Act II

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Verso Hogwarts (Scelta OC) ***
Capitolo 3: *** Banchetto di inizio anno ***
Capitolo 4: *** Primo giorno ***
Capitolo 5: *** Allenamenti e ripetizioni ***
Capitolo 6: *** Una pessima idea ***
Capitolo 7: *** Segreti svelati ***
Capitolo 8: *** A cena con Luma ***
Capitolo 9: *** Hogsmeade ***
Capitolo 10: *** Galeotti furono... ***
Capitolo 11: *** Quando il buongiorno (non) si vede dal mattino ***
Capitolo 12: *** Serpeverde - Grifondoro ***
Capitolo 13: *** Una grande famiglia ***
Capitolo 14: *** Tornando a casa ***
Capitolo 15: *** In famiglia ***
Capitolo 16: *** Corvonero - Tassorosso ***
Capitolo 17: *** ... e alla fine arriva Kris ***
Capitolo 18: *** Compleanni, viaggi e punizioni ***
Capitolo 19: *** Hogsmeade - II ***
Capitolo 20: *** I Patronus ***
Capitolo 21: *** Serpeverde - Corvonero ***
Capitolo 22: *** Pasqua ***
Capitolo 23: *** Ti manca? ***
Capitolo 24: *** Compleanni e malattie ***
Capitolo 25: *** Grifondoro - Tassorosso ***
Capitolo 26: *** Ripassiamo! ***
Capitolo 27: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Prologo

 
1° Settembre 1969
 
 
James Julius stava attraversando l’ennesimo vagone, scrutando l’interno degli scompartimenti per cercare qualcuno tra i suoi amici.
Aveva salutato i suoi fratelli minori poco prima, lasciandoli in compagnia di cugini o amici… non gli restava che cercare i suoi e godersi il suo ultimo viaggio verso Hogwarts.
 
Un sorriso increspò le labbra del ragazzo quando scorse una figura piuttosto familiare camminare proprio verso di lui, come se lo stesse cercando a sua volta:
“Eccoti, finalmente! Hai visto qualcuno tra gli altri?”
 
Jonathan Miller sorrise all’amico, chiedendosi ancora una volta perché faticasse sempre a trovare James nonostante la sua considerevole altezza… ma suo padre diceva sempre che era una caratteristica ereditata dal padre di James, Dante, e che doveva semplicemente portare pazienza quando lo cercava.
 
“No, non ancora. Come stai, pannocchia?”
“Non chiamarmi pannocchia o arriverai allo Smistamento ridotto male, Julius.”
“Come sei suscettibile, ti chiamo così da quando avevamo quattro anni!”
“Beh, ha smesso di essere divertente già undici anni fa, tanto perché tu lo sappia.”
 
Jonathan fulminò l’amico con lo sguardo, ma il Grifondoro si limitò a ridacchiare prima di mettergli un braccio intorno alle spalle, sostenendo che dovevano trovare gli amici in fretta, o si sarebbero persi il carrello degli spuntini.
 
                                                                                  *
 
Kathleen Shacklebolt si fermò davanti alla porta a vetri di uno scompartimento, sorridendo prima di far scorrere la porta: era vuoto, fatta eccezione per due ragazze seduta l’una davanti all’altra vicino al finestrino. La rossa stava leggendo un libro, mentre la ragazza dai capelli scuri era impegnata a scartare i dolci che aveva appena preso.
 
“Salve ragazze! Come state?” 
Kathleen sorrise e al sentire la sua voce entrambe alzarono lo sguardo per posare gli occhi su di lei, sfoggiando due sorrisi mentre Eltanin si alzava per andare ad abbracciarla:
 
“Ciao Kath… Bene, anche se rimpiango già le vacanze. Vuoi una Cioccorana?”
“Si, grazie.”
 
Eltanin Black non se lo fece ripetere due volte e lanciò una Cioccorana all’amica, che la prese al volo e andò a sedersi vicino a Berenike.
 
“Allora… ditemi, come ha passato le vacanze la Nobile e Antichissima Casata dei Black?”
“Bene.”
“Una noia.”
 
Le due cugine si scambiarono un’occhiata incerta mentre Kathleen inarcava un sopracciglio, aspettando che una delle due Black si spiegasse.
“Si, beh… I miei fratelli sono andati in vacanza senza di me, mi hanno lasciata a casa ad annoiarmi!”
 
Eltanin sbuffò con aria contrariata, scartando una Cioccorana per consolarsi mentre Berenike sbuffava, parlando con tono piuttosto eloquente:
“Ma se ti sei praticamente auto-invitata da noi per tutto Agosto!”
“Non mentire Berenike, so che ti ha fatto piacere passare l’estate con me… anche se ovviamente non sono venuta da voi per TE, ma per le tue sorelline che sono molto più simpatiche.”
 
Eltanin fece alla cugina la linguaccia mentre Berenike sbuffava, ricordando distintamente la cugina che si divertiva da matti insieme alle sue sorelle minori, giocando con loro e aiutando anche Cara con i compiti.
 
“Oh, ma che carine che siete… sì, mi siete mancate! Ma avete per caso visto Emma? Vorrei salutarla e dirle che mio padre mi ha incaricata di fare a pezzi Serpeverde a Quidditch.”
“Tuo padre gioca da professionista Kath, e tu sei Grifondoro come lui… cosa pretendi?”
 
Eltanin sorrise, stringendosi nelle spalle e ripensando a tutte le discussioni a tema “Quidditch” che aveva sentito a casa sua nel corso degli anni visto che in famiglia erano tutti di Case diverse: suo padre adorava quello sport, e anche sua zia… sua madre invece non ne era mai stata una gran fan, ma tutti e tre i figli sembravano apprezzare parecchio il Quidditch.
Peccato che Eltanin fosse stata Smistata a Corvonero, mentre i suoi fratelli maggiori entrambi a Grifondoro... e se da una parte suo padre era sempre orgoglioso di lei quando vinceva una partita… dall’altra quando batteva Serpeverde, la sua Casa, Altair Black non poteva gioire del tutto a differenza della sorella Cassiopea, che non mancava mai di complimentarsi con la nipote quando batteva i “pavoni imbellettati”.
 
“Si, beh, di sicuro se dovessi far vincere Serpeverde mio padre mi farebbe arrivare una Strillettera piena di rimproveri.”  Kathleen rabbrividì alla sola idea, mentre invece le due amiche si trattennero dal ridacchiare, un po’ immaginandosi la scena e un po’ ricordando quando ne era arrivata una un paio d’anni prima, indirizzata ai fratelli maggiori di Eltanin che avevano avuto la brillante idea di far esplodere la dispensa privata di Lumacorno.
 
“Beh, sarebbe comunque divertente… ma non penso batterebbe mai l’epicità di quella di zia Lizzy.”
“Evita di ricordarlo Berenike, mio padre ci ride sopra almeno una volta alla settimana. Credo che lo racconti apposta quando viene a trovarci il nonno, in effetti… Mamma sostiene che si diverte a  tentare di fargli avere un esaurimento nervoso. Probabilmente lui sperava di avere qualche nipote modello dal suo unico figlio maschio…”
 
Eltanin sorrise, stringendosi nelle spalle prima di sporgersi leggermente e rubare il libro dalle mani della cugina, che sorrise di rimando e inarcò un sopracciglio con lieve scetticismo:
 
“Già. E invece siete arrivati tu e i gemelli.”
“Ehy. Io sono una ragazza modello Berenike, cosa stai insinuando?”
 
“Niente, niente… Ma ridammi il mio libro!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………………….
Angolo Autrice:
 
Salve a tutti!
Per chi non fosse ancora incappato in una qualche mia storia piacere, sono Signorina Granger… forse una delle più drogate di Interattive del sito.
Ho concluso Magisterium poco più di un mese fa, ma essendomi affezionata molti ai personaggi ho deciso di scriverne un Sequel, inserendo anche History nel progetto… la storia tratterà tuttavia alcuni dei loro figli e non gli OC di quelle storie se non in piccolissima parte, quindi come ho già sottolineato nell’introduzione non è necessario aver letto nessuna delle due per leggere o partecipare a questa.
 
Detto ciò, vi metto qualche bella regoletta da seguire per farvi volere tanto bene dalla sottoscritta:
 
Regole per partecipare:
 
  • Massimo due OC a testa, possono essere fratelli/cugini, ma devono essere dell’ultimo anno
  • Non accetto Lupi Mannari, Mezze Veela, un quarto di Vampiro et similia, ma nemmeno Animagus. Per i Metamorphomagus potrei prenderne uno, ma non di più (quindi se volete rendere così il vostro OC per favore segnatelo nella recensione)
  • Nella recensione fatemi sapere numero, sesso, Casa ed eventuali ruoli dell’OC
  • Se mi inviate la scheda nella recensione non la leggerò nemmeno, dovete mandarla via MP entro le 19 del 5/03
  • Visto che siamo prima dei Malandrini se volete potete mandarmi un OC con un cognome già incontrato nella Saga, ma possibilmente NON Black visto che ne ho già due tra i “miei” OC
  • Non accetto OC con disturbi mentali: non solo non è facile scriverne e non mi va di prendermi questa responsabilità trattando tematiche così delicate, ma in primis spesso chi appioppa questi problemi al proprio personaggio non sa nemmeno di cosa si parli e la descrizione del personaggio contrasta completamente con quella del suo disturbo. Non so perché ma molti sono affascinati dalla Psicopatia e la affibbiano al proprio povero OC… nessun problema fino a qui, ma almeno informatevi per sapere di cosa si parla, non è semplice follia quanto più il disturbo tipico dei Serial Killer. Insomma, se proprio volete così male al vostro OC prima informatevi, gradirei non mi capitasse di leggere che l’OC è “psicopatico” per poi, due righe sotto, trovarmi scritto che è “psicotico”. No, non sono la stessa cosa.
  • Gli aggiornamenti saranno irregolari, specialmente nel primo periodo, perché ho altre due storie in corso e sto per iniziare un periodo di Tirocinio… potreste trovarvi due capitoli in una settimana come nessuno.
  • Dulcis in fundo… sempre la stessa solfa: se sparite per tre capitoli di seguito eliminerò il vostro OC. Se proprio sapete che per quella settimana non potrete recensire scrivetemi!
 
Le regole sono praticamente più lunghe del Prologo, scusate XD
Vi metto ora la scheda da compilare:
 
Nome:
Soprannome:*
Casa:
Ruoli:
Aspetto:
Prestavolto:
Descrizione psicologica:
Cosa ama/odia:
Fobie/debolezze:
Patronus e ricordo:
Amortentia:
Famiglia e storia del personaggio:
Amicizie/Inimicizie:
Relazione: (non scrivete solo SI, datemi anche una descrizione così da potermi orientare meglio)
Animale:*
Altro:
 
Infine, ecco i “miei” OC:
 
James Julius, Grifondoro, Portiere, figlio di Dante Julius e Jane Prewett
 
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Jonathan Miller, Corvonero, Portiere, figlio di Oliver Miller e Ingrid Braun
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Eltanin Black, Corvonero, Cacciatrice, figlia di Altair Black ed Elizabeth Abbott

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Berenike Black, Corvonero, Cercatrice, figlia di Antares Black e Lyra Blackthorne

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Kathleen Shacklebolt, Grifondoro, Cacciatrice, figlia di Maximilian e Danielle Shacklebolt

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Ultima cosa, poi giuro che chiudo: se per caso volete leggere degli OC presentati nel Prologo insieme alle loro famiglie, vi metto un link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3642097
 
Dopo questo Angolo Autrice infinito vi saluto, un bacio,

 
Signorina Granger 

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Capitolo 2
*** Verso Hogwarts (Scelta OC) ***


Buonasera!  
Innanzitutto grazie per le schede, credo di non aver mai faticato tanto a fare una selezione perché erano tutte piuttosto elaborate, non ce n'era nessuna di davvero banale che ho scartato con una sola occhiata.
D'altra parte però vi siete iscritti veramente in tanti e mi avete mandato quasi tutti due schede, quindi mi sono ritrovata con un mucchio di OC… e avendone già cinque prestabiliti non ho potuto sceglierne tanti, quindi spero davvero che chi non è stato scelto non se la prenda, ripeto che diversi mi sono piaciuti parecchio anche se non li ho scelti… li ho comunque tenuti da parte, così se dovesse esserci una sparizione di massa li inserirò nella storia più avanti.
Detto ciò… se non avete voglia di leggere il capitolo subito per troppa curiosità, infondo c'è la lista degli OC scelti.  
Buona lettura! 






Capitolo 1: Verso Hogwarts (Scelta OC)



1º Settembre 1969



 “No… no… DECISAMENTE no…”

“Jonathan, muoviti! Voglio sistemarmi su un vagone prima dell’arrivo del carrello dei dolci!”  

James Julius sbuffò mentre trotterellava dietro all'amico, che camminava qualche passo davanti a lui e continuava a voltarsi a destra e a sinistra per controllare i vari scompartimenti, cercando qualche faccia amica. 

“Un attimo di pazienza, non è certo colpa mia se si sono piazzati sull'ultimo vagone…  ehy, c'è Sam! Red, ciao!” 

Un sorriso comparve sul volto del biondo quando si fermò davanti ad uno scompartimento quasi vuoto, facendo scorrere la porta di vetro e rivolgendo un saluto allegro al ragazzo dai capelli rossi seduto accanto al finestrino, con le lunghe gambe comodamente distese sul posto che gli stava davanti. 
Sentendo la porta aprirsi Sam si voltò, distogliendo lo sguardo dal panorama per sorridere ai due amici, togliendo al contempo i piedi dal sedile per permettere a Jonathan di sederglisi di fronte: 

“Alla buon’ora! Se non fossi assolutamente certo di aver visto tuo padre alla stazione Jamie, avrei detto che avevi perso il treno.”

“Guarda che sei TU che ti sei piazzato qui infondo! Piuttosto… il carrello non è già passato, vero?” 

Il Grifondoro assunse un’espressione quasi preoccupata che fece roteare gli occhi a Jonathan, ma James tornò a sorridere quando Sam scosse il capo:

“No, tranquillo… deve ancora passare di qui, così potrai svaligiarlo come tuo solito.”
“Già. E poi Veronica arriverà sputando fuoco e ti ucciderà per aver finito le Cioccorane.”


Jonathan sorrise e insieme all’altro Corvonero iniziò a sghignazzare, ricordando quando l'anno prima in partenza per le vacanze di Natale Veronica Zabini, loro compagna di Casa, aveva accusato il Grifondoro di finire sempre tutte le Cioccorane e da lí aveva avuto inizio una specie di dibattito piuttosto acceso.


“Beh, si dia il caso che non ci sia scritto da nessuna parte che sono sue! Se dovesse esserci un cartello con su scritto “Veronica Zabini” le darei ragione, ma visto che non c'è…” 

Sam inarcò un sopracciglio, valutando seriamente l'ipotesi mentre il Grifondoro sfoggiava una smorfia alla sola idea. Nessuno dei tre ebbe però modo di esprimersi sulla questione visto che la porta dello scompartimento si aprì di nuovo, rivelando una ragazza sorridente e con lunghi capelli castano-rimati:

“Salve a tutti! James, hai per caso visto Kath? Proprio non la trovo…”

“No As, mi dispiace. Tuo fratello, invece?”


Astrea Carsen si limitò a roteare gli occhi chiari quasi con disapprovazione prima di parlare, trattenendo uno sbuffo sommesso:

“È andato a parlare con i Prefetti. Fa già il Caposcuola modello insieme a Veronica Zabini.”

“COSA? Veronica è Caposcuola? MA È TERRIBILE! Dite che potrebbe mettere davvero quel cartello?” 

James sgranò gli occhi con orrore, rivolgendosi ai due Corvonero con un tono allarmato che fece quasi ridere Astrea, guardando il compagno di Casa come se non sapesse se trovarlo divertente o chiedersi se stesse bene. Anche dopo anni non sapeva ancora bene come prendere James Julius…

La Grifondoro decise di lasciare i tre ragazzi alla discussione su chissà quale cartello e chiuse la porta di vetro senza farsi notare, decidendo saggiamente di andare a cercare le amiche invece di fare domande.
Aveva appena iniziato a rifare il percorso all’inverso per cercare qualche faccia amica quando un sorriso allegro le illuminò il volto nel vederne effettivamente una, ossia un ragazzo piuttosto alto e dagli inconfondibili capelli rossicci che le si stava avvicinando:

“Ehy! Se cerchi James è lì, insieme a Miller e Cloverfield. Stanno discutendo su un cartello, non mi sono fermata a fare domande. Sai dov’è Kathleen per caso?”

Astrea sorrise con aria speranzosa mentre invece Markus Fawley si accigliò per un attimo, chiedendosi di che cavolo stessero parlando i suoi assurdi amici prima di decidere di soprassedere e di rispondere invece alla domanda della compagna:

“Quarto vagone, è con le cugine Black.”

"Tu si che sei utile Mark... grazie!”   Astrea sfoggiò un sorriso, dando una pacca sul braccio del ragazzo prima di superarlo trotterellando per raggiungere finalmente l'amica… ma dopo qualche metro si fermò, voltandosi di nuovo verso il Grifondoro con un’espressione piuttosto divertita stampata in faccia:

“Sai, credo di averlo chiesto a dieci persone e mi hai riposto solo tu… e a quanto pare Kath è con le Black. Chissà come mai proprio tu me lo hai saputo dire…”

“Astrea. Vai, o dico a tuo fratello di metterti in punizione.”


Astrea ridacchiò ma non se lo fece ripetere due volte, allontanandosi mentre il Grifondoro le lanciava un’occhiata divertita prima di avvicinarsi alla porta scorrevole e aprirla, stampandosi un gran sorriso in faccia e interrompendo la discussione tra i tre ragazzi già presenti:

“Eccovi qui, finalmente! Un uccellino mi ha detto che state parlando di un cartello… vi prego, ditemi che è uno scherzo, sarebbe assurdo persino per i vostri standard.”
“Ah, ciao Mark. Senti, ma secondo te mettere un cartello sul carrello dei dolci rientra nei compiti di un Caposcuola?”

Alla domanda di James a Markus non restò che sospirare, sedendosi accanto a Sam e chiedendosi perché, anni prima, fosse andando a scegliersi proprio quelli come amici. 
Anche se, a dirla tutta, infondo erano divertenti. 


                                                                                   *



Astrea Carsen spalancò la porta di vetro con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, interrompendo la conversazione tra le tre ragazze già presenti nello scompartimento. Si voltarono contemporaneamente verso di lei con aria interrogativa, ma tutte sorrisero nel vederla… anzi, Kathleen cacciò un urletto e si alzò per correre ad abbracciarla, rischiando di far cadere l'amica.

"Eccovi qui! Ho chiesto di voi a metà del nostro anno, per fortuna Markus mi ha detto che eravate qui.”


Le due Grifondoro rimasero incollate e intente a farsi domande all’unisono per qualche istante, mentre Eltanin e Berenike Black si scambiavano un’occhiata divertita e scettica allo stesso tempo:

“Che cosa succederebbe se noi avessimo queste manifestazioni d'affetto, secondo te?”
“Il nonno mi toglierebbe il saluto.”  

“Oh, giusto… Kathleen, siamo un vero disastro. Noi non siamo chic come i Black!” 
“Hai ragione, che disdetta… Dove abbiamo messo l'etichetta?”  Kathleen annuì con aria melodrammatica prima di ridacchiare, tornando a sedersi insieme all'amica mentre le due Corvonero sbuffavano:

“Oh, finitela di prenderci in giro! Insomma, avete presente i miei fratelli maggiori? Il MIO è il ramo meno chic dei Black, probabilmente! Lo dice sempre anche mio padre… ma in genere dà la colpa ai “geni di mia madre”.” 

Eltanin si strinse nelle spalle, udendo quasi quelle parole pronunciate dalla voce di suo padre… insieme alla risposta piccata della madre, che era solita uscirsene con un borbottio del tipo: “potevi sposarti Lucille Flint, se volevi una chic”.

“Aspetta… ma non era tua madre quella che a scuola ha tirato un pugno a tuo padre? Me ne ha parlato papà una volta…” 

Kathleen inarcò un sopracciglio e Eltanin sorrise mentre Berenike si tratteneva dal ridacchiare, visto che entrambe avevano sentito quella storia milioni di volte: sia Elizabeth Black che Antares, padre della rossa nonché cugino del padre di Eltanin, amavano rivangarla e riderci sopra almeno una volta al mese.

"Noi Black siamo pieni di sorprese, poco ma sicuro. Piuttosto Astrea… Veronica ci ha detto che anche tuo fratello è stato scelto come Caposcuola. Immagino che sarai felicissima!”
“Neanche un po’! Ora passerà l'anno a prendermi in giro e a gongolare visto che può togliermi punti… o peggio, mettermi in punizione!” 

Astrea sbuffò, incrociando le braccia al petto con aria torva mentre invece le altre tre sghignazzavano, immaginandosi già le accese discussioni tra i fratelli Carsen in giro per la scuola. 

“Magari chiederemo a Vee di fare da arbitro. Ora è alla riunione con i nuovi Prefetti e IO SONO IN RITARDO per l'assegnazione dei turni… ci vediamo dopo!” 

Berenike scattò in piedi e uscì trafelata dallo scompartimento, maledicendosi per essersi persa in chiacchiere con sua cugina mentre Eltanin ridacchiava, rivolgendosi ad Astrea con un sorriso stampato in faccia:

“Come mai ci hai messo tanto a trovarci?”

“Mi ha detto Markus Fawley dove eravate… l'ho incrociato poco fa.” 

“Ah, certo… si, Markus è venuto a salutarci.”  


Kathleen sorrise, strizzando l'occhio in direzione della Corvonero e marcando leggermente l'ultima parola, facendo ridacchiare entrambe le compagne. 


                                                                                              *


Lucas Kroll si fermò davanti ad uno scompartimento, sollevato di aver trovato qualche faccia amica: come suo solito era arrivato in ritardo e aveva dovuto fare le corse per prendere il treno… quando era arrivato era già tutto praticamente occupato. Fece scorrere la porta di vetro e sfoggiò un sorriso mentre i quattro ragazzi già presenti nello scompartimento finivano di discutere animatamente – presumibilmente sul Quidditch, ancor prima di iniziare effettivamente l'anno – per voltarsi verso il nuovo arrivato:

“Per fortuna vi ho trovati. Stavo per gettare la spugna e andare a sedermi con i Serpeverde!” 

“Per favore. Pensi davvero che ti permetterebbero anche solo di mettere il naso nel loro scompartimento? Senza offesa, ma sai come la pensano su di voi.” 

Lucas si strinse nelle spalle alle parole di Sam mentre lasciava che la porta si chiudesse dietro di lui, lasciandosi cadere su un sedile vuoto e prendendo con nonchalance un pacchetto di Gelatine dal mucchio.

“Si, lo sanno anche i muri ormai… ma ha smesso di interessarmi molto tempo fa. Di che parlavate?”

“Dicevo che quest'anno la Coppa la vinciamo NOI, non ho nessuna intenzione di darla a Grifondoro un’ultra volta!”

Sam sbuffò leggermente mentre invece James e Markus sfoggiarono due larghi sorrisi, memori della vittoria dell'anno precedente mentre Lucas sbuffava, sorridendo con aria quasi divertita:

“Beh, sempre meglio Grifondoro che quel branco di pomposi con facce poco simpatiche… ma non illudetevi, magari questa volta la Coppa ce la portiamo a casa noi sfigatissimi Tassorosso. Perché ce l'abbiano tutti con noi, non lo capirò mai…”


Lucas inarcò un sopracciglio, chiedendosi ancora una volta perché fossero tutti così pieni di pregiudizi verso la sua Casa… in effetti non sarebbe stato per niente male vincere la Coppa, anche solo per la soddisfazione di battere Serpeverde.

“I Serpeverde spesso e volentieri ce l'hanno con TUTTI, Lucas… a parte forse i Corvonero. Probabilmente odiano tanto noi Grifondoro perché invidiosi della mia sfolgorante bellezza e invidiabile simpatia.”

“Non dimenticare la modestia...” 

“Non te la prendere Markus, sei simpatico anche tu, sì…”    James annuì, dando una pacca quasi consolatoria sulla spalla dell’amico, che rise insieme agli altri prima di dare dell’idiota al compagno di Casa. 



                                                                                    *



“Ciao… com’è andata?” 

Delilah Moody sfoggiò un piccolo sorriso divertito mentre abbassava la rivista che stava leggendo per guardare la sua amica, Sophie Langdon, entrare di nuovo nello compartimento con una faccia da funerale bella e buona:

“Malissimo. Abbiamo tirato a sorte per il weekend, come sempre nessuno voleva fare le ronde in quelle sere… E indovina chi ha avuto la fortuna di finire sia al venerdì che alla domenica sera?”

Sophie sfoggiò una smorfia mentre si rimetteva seduta davanti a Delilah, che si trattenne dal ridere:

“Mi spiace… ma è solo per Settembre, no? Poi cambiate… piuttosto, chi sono i Caposcuola?”

“Veronica e Daniel, c'era da aspettarmelo. Se non altro però farò o turni con Kristal, lei almeno è simpatica!” 

Sophie parlò quasi con un tono sollevato, effettivamente grata a Veronica di averla messa a fare le ronde insieme a Kristal Jacksom: anche se erano rispettivamente Serpeverde e Tassorosso, erano sempre andate d'accordo con gran stupore di molti, i loro compagni di Casa inclusi.

“Avevi paura di finire con Nathaniel?”
“Sì! Lo sai che non riesco a relazionarmi con qualcuno che parla poco…” 

Sophie sbuffò leggermente e Delilah annuì, ricordando con sommo divertimento quando l'amica aveva provato a fare conversazione con il compagno di Casa ma senza ottenere grandi risultati, finendo così con il sbuffare e allontanarsi per chiacchierare con lei, magari. 

“Sai, probabilmente lui pensa lo stesso, facendo il ragionamento inverso.”
“Stai dicendo che la mia compagnia è sgradita, Delilah? Guarda che ti tolgo punti ancor prima di cominciare!” 

“Non so quanto ti convenga Soph, siamo nella stessa Casa da quel che ne so…” 


                                                                                     *

“Ti prego, dimmi che mi avete lasciato qualcosa da mangiare…”

“Tranquilla, ho convinto El e Kathleen a lasciarti qualche Cioccorana.”   Berenike sorrise, guardando l'amica con aria divertita mentre tornavano al loro scompartimento dopo aver finalmente finito la riunione. 
Veronica sorrise con lieve sollievo e gratitudine allo stesso tempo:

“Meno male che ci sei tu… Insomma, già ogni anno è una gara di velocità con James Julius a chi si accaparra gli snack per primo…”
“La lotta annuale per le Cioccorane, come dimenticarla! Ovviamente io e El facciamo il tifo per te, anche se ad entrambe sta simpatico James e un po’ ci dispiace…” 

Berenike rise mentre invece la bionda sbuffava, facendo per replicare… ma non ne ebbe il tempo, perché qualcuno le trotterellò incontro e l'abbraccio, con un sorriso allegro stampato in faccia:

“Eccovi qui, vi davamo per disperse… avete finito di sistemare le cose noiose da Prefetti?”
“Ciao El… si, abbiamo finito. Tu dove stai andando?” 

Veronica sorrise, guardando l'amica con espressione divertita e chiedendosi se non stesse già andando a combinare qualche guaio… ma Eltanin sorrise con quel suo solito modo angelico che metteva nel sacco chiunque ormai da anni e superò le due in fretta, limitandosi a dire che andava a fare un giro di saluti.


“Sarebbe anche in grado di andare a salutare il conducente… pensi che lo farebbe?”
“Può essere, ma se anche fosse lasciamola fare, tanto farle cambiare idea è impossibile.”


                                                                                         *

Nathaniel Travers si fermò davanti al suo scompartimento, aprendo la porta e rivolgendo un’occhiata vagamente perplessa all’unico ragazzo presente, come se non si aspettasse di trovarlo lì.

In effetti il Serpeverde era sicuro che tornando dalla riunione avrebbe trovato lo compartimento vuoto…

“Ancora qui? Non vai a cercare la tua ragazza per salutarla?” 
“Magari più tardi… probabilmente ora è impegnata a scambiarsi notizie e pettegolezzi con le sue amiche o con qualcuna delle sue infinite cugine. Come è andata la riunione?” 

Nathaniel si strinse nelle spalle, chiudendo la porta prima di tornare a sedersi di nuovo al suo posto, con Aiden che aveva occupato praticamente un'intera fila di sedili, comodamente seduto con le gambe distese e un libro in mano.


“Come sempre… ma almeno non avrò i turni al fine settimana, lascio l'onore a Sophie Langdon. E ho le ronde con Daniel Carsen, non va neanche male.”

Nathaniel si strinse nelle spalle e Aiden sorrise leggermente, immaginandosi l'amico che faceva i turni in compagnia della loro compagna di Casa… lei che provava a fare conversazione e lui che rispondeva con monosillabi e frasi piuttosto brevi, facendola irritare leggermente.

“Peccato. Penso che avrei seguito te e Sophie per godermi la messa in scena.” 

Nathaniel gli scoccò un’occhiata quasi minacciosa, come a voler dire “provaci e sei morto”, ma non fece in tempo a dire nulla visto che la porta si aprì, attirando l'attenzione di entrambi sulla soglia dello scompartimento:

“Eccoti, finalmente! Che fai, ti nascondi? Ciao Nate!” 

Eltanin Black fece il suo ingresso con, come al solito, un largo sorriso dipinto sul volto e l'aria allegra, mentre Nathaniel ricambiava il saluto con un cenno e Aiden invece improvvisamente sorrideva, mettendosi seduto dritto e allungando una mano per prendere quella di Eltanin, facendola sedere sulle sue ginocchia. 

“No, ma pensavo fossi troppo impegnata a spettegolare con le tue amiche per venirmi a salutare.”

“Che dici, certo che ti vengo a salutare… mi sei mancato! E poi ho mesi per spettegolare, no?” 

Eltanin rise appena prima di abbracciare il ragazzo, appoggiando il capo contro il suo e rivolgendo un lieve sorriso in direzione di Nathaniel:

“Nate, ci pensi tu a tenerlo d'occhio quando io non ci sono, vedo?”
“Ironico El, pensavo che fossi tu tra noi due quella che va tenuta d'occhio… Non ho bisogno del baby-sitter!” 

“Beh, se anche fosse io non lo sono… Anzi Eltanin, mi chiedo ancora come fai a sopportarlo.”
“Bella domanda… non saprei neanche io, onestamente.” 

Sia Nathaniel che Eltanin sorrisero, mentre Aiden sbuffò e rivolse un’occhiata torva ad entrambi. Con la differenza che la ragazza ridacchiò e immediatamente il Serpeverde tornò a sorriderle, incapace di tenerle il muso… e ancora una volta Nate si chiese che razza di magia esercitasse Eltanin Black sul suo amico, visto che riusciva sempre a rigirarselo come voleva solo sorridendo. 













……………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:

Come ho già detto, non è stato facile scegliere perché avevo veramente tanti OC… Perciò complimenti a chi è stato selezionato u.u
Ecco i PV:


Sam Cloverfield, Corvonero, Battitore 
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Astrea Carsen (per chi dovesse aver letto Magisterium e ha trovato il cognome vagamente familiare… si, sono parenti: Reg è suo zio), Grifondoro, Cercatrice 
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Markus Fawley, Grifondoro, Prefetto, Cacciatore  
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Sophie Lyra Dorothy Langdon, Serpeverde, Prefetto
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Delilah Moody, Serpeverde 
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Lucas Kroll, Tassorosso, Battitore 
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Kristal Anne Jackson, Tassorosso, Prefetto, Cacciatrice 
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Veronica Zabini, Corvonero, Caposcuola 
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Nathaniel Gideon Travers, Serpeverde, Prefetto, Portiere 
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Aiden Burke, Serpeverde, Battitore e Capitano  
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Non ho idea di quando aggiornerò, probabilmente nel weekend… Intanto vi saluto, a presto! 

Signorina Granger 

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Capitolo 3
*** Banchetto di inizio anno ***


 Capitolo 2: Banchetto di inizio anno


 
“Finalmente siamo qui… muoio di fame! Spero che Silente non si dilunghi troppo e che lo Smistamento si concluda in fretta.”
Veronica si lasciò cadere sulla panca accanto a Berenike, che le sorrise con aria divertita prima di parlare:
 
“Fame? Ma se ti sei sbafata una dozzina di Cioccorane sul treno solo due ore fa!”
“Che c’entra, quelle sono un po’ la mia… linfa vitale. Ciao ragazzi!”
 
La bionda sorrise a Sam e a Jonathan, che sedettero davanti a lei e a Berenike.
 
“Ciao Vee… Temo di doverti informare che James è mortalmente offeso da quando gli hai soffiato i dolci da sotto al naso, sul treno.”    Sam prese posto davanti alla bionda, sfoggiando un sorriso divertito mentre Jonathan invece si sporgeva leggermente per poter vedere il suddetto Grifondoro, che stava chiacchierando allegramente con Astrea, Kathleen e Markus.
“Io non gli ho soffiato nulla, sono stata semplicemente più veloce di lui. Julius se ne farà una ragione… che fine ha fatto Eltanin?”
“Sono qui! Ciao ragazzi, come state? Ti sono mancata Vee?”
 
Eltanin Black comparve praticamente dal nulla accanto a Veronica, facendola quasi sobbalzare:
 
“Ah, ciao El… dove sei stata per le ultime due ore di viaggio?”
“Ho fatto un giro di saluti e poi sono stata con Aiden e Nathaniel. Non fate commenti, voi.
 
La ragazza scoccò un’occhiata quasi minacciosa in direzione di Sam e Jonathan, che sfoggiarono due sorrisi quasi angelici ma ebbero il buon senso di non replicare… probabilmente si sarebbero ritrovati con del succo di zucca su tutta la divisa se avessero detto qualcosa di spiacevole sul fidanzato di Eltanin.
 
“E’ un piacere rivederti anche per noi, El.”
“Lo so. A PROPOSITO Sam, mentre venivo qui ho incrociato la tua ragazza in mezzo alla calca. Sai, non sembrava molto felice di non essere stata con te sul treno.”
 
Le parole di Eltanin fecero quasi drizzare le orecchie sia di Berenike che di Veronica, tanto che entrambe posarono gli occhi sul rosso. Jonathan invece prese ad osservare con grande interesse le candele che galleggiavano sopra le loro teste, sperando che nessuno lo interpellasse mentre Eltanin continuava ad osservare Sam come se lo stesse interrogando.
 
“Si, beh, volevo stare un po’ con i ragazzi… dopo andrò a salutarla, ma grazie per l’interessamento El.”
 
Sam sfoggiò un debole sorriso, ignorando deliberatamente le espressioni quasi accusatorie delle tre ragazze. Probabilmente avrebbero anche detto qualcos’altro, ma poi le porte della Sala Grande si aprirono e la McGranitt fece il suo ingresso insieme ai nuovi studenti, facendo calare il silenzio nella grande Sala.
 
“Ti sei salvato Cloverfield, ma prima o poi ne parliamo!”
L’occhiata che Berenike rivolse al compagno prima di prestare attenzione alla Vicepreside non era per niente allegra, tanto che Jonathan si sporse verso l’amico per mormorargli qualcosa a bassa voce:
 
“Non vorrei allarmarti Sam, ma sembrava vagamente una minaccia…”
“Wow Jonny grazie, a volte dimentico perché ti hanno Smistato a Corvonero!”

 
                                                                            *

 
“Sono molto curioso… chissà dove verrà Smistata mia sorella! Mio padre ripete da mesi che finirà a Tassorosso, ma mio fratello pensa che potrebbe anche essere una Corvonero…”
 
James Julius si sporse leggermente per riuscire ad individuare la sorella più piccola Grace in mezzo a tutti i nuovi arrivati, dove facevano capolino anche un paio tra i suoi numerosissimi cugini. In effetti il Grifondoro era assolutamente sicuro che la McGranitt avrebbe avuto un mancamento quando avrebbe chiamato altri tre Julius… probabilmente la donna sperava soltanto che non finissero tutti a Grifondoro visto che la Casa abbondava già di membri di quella famiglia, inclusi James e sua sorella Cecily.
 
“Spero solo per lei che non venga Smistata qui, a Grifondoro… la povera Grace ti avrebbe sempre alle calcagna, in quel caso!”
 
Kathleen roteò gli occhi scuri, ripensando a quando suo fratello maggiore studiava ancora ad Hogwarts… sia lei che Michael erano finiti a Grifondoro, così avevano passato quattro anni a discutere e a controllarsi a vicenda.
 
“Che dici Kath, io non sono affatto geloso. E’ mio padre che mi ha detto di tenere d’occhio il suo piccolo angioletto. Cecily, dillo anche tu, non sono un fratello maggiore geloso, vero?”
 
James si sporse per rivolgersi alla sorella minore, che per tutta risposta seppellì il viso nel suo calice d’oro, forse per nascondere un attacco di ilarità che coinvolse ben presto sia Kathleen che Markus, mentre Astrea invece sorrise e diede all’amico una pacca consolatoria sul braccio:
 
“Non preoccuparti Jamie, geloso o meno i tuoi fratelli ti adorano… e anche i tuoi cugini più piccoli. Mio fratello non è affatto geloso, ma in compenso mi prende sempre in giro. Quasi quasi preferirei l’altra opzione…”
“Lo dici perché non l’hai provato… l’anno scorso non sono riuscito a convincere James e Jonathan a non chiudere l’ex fidanzato di Cecily in un armadio.”   Markus sfoggiò un piccolo sorriso nel ricordare l’aneddoto che aveva fatto guadagnare una considerevole punizione ai due amici, anche se James ne andava comunque piuttosto fiero:
 
“Era per una giusta causa, e Cecily non si è certo lamentata.” James fece un gesto con la mano come a voler liquidare il discorso prima di voltarsi di nuovo verso il gruppo del primo anno, cercando la sorella con gli occhi chiari.
 
Quando individuò finalmente Grace il ragazzo sfoggiò un gran sorriso, sollevando anche una mano per rivolgerle un cenno di saluto. La ragazzina ricambiò debolmente, esibendo un’espressione nervosa e quasi spaventata, tanto che il ragazzo dovette trattenersi dall’alzarsi e andare ad abbracciarla.
 
Mentre lo Smistamento proseguiva e le quattro Case guadagnavano nuovi membri Kathleen si rivolse ad Astrea, accorgendosi che l’amica non stava prestando molta attenzione a quanto stava succedendo intorno a loro: la Grifondoro teneva gli occhi azzurri incollati ad un altro tavolo.
 
“Chi stai guardando?”
“Nessuno.”    Astrea si affrettò a distogliere lo sguardo, puntando gli occhi chiari sulla McGranitt. Kathleen inarcò un sopracciglio con visibile curiosità e fece per chiederle spiegazioni, ma “Julius Grace” venne chiamata proprio in quel momento e James si affrettò a richiedere il silenzio, non volendo perdersi neanche un attimo dello Smistamento della sorella più piccola.
 
Kathleen rivolse all’amica un’occhiata eloquente, come a volerle assicurare che dopo ne avrebbero riparlato, prima di puntare a sua volta gli occhi sulla ragazzina dai lisci capelli castano chiaro che si stava avvicinando quasi timidamente allo sgabello. La McGranitt sollevò il Cappello e fece appena in tempo ad avvicinarlo al capo di Grace prima che una Casa venisse nominata:
 
“Tassorosso!”
 
“Ne ero sicuro.”  
 
James sorrise, guardando la sorella che si stava alzando con visibile sollievo. Prima di avvicinarsi al suo tavolo Grace rivolse anche un’occhiata nella sua direzione, incontrando il sorriso del fratello e ricambiando prima di andare a sedersi in mezzo ai suoi nuovi compagni di Casa.
 
“Sono felicissima per Gracie! Insomma, non ha in Casa nessuno dei suoi fratelli, quasi quasi la invidio…”
“Cecily, cosa stai insinuando?”

 
                                                                                      *


Fino a pochi istanti prima stava chiacchierando tranquillamente con Sophie, ma quando sentì il nome di sua sorella istintivamente Delilah si bloccò, voltandosi di scatto verso la McGranitt per non perdersi lo Smistamento di sua sorella Erica. 

La Serpeverde sorrise, anche se probabilmente la sorella era troppo preoccupata di quello che le stava succedendo per fare caso a qualunque altra cosa. Anche Sophie si voltò verso la McGranitt, curiosa di vedere se Erica avrebbe seguito o meno le orme della sorella maggiore. 

Il silenzio calò momentaneamente nella Sala Grande e Delilah quasi sorrise, riusciva quasi a sentire il nervosismo della sorellina. In effetti probabilmente il timore di restare con il Cappello calato sulla testa per un’eternità era stato comune praticamente a tutti nel momento dello Smistamento… 

“Serpeverde!” 

La McGranitt tolse il Cappello dalla testa di Erica, che sorrise con visibile sollievo prima di avvicinarsi in fretta e furia al tavolo, con la sorella maggiore che applaudiva con visibile soddisfazione:

“Sarai contenta, immagino… nemmeno a me dispiacerebbe avere i miei fratellini nella stessa Casa. Peccato avere troppi anni di differenza…” Sophie si strinse nelle spalle, pensando con affetto ai suoi tre fratelli gemelli di appena un anno e mezzo. 

"Sono felice di essere nella sua stessa Casa… almeno potrò conciare per le feste chiunque la importuni. Nota negativa di questa Casa? È piena di imbecilli. I riferimenti sono puramente casuali, naturalmente.” 

Delilah parlò come se niente fosse, continuando a tenere gli occhi chiari fissi sul gruppo del primo anno ormai piuttosto sfoltito, ignorando l’occhiata vagamente torva che le rivolse Aiden, che stava tamburellando con impazienza le dita sul tavolo. 

“Simpatica come sempre… Più che di imbecilli, direi che questa Casa è piena di persone tremendamente gentili. Basta guardarsi intorno…” 

"Scusa, stai per caso parlando di me?” 
“No Travers, come ti viene in mente una cosa simile… Non farei mai dell’ironia con te, non ho nessun problema a dirti le cose come stanno.” 

“Grazie…”  Nathaniel inarcò un sopracciglio, non sapendo se offendersi, arrabbiarsi o lasciar perdere e basta mentre l'amico gli rivolgeva un sorrisetto leggermente divertito. 

“Di niente. Piuttosto, quanto ci vuole? Siamo solo alla N, e io ho fame!” 
“Ma non potevi prenderti da mangiare sul treno? E non farmi quella faccia scocciata Aiden, TU mi rinfacci sempre le cose quando mi lamento.” 

Nathaniel sfoggiò quasi un sorriso soddisfatto, ben lieto di poter essere lui a prendere in giro l'amico per una volta, anche se ovviamente Aiden non restò zitto e replicò come suo solito: 

“Perché tu ti lamenti per nulla, io no. Ti ricordo che ho preso da mangiare eccome, peccato che El mi abbia soffiato metà della roba…” 

Aiden sbuffò leggermente e a quel punto fu Nathaniel a sorridere, trattenendosi dal ridacchiare: in effetti era vero, e lui si era immensamente divertito ad assistere alla scena. 

"Burke che si lascia raggirare da qualcuno, che immagine inverosimile…” Delilah inarcò un sopracciglio, appuntandosi mentalmente di essere presente in altre scene del genere mentre il compagno le rivolgeva un’occhiata torva prima di borbottare qualcosa a mezza voce:

“E infatti ci riescono solo due persone sulla faccia della Terra… e non illuderti Nate, tu non rientri nella lista.” 
“Non dormirò stanotte dalla delusione…” 


                                                                                  *


“Finalmente! Muoio di fame… per fortuna Silente non si dilunga mai troppo!”  

Lucas sfoggiò un sorriso a trentadue denti mentre si serviva allegramente la cena, guadagnandosi un’occhiata vagamente esasperata dalla ragazza che gli stava seduta di fronte: Kristal allungò una mano per prendere il vassoio del purè dalle mani dell'amico, accertandosi che non lo finisse:

“Si, beh, lasciamo un po’ di cibo al resto della tavolata…” 
“Come ti pare Kris. Piuttosto, abbiamo la sorellina di James Julius in Casa… fantastico.” 

“LUCAS. Lascia stare quelli del primo anno! Altrimenti ti metterò in punizione.” 

Kristal sfoggiò un sorrisetto, già pregustandosi il momento mentre invece l'amico sbuffava, guardandola quasi con aria di sfida:

“Capirai, per qualche innocuo scherzetto… e poi non lo faresti. Siamo amici da anni ormai!” 

“Vero, ma sono anche un Prefetto. Odio trovarmi nel pieno di un conflitto inter ruoli, ma a mali estremi, estremi rimedi. Oppure potrei chiedere alla McGranitt di pensare personalmente al caro Lucas Kroll e ai suoi pasticci!” 

Kristal sorrise, e per poco non scoppiò fragorosamente a ridere nel vedere l’espressione quasi terrorizzata che comparve sul volto di Lucas: il Tassorosso sgranò con orrore gli occhi verdi, guardandola come ad implorarla di non fare mai una cosa simile. 

“Scherzi, vero?” 
“Si, stai tranquillo Luke, non arriverei mai a tal punto… come hai detto tu siamo amici, dopotutto. Insomma, sarebbe una vera bassezza visto che so quanto la cara Vicepreside ti terrorizzi…” 

“Parla piano Kris, ho una dignità da difendere! Non si deve sapere in giro!” 
“Ma ti prego, visto il modo in cui ti nascondi e diventi improvvisamente un angioletto quando è nei paraggi credo che ormai lo sappia anche il Frate Grasso…” 


                                                                                    *


“Chi stavi guardando prima?” 

Astrea aveva appena messo piede fuori dal bagno quando sobbalzò, trovandosi una Kathleen piuttosto curiosa appostata fuori dalla porta:

“Kath, che cavolo fai? E smettila di assillarmi, non guardavo proprio nessuno, stavo solo riflettendo.” 

“Come no. Dopo cena sono andata a salutare Emma e tu ne hai approfittato per filartela… non vorrei sbagliarmi, ma la direzione mi sembrava vagamente il tavolo dei Tassorosso. Ma chi potrebbe interessarti di quella Casa?” 

Astrea sbuffò e si avvicinò al suo letto per prendere il pigiama dal baule, ma Kathleen la seguì e finì coll’appollaiarsi sul materasso, continuando ad osservarla.

“In effetti proprio nessuno. Solo che tu ti fai un mucchio di film mentali.” 

“Non so cosa siano i film, ma soprassediamo… beh, tanto presto lo scoprirò!”
“Come ti pare…” 

Astrea roteò gli occhi mentre invece l'amica le sorrise prima di alzarsi dal suo letto e andare in bagno a sua volta, lasciandola finalmente sola. 
Alla Grifondoro non restava che sperare che l'amica non decidesse di indagare consultando suo fratello gemello Daniel, perché in quel caso l'unica soluzione sarebbe stata nascondersi e aspettare che l'uragano terminasse. 


                                                                                      *



“Sam, ciao!” 

Sentendosi chiamare il Corvonero si voltò, sorridendo nel vedere una figura decisamente familiare avvicinarglisi. 

“Ciao Emily…”  La Tassorosso sorrise e lo abbracciò prima di dargli un bacio a stampo sulle labbra, il tutto mentre Jonathan era ancora fermo accanto all'amico e seguiva la scena con aria quasi scettica. 

"Ciao Jonathan… Sam si è comportato bene sul treno?” 
“Naturalmente… perdonalo se non è stato con te, ma temo che io, James, Markus e Lucas abbiamo finito con l’inchiodarlo a parlare di Quidditch per praticamente tutto il tragitto.” 

Il biondo sfoggiò il suo classico sorriso che lo faceva sembrare quasi una specie di angioletto, mentre Emily restava appoggiata con il capo al petto di Sam. Il Corvonero invece non stava ascoltando le parole dell'amico, occupato invece a guardarsi discretamente intorno.

Probabilmente Jonathan avrebbe detto anche qualcos’altro, ma qualcuno comparve accanto a lui e lo interruppe sul nascere:

“Miller… dammi una mano con quelli del primo anno.” 

“Ma non dovrebbe farlo Daniel?” 

“Si… ma voglio che mi aiuti anche tu, vieni.”  Veronica rivolse al compagno un’occhiata molto eloquente prima di prenderlo sottobraccio e allontanarsi, senza dargli il tempo di controbattere. 



“Vee, perché mi hai portato via? Io volevo ascoltare!” 
“Razza di cretino, abbiamo il dovere di lasciarli un po’ in pace, non trovi? Anche se a noi questa storia non convince granché, a dire la verità.” 

La bionda lanciò un’occhiata in direzione dei due mentre continuava a camminare con Jonathan accanto, che a quelle parole le rivolse un’occhiata quasi preoccupata: 

“Con “noi” intendi tu, Eltanin e Berenike?” 
“Chi se no… comunque tranquillo, non devi aiutarmi per davvero, era solo una scusa. Ci vediamo domattina!” 

Veronica gli rivolse un ultimo cenno con la mano prima di avvicinarsi ai ragazzini del primo anno, lasciando il Corvonero solo. Il biondo si voltò e lanciò un’ultima occhiata in direzione di Sam, trovandolo ancora vicino ad Emily e intento a parlarle e a sorriderle. Intuendo che avrebbe dovuto raggiungere la Sala Comune da solo Jonathan si avvicinò alle scale gremite di studenti, pregando affinché le cugine Black non gli comparissero accanto dal nulla per interrogarlo sulla questione Sam-Emily. 




“C'è qualcosa che non mi torna… non so perché, ma sento che c'è qualcosa sotto. A te non dà la stessa impressione?” 

“Forse. O forse la nostra famiglia e così intricata che ci facciamo un mucchio di fisime inutili…” 

Berenike si accigliò leggermente, valutando seriamente la seconda ipotesi mentre sua cugina continuava ad osservare Sam con la sua ragazza con aria piuttosto sospettosa, come se fosse sicura che ci fosse una specie di complotto da sventare. 


"No cuginetta, fidati di me, non sono fisime inutili. Del resto siamo Black, prima o poi scopriremo tutto quello che c'è da scoprire. Ehy, credo che qualcuno stia venendo a salutarci! O forse salutarti…” 

Eltanin sfoggiò improvvisamente un sorriso piuttosto allegro, tanto che Berenike si voltò, incuriosita. Anche la rossa però finì col sorridere con sincero calore al ragazzo che si stava avvicinando alle due, salutandolo quando le fu davanti:

“Ciao! Allora, tu e Julius avete spolverato tutto il cibo dei Grifondoro o avete lasciato qualcosa ai più piccoli?”  

“Non siamo crudeli, non faremmo mai morire di fame quelli del primo anno, per chi mi hai preso?” 

Markus inarcò un sopracciglio e l'amica gli sorrise… mentre Eltanin spostava gli occhi scuri dalla cugina al ragazzo con un sorriso stampato in faccia, parlando solo quando entrambi si voltarono verso di lei:

“Ciao Markus! Sai Berenike, sono molto stanca e credo che andrò… a lavarmi i denti. Ma tu rimani pure qui a chiacchierare, ci vediamo in Dormitorio!” 

La mora diede una piccola pacca sul braccio della cugina prima di girare sui tacchi e trotterellare via, con Markus che la guardava con aria vagamente accigliata e Berenike invece con lieve esasperazione:

“Tua cugina è sempre un po’ strana quando ci sono io nei paraggi…” 
“Si, beh, è Eltanin… chissà cosa le passa per la testa. Dai, facciamo insieme un pezzo di strada, così mi racconti delle tue vacanze.” 

Berenike sorrise e prese il ragazzo sottobraccio, che invece si strinse nelle spalle prima di parlare:

“Non c'è granché da dire… ho giocato a Quidditch, mangiato, preso il sole, controllato che i miei fratelli non facessero danni… e nuotato. Tu invece? Come sta il clan delle sorelle Black?”  

Markus sorrise e Berenike ricambiò, ripensando con sincero divertimento al mese passato in compagnia delle sorelle più piccole e della sua cugina preferita: 

“Bene… E El è stata da noi per tutto Agosto, quindi il numero di donne in casa ha raggiunto una vetta altissima… povero papà. E con lei nei paraggi, non immagini quello che abbiamo combinato. Fortunatamente in famiglia sono tutti troppo impegnati a preoccuparsi per mia madre per prestare troppa attenzione a noi.” 

“Ah già, ho sentito… sei felice?” 
“Si, anche se è strano avere un altro fratellino a quasi 18 anni… Ma ormai ci sono abituata, e i miei genitori sono così felici che è impossibile non finire contagiati. In realtà sia io che Libra siamo sollevate, forse non avremmo retto un'altra sorella minore…” 

Berenike quasi rabbrividì all'idea di avere una quinta sorella minore a cui badare, di sicuro l'arrivo di un maschio sarebbe stata una specie di benedizione. In effetti non invidiava per nulla sua sorella maggiore Libra, l'unica rimasta a casa ad occuparsi delle più piccole con lei e Cara ad Hogwarts. 


“Io più che compatire te e tua sorella compatisco tuo padre… sei figlie? Poveretto.” 


                                                                                        *


“Eccoti qui… finito il giro turistico per quelli del primo anno?” 

“Si, e prima che tu possa domandarmelo sono stata gentile e carinissima con tua sorella. Ma che dico, io sono sempre gentile e carinissima!” 


Sophie sorrise vivacemente mentre si avvicinava al suo letto, sedendocisi sopra e accarezzando il copriletto verde quasi con affetto mentre Delilah si era già comodamente stesa sul suo e aveva un libro in mano.

“Naturalmente… Io invece sono passata a salutare Andromeda mentre tu eri impegnata. Non so tu, ma sono tremendamente sollevata che Bellatrix si sia diplomata…” 

Sul viso di Delilah fece capolino un sorriso che trasudava sincero sollievo, ripensando a quando la maggiore tra le figlie di Druella e Cygnus Black si aggirava nella loro Sala Comune. 

“Naturalmente, anche io sono sollevata! E penso di parlare a nome di tutta la scuola, metà della nostra Casa compresa! Non invidio per niente Lestrange, se devo essere sincera.” 

Sophie quasi rabbrividì all'idea di dover passare la vita insieme a Bellatrix Black, in effetti non invidiava per nulla sua sorella minore Andromeda che doveva sopportarla dalla nascita… anche se, per assurdo, nonostante fossero finite nella stessa Casa le due sorelle erano completamente diverse. 

“Lestrange è un idiota, forse insieme si capiranno.”   Delilah sbuffò leggermente, liquidando il discorso con un cenno della mano prima di lasciare il libro sul comodino e sorridere all'amica, guardandola con aria divertita:

“Cambiando argomento, invece di parlare dei nostri adorabili ex compagni di Casa… non sei tremendamente felice di rivedere tutti i professori? Scommetto che muori dalla voglia di fare lezione con Lumacorno…” 

“Oh Dio, no! Vederlo fare il lecchino con tutti gli appartenenti alle Sacre 28 della classe è la cosa più disgustosa che esista! Ma almeno mentre lui sarà impegnato ad arruffianarsi per bene i Purosangue noi potremmo chiacchierare…” 

“E quando mai tu non trovi il tempo di chiacchierare…”  

Delilah sorrise ma non finí la frase, a causa del cuscino che l'amica le lanciò contro e che la colpì in piena faccia. 















………………………………………………………………………………………………….
Angolo Autrice:

Buonasera! Sì, scusate per il ritardo ma nelle due ultime settimane non ho avuto moltissimo tempo per scrivere… il prossimo arriverà in meno tempo, promesso. 

Ho però un paio di cose da chiedervi visto che, essendo smemorata, ho scordato di metterle nella Scheda: avrei bisogno che mi diceste se il vostro OC fa parte o meno del Lumaclub… e poi qualcosa riguardo le materie, quali gli piacciono, quali no e quali frequenta.. 

Grazie in anticipo, buonanotte e a presto! 

Signorina Granger 



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Capitolo 4
*** Primo giorno ***


Capitolo 3: Primo giorno

 

Lunedì 2 Settembre, 6:30

 

 

Quando mise finalmente piede nel familiare salotto di casa sua, Jane Julius sorrise con sollievo, morendo dalla voglia di dormire… probabilmente era così stanca che si sarebbe persino coricata sul divano.

E la cosa migliore era che tutti i suoi figli erano a scuola, quindi nessuno l’avrebbe disturbata chiedendole cosa avrebbe preparato per pranzo o dove aveva messo quel o quel maglione.

Insomma, dopo tutta l’estate passata a badare a tutti e cinque aveva bisogno di una lunghissima pausa, diciamo fino a Natale.

 

Jane si era appena lasciata cadere sul divano, aveva persino chiuso gli occhi azzurrissimi per smettere di vedere sangue, ferite o sintomi assurdi di malattie atroci che l’avevano perseguitata per tutta la notte al San Mungo… ma poi una voce familiare e assolutamente impossibile da ignorare fece tremare la stanza:

 

“JANE!”

“Dante… non urlare. Ti prego.”

“Ma io non urlo, è che ho la voce alta, lo sai… tutto bene?” 

 

Jane sospirò e aprì gli occhi, trovandosi davanti suo marito vestito e piuttosto sorridente. Strano, in genere Dante non era così allegro di prima mattina…. Anzi, la sera prima quando era andata in ospedale per il turno di notte era stata assolutamente sicura che l’avrebbe ritrovato di pessimo umore ora che tutti i figli erano lontani da casa.

 

“Si, niente che non sappia gestire. Dopo cinque figli niente mi spaventa più… Perché sei così di buonumore?”

“Sto per andare al Ministero, ma sono felice di averti vista… James ci ha scritto, Grace è finita a Tassorosso! Lo dicevo io, che è uguale a te.”

 

“Mi fa piacere sentirlo.”      Jane chiuse gli occhi, riuscendo comunque a vedere il sorriso soddisfatto del marito:

“Quando vedo Amos glielo dirò, sarà felice che la sua figlioccia sia della sua stessa Casa… vado, ci vediamo più tardi! Riposati, mi raccomando.”

 

“Tranquillo, ho tutta l’intenzione di farlo…”

 

                                                                                    *

 

Periferia di Londra, 7:00

 

“IDIOTA! DOVE HAI MESSO LE MIE SCARPE NUOVE?”

“Io? Perché dovrei essere stato io?”

“Chi altri dovrebbe essere stato scusa? Il fantasma della soffitta?”

 

Sospirò leggermente prima di portarsi la tazza di porcellana alle labbra, bevendo un sorso di thè caldo. Aveva un chiarissimo ricordo di quando sua madre, sorridendo, le porgeva una tazza di quella stessa bevanda e le assicurava che erano ben pochi i problemi che una tazza di thè non potesse risolvere.

Lei stessa l’aveva ripetuto per anni come un mantra… ma si era dovuta rimangiare la parola non appena era entrata in travaglio.

 

“Immagino che non ci sia una clausola per farli tornare ad Hogwarts, vero?”

“Temo proprio di no. Anche perché sono sicuro che la McGranitt ha gioito quando se ne è liberata… forse le verrebbe un infarto ritrovandoseli davanti.”

 

Elizabeth Black annuì, convenendo con il marito che era seduto accanto a lei, a capo del lungo tavolo rettangolare in mogano.

 

“Mi servono, maledizione! Ridammele, tra dieci minuti dobbiamo andare!”

“Ma non puoi appellarle? Sei una strega, mi risulta!”

 

I coniugi Black rimasero in silenzio per qualche istante, continuando a fare colazione con una calma quasi inverosimile mentre le urla dei figli arrivavano distintamente alle loro orecchie.

“Si, ha indubbiamente gioito… li hanno divisi all’Accademia, spero.”

“L’ho richiesto personalmente, altrimenti chissà i danni...”     Altair Black roteò gli occhi azzurri, quasi rabbrividendo nell’immaginarsi i figli maggiori che se le davano di santa ragione nel bel mezzo dell’Accademia. Da una parte era molto felice che avessero deciso entrambi di seguire le sue orme, ma dall’altra sapeva già che sarebbero stati anni molto intensi.

 

“MAMMA! NATH HA DATO LE MIE SCARPE IN PASTO AI CANI!”

“Ma tu facevi tutto questo casino con Cassiopea?”

“No. E tu con Stephen?”

“Neanche. Chissà da chi hanno preso…”

 

Entrambi esitarono per un secondo prima di esordire con la stessa frase, ossia: “sicuramente da te” prima di scambiarsi un’occhiata scettica, proprio mentre i gemelli facevano capolino sulla soglia della stanza, entrambi visibilmente irritati:

 

“Possibile che debba sopportarti in ogni momento da vent’anni? Persino all’Accademia, non potevi fare la casalinga invece che imitarmi?”

“Razza di maschilista, io non farò mai la casalinga! E se proprio non mi sopporti, vai a vivere da zio Stephen!”
“Bene, lo farò!”

“Bene, e io andrò dalla zia Cassy, così non ci incroceremo.”

 

I due fratelli si scambiarono un’occhiata piuttosto torva, o almeno finché Elizabeth non appoggiò di nuovo la tazza sul piattino, roteando gli occhi scuri prima di puntarli sui figli quasi con un che di minaccioso nello sguardo:

 

“Vi informo che nessuno dei due andrà a vivere da un’altra parte… o almeno, di sicuro non dai vostri zii che non farebbero altro che viziarvi. Ma vi assicuro che se continuate così, vi esilio da vostro nonno in toto. Sono stata abbastanza chiara?”    

 

“Si, mamma…”    I due si limitarono a sbuffare sommessamente mentre si guardavano i piedi, tanto che Altair sorrise con sincero divertimento:

“Sono ammirato Liz, non obbediscono in questo modo nemmeno all’Accademia.”

 

“Ti prego, il tuo caro capo Burke è una barzelletta in confronto a qualunque madre. Ora andate, e fate i bravi.” 

 

Elizabeth Black sorrise e Altair ricambiò, sostenendo che lui si comportava sempre in “modo esemplare” prima di sporgersi verso di lei per darle un bacio, alzarsi, sorridere ai figli e far cenno ai due ragazzi di seguirlo.

Solo quando furono usciti dalla sala la donna bevve un altro sorso di thè, non potendo fare a meno di pensare a quanto poco spesso sua madre si fosse sbagliata.

 

                                                                                          *

 

Hogwarts

 

Kristal Jackson era particolarmente di buon umore quando mise piede nella Sala Grande, forse perché era solo il primo giorno. Ma aveva la sensazione che l’euforia da inizio anno sarebbe durata ben poco…

Gli occhi chiari della Tassorosso andarono come sempre a finire sul tavolo della sua Casa prima di avvicinarcisi con un lieve sorriso stampato in faccia, puntando dritta a dove si era seduta Emily Le Fault.

“Buongiorno… hanno già consegnato l’orario?”    

 

Kristal prese posto accanto alla compagna, notando l’assenza di Lucas ma evitando accuratamente di chiedere sue notizie come ormai si era abituata a fare. Emily scosse il capo, lanciando un’occhiata alla McGranitt che stava passando in rassegna il tavolo dei Grifondoro.

 

“Non ancora. Ma spero di non iniziare subito con Trasfigurazione…  In effetti, preferirei Pozioni.”

“Per favore, lo dici solo perché così potresti stare con Sam. Anche se molto probabilmente non sei l’unica che spera di non cominciare l’anno con la McGranitt.”

 

Kristal sfoggiò un piccolo sorriso, lanciando un’occhiata alla sedia vuota davanti a lei che solitamente veniva occupata da un certo ragazzo. In realtà non aveva mai osato dirlo a Lucas, ma le lezioni della McGranitt per lei si erano fatte molto spassose proprio grazie al suo terrore nei confronti della donna.

 

“Se parli di Lucas, non l’ho ancora visto.”

“Non è un problema, sappiamo perfettamente come vanno le cose al mattino quando si tratta di lui. Probabilmente tra venti minuti comparirà in classe con i capelli sparati da tutte le parti e la camicia messa al contrario come l’anno scorso.”    Kristal sorrise, ricordando il primo giorno del sesto anno e facendo ridacchiare l’amica di rimando proprio mentre la Vicepreside compariva alle loro spalle per lasciare gli orari. Inutile dire che per qualche istante calò il silenzio su buona parte del tavolo, o almeno finché la McGranitt non si fu allontanata verso gli studenti del quinto e quarto anno.

 

“Ok, vediamo con cosa inizieremo quest’anno… Oh, Trasfigurazione! Ma tu guarda com’è ironica la sorte. Spero solo per Lucas di arrivare in orario, o la McGranitt lo userà come spuntino post-colazione… Tu non segui la materia, ma ti dirò com’è andata.”

 

                                                                                                      *

 

 

Nathaniel Travers srotolò l’orario pregando mentalmente, e lanciò un’occhiata piuttosto speranzosa alla parte dedicata al lunedì… peccato che un paio di secondi dopo tutte le sue speranze andarono in mille pezzi, facendolo sospirare:

 

“Oh, ma andiamo! Non è possibile! Cinque anni su sette con Trasfigurazione alla prima ora del lunedì, ma chi è che fa gli orari?”

“Credo proprio la McGranitt. Forse ci odia a morte e lo fa di proposito.” 

“Beh, avrebbe senso… è la Direttrice di Grifondoro infondo.”    Nathaniel sbuffò, lasciando il rotolo di pergamena sul tavolo con un’espressione piuttosto torva mentre accanto a lui Aiden non aveva neanche dato un’occhiata al suo orario, limitandosi a tendere il collo per guardare il tavolo dei Corvonero.

 

“Aiden, non vuoi sapere che cosa ti aspetta?”

“Tanto seguiamo praticamente le stesse materie, immagino che il tuo orario sarà identico al mio. Sto cercando Eltanin, l’hai vista?”

“Naturalmente, ti confesso che al primo giorno di scuola dell’ultimo anno la mia più grande preoccupazione è trovare la tua ragazza. No Burke, non so dove sia.”  

 

Aiden lanciò un’occhiataccia in direzione dell’amico, suggerendogli di fare meno lo spiritoso prima di spostare gli occhi sulla porta aperta della Sala Grande, chiedendosi perché non avesse ancora visto non soltanto la fidanzata, ma anche nessuno tra i Corvonero dell’ultimo anno.

 

“Strano. Non è mai in ritardo…”

“Magari si è fermata a chiacchierare con qualcuno. O qualcuna, certo.”

 

Nathaniel si stampò un sorriso nervoso in faccia e si corresse quando Aiden gli rivolse un’occhiata piuttosto torva… tanto che il Serpeverde iniziò a sperare che la Corvonero comparisse in fretta, non aveva nessuna voglia di rincorrere l’amico in giro per la scuola alla ricerca di Eltanin Black.

 

Il ragazzi colse così al balzo l’arrivo di Andromeda Black al tavolo, sorridendole con sollievo e una nota speranzosa negli occhi grigio-azzurri:

 

“Emh… Andromeda? Non è che per caso sai che fine hanno fatto le tue cugine? Berenike e Eltanin, intendo.”

“No, non le ho viste, mi spiace.”     Andromeda scosse il capo e Aiden sbuffò di conseguenza, tamburellando nervosamente con le dita sul tavolo.

 

“Oh, beh… non preoccuparti Aiden, nessuno vorrebbe arrivare in ritardo con la McGranitt. Sono certo che si faranno vivi in fretta.”

 

                                                                                     *

 

Lucas Kroll imprecò a mezza voce mentre saliva le scale di corsa, maledicendosi mentalmente per la centesima volta: era una specie di maledizione, ma ogni anno al primo giorno arrivava a lezione in ritardo… e a quanto sembrava la settimana sarebbe cominciata con Trasfigurazione. Di bene in meglio.

 

Era combattuto tra il nascondersi dietro un’armatura e fingere di non esistere piuttosto che affrontare Minerva McGranitt già al primo giorno… ma infondo non poteva, Kristal l’avrebbe preso in giro per l’eternità, e di sicuro anche James e agli altri.

No, doveva darsi una mossa a raggiungere l’aula e basta.

Un sorriso comparve sul volto teso del ragazzo, completamente spettinato come ogni mattina visto che era quasi sempre in ritardo, quando si rese conto che non era l’unico: no, nel corridoio c’era l’intero gruppo di Corvonero del suo anno.

Era strano che fossero in ritardo, specialmente Daniel Carsen o Veronica Zabini… ma non ci fece troppo caso e su affrettò a raggiungerli, rivolgendo un sorriso a Sam:

 

“Ciao! Anche voi siete in ritardo?”

“Si, e prima che tu possa dire qualcosa non è stata colpa mia.”    Lucas fece per chiedere spiegazioni ma alle sue spalle Veronica sbuffò, consigliando vivamente ai compagni di muoversi mentre l’unica rilassata sembrava essere Eltanin, che rivolse persino un sorriso al Tassorosso mentre trotterellava accanto alla cugina:

 

“Ciao Lucas, come stai?”

“Starei meglio se non fossi in ritardo con la McGranitt a dire il vero…”

 

Beh, se non altro non era l’unico.

 

                                                                                *

 

“Black?”

“… L’altra Black?”

 

“Emh… assenti.”

“Burke?”

“Presente.”       Aiden sollevò leggermente una mano prima di lanciare un’occhiata incerta alla porta, continuando a chiedersi dove si fosse cacciata Eltanin e company… conoscendola poteva anche essersi dimenticata di mettere la sveglia, in effetti.

“Carsen?”

“Presente!”

“L’altro Carsen?”

“Assente.”

 

Mio fratello è in ritardo? WOW, PAZZESCO!”

 

Astrea strabuzzò gli occhi prima di iniziare a gongolare, pregustandosi il momento in cui avrebbe deriso il gemello mentre Markus le assestava una gomitata, suggerendole di abbassare la voce mentre la McGranitt proseguiva con l’Appello, sempre più accigliata:

 

“Ma si può sapere dove sono i Corvonero? Carsen, sai dov’è tuo fratello?”

“No Professoressa.”

La Grifondoro fece spallucce e l’insegnante proseguì e concluse l’elenco, anche se non segnò neanche Lucas Kroll come assente: del resto ormai ci era abituata, aveva anche smesso di sgridarlo con il passare degli anni.

 

Probabilmente avrebbe iniziato a fare un lungo e terrificante discorso sull’importanza di quell’anno, dei M.A.G.O. e di tutto il resto ma la porta si aprì, permettendo ai Corvonero più Lucas di entrare nell’aula in fila indiana, con Daniel in testa. Tutti rivolsero un sorriso di scuse all’insegnante e un lieve “buongiorno”, tranne Lucas che la superò a testa bassa senza emettere un fiato prima di affrettarsi a sedersi accanto ad una Kristal piuttosto ridente. L’ultima ad entrare fu Eltanin, che sembrò non preoccuparsi troppo del ritardo e rivolse un sorriso all’insegnante:

 

“Buongiorno prof! Scusi per il ritardo… vuole che chiuda la porta?”

L’occhiata gelida della donna sostituì ogni risposta e la ragazza si affrettò a chiudere la porta senza aspettare conferma, affrettandosi a raggiungere Berenike infondo all’aula. Passando davanti ad Aiden gli sorrise, ignorando la sua espressione confusa mentre Markus invece ridacchiava in direzione della rossa, che invece fulminò l’amico con lo sguardo e gli intimò silenziosamente di non ridere.

 

“Bene, ora che tutti mi hanno onorata della loro presenza possiamo cominciare… Kroll, sistemati la cravatta!”

Si professoressa…”

 

                                                                                               *

 

“Sto per avere un crampo alla mano… ma che le è preso?”    Veronica sfoggiò una smorfia, parlando a bassa voce per non farsi sentire dalla Vicepreside mentre si sforzava di stare al passo con quello che stava dicendo sul programma di quell’anno. Accanto a lei Berenike si limitò a sbuffare e a mormorare che probabilmente si era alzata con il piede sbagliato, mentre Eltanin era incredibilmente in silenzio, troppo impegnata a scrivere per chiacchierare con la cugina o con l’amica.

 

“Non lo so, forse ha avuto un’estate pessima…”

“Beh, non sarò certo io a chiederglielo! Già quando siamo entrati ci ha fulminati con lo sguardo…”

La bionda quasi rabbrividì, appuntandosi mentalmente di non arrivare mai più tardi a Trasfigurazione.

Il primo giorno dell’ultimo anno era senza dubbio iniziato in modo esemplare…

 

Accanto a loro però sembrava che qualcuno non si stesse concentrando poi molto di quello che l’insegnante stava dicendo, tanto che James, Markus e Jonathan erano particolarmente impegnati a far ondeggiare delle matite davanti ai loro occhi per vedere se davano l’effetto di piegarsi.

Cosa che ovviamente non sfuggì alla Vicepreside, che ordinò ai tre di non fare i bambini e di stare attenti, nonostante la donna avesse sempre un occhio di riguardo sia nei confronti di James che di Markus visto che in passato avevano fatto vincere non poche partite a Grifondoro.

 

“Che sonno…”

“Non me ne parlare. Forse avremmo dovuto bere più caffè stamattina.”    Sophie sbuffò, cancellando di nuovo quello che aveva appena scritto e chiedendosi quando avrebbero finito di scrivere per passare alla pratica: preferiva di gran lunga trasformare tavoli in pony piuttosto che scrivere.

 

Delilah lanciò un’occhiata all’orologio, strabuzzando gli occhi verdi con orrore quando si rese conto che la lezione era iniziata da nemmeno mezz’ora. Strano, a lei sembrava che la scuola fosse cominciata da un secolo e che le vacanze fossero già solo un lontanissimo ricordo… forse anche perché nelle lezioni della McGranitt nessuno osava distrarsi più di tanto, con qualche eccezione, certo.

Anche se, doveva ammetterlo, era stato piuttosto divertente vedere i Corvonero sfilare in silenzio davanti alla Vicepreside, che li aveva praticamente silurati con lo sguardo.

 

                                                                                         *

 

“Ti dovresti proprio vergognare… che razza di Prefetto fa tardi al primo giorno?”

“Hai intenzione di deridermi fino al Diploma? E poi proprio tu parli, insieme a James Julius non so nemmeno più quante ne hai combinate, specialmente i primi anni!”

 

“Ah, già.”   Markus sorrise quasi con aria sognante, ricordando il primo periodo ad Hogwarts con somma gioia:

 

“Ero un ragazzino adorabile…”

“Non credo che la McGranitt la pensi allo stesso modo… e nemmeno tua madre. Una volta non ti sei introdotto nelle cucine insieme a James e avete terrorizzato gli elfi?”

“Quante storie, era solo uno scherzo!”

 

Markus sbuffò leggermente mentre, insieme a Berenike e ai compagni, scendeva nei Sotterranei per fare lezione con Lumacorno.

Berenike sorrise appena, trattenendosi dal fargli notare che forse gli elfi non la pensavano proprio allo stesso modo. Intanto alle loro spalle Astrea derideva suo fratello insieme a Kathleen, finendo col far sbuffare il ragazzo:

 

“As, finiscila! … e poi che cosa ci fai qui, tu non segui Pozioni!”

“Vero, volevo solo prendere in giro il mio fratellone… ora ho un’ora buca e ho tutta l’intenzione di godermela.”

Astrea sorrise con aria soddisfatta mentre invece Kathleen la guardava scuotendo il capo con finta disapprovazione:

 

“Astrea Carsen, la studentessa che più odia Pozioni del nostro anno… che cosa ne pensa tuo zio, si può sapere?”

“In realtà non ne è molto felice… ci ha anche provato, a farmi amare la materia. Ma niente, proprio non mi piace.”   La Grifondoro si strinse nelle spalle, pensando con affetto allo zio paterno mentre si fermava, lasciando che i compagni la superassero per andare a fare lezione.

 

“Ci vediamo a pranzo!”   Kathleen annuì, lanciandole un’occhiata quasi sospettosa prima di voltarsi e prendere James e Daniel sottobraccio, mormorando che Astrea stava “nascondendo qualcosa”. E ai due non restò che scambiarsi un’occhiata preoccupata, prevedendo che la ragazza avrebbe finito per sfruttarli come investigatori.

 

                                                                                   *

 

“Ehy… che faccia. James mi ha detto che siete arrivati tardi con la McGranitt, che è successo?”

 

Sam sbuffò leggermente quando Emily, sorridendo, lo prese sottobraccio. Prima di rispondere il Corvonero si guardò intorno per un attimo, trattenendosi dall’imprecare a mezza voce prima di rivolgersi di nuovo alla ragazza:

“Ti sembrerà strano, ma non è stata colpa mia.”

“Davvero? Di Jonathan, allora…”

 

“Grazie per la fiducia Le Fault!”

 

Sam intimò all’amico do stare zitto con un’occhiata mentre entrava nell’aula di Pozioni, abbassando di nuovo gli occhi sulla Tassorosso prima di stringersi nelle spalle:

“C’è stato qualche contrattempo con l’ingresso della Sala Comune, mezza Casa è rimasta bloccata dentro per un po’. E ora abbiamo una splendida doppia ora con Lumacorno, che meraviglia…”

 

Il rosso sfoggiò una smorfia ma Emily gli sorrise con fare incoraggiante, avvicinandosi ad un banco insieme a lui mentre alle loro spalle Aiden sghignazzava tenendo un braccio sulle spalle di una Eltanin leggermente imbronciata:

“La vuoi smettere di ridere?”

“Ma dai El… soltanto a te possono succedere queste cose. E la faccia della McGranitt quando siete entrati… Sembravate un gruppo di agnellini spaventati. Specialmente Kroll.”

 

“Guarda che se non la smetti vado a sedermi con Veronica invece che con te! E non prenderlo in giro.”

Alle parole della Corvonero Aiden smise immediatamente di sogghignare, rivolgendole invece un’occhiata quasi seccata mentre prendeva posto accanto a lei:

 

“Ancora con questa storia? Non capisco perché ti ostini a difenderlo. E’ un Tassorosso El, è una specie di tradizione ormai…”

“T’informo che mia madre è Tassorosso, Aiden. E poi è simpatico.”

 

El si strinse nelle spalle, parlando con nonchalance mentre invece il ragazzo s’incupiva leggermente, sibilando qualcosa come “come ti pare” mentre Lumacorno faceva il suo ingresso nell’aula, rivolgendo come da manuale sorrisi a destra e a sinistra… a chi di più e a chi meno, ovviamente.

 

Fermandosi accanto al banco occupato dalla Corvonero e dal Serpeverde sorrise ai due, posando gli occhi sul ragazzo prima di parlare:

 

“Burke! Come sta tuo nonno?”

“Bene, signore… la saluta, in effetti.”     Aiden sorrise di rimando, mentre Eltanin si limitava a scuotere il capo e a cercare di non ridere, attendendo che l’insegnante le rivolgesse una domanda simile che effettivamente arrivò poco dopo.

Quando l’insegnante di Pozioni si diresse verso Nathaniel per fare il lecchino anche con lui El si voltò verso Aiden, sorridendo con aria visibilmente divertita:

 

“Dovresti vedere la tua faccia quando sei davanti a Lumacorno… sai, mi ricordi vagamente qualcuno a volte.”

“In positivo, voglio sperare.”

 

Eltanin si limitò ad annuire senza dire niente, trattenendosi dall’informarlo che era decisamente simile a suo padre.

 

                                                                                            *

 

“Per la barba di Merlino… Ma pensa di iniziare a fare lezione o vuole che gli portiamo dei pasticcini?”

“In effetti sta chiacchierando da un po’ ormai…”   Sophie si accigliò leggermente mentre Delilah sbuffava, seduta accanto a lei e intenta a ricopiare di malavoglia la ricetta che Lumacorno aveva fatto comparire sulla lavagna.

 

“E quando mai… Insomma, credo che qualcuno potrebbe anche far esplodere qualcosa e nemmeno se ne accorgerebbe ora come ora!”

“Potremmo testarlo… magari potremmo chiedere ad Astrea Carsen di fare un salto alla prossima lezione per combinare qualche danno!”    Sophie sorrise come se fosse un’idea geniale, mentre Delilah agognava più che altro a vedere il Direttore della sua Casa in difficoltà… si, era Serpeverde, ma non l’aveva mai sofferto molto.

Ovviamente come sempre tutti stavano approfittando della distrazione di Lumacorno: James e Jonathan stavano ridendo per conto loro mentre cambiavano colore ai capelli di un’ignara Kathleen che quando se ne accorse minacciò entrambi di morte, Berenike era forse l’unica insieme a Daniel a stare attenta sul serio mentre Markus ci provava ma finiva col venire distratto dai due amici seduti dietro di lui.

 

“E’ un’idea, trascrivila. Piuttosto, non vedo cosa c’è scritto nell’ultima riga… Travers, spostati! Ma perché si mette davanti se è così alto?”

 

“Mh? Scusa, non ascoltavo, stavo scrivendo la cosa di Astrea.”

“L’hai scritta sul serio? Va beh, lasciamo stare, dicevo solo che non vedo metà lavagna. Travers!”

“Che vuoi?”

“Spostati, qui infondo non vediamo nulla!”

“Lo dici a me, io sono alta un metro e un tappo!”

“Se sei consapevole di essere bassa si può sapere perché ti siedi infondo, allora?”

Sophie sbuffò leggermente e un sorrisino comparve sul volto di Nate, che probabilmente avrebbe servito una delle sue “perle” colme di humor nero se l’insegnante non fosse comparso dal nulla accanto a lui, chiedendogli come stesse suo padre, tanto per cambiare.

 

Intanto Lucas si era seduto accanto a Kristal e stava già meditando su come avrebbe fatto a stare al passo con la valanga di compiti che la McGranitt aveva già assegnato… più del solito, forse anche per vendicarsi del ritardo di alcuni di loro.

Se l’era sempre cavata bene in Pozioni preferendo di gran lunga la pratica alla teoria, ma era troppo occupato a pensare ai compiti che già aveva per concentrarsi poi molto.

 

“A cosa stai pensando Luke?”

“Ai compiti che ci ha già dato Lei…”

“Non la chiami più nemmeno per nome adesso?”   Kristal rise, guardando l’amico con affetto. Lucas però scosse il capo, passandosi anche una mano tra i capelli castani per cercare invano di sistemarli almeno un po’:

“No, ho la sensazione che se la nominassi comparirebbe dietro di me. Comunque… Sai, visto che mi prendo spesso e volentieri indietro con i compiti, ho chiesto a qualcuno di darmi una mano.”

 

“Non a me? Ti ringrazio tanto, bella dimostrazione di amicizia!”

“E’ questo il problema Kris, con te finirei per ridere tutto il tempo e non combinerei proprio nulla! Non preoccuparti, sei la mia compagna di Casa femmina preferita.”

 

Lucas le rivolse il sorriso che, Kristal lo sapeva, piaceva tremendamente a molte sue compagne di scuola. Il Tassorosso però non si era mai curato molto del successo che riscuoteva e non si era mai dimostrato particolarmente interessato a nessuna, preoccupandosi piuttosto di arrivare sempre in ritardo e combinare scherzi e guai a destra e a sinistra.

E come al solito di fronte a quella faccia Kristal non riuscì nemmeno a fingersi offesa, finendo col sorridere e annuire:

 

“Ok, ti perdono. Ma dimmi, a chi lo hai chiesto? Qualcuno di così paziente da sopportarti?” 

 

                                                                                        *

 

Astrea Carsen appoggiò la penna sul tavolo sorridendo con soddisfazione, quasi orgogliosa di se stessa per aver fatto i compiti invece di passare le ore buche a non fare nulla.

 

“Ciao… hai fatto tutti i compiti della McGranitt? Stai bene As?”

“Ciao Kath. Ebbene sì, li ho finiti tutti! Così quando mio fratello sgobberà io li avrò già finiti. Com’è andata a Pozioni?”

“Bene… ovviamente i tuoi disastri mancano pressappoco a tutti, Lumacorno escluso. Vuoi chiedermi per caso di qualcuno in particolare?”

 

Kathleen inarcò un sopracciglio mentre sedeva accanto a lei al tavolo nella Sala Comune praticamente deserta visto che tutti erano andati direttamente in Sala Comune dopo le lezioni, fatta eccezione per lei che aveva preferito salire per andare insieme all’amica.

 

“No. Smettila di fare domande, siamo solo al primo giorno e sei già strana!”   Astrea sbuffò e si alzò, spingendola verso il ritratto della Signora Grassa per uscire e cambiare discorso in fretta e furia.

In realtà l’amica non era strana per niente e aveva anche ragione… ma probabilmente la Cercatrice si sarebbe sottoposta a due ore di lezione intensiva con Lumacorno piuttosto che ammetterlo.

 

                                                                                          *

 

“Bene, ora che siamo soli… prima che le ragazze arrivino per “indagare”, mi dici perché hai quella faccia da funerale?”

 

Jonathan osservò Sam, seduto davanti a lui, con un che di inquisitorio negli occhi azzurri: il rosso stava giocherellando distrattamente con il cibo, un’espressione vagamente torva stampata in faccia.

“Nessun motivo in particolare.”

 

“Andiamo, sono io! Che cosa c’è?”

“A volte mi sembra solo che sia tutta una presa in giro.”

“In effetti lo è, Red.”

 

Per tutta risposta Sam rivolse all’amico un’occhiata in tralice, come a dirgli che sapeva cosa intendeva:

“Lo sai di che parlo… insomma, non vorrei che fosse tutto per niente. Non mi piace quello che sto facendo, lo sai.”

“Si, lo so, non mi hai quasi parlato d’altro per tutta l’Estate. Spero che tu riesca a risolvere tutto Sam, ma ti faccio i miei più sinceri auguri: il mio migliore e più vecchio amico è James Julius, sono un esperto di guai… Ti auguro che si concluda tutto per il meglio, anche se sono stato scettico fin dall’inizio. Spero di non doverti mai dire “te l’avevo detto”…”

 

“Se anche lo facessi, ti prenderesti un pugno, ricordatelo.”

 

                                                                                           *

 

Stava leggendo, comodamente seduta su uno dei divani di lucida pelle scura… ma quando alzò lo sguardo sorrise con calore, chiudendo il libro e facendo cenno a sua sorella di raggiungerla:

 

“Ciao! Allora, com’è andato il primo giorno? Ricordati che lo zio vuole un “resoconto dettagliato”.”

“Parla proprio da Auror… bene, comunque. Non mi avevi detto fosse così divertente!”

 

Erika sfoggiò un sorriso allegro mentre sedeva accanto a Delilah, che sorrise a sua volta e si trattenne dal dirle che il divertimento sarebbe durato circa una settimana o due al massimo… poi avrebbe cominciato a sgobbare e a non vedere tutto avvolto da un alone dorato.

 

“Mi fa piacere che tu ti diverta… Ma davvero, scrivi alla mamma, era ansiosa di sapere come sarebbe andato il tuo primo giorno. Hai conosciuto il vecchio Luma?”

“Sì… è un po’ particolare, sbaglio?”

“No, per nulla… ma da una certa prospettiva è anche divertente, vedrai.”

 

                                                                                     *

 

“Allora piccoletta, come è andato il tuo primo giorno?”

“Bene, ma non chiamarmi così!”

 

Grace Julius sbuffò, lanciando un’occhiata torva al fratello maggiore che era seduto accanto a lei, sui gradini della Scalinata Principale dopo che James aveva indetto una “riunione” prima di cena.  Il fratello maggiore però ignorò come sempre il suo disappunto e allungò invece una mano per darle un piccolo schiaffo su una guancia, sorridendo con affetto alla sorella più piccola:

 

“Ti chiamo come mi pare… sono il fratello maggiore, quindi fino a prova contraria finché siamo qui dovete ascoltare me.”

 

Immediatamente sia le gemelle che Jake scoppiarono a ridere, ma quando si resero conto che James era serio dovettero per forza schiarirsi la voce e far finta di nulla. Esattamente come altri due Julius erano soliti fare ad Hogwarts più di vent’anni prima con il loro fratello maggiore…

 

“E’ inutile che ridiate! Persino papà mi ha detto di tenervi d’occhio.”

“Ma per favore Jimmy, la mamma ha detto a me e a Cecily di controllare TE!”

“COME? Beh, i nostri genitori dovrebbero mettersi d’accordo allora… comunque sono felice di passare un anno tutti insieme, così potrò assicurarmi che nessuno maltratti Gracie. Non fare quella faccia, sei pur sempre una Tassorosso. La mamma come guardia del corpo aveva papà, a te penserò io per quest’anno. Poi delegherò il compito a Jake o ad uno dei nostri cugini.”

 

Grace roteò gli occhi chiari ma non osò replicare, sapendo già che il fratello avrebbe fatto come voleva proprio come sempre… se Dante ripeteva sempre che la figlia più piccola fosse identica alla madre, Jane sosteneva che James fosse tale e quale al padre.

 

La ragazzina si rivolse a sua sorella maggiore Phoebe, che le rivolse un sorriso quasi comprensivo come se intuisse i suoi pensieri:

“Non avrò mai un anno normale e in santa pace, vero Bibi?”

“Non credo Gracie… sfortunatamente la nostra è una famiglia immensa, ci sono Julius ad ogni angolo della scuola. Fare qualcosa senza che gli altri lo sappiano è impossibile…”

 

“Fantastico… ci sarà da divertirsi.”



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Angolo Autrice:

Buonasera! 

Grazie per le informazioni che mi avete mandato... questa volta invece vi chiederei di dirmi quand'è il compleanno del vostro OC. 

Tra l'altro essendo pur sempre un Sequel all'inizio del capitolo ho inserito qualche vecchia conoscenza XD Ho deciso che di tanto tanto farò fare una comparsata ai genitori dei miei personaggi. Qui è toccato a Jane, Dante, Lizzy e Altair... più avanti incontrerete anche gli altri. 

Ci sentiamo presto con il seguito! :)

Signorina Granger

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Capitolo 5
*** Allenamenti e ripetizioni ***


Capitolo 4: Allenamenti e ripetizioni 
 
Sabato 7 Settembre 



Lucas Kroll continuava a tamburellare le dita sul tavolo, aspettando in silenzio nella Biblioteca semivuota. Già, infondo chi avrebbe sprecato il primo sabato pomeriggio dell'anno chiuso lì dentro, quando il tempo era ancora sopportabile e c'era il sole? 

Evidentemente, solo lui. 
Ma non era una cosa strettamente negativa, riflettendoci… se non altro, quasi nessuno avrebbe potuto vederlo farsi aiutare con i compiti. 

Quando sentì un lieve rumore di passi alle sue spalle capì che doveva essere arrivata… e infatti voltandosi incrociò un sorriso piuttosto allegro, in netta contrapposizione con la sua faccia tetra:

“Ciao! Allora… hai portato il libro di Trasfigurazione?” 
“In realtà li ho portati tutti per paura di dimenticare qualcosa. Grazie ancora per l'aiuto, comunque.” 

“Non ti preoccupare, non è un problema! Sarà anche sabato, ma Veronica e Berenike sono impegnate in una di quelle riunioni da Prefetti, quindi non sapevo comunque cosa fare in queste ore.” 

Eltanin Black si strinse nelle spalle, sedendo accanto al Tassorosso mentre tirava fuori i libri dalla borsa e li disponeva ordinatamente sul tavolo davanti a lei. 
Lucas annuì distrattamente, mentre un pensiero gli ronzava fastidiosamente nella testa: in effetti ci pensava da un paio di giorni, ma non aveva ancora esposto alla Corvonero i suoi dubbi. 

“Eltanin… sei sicura che non andrà a finire male, vero?” 
“Male che vada prenderai una S, non fare quella faccia tragica!” 
“Non parlo dei voti… no, in realtà mi riferivo al mio voler arrivare al Diploma vivo, vegeto e con la faccia uguale ad ora. Sai, vorrei evitare un Bolide dritto sul naso alla prossima partita Serpeverde – Tassorosso…” 

Lucas inarcò un sopracciglio, lanciando alla ragazza un’occhiata leggermente preoccupata che però non sembrò scalfirla, tanto che la Corvonero si limitò a sorridere come se non dovesse preoccuparsi di nulla: 

“Tranquillo, Aiden al momento è impegnato con un allenamento… farò in modo che la tua faccia rimanga integra fino a Giugno, anche perché credo che molte ragazze sarebbero molto dispiaciute del contrario…” 

Eltanin rise mentre sfogliava le pagine, ma il compagno non la imitò: insomma, alla sua carriera scolastica già travagliata non aveva intenzione di aggiungere delle costole rotte… 

“Eltanin. Posso chiederti una cosa?” 
“Certo, ma dopo inizieremo subito con la Trasfigurazione non verbale, la McGranitt è partita in quarta con il ripasso quest'anno.” 
“Lo hai detto al tuo fidanzato?” 

“Lucas, sbaglio o hai detto che non vuoi beccarti un Bolide dritto in faccia alla prossima partita? Certo che non gliel’ho ancora detto, lo farò stasera con calma e con il mio sorriso migliore!” 

Eltanin sembrava piuttosto rilassata, sicura che non sarebbe esploso un putiferio… ma chissà perché Lucas non la pensava esattamente allo stesso modo. 


                                                                                   *


Berenike Black stava attraversando l’Ingresso quando una comitiva impossibile da non notare le balzò all’occhio, portandola a chiamare qualcuno ad alta voce:

“Markus? Che cosa fate?” 

Il rosso si bloccò seduta stante, così come James, Astrea e Kathleen. Tutti si voltarono sincronicamente verso la Corvonero che li stava ancora osservando con una buona dose di curiosità, certa che il fatto che si stessero muovendo “in branco” verso l'uscita presagisse qualcosa:

“Ehm… niente. Volevamo prendere una boccata d'aria.” 

“Ma abbiamo la riunione, te ne sei scordato?” 

Berenike si avvicinò all’amico per prenderlo per un braccio, mormorando che se pensava di filarsela e di lasciarla sola si sbagliava di grosso.
Forse trattandosi di qualcun altro Markus avrebbe girato i tacchi e sarebbe fuggito dalla riunione, ma visto che si parlava di Berenike Black si vide costretto ad annuire, parlando con un tono quasi rassegnato: 

“Ok, va bene. Voi andate, ci vediamo dopo.” 

Il rosso lanciò un’occhiata tetra in direzione dei tre amici, che si affrettarono a salutare i due prima di squagliarsela a velocità della luce, lasciando il Grifondoro in compagnia di una Berenike sorridente e soddisfatta:

“Grazie per la solidarietà! Che cosa state architettando, comunque?” 
“Niente… ma Nathaniel Travers ha detto a Daniel Carsen, che ha detto ad Astrea, che oggi pomeriggio i Serpeverde hanno il primo allenamento dell'anno.” 

“Oh, capisco… volevate andare a spiare.” 
“Già. Ma pazienza, mi farò dare un resoconto dettagliato da James… non posso privarti del piacere della mia presenza, no?” 

“Sono felice di avere una riunione di sabato almeno quanto te… ma ora muoviamoci, o Dan ci farà la predica!” 

 
                                                                                            *


Nathaniel Travers sbuffò, chiedendosi chi fosse il simpaticone che aveva pianificato la riunione di sabato. Si chiese anche perché fosse diventato Prefetto un paio d'anni prima, mentre se ne stava seduto su una sedia e aspettava che quella barba finisse. 

“Veronica, non potremmo fare più in fretta?” 
“Smettila di mettermi fretta Fawley, sappiamo tutti che vuoi andare a spiare l'allenamento dei Serpeverde!” 

Ah, già, c'era anche quell’aspetto da considerare: lui non era potuto andare all’allenamento, e per giunta Aiden lo aveva quasi strozzato quando glie l'aveva detto… in effetti un allenamento senza portiere non era proprio il massimo, ma Nate non aveva potuto farci nulla. 

Alle parole della bionda però il Serpeverde si risvegliò dal suo stato di trance, sgranando gli occhi chiari mentre si voltava verso Markus, che sfoggiò la sua espressione più angelica mentre accanto a lui Berenike cercava di non ridere:

“Che ne sai tu dell’allenament- CARSEN, io mi fidavo di te!” 

“Non guardare me Nathaniel, io non ho detto niente a Fawley… oh no, mia sorella.” 

Daniel sospirò, passandosi una mano tra i capelli lisci con aria grave mentre invece Markus sghignazzava allegramente, ricordando quando quella mattina Astrea era corsa da lui e James per informarli. 

“La conosci da 18 anni e non hai ancora capito cosa dirle e cosa no, Daniel?” 
“Oh, sta zitto Fawley, o ti assegno il turno di sabato sera fino a Natale!” 

Markus smise immediatamente di ridere, tornando improvvisamente serio mentre Berenike invece continuava a ridacchiare, piuttosto lieta della piega che quella riunione aveva preso. 


                                                                                    *


“Dannazione, sono troppo in alto! Voi vedete qualcosa?” 

Kathleen sbuffò mentre, tenendosi una mano sulla fronte, cercava di scorgere qualcosa nonostante la luce del sole fosse molto forte. Accanto a lei Astrea non disse niente, limitandosi ad emettere un lieve sbuffò che funse chiaramente da risposta. 

“Diciamo che faccio fatica a distinguere chi è chi… peccato che Markus non sia potuto venire, ma trattandosi di Berenike era ovvio che non sarebbe riuscito a dirle di no.” 

James, seduto vicino a Kathleen, teneva gli occhi chiari sui giocatori sopra di loro ma a differenza delle due ragazze manteneva una calma inverosimile, parlando con un tono pacato e quasi allegro mentre le amiche erano visibilmente amareggiate.

“Forse dovremmo usare un binocolo o una cosa del genere…” 
“Spiare i Serpeverde con un binocolo? Questo è esattamente il genere di cose che renderebbe mio padre fiero di me.” 


Kathleen inarcò un sopracciglio, chiedendosi sinceramente se sui padre avesse mai fatto una cosa del genere. Astrea però non sembrò ascoltarla perché fece comparire dal nulla un binocolo e si affrettò ad usarlo, puntandolo dritto verso la squadra avversaria. 

“Ok, ora vedo meglio.” 
“Bene, dicci cosa stanno facendo allora!” 

“Un momento James, non pressarmi! Sbaglio o manca Travers?” 
“Sarà alla riunione anche lui… ma che ci fa qui quel gruppo del terzo anno?” 

Kathleen si accigliò leggermente, puntando gli occhi scuri su un gruppo di studentesse più giovani di loro che stavano a loro volta assistendo agli allenamenti.

“Che domande Kath, sono qui per ammirare la mia bellezza sconfinata.” 

James sfoggiò un sorriso, ma tornò improvvisamente serio quando sia Kath che Astrea scoppiarono a ridere e non smisero per diversi minuti, dimenticandosi momentaneamente dell’allenamento che avrebbero dovuto spiare. 

“Ehy! Che cavolo avete da ridere?” 

“Niente, figurati… ma secondo me più che ammirare te volevano ammirare qualcun altro che magari nemmeno c’è, come Travers…” 

“Kat, stai forse insinuando che Nathaniel Travers è più bello di me? La nostra amicizia secolare finisce qui.” 


                                                                                     *


“Finalmente abbiamo finito… credo che andrò a cercare El. Sai dov’è?” 

Veronica si rivolse a Berenike quando furono uscite dall’aula, mentre Markus si allontanava praticamente di corsa per “andare a spiare l’allenamento”. 

“Penso in Biblioteca… si è nominata badante di Lucas Kroll o qualcosa del genere, pare abbia intenzione di dargli una mano con i compiti visto che si prende sempre indietro.” 
“Gentile da parte sua, è una bella impresa.”

Veronica sorrise, immaginandosi con sommo divertimento l'amica che faceva la maestrina e spiegava le cose ad un Lucas piuttosto confuso e con un punto di domanda enorme sopra la testa. 

Il sorriso però duro poco sul viso della Caposcuola, che dopo pochi istanti si voltò di nuovo verso l'amica, vagamente confusa:

“Ma… Burke lo sa?” 
“Onestamente non penso, dubito che altrimenti starebbe volando sul campo adesso.” 


                                                                                 *


“La mia sfortuna mi perseguita… perché proprio io?” 
Sophie sospirò, chiedendosi perché non gliene andasse mai bene una mentre Kristal, accanto a lei, annuiva con aria vagamente torva:

“Ci avrei giurato che sarebbe toccato a me… beh, almeno sono con te, poteva andare peggio.” 
“Già… l'anno scorso finivo sempre con Nathaniel, e io e lui proprio non riusciamo a trovare un punto d'incontro. Non ama molto chiacchierare e io odio stare in silenzio!” 


Sophie sbuffò mentre Kristal invece sorrise appena, immaginandosi chiaramente la ragazza che cercava di fare conversazione con il compagno di Casa durante una ronda… peccato che Nathaniel non fosse mai stato un tipo da grandi chiacchierate. 

"Si, lo so… che vuoi farci, è fatto così.” 
“Beh, almeno questa volta sono finita con te e lui è con Daniel… credo che anche lui sia sollevato, in realtà. Non sono molto sicura di stargli simpatica in effetti… anche se è un po’ difficile da decifrare come persona, quindi non saprei.” 

“Come dico sempre, non si può piacere a tutti… ma vallo a dire a Lucas, lui sostiene sempre di piacere a praticamente tutte le persone che incontra. Vorrei farlo scendere dal piedistallo, ma disgraziatamente ha ragione.” 

Kristal scosse leggermente il capo mentre percorreva il corridoio insieme alla Serpeverde, che ridacchiò, sapendo che le parole della Tassorosso erano vere:

“In effetti è uno dei pochissimi Tassorosso che piace abbastanza ai Serpeverde, credo… anche se forse sarebbe più corretto dire ALLE Serpeverde.” 

