in tempo, ricordando che avrebbe dovuto aspettare che fosse James a volergliene parlare.
<< Ram, per favore >> borbottò Sirius, tossicchiando << Non per fare il guastafeste, ma stiamo cercando di farle evocare un Patronus e se tu resti lì a distrarla…>>.
Lily si allontanò da James e guardò i Malandrini con aria elettrizzata << Ho sentito qualcosa, ne sono certa. Credo di aver capito come fare >>.
Lupin battè le mani << Ottimo, allora devi concentrarti su quella sensazione: cerca di sfuttarla e impara a riconoscerla. Alla fine ti diventerà più facile individuarla e allora evocare un Patronus sarà un gioco da ragazzi >>.
Lily annuì, poi afferrò di nuovo le mani di James, che non si era spostato di un solo centimetro, incurante delle lamentele di Sirius. Chiuse gli occhi e si concentrò sul ricordo che aveva scelto: rammentò il freddo, lo strano impulso di avvicinarsi a James, la meraviglia che aveva provato quando lui le aveva mostrato il suo Patronus e…il momento in cui si erano baciati per la prima volta.
<< Brava, Lily, così. Fai un respiro profondo e lasciati invadere dal calore >> la voce di James era un sussurro caldo e rassicurante, quasi ipnotico, da cui Lily si lasciò avvolgere come se fosse una coperta accogliente << Adesso espira e lascia che la tua energia scorra attraverso la bacchetta >>.
Fece esattamente come le era stato detto. Avvertì un fiotto di calore intenso che la attraversava, nel mentre tutta la sua mente era concentrata su James che la spingeva contro un albero; in quel momento il ragazzo lasciò le sue mani, ma Lily non se ne rese neanche conto. Era come in trance.
<< Guarda, Lily >> la chiamò.
La fanciulla spalancò gli occhi e rimase senza fiato. Sotto il suo sguardo sconvolto, un animale bianco argento, simile nelle fattezze al Patronus di James, splendente e persino abbagliante, veniva verso di lei con la bella testa eretta e gli occhi grandi orlati da lunghe ciglia.
<< Che cos’è? >> mormorò piano, allungando una mano per toccarlo. Non le sembrava di aver mai visto nulla di più bello.
<< Una cerva >> le rispose piano James, sorpreso quanto lei << Il tuo Patronus…è una cerva >>.
Non appena il James che la stava baciando appassionatamente contro un albero svanì dalla sua testa, con lui se ne andò via anche quell’incredibile creatura e gli occhi di Lily tornarono a focalizzarsi sul James che le stava di fronte e la osservava con gli occhi pieni di amore e devozione.
<< Questo vuol dire…che siamo tipo anime gemelle? >>.
Lui scoppiò a ridere << Qualcosa del genere >>.
Poi la sollevò in aria senza preavviso e le diede un bacio appassionato. Lei gli gettò le braccia al collo e lo ricambiò con altrettanta passione, rendendosi conto che era proprio lui l’elemento necessario per farle evocare un Patronus.
<< Bene, mi sa che qui siamo di troppo >> ridacchiò Peter.
<< Già, andiamocene prima che mi venga la nausea >> scherzò Sirius.
Nel mentre i tre abbandonavano con aria divertita la Stanza delle Necessità, Lily e James, ignari di tutto, continuarono a baciarsi come se niente fosse. Solo dopo molti minuti – o forse ore – riuscirono a staccarsi l’uno dall’altra per riprendere fiato.
<< Ci sei riuscita al secondo tentativo >> le disse orgoglioso James, accarezzandole una guancia << Sei molto potente >>.
<< Voglio farlo di nuovo >>.
Lui la abbracciò e rise << No, basta magia, per oggi >>.
<< Che sfaticato che sei. Ho già capito che nella nostra relazione sarò io a dover portare i pantaloni >>.
<< Mia cara Lily, in una relazione perfetta, come la nostra, i pantaloni non li porta nessuno >> James le rivolse uno sguardo pieno di malizia << Quelli restano sul pavimento >>.
Lily arrossì spudoratamente e cercò di cambiare discorso. Parlare del suo futuro con James la mettera ancora piuttosto a disagio, sebbene fosse ormai quasi del tutto certa che fosse l’uomo della sua vita.
<< Anche Sirius è stato bravo, sebbene il suo Patronus sia…un po’ spaventoso, ecco >>.
<< Credo sia il suo lato oscuro. Però, Evans >> James la scrutò con un’espressione di finta minaccia << Ricordati che sono io il tuo ragazzo. Non mi piace tutta questa ammirazione per Felpato >>.
Lily si portò le mani al petto con aria sognante, imitando il tono di Lisa Edgecombe ogni volta che vedeva Sirius nei corridoi << Beh, ma Sirius Black è terribilmente bello, con quello sguardo cupo e ardente al tempo stesso…forse ho scelto il fratello sbagliato? >>.
<< Ah, pensi questo? Conosco un modo per convincerti del contrario >>.
James le afferrò il viso e la baciò con una tale passione da lasciarla senza fiato, tanto che quasi subito le gambe minacciarono di cederle dal desiderio.
<< D’accordo, scherzavo…>> balbettò Lily, senza fiato, non appena lui la lasciò andare << Io…>>.
<< Cosa, Evans? Non ti ho sentito >>.
Prima che lei riuscisse a rimettere in moto il cervello in modo da articolare una frase di senso compiuto, James premette il corpo contro il suo e la baciò dolcemente il collo, poi passò all’orecchio e, infine, di nuovo alla bocca. La fanciulla avvertì la pelle d’oca diffondersi in tutto il corpo e comprese che niente avrebbe mai potuto darle più adrenalina quanto una singola carezza di James Potter.
Ormai era decisamente persa di lui. E la cosa le andava benissimo.
L’esame di Difesa contro le Arti Oscure andò in maniera eccellente a tutti quanti. Gli studenti vennero fatti accoppiare per simulare un finto duello e James ebbe la fortuna di finire proprio assieme a Lily. Cercarono di non ridere troppo nel mentre si lanciavano incantesimi addosso di fronte al loro arcigno esaminatore e, alla fine, furono entrambi certi di essersi guadagnati il massimo dei voti. Stavano appunto per andarsene, quando sulla scena comparve il professor Silente in persona e chiese loro se sapessero come evocare un Patronus. Lily e James non se lo fecero ripetere due volte e in pochi istanti i loro due cervi argentati galopparono insieme in mezzo alla Sala Grande, tanto che tutti gli esaminatori si distrassero per osservarli con aria incantata. Silente fece loro un sorriso enigmatico dietro le lenti a mezzaluna, li ringraziò e poi sparì.
<< Secondo te, perché ha voluto che lo facessimo? >> sussurrò Lily a James, nel mentre uscivano dalla Sala << Voglio dire, come faceva a sapere che…>>.
<< Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni è che Silente ha sempre un piano. Prima o poi, quando lo riterrà opportuno, lo spiegherà anche a noi >>.
<< Ma…>>.
<< Oh, Lily, non darci troppo peso. Scommetto che quando sarà ora capiremo tutto. Adesso andiamo, Sirius mi ha detto che stasera ci sarà una festa post- esami e non voglio perdermela per niente al mondo! >>.
Lily annuì e si lasciò trascinare dalla sua allegria, fingendo apparentemente di dimenticarsi ciò che era successo. Tuttavia lo strano sorriso del professor Silente continuò a lampeggiarle in testa come un campanello d’allarme, lasciandole addosso la fastidiosa sensazione che, fra non molto, le loro vite sarebbero drasticamente cambiate.

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Capitolo 24
*** Il rapimento ***


Sfortunatamente, il risveglio la mattina dopo gli esami non fu per niente allegro. La festa organizzata dai ragazzi del settimo anno era stata un successone, tutti si erano divertiti ed erano andati avanti a ballare fino alle tre del mattino. Ogni studente presente si era sforzato di non pensare all’inevitabile, ossia al fatto che fra non molto avrebbe dovuto lasciare Hogwarts e iniziare a costruirsi un futuro nel mondo dei maghi; c’era chi aveva già le idee chiare, mentre altri non sapevano ancora che cosa ne avrebbero fatto della loro vita. Ma, per quella sera, tutti loro avevano cercato di dimenticare.
Tuttavia, non appena misero piede nella Sala Grande il giorno dopo, vennero ricatapultati bruscamente nella realtà. Doveva essere accaduto qualcosa di molto grave: tutti gli insegnanti avevano il volto preoccupato e discutevano fittamente fra di loro, formando piccoli gruppetti. La stessa McGranitt era tutta impegnata a parlare con il preside, il quale inclinava un poco la testa nella sua direzione e la ascoltava con le labbra strette dalla preoccupazione.
Lily, James e Sirius presero posto alla tavolata di Grifondoro e cercarono di capire che cosa fosse successo. Marlene, che stava facendo colazione insieme ai Corvonero, si staccò un attimo dal gruppo e si accomodò sulla loro panca accanto a Sirius.
<< Ma che è successo? >> le domandò Lily, scrutando i volti scuri che c’erano nella Sala.
<< Già, che è capitato? >> le fece eco James << Dovremmo essere tutti felici per la fine degli esami, e invece…>>.
<< A quanto ho capito, c’è stato un attacco ad un villaggio babbano…>>.
<< Un attacco?! Che genere di attacco? >>.
Prima che Marlene avesse il tempo di dar loro una risposta più esauriente, si udì un fischio acuto e l’intera Sala si riempì di volatili. Come ogni mattina, era ora della posta e Lily cercò con aria febbrile la sua civetta bianca come la neve in mezzo allo stormo di uccelli. Forse il suo abbonamento alla Gazzetta del Profeta avrebbe potuto chiarirle le idee. Dorea Potter aveva mandato a James e Sirius una lettera piena di lodi per i loro esami insieme ad un pacchetto di biscotti fatti in casa, tuttavia nella sua lettera non c’era alcun cenno riguardante strani attacchi.
<< Se è successo qualcosa, mamma vuole tenermelo nascosto >> borbottò James, sbuffando << Come al solito…>>.
Quando la civetta di Lily atterrò bruscamente nella tazza di cereali di Sirius recando nel becco un grosso fascicolo di giornale, la fanciulla non perse tempo ad ascoltare le lamentele del ragazzo e si affrettò ad aprire l’edizione giornaliera del Profeta. Non appena spalancò la pagina, un’immagine terribile si dipinse sotto i loro occhi: proprio in bella vista, accompagnata da un titolo a caratteri cubitali, spiccava una foto raccapricciante di una famiglia babbana uccisa sul portico di casa. Sopra il tetto si intravedeva chiaramente un grosso teschio fumante, dalla cui bocca fuoriusciva un serpente.
Il Marchio Nero. Il marchio di Voldemort.
<< Presto, leggi l’articolo >> le sussurrò James con voce tesa, esortandola a distogliere lo sguardo dai corpi assassinati.
<<…”Non ci può essere nulla di più sconvolgente di quanto accaduto nella tarda serata di ieri, in un tranquillo villaggio del Devon. I Mangiamorte, come ormai sono soliti farsi chiamare, hanno fatto irruzione uccidendo quasi metà della popolazione, soprattutto famiglie babbane. I pochi maghi abitanti nella zona non sono riusciti a opporre resistenza e sono stati trucidati a loro volta. Non ci sono dubbi che si tratti di un attentato, rivendicato immediatamente dalla presenza del Marchio Nero sul tetto della casa dei Macdonald, famiglia babbana senza alcun precedente…>>.
Lily smise di colpo di leggere e si portò una mano sulla bocca. James si affrettò a toglierle il giornale dalle mani e la prese fra le braccia, nel mentre lei emetteva dei versi strozzati con la bocca. La famiglia di Mary…era stata uccisa. Sulle prime non ci aveva fatto caso, ma ora poteva riconoscere il piccolo portico su cui i Macdonald l’avevano accolta quando si era presentata da loro per la prima volta, qualche anno prima…d’altro canto, era stata lì anche durante le ultime vacanze estive prima del ritorno a Hogwarts…e ora di loro non restava più nulla. Il padre, la madre e il fratellino di Mary…tutti uccisi.
<< Devo trovare Mary >> sillabò, rivolta a James, Sirius e Marlene << Lei non sa…quando scenderà a colazione…bisogna avvertirla…>>.
<< Andiamo subito a cercarla >> le diede man forte Marlene.
I quattro erano sul punto di alzarsi, quando su di loro piombò trafelato Remus, che pareva aver appena finito di correre.
<< Ragazzi…voi…voi…>>.
<< Calmati, Remmy, riprendi fiato >> lo esortò James, tenendolo per le spalle << Che cosa c’è? >>.
<< Avete visto Mary? Non la trovo da nessuna parte…>>.
<< Come no?! >> saltò su Lily, asciugandosi velocemente gli occhi << Era nel dormitorio finché non sono scesa, mi aveva detto che ti stava aspettando…>>.
<< Infatti era ciò di cui ero convinto anche io, ma, quando sono andato a prenderla, Alice ed Emmeline mi hanno informato che era già uscita…l’ho cercata dappertutto e sono preoccupato, se dovesse aver scoperto della sua famiglia…>>.
<< Potrebbe fare gesti azzardati >> concluse Lily per lui, torcendosi le mani.
Mary era una ragazza assennata, ma chi poteva prevedere quali scherzi avrebbe giocato il dolore alla sua mente? D’altra parte, solo la sera prima era ad una festa che rideva e ballava, mentre il mattino dopo…Una giovane del sesto anno, Mary Louise Donner, era completamente impazzita non appena aveva scoperto che la madre era stata uccisa e avevano dovuto farla ricoverare d’urgenza al San Mungo perché aveva cercato di tagliarsi le vene con un fermacarte.
<< Lily, tu la conosci meglio di chiunque altro. Dove potrebbe essere? >>.
La fanciulla si passò una mano sulla fronte, cercando di trattenere il panico.
<< Io…non saprei, ci sono così tanti posti…>>.
<< Forse dovremmo dividerci >>.
<< In ogni caso, sarebbe troppo tardi. Tutta la scuola sa dell’attentato…>>.
<< Allora dobbiamo trovarla immediatamente, prima che…>>.
<< Posso dirvi che non avete alcun motivo di temere per la vita della signorina Macdonald? >>.
I cinque ragazzi si voltarono con aria perplessa e videro la professoressa McGranitt a poca distanza da loro, che doveva essersi allontanata dal tavolo della autorità e ora li osservava con un sorriso teso sul volto. Senza dire altro, consegnò nelle mani di Lily un foglietto di pergamena spiegazzato, sul quale erano state vergate in fretta alcune parole:

Per la professoressa McGranitt
Mi spiace informarla di questa partenza così improvvisa, ma ho appena saputo dell’omicidio della mia famiglia e ho intenzione di assistere ai funerali. Sarò di ritorno non appena mi sarà possibile. Il professor Lumacorno mi ha dato il permesso di utilizzare il suo camino con la metro polvere. La prego, avvisi anche i miei amici.
Cordialmente,
Mary Macdonald


<< Il professor Lumacorno ha confermato di aver dato il suo permesso >> continuò la McGranitt, non appena vide che tutti i ragazzi avevano finito di leggere << Dunque non c’è nulla di cui preoccuparsi >>.
<< Ma, professoressa…>>.
<< Silenzio, signor Potter. Non ho intenzione di stare a sentire alcuna assurda invettiva che coinvolga il signor Piton o altri studenti di Serpeverde, come è solito raccontarmi ogniqualvolta succede qualcosa di insolito. Spero che sarete discreti e manterrete la cosa per voi >>.
Detto ciò, la McGranitt si allontanò lungo la Sala Grande. Non appena l’orlo del suo mantello scomparve attraverso il portone, Lily stracciò il bigliettino in mille pezzi e fronteggiò gli amici.
<< Non è di Mary. La McGranitt e Silente potranno anche esserci cascati, ma non io. Quella non è la sua scrittura, ne sono certa >>.
<< Oltretutto, Mary non se ne sarebbe mai andata senza avvisarci >> aggiunse Remus.
<< E non avrebbe mai chiesto aiuto a Lumacorno, che a malapena sa della sua esistenza. No, dev’esserci sotto qualcosa di grosso >>.
<< Che hai intenzione di fare, Lily? >> le domandò James.
La fanciulla si grattò il mento per un attimo, poi rispose << Mettiamo al corrente dei nostri sospetti anche Peter, Frank, Alice, Hestia ed Emmeline. Se non altro, più saremo più avremo la possibilità di perlustrare il castello da cima a fondo e provare a venire a capo di questa faccenda >>.



