Iniquity di Lady Samhain (/viewuser.php?uid=149985)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Ragion di stato ***
Capitolo 2: *** Famiglia Scamander ***
Capitolo 3: *** Il suo ricordo ***
Capitolo 4: *** Faccia a faccia ***
Capitolo 5: *** Corda di cuore di drago ***
Capitolo 6: *** Animali complicati ***
Capitolo 7: *** Memoriam accedo ***
Capitolo 8: *** Il patto ***
Capitolo 9: *** Punto di rottura ***
Capitolo 10: *** A doppio taglio ***
Capitolo 11: *** Rapporto completo ***
Capitolo 12: *** Scorpioni gemelli ***
Capitolo 13: *** Epilogo - L'ultimo incarico ***
Capitolo 1 *** Prologo - Ragion di stato ***
Iniquity
Prologo
Ragion
di stato
Justice
defines the truth and the lies Where
is the end to stop the fall Seems
hard to find our balance in life With
the sense of all Iniquity
rise, you cannot stay blind Thoughtless
while searching for the core We
can't deny our sacrifice If
we stop the fall
(Iniquity
– Serenity, Codex Atlanticus)
***
Il primo ricordo cosciente
di Percival Graves era una luce bianca. Poi lenzuola bianche. Poi
delle voci accanto a lui e ancora dopo una sensazione orribile di
bruciore alla bocca dello stomaco.
Come se le sue interiora
stessero letteralmente andando a fuoco.
In mezzo a tutto quel bianco
accecante e al dolore non si accorse di una leggera puntura sul
braccio e della pozione sedativa che gli veniva iniettata in vena.
La seconda volta andò
un pò meglio. Aveva tutto il corpo indolenzito, faticava a
coordinare movimenti e parole, ma almeno si sentiva di nuovo sé
stesso.
La sua mente non era più
vuota, e lui preferiva un dolore vigile in cui era padrone di sé
stesso ad uno stato di nulla senza alcuna sensazione spiacevole.
Seppe in seguito che i
medici lo avevano dato per spacciato, perchè non credevano che
qualcuno potesse sopravvivere a sei mesi quasi ininterrotti di
maledizione Imperius e a tutte le pozioni che Grindelwald gli aveva
fatto bere per tenerlo incosciente senza usare sempre lo stesso
incantesimo.
Una volta appurato che non
sarebbe stato necessario un funerale, il MACUSA si era adoperato per
fare in modo di farlo tornare a vivere, il che aveva significato una
lunga riabilitazione fisica e mentale.
Tre mesi in un ospedale per
malattie magiche e poi il trasferimento in un reparto di lunga
degenza, dove Graves ebbe undici lunghi mesi di tempo per recuperare
il suo fisico, convincere i medici che no, il suo stato di salute
mentale non aveva riportato danni permanenti, e maledire sé
stesso per aver permesso a Grindelwald di impossessarsi della sua
vita.
Sapeva perfettamente perchè
il mago oscuro lo aveva tenuto in vita invece di ucciderlo:
informazioni.
Lui era una miniera vivente
di informazioni, e Grindewald era troppo furbo per credere di poter
prendere il suo posto senza poter accedere ad informazioni e ricordi
di prima mano.
E lui glieli aveva dati.
Porca puttana! Aveva
spiattellato a quel bastardo ogni sorta di informazioni che gli
avrebbero permesso di arrivare ad ogni angolo del MACUSA se avesse
voluto.
Lui era un pezzo grosso, era
una pietra di volta. Quando aveva ceduto lui l'intera struttura non
era collassata su sé stessa per una serie di coincidenze così
sbalorditive da poter essere definite un miracolo.
In ogni caso, anche se
Grindelwald era stato momentaneamente messo sotto custodia, la
sua débâcle
era costata al Ministero della Magia degli Stati Uniti un'operazione
enorme in termini di tempo e denaro per smantellare e ricostruire
daccapo sistemi di sicurezza che, per colpa sua, non servivano più
a nulla.
L'umiliazione
bruciava più che la pozione che lo costringevano a bere, e
l'unica cosa che gli permetteva di andare avanti era mantenersi vivo
ed in grado di intendere e di volere per poter testimoniare
al processo contro quel bastardo che gli aveva rovinato la vita.
***
Si
era presentato al processo nonostante il parere contrario dei
medimaghi.
Gli
dicevano che non c'era bisogno che andasse di persona, che di sicuro
date le sue condizioni una testimoianza scritta sarebbe stata
sufficiente, ma no, Percival Graves ci voleva essere a quel processo.
Voleva
guardare Grindelwald negli occhi mentre testimoniava contro di lui ed
aggiungeva qualche altra pietra al carico di accuse che già
stava ampiamente seppellendo il mago tedesco.
Credeva
che si sarebbe sentito meglio se lo avesse visto sconfitto, anzi ci
credette fermamente fino a quando fu dimesso dalla clinica, poi si
rese conto di un'altra amara verità: il fatto che Grindelwald
fosse stato condannato ed incarcerato non restituiva a lui niente di
ciò che aveva perso.
***
Una
volta firmato l'ultimo modulo per la dimissione (la scarcerazione,
come la percepiva lui) Graves non era tornato alla sua casa nel
centro di New York. Non sarebbe riuscito a viverci con il pensiero
che quel maledetto infame si era aggirato per mesi tra le sue cose e
che lo aveva tenuto prigioniero nella sua stessa casa.
La
sua idea era di trasferirsi in una piccola proprietà nel New
England che apparteneva alla sua famiglia.
Era
piccola, fuori mano, ma era sua.
Non
era abbastanza importante da attirare l'attenzione dei piani
grandiosi di Grindewald, per cui era certo che il mago oscuro non ne
conoscesse l'esistenza, o almeno che l'avesse ignorata.
Gli
sembrava la sistemazione migliore.
Credeva
di passare da casa sua a prendere qualche vestito, ma quando fu
dentro scoprì che il pensiero che tutti i suoi effetti
personali, dalla bancheria al rasoio da barba fossero stati violati,
gli dava la nausea.
Uscì
pochi minuti dopo sbattendo la porta e piangendo di rabbia, e per
trasferirsi dovette rifarsi un guardaroba.
***
La
casa era un problema, ma ancora non era il peggiore.
Il
peggiore era il pensiero di tornare al lavoro.
Lui
voleva tornare a fare ciò che aveva sempre fatto, ma il potere
non perdona: più in alto arrivi e più ti fai male
quando cadi, e lui era caduto da molto in alto.
Decine
di maghi oscuri catturati, attentati alla sicurezza magica sventati,
più duelli vinti di quanti riuscisse a ricordarne, e per il
MACUSA sarebbe stato ricordato come "quello che si è
fatto fregare da Grindewald".
Dopo
tre settimane di inattività a casa, senza uno straccio di
comunicazione ufficiale e senza nessuno a cui chiedere informazioni,
Percival Graves fu costretto ad inghiottire il bolo spinoso del suo
orgoglio e a scrivere a Seraphina Picquery.
Al
diavolo! Poteva permettersi di scrivere direttamente alla presidente
del MACUSA perché lui era ancora un consigliere del MACUSA,
nonché il Capo della Sicurezza Magica e Direttore dell'Ufficio
Applicazione della Legge sulla Magia.
Almeno
si sarebbe considerato tale finché qualcuno non si fosse
degnato di comunicargli il contrario, possibilmente in faccia.
Se
doveva essere scaricato, pretendeva di essere scaricato con dignità.
Attese
la risposta per altre due settimane.
Aveva
già deciso di andare a rinchiudersi in una cella accanto a
Grindelwald piuttosto che abbassarsi ad elemosinare di nuovo
attenzione, quando finalmente un gufo dall'aria impettita e parecchio
sussiegosa bussò alla sua finestra, recapitandogli una busta
di pergamena pesante con il sigillo del MACUSA.
Stette
a lungo seduto in poltrona a rigirarsi la busta tra le mani.
Improvvisamente la voglia di avere notizie dal Ministero sembrava
essersi dileguata da qualche parte sotto le assi del pavimento.
"Assurdo.
Dopo che sono stato io a contattarla non posso fare finta di nulla"
Si
passò le mani tra i capelli, si preparò caffè e
poi wiskey incendiario ma ancora nulla. Più il tempo passava e
più avrebbe voluto non aver mai ricevuto quella lettera.
"Avanti,
Percival, non fare il codardo! Tanto lo sai già che qualunque
cosa ci sia scritta non ti piacerà"
La
pendola battè mezzogiorno prima che lui si scuotesse e si
decidesse a rompere il sigillo di ceralacca blu scuro.
***
-Revelio!-
Non
era quella l'accoglienza che si aspettava quando era entrato
nell'ufficio di Seraphina Picquery.
La
strega aveva lanciato l'incantesimo appena lui aveva messo pede nella
stanza, e l'aveva fatto con tanta forza da spingerlo indietro.
Rimase
a guardarla mentre lei lo esaminava a sua volta, poi, quando fu
soddisfatta, fece un cenno alle
due guardie ed ordinò un secco "uscite".
Percival
comprendeva le sue ragioni: quella che poteva sembrare una
smargiassata aveva uno scopo ben preciso, ed era far uscire da
quell'ufficio insieme alle due guardie il messaggio che Percival
Graver era di nuovo sotto il controllo del Ministero.
Capiva
le ragioni di quel gesto, ma non significava che le accettasse.
-Era
davvero necessario, Madama Presidente? Se fossi stato Grindelwald o
un altro mago oscuro sarebbe stato oltremodo sciocco servirmi
dell'aspetto della stessa persona. Diciamo pure di un sospettato-
-Oppure
avrebbe potuto essere oltremodo furbo e servirsi di un aspetto di cui
si era già servito e che quindi dovrebbe essere al di sopra di
ogni sospetto-
Graves
non trovò nulla da ribattere. Dopotutto c'era un motivo se
Seraphina Picquery era al suo secondo mandato da presidente.
-Prego,
si accomodi, signor Graves-
Entrambi
si sedettero dopo un momento in cui si erano scrutati come per
valutarsi.
-Allora,
lei ha richiesto la mia attenzione. Di cosa voleva parlarmi?-
-Madama
Presidente, vorrei sapere qual'è esattamente il mo ruolo
all'interno del MACUSA in questo momento-
Madame
Picquery lo scrutò con i suoi profondi occhi neri, e Graves
lesse la risposta che già sospettava da quando aveva scritto
la prima lettera.
-Nessun
ruolo, signor Graves. Volevo darle la possibilità di uscre di
scena senza clamore. Speravo che l'avrebbe colta-
All'improvviso
lui si sentiva seduto sui carboni ardenti. Non era un uomo impulsivo,
altrimenti non sarebbe arrivato dove era arrivato, ma quello che gli
stavano facendo metteva a dura prova i suoi nervi.
-State
cercando di dimenticarmi. Questa non una possibilità, questo
è un insulto. È un affronto a tutte le cicatrici che ho
collezionato da quando ho iniziato a lavorare come Auror-
-Signor
Graves, lei sa che non ho scelta. Non posso reintegrarla nelle sue
funzioni. Lei reintegrerebbe un Auror che è stato soggiogato
da un mago oscuro?-
Graves
rimase insilenzio, ma la risposta era ovvia.
-Vedo
che comprende. Non posso creare precedenti pericolosi in questo
senso-
-Madama
Presidente, non lo faccio perché amo il potere, glielo
assicuro. Lo faccio per mantenere un minimo di dignità.
Sparire come un ladro e lasciare che i pettegolezzi su come
Grindelwald ha rovinato la mia salute mentale rovinino la mia
reputazione... Madama Presidente, è una cosa che non posso
sopportare-
-E
allora cosa vorrebbe, signor Graves?-
Non
poteva crederci! Doveva abbassarsi a chiedere un lavoro come l'ultimo
novellino appena sfornato dall'accademia!
-Madama
Presidente, le chiedo di affidarmi un ultimo incarico. Voglio la
possibilità di andarmene dopo aver ricordato che ho servito
lealmente questo paese-
Seraphina
picquery lo guardò a lungo.
Lo
stava valutando, e Graves sapeva che di rado la strega sbagliava nel
valutare una persona.
Per
un uomo di potere come lui, esporsi in quel modo era stato umiliante,
ma tutto sommato poteva essere stata la scelta giusta.
-E
sia, signor Graves. Un ultimo incarico. Avrà mie notizie via
gufo entro la prossima settimana-
***
La
settimana era passata e ne era cominciata un'altra.
Percival
Graves seguiva le notizie del mondo magico attraverso il giornale che
gli arrivava ogni giorno.
La
sua vita si stava inesorabilmente appiattendo, ingrigiva come le
ultime foglie che restavano attaccate ai rami di novembre; caparbie,
tenaci, ma oggettivamente senza alcuna possibilità di opporsi
ad un destino segnato.
Graves
odiava pensare a sè stesso come ad un uomo finito, ma doveva
essere realista.
Per
questo, quando finalmente gli arrivò una busta con il sigillo
del Ministero e dentro una convocazione ufficiale di Seraphina
Picquery, scattò in piedi col cuore che gli batteva forte come
quando era un ragazzo e gli veniva assegnato un nuovo caso.
Non
era specificato l'oggetto del suo nuovo incarico, e questo in un
altro momento gli avrebbe fatto subodorare che qualcosa non andava,
ma in quel momento lui era troppo preso dall'ebrezza di sentirsi di
nuovo in gioco.
***
Stavolta
quando entrò nell'ufficio presidenziale fu accolto da un buon
giorno civile.
Seraphina
Picquery lo fece accomodare ma non si sedette, invece cominciò
a muoversi in giro per lo studio con la sua consueta eleganza.
Quello
non era un buon segno.
Una
persona che non si siede è probabilmente una persona che è
innervosita da qualcosa o che prevede di far innervosire
l'interlocutore.
-Immagino
che lei abbia letto l'incartamento sul caso dell'oscuriale Credence
Barebone-
-Sì,
Madama Presidente-
-Bene,
allora posso evitare di raccontarle tutto dall'inizio e passare alla
parte che interessa noi-
Perchè
mai la presidente gli parlava dell'oscuriale? Non riusciva a capire,
ma non avrebbe osato interromperla per chiedere subito quale fosse il
suo incarico.
-Signor
Graves, nel rapporto ufficiale sul caso Barebone c'è scritto
che l'obscurus ed il ragazzo ospite sono stati eliminati dagli Auror.
Ebbene, poche settimane fa i nostri servizi di informazione
all'estero ci hanno comunicato che il ragazzo è ancora vivo.
Attualmente si trova nel Regno Unito. Presumiamo che sia stato
aiutato a lasciare il paese da un magizoologo inglese e da una ex
Auror del suo dipartimento. Il nome di Porpentina Goldstein le
risulta familiare, presumo-
Graves
annuì. Non era sicuro che gli piacesse la piega che quella
conversazione stava prendendo.
-Signor
Graves, la situazione del nosro paese sta degenerando agli occhi
della politica estera. Siamo stati attaccati dal più
pericoloso mago oscuro del secolo, ci siamo fatti prendere in giro
per mesi, tutti noi compresa la sottoscritta. Abbiamo permesso
l'ingresso non autorizzato di animali magici che hanno causato danni
alla città. Siamo stati incapaci di riconoscere e fermare in
tempo uno dei pochi casi moderni di oscuriale ed infine, dopo aver
assicurato che era stato neutralizzato, scopriamo che invece è
stato fatto espatriare illegalmente- fece un respiro profondo per
riprendere il controllo e poi terminò -Dentro una valigia-
Seraphina
Picquery era davvero una donna d'acciaio. Chiunque altro avrebbe
tremato di rabbia o si sarebbe messo a gridare, invece lei era
rimasta composta e solo lo scintillio degli occhi tradiva quanto
fosse alterata.
-Rendo
la gravità della situazione, signor Graves? Il nostro paese
perde credibilità sul piano internazionale. Gli altri stati ci
deridono. Ci tengono così in poco conto da interferire con la
nostra giustizia e fare fuggire un assassino che ha messo in pericolo
l'intera comunità magica-
A
quel punto Graves aveva abbastanza chiaro dove volesse andare a
finire l'intero discorso.
-Lei
vuole che io trovi l'oscuriale e lo elimini definitivamente?-
-No,
non le chiedo questo. Si trova in un paese straniero ed eliminarlo
crerebbe un incidente diplomatico che non possiamo permetterci. No,
io voglio che lei vada nel Regno Unito, incontri questo ragazzo e
trovi una scusa, una scusa qualsiasi, anche il più minimo
motivo per ottenere la sua estradizione. Il suo compito è
riportarlo qui negli Stati Uniti, signor Graves-
Lui
non rispose subito. Tutto ciò che gli veniva in mente non era
adatto ad un contesto civile.
-Quindi
è questo il mio ultimo incarico? Andare a ritirare un
ragazzino disagiato?-
Seraphina
Picquery si avvicinò alla scrivania e si sedette.
-Lei
mi aveva chiesto un'occasione, e questa è la migliore che
posso offrirle. Mercoledì mattina c'è un transatlantico
che salpa da New York a Southampton. Mercoledì mattina lei
sarà su quella nave oppure le sue dimissioni saranno sulla mia
scrivania. È tutto, signor Graves-
***
A
quel punto che poteva fare?
Per
esempio avrebbe potuto decidersi a rimettere il tappo alla bottiglia
di whiskey incendiario, invece ne buttò giù un altro
bicchiere in due sorsi.
Il
liquido denso gli bruciò lungo l'esofago e poi gli esplose
nello stomaco come una bolla di lava.
Erano
quelli i momenti in cui ringraziava di non avere una vita privata.
Nessun
parente, moglie, figlio, fratello o qualsiasi altro genere di buon
samaritano che poteva infastidirlo salvandolo da sé stesso.
Per
quanto riguardava la questione del suo incarico... bè...
accettare sarebbe stato umiliante.
Occuparsi
di casi come quello era un lavoro che facevano i tirocinanti.
Però
non accettare, consegnare semplicemente le sue dimissioni in silenzio
e sparire nell'oblio sarebbe stato peggio.
Graves
non era ancora abbastanza ubrico da evitare di pensare che si era
messo il capio al collo da solo, e che lo aveva pure stretto forte.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Nel
cerchio della Strega
Benvenuti
in questa terza parte della serie.
Dunque.
Partiamo da Percival Graves. Come personaggio mi affascina molto, e
ci sono davvero rimasta male quando alla fine de film si è
scoperto che Percival non era Percival. E quindi ho deciso di
scrivere qualcosa sul Percival Graves originale, dopo le vicende del
film.
Però
era troppo facile scrivere una storia sul povero piccolo Percy che
era tanto tanto buono e che Grindelwald ha fatto comportare da
cattivone, per cui mi sono complicata la vita ed ho mantenuto un
Percival Graves non proprio cattivo ma nemmeno buono nel senso
convenzionale del termine.
Per
come lo vedo lui è un uomo di potere. Onesto, leale, bravo nel
suo lavoro e tutta una serie di qualità, ma di sicuro è
anche molto severo, non certo una persona gioviale o con cui puoi
andare al bar a bere una burrobirra facendo battute sui goblin.
Ed
è complesso perché deve avere una sua debolezza, che io
ho individuato nell'orgoglio.
Quindi
in questa storia dimenticatevi il Percival Gaves/Babbo Natale che
finisce per farsi intenerire dalla triste storia di Credence.
Graves
è un militare, per come lo vedo io è l'Ispettore Javert
del Potterverse.
E
poi c'è Seraphina Picquery.
Se
Graves è l'ispettore Javert, Madama Presidente è
l'Angela Merkel del mondo magico.
Sembra
una stronza, ma in realtà è anche lei una donna di
potere. Punto. Lei deve reggere uno stato con mille problemi, non
deve vincere il concorso di miss America e fare la ragazzina carina e
gentile.
Non
è ben voluta ma sa fare il suo lavoro. Ok, sì, è
una stronza, ma è una personalità che ammiro.
A
parte le mie considerazioni politiche, vi prometto che ci sarà
spazio anche per la dolshezza e l'ammore
in questa storia. Ma non è questo il giorno.
Lady
Shamain
|
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Capitolo 2 *** Famiglia Scamander ***
Capitolo
2
Famiglia
Scamander
Era bastata una visita al
Ministro della Magia del Regno Unito perchè Percival Graves
ottenesse le due cose per cui era arrivato a Londra: l'autorizzazione
a svolgere il suo lavoro su suolo britannico e l'indirizzo di
Porpentina Goldstein.
Entro le quattro dello
stesso pomeriggio Graves era in grado di bussare al n° 37 di
Brewer Road, nel borough di Crawley.
Venne ad aprire un mago
giovane, più vicino ai trenta che ai quaranta, con un ciuffo
di capelli castano ramati, il viso spruzzato di lentiggini ed abiti
che sembravano reduci da un'escursione in una foresta. Il che
probabilmente era vero, considerato quello che Graves aveva letto nel
dossier su Scamander e la sua valigia magica.
Il giovane mago lo guardò
un attimo confuso, poi la sua espressione si trasformò un puro
sgomento.
Aprì la bocca un paio
di volte come per dire qualcosa, ma poichè non riusciva ad
emettere un solo suono sensato, Graves decise di accelerare le
presentazioni.
-Buon giorno. Lei è
il signor Scamander presumo. Sono Percival Graves, e la prego di
dimenticare tutto quello che crede di sapere sul mio conto-
Aveva appena finito di
parlare che alle spalle di Scamander apparve Tina Goldstein.
Graves si ricordava
vagamente di lei, ma prima che potesse dirle qualsiasi cosa la strega
lo aveva accolto come Madame Picquery: nemmeno un saluto ed un
"revelio" sparato dritto in faccia.
Graves dovette ricorrere a
tutto il suo autocontrollo per mantenersi composto.
-Signorina Goldstein. Lei sa
che ci sono modi meno villani per accertarsi dell'identità di
una persona?-
Lei sembrava meno in
imbarazzo di quanto avrebbe dovuto essere. Male. Molto male. Pochi
mesi prima sarebbe bastato uno sguardo per farla balbettare come una
scolaretta.
-Mi perdoni. Non riesco
sempre a separare il lavoro dalla vita privata. Vuole entrare?-
Lo fece accomodare in
salotto e gli offrì di preparare del thé, cosa che
Graves rifiutò.
Sapeva che entrambi i maghi
si stavano chiedendo "che diavolo ci fa lui qui?", e sapeva
anche che, non appena glielo avesse spiegato, l'ultima cosa che
avrebbero voluto era offrirgli qualcosa da bere.
Essere odiato era uno dei
rischi del suo mestiere ma non per questo si faceva distogliere dai
suoi doveri.
-Se non vi dispiace vi
spiegherò subito la ragione della mia presenza. Sono qui per
Credence Barebone. Il MACUSA vuole avanzare una richiesta formale per
la sua estradizione dalla Gran Bretagna affinchè possa tornare
negli Stati Uniti ed affrontare la giustizia...-
-Non ci sono gli estremi per
chiedere l'estradizione-
Lo interruppe Tina.
Male. Molto male. Doveva
riprendere in mano la situazione.
-Credevo che anche in Gran
Bretagna l'educazione prevedesse di lasciar finire di parlare una
persona che ha iniziato un discorso, specie se l'argomento è
di una certa importanza-
-Non c'è nessun
argomento da discutere- lo strinse ancora Tina -mi sono informata e
so per certo che non ci sono i termini per chiedere di cacciare
Credence dal paese-
Certo, si era informata.
Furba la strega.
-Anche il MACUSA si è
informato, mi creda, altrimenti io non sarei qui. Il mio tempo ha un
certo valore, ed io non avrei affrontato un viaggio così lungo
per farmi mettere alla porta da voi due-
Forse era stato troppo duro,
ma c'era un limite a ciò che il suo orgoglio poteva
sopportare.
Vide i due irrigidire le
spalle e prendersi la man ma cercando di non farsi vedere.
Male anche quello. Erano
pronti a dare battaglia, ed insieme e convinti come erano potevano
dargli del filo da torcere. Potevano fargli perdere tempo. Potevano
fargi perdere la pazienza.
Graves decise di tentare di
smussare gli angoli per quanto possibile.
-Ovviamente non vi sto
imponendo di consegnarlo. Io sono qui per un periodo di valutazione.
Dopotutto il MACUSA non sa nulla di Credence Barebone. Un mio
rapporto su di lui potrebbe anche essere favorevole. Io sono qui
conoscere il ragazzo e per valutare una situazione che è
completamente nuova per il mondo magico-
Credeve di averli convinti.
Scamander sembrava meno teso e anche Tina non sembrava più
pronta a scattare come prima.
"Complimenti, Percival.
Alla faccia di chi dice che hai perso il tuo smalto"
Credeva di avercela fatta
quando la Goldstein si riscosse.
-No, non ci credo-
-Come ha detto, signorina
Goldstein?-
-Ho detto che non le credo,
signor Graves. Il MACUSA ha subito uno smacco enorme quando
Grindelwald si è infiltrato ai livelli più alti, e
adesso avrebbe davvero bisogno di un successo per riacquistare
credibilità presso l'opinione pubblica-
-Signorina Goldstein...-
-Signora Scamander, prego.
Lei vorrebbe farmi credere che un alto funzionario del MACUSA come
lei sarebbe disposto a dare la caccia ad un ricercato e a tornare in
America a mani vuote? Addirittura con un rapporto favorevole? No,
signor Graves, io credo che lei sia qui con il compito di portare via
Credence con qualsiasi scusa-
Dannazione! Quella donna era
pericolosa.
-Farò finta di non
aver sentito le sue insinuazioni ed attribuirò la sua
insubordinazione a un'emozione inattesa. Riprenderemo questa
discussione quando avrete avuto il tempo di comprendere la
situazione-
Stavolta Tina scattò
in piedi.
-Noi non riprenderemo un bel
niente!-
-Si sieda, signorina
Goldstein!-
-Lei non può darmi
ordini in casa mia. E se il MACUSA ha bisogno di qualcosa per
guadagnare popolarità, non scriverà sulla pelle di mio
figlio!-
E uscì dalla stanza
come una furia.
Male, molto male anche
quello. Non era riuscito a rimetterla al suo posto. Ma aveva capito
che la donna era molto impulsiva, e che lo diventava ancora di più
quando sentiva che il ragazzo era minacciato.
Aveva detto che era suo
figlio.
Forse avrebbe potuto volgere
quell'impulsivià a suo vantaggio, ma al momento poteva ancora
occuparsi di Scamander.
-Mi dispiace che la
signorina Goldstein l'abbia presa così male. Immagino che sia
una persona molto emotiva, e questo offusca la sua capacità di
giudizio-
-Oh, no, signor Graves.
L'emotività non influisce sulla capacità di giudizio di
Tina, semplicemente la porta ad esprimersi in modo molto diretto.
Tanto per essere chiaro con lei, sappia che io sono d'accordo con mia
moglie-
Accidenti! Non si era
aspettato una tale presa di posizione da Scamander. Gli sembrava lui
l'elemento debole della coppia, quello che avrebbe potuto essere
manipolato, e invece il suo silenzio e la sua calma apparente lo
avevano ingannato.
Un altro errore di
valutazione. Merda!
-Lei mi sta accusando di
cosa esattamente, signor Scamander?-
-Non la accuso di niente-
Graves lo guardò in
silenzio ma lasciando sottintendere molte cose. Dovette fare appello
a tutta la sua autorità, ma alla fine fu Scamander il primo ad
abbassare lo sguardo.
Meno male. Se non fosse
riuscito ad avere la meglio almeno su di lui, si sarebbe ritirato in
un casa di riposo.
Scamander si schiarì
la gola, evidentemente a disagio
-Allora... mi spieghi bene i
termini di questo periodo di valutazione-
Bene, allora forse poteva
ancora convincerlo.
Diede fondo a tutta
l'esperienza di anni ed anni di discorsi a cui aveva assistito o che
aveva pronunciato da Ministro dell'Applicazione della Legge Magica
per spiegare a Newton Scamander il suo punto di vista.
Credence aveva ucciso due
nomag negli Stati Uniti, e tecnicamente avrebbe dovuto essere
processato per quello. Ora che era in Gran Bretagna era soggetto alle
leggi di quello stato, e finchè non avesse commesso reati su
suolo britannico, Credence Barebone era di fatto intoccabile dalla
giustizia nel Regno Unito.
Ma il passato di Credence
era quello che era: il ragazzo era stato il più potente
obscuriale mai conosciuto, probabilmente il più potente mai
esistito. E ciò che preoccupava il MACUSA ed anche il
Ministero della Magia Britannico era che Credence aveva sviluppato
una forma di controllo sull'obscurus.
Non potevano pensare solo a
Credence, Per quanto potessero essere affezionati a lui, dovevano
considerare anche la sicurezza di altre persone.
-Credence non è
pericoloso, e dentro di lui non c'è più nessun
obscurus-
Obiettò Newton.
-Non voglio mettere in
dubbio la su competenza in materia, signor Scamander, ma si renderà
conto che detto così sono solo parole nell'aria. Ci sono
troppi interrogativi a proposito di quel ragazzo, e lei sa che le
cose lasciate nell'indefinito finiscono per spaventare. Un mio
rapporto favorevole metterebbe a tacere qualsiasi dubbio. Credence
non verrebbe più gardato con sospetto o costretto a
vergognarsi del suo passato-
Scamander ancora esitava,
probabilmente perchè pensava a quello che aveva detto sua
moglie.
-Speravo nella vostra
collaborazione. Chieda alla signorina... alla signora Goldstein, se
non è vero che chi non collabora ha qualcosa da nascondere. Se
mi aiutaste sarebbe più facile anche per il ragazzo-
Da come Samander esitava,
Graves credeve di averlo in parte convinto a collaborare, e al
diavolo se aveva quasi dovuto minacciarlo.
Infine, per indorare
ulteriormente la pillola, decise di giocarsi la carta della
solidarietà tra colleghi, insistendo molto sul fatto che il
suo scopo fosse studiare ciò che Credence era realmente.
Certo, avrebbe avuto bisogno
di stare molto a contatto diretto con il ragazzo, ma avrebbe avuto
cura di turbarlo il meno possibile.
-Non è quello che
vuole sapere anche lei, signor Scamander? Non vorrebbe capire cosa è
Credence davvero?-
Lo sguardo di Scamander si
animò improvvisamente. Ancora una volta l'incantesimo della
sua retorica era stato spezzato.
-Io questo lo so già,
signor Graves. Credence è mio figlio-
***
Dopo che Graves se ne fu
andato la discussione era continuata tra Newt e Tina nella loro
camera da letto.
Newt cercava di farla
ragionare -Non possiamo impedirglielo, Tina-
-Oh, sì che posso! Lo
affatturerò talmente forte che i suoi pronipoti avranno ancora
le verruche!-
-No, no, no, ti prego,
rifletti! Lui cerca solo la scusa. Se gli impediamo di vedere
Credence, se decide che lo stiamo ostacolando, sarà come
dirgli che abbiamo qualcosa da nascondere. Non possiamo
permettercelo-
-E cosa dovremmo fare?
Lasciare che tormenti quel povero ragazzo?-
-Parleremo con Credence, gli
spiegheremo come stanno le cose. In fondo non abbiamo niente da
temere: Graves cerca un obscurus che non esiste più. Non
troverà niente per dichiarare che Credence è
pericoloso. Non otterrà mai un'estradizione per una minaccia
che non esiste-
-Oh, Newt, quanto sei
ingenuo! Lui non vuole trovare l'obscurus, lui vuole solo riportare
Credence in America davanti ad una corte che lo condannerà a
morte dopo un processo farsa. Ho paura, Newt-
Tina sembrò spezzarsi
di colpo perchè le spalle le si piegarono e cominciò a
singhiozzare con una mano sulla bocca.
-Ehi, ehi, tesoro, non fare
così. Credi davvero che lascerei che lo portino via?-
Lei scosse la testa ma non
smise di piangere.
-Appunto, non glielo
permetteremo. Restiamo qui ancora un pò, vediamo come reagisce
Credence e come procede questa cosa. Se vediamo che le cose si
mettono male o al minimo sospetto che Graves stia giocando sporco, ce
ne andremo. Siamo evasi una volta dal Ministero della Magia quando
eravamo già stati condannati a morte, penso che possiamo
rifarlo-
Tina si lasciò
abbracciare, rassicurata da quelle parole.
____________________________________________________________________________________________________________
Nel cerchio della
Strega
Benritrovati. Cominciamo a
dare fondo alla bastardaggine, eh!