“Ti prego, quello è così sulle nuvole che non si rende nemmeno conto che mezza scuola gli sbava alle spalle… ma è divertente farglielo notare e vederlo accigliarsi come se non capisse di cosa sto parlando.” 


                                                                                           *


“Ti sembrerà strano, ma sto davvero cercando di fare i compiti… puoi smetterla di fare questo rumore snervante?” 

Sam sollevò entrambe le sopracciglia, smettendo improvvisamente di tamburellare con il piede su una delle quattro assi che sorreggevano il baldacchino del suo letto e puntando gli occhi su Jonathan, rivolgendo all'amico un piccolo sorriso colpevole:

“Scusa, ero soprappensiero.” 
“Davvero? A cosa stai pensando?” 

“Credo di aver sentito Daniel dire a sua sorella che oggi ci sarebbe stato l'allenamento dei Serpeverde… non dovremmo andare in trasferta a dare una sbirciatina?” 

Sam sfoggiò un sorriso che Jonathan non ricambiò, limitandosi a lanciare un’occhiata obliqua in direzione dell'amico:

“Si… immagino che i Grifondoro siano andati, ma io devo proprio finire Incantesimi quindi mi perdonerai se non vengo.” 
“Oh no, nessun problema. Vado io e poi ti racconto, non preoccuparti Jonny.” 

Sam si alzò finalmente dal letto, continuando a sorridere mentre si avvicinava alla porta del Dormitorio. 
Solo quando la porta fu chiusa alle spalle del rosso Jonathan sbuffò, scuotendo leggermente il capo mentre ripensava alle parole dell'amico: non avrebbe potuto trovare scusa più stupida, quando sapevano benissimo entrambi perché stava andando al campo di Quidditch. 


                                                                                        *


“Dai, fammi vedere!” 
“No, è mio!” 

Kathleen sospirò mentre, accanto a lei, Astrea e James avevano praticamente iniziato una rissa per poter usare il binocolo. 
Rissa che venne ovviamente vinta dal ragazzo per la consistente superiorità fisica, tanto che Astrea sbuffò, fulminandolo con lo sguardo e borbottando che giocava slealmente:

“Dei un bambino! Ma non puoi farne comparire uno anche tu?” 
“Ehm… no, rubarlo a te è più divertente.” 

Le due ragazze si scambiarono un’occhiata leggermente scettica, certe che in realtà l'amico avesse semplicemente dimenticato come farne comparire uno. 
Tuttavia non fecero in tempo a prolungare oltre la discussione perché Markus comparve accanto a loro, sollevato di aver fatto in tempo a vedere la fine dell’allenamento:

“Ciao! Se non altro posso vedere gli ultimi minuti…” 
“Oh, ciao Mark. Come è andata la riunione?” 

Astrea sorrise e il ragazzo si limitò a roteare gli occhi chiari, il tutto mentre il gruppetto veniva raggiunto da un altro ragazzo dai capelli rossi e un sorriso stampato in faccia:

“Ci avrei scommesso di trovarvi qui… James, che cosa fai?” 
“Uso questa cosa chiamata binoculo per vedere cosa fanno i Serpeverde.” 
“Binocolo Jamie.” 

“Sai che differenza!” 

“Come funziona? Voglio provare anche io.”  

Markus si sporse e rubò il binocolo dalle mani dell’amico, che iniziò a protestare mentre Astrea si domandava mentalmente perché fosse diventata l'unica in grado di far comparire gli oggetti dal nulla. 

“Ma non si vede nulla!” 
“Forse perché lo stai tenendo al contrario, genio.” 

Astrea sospirò, prendendo il binocolo dalle mani di Markus per restituirglielo dritto, mentre il ragazzo borbottava qualcosa sui marchingegni strani dei Babbani. 


“Siamo qui da nemmeno una settimana e già ci spiamo gli allenamenti a vicenda… cominciamo bene.” 
“Ti sembrerà strano, ma non è stata una mia idea… io ho solo riferito a James e a Markus, sono stati loro a convincerci.” 

Astrea fece spallucce e Sam le sorrise con aria divertita mentre James e Markus discutevano su chissà quali passaggi o schemi e Kathleen si limitava ad osservare i giocatori, cercando Emma Rosier con lo sguardo per poterla salutare.


“Certo… sia mai che Astrea Carsen combini qualcosa di sbagliato. Non ti sei ancora accasciata nei guai? È un record!” 

“Hai poco da ridere Cloverfield, ti ricordo che TU sei arrivato in ritardo al primo giorno! Quando l'ho scritto a casa di sicuro mio zio e mio padre saranno morti dalle risate... mio fratello non è mai in ritardo.” 

Astrea sorrise quasi con aria sognante, ricordando l’occhiata torva che la McGranitt aveva rivolto a suo fratello… il che era degno di nota, visto che Daniel Carsen era sempre stato praticamente il preferito della Vicepreside.

“Non è stata colpa nostra, quella stupida porta… prima o poi vieni a fare un salutino a tuo fratello, voglio proprio vedere se riuscirai a risolvere un indovinello.” 
“Va bene, lo farò.”


Astrea annuì distrattamente prima di riportare gli occhi azzurri sul campo davanti a sé, mentre uno sciame di uniformi di un acceso verde planavano verso il suolo. 
Immediatamente Kathleen si alzò, sostenendo di voler andare a salutare Emma… probabilmente era l'unica Grifondoro che scendeva tranquillamente in un campo pieno di Serpeverde. 

“Va bene, ci vediamo dopo.” 

Astrea rivolse un cenno all'amica, mentre James diceva qualcosa sul mettere un petardo nello spogliatoio della Casa avversaria per eccellenza alla prima partita dell'anno. 

“Scordatelo Julius, non lo posso fare, sono un Prefetto! … vorrà dire che fingerò di non vedere quando lo farai.” 

“Fare cosa? Non escludetemi!”   Astrea sbuffò, prendendo James e Markus sottobraccio e spostando gli occhi dall'uno all'altro, trovandosi come sempre a dover inclinare il capo non di poco a causa della differenza d'altezza che la separava dai due amici. 

“Dicevamo di mettere un petardo – o anche due – dai Serpeverde…” 
“Bene, vi darò una mano. Ma possiamo farlo anche con i Corvonero?” 

Astrea sorrise mentre Sam alle sue spalle sbuffava, facendole notare che lui era presente e che ci sentiva benissimo.
La Grifondoro però si limitò a voltarsi verso di lui e a rivolgergli un sorrisino colpevole, senza però promettergli che non avrebbe infilato qualcosa nello spogliatoio dei Corvonero. 


                                                                                    *

“Ehy! So che non dovrei dirlo – se mio padre mi sentisse mi toglierebbe il saluto – ma sei stata molto brava!” 

Kathleen sorrise, fermandosi davanti ad Emma. La bionda le rivolse un piccolo sorriso mentre si raccoglieva i capelli in una coda, annuendo con un lieve cenno del capo:

“Grazie Kath… piuttosto, sbaglio o sugli spalti c'era mezza squadra di Grifondoro?” 
“In mia difesa posso affermare che sarei venuta comunque a vederti, probabilmente… ma James ha insistito.” 
“E mi dici che cavolo era quella cosa che teneva in mano prima lui e poi Fawley?” 
“Ehm… qualcosa di Babbano, non so di preciso.” 

Kathleen si strinse nelle spalle prima di prendere l'amica sottobraccio e accompagnarla verso gli spogliatoi, proprio mentre un ragazzo alto e dai capelli neri passava accanto alle due per raggiungere Aiden. 

“Ah, eccoti qua… finita la riunione dei secchioni?” 
“Si, per fortuna. Strano, ero convinto che mi avresti accolto usando la mazza da Battitore per non essere venuto all’allenamento.”

“In effetti senza Portiere è stato strano… ma visto che mi servi per la partita e sei mio amico, ti risparmierò un Bolide.” 
“Come sei magnanimo Aiden…” 

“Lo so. Ora renditi utile e metti a posto il baule, Travers.” 

Aiden gli rivolse un sorrisetto prima di allontanarsi, lasciando la mazza da Battitore in mano all’amico. Probabilmente in un'altra occasione Nathaniel lo avrebbe mandato a quel paese, dicendogli di farlo da solo… ma disgraziatamente era il Capitano, quindi non aveva molta scelta quando erano sul campo da Quidditch. 


                                                                                          *


Kristal sbuffò, chiedendosi dove si fosse cacciato il suo migliore amico: stava setacciando la Biblioteca da quando la riunione era finita e non lo aveva ancora trovato. 

“Ciao! Se cerchi Lucas, è di là.” 

Eltanin Black stava camminando proprio verso di lei, con la borsa sistemata sulla spalla e un sorriso stampato in faccia. Kris annuì e la ringraziò prima di superarla per raggiungere finalmente Lucas, trovandolo con una faccia da funerale mentre osservava il libro di Storia della Magia. 

“Ciao Luke! Allora… come è andata?” 
“Non c'è male. E tu invece?” 

“Grazie al cielo è finita, per due settimane non dovrò sopportare nessun altro incontro.” 

La Tassorosso sedette accanto all’amico, che chiuse il libro con un gesto secco prima di alzare gli occhi verdi su di lei, sorridendole:

“E io non ho intenzione di studiare fino a… diciamo domani sera. O forse lunedì. Ti va di fare una passeggiata? Siamo stati qui dentro a marcire già abbastanza a lungo.” 

“Buona idea… cos’è Kroll, ti vuoi abbronzare?” 
“Naturale Jackson, così sarò ancora più attraente…” 

Lucas sorrise mentre si alzava e l'amica rise, guardandolo però con una punta di invidia:

“Beato te, io divento rossa e basta!” 
“Lo so, e ogni anno è tremendamente divertente vederti a Giugno!” 
“Smettila di rinfacciarmelo, capita a tutti di addormentarsi sotto al sole! E poi è stata tutta colpa tua, dovevi svegliarmi!” 

Kristal sbuffò e assestò all'amico un pugno sul braccio, che però si limitò a ridacchiare al ricordo degli ultimi giorni del quinto anno, quando Kristal lo aveva quasi buttato nel Lago per vendicarsi per non averla svegliata, lasciandola dormire sotto il sole e finendo col scottarsi. 


                                                                                          *


“Ehilà! Sono tornata… che hai fatto in mia assenza?” 
“Studiato. Rimpiango già le vacanze… e mia sorella continua ad essere allegra e pimpante, non so proprio come faccia.” 

“È la sindrome da “ho-voglia-di-imparare”… vedrai, passerà. Beata te comunque, mi mancano tantissimo i miei piccolini!” 

Sophie sospirò, assumendo un’espressione malinconica mentre pensava con affetto ai suoi tre fratellini più piccoli di circa un anno e mezzo: Emma, Tyler e Myriam. 

“Non so proprio come tu facciamo in realtà… devi avere una pazienza infinita, io con tre fratelli così piccoli darei di matto, credo.” 

Delilah quasi rabbrividì alla sola idea, mentre invece Sophie sorrise, scuotendo il capo:

“Mi sono sempre piaciuti i bambini… e da piccola desideravo un fratellino con tutta me stessa.” 


Nonché una famiglia completa 


Delilah rivolse un sorriso all'amica, non potendo che annuire visto che forse sapeva meglio di chiunque in quella scuola quanto fosse importante per Sophie la sua famiglia, che aveva agognato per un sacco di tempo. 


                                                                                         *


Quando mise piede nella Sala Grande si fermò sulla soglia e i suoi occhi andarono a finire sul tavolo dei Corvonero, cercando qualche traccia di Eltanin. 
Quando la vide le si avvicinò, trovando piuttosto strano che fosse sola e non circondata da Veronica o Berenike come sempre. 

“Ciao. Dove sono le tue amiche?” 
“Immagino che stiano arrivando… com’è andato l’allenamento?” 

“Bene.” 

Aiden sorrise, e entrambi sapevano che con quel “bene” intendeva “vedrai, ti straccerò”. Eltanin però non sembrò farci molto caso e continuò a tenere gli occhi castani fissi sul tavolo dei Tassorosso, la fronte leggermente corrugata in un’espressione concentrata, come se stesse cercando di afferrare una soluzione che le galleggiava davanti. 

“El? Che cosa stai guardando?” 
“Sto cercando di capire COSA sta succedendo proprio sotto al mio naso…” 

Eltanin sbuffò leggermente, osservando Sam Cloverfield. Il compagno di Casa si era momentaneamente seduto al tavolo dei Tassorosso per salutare Emily, un po’ come aveva appena fatto Aiden… ma c'era qualcosa di diverso. 

Perché diamine Sam continuava a girarsi, come se stesse controllando di non essere osservato? 

Oppure di essere osservato. 

Eltanin spostò lo sguardo dal tavolo dei Tassorosso, seguendo la traiettoria disegnata dagli occhi di Sam… e finì sul tavolo dei Grifondoro. 
All’improvviso una specie di enorme lampadina si accese sopra la testa della Corvonero, che parve come illuminarsi prima di esclamare qualcosa con aria piuttosto trionfante: 

“HO CAPITO TUTTO!” 

“Cioè? Chi diamine stai guardando?” 

Aiden si voltò a sua volta, cercando di capire cosa passasse per la testa della fidanzata ma senza grandi risultati. El si limitò a sorridere, dandogli un colpetto affettuoso sulla spalla:

“Te lo spiego domani… ti basti sapere che la tua geniale fidanzata ha appena capito cosa sta succedendo ad un suo amico.” 
“Se lo dici tu... geniale, hai detto?” 

Aiden sorrise, guadagnandosi un’occhiata torva da parte della ragazza… peccato che un attimo dopo Eltanin si ricordò di qualcosa che doveva dirgli e sfoggiò un sorriso vagamente nervoso:

“Ehm… sai, a proposito di Tassorosso… c'è una cosa che forse dovrei dirti. Hai presente Lucas Kroll?” 
“Certo che ho presente Kroll El, non mi starà simpatico ma frequentiamo la stessa scuola da più di sei anni!” 
“Si, beh… che cosa ne diresti se io fossi così gentile e premurosa da dargli una mano con i compiti?” 


Il sorriso di Eltanin si allargò, mentre al contrario Aiden si accigliò leggermente, guardandola con aria stralunata come se fosse certo di aver capito male:

“In che senso?” 
“Beh, nel senso che siccome si prende sempre indietro con i compiti mi ha chiesto di dargli una mano… anche perché io me la cavo bene in Trasfigurazione e lui invece no. Non è un problema, vero?” 

Forse un tantino sì, ma fortunatamente El continuò a sorridere e ad accarezzargli il braccio, mentre Aiden si voltava a sua volta verso il tavolo dei Tassorosso:

“Quindi te l'ha chiesto lui, eh? No El, non è un problema… ma magari andrò a farci una chiacchierata.” 
“Aiden, ti avverto. Comportati bene o ne subirai le conseguenze!” 

Eltanin scoccò un’occhiata d’avvertimento al ragazzo, che sorrise con aria angelica e ignorò la chiara allusione a qualche episodio risalente all'anno prima. 

“Io mi comporto sempre bene El.” 
“No, non è vero e lo sai benissimo… ma disgraziatamente ti adoro lo stesso. Ehi, ci sono le ragazze! RAGAZZE, HO NOVITÀ!” 


Eltanin sorrise, facendo cenno a Veronica e a Berenike di raggiungerla. Le due si scambiarono un’occhiata incerta ma obbedirono, mentre Aiden sbuffava leggermente e si alzava:

“Suppongo che la mia presenza non sia gradita quando è il momento di spettegolare…” 
“No infatti, anche perché quello è il mio posto.” 

Veronica fece spallucce mentre riprendeva possesso del suo solito posto accanto ad Eltanin, che sorrise al Serpeverde prima di mandargli un bacio:

“Spettegolare è un'arte che non comprendi, temo… ci vediamo dopo, e ricordati quello che ti ho detto: fai il bravo!” 

“Va bene, va bene, ho capito…” 

Aiden le rivolse un cenno prima di allontanarsi dal tavolo dei Corvonero per raggiungere Nate, il tutto mentre Eltanin esponeva alla cugina e all'amica la sua “teoria”:

“Vi dico che è così… insomma, c'è sempre stato qualcosa che non ci tornava, no?”
“In effetti potrebbe anche essere… ma ci serve una conferma.” 

Berenike si accigliò leggermente, come se stesse pensando a chi potesse darla… prima di voltarsi in perfetta sincronia con amica e cugina verso il povero Jonathan, che ricevette tre sorrisi identici e vagamente minacciosi:

“Jonny… non è che tu sa qualcosa, vero?” 
“Preferirei cenare in pace, in realtà…” 
“Avanti Miller, sputa il rospo!” 


Veronica sbuffò e il biondo roteò gli occhi chiari, lanciando un’occhiata tetra in direzione di Sam: aveva la vaga sensazione che non sarebbe riuscito a nascondere granché se quelle tre avevano deciso di metterlo sotto torchio.


                                                                                      *


“Secondo te perché Eltanin continuava a guardare di qua? E credo che anche Aiden Burke abbia lanciato un’occhiata torva in questa direzione…” 

Kristal spostò lo sguardo dal tavolo dei Corvonero a quello dei Serpeverde, chiedendosi cosa stesse succedendo mentre invece Lucas sgranava gli occhi con orrore, imprecando a mezza voce:

“Immagino che glie l’abbia detto… Kris, ricordati che ti voglio bene se dovessi trovarmi in Infermeria.” 
“Non essere sciocco… anche se in effetti potrebbe anche essere. Pensiamo positivo, però.” 

Kristal sorrise, dando una leggera pacca consolatoria sulla spalla dell'amico, che annuì con aria tetra mentre Kristal posava gli occhi chiari su Emily e Sam… in effetti le era sembrato che Eltanin stesse guardando loro piuttosto che Lucas.

Emily era sua amica e vederla felice le faceva piacere ovviamente… ma da quando, alla fine dell'anno precedente, si era messa con Sam, aveva pensato che fosse strano. 
Non perché lui non le piacesse, certo, ma non le era mai sembrato che il ragazzo avesse dato segni di essere interessato alla sua amica. 

Lucas diceva che si faceva troppe paranoie... e forse era vero. 
O almeno, sperava che l'amico avesse ragione. 














……………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Buongiorno! 
Scusate il ritardo, ma sono stata via per tutta la settimana… e ho scritto questo capitolo ieri nel viaggio di ritorno in stato pseudo-comatoso, quindi spero vivamente che sia passabile. Se fa schifo, perdonatemi. 

Vi auguro una buona domenica… a presto, il prossimo capitolo arriverà di sicuro con meno tempo rispetto a questo :) 

Signorina Granger 



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Capitolo 6
*** Una pessima idea ***


Capitolo 5: Una pessima idea 
 

Venerdì 27 Settembre

 
Berenike Black, prima di andare ad Hogwarts, la mattina del suo compleanno veniva sempre svegliata da sua madre e dalle sue sorelle. Ricordava perfettamente il suo ultimo compleanno prima della scuola, quando Hydra a soli tre anni si era sistemata sul suo letto e l’aveva scrollata per un per po’, mentre Cara aveva avuto la brillante idea di farle il solletico. 
In effetti, a volte le mancava quel risveglio pieno di attenzioni… ma nemmeno ad Hogwarts poteva considerarsi “sola”, dopotutto.
 
“SVEGLIA!”
 
Berenike si portò le mani sul viso sbuffando, maledicendo a mezza voce sua cugina per la cuscinata che le aveva appena assestato. La sentì ridacchiare ma non aprì gli occhi, restando ferma sotto le coperte mentre una voce piuttosto familiare mormorava qualcosa:
 
“Dici che si arrabbierebbe se le facessimo un qualche scherzo?”
“Beh, l’anno scorso non ha preso bene l’acqua, quindi non saprei…”
 
“Cara, ti assicuro che SI’, mi arrabbierei. E tu El, non pensarci nemmeno di rovesciarmi addosso dell’acqua anche quest’anno!”
 
La rossa sbuffò e aprì pigramente gli occhi, giusto per assicurarsi che la sorella e la cugina non avessero dei gavettoni in mano.
“Come sei permalosa, era il tuo diciassettesimo compleanno, bisognava festeggiare… in ogni caso Buon compleanno!”
 
Eltanin sorrise prima di avvicinarsi alla cugina e abbracciarla, mentre alle loro spalle Cara si lamentava per l’enorme numero di regali accatastato infondo al letto e sul pavimento.
 
“Grazie El… Smettila Cara, ne ricevi quanto me! E dopo dovrete aiutarmi a scartarli, oltre che leggere tutte le lettere dei parenti.”
Berenike venne quasi scossa da un brivido al pensiero di tutte le lettere di ringraziamento che avrebbe dovuto scrivere… compresi parenti che non sopportava, come sua zia Walburga. 
 
“Va bene, ti aiuteremo. Adoro scartare i regali.”    Eltanin sorrise e Berenike roteò gli occhi, sapendo benissimo quando la cugina si divertisse a strappare fiocchi e carta… lo faceva già a due anni, in effetti. 
 
Un bussare alla porta fece voltare tutte e tre le Black, trovandosi davanti ad altre due componenti della loro enorme famiglia.
“Eccovi qui! Auguri Berenike!”
 
Andromeda sorrise prima di avvicinarsi alla cugina e abbracciarla, mentre Narcissa andò a sedersi infondo al letto della rossa, vicino a Cara. 
 
“Come avete fatto ad entrare?”
“Non saremo Corvonero ma non siamo nemmeno stupide… abbiamo risolto l’indovinello.”
 
Narcissa si strinse nelle spalle con noncuranza mentre Andromeda sbuffava, lanciando un’occhiata torva alla sorella minore:
“IO semmai, l’ho risolto. Comunque… Ma sei ancora in pigiama? E’ un po’ tardi…”
 
“EL, PERCHE’ NON MI HAI SVEGLIATO?”
Ma perché se la prendono sempre tutti con me? Io ti ho preso a cuscinate per mezz’ora, se tu hai il sonno pesantissimo non è certo colpa mia, parlane con la zia Lyra!”
 
Eltanin sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre la rossa si alzava di corsa per vestirsi e Cara e Narcissa ridacchiavano:
 
“Allora speriamo che tra i regali ci sia anche una bella sveglia…”
“Cissy, taci!”
 
Veronica invece, già pronta per scendere e fare colazione, fece capolino solo in quel momento dal bagno e rivolse un sorriso piuttosto allegro alla festeggiata, prima che la rossa la superasse sbuffando:
“Ehy, finalmente ti sei svegliata… ciao ragazze!”
“Grazie anche a te per avermi svegliata Vee…”
 
 
                                                                                                     *


“Sophie, non è che per caso hai visto Sheila, vero?” 
Delilah sbuffò mentre, inginocchiata accanto al suo letto, sollevava le coperte color verde foresta per controllare che la sua gatta non si fosse nascosta lì sotto, come spesso succedeva.

“No, non l'ho vista… tranquilla, salta sempre fuori. Sarà andata a farsi un giretto in Sala Comune…”
Sophie fece capolino sulla soglia del bagno, stringendosi nelle spalle mentre si spazzolava i capelli con noncuranza e l'amica invece sbuffava, rialzandosi e maledicendosi per non aver scelto un gatto bianco anni prima, invece che nero: di certo sarebbe stato molto più facile da individuare.
“È proprio questo il problema! L'anno scorso Burke non era molto contento quando ha quasi fatto fuori il suo prezioso… barbagianni!” 
“Credo  ne sia un gufo latteo a dire il vero…” 
“Quel che è! Ma dove si sarà cacciata…”

Delilah stava per andare a controllare persino dentro il baule quando qualcuno bussò sonoramente e con non troppa eleganza alla porta, facendo quasi sobbalzare entrambe le Serpeverde:
“Ma che… Travers, ma ti pare il mo- VESTITI, SVERGOGNATO!” 
Nathaniel però non sembró fare caso alle parole di Sophie, che si voltò di colpo dallaltra parte nel trovarlo senza camicia, continuando a tenere una gatta nera per la collottola:
“Delilah, la tua gatta è entrata di nuovo in camera mia… non puoi tenerla chiusa qui dentro, così non mette in disordine tutte le mie cose?” 
Il ragazzo roteò gli occhi prima di lasciare la gatta nera tra le braccia della padrona, che rivolse un’occhiata di rimprovero a Sheila prima di rivolgersi di nuovo al compagno: 

“Scusa Travers, ma non posso tenerla chiusa in gabbia tutto il giorno! E poi anche tu hai un gatto, no?” 
“Appunto, è questo il problema… lei e Milly si odiano.” 
“Aspetta. TU. Hai un gatto… di nome MILLY? Tu?”   Sophie sgranò gli occhi scuri e si voltò di nuovo verso il ragazzo per guardarlo con aria stralunata, come se fosse assolutamente certa di aver frainteso... non riusciva proprio ad immaginarmi Nathaniel Travers chiamare il proprio gatto “Milly”.
“Evitate di fare commenti, lo ha scelto la mia sorellina…” Il ragazzo roteò gli occhi chiari, intimando alle due compagne di non fare commenti anche se Sophie si stava visibilmente trattenendo dal scoppiare a ridere.
“Langdon, ti ho detto di non ridere! Lasciamo perdere, vado a cambiarmi… ci vediamo in classe.” 

Una volta nuovamente sole Delilah continuo ad accarezzare distrattamente il pelo nero di Sheila prima di voltarsi verso l'amica, aspettando che scoppiasse finalmente a ridere… e quando lo fece annuì, dicendomi che sarebbe risultato decisamente strano il contrario.
“Queste sì che sono grandi rivelazioni… insieme al fatto che Travers senza maglietta non sia affatto male. Cos’è quella faccia? È vero!” 


 
                                                                                                 *


“Grazie per esserti offerto di portarmi i libri fin qui, fratellone.”
 
Abbassò lo sguardo su sua sorella e le scoccò un’occhiata torva, ignorando il suo sorriso smagliante:
 
“Sei sempre la solita… approfittatrice.”
“Io? Ti ho solo gentilmente chiesto un favore, nessuno ti ha costretto!”
 
Aiden sbuffò e lasciò la borsa della sorella minore alla legittima proprietaria, che gli rivolse un sorriso mentre raggiungevano insieme il tavolo dei Serpeverde. In effetti era vero e per questo il ragazzo non replicò, consapevole che la sorella riuscisse sempre a convincerlo ad aiutarla fin troppo facilmente. 
 
“Lasciamo perdere… ciao Nate.”
“Ciao… fai da facchino a tua sorella, vedo.”
 
Nathaniel sorrise all’amico mentre questi gli si sedeva di fronte, prendendo il vassoio con il bacon mentre ribatteva senza neanche guardarlo:
“Taci. Lei può prendermi in giro, tu no.”
“Vero! Ci vediamo dopo.”    Kayla sorrise la fratello, dandogli una pacca sulla spalla prima di superarlo e andare a sedersi con i suoi compagni. 

“Ne devo dedurre che non porterai anche i miei libri fino all’aula, Aiden?” 
“Neanche per idea, arrangiati!” 
 

                                                                                                       *

 
“Jamie, datti una mossa!”
“Un momento… quanta fretta!”
 
James sbuffò, sistemandosi i lisci capelli scuri con la mano mentre Markus lo aspettava a braccia conserte, guardandolo con impazienza crescente accanto al ritratto della Signora Grassa. 
 
“Abbi pazienza Markus, Jimmy deve sistemarsi il ciuffo!”   Cecily Julius ridacchiò mentre passava accanto al fratello maggiore, dandogli una pacca sul braccio prima di superarlo.
“Non prendermi in giro, nanerottola!”
 
“COME MI HAI CHIAMATA?”
 
Intuendo che la discussione sarebbe andata per le lunghe Markus sospirò, facendo qualche passo avanti per prendere l’amico per un braccio e trascinarselo appresso:
 
“Litigherete dopo, ora andiamo!”
“Ma Mark, hai così fame?”
                 

                                                                                                            *

 
“Ehy… auguri! Alla buon’ora, comunque.”
 
Jonathan rivolse un sorriso a Berenike, che prese posto di fronte a lui e gli rivolse un’occhiata torva, suggerendo al compagno di non fare commenti. 
“Grazie… Diciamo che ho avuto difficoltà ad alzarmi. Dov’è Sam?”
 
“Non è sceso, forse non sei l’unica che ha dormito più del dovuto.”    Il biondo si strinse nelle spalle, ignorando deliberatamente le tre occhiate eloquenti che ricevette: da tre settimane ormai le tre ragazze cercavano di estorcere informazioni a lui o al suo amico… probabilmente Sam aveva solo preferito evitare un altro interrogatorio mattutino.
Eltanin e Veronica infatti si scambiarono un’occhiata e avevano tutta l’aria di voler dire qualcosa, ma l’occhiata che Jonathan rivolse loro le convinse a lasciar perdere, anche se entrambe ormai avevano già fatto più di una ramanzina a Sam. 
 
“Perché ci guardi cosa Jonny?”
“Lo sapete perché… lasciatelo stare.”
 
“Non so proprio di cha parli… El, secondo te a cosa si riferisce?”
 
Veronica inarcò un sopracciglio, voltandosi verso l’amica che per tutta risposta si limitò a fare spallucce, parlando con un tono piuttosto vago mentre si versava del latte nel thè:
 
“Non ne ho idea.”
 
Berenike roteò gli occhi e fece per dire qualcosa alla cugina, ma la sua attenzione venne catturata da qualcosa oltre le spalle di Jonathan e la ragazza sorrise prima di alzarsi in piedi all’improvviso:
 
“Scusate, devo andare!”
“E dove?”    Sia Veronica che Eltanin si voltarono, ma entrambe sembrarono capire quando videro da chi stesse andando la rossa.
 
“Ah, certo…”
“Certo cosa?”
 
“Jonny, ma sei veramente ottuso! Adesso te lo spieghiamo noi…”
 

                                                                                              *

 
“Ciao! Buon compleanno.” 
Markus sorrise mentre guardava Berenike avvicinarsi e sorridergli di rimando prima di abbracciarlo:
 
“Grazie… anche tu sei arrivato tardi, vedo!”
“Non è stata colpa mia, ma di James! Tu invece?”
“Ho il sonno pesante a quanto sembra… dai, prendiamo qualcosa da mangiare e poi andiamo, non voglio perdere la lezione!” 
La rossa prese il ragazzo sottobraccio mentre il Grifondoro sorrideva, guardandola con aria divertita:
“La solita secchiona…”
“Sono l'unica che prende appunti nell'ora di Rüf, se la salto nessuno me li passerà! Coraggio, andiamo.” 
 

                                                                                            *


Sbuffò mentre si trascinava di controvoglia verso l'aula di Storia della Magia, per nulla pronto a sorbire un’infinita ora di lezione accompagnata dalla parlantina soporifera di Rüf. In effetti aveva anche fame, ma ultimamente cercava di evitare il più possibile le sue compagne di Casa… in effetti un paio di giorni prima aveva passato mezzo allenamento volando sopra il campo con Eltanin che gli sfrecciava alle spalle, sostenendo che doveva ascoltarla e smetterla di fare finta di niente. 

Infondo lo sapeva, aveva ragione lei… e aveva ragione anche Jonathan, sostenendo che si era messo nei guai con le sue stesse mani. Disgraziatamente spesso e volentieri preferiva fare di testa sua piuttosto che ascoltare i suoi amici e aveva finito col finire in quella situazione.
Ricordava chiaramente quando, circa tre settimane prima, non sapeva come Eltanin aveva capito cosa stesse facendo e eriche e gli aveva fatto una bella lavata di capo subito dopo cena, in Sala Comune:


“Lo sai che mi stai simpatico Sam, ma ti stai comportando da idiota comunque! Come pensi di uscirne adesso?” 
“Non guardarmi così El, mi sento già abbastanza in colpa… mi dispiace, davvero.”
“Lo so, non sei certo una persona cattiva… ma comunque troppo testardo! Dovevi ascoltare Jonathan!”  Eltanin aveva sbuffato, dandogli un buffetto sulla testa mentre lo rimproverava, in piedi davanti a lui mentre il ragazzo era seduto su una sedia, guardandosi i piedi con aria colpevole.
“Andiamo Sam… sei un bel ragazzo, sono sicura che le piaci. Posso sempre indagare!” 
“NO! El, non ci provare.” 
“Ma perché no? Basterebbe chiedere a…” 
Per fortuna Sam le aveva provvidenzialmente tappato la bocca con la mano, evitando che facesse nomi che avrebbero potuto metterlo nei guai. Il rosso sbuffò e le fece silenziosamente cenno di lasciar perdere mentre ritraeva la mano:
“El… lascia stare. Ci penso io.” 
“Come no… Ascoltami Sam, è già passato parecchio. Devi chiuderla in fretta, più tempo passa e più la povera Emily soffrirà.”
“Credimi lo so. Ma smettila di picchiarmi!”

Il flusso di ricordi del ragazzo venne interrotto da una voce piuttosto familiare, prima che una mano gli assestasse una pacca sulla schiena: 
“Ehi… che muso lungo. Che cosa c'è Sam?” 
“Ciao James… Niente.”
“Sicuro? In ogni caso… Emily come sta?” 
“Oh, andiamo, non ti ci mettere anche tu!” 

Sam sbuffò con lieve esasperazione e accelerò il passo per superare l'amico, che invece gli rivolse un’occhiata accigliata, senza capire che cosa avesse detto di sbagliato: 

Ma che hanno tutti quanti oggi?



                                                                                         *


“Ho vinto! Alla faccia tua…” Kristal sfoggiò un sorriso soddisfatto mentre completava la parola con cui era appena riuscita ad “impiccare” Lucas, che sbuffò e borbottò che l'aveva fatta vincere di proposito. 

“Ma non dire assurdità, non ti crede nessuno!” 
“E invece è così!” 
“No!” 
“Sì!” 
“Finitela voi due, voglio dormire!”      Astrea sbuffò, mettendosi più comoda sulla sedia mentre teneva il capo abbandonato sopra alla sua pergamena, non riuscendo proprio a stare attenta a causa del potere soporifero che aveva la voce di Rüf.
 Ovviamente però non era l'unica, e i due Tassorosso non erano nemmeno gli unici a giocare all’impaccato…

Infondo all’aula invece Sophie stava ridendo con aria piuttosto divertita, mentre Delilah invece sbuffava e rivolgeva all’insegnante un’occhiata inceneritoria:

“Sia mai che quello azzecchi i nomi, anche dopo sei anni… ma come ha fatto a chiamarmi Donna invece di Delilah?” 
“Non lo so, ma dovevi vedere la tua faccia! Hai alzato la testa come a dire “ma dici a me?”!”
Sophie continuò a ridacchiare e l'amica la colpì sulla spalla con la sua pergamena, borbottando che non c'era nulla da ridere e ricordandole che l'anno prima Rüf l'aveva chiamata Samanta invece di Sophie.
Il colmo però sembrava averlo raggiunto Eltanin, che stava inveendo a mezza voce contro il fantasma-docente mentre Aiden cercava di non ridere, suggerendole invece di contare fino a 10:
“ELECTRA? Sul serio? ANCORA? Io sono Eltanin, Electra è mia sorella, è tanto difficile?” 
“Dai El, capita… avete pur sempre la stessa iniziale.”  
“Sono sei anni che metà degli insegnanti mi chiama Electra, dannazione! E poi non è giusto, a te non succede mai.”   La Corvonero sbuffò mentre Aiden si asteneva dal sottolineare che in effetti aveva ragione, a lui non era mai successo di essere chiamato “Lucas”.
“Che vuoi farci El, è perché io sono assolutamente unico nel mio genere.”
“Scusami caro, stai dicendo che io non lo sono?” 

 
“Secondo te c'è qualcuno che sta seguendo la lezione?” 
“Onestamente? Ne dubito.”   Jonathan fece vagare lo sguardo sui suoi compagni di classe, soffermandosi su uno dei suoi migliori amici: Sam se me stava con il capo abbandonato sul banco e voltato di profilo. Da quell’angolazione non riusciva a vedere se stesse effettivamente sonnecchiando o se stesse osservando qualcosa, ma di certo non stava seguendo la lezione di Storia. 

“Tu che cosa ne pensi? Della faccenda di Sam, intendo.”  
Jonathan si voltò verso Veronica, che era seduta accanto a lui e che stava quantomeno provando ad annotarsi qualcosa, molto probabilmente l'unica a farlo insieme a Berenike, anche se la rossa ogni tanto si fermava per chiacchierare con Markus.
“Gli voglio bene e mi dispiace che si sia messo in questa situazione… ma sono sicura che non finirà bene, anche se non so se trovarlo stupido o tenero.” 
“Forse un mix. Ma dimmi, secondo te la sua idea ha funzionato?” 
“Chissà, magari in parte sì… immagino che lo scopriremo.”
La bionda di strinse nelle spalle, parlando con un tono piuttosto vago mentre Jonathan si voltava di nuovo verso l'amico, sperando per lui che le cose non si complicassero ulteriormente.
Probabilmente avrebbe detto anche qualcos'altro su quella storia ma sbuffando si voltò, intimando con un sussurro a Kathleen e a James di smetterla di lanciargli palline di carta sulla schiena, facendo sghignazzare entrambi gli amici.
“Idioti… se non fosse che siamo amici da quando avevamo 3 anni non vi sopporterei.” 
“Ma piantala Jonny, lo sappiamo che ci vuoi bene!” 



                                                                                        *


Gli occhi castani di Sam Cloverfield andarono a finire, ancora una volta, sullo stesso volto.
Sbuffò e distolse lo sguardo, provando a concentrarsi su qualcos'altro e chiedendosi perché finisse sempre con guardarla, come attratto da una specie di magnetismo.
Peccato che, come al solito, i suoi buoni propositi ebbero vita breve e dopo pochi attimi puntò di nuovo gli occhi sulla ragazza, guardandola mentre era praticamente nella sua stessa situazione: l'aria di chi vorrebbe essere altrove e il capo chino. 
Nessuno aveva ancora capito come facesse Rüf a non rendersi mai conto di nulla, anche se alcuni ipotizzavano che fosse dovuto al suo essere un fantasma… ma secondo Sam anche in vita non era stato un insegnante molto accorto.
Gli occhi azzurri di Astrea erano fissi su un punto indefinito davanti a se, ma probabilmente si sentì osservata perché li spostò dritti su di lui, rivolgendogli anche un debole sorriso.
Il Corvonero ricambiò con un lieve cenno, prima che la ragazza distogliesse nuovamente lo sguardo.
E a quel punto si voltò anche lui, sbuffando leggermente e chiedendosi perché si fosse cacciato in quella situazione.
Disgraziatamente, sentiva quasi la voce di Jonathan dirgli “te l'avevo detto”. 




                                                                                                    *



"Che cosa stai leggendo?"
"La lettera dei miei genitori... a proposito, grazie per avermi dato una mano, altrimenti ora sarei ancora sepolta da un mare di augui probabilmente."

Berenike sorrise alla cugina mentre Eltanin sedeva accanto a lei, sul pavimento liscio e freddo della Torre di Astronomia per osservare il cielo ormai striato di rosa e arancione.
"Figurati... ma ovviamente mi aspetto che tu ricambi il favore quando verrà il mio compleanno."

"Lo terrò a mente."

"Dimmi... come sta la zia? E Libra, alle prese con le tre piccolette?"

Un sorriso comparve sui volti di entrambe mentre pensavano alla sorella maggiore di Berenike, che in sua assenza doveva badare da sola a Hydra, Pixis e Selene tutte insieme.

"Non penso abbi un attimo di pace, poverina... ma credo che di tanto in tanto chieda aiuto a tua sorella o a tua madre. Magari anche a tuo fratello... Le mie sorelle adorano Nath!"
"Ma per favore, LUI con i bambini... Quando ero piccola lui ed Electra mi hanno chiuso in uno sgabuzzino, soffro di claustrofobia per colpa di quei due idioti!"

Eltanin sbuffò mentre Berenike invece sorrideva, immaginandosi i suoi cugini che a cinque anni chiudevano la sorellina dentro una stanza per più di un'ora.

"In compenso ora sono migliorati, no? Comunque mia madre sta bene, o almeno così dice... la conosci, piuttosto che far preoccupare me e Cara mentirebbe. Forse dovrei scrivere e chiedere a mio padre... Ma non dovremmo studiare, io e te?"

"Si, ma non mi va di fare Aritmanzia... forse la copierò da Aiden domani mattina. Insomma, ai compleanni studiare è tristissimo..."
"E infatti è il MIO compleanno, non il tuo! Vergognati El, cosa direbbe tuo padre se ti sentisse?"

Eltanin si limitò a stringersi nelle spalle mentre si alzava, porgendo la mano alla cugina per fare altrettando mentre replicava senza nemmeno esitare:

"Beh, se anche fosse gli farei notare che in confronto ai gemelli io sono una figlia modello... non potrebbe recpliare in questo caso."

Berenike sorrise sapendo che la cugina aveva ragione, prendendola sottobraccio per tornare insieme alla loro Sala Comune.

"Parlando di qualcosa di molto più interessante dei compiti... Dimmi, hai convinto Sam a chiudere la farsa?"
"No, ma prima o poi dovrà farlo... ma come si fa ad avere certe idee, povera Emily... Tutto solo per far ingelosire Astrea, roba da non credere. Senti Berenike, parliamo un attimo anche di te... e dell'altro ragazzo con i capelli rossi del nostro anno."

"Che c'entro IO, scusa? ... Parli di Markus?"
"No, di Lumacorno! Certo che sì, di chi altro?"














………………………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Buonasera e buona Pasqua in ritardo!
Devo fare i miei complimenti a Sesilia per averci preso in pieno con la teoria su Sam... e pensare che non eri nemmeno tanto convinta. Però mi dispiace, un premio non te lo do' lo stesso :P

Come sempre grazie per le recensioni, a presto!

Signorina Granger

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Capitolo 7
*** Segreti svelati ***


Capitolo 6:  Segreti svelati

 

 

 Mercoledì 9 Ottobre, 7:30, periferia di Londra

 

 

 

“Ma dove diamine sono finite?” 

“Non ne ho idea… ma suppongo che arriveranno a momenti. Torre in H5.” 

 

Antares Black continuò a tenere gli occhi fissi sulla scacchiera mentre, davanti a lui, suo cugino Altair lanciava un’occhiata perplessa all’orologio a pendolo:

 

“Strano, è ora di cena e non sono ancora tornate… insomma, io ho fame!” 

“Anche io! Quando si mangia?” 

“Anche io ho fame zio!” 

 

Non appena ebbe pronunciato la parola “cena” Altair si ritrovò davanti a due tra le figlie più piccole del cugino, Hydra e Pyxis. Antares puntò gli occhi azzurri sul cugino, invitandolo caldamente a fare la sua mossa mentre l’Auror assicurava alle due bambine che avrebbero mangiato presto.

 

“Papà, hai per caso visto il servizio da tè della nonna?”    Elnath Black fece capolino nel salotto con una faccia da funerale e una bambina bionda piuttosto sorridente ancorata ad una gamba e Altair si voltò verso il figlio per guardarlo con aria accigliata:

 

“Perché ti serve?” 

“Le bambine vogliono giocare a prendere il tè…”

 “Sì! Dai Nath, devi prendere il tè con noi!”  

 

Hydra sorrise e saltellò verso il cugino, che sospirò e implorò la madre di tornare in fretta… faceva il baby-sitter da tutto il pomeriggio e moriva dalla voglia di risposarsi un po’.

 

“Non so dove lo abbia infilato tua madre, prova ad appellarlo… Dunque, dove eravamo? Ah sì… Torre in H4.” 

“Torre mangia Regina. A stomaco vuoto non sei molto bravo Altair.” 

“Simpatico come sempre, Anty…” 

“Non chiamarmi Anty!” 

 

Siamo tornate!” 

 

Una voce piuttosto allegra e familiare interruppe la conversazione tra i due, che si voltarono simultaneamente verso l'ingresso della stanza, mentre Libra ed Electra facevano il loro ingresso nella sala, con un povero elfo domestico carico di borse che le seguiva. 

 

“Alla buon’ora! Che cosa avete fatto per tutto il pomeriggio?”  

“Abbiamo fatto compere, che domande. Papà, stai perdendo?”   Electra sorrise con aria divertita mentre si avvicinava ai due uomini, lanciando un’occhiata alla scacchiera mentre Antares annuiva con soddisfazione e Altair sbuffava, affrettandosi a togliere i pezzi dalla scacchiera: 

 

“… dai, andiamo a cenare, le bambine hanno fame. Elly, tua madre si è persa? Dato il suo pessimo senso dell’orientamento, non mi stupirebbe…” 

“Sono qui, Black.”   Elizabeth fece capolino nella stanza insieme a Lyra, che venne immediatamente raggiunta dalle tre figlie più piccole, tutte molto ansiose di raccontarle cosa avessero fatto quel pomeriggio senza di lei. 

 

“E comunque non puoi negare che io sia decisamente migliorata nel corso degli anni!” 

“Tutto merito della mia influenza, certo.” 

“E io che speravo che la MIA ti avrebbe fatto diventare meno egocentrico… pazienza. Coraggio famiglia, andiamo a mangiare o il padrone di casa inizierà a fare i capricci come nemmeno Selene è in grado di fare.” 

 

Elizabeth prese Libra ed Electra, entrambe ridacchianti, sottobraccio per raggiungere la Sala da Pranzo mentre Antares dava una pacca sulla spalla del cugino, sorridendogli con aria piuttosto divertita:

“Come ti zittisce lei, nessun altro!”

“Piantala…” 

“Mi zittisci perché sai che ho ragione…”

Antares sorrise mentre lo superava, tenendo Hydra per mano e l'altro braccio appoggiato sulle spalle della moglie, che si limitò a roteare gli occhi e a suggerirgli con lo sguardo di lasciar perdere mentre Altair sbuffava sonoramente, voltandosi verso il figlio:

 

“Non pensi anche tu che ci siano troppe donne da queste parti?” 

“Lo dici a me papà? Ho dovuto giocare alle parrucchiere e alla Sala da tè per tutto il giorno!” 

“Oh beh, io con le tue sorelle l'ho fatto per anni… coraggio, andiamo, seguiamo gli altri o non ci lasceranno niente da mangiare. E poi chi la sente tua madre… “Altair, sei il padrone di casa, comportati di conseguenza!”” 

 

Padre e figlio avevano appena iniziato a ridacchiare quando tornarono seri di colpo: e Lizzy aveva di nuovo fatto capolino nel corridoio e li stava osservando con aria torva:

“Altair, smettila di prendermi in giro o stasera mangi insalata!” 

“Che? Io non la voglio, quella roba da conigli! Nath andiamo, o tua madre ci metterà a dieta.” 

 

 

                                                                                 *

 

 
21:00, Essex 

 

 

 

Con un lieve tocco di bacchetta spedì la pila di piatti nel lavello prima di lanciare un’occhiata scettica in direzione delle tre familiari voci che sentiva… impegnate, a quanto sembrava, a discutere animatamente. 

 

Scosse lievemente il capo prima di entrare in cucina, avvicinandosi alla donna bionda che le stava dando le spalle per mormorarle qualcosa:

 

“Ma stanno ancora parlando di Quidditch?” 

“Non ne ho idea, non oso chiedere o interromperli…”    

Ingrid Miller, nata Braun, roteò gli occhi chiari con fare teatrale mentre una terza figura raggiungeva le due, sbuffando con lieve esasperazione:

 

“Certo che stanno parlando di quel maledetto sport Jane! Credo che non conoscano altro argomento di conversazione…”

“Maledetto sport? Sbaglio o tuo marito lavora proprio in quel settore?” 

“Disgraziatamente sì, non sento parlare d'altro da circa 25 anni… prego affinché né Michael né Kat seguano le orme di Max.” 

 

Ingrid rise mentre Danielle Shacklebolt roteava gli occhi scuri, tenendo un calice ancora mezzo pieno tra le dita. 

 

“Beh, Jonny dice che Kathleen è molto brava a Quidditch. Credo che non abbia ancora digerito che Grifondoro abbia vinto contro Corvonero, l'anno scorso.” 

“James scrisse una lettera infinita e Dante fece i salti di gioia per casa per due giorni… Grace pensava che fosse uscito di testa.” 

 

Jane annuì, ricordando l'enorme soddisfazione di suo marito… in effetti lo aveva visto di rado tanto orgoglioso, a parte quando il suo prezioso primogenito era stato Smistato nella sua stessa Casa.

“A proposito… come se la cava la piccola di casa?” 

“Bene, ma mi ha scritto che si sente perennemente osservata… poverina, non deve essere facile essere circondata da cugini e fratelli maggiori.”   Jane rise, pensando con affetto alla figlia più piccola… ma in fin dei conti lei stessa aveva passato tutta l'adolescenza a desiderare ardentemente una famiglia grande e affettuosa e riteneva da sempre i suoi figli decisamente fortunati sotto quel punto di vista. 

 

“DANY, MI PORTI UNA FETTA DI TORTA?” 

“SCORDATELO, ALZATI E PRENDITELA DA SOLO… O APPELLALA!” 

 

Danielle sbuffò e poi suggerì con lo sguardo alle due amiche di smetterla di ridere, mentre un’enorme fetta di ciambellone planava dal tavolo per fluttuare verso il salotto, diretta molto probabilmente al padrone di casa. 

 

 

                                                                                          *

 

 

Giovedì 10 Ottobre, Hogwarts

    

 

“Perché hai quella faccia da funerale?”

“Presto ce l’avrai anche tu. Indovina che cosa mi ha detto Lumacorno uscendo dalla sua aula?”

 

Nathaniel rivolse un’occhiata piuttosto eloquente in direzione di Aiden, che intuendo a cosa si stesse riferendo l’amico sgranò gli occhi chiari con orrore... aveva anche iniziato a pensare a quale malattia inventare per scamparla, ma l’amico gli puntò contro la forchetta con aria minacciosa:

 

“So a cosa stai pensando… e te lo puoi scordare. Ci vado io, ci vieni anche tu!”

“Veramente ho un impegno irrimandabile proprio per quella sera…”

“Ma se nemmeno sai che giorno è? E comunque devi venire per forza, altrimenti non sarò solo io ad ammazzarti ma la tua ragazza mi aiuterà.”

 

Nathaniel sfoggiò un sorriso, lanciando un’occhiata alla suddetta ragazza che si era alzata dal suo tavolo e stava puntando dritto verso i due Serpeverde:

 

“Berenike mi ha detto che Vee le ha detto che Lumacorno vuole organizzare una delle sue stramaledette cene! Vi prego, ditemi che non è vero.”

“No, è verissimo. E Aiden vuole svignarsela.”  

 

Nathaniel continuò a sorridere, accennando all’amico che lo fulminò con lo sguardo mentre Eltanin sedeva accanto a lui, lanciandogli un’occhiata quasi minacciosa:

 

“Scordatelo! Ci vado io, ci vieni anche tu!”

 

“Ma voi siete messi d’accordo, voi due? Va bene, verrò… così Lumacorno passerà due ore a tartassarmi di domande su mio nonno.”

“Siamo nella tua stessa barca… “Eltanin, cara, come sta tuo padre? E tuo nonno? Ho sentito che Lyra Black è incinta, è vero?”

Eltanin piegò le labbra in una smorfia prima di voltarsi nuovamente verso Aiden, sfoggiando un sorriso molto più allegro:

 

“Oh beh pazienza, almeno ci siete voi e anche Berenike e Vee… non può essere tanto male. Piuttosto, andiamo a fare una passeggiata? E’ una bella giornata, fa ancora abbastanza caldo da poterlo fare!”

Aiden per tutta risposta lanciò un’occhiata incerta alle grandi finestre ad arco che illuminavano la Sala Grande, notando con poca felicità che il tempo era effettivamente soleggiato.

 

“Sai che non mi piace questo clima…”

“Smettila di fare il vampiro, lo so che preferisci il freddo ma per una volta non ti farà male! Ma come fai in estate, vivi dentro casa?”

“No, solitamente io cerco di trascinarlo da qualche parte…”

“Travers, nessuno ti ha interpellato! E El, non chiamarmi così.”

 

Aiden scoccò un’occhiata torva all’amico prima di tornare a concentrarsi su Eltanin, che come da manuale sfoggiò un sorriso implorante:

 

“Per favore…”

“No...”    Aiden sbuffò, parlando però con una scarsa convinzione che fece quasi ridere Nate, che continuava a mangiare in silenzio e ad osservare la scena, certo di sapere chi l’avrebbe spuntata, alla fine.

 

“Oh, va bene. Tu resta qui, io vado a fare una passeggiata in riva al Lago… Penso che chiederò a Jonny o a Sam di accompagnarmi.”

Eltanin fece spallucce e si alzò, facendo per voltarsi e tornare al suo tavolo mentre Aiden si voltava verso di lei, guardandola con perplessità:

 

“Come scusa? … Va bene, arrivo. Manipolatrice.”

“Oh, grazie caro, è una specie di gene comune e gran parte della mia famiglia!”

Eltanin sorrise allegramente mentre Aiden si alzava, roteando gli occhi mentre le appoggiava un braccio sulle spalle per uscire dalla Sala Grande, con Nathaniel che gli rivolse un sorriso beffardo e un cenno di saluto.

 

“Fanno sempre così?”

“Si, spesso. E’ molto divertente vedere Eltanin riuscire a convincerlo a fare qualunque cosa.”

Il Serpeverde sorrise mentre si voltava verso Delilah, che annuì con espressione pensierosa prima di sorridere a sua volta, gli occhi verdi luccicanti di divertimento:

 

“Ne deduco, quindi, che andrete anche alla fantomatica cena…”

“Disgraziatamente, sì. Lo trovi divertente?”

“Moltissimo! Ucciderei per poter stare in un angolo a godermi lo spettacolo, Lumacorno mi irrita così tanto da finire col risultare divertente, a volte.”

 

Delilah ridacchiò e Sophie, seduta di fronte all’amica, annuì con un lieve sorriso:

 

“E’ vero… insomma, nemmeno a te piace il nostro Direttore, giusto? E come potrebbe, lui rivolge sempre domande personali ai suoi studenti prediletti e tu non sei certo uno di molte parole.”

“Non trovo semplicemente la necessità di informare chiunque, specialmente lui, di quello che succede nella mia famiglia. Tu lo faresti?”     Il ragazzo inarcò un sopracciglio, parlando con un tono decisamente scettico che fece esitare la compagna, prima di scuotere leggermente il capo:

 

“No, probabilmente no.”

Anzi, sicuramente no. Dopotutto l’unica a cui aveva sempre detto tutto era Delilah, di sicuro non sarebbe andata a parlarne con Lumacorno o con tutto il resto del loro anno.

 

“Ecco, appunto… vedi? Ogni tanto siamo persino d’accordo su qualcosa, Langdon.”

 

 

                                                                                        *

 

“Va bene… che cosa vedi?

“Un cavolo di niente! I fondi da thè, ma chi ce lo ha fatto fare…”

 

Jonathan sbuffò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli biondi mentre si chiedeva seriamente se sarebbe riuscito a sopravvivere a Divinazione fino alla fine dell’anno. Per qualche arcano motivo aveva superato i G.U.F.O. anche in quella materia due anni prima e non aveva interrotto il percorso in quella disciplina, anche se forse aveva qualche rimpianto.

 

“Forse potremmo ricorrere all’invettiva come l’anno scorso, tu che dici?”

Jonathan inarcò un sopracciglio prima di sollevare lo sguardo dalla sua stupida tazza per posare gli occhi chiari sul ragazzo che gli stava seduto di fronte.

Peccato però che Sam non gli stesse prestando poi molta attenzione…

 

“Mi sembra su un altro pianeta… Sam? Che hai?”   James assestò una pacca sulla schiena dell’amico, facendolo sussultare e ritornare improvvisamente alla realtà:

 

“Umh? Scusate, pensavo ad altro…”

“Si, ce ne siamo accorti.”

Jonathan gli rivolse un’occhiata torva, intuendo a cosa stesse pensando l’amico mentre James sbuffava, facendo notare che da qualche tempo si comportavano come due comari pettegole che nascondevano qualche pettegolezzo.

 

“Già… Sam, non hai niente da dire a James?”

“E’ vero, tu non lo sai…”

“Non so cosa? Sembrate le mie sorelle quando parlano di un ragazzo!”

 

James sbuffò, ma quando le sue parole furono seguite solo da un tombale silenzio si ritrovò a sgranare gli occhi:

 

“Aspettate… è davvero di questo che si stratta? Sam, perché non mi hai mai detto di essere dell’altra sponda?”

IDIOTA, NON SONO GAY!”

“E allora che cos’è tutto questo mistero? Insomma, stai con Emily, no?”

 

James guardò l’amico con espressione accigliata, mentre Sam lanciava un’occhiata a Jonathan prima di parlare di nuovo:

 

“Beh… è proprio questo il punto. Ma Julius, se lo dici a qualcuno farai una pessima fine, sappilo.”

“Sarò muto come una tomba, quando cresci con 27 cugini impari a tenere i segreti… coraggio, sono curioso.”

 

                                                                                           *

 

“Bene, ecco la mia predizione: Astrea Carsen verrà catapultata fuori dalla finestra tra esattamente due minuti se non mi dirà che cosa la sta passando per la testa.”

Kathleen sfoggiò un sorriso piuttosto minaccioso mentre Astrea, seduta di fronte a lei, si affrettava a distogliere lo sguardo dal tavolo che avevano occupato James, Sam e Jonathan per portare gli occhi azzurrissimi sull’amica:

 

“Ancora con questa storia?”

“Mi conosci, sono molto testarda. Determinata, anche… perciò parla. Sono la tua migliore amica, che cosa non puoi dirmi?”

 

Kathleen sbuffò, guardando l’amica con lieve esasperazione. Astrea non disse niente, ma per un attimo i suoi occhi cerulei si spostarono oltre la spalla di Kath, per posarsi nuovamente sul tavolo occupato dai tre ragazzi che stavano discutendo a mezza voce.

L’amica se ne accorse e si voltò, seguendo lo sguardo dell’amica prima di sgranare gli occhi scuri quasi con orrore:

 

“Per la barba di Merlino, non dirmi che ti piace uno di quei tre!”

“Ci sarebbe qualcosa di male?”

“No, certo, però… insomma, io Jonathan e James siamo cresciuti insieme e tu sei la mia migliore amica, sarebbe un po’ strano… a meno che certo, non si tratti… Cloverfield?”

 

Kathleen inarcò un sopracciglio, osservando l’amica sbuffare e chinare il capo mentre arrossiva leggermente.

In un’altra situazione Kath avrebbe pensato a quanto fosse strano che Astrea restasse in silenzio senza ribattere come faceva sempre, ma in quel momento stava pensando a ben altro e si affrettò a sporgersi leggermente sul tavolo per parlarle a voce bassa:

 

“Sul serio, As? Ma ha la ragazza! Certo… ecco perché di tanto in tanto guardavi verso i Tassorosso, ora capisco.”

“Lo so, Kath. Lo so.”

 

Astrea sbuffò, evitando di guardare l’amica e continuando a tracciare il bordo della sua tazza con un dito, chiedendosi perché fosse così sfortunata.

 

“Lo hai detto a qualcuno?”

“No. E per favore, fa’ altrettanto… vedrai, mi passerà.”

“Ti voglio bene, As… quindi lo spero per te.”

 

Kathleen le rivolse un lieve sorriso e Astrea annuì distrattamente, evitando di dire all’amica che aveva trovato fin dal primo momento quella coppia quasi surreale: che ad Emily piacesse Sam si sapeva, ma per quanto si fosse sforzata non era riuscita a trovare niente che li accumunasse. Non capiva proprio come fosse nata, quella relazione.

Ma forse non erano affari suoi e doveva solo smettere di pensarci.

 

                                                                                              *

 

“Ma di cosa sono fatte queste radici, di piombo? Non riesco a tagliarle!”

 

Kristal sbuffò, continuando ad imprecare a mezza voce contro le radici che avrebbe dovuto tagliare mentre accanto a lei Lucas, forse stanco di sentirla litigare con dei vegetali, le prendeva dalle mani le cesoie e senza tante cerimonie completava l’azione al posto suo.

 

“Grazie Luke! Fatto da te sembra molto più facile, in effetti…”

Kristal sorrise all’amico, improvvisamente piuttosto allegra mentre accanto a lei Delilah lanciava un’occhiata in direzione di Lucas prima di sorridergli e porgergli le sue radici:

 

“Emh… non è che daresti una mano anche a me, vero?”

“Ma certo.”     Il Tassorosso annuì e ripeté l’operazione anche per la Serpeverde, che tirò un sospiro di sollievo mentre Kristal iniziava a cercare il mortaio sul tavolo che avevano occupato.

 

“Ma dov’è finito il mortaio? Era qui un attimo fa…”

“L’ha preso Travers, vado a recuperarlo.”

 

Delilah sbuffò, pulendosi le mani in uno straccio prima di allontanarsi dal tavolo e avvicinarsi a quello che avevano occupato Nathaniel ed Aiden.

 

“Hai visto Luke? Neanche i Serpeverde sono tutti insopportabili, infondo.”

“Non lo devi dire a me, lo sai che io ho amici in tutte le Case… che poi una volta sul campo non abbia problemi a spedire Bolidi addosso a chiunque, è un altro discorso.”

“Stai dicendo che lo faresti anche con me se non fossi Tassorosso?”

 

Kristal assottigliò pericolosamente lo sguardo e Lucas si affrettò a sorridere e a scuotere il capo, lanciando un’occhiata preoccupata alle cesoie che l’amica teneva ancora in mano:

 

“Ma certo che no Kris, non potrei mai!”

 

Il volto di Kristal si rilassò e la ragazza sorrise di nuovo, riprendendo ad ammucchiare ordinatamente le radici prima che Lucas parlasse di nuovo:

 

“Insomma, se non fosse per te arriverei sempre in ritardo – più del solito – perderei sempre la cravatta, sbaglierei tutte le formule a Trasfigurazione…”

“Luke, hai il raro dono di rovinare tutte le frasi carine che dici, annotatelo.”

 

                                                                                           *

 

 

“Hai sentito della cena che vuole organizzare Lumacorno?”

“Purtroppo sì.”

 

Berenike piegò le labbra in una lieve smorfia, continuando a pestare le radici dentro al mortaio.

Veronica invece, anche se di sicuro non moriva dalla voglia di prendere parte a quella buffonata, abbozzò un sorriso, guardando l’amica con aria divertita:

 

“Dici sempre che odi le sue cene…”

“E infatti è così, Vee, lo sai.”

“Già… ma l’anno scorso non eri poi così scontenta a prendervi parte, se non ricordo male. No, ricordo chiaramente che ti sedevi spesso e volentieri accanto a Fawley e chiacchieravi amabilmente con lui tutta la sera.”

 

“Beh, è un mio amico… meglio sedersi vicino a lui e a Lumacorno!”    La rossa rivolse un’occhiata torva all’amica, sapendo fin troppo bene dove la bionda volesse andare a parare. Ma Veronica ignorò il suo tono e annuì, sorridendo leggermente:

“Oh, poco ma sicuro… come vorrei che El fosse qui, sarebbe divertente prenderti in giro insieme a lei!”

“Allora ringrazio che lei non segua Erbologia, insieme diventate quasi insopportabili.”

“Intanto però siamo pur sempre le tue migliori amiche.”

 

                                                                                     *

 

“State complottando qualcosa, per caso?”

“No, perché ce lo domandi?”

 

James inarcò un sopracciglio, lanciando comunque un’occhiata in direzione di Astrea.

La ragazza era seduta su una poltrona poco distante nella Sala Comune semi-deserta, mentre Kathleen cercava di fare i compiti in compagnia di James.

 

“Non saprei… siete troppo silenziosi. Cosa succede?”

 

Markus spostò lo sguardo da James e Kathleen ad Astrea, che si strinse nelle spalle e continuò a rileggere distrattamente il suo tema per Cura delle Creature Magiche sui draghi.

 

“Niente Mark, non preoccuparti.”

“No, conosco James… è strano che sia così silenzioso. Jamie, hai per caso combinato un disastro?”

“No.”

“Allora una delle due è arrabbiata con lui.”

“Nemmeno.”

 

James si strinse nelle spalle come se niente fosse ma l’amico sbuffò, per niente convinto mentre posava gli occhi su Kathleen.

“Kath… tu sei pessima a mentire. Che cosa avete combinato?”

“Nulla! Perché tutti pensano sempre che combiniamo guai dalla mattina alla sera? Anche se devo dire che sei effettivamente un po’ strano James… che cosa nascondi?”

“Io? Tu semmai!”

 

I due amici si guardarono in cagnesco mentre Markus roteava gli occhi, andando a sedersi vicino ad Astrea e intuendo di dover lasciar perdere:

 

“Hai finito tutti i compiti As? Che ti succede?”

“Non lo so… forse avevo bisogno di tenermi occupata in qualche modo.”

 

La Grifondoro si strinse nelle spalle e rivolse un lieve sorriso all’amico, mentre alle loro spalle James e Kathleen si lanciavano occhiate sospettose a vicenda:

 

“James! Ti conosco da sempre, non puoi mentirmi! Che cosa succede? Sei strano con Astrea!”

“Anche tu se è per questo…”

 

James esitò, osservando l’amica prima di sgranare gli occhi e parlare, a bassa voce per non farsi sentire dai compagni di Casa, in perfetta sincronia con la ragazza:

 

“Aspetta. Non dirmi che te lo ha detto!”

 

“… Lo sai?”

“Perché sei sorpresa? IO pensavo che TU non lo sapessi! Te lo ha detto Jonny, vero?”

 

“… Lo sa anche Jonny?”

“Certo, Sam glielo ha detto un mucchio di tempo fa! In effetti la cosa potrebbe anche offendermi, riflettendoci…”

 

“Cosa? Sam lo sa? Ma come è possibile che io sia l’ultima ad averlo saputo?”

 

Kathleen guardò l’amico, continuando a non capire mentre l’espressione di James mutava, guardando l’amica con lieve confusione:

 

“Sai Kath… ho il sospetto che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda.”

“Forse hai ragione… Dobbiamo fare due chiacchiere.”

 

Kathleen annuì prima di alzarsi e rivolgere un sorriso in direzione di Astrea e Markus, ancora comodamente sistemati su due poltrone e impegnati a parlare.

 

“Ragazzi, noi andiamo in Biblioteca a prendere un libro, torniamo subito!”

“In Biblioteca? Ma Jamie non è stato bandito l'anno scorso?

 

Markus sorrise e iniziò a ridacchiare, imitato ben presto da Astrea mentre James sbuffava, incrociando le braccia al petto:

 

“La Jones è prevenuta nei miei confronti! Solo perché detestava mio padre detesta anche me, e invece con le mie sorelle è dolce come il miele…”

“Sì sì, è una grandissima ingiustizia, ma ora dobbiamo andare, muoviti.”

 

Kathleen sbuffò e si affrettò a spingere l’amico fuori dalla Sala Comune, lasciando i due compagni vagamente perplessi:

 

“Sono paranoico o stanno davvero nascondendo qualcosa?”

“No Mark, lo penso anche io.”

 

 

 

 

 

 

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Angolo Autrice:

Domanda per voi: tra un paio di capitoli dovrebbe esserci l'uscita ad Hogsmeade... perciò, che cosa volete che faccia il vostro OC in tale occasione? 

Ora, questo è il settimo capitolo e non sono ancora in procinto di far sparire nessuno... visto che ho appena cominciato ad avere maggiore dimestichezza con gli OC, vi prego, NON dissolvetevi magicamente nell'aria come spesso - sempre - accade.  Non sarebbe male, per una volta, arrivare alla fine di una storia con gli stessi con cui la si è iniziata...

A presto!
Signorina Granger

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Capitolo 8
*** A cena con Luma ***


Capitolo 7: A cena con Luma

 
Sabato 19 Ottobre, 18:30

 
Travers, sei entrato in letargo? Ti ricordo che tra un’ora dobbiamo andare da Lumacorno…”
 
Aiden Burke si fermò sulla soglia della camera che condivideva con i suoi compagni nel Dormitorio dei Serpeverde, facendo vagare lo sguardo nella stanza per cercare qualche traccia dell’amico.
Gli occhi chiari del Battitore si catalizzarono sul letto di Nathaniel, sospirando leggermente nell’individuarlo sotto il copriletto verde foresta:
 
“Travers, alzati… che fai, dormi?”
“No, sono sveglio.”
“E allora cosa fai qui sotto? Vai a farti una doccia, sei sempre lentissimo a prepararti e poi finiamo con l’arrivare in ritardo!”
 
Aiden provò a scrollare l’amico, udendolo distintamente sbuffare come se lo stesse infastidendo, scostandosi leggermente la coperta dal volto e mostrando così i capelli neri e gli occhi cerulei:
 
“Temo di essere tremendamente indisposto…”
“Non dire assurdità, stamattina stavi benissimo!”
“Che c’entra, posso essermi preso un malanno nel giro di 8 ore, che ne sai?”
 
Aiden roteò gli occhi mentre l’amico tornava a nascondersi sotto le coperte, sbuffando e borbottando che era proprio insensibile nei suoi confronti.
 
“Travers, ti conosco! Mi stai dicendo che casualmente ti sei ammalato due ore prima di andare da Lumacorno?”
“Già, che disdetta, cose che capitano purtroppo…”
 
“Nemmeno io ne ho molta voglia, ma sai cosa succederà se non ci presentiamo? Ci perseguiterà per tutta la prossima settimana… Non fare la femminuccia.”
 
Nathaniel sbuffò, seppellendo il viso nel suo cuscino mentre Aiden gli scostava completamente il copriletto di dosso usando la magia, sorridendogli leggermente:
 
“Ti detesto.”
“Sì, certo, lo so… Coraggio, sorridi, non sei felice di passare la sera del tuo compleanno in compagnia di Lumacorno?”

 
                                                                                 *

 
“Ragazze, siete pronte?”
 
Markus Fawley sbuffò leggermente mentre, appoggiato alla parete della Sala Comune accanto alle scale che portavano al Dormitorio Femminile, continuava a tamburellare con impazienza sul pavimento con il piede.
 
Ma perché ci stavano mettendo così tanto?
 
“Si, arriviamo!”
“No, non siamo pronte!”
 
“Mettetevi d’accordo una buona volta!”     Il Grifondoro roteò gli occhi, chiedendosi perché si fosse lasciato convincere ancora una volta ad aspettare le due amiche per andare insieme nell’ufficio di Lumacorno... ogni volta la stessa solfa.
 
Markus sentì qualcuno sghignazzare debolmente alle sue spalle e voltandosi fulminò James con lo sguardo, mentre l’amico era comodamente steso sul divano e sembrava piuttosto divertito mentre teneva una rivista in mano.
 
“Sai Mark, non ti invidio per niente…”
“Già, lo immagino.”
 
Il rosso sbuffò prima di voltarsi di nuovo verso le scale, chiedendosi quando Astrea e Kathleen si sarebbero degnate di manifestare la loro presenza… in effetti le vide pochi istanti dopo, peccato che non stessero scendendo le scale come due persone normali.
 
“Kath, mollami!”
“Scordatelo, tu vieni con me! Markus, dammi una mano!”
 
“Non posso, se salgo le scale si trasformano in uno scivolo…”
 
Markus si accigliò leggermente, guardando Kathleen trascinare quasi di peso la sua migliore amica giù per le scale. A quanto pare Astrea non moriva dalla voglia di andare a quella cena.
 
“Non fare i capricci, altrimenti chiamo tuo fratello!”
“Kath, sembri mia madre!”
Astrea sbuffò, scendendo le scale con aria torva e borbottando che era solo una gran perdita di tempo… anche perché non aveva mai capito PERCHE’ Lumacorno la invitasse, non era di certo bravissima nella sua materia e nemmeno figlia di personalità importanti.
 
“Andiamo, non è poi così male… ci siederemo vicine come sempre, e c’è anche Veronica… Mark invece sarà troppo impegnato a fare gli occhi dolci a qualcuno per degnarsi di noi, ma pazienza.”
 
“Ehy! Smettila di fare battutine sul mio conto.”
“Va bene, va bene… stasera siete tutti sprovvisti di humor, vedo. Coraggio, andiamo… Ciao Jamie!”
 
“Divertitevi! Io me ne starò qui a leggere, poltrire e mangiare i biscotti che mi ha mandato mia madre…”
 
James indirizzò un sorriso ai tre amici, che lo fulminarono simultaneamente con lo sguardo prima di uscire dalla Sala Comune attraverso il ritratto della Signora Grassa.
 

                                                                                      *

 
“Che faccia… sembra che tu stia andando al patibolo!”
 
“Sai che ti dico? Spero tanto che Lumacorno organizzi una cena anche il 1° Marzo, così vedremo come sarai allegro!”
 
Nathaniel sbuffò, lanciando un’occhiata torva ad Aiden mentre si tormentava il nodo della cravatta. La sorte aveva voluto che il Direttore della sua Casa scegliesse proprio QUEL sabato sera, il suo compleanno, per la sua maledetta cena… ovviamente il ragazzo si era guardato bene dall’informare l’insegnante, temeva che potesse uscirsene con una delle sue terrificanti trovate, ma Aiden al contrario suo sembrava trovare quella coincidenza decisamente divertente.
 
“Se anche fosse, festeggerei il 28 Febbraio! E’ il vantaggio di essere nato in un giorno così insolito…”
“Ah già, dimenticavo che tu tecnicamente hai… quanti? 4 anni?”
 
“Smettila con questa storia!”
Aiden fulminò il compagno con lo sguardo e Nathaniel sorrise, sapendo che non era l’argomento giusto per prenderlo in giro, mentre una voce piuttosto familiare giungeva alle loro orecchie:
 
“Lascia perdere Nate, lo sai che prenderlo in giro sul suo compleanno è un tabù!”
 
Eltanin sorrise, facendo capolino accanto ad Aiden prima di prenderlo sottobraccio e rivolgersi nuovamente a Nate, senza smettere di sorridere:
 
“Auguri ancora, comunque!”
“Grazie Eltanin…”
“Com’è che sei così allegra?”  
 
Aiden abbassò lo sguardo sulla ragazza, assumendo immediatamente un tono vagamente sospettoso: spesso non c’era da stare tranquilli, se Eltanin era così sorridente.
 
“Per nessun motivo in particolare! Cosa devo fare, disperarmi e strapparmi i capelli? Infondo è solo una cena, e se sono in grado di sopravvivere alle terrificanti riunioni con la famiglia al completo posso reggere anche Lumacorno.”
La Corvonero fece spallucce ma Aiden non sembrò convincersi poi molto, continuando a guardarla con scetticismo:
 
“El… non hai nascosto qualcosa nell’ufficio di Lumacorno, vero?”
“No, probabilmente è una cosa che farebbe mio fratello, in realtà… Perché me lo chiedi?”
“Niente, mi sembravi troppo di buon umore, tutto qui…”
 
“Avete finito di fare conversazione? Andiamo, o ci perdiamo la prima portata!”
 
Berenike comparì accanto alla cugina e, sbuffando, la invitò a precederla nel corridoio per raggiungere finalmente la loro destinazione, mentre Veronica invece inarcava un sopracciglio, parlando con un tono volutamente vago:
 
“Chissà come mai Berenike non vede l’ora di arrivare… El, tu che dici?”
“Non so, magari vuole sedersi vicino a qualcuno in particolare…”
 
“Smettetela, o vi faccio sedere accanto a Lumacorno!”
 
Berenike sbuffò, intimando all’amica e alla cugina di piantarla mentre Aiden e Nate si scambiavano un’occhiata incerta, chiedendosi silenziosamente di cosa stessero parlando le tre. 
 

                                                                        *

 
“SONO IN RITARDO MOSTRUOSO!”
 
Delilah sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo e si trattenne dal ridacchiare mentre, davanti a lei, una delle sue migliori amiche faceva i salti mortali per infilarsi le scarpe.
 
“Una Black in ritardo? No no no, non ci siamo, Signorina Andromeda…”
“Oh, smettila di prendermi in giro! E ne farei volentieri a meno, se devo essere sincera.”
“Immagino che sia una delle incombenze causate dall’appartenere alle Sacre 28, in particolare una delle più influenti… Divertiti!”
 
Delilah sorrise all’amica, rivolgendole un lieve cenno mentre Andromeda, imprecando a mezza voce, quasi correva verso l’uscita della Sala Comune e rischiava così di investire Sophie.
 
“Quanta fretta! E’ in ritardo per la cena?”
“Già.”
 
Delilah tornò a concentrarsi sul suo libro mentre Sophie, di ritorno dalla Biblioteca, appoggiava la porsa sul pavimento e prendeva posto su una delle poltrone di pelle nera, osservando il camino con aria pensierosa:
 
“Non li invidio… anche se devo ammettere che per una volta non mi dispiacerebbe origliare i discorsi che fanno!”
“Io ne faccio a meno, grazie, Lumacorno mi irrita già durante le lezioni, penso che passare quattro ore a sentirlo fare le fusa con chi più gli conviene mi farebbe rimettere la cena.”
 
“Però pensa, secondo me mangiano un sacco di cose buonissime!”   Sophie sorrise quasi con aria sognante e Delilah esitò prima di annuire, stringendosi leggermente nelle spalle:
 
“… Su questo hai ragione. Me lo vedo proprio, Lumacorno che si sbafa prelibatezze alle nostre spalle.”
 
“Alla prossima cena potrei offrirmi di cucinare io…”
“Ma Sophie, non sai neanche farti un caffè!”
“Appunto, combinerei un disastro… Così impara a fare preferenze così plateali! Dai, andiamo a mangiare anche noi, ho fame.”
 

                                                                                 *

 
Sam lanciò un’occhiata all’orologio, sbuffando sonoramente nel realizzare che era passata appena mezz’ora… quella serata si prospettava molto lunga.
Jonathan era seduto davanti a lui e, anche se in teoria avrebbe dovuto fare i compiti di Trasfigurazione, continuava a giocherellare con l’inchiostro.
 
“Questo silenzio è quasi surreale… Praticamente tutto il nostro anno è a quella cena, siamo rimasti solo noi!”
“Già, le ragazze sono andate e anche Daniel… Però anche James è praticamente da solo stasera, potremmo fare un salto nella Sala Comune dei Grifondoro…”
 
“Te l’ha detta lui la parola d’ordine?” “No, ho convinto Veronica a dirmela… non è stato difficile, è bastato corromperla con delle Cioccorane. Su, andiamo, qui si muore di noia!”
 

                                                                                 *

 
Astrea smise di disegnare ghirigori immaginari sulla tovaglia e alzò lo sguardo per puntarlo su Lumacorno, che a qualche posto di distanza da lei stava parlando con Kathleen.
Era sempre piuttosto sorpresa di come l’amica riuscisse a rispondere tanto educatamente all’insegnante, anche se Astrea sapeva per certo che Kath non lo sopportava… eppure sorrideva cordialmente, parlando con un tono pacato che molto raramente la sentiva utilizzare.
 
“A cosa stai pensando?”
 
Astrea distolse lo sguardo dall’amica per voltarsi verso suo fratello che, seduto accanto a lei, le stava porgendo un vassoio carico di tartine.
 
“Al motivo per cui sono seduta su questa sedia. Continuo ad essere del parere che Lumacorno si sia fumato il cervello per includermi…”
“Se non ricordo male sia papà che lo zio Reg hanno riso parecchio quando l’hai raccontato…”
 
“Certo che hanno riso Dan, io sono la persona più incapace in Pozioni che sia mai passata per Grifondoro! Insomma, tu sei bravo in tutto, non mi stupisce che Lumacorno abbia voluto inserirti… ma per quanto riguarda me, rimane un mistero. Il padre di Kath è un giocatore di Quidditch famosissimo, Berenike, Eltanin e Andromeda sono Black… e Aiden Burke è il nipote del Capo Dipartimento degli Auror. Ah, e Markus è un Fawley.”
“Chissà, magari Lumacorno è rimasto colpito dalla tua sorprendente simpatia…”
“Sì, probabilmente hai ragione, è per questo. O per la mia formidabile bravura a Quidditch.”
 
Astrea annuì, sapendo che Daniel si stesse trattenendo dal ridacchiare, mentre accanto a loro Lumacorno decideva di cambiare vittima e di rivolersi a Berenike. 
 
“Berenike… dimmi, come sta tua sorella?”
“Libra? Bene, immagino… mi ha chiesto di salutarla, in effetti.”
 
La rossa sfoggiò un sorriso di cortesia che fece scoppiare a ridere Eltanin, ma fortunatamente la Corvonero tramutò in fretta l’attacco d’ilarità in un colpo di tosse… ormai ci era abituata grazie alle centinaia di cene a cui aveva dovuto prendere parte fin da piccola.
Così, mentre l’insegnante chiedeva a Berenike come stesse sua madre, Eltanin e Andromeda si scambiarono un’occhiata divertita, notando come Lumacorno si fosse guardato dal chiedere a loro come stessero i rispettivi fratelli maggiori… in effetti si poteva dire che Bellatrix, Elnath ed Electra Black fossero stati quasi degli incubi per lui.
 
“Sei pronto? Tra poco arriverà il tuo turno…”
 
La Corvonero si rivolse poi ad Aiden che, seduto accanto a lei, sfoggiò una lieve smorfia prima di parlare a bassa voce:
 
“Già… prepariamoci anche alla battutina sul fatto che tuo padre lavori per mio nonno.”
“Me n’ero quasi scordata… Quasi, s’intende. Ma quello a cui va peggio è Nate, guardalo, poverino! Che pessimo compleanno…”
 
Eltanin scosse leggermente il capo, guardando il ragazzo che le stava seduto di fronte quasi con compassione… Nathaniel invece sbuffò leggermente, continuando a lanciare occhiate alla porta come se morisse dalla voglia di darsela a gambe. 
 
“Che espressione tetra… non è il compleanno che sognavi Nate?”
“Aiden, taci o ti rovescio un vassoio sulla camicia.”

 
                                                                          *

 
“Temo proprio di dover andare, ho un turno che mi aspetta.”
 
“Ma questo mese non hai la ronda di sabato sera.”     Delilah guardò Sophie alzarsi con aria confusa e l’amica roteò gli occhi scuri, annuendo con un lieve cenno del capo:
 
“Sì, ma questa sera Nathaniel è a cena con Lumacorno e anche Daniel, quindi l’onere spetta a me a Kristal Jackson. Ci vediamo dopo, non divertirti troppo in mia assenza.”
“Scherzi? Mi divertirò tantissimo a finire tutti i compiti che la McGranitt ci ha gentilmente assegnato per lunedì… almeno ci sarà Sheila a farmi compagnia. Divertiti anche tu!" 
 

                                                                                   *

 
“Tanto per sapere, si ripete la stessa storia ogni volta in cui tua madre è incinta?”
 
“Purtroppo sì, anche quando mia madre aspettava Selene ci ha tartassato di domande per mesi… e a quanto dice Libra, anche quando doveva nascere Pyxis.”
 
Berenike roteò gli occhi, parlando a bassa voce per evitare che l’insegnante di Pozioni la sentisse mentre Markus sorrideva, guardando l’uomo con aria divertita:
 
“E’ veramente pettegolo… però non riesco a detestarlo, infondo è quasi comico.”
“Oh beh, mio padre dice che è sempre stato così, quindi non possiamo fare altro che rassegnarci… oh, c’è il dolce. Vee, lo dividiamo?”
 
“Dividere? Nossignora, io me lo mangio tutto!”
 
Veronica, seduta tra Berenike ed Eltanin, sfoggiò un sorriso quasi allegro mentre adocchiava il tortino al cioccolato con gelato alla vaniglia su cui Astrea si stava già dedicando, a detta sua per affogare la noia. 
 
 
 
“Qualcuno sa che ore sono?”
“Le 21:30…”
“E secondo te a che ora potremmo filarcela?”
 
Veronica inarcò un sopracciglio mentre si voltava verso Eltanin, guardandola esitare prima di stringersi nelle spalle:
 
“Non saprei, magari tra un’ora al massimo potresti inventare di avere qualcosa da fare… che so, una ronda.”
“Giusto… ma devo resistere per un’altra ora? Non so se ce la faccio… Poco male, affogherò la disperazione nel dolce.”
Veronica sospirò prima di iniziare a fare a pezzi il suo tortino, mentre Eltanin le riservò un sorriso quasi speranzoso:
 
“Se dovessi usare davvero la scusa della ronda inventeresti una scusa per portarmi con te Vee, vero?”
“No, ti lascerei qui a marcire per sempre con Lumacorno… Non fare quella faccia, sto scherzando ovviamente!”
 
Veronica sorrise all’amica, che tirò quasi un sospiro di sollievo e iniziò mentalmente a fare il conto alla rovescia per il momento in cui si sarebbe potuta alzare, anche se Aiden si affrettò ad informarla che se pensava di lasciarlo lì si sbagliava di grosso.
 
“Andiamo Aiden, mangia il dolce e non fare i capricci.”
 
 
Eltanin liquidò il discorso con un gesto della mano, trattenendosi dal ridere di fronte alla faccia contrariata del ragazzo e facendolo sospirare con esasperazione. 
Berenike invece, dopo aver scambiato poco più di due parole con Veronica, abbassò lo sguardo sul suo piatto prima di sgranare gli occhi chiari, trovando immediatamemnte qualcosa che non andava:
 
“Ma che… cos’è, ora il gelato sparisce da solo? MARKUS!”
“Che c’è? Pensavo di farti un favore, hai detto che volevi dividerlo…”
 
Il Grifondoro sfoggiò un sorriso e un tono angelici mentre la rossa sbuffava, colpendolo leggermente sul braccio e facendolo ridacchiare. Come sempre però Berenike non riuscì a tenergli il muso a lungo e finì col sorridere a sua volta, sporgendosi però per prendere metà del tortino al cioccolato del ragazzo:
 
“Come preferisci, ma ora ti ricambio il favore… Lo faccio per te, se mangi troppo poi non dormi bene!”

 
                                                                                   *

 
“Sai a cosa sto pensando? E’ sabato sera e noi stiamo passando la scuola in rassegna… mentre i nostri compagni o si divertono o sono con Lumacorno… Secondo te stiamo peggio noi o loro?”
 
“Non saprei… Francamente è una bella sfida.”
 
Kristal sorrise, continuando a camminare accanto a Sophie mentre si avvicinavano alla Sala Comune dei Tassorosso e di conseguenza alle cucine. 
“Beh, di sicuro sabato prossimo non faremo il turno al posto di Nathaniel e Daniel… Anche se non invidio Travers, confinato con Lumacorno al suo compleanno!”
 
Sophie sorrise, immaginandosi chiaramente il compagno di Casa seduto accanto al professore e guardarlo con espressione vaga, ascoltandolo distrattamente e senza neanche rispondergli mentre probabilmente pensava ad altro. 
 
Kristal sorrise a sua volta e fece per dire qualcosa, ma un rumore la distrasse e la portò a distogliere lo sguardo dalla compagna, puntando gli occhi sul corridoio.
 
“Non c’è la tua Sala Comune da quella parte?”
“Già… andiamo a vedere. Per lo meno succede qualcosa ogni tanto, a volte mi sembra di fare le ronde per niente!”
 
Kristal affrettò il passo e quando svoltò l’angolo quasi sorrideva, immaginando di poter togliere punti a qualcuno che magari non sopportava… ma si ritrovò a sgranare gli occhi quando si ritrovò davanti ad uno dei suoi migliori amici, che si voltò verso di lei e le sorrise, per niente preoccupato di essere stato trovato fuori dalla Sala Comune oltre il coprifuoco:
 
“Salve ragazze!”
“LUCAS? Che ci fai qui fuori?”
“Beh, avevo fame, sono andato a prendermi qualcosa da mangiare… ma non guardarmi così Kris, ti ho tenuto una fetta di torta da parte!”
 
“Beh, grazie… ma non è questo il punto, torna in Sala Comune!”
Kristal sbuffò mentre Sophie invece si tratteneva dal ridere e Lucas roteava gli occhi, facendo il verso all’amica:
 
“Altrimenti che fai Kris, mi metti in punizione?”
“Razza di scemo, se non fossi stata di turno io ma Travers e Carsen sarebbe successo, probabilmente!”
“Dai Kris, non sei certo una persona che incute terrore…”
 
“Io forse no, ma la McGranitt sì.”    

Kristal sorrise dolcemente, continuando a tenere gli occhi fissi sull'amico e cogliendo così l'orrore dipingersi sul volto del ragazzo, che la guardò con tanto d'occhi:

"Non lo faresti mai... vero?" 
"Chi lo sa. Torna nella nostra Sala Comune Luke... e tienimi da parte la torta, mi raccomando!" 


Lucas sbuffò, borbottando su come fosse diventata perfida da quanto aveva la spilla da Prefetto appuntata sulla divisa prima di obbedire e di sparire dalla visuale delle due ragazze, allontanandosi per tornare nella Sala Comune dei Tassorosso. 

"Non metteresti mai in mezzo la McGranitt, vero Kristal?" 
"Ovviamente no... ma lui questo non lo deve sapere." 


                                                                   *
 
 
"Beh, alla fine non è stato poi così tremendo, dico bene?"
"Parla per te Mark, dici così perché hai amabilmente chiacchierato con Berenike per tutta la sera! Lumacorno non mi mollava più su mio padre, mi ha praticamente interrogato sulla stagione delle partite..." 

Kathleen sbuffò mentre saliva le scale insieme ad Astrea e Markus per tornare finalmente alla Torre di Grifondoro, mentre Astrea quasi sorrideva con sollievo: se non altro il non essere nel Lumaclub per via della sua famiglia aveva i suoi vantaggi... non doveva sorbirsi mille domande sui suoi genitori in quel modo, come invece succedeva a molti tra i suoi compagni. 

"Beh, in ogni caso anche per questa volta è andata... e per fortuna domani è domenica. Qual era la nuova parola d'ordine?" 
"Ma Markus, dovresti saperlo TU!" 

Kathleen aveva appena finito di parlare quando, fortunatamente, dal buco del ritratto della Signora Grassa fecero la loro comparsa due figure piuttosto note... anche se di certo nessuno dei tre si sarebbe aspettato di trovarli li.

"Ciao ragazzi! Come è andata la cena?" 
"Che cosa ci fate voi qui?" 
"Ci annoiavamo, siamo venuti qui per passare un po' di tempo con Jamie..." 

Jonathan si strinse nelle spalle con nonchalance mentre accanto a lui Sam teneva gli occhi fissi su Astrea... anche se si affrettò a distogliere lo sguardo quando lei posò a sua volta gli occhi azzurri su di lui. 

"Beh, in ogni caso... non mi ricordo la nuova parola d'ordine, potreste dircela? Preferirei dormire nel mio letto invece che sul pavimento..." 

"Markus Fawley vergognati, come fai a non ricordare la nuova parola d'ordine? Cosa direbbero Veronica o Daniel se lo sapessero?" 

"Taci Miller, voi non dovreste neanche essere qui, se è per questo!" 











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Angolo Autrice:

Buonasera!  
Grazie per le recensioni e le risposte, anche se credo che ci sia ancora qualcuno che debba mandarmele...
Ad ogni modo, poiché non penso di riuscire ad aggiornare per tempo vi avviso che da sabato prossimo fino al 14 sarò all'estero e non aggiornerò... proverò a scrivere qualcosa prima di partire, ma non assicuro nulla. 

Spero di riuscire ad aggiornare presto, buonanotte! 

Signorina Granger  



 
 

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Capitolo 9
*** Hogsmeade ***




Buonasera! Vi sono mancata? *balla di fieno rotola davanti a lei* 
Si, ok, lasciamo perdere...  In ogni caso scusate per l'attesa, ma non sono proprio riuscita ad aggiornare prima di partire. 

Buona lettura! 





Capitolo 8: Hogsmeade 
 
Sabato 2 Novembre 


"Per fortuna ha smesso di diluviare, detesto passeggiare sotto la pioggia." 

Berenike sorrise, parlando con un tono quasi sollevato mentre si riempiva allegramente il piatto, con accanto a lei una Veronica impegnata a spalmare un considerevole strato di crema al cioccolato su una fetta di pane. 

"Già, anche io... ad Halloween non ha mai smesso di piovere, è stato piuttosto tetro. Sam, pensi per caso di mangiare tutto ciò che è presente su questa tavola?" 

La bionda inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo che le stava seduto di fronte con aria vagamente scettica: in effetti il piatto del ragazzo, così come quello di Jonathan, aveva praticamente preso la forma di una collina. 
Il rosso si strinse nelle spalle mentre masticava un pezzo di pane tostato, parlando poco dopo con tono vago:

"No, ma alla mattina ho fame. E poi sarà una lunga giornata, meglio approfittarne." 
"Ma come fai a non ingrassare mai?"  

Eltanin inarcò un sopracciglio, guardandolo con cipiglio torvo mentre Sam faceva nuovamente spallucce, sorridendo all'amica con aria quasi canzonatoria:

"Beh El, ti ricordo che io passo un sacco di tempo all'aria aperta a fare esercizio fisico..."

"Stai per caso insinuando che noi siamo pigre, che non facciamo niente dalla mattina alla sera e che siamo grasse?" 

"Io avrei fatto a meno di dirlo..." Jonathan si affrettò a nascondere la faccia dietro alla sua tazza di thè mentre tutte e tre le Corvonero puntavano gli occhi su Sam, che sbuffò di fronte a quelle occhiate torve:

"Ma io non l'ho mai detto! Perché vi fate sempre tutti questi viaggi mentali!" 

"Sarà... comunque sia Sam... che cosa hai intenzione di fare oggi?" 

Eltanin sorrise dolcemente, parlando con lo stesso tono canzonatorio dell'amico e facendolo sbuffare, abbassando lo sguardo sul suo piatto prima di borbottare un nome a mezza voce. 

"Ti prego, dimmi che hai intenzione di parlare con lei. E quando dico parlare con lei intendo lasciarla." 
"Si può sapere che voi tre siete diventate così interessate alla questione?" 

"Che domande, ci sentiamo prese in causa. Se qualcuno dovesse farmi una cosa simile prima lo squarterei e poi lo metterei davanti a mio padre. Anzi, vado a dirlo ad Aiden già che ci siamo." 

Eltanin si alzò e, preso il suo piatto, si diresse verso il tavolo dei Serpeverde con un gran sorriso stampato in faccia, mentre Berenike tratteneva a stento una risatina. 

"Ho paura che lo farebbe per davvero... ma seriamente Sam, prima lo fai è meglio sara." 
"Lo so..."  

Sam annuì con aria quasi sconsolata mentre Jonathan invece sorrise, quasi a voler smorzare la tensione:

"In ogni caso... non vedo l'ora di tornare in paese, voi no?" 
"Ovviamente Jonny... la mia scorta di Cioccorane sta terminando e la cosa non va affatto bene."


                                                                *


"Ciao! Contenti di passare la giornata ad Hogsmeade?" 

Eltanin Black sfoggiò un sorriso a trentadue denti mentre prendeva posto accanto ad Aiden, appoggiando il proprio piatto sul tavolo mentre Nathaniel, seduto davanti all'amico, sbuffava leggermente:

"Da impazzire Eltanin. Specialmente da quando il tuo fidanzato ha pensato bene di incastrarmi e uscire con lui." 
"La colpa è di El, lei ha incastrato me e io incastro te." 

Aiden fece spallucce con noncuranza mentre El sorrise a Nate con aria divertita:

"Non sei felice di passare la giornata con noi, Nate?" 
"Non siete certo voi il problema... ma da quel che ho potuto capire si è trattato di una specie di effetto a catena." 
"Già, Markus ha chiesto a mia cugina di uscire con lui, Jonny, James, Kathleen e Astrea, così lei l'ha chiesto a Veronica e a me e io ho gentilmente proposto ad Aiden di unirsi a noi." 

"Se per gentilmente proposto tu intendi costretto..." 
"Va bene, non venire, vorrà dire che passerò la giornata in compagnia di Jonathan, James e Markus..." 

"Non ho detto che non verrò!"  
"Mi fa piacere sentirlo... anche se, in effetti, sono venuta qui per dirti qualcos'altro. Terrei a precisare che se per caso dovessi stare con me per una specie di scommessa o cose del genere, come far ingelosire qualcun'altra, sappi che il pugno che mia madre diede a mio padre non sarà niente in confronto a quello che ti farei io. Ci siamo intesi?" 

Eltanin sorrise angelicamente, sbattendo le lunghe ciglia scure mentre sfiorava i capelli del ragazzo con le dita e Nathaniel soffocava una risata, immaginandosi chiaramente la scena. 

"Ehm... certo. Ma perché improvvisamente tiri fuori questo discorso?"  Aiden inarcò un sopracciglio, rivolgendo alla ragazza un'occhiata vagamente preoccupata prima che Eltanin si stringesse nelle spalle, riprendendo a fare colazione come se niente fosse:

"Oh, nessun motivo in particolare... volevo solo fartelo sapere. Nate, mi passi il succo?" 

    
                                                           *


"Che cosa stai scrivendo?" 

Kristal Jackson sorrise mentre prendeva posto di fronte a Lucas Kroll, trovandolo stranamente già seduto al tavolo dei Tassorosso e impegnato a scarabocchiare qualcosa su un foglio di pergamena. Probabilmente, si ritrovò a pensare la ragazza, l'amico non si era svegliato in ritardo come suo solito solo perché non voleva perdersi neanche un minuto dell'imminente gita.

"Solo una lista di quello che devo comprare oggi." 
"Immagino che tu ti stia riferendo a Zonko." 

Lucas annuì mentre alzava gli occhi chiari per posarli sull'amica, sfoggiando un sorriso allegro che, Kris lo sapeva, prometteva esplosioni dentro tutta la scuola. 
"Certo! Ti va di accompagnarmi?"  
"Va bene, ma solo perché dovrò impedirti di comprare qualcosa che potrebbe fare saltare in aria i sotterranei... e poi non ho altri programmi visto che Emily esce con Sam." 

La Tassorosso fece spallucce mentre Lucas invece sgranò gli occhi, guardandola con sincero interesse:

"... Esiste qualcosa di simile? Potrei piazzarlo nei Sotterranei prima della partita Tassorosso-Serpeverde..." 
"Dicevo per dire! Ecco, vedi? DEVO accompagnarti. Ma tu in cambio accompagnerai me a fare compere." 

Kristal sorrise, guardando l'espressione gioiosa dell'amico sparire per cedere il posto ad una mezza smorfia contrariata: 

"Dovrò reggere una gran quantità di borsette, immagino." 
"Temo di sì... ma quelle braccia da Battitore a cosa ti servono, se non per aiutare la tua amica Kristal con gli acquisti?" 


                                                         *


"James, smettila di abbuffarti! Voglio assaggiare anche io i dolcetti di tua madre!" 

Kathleen sbuffò, sporgendosi verso l'amico per prendergli la scatola dalle mani e facendolo così protestare di conseguenza, sostenendo che fosse una gran scroccona. 

Astrea invece si limitò a roteare gli occhi chiari, decidendo saggiamente di non intromettersi nell'ennesima discussione tra i due e rivolgendosi invece a Markus:

"Mark, mi ricordi con chi usciremo oggi?" 
"Disgraziatamente anche con questi due... più Jonathan, Veronica, Eltanin e Berenike... tuo fratello viene?" 
"Penso di sì." 
 
"Allora credo che ci saranno tutti i Corvonero del nostro anno, eccetto per Sam... immagino esca con la sua ragazza." 

Il Grifondoro fece spallucce e Astrea annuì, abbassando lo sguardo sul suo piatto mezzo vuoto senza ascoltare la conclusione del discorso, quasi non sentendo l'amico dire che disgraziatamente avrebbe dovuto sopportare anche Aiden Burke e Nathaniel Travers. 

"Ho chiesto a Lucas se volesse venire in realtà, ma ha detto qualcosa come "devo accompagnare una rompiscatole a fare shopping". Chissà a chi si riferiva..." 

"Probabilmente a Kristal Jackson visto che Emily uscirà con Sam." 

Astrea si costrinse a mantenere un tono di voce piuttosto piatto, stringendosi debolmente nelle spalle mentre riprendeva a giocherellare distrattamente con il contenuto del suo piatto. 

"Stai bene As? In genere quando si prospetta un'uscita sei molto allegra." 
"Sono solo stanca, tutto qui. Tu invece Mark... immagino che muori dalla voglia di passare la giornata insieme ai tuoi catastrofici amici. E Berenike Black, certo..." 

"La finisci una buona volta?"   Il ragazzo sbuffò e le lanciò un'occhiataccia, facendola sorridere per la prima volta da quando si era svegliata: buffo, lei continuava a prenderlo in giro... chissà, probabilmente anche lui avrebbe fatto lo stesso sapendo di non essere l'unico ad essere interessato ad un Corvonero. 

"Come siamo irritabili quando ci si avvicina a quell'argomento..." 


                                                              *
 

"Sai, sono felice che tu mi abbia chiesto di passare insieme la giornata... mia cugina mi ha chiesto lo stesso in realtà, ma l'idea di un gruppo di Grifondoro, Corvonero e Serpeverde insieme mi fa rabbrividire... quasi quanto le nostre riunioni di famiglia." 