Un paio di ore dopo, l’intero gruppo scelto da Lily si era mobilitato all’interno del castello per andare alla ricerca di Mary. Lily e le altre ragazze avrebbero cercato in biblioteca e nella Guferia, Remus, Peter e Frank nelle classi e nelle torri, mentre James e Sirius si sarebbero occupati dei sotterranei. Non era stato difficile convincere anche gli altri che i professori non sarebbero stati di alcun aiuto: per loro il messaggio di Mary era sufficiente, non avrebbero tenuto conto dei loro sospetti finchè si sarebbero presentati senza prove.
<< Cosa ne pensi? >> domandò Sirius a James, nel mentre si avventuravano nei cavernosi corridoi di Hogwarts, il territorio dei Serpeverde.
L’amico scosse la testa << Non so cosa pensare. Se non mi fidassi di Lily, sarei a mia volta tentato di credere a quel biglietto. Alla fine, è perfettamente plausibile, no? >>.
<< Già, famiglia uccisa, figlia che si precipita per partecipare ai funerali. Tutto da manuale… >>.
<< Appunto. Però credo a Lily quando dice che non ha riconosciuto la scrittura di Mary, così come credo a Remus sul fatto che Mary l’avrebbe certamente avvisato, se fosse partita >>.
<< Penso che la nostra unica soluzione sia andare a chiedere alcuni chiarimenti al professor Lumacorno >>.
<< Buona idea, Felpato >>.
I due amici si avviarono a passo deciso verso lo studio del professore di Pozioni, cercando di non fare troppo caso alle occhiate schifate dei Serpeverde che transitavano lì intorno. Oltretutto, erano sufficientemente popolari per essere riconosciuti anche dai più giovani, e questo non aiutava affatto. Era raro che un Grifondoro osasse camminare così a testa alta nel loro territorio, figuriamoci uno che era scappato di casa e un altro che era traditore del suo sangue.
<< Potter e Black! >> esclamò Rodolphus Lestrange, deliziato, riconoscendoli da lontano e affiancandoli assieme a tutta la sua combriccola, che comprendeva le due sorelle Black, Regulus, Avery, Mulciber e Piton.
<< Che cosa fate qui? >>.
<< Mi sembra sia suolo pubblico, Lestrange >> ribattè educatamente James << Abbiamo il diritto di stare qui esattamente come voi >>.
<< Il problema è che voi lo insudiciate >> sibilò Bellatrix Black, scostandosi i ricci neri dagli occhi e studiandoli come se fossero due sacchi di immondizia.
<< Suvvia, cugina >> ridacchiò Sirius << Si trattano così i parenti? La cara zia Druella non ti ha insegnato le buone maniere? >>.
<< Non osare neanche pronunciare il nome di mia madre, traditore! >>.
<< Schifosa puttana…>>.
Sirius estrasse la bacchetta alla velocità della luce e Bellatrix pure, ma James intervenne rapidamente e si frappose in mezzo ai due << Cerchiamo di stare…tutti calmi. Io e Sirius dobbiamo solo scontare una punizione col professor Lumacorno, per questo siamo qui >>.
<< Una punizione? Ah! >> ridacchiò Avery, senza riuscire a trattenersi << Allora lasciamoli perdere, sono certo che il vecchio Luma darà loro ciò che si meritano >>.
Sirius lanciò a tutti loro un’occhiata di puro disgusto, soffermandosi in particolare sul fratellino che nemmeno riusciva a guardarlo negli occhi, dopodiché stabilì di attenersi al piano di James e abbassò la bacchetta.
<< Su, andiamo, Bella >> la richiamò Rodolphus << Come ben sai, abbiamo altro di cui occuparci >>.
Ma lei scoprì i denti con aria pericolosa e scoppiò in una risata che non aveva nulla di umano << Tutto sta per cambiare. Ve lo ricorderò, quando il Signore Oscuro mi concederà il piacere di uccidervi >>.
Detto ciò, si mandò all’indietro la chioma arruffata con aria arrogante e si allontanò ridacchiando insieme a tutti gli altri. Sirius fece appena in tempo a cogliere un’occhiata triste del fratello Regulus, prima che questi girasse l’angolo e sparisse dalla sua visuale.
<< Che cavolo ti è preso, Felpato? >> domandò James con aria rabbiosa, dandogli una spinta << Non abbiamo tempo di attaccare briga con loro >>.
<< Scusa, Ram, è solo che mia cugina mi fa perdere la testa >>.
<< Sì, capisco…in effetti è davvero insopportabile >>.
<< “Tutto sta per cambiare, non vedo l’ora che il Signore Oscuro mi dia il permesso di uccidervi tutti!” >> le fece il verso Sirius, assumendo di proposito una voce più stridula del normale << Spero che avrò io il piacere di ucciderla, prima o poi…>>.
I due si infilarono nell’aula di Pozioni e proseguirono fino all’ufficio secondario del professore. Di norma a tutti gli insegnanti era concesso un unico ufficio, ma Lumacorno era così vanitoso che aveva allargato i suoi spazi fino a occupare anche buona metà del piano superiore, dove svolgeva le cene insieme ai suoi prediletti. L’ufficio secondario gli serviva soltanto per depositare i libri dopo le lezioni o correggere le verifiche ed era anche dove lo si trovava per la maggior parte della mattinata.
<< Professore? >> lo chiamò James, assumendo un tono educato << Sono James Potter. Avrei bisogno di alcuni chiarimenti sull’esame da Auror…>>.
Passarono appena pochi istanti e il volto paffuto dell’insegnante sbucò da sotto un tavolo, dove probabilmente stava cercando di afferrare qualcosa che gli era caduto poco prima.
<< Ah, signor Potter! Entri, entri…stavo giusto finendo di correggere i G.U.F.O., una seccatura incredibile…>>.
James e Sirius si accomodarono sulle due sedie che si trovavano davanti alla scrivania del professore, cercando di non guardarsi troppo intorno, ma era impossibile: non solo per il fatto che l’ufficio di Lumacorno fosse quattro volte più sfarzoso rispetto a quello di tutti gli altri insegnanti di Hogwarts, ma anche per il fatto che era completamente tappezzato di cornici di fotografie, che ritraevano tutti i suoi migliori studenti. James non ci mise molto a individuarne una in cui Lily e Piton, probabilmente al terzo anno, si tenevano a braccetto insieme ad un'altra manciata di pozionisti e per poco non ebbe un conato di vomito.
<< Allora…ditemi tutto, ragazzi miei >> esclamò Lumacorno, affabile << Ho visto i risultati dei vostri M.A.G.O. e devo dire che non mi sarei aspettato niente di meno…sarete entrambi due ottimi Auror >>.
<< La ringrazio, signore. Per questo ci chiedevamo…non avrebbe qualche pozione extra da consigliarci per poterci preparare al meglio? >>.
<< Ma sicuro! Ecco, dovrei avere una lista da qualche parte…>>.
Nel mentre l’insegnante stillava loro un repertorio completo di pozioni che avrebbero potuto essere richieste dagli Auror, James e Sirius finsero disperatamente un’aria interessata, sebbene non stessero capendo un accidenti. D’altro canto avevano preso un bel voto agli esami solo grazie a Lily, non certo per la loro bravura o per chissà quale interesse per Pozioni. Se almeno la Evans fosse stata lì, avrebbe anche potuto fare qualche domanda intelligente, ma ai due Malandrini non ne venne in mente nessuna.
<< Grazie mille, professore. Ci è stato di grande aiuto >>.
<< Ma si figuri, signor Potter, è stato un piacere. Mi raccomando, mi tratti bene la signorina Evans >>.
James finse di sorridere << Certamente >>.
Sirius aggrottò la fronte quando lo vide alzarsi dalla sedia e lo imitò, ma non riuscì a comprendere il suo piano. Fino a quel momento l’aveva lasciato parlare, ma non erano forse lì per scoprire che cosa era successo a Mary? Era sul punto di approfittare di una temporanea distrazione di Lumacorno per domandare a James cosa diamine stesse combinando, quando l’amico, dopo una serie infinita di ringraziamenti e lusinghe, toccò finalmente il tasto dolente.
<< Ha saputo quello che è successo a Mary Macdonald, signore? >>.
Lumacorno aggrottò le sopracciglia << A chi? >>.
<< Mary Macdonald, quella ragazza dai capelli biondi sempre in compagnia di Lily…la sua famiglia è stata assassinata >>.
<< Oh, cielo >> l’insegnante spalancò gli occhi << Sì, ora ricordo…credo sia venuta da me stamattina a chiedermi il permesso di usare la metro polvere...doveva essere molto presto, perché me lo ricordo a malapena…l’età, ragazzi miei! >>.
<< Lily è molto in pensiero per lei >>.
<< Ma immagino, povera cara…è sempre stata troppo sensibile. Le stia vicino, mi raccomando. Una faccenda spaventosa, davvero spaventosa >>.
Dopo un’altra sequela infinita di saluti e convenevoli vari, i due Malandrini riuscirono finalmente a liberarsi dell’insegnante, ma ebbero il buon senso di aspettare di essere fuori dalla portata del suo orecchio prima di mettersi a discutere.
<< Pensi anche tu quello che penso io, Ram? >> domandò Sirius, nel mentre facevano la strada a ritroso per andare a informare gli altri delle loro scoperte.
<< Direi di sì. Non ne sono del tutto certo, ma il vecchio Luma mi pareva piuttosto confuso riguardo una visita di Mary questa mattina…anzi, direi troppo confuso. A malapena si ricorda la sua faccia >>.
<< Mi sembra chiaro che qualcuno gli abbia giocato un bello scherzo. Mary non è mai stata da lui, ci puoi giurare >>.
<< Dobbiamo dirlo immediatamente a Lily >>.
Camminarono in fretta lungo i sotterranei, quando una sorta di bagliore argentato catturò la loro attenzione. Si trovava nelle vicinanze della sala comune dei Serpeverde, così i due finsero una studiata aria di nonchalance e si avvicinarono al punto in cui si intravedeva il luccichio, cercando di non dare troppo nell’occhio. Sirius si piegò e lo raccolse in fretta, nel mentre James gli faceva da palo, fischiettando.
Non appena furono di nuovo ai piani alti, circondati dalla luce del sole, finalmente poterono esaminare ciò che avevano trovato. Si trattava di un piccolo pettine argentato, uno di quelli che veniva utilizzato per tenere su i capelli, dunque poteva appartenere solamente ad una ragazza. James e Sirius non ci misero molto a fare due più due ed entrambi lo riconobbero immediatamente come il pettine che Remus aveva regalato a Mary solo alcune settimane prima, per il suo compleanno.
Fu allora che Felpato, nel mentre James lo trascinava sfrecciando nei corridoi per mostrare alla sua ragazza quella nuova prova, ebbe una strana reminiscenza: alcuni giorni prima, era andato nel bagno dei Prefetti ad aspettare Marlene, quando improvvisamente aveva sentito un fitto rumore di passi e numerose voci maschili dai toni molto elevati. Senza sapere che cosa fare, si era infilato in uno dei gabinetti e si era accovacciato sopra la tazza del water, affinché i suoi piedi non si vedessero. Il suo era stato un vero colpo di genio poiché i nuovi visitatori – non ci aveva messo molto a riconoscere le voci di suo fratello, Avery e Mulciber – tenevano molto alla segretezza; uno di loro, infatti, aveva passato in rassegna ogni singolo sportello, controllando che non ci fosse nessuno, prima di parlare. Inizialmente non aveva dato molto peso ai loro discorsi, che gli erano sembrati senza senso, ma forse ora cominciava a capire…
<< James >>.
L’amico si bloccò di colpo e si voltò a guardarlo, spaventandosi di fronte alla sfumatura pallida che aveva preso il suo viso << Che c’è? Ti senti bene? >>.
<< James, io so chi è stato >>.
<< In che senso? >>.
<< Vieni, andiamo in Sala Comune. Dobbiamo allertare tutti e mi sa anche che, questa volta, dovremo cavarcela da soli >>.
Una volta raggiunta la Sala Comune di Grifondoro, trovarono tutte le ragazze in uno stato di totale agitazione. Remus e Peter non erano ancora tornati e Marlene stava ancora perlustrando il parco, tuttavia ormai era palese che Mary non si trovava da nessuna parte. Quando James consegnò a Lily il pettine argentato dell’amica, la fanciulla si lasciò sfuggire un singhiozzo e se lo strinse al petto.
<< Ormai è chiaro che le è successo qualcosa >> concluse Emmeline, acida << E giuro che, chiunque sia il colpevole, la pagherà cara >>.
L’arrivo dei restanti Malandrini insieme a Frank non fece altro che confermare la sua ipotesi: Mary non era al castello.
<< Che cosa facciamo adesso? >> domandò Alice, rivolta più a sé stessa che agli altri << Andiamo a dirlo ai professori? >>.
<< Non abbiamo abbastanza prove per accusare nessuno >> sospirò Lily.
<< Poi, voglio dire, chi potrebbe prendersela con una come Mary? >> aggiunse Peter << Si vede subito che è così innocente e indifesa >>.
<< Io ho una teoria >> esordì a quel punto Sirius, assumendo un’aria grave << E, se i miei sospetti sono giusti, non vi piacerà per niente >>.
<< Parla, Felpato >> lo esortò James.
<< Giorni fa mi trovavo nel bagno dei Prefetti, quando all’improvviso sono entrati mio fratello, Avery e Mulciber, così ho potuto origliare la loro conversazione. Sulle prime non avevo dato troppo peso alle loro parole, pensando fossero solo inutili discorsi di sciocchi Purosangue, ma poi, quando abbiamo trovato il pettine di Mary davanti alla sala comune dei Serpeverde, ho capito che forse parlavano sul serio >>.
<< Stringi >> sibilò Remus, che aveva sul viso una sfumatura grigiastra.
<< Ci sto arrivando, Remmy. Mio fratello ha iniziato a blaterare qualcosa su un misterioso piano che era venuto in mente a Rodolphus per punire i Grifondoro della loro vittoria a Quidditch. Ad un certo punto si sono messi tutti e tre a sghignazzare e non sono riuscito a sentire molto altro, finché non mi è parso di capire che intendessero rapire e torturare una ragazza bionda di Grifondoro…pensavo stessero scherzando, dato che ci sono mille ragazze coi capelli biondi di Grifondoro…ma ora capisco che non può essere altri che Mary >>.
Tutti rimasero in silenzio per qualche istante, cercando di assimilare al meglio le sue parole. Lily strinse i pugni dalla rabbia: se qualcuno di loro avesse anche osato torcere un solo capello a Mary, li avrebbe fatti pentire di essere nati.
<< Tu sei certo…di ciò che hai sentito? >> domandò a Felpato, cercando di mantenere la calma.
<< Assolutamente >>.
<< Perché proprio Mary? >> saltò su Emmeline come una furia << Senza offesa, ma, se avessero voluto punire qualcuno della squadra, avrebbero dovuto prendere Marlene, o Alice…o Lily. O me. Perché lei? >>.
<< Perché…>> Sirius lanciò una veloce occhiata in direzione di Remus << Perché lei…non so come dirlo…piace a Mulciber. Dal modo in cui parlava di lei…credo che il fatto che sia una Nata Babbana lo disgusti e lo attragga al tempo stesso, quindi voleva…>>.
<< Felpato, ti prego >> biascicò Remus, portandosi le mani sulle orecchie e trattenendo un conato di vomito << La sola idea di lui che la tocca…>>.
<< Mi dispiace, Remmy >>.
Lily andò vicino a Remus e lo abbracciò. Lui si aggrappò alla sua spalla come se fosse la sua unica ancora di salvezza e, di fronte a quello spettacolo, Lily non potè fare a meno di sentirsi impotente, cosa che la fece infuriare ancora di più. Lanciò un’occhiata a James e vide che nei suoi occhi balenava lo stesso fuoco dell’ingiustizia che albergava nei suoi.
<< Molto bene >> il giovane Potter battè le mani con aria pragmatica << Nel caso le cose stessero così, dobbiamo agire immediatamente. Mary è in grave pericolo e non c’è un minuto da perdere. Qualche idea? >>.
<< Naturalmente bisogna allertare i professori, ma ci serve una confessione del reato, come nei film >> disse Alice << Pertanto suggerisco di andare a interrogare direttamente i Serpeverde >>.
<< E come? >>.
<< Beh, voi siete già entrati nella loro Sala Comune, no? Se loro sono riusciti a confondere un insegnante, non vedo perché non dovremmo riuscirci noi…>>.
<< Alice, è diverso, non diranno mai spontaneamente i loro affari…>>.
<< Potremmo costringerli >> sibilò Emmeline << Col Veritaserum >>.
<< Oppure potremmo pestarli fino alla morte >>.
<< Remmy! Dovè finita la diplomazia? >>.
<< Io li voglio morti, Sirius. Non mi interessa se Regulus è tuo fratello. Se ha fatto del male a Mary, la pagherà cara >>.
Fu allora che, nel mentre li ascoltava discutere su quale fosse il modo migliore per far parlare i Serpeverde, una lampadina si accese nella testa di Lily: la sua mente andò indietro fino al secondo anno, quando, insieme a Severus, trascorreva ore e ore in biblioteca a studiare le pozioni sui libri proibiti…un giorno, per puro caso, si era imbattuta in un nome che l’aveva incuriosita subito…
Pozione Polisucco.
<< Che ne dite se, per far parlare i Serpeverde…beh, noi stessi diventassimo i Serpeverde? >>.
Tutti gli amici, ancora impegnati nella discussione, si voltarono a guardarla con aria stranita << Eh? >>.
<< Mai sentito parlare di Pozione Polisucco? >>.
Quasi tutti scossero la testa, perplessi, soltanto Remus ebbe una vaga reminiscenza del suo studio diligente << Che idea geniale, Lily! Ma ci vuole un mese per prepararla, non abbiamo tutto questo tempo…>>.
<< Lo so. Ma il professor Lumacorno ne ha sempre una piccola scorta, in caso di evenienza. Potrei sottrargliela senza problemi anche stasera >>.
<< Sei un vero genio >>.
<< Qualcuno potrebbe gentilmente spiegare anche a noi comuni mortali? >> borbottò James, stufo di non riuscire a comprendere la loro conversazione << Che cos’è la Pozione Poli…cosa? >>.
Lily e Remus si scambiarono un’occhiata complice. << Oh, non vi piacerà, vedrete. Ma è il solo modo che abbiamo >>.