Non ho voluto inserire
subito Credence per non ammassare troppe cose in una volta. Il
funghetto merita uno spazio adeguato.
E Percival Graves ha appena
appena iniziato con le situazioni che metteranno a dura prova i suoi
nervi.
Voglio ringraziare Patry48
per aver messo la storia tra le seguite e
Wales_Kirkland per averla messa tra le preferite
e le seguite.
E voglio ringraziare anche
le persone che hanno messo tra le preferite o seguite
i due episodi precedenti di questa serie, e cioè "Se
vuoi" e "Strangers like me"
Lady Shamain
|
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Capitolo 3 *** Il suo ricordo ***
Capitolo
2
Il
suo ricordo
La neve di febbraio
scricchiolavana sotto le suole delle scarpe ma Credence non era
infastidito dal suono o dal rischio di scivolare ad ogni passo.
Era troppo felice!
Aaron, Gabriela e Rupert gli
avevano appena chiesto se, quando fosse stato libero dai corsi per
corrispondenza, avrebbe voluto raggiungerli per un periodo nella casa
dove sarebbero andati a vivere tutti insieme per il loro anno
sabatico.
Era un'opportunità
che aveva commosso Credence per molte ragioni: la prima era che ormai
era parte di un gruppo di persone quasi della sua età perchè
i ragazzi avevano appena finito il loro settimo anno ad Hogwarst, la
seconda era che lo avevano incluso nel loro progetto perchè ci
tenevano a stare con lui, e la terza era che avevano pianificato
tutto tenendo conto delle sue esigenze.
Il fatto che lui seguisse i
corsi per corrispondenza era per loro un dato di fatto e basta, non
lo consideravano un peso.
Stava tornando a casa dopo
essere stato tutto il pomeriggio con loro al parco a costruire
castelli di ghiaccio con la magia.
I suoi incantesimi di
protezione erano i più forti, e lui si prestava volentieri ad
occultare intere zone di parco per costruire la loro area giochi
personale.
Aveva il cappello calato
fino sugli occhi ed era avvolto fino al naso nella sciarpa rosso
ruggine di Newt, e praticamente del suo viso si scorgevano solo gli
occhi che brillavano di felicità.
Entrò a casa che non
vedeva l'ora di raccontare la novità a Newt e Tina, per questo
salì i quattro gradini dell'ingresso con due salti ed aprì
la porta con un lieve tocco di bacchetta.
Tuttavia appena entrato in
casa percepì immediatamente che qualcosa non andava.
Non c'era nessuno in
soggiorno e la casa era troppo silenziosa. Qualcosa gli faceva
formicolare la nuca con una sensazione spiacevole.
-Ehi... sono tornato.
Scusate se ho fatto tardi-
Sentì dei rumori e
delle voci basse in cucina, ma non fece in tempo ad entrare che Tina
era uscita e gli aveva buttato le braccia al collo.
-Che succede? Io sto bene,
mamma, cosa...?-
-Vieni, Credence, dobbiamo
parlare di una cosa importante-
Il suo stomaco si strinse in
una morsa. All'improvviso la sua vacanza con gli amici gli sembrava
del tutto insignificante.
-Vieni, è meglio se
ci sediamo tutti insieme-
Gli disse Newt guidandolo
con una mano sulla spalla verso il divano.
Lo fecero sedere in mezzo a
loro e questo lo fece sentire protetto, sebbene significasse che
c'era qualcosa di grave nell'aria.
Fu Newt a parlargli con la
sua calma caratteristica.
Gli spiegò della
visita del signor Graves, gli spiegò cosa volevano da lui e
sì, anche del pericolo che forse stavano correndo.
La prima reazione di
Credence fu quella di negare tutto. Non voleva! Non potevano farlo!
Lui stava studiando, aveva degli amici, doveva partir per una
vacanza! Non riuscì a dire una parola, solo si rifugiò
ad occhi chiusi tra le braccia di Tina.
Perchè la sua vita
doveva essere così?
-Credence, noi abbiamo
fiducia in te- continuò Newt -Graves ha fatto davvero un
viaggio a vuoto perchè non troverà nessuna scusa per
farti cacciare da questo paese. E se noi dovessimo accorgerci che
ricorre a mezzi sleali, ti prometto che piuttosto che lasciarti
riportar negli Stati Uniti scapperemo di nuovo, stavolta in un posto
in cui non riusciranno a trovarci. Il Nepal non è un brutto
posto per vivere-
-Ma se io dovessi...? Se
l'obscurus...?-
Newt gli prese il viso tra
le mani per guardarlo negli occhi.
-Non c'è nessun
obscurus, Credence. Era la magia che tu eri costretto a reprimere, ma
adesso puoi usarla liberamente. Non devi avere paura di te stesso-
-Non possiamo andare via
subito? Non voglio vederlo-
Dietro di lui Tina lo
strinse più forte.
-Non possiamo, Credence. Se
non facciamo almeno un tentativo di collaborare, potrà aizzare
le autorità britanniche contro di noi, e allora ci
arresterebbero sicuramente. Non dobbiamo dargli nessuna scusa-
-Non devi avere paura, noi
ti proteggeremo sempre-
Allora chiuse di nuovo gli
occhi. Era sicuro che Tina sentisse il battito accelerato del suo
cuore in quel momento.
-Va bene... restiamo... ma
non potrebbe venire qualcun altro? Non voglio rivedere il signor
Graves-
Finalmente lo aveva detto.
Tina lo fece girare verso di
sé ma continuò a tenerlo stretto.
-Credence, devi capire che
tu non hai mai conosciuto Percival Graves. Fa un effetto stranissimo,
lo so, ma lui non è la persona con cui tu hai avuto a che fare
a New York. Ricordalo-
-Dobbiamo per forza, non è
vero?-
-Sì, Credence-
Lui sospirò
pesantemente. Aveva bisogno di tempo per abituarsi all'idea. E ormai
la sua vacanza gli sembrava una cosa così lontana ed
irragiungibile!
-Cosa vuole esattamente da
me?-
-Non lo sappiamo.
Probabilmente ti farà delle domande su cosa fai, cosa studi,
come vivi. Ma io sono certa che cercherà di provocarti per
portarti a reagire male. Lui vorrebbe scatenare una manifestazone
dell'obscurus, ma si accontenterebbe anche se tu lo aggredissi con
uno schiantesimo. Un'aggressione a pubblico ufficiale sarebbe la
scusa perfetta, per cui, ti prego, qualsiasi cosa ti dirà,
controllati e non affatturarlo-
Credence annuì ma non
era assolutamente convinto.
Sapeva di esserci costretto,
ma l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto era riavere Percival
Graves nella sua vita.
***
A cena aveva mangiato
pochissio perchè lo stomaco gli si era ridotto ad un nodo e
qualsiasi cosa si fosse forzato a mangiare lo avrebbe fatto stare
male.
Anche Newt e Tina erano di
un umore abbastanza tetro.
Si ritirò presto
nella sua stanza nonostante quella sera sarebbe stato il suo turno di
lavare i piatti, compito da cui Tina lo aveva dispensato senza
neanche che lui lo chiedesse.
Mentre stava disteso al buio
si rigirava un pensiero in mente, e cioè se fosse il caso di
dire ad almeno uno dei due qual'era il vero motivo per cui non voleva
ritrovarsi faccia a faccia con Graves.
Alla fine decise che era
meglio affrontare anche quell'argomento.
Scese le scale in silenzio.
Non riusciva a fare una scelta consapevole.
Era ugualmente imbarazzante
parlarne sia con Newt che con Tina, per cui decise di affidarsi al
caso: avrebbe parlato prima con chi avesse incontrato prima.
L'unico rumore che proveniva
dalla cucina era il lieve fischio del bollitore.
Credence sorrise. Era Newt.
Solo un inglese poteva bere thé alle dieci e mezzo di sera e a
stomaco vuoto.
Credence sapeva che lo
avrebbe trovato seduto al tavolo della cucina nell'angolo al muro,
con il suo inseparbile blocco per gli appunti ed una penna tra le
dita probabilmente sporche d'inchiostro, ad annotare cose in fretta e
con una grafia che avrebbe capito solo lui. Forse nemmeno.
Probabilmente avrebbe avuto
una mano a tenere sollevato dagli occhi il ciuffo di capelli rossicci
diventato di nuovo troppo lungo, e sarebbe stato tanto concentrato da
metterci qualche secondo a focalizzare l'attenzione su qualcos'altro.
L'idea lo fece sorridere.
Voleva bene a Newt. Forse non sarebbe stata una discussione così
terribile.
Varcò la soglia della
cucina e tutto era esattamente come lui aveva previsto, tranne che
Newt non stava scrivendo nulla sul suo blocco.
Lo teneva aperto davanti a
sé ma il suo sguardo era perso in chissà quale
pensiero.
Credence bussò
leggermente prima di entrare, ed esattamente come lui aveva previsto
Newt ebbe un minuscolo sobbalzo.
-Possiamo parlare di una
cosa?-
-Certo, siediti. Thé?-
Credence sorrise, scaldato
da qualcosa che non aveva niente a che fare con l'idea della bevanda.
Sapeva che Newt stava
cercando di farlo stare a suo agio con ogni mezzo possibile, e già
la sua volontà significava tanto per Credence.
-Sì, grazie-
In fondo Newt aveva ragione:
c'era qualcosa di confortante nello stringere una tazza fumante tra
le mani.
-Allora. Sei ancora turbato
perché sai che il signor Graves vuole esaminarti?-
-Non è solo questo.
Io non credo di essere pronto ad affronarlo perché mi brucia
ancora tanto quello che mi ha fatto Grindelwald quando aveva preso il
suo aspetto. Mi metterà molto a disagio incontrarlo-
Newt lo guardò
intensamente. Era esattamente in quel modo che guardava una delle sue
creature quando cercava di raggiungere un contatto più
profondo per capirla al meglio.
A volte ci riusciva subito,
a volte no, altre volte si ricordava che la creatura in questione era
un essere umano ed in quanto tale avrebbe potuto chiedergli
spiegazioni.
-Ci sto facendo caso solo
adesso, Credence. Non abbiamo mai parlato di cosa voleva Grindelwald
da te. Sì, sappiamo che voleva arrivare all'obscrus e che
quando ha creduto che tu non gli fossi più utile ti ha
scaricato, ma mi chiedo... non lo so... ho l'impressione che ci sia
qualcos'altro che ti turba-
Credence annuì.
Improvvisamente aveva di
nuovo paura.
-Credence, sappiamo che ti
fidavi di lui e che volevi credere alle sue promesse, e quando lui ti
ha abbandonato deve averti fatto molto male. Mi dispiace. Qualsiasi
cosa possiamo dirti noi, non sarà facile per te superare quel
dolore-
Affidandosi all'istinto che
lo portava a saper interpretare i segnali del non detto, Newt era
riuscito ad avvicinarsi alla verità più di quanto
credesse.
Era arrivato il momento di
essere chiari.
-Non era solo un rapporto di
fiducia, Newt. Io ero attratto da lui. Credevo che mi volesse al suo
fianco. Non faceva che ripeterlo. Lui mi trattava bene. Credo che mi
abbia accarezzato per la prima volta in vita mia. E poi... ah, sono
stato uno stupido! Io... io me ne ero innamorato! E non capivo che mi
stava solo usando-
Dovette stare zitto per non
scoppiare a piangere.
Che idiota era stato! Ancora
se ci ripensava faceva troppo male.
-Credence... Credence,
guardami-
Non si era accorto che Newt
si era alzato e si era avvicinato alla sua sedia perchéera
rimasto tutto il tempo chino a guardare dentro la sua tazza di thé.
Se ne rese conto solo quando
si sentì mettere un braccio attorno alle spalle.
-Capisco cosa vuoi dire. Più
vuoi bene ad una persona e più fa male quando ti tradisce-
-No, tu non capisci. Io ero
proprio innamorato, lo desideravo tanto che...-
-Si, lo avevo capito. È
successo anche a me. La mia si chiamava Leta Lastange-
Forse a Newt sfuggiva
qualcosa. O peggio cercava di dirottare il discorso.
-Newton. Il signor Graves...
Grindelwald... è un uomo. Io mi ero innamorato di un uomo-
-Ho capito, Credence. E non
fa nessuna differenza. Quando vieni scaricato da un traditore fa male
uguale, sia che sia un uomo o una donna-
Oh. allora Newt non stava
facendo finta di non capire.
-Allora... insomma... va
tutto bene? Anche se io ero... se mi...-
-Sì. È normale
per un ragazzo essere attratto da uomini più maturi. È
una fase della crescita che poi può rimanere o cambiare, ma
fidati se ti dico che quando un uomo dice che non ha mai provato
niente per altri uomini, sta mentendo-
Glielo disse sinceramente,
senza nessuna forzatura nel tono o cercando di evitare il suo
sguardo, e questo fece sentire Credence molto meglio.
-Ma io sono stato uno
stupido-
-No, è Grindelwald
che è stato molto furbo. Ha ingannato l'intero Ministero della
Magia, non puoi farti una colpa per non averti saputo difendere-
Newt lo accarezzò
brevemente scompigliandogli i capelli e finalmente Credence riuscì
a sorridere.
________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Ecco, siamo arrivati al
funghetto. Che ormai non è più un fungo ma dettagli...
Ringrazio Rorro
che ha aggiunto la storia alle preferite ed AliceFrom
Neverland per averla aggiunta alle preferite e
alle ricordate.
Inoltre ho stabilito di fare
un aggiornamento settimanale. I capitoli sono tutti pronti ma non
voglio intasare EFP.
Lady Shamain
|
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Capitolo 4 *** Faccia a faccia ***
Capitolo
3
Faccia
a faccia
***
Era lunedì.
Praticamente il giorno
canonico per iniziare una normale settimana lavorativa, eccetto per
il fatto che il suo lavoro consisteva nel fare del suo meglio perchè
il mondo non andasse a catafascio.
Piccoli dettagli.
Percival Graves aveva
lasciato passare la domenica prima di cominciare ufficialmente il suo
lavoro con Credence Barebone, e l'aveva fatto un po' perchè
gli era sembrata una buona idea rispettare una certa routine
settimanale ed un po' perchè sperava di farli innervosire
lasciandoli ventiquattr'ore nell'attesa dell'indefinito.
Per quel che riguardava lui
invece, aveva passato quella domenica nella stanza della pensione che
aveva affittato, annoiandosi o peggio pensando.
L'aria fredda lo
schiaffeggiò violentemente e lui si strinse il bavero del
trench al collo prima di affrontare la strada.
La pensione non era molto
lontana dalla casa di Scamander ma Percival Graves era in grado di
far sembrare quella distanza di pochi metri una distanza di
chilometri.
Scamander non sapeva dove
lui alloggiava e l'anziana strega che gestiva la pensione non sapeva
nulla di lui e del suo lavoro.
Due vite completamente
separate a distanza di una passeggiata l'una dall'altra.
Nonostante il freddo, Graves
preferì fare un incantesimo per scaldarsi tenendo la bacchetta
nella tasca interna del cappotto, piuttosto che fare qualcosa come
indossare un cappello oppure avvolgere la sciarpa attorno al collo.
Era quasi arrivato alla casa
di Scamander quando vide la porta d'ingresso che si apriva.
Ne uscì un ragazzo
giovane, sui vent'anni.
Graves aveva visto solo sue
foto, ma rionobbe subito Credence Barebone.
Con una mano nella tasca
sfiorò appena la bacchetta e fece un incantesimo di
occultamento perchè il ragazzo non potesse vederlo.
Era importante studiare il
nemico quando questo era inconsapevole di essere osservato.
Graves lo vide fare cose
normali: posare a terra un piattino di latte per un grosso gatto
soriano che aveva cercato rifugio dal freddo nella loro veranda,
accarezzarlo un pò, e poi ritirare la posta prima di voltarsi
per rientrare in casa.
Graves lo osservava
accigliato.
Non gli sembrava pericoloso.
Non gli sembrava possibile
che Madama Picquery gli avesse fatto fare tanta strada per riportare
indietro una persona così banale.
Era assolutamente certo di
non essere visto, eppure per una frazione di secondo il giovane
Barebone si era fermato sull'ultimo gradino e poi si era girato
esattamente nella sua direzione.
Se Graves non fosse stato
invisibile si sarebbero guardati negli occhi.
No, Barebone non poteva
vederlo. E allora perchè Graves era sicuro che percepisse la
sua presenza?
Il ragazzo esitò
ancora una volta sulla porta, poi scosse la testa e rientrò in
casa.
Bene, adesso Graves aveva la
certezza di non avere a che fare con una persona comune.
Da un lato era una cosa
positiva. Almeno la sua missione non sarebbe stata una noia totale.
***
Erao rimasti da soli nel
salotto. Lui era rimasto in piedi e si muoveva casualmente per la
stanza, il giovane Barebone invece era seduto su una poltrona e per
parlare con lui era costretto a seguirlo con lo sguardo.
-Mi è capitato di
fare presentazioni in circostanze strane, Signor Barebone, ma ancora
non mi era capitato di presentarmi ad una persona che crede di
conoscermi-
Il ragazzo si mosse sulla
poltrona ma non rispose.
-È una situazione
alquanto spiacevole- gli si avvicinò con una calma studiata
-La metto a disagio, signor Barebone?-
-Francamente sì,
signore-
-Perché?-
-Per il motivo che ha appena
detto lei. Perchè credevo di conoscerla. Cioè... io...-
-Potrebbe essere più
chiaro, signor Barebone?-
Lo vide muoversi sempre più
insicuro.
Bene, era esattamente quello
il risultato che voleva ottenere. Se fosse riuscito a metterlo
abbastanza in difficoltà forse la sua missione si sarebbe
conclusa prima del previsto.
Non si aspettava cheil
ragazzo all'improvviso drizzasse la schiena e cominciasse a parlargli
guardandolo dritto negli occhi.
-A New York ho conosciuto
Grindelwald, il mago che aveva preso il suo aspetto. Lui mi
prometteva di portarmi via dalla casa dove la mia madre adottiva mi
picchiava, mi prometteva di insegnarmi la magia e di restituirmi il
posto che mi spettava nel mondo dei maghi. Ha curato tante volte le
ferite delle mie punizioni. Io mi fidavo ciecamente di lui, e...-
esitò un attimo, il viso attraversato da una smorfia di dolore
-... e non dimenticherò mai che mi ha tirato un pugno in
faccia quando lo supplicavo di aiutarmi. Capisce perchè sono a
disagio? Mi dispiace. Forse passato un pò di tempo ci farò
l'abitudine e la smetterò di guardarla con un'aria strana-
Graves non si aspettava che
fosse così sincero. Non gli piaceva poi così tanto
quella situazione, perchè una persona che non si sforza di
nascondere niente è innocente, ed a lui non serviva un
innocente.
-Capisco le sue ragioni e ne
terrò debito conto, signor Barebone- Gli rispose senza
sbilanciarsi troppo -Spero, tuttavia, che lei si renda conto che
qualsiasi cosa Grindelwald le abbia promesso o fatto credere quando
fingeva di essere il sottoscritto, non ha nessun fondamento reale. Di
fatto, noi non ci conosciamo-
-Questo lo so. Mi serve solo
un pò di tempo per abituarmi, come le dicevo prima-
-Molto bene, allora una
volta chiarito questo punto possiamo occuparci di lei, signor
Barebone. Lei sa perchè sono qui?-
-Da quello che mi hanno
spiegato Newt e Tina, lei dovrebbe esaminarmi-
-Esatto. E sa perchè?-
-Perchè vuole capire
se sono un pericolo per il mondo magico oppure no-
Non lo diceva preoccupato.
Era una semplice considerazione. Ed era la pura verità.
In quel ragazzo c'era
qualcosa di strano.
-E lei cosa ne pensa? Lei
crede di essere un pericolo?-
-Non lo sono più,
signor Graves-
-Quindi implicitamente
ammette di esserlo stato-
-Sì. Lo ammetto. Non
potrei negarlo in nessun modo, non le sembra?-
Aveva ragione. Graves decise
di continuare a battere quel terreno.
-No, non potrebbe negare
l'evidenza. Due omicidi, signor Barebone. Cosa ha da dire in merito?-
-Non saprei cosa dire. Ero
io ma allo stesso tempo non lo ero-
-Lei odiava quelle persone,
mi risulta. Mi è difficile credere che sia completamente
estraneo a quello che ha fatto-
-Infatti non lo ero. Ero
cosciente ma non ne ero consapevole. Non potevo controllarlo-
-Eppure mi risulta che nella
metropolitana di New York lei abbia reagito coscientemente alle voci
di Porpentina Goldstein e Newton Scamander. Perchè ascoltare
loro?-
-Non era una scelta. Era un
istinto che mi faceva sentire di essere al sicuro con loro. Se mi
fossi sentito minacciato probabilmente avrei attaccato loro come
tutti gli altri-
-Quindi avrebbe ucciso altre
persone?-
-Io... probabilmente sì.
Non lo so. Per fortuna non ho avuto modo di fare la prova-
In fondo era una risposta
saggia. Graves lo odiava e insieme lo ammirava per questo.
-E quindi lei che cosa è
adesso, signor Barebone?-
-Lei cosa è, signor
Graves?-
Male.
Molto. Male.
Graves si era sentito punto
nell'orgoglio, ed anche se aveva capito perfettamente il senso della
domanda che il ragazzo gli aveva abilmente rigirato, non potè
impedirsi di scattare irritato.
-Io sono quello da cui
dipende per lei una vita tranquilla o un processo, quindi se fossi in
lei starei più attento-
Per la prima volta vide sul
suo viso un accenno di paura.
-Non intendevo offenderla.
Volevo solo dire che io sono una persona normale-
-La normalità è
un concetto relativo. Lo tenga a mente per il futuro-
Il ragazzo si limitò
ad annuire.
Graves si stava irritando.
Non riusciva a trovare un appiglio che gli permettesse di determinare
se Credence Barebone si sarebbe trasformato da un momento all'altro
in una nube oscura, e per quanto provasse a convincersi che quello
che faceva era necessario, si sentiva un bullo da quattro soldi che
intimidiva un ragazzino.
Patetico.
Per questo decise di portare
la conversazione su un terreno meno pericoloso.
-Ho bisogno di sapere
qualcosa della sua vita. Per esempio, adesso lei è in grado di
usare consapevolmente la magia?-
-Sì, sto studiando-
-Mi faccia vedere-
Credence chiese di uscire un
momento per andare in camera sua a prendere la bacchetta, e nel
frattempo Graves pensava a cosa fargli fare.
Un incantesimo troppo
difficile sarebbe stato un fallimento e non gli avrebbe fatto capire
niente di utile, invece uno semplice non gli avrebbe fatto capire la
reale portata del potere del giovane mago ed il grado di controllo
che esercitava su di esso.
Si sedette prima che il
ragazzo tornasse perchè ne aveva abbastanza di stare in piedi
e di camminare avanti e indietro come un animale in gabbia.
Quando Credence tornò,
come era prevedibile chiese che tipo di incantesimo avrebbe dovuto
fare.
Graves aveva optato per
l'incantesimo semplice.
Sul tavolino c'era un vaso
di porcellana cinese bianca a disegni blu.
Graves si sporse leggermente
e lo spinse giù dal tavolo, facendolo finire in mille pezzi
sul pavimento.
La reazione di Credence fu
esattamente quella che lui si aspettava: il ragazzo sgranò gli
occhi e per un attimo sembrò che gli mancasse il respiro.
Non sapeva cosa dire o fare,
e metterlo in confusione era esattamente ciò che Graves
voleva.
-Perché lo ha rotto?
È in questa casa da decenni-
Oh, bene! Dunque il ragazzo
si sentiva in colpa, ed il senso di colpa è un ottimo modo per
controllare una persona. O per farle perdere il controllo.
-Ci tenevi? Allora hai un
buon motivo per aggiustarlo-
Per la prima volta vide che
il ragazzo lo guardava con un'accenno di ostilità, ma fu solo
un attimo.
Il ragazzo puntò la
bacchetta verso i cocci ed il suo incantesimo suonò
perfettamente controllato.
Pochi secondi ed il vaso era
di nuovo integro e al suo posto.
Credence lo guardò
come aspettandosi un commento da parte sua, ma Graves aveva anni di
esperienza alle spalle nel nascondere le sue emozioni.
Rimase a scrutarlo con il
viso congelato in una maschera impassibile, e rimase concentrato
finché non vide l'espressione del ragazzo incrinarsi e lui
agitarsi sul divano.
Probabilmente si stava
chiedendo cosa pensasse di lui, e ovviamente non si aspettava nulla
di buono.
Lo lasciò sospeso
finché l'atmosfera non divenne insostenibile, poi, quando capì
che Credence avrebbe detto qualcosa per spezzare la tensione, Graves
estrasse la sua bacchetta e senza pronunciare la formula mandò
di nuovo in pezzi il vaso appena ricostruito.
Lo shock sul viso del
giovane Barebone era totale, e si espresse in qualche balbettio
confuso mentre il suo sguardo passava dal vaso a lui.
Alla fine sospirò.
Aveva riacquistato la calma con una certa facilità.
-Signor Graves, se non le
piace l'arredamento basta che me lo dica-
Stavolta dovette fare
ricorso ad ogni stilla di autocontrollo per non mostrare alcuna
espressione.
Per costringere il suo cuore
a fare il suo dovere e continuare a battere regolarmente invece di
suggerirgli di fare qualcosa come sorridere.
Lo spirito di quel ragazzo
lo sorprendeva.
Si mantenne impassibile e
fece un cenno secco verso i cocci.
Credence allargò le
braccia come a dire "Va bene, se ci tieni tanto..." e poi
tentò ancora con un reparo.
"No, ragazzo. Non oggi"
L'incantesimo non fece
nessun effetto. Ovvio. Lui stava mantendo una barriera che impediva a
qualsiasi altro incantesimo di funzionare.
Barebone tentò di
nuovo, poi però guardò lui.
-Credo che lei mi impedisca
di fare l'incantesimo-
-Ne sei convinto?-
-Sinceramnte sì-
-Perchè dovrei?-
-Non lo so-
-Però hai ragione.
Ora aggiustalo-
-Ma lei...?-
-Ho detto aggiustalo-
Voleva vedere come reagiva
Credence ad una sfida diretta.
Lo sguardo del ragazzo si
indurì, pronto alla lotta.
Non era più questione
di aggiustare un vaso, era una sfida tra volontà, e Graves
voleva testare quanto era forte e di che tipo era la volontà
del ragazzo.
-Finitem incantatem-
La formula era quella, la
voce ferma.
E la volontà che si
scontrò con quella di Graves era... era qualcosa che non aveva
mai sperimentato prima.
Era una forza enorme ma
calma, cristallina. Era una lastra di quarzo traslucido come vetro.
Fu la completa assenza di
arroganza o di ostilità a sbilanciarlo.
Graves si era preparato per
un attacco indisciplinato, irruento, smanioso di dimostrargli cosa
sapeva fare, e invece niente. Non trovare niente di tutto questo era
destabilizzante. Lo portava a farsi delle domande. Gli instillava dei
dubbi.
Bastò un attimo in
cui lui si era lasciato distrarre e la sua barriera crollò.
-Reparo-
Il vaso tornò intero.
Il problema era quello che si era appena incrinato dentro di lui.
***
Dopo quell'episodio Graves
ritenne opportuno andare a schiarirsi le idee da qualche parte.
Evitò di andare a
rinchiudersi in camera e preferì restare all'aria aperta,
sotto il cielo terso e gelido di febbraio.
Aveva troppe cose per la
testa, e quando ne aveva troppe preferiva archiviarle. Magari in
tasca.
Scamander non era l'unico a
viaggiare con un piccolo segreto.
***
-Lei ha comprato la sua
bacchetta, signor Barebone?-
-Sì-
-Quando-
-Un anno fa-
-Dove?-
-Da Olivander-
-Quindi è la sua?-
-Me l'hanno comprata Newt e
Tina-
-Mi faccia vedere-
Il ragazzo gli porse la sua
bacchetta.
Graves la soppesò
attentamente. Era insolita.
Usò la propria per
tentare incantesimi che gli raccontassero la storia di quella
bacchetta, per esempio se era stata usata da altre mani che non
fossero quelle di Credence Barebone.
Se avesse rubato una
bacchetta o ne avesse comprata una rubata al mercato nero avrebbe
potuto essere finalmente una buona notizia per lui.
Sfortunatamente no. Non
c'era nulla. La bacchetta era stata fabbricata, era rimasta per lungo
tempo in quiescenza, e poi aveva stretto il suo primo legame con il
ragazzo che aveva davanti.
-Come è fatta?-
-In che senso?-
-Il legno-
-Oh. Il legno è
ebano-
Ebano. Un legno molto
pesante, strano vederla nelle mani di un ragazzo di vent'anni.
Graves fece una smorfia di
disappunto perché anche la sua era di legno d'ebano.
Coincidenze, niente di più,
ma il fatto di avere lo stesso legno del ragazzo lo infastidiva.
Avrebbe preferito trovarsi
di fronte un banale legno d'abete o al massimo di noce.
-E l'anima?-
-Crine di unicorno-
Altra brutta notizia.
-Crine di unicorno? Ne è
sicuro?-
-Sicurissimo, signore.
Olivande ha detto che è una combinazione insolita-
Graves non rispose. Era
furioso.
Crine di unicorno! La
bacchetta di Barebone aveva un'anima di crine di unicorno!
Come diavolo faceva a
trovare qualcosa di brutto a cui aggrapparsi, se l'anima della
bacchetta riflette le caratteristiche principali dell'anima del suo
proprietario?
Non sapeva se urlare per la
frustrazione oppure cominciare a ridere istericamente.
Non fece nessuna delle due
cose. Non mentre era in servizio.
-Le hanno mai detto che
questa bacchetta sarebbe adatta ad una persona più grande?-
-Sì. Olivander diceva
qualcuno con il doppio dei miei anni-
-E lei non la sente
estranea?-
-Oh, no! È perfetta-
Certo. Un legno che lui
aveva usato solo passati i trent'anni ed un'anima che rappresentava
purezza assoluta. Davvero perfetta.
Graves avrebbe voluto
mettersi ad urlare.
_____________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Ecco, siamo arrivati
all'incontro/scontro.
Mi sono accorta che il mio
Graves è un misto tra vari personaggi. Per adesso ho
identificato l'assistente sociale bastardo, l'Ispettore Javert di cui
parlavo al primo capitolo ed un po' anche l'Innominato.
Volevo ringraziare
Lily_Stylinson e NiniveDee7 per aver
aggiunto la storia sia alle preferite che alle seguite.
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Capitolo 5 *** Corda di cuore di drago ***
Capitolo
4
Corda
di cuore di drago
***
Nei giorni seguenti le cose
non migliorarono affatto.
Graves le tentava tutte per
mettere Barebone a disagio, per provocarlo e fare in modo che
l'obscurus si manifestasse ancora una volta.
Niente da fare. Il ragazzo
si offendeva, a volte stringeva i pugni, qualche rara volta ne usciva
con gli occhi lucidi di lacrime, ma tutte qelle erano reazioni
perfettamente umane.
Era Percival Graves a
sentirsi un mostro per i metodi che stava usando.
Una simile pressione
psicologica avrebbe messo a dura prova persone più temprate di
Barebone, e lui aveva usato tutti quei metodi senza alcuno scrupolo
su un ragazzino già spaventato.
Era denigrante per un Auror
del suo livello.
La cosa che più lo
sorprendeva era che Credence spesso si dimenticava di stare sulla
difensiva.
Se Graves gli lasciava uno
spiraglio di complicità, lui non era in grado di vedere la
malizia dietro l'offerta di amicizia.
E dire che avrebbe dovuo
imparare proprio da lui! O comunque da qualcuno con il suo viso.
Graves lo faceva parlare di
sé, della scuola, del rapporto con Newt e Tina.
-Signor Barebone, il fatto
che lei non frequenti una scuola regolare mi insospettisce. Devo
pensare che lei non vuole inserirsi in un contesto sociale perché
teme di essere pericoloso?-
-No, niente del genere. Ho
preferito i corsi per corrispondenza perchè permettono di
arrivare ai MAGO in tre anni invece che cinque. Sono già in
ritardo con la mia istruzione e vorrei perdere meno tempo possibile-
-Ma se andasse a scuola
potrebbe frequentare altre persone. O forse lei cerca di evitare i
contatti sociali?-
-Dovrei sedermi tra i banchi
in una classe di dodicenni. Sarebbe molto imbarazzante-
Certo. Ovvio. Ogni risposta
era perfettamente logica e dettata dal bunsenso.
