Began has a like.

di BiancaBeili
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Venice ***
Capitolo 2: *** House ***
Capitolo 3: *** Departures ***
Capitolo 4: *** L'INFERMIERE ***
Capitolo 5: *** Solo stanca. ***
Capitolo 6: *** Non sono quello che sembro. ***
Capitolo 7: *** Woman day ***
Capitolo 8: *** Pronto a farsi ammirare.. ***



Capitolo 1
*** -Venice ***


“Allora ci vediamo tra un po’, massimo 20 minuti e mi vieni a prendere alla stazione ok?”
“Va bene amore, ci vediamo qui”
Il treno. Odiavo il treno. Odiavo star seduta in una posizione per ore con delle persone intorno che non ti lasciano respirare. Lo odiavo ma in quel momento lo amavo perché mi stava per portare dalla persona che amavo.
Guardai l’orologio ancora un’ultima volta, 20 minuti interminabili mi separavano da lui, dal suo odore e dalle sue mani. All’improvviso una voce avvertì i passeggeri di essere arrivati a Venezia S.Lucia ; scattai in piedi e presi la mia borsa piena di cose, dal finestrino iniziai a vedere la stazione e tante persone che aspettavano.
Mi misi vicino alla porta di uscita sperando di intravederlo ma il treno non permetteva un’ottima visuale, ero emozionata, ero impaziente di vederlo. Finalmente le porte del treno si aprirono, feci un respiro e scesi le scale per poi, con un salto, atterrare sulla terra.

“Finalmente, erano ore che non toccavo la terra sotto i miei piedi.”

Avevo le gambe indolenzite, iniziai a guardarmi attorno ma non vidi nessuno di familiare. Presi il cellulare iniziando a chiamare il mio ragazzo ma non rispondeva. Sbuffai e mi appoggiai ad una colonna buttando la borsa ai miei piedi. Cacciai dalle tasche il mio pacchetto di sigarette e ne presi una, con un lungo tiro la accesi e buttai fuori tutto il fumo.

“Questo non è il benvenuto che volevo-ovviamente- ma cercherò di aspettare e non innervosirmi. Capito? Non innervosirti!”

Finì velocemente la sigaretta e la buttai nell’opposito posacenere, sono una persona civile a Venezia eh?
All’improvviso sentì una voce chiamare il mio nome, mi girai di scatto e lo guardai. Eccolo là. Finalmente. Sorrisi prendendo la mia borsa e lo raggiunsi.

-Simoneee..- quasi urlai abbracciandolo e buttandogli le braccia al collo.
-Ginevra, eccoti finalmente.- Sbiascicò lui appoggiando le mani sui miei fianchi e stringendomi.

“Finalmente? Sono io che ti ho aspettato non tu!!!”

-Andiamo? Sono assonnata, non ce la facevo più a star seduta in quella macchina infernale..- Esclamai indicando il treno.
-Si, andiamo.. dobbiamo camminare tanto per arrivare in albergo- Disse prendendo la mia borsa e mettendola sulle sue spalle.

Iniziammo a camminare verso l’albergo da me tanto desiderato. Durante il percorso lo guardai, era basso, con due occhi color nocciola e una bocca molto lineare. Il suo fisico era pronunciato per il semplice motivo che era un militare e quindi doveva tenersi in forma.

-Ma ti sei incantata?- Mi richiamò alla realtà e io scossi la testa facendo uscire fuori tutti i miei pensieri.
-Nono, scusa.. pensavo a dove mi stai portando! Ci sono tutti alberi e la strada sembra non finire mai.- Dissi fermandomi e indicando il lungo viale che avevo davanti. Lo scenario non era tanto brutto, c’erano tanti alberi fioriti lungo quella strada che mi facevano pensare alla primavera, l’odore però era davvero nauseante quindi continuai a camminare allungando il passo e seguendo Simone.
-Quindi domani andremo a vedere l’appartamento?- Chiesi gesticolando e guardandolo.
-Si, ci faremo accompagnare da un mio amico. Dalle foto sembrava perfetto, una camera grande, un bagno, un soggiorno, corridoio, una cucina e posto auto.-
-Mh.. si ma dovrò decidere anche io.. – dissi frettolosamente.
Io e Simone ci conosciamo da ben 6 anni, l’ho conosciuto tramite un amico. 7 mesi fa ci siamo resi conto che tra noi non c’era una semplice amicizia ma di più, molto di più. Così stiamo organizzando il nostro futuro, finalmente me ne andrò dal mio paesino del Sud e farò una vita libera e senza pensieri. Io tra pochi mesi farò 18 anni, quindi devo aspettare il mio esame di stato per potermene andare ma oggi sono venuta fin qui per decidere la famosa casa che ci accoglierà –spero- per il resto della nostra vita.

-Siamo arrivati amore, ti piace?- domandò Simone sorridendo.
-Si, sembra accogliente, e poi sai benissimo che a me non interessa il posto e la vista… va benissimo un letto e un bagno.. – lo richiamai con la voce ricordandogli che io non ero di certo una principessa viziata.
Entrammo in albergo e l’uomo dietro al bancone ci sorrise.
-Buongiorno- disse Simone sfoggiando il suo sorriso più gentile, io rimasi dietro di lui a guardare la scena.
-Buongiorno signori, avete prenotato?- domandò invece l’uomo.
-Si, Santoro-
-Si, camera singola deluxe con pernottamento di 2 notti giusto?- domandò l’uomo rivolgendosi a Simone.
-Si,si-
Chiese i documenti ma non fece storie sui miei anni, dopo aver compiuto tutte le scartoffie ci accompagnò nella mia camera. Perché camera singola? Bhè, perché essendo un militare aveva l’obbligo di dormire in caserma.. Camera 202. Aprì la porta e guardai meglio la stanza.
-Niente male- Esclamai sedendomi finalmente sul letto e guardando Simone ancora in piedi sull’uscio della porta.
-Si è carina..anche se non era questo il trattamento che volevo per te.- Esclamò posando la borsa in un angolo della stanza e si fermò davanti a me con le mani sui suoi fianchi.

