Your Touch is my Memory

di simoasr94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

 PRIMO CAPITOLO

 
Ha passato oltre mille anni sulle sponde di quel lago, aspettando che la profezia del Grande Drago diventasse realtà; ogni giorno uguale all’altro tranne quelli in cui sentiva la magia bruciargli maggiormente nelle vene e allora sperava con tutto se stesso che fosse quello il giorno, ma puntualmente nulla accadeva… Forse era semplicemente il periodo dell’anno in cui il velo tra il regno dei vivi e quello dei morti diventava più sottile e la sua magia questo lo percepiva.  Aveva vissuto mille vite in mille anni, senza mai allontanarsi davvero da Avalon; era andato in ogni parte del mondo, per dimenticare, per ricominciare, ma ogni giorno prima che il sole andasse a dormire, grazie alla sua magia tornava al lago a guardare il tramonto e sperando di vederlo arrivare. Non succedeva mai, ma non riusciva a non sperare, ogni notte sognava il suo Re, l’altra parte di sé, ciò che lo rendeva intero, e sognava i tempi in cui Camelot era un regno giusto e glorioso sotto la sua guida saggia e giusta, dove si faceva di tutto per evitare una guerra e tutti erano trattati con il rispetto e l’amore che solo un sovrano come Re Arthur Pendragon poteva far provare. Lo aveva sempre amato, ma non come si ama un sovrano o come si vuole bene ad un amico, lui era l’amore della sua vita, lo aveva sempre saputo infondo, ma a quei tempi anche solo un pensiero simile era fuori dal mondo, tantoché in quegli anni non si era mai posto più di tanto il cruccio, ma vivendo le sue mille vite aveva capito che non c’era niente di non umano nell’amare un altro uomo e allora aveva capito e aveva accettato il fatto che per tutta la sua esistenza, il suo cuore era stato di una sola persona, di un solo uomo. Il fatto che Arthur lo avesse accettato per ciò che era lo aveva fatto essere fiero di se stesso, della sua magia e gli aveva fatto capire che non era un mostro come aveva sempre pensato; Arthur, il SUO Arthur gli aveva detto, quasi ordinato, di non cambiare, perché lui lo voleva così. E cosi Merlin fece. Non cambiò.
Quando pensava a come sarebbe avvenuto il ritorno di Arthur non riusciva mai a darsi una risposta; sarebbe spuntato dal lago stile “la venere che esce dalle acque”? Sarebbe arrivato sulla barca sulla quale lo aveva adagiato mille anni prima? Oppure come?!?
 
Quel giorno Merlin decise che non poteva andare a lavorare, ora viveva in Spagna, in un piccolo paesino della Catalogna dove i postini andavano ancora in giro con le biciclette; e lui… era uno di quelli. Gli piaceva il suo lavoro, le anziane del paese lo avevano preso talmente in simpatia per il suo sorriso dolce e le tenere orecchie a sventola che lo viziavano dandogli pezzi di torte e crostate varie preparate la mattina per i nipotini che puntualmente non le avevano volute. A Merlin non dispiaceva questa vita, questo nuovo posto, tant’è vero che la Catalogna è il luogo in cui si è fermato per più tempo da quando è cominciato quel suo pellegrinare. Quella mattina però Merlin sentiva qualcosa di strano dentro di se, come una forza che lo attraesse e che gli bruciava nel petto e allora si alzò di soprassalto e chiamò subito il lavoro dicendo che non avrebbe potuto presentarsi. Che stesse per accadere?! Il mago ci sperò con tutto se stesso, non aveva mai provato questa sensazione prima… Senza troppi convenevoli i suoi occhi diventarono d’oro e si ritrovò sulle sponde di Avalon. Era una giornata di sole, cosa rara per l’Inghilterra, ma Merlin notò  che in cielo non c’era neanche una nuvola. Il battito fortissimo nel suo petto non accennava a diminuire, ma non riusciva a capire cosa stesse accadendo, il lago era calmo come sempre e data la bella giornata di sole un gruppo di giovani aveva deciso di andare a fare un pic-nic in riva al lago. Merlin non gli diede più di tanto peso accertandosi però che stessero lontano da lui; aveva paura che la sua magia gli facesse brutti scherzi, la sentiva pulsare nelle vene come non gli succedeva da secoli, e aveva paura. Si sedette vicino le fronde di un salice piangente che proprio lui, aveva deciso di piantare. Mentre cercava di rimanere calmo sentì che quei ragazzi avevano iniziato una rustica partitella di calcio. Ignorando i loro schiamazzi pensava che l’unica cosa che voleva era rivedere Arthur, ormai aveva capito che stava per accadere e che non poteva sbagliarsi. Le ore passavano, la sua magia pulsava ora più piano ora più forte ma non accadeva nulla, senza farsi notare iniziava a giocare magicamente con il prato sotti di se facendo spuntare dei fiorellini per poi cambiargli colore e farli diventare come l'arcobaleno, tutto pur di non iniziare a disperare. Iniziava a pensare che forse era stato solo un brutto scherzo della sua immaginazione. Anche se non era il periodo del ristringimento del velo dei due mondi forse la sua magia stava sbagliando perché guidata dalla sua disperazione di rivedere Arthur.
Ormai la giornata era quasi finita, mancavano poche ore al tramonto e quei giovani stavano racimolando le loro cose per tornare a casa, anche Merlin avrebbe dovuto tornare a casa, ma non aveva la forza di alzarsi e l’unica cosa che poteva sentire erano gli occhi bruciargli per le troppe lacrime; non credeva che dopo quel giorno di mille anni prima ne avesse ancora eppure erano li, copiose e disperate. Ci aveva creduto con tutto se stesso ma non era accaduto nulla. Improvvisamente sentì dei passi dietro di se e una voce chiamarlo “Ehi.. ehi tutto bene?”, nel sentire quella voce sgranò gli occhi e sentì il cuore fermarsi, quella voce gli era rimbombata nella testa negli ultimi mille anni, aveva fatto di tutto per non dimenticarla, l’aveva sognata e quando era sveglio ripensava ai loro dialoghi, alle loro risate e al modo in cui pronunciava il suo nome “MERLIN”. Non aveva il coraggio di voltarsi ma sentiva i passi lenti sempre più vicini; con tutta la forza che aveva in corpo si tirò sulle gambe, si asciugò le lacrime e con gli occhi ancora arrossati si voltò: era Arthur.
Quando il moro si voltò Arthur sentì una fitta al petto e si bloccò, in quegli occhi c’era qualcosa che apparteneva anche a lui, che era suo da sempre, ma come poteva essere?!

ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti gente, questa è la mia prima fanfiction quindi vorrei sapere i vostri pareri. Volevo aspettare di finirla per iniziare a pubblicarla ma la smania è stata veramente troppa :'), aggiornerò molto probabilmente ogni sabato, al massimo domenica; sperando ovviamente che la storia vi piaccia. In raltà si sta scrivendo da sola, appena apro la pagina di word le mani sulla tastiera vanno da sole dando vita a tutto quello che ho in testa quindi non so neanche io come verrà fuori. Se vorrete lo scopriremo insieme. Grazie mille per l'attenzione e vi prego recensite perchè ci tengo davvero a sapere i vostri pareri :) Ciao a tutti al prossimo capitolo <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

SECONDO CAPITOLO


“A-arthur” pronunciò il giovane in modo talmente flebile che l’altro non lo sentì; il Re cercò di calmarsi e gli fece uno di quei sorrisi che Merlin pensava non avrebbe più rivisto, i suoi occhi erano cosi celesti e puri, proprio come li ricordava, il suo viso era bello esattamente come era rimasto nella sua memoria, gli si avvicinò di più e sempre con quel sorriso gentile sul volto gli disse: “Ciao… Io sono qui con i miei amici, che sono laggiù, e ho notato che sei stato qui da solo tutto il giorno, stai bene?” Merlin capì che aveva davanti Arthur, aveva davanti il suo amore e quindi la sua magia non si era sbagliata, ma si rese conto del fatto che Arthur non ricordasse nulla, non sapeva chi fosse e ne chi fosse Merlin. Mentre vedeva che l’altro aspettava preoccupato una sua risposta cercò di mettere un attimo in ordine il cervello e non sembrare un ritardato agli occhi di quell’ignaro ragazzo che si era preso la premura di preoccuparsi per lui, tipico del Re. “S-si sto bene, io… vengo sempre a vedere il tramonto qui, mi dà pace” sorrise flebilmente. “Beh con questo panorama immagino sia molto bello. Solo… perché sei stato tutto il giorno da solo?” quando notò la difficoltà del ragazzo Arthur capì di essere stato troppo invadente con una persona che non aveva mai visto “Perdonami. Non sono affari miei è solo che… noi questa mattina siamo arrivati piuttosto presto e tu eri già qui. Ti ho osservato e non chiedermi perché ma mi è dispiaciuto vedere che hai passato tutta la giornata da solo, soprattutto una giornata bella come è oggi”. Merlin non poteva crederci, Arthur anche non ricordandosi si stava preoccupando per lui, in un modo che gli fece anche tenerezza notando che l’altro non riusciva a spiegarsi il motivo di tanto interesse. Per togliere il Re da ogni difficoltà il moro disse: “Si sto bene, grazie...” “AMORE MIO SEI QUI” pensò “N-non preoccuparti davvero.” “SEI PROPRIO TU, BELLO COME UN DIO.” “ Mi dispiace che ti sei preso tanto disturbo per me” “Sei morto tra le mie braccia mentre ti stavo implorando di non lasciarmi e ora sei qui… a preoccuparti per me” “Ora forse dovresti tornare dai tuoi amici, potrebbero preoccuparsi che stai parlando con uno sconosciuto” “TI AMO”. Arthur rise e nettamente in imbarazzo per la situazione di interesse non giustificato disse: “Si ora vado, siamo venuti con la mia macchina, se li lascio qui mi affogheranno nel lago. Ci vediamo.”
 
Arthur quasi scappò per tornare dai suoi amici ma era chiaro che avesse qualcosa che lo turbava, gli occhi di quel giovane era come se li avesse già visti da qualche parte ma non riusciva a spiegarsi dove e come era possibile sentire tutto quell’attaccamento ad una persona mai vista prima. Perché si era preoccupato per lui? Dopotutto tanta gente passa le giornate da sola per stare in pace e tranquillità, magari dopo una lite o dopo una giornata di lavoro; ma una parte di lui sentiva che non voleva che quel ragazzo stesse solo, sembrava come se lo fosse stato per troppo tempo e non era giusto. Quando quel giovane si voltò verso di lui Arthur notò che stava piangendo e sembravano occhi pesanti e veramente stanchi di piangere.
 
Fece gran parte del viaggio in macchina in silenzio mentre i suoi amici scherzavano e ridevano parlando della bella giornata appena passata e chiedendogli con battutine stupide chi fosse la conquista mora che avesse fatto poco prima, avvicinandosi a quel giovane sconosciuto e iniziandoci a parlare. “Da lontano non sembrava niente male, solo un po’ bianchiccio, che in contrasto con quei capelli così neri è un po’ preoccupante. Tu che lo hai visto da vicino che ci dici fratellino?” chiese Morgana mentre gli altri con dei sorrisi sornioni aspettavano una risposta. “Aveva degli occhi molto belli” ammise Arthur “però sembrava turbato, chissà cosa gli è capitato per voler stare solo tutto il giorno” il biondo omise il fatto che si accorse che stava piangendo perché pensava che anche se erano suoi amici certe cose su un ragazzo sconosciuto ma dal viso così dolce e per lui familiare non fossero affari loro; “Forse stava facendo il cucciolo indifeso aspettando che qualcuno gli si avvicinasse e gli offrisse qualcosa da mangiare” scherzò Gawaine “Non sono tutti come te che hai mille tattiche per adescare una tipa e pensi sempre a mangiare amico” rispose divertito Percival, un omone che aveva tutta l’aria di essere più tosto di un muro ma in realtà era di una tenerezza spiazzante che colpiva dritta al cuore. Arthur non rispose e arrivati davanti al bar del padre di Gwen, dove erano soliti riunirsi da quando si erano conosciuti al primo anno di università, li fece scendere e per non rimanere con loro bofonchiò scuse sul doversi fare una doccia e dover studiare non si sa bene quale libro per non si sa quale esame. Dopo aver chiesto a Morgana se poteva farsi accompagnare a casa da Gwen mise in moto e se ne andò. Non sapeva neanche lui perché non sia voluto rimanere con gli altri, ma sentiva come una forza di attrazione imprescindibile da lui che lo riconduceva li dove aveva conosciuto quel ragazzo di cui non sapeva neppure il nome. Guardò l’orologio e diede un’occhiata al cielo, tra circa un’ora sarebbe stato il tramonto quindi senza pensarci e senza chiedersi perché riprese la strada percorsa poco prima e si diresse al lago.
 
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, voglio prima di tutto ringraziare chi ha recensito questo primo capitolo e chi ha inserito la mia storia tra le preferite, le seguite o le ricordate ma anche i cosiddetti “lettori silenziosi” grazie a tutti davvero.
Allora questo secondo capitolo è  piuttosto breve me ne rendo conto. Ma siccome dal prossimo entriamo nel vivo della storia non mi andava di spezzettare il terzo per allungare questo. Quindi vi prometto che dal terzo in poi cominciano la vere avventure dei nostri amori.
Grazie ancora e mi raccomando non vi dimenticate di recensire, è importante per me soprattutto per capire se c’è qualcosa che non va e come potermi migliorare.
Ciao a tutti e al prossimo capitolo :*

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY


TERZO CAPITOLO


“TI HO OSSERVATO…” a Merlin rimbombavano in testa queste parole; durante la giornata Arthur lo aveva osservato e lui non si era accorto di niente aspettandosi chissà quale evento spettacolare avvenire dal lago, era per questo che la sua magia bruciava come un vulcano in lui, perché l’unico motivo per cui lui fosse vivo e per cui lui fosse uno stregone era lì, a pochi passi da lui, che lo osservava. Non ci stava capendo più nulla, si sentiva un deficiente perché Arthur era su questa terra e lui non si era mai accorto di niente e questo proprio non riusciva a spiegarselo, si sentiva un deficiente perché lo aveva ritrovato dopo mille strazianti anni di solitudine ed era riuscito a dirgli “Vai dai tuoi amici”; ma dopotutto cosa avrebbe dovuto fare, Arthur era davanti a lui, ma non si ricordava di nulla, non poteva buttargli le braccia al collo e disperarsi dicendogli che gli era mancato, lo avrebbe preso per uno psicopatico e magari anche picchiato. Era talmente scosso che ancora non si rendeva conto di niente e continuava ad osservare il sole che andava sempre più giù come in trans. Finché non sentì di nuovo dei passi dietro di lui e una voce mezza affannosa dire “Meno male che ho fatto in tempo, mi sono fermato a comprare qualcosa da mangiare perché oltre ad aver notato che sei stato solo ho visto che non hai nemmeno mangiato nulla!” così dicendo gli porse un panino talmente grande che solo a guardarlo Merlin si sentì già sazio. Il moro non sapeva cosa dire, Arthur era tornato da lui. Ringraziandolo e rosso come un peperone per l’imbarazzo prese il panino e si trovarono cosi: loro due soli, seduti sulle sponde del lago con affianco un enorme salice piangente a guardare il tramonto, sembrava che non fosse passato neanche un giorno da quando si ritrovavano davanti ad un fuoco improvvisato nel bel mezzo della foresta. Fu il Re a rompere il silenzio: “Sai sono nato qui, ma non ho mai visto il tramonto da questo posto, sembra quasi magico” Merlin non riuscì a non sorridere sentendo quella parola “Comunque non ci siamo neanche presentati, io sono Arthur” e cosi dicendo gli porse la mano, “Merlin” rispose l’altro allungando la mano a sua volta. Appena le loro mani si unirono successe qualcosa di totalmente inaspettato: Arthur iniziò a vedere immagini nella sua testa, di lui con una casacca da allenamento, l’aria da sbruffone che parlava in modo scontroso con un ragazzetto moro che aveva tutta l’aria di non sapere chi avesse davanti. Ma chi aveva davanti?! Era lui, che si era presentato come il figlio del Re, il Principe Arthur Pendragon. Quando quel titolo affiancato al suo nome riecheggiò nella sua testa Arthur ritrasse la mano, aveva il fiato corto e gli occhi sbarrati. Cosa diavolo era successo?!

Guardò Merlin come a cercare una risposta ma vedendo il moro totalmente tranquillo pensò che era solo una cosa successa nella sua mente. A quel punto fu Merlin a parlare “Ti senti bene? Ti è andato di traverso il pane? Tieni bevi un po’ d’acqua” e cosi dicendo gli porse la boccetta, Arthur bevve consapevole che non si era strozzato con nulla. Il biondo cercò di calmarsi, sicuramente non era nulla era solo stanco, o il sole quel giorno era stato troppo caldo. “Perché stavi piangendo quando mi sono avvicinato a te?” chiese ad un tratto Arthur, per provare a distrarsi. Merlin non si aspettava che se ne fosse accorto e si girò di scatto “Io… niente… diciamo che… ho sentito per tanto tempo la mancanza di una persona, è vero che dopo un po’ ci si abitua ma ci sono dei giorni in cui è più difficile che in altri. Io vengo qui tutti i giorni a vedere il tramonto, ma in giorni come questo sento il bisogno di passarci più tempo perché un tramonto non basta.” Disse quelle parole tutte d’un fiato guardando davanti a sé, dimenticandosi che Arthur lo stesse ascoltando, come uno sfogo personale. Quando si girò vide Arthur che lo guardava rapito, si osservarono per un tempo indefinito, Merlin scrutava ogni millimetro del suo viso per rendersi conto che era lui davvero, gli occhi diventarono di nuovo lucidi e in quel momento Arthur disse: “Ti sembra possibile incontrare una persona, guardarla negli occhi e sentirsi come se la si conosce da una vita? Come se nei suoi occhi vedessi una parte della tua vita che non sapevi esistesse” Merlin trattenne il fiato sentendo quelle parole, chissà se Arthur avesse mai potuto ricordare un giorno, in qualche modo. Il moro sorrise dolcemente e rispose con un evasivo “Sarebbe bello” e poi aggiunse quasi se fosse il cuore a parlare: “Vuol dire che i legami che superano il tempo e lo spazio esistono, perché si trovano nel cuore e nell’anima” “E negli occhi” rispose Arthur senza rendersene conto. Il sole era quasi tramontato del tutto e loro erano lì che si guardavano di sottecchi tra una parola e l’altra, Arthur notò che Merlin aveva costantemente gli occhi lucidi, come se volesse scoppiare a piangere ma non poteva. Sentiva una protezione cosi grande e inspiegabile per quel ragazzo, voleva abbracciarlo. “Quanti anni hai?” chiese Arthur “Più di mille” avrebbe voluto rispondere Merlin, ma sapendo che non poteva rispose “24. Tu?” “27” rispose Arthur. Merlin non poté fare a meno di sorridere ripensando al ventisettesimo compleanno del Re quando dopo il banchetto lui e Merlin scapparono per andare ad ubriacarsi alla taverna, lontano da quello sfarzo. Quell’anno Merlin gli regalò il bracciale di cuoio che portava sempre, si scusò per non avergli regalato niente di costoso o che avesse un qualche valore “Questo bracciale è l’unica cosa che ho di mio padre, mia madre me lo diede quando partii per Camelot dicendomi che lui lo indossava, e prima di andarsene per sempre lo dimenticò vicino al letto di mia madre e lei lo diede a me. So che non vale molto, ma vale per me e vorrei che lo aveste voi” si ricordò di un Arthur commosso che gli rispose “Vale più questo bracciale che tutti i sfarzosi regali che ci sono lì dentro per me. Ti ringrazio Merlin, sei un amico unico e ogni giorno mi rendo conto di quanto sono fortunato ad averti con me.” Cosi dicendo il Re lo abbracciò, una cosa che non faceva spesso ma quando la faceva il cuore di Merlin sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo. Come a riscuoterlo dai suoi ricordi la voce di Arthur disse: “Il sole è tramontato del tutto, ora farei meglio ad andare. Tu dove vivi, vuoi che ti accompagni?” solo in quel momento Merlin si ricordò che viveva a centinaia di chilometri da li e il “mezzo” che aveva usato per arrivarci non era esattamente tra i più classici. “Sei gentile ma no grazie, abito qui vicino” mentì. Arthur sembrò deluso dal rifiuto ma non poteva di certo darlo a vedere a quel ragazzo appena conosciuto. Sorridendo in modo cortese disse: “Va bene, allora… ci vediamo Merlin” e si girò facendo per andarsene. Il moro in quel momento fu assalito dal panico, come avrebbe fatto a rivedere Arthur? Ora che lo aveva ritrovato non poteva lasciarlo così, doveva cercare di stabilire un contatto con lui, da quello che aveva visto dai comportamenti del biondo non sembrava difficile ma come avrebbe fatto, gli avrebbe chiesto il numero di telefono o direttamente l’indirizzo di casa per appostarsi come un maniaco, mentre il suo cervello si stava spremendo non sapendo come fare per rivedere Arthur, quest’ultimo si voltò e disse “Ti andrebbe di andare a fare colazione insieme domani? Conosco un bar niente male e potremmo andare lì se non hai da fare”. Merlin spiazzato ma euforico per quella richiesta allargò le labbra in un sorriso talmente sincero che fu come liberarsi dopo una vita di un macigno enorme “Mi farebbe piacere, ti ringrazio” “Grazie a te, pensavo di essere stato troppo invadente invitandoti a colazione, dopotutto mi conosci appena” rispose Arthur “Anche tu mi conosci appena ma ti sei preoccupato per me perché mi hai visto solo, mi hai portato la cena e hai condiviso il tramonto con me. Direi che dopo il ci conosciamo appena c’è il conosciamoci meglio” disse Merlin con quel sorriso che non accennava ad andarsene. Arthur arrossì alle parole del giovane ma anche lui non poteva fare a meno di sentirsi rilassato. Si misero d’accordo che si sarebbero incontrati li al salice dove avevano visto il tramonto alle 9.00 e insieme sarebbero andati a quel bar. Quando Arthur se ne andò Merlin si teletrasportò di nuovo nel suo appartamento, in Catalogna. Senza neanche pensarci impacchettò le cose che aveva di più care, tutti ricordi della vita a Camelot, molti libri di Gaius e si disse che il giorno dopo, dopo aver fatto colazione con Arthur e aver passato del tempo con lui avrebbe dato il licenziamento dalle poste in Spagna e sarebbe tornato nella casa a Londra che si era comprato negli anni settanta ma che era sempre stata vuota. Si fermò a pensare che in tutti i posti dove era stato aveva sempre preso appartamenti in affitto, non aveva mai avuto una casa di proprietà, solo li a Londra, vicino al lago e quindi in ogni caso vicino ad Arthur aveva deciso di acquistarne una, forse perché in cuor suo pensava che un giorno avrebbe potuto stabilizzarsi. Andò a dormire per la prima volta felice, dopo più di mille anni; non gli importava che Arthur non si ricordasse di lui, il legame che c’era era palese per entrambi e la cosa più importante per Merlin era che Arthur fosse vivo e ne era certo perché quegli occhi e quel sorriso cosi nitido non potevano essere un sogno. Si addormentò piangendo, per la prima volta erano lacrime di gioia, una gioia tale quasi da fare male ma era una sensazione stupenda. Arthur era lì e ne era certo perché il giorno dopo lo avrebbe incontrato.

Arthur arrivò a casa e aveva stampato sul viso un sorriso da ebete talmente rilassato che sua sorella non poté fare a meno di chiedergli cosa avesse “Niente, è solo che è stata una bella giornata, e il tramonto dal lago è una cosa talmente bella… sembra quasi magia” rispose Arthur sorridente perso nei suoi pensieri, “Ma ti sei fatto una canna?” chiese Morgana vedendo il fratello in quello stato “Ma che vai a pensare?! Sai che se ne avessi una la dividerei con te sorellina” disse sornione, Morgana gli sorrise “Che dolce!!! Qualsiasi sia il motivo di questo bel sorriso ha già il mio appoggio… quando ti andrà presentamelo!” disse con una risatina diabolica. Arthur divenne rosso come un peperone e augurando la buonanotte a sua sorella si chiuse in camera sua aspettando impaziente che arrivasse la mattina dopo per fare colazione con quel ragazzo misterioso. “Cosa cavolo è successo quando ci siamo toccati, che diavolo di immagini erano quelle. Io… il Principe Arthur Pendragon di Camelot, ma figurati… e poi lo sanno tutti che la leggenda racconta che fu RE Arthur a creare il regno di Camelot e non qualcuno prima di lui quindi semmai dovevo essere RE Arthur e non il Principe Arthur. Però… RE Arthur mi si addice davvero…  oh mio dio ma che vado a pensare!!!! Ma soprattutto… Perché sono cosi attratto da quel ragazzo.…perché i suoi occhi mi hanno colpito cosi tanto… avrei tanto voluto abbracciarlo, sembrava cosi indifeso…” mentre era perso in tutti i suoi pensieri, senza neanche accorgersene si addormentò .

Angolo Autrice
Ed ecco il terzo capitolo, finalmente passano un po’ di tempo insieme e soprattutto Arthur inizia a vedere “strane immagini” se tocca Merlin… fantastico!!!!
Grazie mille a tutti quelli che leggono la storia, spero la apprezziate. E grazie a chi recensisce :*
Avrei voluto pubblicare ieri sera e scrivere il titolo in modo più decente come i primi due capitoli ma la connessione mi sta facendo uscire fuori di testa quindi prima che lancio il computer fuori dalla finestra mi fermo qui e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Ciao a tutti!!! <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

QUARTO CAPITOLO

 
La mattina seguente Merlin si alzò di buon umore come mai prima. Si fece una doccia e si vestì con una maglietta nera a maniche corte attillata al punto da mettere in risalto il suo fisico magro ma ben formato, un paio di jeans che gli calzavano a pennello e fasciavano perfettamente i suoi glutei e un paio di scarpe nere ne troppo eleganti ne troppo sportive. Guardò l’orologio e vide che erano ancora le 8.00, lo faceva ridere l’idea di poter arrivare dalla Spagna all’Inghilterra “a piedi” in meno di un’ora, anzi.. in meno di un secondo in realtà. Dato quindi il netto anticipo decise di prendere le cose impacchettate la sera prima e portarle nella sua casa a Londra. In un paio di viaggi aveva già traslocato tutto quindi dopo essere stato con Arthur gli sarebbe bastato tornare per licenziarsi e poi avrebbe potuto dedicarsi completamente alla sua nuova e ultima casa. Alle 9.00 in punto si presentò al salice e vide che Arthur non era ancora arrivato e già trepidava chiedendosi dove fosse. Mille anni di solitudine non aiutarono il suo autocontrollo così quando vide sull’orologio le 9.05 sentì gli occhi inumidirsi, si sentì uno stupido bimbo lagnoso ma non riusciva ad evitarlo, si era seduto a terra e sfregava nervosamente le mani cercando di calmarsi.
 
Finché sentì una voce familiare chiamarlo da lontano “MERLIN”… era lo stesso modo in cui lo chiamava quando in mezzo alla foresta lo perdeva e non lo trovava più e per il moro fu talmente familiare che sentì un senso di pace impadronirsi di lui. “Scusami per il ritardo, ho trovato traffico” non era vero. Era stato davanti all’armadio mezz’ora per trovare la cosa giusta da indossare, alla fine optò per una camicia bianca e un paio di jeans. Avvicinandosi notò che Merlin sembrava turbato, ma vedendolo sorridere non gli diede peso “E’ tanto che aspetti?” aggiunse “Cinque minuti, tranquillo. Allora dov’è questo bar?” chiese “A una ventina di minuti da qui, se ti va di camminare possiamo andarci a piedi” “Assolutamente, adoro camminare” cosi dicendo Merlin sfoderò il suo miglior sorriso e insieme si incamminarono verso il bar. “E’ il bar di una mia amica, cioè… più tecnicamente di suo padre. Ma da quando ci siamo conosciuti al primo anno di università è diventato il punto di ritrovo per tutti quanti” “Siete un bel gruppo” ammise Merlin “Si molto, siamo inseparabili… e tu dove studi?” a quella domanda Merlin si accorse che non aveva pensato a cosa si sarebbe inventato per far sembrare la sua esistenza il più normale possibile agli occhi di Arthur, quindi decise di mentire il meno possibile “In realtà lavoro, cioè… lavoravo. Lavoravo alle poste ma con un contratto a tempo determinato che, ovviamente, non mi hanno rinnovato” “Ah cavolo, mi dispiace… ormai con questi contratti a tempo determinato non fanno altro che sfruttarti e lasciarti a bocca asciutta dopo poco tempo” constatò Arthur.
 
In tutto il tragitto si scambiarono confidenze su cosa facevano nella vita; Arthur con grande disappunto da parte del padre che lo avrebbe voluto avvocato nell’azienda di famiglia studiava storia all’università “E’ una passione che ho da quando sono piccolo, vedere come sono cambiate le cose attraverso i secoli mi ha sempre affascinato; è una cosa che mi ha attaccato mia madre… da piccolo mi raccontava sempre le storie di Re Arthur e i cavalieri della tavola rotonda e io le adoravo. E quando all’università c’era il corso di storia medievale era come tornare bambino per me, e le cose che studiavo le vivevo come le storie che mi raccontava lei.” Merlin lo guardava perso, ogni cosa di lui era rimasta la stessa ed ora erano insieme a camminare in abiti moderni per le strade di Londra, ed erano esattamente gli stessi di mille anni prima, ma questo Arthur non lo sapeva. Quando arrivarono al bar Merlin non credeva ai suoi occhi, il bar si chiamava Albion “Benvenuto all’Albion, Merlin. Regno di pace e prosperità come le terre unite da Re Arthur” annunciò il biondo. “E io che pensavo fosse solo un bar!” scherzò Merlin. Arthur scoppiò in una sonora e melodiosa risata ed entrando salutò praticamente tutti. Il proprietario si chiamava Tom e sua figlia che ogni tanto, come quella mattina, si fermava a dare una mano si chiamava Ginevra, era bellissima con i suoi riccioli ribelli che gli cadevano sulla fronte e quel sorriso sempre dolcissimo e buono che Merlin pensò, è esattamente lo stesso che ha guidato il regno con amore e giustizia. “Buongiorno Gwen” sentì dire ad Arthur “Lui è Merlin” il moro allungò la mano per presentarsi e la ragazza disse “Ah il ragazzo misterioso del lago, non sai il cruccio che si è preso Arthur per il fatto che eri li da solo, io sono Ginevra piacere” a quelle parole Arthur arrossì talmente tanto che sembrava avrebbe preso fuoco da un momento all’altro; avrebbe ucciso Gwen, glielo aveva promesso con lo sguardo “Piacere mio” disse cordialmente Merlin “Mi dispiace aver arrecato tanto disturbo, dopotutto stavate facendo un pic-nic per divertirvi non avrei voluto rovinarvelo” “Non dirlo neanche per scherzo Merlin non hai rovinato niente” lo riprese Arthur.
 
Non voleva che quel ragazzo tanto delicato e buono si sentisse in colpa, e per cosa poi? Per essere solo… Merlin si stava scusando per essere stato solo, non riusciva a crederci. Doveva fare in modo che non si sentisse più cosi, era diventato un suo compito… non sapeva perché e non sapeva come avrebbe fatto a far accettare al moro la sua vicinanza, ma lo avrebbe fatto! “Non poteva stare solo… non più” gli disse una voce nella sua testa. Nel momento in cui si sedettero al tavolino, dal bagno uscì un giovane molto bello e soprattutto chiassoso “Ehi biondino, sei arrivato e non hai salutato me, il tuo amico più bello, mi sento ferito” disse il ragazzo facendo il finto offeso “Certo, avevo giusto pensato di spalancare la porta del bagno apposta per salutare te Gawain” sorrise Arthur che in men che non si dica portò di nuovo lo sguardo su Merlin.
 
In quel momento si accorse che il moro guardava il suo amico in modo rapito, e non riuscì a spiegarsi perché ma questo gli provocò non poco fastidio. “Questo babbeo non ci ha nemmeno presentati, io sono Gawain, il bello del gruppo” e cosi dicendo porse la mano verso Merlin con il sorriso più bello (dopo quello di Arthur) di cui il mago avesse sentito la mancanza negli anni. “Merlin” rispose senza riuscire a togliergli gli occhi di dosso. Era Gawain, il suo più caro amico, solo rivedendolo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato. Rivedere tutti loro, senza la possibilità di abbracciarli e piangere dalla gioia lo stava logorando, ma sapeva che non poteva fare nulla, lo avrebbero preso per pazzo. Ma non riusciva a calmarsi. Gawain e Arthur erano li davanti a lui, bellissimi e cosi diversamente identici a mille anni prima, gli stessi capelli, gli stessi occhi e abiti moderni. Avrebbe voluto abbracciarli talmente forte da farsi male alle braccia. Si rese conto che mentre i suoi due amici di una vita (e anche di più) scherzavano tra loro doveva cercare di riprendere il controllo cosi scusandosi se ne andò in bagno per sciacquarsi il viso. Dalla porta vide Gwen che si avvicinava al tavolo portando i caffè e la sentì dire “Che tipo strano, quando ha visto Gawain è diventato pallido come uno straccio, cioè… più bianco di quanto non sia già” “Lo so tesoro, è colpa del mio fascino” cosi dicendo fece un occhiolino verso Gwen che ridacchiò un “Cretino”; Arthur aggiunse “Anche ieri al lago, quando mi ha visto mi è sembrato ancora più turbato di quanto non fosse già.. non so cosa dirvi. Però… non voglio che stia solo” a quelle parole Merlin sentì delle lacrime solcargli le guance, Arthur non voleva lasciarlo.
 
“E’ stato amore a prima vista è biondino?!” scherzò Gawain “Ma piantala!!!” sbraitò Arthur cercando di essere il più credibile possibile “Perché non lo fai uscire con noi stasera? Insomma… non ha l’aspetto di un serial killer e nemmeno la prestanza fisica per scappare troppo lontano e poi sembra simpatico” disse Gawain “Dopo glielo chiederò” tagliò corto Arthur. Quest’ultima parte di conversazione Merlin la perse e quando uscì dal bagno sembrava essersi ripreso del tutto “Scusami Arthur, allora dicevamo…” “Dicevamo che il mio invadente amico era venuto ad interromperci” cosi dicendo indicò Gawain che si era dileguato vicino al bancone. “Sembra simpatico” ammise Merlin “Oh lo è, soprattutto dopo qualche birra” scherzò Arthur. “Prima hai detto che stavi cercando lavoro..” disse il biondo per intavolare una conversazione “Si, ora che non posso più stare dov’ero devo trovare qualcosa da fare, altrimenti mantenermi diventa complicato, è vero che mangio poco… ma le bollette vanno pagate” sdrammatizzò il moro. “Vivi da solo? Non hai nessuno con cui dividere le spese?” Merlin scosse la testa negando. Per stemperare la conversazione Arthur disse “Senti ti andrebbe di uscire con noi questa sera, avevamo in mente di andare ad un pub qui vicino, se venissi almeno conosceresti anche il resto del gruppo!” cercò di essere il più convincente possibile cercando di non far assomigliare la richiesta ad una supplica. “Non so se posso, poi non saprei come tornare a casa…” non sapeva neanche lui perché, ma stava cercando scuse… per non uscire! Ma che gli diceva la testa, aveva Arthur davanti che gli chiedeva di passare del tempo insieme e lui stava rifiutando, la verità è che aveva paura di non essere più all’altezza dei suoi amici. Mille anni di solitudine lo avevano fatto chiudere in un guscio da cui non sapeva se sarebbe stato più capace di uscire, considerando poi che nessuno di loro si ricordava di lui. “Dai Merlin ti accompagno io a casa, non corro lo giuro!!” sembrava cosi bambino quando cercava tutte le scuse per ottenere una cosa, che Merlin non poté negare oltre. Quindi si ritrovò ad annuire “Va bene… spero solo di non farti fare brutta figura!” “Non dirlo neanche per scherzo, gli altri ti adoreranno!” a quelle parole Merlin abbassò lo sguardo arrossendo e Arthur se ne accorse.
 
Il moro si ricordò che doveva ancora licenziarsi dal lavoro in Catalogna quindi con la scusa che aveva delle cose da fare si alzò per andare a casa “Aspetta ti accompagno, cosi vedo dove abiti per venire a prenderti stasera” “Arthur non voglio che tu mi faccia da taxi, già mi stai pagando la colazione, l’autista mi sembra troppo” disse sorridendo “Primo ti sto pagando la colazione perché ieri sono stato io ad invitarti e poi non è un fastidio accompagnarti, hai detto che abiti qui vicino, non credo che camminare mi farà male, e stasera non credo che mi manderai fallito con la benzina, dai andiamo!” cosi dicendo si diresse alla cassa dove pagò e salutò tutti “Merlin non fare scherzi stasera, non vorrai perderti Arthur e Morgana che bisticciano come due bambini per ogni cosa” a sentire quel nome Merlin sgranò gli occhi, in questa vita c’era anche lei; in questa vita c’erano davvero tutti!! “Chi è Morgana, la tua ragazza?” disse facendo il vago verso Arthur, mentre si accorse che Gwen e Gawain ridevano sotto i baffi notò che il biondo diventò tutto rosso “No no ma stai scherzando?! Morgana è mia sorella e già cosi mi basta e avanza!” disse ridendo “Dai ragazzi ci vediamo stasera” disse Arthur “A stasera” risposero gli altri due in coro. Fecero la strada verso casa di Merlin camminando uno affianco all’altro mentre Arthur gli raccontava un po’ come erano gli altri per fargli una panoramica del gruppo che avrebbe conosciuto la sera: c’era Percival, che Gawain definiva suo fratello, loro due si conoscevano da molto prima, erano amici inseparabili dal liceo.. secondo Arthur stavano facendo di tutto per non ammettere che nutrissero ben altri sentimenti l’uno per l’altro ma sperava che prima o poi trovassero il coraggio di accettare ciò che provavano; poi c’era Lancelot, il fidanzato di Gwen che era un tipo tranquillo, ha penato talmente tanto per riuscire a conquistarla solo per poi scoprire che anche lei era innamorata persa di lui, poi c’era Elyan il fratello di Gwen e Lion il più caro amico di Arthur, anche loro due si conoscevano da ben prima dell’università, ed infine c’era sua sorella Morgana che, battute a parte, per lui era la sua migliore amica “E’ vero che stiamo sempre a battibeccare ma in realtà siamo molto uniti, farei di tutto per lei. Da quando è morta nostra madre lei è stata il mio unico supporto in famiglia, quando dissi a mio padre che non avrei studiato legge è stata lei a darmi man forte e a dirmi di non rinunciare a ciò che mi piaceva. Soprattutto quando mio padre ha capito che i miei gusti non sono esattamente come avrebbe voluto lui, voleva cacciarmi di casa. E’ stata Morgana a convincerlo a non farlo, anzi più che altro lo ha ricattato dicendogli che se me ne andavo io se ne sarebbe andata anche lei e lui sarebbe finito per morire solo… è stata un po’ drastica come visione della vita ma è servita a mio padre per capire che avrebbe dovuto accettarmi per ciò che ero, anche se non lo ha mai mandato giù davvero” “Che vuol dire che i tuoi gusti non sono come vorrebbe lui, non capisco” a quella domanda Arthur arrossì, si era esposto troppo. Se anche Merlin la pensava come suo padre lo avrebbe allontanato quindi cercò di riprendersi e negare quello che aveva indirettamente ammesso “Niente niente, discorsi stupidi! Tu invece hai una ragazza?” chiese il biondo per deviare l’attenzione da su di se “No!” ridacchiò Merlin “Non ne ho mai avuto tempo in realtà, è una storia difficile da spiegare… magari un giorno te la racconterò. Ora siamo arrivati” cosi dicendo indicò un portone, ringraziò infinitamente Dio per aver iniziato il discorso proprio mentre erano arrivati, come avrebbe fatto a dirgli che non aveva mai avuto una ragazza perché aveva sempre aspettato lui, e come avrebbe fatto a dirgli che lo amava e che voleva stare con lui, lo avrebbe preso per un deviato e rifiutato… lo aveva appena ritrovato e non poteva permetterlo.
 
Anche ora che lo stava lasciando davanti al portone di casa Arthur avrebbe voluto abbracciarlo, ma si limitò a porgergli la mano in segno di amicizia “Grazie per questa mattinata. Ci vediamo stasera allora.” “Non vedo l’ora.” cosi dicendo Merlin tese la mano e prese la sua ed ecco di nuovo nella testa di Arthur altre immagini:
 
vedeva lui ad un banchetto sfarzoso, sembrava essere in un castello, aveva un’elegante giacca rosso vivo e davanti a se aveva sempre quel ragazzo moro… Merlin?! Quel giovane aveva un calice in mano e sentì se stesso dire “Non può bere, morirà se è avvelenato!” e vide comparire un uomo, imponente e dal viso che incuteva timore, aveva una grande cicatrice sulla fronte e una corona sulla testa… suo padre?! “Meglio un servitore che il principe ereditario figliolo” disse l’uomo, “Merlin non bere, lo berrò io!” gli ordinò, il moro lo guardò “ No, no, no, no, non lo lascerò mai bere a voi!” cosi bevve e cadde a terra vittima del veleno, le ultime immagini che vide Arthur fu se stesso correre in preda al panico verso quel ragazzo steso a terra *
 
 dopo di che ritrasse la mano. Si accorse che tutto era avvenuto in meno di un secondo nella sua testa. “Arthur che cos’hai? Sei bianco come un fantasma!” disse Merlin preoccupato, “Niente è solo… non lo so! Tu non hai visto niente?” “Cosa avrei dovuto vedere? A parte te con gli occhi sbarrati e che sei diventato spaventosamente pallido?” “O mio dio” espirò il biondo “Soffri di pressione bassa per caso?” “Ma no! Non lo so! Scusami… non preoccuparti sto bene” “Macchè bene, dai sali ti do dell’acqua!” cosi dicendo aprì il portone e fece entrare Arthur ancora scosso. Quando arrivarono all’appartamento Merlin si ricordò che aveva ancora le cose imballate portate la mattina cosi sapendo che il biondo gli avrebbe comunque chiesto qualcosa stava formulando nella sua testa l’ennesima scusa. “Perdona il disordine, ora che non ho lavoro ho sicuramente più tempo per sistemare” disse sorridendo. Arthur sorrise a sua volta ma sembrava ancora molto turbato per dare peso al disordine. Merlin gli portò dell’acqua e gli chiese se si sentisse meglio “Si, scusami non so cosa mi sia successo!” “Tranquillo, l’importante è che stai bene, se vuoi darti una rinfrescata lì c’è il bagno” cosi dicendo indicò una porta a sinistra nel corridoio. Arthur si diresse verso il bagno, non riusciva a spiegarsi cosa diavolo accadesse ogni volta che toccava le mani di Merlin. Perché li vedeva in un’altra epoca? Era quasi certo che fosse l’epoca medievale, e perché lui era il Principe Arthur? Colui che sarebbe diventato il leggendario Re che unì i cinque regni dando vita al sogno di Albion, il Regno Unito?! Non poteva essere!!! Credeva di stare ad impazzire!
 
Dopo essersi rinfrescato si impose di calmarsi e tornò in salone dove Merlin lo stava aspettando. Appena lo vide spuntare dal corridoio gli corse incontro e quasi come fosse la cosa più naturale del mondo gli accarezzò il viso con una delicatezza che Arthur non aveva mai provato prima sulla sua pelle “Ti senti meglio?” chiese il moro “Si, scusami ancora non so cosa mi sia preso ma ora sto bene!” quando Merlin sorrise Arthur tornò completamente in se perdendosi in quegli occhi cosi azzurri da sembrare il mare limpido in una giornata estiva. Erano ancora vicini, Merlin aveva spostato la mano sulla sua spalla e ad Arthur già mancava la sensazione delle mani del moro sulla sua pelle. Il biondo sentiva l’impulso di avvicinarsi ancora di più, la chimica che sentiva verso quel ragazzo era una cosa mai provata prima in vita sua. Merlin era totalmente perso ad osservarlo e ad assaporare con la mente quelle labbra carnose e che avevano tutta l'apparenza di essere calde. In quel momento Arthur portò una mano dietro la schiena di Merlin per potersi avvicinare di più, lo fece lentamente, quasi avendo paura che Merlin potesse rifiutarlo; se solo sapesse che il mago non aspettava altro. Arthur si avvicinava sempre di più, non poteva fermarsi, lo voleva! Voleva quel ragazzo, voleva baciarlo, abbracciarlo e non lasciarlo più andare. A Merlin non sembrava vero che stava per accadere, era stato solo per cosi tanto tempo che ora l’unica cosa che voleva era perdersi nelle braccia di Arthur, gli portò di nuovo la mano all’altezza della guancia mentre quelle del biondo erano ancora dietro la sua schiena.
 
Quando le loro labbra erano ad un soffio di distanza il telefono di Arthur squillò facendoli sobbalzare e allontanare istintivamente. “Pronto” rispose ancora con il fiato corto “Morgana che succede… ah ok… ok tra un po’ sono a casa… a proposito, stasera cerca di essere meno streghetta del solito, voglio presentarti un mio amico” cosi dicendo sorrise verso Merlin che ancora rosso in viso per l’adrenalina di poco prima lo guardava come se volesse mangiarlo. Quando riagganciò entrambi non sapevano cosa dire, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per l’eccitazione “Ora capisci i gusti che mio padre non approva” scherzò Arthur per smorzare la tensione, Merlin rise “Al contrario di tuo padre io adoro che tu abbia questi gusti”. Il biondo decise che era meglio se se ne fosse andato, non voleva far succedere qualche guaio e se fosse rimasto un altro po’ in quell’appartamento con quel ragazzo era sicuro che sarebbe successo. “E’ meglio che vada, mia sorella mi sta aspettando” cosi dicendo si diresse verso la porta “Se mi lasci il tuo numero stasera ci sentiamo cosi quando sei pronto vengo, sai non abitiamo cosi distanti, ci metto poco ad arrivare” cosi dicendo sorrise e dopo essersi scambiati i numeri di telefono Merlin aprì la porta. Arthur non riusciva ad andarsene… non voleva.
 
In quel momento decise che non poteva pensare cosi si voltò e con una presa sicura e decisa lo attirò a se e lo baciò. Fu un bacio di una dolcezza unica, lento, ma nello stesso affamato. Merlin portò le mani dietro la testa affondando le dita in quei morbidi capelli biondi, Arthur lo teneva stretto per la vita come a non volerlo lasciare più andare. Il bacio si faceva sempre più appassionato, non gli interessava neanche di riprendere fiato. Ogni parte del loro corpo era incollata all’altro. Potevano sentire le loro inguini andare a fuoco, ad entrambi stava piacendo quella situazione e potevano capirlo dalle rispettive erezioni che sentivano pulsargli costrette nei pantaloni.  Quando si staccarono ancora col fiato corto il biondo disse “Scusami, ma se non lo facevo sarei impazzito” “Questo bacio mi sembra di averlo aspettato per una vita” disse Merlin con la fronte ancora appoggiata a quella di Arthur “Che cavolo mi hai fatto Merlin?!” in quel momento la mano del moro era tornata dai capelli alla guancia e Arthur la prese nella sua. Ed ecco altre immagini:
 
c’erano lui e Merlin (perché ormai era stupido dire che non era lui) accampati vicino ad un fuoco sembravano in una caverna e lui… portava un’armatura. Iniziarono a parlare, lui iniziò “Certe volte sei un enigma per me” l’altro lo guardò “Non mi hai mai capito fino in fondo” “NO!” rispose secco e deciso il biondo. Fecero una pausa “Le cose sarebbero diverse se fossimo stati buoni amici” disse Merlin con un tono dispiaciuto “Già” rispose semplicemente lui… “Se non fossi stato un arrogante Testa di Fagiolo” aggiunse il giovane sorridendo, alché Arthur vide se stesso ridere, solo con Merlin riusciva a sorridere anche nelle situazioni più brutte… ma perché quella era una situazione brutta?! Quello che percepiva Arthur era solo tanto amore… e tanta attrazione. Fu Merlin a parlare di nuovo “Le cose non vanno sempre come ci si aspetta… vedrai… sconfiggeremo i Dorocha. Lo faremo… insieme!” disse quella parola sia con timore che con orgoglio, perché loro insieme erano.. il bello del mondo. Arthur percepiva questo guardandolo. Vide se stesso prendere qualcosa da una sacca che aveva vicino “Apparteneva a mia madre… rappresenta il suo stemma” e porse l’oggetto verso Merlin “Arthur non posso…” “PUOI!!! Prendilo e basta… Tieni!” . **
 
Quando quella visione finì Arthur tornò in se e si accorse che aveva ancora la mano in quella di Merlin, erano ancora vicini ma a differenza delle due volte precedenti ora non era spaventato, in quelle immagini c’era cosi tanto amore inespresso… che ad Arthur si strinse il cuore. C’era un motivo se succedevano quelle cose, non era stupido, e sapeva che lo avrebbe scoperto “Che cavolo mi hai fatto Merlin?!” ripeté sorridendo, il moro sorrise a sua volta, non voleva staccarsi da quel contatto aspettato da più di mille anni, ma sapeva che Arthur doveva andare cosi con non si sa quale forza si staccò “Ci vediamo stasera” disse Merlin “Non vedo l’ora” ammise Arthur e cosi dicendo si allontanò dalla porta.
 