-Ha già pensato a
come integrarsi nel mondo magico?-
-In che senso integrarmi?-
-Se sa che lavoro vorrebbe
fare. C'è qualcosa che le piace?-
Credence aveva sorriso e
Graves lo avrebbe schiaffeggiato.
-Non lo so, signore. Io
faccio parte di questo mondo da pochissimo tempo. Sto ancora cercando
di capire bene come funzionano cose elementari, non posso pretendere
di pensare già ad un lavoro-
Il ragazzo era tenace ma non
arrogante.
Graves avrebbe preferito che
lo fosse.
-Mi parli del rapporto che
c'è tra Porpentina Goldstein, Newton Scamander e lei. Come vi
siete trovati a vivere insieme?-
Lo vide rabbrividire, ma
allo steso tempo sul suo viso era comparso un timido sorriso.
-Tina e Newt... loro... io
devo loro tutto-
Graves gli fece cenno di
continuare.
-Loro mi hanno raccolto
quando nessun altro mi voleva. Mi hanno tenuto in vita. Mi hanno
fatto rafforzare quando ero ancora allo stato di obscurus senza avere
la certezza che fossi davvero io o che prima o poi non mi sarei
rivoltato contro di loro-
-Hanno corso un rischio-
-Sì. Più di
uno. Lo hanno fatto per me, e non per cosa potessi dare io in cambio.
Mi... loro...-
Tacque imbarazzato, come se
temesse di essersi spinto troppo oltre.
Ovviamente Graves non aveva
intensione di farsi sfuggire l'occasione.
-Loro cosa, signor
Barebone?-
-Loro mi hanno dato il
permesso di chiamarli mamma e papà- mormorò lui
pianissimo.
Questo? Solo questo?!
Dannazione, il MACUSA lo aveva spedito in Inghilterra alla ricerca di
un pericolo per il mondo magico e tutto quello che si trovava tra le
mani era un ragazzino con problemi di carenze di affetto?
-Capisco che il vostro
legame sia molto forte, ma lei deve rendersi conto che hanno infranto
più di una legge quando hanno deciso di portarla fuori dagli
Stati Uniti-
Barebone lo aveva guardato
preoccupato.
-Richiano... qualcosa... per
colpa mia?-
Che doveva rispondergli? Che
lui era lì per arresatarlo con qualsiasi scusa e che
possibilmente per fare le cose complete doveva trascinare anche
Scamander e la Goldstein davanti ad una corte con l'accusa di
intralcio alla giustizia?
-Devo ancora valutarlo-
-Valuterà anche che
lo hanno fatto perchè mi vogliono bene?-
Lui gli rivolse uno sguardo
gelido. Ogni volta che qualcuno accampava come scusa i sentimenti,
non faceva altro che indisporlo ancora di più.
-Signor Barebone, lei forse
non sa che l'amore, davanti alla legge, è un'aggravante, non
un attenuante-
Quel giorno aveva lasciato
il ragazzo abbattuto, demoralizzato e probabilmente in preda ai sensi
di colpa, ma ancora senza nessuna traccia di comportamenti
pericolosi.
Più il tempo passava
più si rendeva conto che avrebbe dovuto ricorrere a rimedi
estremi: se lì non c'era nessun mostro, avrebbe dovuto crearlo
lui.
***
Graves non ricordava nemmeno
come fosse cominciata.
Sicuramente la
responsabilità era sua. Aveva detto qualcosa al ragazzo e lui
lo aveva guardato come se... oh per Merlino! Come se lo compatisse,
ecco.
Come se lui, Percival
Graves, fosse un bambino petulante di cui era costretto a sopportare
i capricci.
Ricordava che ad un certo
punto, nell'ennesimo tentativo di farlo esplodere, gli aveva detto
"Cosa ti aspetti tu dalla vita? Credi davvero che sarai mai una
persona normale?"
Ed il ragazzo gli aveva
risposto mantenendosi al di sopra delle sue insinuazioni.
"Mi accontento di non
diventare un uomo come lei"
E non era disprezzo. Era una
realtà.
Sapeva come doveva apparire
ai suoi occhi: era una vera e propria persecuzione. Ormai non
credevano più alla storia del "periodo di valutazione"
come non ci aveva mai creduto nemmeno lui.
Dove aveva sbagliato,
dannazione?
Probabilmente aveva
sbagliato nel momento esatto in cui aveva accettato l'incarico.
Comunque non era troppo
tardi per riportare le cose sul binario giusto. Era lui che doveva
decidere, per cui basta trucchetti sofisticati.
Il giorno dopo si presentò
da Barebone senza maschere.
-Dimmi la verità. Tu
credi che io sia qui per tormentarti?-
-In tutta sincerità
sì, signore-
-Bene. Hai ragione-
Lo aveva colto di sorpresa,
forse anche perché aveva preso improvvisamente a dargli del
tu.
-Non fare quella faccia
stupita. A questo punto è meglio essere chiari. Sì: io
sono qui per tormentarti, per provocarti, per farti perdere il senno,
se necessario. E sai perchè lo faccio?-
Il ragazzo aveva paura.
Tanta paura da riuscire solo a fare cenno di no con la testa.
-Lo faccio perchè, se
tu perdessi il controllo con me, io saprei esattamente come fare per
tenerti a bada. Se invece ti capitasse con qualcun altro, magari in
mezzo ad una strada, sarebbe la replica del disastro di New York, ed
io non lo permetterò. Tu sei una bomba, ed il mio compito è
farti esplodere in un ambiente chiuso, senza che tu faccia del male a
nessun altro. Sono stato chiaro?-
Lo sguardo spezzato che
aveva ricevuto in cambio lo irritò.
-Ma io non sono un
pericolo...-
-Ho lavorato come Auror per
anni, credi che non abbia mai sentito nessuno professarsi innocente?
Il punto non è credere a te, o a Scamander, o a chiunque altro
che sia pronto a giurarmi che sei un bravo ragazzo, il punto è
che io devo verificare di persona. Non lo faccio perché ce
l'ho con te personalmente, lo faccio perché preferisco
portarti al manicomio o seppellirti piuttosto che permetterti di
mettere in pericolo altre persone-
Credence era scappato via
dal salotto in lacrime, o almeno ci aveva provato; Graves non gli
aveva mai permesso di superare la porta.
Lo aveva chiuso dentro con
un incantesimo che bloccava la serratura e non lasciava entrare o
uscire neanche un suono dalla stanza.
Era un animale in trappola,
gli occhi che scattavano tutto intorno alla ricerca affannosa di una
via di fuga. Graves aveva visto tante volte dei sospettati che
reagivano così, e sapeva per esperienza che di solito, se la
reazione di fuga era impossibile, scattavano all'attacco.
Strinse la presa sulla
bacchetta.
Forse quella sarebbe stata
la volta buona che Barebone lo avrebbe aggredito.
Avrebbe preferito quello,
piuttosto che vedere il ragazzo collassare in un angolo e scoppiare a
piangere con la testa appoggiata sulle ginocchia.
Eppure non aveva un
carattere debole. Graves non riusciva a spiegarsi quella reazione.
Rimase a guardarlo restando
immobile dall'altro lato della stanza, tenendo a bada l'istinto che
gli suggeriva di offrirgli un minimo di conforto.
Graves era umano, in fondo,
ma in quel momento non era l'uomo che serviva. Serviva l'Auror.
L'unico gesto di pietà
che gli concesse -si concesse- fu non infierire oltre; aspettò
che il ragazzo esaurisse tutte le sue lacrime e poi rimase in attesa
di una reazione.
Lo vide alzarsi da terra a
fatica, totalmente esausto.
Barebone si lasciò
cadere di nuovo sul divano e dovette soffiarsi il naso ed asciugarsi
gli occhi un altro paio di volte prima di riuscire a parlare, anche
se con la voce ancora roca per i singhiozzi.
-Va bene. Capisco che lei
non può fidarsi della mia parola. Io però...- esitò.
Graves credette che volesse
tentare un'altra difesa, e invece quel ragazzo non aveva ancora
finito di sorprenderlo.
-Io però mi fido di
lei. Mamma mi ha sempre detto che lei è una persona severa ma
onesta e che Grindelwald non aveva niente a che fare con lei. Voglio
fidarmi di lei e credere che tutto questo sia veramente necessario-
***
C'era un ritardo.
Due settimane possono anche
essere normali, giusto?
-No, Tina, due settimane non
sono normali-
-Non leggermi la mente,
Queenie-
Ripetè Tina per
l'ennesima volta; peccato che la sorella non avesse alcuna intenzione
di demordere.
-Ma insomma, guardati! Vieni
qui in pasticceria ogni giorno per un dolce diverso...-
-Jacob fa dolci buoni-
-... sei irritabile. Più
del solito intendo...-
-Graves mi irrita-
-... ed hai un ritardo di
ben due settimane. Tina, io farei un test-
Tina rischiò di
affogarsi con le briciole della sfoglia alla mela che stava
masticando.
Incinta. Lei.
Bè, in fondo perchè
no?
L'idea era strana, ma...
perchè no?
-Ecco, brava la mia
sorellona-
-Queenie! Ti ho detto di non
leggermi la mente!-
***
Ok, alla fine lo aveva
fatto. Alle cinque, finito l'orario di ufficio, aveva fatto un salto
alla medifarmacia prima di tornare a casa.
Aveva avuto paura ad usare
la smaterializzazione perchè... e se fosse stato vero?
Preferì tornare a
casa con la metropolvere.
E se fosse stato vero? Oh,
accidenti, che avrebbe fatto se fosse stato vero?! Lei... lei era
imbranata ed impulsiva, ed era a stanto capace di badare a sé
stessa... come avrebbe fatto con un neonato?
Credence era già
grande quando era diventato suo figlio, non era minimamente
paragonabile.
Era terribilmente
spaventata. Però era felice.
Ok, sbalzi d'umore tipici
della gravidanza. Non era presto a sole due settimane?
E se fosse stato di più?
Magari il ritardo evidente era di due settimane ma lei era incinta da
prima.
Forse addirittura un mese!
Il pensiero che dentro di
lei si stesse sviluppando una piccola vita la fece sorridere.
Le venne spontaneo portarsi
una mano sull'addome.
No, ok, niente voli mentali.
Prima doveva controllare.
***
Arrivata a casa trovò
Newt e Credence sul divano.
Le cose dovevano essere
andate abbastanza male perché Newt teneva un braccio attorno
alle spalle di Credence e gli parlava a voce bassa, e Tina era pronta
a scommettere che fosse colpa di Graves.
Quando Credence le ebbe
raccontato tutto era indignata ma non era sorpresa.
-Ah, bene! Finalmente si
rivela per quello che è! È un vigliacco manipolatore
peggio di Grindelwald!-
-Ma tu mi hai sempre detto
di dimenticare il mago che avevo conosciuto a New York perchè
il signor Graves era una persona onesta...-
-Lo so, Credence. Ti
sembrerà strano, ma mi era molto più familiare Graves
quando non era lui piuttosto che come lo sto vedendo adesso. Lui è
sempre stato severo ma non era mai stato così cinico-
-Allora ho fatto una
stupidaggine a dire che mi fidavo di lui?-
-Oh, no, Credence! Tu ti sei
comportato da persona onesta e coraggiosa, e noi... noi...-
Non riuscì a finire
la frase. Lo abbracciò stretto perchè il pensiero che
suo figlio dovese ancora attraversare una prova tanto terribile le
spezzava il cuore.
-Shh... hei, hei... mamma,
ora sto bene-
Sentirsi chiamare mamma la
fece commuovere ancora di più.
Lei doveva lottare per
tenere in vita la sua famiglia. Tutta la sua famiglia.
E che Percival Graves ci
provasse a fare del male ad uno di loro!
***
Non erano bastati due
bicchieri di bourbon per cancellargli dalla mente la scena di quel
pomeriggio.
Graves era rimasto seduto
per ore sulla poltrona della sua stanza, di fronte al caminetto.
Non si era curato di cenare.
Era semplicemente rimasto lì con una mano impegnata dal
bicchiere e l'altra tra i capelli nel tentativo di impedire alla sua
testa di esplodere.
Merlino, come si era
ridotto!
Da consigliere del MACUSA a
non sapeva bene cosa, con il compito di fare piangere un ragazzino
disagiato!
Ma soprattutto avrebbe
voluto cancellare dalla sua mente le ultime parole di Credence.
"Voglio fidarmi di lei
e credere che tutto questo sia veramente necessario"
Certo, il ragazzo era
giovane, inesperto ed ingenuo, come poteva sapere cosa era realmente
il mondo?
Era un continuo sacrificare
pochi per il bene di molti, molti che mai lo avrebbero saputo e a cui
difficilmente sarebbe importato.
Credence era uno di quei
pochi. E non lo sapeva.
Aveva una condanna già
firmata. E non lo sapeva.
Si era appellato alla sua
onestà, una cosa che lui aveva dovuto seppellire più
volte di quanto volesse ammettere. E non lo sapeva.
Lui ed il ragazzo avevano in
comune lo stesso legno della bacchetta ma le anime erano molto
diverse.
Credence era crine di
unicorno, una purezza incredibile considerato cosa aveva passato.
Evidentemente la sofferenza
l'aveva indurito all'esterno facendolo diventare come l'ebano, ma non
era riuscita ad intaccare l'essenza più profonda della sua
anima.
Graves invece era corda di
cuore di drago.
Dura, severa, poco incline
ai sentimenti, orgogliosa, disposta a spezzarsi piuttosto che a
lasciarsi piegare.
Per Graves era oltremodo
irritante trovare in mezzo al fascio di fibre perfettamente temprate
una che palpitava di sentimenti inusuali.
Disaccordo, forse un relitto
dello spirito di ribellione che aveva caratterizzato gli anni della
sua giovinezza, quando non gli mancava il coraggio ma gli mancava il
senso pratico.
In quella fibra si
annidavano sentimenti come il rispetto per Barebone ed una certa
empatia.
Graves scagliò con
rabbia il bicchiere nel caminetto, dove esplose in una pioggia di
schegge e scintille.
Al diavolo le crisi di
coscienza di mezza età che lo colpivano a tradimento!
Quello era il suo ultimo
incarico, e lui non avrebbe fallito per niente al mondo, specie non
per dello sciocco sentimentalismo!
______________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Bene: le ostilità
sono ufficialmente aperte.
E Tina ha altro a cui
pensare.
Non mi è sembrato
troppo strano che sia incinta, perché nel mondo dei maghi le
gravidanze lampo sono la norma.
Per quanto riguarda Graves
sono praticamente certa che l'anima della sua bacchetta sia corda di
cuore di drago, e non cambierò idea nemmeno se verrà la
Rowling in persona a dirmi il contrario.
Mi sono posta il problema se
Grindelwald abbia usato la bacchetta di Graves oppure no.
Credo di sì, perchè
deve averlo sconfitto in duello e qundi la lealtà della
bacchetta era cambiata.
Poi Grindelwald è
stato disarmato e allora la bacchetta ha cambiato di nuovo
(probabilmente legandosi a Tina) e una volta tornata al MACUSA
avrebbe potuto essere restituita a Percival.
Invece il lancio del
bicchiere nel caminetto è tanto un cliché, ma è
anche tanto figo, per cui abbonatemelo.
Lady Shamain
Ps. l'immagine non è di mia proprietà
|
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Capitolo 6 *** Animali complicati ***
Capitolo
5
Animali
complicati
***
Tina lesse per l'ennesima
volta le istruzioni sulla pergamena che accompagnava il test.
Era passata un'altra
settiamana prima che avesse il coraggio di farlo.
"Dunque... soffia
lentamente nell'ampolla per cinque secondi. Chiudi subito
ermeticamente. Aspetta dieci secondi. Se il vapore all'interno
diventa rosso intenso, il test è positivo"
Bè, non era
difficile.
Erano passaggi semplici, il
difficile era accettare ciò che il vapore rosso avrebbe
comportato.
Ma ormai non poteva più
aspettare.
Soprattutto perchè
non poteva restare chiusa nel bagno per sempre.
Prese un bel respiro e
soffiò lentamente nell'ampolla come da istruzioni, poi rimise
immediatamente il tappo di sughero.
Dieci. Nove. Otto.
E se fosse stato rosso? Non
avevano mai parlato con Newt di una novità del genere.
Sette. Sei. Cinque.
Forse lui era ancora meno
pronto di lei.
Quattro. Tre. Due.
Forse due scapestrati come
loro andavano bene per fare da genitori adotivi ad un ragazzo già
grande come Credence, ma per un bambino piccolo...
Uno.
Zero.
La nebbiolina che fluttuava
pigra all'interno dell'ampolla sembrava ancora di un bianco latteo,
ma appena lei terminò il conto alla rovescia prese a vorticare
su se stessa e divenne di un brillante rosso cremisi.
***
Credence si incamminò
verso casa di umore un pò migliore del solito.
Era sabato, e per fortuna
Graves sembrava rispettare i week end, così lui aveva ancora
ventiquattro ore intere di libertà.
Aveva passato il pomeriggio
con Aaron, Rupert e Gabriela, ed un pò si era sentito in colpa
a dover nascondere loro la verità.
Aveva dovuto mentire dicendo
che era stato impegnato a preparare un esame, ma insomma, che altro
poteva fare? Non poteva dire loro "Salve ragazzi! Sono un
sospettato agli arresti domiciliari e forse tra sei mesi sarò
reimpatriato negli Stati Uniti e giustiziato".
No, glielo avrebbe detto
quando tutto sarebbe finito, se fosse rimasto in Gran Bretagna;
oppure se lo avessero rimaptriato avrebbe detto che tornava negli
Stati Uniti e basta, senza fare cenno a processi ed esecuzioni
capitali.
Non voleva che soffrissero
per lui né che lo ricordassero come quello che li aveva
ingannati.
A casa l'atmosfera che
percepì era strana.
Era come elettrica, ma non
di preoccupazione; era come... come se Natale fosse arrivato di nuovo
a metà Marzo.
-Tina, Newt... sono a casa-
-Credence!-
Tina corse ad abbracciarlo
ed era raggiante.
Non sapeva cosa fosse ma
Credence era felice per lei.
-Oh, Credence, non vedevo
l'ora che tornassi! Vieni, c'è una novità-
Lo portò in cucina
per raggiugere Newt, ed anche lui sembrava felicissimo.
-Oh, Credence, sei tornato!
Meno male, non potevamo più aspettare-
-Cosa succede? Siete così
felici...-
-Oh, sì! Credence,
tra qualche mese noi... noi...- Tina non riusciva finire la frase,
così Newt la aiutò.
-Tra qualche mese saremo in
quattro-
Cosa?
-I.. in quattro?-
Gli ci volle qualche secondo
per fare la somma di tutte le informazioni e arrivare alla
conclusione.
-Un bambino? Tina, tu
aspetti un bambino?-
Il suo sorriso raggiante fu
la risposta più chiara, invece qualcosa dentro di lui
scricchiolava e cominciava a fare male.
Era orribilmente simile
all'obscurus. Lo faceva annaspare in cerca di aria alla stessa
maniera, il peso sul petto insostenibile come se dovesse
schiacciargli le costole ed il cuore da un momento all'altro.
-Credence, cosa c'è?-
Si sentiva stupido. Stupido
ed egoista per non essere felice della novità.
Newt e Tina erano felici,
giusto?
Qualcosa lo punse tra le
costole.
-Insomma... ma voi mi volete
ancora non è vero? Anche se state per avere un figlio vostro?-
Nel silenzio che seguì
Credence ebbe veramente paura per la prima volta dopo tanto tempo, ma
poi Tina lo attirò a sé per abbracciarlo più
stretto di prima ed era di nuovo tutto a posto.
-Oh, Credence... ho detto
che saremo in quattro, non hai sentito?-
Non avevano pensato di
liberarsi di lui. Come aveva potuto crederlo?
-Io... io... oh, mi dispiace
tanto, mamma-
Ora che aveva superato la
paura poteva essere felice anche lui.
Avrebbe avuto un fratellino.
O una sorellina.
Avrebbero potuto giocare
nsieme e stavolta non avrebbe rischiato di fargli del male come era
successo con Modesty.
Stavolta niente sarebbe
andato storto, e nemmeno il pensiero del signor Graves riuscì
a turbarlo.
***
Lunedì mattina Graves
si era svegliato con un brutto presentimento.
Gli sembrava una di quelle
classiche giornate scalognate in cui era meglio non essere troppo
intraprendenti perché le cose sarebbero andate male.
Ma era lunedì e lui
aveva intenzione di portare a termine quell'incarico rognoso il prima
possibile, per cui si alzò, si fece la barba, fece colazione
(in camera, come al solito, perchè detestava dividere il
momento dei pasti con degli sconosciuti) e dopo essersi vestito fece
la solita strada verso casa Scamander.
Ormai avrebbe potuto farla
ad occhi chiusi.
Quella mattina dovette
attendere più del solito fuori dalla porta, e dovette
addirittura suonare due volte prima che la Goldstein si degnasse di
aprirgli la porta.
Stava per fare qualche
commento acido quando notò che la strega era pallida ed aveva
delle occhiaie.
Ed era ancora infagottata in
una vestaglia nonostante fossero le nove e mezza di mattina.
-Si sente bene, signora?-
-No, per niente. Non credo
che andrò a lavoro oggi-
-Capisco-
-Ne dubito. Credence è
nella valigia, può aspettarlo dove le pare-
Graves rimase sconvolto da
tre cose.
La prima la totale assenza
di educazione, la seconda il fatto che la Goldstein si sforzasse
molto meno del solito di nascondere l'insofferenza che provava nei
suoi confronti e la terza...
-Dove ha detto che è
il ragazzo?-
-Non si sforzi, ha capito
benissimo. È con Newton a lavorare nella sua valigia. Sì,
dentro la valigia, signor Graves. Li avviso che lei è
arrivato-
C'era qualcosa di
decisamente strano in quella donna, qualcosa che l'istinto gli diceva
di non approfondire in quel momento.
-Va bene, la ringrazio. Vada
a riposare se ne ha bisogno, posso aspettarlo da solo-
-Oh, lo spero-
E se ne andò
lasciandolo nell'ingresso.
Poco dopo Credence arrivò
nel salotto quasi di corsa. Niente gilet, le maniche della camicia
arrotolate ed il viso accaldato, oltre ad avere addosso un certo
odore di... come poteva essere erba appena tagliata?
-Mi scusi, signor Graves.
Credevo che avremmo finito prima e invece abbiamo avuto problemi con
i gruphorn-
Lui non aveva nemmeno idea
di cosa fosse un grumphorn.
-Lei avrebbe ancora del
lavoro da fare, presumo-
-Newt capirà, non si
preoccupi. L'ho già aiutato a fare il grosso dei lavori-
Graves lo squadrò
come al solito. In fondo distoglierlo da una delle sue occupazioni
poteva essere una buona strategia, ma al diavolo! Lui ne aveva
abbastanza di strategie! Forse era l'odore di spazi aperti che il
ragazzo si portava addosso che gli aveva messo addosso quella specie
di nostalgia, ma Graves voleva fare parte di qualcosa di nuovo.
-Scusi, vorrei andare a
cambiarmi. Questi vestiti non sono il massimo, mi rendo conto...-
-Lasci perdere i vestiti,
signor Barebone. In effetti credo che si arrivato il momento di
vedere di persona questa valigia straordinaria di cui ho sentito
parlare. Faccia strada-
-Signor Graves, non credo
sia il caso-
-Perché no?-
-Perché la valigia è
un ecosistema estremamente delicato e le creature che lo abitano
sono... insomma... non è una buona idea far entrare un
estraneo-
Forse la giornata non
sarebbe stata così terribile. Forse aveva appena trovato un
pretesto, il bandolo della matassa, la tessera chiave di
quell'assurdo domino che stava giocando da settimane.
-Devo pensare che quella
valigia venga utilizzata per contrabbandare creature non legali? A
parte un obscurus in embrione, s'intende-
Alle ultime parole Credence
sembrò particolarmente a disagio.
-Nessuna delle nostre
creature farebbe intenzionalmente del male, signore, solo non sono
troppo abituate agli esseri umani-
-Allora faranno bene ad
abituarsi, perché ho intenzione di entrare lì dentro-
-Signor Graves, devo
avvertirla. Non sappiamo come reagiranno ad un estraneo, quindi se
davvero lei è intenzionato a vederle, una volta dentro si
comporterà esattamente come le dirà Newt. Nessuna
eccezione, ha capito? Ne va della sua inclumità e di quella
degli animali-
Graves rimase sorpreso dal
modo in cui Barebone era riuscito ad imitare il suo tono.
Era sicuro che non lo avesse
fatto apposta o per prendersi gioco di lui, sembrava piuttosto un
tentativo inconscio di parlare da pari a pari.
-Va bene, riconosco che
questo è il campo di Newton Scamander. Mi atterrò alle
sue indicazioni-
Barebone però ancora
non si muoveva.
-Signor Graves, ricorda il
discorso che abbiamo fatto a proposito di provocarmi? Ecco... la
prego, non lo faccia nella valigia. Se qualcosa dovesse andare storto
e dovessi fare del male a qualche creatura sarebbe terribile.
Distruggerei tutto il lavoro di Newt. La prego, finchè saremo
lì dentro non mi faccia niente. Ho la sua parola?-
Quello era veramente il
colmo! Un ragazzino che pretendeva la sua parola perché lui
non facesse il suo lavoro!
Però, facendo due
conti, non era poi tanto sbagliato.
-Ha la mia parola, signor
Barebone. Come ho già detto, questo è il campo di studi
del signor Scamander, ed io non voglio interferire-
Credence lo guardò
ancora, non del tutto convinto probabilmente, ma alla fine
acconsentì.
Gli fece strada su per le
scale e poi lungo il corridoio fino ad arrivare ad un minuscolo
ripostiglio.
C'era posto a malapena per
loro due in piedi, e nonostante gli incatesimi di pulizia, negli
angoli c'era polvere e qualche ragnatela.
Metà del pavimento
era occupata da una valigia di cuoio piuttosto consunta e con una
delle due serrature che aveva ancora bisogno di essere aggiustata
dopo più di un anno.
Graves si appuntò
mentalmente di accusare Scamander di negligenza prima o poi, perchè
per andare in giro con una valigia piena di animali che restava
sempre mezza aperta ci voleva una straordinaria stupidità.
Oppure un talento perverso per cercare guai.
Credence bussò piano
sul coperchio come se tra loro ci fosse un segnale concordato.
Che fosse un modo per
avvertire Scamander di nascondere quacosa di illegale?
Magari... sarebbe stata una
vera fortuna per lui!
Invece il coperchio si
sollevò quasi subito e la testa arruffata del magizoologo fece
capolino.
-Ah, sei tu, Credence...
signor Graves...-
-Vorrei visitare la sua
valigia, signor Scamander. Sempre se a lei non dispiace-
Ed aveva avuto cura di
lasciar sottintendere "Prova a dirmi che non posso e vedrai come
ti trovi con un'accusa di intralcio alla giustizia"
-Signor Graves, non so se
sarebbe una buona idea. Questi animali non hanno mai avuto contatti
con l'uomo e lei...-
Si interruppe. Newt non era
uno che sapeva usare bene le parole. Nessuna meraviglia che avesse
faticato tanto a trovare un editore per il suo libro.
-Stava dicendo, signor
Scamander?-
-Quello che intendo è
che lei non mi sembra la persona adatta a lavorare con le mie
creature-
No, decisamente Scamander
non ci sapeva fare con le parole.
Oppure nutriva uno smodato
affetto per creature strane e potenzialmente pericolose, se si
opponeva a lui per proteggerle. Barebone compreso.
Però ormai Graves
aveva deciso, ed i loro tentativi di dissuaderlo non facevano altro
che rafforzare il suo proposito di vedere di persona cosa diavolo
c'era dentro quella dannata valigia.
-Ho già affrontato la
questione con il signor Barebone, ed ho promesso di seguire alla
lettera le sue indicazioni su come comportarmi. Non interferirò
con il suo lavoro nè con i suoi animali. Ora posso scendere?-
-Seguirà tutto alla
lettera? La avverto, lei non conosce questi animali e si espone ad un
rischio-
-Ho lavorato vent'anni come
Auror, crede che il rischio mi spaventi?-
Non voleva dirlo. Si era
esposto un pò troppo, ma almeno aveva ottenuto l'effetto
desiderato: Newton si era spostato ed aveva lasciato libero il
passaggio.
Graves si calò nella
valigia come in una botola.
Il cunicolo che scendeva
fino al pavimento era angusto, fatto di assi di legno rappezzate alla
meno peggio e pieno di polvere.
Niente di diverso da ciò
che Graves si era aspettato.
Tre metri più giù,
quando finalmente si staccò dall'ultimo piolo della scala di
legno, la sua impeccabile giacca nera era piena di striature grigie.
Ma chi glielo aveva fatto
fare di scendere lì?
Il fatto che fosse dentro
una valigia non cambiava il fatto che fosse una fottuta stalla.
Sbagliato.
Lui credeva di trovare una
stalla, un ambiente angusto e maleodorante stipato di animali, e
invece, appena uscito dalla stretta cabina che Newt usava come
dispensa e laboratorio, c'era un mondo. Anzi tanti mondi.
Graves si guardò
intorno stranito.
Era in uno spazio enorme, e
dove sembrava finire un ecosistema in realtà ne cominciava un
altro.
E l'aria non era per niente
maleodorante. Si sentiva l'odore dell'erba, della polvere del
deserto, forse di salsedine in lontananza, di pioggia nella foresta.
Guardò verso Newton
Scamander.
Come era possibile che un
mago dall'aria così modesta avesse creato tutto quello?
-Ha fatto un lavoro
notevole-
Lui sembrò
imbarazzato.
-Cerco solo di fare del mio
meglio per tenerli al sicuro... no! Benjamin, mettilo giù!-
Graves si guardò
intorno alla ricerca di qualcun altro, e nel movimento si accorse di
un peso sull'orlo del cappotto, poi di qualcosa che scendeva lungo la
sua gamba e poi...
-Appello!-
All'incantesimo di Newt
qualcosa si era alzato dal pavimento.
Qualcosa di piccolo, peloso,
nero e dall'aspetto tozzo.
Qualunque animale fosse, si
dimenava a mezz'aria nel tentativo di resistere alla forza invisibile
che lo portava verso di loro.
-Ben, cosa ti ho detto a
proposito di prendere ciò che non è tuo?-
La creatura si appallottolò
su se stessa, e Graves avrebbe giurato che fosse imbronciata.
Era difficile dirlo, dato
che aveva un becco non esattamente adatto ad esprimere una mimica
facciale.
-Non ci credo che non hai
preso nulla. Adesso restituisci- insistette il magizoologo.
Scamander parlava con
quella... quella cosa come se fosse un bambino piccolo da convincere.
Qualunque cosa positiva
avesse pensato poco prima sul magizoologo, stava impallidendo
rapidamente per lasciare il posto alla solita impressione di sempre,
e cioè quella di avere a che fare con uno svitato.
-Benjamin, questo è
il mio ultimo avvertimento...uno... due... tre...-
La creatura pelosa rispose
con quella che sembrava una pernacchia, nonostante non avesse labbra.
-E va bene. Ricorda che io
ti avevo avvertito-
Scamander fece ruotare
l'animale a mezz'aria per metterlo a testa in giù e poi
cominciò a fargli il solletico sulla pancia.
Era la cosa più
strana a cui Graves avesse mai assistito.
Per Merlino, perché
mai avrebbe dovuto fare il solletico ad una talpa sovrappeso i cui
genitori, a giudicare da becco e zampe, si erano dati ad un'orgia con
una famiglia di volatili?!
Il motivo cadde ai suoi
piedi. Ed era il suo orologio da tasca in argento.
Non sapeva se essere offeso
per essere stato derubato, se essere sorpreso per la natura non
convenzionale del ladro o se vergognarsi di sè stesso per
essersi fatto cogliere di sorpresa da quella specie di topo.
Scamander gli restituì
l'orologio con mille scuse.
-Mi dispiace davvero tanto,
signor Graves. Benjamin non ruba le cose per il loro valore, glielo
assicuro, lo fa solo perchè è irresistibilmente
attratto da tutto ciò che luccica. È una caratteristica
degli snasi-
Graves riprese il suo
orologio senza sapere cosa rispondere.
La strana creatura si era
arrampicata su un'impalcatura all'altezza della sua testa e lo
guardava con insistenza.
Santo cielo, avrebbe giurato
che... ma non poteva essere!