<< Non capisco perché non posso venire anch’io >>.
<< Ne abbiamo già parlato, Marlene. Narcissa, Bellatrix e Rodolphus ti conoscono molto bene, potrebbero riconoscerti. Meglio che al tuo posto venga Alice >>.
<< Sirius ha ragione, cara >> le disse Lily.
Si trovavano tutti nel bagno dei Prefetti del settimo piano, pronti a iniziare la loro pericolosa missione. Per l’organizzazione di quel rischioso piano era stata necessaria la cooperazione di tutti e, per la prima volta nella storia, i Malandrini avevano unito le forze insieme a quelle delle ragazze, mettendosi a fare piani con loro come se stessero organizzando una delle loro solite nottate di vagabondaggio. Solo che questa volta la posta in gioco era la loro amica Mary.
Come volevasi dimostrare, Lily non ci aveva messo molto a rubare dalle scorte personali di Lumacorno: la stessa sera in cui era venuta a conoscenza della scomparsa dell’amica si era recata nell’ufficio dell’insegnante con la scusa di portargli un dono per tutti gli anni passati insieme. Si trattava di una boccia piena d’acqua all’apparenza molto insignificante, sulla quale aveva apposto un giglio. Poi, sotto gli occhi sgranati nel professore, aveva mosso leggermente la bacchetta e il giglio era sprofondato in acqua, trasformandosi in un grazioso pesciolino.
<< Così mi avrà sempre con lei, signore >> aveva detto Lily.
Naturalmente Lumacorno era scoppiato in lacrime, perdendosi in una serie di rievocazioni del passato, e, quando era andato a prendere una bottiglia di Idromele per festeggiare, la fanciulla ne aveva approfittato per riempire di nascosto quattro fiale di Pozione Polisucco. Quella mattina aveva dato ordine a Emmeline, Hestia e Frank di tramortire quattro Serpeverde, possibilmente vicini al club dei Lestrange; così ora i corpi di Avery, Mulciber, Isabella Greengrass e Lavinia Parkinson giacevano riversi in uno sgabuzzino delle scope accanto alla stanza delle Necessità, mentre Lily, James, Sirius e Alice si preparavano a prendere le loro sembianze.
<< Ecco le vostre divise >> esclamò Peter, entrando in quel momento nel bagno dopo essere stato in lavanderia << Una volta che sarete diventati Serpeverde, vi serviranno gli accessori giusti >>.
<< Sicura che sia una buona idea? >> sussurrò James a Lily, avvicinandosi a lei nel mentre si cambiavano << Voglio dire, ci sono un sacco di cose che potrebbero andare storte…>>.
<< Lo so, ma abbiamo alternative? Questo è il modo più veloce per scoprire che cosa hanno fatto a Mary. Credimi, l’idea di diventare una di loro non mi alletta per niente >> gli rispose lei.
Una volta indossate le divise da Serpeverde, i quattro ragazzi che avrebbero subito la metamorfosi studiarono con aria incerta le fiale ripiene di un liquido che sembrava fango rappreso, denso e scuro come il catrame.
<< Non siete obbligati a farlo >> intervenne di nuovo Marlene, torcendosi le mani con aria preoccupata.
<< Non abbiamo scelta >> le ribadì Lily.
<< Se dovessero scoprirvi…>>.
<< Non accadrà. Ho letto che avremo esattamente un’ora prima di riprendere le nostre sembianze >> detto ciò, la giovane Evans scrutò i volti decisi di James, Sirius e Alice << Facciamolo. Avete i capelli? >>.
I tre le mostrarono i ciuffi che avevano sottratto ai malcapitati: c’erano i fluenti capelli castani di Avery, gli ispidi peli neri di Mulciber, quelli color rame di Lavinia e quelli biondi di Isabella.
<< Ottimo. Prendete una fiala ciascuno e versateceli dentro >>.
I tre fecero come era stato detto, cercando di reprimere i moti di disgusto. Da tutte le fiale provenne una sorta di sibilo, dopodiché si formò una schiuma abbondante che avrebbe determinato il successivo colore dell’intruglio: quello di James, che sarebbe diventato Avery, era color rosso sangue, quello di Sirius assunse una disgustosa sfumatura marrone, mentre quello di Alice divenne di un giallo pallido, simile all’incosistenza della sua proprietaria. Lily fu l’ultima ad aggiungere i lunghi capelli di Isabella e il suo intruglio diventò di un rivoltante viola scuro.
<< Bleah >> Peter non riuscì a trattenersi e si tappò il naso con le mani << Essenze di Serpeverde. Scommetto che sono disgustose >>.
<< Codaliscia, così non ci aiuti >> sibilò irritato Sirius, cercando di non pensare a ciò che stava per fare.
<< Prima di bere, ripassiamo il piano un’ultima volta >> propose James, tenendosi una mano sul naso per non sentire il tanfo della pozione << Allora: Emmeline, Hestia e Frank stanno facendo la guardia ai corpi dei veri Avery, Mulciber, Parkinson e Greengrass. Nel caso dovessero svegliarsi prima del tempo, ci penseranno loro. Remus, Peter e Marlene resteranno qui ad attendere il nostro ritorno e a controllare che nessuno entri nel bagno. In quanto a noi quattro…dovremo riuscire a penetrare nella sala comune di Serpeverde, estorcere più informazioni possibili a Bellatrix e Rodolphus e poi filare via il prima possibile. Tutto chiaro? >>.
<< Potter, è inutile che ti prendi tutto il merito, questo piano è una mia idea >> ridacchiò Lily.
<< Perdonami, tesoro. Pensa a quanto sarebbe strano vedere che Avery e la Greengrass stanno insieme…>>.
<< Ora basta, voi due >> li redarguì bonariamente Alice, senza riuscire a trattenere un sorriso << Abbiamo un lavoro da fare >>.
<< Giusto >> Lily prese un respiro profondo, dopodiché stappò la fialetta << Tutti pronti? Al mio tre. Uno…due…tre! >>.
Tappandosi il naso, tutti e quattro ingurgitarono la pozione in pochi sorsi, assumendo varie espressioni di schifo nel sentire i saporacci dei rispettivi intrugli. Immediatamente avvertirono le budella torcersi e si sentirono bruciare dappertutto, dallo stomaco in fiamme fino alle estremità delle mani e dei piedi. Un secondo dopo ebbero l’orribile sensazione di sciogliersi, come se tutta la loro pelle fosse diventata cera bollente, così caddero sulle piastrelle fredde del bagno e iniziarono a contorcersi. Remus, Peter e Marlene assistettero a quello spettacolo sforzandosi di non muovere un solo muscolo, nel mentre vedevano i visi e i corpi degli amici ingrossarsi e cambiare forma, diventando più stretti o più larghi. Persino i capelli cambiarono velocemente colore: i ricci di James e Sirius si ritrassero, lasciando il posto ai capelli corti di Avery e Mulciber, la chioma di Alice si allungò a dismisura, mentre quella di Lily passò velocemente dal rosso scuro al biondo.
Poi, rapidamente com’era iniziato, tutto cessò di colpo.
<< Per le mutande di Merlino >> mormorò Remus.
James fu il primo a riprendersi dalla trasformazione; fece per togliersi i capelli dagli occhi, ma avvertì soltanto una ispida e corta peluria che gli cresceva alla base del cranio. Poi ebbe uno strano moto di vertigini e dovette levarsi immediatamente gli occhiali, rammentandosi che Avery non ne aveva bisogno.
<< Tutto bene, ragazzi? >> gracchiò con quella voce non sua.
Una mano grossa come un badile si avvicinò alla sua faccia, così James l’afferrò e si lasciò tirare in piedi da un corpulento Sirius, che lo osservò con un ghigno sul volto, stringendo gli occhi piccoli e infossati. Pareva assurdo, ma tutto, in lui, dalle braccia da gorilla agli ispidi capelli corvini, era identico al vero Mulciber.
<< Per tutti i gargoyle, sei orrendo, Ram >> tuonò Sirius, con il vocione potente di Mulciber.
<< Senti chi parla >>.
<< Dunque, è così che ci si sente a essere nei panni di Mulciber. Per la barba di Merlino, mi sembra di avere due barche al posto dei piedi, questo qui non ha un minimo di eleganza…e poi, almeno Avery è magro >>.
James non rimase a sentire le sue lamentele e si inginocchiò accanto ad una ragazza dai lunghi capelli biondi che giaceva riversa sul pavimento.
<< Lily? >> la chiamò, scuotendola leggermente << Lily, tesoro, mi senti? >>.
Isabella Greengrass spalancò di colpo gli occhi azzurri come il ghiaccio e, non appena mise a fuoco il volto di Avery a poche spanne dal suo, per poco non cacciò un urlo.
<< James! Non farlo mai più…>>.
<< Come ti senti? >>.
<< Sto bene, sono solo un po’ frastornata…dio, sei tale e quale ad Avery…>>.
<< Beh, era questo l’obiettivo, no? Vieni, ti aiuto ad alzarti >>.
Lily si scostò i lunghi capelli biondi dalla schiena in un gesto molto in stile Isabella, poi si lasciò tirare in piedi e stringere forte da James.
<< Non potete immaginare quanto sia strano vedere Isabella che si lascia toccare da un ragazzo…>> ridacchiò la voce da serpe di Lavina Parkinson.
<< E’ davvero incredibile >> Sirius si avvicinò allo specchio e si grattò il naso a patata di Mulciber, cercando di assumere la sua espressione ebete << Dite che così gli assomiglio di più? >>.
<< Adesso basta giocare >> Marlene li richiamò all’ordine e fissò un piccolo orologio dorato al polso di Lily << Non avete più molto tempo. Vi conviene avviarvi >>.
<< Giusto >> Ramoso si passò una mano sulla fronte << Voi cercate di non far entrare nessuno qua dentro. Saremo di ritorno il prima possibile >>.
James, Lily e Alice si avviarono verso l’uscita del bagno, mentre Sirius, che era rimasto incantato a fissare James, gli disse << Non sai quanto sia strano vedere Avery che pensa, comunque…>> si avvicinò a Marlene e fece per darle un bacio.
<< No, Sirius! >> ribatté lei, mettendogli le mani sul petto e spingendolo via, senza però riuscire a trattenere un sorriso << Sei Mulciber! >>.
<< Già, dimenticavo…nemmeno io ti consentirei di tradirmi con un tale idiota. Ti amo >>.
<< Sta’ attento >> lo rimbeccò la fanciulla. Si avvicinò un poco a lui e gli scoccò un veloce bacio sulla guancia.
<< Il giorno più bello della vita di Mulciber >>.
<< Felpato, dobbiamo andare >> lo chiamò James. Dieci dei loro preziosi sessanta minuti erano già passati.
Sirius stampò un bacio sulla mano di Marlene, dopodiché seguì gli altri Serpeverde. James aprì con cautela la porta del bagno, controllò che non ci fosse nessuno e poi fece cenno agli altri tre di avviarsi.
<< Forse dovremmo camminare un po’ più separati >> suggerì Alice, prendendo sottobraccio Lily << In fondo non ci frequentiamo >>.
<< Buona idea >>.
James e Sirius accelerarono il passo per sganciarsi da loro e Felpato si sforzò di mantenere un’andatura sciatta, dondolando le braccia lungo i fianchi esattamente come faceva Mulciber. Lily e Alice sollevarono il mento e assunsero la tipica aria di arroganza mista a disgusto per l’intero genere umano che caratterizzava costantemente i volti di Isabella e Lavinia, e in questo modo riuscirono a raggiungere senza difficoltà i sotterranei che conducevano alla sala comune dei Serpeverde. Parecchi colleghi li salutarono, ma i quattro non si fermarono a parlare con nessuno e proseguirono dritti per la loro strada.
Una volta di fronte ad un tratto di muro in pietra squallido e umido, Lily non riuscì a trattenersi << Siete sicuri che sia proprio qui? >>.
<< Fidati, Isabella >> la fulminò James con un’occhiataccia << La parola d’ordine è “Grandezza” >>.
Improvvisamente una piccola porta di pietra scorrevole, mascherata perfettamente con il muro, si aprì e James/Avery la superò con arroganza, seguito a ruota dagli altri tre.
<< Ah, eccovi qui! >> esclamò quasi subito la voce di Rodolphus Lestrange.
La sala comune dei Serpeverde non era altro che un lungo e basso sotterraneo inquietante; la luce era fioca e si riusciva a vedere oltre il proprio naso solo grazie a delle lampade rotonde e verdastre che spuntavano dal soffitto affrescato. Rodolphus era seduto accanto ad un camino dalle sculture elaborate in cui scoppiettavano fiamme verdi in compagnia della fidanzata Bellatrix e Regulus Black.
<< Dove diavolo siete stati? >> ringhiò Bellatrix, scuotendo i ricci neri come la pece << Sono ore che vi aspettiamo >>.
<< Un contrattempo >> James recitò alla perfezione il tono arrogante di Avery e si gettò con nonchalance su uno dei lussuosi divanetti in velluto verde che adornavano la sala, come se quella fosse casa sua << Che ci siamo persi? >>.
<< Già >> Sirius, rammentando all’istante che Mulciber era l’ombra di Avery, si accomodò un po’ più goffamente accanto a lui e ripetè le sue parole << Che ci siamo persi? >>.
Bellatrix fece un cenno con la testa a Lily e Alice e le due amiche compresero appena in tempo che la Black voleva che si sedessero accanto a lei. Così, come due ancelle obbedienti, si posizionarono ai suoi lati e rimasero in silenzio, lasciando a James e Sirius, che sembravano perfettamente a loro agio, il compito di condurre il gioco.
<< Nulla di che >> rispose loro Rodolphus, scoccando un’occhiata in tralice a Regulus << Ma il piccolo Reggy ha dei sospetti >>.
<< Che genere di sospetti? >>.
<< Ho paura che qualcuno possa averci sentiti quando abbiamo parlato del piano, nei bagni >> rispose Regulus.
Sirius/Mulciber dovette trattenersi dal non trasalire non appena lo sentì parlare e in pochi istanti la consapevolezza che ormai il fratellino facesse parte di quella banda di scellerati lo investì come un’onda.
<< Quale piano? >>.
<< Oh, andiamo, Avery, non è il momento di fare lo sciocco. Lo stesso piano che tu hai aiutato ad organizzare >> sibilò Bellatrix, evidentemente seccata dalla sua stupidità.
James decise di osare << Vuoi dire quello riguardante Mary Macdonald? >>.
<< Non urlare! Certo che parlo di quello, idiota >>.
<< Giusto, giusto. E chi dovrebbe averci sentiti? >>.
<< Il bagno era deserto >> borbottò Sirius, sforzandosi di non fissare Regulus negli occhi << Ho controllato io stesso >>.
<< Sì, mi ricordo…eppure, la presenza di Potter e mio fratello, ieri mattina, mi ha fatto pensare che…>>.
<< Potter e Black? Ah! >> James/Avery scoppiò in una risatina sarcastica << Quei due imbecilli non potrebbero capire alcunché >>.
Alice/Lavinia non riuscì a trattenere un sorriso, tanto che Bellatrix se ne accorse e le lanciò un’occhiata perplessa, ma fortunatamente la Grifondoro riuscì a non tradirsi simulando dei colpetti di tosse.
<< Già, è quello che ho detto anch’io >> ridacchiò Rodolphus << Ma Reggy continua a insistere di non sottovalutarli. Come se quelli potessero essere più intelligenti di noi! >>.
<< Rod, ti ho mai dato motivo di dubitare di me? >> intervenne Regulus, tormentandosi senza posa il medaglione che portava al collo << Devi fidarti quando ti dico che mio fratello è più furbo di quanto faccia vedere. Lo conosco >>.
Nel mentre Rodolphus e Regulus continuavano a battibeccare, Sirius studiò con aria meravigliata il medaglione del fratello; gliel’aveva regalato lui stesso per il suo undicesimo compleanno, quando il fratellino aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts, e vi aveva fatto incidere le sue iniziali: R.A.B. Strano che Regulus lo portasse ancora.
<< Adesso basta, cugino >> lo zittì Bellatrix << Se quei due continueranno a ficcare il naso, ce ne occuperemo noi >>.
<< Ben detto. Potter è mio >> commentò James/Avery, trattenendo un sorriso. Quella faccenda di pigliare per il naso i Serpeverde lo stava divertendo da morire.
<< Eh no, Severus ha la precedenza. Cosa ci trovino poi tutti nella Evans…>>.
<< E’ solo una lurida mezzosangue >> tagliò corto Bellatrix, irritata dal fatto che stessero parlando di un’altra ragazza che non fosse lei << Piuttosto, Mulcy, com’è andata stanotte con la Macdonald? >>.
Colto completamente alla sprovvista, Sirius/Mulciber, che stava ancora pensando al medaglione, assunse un’aria più ebete del solito << Eh? >>.
<< Te la sei scopata, non è vero? Dimmi che ha urlato per bene >>.
James vide Sirius sbarrare gli occhi e cercò di andargli in aiuto, ma fortunatamente l’amico scoppiò in una risata molto forzata e ribattè << Sì…ha urlato parecchio >>.
<< Te l’ho raccontato di quando ho lasciato Marlene a mio fratello? Anche lì ti posso garantire che è stato pazzesco…>> ridacchiò Rodolphus.
Tutti risero, comprese Isabella e Lavinia, sebbene nessuno sapesse a cosa Rodolphus si stesse riferendo, ma il viso di Sirius – o meglio, di Mulciber – si contrasse dalla rabbia e involontariamente chiuse le grosse mani a pugno.
<< Ma che ti prende? >> sbottò Bellatrix << Un tempo quella storia ti faceva morire dal ridere! >>.
<< Ah, sarà un po’ di mal di stomaco, ultimamente gli viene spesso >> si affrettò a dire James/Avery << In ogni caso, dove…dove avete messo la Nata Babbana? >>.
<< Mulcy non te l’ha detto? E’ a casa mia, in una cella sotterranea >> gli rispose Rodolphus << Confondere quello smidollato di Lumacorno è così facile che possiamo fare avanti e indietro quando vogliamo, tanto non si accorgerà mai di nulla >>.
<< Figuriamoci Silente >> ridacchiò Bellatrix << Nessun preside decente potrebbe ammettere in questa scuola quei rifiuti dei Nati Babbani >>.
La risata forzata di James e Sirius arrivò forse un po’ troppo in ritardo, ma né Rodolphus né Bellatrix vi fecero caso, forse perché Avery e Mulciber non erano proprio i classici tipi che capivano al volo; solo Regulus cominciò a fissarli con un’intensità inquietante, grattandosi il mento.
James, cercando disperatamente di distrarlo, disse << Che poi, avremmo potuto scegliere fra così tanti Nati Babbani, questa maledetta scuola ne è piena…>>.
<< Vero, ma è stato Mulcy a volere la Macdonald >> Rodolphus cadde appieno nel suo tranello verbale e proseguì << Così, oltre a servire gli scopi dei Signore Oscuro, può soddisfare anche certe…voglie >>.
<< Rod! >> esclamò Bellatrix, sconvolta e disgustata << Non dirmi che ne sei attratto! >>.
<< Certo che no, mia cara. Ma sai che Mulciber non ha mai brillato per i suoi gusti, no? >>.
I due iniziarono a sbaciucchiarsi e James intravide con la coda dell’occhio che Lily/Isabella si stava accarezzando ripetutamente il polso al quale teneva l’orologio. Il segnale che il tempo a loro disposizione era quasi finito.
Senza riuscire a trattenersi, il ragazzo pose loro l’ultima domanda << Ma voi avrete un’idea del perché il Signore Oscuro la voglia…>>.
<< Lo sai che non ce l’ho, quante volte devo dirtelo, Avery? >> sbottò Rodolphus, seccato dalla sua interruzione << Ma ne verrò a capo, non temere >>.
<< Ottimo >>.
James/Avery si alzò in piedi e si stiracchiò, subito seguito da Mulciber << Noi andiamo a cercare qualche Mezzosangue da tormentare. Isabella, Lavinia, volete venire con noi? >>.
Bellatrix si voltò con aria schifata verso le amiche << Uscite con loro, adesso? >>.
Lily, simulando alla perfezione il tono superbo di Isabella, si inclinò un poco verso di lei e le sussurrò << No, ma glielo lasciamo credere >>.
Alice lanciò terrorizzata uno sguardo all’amica, temendo che avesse esagerato, ma fortunatamente Bellatrix Black mandò indietro la testa e scoppiò in una risata sguaiata, come se Isabella le avesse appena raccontato una barzelletta divertentissima.
<< Isa, mi fai davvero morire. Però, prima che andiate, ho bisogno di un vostro piccolo consiglio >>.
Prima che le due amiche potessero dire qualcosa, Bellatrix balzò in piedi e le afferrò per mano, trascinandole in direzione di un lungo e cavernoso corridoio tappezzato di arazzi che raccontavano le vicende dei più illustri Serpeverde. Lily lanciò uno sguardo in direzione di James e Sirius e li pregò di aspettarle, o non avrebbero saputo come uscire; i due capirono al volo e continuarono a parlare con Rodolphus come se niente fosse.
Quando raggiunsero il dormitorio femminile di Serpeverde, Lily e Alice non riuscirono a trattenere un moto di stupore: era quattro volte più grande rispetto a quello di Grifondoro e a quanto pareva ad ogni ragazza era concessa una toeletta personale, con tanto di specchio argentato e alte sedie intagliate rivestite di velluto verde. Non entrava luce dalle finestre, dato che si trovavano nelle profondità del Lago Nero, tuttavia l’intero ambiente era illuminato da uno sfarzoso lampadario di cristallo.
Bellatrix le abbandonò sulla soglia e sfrecciò verso quello che doveva essere il suo armadio personale, un enorme complesso di ante e cassetti completamente rivestito di lucida vernice nera. Lo spalancò e ne estrasse tutta orgogliosa un meraviglioso abito nero lungo con tanto di strascico in pizzo, abbinato ad una superba collana di smeraldi.
<< Che ne dite di questo per l’iniziazione? >> domandò a Lily e Alice con gli occhi scintillanti.
<< Wow >> Alice non riuscì a trattenersi e le strappò di mano la collana << Ma sono pietre vere? >>.
Bellatrix parve seccata << Certo che sì, Lavinia. Ti pare che potrei mai indossare gioielli falsi? Si tratta un vecchio cimelio di famiglia >>.
Fortunatamente Lily intervenne subito a coprire la gaffe di Alice << Mi sembra perfetto, Bella. Sarai stupenda >>.
<< Quando toccherà a te, te ne farò fare uno simile, Isa. D’altro canto, è anche ora che i Greengrass prendano una posizione >>.
<< Tu…tu l’hai mai visto? >> le domandò Alice/Lavinia, fingendo un tono devozionale << Il…Signore Oscuro? >>.
<< No, ma lo vedrò quando sarò ufficialmente una Mangiamorte >> Bellatrix sospirò, come se stesse parlando di un sogno tanto agognato che finalmente si realizzava << Lucius Malfoy è stato uno dei primi, ma fra non molto anche io, Rod, Avery, Mulciber, Reggy e Piton entreremo a far parte dei suoi fedelissimi. Infatti credo che ci abbia fatto rapire la Nata Babbana per metterci alla prova >>.
<< Oh >> Lily non riuscì a trattenersi << Non avevo capito che c’entrasse anche Piton >>.
<< Infatti lui non ha voluto saperne e il Signore Oscuro è rimasto molto deluso. L’ho sempre detto che è solo un codardo. In ogni caso…sapete che il Ministero ha perquisito casa mia, la scorsa settimana? >>.
Lily/Isabella e Alice/Lavinia si sforzarono di assumere un’espressione terribilmente preoccupata.
<< No, tranquille, non hanno trovato nulla di compromettente, per questo non ho voluto dirlo a Cissy. Noi Black sappiamo come custodire al meglio i nostri segreti, nella cella nascosta dietro la parete della biblioteca…>>.
<< Ah! >> esclamò Alice/Lavinia.
Bellatrix la fissò con aria sconcertata, così Lily/Isabella decise di prendere in mano la situazione << Cissy mi ha detto che voleva farti un regalo per l’iniziazione, si trova nel suo dormitorio. Perché non vai a prenderlo, così lo apriamo insieme? >>.
Bellatrix annuì e uscì dal dormitorio, senza tuttavia mancare di lanciare qualche occhiata sospettosa in direzione di Lavinia. Non appena i suoi passi svanirono oltre la porta, Lily si voltò inviperita verso l’amica.
<< Ma che diavolo ti è preso? >> le sibilò << Hai quasi rischiato che ci scoprisse! >>.
<< Scusami, Lily, il fatto è che non ho saputo resistere. Domani scrivo a mia madre per dirle di andare a dare un’occhiata alla biblioteca dei Black >>.
<< Adesso dobbiamo trovare un modo per andarcene da qui in fretta. Non abbiamo più tempo >>.
<< Aspetta, prima devo fare assolutamente una cosa >>.
Prima che Lily potesse fermarla, Alice si diresse verso la toeletta di Bellatrix e afferrò un vasetto color bianco perla su cui c’era scritto “Lozione Arricciacapelli".
<< Che vuoi fare? >>.
<< Ora vedrai >>.
In fretta, Alice estrasse la bacchetta dalla tasca della divisa e mormorò rapidamente alcune parole. Quasi all’istante, la lozione per capelli divenne una sorta di raggrumato scuro dall’odore nauseabondo. Ridendo, le due amiche ripercorsero a ritroso la strada e raggiunsero senza problemi Avery e Mulciber, che le stavano aspettando.
Si avviarono con nonchalance verso il muro per uscire dalla sala comune, quando Lily/Isabella andò inavvertitamente a sbattere contro qualcuno che stava entrando.
Piton.
<< Attenta, Isa! >> esclamò lui, irritato.
Lily sbiancò << Scusami, Sev…Severus, non ti avevo visto >>.
Piton inarcò un sopracciglio << Severus? Ti senti bene? >>.
James/Avery, che era rimasto indietro con lei, la fissò con gli occhi fuori dalle oribite per il suo errore e Lily arrossì. Improvvisamente anche i capelli cominciarono a tornarle rossi e James avvertì la sua vista vacillare, segno che aveva ancora bisogno degli occhiali. L’ora era scaduta.
<< Vieni, Isa, ci stanno aspettando! >> esclamò, afferrandola di slancio per mano.
Prima che qualcun altro potesse fermarli, i due si lanciarono contro la parete di pietra e attraversarono a rotta di collo il passaggio segreto, sperando ardentemente che nessuno si fosse accorto di nulla. Ma si sbagliavano.
<< Che è successo? >> domandò Piton con aria perplessa a Rodolphus e Regulus << Adesso si frequentano? >>.
<< Non saprei, era da tutto il pomeriggio che si comportavano in maniera strana >> gli rispose annoiato Lestrange.
In quel preciso istante comparve Bellatrix, fumante di rabbia << Dove sono Isabella e Lavinia? >>.
<< Sono uscite un attimo fa, perché? >>.
<< Isa mi ha mentito! Aveva detto che Cissy mi aveva fatto un regalo, ma nella sua stanza non c’era nulla…in più ho trovato questa, vicino alla mia toeletta >>.
I tre ragazzi si avvicinarono e Bellatrix mostrò loro una piccola molletta arancione, simile ad una caramella gommosa di Mielandia.
<< Non è certo mia >>.
<< Parola mia, quale ragazza Serpeverde indosserebbe una simile schifezza? >> commentò Rodolphus, studiando l’oggetto con aria disgustata.
<< Infatti non è una di Serpeverde >> ribattè amaramente Piton. Tutti si girarono a guardarlo e lui continuò << Ho già visto questa molletta. E’ di una Grifondoro, Alice Prewett >>.
<< Prewett? >> ripetè Bellatrix << Vuoi dire la traditrice del suo sangue? >>.
<< Proprio lei >>.
<< Assurdo >> lo liquidò Rodolphus << Come avrebbe fatto a…? >>.
<< Pozione Polisucco >> lo interruppe Regulus << Era tutto il giorno che ci pensavo. Potter e mio fratello da Lumacorno, poi Avery e Mulciber erano troppo strani…>>.
<< Allora lo sanno. Sanno che abbiamo la Macdonald, dobbiamo allertare il Signore Oscuro immediatamente…>>.
Nel mentre i ragazzi discutevano sul da farsi, Bellatrix, tremante di rabbia per essersi fatta ingannare il quel modo, strinse fra le dita la molletta di Alice fino a romperla, dopodiché ritornò come una furia nella sua stanza. Si avvicinò alla toeletta, cercando di ricordare il punto esatto in cui l’aveva trovata, e fu allora che lo sentì. Un tanfo nauseabondo, tanto che dovette coprirsi la bocca con una mano per non avere i conati di vomito. Quella piccola scellerata aveva osato trasformare la sua lozione per capelli in melma.
In preda alla rabbia più folle, scaraventò via il contenitore e urlò con tutte le sue forze << Giuro che la crucerò fino alla morte! >>.