Angolo Autrice
Ed eccomi qui con il quarto capitolo, iniziano a spuntare anche gli altri personaggi, andando avanti verranno molto approfonditi, specialmente Morgana (è la mia fissa personale, la adoro troppo J). Grazie mille a chi legge la mia storia e a chi la recensisce. Alla prossima settimana  :*
 
*Puntata 01x04
 
** Scena tagliata dall’episodio 04x01 vi lascio il link del video https://www.youtube.com/watch?v=24f5wsWwbOI

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

QUINTO CAPITOLO


Merlin non poteva credere che era successo. Arthur, il suo re, il suo amico, l’uomo che amava non solo era tornato su questa terra ed erano riusciti a ritrovarsi, ma a quanto pareva nutriva dei sentimenti per lui, non poteva crederci. Forse dopo tanti anni di sofferenze il destino aveva deciso che poteva avere la sua ricompensa, il suo amore! Ancora scosso si portò una mano alle labbra per cercare di non perdere il suo sapore e si diresse verso il bagno per farsi una doccia.


Arthur non capiva cosa gli stesse succedendo, quel ragazzo che conosceva appena lo aveva rapito completamente, lo guardava e sentiva dentro di se di conoscerlo da sempre… quelle immagini che vedeva ogni volta che le loro mani si toccavano cosa stavano a significare? Avrebbe dovuto parlargliene? Aveva paura che lo prendesse per pazzo e l’unica cosa certa era che non voleva perderlo ora che lo aveva trovato “O ritrovato” la sua mente formulò quel pensiero e non sapeva neanche lui il perché. Baciarlo era stata una sensazione unica, le sue labbra erano cosi calde, avevano un sapore cosi buono che Arthur ne avrebbe voluto sempre di più; a quel pensiero sentì la zona inguinale infuocarsi e si impose di stare calmo. Non vedeva davvero l’ora che arrivasse la sera, ogni ora passata con Merlin era un’ora che lo conosceva meglio, e lui non desiderava altro.


Quando arrivò a casa trovò Morgana sul divano che lo aspettava davanti alla tv “Grazie per essere tornato a casa per vederti il film con me, quando ho visto che lo stavano passando in tv ho sentito il bisogno di vederlo ma non volevo farlo da sola” Arthur si sedette affianco alla sorella e le diede un tenero bacio sulla testa e proprio in quel momento partì la sigla de “La Spada Nella Roccia” “Ogni volta che lo vedo mi riviene in mente mamma che si sedeva per terra insieme a noi a guardare ogni singola videocassetta Disney” disse Arthur sorridendo in modo malinconico “Già..” sospirò Morgana “Questo però è sempre stato il suo cartone preferito” aggiunse. Rimasero cosi fino alla fine del film, avevano canticchiato tutte le canzoni e Morgana aveva detto che prima o poi avrebbe trovato il negozio in cui Mago Merlino aveva comprato quella borsa in cui era riuscito a far entrare letteralmente tutta la casa “Mentre tu cerchi quel negozio io lo raggiungo a Honolulu a prendere un po’ di sole e a stare lontano da tutto e tutti” sorrise Arthur.

Quando il film finì il biondo si alzò dirigendosi in cucina “Quindi stasera presenterai ufficialmente a tutto il gruppo il misterioso ragazzo del lago?” chiese Morgana con un sorrisetto divertito sul volto, Arthur che in quel momento aveva già superato la porta si voltò in modo che spuntasse solo la testa “Gwen già ti ha chiamata per dirti che stamattina siamo andati a fare colazione al bar?” disse Arthur con un tono che lasciava capire che sapeva che ovviamente era successo “No..” disse Morgana, al che Arthur inarcò un sopracciglio “In realtà Gawain, Gwen era troppo impegnata a lavorare, sentivo il rumore di piattini e tazzine quando parlavamo” rise Morgana “E poi non sono stupida, quando mi hai detto che stasera mi avresti presentato un amico era logico che fosse lui” Arthur arrossì “Gawain ha blaterato cose come amore a prima vista e cavolate simili, conoscendo il tipo non gli ho dato più di tanto peso ma guardandoti… non dirmi che devo dargli ragione sennò è la fine!” il biondo rise e tornò a sedersi accanto alla sorella “Non lo so Morgana, amore no, è una parola troppo importante per una persona appena conosciuta, però… già mentre eravamo al lago e lui era per conto suo sentivo il dovere, il bisogno di avvicinarmi e poi non so… quando gli sono vicino sento delle sensazioni strane. Tu ci credi alla cosa delle vite precedenti?” chiese di punto in bianco Arthur.

Morgana colta di sorpresa fece un’espressione tra l’interrogativa e il pensierosa “Non lo so… sinceramente non ci ho mai pensato. Se ne sono sentite di cose di questo genere, alcune anche inequivocabili però non so… dovresti informarti su internet. Come mai questa domanda?” “Perché mi sembra di conoscerlo Morgana, da sempre! Ma un sempre che non appartiene a questa vita perché sono sicuro che prima dell’altra mattina non l’ho mai visto.” Omise il fatto delle immagini che vedeva quando le loro mani si toccavano, prima di parlarne con qualcuno voleva davvero documentarsi. “Questo ragazzo ti ha davvero rapito fratellino. Non vedo l’ora di conoscere il nostro Don Giovanni questa sera” “Non. Fare. La. Strega. Diabolica.” Disse quasi a mò di supplica Arthur, conosceva fin troppo bene la sorella, in molte occasioni la sua diabolicaggine lo aveva tolto da parecchie situazioni scomode, ma con Merlin non voleva rischiare di sbagliare. "Io???“ rispose Morgana fingendosi oltraggiata “Non sia mai” ridacchiò. Cosi dicendo frizionò la frangetta del fratello in segno d’affetto. Arthur si alzò e andò a farsi una doccia.


Merlin si trovava nel paesino in Catalogna, era andato a licenziarsi e a salutare alcuni tra i suoi utenti più affezionati. “Come mai stai andando via ragazzo?” gli chiese una signora, era nata nell’Irlanda del Nord e trasferitasi in Spagna per amore del marito. “Per lo stesso motivo per cui voi siete qui Daisy, per amore.” “Sono felice per te figliolo… e come si chiama?” l’anziana amava quel modo di fare che aveva Merlin con le persone adulte, non ha dato mai del lei a nessuno, solo del voi. Sembrava davvero un uomo di altri tempi. “Arthur!”.
Dicendo quel nome Merlin arrossì e non poté far a meno di sorridere, ma abbassò lo sguardo, stava praticamente ammettendo ad alta voce di essere omosessuale e non lo aveva mai fatto prima. La signora Daisy sorrise dolcemente e gli fece una carezza “Non vergognartene ragazzo. L’amore colpisce l’anima. Se è un uomo a darti la felicità non c’è niente di male. L’amore non è mai sbagliato, in qualunque forma sia. Non dimenticarlo.” Merlin alzò il viso sorridente “Lo amo da sempre” “E allora non perdere altro tempo, vai da lui. Non te ne pentirai. Ho lasciato tutto per seguire il mio Juan ed è una scelta che rifarei altre mille volte.”

Cosi dicendo abbracciò Merlin con una forza che non si addiceva al suo fisico minuto “Buona fortuna figliolo” “Anche a voi Daisy, vi auguro tutta la felicità del mondo, un giorno magari, porterò Arthur qui… cosi lo conoscerete anche voi” “Ne sarei orgogliosa tesoro” “Arrivederci Daisy” “Arrivederci Merlin”.

Ci sperava davvero, Merlin, che un giorno avrebbe potuto portare Arthur nei luoghi dove aveva vissuto nelle sue tante vite. E poi voleva portarlo lì e presentargli Daisy, fargli assaggiare la paella preparata da Diego e portarlo nel giardino segreto che si era creato nel parco del paese, un posto che in tanti anni non aveva trovato mai nessuno, ma con lui lo avrebbe condiviso, voleva condividere tutta la sua vita con lui, come aveva già fatto in passato d’altronde.

Tornato a casa, a Londra, si guardò intorno e si rese conto che era il caso che desse una sistemata e rendesse quella casa più vivibile, e pensare che Arthur ci era entrato e non si era neanche accorto che c’erano scatoloni ovunque e ogni mobile era praticamente vuoto “Era troppo impegnato a baciarmi” gongolò tra se e se come uno scemo.


“Secondo te perché tuo fratello si è preso tanto disturbo per questo ragazzo?” chiese Gwen sedendosi sul letto mentre l’amica era davanti all’armadio per decidere cosa mettere. “Non lo so, non so cosa pensare, a me basta che stia bene e che, se si innamora, la persona che sceglie sia una brava persona che lo ama come merita. Il resto non mi importa. Tu lo hai conosciuto questa mattina, che te ne pare?” “Sembra un ragazzo apposto, semplice. Però è come se nascondesse qualcosa, non fraintendermi, so che non lo conosciamo ed ognuno nella vita ha gli affari suoi, è solo che mi sembra un ragazzo che ha passato davvero cose brutte… glielo si legge in faccia” affermò la ragazza riflettendo. Gli dispiaceva vedere un ragazzo cosi carino con un’espressione tanto triste, “Magari essersi trovati si rivelerà davvero una salvezza per entrambi allora” affermò Morgana con un sorriso speranzoso, l’unica cosa che contava per lei era che Arthur fosse felice.


Merlin aveva quasi finito di sistemare tutto “Santa magia” pensò, mentre si dirigeva in cucina sentì il telefono squillare, era un messaggio:

- Stasera cosa mangerai? -

Sorrise quando vide con quanta scioltezza Arthur gli avesse scritto, come se parlassero da sempre.

- Penso che mi cucinerò un po’ di pollo. Tu? -

La risposta arrivò in meno di un secondo:

- Io sto a cena con mio padre, quindi sicuramente cibo “raffinato” che non sa di niente. EVVIVA! -

Mentre Merlin ancora stava leggendo arrivò un altro messaggio:

- Se non avessi avuto la cena con mio padre ti avrei chiesto di cenare insieme, non mi piace l’idea che ceni solo! -

A quelle parole Merlin si commosse come un bambino, cosa stava succedendo ad Arthur… che cosa aveva architettato il destino che li aveva fatti rincontrare ma senza che il biondo sapesse chi fosse… l’unica cosa che Merlin voleva era amare Arthur, l’unica cosa che Arthur voleva era che Merlin non soffrisse più; era passato un’infinità di tempo eppure erano ancora lì a vivere l’uno per l’altro.

- Perché ti preoccupi tanto per me Arthur? -

Sapeva che quella domanda poteva essere intesa come un colpo basso, ma doveva farlo.
Quando lesse quel messaggio Arthur si sentì arrossire, cosa gli avrebbe risposto? Optò per la verità che nel suo essere semplice non sarebbe stata uno sbaglio:

- Non lo so Merlin. È solo che dentro di me sento che è giusto cosi. Sento il bisogno di starti vicino e anche se non riesco a spiegarmelo voglio farlo. -

subito dopo inviò un altro messaggio:

 - E’ appena arrivato mio padre, devo andare a cena sennò chi lo sente se ritardo a tavola per stare al telefono con il mio “gusto sbagliato”. -

A Merlin faceva tenerezza quella situazione, un padre come Uther per due vite consecutive, sarà stato anche il più grande Re che il mondo ricordi, ma cavolo… sfigato forte!

 - Non dargli peso Arthur! I tuoi gusti non faranno mai di te una persona sbagliata. Avrai i tuoi difetti, come li hanno tutti, chissà… magari sei un grande asino, ma non vuol dire che sei sbagliato! -

- Grazie Merlin, mi hai fatto sentire meglio. Ma… non sono un asino!!! Comunque ora devo davvero andare,  l’appuntamento con gli altri è alle 23,00 al pub, dimmi quando sei pronto cosi ti vengo a prendere. -

- A più tardi Arthur… grazie… per tutto! -

Arthur stava aspettando Merlin sotto il portone, si sentiva nervoso come se fosse il suo primo appuntamento. Era rimasto davanti allo specchio non si sa quanto tempo sistemandosi i capelli prima in un modo, poi in un altro, per farli poi tornare al modo iniziale. Si era messo una maglietta sul grigio scuro con sopra il giacchetto di pelle nera e un paio di jeans scuri. Il tutto ovviamente metteva in risalto in ogni parte il suo fisico perfetto.

Quando Merlin aprì il portone Arthur rimase senza parole “E’ bellissimo” pensò. Indossava una camicia nera e un paio di jeans, i capelli erano spettinati ad arte e quella barbetta di un paio di giorni gli donava da morire. Quando salì in macchina il moro sorrise imbarazzato “Ciao” disse vedendo la faccia da pesce lesso del biondo “C-ciao” rispose Arthur “Spero che non sia tanto che aspetti?” “Tranquillo!” Disse sorridendo, il biondo mise in moto l’auto e si recarono al pub. “Come hai passato questo pomeriggio?” chiese Arthur per fare conversazione, “Ho sistemato la casa per renderla più vivibile, avevo ancora alcuni scatoloni in mezzo. Ma ho sistemato tutto. Tu invece? Cosa era successo a tua sorella?” “In realtà niente. Mi ha chiesto se tornavo a casa per vedermi “La Spada nella Roccia” con lei…” a quelle parole Arthur fece una pausa per analizzare l’espressione del moro, non sembrava di una persona che lo avrebbe preso in giro, anzi aveva un sorriso dolce sul viso “Oh… che cosa carina!” “So che alla nostra età può sembrare stupido ma è come un rito che abbiamo da sempre, è difficile da spiegare… mi piace che sia cosi” “Non è una cosa stupida Arthur, anzi è una cosa molto bella. Ogni volta che mi capita di rivederlo dico sempre che voglio raggiungere Mago Merlino a Honolulu, ma alla fine non lo faccio mai!” disse Merlin ridendo.

A quella frase Arthur gli sorrise di rimando e lo guardò con uno sguardo indecifrabile, era possibile che dopo solo un giorno una persona gli dava già un senso di completezza in quel modo?!  Quando arrivarono Merlin restò a bocca aperta, era un tipico Irish pub e c’erano veramente tantissime persone, il moro ormai non era più abituato a tutto quel caos quindi mentre Arthur già si era avviato verso l’ingresso lui restò immobile vicino alla macchina a guardare tutta quella marea di gente.

Quando Arthur se ne accorse tornò indietro preoccupato “Merlin ti senti male?” “No no, è che… non sono più abituato a tutta questa gente. E poi dentro ci sono i tuoi amici… se non dovessi piacergli, se mi trovassero strano e iniziassero a prenderti in giro perché ti sei interessato ad uno come me?!” iniziò a blaterare senza nemmeno riprendere fiato, alchè Arthur lo prese per le spalle e con sguardo sicuro disse “Ok! Ora so come sei quando hai un attacco di panico, un’altra cosa che si aggiunge alla lista delle cose che so di te!” rise Arthur per sdrammatizzare “Calmati Merlin non succederà niente di brutto. Se tutta questa gente ti da fastidio tu rimani vicino a me e quando ti stanchi dimmelo che andiamo via.” “Certo e tu ti devi rovinare la serata per portare a casa me come se fossi un bambino capriccioso” Arthur sorrise dolcemente a quel ragazzo che non riusciva a non farsi mille problemi per tutto “Non ho detto che ti porto a casa, ho detto che ti porto via da qui e andiamo dove vuoi” a quelle parole Merlin si calmò e arrossì pensando che Arthur si stava offrendo di fare praticamente qualsiasi cosa pur di passare del tempo con lui “E togliti dalla testa che non piacerai ai miei amici, ho paura che Gawain già ti ami” cosi dicendo prese Merlin sotto braccio e iniziarono ad avvicinarsi all’ingresso del locale.

In tutta quella mandria di gente piano piano la mano di Arthur scese dal braccio alla mano del moro che la strinse talmente forte da far bloccare il respiro ad Arthur.

Delle strane immagini non tardarono ad arrivare, c’erano lui e Merlin a cavallo, con al seguito altri cavalieri, erano nella foresta… forse per una battuta di caccia, e sentì se stesso dire “Descrivi l’espressione… TESTA DI FAGIOLO!” “In due parole?” rispose il giovane moro “Si” “PRINCIPE ARTHUR” e vide se stesso sorridere divertito*.

La visione finì e Arthur si accorse che sul suo viso era spuntato un sorrisetto divertito dovuto a quello che aveva appena visto. In tutto quel caos mentre cercava di mantenere il controllo e infondere tranquillità anche a Merlin gli si avvicinò all’orecchio e gli sussurrò “Tranquillo non ti lascio”. Il mago sentì ogni fibra del suo corpo calmarsi, ma appena vide il tavolo dove erano gli altri istintivamente lasciò la mano di Arthur che si voltò con fare interrogativo e che ricevette da Merlin un occhiolino tranquillo.

“Ciao ragazzi, lui è Merlin, un mio… nuovo amico! Merlin loro sono Percival, Elyan, Lion, Gawain che già conosci e mia sorella Morgana.” disse Arthur sorridendo. Merlin sorrise educatamente verso tutti e dopo varie strette di mano si sedettero insieme agli altri. “Quindi non sbagliavi Arthur, il misterioso ragazzo del lago ha veramente degli occhi bellissimi” disse la mora sorridendo. Ma a differenza di altre volte era un sorriso colmo di dolcezza “Morgana!!” urlò Arthur con fare oltraggiato. Tutti scoppiarono a ridere e Merlin si girò verso la mora sorridendo “Grazie per il complimento”. “Dove sono Ginevra e Lancelot?” chiese Arthur “Stanno per arrivare, lo sai quei due hanno sempre scuse per fare tardi” sospirò Elyan “Certo, ora si chiamano scuse” ridacchiò Gawain “Ehi… è di mia sorella che stai parlando” disse fintamente offeso Elyan “Pardon!” disse Gawain alzando le mani in segno di resa. Proprio in quel momento Gwen e Lancelot arrivarono mano nella mano scusandosi per il ritardo, dopo aver salutato tutti Gwen disse “Ciao Merlin, lui è il mio fidanzato, Lancelot” “Piacere di conoscerti Lancelot” “Ah il Ragazzo del Lago, piacere mio” a quelle parole Arthur si portò una mano sul viso come esasperato “Ho l’impressione di essermi creato un soprannome a vita” rise Merlin, gli altri risero insieme a lui e Arthur fu veramente felice di vedere che Merlin si stava riuscendo a sciogliere.

Il moro cercò di fare finta di niente ma rivedere Lancelot era stato un colpo al cuore che quasi lo fece piangere, ma doveva controllarsi perché era in un luogo pubblico, però si accorse con grande stupore che Lancelot non gli toglieva gli occhi di dosso, cosa che non sfuggì nemmeno ad Arthur “Scusami Merlin, so che è strano, ma ho l’impressione di averti già visto da qualche parte, ci siamo già conosciuti per caso?” “Si fratello, più mille anni fa, tu e Gawain siete i miei migliori amici e questo Asino biondo è l’amore della mia vita e mi siete mancati tutti da morire” avrebbe voluto rispondere questo ma fece un respiro profondo “No non credo, me ne ricorderei, ho un’ottima memoria” disse sorridendo flebilmente “Che strano, ma lo sai che stamattina dopo che ve ne siete andati dal bar anche Gawain ha detto la stesso, non è vero?” disse Gwen rivolta verso Gawain “In realtà si, ma sono sicuro di non averti mai visto prima quindi non gli ho dato peso più di tanto” disse sorridendo il giovane.

In quel momento arrivarono le birre che avevano ordinato e tutti bevvero rilassati “Allora Merlin, tu cosa fai nella vita?” “Fino a un po’ di tempo fa vivevo in Spagna, in un paesino sperduto e pacifico, poi sono tornato qui e ora che il contratto con le poste mi è scaduto e non ho avuto il rinnovo devo riuscire a trovare un altro lavoro.”
“Realmente usted viviò en Espana? Donde? Yo estaba en Madrid” esordì Gawain lasciando tutti a bocca aperta. “En serio Madrid? Yo en Barcelona” rispose Merlin, divertito da come tutti gli altri erano in silenzio a sentire la loro conversazione senza capirci nulla “Son hermosas chicas espagnolas, verdad?” ghignò Gawain “Yo prefiero chicos!” disse Merlin arrossendo, ora che aveva ritrovato Arthur non voleva più nascondersi con nessuno “Gracias a Dios, yo también” disse sornione Gawain ammiccando verso Percival (Traduzione: G. “Davvero hai vissuto in Spagna? Dove? Io sono stato a Madrid” M. “Davvero Madrid? Io a Barcellona” G. “Sono carine le ragazze spagnole vero?” M. “Io preferisco i ragazzi” G. “Grazie al Dio. Anch’io”). Entrambi scoppiarono a ridere e Arthur a quel punto iniziò a frignare come un bambino capriccioso “Ehi ehi ehi… fate ridere anche noi” “Oh tranquillo biondino, non ho mica intenzione di rubarti il ragazzo misterioso.”

A quelle parole Arthur alzò un sopracciglio e tutti risero sonoramente “Nulla Arthur, mi ha solo detto che è stato a Madrid e io gli ho detto che il paesino dov’ero era vicino a Barcellona” spiegò Merlin “E sono servite tutte queste parole?” rispose con il suo solito broncio il biondo “La loro lingua proviene dal latino, lo sai che per ogni cosa usano mille parole” ridacchiò il moro.

La serata passò in tranquillità, tra mille risate, domande per conoscersi meglio e veramente tanta, tanta, tanta birra. Gawain era arrivato al punto che gli bastava guardare in faccia qualcuno per scoppiare a ridere, ad un tratto, con voce e sguardo molto sbronzo esclamò “Ehi giovani amici miei un momento!!” iniziò ad indicare col dito ognuno di loro passandoli in rassegna “Re Arthur, Mago Merlin, la Strega Morgana, la Regina Ginevra, Sir Lancelot, Sir Percival, Sir Lion, Sir Elyan e Sir Gawain” disse indicando se stesso per ultimo “Cazzo ragazzi  abbiamo gli stessi nomi dei personaggi delle leggende arthuriane! E siamo qui, tutti uniti allo stesso tavolo che è… rotondo!” disse estasiato “Fratello, è quadrato il tavolo…” disse Percival con voce calma come a non voler distruggere i sogni dell’amico. “Non distruggere i miei sogni di gloria principessa” e cosi dicendo si buttò al collo del gigante “Io ti voglio un bene dell’anima Percy lo sai vero?” “Si amico, te ne voglio anche io, davvero” rispose dolcemente Percival rosso in volto, gli piaceva quell’abbraccio tanto che rimasero cosi per un po’ mentre gli altri ridacchiavano.

“Però cavolo… nel suo essere ciucco ha ragione!” ammise Lion “Abbiamo tutti gli stessi nomi e siamo tutti diventati amici” affermò Morgana “Ragazzi non iniziate con questi discorsi che mi viene l’ansia. Poi stanotte non dormo” e cosi dicendo Gwen si rannicchiò tra le braccia del suo amato. “Perché scusa che male c’è. Pensa se…” mentre parlava Arthur iniziò a muovere le dita delle mani come fossero dei tentacolini “… avessimo vissuto una vita precedente e noi in realtà fossimo loro!” “Quindi tu saresti Re Arthur?” rise Percival che nel frattempo era riuscito a far rimettere seduto Gawain. Quest’ultimo sentendo la parola “re” si riprese e disse a voce alta “Mio signore sono pronto a servirvi per il bene di Camot… Camlot… Came. Lot. cazzarola”, tutti scoppiarono a ridere, ma Arthur iniziava a pensarci seriamente, sarà stata la birra, anche se non ne aveva bevuta quanta Gawain (nessuno beveva quanto Gawain in realtà) ma anche le immagini che vedeva quando si toccava con Merlin facevano solo aumentare i suoi dubbi.

Si accorse che il moro non aveva proferito parola e voltandosi verso di lui si accorse che si era letteralmente scolato in tre sorsi tutto il boccale di birra. Lo guardò con occhi sgranati e lui rispose solo “Scusami, sono nervoso”, sentiva che la sbronza già stava salendo, “Vuoi che ce ne andiamo?” chiese Arthur preoccupato “Ma scherzi… adoro i tuoi amici. Mi sembra di conoscerli da una vita!” disse ridendo “Certo, SEMBRA” pensò tra sé e sé il mago. “Gawain!” chiamò ad un tratto Merlin, il giovane si girò “Quindi ci siamo conosciuti in un'altra vita, e che tipi eravamo?” chiese il moro.

Non era uno stupido, lo stava facendo apposta. Doveva capire il destino in che modo stesse giocando e se loro avessero mai ricordato qualcosa, se non loro… almeno Arthur. “Oh beh…” iniziò Gawain con fare serio, ci credeva davvero in quello che diceva. “Fammi pensare… Beh lui era un nobile quindi ovviamente era spocchioso, arrogante e pieno di se” disse indicando Arthur “Fino al giorno in cui non sei arrivato tu però… Mago Merlin; il destino vi ha unito per fare grandi cose insieme, per unire le terre di Albion e dare vita alla vostra Inghilterra, io sono Irlandese quindi fondamentalmente me ne frego, anche se ora che ci penso mi avete fregato un pezzo di terra, ladri!! Ora sono troppo sbronzo ma vi giuro che domani vi dichiaro guerra...

Comunque… vi detestavate fino al giorno in cui non avete iniziato a volervi bene davvero fino a capire che non esisteva uno senza l’altro. Tu eri di una fedeltà che quasi spiazzava chi ti conosceva, seguivi il tuo Re ad occhi chiusi e senza pensare alle conseguenze, l’unica cosa importante era salvare lui, magari eravate innamorati… si.. mi piace come idea, vi amavate e il Re si era sposato solo perché a quei tempi sennò vi avrebbero prima staccato il pisello e poi ucciso, Morgana era la sorellastra di Arthur, Lady Morgana che l’unica cosa che voleva era essere accettata per quello che era, quindi una persona che poteva usare la magia, anche se forse era lei la prima a non accettarsi, e quindi pensando che nessuno l’avrebbe mai amata davvero e magari pure per qualche cattiva compagnia passò al lato oscuro e diventò la cattiva Strega Morgana che l’unica cosa che voleva era ammazzare tutti, in primis il fratellino ovviamente.

La Regina Ginevra era una dolce fanciulla, che amava il suo popolo, ed era divisa tra l’amore per il re e quello per l’aitante cavaliere Lancelot, fino a che non ha scelto di sposare il sovrano, chiamala scema la tipa, e noi… siamo i bellissimi e coraggiosissimi cavalieri di Re Arthur, io amavo le donne, però magari avevo anche qualche altra tendenza solo che se la esternavo staccavano l’uccello anche a me, poi amavo le mele e ovviamente bere, ed ero molto forte, si.. io ero la forza. Percival era il mio più fidato compare, però… solo dopo di te Merlin, perché secondo me… io e te eravamo tanto amici, i tuoi occhi mi stanno troppo simpatici.

Lancillotto era il più leale dei cavalieri, che ha sacrificato la sua vita morendo al posto del re, che pollo. Lion era quello che era stato al fianco del Re da tempo immemore, da quando erano ragazzi e Elyan ringraziò il cielo di essere diventato cavaliere perchè se continuava a fare il contrabbandiere ci sarebbe rimasto secco. Ah, ho già detto che alcuni cavalieri avevano tendenze omosessuali? Non è vero Parcy!!!” e cosi dicendo si avvicinò all’amico per baciarlo ma lui ridendo riuscì a scansarsi in tempo “Si Gawain e tu eri il primo!!!” tutti scoppiarono a ridere “Mamma mia Gawain che caspita ti sei inventato” rise Gwen “Ha creato un film in due minuti” continuò divertita Morgana. “Oh mio dio… tra un po’ vomiterò tutte le birre che mi sono bevuto, e forse anche quelle che avete bevuto voi” disse Gawain massaggiandosi lo stomaco “Allora Mago… ti è piaciuta la mia descrizione?” aggiunse, quando tutti si girarono verso Merlin si fermarono, aveva un’espressione sconvolta e sembrava che stesse per piangere “Merlin stai bene?” chiese subito Lancelot

“Perché ha descritto tutto in questo modo, lo so che ha solo seguito il filone delle leggende ma ha descritto tutti noi come eravamo davvero.. perché?”

“Io… si… credo sia stata la birra… scusate… continuate senza di me, io… devo andarmene… di corsa!” le ultime due parole le disse talmente a bassa voce che gli altri non le udirono. Si alzò e dopo essersi scusato e aver salutato tutti letteralmente scappò dal pub, non diede neanche peso al fatto che Arthur lo doveva riaccompagnare a casa, non gli importava… voleva solo piangere perché aveva sofferto cosi tanto e ora era scoppiato.

 Loro erano tutti li, lo avevano accolto come se lo conoscessero da sempre e lui avrebbe solo voluto abbracciarli tutti e piangere! E poi tutto quello che aveva detto Gawain… e tutte quelle domande, avrebbero ricordato? E Arthur? E cosa avrebbero pensato una volta che avessero ricordato? Lo avrebbero odiato perché erano condannati a far parte del suo destino tutte le volte, e una cosa del genere come avrebbe influenzato le loro menti, sarebbero impazziti? Stati male? Oppure si sarebbero semplicemente svegliati ricordandosi come erano morti secoli prima?
Correva per strada piangendo e arrivato vicino ad un portone rallentò appoggiandosi al muro. Una mano lo strattonò violentemente da dietro fino a farlo fermare e voltare

“Merlin!!!!! Ma che cavolo succede? Che cos’hai?” quando lo vide piangere non resistette più, lo afferrò e lo strinse fortissimo a se. Merlin non provò nemmeno a nascondersi, stava troppo male, rivedere Arthur, Gawain, Lancelot e tutti gli altri gli aveva fatto troppo male. Arthur aveva quel portamento regale innato, Gawain era cosi scavezzacollo ma incredibilmente affidabile come era sempre stato e Lancelot… bastava guardarlo negli occhi… era sempre Lancelot.

“Che succede Merlin? Perché sei fuggito cosi, che cos’hai? Qualcuno ha detto qualcosa che ti ha offeso?” “Ma no Arthur, come puoi pensarlo?!” disse tra le lacrime con il viso appoggiato nell’incavo del collo del biondo “Sono fantastici” “Come sono sempre stati” avrebbe voluto aggiungere “E allora cos’è?” “I-io… non posso dirtelo Arthur. Perdonami, non so cosa fare” a quelle parole Arthur lo strinse ancora di più a se. “Non scusarti Merlin. Va tutto bene. Voglio solo che tu stia bene, dai calmati”.

Era cosi bello stare abbracciato ad Arthur; come mille anni prima ritrovò la sensazione di aver trovato il suo posto nel mondo… finalmente. Si era sentito un vagabondo per cosi tanto tempo fino a che non si rese conto che la sua casa non sarebbe mai stato un luogo, perché la sua casa era una persona, era quell’uomo che lo stringeva forte tra le braccia. Merlin sarebbe rimasto cosi per sempre.

Arthur gli stava accarezzando la testa e mentre il moro gli singhiozzava tra le braccia si fermò “Dammi la mano!”, ordinò Arthur. Senza pensarci Merlin, completamente ignaro di ciò che accadeva ad ogni loro contatto, intrecciò le sue dita a quelle del biondo. Ed ecco che accadde:

Vedeva se stesso che stava per montare a cavallo per partire e parlava con una donna… Ginevra?! “Io devo andare… ti aspetti davvero che rimanga? Che me ne stia seduto sapendo che Merlin è sparito? Non troverò pace se almeno non ci provo”. Improvvisamente la scena cambiò, vedeva se stesso nella foresta, con qualcun altro, un cavaliere… Gawain?! Stavano cercando qualcuno “Sai, mi piace Merlin, non si aspetta mai delle lodi da nessuno e…” mentre il cavaliere parlava Arthur lo interruppe con il braccio, aveva sentito dei rumori. Scese da cavallo e prese la spada “Dichiara chi sei!!!” disse puntando la spada davanti a se. Dalla boscaglia uscì un ragazzo completamente ricoperto di fango che quando lo vide rise di pura felicità. Arthur puntò la spada a terra e corse verso di lui “MERLIN! Temevo di averti perso!”cosi dicendo lo abbracciò sentendosi davvero felice.**

La visione finì, come le altre era durata un secondo anche se ad Arthur sembrava molto di più. Merlin era ancora tra le sue braccia che piangeva e le loro mani erano sempre unite “Tranquillo Merlin, a meno che tu non lo voglia io non ho intenzione di andarmene. Ti prego non mandarmi via!” disse con la voce quasi commossa.

Iniziava ad essere contento di vedere quelle cose, perché più le vedeva e più erano nitide, significavano qualcosa ne era sicuro. Sentendo le parole di Arthur il moro alzò gli occhi dalla sua spalla e lo guardò, quando i loro occhi si incontrarono Merlin capì che non voleva altro che quello che aveva ora. Non avrebbe mai potuto cacciarlo via.

“Non voglio mandarti via” gli disse. Arthur si abbassò un po’ fino a far combaciare le loro labbra in un bacio casto, diverso dal primo, l’unica cosa che volevano era sentire che l’altro c’era. Quando si staccarono Arthur gli fece una carezza tenerissima “Dove vuoi andare? Ti porto dove vuoi… Mago Merlin” disse Arthur sorridendo “Andiamo ad Honolulu?” risposte Merlin stando al gioco, “Ti porterei ovunque pur di togliere tutta quella sofferenza dai tuoi occhi Merlin.”
Il moro non rispose, sentiva solo la testa che gli scoppiava di amore

“Amore mio mi sei mancato come l’aria. Non so come ho fatto a vivere più di mille anni senza respirare. Ti amo, tantissimo. Non ti lascio Arthur, ti amo. Ti amo. Ti amo. Ti amo”

 “Mi accompagni a casa? Mi sta scoppiando la testa…” “Certo, dai andiamo”. Mentre erano in macchina Merlin guardava fuori dal finestrino, ancora gli scendeva qualche lacrima a volte. Arthur vedeva la sua mano picchiettare nervosamente sui jeans, ebbe l’istinto di prenderla e stringerla forte ma sapendo quello che ormai quasi certamente sarebbe successo lasciò perdere e si limitò a fargli una delicatissima carezza sulla guancia “Tranquillo…” disse con voce bassissima e vide il moro chiudere gli occhi e sospirare sentendo che il peso del suo viso spingeva sulla mano. Senza più dire una parola arrivarono sotto casa del moro.

Angolo Autrice:

Eccomi qui, scusatemi il ritardo ma a causa del lavoro non ho avuto un momento libero per aggiornare, ma oggi mi sono letteralmente imposta di farlo… Merlin ha fatto ufficialmente la “prima" uscita con tutta la combriccola e ovviamente Gawain deve sempre fare danni ahahahahha lo amo!!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se volete lasciate una recensione, mi fareste davvero tanto contenta. Ringrazio tanto
Miky_Holmes che ormai è diventata il mio angioletto :* . Ciao a tutti e all prossimo capitolo.
  

* Non riesco a ricordare che puntata sia e su internet non riesco a trovarla, se qualcuno lo ricorda e me lo dice sarò contenta di scriverlo :)

**  Puntata S04xE06

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

SESTO CAPITOLO

 
“Ti sei calmato un po’?” chiese Arthur preoccupato. Merlin fece cenno di si con la testa, si sentiva stremato mentre si sedeva sul divano con una tazza di camomilla in mano “Non so cosa mi sia preso, mi dispiace Arthur, ho fatto un casino. Ho fatto una pessima figura con i tuoi amici e tu hai dovuto mollarli li per correre dietro a me… davvero non so cosa dire… mi dispiace” “Merlin smettila di scusarti” disse Arthur con fare deciso “Non c’è niente di cui chiedere scusa, gli altri si sono solo chiesti se stessi bene; e se dovessero pensare o no che sei strano a me non importa. Non sei matto, se hai queste reazioni vuol dire che qualcosa è successo, sono cose tue e ne io ne gli altri siamo nessuno per giudicare. L’unica cosa che vorrei io… è che non soffrissi più!” dicendo quelle parole abbassò lo sguardo verso terra quasi vergognandosi.
 
Merlin sentiva il cuore scoppiargli di amore, Arthur era li e ora lui si sentiva completo. Avrebbe solo voluto dirgli che lo amava da cosi tanto tempo che il suo amore ha letteralmente superato i secoli, ma non poteva farlo. “Alla fine tu non hai dato il tuo parere…. Ci credi alle vite precedenti?” il moro si bloccò non sapendo cosa dire “Non lo so… può darsi. Dei casi ci sono stati e se ne sono sentiti”, non poteva rispondere quello che realmente sapeva, tutti quei discorsi erano solo cose dettate dalla birra e dalla “fantasia” di quel cantastorie di Gawain.
 
Io vedo delle immagini Merlin. Delle immagini di noi due in un'altra epoca. L’epoca delle storie che mi raccontava mia madre: Re Arthur, Mago Merlin, i Cavalieri della Tavola Rotonda. Come può essere vero tutto questo? Come possiamo essere noi? Che cavolo significa?”
 
 anche Arthur stava male, sentiva di stare ad impazzire ma non riusciva a parlarne ad alta voce. “Mi sta scoppiando la testa!” sospirò infine il biondo “Dillo a me!” ridacchiò Merlin “Voglio solo mettermi a dormire” aggiunse. Arthur interpretò quell’ultima frase come un invito ad andarsene quindi a malincuore disse “Ah… beh… si… io.. me ne vado, ci sentiamo Merlin…” cosi dicendo Arthur si alzò dal divano e si diresse verso la porta. “Arthur…” disse Merlin alzandosi con fare stanco ma dispiaciuto, il biondo aveva frainteso le sue parole “… non sto dicendo che voglio che te ne vai… ho solo detto di essere stanco”. Arthur poteva pensare quello che voleva, ma Merlin lo conosceva da eccessivamente troppo tempo, ci era rimasto male per la situazione. Arthur si fermò e si girò verso di lui senza dire una parola, il suo volto parlava per se “Prima fuori dal pub ti ho detto che non voglio mandarti via… non l’ho mica dimenticato” disse Merlin sorridendo “E’ solo che non voglio che tra noi si creino situazioni strane… ci conosciamo da poco” “Si, pare vero!” pensò il moro “… è palese che tra noi ci sia dell’attrazione, ma non voglio rischiare di perdere quello che potremmo costruire facendo le cose con più… calma…” finì Merlin.
 
Aveva parlato tutto d’un fiato e l’unica cosa che poteva fare in quel momento era maledire la sbornia che non accennava a sparire a quanto pare. Arthur sorrise, Merlin avrebbe pagato per sapere cosa stesse pensando “Ti… da fastidio se rimango a dormire qui? Tu e Gawain non siete gli unici che avete esagerato” disse Arthur con voce speranzosa “Arthur…” iniziò Merlin, ma il biondo lo interruppe subito “Non ho intenzione di fare nulla Merlin. Io… non so cosa mi stia succedendo, so solo che voglio rimanere con te. Non voglio andare a casa.” Arthur sembrava cosi cucciolo che Merlin già sapeva che avrebbe ceduto. Ma poi… perché doveva farlo andare via?! “Vado a prenderti qualcosa per dormire” disse Merlin. Arthur fece un sorriso a trentadue denti che fece letteralmente sciogliere Merlin che si diresse in camera da letto a preparare l’occorrente per la notte.
 
Merlin si stese nel letto e la sua mente non accennava a fermarsi “Arthur è in casa mia, che sta dormendo sul mio divano dopo una serata passata a bere, a piangere e a stare con la paranoia che lui possa un giorno ricordare… ma magari. Come minimo quando gli ho detto che poteva sistemarsi sul divano gli saranno presi i peggiori scompensi. Ma che dovrei fare? Io voglio che lui dorma con me. Vorrei fare l’amore con lui ma non mi va di farlo perché ufficialmente ci conosciamo da un giorno, che figura ci faccio. E poi… io non l’ho mai fatto mentre lui avrà chissà quanta esperienza. Che palle, pensare che qualcuno ha toccato Arthur in quel modo mi fa ribollire il sangue. Però non è detto che due che dormano nello stesso letto debbano necessariamente fare sesso. Io voglio stare tra le sue braccia, voglio addormentarmi sul suo petto… sono un cretino! Ora vado a chiamarlo e…”
 
“Merlin.”
 
Si sentì chiamare il moro ridestandosi dai suoi pensieri, Arthur era li sulla soglia della porta con la maglietta bianca e i pantaloni di tuta che Merlin gli aveva dato “Arthur che succede?” “Quel divano è terribile…” ridacchiò il biondo “Lo so, mi stavo giusto sentendo in colpa, se domani ti svegliassi con una terribile cervicale non me lo perdonerei mai…” il moro fece una pausa e i due si guardarono. I loro sguardi avevano sempre lo stesso potere, parlavano più di tutte le parole del mondo messe insieme “Che fai impalato sulla porta… dai vieni qui” Arthur letteralmente corse per infilarsi nell’altra parte del letto, quando la sua testa toccò il cuscino fece un sospiro di sollievo, quel divano era terribile davvero. Merlin si era girato a pancia in sotto con la faccia rivolta dalla parte opposta a quella di Arthur, improvvisamente si sentì abbracciare e sentì la testa del re appoggiata sulla sua spalla, era una sensazione magica “Ci credi se ti dico che questa cosa l’ho aspettata per più di mille anni” disse Merlin, ormai la birra nel suo corpo aveva preso il sopravvento. “Sto iniziando a crederlo” rispose Arthur. “Buonanotte Mago Merlin” sospirò Arthur “Buonanotte a voi… Sire” rispose Merlin mentre una lacrima silenziosa gli sfiorava il viso. Rimasero cosi, in silenzio abbracciati finché entrambi non si addormentarono esausti.
 
Era buio, forse era notte, era nella foresta ed era steso a terra come se fosse ferito, la prima cosa che vide quando riuscì a focalizzare delle immagini è stato un ragazzo di fronte a sè “Merlin..” disse flebilmente “Come ti senti?” chiese il moro, Arthur realizzò che era ferito ad un fianco e faceva davvero male, ma a lui importava altro e non la sua ferita “Dov’eri?” chiese “Ora sono qui… mi dispiace, credevo di aver sconfitto la profezia, credevo di essere arrivato in tempo” il ragazzo moro iniziava a piangere, poteva vedere quegli occhi colmi di lacrime che provavano a rimanere dentro senza successo “Di cosa stai parlando?” chiese Arthur confuso “Ho sconfitto i sassoni, il drago… eppure sapevo che era Mordred quello che dovevo fermare” continuava a farfugliare il giovane. Chi era Mordred? “I sassoni sono stati sconfitti… dallo stregone” affermò Arthur “Ero io…” disse il moro, ormai le lacrime scendevano senza sosta, Arthur poteva percepire quanto quel ragazzo stesse soffrendo “Non dire assurdità Merlin” “Io sono uno stregone… ho la magia.. e la uso per te Arthur… solo per te” Arthur si sentì come se quel ragazzo gli stesse confessando una cosa che si era tenuto dentro per una vita intera, una cosa che era parte di lui e che non aveva voluto condividere neanche con lui che pensava di essere il suo migliore amico, se non qualcosa di più “Merlin, non sei uno stregone, lo saprei!” “Guarda” disse deciso il moro. A quel punto pronunciò delle parole in una lingua che sembrava antica in direzione del fuoco che aveva acceso per tenere Arthur al caldo, dalle fiamme si alzarono piccoli zampilli che crearono un drago che batté le ali prima due poi tre volte. A quel punto Arthur era spaesato, spaventato e incredibilmente arrabbiato. Si sentiva tradito dall’unica persona di cui in vita sua si fosse mai fidato. Neanche della sua regina si fidava in quel modo, l’unica persona che lui abbia mai amato… gli aveva tenuto nascosto un segreto che era parte della sua vita, era come se Merlin non si fosse mai fidato di lui al punto di dividere con lui il fardello. “Vattene” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Vide negli occhi del mago qualcosa spezzarsi, con quella sola parola e quello sguardo spaventato, era riuscito a distruggere lo stregone più potente che avesse mai camminato su questa Terra.*
 
Arthur si svegliò di soprassalto, aveva il fiatone ed era sudato, che cosa era successo?! Era un sogno o che altro?! Cercando di calmarsi focalizzò dove si trovava: si girò e vide che Merlin era steso accanto a lui che dormiva, ora non gli dava più le spalle, era sempre a pancia sotto ma con il viso rivolto verso di lui e Arthur provò un senso di calma quando lo guardò e pensò a quanto fosse bello. Solo dopo si accorse che nel sonno le loro mani si erano unite, forse quel sogno era stato causato da quel contatto.
 
Arthur pensava di impazzire, cosa succedeva ogni volta che si toccavano?  Non può essere che le cose erano come pensava lui… una vita precedente, il medioevo… è una follia eppure in quei momenti sembrava l’unica spiegazione… avrebbe dovuto parlarne con Merlin? E lui come avrebbe reagito? Ma soprattutto chissà se a lui succedeva lo stesso. Sicuramente no sennò se ne sarebbe accorto, non sapeva cosa fare. Arthur si alzò dirigendosi verso il bagno per darsi una rinfrescata. Gli faceva male la testa. Quando tornò a letto si sdraiò facendo molta attenzione che le mani non si toccassero, quel sogno era stato cosi vero e cosi triste, non voleva più provare quella sensazione, almeno per quella notte.
 
Quando Merlin si svegliò si accorse che Arthur non era al suo fianco, improvvisamente fu assalito da un senso di ansia che si assopì non appena sentì dei passi dirigersi verso la camera “Buongiorno” lo accolse con un sorriso talmente bello che Merlin pensò che erano millenni che un giorno non iniziava davvero cosi bene “Buongiorno a te, hai dormito bene?” Arthur si sedette accanto a lui sul letto “Dopo che sono venuto al letto si, anche se…” si bloccò, non sapeva se parlargli o no del sogno, ma poi si decise “Ho fatto un sogno strano, è stato assurdo… ma la sensazione che mi ha lasciato è stata cosi vera che sono ancora turbato se ci ripenso, non mi hai sentito stanotte quando mi sono alzato?” “Veramente no!” confessò Merlin preoccupato “Ti sei sentito male? Perché non mi hai svegliato cavolo… potevo aiutarti” iniziò a blaterare il moro “Merlin calmati! Mi sono alzato solo per andare un po’ a rinfrescarmi, mi sono svegliato di soprassalto ed ero sudato” spiegò Arthur “Ma che sogno hai fatto?” chiese Merlin.
 
Il biondo si fermò, avrebbe dovuto parlargliene, dopotutto c’era anche lui nel sogno, avrebbe potuto pensare che fosse matto. Però era solo un sogno, non gli stava parlando di quello che vedeva quando si toccavano, un sogno è un sogno e basta “Ero in una foresta ed ero ferito…” iniziò a raccontare Arthur “indossavo un’armatura come se fossi un cavaliere, la cosa strana è che c’eri tu, e ti prendevi cura di me. Mi tranquillizzavi anche se io ero arrabbiato con te perché mi avevi nascosto un segreto che io sapevo che era importante, perché era come se io e te ci conoscessimo da sempre e non avessimo mai avuto segreti e poi mi hai confessato questa cosa che era una parte di te, e io mi sono sentito tradito… è stata una sensazione stranissima” Arthur si fermò per riprendere fiato. Merlin era a testa bassa, sembrava stesse male “Che segreto?” chiese con un filo di voce “Oh una cosa assurda…” ridacchiò Arthur “Tipo?” lo esortò il giovane “Mi hai confessato di essere un mago, di avere poteri magici ed averli usati solo per me, per proteggere me perché era il tuo destino. Quello di essere al mio fianco per proteggermi e farmi diventare la persona che ero destinata ad essere… non pensavo di avere esagerato tanto con la birra” cercò di scherzare Arthur, ma quando vide la reazione di Merlin si bloccò “Merlin! Merlin stai male? Che cos’hai, guardami!” era bianco come uno straccio e non rispondeva, l’unica cosa che fece fu alzarsi di colpo dal letto e dirigersi verso il bagno a vomitare tutto quello che aveva in corpo, organi compresi se serviva a stare meglio.
 
Arthur sta ricordando. Arthur può ricordare. Ma in che modo? Attraverso i sogni, non può essere. Non potrà più chiudere occhio se ogni volta che lo fa sogna noi, finirà per impazzire e io non posso permetterlo! Perché non può vivere una vita tranquilla, almeno una?! Io non sono il suo destino, sono la sua maledizione. Non posso fargli del male, io lo amo, lui è tutta la mia esistenza.”
 
 In quel momento Arthur lo raggiunse al bagno preoccupato “Merlin. Che cavolo ti è preso?” “Niente… credo sia la birra di ieri sera, ti prego. Esci dal bagno” “Non voglio lasciarti da solo…” “Arthur esci!” il moro quasi urlò, perché lo stava cacciando? Arthur non riusciva a spiegarselo. Si alzò da vicino a lui e in silenzio uscì dal bagno. Merlin si odiava. Si odiava per aver appena trattato male Arthur, si odiava per il male che gli stava provocando, era il primo sogno su di loro che faceva o ricordava anche in altri modi? Magari baciandolo o toccandolo… toccandolo!
 
Tutte le volte che mi ha chiesto di dargli la mano… ma quale scemo sarebbe tanto masochista??? Solo… UNA MEGA TESTA DI FAGIOLO COME IL RE… ecco chi!”
 
