Under the Same Sky ~ Gondor

di whitemushroom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Indesiderato ***
Capitolo 2: *** Pomata ***
Capitolo 3: *** Anello ***
Capitolo 4: *** Sirena ***
Capitolo 5: *** Voto ***



Capitolo 1
*** Indesiderato ***




Indesiderato

L’ultimo orco cade riverso a terra, rovinando sulle pile dei suoi luridi compagni. Ventisette in tutto, troppi per una comune pattuglia. Aragorn appoggia la schiena contro un tronco premendosi la mano contro la ferita; un semplice taglio, ma le lame degli orchi hanno più veleni di quante stelle stiano in cielo. O di quanti strappi vi siano nella tunica del nuovo arrivato, il vecchio che è comparso in quella radura atterrando con un solo movimento tre soldati di quella feccia orchesca che stavano puntando le balestre contro di lui.
Potrebbe trattarsi di un comune viandante, ma ci sono cose che non si possono nascondere. Specie un bastone come pochi se ne vedono nelle leggende annotate. “Voi dovete essere Gandalf Mithrandir. Non poco sire Elrond parla di voi nelle verdi sale di Imladris”.
“Oh, è sempre un piacere sapere che qualcuno ricorda ancora il nome di un anziano stregone!” risponde il vecchio. “E dimmi, giovane discendente della stirpe di Númenor, come si rivolge a me il signore di Imladris? Mi chiama saggio, come erroneamente mi considera qualche adulatore della Gente Alta? O forse valoroso, per ricordare il prezioso aiuto che gli diedi nella battaglia lungo le rive dell’Argentaroccia?”
“In realtà soltanto uno è l’appellativo che sire Elrond utilizza …”
Cappello a punta, abito grigio, una barba che deve aver visto l’ultimo lavabo oltre un secolo fa. Nonostante il dolore per la ferita Aragorn non riesce a trattenere una risata alla vista di quell’uomo che si siede su un masso scansando con noncuranza la testa di un orco e rovista in una bisaccia fino ad estrarre una pipa. “… ed è indesiderato. Talvolta anche disturbatore della quiete, ma solo nei momenti in cui il suo animo è più gioioso”.
Non vi è alcun veleno nella sua carne, quindi Aragorn può trarre un respiro di sollievo. Senza nemmeno rinfoderare la spada si accascia sul sedile improvvisato dello stregone, godendosi la sua espressione tra il divertito, il paonazzo e la necessità di tossire l’erba-pipa che senza dubbio gli è appena entrata nella bocca. Mithrandir passa qualche secondo a boccheggiare qualcosa di incomprensibile, dunque il giovane guerriero sa di poter prendere in prestito un po’ della sua erba-pipa e rinfrancarsi con qualche tiro. Decumano Sud, il vecchio si tratta bene.
Indesiderato? Io?”
Mithrandir si volta verso di lui, un sorriso incredibilmente divertente stampato sotto la barba. “Molto bene, la prossima volta farò in modo di portargli a casa un’intera compagnia di nani avventurieri. Allora forse Sua Maestà potrà rivedere il suo concetto di indesiderato”.
Tra sé e sé Aragorn pensò che avrebbe voluto vedere una simile scena.


Guest star:

Elrond: uno dei sovrani degli elfi. Ha accolto nel suo regno, Imladris (anche detto Rivendell o Gran Burrone) il giovane Aragorn.