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Capitolo 25
*** Villa Lestrange ***


Una volta fuori dal raggio d’azione dei Serperverde, Lily, James, Sirius e Alice, ormai tornati normali, si concessero di fermarsi qualche istante a riprendere fiato. In teoria sarebbero dovuti ritornare immediatamente al bagno dei Prefetti e cambiarsi, ma erano ancora così sconvolti dalle rivelazioni ricevute e dalla corsa fatta che si accasciarono contro il muro di pietra nei pressi del terzo piano e rimasero in silenzio per alcuni minuti, senza riuscire a muoversi.
<< Credete che ci abbiano scoperti? >> domandò ad un tratto Sirius.
<< No >> gli rispose sicura Alice << Tu e James avete recitato al meglio la vostra parte e Bellatrix non ha sospettato nulla >>.
<< Ma Lily è andata a sbattere contro Piton mentre si stava trasformando…>>.
<< L’ho trascinata via in tempo >> lo rassicurò James << Forse lì mi sono un po’ tradito, ma che importa? Ora toccherà al vero Avery e alla vera Isabella spiegare se hanno o no una relazione segreta >>.
Lily, appoggiata per metà al corpo di James, allungò un braccio e gli strinse forte una mano; se non fosse stato per lui, Severus l’avrebbe certamente smascherata, dato che non sarebbe riuscita a muoversi di un solo centimetro. Come sempre, James era il suo salvatore.
<< Ragazzi…come la mettiamo con Remus? Voglio dire…dite che Rodolphus parlasse sul serio quando ha detto di Mulciber e…Mary? >>.
<< Non credo scherzasse, Alice >> sospirò amaramente Sirius. La sola idea lo faceva ancora rabbrividire << Non scherzava riguardo a Marlene >>.
<< Remus non deve sapere >> stabilì James << Non so se riuscirebbe a sopportarlo. Poi magari Mulciber non ha fatto nulla. Se invece fosse…fosse successo, sarà compito di Mary…dirglielo >>.
Per quanto le sue parole sembrassero molto ingiuste, nessuno degli altri tre trovò nulla da obiettare. Ora l’unica cosa importante era salvare Mary dalle grinfie del Signore Oscuro, al resto avrebbero pensato dopo.
Erano proprio sul punto di alzarsi per tornare al bagno dei Prefetti, quando una voce esclamò << Fermi dove siete! >>.
Sirius spalancò gli occhi e si picchiò una mano sulla fronte << Non ci credo…con tutto quello che è successo, ci siamo dimenticati di Gazza! >>.
<< Lasciate fare a me >> ridacchiò James << Io e lui siamo vecchi amici >>.
<< Forse dovrei parlarci io, che sono una Caposcuola…>> intervenne Lily.
<< E perché io no? Lasciami l’onore, per una volta. Questa battaglia non ti riguarda >>.
Prima che Lily o Alice potessero fermarlo, James si sbracciò in direzione del custode e urlò con quanta voce aveva in corpo << Ehilà, Gazza! >>.
<< Non ti muovere, Potter! >>.
<< E chi si sta muovendo? >>.
Il custode li raggiunse con il fiatone dopo la lunga corsa e la sua insopportabile gatta, Mrs Purr, gli era alle calcagna.
<< State facendo qualcosa di proibito, non è così? Questa volta non riuscirai a sfuggirmi, Potter! >>.
<< Immagino che ora sia il momento in cui inizi a minacciarmi con il solito repertorio di punizioni…>>.
<< E squartamenti…>> gli fece eco Sirius.
<< E orribili torture…>>.
<< Ci appenderai per i polsi? >>.
<< Fate silenzio! >> strillò Gazza, esasperato.
<< Dimmi, su quali basi vorresti darci una punizione? >> continuò James << Siamo solo quattro studenti in giro come tutti gli altri >>.
<< Il coprifuoco è scattato mezz’ora fa >>.
<< Nel caso ti sia sfuggito, io e Lily Evans siamo i Capiscuola. Abbiamo beccato Sirius Black e Alice Prewett fuori oltre l’orario e li stavamo giusto portando dalla McGranitt >>.
<< E perché avete le divise da Serpeverde? >>.
<< Oh, ma possibile che tu non sia mai informato su nulla?! E dire che dovresti sapere tutto di questa scuola! Per festeggiare la fine degli esami, agli studenti è concesso portare per un giorno la divisa della Casa che ritengono più disgustosa. Ah, vedo che anche tu hai scelto Serpeverde, dunque >>.
Lily, Alice e Sirius non riuscirono a trattenersi e scoppiarono a ridere. Dopo tutto quello che era successo, sentire James che prendeva in giro Gazza era così simile alla normalità che non poterono fare a meno di sentirsi sollevati. Il povero custode divenne viola di rabbia. Irritato dal fatto di non avere apparentemente motivi per incriminarli, notò uno strano foglio che sbucava dalla tasca della divisa di James, così si slanciò in avanti e lo afferrò.
<< E questo cos’è, Potter? >>.
Sirius trasalì, ma James cercò con tutte le sue forze di restare impassibile << Solo un foglio di pergamena di riserva >>.
Gazza se lo rigirò fra le mani << Scommetto che è pieno di magia oscura…>>.
<< Per le mutande di Merlino, non dirmi che sei davvero così stupido da pensarlo >>.
Il custode se lo avvicinò al naso adunco, lo studiò da ogni angolazione possibile, ma non successe nulla. Allora, perplesso, afferrò la bacchetta e cominciò a premere su di esso, finché la risata sguaiata di James non lo interruppe.
<< Gazza, devo ricordarti che sei un magonò? >>.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il custode grugnì di rabbia e si allontanò sbuffando come un toro inferocito, tuttavia portò via con sé anche il misterioso foglio di pergamena.
<< James! >> esclamò Lily, preoccupata. Aveva visto la Mappa del Malandrino in azione e, se fosse dovuta cadere nelle mani sbagliate…
<< Tranquilla, Lily >> si affrettò a rassicurarla Sirius << Gazza non scoprirà mai come aprirla, è progettata per far sì che solo uno studente possa farlo, con le parole giuste, ovviamente. Se anche dovesse portarla da un professore…Remus ha ideato un trucchetto divertente >>.
<< Prima o poi andremo a riprenderla >> commentò James << Ora ci conviene tornare di corsa ai bagni dei Prefetti. Di sicuro Marlene, Remmy e Coda staranno morendo di preoccupazione >>.
Il giovane Potter non si sbagliava: non appena raggiunsero i bagni, i tre amici si fiondarono letteralmente su di loro, ansiosi di sapere che cosa avessero scoperto e i motivi per cui avessero tardato così tanto. Remus quasi si sciolse dal sollievo nel sentire che Mary era ancora viva e vegeta e non si accorse nemmeno nel fatto che gli amici cercarono di non guardarlo troppo negli occhi nel mentre glielo dicevano. Solo Marlene intuì qualcosa e sfiorò leggermente il braccio di Sirius, ma lui le mimò con le labbra un “dopo” e si sforzò di mantenere un’espressione neutra. Peter rimase costernato dal fatto che Gazza avesse requisito la Mappa del Malandrino, ma James lo rassicurò dicendo che appena possibile si sarebbe fatto mettere in punizione e l’avrebbe recuperata.
Una volta tornati con gli abiti di Grifondoro, andarono a liberare gli altri compagni a guardia dei Serpeverde ancora svenuti e poi ritornarono tutti insieme alla Sala Comune, consapevoli del fatto che ora avrebbero dovuto organizzare un piano per penetrare a villa Lestrange.



Quella notte, ogni cosa sembrava tranquilla attorno ai confini della villa. A quasi tutti i babbani della zona quel vasto campo che si trovava nei sobborghi di Londra appariva solamente come un enorme terreno mai utilizzato, tuttavia la recinzione elettrificata con la scritta “Pericolo” aveva sempre messo sull’attenti chiunque avesse cercato di oltrepassarla. Non potevano sapere che, bel celata dietro strati di barriere magiche, si trovava una villa immensa, con tanto di giardino pieno di sculture, colonne mastodontiche e alte finestre ricoperte da spesse tende color rosso scuro.
<< Beh >> commentò James sottovoce << Casa mia è più bella >>.
Le sue parole si persero nell’aria grazie al vento che spirava quella notte, ma Lily lo fulminò lo stesso con un’occhiataccia. Poi Marlene, che si era assunta il ruolo di capo generale dell’operazione, fecero loro cenno di seguirla.
Lasciare Hogwarts non era stato facile. La prima idea che era venuta a tutti loro era stata quella di confondere Lumacorno e utilizzare il suo camino con la metro polvere, esattamente come facevano i Serpeverde, tuttavia poi si erano ricordati del fatto che in quel modo sarebbero piombati esattamente nel salotto di casa Lestrange e addio all’effetto sorpresa. Il loro obiettivo era soffiargli Mary da sotto il naso senza che nemmeno se ne accorgessero, motivo per cui ci voleva qualcuno che fosse stato alla villa svariate volte e conoscesse a menadito tutti i suoi passaggi segreti.
Ecco perché Marlene, nonostante le proteste di Sirius, si era aggregata al gruppo. Infatti era stato deciso che Lily, James, Sirius e Remus avrebbero partecipato alla missione di salvataggio, mentre gli altri sarebbero rimasti a guardia dei Serpeverde al castello. Così, l’unica soluzione che era venuta in mente a James era stata il Quidditch. Sulle prime Lily e Marlene non avevano ben compreso che cosa volesse dire, finché James non aveva chiamato la sua scopa con un incantesimo e allora tutto era stato chiaro. Remus, che non sapeva minimamente volare, era salito insieme a James, Sirius aveva portato Lily e Marlene aveva guidato da sola, dato che poi sarebbe stato suo compito portare Mary.
Nascosero le scope nei cespugli che crescevano attorno al giardino della villa, dopodiché seguirono Marlene e sgattaiolarono oltre l’angolo della casa, in una sorta di piccolo vicolo che doveva essere usato per l’immondizia, visto che vi albergavano scatoloni vuoti pieni di cibo marcio e bottiglie vuote.
<< Che ci facciamo qui? >> sibilò Sirius a Marlene.
<< Tempo fa, quando eravamo piccoli, io e Rodolphus avevamo scoperto un passaggio segreto che conduceva all’interno della casa. Ricordo che era circa qui…ma deve essere coperto dai rifiuti >>.
<< Lasciate fare a me >>.
Prima che qualcuno potesse fermarlo, Remus si avvicinò agli scatoloni e li spostò con un calcio; alcune bottiglie ancora integre caddero a terra e si frantumarono in mille pezzi.
<< Remus! >> soffiò Lily, terrorizzata << Non fare tutto questo rumore! >>.
<< Non me ne frega niente del rumore. Voglio salvare la mia fidanzata il prima possibile e se questo è l’unico modo…>>.
James lo trattenne prima che potesse scagliare un altro calcio e lo obbligò a guardarlo. L’amico aveva il volto lucido di sudore e gli occhi rossi, come se non fosse in grado di poter sostenere ulteriori sofferenze.
<< Ascoltami, Remmy. Anche noi vogliamo salvare Mary così come lo vuoi tu, ma vogliamo anche uscirne vivi. Se venissimo scoperti…non esiteranno ad ucciderci. Lo capisci? >>.
<< Allora sbrighiamoci >>.
Senza ulteriori esitazioni, Lily estrasse la bacchetta e mormorò a fior di labbra un veloce incantesimo di spostamento, che rimosse gran parte della spazzatura senza creare altri danni. In un attimo fu ben visibile una piccola grata di ferro, con le sbarre sottili ricoperte da un leggero strato di ruggine, appena sufficiente per il passaggio di una persona.
<< Ci siamo >> disse Marlene. Prese a sua volta la bacchetta e la grata si spostò con un semplice tocco.
<< Vado io per primo >> si offrì James.
Il ragazzo si infilò nell’apertura con una mossa felina e Lily trattenne il respiro, aspettandosi di sentire un suo urlo di dolore, o di stupore…ma non accadde nulla. Avvertì appena il sordo rumore dei suoi piedi che atterravano su qualcosa di solido e qualche istante dopo la sua voce li avvisò che avevano via libera. Sirius e Remus si calarono subito dopo, poi fu il turno delle ragazze. Lily si tappò il naso nel mentre si infilava nel buco e cercò di non pensare alla quantità di regole che aveva infranto da quando si era messa con James Potter. Cadde attraverso l’apertura e un secondo dopo James la prese al volo, sostenendola fra le braccia più del necessario.
<< Stai bene? >> le sussurrò.
<< Sì. Ho solo…paura >>.
<< Non temere. Ci sono io al tuo fianco. Sempre >>.
Per un momento furono immersi nell'oscurità più totale. Per quei corridoi bui soffiava un'aria calda e umida, pesante, che li investì in piena faccia. Inebetiti, si bloccarono senza riuscire ad avanzare, mentre il terrore del buio li assaliva e le loro narici si riempivano di odori strani.
<< Coraggio, ragazzi >> sussurrò James.
Lily avvertì una mano stringere forte la sua, e non le serviva la luce per sapere di chi era. Il coraggio le rimontò subito nel petto e stabilì che non si sarebbe mai pentita della decisione di stare insieme a lui, perché quello era il suo destino. Una volta che anche Marlene li ebbe raggiunti, i cinque ragazzi afferrarono le bacchette e illuminarono quello che pareva essere un grosso condotto di scarico, in modo da aiutare Marlene a capire dove si trovassero. Il soffitto era basso e pieno di crepe, senza contare che l’aria era stantia, come se quel posto non vedesse la luce da secoli.
<< Dovremmo essere nei sotterranei >> annuciò sicura Marlene << Quando io e Rodolphus ci siamo avventurati quaggiù, le nostre madri ci hanno sgridati severamente perché dicevano che era pericoloso. Allora noi abbiamo capito subito che era il punto dove si trovano le segrete >>.
Sirius le si affiancò << Tutti questi ricordi insieme a Rodolphus Lestrange non mi piacciono per niente >>.
<< Da piccolo era diverso >> commentò la fanciulla, perdendosi un attimo nella memoria << Non era…il Mangiamorte che è ora >>.
<< Come mio fratello >> commentò amaramente Felpato.
Proseguirono imperterriti lungo i corridoi, cercando di farsi coraggio a vicenda. Per quanto cercasse di impedirselo e mostrarsi coraggiosa, Lily tremava come una foglia, sobbalzando ad ogni rumore, e solo la presa salda di James riusciva a trattenerla dall’avere un attacco di panico o di claustrofobia. Ad un certo punto, quando il buio divenne talmente intenso da stordirli e farli procedere a tentoni nonostante la fioca luce delle bacchette, vennero investiti dalla luce fiammeggiante di alcune torce, segno che erano finalmente arrivati alle celle. Il sollievo fu tale che scoppiarono a ridere senza riuscire a trattenersi, ma se se pentirono all'istante.
Le sale immense, sepolte per anni, i corridoi, tutto sembrava vivere di vita propria, come un organismo gigantesco e malevolo, che restituì l'eco delle loro risate in maniera inquietante. Il silenzio che seguì fu poi talmente profondo che ne furono assordati e Lily avvertì un brivido freddo correrle lungo la spina dorsale. Anche se ora riuscivano a vedere di nuovo, si avanzava a fatica, calpestando insetti giganteschi che scricchiolavano sotto i loro piedi e scivolando sulla terra viscida e informe. Nelle narici avevano un tanfo di marcio e di morte, che si mescolava a quello nauseabondo del fango in cui sprofondavano fino alle caviglie.
<< Avrebbero anche potuto dare una ripulita, ogni tanto >> borbottò Sirius, disgustato << E poi dicono che i Babbani sono sporchi >>.
Iniziarono a perlustrare le celle in modo febbrile, fermandosi anche parecchie volte nel caso fossero riusciti a sentire i lamenti di Mary. Un senso di angoscia li spronava a continuare, dato che tutti si rendevano conto della gravità della loro posizione: cinque maghi freschi di diploma che erano appena penetrati clandestinamente in una villa antica di secoli, la quale non solo pullulava di assassini esperti, ma dove forse si trovava anche il Signore Oscuro in persona.
Improvvisamente Remus gemette << Mary! >>.
Prima che chiunque potesse fermarlo, si mise a correre verso la fine del corridoio. Gli amici, senza sapere bene cosa fare, lo seguirono. Con il cuore in gola, sicuro di essere sulla pista giusta, il ragazzo si lanciò nella direzione che gli suggeriva il cuore.
Aveva sentito un lamento. Per quanto flebile e appena accennato, tuttavia era riuscito a sentirlo grazie all’udito più fine da Lupo Mannaro e ora non aveva dubbi sul fatto che Mary si trovasse da quella parte. Si fermò davanti ad una cella con aria impietrita e attese che anche gli altri lo raggiungessero.
<< E’ qui >> mormorò a James, con il cuore che gli batteva forte nel petto << Quella è Mary…>>.
Oltre le pesanti sbarre, si intravedeva a malapena una piccola figura sdraiata sul duro pavimento di pietra, con i lunghi capelli biondi sparsi attorno. Indossava soltanto una camicetta e la gonna della divisa da Grifondoro, che tuttavia era stata stracciata e qua e là era ricoperta da alcune macchie scure.
<< Spostatevi >> con un’insolita durezza, Lily si fece largo fra gli amici e pronunciò << Alohomora! >>.
Le sbarre della cella si spalancarono all’istante e Lily e Remus si fiondarono all’interno, senza più badare alla prudenza.
<< Mary >> gemette Lily, cadendo in ginocchio accanto all'amica << Non puoi essere morta...>>.
Remus appoggiò la bacchetta accanto a sé, prese Mary per le spalle e la scrollò. Il volto della fanciulla era bianco e freddo come l'alabastro, anche se su uno degli zigomi spiccavano ancora i segni delle percosse. La divisa di Hogwarts era stata ridotta a brandelli, incrostata di fango rappreso e sangue scuro. Le labbra erano quasi viola, tutte screpolate, gli occhi chiusi, come se stesse dormendo. Senza ulteriori indugi, il ragazzo le posò due dita alla base del collo e, non appena avvertì che il sangue pulsava ancora, gli occhi gli si riempirono di lacrime.
<< Mary? Tesoro, mi senti? >>.
Sotto i loro sguardi stupefatti, Mary mosse prima un paio di dita, poi scosse la testa e un flebile lamento le uscì dalle labbra. Improvvisamente spalancò gli occhi azzurri con aria impaurita e a quel punto tutti dimenticarono che si trovavano nelle celle dei Lestrange e corsero da lei.
<< Mary! >> gemette di nuovo Remus, con il magone. Era così felice di vederla che quasi non riusciva a parlare.
La fanciulla tentò invano di mettersi seduta, ma era ancora molto debole, così i ragazzi l’aiutarono subito. Lily l’abbraccio di slancio, senza riuscire a trattenersi, nel mentre gli occhi stupefatti di Mary guizzavano dalla cella aperta ai loro volti gioiosi e pieni di lacrime.
<< Che…che cosa ci fate qui? >> domandò loro con voce roca.
<< Siamo venuti a salvarti, ovviamente >> le rispose Lily.
<< Voi non…non dovevate…è pericoloso…>>.
Mary sospirò profondamente e rabbrividì, stringendosi nei brandelli di divisa insanguinata, così Remus si levò all’istante il suo maglione e si affrettò a passarglielo sulle spalle. Poi fece per darle un bacio, ma gli occhi di Mary si riempirono di lacrime e si allontanò da lui di scatto, terrorizzata.
<< Che ti prende? >> le domandò Remus, perplesso << Sono io…>>.
<< Probabilmente è ancora sotto shock >> intervenne Lily in sua difesa, senza smettere di sorridere << Non è così, Mary? Ma ora è tutto finito >>.
<< Ragazzi, dovremmo andare >> disse a quel punto Marlene << Dobbiamo tornare al castello prima che spunti il sole >>.
<< Giusto. Mary cara, riesci a camminare? >>.
La giovane Macdonald provò a sollevarsi in piedi, ma fu subito assalita dalle vertigini, così James e Remus si affrettarono ad andarle vicino per aiutarla. Non appena le mani dei due ragazzi la sfiorarono, Mary lanciò un acuto strillo di terrore, si scostò con violenza da loro e cadde di nuovo a terra. Prima che chiunque di loro potesse provare ad interpretare il suo bizzarro comportamento, scoppiò in un pianto irrefrenabile.
<< Faccio io >> disse Lily ai due ragazzi.
Con delicatezza, come se si stesse avvicinando ad un animale selvatico, Lily accarezzò dolcemente la testa di Mary, la prese per le spalle e la aiutò a tirarsi su. L’amica si irrigidì per qualche istante e per un secondo Lily temette una nuova crisi, ma poi il suo corpo si rilassò e accettò di lasciarsi tirare in piedi, aggrappandosi a lei con tutte le sue forze. Marlene fu subito accanto a loro per aiutarle e i ragazzi, vedendo che non era successo nulla, si strinsero attorno a loro come per formare una sorta di scudo protettivo.
<< C’è qualcosa che non va >> borbottò Sirius a James, nel mentre aiutavano Mary << E’ stato troppo facile >>.
<< Ben detto, Black >> esclamò ad un tratto una voce strascicata.
I cinque ragazzi si irrigidono sul posto, senza più osare azzardare alcun movimento. Conoscevano tutti quella voce e ciò significava soltanto una cosa: erano in trappola.