Delilah sorrise, voltandosi verso Andromeda mentre camminavano una accanto all'altra, tenendosi a braccetto:

"Davvero? Che cosa succede, liti e piatti che volano da una parte all'altra della stanza?" 
"No, questo no... certo si discute, ma mai quando siamo tutti insieme. I panni sporchi li laviamo dentro i singoli nuclei, di solito.... si può dire che tutti sorridono, ma certe volte si rasenta una falsità impressionante. A volte li odio proprio."

Andromeda sbuffò, continuando a camminare e tenere gli occhi fissi davanti a sè mentre Delilah, accanto a lei, sollevò leggermente un sopracciglio:

"Disgraziatamente non ci si sceglie la famiglia... ma vai d'accordo con le tue sorelle, giusto?" 
"Si, quasi sempre... e anche con i miei cugini, sono la parte migliore della famiglia. Il problema sono i miei genitori, per non parlare di mio nonno... mio padre ha passato anni a rimproverare mia madre perché siamo femmine. Non aver mai avuto un maschio è forse la sua più grande croce... anche perché tutti i suoi cugini ne hanno avuti, persino mia zia Lyra ora aspetta un maschio." 

"Beh, guarda il lato positivo: tu sei la sorella di mezzo, quindi vivi molto più tranquillamente rispetto a tua sorella Bellatrix. Non deve sposarsi con quel viscido di Lestrange?" 
"Già... e credo che mio padre stia stringendo accordi con Abraxas Malfoy per accasare Cissy." 

Andromeda annuì e la smorfia quasi disgustata di Delilah la fece ridacchiare, mentre l'amica scosse il capo:
 
"Non invidiarle, anzi, ritieniti fortunata... uno peggio dell'altro, praticamente." 
"Già, per fortuna Lucius è più vicino a Cissy per età, quindi mio padre ha pensato bene di pensare a lei... ma mi chiedo quanto ci metteranno a cercare di sistemare anche me." 

Andromeda sbuffò, certa che entro il suo Diploma, un anno e mezzo più tardi, suo padre avrebbe già trovato qualcuno da costringerla a sposare. Poi però si voltò nuovamente verso l'amica, costringendosi a sorridere e ad accelerare il passo per raggiungere Mielandia:

"Forse dovremmo smetterla di parlare delle abitudini pessime dei Purosangue... e anche di matrimonio. Andiamo a svaligiare Mielandia piuttosto, sbaglio o hai promesso ad Erica che le avresti preso qualcosa?" 

Delilah annuì, seguendo l'amica senza opporre la minima resistenza: probabilmente aveva ragione, non era un argomento piacevole per nessuna delle due. 


                                                             *


Astrea camminava sul marciapiede lungo la via principale del paese, appena un paio di passi dietro a Kathleen e a James... i due stavano parlottando ininterrottamente da quando avevamo lasciato il castello e, anche se di per sè trattandosi di loro non c'era niente di strano, la Cercatrice stava iniziando a preoccuparsi viste le occhiate che ogni tanto le rivolgevano i due amici. 

Fortunatamente il suo flusso di dubbi sempre più ingombranti venne interrotto da qualcuno che comparve accanto a lei, sorridendole prima di appoggiarle un braccio sulle spalle:

"Ciao As... come mai quella faccia?"  
"Mi chiedo perché oggi mi facciano tutti la stessa domanda... che cos'ha la mia faccia che non va?" 

"Niente, è sempre tremenda come al solito, ma in genere sei di ottimo umore, specialmente quando siamo qui... hai le tue cose per caso?" 

Daniel inarcò un sopracciglio e per tutta risposta la gemella gli assestò due sonore gomitate all'altezza dello stomaco visto che, disgraziatamente, la differenza di altezza considerevole le impediva di colpirlo in testa. 

"Idiota! Io non ho una faccia tremenda e non ho nemmeno le mie cose!" 

"Scusa, chiedevo solo..."

Daniel sfoggiò una smorfia, massaggiandosi lo stomaco dolorante mentre la sorella sbuffava, incrociando le braccia al petto e puntando gli occhi davanti a sè.

"A volte mi chiedo perché sei finito a Corvonero..." 
"Smettila di borbottare, stavo solo scherzando. Davvero va tutto bene?" 
"Certo. Comunque sia, ti perdono solo se mi regali qualcosa da Mielandia..." 

Astrea sbuffò ma si lasció comunque abbracciare di nuovo dal fratello, che le rivolse un'occhiata in tralice ma non disse niente: entrambi sapevano che la conosceva meglio di chiunque altro... se c'era qualcosa che la turbava, Daniel lo intuiva sempre. 
Conoscendolo, non ci avrebbe messo molto a capire che cosa la disturbasse quel giorno.


Per fortuna Kathleen si voltò verso di loro, sorridendo all'amica e interrompendo così sul nascere un possibile interrogatorio:
 
"Qualcuno ha detto Mielandia? In effetti dovrei prendere un po' di cioccolata... e prendila anche tu James, altrimenti poi procederai a scrocco fino a Natale." 
"Ma sentila, quella che stamattina mi ha rubato tutti i biscotti alla cannella di mia madre!" 


                                                                 *


"Cavolo, quanto chiacchierano... mi sta venendo un mal di testa peggiore di quello che mi scaturiscono le cene con Lumacorno." 

Nathaniel sfoggiò una smorfia, massaggiandosi leggermente le tempie mentre accanto a lui Aiden sospirò, annuendo con fare quasi rassegnato mentre alle loro spalle Veronica, Berenike ed Eltanin erano impegnate a chiacchierare senza sosta.

"Secondo te perché cerco sempre di svignarmela quando Eltanin vuole uscire con le sue cugine e con Veronica? Ma come fanno a parlare così velocemente?" 
"Non ne ho idea, sarà una caratteristica genetica femminile... pronunceranno circa 100 parole al minuto."

Nathaniel roteò gli occhi chiari, ritrovandosi a sperare che sua sorella minore Esme non diventasse così una volta cresciuta... anche se in effetti, già a 6 anni, c'erano tutte le basi. 

"Potremmo sempre darci alla fuga." 
"Per favore, Eltanin se ne accorgerebbe nell'arco di un secondo..." 

"Non so di che cosa stiate parlando, ma confermo che me ne accorgerei in ogni caso. Aiden, vieni da Mielandia?" 

Eltanin comparve improvvisamente accanto ai due, prendendo il ragazzo sottobraccio e facendo sobbalzare entrambi.

"Certo... magari lì dentro tu e le tue amiche smetterete di parlare alla velocità della luce... anche se probabilmente ci penserebbero Julius e Miller a rimpiazzarvi."


Aiden annuì e la Corvonero gli sorrise, trascinandolo verso l'entrata del negozio mentre Kathleen li seguì quasi di corsa, sostenendo di dover prendere qualcosa di dolce da dare ad Astrea per toglierle quell'espressione tetra dalla faccia. 


James, che camminava accanto a Jonathan con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni neri della divisa, fece per seguirle dentro il negozio ma qualcosa attirò la sua attenzione, facendolo voltare di 180º:

"Un momento. Quella non è mia sorella?" 
Jonathan si voltò di riflesso, annuendo:

"Si, credo che sia Phoebe. O forse Cecily..." 
"È Phoebe. MA CHI È QUELLO CON LEI?" 

"Ehm... presumo un suo compagno di classe." 
"Grazie tante Capitan Ovvio. Da Mielandia ci andiamo dopo Miller, ora gambe in spalla." 

Jonathan aprì la bocca per ribattere e informare l'amico che non aveva intenzione di accompagnarlo in una delle sue folli idee... ma non ne ebbe il tempo, James lo stava già trascinando verso l'altro capo della strada. 

"Ma dove stanno andando?" 

Berenike inarcò un sopracciglio, seguendo i due ragazzi con lo sguardo mentre accanto a lei Markus si limitò a roteare gli occhi chiari:

"Ho un'idea, in effetti... ma meglio lasciar perdere. Ora però è meglio entrare Berenike, altrimenti finiranno tutte le scorte di Mielandia." 

"Con mia cugina e Vee nei paraggi non lo escluderei."


                                                             *


"Ma quante cose stai comprando?"  Kristal sgranò gli occhi quasi con orrore, guardando il cestino che Lucas stava riempiendo... e non prometteva nulla di buono, né quello che il ragazzo aveva intenzione di comprare né il suo sorriso fin troppo allegro:

"Non fare la guastafeste Kris, vengo qui solo tre volte l'anno... e siamo all'ultimo anno, quindi devo approfittarne. Ora mi farai la predica da Prefetta Perfetta?" 
"No, ma se pensi che ti coprirò quando combinerai qualche macello con tutta questa roba ti sbagli di grosso... ora vai a pagare, voglio andare ai Tre Manici di Scopa." 

"Per me va bene, il problema è ciò che mi costringerai a sorbire dopo la nostra Burrobirra di rito." 

Il Tassorosso sbuffò mentre l'amica invece sorrise con lieve soddisfazione... o almeno finché non colse l'espressione allarmata del ragazzo:

"Che c'è? Hai visto la McGranitt?" 
"No... ehm, Kris... non è che mi faresti un favore visto che sono il tuo migliore amico, vero?" 

Lucas sfoggiò un sorriso a trentadue denti ma Kristal non ricambiò neanche lentamente, limitandosi ad osservare con aria sospettosa prima di parlare:

"Hai dimenticato i soldi ad Hogwarts, vero Luke?" 
"Non è colpa mia, mi sono svegliato in orario per una volta ma ho... scordato i soldi sul letto, temo. Per favore!" 

Lucas la guardò quasi con aria implorante, facendola sbuffare:

"Va bene, ma la prossima volta controllerò personalmente che tu prenda tutto quanto... possibile che tu sia così sbadato?" 
"Ma mi vuoi bene lo stesso, vero?" 

"No, per niente."

Kristal sbuffò, mettendogli i soldi in mano e guardandolo sorriderle con sincera gratitudine prima di avviarsi felicemente alla cassa. Il tutto mentre la ragazza malediceva mentalmente il giorno in cui il Cappello li aveva Smistati entrambi a Tassorosso. 


                                                               *


"Non vedo niente! Perché non vedo niente?" 

"Perché davanti alla finestra si è piazzato un tizio, ecco perché. Potremmo andarcene? Mi sento vagamente a disagio..." 

Jonathan sbuffò, continuando a spostare nervosamente il peso del corpo da un piede all'altro: continuava a pensare a quanto Sam lo avrebbe preso in giro trovandolo in quella situazione... anche se, in effetti, forse in quel momento il suo amico aveva ben altro a cui pensare. 
Si voltò nuovamente verso il suo migliore amico e fece per chiedergli per l'ennesima volta di smetterla di giocare all'agente segreto e di lasciar perdere, ma un paio di voci decisamente note lo fecero quasi raggelare:

"Che cosa state facendo?" 

Sia il Corvonero che il Grifondoro si voltarono di scatto, trovandosi davanti a due ragazze che li stavano scrutando attentamente, una bionda abbastanza alta e una mora più minuta. 

"Ehm... niente. Giravamo da queste parti..." 

"Oh, certo, lo immagino... andate insieme da Madama Piediburro. VOI DUE." 

Lucille Miller inarcò un sopracciglio, osservando il fratello maggiore con lieve esasperazione mentre accanto a lei Cecily faceva altrettanto con James, che sfoggiò un sorriso vagamente nervoso:

"Non lo direte a Bibi, vedo ragazze?" 
"Certo che sì, così ci penserà lei ad ucciderti." 
"Perché solo me? C'è anche Jonny mi sembra." 

"Non provarci neanche, l'idea è stata tua."   Jonathan sbuffò, fulminando l'amico con lo sguardo mentre Cecily invece sospirò, suggerendo ai due di levare le tende in fretta. 

"Phoebe ti ucciderebbe se dovesse trovarti qui fuori Jimmy, lo sai... e non ti dirò niente su con chi è uscita, scordatelo." 
"Ma non è giusto, perché a te dice sempre tutto e io non posso mai sapere nulla? E poi aveva la divisa di Serpeverde, ERGO non mi piace." 

"A te non piacerebbe a prescindere, anche se fosse Grifondoro... e poi anche Phoebe è Serpeverde, ti ricordo." 
La Grifondoro roteò gli occhi e James sbuffò, avvicinandosi di malavoglia alla sorella minore e a Lucille. 

"Sarà... ma dopo le parlo comunque." 
"E io scriverò a mamma, così si farà qualche bella risata a leggere delle avventure di James Julius e Jonathan Miller..." 


"Non dispiacerebbe nemmeno a me, in effetti... che cosa state facendo qui? Andate insieme da Madama Piediburro?" 

Sia Jonathan che James sollevarono lo sguardo, ritrovandosi a guardare il voltò piuttosto sorridente di Veronica Zabini, che li stava guardando con aria piuttosto divertita:

"Certo che no! Che ci fai qui, Vee?" 
"Niente, passavo di qua... voi invece? Spiate tua sorella?" 

Entrambi sbuffarono e Veronica sorrise, trattenendosi dal ridere e limitandosi a fare un cenno ai due:

"Finitela di fare gli idioti e venite con me... Magari potrei anche regalarti una scatola di Cioccorane Julius." 
"Va bene, allora vengo... ma dopo voglio un resoconto dettagliatissimo sul tipo che è lì dentro con mia sorella." 


                                                                      *


"Hai più avuto... notizie di Chase?" 

Delilah per poco non si strozzò con la Burrobirra che stava bevendo di fronte a quella domanda, mentre Andromeda rimase perfettamente impassibile e si limitò a guardarla, in attesa. 

"No. Perché me lo chiedi?" 
"Non ne parliamo da parecchio... ma mi fa piacere sentirlo." 

Andromeda abbozzò un sorriso e Delilah annuì, abbassando lo sguardo sul boccale che le stava davanti mentre un volto fastidiosamente familiare le compariva davanti agli occhi. La Serpeverde si sforzò di scacciarlo in fretta prima di riportare l'attenzione sull'amica, parlando con un tono quasi sbrigativo:

"Non ho avuto sue notizie e non intendo neanche averne. Tu invece Andromeda?" 
"A che ti riferisci?" 

"Per favore, lo sai benissimo."   Deilah abbozzò un sorriso, sollevata di aver cambiato argomento tanto in fretta mentre davanti a lei Andromeda sbuffò leggermente, borbottando che doveva smetterla con quella storia.

"Ho ragione, vero?" 
"No, proprio per niente."   L'amica le rivolse un'occhiataccia ma la Serpeverde continuò a sorridere, spostando gli occhi oltre la spalla di Andromeda prima di sollevare leggermente una mano:

"Ciao Ted!" 

Andromeda quasi sobbalzò e si voltò di scatto, sospirando quando non vide traccia del compagno di scuola mentre Delilah aveva cominciato a ridacchiare:

"Ti ho mai detto che sei insopportabile, Moody?" 
"Dici così solo perché sai che ho ragione, Black." 


                                                                         *


"Ma dove sono finiti quei due imbecilli? Dio, passano gli anni e io continuo a fare la baby-sitter!" 

Kathleen sbuffò, continuando a guardare fuori dalla finestra per cercare tracce dei due amici, mentre davanti a lei Astrea era seduta accanto a Daniel. 

"Ti capisco Kathleen, anche io faccio sempre il baby-sitter ad Astrea..." 
"Non è affatto vero, me la cavo benissimo da sola." 

Astrea rivolse al fratello un'occhiata torva, facendolo sorridere mentre accanto a loro c'erano Berenike, Markus, Eltanin, Aiden e un Nathaniel vagamente silenzioso che si limitava ad osservare il suo boccale con aria pensierosa. 


Pochi minuti dopo il suono della campanella posta all'entrata annunciò l'ingresso di qualcuno e James, Veronica e Jonathan fecero finalmente la loro comparsa, facendo sbuffare leggermente Kathleen:

"Era ora. Dove eravate finiti?" 
"Li ho trovati davanti a Madama Piediburro." 

Veronica fece spallucce e prese di nuovo posto davanti a Berenike, mentre James sedeva accanto a Kathleen con tra le braccia un'enorme confezione di Cioccorane. 
Kathleen si accigliò leggermente e rivolse un'occhiata in tralice ai due amici, mentre sia Daniel che Markus scoppiavano a ridere:

"... chi stavate spiando? Lucille?" 
"No. Phoebe..." 

"Ci avrei giurato. E vi ha visto?" 
"Non credo, ma in compenso siamo stati beccati dalle nostre care sorelline... quelle tre fanno fin troppa comunella, a mio parere." 

James sbuffò e, giusto per consolarsi, aprì la confezione che teneva in mano con un gesto secco per prendere una Cioccorana, intimando con lo sguardo sia a Markus che a Daniel di smettere di ridere. 



                                                             *


"Come mai prima tu e Eltanin avete chiesto a Jonathan se ci fossero "notizie di Sam"?" 

"Mi spiace, non te lo posso dire..."  Berenike si strinse nelle spalle mentre Markus invece sbuffò, guardandola con curiosità:

"Credo che oggi uscisse con Emily, giusto? Perché siete così curiose?" 
"Markus, siamo ragazze. Siamo curiose per antonomasia... e poi te l'ho detto, non te lo posso dire... non per ora, almeno." 

"Ora sono curioso anche io... che sta combinando il nostro Sam?" 
"Non saprei, ma spero che oggi si sia... dato una mossa, diciamo. Abbiamo tempo per un'ultima tappa, ti va di accompagnarmi all'ufficio postale?" 

Berenike sorrise, prendendo il ragazzo sottobraccio prima che Markus annuisse, sbuffando leggermente:

"Certo... come se non sapessi che stai svicolando di proposito." 
"Che vuoi farci, ormai sono una vera maestra." 


Alle loro spalle, intanto, Eltanin stava camminando tra Nathaniel e Aiden, tenendo quest'ultimo a braccetto:

"La volete finire di fare gli orsi poco socievoli, voi due?" 
"Io? È Travers che non ha quasi parlato per tutto il giorno... insomma, un po' silenzioso lo è sempre, ma che ti succede oggi?" 

Aiden si rivolse all'amico ma non ottenne alcuna risposta, Nate si limitò a stringersi nelle spalle e a borbottare qualcosa di poco comprensibile, mentre Eltanin roteò gli occhi scuri con lieve esasperazione:

"Sia come sia, il fatto che siate Serpeverde non vuol dire che dobbiate fare i musoni quando ci sono studenti di altre Case... dovete imparare a socializzare." 
"Beh, tu sei Corvonero, quindi tecnicamente quello che hai detto non vale... e poi io cercavo di parlare, sei tu che mi zittivi!" 

Aiden sfoggiò una smorfia nel ripensare ai vari calci che la ragazza gli aveva rifilato sotto al tavolo solo poco prima, mentre Eltanin gli rivolse un'occhiata piuttosto eloquente:

"Certo, ti impedivo di uscirtene con una delle tue tremende battutine sarcastiche e poco carine." 
"Che vuoi farci, proprio non riesco a farne a meno..." 

Aiden sfoggiò un sorrisetto che fece scuotere il capo alla ragazza, che decise di lasciar perdere e si limitò a borbottare qualcosa a mezza voce:

"Ma proprio di te mi dovevo innamorare..." 
"Scusa El, hai detto qualcosa?" 

"Io? No, nulla, solo che ti adoro." 


                                                                *


Jonathan alzò gli occhi dal libro che stava leggendo per guardare il ragazzo che era appena entrato nella stanza, trovandolo per niente sorridente com'era invece abituato a vederlo.

"Che faccia... che cosa è successo?" 
Sam si limitò a sbuffare, avvicinandosi al suo letto e lasciandocisi cadere sopra, fissando lo sguardo sul baldacchino.

Jonathan sospirò e lasciò il libro sul letto per alzarsi e avvicinarsi all'amico, sedendosi sul letto di Daniel per poterlo guardare in faccia:

"Allora? Le hai parlato?"
"Diciamo di sì." 
"E... l'hai lasciata?" 
"Diciamo di sì." 
"Che cosa vuol dire "diciamo di sì"?"    

Jonathan inarcò un sopracciglio e, di fronte al silenzio dell'amico, ebbe quasi la tentazione di iniziare a sbattere la testa sulle assi del letto. 

"Non lo so... insomma, mi dispiace. Mi sono fatto schifo da solo." 

Sam sbuffò, rigirandosi per far sprofondare il viso nel suo cuscino mentre Jonathan continuava ad osservarlo, lasciandogli una pacca consolatoria sulla spalla:

"Beh, probabilmente se ci fossero qui le ragazze ti direbbero "fai bene", io invece non so che dirti... ma le hai fatto capire che non ti piace?" 

"Lo spero vivamente, anche se sono stato il più gentile possibile... mi sento sollevato, in realtà." 
"Lo immagino... ora potrai fare gli occhi dolci ad Astrea senza problemi. Forse potrei parlare con Kathleen e sondare il terreno... sai, oggi non era particolarmente allegra, specialmente quando abbiamo brevemente nominato te ed Emily." 

Jonathan sorrise quasi con aria incoraggiante mentre Sam sollevò leggermente il capo per poterlo guardare in faccia, parlando con un tono vagamente sorpreso:

"Davvero?" 
"Sì... credo. Forse per queste cose dovresti parlarne con le ragazze, non con me... ma datti una mossa amico, non ne posso più di vederti fissare Astrea a colazione, pranzo e cena!" 

"Parla piano imbecille, se ci sente Daniel posso dire addio ai miei connotati!" 


                                                             *


Ripiegò la lettera lentamente, continuando a tenerla in mano mentre teneva gli occhi fissi sul pavimento di legno della stanza. 

"Credo che tu l'abbia riletta per circa quattro volte ormai... è a questo che pensavi oggi?" 

Sentendo la voce di Aiden Nate sollevò lo sguardo, posandolo sull'amica prima di annuire con un lieve cenno del capo:

"Diciamo di sì..." 
"Cattive notizie?" 

Aiden, comodamente seduto sul suo letto, osservò attentamente l'amico sbuffare e lasciare la lettera sul comodino, prima di parlare con un tono quasi amareggiato:

"È di Esme. Mi chiede se quando tornerò a casa per Natale anche Robert lo farà. Che cosa dovrei dirle?" 

"Non ti ha mai scritto?" 
"No. E non ho ancora avuto il coraggio di dirle che molto probabilmente non lo vedrà più a casa. Mia madre pensa che smettendo di parlarne finiremo col dimenticarcene, ma Esme continua a chiedermi di lui." 


Nathaniel sbuffò, chiedendosi ancora una volta a come avrebbe risposto alla sorella minore... forse avrebbe continuato a restare sul vago, come faceva ormai da mesi. Se non altro mentirle in via epistolare era molto più semplice. 

"Non puoi saperlo... magari tornerà." 
"A questo punto non so più se ne sarei felice o se lo odierei per essersene andato in questo modo." 


                                                                     *


Sollevò lo sguardo dal suo piatto per posare gli occhi eterocromatici sulla fonte delle risatine che sentiva da qualche minuto, seduta di fronte a lui. 

Inarcò un sopracciglio, ma di fronte al suo sorriso riportò gli occhi sulla cena... ma durò solo per pochi istanti, di fronte all'ennesimo risata sbuffò, appoggiando le posate sul piatto quasi con esasperazione:

"Ti sarei grato se condividessi con me la fonte del tuo divertimento, tesoro." 

Jane distolse gli occhi cerulei dalla lettera che teneva in mano per posarli su di lui, trattenendo a stento una risata:

"Scusa... mi ha scritto Cecily." 
"Stanno bene?" 
"Sì, non preoccuparti... solo... tieni, dovresti leggerla." 

Jane passò la lettera al marito, che la prese con cipiglio leggermente confuso:

"D'accordo... perché ridi, comunque?" 
"Non saprei... hai presente un fratello maggiore che vede la sua preziosa sorellina alle prese con un appuntamento? Oserei dire che la storia si ripete." 

Jane scoppio definitivamente a ridere, ripensando a quando si era ritrovata a seguire l'allora fidanzato a destra e a sinistra per Hogsmeade. Dante capì e iniziò subito a leggere la lettera della figlia ritrovandosi, suo malgrado, a ridere poco dopo. 




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Capitolo 10
*** Galeotti furono... ***



Capitolo 9: Galeotti furono... 

 

Mercoledì 13 Novembre

 

 

“Buongiorno a tutti!”

 

James Julius sfoggiò un gran sorriso mentre prendeva posto al tavolo dei Grifondoro accanto a Markus, ma fu costretto a tornare improvvisamente serio di fronte alle tre occhiate seccate che ricevette dagli amici:

 

“Beh? Che sono quelle facce?”    Il ragazzo sollevò un sopracciglio, spostando lo sguardo da Markus a Kathleen ad Astrea come se non capisse il motivo di quel malumore mentre lui, al contrario, si era svegliato con un gran sorriso sulle labbra:

 

“E ce lo chiedi anche? Hai piazzaro un allenamento nel bel mezzo dell’ora buca Julius, quando dovrei avere il tempo di studiare Pozioni, mentre sono in volo?”

 

Kathleen sbuffò, fulminando l’amico con lo sguardo mentre Astrea invece abbozzava un sorriso, vagamente rincuorata al pensiero di non studiare più quella materia.

 

“Oh, andiamo… non è colpa mia, la McGranitt ci ha finalmente dato la data della prima partita e siamo contro Serpeverde… Volete forse perdere contro quelle bisce?”

“Non credo che quella nello stemma sia una biscia…”

 

“Stessa famiglia, è comunque un serpente… E poi Markus, non ti ho evitato una riunione stamattina, grazie all’allenamento?”

 

Markus annuì con aria pensierosa, chiedendosi sinceramente se fosse positivo o negativo… sicuramente preferiva giuocare a Quidditch piuttosto che decidere i turni del mese, ma allo stesso tempo rischiava di finire a fare la ronda nel weekend fino a Natale non presenziando.

 

“Sì, spero solo che non mi mettano al sabato sera… As, non potresti chiedere a tuo fratello di darmi un turno decente?”     Il rosso sfoggiò un sorriso speranzoso in direzione dell’amica, che annuì prima di sporgersi leggermente verso di lui:

“Potrei, sì… Ma in cambio voglio la tua fetta di torta.”

 

“As, ti rendi conto che su questo tavolo c’è abbastanza cibo per sfamare tutto il Ministero della Magia, vero?”

“Certo, ma voglio almeno la soddisfazione di avere qualcosa in cambio… quindi grazie.”

 

Astrea gli sorrise mentre Markus si limitava a roteare gli occhi, rivolgendosi nuovamente a James che aveva appena iniziato ad abbuffarsi:

 

“Non ci farai correre con questo freddo, vero Jamie?”

“Forse, devo ancora decidere se essere cattivo o meno… E Kath, smetti8la di fare quella faccia, gli allenamenti sono più importanti dell’ozio!”

 

Kathleen esitò, osservando il ragazzo e rendendosi improvvisamente conto che quella era esattamente una frase che avrebbe detto suo padre… ma poi si ridestò, limitandosi a sbuffare:

 

“Bene, allora spiegherai tu a Lumacorno perché non sono riuscita a finire i compiti. Non so neanche a chi chiedere aiuto, Astrea è pessima e tu non sei molto meglio…”

“Rilassati Kathy, ruberò gli appunti di mio fratello e te li passerò…. Non a te James, così impari a privarmi dell’ora buca.”

 

“Ma a me sì, vero?”

Markus rivolse un gran sorriso all’amica, che annuì mentre invece James sbuffava, borbottando quanto fossero tutti dei gran rompiscatole in quella Casa.

 

                                                                               *

 

“Maledizione, mi sono persa! Che cosa bisogna fare dopo aver mescolato per sei volte?”

 

Eltanin sospirò, sporgendosi leggermente sul banco per sbirciare quello che stava facendo Aiden, che si limitò a rivolgerle un’occhiata scettica:

 

“Erano otto volte.”

“Davvero? Grandioso…”

 

Eltanin sbuffò prima di prendere il mestolo e mescolare la sua pozione per un altro paio di volte, rivolgendo poi un sorriso al ragazzo:

“Bene, ho fatto. Ora che si fa?”

“Non lo so, mi sono perso anche io circa mezz’ora fa.”

 

Aiden fece spallucce come se nulla fosse, mentre la ragazza invece sgranava gli occhi scuri con orrore, guardandolo come se fosse vagamente tentata di rovesciargli il contenuto del suo calderone in testa:

 

“E allora perché mi stai continuando a dire cosa fare se nemmeno tu lo sai? Stai dicendo che fino ad ora abbiamo proceduto a caso?”

“Perchè è divertente. Rilassati El, il tricheco non se ne accorgerà mai… quando passerà di qui ci basterà iniziare a parlare di come mio nonno e tuo padre siano felici della nostra relazione.”

Veramente mio padre è piuttosto amareggiato riguardo il non poterti minacciare di morte lenta e dolorosa proprio perché lavora per tuo nonno… ma forse non dovremmo farlo sapere a Lumacorno, hai ragione.”

Eltanin annuì, lanciando un’occhiata sconsolata al suo calderone e decidendo di lasciar perdere con quell’intruglio mentre Aiden accanto a lei continuava a mescolare, giusto per dare la parvenza di star facendo qualcosa di produttivo.

 

“Sì, ho ragione… Piuttosto, visto che dopo questa meravigliosa doppia ora abbiamo tempo libero, facciamo una passeggiata?”

“CON QUESTO FREDDO? Vuoi per caso che mi iberni?”

“La solita esagerata, non fa così freddo!”

 

“Questione di punti di vista… ma temo di non potere in ogni caso.”

“Perché, cosa devi fare?”

“E’ un segreto.”

 

Eltanin si strinse nelle spalle, parlando con un tono serafico mentre Aiden sollevava un sopracciglio, osservandola con aria dubbiosa:

 

“E’ un modo per dire che devi ancora dare una mano a Kroll con i compiti? Non mi piace quel ragazzo…”

“Perché è Tassorosso, perché è tuo rivale a Quidditch, perché non è Purosangue o perché mi ha chiesto di aiutarlo con i compiti?”

“Facciamo un po’ tutte.”

 

“Si, beh… comunque non devo aiutare Lucas, rilassati.”

Aiden fece per chiedere alla ragazza che cosa avesse di tanto importante da fare ma si accorse giusto in tempo che Lumacorno si stava avvicinando alla loro postazione, affrettandosi a borbottare qualcosa:

 

“Ok, arriva… presto, digli che tua madre ti ha chiesto di salutarlo!”

“Ma scherzi? Mia madre non lo ha mai sopportat- Salve Professore, come sta?”

 

                                                                                      *

 

Kristal guardò la superficie perfettamente liscia a dalla sfumatura argentea della pozione prima di voltarsi verso Lucas, che stava sbirciando con aria furtiva i suoi appunti della lezione precedente:

 

“Luke, pensi davvero che non ti veda?”

“Beh, visto che hai passato la lezione a girarti uno ci può sempre sperare… piuttosto, mi dici chi hai continuando a guardare per tutto il tempo.”

 

“CLOVERFIELD. Aspetto il momento giusto per inchiodarlo ad un muro e rovinargli i bei connotati. Nel frattempo mi limito a guardarlo male per avvisarlo.”

 

Kristal puntò gli occhi sul suddetto ragazzo, fulminandolo con lo sguardo mentre Lucas si ritraeva leggermente, osservando prima lei e poi il coltello che la ragazza teneva poco rassicurantemente in mano:

“Emh… forse dovresti mettere il coletto sul banco. Perché ce l’hai con lui, comunque?”

 

“Luke. Lo sai che ti voglio bene, vero?”

“Ma certo, tutti mi vogliono bene!”

“…. Certo. Tornando a quello che stavo dicendo… sì, ti voglio bene, ma sei vagamente ottuso. Non ti sei interrogato sul perché Emily sia così triste di recente?”

“Emh… Veramente ho imparato a non interrogarmi troppo su queste cose, una volta ho provato a chiederti cosa avessi e tu mi hai quasi ucciso.”

“Solo perché mi assillavi… In ogni caso, Sam l’ha lasciata e credo senza una particolare argomentazione. Povera Emily, è così carina!”

“Già… è strano. Ma nemmeno lui è molto di buon umore di recente.”

“E’ il minimo. E se pensi che sia di cattivo umore adesso aspetta di vederlo quando avrà incrociato me!”

 

“Kris, smettila di affilare il coltello mentre dici queste cose, per favore.”

 

 

                                                                                        *

 

 

“A questo punto direi che possiamo cominciare… anche se una cosa non mi è molto chiara.”

 

Daniel Carsen spostò lo sguardo su una delle sedie sistemate alla sua destra intorno al tavolo rettangolare, accigliandosi leggermente:

 

 

“Che cosa ci fai tu qui?”

Per tutta risposta Eltanin Black gli rivolse un gran sorriso, mentre accanto a lei Veronica cercava di non ridere di fronte a quella domanda:

 

“Beh, Berenike oggi non può venire perché sta male…e visto che siamo della stessa Casa e anche consanguinee ho pensato che avrei potuto sostituirla.”

“Quindi sei disposta a perdere l’ora buca per presenziare al posto di tua cugina? Scusa El, ma non me la bevo.”

 

“Poco male Daniel, che tu ci creda o no sono qui… quindi cominciamo, no? Mi sono sempre chiesta di che cosa discutiate in queste occasioni.”

Eltanin continuò a sorridere, tenendo gli occhi scuri fissi sul ragazzo e senza accennare a voler desistere mentre anche Nate l’osservava con espressione piuttosto perplessa, chiedendosi a sua volta perché fosse lì.

 

Di sicuro non solo per sostituire sua cugina…

 

“Ok, lasciamo perdere… prima iniziamo e prima finiamo, quindi cominciamo pure.”

 

                                                                                               *

 

“Il mio povero braccio…”

“Smettila di lagnarti, non ti ho fatto poi così male!”

 

Kathleen rivolse un’occhiata vagamente esasperata in direzione di James, che continuava a massaggiarsi il braccio destra e a borbottare a mezza voce contro l’amica:

 

“Ammettilo che mi hai colpito apposta con la Pluffa!”

“Io te l’ho lanciata Jamie, sei il Portiere, no? Non puoi certo incolpare me se non l’hai parata!”

 

La ragazza rivolse un sorrisetto all’amico prima di trotterellare verso Astrea, lasciandolo a sbuffare con aria contrariata:

 

“Chi vuole prendere in giro, è ovvio che l’ha fatto apposta… tu che ne dici?”

“Sì, sono d’accordo. Credo che non fosse molto felice di avere l’allenamento… ma almeno mi hai evitato la riunione, poteva andare peggio.” 

 

Markus si strinse nelle spalle mentre entrava nello spogliatoio insieme all’amico, chiedendosi che turni gli avessero appioppato e in particolare con chi.

 

“Finalmente qualcuno che non mi inveisce contro… persino mia sorella era arrabbiata con me, nessuno capisce da queste parti. Hai per caso visto Jonny e Sam sugli spalti? Credo volessero venire ad assistere…”

“No, non ci ho fatto caso. A proposito, tu sai che succede tra Sam ed Emily? Non li vedo insieme da un po’…”

 

“Da quel che ne so, si sono lasciati…”

 

“CHE? Sam ed Emily non stanno più insieme?”

 

Markus e James smisero improvvisamente di parlare, voltandosi al sentire la voce di Astrea. La ragazza si era voltata di scatto verso il duo e stava guardando i compagni con gli occhi chiari sbarrati, come se non riuscisse a credere a ciò che aveva appena sentito.

Anche Kathleen si voltò verso i due, fulminando James con lo sguardo prima che Markus parlasse nuovamente:

 

“Non lo sapevi nemmeno tu?”

“Io… no. Quando è successo?”

“Non ne sono sicuro, ma credo ad Hogsmeade.”

 

James fece spallucce ma lanciò comunque un’occhiata nervosa in direzione di Kathleen, guardando la sua migliore amica avvicinarglisi con aria molto poco rassicurante:

 

“James, devo prendere il baule con i Bolidi, la Pluffa e il Boccino e portarlo alla McGranitt… vieni a darmi una mano, su.”

 

“Non può farlo Mark?”

“No. Tu sei il Capitano, ergo TU fatichi. Muoviti, o informerò tuo padre della tua negligenza.”

 

Kathleen spinse l’amico fuori dallo spogliatr5io senza tanti preamboli, lasciando Astrea a riflettere su quanto appena sentito, quasi stentando a crederci: come aveva fatto a non rendersene conto in tutti quei giorni? E in effetti, anche se si sentì vagamente in colpa, si rese conto di avere un lieve sorriso sulle labbra mentre si toglieva gli stivali della divisa.

 

 

 

“Mi stai davvero dicendo che sono passate quasi due settimane e non mi hai detto nulla? Da quanto lo sai?”

“Me lo ha detto Jonny, ma non volevo andarlo a spifferare ai quattro venti! E poi nemmeno io lo so da molto, te l’assicuro!”

“Idiota di un Julius, perché non me l’hai detto subito visto che sappiamo entrambi di Astrea?”

 

Kathleen sbuffò, roteando gli occhi scuri con lieve esasperazione mentre il baule galleggiava a mezz’aria alle spalle dell’amico:

 

“Non sono pettegolo Kath… Non così tanto, almeno. Ma ora che sia tu che As lo sappiate ti prego, evita di combinarne una delle tu-“

 

“Non mi sembra vero, è perfetto! Ora che Sam si è dato una mossa costringerò o lui o As a farsi avanti… anzi, facciamo Sam, voi maschi siete molto più manipolabili. Mi hai dato proprio una bella notizia Jamie, non vedo l’ora di poter vedere As finalmente felice!”

 

Kathleen sorrise allegramente, dando una pacca sulla spalla dell’amico mentre questi la guardava con lieve nervosismo, chiedendosi cosa avrebbe combinato e soprattutto se parlare della faccenda davanti a lei fosse stata una buona idea.

 

“Kath? Non ti metterai a fare la cupida in giro per la scuola facendo in modo di lasciare Sam e Astrea da soli ad ogni occasione, vero?”

“E’ un’idea… bravo Julius, ti nomino ufficialmente mio vice.”

 

“No grazie, non voglio immischiarmi!”

“Troppo tardi, ormai sei dentro.”

 

                                                                                  *

 

“Allora… dimmi, ti sei divertita nella tua prima e ultima riunione da Prefetto?”

 

Veronica sorrise mentre apriva la porta della sua Sala Comune, entrando insieme ad Eltanin mentre la mora annuì, sorridendo a sua volta:

 

“Moltissimo. Berenike le descrive sempre negativamente, ma non è stato poi così male… Certo, avrei preferito stare con Aiden, ma è per una giusta causa.”

“Certo, ti sei proprio sacrificata… Dai, andiamo a vedere come sta l’invalida.”

 

La bionda accennò col capo alle scale che portavano al loro Dormitorio per andare a salutare l’amica dopo averla lasciata sola per tutta la mattina. Berenike si era, infatti, rifiutata di andare in Infermeria e sia lei che Eltanin avevano sudato non poco per convincerla a prendere delle innocue pastiglie.

 

“Spero che non stia dormendo, voglio vedere la sua faccia quando vedrà questo.”

 

Eltanin sorrise mentre saliva velocemente le scale insieme all’amica, mettendo piede nella stanza circolare dove alloggiavano e trovandola praticamente vuota, fatta eccezione per la figura rannicchiata sotto le coperte che occupava il letto di Berenike Black.

 

“Ehy… sei sveglia?”

 

Veronica attraversò la stanza per raggiungere il letto dell’amica, sedendosi sul bordo mentre Berenike sbuffava sommessamente prima di emergere dalle coperte, annuendo con aria grave:

 

“Sì, sono sveglia… in realtà stavo per addormenterai, ma sarà per un’altra volta. Siete venute a vedere come sto?”

“Certo, siamo le tue migliori amiche… e io ho promesso alla zia Lyra che mi sarei presa cura di te!”

“Buffo, ho promesso a tua madre la stessa cosa…”

 

 

Berenike si alzò a sedere sul letto, passandosi una mano tra i capelli rossi completamente arruffati mentre la cugina ignorava il suo ultimo commento, limitandosi a sorriderle e a porgerle il foglio che teneva in mano:

 

“Non so se te lo ricordi, ma poco fa c’è stata la riunione del mese… e ho avuto il tuo benestare per partecipare al posto tuo.”

No, veramente non te l’ho mai dato… Non me l’hai mai chiesto!”

 

La rossa prese il foglio, accigliandosi leggermente alle parole della cugina e guardandola con aria confusa mentre Veronica ridacchiava ed Eltanin sbuffava, liquidando il discorso con un gesto della mano e asserendo che stava iniziando ad avere vuoti di memoria:

 

“Visto? Inizi a delirare… prendi una pastiglia.”

 

In men che non si dica Berenike si ritrovò con un bicchiere d’acqua e una pastiglia per la febbre in mano, ma sbuffò e asserì che l’avrebbe presa più tardi… prima voleva leggere il risultato della chissà quale idea della cugina.

 

Berenike spiegò il foglio di pergamena e iniziò a leggere, accigliandosi sempre di più mentre scorreva l’elenco dei turni fino alle vacanze di Natale:

 

Ma… sbaglio o sono sempre a fare le ronde con Markus?”

“Davvero? Sarà destino allora.”

 

Eltanin sorrise con aria angelica prima di alzarsi e avvicinarsi al bagno, mentre Berenike puntava gli occhi su di lei con fare quasi minaccioso:

 

Eltanin Catherine Black, non dirmi che ti sei intrufolata alla riunione solo per questo motivo!”

Solo? Hai idea della rissa che ho quasi fatto nascere con Nathaniel Travers per avere il turno del martedì sera? Tra l’altro nemmeno Markus era presente, quindi ho dovuto fare tutto io… ti consiglio di apprezzare tutta questa fatica.”

 

Eltanin sfoggiò un sorrisetto prima di sparire dietro la porta del bagno, mentre Berenike si limitava a sospirare, chiedendosi perché la cugina avesse preso tanto a cuore quella faccenda.

 

“Vee, ma non potevi tenerla d’occhio durante la riunione?”

“Ma scherzi, mi sarei persa il divertimento! E’ stata la riunione più comica di sempre, te l’assicuro.”

 

Veronica rise, ricordando con sommo piacere quando Eltanin aveva iniziato un discorso praticamente infinito per convincere Daniel a collocare Markus e la cugina nella stessa sera per la prima settimana di Dicembre, tanto che alla fine il ragazzo l’aveva zittita e si era limitato ad acconsentire… proprio come lei aveva previsto.

“Certo, dovevo immaginarlo che tu saresti stata sua complice… siete due ficcanaso, ma visto che mi avete sistemata di sabato sera solo una volta per tutto il mese credo che vi perdonerò.”

“Raccontala a qualcun altro, in realtà sei ben contenta dei turni che ti abbiamo stabilito.”

 

Berenike fece per contraddirla e dirle che non era vero, che le sarebbe andato benissimo fare le ronde con chiunque altro oltre che con Markus… ma venne bruscamente interrotta sul nascere dall’apertura della porta, rivelando così una ragazza del sesto anno che informò le due compagne della presenza di qualcuno, al piano di sotto, che voleva far visita alla Black.

 

“Davvero? Di chi si tratta?”

“Markus Fawley.”

“CHE? Non fatelo entrare per nessun motivo, sono in uno stato pietoso!”

 

“Ho sentito male o c’è Markus?”   La porta del bagno si spalancò e Eltanin fece nuovamente la sua comparsa, sorridendo con l’aria di chi si sta divertendo parecchio mentre la cugina la fulminava con lo sguardo, ordinandole silenziosamente di non azzardarsi a farlo salire.

 

“El… non pensarci nemmeno, giuro che mi chiudo in bagno!”

“Va bene, rilassati… andrò solo ad informarlo dell’organizzazione dei turni del mese, sono sicura che sarà felicissimo! O almeno lo spero, io e Vee abbiamo scommesso cinque galeoni.”

 

“Avete anche tirato su un giro di scommesse? Il mese prossimo fonderete una linea di spille per caso? Ok El, come vuoi… digli che lo saluto.”

 

Berenike sbuffò prima di lasciarsi nuovamente cadere sul letto, sentendo Veronica ridacchiare e darle un colpetto sulla spalla prima di dirle che andava di sotto insieme ad Eltanin, probabilmente per assicurarsi che la mora non dicesse qualcosa di troppo.

 

                                                                                   *

 

“Perché non vuole vedermi?”

 

Markus inarcò un sopracciglio, spostando lo sguardo da Veronica ad Eltanin e guardando le due ragazza scambiarsi un’occhiata incerta, prima che la bionda si affrettasse a rispondere:

 

“Beh… non vuole attaccarti la febbre. E poi è molto stanca, sta praticamente dormendo in questo momento. Puoi passare dopo le lezioni del pomeriggio, se vuoi.”

 

Veronica sfoggiò un sorriso, pregando di averlo convinto mentre Eltanin le rivolgeva un’occhiata scettica, suggerendole silenziosamente di impegnarsi di più in futuro per scuse di quel tipo mentre Markus si limitava ad annuire, un po’ deluso ma sapendo di non poter intrufolarsi nel Dormitorio dei Corvonero senza avere qualcuno ad accompagnarlo:

 

“Ok… ditele che la saluto, passerò più tardi. Ci vediamo dopo.”

Il Grifondoro si limitò a rivolgere un cenno alle due ragazze prima di girare sui tacchi e allontanarsi con le mani sprofondate nelle tasche, mentre Eltanin lo seguiva con lo sguardo:

 

“Poverino, mi è dispiaciuto mandarlo via… hai visto com’era deluso?”

“Sì, ma sono ordini di Berenike… e a me non va proprio di contraddirla. Ora propongo di andare a pranzo, complottare per far stare insieme Markus e Berenike mi ha fatto venire fame.”

 

“Hai ragione, ora dobbiamo pensare ad Astrea e a Sam però… quella testa di legno ha finalmente seguito il nostro consiglio, non ci resta che chiuderli dentro una stanza.”

 

                                                                                 *

 

 

“Ah, ciao… Che cosa hai fatto nell’ora libera?”

 

Aiden sbuffò, prendendo posto accanto a Nathaniel e lanciando al contempo un’occhiata verso il tavolo dei Corvonero, cercando Eltanin con lo sguardo ma senza risultati:

 

“Avrei voluto passarla con El, ma aveva chissà cosa da fare… ho anche provato a cercarla, ma non l’ho trovata da nessuna parte!”

“Eltanin? Era alla riunione.”

 

Al sentire Nathaniel e Sophie pronunciare quelle parole in perfetta sincronia il ragazzo si voltò di scatto, guardandoli con espressione piuttosto confusa:

 

“La riunione dei Prefetti? Che cosa ci faceva lì?”

“Berenike sta male e non è venuta, quindi ha “preso il suo posto”… anche se qualcosa mi dice che aveva qualche secondo fine, visto il modo in cui si è intestardita per i turni della cugina.”

 

Nate si accigliò leggermente, ripensando alla riunione e allo strano comportamento della ragazza… erano arrivati anche molto vicino al mettersi a discutere, ma poi Nate aveva deciso di lasciar perdere, ricordandosi che quella era pur sempre la ragazza del suo amico. Che non si sarebbe fatto comunque molti scrupoli a prenderlo a maledizioni.

 

“Perché dovrebbe interessarsi ai turni di Berenike? Sarà la sua ennesima idea strampalata…”

 

“Però è stato divertente… lei e Nathaniel si sono quasi messi a picchiarsi sul tavolo.”

 

Sophie ridacchiò leggermente, ma si affrettò a zittirsi quando Delilah le assestò una lieve gomitata, accennando all’occhiata inceneritoria che Nate le aveva lanciato non appena aveva parlato.

 

“Emh… ignorate quello che ho detto.”

 

                                                                                        *

 

Astrea prese posto in un banco vuoto, chiedendosi perché i suoi amici si comportassero improvvisamente in modo molto strano.

 

Solitamente prendeva posto accanto a Kathleen, ma lei si era seduta accanto a James… e suo fratello si era seduto vicino a Jonathan. In più, Veronica ed Eltanin si era sedute vicine e Berenike non c’era… La Grifondoro sistemò la borsa sul banco vuoto, osservando i suoi amici e chiedendosi perché improvvisamente sembrassero tutti dei cospiratori, come se si fossero accordati riguardo a qualcosa.

 

 

Da parte sua, nemmeno Sam se la passava tanto meglio… James non faceva altro che sorridergli e ridacchiare da un paio di giorni, mentre Eltanin, Veronica e Berenike non la smettevano di fare battute su una certa Grifondoro… e poi c’era da considerare anche Kristal Jackson, che continuava a lanciargli occhiate poco benevole durante le lezioni.

Sembrava che di recente nessuno si facesse gli affari propri... perchè improvvisamente metà del suo corso aveva deciso di ficcare il naso nei sentimenti altrui?

 

“Jonny, ti siedi vicino a me?”

“Scusa Red, Daniel mi deve spiegare Aritmanzia… Ma se vuoi lì c’è un posto libero.”

 

Jonathan accennò col capo ad un posto e Sam si voltò, sgranando gli occhi quando si rese conto vicino a chi era il suddetto posto libero... Astrea Carsen.

Il rosso fece per voltarsi e cercare una qualche via di fuga, ma non trovandone si vide costretto a sospirare e ad avvicinarsi alla ragazza, schiarendosi leggermente la voce per attirare la sua attenzione:

 

“Scusa Astrea… posso sedermi?”

La ragazza alzò lo sguardo ed esitò prima di annuire, rivolgendogli un lieve sorriso:

 

“Certo.”

 

Sam ricambiò con leggero nervosismo prima di prendere posto accanto a lei, fulminando Jonathan con lo sguardo mentre il biondo invece si limitava a ridacchiare, ignorando come al solito la parlantina di Ruf, che aveva appena iniziato a leggere l’ennesimo capitolo.

 

Sam puntò gli occhi sull’insegnante/fantasma, rendendosi conto di non aver mai odiato il silenzio come in quel momento… in realtà non era mai stato particolarmente taciturno, e nemmeno Astrea, ma sembrava che in quel momento entrambi avessero perso la facoltà di parola.

 

O almeno prima che la Grifondoro spezzasse il silenzio, parlando a bassa voce mentre teneva lo sguardo fisso sulla sua pergamena, continuando a disegnarcisi distrattamente sopra:

“James mi ha detto di te ed Emily… mi dispiace.”

 

No, non è vero, ho quasi fatto i salti di gioia uscita dallo spogliatoio

 

Sam esitò, non sapendo se essere felice o meno che la ragazza avesse appreso la notizia non per mano sua: quando aveva lasciato Emily Jonathan gli aveva detto di farlo sapere alla ragazza, ma lui gli aveva fatto notare che non poteva appendere uno striscione fuori dalla sua Sala Comune con su scritto che aveva lasciato la Tassorosso.

 

“Sì, beh… anche a me.”

 

O forse no. No, ok, non è vero, mi sento in colpa

 

“E’ una bella persona… mi dispiace di essermi comportato male, non se lo meritava.”

“Perché? Che cosa hai fatto? Se non sono indiscreta, ovviamente.”

 

 

Astrea si voltò verso il Corvonero, chiedendosi da quando si faceva così tante paranoie durante una conversazione… solitamente aveva una parlantina piuttosto sciolta, ma non quando parlava con Sam Cloverfield da sei mesi a quella parte.

 

“Diciamo che non mi sono comportato bene nei suoi confronti… ecco perchè Kristal mi guarda come se volesse uccidermi.”

Il ragazzo accennò al banco dove la Tassorosso aveva preso posto, facendo sorridere leggermente la Grifondoro:

 

“Non voglio immischiarmi, ma sei un bravo ragazzo… sono sicura che non hai fatto niente di troppo grave. E se tra voi due non funzionava hai fatto bene a lasciarla, meglio così piuttosto che illuderla e farla stare peggio in seguito.”

 

Probabilmente Sam avrebbe voluto dirle che l’aveva illusa già a sufficienza, ma cambiò idea all’ultimo e si limitò a sorridere leggermente, guardandola con espressione leggermente compiaciuta:

 

“Davvero pensi che io sia un bravo ragazzo?”

“Certo. Non ti sopporto proprio quando Corvonero ci batte a Quidditch, certo, ma a parte questo non hai niente che non va… ovviamente quest’anno vi batteremo, tanto per essere chiari.”

“Non ci conterei troppo se fossi in te.”

 

Sam sorrise e con suo sommo sollievo Astrea ricambiò, portandolo finalmente a rilassarsi e a parlare con più scioltezza.

 

                                                                                         *

 

“Nate mi ha detto che ti sei imbucata alla riunione. Che cosa stai architettando?”

“Cerco di rendere felice chi mi circonda.”

 

Eltanin fece spallucce, continuando a leggere mentre se ne stava comodamente seduta su un divanetto, appoggiandosi ad Aiden e stendendo comodamente le gambe.

 

“Ossia?”

“Ossia… chiunque si è reso conto che Berenike e Markus si piacciono, e visto che è mia cugina e le voglio bene mi sento in dovere di intervenire visto quanto sono ottusi. Lo stesso vale anche per qualcun altro, ma è un’altra storia.”

 

Eltanin girò la pagina e continuò a leggere come se niente fosse, mentre Aiden sorrideva, accarezzandole i capelli scuri:

 

“Che vuoi farci El, non sono tutti magnifici come il sottoscritto… Io non sono affatto ottuso, te l’ho fatto capire in fretta che mi piacevi.”

“Vero. E sei anche tremendamente modesto…”

“Lo so, me lo dice sempre anche mia sorella. Sarà per questo che sono così popolare tra le ragazze?”

 

Aiden inarcò un sopracciglio, sorridendo leggermente mentre Eltanin si voltava verso di lui, fulminandolo con lo sguardo:

 

“Ridi pure, intanto io devo sopportare quel branco di idiote del quinto anno che non provano nemmeno a fare commenti in modo discreto…”

“Ti ricordo che non puoi fare scenate di gelosia El, non sono ammesse visto che TU non fai altro che ripetermi di quanto io sia esageratamente possessivo.”

“AIDEN, hai mandato un povero ragazzo in Infermeria solo un mese fa! Non dico le cose tanto per dire…”

“Ti ronzava troppo intorno.”

Mi stava chiedendo i compiti.”

“Era solo una scusa, ma come fai a non rendertene conto…”

 

Aiden scosse il capo, parlando con un tono leggermente esasperato che fece alzare gli occhi al cielo alla Corvonero, che si limitò a sospirare prima di tornare a leggere, appoggiandosi nuovamente con la schiena sul suo petto:

 

“Ok, lasciamo perdere, ogni volta in cui sfioriamo l’argomento finiamo col discutere. Ti basti sapere, comunque, che prima o poi quel branco di oche farà una brutta fine. Dio, mi sembra di sentire mia madre, mio padre ha ragione quando dice che sto diventando uguale a lei…”

 

                                                                                                *

"Stai meglio?"

"Sono ancora in uno stato pietoso e ti odio per essere venuto qui senza preavviso... ma sì, grazie, va meglio. E ovviamente mi fa piacere vederti, anche se avrei preferito un po' di preavviso, così mi sarei almeno resa presentabile..."

Berenike sorrise prima di bere un sorso di thè, mnetre Markus era seduto di fronte a lei e la guardava con aria vagamente divertita:

"Non sei in uno stato pietoso... in effetti i tuoi capelli hanno visto giorni migliori, ma..."

"Markus, attento a quello che dici o ti butto giù dalla Torre."

La rossa lo fulminò con lo sguardo e il Grifondoro sollevò le mani in segno di resa, annuendo e cogliendo l'antifona:

"Ok, ho capito, sto zitto. In ogni caso, sappi che sei carina anche con la febbre."

"Ruffiano... ma grazie. Ti hanno detto dei turni?"

"Sì, pare che faremo le ronde insieme per tutto il mese... ironico, no?"

Certo, quando hai una cugina ficcanaso e imprevedibile... 

Markus sorrise e Berenike si limitò ad annuire,appoggiando la tazza ormai vuota sul tavolino sistemato accanto al divano dove si era seduta, nella Sala Comune praticamente deserta.

"Beh, ovviamente mi fa piacere... ma non azzardarti mai più a giocarmi uno scherzo simile a quello dell'anno scorso, chiaro Fawley?"
"Esagerata, non era poi così tremendo... Ma va bene, prometto che farò il bravo e non ti spaventerò."


"Lo spero per te, sarebbe un peccato per Grifondoro perdere un Cacciatore in prossimità della prima partita dell'anno... Vuoi una tazza di thè? Gli elfi me ne hanno portato a fiumi."
"No, grazie, tra poco si cena... ma quando minacci qualcuno gli offri sempre del thè?"

"No, lo faccio solo per te, sei un caso eccezionale. A proposito, chi ti ha fatto entrare?"

"Veronica."


Berenike sospirò, roteando gli occhi e immaginandosi chiaramente la bionda che, da qualche parte, in quel momento stava sicuramente confabulando e ridacchiando insieme ad Eltanin per aver fatto entrare Markus nella loro Sala Comune a tradimento.

"C'era da aspettarselo... prima o poi le strangolo, quelle due."




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Capitolo 11
*** Quando il buongiorno (non) si vede dal mattino ***


 Capitolo 10: Quando il buongiorno (non) si vede dal mattino 
 
Mercoledì 20 Novembre 


"Non so se è una buona idea..." 
"Ma si che lo è, fidati!" 

Jonathan sorrise mentre saliva lentamente le scale, tenendo insieme a Daniel una tinozza piena d'acqua. 
Il Caposcuola gli rivolse un'occhiata scettica, consapevole che tecnicamente non avrebbe dovuto appoggiare quell'idea... ma Jonathan Miller sapeva essere davvero testardo, oltre che convincente grazie ai suoi sorrisi allegri.

"Sei sicuro che poi non ci ucciderà?"
"Può essere, ma ha un buon senso dell'umorismo... non se la prenderà poi molto. Al mio compleanno ha fatto molto di peggio, in passato!" 

Jonathan fece spallucce mentre faceva attenzione a non inciampare sui gradini e rovesciare l'acqua sulle scale di conseguenza, con Daniel che si limitava ad aiutarlo senza obbiettare, certo che Sam avrebbe ucciso entrambi.
Anzi, avrebbe messo in chiaro che l'idea era stata di Jonny, così magari Sam se la sarebbe presa più che altro con lui.

"Se ne sei convinto..."
"Sì, fidati! Andiamo Daniel, dal fratello di Astrea mi aspetto una vena più combina guai!"
"Io e mia sorella non siamo uguali, Jonny... o forse in genere se devo fare uno scherzo a qualcuno faccio in modo che non si possa risalire a me." 

Daniel sollevò un sopracciglio con scetticismo mentre Jonathan apriva la porta della loro camera con un piede, trattenendosi dal ridere mentre si avvicinava al letto del suo amico, ancora addormentato.

Il Caposcuola rimase in disparte, limitandosi ad incrociare le braccia al petto e a guardare l'amico sollevare magicamente la tinozza prima di farla rovesciare su Sam, che si svegliò immediatamente di riflesso e sobbalzò, mettendosi seduto di scatto sul materasso fradicio.

"Che cazzo... JONATHAN, pezzo di idiota!" 
"Buon compleanno Red!" 
"Idiota... è gelata!" 

Sam rabbrividì mentre si alzava, passandosi una mano tra i ricci color rame prima di lanciare un'occhiata torva anche a Daniel:

"Grazie per avergli impedito di svegliarmi così gentilmente Dan..." 
"Ci ho pensato, ma poi ho deciso di assecondarlo... buon compleanno."

Daniel sfoggiò un sorrisetto che fece sbuffare il rosso, che girò sui tacchi per prendere la divisa dal fondo del letto, fortunatamente asciutta, e dirigersi in bagno con aria torva.

"Non fare quella faccia Red... non devi neanche farti la doccia, grazie a me!" 
"Taci, Miller." 


                                                               *

"Si può sapere che fine hanno fatto? Voglio fare gli auguri a Sam!" 

Veronica sbuffò, tamburellando con impazienza le dita sul tavolo mentre continuava a lanciare occhiate all'ingresso della Sala Grande. 

"Vedrai che arriveranno... si staranno sistemando i capelli." 
"Cosa ti fa credere che perdino tanto tempo a sistemarsi i capelli?" 
"Non so, ma mio fratello lo fa sempre, e anche mio padre..." 

Eltanin si strinse nelle spalle mentre i tre compagni di Casa facevano finalmente la loro comparsa nella Sala, avvicinandosi a passo svelto al tavolo per prendere posto accanto alle ragazze:

"Finalmente! Vi stavamo dando per dispersi... buon compleanno!" 

Veronica sorrise, sporgendosi sul tavolo per dare un bacio sulla guancia al rosso, che sorrise leggermente prima di fulminare Jonathan con lo sguardo:

"Grazie Vee... scusate il ritardo, ma qualcuno ha pensato bene di svegliarmi in modo insolito questa mattina." 
"Non me ne parlare, Eltanin ne inventa una diversa ogni anno..." 

Berenike sbuffò sommessamente prima di lanciare un'occhiata torva in direzione della cugina, che sfoggiò un sorriso angelico mentre Veronica ridacchiava:

"Solo perché ti voglio bene cuginetta! In ogni caso Sam, buon compleanno!" 

Eltanin sorrise e, dopo essersi guardata intorno per assicurarsi che Aiden non fosse nei paraggi, si sporse per abbracciare il compagno.

"Grazie. Non mi avete organizzato qualche sorpresa pessima dietro qualche angolo, vero?" 

"Chi, noi? Ma cosa vai a pensare..." 

Il rosso rivolse un'occhiata scettica in direzione di Eltanin e Veronica, che però sfoggiarono due larghi sorrisi mentre Jonathan ridacchiava, lanciando un'occhiata divertita in direzione della bionda prima di parlare:

"Sbaglio o tra tre giorni è anche il compleanno di Vee?" 
"Già... e se vi azzardate a svegliarmi con una doccia gelata mi accanirò su di voi, sappiatelo. Ed essendo Caposcuola potrei anche mettervi in punizione fino a Natale." 

"Ora che ci penso... Dan, perché non metti in punizione Jonny?" 
"Perché l'idea di farti uno scherzo infondo mi piaceva... scusa Sam." 


                                                          *


"Che cosa stai aspettando? Muoviti!" 
Kathleen sbuffò, facendo cenno all'amica di alzarsi e di andare una volta per tutte al tavolo dei Corvonero. Peccato che Astrea non sembrasse avere molta intenzione di farlo, ostinandosi a restare seduta accanto a lei:

"Ma perché mi metti tutta questa fretta? Posso benissimo fargli gli auguri dopo, a lezione!" 
"Non capisco perché sei così riluttante... puoi benissimo andare lì con la scusa di voler salutare tuo fratello e poi fargli gli auguri, non ci vuole un diploma!" 

Kathleen sospirò, roteando gli occhi scuri e chiedendosi se non fosse il caso di portare l'amica al tavolo dell'altra Casa di peso... ma forse per quello avrebbe dovuto aspettare che Markus e James arrivassero.

Aveva spesso la tentazione di dire all'amica di non preoccuparsi, che Sam la ricambiava, che la sua relazione con Emily era stata tutta una farsa... ma poi finiva col mordersi la lingua e tacere, conscia che James e Jonathan l'avrebbero uccisa se avesse spifferato tutto. 

"Sai As, non ti facevo così timida." 
"Io non sono affatto timida!" 
"No, certo, diventi solo color peperone quando Sam ti rivolge la parola o ti accorgi che ti sta guardando a lezione... fidati di me amica mia, gli piaci molto anche tu. Quindi ora muoviti, vai a salutarlo!" 


Astrea sbuffò, borbottando quanto la sua amica fosse testarda mentre si alzava, sapendo che l'amica non avrebbe ceduto tanto facilmente. 

"Visto? Non è difficile!" 
Kathleen le sorrise e per tutta risposta Astrea la fulminò con lo sguardo prima di allontanarsi, avvicinandosi al tavolo dei Corvonero.

"Ehm... ciao." 

Sentendo la sua voce tutte e sei le teste dei Corvonero del settimo anno si voltarono nella sua direzione e Daniel le rivolse un sorriso, mentre sia Veronica che Eltanin parvero come illuminarsi.

"Ciao As... Come mai qui?" 
"Volevo fare gli auguri a Sam." 

Astrea si strinse nelle spalle di fronte alla domanda del gemello, mentre un largo sorriso faceva capolino sul volto del festeggiato e Eltanin si affrettava ad alzarsi, sostenendo di dover andare a salutare Aiden, e si dirigeva verso il tavolo dei Serpeverde trascinandosi Veronica al seguito. 

"Credo che Kath mi stia chiamando... vado a vedere cosa vuole." 

Jonathan si alzò, osservando l'amica che si stava sbracciando per fargli cenno di raggiungerla... e a quel punto Berenike sbuffò, capendo prima di alzarsi:

"Vengo anche io... Daniel, vieni." 
"No, credo che resterò qui." 
"Vieni ho detto!" 

La rossa prese il compagno sottobraccio e lo costrinse a seguirla, mentre Astrea prendeva posto di fronte a Sam:

"Come mai quando sono arrivata io si sono dati tutti alla fuga?" 
"Non ne ho idea, ma non farci troppo caso, sono strani." 

Sam si strinse nelle spalle, sperando vivamente di risultare credibile nonostante sapesse benissimo perché tutti i compagni si fossero dileguati... ma non poteva non essere grato a Berenike di essersi portata al seguito Daniel, si sentiva sempre piuttosto a disagio a parlare con Astrea in presenza del gemello. 

"Beh, in ogni caso buon compleanno. Perché hai i capelli umidi?" 
"Jonathan e il tuo amorevole fratello mi hanno svegliato con una secchiata d'acqua... gelata, ovviamente." 

"Davvero? Chi se lo aspettava da Danny... mi scuso a nome suo."
"Strano... pensavo che la combina guai della famiglia fossi tu." 
"Lo sono infatti. Quando avevo cinque anni ho mischiato la schiuma da barba di mio zio con della colla liquida... non gli è piaciuto granché." 

Astrea fece spallucce e Sam sorrise, provando un po' di compassione per il poveretto e appuntandosi mentalmente di non far mai arrabbiare quella ragazza. Non che fosse nelle sue intenzioni ovviamente, tutt'altro.


                                                                *

"Che ci fate voi due qui?" 
"Se ti diamo fastidio ce ne andiamo." 

Berenike inarcò un sopracciglio, lanciando un'occhiata scettica in direzione di Markus mentre il ragazzo sorrideva, sedendosi di fronte a lei:

"No, affatto. Mi chiedevo solo perché tu e Jonny state confabulando con Kath." 
"Sento che c'è qualche pettegolezzo dietro... che succede?" 

James sfoggiò un gran sorriso e posò gli occhi chiari sulla sua migliore amica, che per tutta risposta si limitò ad accennare al tavolo dei Corvonero, dove Astrea e Sam stavano parlando.

"Che carini, si sono seduti vicini! In effetti oggi è il compleanno di Sam... vado a fargli gli auguri." 
"Non vai da nessuna parte, lasciamogli un po' di privacy!" 


Kath sbuffò e ordinò con lo sguardo all'amico di restare seduto, facendolo sbuffare anche se James non osò disobbedire, restando effettivamente seduto sulla panca accanto a Markus. 

"Ultimamente ho l'impressione che qui tutti si stiano facendo gli affari degli altri... sbaglio?" 
"Certo che non ti sbagli Mark."  Berenike roteò gli occhi prima di portarsi la tazza fumante alle labbra, evitando accuratamente di dire che sua cugina non solo si faceva gli affari di Sam e Astrea, ma anche i suoi e quelli del Grifondoro. 


                                                               *


"Ok, se n'è andata... puoi uscire." 

"Sei sicura?" 
"Sì, certo che sono sicura! Andiamo Luke, o faremo tardi." 

Kristal sospirò, ruotando su se stessa e posando gli occhi sull'armatura che stava dietro di lei, non sapendo se ridere o sbatterci la testa contro quando vide Lucas fare capolino da dietro l'armatura, guardandosi intorno nel corridoio con lieve nervosismo, assicurandosi che la McGranitt se ne fosse effettivamente andata dopo aver parlato con l'amica. 

"Ma mi spieghi perché ti nascondi dietro le armature ora? So che ti mette a disagio, ma non pensavo fino a questo punto!" 
"Non è solo questo, è che lunedì mi ha beccato a correre in corridoio perché ero in ritardo mentre tutti erano a lezione... e ha detto che la prossima volta in cui mi becca in corridoio saranno guai, meglio evitare." 

"Se solo imparassi a mettere la sveglia, di tanto in tanto... coraggio, andiamo, Lumacorno ci aspetta." 

Kristal prese l'amico sottobraccio per sollecitarlo a seguirla verso o Sotterranei, sentendolo borbottare che non moriva propriamente dalla voglia di andare nel covo dei Serpeverde, ma almeno in quel modo avrebbe evitato di incrociare la McGranitt. 

Lucas però sorrise quando i suoi occhi si posarono su un gruppo piuttosto familiare, sollevando leggermente un braccio in segno di saluto:

"Ehi! Buon compleanno Sam!" 
"Ciao Luke... grazie. Non hai in serbo un pessimo scherzo come Jonny, vero?"
"Non ancora, no... perché, lui che ha fatto?" 

Sam liquidò il discorso con un gesto della mano prima di posare gli occhi su Kristal, che lo stava osservando dal basso verso l'alto con un'espressione poco allegra:

"Ciao, Kris." 
"Ciao Sam... auguri."

Lucas diede una leggera gomitata all'amica di fronte al suo tono piuttosto piatto, come a volerla invitare ad essere più gentile con il Corvonero, che sospirò prima di parlare:

"Senti Kristal... so che sei amica di Emily, e mi dispiace per come mi sono comportato, davvero. Ti assicuro che mi sento in colpa anche senza le tue occhiate omicida." 
"Beh, è il minimo... in realtà mi stai simpatico Sam, ma mi dispiace per lei, tutto qui." 

Kristal si strinse nelle spalle mentre Lucas la guardava quasi con aria speranzosa, pregando mentalmente l'amica di mantenersi gentile e carina e di non dare in escandescenza.
O, in alternativa, sperava di non vederla mutare nella Kristal fredda e diffidente che si mostrava quando era in compagnia di persone che conosceva poco o che non le piacevano molto. 

"Anche a me, credimi. Quindi posso stare tranquillo e non temere un avvelenamento?" 
"No, per ora no...  e visto che oggi è il tuo compleanno, non me la sento di rimproverarti. Coraggio, ora andiamo in classe." 
"Sai Kris, quando fai il Prefetto che detta regole mi piaci un po' meno..." 
"Smettila Luke, grazie a questa spilla ti ho tirato fuori dai guai decine di volte." 


                                                           *


"Ok, ora devi mescolare... sei giri, lentamente." 
"Ok." 
"Ma in senso orario, non antiorario..." 

Veronica sospirò, scuotendo leggermente il capo mentre James invece sorrideva, mescolando come gli aveva suggerito la compagna e rivolgendole un'occhiata carica di scuse:

"So a cosa stai pensando... lo so, non me la cavo bene in questa materia. Buffo, mia madre era bravina, stando a quanto dice Lumacorno! Forse è il gene Julius allora..." 
"Lo penso anche io. Ma per tua fortuna c'è Veronica a tirarti fuori dal fondo del calderone... ora aggiungi le radici." 

"Non bisogna sminuzzarle, prima?" 
"Certo, infatti l'ho fatto cinque minuti fa, mentre tu giocavi all'impiccato con Miller." 

"Touchè." 

James sorrise mentre obbediva, facendo scivolare le radici scure dal tagliere per farle finire nel calderone, mentre Veronica, in piedi accanto a lui, continuava a mescolare con calma. 

"Allora... Il nostro Sam come sta?" 
"Bene. O almeno, da quando ha lasciato Emily lo vedo molto più sereno... e mi fa piacere, ovviamente, anche se mi dispiace per lei. Ma come gli è venuta in mente un'idea simile?" 

Veronica sbuffò, parlando con evidente disapprovazione mentre James si limitava a stringersi nelle spalle:

"Non saprei, io l'ho saputo poche settimane fa... Jonny invece lo sa da sempre, credo. Come ha fatto a non dirmi nulla, io e lui ci diciamo sempre tutto... strano, avrei dovuto accorgermi che nascondeva qualcosa." 
"Forse è più bravo a mentire di quanto tu non pensi... anche se vi conoscete da quando eravate piccoli. A proposito, com'era Jonny da bambino?" 

"Non adorabile quanto lo ero io, ma ci andava vicino. Kath invece era un maschiaccio che si arrampicava sugli alberi e faceva impazzire sua madre." 

James ridacchiò, parlando a bassa voce per non farsi sentire dall'amica, seduta a pochi banchi di distanza rispetto a quello che aveva occupato lui.

"Non so perché, ma ce la vedo proprio. Anche io ero tremenda da piccola... non che ora sia molto meglio, in effetti, come dice sempre mia madre."

Veronica fece spallucce mentre James invece sbuffò leggermente, guardandola con eloquenza:

"Ti prego... sei persino Caposcuola. Non puoi sapere cosa vuol dire "combina guai" finché non entri in contatto con la mia famiglia... noi ne combinavamo di tutti i colori da piccoli, a volte mi sento quasi in colpa se penso a come ho fatto impazzire mia madre, che è la persona più dolce del mondo." 

"Solo perché sono Caposcuola non vuol dire che sia un'angioletto ligio al dovere. Sì, ho sentito parlare da Jonny della dolcezza infinita di Jane Julius... se ha cresciuto te e i tuoi fratelli deve essere proprio una santa. Tuo padre invece com'è, come te?" 
"Abbastanza, sì. Sono piuttosto diversi, ma insieme funzionano a meraviglia." 

James sorrise e annuì mentre Veronica abbassava lo sguardo sul calderone, continuando a mescolare distrattamente. 

"Già... è una bella cosa, non credi?" 
"Immagino di sì." 

"Credimi, lo è. Ti consiglio di non darla mai per scontata." 


                                                               *

Sam Cloverfield continuava a guardare il contenuto del suo calderone con un’espressione piuttosto torva, mescolando svogliatamente e maledicendo chiunque mentalmente.
Possibile che Lumacorno dovesse fare un test a sorpresa proprio quel giorno? La giornata proseguiva, se possibile, di bene in meglio… probabilmente di quel passo la McGranitt lo avrebbe anche usato come cavia per una metamorfosi, a quel punto. 

Come aveva detto a Jonathan quando avevano messo piede nei Sotterranei e l'insegnante aveva allegramente dato la notizia alla classe, se il buongiorno di vedeva dal mattino quella sarebbe stata decisamente una giornata di merda. 

                                                                                                    *

"Ma dove accidenti è il tricheco quando serve?" 
"Abbassa la voce, vuoi forse che ti senta?" 
"Sai che roba, che cosa potrebbe fare? Schierarmi contro il Lumaclub al completo? Tremo dalla paura..." 

Delilah sbuffò, continuando a scrutare l'aula buia con i grandi occhi verdi, cercando tracce dell'insegnante ma senza trovarlo: possibile che per una volta in cui poteva rivelarsi utile aveva deciso di sparire?

"In effetti non lo vedo nemmeno io... chissà, magari è andato a lucidare le foto che tiene incorniciate sul comodino dei suoi preziosi ex alunni." 
"Secondo te tiene davvero delle foto?" 
"Ma certo... foto con lui, ovviamente." 

Sophie annuì mentre continuava a mescolare, lanciando un'occhiata perplessa al contenuto del suo calderone: strano, più che viola le sembrava bluastra... o forse era la poca luce a giocare brutti scherzi?

"Maledizione, non vedo nulla... ma perché hanno infilato l'aula di Pozioni qui sotto, dove non si vede ad un palmo dal naso? È viola o blu secondo te?" 
"Forse un misto... magari hai sbagliato qualche dose." 

Sophie sbuffò sonoramente e si voltò verso il banco occupato da Kristal e Lucas, posto dietro al loro... fece per chiedere ai due se secondo loro la sua pozione era del colore giusto, ma li trovò impegnati a discutere:

"Lucas, come diamine hai fatto a scambiare il mio calderone con il tuo? Ora devo rifare tutto da capo!"
"Non l'ho fatto di proposito, mi sono distratto... è la prima ora, capiscimi!" 

Kristal sospirò, chiedendosi perché si ostinasse a prendere posto sempre accanto a lui mentre faceva evanascere il suo filtro.
"La prossima volta mi siedo accanto a Sophie." 
"Nessun problema... solo... secondo voi è blu o viola?" 
"A me sembra grigia." 
"Luke, sei per caso daltonico? È viola." 
"Piano con gli insulti!" 


A Delilah non restò che roteare gli occhi, evitando di voltarsi verso i Tassorosso per evitare di prendere parte alla discussione sul colore della pozione dell'amica... in effetti quando individuò finalmente Lumacorno sorrise, per una volta felice di vederlo, prima di affrettarsi a raggiungerlo per evitare che sparisse nuovamente, decisa a chiedergli il chiarimento di cui aveva bisogno per portare a termine il lavoro. 



"Qualcuno di voi mi presta il suo coltello, per favore?" 
Eltanin si sporse verso il banco occupato da Nathaniel e Aiden per prendere l'utensile quando si bloccò, osservando con tanto d'occhi quello che i due stavano facendo:

"Che cosa state facendo?" 
"Prepariamo la pozione, non lo vedi?" 

Nate inarcò un sopracciglio mentre tagliava a metà una salamandra essiccata con un gesto secco, mentre Aiden mescolava con nonchalance la sua pozione.
Eltanin abbassò nuovamente lo sguardo sul banco, accigliandosi leggermente: strano, avrebbe giurato di aver visto dei fogli fino a due secondi prima...

"Mi prendete per scema? Che state facendo?" 
"Io sto mescolando, lui sminuzza..." 
"Si tesoro questo lo vedo... ah, eccoli qua!" 

Eltanin sorrise, sfilando dal sottobanco di Nate i fogli che aveva intravisto poco prima, quando si era voltata verso i due Serpeverde... e ci mise ben poco a capire di cosa si trattasse, alzando lo sguardo sui due con aria esasperata:

"State davvero preparando gli schemi per il Quidditch ORA?" 
"Beh, manca poco alla partita." 

Aiden si strinse nelle spalle mentre la ragazza roteava gli occhi, sperando che la partita arrivasse in fretta: non ne poteva più di sentire Aiden e Nathaniel parlottare di Quidditch. 

"Almeno ora si spiega perché a Pozioni perdi sempre il filo delle istruzioni di Lumacorno... e poi chiedi aiuto a me, logicamente." 
"Beh, tu mi chiedi sempre aiuto in Aritmanzia, quindi siamo pari." 

"Almeno io ci provo, a seguire le lezioni... anzi, se non sto attenta farò un disastro come la settimana scorsa, grazie a qualcuno e ai suoi falsi suggerimenti." 

Aiden sfoggiò un sorrisetto mentre Eltanin si voltava nuovamente, portando però con sè sia il coltello di Nate che i fogli pieni di scarabocchi praticamente incomprensibili a causa della pessima calligrafia di Nathaniel. 


                                                                    *


"Non è che per caso hai gli appunti dì venerdì? Stavo ancora male e non li ho ancora recuperati." 

Berenike si voltò verso Markus, che però non diede segno di aver sentito le sue parole e continuò ad osservare con espressione vaga la MaGranitt, che stava scarabocchiando qualcosa alla lavagna. 

"Mark? Stai dormendo?" 
Berenike inarcò un sopracciglio e gli diede una leggera gomitata, facendolo risvegliare dal suo stato di trance, voltandosi di scatto verso di lei:

"Come scusa?" 
"Ti ho chiesto se hai gli appunti di venerdì... hai sonno?" 
"Non proprio, più che altro non ho la forza di ascoltare... comunque sì, dovrei averli da qualche parte." 

Il Grifondoro si accigliò leggermente mentre apriva il libro di Trasfigurazione, sfogliandolo velocemente per cercare gli appunti vacanti mentre Berenike si limitava ad assistere, sorridendo lievemente di fronte al totale disordine del ragazzo. 

"Mark, perché ci sono appunti di Erbologia qui dentro?" 
"Ecco dov'erano finiti, li cerco da una settimana... grazie! Ok, non li trovo, ma magari li ho infilati nel libro di Pozioni, aspetta un momento." 

Markus iniziò a svuotare la borsa sotto gli occhi divertiti della Corvonero, che lo guardò aprire ad uno ad uno i manuali - anche di materie che non erano nell'orario di quel giorno - e cercare gli appunti della lezione precedente, finché non li trovò in mezzo al libro di Storia della Magia.

"Eccoli, finalmente... tieni. Spero che ci capirai qualcosa..." 
"Ti ringrazio... anche se mi chiedo perché hai Storia nella borsa, oggi non abbiamo lezione con Rüf." 
"Davvero? Pensavo di sì... mi sarò confuso con il lunedì, devo ancora memorizzare per bene l'orario." 
"Ma siamo a scuola da quasi tre mesi!" 
"Dettagli Berenike, io ho i miei tempi per imparare l'orario!" 
"Ma gli schemi per il Quidditch ti entrano in testa in un attimo, vero?" 

Berenike ridacchiò mentre sistemava con cura i fogli dell'amico sul suo banco per ricopiarli mentre Markus faceva spallucce, evitando di confermare la sua tesi anche se indubbiamente corretta.

"Non amo particolarmente studiare, lo sai... e nemmeno Trasfigurazione. Mi sono sempre chiesto quale sia, esattamente, la sua utilità. Ma se voglio diventare Auror devo avere il M.A.G.O. anche per questa materia, quindi non ho molta scelta." 

"Guarda il lato positivo, almeno hai le idee chiare su chi vuoi diventare... io ancora non lo so. Per noi è più difficile, molti si aspettano che più che lavorare ci sposiamo e pensiamo a sfornare figli." 

Berenike si strinse nelle spalle, parlando con tono cupo mentre pensava a sua madre, che aveva avuto sei figlie e stava per avere il settimo... si era sposata con un Black perché l'avevano deciso i suoi genitori quando aveva solo 18 anni, appena diplomata ad Hogwarts. E anche se sapeva che i suoi genitori avevano imparato ad amarsi si chiese se anche lei avrebbe voluto una vita simile... Lyra Blackthorne si era sposata dopo due mesi aver terminato gli studi ad Hogwarts. Si era diplomata e si era ritrovata sposata dopo pochissimo, praticamente non aveva mai assaporato la libertà e la vita vera, fuori dalle mura della scuola. 

I suoi genitori non le avevano accordato nessun fidanzamento, certo, ma si chiedeva comunque perché le donne Purosangue venissero considerate positivamente solo dopo essersi sposate con qualcuno appartenente alle Sacre 28 e aver avuto figli, preferibilmente maschi. 

"Nessuno può negare che viviamo in un contesto sessista... o almeno, per noi Purosangue è così, i Mezzosangue e i Nati Babbani vivono molto più tranquillamente sotto questo punto di vista. Chi può dirlo Berenike, magari tra cinque anni ti ritroverai sposata e accasata con un uomo tremendo di vent'anni più vecchio di te." 

"Neanche morta, Piuttosto rimango zitella a vita! E non ridere, ci sono donne a cui è successo veramente qualcosa del genere!" 


                                                       

Sophie Langdon continuava a lanciare occhiate nervose alla donna che stava perlustrando il lavoro dei suoi studenti, passeggiando per i banchi. 
Non l'aveva praticamente mai ammesso, ma Delilah se n'era accorta e continuava a prenderla in giro per la soggezione che le incuteva la Vicepreside.

Non era mai riuscita a spiegarsene completamente il motivo, forse perché stimava moltissimo quella donna e non moriva dalla voglia di deluderla o di farsi una pessima figura con lei. 
Se non altro non era l'unica, quando sentiva Kristal rimbeccare Lucas per quel motivo provava una punta di sollievo.

"Avanti, puoi farcela... ci sei riuscita fino a due minuti fa! 
"È proprio questo il punto, vista la mia considerevole fortuna di sicuro non riuscirò a trasformare questo tegame in una tartaruga proprio quando passerà di qui!" 


Sophie rivolse un'occhiata torva al tegame appoggiato sopra al suo banco, guardandolo come se fosse tutta colpa sua se spesso e volentieri non riusciva a combinare nulla quando la McGranitt era nei paraggi. 
Delilah invece sospirò, lanciando un'occhiata a Lucas e a Kristal come se compatisse la Tassorosso, che stava parlottando con l'amico a bassa voce, bisbigliandogli chissà quale suggerimento per cavarsela.

"Di certo è severa, ma non capisco perché ne siate così terrorizzati..." 
"Ehi, non mi terrorizza affatto! Mi mette solo un po' in soggezione, ma è anche perché l'adoro, credo." 

"Beh, allora continua a provare, la tua tartaruga prima aveva un manico al posto della coda!" 

"Sempre meglio della tua con il carapace fatto di rame, sapientona!" 


                                                                *


Aiden era in piedi, appoggiato al muro nell'Ingresso, accanto alle quattro gigantesche clessidre che segnavano i punti accumulati dalle varie Case. 
Il ragazzo alzò lo sguardo, lanciando un'occhiata alle clessidre per controllare quale avesse più gemme... e le sue labbra si piegarono in una smorfia quasi schifata quando si rese conto che erano secondi, subito dietro a niente meno che Tassorosso. 

Si stava appuntando mentalmente di fare in modo di rimontare la classifica in qualche modo quando sentì dei passi e, finalmente, una voce familiare dal tono quasi seccato:

"Ok. Sono pronta." 

Aiden si distolse dal pensiero della Coppa delle Case e si voltò, puntando gli occhi sulla ragazza che si era fermata ad un paio di metri da lui e che lo stava osservando di rimando, vagamente imbronciata, mentre lui invece sollevò un sopracciglio, osservandola a metà tra il divertito e l'esasperato:

"Ma come ti sei conciata?" 
"Beh, fa freddo!" 
"Ma non così tanto!" 

Aiden cercò in tutti i modi di non ridere mentre si staccava dal muro per avvicinarsi ad Eltanin, che invece sbuffò mentre si sistemava nervosamente la sciarpa blu, abbinata al berretto di lana che portava in testa con lo stemma di Corvonero ricamato sopra. 

"A te piace il freddo, a me il caldo... lo sai che sono freddolosa. Coraggio, muoviti, hai insistito per andare a fare una passeggiata, quindi andiamo." 

"Ti ricordo che io sono pronto da dieci minuti, infatti ti stavo aspettando... che fine avevi fatto?" 
"Stavo dando una mano con i compiti e poi sono dovuta salire in Sala Comune per prendere sciarpa, guanti e berretto. E non fare quella faccia, non voglio ammalarmi... anzi, tieni questo." 

Eltanin si sfilò il berretto e lo mise al ragazzo senza tante cerimonie, ridacchiando quando Aiden sbuffò, decretando che mai nella vita si sarebbe messo il cappello di una Casa che non era la sua. 

"Come sei permaloso... ti sei accorto che siete secondi a Tassorosso?" 
"Si, ci stavo pensando mentre ti aspettavo... non ricordarmelo. Dai, andiamo, e riprenditi questo." 

Aiden si sfilò il cappello e lo rimise in testa alla ragazza prima di prenderla sottobraccio e condurla verso la porta principale, sorridendo quando lei borbottò di come avrebbe preferito starmene dentro al castello, magari davanti ad un camino accesso, invece che fuori al freddo. 

"Lo so, lo so... ma per me questo ed altro, vero El?" 
"Taci, altrimenti giro sui tacchi e me ne torno di sopra!" 
 "E poi sono io il permaloso! Tra l'altro, chi stavi aiutando con i compiti?" 

"Ehm..." 


                                                          *


Lucas Kroll sospirò con sollievo quando mise finalmente piede nella calda, accogliente e familiare Sala Comune dei Tassorosso. Dopo le lezioni aveva passato un'ora e mezza chiuso in biblioteca a studiare insieme ad Eltanin, e quando lei era corsa via sostenendo di essere in ritardo, per cosa non era riuscito a capirlo, aveva radunato e le sue cose ed era sceso con gioia verso le cucine, non vedendo l'ora di piazzarsi su un divano fino all'ora di cena. 

Gli occhi chiari del ragazzo si catalizzarono su una ragazza che aveva occupato uno dei divanetti, tenendo un libro sulle ginocchia e con una felpa rosso cremisi addosso che le stava decisamente larga. 

Lucas le sorrise e le si avvicinò, ma Kristal non diede segno di essersi accorta della sua presenza e continuò a tenere gli occhi fissi sul camino mentre si rigirava distrattamente il ciondolo che portava perennemente al collo tra le dita. Come faceva sempre, ormai Luke lo sapeva, quando aveva la testa tra le nuvole. 

"Ciao. Stai studiando?" 

Lucas andò a sedersi accanto a lei e Kristal si voltò sentendo la sua voce, esitando prima di sorridergli:

"No, sto leggendo. Allora, com'è andata?" 
"Sono riuscito a restare concentrato e seduto su una sedia per quasi due ore, devi essere fiera di me." 
"Strano ma vero."

Kristal sorrise, continuando a rigirarsi debolmente il medaglione tra le dita sottili mentre Lucas abbassava lo sguardo sul gioiello, osservando l'incisione che formava un albero.

"Credo di non averti mai vista senza." 
"Intendi questo? Me lo ha regalato mia madre... mi piace metterlo. Così come queste, mi fanno sentire a casa." 

Kristal si strinse nelle spalle, accennando alla felpa che indossava e facendo sorridere Lucas, che annuì:

"Lo so, giri sempre per la Sala Comune con delle felpe che ti stanno enormi... Tanto per chiedere, ne hai lasciata qualcuna a tuo fratello o gliele rubi tutte ogni anno?" 
"No, quando preparo il baule vado da lui e ne prendo solo tre o quattro per anno... ma a lui non dispiace, o almeno ormai si è abituato." 

Kristal si appoggiò allo schienale del divano mentre continuava ad osservare il caminetto, pensando a suo fratello Kyle con una buona dose di malinconia.

"Ti manca?" 
"Molto... gli voglio molto bene. Sai, tu sei fortunato, sei il più grande e ti prendi cura di Sharon, Martin e Francis... ma Kyle è molto più grande di me, a volte penso che prima o poi smetterà di preoccuparsi per la sua sorellina."

"In realtà più che prendermi cura di lui vizio troppo Sharon e sto trasformano i nanerottoli in due pesti tremende... ma non preoccuparti, tuo fratello ti adora, non smetterà mai di preoccuparsi per te. Lo dico da fratello maggiore." 

Lucas le sorrise, sperando di convincerla mentre Kristal si limitava ad annuire mentre apriva e chiudeva distrattamente la cerniera della felpa che indossava. 

"Questo mi ricorda che devo anche scrivergli... dopo cena butterò giù qualcosa." 
"Ecco, appunto, ti scrive una lettera quattro volte alla settimana, come puoi pensare che non si preoccupa per te? Infondo ti ha cresciuta lui, no?"

Kristal sorrise e annuì, ripensando all'emozione che aveva provato quando, anni prima, aveva ricevuto la lettera da Hogwarts e aveva saputo di essere una strega... ma ricordava benissimo anche quanto era stata male le prime settimane nel castello, sentendo la mancanza di Kyle. 

"Probabilmente hai ragione tu... o almeno, lo spero. Ora, sentiamo se hai studiato decentemente... ti interrogo in Storia." 
"Veramente pensavo di fare una doccia prima di andare a cena..." 
"Non provarci Kroll, non mi sfuggi." 


                                                         *


"Pazzesco... ti sei svegliato con una faccia da funerale e ora torni qui con un sorriso da Stregatto. Che ti succede?" 

Jonathan inarcò un sopracciglio, abbassano il libro che teneva in mano mentre Sam gli si avvicinava, stringendosi nelle spalle prima di scivolare sulla poltrona accanto al divano che aveva interamente occupato l'amico, stendendocisi sopra.

"Niente... è il mio compleanno. Devo essere triste per forza? Per la cronaca, stamattina ero di umore pessimo perché un idiota ha pensato bene di svegliarmi con una svecchiata di acqua gelida. E poi chi è lo Stregatto?" 
"Certo che no, mi fa piacere vederti di buon umore... immagino che abbia a che fare con qualcuno con le ciglia lunghe e i capelli castano-rossiccio... e comunque, lo Stregatto è un gatto che sorride in modo inquietante." 

"Capisco. Comunque non ha a che fare solo con Astrea!" 
"Certo, certo... non sei felice perché si è seduta accanto a te a quasi tutte le lezioni di oggi, certo." 

"Finiscila Miller, stai diventando più pettegolo di tua sorella!" 

"Sono cresciuto insieme a James Julius e Kathleen Shacklebolt Sam, sono stato condizionato ad essere pettegolo!" 

                                                                                  *

"Che cosa stai cercando?" 

Nathaniel imprecò a mezza voce mentre continuava a sfogliare, ad uno ad uno, tutti i suoi libri di scuola, svuotando la borsa.

"I fogli... quelli con gli schemi per la partita. Li hai visti?" 
"No, pensavo li avessi tu!" 

Aiden, che se ne stava comodamente stravaccato sul suo letto, osservò l'amico continuare a cercare finché Nate non si voltò verso di lui, osservandolo con espressione dubbiosa:

"Io ricordo di averli messi sotto al banco quando Eltanin si è girata per chiedermi il coltello... pensavo di averli messi nella borsa, ma a quanto pare non è così." 
"Forse li hai lasciati lì." 

Aiden aveva appena finito di parlare quando rivide Eltanin voltarsi verso il proprio banco con il coltello di Nate in una mano... e i fogli nell'altra. 

"Anzi... li ha presi El, non ci abbiamo neanche fatto caso! Preghiamo che non li abbia fatto vedere in giro... Domani mattina la uccido!" 







............................................................................
Angolo Autrice:

Come sempre grazie per le recensioni, scusate se non ho risposto a tutte ma non ho avuto molto tempo... 
Inoltre, questa volta ho una domanda: presto ci sarà la partita tra Serpeverde e Grifondoro... chi volete che vinca? :3 ovviamente chi ha l'OC in una delle due Case non può votare. 

A presto! 
Signorina Granger
     

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Capitolo 12
*** Serpeverde - Grifondoro ***


Capitolo 11: Serpeverde - Grifondoro 

 
Sabato 23 Novembre 



Berenike Black spostò lo sguardo da una Veronica profondamente addormentata e coperta fino al naso dal piumone blu scuro al letto di sua cugina Eltanin, trovandolo vuoto.
E visto che era il compleanno della loro amica e compagna di stanza tutti i sensi di Berenike si misero in allerta, certa che da un momento all'altro la cugina avrebbe fatto la sua comparsa con qualche malsana idea per la testa. 

La rossa sbuffò e scivolò fuori dal letto, avvicinandosi il più silenziosamente possibile alla porta socchiusa della camera prima di aprirla per raggiungere le scale e trovare Eltanin. In effetti non ci mise molto visto che fermandosi sul pianerottolo finì quasi col scontrarsi con la ragazza, che teneva un piatto tra le mani.

"El? Da dove arrivi?" 
"Che domande, dalle cucine!" 
"Sai dove sono le cucine? ... ma a che ora ti sei alzata?" 

Berenike scrutò la cugina da capo a piedi, trovandola già perfettamente vestita e pettinata mentre la Corvonero continuava a sorridere, stringendosi nelle spalle:

"Ho convinto mio padre a dirmi dove sono le cucine l'anno scorso... così sono andata a prendere il dolce che avevo chiesto agli elfi di fare per Vee." 
"Carino da parte tua... che torta è?" 

"Due strati di pan di Spagna al cioccolato con in mezzo ganasce al cioccolato, ricoperta di glassa al cioccolato con scaglie di cioccolato."
"Sei sicura che non le verrà il diabete dopo averla mangiata?" 

"Tranquilla, al massimo ci sacrificheremo e l'aiuteremo a finirla. Vee, alzati, guarda cosa ti ho portato!" 

Eltanin sorrise e superò la cugina per entrare nella stanza, mentre la rossa lanciava un'occhiata al dolce che teneva tra le mani, non potendo fare a meno di chiedersi se non ci avesse infilato dentro un petardo o qualcosa di simile. 

Del resto l'anno prima aveva svegliato Veronica usando una trombetta da stadio.

Non per niente quando Veronica aprì finalmente gli occhi si guardò intorno con fare vagamente allarmato mentre si alzava a sedere sul materasso, passandosi una mano tra i capelli biondi e arruffati:

"Ciao El... non c'è qualcosa di strano nascosto da qualche parte, vero?" 
"Ma per chi mi hai preso, sono una persona gentile e carina... e infatti ti ho portato una torta. Buon compleanno!" 

Eltanin sorrise e, lasciato il piatto sul comodino dell'amica, si affrettò a stritolarla in un abbraccio mentre Berenike le raggiungeva ridacchiando, unendosi alla stretta. 

"Ok, lo spero... quella torta ha il cioccolato, vero? Meno male, ormai sono a metà della mia scorta di Cioccorane!" 


                                                           *


Sabato 30 Novembre 


"Vedo che hai preso la cosa molto sul serio, come al solito." 

Kristal sorrise, guardando Lucas con aria divertita mentre camminava accanto a lui per raggiungere la Sala Grande.
L'amico si strinse nelle spalle, borbottando che lui prendeva sempre il Quidditch molto seriamente mentre si sistemava il berretto rosso con righe dorate sulla testa, abbinato alla sciarpa che il ragazzo indossava. 

"Certo, non lo metto in dubbio. Non per niente sul campo non ti fai mai scrupoli a colpire brutalmente qualcuno... una volta hai mandato Sam in infermeria, e pensare che è tuo amico!" 
"In Quidditch e in amore tutto è concesso!" 
"Certo, certo..." 

Kristal roteò gli occhi chiari mentre Lucas invece continuava a sorridere, allegro come solo prima di una partita l'amica lo vedeva. 

"Spero davvero che Grifondoro vinca... ai Serpeverde perdere non farà male." 
"Taci Luke, fino a cinque giorni fa eravamo in vantaggio con i punti, ma poi qualcuno ha pensato bene di farsi beccare ad appendere le divise di tutta la squadra di Serpeverde al settimo piano e ci hanno superato!" 
Kristal scoccò un'occhiata piuttosto torva all'amico, che invece sbuffò e parlò con tono piuttosto amareggiato, maledicendo mentalmente Pix:
"Non è stata colpa mia, maledetto di un Poltergeist che non si fa mai gli affari suoi! E Travers moriva dalla voglia di togliermi punti, figuriamoci..." 

"Non puoi avere sempre la fortuna di arti beccare da me con le tue malefatte, mio caro... anche se dove le hai trovate, le divise? Hai saccheggiato gli spogliatoi?" 

"Non credo che tu voglia saperlo, se devo essere onesto." 


                                                             *


"Tifi per Grifondoro, Berenike Black? Male, molto male... che cosa direbbe tuo padre se dovesse saperlo?" 
"A meno che tu o Cara non pensiate bene di andarglielo a dire non lo saprà mai. Certo che i colori di Grifondoro fanno a pugni con i mie capelli!" 

Berenike si sistemò la sciarpa e osservò con aria critica il suo riflesso nello specchio mentre alle sue spalle Eltanin ridacchiava, mettendosi il berretto di Serpeverde.

"E quello dove lo hai trovato?" 
"È di Aiden, glie l'ho rubato, tanto lui non lo mette mai. Io temo di essere costretta a tifare per Serpeverde quest'anno, altrimenti Aiden mi terrà il muso fino a Natale!" 

"In compenso tuo fratello non ne sarà molto felice, credo." 

Eltanin fece spallucce, asserendo che Elnath se ne sarebbe fatto una ragione mentre Veronica invece sbuffava leggermente, continuando a tamburellare sul pavimento con un piede con impazienza:

"Ve la date una mossa?" 
"Tranquilla Vee, siamo pronte... dai, andiamo di sotto, devo fare gli auguri ad Aiden e Berenike gli occhi dolci a Fawley." 


                                                                   *


"Non capisco perché tutti impazziscano quando c'è una partita... è solo un gioco!" 
"Non farti sentire Delilah, qui lo prendono molto sul serio." 

Andromeda sorrise all'amica, che roteò gli occhi chiari e borbottando che forse una sconfitta non avrebbe fatto poi così male ad alcuni suoi compagni di Casa mentre si versava del caffè nella tazza. 

"Andiamo, ci divertiremo! A me piace moltissimo guardare le partite." 

Sophie sorrise allegramente mentre invece l'amica le rivolse un'occhiata in tralice, guardandola quasi con esasperazione:

"Prima i poi mi spiegherai perché non hai mai voluto fare le selezioni per entrare in squadra... sei bravissima come Cercatrice, perché non ci hai mai provato?" 
"Te l'ho detto, preferisco guardare le partite, non giocare." 

Sophie fece spallucce come se nulla fosse e a Delilah non restò che scuotere il capo, dicendosi che per quanto le volesse bene forse non sarebbe mai riuscita a capirla del tutto. 

"Questa mi mancava, in effetti. Peccato, sarebbe stato divertente averti in squadra." 
"Ehm... grazie?"

Sophie guardò Nathaniel con leggera confusione, non sapendo se prendere le sue parole in senso positivo o meno mentre invece il ragazzo si limitava a sorridere, continuando a fare colazione.

“Dici così perché non l’hai mai vista sugli spalti, Travers… dovresti vedere come Sophie Langdon fa il tifo.”
“Posso tranquillamente immaginarlo, non preoccuparti Moody.”

“State forse insinuando che io quando faccio il tifo sono imbarazzante?”