Lo snaso lo guardava con
enormi occhioni languidi e le zampette anteriori unite assieme. E
dondolava da un lato all'altro.
Sembrava che gli stesse
chiendo qualche favore.
-Hem... signor Scamander...-
-Cosa...? Oh, no, Benjamin!
Non ci provare!-
Allora la creatura mise su
un broncio palese e poi sparì infilandosi tra due scaffali.
-Mi scusi, signor Graves.
Credo che stesse cercando di impietosirla per indurla a cedergli
l'orologio spontaneamente. Bè, io lo considero un passo
avanti. Sta cominciando a capire il concetto di "passaggio di
proprietà"-
Quella piccola avventura
aveva fatto quasi scordare a Graves il motivo per cui era lì,
e cioè il ragazzo che lo aveva accompagnato.
Si guardò intorno e
vide che Barebone era pochi metri più avanti, chino su
qualcosa che sembrava un nido e con un secchio appeso ad un braccio e
la bacchetta nell'altra mano.
Newton invece stava
rimettendo a posto le fiale che la piccola creatura ladra di prima
aveva fatto cadere.
Graves richiamò la
sua attenzione per sapere cosa stava facendo il ragazzo.
-Oh, giusto. Sta insegnando
ai piccoli di occamy a cacciare. Guardi-
Credence aveva sollevato
qualcosa dal secchio con la bacchetta, e subito undici piccoli
serpenti blu elettrico si erano alzati in volo dal nido.
Stavano per gettarsi su
qualunque cosa fosse, quando Credence fece muovere la nuvola fuori
dalla loro portata.
Andò avanti così
per un po'.
I piccoli si gettavano
all'insegumento ma riuscivano ad afferrare solo i bordi della nuvola
prima che Credence la spostasse, e allora ricominciava tutto daccapo.
-Visto? Devono imparare che
il cibo non è qualcosa di garantito e soprattutto che non
devono dipendere dall'uomo per averlo-
-E perché? Siete
comunque voi a nutrirli-
-Ma non sarà così
per sempre. Quando saranno abbastanza grandi li libereremo, e allora
dovranno procurarsi il cibo da soli-
Graves valutò
attentamente il magizoologo. Sembrava più rilassato, e
dopotutto era nel suo elemento. C'era qualcosa di quell'uomo che gli
sfuggiva.
-Lei riesce ad entrare in
sintonia con gli animali, ma non si può dire che riesca ad
addestrarli sempre come vorrebbe-
Sollevò l'orologio
che gli era stato rubato poco prima e lo indicò con uno
sguardo eloquente.
-Oh, no, signor Graves. Io
non voglio addestrare questi animali, voglio solo tenerli al sicuro-
-Da cosa? Dagli uomini?-
-Da interazioni dannose.
Loro non capiscono il mondo degli umani e noi non sempre capiamo il
loro modo di essere. Questo può essere pericoloso per entrambe
le parti-
-Quindi lei dà
rifugio ad animali potenzialmente pericolosi in nome di cosa? Una
presunta armonia universale?-
-Sì, se vogliamo
metterla così ha ragione lei. Per come la vedo io, ogni
cratura vivente ha dentro di sé qualcosa di unico, ed ha il
diritto di essere capita e rispettata-
Graves guardò più
intensamente nella direzione di Credence, dove il ragazzo seguiva i
progressi dei pulcini con un sorriso.
-Stiamo ancora parlando di
animali, non è vero, signor Scamander?-
Il magizoologo seguì
la direzione del suo sguardo e comprese il senso della domanda, però
non sembrava a disagio.
Sorrise leggermente come
perso in qualche pensiero -In fondo cos'è l'uomo se non un
animale troppo complicato?- gli rispose continuando a guardare
Credence.
Graves decise che ne aveva
abbastanza di quell'idillio di pace e amore.
Non aveva intenzione di
addentrarsi nel territorio selvatico e finire di rovinare i vestiti,
per cui invece che sul ragazzo decise di concentrarsi su Scamander.
-Mi sembra di capire che lei
qui abbia un piccolo laboratorio. Fa esperimenti sugli animali?-
-Oh, per la barba di
Merlino, no! No, qui ci sono molte cose da prontosoccorso. Graffi e
punture sono all'ordine del giorno, e certe cose vanno curate in
fretta-
-A questo punto mi chiedo
perché si ostini a lavorare con creature che possono
ucciderla-
-Lei è un Auror,
signor Graves, Potrei farle la stessa domanda-
-No, non potrebbe- scattò
subito lui irritato -Il mio lavoro ha un'utilità pratica-
-Anche il mio. Solo che
ancora in molti casi non ho scoperto quale sia-
In quel momento uno sciame
di celestini, grosse libellule brillanti come zaffiri si precipitò
praticamente contro di loro, forse spaventate dal volo degli occamy
poco distanti.
Graves per evitarle si era
buttato di lato ed era finito contro il banco da lavoro, e quando si
rialzò si accorse di aver schiacciato una fiala e di una
sostanza oleosa che gli imbrattava la manica della giacca.
-Signor Graves, tutto bene?-
Avrebbe voluto rispondere
sì, ma il disgusto era troppo forte, e oltretutto fu
interrotto da un basso muggito per niente rassicurante e dal rumore
di qualcosa di pesante -molto pesante- che galoppava verso di loro.
Newt guardò la
macchia sulla sua giacca ed impallidì.
-Oh, no... no, questo non va
per niente bene! Fuori, signor Graves, esca da qui!-
Percival Graves non gradiva
ricevere ordini, ma quando vide un rinoceronte con le dimensioni di
un elefante che galoppava nella radura, fiutava un attimo l'aria e
poi si girava per puntare dritto verso di lui, fece esattamente come
gli era stato detto.
Sentì alle sue spalle
Newt fare un incantesimo di contenimento, ma contro quella creatura
non poteva resistere a lungo.
Anche la voce di Barebone si
era unita all'incantesimo, e allora forse ce l'avrebbero fatta.
Graves però ne aveva
abbastanza. Al davolo la valigia, gli animali e quei due svitati!
Si arrampicò più
in fretta che poteva su per la scala a pioli e finalmentè uscì
da quel covo di matti.
***
Non era sicuro di cosa fare.
E se quei due fossero morti?
Sarebbe stata imputata a lui come omissione di soccorso o qualcuno lo
avrebbe ringraziato per aver eliminato due soggetti instabili e
potenzialmente pericolosi?
In ogni caso non avrebbe
saputo che fare per aiutarli.
Alla fine si decise a
bussare sul coperchio della valigia per accertarsi almeno che fossero
ancora vivi.
Gli rispose Scamander
dicendogli di non aprire per nessun motivo e di aspettarli fuori.
Avrebbe voluto uscire dal
ripostiglio, ma l'idea di affrontare la Goldstein che quella mattina
gli sembrava irritabile come una vespa non lo entusiasmava, per cui
rimase lì ad aspettare.
Ci volle un' altra mezz'ora
prima che Scamander facesse capolino da sotto il coperchio, seguito
da Credence.
Erano entrambi, sudati,
ansimanti e sembravano esausti.
Quando gli chiese se
stessero bene, loro ebbero solo la forza di annuire.
-Allora adesso usciremo da
qui e voi mi spiegherete cosa è successo-
Non gli sfuggì lo
sguardo che si scambiarono, ma pensò che ci sarebbe stato
tempo di occuparsene dopo.
Lo avevano costretto a
scappare. Avevano visto che aveva avuto paura.
Non gliel'avrebbe fatta
passare liscia.
Arrivarono nel salotto e lui
era reso determinato da una fredda rabbia che gli serpeggiava
sottopelle.
-Bene, vi do un'unica
possibilità per spiegarmi razionalmente quanto è appena
accaduto-
Scamander e Barebone si
guardarono ancora.
Quella mutua richiesta di
complicità iniziva a spazientirlo.
-Allora?- Inistette.
Iniziò Scamander,
mentre il ragazzo manteneva gli occhi fissi a terra.
-Ecco, vede, signor
Graves... temo che lei abbia rotto una fiala di muschio di erumpent-
Lo sguardo gli corse alla
macchia sulla manica.
-Questo? È stata
questa sostanza ad attirare quell'animale?-
Barebone ebbe un sussulto
delle spalle appena percettibile. Si sentiva in pericolo? Perfetto!
-Sì, è stato
proprio quello-
-Quindi io ho rischiato di
finire come? Calpestato da un animale di quattro tonnellate perchè
voi non siete in grado di fare un banale incantasimo di
infrangibilità su una provetta?-
-No, no! Non sarebbe stato
calpestato, signor Graves-
Aggiunse in fretta il
magizoologo.
-Ah, no? Non provi a negare
l'evidenza, signor Scamander-
-Ma è la verità.
Sono certo che Betsy non l'avrebbe calpestata-
Stavolta il sussulto delle
spalle, anzi di tutto il corpo di Barebone fu palese, così
Graves decise di concentrarsi su di lui.
-Lei che ha da dire?-
Niente. Quando il ragazzo
sollevò lo sguardo su di lui, nei suoi occhi c'era un
luccicare divertito che subito dopo esplose in una risata che nessuno
si era mai permesso di fare in sua presenza.
Graves era scioccato. Che ci
trovava di tanto divertente?
Non ebbe modo di
chiederglielo perchè Credence scappò fuori dal salotto
ridendo forte.
Lui rimase solo con
Scamander, che sembrava indeciso se svenire o ridere anche lui.
-Spero che lei abbia una
buona spiegazione anche per questo-
Aggiunse gelido.
Scamander aveva l'aria di
uno che vorrebbe sotterrarsi sotto metri e metri di solida roccia pur
di non rispondere alle sue domande, ma Graves non glielo avrebbe
permesso per niente al mondo.
-Va bene, io ci provo...
signor Graves, non la prenda male-
-L'ho già presa
malissimo-
-Mi rendo conto che la
situazione sembrasse molto pericolosa e forse io ho reagito troppo
impulsivamente. Non si arrabbi con Credence, la sua reazione è
comprensibile...-
-Comprensibile? Le sembra
comprensibile che scoppi a ridermi in faccia quando io sono appena
stato attaccato da uno dei suoi animali?-
-Ma Betsy non aveva
intenzioni ostili, glielo assicuro! Quella fiala che ha rotto era
muschio di erumpent e Betsy è un'erumpent femmina... e...
ecco.... Betsy voleva corteggiarla-
Calò un silenzio
gelido in cui Percival Graves colse distintamente lo schianto della
sua dignità che andava in pezzi.
Un rinoceronte. Con la
stazza di un elefante.
Interessato a lui. Nel senso
fisico del termine.
L'umiliazione era tale da
farlo stare male. Avrebbe potuto vomitare in quel momento.
Aveva una pressione
terribile alle tempie ed era certo di essere impallidito.
-Signor Graves? Va tutto...-
Si smaterializzò via
da quella casa senza curarsi di qualsiasi cosa Scamander avrebbe
potuto dire.
________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
E va bene, forse sono
stata un filino cattiva con Percival. Ma non riesco a pentirmene,
giuro!
Mentre scrivevo la scena la
vedevo nella mia mente esattamente in quel modo, e ridevo da sola
come se la stessi leggendo invece che scrivendo.
Mi intrigava troppo l'idea
dell'orgoglioso Consigliere del MACUSA oggetto di romantiche avances
da parte dell'erumpentessa.
A proposito degli animali,
mi sono presa la libertà di inventare i nomi di quelli che non
sono citati nel film, per cui lo snaso è Benjamin e
l'erumpentessa è Betsy.
E detto tra noi, secondo me
Betsy ci avrebbe provato con Graves anche senza muschio.
Lady Shamain
Ps: stavolta come immagine
ho scelto un Percival Graves messo a dura prova dalla valigia di Newt
e dagli animali che contiene.
|
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Capitolo 7 *** Memoriam accedo ***
Capitolo
6
Memoriam
accedo
***
Alla fine Graves aveva
vomitato davvero non appena era stato di nuovo al sicuro nella sua
stanza.
L'umiliazione era talmente
forte ed il suo rifiuto per quello che era successo era talmente
viscerale da arrivare a farlo stare male fisicamente.
Merda!
Il ragazzo aveva riso.
Quel piccolo sfacciato
presuntuoso aveva fatto immediatamente due più due ed aveva
riso di lui, della sua ignoranza, del suo tentativo di darsi un
contegno...
Non aveva niente nello
stomaco da rigettare e finì per vomitare bile nel lavandino,
mentre la sera per riuscire a dormire qualche ora aveva dovuto
ricorrere ad un misurino di pozione a base di oppio, ed anche con
quella il suo sonno era stato disturbato.
Il mattino dopo aveva le
occhiaie, il viso pallido ed una ferrea determinazione a schiacciarli
tutti.
Si presentò a casa di
Scamander e ad aprirgli la porta fu quella peste di moccioso.
-Ah, signor Graves... io
stavo uscendo. Devo fare la spesa. Tina non sta bene e Newt è
a Londra per incontrare il suo editore, per cui devo uscire io-
Nonostante fosse arrabbiato
con loro, Graves non riuscì a reprimere la vecchia abitudine
del preoccuparsi per qualcuno più debole.
-La lasciate a casa da sola
sapendo che sta male?-
-No, non è da sola.
C'è Queenie con lei, ma mia zia può stare solo un paio
di ore perchè poi deve tornare alla pasticceria. Quindi io
devo sbrigarmi a fare tutto, e non so, se vuole aspettarmi a casa...
ci metterò meno tempo possibile-
L'idea di accompagnarlo a
fare compere gli dava la nausea, quella di restare a casa sua a
piantonare il suo ritorno anche...
-Due ore le bastano? Da
adesso fino alle undici?-
-Sì, signore-
-Allora ci vediamo tra due
ore-
Tagliò corto lui, e
si smaterializzò.
Aveva due ore di libertà,
e siccome da quando era in Inghilterra aveva riscoperto la sua
fascinazione giovanile per i giardini, Graves fece in modo di
riapparire vicino ai giardini di Kensington.
Trovò una panchina
libera, vicina al laghetto ma lontana da sguardi indiscreti, e tirò
fuori dalla tasca interna il suo piccolo segreto.
Era un tacquino di pelle con
protezioni per gli spigoli in ottone. La pelle era di un marrone
tendente al rossastro, le pagine interne color pergamena.
La carta ruvida al tatto lo
accolse come un'amica fedele quando lui la accarezzò
leggermente.
I fogli sembravano tutti
bianchi ma non era affatto così: la scrittura era stata
occultata da tutti gli incantesimi che conosceva e che potevano
essere rimossi solo da lui; se qualcun altro ci avesse provato il
tacquino si sarebbe incendiato riducendo in cenere tutti i suoi
segreti.
Ne aveva decine di blocchi
come quello, tutti meticolosamente rempiti con tutte le debolezze ed
i dubbi che aveva avuto nella sua vita.
Li scriveva per liberarsene
e metterli da parte. Erano una parte di lui, ma una parte che non
poteva permettersi di tenere.
Prese la stilografica dal
taschino e come ogni volta cominciò semplicemente a buttare i
suoi pensieri sulla carta.
Scriveva veloce, senza
curarsi di ponteggiatura o di usare una forma particolare, e
l'inchiostro veniva immediatamente assorbito dalla carta.
Scrisse di Barebone, come al
solito, ma non il rapporto impersonale che redigeva a fine di ogni
settimana.
Scrisse quello che sentiva
davvero, e cioè che lo detestava.
Perchè gli stava
facendo perdere tempo, perchè non riusciva a fargli perdere il
controllo del mostro che c'era dentro di lui, perchè l'unica
cosa che aveva ottenuto da quella peste di ragazzino era stata farlo
piangere in un modo che lo aveva fatto stare male per giorni oppure
farlo scoppiare a ridere in un modo che lo avrebbe ugualmente fatto
stare male per giorni.
Se ripensava alla sua risata
gli saliva di nuovo la nausea.
Scrisse che voleva solo
fargliela pagare, e che se aveva avuto il minimo scrupolo nel
trascinarlo negli Stati Uniti con qualsiasi pretesto, adesso voleva
solo vederlo annientato.
Poi, quando ebbe scaricato
tutta la rabbia, arrivò a scrivere della paura.
Scrisse che aveva paura di
non essere più sé stesso, di non essere più
capace di fare il suo lavoro; scrisse che aveva paura che anche se
avesse fatto ciò che il MACUSA si aspettava da lui, la sua
reputazione sarebbe comunque rimasta macchiata; alla fine arrivò
a scrivere il vero nucleo che lo tormentava.
C'era un vento leggero che
increspava la superficie del laghetto, e poco lontano un albero di
ciliegio era in piena fioritura.
Graves scrisse
che aveva paura di compiere un'azione ingiusta che alla fine non
sarebbe servita a nessuno.
***
-Signor Graves, le devo
delle scuse-
Non sapeva cosa rispondere.
Era troppo impegnato a non
soffocare per la rabbia, e l'occhiataccia con cui fulminò
Barebone fu abbastanza per fargli abbassare la testa e non osare più
guardarlo negli occhi.
Normalmente il salotto di
casa Scamander era un posto caldo ed accogliente, ma Graves sapeva
bene come fare abbassare la temperatura di una decina di gradi.
Il ragazzo si mosse a
disagio sulla poltrona ma non era intenzionato a rinunciare.
-Il mio comportamento è
stato irrispettoso. Non ho giustificazioni-
-Signor Barebone, se con
questa patetica messa in scena lei sta cercando di accattivarsi la
mia condiscendenza, la informo che si sbaglia. Hanno provato a
corrompermi persone più furbe di lei e con metodi più
sottili, e nessuno di loro uscirà mai dalla sua cella per
raccontarlo-
-A me dispiace davvero. Lo
so che ha una brutta opinione di me e che probabilmente gliela sto
solo confermando, ma sono sincero-
Graves fece una smorfia come
per dire "Sì, ci hai provato", ma il ragazzo non si
scoraggiò.
-Io lo so cosa vuol dire. So
che significa quando ridono di te. È umiliante. È
orribile. Ed io l'ho provato troppe volte sulla mia pelle e so quanto
fa male. E non avrei mai dovuto farlo ad un'altra persona. Mi
dispiace-
Quella era bella.
Barebone si stava impegnano
tanto che sembrava che le sue scuse fossero sincere.
-Lo ha provato di persona,
dice? Bene, voglio vederlo-
-Come?-
-Io posso avere accesso ai
suoi ricordi, se lo voglio. Mi faccia vedere ciò di cui sta
parlando e forse considererò la possibilità di
crederle-
-Va bene-
Non si aspettava che il
ragazzo accettasse così presto.
In fondo si trattava di
mettere a nudo cose molto personali e sicuramente dolorose.
Personalmente Graves non
avrebbe mai accettato, ma dopotutto l'anima della sua bacchetta era
corda di cuore di drago, non crine di unicorno.
-Cosa devo fare?-
-Si sieda accanto a me. Si
concentri sul ricordo che vuole mostrarmi. Chiuda gli occhi se le
viene più semplice-
Il ragazzo obbedì
all'istante. Era strano che fossero seduti fianco a fianco sullo
stesso divano.
Graves gli posò una
mano sulla tempia e con l'altra pronunciò "memoriam
accedo".
Il primo ricordo era New
York sotto la neve.
C'era una donna in piedi
sulle scale di un edificio che non riconobbe.
Lei parlava a voce alta e
gesticolava, alle sue spalle un drappo rosso ed arancione con due
mani che spezzavano una bacchetta.
Credence era di lato.
Cercava di farsi più piccolo che poteva ma era comunque in
piedi su qualche gradino e troppo esposto.
Vide con i suoi occhi tre
ragazzini che lo indicavano e ridevano.
Umiliazione.
Sentì la voce di
Credence nel ricordo.
"Fa che se ne vadano.
Ti prego, Dio, fa che mi lascino in pace"
La sua preghiera non venne
ascoltata. Cominciarono a tirargli neve sporca e lui non poteva fare
nulla per difendersi senza sembrare ancora più ridicolo ai
loro occhi.
Era esattamente così
che Graves si era sentito il giorno prima, e non sapeva se fosse una
buona cosa avere un sentimento in comune con quel ragazzo.
No, non lo era. Entrare in
empatia sul luogo di lavoro non era mai una buona cosa.
...
Un altro ricordo.
Stavolta c'era lui. No.
Grindelwald. Era in un vicolo con Credence e gli stava allacciando
qualcosa al collo, poi lo aveva raccolto in un abbraccio.
"Non lasciarmi mai. Ti
prego, non lasciarmi mai"
Aveva sentito il dolore
fisico del distacco quando il freddo aveva ripreso il posto della
mano calda dell'uomo sulla sua nuca, ma c'era anche speranza.
E poi un'altro ricordo.
"È impossibile
insegnarti. Tua madre è morta, questa è la tua
ricompensa. Ho finito con te"
Era un dolore bruciante,
insopportabile. Era il tradimento peggiore che avesse mai vissuto.
E faceva male. Troppo. Male.
Poi i ricordi erano fatti
solo di oscurità, vertigine, dolore e senso di soffocamento.
Graves spezzò il
contatto, incapace di sopportare oltre.
Vide delle lacrime che
scendevano lungo le guance del ragazzo dalle palpebre ancora
abbassate, e prima che avesse il tempo di pensare aveva già
sollevato una mano per esciugarle.
-Mi dispiace, Credence-
Era la prima volta che lo
chiamava per nome.
-Per adesso basta così.
Pomeriggio ne riparleremo-
***
Porca puttana! Ma perchè?
Perchè ogni cosa che faceva per mettere in difficoltà
Barebone finiva per ritorcersi anche contro di lui?
L'obscurus. Il senso di
soffocamento.
L'impressione di scappare
continuamente alla cieca senza sapere se la tortura sarebbe mai
finita.
Non avere il controllo del
proprio corpo se non in modo parziale.
Vedere le cose attraverso
una lastra di vetro dietro cui si è imprigionati senza che
nessuno se ne accorga o se ne curi o faccia qualcosa per aiutarti.
Perché si era ficcato
nella testa di Barebone?
Aveva finito per vedere una
copia di ciò che lui aveva vissuto nei mesi in cui Grindelwald
lo aveva tenuto prigioniero.
Graves si era costretto a
mangiare un po' di stufato all'ora di pranzo, ed ovviamente se ne era
pentito subito, perchè dopo due cucchiai lo stomaco si era
chiuso.
Con che coraggio sarebbe
tornato da Barebone? E soprattutto con che coraggio avrebbe
continuato a fare il suo lavoro?
Quando era partito, la sua
missione di riportare il ragazzo a New York gli era sembrata
fondamentale, ma adesso gli States erano lontani, il MACUSA era
lontano, Madame Picquery era lontana... vicino a lui c'era solo un
ragazzo che aveva troppe cose in comune con lui e due maghi disposti
a tutto per proteggere il loro figlio.
La verità era che
giorno dopo giorno gli costava sempre di più mantenersi
distaccato.
E per quanto riguardava
l'incidente con l'erumpent... bè... se ci ripensava gli veniva
di nuovo voglia di sotterrarsi, ma Barebone gli aveva chiesto scusa
in un modo troppo sincero per lasciarlo indifferente, e gli aveva
dato la possibilità di ferirlo a sua volta per pareggiare i
conti.
Così, tanto per
cambiare, gli aveva reso le cose ancora più difficili.
***
Quel pomeriggio tornò
dagli Scamander più di malavoglia del solito.
Erano le quattro e mezza ed
il sole ormai tramontava più tardi.
Quando bussò venne di
nuovo ad aprire il ragazzo. Cosa insolita.
Dov'era finita la Goldstein?
E Scamander? Latitavano entrambi perché non avevano voglia di
vederlo?
-Signor Graves, devo
parlarle di una cosa importante-
L'esordio non era stato dei
migliori e Barebone dovette accorgersene dall'occhiata che lui gli
riservò sull'istante.
-Intendo... posso parlarle
di una cosa, per favore?-
Ecco, così andava
meglio.
-Va bene, cosa ha da dirmi?-
-Tra un momento, per favore.
Ora devo occuparmi di Tina-
E scappò su per le
scale.
Accidenti, ma che avevano in
quella famiglia di svitati? La Goldstein era malata da tre giorni
ormai.
Graves sperava che qualunque
cosa avesse, non fosse contagiosa.
Si accomodò in
salotto, tanto ormai era abituato a fare da solo, e rimase ad
annotare mentalmente ogni dettaglio fino a che il ragazzo non
ricomparve.
Sembrava aver fatto le scale
di corsa e sembrava anche abbastanza teso.
Preoccupato sarebbe stato il
termine migliore.
-Allora, cosa aveva da
dirmi, signor Barebone?-
-Ah, sì... sigor
Graves, oggi devo chiederle di essere prudente. Le spiego... ecco...
Tina è incinta, e per questo si arrabbia molto facilmente. Non
fa bene a lei e nemmeno al bambino. Ed oggi Newt non è a casa
perché deve incontrare il suo editore, come le ho detto
stamattina. Ci sono solo io. Per questo le sarei molto grato se per
oggi lei potesse evitare di farmi piangere o di fare qualsiasi altra
cosa che potrebbe turbarla-
Graves lo squadrò
intensamente. Per Merlino, quel ragazzo lo avrebbe portato al
manicomio!
Aveva chiesto con una
dignità che Graves aveva incontrato raramente, ed aveva
chiesto non per sé ma per un'altra persona.
E comunque... la Goldstein
incinta? Allora non era una malattia! Edesso si spiegava tante cose.
-Va bene, per oggi eviterò.
Ma qualcosa devo pur fare, capisce?-
Barebone gli sorrise come se
lui gli avesse regalato la luna.
Merlino, ma era proprio
necessario? Non poteva ringraziarlo con educazione ma senza tutta
quella carica emotiva?
-Grazie, signore! Sì,
sì, certo capisco. L'importante è che Tina stia bene-
Graves strinse le labbra.
Come diavolo avrebbe fatto?
Lui aveva un talento naturale per scovare menzogne, ma lì ne
avrebbe dovuto inventare una.
Come faceva a dimostrare che
ci fosse qualcosa di cattivo in un ragazzo che difendeva una donna
incinta?
-Ho detto solo per oggi- ci
tenne a puntualizzare.
-Certo. Domani Newt sarà
qui, e allora sarà lui a badare a lei-
-Tra voi tre c'è un
rapporto molto stretto. Mi faccia vedere qualche ricordo. Un ricordo
felice, così non tornerà da Porpentina Goldstein
piangendo-
Credence annuì, solo
che quando si fu seduto sul divano accanto a lui, si ritrasse prima
che potesse toccarlo.
-Signor Graves, lei non
modificherà i miei ricordi, non è vero?-
-Cos...? No, certo che no-
-La prego. Sono momenti
preziosi per me ed esistono solo nella mia mente. Non voglio
perderli-
Graves lo guardò
severo.
-Signor Barebone. Io potrei
fare molte cose con i suoi ricordi. Potrei confonderli, cancellarli,
alterarli-
Il ragazzo si era
spaventato, Graves glielo leggeva negli occhi dilatati e nel respiro
corto.
-Ma non lo farò. Non
oggi. Per oggi abbiamo stabilito una tregua, giusto?-
Merda! Ma perché
aveva preso questa maledetta abitudine di straparlare?
-Va bene, signor Graves. Mi
fido di lei-
Barebone chiuse gli occhi e
lui ripetè la formula "memoriam accedo".
Stavolta il ricordo era
molto più vivido.
Era in un stanza che
riconobbe essere quella del ragazzo.
Lui era senza camicia per
qualche motivo, e la Goldstein lo stava abbracciando, cullandolo
leggermente ed accarezzandogli la schiena.
C'era un tale sensazione di
pace.
Era una sensazione così
viva che Graves doveva ricorrere a tutta la sua concentrazione per
ricordare che quelli non erano i suoi sentimenti.
Fortunatamente Barebone
cambiò ricordo. O forse non tanto fortunatamente.
Stavolta c'era paura.
"Voi mi volete ancora,
non è vero? Anche se state per avere un figlio vostro?"
"Oh, Credence... ho
detto che saremo in quattro"
E poi Tina e Newt che lo
abbracciavano, e c'era tanto sollievo... il suo cuore era di nuovo
leggero.
Graves non poteva più
sopportarlo.
Corda di cuore di drago,
forte, coraggiosa, ma non proprio adatta a quel tipo di sentimenti.
-Va bene, basta così-
Stavolta per fortuna non
c'erano lacrime.
-Signor Barebone... lei ha
avuto dei dubbi sulla sua famigia adottiva?-
-Bè, sì.
Insomma, aspettare un bambino non è facile, ed io sono un
problema. Non li avrei biasimati se avessero scelto tra me e loro
figlio-
-Non li avrebbe biasimati?
Davvero?-
-No. Loro hanno già
fatto così tanto per me. Mi hanno dato in un anno l'amore che
non ho avuto in una vita intera, ed ogni giorno in cui mi sveglio in
questa casa per me è... mi scusi...-
Barebone dovette fermarsi un
attimo per riprendere fiato, dato il groppo alla gola che doveva
avere.
Graves lo guardò
attentamente.
-Se le avessero chiesto di
farsi da parte, lei l'avrebbe fatto-
-Sì-
-Senza provare dolore? Mi
riesce difficile crederlo-
-Oh, no. Mi si sarebbe
spezzato il cuore. Ma non gliene avrei fatto una colpa. Non avrei
potuto-
Certo. Ovvio. Un'anima di
crine di unicorno.
Prima che Graves potesse
dirottare la conversazione su qualcosa di meno imbarazzante sentirono
dei rumori in cucina.
Barebone scattò in
piedi e corse fuori dal salotto senza nemmeno chiedergli il permesso.
Graves fu grato della
distrazione perché non avrebbe sopportato un altro ricordo
stomachevole come quello.
Li sentì parlare in
cucina ma matennero un tono normale.
Peccato. Lui aveva sperato
in una scenata di gelosia da parte del ragazzo o in qualche forma di
insofferenza da parte della Goldstein verso di lui, e invece niente.
Poco dopo Barebone tornò
nel salotto. Sembrava più rilassato.
-Tutto a posto. Tina aveva
voglia di un dolce, così ho mandato un messaggio a mia zia
Queenie. Dovrebbe arrivare tra poco-
Quello era veramente troppo.
No, sul serio, era più
di quanto lui potesse sopportare; per Merlino, lui poteva affrontare
maghi oscuri, duelli, maledizioni, prigioni, denutrizione e
disidratazione, ma non poteva affrontare un pomeriggio in compagnia
di una strega incinta con le voglie e di un ragazzo che si comportava
come un elfo domestico.
Non ce l'avrebbe fatta, e
dopo l'incidente con l'erumpent l'ultima cosa che voleva era essere
coinvolto in qualche altra vicenda che nuocesse alla sua autostima o
sanità mentale.
-Mi ascolti bene, signor
Barebone. Date le circostanze, in via del tutto eccezionale, per oggi
e solo per oggi, la lascio libero. Ci vediamo domani-
Si alzò dal divano ed
uscì in fretta prima che Barebone potesse realizzare appieno e
ricominciare a ringraziarlo, però sulla porta esitò.
Non poteva ignorare la
vocina interiore che gli diceva "vigliacco" per come stava
tagliando la corda, evidentemente per evitare una castagna bollente,
per cui prese dalla tasca un suo biglietto da visita e lo porse a
Barebone -Questo è un modo per contattarmi. Le basterà
toccarlo con la bacchetta. Mi chiami se la signora dovesse stare male
o se ci dovessero essere particolari problemi-
__________________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
L'ho già detto che
secondo me Graves è terribilemente orgoglioso, giusto?
Ecco, devo ammettere che
avevo avuto la tentazione di lasciarlo nelle grinfie di una Tina in
modalità "sbalzi d'umore da gravidanza" ma poi mi è
sembrato troppo crudele.
Grazie a Bella_1D che ha
aggiunto la storia tre seguite, preferite e ricordate.
Lady Shamain
|
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Capitolo 8 *** Il patto ***
Capitolo
7
Il
patto
***
Era sera e Graves era seduto
nella sua stanza, alla scrivania, e con la tempia appoggiata su una
mano.
No, non stava andando bene
per niente.
Che diavolo gli era saltato
in testa di fare?
Lasciare a Barebone la
giornata libera quando invece avrebbe dovuto battere il ferro finché
era caldo? Lasciargli il suo biglietto da visita per offrirgli un
aiuto?
Che cosa gli stava
succedendo?