Alto, lunghi capelli color biondo platino che gli arrivavano fino alle spalle, occhi azzurri gelidi e portamento suberbo derivante dalla consapevolezza delle proprie origini pure; accanto a lui un altro giovane di pochi anni più grande, altrettanto alto e altrettanto crudele, con una gran massa di ricci corvini, molto somigliante a quella del fratello minore.
Tutti e cinque i Grifondoro non ci misero molto a riconoscere le fattezze di Lucius Malfoy e Rabastan Lestrange. La loro nomina a Mangiamorte si poteva ammirare fresca fresca sul braccio destro, dove spiccava in bella mostra il Marchio Nero, utilizzato per chiamare il loro signore.
<< Bene, bene, bene >> continuò Lucius Malfoy, grattandosi il mento e studiandoli con uno scintillio divertito negli occhi << Non pensavo che ci avreste messo così poco. Ero convinto che avremmo dovuto tenere la Nata Babbana prigioniera per settimane, prima che poteste capire dove fosse…e invece mi avete favorevolmente stupito >>.
<< Questo vuol dire che ho vinto la scommessa >> ridacchiò Rabastan con la sua voce gutturale. Poi i suoi occhi individuarono una figura dai capelli neri che conosceva molto bene << Ciao, Marlene. Ti ricordi di me? >>.
Per tutta risposta, la fanciulla sputò ai suoi piedi e Rabastan scoppiò a ridere, ma tutta la sua ilarità scomparve non appena vide Sirius circondarle la vita con un braccio in maniera possessiva. << Oooh, ti sei consolata in fretta, vedo. Ho sempre detto a mio fratello che eri solamente una puttana >>.
<< Bada a come parli, Lestrange >> ringhiò Sirius, senza riuscire a trattenersi.
<< Che spavalderia, giovane Black. Che dici, Lucius? Invitiamo i ragazzi a far baldoria con noi? >>.
<< Perché no, Rab >> Malfoy si voltò verso il corridoio e urlò << Ehi, ragazzi! Venite, c’è da divertirsi! >>.
In men che non si dica, diverse forme nere, vestite allo stesso modo di Lucius e Rabastan, affiorarono dal nulla, circondandoli e bloccando loro ogni possibile via di fuga. Indossavano tutti lo stesso identico mantello nero con il cappuccio, tipico dei Mangiamorte, e improvvisamente i cinque ragazzi si ritrovarono con sette bacchette puntate contro. A Lily sfuggì un gemito di terrore e si strinse di più a James, ma il ragazzo non riuscì a trovare nessun modo di confortarla: erano in trappola, e per giunta in svantaggio numerico. Nella sua mente, le probabilità di uscirne vivi si assottigliarono fin quasi a scomparire, così pensò di iniziare a parlare per avere il tempo di studiare un piano di fuga.
<< Perché non ci spiegate che cos’ha di tanto speciale questa ragazza? >> domandò loro, sperando di riuscire a distrarli << Alla fine, è una Mezzosangue come gli altri. Perché vi serve proprio lei? >>.
<< Quanta eloquenza, Potter >> commentò Lucius Malfoy, sorridendo freddamente << La ragazza serve agli scopi del Signore Oscuro, ti basti questo >>.
<< Scommetto che neanche voi sapete perché la vuole >> insistè Ramoso. Mosse lentamente un piede di lato, sperando di beccare quello di Sirius o Remus << Voglio dire, non è frustrante? Vi lascia entrare nella cerchia dei suoi fedelissimi…e poi non vi dice nemmeno che piani ha per una semplice Nata Babbana >>.
<< Non giocare con noi, Potter >> lo minacciò Rabastan << Il Signore Oscuro ci tiene in gran considerazione >>.
<< Oh, non lo metto in dubbio >> replicò sarcasticamente James, per metà concentrato sulla conversazione e per metà a cercare di toccare Sirius. Finalmente individuò il suo piede e lo pestò per attirare la sua attenzione. L’amico trattenne a stento un gemito di dolore, ma si inclinò verso di lui in maniera impercettibile.
<< Che cosa c’è? >> gli bisbigliò.
<< Ma come siamo maleducati, Lucius! Potter, qui c’è qualuno che conosci già. Ti rammenta qualcosa il nostro caro amico Antonin Dolohov? >>.
Per un attimo, James dimenticò completamente il suo piano << Cosa? >>.
Lily, Sirius e Remus trattennero bruscamente il fiato quando dall’oscurità emerse uno dei Mangiamorte che poco prima li aveva circondati. Si tolse il cappuccio con un sorriso arrogante sul volto e la mascella di James si irrigì, contraendosi per la rabbia.
<< Non vuoi sapere quali sono state le ultime parole del tuo amato padre, quando l’ho ucciso? >> Dolohov alzò gli occhi al cielo, come se stesse cercando di ricordare << Com’era? Ah, sì…un sacco di urla, lui che mi supplicava di risparmiarlo…>>.
<< James >> sussurrò Lily, voltandosi disperata a guardarlo << James, non ascoltarlo…vuole solo provocarti…>>.
<< Senti quanto è saggia la tua ragazza, Potter. Ma io sono certo che tu voglia sentire gli ultimi minuti di tuo padre >>.
<< Mio padre >> ringhiò James, ignorando Lily e mantenendo gli occhi fissi su Dolohov << Non avrebbe mai supplicato >>.
<< No, hai ragione. Tuo padre era un uomo coraggioso, te lo concedo >>.
<< Che tu hai assassinato alle spalle, come un vero codardo! >>.
Tutti i Mangiamorte scoppiarono a ridere e fu in quel momento che James ne approfittò per sussurrare al suo migliore amico << Schiantesimo…quando dico ora…passaparola…>>.
<< Sul serio, Potter, sei così divertente! >> esclamò Rabastan << Davvero pensavi che avremmo potuto tollerare ancora a lungo un ficcanaso come Charlus Potter? Così amico dei Mezzosangue…paladino dei deboli e degli oppressi…>>.
<< Mio padre era un uomo giusto ed è morto da eroe >> alle sue spalle, James avvertì Sirius mormorare il suo messaggio anche agli altri << Mentre voi siete soltanto un ammasso di vigliacchi >>.
<< E dicci, il tuo caro padre come…>>.
<< ORA! >> urlò James.
Alle sue spalle, quattro voci diverse gridarono << Stupeficium! >>.
Le maledizioni rimbalzarono dappertutto e i Mangiamorte furono costretti a gettarsi a terra per evitarle; questo diede campo libero ai Grifondoro, così James agguantò Lily e la trascinò via, proteggendosi la testa con un braccio nel mentre gli incantesimi volavano in aria. Dal polverone emerse uno degli scagnozzi di Rabastan, che gli pareva si chiamasse Rookwood, e si lanciò su di lui, ma James gli tirò una gomitata sul volto. Intorno a loro c’era l’inferno: dappertutto provenivano urla, gemiti di dolore, schianti…
L’unica via di fuga era andare al piano di sopra, così i cinque ragazzi salirono in fretta le scale e si ritrovarono in un magnifico salotto, con tanto di arazzi e tappeti che parevano antichissimi, il tutto illuminando da uno stupefacente lampadario di cristallo.
Dal piano di sotto si udirono le urla di Lucius Malfoy << Dobbiamo organizzarci! Rabastan, tu va’ a sinistra, Travers, controlla l’ingresso, Nott e Rookwood, andate in sala…Dolohov, con me! >>.
<< Dobbiamo uscire da qui! >> gemette Marlene.
Uno zampillo di luce rossa per poco non la colpì. Si gettarono tutti a terra, ma Nott riuscì a schivare l’incantesimo di Sirius e puntò la bacchetta contro Lily, che in quel momento si stava alzando in piedi per prendere meglio la mira.
<< Avada…>>.
James si buttò contro di lui appena in tempo, atterrandolo e facendogli sbagliare il colpo. Si sedette sopra di lui e gli strappò la bacchetta di mano, dopodiché gli mollò un pugno sul volto con tutta la forza che aveva.
<< La mia ragazza non si tocca, brutto bastardo! >>.
<< Ram, attento! >> urlò Sirius.
James balzò in piedi e schivò appena in tempo uno schiantesimo di Malfoy, che stava arrivando insieme a tutta la combriccola. Il giovane Potter strinse forte la bacchetta e in pochi istanti si scatenò l’inferno: Remus mise in salvo Mary, che nel frattempo era svenuta di nuovo, e poi iniziò a duellare con Travers; Marlene si occupò di Rabastan, mentre Lily e Sirius schiantarono Nott e cercarono di colpire anche Malfoy. Ne mancava solo uno…
<< Allora, Potter >> disse Dolohov, lisciando la bacchetta << Che ne dici di pareggiare i conti? >>.
<< Con piacere! Stupeficium! >>.
Dolohov scartò di lato e si riparò dietro un’elegante poltrona rivestita di velluto. Anche James si nascose dietro un armadietto di cristallo e si strinse forte la bacchetta al petto. Quell’uomo aveva ucciso suo padre. Doveva morire, non c’erano dubbi. Tanto, nessuno di loro ne sarebbe uscito vivo, dunque il minimo che poteva fare era portare l’assassino di Charlus Potter con sé…
Stava appunto per girarsi e andare incontro a morte certa, quando improvvisamente ci fu una grossa esplosione e tutto si colorò di bianco.

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Capitolo 26
*** L'Ordine della Fenice originario ***


Non ricordava di essersi mai sdraiata su un letto morbido. D’altra parte, non ricordava nemmeno come avesse fatto ad arrivare fin lì, eppure il suo istinto le suggeriva che si trovava al sicuro. Non sapeva bene da dove derivasse quella consapevolezza; forse dalla presenza di alcune bende fresche sulla sua fronte, segno inequivocabile che, dovunque si trovasse, poteva fidarsi, dato che qualcuno si stava prendendo cura di lei.
Non ricordava molto neanche del combattimento a Villa Lestrange prima di quella strana esplosione: solo un sacco di incantesimi che volavano da una parte all’altra della stanza, Mary svenuta, Marlene che duellava contro Rabastan, Sirius e Remus che cercavano con tutte le loro forze di stendere Lucius Malfoy, James che lottava contro Dolohov…James!
La giovane Evans spalancò gli occhi e si tirò su a sedere di scatto, ma ben presto ricadde fra i cuscini a causa del violento capogiro che l’aveva assalita. Chiuse di nuovo gli occhi, cercando di placare le vertigini, e, non appena si sentì abbastanza sicura, provò a sollevarsi ancora, ma questa volta con delicatezza. Come aveva sospettato fin da subito, si trovava in un luogo sicuro, ossia l’infermeria di Hogwarts. Qualcuno le aveva passato delle garze bagnate sulla fronte e sul comodino accanto al suo letto si trovavano alcuni dolci di Mielandia insieme ad un mazzo di girasoli, i suoi fiori preferiti.
Poco distante da lei, una figura bianca si stava affaccendando attorno ai letti; la sua vista non era ancora del tutto a posto, tuttavia le parve di riconoscere Madama Chips. Ma perché si trovava in infemeria? E dove erano tutti gli altri? Dov’era James?
<< Madama Chips! >> la chiamò, gracchiando << Madama Chips! >>.
La figura in bianco si voltò e si avvicinò sempre di più al suo letto. Lily cercò di metterla a fuoco, ma venne distratta dallo strano scintillio dorato che luccicava sul volto dell’infermiera proprio all’altezza degli occhi. Che strano, non aveva mai fatto caso al fatto che Madama Chips portasse gli occhiali…
Sbattè di nuovo le palpebre e, lentamente, come attraverso una foschia, comprese che ciò che lei aveva scambiato per un camice bianco in realtà era una lunga e folta barba candida, che poteva appartenere soltanto a…
<< Buon pomeriggio, signorina Evans >> la salutò calorosamente il preside.
<< Professor Silente! >> esclamò Lily, sconvolta << Che cosa è successo? Signore, i miei amici sono ancora a Villa Lestrange, so che non avremmo dovuto essere lì, ma la prego, la supplico, deve mandare qualcuno a salvarli, i Mangiamorte li uccideranno…>>.
<< Si calmi, mia cara figliola. Temo che sia rimasta un po’ indietro con gli avvenimenti, dato che è stata priva di sensi per un paio di giorni >>.
<< Priva di sensi? >> ripetè Lily, senza capire.
<< Il signor Potter era molto preoccupato, di certo sarà enormemente sollevato nel sapere che si è svegliata. Per quanto sembri paradossale, questa scuola è piccola e le voci corrono >> il preside le strizzò un occhio << Ho sempre saputo che lei sarebbe riuscita a fargli mettere la testa a posto, prima o poi >>.
La fanciulla arrossì << James sta bene? >>.
<< Stanno tutti bene, signorina Evans >>.
<< Anche Mary? >>.
<< Certamente >>.
<< Allora perché io sono qui? Lei sa cos’è successo? >>.
<< Certo che lo so. Sono stato io a portarla qui >>.
Involontariamente, Lily strabuzzò gli occhi << E’ stato lei?! >>.
<< Devo ammettere che il vostro piano per intrufolarvi a Villa Lestrange è stato esemplare. Certo, quello dei vostri compagni Serpeverde non era male, il professor Lumacorno non ricorda assolutamente nulla, nemmeno di aver spedito fuori da Hogwarts la signorina Macdonald…ma la vostra strategia è stata eccezionale, se mi è concesso dirlo, dato che avrete infranto almeno una cinquantina di regole della scuola >>.
Lily arrossì ancora di più e abbassò lo sguardo, ma nel tono del professor Silente non sembrava esserci alcun accenno di rimprovero.
<< Non se ne vergogni, signorina Evans. In fin dei conti, avete agito per salvare la vita di una vostra amica e io tendo ad apprezzare molto questi gesti, per quanto spericolati possano essere >>.
<< Probabilmente ha scelto le persone sbagliate per fare i Capiscuola >> sussurrò piano la fanciulla.
<< Lo crede davvero? >> Silente la scrutò attraverso gli occhiali a mezzaluna << Io sono convinto del contrario. Lei e il signor Potter avete svolto un eccellente lavoro durante l’anno e devo dire che non ve la stavate cavando per niente male neanche contro i Mangiamorte. Tuttavia, non appena le mie spie mi hanno messo al corrente di ciò che stava accadendo nella villa dei Lestrange, sono accorso immediatamente >>.
<< Le sue spie? >>.
<< Ogni cosa a tempo debito, signorina Evans. Dunque, le stavo dicendo, quando sono giunto a Villa Lestrange, il giovane Rabastan, che era terra, mi ha visto prima di tutti gli altri e ha pensato bene di far saltare una tubatura del gas per darsi alla fuga insieme a tutti i suoi compari. Per questo tutti voi avete perso i sensi: lei è stata solo l’ultima dei suoi amici a risvegliarsi >>.
<< Quindi i Mangiamorte sono fuggiti? >>.
<< Ebbene sì, purtroppo non siamo riusciti ad impedirlo. Ma l’importante è stato salvare le vostre vite >>.
Lily si passò una mano sugli occhi << Mi dispiace immensamente, professore. Io…io per prima avrei dovuto rispettare le regole e allertare uno degli insegnanti, magari la professoressa McGranitt, e spiegare esattamente i miei sospetti sul fatto che Mary fosse sparita…>>.
<< Certo, questa sarebbe stata la cosa giusta da fare. Ma non sempre la cosa giusta da fare è anche la più efficace >>.
Proprio in quel momento le porte dell’infermeria si spalancarono con fragore e James irruppe nella stanza. Molto probabilmente, vista la presenza del professor Silente, si trattenne quel tanto che bastava per non precipitarsi da Lily e baciarla, così si schiarì nervosamente la voce e si avvicinò al letto con passo più controllato, sebbene gli occhi gli brilassero dal sollievo.
<< Ah, signor Potter! >> esclamò il professor Silente << Mi chiedevo quando sarebbe arrivato. Immagino che Madama Chips l’abbia avvisata subito, proprio come aveva incessantemente richiesto >>.
James gli sorrise in modo complice, dopodiché si chinò su Lily e le scoccò un casto bacio sulla fronte. Di fronte a quella vista, il preside scoppiò inspiegabilmente a ridere.
<< Suvvia, ragazzi miei, non fate caso a me. L’amore è così raro da trovare che, quando c’è, bisogna manifestarlo in tutti i modi >>.
<< Ma, signore…>>.
<< Faccia pure, signor Potter. Le prometto che mi tratterrò soltanto per qualche minuto ancora, dopodiché la signorina Evans sarà tutta sua >>.
Ridendo, Lily e James si avvicinarono e si baciarono con delicatezza sulle labbra, avvertendo tutta la dolcezza che c’era nel ritrovarsi dopo essere stati tanto preoccupati l’uno per l’altra.
<< Ben tornata, Lils >> le mormorò lui, sfiorandole una guancia.
Lily avrebbe voluto baciarlo di nuovo, ma aveva ancora così tante domande per il professor Silente che non sapeva da dove cominciare; tuttavia la presenza di James al suo fianco le dava molta più sicurezza e fu certa che, con lui, avrebbe potuto affrontare qualsiasi tipo di verità.
<< Professore >> esordì timidamente << Poco fa lei ha accennato ad alcune sue spie…>>.
<< Ah, sapevo che sarebbe voluta ritornare su questo punto. Lei è testarda, proprio come il suo fidanzato. Allora, signor Potter: a chi l’onere di spiegare tutto? >>.
Con enorme sorpresa di Lily, James ridacchiò << Lascio a lei la parola, professore >>.
<< Lo immaginavo. Dunque, Lily >> la voce di Silente divenne improvvisamente seria << Immagino lei sappia che il potere di Lord Voldemort – come ormai ama farsi chiamare – sta aumentando sempre di più. Le sue idee sulla purezza del sangue gli hanno attirato le simpatie della maggior parte delle famiglie Purosangue e le fila del suo esercito si ingrossano ogni giorno di più. Ha visto che cosa è in grado di fare: per il momento si limita soltanto a misteriose sparizioni di Mezzosangue o a crudeli attacchi a villaggi babbani, ma sono dell’idea che presto dovremo aspettarci qualcosa di molto peggio. Le sue spie sono dappertutto, persino nel Ministero. Gli Auror non sono più in grado di affrontare questa minaccia da soli, o perché sono stati corrotti, o perché non sono più abbastanza forti per farlo. Per questo ho sentito il bisogno di creare un’associazione assolutamente segreta chiamata “Ordine della Fenice” >>.
James le strinse forte una mano e Lily si sforzò di annuire, sebbene non riuscisse a capire che cosa c’entrassero lei e i suoi amici in tutta quella faccenda.
<< Essenzialmente, lo scopo di tale associazione è sconfiggere il male. Per il momento i membri dell’Ordine sono tutti Auror esperti oppure maghi dal grande talento che mi hanno assicurato il loro personale aiuto. Ma la lotta contro Voldemort non può essere combattuta soltanto dai vecchi: ci serve linfa giovane, maghi dotati che siano in grado di far fronte a questa minaccia. Ecco perché lei, insieme a tutti i suoi compagni di Grifondoro più qualche aggiunta, è stata selezionata per partecipare >>.
Lily spalancò la bocca, sforzandosi di non balbettare << Lei…lei ha scelto…me? >>.
<< Vi ho tenuti a lungo in osservazione, quest’anno. Sapevo che dovevo aspettare che foste tutti pronti e, non appena sono venuto a conoscenza di ciò che avevate fatto per la vostra amica Mary, ho pensato che fosse finalmente giunto il momento >>.
<< Ma…io…io non credo di essere in grado…>>.
<< Signorina Evans, lei è una strega molto dotata. L’ho vista combattere, a Villa Lestrange, senza contare che la capacità di evocare un Patronus non è da tutti >>.
<< Ma quello me l’ha insegnato James…>>.
<< E lo sa in quanti ci riescono al secondo tentativo? >> Silente lanciò un’occhiata rapida in direzione di James e gli sorrise << Il signor Potter mi ha raccontato tutto. So che lei è anche un’eccellente pozionista, il che può sempre tornare utile. Ma, oltre al suo talento, c’è un altro motivo per cui vorrei che si unisse a me in questa battaglia…ed è la purezza del suo cuore. Mi creda, raramente ho visto nelle persone un tale spirito di sacrificio per coloro che amano: la mente umana, purtroppo, tende a essere essenzialmente egoista, ma lei, signorina Evans…nessuno potrebbe dubitare del suo amore. Basta vedere come, sebbene sia una studentessa modello, abbia accettato di infrangere tutte le regole pur di salvare la vita di una delle sue più care amiche. Ha rifiutato sé stessa per la salvezza di Mary Macdonald >>.
Lily abbassò lo sguardo, torcendosi le mani. I complimenti del professor Silente l’avevano enormemente lusingata, tuttavia non poteva fare a meno di non sentirsi all’altezza; un conto erano James, o Sirius, che al quinto anno erano riusciti a diventare Animagi…ma lei? In che modo avrebbe mai potuto contribuire alla sconfitta di Voldemort?
<< Non si sottovaluti, signorina Evans >> commentò a quel punto il preside, come se le avesse letto nel pensiero << Lei ha un enorme potenziale. In tempi migliori avrebbe potuto avere un’eccellente carriera da Auror, ma per il momento questo è il massimo che posso offrirle >>.
<< Accetta, Lily >> le mormorò piano James ad un orecchio << Questa sarà la nostra occasione: possiamo combattere e renderci utili >>.
La fanciulla tentennò ancora per qualche istante, riflettendo sull’enorme quantità di pericoli in cui si sarebbe cacciata, ma poi ricordò che avrebbe sempre avuto James al suo fianco e quella consapevolezza bastò a fugarle ogni dubbio.
<< Accetto, signore >> dichiarò, decisa << Farò parte dell’Ordine della Fenice >>.
Silente le ammiccò << Non mi aspettavo nulla di meno da voi due. La prima riunione sarà domani sera. Fatevi trovare nel mio ufficio alle nove in punto e poi ci smaterializzeremo insieme >>.