“Si stava per caso arrabbiando? Stava cercando di convincermi ad andare in un hotel a 5 stelle? Ma veramente?”

-Simone, saranno solo 2 notti non devo stare qui all’infinito. Mi sta bene così!- Mi impuntai per poi guardarlo. Non resistevo a quei 2 occhioni, non resistevo a lui. Gli sorrisi dandogli un leggero calcio sul ginocchio. Si catapultò su di me appoggiando le sue mani sul letto, mi guardò mordicchiandosi un labbro e mi sorrise.

-Ogni volta è sempre la stessa storia con te. Come devo fare?- Sussurrò sulle mie labbra che poco dopo si attaccarono alle sue. Era una sensazione bellissima, un brivido mi percorse la schiena e io scrollai le spalle cercando di mandarlo via. Gli accarezzai i capelli mente le nostre lingue continuavano a danzare. Ci staccammo e io strisciai fuori dalle sue grinfie.

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Salve a tutti. Ho deciso di portarvi questa storia che un po' mi appartiene, sperando che piaccia anche a voi.
Accetto critiche di ogni specie. Troverete questa storia anche su Wattpad.
-b-
 

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Capitolo 2
*** House ***


Mi svegliai a causa di un fastidioso rumore assordante, strizzai gli occhi e mi rigirai nel letto. Quel frastuono però non si calmò così decisi di aprire gli occhi. Mi guardai intorno e all’inizio non riconobbi la semplice stanza d’albergo dove avevo dormito ma dopo essermi stropicciata gli occhi mi resi conto che ero ancora lì e che quel suono che sentivo era solo qualcuno che batteva contro la mia porta. Sbuffai alzandomi dal letto e avvicinandomi alla porta.
La aprì di scatto e mi trovai Simone davanti già vestito di tutto punto ma con una faccia non del tutto felice.
-Buongiorno, ti sembra il modo di svegliare le persone?- Tuonai facendolo entrare in camera.
-E’ tardi Ginevra, e tu sei ancora in pigiama.- Mi indicò.
-E’ normale che sono ancora in pigiama…stavo dormendo. Ma che ore sono?- domandai aprendo la mia borsa e cercando il necessario per lavarmi e prepararmi.
-Sono le 7- Disse Simone. Mi girai di scatto guardandolo in cagnesco.

“Mi aveva svegliato alle 7 del mattino per cosa? Ma tutto bene? Mamma mia che stress..”

-Vado a farmi una doccia, tu per favore chiama mia madre e avvisala che sono sveglia. Ieri non l’ho nemmeno chiamata per darle la buonanotte.-
Lo lasciai lì, andando in bagno e aprendo l’acqua della doccia che si riscaldò velocemente. Mi ci buttai all’interno sciogliendo tutti i miei nervi.

“Simone lo sa benissimo che odio essere svegliata di sbotto! E’ perdonato solo perché sono in una città che non conosco!”

Non ci misi molto ad asciugare i miei capelli e a vestirmi con dei semplicissimi pantaloni neri e un maglione. Mi truccai leggermente e uscì da quel bagno che ormai era diventato una sauna. Guardai Simone steso sul letto a giocherellare con il cellulare e misi in ordine la mia roba prendendo il portafoglio e le mie sigarette.

-Hai fatto colazione?- mi domandò, lo guardai alzando un sopracciglio e scuotendo la testa.
-Ma secondo te? Mi hai buttata tu dal letto! Ovvio che non ho fatto colazione.. quindi accompagnami giù che ho fame…
-Noto che stamattina siamo di buon umore- ironizzò il moro ancora con le chiappe sul letto.
-Muoviti o scendo senza di te.. – Dissi aprendo la porta e aspettandolo.

Dopo aver fatto colazione arrivò il suo amico pronto anche lui per andare verso l’appartamento. Ero nervosa ed agitata, era tutto nuovo per me. Simone mi strinse la mano e mi incoraggiò con lo sguardo di entrare in macchina. Ero pronta per tutto questo?
Il viaggio non fu lungo, scendemmo dalla macchina e Simone salutò il suo amico. Davanti a me c’era una casa a due piani con un piccolo giardino. Simone mi appoggiò una mano sulla schiena e iniziò a camminare.

-E se non mi piace?- Domandai fermandolo. La mia voce era quasi inudibile, la paura si era impossessata di me.
-Se non ti piace ne cercheremo un’altra, non ti preoccupare.- Mi tranquillizzò prendendomi per mano e trascinandomi davanti al cancello.
Una dolce signora ci accolse e ci fece salire all’interno dell’appartamento, iniziò a parlare a vanvera di cose –per me inutili- ma per Simone interessanti. Finalmente il portone si aprì e io mi affacciai cercando qualcosa, cercando una reazione. La signora mi guardò e mi afferrò il braccio convincendomi ad entrare.
-Vieni che ti spiego. Questo è l’ingresso e come vedi si entra direttamente nel grande salone molto spazioso e illuminato. Questa diciamo che è la stanza principale della casa che affaccia direttamente sul canale.- Spiegò aprendo la porta del terrazzo e facendo notare la vista. A pelle quella casa mi piaceva, ma era tutto ancora da vedere. Facemmo un giro completo e io mi innamorai della stanza da letto che aveva delle travi di legno sul soffitto. La signora dopo aver finito le sue spiegazioni ci lasciò soli per decidere cosa fare e per vedere meglio i dettagli della casa che magari lei non aveva spiegato.
-Allora? Commenti?- mi domandò
-Io amo quelle travi e mi piace anche la vista. Simone per me questa casa va più che bene..- accettai di rimanere in quella casa.
-Allora vado a dirlo subito alla proprietaria, tu resta qui- disse prendendomi le braccia con le sue mani. Gli sorrisi guardandolo uscire dal portone, iniziai a girare immaginandomi concretamente l’arredamento dei miei sogni.
“Ginevra riprenditi! Tu non sei così, qualunque cosa andrà bene basta non stare più in quel paese. Sei felice, ricordati che sei felice”
Simone rientrò poco dopo sorridendo e sventolando dei fogli sopra la sua testa, ovviamente era il contratto, gli andai incontro abbracciandolo forte.
-Andiamo? Ho fame..- dissi toccandomi lo stomaco con una mano.
Simone rise mostrandomi i denti e prendendomi per mano uscimmo di casa.