Semplicemente lui sapeva che
quella era la cosa giusta da fare. Lasciare in pace un ragazzo
preoccupato per sua madre e mettersi a disposizione in caso avessero
avuto bisogno.
Era giusto. Peccato che
fosse completamente in contrasto con il suo dovere.
Un dovere che gli veniva
sempre più difficile non perdere di vista.
Si alzò risoluto e
prese a camminare per la stanza, però presto l'ambiente gli
sembrò claustrofobico e allora decise di uscire fuori.
Prese la direzione opposta a
casa Scamander e si smaterializzò per riapparire ai giardini
di Kensington.
L'aria fresca della notte,
il silenzio ed il fatto di essere all'aperto lo calmarono un poco.
Era meglio passeggiare per i
viali alberati piuttosto che misurare i pochi metri della sua stanza
all'infinito.
A quell'ora i giardini erano
chiusi e deserti, per cui fece un incantesimo di disillusione per non
avere noie con i guardiani. Sarebbe stato seccante dover obliviare i
nomag per una sciocchezza.
E camminando continuava a
pensare.
Che poteva fare?
Ormai era convinto di ciò
che gli aveva spiegato Scamander, e cioè che non esisteva più
nessun obscurus.
E allora come poteva fare?
Non gli restava che dimostrare che i ragazzo fosse pericoloso perché
mentalmente instabile, altra cosa che lui sapeva non essere vera;
Barebone era eccessivamente emotivo, ingenuo, magari incapace di
nascondere i suoi sentimenti, ma certo non era pazzo.
E quindi lui, Graves,
avrebbe dovuto mentire.
L'eventualità lo
angosciava.
Gli era capitato altre volte
di dover seppellire la coscienza per un bene superiore, ma...
Si bloccò in mezzo
alla strada, sconvolto per quello che aveva appena pensato.
Certo, Grindelwald.
Forse non era un caso che
Grindelwald avesse scelto lui per infiltrarsi al Ministero.
Forse era una crudele forma
di contrappasso.
Scosse la testa e riprese a
camminare a passo svelto.
Il suo problema in quel
momento era Berebone.
Ascoltando ciò che il
dovere gli imponeva di fare, avrebbe potuto distruggere la casa,
gettare un Incanto Confundus sul ragazzo e giurare il falso dicendo
che l'obscurus si era manifestato.
No.
La sua coscienza, acquattata
da qualche parte in fondo al suo stomaco e non stordita dal wiskey
incendiaro, lo colpì così forte da schiacciargli il
fiato fuori dai polmoni.
No, non poteva.
La corda di cuore di drago
poteva essere severa, ma non poteva essere ingiusta.
No, avrebbe dovuto trovare
un compromesso tra dovere e coscienza prima che uno dei due lo
facesse uscire di senno, per questo rimase ai giardini fino ad oltre
mezzanotte, finché non ebbe elaborato una strategia
alternativa.
***
Quella sera stessa Credence
e Newt erano seduti nel solito angolo in cucina, tra il tavolo ed il
muro, a bere thé ad un orario improponibile.
Tina era di sopra e già
dormiva, probabilmente.
-Newt, tu cosa ne pensi del
signor Graves?-
-Non lo so. Se devo essere
sincero non so dare un giudizio obiettivo, perché credevo di
conoscerlo e invece adesso ho davanti una persona completamente
diversa in più di un senso. Perché me lo chiedi?-
-Per quello che ha fatto
oggi. Sai, oggi quando gli ho detto di Tina mi è sembrato
molto a disagio. Non lo so. Non sono riuscito a decifrare il suo modo
di fare. Ha accettato di stabilire una tregua per non turbarla, e poi
addirittura mi ha lasciato il giorno libero e mi ha lasciato un modo
per contattarlo se Tina avesse avuto bisogno, dato che io ero solo
con lei-
Credence si interruppe per
prendere un sorso di thé.
-La cosa veramente strana è
che per la prima volta mi è sembrato di conoscere il vero
Percival Graves. Non è stato affabile, ci mancherebbe, ma in
quel momento sapevo che mi avrebbe aiutato se ne avessi avuto
bisogno. Per la prima volta ho visto l'uomo onesto e leale di cui
parlava la mamma. E allora non capisco perchè di solito si
comporta in modo da ferirmi-
Newt annuì ma non
rispose subito, e Credence non lo forzò a parlare.
Sapeva che Newt preferiva
prendersi il suo tempo prima di rispondere su cose importanti.
-Una volta avevo trovato una
salamandra di fuoco nel retrobottega di un contrabandiere. Era stata
messa nell'acqua fredda per non essere intercettata dagli incantesimi
che rilevano il calore-
Credence sorrise. Era tipico
di Newt esprimersi attraverso le sue esperienze con gli animali
piuttosto che parlare direttamente di sentimenti umani.
-Avrebbe avuto bisogno di
stare al caldo per sopravvivere, ma era così spaventata dagli
umani che non si lasciava toccare, e alla fine... alla fine non sono
riuscio a salvarla-
-Quindi tu credi che Graves
sia un uomo spaventato? Magari per via di ciò che gli è
successo a causa di Grindelwald?-
-Sicuramente è un
uomo molto chiuso. Secondo me ha paura di avere paura. Ha paura di
essere debole. Sì, secondo me teme un contatto diretto e
sincero con le persone-
-Ma non per questo è
una persona cattiva, giusto?-
Completò Credence.
-No. No, io non credo che
sia cattivo-
Newt rimase con gli occh
bassi, perso in qualche pensiero, e Credence continuò a bere
il suo thé in silenzio.
Guardando il magizoologo
inglese la sua impressione era sempre la stessa: gli sembrava che
Newt fosse sempre meravigliato quando scopriva che nel mondo c'era
qualcosa di cattivo, perché la cattiveria era completamente
estranea alla sua natura.
Newt sollevò la testa
all'improvviso come se si fosse appena ricordato qualcosa.
-Credence?-
-Sì?-
-Io credo che non te lo
diciamo abbastanza. Scusa. Il fatto è che tu stai affrontando
una situazione difficile e lo stai facendo con coraggio. Sei molto
più saggio di maghi più grandi di te che ho conosciuto.
Ed io e Tina siamo davvero fieri di te e saremo sempre dalla tua
parte. Credence. Voglio che ti ricordi questo. Tu sei forte, ma
essere forti non vuol dire non aver mai bisogno di aiuto-
Credence aveva capito
perfettamente cosa stava cercando di dirgli lottando per trovare le
parole giuste.
In quel momento si rese
conto di essere contento che Newt gli avesse detto quelle cose,
perché in realtà lui aveva sempre paura di essere un
peso, un di più in quella famiglia.
Aveva il terrore che un
giorno si sarebbe svegliato e Newt e Tina lo avrebbero guardato come
si guarda un estraneo.
Ma quella conferma regalata
così, per generosità, perché Newt voleva solo
che lui stesse bene, era più di quanto potesse sopportare.
Si alzò per andare ad
abbracciarlo e gli sfuggì un singhiozzo quando Newt si alzò
e lo strinse a sé con lo stesso affetto di sempre.
Era bello avere la certezza
di un conforto.
Lui non aveva avuto nemmeno
bisogno di chiedere, Newt aveva capito da solo e aveva riparato
ancora una volta le crepe che si allargavano dentro di lui.
Rimase aggrappato a lui
senza vergognarsi di sembrare infantile; Newt sapeva di thé,
di terra bagnata, di fieno e degli innumerevoli incantesimi di lava e
asciuga che usava sulle sue camicie come minimo dieci volte al
giorno.
L'odore del tessuto stirato
non riusciva a cancellare quello della natura selvatica ma vi si
mischiava piacevolmente.
Qualche volta Credence si
era chiesto se Newt non lo tenesse con sé per studiarlo come
faceva con i suoi animali.
In quel momento capì
che essere l'ennesimo cucciolo di cui il timido mago britannico si
prendeva cura non era per niente una brutta cosa, considerato quanto
di quanto amore era capace.
Era ancora aggrappato a lui
e sapeva che non sarebbe stato allontanato.
Forse Newton Scamander non
era un temerario, non era un cavaliere impavido e non incuteva
rispetto alla prima occhiata, ma aveva un cuore abbastanza grande da
raccogliere qualunque creatura in difficoltà.
***
Bene, era il momento di
mettere in atto il piano di riserva. L'ennesimo.
Graves per prima cosa
dovette sopportare Scamander che lo ringraziava per essersi reso
disponibile in caso di bisogno, però non lasciò il
tempo a Barebone di dire nemmeno una parola.
Per Morgana, non lo avrebbe
tollerato!
Invece lo prese da parte e
fu più diretto che poteva.
Gli spiegò di nuovo i
capi d'accusa che lo attendevano negli Stati Uniti.
Gli fece intendere che
tornare di sua spontanea volontà per affrontare il processo
sarebbe stata una mossa saggia.
Fece leva senza alcuna pietà
sul fatto che Scamander e la Goldstein erano considerati a tutti gli
effetti suoi complici, e quando Barebone protestò che loro non
erano complici perché lui non aveva mai chiesto loro di fare
niente, Graves fu sveltissimo a fare scattare la sua trappola.
Giusto, lui non aveva mai
chiesto loro di fare nulla. Non ne era nelle condizioni.
Questo portava Scamander e
la Goldstein da complici a criminali, se avevano agito di loro
spontanea iniziativa.
Quando il ragazzo si rese
conto che era stato praticamente lui ad accusarli fu preso dal
panico.
Cominciò a balbettare
scuse e qualcosa di indefinibile sul fatto che non era vero, che loro
non erano criminali; Graves, impassibile, gli ricordò che fare
espatriare un criminale per sottrarlo alla giustizia è a tutti
gli effetti un reato, e che i due maghi ne erano colpevoli.
-Io non volevo.... non
volevo! Se avessi saputo che sarebbe successo questo, avrei preferito
morire ucciso dagli Auror!-
Ecco, era il momento.
Se fino ad allora Graves era
stato un accusatore spietato, adesso poteva essere in una certa
misura un amico.
-Signor Barebone, so quanto
siete legati. Lei non vorrebbe che succedesse nulla a loro, non è
vero? Specialmente non per colpa sua-
Il ragazzo annuì.
Graves gli stava facendo intravedere una speranza e lui già la
bramava.
Stava per gettarsi in
un'altra trappola, manovrato esattamente come Graves aveva previsto,
eppure l'Auror non riusciva a sentrsi soddisfatto si sé
stesso.
Scacciò l'incertezza
scuotendo rapidamente la testa.
-Signor Barebone, capisco
quanto la sua situazione sia difficile. Potremmo raggiungere un
accordo. Vuole ascoltare la mia proposta?-
Lui annuì di nuovo.
-Bene. Possiamo fare un
accordo in termini molto semplici. Lei torna con me negli Stati Uniti
di sua spontanea volontà, ed io mi impegno a non coinvolgere
nel processo Newton Scamander e Porpentina Goldstein-
-E se... se io dicessi di
no?-
-In questo caso si andrebbe
ad un processo diverso. Ci sarebbe bisogno di interrogare tutti i
testimoni, e loro due sono testimoni chiave. E se durante gli
interrogatori dovesse risultare chiaro che hanno deliberatamente
violato le leggi... bé... la loro situazione diventerebbe...
rischiosa-
Lasciò volutamente la
frase nell'indefinito, dicendo tutto e non dicendo niente, in modo
che fosse lo stesso Barebone ad immaginare il peggio.
-Non pretendo che lei mi dia
una risposta adesso. Capisco che non è una decisione facile da
prendere. Ne riparleremo domani. Ventiquattr'ore è il tempo
massimo che posso concederle-
E se ne andò
lasciandolo abbattuto ed angosciato come non mai.
***
Il giorno dopo lo trovò
pallido, con il viso tirato e con le occhiaie, ma aveva negli occhi
una luce che non gli piaceva.
Sembrava che non fosse
rassegnato, ed invece Graves aveva sperato di essere riuscito a
spezzare la sua volontà.
-Ha preso la sua decisione,
Signor Barebone?-
-Sì, ho deciso. Ma ho
due termini da negoziare-
Graves serrò le
labbra.
Negoziare? Primo, dov'era
che quel moccioso aveva imparato il termine "negoziare"?
E secondo, come si
permetteva di pensare di potergli dettare condizioni?
-Signor Barebone, speravo
che avrebbe capito che le stavo offrendo un'occasione unica per
chiudere questa faccenda facendo meno danno possibile alla sua
famiglia-
-Io credo invece che lei
abbia solo fretta. Non capisco perché, ma mi pare che voglia
chiudere la faccenda in fretta. Vuole ascoltare le mie condizioni?-
-Ho idea che con queste
premesse non giungeremo a nessun accordo, ma ormai che sono qui,
tanto vale che la ascolti-
-Bene. La prima condizione è
la sua parola che se io mi consegno, Newt e Tina verranno lasciati
fuori dal processo. La sua parola, signor Graves-
-Lei mi chiede una garanzia.
Diciamo che posso capirla. E la seconda condizione?-
-La seconda condizione è
aspettare che nasca il bambino-
Stavolta Graves sgranò
gli occhi.
Che cosa pretendeva quel
poppante presuntuoso?!
-Aspettare nove mesi? Signor
Barebone, quello che mi chiede è impossibile-
-La prego! Lei sa quanto
Tina sia legata a me, e se sapesse che torno in America ad affrontare
il processo... no, starebbe troppo male! Non posso permetterlo,
specialmente nelle sue condizioni. Se stesse male e perdesse il
bambino per il trauma sarebbe tutto inutile-
Merda! Così
aggiungeva alla lista delle cose che lo nauseavano di quell'incarico
anche attentare alla salute di una donna incinta. Complimenti,
Percival!
-Lei mi mette in una
posizione difficile. Nove mesi sono lunghi. Chi mi garantisce che non
ne approfitterà per organizzare una fuga?-
-Non andrei da nessuna parte
lasciando Newt e Tina da soli, magari con lei che li accusa di
complicità-
Diamine, il ragazzo era
sveglio. Troppo sveglio.
Ma Graves aveva dalla sua
parte vent'anni di servizio come Auror, e sempre in prima linea.
Con un'ultima mossa riuscì
a riportare la partita in suo favore.
-Anche io voglio da lei una
garanzia, signor Barebone. Vorrei poter sapere sempre dov'è
lei. Posso farlo. È un incanto che usiamo per localizzare
persone sospette. Mi permetta di imporre un sigillo su di lei, ed io
considererò chiuso l'accordo-
Il ragazzo lo guardò
a lungo, come valutando se fidarsi oppure no.
Non che avesse molta scelta
a quel punto.
Graves sapeva di aver mosso
bene le sue pedine, e che ormai lui era costretto ad accettare.
-Io le permetto di impormi
il sigillo. Lei fa in modo che i miei genitori ne restino fuori.
Accordo concluso?-
Maledizione! Garves sapeva
che avrebbe deciso così, ma, per tutti i draghi, perché
in quel modo?
Voleva solo salvare la sua
famiglia.
-Devo avvertirla, signor
Barebone, che farà molto male. Non è un incantesimo da
prendere alla leggera-
-Ma è necessario, per
cui non serve stare a pensarci. Mi dica cosa devo fare-
"Scappa lontano da me
prima possibile!" avrebbe voluto urlare Graves.
Non lo disse. Non lasciò
che niente di ciò che gli squassava il petto trasparisse sul
suo viso.
Stupido, ingenuo,
meraviglioso ragazzo!
-Il suo braccio, signor
Barebone. Non mi serve altro-
Lui obbedì e Graves
gli sollevò camicia e maglione con un colpo di bacchetta,
mettendo a nudo l'avambraccio.
Gli prese il polso per
trattenerlo.
Per fortuna lui era bravo ad
inventare soluzioni alternative, perché non aveva davvero
intenzione di usare l'Incanto Inventum.
Non avrebbe potuto perché
l'Inventum serviva ad avvisare se il sospettato lasciava il suo
Confine; Graves però era americano, ed i limiti della sua
giurisdizione finivano entro i confini degli Stati Uniti.
Un Incanto Inventum fatto da
un Auror in uno stato che non era quello per cui lavorava non avrebbe
funzionato.
Inoltre l'incantesimo di
localizzazione non faceva alcun male, ed invece il suo scopo era
vedere come Barebone reagiva al dolore.
Una fattura urticante
sarebbe andata benissimo, ed il simbolo del MACUSA sarebbe apparso
come un tatuaggio come se fosse una conseguenza di quello.
Barebone non lo avrebbe mai
saputo.
Premette forte la punta
della sua bacchetta all'interno dell'avambraccio e fece l'incantesimo
a mente.
Subito Barebone dilatò
gli occhi per il dolore.
Oh, sì, faceva male.
Graves lo sapeva. Una volta a scuola gliene avevano fatta una, di
quelle maledette fatture.
Lui era ancora un ragazzo ma
non avrebbe mai dimenticato quanto bruciava. Era come essere punti da
decine di vespe.
Il ragazzo serrava il pugno,
aveva gli occhi lucidi e si mordeva le labbra per non piangere.
Graves avrebbe preferito che
lo facesse.
Avrebbe voluto che
supplicasse perchè il dolore finisse, perché vederlo
sopportare con tanta dignità gli sbatteva in faccia il fatto
di stare compiendo un'azione terribilmente meschina.
Non si fermò nemmeno
quando Barebone cominciò a singhiozzare o quando le lacrime
cominciarono a scorrergli lungo le guance.
Avrebbe continuato. Aveva
una fievole speranza che il dolore potesse risvegliare l'obscurus.
Il ragazzo ormai si
contorceva per il dolore ed era scivolato a terra, il polso stretto
nella sua presa e la mano che si serrava in spasmi.
Graves era ben determinato a
strappargli almeno una supplica, ma tutto quello che ricevette fu
l'altra mano di Barebone che... per Merlino, ma perché a lui?!
Il ragazzo aveva afferrato
con l'altra mano la sua, quella che gli tratteneva il polso.
Graves sperava che stesse
cercando di liberarsi, che da un momento all'altro avrebbe iniziato a
implorarlo di smetterla, e invece lui strinse più forte.
Lo stava supplicando, ma non
di porre fine al dolore. Lo stava supplicando di aiutarlo a
sopportare.
Graves smise immediatamente.
Non poteva. Non ce l'avrebbe
fatta.
Fece apparire il simbolo del
MACUSA sulla pelle arrossata nel punto in cui aveva conficcato la
bacchetta tanto da lasciare il segno, e poi a mente fece il
controincantesimo per ridurre gli effetti della fattura.
Barebone collassò sul
pavimento scosso da tremiti.
-Coraggio, è finito.
Il dolore passerà presto-
Si sentiva in dovere di
rassicurarlo in qualche modo. Lo aiutò a sollevarsi e a
sedersi di nuovo sul divano, dove lui rimase con gli occhi semichiusi
ed il respiro affannato.
Il suo viso era pallidissimo
e Graves temette davvero di avere esagerato.
La sua coscienza lo
rimproverava aspramente e la corda di cuore di drago non lo avrebbe
lasciato in pace per molto tempo.
Ed a ragione: aveva appena
torturato un ragazzo innocente.
Era stato ingiusto. Doveva
fare qualcosa per rimediare, al diavolo la professionalità.
Prese di nuovo il polso del
ragazzo, stavolta con tutta la gentilezza di cui era capace, e fece
un incantesimo per ridurre il dolore.
Aveva pensato di toglierne
solo una parte e di lasciare che il resto della fattura svanisse da
sola con il tempo, ma non poteva farlo.
Lo aveva torturato senza che
ce ne fosse necessità. Il minimo che potesse fare era curarlo.
L'incantesimo di guarigione
gli venne molto più facile perché era spontaneo; lui
voleva davvero aiutare quell'incosciente idealista.
-Come si sente?-
-Io... meglio-
Graves annuì. E
adesso? Qualunque altra cosa avesse fatto, il ragazzo avrebbe finito
per collassare definitivamente, e Graves si rese conto di non volere
una cosa del genere.
Sospirò. Alla fine
aveva ottenuto ciò che voleva. Barebone si era consegnato.
-Per oggi non le chiedo
altro. Vada a riposare-
Gli disse, e non potè
impedire che la sua voce suonasse stanca e rassegnata.
Era sulla porta quando si
sentì richiamare.
-Signor Graves, aspetti.
Un'ultima cosa-
Lui gli fece cenno di
continuare.
-Per favore, non dica niente
a Newt e Tina. Sopratutto non a Tina, va bene?-
Graves non gli disse che lo
ammirava per il coraggio che aveva dimostrato né per come
aveva sopportato il dolore.
Non gli disse che in
vent'anni di carriera aveva fatto ricorso al dolore più volte
per arrivare ad una confessione e che mai nessuno aveva sopportato
con una dignità come la sua.
-Resterà una cosa tra
noi. Ha la mia parola-
E se ne andò.
Aveva preteso molto dal
ragazzo, ma ancora di più aveva preteso da sé stesso.
***
Era finita.
Credence non aveva mai
provato un dolore tanto intenso, forse solo durante le peggiori
punizioni di Mary Lou.
Però ne era valsa la
pena, se Newt e Tina non sarebbero stati processati; loro avevano
fatto così tanto per lui, e non era giusto che la loro vita
fosse rovinata per colpa sua.
Eppure, un volta rimasto
solo, il peso di quello che aveva appena fatto gli crollò
addosso.
Aveva perso tutto. Tra nove
mesi sarebbe stato di nuovo in America e da allora la sua vita
sarebbe stata un'incognita.
Lo avrebbero riconosciuto
colpevole e giustiziato? Oppure avrebbero creduto al fatto che quando
aveva ucciso la sua madre adottiva ed il senatore non era in grado di
controllare le sue azioni?
E Graves? L'Auror aveva
avuto tutte le dimostrazioni che lui non fosse un pericolo, ma se
avesse mentito?
Se davvero avesse voluto
farlo condannare come aveva detto Tina fin dall'inizio?
Gli girava la testa.
Che aveva combinato?
Che diavolo aveva
combinato?!
Sobbalzò
violentemente quando sentì bussare alla porta e la voce di
Newt che gli chiedeva cosa stesse succedendo.
Lui non riuscì a
farsi sentire perchè aveva la gola troppo chiusa, e allora
Newt aprì la porta con la magia ed entrò.
Credence non lo aveva mai
visto tanto pronto a combattere, e ne rimase molto sorpreso perché
Newt era una delle persone più pacate che lui conoscesse.
-Credence, va tutto bene?
Dov'è Graves?-
Lui riuscì ad
articolare a fatica "andato via".
Solo allora Newt mise giù
la bacchetta. Allora non era stata una sua impressione che sarebbe
stato pronto a lottare per difenderlo.
Quella consapevolezza gli
fece salire di nuovo le lacrime agli occhi.
-Credence, oggi è
successo qualcosa, non è vero? Ho una strana sensazione, e...
Credence?-
Accidenti! Aveva
ricominciato a piangere. Lui non voleva, davvero, non voleva fare
preoccupare Newt, ma non riusciva a smettere in nessun modo.
Rimase sul divano con il
viso tra le mani, e non fu per niente sorpreso quando sentì
Newt sedersi accanto a lui e circondargli le spalle con un braccio.
Si lasciò raccogliere
contro il suo petto e rinunciò definitivamente a darsi un
contegno.
Pianse finché ne ebbe
bisogno, strappato tra quanto era grato per quel conforto, la
consapevolezza che tra pochi mesi avrebbe perso tutto e la
determinazione a non cedere alla debolezza per il bene della sua
famiglia.
Sapeva troppo bene che Newt
e Tina non lo avrebbero mai lasciato andare, quindi toccava a lui
fare la scelta di spezzare il filo che li univa; tuttavia, finché
non fosse stato inevitabile separarsi, aveva bisogno del loro amore.
-Newt... io... ti voglio
bene, papà-
Newt lo abbaracciò
più forte. Forse più tardi ci sarebbe stato tempo per
parlare, ma per il momento c'era bisogno solo di quello.
***
Bene, finalmente ci era
riuscito! Aveva portato a termine l'incarico, giusto? Avrebbe dovuto
chiedere a Madame Picquery altri tre mesi di tempo in più
rispetto ai sei previsti, ma alla fine aveva ottenuto quello che
voleva: Barebone consegnato alla giustizia del MACUSA, e con due mesi
e mezzo di anticipo sul previsto.
E allora perché
invece di sentirsi soddisfatto avrebbe voluto solo annegare in
qualsiasi alcolico forte che gli capitasse sottomano?
Prima che la situazione
sfuggisse al suo controllo, aveva raccolto abbastanza forza di
volontà da vuotare la mezza bottiglia di wiskey nel
lavandino.
Mettere il tappo non era
sufficiente per smettere di bere, e allora aveva dovuto ricorrere a
quel rimedio drastico.
Preferiva torturarsi
piuttosto che ridursi ad un alcolizzato: un bicchiere per calmare i
nervi andava bene, mezza bottiglia in un'ora no, e lui sapeva troppo
bene quanto l'alcol potesse ridurre un uomo ad uno stato denigrante.
No, avrebbe fatto meglio ad
affrontare i suoi problemi.
Prese il suo tacquino
personale e si smaterializzò ai giardini come faceva sempre
quando non riusciva più a stare chiuso tra quattro mura.
Ai giardini scelse una
panchina proprio sotto un lampione e, circondato solo dallo stormire
del vento tra le foglie, cominciò una lunga ed attenta analisi
di sé stesso per iscritto.
Non si schiodò da lì
prima di aver riempito pagine e pagine ed essersi mezzo assiderato
per ore nella notte ancora fredda di inizio aprile, ma almeno dopo
aveva le idee più chiare.
Con un tocco di bacchetta
fece assorbire l'inchiostro dalla carta.
Ancora una volta tutti i
suoi segreti erano stati seppelliti da decine di incantesimi di
protezione, perchè nessuno al mondo potesse mai vedere le
debolezze di Percival Graves.
_____________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Ho cambiato il titolo della
storia. So che non si dovrebbe fare ora che è arrivata al
settimo capitolo, ma ho trovato una canzone che era perfetta.
Comunque ho segnalato il
cambio di titolo nell'introduzione.
Per quanto riguarda questo
capitolo posso dire che è stato uno dei più difficili
da scrivere; ancora dopo non so quante revisioni ci trovo piccole
cose da correggere.
Grazie a unapersonanonima
per aver aggiunto la storia tra le preferite e a
romioneinlove per averla aggiunta tra le seguite.
Stavolta la fanart è
dedicata a Credence e Newt
Lady Shamain
|
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Capitolo 9 *** Punto di rottura ***
Capitolo
8
Punto
di rottura
***
Nei giorni seguenti il
rapporto tra Graves e la famiglia Scamander fu molto scostante.
A quel punto tutti loro
avevano un segreto da mantenere con almeno un'altra persona: Credence
nascondeva ai suoi genitori il patto che aveva fatto con Graves,
Graves nascondeva a Credence che il sigillo che gli aveva imposto era
falso, Tina nascondeva (o credeva di nascondere) a Graves il suo
stato e Newt nascondeva a Credence di sospettare che fosse successo
qualcosa di particolarmente brutto la mattina in cui lo aveva
lasciato piangere tra le sue braccia.
Insomma, un'atmosfera
piuttosto tesa, di cui ognuno dava la colpa a Graves. Compreso
Graves.
E lui lo sapeva.
Poco male.
La loro disapprovazione gli
scivolava addosso come pioggia su un Incanto Impermeo.
Non era il loro biasimo che
temeva, era il suo; perché sì, Percival Graves poteva
dire di aver vinto, ma aveva pagato cara la vittoria perdendo il
rispetto per sé stesso.
Poco a poco, trucco dopo
trucco, insistenza dopo insistenza, si era venduto un pezzo alla
volta, e se la corda di cuore di drago non perdonava facilmente gli
altri, ancor meno facilmente perdonava sé stessa.
Per questo dormiva male la
notte e quasi sempre si svegliava di soprassalto con il respiro corto
ed in preda al panico.
Ma insomma,che stava facendo
di sbagliato?!
Aveva degli ordini, aveva
accettato un incarico di cui era convinto, era riuscito a portarlo a
termine, e allora?
Continuava a passare del
tempo con Barebone, e lo sguardo del ragazzo gli bruciava addosso
come ferro rovente.
Nei suoi occhi c'era uno
strano misto di caparbia rassegnazione e speranza, ma Graves sapeva
che Barebone non aveva speranza.
Il suo processo poteva
concludersi solo con una condanna perchè il MACUSA aveva
bisogno di una dimostrazione di forza, non di una di indulgenza.
Per il potere, l'indulgenza
è debolezza, l'amore è un'aggravante e ammettere di
avere sbagliato è inconcepibile.
E Barebone non lo sapeva. Il
ragazzo confidava nella sua onestà e continuava a studiare
come se avesse un futuro.
Una volta Graves gli aveva
chiesto come facesse a studiare sapendo cosa lo attendeva, e lui gli
aveva risposto che prima o poi il processo sarebbe finito, e che lui
non voleva perdere un intero anno di scuola.
Quel misto di buonsenso e
speranza facevano a Graves l'effetto di aver inghiottito una
salamandra viva.
Odiava il fatto che Barebone
si fidasse di lui, e sapeva che era solo colpa sua: se solo lui non
si fosse dimostrato comprensivo dopo avergli imposto il finto
sigillo!
Avrebbe dovuto essere freddo
e distaccato come al solito, e non ce l'aveva fatta.
O stava invecchiando
precocemente, oppure quello che Grindelwald gli aveva fatto lo aveva
scosso più di quanto i medimaghi avessero creduto.
Barebone era tranquillo
mentre stava in sua compagnia chino sui libri, o mentre preparava
pozioni o scriveva i suoi temi con una grafia calma e regolare.
Era tenace. Certo. Era
sopravvissuto piegando il potere dell'obscurus.
Era un ragazzo straordinario
sotto molti punti di vista, ed ogni volta che Graves pensava a come
sarebbe finito, la sua coscienza lo mordeva senza pietà.
Già vedeva i titoli
dei giornali. Sarebbe stato il processo più seguito del mondo
magico dopo quello di Grindelwald perché il MACUSA si sarebbe
accertato che lo fosse.
Distrarre l'attenzione
dell'opinione pubblica con un copevole alternativo (o un capro
espiatorio come dicevano i nomag) era una manovra politica che
riusciva sempre ed in tutte le epoche: la paura ha bisogno davvero
poco per essere innescata; e la paura diventava facilmente odio.
Odio da riversare su
qualcosa o qualcuno.
Tutti avrebbero visto
Barebone come il mostro di New York, non avrebbero mai conosciuto il
timido ma coraggioso ragazzo che si era sacrificato per la sua
famiglia, che insegnava a cacciare a stravaganti pulcini di serpente
piumato e che stava facendo un tema di storia della magia proprio
accanto a lui.
Graves era più in
conflitto che mai.
Ormai non toccava da giorni
i fogli con il sigillo del ministero che avrebbe dovuto usare per il
rapporto ufficiale, invece riempiva sempre più spesso le
pagine del suo blocco personale; mentre rileggeva i suoi pensieri
confusi buttati giù a casaccio, in mente gli si formava una
sola domanda: "Che cazzo stai combinando, Percival?"
Perché era quello il
problema.
Lui era partito da New York
convinto delle ragioni che gli aveva spiegato Madame Picquery. Ne era
ancora convinto.
Sul piano puramente
razionale il sacrificio di Credence Barebone per l'integrità
dello stato non faceva una grinza, ma Graves non si aspettava che in
Inghilterra, invece di un mostro, avrebbe trovato una fibra debole
nella sua corda di cuore di drago.
La tenacia, l'onestà
e la forza morale del ragazzo gli facevano rivedere un sé
stesso più giovane, appena diplomato all'Accademia e con la
testa piena di sogni sulla giustizia.
Poi i sogni erano sbiaditi e
lui si era adeguato alla realtà. Aveva imparato a manipolarla.
E adesso c'era un Percival
di venticinque anni che lo guardava dal passato con profonda
disapprovazione.
La cosa peggiore era che il
ragazzo si fidava di lui, e lui... maledizione! Lui stava cominciando
ad affezionarsi!
Maledizione, era impossibile
non rimanere conquistati dalla sua intelligenza pronta, dalla cura
con cui accudiva i due gufi che dimoravano sopra il caminetto, dal
modo in cui sorrideva contento di piccole cose o da come parlava del
suo fratellino in arrivo.
Graves non poteva più
negarlo: lo stimava.
Credence era un ragazzo di
vent'anni che attendeva un processo da cui non sapeva nemmeno se
sarebbe uscito vivo, eppure invece di abbattersi e di seppellirsi in
un angolo in preda alla depressione viveva quei mesi che gli
restavano con ancora più entusiasmo.