Fortunatamente, Madama Chips acconsentì a dimetterla dall’infermeria il pomeriggio seguente, così Lily, prima della riunione segreta, fu libera di lasciarsi raccontare tutti i dettagli da James. A quanto pareva, il suo svenimento era durato più a lungo rispetto a quello degli altri perché era quella che si era trovata più vicina alla tubatura del gas; anche Sirius, che stava combattendo al suo fianco quando c’era stata l’esplosione, era rimasto fuori gioco per un bel po’. Mary invece era stata portata al San Mungo, ma sarebbe dovuta tornare a momenti, dato che Silente aveva intenzione di reclutare anche lei nell’Ordine il prima possibile.
<< Ma tu cosa ne pensi? >> chiese Lily a James, nel mentre si avviavano verso l’ufficio di Silente.
<< Riguardo l’Ordine? Credo che Silente non avrebbe potuto avere un’idea più geniale. Era ora che qualcuno prendesse in mano la situazione >>.
<< Sì, ma…perché noi? >>.
<< A chi altri avrebbe potuto rivolgersi? Il Ministero ha paura, gli Auror stessi ne hanno…dunque, chi meglio di noi, che siamo stati suoi allievi? Ci ha osservati per sette anni, sa di cosa siamo capaci. A quanto ho capito, ha scelto solo i migliori. E indovina un po’? Non c’è neanche un Serpeverde >>.
<< Beh, mi sarei sorpresa del contrario. Più di metà delle famiglie Purosangue sta dalla parte di Voldemort >>.
<< Le eccezioni ci sono sempre, però. Guarda me. O Sirius. O Marlene, o Alice…siamo tutti traditori del nostro sangue, perché crediamo in questa causa >>.
<< Sai >> Lily si fermò un istante e lo guardò negli occhi << Ho sempre sognato di essere un Auror, ma non avrei mai pensato che mi sarebbe mai importato di più della vita di qualcun altro che della mia. Ora, se dovesse succederti qualcosa…>>.
James le sorrise dolcemente e le strinse una mano << Non succederà, Lily. Se cadremo, cadremo insieme >>.
Lei ricambiò la sua stretta << Per sempre? >>.
<< Per sempre. Te lo prometto >>.
Non appena raggiunsero l’ufficio del professor Silente, trovarono ad attenderlo un nutrito gruppetto di ragazzi, tutti del settimo anno, coloro che molto probabilmente erano stati selezionati da Silente in persona. C’erano Sirius e Marlene, Remus, Peter, Emmeline e persino Alice e Frank. Di Tassorosso erano stati scelti i due fratelli Bones e un ragazzo un po’ strano che Lily conosceva solo di vista, Sturgis Podmore. Infine, per Corvonero erano presenti anche i due gemelli Prewett e la ragazza di Fabian, Dorcas Meadowes. James abbandonò la sua mano per andare a salutare tutti quelli che conosceva, invece Lily preferì non gettarsi nella mischia e affiancò Remus, che aveva sul viso un’espressione malinconica.
<< Come sta Mary? >> gli domandò, prendendolo sottobraccio.
Lupin scosse la testa con aria triste << Non ne ho idea. Silente non mi ha dato il permesso di accompagnarla al San Mungo e, da quando è là, non ho ricevuto neanche una sua notizia >>.
<< Sono certa che si rimetterà presto >>.
<< Lo spero anch’io. Solo che…non so, Lily, ho la sensazione che ci sia qualcosa che non va >>.
<< In che senso? >>.
<< Ora non allarmarti, è solo una mia idea…però credo che alla villa sia successo qualcosa che Mary non vuole dirmi. A malapena sopportava che la toccassi, quando l’abbiamo salvata >>.
Lily deglutì sonoramente << Beh…forse era solo spaventata…>>.
<< No, deve esserci qualcosa sotto. Solo che davvero non riesco a immaginare cosa possano averle fatto…>>.
Fortunatamente in quel momento comparvero il professor Silente e la professoressa McGranitt, così tutti i ragazzi si zittirono all’istante. Il preside spiegò brevemente che, per la loro sicurezza, era meglio che non conoscessero l’ubicazione precisa del quartier generale dell’Ordine; in tal modo, se anche fossero stati catturati, colui che avrebbe usato la Legilimanzia su di loro non avrebbe scoperto nulla di compromettente. Per questo motivo era stata allestita una passaporta, rappresentata da un fazzolezzo di stoffa logora.
Lily si posizionò fra James e Sirius e aggrottò la fronte con aria preoccupata: l’ultima volta che aveva preso una passaporta le era venuta una nausea così forte che aveva vomitato non appena aveva toccato terra. Sperava solo di non fare la stessa figura di fronte agli altri membri dell’Ordine. Non appena il preside diede loro il via, la fanciulla si aggrappò forte e fece appena in tempo a chiudere gli occhi prima di sentirsi trascinare via da una forza inarrestabile, che la strattonò in avanti con violenza. In un attimo i suoi piedi si staccarono da terra e iniziarono a vorticare, nel mentre si sentiva sballottolare da una parte all’altra come sulle montagne russe.
All’improvviso, nello stesso modo rapido in cui era iniziato, atterrarono bruscamente al suolo; Lily cadde direttamente a faccia in giù e rimase ferma per parecchi attimi, cercando di placare lo stomaco. Qualcuno nelle sue vicinanze barcollò qualche istante e poi inciampò nei suoi stessi piedi, finendo addosso a lei e, dalla sonora imprecazione, la ragazza lo riconobbe come Sirius. Quando finalmente si decise ad alzare la testa, constatò con un sorriso che tutti i ragazzi erano spiaccicati a terra come mosche: in qualche modo, James era finito dritto contro Remus e Peter, creando un groviglio unico di gambe e braccia, e non sembrava che a tutti gli altri fosse andata molto meglio. Sturgis era piegato in due e stava riversando l’intero contenuto del suo stomaco sul prato in cui erano precipitati. Solo Silente e la McGranitt erano riusciti ad atterrare in piedi e non sembravano minimamente scossi.
Ad un tratto, qualcuno tese una mano nella sua direzione << Benvenuta! >>.
Lily si lasciò tirare in piedi da quella che pareva essere un’immensa macchia viola; non appena la nausea da passaporta cessò, comprese invece che si trattava di un mago piuttosto piccolo, alto appena quanto lei, completamente rivestito di lucente sera violacea.
<< Mi chiamo Dedalus Lux >> si presentò, stringendole la mano con una presa d’acciaio e continuando a saltellare con aria eccitata << Silente ci aveva detto che avrebbe radunato alcuni suoi allievi…ma non aveva parlato di signorine così affascinanti! >>.
<< Vedi di stare buono, Dedalus >> lo rimbeccò un altro mago, altrettanto basso ma molto più grosso e con uno sguardo minaccioso. Lily lo riconobbe per via di alcune interviste che aveva rilasciato sul Profeta: era Alastor Moody, uno dei Cacciatori di Maghi Oscuri più temuto degli ultimi tempi.
Non appena tutti riuscirono a tirarsi in piedi, Silente li guidò attraverso quella che pareva essere una reggia e fra i ragazzi di Hogwarts serpeggiò subito la voce che poteva essere la sua residenza privata quando non restava al castello; tuttavia, in ogni caso, a loro non era concesso saperlo.
Si accomodarono tutti attorno ad un enorme tavolo fatto a ferro di cavallo e il preside presentò velocemente ai ragazzi anche gli altri membri: oltre alla McGranitt, Dedalus Lux e Alastor Moody, Silente aveva scelto suo fratello Aberforth, due amici di vecchia data, Elphias Doge e Dearborn Caradoc, e infine un altro giovane Auror, Benjy Fenwick, collega di Moody.
<< Ottimo, ora che siamo tutti riuniti, possiamo dare ufficialmente inizio alla prima riunione dell’Ordine della Fenice >>.
<< Tagliamo corto, Silente >> gracchiò aspro Moody << Dov’è Voldemort? Che cosa fa? Che cosa vuole? >>.
Il preside sospirò << Purtroppo non ne ho idea. Sospetto si rintani in una delle case dei suoi Mangiamorte, ma, come ho detto, è solo un sospetto >>.
<< Ottimo, io e Benjy potremmo perquisirle tutte…>>.
<< Sai che non si può, Alastor. Dobbiamo agire inosservati, colpirlo alle spalle come lui fa con noi…>>.
In quel momento James, seduto accanto a Lily, alzò la mano.
<< Signor Potter? >>.
<< Chiedo perdono, signore, ma vorrei sapere…qual è esattamente il nostro scopo >>.
<< Ottima domanda >> Silente gli sorrise, come se fossero ancora a scuola << Direi che il nostro scopo è fare tutto quello che è in nostro potere per assicurarci che Voldemort non realizzi i suoi piani >>.
<< Inoltre, tu sei l’unico di cui Lui abbia paura >> intervenne esaltato Dedalus Lux << Con te dalla nostra, Albus, vinceremo sicuramente >>.
James era ancora scettico << Ma come facciamo a sapere quali sono i suoi piani? >>.
<< Beh, mi sono fatto un’idea abbastaza precisa >> il preside si accarezzò la barba folta << E, non per vantarmi, ma solitamente le mie idee precise si rivelano sempre piuttosto corrette >>.
<< Quindi >> s’intromise Sirius << Cosa dobbiamo aspettarci? >>.
<< Prima di tutto, sono abbastanza sicuro che Voldemort si stia costruendo un suo personale esercito, costituito non solo dai suoi fedeli Mangiamorte e da un’enorme quantità di creature Oscure, ma anche da maghi e streghe costretti a seguirlo con la forza oppure sotto l’effetto della Maledizione Imperius. Dubito fortemente che cercherà di impossessarsi del Ministero della Magia solo con una decina di Mangiamorte >>.
<< Allora è questo il suo piano? >> domandò Lily, senza riuscire a trattenersi. Per un attimo arrossì, rammentando quanto odiasse parlare in pubblico, ma, non appena vide che tutti parevano piuttosto interessati alla sua domanda, continuò << Vuole diventare Primo Ministro? >>.
<< Oh, sì >> le rispose Silente << Vuole prima spazzare via l’attuale governo con la forza, ripulire il mondo magico da quelli che, secondo lui, sono “impuri”…e poi sì, vorrà la carica di Primo Ministro. E il mondo ai suoi piedi, suppongo >>.
<< Noi lo fermeremo >> intervenne dura Marlene << A qualunque costo >>.
<< Per la barba di Merlino >> commentò uno degli amici di Silente, forse Elphias Doge << Silente, hai portato con te dei veri guerrieri >>.
<< Ma sanno combattere? >> Moody studiò i ragazzi con aria scettica << Una volta sul campo, non ho intenzione di fare da baby- sitter a nessuno >>.
<< Cinque di loro sanno evocare un Patronus corporeo. Tu ci riusciresti, Alastor? >>.
Moody borbottò qualcosa fra i denti, ma Silente lo interruppe << Senza contare che cinque di loro si sono infiltrati in una casa piena di Mangiamorte per salvare la vita di una cara amica >>.
<< E sono anche gli studenti migliori della mia classe >> aggiunse orgogliosa la McGranitt.
<< Va bene, ho capito >> gracchiò Moody << Spero solo che non si facciano ammazzare. Orbene, Albus: qual è la tua strategia? >>.



Quando ritornarono nella Sala Comune di Grifondoro era ormai mezzanotte passata; quasi tutti i ragazzi erano nei rispettivi dormitori a fare i bagagli, dato che domani sarebbe stato l’ultimo giorno a Hogwarts prima delle vacanze estive. Tuttavia nessuno di loro aveva molta voglia di andare a dormire, così rimasero tutti insieme seduti sui divanetti, l’uno accanto all’altro, a discutere sulla riunione dell’Ordine appena conclusa e su tutto ciò che avevano appreso quella sera.
Sirius stava facendo una crudele, ma purtroppo vera imitazione di Dedalus Lux che saltellava tutto eccitato alla vista delle ragazze, quando Remus, che era salito un attimo in dormitorio per posare alcuni libri, tornò verso di loro con uno strano foglio di pergamena in mano e il pettine d’argento della sua ragazza.
<< C’era questa, sul mio letto >> annunciò agli amici << Viene da Mary >>.
Lily studiò il suo volto << E perché hai quell’aria così tetra? Dovresti essere contento! >>.
<< Ho la sensazione che non saranno buone notizie >>.
<< Cioè non l’hai ancora aperta? >> Sirius strabuzzò gli occhi << Che cosa stai aspettando? >>.
<< Non so, io…non ce la faccio >>.
James gli andò vicino << Ehi, Lunastorta, qualunque cosa sarà, noi siamo qui. Leggila, coraggio >>.
Con le dita tremanti, Remus si fece forza e aprì la lettera. Il suo volto perse sempre più colore man mano che leggeva, il corpo prese a tremargli in maniera incontrollabile e all’improvviso urlò così forte che tutti loro balzarono in piedi per andargli vicino. Cadde in ginocchio e cominciò a gemere così forte il nome di Mary che sembrava fosse preda di un attacco isterico.
<< Che cosa dice? >> strillò Lily, terrorizzata << Mary è…? >>.
Dato che Remus continuava a rotolarsi per terra come se stesse provando un dolore atroce, James gli strappò la lettera di mano e la passò a Lily. La fanciulla si affrettò ad aprirla, terrorizzata alla sola idea di ciò che avrebbe potuto leggere.
 

Ospedale San Mungo, 14 giugno 1978

Mio caro Remus,
so che già ti starai domandando qual è il motivo di questa mia lettera, perché non sono lì a dartela di persona. La risposta è molto semplice: probabilmente, quando la leggerai, io sarò già molto lontana da qui, e ogni tentativo di ricerca sarà inutile, poiché non mi ricorderò più di te. Infatti ho intenzione di praticarmi un incantesimo di memoria, cancellare tutto quanto di me, compresa la magia, e trasferirmi in Canada.
Ti prego, cerca di capirmi. La mia famiglia è stata uccisa, non mi è rimasto nessun altro al mondo, a parte te. Ti amo come non ho mai amato nessun altro in vita mia, ma, proprio perché ti amo, non posso permettere che tu getti via la possibilità di una brillante carriera da Auror per fuggire con una ragazza macchiata come me. Io…avrei tanto voluto darti tutto di me, avrei voluto che tu fossi l’unico e il solo uomo della mia vita, ma Mulcibernon riesco nemmeno a descrivere per lettera la violenza che mi ha fatto. Mi vergogno profondamente per ciò che è accaduto; ho cercato in tutti i modi di lottare, di oppormi, ma lui era più forte, e, alla fine, ha vinto.
Sento che non potrò continuare a vivere con questo terribile fardello che mi tormenta. Ora temo le carezze di un uomo più di ogni altra cosa al mondo e non credo che riuscirei più a stare con te come vorrei. Ho bisogno di andare via, dimenticare la mia vergogna e iniziare una nuova vita, in un luogo in cui non contano affatto le origini o la purezza del sangue, ma solo la persona che sei.
Vorrei tanto che tu potessi venire con me, lo desidero con tutto il mio cuore, ma James, Sirius e Peter hanno bisogno di te e non ho intenzione di chiederti di abbandonare la tua vera famiglia né la causa per cui stai combattendo. Ti supplico, riferisci alle mie care amiche, ma soprattutto a Lily, che mi dispiace. Le ho amate tutte come sorelle e so che mi mancheranno infinitamente.
In quanto a te, Remus Lupindimenticami. Trova una brava ragazza, sposala, creati una famiglia senza pensare alla tua natura, perché sei un ragazzo buono, il migliore che abbia mai conosciuto, ed è questo il futuro che ti meriti. C’è una cosa di cui ti dovrai sempre ricordare: tu sei più coraggioso di quanto credi, più forte di quanto sembri, più intelligente di quanto pensi. Ma ,soprattutto, ricorda che, anche se saremo lontani, io sarò sempre con te.
Non appena partirò, assumerò una nuova identità, così colei che è stata Mary Macdonald morirà per sempre. Ma sono felice di pensare che morirà con la consapevolezza di averti amato fino al suo ultimo giorno.
Ora è il momento di andare. Mi raccomando, brucia questa lettera: non voglio che tu venga tormentato dallo spettro della mia mancanza.

Addio.
Mary


Lily lasciò cadere il foglio di pergamena sul pavimento, l’espressione completamente vuota. Si sdraiò per terra accanto a Remus, lo strinse forte fra le braccia e iniziò a singhiozzare vicino a lui. Ora poteva capire come si sentiva: entrambi avevano appena perduto Mary per sempre.
 