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Capitolo 3
*** Departures ***


Avevamo pranzato in un bellissimo locale, pieno di persone e con un personale gentile e professionale. Dopo aver pagato Simone decise di andare a fare una passeggiata a Piazza San Marco, accettai con un cenno della testa e iniziammo a camminare.
L’enorme piazza si affacciava sul bacino marino ed era ricca di monumenti e palazzi antichi ma venni colpita dal monumento più maestoso ovvero la Basilica di San Marco.

-Facciamo una foto?- Chiese Simone sorridendomi.
-Va bene, un selfie?- -No, chiediamo a qualcuno di farcela…-
Annui con la testa e lo guardai mentre fermava la sua prima cavia, era un ragazzo giovane, biondo e con 2 occhi profondamente azzurri.

-Ciao,scusami.. potresti farci una foto davanti alla Basilica?- chiese Simone provando ad affascinarlo.
Io restai lì a guardarlo cercando di non arrossire per la richiesta.
-I don’t speak italian, sorry- se ne uscì quasi scappando da noi.
Simone si girò verso di me con un sopracciglio alzato e io cercavo di trattenere la risata.
-Non ho capito, che ha detto?- Chiese Simone grattandosi la testa e riavvicinandosi di nuovo a me. Lui non conosceva l’inglese, la sua scuola non aveva dato l’opportunità nemmeno di imparare le basi.
- Ha detto che non parla italiano, e tu hai appena fatto una figura..- Scoppiai in una grossa risata mentre mi appoggiavo con una mano sulla sua spalla.

“Ok, basta Ginevra. Calmati o tutta la piazza si girerà a guardarti”

-Bastarda, potevi rispondere..- Mi rimproverò sia con le parole che con lo sguardo , gli risposi con un sorrisetto quasi da bambina. Quei momenti mi piacevano, eravamo solo noi, non c’era nessun altro.

“Veramente c’è una piazza affollata di persone proprio dietro di te, cara.”

Mi mordicchiai il labbro cacciando via la che rovinava ogni momento –ovviamente-. Camminammo a lungo per le stradine strette di Venezia ed ogni vicolo aveva la sua bellezza, le case variopinte, paesaggi rilassanti e monumenti spettacolari.

“Potrei abituarmi a vivere qui, ogni cosa ha una sua bellezza. Mi piace, si, mi piace.”

La sera calò velocemente, non me ne accorsi perché ero troppo indaffarata a scegliere i souvenir da portare a casa e tra una battutina e l’altra ci ritrovammo sulla strada per il mio albergo.

-Grazie di questo tour, mi piace Venezia..- Sussurrai non guardandolo e continuando a camminare per il viale che il giorno prima avevo odiato.
-Sarà la nostra città, la nostra casa..- Rispose lui cingendomi i fianchi con le sue braccia e tirandomi a se.
-Io non vedo l’ora..- Sorrisi e mi misi di fronte a lui guardando nei suoi occhi.
-Anche io non vedo l’ora di averti tra i piedi ogni singolo momento della giornata amore..- Arrossì unendo le nostre labbra sentendolo più vicino, più mio.
Simone fece salire la sua mano lungo la mia schiena e io mi avvicinai a lui facendo aderire i nostri toraci, non riuscivamo a staccarci, eravamo come due calamite. Riprendemmo fiato guardandoci negli occhi e lui iniziò a giocherellare con il mio naso – troppo lungo per me- mentre io gli sorridevo cercando di fotografare quel momento nella mia mente. Tornammo a camminare, iniziava a far davvero freddo e il vento tagliava la mia pelle; riconobbi il mio albergo e mi catapultai direttamente nella hall. -Mamma mia, che freddo!- Esclamai toccandomi le braccia cercando di riscaldarmi.
-Ora andrai a fare una doccia calda, ti infilerai il pigiama e poi dormirai.. – Disse sorridendomi
-Si, lo so.. e non vedo l’ora.. domani mattina devo ripartire e dovrò stare altre 5 ore in quel coso..
- Sbuffai riportando le mani alla posizione originale. Incrociai di nuovo lo sguardo di Simone, notavo la malinconia nel suo sguardo, inclinai la testa e gli sorrisi teneramente.
-Ehy, so che sei triste ma tra un paio di settimane ci rivedremo di nuovo. – Lo rassicurai accarezzandogli il viso delicatamente.
-Lo so, ma le partenze non mi sono mai piaciute..-
“Disse il militare che una volta al mese mi salutava alla stazione lasciandomi il lacrime. Coerente direi (?)”
-Nemmeno a me sono mai piaciute.. ma penso sempre che dopo una partenza ci sia un ritorno.. Ogni volta che parti, che mi lasci in piedi vicino al treno mi sento sola, non mi sento più completa. Ma mi ripeto sempre che tornerai da me, e subito sul mio viso torna la gioia. Mi sento meglio.. prova a pensare che ci rivedremo, pensa a quel momento..- Spiegai gesticolando e prendendogli la mano. Il ritorno fa star bene una persona solo se c’è qualcuno che l’aspetta.
Strinsi la sua mano notando i suoi occhi lucidi, li ignorai. Odiavo veder piangere le persone a cui tenevo, il mio carattere mi portava a soffrire dentro senza mostrare niente a nessuno.
-Simone.. non fare così.- Lo incoraggiai tenendo ancora la sua mano stretta nella mia.
-Non preoccuparti, ci vediamo a Napoli, va bene piccola?-
“ Piccola? Ehi,Ehi.. non mi chiami mai così!!!! Io non sono piccola, io sono grande tzè! “
-Va bene, fai il bravo e non guardare altre ragazze, sappi che io ti controllo!- Lo minacciai stringendo gli occhi e ridendo. Ci salutammo con un bacio passionale poi lui si voltò e uscì dall’albergo rimanendomi di nuovo sola…in piedi…incompleta.