Merlin non ci stava capendo più nulla, ora come avrebbe dovuto comportarsi? Quando si riprese uscì dal bagno. Arthur si era rimesso i suoi vestiti ed era seduto sul divano con lo sguardo fisso davanti a se, era cosi dannatamente Re Arthur in quei momenti, era cosi regale, autoritario, ma nello stesso tempo cosi fragile. Quando lo vide lo guardò ma non si mosse “Stai bene?” chiese semplicemente “No…” rispose Merlin “Arthur scusami.. non volevo trattarti male è solo che… la situazione è troppo complicata e io non voglio che tu stia male come sto male io” a quelle parole Arthur quasi si arrabbiò, che diavolo di discorso era?! “Che cavolo stai dicendo Merlin? Perché dovrei stare male? E perché tu ti stai ostinando a voler stare da solo? Lo vuoi capire che il tuo stare male è provocato proprio dal fatto che stai solo?!” “Io sto solo perché le persone che amavo le ho perse e non voglio che risucceda” Merlin aveva perso il senno, aveva detto quelle parole urlando come un pazzo “E io?? Io sono qui e tu mi stai mandando via!” “E’ proprio te che ho perso e un’altra volta non potrei sopportarlo!” gridò nella sua testa Merlin “Io non voglio mandarti via te l’ho già detto” urlò Merlin per poi provare a riprendere fiato “Tu non mi conosci Arthur… Se rimani con me starai male anche tu” aggiunse a voce più bassa “Ma che dici? Non è vero!” Arthur non sapeva cosa dire, non sapeva come controbattere, erano stati cosi tranquilli ed ora tutt’a un tratto Merlin lo stava allontanando “Merlin ti prego… è vero non ci conosciamo, io non ti conosco, non so quello che hai passato e perché lo hai passato. Ma ora sono qui, voglio stare con te, voglio che diventiamo amici perché mi piaci. Voglio conoscerti e cercare di capire e di aiutarti. Io non lo so perché, ma sento che è giusto cosi” Merlin stava cercando di riprendere fiato, era andato fuori di testa e ora ne stava pagando le conseguenze, la sua magia gli stava bruciando le vene.
 
Arthur voleva solo stargli vicino, gli voleva dare solo quello che anche lui voleva alla fine, la sua presenza. Ma Merlin aveva paura per la sua salute, aveva paura che lo avrebbe perso di nuovo, che avrebbe sofferto ancora e questo il moro non poteva sopportarlo. Arthur non doveva soffrire più. I due si guardarono, c’era stanchezza negli occhi di uno e preoccupazione negli occhi dell’altro; “Dopotutto Arthur non si rende conto delle mie reazioni… non merita di essere trattato in questo modo, vuole solo stare con me… e anche io non chiedo altro… Dio Arthur quanto mi è mancato il nostro legame” “… Oh cazzo sto impazzendo… Mi dispiace di aver sbroccato cosi, scusami” “Non preoccuparti” rispose semplicemente il biondo, ora si sentiva molto più sollevato. “T-ti avevo preparato una pseudo colazione, ma ora si sarà freddata” disse Arthur con fare fanciullesco, voleva solo smorzare la tensione, Merlin sorrise dolcemente a quell’affermazione; lo amava cosi tanto… l’unica cosa che avrebbe voluto fare era prenderlo e baciarlo, ma si limitò a dire “Sarà sicuramente ottima anche fredda, grazie Arthur… ehm… vieni con me in cucina o mi tocca mangiare da solo?” chiese Merlin sorridendo. Il biondo rispose al sorriso “In realtà mentre eri in bagno mi ha chiamato Lancelot, prima di tutto per chiedermi se stavi bene, ieri si è preoccupato parecchio…” disse con tono scocciato “e poi per chiedermi se lo raggiungevo al bar per aiutarlo in un esame di storia che deve preparare, ti dispiace se vado?” chiese Arthur, gli dispiace lasciarlo solo. “Ma scherzi, non pensarlo nemmeno” disse Merlin con foga, “Anzi ringrazia Lancelot per l’interessamento”. Merlin fece per accompagnare Arthur alla porta e quando quest’ultimo si avvicinò la chimica tornò alle stelle. Si trovarono uno di fronte all’altro; Merlin non riusciva a non fissare le labbra di Arthur, erano cosi appetitose. Il biondo si avvicinava sempre di più finché le loro labbra molto delicatamente si toccarono, sembrava quasi un bacio imbarazzato. Quando si separarono Arthur sorrise e fece una carezza a Merlin che racchiudeva molte più cose di quello che si poteva pensare “Ci sentiamo più tardi Merlin, non scappare via” disse con voce bassa e calma “Non ne ho più nessuna intenzione” rispose Merlin poggiando il viso verso la mano di Arthur. Dopo che il biondo uscì Merlin si chiuse la porta alle spalle e si diresse in cucina a mangiare la “pseudo colazione” preparata apposta per lui.
 
“Che cosa era successo a Merlin” Lancelot non diede ad Arthur neanche il tempo di sedersi al tavolino del bar. “Niente, si è sentito male per la birra” rispose il biondo, chissà perché gli dava non poco fastidio l’interesse che Lancelot mostrava verso Merlin. “Tutto bene Arthur? Ti vedo strano” “No no tutto bene! Sono solo un po’ stanco” rispose il biondo “Oh, beh se vuoi andare a casa a riposare non farti problemi, mi aiuterai nel pomeriggio” “Si certo cosi prenderai un altro 19 nell’esame di storia. Non se ne parla! E’ una materia troppo bella per denigrarla con un misero 19” Lancelot rise nel vedere come l’amico difendeva la sua materia di studio “Grazie fratello” disse, ed insieme iniziarono a studiare.
 
Merlin stava passeggiando per la città, doveva comprare qualcosa per riempire un po’ il frigorifero. “Merlin!” si sentì chiamare a gran voce il ragazzo, si girò e con grande stupore vide Morgana dall’altra parte della strada che attraversò correndo e lo raggiunse “Ciao” disse il moro gentilmente “Ciao Ragazzo del Lago” Morgana era cosi bella e dolce, a Merlin si strinse il cuore nel vederla perché era esattamente come la Morgana che conobbe lui, buona, gentile e generosa. “Come stai, ci hai fatto preoccupare ieri sera! Ma Arthur è rimasto con te? Stanotte non l’ho sentito rientrare” Merlin era in grado di sciogliersi davanti a quel sorriso, nonostante come erano andate a finire le cose, lui ha sempre voluto un gran bene a Morgana, quella vera, quella che ora aveva davanti e che riconosceva solo guardandola negli occhi… “Si sto bene! L’alcool non è esattamente il mio forte, comunque si è rimasto da me perché anche lui si sentiva un po’ troppo alticcio per guidare” disse il moro ridendo “Mi dispiace che sei stato male… dove vai di bello?” chiese la ragazza “A fare un po’ di spesa, il mio frigo è praticamente vuoto” “Ok… nel pomeriggio ti va di raggiungerci al bar, sicuramente ci ritroveremo tutti li, soprattutto per incoraggiare Lancelot per l’esame di storia” “So che si sta facendo aiutare da tuo fratello” disse Merlin “Oh si, dovresti vedere Arthur spiegare le lezioni agli altri, gli piace davvero tanto come materia, è bello vederlo fare qualcosa che gli piace nonostante nostro padre” sospirò Morgana “Beh… mi sembrate entrambi molto svegli per tenere testa a vostro padre anche se non lo conosco. E soprattutto siete molto uniti… si sa, l’unione fa la forza” Morgana rise dandogli ragione “Senti quindi sei nostri? Oh ma certo che domanda faccio! Vieni alle 16.00 Merlin, non fare scherzi” lo imbeccò Morgana “Perché avete tutti paura che scappo?” ridacchiò il moro “Perché tu sei Il Misterioso Ragazzo del Lago. Sei… Misterioso… e non so perché ma ho l’impressione che Arthur ti verrebbe a cercare anche in capo al mondo, da quando ti conosce ha una luce diversa negli occhi, e qualunque sia il motivo… se lui è felice ha tutto il mio appoggio” Merlin diventò tutto rosso per l’affermazione della ragazza. Dopo essersi salutati e dati appuntamento per il pomeriggio, si separarono.
 
“Ragazzi stasera sarete soli, ho una cena di lavoro e non posso mancare” disse Uther con fare distaccato e serio. “E la novità quale sarebbe?” disse sarcasticamente sua figlia “Morgana!!” la riprese il fratello “Ok papà, non preoccuparti, caso mai facciamo venire i nostri amici per non stare soli” rispose Arthur con fare molto formale “Va bene figliolo, ma non fate fare danni a quell’irlandese ubriacone” “Solo perché è irlandese non vuol dire che sia un ubriacone, quando è venuto qui non ha mai fatto nulla di male. Non mi piace sentir insultare i miei amici” tuonò Morgana. Uther la guardò con uno sguardo quasi oltraggiato, Morgana osava sfidarlo come nessuno avesse mai neanche pensato “Comunque…” iniziò l’uomo con finta calma “mi fido di voi e non ho problemi con nessuno dei vostri amici, quindi fateli pure venire” cosi dicendo si recò in camera. “Davvero pensava che avessimo bisogno del suo permesso?” disse Morgana rivolta al fratello “Morgana… non puoi rivoltarti cosi ogni volta che nostro padre apre bocca, rischi di passare dalla parte del torto se inizi a farlo per ogni singola cosa” spiegò Arthur con un tono che sembrava quasi paterno “Lo so Arthur, è solo che mi da sui nervi… ha chiamato Gawain ubriacone!!!” pensandoci ancora si arrabbiava “Ma lo è davvero!” sorrise il biondo “Si ma lui non lo sa, non lo ha mai visto e non ha mai fatto nulla di male neanche quando viene qui, lo dice solo perché è pieno di pregiudizi verso ogni persona che non sia… se stesso!! E’ capace di avere pregiudizi anche su di te che sei il suo stesso figlio!” “Non me ne parlare…” Arthur sembrava quasi dispiaciuto per quel pensiero, Morgana si sentì in colpa, non voleva che il fratello si sentisse male per la cattiveria di suo padre “Non vedo l’ora che gli presenterai Merlin” disse con il suo tipico sorriso diabolico; Arthur arrossì come un bambino “Perché dovrebbe essere diverso da quando gli abbiamo presentato gli altri?” domandò il biondo facendo finta di niente, sapeva dove voleva arrivare sua sorella “Oh beh… perché qualcosa mi dice che Merlin non sarà un amico come gli altri… non so, chiamalo intuito femminile se vuoi, sai che con me non devi nasconderti” disse Morgana guardandolo negli occhi “Morgana… io non voglio nascondermi con te, non mi sfiora neanche l’idea” e cosi dicendo gli diede una spinta giocosa “E’ solo che… ci siamo appena conosciuti e io… voglio fare le cose con calma, o almeno… con tutta la calma di cui lui ha bisogno. Voglio fare le cose per bene e non rovinarle per avere tutto subito, non so se mi spiego” disse il biondo tutto d’un fiato.
 
Morgana non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, aveva uno sguardo tra il sorpreso e il divertito “Certo che ti spieghi… spieghi il fatto che sei cotto del Ragazzo del Lago!!!” Arthur arrossì ancora di più “Dai Morganaaaaaa!!! Puoi evitare di sbattermi in faccia la realtà con cosi tanta disinvoltura” Arthur si accasciò sul divano coprendosi il viso con il braccio “E’ troppo bello quando sei così in imbarazzo… bimba innamorata!!!” Morgana iniziò a ridere e senza che ne se accorse gli arrivò un cuscino dritto in faccia, sgranando gli occhi esclamò “E GUERRA SIA!!!” cosi dicendo si avventò sul fratello iniziando a fargli il solletico. In un batter d’occhio però il biondo la sovrastò fisicamente e iniziò lui a fargli il solletico “OK OK OK OK BASTA!! AHAHAH A-ARTHUR TI AHAHAHAHHA TI PREGO AHAHAHAH AIUTOOOOOO AHAHHAH ARTHUR BASTA. TREGUA TREGUA!!!!” Morgana non riusciva a smettere di ridere e Arthur tornò a sedersi sul divano senza bloccarle più le gambe “E il PendragonBoy vince la guerra” “Battaglia!!! Hai solo vinto una battaglia mio caro, non illuderti. A proposito prima che mi scordo, oggi ho incontrato Merlin, gli ho chiesto di venire al bar alle 16, sei contento?” “Cosa hai fatto?? Morgana perché non me lo hai detto prima, devo andare a prepararmi cavolo!” “Ma è solo l’una…” disse la mora sconcertata “Lo so, ma devo farmi una doccia, decidere cosa mettere, cercare di dare un senso ai miei capelli e sono tutte cose che richiedono troppo tempo” cosi dicendo Arthur si recò verso il bagno “Tra te e lui non so chi sia più ragazzina!!!” urlò Morgana dal salone, il biondo corse verso di lei facendo spuntare la testa dallo stipite della porta “Ci hai parlato? Ti ha detto qualcosa? Che ti ha detto?” “Certo che abbiamo parlato che pensi che comunicavamo con i segnali di fumo!! Comunque niente di che è solo che ogni volta che ti nominavo diventava tutto rosso e gli veniva un sorrisetto da babbeo, tipo il tuo in questo momento!” Arthur si schiarì la voce cercando di sembrare serio “OK, non che mi interessasse, era per sapere” “Certo che potevi avvisarmi che rimanevi a dormire da lui… sempre se avete dormito” disse Morgana con un sorriso sarcastico. Arthur sgranò gli occhi “Certo che abbiamo dormito! Sono rimasto li solo perché non mi andava di guidare…” cercò di giustificarsi il biondo “Certo certo! Come no!” lo guardò Morgana “Mmmmm! Lasciami stare!!!” sbuffò il giovane dirigendosi verso il bagno.
 
Arrivato al bar Merlin si fermò davanti alla porta e prima di aprire prese un grosso respiro. Quando entrò trovò già qualcuno lì “Ciao Ragazzo del Lago!!! Come stai? Oh la prossima volta per te succo di frutta!” disse Gawain con il suo solito tono di voce alto che fece girare tutti “Ciao ragazzi. Ora sto bene, quella birra era troppo forte per me, tu come stai?” “Io sono irlandese e fiero di esserlo, sto una favola, dai vieni in mezzo a noi” cosi dicendo prese un’altra sedia e lui si avvicinò maggiormente a Percival facendolo sobbalzare per il contatto delle loro spalle “Gawain vuoi venirmi in braccio?!” disse il gigante sarcasticamente “Ma magari” rispose con disinvoltura il giovane. A quelle parole Percival si ritrovò rosso come un peperone, Gawain riusciva sempre a scombussolarlo con le sue uscite cosi naturali. “Lancelot sei pronto per l’esame?” chiese Merlin al giovane “Ma che ne so!!! Arthur mi ha aiutato molto. Ma la storia non mi entra in testa, è più forte di me” a quel punto Merlin si guardò intorno notando che non c’erano né Arthur né Morgana “Gli altri dove sono?” chiese in modo vago per non chiedere direttamente di chi voleva lui. “Lion ed Elyan non vengono e i Pendragon dovrebbero stare ad arrivare” disse Percival.
 
Proprio in quel momento la porta si aprì e Morgana e Arthur entrarono sorridendo in direzione degli amici. Quando il biondo vide Merlin il suo cuore si fermò, rimase imbambolato a guardarlo finché il moro non gli fece un gran sorriso “Ciao Arthur”. “Visto Merlin, ecco che è arrivato il tuo principe!” le parole di Gawain ridestarono Arthur che si schiarì la voce e si avvicinò al tavolo. “Come state ragazzi?” chiese Morgana al gruppo “Tutto bene, ieri Percival mi ha riportato a casa e da quello che mi ricordo mi sono addormentato in bagno con la testa sulla tazza” Morgana rise e guardò Percival con fare interrogativo “Non me ne parlare, per non lasciarlo solo sono andato in camera sua a prendere il cuscino e mi sono addormentato appoggiato alla vasca, se quello si può chiamare dormire” sorrise il giovane in direzione di Gawain “Grazie che ti prendi cura di me quando faccio il deficiente Percy” in quel momento Gawain era molto serio, come non era quasi mai “Sai che farei tutto per te” rispose il gigante quasi a bassa voce per non farsi sentire dagli altri che intanto avevano iniziato a conversare tra loro. I due continuarono a fissarsi finché Gawain mise la sua mano sulla gamba del gigante e quest’ultimo la prese nella sua e la strinse forte. Che diavolo stava succedeva tra loro?!
 
I discorsi degli altri li ridestarono dai loro pensieri ma non sapevano perché le loro mani restarono unite al sicuro dagli occhi degli altri “Merlin oggi poi sei andato a fare la spesa?” “Oh si, se vuoi definirla tale! Ho comprato solo l’occorrente per il pranzo perché non avevo proprio voglia di incollarmi le buste, fondamentalmente sono uno scansafatiche” disse il moro sorridendo. Arthur non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, lo trovava cosi bello, e non c’era niente di meglio che guardarlo parlare in modo cosi naturale con sua sorella, la donna più importante della sua vita. “Ma tu mangi sempre solo?” chiese Morgana quasi sconsolata, Merlin fece un segno di assenso “Che cosa orrenda, ora che hai trovato noi sappi che i tuoi giorni solitari sono finiti. Per esempio stasera sarai a cena da noi, nostro padre non c’è e si respirerà un po’ d’aria pulita” disse la ragazza “Oh n-no… dai non voglio disturbare, non preoccupatevi” esclamò il mago imbarazzato “Ma che dici Merlin. Non disturbi affatto e poi siamo noi che ti stiamo invitando” intervenne Arthur “Anzi, più che un invito è un obbligo” aggiunse. “Ehi e questo che vuol dire, il Ragazzo del Lago può venire a nutrirsi nel vostro castello e noi no?!” disse Gawain fingendosi offeso “Non farti prendere da spasmi strani Sir Gawain, siete invitati tutti” disse Morgana sorridendo.
 
“Perché Sir Gawain?” chiese il giovane confuso. Tutti risero sotto i baffi e il ragazzo cercava i loro sguardi sperando che qualcuno gli desse una spiegazione “Davvero non ricordi niente di ieri sera?” chiese Lancelot sorridendo “Ehm… no!” rispose Gawain. A quel punto Percival fece esattamente come fece l’amico la sera prima indicando gli altri uno ad uno “Re Arthur, Mago Merlin, Lady Morgana, Sir Lancelot, Sir Percival, Sir Gawain e i momentaneamente assenti Sir Lion, Sir Elyan e la Regina Ginevra. Hai passato la serata a dire che ci chiamavamo come i personaggi delle leggende arthuriane e che in una vita precedente eravamo loro” concluse Percival sorridendo. Gawain lo guardò sconcertato e guardò tutti gli altri notando che avevano dei sorrisi divertiti, tranne Merlin… il suo sguardo sembrava più preoccupato che divertito. “Ero proprio lesso!!!” affermò mettendosi le mani in faccia per l’imbarazzo. Tutti risero e Merlin fece un sospiro di sollievo.
 
Il pomeriggio trascorse cosi, Lancelot chiedeva ad Arthur le cose che non gli erano ancora ben chiare per l’esame e il biondo gliele spiegava con un trasporto che lasciava tutti ammaliati “E’ stupendo vederlo spiegare cosi, Morgana aveva ragione. Quanto è bello. Non ti lascerò mai più andare via da me Arthur Pendragon. Mai!”. I ragazzi si diedero appuntamento per la sera a casa dei due fratelli “Ci vediamo per le 20 a casa ragazzi. Merlin a te vengo a prenderti io!” disse Arthur con un tono che non ammetteva repliche “No Arthur non se ne parla, dammi l’indirizzo e se è troppo lontano per venire a piedi prendo un taxi” rispose Merlin. Arthur lo guardò e con una naturalezza quasi disarmante disse semplicemente “Non era una domanda” e sorridendo salutò tutti e se ne andò.
 
* Puntata S05xE13
 
Angolo Autrice
 
Eccomi qui, sono riuscita ad aggiornare nel weekend… almeno due aggiornamenti li avete avuti vicini dai!!! Tra il lavoro e la connessione internet che va a cavoli suoi ogni volta è un terno al lotto. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se vi va lasciate una recensione, fanno sempre piacere :) un mega abbraccio al mio angioletto custode Miky_Holmes :* Ciao a tutti, al prossimo capitolo

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

SETTIMO CAPITOLO


Dopo essersi fatto una doccia e aver preparato i vestiti che si sarebbe messo per la serata si stravaccò sul divano del salotto a leggere i vecchi libri di Gaius per trovare qualcosa che riguardasse il recupero della memoria di una vita passata, per trovarne soluzioni e conseguenze. Voleva vedere se la sua teoria su quello che stesse succedendo ad Arthur fosse vera, se ogni volta che le loro mani si toccavano lui vedesse qualcosa della sua vita precedente.
 
Perché se lo sta tenendo per se quello zuccone!
 
bofonchiò il ragazzo quando sentì il suo telefono squillare, era Arthur.
 
“Pronto” rispose il moro già con un sorriso stampato sul volto “Ciao Ragazzo del Lago, che fai?” chiese Arthur “Sto leggendo dei vecchi libri in attesa che arrivi stasera, tu?” “Niente, sono solo. Morgana è uscita con Gwen e penso che rapineranno ogni negozio che incontrano” “Adoro tua sorella” disse Merlin non riuscendo a trattenere una risata “E lei adora te. Sono contento di vedere che andate d’accordo, di solito ha sempre fatto scappare tutti i ragazzi che gli presentavo” a quell’affermazione Merlin non seppe cosa rispondere, gli stava per caso dicendo che era il suo ragazzo?!?
 
No, non era possibile, forse aveva capito male. Quando Arthur si rese conto di quello che aveva appena detto staccò il telefono dall’orecchio e iniziò ad imprecare in ogni lingua conosciuta
 
“Arthur!”
 
si sentì chiamare il biondo dal telefono che riavvicinò all’orecchio “Visto che tu sei solo e io sono solo… ti va di venire qui?”
 
Arthur si sentì avvampare e il cuore già batteva all’impazzata “Arrivo” disse semplicemente “A tra poco. Ciao”.
 
Arthur si mise una maglietta e un paio di jeans in fretta e furia e si catapultò fuori casa.
 
Arrivato sotto casa di Merlin entrò nel portone e si diresse all’ascensore per arrivare al terzo piano. Quando Merlin aprì la porta entrambi rimasero per un po’ senza parlare, solo osservandosi, persi uno negli occhi dell’altro. “Dai, entra” nello stato in cui era in quel momento Arthur l’unica cosa che riuscì a fare fu interpretare quell’invito come un volgare doppio senso, in quel momento sentì qualcosa gonfiarsi prepotentemente nei pantaloni.
 
Cercando di calmarsi entrò in casa e notò che Merlin aveva preparato un the. “Non volevo che ti scapicollassi per venire… quanto ci hai messo da quando abbiamo attaccato, due minuti?!” disse Merlin sorridendo.
 
Ce ne avrei messi anche meno per venire da te, ti voglio Merlin! Ma che cavolo mi hai fatto accidenti a te!!! Voglio ogni parte del tuo corpo” Arthur si sentiva avvampare e quel the caldo era l’ultima cosa di cui avesse bisogno “Si in effetti ho fatto in fretta, tant’è che ora sto morendo di caldo, ti dispiace se apro la finestra?” “No figurati, fai pure, ti senti bene?” chiese Merlin con un velo di preoccupazione “Ora si” disse Arthur sospirando affacciato alla finestra.
 
“Eri bello oggi mentre spiegavi a Lancelot… qualsiasi cosa gli stessi spiegando” Arthur rise e lo ringraziò. I due rimasero per un po’ in silenzio a contemplare Londra che dalla finestra di casa di Merlin era ancora più bella.
 
“Quindi… mi trovavi bello”
 
disse ad un tratto Arthur. Il suo tono era cambiato, ora era più caldo e i suoi occhi molto più profondi, sembrava come se si volesse mangiare Merlin in un solo boccone
 
“Bello??? Ti avrei sbattuto sul tavolino davanti a tutti se solo avessi potuto!”
 
la mente del moro formulò quel pensiero che lo fece avvampare ma si limitò a rispondere “Affascinante!!” Arthur iniziò ad avvicinarsi a Merlin che nel frattempo si era voltato ed era con la schiena appoggiato al davanzale della finestra. “E adesso?” chiese Arthur con fare suadente, era completamente guidato dai suoi sensi, non riusciva a fermarsi, non voleva.
 
Merlin stava rimanendo senza fiato, Arthur ormai era ad un soffio da lui, erano vicinissimi
 
“A-ad-adesso… cosa?” chiese il moro con la voce spezzata.
 
Arthur incollò le loro labbra in un bacio voglioso scendendo poi verso il collo del moro mentre quest’ultimo affondò le mani nei suoi capelli mentre i brividi correvano contro ogni parte del suo corpo; “Adesso non mi trovi bello?” gli sussurrò nell’orecchio prima di mordicchiarglielo
 
“Oh mio Dio!! Bello è incredibilmente riduttivo” a quelle parole Merlin sentì Arthur ridere contro il suo collo.
 
Arthur iniziò a far scendere lentamente la mano sinistra dai capelli di Merlin fino al suo petto, per poi arrivare all’altezza dell’ombelico e scendere ancora di più fino ad accogliere nella sua mano l’evidente erezione di Merlin. Quest’ultimo si lasciò andare ad un gemito di piacere, sentiva il suo pene pulsare dolorosamente nei pantaloni ma non sapeva cosa fare “O-oh. Oddio… A-arthur!”
 
“Ti voglio Merlin” ringhiò il biondo che nel frattempo aveva tolto la mano per cercare di infilarla dentro i pantaloni del moro quando però si sentì bloccare “No Arthur… io… non voglio… non mi sento pronto…. non adesso”.
 
Arthur si fermò e lo guardò, lo trovava cosi bello, Merlin abbassò lo sguardo dispiaciuto “Perdonami, ti sembrerò un imbecille, se vuoi andartene lo capisco” il biondo sorrise dolcemente, non pensava assolutamente che fosse un imbecille e di certo non voleva andarsene.
 
Gli fece una carezza e si avvicinò a lui dandogli un bacio sulle labbra, quando si staccò si appoggiò alla sua fronte “Sei stupendo Merlin, ecco cosa sei, stupendo. Non mi è mai passato di mente che fossi un imbecille. E smettila di pensare che voglio andarmene da te… io non voglio farlo.” Merlin sorrise, si sentiva cosi bene tra le braccia di Arthur.
 
La sua erezione nonostante il momento di pausa non aveva accennato ad andarsene e Arthur se ne accorse e la riprese di nuovo in mano facendo sobbalzare il moro.
 
“Permettimi almeno di farti stare bene Merlin, ti prego” Arthur disse quelle parole con il fiato spezzato dall’eccitazione, quando erano vicini nessuno dei due riusciva a rimanere calmo. Merlin fece un segno di assenso, ne aveva troppo bisogno.
 
Arthur dopo avergli dato un bacio affamato sulle labbra si abbassò e in un solo colpo abbassò sia i pantaloni che i boxer del moro, quella visione per Arthur fu celestiale, il membro di Merlin era davanti a lui, turgido e voglioso.
 
Il biondo non resistette oltre e lo prese in bocca.
 
Quando Merlin sentì l’immenso calore della bocca di Arthur si lasciò andare ad un gemito di piacere che fece eccitare ulteriormente il biondo che nel frattempo succhiava vogliosamente. Lo tirò fuori dalla bocca solo per leccarlo dalla base fino alla punta. Merlin stava andando fuori di testa. Arthur lo riprese in bocca e con la mano iniziò a massaggiargli i testicoli fino ad arrivare con un dito verso l’intima apertura di Merlin che iniziò a stuzzicare e massaggiare.
 
Iniziava a fare una leggera pressione per analizzare la reazione di Merlin, il moro abbassò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono, fu il momento più bello in assoluto, vedere Arthur intento a dargli piacere in ogni modo lui avesse voluto, sembrava che stesse aspettando il suo permesso.
 
Merlin non tolse gli occhi da lui “Fallo, ma… piano”.
 
I loro occhi rimasero incollati gli uni agli altri mentre Arthur lentamente spingeva un dito in Merlin senza smettere di dargli piacere con la bocca.
 
Merlin ringhiò un gemito, era una sensazione strana, bella, ma dolorosa
 
“Oh mio… Arthur!!!!”
 
cosi dicendo affondò le mani in quei morbidi capelli biondi e lo spinse maggiormente verso di se. Anche Arthur gemette per l’eccitazione, mentre muoveva il dito su e giù in ritmo con la bocca avanti e indietro mentre il suo pene scoppiava nei pantaloni “A-arthur… aaaah… n-non ce la faccio più” a quelle parole Arthur aumentò il ritmo e Merlin scoppiò completamente nella sua bocca tenendogli la testa bloccata con le mani.
 
Arthur adorava quel senso di superiorità che in quel momento Merlin aveva “Oh Dio santo… cosi mi farai morire!” a quelle parole il biondo sorrise mentre assaporava bene ogni parte del suo amante dopo di che si alzò e incollò le sue labbra a quelle di Merlin.
 
Per il moro fu un colpo sentire cosi nitidamente i loro sapori mischiati, fu qualcosa di indescrivibile, bellissimo.
 
“Che follia!” sussurrò Arthur nel suo orecchio dopo averlo abbracciato fortissimo “Che cosa ci sta succedendo?” chiese il moro “Non lo so Merlin. Ora so solo che non voglio che finisca”.
 
Dopo essersi ricomposti rimasero abbracciati affacciati alla finestra a sorridersi a vicenda come due ragazzini.
 
Furono destati dallo squillare del cellulare di Arthur, era un messaggio di Gawain:
 
- Ehi biondino, stasera torneo di Tekken alla play. Cinque contro quattro senza problemi. In qualsiasi squadra capito ti faccio secco. Avvisa Merlin di prepararsi psicologicamente. – 
 
“Cretino” farfugliò Arthur sorridendo “Ha detto Gawain di prepararti psicologicamente che stasera faremo il torneo di Tekken 4 alla playstation” disse rivolto a Merlin.
 
Il moro lo guardò per un attimo perso “Non ci ho mai giocato, com’è?” “Non hai mai giocato a Tekken? Neanche uno dei primi? Comunque è un gioco in cui si combatte con altri giocatori. È divertente!” disse Arthur. “Dì a Gawain che in qualunque squadra capitiamo lo facciamo secco” sorrise Merlin.
 
Arthur non poteva fare altro che guardarlo stupito in quei momenti, era come se fossero tutti un unico gruppo da sempre, da una vita o forse più.
 
In quel momento ad Arthur arrivò un altro messaggio, era Morgana:
 
- Fratellino sto per tornare a casa, cosi inizio a fare l’arrosto, tu sei a casa? –
 
- Ora sono da Merlin ma sto tornando, ti dispiace se viene con me? Cosi non riesco dopo per andarlo a prendere –
 
- Ma scherzi, no che non mi da fastidio. A tra poco –
 
Arthur ripose in tasca il telefono e si avvicinò a Merlin che nel frattempo era andato in cucina a buttare il the ormai freddo “Mia sorella sta per arrivare per mettere a fare l’arrosto, ti va se invece di andare alle otto vieni con me ora?” chiese Arthur “Oh, ok… mi devi dare un po’ per vestirmi però. Faccio subito” cosi dicendo si asciugò le mani, gli diede un bacio frettoloso e si diresse in camera da letto, meno male che i vestiti se li era preparati prima.
 
A quel bacio il biondo rimase per un po’ interdetto, più andavano avanti più ogni cosa tra loro sembrava stranamente naturale.
 
Angolo Autrice
 
Eccomi qui, scusatemi per il ritardo. Prima di tutto voglio ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite, grazie infinite,  davvero. Un grazie particolare va sempre a Miky_Holmes  :* .
So che questo capitolo è piuttosto breve e scarno di contenuti, più che altro è incentrato sul primo approccio fisico tra Arthur e Merlin, essendo il mio primo racconto non so neanche se l’ho descritto bene o no. Il prossimo capitolo sarà davvero intenso, ci sarà la cena in cui ci saranno davvero mooolti colpi di scena, quindi non ve lo perdete mi raccomando. Grazie mille ancora e al prossimo capitolo!!!! 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

OTTAVO CAPITOLO

 
Quando la porta di casa si aprì Merlin restò per un po’ senza parlare, in qualunque epoca capitasse Arthur viveva sempre in dei castelli. Era una casa con attico e super attico e solo il salone era grande quanto tutto il suo appartamento. “Morgana non è ancora arrivata, vieni ti faccio vedere la casa” sentì dire ad Arthur. “La casa?? solo questa stanza è grande quanto tutta casa mia” rise Merlin. Il biondo rise di rimando facendogli segno di seguirlo, presero le scale e arrivarono davanti alla porta della camera di Arthur.
 
Quando entrarono la prima cosa che Merlin notò fu il letto con il piumone rosso “Rosso Pendragon” farfugliò tra se e se senza accorgersi che Arthur lo avesse sentito “Rosso Pendragon… mi piace come suona” disse Arthur sorridendo. A quel punto allungò la mano e prese quella del moro per avvicinarlo al letto ed ecco che arrivarono le ormai consuete immagini:
 
Si vedeva in alcune strane gallerie, buie e sicuramente pericolose. Sapeva di essere preoccupato, stava tornando a cercare qualcuno. Camminava fino a che si trovò davanti…  “Merlin!!! Dove sei stato?!” disse con tono autoritario ma sollevato. “Eravate… preoccupato?” chiese il ragazzo con il fazzoletto al collo, “No!” mentì il biondo imbarazzato “Volevo assicurarmi che non ci seguissero!” continuò a mentire “Siete tornato… per me!” riconobbe il moro, a quel punto vide se stesso sospirare vinto, succedeva sempre cosi… con lui Merlin vinceva sempre. “Va bene è vero! Sono tornato perché sei il mio unico amico e non volevo perderti”. I due si guardarono, i loro occhi dicevano tutto quello che a parole non poteva essere espresso.*
 
La visione finì e Merlin vide Arthur sussultare, a quel punto separò bruscamente le loro mani “Ok Arthur ora basta. Dimmi che ti succede!” l’altro si girò quasi sorpreso, non conosceva il tono arrabbiato di Merlin “O forse si ma non lo ricordo” formulò questo pensiero senza accorgersene.
 
“Di che parli?”
 
chiese fingendo di non capire “Quando mi prendi la mano…” iniziò il moro serio “che ti succede? L’altra mattina sotto casa mia mi hai chiesto se anche io avessi visto qualcosa, e ogni volta che mi prendi la mano per un secondo o due sussulti e all’inizio sgranavi gli occhi e diventavi pallido da far paura!!!” Merlin fece una pausa per riprendere fiato e continuò “… che cosa vedi quando mi tocchi Arthur?”.
 
Arthur abbassò lo sguardo, si sedette sul letto e si portò le mani agli occhi per massaggiarseli con fare stanco “Io… non lo so Merlin… è una cosa folle” farfugliò “Dimmela. Ci siamo ripromessi di non andarcene l’uno dall’altro ma dobbiamo essere sinceri” disse quelle parole con il cuore in gola, alchè Arthur lo guardò colpito
 
“Io… vedo te e me… in altri tempi… non vorrei sbagliarmi ma è come se fossimo Re Arthur e Mago Merlin, dovremmo stare nel medioevo perché viviamo in un castello, a volte vedo anche gli altri con noi. Io porto l’armatura, altre volte una casacca e un paio di pantaloni, tu sei sempre con una giacca marrone, una maglietta rossa e un fazzoletto blu al collo, sei bello anche vestito cosi” rise Arthur per sdrammatizzare quanto fosse mentalmente stanco.
 
Quando guardò Merlin negli occhi trasalì, il mago piangeva “Oh mio Dio…” lo sentì dire a bassissima voce “Merlin… Merlin che succede? Tu sai cosa significano quelle immagini? Sono ricordi… o che altro?? Merlin… che legame c’è tra noi?” “Arthur!!!! Sono a casa, appena puoi vieni ad aiutarmi con l’arrosto per favore!!” la voce di Morgana arrivò ovattata fino alla camera da letto ma entrambi vennero ridestati. Si guardarono per un tempo infinito, un po’ spaventati, un po’ stranamente felici, un po’ preoccupati
 
“C’è un legame tra noi Merlin…” iniziò Arthur prendendogli il viso tra le mani, il suo tono era calmo e molto rassicurante, da vero sovrano “e qualsiasi cosa sia e qualsiasi cosa porti io non voglio rinunciarci… mi sono sempre sentito incompleto senza mai capire perché, fino a quando non ho trovato te… tu sei l’altra faccia della medaglia Merlin è l’unica spiegazione”
 
 a quelle parole il moro non resistette più e gli allacciò le braccia al collo stringendo con tutta la forza che aveva in corpo
 
“Se ti dico che mi sei mancato da morire ti spaventi?”
 
sussurrò Merlin sulla pelle del collo di Arthur
 
“Considerando che da quel poco che ho capito sono la TUA Testa di Fagiolo.. direi di no”
 
sentendo quel soprannome Merlin non poté più fermare le lacrime che ormai solcavano il suo viso copiose
 
“Oddio, Arthur” disse con la voce spezzata
 
“Ti prego… dimmelo” Arthur quasi lo implorò
 
“Mi sei mancato come l’aria” Arthur trattenne il respiro, sentì gli occhi pizzicargli per le lacrime che silenziose e timide avevano iniziato a scendere
 
“Anche tu” gli sussurrò stringendolo ancora più forte.
 
Dopo essersi ricomposti e essersi ripromessi che quando avrebbero avuto un po’ più di tempo ne avrebbero parlato scesero ad aiutare Morgana per la cena “Ciao strega scusa se ti abbiamo fatto aspettare, stavo facendo vedere a Merlin l’esame… su storia medievale che ho fatto l’anno scorso” mentì Arthur “Si immagino, ora si dice cosi… ciao Merlin” sorrise Morgana in direzione del moro rosso come un peperone per l’allusione di lei “Ciao Morgana, cosa posso aiutarti a fare, sono un mago in cucina” sorrise Merlin “Davvero?? Beh anche io me la cavo bene, l’unico impiastro è il signorino qui” disse la ragazza rivolta verso Arthur che proprio in quel momento si bruciò mentre cercava di accendere il forno “Corri mettilo sotto l’acqua fredda, io prendo del ghiaccio… quindi è vero che sei un impiastro?!” mentre aspettava una risposta gli passò la busta del ghiaccio per impedire che venisse la piaga, nel frattempo che Morgana sistemava gli ingredienti per la cena “Ho l’impressione che lo sono SEMPRE stato” disse il biondo guardando Merlin per intendere il vero senso della frase, chiaro solo a loro due.
 
“Arthur!!!” disse Merlin a bassa voce “Smettila, voglio passare questa cena in tranquillità e non con il rischio che mi fai venire un colpo ogni volta che parli” a quelle parole Arthur fece un sorriso sghembo e diabolico… assomigliava parecchio a Morgana in quel momento… e Merlin capì che Arthur gli stava dichiarando guerra “Mi piace pensare che ci sono cose che capiamo solo noi, è intrigante” “Se lo fai me la pagherai” disse Merlin fingendosi arrabbiato “Minaccia o promessa?” chiese Arthur, l’aria tra i due si stava facendo elettrica “Entrambi!!!” disse Merlin con voce ferma.
 
Senza dare al biondo la possibilità di controbattere si girò verso la ragazza “Morgana aspetta che ti aiuto, tanto tuo fratello impiastro è e impiastro rimane, è inutile” disse con tono scherzoso Merlin “Stai già capendo l’antifona tesoro, mi piaci! Mi aiuteresti a legare l’arrosto” “Certo, però prima dobbiamo metterci la salvia e volendo anche un po’ di rosmarino, che ne dici?!” chiese Merlin rivolto alla giovane “Si buona idea, la salvia è qui aspetta che prendo un paio di rametti di rosmarino”.
 
Mentre il ragazzo di cui era stracotto e la sua adorata sorella preparavano la cena Arthur guardava tutta la scena appoggiato al bancone della cucina, era una delle cose più belle che avesse mai visto. Merlin legava l’arrosto con cura mentre Morgana ci infilava in mezzo le foglie di salvia, anche quello ci teneva a farlo con una precisione quasi maniacale, improvvisamente vide Morgana fare il solletico sul naso di Merlin con un rametto di rosmarino e il moro fece un sorriso cosi amorevole verso sua sorella… in quel momento Arthur arrivò a pensare che se la felicità avesse avuto dei volti, sicuramente sarebbero stati i loro.
 
Preparato l’arrosto Morgana tirò fuori le patate da pelare costringendo anche Arthur a dargli una mano “Con la scusa che sei un disastro stai li a non far nulla mentre noi facciamo tutto il lavoro. Seduto soldato, le uniche patate che ti piacciono ti aspettano” sorrise Morgana
 
“Se c’è il doppio senso, che conoscendoti sicuramente c’è, fai schifo!” disse Arthur sorridendo
 
“Si certo, fai l’offeso. Tanto è vero lo stesso” a quelle parole Merlin disse a Morgana “Ormai è appurato, ti adoro”, mentre passava con l’arrosto in mano per toglierlo dal tavolo Morgana passò e lasciò un bacio sulla guancia del moro che arrossì come un bambino.
 
Tutti e tre si ritrovarono intorno al tavolo a pelare le patate, Morgana lo faceva in modo talmente accurato da non accorgersi come lo stavano facendo Arthur e Merlin: prima una patata a testa, poi quando Merlin aveva già finito da un pezzo invece di prenderne un’altra dalla busta prendeva quella di Arthur e puliva quella, il biondo ne prendeva un’altra finchè il moro non gliela toglieva di mano e cosi via fino a che non ebbero finito tutto il sacchetto. Mentre Morgana metteva le patate tagliate nella teglia con l’arrosto Arthur si avvicinò a Merlin e a bassissima voce disse “Grazie, sennò chi la sentiva” il moro si limitò a fargli l’occhiolino.
 
Arrivarono le otto e puntualmente si sentì il campanello suonare. Quando Arthur andò ad aprire li trovò tutti lì sorridenti e caciaroni. Quando entrarono si recarono in cucina per salutare “Ehi Ragazzo del Lago sei già qui? Come stai?” “Ciao ragazzi…” iniziò Merlin che venne interrotto da Morgana “Meno male che è già qui sennò mi sarebbe toccato cucinare da sola, abbiamo scoperto che il nostro Merlin è un mago in cucina” disse Morgana con tono fiero verso il suo amico. “Wow ho una fame da lupi non vedo l’ora di mangiare” disse Percival che quando si voltò vide Gawain che lo guardava rapito e con un sorrisetto da ebete sul volto, abbassò lo sguardo imbarazzato e a bassa voce disse “Dai smettila…” “Non ci riesco” sorrise Gawain verso di lui.
 
Merlin si era gustato tutta la scena e pensò che era davvero contento per i suoi amici, anche a Camelot pensava che tra loro ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia ma ora era diverso, ora potevano amarsi apertamente.
 
Quando si ritrovarono tutti a tavola Morgana portò l’arrosto e tutti si prepararono per assaggiarlo. “Morgana è ottimo!!! Sei stata davvero brava!” la lodò Lancelot “Grazie ma il merito è anche di Merlin. Mi ha aiutata sia a farlo sia a vedere la cottura, ero talmente preoccupata di bruciarlo che lo avrei sfornato crudo” rise la ragazza
 
“Merlin allora sei un mago davvero” iniziò Gawain “Sei pieno di doti nascoste, spero che almeno Arthur ne usufruisca in privato” continuò.
 
Arthur sgranò gli occhi arrossendo “GAWAIN!!!” urlò il biondo con fare isterico mentre tutti avevano iniziato a ridere
 
“Beh… Arthur usufruirà delle mie doti quando Percival inizierà ad usufruire delle tue!” rispose tranquillamente Merlin spiazzando tutti.
 
Arthur lo guardò con un’ammirazione unica negli occhi, era riuscito a zittire Gawain. Non era mai sopravvissuto nessuno alle sue frecciatine. Il giovane guardò Merlin con fare sorpreso e ad un tratto rise sonoramente “Touché Merlin. Sei un grande. Mi piace questo ragazzo biondino, tienitelo stretto” disse rivolto ad Arthur che lo guardò come a volerlo fulminare.
 
“A parte tutte le vostre frecciatine da bambini, prima che mi dimentichi, Merlin tu stai ancora cercando lavoro?” disse all’improvviso Gwen rivolta all’amico “Si, perché?” “Mio padre ha detto che abbiamo bisogno di un nuovo barista, quello di prima se n’è andato e io ho proposto te. Ho fatto bene?” disse Gwen. Merlin quasi si commosse, i suoi amici non smettevano di preoccuparsi per lui, chissà cosa pensavano, chissà se sentissero un attaccamento familiare nei suoi confronti e se si chiedessero il perchè… “Oh, grazie Ginevra… si… hai fatto benissimo, veramente grazie… io non so cosa dire” “Non dire niente, vieni domani alle 9.00 cosi ti farò vedere il lavoro. Ah tranquillo, faremo i turni cosi non passerai tutta la giornata chiuso li dentro” rise la ragazza.
 
Mentre stavano mangiando Arthur infilzò una patata con la forchetta che gli schizzò fuori dal piatto e andò a finire addosso a Merlin. “Scusami Merlin, non è colpa mia se sono… una Testa di Fagiolo, da sempre” a quelle parole Merlin si strozzò con il boccone che aveva in bocca; Lion che era vicino a lui gli riempì il bicchiere d’acqua intimandogli di bere “Tutto ok amico?” chiese poi preoccupato, Merlin fece segno di si con la testa e dopo aver fulminato Arthur con lo sguardo gli diede un calcetto sullo stinco.
 
Finita la cena, tutti aiutarono a sparecchiare “I piatti li laverò domani, ora non mi va per niente” disse Morgana sfinita “Tranquilla, li laverò io tu hai già fatto abbastanza” le disse il fratello “Grazie Arthur, sei un angelo”.
 
Tutti si riunirono nel salone davanti alla tv per decidere le squadre per giocare alla playstation “Allora ragazzi iniziamo a fare le squadre” “A me non contatemi, non mi va, cosi almeno sarete pari” disse Gwen “Ok, allora se per voi va bene facciamo io, Percival, Lion e Elyan una squadra; Arthur, Merlin, Lancelot e Morgana l’altra squadra. Vi gusta?” chiese Gawain. Tutti fecero un segno di assenso e Arthur andò ad accendere la play.
 
Tra mille risate e piccoli battibecchi iniziò il mini torneo. Merlin si divertì un mondo facendo finta di essere un esperto, per fortuna non era tanto difficile. Quando fu il turno di Morgana contro Percival la mora riuscì a vincere per un soffio ed esultò come una matta facendo anche il balletto della vittoria. Dopo che la prima parte finì con la vittoria della squadra di Arthur decisero di fare una pausa per il dolce. Arthur ne approfittò per andare a lavare i piatti e Merlin lo seguì per non lasciarlo solo. “E’ bello vedere che ti diverti, sono davvero contento che tu stia con noi” disse Arthur “Non mi sentivo cosi bene da una vita Arthur.. davvero” disse Merlin rilassato “Ma la prossima volta che fai qualche allusione a quello che vedi sarò io strozzarti, se non muoio prima” lo rimproverò, Arthur sorrise rimanendo con gli occhi puntati sui piatti che stava lavando
 
“Scherzarci sopra è un modo per assimilare il fatto che è tutto vero e che una cosa del genere stia accadendo a me… qualunque cosa sia poi…”
 
“Lo so Arthur… mi dispiace… se potessi far smettere tutto questo lo farei” disse Merlin, il suo tono era pieno di senso di colpa
 
“Farlo smettere?? Merlin io non voglio smettere! Non voglio che finisca! Mi piace, è una cosa che mi fa sentire bene, è come se mi desse un senso di appartenenza. Pensare che è possibile che ci siano legami che superano tutte le barriere umane e non. E pensare che sei tu a fare parte di tutto questo… ti prego… non dirmi che vuoi farmi smettere” a quel punto Arthur aveva completamente abbandonato i piatti e guardava Merlin fisso negli occhi
 
“Arthur… io non voglio che tu stia male o che rendendoti conto delle cose un giorno ti svegli e capisci che è una pazzia e te ne vada via… da me” disse a bassa voce il moro, a quel punto Arthur gli mise due dita sotto il mento per fargli alzare lo sguardo
 
“Se me ne andassi via da te vuol dire che accetterei di vivere a metà come ho fatto prima di incontrarti… chi è cosi folle da fare questo?”
 
“Una Testa di Fagiolo?!” sorrise Merlin
 
“Idiota” rise a sua volta Arthur fino a colmare l’ormai poca distanza che era rimasta tra loro unendo le loro labbra in un tenero bacio.
 
“Mi dai la mano?” chiese Arthur come un bambino che chiede una caramella “No!” rispose con tono deciso Merlin “Dai!!!” “No Arthur, finisci di lavare i piatti e poi vieni di la che dobbiamo dare la rivincita agli altri” lo imbeccò Merlin “E’ una bella sensazione quella di dare ordini vero?” “Molto”.
 
Quando tornarono in salone trovarono gli altri intenti a chiacchierare tranquillamente: Lancelot e Morgana erano seduti su dei grandi cuscini a terra e gli altri sul divano, Percival e Gawain non erano li “Sono andati su in terrazza, staranno facendo i piccioncini come minimo” sorrise Gwen “Chissà quando lo ammetteranno anche davanti a noi”
 
Merlin sorrise e si offrì volontario per andare a chiamarli, quando arrivò vicino alla porta finestra si fermò, non voleva origliare, solo che sembravano nel pieno della discussione e sapendo quanto per loro due fosse difficile aprirsi se li interrompeva ora avrebbe fatto un casino.
 
“… Percival io non voglio più nascondermi” sentì pronunciare a Gawain, evidentemente avevano cominciato un discorso su loro due e lui si era perso la parte iniziale “Arthur e Merlin sono cotti l’uno dell’altro e non se ne vergognano, è palese” continuò il giovane, a quelle parole il cuore di Merlin saltò un battito, faceva effetto sentirlo dire dagli altri…
 
“Non è questo Gawain… non mi preoccupo di quello che dicono gli altri” affermò il gigante abbassando lo sguardo
 
“E allora che problema c’è…” il moro era quasi stanco di quella situazione, Percival non si spiegava e lui non riusciva a capire “Ti vergogni di me? E’ questo? Ti vergogni di esserti innamorato di un uomo e magari ti fa schifo che quell’uomo sia io non è vero?”
 
“Ma che dici sei matto?” Percival iniziava ad arrabbiarsi, come poteva pensare una cosa del genere, lui amava Gawain, ma… glielo aveva mai dimostrato??
 