Sophie si voltò verso l’amica, fulminandola con lo sguardo mentre Delilah invece sfoggiò un sorrisetto, scuotendo il capo prima di portarsi la tazza alle labbra:

“L’hai detto tu, non certo io…”

“Grazie tante. Nathaniel, non ridere, pensa a mangiare a alla partita imminente… non eri tu quello riservato e che si fa gli affari propri?”


                                                                *


“Credo che andrò ad augurare buona fortuna a mia sorella.”

Daniel si alzò per raggiungere il tavolo dei Grifondoro e una frazione di secondo dopo Sam lo imitò, sfoggiando un sorriso e annuendo:

“Vengo anche io, così farò gli auguri a James e a Markus…”
“Immagino, certo… vengo anche io.”

Berenike roteò gli occhi mentre si alzava, ricevendo un’occhiata piuttosto eloquente dal rosso mentre si allontanavano dal tavolo dei Corvonero, lasciando Veronica ed Eltanin sole:

“Tu non vuoi andare?”
“E tu invece?”
“Sei matta? Non posso certo fraternizzare con il nemico…”

Veronica si lasciò sfuggire una risatina di fronte alle parole dell’amica e alla sua imitazione di un certo Serpeverde, mentre El si limitava a roteare gli occhi con lieve esasperazione:

“Sorvoliamo… ma sul serio, tu non vai a fare gli auguri ai rosso-oro?”
“Credo che resterò qui a farti compagnia.”
“Non c’è nessuno che vuoi salutare Vee?”

“Ma che hai stamattina? No, non voglio salutare nessuno.”
“Come preferisci.” Eltanin fece spallucce con apparentemente noncuranza, ma l’amica le rivolse comunque un’occhiata carica di sospetto:

“El… che cosa ti frulla in testa? Sei pericolosa a volte.”
“Niente, ma visto che gli altri si sono tutti trasferiti dai Grifondoro ho pensato volessi farlo anche tu… non scaldarti tesoro, o penserò davvero che mi stai nascondendo qualcosa.”

Eltanin sorrise all’amica mentre si versava del succo nel bicchiere, guardando la bionda sospirare:

“Tu vedi segreti ed intrighi ovunque, El…”
“Forse. Ma al 90% delle volte ho ragione.”


                                                          *


“Kath? Fossi in te fare qualche bel respiro, sembri un po’ palliduccia.”

James rivolse un’occhiata preoccupata all’amica, che invece sbuffò mentre si passava nervosamente una mano tra i capelli scuri:

“Certo che sono nervosa Jamie, non posso perdere oggi… chi lo dirà a mio padre, in caso?”
“In effetti nemmeno il mio ne sarebbe molto felice… ma pensa positivo Kath.”
“Lo farò, ma a te conviene parare il più possibile!”
“Non guardare me, quella che deve prendere il Boccino è As!”


Astrea fece per consigliare ai due compagni di smetterla di stressarla, ma l’arrivo di Berenike, Daniel e Sam la distrasse, portandola invece a sorridere al gemello mentre prendeva posto di fronte a lei:

“Ciao… siete venuti a farci gli auguri? Carino da parte tua, Danny.”
“Sei la mia sorellina, anche se rompiscatole, quindi devo tifare per te.”

“Senza offesa, ma credo che tra i due il fratello rompiscatole sia tu… Cerca di prendere il Boccino prima di loro Astrea, non mi va proprio di vederli pavoneggiarsi per tutto il castello.”

Sam sorrise alla Cercatrice, che annuì mentre Daniel invece fulminava il compagno con lo sguardo, intimandogli silenziosamente di non fare il ruffiano con la sorella:

“Nemmeno a me, quindi farò del mio meglio… sempre che Aiden Burke non mi metta KO con un Bolide, certo.”
Astrea si strinse nelle spalle mentre sia Daniel Sam invece si fecero improvvisamente seri, parlando con un tono quasi seccato:

“Che ci provi, poi se la vede con me.”
“E anche con me alla partita Corvonero – Serpeverde.”



“Davvero tifi per noi? Cosa direbbe tuo padre se lo sapesse?”
“Ma perché tutti me lo domandano? Se ne farà una ragione. Buona fortuna, comunque.”

Berenike si strinse nelle spalle mentre Markus le sorrise, continuando ad abbuffarsi sotto gli occhi perplessi della ragazza:

“Perché quella faccia?”
“Niente, mi chiedevo solo se la scopa ti reggerà dopo tutto quello che stai mangiando…”

“Smettila di prendermi in giro Berenike… devo giocare una partita, ergo ho bisogno di energie. Invece di parlare della mia alimentazione, hai preparato lo striscione per me?”
“In effetti no. Avrei dovuto?”

Berenike si accigliò leggermente mentre invece Markus sbuffò, guardandola come se la ritenesse senza speranza:

“Certo… sono o non sono il tuo Grifondoro preferito? Insomma, so che tifi per noi solo perché ci sono io in squadra.”

Markus sfoggiò un sorriso che però lei non ricambiò, limitandosi a guardarlo con un sopracciglio inarcato:

“Non credo che sia mai uscito dalla mia bocca, questo… smettila di viaggiare di fantasia e pensa alla partita Fawley. Dopotutto perderete già giocando contro di noi, non vuoi farti battere anche dai Serpeverde, giusto?”

“Per niente… e batteremo anche voi Black, vedrai.”


                                                                 *


Aiden era in piedi sulla soglia della Sala Grande mentre un fiume di studenti gli passava accanto per uscire dal castello, aspettando che Eltanin lo raggiungesse.

“Ciao… dove hai preso quel cappello?”

Aiden rivolse un’occhiata confusa alla ragazza, che invece gli sorrise mentre lo prendeva sottobraccio:

“E’ tuo, te l’ho rubato l’altro giorno… Allora, sei nervoso?”
“Per niente. Ma mi fa piacere che tu faccia il tifo per me.”

“Non credo di avere molta scelta, conoscendoti. Prima di andare però, vorrei raccomandarti di non mandare nessuno in Infermeria. Specialmente Cole Chaplan! 
“Farsi male fa parte del gioco El, lo sai… e sono un Battitore, che dovrei fare?”
“Lo so che fa parte del gioco, ma ti conosco e so anche quanto tu sia terribilmente vendicativo. E credo che tu abbia mandato Cole in Infermeria abbastanza volte ormai.”

Eltanin si strinse nelle spalle mentre continuava a camminare accanto al ragazzo, che sbuffò e borbottò qualcosa di poco comprensibile:

“Non è certo un mio problema se se le va a cercare…”
“Per l’ultima volta, sei tu che fraintendi! Lasciamo perdere, non mi va di discutere… vado a prendere posto con Vee e Berenike, buona fortuna!”

Eltanin si alzò in punta di piedi per dargli un bacio su una guancia prima di allontanarsi, raggiungendo Veronica per andare al campo insieme a lei mentre Aiden la seguiva con lo sguardo, pensando a quanto aveva appena detto: sicuramente si sarebbe arrabbiata non poco se avesse messo KO qualcuno solo per ripicca personale… disgraziatamente, lo conosceva troppo bene. 


                                                               *


"Ecco, ci risiamo... non vedo niente. Ma perché sono così bassa? Delilah, renditi utile e dimmi cosa sta succedendo!" 
"Sai Sophie, la cronaca esiste proprio per rendere tutti partecipi..." 
"Sì, ma con il trambusto che c'è non si capisce granché! Avanti, dimmi chi ha la Pluffa... i nostri?" 


Sophie sbuffò, alzandosi in punta di piedi per cercare di vedere il campo mentre accanto a lei Delilah annuiva, seguendo i movimenti della Pluffa con lo sguardo:

"Sì, ce l'ha Malfoy... chissà che non si renda utile, per una volta." 
"Già. Non sarebbe male battere Grifondoro, in effetti." 

"No, non sarebbe male. Anche se non credo che io giocherei mai, non muoio dalla voglia di finire con le costole rotte a causa di un Bolide... a proposito, sembra che Burke si stia dando alla pazza gioia con i Bolidi. Non invidio i Grifondoro, anche se per ora sono in vantaggio." 

"Penso che nemmeno a me piacerebbe trovarmi sulla traiettoria di Aiden Burke con un Bolide nei dintorni... proprio per niente." 


                                                              *


"Chi stai guardando?" 
"Secondo te? Controllo che Aiden non mandi in Infermeria qualcuno per il mero gusti di farlo più che per la Pluffa." 

Eltanin sbuffò mentre seguiva attentamente gli spostamenti del ragazzo con lo sguardo, Veronica e Berenike accanto a lei sulle tribune. 

"Ti riferisci a Cole?"
"Già. Non so perché, ma Aiden ce l'ha a morte con lui... è convinto che io gli piaccia, il solito esagerato." 

Eltanin scosse il capo con aria sconsolata, mentre invece le due amiche ridacchiavano sommessamente, facendola sbuffare:

"Avete poco da ridere, voi due! Non è affatto facile impedirgli di rompere nasi a destra e a sinistra!" 
"Povero Aiden, è geloso marcio della sua Eltanin... non che tu sia da meno, certo, ma almeno non vai in giro a lanciare cazzotti o maledizioni. Sai, mi ricordate vagamente i tuoi genitori." 

Berenike sorrise e Eltanin si strinse nelle spalle, riportando gli occhi scuri sul ragazzo prima di parlare:

"Se questo vuol dire che litigheremo per ogni cretinata ma che alla fine passeremo la vita insieme, tanto meglio. AIDEN, NON MIRARE ALLA FACCIA! Voi due piuttosto, chissà per quali tra i giocatori di Grifondoro state facendo il tifo..." 

"Per nessuno in particolare, solo per la Casa in generale." 

Berenike si strinse nelle spalle con noncuranza, facendo sbuffare sia Eltanin che Veronica:

"Certo, e io sono Helena Corvonero... mi prendete per cretina? Sopratutto tu, cugina." 
"Su questo ha ragione." 
"Grazie per il supporto Vee, come sempre... vi ripeto che non c'è niente tra me e Markus!" 
"Forse, per ora... ma non penso che durerà." 


                                                           *


Aiden sbuffò, lanciando un'occhiata alla parte delle tribune dove avevano posto i Corvonero, e in particolare una Black di sua conoscenza. 

Già immaginava la predica che gli avrebbe fatto Eltanin se si fosse "comportato male", sembrava che per una volta dovesse evitare di accanirsi esageratamente. 

Il Battitore lanciò un'occhiata al tabellone con i punti, piegando le labbra in una smorfia di fronte alla disparità di venti punti che li divideva da Grifondoro... moriva dalla voglia di spostarsi nel proprio campo, andare da Nate e suggerirgli di parare meglio i lanci dei Cacciatori. 
Ma aveva comunque il suo bel da fare, come cercare di disarcionare gli avversari... disgraziatamente però, Kathleen Shacklebolt continuava a sfuggirgli da sotto al naso, non riuscendo a farle perdere la presa sulla Pluffa. 

E poi c'era da considerare Astrea Carsen... non sembrava che la Cercatrice avesse avvistato il Boccino, ma doveva comunque cercare di starle alle calcagna il più possibile.

Il Battitore posò gli occhi sulla ragazza, che stava perlustrando il campo qualche metro sopra di lui, prima di impugnare meglio il manico di scopa e saettare verso l'alto, spostandosi verso la Cercatrice: voleva assicurarsi che non riuscisse a mettere gli occhi sul Boccino. 


                                                           *


Provava sempre un po' d'ansia prima di una partita, di certo era normale... ma quel giorno l'ansia non se n'era andata nemmeno quando era scesa in campo e la partita era iniziata.

Astrea sbuffò, guardandosi intorno con impazienza e maledicendo ancora una volta quella minuscola, sfuggevole pallina d'oro che quel giorno sembrava non avere nessuna intenzione di farsi individuare. 
La Grifondoro continuava a lanciare occhiate in direzione della parte delle tribune occupata dai Corvonero, pensando a quanto suo fratello l'avrebbe presa in giro se si fosse lasciata scappare la vittoria da sotto al naso, cedendola così agli avversari. 

E poi c'era anche da considerare che non moriva dalla voglia di perdere e quindi fare brutta figura davanti a Sam...   
Astrea scosse il capo, ripetendosi di non pensarci mentre si spostava verso gli anelli protetti da James, che aveva come al solito tutta l'aria di divertirsi parecchio mentre quasi copriva due anelli restando fermo. 


Il ragazzo si accorse di lei e le rivolse un sorriso, come a volerle dire di rilassarsi, quando lei gli passò accanto, ma la Cercatrice non riuscì a dargli retta fino in fondo. 
La Grifondoro si lanciò una fugace occhiata alle spalle, accorgendosi di avere Aiden a qualche metro di distanza, e senza tante cerimonie cambiò bruscamente direzione, quasi tuffandosi in mezzo ai Cacciatori che si passavano la Pluffa. 


                                                                      *



"Certo che ce ne stanno mettendo, di tempo... ma almeno Grifondoro è in vantaggio. Tutto dipende da tua sorella, immagino." 

Jonathan appoggiò le braccia alla ringhiera degli spalti mentre Daniel, accanto a lui, annuiva senza dire nulla, continuando a tenere gli occhi chiari fissi sui giocatori e sulla Cercatrice di Grifondoro in particolare. 
Non che fosse l'unico, in effetti: Jonathan lanciò un'occhiata fugace in direzione di Sam, che stava seguendo Astrea con lo sguardo a sua volta. 

Jonathan si trattenne dal ridacchiare e dal dire all'amico che gli avrebbe fatto volentieri una foto in quel momento, così preso nel seguire la partita e gli spostamenti di una certa giocatrice in particolare... peccato che accanto a lui ci fosse Daniel e non potesse lasciarsi scappare qualche parola di troppo. 

"Red, non ti facevo così preso da una partita tra Grifondoro e Serpeverde..." 

Sam si voltò verso di lui, intimandogli con lo sguardo di tacere mentre il biondo sorrideva appena, guardando l'amico con aria sinceramente divertita.

"Che ho detto di male? Infondo solitamente non segui le partite con così tanta attenzione." 

Jonathan sollevò un sopracciglio con studiata confusione, certo che l'amico si stesse trattenendo dal strangolarlo: era decisamente divertente prenderlo in giro in presenza di Daniel, quando Sam non avrebbe osato ribattere in alcun modo. 

Certo, poi una volta soli glie l'avrebbe fatta pagare... ma almeno aveva un ottimo spunto per divertirsi, grazie all'amico. 


                                                                   *



Quando mise piede sul prato imprecò mentalmente, guardando la squadra avversaria esultare mentre alcuni si stringevano in euforici abbracci. 
Gli studenti sulle tribune avevano già cominciato a scendere sul campo per raggiungere i giocatori, ma non ci fece molto caso... si avvicinò invece a qualcuno che  aveva la sua stessa espressione tetra, se non di più. 

Intanto Kathleen Shacklebolt era praticamente corsa verso James Julius per abbracciarlo di slancio dopo aver stritolato Astrea Carsen che, sorridente, teneva il Boccino stretto in una mano. 


"Ehy... mi dispiace. La prossima andrà meglio, vedrete." 

Nate abbassò lo sguardo su Eltanin, che aveva appena raggiunto Aiden e aveva abbracciato il ragazzo come a volerlo consolare, mentre il Battitore osservava i Grifondoro esultare con una nota tetra nello sguardo:

"Poco ma sicuro... di certo però perdere proprio contro di loro è un pessimo colpo." 
"Lo so. Ma non si può vincere sempre, e siete stati comunque molto bravi. Coraggio Capitano, non prendertela troppo." 

Eltanin sfoggiò un sorriso e Aiden abbassò lo sguardo su di lei, esitando per un attimo prima di ricambiare leggermente, mentre Nathaniel continuava a chiedersi come l'amico potesse subire quel cambiamento quando era in compagnia di Eltanin Black. 

"Beh, ammetto di essere delusa." 
"Sì, in effetti anche io... parecchio, anche." 

Nate si voltò, trovandosi davanti a Sophie e a Delilah, che lo stavano osservando una accanto all'altra:

"Davvero? Beh, non siete le uniche." 
"Insomma, ci aspettavamo di più da te, Travers... sì, ci hai deluso." 
"Ora mi prenderete in giro fino a Natale, immagino..." 

"Beh, visto che tu non perdi mai l'occasione di fare del sarcasmo nei miei confronti Travers, penso proprio di sì." 

Sophie sfoggiò un sorrisetto, quasi allegra anche se la sua Casa aveva appena perso: seguiva il Quidditch e ovviamente le dispiaceva... ma poter prendere in giro alcuni compagni di Casa era comunque piuttosto gratificante. 


A Nathaniel non restò che roteare gli occhi con esasperazione mentre, accanto a lui, Kathleen aveva raggiunto Emma Rosier per dare all'amica e avversaria un abbraccio consolatorio e Eltanin aveva preso un Aiden decisamente poco allegro sottobraccio:

"Se non altro ti sei comportato bene e non hai ferito gravemente nessuno... visto? Non è difficile." 
"Ho avuto una vaga tentazione in effetti, ma intuendo la lavata di capo che mi sarei sorbito ho preferito evitare... Dio, non posso credere di aver davvero perso contro Grifondoro! Mio fratello mi deriderà a vita." 

Il ragazzo piegò le labbra in una smorfia nell'immaginare quanto detto, ma Eltanin non demorse e appoggiò il capo contro la sua spalla, continuando a parlare senza battere ciglio: 

"Lo posso capire... ma guarda il lato positivo: hai un'adorabile fidanzata che ti adora e che ti consola... in pratica, hai vinto lo stesso." 
"Se lo dici tu El..." 
"Come sarebbe a dire? Certo che lo dico!" 


                                                          *


"Beh, complimenti... sono contenta per voi, ovviamente." 

Berenike sorrise mentre scioglieva l'abbraccio con cui aveva stretto Markus quando l'aveva raggiunto sul campo, guardando il ragazzo con sincero affetto:

"Anche io... e anche Sam è molto contento per As, vedo." 
Markus abbozzò un sorriso nell'accennare al ragazzo che stava parlando e sorridendo alla Cercatrice a qualche metro di distanza, mentre Berenike annuiva e lanciava loro un'occhiata a sua volta: 

"Decisamente. Mi chiedi che cosa aspettino, in effetti… in ogni caso questa volta avete vinto, ma non adagiarti sugli allori Mark, noi abbiamo tutta l'intenzione di battere Tassorosso a fine Dicembre. Sarà molto divertente giocare contro di voi, a fine anno." 

Berenike sorrise e Markus annuì, sistemandole un braccio intorno alle spalle prima di iniziare a camminare sull'erba per allontanarsi dal centro del campo:

"Su questo non ci piove... ma per noi, per voi non so quanto sarà divertente perdere." 
"Aspetta e vedrai Mark, aspetta e vedrai... nel frattempo, andiamo a festeggiare la vittoria con gli altri." 




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Capitolo 13
*** Una grande famiglia ***


Piccola premessa: in questo capitolo compariranno prevalentemente Berenike ed Eltanin, spero che non vi dia fastidio 
Buona lettura! 


 
Capitolo 12: Una grande famiglia    
   

"Mamma, vuoi un po' di thè?" 

La donna che le stava seduta di fronte le sorrise e annuì, sporgendosi leggermente verso di lei perché potesse versarle un po' di thè. 
Berenike Black sorrise con leggera soddisfazione mentre era seduta tra sua cugina Eltanin e sua sorella Libra su un divanetto, di fronte ad un tavolo da caffè completamente ricoperto da alzate piene di pasticcini e biscotti. 

Suo cugino Elnath adocchiò un bignè e fece per sporgersi furtivamente e prenderlo, ma l'occhiata che sua madre, seduta tra lui e la sorella gemella, gli rivolse lo fece esitare:

"Nath... quanti ne hai mangiati?"
"Due!" 

"Non è vero, ne ha mangiati quattro." 

Electra sorrise, sporgendosi oltre la madre per guardare il fratello che invece la fulminò con lo sguardo, borbottando che lei ne aveva mangiati altrettanti. 

Approfittando della distrazione generale Berenike si allungò a sua volta e prese il suddetto bignè, facendo dondolare distrattamente le gambe visto che non arrivava a toccare il pavimento. 
 
Sua madre le rivolse un'occhiata in tralice prima di voltarsi verso la bambina che sonnecchiava accanto a lei nella culla, allungando una mano per sfiorare i capelli lisci di Cara mentre Elnath, l'unico maschio presente nella stanza, sbuffava leggermente: 
 
"Possiamo andare a giocare adesso? Prendere il thè è noioso!"
"Va bene, andate pure... ma non distruggete nulla!"  

Elizabeth roteò gli occhi con fare rassegnato mentre i gemelli sfoggiavano due sorrisi identici prima di precipitarsi verso la porta con Libra al seguito, mentre anche Eltanin scivolava giù dal divano e sorrideva alla cugina:
   
"Andiamo?" 
"Va bene... ciao mamma, ciao zia!"


Berenike appoggiò con cura la sua tazza sul tavolino prima di sorridere alle due donne, prendere la cugina per mano e avvicinarsi alla porta socchiusa. 

Le due bambine erano appena uscite quando Lyra si voltò verso Elizabeth, sorridendole leggermente:

"Non ci annoiamo mai con loro nei paraggi, vero?" 
"Certo che no... non ci facciamo mancare niente, noi Black." 



                                                                *
Giovedì 5 Dicembre 

  
Camminava a passo svelto, tenendo gli occhi puntati dritti davanti a sè mentre lo cercava quasi disperatamente con lo sguardo, incurante delle occhiate perplesse che stava ricevendo e della donna che le stava praticamente correndo dietro: 

“La prego, Signora! Signora Black, non può entrare qui adesso, sa come funziona!” 
"Sa una cosa? Dopo tutti questi anni me ne frego altamente delle vostre regole! Dove diamine è mio marito?” 
 
Elizabeth Black non si fermò neanche, continuando a camminare quasi a passo di marcia mentre teneva il mantello di Altair stretto in mano, guardandosi attentamente intorno... possibile che non lo riuscisse a notare nel suo metro e novanta di altezza?

"È con i neo-diplomati Signora, non li può interrompere ora, conosce le regole sulle visite!” 

Si, in effetti le conosceva piuttosto bene ormai... ma le stava mandando tutte a quel paese mentre puntava senza tanti preamboli alla sala riunioni, sbuffando sonoramente: 
 
“Interromperei anche se fosse con il Ministro.” 

E probabilmente era vero. 
 
La donna aprì la porta della sala riunioni senza tante cerimonie, dimenticandosi di bussare e puntando gli occhi scuri su Altair, che era in piedi e probabilmente stava parlando, prima del suo ingresso. 

“Altair. Dobbiamo andare.” 
 
L’Auror si voltò, lanciandole un’occhiata perplessa mentre lei gli lanciava il mantello, intimandogli con lo sguardo di seguirlo... e in fretta. 

“Liz? Cosa c'è? Ehm... scusate, ma devo proprio andare o mia moglie distruggerà il Dipartimento. Liz!”  

Altair sbuffò debolmente, affrettandosi a seguirla mentre l’ex Tassorosso continuava a parlare senza accennare a fermarsi: 
 
“Ho scritto a Silente, gli ho chiesto di mandare a casa Eltanin per qualche giorno... e anche Berenike e Cara.”
 
"Perché? Lizzy, cosa c'è?”

Altair sbuffò, prendendola per le spalle e impedendole così di continuare a camminare, osservandola con preoccupazione crescente. 
Elizabeth alzò gli occhi scuri su di lui, che solo in quel momento si accorse di quanto fossero lucidi... e poi la donna parlò di nuovo, pronunciando una singola parola con un filo di voce:

Lyra.” 


                                                                                 *
   
Aveva preso posto al tavolo dei Corvonero sedendosi accanto a Veronica come faceva sempre, accorgendosi subito dell'assenza della cugina e chiedendo spiegazioni all'amica, che però aveva sostenuto di non sapere dove fosse Berenike: 

"Non ha nessun turno stasera El, non ne ho idea... magari si è presa tardi in Biblioteca. A fare i compiti, penso che arriverà presto." 

Eltanin annuì e si ritrovò a pensare con sollievo alla giornata che era finalmente finita dopo ore di lezioni e di studio mentre si riempiva il piatto.
Fece correre lo sguardo lungo la tavolata della sua Casa con l'intenzione di individuare Cara e chiederle se lei sapesse dove fosse sua sorella... ma Eltanin ben presto si rese conto che nemmeno lei era presente. 

Strano

Il fatto che entrambe non fossero presenti non era poi la fine del mondo e sembrava che nessuno se ne stesse preoccupando particolarmente... ma a suo parere c'era qualcosa che non andava, aveva come una strana sensazione. 
Gli occhi scuri della ragazza saettarono su un altro tavolo, quello degli insegnanti. E si accorse immediatamente che anche lì qualcuno mancava: la sedia di Silente era vuota, così come quella posta alla sua destra... nemmeno la McGranitt c'era. 

Eltanin rimase immobile per qualche istante, continuando a guardare il tavolo degli insegnanti mentre rifletteva, chiedendosi se le assenze non fossero collegate in qualche modo. 
Non osò aprire bocca e farne parola con Veronica o con gli altri suoi compagni che stavano cenando e chiacchierando tranquillamente, certa che non avrebbero capito e che le avrebbero detto di rilassarsi, che si stava fasciando la testa prima ancora di  rompersela. 

Non sapeva perché si stesse allarmando in quel modo, ma non poteva farne a meno.
Solo quando sentì uno stridio la ragazza distolse lo sguardo dal tavolo, sollevando leggermente il capo per posare gli occhi sulla fonte di quel rumore che stava planando verso i tavoli. 

Il gufo dal piumaggio chiaro atterrò sul tavolo dei Corvonero, praticamente davanti a lei. Immediatamente molti si voltarono, incuriositi da quell'orario poco consueto per la posta, ma Eltanin Black non ci fece caso. 
Teneva gli occhi fissi su quelli ambrati del gufo, ritrovandosi a riconoscerlo. 

Deglutì e allungò una mano per slacciargli la lettera dalla zampa mentre Veronica le domandava qualcosa che però non sentì, impegnata a sciogliere il nodo con difficoltà visto che le mani le tremavano leggermente. 

Sperava di sbagliarsi, ma quando voltò la busta e lesse la calligrafia con ebbe più dubbi: quello era il gufo di sua madre. 

Ruppe la ceralacca senza esitare e tirò fuori la lettera dalla busta con ansia crescente, ormai certa che qualcosa non andasse: le sue cugine non c'erano, il Preside e la Vicepreside neppure... e poi sua madre le scriveva a quell'ora. 

"El? Chi ti scrive?" 

Veronica allungò una mano per sfiorarle la spalla, ma Eltanin non sembrò farci caso e continuò a leggere, accorgendosi di quanto quelle righe fossero state scritte frettolosamente a causa dell'inclinazione della calligrafia. 

"Devo andare." 

Eltanin sollevò lo sguardo di scatto dalla lettera, raccogliendo anche la busta mentre si alzava sotto lo sguardo confuso dei suoi amici. La Corvonero però non ci fece caso visto che teneva gli occhi scuri fissi su un altro tavolo, posto infondo alla Sala Grande e a ridosso del muro. 


                                                                 

"Mi stai ascoltando? ... Ma cosa stai guardando?" 

Delilah si accigliò leggermente mentre teneva gli occhi verdi fissi sulla ragazza che le stava seduta di fronte, che però riponeva tutta la sua attenzione a qualcosa oltre la sua spalla, osservandolo intensamente. 
Andromeda non rispose, forse non la sentì nemmeno, si limitò a pronunciare un paio di parole senza neanche voltarsi, con un tono fermo e quasi autoritario che poco le si addiceva:

"Cissy. Andiamo." 

La sorella minore, che stava mangiando e conversando a qualche posto di distanza, la sentì a alzò lo sguardo sulla sorella con aria confusa, guardandola come se non fosse certa di aver capito:

"Cosa? Dove?" 
"Vieni e basta." 

Andromeda si alzò di scatto e fece cenno alla sorella di seguirla, facendo sbuffare Narcissa prima che la ragazzina si alzasse, non potendo far altro che imitarla per capire cosa stesse succedendo. 
Solo mentre camminava dietro alla sorella maggiore tra il muro di pietra e i suoi compagni Narcissa si accorse che sua cugina le stava osservando con impazienza, già in piedi davanti alla porta della Sala Grande per uscire. 


"Che sta succedendo?" 

Aiden si accigliò leggermente mentre osservava Eltanin, che però non lo degnò di uno sguardo e quando le due cugine le si furono avvicinate abbastanza uscì quasi di corsa dalla Sala Grande, senza guardarsi indietro neanche una volta e ignorando tutti gli sguardi che avevano attirato. 
Delilah scosse il capo, guardando l'amica uscire dalla Sala mentre parlottava con la sorella con la stessa espressione confusa: 

"Non ne ho idea." 


                                                                 *


"El! Aspetta! Che sta succedendo? È successo qualcosa a tuo padre?" 

"No... è per la zia Lyra. Mi ha scritto mia madre, ma è stata anche troppo vaga..." 

Eltanin scosse il capo, continuando ad attraversare il corridoio quasi di corsa per raggiungere l'ufficio di Silente, certa che le sue cugine fossero lì. 

"Ecco perché Silente non c'era, allora." 

Andromeda annuì, sospirando mentre quasi correva dietro alla cugina insieme alla sorella, che le rivolse un'occhiata leggermente preoccupata prima di parlare: 

"El... vuoi andare da Silente?" 
"Certo... mia madre ha detto che gli ha scritto chiedendogli di lasciarci tornare a casa per un po', sicuramente ha convocato Berenike e Cara." 
"Ma non sappiamo la parola d'ordine!" 
"Allora faremo esplodere il Gargoyle, io non mi muovo da questo piano finché non so cosa sta succedendo!" 



Fortunatamente non ci fu bisogno di far saltare in aria nulla, perché le tre incrociarono la Vicepreside nel corridoio, fuori dall'ufficio di Silente. E per una volta la McGranitt non si fece alcuno scrupolo a dire alle tre la parola d'ordine per entrare, anche se non rispose a nessuna delle loro domande e si limitò ad invitarle a raggiungere le loro cugine dal Preside. 



Quando Eltanin bussò alla porta si chiese, per un attimo, se volesse davvero entrare e sapere cosa stesse succedendo. Forse sarebbe stato meglio non sapere nulla, ma ormai era tardi per cambiare idea e quando la voce di Silente le invitò ad entrare la Corvonero non potè non aprire la porta, ritrovandosi nell'ufficio del Preside per la prima volta da quando era ad Hogwarts. 

Forse in altre circostanze si sarebbe fermata ad ammirare quell'enorme stanza piena di gingilli che non aveva mai visto o la Fenice appollaiata sul trespolo, ma gli occhi di Eltanin si posarono inevitabilmente sulle due ragazze che avevano preso posto davanti alla scrivania di Silente. 

L'uomo sorrise gentilmente alle tre e le invitò ad entrare mentre Andromeda si chiudeva la porta alle spalle e Eltanin guardava sua cugina Berenike, seduta accanto a Cara, voltarsi verso di lei. 
Quando incontrò gli occhi lucidi della cugina seppe di non essersi sbagliata, ma per una volta non ne fu affatto felice. 


                                                                    *


Camminava lungo il corridoio tenendo gli occhi fissi davanti a sè e le mani strette su quelle più piccole e delicate di due bambine, che si guardavano intorno come alla ricerca di qualcuno. 

"Possiamo andare da papà adesso?" 

Elizabeth abbassò lo sguardo su Pixis, sforzandosi di sorriderle mentre allungava una mano per accarezzarle i capelli castani:

"Forse dopo tesoro, ora è meglio di no." 
"E dov'è Hydra?" 
"È con la zia... possiamo andare da lei, se volete." 

Pixis annuì ed Elizabeth si avvicinò alle sedie addossate al muro del corridoio dov'era seduta una Cassiopea con gli occhi lucidi e Hydra accanto, che faceva dondolare distrattamente i piedi e teneva gli occhi fissi sul pavimento. 

"Ciao... Altair?" 
"Sta parlando con Ant. Credo che a breve arriveranno anche i miei zii." 

Cassiopea sbattè le palpebre per ricacciare le lacrime indietro, sollevando una mano per asciugarsele mentre Elizabeth sedeva accanto a lei, sospirando e appoggiando il capo contro il muro.
Pixis andò a sedersi accanto ad Hydra mentre Selene si sistemò sulle ginocchia di Lizzy, appoggiando la testa sulla sua spalla mentre la donna teneva gli occhi fissi su una porta chiusa, quasi aspettando che qualcuno uscisse e le dicesse che sua cognata stava miracolosamente bene.

In effetti la porta si aprì pochi secondi dopo, ma ad uscire dalla camera del San Mungo fu una Libra con gli occhi rossi, che ricevette un largo sorriso da parte della più piccola tra le tue sorelle:

"Libra! Posso vedere la mamma?" 
"No tesoro, mi spiace. La mamma... adesso dorme." 

Libra scosse il capo, avvicinandosi alle sorelle mentre sia Elizabeth che Cassiopea restavano in silenzio ed evitavano di guardarla: delle parole aleggiavano in mezzo a loro, ma nessuna sembrava avere il coraggio di dire ad alta voce che Lyra non si sarebbe più svegliata. 

"Possiamo vederla lo stesso?" 

Hydra alzò gli occhi sulla sorella maggiore, che esitò e lanciò un'occhiata inverta alle due donne come a chiedere cosa avrebbe dovuto dire... ma Lizzy annuì mentre sollevava leggermente Selene per potersi alzare, lasciandola in braccio a Libra:

"Portale dentro, non so per quanto la terranno qui." 

Libra annuì e fece cenno alle sorelline di seguirla mentre Lizzy sospirava prima di parlare a mezza voce:

"Torno subito." 

"Liz? Dove vai?" 

Cassiopea inarcò un sopracciglio e seguì la cognata con lo sguardo, ma Elizabeth non rispose e continuò a camminare lungo il corridoio dalle fredde pareti chiare, quasi non sentendo la sua voce. 


                                                                    *


Aiden Burke imprecava mentalmente mentre saliva le scale due gradini alla volta, chiedendosi ancora una volta cosa stesse succedendo quella sera: aveva visto Eltanin uscire dalla Sala Grande insieme a Narcissa e Andromeda Black e poi era sparita nel nulla, insieme a tutte le sue cugine. 
Non appena terminata la cena era andato da Veronica a chiederle spiegazioni, ma sentire la ragazza nemmeno lei sapeva nulla: El aveva ricevuto una lettera, non sapeva da chi, e poi era cosa via senza dare spiegazioni a nessuno. 

E ancora non era riuscito a trovarla anche se aveva assillato praticamente metà dei Corvonero e tutti gli insegnanti. 
Non gli restava che andare nella sua Sala Comune, ma non era neanche sicuro di riuscire a superare l'indovinello di turno. 

Il ragazzo sbuffò, chiedendosi se non avrebbe potuto sfondare la porta con la mazza da Battitore che aveva nel baule quando improvvisamente parve illuminarsi, sorridendo con sollievo nel scorgere l'inconfondibile figura di Eltanin avviarsi verso la sua Sala Comune.

"El!" 

Aiden accelerò il passo e la raggiunse con qualche falcata, prendendola per un braccio e facendola voltare verso di lui, sorridendo:

"Eccoti finalmente... dov'eri finita?" 
"Da Silente. Scusa Aiden, devo andare... devo prendere le mie cose." 

Eltanin fece un passo indietro e fece scivolare il braccio dalla presa del ragazzo, che la guardò senza capire le sue parole:

"Prendere le tue cose? Perché? Dove devi andare?" 
"Noi... torniamo a casa per un po'. Scusa, devo andare, ho la Passaporta tra poco." 

"El, aspetta! Che sta succedendo? E noi chi?" 

Eltanin si voltò e quasi corse via, ignorando la voce del ragazzo che sbuffò sonoramente prima di voltarsi, quasi correndo giù per le scale: aveva usato il plurale, dopotutto... quindi probabilmente anche Andromeda se ne sarebbe andata. 
Forse poteva farsi dire da lei cosa stava succedendo.


                                                           *


"Quando tornerete?" 
"Non lo so... non ne ho idea. Dipende dai miei genitori, immagino. Mi passi la sciarpa, per favore?" 

Delilah annuì e consegnò la sciarpa all'amica, continuando a guardarla preparare frettolosamente le sue cose mentre se ne stava seduta sul letto d Andromeda, che invece evitava accuratamente di guardarla e teneva gli occhi fissi sui vestiti che stava ammucchiando.

"I libri li lascio qui, ma non trovo la bacchetta... l'hai vista?" 
"È sul comodino Andromeda... respira. Tornerete prima delle vacanze, vero?" 

"Penso di sì... ti farò sapere, immagino. Ok, ho la Passaporta tra dieci minuti, puoi andare a vedere se mia sorella è pronta?" 

"Certo." 

Delilah sorrise e annuì mentre si alzava, abbracciando l'amica prima di uscire dalla stanza:

"Ma ricordati di respirare, ok?" 


                                                                *


Ogni cosa con il passare del tempo cambia, ma quel corridoio non le dava affatto l'impressione di essere cambiato. 

Teneva le braccia conserte mentre camminava, sentendo le voce dei Medimaghi che le passavano accanto piuttosto distanti e ovattate mentre le sembrava quasi di fluttuare, galleggiare in una bolla. 
Elizabeth Black si voltò leggermente, sbattendo le palpebre e posando gli occhi su una ragazza che camminava a qualche metro di distanza da lei, lungo il corridoio.

Aveva un paio di Medimaghi alle spalle che la imploravano di seguirli e di tornare nella sua camera, ma lei continuava a camminare e a guardarsi intorno con impazienza, come se stesse cercando qualcosa con quegli occhi arrossati. 

"Signorina, deve tornare nella sua camera... il suo..." 
"Non mi interessa. Voglio vedere mia madre!" 

Elizabeth fece scivolare lo sguardo dal viso della ragazza al suo braccio, abbandonato lungo il fianco come se non riuscisse a muoverlo e che teneva saldamente con la mano opposta. 

"Se ne stanno occupando, ora venga con noi." 

La donna allungò una mano e forse senza pensarci la strinse sull'avambraccio della ragazza, che si bloccò e sgranò gli occhi scuri, aprendo la bocca senza che ne uscisse un suono. Elizabeth si sfiorò il braccio con le dita e per un attimo le sembrò di risentire il dolore, così come la sensazione delle lacrime imminenti che aveva represso. 

"Non mi tocchi... non mi tocchi."

Aveva fatto scivolare il braccio da quella presa, continuando a camminare e tenendo gli occhi fissi davanti a sè. All'improvviso un lievissimo sorriso le aveva increspato il volto, guardando qualcuno di familiare infondo al corridoio:

"Stephen!" 

Elizabeth distolse lo sguardo e portò gli occhi scuri davanti a sè, evitando di ripensare alle condizioni della sua pelle in quella ormai lontana notte e al braccio che non era riuscita ad usare per mesi.
Vide due uomini seduti uno di fronte all'altro, uno si teneva la testa tra le mani e l'altro era proteso verso di lui, dicendogli qualcosa. 

Elizabeth guardò suo marito parlare con Antares, ma per un attimo le sembrò di vedere suo fratello e suo padre, anni prima fermi in praticamente quella stessa posizione. 

Si fermò, pensando a Lyra e a sua madre, a come la sua vita fosse cambiata nell'arco di una sola notte... pensò a suo padre, ad Antares e alle bambine che a qualche metro di distanza volevano sapere come stesse la madre. 

Guardò Altair sospirare e rimettersi dritto sulla sedia prima di voltarsi verso di lei ed esitare, per poi alzarsi. 
Probabilmente l'avrebbe raggiunta ma Elizabeth lo precedette, avvicinandosi al marito prima di abbracciarlo. 

"Come stanno le bambine?" 
"Sono di là con Libra e Cassy. Dovrebbero... arrivare anche le ragazze a momenti." 

Elizabeth deglutì mentre Altair si voltava, rivolgendo un'ultima occhiata in direzione del cugino prima di sospirare: voleva davvero consolarlo, ma non poteva nemmeno dirgli di capire come si sentisse... non sapeva come si sentisse, e forse un po' egoisticamente sperava di non doverlo scoprire mai. 


I pensieri dell'uomo vennero interrotti da una persona piuttosto familiare che quasi correva verso di loro, passando accanto a lui e alla moglie per avvicinarsi ad Antares e, senza dire niente, sedersi sulle sue ginocchia e abbracciarlo. 

Berenike appoggiò il capo contro quello del padre mentre le lacrime le rigavano il volto, sentendo le dita di Antares accarezzarle i capelli rossi mentre qualcun altro si avvicinava, fermandosi ad un paio di metri da Altair e Lizzy. 

"Mamma..." 
Eltanin deglutì mentre sua madre si voltava verso di lei e suo padre si limitava ad allungare una mano, facendole cenno di avvicinarsi:

"Vieni qui." 

Eltanin non se lo fece ripetere due volte e si unì all'abbraccio mentre anche Cara raggiungeva il padre, sedendosi accanto a lui e abbracciandolo. 

"Elly e Nath?" 

"Siamo qui." 

Il tono grave di sua sorella fece voltare Eltanin, sorridendo lievemente ad Electra prima che questa le si avvicinasse per abbracciarli a sua volta, lasciandosi suo fratello alle spalle. 
Elnath sospirò, seguendo la scena a braccia conserte ed esitando prima di avvicinarsi alla famiglia e abbracciandola a sua volta senza dire nulla. 



                                                               *



Lunedì 9 Dicembre 



Era seduta tra suo fratello e sua sorella mentre Elnath le stringeva leggermente una mano. Gli occhi di tutti e tre, così come quelli di Narcissa, Andromeda e Bellatrix, erano fissi sulla fossa che conteneva la bara e sulle sei cugine in piedi accanto ad essa, tutte con un fiore in mano. 

La ragazza distolse lo sguardo per un attimo, posandolo sulla colonna opposta si sedie. Guardò i suoi genitori seduti accanto ad Antares e a sua zia, e era la prima volta li trovò tutti e quattro piuttosto cupi, sua zia con gli occhi lucidi mentre sua madre teneva il capo appoggiato contro la spalla di suo padre, piangendo. 

Era strano vedere la sua famiglia in quello stato... era strano vedere i suoi genitori stare così male, persino sua madre piangere. 
Ogni tanto, anche se ormai adulti, anche loro erano fragili, dopotutto.


Eltanin abbozzò un sorriso mentre guardava Libra, Berenike, Cara, Hydra, Pixis e Selene lasciar scivolare i fiori sopra la bara prima di voltarsi e tornare verso di loro, sulle sedie poste in file ordinate sul prato. 
Berenike teneva Pixis per mano mentre Selene si era praticamente avvinghiata a Libra e continuava a piangere silenziosamente, ma quando ebbero raggiunto i tre cugini Elnath le rivolse un cenno e la bambina lo raggiunse, lasciandosi prendere in braccio mentre Electra si alzava per abbracciare Libra.

Anche Eltanin si alzò e senza dire nulla strinse Berenike in un abbraccio, che si sforzò di sorriderle mentre Cara, sbuffando sommessamente, prendeva posto accanto a Narcissa e appoggiava la testa sulla spalla della coetanea, gli occhi asciutti ma vacui. 


"Vedrai... andrà tutto bene." 
"Spero che tu abbia ragione El... lo spero davvero." 


                                                                    *


"Veronica." 

"Che c'è?" 

Veronica Zabini sbuffò, chiudendo nervosamente il libro che teneva in mano mentre si voltava verso Markus, che si era fermato accanto a lei per parlarle. 
Di fronte al tono decisamente brusco della ragazza il Grifondoro esitò, mentre Veronica invece sospirò leggermente, continuando a mettere in ordine i libri:

"Scusa Markus... ma sono giorni che tutti vengono a farmi domande su Berenike ed El." 
"Mi dispiace disturbarti, ma voglio sapere che cosa sta succedendo... Non ho più visto Berenike da giovedì. Sai almeno se sta bene?" 
"Non proprio. Non preoccuparti Markus, tra qualche giorno torneranno a scuola... ma non me la sento di spiattellare ai quattro venti faccende personali, non sono affari miei. L'ho già detto decine di volte anche ad Aiden Burke. Quando torneranno, ve ne parleranno loro, se lo vorranno." 


Markus fece per ribattere, ma il tono di Veronica era così fermo che il Grifondoro capì che non gli avrebbe detto un bel niente. Il ragazzo si ritrovò così a sbuffare, girando sui tacchi e allontanandosi in fretta e furia, sperando di rivedere presto Berenike e poter capire come stesse e cosa fosse successo. 





"Moody." 
"Sì?"

Delilah abbassò il libro che stava leggendo per posare gli occhi chiari sul ragazzo che stava quasi marciando verso di lei, guardando il compagno di Casa con espressione leggermente allibita: stava per chiedergli perché fosse andato proprio da lei ma Aiden la precedette, fermandosi davanti alla poltrona e parlando con un tono piuttosto seccato: 

"Tu sei amica di Andromeda, giusto? Sai perché hanno lasciato la scuola la settimana scorsa?" 
"Sì. Tu no?" 
"Eltanin non risponde alle mie lettere. Non ho idea di come stia... tu puoi almeno dirmi quando torneranno?" 

"Entro la fine della settimana, o almeno così mi ha detto Andromeda. Scusa Burke, ma non ti dirò cosa sta succedendo... è una questione di famiglia e penso che debba essere la tua fidanzata a parlartene." 
"Lo penso anche io, ma non mi ha mai risposto da quando ha lasciato la scuola... dovrò arrivare al punto di chiedere a mio nonno se sa qualcosa." 

Aiden sbuffò prima di girare sui tacchi e avviarsi nervosamente verso le scale, trattenendosi dal far saltare qualcosa in aria. 
Non sapeva se era arrabbiato con Eltanin per evitare di scrivergli o se era preoccupato per lei... probabilmente entrambe le cose, ma si ripromise di metterla sotto torchio quando sarebbe tornata a scuola. 


                                                                    *


Venerdì 14 Dicembre 

Aveva corso per intere rampe di scale e aveva rischiato di scivolare dalle gradinate più di una volta, ma non si era comunque mai fermata e aveva continuato dritta per la sua strada, volendo raggiungere la sua Sala Comune il più rapidamente possibile. 

Non indugiò neanche per un attimo nell'ampia stanza gremita di compagni di Casa e quasi corse verso le scale per raggiungere il suo Dormitorio, impaziente di vedere finalmente le sue amiche. 

Quando Veronica aprì la porta della sua camera infatti sorrise, sollevata e felice di vedere di nuovo Eltanin e Berenike lì dentro: senza di loro aveva passato giorni decisamente vuoti... e stare da sola in quella camera era stato a dir poco tremendo. 

"Ragazze! Mi siete mancate moltissimo." 

Veronica si avvicinò ad Eltanin e l'abbracciò di slancio, ricevendo un lieve sorriso dalla ragazza prima che sciogliesse l'abbraccio, parlando con un tono vagamente tetro:

"Anche tu Vee... scusa, ma vado a cercare Aiden." 


In effetti la ragazza era sicura che l'avrebbe uccisa e che fosse piuttosto arrabbiato con lei, ma non poteva rimandare oltre e sapeva di doverlo vedere. Lanciò un'occhiata in direzione della cugina, che se ne stava seduta sul letto mentre rimetteva magicamente in ordine i suoi vestiti senza dire nulla, prima di avvicinarsi alla porta e uscire dalla camera, lasciandole sole. 

Veronica esitò ma poi si avvicinò all'amica, sedendosi accanto a lei:

"Come stai?" 
"Bene." 

La bionda inarcò un sopracciglio, guardando l'amica che invece si ostinava a fissare il proprio baule senza alzare lo sguardo. 
Non ne era tanto sicura, ma si trattenne dal dirlo a Berenike e si limitò ad abbracciarla, senza che la rossa opponesse alcuna resistenza. 


                                                            *


L'Ingresso era pieno di studenti che stavano per spostarsi nella Sala Grande per cenare, ma Eltanin Black si era fermata accanto al muro, aspettando che Aiden facesse la sua comparsa. 
Teneva gli occhi fissi sull'imboccatura delle scale che portava ai Sotterranei, ignorando deliberatamente gli sguardi e le voci, le domande che nessuno osava farle a voce alta e in faccia. 

Normalmente avrebbe suggerito a quelle persone di andare a farsi un giro altrove, ma si rese conto di non averne voglia, che infondo non le interessava affatto. 

Sospirò, appoggiando la nuca contro il muro di pietra: era felice di essere tornata, che quei giorni lunghi e difficili fossero finiti... le aveva fatto piacere stare con la sua famiglia, certo, ma forse a scuola si sarebbero finalmente distratte un po'. Forse sarebbe riuscita a far star meglio Berenike e Cara, lì. 

Smise di pensare alla sua famiglia per la prima volta dopo giorni quando intravide finalmente Aiden, sorridendo debolmente mentre gli si avvicinava. 
Il ragazzo stava parlando con Nate e non si accorse di lei, ma l'amico gli assestò una gomitata e accennò nella su direzione, facendolo voltare.

"Ciao." 

Eltanin si sforzò di sorridere mentre si fermava davanti a loro, rivolgendo un cenno a Nathaniel prima che il ragazzo si allontanasse in fretta, borbottando che sarebbe andato a prendere i posti a tavola.
Aiden sembrò non farci caso e continuò a tenere gli occhi fissi su di lei, esitando per un attimo prima di parlare con un tono piuttosto seccato, inarcando un sopracciglio:

"Ciao? È tutto quello che hai da dirmi?" 

Eltanin abbassò lo sguardo e sospirò mentre si toccava nervosamente i capelli, conscia che il ragazzo fosse di pessimo umore a giudicare sia dal tono che dalla sfumatura castano chiari che avevano assunto le sue iridi solitamente verdi. 

"Mi dispiace... quando siamo partite non ho avuto tempo per venire a parlarti." 
"Posso capirlo. Quello che non capisco è perché non hai risposto alle mie lettere. Non so neanche dove sei stata." 

"Ero a casa, con la mia famiglia... mi dispiace non averti scritto, ma avevo altro a cui pensare. Sono stati giorni un po' difficili per noi." 

"Che cosa è successo?" 

Per quanto avrebbe voluto tenerle il muso Aiden finí con l'addolcirsi di fronte al tono della ragazza, che alzò nuovamente lo sguardo su di lui prima di abbracciarlo:

"Mia zia Lyra, la madre di Berenike... è morta." 


                                                                 *


"Sei sicura di non voler cenare?" 
"Non ho fame... e poi devo leggere queste." 

Berenike sbuffò mentre, seduta sul suo letto, osservava con espressione cupa il mucchio di buste che affollavano il copriletto. 
Era un po' come al suo compleanno... solo che ora non erano biglietti di auguri, bensì di condoglianze. 
E se aveva trovato noioso rispondere agli auguri, figuriamoci come sarebbe stato leggere tutti i quei biglietti che, ne era certa, erano pressoché tutti uguali. 

 "Devi proprio farlo tu?" 

Veronica si avvicinò all'amica, osservando le lettere e chiedendosi se avrebbe fatto bene all'amica leggerle mentre Berenike sospirava, stringendosi nelle spalle:

"Mio padre si rifiuta di leggerle, e mia sorella Libra ha già il suo bel da fare con le mie sorelline... così le ho prese e le ho portate con me, qualcuno deve farlo." 

Berenike allungò una mano per prendere la prima, rompere la ceralacca e aprirla senza nemmeno leggere il nome del mittente mentre Veronica, senza dire nulla, sedeva ai piedi del letto e la imitava, prendendone una a sua volta dal mucchio. 

La rossa di bloccò e sollevò lo sguardo su di lei prima di rivolgerle un lieve sorriso, ringraziandola silenziosamente mentre la porta della camera si apriva, permettendo ad Eltanin di entrare. 

"Ciao... anche tu qui?" 
"Non ho fame, anche se Aiden ha cercato di trascinarmi praticamente per i capelli in Sala Grande... preferisco stare qui con voi." 

El si strinse nelle spalle prima di avvicinarsi a sua volta al letto, sedendo accanto a Veronica prima di iniziare a prendere una busta per volta e aprirla, guadagnandosi un sorriso da parte della cugina. 

"Grazie." 

"Di nulla... infondo la cosa peggiore è decifrare queste calligrafie indecenti." 
"Tu scrivi molto peggio El." 
"Non è affatto vero!" 

Berenike abbozzò un sorriso, guardando le due con sincero affetto e ringraziandole, silenziosamente, ancora una volta.


                                         










Un paio di cose... Intanto, il vostro OC torna a casa o meno per le vacanze di Natale? 
Inoltre, comunico che Sophie non farà più parte della storia. 

Signorina Granger 

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Capitolo 14
*** Tornando a casa ***


Capitolo 13: Tornando a casa 
 
 
Alla mia mamma, dolce come Lyra e forte come Lizzy 
 
 
 
Mercoledì 19 Dicembre 
 
 
 
“Sono tornato!” 
 
 
Altair Black si accigliò leggermente di fronte a quell’inusuale silenzio mentre si slacciava il mantello, guardandosi intorno con lieve perplessità: strano, in genere quel silenzio non c'era mai quando tornava a casa… a meno che non fossero tutti usciti. 
 
“Wow, che accoglienza… dov’è la signora?” 
 
Altair si voltò, rivolgendosi all’elfo più vicino, che si inchinò prima di prendere il mantello che il padrone gli porgeva:
 
“Di sopra, signore.” 
 
Altair annuì e fece per avvicinarsi alle scale, ma si bloccò nel sentire un rumore che non udiva in quella casa da parecchio tempo. 
L’Auror si bloccò istintivamente ai piedi delle scale prima di voltarsi, ritrovandosi davanti ad una bambina bionda piuttosto sorridente che pedalava nella sua direzione a bordo di un triciclo:
 
“Zio! Ciao!” 
“Ciao tesoro… che cosa fai qui?” 
Selene gli sorrise, fermandosi davanti a lui prima di fare spallucce:
 
“Sto giocando.” 
“E la zia dov’è?” 
“È di sopra con Elly, Nath e Libra. Io volevo prendere il thè con loro, ma mi hanno mandata via perché dovevano parlare di cose da grandi!” 
 
Selene sbuffò e Altair non riuscì a non sorridere di fronte al tono e all’espressione sdegnati della bambina, annuendo: 
“Sono veramente delle persone orribili… dai, vieni con me.” 
 
Altair si chinò per prendere la bambina in braccio, che sorrise con aria soddisfatta e iniziò a raccontargli cosa aveva fatto nel pomeriggio… o almeno finché non incrociarono anche Pixis e questa non si incollò alla gamba dello zio, iniziando a parlare a sua volta. 
 
Inutile dire che quando aveva raggiunto la sua destinazione Altair Black aveva un mal di testa a dir poco colossale… aprì la porta del salottino con sollievo, sorridendo quando si trovò davanti sua moglie, i suoi due figli più grandi e Libra.
 
“Buonasera. Ora, qualcuno mi spiega quando casa mia è diventata un asilo per favore?” 
“Libra ha litigato con papà, così siamo venute qui.” 
 
Pixis fece spallucce mentre Libra posava lo sguardo sullo zio quasi con aria grave, sospirando:
 
“Scusa l’intrusione zio Altair, spero non ti dispiaccia.” 
“Non preoccuparti tesoro, potete stare qui quanto volete… tanto manca poco a Natale, ci saremmo visti comunque.”   Lizzy rivolse un sorriso in direzione della nipote, che ricambiò prima che la donna si voltasse verso il marito, facendogli silenziosamente cenno di sedersi. 
 
“Ovviamente, non è un problema… ma perché hai litigato con tuo padre?” 
 
Altair inarcò un sopracciglio mentre prendeva posto sul divanetto accanto alla moglie, dimenticandosi per un istante delle orecchie piuttosto tese di Selene e di Pixis, che morivano dalla voglia di sapere cosa stesse succedendo. 
 
Lo stesso però non si poteva dire di Lizzy, che lanciò un’occhiata alle due bambine prima di rivolgersi ai figli:
 
“Ragazzi, portate le bambine di sotto, per favore.” 
“Ma noi vogliamo stare qui!” 
 
Electra annuì alle parole della cugina, guardando la madre come a dire che anche lei voleva prendere parte alla conversazione… ma Elizabeth rimase impassibile e alla ragazza non restò che sospirare, alzandosi:
 
“Ok, e va bene… andiamo Nath. Ragazze, se venite vi facciamo vedere come si trasforma una rana in un bicchiere.” 
 
“Ce lo ha già fatto vedere Libra.” 
“E se ti facessi vedere come si quadruplicano dei dolcetti?”   Electra sorrise alla cugina più piccola, che immediatamente saltò giù dal divano per raggiungere lei è il cugino, uscendo dalla stanza. 
 
 
“Bene. Ora che siamo solo noi tre Libra… che è successo?” 
“Lo conosci, zio… da quando siamo tornati dal San Mungo praticamente non si fa vedere, e neanche parla con noi. Poteva prendersi un periodo di ferie fino a Natale, ma non l'ha fatto, è stato più al Ministero che a casa ultimamente.” 
 
Libra sbuffò, guardando il tappeto che ricopriva parte del pavimento con aria torva mentre Altair annuiva:
 
“Conoscendolo, c'era da immaginarselo… hai provato a parlargli?” 
“Certo. Stamattina… ma non è andata molto bene. Abbiamo discusso, io gli ho detto che in questo momento deve pensare anche a loro invece che solo al suo, di dolore, ma non l'ha presa bene. Potresti parlarci tu?” 
“Lo farò, anche se non so quanto riuscirò a fare… non ha più voluto vedere nemmeno me dal funerale.” 
 
 
                                                                                               *
 
 
Teneva gli occhi fissi sul rotolo di pergamena appoggiato sul tavolo da diversi minuti ormai, ma ancora non aveva scritto praticamente nulla.
Sospirò, dicendosi ancora una volta di concentrarsi mentre era seduta, da sola, al lungo tavolo rettangolare in mogano nella Sala da Pranzo, occupando il posto a capotavola che solitamente era di suo marito.
 
Era abbastanza tardi ormai, ma era ancora seduta a quel tavolo… e non aveva combinato praticamente niente.
 
Alzò lo sguardo dalla pergamena e lanciò un’occhiata malinconica alla sedia vuota alla sua destra mentre il silenzio che riempiva la stanza sembrava quasi schiacciarla fastidiosamente, ricordandole che qualcosa non andava, che qualcosa era cambiato.
 
 
 
“Sono davvero felice che tu sia qui… grazie ancora per l’aiuto. Non capirò mai perché ci siamo beccati proprio il Natale, io ed Altair.”
“Abbi pazienza… a Pasqua venite sempre da noi, a Capodanno andiamo da Druella e Cygnus… ma guarda il lato positivo, sono qui per darti una mano.”
 
Lizzy rivolse un’occhiata carica di gratitudine in direzione di Lyra che, seduta accanto a lei, le sorrise prima di parlare, continuando a picchiettare la piuma della penna sulla pergamena:
 
“Allora, tornando a noi… saremmo circa in 34, visto che nessuno ha disdetto. Che cosa ci inventiamo per il menù?”
“Mettere d’accordo 34 Black, credo che potrebbe diventare il mio Molliccio prima o poi…”
 
“Coraggio mia cara, ci passi da anni… sopravvivrai anche questo Natale, vedrai.”
“Nel caso mi troverete priva di vita nella vasca da bagno…”
 
 
Lyra aveva riso, e per un attimo le sembrò quasi di risentire quella risata echeggiare nella stanza. Sbuffò e abbassò di nuovo gli occhi sul rotolo di pergamena, pensando a quanto mancasse a tutti, anche a lei.
 
 
Era strano dover organizzare quella dannata cena senza di lei e non riusciva a concentrarsi, specialmente se considerando quel pensiero che non l’aveva mai lasciata del tutto da quando era morta, che aveva cercato di ignorare ma che continuava comunque a lampeggiare in un angolo della sua testa.
 
La donna sospirò e appoggiò la piuma sulla pergamena, certa che quella sera non avrebbe combinato nulla su quel frangente.
Pensò a 4 tra le figlie di Lyra e Antares che in quel momento stavano, probabilmente, dormendo sotto quello stesso tetto… mentre le altre due erano ad Hogwarts, insieme a sua figlia.
 
Altair aveva detto che sarebbe andato a parlare con il cugino, e Lizzy sperava sinceramente che almeno lui sarebbe riuscito a farlo ragionare almeno un po’.
Sperava di non dover assistere dall’esterno ad una situazione che aveva già vissuto.
 
 
La porta della sala, prima di allora socchiusa, si aprì leggermente e Altair fece la sua comparsa, indirizzando un lieve sorriso alla moglie prima di avvicinarlesi:
 
“Hydra, Selene e Pixis sono finalmente a letto… missione compiuta. Tu che cosa fai?”
“Niente... Altair, puoi venire qui un momento, per favore?”
 
L’Auror esitò, non sapendo se preoccuparsi o meno per il tono incredibilmente mite della moglie e per il “per favore” che aveva usato, ma poi la raggiunse e prese posto accanto a lei, osservandola con sincera curiosità.
 
“Che cosa c’è?”
“C’è una cosa che vorrei dirti… e ti prego, non interrompermi per una volta, è importante.”
 
Altair annuì, sempre più perplesso e preoccupato dal tono e dallo sguardo tetri della moglie, che continuava ad evitare di guardarlo e teneva gli occhi fissi sulle proprie mani.
 
“D’accordo… ti ascolto. Mi devo preoccupare?”
“No, solo… stavo pensando a Lyra. E alle ragazze, ad Antares…”
“Domani andrò al Ministero e cercherò di parlarci, se ti riferisci a questo.”
 
“Non esattamente… ci penso dal funerale Altair, e non hai idea di quanto mi sena stupida, ma proprio non riesco a farne a meno.  Hai visto come sta Antares, no? Si è completamente chiuso in se stesso, quasi non ha più rivolto la parole alle sue figlie… lo so, sono passati pochi giorni e probabilmente bisogna dargli tempo, ma ho paura che le cose non cambieranno tanto in fretta. Spero che non si comporti come mio padre, lo spero per lui e per le ragazze… è morto cinque anni fa ma per me se n’è andato molto tempo fa, non vorrei succedesse lo stesso tra lui e le figlie, specialmente Libra, Berenike e Cara che sono più grandi, hanno più consapevolezza di quello che sta succedendo.”
 
“Lo so che con tuo padre è stato difficile… e Antares non ha mai avuto un carattere facile, ma spero che si riprenda presto.”
“Lo spero anche io.” 
 
Lizzy annuì, continuando a fissare un punto indefinito davanti a sé mentre Altair inarcava un sopracciglio, studiandola attentamente:
 
“C’è qualcos'altro?”
Lizzy si voltò verso di lui per la prima volta da quando era entrato nella stanza, esitando prima di parlare:
 
“Mi devi promettere una cosa. Se dovesse succedermi qualcosa, devi promettermi che non sarai come mio padre, che sarai sempre presente per Electra, Elnath ed Eltanin. E che saresti comunque felice, dopo un po’ di tempo.”
“Lizzy… certo che non sarei come tuo padre, anche se non posso assicurarti che sarei comunque felice senza una certa rompiscatole intorno.”
 
Altair sorrise, prendendola per mano e facendole cenno di avvicinarsi, guardandola alzarsi e sedersi sulle sue ginocchia prima di parlare di nuovo:
 
“E poi non preoccuparti, non ti succederà proprio niente.”
“Che ne sai, metti che succeda!”
“Non succederà. E se anche fosse ti ucciderei di nuovo, come dicevi sempre tu.”
 
 
 
 
“Mamma? Ho dimenticato di…”
 
Electra Black aprì leggermente una delle due ante della sala da pranzo, ma si bloccò sulla soglia e non terminò la frase quando i suoi occhi si posarono sui suoi genitori, guardando suo padre tenere sua madre sulle ginocchia mentre le diceva qualcosa a bassa voce, accarezzandole i capelli e tenendola abbracciata.
 
Non sembrava che si fossero accorti di lei e dopo un attimo di esitazione Electra sorrise, facendo silenziosamente un passo indietro prima di socchiudere nuovamente la porta e allontanarsi senza far rumore, decidendo di lasciarli soli.
 
 
                                                                                        *
 
 
 
Sabato 22 Dicembre 
 
 
Lucas Kroll dormiva placidamente, steso supino sul suo letto con le braccia abbandonate sul materasso e che penzolavano oltre i bordi. 
Aveva un’espressione piuttosto rilassata e serena, come se stesse sognando qualcosa di piacevole… del resto le vacanze di Natale erano finalmente arrivate, non aveva nessuna preoccupazione. 
 
Probabilmente stava sognando di tornare a casa, riabbracciare la sua famiglia e godersi il Natale come ogni anno… ma il ragazzo si svegliò di soprassalto a causa di una voce terribilmente familiare, che gli urlò di svegliarsi e di “andare a studiare”. 
 
Lucas si mise seduto sul letto alla velocità della luce, gli occhi verdi sbarrati e i capelli scuri spettinati… ci mise qualche secondo a riprendersi dal colpo e a focalizzare la sua attenzione sui due ragazzini che, ai piedi del letto, stavano sghignazzando allegramente. 
 
“Razza di idioti…” 
 
Lucas sbuffò, passandosi una mano tra i capelli scuri mentre i suoi fratelli minori, Martin e Francis, continuando a ridere senza ritegno. 
 
“Non pensavamo ti saresti spaventato tanto… Kris aveva ragione!” 
 
“Non so se essere fiero di voi o uccidervi… oppure ucciderò Jackson. Ora venite qui e fatemi gli auguri come si deve, cretini.” 
 
 
                                                                                  *
 
 
“Credo che quest'anno i Dormitori saranno pressoché deserti… o almeno il nostro, praticamente tutti tornano a casa.” 
 
“Già… si vede che le vacanze sono arrivate, non vedevo così tanto buonumore da settimane. Specialmente in te, quel sorriso a trentadue denti è abbastanza insolito.” 
 
Aiden guardò Nate con aria quasi stranita mentre camminava davanti all'amico, aiutandolo a portare di sotto il baule mentre il Portiere annuiva, sorridendo allegramente e gli occhi chiari quasi luccicanti:
 
“Non vedo l'ora di tornare a casa… e riabbracciare mia sorella.” 
“Robert verrà?” 
 
A quella domanda il sorriso sparì dal volto di Nathaniel, che si limitò a stringersi nelle spalle prima di parlare con un tono improvvisamente cupo, abbassando lo sguardo:
 
“Non ne ho idea. Non ho avuto il coraggio di chiederlo a mia madre. Ad ogni modo… che cosa farà il clan dei Burke a Natale?” 
“Immagino che passeremo un paio di giorni alla baita come ogni anno… ma poi io leverò le tende, quindi se la vedranno Kayla e Lucas con la mia famiglia.” 
 
“Ancora mi chiedo come ha fatto Eltanin ha convincere suo padre a farti ospitare da loro per qualche giorno.” 
 
Nathaniel sfoggiò un lieve sorriso, immaginandosi i giorni che Aiden avrebbe passato dai Black e quasi rammaricandosi di non poter essere presente e godersi la scena. 
 
“Me lo chiedo anche io, immagino che a convincerlo siano state sua sorella e sua madre… se non dovessi fare ritorno a scuola dopo le vacanze ti prego, vienimi a cercare dai Black.” 
“Lo terrò a mente. Ma ai tuoi genitori non dà fastidio di non poterti vedere nemmeno nelle vacanze?” 
 
“Scherzi? Mia madre ha quasi pianto di gioia quando ha saputo di me ed El l'anno scorso… sarebbero felicissimi di imparentarsi con i Black, non hanno obbiettato in alcun modo.” 
 
Aiden si strinse nelle spalle, non sapendo se essere felice o meno di passare qualche giorno da Eltanin: in realtà era stato lui a chiederglielo quando era tornata a scuola per starle vicino dopo il brutto periodo che aveva passato, ma stava cominciando a preoccuparsi seriamente, per la sua incolumità fisica e mentale, nei confronti di un certo Auror. 
 
 
“Ti vedo un po’ preoccupato Aiden… non succede spesso. Ma di certo non potevi aspettarti nulla di diverso innamorandoti della figlia di uno degli Auror migliori, no?” 
“Ti diverte mettere il dito nella piaga Travers, vero?” 
 
 
                                                                                             *
 
 
“Sembri triste… non vuoi tornare dalla tua famiglia?” 
 
Andromeda le rivolse un sorriso, ma Delilah non ricambiò mentre continuava ad accarezzare distrattamente il pelo nero di Sheila, la sua gatta, e teneva gli occhi verdi fissi sul camino acceso, davanti al quale si erano raggruppati diversi compagni di Casa che avevano ormai finito di fare le valige. 
“No, sono felice di tornare a casa… e ovviamente lo sono ancor di più sapendo che mi farai compagnia.” 
“Grazie ancora per l'invito, credo che a casa mia le cose saranno un po’ strane questo Natale. E poi verranno i Lestrange a cena con Rabastan e Rodolphus, sono ben felice di levare le tende.”
 
Andromeda sbuffò mentre si lasciava cadere sul divano accanto all'amica, che le rivolse un lieve sorriso prima di parlare:
 
“I tuoi genitori non hanno fatto storie?” 
“Forse non erano al settimo cielo, ma ho insistito questa volta. Solo perché la tua famiglia non è nelle Sacre 28 non vuol dire che non puoi essere mia amica…” 
 
Andromeda si strinse nelle spalle e Delilah annuì, guardandola con affetto mentre continuava a coccolare Sheila, che faceva le fusa sulle sue ginocchia:
 
 “Mi fa piacere che tu venga da me per un po'.”
“Anche a me… e poi non provare a fingere Moody, so benissimo che sei triste per Sophie. Non fare l’orgogliosa, è comprensibile!” 
“È solo che sarà strano passare il resto dell'anno senza di lei… ma perché non siamo nate nello stesso anno, noi due?” 
“Posso sempre provare ad infiltrarmi nella tua classe nelle ore di Rüf, non se ne accorgerebbe mai.” 
 
 
                                                                                        *
 
 
“Ok… finito, finalmente. Tu hai già fatto i bagagli?” 
 
 
Veronica, dopo aver chiuso il suo baule, alzò lo sguardo su Berenike, trovandola seduta sul suo letto con il capo appoggiato al baldacchino e lo sguardo puntato sulla finestra più vicina. 
 
“Si, ho finito. Eltanin dov’è?” 
“Ha detto che sarebbe andata a fare un “giro di saluti”… credo che andrò anche io. Vieni con me?” 
 
La bionda rivolse all'amica un sorriso quasi speranzoso, ma Berenike si limitò a scuotere il capo, continuando a parlare con un tono quasi piatto:
 
“No, non ora… magari dopo. Ma tu vai pure, non preoccuparti.” 
“Sei sicura?” 
“Sì, certo. Ci vediamo a pranzo, al massimo.” 
 
 
Veronica annuì, lanciandole un’ultima occhiata scettica prima di girare sui tacchi e uscire dalla stanza, lasciandola sola: avrebbe preferito non farlo, ma sapeva che era proprio ciò che Berenike voleva in quel momento. 
E di non accontentarla, proprio non se la sentiva. 
 
 
                                                                                               *
 
 
 
Giovedì 20 Dicembre 
 
 
 
“Perché si mette la stella in cima?” 
 
 
Alzò lo sguardo su sua madre, che per tutta risposta le sorrise mentre allungava la mano per farsi dare il puntale che la bambina teneva in mano:
 
“Onestamente non saprei… viene sempre messa in cima, lo facevo anche quando ero piccola.” 
 
Libra abbassò gli occhi sul puntale che si stava rigirando tra le mani, osservandolo prima che sua madre parlasse di nuovo:
 
“Vuoi metterlo tu in cima all'albero?” 
La bambina alzò nuovamente gli occhi castani per posarli sulla madre e sorrise, annuendo:
 
“Ok.” 
Lyra si chinò per prendere in braccio la figlia più grande, che sorrise con aria soddisfatta mentre si sporgeva per sistemare la stella sulla punta dell’albero. 
 
“Sai, quel puntale è lo stesso che mettevo sull’albero quando ero piccola… era di mia nonna.” 
“Allora quando sarò grande potrò tenerlo?” 
“Ma certo.” 
 
Lyra sorrise alla figlia, dandole un bacio su una guancia prima di rimetterla sul pavimento del salotto:
 
“Ora dobbiamo sistemare le ghirlande… mi aiuti?” 
“Certo!” 
“Mettiamo quelle rosse o quelle oro?” 
“Tutte quante, così è più bello.” 
 
 
Libra sorrise e la madre ricambiò prima di annuire e appellare le ghirlande luccicanti con un pigro tocco di bacchetta, mentre alle sue spalle un paio di elfi quasi imploravano la padrona di casa di far preparare l'abete a loro:
 
“Non esiste… l'albero si fa insieme, e ho già la mia piccola aiutante… voi riposatevi pure. Dopotutto, è Natale.” 
 
 
 
 
 
Libra Black teneva gli occhi fissi sul puntale d'oro che stringeva tra le mani, ripensando a quando aveva preparato l'albero insieme a sua madre e lei le aveva detto che avrebbe potuto tenerlo. 
 
 
Accarezzò l'oggetto mentre deglutiva a fatica, riuscendo a malapena a realizzare che mancava pochissimo a Natale… il primo che avrebbe passato senza sua madre.
 
“Libra?” 
 
La ragazza alzò lo sguardo e si affrettò ad asciugarsi le lacrime nel trovarsi davanti Selene, che le sorrise mentre teneva un mucchio di palline colorate tra le braccia:
 
“Che cosa c'è?” 
“Vieni a darci una mano?” 
“Certo.” 
 
Libra si sforzò di sorridere mentre si alzava, seguendo la sorella minore che trotterellò verso il centro dell’enorme salone, raggiungendo l'albero che insieme alle sorelle maggiori e ad un paio di cugini stava addobbando. 
 
“Le ghirlande le mettiamo rosse o oro?” 
 
Electra, insieme ad Hydra, tirò fuori da uno dei tanti scatoloni portati giù dalla soffitta dagli elfi una ghirlanda color cremisi e Libra rispose quasi senza pensarci, osservando l'albero con aria pensierosa:
 
“Entrambe. Così sarà molto più bello.” 
“Libra ha ragione… più luci ci sono è meglio è. Come sta andando?” 
 
 
Tutti i presenti si voltarono verso la fonte della voce e Libra si ritrovò a sorridere in direzione di sua zia, che le sorrise mentre camminava verso di lei, zigzando tra gli scatoloni pieni di decorazioni che affollavano il pavimento:
 
“Bene. Qui abbiamo quasi finito, poi passeremo all’altro salotto… e grazie ancora per l’ospitalità.” 
“Non c'è problema tesoro… più siamo meglio è. Vi darei volentieri una mano, ma ora devo proprio andare. Se lo zio torna prima che io sia arrivata ditegli che arriverò comunque prima di cena, ok?” 
 
“D'accordo. Dove devi andare?” 
Electra guardò la madre con lieve curiosità mentre Pixis è Selene iniziavano a litigare su chi dovesse mettere le ghirlande, ma Elizabeth si limitò a stringersi nelle spalle mentre s’infilava il mantello:
 
“Ne parliamo dopo. Buon lavoro!” 
 
Lizzy sorrise prima di girare sui tacchi e allontanarsi, con i figli che la osservavano con lieve perplessità:
 
“Chissà che deve fare.” 
“Magari comprare gli ultimi rega- cioè, spedire le lettere a Babbo Natale, sicuramente è andata a fare quello. Pixis, perché hai legato Selene con la ghirlanda?” 
 
Elnath sospirò, chinandosi per “liberare” la cugina mentre Pixis invece ridacchiava e Libra sorrideva appena, dicendo alla sorellina di avvicinarsi:
 
“Vieni Pixis… vuoi mettere la stella in cima?” 
“Ok. Ma non è quella della mamma?” 
 
La bambina di avvicinò alla sorella, guardando l’oggetto che Libra teneva in mano con stupore prima di puntare di nuovo gli occhi chiari su di lei, che annuì e sorrise:
 
“Sì, è quello della mamma. Così passeremo il Natale anche con lei, no?” 
 
             
                                                                                      *
 
 
 
Hogwarts, 22 Dicembre  
 
 
“Quindi sei stata tu a dargli quell’idea? Non so se essere fiero o rendermi conto di aver creato un mostro.” 
 
Lucas scosse il capo, guardando la sua migliore amica con perplessità mentre Kristal continuava a ridacchiare, sistemando le sue cose nel baule con una delle enormi felpe del fratello addosso:
 
“Andiamo Luke, è il tuo compleanno… e non è stato uno scherzo così tremendo!” 
“Mi hanno svegliato con la voce della McGranitt che mi urlava di andare in classe e portarle i compiti… sono così fiero dei miei piccoli diavoletti!” 
 
Lucas sorrise, pensando ai fratellini con affetto mentre Kristal gli rivolgeva un sorriso:
 
“Io muoio dalla voglia di vedere Kyle, mi manca moltissimo. Speriamo che abbia fatto un corso di cucina in questi mesi però, non voglio morire di fame durante le vacanze!” 
“Tranquilla, in caso scrivimi, mia madre sarà ben felice di cucinare una valanga di cose solo per te… ti avrei chiesto di stare da me in effetti, ma so quanto volessi vedere tuo fratello.” 
 
“Magari potrei auto-invitarmi dal clan Kroll per Pasqua, che dici?” 
 
Kristal rise, pensando con affetto alla famiglia dell’amico che annuì:
 
“Nessun problema, ti accoglieranno a braccia aperte… mia madre ti adora, non fa altro che chiedermi come stai e a definirti una povera martire che deve sopportarmi e controllarmi ogni giorno…” 
“Beh, tecnicamente è proprio quello che faccio… ma ti voglio bene comunque.” 
 
Kristal sorrise prima che Lucas le lanciasse contro un cuscino, alzandosi dal bracciolo del divano e borbottando che era il suo compleanno e che sarebbe dovuta essere più gentile con lui.
 
“Io sono gentile con te! Infatti ti ho preso un regalo.” 
“Davvero? Cioè?” 
 
Immediatamente Lucas sorrise, illuminandosi al sentire la parola “regalo” quasi come un bambino, facendo sorridere appena l’amica:
 
 “Non saprei… vediamo se riesci a trovarlo prima di tornare a casa.” 
 
“Bene. Lo troverò, sai che adoro le sfide!” 
 
“Fai pure, io intanto faccio i bagagli… tu a che punto sei con i tuoi?” 
 
Kristal piegò una maglietta e la sistemò nel baule senza ottenere una risposta, alzando così lo sguardo subito dopo:
 
“Luke?” 
 
Non trovando traccia del ragazzo la Tassorosso sospirò, scuotendo leggermente il capo:
 
Kris, ti prego, aiutami, sono un cretino che si prende sempre in ritardo e che non sa organizzarsi… ti prego, aiutami a fare i bagagli!
Ma certo, sei il mio migliore amico, come potrei non farlo? 
Grazie Kristal, ti adoro, cosa farei senza di te?
Probabilmente un bel niente.” 
 
 
                                                                                         *
 
 
 “Incredibile ma vero, tra un'ora dobbiamo prendere il treno e abbiamo sistemato i bagagli… quest'anno è successo un miracolo!”
 
Kathleen sorrise con aria soddisfatta mentre accanto a lei James annuì, lasciando il baule nel bel mezzo della Sala Comune:
 
“Già, e la cosa migliore è che abbiamo un mucchio di tempo per sostare gli altri… propongo di andare a cercare i Corvonero, cosi potremmo salutare Jonny e Sam.” 
 
Kathleen fece per assentire ma venne battuta sul tempo da Astrea, che fece la sua comparsa accanto all'amica con un sorriso stampato in faccia:
 
“Ottima idea. Sì, insomma, così saluto mio fratello.” 
“A chi pensi di darla a bere As? Piuttosto, dov’è Mark?”
“Ha detto che andava, per l’appunto, a cercare Berenike per salutarla.” 
 
“Un altro che non ce l'ha mai data a bere… dai, andiamo.” 
 
 
                                                                                       *
 
 
Giovedì 20 Dicembre 
 
 
Abbassò lentamente il cappuccio bordato di pelliccia del mantello, tenendo gli occhi fissi sull’Ingresso e non riuscendo a non sorridere nel trovarsi nuovamente in quella sala tanto familiare. 
 
I suoi occhi scuri si posarono in fretta su una sagoma piuttosto familiare e senza pensarci le si avvicinò, camminando con disinvoltura in mezzo agli studenti e ignorando le loro facce perplesse e cariche di curiosità. 
 
“Veronica?” 
 
Sentendosi chiamare la ragazza si voltò, sgranando gli occhi quando riconobbe la fonte della voce:
 
“Signora Black? Che ci fa qui? Vuole che le chiami Eltanin?” 
“No, in realtà sono qui per vedere mia nipote. Potresti accompagnarmi da Berenike, per favore?” 
 
 
      
 
Sentendo bussare alla porta Berenike sospirò, continuando a tenere gli occhi fissi sul baldacchino sopra di lei prima di borbottare qualcosa in risposta:
 
“El, te l'ho detto, non mi va di cenare!” 
La porta si aprì e Berenike avrebbe scommesso di sentire la voce della cugina ordinarle di scendere e mangiare qualcosa… ma la voce che sentì, anche se altrettanto familiare, non era quella della cugina:
 
“Beh, io non sono qui per costringerti a mangiare, quindi nessun problema. Posso entrare?” 
 
Berenike si tirò a sedere quasi di scatto, guardando la donna ferma sulla soglia della stanza con sincera sorpresa:
 
“Zia? Che ci fai qui?” 
“Volevo parlare con te… quindi, posso entrare?” 
“Certo. È successo qualcosa?” 
 
“No, voglio solo parlare.”
 
Elizabeth raggiunse la nipote, sedendo di fronte a lei sul letto vuoto di Eltanin.
Berenike sollevò leggermente un sopracciglio, restando in silenzio mentre Lizzy posava lo sguardo sulla finestra, osservando il panorama per qualche istante prima di parlare:
 
“Tu hai appena compiuto 17 anni… io ne avevo quasi 18.”
“A cosa ti riferisci?”
Lizzy spostò gli occhi dal vetro per posarli sul volto di Berenike, esitando per un attimo prima di rispondere:
“A quando mia madre è morta.”
 
                                                                                  *
 
“Sei sicura che possa venire da te, vero?”
“Cos’è, hai cambiato idea per caso?”
“No, temo solo di finire casualmente in una qualche trappola mortale disseminata per casa tua… ce ne sono?”
“Non che io sappia. Rilassati Aiden, mio padre non ti mangerà mica!”
 
Eltanin rise ma Aiden non la imitò, continuando ad assumere un’espressione leggermente preoccupata mentre valutava sinceramente l’ipotesi.
 
“Lo spero… Hai detto che a casa tua al momento ci sono anche le tue cugine, giusto?”
“Giusto, quindi temo che dovrai sopportare la presenza delle “infinite cugine Black”, come le chiami tu. Ma rilassati, Bellatrix, Cissy, Sirius e Regulus staranno da noi solo al cenone di Natale, quindi per quando arriverai tu non ci saranno… per quanto riguarda le sorelle di Berenike non so per quanto staranno da noi, credo che Libra sia ancora in fuoco aperto con zio Ant.”
 
Eltanin sospirò, parlando con un tono vagamente tetro mentre invece Aiden le sorrise, avvicinandola a sé per darle un bacio sulla nuca:
 
“Via quel muso lungo El, tu adori il Natale… dovresti essere felice. Ed è per questo che vengo da te, infatti.”
La Corvonero accennò un sorriso in risposta prima di rivolgere la sua attenzione al ragazzo che l’aveva appena raggiunta quasi di corsa:
 
“Ciao Markus… hai bisogno di qualcosa?”
“Sai dov’è tua cugina? Non la trovo da nessuna parte e volevo salutarla.”
“Penso che sia ancora rintanata in camera nostra, a dire il vero… ma posso andare a chiamarla, se vuoi. Aiden, ci vediamo sul treno, devo andare a tirare fuori mia cugina dal suo giaciglio.”
 
Eltanin sorrise al Serpeverde prima di lasciargli un bacio su una guancia e fare cenno al Grifondoro di seguirla, attraversando l’Ingresso per raggiungere la scalinata principale.
 
                                                                                     *
 
 
“Ciao… vi cerchiamo da un po’. Hai preparato le valige?”
Kathleen sorrise mentre abbracciava Jonathan, che con somma sorpresa dell’amica annuì con fare soddisfatto:
 
“Sì, quest’anno sono puntualissimo. Voi invece?”
“Vale anche per noi, così abbiamo pensato di venirvi a salutare.”
 
Kathleen fece un lieve cenno in direzione di Astrea che, qualche metro più in là, si era avvicinata a Sam per salutarlo.
“Chi più di altri, noto. Ci sediamo vicini sul treno?”
“Certo. Jamie, ti unisci a noi?”
 
“Ovviamente, non potete certo liberarvi di me! Zabini, se pensi di condividere un pezzo di tragitto con noi sappi che dovrai condividere anche le Cioccorane.”
 
Veronica, in piedi accanto a Jonathan, sbuffò alle parole del Grifondoro, affrettandosi a scuotere ilo capo con veemenza:
“Non esiste! Compratene di tue Julius.”
“Non sei per nulla generosa.”
“No, infatti. E non pensare di rubarmele come hai fatto due anni fa!”
 
James sfoggiò un sorriso angelico prima di sostenere che non era stato lui e che non aveva idea di cosa stesse parlando la ragazza, che decise di sospirare e lasciar perdere:
 
“Ok, tralasciamo. Sapete per caso se Berenike è ancora in camera? Non sono riuscita a farla uscire da lì per tutto il giorno.”
“Non l’ho vista, ma Markus è sparito mezz’ora fa dicendo di volerla salutare, spero che sia riuscito a farlo.”
 
Kathleen si strinse nelle spalle e Veronica annui, sospirando e mormorando che lo sperava ardentemente anche lei: magari lui sarebbe riuscito a tirarla su di morale.
 
                                                                                   *
 
Sentendo bussare alla porta Berenike aprì gli occhi, sospirando prima di mormorare un debole “avanti”.
Stava per tornare a casa per le vacanze e se da una parte era felice di vedere le sue sorelle e la sua famiglia dall’altra avrebbe dato qualunque cosa per poter stare da sola ancora per un po’… aveva la sensazione che una volta a casa non avrebbe più avuto molti momenti di pace.
 
“Ciao. Spero di non disturbarti, ma se anche fosse devi comunque venire con me.”
 
“E’ già ora di andare?”
Berenike ti sollevò, mettendosi a sedere sul materasso per guardare Eltanin che, in piedi sulla soglia della stanza, sorrise e scosse leggermente il capo:
 
“No. Ma di sotto c’è qualcuno che vuole salutarti… e io credo che dovresti proprio vederlo. Su, alzati da quel letto, ultimamente sembra tu sia diventata allergica alla luce del sole… cos’è, ti ha morsa un vampiro?”
“No… ok, arrivo.”
 
Berenike si alzò e seguì la cugina fuori dalla stanza, senza ricambiare il suo sorriso, anche se la rossa non riuscì a non inclinare almeno un po’ le labbra quando, scesa in Sala Comune, trovò Markus Fawley seduto su un divano.
 
“Ciao rossa… ce l’hai un minuto per me?”
 
                                                                                  *
 
 
“Come mai sei qui?”
“Onestamente? Non lo so… Ho pensato di volerti parlare di come mi sono sentita io… Chiunque ti dirà che quello che ti è successo è tremendo, ti faranno le loro condoglianze, continueranno a guardarti come ti hanno guardata al suo funerale, con compassione, per un bel po’ di tempo. Ma di tutte quelle persone non ce n’è quasi nessuna che davvero sa come ti senti… io sì, per questo sono qui. Quando mia madre è morta avevo la tua età, mi ero appena diplomata. Quindi sì, so come ti senti.”
 
Berenike annuì, alzando lo sguardo per posarlo sulla donna che le stava davanti: sapeva, ovviamente, che la madre di sua zia era morta anni prima, ma non si era mai permessa di chiedere come fosse successo… Eltanin non ne faceva mai cenno, così aveva supposto che nemmeno lei ne sapesse granché.
 
“Com’è successo?”
“Un incidente, un incendio. Anzi, ripensandoci è davvero una fortuna che a me non sia toccata la stessa sorte… io mi sono svegliata sentendo il fumo, lei molto probabilmente no.”
 
Elizabeth si strinse nelle spalle e Berenike annuì, spostando nuovamente lo sguardo sulla finestra mentre ripensava all’ultima volta in cui aveva visto sua madre viva. Lei era già sul treno, l’aveva guardata sorridere e salutare lei e Cara… e poi niente. Non ricordava nemmeno l’ultima conversazione che aveva fatto faccia a faccia.
Trovava tremendamente ingiusto il suo non essere riuscita a salutarla un’ultima volta, o anche solo vederla… era arrivata al San Mungo e si era seduta accanto al letto dove l’avevano lasciata, ma non l’ultima volta in cui l’aveva vista viva risaliva a mesi prima.
 
“So che queste cose… succedono. Ma avrei voluto vederla un’ultima volta viva, o parlarle. E credo di aver paura di dimenticarmi di lei, prima o poi.”
 
Berenike sospirò, continuando a torturarsi nervosamente le mani mentre un paio di lacrime le inumidivano gli occhi. Vide Lizzy sorridere con la coda dell’occhio e la donna si sporse leggermente verso di lei, prendendole il viso tra le mani e costringendola a guardarla:
 
“Tesoro… certo, lei sparirà. Dimenticherai la sua voce, i suoi occhi… e alla fine anche i suoi lineamenti faticheranno a comparire nella tua mente con la stessa facilità con cui succede ora. Ma dimenticarsi davvero di una persona è un’altra cosa, Berenike. Non ti dimenticherai mai di tua madre, nessuno dimentica la propria madre.”
“Tu ti ricordi di lei?”
“Certo. Sono passati venticinque anni, e lei è ancora qui con me. Certo, a me è stata data… l’impossibilità di dimenticare quella notte.”
 
Lizzy sorrise amaramente, pensando al braccio che da anni teneva nascosto al mondo intero.
 
“Sono passate solo un paio di settimane zia… è normale che mi manchi già così tanto?”
“E’ proprio all’inizio quando ti manca di più, tesoro. Vedi la sua assenza pressoché in ogni cosa… Non manca solo a te, manca a tutti. Era una persona così schifosamente impossibile da odiare… poi passerà, te lo prometto.”


 
Berenike annuì debolmente prima di sporgersi verso la donna e abbracciarla, che ricambiò la stretta con un sospiro, mentre accarezzava i capelli della ragazza.
 
“Te lo prometto.”
 
                                                                                          *
 
 
Contrariamente al giorno precedente quando, quella sera, Altair Black mise piede dentro casa sua venne accolto da un coro di saluti e l’Auror, sorridendo, raggiunse figli e nipoti che stavano decorando la Sala da Pranzo.
 
“Vi siete dati alle decorazioni oggi? Vostra madre?”
 
“Non ne ho idea… è sparita misteriosamente per circa un’ora, poi è tornata e senza dare spiegazioni è andata via di nuovo trascinandosi Libra con sé.”
 
Electra si strinse nelle spalle mentre sistemava una ghirlanda sopra al caminetto e il padre si accigliava leggermente, chiedendosi sinceramente cosa stesse combinando la moglie prima di avvicinarsi alla figlia:
 
“Conoscendola, meglio non impicciarsi… piuttosto, credo che vi darò una mano. Che cosa posso fare?”
“Visto che sei alto aiutami con le ghirlande, papà… ma prima, mettiti questo. Giusto per entrare nello spirito.”
 
Con una risatina la ragazza infilò un ormai familiare cappello rosso in testa al padre, che sospirò con sincera esasperazione:
 
“Ancora? Pensavo l’avessimo bruciato questo cappello… Eltanin mi costringeva a metterlo ogni giorno nel periodo natalizio.”
“Lo so. Era divertente vederti farti soggiogare dai nostri occhioni dolci… se sbatto le ciglia ci riesco anche ora?”
 
“Disgraziatamente sì… e vada per il cappello. Ma non fatemi foto!”
 
                                                                                     *
 
“Zia… mi dici perché mi hai portato qui?”
 
Libra sospirò, voltandosi verso Elizabeth che invece le sorrise, smettendo di tenerla sottobraccio e facendole cenno di entrare:
 
“Non sei più venuta qui Libra… credo che potrebbe farti bene venire qui da sola, senza tutti i parenti, i fiori, la pressione. Ci vediamo dopo a casa, intanto anche io ho qualcuno da andare a salutare dopo un po’ di tempo.”
 
Libra annuì, sorridendo debolmente a Lizzy e parlando nuovamente prima che la donna si Smaterializzasse altrove:
 
“D’accordo, lo farò. In ogni caso… grazie zia.”
“Figurati… sono qui per questo.”
 
                                                                                  *
 
“Posso chiederti perché sembri così allegra? Che cosa ti ha detto Markus per farti cambiare umore così radicalmente?”
 
Eltanin lanciò un’occhiata sospettosa in direzione della cugina mentre aspettava insieme a lei davanti al binario 9 e ¾.
Berenike però si limitò a sorriderle, stringendosi nelle spalle:
 
“Te lo dico domani.”   Eltanin sbuffò ma per tutta risposta Berenike accennò col capo in direzione di Cara, come a volerle dire che non poteva parlare in sua presenza. Ormai Berenike Black aveva capito che un ottimo modo per assicurarsi che tutta la famiglia sapesse qualcosa era dirlo ad una delle sue sorelle minori.
“Come domani? Io voglio sapere adesso! NATH!”
L’espressione scocciata sparì dal volto di Eltanin non appena posò gli occhi sul fratello, sfoggiando un sorriso a trentadue denti prima di corrergli incontro e quasi saltargli in braccio.
 
“Era ora, ormai pensavamo che ci aveste abbandonato qui.”
“Scusate, ma a casa sono in corso i preparativi pre-Natale e ho perso la cognizione del tempo… mi sei mancata, cucciola. Venite ragazze, ci aspettano.”
 
Elnath sorrise mentre rimetteva la sorella a terra, facendo cenno alle cugine di seguirlo mentre metteva un braccio sulle spalle di Eltanin, iniziando subito a fornirle un resoconto completo di cosa fosse successo in famiglia dall’ultima volta in cui si erano visti.
 
                        
                                                                                       *
 
 
“Allora… felice di essere a casa?”
Daniel, dopo aver suonato il campanello, si voltò verso la sorella che era in piedi accanto a lui, sotto al portico.
Astrea sorrise e annuì, aspettando che qualcuno aprisse loro la porta:
 
“Ovviamente… e tu? Immagino che stare due intere settimane senza comandare a bacchetta nessuno, togliere punti o dare punizioni sarà durissima per te.”
“Certamente, ma mai come doverti sopportare 24h su 24 per lo stesso arco di tempo.”
 
Daniel ricambiò il sorriso, ma Astrea non ebbe il tempo di replicare perché la porta si aprì e una ragazza fece capolino sulla soglia, sorridendo ai due:
 
“Alla buon’ora, vi stavamo aspettando… ciao As!”
“Ciao Krys… mi sei mancata.”
 
Astrea sorrise, abbracciando la cugina prima che l’ex Grifondoro facesse cenno ai due di entrare in casa con i bagagli al seguito. Avevano appena raggiunto il salotto quando il sorriso sul volto di Astrea si allargò, quasi correndo verso l’uomo che era seduto su una poltrona accanto al camino acceso, sedendosi sulle sue ginocchia per abbracciarlo:
 
“Zio Reggie! Come stai?”
“Ciao piccola peste… Anche io sono felice di vederti. I tuoi genitori dovrebbero arrivare a momenti.”
“Tanto meglio, perché sto morendo di fame… la zia è in cucina?”
 
Regan annuì e Astrea gli diede un bacio su una guancia prima di alzarsi per raggiungere l’Auror in cucina, trovandola impegnata a cucinare insieme alla figlia maggiore Rose.
 
“Salve famiglia… vi sono mancata? E Drew che fine ha fatto, non viene a salutare la sua cuginetta preferita?”
Stephanie si voltò verso la nipote, sorridendo mentre Astrea le si avvicinava per abbracciare anche lei:
 
“E’ di sopra, dì a tuo fratello di andare a chiamarlo… ci dai una mano con la cena? Sì, perché tuo zio non muoverà un dito, le sue mani da Pozionista sono troppo preziose per sprecarle in cucina, a quanto sembra.”
“Certamente. Che cosa posso fare?”
 
“Stephanie, smettila di prendermi in giro alle spalle!”
“Non lo faccio alle tue spalle Reg, se così fosse parlerei a bassa voce, invece mi faccio sentire di proposito!”

 
                                                                                           *
 
 
Jane Julius stava tenendo d’occhio circa una mezza dozzina di pentole, controllando che niente si brucasse mentre aspettava che il marito tornasse a casa dopo essere andato a Londra a prendere i figli.
Dante aveva passato la giornata a dirle che dopo il turno di notte avrebbe dovuto dormire invece di passare la giornata a cucinare, ma l’ex Tassorosso non aveva voluto sentir ragioni ed era rimasta incollata ai fornelli per ore, assicurandosi di preparare tutti i piatti preferiti dei suoi figli per il loro temporaneo ritorno a casa.
 
Quando sentì la porta d’ingresso aprirsi Jane sorrise quasi senza pensarci, smettendo improvvisamente di rigirare le bistecche prima di voltarsi, trovandosi tutti e cinque i figli davanti.
Dopo un coro di “mamma” e saluti vari Jane si ritrovò, come al solito, praticamente travolta dall’abbraccio collettivo in cui la strinsero James, Cecily, Phoebe, Jake e Grace, mentre Dante rimase in disparte con un sorriso stampato sul volto, limitandosi a godersi la scena.
 
“Quasi quasi prendo la macchina fotografica… Ok ragazzi, non stritolate la mamma, abbiamo bisogno di lei.”
 
 
 

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Capitolo 15
*** In famiglia ***


Capitolo 14: In famiglia    
 
Martedì 25 Dicembre

 

Kristal Jackson quasi rise di fronte alla faccia meravigliata di suo fratello Kyle, che stava osservando i coltelli tagliare autonomamente verdure e carne mentre il matterello stendeva l’impasto da solo.  

“Caspita… credo che mi ci vorrà del tempo per abituarmici.” 
“Beh, spero converrai con me che così è tutto molto più comodo… ora che sono finalmente diventata maggiorenne non dovrò più perdere tempo e fatica a pulire i macelli che tu ti lasci alle spalle.” 
 
Kristal sorrise al fratello maggiore, che invece le scoccò un’occhiata quasi carica d’invidia:

“Non so cosa darei per riuscire a fare quello che fai tu, sorellina…” 
“Mi dispiace, ma il destino ha scelto me come unica strega della famiglia… tu dovrai continuare a fare le cose con olio di gomito, temo. Mi passi la farina?” 

Kyle obbedì e Kristal si affrettò ad infarinare leggermente il matterello mentre il ragazzo continuava ad osservare gli utensili da cucina preparare il pranzo da soli, sorridendo leggermente: 

“Se la mamma lo vedesse le verrebbe un colpo…”  
“Già. Peccato che sia impegnata a… che cosa doveva fare oggi?”   
“Qualcosa come trapiantare un cuore, cose da niente insomma.”

“Pazienza, peggio per lei... vorrà dire che per le prossime sei ore solo tu godrai della mia splendida compagnia. Ora muoviamoci, o pranzeremo alle sette di stasera. Notizie di papà da Anderson?” 
“Mi ha telefonato ieri sera e poi non l'ho più sentito… non so di preciso che ore siano laggiù, con il fuso orario.” 

Kyle si strinse nelle spalle prima di lanciare un’occhiata scettica alla sorella minore, guardandola incantare le uova affinché si rompessero da sole: 

“Ti hanno scritto per il tuo compleanno, vero?” 
“Sì, come ogni anno, non preoccuparti. Le solite due frasi in croce… per fortuna a tirarmi su il morale ci ha pensato la tua lettera chilometrica, oltre alla torta che Lucas ha pensato bene di spalmarmi sulla faccia.” 

“Lucas, Lucas, sempre Lucas… non è che ti piace il tuo amico, vero?”  
“No fratello orso, non cominciare.”  

Kristal si strinse nelle spalle mentre si arrotolava più e più volte le maniche decisamente larghe della felpa rosso cremisi che indossava, ovviamente di proprietà di Kyle e non sua. 
Il fratello la imitò, lanciando comunque un'occhiata scettica alla felpa che la sorella indossava:

“Capisco quando sei a scuola, ma perché la porti anche qui?”  
“Beh, è comoda… e poi volevo qualcosa di rosso per essere natalizia, no?”
“Si, ma così me la ungi tutta!”  
“Pazienza, metti in lavatrice e non ci pensare…” 

Kristal si strinse nelle spalle, sollevando lo sguardo sul fratello e sfoggiando il sorriso che le faceva ottenere quello che voleva da quando aveva 5 anni… e infatti Kyle si limitò a sbuffare e a scuotere il capo, evitando di replicare oltre mentre l’aiutava a cucinare. 