 
Salve ragazzi, prima di tutto vi volevo avvisare che oggi aggiornerò la storia con ben 2 capitoli.
In questo capito si inizia a capire meglio il carattere di Ginevra e il suo rapporto con Simone.
Ora voglio ringraziare "Youbetterkissme" per la sua bellissima recensione su questa storia, grazie mille ancora :3

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Capitolo 4
*** L'INFERMIERE ***


Stamattina non c’era nessuno a bussare insistentemente alla mia porta.
Mi sono svegliata ed era già tardi, dovevo prepararmi per andare alla stazione;
Dopo aver fatto una doccia veloce infilai tutto nella mia borsa cercando di non dimenticare nulla e prima di uscire da quella camera mi rigirai ricordando il sorriso di Simone.
Presi il cellulare e gli mandai un messaggio:
>Buongiorno amore, sono sveglia e già pronta per andare via.
Inviai il messaggio e misi di nuovo il cellulare in tasca scendendo nella hall. Mi avvicinai al bancone e l’uomo era già lì ad aspettarmi, pagai e salutandolo cortesemente uscì dall’albergo. Arrivai alla stazione sudaticcia e con un gran fiatone, speravo di non aver perso il treno, guardai lo schermo posto in alto all’edificio e sospirai.

“Brava Ginevra, per fortuna non lo hai perso! Già stavo sentendo il freddo della notte e i rumori dei vari treni della stazione..”

Sbuffai sedendomi su una panchina, ripresi il cellulare e notai che Simone mi aveva risposto

. >Buongiorno a te amore mio, mi dispiace molto di non essere con te stamattina. Avvertimi quando sei sul treno.
Non gli risposi, iniziai a guardarmi intorno sperando di vederlo, sperando che il suo viso spuntasse dall’entrata della stazione per l’ultimo abbraccio, l’ultimo bacio ma sentì solo il fischietto del capotreno che avvisava della partenza del treno. Mi alzai, quasi con le lacrime agli occhi, non volevo lasciare quel posto.. non volevo lasciare lui… entrai nel treno e cercai il mio posto. E’ davvero triste quando hai qualcuno nel cuore ma non tra le braccia.

[..]

-ARRIVO ALLA STAZIONE DI NAPOLI CENTRALE-

Tolsi le cuffiette dalle orecchie e le arrotolai cercando di non farle intrecciare a mo’ di cubo di Rubik.
Guardai fuori dal finestrino e riconobbi la stazione di Napoli, triste e cupa. Mi alzai prendendo la mia borsa e aspettai di scendere da quel treno che mi aveva stressato. Le porte si aprirono, scesi velocemente cercando mia madre con lo sguardo e la vidi subito venire verso di me.
-Ginevra, sono qui..- corse verso di me sorridendo e abbracciandomi. Rimasi impalata, con gli occhi spalancati..

“Sono mancata solo due giorni madre! Togliti di dosso e accompagnami a casa”

Si staccò e la guardai –Sto bene mamma, non ho avuto dolori.. e abbiamo deciso dove stare..-
Mia madre mi sorrise allegramente per poi prendere la borsa tra le mie mani. Prima di partire avevo scoperto che il mio corpo mi aveva fatto un brutto scherzo, avevo scoperto di avere dei calcoli alla colecisti che non erano semplici di affrontare. Purtroppo dovevo operarmi, ma dovevo stare –di regola- a letto e non muovermi perché avevo una grave infezione in atto.
Avevo convinto mia madre a lasciarmi libera dalle flebo e dalle varie siringhe per qualche giorno. Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che eravamo arrivate a casa, salimmo le scale e mi fiondai subito vicino alla mia amata stufa. Fuori faceva davvero freddo e io non resistevo più, il mio corpo era debole per affrontare tutto quel gelo. Mia sorella, Nicole, mi salutò velocemente mentre era intenta a studiare.

“Ma che accoglienza eh? Mia madre è già sparita e mia sorella si fa i fatti suoi senza nemmeno accorgersene che ero tornata. Vabbè, mi tocca chiamare l’infermiere per farmi mettere di nuovo quella dannata flebo.”

Raggiunsi la mia stanza e mandai velocemente un messaggio a Simone avvisandolo che ero a casa e che stavo per mettermi di nuovo a letto. Sbuffai solo al pensiero, le mie giornate ormai erano diventate monotone, a letto, con un ago nelle vene, senza mangiare e con mia madre intorno. Praticamente un inferno!
Ma avevo trovato un ottimo passatempo, ovvero avevo scoperto il mondo del roleplay.
Avevo creato un profilo fake dove potevo ruolare (significa interpretare un ruolo proprio come fanno gli attori a teatro o al cinema: si vestono i panni di un personaggio immaginario, lo si interpreta e lo si fa muovere e interagire in un mondo fittizio), divertirmi e creare una vita immaginaria –ovviamente- perfetta.
Presi il mio tablet e controllai le varie notifiche, annoiata dall’aspettare decisi di fare un post su un gruppo:
-Ho voglia di parlare con qualcuno, like e contatto.- Aspettai un paio di minuti e subito qualcuno mise mi piace dando retta al mio post.
Non ero pazza, ero solo annoiata, mi sentivo sola in quel letto quindi avevo bisogno di qualcuno con cui parlare. Cliccai sul nome del contatto per guardare il suo profilo e lo aggiunsi.

“Ginevra, ora dovresti contattare…..”

Sospirai e aprì la chat, il suo nome era Bryan e aveva come pv (prestavolto ovvero il personaggio che muoveva) Justin Bieber; io invece mi chiamavo Tamara e avevo scelto la bellissima e fighissima Megan Fox.
Tamara: Ehii..
Bryan: Heyy..
Tamara: Tutto ok?
Bryan: Tutto okay, a te?
Tamara: Sisi dai..
Bryan: Sicura?

Mi bloccai, mi guardai intorno, era qui? Poteva vedermi? Ignorai le mie domande e i miei film mentali e continuai a scrivere.
Tamara: Si, che fai?
Bryan: Mangio tu?
Tamara: Letto. Che mangi?
Bryan: Pollo Tamara: mhh.. buono..
Bryan: Quanti anni hai?
Tamara: 20 te? – risposi da fake, ovvero la mia Tamara aveva una sua biografia che ovviamente avevo scritto con cura.
Bryan: 22
Tamara: Che mi racconti di bello?
Bryan: Boh, non so.. tu?
Tamara: che sono piena di energia ma non so cosa fare..
Bryan: Mi passi un po’ di energia?
Tamara: *Si avvicina mettendogli una mano sulla testa e passandogli energia* Va bene così?
Bryan: Mi sento davvero pieno di energie ora..