“Se tu non ti spieghi nella mia testa ci passa di tutto Parc!!! Neanche te lo immagini quello che penso ogni volta che vedo che mi eviti, che eviti i miei occhi. Sai quante volte vorrei solo toccarti, prenderti la mano. Pensi che mi piaccia fare il deficiente con battutine e doppi sensi stupidi? Lo faccio perché non so che cavolo fare e l’unica cosa che mi riesce è sdrammatizzare per far credere che niente è importante. Percival io ti amo da talmente tanto tempo che sto iniziando a spegnermi. Perché l’amore ti nutre solo se è corrisposto, se non lo è ti distrugge e basta. E se io sono ancora qui è perché in tutto questo tempo tu a tratti mi hai nutrito ma a tratti mi hai distrutto. Non voglio più sentirmi rifiutato da te Percival. Non posso più sopportarlo.”
 
Rimasero tutti spiazzati da quelle parole, per primo Gawain che finalmente sentiva di essersi sfogato e anche se stava male sentiva il cuore più leggero, Merlin da dietro la finestra che conoscendo il suo amico sapeva benissimo che quella dello scavezzacollo menefreghista era solo una facciata che prima o poi sarebbe caduta, e Percival per cui la verità sbattuta cosi in faccia fu quasi uno schiaffo che lo svegliò da quello che non aveva avuto il coraggio di vedere fino ad ora.
 
“Mi hai detto che ami?” fu l’unica cosa che Percival riuscì a formulare, aveva gli occhi che gli stavano pizzicando per le lacrime che iniziavano a solcargli le guance per perdersi nella barbetta di un paio di giorni. Era la dichiarazione più bella, scapestrata e sincera che qualcuno gli avesse mai fatto, ma la realtà era che non importava come fosse purché fosse di Gawain.
 
Il moro abbassò lo sguardo “No… cioè… se questo deve farti andare via da me allora non l’ho det...” Gawain non riuscì a finire la frase che Percival si era già avventato sulle sue labbra per dargli il bacio più affamato che entrambi avessero mai provato.
 
Quando si staccarono entrambi stavano piangendo per la gioia “Perché non me lo hai mai detto?” disse Percival facendo combaciare ancora le loro labbra “Perché sono un fifone come te” disse Gawain poggiando di nuovo le sue labbra a quelle del gigante
 
“Ho sempre avuto paura di non essere abbastanza per te Gawain… io sono un casino… non ho mai amato nessuno come amo te, non ho mai guardato nessun uomo in vita mia e per le ragazze non ho mai provato niente di paragonabile a quello che provo per te”
 
Gawain lo guardò fisso negli occhi “Mi hai detto che mi ami?” chiese imitando Percival come poco prima “No…” i due si sorrisero e si baciarono di nuovo, era la sensazione più bella che entrambi avessero mai provato, non pensavano che sarebbe stato cosi bello e cosi naturale sentire un altro uomo, ma per loro la sessualità non centrava nulla… erano solo Gawain e Percival.
 
“Ti amo nano” disse Percival tenendo gli occhi fissi in quelli del compagno “Ti amo gigante”.
 
Rimasero cosi, abbracciati per un tempo infinito promettendosi che non si sarebbero mai più lasciati andare. Si erano voluti in silenzio per cosi tanto tempo che ora non volevano più stare separati.
 
In quel momento Arthur raggiunse Merlin, quando lo vide il moro si mise un dito davanti alla bocca per fargli cenno di tacere e guardare fuori. Quando Arthur vide i suoi amici abbracciati che si scambiavano un bacio tra una parola e l’altra non potè fare altro che sorridere felice per loro. Merlin parlò in un sussurro per non farsi sentire “Erano talmente belli che non potevo interromperli” Arthur lo guardò, erano vicinissimi e potevano sentire uno i respiri dell’altro.
 
Il biondo portò due dita sulle labbra di Merlin per accarezzarle, erano cosi morbide. Il moro lo lasciò fare, aveva già il fiato corto “Quindi…” iniziò Arthur “stavi origliando?” Merlin sorrise con ancora le dita di Arthur che gli disegnavano il contorno labbra “No… più che origliare stavo… lasciando succedere l’amore” entrambi risero piano finchè Arthur non colmò la poca distanza rimasta tra loro appoggiando le sue labbra su quelle di Merlin.
 
“Rimani a dormire qui? Mio padre non tornerà prima di domani sera” Merlin si sentì avvampare a quella domanda, voleva rimanere con Arthur ma aveva paura di quello che inevitabilmente sarebbe successo… prima che rispondesse Arthur disse “Zero pretese! Non faremo niente che a te non vada di fare. Voglio solo stare con te Merlin, non so più come fartelo capire” a quelle parole il mago sorrise e appoggiando la fronte a quella di Arthur disse “Io dormo a destra” Arthur sorrise e lo baciò.
 
Tornati in salone Gawain e Percival non si lasciarono neanche per un secondo la mano e quando il gigante si sedette sul divano si tirò dietro il compagno per farlo adagiare su di lui “Ci siamo persi qualcosa per caso?” chiese Leon con un sorriso malizioso “Niente che non fosse già ovvio amico, è da quando abbiamo tipo diciassette anni che ci corriamo dietro. Adesso che ci siamo presi non lo lascerò più andare” disse Percival con un sorriso da orecchio a orecchio sul volto “Non voglio mai più fingere di provare attrazione per una ragazza” aggiunse.
 
Gawain arrossì a quelle parole, aveva sempre creduto che il suo amore si vergognasse di lui invece ora era
tutto cosi bello e reale “Allora bisogna festeggiare, vado a prendere la bottiglia di vino in frigo” disse Morgana dirigendosi in cucina
 
“Ora è il vostro turno bimbetti” disse Gawain rivolto ad Arthur e Merlin “Quando ufficializzerete?” tutti risero notando l’evidente imbarazzo dei due ragazzi
 
“Gawain dammi tregua!” disse Arthur esasperato.
 
Quando Morgana tornò in salone Percival stappò la bottiglia e riempì i bicchieri “A che brindiamo?” chiese Gwen “All’amore” disse Lancelot guardando prima la sua ragazza e poi tutti i suoi amici “In ogni sua forma”
 
“ALL’AMORE”
 
Risposero tutti in coro alzando in alto i bicchieri facendoli picchiettare uno contro l’altro. Prima di bere Percival si girò verso Gawain e a bassa voce disse “A te” “A te” rispose il giovane, e bevvero insieme. 
 
 
Quando tutti se ne andarono dandosi appuntamento per il giorno dopo, prima all’università per poi ritrovarsi al bar, rimasero solo Arthur, Morgana e Merlin. Stavano chiacchierando come se fossero il miglior trio del mondo da sempre “… te lo giuro Merlin!!! Avevo una paura folle della befana da piccola. Perché nostra madre ci diceva che si rimpiccioliva e poteva entrare da qualsiasi buchetto di casa. Era una cosa che mi spaventava talmente tanto che la notte della befana mi infilavo sempre nel letto di Arthur” “Fifona!” disse Arthur rivolto alla sorella “Lasciala stare! Sicuramente anche tu avevi paura di qualcosa che ora reputeresti stupido”
 
“Assolutamente no! Io non ho mai paura di niente!” disse il biondo vantandosi.
 
Morgana rise di cuore sentendo quelle parole “Si certo!!! Ti dico solo un nome: Hit il Pagliaccio” sentendo quel nome Arthur sgranò gli occhi “… Non sono andato al McDonald’s per anni dopo aver visto quel film. Solo a ripensarci mi vengono i brividi” Merlin e Morgana risero vendendo la reazione del giovane.
 
“E tu Ragazzo del Lago… qual era la tua paura d’infanzia?” chiese Morgana rivolta all’amico. Merlin ripercorse tutta la sua lunghissima e interminabile vita fino a tornare a Ealdor, con sua madre e Will. Ripercorrendo tutto quel periodo si accorse che non aveva mai avuto paura di qualcosa di “normale”, come i mostri, il buio o chissà che altro; da bambino Merlin aveva paura della solitudine, il simpaticissimo destino poi volle che la solitudine diventasse la sua forza e la sua migliore amica. Ma da bambino lo terrorizzava.
 
“La solitudine era la mia più grande paura. Odiavo stare solo, quando per gioco mia madre si nascondeva e nella stanza non la trovavo più venivo assalito dal panico più totale, non sapevo che cosa fare e mi impietrivo rimanendo immobile chiamandola sperando che sbucasse da qualche parte” il giovane fece una pausa ripercorrendo quegli avvenimenti di quando era un ragazzino, e sorrise con malinconia “Ma per fortuna lei risbucava sempre”. I due giovani rimasero senza parole sentendo quello che Merlin aveva appena detto “Quando cresci però scopri che non è cosi brutta. Almeno nessuno può farti male” aggiunse il mago per cercare di alleggerire la tensione che si era creata
 
“Che cavolata colossale! Merlin la solitudine fa schifo e penso che, purtroppo, non ce lo può insegnare nessuno meglio di te” disse Morgana.
 
Merlin si sentì colpito da quelle parole, pensare che lui aveva passato secoli e secoli da solo faceva davvero male “Ma ti prometto Merlin, che non sarai mai più solo nella tua vita. Qualsiasi cosa possa succedere. Liberarti di noi sarà pressoché impossibile” Morgana fece il sorriso più dolce che si fosse mai visto, si avvicinò ulteriormente a lui e gli diede un bacio sulla guancia accoccolandosi sulla sua spalla.
 
Merlin teneva gli occhi chiusi, stava assimilando quel momento in ogni sua sfumatura: le parole dette da Morgana, il contatto fisico con lei che gli provocava un calore fraterno che gli era mancato, il tutto mischiato ai suoi ricordi della vita a Camelot. Quando riaprì gli occhi erano lucidi, sentì Morgana stringersi maggiormente al suo braccio e vide il viso di Arthur che aveva un’espressione che non sapeva come interpretare.
 
Non aveva più detto una parola e il moro non capiva perché. In realtà Arthur stava ripercorrendo tutte le cose successe da quando si erano incontrati e non avrebbe mai ringraziato abbastanza Dio per averlo fatto avvicinare a quel giovane solo sulle sponde del lago qualche giorno fa.
 
“Ragazzi è tardissimo” riuscì solo a formulare Merlin per cercare di far finire quel silenzio “Ma io non ho per niente sonno. Ci guardiamo un film?” chiese Morgana. I due ragazzi si guardarono e sorridendosi decisero che un bel filmetto prima di andare a dormire non ci stava male. “Cosa metto?” chiese Arthur dirigendosi verso la mega collezione di film. “Prima di tutto dobbiamo decidere il genere: animazione, azione, drammatico, strappalacrime o commedia?” chiese Merlin “Niente roba pesantona o presa a male. Voglio farmi due risate” rispose Morgana “Madagascar!!!” affermò Arthur prendendo il dvd vittorioso.
 
 
Dopo aver visto il film Morgana disse che sarebbe andata al letto “Non fate troppo casino stanotte… vorrei dormire!” disse con il suo solito fare malizioso “Morgana, sparisci!” ringhiò Arthur. Quando faceva cosi l’unica cosa che voleva era ammazzarla. “Dai Arthur andiamo anche noi, io sono stanco e domani devo andare da Gwen. Non voglio arrivare tardi il primo giorno di lavoro”, il biondo assentì e insieme si diressero verso la camera.
 
Appena entrati Arthur si diresse verso l’armadio tirandone fuori due pantaloni di tuta e due magliette “Sei dovuto arrivare tu per far si che Gawain e Percival si decidessero di smetterla di prendersi in giro” iniziò Arthur mentre aveva iniziato a cambiarsi. Merlin, mentre anche lui si cambiava, gli diede le spalle, era sicuro che vedendosi Arthur mezzo nudo davanti non avrebbe più ragionato
 
“Io? Ma non ho fatto niente, hanno fatto tutto da soli, gli è bastato trovare il coraggio” rispose Merlin sorridendo, era davvero felice per i suoi amici “Secondo me c’entri, tu c’entri sempre” cosi dicendo Arthur allacciò le braccia alla vita del moro che subito si adagiò verso il suo corpo. Arthur iniziò a dargli delicati baci sul collo e Merlin si stava cullando in quella sensazione sublime
 
“Arthur… dobbiamo dormire. Domani abbiamo entrambi la giornata piena” disse Merlin fingendosi calmo e distaccato, solo lui sapeva quanto stava andando a fuoco
 
“Lo so” sussurrò Arthur tra un bacio e l’altro “Ma quando mi sei vicino non capisco più niente” a quelle parole Merlin si girò del tutto e si avventò sulle labbra del compagno. Rimasero attaccati l’uno all’altro a baciarsi finchè non rimasero entrambi senza fiato “Andiamo al letto” soffiò il moro sulle labbra dell’altro.
 
Quando si sdraiarono, Merlin si adagiò sul petto di Arthur e sentiva il suo cuore tamburellare velocissimo, sentendolo il mago iniziò ad appoggiarci le labbra in piccoli baci, in quel momento non seppe neanche lui cosa gli stava dicendo la testa ma iniziò ad andare sempre più giù, ora era arrivato a baciare tutt’intorno all’ombelico di Arthur che nello stesso momento accarezzava la testa di Merlin e respirava sempre più veloce per l’eccitazione.
 
Merlin continuava a scendere finchè non si trovò l’elastico dei pantaloni ad ostacolarlo, in quel momento alzò lo sguardo e vide Arthur che lo guardava voglioso “Merlin, n-non devi farlo per forza” bisbigliò il biondo. Sperava con tutto se stesso che non si fermasse ma non voleva farlo sentire costretto, voleva che ogni cosa tra loro fosse successa per pura volontà di entrambi “Ma io voglio farlo” soffiò Merlin con la bocca ad un passo dalla sua eccitazione ancora costretta nei pantaloni. Il moro portò le mani all’elastico dei pantaloni e li abbassò lasciandolo in boxer. Solo con le mutande si poteva ben vedere il gonfiore dell’eccitazione di Arthur, con tutte le volte che Merlin lo aveva cambiato e lavato sapeva bene quanto il Re fosse ben dotato, ma ora era completamente un’altra situazione, e quella visione per il moro era celestiale.
 
Adagiò la bocca aperta sul tessuto dei boxer afferrando bene il membro del compagno. Sentì Arthur gemere indecentemente “Merlin se continui cosi mi farai venire senza far niente” disse il biondo ansimando; a quelle parole il moro sorrise, abbassò via anche i boxer e senza pensarci due volte si fiondò sul sesso del suo amore, non lo aveva mai fatto in vita sua, ma essendo un uomo sapeva cosa piaceva e si impose di riuscire a dare piacere ad Arthur come si deve. Iniziò a succhiare vogliosamente su tutta l’asta ormai umida, muovendo la lingua in modo circolare intorno ad essa.
 
Quando arrivava in punta muoveva la lingua con più velocità e questo faceva letteralmente impazzire Arthur che affondava sempre di più le mani nei suoi capelli. Merlin si muoveva abilmente su e giù finchè si fermò “Muoviti Arthur” dopo aver detto quelle parole aprì la bocca quanto bastava per non fargli male con i denti e con le mani gli fece segno di iniziare a muovere il bacino. Arthur perse completamente il senno e tenendo Merlin bloccato con le mani iniziò a muoversi facendo entrare tutto il suo membro nella bocca del compagno per poi vederlo riuscire umido.
 
Questa cosa lo faceva godere da morire finchè… “Merlin… s-sto per…” senza neanche riuscire a finire la frase inondò completamente la bocca del moro con il suo seme e in quel momento si lasciò andare ad un urlo di piacere che avrebbe svegliato l’intero vicinato.
 
Si rilassò sul letto completamente sconvolto e senza forze e Merlin lo raggiunse adagiandosi su di lui, Arthur alzò la testa per baciarlo e nel mentre ribaltò le posizioni facendo finire Merlin sotto di lui, senza mai staccare le loro labbra. “Merlin se fai queste cose non resisterò per molto senza sbatterti in ogni angolo di questa casa e di casa tua” disse Arthur sorridendo “Sbattermi in ogni angolo… interessante” ripeté Merlin divertito “Potrebbe piacermi” aggiunse.
 
“Cos’è ora non sei più stanco per la giornata che ci attende domani?” chiese il biondo con fare di sfida “Oh certo che si, infatti qualsiasi sbatti-sbatti è rimandato per stasera, quindi arrenditi” gli rispose riappoggiando di nuovo le labbra sulle sue “Uffa!” piagnucolò Arthur ritornando dalla sua parte del letto ma trascinandosi Merlin sul petto.
 
“E’ meglio se io dormo a pancia in sotto… cosi posso mettere le mani sotto il cuscino” iniziò Merlin con un’espressione triste sul volto “Non voglio che tu abbia altri incubi o sogni di quel genere…” Arthur lo guardava interrogativo
 
“Ma perché ogni volta che parli di questa cosa ne parli come se fosse una cosa orrenda, mi da fastidio Merlin, perché è una cosa importante per me” gli disse con un tono dispiaciuto “Non penso che sia una cosa orrenda è solo che voglio capire a cosa porterà e nel frattempo non voglio che stai male”
 
“Io sto male quando vedo che una cosa cosi grande tu la tratti come una maledizione”. Merlin sapeva che se ora cominciavano a discutere non avrebbero più finito “Arthur, ne parliamo domani. Quando io stacco dal lavoro tu esci dall’università, se è bel tempo possiamo andarcene al lago, stiamo tranquilli, in pace e parleremo bene di tutto. Ci stai?” Arthur era infastidito da quella situazione, ma a malincuore accettò le parole di Merlin.
 
Quando il moro stava per mettere le mani sotto il cuscino Arthur lo prese di prepotenza e lo fece voltare di nuovo
 
“Ehi che fai?”
 
“Dammi la mano”
 
“Arthur no!!! Non fare il ragazzino. Smettila” senza ascoltarlo il biondo gli bloccò i polsi e lo fece: unì le loro mani.
 
Vide se stesso in una stanza da letto, forse la sua, era seduto davanti ad un camino e aveva una fasciatura ad un braccio e gli faceva male, era stato ferito. Ad un tratto la porta si aprì ed entrò lui, sentiva che era l’unico che volesse vedere in quel momento. Merlin lo guardava serio e lo sentì dire “Devo parlarvi!” vide se stesso guardarlo strano, Merlin non era mai cosi serio e per questo era preoccupato “Non lo hai ancora imparato eh? Decido io quando si parla!”, che razza di sbruffone ero… pensò tra se e se mentre le immagini e il dialogo continuavano “Non oggi” rispose Merlin, quando senza preavviso buttava giù ogni barriera tra loro e si trovavano ad armi pari, amici, complici, Arthur rimaneva sempre molto colpito. “Qualche volta mi chiedo se tu sai chi sono io?!” sentì dire a se stesso, faceva finta che il modo di fare di Merlin lo irritasse ma in realtà sapeva che non poteva più vivere senza “Oh, lo so chi siete” rispose il moro sorridendo “Bene” rispose lui “Siete un babbeo!” Arthur lo guardò con un sorriso sorpreso e inarcando le sopracciglia “Un babbeo reale!” aggiunse il giovane sorridendo, era un sorriso triste però. Anche Arthur sorrise flebilmente, sapeva che con Merlin era inutile, a lui permetteva tutto “Riuscirai mai a cambiare Merlin?” chiese “No!! Vi annoiereste. Promettetemi che se prenderete un altro servo non sarà un leccapiedi!” Arthur lo guardò per poi voltarsi a testa bassa “Se stai cercando di lasciare il tuo lavoro…” “No!!” lo interruppe il servitore “Sarò felice di servirvi… fino alla morte!” continuò. Arthur si voltò di nuovo e si guardarono cosi intensamente da far venire i brividi ad entrambi. In quegli sguardi c’era ammirazione, sicurezza… tanto amore. Arthur mentre vedeva tutto questo poteva percepirlo, l’immenso amore che provava verso quel giovane “A volte sono sicuro di conoscerti, altre volte..” il biondo non finì la frase e scosse la testa come rassegnato “Beh… io conosco voi. Siete un grande guerriero e un giorno sarete un grande re” “Sei molto gentile” “Ma dovete ancora imparare ad ascoltare” Arthur vide se stesso colpito e abbastanza seccato da quelle parole “Qualche altro appunto?” si sentì dire “No, tutto qui!” in quel momento Merlin abbassò lo sguardo e Arthur accennò un sorriso, era cosi cucciolo e lui sentiva già di amarlo “Solo…” riprese Merlin “Non.Fate.Il.Babbeo!” sembrò quasi un ordine quello di Merlin. Arthur lo guardò come a non capire a cosa si riferisse e soprattutto non capiva perché gli stava parlando come se quella sarebbe stata l’ultima volta.**
 
La visione finì e Arthur lasciò lentamente la mano del ragazzo “Cosa hai visto Arthur?” Merlin era preoccupato, aveva un’espressione indecifrabile, non riusciva a capire se fosse una cosa bella o brutta
 
“Hai ragione Merlin…” disse il biondo abbassando lo sguardo “Devo ancora imparare ad ascoltare” così dicendo si sdraiò dando le spalle a Merlin che non capiva cosa intendesse con quella frase.
 
Questa volta fu il moro ad appoggiarsi sulla sua spalla come fece Arthur la prima volta che dormirono insieme “Mi vuoi dire cosa hai visto?” chiese Merlin con tono calmo.
 
 “Tu mi hai sempre parlato come se tra noi non ci fossero barriere vero?! A me è sempre piaciuta questa cosa, da quel poco che sto iniziando a capire almeno…” Merlin lo ascoltava in silenzio sentendo il suo respiro andare su e giù “Hai sempre usato dei modi solo tuoi per farmi capire le cose, farmi aprire gli occhi. E io ho sempre ascoltato solo ed esclusivamente te. Mi hai detto che sono un Babbeo Reale e che devo ancora imparare ad ascoltare… e a quanto pare è ancora cosi. Rimango un babbeo che non sa ascoltare!” a quelle parole Merlin ricordò… quando Arthur venne ferito dalla bestia errante, lui poi sarebbe andato ad ammazzare Nimueh per salvare Gaius e quindi decise di andare a salutare Arthur.
 
A quel ricordo i suoi occhi si inumidirono e in quel momento Arthur disse
 
“Secondo me sono dei ricordi Merlin… Ricordi di un’altra vita…” a quelle parole Arthur si voltò e si ritrovarono faccia a faccia, molto vicini “Mi aiuterai a ricordare? Non mi lascerai solo vero?!” chiese Arthur, aveva davvero paura che Merlin lo lasciasse solo ad affrontare una cosa del genere
 
“L’ho mai fatto per caso?” disse Merlin soffiando sulle sue labbra “Mi sembra di no…” sorrise il biondo “Certo che ti aiuterò Arthur e piuttosto che lasciarti solo mi farei uccidere!” a quelle parole Arthur incollò le loro labbra in un bacio pieno di passione.
 
Quando si staccarono fu Merlin a dare le spalle ad Arthur per accoccolarsi appiccicato a lui unendosi a cucchiaio.
 
Arthur allacciò il braccio alla sua vita “Buonanotte Merlin” “Buonanotte Arthur”.
 
* Puntata S04xE13
**Puntata S01xE13
 
Angolo Autrice:
Rieccomi!!! Sempre un grazie super speciale a chi mette la mia storia tra le seguite, le preferite o le ricordate, e grazie a Miky_Holmes che lascia sempre un pensiero.
 Finalmente quei due scemi di Gawain e Percival ce l’hanno fatta a smetterla di fingere!!!! Ed ora ad Arthur e Merlin aspetta una bella e lunga chiacchierata in cui chissà cosa uscirà fuori, chissà se Merlin riuscirà a dire davvero le cose come stanno, a confermare all’uomo che ama che in realtà è stato il Re del glorioso Regno di Camelot. Sinceramente non lo so neanche io quindi come al solito finiremo per scoprirlo insieme! Personalmente sto amando da morire il personaggio di Morgana, è fantastica. Che dire… sarei molto contenta se lasciaste un vostro pensiero o una vostra opinione e intanto vi do appuntamento alla prossima settimana. Ciao a tutti.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

NONO CAPITOLO

 
La mattina seguente Arthur si alzò e si accorse che Merlin non era affianco a lui. Quando scese sentì delle voci provenire dalla cucina e quando arrivò trovo Morgana e Merlin intenti a bere latte e mangiare biscotti “Buongiorno principessa” disse Morgana “Vieni Arthur, tua sorella ha fatto latte e caffè”. Arthur si diresse alla sedia vicino a Merlin non prima di dare a quest’ultimo un tenero bacio in testa mentre passava per mettersi seduto.
 
“Quindi è ufficiale anche per voi?!” chiese Morgana intenerita. Merlin abbassò il viso imbarazzato e Arthur la fulminò con lo sguardo “Almeno da appena svegli puoi risparmiarci?!” chiese “Ho solo chiesto!!! Dopo gli urli di ieri sera mi sembra stupido negare” in quel momento Merlin si strozzò con un biscotto e anche Arthur non potè fare a meno di ridere sotto i baffi.
 
 “Si Morgana! Ok?! È ufficiale!!! Merlin è mio! Solo mio! E chiunque proverà a toccarlo dovrà passare sul mio cadavere. Contenta?!”
 
Morgana rimase a bocca aperta ma con un’espressione troppo felice sul volto e Merlin aveva gli occhi sbarrati e la bocca aperta da cui si vedevano ancora dei pezzetti di biscotto. A quella visione Arthur sorrise “Chiudi la bocca Ragazzo del Lago, altrimenti perdi i pezzi”.
 
Ripresa tranquillamente la colazione dopo la felice rivelazione Morgana chiese rivolta al moro “A che ora devi stare da Gwen?” “Alle 9.00, infatti devo sbrigarmi, devo passare a casa mia almeno a cambiarmi” “Aspetta...” iniziò Arthur mentre addentava un biscotto “Mi do una rinfrescata e ti accompagno” “No tranquillo, mi faccio una passeggiata, adoro camminare di mattina presto” rispose il moro sorridendo “però una rinfrescata dattela lo stesso… gli occhi appiccicaticci si vedono fino a qui” “Simpatico!” rispose Arthur con un sorrisetto sarcastico.
 
“Dai io scappo davvero sennò faccio tardi” disse Merlin alzandosi e dirigendosi fuori dalla cucina “Ok! Tanto io passo dopo, le lezioni oggi le finisco alle 12,00” rispose Morgana “Fantastico!! Cosi mi farai da cavia per i caffè” scherzò il moro “Io e te invece ci vediamo quando esci dall’università va bene?! Tanto io stacco a quell’ora” aggiunse poi rivolto verso Arthur “Va bene! Quando ho finito ti chiamo” rispose il biondo “Ok ragazzi! A dopo” “A dopo” risposero in coro i Pendragon “E falli neri!!!”  aggiunse Morgana.
 
Mentre si dirigevano all’università Morgana e Arthur incontrarono Gawain e Percival “Ciao ragazzi” sorrise Arthur “Ehi biondino! Dove hai lasciato il tuo ragazzo?” “Sta lavorando!” rispose sorridendo in modo timido “Allora è ufficiale?!” chiese Percival mettendo un braccio intorno alle spalle del compagno “Ma avete tutti bisogno di questa ufficialità?? Ci stiamo frequentando, stiamo insieme, ditelo come volete, l’unica…” “L’unica cosa certa è che Merlin è SUO!” lo interruppe Morgana “Esatto!” asserì il fratello “Dai amico!!!” disse Gawain alzando la mano per dare il cinque al biondo “Sono troppo contento per voi. Adoro quel ragazzo!”. Tutti insieme i ragazzi entrarono all’università per iniziare la loro giornata di studi. Entrati in facoltà, Percival e Gawain si tenevano per mano e mentre passavano davanti alla porta sentirono chiaramente un ragazzo sussurrare “Che schifo” tutti si guardarono, Elyan già stava partendo per picchiare quel deficiente, ma venne fermato da Lion. “Lascia stare fratello, sai come si combattono queste cose? Cosi!” dicendo cosi Gawain si girò verso Percival, gli prese il viso tra le mani e lo baciò quasi con voracità premurandosi di far vedere le lingue che entravano una nella bocca dell’altro. Tutti i ragazzi della facoltà presenti batterono le mani alla coppia, quel ragazzo deriso da tutti gli lanciò un ultimo sguardo schifato e se ne andò. Senza dargli più peso i giovani entrarono in aula per iniziare le lezioni.
 
Dopo essersi cambiato Merlin uscì di casa per dirigersi al bar e prese il telefono per mandare un messaggio:
 
- Era una specie di dichiarazione quella fatta stamattina a tua sorella?
 
Quando lesse il messaggio Arthur sorrise, mentre il professore spiegava l’antropologia nell’analisi del periodo della guerra dei cent’anni la sua testa era completamente altrove. Non stava sentendo una parola dall’inizio delle lezioni. Pensava solo a Merlin, a quello che c’era stato tra loro e a quello che ci sarebbe stato. Non vedeva l’ora.
 
- No. Era la verità. Qualsiasi dichiarazione ci sarà da fare voglio farla a te guardandoti negli occhi e non agli altri.
 
Quando lesse la risposta Merlin sentì il cuore accelerare. In quel momento arrivò davanti al bar
 
- Sono arrivato al bar. Fammi gli auguri!!!
 
- Andrai alla grande! Ci vediamo dopo
 
- A dopo
 
 
“Buongiorno” esclamò Merlin entrando timidamente. “Buongiorno Merlin. Vieni mio padre è nell’ufficio” cosi dicendo Gwen si diresse verso una porticina vicino la cassa seguita dall’amico.
 
“Papà è arrivato Merlin, il mio amico che ti dicevo l’altra volta” disse Gwen rivolta al padre “Ah si. Benvenuto figliolo. Ginevra mi ha detto che non hai mai lavorato in un bar. Stai tranquillo, non è niente di impossibile e poi se ci sarà lei ad insegnarti diventerai bravo in un batter d’occhio” “Grazie per la fiducia signore. Mi impegnerò al massimo. Gwen è stata cosi gentile con me. Non voglio deluderla, e non voglio deludere nemmeno voi” a quelle parole Tom sorrise e poi lo osservò curioso “Mi hai dato del… voi?” Merlin rise, ogni volta la reazione era la stessa da almeno un’ottantina d’anni “Si… diciamo che le vecchie abitudini sono dure a morire” Ginevra e suo padre si guardarono interrogativi “Oh beh, per me va bene. Ora al lavoro ragazzi. La gente vuole svegliarsi il più possibile prima di andare al lavoro” esclamò Tom facendo segno ai due giovani di uscire dall’ufficio.
 
Arrivati i primi clienti lasciò fare a Gwen per vedere i movimenti giusti da fare dietro ad un bancone “I prossimi sono miei” disse deciso all’amica. I due signori che entrarono chiesero due cappuccini e due cornetti. Scremare il latte non si era rivelato cosi semplice come lo fanno apparire mani esperte però riuscì a cavarsela con una scottatura e un po’ di latte caduto sul ripiano.
 
La giornata trascorse tra caffè, cappuccini, e cornetti vari “Come mai non sei mai andato all’università Merlin?” chiese Gwen in un momento di pausa “Beh..” iniziò il moro “ho studiato molto per conto mio, lo faccio ancora adesso in realtà, a casa ho non so quante centinaia di libri… ma più che altro mi sono sempre focalizzato sul lavorare. E tu? Studi storia come Arthur?” chiese Merlin per deviare l’attenzione sulla sua amica
 
“No. Io studio lettere e filosofia con Morgana, ma nella parte che riguarda la storia ci facciamo aiutare parecchio” sorrise Gwen “Ginevra…” iniziò il moro “Grazie per questa opportunità che mi stai dando, ho sempre dovuto cavarmela da solo, in ogni lavoro e ogni situazione, e ora voi che mi conoscete… appena… mi state aiutando così tanto” la ragazza lo guardò con i suoi soliti occhi buoni e colmi d’amore, com’era quando pur essendo solo una serva di corte si faceva carico dei problemi di tutti e come una saggia regina cercava di risolverli
 
“Sai Merlin, tu sei entrato come un fulmine a ciel sereno nella vita di Arthur e di rimando in quella di tutti noi. Non ti nego che tutti dopo averti conosciuto siamo rimasti spiazzati da quel senso di familiarità che ci hai dato, che ci hanno i tuoi occhi. È stata una cosa molto strana, ma allo stesso tempo naturale. Ma tu e lui… siete completamente un’altra storia… vi guardate in un modo come se le vostre anime si conoscessero da molto prima di voi, come se ci fosse qualcosa di molto più radicato nella vostra vita”
 
Merlin ascoltava quelle parole con il cuore in gola; Arthur aveva dei ricordi vividi della loro vita passata mentre gli altri avevano solo quel senso di familiarità con lui. Ginevra era sempre stata cosi intelligente, intuitiva e incredibilmente saggia, e ovviamente lo era anche in quest’epoca.
 
Alle parole della giovane Merlin si limitò a sorridere abbassando lo sguardo e sistemando le tazzine tirate fuori dalla lavastoviglie, quando ad un tratto Morgana spuntò sorridente dalla porta con sotto braccio il “Riccardo III” di Shakespeare “Ciao splendori” “Ciao Morgana” risposero in coro i due baristi
 
“Come è andata oggi, mi sono persa qualcosa di importante?”
 
“Oh si…” iniziò la mora “Ti sei persa il professor Morgan che ha detto che tra poco affiggerà i calendari per gli esami e come al solito ci ha esplicato quanto secondo lui se dobbiamo andare per prendere un misero 20 possiamo anche non presentarci e farci un esame di coscienza su qual è il vero senso della letteratura nel mondo”
 
“Sembra simpatico” disse Merlin in modo sarcastico “Oh certo” iniziò Gwen “se ti piace il genere disfattista h24 è il massimo” finì. I tre giovani risero finchè Morgana disse rivolta verso Merlin “Barista… mi farebbe un caffè lungo, schiumato caldo, al vetro, con un po’ di latte a parte, ah mi raccomando il bicchierino deve essere freddo perché voglio sentire il contrasto”. Il giovane la guardò con aria spaesata “Sono rimasto a: Barista mi farebbe un caffè lungo…” Morgana rise di cuore e Merlin in quel momento pensò che era una delle creature più belle che potessero esistere e ringraziava Dio che in questa epoca il suo cuore era come sarebbe sempre dovuto essere, buono e gentile “Scherzo tesoro, voglio solo un succo di frutta all’ananas”.
 
Mentre serviva il succo di frutta all’amica entrarono come una mandria i cavalieri al completo, ma senza il loro re. “Ciao ragazzi” “Ehi Gwen, accidenti che bel barista che hai assunto, potrei decidere di non andare più all’università e passare le giornate qui” scherzò Gawain che si sentì arrivare uno scappellotto dietro il collo “Ehi nano non fare scherzi” “Ahio!!! Perc ma ti pare!!! Non è il mio tipo, e anche se lo fosse il suo ragazzo mi ucciderebbe!”
 
Merlin guardò Morgana che sorrideva e girandosi verso Gawain disse “Chi è che ti ucciderebbe?” “Ormai è ufficiale amico” sghignazzò Lancelot “Eh già” intervenne Gawain “Arthur ci ha ufficialmente detto che sei proprietà privata!” a quelle parole Merlin divenne rosso come un peperone ma non riuscì ad evitare di sorridere “Merlin, ci fai 5 cappuccini per favore?” “Certo ragazzi”
 
 
Finito il suo turno Merlin salutò tutti e scappò letteralmente dal bar per recarsi ad Avalon, da lì a poco avrebbe dovuto incontrarsi con Arthur. Arrivato lo trovò già lì, sotto il salice, sembrava pensieroso. Merlin in quel momento pensò che era stupendo, e guardandolo ancora non poteva credere che era li con lui, anche se non sapeva se era pronto per la discussione che doveva esserci di li a poco.
 
“Arthur…” lo chiamò; il biondo si voltò e sorrise dolcemente “Ciao barista. Come è andato il tuo primo giorno?” “Bene” rispose il moro sedendosi affianco al compagno “Anche se i cappuccini non sono ancora il mio forte”. Arthur sorrise “E’ solo questione di pratica”.
 
Il Re sembrava malinconico, non diceva una parola e Merlin immaginava bene il perché “Arthur, stai bene?” “Si…” iniziò il biondo “Oggi non ci sono stato molto con la testa” “Mi dispiace che stai cosi! Lo so che è una brutta situazione ma non tenerti tutto per te… parlami!” Arthur si girò verso di lui, le ore di lezione erano passate talmente lentamente e in modo faticoso che era quasi stremato
 
“Chi sei tu?” disse semplicemente Arthur.
 
Merlin non si aspettava quella domanda e lo guardò stizzito “Scusami?” disse in modo quasi offeso “Chi sei per me? Da quanto tempo ci conosciamo in realtà? Chi siamo l’uno per l’altro?”
 
“Arthur…” iniziò Merlin “Io non so come spiegartelo, non so come iniziare perché non lo so bene nemmeno io” “Tu non lo sai bene, ma io non lo so per niente. Non so di cosa parli. PERCHE’?” Merlin capiva lo stato d’animo del Re, non poteva biasimarlo e quindi era giusto che Arthur sapesse la verità
 
“… Sono ricordi!” iniziò Merlin per poi fare una piccola pausa. Guardava davanti a sé, mentre Arthur si voltò a guardarlo. Era molto serio, come il Merlin maturo e forte degli ultimi tempi a Camelot, quello cresciuto e maturato con enormi responsabilità sulle spalle
 
“Le immagini che vedi, sono ricordi di un’altra vita che hai vissuto” Arthur lo guardava serio.
 
“Quale vita, chi ero?”
 
Merlin continuava a non guardarlo “Tutto quello che vedi, tutto quello che c’è oggi, esiste grazie a te. Tu sei colui che ha unito i regni, che ha dato vita al Regno Unito, o Inghilterra, chiamala come vuoi. Sei stato il più grande Re mai esistito: Re Arthur. L’ultima volta che ti ho visto prima che andassi via da me dissi che non sarebbe mai più esistito nessuno come te; cosi è stato fino ad oggi e cosi continuerà ad essere.”
 
Merlin aveva un’espressione indecifrabile, la voce era spezzata un po’ dalla rabbia del ricordo di quel momento, un po’ dalla commozione. Arthur non sapeva cosa dire, Merlin gli stava praticamente dicendo che lui era Re Arthur, il Re leggendario. “Ma… come viene raccontato oggi, Re Arthur è solo una leggenda, non ci sono prove che sia esistito veramente” il biondo parlava con un filo di voce, non riusciva a credere neanche lui a quello che diceva.
 
“Dopo che ti ho perso ero distrutto, un essere molto potente mi disse che quando Albion avrebbe avuto più bisogno tu saresti risorto, ogni giorno era un’agonia e ho cominciato a viaggiare, sperando di trovarti chissà dove. Ovunque sono andato ho raccontato le nostre storie, le tue gesta, in tutto il mondo. Con il passare dei secoli sono diventate leggendarie più che storiche. Ma chiunque nel mondo oggi conosce le gesta di Re Arthur e dei suoi cavalieri, ci sono centinaia di libri. Tutto il mondo sa che non ci sarà mai più nessuno come….. come TE”
 
Arthur era in silenzio, Merlin si aspettava qualsiasi cosa, era pronto a tutto
 
“E tu?” disse semplicemente il biondo;
 
gli aveva appena detto di aver vissuto un’altra vita e invece di chiedergli chissà cosa o mandarlo a quel paese gli ha chiesto di lui.
 
Solo a quel punto Merlin si voltò, per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare si guardarono negli occhi
 
“Io cosa?”
 
“Perché tu ricordi tutto? Perché ne parli come se tutto questo fosse successo ieri? E perché tu sei tutto per me???? Anche dalle immagini che ho visto… quello che percepivo oltre a quello che vedevo era che anche a quei tempi eri già tutto per me!”.
 
Merlin sentì che i suoi occhi si stavano inumidendo, aveva passato tutti quegli anni a nascondere il suo amore solo per poi capire che molto probabilmente era anche ricambiato.
 
“E’ difficile da spiegare, ancora più difficile di tutto il resto. Ora non posso dirtelo… Ma se tu ti fiderai di me io ti giuro che lo farò, ti dirò tutto, dopotutto l’ho già fatto una volta” disse il mago con un sorriso malinconico.
 
Arthur lo guardava con occhi quasi supplicanti “Perché non ora?” chiese “Perché sono troppe informazioni per la tua mente. E non voglio rischiare qualche danno grave: che impazzisci, che ti ammali o chissà cos’altro di terribile” solo al pensiero che quelle cose potessero succedere Merlin tremò
 
“Pensi che possa accadere?” chiese il biondo con un filo di voce “Potrei stare male per i troppi ricordi?” aggiunse
 
“NO!” tuonò Merlin “Farò di tutto per non farlo accadere; dovesse costare la mia vita!”.
 
A quel punto entrambi rimasero in silenzio ad osservare il lago; Arthur stava pensando a tutto quello che Merlin gli aveva detto: lui era Re Arthur… ma perché non lo ricordava? E perché non si ricordava di tutto quello che lui e Merlin avevano passato in una vita intera? Si stupì da solo del fatto che una notizia del genere non lo avesse sconvolto; ma il punto era che in quei giorni ci aveva pensato talmente tanto che Merlin gli stava solo dando una conferma.
 
“Sai…” iniziò Arthur, la voce era calma “Vedo solo immagini legate a te... anche se ogni tanto compaiono anche gli altri, sono solo da contorno; il punto cruciale sei tu” a quel punto fece una pausa e si voltò verso il moro che non stava più osservando il lago ma aveva lo sguardo basso
 
“Stando a quello che mi hai detto… per quanto può essere folle, io sono… o sono stato… Re Arthur Pendragon, ho fatto battaglie, guidato eserciti, vinto, perso… non ho mai visto niente di tutto questo da quando ti ho incontrato. Solo momenti tra noi: nella mia stanza enorme, nella foresta solo noi. Nelle mie immagini siamo sempre stati SOLO NOI DUE. E sai cosa percepisco ogni volta che vedo quelle immagini…” sempre con lo sguardo basso Merlin sussurrò
 
“Cosa?”
 
“L’amore” a quella parola Merlin alzò lo sguardo
 
“Tra noi c’è sempre stato amore Merlin, non puoi negarmelo… dimmi una cosa: noi eravamo innamorati? Stavamo insieme?” sentendo quelle due parole Merlin rise di un sorriso amaro e sarcastico “Tuo padre avrebbe prima evirato e poi ucciso entrambi!”
 
“Però ci amavamo non è cosi?!” Merlin scosse la testa quasi infastidito: per anni, secoli, lo aveva amato in silenzio, soffrendo sapendo di non poterlo avere e ora Arthur gli stava parlando del loro amore a quei tempi come se fosse una cosa ovvia e vissuta serenamente
 
“Non lo so Arthur! O meglio di me lo so, ma di te non so cosa dirti, non so se mi amavi, a quei tempi non c’era dato saperlo. Un erede al trono e futuro re, omosessuale e che amava il suo servo?! Era impensabile”  
 
“Eri il mio servo?” chiese Arthur “Il nostro destino era essere uniti, insieme. Il mio destino era permetterti di compiere il tuo. E proprio il fato ha voluto che nel momento in cui ci detestavamo di più tuo padre mi ha nominato tuo servitore personale. Non dirglielo, ma non lo ringrazierò mai abbastanza per questo”
 
Arthur sorrise “Neanche io!”
 
Il biondo iniziò a giocherellare con dei filetti d’erba “Me lo avevi mai detto? Che mi amavi intendo, me lo hai mai detto a quel tempo?”
 
“E rischiare di perderti? Rischiare che mi avresti schifato o additato come un deviato? Non lo avrei sopportato Arthur…”
 
“Non avrei mai fatto una cosa del genere”
 
“Non puoi saperlo!”
 
“Ne sono certo Merlin! Anche non ricordandomi niente, so chi sono oggi e so quello che penso. A quei tempi non potevo essere tanto diverso. Non ti avrei mai trattato in quel modo…” Arthur si fermò ma avrebbe voluto continuare
 
Anche perché ti amavo anch’io!” queste ultime parole riecheggiarono solo nella sua testa senza riuscire ad uscire.
 
“E poi tu” iniziò Merlin “hai coronato il tuo sogno d’amore sposandoti, hai sposato Ginevra, lei è diventata regina; è stata una sovrana buona, equa e che ha sempre fatto si che il suo popolo fosse felice… non c’era spazio per me, almeno non in quel modo.”
 
“Si conosco la leggenda”
 
“Non è una leggenda Arthur” lo interruppe bruscamente Merlin “E’ stata vita vera, io ho sofferto davvero, io e te non ci siamo mai potuti amare davvero, sempre se tu provassi amore per me! Non c’è un cazzo di leggendario in questo!” Merlin si rese conto che stava iniziando a piangere, solo a ripensare a quei momenti sentiva il cuore spezzarsi di nuovo
“Mi dispiace Merlin non intendevo…” Arthur era mortificato, appoggiò una mano sulla schiena del compagno in segno di conforto
 
“Tu non sai cosa significa!!! Averti visto sposare lei, sapere che vi amavate ogni notte, vedervi liberi di amarvi alla luce del giorno. E allora mi rendevo conto che per te non ero niente, se non il tuo servitore/amico. Ma poi vedevo come mi guardavi e quello che facevi per me, e tra me e me pensavo che non poteva essere solo amicizia, ma che dovevo fare. Era uno schifo Arthur, io ti amavo, cazzo. Ti giuro in certi momenti volevo solo morire. Fregarmene del mio destino, del tuo e di quello di tutti e andarmene per non stare più male. Ma tanto non sarebbe cambiato niente. Ti avrei amato in qualsiasi parte del mondo.”
 
Ormai Merlin era un fiume in piena sia di lacrime che di parole, si era alzato cercando di calmarsi ma non ci riuscì, Arthur voleva solo farlo smettere di piangere cosi si alzò, lo fece voltare e lo abbracciò fortissimo “Non te lo avrei mai lasciato fare idiota. Sarei venuto a cercarti in qualsiasi parte del mondo”
 
“Lo so…” Merlin nascose il viso nell’incavo del collo di Arthur “So che lo avresti fatto, lo hai fatto sempre è quello il punto” Arthur strinse la presa sulle sue spalle “Se solo potessi ricordare… potrei darti la certezza che non eri l’unico scemo che soffriva per qualcuno che non poteva avere” a quel punto Arthur lo allontanò per poterlo guardare in faccia.
 
“L’altra sera fuori dal pub, quando ci siamo toccati ho visto che discutevo con Gwen perché io volevo venire a cercarti, quando Morgana, ormai accecata dall’odio, ti aveva fatto rapire, e lei mi diceva di mandare i cavalieri e rimanere al castello perché sarebbe stato pericoloso. Io gli ho detto che non avrebbe mai dovuto neanche chiedermelo perché se tu eri in pericolo io non sarei mai rimasto con le mani in mano, non potevo farlo. Nel suo volto ho visto il dubbio, il sospetto che non fosse solo lealtà quella che c’era tra noi, ma non me n’è importato, io dovevo venire da te. E quando ti ho ritrovato, la gioia che ho provato è stata indescrivibile, e anche lì, che c’era Gawain con me, non me n’è fregato niente di quello che potesse pensare… io pensavo solo a te!” Merlin sorrise ancora con le lacrime agli occhi.
 
Con loro il destino si è davvero divertito a giocare a scacchi ogni volta
 
“Si mi ricordo di quando tu e Gawain mi avete ritrovato. Ma non mi hai mai detto che dalle tue visioni avevi visto che Morgana era diventata crudele, non ti ha fatto male rivedere tua sorella in quel modo, stai bene?” in quel momento Arthur si fermò, lasciò il volto di Merlin, aveva un espressione seria, quasi sconvolta.
 
“Arthur che è successo? Hai visto qualcosa anche toccandomi il volto?” Arthur alzò gli occhi fino ad incrociare quelli del compagno
 
“Quello che hai detto… di Morgana… io non l’ho mai visto… eppure lo so lo stesso!”
 
Merlin sgranò gli occhi “Cosa??? Arthur ma che stai dicendo?? Sei sicuro?” non poteva crederci
 
“Ma certo! Te l’ho detto prima che ho sempre visto solo te e me. Non ho mai visto di Morgana, eppure è come se lo sapessi da sempre!” Arthur stava iniziando a rendersi conto di quello che stava succedendo…. Stava iniziando a ricordare.
 
Sul volto del biondo si stampò un sorriso che racchiudeva tutta la gioia “Merlin… vuol dire quello che penso??? Sto ricordando???” il moro fece un sorriso incredulo ma poi si riprese “Aspetta, aspetta Arthur… come stai? Ti senti male? Hai mal di testa?” Arthur lo guardò stranito “Ma sei scemo? Sto benissimo, non mi fa male niente… Cazzo Merlin sto iniziando a ricordare!” il biondo non poteva fare a meno di sorridere, era troppo felice.
 