“Ok, lasciamo perdere… ora che cosa devo fare?” 
“Faccio io, se cucini tu finiremo col vedere la mamma, sì, ma in ospedale per intossicazione… tu leggi la ricetta e basta. Ma possibile che a 24 anni tu non sappia ancora preparare niente? Ma come fai quando io non ci sono, vivi di take-away?” 
 
“Scusa tesorino, ma mentre tu sei in Scozia a fare magie io ho altro da fare invece di seguire corsi di cucina…” 
“Tranquillo, te ne ho regalato uno per Natale.” 
 

                                                                                 *


“Ma Danny, tra due ore dobbiamo essere dai tuoi genitori, devo ancora preparare un sacco di cose per il pranzo, non ho tempo per dormire!” 
  
Jane Julius scosse il capo con veemenza, parlando quasi con aria implorante mentre il marito la teneva saldamente per le spalle e la costringeva a camminare lungo il corridoio.   
Dante le sorrise dolcemente, come a volerle dire di non preoccuparsi come aveva fatto decine di volte dal giorno prima, ovvero da quando la moglie aveva cominciato a cucinare.  

“Non preoccuparti, ci pensiamo noi… ti sei alzata prestissimo e ieri sera sei anche stata di turno al San Mungo Jane, direi che hai urgente bisogno di riposarti un po’. Vedrai, ce la caveremo anche senza di te.” 
“Dante, non ci credi neanche tu… li senti?” 

Jane sospirò, alludendo con lieve esasperazione alle voci che provenivano dal piano di sotto: riusciva a sentire distintamente i figli litigare, non osava immaginare quello che sarebbe successo lasciandoli da soli in una cucina per due ore intere… 
 
“Si, li sento… ma non preoccuparti piccola Jane, tra poco staranno zitti. Ora vai a riposarti o ti verrà un esaurimento nervoso entrò la fine delle festività.” 
 
Dante le sorrise, lasciandole un bacio sulla tempia prima di chiudere la porta della loro camera senza neanche darle il tempo di ribattere, deciso ad averla vinta. 

L’ex Grifondoro tornò al piano di sotto con un sorriso soddisfatto stampato sul volto, che però sparì quando si fermò sulla soglia della cucina: Jane non si era sbagliata, in effetti i loro cinque figli erano nel bel mezzo di una discussione… fatta eccezione per Grace, che si limitava a stare in silenzio e a preparare l’impasto.  
Dante si schiarì la voce, ma nessuno diede segno di averlo sentito… anzi, James, Phoebe, Cecily e Jake continuarono a discutere animatamente su probabilmente chi dovesse “prendere il comando” in assenza della madre. 
 
L'uomo roteò gli occhi eterocromatici, provando una seconda volta ad attirare l'attenzione dei figli e senza ottenere alcun risultato. 
A quel punto una vena cominciò a pulsare nervosamente sulla tempia di Dante Julius, che pensò a tutto il trambusto che stavano facendo mentre al piano di sopra sua moglie aveva un disperato bisogno di dormire. 
 
“SILENZIO!”

 
La voce di Dante Julius era sempre stata piuttosto tuonante, già a 18 anni non sentirla era molto difficile… con il tempo si era reso conto che con cinque figli era un ottimo vantaggio, specialmente in situazioni come quelle: i quattro smisero immediatamente di parlare, voltandosi verso il padre in perfetta sincronia e guardandolo stendere le labbra in un sorriso di piena soddisfazione: 

“Molto meglio. Allora ciurma, vi informo che tra due ore dobbiamo essere dai nonni insieme agli zii e al resto della tribù... E in queste due ore noi prepareremo tutto quello che manca IN SILENZIO, visto che vostra madre deve riposarsi dopo essere tornata dal lavoro a notte fonda ed essersi svegliata presto. Tutto chiaro?” 

“Si papà…”  
 
Di fronte ai mormorii sommessi dei figli Dante sorrise, annuendo e avvicinandosi al gruppetto, notando con soddisfazione quanto i toni si fossero abbassati nell'arco di pochissimo. 

“Grandioso… bene, direi di darci da fare… E se vi sento alzare i toni di due ottave vi defenestro!” 
 

 
Come risposta ottenne qualche sbuffo sommesso e non di più, ma gli bastò. Del resto sapeva quanto poco piacesse alle persone, anche ai suoi figli, farlo arrabbiare.  

Dante Julius innervosito non era decisamente uno spettacolo piacevole, la sua prole lo sapeva bene. 


                                                                                    *
 
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“Non voglio andare a dormire… non sono per niente stanca!” 
“Non credi di aver giocato abbastanza per oggi?” 

Nate inarcò un sopracciglio, parlando con un tono piuttosto scettico mentre teneva la sorellina coricata su una spalla per riportarla nella sua camera. 

Esme sorrise e scosse il capo ma il fratello maggiore non ci fece caso, entrando nella sua stanza per lasciarla sul suo letto.  
 
“Non fare storie, papà ha detto così e così farai… coraggio. È stata una giornata molto lunga, non pensi anche tu?” 
“Adoro il Natale, viene sempre tutta la famiglia.”   

La bambina sorrise al fratello, che sedette sul letto accanto a lei e annuì distrattamente, fissando con gli occhi cerulei un punto indefinito del parquet. Per qualche istante Esme rimase in silenzio, facendo dondolare leggermente le gambe dal letto, prima di voltarsi nuovamente verso il fratello e dire qualcosa:  

“Robby verrà prima che tu riparta?” 

Nathaniel si voltò lentamente verso la sorellina, quasi chiedendosi come avesse fatto a leggergli nel pensiero prima di sospirare, scuotendo leggermente il capo:

“Non lo so Esme. Non ne ho idea. Non lo vedo da quando… dall'ultima volta in cui lo hai visto anche tu.” 
“Non ti ha più scritto? Io ho provato a scrivergli, ma la mamma non mi ha permesso di spedire le lettere… perché sono così arrabbiati con lui?” 

“Dovresti chiederlo alla mamma.” 
“L'ho fatto, non mi ha risposto. Nessuno mi risponde quando faccio domande scomode.” 
 
Esme sbuffò leggermente e Nate le sorrise, accarezzandole i capelli con una mano prima di parlare:
 
“La mamma è una vera maestra in questo, piccoletta. Vedi… Robert ha fatto qualcosa che ha fatto arrabbiare i nostri genitori, per questo non vive più qui con noi.” 
 “E tu sai dov’è?”  
“No Esme… non ne ho idea. Non lo sanno neanche i nostri genitori, credo. Ma non essere arrabbiata con la mamma, ha scelto lui di andarsene.” 
 
“Non ci vuole più bene?”   
“No piccoletta… diciamo che ha scelto la sua strada. E anche se è nostro fratello, per noi è meglio starne lontani. Ora basta chiacchierare, vai a lavarti i denti, hai mangiato tanto di quel pudding che non so come tu non faccia a rotolare!”  
 
Nathaniel diede una leggera spintarella alla bambina di sei anni, che sbuffò ma obbedì e trotterellò verso la porta del bagno adiacente, lasciando il ragazzo solo nella stanza.
La porta si era appena chiusa alle spalle di Esme quando il sorriso svanì complessamente dal volto del ragazzo, che sospirò e si passò stancamente una mano tra i capelli.  

Aveva passato la giornata in compagnia della sua famiglia, come sempre, ma non aveva potuto fare a meno di notare come nessuno avesse fatto una sola domanda su suo fratello maggiore… nessuno l'aveva nominato eccetto per i suoi cuginetti, che erano stati immediatamente zittiti dai rispettivi genitori. 
Quasi come se non fosse mai esistito o se fosse morto. 

Dopo che se n'era andato erano trascorse solo un paio di settimane e poi lui era dovuto tornare a scuola, ma era sicuro che sua madre e suo padre avessero passato i mesi precedenti quasi senza nominarlo, come se sperassero che Esme potesse dimenticare di avere due fratelli e non soltanto uno. 

Non l'avrebbe dimenticato, e nemmeno lui.   
Non sapeva, in effetti, se gli mancava o se era furioso per la scelta che aveva fatto, abbandonandoli… chissà, forse aveva sperato che i genitori avrebbero accolto la sua decisione positivamente ma così non era stato, e non trovando alcun appoggio nei suoi parenti più stretti Robert aveva deciso semplicemente di levare le tende, senza fari più vedere o sentire. 

Non lo vedeva da quando era uscito dalla porta d'ingresso, mentre lui teneva Esme in braccio e quasi non sentiva la sorellina chiedergli cosa stesse succedendo… alla fine l'aveva semplicemente portata via, preferendo non farle sentire la madre piangere.   
 
Quasi meccanicamente il Serpeverde si voltò verso il comodino bianco di Esme, dove spiccava una fotografia che la ritraeva in braccio a Robert e lui accanto. 
Guardò suo fratello sorridere all’obbiettivo e si chiese se un giorno avrebbe sentito nuovamente parlare di lui sulla Gazzetta del Profeta, magari accanto al nome di Tom Riddle.  


                                                                                           *


Sbuffò leggermente, continuando a far rotolare distrattamente la penna sulla scrivania senza usarla per scrivere. 
La sua famiglia se n'era andata da poco, ma la calma non era ancora tornata nella casa: aveva praticamente dato il tormento al cugino per diversi giorni, ma alla fine era davvero riuscito a convincere Antares a presentarsi per Natale. 
  
Con sua somma sorpresa, certo, e anche di sua moglie: quando lo avevano visto lui e Lizzy si erano scambiati un’occhiata perplessa, mentre il silenzio era calato nella sala. Prima che una Selene piuttosto sorridente corresse incontro al padre, felice di rivederlo e probabilmente non rendendosi conto della tensione che aleggiava nella stanza. 

“Non pensavo sarebbe venuto… lo hai convinto davvero, alla fine.” 
“Già… insomma, gli ho detto che non si fosse presentato per Natale avrei interrotto uno dei suoi processi e avrei spifferato al Wizengamot tutti i suoi aneddoti imbarazzanti… ma non credevo che mi avrebbe dato retta.” 
“Beh, sono felice che sia venuto… vieni, andiamo a salutarlo.”  

 
Elizabeth gli aveva fatto cenno di alzarsi ed entrambi erano andati a salutare Antares… ma lo stesso non si era potuto dire di Libra o di Berenike, che erano rimaste sedute ed in silenzio accanto alle cugine, senza dare segno di essersi accorte della sua presenza.  
 
“Non vuoi salutarlo?”  
Electra aveva sorriso dolcemente a Libra, ma la ragazza aveva scosso il capo, fissando il suo piatto ancora vuoto con determinazione:

“Ci ho provato per giorni, a parlarci. Se vuole, verrà a lui a parlare con me.” 



In effetti non si erano rivolti la parola per tutto il giorno, ma poi la famiglia aveva cominciato a lasciare la casa… e alla fine Altair era riuscito a convincere il cugino a trattenersi e a farlo parlare con le figlie più grandi, lasciandoli soli nel salotto.  

In effetti si stava chiedendo che cosa si stessero dicendo, sperando vivamente che si chiarissero… non riusciva davvero ad immaginare Antares passare il primo Natale senza Lyra completamente da solo, anche senza le figlie. 

Sentendo bussare delicatamente alla porta l’Auror si ridestò, mettendosi nuovamente dritto sulla sedia prima di voltarsi, invitando ad entrare chiunque si trovasse oltre il muro. 

Quando l'anta si aprì leggermente Eltanin fece capolino nella stanza, sorridendo appena al padre:
   
“Posso?” 
“Certo.”  
 
La Corvonero sorrise, chiudendosi la porta alle spalle prima di avvicinarsi al padre, sedendoglisi sulle ginocchia e abbracciandolo. 
“Stanno ancora parlando?” 
“Già… la mamma dice di lasciarli stare, ma sto morendo dalla curiosità. Secondo te torneranno a casa con lo zio?” 
 
“Non lo so El… spero di sì, ovviamente, anche se mi fa piacere averle qui.” 

Altair sospirò mentre Eltanin rimase in silenzio per qualche istante, appoggiando il capo contro quello del padre prima di sorridere debolmente:

“Non ti ho ancora ringraziato.”  
“Per cosa?” 
“Per avermi permesso di invitare Aiden. Grazie.” 

Eltanin gli sorrise ma l’Auror non ricambiò, limitandosi a sbuffare e a borbottare qualcosa che la fece ridacchiare:

“Dovresti ringraziare tua madre e tua sorella, non me.”
 
“Lo so, infatti ho già ringraziato anche loro… ma non potevo non farlo anche con te.” 
“Tanto per essere chiari, ho detto agli elfi di preparargli la camera nel lato opposto della casa rispetto alla tua.” 
“Non avevo alcun dubbio su questo.”  

Eltanin rise ma il padre le rivolse un’occhiata torva, come a volerle dire che era serissimo e facendola sorridere, guardandolo con affetto: 

“Sai, la zia mi ha detto che una volta tu e lo zio Ant l'avete pedinata ad Hogsmeade perché era uscita con un ragazzo… farai lo stesso nei prossimi giorni?” 
“Ovviamente. A quel tempo la zia Cassy era la mia piccolina, adesso devo preoccuparmi per te.” 
 
Altair fece spallucce e Eltanin sorrise, appoggiandosi nuovamente a lui prima di parlare di nuovo, quasi con un tono pensieroso: 
 
“Sai… un po' mi manca.”  
“Che cosa?” 
“Essere la tua piccolina.” 
“Tesoro, sarai sempre la mia piccolina.” 
 
Altair sorrise alla figlia, lasciandole un bacio su una tempia mentre la stringeva a sé, facendo sorridere leggermente la ragazza… e pensando alle sue cugine, probabilmente non fu mai grata come in quel momento per la famiglia che le era stata data.


                                                                                                 *

 
Sbuffò sonoramente, fissando il soffitto con aria torva, come se fosse lui il responsabile di tutto quello che stava passando.  
Avrebbe voluto rilassarsi, chiudere gli occhi e addormentarsi… ma non riusciva a mettersi l'animo in pace, era dell'idea che dormire quando si era arrabbiati fosse praticamente impossibile. O almeno, così valeva per lei. 

Sentì la porta aprirsi con un leggero cigolio e rimase perfettamente immobile, prima che una voce decisamente familiare spesasse il silenzio:

“Non riesci a dormire?” 
“Neanche un po’. Ma a quanto pare non sono la sola.”  
   
Libra Black sbuffò, ma provò quasi un moto di sollievo nel trovare sua sorella Berenike sveglia e nella sua camera, rincuorata dal non essere la sola in quella situazione.
Berenike si strinse nelle spalle prima di avvicinarsi al letto della sorella, sistemandosi accanto a lei nel letto matrimoniale senza tante cerimonie.  

“Allora non ti dispiacerà se usurpo il tuo letto… sono passata da Selene e da Pixis, quelle due russano così forte che non so come facciano a non svegliarsi a vicenda.” 
“Almeno loro dormono. Non si rendono pienamente conto di quello che succede… ma almeno Selene ha smesso di chiedere della mamma, credo che abbia capito, alla fine.” 

Libra sospirò mentre fissava il soffitto buio della stanza con Berenike accanto, che annuì distrattamente. Nella camera da letto tornò il silenzio per qualche istante, o almeno finché la porta non si aprì di nuovo e Cara si sporse per sbirciare all'interno della stanza, sorridendo leggermente quando trovò entrambe le sorelle maggiori nel letto di Libra.  
 
“Fate un pigiama party?” 
“No, cerchiamo di ammazzare il tempo in questa notte destinata a restare in bianco.” 

Berenike sbuffò mentre la sorella si avvicinava a sua volta al letto con il cuscino già pronto in mano, infilandosi senza tante cerimonie nel letto accanto alla rossa e destando così sonore potreste: 
 
“Cara, aspetta, non ci stiamo!” 
“Sciocchezze, ci stiamo eccome… Berenike, stringiti!” 
“Ma se sono schiacciata tra il gomito di Libra e il tuo, dove vuoi che vada?” 
 
Le tre avevano appena iniziato a discutere quando la porta si aprì di nuovo, facendole zittire seduta stante mentre una quarta figura faceva il suo ingresso nella stanza, parlando con aria sconsolata:
 
“Non riesco a dormire…” 
“Benvenuta nel club. No, Hydra, non azzardarti, sono già schiacciata contro il muro così!” 

Libra sbarrò gli occhi castani con orrore, intimando alla sorellina di non salire sul letto ma senza grandi risultati: la quarta sorella si arrampicò sul letto, borbottando che non voleva stare da sola prima di sistemarsi infondo al materasso, orizzontalmente. 
 

“Ma perché proprio nel mio letto?”  
“Sei la maggiore, prenditi le tue responsabilità. E comunque io sono senza coperta.”  
 
Cara sbuffò, tirando il piumone per coprirsi a discapito di Libra, mentre Berenike si chiedeva mentalmente perché fosse finita proprio in mezzo. 

Quando le quattro si furono finalmente accordate su come stare sul letto senza che nessuna cadesse Libra sospirò, borbottando qualcosa con tono tetro: 

“Questo è il Natale più assurdo che abbiamo mai passato. Vi sfido a controbattere.” 
“Chissà, magari tra dieci anni rideremo pensando a questa sera.” 

Berenike si strinse nelle spalle – o almeno avrebbe voluto, ma non riusciva a muoversi bloccata com'era – mentre Cara annuiva, cercando di sollevarsi per guardare Libra:
 
“Di che avete parlato con papà?” 
“Beh, visto che siamo ancora qui mi sembra ovvio che abbiamo discusso per la decima volta nel giro di un mese… ma perché deve sempre averla vinta lui?” 
“Lo conosci, deve sempre avere l'ultima parola su tutto…” 
 
“Lo so. Ma non capisco perché si rifiuti di ammettere che non ha accettato per niente l'aver perso la mamma. So che soffre, ma non deve sfogare tutto su di noi, non è giusto… e non lo dico per me, lo dico per Selene, per Pixis, e anche per te Hydra… avete bisogno di almeno un genitore.”  
“Non è mai stato tipo da manifestare molto affetto nei nostri confronti Libra, lo sai… ma ci vuole bene, a modo suo.” 
“Lo so. Ma da quando la mamma è morta ha sollevato un muro alla velocità della luce, oggi ho avuto la sensazione che mi abbia guardata in faccia per la prima volta da quella sera in ospedale…”  
 
“Magari lo zio Altair ha ragione… diamogli tempo. E poi almeno oggi è venuto, è già qualcosa.” 
“Già. Ma domani cosa diremo a Selene, quando ci chiederà perché non siamo a casa nostra? Non possiamo piantare le tende qui per sempre.” 
  
“E allora cosa proponi, di tornare a casa e di ignorare papà? Io e Cara tra poco torneremo a scuola, quindi sta a te decidere.” 

Libra annuì come se lo sapesse, desiderando ardentemente di non essere la figlia più grande e di non avere quella responsabilità. Di sicuro non voleva approfittare dell’ospitalità della famiglia a lungo, ma l'idea di tornare a casa con le sorelle più piccole per litigare ancora non allettava per niente. 

“Sì, lo so. Ci penseremo domani, dopotutto dicono che il sonno porta consiglio… ma non datemi calci!” 


  
Elizabeth Black non aveva trovato traccia di Berenike, Hydra o Cara nello loro camere… quando aprì la porta della stanza che avevano destinato a Libra lo fece per chiederle se sapesse dove fossero le sorelle minori, ma la donna si bloccò sulla soglia della camera e non poté non sorridere nel trovarle tutte e quattro strette nello stesso letto, profondamente addormentate. 
Probabilmente avrebbe dovuto svegliarle, ma non lo fece e richiuse delicatamente la porta prima di allontanarsi, sorridendo leggermente. 
 

                                                                                      *
 

 
Giovedì 27 Dicembre
 

Sentendo il campanello Eltanin era quasi volata giù per le scale con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, morendo dalla voglia di abbracciare Aiden… ma quando arrivò nell’Ingresso la Corvonero sgranò gli occhi, trovandosi davanti qualcun altro.

“Sorpresa! Felice di vedermi?” 
 
Veronica sfoggiò un sorriso allegro, mentre l'amica la guardava con lieve confusione:

“Vee? Che ci fai qui?”
“Tranquilla tesoro, non disturberò te ed Aiden… volevo stare con Berenike per tirarle su il morale, ma poi ho scoperto che lei sarebbe stata da te… quindi eccomi qui, tua madre ha detto che non c'erano problemi… allora, dov’è la rossa?” 
 
“Di sopra.”  
Eltanin seguì l'amica con lo sguardo, sempre più sorpresa mentre la bionda, passando davanti al salotto, rivolgeva un saluto allegro ai due padroni di casa, seduti uno accanto all'altra su un divano mentre seguivano distrattamente il continuo avanti e indietro di figli, nipoti ed eventuali ospiti. 

“Sbaglio o questa casa non è mai stata tanto affollata?”
“Non sbagli. Ma almeno non sarà un Natale che dimenticheremo.”   

Lizzy si strinse nelle spalle, limitandosi a continuare a leggere mentre il marito le scoccava un’occhiata in tralice:

“Non è che ti stai premurando tanto per ospitare mezzo Regno Unito qui dentro per non pensare a qualcos'altro, vero?” 
“No Altair. E sono davvero felicissima che Veronica e Aiden arrivino oggi, così i miei figli forse si distrarranno e la smetteranno di riempirmi di affetto… tutti quegli abbracci e “mamma ti voglio bene” mi stavano per uccidere.” 
“Credo che sia normale dopo quello che è successo a Lyra. E comunque sappi che non mi convinci, i tentativi di cambiare discorso sono inutili.” 

“Te lo ripeto ancora una volta… io sto benissimo, preoccupiamoci della nostra famiglia invece. E non dare il tormento al ragazzo di tua figlia!” 
“È il nipote del mio capo, anche volendo…” 
“Ti prego, se ti conosco almeno un po' hai già suggerito a Nath di tenerli d'occhio quando tu non potrai essere nei paraggi.” 
Illusa… io nei prossimi giorni sarò OVUNQUE mia cara, OVUNQUE. Avrò una vista che farà invidia ad un’aquila.” 
  
Lizzy sospirò, roteando gli occhi mentre il campanello suonava per la seconda volta, mettendo immediatamente in allerta tutti i sensi di Altair Black, che sorrise prima di alzarsi con noncuranza:

“Bene, vado ad accogliere il nostro ospite da buon padrone di casa quale sono.” 
“Saranno giorni molto lunghi, ho capito…”  


Lizzy sospirò e lo seguì, mentre la porta dell'ingresso si apriva e Eltanin correva incontro ad Aiden, questa volta non a torto. 

“Eccoti finalmente! Veronica è persino arrivata prima di te.”  
“Veronica? Che ci fa qui? Beh, in ogni caso mi sei mancat- Salve Signor Black!” 

Aiden, che in un primo momento aveva fatto era chinarsi per abbracciare Eltanin, scattò quasi come una molla quando l’alta figura del padrone di casa comparve nell’Ingresso, sorridendo quasi nervosamente al padre della ragazza. 

“Salve Aiden…” 
L'uomo gli rivolse un’occhiata quasi truce e il ragazzo quasi ringraziò mentalmente Elizabeth per essere comparsa accanto al marito, prendendolo sottobraccio e indirizzandogli un sorriso:

“Ciao Aiden, ben arrivato… lascia pure qui le tue cose, ci penseranno gli elfi.” 
“Già, ci penseranno gli elfi… a portarle nell’ala ovest.”
 
Elizabeth roteò gli occhi, certa che non fosse una scelta causale visto che la camera della figlia si trovava ad est, ma non osò esprimere i suoi dubbi ad alta voce di fronte ad Aiden mentre lo prendeva sottobraccio, sorridendo si genitori. 

“Bene, allora intanto gli faccio fare un giro del giardino… ti va?”  
“Certo.” 

Aiden sorrise con sincero sollievo, ben lieto di girare al largo dagli inquisitori occhi azzurri di Altair Black, che probabilmente avrebbe espresso tutto il suo disaccordo per quella scelta se la moglie non gli avesse assestato una gomitata. 


“Tuo padre mi detesta.”   Quando furono fuori dal maniero Aiden sospirò, scuotendo leggermente il capo mente Eltanin invece gli sorrise, parlando quasi con aria consolatoria:
“Che dici, non ti detesta, non ti conosce! Non è che ce l'ha con te, avrebbe questo atteggiamento con qualunque altro ragazzo. Anzi, visto che tuo nonno è il suo capo credo si trattenga anche.” 
 


“Lizzy, sicura di non voler andare a fare una passeggiata?” 
“Certo, va bene… ma lontano da qui, non certo nel nostro giardino.” 
“… ho cambiato idea, sono stanco, non mi va di passeggiare… me ne starò qui, seduto davanti alla finestra che casualmente dà sulla parte frontale del cortile… E comunque mi sbagliavo, questa casa non è un asilo, ma un un albergo.” 


                                                                                            *


“Allora… com’è stato il Natale?”  

 
Delilah sorrise mentre, seduta comodamente sul suo letto, faceva in modo che le cose di Andromeda planassero ordinatamente nella stanza per raggiungere i cassetti. 
L’ospite si strinse nelle spalle, seguendo la traiettoria dei suoi vestiti con lo sguardo: 

“Beata te che sei già maggiorenne… io dovrò aspettare ancora qualche mese, temo.” 
“In effetti è bello poter usare la magia anche a casa, finalmente.” 

“Lo immagino, mia sorella Bella non fa altro che fare magie per qualunque cosa, solo per far vedere a me e a Cissy che può farlo a differenza nostra… a volte non la sopporto proprio.” 
“Tra sorelle è normale detestarsi a volte… io adoro Erica, ma a volte litighiamo anche noi.” 

“No, fidati, da quando ha finito di studiare ad Hogwarts è cambiata parecchio, non so se per merito della costante compagnia dei miei genitori o altro…  in ogni caso per fortuna ora sono qui, alla larga dalla mia stramba famiglia. È stato un Natale un po’ strano senza la zia Lyra a fare da paciere nelle discussioni tra mia zia Walburga e mio padre…” 

“Berenike come sta?” 
“Non saprei… Ma credo che stiano ancora dai genitori di Eltanin, quindi non penso che lei e Libra abbiano risolto con lo zio Ant.” 

Andromeda si strinse nelle spalle e Delilah sorrise appena:

“Berenike e le sue cinque sorelle, Eltanin, i suoi genitori e i suoi fratelli sotto lo stesso tetto… più Aiden Burke. Sarebbe uno spettacolino divertente a cui assistere.”  
“Poco ma sicuro… e da quello che ho capito da loro in questi giorni ci sarà anche Veronica Zabini… molto affollato.” 

Andromeda sorrise, chiedendosi come se la stessero passando e cugine mentre non invidiava per nulla le sue sorelle, ricordandosi che quella sera a cena avrebbero avuto come ospiti i Lestrange.
 
“Le tue sorelle invece? Felici che tu sia qui?” 
“Per niente. Cissy mi ha accusata di averla abbandonata stasera, e non posso darle torto… ma proprio non li reggo, i Lestrange. E domani ci saranno i Malfoy, di bene in meglio, grazie al cielo sono sfuggita alla sfilza di cene con i fidanzati delle mie sorelle.” 

“Tuo padre ti ha più accennato qualcosa a proposito di “fidanzamento?” 
“No… ma credo che ci sia qualcosa che bolle in pentola.” 

Andromeda sbuffò leggermente, tormentandosi una ciocca di capelli castani mentre di fronte a lei Delilah sfoggiava un sorrisetto:

“Un vero peccato che un certo Tassorosso non sia Purosangue, vero?” 
“Non so proprio a chi tu ti stia riferendo.” 
“Certo, certo, ho solo tirato una Casa ad indovinare.” 

Delilah sorrise, sollevando teatralmente le sopracciglia mentre l'amica la fulminava con lo sguardo, suggerendole silenziosamente di smetterla:
 
“Comodo parlare sempre di me, vero Moody? Sei assolutamente sicura di non aver più ricevuto notizie di Chase invece?”  
“Sicurissima, e se anche fosse penso che spedirei direttamente quelle lettere in un camino acceso.” 

Delilah si strinse nelle spalle e Andromeda sorrise appena, quasi felice di sentirle dire quelle parole:

“Credo che sia stato quasi un bene. Probabilmente è stato un bene che abbia fatto quella scelta, non ci hai perso poi molto.”  
“Me lo dici da mesi. E anche io me lo sono ripetuta a lungo, chissà che non sia finalmente riuscita a convincermi.” 

“Sai qual è la cosa peggiore? I miei genitori stravedono per quelle idee… credo che se invece di tre figlie femmine avessero avuto almeno un maschio l'avrebbero già sollecitato parecchio.” 
“E le tue sorelle cosa ne pensano?” 
“Cissy non ci presta troppa attenzione, ha solo quattordici anni e la sua più grande preoccupazione è andare bene a scuola ed essere carina. Bella invece… non lo so, come ho detto, è cambiata molto.” 

Andromeda si strinse nelle spalle, continuando a tenere gli occhi scuri fissi sul pavimento della stanza invece che guardare l'amica in faccia. 
Delilah rimase in silenzio per qualche istante, riflettendo sulle sue parole mentre la porta della camera si apriva, rivelando sua sorella Erica sulla soglia:

“La mamma mi ha detto di dirvi che il pranzo è pronto.” 
“Erica, ti ho detto milioni di volte di bussare! Io e Andromeda stiamo parlando di cose importanti!” 
 “Scusami tanto, simpaticona… la prossima volta ti manderò un invito scritto.” 

La ragazzina sbuffò, scoccando alla sorella un’occhiata seccata prima di girare sui tacchi e andarsene, lasciando una Delilah decisamente perplessa: 

“Un invito scritto? Ecco, è tra i Serpeverde da quattro mesi e ha già la lingua biforcuta! Andromeda, smettila di ridere o a pranzo ti faccio sedere vicino a mio zio Alastor.” 


                                                                                       *


“Sono arrivati dei regali!”  

Sentendo la voce di sua sorella Sharon Lucas Kroll si alzò in fretta e furia, quasi correndo in cucina e sorridendo allegramente nel trovarsi davanti ad un cumulo di pacchi appena arrivati via gufo. 

“C’è qualcosa per me?” 
“Ora controllo…”

“Non è giusto, Lucas ha ricevuto il triplo dei nostri regali!” 
“Solo perché ho compiuto gli anni pochi giorni fa, nanerottolo.” 

Lucas rivolse un sorrisetto al fratellino Martin, che sbuffò mentre la madre dei quattro sospirava, continuando a cucinare mentre il marito e il suocero erano già seduti intorno alla tavola apparecchiata. 

“Sì, c'è qualcosa per te da parte di James e di Jonathan… e anche di Kristal.”  

Sharon passò al fratello maggiore tre pacchi, facendolo sorridere allegramente mentre la madre si voltava verso di lui, guardandolo con aria accigliata:

“Kristal ti ha fatto un regalo per il compleanno e uno anche per Natale? Secondo me quella ragazza ti vizia, Luke.” 
“Che dici mamma, sono così adorabile che mi riempie di regali, è per questo… e anche io le ho fatto un regalo, per il suo compleanno! Non trovi strano che siamo dello stesso segno? Non siamo proprio simili…” 
“Disgraziatamente per noi e fortunatamente per lei.” 

Francis sfoggiò un sorrisetto che però sparì quando Lucas si voltò verso di lui, mentre Sharon invece sorrideva nel prendere una busta in mano:

“Mamma, Jeremy mi ha scritto!” 
 
“Chi è Jeremy?” 

Le voci dei tre fratelli più nonno e padre fecero zittire immediatamente la Corvonero, che si ricordò di dover andare a pulire la propria camera prima di sparire di corsa fuori dalla stanza, con il fratello maggiore al seguito che continuava a chiederle chi le avesse scritto. 

“Evangeline, chi è Jeremy?” 
“Nessuno che debba interessarvi, Victor… ma perché ho avuto tre maschi e una sola femmina?” 

“Mamma, guarda che io e Fran siamo qui!”  


                                                                                            *



Quando la porta della sua camera si aprì Berenike alzò lo sguardo, certa di vedere una delle sue sorelle o cugine… quando invece si trovò davanti una sorridente Veronica la rossa sgranò gli occhi, guardandola con stupore:

“Vee? Che ci fai qui?” 
“Che domande, vengo a tenerti compagnia, standoti vicino in questo momento difficile…” 
“Grazie, ma non era necessario… insomma, in questa casa sono tutto fuorché sola.” 
“In effetti è abbastanza affollato qui, ma a volte ci si può sentire soli ugualmente. Allora… come stai?” 

La bionda andò a sedersi accanto all'amica, che le sorrise:
 
“Ci siamo viste cinque giorni fa Vee… non è cambiato poi molto. Tu invece, com’è stato il Natale?” 
“Al solito, i miei genitori sono stati costretti a passare un po’ di tempo insieme e per poco non sono volati dei piatti a pranzo… considerando che era il servizio buono di mia nonna sarebbe stata una tragedia.” 

Veronica roteò gli occhi chiari, lieta di essersi allontanata dalla famiglia per qualche giorno mentre l'amica sorrideva, immaginandomi la scena:

“Lo immagino. Sai, il 25 mio padre è venuto.” 
“Davvero? Beh, è una buona cosa, no?”  
“Sì, diciamo di sì… immagino che ci abbia pensato lo zio Altair a convincerlo, ma non credo che le cose tra di noi andranno comunque molto meglio. A proposito, Aiden è arrivato?” 
“Sì, subito dopo di me.” 
“Penso che vederlo alle prese con lo zio Altair e con Nath sarà molto divertente… Te lo immagini? Il perfetto, impassibile Aiden Burke messo in riga dal padre della sua fidanzata... forse dovremmo andare di sotto a goderci lo spettacolo insieme a mia cugina Elly e alla zia.” 

“Ottima idea, abbiamo bisogno di farci quattro risate dopotutto…” 


                                                                                       *


“Markus, sei assolutamente sicuro di non avere niente da dirmi?” 


Markus alzò lo sguardo su sua madre che, in piedi accanto a lui con un piatto in mano, lo stava osservando con aria quasi sospettosa. 
Il ragazzo però si limitò a rivolgerle un sorriso angelico, scuotendo il capo: 

“Assolutamente niente mamma, perché lo pensi? In effetti sei un po’ strana ultimamente, forse dovresti andare a riposarti un po’. Grazie per il pranzo.” 

La donna inarcò un sopracciglio mentre il figlio si alzava da tavola per darle un bacio su una guancia prima di allontanarsi, lasciandola vagamente perplessa mentre si rivolgeva al marito: 

“Io sarei strana? È lui che è troppo calmo e tranquillo da quando è tornato! Secondo me c'è qualcosa sotto, non era così pacifico da… da mai.” 
“Phoebe rilassati, ora trovi strano persino quando tuo figlio non combina qualche danno?” 

“Non è solo questo… hai notato anche tu quanto è affettuoso di recente? Quando è tornato a casa mi ha quasi stritolata…” 

La donna parlò con aria pensierosa mentre il marito roteava gli occhi, suggerendole con un cenno di sedersi nuovamente prima di parlare:

“Hai sentito di Lyra Black, no? Una delle figlie ha la sua stessa età, magari è un effetto collaterale dovuto al lutto di una sua compagna. Anche se devo ammettere che quando ha abbracciato anche me è stato un po' strano.” 

“Pensi che gli dovrei parlare? Sai, per suo padre.” 
“Ti direi di farlo se fosse di umore pessimo, ma direi che è tutto il contrario… quindi no, lascia stare, sta benissimo. Insomma, si è spazzolato da solo tutta la zuppa inglese, direi che è un chiaro segno che non ha niente che non vada.” 



 
“Ciao piccoletto… come mai qui?” 
“La mamma dice che sei un po’ strano di recente Mark.”  

Markus sorrise, facendo cenno al fratello di avvicinarglisi mentre smetteva di scrivere la lettera per James, dedicandogli tutta la sua attenzione.

“Davvero? Come mai?” 
“Dice che sei molto tranquillo. In effetti è vero… e poi abbracci tutti.” 
“Certo Loren, solo perché vi voglio bene… a te, alla mamma, a Julia e anche a tuo padre. Mi sono reso conto che avere una famiglia unita è una gran fortuna che è meglio non sprecare.” 

Markus sorrise al fratello, che sedette accanto a lui mentre il Grifondoro allungava una mano per spettinargli i capelli con una manata. 

“Ti ho mai detto che mio padre si chiamava come te?” 
“Me lo ha detto la mamma. Com'era tuo padre?” 
“Non lo so… non me lo ricordo. Quando è morto ero molto più piccolo di te… Ma sono felice che poi nostra madre abbia conosciuto tuo padre, altrimenti ora chissà come sarebbe la mia vita. Una mia amica ha appena perso sua madre, spero che a noi non capiti per ancora molto tempo.” 


“Certo, una tua amica… non ci crede nessuno.” 

Markus alzò di scatto lo sguardo sulla soglia della stanza, trovando sua sorella Julia ferma davanti alla porta, guardandolo quasi con aria divertita mentre sbuffava, facendole cenno di andarsene: 
 
“Fatti gli affari tuoi Julia! Stai diventando parecchio pettegola.”
“Dico solo quello che penso… scusa, dimenticavo quanto tu sia suscettibile sull'argomento.” 

Julius sorrise prima di affrettarsi a sparire, schivando per un pelo il cuscino che il fratello maggiore le lanciò. 


“Mark, di chi sta parlando?” 
“Di nessuno Loren, ignorala.” 


                                                                                         *


Daniel Carsen Image and video hosting by TinyPic


“Come mai sorridi così tanto? Conosco quella faccia… fa vedere.” 

Astrea protestò sonoramente quando sua cugina Kristal le strappò la lettera che stava leggendo dalle mani, iniziando a ridacchiare mentre prendeva posto accanto a lei sul divano:

“As, mi deludi, non mi hai mai parlato di questo Sam… pensavo mi dicessi tutto!”  
“Abbassa la voce!” 

Astrea sbuffò, sporgendosi per riprendersi la lettera che era appena arrivata per lei. La cugina gliela restituì ma continuò comunque a sorridere, guardandola ripiegare il foglio e metterlo nuovamente nella busta.
 
“Perché? È forse un segreto? … stai dicendo che Daniel non lo sa?” 
“Taci una buona volta!” 

La Grifondoro sbuffò, colpendo la cugina con un cuscino in piena faccia e pregando che nessuno l'avesse sentita, o si sarebbe trovata sotto interrogatorio da parte di suo padre, di suo zio o ancor peggio di suo fratello. 

“Che cosa non so?” 
Disgraziatamente Daniel fece la sua comparsa proprio in quel momento, appoggiato allo stipite della porta e osservando sorella e cugina con aria inquisitoria.

“Che alla tua sorellina piace un ragazzo di nome Sam… tu ne sai qualcosa cugino?” 

Krystal sfoggiò un sorriso angelico mentre si rivolgeva al cugino, che invece rimase impassibile e spostò gli occhi azzurri sulla sorella gemella, che invece si appuntò mentalmente di soffocare Krystal nel sonno con un cuscino.

“No, non ne so niente… As, mi sono perso qualcosa forse?” 
“Assolutamente no, Krystal ha visto che mi è arrivata una sua lettera e come sempre da aria alla bocca prima di pensare.” 
 
Astrea sorrise mentre la cugina invece sbuffava, borbottando che fare la gnorri fosse inutile mentre Daniel invece si accigliava leggermente, continuando ad osservare la sorella:

“E perché ti dovrebbe scrivere? E comunque… Astrea, ti conosco meglio di chiunque altro, offendi la mia intelligenza se pensi che io non capisca quando menti.” 

“Touchè.” 
“Krys, taci, credo che tu abbia già detto abbastanza...” 
 
Krystal sorrise, ignorando lo sguardo seccato della cugina che si appuntò mentalmente di andare ad infornare suo cugino Andrew non appena avesse scoperto che alla cugina piaceva un ragazzo. 


*


Electra Image and video hosting by TinyPic e Elnath Black Image and video hosting by TinyPic



“Ancora mi chiedo come ha fatto a convincerci…” 

Electra Black sbuffò mentre scostava un ramo basso con una mano, facendo attenzione a non impigliassi i capelli da qualche parte mentre suo fratello camminava qualche passo davanti a lei. 
 
“Beh, lo conosci… lui ottiene sempre quello che vuole.” 
“Certo, ma non poteva farlo LUI invece di mandare NOI?” 
“Così è molto più comodo. E poi si risparmierà la strigliata della mamma o di El.” 

Elnath si strinse nelle spalle, continuando a camminare e a guardarsi intorno con attenzione mentre dietro di lui Electra sospirava, scuotendo il capo con esasperazione: poco ma sicuro, per il padre era molto più comodo mandare loro e starsene dentro casa, davanti al camino acceso. 

“Ha persino detto che ci serve per “fare pratica”, roba da non credere…” 

Electra raggiunse il gemello, che si era fermato mentre scrutava gli alberi, cercando tracce della sorella minore. 
 
“Ma perché tu non sembri per niente seccato? Si gela, davvero non preferiresti stare al caldo?” 

La strega rivolse un’occhiata scettica al gemello, che rimase in silenzio mentre Electra sospirava, dicendosi che probabilmente il fratello e il padre avevano fatto comunella e lei si era ritrovata a seguirli in quella pessima idea. 

“Tanto per essere chiara, se vi azzardate a fare con me una cosa del genere taglio una mano ad entrambi.” 
“Parla più piano, vuoi che ci senta? Non mi va proprio di vedere El arrabbiata, sai a chi somiglia quando si arrabbia?” 

Electra fece per rispondere prontamente che somigliava senza dubbio alla madre, ma venne preceduta dalla voce piuttosto familiare – e anche piuttosto seccata – della stessa sorella:

“Non di posso credere! Che cavolo ci fate qui voi due?” 
“Facciamo una passeggiata.”  

I gemelli parlarono in unisono mentre Eltanin si avvicinava, scrutandoli con attenzione:

“Non me la bevo. Vi ha mandati papà per caso? Anzi, non lo voglio sapere, ma girate al largo comunque!” 

“In mia difesa posso dire che non è stata una mia idea.” 
“La solita vigliacca.” 

Elnath sbuffò, fulminando la sorella con lo sguardo mentre Eltanin sospirava, rivolgendo ad entrambi un’occhiata esasperata prima di girare sui tacchi e tornare indietro di qualche metro, dove ad aspettarla c'era un sorridente Aiden:

“Ti prego, non fare commenti.” 
“Beh, è divertente infondo… chissà, magari un giorno io e Lucas ci ritroveremo nella stessa situazione con Kayla.” 
“Spero vivamente per lei di no… coraggio, andiamo.” 
 

La Corvonero prese nuovamente il ragazzo sottobraccio per allontanarsi, camminando sulla neve fresca.


“Dici che è stata un'idea di tuo padre?” 
“Non lo dico, ci metterei la mano sul fuoco… di sicuro di mia madre non è stata dopotutto. Ti consiglio di prepararti Aiden, ti attende una delle cene più lunghe della tua vita tra mio padre e mio fratello.” 

“Lo so.”  

Aiden annuì, parlando con aria grave mente ringraziava mentalmente la presenza delle cugine della fidanzata e di Veronica: chissà, magari con tanti testimoni si sarebbero trattenuti un po’… 

 O almeno ci sperava.




“Altair! Hai davvero mandato i ragazzi a pedinare El?” 

Altair Black stava leggendo tranquillamente il giornale, ma quando gli venne strappato di mano si ritrovò davanti l’espressione esasperata di sua moglie. L’Auror esitò, facendo saettare lo sguardo sulla soglia della stanza e rivolgendo un’occhiata tetra in direzione dei gemelli prima di parlare con tono vago: 

“Perché mi guardi così? Ti ho promesso che non li avrei seguiti, non che non avrei mandato i gemelli al posto mio… prendila così, gli sto facendo fare pratica per l’Accademia.” 

“Sei impossibile.”
“Non fare la melodrammatica Lizzy, Elnath ha contribuito all'idea! Dove vai adesso?” 

Lizzy sospirò, restituendogli il giornale prima di girare sui tacchi e allontanarsi, borbottando che fosse “circondata da Black idioti” mentre usciva dal salotto. 

“Papà, prima che tu dica qualcosa…” 
“Oh, fate silenzio… vi dovrò insegnare a pedinare qualcuno in futuro.”

Altair sbuffò, fulminando i due con lo sguardo prima di tornare a concentrarsi sul giornale, mentre Electra inarcava un sopracciglio: 

“Non vorrei essere pignola papà, ma ti ricordo che TU ti sei fatto beccare dalla zia Cassy quando eravate ad Hogwarts!” 
“Beh, questo non c'entra! E dovrò dire alla zia di smetterla di raccontare quella storia...” 


                                                                               *
 


Sorrise quasi senza volerlo nel leggere le ultime righe della lettera, ripiegandola con delicatezza mentre la voce carica di curiosità di sua sorella giungeva alle sue orecchie:

“Chi è Astrea?” 
“Nessuno che debba interessarti, Haylie.” 

“Sai, dicendo così alimenti la mia curiosità e basta. È la tua ragazza?” 
“No.” 

Sam sbuffò, consigliando alla sorellina di cambiare argomento con un’occhiata mentre la ragazzina raggomitolata accanto a lui sul divano, gli sorrideva con aria angelica:

“Come mai quel muso? Lei ti piace ma non ti ricambia?” 
“No… non lo so. Possiamo cambiare argomento? È strano parlare di ragazze con la mia sorellina di tredici anni!” 
“Avrò anche tredici anni, ma qualcosa mi dice che sull'argomento ne capisco più di te fratellone… Astrea Carsen non è il nome della Cercatrice di Grifondoro?” 

“Sì, ma ti proibisco di ronzarle intorno, capito?” 
“Va bene, ho capito… se non vuoi darmi i dettagli pazienza, quando torneremo a scuola li chiederò a Jonathan o a James.” 

La Corvonero sorrise mentre si alzava dal divano, guardando il fratello con sincero divertimento prima di allontanarsi con aria allegra, lasciandolo solo a chiedersi perché tutti fossero così pettegoli ed inclini a farsi gli affari altrui. 

Jonathan, James, Kathleen… ci mancava solo sua sorella a fare da cupido e poi avrebbe raggiunto il culmine, probabilmente. 





 





………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:


Trovo sorprendente di come in praticamente ogni storia io mi ritrovi puntualmente a scrivere del Natale quando ci sono 30º all'ombra… 
In ogni caso, anche questa volta ho una domanda per voi… nella partita tra Corvonero e Tassorosso per chi tifate? 

A presto! 
Signorina Granger 

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Capitolo 16
*** Corvonero - Tassorosso ***


 Capitolo 15: Corvonero – Tassorosso 

 
Venerdì 28 Dicembre 


Kathleen Shacklebolt prese posto accanto ad uno dei suoi migliori amici con un sorriso allegro stampato sulle labbra, mentre la lunga tavolata era occupata interamente dai loro genitori, dai loro fratelli e dai Julius. 

“A cosa stai pensando? A quanto sia bello averci qui?” 

La ragazza sorrise a Jonathan, che però scosse il capo mentre continuava a fissare un punto del muro davanti a sé con aria pensierosa, tenendo le braccia conserte:

“No, pensavo a tutti i compiti che devo ancora fare…” 
“Se tu non fossi tanto orgoglioso ti uniresti a me e a Jamie: io faccio Trasfigurazione, lui Difesa contro le Arti Oscure, io Pozioni, lui Incantesimi è così via… poi ce li passiamo, facciamo sempre così.” 

“Preferisco arrangiarmi, grazie.” 
“Che cosa direbbe lo zio Olly se sapesse che suo figlio non copia i compiti? Sarebbe sicuramente molto deluso.” 

James prese posto alla destra dell’amico, scuotendo il capo con leggera disapprovazione mentre sua madre entrava nella sala da pranzo insieme ad Ingrid per portare la cena. 

“Finalmente… cominciavo a pensare che ci avreste lasciato morire di fame.” 

Oliver Miller sorrise alla moglie, che appoggiò accanto a lui la teglia con le lasagne per servirle… e lo colpì sul dorso della mano con il mestolo quando il padrone di casa l’allungò per servirsi. 

“Ahia!” 
“Miller, che fai? Prima gli ospiti!” 


L'uomo sbuffò, massaggiandosi la mano dolorante mentre accanto a lui Dante ridacchiava, rivolgendo all’amico un’occhiata divertita. 

“Povero Olly, picchiato con il mestolo…” 

Jane, seduta accanto a lui, gli suggerì con un’occhiata di tacere e di farsi i fatti propri mentre il figlio maggiore, con un sorriso a trentadue denti, porgeva il proprio piatto ad Ingrid per farsi servire per primo. 


Stavano mangiando da qualche minuto quando il Grifondoro si ricordò di una cosa che si era ripromesso di chiedere agli amici, sporgendosi leggermente verso Kathleen per dirle qualcosa a bassa voce:

“Kath, sei riuscita a fare Aritmanzia?” 
“Non ci ho capito un’h. Jonathan, tu l’hai fatta?” 


Immediatamente il Corvonero ricevette due occhiate imploranti dai suoi due migliori amici, sospirando leggermente prima di annuire:
“Si, ieri… ok, dopo ve li dò, ma non abituaticivi.”

La Grifondoro annuì e James sorrise all'amico, allungando una mano per scompigliargli i capelli biondi:

“Grazie pannocchia, tu si che sei un amico.” 
“Smettila di chiamarmi così, Julius!” 


*


Sabato 29 Dicembre 



“Mi spieghi perché devo stare ferma qui come un palo?” 
“Che domande, devi tenermi aggiornato…” 

“E non puoi farlo da solo?” 


Electra Black sbuffò sonoramente mentre, in piedi accanto ad una delle finestre del salotto, teneva sotto controllo le cugine più piccole che stavano giocando in giardino, sulla neve insieme ai cani. 

Suo padre, comodamente seduto su una poltrona a qualche metro di distanza, alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo per posarlo sulla figlia, sorridendole mentre allungava una mano per prendere la tazza di caffè che di era fatto portare dagli elfi:

“Tesoro, sono in ferie… mi godo un po’ di riposo.” 
“Sai che fatica, stare su una finestra a controllare due bambine… Veronica, Berenike, Eltanin e Libra sono andate a fare shopping e io sono rimasta qui, non è giusto.” 
“Se ti può consolare tesoro sono sicuro che te la passi meglio di tuo fratello o di Burke, che sono stati costretti ad accompagnarle e di sicuro si ritroveranno a fare da facchini… ci sono passato quando tua madre e tua zia uscivano insieme e io mi ritrovavo a seguirle.” 

L’Auror si accigliò leggermente, tornando a leggere il giornale e ripensando a tutte le dannate borsette che era stato costretto a portare anni addietro per la sorella e l’allora fidanzata… anche se ripensandoci la sua carriera di facchino non era mai finita del tutto, solo che con il tempo aveva cominciato a farlo anche per le figlie… ma almeno negli ultimi tempi delegava il compito ad Elnath. 


“Scusa, non sei tu quello che si definisce un perfetto gentiluomo?” 
“Ovviamente tesoro, ma quando ti ritrovi a dover portare 25 borsette diverse mentre due donne non fanno altro che chiacchierare facendoti venire il mal di testa…” 


Electra sorrise prima di voltarsi nuovamente verso la finestra per lanciare un’occhiata alle cuginette e assicurarsi che andasse tutto bene… ma l’ex Grifondoro rimase di stucco nel rendersi conto che no, non andava poi tutto così bene. 

“Papà...” 

“Mh?” 

“C'è… c'è un uomo in giardino!” 

La ragazza sgranò gli occhi, avvicinandosi maggiormente al vetro per cercare di capire di chi si trattasse… ma era piuttosto sicura di non aver mai visto quella faccia. 

“Un uomo?” 

Altair alzò di scatto lo sguardo sulla figlia, che annuì prima di sbuffare leggermente:

“Ok, per fortuna non è una specie di rapitore… ma ha una macchina fotografica. Come accidenti ha fatto ed entrare un dannato giornalista?” 
“Non ne ho idea… me ne occupo io.” 

Altair sbuffò, chiedendosi perché gli astri si fossero allineati per impedirgli di godersi le ferie natalizie in santa pace mentre ripiegava di malavoglia il numero della Gazzetta del Profeta. Fece per alzarsi ma la voce della figlia lo bloccò di nuovo:

“Aspetta… al piano di sopra credo che si sia aperta una finestra… penso che sia la mamma, ci siamo praticamente solo noi a parte Hydra e Cara.” 

Electra si accigliò leggermente, cercando di capire di chi si trattasse… ma sia lei che il padre non ebbero più alcun dubbio quando una voce piuttosto familiare giunse alle loro orecchie:

“Che cosa pensa di fare? NON si azzardi a fotografare le bambine, emerito…” 


Una risata sfuggì al padrone di casa mentre riprendeva in mano il giorno giornale, accavallando una gamba con naturalezza mentre la figlia si voltava verso di lui, accigliata:

“Papà, non fai niente?” 
“Perché dovrei? Tesoro, è appena scattato l’allarme Elizabeth Abbott, non voglio certo trovarmi nella traiettoria tra lei e la sua vittima…” 

Altair si strinse nelle spalle con noncuranza mentre Electra si voltava di nuovo verso la finestra, appena in tempo per vedere una generosa quantità d’acqua finire dritta sul giornalista.

“Ehm… credo che la mamma abbia innaffiato il tizio e mandato in malora la macchina fotografica.” 
“Ecco, appunto.” 

Altair sorrise con aria divertita, e le sue labbra si inclinarono ancora di più quando sentì qualcuno scendere le scale… pochi attimi dopo Elizabeth stava camminando a passo di marcia, attraversando l’ingresso sotto gli occhi di figlia e marito e borbottando qualcosa di poco comprensibile, i due colsero solamente “ora lo concio per le feste”. 


“Che ti avevo detto Elly?” 

Non sentì alcun rumore per un paio di minuti, finché non sentì nuovamente la porta d’ingresso aprirsi e sporgendosi vide sua moglie entrare in casa accompagnata dai cani e tenendo le nipoti per mano. 

“Zia, chi era quel signore?”    Pixis alzò lo sguardo sulla donna, parlando con il tono più innocente del mondo mentre Lizzy abbassava lo sguardo su di lei, sorridendole gentilmente:
“Non preoccuparti tesoro, ti assicuro che non lo rivedrai più… ora andate a fare merenda, da brave.” 


Elizabeth sorrise alle due, guardandole allontanarsi prima di rivolgersi all’elfa più vicina con tono vagamente seccato:

“Nelly, portami il mio mantello per favore.” 

“Dove devi andare?” 

Altair inarcò un sopracciglio mentre la moglie si fermava sulla soglia della stanza, rivolgendogli un cenno sbrigativo:

“Dove andiamo, semmai… Nelly, prendi anche quello del signore. Andiamo a farci una chiacchierata con tuo cugino, questa storia finisce oggi.” 


Al sentire quelle parole Altair sgranò gli occhi azzurri con orrore, sperando di non aver capito bene le sue intenzioni:

“Ti prego, dimmi che parli di Cygnus.” 
“No.” 
“Orion allora.” 
“Neanche, sai che odio Walburga… non so come sia potuto nascere un bambino adorabile come Sirius da quell’unione.” 
“… Alphard?” 

“Altair, andremo da Antares… quindi sbrigati. Elly, se mentre non ci siamo compare un altro giornalista che vuole ficcare il naso nella nostra situazione familiare hai la mia autorizzazione a prenderlo a maledizioni.” 

Electra sorrise quasi allegramente di fronte a quella prospettiva mentre invece Altair sospirò, ripiegando nuovamente il suo giornale con aria abbattuta mentre si alzava, arrendendosi: pazienza, magari si sarebbe rilassato il giorno seguente.


“D'accordo… ragazze, cercherò di far uscire vostro padre incolume da questa conversazione, ma trattandosi della zia Lizzy non prometto niente.” 


*

“Chiedo scusa, ma il padrone non vuole vedere nessuno.” 

“Digli che ce ne freghiamo altamente e che lo vogliamo vedere lo stesso. Anzi, lo farò da sola.” 

Senza esitare neanche per un attimo Lizzy avanzò, attraversando l’ingresso per raggiungere le scale e superando il povero elfo domestico che rimase di stucco alle sue parole, mentre al marito, sospirando, non restava che seguirla per assicurarsi che lei e il cugino non si mettessero a discutere visto quanto fossero entrambi piuttosto testardi.

“Liz, non pensi che forse dovremmo passare un’altra volta?”
“No, le ragazze tornano a casa loro domani al massimo, questa storia deve finire… ANT? Dove sei?” 

“Aspettami, con il tuo senso dell’orientamento ti perderesti in due minuti… il suo studio è di là.” 
“Ah, è vero…” 

Altair roteò gli occhi, prendendo la moglie sottobraccio affinché lo seguisse finché non di fermò davanti alla loro destinazione, facendole cenno di entrare. 
Liz non se lo fece ripetere due volte e aprì la porta senza neanche bussare, probabilmente per non dire all’uomo il tempo di darsi alla fuga. 

Quando Elizabeth aprì la porta però Antares era ancora seduto davanti alla scrivania e si limitò ad alzare lo sgaurdo sui suoi inaspettati ospiti con cipiglio scettico, rivolgendo subito un’occhiata eloquente in direzione del cugino, che invece si affrettò ad alzare le mani:

“Giuro che questa volta sono innocente, è stata una sua idea.” 
“Vigliacco.” 

“Noto che come sempre la tua capacità di opporre resistenza a tua moglie è pari a 0, Altair.” 

“Si Ant, siamo molto felici di vederti… spero che tu abbia voglia di fare due chiacchiere con noi, in caso contrario fattene una ragione perché lo farai comunque.” 

Lizzy andò a sedersi di fronte a lui senza tante cerimonie, rivolgendogli un sorriso quasi allegro mentre Altair, sospirando, imitava la moglie: non sapeva se godersi lo spettacolo Lizzy Vs Antares o rintanarsi in un angolo e preoccuparsi. 

“Non avevo dubbi. Suppongo centrino le ragazze… come stanno?” 
“Bene. Insomma, per quanto possano stare bene dopo aver perso la madre e con un padre che si comporta come ti stai comportando tu. Spero che tu non te la prenda Ant, sai che ti voglio bene, ma in certi casi io i mezzi termini non li conosco proprio.” 

Antares fece per replicare ma venne interrotto sul nascere dalla risatina che scappò al cugino al sentire l’espressione “in certi casi”, che tornò immediatamente serio di fronte alle occhiate torve dei due. 

“Ehm… scusate, non badate a me.” 

“Come dicevo… Ant, sappiamo tutti che stai soffrendo, lo sanno benissimo anche le tue figlie, ma hanno bisogno di te in questo momento, probabilmente anche Libra anche se si rifiuta di ammetterlo. Non riguarda solo Selene, Pixis o Hydra: quando mia madre è morta avevo l’età di Berenike e avevo comunque bisogno di mio padre. Lui per me non c’è più stato, non fare il suo stesso errore… non te lo perdoneranno mai. 


*


Lunedì 7 Gennaio 1970



Berenike Black teneva gli occhi chiari fissi sul finestrino, osservando la campagna che stava rapidamente prendendo il posto della periferia di Londra.
Erano partiti da poco ed era completante sola nello scompartimento deserto visto che Eltanin era sparita poco prima, sostenendo che sarebbe andata a cercare Aiden per salutarlo. 

Il ragazzo aveva lasciato la casa della fidanzata circa quattro giorni prima, mentre lei era tornata a casa da suo padre insieme alle sorelle a Capodanno. La situazione era ancora piuttosto tesa, ma almeno Libra e suo padre avevano smesso di discutere… o forse lo avevano fatto, ma lontani dalle orecchie e dagli occhi delle sue sorelle più piccole e da lei. 

Era felice di tornare ad Hogwarts in realtà, erano state le vacanze più strane che avesse mai trascorso… non solo per l’assenza impossibile da non notare di sua madre, specialmente quando la sera del 25 Selene era scoppiata in lacrime e Pixis non ci aveva messo molto ad imitarla. Per farle smettere si erano dovute mettere tutti d’impegno, compresi i suoi zii. 

Non glie l’aveva detto, ma nell’ultimo mese si era ritrovata ad ammirare moltissimo sua sorella maggiore, per come stava gestendo tutta la situazione prendendosi cura delle sorelline più piccole… comportandosi quasi come se la madre nemmeno le mancasse, anche se probabilmente sotto un certo punto di vista era quella alla quale sarebbe mancata di più visto che erano sempre state molto legate. 

Le sarebbero mancate le sue sorelline, e probabilmente il fatto che avessero implorato lei e Cara di restare a casa ancora un po’ non aveva aiutato… ma era felice di tornare ad Hogwarts, alla normalità.
Sorrise, pensando alla persona che più non vedeva l’ora di vedere… In effetti dopo quello che si erano detti prima di partire forse si sentiva un po’ in imbarazzo, ma moriva comunque dalla voglia di vedere Markus. 

Quasi come se il Grifondoro avesse ascoltato i suoi pensieri pochi minuti dopo la Corvonero sentì qualcuno bussare sulla porta scorrevole dello scompartimento, e voltandosi si ritrovò davanti proprio Markus Fawley. 
La rossa sorrise, alzandosi quasi automaticamente mentre lui faceva scorrere la porta di vetro per entrare e salutarla… ma non fece in tempo a dire niente perché Berenike lo precedette, avvicinandoglisi e alzandosi in punta di piedi per baciarlo.

Quando si staccarono il ragazzo le sorrise, sistemandole una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio prima di parlare:

“Mi sei mancata.” 
“Anche tu.” 

Berenike ricambiò il sorriso, guardandolo come se fosse quasi sollevata di vederlo:

“Com’è andata?” 
“Con mio padre? È abbastanza intrattabile… ma non hai mai avuto un carattere facilissimo, quella che sapeva ammorbidirlo era mia madre… noi non ci siamo mai riuscite, non del tutto almeno.” 
“Mi dispiace… spero che andrà meglio, con il tempo.” 

“Lo spero anche io. Ma credo che averti accanto renda tutto già molto più semplice, Mark.” 




Sabato 22 Dicembre 1969


“Che cosa ci fai qui?” 

Berenike sospirò, prendendo posto di fronte a Markus sul divano mentre il ragazzo la osservava, completamente soli nella stanza. 
“Che razza di domanda è? Volevo parlare con te… volevo salutarti. E chiederti come stai. Da quando sei tornata a scuola non abbiamo parlato molto, tu hai passato un sacco di tempo chiusa in camera tua… e a lezioni eri sempre in angolo, in silenzio e insieme a Veronica e Eltanin. Volevo parlare con te, ma non ne ho mai avuto modo.” 

“Beh, ora sei qui… dimmi pure.” 
Berenike continuò a guardare ovunque fuorché il volto del ragazzo, che sospirò e si alzò per andare a sedersi accanto a lei, esitando prima di parlare. 

“Come stai?” 
“Bene.” 
“Non credo. Le tue sorelle stanno ancora dai tuoi zii?” 
“Sì, andrò da El per le vacanze.” 

Berenike si strinse nelle spalle, tenendo gli occhi fissi sulle proprie ginocchia mentre accanto a lei Markus restava in silenzio per un attimo, pensando a cosa dirle. Era andato lì quasi senza pensarci, certo solo di voler parlare con lei prima che partissero per le vacanze… ma ora che era davvero lì, accanto a Berenike, quasi non sapeva come comportarsi. 

“Berenike… mi dispiace per tua madre, immagino che debba essere terribile per te e le tue sorelle… e mi dispiace soprattutto per tuo padre, ma almeno non sei sola… hai le tue sorelle, Eltanin e la sua famiglia.” 
“Lo so. È una fortuna che ci siano loro.” 

“E poi ci sono io.” 

Berenike si decise finalmente a guardarlo, sorridendogli appena:

“So anche questo… e grazie, anche se so di non essere stata molto loquace da quando sono tornata a scuola.” 
“Non preoccuparti, è normale. Non so perché Berenike, ma vorrei dirti una cosa… ti ho mai parlato di mio padre?” 
“No.” 

“Beh, è morto quando ero piccolo… vorrei poterti dire che ti capisco per quello che è successo a tua madre, anche se forse non posso saperlo davvero visto che avevo solo 3 anni, nemmeno me lo ricordo. Voglio bene al mio patrigno, ma infondo so che non è la stessa cosa… a volte guardo la mia famiglia, i miei fratelli, e penso che non avrò mai realmente quello che hanno loro. È come se mi mancasse qualcosa, a volte.” 

“Sapevo che tuo padre… insomma, dopotutto tua sorella si chiama McMillan di cognome, era ovvio che tua madre si fosse risposata… ma non volevo ficcanasare e chiederti se tuo padre fosse morto.” 

“Mio padre si chiamava Loren, come mio fratello… e so che era un Auror, ma non molto altro. Credo di aver scelto quella strada anche per quel motivo, in effetti… forse mi farebbe sentire più vicino a lui. Insomma, cerco di dirti che anche se io non ho sofferto la perdita di mio padre perché ero molto piccolo, almeno tu l’hai conosciuta, hai un mucchio di ricordi a cui aggrapparti.” 


“Immagino che tu abbia ragione. Grazie per avermene parlato, e per aver cercato di starmi vicino da quando sono sparita senza dare spiegazioni.” 

Berenike gli sorrise, guardandolo con sincera gratitudine mentre Markus invece non battè ciglio, parlando con naturalezza:

“È il minimo. Qualunque cosa per te.” 

Berenike gli sorrise, arrossendo leggermente quando Markus sollevò una mano per accarezzarle il viso, guardandola per qualche istante senza dire nulla prima di avvicinarlesi e baciarla con dolcezza.
Si era detto milioni di volte che molto probabilmente lei lo vedeva soltanto come un amico, ma quando quella sera Berenike non lo rifiutò poté finalmente appurare di essersi sbagliato. Probabilmente non ne era mai stato tanto felice come in quel momento. 


*


Kristal Jackson aveva appena messo piede nella Sala Comune dei Tassorosso quando venne investita dall’abbraccio del suo migliore amico, che le era corso incontro non appena l'aveva vista entrare.

“Kris! Ciao, mi sei mancata.” 
“Ciao Luke, anche tu… come stai?” 

Kristal sorrise mentre il ragazzo scioglieva l'abbraccio, ricambiando il sorriso prima di annuire e prenderle il manico del baule dalla mano, lasciandolo sul pavimento:

“Bene, anche se probabilmente avrei preferito che le vacanze durassero di più… ma è sempre bello tornare qui. Ora usciamo, dobbiamo andare all’allenarci.” 

Il ragazzo prese l'amica sottobraccio e la costrinse a voltarsi, iniziando a trascinarla fuori dalla stanza mentre Kristal strabuzzava gli occhi:

“Allenarci? Adesso? Ma Luke, siamo appena tornati, devo mettere a posto le mie cose…” 
“Tra due ore si cena, approfittiamone… di sicuro nessuno avrà prenotato il campo per oggi, no? L'ho già detto gli altri, andiamo.” 

La ragazza sospirò, chiedendosi come gli fosse venuta quella malsana idea mentre si lasciava trascinare fuori dalla Sala Comune, borbottando che si sarebbero presi la polmonite mentre Lucas invece sorrideva con aria allegra:

“Andiamo Kris, dobbiamo approfittarne.” 
 


*


 “Qualcuno mi accompagna a cercare i Grifondoro? Voglio salutare James e Kath.” 
“Perfetto, così io saluto mia sorella.” 
“Vengo anche io, così saluto Markus.” 
“Mi aggrego anche io.” 

Alle parole di Jonathan Sam, Berenike e Daniel lo raggiunsero sulla soglia della Sala Comune, anche se quest’ultimo rivolse un’occhiata torva al rosso, facendolo sorridere con leggero nervosismo. 

“Voi andate pure, io resto qui… ho bisogno di riposarmi un po’.” 

Eltanin, completamente spiaggiato su uno dei divani, rotolò su un fianco per sistemarsi meglio contro lo schienale mentre Veronica, accomodata accanto a lei su una poltrona, le rivolse un’occhiata confusa:

“Riposarmi? Ma se siamo tornati oggi dalle vacanze?” 
“Vee, sono stata due settimane con i miei genitori e i miei fratelli… già questo basterebbe, mettici dentro anche aver visto tutta la famiglia per un paio di occasioni, Berenike e le sue sorelle che hanno soggiornato da noi metà del tempo più tu e Aiden… ho bisogno di una pausa dall’umanità.” 


La bionda si limitò a roteare gli occhi prima di alzarsi, sostenendo che sarebbe andata con i compagni mentre Sam si avvicinava a Jonathan, sussurrandogli qualcosa:

“Hai visto la faccia di Dan? Dici che sa qualcosa?” 
“Può essere. Ma non guardare me, io non ho detto niente!” 

Sam rivolse un’occhiata sospettosa in direzione di Berenike e Veronica che stavano chiacchierando come se nulla fosse… dall’espressione omicida del compagno aveva la netta sensazione che sapesse della sua colossale cotta per sua sorella. E lui poteva anche essere un Battitore pieno di muscoli con una mazza di legno nel baule, ma non aveva comunque molta voglia di mettersi contro Daniel Carsen. 


*


Domenica 13 Gennaio 


Kristal Jackson indirizzò un’occhiata quasi preoccupata al suo migliore amico che, seduto di fronte a lei, stava facendo colazione in religioso silenzio, lo sguardo assorto. 

Già il fatto che fosse arrivato a fare colazione puntuale era strano, ma Lucas era in silenzio da quasi dieci minuti… forse doveva iniziare a preoccuparsi? 

“Luke… tutto bene?” 
“Sì, certo. Sto solo ripassando gli schemi.” 

Il ragazzo annuì distrattamente, continuando a mangiare bacon mentre suo fratello Martin gli lanciava un’occhiata dubbiosa:

“Luke, se continui a mangiare bacon la scopa non reggerà il tuo peso.” 
“Zitto piccoletto, sono concentrato!” 

“Considerando che succede solo quando c'è una partita di Quidditch direi di non disturbarlo. Cerchiamo almeno di vincere, sarebbe una piccola soddisfazione dopo che qualcuno ci ha fatto scendere la classifica per la Coppa delle Case…” 
“Mi stai ancora rinfacciando quella storia Kris? Andiamo, siamo pur sempre secondi!” 


*


“Eltanin, rilassati! Sei tesa come una corda di violino!” 
“Si nota così tanto?” 

“Stanotte ti ho sentita rigirarti nel letto finché non mi sono addormentata, poi ti ho sentita farfugliare qualcosa nel sonno che aveva a che fare con il Quidditch… e ora ti stai mangiando tutta la tavolata quindi sì, si nota.” 

“Hai ragione. Ma tu non giochi a Quidditch Vee, non hai idea di che pressione psicologica ci sia sulle mie spalle… se perdo contro Tassorosso Aiden mi prenderà in giro a vita. Per non parlare dei miei fratelli, o di mio padre… penso che l'unica che ne sarebbe felice sarebbe mia madre, in effetti.” 


Eltanin corrugò la fronte, riuscendo perfettamente ad immaginare sua madre che gongolava sapendo che la sua Casa aveva vinto… di certo si sarebbe impegnata appieno per far sì che ciò non accadesse.

“Coraggio, vedrai che andrà bene. E se anche così non fosse non sarà una tragedia, è la vostra prima partita dell’anno…” 

Veronica sorrise, ma di fronte alle facce di Eltanin, Jonathan, Sam e Berenike tornò seria, sbuffando debolmente:

“Ok, sto zitta. Ma non capisco perché tutti diventino matti per quel gioco!” 
“Sembri mia madre quando parla con me, mio padre e i miei fratelli.” 

“E poi è uno sport Vee, non un gioco!”


La bionda roteò gli occhi chiari, ma non osò replicare e si limitò a continuare a fare colazione in silenzio, senza ascoltare i suoi amici che discutevano tra loro su schemi, passaggi e quant’altro.


*


“Markus, vuoi smetterla di ridacchiare?” 

James fulminò l’amico con lo sguardo, rivolgendogli un’occhiata torva che fece solo aumentare le risatine del rosso.

“Scusa Jamie, ma non riesco a prenderti sul serio con quel berretto in testa…” 
“Beh, tifo per Corvonero per supportare Jonny, cosa dovevo mettermi? Un cappello fatto di frutta?” 

James sbuffò mentre Markus continuava a sorridergli, faticando a non ridere di fronte al berretto blu con il pom-pom che l’amico indossava, in netto contrasto con la sua stazza imponente. 

“No, certo… però riflettendoci qualcuno ha una macchina fotografica? Dovrei farti una foto!” 
“Fai pure, tanto sono splendido anche con questo berretto.” 

James si strinse nelle spalle, continuando a mangiare quantità industriali di uova e bacon mentre accanto a lui Kathleen gli rivolgeva un’occhiata quasi disgustata:

“Julius, non parlare a bocca piena!” 
“Scusa mammina… As, tifi per Corvonero anche tu?” 
“Devo, mio fratello è in quella Casa dopotutto. E Markus immagino faccia lo stesso. Solo che la causa suppongo sia qualcuno con i capelli rossi…” 
“Potrei dire lo stesso di te, cara!” 

Astrea si limitò a sorridere, non osando replicare alle parole dell’amico prima di catalizzare la sua attenzione sulla squadra di Corvonero che stava lasciando il proprio tavolo, alzandosi e sostenendo che sarebbe andata ad “intercettare” suo fratello. 

“Perché ho la notte sensazione che quando dice “mio fratello” in realtà voglia dire “Sam”?” 
“James, non sei mai stato una cima sotto questo punto di vista… ma per una volta ti do’ ragione.” 

“Voi restate pure qui, io vado a salutare Berenike.” 

Markus sfoggiò un sorriso a trentadue denti prima di alzarsi e trotterellare – in effetti a James parve quasi che stesse saltellando – verso i Corvonero e una Cacciatrice in particolare, che gli rivolse un largo sorriso a sua volta quando lo vide.

“Ho come la sensazione che alla fine dell’anno saremo gli unici zitelli del gruppo Kath, insieme a Jonny…” 
“Beh, siamo cresciuti insieme e vi voglio bene, ma spero che non passeremo il resto della vita appiccicati allora!” 

“Peccato sentirti dire queste cose, stavo pensando di trasferirmi da te dopo il diploma… potrei portare con me qualche gatto, che dici? Dai Kath, sto scherzando, a me piacciono i cani! Dai vieni, facciamo gli auguri a Pannocchia.” 

*


“Ciao. Mi fa piacere vedere che tifi per noi.” 
“Non ho niente contro i Tassorosso, ma visto che mio fratello è un Corvonero non me la sento di voltargli le spalle in questo modo.” 

Astrea si strinse nelle spalle e Sam le sorrise, guardandola con sincera allegria. Probabilmente avrebbe voluto dirle qualcos’altro visto che negli ultimi tempi aveva iniziato a sentirsi meno un perfetto imbecille quando parlava con Astrea Carsen… peccato che una figura comparve accanto ad Astrea, sistemandole un braccio sulle spalle e osservandola dall’alto del suo metro e novanta. 

“E allora perché non vieni a salutarmi?” 
“Lo stavo per fare Danny, salutavo solo Sam… ci sediamo vicini sugli spalti?”   Astrea gli sorrise, stringendosi al fratello che annuì, senza però ricambiare il sorriso. 
“Ovviamente. Ho giusto un paio di cose da dirti…” 

Daniel annuì prima di alzare lo sguardo sul compagno di Casa e rivolergli un’occhiata torva prima di spingere Astrea verso l’Ingresso, con il rosso che li seguiva con lo sguardo con leggera preoccupazione. 

“Jonny… Dan e io siamo amici. Pensi che mi ucciderebbe nel sonno con un cuscino?” 
“Perché ti piace sua sorella? Non saprei… in effetti Daniel non è quel genere di fratello che sta sempre appicciato alla propria sorella, non lo farei particolarmente protettivo… non fanno altro che prendersi in giro a vicenda. Ma forse all’occorrenza può tirare fuori i denti anche lui.” 

“Non mi sei di grande aiuto così! Oh, al diavolo, non ci devo pensare… oggi devo pensare solo a vincere.” 
“Così farai bella figura con qualcuno, certo…” 
“La vuoi smettere?” 


*


“Come accidenti si permette Kroll? Poteva anche colpirla!” 

Aiden si sporse leggermente, stringono la ringhiera con le mani mentre seguiva Eltanin con lo sguardo, suggerendo mentalmente a Sam Cloverfield di fare il suo lavoro e tenere i Bolidi lontani dalla sua ragazza. 

“Beh, è un Battitore… tu per primo dovresti sapere cosa fanno i Battitori. Infondo devono cercare di far perdere la Pluffa ai Cacciatori o tenere il Cercatore lontano dal Boccino.” 

Nate si strinse nelle spalle mentre Aiden si voltava verso di lui, scoccandogli un’occhiata torva come a volergli dire che sì, sapeva benissimo quale fosse il compito dei Battitori. 

“Grazie per questa spiegazione illuminante Travers.” 
“Non fare il rompiscatole… in effetti è buffo come Kroll solitamente faccia l’amicone con tutti per poi trasformarsi in una macchina da guerra quando è sul campo. Ma Eltanin e lui sono abbastanza amici, no? Non penso che le farebbe male sul serio.” 

“Nate, smettila di parlare, non mi fai sentire meglio! Ma consiglio a Kroll, così come a McMillan, di ricordarsi che prima o poi arriverà anche la partita contro Serpeverde.” 

Aiden sbuffò e Nate gli rivolse un’occhiata vagamente preoccupata, assolutamente sicuro che se Eltanin fosse finita in Infermeria a causa di un Bolide nello scontro Tassorosso – Serpeverde si sarebbe ampiamente impegnato a ricambiare loro il favore. 


*


Astrea sorrise, applaudendo ed esultando insieme ai Corvonero che la circondavano per il goal di Berenike Black… in effetti l’unico a restare serio fu suo fratello, che si limitava ad osservarla attentamente.

“As?”
“Sì? Che cosa c’è Dan, sembri imbalsamato!” 
“Ti conosco meglio di chiunque altro Astrea… so che ti piace Sam. Pensi che lui ti ricambi?” 

Il sorriso svanì dal volto della Grifondoro, che si strinse nelle spalle, un po’ a disagio: quello non era esattamente il suo argomento di conversazione preferito con suo fratello. 

“Io… non ne sono sicura, ovviamente. Tu che cosa ne pensi?” 
“Sam mi piace As, lo conosco da molto tempo… ma non riesco a non pensare ad Emily. Non vorrei mai vederti stare da male, sarai anche uno scricciolo impertinente e irritante, ma sei comunque la mia sorellina.” 
“Sono nata prima io.” 
“Sei comunque la mia sorellina.” 


Astrea roteò gli occhi, decidendo di non replicare per evitare di dare vita alla loro ennesima discussione per un nonnulla. 

“Beh, in ogni caso… lo hai detto anche tu, mi conosci e non sono mai riuscita a nasconderti niente. Ma tra me e Sam non c’è niente, non so nemmeno se mi ricambia.” 

“Io penso di sì.” 
“Davvero?”
“Sì, anche se per una volta vorrei sbagliarmi… comunque, se mai dovesse farti stare male vieni a dirlo al tuo fratellone, così ci penso io a conciarlo per le feste.” 

Astrea rise di fronte al tono e all’espressione seri del fratello, avvicinandoglisi per abbracciarlo mentre Eltanin Black incassava altri 10 punti per la sua Casa. 


*


Un sorrisetto increspò il volto di Lucas quando rispedì indietro il Bolide che Sam Cloverfield aveva indirizzato verso la Cacciatrice di Tassorosso che teneva la Pluffa stretta sotto braccio.


Durante le partite non era mai solito prestare molta attenzione alla cronaca, concentrandosi invece sullo scontro vero e proprio. Ma poco prima gli era parso di sentire che Kristal avesse individuato il Boccino, e non poteva che esserne soddisfatto.

Rigirò l’impugnatura della mazza e fece per muoversi verso gli anelli per controllare che nessun altro cercasse di far perdere la Pluffa dalle mani dei Cacciatori della sua squadra, ma qualcosa lo distrasse, portandolo a voltarsi: un attimo prima Kristal Jackson aveva messo finalmente gli occhi sul Boccino d’Oro… ma quando Lucas si voltò, confuso e attratto da una specie di boato che di era diffuso sugli spalti. 
Non erano, tuttavia, esclamazioni gioiose… e quando si rese conto di cosa avesse generato quella reazione Lucas sgranò gli occhi verdi con orrore prima di saettare verso il suolo, cercando di raggiungere il più rapidamente possibile la sua migliore amica, fregandosene improvvisamente del Boccino e della partita. 














………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:


Buonasera! 
Mi dispiace, ma temo che saprete chi ha vinto la partita soltanto nel prossimo capitolo :P 

Ultima cosa… visto che qualcuno me l’ha chiesto, Andromeda me la sono immaginata così:

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Buonanotte, 
Signorina Granger 

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Capitolo 17
*** ... e alla fine arriva Kris ***


Capitolo 16: … e alla fine arriva Kris
 
Domenica 13 Gennaio, Infermeria



“Credo che si stia svegliando… Kris?” 

Kristal aggrottò leggermente la fronte con aria infastidita mentre, tenendo ancora gli occhi chiusi, sentiva una voce decisamente familiare chiamarla e farsi sempre più vicina e meno ovattata. 

“Smettila...” 
La Tassorosso avrebbe voluto sollevare una mano e scacciare quella di Lucas che continuava a picchiettare leggermente una guancia cercando di svegliarla, ma si rese conto di non riuscire a muoversi. 
Così li limitò ad aprire lentamente gli occhi, incontrando così il sorriso del suo migliore amico:

“Finalmente! Come ti senti?” 
 
“Non lo so, ma smettila di fare così con la mano, sono sveglia… dove sono?” 
“Ti abbiamo portata in Infermeria. Non ti muovere, ti si devono ancora sistemare le ossa per bene.” 

“Ahia…”

La ragazza si sfiorò la cassa toracica con le dita della mano sinistra, visto che non riusciva a muovere la destra, sfoggiando una lieve smorfia di dolore prima che l’amico le prendesse la mano, rimettendola sul materasso:

“Non toccare, hai cinque costole rotte. E anche il polso.”
“Chi è il troglodita che mi ha colpito?” 
“Ehm… un bolide. Hai presente, si usano per il Quidditch, sono quelle scure che schizzano impazzite per il campo e che vengono colpite da noi Battitori…” 

“Non mi sono rincretinita Luke, so cos’è un Bolide! Intendo CHI me lo ha indirizzato contro!” 
“Sam.” 

La ragazza sbuffò, borbottando che una volta fuori dall’Infermeria lo avrebbe ucciso con la mano buona mentre Lucas abbozzava un sorriso: 

“Non preoccuparti, ci ho già parlato io usando qualche epiteto poco gentile… è molto dispiaciuto, tra parentesi. E ho anche scritto a tuo fratello. E ti ho portato da mangiare!” 
“Ma che ore sono? Ho dormito così tanto?” 
“Sono le sette, in effetti…”

“Non dovevi scrivere a Kyle, ora probabilmente sarà preoccupato a morte. Gli hai detto che con la magia le ossa si sistemano rapidamente, vero?” 
“Certo, per chi mi hai preso? Tieni un altro cuscino.” 

Lucas si sporse per sistemare meglio i cuscini dietro la testa dell’amica, che gli rivolse un’occhiata grave:

“Non sono riuscita a prendere il Boccino, vero?” 
“Mi spiace Kris, sicuramente se non ti avesse colpito il Bolide lo avresti preso… ma non farne un dramma, era solo la nostra prima partita dopotutto, ci rifaremo.”

“Bene. Ma quando avrò entrambe le mani di nuovo utilizzabili strangolerò Cloverflied! Intanto però mangerò qualcosa, ho fame… mi passi un tramezzino?”


*

 
Lunedì 21 Gennaio 


“Sono stanca, voglio le vacanze…” 
“Ma siamo appena tornati!” 
“Non mi interessa, le rivoglio indietro. Qualcuno mi passa il latte?”

Veronica sospirò mentre accanto a lei Eltanin guardava la sua tazza di thè fumante con aria assonnata, sorreggendo il capo con una mano mentre l’amica le passava la piccola caraffa con il latte per aggiungerlo al thè. 

“Andiamo El, abbiamo ancora parecchia strada da fare prima di Giugno. E poi non lamentarti, cosa dovrei dire io che ho quei maledetti turni di ronda due volte alla settimana? E di domenica, per di più.” 
“Mi lamento eccome, quando tu e Berenike rientrate dopo i turni svegliate anche la Dama Grigia probabilmente, avete la delicatezza di due ippopotami!” 
“Aspetta… non ci avevo mai pensato. Secondo te i fantasmi dormono?” 
“Non lo so, ho preso S sul compiti sui fantasmi.” 

“Non mi stupisce, li hai descritti come “tizi morti argentati che fluttuano”…” 
“Ah sì, è vero. E Aiden si è infuriato perché gli ho fatto copiare e ha preso insufficiente anche lui.” 

Eltanin ridacchiò mentre versava un po’ di latte nella tazza di thè e accanto a lei Veronica lanciava un’occhiata quasi malinconica al posto vuoto di fronte a lei, solitamente occupato da Berenike:

“Berenike si è alzata dieci minuti fa e si è dissolta nel nulla… che fine ha fatto?” 
“Sarà al tavolo dei Grifondoro a tubare con Markus.” 

“Sono felice per loro, davvero, ma non posso fare a meno di deprimermi un po’: tu sei fidanzata, lei è fidanzata… io che fine farò, vivrò con un mucchio di gatti?” 
“Non essere stupida, non succederà… o al massimo prenditi dei cani perché in caso contrario non verrei a trovarti, io odio i gatti. Perché non ti unisci a Berenike, comunque?” 
“A tubare con Markus? Non penso sia il caso El.” 

“Non intendo con Markus cretina, con qualcun altro!” 
“Non so di che parli.”
“Cosa credi, so che durante la partita della scorsa settimana ti sei seduta sulle tribune accanto ai Grifondoro. E quando Jonny o Sam propongono di andare da loro tu acconsenti sempre.” 

“Come fai a sapere che ero seduta con loro se stavi giocando?” 
“Io so tutto Vee.” 

Eltanin si strinse nelle spalle prima di bere un sorso di thè, mentre l’amica le rivolgeva un’occhiata dubbiosa: sapeva benissimo cosa succedeva quando Eltanin si metteva in modalità “creiamo coppiette felici” e non aveva nessuna intenzione di diventare la sua nuova vittima ora che Berenike e Markus avevano finalmente smesso di fare i lumaconi.

“Stai per caso insinuando che secondo te io dovrei essere interessata ad un qualche Grifondoro?” 
“Ovviamente. Avrei anche in mete un nome, ovvero Spilungone Julius. E non azzardarti ad uscirtene con “non so di quale Julius parli”, sai che mi riferisco a James.” 
“Eltanin, stai vaneggiando… cosa hai messo nel thè oltre al latte?” 

“Ti prego, sai che ho ragione… come sempre, del resto.” 
“Non mi piace per niente James Julius!” 
“Certo, e io di secondo nome faccio Gertrude.”

“Credevo fosse Catherine, ma se lo dici tu…” 


*


Quando Minerva McGranitt nominò i famigerati “compiti delle vacanze”, che aveva assegnato tre settimane prima, al fine di controllarli Berenike Black tirò fuori dalla sua borsa il rotolo di pergamena dove li aveva svolti, mentre accanto a lei il suo compagno di banco iniziava a setacciare nervosamente borsa e tutti i libri che conteneva, innervosendosi sempre di più visto che non riusciva a trovarne traccia. 

“Markus, che cosa stai facendo?” 
“Frugo nella mia cartella cercando il rossetto Berenike… secondo te cosa sto cercando? I compiti! Ma dove sono finiti…” 
“Non dirmi che non li hai fatti! Nessuno non fa i compiti della McGranitt, tanto vale entrare nel recinto di un drago affamato…” 

Il Grifondoro sbuffò, borbottando che li aveva fatti ma che non riusciva a trovarli mentre sfogliava nervosamente il libro di Erbologia per cercare traccia dei famigerati fogli. 
Il tutto mentre la Vicepreside aveva iniziato a passare per i banchi a raccogliere i compiti. 

“… i compiti di Difesa contro le Arti Oscure? Perché sono nel libro di Erbologia? E poi oggi non abbiamo Erbologia!” 

“Io te lo dico da sempre di essere più ordinato, ma tu non mi ascolti, mi dici “Berenike smettila di fare la Prefetta Perfetta” e continui a vivere nel tuo caos…” 

Markus rivolse un’occhiata torva alla ragazza, suggerendole silenziosamente che in quel modo non lo stava aiutando per niente. Non ebbe tuttavia modo di dire nulla, perché l’insegnante si era appena fermata accanto a loro e aveva preso i compiti della Black per poi rivolgersi al Grifondoro, guardandolo come se fosse in attesa. 

“Fawley, pensi di darmi i compiti o vuoi aspettare qui i M.A.G.O.?” 
“Veramente, professoressa… le giuro che li ho fatti, davvero, solo che devo averli dimenticati di sopra, nel mio Dormitorio. Non è che potrei…?” 

Il ragazzo sfoggiò un sorriso speranzoso, guardando la donna e pregando che non lo trasformasse seduta stante in un procione davanti a tutta la classe. O peggio. Infondo però era pur sempre un giocatore della squadra di Grifondoro e avevano vinto la prima partita dell’anno, magari la Direttrice della Casa avrebbe avuto pietà di lui…  Le preghiere del ragazzo si esaudirono e l’insegnante sospirò, roteando gli occhi prima di annuire con aria esasperata:

“Vai. Tra dieci minuti al massimo ti rivoglio qui dentro Fawley.” 
“Grazie!” 

Markus si affrettò ad alzarsi, quasi correndo fuori dall’aula mentre Berenike invece ridacchiava, appuntandosi mentalmente di rinfacciare quell’episodio al ragazzo per un considerevole lasso di tempo. 





Intanto, a qualche banco di distanza, Kristal Jackson aveva già sistemato ordinatamente i suoi compiti sul banco e Lucas aveva, stranamente, fatto lo stesso.

“Oggi non sei in ritardo, hai portato i compiti e non sembri terrorizzato dalla cara Vicepreside… che ti succede?” 
“Ho fatto i compiti con estrema attenzione, mi sono fatto dare una mano da Eltanin… questa volta non avrà nulla da ridire, ho anche messo la cravatta! E il maglione!” 

“… A rovescio, certo, ma è già un passo avanti.” 

Kristal abbozzò un sorriso, rivolgendo all’amico un’occhiata carica d’affetto mentre la McGranitt raggiungeva anche il loro banco, prendendo i compiti di entrambi i Tassorosso:

“Kroll, la lezione è iniziata da cinque minuti e tu sei al tuo posto… A cosa dobbiamo questo miracolo?” 
“Al mio angelo custode professoressa.” 

Lucas sorrise, accennando a Kristal con il capo mentre la ragazza roteava gli occhi, ripensando a tutte le sveglie che aveva comprato all’amico col passare degli anni. Forse a metà del settimo anno Lucas Kroll aveva finalmente imparato ad arrivare puntuale a lezione? Sarebbe stata anche ora. 


Prima di superarli l’insegnante sembrò pensare la stessa cosa, rivolgendo alla Tassorosso un’occhiata quasi piena di compassione.
“Per una volta non mi ha sgridato… forse per gli ultimi due trimestri riuscirò a non farmi riprendere.” 
“Considerando che per sei anni e mezzo hai fatto l’opposto sarebbe un buon risultato Luke…”




“Questa cosa non mi piace. Per niente.” 
“Non fare tante storie… ti fidi così poco di me?” 

Aiden avrebbe voluto rispondere “sì” e poi fuggire dall’aula, ma l’espressione di Eltanin gli suggerì di non farlo, sorridendo leggermente:

“Beh… circa. Non è che non mi fido di te El, è l’idea di essere trasformato in una cassapanca che non mi piace per niente… che succede se poi non torno più come prima?” 
“Se a preoccuparti è l’idea di perdere la tua splendida faccia non preoccuparti, al limite ti userò come cassapanca… non fare quella faccia, sto scherzando! Infondo è divertente, ti ho mai detto che una volta i miei genitori hanno fatto una cosa simile? Solo che mio padre l’ha trasformata in un gatto… forse è per questo che odia i gatti!” 

“Eltanin, invece di raccontare aneddoti della tua famiglia di vent’anni fa sbrigati! Non voglio stare qui fino al mio compleanno!” 
“Ok, va bene… ci provo.” 


La ragazza gli rivolse un’occhiata dubbiosa, chiedendosi cosa sarebbe successo se avesse sbagliato qualcosa e il ragazzo fosse rimasto con un piede di legno o cose simili… probabilmente l’avrebbe uccisa. 


“Ma perché nessuno vuole stare in coppia con me?” 
Lucas sbuffò, amareggiato mentre Kristal gli rivolse un sorriso colpevole, quasi a volersi scusare con l’amico per aver scelto di stare con Delilah e non con lui.

“Scusa Luke, ti voglio bene, ma tengo molto a restare così come sono e a non rimanere con un arto mancante o cose del genere.” 
“Grazie tante. Jonathan sta con Sam, James con Kath, Markus con Berenike… Veronica, almeno tu!” 

Il Tassorosso guardò la Caposcuola con sguardo implorante e la Corvonero sospirò prima di annuire, rivolgendogli un’occhiata vagamente preoccupata:

“Va bene… ma ti prego, fammi tornare umana.” 
“Ma perché nessuno crede nelle mie capacità quando si parla di Trasfigurazione?” 


*


“Lumacorno sta per ritirare i compiti, ti prego dimmi che non li hai infilati nel libro di Astronomia.” 
“No, questa volta sono stato previdente, come puoi notare.” 

Markus sorrise, sventolando i compiti davanti a Berenike, che sorrise di rimando prima di rivolgere un’occhiata in direzione dell’insegnante:

“Spero solo che non si metta a blaterare quando verrà qui. L’altro giorno ci ha espressamente chiesto se stiamo insieme, ma si può?” 
“È Lumacorno, è pettegolo, ignoriamolo. Ha fatto la paternale anche l’anno scorso se non ricordo male, quando tua cugina e Burke si sono messi insieme.” 

“Già… Lumacorno ovviamente fa il lecchino con Aiden per via di suo nonno, e Eltanin è indubbiamente la sua preferita tra i suoi fratelli. Dopotutto i gemelli gli hanno fatto esplodere la dispensa…” 
“Erano davvero loro? E i tuoi zii cos’hanno fatto?” 

“Se non ricordo male li hanno strigliati per bene, ma sono sicura che in realtà gongolassero entrambi, la zia Liz non sopporta il tricheco.” 



Berenike si strinse nelle spalle, tamburellando le dita sul banco con impazienza mentre aspettava che la lezione iniziasse e potessero finalmente preparare qualcosa. 


La delusione calò invece su tutta la classe quando l’insegnante annunciò che li aspettava una lezione esclusivamente teorica, dove non avrebbero dovuto fare altro che ascoltarlo e prendere appunti. 
O almeno provarci, visto che nessuno smembrava avere voglia di scrivere quello che diceva.


“Lo stai guardando da dieci minuti, lo stai davvero ascoltando con tanta attenzione?” 
Kristal rivolse un’occhiata sinceramente sorpresa a Delilah, mentre accanto a lei Lucas si stava quasi addormentando sul libro di Pozioni. 
La Serpeverde scosse leggermente il capo, continuando a tenere gli occhi verdi fissi sull’insegnante senza carpire granché delle sue parole:

“No… stavo pensando che sta malissimo con i baffi.”
“Non hai tutti i torti. Magari dovremmo farglielo notare…” 
“Non credo sia saggio, metterebbe a dura prova il suo ego. Credo che Kroll stia per cadere tra le braccia di Morfeo, comunque.” 


Alle parole della Serpeverde la Tassorosso si voltò verso l’amico, sospirando prima di scrollarlo leggermente per le spalle:

“Luke, non dormire! Non siamo a lezione di Storia della Magia… quella è dopo pranzo e allora sì, potrai dormire, ma non ora.”



A cercare sinceramente di prendere appunti invece era Nathaniel, che anche se non sopportava l’insegnante aveva sempre adorato la sua materia. 
Il Serpeverde, seduto in penultima fila accanto ad Aiden, imprecò a mezza voce quando si rese conto di essere sul punto di finire l’inchiostro, affrettandosi a chiedere al compagno se ne aveva in più da prestargli:

“No Nate, mi spiace, sto per finirlo anche io… chiediamo ad El. El? Hai dell’inchiostro per Nate?” 


“Certo! Devo solo… trovarlo.” 
La Corvonero raccolse la sua borsa dal pavimento per sistemarsela sulle ginocchia, iniziando a frugare cercando il calamaio ed estraendo un cumulo di cose sotto gli occhi dei due ragazzi:

“Allora… piuma di riserva, pergamena... pergamena di riserva per giocare all’impiccato… fazzoletti, specchietto…” 
“Ma come fa a farci stare tutta quella roba insieme ai libri?” 
“Immagino che non lo capiremo mai…” 

“… spazzola tascabile, salviette umidificate, crema per le mani, bottiglietta d’acqua, assorbenti…” 


Nathaniel guardò la Corvonero con gli occhi fuori dalle orbite mentre accanto a lui Aiden continuava a scrivere come se nulla fosse, probabilmente ormai abituati alla quantità di cose che la ragazza si portava dietro. 

“… ah, ecco dov’era finito il mascara! Almeno l’ho finalmente trovato… ecco Nate, tieni, ho un calamaio in più.” 
“Grazie… secondo te usa la magia per farci stare tutta quella roba?” 

Il Serpeverde si rivolse all’amico, che però si limitò a scuotere leggermente il capo: 

“Nate, lascia stare. Non fare domande.” 


*


“Non so come o quando tu abbia rubato i compiti di Incantesimi a Daniel… ma continua così, mi raccomando.” 


Kathleen rivolse un largo sorriso alla sua migliore amica mentre, in Biblioteca, entrambe erano impegnate a fare i compiti o, nel caso di Incantesimi, a copiarli dal gemello di Astrea. 

“Ci puoi contare che continuo così. Mio fratello mi ha salvata più di una volta… quando studiavo ancora Pozioni era lui la mia ancora di salvezza. Insieme alle disperate ripetizioni di mio zio durante la vacanze, ma nemmeno quelle sono servite a farmi migliorare.” 

Astrea sorrise, pensando con affetto allo zio Regan e ai suoi vani tentativi si farle prendere voti decenti nella materia che rappresentava la sua professione. Sia suo fratello che i suoi cugini se l’erano sempre cavata bene in Pozioni, lei invece era praticamente diventata l’incubo di Lumacorno… non per niente si era stupita parecchio quando l’insegnante l’aveva invitata a far parte del suo “Lumaclub”, di sicuro non per la sua passione per la materia che insegnava ma per la sua bravura a Quidditch. 

“Pazienza, nessuno va bene in tutte le materie, a parte tuo fratello. E Jonathan.”   
“Parlate di Jonny, fanciulle? Stavo giusto per proporvi di andare a studiare insieme a lui e Sam.” 

James sorrise alle due amiche, comparendo accanto a Kathleen e sapendo già che avrebbe ottenuto una risposta affermativa.

“Cos’è, non vuoi stare da solo con noi, James? Hai bisogno di supporto maschile?” 
“Non è colpa mia se Markus stasera ha il turno di ronda. Coraggio, prendete le vostre cose e andiamo da loro, sono proprio lì infondo.” 
“Va bene, ma se cominciate a fare casino come sempre io levo le tende, non finirò in punizione di nuovo per colpa tua!” 

Kathleen sbuffò, chiudendo il libro e rivolgendo all’amico un’occhiata d’avvertimento mentre Astrea invece si era praticamente già catapultata verso i due Corvonero. 

“La Jones mi ha preso di mira, fidati! Mio padre mi ha detto che lo odiava e ora riversa tutto su di me… si è arrabbiata per un nonnulla l’ultima volta, stavo solo mangiando un panino…” 
“E infatti mangiare qui è proibito, James.” 

“Davvero? Beh, comunque non era così grave da sbattermi fuori con due libri pronti ad azzannarmi al seguito!” 


*



Kristal Jackson era sempre stata estremamente pazienza, fin da bambina. Magari era anche per quella sua caratteristica che il Cappello aveva deciso di smistarla tra i Tassorosso… con il tempo quella sua peculiarità non aveva fatto altro che evolversi, probabilmente grazie alla sua amicizia con un caso perso come Lucas Kroll, dovendo sempre stare attenta che il ragazzo non dimenticasse di fare i compiti, portare i libri e farsi il nodo alla cravatta. 

Era abituata a portare una gran pazienza ma quella sera, quando le era stato detto che qualcuno stava facendo disastri nella Sala dei Trofei, si era infilata la vestaglia al volo per poi uscire dalla sua Sala Comune con un umore nero.

Non sapeva di preciso di chi si trattasse, ma di certo se avevano chiamato lei era un Tassorosso… e mentre attraversava il Salone d’Ingresso a passo di marcia si disse che se si fosse trattato di Lucas lo avrebbe strangolato per averla costretta a lasciare il suo comodissimo letto in pigiama, struccata e con le pantofole ai piedi. 