Sorrisi guardando quella chat, a prima impatto sembrava davvero simpatico. Di solito le persone che decidono di intraprendere questa strada sono sempre gentili.. ma non esistevano più fake vecchio stampo che ruolavano per bene descrivendo dettagliatamente tutti i movimenti e i pensieri, preferivano fare role corte e perverse.
Tamara: Lo so, tutto merito mio u.u
Bryan: Ti ringrazio..
Tamara: *Pollice all’insù*
Bryan: Antipatica..
Tamara: Non sono antipatica devo solo sciogliermi..
Bryan: Anche io, perché è così difficile?
Tamara: Non lo so. Sono sempre stata impacciata nelle presentazioni..
Bryan: Anche io.. che cosa complicata u.u Di dove sei?
Tamara: Domanda fuori luogo…real o fake?
Bryan: Come vuoi..
Tamara: Rispondo da fake allora.. vengo dal Tennessee e da poco mi sono trasferita a New York, te?
Bryan: Anche io sono di New York..
Tamara: Oh, che bello :3
Bryan: Due persone che abitano a New York ma parlano in italiano..

Allontanai il cellulare dal viso e iniziai a ridere sperando che mia madre o mia sorella non mi sentissero.
“Aveva ragione, che cosa idiota. Ginevra, ma che cristo diciii??”
Tamara: è molto….fantasiosa come cosa :’)
Bryan: esatto..
Tamara: Ma che ce ne fooott..
Bryan: Hai sbagliato, si scrive “ ma k c n fott”
Tamara: U sacc comm s scriv.. (So come si scrive)
Bryan: Ho visto.. non è tanto facile il napoletano..

“Ma mi sta prendendo per culo?”
Tamara: Io SONO napoletana, ho scritto in quel modo perché non sapevo se tu poi avresti capito..
Bryan: Anche io sono napoletano…
Tamara: …..e non lo sapevo
Bryan: e ora lo sai..

“Bene. Bene. Non ci emozioniamo”

Bryan: Di che parte di Napoli sei?
Tamara: Una provincia..te?
Bryan: Centro..
Tamara: Io amo Napoli, ci vengo spesso.. di solito sto sul lungomare..
Bryan : Siamo vicini…
-Bryan si è disconnesso alle ore 19:54-

Poso il cellulare e ritorno alla realtà, alzo lo sguardo e lo vedo lì…in piedi…..
L’INFERMIERE
 
Ed ecco qua il secondo capitolo della giornata. 
Quello che scrivo tra gli asterischi (*) sono le azioni che la player -ovvero Ginevra- fa fare a Tamara.
In questo capitolo la nostra protagonista conosce il misterioso Bryan.. lui sarà parte fondamentale della storia.
Chi di voi fa parte del mondo del roleplay?

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Capitolo 5
*** Solo stanca. ***


Una voce squillante mi fa aprire gli occhi, muovo lentamente il braccio dolorante e freddo portandolo sotto le coperte.
Davanti a me c’era già mia madre, con una tazza in mano e un sorriso stampato in faccia.

“Che hai da ridere? Mi sono appena svegliata.. io non rido affatto”

-Buongiorno Tesoro- dice avvicinandosi al letto e posando la tazza sul mio comodino. Sbirciai sperando che all’interno ci fosse del latte ma.. era orzo.
-Sono stufa di mangiare e bere queste schifezze- mi lamento alzando il busto dal letto e sbuffando.
-Sai che la dottoressa ha detto che non puoi mangiare niente, devi prepararti per l’operazione.-
-Mamma sono già tante settimane che sono in questo letto, io sono stufa..- La guardo negli occhi e serro i denti. Mi stavo arrabbiando, dovevo calmarmi.
-Finirà presto.. starai meglio..- cercò di tranquillizzarmi.
Presi la tazza e iniziai a sorseggiare l’amaro orzo, schioccai le labbra e la guardai mentre iniziava a mettere in ordine la mia stanza.
Presi il cellulare e mandai un messaggio a Simone:

> Buongiorno amore, io sono sveglia e sto bevendo il mio orzo schifoso.
Ebbi subito una sua risposta:

>Buongiorno a te, immagino quanto sia delizioso.. io sto di guardia stasera, oggi pomeriggio devo dormire..
>Va bene, allora aspetto un tuo messaggio.. mi manca parlare con te..
Inviai e posai il cellulare. Ero sola, la casa era silenziosa e io mi ritrovai di nuovo ad annoiarmi. Presi il tablet aprendo facebook e controllando le notifiche…

“Guarda se è online dai.. guarda..”

Scrissi Bryan sulla barra di ricerca e cliccai sul suo profilo, ecco qui, è online…

“E che aspetti! SCRIVIGLIIIIIII”
Tamara: Buongiorno..

“Ahhh, ora va meglio.. come ti senti? Io mi sento mooolto meglio.. almeno con lui hai delle conversazioni piacevoli..”
Bryan: Buongiorno a te..
Tamara: Alla buon ora..
Bryan: Non mi ero accorto che era così tardi..
Tamara: Niente scuola?
Bryan: Io.. ho quasi 21 anni… lavoro…

“Cazzo, non ricordi che non dovevate parlare del real? Ginevra.. non combinare guai”
 
Tamara: Uh, scusa ahhaah Bryan: e tu invece? Quanti anni hai?

“Ecco, te lo avevo detto! MO RISPONDIGLI FORZA”
 
Tamara: 17
Bryan: Io sembro più piccolo, le persone mi danno 16 anni..
Tamara: Io ho il problema opposto.. i bambini mi chiamano signora..
Bryan ti ha inviato una foto
Cliccai sulla foto e un ragazzo basso apparve sul mio schermo. Capelli alla moda neri, lineamenti del viso molto dolci e dei grandi occhi marroni. Scrutai meglio la sua figura, la foto lo raffigurava mentre si accendeva una sigaretta abbassai lo sguardo e vidi i pantaloni. Spalancai gli occhi e iniziai a ridere.