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Capitolo 2
*** Pomata ***




Pomata

Elanor, il fiore simile ad una stella che sboccia abbondante sull’isola di Tor Eressëa. I rami secchi dell’aeglos, gli stessi che diedero il nome alla nobile lancia di Gil-galad, gelidi al tocco quanto il brando della morte. Si narra che il segugio Huan si fosse riempito le fauci di foglie di athelas per salvare la vita di Beren Erchaimon nelle dimenticate lande di Beleriand.
Aragorn conosce ogni foglia, ogni seme che Yavanna ha deposto nella Terra di Mezzo, anche diversi alberi che mai hanno lasciato le sponde di Valinor; “mani di re, mani di guaritore”, così si sussurra nei giorni bui tra i vicoli di Gondor, ma egli sa che questa sua conoscenza non è che un mero granello in confronto ai poteri guaritivi dei grandi Raminghi del Nord.
Ciononostante Aragorn si considera un discreto intenditore di erbe medicinali, dunque si ritrova in parte dubbioso nell’osservare la quantità di foglie, bacche e fiori lanciati quasi alla rinfusa nel mortaio di Gandalf: l’unguento che ne sta uscendo è quantomeno maleodorante e dal colore discutibile, ma lo stregone continua ad aggiungervi ingredienti seguendo alcune indicazioni vergate su una vecchia pergamena.
Dopo almeno dieci minuti di rumoroso rimestare il suo amico porta la pomata improvvisata al viso, spalmandola sulla fronte e sulle guance. “Beh, cosa te ne sembra?”
L’effetto è più o meno quello di feci di goblin tenute insieme con bava di lumaca, ma è abbastanza certo che Gandalf desideri un’altra risposta.
“Innanzitutto potresti spiegarmi cosa desideri vedere”.
“Oh, non saprei … magari la pelle un po’ più morbida? Anche un po’ luminosa andrebbe bene … Radagast mi aveva garantito …”
Aragorn non ha idea se meravigliarsi di uno stregone millenario alla ricerca di una crema di bellezza o di uno stregone millenario che chieda consigli ad un altro stregone millenario famoso per vivere senza conoscere il sapone. Cercando di non ridere davanti alla situazione creatasi riesce a mantenere abbastanza contegno da porre la domanda fatidica trattenendo il desiderio irrefrenabile di sogghignare. “Ha qualcosa a che vedere con la riunione del Bianco Consiglio che si terrà tra qualche ora?”
“Beh, no … o sì, a seconda dei punti di vista … mi basterebbe far sparire dal viso solo un paio di secoli, ma il punto è che …”
“Gandalf?”
“Non che a me interessi, sia ben chiaro … ecco, no, non è affatto perché la cosa mi riguardi … ma sai, dama Galadriel è abituata a stare tra gli elfi e un’offesa alla sua vista sarebbe ...” sbuffa cercando di abbozzare un miscuglio tra scusa e verità che tingono di rubizzo la faccia dello stregone “… ma non è assolutamente una cosa vitale … soltanto che …”
“Tranquillo, ho capito”.
Un sorriso gli si dipinge sul viso. Nessuno più di lui può comprendere cosa causino nell’animo umano gli occhi compiaciuti di una dama degli elfi, occhi per cui centinaia di castelli di Númenor sono caduti solo per farli volgere sul vincitore. Solo una volta Aragorn ha potuto osservare il volto della signora di Lórien ed ha provato nel petto un tremito di unica adorazione, a ragion veduta tutto ciò su cui si posi il suo sguardo deve essere bianco e nobile. Con fare rassegnato prende dalle mani del suo amico il mortaio col pestello e li poggia sul tavolo. “Vuoi un consiglio, Gandalf? Levati quella roba dalla faccia e indossa una tunica decente. Ricordati che dama Galadriel vive in questo mondo da molto più tempo di te”.


Guest star

Galadriel: la signora degli elfi di Lórien ed uno dei membri del Bianco Consiglio insieme a Gandalf, Saruman ed Elrond. La sua intesa con Gandalf è solida e su di essa forse si è basata la salvezza dell'intera Terra di Mezzo.