“Ma come è possibile?” chiese rivolto al moro “Non lo so, forse parlandone la tua mente si sta riaprendo, potremmo trovare qualche risposta nei libri che ho a casa…”
 
“Dai andiamo” Arthur si incollò praticamente di peso Merlin trascinandolo per un braccio verso la macchina. Quando salirono Merlin non poteva credere a quello che vedeva, Arthur era felice, ma una felicità che non vedeva da secoli, quella dei tempi d’oro a Camelot, dove c’erano loro due inseparabili e ogni problema si risolveva insieme. Mentre guidava il biondo si girò verso Merlin “Che c’è?” chiese sempre sorridendo fermandosi ad un semaforo rosso “Sei tutto il mio universo Arthur.” Merlin si sentiva leggero come solo l’amore può farti sentire. Istintivamente Arthur gli prese la mano e la strinse forte
 
“Lo ami non è vero?” Ginevra non aveva uno sguardo arrabbiato, ne deluso, solo comprensivo, aveva un vestito bellissimo, bordeaux, i capelli lunghi che gli coprivano la schiena e una delicata tiara sulla testa, era molto bella “Prima di lui non sapevo neanche che mi piacessero gli uomini, anzi in realtà neanche mi piacciono… lui è un’altra cosa. Ma è un amore impossibile… non potranno mai esistere due Re su un trono, e non può esistere un Re omosessuale, e poi se scoprisse una cosa del genere finirei per fargli schifo.” Vide se stesso sedersi sul letto e nascondere la faccia tra le mani “Tu non sai che stai dicendo Arthur, lui ti ama esattamente quanto tu ami lui, se non di più, considerando che è tanto forte da sopportare di vederti con un’altra persona che secondo lui ami” il biondo alzò lo sguardo verso la sua sposa “Come fai a dirlo?” la sovrana sorrise dolcemente “Non è difficile capire le persone per me, e a te e Merlin non c’è nessuno che non vi abbia capito” rispose “Non sei arrabbiata con me? Come fai a non odiarmi?” “Non potrei mai odiarti! Arthur… noi ci vogliamo un bene immenso, siamo amici e complici, ma i nostri cuori sono di altre persone. Io provo un profondo affetto per te e credo di essere la persona giusta per aiutarti a guidare il regno; insomma… tu sei uno zuccone e in qualche modo io riesco a farti ragionare, tranne quando si parla di Merlin. Promettimi che gli dirai quello che provi per lui.” Arthur la guardò con orgoglio, era davvero un uomo fortunato, persone come Gwen, era sicuro, non ne esistevano al mondo. “Te lo prometto Gwen, quando torneremo da Camlann gli dirò tutto” “No Arthur, devi farlo prima… odio queste cose, le battaglie. Non si sa mai cosa può succedere.” “D’accordo d’accordo, glielo dirò prima di partire… grazie Ginevra”*
 
La visione finì, Arthur sorrise e strinse più forte la mano del compagno, il semaforo era ancora rosso: segno che, come sempre, la visione era durata un attimo “Che hai visto?” chiese Merlin molto più rilassato delle altre volte “Niente” sorrise il biondo “Dai Arthur, perché non vuoi dirmelo?” “Quando saremo a casa te lo dirò”.
 
Quando furono davanti al portone ad Arthur squillò il telefono: era Percival.
 
“Dimmi tutto Perc” rispose il biondo
 
“Arthur ciao, sei con Merlin?” chiese il gigante buono
 
“Si è qui, cosa è successo? Hai la voce sconvolta!”
 
“Sono a casa Gawain, quel cretino ha fatto a botte mentre stava tornando a casa. Penso con quel deficiente di stamattina dell’università. Cazzo Arthur l’ho lasciato solo per dieci minuti.”
 
Percival era sconvolto, non era la prima volta che quel matto di Gawain si ficcava in guai del genere e ogni volta per il povero Percival era un’agonia
 
“Quel bastardo. Ok, calmati! Ha qualcosa di rotto? È stato colpito alla testa?” Arthur cercava di far calmare l’amico mentre Merlin gli faceva gesti per cercare di capire
 
“No rotto non credo, gli sto dicendo di andare in ospedale per farsi vedere la testa ma non vuole andarci” Rispose Percival mentre guardava il ragazzo ridacchiare davanti allo specchio del bagno tra una smorfia di dolore e l’altra.
 
“Ok, arriviamo subito” disse Arthur
 
“Grazie amico, ci vediamo qui”
 
“Dobbiamo andare Merlin, Gawain ha fatto a botte” disse velocemente al moro dirigendosi verso la macchina. “Cosa? A botte? Ma con chi? Ma quel ragazzo non lo perde il vizio di mettersi nei guai…” sorridendo per l’affermazione di Merlin, il biondo salì in macchina e velocemente partì in direzione di casa dell’amico.
 
“Allora vuoi dirmi prima cosa hai visto?” chiese Merlin mentre erano in macchina “Mi dispiace Ragazzo del Lago, non è il momento siamo arrivati.” Merlin lo fulminò con lo sguardo, perché non voleva dirglielo?
 
Appena suonarono alla porta Percival si precipitò ad aprire con in mano ancora l’ovatta col disinfettante “Stai facendo l’infermiera eh Perc? Dove sta quel matto?” chiese Arthur entrando “Ciao ragazzi, è in salotto”. Quando i due ragazzi entrarono trovarono Gawain a petto nudo seduto sulla sedia vicino al tavolo: aveva l’occhio destro completamente chiuso e tumefatto con un livido enorme, il sopracciglio sinistro tagliato.
 
Vedendo quella scena in Merlin scattò qualcosa che neanche lui sul momento avrebbe saputo spiegarsi: prese tutto l’occorrente ed iniziò prima a pulire con cura poi a medicare la faccia tumefatta dell’amico, tutto sotto gli occhi preoccupati di Percival e quelli ammirati di Arthur.
 
“Senti brutto scemo puoi spiegarci possibilmente come è successo?” chiese Percival “Si cosi poi quando arrivano gli altri devo ricominciare la storia da capo, guarda che lo so che hai chiamato tutti in raccolta” in quel momento Percival lo avrebbe ammazzato, proprio mentre stava per rispondergli per le rime suonò il campanello e dalla porta entrarono Morgana, Ginevra, Lion, Elyan e Lancelot, dirigendosi verso il salotto sentirono la voce di Merlin “Gawain devi andare all’ospedale per farti ricucire il sopracciglio, questo non è solo un taglietto” “No, Merlin è inutile, non voglio andarci. Io sto cosi ma quello stronzo è andato all’ospedale davvero, mentre Percival mi portava via ho visto che lo caricavano sulla barella” cosi dicendo sorrise vittorioso e alzò la mano per ricevere il cinque dai suoi amici che si limitarono a guardarlo
 
“Dai ragazzi, cavolo sono vivo, cosa avrei dovuto fare non difendermi? Quello mi stava aspettando dietro l’angolo mentre stavo andando a casa, io e Percival ci eravamo appena salutati. Non gli è piaciuta molto la figuraccia che gli abbiamo fatto fare stamattina.”
 
Merlin intervenne nel racconto “Quale figuraccia? Chi era?” “Un coglione omofobo che vedendo Percival e Gawain tenersi per mano non ha gradito la cosa, loro invece di iniziare una discussione inutile hanno pensato bene di baciarsi prendendosi una standing ovation da tutta la facoltà e quello se n’è andato facendo la figura del fesso” spiegò Morgana.
 
Merlin guardò verso il moro con un sorriso orgoglioso “Ok supereroe, ma questo non toglie che quel taglio va ricucito, non posso mettertici un cerotto” “Ma si Merlin, in bagno ho le grappette cicatrizzanti, tipo quelle che facevano mettere a Sylvester Stallone in Rocky quando gli aprivano un sopracciglio sul ring, funzionano.” Merlin guardò prima Gawain e poi Percival che con aria rassegnata gli fece segno di dargli ascolto.
 
Quando Merlin andò verso il bagno Arthur lo seguì “Non sapevo fossi anche un medico” “Beh…” iniziò Merlin fermandosi dal rovistare nello scaffale “Quando sono arrivato a Camelot ero sotto la protezione del medico di corte, ti ricordi di chi parlo?” Arthur con lo sguardo sconfortato scosse la testa come a dire di no. “Comunque…” continuò il mago “lui mi ha insegnato tutto quello che so sulla medicina, è vero che in tutti questi secoli è decisamente cambiato molto, mi sono ovviamente aggiornato, ma le sue basi sono state fondamentali” sorrise il giovane ripensando al suo mentore che tanto amava.
 
Trovati i cerotti per Gawain i due giovani si diressero di nuovo verso il salone “Certo che ora che ci penso avevi ragione quando hai detto che Gawain non ha sempre fatto altro che mettersi nei guai” disse Arthur fermandosi in corridoio.
 
Merlin si girò di scatto cercando di capire dove volesse arrivare “Dai Merlin, non guardarmi cosi… non ti ricordi come lo ABBIAMO conosciuto?! Stava per esplodere la rissa tutti contro noi due in una taverna e lui senza neanche sapere chi fossimo ci ha aiutato: quel ragazzo adora i guai!” Merlin aveva gli occhi sgranati e l’espressione sconvolta: Arthur ricordava come aveva conosciuto Gawain quando erano a Camelot, senza dire una parola Merlin si gettò tra le braccia del biondo e lo strinse forte “Oddio non ci credo” Arthur gli diede un delicato bacio sul collo
 
“Lo so, non sembra vero neanche a me, ma sta venendo tutto cosi naturale. Quando l’ho visto conciato cosi mi è tornata in mente quella scena come se fosse successa ieri, ricordo tutto: noi che ci siamo cacciati nei guai, lui che ci aiutati e noi che lo abbiamo portato a Camelot per curarlo e ringraziarlo” Merlin si staccò per guardare Arthur negli occhi
 
“E che altro?” “Beh…” iniziò il biondo “Ricordo che quando Gawain mi ha detto che aveva dormito nel tuo letto mi sono pentito di averlo aiutato e volevo ammazzarlo, so che tu avevi dormito sulla sedia vicino al letto di Gaius ma…. GAIUS!!!! Era lui il medico di corte non è vero?! Ora mi ricordo; ti amava come un figlio”
Merlin ormai ogni parola che sentiva era sempre più incredulo; più Arthur parlava più i suoi ricordi si sbloccavano. “Ho ancora tante lacune Merlin, ma sto ricordando, mi tornano in mente persone, momenti, sto tornando ad essere me stesso…” affermò il biondo felice come non mai “Arthur… tu sei sempre stato te stesso” mentre stavano parlando arrivò una voce dal salone
 
“Piccioncini lo so che state pomiciando nel mio bagno ma vorrei essere medicato, sono ferito io!!! Ferito per aver difeso il mio onore di uomo che ama un altro uomo!! Dove sieteeeeee??? Percival prenditi cura di me, il mio dottore mi ha abbandonato” mentre tutti in salotto risero anche i due giovani in corridoio non poterono far a meno di ridere “Dobbiamo assolutamente finire di parlarne, voglio che mi racconti tutto quello che ricordi… stasera dormi a casa mia?” Arthur lo guardò sorpreso ma felice “Se per te non è un problema certo!” i due si baciarono dolcemente prima di tornare in salone e medicare l’amico.
 
* Scena deliberatamente ispirata alla mia mente sognatrice!!!
 
Angolo Autrice:
 
Eccomi qui, lo so lo so sono in super ritardo. Sinceramente non immaginavo che fosse cosi difficile scrivere la scena del discorso tra Arthur e Merlin senza rischiare di cadere nel ridicolo. Alla fine è uscito questo e spero che sia abbastanza serio e sensato come discorso. Dunque ci tengo come sempre a ringraziare chi inserisce la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite e ovviamente sempre un grazie speciale a chi recensisce :*. Allora Arthur sta iniziando a ricordare qualcosa di quello che era prima di questa vita, insieme scopriremo come si svolgeranno le vicende e soprattutto se Arthur riuscirà a passarla cosi liscia o questa cosa porti delle conseguenze nella sua vita o nella sua salute… io non vi dico niente perché scoprirete tutto nei prossimi capitoli.
A presto tesori! :*

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

DECIMO CAPITOLO

 
La serata a casa di Gawain trascorse tranquillamente, alla fine optarono per una pizza improvvisata e la maratona di Rocky in tv “Stasera sono come lui, quindi fatemelo godere!” fu questo il commento di Gawain per convincere gli altri a guardare tutti i film. Mentre stavano facendo la pausa tra Rocky 3 e Rocky 4 Arthur ricevette una telefonata da suo padre
 
“Arthur ma dove diavolo siete? Sto chiamando Morgana e non mi risponde”
 Arthur si voltò verso sua sorella che lo stava osservando, evidentemente immaginava chi era
 
“Siamo a casa di Gawain papà!”
Dal telefono giurò di aver sentito suo padre sbuffare scocciato
 
“Avete intenzione di fare tardi? Anche se quello che studiate lo trovo completamente inutile ho pagato per farvelo fare, non vorrei che durante le lezioni siate addormentati per le ore piccole con la vostra banda di…”
 
“Io dormirò fuori” lo interruppe bruscamente Arthur “E Morgana tornerà quando tutti ce ne andremo, è inutile che continui a spargere insulti sulle persone che frequentiamo da anni”
 
non sapeva neanche lui da dove avesse preso tutto quel coraggio, tra lui e sua sorella lui era sempre stato quello più pacato proprio per non stare sempre a combattere con una persona come Uther. Sentendo il tono di Arthur tutti i ragazzi si zittirono e iniziarono a osservare lui più che altro per non disturbarlo con le chiacchiere.
 
“Come sarebbe dormi fuori? E da chi dormiresti?” tuonò Uther.
Già non sopportava l’idea di un figlio gay, in più doveva sapere che andava addirittura a dormire a casa di qualche ragazzo… no non poteva accettarlo
 
“Dove sono già andato a dormire una volta, non preoccuparti papà nessuno mi mangerà, e se tu iniziassi ad accettare la realtà dei fatti te lo farei conoscere, avrebbe sicuramente un aspetto familiare anche per te.”
 
Sentendo quelle parole le reazioni furono diverse, anzi in realtà furono di due tipi: una era quella di tutti, erano colpiti ma contenti di sentire quelle parole, Arthur era sempre stato quello più tranquillo ma era nell’aria che prima o poi sarebbe scoppiato, e l’altra era quella di Merlin: era sbiancato e aveva la bocca secca, era molto meno divertito degli altri
 
“Sai che ti dico se vuoi sbattermi fuori di casa fallo, tranquillo tanto non mi fai nessun torto, ho dove andare. Devi ringraziare la mia banda di… aspetta prima non ti ho lasciato il tempo di definirli; cosa sono? Delinquenti? Scansafatiche? Sessualmente deviati? Ti dico un’ultima cosa papà, se io vado via Morgana verrà con me, non la lascerei mai in quella casa da sola”
 
Per un momento ci fu il silenzio tombale da entrambi i lati del telefono
 
“Ascoltami bene Arthur! Tu stasera dormirai da chiunque sia quella checca che hai conquistato con il tuo sorrisetto per spassartela una notte e rinfacciarmelo a vita, domani quando tornerai a casa parleremo di tutta questa faccenda”
Uther parlò con quel tono lento e scuro che incuteva terrore a chiunque.
 
 Arthur era un fascio di nervi, teneva il telefono talmente stretto nella morsa della mano che aveva paura si potesse spaccare
 
“Ritira quello che hai detto su di lui o ti giuro che non mi vedrai mai più”
 
“E invece ti rivedrò!” Uther urlò talmente tanto che anche i ragazzi vicino ad Arthur lo sentirono
 
“Ascolta ragazzino, se tu puoi studiare quello schifo che hai scelto all’università è solo perché io ti finanzio gli studi! Quindi fossi in te non giocherei a fare troppo il Re e voler dettare le leggi. Perché se ti taglio i viveri finirai per lavorare in qualche squallido bar. Domani tornerai a casa e mi spiegherai cosa ti stai ostinando a farmi pagare facendo quello che fai!”
 
Arthur sentendo quelle parole sospirò come rassegnato, suo padre non avrebbe mai capito. Con voce calma si limitò a rispondere
 
“Ci vediamo domani sera” e senza attendere la risposta del padre riagganciò.
 
Quando si girò verso gli altri aveva lo sguardo mortificato “Scusate tutti… non avrei mai voluto che assisteste ad una cosa del genere” senza dire una parola Morgana corse da lui e lo abbracciò “Sei il miglior fratello del mondo”
 
piano piano tutti si avvicinarono al giovane per rassicurarlo “Ehi Arthur, è tutto apposto! Tu sei il Re, non devi mai chiedere scusa!” scherzò Gawain. Arthur sorrise e non poté fare a meno di guardare Merlin; il biondo ricordava l’avversione che aveva Gawain verso i nobili prima di conoscere lui “Hai sempre frequentato Re sbagliati Gawain. Un vero Re deve essere in grado di chiedere scusa, e anche di chiedere l’aiuto delle persone che ama per farcela” Merlin aveva gli occhi lucidi, in quel momento era Re Arthur di Camelot a parlare, glielo vedeva negli occhi.
 
“Piano con le lusinghe che poi finirai per montarti la testa” scherzò Lancelot “E soprattutto non provare a rubarmi la ragazza” cosi dicendo afferrò Gwen in una morsa.
Tutti risero sonoramente “Pensa se si scoprisse che in realtà il Grande Re Arthur avesse tutt’altri gusti” cosi dicendo si voltò verso Merlin, che in quel momento si era messo al suo fianco, e gli diede un delicato bacio sulle labbra “Dai Sire…” iniziò Merlin facendo credere agli altri di stare al gioco “Andiamo a vedere Rocky 4 e non pensarci più”. Cosi dicendo tutti si rimisero in postazione davanti alla tv mentre Gawain faceva partire il DVD.
 
Usciti da casa dell’amico tutti tornarono alle proprie macchine per andare a casa tranne Percival che sarebbe rimato dal compagno quella sera
“Se stasera o domani dovesse dirti qualcosa dimmelo, ci penso io” affermò Arthur verso la sorella “Tranquillo, sono sempre riuscita a tenergli testa abbastanza bene” lo rassicurò la mora.
“Ci vediamo domani ragazzi”
“A domani” si salutarono tutti.
 
Arrivata a casa Morgana sperava vivamente che Uther dormisse, ok che riusciva a tenergli testa ma non era fatta di pietra. Purtroppo per lei lo trovò in piedi “Oh, ciao” esordì la mora per sembrare disinvolta “Ciao Morgana, ero troppo arrabbiato per andare a dormire” la ragazza si liberò della sciarpa e del cappotto e si andò a sedere sulla sedia vicino al padre
 
“Quanto pensi che possa durare cosi?” iniziò Morgana “E’ un essere umano, è tuo figlio, e tu non fai altro che farlo sentire sbagliato e inadeguato…”
 
l’uomo si voltò verso Morgana, lei era l’unica che riusciva a scalfire la sua corazza. Era sempre stato un tipo burbero ma dopo la morte della sua amata moglie quell’essere burbero si era trasformata in vera cattiveria.
 
“E’ il mio unico figlio maschio. E gli piacciono gli uomini”
“Pensi che sia una cosa fatta apposta? Che non abbia di meglio da fare che vivere la sua vita facendo i dispetti a te? È innamorato papà, dovresti vederlo, è l’Arthur più felice e bello che io abbia mai visto, come puoi pensare che quella felicità sia un dispetto a te” a quelle parole Uther si pietrificò
 
“Lui…” iniziò con un filo di voce “E’ innamorato di un uomo?”
“E’ innamorato di una persona, che differenza fa se sia uomo o donna. Papà… l’amore è amore e basta. Loro si guardano nello stesso modo in cui vi guardavate tu e mamma.”
 
Uther non diceva una parola, si limitava a guardarla con un’espressione indecifrabile
“Che tipo è?” chiese semplicemente “Questa… persona… che tipo è?”
 
Morgana sorrise sentendo quella domanda, con lei Uther non riusciva ad essere duro “E’ un bravissimo ragazzo, è buono, lavora nel bar del padre di Gwen, e dovresti vederli papà… sembra che si conoscano da sempre, anzi anche di più”
 
Uther fece un sorriso amaro “Si… conosco quelle sensazioni” disse con voce cupa ripensando alla prima volta che aveva incontrato la madre dei suoi figli
 
“L’unica cosa che lui ti rinfaccia è che mamma era fiera di lui a prescindere, mentre tu ti stai comportando… molto male” ogni volta che si parlava di Igrain per Uther era come una coltellata.
 
“Ora vai a dormire, sennò domani fai fatica” quando diceva cosi, per quegli istanti tornava ad essere il papà premuroso che era un tempo.
 
Morgana gli mise una mano sulla spalla “Dobbiamo crearci una vita nostra, non vivere nell’ombra della tua. Arthur è una persona con la testa sulle spalle, sa quello che fa. Per una volta prova a fidarti” Uther mise la sua mano su quella della figlia
“La mia gioia più grande è vedere quanto vi amate e siete legati l’uno a l’altra” la mora sorrise
“Buonanotte papà”
“Buonanotte”.
 
Quando Morgana salì in camera sentì il telefono squillare, era un messaggio
 
– Ciao principessa, come stai? Tra una settimana atterrerà il mio aereo, non vedo l’ora di tornare da te.
 Quando lesse il messaggio il cuore batté a mille, a causa di problemi con le linee telefoniche non si erano sentiti per un po’.
 
– Ciao amore, sei riuscito a risolvere il problema? Mi manchi tanto, e manchi tanto a tutti quanti,  qui ci sono un sacco di novità. Ti prego sbrigati a tornare. Ti amo
composto il messaggio premette l’invio e quando tornò sul nome del destinatario gli brillarono gli occhi come ogni volta che parlava di lui: Mordred.
 
 
Quando entrarono nell’appartamento istintivamente Merlin si buttò sul divano
 
“Mamma mia che giornata, sono esausto” il biondo sorrise “E ci credo” il moro si tirò su mettendosi seduto
 
“Ehi, ma quello che hai detto a Gawain, del fatto che avesse sempre frequentato re sbagliati, che volevi dire” il biondo si sedette vicino a lui “Beh… se non ricordo male, appena è arrivato a Camelot gli davo parecchio fastidio, e come me tutti i nobili che conoscesse”
 
Merlin aveva un sorriso enorme sul volto “Poi però ha conosciuto te, e ha visto il Re giusto e buono che eri, tu sei sempre stato nobile nell’animo, prima che per il titolo” “Come tutti i cavalieri che ho scelto di avere vicino a me”
 
il moro lo guardò “Come ti senti?” “Bene, sento di avere tante lacune, del tipo: cosa è successo a tutti quanti, come se ne sono andati. Poi so che Morgana era diventata cattiva e mi odiava, ma non ricordo perché. E tu… sento che anche di te ho qualche lacuna, che mi manca qualcosa”
 
Merlin per un momento trattenne il respiro, sicuramente era legato al fatto che lui fosse un mago
“E poi non mi ricordo come me ne sono andato io, cosa è successo o con chi ero”
 
“Arthur…” Merlin lo bloccò, non voleva parlare di quel giorno, nessuno dei due era ancora pronto “Sono cose che arriveranno piano piano, e se non arriveranno ne parleremo” Arthur rimase in silenzio per un po’
 
“so che ti da fastidio quando lo dico ma… le leggende dicono che mi ha ucciso Mordred a Camlann, cosa c’è di vero in questo? È vero che Mordred era figlio e mio e… o mio dio non riesco a dirlo… di Morgana?” chiese Arthur temendo la risposta
 
“Ma no! Arthur non ne voglio parlare ok, di quel giorno non voglio parlarne e no, Mordred non era figlio tuo e tanto meno di Morgana” Arthur fece un profondo respiro di sollievo “O mio dio meno male”
 
e si fermò a pensare “Non vuole parlarne?! Quindi lui era li, era con me. Che palle perché non riesco a ricordare. E perché non gli ho mai detto di amarlo se dovevo dirglielo prima di partire per Camlann?? E se non gliel’ho detto dopo è forse perché sono davvero morto li e non c’è stata un’altra occasione”
 
“Sai…” iniziò Arthur per imporsi di smetterla di far macchinare il cervello “Devo confessarti una cosa… in questa epoca… c’è anche Gaius: lui, per me è molto più di un amico come era a Camelot”
 
A Merlin brillarono gli occhi, l’uomo che per lui era stato come un padre era qui “E dov’è?” “Vive poco fuori da Londra, in campagna e lui… beh… lui è mio nonno. Il padre di mia madre” il moro rimase stupito da quella rivelazione, ma era felice
 
“E poi, anche Mordred è qui” sentendo quel nome Merlin indurì la mascella, la gioia di poco prima era svanita e aveva iniziato a stare sulla difensiva come se da un momento all’altro spuntasse fuori da qualche mobile
 
“Come?? E vi conoscete? Perché non l’ho ancora visto?” Arthur rimase sorpreso della reazione del moro
 
“Beh… si ci conosciamo e anche molto bene. Lui ora non c’è, è dovuto partire per lavoro, è andato a New York. Per un po’ lui e Morgana hanno dovuto smettere di sentirsi perché lì c’è stata una nevicata talmente potente che ha interrotto tutte le linee internazionali” Merlin guardò verso il compagno
 
“Mordred e Morgana si conoscono?”
“Mordred e Morgana stanno insieme da quando avevano 18 anni”.
 
Dopo quella rivelazione Merlin rimase senza parlare, l’unica cosa che disse fu “Ho bisogno di una camomilla” cosi dicendo si alzò dal divano per dirigersi in cucina
 
“Perché fai cosi? Che cosa è successo? Chi era Mordred, ha fatto qualcosa di male?” Merlin si limitò a scuotere la testa negando e si sorseggiò un bicchiere d’acqua intero senza prendere fiato
 
“No, no… tutto bene Arthur tranquillo, sono solo stanco” mentì “Tu invece cosa ricordi? Dimmi tutto quello che ti viene in mente, ma non mentirmi mettendo in mezzo cavolate delle leggende, so come stanno davvero le cose” sorrise il moro prendendo tutto l’occorrente per la camomilla
 
“Beh…” iniziò Arthur “… vediamo, ricordo quando ho nominato cavalieri i ragazzi, ricordo da dove viene ognuno di loro ma non come e quando se ne sono andati. Mordred l’ho ricordato ora, ricordo che era anche lui un mio cavaliere, ma nient’altro. Poi so che Gaius ha visto crescere me e Morgana e che quando tu sei arrivato a Camelot ti ha subito preso sotto la sua protezione. Di te ricordo tutto di quando sei arrivato a Camelot, io ero davvero uno stronzo te lo riconosco” entrambi sorrisero
 
“Oh decisamente”
 
“Ma te l’eri cercata, mi hai sfidato davanti a tutti chiamandomi “AMICO MIO”
 
“Oh scusatemi se il grande Re Arthur non può essere chiamato “amico mio”” disse facendogli il verso “Non sapevo neanche chi fossi” aggiunse il moro
 
“Si mi ricordo, ci stavamo ammazzando. Ricordo anche di averti fatto mettere alla gogna”
“Solo perché Gaius si è messo in mezzo, sennò tuo padre mi avrebbe fatto molto peggio” Arthur si fermò “E’ una cosa sensazionale Merlin. Questa cosa della gogna, non la ricordavo eppure è uscita fuori, e ora la ricordo perfettamente, è lì che hai conosciuto Ginevra”
 
il moro rise “Si è vero, bella figura che mi hai fatto fare. Devo capire cosa ti sta accadendo Arthur, ma ho bisogno che tu non sia qui… non riesco a concentrami” disse con un filo di voce.
“Perché cosa c’è che ti distrae?” cosi dicendo Arthur si avvicinò al moro cingendolo per la vita, aveva iniziato a dargli baci sul collo finchè non salì vicino all’orecchio e iniziò a mordicchiarlo.
 
Merlin era tutto un brivido sotto le mani del compagno “Oddio” fu l’unica cosa che riuscì a formulare con la voce tremante “Lascia stare la camomilla Merlin, ci penserò io a farti calmare” così dicendo Arthur non poté far a meno spingere il bacino e far schiacciare la sua crescente erezione verso i glutei di Merlin; a quella sensazione il moro si inarcò sospirando violentemente.
 
Arthur lo fece voltare “Arthur…” disse semplicemente Merlin carezzando il viso del biondo, lo amava cosi tanto che non gli sembrava vero di averlo di fronte, e che stessero inevitabilmente per fare l’amore “Andiamo in camera” più che una domanda quello di Arthur era un ordine.
 
Il moro fece segno di assenso con la testa e staccando le loro labbra il meno possibile si diressero in salone; nel tragitto Arthur era rimasto a torso nudo e Merlin con i pantaloni sbottonati che sparirono prima di arrivare al letto.
 
Quando entrarono in camera si buttarono letteralmente sul letto “Ti voglio Merlin” Arthur tolse velocemente la maglietta al moro che era rimasto quindi con i soli boxer. Arthur si incantò a guardarlo, a vederlo era magro ma non quel magro rachitico, in realtà aveva i muscoli dell’addome e del petto ben rifiniti e il biondo pensò che era stupendo
 
“Non guardarmi Arthur, tra me e te non c’è mai stato confronto fisicamente” disse Merlin imbarazzato cercando di coprirsi il più possibile con le braccia. Arthur gli accarezzò la guancia scendendo lentamente, con delicatezza e decisione afferrò i  polsi di Merlin per farlo scoprire e andò ad adagiare leggeri baci sul petto del moro; da lì poté sentire che il cuore di quest’ultimo sembrava sarebbe uscito dal petto, per Arthur le sensazioni che stava provando lo mandavano in estasi.
 
“Sei stupendo Merlin. E l’unica cosa che deve coprirti è il mio corpo!” sentendo quelle parole Merlin lo afferrò per le spalle facendolo sdraiare su di se, era inebriante sentire i corpi uno attaccato all’altro. Arthur prese i polsi di Merlin e glieli portò sopra la testa. Tenendolo fermo iniziò a baciargli il collo lentamente, arrivando fino all’orecchio per leccarlo.
 
Nel mentre le loro mani si avvicinarono sempre di più fino a che si unirono. Questa volta più che una visione per Arthur sembrava un sogno ad occhi aperti, non come le altre volte in cui si estraniava dal presente. Ora sentiva Merlin che gli baciava il collo, lo sentiva sussurrargli parole dolci, lo sentiva fremere sotto di sé e sentiva che stringeva fortissimo le loro mani;
 
ma nel frattempo vedeva immagini di loro due, erano tante situazioni diverse, e tutto era incentrato nel modo in cui si guardavano, lui guardava Merlin, Merlin guardava lui. Sempre, costantemente, a discapito di tutti. Non c’erano parole. Il momento più bello gli era sembrato quando stavano andando ad affrontare l’esercito della Regina Annis di Carleon. I suoi cavalieri, Merlin compreso, erano radunati intorno al fuoco, lui era sull’entrata della tenda e lo stava osservando, stava osservando il suo amore scherzare con i cavalieri; pensava che era fiero di lui, che era coraggioso e a costo di stare al fianco del suo re non aveva mai avuto paura di affrontare la morte, chissà se era amore o solo senso del dovere.*
 
Quando le immagini finirono non poté far a meno di dirlo “Ti amo da sempre Merlin!”.
Il moro separò le loro mani per andare ad afferrare il volto di Arthur per baciarlo avidamente.
“Ridimmelo” sembrava quasi un ordine, anzi.. senza quasi.
“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo. Non voglio mai più stare separato da te”
“Ho dovuto aspettare mille anni per sentirlo ma non mi importa”
 
Lentamente Arthur fece scendere le mani sul corpo del moro fino ad arrivare ai suoi boxer, Merlin senza esitare alzò il bacino per permettere al compagno di sfilare l’ormai fastidioso indumento. Davanti a quella visione Arthur rimase estasiato. Merlin era perfetto, sotto ogni punto di vista. Con delicatezza il biondo iniziò a massaggiare l’erezione del compagno che si lasciò sfuggire un gemito che fece venire i brividi ad Arthur, ormai anche per lui i boxer erano diventati troppo ingombranti. Come un fulmine si portò le mani ai lembi dei boxer e li tolse lanciandoli a terra.
 
Ora era sdraiato sopra a Merlin ed entrambi erano nudi. Il moro si irrigidì quando sentì vicino alla sua apertura il pene duro del compagno che faceva una piccola pressione “Arthur…” disse con la voce spezzata “… è la prima volta per me” Il biondo lo guardò, più lo guardava e più se ne innamorava.
 
Sapere che per Merlin lui era il primo (e sperava anche l’ultimo) era stupendo. “Farò pianissimo amore mio, riesci a fidarti?” in tutta risposta Merlin incollò le loro labbra in un bacio avido, in cui le lingue sembravano due spade che combattevano l’una contro l’altra. Arthur si staccò e abbassandosi arrivò con la bocca all’altezza del membro di Merlin, ma invece di fermarsi continuò a scendere finché la sua lingua non era perfettamente allineata con l’apertura del moro.
 
Improvvisamente Arthur affondò il volto tra le sue gambe e cominciò a leccare per preparare Merlin e cercare di fargli sentire meno dolore. Per il mago fu un momento estasiante, non aveva mai provato una sensazione simile, sentiva la magia bruciargli nelle vene. Arthur continuava a leccare finché non si allontanò un po’ per permettere al dito di andare a stuzzicare e ammorbidire l’ano di Merlin. quando lentamente il dito entrò dentro di lui Merlin penso di impazzire; ed era solo il dito!
 
Non poteva negare che già solo quello gli stava facendo male, ma voleva resistere, voleva fare l’amore con Arthur, lo voleva da secoli. Dopo aver fatto su e giù per un po’ di volte il biondo tornò vicino a Merlin, si avvicinò al suo orecchio “Posso?” gli sussurrò, non ce la faceva più, il suo sesso era di marmo talmente era la voglia che aveva di stare con Merlin. il mago non rispose, si limitò ad aprire maggiormente le gambe e far aderire perfettamente Arthur a lui.
 
Il biondo lo baciò e nel mentre si spinse in lui, sentì Merlin trattenere il fiato e lo vide stringere gli occhi. Iniziò a muoversi piano per far abituare il corpo del moro a quella sensazione. Il biondo non riusciva ad evitarlo, gemeva in modo quasi indecente, non aveva mai goduto in quel modo facendo l’amore con qualcun altro. Quando si accorse che Merlin cominciava a sentire meno dolore iniziò a spingere più velocemente ed entrando del tutto in lui. Merlin aveva cominciato a gemere, aveva la bocca aperta e gli occhi chiusi di chi stava sognando.
 
“Sei stupendo Merlin” disse Arthur con il fiatone “Ti amo” rispose il moro stringendolo forte a se. Merlin si voltò e leccò lentamente l’orecchio del compagno che senza rendersene conto iniziò a spingere molto più forte e veloce “A-Arthur… Arthur…” gemeva Merlin
 
“Oddio Merlin mi stai facendo impazzire”
“Sei mio” disse il moro stringendo le mani nei capelli del Re
“Sono tuo, solo tuo” per Merlin sentire quelle parole era qualcosa di inimmaginabile, il Re del Passato e del Futuro si stava consegnando completamente a lui. Gli stava dicendo che lui era in suo possesso.
“Arthur… fammi venire” sentendo quella richiesta Arthur uscì ancora di più fuori di senno, nonostante fosse in Merlin il pene gli doleva talmente era duro.
 
Senza smettere di muoversi prese il sesso del compagno in mano ed iniziò a muovere la mano su e giù per tutta l’asta. Arthur si sorprese quando sentì anche il moro in che condizioni era, aveva un’erezione bellissima. Mentre masturbava Merlin continuava a muoversi dentro di lui “A-A-ARTHUR… AAH… ODDIO!!!!!” nel momento esatto che Merlin venne anche Arthur esplose con un urlo violento in lui.
 
In quello stesso frattempo si guardarono ed è lì che successe, durante l’orgasmo gli occhi di Merlin diventarono d’oro e come per riflesso, lo diventarono anche quelli di Arthur e nella sua testa tornò tutto… TUTTO!
 
MERLIN:  SONO UNO STREGONE, HO LA MAGIA, LA USO PER TE ARTHUR, SOLO PER TE   
ARTHUR: VATTENE…
 
MERLIN: NON POSSO LASCIARTI MORIRE…
 
ARTHUR: MI HAI MENTITO PER TUTTO QUESTO TEMPO…
 
ARTHUR: MI FIDAVO DI TE…
 
ARTHUR: PERCHE’ LO FAI? PERCHE’ CONTINUI A COMPORTARTI COME UN SERVO?
MERLIN: E’ IL MIO DESTINO, LO E’ DAL GIORNO IN CUI CI SIAMO CONOSCIUTI… INOLTRE LO FACCIO PERCHE’ SEI MIO AMICO E NON VOGLIO PERDERTI…
 
ARTHUR: SONO TORNATO PERCHE’ SEI IL MIO UNICO AMICO E NON VOLEVO PERDERTI…
 
MERLIN: NON HO INTENZIONE DI CAMBIARE ORA…
ARTHUR: NON VOGLIO CHE CAMBI, VOGLIO CHE TU RIMANGA SEMPRE COME SEI…
 
MERLIN: NON CI SARA’ MAI NESSUNO COME TE ARTHUR
 
ARTHUR: PERCHE’ NON ME LO HAI MAI DETTO?
MERLIN: AVREI VOLUTO MA…
ARTHUR: COSA?  
MERLIN: MI AVRESTE FATTO TAGLIARE LA TESTA
ARTHUR: NON SONO SICURO DI COSA AVREI FATTO
MERLIN: E POI NON VOLEVO METTERVI IN QUESTA POSIZIONE…
ARTHUR: ERA QUESTO CHE TI PREOCCUPAVA…
MERLIN: ALCUNI UOMINI NASCONO PER ARARE I CAMPI, O PER ESSERE GRANDI MEDICI, ALTRI PER ESSERE GRANDI RE. IO, SONO NATO PER SERVIRTI ARTHUR. E SONO FIERO DI QUESTO E NON CAMBIEREI NIENTE
 
ARTHUR: TUTTE LE VOLTE IN CUI TI HO DATO DEL CODARDO, NON L’HO MAI PENSATO DAVVERO, HO SEMPRE PENSATO CHE TU SIA L’UOMO PIU’ CORAGGIOSO CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO…
 
ARTHUR: SEI RIMASTO QUI FUORI TUTTA LA NOTTE?
MERLIN: NON VOLEVO CHE VI SENTISTE SOLO.
ARTHUR: SEI UN AMICO LEALE, MERLIN.
 
ARTHUR: MERLIN…
 
MERLIN: ARTHUR…
 
MERLIN: SIETE UNA GRAN TESTA DI FAGIOLO
 
MERLIN: DA QUANDO VI ADDESTRATE PER ESSERE UN BABBEO?
ARTHUR: NON PUOI RIVOLGERTI A ME COSI!
MERLIN: OH SCUSATE, DA QUANTO VI ADDESTRATE PER ESSERE UN BABBEO… MIO SIGNORE!
 
MERLIN: CHE COS’HA QUEL WILDREN IN FACCIA, OH NIENTE E’ SOLO MERLIN!!
 
MERLIN: HO SEMPRE PENSATO CHE SE LE COSE FOSSERO STATE DIVERSE SAREMMO STATI BUONI AMICI…
ARTHUR: GIA’…
 
MERLIN: VENGO CON VOI!
ARTHUR: MERLIN E’ PROBABILE CHE IO MUOIA.
MERLIN: SI E’ PROBABILE SE NON SARO’ LI’, SAPETE QUANTE VOLTE HO SALVATO IL VOSTRO REGALE POSTERIORE??
ARTHUR: VUOI DAVVERO AFFRONTARE IL DRAGO CON ME?
MERLIN: NON RESTERO’ QUI A GUARDARE
 
ARTHUR: CHE COSA FAI?
MERLIN: NON VOLEVATE ABBRACCIARMI?
ARTHUR: NO!!!!
 
ARTHUR: TUTTI QUESTI ANNI MERLIN, E NON TI SEI MAI PRESO NESSUN MERITO
 
ARTHUR: PENSAVO CHE IL TUO SILENZIO SAREBBE STATO PIACEVOLE MA LO TROVO UGUALMENTE IRRITANTE… SEI PROPRIO UN’ENIGMA…  MA DEVO AMMETTERE CHE MI PIACI
 
ARTHUR: MERLIN SCAPPA! TORNA A CAMELOT
MERLIN: NON VI LASCERO’ QUI!
 
ARTHUR: SE VOLESSI UN SERVITORE IN UN’ALTRA VITA…
MERLIN: NON CHIEDETE ME!
 
GAIUS: UN GIORNO IMPARERETE ARTHUR, UN GIORNO CAPIRETE QUANTO QUESTE PERSONE HANNO FATTO PER VOI
 
ARTHUR: TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO, LO SO ORA. PER ME, PER CAMELOT, PER IL REGNO CHE MI HAI AIUTATO A COSTRUIRE. VOGLIO DIRTI UNA COSA CHE NON TI HO MAI DETTO PRIMA… GRAZIE!
MERLIN: ARTHUR… ARTHUR… NO!!! *
 
“Arthur… Arthur che cos’hai?” non sapeva quanto tempo era passato, sapeva solo che era ancora sopra Merlin, erano ancora sporchi del loro seme e sapeva che stava piangendo, non semplici lacrime, era un fiume in piena di disperazione, amore, paura e rabbia. Era scoppiato a piangere da un momento all’altro con gli occhi assenti e Merlin non sapeva cosa fare, non era certo di quello che stava accadendo perché le loro mani non si erano toccate
 
“Arthur, parlami” Merlin iniziava a spaventarsi, Arthur non riusciva a smettere di piangere e non si muoveva. Con un balzo il moro si tirò su per mettersi seduto e prese il viso del compagno tra le mani “Arthur!!! Guardami!! stai calmo!!!”.
 
Arthur rinvenne come da un sogno, sentiva il cuore uscirgli dal petto. Quando guardò Merlin fu come rivederlo per la prima volta dopo… mille anni!
 
“MERLIN!!!!” quasi lo gridò e gli si gettò al collo come se non lo vedesse da chissà quanto.
 
“Merlin sei tu. Il MIO MERLIN! Pensavo di ricordare qualcosa di te e dei nostri tempi insieme ma in realtà quello che ricordavo era niente in confronto a quello che abbiamo vissuto!”
 
“Arthur… ma di che stai parlando?”
 
“Merlin… sono io” Arthur disse semplicemente questo e Merlin capì… era tornato Arthur, Re Arthur.
 
“C-cosa intendete?” senza accorgersene era tornato a dargli del voi non sapendo neanche lui perchè, come se ora che ricordava tutto e ricordava di essere un Re pretendesse di nuovo la formalità (seppur finta) di quei tempi.
 
“Sono io Merlin!” ripeté con voce calma il giovane
 
“S-Sire…” Merlin aveva gli occhi gonfi di lacrime che non riuscì a trattenere a lungo
 
“No! Arthur! Solo Arthur, come sono sempre stato per te… credevo che non ti avrei mai più rivisto” disse ricominciando a piangere silenziosamente.
 
Merlin non sapeva cosa fare o cosa dire “Ho vissuto mille anni non sapendo se ti avrei mai rivisto. Non sai neanche le volte in cui ho provato a morire per venire da te, ma sono immortale! Sono schifosamente immortale”
 
“Non dire queste cose Merlin” disse piano il biondo abbracciandolo
 
“Arthur tu sei sempre stato la mia ragione di vita! L’unico motivo per cui esisto e sono quello che sono… è per te! Se tu non ci sei non ho motivo di esserci nemmeno io!” Merlin disse quelle parole come una profezia
 
“Evidentemente c’è stato un motivo se tu hai vissuto tutto questo tempo senza di me… e ci siamo rincontrati proprio ora!”
 
“Quale potrebbe essere il motivo?” chiese il moro “Non lo so”…
 
 “Cosa è successo Arthur? Come hai fatto a ricordare tutto?”
 
“Sono stati i tuoi occhi Merlin, quando sono diventati d’oro lo sono diventati anche i miei e ho rivissuto tutto dal primo giorno che ci siamo incontrati” il moro rimase ammutolito
 
“S-sono stato io….” Disse a bassa voce “Ma… non so nemmeno come ho fatto”
 
Arthur sorrise “Come al solito, salvi il mondo e non sai come fai”.
 
Dopo queste parole i due rimasero in silenzio, abbracciati sempre più stretti fino a che sentivano di essere diventati quasi una persona sola. In tutto quel frangente le lacrime di Arthur non avevano accennato a fermarsi, stava ripercorrendo tutto con la mente.
 
Fu lui a rompere il silenzio “Tu eri con me. Sei stato con me fino all’ultimo secondo” sentì Merlin singhiozzare “Ti prego Arthur… non voglio parlare di quel giorno” cosi dicendo si strinse ancora di più al compagno, come se avesse paura di perderlo di nuovo.
 
Arthur acconsentì a cambiare argomento, si erano appena ritrovati (questa volta nel vero senso della parola), avrebbero affrontato un’altra volta il discorso della sua morte. C’era cosi tanto di cui parlare.
 
 “Fai comparire il draghetto come hai fatto quella volta?” Merlin si staccò da lui e lo guardò con occhi indecifrabili
 
“Che cosa?” chiese per essere sicuro di aver capito la richiesta del Re
 
“Quando mi hai rivelato di essere un mago, me lo hai mostrato con un draghetto di fuoco, era bellissimo” a Merlin involontariamente uscì una risatina sarcastica “La tua reazione non è stata propriamente bellissima”
 
Arthur sapeva a cosa si riferiva, lo aveva visto anche nel sogno che aveva fatto qualche notte prima e che non era riuscito a capire “Merlin mi dispiace! Mi dispiace per quello che ti ho detto, mi dispiace di averti mandato via! Se non fosse che stavo già conciato piuttosto male mi sarei voluto uccidere quando ho visto il male che ti avevo fatto, è stato orribile vedere i tuoi occhi in quel momento… perdonami”
 
Merlin lo fissò e poi disse “E’ surreale che ti stai scusando per una cosa successa più di mille anni fa” entrambi risero e fu in quel momento che Merlin capì che era tornato davvero. Guardandolo ridere.
 
“Dai, me lo fai rivedere?” Merlin protese leggermente la mano in avanti, pronunciò due parole in una lingua incomprensibile e i suoi occhi diventarono d’oro. Arthur non si era perso nemmeno un passaggio, aveva guardato solo il suo Merlin e quando vide i suoi occhi diventare d’oro ebbe un fremito, si sentiva anche lui in potere di quegli occhi. Solo quando comparve il piccolo drago Arthur si voltò e lo guardò. Batté le ali prima una poi due volte prima di dissolversi.
 
Nessuno dei due disse una parola, Merlin avrebbe pagato oro per sapere quello il biondo stava pensando “Hai passato la tua vita a proteggere me, a proteggere il regno, nonostante per anni hai rischiato che se mio padre ti avesse scoperto non avrebbe esitato nemmeno un secondo a farti uccidere…”
 
Arthur fece una pausa e il moro intervenì  “… Non mi è mai importato di tuo padre. L’unica cosa che mi ha sempre spaventato era quello che avresti potuto fare o pensare tu… un rifiuto da parte tua non lo avrei mai potuto accettare”
 
“Non ti avrei mai rifiutato, mi sarei arrabbiato all’inizio, come è successo, ma non ti avrei mai fatto niente Merlin…” in quel momento si fermò come se volesse dire altro; si fece coraggio e guardò il moro negli occhi, è vero che quello che stava per dirgli in questa epoca glielo aveva già detto, ma ora era diverso, ora era tornato ad essere davvero lui…
 
 “Ti ho amato dal primo istante Merlin… e non ho mai smesso”
 
il moro sentì le lacrime rigargli il volto “Perché non me lo hai mai detto? Cazzo Arthur, abbiamo passato una vita ad amarci in silenzio senza mai stare insieme.. perché?!” ripensando a tutto il dolore provato a quei tempi per il loro amore mai esploso entrambi si sentivano male dentro
 
“Non lo so Merlin, non so cosa dirti… mi sento malissimo solo a ripensare a come stavo in quei momenti e come costringevo a stare anche te” disse il biondo ancora con le lacrime “Gwen sapeva tutto, ha sempre saputo tutto” aggiunse.
 
Merlin sgranò gli occhi “Che cosa?”
 
“Non potevo non dirglielo Merlin, lo vedeva come ti guardavo, vedeva la mia reazione quando sapevo che eri ferito o in pericolo, vedeva il mio cambiamento ogni volta che eri con me e quando non lo eri. Mi ha visto piangere per te… non potevo di certo negare”
 
“Perché piangevi per me…?”
 
Arthur lo guardò inarcando un sopracciglio “Vuoi dire che tu non hai mai pianto per me?!” Merlin lo guardò sorridendo sapendo che aveva ragione.
 
“Lei mi ha aiutato… sono stato io lo stupido” disse con un filo di voce il biondo
 
“Che vuoi dire?”
 
“Un giorno, prima della partenza per Camlann abbiamo parlato. Lei mi ha detto che anche se il nostro amore non aveva una strada io dovevo dirti quello che provavo perché lei era sicura che anche tu provavi lo stesso per me. Le dissi che te lo avrei detto prima di partire per Camlann… ma alla fine non l’ho fatto” a quell’ultima frase Arthur abbassò gli occhi ancora arrossati
 
“E… p-perché non lo hai fatto?”
 
“Perché sono un babbeo, Merlin. Ecco perché. Mi ero arrabbiato con te perché mi avevi detto che non saresti venuto con me. Mi sono sentito tradito, abbandonato… e avevo paura. Non sono mai andato da nessuna parte senza di te e nel momento più importante tu mi stavi abbandonando… e si è visto come è andato a finire”
 
Per Merlin quelle parole furono una pugnalata “Morgana mi aveva tolto i poteri” iniziò il moro ad occhi bassi “Mordred gli aveva rivelato chi ero e il suo obbiettivo era neutralizzare me per arrivare a te” Merlin fece una pausa per riprendere fiato, nel mentre Arthur lo ascoltava in silenzio “Mi sono dovuto recarre alla Caverna di Cristallo. Il luogo leggendario in cui si diceva che era nata la magia, in cui ero nato io. Solo li sono riuscito a riacquistare i miei poteri e solo da li sono riuscito a comunicarti che avrebbero attaccato di notte”
 
a quelle parole Arthur sgranò gli occhi “Lo sapevo che non era stato solo un sogno. Ti ho sentito. Mentre riposavo ti ho sentito parlare” il biondo si fermò e guardò il compagno con gli occhi colmi d’amore “Mi hai salvato la vita anche non essendo con me Merlin”
 
il mago sussultò “Ah si?! Non mi sembra che sia riuscito a salvarti granché. Sono stato cosi stupido! L’unico che dovevo eliminare era Mordred e non l’ho fatto. Ti prego Arthur, perdonami”
 
Merlin aveva ricominciato a piangere ripensando a quel momento. Quel singolo errore li aveva condannati per più di mille anni. Arthur lo strinse forte a sé
 
“Shhh. Merlin calmati. Non devi dire o pensare niente di tutto questo. Tu mi hai salvato sempre… tu… mi hai salvato in tutti i modi in cui una persona può essere salvata. Amandomi più di qualunque cosa.”
 