Attraversò rapidamente la Sala Grande buia e deserta tenendo la bacchetta in mano per fare un po’ di luce, chiedendosi chi fosse l’idiota che aveva avuto quell’idea così brillante. 
Quando raggiunse finalmente la sua destinazione e scese la rampa di scale si trovò Markus Fawley davanti… e solo allora capì del tutto perché avessero chiamato lei. 

“Ciao Kristal… mi spiace svegliarti, ma credo che dovresti pensarci tu.” 
“Ciao Kris!” 

La Tassorosso, di fronte ai saluti e ai due sorrisi identici – che in effetti aveva visto molte volte su un altro volto – dei due ragazzini non poté far altro che fulminarli con lo sguardo, intimando a Martin e Francis di fare silenzio:

“Non ti preoccupare… qui ci penso io. VOI DUE. COSA STATE FACENDO?” Markus rivolse un sorriso quasi carico di scuse ai due Tassorosso prima di dileguarsi, lasciandoli soli con Kristal. In effetti erano entrambi alti praticamente quanto lei, ma si fecero improvvisamente piccoli piccoli di fronte alla sua espressione poco felice:

“Beh, veramente…” 

“Fatemi indovinare, lo spunto ve lo ha dato vostro fratello, di qualunque cosa si tratti?” 
“Dai Kris, stavamo solo…” 
“Martin, non provarci neanche a cercare di arruffianarmi! E ora torniamo in Sala Comune, subito… e se vi becco in giro a quest’ora un’altra volta scriverò a vostra madre!” 


La minaccia sembrò colpire nel segno perché entrambi quasi sbiancarono, implorandola di non farlo mentre si affrettavano a seguirla fuori dalla Sala dei Trofei, tornando in Sala Comune. 


“Kris, che cosa facevi in giro a quest’ora? Non avevi il turno stasera… ragazzi?” 

Lucas rivolse all’amica e ai fratelli minori un’occhiata carica di stupore, guardando i due fissarsi i piedi mentre Kristal li trascinava dentro la Sala Comune praticamente per le orecchie:

“Ciao Luke. I tuo cari fratellini hanno pensato bene di sgattaiolare nella Sala dei Trofei per… che cavolo volevate fare?” 

“Intendete per modificare tutte le targhe con nomi falsi? Grandioso! Ci siete riusciti prima che Kris vi trovasse?” 

Lucas rivolse un gran sorriso ai due fratelli, che invece non risposero forse a causa dell’occhiata inceneritoria che la ragazza aveva rivolto all’amico, che tornò improvvisamente serio mentre si rivolgeva a Martin e Francis:

“Cioè, volevo dire… cosa vi è saltato in mente, non dovete gironzolare per il castello dopo il coprifuoco!” 
“Luke, ti do un consiglio: impegnati di più la prossima volta. Io me ne torno a letto, sono troppo stanca per pensarci, vedetevela voi. Perché mi sento l'unica adulta in un branco di bambini? Vostra sorella Sharon ha 14 anni ed è più matura di voi tre messi insieme.” 
"A proposito, avete più scoperto qualcosa su quel fantomatico "Jeremy"? Dobbiamo investigare!" 


Kristal roteò gli occhi azzurri mentre lasciava i tre fratelli soli, affrettandosi a tornare nel suo Dormitorio per rimettersi finalmente sotto le coperte: probabilmente ci avrebbe pensato l'indomani, a sventare i loro piani di sabotaggio contro quel povero ed ignaro ragazzino. 



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Capitolo 18
*** Compleanni, viaggi e punizioni ***


Capitolo 17: Compleanni, viaggi e punizioni 

 
Martedì 5 Febbraio, periferia di Londra


 
Elizabeth Black aprì pigramente gli occhi, svegliata a causa della luce che filtrava attraverso la finestra. 
La donna sbuffò leggermente, rifiutandosi di alzarsi dal letto e rigirandosi dall’altra parte. 
Del resto si gelava e non aveva alcuna intenzione di abbandonare il suo comodissimo e caldo giaciglio.

Aveva appena chiuso gli occhi per dormire un altro po’ quando, all’improvviso, si ridestò dal torpore e realizzò un paio di cose: si ricordò che giorno fosse e si rese conto che accanto a lei non c’era traccia di suo marito. 

“Altair?” 

La strega si alzò lentamente a sedere sul materasso, guardandosi intorno nell’ampia stanza vuota senza ricevere alcuna risposta.

Ma dove si era cacciato alle 7 del mattino? Di sicuro non al Dipartimento, visto che si era preso un giorno di ferie.

Lizzy sospirò, scostando il piumone di malavoglia per alzarsi dal letto e infilarsi la vestaglia, rabbrividendo leggermente per il brusco cambio di temperatura mentre vagava per il corridoio, chiedendosi che fine avesse fatto suo marito. 

Forse lo avevano chiamato per un’emergenza? 
Si diresse verso le camere dei gemelli per chiedere ai figli se sapessero qualcosa, ma la sua confusione aumentò quando trovò entrambe le stanze vuote, i letti sfatti e disordinati. 

Doveva forse cominciare a preoccuparsi?

Raggiunse le scale per scendere al pian terreno, senza però trovarvi nessuno. 


Possibile che se la fossero svignata senza avvisarla proprio quel giorno?







“Devo ammettere che è molto più complicato di quanto pensassi.” 

Altair Black si grattò la testa, osservando con lieve perplessità il libro di ricette che aveva davanti, il mestolo in mano e le maniche della camicia arrotolate sotto i gomiti per non sporcarle. 

“Ma non ditelo a vostra madre, ho passato anni a prenderla in giro mentre cucinava. Qual è il prossimo passo?” 
“Dice di setacciare la farina. Che cosa vorrà dire?” 

“Credo che centri questo, dopotutto si chiama “setaccio”.”  Electra sollevò il suddetto utensile, lanciandogli un’occhiata perplessa mentre accanto a lei Elnath sbuffava, strappandoglielo dalle mani:

“Grazie Priscilla Corvonero, fin qui ci saremmo arrivati anche io e papà.” 
“Scusami tanto, non mi sembra di avere a che fare con due chef stellati!” 


Altair sospirò, roteando gli occhi e chiedendosi se fosse stata davvero una buona idea, specialmente su punto di coinvolgere i figli. 

“Non importa, chiederemo ad un elfo di spiegarci come fare… ma perché siete entrambi incapaci in cucina? Vostra madre adora preparare dolci, non potevate ereditare da lei il gene?” 
“In realtà la mamma dice che abbiamo preso il TUO gene: le torte le mangiamo e basta.” 


Elnath si strinse nelle spalle, mentre la sorella suggeriva che forse avrebbero dovuto versare la farina sopra al setaccio e Altair sospirava, annuendo.

Mezz’ora dopo, tra discussioni, imprecazioni e un buon numero di uova che avevano rotto per sbaglio riuscirono ad infilare finalmente la torta nel forno. Altair sorrise con sincero sollievo, appuntandosi mentalmente di non fare mai più esperimenti in cucina, e fece per dire ai gemelli di togliersi i grembiuli e tornare di sopra quando una sonora e familiare risata giunse alle sue orecchie, facendolo voltare di scatto verso la soglia della grande stanza:

“Oh mio Dio… state davvero cucinando?” 

Elizabeth, quasi lacrimando dal ridere, si avvicinò al trio mentre il marito sbuffava, scoccandole un’occhiata quasi seccata:

“Dovresti dormire, volevamo farti una sorpresa.” 
“Oh, ci siete riusciti perfettamente… Dovreste vedervi con i grembiuli addosso!” 

“Come mai sei scesa quaggiù?” 
“Mi sono svegliata e non vi ho trovato, me l’hanno detto gli elfi che eravate qui. Avete tentato di farmi una torta?” 

“Si, beh… buon compleanno mamma.” 

Electra sorrise, abbracciando la madre mentre Lizzy cercava di non ridere di fronte ai capelli pieni di farina del marito.

“Grazie. Chi l’avrebbe mai detto, Altair, ti sei davvero sporcato le mani?” 
“Naturalmente… visto che ormai vai per i 50 volevo farti qualcosa di speciale.” 

“Compio 45 anni OGGI. Devi proprio iniziare a ricordarmelo da subito?” 


Elizabeth fulminò il marito con lo sguardo, che invece le sorrise mentre si chinava per abbracciarla. 



“Papà, a quanti gradi hai messo il coso?” 


Elnath si fermò davanti al forno, osservandolo con leggera perplessità mentre il padre si strinse nelle spalle, parlando con nonchalance:
“Il forno? Non saprei, credo al massimo, per fare prima.” 

“Al massimo?” 

Elizabeth sgranò gli occhi scuri con orrore, staccandosi da Altair quasi come se si fosse ustionata per raggiungere il forno di corsa e abbassare la temperatura:


“ALTAIR , 300°? Sul serio? A questo punto tanto valeva usare la polvere da sparo al posto del lievito!” 


“Si, beh… non sono a mio agio ai fornelli. Ma quel che conta è il pensiero, giusto tesoro?” 
“Certo, ma state alla larga dalla cucina d’ora in poi, se permettete ai 50 anni ci vorrei arrivare viva e vegeta.” 


*



“Se scrivi a tua madre salutala da parte mia. Quanti anni compie?” 
“45. Poverina, sta invecchiando, devo tirarla su di morale… papà mi ha detto che lui e i gemelli volevano farle un torta, spero di trovare la casa intatta quando arriveranno le vacanze di Pasqua.” 

Eltanin si accigliò leggermente, immaginandosi chiaramente la propria casa esplodere per mano della sua stessa famiglia alle prese con i fornelli. Era piuttosto sicura che suo padre in vita sua non avesse mai preparato nemmeno un thè, non c’era da stare tranquilli. 


“Comunque le ho già scritto un papiro dove le ripeto quanto le voglia bene eccetera ieri sera.” 


La Corvonero si strinse nelle spalle, continuando a far dondolare distrattamente una gamba mentre il ragazzo seduto di fronte a lei sorrideva, guardando l’amica con aria divertita:


“Io adoro tua madre, è piuttosto comica. Mio padre dice che è sempre stata così, in effetti.” 
“Sì, lo dice anche mio padre, sostiene che avendola sposata si è assicurato il cabaret in casa per tutta la vita. Non immagina che io e i miei fratelli pensiamo la stessa cosa di loro due.” 


Le labbra carnose di Eltanin si inclinarono in un sorriso, pensando con affetto ai genitori e a tutte le risate che si faceva alle loro spalle fin da quando era piccola, ascoltando le loro brevi discussioni e le continue prese in giro reciproche. 


“Non siete gli unici. Comunque sia… non pensi che forse dovremmo iniziare a fare i compiti sul serio? Stiamo chiacchierando da più di un’ora.” 
“Oh, mi conosci, dammi una tazza di thè e uno spunto e sarò un fiume in piena… davvero è passata più di un’ora?”

Jasper annuì, accennando con il capo all’orologio a pendolo sistemato a qualche metro di distanza, nella Biblioteca abbastanza affollata. 
Gli occhi scuri della Corvonero saettarono sull’orologio, rendendosi conto con orrore che l’amico aveva ragione. 

“Cavoli… Temo proprio che ormai l’allenamento sia finito.” 
“Quello dei Serpeverde? … El, stai dicendo che hai paura che Burke ci trovi insieme? Stai diventando paranoica. Lo sa che siamo amici, dopotutto.” 


“Certo, lo sa, ma se non te ne fossi già accorto è geloso marcio. E in più ti detesta.” 
“Ma se sono adorabile!” 
“Non prenderla sul personale Jas, è perché siamo molto legati. Gli ho chiesto di darmi una mano con Aritmanzia, quindi penso che spunterà da un momento all’altro.”    Eltanin si strinse nelle spalle, liquidando il discorso con un cenno della mano mentre l’amico sorrideva pericolosamente, dondolandosi sulla sedia. 

“Jas. Non lo provocare.” 
“Io? Provocare… che parola grossa.” 

“Ti prenderai anche un grosso cazzotto prima o poi, ma non venire da me a piagnucolare...
 Perché ti dirò “te l’avevo detto”.”


Eltanin scoccò un’occhiata torva all’amico, che invece non smise di sorridere neanche per un attimo, nemmeno quando il suddetto Serpeverde si avvicinò al loro tavolo con aria piuttosto lugubre, probabilmente perché li aveva trovati insieme. 

“Ciao El… Nott.” 
“Ciao… com’è andato l’allenamento?”    Eltanin sorrise, voltandosi verso il ragazzo e allungando una mano per sfiorargli il braccio mentre Aiden teneva gli occhi verdi fissi sul Grifondoro che gli sorrideva allegramente. 

“Bene.” 
“Beh, lo spero tanto. Siete già stati battuti da noi dopotutto, non vorrei che ricapitasse anche contro Corvonero. Penso che brucerebbe perdere contro la propria fidanzata, dico bene?” 

Jasper sorrise senza staccare gli occhi neri dal ragazzo, che evitò accuratamente di rispondere per abbassare invece lo sguardo sulla ragazza, parlando con un tono vagamente seccato:


“Se hai finito di perdere tempo con certa gente possiamo stare un po’ insieme, El.” 
“Ma certo… alla fine non abbiamo studiato granché.” 

Eltanin sorrise, annuendo ma pentendosi immediatamente di aver parlato quando sentì nuovamente la voce di Jasper, che aveva persino spostato la sedia per avvicinarlesi, sfiorandole una mano:

“Vero. Ci siamo persi in altro come al solito, vero zuccherino?” 


Il Grifondoro sorrise, trattenendosi dal ridere a causa dell’espressione sempre più tesa di Aiden mentre prendeva il mento dell’amica con due dita, facendola voltare verso di lui. 
Eltanin lo fulminò con lo sguardo, intimandogli silenziosamente di smetterla mentre una vena pulsava pericolosamente sulla tempia del Serpeverde. 

Probabilmente lo avrebbe già preso per il colletto della camicia se non fosse stato il suo migliore amico. 


“Già. Ci siamo persi in chiacchiere… Jas, non hai qualcosa da fare?”   La Corvonero inarcò un sopracciglio, affrettandosi ad alzarsi e suggerendo all’amico di defilarsi rapidamente.
“D’accordo El, levo le tende… ci vediamo a cena, magari.” 

Il ragazzo annuì, alzandosi a sua volta per raccogliere le sue cose e sistemarsi la cartella sulla spalla. 

Eltanin stava per tirare mentalmente un sospiro di sollievo, ma quando l’amico l’abbracciò lo diede già per trattenuto in Infermeria per due settimane per trauma cranico, ossa rotte e quant’altro. 


Aiden però non disse nulla e rimase perfettamente immobile, la mascella serrata e gli occhi fissi su di loro mentre si ripeteva mentalmente che Eltanin si sarebbe infuriata se avesse ridotto a brandelli il suo vecchio compagno di giochi. 

Infondo lo sapeva che Jasper Nott si divertiva a provocarlo di proposito, ma riusciva comunque ad infastidirlo non poco. 


“Bene. Se avete finito con le effusioni…” 
“Certo. Vai Jas, muoviti.” 

Eltanin quasi spinse via l’amico, guardandolo allontanarsi sogghignando con una punta di esasperazione mentre Aiden prendeva posto di fronte a lei, rivolgendole un’occhiata piuttosto torva:

“Vedo che ti sei divertita parecchio insieme al tuo amichetto.” 
“Oh, andiamo… lo sai che si diverte a provocarti, sa che sei terribilmente ed esageratamente geloso.” 
“Io non sono affatto esageratamente geloso. Per niente. Penso solo che sia un idiota. Oh, vedo che avete preso il thè… i biscottini erano finiti?” 

“Magari, ma sai che qui non si può mangiare. Oh, andiamo, via quel muso lungo… lascia perdere Jasper.” 

“TU dovresti lasciarlo perdere. Mi irrita.” 
“Certo, lo fa di proposito. Sai, mia madre mi ha detto che per i primi tempi anche papà era geloso del padre di Jas…” 

“Bene, vorrà dire che io e tuo padre ci coalizzeremo contro i Nott, chissà che così non cominci a stargli più simpatico.” 

“Oh, smettila una buona volta. Ma grazie per non avergli lanciato contro una maledizione.” 
“Non l’ho fatto solo perché ti saresti arrabbiata… non so come faccia a piacerti quell’idiota. Perché passi il tempo con lui?” 

Aiden sbuffò sommessamente, rivolgendole un’occhiata tetra mentre Eltanin invece sospirò, alzando gli occhi al cielo: 

“Perché suo padre è amico di mia madre da più di trent’anni, perché lo conosco da quando eravamo piccoli e per me è una specie di cugino. Smettila di fare il geloso… Ti fidi davvero così poco di me?” 

“Certo che no, io mi fido di te. È del genere maschile di cui non mi fido.” 


*


“Non mi piace fare la ficcanaso, ma posso sapere perché hai quella faccia? È successo qualcosa di grave?” 

Delilah alzò lo sguardo dal libro di Incantesimi per rivolgere un’occhiata vagamente preoccupata a Nathaniel, che aveva preso posto su uno dei divani e continuava a sbuffare come una ciminiera da quando era arrivato in Sala Comune. 

“Niente che ti riguardi, per tua fortuna… Lumacorno ha organizzato un’altra delle sue dannate cene.” 
“Davvero? Buono a sapersi, temevo in qualcosa di peggio. Su con il morale Travers, non ha nemmeno organizzato la sua famigerata festa di Natale quest’anno!” 
“Solo perché si era preso l’influenza, siamo stati fortunati. Forse potrei darmi malato anche io…” 

“Scordatelo, voglio avere la Sala Comune più libera del solito, quindi andrai eccome. Peccato che Sophie se ne sia andata, sai, diceva che prima o poi si sarebbe intrufolata e avrebbe cucinato qualcosa di terribile per il club dei Lumaconi.” 

Delilah sfoggiò un piccolo sorriso prima di tornare a concentrarsi sul paragrafo che stava leggendo, mentre invece il compagno piegava le labbra in una smorfia:

“Non me la vedo Langdon che cucina…” 
“Infatti è pessima, non sa fare nemmeno il caffè. Il suo era tutto un piano per farvi finire in Infermeria per intossicazione alimentare…” 

“Carino da parte sua.”  


*



Kristal Jackson bussò alla porta dell’ufficio dell’uomo più odiato di tutta Hogwarts prima di aprirla, mentre un piatto carico di panini fluttuava accanto a lei. 

“Scusate se vi interrompo, ma mossa da pietà vi ho portato uno spuntino. Come procede?” 
“MALE. Abbiamo ancora un sacco di lavoro da dare. Però sono felicissimo di vedere te e i panini, Kris… c’è n’è uno con il formaggio?” 

Lucas sorrise all’amica, lanciando un’occhiata speranzosa al vassoio mentre la Tassorosso lo appoggiava sulla credenza. Lucas, James e Jonathan erano seduti intorno alla scrivania di Gazza, impegnati a catalogare e mettere in ordine una quantità pressoché infinita di fogli. 

“Sì, un paio. Scusate la domanda, ma cosa ci fate voi due qui?” 
“Noi siamo dei Prefetti estremamente diligenti e siamo venuti a controllare che facciano il loro lavoro Kris.” 

Markus, comodamente seduto accanto a Berenike mentre si godeva lo spettacolo, sorrise alla Tassorosso mentre la Corvonero sorrideva, annuendo:

“Esattamente. Ti unisci a noi?” 
“Immagino che “controllare” coincida con “chiacchierare”. Che cosa dovete fare, ragazzi?” 

“Mettere in ordine questa robaccia, è l’infinito elenco delle punizioni di Gazza… ma quante ne ha affibbiate quest’uomo?” 
“Più di quante pensassi a quanto pare.” 

Jonathan sbuffò, rivolgendo a James un’occhiata truce e maledicendolo mentalmente per averlo coinvolto ancora una volta in una delle sue cazzate. 

“Mettere in ordine? Pensavo che fossero già in ordine cronologico.” 

“Certo, lo erano, ma il simpaticone ci ha detto di metterle in ordine alfabetico in base allo studente coinvolto anno per anno e mese per mese. Tutto questo perché qualcuno ha pensato bene di svuotare la clessidra del punteggio dei Serpeverde, sostituendo alle gemme le Caccabombe.” 

“Era un piano molto ben orchestrato, ma quella maledetta gatta infernale ci ha visti e Gazza è spuntato subito dopo come da manuale. Prima o poi farà una pessima fine, qualcuno l’affogherà nel Lago Nero.” 
Lucas sbuffò, continuando a catalogare le punizioni mentre Markus non smetteva di sorridere, guardando i tre con aria divertita:

“Sono sicuro che se anche accadesse Gazza si prenderebbe un altro gattaccio… Non è colpa di nessuno se io e Sam siamo stati abbastanza accorti da filarcela al momento giusto e voi, invece, vi siete fatti trovare con le mani nella marmellata. O forse in questo caso sarebbe meglio dire nella merd-“ 

“Luke, suppongo che l’idea non sia stata tua, vero?” 

Kristal scoccò un’occhiata torva in direzione dell’amico, che le sorrise mentre allungava una mano per prendere un panino. 

“… Diciamo che ho contribuito. Quella sera eri tu di ronda, peccato che invece di te ci abbia trovato Gazza…” 
“Peccato un cavolo, IO ti avrei preso a calci fino alla Sala Comune! E la cosa peggiore è che stai persino addestrando i tuoi fratellini a diventare come te…” 
“Magari troveranno la loro Kris che li terrà con i piedi per terra, chi può dirlo.”


Lucas sorrise, abbassando lo sguardo sul foglio successivo abbandonato nel cassetto mentre accanto a lui James sbuffava, sostenendo che la calligrafia di Gazza fosse indecifrabile è che sarebbero rimasti a marcire lì dentro fino al mattino seguente. 

“Vuoi due non potreste darci una mano?” 
“Potremmo, ma siamo qui per controllarvi e basta.” 


Markus sfoggiò un sorriso angelico e Berenike annuì, cercando di non ridere mentre James rivolgeva un’occhiata torva ai due, certo che in realtà la McGranitt non avesse detto loro di controllarli ma che volessero solo ridere alle loro spalle.


“Beh, io ho dei compiti da fare, quindi vi lascio alla vostra catalogazione. Ci vediamo a cena.” 
“Se non saremo morti soffocati, qui dentro non si respira… James, passami un panino.” 


Kristal era appena uscita dalla stanza quando gli occhi verdi di Lucas quasi s’illuminarono, leggendo un paio di nomi vagamente familiari su una vecchia pergamena:

“Credo che questa vi interesserà… 26 Aprile 1944.” 
“Come fa ad interessarci una punizione vecchia di 26 anni?” 

“Fammi finire! … Lo studente A. Black...” 

“A. Black? Sarà mio padre, nel ’44 se non sbaglio era all’ultimo anno.”   Berenike si accigliò leggermente, curiosa di sentire che cosa potesse aver fatto suo padre: non riusciva proprio ad immaginarmelo in punizione, il perfetto giudice del Wizengamot. Tra l’altro, il 26 Aprile era il giorno del suo compleanno… anche se sua madre, in effetti, una volta le aveva accennato alla mania di Antares di passare tutta la mattina a letto senza presentarsi a lezione in quel giorno. 


“Non è l’unico genitore dei presenti ad essere citato qui… Lo studente A. Black trova gli studenti D. Julius… ti dice nulla, James?” 
“Per la cronaca qui è pieno di Julius, ho un sacco di zii e cugini di secondo grado, non è detto che fosse proprio mio padre!” 

“… la studentessa J. Prewett.” 

“… ok, sono loro.” 
“… lo studente O. Miller e le studentesse I. Braun e I. Burton ad intrattenersi in Biblioteca con un gioco Babbano, disturbando la quiete e rischiando di danneggiare l’ambiente. Jonny, tuo padre non si chiama Oliver?” 

Lucas sorrise, alzando lo sguardo sull’amico con aria divertita mentre il Corvonero invece annuiva con perplessità:

“Mia madre che gioca ad un gioco Babbano dentro la scuola? La perfetta Purosangue tedesca? Mio padre ce lo vedo, ma non lei.”  

Oliver si accigliò leggermente, cercando di immaginare i genitori alla sua stessa età giocare a chissà cosa in Biblioteca insieme ai genitori di Dante. No, non riusciva proprio ad immaginare sua madre in quella situazione. 

“Questa non l’avevo mai sentita, domani scriverò a mio padre per chiedere spiegazioni… Pannocchia, tu ne sai niente?” 
“Niente di niente, ma sono felice di aver trovato questo “reperto”, ora avrò qualcosa a cui aggrapparmi quando mia madre mi farà la predica per questa punizione.” 


“Io non sono stupita per niente, credo che avrei avuto invece un attacco cardiaco sapendo che MIO PADRE ha fatto chissà qualche gioco in Biblioteca, Babbano per giunta. Ce lo vedo di più a trovare dei suoi compagni in questa situazione e a scuotere il capo con disapprovazione, cosa che molto probabilmente ha effettivamente fatto.” 



*


“Lizzy, non vorrei metterti fretta, ma pensi di riuscire a finire entro la mezzanotte? … stai prendendo un vestito estivo? Siamo a Febbraio!” 


Altair Black, fermo sulla soglia della sua camera da letto, guardò la moglie uscire dalla cabina armadio con un cumulo di cose tra le braccia, quasi pentendosi di aver deciso di farle una sorpresa per il suo compleanno. 

“Beh, TU non vuoi dirmi dove andiamo, quindi come faccio a sapere cosa mi potrebbe servire? Nel dubbio, porto un po’ di tutto.” 
“Non staremo via sei mesi, solo dieci giorni!”


“La colpa è tua, dovevi avvertirmi con un po’ di preavviso, mi sarei presa in anticipo a fare la valigia.” 

Lizzy si strinse nelle spalle, sparendo nuovamente nella cabina armadio mentre Altair, appoggiandosi allo stipite della porta, seguiva la scena quasi con rassegnazione:

“Stranamente alla fine dei tuoi ragionamenti la colpa ricade miracolosamente sempre su di me… chissà come mai.” 
“Non so spiegarmelo nemmeno io. Sicuro di non volermi dire dove andiamo? Farei molto più in fretta, in quel caso.” 


La Tassorosso si voltò verso il marito, rivolgendogli un sorriso speranzoso che però non servì a nulla visto che Altair si limitò a scuotere il capo, restando impassibile:

“No, non te lo dico.” 
“Andiamo, lo sai che sono terribilmente curiosa!” 
“Lo so, ma pensa che prima finisci quella dannata valigia e prima soddisferai la tua curiosità. Chissà, forse succederà entro il prossimo Mondiale di Quidditch.” 


*


“Sam!” 


Aveva passato un paio d’ore a rimuginare, indecisa de chiederglielo o meno, ma quando lo aveva visto uscire dalla Biblioteca al secondo piano si era finalmente decisa, quasi correndogli incontro e chiamandolo a voce alta per attirare la sua attenzione.  Lo aveva visto di spalle e di sfuggita, certo, ma tra i ricci color rame e la stazza era praticamente inconfondibile. 

Il Corvonero si voltò, stendendo le labbra in un sorriso quando la vide avvicinarglisi e guardandola con sincera curiosità:

“Ciao As… mi cercavi?” 
“Sì, ti volevo chiedere… so che probabilmente non muori dalla voglia di andarci, come del resto molti di noi, ma ti andrebbe di venire con me alla cena di Lumacorno la settimana prossima, visto che possiamo portare qualcuno?” 

Non aveva esitato neanche per un attimo, parlando molto rapidamente per paura di cambiare idea all’ultimo momento. Riuscì quasi a sentire Kathleen congratularsi con lei per aver smesso di fare “l’ottusa babbea” per averglielo chiesto mentre aspettava la risposta del ragazzo, che rimase visibilmente stupito prima di sorridere, annuendo:

“Con te? Ma certo. Molto volentieri.” 
“Davvero? Oh, beh… grazie. Perfetto allora.” 

Astrea, ripetendosi mentalmente di non sorridere come una deficiente, cinque minuti dopo stava salendo le scale per tornare in Sala Comune quasi tre gradini alla volta, morendo dalla voglia di dirlo a Kathleen.


*


“Altair, stai un po’ attento!” 
“Scusa, non ho visto il gradino… tra poco ci siamo, aspetta solo un attimo.” 

Altair sorrise, continuando a guidare la moglie che invece sospirò, rabbrividendo dal freddo mentre procedeva a tentoni con gli occhi chiusi, continuando a chiedersi dove fossero andati a finire. 
Aveva la vaga sensazione di sentire scorrere dell’acqua e per un attimo si chiede se Altair non volesse farle fare un tuffo… probabilmente in quel caso lo avrebbe ucciso a mani nude dopo essere quasi morta congelata.

Dopo pochi passi Lizzy sentì Altair prenderle le mani e appoggiargliele su una fredda e ruvida superficie di pietra, sostenendo che fossero arrivati e che poteva aprire gli occhi. 

Era solo tardo pomeriggio, ma essendo inverno il cielo si era già oscurato da parecchio e Lizzy ci mise qualche istante a mettere a fuoco il panorama, rendendosi conto di averlo già visto grazie alle numerose luci che li circondavano. 

La strega sorrise mentre alzava lo sguardo, voltandosi per guardare il lungo ponte dove si erano fermati illuminato dai lampioni, ricordando distintamente la prima e ultima volta in cui si era trovata lì, proprio con Altair. 

“Devo dire che questa volta mi hai fregata. Non ci avevo minimamente pensato… grazie, quando siamo venuti qui l’ho adorata. Sono passati 22 anni, ma è sempre bellissima.” 
“Lo so… come te.”


Altair sorrise, allungando una mano per sfiorarle i capelli scuri mentre Lizzy invece roteò gli occhi, parlando con una punta di esasperazione:

“Oh, ti prego, non cominciare con queste frasette, non le ho mai sopportate.” 
“So anche questo… no, non sei cambiata affatto. Quando siamo stati qui in luna di miele era Estate, ora dopo 22 anni ci veniamo in inverno. Secondo me è ancora più bella.” 

Altair sorrise, facendo vagare lo sguardo sulla Moldava che scorreva davanti ai loro occhi, riuscendo ad avere una perfetta visuale della città dal Ponte San Carlo.

“Sì Romeo, peccato che faccia un freddo polare in Repubblica Ceca in Inverno! Accidenti, ho la valigia riempita a metà di roba estiva…” 
Lizzy piegò le labbra carnose in una lieve smorfia, iniziando già a rabbrividire per la bassa temperatura mentre Altair invece sorrise, mettendole un braccio intorno alla vita per abbracciarla. 

“Pazienza, vorrà dire che domani farai una cosa che odi tremendamente, fare compere usandomi come facchino… per adesso vieni qui, ti scaldo io.” 
“Ora comincia con le frasi melense da farfallone… ma infondo ti amo anche per questo.” 

“Lo so… Buon compleanno amore.” 


*


Sabato 16 Febbraio 


“Ma come siamo eleganti… forse dovrei farti una foto e mandarla alla mamma.” 


Cecily Julius, comodamente seduta su una poltrona nella Sala Comune dei Grifondoro, sorrise al fratello maggiore che era appena sceso dal suo Dormitorio con i capelli scuri incredibilmente pettinati e camicia blu addosso. 

“Non ci provare… e comunque è stata Kath ad insistere.” 
“Ha fatto bene, non puoi certo fare brutta figura. Ragazze, avete visto il nostro Jimmy?” 

Cecily rivolse un sorriso alle due cugine, Alexandra ed Emma, che erano appena entrate nella stanza riservando un’occhiata perplessa al cugino e al suo abbigliamento:

“Dove te ne vai conciato così, Jimmy? Hai un appuntamento?” 
“No.” 
“Sì! Con Veronica Zabini.” 

“Ma Veronica Zabini è troppo carina per te!” 

Le due si lasciarono cadere sul divano accanto a Cecily, che ridacchiò alle parole di Alexandra mentre James invece roteò gli occhi: 

“Grazie tante. In effetti sono rimasto piuttosto sorpreso quando mi ha chiesto di andare con lei alla cena di Lumacorno… ma anche se non la perdonerò mai per avermi rubato da sotto al naso le Cioccorane sul treno tutti gli anni ho pensato che non era una cattiva idea. E poi ci saranno Sam e Mark, non potrà essere così terribile!” 

“Quei due passeranno la serata a fare gli occhi dolci rispettivamente ad Astrea e a Berenike, non contare troppo sulla loro compagnia. In effetti, che fine hanno fatto?” 

“Io sono qui. Se Astrea scende possiamo andare, dobbiamo passare dai Corvonero… peccato che lei e Kath ci mettano sempre un’infinità.” 

Markus lanciò un’occhiata speranzosa alla rampa di scale che conduceva al Dormitorio femminile, pregando che le due amiche si sbrigassero contrariamente al solito.

Magari avrebbe potuto mettere di proposito un piede su un gradino, così la rampa si sarebbe trasformata in uno scivolo e sarebbero rotolate in un batter d’occhio non appena messo piede fuori dalla porta...

“Jamie, non toccarti i capelli, sono stranamente in ordine per la prima volta da quando hai 10 anni!” 
“Quante storie, è solo una cena. Con Lumacorno per giunta, non devo mica fare colpo!” 
“Su di lui no testa d’asino, ma forse su una certa bionda sì. Davvero trovi strano che ti abbia chiesto di accompagnarla? Non ti viene in mente nessuna spiegazione?” 

“Beh, un po’… Aspettate, dite forse che le piaccio?”   

Il Grifondoro sgranò gli occhi chiari con sincero stupore, tanto che la sorella minore e le cugine gli riservarono un’occhiata scettica prima che Cecily parlasse:

“Ti è venuto in mente dopo più di una settimana? … James, hai presente quando papà, da piccoli, ci prendeva e ci lanciava in aria per farci ridere? Forse dovrei chiedere alla mamma se una volta non ti ha fatto sbattere la testa contro il soffitto. Non vedo altre spiegazioni.” 


*


“Non noto nulla di diverso… c’è qualcosa di insolito, secondo te?” 

Altair Black scosse il capo alla domanda della moglie, restando in piedi accanto a lei e impegnato a scrutare il profilo della villa che stava davanti ai loro occhi, cercando qualcosa che non quadrasse. 

“Non direi. Strano… forse hanno distrutto qualcosa DENTRO casa.” 
“Può essere. Ho quasi paura pensando al servizio di cristalli di Boemia…” 


Lizzy piegò le labbra in una smorfia, quasi temendo di entrare in casa e trovare un macello dopo la loro assenza… quando erano partiti avevano fatto ai gemelli un migliaio di raccomandazioni e loro, ovviamente, non si era dispiaciuti per niente della loro assenza per qualche giorno.


“Io ho paura pensando al mio studio. Avrei dovuto sigillarlo…” 

“Siete tornati!” 

La porta d’ingresso a doppia anta si aprì ed Electra, sorridendo, avanzò sul viale di ghiaia per raggiungere i genitori con al seguito alcuni dei loro cani. 

“A quanto pare… tuo fratello?” 
“È all’Accademia. Allora, com’è andata?” 

“Mi interessa di più chiederlo a te. Troverò l’interno tutto intero o devo prepararmi al peggio?” 

Elizabeth sciolse l’abbraccio con la figlia per rivolgerle un’occhiata dubbiosa, guadagnandosi dalla ragazza un sorriso angelico:

“Mamma, perché pensi sempre male di noi… solo perché abbiamo fatto esplodere qualcosina ad Hogwarts…” 
“Qualcosina? Lumacorno tremerà ancora sentendo i vostri nomi. Coraggio, andiamo dentro, voglio vedere come ve la siete cavata da soli per dieci giorni.” 

“Da soli un cavolo, la zia Cassy è passata a controllarci ogni due giorni!” 
“Certo, glie l’ho chiesto io!” 

Lizzy superò figlia e marito per raggiungere l’ingresso, mentre alle sue spalle Altair metteva un braccio sulle spalle della figlia per seguirla. 

“Giuro che non abbiamo mandato a fuoco niente.” 
“Mi fa piacere sentirlo.” 
“Allora, visto che siamo stati esemplari, posso chiederti una cosa?” 
“Certo tesoro.” 

Altair sorrise con affetto alla figlia, che ricambiò prima di parlare con tono speranzoso:

“Posso invitare Edward a cena stasera?” 
“Neanche per idea.” 


*



“Va tutto bene? Sei stranamente silenzioso.” 
“Come? Oh, sì, benissimo… scusa, stavo solo pensando ad una cosa.” 

Sam, seduto accanto a lei al lungo tavolo rettangolare nell’ufficio di Lumacorno, si affrettò a sorridere ad Astrea, dicendosi di non pensare alla conversazione avuta con un altro Carsen solo poco prima e di godersi, invece, quella serata insieme a lei. 



Stava cercando di sistemarsi i capelli rossi in qualche modo, maledicendo la genetica per avergli affibbiato degli ingestibili ricci, quando una voce familiare giunse alle sue orecchie, costringendolo a voltarsi di scatto verso la soglia della camera:

“Quindi stasera sarai insieme a mia sorella.” 
“Ciao Danny… sì, me lo ha chiesto la settimana scorsa.” 

Il Corvonero si sforzò di sorridere al compagno, che si limitò ad annuire prima di avvicinarglisi di qualche passo, tenendo le mani in tasca e continuando a non sorridere mentre teneva i freddi occhi grigio-azzurri fissi su di lui:

“Ho sentito. Sai Sam, tu mi piaci molto, del resto ci conosciamo da un bel po’ di tempo… Per questo tengo a precisare che potrai anche mio amico, ma azzardati a far soffrire mia sorella come hai fatto con quella Tassorosso e ti farò rimpiangere di aver mai messo piede in questo castello. Chiaro?”
 



In fin dei conti sapeva che prima o poi Daniel gli avrebbe detto qualcosa del genere… e non aveva potuto fare altro che assicurargli che la gemella gli piaceva veramente e che non avrebbe mai fatto nulla per farla soffrire. 

“Non ha a che fare con mio fratello vero? Ti ha detto qualcosa di strano?” 
“Daniel? No, assolutamente… per niente.” 
“Se ne sei sicuro… in ogni caso non dargli retta. È sempre stato il primo a prendermi in giro e farmi scherzi, ma la sua filosofia è “solo io posso prendermi gioco di mia sorella”.” 

“È normale, anche io sono così con la mia.” 

Il Corvonero si sforzò di sorriderle, cercando di non prestare troppa attenzione all’espressione quasi truce che Daniel aveva assunto mentre li guardava, seduto dall’altra parte del tavolo accanto tra Berenike ed Eltanin.


“L’unica cosa positiva di queste cene è che si mangiano cose diverse dal solito… l’altra volta c’era la pasta al forno, speriamo che ci sia anche stasera.” 
“Ti pareva se tu non pensavi subito al cibo Mark…” 

Berenike roteò gli occhi, lieta di aver preso posto dall’altro capo del tavolo rispetto all’insegnante… Magari in quel modo si sarebbe evitata le domande a proposito di come stesse suo padre dopo la morte di sua madre. Non solo non le andava di affrontare l’argomento, ma era abbastanza sicura che non sarebbe stata nemmeno in grado di rispondere a domande di quel genere. 


“Oh, certo, scusa… la nota positiva è anche poter stare con te.” 
“Grazie per essertene ricordato, sono commossa.” 




“Quindi Lumacorno non fa altro che parlare, parlare e parlare mentre mangiate?” 
“Diciamo di sì. Che cosa ti aspettavi?” 

“Non so, ma forse sono un po’ deluso, mi aspettavo che più che parlare dell’esemplare carriera di Lumacorno, delle sue infinite conoscenze e delle vostre famiglie vi rivelaste chissà cosa.” 

“Oh, beh, non tutti sono qui per la propria famiglia… come Astrea, ad esempio, e anche io.” 

“Non credo di essere dispiaciuto di non essere incluso nella pagliacciata, penso che in caso mio padre mi avrebbe tolto il saluto.” 

James si strinse nelle spalle, certo che suo padre fosse decisamente orgoglioso che nessuno dei suoi figli fosse stato ancora incluso nel Lumaclub. 
Veronica invece sorrise appena, ripensando a quando sua madre, apprendendo la notizia, si era limitata a sospirare e a sostenere, a ragione, che quell’uomo non sarebbe mai cambiato.


“Forse in un certo senso sarebbe quasi da ammirare… non è da tutti manifestare in modo così plateale delle preferenze e fregarsene dell’impressione che sì dà.” 
“Già. Quando io e Markus ci sediamo vicini nelle sue lezioni comincia a parlare con lui per ore intere, ignorandomi tranquillamente. Non che mi dia fastidio, certo, visto che seguo a malapena le sue lezioni…” 

Veronica gli rivolse un’occhiata eloquente, quasi a volergli dire che nessuno lo sapeva meglio di lei, vista la quantità di occasioni in cui il Grifondoro l’aveva pregata di aiutarlo nella preparazione di una pozione per evitare una gigantesca T sul suo curriculum accademico. 


“In ogni caso… Posso chiederti perché hai chiesto proprio a me di venire con te? Jonny è tuo amico, avresti potuto chiederlo a lui.” 

Probabilmente la risposta più corretta e veritiera sarebbe stata “lo so benissimo, ma Eltanin e Berenike hanno insistito”, ma di certo non l’avrebbe detta a voce alta, non davanti a lui. 

“Si, avrei potuto… Ma se non l’ho fatto significa che ho preferito chiederlo a te, no?” 

La bionda si strinse nelle spalle, sforzandosi di apparire il più noncurante possibile mentre James invece sorrideva appena, guardandola con una punta di allegria in più rispetto a poco prima:

“Davvero? Beh, allora grazie! Mi cederai anche la tua fetta di torta?” 
“Neanche per idea. Non esagerare, adesso.” 












…………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Chiedo scusa per la prolungata assenza, non solo qui ma anche nelle altre storie - per chi sta aspettando anche altri capitoli non preoccupatevi, arriverò anche lì –, ma sono tornata ieri dopo essere andata all’estero a cercare un po’ di frescura.

Grazie come sempre per le recensioni, scusate se non vi ho risposto ma anche prima di partire sono stata un po’ indaffarata. 
A presto, 
Signorina Granger 





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Capitolo 19
*** Hogsmeade - II ***


Capitolo 18: Hogsmeade – II 
 
Sabato 23 Febbraio 



“Sorridete tutti come una banda di babbei. Mi date quasi sui nervi…”

Kathleen Shacklebolt fece vagare lo sguardo sui tre compagni di Casa seduti uno accanto all’altro di fronte a lei al tavolo dei Grifondoro, tutti piuttosto di buon umore e sorridenti. 

“Che cosa dovremmo fare, disperarci? Oggi si va in paese, è normale che siamo di buon umore!” 
“Secondo me non ha a che fare con la gita ma piuttosto con la compagnia che avrete in giornata… Ma sono felice per voi, almeno Astrea e Markus hanno smesso di fare i rincoglioniti.” 

“Ti ringrazio Kath.” 
“Prego. Anche se da una parte IO non so con chi passare la giornata, Mark andrà con Berenike e Sam ha chiesto ad As di andarci con lui… e tu andrai con loro insieme a Veronica.” 

“Kathy, ti ho già detto che se vuoi puoi benissimo venire con noi.” 
“Certo, a fare che, la quinta incomoda? No grazie. Jasper, ci vieni con me?” 

La ragazza si voltò verso il compagno, che però le rivolse un sorriso carico di scuse prima di declinare l’invito:

“Scusa Kath, sono già impegnato…” 
“Anche tu? Fantastico, siete tutti belli che sistemati e io finirò circondata da gatti, me lo sento. Pazienza, chiederò a Jonny, dopotutto se Sam, Berenike e Veronica sono occupati con voi penso che accetterà. E ovviamente Eltanin andrà con Burke, quindi non ha scampo.” 

 
Le labbra di Kathleen si piegarono in un sorriso soddisfatto mentre prendeva una fetta di pane dal cestino per imburrarla, appuntandosi mentalmente di correre dall’amico non appena finita la colazione. 
 

 

 
Jasper NottIMG_4880



“El, mi dici perché continui a guardarti nervosamente intorno? Sembri una criminale che si sta nascondendo dalle forze dell’ordine.” 

Di fronte al sorriso e al tono divertito dell’amico Eltanin gli rivolse un’occhiata torva, parlando con una punta di nervosismo

“Aiden mi ha chiesto di passare la giornata con lui, ma gli ho detto di no… ovviamente non ne è molto felice e se si accorge che ho rifiutato per stare con TE allora temo che ci sarà uno spargimento di sangue in giornata.” 
 
“Quindi non glielo hai detto?”
“No, altrimenti mi avrebbe fatto una predica infinita… gli ho lasciato credere che preferivo venire con Veronica.” 
 
“Pessima idea, poi si infurierà e se la prenderà ovviamente con me, che non centro niente, perché guai a prendersela con la sua preziosa Eltanin… non potevi andare con lui e basta?” 
“No razza di idiota, devo prendergli il regalo per il suo compleanno, ti pare che possa farlo insieme a lui? E poi mi sarai utile, mi serve un parere maschile.”
  

Eltanin prese Jasper sottobraccio, che roteò gli occhi ma non obbiettò mentre si allontanavano dal castello insieme agli altri studenti, assolutamente certo che entro la fine della giornata Aiden li avrebbe visti insieme. E a quel punto avrebbe salutato per sempre i suoi bei connotati. 

 
*


“Smettila di sbuffare.” 
“Non sto sbuffando… esterno la mia contrarietà alla situazione.” 

“Ti ringrazio, ti dà così tanto fastidio passare la giornata con me?” 

Nathaniel rivolse un’occhiataccia all’amico mentre camminavano uno accanto all’altro sul marciapiede della via principale del paese e Aiden teneva le mani sprofondate nelle tasche con aria lugubre. 

“No, ma mi chiedo perché El non abbia voluto stare con me oggi. Anche perché mi è sembrata strana quando glie l’ho chiesto…”  
“Tra una settimana è il tuo compleanno, forse vuole solo prenderti un regalo. Avrebbe senso, ovviamente non potrebbe prenderlo in tua compagnia, no?” 

Nate si stampò un sorriso sul volto, parlando con il tono più vago che gli riuscì mentre ripensava a quello che la ragazza gli aveva detto un paio di giorni prima, ossia di tenere Aiden alla larga dalle vie secondarie e soprattutto di smontare i suoi possibili dubbi.
 
“Può darsi. Andiamo ai Tre Manici di Scopa?” 
“Certo.” 

Nathaniel annuì quasi con sollievo, non era stato poi così difficile suggerirgli che Eltanin volesse solo prendergli un regalo… era stato sufficiente passare tre giorni a guardarlo arrovellarsi sul motivo per cui la ragazza non volesse passare con lui una gita per la prima volta da quando stavano insieme. 

*


“Sono felice che ci sia stata questa gita, almeno possiamo parlare un po’… è da qualche tempo che non lo facciamo.” 
“Lo so, ma da quando siamo tornati dalle vacanze sono tutti sclerati e ci sommergono di pagine da studiare, esercizi da fare e temi da scrivere… e stiamo cominciando con gli incantesimi non verbali, li odio già.” 

Andromeda piegò le labbra in una smorfia mentre di fronte a lei Delilah ridacchiava, assicurandole che avrebbe potuto benissimo chiederle una mano in caso di necessità. 
 
“Me ne ricorderò, grazie. Tua sorella come se la cava?” 
“Come avevo previsto l’entusiasmo sta svanendo, comincia a sentire anche lei il peso dello studio… non è facile come sembra, dopotutto.  Parlando di sorelle, hai avuto notizie della tua? Intendo Bellatrix.” 


Andromeda si strinse nelle spalle, gli occhi fissi sul suo boccale di Burrobirra ancora pieno mentre pensava al tempo che aveva passato insieme alla sorella maggiore durante le vacanze.   

“Da quando siamo tornati mi ha scritto solo un paio di volte… sostiene di essere “impegnata”. Non lo so, a Natale l’ho vista un po’ strana…” 
“Magari a che fare con il suo matrimonio… forse non muore dalla voglia di sposarsi?” 
“Su questo non ci piove, ma se ne è fatta una ragione. No, non credo riguardi Lestrange.” 


“Narcissa che ne pensa?” 

La domanda di Delilah scaturì una piccola risata da parte dell’amica, che scosse leggermente il capo mentre sfoggiava un sorriso carico di amarezza:

“Cissy… Cassy vive sotto una campana d’oro, Delilah. Lei non è come me, ai suoi occhi il nostro mondo è fatto di splendidi abiti, cose luccicanti, matrimoni che si celebrano in giovane età e quasi sempre per volere della propria famiglia… un mondo dove se il tuo cognome è inserito dentro una lista di 28 allora ti si aprono molte porte, ma allo stesso tempo hai un sacco di limiti, specialmente se sei una ragazza. Ma a lei non dispiace, è felicissima di essere una Black, ai suoi occhi la nostra vita è tutto ciò che chiunque potrebbe desiderare. Il denaro, le feste, gli abiti... Il nostro destino è praticamente già segnato, ci sposeremo intorno ai vent’anni e un paio d’anni dopo dovremmo cominciare a sfornare piccoli Purosangue. E allora dovremmo finire come mia madre, immagino.”  

“Non sei un po’… tragica? Infondo siamo nel 1970, non devi seguire necessariamente questo percorso.” 
“No, ovviamente no… ma la mia famiglia, ovviamente, ha questo progetto in testa per noi. Mio padre è già amareggiato per non aver avuto nemmeno un maschio, l’unica sua soddisfazione di avere figlie femmine può essere accasarci con chi gli fa più comodo. E i Lestrange e i Malfoy rientrano in questo insieme… chissà con chi vorrà sistemare ME, quando mi sarò diplomata. Probabilmente fingerà di lasciarmi scegliere tra qualche ragazzo Purosangue ma in realtà lui avrà già deciso e pianificato anche la data delle nozze.” 

Andromeda si strinse nelle spalle mentre allungava una mano per prendere il suo boccale e bere un sorso di Burrobirra, mentre di fronte a lei Delilah si era limitata ad osservarla per tutto il discorso:

“Sai… più ti conosco e più sono sollevata di non appartenere alle Sacre 28.” 
“Fai bene. E io ho avuto la fortuna di nascere in una delle più attaccate alla questione del sangue, ossia i Black, e amanti dei matrimoni combinati… per mio padre e mia madre è stato così, e anche mio zio Antares e zia Lyra… la zia Walburga e lo zio Orion sono persino cugini. Oddio, non mi faranno sposare Sirius, vero?”

Di fronte all’espressione allarmata di Andromeda Delilah scoppiò a ridere, immaginandosi la sua amica che scappava dall’altare dove ad attenderla c’era il suo cuginetto, di ben sette anni poi giovane.

“Hai poco da ridere simpaticona, non si sa mai!” 

 
*


“Sai che Amanda Rosier mi ha chiesto di passare la giornata con lei?” 
“Davvero? Perché hai rifiutato?” 

“Beh, perché ero già d’accordo con te, sarebbe stato scortese da parte mia.” 
 
Kristal strabuzzò gli occhi, chiedendosi quando l’amico avesse cominciato a parlare di “scortesia” nei suoi confronti mentre Lucas, camminando accanto a lei sul marciapiede per raggiungere Zonko, continuava il suo discorso:

“… e poi preferisco in ogni caso passare il tempo con te.”
“Povero Lucas Kroll, tante ragazze che vorrebbero avere un appuntamento con lui, ma le rifiuta sempre…” 

“Non cominciare a prendermi in giro Kris!” 
“Sei TU che non ti accorgi che piaci ad un bel po’ di nostre compagne Luke. Ma non mi stupisce, nella tua testa c’è spazio solo per ricordarti del Quidditch, di fare il ficcanaso irritante con tua sorella e di combinare stupidaggini.” 

“Beh, in ogni caso non voglio avere una ragazza, ho già te a tenermi sempre sotto controllo e mi domandi cose come “Luke, ti sei lavato i denti?”, “Hai fatto i compiti?” o “Ti sei messo la cravatta?”.”

Kristal sbuffò leggermente, rivolgendogli un’occhiata torva mentre l’amico invece le rivolse un sorriso piuttosto divertito:

“Io non ho affatto quella vocetta irritante, e comunque non ti farei quelle domande se tu fossi in grado di ricordarti le cose, ma se non avessi la testa attaccata al collo perderesti anche quella… Dobbiamo proprio andare da Zonko?” 
“Ovviamente!” 
“Va bene, ma non svaligiarlo come al solito mettendoci un’eternità, poi voglio andare anche da Mielandia.” 

 
*


“Aspetta!” 
Sentendo la voce dell’amica intimargli di fermarsi Jasper Nott si pentì amaramente di aver accettato il suo invito: forse, a conti fatti, sarebbe stato meglio andare in paese in compagnia di Kathleen. 
Eltanin gli passò accanto prima di fermarsi, curandosi di guardarsi intorno nella stradina praticamente deserta prima di sorridergli con la consueta allegria:

“Ok, via libera, possiamo andare.” 
“Se sei così preoccupata che Burke ci veda perché non mi fai un Incantesimo di Disillusione?” 

“Sarebbe un’idea… ma dobbiamo ancora studiarlo!”     Eltanin prese l’amico sottobraccio, parlando con un tono sinceramente avvilito che fece sospirare Jasper:

“Ero ironico, non voglio fare il camaleonte umano!” 
“Perché no? Sarebbe divertente. Potremmo fare qualche scherzo a Lumacorno o alla McGranitt senza essere visti!” 
“Io li scherzi alla McGranitt non li faccio, non voglio finire nella sua lista nera. Ora, che ne dici di andare a bere qualcosa? Fa freddo, voglio chiudermi da qualche parte al caldo.” 

“D’accordo, dopotutto penso che Aiden e Nate ci siano già stati. Ma tu guarda che congetture mi tocca fare per prendere un maledetto regalo…” 


*

“Credo sia la prima volta in cui veniamo qui insieme, sbaglio?” 

Berenike sorrise a Markus mentre lo prendeva sottobraccio, zigzando in mezzo al fiume di studenti che affollava la via principale del paese. 
“No, mai, o comunque non da soli. In realtà volevo chiedertelo già l’anno scorso, ma ogni volta ho lasciato perdere.” 

“Davvero? Che zuccone, ti avrei detto di sì!” 
“Beh, come facevo a saperlo? Comunque ormai non ha importanza.” 

Il Grifondoro si strinse nelle spalle per liquidare il discorso, continuando a camminare mentre la ragazza gli proponeva di andare a bere qualcosa.

“Certo, ma ti avviso che io da Madama Piediburro non ci metto piede.” 
“Davvero? Strano, pensavo che fosse proprio il tuo stile!” 

Berenike ridacchiò, guadagnandosi un’occhiata torva da parte del ragazzo per poi assicurargli che sarebbero andati si Tre Manici di Scopa. 

“Mark, parlando di zucconi… visto che siete amici, posso chiederti se James ti ha detto qualcosa riguardo Vee?” 
“Ovviamente.” 

“E perché non me lo hai detto?!” 
Berenike strabuzzò gli occhi, guardando il ragazzo sorriderle mentre, fermandosi accanto all’ingresso del pub, apriva la porta lasciando l’anta spalancata per farla passare:

“Ovviamente rossa, io e Jamie passiamo notti intere a spazzolarci i capelli, farci le unghie a vicenda e scambiarci confidenze di questo tipo.” 

“Idiota.” 


La ragazza sbuffò, affrettandosi a superarlo per entrare nel locale mentre Markus annuì, continuando a sorridere:

“Sí tesoro, anche io ti adoro.” 


*


“Pensi che riusciranno mai a dirsi chiaramente quello che provano?” 
“Direi che sarebbe anche ora, visto che come entrambi sappiamo a Sam Emily non è mai interessata davvero ma aveva a che fare con Astrea. Quando ho capito quello che stava facendo ho avuto voglia di strozzarlo, ma forse è servito a qualcosa.” 

“Decisamente, Astrea rosicava parecchio.” 

James, seduto di fronte a Veronica mentre, a poca distanza, Sam e Astrea erano impegnati a chiacchierare senza prestare loro la minima attenzione, sfoggiò un piccolo sorriso nel ripensare alla fine dell’anno precedente, quando l’amico stava con la Tassorosso e Astrea si era sempre più incupita a riguardo.

“Pensi che As sia l’unica a non sapere che la relazione con Emily era solo un modo per attirare la sua attenzione?” 
“Penso di sì, e non sarò io a dirglielo.” 

“No, deve farlo lui. Ora, visto che sono troppo impegnati a tubare per far caso noi… propongo di filarcela, tanto non se ne accorgeranno.” 
“Ottima idea, così il conto lo paga Sam... andiamo.” 


James annuì, rivolgendo un cenno alla bionda per invitarla ad alzarsi e sgusciare via, lasciando soli gli amici. 

“Bene, ora… ti va di accompagnarmi da Zonko? Devo prendere un paio di cose. Per ricambiare io ti accompagnerò da Mielandia, immaginò vorrai svaligiare la loro scorta di Cioccorane.” 

“Naturalmente… ho una strana dipendenza per quei dolci, ne mangio tantissime, mia madre dice che prima o poi diventerò una balena, ma me ne infischio. E comunque compra qualcosa anche tu Julius, perché io non condividerò con te le mie Cioccorane.” 

“Non avevo dubbi a riguardo, sull’Espresso per Hogwarts hai persino messo un cartellino “riservate per Veronica Zabini”! Aspetta… andiamo di qua.” 


James mise una mano sulla spalla di Veronica e, con un movimento fulmineo, la costrinse a cambiare direzione, dirottandola verso una via secondaria per evitare qualche faccia familiare che gli era sembrato di scorgere. 
“Perché? Chi hai visto?” 

“Qualche idiota che conosco.” 

James sbuffò leggermente, evitando di dirle di aver intravisto le sorelle gemelle Phoebe e Cecily in compagnia di alcune delle sue numerosissime cugine… e a quel punto, vedendoli insieme, si sarebbero sicuramente date alla pazza gioia con le risatine e i commenti poco velati. 

“Veronica, tu spesso dici di sentirti sola nella tua famiglia perché sei figlia unica e hai i genitori divorziati... ma credimi, avere una famiglia pressoché immensa è molto stressante a volte.” 


*


“Come mai hai questa faccia? Hai passato una brutta giornata?” 


Sua sorella Kayla prese posto accanto a lui sul divano con un sorriso stampato sul volto, ma Aiden non riuscì a ricambiare e si limitò a stringersi nelle spalle, continuando ad osservare il caminetto con aria pensierosa. 

“Non proprio… ma Eltanin non è voluta venire ad Hogsmeade con me. Mi chiedo perché…” 
“Forse voleva stare con le sue amiche.” 
“L’ho pensato ovviamente, ma ho visto Veronica Zabini in compagnia di James Julius… e sua cugina Berenike era con Fawley. In effetti non l’ho vista per tutto il giorno, non è strano?” 

Kayla annuì, sforzandosi di restare seria e di non ridere di fronte al tono dubbioso del fratello maggiore. 
“Beh, dopotutto siamo in molti, è comprensibile che tu non l’abbia vista in paese. Le hai chiesto con chi sia stata o cosa abbia fatto?” 

“Quando l’ho vista nell’Ingresso ci ho provato, ma si è defilata alla velocità della luce… Da una parte vorrei insistere, ma dall’altra le ho promesso che cercherò di fare meno il geloso, quindi non ho scelta…” 

La Serpeverde si lasciò scappare un piccolo sbuffo, decisamente dubbiosa riguardo quella “promessa” mentre il fratello le scoccava un’occhiata torva, invitandola silenziosamente a non fare commenti a riguardo. 

“Beh, in ogni caso credo sia un buon proposito da parte tua… mi chiedo quanto durerà, ma è una buona idea. Io a vederti fare il geloso che borbotta in un angolo mi ci diverto, ma non penso si possa dire lo stesso di Eltanin.” 
“Non lo faccio di proposito, so che le dà fastidio, ma proprio non posso farne a meno. Sarà che tengo a lei come i nostri genitori non hanno mai tenuto l’uno all’altro.” 


*


“Grazie per aver accettato di venire con me, oggi, sono felice di aver passato la giornata con te.” 
“Grazie a te per avermelo chiesto.” 


Astrea sorrise mentre, insieme a Sam, varcava la soglia del portone d’Ingresso. Non aveva idea di che fine avessero fatto James e Veronica, li aveva persi di vista almeno tre ore prima, e non aveva alcun dubbio sul perché li avessero voluti lasciare da soli… non che ne fosse dispiaciuta, ovviamente. 

“Dici che Jamie e Vee sono già rientrati?” 
“Non saprei… ma non sono sorpreso, non è affatto strano che siano spariti, conoscendo James. Probabilmente voleva stare con lei, oltre a volermi lasciare da solo con te.” 

“Ah sì? E perché lo avrebbe fatto?” 
Astrea si fermò davanti al Corvonero, gli occhi azzurri fissi su di lui mentre lo studiava, curiosa di sentire la sua risposta a quella domanda anche se già la conosceva.

“Beh, perché… Astrea, c’è una cosa che dovrei dirti già da un po’.” 
“Ovvero?” 
“L’anno scorso, quando io ed Emily ci siamo messi insieme… Beh, sai che l’ho lasciata io, ma non credo tu sappia come stessero veramente le cose. Non mi è mai piaciuta, mi sei sempre interessata tu ma non sapevo se mi vedessi solo come un amico.” 

“Stai dicendo che ti sei messo con lei solo per scaturire una mia reazione?” 

Astrea inarcò un sopracciglio, guardandolo con sincera sorpresa: no, non ci aveva mai neanche lontanamente pensato… anche se ora capiva certe risatine e commenti da parte di James e Kath. Si appuntò mentalmente di scannarli per non averle detto nulla per tutto quel tempo mentre Sam annuiva, evitando di guardarla negli occhi. 

“Diciamo di sì. Lo so, è stato stupido e non dovevo farlo, se pensi che sia un idiota probabilmente hai ragione.” 

In effetti era sicura che se avessero fatto una cosa del genere a lei non l’avrebbe presa molto bene, così come che se quella situazione non l’avesse riguardata in prima persona avrebbe pensato proprio che si era comportato malissimo. Ma da una parte non poteva non esserne felice almeno un po’. 
E all’improvviso si ritrovò a dover dare ragione alla sua migliore amica: forse era stata davvero una stupida a non rendersene conto. 

“Sei stato un vero idiota Sam, è stata davvero una pessima idea. Non serviva avere una relazione fasulla, mi piacevi comunque.” 

Astrea sorrise mentre Sam riportava gli occhi su di lei, guardandola con una nota di stupore mentre la Grifondoro gli si avvicinava, alzandosi in punta di piedi per baciarlo. 
O almeno finché i due non sentirono due voci decisamente conosciute accompagnare degli applausi:

“Grazie ai Fondatori, era ora! Ce ne avete messo di tempo, temevo che sarei invecchiata prima che vi decideste… Trovi anche tu, Pannocchia?” 
“Oh, decisamente… andiamo ad attaccare dei manifesti.” 


“State zitti, voi due.” 
Sam sbuffò leggermente, fulminando i due amici con lo sguardo continuando a tenerla abbracciata mentre Astrea invece ridacchiava, leggermente rossa in volto.


*


Venerdì 1 Marzo 


Dopo aver sbagliato porta un paio di volte – si era scusata più volte con i ragazzi che aveva accidentalmente svegliato – Eltanin Black riuscì finalmente a trovare la camera dei ragazzi dell’ultimo anno, aprendo la porta il più piano possibile per evitare di far rumore. 

Gli occhi scuri della ragazza, ferma sulla soglia della stanza ancora semi-buia, vagarono sui letti a baldacchino per cercare tracce di Aiden, senza però riuscire ad individuarlo visto che tutti e quattro i letti avevano le tende color petrolio tirate. 

La Corvonero sbuffò leggermente mentre si avvicinava al letto più vicino, tirando lentamente la tenda e sperando di avere fortuna e trovare il fidanzato al primo tentativo. 
“Lumos.” 

Al mormorio della ragazza la punta della sua bacchetta si accese, permettendole di vedere chi stesse occupando quel letto, ovvero Nathaniel Travers e non Aiden Burke. 
Eltanin fece per rimettere la tenda al suo posto e provare il letto successivo quando Nate aprì di scatto gli occhi chiarissimi, sobbalzando nel trovarsela davanti con la bacchetta in mano:

“Black?”
“Shh!” 

“Che fai qui?!” 
“Vengo a svegliare Aiden, no? È il suo compleanno! In realtà non proprio, ma dettagli. Quale cavolo è il suo letto?” 

“Quello alla mia sinistra… che ore sono?” 
“Le 7:30.” 
“Perché sei venuta così presto… e spegni quella roba!” 

Nathaniel sbuffò prima di seppellire il viso sul cuscino, mentre la Corvonero saltellava verso il letto indicatole dal ragazzo per scostare la tenda, appurando con sollievo che Nate aveva detto il vero. 

“Aiden?” 
“… Sveglia?” 
“… Burke? Bell’addormentato? Andiamo!” 

Eltanin allungò una mano per sfiorargli una spalla, guardandoli rigirarsi dall’altra parte borbottando sommessamente qualcosa:

“Lasciami stare Eltanin.” 
“Lasciami stare? Una si alza prima apposta e viene anche rifiutata…” 

La Corvonero sbuffò leggermente mentre Aiden, acquistando un po’ di lucidità, apriva pigramente gli occhi per puntarli su di lei e spalancarli subito dopo, rendendosi conto che era davvero lì:

“El?” 
“Aspettavi qualcun'altra? Buon compleanno!” 

Eltanin sorrise, chinandosi per abbracciarlo mentre un invito a fare silenzio giungeva dal letto di Nathaniel e Aiden sorrideva, chiedendosi però chi le avesse dato la parola d’ordine:

“Grazie… ma come sei entrata?” 
“Mi sono fatta dare la parola d’ordine da Andromeda. In effetti mi sono persa nel Dormitorio e ho sbagliato stanza un paio di volte, ma era buio e non vedevo granché… ma volevo essere la prima a farti gli auguri.” 

Eltanin sfoggiò un sorriso allegro prima di sporgersi e baciarlo, mentre un borbottio piuttosto irritato risuonava nella stanza buia:

“Sì, è meraviglioso e molto romantico, ma fate silenzio, voglio dormire ancora un po’! Ah, comunque buon compleanno Aiden.” 

“Sta zitto Travers. Comunque, ecco il tuo regalo.” 
“Grazie… è questo che sei andata a fare, ad Hogsmeade?” 
“Ovviamente. Pensavi davvero che non volessi passare la giornata con te? Che stupido… ovviamente mi sono divertita a scegliere il regalo insieme a Jasper, ma avrei preferito andarci con te.” 

Eltanin piegò le labbra in un sorriso dolce, che però non venne minimamente ricambiato: probabilmente il cervello del ragazzo si era focalizzato sulla parola “Jasper” e aveva resettato tutto il resto:

“SEI ANDATA CON NOTT? Anzi, non dire niente, ho deciso di essere meno geloso, specialmente del tuo amico... Ma dovevi proprio sceglierlo con lui?” 

“Io l’avevo detto, che non sarebbe durata.” 
“Nate, ma tu non volevi dormire? Dormi allora!” 


*


“Perché ridi?” 
“Pare che vostra sorella si sia infiltrata nella Sala Comune dei Serpeverde stamattina per svegliare Aiden visto che è il suo compleanno… ma si è persa nel Dormitorio e ha sbagliato porta due volte. Evidentemente ha ereditato il mio disastroso senso dell’orientamento.” 

“Papà dice che ti perderesti anche se fossi in spiaggia e ti dicessero di raggiungere il mare.” 
“Carino da parte sua.” 

Elizabeth inarcò un sopracciglio mentre ripiegava la lettera di Eltanin e i gemelli, al contrario, se la ridevano mentre erano seduti di fronte a lei, in sala da pranzo. 
O almeno risero finché una quarta voce non giunse alle loro orecchie dalla stanza accanto, per niente divertita:

“LA MIA BAMBINA È STATA IN QUALE DORMITORIO? Non c’è più la parola d’ordine?” 
“Glie l’ha detta Andromeda caro, non dare in escandescenza… E poi devo ricordarti che cosa facevi TU quando eravamo all’ultimo anno di scuola? Mi sembra che tu sia stato un vero esperto nel bazzicare in Dormitori non tuoi, sbaglio?” 


“Beh, sicuramente al tempo mi sono dato da fare, ma è diverso!” 

Electra ed Elnath si scambiarono un’occhiata vagamente allarmata prima di alzarsi all’unisono, affrettandosi ad allontanarsi dal tavolo per evitare di partecipare alla conversazione:

“Non sono sicura di voler ascoltare questa conversazione… Tolgo il disturbo.” 
“Sì, anche io, non voglio sentire le vostre avventure giovanili, grazie.” 

“Oh, vostro padre potrebbe scriverci un libro… Scriveranno delle storie su di lui.”  Elizabeth roteò gli occhi mentre il marito prendeva posto accanto a lei, sorridendole con leggero divertimento a causa del suo tono evidentemente acido:

“Tesoro, non prendertela, da quando ci siamo fidanzati ho fatto il bravo, dopotutto.” 
“E VORREI BEN VEDERE. Altrimenti altro che cazzotto sul naso, ti colpivo da un’altra parte.” 




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Capitolo 20
*** I Patronus ***


Capitolo 19: I Patronus 
 
 13  Marzo 1944
 
 
“È un’ingiustizia.”  
“Smettila di lamentarti... meno parli, più lavori: ergo, prima finisci.” 
 
Oliver sbuffò, continuando a scarabocchiare sulla sua pergamena mentre, di fronte a lui, Isabella continuava a fare i compiti di Aritmanzia con aria impassibile, senza prestare molta attenzione alle lamentele del compagno:
 
“Ma non è giusto... è il mio compleanno...”  
“Lo so bene, infatti ti ho fatto gli auguri a colazione... ma se non volevi fare i compiti al tuo compleanno, potevi prenderti avanti ieri.” 
“Io non sono come te Bella, non muoio dalla voglia di studiare quando mi sveglio... e poi ieri avevo allenamento, che vuoi farci?” 
 
Isabella si limitò a roteare gli occhi azzurri, quasi sperando che la partita tra Serpeverde e Grifondoro arrivasse in fretta: difficilmente sarebbe andata a vederla, ma almeno avrebbe smesso di sentir parlare di allenamenti per un po’... e poi in quel periodo sembrava che le due Case rivali per eccellenza si disprezzassero anche più del solito. 
 
“Si, beh... se vuoi posso farti copiare Storia della Magia.” 
“Lo faresti?”  
“Si... solo perché è il tuo compleanno però, non prendermi sottogamba.” 
 
Oliver sorrise, guardando la ragazza quasi con gli occhi scintillanti: probabilmente si sarebbe anche alzato per abbracciarla, se non avesse saputo che lei lo avrebbe di certo affatturato.
 
“Grazie Bella, sei la mia salvezza! Prima o poi ti ricambierò i favori che mi fai... anche se mi fai sbagliare durante le interrogazioni.” 
“Ancora una volta, non è stata colpa mia! Io ho detto “proscrizione”, se tu hai capito “prostituzione” è un problema tuo. E poi a cosa dovrebbero mai servire, quelle liste?”  
“Non ne ho idea... in effetti mi sembrava strano, ma ormai lasciamo stare... è passata, e mia madre non ha nemmeno preso molto male il Troll!” 
(Magisterium, Cap. 18)


 
         Mercoledì 13 Marzo
 
 
 
“Biagio, spostati! Vuoi che ti calpesti?” 
 
Ingrid Miller, nata Braun, rivolse un’occhiata esasperata al suo cane, che da quando era uscita dalla cucina con un vassoio in mano aveva iniziato a seguirla e a saltellarle intorno, forse reclamando un po’ di bacon. 
 
“Il bacon non te lo do, è per Olly! Non mi guardare così! Oh, va bene, scroccone che non sei altro.” 
 
La donna sbuffò, lanciando al cane un po’ di pancetta e sperando di levarselo di torno, anche se il cane continuò a trotterellarle accanto mentre raggiungeva la sua camera da letto. 
Aveva lasciato l’anta socchiusa quando, un quarto d’ora prima, era uscita dalla stanza per andare a preparare la colazione al piano di sotto, e ovviamente quando l’aprì Biagio corse dentro la camera, saltando sul letto e acciambellandosi con aria soddisfatta accanto al padrone. 
 
“Biagio, scendi!” 
 
Ingrid sbuffò, parlando in un sussurro mentre appoggiava il vassoio ai piedi del letto, scoccando al cane un’occhiata torva: lei ovviamente gli aveva sempre vietato di salire sul letto, ma molto probabilmente ad insegnarglielo erano stati i figli o proprio Oliver. 
 
“Lasciamo perdere, ma solo per oggi.” 
 
“Che cos’è tutto questo casino? Oh, ciao Biagio!” 
 
Oliver si rigirò sul materasso, parlando con tono assonnato e rivolgendo un lieve sorriso al cane, accarezzandogli il muso mentre questo gli si avvicinava per fargli le feste. 
 
“Ingrid, perché tu non mi vieni a svegliare con lo stesso affetto, scodinzolando?” 
“Perché non ho la coda, probabilmente. In realtà volevo svegliarti portandoti la colazione, ma ci ha già pensato lui, a quanto pare. Buon compleanno, comunque, tesoro.” 
 
Ingrid sorrise al marito, sedendo sul bordo del materasso mentre Oliver si metteva a sedere, sorridendole per poi sporgersi e baciarla.
 
E ovviamente il cane ne approfittò per azzannare metà bacon e poi scappare. 
 
 
“BIAGIO! Quel cane è una specie di tornado, rimpiango Lilly… ma perché lo hai scelto, quella volta?” 
“Perché ha un musetto così simpatico, e ai ragazzi piaceva!” 
 
“Naturale… tanto non dovete pulire voi, dopotutto.” 
 
 
*
 
 
 
“Sono l’unica che non vede l’ora che arrivi Difesa contro le Arti Oscure?” 
 
Berenike sorrise allegramente mentre versava un po’ di latte nella sua tazza di thè e, accanto a lei, Veronica, Sam ed Eltanin non condividevano minimamente il suo entusiasmo.
 
“Che c’è? Oggi riproviamo i Patronus, io non vedo l’ora di sapere che forma ha il mio!” 
“Io non vedo l’ora di impararlo solo perché a quel punto i miei fratelli la smetteranno di sbeffeggiarmi a riguardo… Jonny, che cosa stai scrivendo?” 
 
“È per mio padre, oggi è il suo compleanno. Lucy, aggiungi qualcosa anche tu.” 
 
 
Jonathan si rivolse alla sorella minore, porgendole la lettera scritta a metà insieme alla sua piuma per poi parlare nuovamente, questa volta ai compagni:
 
“Mio padre mi ha detto che lui ci ha messo parecchio per riuscire ad evocare il suo… è un Golden Retriever se non sbaglio, chissà se anche il mio sarà un cane…” 
“Io ti ci vedrei con un barboncino… dà l’aria un po’ da perfettino.” 
 
 
“Sam, smettila, non sono un perfettino… anzi, quando ero piccolo ero quasi peggio di James, chiediglielo.” 
“Allora poi finendo in questa Casa ti sei rovinato, evidentemente… Ma non preoccuparti, ti vogliamo bene comunque.” 
“Grazie, sono commosso.” 
 
“Il mio unico problema è che non so quale ricordo usare… ne ho provati diversi la scorsa settimana, ma evidentemente non erano abbastanza intensi. Cuginetta, tu quale userai?” 
 
“Non saprei… ho una mezza idea, vediamo se funzionerà.” 
 
 
*
 
 
“Scusa, scusa, scusa… lo so, sono in ritardo.” 
 
Lucas sbuffò, fermandosi davanti ad una Kristal visibilmente spazientita con una mezza scivolata, rivolgendole un sorriso carico di scuse mentre si passava una mano tra i capelli scuri, cercando, invano, di riordinarli. 
 
“Mi aspetti da molto?” 
“Se anche fosse, ormai ho smesso di farmene un cruccio…” 
 
“Bene, allora andiamo, forse Vitius non si è ancora accorto della nostra assenza.” 
Il Tassorosso fece per girare sui tacchi e allontanarsi, ma la voce ferma dell’amica lo costrinse a fermarsi, voltandosi di nuovo verso di lei:
 
“Luke… la cravatta.” 
“Oh, grazie, l’ho scordata.”  Lucas sorrise, prendendo la cravatta gialla e nera che l’amica gli porgeva per poi esortarla ad andare, assicurandole che se la sarebbe messa strada facendo. 
 
“Luke… il maglione.” 
 
“Ma com’è che hai i miei vestiti? Ecco perché non trovavo più una delle mie cravatte, l’hai presa tu!” 
“Chiamasi anche “previdenza”, Lucas Kroll, qualcosa di cui tu sei evidentemente sprovvisto. Coraggio, andiamo e mettiti questa roba.” 
 
 
*
 
 
“Posso chiederti perché ti sei intestardito tanto su questa storia? Rilassati, solo perché non ci sei riuscito l’altra volta non vuol dire che oggi andrà così.”
“Tanto per cominciare, non mi va di vedere la media di Difesa Contro le Arti Oscure calare in picchiata… e poi mio fratello sostiene di esserci riuscito subito, ergo non posso impiegarci un’eternità, è come per la Materializzazione… avere un fratello maggiore fa schifo.” 
 
 
Aiden sbuffò leggermente, immaginandosi chiaramente la soddisfazione del fratello Lucas nell’essere riuscito in qualcosa meglio di lui prima di rendersi conto di cos’aveva appena detto, lanciando un’occhiata a Nate:
 
“Scusa, non volevo dire…” 
“Non fa niente, so come ti senti, anche i miei genitori mettevano sempre me e Robert a confronto, è normale quando non si hanno molti anni di differenza.” 
 
Nathaniel si strinse nelle spalle, continuando a camminare accanto all’amico per raggiungere l’aula di Difesa contro le Arti Oscure.
 
 
“Strano, non trovi? Fino a neanche un anno fa era il loro preferito, il loro adorato figlio perfetto… e adesso nemmeno lo vogliono sentire nominare.” 
 
 
*
 
 
Ricordo felice, ricordo felice… a dirsi era facile, ma nella pratica non molto. 
Ne aveva parecchi, di ricordi felici, e ne aveva già provati diversi… ma nessuno aveva dato il risultato sperato. 
 
James sbuffò leggermente, lanciando un’occhiata quasi carica d’invidia alla sua migliore amica, che stava sorridendo al cavallo d’argento che aveva appena evocato:
 
“Kath, mi dici come hai fatto?” 
“Ho solo pensato a qualcosa di bello… uno di quei ricordi che ti fa sorridere solo ripensandoci, quando mio padre prese me e mio fratello e ci portò a volare con lui per la prima volta. Pensa alla tua famiglia, magari.” 
 
James annuì alle parole dell’amica, arrovellandosi su quale usare dopo aver tentato diverse volte. In fin dei conti ne aveva moltissimi, di ricordi legati alla sua numerosissima famiglia. 
 
 
 
Guardò sua madre sorridergli, sistemandogli il berretto di lana sulla testa:
 
“Posso andare a giocare adesso?”    James sorrise alla madre dopo essersi lasciato infilare pazientemente i piccoli guanti, la sciarpa e il berretto, mentre alle sue spalle le sorelle minori di tre anni più circa una decina tra i suoi cugini stavano già giocando sulla neve. 
 
“Certo… vai pure Jimmy.” 
 
Jane annuì e il figlio maggiore sorrise prima di voltarsi e correre verso sorelle e cugini per giocare con loro, mentre il fratellino di appena un anno Jake era rimasto dentro casa a dormire insieme ai più piccoli della famiglia, Julia e Thomas.
 
Jane, seduta sulla panchina mentre teneva sott’occhio i bambini, venne colpita alle spalle e in piena nuca da una gelida palla di neve che le bagnò i capelli castani. 
“Centro! La mia mira è ancora ottima, direi.” 
 
 
James, a qualche metro di distanza, smise di aiutare a fare un pupazzo di neve per concentrarsi sui genitori, udendo distintamente la familiare voce di suo padre. In effetti lo vide sorridere alla madre con aria divertita, avvicinandosi alla panchina mentre Jane, senza dire nulla, si chinava per raccogliere un po’ di neve e lanciargliela di rimando, colpendolo in pieno petto.
 
“Nemmeno la mia è peggiorata, a quanto pare.” 
 
“Jimmy, dacci una mano!” 
 
Il bambino si riscosse al richiamo del cugino Charlie, sorridendogli dopo aver distolto lo sguardo dai genitori:
“Sì, scusa.” 
 
 
Il tutto mentre suo padre, ridendo, inseguiva sua madre per colpirla con la neve mentre lei gli diceva di smetterla di fare il bambino, anche se non riuscì a trattenere le risate a sua volta. 
 
James tornò a concentrarsi sulla neve con un sorriso, non potendo fare a meno di pensare a quanto fosse fortunato ad avere una famiglia, in particolare dei genitori, come i suoi.
 
 
 
Poco dopo James sorrise di fronte ad un animale argenteo che ricordava molto un coyote, il Patronus di suo padre, ma che a sentire Kathleen era uno sciacallo dorato.
Il Grifondoro allungò una mano per sfiorare il suo Patronus con le dita, pensando con affetto ai genitori e ringraziandoli mentalmente.
 
 
*

 
“Posso vederlo?”
“Certo… vieni qui Mark.”
 
Markus, stranamente obbediente, si avvicinò alla madre senza dire una parola, fermandosi accanto al letto per sbirciare il bambino nato da solo un paio d’ore che la donna teneva tra le braccia.
“Sei contento che sia un maschio?”
“Sì… una femmina mi è bastata, e poi Julia piange sempre quando le faccio uno scherzo, non mi diverto a giocare con lei.”
Il bambino fece spallucce e la madre gli sorrise, accarezzandogli i capelli rossicci prima di abbassare a sua volta lo sguardo sul terzo e ultimo figlio, che dormiva placidamente.
 
“Come si chiama? Non hai mai voluto dirmelo!”
Di fronte al tono accusatorio del primogenito Phoebe Carson, successivamente Fawley e alla fine MacMillan, annuì, sorridendogli:
“Scusa, è vero… volevo dirtelo quando l’avresti visto. Che ne dici se lo chiamassimo Loren?”
 
“Come papà?”
Phoebe annuì e Markus, dopo un attimo di esitazione, annuì, sorridendo:
“Sì, mi piace. Così sarà come se fosse sempre con noi lo stesso.”
“Naturalmente tesoro, è sempre stato così.”
 
 
“Expecto Patronum.”
 
Riprovando per l’ennesima volta, questa volta con un ricordo diverso, Markus Fawley agitò leggermente la bacchetta, pronunciando l’incantesimo a mezza voce e sperando avere finalmente successo.
Quando vide un animale saltare fuori dalla sua bacchetta esultò mentalmente, ma quasi rise quando si rese conto di che forma avesse assunto effettivamente il suo Patronus:
 
“Una scimmia? Questa no, non me l’aspettavo.”
“Perché no? Io vedo un sacco di somiglianze a dire il vero.”
 
Il Grifondoro si voltò verso la fonte della voce, assestando un colpetto affettuoso sulla spalla di Berenike, che gli sorrise:
“In senso positivo, ovvio, sei confusionario almeno quanto una scimmia, è innegabile.”
“Forse hai ragione, mia madre si farà qualche grassa risata quando glielo dirò, probabilmente. Comunque, saputella, sei riuscita ad evocare il tuo?”
 
“Ovviamente Mark.”
Berenike sfoggiò un piccolo sorriso compiaciuto, accennando alla lince delle nevi che stava inseguendo allegramente il povero pettirosso evocato da Jonathan.
 
“Che ricordo hai usato per evocarla? Io ho pensato a quando è nato mio fratello.”
A quelle parole il sorriso di Berenike si allargò, guardandolo con leggera sorpresa:
“Davvero? Anche io ho pensato alla mia famiglia.”
 
 
“Libra, non spingere, voglio andare prima io!”
“No, prima io, spostati!”
Con un piccolo sbuffo Berenike, di 6 anni, guardò la sorella maggiore superarla e avvicinarsi di corsa alla porta chiusa della camera dei genitori, mentre Cara arrancava alle sue spalle, chiedendole di aspettarla.
 
“Cara, vieni.”  
“Aspettatemi, voglio venire anche io!”    La sorellina sbuffò, raggiungendola e prendendola per mano prima che Berenike si affrettasse a seguire la sorella maggiore, impegnata a bussare alla porta con impazienza.
 
Non udendo nessuna risposta la bambina aprì la porta, stampandosi un enorme sorriso sulla faccia prima di saltellare allegramente verso la madre per svegliarla:
“Mamma! Mamma svegliati, dobbiamo andare dalla nonna oggi!”
Libra si fermò accanto al letto, scrollando leggermente la madre mentre Cara faceva scivolare la mano da quella di Berenike, affrettandosi ad arrampicarsi sul letto insieme a lei.
“Papà, sei sveglio?”     La bambina di tre anni gattonò fino a raggiungere il padre, tirandogli una gamba mentre Antares sbuffava, borbottando qualcosa da sotto il piumone:
“Come potrei non esserlo, a questo punto… Lyra, pensaci tu.”
“Perché io?”
 
“Abbiamo stabilito che io ci penso dal lunedì al giovedì e tu gli altri giorni, e oggi è sabato, ergo compito tuo.”
“Mamma dai alzati, voglio fare colazione!”
“Mamma, a che ora andiamo dalla nonna?”
“Papà, che ore sono?”
“Presto, tornate a dormire.”
 
“Non vogliamo dormire!”    Berenike si stampò un gran sorriso sul volto, alzandosi in piedi sul letto per poi iniziare a saltellare allegramente sul materasso, imitata da Cara e poi anche da Libra con gran disappunto di Antares visto che continuavano a pestargli le gambe.
 
L’uomo sbuffò, seppellendo il viso sul cuscino mentre Lyra invece, ormai arresa all’idea di doversi svegliare alle sette anche se era sabato, osservava le figlie ridere con aria divertita.
Berenike sorrise alla madre prima di sedersi accanto a lei, lasciandosi abbracciare con aria soddisfatta.
 
“Cosa ho fatto di male per meritare questo trattamento anche nel weekend?”
“Ant, zitto un po’.”
“Si papà, zitto un po’.”
 
E, come probabilmente accadeva solo quando era la moglie a dirgli di fare qualcosa, Antares Black obbedì, limitandosi a borbottare qualcosa di incomprensibile con aria torva, reclamando le sue preziose ore di sonno che gli erano state appena tolte.
 
*
 
 
“Robby, tienila a sinistra, io la tengo a destra!”
“Stai attento, sta barcollando!”
 
Suo fratello Robert sbuffò, suggerendogli con un’occhiata di saldare la presa sulla mano della piccola Esme che, sorridendo allegramente, stava iniziando a camminare tenendo i fratelli di 12 e 14 anni per mano.
 
“Brava Esme… su, ora vai da sola.”
Nathaniel sorrise con affetto alla sorellina, che ricambiò mentre sia lui che Robert mollavano la presa sulle sue mani, invitandola a provare a camminare da sola.
La bambina, di poco meno di un anno, mosse qualche passo in avanti per poi inciampare nei suoi stessi piedi e scivolare sul pavimento, anche se con gran sorpresa di entrambi non pianse e si rialzò a fatica, ridendo.
 
“Ride? Secondo me è un po’ strana.”
“Beh, meglio così, calmarla poi è un’impresa.”
 
Robert si strinse nelle spalle, seguendo la sorella con lo sguardo mentre Esme si voltava di nuovo verso di loro, sorridendo per poi avvicinarsi a Nate barcollando, allungando le piccole mani verso di lui:
 
“Tato!”
“Ma perché mi chiami “tato”? Nate!”
“Tato.”
“Lasciamo perdere, magari per quanto torneremo per le vacanze estive lo saprai dire. Dici che si dimenticherà di noi in tutti questi mesi?”
Nathaniel si rivolse al fratello maggiore mentre prendeva Esme in braccio, che come sempre iniziò a tirargli i capelli scuri mentre Robert scuoteva il capo, osservando la sorellina con affetto:
 
“No, non credo… o almeno lo spero, stiamo più dietro a lei noi dei nostri genitori, praticamente.”
“E’ vero… Ma Esme, smettila di tirarmi i capelli!”
 
 
Nathaniel pronunciò l’incantesimo a bassa voce per la terza o forse quarta volta, guardando subito dopo con estremo sollievo l’animale che volò fuori dalla sua bacchetta, lasciandosi una scia argentea alle spalle mentre svolazzava sopra le teste dei compagni di classe.
Sembrava un falco, o almeno ne era abbastanza sicuro.
Nate sollevò leggermente un braccio, piegandolo leggermente come per invitare il suo Patronus ad appollaiarsi sul suo braccio, cosa che il falco fece dopo aver fatto il giro della stanza, osservandolo con interesse.
 
Il ragazzo sollevò una mano per sfiorargli il capo, sorridendogli leggermente e ringraziando mentalmente i suoi fratelli per tutti i bei ricordi che aveva, anche se aveva ormai perso il rapporto con uno di loro.

 
*

 
“Non ce la farò mai…”
Lucas sospirò, rivolgendo un’occhiata malinconica al Patronus che Kristal era appena riuscita ad evocare, un Falco di Palude che stava svolazzando sopra le loro teste insieme al Falco Pellegrino di Nathaniel.
 
“Sì invece, non essere pessimista: ce l’ho fatta io, ce la farai anche tu, punto e basta. Coraggio, pensa a qualcosa di bello!”
“Tu a cosa hai pensato?”
“Il mio undicesimo compleanno… quel giorno la mia vita è cambiata perché ho scoperto di essere una strega, e poi pensavo di dover stare da sola per tutto il giorno… invece mio fratello si è presentato con una torta.”
 
Kristal piegò le labbra in un sorriso spontaneo nel ripensare a quel lontano giorno di Dicembre, quando Kyle le aveva messo davanti una torta con undici candeline sopra e le aveva tenuto compagnia per tutta la sera.
 
 
“Kris, sono tornato… vieni giù!”
“Non voglio.”
“Vieni invece, non mi vuoi salutare?”
Kristal sbuffò leggermente, scivolando giù dal letto dei genitori dove era solita sdraiarsi quando era a casa da sola per poi uscire dalla camera senza sorridere, ancora arrabbiata con i genitori per l’ennesimo compleanno passato senza di loro.
 
Se non altro, Kyle era tornato prima.
La ragazzina scese le scale con un muso lungo stampato sul volto, evitando persino di ricambiare il sorriso che le rivolse il fratello maggiore:
“Che faccina triste… non sei contenta di vedermi?”
“Sì, certo… che cosa c’è?”
 
“Su, vieni.”   Il ragazzo la spinse quasi di peso in cucina, dicendole di andare a sedersi a tavola.
“Stasera prendiamo la pizza? Ho fame!”
“In realtà pensavo che avresti preferito mangiarti… questa.”
 
Quando Kyle le mise davanti un’enorme torta farcita, ricoperta di glassa e con tanto di candeline Kristal strabuzzò gli occhi, guardando il fratello con sincera sorpresa:
“L’hai fatta tu?”
“Ovviamente no cucciola, non avrei neanche saputo da dove iniziare… te l’ho fatta fare in pasticceria. Buon compleanno!”
“Grazie Kyle… posso mangiarla con le mani?”
“Certo, non sono mica la mamma, io…”
 
 
“Davvero sei stata da sola per quasi tutto il giorno? I tuoi genitori?”
“Mia madre era all’estero per un convegno medico, mio padre anche… Le solite cose. Ma non pensare a me Luke, pensa ad un ricordo da utilizzare per il tuo Patronus.”
 
Kristal gli rivolse un sorriso incoraggiante e Luke annuì, sperando che l’amica avesse ragione e che ci sarebbe riuscito anche lui.
 
“Problemi?”
“Diciamo di sì…”    Lucas sbuffò debolmente e Delilah, intuendo a cosa si riferisse, gli rivolse un lieve sorriso, quasi a volerlo consolare:
 
“Anche io ci ho messo un po’, non farne un dramma… è pur sempre molto complicato, e molti di noi non ci sono ancora riusciti. Kristal, qual è il tuo?”
“Falco di palude. Il tuo?”
“Avvincino. Mi aspettavo un animale normale, a dire la verità…”
 
La Serpeverde si voltò per lanciare un’occhiata in direzione del suo Patronus, mentre di fronte a lei Luke la guardava con curiosità:
“A cosa hai pensato?”
“A quando ho compiuto undici anni e ho ricevuto la lettera di ammissione per Hogwarts… e i miei genitori mi hanno regalato la mia gatta, Sheila.”
 
“Maledizione, anche io ho provato con l’undicesimo compleanno, e non ne ho cavato un ragno dal buco!”
“Si vede che la tua scarsa sintonia con la scuola era già evidente, Luke…”

 
*

 
“Ce l’ho fatta!”
Un largo sorriso si fece strada sul volto di Veronica, che abbracciò Eltanin senza smettere di esultare mentre l’amica invece sbuffava sommessamente:
“Mi fa piacere, ma non capisco perché tu e Berenike ci siete riuscite e io no. Mi ha battuto sul tempo anche Aiden!”
“Non farne un dramma, ci riuscirai anche tu El… comunque sia, non trovi strano che il mio Patronus sia una civetta delle nevi? Insomma, io odio tutti gli animali provvisti di ali!”
 
“A giudicare dal modo in cui diventi ansiosa ogni mattina quando viene consegnata la posta sì, è un po’ strano.”
“Vee, ho visto che ce l’hai fatta… a che hai pensato?”
 
“A quando i miei genitori mi hanno portata sulla neve per il mio decimo compleanno.”  
Veronica rivolse un sorriso carico d’orgoglio a Berenike, che aveva appena raggiunto l’amica e la cugina, seguita poco dopo da un Aiden altrettanto sorridente che si avvicinò ad Eltanin, mettendole un braccio intorno alle spalle:
 
“Come mai questo muso lungo El? Sei amareggiata perché ti ho battuta sul tempo?”
“Anche. Ma dimmi simpaticone, a cosa hai pensato per evocare il tuo Lupo Cecoslovacco? Sono curiosa.”
 
“… Nate mi chiama, devo andare.”
“Aspetta, prima voglio sapere! Riguarda me per caso?”
L’espressione cupa di Eltanin si tramutò in un sorriso quando Aiden, restio a rispondere a quella domanda, si affrettò a cercare di dileguarsi:
 
“Il fatto che tu non risponda mi dà comunque una risposta… avanti, parla!”

 
*
 

“Mi raccomando, fate attenzione.”
“Non preoccuparti mamma, andremo piano.”
 
Astrea Carsen, 9 anni, rivolse un sorriso allegro alla madre mentre, insieme al fratello, era in piedi in mezzo al giardino con il suo manico di scopa sottobraccio.
La donna non sembrò del tutto convinta e rivolse un’occhiata incerta al marito, quasi maledicendosi di aver acconsentito a lasciarli andare a volare da soli dopo infinite richieste da parte dei gemelli.
 
“D’accordo… ma tornate entro un’ora, ok? E non volate troppo bassi!”
“Ma neanche troppo alti!”
“Sì, sì, abbiamo capito… ci vediamo dopo.”
 
Daniel salutò sbrigativamente i genitori per poi lanciare un’occhiata eloquente alla sorella, suggerendole silenziosamente di salire rapidamente sulla scopa e filarsela, cosa che Astrea effettivamente fece.
Pochi minuti dopo si erano lasciati casa e genitori alle spalle, librandosi a diversi metri da terra e ridendo.
 
 
“Expecto Patronum.”
 
Astrea sorrise nel vedere il suo Patronus perfettamente formato, un’aquila, planare dalla punta della sua bacchetta per volare sopra la sua testa. C’erano voluti diversi tentativi, ma alla fine ci era riuscita anche lei, come i suoi amici e suo fratello.
 
“A cosa hai pensato, nanetta?”
“A quando siamo andati a volare per la prima volta da soli… E non chiamarmi così, la mia altezza è perfettamente nella norma per essere una ragazza, sei TU che sei esageratamente alto! Non è strano visto che siamo gemelli?”
“Forse un po’, ma infondo è divertente.”
Daniel sorrise, guardandola dall’alto del suo metro e 90 mentre anche Sam si avvicinava alla Grifondoro, sorridendole con la sua lince argentea che gli trotterellava accanto:
 
“As, ci sei riuscita finalmente?”
“Sì, temevo che finisse la lezione senza riuscirci… Tu a cosa hai pensato?”
 
Astrea sorrise al Corvonero per poi rivolgere un’occhiata eloquente al fratello, suggerendogli silenziosamente di levare le tende – cosa che Daniel fece, anche se visibilmente restio.
“A quando ero sul treno per la prima volta, e lì ho conosciuto James e Jonathan sedendomi nello stesso scompartimento. Ma evita di dirglielo, potrebbero darsi troppa importanza.”
“Non c’è niente di male a far capire ai tuoi amici che tieni a loro, Sam. Io lo faccio in continuazione, anche con quel… tizio con cui ho condiviso l’utero per nove mesi.”
 
Chiamarlo così è una dimostrazione d’affetto?”
“Per noi sì.”
 
Astrea annuì, sorridendo mentre alzava lo sguardo per posarlo sul suo Patronus, ammirando l’aquila, il simbolo della libertà, che volava sopra le loro teste. In effetti, di rado ricordava di essersi sentita libera come quel giorno.

 
*

 
“Expecto Patronum.”
 
Forse ormai aveva quasi perso le speranze a riguardo, ma quando vide qualcosa di luminoso prendere forma dalla sua bacchetta Lucas strabuzzò gli occhi, stendendo subito dopo le labbra in un sorriso radioso nel vedere il suo Patronus, un beagle, saltellargli intorno.
 
“Te l’avevo detto, no? Ci sei riuscito anche tu.”
Kristal si avvicinò all’amico con un sorriso, abbassando lo sguardo sul cane che subito le dedicò tutta la sua attenzione, facendo le feste a lei invece che a Lucas.
“Un beagle? Devo dire che ti si addice non poco, Luke.”
“Non capisco perché invece che prestare attenzione a me fa le feste a te, a dire il vero… forse ha capito anche lui che sei la mia ancora di salvezza.”

 
*
 

Sapeva che l’indomani avrebbe dovuto svegliarsi abbastanza presto e di dover dormire, ma Eltanin Black non solo non si sentiva affatto stanca, ma mentre era sotto le coperte, appoggiata alla testiera con il suo orso di peluche accanto e le braccia abbandonate sul copriletto era sicura che non sarebbe riuscita a dormire molto per l’ansia.
 
Probabilmente i suoi genitori lo avevano intuito perché la ragazzina vide la porta della sua camera aprirsi e suo padre rivolgerle un sorriso dalla soglia della stanza:
“Ciao El… hai finito di sistemare le tue cose?”
 
Eltanin annuì senza dire niente e Altair, lasciandosi la porta socchiusa alle spalle, si avvicinò al letto della figlia, sedendo davanti a lei sul bordo del materasso.
“Sei nervosa?”
“Un pochino.”
“E’ normale… Ma ti assicuro che andrà tutto benissimo El, ci saranno i tuoi fratelli, e anche Libra. E poi anche Berenike inizia domani, non sarai certo sola.”
“Lo so.”
“E allora cosa c’è? Non sei felice di imparare a fare le magie come i grandi?”
 
“Certo. Ma sono un po’ preoccupata, secondo te in quale Casa finirò?”
“Non saprei… ma di qualunque si tratterà sarà sicuramente fortunata ad averti.”
“E se finisco a Tassorosso?”
 
“Cos’hai contro i Tassorosso? Non farti sentire dalla mamma.”
“Niente papà, ma poi magari il nonno si arrabbia!”
 
Eltanin sbuffò e Altair le sorrise, trattenendo una risata mentre allungava una mano per sfiorarle i capelli scuri:
“Non si arrabbierà. O al massimo ci parlerò io… la mamma è Tassorosso El, e io la amo tantissimo comunque.”
“Quindi va bene tutto?”
“Certo, ti vorremo bene in ogni caso. Ma ti sarei grato se ti comportassi meglio rispetto ai tuoi fratelli, se devo essere sincero.”
 
Eltanin rise leggermente, sorridendo al padre quasi con gratitudine mentre Altair si sporgeva leggermente per darle un bacio sulla fronte, suggerendole di dormire.
“Ok… notte papà.”
La ragazzina stava per spegnere la luce quando la porta della stanza si aprì, permettendo ai gemelli di fare capolino nella camera:
“Parlate dello Smistamento? Vedrai El, è terrificante, ti fanno fare un sacco di cose tremende.”
“DAVVERO?”
 
“NO. Uno e due, a letto. Subito.”   Altair rivolse un’occhiata torva ai figli, facendogli cenno di sparire e alzandosi quando Elnath ed Electra sgusciarono fuori dalla stanza ridacchiando.
 
 
Ma anche quando rimase sola, al buio nella sua camera, Eltanin continuò a rigirarsi a lungo nel letto finché, dopo quasi un’ora, si alzò e uscì dalla stanza senza far rumore, raggiungendo la camera della sorella e aprendo leggermente la porta:
 
“Elly?”
La minore si avvicinò al letto di Electra, scrollandola leggermente finché non riuscì a svegliarla:
“El, che c’è?”
“Posso dormire con te?”
 