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Capitolo 3
*** Anello ***




Anello

Se Gandalf si trovasse davanti agli occhi quel cantastorie che ha inventato il detto “la notte porta consiglio” avrebbe in mente almeno una o due osservazioni da fargli.
Le stelle che illuminano la notte di Rivendell tremano al cozzare di armi ed al fuoco che si innalza da Est; i canti degli elfi accompagnano lo scorrere delle acque tenendole per mano, note, onde e pallidi riflessi che cantano di eroi caduti nell’autunno della guerra, seppur immortali nella gelida gloria dell’inverno.
Gandalf si alza dal giaciglio, il cuore dolente, ormai incapace di riprendere sonno. Mastro Gamgee si è coricato da poco, visibilmente troppo entusiasta all’idea di trovarsi in un vero palazzo elfico, ma il bisogno di ritrovare le forze ha avuto la meglio sulle mille fantasie del giovane hobbit.
Le narici dello stregone si riempiono del fresco della sera. Parte di lui si ritrova sollevata nel vedere una figura appoggiata ad un balcone, una figura familiare che senza dubbio condivide i suoi scuri presagi.
“Lo senti anche tu, immagino”.
“Dal primo giorno in cui l’ho visto”. Le dita di Aragorn scivolano sul marmo nero, un gesto leggero e delicato che non sfugge agli occhi di Mithrandir. Ben poche sono le cose che le mani del suo amico sfiorano con tanto riguardo. “La Sua voce è viva, Gandalf. I suoi sussurri, le sue promesse … Mi chiedo come Frodo possa sopportare quel fardello”.
“Nei mezz’uomini c’è molto più di quello che si può vedere, amico mio. La loro purezza li rende incapaci di udire i neri sussurri dell’Unico Anello”.
Sono voci sommesse e bugiarde. Ombre tra le ombre, piccoli pensieri nascosti tra i battiti del cuore. Cosa impedirebbe a loro, l’erede di Isildur ed il suo fidato Istari, di ghermire le vite di quei giovani della Contea con la spada o la magia? Pochi colpi nel sonno, un fato inevitabile. Una corsa verso Sud con rapidi cavalli e stendardi al vento, tra le mani l’Arma da donare a Gondor per fermare il Nemico. Cosa sono quelle piccole esistenze di fronte alla vittoria degli uomini, vittoria da tempo negata dal disprezzo degli elfi e dall’ottusità dei nani?
Parole che si insinuano come acqua nel greto, impregnando i candidi sassi fino a renderli neri per il suo volere.
Trattiene il desidero a fatica, gli occhi immobili che implorano il cielo stellato. “Non possiamo permetterci il lusso di ascoltare le menzogne dell’Anello. Il Suo volere è deviare il nostro cammino verso il fallimento”.
“È ben altro l’anello che guida il mio cammino, Gandalf”.
Le sue mani si fermano, rompono i cerchi disegnati tra le venature del marmo. Gandalf segue lo sguardo del suo amico oltre i rami profumati dai fiori bianchi dell’alfirin, oltre le luci che rischiarano piccoli punti di tenebra. La bianca dama elfica cammina tra i giardini con la grazia di Yavanna fatta carne, i suoi piedi scivolano tra le foglie senza emettere alcun suono: sin dal loro balcone Gandalf abbassa il cappello per riverenza verso quella pelle in grado di velare la luna. I mortali piangono al passaggio di Arwen Stella del Vespro, incapaci anche solo di cantarne la perfezione.
Le dita di Aragorn corrono al petto, dove tra le pieghe degli abiti da ramingo spunta un pendente che Gandalf è certo di non avergli mai visto al collo, un oggetto che sembra essere stato appena strappato dalle stelle oppure dagli occhi di una dea. “Domani lasceremo Rivendell. Potrei non fare ritorno, potremmo non far ritorno tutti quanti. L’Anello proverà a sedurre le nostre anime una ad una, i nostri compagni potranno rivolgere le armi contro di noi. Potrei desiderare di ucciderti, tu potresti desiderare di uccidere me. Il destino di questo mondo è appeso ad una catenella legata al collo di un giovane hobbit”.
La creatura elfica supera i cancelli, al suo passaggio le guardie si inchinano. Rimangono ad osservarla mentre le porte si aprono e le sue stanze la accolgono, fredde e sole in attesa di parlare con il suo cuore carico di dolore.
“Ma, qualunque cosa accada, il mio cammino mi riporterà sempre qui. Finché la nostra promessa esisterà … nulla l'Anello potrà mai offrirmi che possa valere quanto il suo sorriso”.