“E’ napoletano, ha i risvoltini. Ginevra… con chi stai parlando?”
Tamara: No.. ma quei pantaloni?
Bryan: Io li porto sempre così..

“Vantati pure eh?”
 
Tamara: quanto sei alto?
Bryan: 1.68 tu?
Tamara: 1.75, avevo intuito che eri basso ahaha
Bryan: eddaiii..
Tamara: Piccino u.u
Bryan: Comunque penso che disattiverò..

La porta della mia stanza si apre e mia madre inizia a parlare ma io non ascolto, sto ancora guardando quella chat.

“No, non andartene. Mi piace parlare con te.. ora che farò? Non puoi lasciarmi da sola anche tu!”

-Hai capito Ginevra?- chiede mia madre e io alzo il viso annuendo. Non avevo ascoltato una sola parola..

Tamara: NO! Perché?
Bryan: Perché la mia ragazza real mi ha lasciato..
Eri fidanzato? Umh..”

Tamara: Mi dispiace.. ma le cose si risolvono.
Bryan: Mi ha lasciato perché ho parlato con te della mia vita reale..
Tamara: Ma le hai spiegato che io non.. cioè.. non mi volevo intromettere. Anche io sono fidanzata..
Bryan: Ah, sei fidanzata?
Tamara: Si..
Bryan: Comunque, parliamo da due giorni e ancora non conosco il tuo nome..
Tamara: Mi chiamo Ginevra.. e tu?
Bryan: Michael, piacere..
Tamara: Non puoi andartene..
Bryan: Ma non conosci nemmeno la verità..
Tamara: Ti troverò e ti ammazzerò.. che verità?
Brayan: Non riesco a mentire alle persone Ginevra..
-Bryan si è disconnesso alle ore 11:26-

Sbuffo bloccando il tablet e poggiandolo sul comodino accanto a me. Mi butto con la schiena sul cuscino e inizio a pensare. Perché ha fatto così? Che verità doveva dirmi? Cosa c’era che io non sapevo? Mi stava incuriosendo, dovevo sapere..

[..]

Una fitta alla schiena mi fa sobbalzare dal letto, quella fitta si trasforma in dolore che poco dopo arriva fino al mio stomaco. Inizio a mugolare tenendo con un braccio il mio stomaco. Era come se qualcuno mi accoltellasse la schiena mentre dava pugni allo stomaco molto forti. Le mie gambe iniziarono a tremare e il sudore iniziò a mostrarsi sulla mia fronte. Di nuovo le coliche?

-Mamma…- riuscii a chiamare con quella poca voce che mi uscì..
La vidi dopo pochi secondi, si avvicinò a me e scoprì il mio corpo liberandomi dalle coperte ormai troppo pesanti.
-Ginevra, di nuovo coliche?- Chiese cercando un cenno che io poco dopo le diedi.
Quel dolore era insopportabile, non ce la facevo più.. avevo bisogno di qualcosa.. avevo bisogno di piangere..
Mia madre mi vestì velocemente e mi mise in macchina.. pronte per il pronto soccorso..

-Avverti Simone che sono qui- Le dissi mentre un dottore mi accompagnava verso il lettino, mi voltai un’ultima volta guardando il viso di mia madre.
Era un misto di preoccupazione e dolcezza, ero sua figlia e non voleva vedermi in quel modo ma io stavo soffrendo davvero. Dopo aver fatto svariate flebo di soluzione e spasmex, ovvero un medicinale che calmava le dannate coliche, mi cacciarono letteralmente dall’ospedale. Il dottore disse che io non dovevo affatto muovermi dal letto, non dovevo fare sforzi perché dentro di me l’infezione stava aumentando invece di diminuire.

“Che bella giornata! Quante notizie belle..

Arrivai a casa stanca e affamata, avevo bisogno solo di stendermi sul letto e dormire ma nella mia mente c’erano ancora taante domande in sospeso. Presi il tablet e entrai di nuovo su facebook ma lui non era on line.
“Si è dimenticato di te Ginevra. Inutile che controlli ora!”
Presi il cellulare e chiamai Simone ma nemmeno lui mi rispondeva. Sbuffai lanciando il cellulare sul comodino. Basta, ero stanca… Chiusi gli occhi e mi addormentai cercando di calmare la me interiore che si stava disperando tra le lacrime.

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Capitolo 6
*** Non sono quello che sembro. ***


-Buongiorno amore mio, sveglia, è tardi..- sussurrò una voce troppo vicina al mio orecchio, riuscii solo a mugolare qualcosa senza nemmeno tentare di muovere qualche parte del mio corpo

. “Ginevra, devi svegliarti.. forza. Apri gli occhi e vedi che vuole.”

Dopo pochi secondi finalmente aprii gli occhi e misi a fuoco la figura davanti ai miei occhi: mia madre.

-Mamma, che c’è?-
-Devi svegliarti, non puoi dormire per sempre-
-Ma sono stanca, non riesco a trovare energie per svegliarmi.-

Mia madre sbuffò e se ne andò velocemente dalla mia stanza lasciandomi sola e assonnata. Presi il cellulare e sorrisi appena vidi il messaggio di Simone.
Ero ancora intristita per la sera prima, la solitudine non mi piaceva affatto. In quel letto mi sentivo limitata non solo fisicamente ma anche socialmente, non avevo nessuno e nessuno veniva da me per parlare. Col tempo, la solitudine ti si intrufola dentro e non se ne va più. Sono una ragazza difficile perché una come me ha imparato a stare da sola quando la rabbia, il dolore e la solitudine erano più vicine di tante altre persone.

>Buongiorno amore mio, scusami se ieri sera non ti ho risposto ma avevo da fare.. tutto bene? Come stai?
>Buongiorno a te, non preoccuparti mi sono addormentata poco dopo, non mi sentivo tanto bene ma stamattina sto meglio.
> Mi spiace.. altre coliche?
>No, niente coliche sono solo intontita..
> Ah va bene, amore ti devo lasciare.. il comandante mi sta chiamando.. a dopo..
>Va bene soldato del mio cuore, ci sentiamo dopo.