E più il tempo
passava più Graves si odiava per quello che stava facendo.
***
Credence aveva notato che
stranamente, dopo che avevano stretto il loro patto, il rapporto tra
lui e Percival Graves era migliorato.
Ormai che era tutto finito
non c'era più bisogno che si facessero la guerra.
Sebbene l'Auror fosse sempre
severo e distaccato, e continuasse a trattarlo con un'asettica
professionalità, Credence percepiva meno tensione.
Da quando non erano più
in aperta ostilità anche il suo impegno scolastico era
migliorato: poteva concentrarsi per bene sui compiti, e la presenza
di Graves che lo osservava non era più qualcosa di snervante.
In effetti quello che gli
aveva dato problemi non era il fatto di essere ossevato in sé,
ma il fatto che Graves cercasse di farlo sbagliare o di distrarlo di
proposito per esasperarlo.
Da quando gli aveva imposto
il sigillo, Graves non aveva più fatto niente del genere, e la
sua presenza era diventata un'abitudine.
Fu mentre preparava un
compito di pozioni che ebbero di nuovo qualche attrito.
Serviva del pungiglione di
scorpione.
Lo scorpione gli aveva
improvvisamente ricordato qualcosa, uno squarcio da una vita passata.
Credence aveva già
visto degli scorpioni. A New York. Spiccavano su un colletto bianco,
scuri ma lucenti.
Aveva alzato la testa dal
libro di scatto, ma no: sul colletto di Percival Graves non c'era
nessuno scorpione.
-Qualche problema, signor
Barebone?-
Lui esitò. Era sicuro
che non sarebbe stata una mossa saggia sollevare quell'argomento, per
cui cercò di minimizzare con un "Oh, no, niente di
importante".
-Sarò io a giudicare
se era importante oppure no-
-Ma davvero, non era...-
-Signor Barebone, non mi
costringa ad usare la Legilimanzia-
Credence avrebbe preferito
evitare, e d'altra parte sapeva che Graves non avrebbe mollato la
presa finché non avesse avuto la risposta; tanto valeva
affrontare il problema.
-Il fatto è che ho
notato che mancano le spille-
-Come, prego?-
-Sì, insomma, gli
scorpioni. A New York, Gellert Grindelwald indossava sempre due
spille gemelle a forma di scorpione sul colletto della camicia-
Cedence notò che
Graves aveva serato la mascella ed aveva bloccato a metà il
movimento di portare una mano al collo.
Accidenti! Lo sapeva che non
sarebbe stata una buona idea ricordargli di Grindelwald!
Tornò a concentrarsi
sul libro di pozioni.
Percepiva il nervosismo
dell'altro mago e decise che era meglio lasciarlo in pace, ma
l'atmosfera era diventata insopportabile.
-Mi dispiace, signor Graves.
Non avrei voluto ricordarlo-
-Non c'è bisogno di
scuse. Ormai è passato-
Graves aveva liquidato la
questione ma Credence aveva visto perfettamente la smorfia di dolore
che gli aveva attraversato il viso, e non fu per niente sorpreso
quando quel pomeriggio l'Auror andò via prima del solito.
***
Avrebbe dovuto redigere quel
dannato rapporto settimanale.
Erano già due
settimane che non lo faceva, ed i fogli bianchi con il sigillo del
Ministero lo scrutavano minacciosi dalla scrivania della sua stanza.
'fanculo il rapporto
settimanale! Che doveva scrivere?
"Madama Presidente, mi
sento terribilmente ridicolo ad usare le tecniche di invetigazione di
un Auror di alto livello per spiare e manipolare un ragazzino che è
preoccupato unicamente di essere in ritardo con gli studi"?
Cazzo!
Fino a quel momento era
riuscito a mantenere tutto ciò che scriveva sul filo di un
rasoio, ed aveva fatto salti mortali impensabili per dare ad ogni
frase su Barebone una doppia interpretazione, sia in senso negativo
che positivo; ma adesso il gioco non funzionava più.
Lui non aveva niente di male
da dire sul ragazzo. Punto.
Ma non poteva consegnare al
Ministero un rapporto positivo.
"Perché no?"
Il pensiero fu così
improvviso che lo fece inciampare nei suoi passi durante il suo
andrivieni nella stanza.
Già, perché
no? Era tutto nelle sue mani in fondo.
Lo avevano mandato in Gran
Bretagna a osservare un caso, e allora perché non scrivere
semplicemente la verità?
Lui era diventato Auror
perché aveva degli ideali, non per diventare un burattino!
Per un attimo tutto gli fu
chiaro e Graves si fiondò alla scrivania certo di cosa fare,
ma non appena ebbe la penna tra le mani l'euforia svanì
all'istante.
Scrivere la verità? E
da quando la verità veniva accolta bene, specie dentro un
Ministero?
Avrebbe consegnato un
rapporto in cui metteva nero su bianco che il MACUSA aveva mandato in
missione un Consigliere per appurare che il mostro che aveva
terrorizzato New York era un ragazzo del tutto innocuo?
Se l'avesse fatto avrebbe
anche implicitamente accusato Seraphina Picquery di aver preso una
decisione affrettata quando aveva ordinato di eliminare l'obscuriale.
Avrebbe minato la fiducia
nel capo del loro stato, e quella era l'ultima cosa di cui la
comunità magica in America aveva bisogno.
Dannazione! Non poteva
farlo.
Posò la penna senza
curarsi di pulire le gocce di inchiostro che erano cadute a macchiare
la carta.
Sospirò pesantemente
e si massaggiò i muscoli del collo resi rigidi dalla tensione,
poi uscì per una delle sue camminate notturne e quando tornò
prese una quantità di pozione del sonno ai limiti del
sovradosaggio.
Niente di tutto quello servì
a farlo dormire meglio quella notte; fu svegliato da incubi in cui
Grindelwald aveva preso le sue sembianze e, per rendere l'illusione
davvero perfetta, allungava la mano verso il suo corpo paralizzato e
gli strappava di dosso due spille gemelle a forma di scorpione.
***
Il lavoro nella valigia era
uno dei momenti della giornata che Credence preferiva.
Era lì che si sentiva
più a suo agio, con gli animali, e poi parlare con Newt era
più facile mentre c'era qualcos'altro che impagnava
l'attenzione; ad esempio riparare le recinzioni che Betsy buttava giù
regolarmente oppure pulire il legno dai nidi di doxy che diventavano
troppo numerosi.
Quel giorno Credence aveva
una domanda da fare, qualcosa che gli era tornato in mente già
da un po' di tempo.
-Newt, posso chiederti una
cosa?-
-Certo, Credence-
-Ecco... ti ricordi quando
mi hai detto che se un uomo dice che non ha mai provato niente per un
altro uomo, di sicuro sta mentendo?-
-Sì, mi ricordo-
-Bene... io... ecco, io...-
-Volevi chiedermi se a me è
successo?-
Credence arrossì
vistosamente.
-Io... sì, volevo
sapere se ti era capitato-
Newt sorrise come ogni volta
che era perso in qualche ricordo.
-Oh, sì, mi è
capitato eccome!-
Scosse la testa mentre una
bassa risata gli scuoteva le spalle.
Anche Credence sorrise. Si
aspettava che Newt fosse molto più reticente, non addirittura
che ridesse.
Newt riprese a parlare
mentre riparava l'ennesima crepa nel legno sotto la botola.
-Vedi, mio fratello Theseus
è sempre stato un bel ragazzo, molto popolare a scuola e
circondato da amici belli e popolari. E uno di loro era... lui era...
era un sogno. Alto, bello, moro, capelli ricci, occhi neri. Si diceva
che avesse sangue gitano e che la famiglia da parte di sua madre
fosse espatriata dalla Transilvania. Le ragazze giuravano che fosse
un vampiro e volevano essere morse da lui-
Newt rise di nuovo, allora
Credence prese coraggio e gli chiese se non avesse mai fatto niente
per attirare la sua attenzione.
-Oh, no! Io ero troppo
imbranato. Ero una specie di brutto anatroccolo se confrontato con
Theseus, e non avrei mai osato tentare nessun approccio. Però
mi ricordo che una volta ad una festa lui mi ha offerto da bere. Mi
aveva visto seduto da solo e mi si era avvicinato con un bicchiere di
idromele. Ed io ero così felice!-
-E che è successo?
Almeno un bacio a stampo?-
-Hem... veramente io non ho
mai retto bene l'alcol. Sono collassato dopo tre sorsi e Theseus ha
dovuto riportarmi a casa in braccio. Che imbarazzo! Ancora me lo
ricorda quando vuole farmi pesare il fatto di essere più
piccolo di lui-
A quel punto Credence rideva
apertamente, immaginandosi un Newt molto più giovane e sbronzo
portato in spalla da un Theseus abbastanza esasperato.
-E lui che fine ha fatto? Lo
hai più rivisto?-
-No. Poi si è
diplomato e poi, ancora peggio, si è sposato-
-Newt! Lo dirò a
Tina-
-Ma no! Non per il matrimnio
in sé! È stato un vero peccato perchè ha perso
la testa per la persona sbagliata. Che strana la sorte. Lui che non
si era mai innamorato di nessuna, alla fine è caduto ai piedi
dell'unica ragazza che non era veramente innamorata di lui ma che
mirava solo ai soldi e al suo nome di famiglia-
-E lei come si chiamava?
Quella che te lo ha portato via-
Allora lo sguardo di Newt si
adombrò.
-Leta Lastrange-
Quel nome non gli era nuovo.
Ma certo!
" Più vuoi bene
ad una persona e più fa male quando ti tradisce" "La
mia si chiamava Leta Lastrange"
Gli dispiaceva aver
risvegliato un brutto ricordo.
-E lui invece? Come si
chiamava il tuo beau?- gli chiese per sviare il discorso.
-Credence!-
Staolta Newt era arrossito
ed era scoppiato a ridere come uno scolaretto.
-Dai, dimmelo! Prometto che
non lo dico a Tina-
-E va bene... si chiamava
Costantin. Ti sembrerà strano ma non ricordo più il suo
cognome-
-Mi accontenterò del
nome-
Quella chiacchierata li
aveva messi di buon umore. Credence sperava di potersi godere più
momenti come quello possibile nei mesi che lo separavano dal
processo.
***
Quella mattina Graves decise
che non sarebbe andato dagli Scamander.
Al diavolo, non c'era
bisogno che andasse tutti i giorni ormai!
Si sarebbe dato malato; non
era lontano dalla realtà, visto che il sonno arretrato, la sua
stanchezza generale e la dose eccessiva di pozione lo avevano
mantenuto a letto incosciente ben oltre il suo orario abituale.
Si concesse una lunga
mattinata di pausa, tra un bagno caldo ed una tazza di thé.
Mentre era nella vasca
riusciva a rilassarsi. Le preoccupazioni venivano sciolte dal vapore
caldo assieme ai suoi muscoli contratti e lui trovava almeno una
mezz'ora di benedetta pace.
Dopo il bagno ed il primo
pranzo normale in una settimana si sentiva meglio, tanto da decidere
di andare comunque a vedere il ragazzo anche se erano le cinque di
pomeriggio.
Sicuramente non si
aspettavano più che venisse, infatti Scamander gli aprì
la porta con un'aria molto perplessa.
Quando gli chiese dove fosse
Credence, la risposta avrebbe potuto sorprenderlo.
Era a studiare.
Nel giardino sul retro.
Quando lo raggiunse lo trovò
chino su un libro di astronomia e che cercava di seguire le
istruzioni per calibrare un astrolabio.
-Sta preparando un esame?-
Lui sobbalzò perché
era completamente assorbito dalla lettura, ma si rilassò
immediatamente.
-Devo fare un compito di
astronomia da consegnare questo lunedì-
-Non è un po' presto?
Oggi è solo mercoledì-
-Lo so, ma le previsioni
portano cielo coperto per il fine settimana, ed io vorrei consegnare
in tempo. Possiamo scegliere noi il giorno in cui fare le
osservazioni proprio per questo-
-Capisco. Cosa dovrebbe
fare?-
-Una mappa stellare.
Annotare giorno ed ora e fare una mappa dei corpi celesti più
luminosi, e se possibile individuare le costellazioni-
Sul tavolo c'erano sparse
mappe del cielo e libri aperti. I libri erano di seconda mano,
probabilmente di Scamander, dato che lui aveva studiato ad Hogwarst.
Il cielo sopra di loro era
ancora color turchese, ma stava rapidamente scurendo per lasciare
spazio al manto della notte.
Graves si sorprese per la
sensazione di pace che si stava lentamente insinuando dentro di lui.
Si sedette sulla panca di
legno addossata al muro e, per una volta, fece in modo di non essere
una presenza pesante.
Osservava i movimenti
precisi di Barebone, la sua concentrazione, il modo in cui manteneva
la presa salda sulla bacchetta mentre faceva qualche semplice
incantesimo per spostare qualcosa che era fuori dalla sua portata.
Osservò il modo in
cui aggrottava le sopracciglia quando incontrava una difficoltà,
come si fermava a pensarci su e come il suo viso si illuminava quando
arrivava alla soluzione.
Dovette distogliere lo
sguardo.
Cosa avrebbe potuto
diventare quel ragazzo se avesse potuto crescere?
-Accidenti, credevo che il
bel tempo sarebbe durato di più-
Si lamentò Credence.
Graves guardò in alto
ed in effetti il ragazzo aveva ragione: la leggera foschia si stava
rapidamente addensando in bioccoli di nuvole sparsi che
compromettevano la visuale.
Improvvisamente a Graves
importava un po' troppo del suo compito di astronomia.
Dannazione, non avrebbe
dovuto farlo! Che senso aveva aiutarlo a fare i compiti quando aveva
firmato la sua condanna a morte?
Eppure sentiva che non
avrebbe avuto pace finché non avesse fatto qualcosa per quel
ragazzo.
Si alzò dalla panca e
gli si avvicinò.
-C'è un incantesimo
che permette di vedere attraverso le cose. Vuoi che te lo insegni?-
-In questo momento mi
sarebbe molto utile, signor Graves-
-Bene. Non è molto
difficile. La formula è "perlucidum". Devi fare un
cerchio con la bacchetta, pronunciare la formula, ed all'interno di
quel cerchio la superficie del primo ostacolo diventerà
trasparente-
-Ma è tutto il cielo.
Come posso fare?-
-Fallo in alto, come se
stessi creando una finestra, e poi cerca di muoverla oppure rifallo
in un'altra direzione-
"Certo! Dagli pure
consigli come se ti importasse del suo futuro, viscido ipocrita!"
Si insultò
mentalmente. Accidenti! Non avrebbe dovuto permettergli di
avvicinarsi tanto.
No, non avrebbe dovuto
permettere a sé stesso di lasciarlo avvicinare.
Credence fece esattamente
quello che lui gli aveva detto: sollevò la bacchetta sopra la
testa e descrisse un ampio cerchio, poi pronuciò "Perlucidum".
Per essere la prima volta
che faceva quell'incantesimo non gli era riuscito tanto male.
Le nuvole all'interno si
vedevano ancora, ma erano abbastanza trasparenti da lasciar scorgere
almeno le stelle più brillanti.
Lo vide sorridere come ogni
volta che riusciva a fare qualcosa di nuovo con la magia, e allora
Graves provò un orribile misto di orgoglio, vergogna e dolore.
No, basta! Adesso basta,
doveva riprendere in mano quella situazione, e doveva farlo subito.
Non doveva permettere al
ragazzo di affezionarsi a lui e meno ancora doveva permettere a sé
stesso di affezionarsi alla persona che doveva accompagnare nella
camera delle esecuzioni.
Credence era ancora con il
viso rivolto in alto, ed era felice, ed era già condannato.
Non si accorse che Graves
gli puntava la bacchetta contro né che mormorava "stupeficium"
.
Lo schiantesimo non era
stato troppo forte ma ugualmente lo colpì in pieno e senza
difese, facendolo sbattere malamente a terra.
Graves rimase immobile e con
la bacchetta spianata in modo che capisse senza ombra di dubbio che
era stato lui.
Credence si alzò
malfermo e stordito. Non aveva nemmeno capito cosa gli fosse
successo, e cominciò a realizzare solo quando lo ebbe guardato
un paio di secondi.
-Lei? Mei mi ha...?-
La mancanza di risposta fu
sufficientemente chiara.
Graves si aspettava che
Credence raccogliesse la bacchetta, che gli si scagliasse addosso in
qualunque modo per farla finita una volta per tutte, ed invece il
ragazzo era solo ferito.
Boccheggiava senza trovare
le parole e con la mano destra stringeva il gomito sinistro su cui
era caduto.
Doveva fargli molto male.
Alla fine esplose, ma non
come Graves si aspettava.
-Perché?!-
"Non posso spiegartelo,
ragazzo"
-Perché mi ha fatto
questo? Io... io davvero non la capisco! Abbiamo fatto un patto, io
non ho mai creato problemi, e allora... perché?!-
Sembrava che stesse per
mettersi a piangere.
Non sarebbe stata la prima
volta e Graves credeva che sarebbe riuscito a sopportarlo.
-Perché continuate a
farmi una colpa perché sono sopravvissuto?!-
Esplose infine, prima di
scappare dentro casa e lasciarlo solo.
No, quello non poteva
sopportarlo.
Credence era scappato via
non solo offeso, ma disgustato da lui.
Era l'esatta misura di
quanto Percival Graves, consigliere del MACUSA e Direttore della
Sicurezza Magica, fosse caduto in basso.
E poi...
"Perché
continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"
Non fece niente per fermare
il ragazzo perché era troppo sconvolto dal rumore di schianto
che aveva appena sentito dentro di sé.
___________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Bentornati a tutti!
Questo capitolo è
strettamente legato a quello che seguirà.
L'ho spezzato per non fare
un unico capitolo troppo lungo.
Devo fare una precisazione
che ho dimenticato fino ad ora: Credence non ha più l'aspetto
con cui l'abbiamo visto in "Animali Fantastici".
Io lo immagino come nel film
"E ora parliamo di Kevin"
Lady Shamain
|
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Capitolo 10 *** A doppio taglio ***
Capitolo
9
A
doppio taglio
***
Credence scappò
sentro casa senza guardarsi alle spalle.
Quello era veramente troppo!
E lui che ogni volta ci cascava e si fidava! Era uno stupido!
Non c'entrava nulla
Grindelwald: adesso Credence aveva la certezza che Percival Graves
fosse irrimediabilmente un bastardo.
Aveva intenzione di
chiudersi in camera sua a fare i conti da solo con la sua delusione,
ma aveva appena imboccato il corridoio che quasi sbattè
addosso a Tina.
No! Ebbe il riflesso di
stringerla perché non cadesse. Non se lo sarebbe mai
perdonato.
-Credence, che succede?-
Avrebbe voluto rispondere
che non era niente, che non doveva preoccuparsi, ma non poteva.
Tutto era veramente troppo
da sopportare.
-Tina... mamma... io non ce
la faccio più!-
E scoppiò in lacrime
stretto contro di lei.
***
"Perché
continuate a farmi un colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"
Cazzo, quello era il karma.
Era una fottutissima legge del contrappasso che lo perseguitava!
Graves era di nuovo scappato
da casa Scamander, stavolta senza arrischiarsi ad usare la
smaterializzazione per un tratto troppo lungo.
Era certo che si sarebbe
Spaccato perché era troppo sconvolto.
"Perché
continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"
Si era smaterializzato solo
pochi metri più in là, in strada, e già si
sentiva frastornato.
Non poteva respirare.
"Perché
continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"
Corse verso l'unico posto in
cui poteva sperare di essere al sicuro.
La sua stanza.
Fortunatamente non incontrò
nessuno né sulla strada né nella sala al piano terra
della pensione, e poté chiudersi nella stanza a doppia
mandata.
Desiderava solo nascondersi
da tutto il mondo perché nessuno lo vedesse.
Preferiva seppellirsi nella
sua angoscia piuttosto che avere un solo testimone quando si fosse
spezzato.
Ebbe la lucidità
necessaria per fare un incantesimo che bloccasse la porta ed uno che
insonorizzasse l'ambiente, ma già quando tentò di
accendere il fuoco nel caminetto il suo Incendio prese la forma di
una bolla incandescente che annerì l'intera parete della
stanza.
Tremava tanto forte da non
riuscire a controllare neanche un incantesimo semplice come quello.
Si strappò di dosso
il cappotto, la cravatta ed il gilet ma niente lo aiutò a
respirare più liberamente.
C'era qualcosa di nero,
qualcosa di denso e vischioso come la pece, e lui se lo sentiva
dentro i polmoni.
"Perché
continuate a farmi una colpa del fatto che sono sopravvissuto?!"
Inghiottiva l'aria in ampie
boccate ma sembrava che tutto il suo torace fosse già occupato
da quella massa soffocante, e allora fece l'unica cosa che poteva
fare; una cosa che, si rese conto, aveva bisogno di fare da mesi e
mesi.
Lasciò andare un urlo
di pura disperazione, e poi un altro, finché non ebbe buttato
fuori un po' dello schifo che si portava dentro da troppo tempo.
Poi, dopo che ebbe sputato
fuori la rabbia, venne il dolore.
Una sofferenza atroce che
mai avrebbe creduto di poter provare, una cosa orrenda che scorticava
il suo cuore non più protetto dalla solita corazza.
Non si era accorto di essere
caduto in ginocchio sul tappeto, e quando se ne rese conto non gli
importava.
Rimase rannichiato a terra
con le spalle contro la sponda del letto, stringendosi le braccia
attorno al corpo per trovare un minimo di conforto mentre
singhiozzava.
Non voleva piangere, davvero
non voleva, eppure non riusciva a fermarsi; aveva l'impressione che
avrebbe smesso solo quando gli si fossero spaccate le costole.
***
Newton aveva avuto
all'improvviso una bruttissima sensazione, qualcosa che lo aveva
indotto a lasciare il suo raro esemplare di augurey e che lo aveva
fatto schizzare immediatamente fuori dalla valigia.
Era successo qualcosa.
Forse a forza di stare a
contatto con gli animali aveva sviluppato anche lui un sesto senso, e
quel sesto senso gli diceva che c'era bisogno di lui.
Appena fuori dal ripostiglio
gli sembrò di sentire un rumore di singhiozzi soffocati, e
allora corse giù per le scale.
Una volta a piano terra vide
che il suo presentimento era fondato: Credence piangeva e Tina lo
stava stringendo ed accarezzando ma non riusciva a calmarlo.
-Tina, Credece, che
succede?-
Il ragazzo tentò di
alzare la testa per spiegare ma gli uscì solo un nuovo impeto
di singhiozzi.
-Oh, su, su... andiamo a
sederci, va bene?-
In due riuscirono a portarlo
in cucina e farlo sedere su una sedia, ma non riuscirono a fargli
dire niente se non che era stanco e non ce la faceva più a
sopportare.
Tina non lo aveva lasciato
un momento, e dall'altro lato anche Newt gli posò le mani
sulle spalle.
Il magizoologo si morse le
labbra preoccupato.
Non gli piaceva che Credence
non parlasse con loro, perché sapeva che qualunque fosse il
problema non avrebbe fatto altro che peggiorare; un sentimento
represso non era un obscurus, ma il principio era lo stesso, e poteva
fare altrettanto male.
Credence non riusciva a
spiegarsi ma si aggrappava a loro, e tutto quello che potettero fare
fu confortarlo con la loro presenza.
Era frustrante. Era come
essere tornati ai tempi in cui Credence era un brandello d'ombra la
cui vita era appesa ad un filo.
Rimasero entrambi a dargli
l'unica forma di aiuto che Credence chiedeva, e poi, finalmente, i
singhiozzi si spensero in un respiro affannoso.
-Credence. È colpa di
Graves, non è vero?-
Il ragazzo annuì, e
poi fece una cosa che né Newt né Tina si aspettavano.
Si slacciò il polsino
della camicia per sollevare la manica fin sopra il gomito, e sulla
pelle chiara all'interno dell'avambraccio spiccava una specie di
tatuaggio con lo stemma del MACUSA.
-Cos'è questo? Te lo
ha fatto Graves?-
Gli chiese Tina.
Lui annuì, e poi
cominciò a raccontare una storia che loro non avrebbero mai
voluto sentire.
Credence si era consegnato.
Aveva permesso a Graves di
imporgli un sigillo che gli permettesse di controllarlo per i
prossimi mesi, finché non avesse potuto riportarlo negli Stati
Uniti.
-Adesso basta!-
Esplose Tina.
Stringeva il braccio di
Credence e continuava a strofinare il marchio come se sperasse di
cancellarlo.
Tremava di rabbia e di
sdegno, e sul viso le erano comprase delle chiazze rosse.
Newt cercò di
calmarla, perché nel suo stato un simile sbalzo d'umore poteva
avere brutte conseguenze, ma lei non voleva sentire ragioni.
-No! Non posso tollerarlo
più!-
Newt dovette afferrarla per
il polso per impedirle di afferrare la bacchetta e smaterializzarsi
direttamente da Graves per affatturarlo.
-Tina, non puoi!-
-Non posso? NON POSSO? Ti
faccio vedere io se posso! Lasciami andare!-
-Tina, non possiamo fare
niente! Vuoi peggiorare la situazione?-
-Non mi importa! Lui...-
-Tina...-
-LUI HA MACHIATO MIO FIGLIO
COME UNA BESTIA DA MACELLO!!!-
Newt non l'aveva mai vista
così sconvolta né l'aveva mai sentita gridare così.
E peggio ancora non sapeva
che fare per calmarla.
Non voleva farle male, ma
doveva considerare seriamente la possibilità di un
incantesimo, prima che facesse qualcosa di pericoloso.
Per fortuna c'era anche
Credence.
Lui si alzò dal
tavolo e la abbracciò da dietro.
-Mamma, ti prego, fermati-
Ottenne l'effetto sperato
solo in parte: Tina smise di urlare e dimenarsi come un drago
inferocito, però poi ebbe la reazione opposta, cioè
crollare a peso morto tra le sue braccia piangendo.
Newt intanto lavorava
freneticamente con ogni idea che gli veniva.
Dovevano portare via
Credence. Ma adesso aveva un marchio. Benedetto ragazzo, ma che gli
era saltato in mente?
Accompagnò Tina su
una sedia e poi si sedette accanto a lei, contiuando a tenerle la
mano.
-Credence, voglio che ti
sieda anche tu e che parli con noi adesso, va bene?-
Il ragazzo annuì e si
sedette allo stesso tavolo, ma distante da loro.
-Perché lo hai
fatto?-
-Perché volevo
proteggervi. Voi siete stati buoni con me, ma... ma ora... io non
sono vostro figlio!-
Tina stava per scattare in
piedi ma Newt la trattenne.
Toccava a lui.
Fu lui ad alzarsi e ad
andare da Credence, che cercava di farsi più piccolo che
poteva sulla sedia.
Accidenti! Era più
diffidente di un pulcino di occamy!
Newt sapeva di dover essere
estremamente cauto.
-Credence, noi ti abbiamo
visto crescere. Ti abbiamo tenuto in vita a qualsiasi costo perché
sapevamo che quello che avevi passato non era giusto. Noi ti vogliamo
bene. Non hai scelto solo tu che fossimo i tuoi genitori, lo abbiamo
scelto anche noi-
Finalmente Credence si
lasciò toccare. Tremava ancora mentre Newt lo accarezzava, ma
non fece niente per scostarsi.
-Se lasciassimo che Graves
ti portasse via per poter vivere una vita tranquilla saremmo non solo
dei pessimi genitori, ma soprattutto delle pessime persone, capisci?
Potrai anche non chiamarci più mamma e papà quando non
ne sentirai più il bisogno, ma questo non toglie che noi ti
amiamo e che ti proteggeremo sempre. Quindi, per favore, non pensare
mai più di essere un peso da cui devi liberarci-
Il ragazzo annuì.
Bè, non era andata
poi così male in fondo.
Tina si alzò e li
raggiunse per abbracciare entrambi. Posò un bacio sulla testa
di Credence e rimase a stringerlo con il mento posato sulla sua
testa, stavolta senza che lui cercasse di liberarsi dalla presa.
-Credence, lo sappiamo che
ci vuoi bene e che saresti disposto a tutto per proteggerci. Lo
sappiamo, tesoro, e siamo fieri di te. Ma devi capire che anche noi
ti amiamo, e che non potremmo mai essere felici se tu... se tu...-
Dovette premersi una mano
sulla bocca per non ricominciare a piangere.
-Va bene, basta così.
Adesso che abbiamo chiarito questo punto, occupiamoci di possibili
soluzioni al problema-
Sia Credence che Tina lo
guardarono sorpresi. A dire la verità quello più
sorpreso era lui stesso, perché non credeva che sarebbe mai
riuscito a prendere in mano una situazione.
Credence scosse la testa
rassegnato.
-Non ci sono soluzioni. Ho
un marchio-
-E noi abbiamo otto mesi di
tempo per studiare cosa fare. Magari Tina che è un'Auror
troverà un modo per aggirare questa cosa. Fidati, tenteremo
tutto. E nel frattempo tu guardati da Graves, per favore. Non farti
convincere a fare nulla. Se insiste a portarti via prima, tu
appellati al fatto che ti ha fatto una promessa, che Tina ha bisogno
di te, che vuoi vedere tuo fratello, insomma, qualunque cosa, ma non
farti convincere-
-Su questo puoi stare
tranquillo, papà. Non credo che mi fiderò mai più
di lui-
Credence raccontò
quello che era successo prima in giardino, provocando una nuova
ondata di indignazione in Tina ed altra confusione in Newt.
-Ma perché lo avrebbe
fatto? Non ha alcun senso... insomma, insegnarti un incantesimo e poi
schiantarti... non capisco-
-Io capisco che sarà
molto difficile non affatturarlo appena lo rivedrò-
Sbottò invece Tina.
-Per favore, mamma, non lo
fare!-
Tina lo abbracciò di
nuovo con tutta la tenerezza di cui era capace.
-Oh, non preoccuparti,
tesoro... farò in modo di non incontrarlo, così saremo
tutti al sicuro. Anche se in effetti potrei fingere di perdere il
controllo della magia a causa degli ormoni della gravidanza-
Newt non poté evitare
di ridere.
Sua moglie aveva uno spirito
davvero incredibile, e lui sperava che il loro bambino ereditasse
quella forza.
***
Quando Graves riuscì
a riprendere un minimo di controllo era già notte inoltrata.
Doveva aver gridato e pianto
per ore.
Si sentiva prosciugato da
ogni energia, con la gola che gli bruciava all'inverosimile, i
polmini come pieni di schegge di vetro e le gambe anchilosate per
quanto a lungo era stato inginocchiato sul pavimento; la testa gli
pulsava dolorosamente ed ogni botto gli faceva vedere scintille rosse
dietro le palpebre chiuse.
Le volte in cui era stato
così male si potevano contare sulle dita di una mano, e lui le
ricordava tutte con più precisione di quanto avrebbe voluto.
Si alzò barcollando
per raggiungere il bagno e buttarsi dell'acqua fredda sulla faccia.
Lo sguardo che gettò
di sfuggita allo specchio non lo aiutò, perché gli
restituiva l'immagine di un uomo distrutto.
Si asciugò in fretta
e tornò in stanza con le guance che gli bruciavano per il
freddo, ma almeno aveva i pensieri più chiari.
Si sedette alla scrivania a
mettere giù sul suo tacquino tutto quel caos prima che
diventasse di nuovo troppo da gestire.
Punto primo, aveva capito di
aver mancato di rispetto a sé stesso per tre mesi. Tre.
Fottuti. Mesi.
Punto secondo, aveva capito
che non ce l'avrebbe mai fatta a consegnare Credence Barebone alla
giustizia del MACUSA sapendo cosa gli avrebbero fatto.
Punto terzo (ed era quello
che lo aveva fatto urlare fino a graffiarsi la gola) aveva capito che
anche se avesse violentato il suo istinto e avesse consegnato il
ragazzo, non avrebbe comunque riavuto nulla di ciò che aveva
perso.
Quello che aveva detto il
ragazzo "Perché continuate a farmi una colpa del fatto
che sono sopravvissuto?!" gli si era conficcato dentro e l'aveva
portato all'esasperazione perché avrebbe potuto essere una
cosa detta da lui.
Per il MACUSA sarebbe stato
molto più comodo se Percival Graves fosse morto.