Merlin si staccò dal suo petto per guardarlo, non lo aveva mai sentito parlare cosi “E poi…” continuò il biondo “E’ surreale che ti stai scusando per una cosa successa più di mille anni fa” sorrise ripetendo quello che gli aveva detto Merlin poco prima.
 
I due si abbracciarono forte per confermarsi che tutto era reale e che non si sarebbero mai più lasciati. Ancora con gli occhi gonfi e il cuore colmo d’amore si addormentarono cosi, uniti.
 
* DIREI: EVVAI COL RANDOM!
 
Angolo Autrice:
ARTHUR E’ TORNATOOOOOOOOOOOOOO!!!!! Questo capitolo è stato quasi un parto, primo perché sono una pippa nello scrivere i momenti hot, infatti spero che sia venuto almeno decente. E poi perché non sapevo se far ricordare del tutto Arthur o no. Però alla fine lo hanno deciso loro due insieme, si sono alleati contro di me e ovviamente hanno vinto. Ha vinto il Merthur come sempre. Comunque deliri a parte ringrazio tantissimo chi ha messo la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite e un abbraccione super speciale a chi recensisce :*. E mi scuso per il ritardo. Ah a proposito, a parte il fatto che sono spuntati Gaius e Mordred, secondo voi quest’ultimo farà qualche danno anche in quest’epoca?! Chi lo sa.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, se volete un pensiero è sempre ben accetto. Ci vediamo al prossimo. 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

UNDICESIMO CAPITOLO

 
La mattina seguente quando Merlin aprì gli occhi la prima cosa che fece fu guardare l’orologio, le 6.00 del mattino. Quando si voltò si accorse che affianco non aveva nessuno e il panico lo assalì. Che fosse stato tutto un sogno?! Dov’era Arthur?!
 
“Arthur…” sussurrò.
 
Con un balzo si alzò dal letto e iniziò a girare per casa preso dal panico: prima aveva spalancato la porta del bagno, niente. Era andato nell’altra camera, niente. Passò il salone come un fulmine senza  vedere se magari stesse sul balcone e come ultima chance si lasciò la cucina dove arrivò con il cuore che gli usciva dal petto per la paura. È lì che lo trovò, intento a preparare il tè per tutti e due, e i pancakes.
 
Quando sentì tutto quel rumore si voltò “Merlin, che hai fatto?” gli chiese vedendo in che stato era. Merlin ebbe un calo di tensione non indifferente e si lasciò andare sulla sedia tenendosi la testa.
 
“Questi sono i risvegli che vorrei evitare. Che cavolo ti salta in mente di non farti trovare!” Arthur lo guardò inarcando un sopracciglio “Stavo preparando la colazione, tu devi andare al bar e io all’università: dobbiamo stare carichi”
 
“Oh si certo, carichi! Prova di nuovo a non farti trovare e ti trasformerò nell’asino che sei” a quelle parole il biondo sorrise e si avvicinò al compagno. Si piegò sulle gambe per portare i visi alla stessa altezza “Hai pensato che me ne fossi andato via da te?” gli chiese con voce dolce “Ho pensato che niente di quello successo ieri fosse reale. Che tu non avevi ricordato niente, che non eri qui, che non eravamo stati insieme… penserai che sono pazzo” disse Merlin abbassando lo sguardo.
 
Arthur gli accarezzò delicatamente i capelli “Penso che dopo avermi aspettato per più di mille anni mi merito tutti gli attacchi paranoici che ti prenderanno per ogni cosa. Ma voglio farteli passare Merlin. Sono qui, dopo più di mille anni, e i 27 di questa epoca sono qui e sono io. Non mi sembra vero di essere di nuovo in vita, di aver ritrovato te, e di poterti amare finalmente in modo libero, amore” prese il mento di Merlin per fargli alzare lo sguardo e poterlo guardare negli occhi “Niente ci separerà più” il moro, con gli occhi lucidi per la commozione si abbassò per dargli un delicato bacio sulle labbra.
 
“Ci avresti mai pensato che tu, asino reale quale sei, avresti un giorno preparato la colazione a me, un umile servo?” chiese Merlin con un sorriso sghembo. Arthur sorrise stando al gioco “Si certo, umile servo. Vallo a raccontare a qualcun altro signor Stregone Più Potente Che Abbia Mai Camminato Su Questa Terra.” Scandì il biondo alzandosi e tornando ai fornelli. Quando allungò la mano per prendere il mestolo per fare i pancakes lo mancò, allora spostò la mano nella direzione dov’era in quel momento ma anche in quel momento lo mancò. Capendo cosa stava succedendo poggiò le mani al piano della cucina e si voltò “Ti stai divertendo non è vero?” chiese rivolto verso Merlin “Chi, io? Non so di cosa parli!” rispose il moro facendo il vago “Oh si certo!” borbottò il biondo. Voltatosi di nuovo agguantò velocemente il mestolo per paura che gli sfuggisse di nuovo.
 
Merlin si stava divertendo come un bambino ridendo sotto i baffi. Mentre Arthur stava per prendere il canavaccio per pulirsi questo si spostò; Arthur sospirò sapendo cosa stava accadendo così mentre allungava la mano per riprovare a prendere il panno, senza che Merlin se lo aspettasse si voltò verso di lui e lo colse con le mani nel sacco che aveva ancora gli occhi dorati e stava facendo spostare il canavaccio “Beccato!” urlò il Re vittorioso “Cosa?” chiese Merlin continuando a negare “Ti ho visto!” “Non ho fatto niente”. Il biondo iniziò ad avvicinarsi con fare minaccioso e Merlin si alzò dalla sedia dirigendosi alla porta “Verrai severamente punito per esserti preso gioco di me, MAGO!” Merlin stava indietreggiando sempre di più mentre sul volto aveva un sorriso che non accennava ad andarsene “Non so di cosa parlate Sire, io non ho fatto niente” rispose Merlin prendendolo in giro “Oh si certo, ti faccio vedere io” cosi dicendo gli si lanciò contro ma Merlin iniziò a correre per casa “Vieni qui!! Non puoi sfuggirmi” arrivati alla porta della camera da letto Arthur lo agganciò per i fianchi e alzandolo di peso lo lanciò sul letto gettandosi su di lui “Preso!” iniziò a fargli il solletico dappertutto.
 
“Allora!! Continui a negare che ti stavi prendendo gioco di me?!” Merlin non riusciva a parlare talmente stava ridendo “ahahahahahah ARTHUR BASTA!!! BASTA! BASTA! TI PREGO! AHAHAHHAHAH NON LO FARO’ PIU’!!! PACEEEEE!!!!” finalmente il biondo si fermò “Il solletico non fallisce mai!” Merlin a quel punto lo guardò e senza che Arthur se ne rendesse conto ribaltò la situazione mettendosi a cavalcioni su di lui “Non lo farò più… per ora! Voi siete in mio potere Sire non dimenticatelo” disse Merlin con voce calda. Arthur sentì i brividi percorrergli tutto il corpo “Non immagini minimamente quanto mi eccita sentirti darmi del voi. Non è come prima che era un obbligo dettato dalla società… ora è diverso. È così sexy” Merlin rise sulla pelle del collo di Arthur prima di depositarci un tenero bacio.
 
“Ieri con tutte le cose che sono successe non ho avuto neanche il tempo di dirti una cosa…” iniziò a Merlin “Cosa?”
“E’ stata la notte più bella della mia vita!” ad Arthur brillarono gli occhi e lo strinse forte a sé
“Anche la mia! Fare l’amore con te mi dà qualcosa che non ho mai provato prima. Ti ho voluto per cosi tanto tempo Merlin, che ora non mi sembra vero!” sentendo quelle parole il moro si lanciò contro le labbra del compagno che sembrava non stessero aspettando altro “Ti amo Arthur” “Anch’io. Da sempre” i due iniziarono ad accarezzarsi. Merlin si staccò da Arthur e lentamente scese fino ad arrivare ai suoi boxer che in colpo fece scendere “Ora è il mio turno” disse guardando Arthur, che già cosi stava impazzendo.
Appena sentì il contatto delle labbra del moro con il suo sesso si lasciò andare sul letto affondando le mani in quei morbidi capelli neri. Quale miglior modo di iniziare la giornata?!
 
 
Come di consueto si ritrovarono tutti al bar di Ginevra prima di andare tutti insieme all’università. Arthur non lo avrebbe mai ammesso, ma gli faceva strano… tutto! Soprattutto quando vide Morgana e Ginevra. Vedendo quest’ultima gli si gettò letteralmente al collo abbracciandola forte “Grazie per essere la persona stupenda che sei Ginevra, e grazie per essere mia amica” la ragazza rimase per un po’ interdetta, poi con un dolce sorriso gli rispose “Grazie a te tesoro” e lo stesso fece con Morgana, quando la vide gli si buttò al collo, la mora poteva giurare che aveva gli occhi lucidi.
 
Stettero abbracciati per un tempo che era sembrato indefinito “Arthur… tranquillo è andato tutto bene ieri sera, ho parlato con papà, ha solo bisogno di tempo”
 
Arthur si staccò e la guardò “Papà…” sussurrò “E tu come stai? Ti voglio bene Morgana, sei il mio sangue!” e cosi dicendo la riabbracciò. Dalla spalla del biondo la ragazza si sporse verso Merlin “Ma ha fumato?” chiese con il semplice movimento delle labbra; Merlin sorrise e fece segno di no con la testa. Capiva Arthur… era come se avesse rincontrato tutti dopo mille lunghi anni.
 
Finito quel siparietto, per tutti strano, Merlin intervenne per cambiare discorso “Gawain come va l’occhio?” chiese Merlin “Quale occhio?!? Perché ne esiste più di uno??? A parte gli scherzi, oggi fa ancora più male di ieri. Per fortuna ho il mio angioletto custode che non mi lascia mai” cosi dicendo si girò verso Percival che arrossì come un bambino. Arthur si girò verso sua sorella ignorando le chiacchiere degli altri “Come è andata ieri sera?” aveva capito che doveva cercare di contenersi, per gli altri era il solito ventisettenne Arthur “Bene… sta iniziando a rendersi conto che sta sbagliando, penso che tra un po’ ti chiederà di farglielo conoscere” sorrise la mora.
 
Dopo aver detto questa cosa al fratello si girò verso gli altri “Ah ragazzi, ieri per fortuna sono riuscita a sentire Mordred, tornerà tra un settimana” pensando al suo amore le brillarono gli occhi “Oh finalmente!” intervenne Lion “Cosi torniamo ad essere la banda al completo” sentendo quel nome e vedendo la felicità di tutti, soprattutto quella di Morgana, Merlin si rabbuiò; non sapeva come avrebbe reagito nel rivedere Mordred, considerando che era la persona che odiava di più al mondo. Anche con Morgana aveva questa paura, ma appena la vide fu amore come la prima volta, non appena si rese conto che nella Morgana di quest’epoca, non esisteva la cattiveria! Ma con Mordred? Sarebbe stato lo stesso? Non ne aveva idea.
 
Vedendo Merlin in quello stato Arthur gli si avvicinò “Ehi… tutto bene?” Merlin fece segno di assenso con la testa “Dai ragazzi, cappuccini per tutti. Sennò oggi a lezione dormite” intervenne Ginevra. Entrando nel bar Merlin agguantò la mano di Arthur “Non lasciarmi!” gli sussurrò “Mai!” rispose il biondo “Ehi… hai visto! Non è successo niente!” aggiunse Arthur riferendosi alle loro mani unite “Beh… ora non ne hai più bisogno, finalmente” cosi dicendo Merlin strinse ancora più forte la mano del compagno.
 
La giornata trascorse tranquillamente sia al bar che all’università finché per Arthur non fu l’ora di tornare a casa da suo padre. Si sentiva strano: da quando aveva riacquistato i suoi ricordi si accorse di quanto tutti gli fossero mancati. Entrando in casa si accorse che suo padre era nel salone attento a leggere delle scartoffie di lavoro. Quando questi sentì la porta istintivamente alzò lo sguardo e si trovò di fronte il figlio con una faccia strana, sembrava diverso. “Oh, ciao figlio anarchico” disse con tono serio ma ironico Uther. Quando si accorse che Arthur lo stava ancora fissando in silenzio si alzò dalla sedia andandogli incontro “Beh? Cos’è? Non sai cosa dirmi dopo quello che mi hai detto ieri sera? Spero che tu voglia almeno scusar…” quello che improvvisamente fece Arthur lo bloccò.
 
Gli si gettò al collo e lo abbracciò fortissimo. Uther avrebbe giurato di avergli sentito sussurrare “Padre…”. L’uomo non resistette a lungo, e sentendo con quanto affetto il figlio lo stesse stringendo non poté che fare lo stesso. Ingenuamente legava l’atto di Arthur alla discussione della sera prima, non sapendo che in realtà, era un gesto che gli era mancato da tutta la sua esistenza. “Mi siete mancato, padre” Arthur aveva milioni di motivi per essere arrabbiato con lui, prima di tutto per la cosa successa l’ultima volta che lo aveva visto, come spirito: stava per uccidere Merlin. Ma ora si rendeva conto che non aveva senso odiarlo per una cosa (e molte altre) che non sapeva neanche di aver fatto.
 
 In quest’epoca era sempre stato un buon padre: burbero e a volte troppo duro, Arthur lo sapeva bene, ma era tutta una maschera tirata su per la grande mancanza che sentiva per sua moglie. Il biondo disse quelle parole talmente sussurrate che Uther non poté essere sicuro di quanto avesse sentito “Credo che…” iniziò Uther imbarazzato “queste valgano come scusa per te. Beh, va bene figliolo” sentendo che il padre aveva iniziato a parlare Arthur si staccò da lui per guardarlo in faccia. Era come lo ricordava, a parte che ora non aveva quella grande cicatrice sulla fronte. “Ho parlato con tua sorella, e lei pensa che… io sia stato troppo duro con te. Ci ho pensato molto e credo che anche io ti debba delle scuse. Se hai trovato una persona che ti fa stare bene non mi importa se sia un uomo o una donna, purché tu sia felice” sentendo quelle parole Arthur non poté più nascondere gli occhi lucidi. Era felice! “Davvero pad… papà?! Davvero? Non mi odi più?” sentendo quella parole Uther trasalì “Buon Dio, Arthur! Io non ti ho mai odiato, come puoi pensarlo?! È vero che io non mi sono comportato bene nei tuoi confronti, ma odiarti… mai! Sei mio figlio caspiterina!” Arthur non poté far a meno di abbracciarlo di nuovo.
 
A Camelot tra loro non c’erano mai stati questi momenti tra padre e figlio, e ora che poteva, voleva recuperare “Vorrei davvero che lo conoscessi…” “Fallo venire a cena domani sera… oggi non ci sono!” “Grazie papà” Uther si limitò a sorridere prima di tornare alle sue scartoffie.
Ad Arthur sembrava di stare sognando. Aveva ritrovato il grande amore della sua vita dopo circo 1500 anni, suo padre aveva accettato il fatto che amasse un uomo e addirittura voleva conoscerlo, sua sorella non provava più odio e risentimento per lui, anzi si volevano un bene immenso. Arrivato in camera sua prese il telefono e si gettò sul letto. Compose il numero e si portò il cellulare all’orecchio
 
- Ciao Stregone - sentì Merlin sorridere dall’altra parte
- Ciao Sire, come stai? Io ho appena staccato?
- Sono appena arrivato a casa, ho chiarito con mio padre
 Come è andata? - chiese Merlin titubante
- Ti ha invitato a cena…
Al telefono per un attimo ci fu il silenzio totale
- Merlin…? ci sei??
- Tuo padre ha fatto cosa???
- Vuole conoscerti, vuole che vieni a cena qui. Non mi sembra vero che mi stia accettando Merlin. Lo so che dovrebbe essere una cosa normale ma lui… ti prego dimmi che verrai?!
- Ma sei scemo! Certo che verrò. L’ultima volta che l’ho visto stava per uccidermi ma sarò contento di rivedere quel re tiranno e despota 
Non sapeva neanche lui perché stava reagendo cosi, ma solo a ripensare a tutto quello che Uther aveva fatto, le persone che aveva ucciso, non riuscì a trattenersi
- Merlin… - iniziò il biondo che venne brutalmente interrotto
- Arthur lo faccio solo per te! Per quanto mi riguarda, e per tutta la popolazione terrestre nei secoli dei secoli, sei TU il re di Camelot! Non tuo padre! Era talmente accecato dall’odio che non gli importava se doveva uccidere bambini, donne o amici… devo ricordarti di Gaius… - ricordando quell’avvenimento Arthur chiuse gli occhi, poteva comprendere il risentimento di Merlin
- No, me lo ricordo bene… Merlin ora è diverso, come è diversa Morgana è diverso anche lui… - Arthur non sapeva cos’altro dire, non era da Merlin arrabbiarsi in quel modo
- Si… - iniziò il moro - Lo so, amore scusami… non volevo arrabbiarmi con te, è stata una giornata dura… sono felice che tuo padre voglia conoscermi. Farò di tutto per non farti fare brutta figura
sentì Arthur sorridere dall’altro lato del telefono
- Dillo ancora… Come mi hai chiamato… ridillo…
Merlin sorrise e sentì il cuore sciogliersi
- Amore… - scandì lentamente
- Dio Merlin quanto ti amo!
- Anch’io
- Senti… oggi pomeriggio hai impegni? Voglio portarti in un posto
- Dove? - chiese Merlin incuriosito
- Sorpresa!!! Passo a prenderti alle 16 ok?!
- Va bene! A dopo… Re Arthur…
- A dopo… Mago Merlin…
 
 
“Dai Arthur… dove mi stai portando?” chiese Merlin;  fremeva come un bambino “E smettila Merlin, è una sorpresa. Cos’è, hai paura che ti porto in un angolo sperduto e ti uccida?” chiese il biondo ridendo “Figurati, potrei distruggerti con meno di un soffio… e poi io nemmeno sanguino” Arthur si voltò stranito “Che cosa? Che vuol dire che non sanguini?” disse Arthur tornando a guardare la strada mentre guidava “Sono immortale, se mi taglio non sanguino, e se qualcuno se ne accorge uso un po’ di magia sul momento per sporcarmi un po’ di rosso” Arthur stette per un po’ in silenzio “Quindi… non sanguini” “Già” “Inquietante…” “Grazie, amore caro” disse Merlin ironicamente e vedendo la reazione del compagno il biondo sorrise. Come se potesse importargli se sanguinava o no.
 
I due fecero una pausa finché non fu di nuovo Arthur a rompere il silenzio “Secondo te perché sono tornato se io sono un semplice mortale e tu sei immortale?” Merlin lo guardò, anche lui aveva iniziato a pensare questa cosa e non sapeva cosa rispondere “Non lo so…” iniziò con un filo di voce. Solo l’idea di dover riperdere Arthur gli metteva i brividi, anche se fosse successo tra 80 o 90 anni e loro avessero vissuto una vita piena e felice, non voleva più sopravvivere a lui. “Non lo so. Ma il motivo non graverà mai più sulle nostre vite come è successo la prima volta. Nessuno dei due perderà più l’altro e basta!” disse questa cosa con una voce sicura e decisa, come se stesse dando un avvertimento al destino. Arthur prese la mano di Merlin e la strinse forte “Certo che no amore mio” cosi dicendo diede un bacio sul dorso della mano di Merlin. “Siamo arrivati!” esordì ad un tratto il biondo.
 
Erano giunti ad una casetta di campagna, poco fuori Londra. Era bellissima, ben tenuta. C’era un orto bello grande e sotto le finestre di quello che doveva essere il salotto, o forse la cucina c’era un angolo tutto dedicato ai fiori, ce n’erano a decine di ogni tipo. “Una casetta in campagna, poco fuori Londra. Non ci credo… è qui che vive?! Arthur mi sto sentendo male… ora quando lo rivedo cosa faccio… vorrei abbracciarlo ma non posso farlo, e se mi viene da piangere? Mi prenderebbe per un idiota!” Arthur sorrise vedendo la reazione di Merlin, era cosi bello quando andava nel panico “Quindi non sbaglierebbe più di tanto!” disse il biondo sorridendo, poi aggiunse “Merlin calmati, cerca di trattenerti perché comunque ora non ti conosce e di certo non può ricordarsi di te. Ma gli piacerai vedrai, è inevitabile” cosi dicendo prese la mano del moro ed insieme giunsero davanti alla porta.
 
Quando Arthur bussò, Merlin fece per andarsene ma la stretta del fidanzato lo bloccò “Stai calmo” sussurrò Arthur tra i denti mentre la porta si apriva e faceva capolino una testa coperta di capelli bianchi. Erano corti, non come ai tempi in cui era il saggio medico di corte. Arthur sentì la sua mano letteralmente sgretolarsi nella morsa del moro. “Nipote, cosa ti porta da queste parti dopo tutto questo tempo? Vieni qui abbraccia il tuo vecchio nonno” cosi dicendo Gaius agguantò il biondo in un abbraccio, sembrava non essersi minimamente accorto di quel ragazzino al fianco di suo nipote che lo fissava con la faccia da pesce lesso.
 
Quando l’anziano sganciò Arthur dall’abbraccio e si voltò a guardare il giovane moro rimase esterrefatto “Arthur…” sussurrò avvicinandosi al giovane “Dimmi nonno” rispose istintivamente il biondo “No. Tu…” disse indicando Merlin “Tu sei Arthur Dragon… non potrei mai dimenticarmi di te, neanche tra mille anni… tu hai salvato me, e quella che sarebbe diventata mia moglie dall’attacco di Pearl Harbor... noi, eravamo bambini, non dovevamo nemmeno trovarci lì, e tu ci hai salvato la vita…” mentre parlava sembrava che Gaius stesse rivivendo quel momento nella sua mente. Improvvisamente, anche a Merlin tornò in mente quell’accaduto: si trovava in America per una delle sue tante fughe da se stesso, come se servisse a qualcosa. Però, ora che ci pensava, era servito a molto, quel bambino, era il nonno di Arthur, se lui moriva da bambino, Arthur non sarebbe mai nato. Ricordava perfettamente quei due ragazzini, potevano avere si e no una decina d’anni ed erano spaventati, di una paura che spezzò il cuore al giovane che per salvarli non esitò a distruggere un aereo con la sua magia prima di portare via i due bambini da quell’inferno. Passarono l’intera giornata tutti e tre insieme, comprò ai due piccoli un gelato e una corda per poter giocare a saltare, finché con non poca fatica riuscì a trovare le loro madri e poté finalmente farli tornare a casa. A quel ricordo gli occhi del moro si inumidirono.
 
Arthur capì che il nonno non stava delirando, capì che per chissà quanto tempo Merlin aveva usato il suo nome e questo lo fece sentire uno schifo pensando a quanto il suo amore dovesse aver sofferto la sua assenza, ma soprattutto si rese conto che in quel momento doveva intervenire “Nonno…” iniziò prendendo l’anziano per un braccio “E’ una storia bellissima, ma… non può essere lui… Merlin è più giovane di me” Gaius guardò il nipote e fu come tornare in sé “Merlin… è cosi che ti chiami ragazzo?” chiese rivolto al moro “Si, signore” rispose il giovane inclinando un po’ la testa in avanti come a fare un piccolo inchino “Certo… che sciocco devo esservi sembrato… entrate, vi preparo un po’ di the” i due giovani poterono vedere l’amarezza negli occhi dell’anziano, ma decisero di seguirlo in silenzio.
 
La casa era una bomboniera, perfetta per due anziani che dopo una vita di sacrifici cercano pace e tranquillità “Nonna dov’è?” chiese Arthur, guadagnandosi un’occhiata ad occhi sgranati da parte di Merlin “Nonna?” gli sussurrò all’orecchio “Se in questa vita è il padre di mia madre come pensi che l’abbia fatta? Merlin riprenditi, ti stai comportando da idiota… più del solito” gli rispose sempre sussurrando per non farsi sentire da Gaius “Tua nonna ha portato il suo cavallo a sgranchirsi un po’ le gambe. Solo lei può farsi un cavallo per farsi le passeggiate… senza cavalcarlo mai. Ha sempre detto che come cammina il cavallo, può camminare lei… valla a capire” sorrise l’anziano pensando all’amata moglie “Nonna Alice è sempre stata amante della natura” sorrise il biondo di rimando.
 
“Tenete ragazzi” disse l’anziano porgendo ai due giovani le tazze con il the “Ti giuro Merlin, tu sei uguale a quel giovane, ogni lineamento del tuo viso è uguale! Sei sicuro che non siate parenti, anche alla lontana?” Merlin si sentiva impacciato, non sapeva cosa rispondere “Nonno ma come fai a ricordartelo così bene? Hai una sua foto?” intervenne Arthur per togliere il compagno dal centro del discorso “Oh no figliolo! Eravamo ragazzini ed un aggeggio del genere era impensabile in quel periodo. Lo ricordo e basta, non si dimentica facilmente qualcuno che rischia la sua vita per salvare la tua” sentendo quelle parole Arthur non poté far altro che guardare Merlin e pensare quanto quella frase fosse vera “Già...” disse in modo evasivo“Allora è un vizio il tuo…”  pensò il biondo sorridendo “L’ho sempre detto che sei l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto” sussurrò a Merlin stando attento che il nonno non li sentisse.
 
In risposta il moro abbassò lo sguardo emozionato e gli prese la mano; in quel momento Gaius si voltò e sorrise vedendo le loro mani unite “Sono felice che tu abbia trovato qualcuno che ti renda felice figliolo” disse rivolto al nipote “Si, beh… ci tenevo che lo conoscessi. Merlin è una persona importante per me, forse la più importante..” “Sai…” iniziò Gaius “Non chiedermi perché ma sono certo che a tua madre sarebbe piaciuto” a quelle parole Merlin non poté fare a meno di sorridere “E tuo padre cosa ne pensa?” chiese con una voce un po’ più cupa, conosceva bene Uther, sapeva che non era cattivo ma a volte si comportava come tale “Vuole conoscerlo!” disse fieramente Arthur “Che cosa?!” sussultò Gaius “Non ci posso credere! Uther? Quell’Uther?!” “Non dite cosi Gaius vi prego… sono già terrorizzato all’idea di doverlo conoscere, se voi mi dite cosi mi spaventate il doppio” parlando non si accorse che sia Arthur che Gaius lo guardavano interrogativi e un po’ esterrefatti “MERLIN!!!” tuonò Arthur a denti stretti per far si che il nonno non si insospettisse più del dovuto “Cosa?” chiese tranquillamente il moro “Cosa ho fatto?” “Mi hai appena dato del voi figliolo?” chiese Gaius alzando il suo consueto sopracciglio. In quel momento Merlin si rese conto della gaffe (ogni volta sempre la solita storia) “Si, scusatemi… scusi!!! È solo abitudine, se…. Le da fastidio non lo farò più” Gaius si intenerì vedendo la goffaggine del giovane “Tranquillo ragazzo… sei strano questo è certo! Ma del lei o del voi per me non fa alcuna differenza! Sentiti libero di usare la tua abitudine con me” Merlin sorrise grato all’anziano “Vi ringrazio, Gaius”.
 
 
Il pomeriggio trascorse tranquillamente, tra the, chiacchiere sulla scuola e sulla vita solitaria di Merlin “… mia madre era una donna buona, dolce… e mio padre era imponente, ma con un viso buono. Hanno entrambi fatto una vita di grandi sacrifici per me. Vorrei solo poterli ripagare come meritano” disse Merlin rispondendo alla domanda di Gaius su come fossero i suoi genitori “Sono fieri dell’uomo che sei diventato Merlin, e lo sai bene” disse Arthur guardando Merlin negli occhi. Gaius non si perse un passaggio di quello che stava accadendo da quando i due ragazzi avevano messo piede in casa sua. Da come si guardavano, si parlavano, Gaius era certo che era come se si conoscessero da sempre, da più di una vita. “Il loro legame”, pensò, “è come quello che ha sempre unito me ed Alice da quando eravamo bambini, se non più forte” “Beh…” iniziò l’anziano guadagnandosi l’attenzione dei due ragazzi “per avere un figlio come te dovevano per forza essere delle persone buone Merlin; e sono certo che sono più che fieri di te…” dopo queste parole fece una piccola pausa, come per soppesare quello che stava per dire“Se può farti piacere, sarei lieto che da oggi pensassi a me come un tuo parente, dopo tutto, sei il compagno di mio nipote… sei di famiglia”
 
Gaius non sapeva perché stesse dicendo quelle cose, era sempre stato un uomo abbastanza schivo con gli sconosciuti, eppure verso quel ragazzo sentiva un attaccamento quasi paterno. Sentendo quelle parole Merlin si commosse “Sono anni che non ho una famiglia Gaius, sembrano secoli. È solo Arthur la mia famiglia…” fece una pausa per guardare il compagno che in quel momento lo stava guardando con gli occhi colmi d’amore (come sempre) “Sarei grato di poter considerare anche voi la mia famiglia” l’anziano sorrise di rimando al moro “Beh allora, visto che sei di famiglia, non puoi perderti l’album delle foto di Morgana e Arthur quando erano piccoli” Arthur sgranò gli occhi “No! No! Nonno smettila! Non serve, Merlin non vuole vederle! Nonno!!!” Mentre Arthur ancora sbraitava il nonno era già arrivato in salone per prendere l’album di fotografie.
 
Quando lo portò a Merlin, iniziò su ogni foto un commento o un risolino del moro per cui Arthur era diventato rosso come un peperone. Solo quando arrivarono ad una foto in cui Arthur era in braccio a sua madre, diventarono seri tutti e tre “Era molto bella, mi sarebbe piaciuto conoscerla” disse Merlin riferendosi soprattutto ai tempi di Camelot “Gli saresti piaciuto, hai un modo di prenderti cura di me che non ha mai avuto nessuno, forse neanche lei…” ognuno di questi momenti tra i due, per chi li guardava, era pura magia… era come si potesse percepire nell’aria; e Gaius la pervepiva. L’atmosfera si smorzò quando, arrivati alle foto dell’adolescenza, che per Arthur significavano apparecchio e qualche brufolo, il biondo non poté resistere e sfilò dalle mani di Merlin l’album “Ahi Arthur. Mi hai fatto tagliare con la carta!” Arthur lo guardò con un sorriso beffardo “Non provarci pivello, so che non è un problema” sussurrò “Arthur ma che modi sono?! Merlin ti sei tagliato?” chiese rivolto al moro “No Gaius, non preoccupatevi” disse senza togliere da Arthur lo sguardo in cagnesco.
Quello di cui Merlin non si accorse, semplicemente perché non era mai successo, fu che sul suo dito, non solo la pelle si alzò leggermente, ma il taglietto si arrossì.
 
Tornati in città i due giovani optarono per andare a casa di Arthur; suo padre non c’era e Morgana era da Ginevra. Mentre erano in cucina, intenti a preparare la cena, beh… sarebbe più corretto dire che Merlin stava preparando la cena e Arthur gli ronzava intorno,il biondo voleva fargli un milione di domande, sapere tutto e cominciò, chiedendo al moro cosa fosse successo il giorno dell’attacco a Pearl Harbor, prendendo le cose molto alla larga naturalmente “Quindi... in nessuna epoca perdi il vizio di salvare le persone?!” in tutta risposta Merlin fece un sorriso silenzioso, senza staccare gli occhi dai fornelli “Sapevi che erano loro?” “No… l’ho scoperto solo quando li ho portati in salvo, lontano da quel posto infernale. L’ho capito quando mi hanno detto i loro nomi, Gaius non è un appellativo molto comune sai” sorrise il moro. In realtà ad Arthur era un’altra la cosa che premeva, ma ancora non riusciva a chiedergliela, quindi optò per continuare quell’inutile giro largo di parole “Quanta morte hai visto Merlin, quante guerre hai visto?”
 
Merlin stava continuando a cucinare ma improvvisamente di fermò e finalmente staccò gli occhi dalle pentole “Tante. Sia da lontano che da vicino, esistenzialmente parlando ho vissuto TUTTE le guerre dal medioevo ad oggi. Ho visto anche morire delle persone purtroppo, ma… Arthur… niente, e ti assicuro: NIENTE, sarà mai paragonabile a quel giorno. Si è vero, sono immortale, ma quel giorno insieme a te, sono morto anche io. Ho ricominciato a vivere solo il giorno che ti ho rivisto su quel lago. Avalon ti ha portato via da me ma poi ti ha restituito. E io non pensavo che un giorno sarei potuto essere felice come lo ero a Camelot, anzi… molto di più.” Arthur non diceva una parola, pensava solo che quel mingherlino ragazzo dai capelli neri, che sembrava potesse volar via al primo soffio di vento aveva una forza e un coraggio che non aveva mai visto in nessuno, forse neanche in se stesso “Vieni qui amore mio” fu l’unica cosa che il biondo riuscì a dire afferrando Merlin e stringendolo a sé.
 
“Hai portato il mio nome in tutti questi anni…” ecco!!! Glielo aveva chiesto. Quel rospo che aveva in gola da quando aveva udito il nonno dire quel nome era uscito fuori “Beh… ecco… io… si” rispose Merlin con tono imbarazzato. “Era un modo per averti con me, portando il tuo nome era come se fossimo una persona sola. Mi sentivo come se fossi tuo e come se tu fossi mio” continuava a dire quelle parole senza guardarlo negli occhi. Non sapeva neanche lui perché, ma aveva una paura folle che ad Arthur avesse dato fastidio una cosa del genere. Quando, una volta finito di parlare, trovò il coraggio di guardarlo negli occhi rimase di stucco; Arthur stava piangendo “Amore, cos’hai?” “Sei un idiota, Merlin…” il moro senza pensarci prese il viso del biondo tra le mani e con i pollici gli asciugò le lacrime “Nessuno ha mai fatto una cosa simile per me. È una cosa stupenda. Tu… tu non puoi minimamente immaginare quello che ho provato quando mio nonno ha detto quel nome e ho capito che stava parlando di te; che Arthur Dragon, che ha salvato due ragazzini da uno degli attacchi più cruenti della storia americana sia tu. Merlin io sono cosi fiero di te, e sono cosi orgoglioso e onorato che in tutti questi secoli e con tutte le persone che ci sono su questo pianeta tu abbia scelto me…” anche Merlin aveva iniziato a piangere dalla commozione “Arthur smettila, stai delirando….” Disse con un sorrisetto imbarazzato sul volto “Merlin io ti amo. Più di qualsiasi cosa” rimasero aggrappati l’uno all’altro per un tempo indefinito “Dai aiutami, altrimenti ci si brucia la cena” disse Merlin sorridendo cercando di far calmare entrambi.
 
Mentre Ginevra era sotto la doccia Morgana ricevette una telefonata da un numero internazionale
 
- Ogni volta che mi chiami con questi numeri americani, mi fai sentire internazionale
- Ciao principessa
- Ciao amore, come stai?
- Bene, domani è il grande giorno finalmente
- Non vedo l’ora…
- Anche io piccola, arriverò alle 11.00
- Per fortuna è sabato e non abbiamo lezioni, dovrò chiedere a Gwen di concedersi una mattinata libera, e di concederla a Merlin- disse la mora con un risolino
- Chi è Merlin? – chiese Mordred curioso
- E’ la più grande novità di questo tuo periodo d’assenza. È il compagno di mio fratello
- Non ci credo
- Te lo giuro!
- Sono la coppia più bella che abbia mai visto. Sono cosi perfetti
- Dopo noi due
- Ovvio. Però devi vederli amore. È come se si fossero cercati per tutta la vita. Ora, quando vedi uno, vedi l’altro. È come se fossero uno lo specchio dell’altro
- Non ti ho mai sentito parlare cosi…
- Lo so è che… Merlin è stata una grande novità, per tutti!
- Ne sono felice piccola, soprattutto per tuo fratello. Se lo merita
- Che ore sono da te
- E’ giorno
- Qui è sera, ho un sonno…
- Vai a dormire piccola, domani sarà un grande giorno. Devi essere in forma
- Ti amo Mordred
- Anche io, piccola. Tantissimo
- A domani
- A domani, buonanotte
 
“Tranquilla principessa” intervenne Gwen facendo capolino da dietro la porta del bagno “Ho già detto a Merlin che non deve venire a lavorare domani” Morgana guardò l’amica con gratitudine “Oh Gwen, grazie!!!” disse correndo ad abbracciare l’amica “Come mai ci tieni tanto che ci sia anche lui?” Ginevra vedeva quanto tutti fossero legati a quel giovane, anche lei sentiva un profondo legame, ma lei lo dimostrava come aveva sempre fatto con tutti, mentre gli altri: Gawaine, Arthur, persino Morgana, lo avevano preso sotto la loro ala protettrice come non avevano mai fatto con nessuno. “Perché ci tengo che conosca Mordred, dopotutto è il compagno di mio fratello, è importante per me. Gwen dimmi la verità… tu cosa provi quando sei vicina a Merlin?” la giovane rimase spiazzata dalla domanda dell’amica, ma prima che potesse formulare una risposta Morgana re intervenne “Non senti come se fosse tuo amico da tutta la vita? Come se per te avesse fatto talmente tanto che non puoi smettere di essergli grata, che gli vuoi talmente bene da non poter più accettare che soffra per qualcosa, perché sai che lui si merita di essere felice. Non provi queste cose?” Ginevra aveva iniziato a guardare l’amica con aria spaesata “Io…” iniziò la giovane “Si! È esattamente quello che penso. Ma… come è possibile?” Morgana sorrise “Non lo so. So solo che Merlin è mio amico, nostro amico. E voglio che da oggi faccia parte delle nostre vite per sempre. Non dovrà mai più stare solo, come stava prima di incontrarci”.
 
 
Mentre si stavano mettendo al letto Arthur notò una cosa strana sulla mano del compagno “Ma non avevi detto che se ti tagliavi non usciva nulla?” chiese curioso. “Si, perché?” “Perché il graffio di oggi di quando ti ho fatto tagliare con la carta dell’album delle foto… è arrossato” disse indicando la mano del moro. Merlin si guardò la mano. Lungo tutto il graffio c’era una striscia rossa… mai vista prima! Il moro si guardò la mano, poi guardò Arthur con una faccia tra l’interrogativo e il sorpreso “Non è mai successo prima… sono secoli che non succede… io… non so che vuol dire”. Sul volto di Arthur si dipinse un sorriso “Può essere che…” fece una pausa guardando Merlin “No… cioè… non lo so… voglio dire… che significa tutto questo?” chiese Merlin più a se stesso che al biondo “Sei tu il mago più potente del mondo, sei tu che dovresti dirlo a me” Merlin si irrigidì “Aspetta… ho un’idea, vieni con me” “Che vuoi fare?” chiese Arthur seguendo il compagno “Hai un ago di quelli per cucire?” “Aspetta, vedo in cucina”.
 
Il moro si fermò nel grande salone e quando Arthur tornò con l’ago lo prese delicatamente in mano e espose il dito indice alla volta dell’ago. Mentre stava per far combaciare l’ago e il suo dito, Arthur lo fermò “Aspetta!!! Se succede… cosa significa?” “Non lo so! O forse lo so ma non ne sono sicuro… prima voglio vedere se succede” distogliendo lo sguardo da Arthur senza pensarci più di tanto si bucò la carne del polpastrello con l’ago “Ahia!!!!” entrambi non distolsero lo sguardo dalla piccola ferita, ma non succedeva nulla, non si arrossava. Entrambi si guardarono scoraggiati. Ci avevano creduto, per un piccolo momento avevano creduto di poter vivere una vita normale, invecchiare insieme, e morire vecchi uno al fianco dell’altro. Ma a quanto pareva il destino di Merlin non era Arthur, il destino di Merlin era attraversare le ere, senza vivere mai davvero!
 
“Beh Arthur…” iniziò il moro con tono amaro e arrabbiato “Sembra che non siamo destinati ad invecchiare insieme. E sembra che io sia destinato a tornare a vivere senza di te un giorno. Vivere…. Che parola inutile” era cosi arrabbiato. Ci aveva creduto. Se non fosse che era in casa di Arthur avrebbe spaccato tutto. “Merlin… Merlin, amore ma che stai dicendo?” disse Arthur gettandosi su di lui e abbracciandolo forte. Il moro aderì completamente alla maglietta bianca del biondo, allacciandogli le mani ai fianchi “Non dirmi che non sei deluso, o che non ci avevi creduto” Merlin sentiva che la voce iniziava ad inclinarsi “Certo che ci ho creduto. Ma troveremo un altro modo. Cazzo, siamo Re Arthur e Mago Merlin, qualcosa dovrà pur significare no?!? Hai milioni di libri di magia, in uno ci sarà qualcosa per noi” il mago sorrise sarcastico “Arthur non è cosi semplice, non basta pronunciare un incantesimo e tutto va come vogliamo noi, queste cose sono pericolosissime, può avere ripercussioni sulle nostre vite. E poi non saprei bene neanche cosa dovrei cercare”.
 
Il biondo sospirò e pensò a quanto fosse brutta l’illusione e la delusione che ne seguiva; ed improvvisamente gli venne in mente di tutte le volte in cui Merlin, durante i secoli lo stesse aspettando e lui puntualmente non arrivava. Non poteva più accadere, Merlin non avrebbe mai più vissuto una delusione in vita sua. Non era giusto “Dai Re Arthur…” disse Merlin distogliendolo dai suoi pensieri “Andiamo a letto”. Quando Arthur si voltò per dirigersi alle scale Merlin notò una piccola macchia rossa sulla sua maglia all’altezza del fianco. Senza dire una parola sbarrò gli occhi e si guardò il dito: rosso sangue! Il polpastrello era tutto rosso. Di un rosso cosi vivo da far quasi paura. Ma Merlin non aveva paura, Merlin si sentiva bene… Merlin era vivo! Accorgendosi che il compagno non lo stava seguendo Arthur si fermò e lo osservò, si stava fissando la mano “Merlin… che hai?” il moro alzò lo sguardo verso Arthur con gli occhi arrossati ed un sorriso che diceva già tutto. Senza dire una parola aprì il palmo della mano di fronte al biondo e gli mostrò il dito sporco di sangue.
 
Arthur non poteva crederci. Sorrise, non ne poteva fare a meno e si gettò di peso sul compagno prendendolo per i fianchi e facendolosollevare da terra“Io… ti ho sporcato la maglietta” fu l’unica cosa che Merlin riuscì a formulare in quel momento. Arthur scoppiò a ridere “Ma cosa vuoi che me ne importi della maglietta. Merlin sai cosa significa questo?!” il moro lo guardò, ora non capiva nulla, era talmente su di giri da non sapere più niente “Significa che prima hai detto un sacco di cavolate, significa che io, solo io, sono il tuo destino. E tu sei il mio. Non ci serve niente; non ci servono regni, non ci serve immortalità, abbiamo solo bisogno di stare insieme. È solo cosi che siamo vivi. In nessun altro modo” Merlin rimase stupito dalle parole del giovane, erano come profetiche. “Da dove la prendi tutta questa sicurezza?” gli chiese titubante “Non lo so. Lo so e basta. E anche tu lo sai. Merlin è una cosa logica: dopo che sono morto, ad Avalon, hai scoperto di essere immortale, perché hai smesso di sanguinare e perché dovevi aspettare me. Ora io sono qui, e tu “magicamente” se ti fai male sanguini di nuovo. Merlin… non devi più aspettarmi, sono qui!” Merlin guardò il compagno, probabilmente capiva cosa stava accadendo, ma voleva esserne certo, avrebbe sicuramente fatto delle ricerche il giorno seguente.
 
La notte era calata. Tutti erano a dormire da un pezzo, ma quello che nessuno sospettava era che per alcuni, sarebbe stata una notte di grandi rivelazioni
 
MERLIN
Merlin si trovava in un luogo strano, c’era tanta foschia e davanti a sé aveva una figura imponente, era coperta dalla nebbia quindi lui poteva vederne solo la sagoma; non era umana, era una creatura magica; era… “Kilgharra” sussurrò piano il moro “Ciao Giovane Mago, non pensavo ti avrei mai rincontrato. Grazie per non esserti dimenticato di me” il Grande Drago uscì dalla nebbia e si mostrò. Era esattamente come lo ricordava, era bello, imponente, con gli occhi sempre dorati. Il moro sentì gli occhi inumidirsi “Ciao Grande Drago…” disse con un sorriso fanciullesco “Hai superato diverse prove nella tua lunga esistenza, Giovane Mago. Ora è il tuo turno…” Merlin lo guardò senza capire “Il mio turno? Il mio turno per cosa?” “Tu e Arthur avete messo il bene del regno prima del vostro e prima della vostra felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Avete pagato i vostri errori” “Arthur non commise nessun errore. Sono stato io a non darti ascolto, e a non uccidere Mordred quando avrei potuto. Ho pagato le conseguenze di quella scelta per tutta la mia esistenza. E per colpa mia Arthur ha trovato la morte” Kilgharra lo guardò con i suoi soliti occhi colmi di saggezza e affetto per il giovane “Re Arthur commise l’errore di pensare di avere tutto il tempo che volesse. Ha messo la rabbia che gli facesti provare per non accompagnarlo in battaglia davanti all’amore che invece ha sempre nutrito per te. Commise l’errore di non avere il coraggio di amarti quando poteva condannando entrambi alla solitudine” a Merlin uscì un risolino sarcastico “Vuoi dire che IO, venni condannato alla solitudine” “Solo perché qualcosa non accada sotto i tuoi occhi non vuol dire che non accada Merlin” cosi dicendo si voltò e vicino a lui comparve come un grande specchio in cui Merlin riconobbe Arthur, vestito nel modo in cui lui lo aveva visto l’ultima volta prima di mandarlo nel lago. Era vicino a Kilgharra “Drago… dov’è Merlin? Fammelo vedere, ho bisogno di vederlo” lo sentì pronunciare “Calmati Grande Re; io ho un nome, è stato il padre del tuo amico a darmelo. Gradirei essere chiamato con il mio nome. E gradirei che le cose mi si chiedessero per favore” disse in tono calmo il drago rivolto al biondo. Arthur sospirò, era nervoso; aveva bisogno di Merlin “Ti prego, Kilgharra, ho bisogno di sapere come sta Merlin. Lo so che te lo chiedo spesso, ma con tutto che sono qui, in questo etere, quando penso a lui e quando me lo fai vedere, riesco a sentirmi vivo. Ti prego” il drago accontentò la richiesta del giovane che da centinaia di anni era sempre la stessa. “In che epoca si trova ora?” chiese rivolto al drago “Per Merlin non fa alcuna differenza Grande Re. Senza di te il suo tempo non esiste. Ora è nell’anno 1200. È in Italia. È un periodo di grande fioritura per questa nazione. Ma guarda lui…” quello che vide colpì Arthur come un cazzotto in pieno stomaco: Merlin era davanti ad un lago, completamente solo, e con la magia aveva disegnato lo stemma dei Pendragon nel cielo, con le nuvole. Piangeva e chiamava Arthur “Ti prego Kilgharra, fammi tornare da lui. Perché deve soffrire in quel modo? Ti prego! Basta” Arthur stava piangendo disperato. Il suo amore era lì, lo vedeva, soffriva, e lui non poteva fare nulla.“Non è ancora il tempo Arthur” “E quando è il tempo??? Merlin sta soffrendo e io non posso aiutarlo. Basta Kilgharra ti prego!” il Grande Drago, nonostante sapesse ogni cosa, rimaneva ogni volta stupito di quello che Arthur era diventato nel tempo, dall’altezzoso e fastidioso principe ereditario a cui era tutto dovuto, al grande Re che ora lo stava pregando in lacrime di riportarlo dal suo amore. “Se non posso andare io da lui fai venire lui qui. Lo so che è assurdo che ti chieda di farlo morire ma io e lui vogliamo la stessa cosa. Vogliamo stare insieme” “Non è possibile Arthur, Merlin è immortale, e cosi sarà finché tu non tornerai. Solo allora Merlin tornerà mortale. Ora devo andare Grande Re… ci vediamo presto” “Kilgharra…” si sentì chiamare il drago “Grazie…” la bestia magica inchinò la testa in segno di risposta e soffiando aria fece apparire come una specie di fotografia di Merlin e Arthur insieme a Camelot. Si stavano guardando, c’era tanto amore nei loro occhi. Arthur lo guardò sorridendogli in segno di ringraziamento e senza dire una parole si sedette a terra fissando quella fotografia, mentre Kilgharra se ne andava lasciandolo solo.
“Entrambi, Merlin, avete combattuto contro la solitudine con solo la vostra forza di volontà” disse il drago rivolto a Merlin che nel vedere quelle immagini, piangendo, si era portato le mani a coprirsi la bocca come sconvolto. “Lui ti ha seguito nei tuoi secoli solitari Giovane Mago, quando salvasti quei due bambini dall’attacco degli aerei sapevo che il tuo tempo di solitudine stava per finire. Farlo finire è stata una tua scelta, salvando il piccolo Gaius e la piccola Alice hai dato ad Arthur la possibilità di compiere i vostri destini” Merlin allora interruppe il drago “I nostri destini? Pensavo che quello di Arthur fosse unire le terre di Albion da cui poi sarebbe nata l’Inghilterra” “Ci sono uomini che possono avere più di un destino, tu e Arthur siete due di quegli uomini. Come ti ho detto prima, ora è il tuo turno Merlin.” “Il mio turno per cosa? Non riesco a capirti” “E’ il tuo turno… di essere felice. Non sprecarlo” cosi dicendo Kilgharra si voltò per andarsene. “Aspetta… ti rivedrò… Grande Drago?” “Certo Giovane Mago, ogni volta che ne avrai bisogno… come ora!” quando il drago si voltò Merlin notò che stava guardando in direzione di due figure umane, una era alta e imponente, l’altra piccola e delicata in confronto alla prima. Guardando bene notò che erano i suoi genitori, che lo osservavano sorridendo e gli alzarono la mano in segno di saluto. Merlin sorrise loro con le lacrime agli occhi e li salutò a sua volta “Grazie Kilgharra” “Grazie a te Merlin. Per avermi fatto essere parte del tuo grande destino” “Ti voglio bene” “Anche io Merlin, a presto” cosi dicendo spiegò le ali e volò via.
Finito il sogno Merlin continuò a dormire. Si sentiva leggero, libero. Si sentiva vivo e felice.
 