Posai il cellulare ancora sorridendo, nella mia mente iniziarono a mescolarsi mille immagini di me e Simone felici, a Venezia, tra mille colori e profumi di quella splendida città che ci ospiterà. Venni distratta da una piccola lucina sul tablet, spalancai gli occhi e alzai il busto dal letto.

“Ginevra.. Michael ti sta aspettando..”

Mi mordicchiai un labbro e iniziai a stringere il lenzuolo sotto di me. Sapevo benissimo che quello che stavo facendo era sbagliato ma sentivo dentro di me qualcosa che mi portava da lui. Io non lo conoscevo, non lo avevo mai visto dal vivo, non sapevo le sue abitudini o le cose che gli piacevano. Mi incuriosiva tutto di lui, ogni volta che gli parlavo mi sentivo sempre più interessata a lui.
Presi il tablet e subito aprii la sua chat leggendo quello che mi aveva scritto:
-Buongiorno.. non riesco ad andare via..
-Questo via vai non mi sta bene. Scegli: o resti o vai via! –
gli scrissi velocemente. Avevo paura che se ne andasse, che mi lasciasse sola, che non mi avrebbe più scritto così aspettai la risposta con ansia mettendomi una mano nei capelli.
-Tu cosa vuoi?

“Esatto, cosa vuoi Ginevra?
-La domanda l’ho fatta io a te..
-Tu vuoi che vado via?

No, non volevo questo. Io volevo parlargli, volevo capire tante cose di lui..
-Sto facendo tutte ste storie per cosa secondo te?-
gli domandai ironicamente cercando di fargli capire che io, in qualche modo, tenevo alla sua presenza.
-Per farmi restare credo.
“Perspicace il ragazzo eh?”
-Sembro un’idiota Michael..
-Perché sembri un’idiota?
-Perché ci sto mettendo tutta la buona volontà, mi sembri una persona adatta alle mie cerchie, una di quelle che non se ne va e che resta, una persona con cui poter creare un’amicizia. Invece mi stai facendo impazzire. Non mi stai facendo capire nulla.-

Scrissi tutto così velocemente che quando rilessi tutto mi feci paonazza.
-In che senso “ti sto facendo impazzire”? Io non ti sto facendo nulla..
-Te ne vai. Torni. Vai e vieni. Fai il freddo e poi sei normale. Io non riesco a capirti, sarò scema e rincoglionita io?
-Io credevo che non ti importasse.. Non me ne vado. Anche se devo parlarti una volta al giorno DEVO farlo perché non ce la faccio a stare senza sentirti..

Sorrisi accarezzando il nome “Bryan” sullo schermo. Non mi sembrava vero, quelle parole sono state forti ed emozionanti tanto da farmi battere il cuore in un modo strano.
-Allora non essere più freddo..

Riuscii a scrivere solo questo, non volevo continuare a insistere su quel punto perché ormai avevo capito le sue intenzioni. Sono così abituata a sentirmi triste che se per una volta sono finalmente felice non mi sembra quasi vero. Cioè. Io. Io felice. è mai possibile?

-Devo dirti la verità Ginevra…

“Ecco.. hai parlato troppo presto vedi? Ora la tua “felicità” scomparirà!”

-Dimmi tutto.. Inviai e aspettai quella risposta che mi stava facendo venir l’ansia. Non volevo che fosse tutto un illusione, non volevo che Michael scomparisse nel nulla in una manciata di secondi. Lui era la persona che mi aveva fatto sentir felice solo per pochi minuti.
- Io non sono quello che sembro..
 
Salve a tuttii!! Questo è un capitolo "leggero" caratterizzato maggiormente da conversazioni online.
Ringrazio tutte le persone che stanno iniziando ad apprezzare questa storia, sono davvero felice che stiamo crescendo pian piano.

 

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Capitolo 7
*** Woman day ***


Non è un capitolo, oggi volevo spendere due parole su questa 'festa'. Ho trovato questo bellissimo discorso e volevo condividerlo con voi. 

C'è molta ignoranza sulla festa della donna.
Vorrei ricordare ad alcune donne che non è una scusa per uscire con le amiche, bere drink o andare nei pub per vedere spogliarellisti.
Non è una scusa nemmeno per farsi regalare qualcosa, per ottenere fiori e mimose.


Lasciate che vi spieghi brevemente come nacque questa ricorrenza sperando che qualcosa in voi scatti:

Durante il VII Congresso della II assemblea Internazionale socialista, che si è svolta a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, si è discusso della questione femminile e del voto alle donne. 
I partiti socialisti si sono impegnati a lottare per riuscire ad introdurre il suffragio universale. 
Il 26 e 27 agosto 1907 si è svolta invece la Conferenza internazionale delle donne socialiste, durante la quale è stato istituito l'Ufficio di informazione delle donne socialiste e Clara Zetkin è stata eletta segretaria.
I socialisti erano contrari all'alleanza con le femministe borghesi, ma tra le donne non tutte erano della stessa idea. 
Nel febbraio 1908 la socialista Corinne Brown ha dichiarato sulla rivista The Socialist Woman che il Congresso non aveva "alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione". 
Il 3 maggio 1908 Corinne Brown ha presieduto la conferenza del Partito socialista a Chicago. 
Conferenza che è stata quindi ribattezzata "Woman's Day" e durante la quale si è parlato dello sfruttamento dei datori di lavoro nei confronti delle operaie, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto. 
Alla fine del 1908 il Partito socialista americano ha deciso di dedicare l'ultima domenica del febbraio successivo all'organizzazione di una manifestazione per il voto alle donne. 
Durante la seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, che si è svolta a Copenaghen il 26 e 27 agosto 1910, le delegate hanno deciso di istituire una giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.
In realtà negli Stati Uniti e in vari Paesi europei la giornata delle donne si è svolta in giorni diversi per alcuni anni.
Negli anni successivi, fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sono state organizzate molte altre giornate dedicate ai diritti delle donne.
A San Pietroburgo, l'8 marzo 1917, le donne hanno manifestato per chiedere la fine della guerra. 
In seguito, durante la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, che si è svolta a Mosca il 14 giugno 1921, è stato stabilito che l'8 marzo fosse la Giornata internazionale dell'operaia.
In Italia la prima giornata dedicata alla donna si è svolta nel 1922, il 12 marzo.