Un martire caduto mentre
compie il suo dovere è sempre una buona cosa per lo stato, ma
lui era sopravvissuto, ed era la prova dello smacco più grave
che il Ministero della Magia avesse mai subito.
Da morto sarebbe stato un
eroe, da vivo era un imbarazzo ambulante.
Premette la punta della
stlografica tanto forte da fare schizzare l'inchiostro.
Lui lo sapeva che era così,
ma si era rifiutato di ammetterlo con sé stesso finché
quel ragazzo non gli aveva sbattuto in faccia quanto era stato
meschino.
Non si era reso conto del
dolore che provava prima di averlo inferto deliberatamente ad
un'altra persona; prima di aver visto nel dolore di Barebone un
riflesso del suo.
Era ovvio che ogni volta che
feriva il ragazzo gli sembrava che la cosa si ritorcesse contro di
lui.
Se ripensava a cosa aveva
fatto gli veniva voglia di rimettersi a gridare.
Tre mesi di tormento
quotidiano, poi lo aveva torturato inutilmente ed infine, pur di non
ammettere che stava sbagliando, gli aveva inferto anche il dolore di
un tradimento.
Nessuna meraviglia che la
sua corda di cuore di drago lo stesse massacrando.
E c'era un quarto punto:
anche se lui, consegnando Barebone, avesse potuto riavere la sua vita
di prima, non sarebbe stato giusto.
Non c'era scusa che tenesse:
né la dignità né il senso del dovere potevano
giustificare il sacrificio di un ragazzo che aveva ancora tutta la
vita davanti a sé.
Non se lo sarebbe mai
perdonato.
In ogni caso, comunque
andassero le cose, quello era il suo ultimo atto ufficiale; era un'
ultima scintilla di potere tra le sue mani e lui aveva un'unica
possibilità di utilizzarla.
Il come dipendeva solo da
una sua scelta.
Poteva piegarsi alla ragione
di stato come aveva fatto altre volte e condannare il ragazzo, oppure
poteva compiere uno scatto di orgoglio ed usare il suo potere come
voleva lui.
Magari per fare la cosa
giusta.
Chiuse gli occhi. Gli
costava, eccome se gli costava.
Sarebbe stata la fine di
Percival Graves, sarebbe finito nell'oblio e con la nomina di "quello
che si è fatto fregare da Grindelwald".
Sapeva cosa sarebbe
successo.
Nella migliore delle ipotesi
la sua missione sarebbe stata insabbiata per evitare un ulteriore
scandalo; nella peggiore lui sarebbe stato chiamato a fare rapporto,
e ne sarebbe uscito come l'Auror che era stato talmente sconvolto da
Grindelwald da non riuscire a riportare in patria un ragazzo che non
aveva nemmeno un'istruzione magica.
Avrebbe fatto la figura
peggiore della sua carriera, altro che uscirne con dignità!
Eppure era tutto lì:
due piatti della bilancia con due pesi.
Valeva di più la
dignità agli occhi del mondo o la dignità di fare la
cosa giusta?
Graves sospirò
pesantemente.
Era inutile continuare a
torturarsi dato che sapeva già cosa voleva fare, e comunque
era chiaro che la vita di un ragazzo innocente valeva più
della sua già rovinata.
Non avrebbe fatto a Credence
quello che stavano facendo a lui.
Mise da parte il suo blocco
personale, prese la cartella con i fogli del ministero, e cominciò
a scrivere per terminare prima possibile l'ultimo rapporto della sua
carriera.
__________________________________________________________________________________________________________________________
Nel
Cerchio della Strega
Benritrovati!
Questo capitolo è
corto perché mi sembrava molto pesante.
È un distillato di
angst si da parte di Graves che di Credence (per non parlare di Newt
e Tina).
Il fatto che Newt lavori con
un augurey è un chiaro riferimento ad "Harry Potter e la
maledizione dell'erede".
Non mi importa di tutte le
critiche, a me l'ottavo capitolo è piaciuto.
Non è il nobel della
letteratura e non è nemmeno un classico Potter, però
non è nemmeno lo schifo che si dice in giro.
Tornando a questa storia,
questo è uno degli ultimi capitoli, e vi lascio con Graves
sull'orlo di una crisi di nervi.
Lady Shamain
|
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Capitolo 11 *** Rapporto completo ***
Capitolo
10
Rapporto
completo
***
Erano ben tre giorni che
Graves non si faceva vedere, con grande gioia di Tina e sollievo di
Credence.
La strega si era arrabbiata
tanto che per due giorni la sua nausea era peggiorata ed aveva avuto
vertigini che l'avevano costretta a letto, ma appena passata la fase
peggiore Tina si era subito messa in azione.
Aveva chiamato Credence
nella sua stanza, spedito Newt in salotto a fare da palo in caso
fosse arrivato Graves, e poi aveva bloccato la porta dall'interno per
cominciare a lavorare.
-Bene, Credence, adesso devi
dirmi esattamente cosa è successo. Che formula ha usato Graves
per farti questo marchio?-
-Non lo so. Non ha
pronunciato nessuna formula-
-Nessuna? Strano... e allora
com'è andata?-
Credence le raccontò
di nuovo di come avevano contrattato i termini dell'accordo, poi le
disse che aveva premuto la bacchetta molto forte sulla pelle e che
aveva fatto malissimo.
-Ti ha fatto male? Ma non ha
senso... l'Incanto Inventum lascia una traccia magica ma non provoca
alcun dolore. Al messimo provoca un formicolio, ma non dolore-
-Ma è così,
mamma. Ti giuro, credevo che mi stesse marchiando con un ferro
rovente-
Tina strinse le labbra. Era
meglio che non incontrasse il signor Graves, altrimenti non avrebbe
risposto delle sue azioni.
E oltretutto le stava
venendo un brutto sospetto.
-Credence, secondo me Graves
ti ha imbrogliato più di quanto credessimo. Fammi controllare
una cosa... voglio vedere che incantesimi sono stati utilizzati-
Gli sfiorò
delicatamente il braccio con la punta della bachetta e mormorò
"incantationem ostendo"; nella stanza si sentì la
voce di Percival Graves che diceva "imago".
-Solo un'immagine? Non ha
usato un vero Incanto Inventum allora. Ma il dolore... ora vediamo-
Ripeté la formula per
rivelare gli incantesimi e stavolta la voce incorporea di Graves
disse "urtica".
Tina sgranò gli
occhi.
-Che cosa?! Una fattura
urticante?! Ti ha fatto una fattura urticante!-
Era furiosa. Non c'era alcun
motivo di fare a Credence una fattura urticante, a meno che Graves
non volesse deliberatamente farlo soffrire.
-Mamma, che significa?-
-Significa che quel verme
schifoso ti ha fatto male per niente. Non hai nessun sigillo addosso,
Credence!-
Da un lato era un'ottima
notizia, soprattutto finché Graves non sapeva che loro
sapevano, ma dall'altro lato... Perché diavolo quel troll
aveva fatto una fattura urticante a suo figlio?!
-Credence, vai a chiamare
Newt. Dobbiamo parlare. E spero vivamente che Graves non si faccia
vedere!-
Quando furono tutti e tre
assieme, chiusi nella stanza di Credence come cospiratori, Tina fece
qualche altra prova per scoprire se magari l'Incanto Inventus era
stato occultato, ma niente, non c'era alcuna traccia.
L'incantesimo di
localizzazione non c'era, fine.
Allora fu Newt a prendere di
nuovo l'iniziativa.
-Bene, se Graves non sa che
noi lo sappiamo abbiamo un certo vantaggio. Lui è convinto di
aver bloccato Credence, e noi non faremo niente per fargli pensare il
contrario. Se Credence non ha alcuna Traccia adosso vuol dire che
posso portarlo via-
Credence sussultò a
quelle parole.
-No, non possiamo andare!
Lasciamo Tina sola? Ed il bambino? Newt, tu non puoi non veder
nascere tuo figlio!-
-Calma, ragazzo, calma...
non ho detto che andremo via subito. Ecco cosa faremo. Allora... io
viaggio molto, quindi Graves non si stupirà della mia assenza.
Dammi il tempo di preparare un rifugio sicuro, e poi, dopo che il
bambino sarà nato, io e te ce ne andremo lì. Tina
resterà con Queenie-
-Ma tu devi stare con tuo
figlio!-
-Appunto. Starò con
te-
Quello troncò
qualsiasi discussione.
***
Era l'ultima volta che
metteva piede in quella casa.
In realtà la
penultima, ma Graves ormai si era liberato del peso più grosso
ed era quasi di buon umore mentre percorreva il viale di ciliegi in
fiore.
I petali cominciavano a
cadere ed ogni tanto Graves si trovava a camminare letteralmente in
una nuvola, per questo aveva fatto un incantesimo repellente sul
cappotto.
Sarebbe stato poco dignitoso
andare in giro coperto di delicati petali rosa.
Sotto il braccio teneva
stretta la cartella di cuoio con il rapporto completo, quello che
aveva redatto in soli tre giorni e senza quasi dormire tranne
l'ultima notte, quando aveva finalmente apposto la sua firma a
sigillare per sempre quella follia.
Venne ad aprire il ragazzo,
che come era prevedibile era offeso con lui.
"Oh, non fare quella
faccia. Tra poco saremo liberi tutti e due"
-Sei solo in casa?-
-No. Ci sono anche miei
genitori-
A Graves non sfuggì
che aveva calcato le parole "i miei genitori" ma lo ignorò.
-Bene. Ho bisogno di parlare
con voi tre tutti insieme. Vai a chiamarli-
-Devo aspettarmi qualche
altra scenata? Perché la avverto che non metterò in
pericolo Tina e mio fratello-
-Signor Barebone, posso
assicurarle che per quanto lei abbia di me una brutta opinione, non
metterei in pericolo una donna incinta. Su questo non transiggo.
Avanti, vada a chiamarli così ci toglieremo tutti quanti da
questo impiccio prima possibile-
Stavolta il ragazzo non fece
altre storie. Lo guardò a lungo come per valutarlo, ma poi
uscì dal salotto.
Graves aspettò in
piedi. Non aveva nessuna voglia di sedersi senza invito e di sentirsi
un incomodo più del solito.
Quando tornarono tutti e
tre, Graves ebbe l'impressione che volessero dargli del filo da
torcere.
Non c'era da stupirsi: il
ragazzo doveva aver raccontato loro quello che gli aveva fatto la
sera del compito di astronomia.
Graves ebbe all'improvviso
un'insana voglia di ridere.
Eccoli lì: un mago
svampito che si circondava di creature strambe, una strega incinta
con la sindrome della leonessa ed un ragazzino emotivamente
instabile.
Ed avevano battuto un
consigliere del Ministero della Magia.
-Ci sediamo da persone
civili?-
Ebbe l'impressione che Tina
stesse per rispondere male ma vide Newt toccarle il braccio.
Visto che quei tre non si
decidevano, Graves fece il primo passo, per quanto non gli piacesse
rafforzare l'idea che avevano di lui come di un prepotente abituato a
dettare legge.
Poco male. Aveva fretta di
concludere.
Posò la cartella sul
tavolino al centro e la spinse verso di loro.
-Questo è il rapporto
completo sulla mia valutazione. È in doppia copia, e mi
servono le vostre firme su entrambe le copie. A scanso di equivoci,
sappiate che è incantato in modo che neanche una parola possa
essere cambiata se non da me, e a vostra garanzia ci sono incantesimi
che non permetteranno ulteriori modifiche dopo che avrete messo le
vostre firme. Sono sicuro che la signora Goldstein conosce la
procedura. Ve lo lascio per tre giorni, fino alla fine di questa
settimana. Leggetelo attentamente prima di firmare, e non firmate se
non siete del tutto convinti. Mi farete sapere se avete qualcosa da
contestare lunedì, quando verrò a riprenderlo. Ma vi
suggerirei per il vostro bene di non contestare nulla-
Aspettò una qualsiasi
reazione alle sue parole, qualcosa che non fosse guardarlo con
espressioni vacue o confuse o che dicevano "Ma si è
bevuto il cervello?".
Stranamente il primo a
riprendersi fu Barebone.
-Ha già il rapporto
completo? Ma il periodo di valutazione dovrebbe durare altri due
mesi-
-Ne sono perfettamente
consapevole, signor Barebone. Tuttavia ho deciso di mettere fine a
questa storia in anticipo, prima che ci porti al manicomio tutti
quanti-
I tre lo guardarono ad occhi
sgranati, e probabilmente a ragione perchè lui non si era mai
espresso in quei termini.
Di nuovo sembravano aver
perso la parola.
Si erano stretti uno
all'altro come per proteggersi a vicenda e lo scrutavano come
avrebbero fatto con un serpente a sonagli, ma non aprivano bocca.
Graves ne aveva abbastanza.
-Possiamo risparmiare un
altro po' di tempo e ve lo dirò io, visto che non sapete come
chiedermelo: sostanzialmente c'è scritto che Credence Barebone
non è pericoloso per la comunità magica né per
quella non magica, e che non ci sono gli estremi per chiedere la sua
estradizione dal Regno Unito. Questo significa ovviamente che se
dovesse entrare negli Stati Uniti verrebbe immediatamente arrestato e
processato per i suoi crimini passati, per cui le consiglio di
evitare luoghi con la bandiera a stelle e strisce. Ha capito, signor
Barebone?-
Lui annuì.
Era sconvolto, come anche
Scamander e la Goldstein.
-Quindi... quindi è
davvero finita?-
Chiese Scamander.
Stringeva la spalla del
ragazzo come se temesse che quello fosse solo un trucco per far
abbassare loro la guardia e portarlo via.
Graves si sentì
nauseato una volta di più. Merlino, che brutta prova di sé
che aveva dato!
-Sarà ufficialmente
finita quando avrete firmato il rapporto, ma anche adesso possiamo
dire che sì, è finta. Tanto per essere chiari, io ne ho
abbastanza di voi quanto voi di me. Adesso vi lascio. Non ho motivo
di trattenermi più a lungo-
Uscì in fretta prma
che potessero dire qualcos'altro, perchè qualunque cosa
sarebbe stata inopportuna ed avrebbe fatto un brutto effetto sul suo
sistema nervoso già abbastanza precario.
***
Credence, Newt e Tina erano
rimasti a fissare la cartella di cuoio per un bel po' di tempo dopo
che Graves se ne era andato.
La scrutavano sospettosi
come se temessero che potesse prendere vita ed azzannarli da un
momento all'altro.
Nessuno dei tre sapeva cosa
dire, men che meno si azzardava a fare la prima mossa per aprire quel
vaso di Pandora.
-Chissà perché
lo ha fatto?-
Chiese Newt, ma stava più
che altro pensando a voce alta.
Credence era il più
sospettoso.
-Io temo che sia un altro
trucco. Ormai mi aspetto di tutto da quell'uomo-
Alla fine fu Tina a prendere
in mano la situazione: ricorse a tutti gli incantesimi che conosceva
per accertarsi che i fogli fossero quelli veri intestati al
Ministero, che il testo non fosse camuffato in nessun modo, che ci
fossero davvero gli incantesimi che impedivano qualsiasi modifica
dopo l'apposizione delle firme dei diretti interessati e qualsiasi
altra cosa che avrebbe potuto essere un trucco.
Dopo un ora in cui aveva
fatto e rifatto tutti i possibili incantesimi, finalmente si decisero
ad aprire il volume.
La grafia di Percival Graves
era chiara come carta stampata e proprio per questo inquietante. Non
sembrava nemmeno umano.
Rimasero tutta la mattina a
leggere il rapporto ed osservarono tutti i cambiamenti.
Da che era un analisi
asettica a quando c'erano sporadiche macchie di inchiostro ed
affioravano pareri personali di Graves.
A leggere il rapporto
sembrava che avesse stima di Credence e che gli avesse fatto
un'ottima impressione.
Descriveva tutti i modi in
cui lo aveva messo alla prova e le sue reazioni, compresa la storia
del finto marchio, commentata da Tina con un "Ah! Almeno lo
ammette!"
-Qui dice che sei molto
emotivo- lesse Newt
-Emotivo!- sbottò
Tina -È lui che è fatto di granito e non ha
sentimenti!-
Continuarono fino alla fine,
commentando qualche passaggio e indicandone altri.
Credence notò che
mancava qualsiasi cenno all'incidente con l'Erumpent, e ricordare
quell'episodio imbarazzante per Graves li fece ridere tutti e tre.
Il rapporto si concludeva
con l'impressione personale che non c'era bisogno di aspettare la
conclusione del periodo stabilito per stilare un rapporto, perché
Credence Barebone era una persona che non aveva mai mostrato
comportamenti aggressivi o pericolosi nemmeno nei peggiori momenti di
pressione.
Suonava quasi come un
complimento.
-Allora è davvero
finita?-
Chiese Credence.
-Non lo so, tesoro. Spero di
sì, ma non mi fido di Graves. Crederò che sia davvero
finita quando avremo firmato davanti a lui-
-Hai ragione, Tina. Però
oggi mi è sembrato diverso dal solito. Avete visto che
occhiaie che aveva?-
-Newton Scamander, sei più
pettegolo di una zitella di paese!-
-Non sono pettegolo! Il mio
è acuto spirito di osservazione-
-Papà ha ragione-
intervenne Credence -Oggi Graves mi è sembrato... non lo so...
stanco-
Tina sbuffò seccata.
-Oh, certo, poverino! La
prossima volta gli offriamo un po' di vino elfico, una coperta calda
e ci facciamo raccontare i suoi problemi-
Tina era particolarmente
acida nei confronti di Graves, sia perché ne aveva
oggettivamente motivo sia per la gravidanza, per cui i due uomini di
casa la lasciarono in pace.
Però Credence non
riusciva a togliersi dalla mente l'impressione che gli aveva fatto
Percival Graves: non era solo stanco, gli era sembrato sofferente.
Si disse che ne avrebbe
parlato con Newt più tardi, nella valigia.
***
Capitava spesso che Newt
tornasse a casa con un nuovo animale da mettere in valigia.
Qualcuno degli ospiti andava
via, qualcun altro invece arrivava. Più spesso arrivavano.
Credence non credeva che si
sarebbe sorpreso più di nulla e invece sgranò gli occhi
per la meraviglia quando lo vide tornare con in braccio qualcosa di
piccolo (relativamente piccolo) squamoso, con ali membranose e che
emetteva versi stridenti; la punta della coda era avvolta in un
cappuccio di cuoio.
-Newt! Ma quello è un
drago!-
-Shhh... per favore, non
farti sentire da Tina!-
Scapparono entrambi in due
direzioni opposte come da accordi: Credence a distrarre Tina per non
farle notare la presenza di una creatura un po' troppo sopra le
righe, e Newt nella valigia a sistemare il nuovo ospite.
Credence scese prima
possibile a vederlo, e trovò Newt che lo aveva sistemato in un
recinto con particolari protezioni magiche per cui nessun essere
vivente poteva entrare o uscire.
-È bellissimo. Non
credevo che avrei mai visto un drago-
-No, Credence, questo non è
un drago: è una viverna-
Gli lanciò un pezzo
di carne ed il cucciolo si precipitò a prenderlo per portarlo
via nell'angolo più lontano da loro, e prima di iniziare a
mangiare li avvertì di stare lontani con un verso rauco che da
grande sarebbe stato un ruggito.
-Che cos'è?-
-Una viverna. Molto simile
al drago, discendono da un antenato rettiliano comune credo. Ma come
puoi notare la viverna ha solo due zampe, e, differenza molto più
importante, non sputa fuoco-
-Allora sono meno
pericolose-
-Venenum in caudam, ragazzo
mio. Hanno un pungiglione velenoso alla fine della coda-
-Oh! Allora per questo gli
hai messo un cappuccio-
-Ottimo spirito di
osservazione-
Credence sorrise.
-Però si comporta in
modo strano. Insomma, non gli abbiamo fatto nulla di male ma continua
a guardarci pronto ad attaccare-
-Lo so. È molto
spaventato. L'ho recuperato tutto incatenato. Aspettavano che
crescesse per mozzargli la coda, credo. Per estrarre il veleno-
-Per fortuna sei arrivato
tu. Non recupererà mai la fiducia negli esseri umani?-
-Forse. Avrà bisogno
di tempo e pazienza. Ma credo che sia meglio che continui a non
fidarsi, o potrebbe essere ricatturato facilmente-
Newt lanciò altra
carne e stavolta il cucciolo l'afferrò al volo.
-È un animale
orgoglioso e testardo, ma anche nobile- aggiunse Newt.
-E tanto spaventato da non
lasciare avvicinare nessuno. Nemmeno per aiutarlo- Concluse Credence.
-Hai ragione-
Rimasero un pò in
silenzio, e l'unico rumore vicino a loro erano i ringhi della viverna
e la carne lacerata dai suoi morsi.
-È maschio o
femmina?-
-Credo proprio che sia un
maschio perché ha la cresta sulla testa già ben
sviluppata-
-Allora possiamo chiamarlo
Percival?-
Si guardarono negli occhi
pensando esattamente la stessa cosa.
Credence temette che Newt
gli dicesse di no, invece il magizoologo gli riservò il suo
sorriso timido e gli disse che sì, andava bene.
Ma per carità di non
dirlo al signor Graves prima che avessero firmato il rapporto!
***
Lunedì. Finalmente!
Il suo ultimo lunedì di lavoro su suolo britannico!
Graves aveva fretta di
ritirare il rapporto e chiudere per sempre i rapporti con quella
famiglia di sbandati.
Fortunatamente non avevano
niente da contestare, e firmarono tutti e tre senza creare problemi.
Non gli chiesero nulla e lui
non chiese niente a loro.
Però c'era qualcosa
di strano nel modo in cui il ragazzo lo guardava.
Poco male. Tanto non si
sarebbro mai più rivisti.
Graves aveva fatto il suo
dovere, era a posto con la sua coscienza e finalmente la corda di
cuore di drago si era acquietata.
Sapeva di aver fatto la cosa
giusta, e sinceramente non gli importava poi così tanto di
cosa pensassero di quelle sbagliate che aveva fatto prima.
Si salutarono senza essere
particolarmente cordiali.
Scamander riuscì a
tendergli la mano perché non era tipo da portare rancore, la
Goldstein invece rimase ostinatamente a distanza; Credence Barebone
invece lo sorprese ancora una volta, perché per tutto il tempo
lo aveva guardato come se avesso voluto dirgli qualcosa che non
osava.
Anche lui gli strinse la
mano senza rancore.
Quando uscì dalla
loro casa portandosi via il rapporto firmato, Graves ebbe finalmente
la certezza che fosse davvero finita.
Eppure qualcosa non
quadrava. Era il suo istinto che gli diceva che restava qualcosa in
sospeso, ma non riuciva esattamente a focalizzare cosa.
***
-Papà, c'è
qualcosa che non va-
Newt lo guardò
attentamente, mettendo immediatamente da parte il suo blocco per
appunti.
-Cosa c'è, Credence?-
-Questo è il
problema. Non riesco a capirlo-
-Ah. Bene, allora cerchiamo
di fare un po' di chiarezza. Dai, siediti-
Rimasero in cucina a parlare
per più di un'ora, ma alla fine avevano qualcosa su cui
lavorare e Credence aveva i pensieri più chiari.
Miracoli di un inglese con
la testa tra le nuvole (o dentro una valigia) ed un grande cuore.
***
Mancavano tre giorni alla
partenza del transatlantico che lo avrebbe riportato negli Stati
Uniti, e Graves li stava spendendo nelle prove generali di come fosse
vivere da pensionato.
Era orribile.
Non poteva dare la colpa a
nessuno: sapeva perfetamente che quello era il suo ultimo incarico e
che comunque si fosse concluso lui avrebbe fatto quella fine.
Se lo aspettava in fondo,
anche se ci aveva messo mesi ad ammetterlo, ma quello che non si
aspettava era di trovarsi Barebone di nuovo tra i piedi.
Un pomeriggio il blocchetto
in cui teneva i biglietti da visita aveva preso ad emettere un basso
ronzio come ogni volta che qualcuno cercava di contattarlo in via
ufficiale, e lui si era aspettato di vedere sulla pagina bianca uno
dei nomi che conosceva al MACUSA.
Non credeva di vedere
apparire "Credence Barebone"
Era sorpreso ma nemmeno
troppo, per questo sorrise tra sé.
Allora non aveva sbagliato.
Il suo istinto ci aveva visto giusto quando gli aveva fatto pensare
che c'era qualcosa in sospeso tra lui e quel ragazzo.
Bé, in fondo era una
soddisfazione: il MACUSA avrebbe potuto metterlo da parte, se così
voleva la politica, ma lui era ancora sé stesso.
_________________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Bentornati!
Grazie ad
_Heautontimorumenos per aver messo la storia tra le
ricordate e a darkmoon87 per averla messa
tra le preferite.
Sono gli ultimi due capitoli
di questa storia e già a me manca. Mi ero affezionata a Graves
e alle sue crisi esistenziali.
*Spazio pubblicità
progresso * : C'è una quarta parte della serie già in
lavorazione, per chi volesse leggere un seguito della storia con uno
sviluppo decisamente slash ed una vera e propria relazione tra
Credence e Percival.
Stavolta vi lascio con una
fan art a proposito di Credence e Tina.
|
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Capitolo 12 *** Scorpioni gemelli ***
Capitolo
11
Scorpioni
gemelli
***
Graves aveva scelto per
quell'incontro un terreno neutro.
Né casa Scamander né
(ovviamente) il suo allogio.
Per trovare spazi aperti e
viali alberati non c'era bisogno di arrivare a Kensington, bastava il
parco di Crawley; anche se Graves doveva ammettere che era strano
sedersi su una panchina in un tranquillo pomeriggio di inizio aprile
con il suo "prigioniero".
-Non credevo che avresti mai
chiesto spontaneamente di rivedermi-
Dato che il suo incarico
ufficiale era terminato, Graves non vedeva ragione di dare del lei ad
un ragazzo che poteva essere suo figlio; non aveva più motivo
di mantenere a tutti i costi le distanze.
-Devo confessare che la tua
richiesta mi incuriosisce. Posso chiederti il motivo?-
-Non lo so bene nemmeno io.
Forse vorrei solo avere l'occasione di parlare con lei da uomo a
uomo. Vorrei sapere qualcosa di vero sul suo conto-
-Non sarebbe opportuno-
-Invece sì! Lei sa
tutto di me, io invece mi sono scontrato ogni giorno con una
maschera. Per favore. Ne ho abbastanza di persone con il volto di
Percival Graves che mi mentono-
Dannazione! Quel ragazzo era
pericoloso! Riusciva ad arrivare con una facilità
impressionante a cose che avrebbero dovuto restare celate.
-Cosa speri di sentire?
Potrei dirti cose che non ti piaceranno-
-Ci ho già fatto
l'abitudine, non si preoccupi. Per me sarebbe molto importante avere
la verità, per quanto possa essere brutta-
-Ci sono cose che non potrei
dirti neanche se volessi. Segreti di stato, capisci?-
-Certo, capisco. Se non
potrà rispondermi me lo dica sinceramente. Preferisco questo
che un'altra bugia. Siamo d'accordo?-
Graves soppesò
attentamente la proposta.
Da una parte non gli piaceva
perché avrebbe voluto dire scoprirsi più di quanto
facesse normalmente, ma dall'altra parte la corda di cuore di drago
insisteva sul fatto che quel ragazzo avesse una sacrosanta ragione.
Sospirò e lo guardò
negli occhi castani.
Accidenti! Stabilire un
contatto visivo era stata una pessima idea perché nei suoi
occhi c'era un bisogno di sincerità che colpì Graves
più a fondo di quanto avrebbe voluto, lo stesso bisogno di
sincerità che in fondo aveva anche lui.
-Va bene. Cosa vuoi sapere?-
Fu l'inizio della fine.
Oppure un inizio diverso da tutti quelli che Graves aveva avuto.
Credence gli fece domande su
cosa avesse pensato veramente in momenti ben precisi.
Ad esempio quando gli aveva
fatto la fattura urticante, quando gli aveva lasciato il giorno
libero per occuparsi di Tina, oppure quando lo aveva schiantato.
Graves rispose sinceramente
a tutto.
Erano cose di cui non andava
fiero, e nonostante tutto spiegarle a voce alta lo faceva sentire
meglio.
Era come scriverle. Dava
loro dei contorni definiti.
Non erano cose belle né
da dire per lui né da sentirsi dire per il ragazzo, ma
lasciarle nell'indefinito sarebbe stato peggio.
La cosa veramente strana era
che si erano feriti a vicenda in quei tre mesi, e per quanto Graves
odiasse esporsi e farsi vedere debole, provava un senso di sollievo
nello spiegarsi a Credence.
Così forse il ragazzo
lo avrebbe considerato meno un mostro di cinismo.
-E quindi, non capisco
perché lei era tanto deciso a riportarmi negli Stati Uniti-
-A te sembrerà un
motivo assurdo perché è lontanissimo dalla realtà
in cui vivi. Vedi, Scamander ti ha nascosto al Ministero e ti ha
portato fuori dal paese di nascosto per proteggerti, perché ti
voleva bene. È un sentimento nobile e Newton Scamander è
una bravissima persona, ma non è questo il punto-
-E allora qual'è?-
-I sentimenti, ragazzo. Lui
ti ha voluto bene, ma se il metro per applicare la giustizia fosse il
sentimento personale, allora nessun criminale dovrebbe essere mai
punito in nome di qualcuno che lo ama. E allora sarebbe giusto anche
l'estremo opposto, cioè lasciare che anche l'odio si
intrometta nella giustizia. Se giustificassi Scamander e la Goldstein
per aver agito per amore, dovrei giustificare allo stesso modo anche
tutti i maghi che so che hanno compiuto crimini per vendetta. Ti
rendi conto che non può funzionare così, non è
vero?-
Credence rimase in silenzio
a lungo e Graves lo lasciò in pace in modo che potesse
assimilare ciò che aveva appena sentito.
-Però lei non mi sta
riportando negli Stati Uniti-
-Evidentemente no-
-Perché? Non sta
mancando al suo dovere?-
-Il mio dovere era
accertarmi se tu fossi un pericolo o no. Non lo sei-
-Se lo fossi stato?-
-Saresti già in cella
ad aspettare il processo. O sepolto se avessi opposto resistenza. Sì,
anche a costo di dare un dolore alle persone che ti hanno voluto
bene. Perché quando c'è in gioco la sicurezza di una
città i sentimenti sono l'ultima cosa da tenere in
considerazione. So che ti sembro disumano, ma è così-
Era la pura verità.
Magari era brutta, spietata e dolorosa, ma era la verità.
Credence annuì con
aria assente, più a sé stesso che a lui.
-Una volta lei mi ha chiesto
se sapevo che lavoro mi sarebbe piaciuto fare, ricorda? Bé,
non credo che potrò mai fare l'Auror-
Graves non fu per niente
sorpreso.
-Dipenderà da te.
Dipenderà da quanto di te stesso sarai disposto a sacrificare-
-Lei ha sacrificato molto,
signor Graves?-
Qualcosa gli punse il cuore
a tradimento. Quel moccioso non voleva fare l'Auror, ma ci sarebbe
riuscito maledettamente bene.
-Io... io non...-
-Non importa. Non deve
rispondermi per forza, ricorda? Basta che non mi dica una bugia,
però-
Graves fece un respiro
profondo. Quanto aveva sacrificato per costruire una vita come la
sua? Quanto aveva perso nel momento in cui Grindelwald l'aveva rubata
e poi distrutta?
-Non è una domanda
semplice- rispose cauto -Con il mio lavoro ho sarificato tanto, ma ho
anche avuto tanto, per cui non saprei dirti se i sacrifici che ho
fatto sono stati veri sacrifici. Volevo qualcosa ed ero disposto a
dare per ottenerla. Immagino che tirando le somme non possa
lamentarmi-
Stavolta rimase lui in
silenzio a rimuginare, un dolore sordo all'altezza dello sterno come
ogni volta che pensava a Grindelwald che si impossessava della sua
vita, la distruggeva e gliela restituiva come un giocattolo rotto.
-Signor Graves? Avrà
dei problemi se non mi riporta indietro?-
Problemi? Oh, certo! Ne
avrebbe avuti una montagna, di problemi, tanti da bastagli per altre
due vite, probabilmente.
Ma non era il caso di
scaricare un macigno come quello sulle spalle di un ragazzo di
vent'anni.
-Non lo so. Oh, e va bene!