Guest star

Arwen Undomiel: la dama elfica di cui Aragorn è innamorato. Arwen rinuncerà all'immortalità tipica della sua razza pur di rimanere al suo fianco nel regno degli uomini.

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Capitolo 4
*** Sirena ***




Sirena

Gandalf è una figura incredibile.
Misteriosa e anche pericolosa, quello senza dubbio, ma soprattutto incredibile.
Le mani di Samvise non riescono ad abbandonare la matita: il freddo della sera ed il vento che già soffia dalla cima del Caradhras stanno tagliando la pelle delle nocche, ma i disegni non smettono di prendere forma tra le pagine del taccuino. E verrebbero anche meglio se non fosse per Merry ed il suo brutto vizio di interrompere il racconto dopo ogni frase.
“No, Gandalf, adesso ci dici cos’era!”
“Meriadoc Brandibuc, un giorno la tua curiosità ti farà un gran brutto scherzo, credi a me!” borbotta lo stregone. Un suo gesto ed il fuoco si ravviva, con le fiamme che gettano mille ombre irrequiete tra le rughe del suo viso. “ … e comunque era una sirena. Una bellissima sirena dagli occhi verdi come smeraldi ed i capelli pari solo alla chioma di Indis la Bella; la sua coda sembrava portare con sé le squame di ogni pesce del mare e, miei giovani hobbit, cosa non cantava la sua voce. Lúthien Tinúviel lacrimerebbe al solo udirne le parole”.
Basta quella frase per far scattare in Sam mille ed una idea che si trasformano subito linee aggrovigliate sulla carta alla ricerca della forma perfetta. C’è qualcosa di ipnotico nelle storie di Gandalf, qualcosa che implora di farsi acciuffare, disegnare e parlare di “avventure” anche su semplici fogli di carta. Poche settimane in compagnia dello stregone e non c’è canzone o racconto che Samvise non abbia trascritto carico di emozione; nemmeno il suo vecchio Gaffiere crederebbe che un solo uomo possa aver visto tutti quei posti. Figuriamoci un hobbit.
Le storie di Gandalf sono l’unica cosa in grado di far dimenticare a Merry le patate cotte sotto la cenere. “E cosa avete fatto?”
“Beh, chi eravamo io ed Aragorn per negare aiuto a quella meravigliosa creatura? Abbandonammo senza rimpianti la festa e scendemmo tra le acque dell’Anduin insieme a lei. Le donammo fiori di lissuin per agghindarle il capo, poi bacche di oiolairë dal sapore di ogni miele di Númenor” sospira Gandalf, gli occhi totalmente abbandonati al guizzare della fiamma. “Miei giovani hobbit, vorrei potervi narrare delle gioie di quella notte, ma purtroppo a nessuna lingua mortale è concesso descrivere tanta gioia con semplici parole. Ma sappiate che ancora le sirene guizzano tra i greti del grande fiume, e nessun sogno può essere più bello di una loro visione”.

Sentono la tua mancanza, Gandalf.
La mascherano a modo loro, ma hanno bisogno di te come non mai. Soprattutto Frodo.
Vorrei poter riempire il vuoto che hai lasciato, ma per ogni essere vivente c’è un posto e non è nel mio destino sostituire la tua guida. La tua assenza pesa quanto l’ombra di Barad-dûr.
Posso sentire il Male strisciare tra di noi, gioioso della tua prematura dipartita.
Vorrei che fossi qui.
Fosse soltanto per goderti questo spettacolo.
Ho come il sospetto che ci sia il tuo zampino dietro tutto ciò: gli hobbit hanno fatto scendere Frodo dall’imbarcazione, sono tornati carichi di lissuin e non fanno altro che lanciarne i petali nell’Anduin. Ritengo che questo gesto possa essere collegato con ampia dose di probabilità alla nostra avventura con la sirena, so che adori raccontarla.
Anche se immagino tu abbia omesso quella parte in cui Haldir trovò un ramingo ed uno stregone abbracciati in maniera appassionata ad un tronco d’albero mentre andavano alla deriva nel fiume diretti verso le cascate.
Talvolta Gimli ha ragione quando sostiene che la birra non sia una bevanda adatta a noi del popolo alto.