GAIUS
Gaius si trovava in un luogo a lui familiare, ma non riusciva a collegare dove fosse. Improvvisamente sentì bussare alla porta. Quando la aprì rimase di stucco “Igrain!” la giovane donna sorrise “Ciao papà” l’uomo si commosse fino alle lacrime quando vide la figlia e non poté far a meno di abbracciarla forte “Figlia mia, che bello rivederti, sei bellissima” “Grazie papà.” Per un tempo indefinito rimasero in silenzio a fissarsi, fin quando Igrain riprese a parlare “Ho visto che hai ritrovato il tuo Merlin” Gaius la guardò con aria interrogativa “Il mio Merlin? Che vuoi dire?” Igrain sorrise intenerita di fronte a suo padre “La storia si sta ripetendo papà, era destino che tutti tornassimo nella stessa epoca, per poterci ritrovare. Per poter ridare appartenenza a Merlin. Per farlo tornare a vivere” l’anziano ascoltava la figlia in silenzio. Senza fare nessuna domanda“Ora Arthur e Merlin possono compiere l’altro grande destino che li aspetta. Vivere insieme, essere felici, crearsi una loro famiglia e invecchiare insieme. Solo allora ritroveranno me, Kilgharra, Hunit e Balinor e chiunque nel corso della loro vita mortale si troveranno costretti a lasciar andare. Era destino che in quel periodo si trovasse a vagare nelle Americhe, e che tu e la mamma disubbidendo alle vostre madri siate andati nel luogo dove poi ci fu quel terribile attacco. Era destino che tu venissi salvato per mano sua. Il suo tempo di solitudine era finito perché Arthur stava per tornare. Salvando te ha permesso a me di nascere e di conseguenza ha permesso ad Arthur di tornare da lui. È finita la loro solitudine papà.” Igrain era cosi felice mentre parlava, mentre Gaius continuava a stare in silenzio. Dai suoi occhi anziani scendevano silenziose delle lacrime “Vuoi dire che… era lui?” “Si papà… per provare a sentire meno la mancanza di Arthur per alcuni decenni si è fatto chiamare come lui. Ed è stato allora che ha incontrato te. Ti ricordi di lui?” l’anziano sorrise ironico “Certo che mi ricordo. Non potrei mai dimenticare quegli occhi color ghiaccio e quel viso da persona buona” “No papà…” intervenne Igrain “Ti ricordi di lui, di Merlin, quando vivevate qui, in queste stanze?” guardandosi intorno Gaius si accorse di cosa c’era nella stanza. Sembrava la stanza di un medico e in cima a tre scalini c’era una porta aperta da cui si scorgeva un letto sfatto “Merlin…” sussurrò. Si voltò tornando a guardare la figlia con gli occhi lacrimanti “Il mio Merlin…” la giovane donna sorrise “Si papà…” “Buon Dio non posso crederci… era lui che mi ha salvato quel giorno. Da quanto tempo è su questa terra?” “Più di un millennio papà… doveva aspettare Arthur, per poter compiere il loro destino. Hanno messo il bene del regno prima del loro e prima della loro felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Hanno pagato i loro errori” Gaius si sentiva stordito, ma felice. Ora ricordava ogni cosa. “Quanto deve aver sofferto quel povero ragazzo…” pronunciò con voce cupa. Igrain gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla “E’ finita papà. Tutta la tristezza di Merlin è finita. Ora tutto andrà bene” Gaius accarezzò dolcemente il volto della figlia “Vorrei che lo avessi conosciuto” Igrain sorrise dolcemente “Lo conoscerò papà, spero il più tardi possibile, ma lo conoscerò. L’importante è che so che mio figlio sia in mani sicure. Sono le due facce della stessa moneta. Sono l’uno lo specchio dell’altro. Non può esistere uno senza l’altro. Per questo so che vivranno insieme, e felici.” Gaius la guardò dolcemente “Sono orgoglioso che in questa epoca tu sia stata mia figlia, Igrain. E sono felice che hai potuto goderti i tuoi figli, diversamente da come è stato a Camelot” la giovane donna sorrise accarezzando il padre. “Ora devo andare papà. Io e Kilgharra ci siamo divisi le visite da fare. E pensare che quel pigrone voleva farne solo una” Gaius sussultò “No Igrain. Non andartene. Cosa dovrò raccontare a tua madre?” Igrain sorrise avvicinandosi alla porta “Nulla papà. Quando ti sveglierai non ricorderai di conoscere Merlin da due vite. Non ricorderai di essere stato il medico di corte della casata Pendragon” Gaius si rasserì, quasi arrabbiato “E allora perché hai fatto tutto questo?” “Perché era giusto che tu sapessi e, anche se per poco, ricordassi. Quando ti sveglierai sarà tutto come prima. Con la differenza che il tuo attaccamento a Merlin diverrà sempre più forte. Fino a che tornerà ad essere quello che era a Camelot. Sarete come un padre e un figlio. Assisterai alle loro nozze e vedrai crescere i loro figli” Gaius tornò a gioire a quelle parole. Ora sapeva che tutto sarebbe andato bene “E Uther?” chiese alla giovane figlia “Uther lo adorerà. Ma non lo ammetterà mai. Appena lo vedrà si renderà conto che non esiste persona in tutto l’universo più perfetta di Merlin per suo figlio. Fidati di me papà, andrà tutto bene” Gaius la guardò con uno sguardo sorridente ma malinconico “Ti credo tesoro. Torna a farmi visita ogni tanto” la ragazza sorrise senza dire una parola e voltandosi si chiuse la porta alle spalle. Gaius si svegliò improvvisamente. Ricordava di aver sognato Igrain, di averci parlato. Ricordava il contatto fisico che c’era stato. Gli aveva parlato di Merlin… Merlin… più ci pensava e più quel ragazzo aveva un’aria familiare. Guardandosi intorno si accorse che era ancora notte fonda, Alice dormiva dolcemente affianco a lui. Guardandola si intenerì e senza pensare troppo decise di rimettersi a dormire.

ARTHUR
Arthur si trovava in un posto stupendo. Sembrava un castello. Un momento… era il suo castello. Riconosceva la sala del trono, la tavola rotonda e i due troni poco lontano. Non pensava avrebbe più rivisto quei luoghi. Lentamente si avvicinò alla tavola e ne accarezzò il lucido legno, poi arrivò alla sua sedia e a quella di Gwen. Arrivato lì si allontanò un poco mettendosi nella posizione in cui si metteva sempre Merlin, in piedi dietro di lui sempre pronto. Pensare al suo amore gli strappò un sorriso. Dopo di che si allontanò dal tavolo per dirigersi ai troni e sempre con una lentezza che sembrava quasi incertezza si sedette a quello che per molti anni era stato il suo posto. Gli faceva strano essere seduto lì. La postura non era mai cambiata, dritta, imponente, da vero sovrano “I secoli non ti fanno perdere la tua regalità Grande Re” riconoscendo quella voce Arthur sorrise e si guardò intorno per capire da dove provenisse. Voltandosi alla sua destra vide al suo fianco Kilgharra… versione rimpicciolita “Kilgharra… ti ricordavo parecchio più grande” disse ridendo il giovane “Mi sono dovuto rendere più piccolo per entrare qui dentro, era giusto che il nostro incontro avvenisse in questa sala Arthur, qui c’è la prova della grandezza del tuo regno” cosi dicendo si voltò guardando la tavola rotonda. “Come stai Arthur?” chiese il drago “Mi hai riportato da Merlin… grazie Kilgharra” “Non devi ringraziarmi, non ho fatto niente. È il vostro destino essere uniti” “Ma perché non ricordo nulla del tempo passato con te, in quella specie di etere, neanche dopo che ho riacquistato la memoria della mia vita precedente, non mi ricordo di quei momenti” “Non è necessario che tu abbia ricordo di quei momenti Arthur” “Perché sono tornato proprio ora, cosa c’è di diverso da ora a prima?” “Forse nulla. O forse tutto, il destino ha i suoi tempi Arthur. E ha deciso che per voi è questo il tempo giusto. Per quello che deve accadere nelle vostre vite è ora il tempo” “Si ma… perché sono tornato se io morirò di nuovo e Merlin… beh lui… io non voglia che debba rivivere la mia morte un giorno. Merlin non dovrà soffrire mai più” “Non scherzare Arthur. Sai come stanno le cose, le hai spiegate tu a lui se non erro. Tu e Merlin avete messo il bene del regno prima del vostro e prima della vostra felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Avete pagato i vostri errori. Era scritto che al momento del vostro incontro, Merlin sarebbe tornato un mortale. Il vostro destino è vivere ed invecchiare insieme Grande Re, fino alla fine dei vostri giorni.” A quelle parole Arthur non poté far a meno di sorridere “Cosa accadrà?” a quella domanda il Grande Drago rise sonoramente, facendo risuonare la sua possente voce per tutta la stanza “Non mi userai per conoscere il tuo futuro Arthur. Dovete vivere la vostra vita, ricordando che ora che siete insieme, andrà tutto bene” Arthur sorrise dolcemente verso il drago “Grazie Kilgharra…” il drago fece un piccolo inchino con la testa in segno di risposta. “Ora devo andare Arthur…” “Aspetta… ho solo un ultimo favore da chiederti…” “Non dirmi che vuoi che ti faccia rivedere Merlin… è a dormire al tuo fianco in questo momento”Arthur sorrise alla battuta del drago “No, io… volevo chiederti di farmi vedere mia madre” il drago si intenerì a quella richiesta. I secoli passati al fianco di Igrain lo avevano reso molto più tenerone e meno sarcastico. Ma sempre con quel lato enigmatico che lo rendeva, beh.. il Grande Drago. Kilgharra iniziò a soffiare aria magica e in mezzo alla piccola nebbiolina che si era creata comparve Igrain “Killy ma che succede? Eravamo d’accordo che io andavo da Gaius e Morgana, cosa…” “Madre…” Igrain si irrigidì sentendo quella voce. Quando si voltò si trovò di fronte il suo imponente figlio, bello come il sole, come lei, che la guardava con gli occhi che gli stavano per scoppiare talmente erano arrossati. Igrain si mise le mani alla bocca e con gli occhi colmi di lacrime disse “Arthur… o mio dio…” cosi dicendo si avventò sul figlio abbracciandolo forte “Sei cosi bello! Ma cosa….” “Tuo figlio mi ha chiesto un piccolo favore. È il Re più importante della storia e penso che un’ultima richiesta gli si possa accontentare” intervenne Kilgharra per rispondere alle mute domande della giovane donna “Sei bellissima mamma… come stai? Ci manchi cosi tanto. Io e Morgana abbiamo bisogno di te, e papà… è diventato cosi cupo da quando te ne sei andata” la bionda fece una tenera carezza al figlio in segno di conforto “Ora cambierà tutto Arthur. Tutta la tristezza che attanaglia il cuore di tuo padre si affievolirà. La presenza di Merlin cambierà le vite di tutti loro, tuo padre compreso. Fidati di me figlio mio. Tuo padre non ti ha mai rifiutato, era solo troppo accecato dalla tristezza per poter comprendere. Ma ora non sarà più cosi. Merlin è la chiave di tutto. Il vostro destino è troppo importante” senza dare ad Arthur il tempo di rispondere Kilgharra intervenne “Igrain… dobbiamo andare” disse con voce calma e con un velo di tristezza. Arthur stava piangendo “Perché di due vite ti ho dovuto perdere ad entrambi?” la bionda fece un sorriso amaro “Questo scemo qui dietro ha troppo bisogno di me. A quanto pare sono indispensabile qui ai piani alti” anche Kilgharra sorrise in silenzio all’affermazione della donna. Con i secoli si erano affezionati veramente l’uno all’altra.“Devo andare Arthur…” il biondo la strinse forte a se “Come farò a sapere che andrà tutto bene?” “Amore.. Merlin è con te ora. Il vostro destino è tutto davanti a voi”“Non mi lascerà?” “Siete le due facce della stessa medaglia. Non esiste uno senza l’altro. Credevo che a questo punto lo sapessi” Arthur sorrise imbarazzato “Si lo so…” “Sono cosi felice che tu abbia trovato l’amore della tua vita figlio mio. I miei nipotini saranno cosi belli” a quelle parole Arthur strabuzzò “I tuoi cosa?” “IGRAIN” tuonò Kilgharra “Ops… scusa Killy… mi è sfuggito… non volevo. Figliolo è vero che farai finta di non saperlo?” “Oh si! Si, si! Certo! Tranquillo Kilgharra. Già non mi ricordo che avrò dei figli con Merlin” il drago scosse la testa “Tu e quel mago siete una causa persa” Arthur sorrise “Tu fai parte del nostro destino… e so che in fondo ne sei orgoglioso” Kilgharra sorrise rassegnato “Igrain… ora dobbiamo andare davvero. Grande Re… è stato un onore essere al tuo fianco in attesa che tornassi in vita” “Potrò rivedervi… almeno una volta” Kilgharra ed Igrain si guardarono con sguardo triste “Proveremo… a fare qualche strappo alla regola. Non c’è niente di male ad una visitina ogni tanto” disse la donna sorridendo amorevolmente al figlio. I tre si guardarono con occhi pieni d’affetto “Buona vita… Grande Re” “Ciao Kilgharra… ciao mamma! Vi voglio bene” sorridendo al sovrano i due si voltarono andandosene via.
Finito il sogno, senza svegliarsi Arthur si avvicinò ulteriormente a Merlin cingendogli il fianco con il braccio e poggiando la sua testa sulla spalla del moro

MORGANA
Morgana si trovava in una stanza bellissima. C’era un letto a baldacchino e sul letto c’era adagiato un vestito verde, lo trovava bellissimo. Pensava che avrebbe voluto indossarlo “In questa vita era il tuo preferito” Morgana sgranò gli occhi sentendo quella voce e quando alzò lo sguardo la trovò di fronte a sé, bella come sempre “Poteva somigliare al colore dei tuoi occhi ma non era niente in confronto” “Mamma…” sussurrò tra le lacrime che iniziavano a solcargli il viso “Ciao figlia mia, come sei diventata bella. Sei uno splendore. Quel Mordred è davvero un tipo fortunato, ti è andata bene che fosse una brava persona sennò mi sarei messa di mezzo io” disse con tono prettamente genitoriale la donna mentre accarezzava dolcemente il viso della figlia. Morgana senza esitare si gettò tra le sue braccia e la strinse forte “Mamma… mio dio sei cosi bella… io… io… non so cosa dire… io… mi manchi cosi tanto mamma. Manchi a tutti… Arthur sta cosi male senza di te” Igrain iniziò ad accarezzare i capelli corvini della figlia per cercare di farla calmare “Tranquilla tesoro mio, tranquilla. Ho potuto parlare anche con tuo fratello. Sta bene. Si preoccupa per te esattamente come tu ti preoccupi per lui. Siete la mia gioia più grande” Morgana non riusciva a non piangere “Perché sei andata via, avevamo bisogno di te. Papà è sempre cosi triste. Non ride più senza di te” “Le cose cambieranno figlia mia, ora avete ritrovato Merlin. Ora tutto andrà bene ora” Morgana la guardò con aria interrogativa “Ritrovato?” Igrain accarezzò dolcemente la figlia e Morgana sentì uno strano calore provenire dalla sua mano mentre le posava la mano sulla testa. In quel momento ricordò tutto. La sua vita precedente, il suo odio, la sua fine, le lacrime di Merlin quando era stato costretto ad avvelenarla e la freddezza del suo sguardo quando l’aveva infilzata con la spada uccidendola. Istintivamente Morgana si tirò indietro dal tocco della madre, aveva gli occhi spaventati “Che cosa significa tutto questo mamma, io…” Igrain fece un piccolo passo lentamente verso di lei “Morgana tranquilla” “Io… il mio cuore era cosi pieno d’odio verso persone che… sono tutta la mia vita io non posso odiarli in quel modo” Morgana era spaventata e si sentiva tremendamente in colpa per tutto quello che aveva fatto nella sua vita precedente “Vieni qui piccola mia. Stai solo espugnando le tue colpe passate, per non vivere più con questo inconscio rimorso” “Mamma io voglio bene ad Arthur, e Merlin mi è entrato nel cuore con cosi tanta facilità… perché provavo tutto quell’odio nei loro confronti?” “Perché sei stata lasciata sola ad affrontare una cosa cosi più grande di te Morgana. Arthur e Merlin non si sono mai perdonati per questo” “Loro… come fanno a non avercela con me. In questa vita Arthur è mio fratello e Merlin… lui sa chi sono?” “Certo che lo sa… Merlin è molto più vecchio di questa vita. Dalla morte di Arthur, avvenuta sul lago di Avalon per mano di Mordred, Merlin non ha mai lasciato questa terra, vagando in attesa del suo ritorno. Merlin non ti odia figlia mia, perché sa che il tuo cuore è puro. E se le cose a Camelot fossero andate diversamente nulla di tutto quello che è avvenuto sarebbe mai successo” “Io… io l’ho privato del suo amore più grande… dell’amore della sua vita” “Arthur e Merlin hanno messo il bene del regno prima del loro e prima della loro felicità. Questa scelta ha condannato entrambi per molto più di un millennio e questo non deve più accadere. Hanno pagato i loro errori. È stata una cosa avvenuta prima della fine Morgana, sono state le loro scelte, non una conseguenza” Igrain prese per mano la figlia e la fece adagiare sul letto “E’ finita tutta la tristezza Morgana… da ora in poi le cose andranno solo bene. Fidati di me” Morgana si sentiva incredibilmente sollevata dalle sagge parole della madre. Iniziava a sentire il suo corpo pervaso di ottimismo e di felicità, la tristezza e la paura erano finiti “Ora saranno felici? Avranno una vita piena e felice?” chiese con un sorriso sul volto “Certo figlia mia, e al loro fianco avranno solo persone che amano e che li amano. Tu e tuo padre per primi” “Ma… Merlin è il mago più potente che abbia mai camminato su questa terra, è Emrys, e… è immortale. Come possono scampare a questo?” “Il destino di Merlin era di rimanere immortale fino a che Arthur non fosse tornato. Ora vivranno insieme, invecchieranno insieme e la loro vita, e quella di chiunque li circondi, sarà costellata d’amore vero.”  Morgana sorrise felice alle affermazioni della donna, ma ad un tratto si fece seria e guardò la madre dritta negli occhi “Mamma… Igran… io sono orgogliosa che in questa vita tu sia stata mia madre. Hai cresciuto me ed Arthur con amore ed è solo grazie a te se siamo diventati quello che siamo oggi. Io… avrei tanto desiderato che fossi stata mia madre anche a Camelot… molte cose non sarebbero successe” Igrain rimase molto colpita dalle parole della figlia “Non mi importa quello che è stato nell’altra vita Morgana: tu sei mia figlia, e lo rimarrai in eterno” Morgana sorrise grata alle parole della donna e l’abbracciò forte “Ora devo andare tesoro…” “Mamma… ricorderò qualcosa quando mi sveglierò?” Igrain la guardò con sguardo triste “Purtroppo no tesoro, non ti è concesso. Dentro di te si instaurerà la certezza che tutto andrà bene. Sentirai il tuo affetto per Merlin crescere fino a diventare fraterno, come avrebbe sempre dovuto essere. I tuoi figli ed i loro cresceranno insieme, uniti e forti. E la famiglia Pendragon non si scioglierà mai più” Morgana, con gli occhi lucidi dalla commozione baciò amorevolmente la guancia della mamma “Non andartene mamma, ti prego…” Igrain sentì gli occhi bruciargli “Non posso amore mio… devo andare, Kilgharra sta aspettando me per tornare” Morgana sorrise “C’è anche Aithusa con voi?” chiese intenerita e malinconica “E’ un drago stupendo. Tutte le sofferenze che ha patito in vita ora sono solo un lontano ricordo, è felice ed in salute: guarda!” cosi dicendo Igrain fece comparire un piccolo specchio in cui Morgana poté vedere Aithusa giocare felice con Kilgharra, Balinor, Hunit ed Igrain. Era in salute e non più deformata e malata come in passato. Morgana sorrise felice “Si è ammalata per non lasciarmi sola, non dimenticherò mai quello che ha fatto per me… abbracciala da parte mia e digli che mi manca” “Ti sta aspettando Morgana, spera di vederti il più tardi possibile, ma ti aspetta comunque, ogni tanto ti osserva. Ed è felice di sapere che ora tu e Merlin vi volete bene” Morgana istintivamente accarezzò lo specchio come a poter toccare lei “Piccola mia…” sussurrò guardando Aithusa. Il drago si voltò verso di lei e in quel momento era come se si stessero guardando. Morgana ne era certa e sorridendo con le lacrime agli occhi le disse “Ti voglio bene” Aithusa in risposta fece un sorriso, il suo sguardo era felice davvero, non più sofferente e questo a Morgana bastò per essere felice “Addio figlia mia, ci vediamo nei tuoi sogni più belli” Morgana guardò la madre piangendo “Spero di sognare tutte le notti. Ti voglio bene mamma” Igrain si voltò andandosene. Quando il sogno finì Morgana si svegliò. Notò di avere gli occhi e le guance bagnate di lacrime. ricordava perfettamente il viso di sua madre e il viso di un drago bianco “Aithusa…” sussurrò con tono interrogativo. Si sentiva certamente confusa, ma felice e libera come mai prima. Si addormentò pensando a sua madre, a Mordred che stava per tornare e a Merlin e Arthur, che erano l’essenza dell’amore vero.
 
Angolo Autrice:
eccomi finalmente di ritorno. Lo so che è passata una vita e me ne scuso enormemente. Per tutto il mese di dicembre non ho avuto nemmeno mezzo secondo libero per portare avanti la mia storia. Come potrete sicuramente immaginare siamo agli sgoccioli. Spero che la storia sia stata di vostro gradimento, la trama è stata semplice, spensierata; perché era questo che volevo trasmettere; il bellissimo, a tratti scontato, ma spensierato happy ending. Ormai se ne sentono sempre meno quindi visto che qui ne ho la possibilità voglio inventarne io.
Il capitolo è lunghissimo, anche per farmi perdonare del periodo d’assenza. La parte dei sogni è stata personalmente la mia preferita. Ognuno ha i propri chiarimenti e soprattutto vengono messi a conoscenza della profezia: con il ritorno di Arthur, Merlin torna mortale. Grazie mille a tutti quelli che hanno inserito la mia storia tra le seguite, le ricordate o le preferite. Un abbraccio e un grazie immenso a chi lascia il proprio pensiero che ovviamente è sempre gradito e sempre costruttivo. Un grazie di cuore anche a tutti i lettori silenziosi. Tutti voi che ho nominato, sommati siete tantissimi, un numero tale che non avrei neanche minimamente potuto immaginarlo. Questo mi spronerà a scrivere un’altra fanfiction Merthur credo. Solo se voi volete è ovvio. Spero che questo capitolo vi piaccia, mi raccomando recensite!!! Ci tengo a sapere il vostro parere

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

DODICESIMO CAPITOLO

 
“A quale terminal arriva?” chiese Morgana in preda all’agitazione “Sempre il 3. Non è che cambia con il passare dei minuti” rispose Arthur sorridendo nel vedere lo sguardo perso tra la folla della sorella. Tutti erano nervosi per il rientro di Mordred, un fratello che torna dopo tutti quei mesi è una cosa che va celebrata. Anche vedendo gli altri cosi felici Merlin non riusciva a stare tranquillo, non sapeva come avrebbe reagito, non riusciva a fidarsi; dopotutto stiamo sempre parlando della persona che ha ucciso Arthur.
 
Una voce annunciò l’atterraggio del volo da New York, “Aguzzate la vista per me ragazzi, io non so neanche dove siamo” scherzò Gawain “Stai facendo qualcosa per quell’occhio a parte scherzare?” chiese Elyan “Si…” intervenne Parcival “Sta aspettando il miracolo”. Tutti erano sulle punte dei piedi per riuscire a vedere tra la folla che era presente agli arrivi.
 
Finché a Morgana non brillarono gli occhi vedendo lui; i riccioli castano scuro che circondavano quel visetto tondo e perfetto e facevano da cornice a due occhi smeraldi. Quando la vide fece un sorriso che avrebbe riportato in vita un morto, era veramente perfetto “Morgana” si sentì gridare. Tutti si girarono verso la voce solo per vedere la mora che già aveva iniziato a correre nella sua direzione. Stettero abbracciati per un tempo indefinito, nessuno aveva il coraggio di interromperli perché in quell’abbraccio si celava il vero amore, quello che niente, neanche un oceano, può separare.
 
Gli abbracci che seguirono con gli altri furono altrettanto lunghi e colmi d’affetto. Quando arrivò il turno di Arthur, Merlin non riusciva a capire come si sentiva  “Fratello..” pronunciò Mordred “Ce l’hai fatta a tornare, non ce la facevamo più” rispose il biondo “Mi siete mancati da morire” quando si staccarono Mordred guardò verso Merlin. Il mago poté guardarlo negli occhi, il suo sguardo era pulito, genuino, ma lui non sapeva cosa fare “Amico..” intervenne la voce del Re “Lui è Merlin.. il mio ragazzo” il riccio sorrise e tese la mano “Merlin.. ho sentito tanto parlare di te. Io sono Mordred, il ragazzo di Morgana” Merlin fece un sorriso tirato, poco convinto e tese la mano “Mordred.. anche io ho sentito parlare di te. Piacere di conoscerti” i due si scrutarono. Mordred si sentiva strano, è come se quegli occhi li conoscesse da sempre, è come se gli stessero scavando dentro per creare una voragine dove poi sarebbe precipitato.
 
Nel momento in cui le loro mani si unirono nessuno riuscì a capire che cosa successe. Tutte le grandi vetrate dell’aeroporto esplosero, le luci si fulminarono. La gente iniziò a correre per la paura. I ragazzi si spaventarono, Mordred con ancora la mano stretta nella morsa di Merlin si abbassò su se stesso per coprirsi dai vetri. Merlin era ancora li, in piedi, immobile, con gli occhi dorati e il cuore che batteva all’impazzata. Quando finalmente riuscì a lasciare la mano del giovane riuscì a far incontrare i suoi occhi con quelli di Arthur che lo guardava preoccupato, prima che sentì i sensi mancare e si sentì cadere per terra.
 
Quando riprese i sensi si trovava nel letto di casa sua, sentiva delle voci provenire dal salone. “Ma si può sapere che cavolo hai combinato? Mi hai fatto prendere un colpo” Arthur era vicino a lui, non lo aveva lasciato un secondo “Arthur…” pronunciò il mago flebilmente “Cosa è successo?” “Rivedere Mordred non è stato indifferente per te, ma tranquillo è tutto ok” gli rispose carezzandogli dolcemente la testa “Non sono riuscito a controllarla. Quando ci siamo guardati negli occhi ho sentito un flusso fortissimo nel mio corpo che non sono riuscito a fermare, mi dispiace. Sono un casino”
 
Merlin si sentiva frastornato, colpevole, sbagliato… come sempre! “Smettila Merlin, niente cantilene noiose. Rivederlo dopo aver riacquistato la mia memoria ha fatto effetto anche a me, ma si sa che io riesco a controllarmi più di te. La tua reazione è perfettamente normale. Sono morto tra le tue braccia per causa sua. Sinceramente avevo ipotizzato che appena lo vedessi gli dessi un cazzotto o lo trasformassi in polvere. Quindi tutto sommato è andata bene” sorrise Arthur, facendo di rimando sorridere anche Merlin “Devi solo renderti conto che ora non è quel Mordred lì, è un bravo ragazzo, innocente, innamorato perso di quella vipera di mia sorella. E vuole molto bene anche a me” il biondo fece una pausa “Neanche in questa vita la sua esistenza è stata facile, è cresciuto praticamente da solo e quando alle medie ha conosciuto me e Morgana ci si è attaccato in modo quasi morboso, voleva solo qualcuno che gli volesse bene e che lo facesse sentire parte di un qualcosa. Poi con mia sorella è andata come è andata. E siamo diventati tutti una famiglia” Merlin ascoltava il biondo parlare e cercava di ragionare “Si Arthur capisco cosa vuoi dirmi… Sono tutti di là?” chiese cambiando argomento.
 
“Si, hai fatto prendere un colpo a tutti, hanno pensato che qualche vetro ti avesse ferito” Arthur non riusciva a smettere di accarezzarlo “Merlin non posso neanche pensare di perderti. Quando ti ho visto svenire davanti a me, mi sono tornati in mente dei momenti a Camelot che mi hanno fatto provare davvero il panico” Merlin sorrise “Quali momenti?” “Tanti! Non hai fatto altro che metterti in pericolo continuamente” “E lo farei ancora, per salvare te” Arthur si abbassò e lo baciò dolcemente sulla bocca “Ti amo più di qualsiasi cosa. Da due vite angelo mio”.
 
Con non poca fatica Merlin cercò di alzarsi dal letto “Cosa vuoi fare?” chiese Arthur come un padre protettivo “Voglio andare in salotto dai nostri amici, voglio fargli vedere che sto bene e cercare di parlare con Mordred”. Mentre a passi lenti si recavano verso il salone sentirono la televisione accesa e si sentiva solo la voce della giornalista “Si è pensato ad un attacco di tipo terroristico per lo scoppio avvenuto oggi al terminal tre dell’aeroporto di Londra. Secondo la polizia locale non c’era alcuna presenza di ordigni. Per ora l’origine del grande scoppio, che per fortuna ha provocato solo pochi feriti non gravi, rimane ignota”. Distogliendo lo sguardo dal televisore Lancelot corse verso il mago “Merlin… amico come stai? Hai fatto prendere un colpo a tutti ma che ti salta in mente? Non fare mai più cose del genere”, ad Arthur non sfuggì la reazione dell’amico e non capiva perché una piccola parte di lui si sentiva eccessivamente infastidito. “Lancelot calmati. Sai, non sapevo cosa fare e svenire mi è sembrata una cosa simpatica. Comunque sto bene grazie” disse Merlin ridendo verso l’amico “Non fare lo spiritoso Ragazzo del Lago, ci hai fatto prendere un colpo.” Si intromise seriamente Morgana “Merlin… vuoi capirlo che aver incontrato noi è la tua maledizione… non ti abbandoneremo mai” continuò.
 
 Il mago si diresse verso la mora per andare a dargli un tenero bacio sulla guancia pieno di affetto “La tua maledizione è che sto iniziando a volerti davvero bene” poi si girò verso Mordred “Ehm… So che non è il miglior modo per presentarsi. Non devo averti fatto un’ottima impressione” il riccio sorrise, era cosi bello, e il suo sguardo… era cosi pulito “Non dirlo neanche per scherzo, l’importante è che tu stia bene.”  Merlin lo scrutava, vedeva solo del buono in lui questo era certo, ma non riusciva a togliersi dalla mente Arthur morente tra le sue braccia e solo per colpa sua “Quindi…” iniziò il mago “Eri in America?!” “Si” rispose il giovane “Sono andato a fare un master, è stata un’esperienza unica ma cavolo… si sente parecchio il distacco da casa” e cosi dicendo si girò spontaneamente verso Arthur e Morgana
 
“Ehi Ragazzo del Lago, secondo te come sta messo il mio occhio” si intromise tra i due Gawaine “Sta messo che se non vai in ospedale per me puoi rimanere cosi” lo canzonò Merlin “Merl te l’ho detto. Non vado in ospedale, è una questione di principio. E poi guarda, le grappette che mi hai metto sul sopracciglio stanno cicatrizzando tutto” “E allora cosa me lo chiedi a fare?” “Per avere un parere medico” sorrise il giovane sornione.
 
Merlin tornò a rivolgersi a Mordred che nel frattempo si era gustato tutta la scena “A cosa è dovuto il soprannome che ti hanno affibbiato?” chiese curioso “Io e Arthur ci siamo conosciuti al lago di Avalon, lui era con gli altri a fare un pic-nic e io ero lì… da solo” le ultime parole le disse rivolte a Mordred con una velata rabbia che non sfuggì all’interlocutore che si sentì quasi costretto a chiedere con un pizzico di timore “C-come mai solo?” Neanche Merlin seppe cosa stesse succedendo in quel momento, voleva sputargli in faccia tutto quello che aveva fatto, era riuscito a perdonare Morgana e ad affezionarsi a lei come una sorella, ma l’unica cosa che voleva per Mordred era che soffrisse.
 
Una parte di lui si vergognava di quello che provava, un’altra parte invece era troppo impregnata di rabbia “Sai…” disse con voce ferma, e senza distogliere mai lo sguardo da quello di Mordred “A volte non hai scelta, a volte trovi qualcuno che si diverte a scegliere per te. E qualcuno per me aveva scelto la solitudine, fin quando non sono finalmente riuscito a riprendermi ciò che era mio, la mia vita e tutto il resto” guardava Mordred con gli occhi carichi di odio, il ragazzo iniziava a sentirsi a disagio, iniziava a sentirsi accusato ma non sapeva neanche lui di cosa. Arthur stava seguendo da lontano la loro conversazione e quando guardò in faccia Merlin il suo cuore sembrò fermarsi.
 
Lo avrebbe attaccato ne era certo, gli avrebbe fatto Dio solo sa cosa… “Morgana!!!!” il biondo quasi urlò per attirare l’attenzione di tutti. Ci riuscì con il risultato che tutti si voltarono verso di lui con aria decisamente interrogativa “Sai… sorellina” iniziò avvicinandosi a Merlin e Mordred “Penso che anche tu vorrai parlare un po’ con il tuo fidanzato visto che non lo vedi da mesi” Morgana non riusciva a spiegarsi lo strano comportamento del fratello, aveva interrotto le conversazioni di tutti per quale motivo? “Si, ma ora sta parlando con Merlin, posso anche parlarci dopo, abbiamo tanto tempo” “Se non lo allontano da Merlin non ci giurerei” pensò il biondo tra sé e sé “Lo so ma… a me è presa voglia di stare un po’ con il mio di fidanzato e… Mordred… perdonami, ma devo rubartelo” nessuno in quella stanza, tranne Merlin, riusciva a spiegarsi il comportamento di Arthur. Mordred acconsentì a distaccarsi da Merlin, si sentiva decisamente turbato dal suo sguardo accusatorio.
 
Il biondo portò di corsa Merlin nell’altra stanza “Che cavolo ti sta prendendo? Merlin devi calmarti” Arthur gli aveva preso il viso dalle mani, il mago aveva la pelle fredda, gli occhi persi e iniziava a piangere, come dopo un grosso calo di tensione. “Merlin guardami cazzo! Sono io, sono Arthur e sono qui davanti a te” “No, no” Merlin non riusciva a formulare nessuna frase. In quel momento Arthur capì; stava rivivendo tutto. “Amore, amore… calmati. Per favore. Io sono quello che deve sempre stare calmo ma cazzo, mi stai facendo andare in panico, ti prego” “Ti ha ucciso Arthur… ti ha ucciso. Io non ce la faccio, non posso accettarlo. Non posso accettare che ora sia diverso… io, io ho vagato nel mondo per anni cercandoti come un disperato, come un pazzo malato e solo per colpa sua. Ci ha impedito di vivere insieme, ti ha impedito di vivere nelle terre che tu hai unito. Mi ha tolto tutta la felicità e ora io devo toglierla a lui” il suo sguardo era cupo, non sembrava neanche più lui.
 
“Merlin ma che cazzo stai dicendo?! Non sei tu. Il mio Merlin non avrebbe mai ucciso nessuno per vendetta, non è da te” “Dopo la tua morte ho ucciso molte persone per vendetta” “Morti che non ti hanno portato a nulla. Uccidendo quelle persone io non sono tornato da te se non dopo mille strazianti anni. Merlin… ti prego… ragiona” “Io devo andarmene” disse con voce bassa e categorica e voltando le spalle ad Arthur “C-cosa?” il biondo si sentì perso anche al solo pensiero che Merlin se ne andasse “Non posso stare qui, non posso stare con voi se non riesco ad accettare la presenza di Mordred, e a conti fatti in questa epoca sono io che devo andarmene e non lui” “Merlin, non deve andarsene nessuno. Tu devi calmarti e usare quella merda di cervellone da medico / stregone che ti è stato dato. Adesso mi hai stancato. Non puoi andartene. Non puoi farti ritrovare, ridarmi vita, perché per me io ho ricominciato a vivere dopo averti ritrovato, e poi rilasciarmi cosi. Non pensi a me? Cosa farò io senza di te?” “Ho passato la mia unica ed interminabile vita pensando a te. Anche ora che voglio andarmene lo sto facendo pensando a te…” “Cazzate!” lo interruppe bruscamente il biondo “Te ne stai andando perché sei un codardo! Perché non puoi accettare che in questa vita Morgana e Mordred sono quelli che sono stati nella vita precedente prima di cambiare. Non sono mai stati come Nimueh o come Morgauese, loro erano cattive, cattive e basta, il loro cuore era formato solo da odio, ma Morgana? Morgana è diventata in quel modo perché è stata lasciata sola, sola nelle grinfie di quella manipolatrice e Mordred…” a quel punto si interruppe consapevole che non poteva continuare “Mordred cosa? Dai Arthur illuminami. Pensiamo cosa hai fatto al povero Mordred per fare quello che ha fatto: quando era un ragazzino che cercava di salvarsi dalle grinfie di tuo padre ci siamo messi tutti in pericolo per salvargli la vita e lo abbiamo riconsegnato alla sua gente, quando è cresciuto lo hai preso a Camelot, lo hai fatto cavaliere e lo hai trattato come il tuo pupillo molte volte anche mettendo da parte me. E poi? Quando Kara ha provato ad ucciderti tu sei stato magnanimo e gli hai dato una scelta, bastava che ti chiedesse scusa, ma lei no… ha continuato per la sua strada e tu non hai avuto scelta, hai dovuto ucciderla per adempiere davanti al popolo alle leggi del regno. Lui era consapevole che tu avevi fatto tutto il possibile per salvare la sua amata ma lo ha apprezzato? NO! Sai come ha fatto Morgana a sapere che ero un mago? È stato Mordred. Mordred ha tradito il giuramento fatto a Camelot. Mordred ha fatto si che tu partissi da solo e…” qui Merlin si bloccò e parlò con voce più ferma “…io sono stato quello che non lo ha ucciso nonostante ero a conoscenza della profezia. Ho cercato di impedirla, di impedirla senza il bisogno di uccidere nessuno. E la mia scelta ha portato al disastro. Sono io quello sbagliato, sono io che devo andarmene.”
 
Arthur era interdetto dal monologo del compagno. Sentirsi gettare in faccia tutte quelle cose è stato peggio di un cazzotto. Sapeva che doveva riprendere la situazione in mano “Merlin…” parlava con voce calma, sentiva che c’era per forza bisogno di smorzare i toni “… è passato. Un passato che non risuccederà mai più. Non possiamo fargli pagare cose successe in un’altra vita, cose che non sa nemmeno di aver fatto. Dov’è il mio Merlin? Quello sempre eccessivamente buono con tutti? Quello che prima di prendere una decisione drastica pensa al modo più giusto per non far del male a nessuno? So che hai sofferto tanto, perché tu a differenza di tutti noi non hai vissuto un’altra vita, non hai avuto mai pace. Ma ora io sono sulla tua stessa barca, ora è come se anche io fossi vivo da oltre mille anni. Io non posso credere al fatto che dopo avermi aspettato per un’infinità di tempo tu voglia davvero andare via da me. Non ci crederò mai. Merlin… io e te separati non siamo niente. In questa vita mi sono sentito una nullità praticamente sempre, fino al giorno che non ho messo gli occhi su di te a quel cavolo di lago, e a Camelot… la mia vita sarebbe stata schifosamente vuota, noiosa e monotona senza di te, sarei stato semplicemente un altro Re annoiato e stanco. Ma sei arrivato tu con i tuoi modi e mi hai sempre trattato come un tuo pari, mantenevi la facciata solo davanti alle persone per poi darmi dell’asino in privato. Mi hai insegnato l’amore, il coraggio… caspita Merlin il mio coraggio non sarà mai e poi mai paragonabile al tuo. Mi hai insegnato a non agire di impulso, a pensare e mi hai insegnato com’è unica la sensazione di rendere qualcuno fiero di te. Quando vedevo nei tuo occhi la fierezza e l’orgoglio quando mi guardavi, mi sentivo vivo e amato. Anche quando ho sposato Ginevra tu sei rimasto li vicino a me, e anche se i tuoi occhi soffrivano sei stato pronto a sorridermi quando l’unica cosa che io volevo era baciarti davanti a tutti. Non ci sono persone nell’intero universo che meritino di stare insieme quanto lo meritiamo noi”
 
Merlin era pietrificato, anche le lacrime si erano fermate sentendo quelle parole, a differenza sua, Arthur iniziava ad avere la voce rotta dalla commozione “Io… ora che grazie a te ho ripreso i miei ricordi posso assicurarti, che non voglio passare più neanche un secondo lontano da te. E se proprio non riesci a perdonare Mordred e vuoi andartene puoi farlo, ma sappi che tutti i tuoi poteri non basteranno per tenermi lontano da te e quanto è vero che mi chiamo Arthur Pendragon verrò a cercarti in ogni angolo di questo pianeta.”
 
Dopo queste parole nella stanza calò un innaturale silenzio, nessuno dei due disse più una parola, l’unica cosa che Merlin fece, senza parlare, fu andarsi a rifugiare tra le braccia del compagno. Poggiò il viso nell’incavo tra il collo e la spalla, sentì le braccia di Arthur forti che gli cingevano le spalle. Quella era casa sua, quello era il suo posto, le braccia del suo uomo. Dove sarebbe mai potuto andare senza di lui, senza Arthur non aveva senso esistere, non aveva senso nulla. “Senza di te non ha senso che io esista” sussurrò Merlin, Arthur senza rispondere strinse l’amore della sua vita ancora più stretto a se.  
 
Non sapevano neanche quanto tempo fosse passato prima che tornati in salone trovarono gli altri intorno al tavolo intenti a divorare delle pizze e a guardare una partita di calcio. “E queste?” chiese Arthur indicando il cibo “Ci era venuta fame e non avendo notizie di voi abbiamo chiamato la pizzeria. Ne abbiamo prese anche per voi tranquilli” Leon fece cenno ad Arthur di andarsi a sedere. Il solo pensiero di staccarsi da Merlin lo infastidì ma dovette acconsentire e lasciare che il suo compagno si sedesse vicino a sua sorella “Tesoro, non sapendo cosa ti piacesse ti ho preso una margherita, ho fatto male?” chiese Morgana passando la pizza a Merlin. Il moro era estasiato da lei, provava un affetto che non avrebbe mai pensato di poter provare nei suoi confronti, era  consapevole che per Morgana, per quella Morgana, quella vera avrebbe davvero fatto di tutto “Beh… si. Ma considerando che adoro la boscaiola e l’hai presa tu, te ne ruberò un triangolino” la mora sorrise acconsentendo. Merlin non guardò neanche una volta in direzione di Mordred ma poteva sentire lo sguardo del riccio su di lui, da una parte non poteva biasimarlo ma ora non voleva pensarci.
 
Dopo essere rimasti fino alla fine della partita tutti si dileguarono per i loro impegni.  Merlin si gettò sul divano “Sono distrutto” Arthur gli fece eco mentre si dirigeva in cucina “Ma come? Dai incazzati un altro po’ che ti farà bene” “Sarcastico…” sorrise il moro. “Sai Stregone” iniziò Arthur andando a sedersi vicino al mago “Io non vorrei aumentare la tua ansia sopraffina, ma stasera avresti una cena che ti aspetta” a quelle parole Merlin trasalì e sgranò gli occhi “Cacchio la cena con tuo padre. No. E’ ufficiale… non ce la faccio. Augura a tuo padre buona cena.” e cosi dicendo si mise un cuscino in faccia. In tutta risposta Arthur non potè fare a meno di ridere come un bambino “Molto bene. Devo trovare il modo di far sapere a Kilgharra che lo Stregone più potente che abbia mai camminato su questa Terra ha paura di un avvocato. Perfetto” il moro lo incenerì con uno sguardo “Certo, perché ora tuo padre è solo un avvocato” “Merlin ti sfugge solo un piccolo particolare” e cosi dicendo prese il viso di Merlin tra le mani “Insieme siamo invincibili. Possiamo affrontare chiunque, anche mio padre” finì dando al moro un tenero bacio sulle labbra. “Ti amo” soffiò delicatamente Merlin “E scusami per prima” Arthur sorrise “Eri veramente andato fuori di testa” “E tu eri andato in panico, e mi hai dato del codardo” il biondo sorrise “Poi ti ho anche detto che il mio coraggio non sarà mai paragonabile al tuo. Idiota” “Asino”.
 
 
“Allora? Che ne pensi? E’ fantastico vero?” chiese la mora tutta d’un fiato. Mordred stava assaggiando il suo cappuccino quando si accorse che aveva gli occhi di tutti puntati addosso “Ho paura che… se rispondo di no vengo incenerito da tutti” scherzò il giovane “Dai fratello” gridò Gawain “Vuoi farci credere che non ti piace? Che non ti ha dato un senso di familiarità?” Mordred si bloccò quasi pensieroso “Beh.. in un certo senso si” “Lo sapevo” “Appunto” “Ecco” “Ma era ovvio”. Tutti fecero eco e il ricciolo non riusciva a spiegarsi le loro reazioni “Perché?” “Perché ha fatto lo stesso effetto a tutti noi” disse mestamente Lancelot “All’inizio sembrava un caso, ma poi… abbiamo visto che era successa la stessa cosa a tutti. E Arthur… con lui è come se fosse stato un colpo di fulmine” Mordred sentiva le loro spiegazioni ed intanto sorseggiava il suo cappuccino “E’ come se… fossero destinati da sempre… e anche come noi ci siamo da subito sentiti legati a lui… è come se facessimo tutti parte di un unico destino” ragionò ad alta voce Gwen “Io lo penso da sempre sai…” sussurrò Parcival all’orecchio di Gawain “… che io te siamo stati da sempre destinati ad essere una cosa sola” in tutta risposta Gawain si girò e fece una tenera carezza sulla guancia del compagno “Vedo che Merlin e Arthur non sono l’unica novità che mi sono perso.” Si intromise Mordred rompendo l’attimo “Ci ho messo anni ad acchiapparlo, non me lo lascerò più sfuggire” sorrise Gawain. “Sono felice per voi ragazzi, era ora che vi svegliaste”. Tutti continuarono a bere le loro cose e Mordred vedendo con quanto affetto i suoi amici descrivessero Merlin evitò per il momento di dire cosa lui avesse provato, Merlin gli aveva lasciato un senso di disagio e, anche se era strano, di senso di colpa. Ci avrebbe parlato, era si un bravo ragazzo ma non uno che si faceva passare la mosca sotto il naso e il comportamento di Merlin, era stato indubbiamente strano anche se sembrava che era stato l’unico a notarlo.
 