 
Eltanin agitò leggermente la bacchetta, senza nemmeno pronunciare l’incantesimo. Sorrise con sincero sollievo e soddisfazione insieme quando, finalmente, vide un animale prendere forma dalla sua bacchetta, ritrovandosi a chiedersi che razza di animale fosse:
 
“Oh mio Dio… ma è carinissimo! Solo… che cos’è?”
Eltanin si accigliò leggermente, osservando quello che sembrava una specie di procione farle le feste, i grandi occhi scuri fissi su di lei mentre accanto a lei Aiden osservava il Patronus con la stessa curiosità:
“Non saprei… sembra un orsetto lavatore, solo più carino.”
“E’ la cosa più tenera che abbia mai visto, ne voglio assolutamente uno!”
 
“Quello è un panda rosso, El.”
“Davvero? Ma non somiglia affatto ad un panda! Beh, comunque è adorabile.”
 
Eltanin sfoggiò un sorriso carico di soddisfazione prima di rivolgersi di nuovo al fidanzato, sorridendogli:
“Sono felice di esserci riuscita, finalmente, giusto in tempo per la fine della doppia ora… ora mi vuoi dire a cosa hai pensato?”
“Beh… al nostro primo bacio.”
 
“Davvero? Che dolce, perché non me lo volevi dire?”
“Forse anche perché tu avresti esordito con “oh, che tenero”, “oh, che dolce!”.”
 
Eltanin sbuffò, prendendolo sottobraccio e borbottando che lei non aveva affatto quella vocetta irritante mentre seguivano i compagni verso la porta dell’aula.











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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Questa volta ho un paio di cose da dirvi: nel prossimo capitolo ci sarà la partita tra Serpeverde e Corvonero, quindi ovviamente invito chi non ha OC in queste Case a mandarmi il suo voto... inoltre, ho fatto un paio di conti e vi comunico che, Epilogo incluso, a questo punto alla fine della storia mancano altri 7 capitoli. 
Come sempre grazie per le recensioni, a presto con il seguito!


Signorina Granger 

 

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Capitolo 21
*** Serpeverde - Corvonero ***


Buonasera! 
Prima di lasciarvi al capitolo… Lo dedico a Nene_92, ancora auguri alla mia omonima preferita! ^.^ 

Buona lettura!




    

Capitolo 20: Serpeverde – Corvonero 


  
Domenica 31 Marzo 



As?” 
Kathleen si avvicinò al letto dell’amica senza far rumore, scrollandola leggermente per svegliarla, ma senza ottenere grandi risultati visto che la Cercatrice non si mosse di un centimetro, senza dare segno di averla sentita.

“Astrea! Svegliati!” 
“È domenica, lasciami dormire…” 

“C’è la partita, non dirmi che te la vuoi perdere! Non puoi certo perdere l’occasione di fare il tifo per Sam, no?” 
Kathleen sorrise appena, continuando a scrollare l’amica per cercare di svegliarla, quasi divertita dal suo non rendersi conto di che giorno fosse.   

 
“Ok, mi alzo, tra cinque minuti…” 
“Non vuoi aprire i regali?” 

Kathleen vide l’amica irrigidirsi, esitando per un attimo prima di sollevare la testa di scatto, sorridendo:

“È vero, è il mio compleanno! Quando mi sveglio sono così rimbambita che non ci ho pensato…” 
“Per fortuna ci sono io a ricordartelo, allora. Buon compleanno As.” 
 
Kath sorrise, sedendo sul letto dell’amica per abbracciarla mentre gli occhi chiari di Astrea saltavano sul fondo del suo letto e sul cumulo di regali che l’aspettavano. 

“Grazie… anche per non avermi svegliata saltandomi sopra come l’anno scorso.” 
“Diventavi maggiorenne, dovevo fare qualcosa di speciale!”

“Certo, come no. Ora corro a fare gli auguri a mio fratello e a pretendere il mio regalo!”  
“Ci vai in pigiama?”  

“Ma sì, chi vuoi che mi veda!”  
“Tutta la scuola? Specialmente qualcuno con i capelli rossi?” 
  
“… hai ragione, prima mi dò una sistematina.”



Quando, qualche minuto dopo, Astrea lasciò il suo Dormitorio per raggiungere la Sala Comune trovò un ragazzo decisamente familiare ad aspettarla seduto su una poltrona, vagamente imbronciato mentre tamburellava le dita sul bracciolo con leggera impazienza.
 
“Danny! Stavo proprio per venire da te… Buon compleanno!” 
Astrea sorrise, avvicinandogli di corsa per poi sedersi sulle sue ginocchia e abbracciarlo, guadagnandosi un sorriso da parte del ragazzo: 

“Buon compleanno anche a te, sorellina. Ho provato a venire da te, ma quelle maledette scale si sono trasformate in uno stupido scivolo!”   

“Ah già, succede quando un ragazzo si avvicina alle scale. Aspetta, stai dicendo che il mio perfetto fratello secchione non ha letto Storia di Hogwarts? Danny, mi deludi!”  
 
“L’ho letto eccome, ma o l’ho scordato o ho saltato quella parte…” 
 

“Come ti pare… ora andiamo a fare colazione, muoviti.” 


Astrea sorrise al fratello, scivolando dalle sue ginocchia per alzarsi in piedi mentre Kathleen li raggiungeva, scivolando sul parquet con la fronte aggrottata:

“Chi è il cretino che ancora non sa delle scale e ha provato a salire?”
“Io.” 
“Oh, scusa Dan… ma mi stai forse dicendo che non hai letto Storia di Hogwarts?” 

“Quante storie, posso essermi dimenticato un piccolo dettaglio?”    

Di fronte al tono quasi di rimprovero della Grifondoro il Corvonero sbuffò, infilandosi le mani in tasca prima di dirigersi verso il ritratto della Signora Grassa, mentre la sorella e Kathleen lo seguivano ridacchiando:
 
“Guardalo, ora fa l’offeso!”  
“As, smettila.” 
“No che non la smetto, non sei mia madre, non devo ascoltarti!”  

“Sono più grande di te!” 
“In realtà non è certo che il primo a nascere sia stato concepito prima, quindi forse sono più grande io, spilungone.” 



*



“Che facce tese avete… Rilassatevi, l’altra volta avete vinto, no? Perché questa volta dovrebbe andare peggio?”  
 
“Giusto. Sam, cerca di centrare con un Bolide anche il Cercatore di Serpeverde, se ci riesci.” 

Jonathan annuì alle parole di Veronica, rivolgendosi all’amico seduto accanto a lui mentre facevano colazione. 
   
Berenike invece lanciò un’occhiata scettica in direzione di sua cugina, seduta accanto a lei e impegnata a fare colazione senza dire una parola ma con aria piuttosto rilassata, come se non ci fosse alcuna partita quel giorno. 
“El… com’è che sei così tranquilla?”  
“Perché questo tono? Io sono sempre tranquilla!” 

“Ti conosco meglio di chiunque altro qui dentro e so benissimo che sei tremendamente ansiosa, di solito prima di una partita o digiuni o ingurgiti quantità industriali di cibo senza proferire parola. Perché sembri così rilassata?” 

“Il tuo tono accusatorio non mi piace per niente cugina, non capisco perché quando il mio comportamento è vagamente diverso dalla norma tutti pensano che io stia complottando qualcosa!” 

Eltanin sollevò le sopracciglia con studiata perplessità, parlando con una nota di sdegno nella voce che non convinse né la cugina né Veronica, che le rivolse un’occhiata scettica:  

“Forse perché di solito è così? … hai fatto qualcosa ad Aiden così che non possa giocare?”
“È estremamente piacevole sapere che avete questa considerazione molto alta di me ragazze, ma no, vi assicuro che Aiden è vivo, vegeto e perfettamente in grado di giocare… è proprio lì a fare colazione vicino a Nate, come potete vedere sta benissimo.”  
 
“Forse gli ha fatto un incantesimo, tu che dici?” 
“Può darsi.”   

“Davvero pensate che farei qualcosa al mio fidanzato? Io non gioco sporco, a me piace vincere, certo, ma solo secondo le regole. Infatti, oggi vinceremo senza tiri mancini, ve l’assicuro. Vee, mi passi il pane per favore?” 

Eltanin sfoggiò un sorriso piuttosto allegro in direzione dell’amica, che obbedì continuando a guardarla con aria dubbiosa:

“Come mai sei così sicura di vincere El?” 
“Non saprei, diciamo che ho la sensazione che andrà così.”   


“Beh, speriamo che tu abbia ragione, allora… Scusate, vado a salutare As, è il suo compleanno.” 

Sam si alzò da tavola con un enorme sorriso stampato sulla faccia, dimenticandosi temporaneamente della partita imminente mentre raggiungeva la Grifondoro per salutarla e farle gli auguri, passando accanto a Daniel. 
 
“Oh, ciao Dan… Buon compleanno! Dove eri finito?”  
“Da mia sorella. C’è ancora del cibo su questo tavolo o lo avete finito tutto?”  
 
“A volte rimpiango di non essere entrata in squadra, tutti quelli del nostro anno giocano a parte me e Daniel, quindi quando c’è una partita di Corvonero resto da sola sugli spalti… Magari potrei sedermi accanto ai Grifondoro…” 

“Ottima idea, chissà come ti è venuta.” 
“Gia, chissà perché vuole andare proprio da loro, tu hai qualche ipotesi?” 

Veronica sbuffò sommessamente, scoccando un’occhiata torva alle sue due migliori amiche che invece stavano ridacchiando sotto gli occhi di Jonathan e Daniel, il primo esasperato e il secondo vagamente confuso. 
 
“Fatela finita.” 
“Non ci pensiamo nemmeno, anzi, tu fino a tre mesi fa mi prendevi in giro per via di Markus, ora sono qui per ricambiarti il favore.” 

“Non voglio sapere niente di questa storia, grazie a Kath ne ho avuti abbastanza di sotterfugi sentimentali, quest’anno.” 

 

 
 
“Eccoti qui... volevo salutarti prima di andare al campo.” 

Sentendosi prendere a braccetto, insieme alla familiare voce di Eltanin, Aiden si voltò, abbassando lo sguardo per rivolgerle un debole sorriso:

“Ciao El… pronta per la partita?”   
“Naturalmente. Tu invece? Sei pronto a subire la cocente umiliazione di essere battuto dalla tua ragazza?” 
“Chi ha detto che non succederà il contrario?” 

“Il mio intuito.” 

Eltanin piegò le labbra carnose in un largo sorriso, guadando il ragazzo sbuffare quasi con aria divertita.
“Come vuoi, se ne sei convinta… io vado avanti, il Capitano non può arrivare tardi, ci vediamo sul campo Black.” 

“A dopo!”  

Eltanin guardò il ragazzo superarla per raggiungere Nathaniel prima di imitarlo, avvicinandosi a Berenike e prendendo la cugina sottobraccio con un sorriso stampato sulle labbra:
  
“La nostra scommessa è ancora valida?” 
“Naturalmente, preparati a darmi dieci Galeoni entro la fine della giornata.” 

 
*
 
 
“D’accordo… andiamo pure.” 

Nathaniel, infilandosi i quanti di pelle dea Portiere, rivolse al suo migliore amico un’occhiata quasi scettica, quasi a volergli chiedere se fosse davvero pronto:

“Perché quella faccia?” 
“Vuoi vincere questa partita quanto lo voglio io, probabilmente… ma ti prego, cerca di dimenticarti che contro di noi gioca Eltanin per le prossime… due ore.”  

“Perché questo tono?”    Aiden sbuffò, impugnando il manico di scopa con una mano e la sua mazza da Battitore con l’altra, chiedendosi perché quel giorno fossero tutti convinti che avrebbero perso la partita.
 
“Perché ti conosco, e ho la sensazione che pur di non colpirla con un Bolide le faresti fare anche 20 goal. E disgraziatamente lo sa anche lei.” 
 

*
   

“Allora gente, abbiamo vinto contro Tassorosso, quindi se vinciamo questa partita saliamo in vantaggio con il punteggio e avremo praticamente la Coppa in mano… quindi cerchiamo di vincere.” 

Jonathan fece cenno ai compagni di seguirlo fuori dagli spogliatoi, mentre Berenike spostava continuamente il peso da un piede all’altro, incapace di stare ferma, e Sam era in piedi accanto a lei, appoggiato alla parete. 

“Giuro che farò del mio meglio per disarcionare Rowle.”  
“Ottima idea Red… anche se suppongo che tutta questa determinazione per vincere non sia dettata dal voler fare bella figura con Astrea Carsen.” 

“Certo che voglio fare bella figura Jonny, è ovvio! Eltanin, ti muovi?” 
 
Il rosso sbuffò debolmente, alzando il tono di un’ottava per attirare l’attenzione della compagna, che li raggiunse afferrando la sua scopa al volo dopo essersi legata sbrigativamente i capelli scuri: 

“Tranquillo Red, ci sono… Ve l’ho detto, state tranquilli, passatemi la Pluffa ogni volta che potete e andrà bene.” 
“Passarti sempre la Pluffa? Quindi dovrei tallonarti per evitare che ti centrino in pieno con un Bolide?”   

“Assolutamente no, preoccupati degli altri, ho come la sensazione che oggi i Bolidi mi gireranno alla larga… Berenike, sul serio, passami la Pluffa quando puoi.”

“Come vuoi. Sei così sicura delle tue abilità, cuginetta?”  
“Abilità? No, per niente.” 

Eltanin sorrise alla cugina, strizzandole l’occhio mentre usciva insieme a lei e al resto dei compagni dallo spogliatoio:
 
“Sono sicura di quello che un certo Serpeverde Battitore prova nei miei confronti, pel di carota.” 


*
 

“Adoro il Quidditch. Non so come farò l’anno prossimo, senza le periodiche partite!”  

Lucas sorrise allegramente, quasi saltellando sul suo posto nelle tribune mentre Kristal, accanto a lui, sbuffava leggermente e continuava a tenere gli occhi chiari incollati alle pagine del libro di Pozioni che aveva davanti.  
 
“Kris, mi stai ascoltando?” 
“Sì, certo, io non mi chiamo Luke Kroll.” 
“Smettila di studiare, siamo qui per goderci la partita, non per starcene sui libri!” 

“Ti ricordo che martedì abbiamo il test finale di Pozioni del trimestre e non ho alcuna voglia di prendere Desolante solo per una partita… Dovevo restare al castello al studiare, come hai fatto a convincermi?” 
“Con il mio fascino, naturalmente.”   

“Userai il tuo fascino anche per convincere Lumacorno a non propinarci 25 ricette da ripetere a memoria, martedì?” 

Nonostante il tono decisamente ironico dell’amica Lucas annuì, stringendosi nelle spalle e parlando con tono vago mentre sul prato, sotto di loro, i giocatori si disponevano in due file.
 
“Potrei, dubito che resisterebbe al mio charme.” 
“Oh, sì, e io sarò lì a godermi la scena quando farai gli occhi dolci al tricheco, come lo chiama Delilah.” 
 
 
*
  

Aiden Burke imprecò a mezza voce mentre, perfettamente immobile, galleggiava a mezz’aria sopra al campo da Quidditch e teneva gli occhi chiari fissi su una familiare ragazza dai capelli scuri e un’uniforme blu addosso, che stava sfrecciando qualche metro più in basso con una palla di cuoio sottobraccio che luccicava sotto il sole. 

Tecnicamente avrebbe dovuto colpire un Bolide per cercare di disarcionare i Cacciatori… e lo stava facendo, con tutti fuorché Eltanin Black. E anche Berenike, perché di certo la prima l’avrebbe ucciso se avesse mandato in Infermeria la sua cugina preferita. 
Peccato che Eltanin avesse avuti la Pluffa tra le mani per la maggior parte del tempo da quando la partita era iniziata, sia Berenike che Andrew Tyler gliela passavano in continuazione. 
 
Non gli risultava affatto difficile pensare che fosse stata proprio Eltanin ad avere quell’idea.  

“Aiden!”  

Il Battitore si voltò verso gli anelli, davanti ai quali Nathaniel teneva la Pluffa in mano dopo aver parato il tiro della Corvonero, gli occhi cerulei fissi su di lui con evidente irritazione: 
 
“Ti sei addormentato? Ti devo ricordare che il tuo compito dovrebbe essere quello di usare i Bolidi per disarcionare i Cacciatori e far perdere loro la Pluffa?” 
“Sì, me lo ricordo...” 

Il sibilio a denti stretti di Aiden di certo non arrivò alle orecchie dell’amico, che lanciò la Pluffa ad Emma Rosier mentre Eltanin sfrecciava verso la metà del campo, alzando però lo sguardo su di lui per poi rivolgergli un sorriso innocente. 

Stronzetta.

“Beh, allora fallo!”  
“Ti aspetti che colpisca la mia ragazza, Nate? Non penso proprio!” 
“Non ti sto dicendo di ucciderla Nate, solo una piccola microfrattura, magari…” 

“Ottima idea, così poi suo padre mi uccide, mio nonno uccide il Signor Black per avermi ucciso e poi sua madre fa fuori lui per averle ammazzato il marito.” 

 
Aiden sbuffò, scuotendo leggermente il capo prima di affrettarsi a seguire i Cacciatori e, in particolare, una Corvonero dai capelli scuri che in quel momento se la stava ridendo della grossa.


*


“Corvonero è in vantaggio per trenta punti, fantastico!” 


Veronica sorrise, osservando i giocatori sfrecciarle davanti mentre accanto a lei James teneva gli occhi fissi su un ragazzo in particolare, incitandolo:
 
“Jake! Muoviti, prendi quel maledetto Boccino!” 
“Non è poco carino da parte tua tifare per Corvonero quando tua sorella gioca per Serpeverde come Cacciatrice?” 

“È questo il problema di avere una famiglia come la mia Veronica, hai un fratello o un cugino in tutte le Case e arriva il momento in cui devi scegliere… e da bravo Grifondoro quale sono, tifo per Corvonero e di conseguenza per il mio fratellino e mio cugino Michael.”  

James si strinse nelle spalle, mentre accanto a lui sia Markus che Astrea tifavano visibilmente Corvonero… l’unica a restare in silenzio e a non avere niente con i colori della Casa di Priscilla era Kathleen, che si limitava a seguire l’incontro in silenzio, senza dire niente. 
 
“Kathy, perché non hai niente con il blu di Corvonero?” 

Markus staccò gli occhi dal campo e in particolare da Berenike per rivolgersi all’amica, che si limitò a stringersi nelle spalle per poi parlare quasi con aria colpevole:

“Beh… diciamo che non mi serve. Oggi non tifo Corvonero.” 
“CHE?” 

“Traditrice.”
“Non fate quelle facce, ho promesso ad Emma che avrei tifato per lei oggi…”

“Che vergogna, mi chiedo che cosa direbbe lo zio Maxi se lo venisse a sapere…” 
“Jamie, non pensarci nemmeno.” 
 
“Altrimenti che cosa mi farai? Sono il doppio di te, sai che paura…”   

James piegò le labbra in un sorrisetto, guardando l’amica dall’alto in bassa con una nota divertita degli occhi chiari che sparì non appena la ragazza aprì bocca, parlando quasi con un che di minaccioso:

“Se lo dici a mio padre riferisco a Veronica TUTTI i tuoi aneddoti più imbarazzanti di quando eravamo piccoli. Mi ricordo un mucchio di cose divertenti su di te, James Julius.” 

Kathleen sorrise appena, mentre invece il ragazzo sgranò gli occhi azzurri con sincero orrore e Veronica sorrideva con aria allegra, rivolgendosi alla Grifondoro con interesse:
 
“Aneddoti di James quando era piccolo? Sono tutta orecchie Kathleen, racconta pure.” 
“Non credo proprio. Non ti azzardare neanche, Kathy.” 


*

 
Quando vide un Bolide sfiorare pericolosamente la testa di Eltanin Aiden si sentì raggelare, impallidendo leggermente prima di alzare lo sguardo sul Battitore che l’aveva quasi colpita, trattenendosi dal raggiungere il compagno e colpire LUI con la sua mazza. 

“Flint! Che cavolo fai?” 
“Cerco di far prendere la Pluffa ai Corvonero, mi pare ovvio!” 

“Beh, cerca di farlo senza rompere il cranio alla mia ragazza!” 


Aiden sbuffò, maledicendo leggermente chiunque avesse fissato quella partita: era la prima volta in cui giocavano uno contro l’altra da quando stavano insieme e non aveva immaginato che sarebbe stato così strano. 
Di sicuro però mentre lui si assicurava che nessuno le rompesse qualche ossa, lei si stava divertendo da matti, ritrovandosi con la strada del tutto spianata dai Bolidi. 


Aveva la netta sensazione che Eltanin avrebbe riso per molto tempo pensando a quella partita, mentre lui di certo se la sarebbe legata al dito per un bel po’.  
 

*


Quando la partita era finita James e Markus erano praticamente corsi giù dalle tribune per raggiungere le due squadre, il primo per andare a complimentarsi con il fratellino e il secondo con Berenike. 


“È così che si fa, nanerottolo, sono fiero di te!” 
“Jimmy, mollami!” 

Jake sbuffò, maledicendo mentalmente il fratello maggiore che lo stava stritolando prima che anche Cecily li raggiungesse, unendosi alla stretta e ai complimenti verso il fratello minore. 

“Possiamo rimandare le effusioni a quando non saremo in pubblico?” 
“Jake!” 
“Ecco, ci mancava solo Grace… ora manca solo Phoebe all’appello!”  
“Non credo verrà ad abbracciarti Jake, ha appena perso dopotutto… Vado a consolarla.” 


Cecily abbandonò l’abbraccio collettivo per raggiungere la sorella gemella, rivolgendole un sorriso consolatorio prima di abbracciarla:

“Su, vieni qui, sei stata comunque brava!”  
“Non voglio abbracci da una Grifondoro, Cecily. Cecily, mollami!” 




Mentre Kathleen si era limitata a borbottare che sarebbe andata a consolare Emma Veronica aveva seguito James e Markus con più calma, fermandosi a guardare la squadra della sua Casa esultare prima di raggiungere le sue migliori amiche:

“Alla fine la nostra El aveva ragione, a quanto pare…”  
“Avevi dubbi, Vee? Quando mai io non ho ragione?” 

“Molto spesso a dire il vero, ma ne parliamo dopo… Berenike, Markus ti cerca.” 

La bionda accennò col capo in direzione del ragazzo, che la rossa si affrettò a raggiungere con un sorriso sulle labbra per poi abbracciarlo di slancio, godendosi i suoi meritati complimenti. 

“Io invece penso che andrò a cercare Aiden per consolarlo… poverino, infondo forse mi dispiace aver vinto.” 
“È la prima volta in cui dici una cosa simile da quando ti conosco, El… L’ho visto passare mentre venivo qui, non sembrava molto felice.” 

“Beh, non ama perdere… vado a cercarlo.”  

Eltanin sorrise all’amica prima di superarla, lasciandola sola a chiedersi quante volte avrebbe dovuto sbattere le ciglia per ammorbidire il Serpeverde dopo quella partita.


*

 
Emma Rosier IMG_4904


“Sicuramente avrei preferito vincere, ma si vede che quest’anno la Coppa non è nel destino della mia Casa… se non altro, siamo in vantaggio per la Coppa delle Case.” 

Emma si strinse nelle spalle, guadagnandosi un sorriso da parte di Kathleen mentre l’amicale metteva un braccio sulle spalle, accompagnandola verso gli Spogliatoi:

“Non cantare vittoria, prossimo sempre rimontare. Io, comunque, tifavo per te.” 
“Grazie. Anche se penso che a tuo padre verrebbe un infarto sapendolo…”

“Quando gli ho detto che vi avevamo battuti nella scorsa partita credo che abbia esultato per due giorni interi, ogni anno mi raccomando di battere la “figlia della Shafiq”. Ormai si chiama Rosier in realtà, ma credo che per lui rimarrà sempre Ariadne Shafiq.” 

“Anche mia madre accenna a tuo padre, di tanto in tanto… quando le ho detto che eravamo amiche le sono quasi venuti i capelli bianchi. Sembrava le avessi detto di voler sposare un Nato Babbano!” 


Kathleen rise alle parole dell’amica, che però le rivolse un’occhiata eloquente, come a volerle dire che era serissima. 
“Prova ad immaginare cosa sarebbe successo se tu ti fossi infatuata di mio fratello, allora…” 

“Penso che a quel punto si sarebbero dichiarati guerra apertamente, Kath. Siete Purosangue, ma forse avrebbe davvero preferito un Nato Babbano in quel caso.” 


*


“Ciao fratellino… Di cattivo umore per via della partita?” 
“Non ne voglio parlare.”

Kayla Burke rise mentre sedeva accanto al fratello maggiore, rivolgendogli un’occhiata piuttosto divertita:

“Suvvia, succede di perdere… non so dirti se ho trovato divertente o molto tenero il tuo ostinarti a non colpire Eltanin neanche per sbaglio. Lucas lo troverà sicuramente divertente.” 

“Glielo devi proprio raccontare?” 
“Naturalmente, così si farà quattro risate!” 
“Ho idea che tu sia l’unica a trovarlo divertente Kayla.” 

“No, vale anche per me.” 


Delilah, seduta su una poltrona a pochi metri di distanza con la sua gatta nera, Sheila, sulla ginocchia insieme al libro di Pozioni, parlò senza nemmeno alzare gli occhi verdi dalle pagine di pergamena, guadagnandosi un’occhiata torva da parte del compagno:

“Su questo non avevo dubbi Moody, ti ci vedo a non dispiacerti particolarmente per la sconfitta della nostra Casa.” 
“Dal momento che non sopporto molti dei suoi appartenenti… sì, probabilmente hai ragione.” 


Delilah si strinse nelle spalle, continuando a concentrarsi sul libro mentre anche Nate li raggiungeva, sedendo accanto ad Aiden. 

“Possiamo smetterla di parlare della partita? È deprimente perdere due volte nello stesso anno…” 
“Non dirlo, sento già le risate di scherno di mio fratello…” 

“Aiden? C’è mia cugina che ti vuole parlare, qui fuori.” 


Sentendo la voce di Andromeda Black Aiden si voltò, guardandola rivolgergli un sorriso prima di raggiungere Delilah e sedersi accanto a lei. 

“Beh, che aspetti? Su, vai!” 

Kayla gli diede una pacca sul braccio, suggerendogli di sbrigarsi per poi guardarlo alzarsi sbuffando:

“Ok, va bene…” 


“Quanto pensi che ci metterà a tornare di buon umore?” 
“Non saprei, magari dieci minuti al massimo… stiamo a vedere.” 




“Ciao, El.” 
“Ciao! Te l’avevo detto che avremmo vinto… ma sono venuta a consolarti. Tutto ok?” 
“Sì.” 

Il brontolio del ragazzo la fece quasi ridere, ma si trattenne di fronte alla sua faccia molto poco allegra, sorridendogli leggermente:

“Andiamo… è solo una partita. Potrai anche aver perso, ma ho molto apprezzato che tu non mi abbia lanciato contro un Bolide, neanche da lontano.” 
“E vorrei vedere, pensavi che ti avrei fatta finire in Infermeria?” 


Aiden sbuffò, continuando a parlare con un tono piuttosto cupo mentre Eltanin invece rise prima di avvicinarglisi e abbracciarlo:

“Beh, ovviamente ci speravo. È proprio per questo che ti adoro!” 
“Ti adoro anche io, purtroppo.” 






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Capitolo 22
*** Pasqua ***


Capitolo 21: Pasqua 


 
Lunedì 1 Aprile 



Kristal Jackson aprì il suo baule, iniziando a rovistare al suo interno per cercare le sue cravatte e camicie di ricambio.
La sera prima aveva lasciato la divisa ai piedi del letto, pronta ad essere indossata il mattino seguente… ma quando si era svegliata, pochi minuti prima, non ne aveva trovato traccia. 

Forse gli elfi erano passati e l’avevano portata in lavanderia?
Non era improbabile, ma non capiva perché anche anche tutti gli altri pezzi della divisa fossero misteriosamente scomparsi dal suo baule… e gli elfi non mettevano mai le mani nei bauli. 


“Che cosa cerchi?” 
“La divisa! Hai per caso visto una cravatta in giro, o la camicia? Non posso andare a fare colazione in pigiama!” 

“No, non ho visto niente in giro… ma se vuoi posso prestarti qualcosa.” 

Kristal quasi non sentì le parole di Emily, seduta sul letto accanto al suo. La Cercatrice si rialzò lentamente, spostando lo sguardo dal baule per posarlo sulla compagna:

“Che giorno è oggi?” 
“Lunedì.” 
“… È il primo di Aprile. Uno dei giorni che un certo individuo preferisce in tutto l’anno… credo di sapere che fine ha fatto la mia divisa, non preoccuparti.” 

Emily guardò la compagna uscire dalla stanza in pigiama, sparendo dietro la porta prima di parlare di nuovo, con diverse ottave in più nel tono di voce:

“LUCAS KROLL! DOVE SONO I MIEI VESTITI?”




Disgraziatamente Lucas sembrava essersi volatilizzato, per la prima volta in sette anni era sceso a fare colazione perfettamente in orario, persino prima della sua migliore amica… forse proprio per evitare la sua sfuriata. 
Così pochi minuti dopo Kristal stava attraversando l’Ingresso per raggiungere la Sala Grande in pigiama e a passo di marcia, morendo dalla voglia di strangolare il suo migliore amico. 

“Signorina Jackson! Dove sta andando in pigiama?” 

La McGranitt, che stava entrando a sua volta nella Sala, la guardò quasi con gli occhi fuori dalle orbite nel vederla passare in pigiama, ma la studentessa non si scompose, rispondendo senza smettere di camminare con le pantofole ai piedi – erano misteriosamente sparite anche le sue scarpe – e lo sguardo fisso davanti a sé:

A prendere Lucas Kroll per il coppino e appenderlo al soffitto della Sala Grande, lasciandolo in pasto ai gufi

“Scusi professoressa… sto giusto andando a prendere la mia divisa.” 

La Tassorosso si affrettò a superare la Vicepreside, parlando a denti stretti mentre entrava finalmente nella Sala Grande gremita di studenti che stavano facendo colazione. Cercò di non pensare alla sua voglia di sprofondare nel pavimento per essere in pigiama, peccato non aver ancora imparato l’Incantesimo di Disillusione, e si diresse a passo svelto verso il suo tavolo, in particolare per raggiungere un ragazzo dai capelli scuri che le dava le spalle ma che di certo stava ridendo con i fratellini proprio di lei. 

“LUCAS.” 

Il ragazzo si voltò, rivolgendole un sorriso prima di abbassare lo sguardo sul suo abbigliamento, sfoggiando una studiata espressione confusa:

“Kris, perché sei in pigiama?” 
“E me lo chiedi anche? Dove hai messo la mia divisa?” 

“Non so proprio di che parli Kris.” 
“I miei vestiti spariscono proprio oggi, il primo di Aprile? Che strana coincidenza… Luke, dimmi dove li hai messi o vado dalla tua insegnante preferita e mi assicuro che con te ci parli lei.” 

“Ancora con la McGranitt? Non mi puoi continuare a minacciare usando la McGranitt!” 
“Certo che posso, se tu mi rubi i vestiti! Voi due. Dove li ha messi?” 

La ragazza si rivolse a Francis e Martin, che fino a quel momento avevano seguito lo scambio di battute senza fiatare. I due non risposero, assicurandole che non sapevano proprio di cosa stesse parlando prima che Kristal roteasse gli occhi, allontanandosi borbottando a mezza voce che erano tre idioti. 

“Dove sta andando? Dici che ha lasciato perdere?” 
“Assolutamente no, non sarebbe da lei… Sta andando dai Corvonero? Perché dai Corvonero? Ah, certo…” 

Lucas sbuffò leggermente nel vedere sua sorella alzarsi e raggiungerli, piazzandosi davanti a lui con aria di rimprovero:

“LUCAS! Restituisci subito i vestiti a Kristal!” 
“Sharon, non sono stato io!” 

“Siete tre cerebrolesi. Ridalle i suoi vestiti.” 
“… Va bene. Solo perché me lo chiedi tu. Kris, sei sleale!” 

“Quindi tu mi rubi i vestiti e io sarei sleale?” 


*


Sabato 6 Aprile 


“Hai preso tutto?” 
“Me lo hai chiesto otto volte, ti dico di sì!”   Eltanin sbuffò leggermente mentre scendeva le scale del suo Dormitorio accanto a Veronica, con i rispettivi bauli che planavano alle loro spalle. 

“Hai preso lo spazzolino? Te lo dimentichi sempre.” 

Alla domanda della bionda Eltanin si fermò, borbottando che odiava quando aveva ragione prima di girare sui tacchi e affrettarsi a salire le scale. 

“Ecco, appunto… se non ci fossi io dove saresti, El?” 
“Già di sotto da Aiden, probabilmente.” 


“Pensate di farcela entro la fine delle vacanze? Il treno parte tra mezz’ora, datevi una mossa!” 

Berenike, seduta sul suo baule, rivolse un’occhiata torva in direzione di Veronica, continuando a far dondolare una gamba con impazienza. 
La bionda si limitò a sorriderle con aria colpevole, mentre poco dopo Eltanin si precipitò di nuovo nella Sala Comune con un sorriso stampato sul volto e lo spazzolino in ,ano:

“Ok, ci sono, ADESSO ho tutto. Possiamo andare!” 
“Alla buon ora, pensavo che avremmo passato Pasqua qui dentro, Sam, Daniel e Jonny sono già di sotto.” 
“Smettila di brontolare rossa!” 


*


“Ma perché ogni anno rischiamo di perdere il treno e dobbiamo fare le corse fino alla stazione?” 

Markus si lasciò cadere sul sedile con un sospiro di sollievo mentre James prendeva posto di fronte a lui accanto a Sam, borbottando che era tutta colpa di Kathleen. 

“Mia? La colpa è tua James, se non ci fossi io a prepararti ogni volta la tabella delle cose da prendere tu torneresti a casa con lo spazzolino, una maglietta e un paio di mutande! Poi verresti da me in ginocchio chiedendomi di prestarti i libri per fare i compiti.” 
“A volte sembri mia madre Kath…” 

“Beh, io vado a cercare Berenike, non ho nemmeno avuto il tempo di salutarla… ci vediamo dopo!” 

Markus sorrise prima di affrettarsi a defilarsi, lasciando i due amici alle loro solite discussioni prima che Sam si alzasse a sua volta, sostenendo che sarebbe andato a cercare Astrea.

“Come? Devo passare parte del viaggio da sola con te? Merlino…”   La ragazza sospirò, sfoggiando una smorfia di pura esasperazione mentre James invece sorrideva, per niente scalfito dalle sue parole o dal tono dell’amica:
“Non fare la drammatica Kathy, probabilmente tra poco spunterà anche Jonny…” 

“Ancora una volta bloccata con voi due, di bene in meglio… certe cose sembrano non cambiare mai.” 


*


“Sono davvero felice che tu abbia accettato di stare da me, ci divertiremo!” 
“Se è un modo per dire “mi farai copiare i compiti” te lo puoi anche scordare.” 

Lucas si rabbuiò alle parole di Kristal, comodamente stesa su una fila di sedili con una rivista in mano.

“E io che ti invito a stare da me, ingrata.” 
“Non mi fraintendere, sono felice di stare da te per una settimana, tua madre è così carina! Povera donna…” 
“Quindi vieni per salutare mia madre, non per stare con me? E perché sarebbe una povera donna?” 

“Immagino che tu lo sappia, Luke.”  Kristal sfoggiò un piccolo sorriso, facendolo sbuffare leggermente anche se non osò comunque replicare, sapendo che aveva ragione. 


“In ogni caso io tra poco devo andare, ho un turno da fare…” 
“Davvero? Beh, allora andrò a cercare James e Jonathan.” 


“Non fare saltare in aria un vagone, ti prego.” 


*


“Che cosa stai cercando?” 
“La mia stupida spilla! Ma dove accidenti l’ho messa…”. Markus imprecò leggermente, continuando a frugare nel suo baule mentre, alle sue spalle, Berenike seguiva la scena con leggero scetticissimo:

“Non puoi appellarla?” 
“Meglio di no, penso che sia così sepolta sotto cumuli di roba che uscirebbe mezzo contenuto del baule… eccola! Ma perché era dentro un calzino?” 

“Lo domandi a me? Coraggio, muoviti, dobbiamo controllare i primi quattro vagoni…” 

Il ragazzo sbuffò, alzandosi dopo aver chiuso il suo baule, borbottando che tornando indietro avrebbe sicuramente rifiutato la carica di Prefetto. 

“Lo so, ti capisco, tutti gli altri staranno cenando e noi dobbiamo sgobbare.”   Berenike roteò gli occhi pensando a sua cugina, che aveva lasciato nello scompartimento impegnata a poltrire con un libro in mano. 
“Perlomeno sono in tua compagnia.” 

Il Grifondoro sorrise, mettendole un braccio intorno alle spalle mentre la Corvonero invece inarcò un sopracciglio, guardandolo con leggero divertimento:

“Ma allora ogni tanto qualcosa di carino me lo dici, sono oltremodo stupita!” 
“Come ti permetti, io ti dico in continuazione cose carine!” 


*


Tre ore dopo Berenike era tornata nel suo scompartimento, morendo dalla voglia di riposarsi finalmente un po’ dopo aver ceduto il turno a Nathaniel… ma ben presto capì che non avrebbe dormito molto, impegnata a discutere con Eltanin sullo spazio che entrambe occupavano nella fila di sedili dove si erano stese:

“El, spostati, ho i tuoi piedi in faccia!” 
“Ma come fai ad avere i miei piedi in faccia se sei più alta di me? Stringiti un po’, piega le gambe!” 

“Non ci sto, sto cadendo, stringiti tu!” 
“E come?” 

Eltanin sbuffò, sistemando il suo cuscino meglio che poteva e rischiando di dare un calcio alla cugina, che la colpì con il suo mentre, nella fila di sedili opposta, Veronica si era comodamente sistemata con la mascherina davanti agli occhi, il cuscino e una coperta.

“Questi sono esattamente i momenti in cui sono felice di arrivare appena al metro e 60, sto benissimo ovunque.” 
“Vee, taci! Eltanin, mi hai tolto la coperta, ho freddo ai piedi!” 
“Dovevi prendertene una invece di scroccare la mia allora!” 


*


Nathaniel, fermo accanto al suo baule è impegnato a guardarsi intorno per cercare qualche traccia dei suoi genitori, sorrise istintivamente quando scorse la familiare figura di sua sorella corrergli incontro, rivolgendogli un largo sorriso prima di abbracciarlo di slancio:

“Ciao, Esme… sei venuta a prendermi?” 
“Ovviamente. Mi sei mancato.” 

Il ragazzo sorrise, annuendo leggermente mentre accarezzava i lisci capelli scuri della sorellina, guardandola con sincero affetto:

“Sì, anche tu. Mamma e papà dove sono?” 
“Dietro la colonna, andiamo.”

La bambina sorrise, prendendo il fratello maggiore per mano per poi spingerlo verso la suddetta colonna, mentre Nate si trascinava il pesante baule alle spalle:

“Piano piccolo tornado, questo baule pesa, sai? Vuoi forse portarlo tu?” 
“Scherzi? Peserà più di me!” 

Il Serpeverde sorrise appena di fronte alla puntualizzazione della sorella, senza alcun dubbio molto veritiera.
“Probabilmente è così… mamma e papà come stanno?” 
“Bene, credo. Non parlano molto da un po’…” 

Nathaniel fece per dire alla sorella che i loro genitori non avevano mai dialogato più di tanto, ma probabilmente fino a quel momento lei era stata troppo piccolo per rendersene conto… provò quasi un moto di pena nei suoi confronti, per dover passare tutti i giorni dentro quella grande casa da sola con i genitori. 


*


“Alla buon’ora, sto aspettando da un’eternità.” 
“Sì, anche noi siamo felici di vederti.” 

Aiden rivolse un lieve sorriso al fratello maggiore, che ricambiò prima di rivolgersi a Kayla, che gli era corsa incontro per poi stritolarlo in un abbraccio:

“Luke! Ti siamo mancati?” 
“Tu sì, lui un po’ meno…” 
“Simpatico come al solito.” 

“Mamma e papà hanno mandato me a venirvi a prendere… andiamo, ci staranno aspettando per il pranzo.” 
“Fantastico, muoio di fame. Bene Luke, portami il baule.” 

Kayla sorrise, assettando un lieve pacca sulla spalla del fratello maggiore prima di avviarsi con nonchalance verso la colonna che li avrebbe riportati alla stazione, lasciandosi i due fratelli alle spalle:

“Beh, io ho già il mio da portare… Forse l’abbiamo abituata troppo bene aiutandola sempre in tutto…” 
“Già, disgraziatamente sa che può sfruttarci come facchini.” 

Lucas roteò gli occhi ma prese comunque il manico del baule, iniziando a trascinarselo alle spalle e seguendo la sorellina che, manco a dirlo, li aspettava ridacchiando con aria soddisfatta. 


*


“Libra!” 

Sia Berenike che Cara si dimenticarono momentaneamente dei bauli quando videro la sorella maggiore, raggiungendola per poi stringerla in un doppio abbraccio, togliendole praticamente il respiro:

“Ragazze, mi siete mancate, ma potreste stringere un po’ meno?” 
“Scusa… come stai?” 

Berenike sciolse l'abbraccio, sorridendo alla sorella che ricambiò prima di stringersi nelle spalle:

“Bene, come al solito… ma forse dovremmo muoverci a tornare a casa, ho lasciato Selene, Pixis e Hydra da sole e non vorrei trovare metà casa in fiamme al nostro ritorno, poi dovremmo migrare in Svizzera per sfuggire all’ira di papà.” 
“Svizzera? Io direi Sud Africa, in Svizzera ci troverebbe in un lampo, è troppo vicina. Prendiamo i bauli e arriviamo. A proposito… Il giudice era troppo impegnato per venire?” 

Cara inarcò un sopracciglio e Libra si strinse nelle spalle, parlando con tono neutro prima di fare cenno alle sorelle minori di seguirla:
“Ha detto che aveva un paio di cose da sistemare in ufficio, lo conosci. Coraggio, andiamo… ma sono davvero felice di vedervi, finalmente in casa potrò parlare con qualcuno che abbia più di dieci anni!” 


*


Lunedì 8 Aprile 

“Mamma?” 

Elnath fece capolino sulla soglia del salotto, rivolgendosi alla madre che, seduta su uno dei due divani, si stava limando le unghie curate:

“Mi fai una tazza di thè? Gli elfi sono impegnati a preparare il pranzo per dopo…” 
“Sono vagamente certa di averti fatto due mani, vent’anni fa, arrangiati.” 

Lizzy non si scompose minimamente, continuando a sistemarsi le unghie mentre il ragazzo, sbuffando, andava a stendersi sul divano libero, rivolgendo un’occhiataccia alla gemella, che stava ridacchiando.



“Allora, come sono andati gli ultimi test?” 
“Bene, credo, a parte forse Antiche Rune.” 

“E pensare che io ero bravissimo… posso darti una mano, se vuoi.” 
“Beh, ho giusto 3 testi da tradurre per le vacanze, se proprio insisti…” 


Eltanin sfoggiò un largo sorriso mentre il padre, dopo aver distolto lo sguardo dal giornale che teneva in mano, ricambiava e muoveva la Regina sulla scacchiera che avevano davanti, appoggiata sul tavolino di vetro accanto all’orologio che scandiva i rispettivi turni. 

“D’accordo El, ti aiuterò.” 
“Ci speravo, grazie.” 

Eltanin abbassò lo sguardo sulla scacchiera, mangiando uno dei cavalli del padre con la sua regina prima di azzerare nuovamente l’orologio, cedendo il turno ad Altair. 
Che dopo nemmeno due mosse, continuando a leggere distrattamente il giornale, si appropriò del suo prezioso Re:

“Scacco.” 
“COME? Ancora? Ma basta, papà non puoi farmi vincere apposta come quando ero piccola?” 
Eltanin sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre il padre invece le sorrise con aria divertita, ripiegando il giornale e annuendo: 

“Se proprio insisti…” 


Stavano per iniziare l’ennesima partita quando la familiare voce della padrona di casa giunse alle loro orecchie, rivolgendosi ad Elnath, comodamente steso sul divano di pelle mentre Electra si era sistemata su una poltrona a leggere. 

“Ragazzi, tra un po’ arrivano gli zii… Elnath, hai pulito la tua camera?” 
“No. Andiamo mamma, sono in vacanza!” 

“Per l’appunto, non hai niente da fare, quindi vai a metterla in ordine.” 
“È colpa tua se è in disordine, hai minacciato gli elfi e gli hai ordinato di non pulirla!” 

 “Io? Minacciare gli elfi? Non dire assurdità, ho solo detto a quei poveretti che se avessero messo le mani nella tua camera avrei dato loro dei vestiti, non intendevo certo picchiarli!” 

“Cara, temo che per loro questa sia una vera e propria minaccia. Alfiere in H3.” 


“Beh, in ogni caso andrai a pulire la tua stanza, ormai sembra una specie di porcile!” 
“Beh, non mi risulta che gli zii dovranno pranzare in camera mia, no?” 

Elnath inarcò un sopracciglio, rivolgendo alla madre un’occhiata quasi di sfida prima di tornare a concentrarsi sul suo libro. 
Sia Eltanin che Altair rivolsero una fugace occhiata a Lizzy, che tenne lo sguardo fisso sul figlio assottigliando pericolosamente gli occhi scuri, prima che il marito mormorasse qualcosa a bassa voce alla figlia minore:

“E questo è esattamente il momento in cui lui si alza e fa quello che lei gli ha detto.” 

“Parlami di nuovo con quel tono, Elnath Black, e ti assicuro che come ti ho fatto, ti disintegro. Vai a pulire la tua stanza, subito.” 


Due secondi dopo Lizzy stava effettivamente trascinando il figlio verso la soglia del salotto per un orecchio, borbottando che i Black erano un branco di ragazzini viziati. 

“Mamma, io la mia camera l’ho pulita.” 

Eltanin sfoggiò un sorriso angelico in direzione della madre, che ricambiò mentre anche Electra si affrettava a sottolineare la stessa cosa. 

“Brave le mie ragazze. Quello invece somiglia ad un certo individuo, che una volta ha preso in mano il borotalco e mi ha chiesto se si trattasse di farina…” 

“Liz, non puoi negare che si somiglino!” 
 Tranquilla mamma, so benissimo di essere la tua preferita. Regina in E4.” 


*


“Mamma, è pronto?” 

Lucas mise il naso in cucina per cercare di capire se il pranzo fosse finalmente pronto o meno, ma invece di una risposta ricevette solo un’occhiata torva da parte della madre, in piedi davanti ai fornelli accanto alla sua migliore amica:

“Non ancora, magari perché devo cucinare per venti persone e l’unica che si sta degnando di dare una mano è Kristal, che tecnicamente è un’ospite.” 
“Non si preoccupi Evangeline, sono abituata, mio fratello non sa nemmeno accendere il forno.” 

Kristal sorrise alla donna, pulendosi le mani nel grembiule che aveva addosso mentre la padrona di casa le rivolgeva un’occhiata quasi carica di compassione:

“Ci fa piacere averti qui tesoro, ma non mancherai alla tua famiglia? Possono vederti solo per una settimana dopo mesi.” 
“Un po’ mi dispiace per mio fratello, ma avrei comunque visto mia madre solo ieri, oggi partiva per Firenze.” 

“Davvero? A Pasqua?” 
“Mamma, non farti gli affari di Kris!” 

Lucas sospirò, avvicinandosi a madre e amica per cercare di capire che cosa avrebbe mangiato per pranzo, sbirciando le pentole:

“Allora, che si mangia?”
“Per non chi non aiutato c’è solo il minestrone.” 

“Andiamo, siamo in vacanza! E poi perché devo aiutare proprio io, mi risulta di avere tre fratelli.” 
“Ma tu sei il maggiore, e dovresti dare il buon esempio ai tuoi fratelli invece di trasformarli in due teppisti! Sharon mi ha raccontato un bel po’ di cose molto interessanti.” 

Evangeliche scoccò un’occhiataccia in direzione del figlio maggiore, che sfoggiò un sorriso colpevole mentre invece, accanto alla padrona di casa, Kristal ridacchiava, ben lieta di aver accettato l’invito dell’amico per poterlo vedere messo sotto torchio dalla madre, prendendosi finalmente la sua rivincita per tutti gli scherzi che era solito farle. 


*


“La zia è ancora al lavoro?” 
Astrea, comodamente seduta sul divano nel soggiorno della casa dei suoi zii paterni accanto a Daniel, si rivolse alla più piccola tra i suoi cugini mentre Krystal prendeva posto accanto a lei, sul bracciolo del divano:

“Sì, ma dovrebbe tornare entro l’una.” 
“Questo significa che al momento il pranzo è nelle mani di tuo fratello e dello zio Reg?” 

“Già.” 
“Non pensi che sia il caso di preoccuparsi? Lo zio è bravo a preparare solo Pozioni e veleni! Potrebbe mettere qualcosa di strano nella zuppa…” 

La Grifondoro sgranò gli occhi con orrore alla sola idea, immaginando di trovare un pezzo di Salamandra dentro l’antipasto mentre Krystal invece ridacchiava:

“Rilassati, con il tempo è diventato quasi capace in cucina, penso dovesse sopravvivere in qualche modo quando la mamma lavorava di sera e non poteva preparargli la cena. Anche se quando eravamo piccoli combinava disastri impressionanti, una volta ha fatto esplodere una pentola facendo la pasta.” 

“Krys, invece di raccontare aneddoti con la tua lingua lunga, vieni a dare una mano?” 
“Non può pensarci Rose?” 

“Io ho preparato la tavola!” 
“Incantare le stoviglie non è preparare!” 


Krystal sbuffò mentre si alzava, borbottando quanto avere una sorella maggiore fosse snervante:

“Ok, va bene,.. voi due venite a darmi una mano?” 
“Oh, ci piacerebbe, ma vedi… noi siamo ospiti.” 


Di fronte agli angelici sorrisi identici di Daniel e Astrea l’ex Grifondoro sbuffò, fulminando i cugini con lo sguardo prima di allontanarsi per andare in cucina: 

“Non avevo dubbi…” 



Pochi minuti dopo Stephanie uscì quasi di corsa dal camino, spolverandosi la cenere dal soprabito e guardandosi intorno quasi con aria timorosa:

“Ho fatto più in fretta che potevo, Moody mi ha incastrata a lavorare anche a Pasquetta… Tutto bene? Hanno mandato a fuoco qualcosa, siete vivi?” 
“Vivi e vegeti zia, Drew, Krys e lo zio sono in cucina.” 

“Tutti e tre insieme? Reg, allontana le mani dalle pentole, ieri ho cucinato tutto il giorno e non rovinerai tutto!”   L’Auror sgranò gli occhi con orrore prima di correre in cucina per raggiungere marito e figli, mentre la voce del Pozionista giungeva nuovamente alle orecchie dei due nipoti: 

“Che melodrammatica, solo perché una volta ho accidentalmente rovesciato delle radici sull’arrosto…” 
“Erano radici velenose, tuo padre per poco non ci rimaneva secco!” 



“Dici che avremo mai una riunione di famiglia normale, noi Carsen?” 
Astrea sorrise, rivolgendosi al fratello che invece scosse il capo, tornando a concentrarsi sul libro che aveva in mano: 
“No, ne dubito, papà lo dice sempre.” 
“Sai cosa dico io invece? Non è possibile che tu stia già facendo i compiti!” 

La Grifondoro scosse il capo quasi con disapprovazione, mentre invece Daniel sospirò, rivolgendole un’occhiata esasperata:

“As, abbiamo una settimana di vacanza, non cinque mesi, prima o poi li dovremo fare!” 
“Si, certo, la sera prima di partire o sul treno tornando a casa… basta studiare, ti sequestro questa roba.” 
“Ora dici così, poi tra tre giorni verrai da me in ginocchio per chiedermi di farti copiare i compiti...
E ti dirò di no, signorina.” 

“E allora? Te li ruberò, come faccio ogni volta.” 


*


“Punto!” 
“Merda!” 

“Il linguaggio!” 
“Scusa mamma…” 

Delilah sbuffò, borbottando delle scuse a mezza voce mentre invece sua sorella Erica ridacchiava, seduta di fronte a lei sul tappeto del salotto con delle gobbiglie a dividerle. 

“Sto vincendo sorellona, ma non prenderla… capita!” 
“Non cantare vittoria troppo presto, nanerottola.” 

“Non ho ancora compiuto dodici anni, dammi il tempo di crescere!”  Di fronte al tono indignato della sorellina Delilah roteò gli occhi, facendole cenno di sbrigarsi con il suo turno:

“Va bene, scusa, ma sbrigati, tra poco arriveranno i parenti e dobbiamo finire prima che il pranzo sia pronto.” 
“Non ho nessuna intenzione di perdere quest’anno, io non mi siedo vicino allo zio Alastor!” 
“Nemmeno io voglio sedermi vicino a lui, quindi la vedremo.” 


“Dovresti farlo tu, sei la maggiore, sacrificati per amore nei miei confronti!” 
“Non ci penso neanche!” 


“Che cosa state facendo, voi due? Non vi vedo giocare con le Gobbiglie da secoli ormai.” 


Quando la madre delle due si avvicinò, uscendo dalla cucina dove aveva passato tutta la mattina, Delilah e Erica si voltarono verso la donna, parlando quasi con aria grave:

“È una cosa importante mamma.” 
“Già, stabiliamo chi dovrà sedersi vicino allo zio Alastor… sappiamo già dove prenderà posto, lui si mette sempre sul lato sinistro del tavolo al secondo posto, figuriamoci, abitudinario com’è.” 

“Davvero? È un vero peccato, io avevo pensato di sistemarvi una alla sua destra e una alla sua sinistra!” 

Di fronte alle espressioni di puro orrore delle figlie la donna cercò di non ridere, trattenendo a stento un sorrisetto prima di girare sui tacchi e tornare in cucina, seguita a breve distanza da entrambe:

“Mamma, non sei seria, vero? Dimmi che stai scherzando!” 
“Erica, non fare tante storie… Lo sai che lo zio è vagamente paranoico, cinque anni fa hai avuto la brillante idea di mettergli un petardo sotto la sedia e da allora ti crede una specie di teppistella.” 

“Quante storie per un innocuo petardo… l’idea era stata di Delilah, comunque, solo che io ero troppo ingenua e ho lasciato che lo facesse fare a me!” 

La ragazzina sbuffò, fulminando la sorella maggiore con lo sguardo che invece sorrise quasi con aria sognante:

“Ah, sì… bei tempi, quelli.”

“In ogni caso, non può sedersi papà vicino allo zio? È suo cugino, è parente più stretto rispetto a noi due.” 
“Arrendetevi, ormai ho deciso. Così imparate a non aiutarmi a pulire la casa.” 

Di fronte al sorriso dolce della madre Erica roteò gli occhi, borbottando qualcosa a mezza voce: 

“Sapevo che c’era qualcosa sotto quando non ci ha fatto la predica…” 


Delilah invece sospirò prima di fare cenno alla sorella di lasciar perdere e tornare in salotto, mentre la madre, sorridendo, raccomandava alle figlie di andare a cambiarsi prima dell’arrivo dei parenti. 


“Sì mamma, ora andiamo… E ricorda, “Vigilanza costante!”
“Lo imiti proprio bene!” 
“Lo so piccoletta, grazie.” 


*


Mercoledì 10 Aprile


Libra Black IMG_4913 Cara Black IMG_4914 Hydra Black IMG_4915

“Ho sentito la porta aprirsi! Tra un minuto sarà qui!” 
“Cara, stai calma, smettila di agitarti!” 
“Come faccio a non agitarmi? Tra due secondi finiremo tutte dentro una bara!” 

“Non fare la melodrammatica… Comunque la colpa è di Hydra!” 
“Mia? Io ho dieci anni, dovevate pensarci voi!” 


Hydra sbuffò, fulminando Cara con lo sguardo mentre Libra invece roteava gli occhi:

“Io ero fuori, mi ero illusa che al mio ritorno avrei trovato la casa integra… ma di tutte le stanze dovevate lasciare che Selene e Pixis giocassero proprio lì?” 

“Io stavo studiando!” 
Berenike alzò una mano come a volersi dire innocente mentre Cara sbuffava, borbottando che aveva detto ad Hydra di controllare le sorelle minori ma che invece lei se n’era scordata.

“Posso chiedervi perché, invece di scappare in Sud Africa, ce ne stiamo qui a bere il thè come se niente fosse?” 
“Sei fissata con l’Africa o cosa? E poi ce ne stiamo qui per sembrare più innocenti, mi raccomando: quando entra non fate facce colpevoli!” 

“Com’è una faccia colpevole?” 
“È quella che hai adesso.”
 

“Ma non potevate provare a rimediare i danni con la magia? Voi due siete maggiorenni, io non posso usare la magia qui!” 
“Libra è tornata mezz’ora fa, ti ricordo, e non credo ci sia granché da sistemare… e poi ieri papà ha detto che sarebbe tornato prima perché gli hanno cancellato una riunione, quindi non avremmo avuto il tempo.”


Al borbottio seccato di Berenike Cara scosse il capo con aria grave, tenendo nervosamente la sua tazza piena di thè in mano mentre Libra, seduta a capotavola tra lei e la rossa, le rivolgeva un’occhiata torva, ordinandole di stare zitta mentre dei passi preannunciavano l’arrivo del padre, che effettivamente si fermò sulla soglia della stanza pochi secondi dopo. 

“Ciao papà.” 

Antares si fermò sulla soglia della sala da pranzo, facendo vagare lo sguardo sulle sue quattro figlie più grandi, tutte sedute intorno al tavolo e con delle tazze di thè davanti. Gli occhi azzurri dell’uomo indugiarono in particolar modo sui sorrisi che tutte e quattro sfoggiavano, cercando di ricordare l’ultima volta in cui gli avevano sorriso. 

C’era qualcosa sotto, molto probabilmente. 

“Va tutto bene ragazze?” 
“Certamente. Sei tornato prima.” 

Il tono rilassato di Libra non vacillò, maledicendo mentalmente il pessimo tempismo del padre: 

Proprio l’unica sera in cui avresti dovuto tardare



Antares inarcò un sopracciglio con leggero scetticismo, trattenendosi dal far notare alla figlia maggiore che era stata lei la prima, negli ultimi mesi, a lamentarsi del fatto che stesse troppo tempo al Ministero e mai a casa… ma decise di lasciar perdere e si limitò a congedarsi brevemente, sparendo dalla visuale delle quattro figlie. 


“Non potevamo andare a nasconderci dagli zii?” 
“No, ci avrebbe trovate in un attimo. Gli diremo la verità, che è stato un piccolo incidente… ma come hanno fatto a causare un simile danno continuo a chiedermelo, hanno poco più della metà dei miei anni insieme!” 

“Tu quello lo definisci piccolo? Vaglielo a dire, ti aspetto qui.”     Di fronte al tono scettico di Berenike Libra aprì la bocca per dire qualcosa, forse che non era affatto il momento per il sarcasmo, quando la piuttosto familiare voce del padre giunse alle loro orecchie, decisamente poco allegra:

“RAGAZZE!” 
“Merda, se né già accorto…” 
“Difficile non vedere quella gigantesca cavità nella parete, no? Hanno fatto saltare anche la cassapanca! E poi il suo studio è sempre la prima stanza dove mette piede, purtroppo.” 

“Stiamo calme… dobbiamo solo decidere CHI di noi gli dirà che sono state le piccoletto giocando, che è stato un incidente e che sì, non avremmo dovuto lasciarle entrare nello studio ma non ce ne siamo accorte.” 


Alle parole di Libra Berenike si rivolse alle due sorelle minori, affrettandosi a parlare:

“Bene, votiamo. Chi pensa che dovrebbe farlo Libra, visto che è la maggiore?” 
Quando tutte e tre alzarono la mano simultaneamente Libra sbuffò, borbottando quanto fossero tre codarde mentre si alzava, pronta a raggiungere il padre al piano di sopra e provare a rimediare al danno. 

“Bene, ma sappiate che non lo faccio affatto per voi, no, lo faccio per la mamma.” 



*

Stesa sul suo letto, stava cercando di fare i compiti di Trasfigurazione, ma senza troppo successo a causa delle voci provenienti dal piano terra e che la distraevano considerevolmente. 

Veronica abbassò mollemente il braccio che sorreggeva il libro, puntando gli occhi chiari sul soffitto della sua camera e cercando sinceramente di non sentire le voci dei suoi genitori. Concentrandosi su un punto indefinito dell’intonaco riuscì a smettere di fare troppo caso alle parole che si stavano dicendo, finendo col sentire solo distrattamente le loro voci, in un angolo della sua testa. 

Era felice di tornare a casa e rivedere i suoi genitori quando arrivavano le vacanze, ma allo stesso tempo quasi detestava dover averci a che fare quando erano entrambi sotto lo stesso tetto o dentro la stessa stanza, cosa che ormai accadeva comunque abbastanza di rado, era piuttosto sicura che quando era a scuola non si vedessero minimamente.

Per un attimo si chiese per cosa stessero litigando ma poi decise che nemmeno aveva molta voglia di saperlo, probabilmente era solo l’ennesima stupidaggine, esattamente come quando erano ancora sposati. 

“Buone vacanze e buona Pasqua, Veronica.” 


*


Sabato 13 Aprile



“Non ci voglio credere. Possibile che dopo sette anni riusciamo ancora ad essere in ritardo? Jonathan, mettiti le scarpe!” 

Ingrid Miller, in piedi davanti alla porta d’ingresso di casa, si passò nervosamente una mano tra i capelli biondi mentre, davanti a lei, i figli facevano avanti e indietro con i bagagli e Biagio le saltellava intorno, probabilmente chiedendole qualche attenzione che però sembrava destinata a non arrivare.

“Adesso mamma, un attimo!” 
“Dovevate finire di preparare i bagagli ieri sera, ogni anno la stessa storia…” 
“Scusa, mi sono perso in chiacchiere con James usando il camino, poi è arrivata Lucy sostenendo di voler parlare con le gemelle…” 

“Mi consolo pensando che probabilmente Jane ora è nella stessa situazione allora. Olly, tu sei pronto?” 
“Naturalmente, per chi mi prendi cara?” 

“Beh, questi due dovranno pur aver preso da qualcuno, no?” 


*


“Kath, sei pronta?” 
“Io sì, ma non so dove sono finiti papà e Mike!” 

Kathleen lasciò il baule sul pavimento dell’ingresso mentre sua madre roteava gli occhi, prendendo in considerazione l’idea di andare a King’s Cross solo con la figlia, senza marito e figlio. 

“Io sono qui, papà si sta lavando i denti.”   
Michael si fermò accanto alla sorella minore con un sorriso, quasi soddisfatto di essere stato puntuale così da non dover incassare delle accuse da parte della madre, che invece sbuffò prima di rivolgersi al marito, parlando ad alta voce per farsi sentire:

“Ancora con questi denti? MAXIMILIAN, non ci farai perdere il treno un’altra volta con questa dannata storia dei denti!” 

“Ti ricordo che l’igiene è importante!” 
“È importante anche cercare di non perdere i treni per la scuola, Max…” 

Poco dopo, con gran sollievo sia della moglie che della figlia, Maximilian scese le scale per raggiungere la famiglia nell’ingresso, borbottando che era successo solo una volta e parecchi anni prima, ma Daniele continuava ad usare quella storia come appiglio in qualunque situazione.


*


“C’è qualcuno dentro questa casa che sia pronto?” 

Quando non ottenne alcuna risposta dai vari figli dispersi per casa Jane Julius si rivolse inequivocabilmente al marito, rivolgendogli un’occhiata che venne subito colta, tanto che Dante sorrise prima di schiarirsi la voce e parlare, rivolto verso le scale:

“RAGAZZI! Di sotto, adesso!” 

“Non capirò mai come tu faccia, ti sentono sempre tutti anche in mezzo alla calca!” 
“Beh, avendo cinque figli è senza dubbio utile. Possibile che su cinque non ce ne sia uno di puntuale?” 


Dante non aveva neanche finito di parlare quando Grace comparve nel salotto con un sorriso stampato sul volto, avvicinandosi ai genitori con aria soddisfatta:

“Io sono pronta!” 
“Ed è proprio per questo che ti adoro, Gracie. Ti dò una mano con il baule, per te pesa troppo.” 

Dante sparì insieme alla figlia più piccola sulle scale subito prima delle gemelle, che fecero la loro comparsa tenendo il baule di Cecily:

“Noi siamo pronte, ma pensate forse che quel simpaticone di James ci aiuti con la magia? No, mi pare ovvio!” 
“Faccio io.” 

Jane roteò gli occhi, appellando i bauli delle gemelle con un pigro movimento della bacchetta, mentre anche Jake seguiva le sorelle maggiori sulle scale:

“Sono pronto anche io… devo solo trovare le mie scarpe!” 

“Io vi avevo detto di finire di preparare i bauli ieri sera, ma come sempre non mi avete dato retta! Mi consolo pensando che probabilmente Ingrid è nella mia stessa situazione… e anche Lizzy.” 


*


Elizabeth teneva gli occhi fissi sull’orologio che portava al polso, contando mentalmente i minuti che li separavano dalla partenza dell’Espresso per Hogwarts. Dei suoi figli, manco a dirlo, ancora nessuna traccia anche se erano quasi le dieci e mezza. 


“D’accordo signori, il treno parte praticamente tra mezz’ora, escludendo il tempo per arrivare e sistemare i bagagli abbiamo circa un quarto d’ora… Cerchiamo di non perdere il treno proprio oggi, visto che è l’ultima volta in cui vi devo portare in quella dannata stazione!”  (Ma quante di noi avrebbero voluto essere lì stamattina? Nda)


Pochi istanti dopo la donna sentì, con sollievo, dei passi sulle scale che precedettero la comparsa di Eltanin e dei gemelli, mentre il baule della ragazza galleggiava a mezz’aria dietro di lei:

“Eccoci mamma, siamo pronti!” 
“Alla buonora… Dove accidenti si è cacciato vostro padre?” 

“Sono qui.”   Alla domanda di Lizzy Altair comparve accanto a lei praticamente dal nulla, guadagnandosi un’occhiata perplessa da parte della moglie:

“Dove ti eri nascosto fino ad ora?” 
“Questa casa nasconde dei segreti.”
   Altair si strinse nelle spalle, serafico, e a Lizzy non restò che roteare gli occhi, evitando di fare altre domande prima di rivolgersi ai figli:

“Bene, ora che siamo miracolosamente tutti qui… Vogliamo andare o El ha dimenticato qualcosa come al solito?” 
“No, ho tutto, Elly ha controllato… forza, andiamo o perderò il treno e Berenike mi deriderà fino alla fine dell’anno. E anche Aiden.” 

“Bene, andiamo allora… coraggio famiglia, fuori, ora che siete tutti maggiorenni possiamo finalmente Smaterializzarci.” 
“Per fortuna, l’anno scorso è stato un disastro!” 
“Colpa di vostra madre, lei ha insistito per usare quella strana cosa Babbana che fa un rumore infernale e si muove in modo incomprensibile!” 

“Auto Black, auto, smettila di fare l’uomo del mesozoico e esci! Dio, ma come ha fatto Jane con cinque figli, io già con tre ho rasentato l’esaurimento prima che andassero ad Hogwarts… e tu che volevi il quarto!” 


*


“Tanto perché tu lo sappia…” 

Berenike parlò con tono piuttosto seccato, tenendo le braccia conserte e lo sguardo fisso sul ragazzo che, seduto di fronte a lei, si stava contorcendo dal ridere dopo averla ascoltata.

“… non ci trovo nulla di divertente.” 
“No? Assolutamente nulla? Secondo me è molto divertente invece!” 

Berenike sbuffò, borbottando che fino ad un’ora prima moriva dalla voglia di rivederlo ma che stava cambiando idea mentre Markus, continuando a ridacchiare, immaginava la fidanzata e le sorelle alle prese con lo studio mezzo distrutto del padre. 

“Oh, andiamo! Le tue sorelline hanno combinato un macello e voi avete aspettato vostro padre come dei piccoli, innocenti angioletti… Chissà che colpo quando è entrato nel suo studio!” 
“Definisci “colpo”… La scelta di Selene e Pixis è stata a due poco penosa, credo che quella stanza sia la più importante per mio padre in tutta la casa, a parte la camera sua e della mamma. Hanno sempre tentato di entrare a curiosarci, ma mia madre le ha sempre tenute alla larga.” 

“Ha fatto bene, allora… Come avete fatto a non accorgervi che erano lì?” 
“Io studiavo, Libra era via… piccolo incidente. Non hai idea dell’infarto che ho preso sentendo quella specie di esplosione, non so come abbiano fatto ma potevano farsi male! Se avessimo lasciato che si uccidessero a causa della loro stessa magia repressa mia madre sarebbe tornata per ucciderci tutte.” 

Markus riprese a ridere e la rossa roteò gli occhi, borbottando che non c’era niente da ridere anche se forse, riflettendoci, il ragazzo non aveva poi tutti i torti a trovarlo divertente. 


Probabilmente anche sua madre, dopo averle strigliate dalla testa ai piedi, avrebbe riso di fronte alla faccia che aveva fatto Antares. 







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Capitolo 23
*** Ti manca? ***


Capitolo 22: Ti manca?           
 
  26 Aprile 1944 

       
Mentre attraversava l’Ingresso per tornare nei Sotterranei, Antares Black era decisamente di ottimo umore, come sempre al suo compleanno: aveva passato la mattinata a dormire placidamente, e quando si era svegliato uno dei numerosissimi elfi di Hogwarts gli aveva portato la colazione, come ogni anno. 
Altair aveva provato a svegliarlo prendendolo a cuscinate, ma nessuno era in grado di buttarlo giù dal letto quel giorno... E il cugino di era beccato qualche parolaccia prima di decidere saggiamente di lasciar perdere: non aveva nessuna voglia di sorbirsi la vendetta di Antares per averlo svegliato il giorno del suo compleanno. 

“Ant!”  

Sentendosi chiamare il ragazzo si fermò, e il suo buonumore non poté che aumentare quando vide Lyra andargli incontro, sorridendogli:
 “È da un secolo che ti cerco... dove ti eri nascosto?” 

“Stamattina dormivo, ma questo già lo sai.”  "Si, conosco la tua “tradizione”... in ogni caso, buon compleanno!”  
    
Lyra gli sorrise prima di alzarsi in punta di piedi per dargli un bacio su una guancia, facendolo sorridere con aria divertita:
“Potevi venire a farmeli stamattina, gli auguri!”        
“Col cavolo, l'anno scorso l'ho fatto e prima mi hai quasi lanciato contro una maledizione...”  “In mia difesa posso dire che non mi ero reso conto fossi tu, ero assonnato...” 
      
“... e poi, quando ti sei accorto che ero IO e non Rod travestito per farti uno scherzo, mi hai impedito di andare a lezione in orario perché “ti sentivi trascurato e volevi le coccole”.”  
    
Lyra roteò gli occhi castani, ricordando la ramanzina che si era beccata da Lumacorno per colpa del ragazzo, che le si era incollato appresso a mo’ di koala, impedendole di andare a lezione perché “necessitava di affetto e di abbracci”. 
Antares invece sorrise, ricordando le sonore proteste della ragazza con gran divertimento: “Beh, ma alla fine io ottengo sempre quello che voglio, no? Ora scusa, ma se non vado farò tardi io... e qualcosa mi dice che a differenza degli altri insegnanti Charlotte NON lo accetterebbe.” 
(Magisterium, Cap. 27)

 
Venerdì 26 Aprile 1970
Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, Ministero


“Signor Black?” 
 
Antares Black alzò lo sguardo dai documenti che stava leggendo per posare gli occhi chiari sul ragazzo che era comparso sulle soglia dell’ufficio, guardandolo e aspettando un suo cenno per proseguire a parlare. 
   
“C’è una visita per lei.” 
“Può aspettare dieci minuti? Ora ho da fare.” 

“Non saprei signore, è un Auror, credo che sia urgente.” 

A quelle parole l’uomo annuì, facendogli sbrigativamente cenno di far entrare la sua “visita” mentre abbandonava i fogli sulla scrivania, appoggiandosi allo schienale della sedia. Un’idea piuttosto chiara aveva già preso forma nella sua testa, quindi non si scompose minimamente quando vide entrare nella stanza un uomo sorridente, alto, decisamente familiare e con un paio di occhi azzurri che ricordavano moltissimo i suoi.  
  
“Ciao, cugino… avevo il sospetto che fossi tu.” 
“Sapevo che saresti stato restio a far entrare chiunque, ma ho fatto finta di avere un’importante comunicazione da darti… Buon compleanno, Anty.” 

Altair sorrise, prendendo posto di fronte a lui senza neanche aspettare un invito da parte del cugino, che si limitò a rivolgergli un’occhiata torva  come sempre quando veniva appellato con quel fastidioso nomignolo che si portava appresso ormai da fin troppi anni.
 
“Grazie. Non hai altro da fare Altair, se non venire a festeggiare me?”  
“Beh, infondo il nostro Quartier Generale è qui vicino, non hai sempre trovato estremamente piacevole avermi a così poca distanza?” 

Altair sfoggiò un piccolo sorriso, accavallando le gambe con un movimento fluido mentre il cugino inarcava un sopracciglio senza scomporsi, parlando con un tono piuttosto neutro:  

“Tremendamente piacevole, pensavo giusto questo, sì. Che cosa mi hai portato? Se è una foto ridicola che hai fatto anni fa e che sei venuto a sbattermi sotto al naso puoi anche tenertela.” 
 
“Oh no, niente foto, ho avuto il preciso ordine di portarti questo.” 
 
Altair appoggiò qualcosa avvolto nella carta sulla scrivania nel cugino, che gli rivolse un’occhiata leggermente curiosa:

“Ho l’impressione, dal tuo tono, che l’ordine di cui parli non venga da Burke.” 
“No, viene dal mio altro capo.”
  
Altair piegò le labbra in un lieve sorriso e Antares ricambiò appena, rilassandosi leggermente:

“Come sta Elizabeth?”  
“Oh, benissimo, quella donna finirà col seppellirci tutti. Ieri ha preparato una teglia mastodontica di lasagne e mi ha detto di portartene un po’… “Altair, non hai avuto l’impressione che a Pasqua Ant fosse dimagrito parecchio? Secondo te mangia? Portagli le lasagne e ficcagliele in gola!”  

“La imiti proprio bene.”    Antares sorrise appena, immaginandosi chiaramente la cognata dire esattamente quelle parole al cugino, che annuì:  

“Ventidue anni di allenamento. Se conti il matrimonio, più tre fanno venticinque.”  L’Auror si strinse nelle spalle, appoggiandosi allo schienale rigido della sedia per mettersi più comodo, intrecciando le dita e osservando il cugino con una punta di divertimento negli occhi azzurri: 

“Sai, devo dire che è strano, per me, venire a trovarti il giorno del tuo compleanno e trovarti a lavorare di prima mattina. Qualche anno fa passavi queste ore a poltrire, e guai a chi osasse svegliarti.” 
“Oh, beh, tu negli stessi anni uscivi da un letto ed entravi in un altro poco dopo, chi meglio di te sa che le persone cambiano?”
 
“Già… siamo cambiati parecchio, eh?”
“Abbastanza.” 


*

 
Hogwarts 
 
 
Berenike Black teneva gli occhi chiari fissi sulla pergamena, ancora praticamente bianca, che aveva davanti mentre si rigirava distrattamente la sua piuma tra le dita, cercando di formulare qualche frase decente nella sua testa.

Possibile che le risultasse tanto difficile? Non ci aveva mai messo tanto, gli anni precedenti… 
 

“Eccoti, finalmente… approfitti dell’ora buca per prenderti avanti con i compiti?”  

La rossa sorrise appena quando sentì due mani poggiarsi sulle sue spalle e subito dopo Markus si chinò, dandole un bacio su una guancia prima di prendere posto accanto a lei la tavolo nella Biblioteca quasi deserta:

“No, veramente sto cercando di scrivere una lettera a mio padre. È il suo compleanno, ma non so cosa scrivere…”

Berenike posò nuovamente gli occhi sulla pergamena, pensando a quanto poco avesse parlato con suo padre negli ultimi mesi… non gli aveva mai scritto molto spesso, trovando molto più facile comunicare con sua madre, e da quando lei era molto forse lei e lei e le sue sorelle avevano smesso di avere quel “ponte” che le legava al padre.


“Forse chiederò a Cara di aiutarmi, magari in due riusciremo a tirare fuori qualcosa di decente.” 
“È un po’ triste che tu non sappia proprio cosa dirgli, è pur sempre tuo padre.” 

“Non è triste Mark, è penoso, lo puoi dire.”  La Corvonero sbuffò leggermente, appoggiando la piuma sul tavolo senza aver scritto neanche una parola su quella pergamena oltre alla data. 

“Beh, a volte succede. Essere parenti non implica necessariamente avere un legame molto stretto, e c’è chi fa più fatica a mettere le parole per iscritto.” 
“Non importa, ci penserò dopo. Come mai sei qui, comunque?”

“Ti cercavo, in effetti… andiamo a fare una passeggiata? Il bel tempo sta tornando, per fortuna.” 
“Non dovremmo prenderci avanti con i compiti?” 

“Dovremmo, esattamente. Andiamo rossa, tra due mesi saremo tornati a casa per sempre, dobbiamo goderci questo posto finché possiamo.” 

 
*
 

Seduta ad un tavolo nella Sala Comune praticamente deserta Delilah cancellò per l’ennesima volta la risposta ad una delle domande che avrebbe dovuto svolgere per la McGranitt, chiedendosi mentalmente a cosa le sarebbe servito saper trasformare gli animali in oggetti di lì a qualche anno. 

Dubitava fortemente che avrebbe passato la vita a tramutare i maiali in scrivanie o viceversa. 

La grande Sala, come sempre, poco illuminata anche se era giorno, era perfettamente vuota, fatta eccezione per lei e per Nathaniel Travers, steso su uno dei divani di pelle con un foglio in mano e lo sguardo puntato sul soffitto di pietra, immobile e in perfetto silenzio.  
Delilah alzò lo sguardo dalla sua pergamena per rivolgergli un’occhiata fugace, trovando vagamente strano che se ne stesse lì, da solo e senza fare o dire niente… probabilmente in genere si sarebbe avvicinato per prenderla sottilmente in giro, ma non quella mattina. 

Aveva letto il contenuto di quel foglio ed era rimasto lì, in silenzio e senza prestare apparenterete attenzione alla compagna, come se non si fosse neanche accorto della sua presenza.
Quel silenzio era quasi snervante, così alla fine fu lei a romperlo, parlando ad alta voce per farsi sentire dal ragazzo:


“Strano trovarti qui senza il tuo fidanzato.” 
“Credo che al momento il mio fidanzato sia diversi metri sopra di noi, convinto dalla sua fidanzata a godersi il bel tempo che ha finalmente deciso a rifarsi vivo.” 

“Davvero? Lui non è quello che ama il clima da pinguini?” 
“Sì, per questo ho detto “convinto”.” 

Delilah piegò le labbra in una lieve smorfia, borbottando quanto fosse sempre tremendamente loquace e di buona compagnia mentre tornava a concentrarsi sui suoi compiti, riprendendo a scrivere. 

“Stai facendo Trasfigurazione?” 
“No, scrivo per hobby.”

“Anche tu sei sempre tremendamente di buona compagnia Moody.”  
“Sempre meglio di te, spesso e volentieri te ne stai in un angolo a farti gli affari tuoi senza prestare a nessuno un po’ di attenzione.” 
“Preferisco essere così che le persone estremamente loquaci come la tua amica Langdon.”


Nate si strinse debolmente nelle spalle, continuando ad osservare pigramente il soffitto mentre la compagna, seduta a qualche metro di distanza, posava di nuovo gli occhi verdi su di lui, osservandolo con leggera curiosità:

“Sei immobile su quel divano da più di mezz’ora. Sei caduto in catalessi?”
“No. Ma mi ha scritto una persona che non sentivo da molto e che non pensavo mi avrebbe fatto avere sue notizie. Tutto qui.” 

Nathaniel sollevò il braccio per rileggere di nuovo la lettera che suo fratello gli aveva fatto avere quella stessa mattina. Robert, che sicuramente aveva scritto a lui evitando accuratamente di far avere sue notizie ai genitori, gli chiedeva come stesse Esme e come stesse andando l’ultima parte del suo ultimo anno di scuola, se aveva deciso che cosa fare di lì a qualche mese, quando sarebbe stato diplomato e fuori per sempre da quelle mura. 
Nessun accenno a dove si trovasse, a cosa stesse facendo, a come stesse o al PERCHÉ se ne fosse andato prendendo quella decisione. 


Delilah annuì leggermente mentre abbassava di nuovo lo sguardo sui suoi compiti, parlando a bassa voce e abbandonando il tono strettamente ironico:
 
“È capitato anche a me, qualche tempo fa.” 
“Ed è stato strano? Per me lo è.” 
“Un po’. Mi ha fatta riflettere.” 

“Sì. Anche a me.” 

Nathaniel annuì, osservando la calligrafia del fratello, che per mesi non aveva avuto davanti agli occhi, prima di appallottolare la lettera con una mano e lanciarla sul pavimento. 


Era piuttosto certo che non avrebbe risposto a suo fratello, non finché Robert non si sarebbe degnato di dargli qualche spiegazione. 

“Gli hai riposto? A quella persona?” 
“No. Tu gli risponderai?” 
“Non credo. Ha fatto delle scelte che non condivido.” 

“Lo stesso.”   Delilah annuì, ripensando alla lettera che aveva ricevuto dal suo ex ragazzo qualche tempo prima, che aveva letto per poi far cadere nel camino della Sala Comune poco dopo. 

Nessuno dei due disse altro, lasciando che il silenzio si appropriasse nuovamente della Sala Comune, e anche se non lo immaginavano le persone a cui pensavano avevano compiuto la stessa scelta sbagliata, circa un anno prima. 


*


 
Ministero 



“Ehm… Signor Black?” 
“Sì?” 

Antares puntò gli occhi chiari sul ragazzo che gli stava davanti, parlando con l’aria di chi non muore dalla voglia di essere disturbato. 

“Beh… c’è qui fuori una persona che chiede di parlare con lei.” 
“Di chi si tratta, di grazia?” 
“È sempre un Auror.” 

“Dì a mio cugino che non ho tutto il giorno a sua disposizione, devo lavorare!” 
“Non è il signor Black, signore… è una donna.” 
“Non mi interessa se è una donna, dille di passare più tardi.” 


Antares sbuffò prima di tornare a concentrarsi su quei dannati documenti che, di quel passo, non avrebbe finito di leggere entro la fine della giornata. Stava giusto per dirsi che nessuno lo avrebbe più disturbato quando una voce giunse nuovamente alle sue orecchie, con tono vagamente titubante:

“Sembra che non abbia molta voglia di passare più tardi, signore, vuole parlare con lei a proposito di un processo che deve iniziare a breve.” 
“Ne ho già tre in corso, non ho tempo per occuparmi di un altro… si rivolga a qualcun altro.” 
“Temo chieda espressamente di lei, signore.” 

“Allora aspetterà, se tiene così tanto al mio contributo.” 

Sia l’occhiata che il tono furono decisamente inequivocabili, tanto che il poveretto sparì nuovamente dalla stanza, chiedendosi sinceramente perché stesse passando la mattinata a fare da postino per Antares Black. 
E dovette anche tornare indietro per l’ennesima volta. 

“Ancora? Ma chi diamine c’è in corridoio, la Regina?” 
“Signore, riferisco testualmente: sostiene che se non la farà entrare la spedirà a… lavare i piatti di nuovo.” 


“Lavare i piatti?”    Antares si accigliò leggermente, chiedendosi se non avesse a che fare con una donna che l’avesse scambiato per qualcun altro o fosse sotto stato di shock… ma dopo un paio di secondi capì, sospirando con aria rassegnata per poi annuire, rivolgendo un cenno con la mano al ragazzo che aveva davanti:

“Ho capito. Falla entrare.” 

Quell’ordine venne seguito con estrema gioia e rapidità, tanto che un paio di istanti dopo Antares si ritrovo davanti una figura decisamente familiare, anche se era qualche tempo che non la vedeva:

“Black, ora devo mandarti una missiva con cinque giorni di anticipo per parlare con te? O minacciarti di metterti ai lavori forzati come quando eri studente?” 
“Poteva benissimo dire il suo nome, l’avrei già fatta entrare, Signora Cavendish.” 

Antares sbuffò debolmente mentre Charlotte invece gli rivolse un’occhiata torva, correggendolo dopo un istante:

“Selwyn. Perché ti ostini a chiamarmi così, quando mi hai conosciuta non ero sposata.” 
“Abitudine… A cosa devo la visita?” 
“Te l’ho detto, ho un favore da chiederti.” 

“E io ho già detto che non ho tempo.” 
“Oh, ma per la tua vecchia insegnante lo troverai, non è vero Black?” 

Charlotte Selwyn in Cavendish piegò le labbra in un sorriso, guardando il giudice, ma che quando aveva conosciuto lei aveva solo 17 anni, con inequivocabile divertimento. 
E, esattamente come l’Auror aveva previsto, Antares non riuscì a rifiutare:

“Va bene. Vedrò che posso fare, ma non le prometto niente.” 
“Meraviglioso… visto, non ci voleva poi molto. Posso chiederti perché mi dai ancora del lei dopo tutti questi anni?” 

“Mi risulta difficile dare del tu alla donna che mi ha insegnato a duellare come si deve e che mi ha messo ko più di una volta.” 

“Quelli erano bei tempi, vero Black? Ti manderò il fascicolo del caso… tuo cugino mi ha detto che è il tuo compleanno, ti faccio i miei auguri. E ti auguro anche una buona giornata, Black.” 

Charlotte sorrise prima di alzarsi dalla sedia, rivolgendogli un lieve cenno prima di uscire dalla stanza senza nemmeno essere stata congedata. E a quel punto, di nuovo solo, Antares non poté che sperare di non ricevere la visita del Dipartimento degli Auror al completo nell’arco della giornata. 

No, suo cugino e Charlotte bastavano e avanzavano.


*


“Detesto questo tempo.” 

Aiden Burke piegò le labbra in una debole smorfia, rivolgendo un’occhiata quasi truce al cielo orribilmente azzurro e sgombro da nuvole. 
Eltanin invece, che lo teneva per mano e lo stava trascinando quasi di peso sul prato, rise come se trovasse la sua avversione per il caldo sinceramente divertente:

“Certo, sia mai che un raggio di sole possa colpirti… Solo per meno di un’ora, rilassati, poi potrai tornare a rinchiuderti nel tuo sarcofago.” 
“Il termine bara è più corretto dal momento che non siamo in Egitto.” 
“E mai ci andremo, altrimenti dovrò sentirti tutto il tempo blaterare cose come “che caldo!”, “si soffoca”, o “datemi il freddo!”.” 

Il ragazzo non replicò, limitandosi a roteare gli occhi e a pensare con leggera malinconia all”Inverno che si erano ormai lasciati alle spalle più di un mese prima, cedendo il posto alla Primavera. 

“Lo sai che odio il caldo…” 
“Lo so, lo so… ma tu dove passi l’Estate, a fare l’eremita sull’Himalaya? Ti ci vedo al mare, rintanato sotto un enorme ombrellone perché non vuoi assolutamente abbronzarti o avvicinarti alla sabbia bollente.” 

“Sia mai!” 

Il Serpeverde quasi rabbrividì alla sola idea, mentre invece la ragazza rise come se avrebbe davvero voluto assistere ad una scena simile.
Ancora una volta Aiden si chiese perché si fosse lasciato convincere a mettere il naso fuori dal castello, ma forse in parte glielo doveva visto che spesso e volentieri era stato lui a trascinarla in mezzo al freddo, tanto odiato dalla Corvonero, nei mesi precedenti.

“Ne deduco che quando verrò a trovarti, in estate, per farti uscire di casa dovrò usare i ricatti e gli inganni se si dovesse verificare una giornata calda.” 
“Probabilmente andrà così… Ma ti ricordo che ci possiamo benissimo divertire anche chiusi dentro casa El, più precisamente in camera mia.” 


*



Jonathan teneva gli occhi chiari fissi sul professore/fantasma che gli stava davanti, tenendosi mollemente il capo con una mano mentre lo osservava con occhi vacui, ormai arreso sul fronte “prendere appunti”. 
Ci aveva provato, ma la curva della sua attenzione era scesa in picchiata come sempre quando c’era di mezzo la voce lenta e monotona di Rüf. Aveva letto che di norma le persone tenevano l’attenzione alta per una media di venti minuti consecutivi, ma chiunque aveva fatto quegli studi non era sicuramente entrato in contatto con quel fantasma, in grado di uccidere l’attenzione e l’interesse come nessun altro. 


“Quanto manca?” 
Il brontolio del biondo arrivò alle orecchie di Sam che, seduto accanto a lui, lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro prima di sospirare:

“Mezz’ora.” 
“Mezz’ora? Ma non è possibile, mi sembra di essere seduto qui da due ore!” 

Probabilmente Rüf aveva anche il potere di far rallentare il tempo, riflettendoci. 

Jonathan sbuffò, abbassando lo sguardo sui pochi appunti che era riuscito a prendere… di certo non gli sarebbero bastati in vista degli esami, probabilmente avrebbe finito col chiederli a Daniel o a Veronica in ginocchio. 

“Io ci rinuncio… possiamo giocare all’impiccato, prima che mi venga voglia di farlo nella vita reale?”
Jonathan si rivolse all’amico, che però sembrò non aver sentito le sue parole, girato a mezzo busto verso un banco qualche metro più indietro. 
Dal sorriso che il rosso sfoggiò non ebbe bisogno di voltarsi per capire chi fosse seduto in quella direzione, limitandosi a roteare gli occhi:

“Sam? Puoi smetterla di fare gli occhi dolci ad Astrea per cinque minuti e ascoltarmi?” 
“Eh?” 
“Ecco, appunto.” 

Il biondo si voltò, incontrando così lo sguardo della sua migliore amica, che molto probabilmente aveva rinunciato a sua volta a prestare attenzione alla lezione e gli rivolse un’occhiata carica di esasperazione, forse dovuta anche alla scarsissima attenzione che Astrea le stava prestando, continuando a rivolgersi a Sam invece che a lei. 


“Se volete, già che ci siamo, possiamo fare scambio di posto così potete continuare a tubare a distanza ravvicinata…” 
“Perfetto!” 

Sam sorrise, accettando la proposta di buon grado e raccogliendo le sue cose in un battito di ciglia, affrettandosi ad alzarsi per raggiungere le due Grifondoro mentre Jonathan lo seguiva con lo sguardo, leggermente perplesso:

“Veramente la mia era una domanda puramente retorica…” 

“Ciao, Pannocchia.” 
Dopo un attimo Kath comparve accanto a lui, prendendo posto sulla sedia vuota lasciata da Sam e appoggiando la sua borsa sul banco con nonchalance, senza preoccuparsi neanche lontanamente dell’insegnante. 

“Ciao Kathy… Dici che si è accorto del cambio di posti?” 
“Non si accorgerebbe nemmeno se la Torre di Astronomia venisse colpita da un meteorite, Jonny.” 

“Probabile… ti prego, possiamo giocare a qualcosa per ammazzare il tempo? A meno che tu non voglia prendere appunti, certo.” 
“Ma figurati, dammi la penna.” 


*


“Non vieni a cena?” 
“Non ho fame.” 

Veronica esitò, ferma sulla soglia della stanza con gli occhi azzurri fissi su Berenike, seduta sul suo letto con il capo chino, concentrata su un foglio di pergamena. 

“Come vuoi… ci vediamo dopo.” 
“Certo.” 

Berenike si limitò a rivolgere un lieve cenno all’amica senza nemmeno alzare lo sguardo, sentendo la porta aprirsi e poi richiudersi subito dopo, segno che Veronica era uscita dalla camera per raggiungere Eltanin in Sala Comune.
Una volta sola la rossa sbuffò, prendendo il foglio che si portava appresso praticamente da tutto il giorno per appallottolarlo e lanciarlo sul pavimento, lasciandosi poi cadere a peso morto sul materasso. 

Per qualche istante tenne gli occhi fissi sul soffitto del baldacchino, chiedendosi come avessero passato quella giornata suo padre e le sorelle. Non le risultava troppo difficile immaginare il padre passare al lavoro gran parte della giornata, ma chissà se Libra aveva riscontrato le sue stesse difficoltà a fargli gli auguri. 

La rossa si girò su un fianco, posando lo sguardo sull’unica fotografia che teneva incorniciata sul suo comodino, che la ritraeva insieme alla sua famiglia il giorno in cui era tornata da Hogwarts un paio d’anni prima, quando Libra aveva concluso il suo ultimo anno di scuola. 
Il suo sguardo si posò inevitabilmente sulla figura sorridente della madre e per qualche istante la osservò, quasi sollevata di aver tenuto quella foto: probabilmente se non avesse avuto quell’immagine da rivedere in ogni momento avrebbe già cominciato a dimenticare qualcosa del volto della donna che, in quella foto, sorrideva e sembrava sinceramente felice. 


Quando sentì la porta aprirsi di nuovo Berenike si lasciò sfuggire un piccolo sbuffo, parlando con una nota di irritazione nella voce mentre si rimetteva supina sul materasso, affrettandosi ad asciugarsi le lacrime:

“Ve l’ho detto, non ho fame, non serve a niente insistere!” 
“Tranquilla, non sono venuta per prenderti per i capelli e trascinarti di peso a mangiare, nemmeno io ho molta fame.” 

La voce che sentì non era quella di Eltanin, e nemmeno quella di Veronica, ma era comunque altrettanto familiare. Berenike sollevò la testa di scatto, sorprendendosi nel trovarsi davanti sua sorella:

“Cara? Che fai qui?” 
“Secondo te che cosa ci faccio qui? Volevo parlare con te, mentre venivo ho incrociato El e Veronica e mi hanno detto che eri ancora in Dormitorio.” 

Cara si strinse nelle spalle, chiudendo la porta per poi avvicinarsi al letto della sorella maggiore, fermandosi davanti al suo comodino. Osservò a sua volta la foto per qualche istante, allungando una mano per prenderla mentre Berenike parlava di nuovo:

“Come sei entrata?” 
“Sono una Serpeverde Berenike, non un’idiota.” 

Berenike roteò gli occhi, borbottando che era sempre un piacere parlare con lei mentre Cara rimetteva a posto la foto, abbozzando un lieve sorriso prima di stendersi accanto alla sorella, che per una volta non protestò e non la spinse neanche giù dal letto. 

“Quando è stata l’ultima volta in cui abbiamo dormito nello stesso letto?” 
“A Natale, dallo zio Altair e la zia Lizzy.” 
“Oltre a quello?” 

“Beh, la sera prima di andare ad Hogwarts per la prima volta ed terrorizzata, così sono andata da Libra e le chiesi di dormire con lei… lei disse di sì, ma poco dopo arrivò anche una piccola rompiscatole di otto anni che si infilò sotto le coperte.” 

“Abbi pietà, ero triste per la vostra partenza… avrei dovuto sopportare Hydra e Pixis senza il vostro supporto, e la mamma era incinta di Selene. A volte è stata dura essere in sei.” 
“Già. Ma sono felice di avervi, sarebbe stato tutto molto più difficile senza di voi.” 


Per qualche minuto nessuna delle due parlò, entrambe in silenzio e con gli occhi fissi sul soffitto del baldacchino, impegnate a rimuginare finché Cara non ruppe il silenzio:

“Hai scritto a papà?” 
“Ci penso da tutto il giorno, ma non trovo le parole. Non posso scrivergli solo “Buon compleanno papà”, no? Tu gli hai scritto?” 
“Stesso problema… Dici che se la prenderà?” 

“Non credo che gli avrebbe cambiato più di tanto la giornata.” 

Berenike sospirò, stringendosi nelle spalle mentre accanto a lei la sorella minore sorrideva, parlando con un tono leggermente divertito:

“Ti ricordi quando la mamma e gli zii ci hanno raccontato che papà il giorno del suo compleanno passava la mattina a letto e si faceva anche portare la colazione in camera?” 
“Certo. Papà voleva sprofondare o uccidere lo zio Altair e la zia Cassy probabilmente… Non me lo vedo che salta le lezioni, però.” 

“Nemmeno io. Ma me lo vedo benissimo che si fa portare la colazione dagli elfi!” 

Dopo un attimo di pausa Cara parlò di nuovo, abbandonando il tono divertito e facendosi più seria:

“Ti manca? La mamma, intendo.” 
“Certo, manca a tutte. Anche tu hai dimenticato la sua voce? Io non riesco più a ricordarla.” 
“Anche io faccio molta fatica, sì. Mi manca molto, ma sono felice di avere te e Libra… a lei forse manca ancora di più che a noi, ma vuole fare la sorella maggiore inscalfibile che pensa solo alle sue sorelline. Dovremmo ringraziarla per quello che sta facendo, credo.” 

“È stato difficile per tutti, ma noi siamo tornate qui, sotto questa gigantesca campana di vetro… lei invece si deve prendere cura di quelle tre tutti i giorni, ha dovuto mettere da parte la sua sofferenza per non far vedere a Selene, Pixis e Hydra quanto stesse male a sua volta. Credo che dovremmo ricambiarle il favore un giorno.” 

“Magari sì… intanto però, posso dormire con te?” 
“Non esiste proprio!” 


Berenike sbuffò, cercando di spingere la sorella giù dal letto ma senza grandi risultati, facendo semplicemente ridere Cara, che le rivolse un’occhiata divertita e carica d’affetto:

“Sai, credo che l’anno prossimo mi mancherai molto, rossa.” 

“Mi mancherai anche tu Cara... Non so proprio come andranno le cose, quando avrò finito di studiare. Per fortuna mamma e papà non ci hanno costrette a fidanzarci, la mamma quando si è sposata aveva solo la mia età!” 
“Già… ma era felice, penso che lo fosse davvero.” 

“Ha vissuto troppo poco, ma sì, credo che lo fosse. E forse è questa la cosa più importante.”  









…………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Visto che ormai mancano davvero pochi capitoli alla fine, ve lo chiedo: che cosa vuole fare il vostro OC dopo Hogwarts? 


Buona serata, 
Signorina Granger 

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Capitolo 24
*** Compleanni e malattie ***


Capitolo 23: Compleanni e malattie  
 
Sabato 8 Maggio 1944

   
Dante Julius scivolò attraverso il buco lasciato dal ritratto della Signora Grassa con tutta l’intenzione di correre al piano terra per fare colazione e farsi coccolare per bene da una certa ragazza… ma non appena mise piede nel pianerottolo si bloccò, trovandosi davanti proprio una Jane sorridente con un piatto pieno di biscotti in mano.

“Buongiorno! Ti ho portato questi… buon compleanno!”

Jane sfoggiò un sorriso allegro che il ragazzo ricambiò, facendo galleggiare il piatto a mezz’aria accanto a loro per poterla abbracciare e baciare.
“Ciao, piccola Jane… grazie.”

“Figurati… è arrivata questa per te a colazione, ho pensato di portartela. E’ di Amos.”
Dante prese la lettera che la ragazza gli porgeva, felice che l’amico si fosse ricordato di fargli gli auguri, anche se non poteva farlo di persona.

Intuendo a cosa stesse pensando Jane gli accarezzò un braccio come a volergli dire che lo capiva, del resto anche a lei il compagno di Casa mancava molto. 
“Ti manca?”
“Si, parecchio. Ma ho te, non va certo male… Dai, andiamo a fare colazione fuori.”
Senza darle il tempo di ribattere Dante prese la ragazza per mano, trascinandola con sé giù per le scale.


 
 
Mercoledì 8 Maggio 1970

7:00 

  
“È lo stesso discorso di ogni volta, perché ne fai sempre una tragedia?” 
“Io non ne faccio una tragedia, ma se hai bisogno di chiedermi perché reagisco così allora non mi conosci per niente!” 


Elizabeth Black era in piedi, accanto al tavolo della Sala da Pranzo e a pochi metri di distanza dal marito, che come lei non sembrava preoccuparsi granché della colazione, troppo impegnati a discutere.
I gemelli si era defilati pochi minuti prima, quando avevano sentito “aria di tempesta” si erano affrettati ad uscire di casa per andare all’Accademia con largo anticipo, giusto per evitare la discussione che era nell’aria fin dalla sera prima. 


“No, ti conosco molto bene, lo so che non ti piace, ma non succede da parecchio ormai. E sto lavorando a questo caso da settimane, non posso relegarlo a qualcun altro! Forse dovresti abituartici, visto quello che sta succedendo.” 
“Tecnicamente potresti eccome Altair, il punto è che non lo vuoi fare. Questa volta non si parla di tre giorni, Altair, e neanche si una settimana, non passi un mese intero fuori casa, te lo puoi scordare.” 
“Adesso devo chiederti il permesso per accettare gli incarichi?” 
“No, ma dovresti parlarle con me per decidere insieme!” 

Lizzy roteò gli occhi, esasperata, stringendo lo schienale della sedia con veemenza mentre davanti a lei Altair si passava nervosamente una mano tra i capelli, borbottando qualcosa a mezza voce:

“Non muoio dalla voglia neanche io, ma è il mio lavoro. Li leggi i giornali, sai cosa sta succedendo di recente… E sapevi che lavoro stavo iniziando a fare quando ci siamo sposati, no? Non comportarti come se fosse tutta una sorpresa!”