Guest stars:

Samvise (Sam) Gamgee: il giovane hobbit amante del buon cibo, gran sognatore, giardiniere e migliore amico di Frodo Baggins. Ama ascoltare racconti fantastici e canzoni di ogni tipo.

Meriadoc (Merry) Brandibuck: un hobbit rumoroso che si è unito alla Compagnia dell'Anello perché vi si è trovato invischiato. Lui ed il suo amico Pipino sono costanti fonti di divertimenti e di guai

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Capitolo 5
*** Voto ***




Voto

Come siamo giunti a questo?
Mille e più domande si affacciano nel mio cuore, erte come le mura invalicabili di Mordor. Ogni nostro respiro promette del sangue che sarà versato innanzi a questo cancello, il vento scuote gli stendardi degli uomini che forse oggi cadranno a terra per non risorgere mai più. Gli orchi attendono solo un segnale.
“Figli di Gondor. Di Rohan. Fratelli miei!”
Sei stato tu a portarci fin qui, amico mio. Questi uomini che tremano, tremano proprio come me, pregavano per la tua venuta. Sei giunto nell’Ovest da ramingo, e adesso quella che scintilla sul tuo petto è l’armatura degna del signore che riunirà i popoli che da ere attendevano soltanto il ritorno del re. Perfino la degenerata progenie di Morgoth ritira le proprie zanne e cessa i grugniti al tuo passaggio: sai benissimo che l’Occhio sta guardando solo nella tua direzione.
“Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza …”
Tu sai quante vite verranno spezzate in questa battaglia; ne abbiamo parlato a lungo, io stesso ti ho accusato di follia. Ma so nel profondo del cuore che davanti a questo cancello si disputerà l’ultima guerra per la Terra di Mezzo, questo mondo che abbiamo giurato di proteggere. Un mondo che ci ha regalato il sole e la vita, l’erba pipa e le musiche festanti degli hobbit; una terra dove gli elfi cantano ed i nani narrano di grandi città e tesori nascosti, la primavera che si lascia sempre attendere dopo ogni inverno fatto di cupi pensieri e paure. “… ma non è questo il giorno! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra … vi invito a resistere! Uomini dell’Ovest!”
Siamo giunti fin qui a cavallo degli anni, quegli anni che forse potrebbero trasformarsi in polvere quando le tue parole volgeranno al termine e si leveranno le spade; abbiamo seguito un voto, la promessa eterna di proteggere ogni vita dal fumo acre di Mordor. Ciascuno con i propri segreti, i propri amori, le delusioni di vedere amicizie millenarie trasformarsi in veleno per nulla più di vuoti regali; sei diventato qualcuno di speciale, mio nobile amico, il tuo lignaggio ti ha condotto per un sentiero che sono grato di aver seguito fin qui, davanti al punto dove la morte e la vita stanno per darsi battaglia solo per consentire ad un’unica creatura, ad un piccolo hobbit, di compiere una missione che un vecchio stregone ed un re degli uomini non sono in grado di portare a termine. Hai deciso di donare a lui tutta la tua vita, i tuoi pensieri, il tuo cuore.
Credo che sia la cosa più giusta da fare.
Seguiremo il nostro voto sino alla fine, qualunque cosa accada. E, se anche solo un uomo sopravvivrà a questa notte, le tue parole, il discorso del re, vivranno immortali anche quando l’ultima luce di Valinor si perderà nella notte.
“Per Frodo!”

 



Aragorn e Gandalf
IL RAMINGO E LO STREGONE

 

THE END

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