Niente bugie, giusto? Ne avrei avuti lo stesso, tu non sei l'unico né
il più importante dei miei problemi. Ma se può
consolarti, non mi interessa-
-Perché? Perché
dovrebbe rischiare qualcosa per colpa mia?-
-Perché so che sto
facendo la cosa giusta-
-Ma...-
-Non preoccuparti per me,
ragazzo. So riconocere quando vale la pena di fare un sacrificio in
più-
Lui abbassò lo
sguardo.
Sapeva essere molto serio
quando serviva, e Graves non trovava per niente spiacevole la sua
compagnia.
Ed in fondo era contento di
stare facendo quella strana chiacchierata.
-Grazie, signor Graves-
-Non devi ringraziarmi. Io
sto facendo solo il mio dovere. Te l'ho detto: se tu fossi stato un
pericolo non avrei esitato ad eliminarti personalmente, ma dato che
so che non lo sei, è mio dovere impiegare lo stesso impegno
per proteggerti-
Anche se stavano in silenzio
lui non provava il desiderio di andarsene.
Era un contatto umano
sincero appena sbocciato, ed era molto migliore di tanti altri che
avesse avuto nella sua vita.
C'era qualcosa in quel
ragazzo che lo calmava.
Credence si girò
verso di lui e Graves si rese conto solo in quel momento che aveva
continuato a fissarlo.
-Scusa. Una vecchia
abitudine da Auror che non mi toglierò mai-
Disse in fretta e
distogliendo lo sguardo.
-Posso sapere a cosa
pensava?-
Per la prima volta Graves
lasciò trapelare un accenno di sorriso.
-Pensavo che in fondo come
persona non sei per niente male-
-Posso dire lo stesso di
lei, a questo punto-
-Attento, ragazzo. Non ti ho
dato tutta questa confidenza-
-Faccia un altro rapporto
allora-
In un altra situazione
Graves si sarebbe offeso a morte, ma in quel momento fu come se tutta
la tenzione che aveva accumulato fosse stata infranta da uno scherzo.
Cominciò a ridere
piano, con le spalle che sobbalzavano appena, ma finì a ridere
apertamente.
Accanto a lui Credence
rideva allo stesso modo, ma di un riso meno amaro, tutto di gioventù
e speranza.
-Sei una persona
straordinaria, Credence. Una persona che può fare grandi cose.
E pretendo che tu le faccia, hai capito?-
-Farò del mio meglio,
signore. E lei provi a ridere di più. La fa sembrare meno
inquietante, lo sa?-
-Grazie per avermi
informato-
-No, davvero, non volevo
offenderla. Intendo dire che se lei permettesse alle persone di
conoscere chi è davvero Percival Graves, si sorprenderebbe di
quanti potrebbero apprezzarlo-
Graves scosse la testa.
Era obbligato a pensarlo una
volta di più: sciocco, ingenuo, meraviglioso ragazzo.
-Ora ho bisogno di farti io
una domanda, posso?-
-Sì, certo-
-Io vorrei sapere se
Grindelwald, quando aveva preso il mio aspetto, ti ha fatto soffrire
molto. Per favore. Non posso fare a meno di sentirmene personalmente
responsabile, come per tutto ciò che ha fatto fingendo di
essere me-
Credence gli mise una mano
sulla spalla.
-È tutto a posto,
signor Graves, davvero-
-No. No, io sono stato
sincero con te, adesso ti chiedo di esserlo con me-
Credence si mosse a disagio,
e Graves cominciava a pensare di ritirare la domanda quando il
ragazzo cominciò a parlare.
-Grindelwald mi ha spezzato
il cuore. Letteralmente. Per me lui era tutto. E quando mi ha detto
"Ho finito con te" è stato peggio di tutte le volte
che Mary Lou mi aveva frustato. Avrei potuto morire solo per il
dolore e infatti mi sono strappato. È stato allora che
l'obscurus ha distrutto New York-
Graves serrò la
mascella. Sì, lo sapeva, ma sentirlo raccontare in quel modo
era diverso. Era peggio.
Fino a quel momento aveva
accuratamente evitato di indagare su che rapporti ci fossero stati
tra il ragazzo ed il suo falso alter ego, ma lo aveva fatto per
proteggere sé stesso.
Forse Credence meritava
qualcosa di più.
Gli prese una mano tra le
sue. Era impacciato perché non era bituato ai contatti umani,
ma sentiva che in quel momento ce n'era bisogno.
-Posso fare qualcosa per
rimediare?-
Credence scosse la testa ma
senza ritirare la mano dalla sua.
-La ringrazio, ma non credo
che nessuno possa fare niente. Newt dice che ci è passato
prima di me e che l'unica cosa che può aiutarmi è il
tempo-
Non si aspettava di vedere
il viso del ragazzo accendersi di una luce tenue.
-Ma forse dovrei essergli
grato. Vede, signor Graves, io ho sofferto a causa di Grindelwald, ma
grazie a lui ho anche incontrato le persone giuste. Se non ci fosse
stato lui, io non avrei mai incontrato i miei genitori-
Graves non sapeva cosa
rispondere. Quel ragazzo era davvero straordinario, se riusciva a
concentrarsi su una cosa buona piuttosto che su pensieri negativi
dopo tutto quello che aveva passato.
Decise che era di nuovo il
suo turno: Credence gli aveva lasciato libero accesso ad emozioni
profonde, adesso gli sembrava giusto fare lo stesso per fare pari.
-Credence. Ti ricordi le
spille a forma di scorpione di cui abbiamo parlato qualche settimana
fa?-
Prese dalla tasca interna
della giacca una piccola scatola di legno laccato in nero e con
intarsi in oro.
La aprì davanti a lui
e lo vide sussultare quando riconobbe all'interno gli scorpioni di
metallo scuro.
-Hanno una caratteristica
singolare, sai? Gli scorpioni fanno schioccare le chele quando si
trovano in presenza di un veleno. Molto utile, specie in certi
ambienti quando chi ti offre da bere potrebbe farlo per ucciderti-
Credence lo ascoltava
attento, aspettando paziente che lui finisse di girare attorno
all'argomento e dicesse quello che veramente voleva dire.
-Vedi, queste non sono solo
un gioiello. Sono un'eredità di famiglia. Fabricate ai tempi
in cui l'Europa riscopriva la passione per l'antico egitto. Il mio
prozio le fece forgiare proprio in Egitto, le regalò a suo
fratello e da cento anni sono nella famiglia Graves. E... ed io... io
ci tenevo molto. Non dimenticherò mai il momento in cui
Grindelwald me le ha strappate dalla gola. Credo sia stato
esattemente in quel momento che ho capito che aveva rubato la mia
identità-
Credence gli posò una
mano sul braccio e strinse leggermente.
Non gli disse niente ma quel
contatto era incredibilmente confortante; gli dava l'esatta
percezione di non essere solo, di non essere giudicato per la sua
debolezza. Fu questo a spingerlo a continuare.
-Io non riesco più a
metterle. Il ricordo è intollerabile. Forse ho bisogno di
tempo come te, ma ora come ora, ogni volta che tento di appuntarle
sul colletto sento le sue mani sulla gola. Per questo continuo a
portarle in tasca. Forse mi illudo che averle sempre addosso faccia
prevalere l'abitudine sul ricordo, ma fino ad ora non ha funzionato,
come puoi vedere-
Tacque imbarazzato. Non
sapeva perché aveva detto quelle cose.
Per Morgana, non era lui che
ormai aveva più di quarant'anni a dover cercare sostegno in un
ragazzo che avrebbe potuto essere suo figlio!
-Mi dispiace, signor Graves-
C'era tanta comprensione
nella voce di Credence che quasi quasi ciò che aveva detto gli
sembrava meno brutto.
Improvvisamente ebbe
un'idea.
-Tienile tu-
-Cosa? Oh, no, signor
Graves, davvero, non posso...-
-Ti prego!-
Accidenti. Non avrebbe mai
pensato di arrivare a supplicare.
Si schiarì la gola
per riacquistare un minimo di contegno, ma non fece altro che
aumentare l'imbarazzo.
"Oh, al diavolo! Tanto
vale, ormai!"
-Credence, vorrei davvero
che le tenessi tu. Io so che non avrei più il coraggio di
metterle perché mi farebbero sempre rivivere quei momenti.
Dovrebbero passare ad un Graves della generazione successiva, ma io
sono l'ultimo con questo cognome... ed io non ho famiglia. Ma se
avessi figli e somigliassero a te sarei fiero di loro, perciò...-
Non credeva che si sarebbe
mai trovato a corto di parole o in difficoltà, ma
fortunatamente Credence lo salvò dall'imbarazzo.
-Le metterò in
occasioni importanti. Per il diploma. Al battesimo di mio fratello.
Magari al mio matrimonio, se mi sposerò-
Graves tirò un
sospiro di sollievo.
Quel ragazzo era davvero
straordinario.
Rimasero ancora un po' di
tempo insieme, semplicemente seduti uno accanto all'altro, ad
assimilare quello che avevano imparato in un pomeriggio in cui
avevano veramente parlato per la prima volta.
Il sole era ormai calato ad
ovest dietro le cime degli alberi, e Venere cominciava a brillare,
prima gemma sul manto della notte.
Era quasi il momento di
separarsi ed a Graves dispiaceva.
Provava una gran malinconia
al pensiero di separarsi da Credence, dopo che aveva fatto tanto per
farlo soffrire e tanto poco per aiutarlo.
Ma ormai era così, ed
in fondo Graves sapeva che era giusto.
-Si è fatto tardi. I
tuoi genitori potrebbero preoccuparsi-
Gli disse piano.
-Sì, ha ragione.
Dovrei tornare a casa-
Ma non accennò a
muoversi.
Graves provò una
malinconia ancora più profonda, ma il pensiero che forse in
fondo anche lui potesse mancare al ragazzo stemperava la malinconia
con una punta di dolcezza.
Si alzò lui per
primo, e solo allora Credence si convinse.
Tornarono a casa in silenzio
perché ormai a quel punto le parole erano di troppo.
Graves notò che
Credence teneva una mano in tasca ed era pronto a giurare che stesse
tenendo la custodia delle spille.
Il pensiero lo fece
sorridere ma anche gli chiuse la gola con un nodo di emozione.
Non ritenne opportuno
accompagnarlo fino a casa perché non voleva interferire oltre
con la vita degli altri due maghi, per questo, arrivati all'ultimo
angolo, Graves lo fermò.
Non c'era bisogno di
precisare che si stavano salutando per l'ultima volta.
-Mi raccomando, Credence. Tu
hai un talento straordinario ed hai una famiglia che ti ama. Sono
doni preziosi. Cerca di trarne il meglio-
Non si aspettava che il
ragazzo lo abbracciasse.
Era decisamente insolito.
Graves aveva dimenticato
come fosse un abbraccio perché era una vita che non sentiva
un'altra persona così vicina, e poi... come aveva fatto a non
accorgersi prima che Credence era così alto?
Era inaspettatamente
piacevole: la pressione contro lo sterno calmava i battiti del suo
cuore e lo aiutava a controllare il respiro.
Gli sembrava che il peso che
si portava sempre nel petto fosse un po' più sopportabile.
Ricambiò con un certo
impaccio ma strinse a sua volta Credence, tanto ormai non doveva più
preoccuparsi di cosa scrivere in un rapporto.
In fondo alla corda di cuore
di drago c'era quella fibra che desidrava un contatto come quello.
Comprensione, empatia,
sostegno, erano cose a cui lui si era ritenuto superiore, e invece
scopriva di averne bisogno. E cosa ancora più strana,
scopriva di saperne dare a sua volta.
Non avrebbe mai ammesso a
voce alta di desiderare il meglio per quel ragazzo, ma poteva
pensarlo e sperare che lui lo capisse ugualmete grazie a quel
deprecabile eccesso di emotività che lo contraddistingueva.
-Ha ragione Newt: ci sono
creature che hanno bisogno del contatto fisico-
Gli disse Credence prima di
lasciarlo andare.
-Mi stai trattando come uno
dei tuoi animali?-
Lui gli rispose con un
sorriso velato di malinconia.
-L'uomo è solo un
animale troppo complicato-
"Eh, già... è
una filosofia di famiglia, la vostra"
-Detesto doverlo ammettere
ma hai ragione tu. Adesso vai a casa. Già non sto troppo
simpatico a tua madre. Sì: so che più di una volta ha
avuto la tentazione di affatturarmi-
Credence tentò di
trattenere una risata ma senza troppa convinzione.
-Grazie di tutto, signor
Graves. E se tornerà in Gran Bretagna me lo faccia sapere-
Un altro colpo di malinconia
a tradimento.
-Lo farò. E tu
scrivimi quando sarà nato il bambino. Ed anche quando
arriverai ai MAGO-
-Certo. Bé... allora
addio?-
-Arrivederci, Credence. Non
possiamo sapere cosa il destino ha in serbo per noi-
Si strinsero la mano
un'ultima volta e poi si separarono.
Credence prese la strada per
tornare a casa sua, l'Auror invece dopo pochi passi si fermò e
si voltò a guardarlo.
Era strano provare affetto
per qualcuno che conosceva da poco tempo, ma Credence era davvero una
persona speciale.
Graves si strinse nel
cappotto quando l'aria più fredda della sera gli si insinuò
sotto la sciarpa.
Mentre guardava Credence che
si allontanava, si rese conto che stava bene.
Seraphina Picquery non
avrebbe accolto bene il suo ritorno, in Dipartimento le chiacchiere
sulla sua assenza prolungata si sarebbero sprecate ed il suo futuro
era incerto, eppure la consapevolezza di aver dato a quel ragazzo la
possibilità di vivere la sua vita lo faceva stare bene a
dispetto di tutto.
Quando Credence svoltò
l'angolo, Graves decise che anche per lui era ora di rientrare.
Si accorse che stava
sorridendo. Aveva ancora il calore di un abbraccio attorno al torace.
Forse, dopotutto, quella
fibra disobediente nella corda di cuore di drago non era debole; era
solo umana.
________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Bene, ci siamo arrivati:
penultimo capitolo di questa parte della serie.
Grazie a Frelia
che ha aggiunto la storia tra le seguite e le
preferite, oltre ad aver messo tra le seguite anche "Se
vuoi", la prima storia della serie, e GRAZIE alla santa
NiniveDee7 che è presente con una recensione in
ogni capitolo.
Spero che la storia stia
piacendo anche ai lettori silenziosi. C'è un biscotto anche
per voi * Passa con un vassoio *
Lady Shamain
Ps: stavolta non ho trovato fanart adatte con Graves, quindi vi
saluto con un po' di family fluff
|
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Capitolo 13 *** Epilogo - L'ultimo incarico ***
Epilogo
L'ultimo
incarico
***
Ritornare al Woolworth
Building dopo tre mesi in Inghilterra aveva suscitato in Percival
Graves troppi sentimenti diversi e contrastanti.
Graves sapeva riconoscere il
senso di familiarità per l'edificio, il forte senso di
appartenenza che era lo stesso di quando era stato reclutato per la
prima volta come Auror, e poi riconosceva di provare molta amarezza
per la certezza che non ci fosse più posto per lui in quel
luogo.
Seraphina Picquery era già
stata informata che lui era tornato da solo, e probabilmente per
ripicca lo aveva convocato dopo le sette e mezzo di sera, all'orario
di cui ci si occupa delle questioni secondarie dopo che quelle
importanti hanno impegnato le ore migliori del giorno.
Graves sapeva bene che
funzionava così, e per quanto il suo orgoglio si ribellasse
all'idea che tre mesi del suo lavoro fossero trattati come materia di
scarsa rilevanza, da un lato era grato del fatto che a quell'ora il
Ministero fosse molto meno affollato che di giorno; gli risparmiava
troppi sguardi interrogativi che lo scrutavano come se fosse tornato
dall'oltretomba.
In effetti era quella
l'impressione che doveva fare, perché prima era sparito per
undici mesi, poi era brevemente riapparso ed infine era sparito di
nuovo per altri tre.
Graves era certo che
Seraphina Picquery avesse circoscritto l'oggetto della sua missione e
che in pochissimi sapessero dove era andato ed a fare cosa.
Percorse i corridoi scortato
da un giovane Auror in divisa che camminava in silenzio e rigido.
Aveva i capelli biondi, gli
occhi azzurri e doveva avere discendenze nordeuropee, pensò
Graves in astratto.
E probabilmente si stava
chiedendo se lui fosse veramente lui.
Arrivato nell'anticamera
dello studio presidenziale Graves si aspettava che l'Auror lo
precedesse per aprire la porta ed introdurlo dalla Presidente, e
invece il giovane lo invitò ad accomodarsi.
Lui era stato gentile, ma
Graves sospettava che lasciarlo a fare anticamera fosse un altro modo
per rimarcargli quanto fosse decaduto.
-Madama Presidente è
impegnata?-
-Presumo di sì,
signore. La chiameranno quando potrà riceverla-
-Capisco. Grazie-
Dovette aspettare mezz'ora
prima di essere convocato dallo stesso Auror ed introdotto nello
studio, dove Seraphina Picquery ordinò subito di lasciarli
soli.
Lo invitò ad
accomodarsi con tutta la fredda cortesia della calma prima della
tempesta, e d'altra parte Graves non si era aspettato niente di meno.
Lui si accomodò su
una delle due poltrone, invece la presidente rimase in piedi,
esattamente come l'ultima volta che si erano visti.
-Mi scuserà se salto
i convenevoli per arrivare subito al nocciolo della questione, signor
Graves. Voglio sapere perché non ha riportato l'obscuriale
negli Stati Uniti come le avevo chiesto di fare-
-Ho stilato un rapporto
completo a riguardo-
Posò la cartella
sulla scrivania e la spinse leggermente verso di lei, ma la strega
si limitò a gettarle un'occhiata per tornare a concentrarsi su
di lui.
Il messaggio era chiaro: le
motivazioni ufficiali non la interessavano.
La Presidente si sedette
alla scrivania ma Graves ebbe la netta impressione che lo facesse per
fargli sentire più da vicino la sua disapprovazione piuttosto
che per mettersi sullo stesso piano.
-Noi avevamo un accordo,
signor Graves-
-Mi permetto di
contraddirla, Madama Presidente. Noi avevamo posto le basi per
un accordo. Io non ho rispettato la mia parte e adesso non pretendo
certo che mi venga garantita la controparte-
Seraphina Picquery lo guardò
contrariata. Molto contrariata.
-Non era un accordo
personale. Era qualcosa che lei doveva fare per il suo paese-
-Ho fatto qualcosa per il
mio paese. Ho impedito che si consumasse un'ingiustizia-
-Signor Graves!-
Non avrebbe mai immaginato
che la controllatissima presidente del MACUSA potesse scattare e
rimproverarlo come uno studente nell'ufficio del preside ad
Ilvermorny.
-Madama Presidente- riprese
lui cauto -La prego di fidarsi del mio giudizio un'ultima volta.
Giustiziare Credence Barebone sarebbe stata un'azione di cui ci
saremmo pentiti-
Lei lo guardò
scettica.
-Fidarmi del suo giudizio?
Molto bene. Io mi aspettavo un certo risultato. Mi spieghi perché
questo risultato non c'è stato-
-Le ho già detto che
ho riportato tutto nel rapporto-
-Il mio tempo ha un certo
valore. Me lo spieghi lei- un gesto della bacchetta e la clessidra
più piccola sulla scrivania si capovolse per lasciare scorrere
la sabbia argentea all'interno -E lo faccia in non più di
cinque minuti-
Si era arrabbiata e cercava
di rimetterlo al suo posto.
Graves aveva fatto certi
propositi di tolleranza prima di tornare al MACUSA, ma i buoni
propositi avevano già cominciato ad incrinarsi dall'attesa in
anticamera.
-Va bene, glielo spiegherò
in sintesi. Da quello che ho potuto osservare, Credence è un
soggetto del tutto innocuo e non c'era alcun motivo di chiedere la
sua estradizione-
-Lei ha terminato in
anticipo il periodo di valutazione. Ha deciso arbitrariamente di
sospendere per motivazioni personali un incarico ufficiale. Spero che
lei abbia una buona giustificazione per questo-
-Ci sono limiti di buonsenso
che non si possono superare, Madama Presidente-
-Ha preso una decisione che
non era sua personale come se lo fosse. Questo è un gradino
sotto l'insubordinazione-
-Ho preso una decisione
secondo il giuramento che ho fatto come Auror. Combattere il male e
difendere gli innocenti-
-Conosco il giuramento degli
Auror, signor Graves. E non posso considerare innocente un obscuriale
che ha ucciso due persone e devastato una città-
-Ho le prove che all'epoca
dei fatti il ragazzo non era responsabile delle sue azioni. Era come
sotto la maledizione Imperius-
-Non è questo il
punto, signor Graves-
-Lo so, Madama Presidente.
So cosa si aspettava e so perché è scontenta per non
averlo ottenuto. So di aver deluso le sue aspettative- la vide aprire
bocca per dire qualcosa ma non glielo permise e continuò
deliberatamente a parlare -Il fatto è, Madama Presidente, che
Credence è un ragazzo che ha sofferto molto, che è
sopravvissuto per miracolo e che adesso ha trovato una famiglia che
lo ama. E rovinare la sua vita sarebbe un crimine di cui io non
voglio rendermi complice-
Non avrebbe dovuto dirlo. Si
era lasciato andare a sentimenti che avrebbe dovuto lasciare in
anticamera.
Seraphina Picquery lo guardò
attentamente.
Probabilmente si stava
chiedendo se ci fossero le condizioni per dichiarare la sua
valutazione nulla in quanto eseguita in condizioni di infermità
mentale.
-Lei è sicuro di
quello che dice?-
-Assolutamente. Madama
Presidente, le assicuro che forzare ulteriormente le cose sarebbe
stato un danno per il nostro paese ben peggiore che non riportare
indietro il ragazzo-
-Quindi posso essere certa
che l'obscuriale non sarà mai causa di incidenti diplomatici
con la Gran Bretagna? Non vorrei affrontare la situazione del
Ministro dalla Magia Britannico che mi accusa di aver lasciato un
criminale sul loro territorio, né vorrei lasciare questo onere
ai miei successori-
-Non succederà,
Madama Presidente, glielo garantisco-
Lei lo squadrò a
lungo. Graves sapeva che lo stava valutando alla ricerca di qualunque
segno di squilibrio o di manipolazione, ma lui non aveva niente da
nascondere, per cui non ebbe alcun problema a sostenere il suo
sguardo.
-Potrei inviare altri Auror.
Potrei fare pressioni sul Wizengamot in Gran Bretagna- Graves serrò
la mascella, pronto ad un altro attacco -Ma non lo farò. In
fondo credo che non ne valga la pena. Non metterò un'altra
volta a rischio la credibilità del Dipartimento. Mi accontento
del suo parere, signor Graves-
Finalmente lui riuscì
a rilassare il pugno che aveva tenuto contratto tutto il tempo sotto
la scrivania.
-Grazie per la fiducia,
Madama Presidente-
Lei annuì.
Fortunatamente Madame Picquery era anche una donna che sapeva
riconoscere quando ritirarsi.
-Bene. Abbiamo chiuso questa
questione. Adesso occupiamoci di lei, signor Graves-
Eh, già. Non si era
certo aspettato di passarla liscia.
-Il suo rapporto sarà
archiviato. Il motivo e l'esito della sua missione non saranno mai
oggetto di dibattito in sede di assemblea e men che meno presso
l'opinione pubblica. Lei è vincolato al segreto di stato,
signor Graves. Ha capito?-
-Sì, naturalmente-
-Molto bene. E adesso, in
considerazione della sua richiesta, sono costretta ad accettare le
sue dimissioni-
Se ne era quasi dimenticato.
E dire che ci aveva messo metà del viaggio di ritorno per
scrivere la sua lettera di dimissioni.
-Certo, Madama Presidente.
Solo un momento-
Si accorse che Seraphina
Picquery stringeva la bacchetta mentre lui cercava nella tasca
interna del cappotto.
Forse non si fidava di lui.
Forse nessuno si sarebbe mai più fidato di lui.
Prese la lettera e la posò
sopra la cartella di pelle che conteneva il rapporto.
La presidene lo guardò
interrogativa.
-Le mie dimissioni, Madame
Picquery- spiegò lui -Da tutti gli incarichi. Immediate ed
irrevocabili-
Lei prese la pergamena, la
aprì lentamente senza distogliere gli occhi da lui, e poi
cominciò a leggere.
Graves non credeva che
avrebbe mai visto Seraphina Picquery sorpresa, sempre che le
sopracciglia eleganti leggermente arcuate potessero essere
considerate un segno di sorpresa.
La strega era arrivata in
fondo alla pagina, aveva riportato brevemente lo sguardo su di lui, e
poi era tornata a rileggere la lettera.
Graves sapeva che le sue
dimissioni sarebbero rimaste a lungo come record per la lettera più
breve, ma davvero non si era sentito di prolungare intilmente quella
situazione.
Era stato rapido, sincero e
forse brutale.
Aveva sprecato una marea di
brutte copie per poi consegnare quella di sole sette righe che
Seraphina Picquery aveva tra le mani.
Graves ne conosceva ogni
parola a memoria.
"Considerati i
precedenti che mi hanno coinvolto, affinché la mia presenza
non crei imbarazzo all'interno del Consiglio, affinché non
venga minata la fiducia nei confronti dei vertici del Ministero, e
affinché io sia il primo esempio dell'uguaglianza della
giustizia all'interno della milizia degli Auror, io sottoscritto
Percival Graves rassegno con effetto immediato le mie dimissioni da
ogni incarico da me ricoperto all'interno del Magico Congresso degli
Stati Uniti d'America"
-Lo ha fatto davvero-
Disse infine la Presidente
con una punta di incredulità nella voce.
Forse si aspettava che lui
la supplicasse, che pretendesse un altro ultimo incarico, qualsiasi
cosa pur di non sparire nell'oblio che tanto temeva.
Graves non poté
impedirsi di alzare le spalle in un gesto di rassegnazione.
-Mi sembra che sia la cosa
migliore per tutti. Lo avrei fatto comunque, anche se avessi
riportato Barebone negli Stati Uniti-
Lei lo scrutò ancora,
e stavolta il suo sguardo era più morbido.
Lo guardò come per
comprenderlo, non per giudicarlo.
-Lei sapeva che avrebbe
potuto avere un ultimo riconoscimento del suo lavoro se avesse
riportato l'obscuriale ad affrontare il processo, così
invece... Si sta sacrificando per il ragazzo, signor Graves?-
Lui dovette sopprimere una
risata.
Sì, in un certo
senso, aveva ragione, ma non le avrebbe mai dato la soddisfazione di
ammetterlo.
-Oh, no, la prego, non la
metta in un modo così melodrammatico. Questo era il mio ultimo
incarico. Sono onorato di averlo svolto al meglio delle mie
possibilità-
-Capisco-
Ed era vero. Graves sapeva
che la donna lo aveva capito e che forse segretamente cominciava ad
essere d'accordo con lui.
-Lei è un uomo onesto
ed uno dei migliori Auror che abbiamo mai avuto. Mi dispiace che le
cose siano andate in questo modo-
Sapeva che era la cosa più
simile ad una manifestazione di solidarietà che avrebbe mai
avuto da lei, e le fu grato che gli stesse risparmiando ulteriori
commenti.
-Sono i rischi del mestiere,
Madama Presidente-
Lei lo guardò un
momento come se volesse aggiunere qualcosa, ma all'ultimo momento ci
ripensò.
Tempo di un battito di
ciglia ed il suo bel viso era tornato algido e distaccato.
-Molto bene. La ringrazio
per il lavoro che ha svolto. È tutto, signor Graves-
***
E adesso? Già, che
avrebbe fatto adesso?
Restare a contemplare quel
che restava della sua vita che scorreva via era una prospettiva
intollerabile.
Non che il lavoro gli
servisse per vivere, perché aveva un'eredità di
famiglia non trascurabile, ma abbandonarsi all'inattività e
alla malinconia... no!
No, doveva trovare il modo
di impegnarsi.
Il problema era che lui
amava veramente tanto il suo lavoro.
Era una parte integrante
della sua vita, ed esserne privo era più o meno come vivere
senza fuoco in inverno. Era inimmaginabile.
Come ogni volta, quando
Graves non trovava una strada per il futuro, si fermava a riflettere
sul passato.
Passò molte ore a
rileggere i blocchi personali che teneva chiusi in cassaforte, ma più
vedeva la sua vita passata scorrergli davanti più rischiava di
sprofondare nella malinconia; in particolare affrontare il vuoto
nelle annotazioni che corrispondeva al periodo in cui era stato
imprigionato da Grindelwald gli costò uno sforzo maggiore del
previsto.
Dovettero passare un paio di
settimane prima di arrivare all'ultimo tacquino e rivivere quei
burrascosi tre mesi che gli avevano cambiato la vita.
Rileggendosi si sentiva in
colpa per come aveva giudicato Scamander, la Goldstein e Barebone.
Di lei aveva detto che era
una persona con un istinto materno deviato, di Scamander che era un
irresponsabile e che era un povero illuso perchè era convinto
che a qualcuno potessero interessare le bestiacce da cui rischiava di
essere mutilato; aveva liquidato come "un insensato spreco di
tempo" il periodo che Scamander aveva impiegato a scivere il suo
libro e la sua insistenza nel trovare un editore.
Si sentì in colpa per
quello. Era stato presuntuoso.
Il fatto che lui non capisse
la passione di Scamander per gli animali non significava
necessariamente che fosse sbagliata.
Chissà, forse quel
libro con le esperienze che raccontava avrebbe potuto essere davvero
di aiuto a qualcuno.
Percival si bloccò in
quel punto.
Un libro.
Esperienze.
Raccontare qualcosa affinchè
qualcun altro imparasse.
Improvvisamente sapeva cosa
voleva fare.
Vent'anni di esperienza come
Auror potevano essere preziosi per altre persone, e quindi perché
no?
Sarebbe stato il modo
migliore per non sprecare la sua vita.
E magari avrebbe potuto
scrivere il libro proprio come Scamander: mentre viaggiava.
Sarebbe stato interesante
vedere altri posti, e soprattutto sarebbe stato meglio che stare
sempre chiuso in casa a diventare il vecchio lunatico del vicinato.
Sì: cambiare aria per
un po' di tempo gli sembrava la cosa migliore da fare, non appena
avesse sistemato alcuni affari personali.
***
Qualche tempo dopo, a giugno
inoltrato, ricevette una lettera.
Era di Credence, che lo
informava di aver superato gli esami per il terzo e quarto anno e che
si stava preparando per sostenere l'esame dei GUFO sei mesi dopo.
Aveva allegato una foto in
cui si vedevano lui, Porpentina Goldstein e Newt Scamander che
sorridevano e salutavano dietro una torta di compleanno.
Erano felici, e questo
sarebbe bastato a Graves per essere contento di quello che aveva
fatto, poi però arrivò al postscriptum e allora fu
scosso da una vampata di indignazione.
"Ps: in valigia abbiamo
un esemplare di viverna. È scontroso, cocciuto e praticamente
inavvicinabile. L'ho chiamato Percival"
Come si permetteva quel
moccioso?! Lui e la fissazione che gli aveva contagiato Scamander con
i suoi animali!
Poi però immaginò
la frase letta dalla voce di Credence, e allora non poté più
restare arrabbiato.
In fondo pensò che
sarebbe stato peggio se avessero dato il suo nome al compagno della
femmina di Erumpent, ed era certo che, nonostante tutti i difetti che
aveva elencato, Credence si stesse prendendo cura con affetto di
quella nuova e probabilmente pericolosa creatura.
Graves sorrise, gli occhi
che pizzicavano per qualcosa di dolceamaro.
"Sciocco, ingenuo,
meraviglioso ragazzo".
_____________________________________________________________________________________________________________________
Nel Cerchio della
Strega
Avete
visto che Percival Graves è stato aggiunto alla lista dei
personaggi principali?
Ecco,
per festeggiare ho deciso di accelerare la revisione dell'ultimo
capitolo e di pubblicarlo in anticipo.
Volevo
avere l'occasione di scrivere ancora di Seraphina Picquery e cosa
c'era di meglio che il momento in cui Graves torna a fare rapporto?
Questa
parte della storia si conclude qui, ora è il momento dei
ringraziamenti:
Grazie
a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le
seguite o le ricordate, grazie a chi ha seguito tutti i capitoli in
silenzio e grazie a chi ha speso un po' di tempo per recensire.
Forse
ci ritroveremo nel seguito di questa storia, se vi interesserà,
per adesso un saluto ed un ultimo grazie a tutti voi.
Lady Shamain
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