******


Il 15 giugno 1978 non avrebbe potuto essere una giornata più perfetta: il sole splendeva alto nel cielo, l’aria era frizzante, i prati attorno al castello erano di un bel verde luminoso, il Lago Nero luccicava sotto i raggi solari e per l’intera scuola aleggiava un’atmosfera festosa, dato che non solo Grifondoro aveva vinto la Coppa delle Case, ma il giorno dopo sarebbero cominciate anche le tanto agognate vacanze estive.
Lily Evans passeggiava da sola per il parco, cercando di imprimersi bene nella memoria ogni singolo dettaglio di quel luogo tanto caro. Hogwarts era stata la sua casa, la sua famiglia, la sua vita per così tanto tempo che ora la sola idea di doverla lasciare le risultava inaccettabile. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riavvolgere il nastro tempo e tornare indietro di sette anni, quando ancora si trovava per la prima volta sull’Espresso di Hogwars insieme a Severus, ansiosa e anche un po’ spaventata di iniziare quella nuova, grande avventura.
Da allora erano cambiate molte cose e quella stessa bambina, colei che non credeva ai Dissennatori e alle forze del male, non esisteva più da tanto tempo. Hogwarts l’aveva inevitabilmente formata, trasformandola nella giovane donna coraggiosa che era destinata a diventare. In quella scuola aveva trovato non solo degli amici, ma dei veri compagni di vita, con i quali aveva condiviso molteplici avventure. Non voleva andarsene, ma doveva.
Sospirando, Lily raggiunse la riva del Lago Nero dove, quell’inverno, lei e James si erano baciati per la prima volta e si sedette, lasciando vagare lo sguardo sull’acqua placida. Inevitabilmente, i suoi pensieri corsero a Mary.
La lettera in cui annunciava la sua partenza l’aveva distrutta, tanto che aveva passato l’intera notte a piangere fra le braccia di Alice. L’amica che credeva sarebbe stata con lei tutta la vita, quella che era convinta l’avrebbe sempre sostenuta, in ogni momento, era partita per sempre. Non aveva lasciato un indirizzo, nemmeno il nome con cui aveva deciso di rinnovare la sua esistenza; si era semplicemente volatilizzata nel nulla.
Per lei, Mary era stata un po’ come una sorta di fata turchina, l’unica ragazza del suo anno con cui avesse stretto amicizia fin da subito, senza contare che, quando aveva perso Severus, era stata proprio lei a trovarla e consolarla, proponendole di provare a uscire con lei e le altre ragazze; senza di lei, Lily sarebbe stata certamente condannata ad altri due tristi e solitari anni fatti solo di studio e biblioteca. Era stata Mary a sopportare tutte le sue lamentele su James, così come alla fine era stata Mary a consigliarle in che modo avrebbe potuto aggiustare le cose con lui.
Mary Macdonald, in poche parole un’amica straordinaria.
Improvvisamente, Lily avvertì la presenza di un’altra persona alle sue spalle. Rimase con lo sguardo rivolto verso il lago e udì il rumore dei suoi passi, nel mentre si avvicinava a lei. Quando alla fine si voltò, non si sorprese affatto nel vedere James, con gli occhi rivolti verso l’orizzonte. Sapeva che non l’avrebbe mai lasciata da sola in un momento simile.
<< A che cosa pensi? >> le domandò lui, dopo qualche minuto di silenzio.
La fanciulla si limitò a fissare lo sguardo nei suoi occhi luminosi. Quanto era cambiato il loro rapporto. Erano passati dall’odiarsi all’amarsi reciprocamente nel giro di un solo anno, anno in cui entrambi erano maturati profondamente. James era sempre stato nella sua vita, tuttavia aveva avuto bisogno di rischiare di perderlo prima di rendersene totalmente conto. Probabilmente una parte di lei, seppur minima, doveva avere iniziato ad amarlo fin da quando non erano altro che due undicenni.
<< Al passato. Al presente. Al futuro >>.
<< Un po’ troppo tutto in una volta, vero? >> James le sorrise << Vieni qui >>.
Non appena aprì le braccia, Lily vi si fiondò dentro, felice di potersi estraniare da tutto e da tutti grazie a quella magica gabbia protettiva che James poteva creare per lei grazie al suo corpo. Era certa che non avrebbe mai provato quel senso di totale sicurezza e fiducia in nessun altro posto, con nessun altra persona.
<< Sei triste? >>.
<< Un po’ >>.
<< Perché? >>.
<< Non so…è tutta una serie di cose. Mary, il fatto che dobbiamo partire, l’Ordine…>>.
James le accarezzò la testa << Cosa posso fare per farti stare meglio? >>.
Lily finse di pensarci su << Mmm…beh, baciarmi potrebbe alleviare un po’ le mie pene >>.
<< Ritieni davvero che un mio bacio potrebbe facilitare il tuo disintristimento? >>.
<< Io non ritengo, Potter. Io so >>.
<< E due baci che effetto ti farebbero? >>.
<< Buon umore, direi >>.
<< Tre? >>.
<< Semifelicità >>.
<< Quattro? >>.
<< Abbastanza felicità >>.
<< Cinque? >>.
Lily scoppiò a ridere << Dobbiamo andare avanti così tutto il giorno? >>.
<< Dai, sono curioso. Cinque? >>.
<< Paradiso >>.
<< Addirittura. Allora sei? >>.
<< Paradiso assai >>.
<< E sette? >>.
<< No, sette è pericoloso. D’altra parte, è il numero magico più potente >>.
<< Se fossero cento? >>.
<< Io alzerei un po’ la posta, signor Potter. Che ne dice di mille? >>.
<< Allora dico all’infinito >>.
<< Aggiudicato >>.
Entrambi risero, poi James fece il modo che i loro visi si trovassero a poche spanne di distanza e iniziò a baciarla dappertutto, sulla bocca, sul naso, sugli occhi, sul collo, sulle tempie, sulle lentiggini. Ad un tratto iniziò a farle il solletico e Lily urlò per implorarlo di fermarsi, senza tuttavia smettere di ridere. Per quei pochi, brevi momenti, riuscì a quasi a dimenticare i problemi che le assillavano il cervello.
<< Davvero, Lily >> James si bloccò solo quando ormai entrambi erano senza fiato e assunse un’espressione seria << Sei sicura di stare bene? >>.
<< Solo un po’ di malinconia, credo. Non voglio lasciare Hogwarts >>.
<< Già, non dirlo a me. Il pensiero di dover diventare una persona responsabile mi terrorizza enormemente. Oggi io e Sirius abbiamo lasciato un cesto di cioccolatini nell’ufficio di Gazza, per ringraziarlo di tutti questi anni passati assieme >>.
<< Un gesto nobile…>>.
<< Peccato che quei cioccolatini siano lassativi >>.
Lily scosse la testa, ridacchiando << Non cambierete mai >>.
James le diede un altro bacio sulla testa, dopodiché rimase in silenzio per qualche istante, limitandosi a stringerla a sé. Lily era sicura che anche lui fosse spaventato da ciò che li aspettava: avevano accettato di entrare nell’Ordine, il che significava che le loro vite sarebbero state costantemente in pericolo fino alla fine della guerra.
<< Come…come sta Remus? >> gli domandò.
James si lasciò andare ad un sospiro triste << A pezzi. Ha giurato che non si innamorerà mai più, perché amare fa troppo male. In un certo senso, lo capisco: se tu avessi fatto a me una cosa del genere, non so in che modo avrei potuto reagire >>.
<< Io non ti lascerò mai >> mormorò flebilmente Lily.
<< Lo so >>.
Ancora una volta il silenzio si intrufolò fra di loro e per un attimo Lily si immaginò Severus al posto di James. Anche lui l’avrebbe stretta fra le braccia in quel modo? Sarebbe stato in grado di infonderle tutta la sicurezza e il coraggio di cui aveva bisogno, come faceva James? Sarebbe stato pronto a sacrificare tutto per lei?
La fanciulla scosse la testa e scacciò via all’istante quell’immagine. Severus aveva scelto Voldemort; lei aveva scelto James. Le loro vite avevano preso due strade inconciliabili, ma forse era destino che andasse così.
<< Che cosa ci aspetta, secondo te? >>.
<< Non lo so, Lily. Domani potremo essere già morti, oppure vivremo tanto a lungo da conoscere i nostri nipotini. La vita è imprevedibile. Solo di una cosa sono assolutamente certo: me e te, fianco a fianco. Per sempre >>.
<< Per sempre >> gli fece eco Lily.
James le voltò il viso e la baciò sulle labbra, dopodiché schiuse la sua gabbia protettiva, si alzò in piedi e le tese una mano. Lily lo guardò per un attimo: era davvero lui l’uomo con cui avrebbe voluto trascorrere il resto della vita? La afferrò, lasciandosi tirare in piedi, e, non appena i suoi occhi incontrarono quelli di James, capì in fretta che sì, quello era il suo destino.
<< Ce la caveremo, Potter? >>.
<< Certo che sì >> le rispose sicuro lui << Alla fine, Evans, siamo una bella coppia. Tu sei tante cose belle messe assieme e io tanti disastri collegati. Direi che così ci completiamo. Anche perché voglio incasinarti la vita nel modo più dolce possibile >>.
Ridendo, Lily e James si presero per mano e si allontanarono in direzione del castello, pronti ad affrontare ogni singola sfida che la vita avrebbe posto sul loro cammino.
Insieme.

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Capitolo 27
*** Un anno dopo... ***


<< Ram, so che di solito lo sposo è molto nervoso, ma se non la smetti di camminare avanti e indietro dovrò pietrificarti fino all’inizio della cerimonia >>.
James si fermò un istante per fulminare Sirius con lo sguardo, poi ricominciò a marciare da una parte all’altra della sua vecchia camera come se non avesse parlato. L’atteggiamento rilassato dell’amico, sdraiato comodamente sul suo letto in tenuta da cerimonia, gli dava davvero sui nervi.
<< Devi cercare di calmarti >> continuò Sirius.
<< Non ci riesco >>.
Il pensiero che Lily si trovasse praticamente nella porta di fronte alla sua, a pochissimi metri di distanza, lo stava facendo impazzire. Aveva bisogno di vederla, per sapere se quello era soltanto un sogno oppure la realtà. Stavano davvero per sposarsi?
<< Vuoi che scenda di sotto a prenderti un bicchiere di Whisky? Di regola non dovresti bere, ma chissene importa. Per fortuna Lunastorta non è qui a farci la predica…>>.
<< Chi non è qui a fare cosa, scusa? >> domandò ridendo Remus, spalancando la porta della stanza di James insieme a Peter proprio in quel momento.
Sirius finse di schiarirsi rumorosamente la voce, invece James accolse con calore i suoi due migliori amici e poi cercò di sgattaiolare fuori, ma fortunatamente Peter lo bloccò prima che fosse troppo tardi.
<< Dai, ragazzi…solo una sbirciata…>>.
<< Andresti contro la tradizione >> gli ricordò Peter.
<< E poi, tua madre ha chiuso Lily e tutte le damigelle nella sua stanza. Nessun uomo è ammesso da quelle parti senza il suo consenso >> aggiunse Remus << Ha preso questa faccenda del matrimonio più seriamente di quanto pensassi >>.
<< Non dirlo a me >> sbuffò James, lasciandosi cadere sul letto accanto a Sirius << Quest’attesa mi sta uccidendo >>.
<< Beh…>> Remus si passò una mano sulla fronte con aria incerta << Poco fa Dorea ha incaricato me e Peter di accogliere gli invitati, se vuoi darci una mano…>>.
James saltò subito in piedi, grato di poter avere finalmente qualcosa di utile da fare << Va benissimo! >>.
<< Ma, Ram, tu sei lo sposo >> obiettò Sirius << Non dovresti…? >>.
<< Alzati e vieni a darci una mano, Felpato. Oggi sono io che comando, avanti! >>.
Per fortuna la saggia e previdente signora Potter aveva armato Remus e Peter di piantine per accompagnare gli invitati ai loro posti nell’esatto momento in cui sarebbero arrivati, almeno avrebbero saputo cosa fare.
Quando uscirono all’aperto, i quattro amici videro che persino una schiera infinita di camerieri vestiti di bianco era arrivata per dare una mano, e si stavano affaccendando tutti per decorare al meglio il viale che era stato costruito nel giardino dei Potter. Era un raggiante giorno di giugno e, benché fossero stati posizionati qua e là alcuni spruzzini rinfrescanti, si moriva letteralmente dal caldo.
James si guardò attorno con aria ammirata e notò che file e file di fragili sedie dorate erano state apposte ai lati di un lungo tappeto color rubino. I camerieri stavano intrecciando ovunque rose bianche e rosse, mentre un enorme grappolo di palloncini dorati torreggiava sopra il punto esatto in cui lui e Lily si sarebbero scambiati le promesse. Per fortuna che avevano optato per qualcosa che sua madre aveva definito troppo semplice.
<< Quando mi sposerò >> dichiarò Sirius, osservando con aria terrorizzata i tripudi di fiori e strattonandosi il colletto dello smoking << Non voglio nessuna di queste assurdità. Vi farò vestire tutti come diavolo avrete voglia e infliggerò a Dorea un incantesimo di Petrificus Totalus finché non sarà tutto finito >>.
<< Poteva fare molto peggio >> commentò James, ridendo << Si è trattenuta parecchio. Quando io e Lily le abbiamo nominato la parola “matrimonio”, si è messa a straparlare di trecento invitati, una torta nuziale enorme…cose di questo genere >>.
<< Verranno anche i genitori di Lily? >> gli domandò Remus.
Il volto di James s’incupì << Non te l’ha detto? Ha praticato loro un Oblivion mesi fa, quando c’è stato un attacco nel villaggio vicino. Ora credo abitino da qualche parte in Malesia >>.
<< Oh. Mi spiace, James. Non ne sapevo nulla >>.
<< Quando la guerra sarà finita, andrà a prenderli e annullerà l’incantesimo. Per il momento ha lasciato a Little Whinging solo la sorella, che, detto fra noi, mi detesta. D’altro canto odia così tanto il mondo dei maghi che sarà impossibile che ne venga sfiorata in qualche modo >>.
Sirius si accorse immediatamente che c’era qualcosa che non andava nel suo tono << Ram…sicuro che vada tutto bene? Vuoi ancora sposare Lily, vero? >>.
James lo guardò come se fosse pazzo << Ma che razza di domanda è? Certo che voglio sposarla! Solo che…mi spiace che non sia tutto perfetto. L’assenza della sua famiglia, tutto così di fretta per via della guerra…non vorrei che poi se ne pentisse. Forse, se fosse fuggita con un ragazzo babbano…ora sarebbe al sicuro >>.
<< Lily sapeva a che cosa stava andando incontro, quando ha accettato di sposarti. Sapeva che ciò le avrebbe comportato dei sacrifici, ma l’ha fatto per te, perché ti ama >>.
James annuì << Lo so. Dite che…insomma, sia da sciocchi celebrare un matrimonio adesso? In tempi così difficili? >>.
<< No >> gli rispose sicuro Lupin << Perché è ciò di cui la gente ha bisogno. Qualcosa per cui essere lieta, per dimenticarsi gli orrori della quotidianità >>.
<< Oh, ci siamo >> esclamò Sirius ad un tratto << Preparatevi all’inferno >>.
Qualche istante dopo, dal nulla cominciarono ad apparire forme abbigliate con colori vivaci e una fiumana di gente prese a serpeggiare attraverso il giardino diretta verso il padiglione. Gli incantesimi di protezione attorno a Villa Potter erano stati quadruplicati dai membri dell’Ordine per quel giorno tanto speciale, pertanto si poteva raggiungere la casa solamente attraverso specifiche passaporte create da Silente in persona. D’altronde, nessuno di loro voleva ritrovarsi con un Mangiamorte come vicino di tavolo.
Quasi tutte le streghe erano abbigliate con dozzine di rose, intonate con quelle che adornavano la navata, mentre i maghi sfoggiavano i loro abiti migliori e le cravatte piene di gemme. Fra di loro, James riconobbe parecchi suoi ex compagni di Hogwarts e quasi tutti i membri dell’Ordine della Fenice, compreso Silente, suo fratello Aberforth, che avrebbe accompagnato Lily all’altare, poi la professoressa McGranitt, Vitious e Lumacorno. C’era persino Hagrid, il guardiacaccia del castello, che parecchie volte li aveva coperti durante le loro fughe notturne. Ma i primi a raggiungerlo furono Frank e Alice, ormai divenuti i signori Paciock, visto che si erano sposati appena un paio di mesi prima, insieme all’arcigna madre di Frank.
<< Oh, James! >> saltellò Alice, senza riuscire a trattenersi. Quel giorno aveva deciso di indossare uno sgargiante abito giallo limone, poiché sosteneva che ai matrimoni bisognasse avere colori allegri per portare fortuna ai novelli sposi.
<< Sono così contenta per voi! Sai, avevo previsto questo momento anni fa, io e Emmeline avevamo anche scommesso…e ora lo vedo realizzarsi! Oh, mi viene da piangere…>>.
Ridendo, James la abbracciò forte, dopodiché salutò Augusta Paciock e infine strinse la mano a Frank, il quale, non appena la moglie si girò per salutare le amiche di Hogwarts con un altro strillo acuto, lo mise in guardia dalle donne post matrimonio, perché diventavano assolutamente pazze. James rise di cuore alla sua battuta e lo abbracciò di nuovo; era lieto che i due fossero riusciti a venire, dato che non erano riusciti a godersi nemmeno una breve luna di miele perché Silente li aveva spediti subito in missione segreta per l’Ordine.
Da quel momento in poi, il suo compito principale fu quello di stringere mani, ricevere abbracci calorosi e sentite congratulazioni; Sirius, Remus e Peter tentavano invano di accompagnare gli ospiti al loro posto prima che potessero intercettarlo, ma sembrava che tutti avessero deciso di porgergli i loro auguri personalmente prima dell’inizio della cerimonia. Trascorse una buona mezz’ora in compagnia di una delle cugine di Sirius, Andromeda Black, sorella di Bellatrix e Narcissa, ma con gli stessi ideali del cugino. Anche lei aveva sposato un babbano, Ted Tonks, e ora avevano una bellissima bambina di quattro anni di nome Ninfadora, la quale volle a tutti i costi mettersi a inseguire Remus nel mentre accompagnava gli invitati ai tavoli, continuando a cambiare il colore dei capelli ogni mezzo secondo. Poi fu di nuovo assalito da una folla di colleghi e dovette letteralmente staccarsi di dosso Dedalus Lux, il quale non la finiva più di inseguirlo per fargli le sue più sincere congratulazioni.
Quando finalmente arrivarono Emmeline ed Hestia, entrambe con due rose rosse intrecciate nei capelli, James si recò in quella direzione tirando un sospiro di sollievo e si attardò a parlare con loro più del necessario.
<< Ora capisco perché mia madre mi avesse consigliato di restarmene rintanato di sopra >> borbottò alle due amiche, guardandosi furtivamente attorno per controllare che nessuno lo sentisse << Mi state salvando da una marea di parenti appiccicosi >>.
Hestia gli fece l’occhiolino << Va’, ti copriamo noi >>.
James fece appena in tempo ad agguantare Sirius per un braccio e trascinarlo via, prima che Emmeline rovesciasse accidentalmente un vassoio carico di bicchieri di champagne, scatenando così il panico generale e concedendo loro il tempo necessario per svignarsela di sopra senza essere notati. I due ripiombarono in camera di James con il fiatone e si lasciano cadere sul letto, già completamente esausti.
<< Io propongo di restarcene chiusi qui con una bella bottiglia di Whisky ghiacciato >> commentò Sirius, ansimando per il caldo.
<< Mi trovi completamente d’accordo. A proposito, Felpato >> gracchiò James << Hai gli anelli? >>.
Il giovane Black si frugò nelle tasche dello smoking finché non avvertì il contatto con due fascette di metallo, dopodiché annuì.
<< Ottimo. E hai preparato il discorso? >>.
<< Me lo inventerò sul momento, Ram. Sarà una cosa epica, vedrai >>.
Improvvisamente qualcuno bussò insistentemente alla loro porta, facendoli sobbalzare entrambi. James fece per alzarsi, ma Sirius lo fermò. Si ravviò i capelli all’indietro e, tentando di darsi un’aria presentabile, aprì la porta con un gesto cerimonioso. Marlene, un vero incanto nel suo abito cremisi, lo superò con un saltello.
<< Wow, ragazzi. Jamie, sei un vero splendore >>.
Sirius inarcò un sopracciglio << Jamie? >>.
James lo ignorò << Anche tu, cara. Una perfetta damigella della sposa >>.
L’amico lo fulminò con un’occhiataccia << Non ci provare con la mia donna, o dovrai sposarti con un occhio nero >>.
<< La tentazione è forte, ma Lily non la prenderà bene…>>.
<< Sei il solito idiota >>.
<< Perché invece voi due bambini non mi dite che cosa avete combinato? >>.
Marlene si avvicinò a Sirius e cominciò a rimettergli a posto il colletto e il papillon che lui aveva strattonato fino a qualche secondo prima; Felpato ovviamente cercò di fermarla, ma la fanciulla non si diede per vinta e James rimase a osservarli battibeccare con aria divertita per un po’, finchè ad un tratto sua madre Dorea non fece capolino dalla porta e lo avvisò che era ora di andare. James si voltò a guardare Sirius e i due, in una manciata di secondi, con appena una sola occhiata, si dissero tutto quello che avevano trattenuto fino a quel momento.
Sei il mio migliore amico, mio fratello, e ti ringrazio per essere al mio fianco in un momento così importante della mia vita.
Non ce n’è bisogno, tu farai lo stesso per me.
Amo Lily e la renderò felice.
Lily è come una sorella per me. Se la farai soffrire, ti spezzerò le gambe.
Mi sembra corretto. Andiamo?
Sì,andiamo.