“Non lo è infatti, ma non si tratta di una notte Altair. Non voglio passare quattro settimane in pena per te!” 
“Non sparirei dalla circolazione, sapresti dove sono, con chi e ti scriverei.” 

Altair sospirò mentre invece Elizabeth sbuffò sommessamente, evitando di replicare mentre una vena pulsava pericolosamente sul suo collo.

“Sei sicura che si tratti di questo?”  
“Che vuoi dire?”
“Sicura che non vuoi che vada perché ti preoccuperesti? Non è che sei contraria perché in realtà non ti fidi di me?” 

“Non dire assurdità, lo sai che non è così.” 
Elizabeth contorse la mascella, scuotendo leggermente il capo mentre Altair la osservava, inarcando un sopracciglio con scetticismo e parlando con irritazione:

“Sicura?” 
“Non dire cose che non pensi, lo sai che mi fido di te.”   Elizabeth scosse leggermente il capo, stringendo la presa sullo schienale della sedia mentre sbatteva le palpebre, cercando di vederci meglio nonostante avesse la vista improvvisamente un po’ annebbiata. 
 
“A volte hai uno strano modo di dimostrarmelo. Ora vado, ne riparliamo stasera.” 

Altair sbuffò mentre si voltava, allontanandosi per raggiungere la porta con lunghe falcate e udendo appena il mormorio della moglie, che si lasciò scivolare sulla sedia deglutendo a fatica:

“Ho bisogno di sedermi…” 
“Sì, lo immagino.” 

L’Auror roteò gli occhi, parlando senza ottenere alcuna risposta. Ma non era ancora uscito dalla stanza quando si fermò, voltandosi di nuovo verso la moglie dopo aver sentito un fruscio e un piccolo tonfo.

“Liz? … Lizzy, che cos’hai?” 


*


“Ehy! Buon compleanno!” 

Astrea, comodamente seduta sul divano della Sala Comune di Grifondoro, rivolse un largo sorriso a Markus quando il ragazzo scese le scale del suo Dormitorio in compagnia di James, che a differenza del festeggiato sorrideva a sua volta con aria divertita. 

La Cercatrice si alzò per raggiungere l’amico e abbracciarlo, che si limitò a rispondere con un borbottio sommesso, ringraziandola per gli auguri senza molta allegria. 

“Beh? Che cos’è questo muso lungo?” 

Astrea guardò l’amico con leggera confusione per qualche istante, o almeno finché la voce di Kathleen non giunse alle sue orecchie, rivolgendosi a James con palpabile tono d’accusa:

“James! Che cosa hai fatto?”
“Niente!” 

“Certo, lo immagino. Markus, qualunque cosa abbia fatto ignoralo, ti aiuterò a vendicarti ad Agosto, quando arriverà il SUO compleanno. Auguri, comunque.” 

Kathleen rivolse un sorriso al ragazzo, avvicinandoglisi per prenderlo a braccetto e spingerlo verso il ritratto della Signora Grassa, strappandogli un sorriso:

“Me ne ricorderò Kath, stanne certa… ora andiamo di sotto, voglio vedere Berenike.” 

“Non vedo perché la fa tanto lunga, lui due anni fa ha persino falsificato una lettera, fingendo di essere la McGranitt e scrivendomi che ero stato bocciato ai G.U.F.O.!” 

“Davvero Mark? È geniale… perché non ci ho pensato io?” 


*



San Mungo 



Jane Julius aveva un enorme sorriso stampato sul volto mentre attraversava la corsia a passo spedito, morendo dalla voglia di raggiungere gli spogliatoi, togliersi il camice che indossava da ore e andare finalmente a casa.

Aveva finalmente concluso il suo turno e poteva tornare a casa dove, sicuramente, Dante stava ancora dormendo della grossa. E come ogni anno sarebbe andata a svegliarlo con un bacio per fargli gli auguri. 

I suoi piani, tuttavia, andarono in frantumi quando una voce decisamente familiare la chiamò, costringendola a fermarsi e a voltarsi:

“Jane?” 
“Sì?” 
“So che hai finito il turno notturno, ma ci sarebbe un’ultima cosa che dovresti fare.” 

“Non puoi trovare nessun altro?” 
“Temo che abbia richiesto espressamente di te. Devi solo fare degli esami.” 
La donna esitò ma alla fine annuì, girando sui tacchi per raggiungere il capo reparto che l’aspettava con un sorriso soddisfatto:

“Va bene, spero sia una cosa rapida… Ha chiesto di me?” 
“Già, penso sia la conseguenza di essere sempre carina e gentile con tutti.” 
“Me lo dice spesso anche mio marito, sì. Di chi si tratta?” 

“Da come ha parlato penso che vi conosciate.” 

La Medimaga prese la cartella clinica che il superiore le porgeva, strabuzzando gli occhi quando, fermandosi davanti alla stanza giusta, lesse il nome scritto in alto a sinistra. 

“Sì, è così. Ok, ci penso io.” 

Jane annuì sbrigativamente prima di aprire la porta senza neanche bussare, avvicinandosi al letto occupato da una persona che conosceva da parecchi anni:

“Ciao Jane. Scusa se ti dico che non sono affatto felice di vederti.” 
“Lizzy! Che cosa è successo, stai bene?” 

“Sto benissimo, infatti gradirei essere mandata a casa all’istante… devo andare al lavoro!” 

“No, non stai benissimo. Jane, falle gli esami per il cuore.” 
“No!” 
“Sì.” 
“No invece!” 
“Per una volta nella tua vita puoi fare quello che ti dico?” 

Lizzy sbuffò alle parole e al tono esasperato di Altair, incrociando le braccia al petto e borbottando che ne stava facendo una tragedia mentre Jane si avvicinava all’amica, leggendo quanto riportato sulla cartella con leggera apprensione:

“Hai avuto un attacco cardiaco?” 
“Sì.”
“Ma va, sono svenuta e basta!” 
“Hai avuto un attacco cardiaco, piccolo, ma l’hai avuto.” 

“Lizzy, temo che Altair abbia ragione… ti misuro la pressione e poi vediamo la frequenza cardiaca, ok?” 
“Va bene, ma se trovi anomalie è solo colpa di questo qui! È lui che mi esaspera!” 
“La cosa è reciproca…” 
“In ogni caso ora puoi andare, ci pensa Jane a me.” 

“Non credo proprio.” 
“Beh, esci comunque, mi fai venire la pressione alta!” 

“Ripeto: la cosa è reciproca! Va bene, esco.” 
“È la prima buona idea che tu abbia avuto da quando ti sei svegliato. E portami una ciambella, non ho fatto colazione!” 

Quando la porta si fu chiusa con uno scatto alle spalle dell’Auror visibilmente irritato Jane sorrise appena, abbassando lo sguardo sull’amica prima di parlare con il suo consueto tono dolce:

“È solo preoccupato per te, Lizzy.” 
“Bah, secondo me ho avuto quel che ho avuto per colpa sua.”
“Stavate discutendo? Dammi il braccio, per favore.” 

Elizabeth sollevò senza dire niente il braccio destro e Jane, che dovette fare il giro del letto perché si era posizionata a sinistra, non osò ribattere sulla sua scelta:

“Circa.” 
“E come mai?” 
“Ieri sera è tornato dal lavoro e se ne è uscito con “sai Lizzy, forse il mese prossimo lo passerò completamente via per lavoro, non ti dispiace, vero?” Certo che mi dispiace! Col cavolo che passo un mese intero a casa, da sola, a preoccuparmi per lui!” 
“… e glielo hai detto?” 
“Certo, ma è sempre la stessa storia… Lasciamo perdere, meglio non parlarne o mi si alza la pressione.” 


*


“Mark! Buon compleanno!”   Berenike si alzò dal tavolo dei Corvonero con un gran sorriso ad illuminarle il volto quando vide Markus mettere piede nella Sala Grande gremita di studenti, raggiungendolo in fretta per abbracciarlo di slancio e dargli un bacio a stampo sulle labbra. 

“Grazie rossa… ma come minimo non dovresti accogliermi con un bacio vero?” 
“Non rompere, poi cosa dirà la McGranitt!” 
 Che domande, dirà che siamo bellissimi!” 


Markus sorrise, continuando a tenere le braccia strette intorno alla vita della ragazza prima di chinarsi e baciarla, mentre Kathleen, James e Astrea si affrettavano a superarli per “lasciarli alle loro effusioni”.

“Bene, ora che Markus si sta slinguazzando la Black ed è felice, io posso iniziare la lettera di auguri per mio padre…” 

James aveva appena preso posto di fronte a Kathleen quando tirò fuori praticamente dal nulla pergamena e piuma, facendo un cenno a sua sorella Cecily, come a volerle dire di avvicinarsi per contribuire. 

“Oh, è vero, è il compleanno dello zio Danny… fagli gli auguri anche da parte mia, e salutamelo tanto.”  Kath sorrise, pensando con sincero affetto allo “zio” mentre Astrea parlava con aria assorta: 

“Sai Dan, mio zio mi ha detto che i tuoi genitori sono stati suoi studenti… Ha detto che tua madre era piuttosto brava, mentre tuo padre combinava parecchi disastri con i veleni. Forse saremmo andati d’accordo, in effetti.” 
“Oh, sì, quando gli ho detto che avevo una Carsen come compagna mi ha subito chiesto se fossi sua figlia o sua nipote… I miei genitori adoravano tuo zio.” 

“In genere lo adorano un po’ tutti.” 
Astrea sorrise, stringendosi nelle spalle mentre pensava con affetto allo zio, nonché padrino, che quando era piccola andava a trovare spesso e volentieri al lavoro, storcendo il naso di fronte agli “odori strani” che uscivano dai calderoni a cui l’uomo lavorava.
Evidentemente non aveva avuto affinità con le pozioni fin da subito. 


“Anche mio padre è una delle persone più amabili del mondo… quindi devo scrivergli una lettera decente. Cecily, mi dai una mano?” 
“Io sono Phoebe!”  La Serpeverde sospirò, roteando gli occhi con leggera esasperazione mentre il fratello maggiore la guardava con lieve stupore, chiedendosi il perché di quello “scambio”:

“Bibi? Che ci fai qui?” 
“Sono venuta a dare una mano per la lettera per papà, sappiamo tutti che tu sei come lui, imbrancato ad esprimere affetto a parole. Per fortuna io ho il gene della mamma, quindi ti aiuterò.” 
“Gene della mamma? La mamma è una specie di zolletta di zucchero umana e tu sei una piccola vipera, direi che no, non vi somigliate. Ma grazie per il pensiero!” 


*


Era seduto su quella sedia già da diversi minuti, in silenzio e in attesa. Teneva il capo appoggiato alla fredda parete bianca, ripensando all’ultima volta in cui era stato al San Mungo, quando Lyra era morta. 

Si disse mentalmente di non pensarci, che sicuramente non era stato niente, che stava benissimo e che sua moglie avrebbe continuato a stargli vicino per molto altro tempo ancora. O almeno, lo sperava. 

Quando la porta accanto a lui si aprì e Jane uscì dalla camera si voltò immediatamente verso di lei, guardandola sorridergli con gentilezza:

“Altair, puoi entrare se vuoi… ho finito.” 
“Sta bene, vero?” 

“La pressione è buona, adesso sta bene, sì. Non so di preciso cosa abbia avuto, devo chiedere un consulto a chi è più ferrato con la cardiologia.”
“Ricapiterà?” 

“Temo che potrebbe. Vai da lei, io arrivo subito.” 

Il sorriso che la donna gli rivolse non lo convinse per niente, ma decise di non insistere chiedendole spiegazioni per entrare invece nella stanza della moglie, rivolgendole un’occhiata prima di accennare al vassoio che teneva in mano.


“Ti ho portato qualcosa da mangiare.” 
“Grazie.” 
“Prego.” 

Altair prese di nuovo posto accanto alla moglie, parlando con il suo stesso tono neutro per poi evitare di guardarla in faccia per qualche istante. Per un po’ nessuno dei due parlò mentre aspettavano che Jane portasse i risultati delle analisi, ma poi l’Auror ruppe il silenzio:


“Lizzy… non volevo dire che non ti fidi di me, mi dispiace. E mi dispiace anche di averne “fatto una tragedia” come dici tu, ma mi sono preoccupato.” 
“Non importa. Lo hai detto anche ad Eltanin?” 
“No, ho pensato che adesso ha altro a cui pensare.” 
“Bene, non voglio farla preoccupare per niente.” 

Elizabeth annuì, stringendosi nelle spalle mentre il marito le rivolgeva un’occhiata torva, suggerendo silenziosamente che non sarebbe stato “per niente” prima di alzarsi, sedendosi sul letto accanto a lei:

“Riguardo a stamattina, lo so che non ti piace quando sono fuori casa, e come darti torto, è ovvio che senti la mia mancanza…” 
“Puoi andare avanti per favore?” 
“Ok, un momento! Dicevo, lo capisco, ma nemmeno io faccio i salti di gioia, pensi davvero che muoia dalla voglia di starti lontano? Se lo pensi allora sei tu a non conoscermi.” 

“Lo spero che tu non ne sia felice, ma questo non toglie che prima di accettare dovevi parlarne con me.” 
“Ok, magari ne riparleremo…” 
“Oh, ne riparleremo di sicuro, stanne certo.” 


Altair sorrise al tono seccato della moglie, lasciandole un bacio su una tempia mentre la porta della stanza si apriva e Jane entrava di nuovo, sorridendo ai due:

“Oh, avete fatto pace? Che carini… ok, sentite: Lizzy, la tua pressione è perfetta, quindi puoi andare a casa.” 
“Visto? Te l’avevo detto che non era niente!” 
“In realtà qualcosa c’è, non sei propriamente sana come un pesce.” 

Alle parole di Jane Lizzy ammutolì, sgranando gli occhi mentre Altair parlava, iniziando quasi a sudare freddo:

“Che cos’ha?” 

“È una breve aritmia chiamata Sindrome di Wolff-Parkinson-White, è una malattia ereditaria.” 
“Sì, ce l’aveva anche mia madre.” 

Lizzy annuì con fare sbrigativo mentre invece Altair sgranò gli occhi, guardandola con orrore:

“E non ti preoccupa?” 
“Non è eccessivamente pericolosa, sicuramente non nel tuo caso anche se c’è qualche anomalia. Devi solo prendere i farmaci, quindi puoi andare, ma credo che dovresti comunque riposarti.” 

“Sciocchezze, mi alzo e vado al lavoro!” 
“Non me se parla, andiamo a casa!” 
“Ecco, comincia già a trattarmi da malata… Qui l’unica che andrà a casa sua è Jane, fila subito da Dante. Io invece vado al lavoro, dove sono i miei vestiti?” 

Elizabeth fece per scostare le coperte e alzarsi dal letto, ma venne preceduta dall’arrivo di un uomo alto e decisamente familiare che era entrato di corsa nella stanza:

“Sono venuto appena ho saputo… Liz, stai bene?” 
“Hai chiamato Stephen?” 
“È tuo fratello, cosa dovevo fare?” 

“Che cos’hai?” 
“Rilassati, ho solo ereditato la malattia al cuore della mamma.”   Elizabeth sospirò mentre il fratello si avvicinava al suo letto, sedendosi accanto a lei mentre Jane toglieva il disturbo senza farsi notare, cercando di non ridere nell’immaginare già la reazione che di lì a poco avrebbe avuto l’amica mentre lasciava il posto ad una donna mora che entrò di corsa e con gli occhi sgranati:

“HAI UNA MALATTIA AL CUORE? Perché non ne sapevo nulla? È grave?” 
“Hai chiamato anche Cassy? Cassy, sto benissimo, non è affatto grave. Si può sapere chi altro hai chiamato? Devo aspettarmi l’arrivo di tutta la famiglia?” 

“Beh…” 

Altair non fece in tempo a finire perché Electra ed Elnath entrarono nella camera per avvicinarsi al letto della madre, guardandola con sincera preoccupazione:

“MAMMA! Non stai morendo vero? Hai avuto un infarto?”    
“Elly, io non ho avuto nessun infarto, ma vi assicuro che di questo passo starà per venirmi!” 


*


Vedendo il gufo di sua sorella planare davanti a lei aveva sorriso, felice di avere notizie da casa… ma quando aveva aperto la lettera di Elly aveva subito smesso di sorridere, leggendone il contenuto con preoccupazione crescente e smettendo di sentire le voci di Sam, Jonathan e Veronica attorno a lei. 

“El? Mi stai ascoltando? Berenike è dai Grifondoro e lei non mi ascolta, meraviglioso… chi ti scrive?” 
Veronica si rivolse all’amica con leggera curiosità, guardandola alzarsi da tavola con la lettera appena ricevuta stretta in mano senza aver toccato cibo e leggermente più pallida del normale:

“Mia sorella. Devo andare.” 

Prima di dare il tempo agli amici di chiederle spiegazioni la mora era già praticamente corsa via, lasciandosi alle spalle gli sguardi confusi dei compagni di Casa:

“Non mi piace. L’ultima volta in cui si è comportata così la madre di Berenike è morta... Forse dovrei andare con lei?” 

Veronica si accigliò leggermente, rivolgendosi a Jonathan e a Sam come a voler ricevere un qualche consiglio, ma i due si limitarono a stringersi nelle spalle:

“Forse è meglio lasciare che se la veda da sola, magari non le va di parlarne con noi.” 
“Forse… Spero che vada tutto bene, però.” 



“El? Dove stai andando?”   Aiden stava entrando nella Sala Grande quando vide la fidanzata sfrecciargli accanto senza nemmeno fermarsi a salutarlo, seguendola con lo sguardo con leggera confusione:

“Scusa… ho una lettera da scrivere urgentemente, farò tardi a lezione!” 

Probabilmente avrebbe voluto chiederle qualche altra spiegazione, ma un attimo dopo Eltanin era già sparita oltre la scalinata principale, lasciandolo solo e a bocca asciutta. Non poté fare a meno di pensare all’ultima volta in cui la Corvonero era uscita di corsa dalla Sala Grande con una lettera in mano, e sperò sinceramente che non stesse per sparire per due settimane come in quell’occasione. 


*



Quando comparve nel salotto di casa sorrise istintivamente, facendo un passo avanti per uscire dal camino e abbracciare l’uomo che le stava davanti, che come sempre la sollevò leggermente da terra:

“Ciao… mi dispiace, volevo tornare prima ma c’è stato un contrattempo. Buon compleanno.” 
“Grazie piccola Jane… non preoccuparti, oggi non lavoro e abbiamo tutto il giorno per festeggiarmi adeguatamente.” 

Dante sorrise strizzandole l’occhio e Jane ricambiò, ridendo debolmente prima di baciarlo. 


*


“Luke, ti senti bene?” 
“Sì, perché me lo chiedi?” 

Lucas parlò senza nemmeno alzare gli occhi dal suo rotolo di pergamena, continuando a scrivere frettolosamente mentre accanto a lui Kristal lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite:

“Beh… stai prendendo appunti. Tu non prendi mai appunti!” 
“Dici sempre che dovrei farlo, no? Tra un mese cominciano gli esami, non posso perdermi le ultime lezioni!” 

Lucas piegò le labbra in una smorfia, rabbrividendo al solo pensiero dei M.A.G.O. ormai imminenti mentre invece Kristal sorrideva, quasi stentando a credere di vederlo prestare tanta attenzione ad una lezione di Trasfigurazione, anche se il suo considerevole terrore nei confronti dell’insegnante gli aveva sempre impedito di fare confusione in aula o di chiacchierare esageratamente. 

“Mi fa piacere sentirtelo dire, così io e la povera Eltanin, che ti aiuta da tutto l’anno, non dovremo passarti i nostri anche in questo ultimo periodo.” 
“Povera Eltanin? Reputi la mia compagnia tanto sgradevole?” 

“No, ma io ci sono abituata oramai… a proposito, ha l’aria cupa. Chissà che ha.” 
“Ieri mentre mi aiutava a fare Incantesimi era allegra come sempre… chissà.” 




“El? Che cos’hai? Non è da te restare così in silenzio… va tutto bene?” 

Berenike rivolse un’occhiata quasi preoccupata alla cugina, che si limitò ad annuire debolmente mentre scriveva quello che la McGranitt stava spiegando con aria assente, come se la sua testa fosse altrove.
“Sicura? Ti ho vista uscire dalla Sala Grande di corsa prima, è successo qualcosa?” 
“Mi ha scritto Elly, mia madre è in ospedale.” 

“La zia sta male? Ti ha detto che cos’ha?”   Berenike smise improvvisamente di scrivere a sua volta, guardando la cugina con leggera preoccupazione mentre Eltanin scuoteva il capo, stringendosi debolmente nelle spalle: 

“No, ha detto che non lo sapeva, papà le ha semplicemente detto di raggiungerlo in ospedale con Nath. Prima gli ho scritto, spero mi risponda in fretta.” 
“Beh, magari non è niente di grave. Tua madre non si ammala spesso, no? Sono sicura che va tutto bene.” 

La rossa si sforzò di sorridere alla cugina, che ricambiò debolmente ma senza troppa convinzione, continuando ad essere piuttosto taciturna per tutta la durata della lezione.

Al suono della campanella Eltanin si alzò, uscendo dall’aula in fretta e furia senza fermarsi a chiacchierare con nessuno. Berenike stava rimettendo i libri nella borsa quando Aiden le si avvicinò, piazzandolesi davanti per chiederle spiegazioni:

“Berenike… che cos’ha? Prima le ho chiesto se ci fosse qualcosa che non andasse e lei si è allontanata borbottando qualcosa di incomprensibile!” 
“Pare che sua madre sia al San Mungo, non so altro… vai a consolarla, se non ha voluto nemmeno giocare a Pozioni, Incantesimi e Creature Magiche deve essere abbastanza grave.” 


*


“Sarò sincera, non mi sarei mai aspettata che proprio TU venissi a chiedermi di aiutarti.” 

Delilah sorrise, guardando il ragazzo seduto davanti a lei quasi con leggera soddisfazione, mentre al contrario Nathaniel le rivolse un’occhiata lugubre:

“Credimi, sono sorpreso anche io. Ma, disgraziatamente, io e le piante non andiamo d’accordo. Per niente.” 
“E visto che Erbologia è una delle mie materie preferite e me la cavo molto bene hai pensato di chiedermi una mano. Non pensi che sia abbastanza ironico? Insomma, se vuoi diventare un Pozionista dovresti avere voti abbastanza alti in Erbologia…” 

“È esattamente questo il punto, avrei mollato questa dannata materia molto volentieri alla fine del quinto anno, ma disgraziatamente non ho potuto.” 
“Povero Travers, una vera disdetta... Coraggio, cominciamo, fammi vedere i tuoi appunti. Ah, ovviamente tu mi aiuterai in Pozioni per ricambiare, mi ero scordata di sottolinearlo.” 

“Tranquilla, conoscendoti non avevo dubbi a riguardo.” 


*


Se ne stava seduta sul letto da ormai qualche ora, china su un libro e chiedendosi come avesse fatto a lasciarci convincere da Altair a tornare a casa. 

Aveva anche pensato di sgattaiolare al Ministero quando lui era uscito per tornare al Dipartimento, ma aveva la netta sensazione che, conoscendola, il marito avesse incaricato qualche elfo di avvertirlo se fosse uscita di casa. E a quel punto sarebbe andato a prenderla per i capelli per poi riportala a casa di peso. 


Quando sentì dei passi sulle scale, decisamente troppo pesanti per appartenere ad un elfo, pensò che magari uno dei suoi figli fosse passato a salutarla, o magari suo fratello… invece poco dopo nella camera spuntò proprio Altair, rivolgendole un debole sorriso:

“Allora, come stai?” 
“Sei tornato presto.” 

“Fammi capire, prima ti arrabbi perché potrei stare un mese fuori casa e poi ti lamenti perché torno prima dal lavoro? Ultimamente parto prima e torno più tardi, ma oggi ho relegato il lavoro e sono tornato presto.” 
“Non mi sono lamentata, chiedevo solo visto che, come hai detto tu, ultimamente siete pieni di lavoro per colpa di quegli inutili vermi schifosi. Ma se sei tornato per trattarmi come una moribonda puoi anche tornartene indietro.” 

Elizabeth si strinse nelle spalle prima di abbassare nuovamente lo sguardo sul suo libro, sentendo il marito sbuffare mentre le si avvicinava, strappandole il libro dalle mani per avere la sua attenzione:

“Sono solo preoccupato per te! Sarebbe grave se non lo fossi.. Perché non vuoi ammettere che c’è qualcosa che per una volta non puoi controllare? Lizzy, so che vuoi fare la “roccia” della situazione come sempre, ma per questa volta permettimi di prendermi cura di te.” 

Altair allungò una mano, accarezzandole il viso mentre Elizabeth sbuffava, maledicendolo mentalmente per essere riuscito ad ammorbidirla come al solito. 

“Va bene. Ma parliamo d’altro, per favore… Hai parlato con Burke?” 
“Sì. E temo di non avere molta scelta a riguardo.” 

L’Auror appoggiò il libro sul comodino, sistemandosi accanto alla moglie sul letto per abbracciarla, appoggiando il capo contro quello di Lizzy, che sbuffò leggermente.

“Bene. Ma dì a Burke che mi avrà sulla coscienza se dovessi agitarmi esageratamente per la preoccupazione e mi venisse un altro attacco di cuore.” 
“Non scherzare. Dopo quello che è successo stamattina preferirei non lasciarti da sola tanto tempo, ma hanno bisogno di me Lizzy. Oggi, per la prima volta, ho capito che cosa provavi tu quando tornavo a casa a tarda notte con ore di ritardo e temevi di non vedermi più varcare quella soglia... e non mi è piaciuto neanche un po’.”

“Anche io ho bisogno di te.” 
Il lieve brontolio della moglie lo fece sorridere nonostante tutto, accarezzandole i capelli scuri con le dita e guardandola quasi con aria divertita:

“Sai qual è una della cos’è che più adoro di te? Non sei una persona che spreca molto fiato per dire cose dolci, non lo fai spesso nemmeno con me… non esprimi in modo plateale quello che provi, ma lo fai soltanto quando siamo noi due e basta.” 

“Ti prego, quelli che non fanno altro che dirsi cose melense e scambiarsi effusioni in pubblico mi fanno salire la glicemia!” 

Lizzy piegò le labbra in una smorfia che fece ridacchiare il marito, ma la donna gli rivolse un’occhiata torva, borbottando qualcosa a mezza voce senza unirsi alla sua risata:

“Ma non potevi decidere di andare a fare il postino invece che l’Auror?” 
“Che vuoi farci, ormai il danno è fatto… e poi in che senso il postino?” 

“I Babbani non usano i gufi, ma delle persone per recapitare la posta!” 
“Davvero? Che tipi strani…” 


*


“Ah, eccoti… dove ti eri cacciato?” 
“Ero in Biblioteca.” 
“A fare?” 

“Beh, prima ho ballato il valzer con la Jones, poi ho dipinto perché mi sentito ispirato stando in mezzo ad un mucchio infinito di libri vecchi e polverosi… secondo che cosa avrò mai fatto in Biblioteca?” 

Nathaniel inarcò un sopracciglio, rivolgendo un’occhiata scettica ad Aiden mentre questi sedeva accanto a lui, nell’aula di Incantesimi ancora mezza vuota.

“Scusi se l’ho importunata con la mia domanda Milord… Io ho passato tutta l’ora buca a cercare Eltanin, stare con quella ragazza è un lavoro a tempo pieno! Tu per caso l’hai vista in Biblioteca?” 
“No, mi spiace. Non l’hai trovata?” 

 “Magari, non sono ancora riuscito a parlare con lei…” 

Aiden sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre si appoggiava allo schienale della sedia, lanciando un’occhiata torva alla soglia dell’aula e sperando di vedere la Corvonero entrare. 


Quando finalmente vide la ragazza entrare in compagnia di Veronica sorrise con sollievo, affrettandosi ad alzarsi per avvicinarlesi:

“El! Finalmente… che cosa succede?” 
“Ciao Aiden… vieni, ti spiego.” 

Eltanin gli rivolse un cenno, prendendolo per un braccio per fargli prendere posto accanto a lei mentre, qualche metro più avanti, Nate apriva il suo libro di Incantesimi borbottando a mezza voce:

“Ed ecco che mi ritrovo seduto da solo, grazie Burke…” 
“Poverino, il tuo fidanzato ti ha abbandonato? Dev’essere dura per te.” 

Il ragazzo sollevò lo sguardo per rivolgere un’occhiata torva a Delilah, che invece gli sorrise prima di sedersi accanto a lui, nel posto lasciato vuoto da Aiden.

“Scusa, perché ti siedi vicino a me?” 
“Non sembravi felice di essere rimasto da solo un minuto fa, Travers… Tranquillo, ti tengo compagnia io, lo so che infondo mi trovi simpatica.” 

“Direi che è tutto da vedere…” 
“Oh, andiamo, smettila, venti minuti fa ero in Biblioteca ad aiutarti con i compiti di Erbologia come TU mi hai implorato di fare, mi risulta.” 

Aveva la netta sensazione che la compagna avrebbe continuato a rinfacciargli quel favore fino alla fine degli esami... forse chiederglielo non era stata una grande idea, infondo. Ma almeno si sarebbe evitato una S proprio alla fine del suo ultimo anno scolastico. 



“Quindi tua madre è in spedale? Me lo ha detto tua cugina… sta bene?” 
“A colazione sono andata a scrivere a mio padre per chiedergli spiegazioni, e poco fa ho avuto la risposta… pare che abbia avuto un piccolo attacco cardiaco, ma ora sta bene. Sembra che abbia ereditato una malattia al cuore da mia nonna, ma non dovrebbe essere troppo pericolosa.” 

Eltanin si strinse nelle spalle mentre sistemava le sue cose ripiano di legno del banco e accanto a lei invece Aiden sbarrava gli occhi, guardandola con leggera preoccupazione:

“Hai detto “ereditato”? Quindi potresti avercela anche TU?” 
“Beh, forse… speriamo che mia madre non me l’abbia trasmessa, direi che ha già fatto abbastanza con la statura, i capelli e occhi scuri..” 
“E la lingua biforcuta, il pessimo senso dell’orientamento, l’indole a voler vincere sempre, la mania di sbattere le ciglia per farmi fare quello che vuoi… scusa, la smetto.” 


*


“Che cosa stai leggendo?” 

Quando sentì la voce di Astrea Sam alzò lo sguardo dal giornale che teneva in mano, rivolgendole un sorriso mentre la Grifondoro prendeva posto accanto a lui:

“Il numero di oggi della Gazzetta del Profeta. Nessuna buona notizia, temo.” 
“Beh… non va molto bene di recente, vero? Silente pensava persino di non farci tornare a casa per le vacanze.” 

“No, le cose non vanno molto bene.” 

Sam ripiegò il giornale per poi lasciarlo accanto a sé, rivolgendosi alla ragazza e mettendole un braccio intorno alle spalle per attirarla a sé, dandole un bacio sulla tempia mene la Grifondoro sospirava leggermente:

“Secondo te miglioreranno o peggioreranno?” 
“Penso che ci vorrà un po’ perché migliorino, sinceramente… Mi chiedo come sarà una volta fuori da qui.” 
“Probabilmente affatto facile, Sam.” 







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Angolo Autrice:

Buonasera! Prima che iniziate a lanciarmi contro pomodori e coltelli per la faccenda di Lizzy tengo a ricordarvi che io metto solo per iscritto ciò che voi mi mandate… quindi al massimo prendetevela con la sua autrice, ecco. Scusa cara, ti uso come capro espiatorio.

Detto questo, nel prossimo capitolo ci sarà l’ultima partita, tra Tassorosso e Grifondoro. E oltre a chiedervi di dirmi chi delle due vorreste vincesse la partita, ho bisogno che mi diciate se preferireste che a vincere la Coppa fosse Corvonero o Grifondoro, che se vincesse contro Tassorosso sarebbe praticamente allo stesso punteggio di Corvonero.

Ci sentiamo presto con il seguito, grazie a chi mi ha già mandato la risposta alla domanda dello scorso capitolo.


Signorina Granger 

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Capitolo 25
*** Grifondoro - Tassorosso ***


Capitolo 24: Grifondoro – Tassorosso 

 
Sabato 18 Maggio


“Se non ti farai sentire ogni due giorni ti verrò a cercare, lo sai vero?” 
“Naturale.” 


Altair Black sorrise appena mentre, in piedi davanti alla moglie nel piazzale davanti alla casa, la stava salutando, cingendole la vita con le braccia. 

“Cerca di non fare cretinate, ok?” 
“Io non faccio mai cretinate, dovresti saperlo, uso sempre la testa… rilassati, andrà tutto benissimo e tra quattro settimane sarò di nuovo qui. Tornerò in tempo anche per il Diploma di El.” 

“Lo spero. Mi mancherai.” 
“Anche tu. E prendi tutte le medicine mentre non ci sono, chiaro?” 
“Va bene, va bene, le prenderò dalla prima all’ultima.” 

Lizzy roteò gli occhi, ignorando l’occhiata di rimprovero che il marito le rivolse prima di baciarla, mentre a pochi metri di distanza Electra ed Elnath seguivano la scena:

“Sono quattro giorni che sono insolitamente tranquilli, la mamma è incredibilmente premurosa nei suoi confronti.” 
“È sempre così quando deve prendere parte ad una qualche missione, si fanno gli occhi dolci prima che papà parta e poi la mamma passa tutto il tempo quasi perennemente di pessimo umore.” 


“Avete finito di borbottare, voi due? Coraggio, salutate vostro padre.” 

Lizzy si voltò verso i figli, rivolgendo un cenno ai due ragazzi prima di fare qualche passo indietro, allontanandosi leggermente dal marito dopo avergli rivolto un ultimo, lieve sorriso. 

“Ciao papà.” 
Electra sorrise prima di abbracciare il padre, che ricambiò per poi dire qualcosa a bassa voce ai due figli:

“Tenetela d’occhio mentre non ci sono… Credo che sarà già abbastanza tesa di suo, non fatela innervosire.” 
“Tranquillo papà, saremo due perfetti angioletti mentre non ci sarai, quando tornerai troverai la mamma ad accoglierti a braccia aperte, sarcastica, testarda e a modo suo amorevole come sempre.” 

“Lo spero. Non fate danni all’Accademia, ne va della mia reputazione.” 

Altair diede una leggera pacca sulla spalla di Elnath prima di rivolgere un’occhiata eloquente ai figli, che invece si limitarono a sorridergli, quasi come se non sapessero di che cosa stesse parlando. 


*


“Lucas, non ti ho mai visto ripassare come stai facendo adesso, se mettessi nello studio anche solo la metà dell’impegno che riversi nel Quidditch saresti quasi più bravo di me!”

Lucas non accennò ad aver ascoltato le parole dell’amica, continuando a tenere gli occhi incollati al foglio che aveva davanti, ripassando con ostinazione gli schemi invece di fare colazione. 
“Luke? Coraggio, mangia, non voglio vederti svenire e cadere dalla scopa!” 

“Non ci penso nemmeno a cadere, sei già bastata tu l’altra volta.”
“Non rinfacciarmelo, non è stata affatto colpa mia! E questo mi ricorda che devo ancora vendicarmi di Sam, mi inventerò qualcosa quando gli esami inizieranno…” 

“Potrai meditare vendetta più tardi Kris, ora pensa alla partita, dobbiamo vincere. Non ho nessuna intenzione di finire ultimi in classifica, se invece vinciamo saremo terzi, o anche secondi se otteniamo un punteggio decente. Quindi, sei incaricata di prendere il Boccino solo quando avremo accumulato almeno 120 punti, non prima! Stando ai miei calcoli, in questo modo arriveremo secondi dopo Corvonero, meglio di niente.” 

Lucas sfoggiò un sorriso quasi soddisfatto, mentre invece Kristal lo guardò di rimando con gli occhi fuori dalle orbite: 

“Luke, calcoli? Tu non fai mai dei calcoli, a parte quando conti i giorni che mancano alla fine della scuola!” 

“Beh, ogni tanto mi cimento anche io con i numeri… ma ricorda quello che ti ho detto.” 
“Va bene, ho capito, 120 punti.” 

La ragazza annuì, sperando che il discorso fosse finalmente finito: da due settimane non sentiva parlare d’altro che dell’ultima partita, praticamente, ed essendo la Cercatrice doveva seguire alla lettera le istruzioni dell’amico, o probabilmente glie l’avrebbe rinfacciato per molto tempo a venire. 


*


“Perché voi non avete niente di Tassorosso addosso?” 

Alla domanda di Eltanin Jonathan, Sam, Berenike e Daniel le rivolsero quattro occhiate cupe pressoché identiche, come a volerle suggerire di non fare domande sull’argomento:

“Ovviamente vogliamo tutti che Tassorosso vinca, così ci assicureremo la Coppa, ma se Markus mi vede tifare per la sua squadra avversaria mi colpirà in testa con la Pluffa!” 
“Stessa cosa, se Astrea sa che tifo per gli avversari si infurierà, e penso di parlare anche a nome di Daniel.” 

Sam si strinse nelle spalle mentre Veronica si voltava verso Jonathan, guardandolo con aria interrogativa prima che il biondo sbuffasse, accennando al tavolo dei Grifondoro con il capo:

“James e Kath. Si coalizzerebbero per farmi chissà qualche scherzo, preferisco evitare.” 

Veronica annuì, sorridendo leggermente come a dire che lo capiva mentre invece Eltanin scosse leggermente il capo, guardando i compagni con disapprovazione mentre parlava:

“Che branco di smidollati. Vi fate infinocchiare da, rispettivamente, le vostre dolci metà, vostra sorella e i vostri migliori amici! I miei fratelli sono Grifondoro, come anche il mio migliore amico, e non ho nessun problema a tifare per Tassorosso… Specialmente perché Grifondoro NON PUÒ assolutamente fregarci la Coppa. La mia vita sarebbe finita, non potrei più tornare a casa per la vergogna.” 


Eltanin piegò le labbra in una smorfia, immaginando chiaramente le prese in giro che sicuramente avrebbe subito un mese dopo, quando sarebbe tornata a casa e i suoi fratelli le avrebbero ricordato in eterno di essersi fatta fregare da sotto al naso la Coppa proprio dalla loro Casa. 

“El, credimi, voglio che Tassorosso vinca almeno quanto te… ma prova a dirlo a Kathleen Shacklebolt in faccia, poi ne riparliamo.” 


*


“Non pensavo che avrei mai detto una cosa simile, ma spero davvero che Tassorosso vinca… meglio loro che Grifondoro, dopotutto.” 

Alle parole di Aiden Delilah annuì, stampandosi un piccolo sorrisetto sulle labbra mente si rivolgeva ad Andromeda, seduta di fronte a lei al tavolo dei Serpeverde:

“Per una volta sono d’accordo con Burke… anche tu tifi per Tassorosso, vero Andromeda?” 

La ragazza inarcò leggermente un sopracciglio, cercando di non ridere di fronte all’occhiata che le rivolse all’amica, suggerendole silenziosamente di stare zitta e di chiudere l’argomento. 
Cosa che lei, ovviamente, non accennò a voler fare. 

“Già… mi chiedo come mai. È per qualcuno in particolare, per caso?” 
“Delilah, smettila, c’è mia sorella a due metri di distanza!” 

La Black si sporse leggermente sul tavolo per avvicinarsi all’amica, parlando con un filo di voce per non farsi sentire da Narcissa, seduta ad un paio di posti di distanza accanto a Cara. Entrambe però si erano già voltate verso le due, osservandole:

“Di cosa sta parlando?” 
“Di niente, Cissy. A Delilah piace scherzare.” 

Andromeda fulminò l’amica con lo sguardo mentre si rimetteva seduta dritta, ignorando il sorriso che stava ancora increspando il volto di Delilah, che annuì leggermente:

“Vero, mi piace prendere in giro tua sorella.” 
“Sì, lo so.” 

Andromeda roteò gli occhi, notando con sollievo che la sorella minore aveva perso interesse alla conversazione, dentro alla quale si inserì invece qualcun altro: 

“Beh, che abbia un senso dell’umorismo quasi macabro è risaputo.” 
“Travers, sai qual è la differenza tra la tua opinione sul mio senso dell’umorismo e la risposta di Andromeda alla mia domanda di poco fa?” 

Delilah si voltò verso il ragazzo, parlando con tono neutro e guardandolo in attesa di una sua risposta, mentre il compagno di Casa aggrottava leggermente la fronte, certo che fosse in arrivo l’ennesima battutina:

“No…”
“La seconda l’ho chiesta.” 

Delilah si limitò a rivolgergli una rapida occhiata prima di allungare una mano e prendere la sua tazza di caffè, ignorando l’occhiataccia di Nathaniel mentre invece Aiden sorrise, lasciandosi sfuggire una breve risata che tramutò in un colpo di tosse non appena l’amico si voltò verso di lui. 


*


James Julius stava uscendo dalla Sala Grande insieme alla sorella Cecily, discutendo a proposito della partita imminente, quando trovandosi davanti Phoebe, Jake e Grace si fermò, sorridendo:

“Ragazzi! Siete venuti a salutarci?” 
“Siamo venuto a farvi gli auguri, probabilmente sono l’unica Serpeverde che tifa per voi… ma non posso fare altrimenti, temo.” 

Phoebe roteò gli occhi, ignorando il sorriso che le rivolse la gemella come a conferma delle sue parole: no, non poteva fare altrimenti. 

“Che carini, so che l’anno prossimo vi mancherò tantissimo dopotutto…” 
“No, per niente.” 
“Sono d’accordo con Jake.” 
“Anche io.” 

“A me mancherai, Jimmy.” 
Grace sorrise al fratello maggiore, che ricambiò prima di afferrarla e stritolarla in un abbraccio, un po’ come il padre aveva fatto per anni con la madre. 

“Per questo sei la mia preferita, Gracie… Inutile che voi tre dissimuliate, so che mi adorate!” 

Jake e le gemelle si scambiarono un’occhiata scettica prima che il fratello maggiore coinvolgesse anche loro nel suo abbraccio, ignorando le loro sonore proteste. 

Senza sapere che molti anni prima, proprio nell’Ingresso, suo padre aveva fatto esattamente lo stesso con i suoi due fratelli minori. 


*


“Mi raccomando, cerca di non farti disarcionare questa volta!” 
“Mi fa commuovere sapere che tieni tanto alla mia salute Luke, ma davvero, rilassati, andrà tutto bene… Non so se sei più agitato tu per la partita o Kyle, che da quando gli hai detto del mio “incidente” quasi non voleva che io giocassi ancora.” 

Kristal alzò gli occhi al cielo mentre, con la divisa addosso e la sua scopa sottobraccio, usciva dagli spogliatoi accanto al suo migliore amico, visibilmente più teso rispetto a lei. 

“Beh, per fortuna non gli hai dato retta, abbiamo bisogno della nostra Cercatrice. Ma ricordati i 120 punti!” 
“Luke, dillo un’altra volta e giocherai imbavagliato!” 


Lucas si affrettò a zittirsi all’avvertimento dell’amica, limitandosi a sorriderle mentre Kristal gli faceva cenno di andare al suo posto in mezzo al prato per disporsi in un semicerchio come i Grifondoro. 

Mentre James camminava sull’erba per stringere la mano al Capitano Lucas intercettò il suo sguardo, rivolgendogli un piccolo sorriso che venne ricambiato senza esitazioni. 
Dopotutto sapevano entrambi che, per quanto fosse sempre molto amichevole con chiunque, Lucas Kroll tendeva a mettere da parte tutte le sue amicizie al di fuori della sua Casa quando era sul campo. 


*


“Tu non tifi per Grifondoro?” 
“Neanche per idea, voglio vincerla, la Coppa!” 

“Beh, quest’anno per noi non è stato granché, sarei felice se foste voi a vincerla.” 
“Chi pensi di prendere in giro, vuoi solo che non la vinca Grifondoro.” 

Eltanin parlò senza nemmeno staccare lo sguardo dal campo, seguendo la partita con attenzione mentre accanto a lei Aiden sorrideva, non riuscendo a replicare:

“Forse, o magari vorrei solo che a vincere sia la mia ragazza.” 
“Opto per la prima…” 
“E dimmi, il tuo amichetto come la pensa, sul tuo tifare per Tassorosso?” 

“Jas se ne farà una ragione. In caso contrario avrei tifato per lui, naturalmente, ma oggi è diverso.” 

La ragazza si strinse leggermente nelle spalle e Aiden sfoggiò un piccolo sorriso, quasi soddisfatto di sentire quelle parole prima di soffermarsi sulla seconda parte della frase, corrugando leggermente la fronte:

“In caso contrario avresti tifato per lui? Quindi dimmi, quando Serpeverde ha giocato contro Grifondoro per CHI hai tifato, esattamente?” 

Eltanin si voltò finalmente verso il ragazzo, piegando le labbra in un piccolo sorriso innocente:

“Andiamo… Non mi puoi chiedere per chi tifavo tra il mio storico migliore amico e te… non si può scegliere!” 
“IO saprei chi scegliere.” 
“È diverso, tu non hai amiche che conosci dall’infanzia!” 

Aiden sbuffò leggermente, borbottando qualcosa di incomprensibile mentre appoggiava le braccia sulla ringhiera degli spalti, sporgendosi e incurvando leggermente la schiena.

“Aiden, credo che dovresti cercare di smettere di essere geloso, quanto meno di Jasper. Ti fa male, non vorrei che ti venissero le rughe troppo presto e ti rovinassi il bel facciamo che ti ritrovi!” 

Eltanin gli si avvicinò, prendendogli delicatamente il mento con una mano per costringerlo a guardarla, sorridendogli con noncuranza.
Di fronte a quello sguardo il ragazzo sospirò, guardandola quasi con arrendevolezza:

“Me ne dovrò fare una ragione, suppongo.” 
“Supponi bene. Jasper per me è molto importante, e non ho nessuna intenzione di allontanarlo… Perciò smettila di fare il musone ogni volta in cui mi vedi con lui, forse lo troveresti anche simpatico.” 

Aiden sbuffò alle parole della ragazza, mettendole un braccio intorno alle spalle per attirarla a sé e abbracciarla, borbottando qualcosa a mezza voce:

“Ne dubito. Ma se piace così tanto a te, vedrò di accettarlo.”  
“Mi fa piacere sentirlo… convincerò anche lui a smetterla di provocarti, così FORSE potreste anche piacervi a vicenda.” 
“Se proprio ci tieni… quindi io posso avere amiche femmine?” 

“… Va bene, se proprio devi, basta che non siano alte e bionde.” 
“Cos’hai contro le alte e bionde?” 

“Ma mi hai vista per caso?” 


*


“Vedo che alla fine hai deciso di venire alla partita… non avevi detto di volerti prendere avanti con il ripasso?” 

“Beh, come vedi ho cambiato idea… dopotutto c’è ancora tempo, no?” 

Veronica sorrise, stringendosi nelle spalle mentre parlava senza guardare direttamente l’amica, continuando a tenere gli occhi fissi davanti a sé, seguendo la partita. 

“Certo… Chissà cosa ti ha fatto cambiare idea, visto che non sei mai stata una fanatica di Quidditch, da quel che mi risulta.” 

Berenike sorrise, osservano l’amica che le stava accanto mentre la bionda si ostinava a non guardarla. In effetti più che i movimenti della Pluffa Veronica si stava concentrando più che altro sugli anelli, davanti ai quali c’era un ragazzo piuttosto alto e dai capelli scuri. 

“Suppongo che il fatto che l’altro ieri James ti abbia chiesto se saresti venuta non ti abbia assolutamente indotta ad essere qui oggi.” 
“Oh no, per niente, ho solo pensato che fosse l’occasione giusta per prendere una boccata d’aria e un po’ di sole prima di chiudermi in Biblioteca per le prossime settimane.” 


La bionda non accennò a far sparire il suo sorriso, stringendosi nelle spalle con noncuranza mentre invece Berenike roteava gli occhi, decidendo di lasciar perdere. 

“Sei quasi peggio di Eltanin un anno e mezzo fa. Ti ricordi quando lei e Aiden non stavano ancora insieme?” 
“Già… si sono messi insieme verso Marzo, vero?” 
“Sì, poco dopo il suo compleanno. E ricordo benissimo la nostra El che diceva cose come “ma cosa dite, io non interesso affatto ad Aiden!” Non so ancora dire se fosse falsamente modesta o proprio cieca come una talpa… In ogni caso, guardali adesso.” 

“Già, che carini. Ma forse tu non dovresti parlare Berenike, io e El ti abbiamo ripetuto per quasi due anni che a Markus piacevi e tu continuavi a sostenere che foste solo amici…” 
“Ok, forse sono stata un filino ottusa… perciò vedi di non fare come la sottoscritta e di darti una mossa con James, così saremo finalmente tutte e tre sistemate per la prima volta.” 


Berenike sorrise ma Veronica non la imitò, restando in silenzio mentre tornava a concentrarsi sulla partita in corso, o forse su un giocatore in particolare, che vedeva Grifondoro in vantaggio di venti punti, 90 a 70. 


*


“Scusa Astrea…” 

Lucas Kroll rivolse un piccolo sorriso di scuse alla Cercatrice di Grifondoro, che invece lo fulminò con lo sguardo mentre volava qualche metro più in basso dopo aver evitato per un soffio il Bolide che lui le aveva scagliato contro. 
Era abbastanza sicuro che dagli spalti Sam Cloverfield lo stesse maledicendo, ma a quello ci avrebbe pensato dopo… Poteva sempre usare come scusa la carta del Bolide con cui LUI aveva colpito Kristal meno di due mesi prima. 


Gli occhi verdi del Battitore si soffermarono sulla sua amica, che stava perlustrando il campo per cercare di individuare il Boccino, o forse di tenerlo semplicemente alla larga dall’avversaria… Erano solo a 90 punti e Grifondoro a 100, per poter vincere la partita arrivando in seconda posizione dopo Corvonero mancavano ancora tre reti da segnare.


Il Tassorosso si affrettò a raggiungere l’amica, volando qualche metro più indietro rispetto a lei per assicurarsi che a nessuno venisse la brillante idea di colpirla: era del parere che un soggiorno in Infermeria a causa del Quidditch fosse abbastanza per un anno. Senza contare che Kyle in caso contrario lo avrebbe massacrato, anche se era sicuro di stargli piuttosto simpatico… solo dopo aver superato il suo interrogatorio due anni prima, certo. 


Virò il Bolide che Jasper Nott aveva indirizzato contro la Cercatrice appena in tempo, rispedendolo indietro con un gesto secco e lanciando un’occhiata torva all’avversario, che invece gli sorrise quasi a mo’ di scuse. 

“Kris, siamo a 100, tra due reti mettiti sotto con le ricerche!” 
“Luke, piantala una buona volta, non ho alcuna lesione cerebrale che mi impedisce di comprendere il linguaggio umano!” 


La Cercatrice sospirò, trattenendosi dall’inchiodare, fermarsi e colpire personalmente l’amico con la sua stessa mazza. Cosa che ovviamente non fece, anche se l’aveva immaginato moltissime volte non aveva mai effettivamente picchiato Lucas Kroll… 

Disperatamente, sembrava che gli volesse davvero troppo bene.


*


“Non capisco niente, hanno visto il Boccino o non l’hanno visto? Forse è solo una tattica per depistare l’altra…” 

Sam, continuando a tenere gli occhi fissi su Astrea e Kristal, parlò con leggera irritazione nel tono di voce mentre accanto a lui Jonathan seguiva l’incontro senza parlare granché e Daniel faceva altrettanto. 

“Chi lo sa… io spero che finisca in fretta, ho una montagna di roba da studiare…” 
“Già, anche io.” 

“Guardare la partita con voi è proprio una gran soddisfazione, penso che tra poco andrò da Berenike e Veronica. In realtà spero davvero che Astrea NON prenda il Boccino, ma evitate di dirglielo.” 

“Tutti noi lo speriamo, Sam, non ho mai tifato Tassorosso come oggi.” 

Jonathan si strinse nelle spalle, pensando al padre e alla profonda soddisfazione che avrebbe sicuramente privato nel vincere la Coppa a discapito della sua Casa, nonché quella dei suoi due migliori amici… finalmente avrebbe avuto anche lui qualcosa per cui deriderli un po’ e divertirsi alle loro spalle. 
C’era solo da sperare che Kristal Jackson riuscisse a prendere il Boccino prima di Astrea Carsen. 


*


“Porca Morgana… lo ha preso? Lo ha preso sul serio?” 

Eltanin sgranò gli occhi, sporgendosi considerevolmente oltre la ringhiera per cercare di vedere chiaramente in mezzo alle macchie gialle e rosse rappresentate dai giocatori, che si stavano ammassando sul prato visto che la partita era giunta al termine.
Aiden la prese provvidenzialmente per un braccio, spingendola leggermente più indietro di qualche centimetro prima di annuire, parlando con un lieve sorrisetto ad increspargli il volto:

“Sì El, lo ha preso la Jackson… congratulazioni.” 
“Quindi abbiamo vinto noi… Non ci credo! BERENIKE!” 

Eltanin sorrise prima di raggiungere la cugina quasi di corsa e stritolarla in un abbraccio, ringraziando mentalmente Kristal Jackson che, sul campo, si stava facendo abbracciare a sua volta da un Lucas molto entusiasta:

“Questa volta non ti sei fatta centrare in pieno, Kris… sono fiero di te!” 
“Parli come se mi facessi colpire sempre, piano con le parole!” 

Kristal rise, guardando l’amico con affetto mentre stringeva ancora la piccola palla dorata nella mano guantata, decisamente soddisfatta di aver assicurato non solo la vittoria alla sua squadra ma anche la seconda posizione nella classifica alla sua Casa. 

“Abbiamo battuto Grifondoro e Serpeverde, direi che non ci possiamo lamentare… Forse potremmo vincere la Coppa delle Case?” 
“Luke, sappiamo tutti e due che potrebbe succedere solo se tu e i tuoi fratelli doveste passare le prossime settimane rinchiusi nelle vostre camere a studiare e basta, cosa che ritengo alquanto improbabile.” 

La ragazza gli rivolse un’occhiata scettica che venne accolta con un sorriso, mentre praticamente la Casa di Corvonero al completo scendeva in campo per ricevere la tanto agognata Coppa da Silente. 

Jonathan la prese dalle mani del Preside con un enorme sorriso stampato sul volto, mentre intorno a lui i compagni di squadra e di Casa ridevano e applaudivano e qualche metro di distanza due certi Grifondoro seguivano la scena con leggero disappunto. 

“Ce lo rinfaccerà a vita, non è così?” 
“Ci puoi giurare, Kathy. E ora chi glielo dice a mio padre…” 
“TUO padre? Scusa, vogliamo parlare del MIO? Il suo cuore avrà un collasso.” 

Kathleen sfoggiò una smorfia solo immaginando la reazione del padre alla notizia, sommata alle eterne prese in giro da parte di suo fratello e di Jonathan. 
Probabilmente sarebbe scesa dal treno con un sacco calato sulla testa per non farsi riconoscere, il mese successivo.

Quando però la ragazza scorse una compagna minuta e bionda avvicinarsi nella loro direzione sorrise, dileguandosi alla velocità della luce per “andare a salutare qualcuno” e lasciando così l’amico solo con il sorriso consolatorio di Veronica Zabini davanti:

“Ciao Veronica… dovrei farti i complimenti, immagino.” 
“Beh, sono felice per la mia Casa, ma io non amo particolarmente il Quidditch, se devo essere onesta. Mi dispiace per voi, in realtà.” 

“Fa’ niente, è andata così… l’importante dopotutto è divertirsi.” 
“Se ti può consolare voi eravate in vantaggio quando Kristal ha preso il Boccino, quindi ti sei fatto passare meno reti rispetto a Tassorosso, è già qualcosa.” 

Veronica gli rivolse un lieve sorriso che lo fece stringersi nelle spalle, lanciando un’occhiata quasi divertita al suo migliore amico mentre parlava:

“Immagino di sì… grazie per le parole. Ora credo che andrò a complimentarmi con il mio migliore amico/rivale preferito, cercando di sopportare l’umiliazione. Mi consolo pensando che Markus non se la passa meglio visto che è stato battuto dalla sua ragazza.” 




“Andiamo, non fare quel muso lungo! Sei stato bravo lo stesso…” 
“Grazie.” 
“Coraggio Mark, non si può vincere sempre, dopotutto.”

Berenike sorrise mentre prendeva il fidanzato sottobraccio, parlando con un tono piuttosto allegro mentre il ragazzo invece sbuffava, senza accennare a volersi togliere quell’espressione tetra dal viso mentre camminava sul prato accanto a lei:

“Prometti che non mi rinfaccerai questa storia a vita?” 
“Lo prometto. Non dico che non lo farò per i prossimi dieci anni però, questo no. Mark, dove vai? Che permaloso, stavo scherzando, in un certo senso… che ne dici di cinque anni?” 



Intanto anche Eltanin si era avvicinata, sorridendo, ad un Grifondoro visibilmente deluso, guardandolo con aria divertita mentre gli metteva un braccio intorno alla vita:

“Povero piccolo Jas, le cose non sono andate come sperava! Suvvia, non fare quel muso lungo, penso che potrei chiedere a Jonathan di prestarmi brevemente la Coppa per fartela almeno vedere da vicino.” 

“Come sei magnanima, sono commosso.” 
“Lo so, lo so… La cosa migliore è che lo zio Ian sarà a dir poco felicissimo della cosa, dopotutto anche lui è un Corvonero… Penso che anche la mamma ne sarà felice, Tassorosso ha comunque vinto la partita… Potrai condividere la delusione con i miei fratelli, però.” 

Eltanin sorrise all’amico, che roteò gli occhi mentre le sistemava un braccio sulle spalle, camminando accanto a lei:

“Magra consolazione. Un vero peccato Black, speravo tanto di batterti… degli altri non mi importava granché, il mio obbiettivo eri tu.” 
“Lo stesso. Ah, sai che forse sto vagamente convincendo Aiden che siamo solo grandi amici da tantissimo tempo e che deve smetterla di fare il geloso, quantomeno nei tuoi confronti? Magari prima o poi smetterà anche di guardarti male, chissà!” 

“Oh, sul serio? Immagino sia un buon risultato.” 
“Lo è eccome, temevo che prima o poi avreste iniziato a colpirvi a vicenda usando le mazze. In effetti vi ci vedo proprio in modalità uomini delle caverne con le clave…” 

Eltanin rise ma l’amico non la imitò, colpendola invece leggermente su una spalla mentre borbottava quanto fosse stupida, chiedendosi perché fosse ancora suo amico e cosa mai ci trovasse in lei Aiden Burke. 

“Che domande Jas, sarà la mia sfolgorante bellezza, o la mia incredibile simpatia, nonché irresistibile autoironia e senso dell’umorismo…” 
“Il tuo essere logorroica, imbranata e testarda dove lo metti invece?” 


*


Astrea Carsen si era praticamente nascosta in Biblioteca dopo la fine della partita, cercando di evitare Sam in tutti i modi anche se il rosso le aveva promesso che non l’avrebbe presa in giro, non troppo almeno. 
Anche se forse, riflettendoci, il Corvonero da cui si stava nascondendo era un altro, che conosceva da molto più tempo e fornito di una lingua molto più tagliente. 

Un Corvonero che, naturalmente, non poteva perdere un’occasione per divertirsi alle sue spalle e che finì col trovarla, avvicinandolesi con un sorriso:

“Oh, ma tu guarda, eccoti qui… La Cercatrice che si lasciò sfuggire il Boccino e con lui la vittoria, nonché la Coppa… Ciao, sorellina.” 
“Stammi lontano.” 
“Ma come, io vengo a salutarti e tu mi mandi via? Sei scortese Astrea!” 
“Gira al largo Dan, non sono dell’umore.” 

“Ho forse detto qualcosa di sbagliato?” 
“Ti odio.” 
“Anche io ti voglio bene.” 
“No, io ti odio proprio! E spostati, non riesco a leggere se fai ombra al caminetto!” 

Astrea sbuffò, fulminando il gemello con lo sguardo mentre invece Daniel sorrise, ignorando le sue proteste mentre le spettinava energicamente i capelli castano-ramato con una mano, come aveva sempre fatto da quando aveva iniziato ad essere ben più alto di lei. 

“Daniel, non toccarmi i capelli! Ma perché non sono stata concepita solo io, quella dannata volta?” 


*


“Olly!” 
“Che c’è?” 

“Mi ha scritto Jonny… Corvonero ha vinto la Coppa, Tassorosso oggi ha battuto Grifondoro!” 

Ingrid guardò il marito con aria quasi trionfante mentre invece l’ex Grifondoro – nonché Capitano dell’allora squadra – si rabbuiava improvvisamente, non sapendo se essere orgoglioso del figlio o deluso per la sua Casa. 

“Grandioso…” 
“Oh, smettila, non potete vincere sempre! Questa volta mio caro è toccato a noi, alla faccia tua, di Dante e di Maxi! Vado a dirlo a Jane!” 

La bionda uscì dallo studio del marito con un sorriso carico di soddisfazione, ascoltando solo di sfuggita il borbottio sommesso dell’ex giocatore:

“Mi chiedo perché non ti sia mai importato granché di Quidditch prima di questo momento cara, quando proprio la TUA ex Casa ha vinto.” 
“Casualità, Miller!” 







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Capitolo 26
*** Ripassiamo! ***


Capitolo 25: Ripassiamo!
 
 31 Maggio 1944



“È il 31 Ingrid, il 31!”   Oliver sfoggiò una smorfia considerevole, scuotendo leggermente come il capo quasi con disperazione mentre Ingrid continuava a non capire, lanciando un’occhiata incerta in direzione di Jane: la Tassorosso però si limitò a sorriderle con aria divertita, il capo appoggiato sulla spalla di Dante che per una volta era in religioso silenzio. 

“Deve per caso arrivarti il ciclo, Olly? 


Jane dovette premersi la mano sulle labbra per soffocare le risate, mentre accanto al quartetto Maximilian non ci provò neanche, scoppiando fragorosamente a ridere ma affrettandosi al contempo a nascondersi dietro la tazza di caffè. 

Oliver fulminò il ragazzo con lo sguardo ma poi tornò a concentrarsi sulla bionda, che lo guardava a metà tra il divertito e il curioso: 

“No, simpaticona! Ma tra cinque giorni cominciano gli esami, e io non sono pronto!”

“Neanche io se è per questo...” Dante sbuffò, parlando con un tono piatto e tetro che non gli si addiceva neanche un po’, tanto che Jane gli rivolse un sorriso consolatorio come a volerlo tirare su di morale, accarezzandogli un braccio:

“Andiamo... ce la faremo. Non sono i primi, no? E fortunatamente, gli ultimi...” 

“Si, ma sono anche i più importanti... non ce la farò mai ad arrivare a fine Giugno, avrò una crisi di nervi ben prima...”
(Magisterium, Cap. 31)




Venerdì 31 Maggio 1970
                                                            
  
Lucas Kroll chiuse il libro quasi senza rendersene conto, gli occhi verdi fissi sulla donna che gli stava davanti. La McGranitt stava parlando, probabilmente dicendo qualcosa a proposito degli esami, raccomandando per la centesima volta agli studenti di impegnarsi e di prepararsi per i M.A.G.O. ormai imminenti… ma il Tassorosso non la stava ascoltando, limitandosi ad osservarla quasi in trance: la sua ultima lezione era appena finita. La sua ultima lezione ad Hogwarts e, soprattutto, la sua ultima lezione in assoluto con Minerva McGranitt.

Sei mesi prima avrebbe giurato che, arrivato quel giorno, avrebbe iniziato a saltare da un banco all’altro per la gioia, ma all’improvviso si sentiva quasi vuoto, malinconico. Forse persino quella donna gli sarebbe mancata almeno un po’.

“Kroll, mi stai ascoltando?”   Gli occhi dell’insegnante si catalizzarono sul Tassorosso, che quasi sobbalzò e si affrettò ad annuire, balbettando delle scuse:
“Sì, scusi professoressa…” 

O forse non tanto. 

“Come mai quella faccia imbambolata? Stai progettando di andare da lei e confessarle tutto il tuo amore?”

Kristal, seduta come sempre accanto a lui, si lasciò sfuggire una lieve risatina mentre assestava una gomitata all’amico, rimettendo a sua volta i libri nella borsa:

“Certo, sto progettando la mia dichiarazione da mesi… Non essere ridicola, stavo solo pensando che è davvero finita! La nostra ultima lezione in assoluto… non è strano?” 
“Forse un po’, ma se questo posto mi mancherà molto non credo di poter dire lo stesso di alcuni insegnanti. E poi Luke, non credo che sia corretto dire che è finita, abbiamo ancora gli esami da superare.” 

Kristal si strinse nelle spalle mentre si alzava per uscire per l’ultima volta dall’aula di Trasfigurazione, mentre accanto a lei l’amico si rabbuiava improvvisamente:

“Non dire quella parola… sono solo estremamente grato che ad esaminarci non saranno i nostri insegnanti. Penso che con la McGranitt potrei anche avere un collasso nel bel mezzo della prova pratica di Trasfigurazione!” 
“Oppure andresti nel panico e trasformeresti lei in una quaglia… sarebbe divertente!” 

“Per te forse, io finirei dritto in una bara, sepolta molti metri sottoterra!”


Lucas rivolse un’occhiata torva all’amica mentre uscivano insieme dall’aula, irritato dal profondo divertimento che la ragazza nutriva da sempre nei confronti del suo terrore per la Vicepreside.

“Ecco, questo mi mancherà moltissimo… Il modo in cui diventi un agnellino mansueto e silenzioso quando la McGranitt è nei paraggi è stata la mia principale fonte di risate per ben sette anni. Come farò adesso senza?” 
“Trova qualcun altro su cui ridere... io invece, chi userò come cavia per i miei scherzi?” 

Lucas sorrise, mettendo un braccio sulle spalle dell’amica mentre Kristal gli rivolgeva un’occhiata torva, suggerendogli di non azzardarsi a fargliene qualcuno durante il periodo degli esami. 

“Non lo so, ma io ne ho subiti fin troppi, trova qualcun altro anche tu.” 


*


“Ma come si fa a chiedere a dei poveri ragazzi innocenti di tenere a mente programmi di praticamente due anni per più materie? È assolutamente inumano!” 


Berenike, seduta insieme a Veronica ed Eltanin ad un tavolo in Biblioteca, stava sfogliando i suoi appunti di Storia della Magia quasi con rabbia, chiedendosi perché non avesse lasciato quella materia due anni prima. 

“Rivoluzione dei Folletti, Rivoluzione dei Folletti, dei Centauri, ancora Centauri, Troll… ma questi non stavano mai a casa propria a leggersi un libro invece di ribellarsi?” 

“A quanto pare no. Tutto questo studio mi sta alienando…” 

Veronica sospirò, massaggiandosi le tempie con lieve nervosismo mentre continuava a tenere gli occhi fissi sui rotoli di pergamena che aveva davanti mentre Eltanin si passava una mano tra i capelli scuri, parlando con aria grave:

“Non ce la farò mai… verrò bocciata, me lo sento. Mio padre mi ucciderà, i miei fratelli rideranno di me, finirò a fare la casalinga e basta…” 
“Non dire assurdità, non verrai bocciata!”  Berenike roteò gli occhi, preparandosi psicologicamente a sorbirsi le paturnie della cugina per tutta la durata degli esami. 

“Non riuscirò mai a ricordare tutta questa roba, più le altre materie…” 

“Dove stai andando?” 
“A suicidarmi!” 


*


“Allora. Ricapitoliamo… elencami, in ordine, gli ingredienti necessari per la preparazione dell’Amortentia.” 

Delilah esitò, continuando a torturarsi le mani pallide mentre Nathaniel, seduto di fronte a lei, l‘osservava senza dire nulla, in attesa di ricevere una risposta:

“Ok… Uova di… quella specie di serpente gigante.” 
“Ashwinder.” 
“Sì, quello. Poi… petali di rosa, peperoncino e Acqua di Luna!” 

La Serpeverde sorrise con aria soddisfatta mentre il compagno annuiva, rivolgendole una rapida occhiata scettica prima di abbassare lo sguardo sull’elenco di ricette che dovevano imparare a memoria per le prove teoriche e pratiche di Pozioni:

“Corretto. Anche se ho la sensazione che all’esame sarebbe meglio evitare di rispondere “quella specie di serpente gigante”.” 
“Non fare il pignolo Travers, l’importante l’ho detto. Ok, chiedimene un’altra.” 

“Felix Felicis.” 

“… Pozione di riserva? Non la so, troppo difficile.” 
“Beh, applicati di più Moody.” 
“Smettila di fare il pignolo irritante, altrimenti mi riprendo gli appunti di Erbologia! Mi piacerebbe sapere, però, perché noi siamo qui a ripassare tutti le Pozioni più importanti preparate negli ultimi due anni mentre Burke sta in panciolle sul divano.” 

Delilah si voltò verso il divano di pelle nera dove Aiden si era stravaccato poco prima, udendo solo la voce del ragazzo senza riuscire a vederlo:

“Il tuo attaccamento ai miei voti mi commuove Moody, ma non preoccuparti, ripasserò anche io.” 

Delilah roteò gli occhi, pensando con sincera irritazione alla sorella minore che in quel momento si stava di sicuro godendo la fine delle lezioni in cortile… e anche ad Andromeda, che non era lì ad interrogarla perché impegnata a passeggiare e a sprizzare cuoricini insieme a Ted Tonks.

Nate le rivolse un lieve cenno del capo, suggerendole di lasciarlo perdere e di tornare a concentrarsi sulle Pozioni… ma il tempo di Aiden per stare in panciolle ebbe vita breve, perché poco dopo Eltanin Black entrò nella Sala Comune con una faccia da funerale, avvicinandosi ai due compagni:

“Nate, Delilah… sapete per caso dov’è Aiden?” 
“Sul divano.” 

Nathaniel accennò al divano con la mano mentre il Battitore si metteva improvvisamente a sedere sul sofà, guardando la Corvonero con leggero stupore:

“El? Che fai qui, non dovevi ripassare storia con Berenike e Veronica?” 
“Sì, ma sono stata colpita da una fitta di disperazione e sono venuta a cercarti… Stai poltrendo? Io ripasso come una stupida da giorni e tu ti rilassi? Fila subito a studiare!” 

La Corvonero fece il giro del divano per piazzarsi davanti al ragazzo, che abbandonò il capo sullo schienale, parlando con tono esasperato mentre Delilah e Nathaniel avevano momentaneamente smesso di studiare, godendosi lo spettacolo:

“El, non cominciare, le lezioni sono finite due ore fa, non ho voglia!” 
“Nemmeno io ho voglia, ma lo faccio! Coraggio, alzati e unisciti al gruppo dei disperati, saperti nella mia stessa situazione mi tirerà su di morale.” 


Aiden sospirò, alzandosi di malavoglia e lasciando che la ragazza lo trascinasse verso il tavolo occupato dai due compagni di Casa, annunciando che lo avrebbe interrogato personalmente. 

“El, tu non mi interrogherai, scordatelo! Sei più severa della McGranitt quando ti ci metti!” 
“Non è affatto vero, io sono buona e cara. Coraggio Burke, vuoi fare il pozionista, no? Vediamo se sei preparato.” 

Eltanin piegò le labbra in un sorriso, prendendo posto di fronte al fidanzato, accanto a Delilah, che improvvisamente sorrise, tornando di ottimo umore:

“Travers, facciamo una pausa? Burke interrogato dalla sua ragazza non me lo voglio perdere.” 



*


“Daniel?” 

Sentendo una voce familiare ma, allo stesso tempo, insolitamente dolce e quasi zuccherosa il Caposcuola nemmeno si voltò, continuando a riporre i libri sul loro scaffale:

“No.” 
“Come sarebbe a dire “no”? Non sai nemmeno che cosa voglio chiederti!” 
“Vuoi chiedermi qualche appunto, probabilmente, o di spiegarti qualcosa. E la risposta è, come ti ho avvisata per tutto l’anno, no.” 

“Non puoi negarmi un aiuto Danny, sono la tua unica, amata sorella! Ti prego!” 

Il Corvonero alzò gli occhi al cielo quando sentì le braccia della sorella stringerlo per la vita, intuendo che non gli si sarebbe staccata di dosso finché non avrebbe acconsentito ad aiutarla… come faceva da quando erano piccoli. 

“No As, chiedili a qualcun altro.” 
“E a chi? Sam è restio a prendere appunti almeno quanto me, per non parlare di James, Kath o Markus! Giuro che non ti chiederò nessun favore quando ci saremo Diplomati, ma oggi ho bisogno del mio fratellone.” 

Astrea piegò le labbra nel suo sorriso più accattivante, implorando mentalmente il gemello di soccorrerla mentre Daniel sospirava, continuando a non guardarla. 

“Già. Chissà perché vieni a parlare con me e fai la carina solo quando hai bisogno di qualcosa…” 
“Non lo devi chiedere a me Dan, è la legge che regola il rapporto fraterno. Ti prego, ti chiedo solo gli appunti di Storia, nei miei ci sono solo partite di tris!” 

Di fronte al tono implorante della sorella il Corvonero sospirò, esitando prima di annuire, arrendendosi:

“D’accordo. Ma giuro che è l’ultima volta.” 
“Grazie Danny, ti voglio bene! Li hai lasciati sul tavolo? Vado a prenderli.” 

Astrea sorrise, improvvisamente molto più allegra rispetto a pochi secondi prima, per poi alzarsi in punta di piedi e stampare un bacio sulla guancia del ragazzo, che si limitò ad annuire prima di guardare la sorella sorridere e girare sui tacchi per avvicinarsi al tavolo che aveva occupato per ripassare.

“Vorrei dirti che un giorno verrò a chiederti qualche favore in cambio As… ma tanto sappiamo entrambi che non succederà mai.” 


*


“E io che avevo intenzione di cominciare domani… Eltanin mi ha praticamente massacrato.” 

Aiden sbuffò, massaggiandosi le tempie con due dita mentre accanto a lui Nate ridacchiava, improvvisamente di buon umore dopo aver assistito all’interrogazione di Eltanin nei confronti del fidanzato. 
La Corvonero era appena uscita dalla loro Sala Comune per tornare da Veronica e Berenike, quasi soddisfatta di aver convinto Aiden a prendere in mano i libri e di umore leggermente migliore rispetto ad un’ora prima, forse perché si era resa conto di non essere l’unica alle prese con fin troppe cose da studiare. 

“Non immagini quanto mi sia divertito… Non te ne ha fatta passare una.” 
“Sì, ho percepito chiaramente la gioia tua e della Moody mentre El mi strapazzava… A proposito, mi dici perché ultimamente studi sempre con lei?” 

“Sai, infondo è simpatica. Basta conoscerla un po’ meglio.” 

Nathaniel si strinse nelle spalle ma l’amico non sembrò prendere molto sul siero le sue parole, limitandosi a roteare gli occhi e a mormorare sommessamente qualcosa:

“Se lo dici tu…” 


*


“Stai studiando?” 

Andromeda Black si chiuse la porta della camera alle spalle prima di avvicinarsi, sorridendo, all’unica ragazza presente nella stanza, stesa sul suo letto con un libro in mano.

“Ovviamente, penso che nelle prossime settimane non farò praticamente altro… Allora, come è andata con Tonks?” 
“Come sai che ero con Ted?” 
“Quando mi hai detto che dovevi “vedere qualcuno” lo hai fatto con un sorriso fin troppo largo… sai, quasi ti odio, io sono chiusa qui dentro, a marcire nei Sotterranei, mentre tu saltelli nel prato mano nella mano con Ted Tonks!” 

“Se ti può consolare, pensa che tra un anno a quest’ora io sarò nella tua stessa posizione.” 
“D’accordo, tra un anno riceverai mie notizie, lettere dove ti rinfaccerò che io sarò già diplomata eccetera. Ma seriamente… che cosa pensi di fare con Ted? Tu stessa mi hai detto che di certo i tuoi genitori non lo accetteranno mai, no?” 

Andromeda annuì ma non disse niente per qualche istante, seduta sul letto accanto a quello dell’amica, che alzò finalmente lo sguardo dal libro per rivolgersi a lei:

“È così. Lo so per certo… credo che nemmeno le mie sorelle mi verrebbero incontro.” 
“Quindi che cosa farai?” 
“Non lo so… vedremo come andranno le cose l’anno prossimo, suppongo. Ovviamente durate l’estate Cygnus e Druella Black non sentiranno neanche lontanamente il nome “Ted Tonks”. No, a mia madre verrebbero i capelli bianchi in blocco, probabilmente.” 

“Dura essere una Black, eh?”
“A volte sì… ma basta parlare di me, vediamo se hai studiato… Penso che ti interrogherò in qualcosa.” 
“Va bene, ma non Pozioni, per oggi mi è bastata.” 


*



“Ti prego, dimmi che il tuo ripasso non è andato bene, così mi consolerò.” 

Berenike si lasciò cadere accanto a Markus con un sospiro sconsolato, appoggiando il capo sulla spalla del ragazzo che le rivolse un piccolo sorriso consolatorio:

“Beh, ripassare con James non è stata una buona idea, dopo dieci minuti abbiamo iniziato a parlare d’altro… ma ci ha pensato Kath a tenere in riga noi, Sam e Jonathan, tranquilla. Con le ragazze com’è andata?” 

“Eltanin sta cominciando ad avere una mezza crisi di nervi, e di questo passo io la seguirò a ruota. Non vedo l’ora che sia tutto finito, Mark.” 

“Credimi, anche io. Ma se tutto andrà bene tra un mese a quest’ora saremo felici e finalmente diplomati, pensa a questo.” 
“Non vedo l’ora, anche se il castello mi mancherà moltissimo, credo.” 

Berenike abbozzò un sorriso, guardandosi intorno con un velo di malinconia mentre invece Markus si accigliò, parlando con palpabile ironia:
“E vedermi tutti i giorni no, non ti mancherà?” 
 “No, sto contando i giorni che mi separano dal non doverti vedere sempre…” 

Berenike sorrise con aria divertita e, poco dopo, la sua risata riempì la stanza quando Markus iniziò a farle il solletico, disturbando un certo trio che stava studiando a qualche metro di distanza:

“Non potete scambiarvi effusioni altrove? In questi giorni odio chiunque sia felice, in pratica.” 

Kathleen sbuffò prima di alzare lo sguardo sui due ragazzi che le stavano davanti, inarcando un sopracciglio prima di parlare:

“Allora, volete rispondere o no? Jonathan, ti ho chiesto quando è morto Merlino!” 
“Se non ti ho risposto evidentemente non lo so! Posso andare in bagno invece?’ 
“Faccio io le domande qui, e comunque no, dobbiamo finire prima di cena. James, tu lo sai?” 
“Temo di no Kath…” 

James sfoggiò un sorriso colpevole, mentre Kathleen sospirava, borbottando di avere a che fare con due sfaticati.

“Andiamo Kathy, non fare quella faccia… Sono del parere che se ce l’hanno fatta i nostri genitori possiamo benissimo farcela anche noi.” 
“Ottima argomentazione Jamie… ce l’hanno fatta Oliver Miller, Dante Julius e Maximilian Shacklebolt a diplomarsi, perché non dovremmo riuscirci anche noi?” 







…………………………………………………………………..
Angolo Autrice:

Buonasera! 
Scusate per la rapidità con cui sto pubblicando questi ultimi capitoli, ma a breve starò via per alcuni giorni e mi ero prefissata di terminare la storia prima di partire… Dovrei pubblicare l’Epilogo domani sera, salvo imprevisti. 

Quindi a presto! 

Signorina Granger 






 

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Capitolo 27
*** Epilogo ***


Act II 


Epilogo 

 
Venerdì 21 Giugno


“Tassorosso!” 

Lucas Kroll si sfilò il Capello Parlante dalla testa prima di alzarsi, rivolgendo un lievissimo sorriso alla donna che aveva davanti prima di avvicinarsi al tavolo che stava applaudendo. 
Prese posto di fronte alla ragazzina dai capelli scuri che le ricadevano sulle spalle in onde ordinate, tenuti indietro da una fascia blu, che era stata Smistata appena prima di lui, sorridendole:

“Ce ne ha messo di tempo… temevo sai rimasto seduto lì finché non mi avrebbero trascinato fuori da qui con la forza. Con te è stato veloce.” 

La ragazzina annuì, ricambiando debolmente il sorriso prima di parlare:

“Sì, per fortuna… ma ancora non ci credo, di essere qui e di essere una strega. I miei genitori non sono come me.” 
“I miei sì, invece… piacere, sono Lucas.”

“Kristal.” 

Un sorriso gentile increspò le labbra della novella Tassorosso, salendole fino agli occhi chiari che osservarono il suo nuovo compagno di scuola con curiosità finché non tornò a concentrarsi sullo Smistamento, guardando un ragazzino molto alto e dai capelli scuri sfilarsi il Capello per poi correre verso il tavolo dei Grifondoro con aria sinceramente soddisfatta, come se un suo desiderio si fosse appena avverato. 

Pochi giorni prima di partire per Hogwarts si era quasi fatta prendere dal panico, chiedendosi se sarebbe riuscita a trovare qualcuno con cui andare molto d’accordo. Chissà se sarebbe piaciuta ai suoi compagni, anche se i suoi genitori non erano maghi. 

Ci aveva pensato Kyle a rincuorarla, come sempre: le aveva sorriso, inginocchiato davanti a lei per avere il viso alla sua stessa altezza, accanto al binario del treno, mentre la guardava con affetto:

“Di che ti preoccupi, Kris? Ti adoreranno, vedrai.” 
“Dici?” 
“Certo… e se qualcuno ti prende in giro scrivimi, così lo aspetterò qui e quando scenderà dal treno lo gonfierò di botte, altro che magia.”

Kristal aveva sorriso, rincuorata da quella promessa prima di dare una piccola pacca sulla spalla del fratello, quasi a volerlo ammonire:

“Cerca di non mangiare sempre e solo schifezze mentre non ci sono! Lo so che vivrai di pizza, hamburger e patatine per i prossimi mesi!” 
“Ma tu guarda se devo farmi fare la predica sull’alimentazione da una pseudo-lattante.” 

“Ho undici anni! Non sono una lattante!” 

Kristal sbuffò, facendo ridacchiare il fratello maggiore, che le sorrise prima di rimettersi in piedi, accennando al treno con il capo:

“In ogni caso vai Kris, o rischi di perdere il treno… scrivimi ogni tanto, ok?” 
“Tre volte alla settimana. Ci vediamo a Natale!” 


Kristal sorrise un’ultima volta al fratello prima di salire sul treno, sistemandosi sullo scompartimento dove aveva lasciato il suo baule con l’aiuto di Kyle. 
Ovviamente il ragazzo non sapeva che gli aveva rubato tre felpe dall’armadio la sera prima, usandole praticamente come coperta per le prime notti ad Hogwarts. 





“Luke, sei in ritardo.” 

Kristal Jackson era seduta sul divano a testa in giù, le gambe appoggiate mollemente contro lo schienale di pelle mentre teneva gli occhi fissi sull’imboccatura che portava al Dormitorio maschile, guardando il suo migliore amico fare continuamente avanti e indietro.
Il suo tono non era nemmeno più amareggiato, più che altro rassegnato.

“Lo so! La Sprite mi prenderà per un orecchio e mi appenderà alle lanterne esterne della torre di Astronomia!”
“Credo che quella sia una cosa che più altro farebbe Gazza, lei ti lascerebbe dentro una serra con una pianta carnivora come coinquilina. Se sei pronto, dovremmo scendere.” 

Con un piccolo sospiro la ragazza si ribaltò, rimettendosi dritta sul sofà prima di alzarsi, guardando l’amico farsi frettolosamente il nodo alla cravatta, la tunica nera sottobraccio.

“Ok, andiamo pure. Ho un mal di stomaco che non immagini…” 
“Ci credo, ieri sera sei andato nelle cucine e sei tornato con quantità industriali di cibo per festeggiare la fine dell’anno! Dai, andiamo, questa è l’ultima volta in cui ci fai arrivare in ritardo.” 


*


“Siete o non siete pronte? Starà per cominciare ormai, e non voglio perdermi l’ultimo discorso di Silente!” 
“Ma perché sono sempre così lente?” 
“Non lo so, l’ho chiesto spesso a mia sorella, ma non mi è ancora chiaro.” 


Daniel, in piedi e appoggiato pigramente contro lo schienale del divano accanto a Sam e a Jonathan, teneva gli occhi fissi sulla porta socchiusa del Dormitorio della ragazze, sperando che le tre compagne si sbrigassero a palesarsi. 
Avevano anche provato a bussare qualche minuto prima, ma avevano ricevuto solo una spazzola che aveva quasi colpito Jonathan in piena faccia insieme ad un paio di minacce. 

“Smettetela di lamentarvi… ora siamo pronte, abbiamo finito di sistemare di bagagli visto che partiamo subito dopo la consegna dei diplomi.” 

Berenike comparve finalmente sulla soglia della Sala Comune, seguita subito dopo da una Eltanin decisamente allegra e una Veronica piuttosto cupa, che si stava rigirando più e più volte le maniche della tunica decisamente grande per lei:

“Questa stupida tunica mi sta grande, sembro una bimbetta che si prova i vestiti della madre! Ho dovuto tagliarla con la magia per camminare senza inciampare.” 

La bionda sbuffò mentre si rigirava le maniche un’ultima volta, riuscendo finalmente a muovere liberamente le mani mentre Eltanin le sorrise, guardandola quasi con compassione mentre le metteva un braccio intorno alle spalle:

“Lo so, ti capisco… ma sorridi biondina, abbiamo finalmente finito gli esami e possiamo rilassarci.” 
“A dire la verità io devo studiare per iscrivermi a Magisprudenza, quindi avrò molto poco relax.” 

“La solita Caposcuola secchiona…” 


*

 
“Sai, quasi quasi ti invidio. Anche io vorrei essere già diplomata!” 

“Sogna pure piccoletta, hai ancora sei anni davanti a te.” 

Delilah sorrise alla sorellina quasi con fare divertito, guardandola sbuffare sommessamente mentre camminava accanto a lei, uscendo dal Dormitorio per raggiungere la Sala Comune. 

“Grazie per avermelo ricordato… ma almeno ora ho due mesi di vacanza davanti!” 
“Io lo dicevo, che l’entusiasmo sarebbe durato poco… Emma, cosa fai sul divano?” 

“Aspetto che le signorine finiscano di incipriarsi il naso.” 

La bionda, comodamente seduta sul divano con le gambe accavallate, roteò gli occhi prima di accennare in direzione di Aiden e Nathaniel, che la fulminarono di rimando con lo sguardo. 

“Stiamo aspettando Delilah, veramente, noi siamo già pronti da parecchio.” 
“Smettila Travers, sappiamo tutti qui che hai una passione segreta per il make up.” 

La mora si strinse nelle spalle mentre Emma si alzava per uscire insieme dalla Sala Comune, ridacchiando mentre i due si scambiavano occhiate perplesse:

“Make up? Che cos’è? Tu lo sai?” 
“No, mai sentito… forse è una strana cosa Babbana di cui ignoriamo esistenza.” 

“Si, forse… forza Burke, ignoriamo la Moody e andiamo a prenderci questo agognato Diploma, finalmente.” 


*


“Non siamo in ritardo, per una volta forse la McGranitt non avrà niente da rimprovera- prof! Salve.”

James si stampò un largo, innocente sorriso sulla faccia quando si fermò di colpo davanti alla Direttrice della sua Casa, che lo stava osservando con attenzione e lo stesso cipiglio quasi sospettoso di sempre:

“Visto che siete tutti qui, ne approfitto per dirvi due parole.” 

“Non può dirci che hanno rivisto i risultati e siamo stati bocciati, vero?” 
“Certo che no Mark! … lo spero, almeno.” 


“Oggi prendete il vostro diploma, e vi sarei grata se lo faceste senza creare scompiglio o con qualche sorpresa inattesa e decisamente poco consona. Gradirei che i miei studenti facessero filare tutto liscio, oggi.” 

Gli occhi della donna sorvolarono rapidamente Astrea, James, Markus, Jasper e Kathleen, trovando cinque sorrisi innocenti e pressoché identici sui loro volti:

“Naturalmente professoressa, terremo un comportamento esemplare oggi, glielo prometto. Ora scusi, ma dobbiamo prendere posto, non vorrei finire infondo e capitare dietro a qualche colosso, sa, non sono molto alta come può ben notare…” 


Kathleen sorrise all’insegnante prima di praticamente spingere gli amici fuori dalla sua visuale, abbastanza certa di non voler finire in punizione anche all’ultimo giorno. 
No, avrebbe ascoltato il discorso di commiato di Silente, avrebbe sorriso, preso il diploma, sarebbe salita sul treno e poi sarebbe tornata a casa, come sognava di fare da settimane. 


“Ragazzi, avete sentito? Comportatevi bene, voglio andarmene da qui senza nessun problema!” 
“A dire il vero io e Mark avevamo pensato di fare qualcosa con i fuochi d’artificio, alla stazione… ma forse è meglio lasciar perdere.” 


*



Trascinava il suo baule sulla corsia che divideva gli scompartimenti per uscire dal treno, maledicendo mentalmente la legge che stabiliva il divieto dell’utilizzo della magia prima della maggiore età: lei disgraziatamente diciassette anni ancora non li aveva compiuti, così doveva arrangiarsi usando solo olio di gomito. 
E disgraziatamente, sembrava che la cavalleria ad Hogwarts si fosse estinta rispetto ai tempi dei Fondatori. 

Quando rischiò di inciampare la ragazza sbuffò, chiedendosi mentalmente perché non potesse portarsi appresso un elfo quando andava a scuola quando sentì dei passi in avvicinamento. 
Sperò che qualcuno si degnasse finalmente di aiutarla mentre alzava lo sguardo, roteando gli occhi quando riconobbe il ragazzo che l’aveva raggiunta:

“Ah, eccoti. Temevo che ti fossi dimenticato di me, impegnato a salutare le tue conquiste.” 
“Non potrei mai dimenticarmi di te, così mi offendi… lascia, faccio io.” 

Altair sorrise, sollevando magicamente il baule della sorella con un pigro colpo di bacchetta. 

“Andiamo?” 

Cassiopea annuì, stringendo la mano che il fratello le porgeva prima di seguirlo lungo la corsia, camminando verso lo sportello d’uscita più vicino. 

I due fratelli scesero sul marciapiede che costeggiava il treno ormai fermo, entrambi impegnati a guardarsi intorno per cercare qualche traccia della madre. 

“Li vedi?” 
“No.” 

Cassiopea incrociò le braccia al petto, guardandosi intorno con sguardo neutro finché una voce decisamente familiare non giunse alle loro orecchie, costringendoli a voltarsi:

“Pare ci sia stato un cambiamento di programma… venite a casa con noi.” 
“Davvero?” 

Il volto della Corvonero si illuminò al sentire quelle parole, sorridendo prima di avvicinarsi al cugino e prenderlo sottobraccio, facendo cenno al fratello di seguirla:

“Vieni Altair! Sono felice di stare da voi Ant, ma cerca di non cominciare a fare magie a destra e a sinistra insieme ad Altair solo per ricordarmi che io sono l’unica minorenne tra i tre.” 



Altair esitò prima di seguire cugino e sorella, voltandosi un’ultima volta verso il familiare treno a vapore su cui aveva viaggiato numerose volte. 
Le sue labbra si inclinarono appena in un sorriso, quasi salutando mentalmente il mezzo di trasporto, e con lui anche Hogwarts, prima di voltarsi di nuovo, affrettandosi a seguire Cassiopea e Antares per raggiungere gli zii. Aveva tuttavia mosso solo qualche passo quando una ragazza dai capelli scuri gli tagliò la strada, superandolo praticamente di corsa per raggiungere qualcuno. 


Il Serpeverde fece per dirle qualcosa ma poi cambiò idea, dicendosi che molto probabilmente avrebbe visto Elizabeth Abbott molto di rado da lì in poi, magari solo alle solite feste a cui le famiglie di entrambi non mancavano mai di prendere parte. 

“Mamma!” 

La Tassorosso raggiunse la madre, che le rivolse il suo caldo sorriso di sempre prima di abbracciare la figlia, accarezzandole i capelli scuri che condividevano. 

“Ciao Liz… Ti sono mancata?”
“Certo, come sempre.” 

Elizabeth sorrise, guardando la madre negli occhi verdissimi prima di sciogliere l’abbraccio, lanciando un’occhiata al fratello che la stava osservando accanto a Catherine:

“Non sono sicura che tu mi sia mancato, francamente.” 
“Non essere ridicola, sappiamo entrambi che è così… Felice che sia finalmente finita?” 
“Tremendamente. Su, andiamo, ho un sacco di cose da raccontarvi… e muoio di fame, spero che a casa ci sia una tazza di thè ad aspettarmi.” 

“Come sempre tesoro.” 
“Allora… Hai preso a pugni qualche Black quest’anno, sorellina?” 
“No Stephen, quest’anno ho fatto la brava, nessun Black ha riportato deviazioni al setto nasale.” 


Elizabeth si stampò un sorrisetto sul volto mentre prendeva madre e fratello sottobraccio, invitandoli a seguirla verso la colonna per lasciare il binario per l’ultima volta. 

“Per fortuna direi… Non mi va di sopportare qualche accusa da parte dei Black a proposito di mia figlia che molesta il loro primogenito.” 
“Molestare? È lui che molesta, semmai!” 

Il tono seccato della ragazza fece sorridere la madre, che decise di lasciar perdere e godersi, invece, il ritorno di Lizzy e il poter avere, finalmente, entrambi i figli vicini.
Tutti e tre incuranti di quello che sarebbe successo solo un paio di settimane dopo.






“È strano, non trovi? Siamo qui per l’ultima volta, questa volta per davvero.” 

Lizzy guardò il treno fermarsi lentamente sulle rotaie mentre, in piedi accanto a lei, Altair annuiva, sorridendo con un velo di malinconia:

“Già, sembra ieri che abbiamo accompagnato qui i gemelli per la prima volta.” 
“A me sembra ieri quando sono scesa da quel treno dopo l’ultimo anno.” 

Anche la donna abbozzò un sorriso mentre guardava gli sportelli aprirsi con impazienza, morendo dalla voglia di riabbracciare la figlia. 

Chissà, magari sua madre si era sentita proprio così, anni prima. Non aveva mai avuto modo di parlare con lei dell’argomento “figli”, quando se n’era andata lei era decisamente troppo giovane per pensarci.


Quando Eltanin fece capolino da un vagone entrambi i coniugi sorrisero, aspettando che la ragazza posasse gli occhi su di loro: quando accadde Eltanin parve come illuminarsi, saltando giù dal treno e dimenticandosi momentaneamente dei bagagli mentre li raggiungeva di corsa:

“Papà! Sei tornato! Come stai?”
“Benissimo, e felice di essere a casa, finalmente.” 

Altair sorrise mentre abbracciava la figlia più piccola, che ricambiò prima di abbracciare anche la madre.

“Ho già salutato tutti, quindi prendo il baule e poi possiamo andare… aspettatemi qui.” 

Eltanin sorrise prima di girare sui tacchi e tornare verso il treno per recuperare i bagagli, mentre i genitori la seguivano con lo sguardo:


“Altair.” 
“Sí?” 
“Mi sono appena resa conto che ora, almeno per un periodo, li avremo tutti e tre a casa. Tutti i giorni.” 
“Merlino, dacci la forza…” 


*


“Mi siete mancati… sì, anche tu Mike.” 

Kathleen sorrise mene stringeva madre e fratello in un abbraccio contemporaneamente, lanciando un’occhiata quasi perplessa in direzione del padre, che invece seguiva la scena senza dire nulla:

“Papà? Non mi saluti?” 
“È ancora sconvolto per la vostra sconfitta, lui, lo zio Dan e lo zio Olly sono ancora in forte lutto.” 

“Il Quidditch mi ucciderà prima o poi… Maxi, basta musi lunghi e saluta tua figlia!” 

Danielle roteò gli occhi, accennando con il capo in direzione di Kathleen, che sorrise prima di avvicinarsi all’ex Grifondoro e abbracciarlo:

“Andiamo papà, non ti sono forse mancata?” 
“Ma certo.” 

Maximilian annuì, rilassando i muscoli facciali mentre stringeva la figlia in un abbraccio e, a poca distanza, Dante, Phoebe, Cecily, Jake e Grace Julius facevano pressappoco lo stesso, stringendo il padre in un abbraccio collettivo.

“Ragazzi, mi siete mancati… Allora Jimmy, felice di esserti finalmente diplomato?” 
“Non immagini quanto.” 

Dante sorrise, assestando una pacca sulla schiena del figlio che, molto probabilmente, avrebbe rotto una vertebra a chiunque altro. Poi il ragazzo si voltò, lanciando una fugace occhiata ad una ragazza bionda seduta sul suo baule a qualche metro di distanza, aspettando pazientemente che la madre arrivasse a prenderla.

“Vado un attimo a salutare una mia amica, ok?” 
“Certo, ti aspettiamo qui. Ragazzi, non soffocate la mamma, mi raccomando!” 

Dante si rivolse agli altri quattro figli, che stavano effettivamente stritolando la madre in un quadruplo abbraccio, anche se molto probabilmente ormai la donna ci era abituata. 

“Mamma, abbiamo una cosa da dirti.” 
“Ah sì? E cosa?” 

Jane inarcò un sopracciglio, incuriosita dal tono solenne con cui Cecily aveva parlato mentre la prendeva sottobraccio, imitata subito della gemella:

“Sì. Pare che a James piaccia una ragazza, e a parer nostro è ricambiato.” 
“No! Chi è?” 
“Quella ragazza bionda, quella che sta salutando!” 
“Carina… uno spilungone dal cuore d’oro con una zazzera di capelli scuri e una ragazza minuta, mi pare di aver già visto qualcosa di simile in passato.” 


*


“Credo che Hogwarts mi mancherà, ma sono davvero felice che sia finita… anche se, in effetti, forse non stare sempre con James e Kath tutti i giorni sarà strano, all’inizio. Ma ti prego, non fare mai riferimento a ciò che ho appena detto.” 


Ingrid sorrise di fronte al tono del figlio, annuendo mentre camminava accanto a lui, con Oliver e Lucille a pochi passi di distanza, dietro di loro:

“Tranquillo, non dirò una parola… ma credo sappiano comunque che tieni molto a loro. In ogni caso non preoccuparti, dopodomani siamo a cena dai Julius e potrai riabbracciarli presto.” 

“Ok, forse esageravo poco fa, mi farà bene non stare sempre con loro…” 

Jonathan piegò le labbra in una piccola smorfia, facendo ridere la madre mentre gli metteva un braccio intorno alle spalle, guardandolo con affetto:

“Il solito orgoglioso, Jonny, sappiamo tutti che tenete molto l’uno agli altri… proprio come noi.” 


*


“Eccovi qui… allora, avete fatto saltare in aria qualcos’altro da Pasqua?” 

Dopo aver abbracciato Libra Berenike sorrise, abbassando lo sguardo su Selene e Pixis, che sorrisero prima di assicurare che no, si erano comportate bene in loro assenza.

“Beh, mi fa piacere sentirlo. Vi siamo mancate?” 
“Non sai quanto…” 

Hydra roteò gli occhi, lanciando un’occhiata eloquente alla rossa, facendole intendere che erano stati mesi ardui da passare a controllare le sorelline senza la madre intorno. Probabilmente moriva dalla voglia di andare a scuola a sua volta, a Settembre.

“Sì, ci siete mancate moltissimo… ora andiamo a casa, stasera siamo a cena dallo zio Alphard.” 
“Ecco cosa non mi era mancato, le cene infinite con i parenti… beh, almeno lo zio Alphard è simpatico.” 

Berenike sospirò, stringendo la mano che Selene le porgeva prima di allontanarsi insieme alle sorelle, con bagagli al seguito. 
Avevano quasi raggiunto la colonna quando la rossa si voltò verso Libra, che teneva Cara a braccetto, e ben presto intercettò il suo sguardo per poi rivolgerle un lieve sorriso, come a volerle dire silenziosamente che sì, le era davvero mancata. 
Ed era felice di essere a casa, nonostante tutto. 











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Angolo Autrice:


Un grazie, come sempre, a chi ha partecipato a questa storia: grazie a blackwhite_swan, tribute_potterhead, Shiori Lily Chiara, Sesilia Black, Nene_92, amilcara95, Fiamma Erin Gaunt e HadleyTheImpossibleGirl, per avermi mandato gli OC ma anche per la costanza, incredibilmente in questa storia ho dovuto eliminare solo un personaggio, e ovviamente grazie a tutte le persone che hanno messo la storia tra Preferite, Seguite e Ricordate anche se non hanno partecipato.

Spero davvero che vi sia piaciuta quanto a me è piaciuto scriverla, e spero anche sarete felici di sapere che ho deciso di scrivere la Raccolta anche per questa storia. 
Ho la prima OS già pronta, quindi dovrei pubblicarla nel fine settimana, internet permettendo… 
Perciò a presto, immagino :) 

Buona serata, 
Signorina Granger 





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