***********

Quindi, come potete vedere, la festa delle donne è una data che ricorda quanto le donne abbiano lottato per la parità nei diritti umani e dovrebbe invogliare le generazioni attuali e future a lottare ancora e ancora per lo stesso motivo e conquistare finalmente il rispetto e l'uguaglianza in quanto esseri umani.

UOMINI:
Tenetevi le mimose, gli auguri, tenetevi il regalino, i complimenti e guardatevi dentro.
Se siete d'accordo con questa iniziativa, se volete anche voi un mondo in cui gli esseri umani abbiano la parità dei diritti, siano rispettati e amati indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso, o da qualsiasi altra etichetta esista a questo mondo allora lottate con noi ma non solo oggi... tutti i giorni.

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Capitolo 8
*** Pronto a farsi ammirare.. ***


-Io non sono quello che sembro..

Ancora con il tablet tra le mie mani rimasi a fissare quelle parole che restavano fisse sullo schermo. Non so di preciso cosa stessi pensando, avevo paura ma allo stesso tempo la mia curiosità cresceva sempre di più. Avete mai provato la sensazione di porre domande, decisi e con nonchalance ma poi nell’istante prima di ricevere una risposta avere paura? Ecco, il mio braccio stava iniziando a tremare e avevo paura di pigiare sullo schermo qualcosa per far continuare Michael a parlare.

-Cosa vuoi dire? In che senso?-
- Io sembro un ragazzo ma…non lo sono Ginevra.-

“BOOOOM BABY, che scoop.. come cazzo hai fatto a non accorgertene scema? “

Restai per un attimo interdetta, non sapevo come fare o cosa dire. Era una cosa nuova per me, totalmente nuova, avevo amici gay ma non avevo mai affrontato quella situazione. Sospirai cercando di capirne di più, riguardai la sua foto e non si vedevano minimamente i lineamenti femminili. Come era possibile? Mi stava prendendo in giro?
Io mi sono sempre reputata una persona aperta e senza barriere. Non sono ne etero ne omosessuale. Io mi innamoro di una persona indipendentemente dal suo corpo e genere, io amo le persone intraprendenti, quelle persone che mi sanno prendere il cuore e chiuderlo con il lucchetto da qualche parte che nessuno troverà mai, amo le persone sincere e amo amare qualcuno senza etichetta. Le etichette sono per gli archivi, per i vestiti non per le persone.
-A me non cambia nulla..-
-Sicura?-
-Sicurissima Michael-
-Wow, sono felice per questa cosa, di solito scappano tutti.-
-E perché dovrei scappare? Non sei mica un mostro.-
-Per te no ma per gli altri si.-
-Non credo..-
-Comunque rimango sul fake solo per te.-
-Mi sento una rapinatrice se dici così >.< -
-Doveva essere una cosa dolce
-Oh si, lo era ahaha-
-Comunque voglio provare a fare una cosa..-
-Ovvero?-
-Voglio provare a farti innamorare di me..-

“BOOOOM PT.2 GINEVRAAAAAAAAA, questo ragazzo è pieno di sorprese a quanto pare….eh?”

Ma.. ma.. cosa stava succedendo e perché ero arrossita? Cacciai dalla mente e dal mio corpo quella sensazione di calore e guardai meglio lo schermo. Non era la mia immaginazione, c’era davvero scritto così! Ma cosa gli passava per la testa? Io sono fidanzata… e non lo conosco minimamente!
 
-Michael, io sono fidanzata… lo sai..-
-Lo so, io ci provo.-
-E se succede?-

Ma che domande sto facendo? Pensai per un momento a come sarebbe andato se veramente fosse successo.
 
-E se succede mandiamo affanculo il mondo e stiamo insieme..-

Arrossii a quelle parole, avevo tutto il mio corpo infuocato, non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella chat. Non volevo distrarmi, ero come incantata.
-E se non succede?-
-Se non succede potrò dire almeno di averci provato.-
-Ci siamo detti che avremmo superato tutto insieme … non lo abbiamo promesso ma ti ho dato piena fiducia..
-Cosa c’è da superare?
-Tutti i dilemmi quotidiani Michael..
-Va bene.
-E non mi rispondere freddo, sai benissimo che tutto quello che abbiamo immaginato in questi pochi secondi non potrà mai succedere.
-Tu fai parte di me oramai, non potrei mai andarmene.-

-Bryan si è disconnesso alle ore 22:30-

Non poteva lasciarmi così, non poteva dirmi quelle parole e poi sparire nel nulla ma lui faceva esattamente così. Mi lasciava sulle spine, incuriosita ed io non riuscivo a pensare ad altro. Bloccai il tablet e mi guardai intorno, tutto era più scuro, c’erano varie scartoffie appoggiate alla mia scrivania. Mi alzai dal letto piano piano cercando di mantenermi in piedi e di trascinarmi dietro la flebo che in quel momento era molto ingombrante. E’ un periodo strano, tutto sembrava ferirla a morte, causarle dolore. Tutto sembrava infonderle una tristezza infinita. Presi il pacchetto di sigarette e ne accesi una cercando di non far entrare il forte odore nella sua camera, stava ancora ripensando alle parole di Michael e quasi non ci credeva. Forse doveva lasciare per qualche giorno il fake sperando di dimenticare tutto, dimenticare lui.
All’improvviso il cellulare le avvisò che le era arrivato un messaggio così si avvicinò e lesse il nome “Amore mio”.

> Gin, che fine hai fatto?

Che fine aveva fatto? Simone si preoccupava della sua assenza solo quando lui voleva preoccuparsene, sbuffai buttando il cellulare sul mio letto poco distante e mi rigirai verso la finestra guardando il cielo. Il cielo era sempre bellissimo. Anche se cambia spesso c’è sempre per tutti, basta alzare lo sguardo e lo trovi lì... pronto a farsi ammirare.

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