Sirius uscì per primo dalla porta e James fece per seguirlo, ma si fermò per qualche istante di fronte a Marlene. Sapeva che aveva visto Lily, era stata con lei fino a quel momento, e avrebbe tanto voluto chiederle come stava, se era nervosa o agitata, ma, soprattutto, se era ancora convinta di loro due…
Marlene parve leggere il tormento nei suoi occhi, così lo abbracciò << Lily ti ama, James. Andrà tutto bene >>.
James annuì, si passò per l’ultima volta una mano nei capelli arruffati, dopodiché si avviò lungo il corridoio che conduceva all’altare, avvertendo il cuore battere a mille quando superò le camere di sua madre, dove in quel momento si trovava la sua futura moglie.
Faceva ancora più caldo di prima e ormai un senso di nervosa attesa e eccitazione pervadeva gli ospiti, tutti seduti nelle rispettive postazioni. Per distrarsi e ingannare l’attesa, James si mise a parlare con il mago che lo avrebbe sposato, lo stesso che tra l’altro aveva officiato il funerale di suo padre, tuttavia non capì una sola parola. Sirius tentò di passargli di nascosto un bicchiere di champagne per farlo rilassare, ma l’amico rifiutò, certo che non sarebbe riuscito ad ingoiare alcunché. Strinse la mano ai membri dell’Ordine che conosceva e si presentò ai pochi amici di Lily che non aveva mai visto, finchè sua madre, tutta in ghingheri, non gli indicò di prendere posto accanto a Sirius.
<< Tuo padre avrebbe tanto voluto assistere a questo momento >> gli sussurrò, fingendo di sistemargli il colletto della camicia << Lily è una cara ragazza. Sono certa che sarebbe piaciuta anche a lui >>.
James le sorrise dolcemente e le asciugò le lacrime che le stavano rigando il volto << Ti voglio bene, mamma. E grazie, per tutto questo >>.
In quel momento il violinista attaccò a suonare, così Dorea emise un gridolino strozzato e si allontanò dall’altare. Gli invitati si sollevarono in piedi e si voltarono tutti verso le porte di casa, che si aprirono per far uscire una ad una le damigelle della sposa. James li imitò, nel mentre un mormorio emozionato serpeggiava fra gli ospiti, e…rimase senza fiato.
Lily.
Il suo nome gli echeggiò nella mente come una preghiera, nel mentre la sua futura moglie avanzava sinuosamente verso di lui. Indossava un abito bianco molto semplice, con le spalle scoperte e un leggero scollo a V. Sulla fronte, proprio sull’attaccatura del velo ricamato a mano, le brillava il diadema che apparteneva alla famiglia Potter da generazioni, lo stesso con cui si era sposata anche sua madre. Di sicuro non esistevano parole per descrivere la sua bellezza: la luminosità del suo viso sembrava irradiarsi su chiunque le stesse intorno, tanto che persino Aberforth, accanto a lei, sembrava di parecchi anni più giovane.
Deliziosa, elegante, eterea…perfetta.
Lily si sforzò di tenere i piedi ben saldi sul pavimento, poiché era certa che, senza la presa di Aberforth, sarebbe caduta a terra. Il sangue le inondò le guance quando sollevò gli occhi e vide tutti quegli invitati, ma ogni paura o incertezza svanì non appena individuò l’alta figura di James, con l’espressione gonfia di stupore e orgoglio, che la aspettava sotto un arco formato da un tripudio di rose rosse e bianche. Quando i loro sguardi si incrociarono, il mondo che li circondava sembrò svanire: lui si aprì in un sorriso mozzafiato e in quell’istante Lily fu tentata di lasciar perdere ogni decoro e corrergli incontro.
Quando la sposa e Aberforth raggiunsero l’altare, James fece per porgerle il braccio, ma il barista non accennò a lasciarla.
James inarcò un sopracciglio << Ehm…Ab? >>.
<< Se spezzi il cuore a questa fanciulla, dovrai fare i conti con me, Potter >> gli sibilò Aberforth.
<< Non accadrà. Mai >>.
Aberforth grugnì con aria soddisfatta e si voltò verso Lily, che gli sorrise con aria dolce e lo baciò su una guancia. Aveva legato molto con il fratello minore di Silente durante quell’anno passato nell’Ordine, tanto da considerarlo quasi uno di famiglia; il signor Evans non aveva potuto essere presente quel giorno, ma Aberforth Silente era un valido sostituto.
Poi, quando finalmente avvertì le dita di James stringersi attorno alle sue, il cuore le rimbalzò nel petto. Nel mentre il mago di fronte a loro dava inizio alla cerimonia, Lily riflettè su quanto il suo mondo, sebbene ci fosse in un corso una guerra magica, stesse assumendo una piega perfetta. Capì che era stata una sciocca a temere quel momento, a temere di amare James, perché ormai lui era diventata una delle sue ragioni di vita.
Ad un certo punto vide Sirius avvicinarsi a loro con gli anelli, così fu costretta a tornare alla realtà e le guance le si infiammarono di nuovo, rammentando che ora avrebbe dovuto pronunciare la sua promessa.
<< James Potter >> iniziò, con la voce vibrante di emozione, nel mentre gli infilava la fede al dito << Prometto di continuare a specchiarmi nei tuoi occhi, per quanto io sia convinta che tu debba cambiare occhiali >>.
<< Tesoro, la mia vista è impeccabile, quando si tratta di te >> ribattè lui, senza riuscire a trattenersi.
<< James! Non interrompermi! >>.
<< Scusa, cara >>.
Gli invitati ridacchiarono e anche Lily si sforzò di restare seria, ma alla fine cedette e sorrise << Prometto di accettare le tue manie di protagonismo e prometto di lasciarti giocare a Quidditch nella nostra futura casa, a patto che tu non distrugga nulla. Ma, soprattutto, prometto di amarti e di onorarti, nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non ci separi >>.
Un grande sospiro collettivo si levò dai maghi e dalle streghe accomodati sulle sedie dorate, ma ora era il momento dello sposo.
<< Lily Evans >> cominciò James, mettendole la fede << Prometto di continuare a ripeterti fino alla fine dei miei giorni che sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. Prometto di essere di bravo marito e di non lasciarti più flirtare con nessun altro cameriere >>.
<< Ma quella volta tu mi avevi sfidata a…>>.
Lui si portò un dito sulle labbra << Niente interruzioni, amore mio, ricordi? >>.
La sposa sospirò e Sirius e Marlene non poterono fare a meno di trattenere un sorriso: se Lily aveva sperato che James si sarebbe dato un contegno durante la cerimonia, aveva avuto proprio una bella sorpresa. Persino gli ospiti cercarono di trattenersi dallo scoppiare a ridere; tutti si stavano divertendo un sacco ed erano in molti ad adorare il loro modo scherzoso di punzecchiarsi a vicenda, come facevano quando erano ancora a Hogwarts. Per un istante, i due sposini parvero ritornare il James Potter e la Lily Evans dei vecchi tempi.
A quel punto l’espressione di James si fece seria. Prese la mano destra di Lily e se la posò sul cuore, dopodiché le spostò dietro l’orecchio una ciocca di capelli che le era sfuggita dall’acconciatura. Nessuno osò fiatare, di fronte ad un momento così importante.
<< Prometto che un giorno ti farò abbandonare anche l’ultima delle tue insicurezze e che riuscirai a vederti, splendente come sei, non solo attraverso i miei occhi, ma anche attraverso quelli del mondo. Prometto di non dare mai il tuo amore per scontato, ma, soprattutto, prometto di amarti e di onorarti, nella gioia e nel dolore, finché morte non ci separi >>.
<< Ordunque, vuoi tu, James Potter, prendere Lily Evans come tua legittima sposa? >>.
James non staccò gli occhi da Lily << Lo voglio >>.
<< E infine vuoi tu, Lily Evans, prendere James Potter come tuo legittimo sposo? >>.
Un lieve sorriso increspò il labbro di Lily << Lo voglio >>.
<< Allora io vi dichiaro…>> concluse il prete << Uniti per sempre >>.
Nel mentre Lily e James si guardavano ancora negli occhi con aria adorante, il mago levò la bacchetta sopra le loro teste e una pioggia di stelle argentate cadde su di loro, avvolgendoli in una spirale luminosa.
Accecata dalle lacrime, Lily si sollevò sulle punte dei piedi, gettò le braccia al collo di James e lo baciò con passione, dimenticandosi all’istante tutta la folla di ospiti. Quando lo sposo fece per staccarsi da lei, Lily non ne volle sapere e lo strinse ancora più forte; allora James le fece scivolare le mani lungo i fianchi ed entrambi persero ogni ritegno possibile. Soltanto alcune risatine e i colpi di tosse imbarazzati dei presenti li riportarono alla realtà, così alla fine i due furono costretti a lasciarsi andare, ma tennero comunque le mani intrecciate l’una all’altra.
Quando fece un passo indietro per guardarla, Lily scorse nel sorriso di colui che ormai era suo marito un certo compiacimento, ma anche una gioia profonda, paragonabile alla sua. La folla scoppiò in un applauso fragoroso e i due novelli sposi si voltarono, splendenti di felicità, verso la marea di amici e parenti, pronta a festeggiarli. Il fotografo disse loro di mettersi a braccetto e scattò alcune foto ricordo, dopodiché fu il momento del rinfresco.
<< Signore e signori! >> esclamò Sirius << In piedi, per favore! Rendiamo omaggio ai novelli sposi, James Potter e Lily Evans! >>.
Obbedirono tutti all’istante e Felpato agitò in aria la bacchetta: le sedie galleggiarono con grazia in aria e i tavoli del rinfresco apparvero dal nulla, insieme ad una pista da ballo fatta di oro fuso, allestita sull’erba fra due antichi cedri; il tutto circondato da ghirlande festose e palloncini che sparavano musica d’atmosfera alternata alle canzoni dei Beatles, il gruppo preferito dalla neo coppia. Tutti gli ospiti si affrettarono a porgere le loro congratulazioni, poi si posizionarono al tavolo dei rinfresci, lasciando così i due sposi liberi di respirare un po’.
Lily abbandonò per qualche attimo il braccio del marito per recarsi a salutare tutte le sue amiche di Hogwarts: per prime trovò Hestia ed Emmeline e le abbracciò entrambe, poi ricevette i complimenti da entrambi i fratelli Bones e anche dai gemelli Prewett, suoi colleghi dell’Ordine. Persino Alastor Moody venne a farle le sue congratulazioni e Hagrid per poco non la soffocò, quando la strinse a sé per abbracciarla. Ad un tratto Alice le venne incontro piangendo senza ritegno e, approfittando del fatto che Frank fosse occupato a cercare una postazione in cui sistemare la madre, le rivelò una particolare confidenza.
<< Non l’ho ancora detto a nessuno, neppure a Frank, ma devo assolutamente dirlo a te. Credo di essere incinta >>.
<< Alice! >> esclamò Lily, abbracciandola di slancio << Ne sei certa? >>.
<< Abbastanza. Oltretutto devo mangiare in continuazione, altrimenti sto così male da non poter tollerare nemmeno l’odore del cibo. Oh, ma quelli sono zuccotti di zucca? >>.
Prima che Lily potesse fermarla, Alice si diresse quasi correndo in quella direzione e l’amica non potè fare altro che osservarla con un sorriso.
Il resto del pomeriggio trascorse allegramente fra tutti i rituali tradizionali. Sirius fece un discorso a dir poco scandaloso, rivelando tutte le birichinate che avevano combinato lui e James a Hogwarts prima che nella loro vita intervenisse la saggia e rigida Lily Evans, poi ci fu il taglio della torta e infine il lancio del bouquet, che capitò in mano proprio ad un’incredula Marlene; a quel punto Felpato, cogliendo al volo l’occasione, si inginocchiò di fronte a lei e, fra lo stupore generale, le chiese di sposarlo, scatenando così una nuova ondata di brindisi.
Non appena iniziò la musica, James decise che ne aveva abbastanza di parenti e amici, così afferrò la mano di Lily e la trascinò sulla pista da ballo. Gli ospiti si radunarono attorno a loro con mormorii emozionati, ma i due dimenticarono ben presto coloro che li circondavano e si concentrarono solamente sulla loro unione.
Quando James la strinse a sé, Lily appoggiò la testa sulla sua spalla e rimase ferma lì, assolutamente in pace con il mondo e con sé stessa.
<< Ricordi la prima volta che abbiamo danzato, alla festa di Lumacorno? >> le mormorò lui, nel mentre giravano lentamente sul posto.
<< Come dimenticare >> sorrise lei, nascondendo il volto nella sua giacca per aspirarne il profumo. Era lo stesso che l’aveva inebriata un anno e mezzo prima.
<< Sei felice, signora Potter? >>.
<< Immensamente, signor Potter >> gli rispose lei, sollevandosi sulle punte per sfiorargli la bocca << Penso che oggi diventerà il mio nuovo ricordo per evocare un Patronus >>.
<< Già, a proposito di Patronus…non ti ho mai rivelato qual è il mio ricordo più felice. Quello che fa evocare il mio Patronus >>.
Lily trattenne involontariamente il fiato. Aspettava quella confessione da così tanto tempo che ormai ci aveva quasi rinunciato, pensando che forse il ricordo di James era talmente privato da non poterlo condividere neanche con lei. Ma ora lui sembrava aver cambiato idea…
<< Non voglio avere segreti con mia moglie. Alla fine, è giusto che tu lo sappia >>.
<< Tempo fa avevi detto che riguardava me >> gli rammentò lei, per incoraggiarlo.
<< Sì, il mio ricordo più felice riguarda te. Allora non potevo dirtelo, poiché temevo la tua reazione di fronte ad un’ammissione simile…>>.
<< Dimmelo, James. Ti prego >>.
<< Beh…è stata la prima volta in cui mi hai sorriso >> James sospirò e per un attimo i suoi occhi si velarono, come se stessero tornando indietro nel tempo << Eravamo al secondo, o terzo anno, non ricordo. Tu mi odiavi e stavi sempre con Piton, ma un giorno, mentre eravamo a colazione…ti sei girata verso di me e mi hai sorriso. Probabilmente per te la cosa non ha avuto importanza e forse neanche la ricordi, ma io ero certo che quel tuo sorriso fosse diretto proprio a me ed era semplicemente la cosa più bella che avessi mai visto. Penso sia stato da allora che ho iniziato ad amarti >>.
Lily rimase a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Gli strinse la nuca e lo tirò verso di sé, baciandolo con tutto l’amore di cui era capace.
<< Ti amo >> gli sussurrò, fra le lacrime.
<< Ti amo anch’io >>.
Ancora non potevano saperlo, ma quello avrebbe rappresentato uno degli ultimi momenti di gioia della loro breve esistenza. La musica, il cibo, la felicità, l’amore…presto tutto ciò non sarebbe stato altro che un lontano ricordo.

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Capitolo 28
*** Epilogo ***


Godric's Hollow, 28 marzo 1980

Caro Felpato,
James è ancora infuriato con te perché hai osato mancare ai festeggiamenti per il suo ventesimo compleanno; c’erano tutti, persino Coda, anche se ultimamente si fa vedere poco, e la tua assenza si è fatta notare parecchio. Ma sai com’è fatto James, gli passerà in fretta. D’altra parte, entrambi capiamo che gli ordini di Silente vengono prima di tutto. Spero solo che non ti abbia assegnato una missione troppo pericolosa.
A quanto ho saputo, anche Remus ora è in viaggio: l’Ordine vuole che convinca i Lupi Mannari a non accettare le lusinghe di Voldemort. Può essere un compito molto difficile, ma confido nella sua diplomazia. Quindi, alla fine della fiera, l’unica bloccata in casa sono io. Il bambino dentro di me sta crescendo e a volte lo sento anche muoversi; allora chiamo James, che molla qualsiasi cosa stia facendo e viene subito in mio soccorso come se stessi per partorire in quel preciso momento. Ancora non ha capito che mancano quattro mesi alla nascita...per carità, non mi sto lamentando, anzi James dice che sto portando avanti la cosa più importante di tutta la sua vita, però tutta questa inattività mi sta uccidendo. Vorrei essere al vostro fianco a combattere Voldemort.
Naturalmente James dice che il nascituro sarà un grande giocatore di Quidditch e gli sta già decorando la cameretta con tutta una serie di piccole scope svolazzanti. E se invece fosse una bambina? Io non so in cosa sperare: sarebbe meglio un altro piccolo teppista come James, oppure un’altra acida e bisbetica come me?
Marlene mi ha riferito che vi sposerete non appena tornerai dalla missione. Non vedo l’ora che arrivi quel giorno. Nel frattempo, ne approfitto per chiederti una cosa…ti andrebbe di essere il padrino del futuro pargolo della famiglia Potter?

Pensaci su e fammi sapere. Sappi che ci manchi immensamente.
Con affetto,
Lily
 

******
 

Godric’s Hollow, 28 marzo 1981

Caro Felpato,
ho appena saputo…non riesco ancora a crederci. Avevo incontrato Marlene proprio pochi giorni fa: era venuta qui a vedere Harry e aveva preso un the con me e la cara vecchia Bathilda, la nostra vicina…non riesco a credere che sia stata uccisa. James mi ha riferito che Voldemort dava la caccia ai McKinnon da un parecchi mesi, ma loro erano riusciti a nascondersi…
Sia tu che io sappiamo che Marlene si è sacrificata per difendere la sua famiglia. Inutile dirti quanto ho pianto non appena l’ho saputo, ma tu…immagino che ne sarai devastato. Era la donna che amavi, la tua fidanzata…ti prego, vieni a trovarci, così io e James potremo aiutarti. Non sai quanto mi sia costato non partecipare ai funerali, ma ormai mi è consentito passeggiare solo in giardino. Da quando sappiamo che Voldemort è sulle nostre tracce per via di Harry, non siamo quasi più usciti di casa. James è frustrato e, per quanto sappia che darebbe la sua stessa vita per Harry, sento che gli manca la sua libertà. Oltretutto la repentina morte di Dorea non ha per niente giovato al suo umore…povera cara, ha a malapena fatto in tempo a conoscere suo nipote.

Magari la visita di un vecchio amico potrebbe tirargli su il morale.
Mi dispiace davvero tantissimo.
Lily
 

******
 

Godric’s Hollow, 31 ottobre 1981

Caro Felpato,
oggi è il giorno di Halloween. Harry ha più di un anno, ma è ancora troppo piccolo per capire che si tratta solo di una festa e stamattina è scoppiato a piangere non appena ha visto James travestito da fantasma.
Sono preoccupata per te: dove sei? Silente continua a ribadire che sei in missione per l’Ordine, ma perché non rispondi più alle mie lettere? Sono preoccupata anche per Coda. Da un po’ di tempo non si fa più sentire e l’ultima volta che l’ho visto a malapena riusciva a guardarmi negli occhi nel mentre mi parlava. C’è forse qualcosa che dovremmo sapere?
Ti prego, torna qui. Io, James e Harry abbiamo bisogno di te.
Lily
 

******


Quella notte, una notte lugubre e senza stelle, un uomo si materializzò improvvisamente nel villaggio di Godric’s Hollow e si lasciò cadere in ginocchio di fronte alle rovine di una piccola villetta.
L’esplosione aveva distrutto solamente la parte destra della casa, il punto in cui l’Anatema che Uccide non aveva colpito il piccolo Harry Potter, bensì Voldemort in persona. Dall’interno si udiva il pianto disperato di qualcuno, ma Sirius Black non vi fece neanche caso: fra le mani stringeva un fascio di lettere, lettere a cui non aveva dato abbastanza importanza fino a quel giorno. Lily l’aveva capito prima di lui e aveva cercato di avvertirlo, ma lui era stato così preso a cercare il traditore fra le file dei suoi che si era allontanato troppo…troppo per rendersi conto che in realtà l’aiutante di Voldemort era sempre stato sotto i suoi occhi.
E ora James e Lily erano morti.
Morti.
Colei che era stata come una sorella per lui, che gli era sempre stata accanto, anche nei momenti difficili dopo l’assassinio di Marlene…e colui che era stato il suo migliore amico, il suo compagno di avventure, suo fratello a tutti gli effetti…erano morti.
Ormai non gli era rimasto più nulla. Tranne la vendetta.

Fine

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