Angolo Autrice:
Lo so lo so avete ragione. È passata una vita e sono imperdonabile. Ma vi giuro che ho delle buone ragioni per averci messo cosi tanto. Mi siete mancate/i tantissimo e mi è mancata la mia storia. Spero che il tempo passato non vi faccia perdere la voglia di seguire la mia storia. Un grazie infinito a chi recensisce, chi mette la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate. Vi voglio davvero bene ed è anche grazie a voi se ho ricominciato a scrivere, come vi ricorderete avevo scritto che pensavo di finire la storia qui ma ora posso dirvi che mi è talmente mancata che non voglio pensare di o quando smettere. Se volete lasciare una recensione sono sempre ben accolte, per stavolta vanno bene anche quelle con le parolacce per il tempo che vi ho fatto aspettare. Alla prossima e vi prometto che non passerà più cosi tanto. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

TREDICESIMO CAPITOLO


Erano intorno all’immenso tavolo nel salone di casa Pendragon. Merlin era tranquillo, l’unica cosa che lo rendeva un po’ nervoso era che ora davanti non aveva solo Uther, ma una cosa anche peggio… aveva davanti il padre del suo fidanzato, a cui doveva piacere per forza. “Quindi… hai vissuto in Spagna” “Si, beh in realtà ho visitato molti luoghi, ma senza mai staccarmi davvero da qui” Uther lo guardava con uno sguardo inquisitorio per partito preso “Sei piuttosto giovane per essere andato in molti luoghi, devi essere di buona famiglia” Arthur lo incenerì con lo sguardo “Papà…” “Cosa c’è figliolo, non gli ho chiesto nulla di illecito. Ci tengo che chiunque frequenti mio figlio non abbia l’intenzione di fare il mantenuto” Arthur aveva gli occhi sgranati, Merlin tutto il contrario, si stava divertendo molto “Oh beh. Le posso assicurare signor Pendragon che vivere sulle spalle di Arthur è l’ultimo dei miei intenti. Ho sempre lavorato, da quando ero un ragazzino. I miei viaggi me li sono pagati lavorando ovunque andavo, negli anni sono anche riuscito a mettere da parte un bel gruzzolo ringraziando il cielo” Uther lo guardava con uno sguardo indecifrabile, quel ragazzo aveva degli occhi cosi “vecchi”, vissuti. Era un enigma. “Papà, perché non racconti a Merlin di quella volta che siamo andati in vacanza negli Stati Uniti e Morgana era scappata per cercare di fare l’attrice” intervenne Arthur per aprire un’argomentazione. A quelle parole Merlin rise di cuore “Cosa???”. Anche Uther si fece scappare un sorriso a quel ricordo “Igrain letteralmente impazzì a cercarla per tutta Los Angeles. Ricordo che addirittura minacciò il capo della polizia di quel distretto” Uther aveva iniziato nostalgicamente a ricordare e a raccontare con un trasporto che stupì anche Arthur, e Merlin non si fece sfuggire l’occasione e iniziò a dargli spago “E poi che successe? Dov’era andata?” “Oh beh, l’abbiamo ritrovata nei pressi di quella che si dicesse fosse l’abitazione di quel tipo che le piaceva tanto, chi era? John…. Johnny.. qualcosa” “Johnny Depp” lo corresse Arthur “Si quello che è”. La cena trascorse abbastanza liscia, a parte qualche frecciatina di Uther qua e la, ma si sa, lui deve sempre mettere alla prova.
“Grazie mille per la cena signor Pendragon” disse Merlin tendendogli la mano “Sai Merlin, è tutta la sera che ci penso… è possibile che ci siamo già visti da qualche parte? Hai avuto qualche vicenda legale in cui sono stato l’avvocato della parte opposta?” “N-no signore” disse Merlin con aria interrogativa “Allora non riesco a spiegarmi come mai hai un’aria cosi familiare” Arthur non poté fare a meno di ridere di sottecchi mentre prendeva le giacche “Non saprei. Mi ricorderei di lei, non passa molto inosservato con il suo… charme. E poi io ho un viso abbastanza comune, sa… si… comune” Merlin iniziava a sbiascicare e Arthur aveva capito che doveva portarlo via “Papà accompagno Merlin a casa e torno. Non aspettarmi alzato. Ciao ciao” cosi dicendo si chiuse la porta alle spalle prima che il padre potesse rispondere. “… un viso comune?” chiese rivolto al moro mentre salivano in macchina “Mi sono sentito messo alle strette, non sapevo cosa rispondere. E poi perché non è vero che sono comune?” “Capelli neri come il carbone, occhi di ghiaccio, pelle di porcellana, orecchie grandi, zigomi sporgenti, un fisico divino che sembra magro ma magro non è perché hai tutti i muscoli al posto giusto…” “Stai iniziando a sbavare” lo interruppe Merlin “E’ l’effetto che mi fai” “Cretino” rise Merlin “E comunque fino a prima del fisico sembrava che stessi descrivendo un folletto” “Ma tu sei un po’ un folletto… sei il mio folletto portafortuna” sorrise Arthur.
 
Arrivati a destinazione Arthur spense la macchina “Allora… non mi chiedi di salire?” chiese con aria sorniona “Se ti faccio rincasare tardi poi tuo padre penserà che sono una cattiva compagnia…” disse Merlin iniziando ad avvicinarsi verso il compagno “Beh si sa che sono un figlio degenerato, la compagnia che mi scelgo non può essere molto diversa da me” cosi dicendo si fiondò letteralmente sul moro iniziando a baciarlo con passione “Dio Merlin… la tua pelle mi manda fuori di testa” “A me tutto di te mi manda fuori di testa” riuscirono a staccarsi solo per guardarsi negli occhi. Erano affamati l’uno dell’altro “Ti amo” disse Arthur riprendendo le labbra del mago tra le proprie. Decisero di andare di sopra e dare sfogo al loro amore.
 
La mattina seguente Morgana scese dalla sua stanza per andare a fare colazione. Era rientrata decisamente tardi e sapeva che niente gli avrebbe risparmiato una ramanzina da parte di suo padre. Quando arrivò in cucina lo trovò intento a bere il suo caffè e leggere il giornale appena consegnato. “Tesoro, buongiorno. Vieni il caffè è ancora caldo” gli disse Uther con voce pacata e stranamente gentile. Morgana lo guardava con sospetto “Buongiorno papà… g-grazie” sedendosi vicino al padre prese le fette biscottate e la marmellata di albicocche “A che ora sei tornata stanotte cara?” glielo aveva chiesto cosi di bruciapelo che Morgana rimase zitta per quelli che sembrarono secondi interminabili. “Mah… non molto tardi. Sicuramente prima che sorgesse il sole” sorrise sorniona. Vedendo quel sorriso Uther pensò che era meravigliosamente identica ad Arthur e ad Igrain “Beh, almeno tu sei rientrata, tuo fratello non si è degnato nemmeno di avvisarmi che dormiva fuori” cosi dicendo si strofinò gli occhi con due dita come a significare che fosse stanco, probabilmente ignorando quanto gli avesse raccomandato il figlio, aveva provato ad aspettarlo sveglio. “Come è andata ieri sera? Cosa ne pensi di Merlin?” “Mi è sembrato un bravo ragazzo. Fin troppo bravo e troppo gentile, sembrava una bella maschera quella messa su, devo ammetterlo.” “Lui è cosi. È gentile” intervenne immediatamente Morgana, non voleva che suo padre pensasse cose brutte anche di Merlin. “Mi è sembrato decisamente una persona familiare…” disse Uther sommessamente, come se stesse pensando ad alta voce. Morgana sorrise “Ha fatto lo stesso effetto su tutti noi sai papà. Sembra una magia” sorrise bevendo il suo caffè “E’ successo a tutti voi? Che vuol dire?” “Beh… tutti noi quando lo abbiamo visto la prima volta e quando poi abbiamo iniziato a parlarci abbiamo provato un senso di familiarità, come se lo conoscessimo già. E’ una cosa bella” “Mah…” commentò distaccato Uther “io non ho intenzione di tessere alcuna lode nei suoi confronti finché non avrò inquadrato il tipo”
 
Arthur si svegliò infastidito dai raggi del sole che entravano dallo spiraglio di finestra lasciata aperta. La prima cosa che vide vicino a sé fu Merlin dormiente. Era nudo, a coprirlo dalla pancia in giù solo le coperte del letto. Sembrava una divinità, qualcosa di irraggiungibile, era questo che pensava Arthur mentre lo guardava. Voleva accarezzarlo, toccare la sua pelle che per lui era come droga, voleva affondare le mani in quei capelli di un nero cosi intenso che sembrava avrebbe penetrato gli occhi di chiunque li guardasse troppo. Voleva toccarlo, ma non lo fece. Non voleva sporcare quel quadro perfetto con la sua mano. Merlin era l’essere più bello che avesse mai visto. Non reggeva confronti con nessuna donna e nessun  uomo che lui avesse mai conosciuto. Quante volte nelle loro spedizioni solitarie per le antiche terre inglesi avrebbe voluto avvicinarsi a lui, baciarlo, accarezzarlo. In mille grotte e intorno a mille fuochi avrebbe voluto dormire avvinghiato al suo corpo come stava succedendo ora. Quando pensava a tutto il tempo che avevano sprecato ad assolvere i loro doveri, a soffrire, a nascondersi. Quando ogni scusa era buona per toccare l’altro: una spinta, una presa più forte del solito. Eppure niente è mai successo. Invece ora eccoli li, più innamorati che mai. Non avevano mai potuto vivere separati. Per quel tempo infinito Merlin sembrava che stesse per consumarsi, aveva provato ad uccidersi, avrebbe rinunciato a tutto quello che è sempre stato per andare da lui. A quel pensiero ad Arthur vennero i brividi. Merlin era li vicino a lui, quella bellezza divina e perfetta era li vicino a lui che lo cercava con il corpo anche nel sonno, era li e lui poteva toccarlo a suo piacimento, poteva abbracciarlo, baciarlo, averlo. Le loro pelli ora potevano essere una sola. E in quel momento giurò a se stesso che mai più avrebbe passato un solo istante lontano dal suo Merlin. Con il cuore colmo di amore si stese al fianco della sua metà sovrastandolo leggermente con il busto. Iniziò a dargli delicati baci ovunque. Sentì Merlin iniziare a muoversi sotto di lui, si stava svegliando “mmmmm” il lamento più bello che Arthur potesse mai udire. Sorrise sulla spalla del mago “Svegliati bello addormentato” “Perché?? Si sta tanto bene con le tue coccole” disse Merlin non la voce impastata di sonno. “Immagino..” sorrise il biondo annusando i capelli del moro “Ma tu devi andare al lavoro e io devo andare a casa mia a prepararmi per l’università” “Sei noioso… molto noioso”.
 
Entrando nel bar Mordred e Morgana trovarono già tutti lì. Lancelot chiacchierava sottovoce con Merlin, Arthur chiacchierava con Gawain ma senza mai perdere davvero di vista il suo ragazzo. C’era qualcosa nel comportamento di Lancelot con Merlin che non lo convinceva, il che era folle perché Lancelot era etero e soprattutto fidanzato con Ginevra. Ad Arthur tornarono in mente molti momenti a Camelot in cui vedeva Merlin e Lancelot sempre vicini, a bisbigliare, oppure a sorridersi da lontano; che il suo cavaliere nell’altra vita avesse una cotta per il suo servitore?! “No, no. È da escludere, che vado a pensare?! Anzi… era innamorato di Gwen. Alla fine era con lui che doveva stare. Ma allora perché cavolo mi da cosi fastidio?! Che palle… mi da proprio l’urto! Guarda!!!! Guarda come gli sorride mentre parlano, ma che cavolo avrà da dirgli?!? O mio Dio, sono ridicolo. Sembro una ragazzina innamorata in preda ad una crisi” “… poi gli stavo parlando del mio esame e quello si è messo a guardare il culo di una ragazza, poteva essere sua nipote; capisci che squallido? Arthur…? Arthur mi sta ascoltando?” Gawain non poteva credere di star parlando da solo per tutto quel tempo “Eh… si certo, il professor Wildren è un maniaco, non so perché ma dalla faccia non mi stupisce” rispose semi perso Arthur “Si certo, ti sei salvato in calcio d’angolo; si può sapere cosa stai guardando? Ah… è ovvio… il tuo principe” sentendo quell’appellativo Arthur non poté non sorridere “Si.. comunque scusami, ti stavo ascoltando veramente…”
Mordred si avvicinò al bancone e Merlin cercò di ignorarlo il più possibile, non guardandolo non potevano esserci schermaglie. “Beh Merlin, vedo che hai un cliente, non mi va di disturbarti, ti chiamo dopo” purtroppo l’ultima frase non sfuggì ad Arthur che anche non volendo divenne rosso come un peperone, ma dalla rabbia. “Arthur tutto bene, ciao Mordred” disse velocemente Merlin, per non sembrare sgarbato. Arthur fece segno di si con il capo ma Merlin lo conosceva troppo bene, era arrabbiato, ma per cosa?!
“Mordred, cosa gradisci per cominciare questa giornata? Non deve essere semplice tornare a chiuderti in università…” “Beh…” Mordred era stupito da quell’incipit di conversazione, ma non si fece scappare l’occasione, Morgana era molto legata a Merlin, e se piaceva a lei, allora significava che era davvero ok. “In realtà ci stavo pensando proprio ieri sera, un po’ mi è mancato l’ambiente ma penso che già dopo le prime due ore mi pentirò” e sorrise “Comunque un cappuccino per favore”.
 
I ragazzi si sforzavano di seguire la lezione, ma la mente di Arthur era completamente altrove “Perché mi da fastidio che Lancelot sia cosi legato a Merlin. Gawain gli rompe continuamente le scatole eppure non mi da fastidio” cosi pensando si girò verso Gawain e Percival che si scrivevano le cose su un foglio e si rispondevano sorridendo come due ragazzini delle medie “Guardali… come posso preoccuparmi di lui; pende completamente dalle labbra di Percival. Eppure in Lancelot c’è qualcosa che mi da incredibilmente fastidio: come lo guarda? Non lo so, come gli parla? Sempre con quella voce calda e sommessa? E’ possibile che Lancelot voglia qualcosa da Merlin? Ma soprattutto è possibile che Lancelot debba sempre stare in mezzo alle palle? E’ una maledizione, prima con Ginevra, ora con Merlin, fatti una vita tua!!! Sto diventando pazzo ora me la prendo anche con un mio amico. Però anche a Camelot, aveva comportamenti strani con l’uomo che amavo e la donna che ho sposato era innamorata di lui… da una parte sono sollevato di vivere in questa epoca…” “… e come raccontano le leggende arturiane, Re Arthur di Camelot ha vissuto la sua vita nel dolore del consapevole tradimento della sua amata Ginevra con Sir Lancelot. Ora, secondo voi questo ha potuto influenzare le sue scelte? Re Arthur ha segretamente contribuito alla morte del suo cavaliere? Nelle vicende che ci sono state tramandate quanta influenza ha avuto l’amore? Ed oggi? Quanta influenza ha l’amore ogni giorno nelle nostre vite? Voi, che cosa avreste fatto, o fareste se si presentasse un caso come questo… Mmmm Pendragon?... Pendragon? E’ su questo pianeta?” solo in quel momento Arthur si rese conto che il professore stava parlando con lui. Adorava le leggende medievali, soprattutto perché la maggior parte parlavano di lui, ma anche perché gli ricordavano molto sua madre “Si professore, mi scusi” il professore lo guardò con saccenza “… quindi, signor Pendragon, lei cosa avrebbe fatto se si fosse trovato nei panni di Re Arthur? Quanta influenza ha il sentimento nella vita secondo lei?” Arthur rimase a pensare, a tutto, a troppe cose: a Merlin, a Camelot, alle sofferenze patite per non poter amare liberamente chi lui voleva, alla vita passata pensando solo al regno, a cosa era giusto fare e mai a quello che lui voleva e cosi, in un flusso di mille pensieri rispose “Tanta, totale. Il sentimento governa il mondo. È quello che fa muovere tutto. L’amore è quello che ci fa andare avanti nella vita quotidiana, è l’unica cosa che veramente ci si pente di aver messo parte. Secondo me, Re Arthur quando ripensava alla propria vita non pensava a quanto era grande, o a quanti lo amavano e ammiravano, lui pensava solo a quell’amore che non aveva potuto vivere come voleva, pensava a quanto fosse arrabbiato per il fatto che il più grande amore della sua vita non poteva viverlo perché in quanto re aveva dei doveri, e pensava a quanto era brutto dover dubitare di un amico fidato, perché ogni giorno lo minacciava di portargli via l’unica cosa per cui il re viveva. Perché Re Arthur, per quanto grande, non ha mai vissuto solo per il proprio regno… lui viveva per qualcuno, qualcuno che voleva disperatamente. Era quel qualcuno che lo faceva andare avanti, ogni giorno.” Il professore e tutta la classe rimasero a guardarlo senza parole. Aveva espresso quello che aveva sempre pensato e provato per Merlin davanti a tutti. Non lo aveva mai fatto prima. Il professore continuava a fissarlo e cosi Arthur si sentì in soggezione “Beh.. si… penso che più o meno l’amore sia cosi e Re Arthur… beh… lui deve aver sofferto molto. Voglio dire, è stato il re più grande della storia, ma il suo fidato amico provava in tutti i modi di portargli via la persona che amava… voglio dire… che vitaccia” e cosi dicendo sorrise imbarazzato al professore “Bene… bel lavoro Pendragon. Dopotutto sotto quei capelli biondi sembra ci sia qualcosa che funziona”.

A lezione terminata tutto il gruppo si riunì per andare a pranzo “Ehi Arthur, da dove ti è uscito tutto quel sentimentalismo?” chiese Gawain schernendolo “Ma che sentimentalismo? Piantala!” tutti sorrisero e Lancelot intervenne “Beh Arthur, devi ammettere che sei stato forte. Sembra quasi che stessi parlando di te” il biondo si girò e lo guardò con un’espressione sarcastica “Tu ne sai tante sul metterti tra le relazioni immagino?” Lancelot percepì quelle parole come un’accusa, aspetta… quelle parole erano un’accusa… Arthur lo stava accusando di mettersi in mezzo alle sue relazioni!? Arthur solo dopo si rese conto di quello che aveva fatto, aveva alluso ad alta voce che il suo amico etero ci provasse con il suo ragazzo. Entrambi fecero morire lì la cosa per non dare adito a discussioni assurde, ma Lancelot giurò che Arthur ce l’avesse con lui per qualcosa, e questo gli faceva male. Finite le lezioni ognuno si stava dirigendo verso casa propria con la promessa di riunirsi la sera al solito pub. Quando Arthur fece per chiamare Merlin trovò il telefono occupato, prima di salire in macchina si girò verso la direzione in cui era andato Lancelot e lo vide al telefono. Non seppe spiegare cosa gli prese quel momento ma era furioso, era geloso. E sapeva che faceva bene.

Quando si trovarono a casa Arthur era furioso, aveva la sua solita espressione omicida, mentre sua sorella tutto l’opposto, era l’emblema della felicità. “Fratellino, che cos’hai? È successo qualcosa all’università? Non dirmi che hai litigato con Merlin…” Arthur guardò sua sorella mentre mille pensieri gli giravano in testa. Tra loro era sempre stato cosi, non potevano nascondersi niente. Era incredibile come riuscissero a capirsi anche senza parlare. Nascondere le cose a Morgana non faceva parte della sua natura, non ci sarebbe mai riuscito “Si sono furioso Morgana ok?!” “Si fino a li ci ero arrivata anch’io” disse la mora con un sorriso sarcastico “Cosa è successo?” si sentiva un idiota a dire quella frase ad alta voce ma non riusciva a resistere, doveva dirlo a qualcuno altrimenti sarebbe impazzito “Lancelot…” iniziò con lentezza “… vuole qualcosa da Merlin. Non so cosa, ma cazzo, mi sta facendo impazzire” Morgana lo guardò sgranando gli occhi ma senza riuscire a trattenere un sorriso divertito “Cosa????? Arthur ma ti rendi conto dell’assurdità di quello che dici??? Lancelot è innamorato di Ginevra, sai…. Merlin e Gwen non hanno molto in comune che possa far gola a Sir Lancelot” Arthur non ci poteva credere, nel momento peggiore per farlo sua sorella… lo stava prendendo in giro. Era la goccia che faceva traboccare il vaso “Non ci posso credere… mi stai prendendo in giro… ti stai facendo gioco di me, ma dai!” e cosi si alzò ed iniziò a gesticolare che sembrava una moglie isterica “Gli parla sommessamente con voce calda e suadente come se anche volere un bicchiere d’acqua fosse un segreto di Fatima, lo chiama, lo cerca, vuole stare sempre con lui è… è… ti giuro ho il sangue al cervello… è…” “…è esattamente quello che facciamo io Gawain” alche Arthur si bloccò davanti al divano fissando la sorella “Beh… a parte il parlargli sommessamente, soprattutto perché a Gawain non si addice molto. Ma per il resto, anche noi lo cerchiamo, lo chiamiamo e vogliamo stare sempre con lui. Ma poi cosa significa?? Merlin fa parte del nostro gruppo, siamo una famiglia. E lui ne fa parte, cosa vuoi? L’esclusiva sul poterlo chiamare e il poterlo cercare? Arthur sei ridicolo!” il biondo guardò la sorella con un viso indecifrabile. Sua sorella, quella strega, lo aveva appena sgridato e pensandoci… aveva ragione… “Quanto ti sono sembrato isterico?” Morgana sorrise bonariamente a quell’affermazione “Il giusto” fece per andarsi a sedere vicino al fratello “Arthur… Merlin è importante per te, più importante di quanto lo sia mai stato chiunque altro. È logico avere queste paure che per quanto possono essere stupide so quanto possono far male. Io sono qui apposta per questo. Non importa da quante persone possiamo essere circondati, tu sei mio fratello, sei il mio sangue e darei la mia vita per te, tu potrai sempre contare su di me anche se ti servisse di essere tranquillizzato sulla cosa più stupida del mondo. Come per esempio che uno dei tuoi migliori amici voglia provarci con il tuo ragazzo” disse sorridendo. Ora Arthur si sentiva decisamente più tranquillo, parlare con sua sorella gli aveva sempre fatto bene. “Ti voglio bene streghetta” e cosi dicendo la abbracciò. In quel momento ad Arthur squillò il telefono, andò a vedere ed era proprio un sms di Lancelot.

- Ti devo parlare. Possiamo vederci al parco tra un’ora?

“Ecco vedi… come minimo vorrà confessarsi! Non ci posso credere…” Morgana sconfitta, si limitò a rimanere vicino al fratello, che si dava appuntamento con l’amico, senza riuscire a fare a meno di sorridere.

Ma la domanda è… e se Arthur non sbagliasse??
 

Angolo Autrice:
Prima di tutto, tanti auguri di buone feste a tutti voi. Lo so che è passata una vita e spero che possiate perdonarmi. A questo punto della storia sembra proprio che riaffiorino vecchie schermaglie tra galli ahahahahah. E chissà se Mordred riuscirà ad avere con Merlin il confronto che tanto aspetta e che vuole, ma soprattutto chissà cosa uscirà fuori da questo confronto. Secondo voi?!?!  L’appuntamento sarà per il prossimo e credo penultimo capitolo. Spero che questa storia vi stia piacendo e continui a piacervi. Io la sto scrivendo veramente con il cuore. Grazie a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le ricordate o le seguite, mi commuove davvero vedere che siete tantissimo. Un grazie di cuore a chi recensisce ed anche ai lettori silenziosi. Vi voglio bene.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


YOUR TOUCH IS MY MEMORY

QUATTORDICESIMO CAPITOLO


Arthur era arrivato al parco in orario come gli aveva chiesto Lancelot. Camminando vide che era già lì, chissà cosa doveva dirgli… sperava vivamente per lui che non c’entrasse Merlin o avrebbe reagito davvero molto male. Arthur era sempre stato un tipo possessivo, e ora che aveva riacquistato i suoi ricordi ricordava che lo era con Merlin molto più che con sua moglie e inoltre ricordava quanto lo infastidisse in silenzio il rapporto del cavaliere con il suo servitore. Erano molto amici e su questo non c’era dubbio, ma era un’amicizia diversa da quella che legava Merlin e Gawain, quella non lo turbava, si vedeva che era un’amicizia fraterna; ma quella con Lancelot… quando erano insieme sembrava che celassero un segreto dal quale tutti erano estromessi.

Se non fosse stato che Lancelot era innamorato di Gwen, Arthur poteva giurare che il cavaliere provasse qualcosa per il mago. E ora? Come stavano le cose in questa epoca?! Quando furono vicini si salutarono “Ciao” “Ciao Arthur” Lancelot sembrava un mix tra imbarazzato e preoccupato “Allora… che succede?” “Beh… ecco… non so esattamente come iniziare quindi inizierò dalla cosa più semplice…” Lancelot la stava prendendo alla larga, brutto segno. “Mi sono accorto della frecciatina che mi hai mandato riguardante il fatto di mettermi in mezzo alle tue relazioni e… voglio dire… a te piacciono gli uomini mentre a me piacciono le donne, per questo non riuscivo a capire il motivo per cui mi avessi detto quella frase… ma poi l’ho capito. Ti da fastidio il rapporto che sto instaurando con Merlin…” Lancelot fece una lunga pausa, come ad aspettare che Arthur intervenisse.

Ma il biondo rimaneva in silenzio e lo fissava, chiaro segno di sfida “… Arthur, voglio parlartene perché siamo amici da un’infinità di tempo e perché ti ho sempre rispettato molto. Ecco, il punto è che non so cosa mi stia capitando. Non mi sono mai piaciuti gli uomini e continuano a non piacermi, non mi sono mai sentito attratto da un uomo e non fraintendermi, io non mi sento fisicamente attratto da Merlin, ma… o mio dio non riesco neanche a dirlo ad alta voce..” “Dire cosa Lancelot!” Arthur stava andando su tutte le furie “… io provo qualcosa per Merlin. Non so neanche io cosa perché sono certo che non è attrazione sessuale. Ma, tutto di lui mi attrae: come si muove, come parla, i suoi occhi… è come se in lui vedessi qualcosa di mio. Io provo qualcosa… per Merlin, ma non so cosa. Io… Arthur mi dispiace, mi sento tremendamente in colpa per questo, non lo faccio apposta” aveva detto tutto d’un fiato e sentiva che se non respirava sarebbe svenuto. Arthur era da una parte incredulo di quello che sentiva mentre dall’altra sentiva la gelosia bruciargli dentro “Stai scherzando?” Lancelot lo guardò e si sentì vagamente intimorito “No Arthur… purtroppo no” “Cioè fammi capire… tu dici di non essere gay, però ci provi spudoratamente con il mio ragazzo pensando che io non me ne accorga, poi quando ti rendi conto che me ne sono accorto mi chiedi di vederci per dirmi che sei, non si sa in che modo, attratto da Merlin…” Lancelot abbassò il capo “Si…” disse con un filo di voce “No…” sorrise sarcasticamente Arthur “No… tu stai scherzando…” cercava con tutto se stesso di convincersi che fosse tutta una finta. “E quindi cosa vuoi da me?” “Non lo so, niente… io, Arthur io dovevo solo dirlo a qualcuno e considerando che Merlin è il tuo ragazzo mi sembrava giusto dirlo a te” “Grazie per la considerazione ma è completamente inutile. Lance; lascia stare Merlin.” Disse quella frase con una tale rabbia e possessione che Lancelot era davvero intimorito “Io… Arthur non so neanche come si fa, non lo faccio apposta” “Non mi interessa niente, devi farlo e basta! Lancelot: Merlin è tutto per me. Ma non è un modo di dire, non è come dire “non posso vivere senza di te” e dopo che ti lasci ti sbatti chiunque; io e Merlin non possiamo vivere separati. Non siamo nati per essere separati. Io e Merlin siamo una cosa sola da molto più tempo di quanto chiunque possa immaginare. Stiamo male se non stiamo insieme e si può anche dire che siamo “in pericolo” se stiamo separati. Può sembrare un discorso assurdo ma è molto più complesso di quello che pensi. Non c’è spazio per te. E mi dispiace parlarti in questo modo perché tu sei uno dei miei migliori amici, ma hai veramente una faccia tosta per venire qui a dirmi che sei attratto dal mio uomo. Tu hai Gwen, perché le fai questo?!” Lancelot rimaneva con lo sguardo dritto davanti a se, sembrava riflettere “… Sai, da quando abbiamo incontrato Merlin e tutti tra una battuta e un’altra abbiamo iniziato a parlare di vite precedenti mi sono andato ad informare. Ci sono milioni e milioni di casi in cui persone hanno affermato di essere certe di aver vissuto un’altra vita. E’ lo stesso per noi vero?! Abbiamo vissuto un’altra vita in cui ci conoscevamo tutti?” Lancelot non stava riflettendo ad alta voce, lo stava realmente domandando ad Arthur come se lui sapesse la risposta.

Dal canto suo Arthur sapeva che non poteva rivelare una cosa del genere; Merlin gli aveva spiegato che una persona normale sarebbe potuta impazzire ricordando un’intera vita passata. A lui non era successo perché era nato dalla magia stessa, ma gli altri… non potevano rischiare di perdere i loro amici più cari. Quindi per scoraggiare l’amico Arthur sorrise schernendolo “Tu stai delirando, Lancelot ma ti rendi conto di quello che dici? Anche se fosse possibile cosa vuoi che ne sappia io?” “E allora perché hai detto quelle cose: “siamo una cosa sola da molto più tempo di quanto chiunque possa immaginare” che significa?” “Senti, qui si sta andando fuori binario. Io non so cosa provi per Merlin e non mi interessa, ma ti ripeto, lascialo stare!” a quel punto Lancelot si alzò in piedi stanco di quel litigio “Arthur io non sono gay. Ti ho detto che sento attrazione per Merlin perché è la sensazione che provo, ma non è niente di fisico, sessuale o roba simile. Te l’ho già detto; nei suoi occhi vedo qualcosa di mio, e mi dispiace da morire per questo, non lo faccio apposta. Anche Gawain si sente legato molto a Merlin e…” “Si ma tra voi due è diverso. Gawain non si comporta come ti comporti tu. Il modo di fare di Gawain con Merlin non mi ha mai infastidito, il tuo si… molto!” “Arthur mi dispiace. Io amo Gwen e niente cambierà mai questo. E’ con lei che voglio stare e su questo non c’è dubbio, io… volevo solo chiarirmi con te” Arthur si massaggiò gli occhi con il pollice e l’indice come stanco. Da una parte c’era la sua incessante gelosia e possessione che pulsavano, dall’altra vedeva che quella di Lancelot era più una richiesta d’aiuto per capire cosa gli stesse succedendo che altro. Gli dispiaceva vedere il suo amico cosi, lui e Merlin sono sempre stati molto amici e doveva aspettarselo che o lui o Gawain, se non entrambi provassero qualcosa di strano guardando Merlin.

Arthur era un re, lo era nell’indole, nell’anima, non avrebbe mai smesso di esserlo nemmeno tra un milione di anni e sapeva che ora doveva comportarsi come tale “Ascolta Lance…” iniziò con calma “Io non ce l’ho con te. Certo non mi fa piacere che qualcuno sia in un qualche modo attratto da Merlin ma so anche con certezza che non è tua intenzione portarmelo via. Lui è tutto quello di cui io abbia mai potuto sperare per me, è per quello che al primo pericolo alzo una barriera in nostra difesa. Io capisco il tuo stato d’animo e mi dispiace. Se devo essere sincero, la prima volta che ho guardato Merlin negli occhi, quel giorno al lago, la prima cosa che ho provato è stata una frase che hai detto tu, dentro ai suoi occhi c’è qualcosa di mio. Io… non ce l’ho con te Lancelot e ti ringrazio per averne parlato con me piuttosto che con altri” Lancelot si sentì immediatamente più rilassato e tranquillo. Era orgoglioso di avere un amico come Arthur, era certo che ne esistessero pochissimi “Grazie amico, io ti giuro che non è assolutamente mia intenzione portarti via Merlin, anche perché non penso che lui voglia minimamente staccarsi da te. Mi permetterai ancora di essere suo amico?” Arthur lo guardò stranito “Lui non è di mia proprietà, non scelgo con chi può o non può essere amico. Ora che mi hai parlato e mi hai spiegato la situazione so che non devo preoccuparmi, che il legame che avete tu e Merlin è lo stesso che hanno lui e Gawain quindi non c’è bisogno che mi dia fastidio” Lancelot sorrise rilassato “Grazie amico, parlare con te mi ha fatto decisamente bene. Io ti voglio bene Arthur e voglio che la nostra amicizia non venga scalfita da nulla” Arthur sorrise e porse la mano a Lancelot in segno di pace “E’ tutto ok amico, anche tu sei importante per me. Davvero.” E lo pensava davvero, ma una parte di lui non poteva far a meno di sentirsi comunque stranito dalla situazione.

“Morgana, non verrò con te a fare shopping. Solo perché sono fidanzato con tuo fratello non significa che mi piaccia andare in giro per negozi” Mentre parlava al telefono Merlin sfogliava le pagine di un vecchio libro di Gaius. “Ma dai tesoro non devi farlo per te, devi farlo per me. Lo sai che ti voglio bene, ti sto chiedendo di accompagnarmi perché ti sei innamorato di Arthur, e questo conferma che hai buon gusto” entrambi risero al telefono finché Merlin disse “Sei incredibilmente convincente. Arthur fa bene quando ti chiama strega” Morgana fece un urletto di vittoria al telefono e i due si diedero appuntamento per la mattina successiva.

Poco dopo il mago sentì il campanello suonare e andando ad aprire trovò Arthur “Ciao bellezza, come è andata con Lancelot? Non guardarmi cosi, me lo ha detto Morgana, e mi ha anche estorto un’uscita per negozi domani mattina” Merlin era di buon umore ma vedeva che questa non si rifletteva in Arthur come succedeva di solito. Cosi si fece serio “Arthur… è successo qualcosa?” il biondo si sedette sul divano, stanco. “Tu non hai mai notato niente di strano nel comportamento di Lancelot nei tuoi confronti?” chiese secco “Beh… niente di diverso da come è sempre stato..” alché Arthur scattò “E come è sempre stato, a me da fastidio, e non lo sopporto” “Amore scusa… ma non ti seguo” ogni volta che lo chiamava cosi il re sentiva il cuore sciogliersi e questo riusciva sempre a farlo rilassare non poco “Lancelot mi ha chiesto di vederci, perché doveva confessarmi che prova qualcosa per te…” “.. cosa?” il moro non poté a fare a meno di ridere di cuore “Lancelot, Sir Lancelot quello innamorato di Ginevra da ben due vite? Dai…” Arthur lo guardò male, molto male… “No aspetta, amore non intendo dire che mi stai dicendo una balla solo che… mi sembra strano ecco… non mi risulta che Lancelot avesse inclinazioni maschili” Arthur adorava come Merlin riuscisse ad affrontare con calma e logica ogni problema. Appena si erano ritrovati non era cosi, era sempre nervoso e spaventato da qualcosa, ma ora era diverso, era come se Arthur fosse il suo unico tranquillante, Merlin era tranquillo e sereno perché Arthur era li con lui e per lui, per tutto il resto della loro vita. Mentre pensava queste cose Arthur non poté a far a meno di sorridere, erano una sola cosa e niente e nessuno poteva cambiare questo. Guardando Merlin negli occhi anche l’ipotesi “Lancelot rivale” diventava assurda “Diciamo che mi ha detto che prova qualcosa per te, ma non a livello sessuale o fisico, si sente legato a te da qualcosa che non riesce a capire e questo lo manda in confusione” Arthur fece una piccola pausa “Poi… mi ha detto una frase che è la stessa identica cosa che ho formulato nella mia testa la prima volta che ci siamo guardati negli occhi in questa epoca” Merlin lo osservava parlare, e lo trovava bellissimo. Arthur era una bellezza rara, unica. Era tutto quello di cui lui avesse mai avuto bisogno. Arthur era quella cosa che permetteva all’aria di essere respirata, guardarlo lo metteva in uno stato di tranquillità che Merlin non pensava avrebbe mai potuto provare di nuovo, Arthur era la certezza che tutto sarebbe andato per il meglio in ogni situazione, era quella certezza del “... vabbè, c’è Arthur” c’è Arthur. Arthur c’è ed è lì e sarà sempre lì. Arthur non se ne sarebbe andato. Se fosse stato per loro due Arthur non se ne sarebbe andato neanche la prima volta e li non c’entra niente il destino come tutti gli hanno sempre voluto far credere, quella volta è stato un suo errore per cui però sapeva di aver pagato un prezzo più che salato. Arthur è la sua più grande fortuna. Più della magia, più di qualunque cosa. Merlin sapeva che non avrebbe mai smesso di ringraziare sua madre per aver preso la difficile decisione di mandarlo a Camelot da quel vecchio amico dottore di corte, la corte con un re tiranno, un principe spocchioso e una principessa stupenda ma con un io troppo debole per poter sopportare l’incomprensione e il rifiuto.

Mentre pensava a tutto questo sentiva il cuore scoppiargli d’amore per quell’uomo che era davvero l’altra parte di se, e non era un eufemismo. Perché Merlin era esistito senza di lui, ma non aveva vissuto, non era niente, fino a quando non ha rincontrato quegli occhi davanti al lago che gli aveva prima tolto tutto e poi ridato tutto. “Cosa?” chiese al compagno mentre il flusso dei suoi pensieri cercava di scemare “Nei tuoi occhi c’è qualcosa di mio…” in quel momento si guardarono e i loro occhi trasudavano solo tanto amore “Sono io ad essere tuo!” sibilò il moro “Ed io tuo… è per questo che il solo pensiero che Lancelot potesse provare qualcosa per te mi stava facendo impazzire” ah già, Lancelot. Pensando ad Arthur e a quanto l’amasse Merlin perse il filo del discorso e solo ora si ricordò che stavano parlando di Lancelot che si sentiva legato a lui… “Beh Arthur… è normale che si senta legato a me, anche a Gawain succede la stessa cosa, molto di più rispetto a tutti gli altri e..” “… ma con Gawain è diverso. Gawain non si comporta come se ci provasse con te. Gawain ti ha preso da subito come sua spalla, suo amico fraterno e niente di più, mentre Lancelot… lui è cosi confuso..” “A Lance non piacciono gli uomini e lo sai anche tu. E’ con Gwen che è destinato a stare ed è cosi da sempre. Verso di me non ha quel tipo di sentimento” in quel momento a Merlin si accese la lampadina, capì che cosa differenziava il suo rapporto di oggi con Lancelot a quello con Gawain “Lancelot sa il mio segreto… è una cosa che ha reso il legame ancora più forte, forse più intenso… quando eravamo a Camelot era l’unico con cui potevo essere davvero me stesso, senza riserve. Lancelot pensa di provare qualcosa per me perché il nostro legame era reso più forte e profondo dal fatto che lui conoscesse il mio segreto”  “.. si ok non ha quel tipo di sentimento poi ora, come a Camelot, ogni volta ti parla con quella voce calda e suadente, ti fissa, pensi che non mi sono accorto che ti fissa…” “… so cosa succede a Lancelot” lo interruppe bruscamente Merlin. Arthur lo guardò con faccia interrogativa invitandolo a continuare “Lancelot ha sempre saputo il mio segreto… è per questo che lui sta reagendo peggio” “Aspetta, che cosa?? Lancelot lo sapeva?? Lo ha sempre saputo??” Arthur sentiva la rabbia salire “Beh… lo ha scoperto appena arrivato a Camelot; mi ha sentito pronunciare un incantesimo, per sconfiggere la bestia errante… ricordi?!” Arthur ricordava quel momento, ricordava la rabbia che lo assalì quando trovò Lancelot dormire in camera di Merlin, la prima volta che lo vide. Non riuscì a capire cosa accadde dentro di lui, si sentiva tradito. Sapere che l’uomo che amava aveva condiviso una cosa cosi intima di se stesso, cosi intrisa del suo essere con qualcuno che non fosse lui gli faceva incredibilmente male “Quindi è questo…” iniziò Arthur. Non riusciva a nasconderlo, il suo sguardo era ferito e Merlin capì che quella scoperta per lui era stato un grande smacco “Arthur..” “No, no, aspetta…” lo interruppe il re “… sai posso capire Gaius. Era il tuo mentore, si prendeva cura di te. Ma Lancelot… non ci posso credere” il biondo era immobile, aspettando che Merlin gli dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che lo facesse calmare “Arthur, non potevo negare, mi aveva sentito pronunciare un incantesimo.. cosa avrei dovuto dirgli?! No Lance, hai sentito male?” “Ma sei serio, tutto qui?! Bastava che chiunque ti sentisse e avresti confessato? Quindi la mia sfortuna è stata non essere attento o non essere degno?! No per capire. Pensavo di contare qualcosa per te” “Contare qualcosa per me? Arthur tu sei tutto per me… lo sei sempre stato” a Merlin iniziava ad incrinarsi la voce, perché Arthur lo stava trattando cosi?! Addirittura mettere in dubbio il suo amore “Sai… io capisco perché non me lo hai detto, ne abbiamo parlato mentre eravamo diretti ad Avalon e non ce l’ho mai avuta con te per questo. Ma il fatto che Lancelot lo sapesse. E’ pari ad un tradimento per me, scusami Merlin” cosi dicendo prese la sua giacca e se ne andò, lasciando il moro in piedi in mezzo al salone senza saper che fare “Asino del cazzo!” e cosi dicendo Merlin diede una manata al bicchiere che era vicino a lui facendolo cadere a terra in mille pezzi.

Arthur era furioso, un po’ con se stesso per come aveva appena trattato l’uomo della sua vita, un po’ perché non poteva farci niente, si sentiva tradito come mai prima. In confronto quello che gli aveva fatto Gwen non era nulla. Ripensò a tutte le volte che li aveva visti a ridere, mille anni fa, magari scherzavano di un incantesimo che Merlin aveva appena fatto, oppure gli stava dicendo che per non farsi scoprire da lui o da Uther si era inventato delle balle assurde a cui non aveva creduto nessuno. Erano cosi complici. Una complicità su cui Arthur era sempre stato convinto di avere l’esclusiva, ora si sentiva cosi stupido. E ora? Magari se non ci fosse Gwen, Lancelot potrebbe portargli via Merlin. Anche solo il pensiero gli sembrava folle perché sapeva quanto era importante per Merlin, ma la sua gelosia in quel momento sembrava avere la meglio ed ogni cosa anche ovvia veniva messa in discussione. Si sentiva confuso e incredibilmente arrabbiato. Camminava senza una vera meta quando davanti a lui si materializzò Merlin. Ad Arthur quasi venne un colpo, “Ma sei matto?! E se ti vede qualcuno?!” “Userò il flash per fargli scordare cosa hanno visto come i Man in Black” Merlin rispose seccato, decisamente seccato. Quando Arthur fece per dire qualcosa Merlin glielo impedì “Ora stai a sentire me brutta testa di fagiolo. Con me non fai le tue sparate in grande stile e poi esci di scena sbattendo la porta come in un film anni 50. Ti senti tradito da quello che ho fatto, beh lo sai come mi sentivo io a quei tempi? Solo! Solo da far paura. Ero costretto a nascondermi sennò Uther mi avrebbe fatto zompare la testa, ero preoccupato perché provavo qualcosa per te e avevo paura che mi avresti schifato su ogni fronte; primo perché ti amavo e secondo perché ero uno stregone. Sai cos’è stato Lance?! Uno sfogo! Poterlo dire a qualcuno che si sarebbe poi trovato cosi vicino a te per me era una mezza liberazione. Sai quante volte mi ha detto di dirti tutto?! Un’infinità. Ma io mi sono fatto mangiare vivo dalla paura perché la verità è che per te avrei rinunciato a tutto quello ero. Lo farei anche adesso. Farei tutto per te, rinuncerei a tutto e… cazzo farei qualsiasi cosa. E tu te ne vai da casa mia dicendomi che ti senti tradito. Sai che ti dico?! Ti amo, ti amo da fare schifo, ma vaffanculo!” Merlin era furioso, mentre parlava delle lacrime amare avevano iniziato a solcare le sue guance e quando era intento a girarsi per andarsene e abbandonarsi ad un pianto liberatorio, Arthur lo trattenne per un braccio e con poca delicatezza lo attirò a se per chiuderlo in uno degli abbracci più soffocanti e rigeneranti che entrambi avessero mai provato. Avevano i visi nascosti uno nell’incavo del collo dell’altro. Merlin per fermare le lacrime aveva iniziato a stringerlo fortissimo a se perché sapeva che per quanto lo faceva incazzare era l’unico che potesse calmarlo. Arthur mentre ricambiava la forza di quell’abbraccio, senza preoccuparsi se potesse o no fargli male, si sentiva un’idiota, si era comportato come un bisbetico geloso senza chiedere nulla a Merlin ma limitandosi a sentenziare “Sono passati secoli ed ho ancora cosi tanto da imparare. Ti amo vita mia, ti amo tantissimo” Arthur sperava che quelle parole potessero chetare la rabbia di Merlin, ma lui non si mosse, non rispose.

Il biondo sentì per tutto il corpo cospargersi un formicolio ma non riuscì a capire cosa stesse succedendo “Chiudi gli occhi” fu l’unica frase che Merlin formulò. Quando il biondo li riaprì si trovavano in un giardino, un posto bellissimo, lontano da ogni tipo di caos. Merlin delicatamente sciolse l’abbraccio e lo guardò “Dove siamo?” chiese Arthur guardandosi intorno rapito “Questo è stato per molti anni il mio angolo di paradiso” Arthur lo guardò con aria decisamente interrogativa “Siamo in Spagna, Arthur. Mi ero ripromesso che ti avrei portato qui per farti vedere i luoghi dove ho vissuto. Le persone che ho conosciuto. E l’ho fatto” disse il moro con un sorriso puro in volto. Il biondo rimase in silenzio a fissarlo. Il cuore gli stava battendo all’impazzata, per la prima volta in vita sua si sentiva emozionato, commosso “E’ il tuo modo per dirmi che mi perdoni per essere stato una testa di fagiolo?” chiese il Re “E’ il mio modo per dirti che non ti libererai mai di me, per quanto possiamo incazzarci a vicenda” rispose il mago; il biondo sorrise e si avvicinò delicatamente per baciarlo“Ti amo” “Io ti amo. Vieni, devi conoscere una persona. Gli portavo la posta. E’ una vecchietta troppo carina, è nordirlandese. Attento ai suoi abbracci però, potrebbe stritolarti.” Cosi dicendo i due uscirono dal giardino. Arthur notò che si trovava all’interno di quello che doveva essere il parco del paese; Merlin si era fatto il suo angolo di paradiso lontano dagli occhi di tutti. Iniziarono a gironzolare mano nella mano, durante il tragitto Merlin gli aveva raccontato di ogni angolo di quel paese “Dopo mangeremo la paella di Diego, in quel ristorante lì. Non ha rivali fidati” Arthur si sentiva estasiato da tutto quello che vedeva. In confronto a Londra quel paesino era minuscolo, ma gli dava un senso di calore e familiarità che Arthur non se ne sarebbe mai voluto andare. Mentre camminavano, arrivati davanti ad una porta in vietta decisamente rurale a Merlin arrivò un pallone tra i piedi. Alzò gli occhi e incontrò quelli di un ragazzino bellissimo, carnagione olivastra ed enormi occhi scuri “Merlin!!!” urlò il piccolo con una stupenda calata spagnola. “Gonzalo! Còmo estas? Tu abuela?” chiese Merlin. Arthur lo guardava estasiato mentre parlava con quel bambino che nel momento che lo aveva rivisto si era illuminato “En casa” rispose. Si dissero anche altro ma dire che Arthur non capiva una parola era un eufemismo. Quando il ragazzino tornò a giocare con i suoi amici Merlin si girò verso il compagno, Arthur aveva uno sguardo rapito “Parli benissimo. Cosa vi siete detti?” “Gli ho chiesto se sua nonna era in casa. E gli ho chiesto come stava. Per dopo abbiamo già un impegno: dobbiamo andare a giocare con Gonzalo e i suoi amici.” Cosi dicendo sorrise ad Arthur che sembrava entusiasta dell’idea. Quando bussarono alla porta una donnina mingherlina e delicata andò ad aprire “Hola!” disse prima di vedere chi era “Merlin. Ragazzo mio come stai? Che bella sorpresa” “Daisy” disse Merlin con la voce colma di affetto, abbracciando la nonnina “Vi avevo promesso che sarei tornata a trovarvi. Come state?” “Molto bene” rispose la signora, spostando poi lo sguardo sul Re “Tu devi essere Arthur. Dai entrate vi offro qualcosa da mangiare”. Mentre si trovavano all’interno della casa Merlin notò quanto tutto era come lo aveva lasciato e quanto tutto fosse cosi naturale “Abbiamo incontrato Gonzalo fuori, si sta facendo davvero un ometto, e sta diventando bravo con il pallone” disse Merlin sedendosi al tavolo del salone come se fosse la cosa più naturale del mondo “Si… dice che giocherà con Messi un giorno. È una forza della natura quel bambino. Vi ha già scucito una partita a calcio?” i giovani sorrisero come per confermare che si, lo aveva fatto. Arthur si sentiva lievemente in imbarazzo seduto al tavolo di quella signora, ma una parte di se invece  si sentiva incredibilmente a suo agio. “Daisy” pronunciò Merlin “Ve lo avevo detto che ve lo avrei portato…” disse prendendo la mano di Arthur. La signora dall’altro lato del tavolo si allungò per prendere tra le sue esili mani quelle unite dei ragazzi “Te lo avevo detto che facevi la cosa giusta Merlin. Basta guardarvi per capire che eravate destinati l’uno all’altro. Sono molto felice per voi ragazzi. E tu biondino…” disse rivolta ad Arthur “… vedi di trattarmelo bene al mio Merlin altrimenti ti ritroverai contro un intero paese catalano” il biondo rise “Può stare tranquilla Daisy, Merlin è tutta la mia vita e trattarlo male è l’ultimo dei miei intenti” la signora li guardò soddisfatta. “Sai Merlin credo che ora faremo una petizione per farti tornare qui. La postina che c’è ora è sempre imbronciata. Rifiuta i dolci di tutti. Io personalmente non glieli ho mai offerti, sei tu il mio gioiellino non quella scorbutica lì” Merlin in risposta rise sonoramente. Daisy era piuttosto rigida quando decideva che qualcuno non gli piaceva. “Vi fermate per pranzo?” chiese speranzosa la signora “A dire il vero ora abbiamo una partita che ci aspetta ed in cui con molta probabilità saremo stracciati. E poi volevo portare Arthur da Diego. Sa, la sua paella va provata almeno una volta nella vita” l’anziana sorrise “Si sono d’accordo. Fate bene allora” in quel momento la voce di Arthur si fece spazio “Perché non viene con noi?” tutti e tre si guardarono “Beh… Juan è da nostro figlio e non tornerà prima di questo pomeriggio. Si caro,mi farebbe davvero piacere”.

Giocando a calcio Arthur non si era mai divertito cosi tanto. Non capiva nulla di quello che dicevano quei ragazzini, e i ragazzini non capivano lui, ma il bello del calcio è proprio questo: non bisogna capirsi con le parole, basta l’amore per il pallone. Avevano fatto due partite, in cui Merlin ed Arthur erano stati in squadre separate. Bisognava ammettere che la coppia d’attacco Arthur-Gonzalo era devastante. Erano forti davvero. Dopo l’ennesimo gol in cui Arthur si era inginocchiato ad abbracciare il giovanissimo compagno, Gonzalo lo guardò e gli disse indicandolo “Neymar”, Arthur lo guardò e aprendogli la mano per avere un cinque gli ripose “Messi”. Il ragazzino si era molto legato al biondo tanto che finita la partita invece di rimanere con i suoi amici aveva chiesto se poteva andare a pranzo con loro e la nonna.

Trascorso il pranzo, in cui Arthur cercava con non poco imbarazzo di imparare qualche parola in spagnolo, facendo ridere come un matto il ragazzino, i due decisero di tornare a casa, a Londra. Gonzalo era tristissimo all’idea di lasciare Merlin e il suo nuovo grande amico inglese “Merlin” lo chiamò Arthur chinandosi verso il bambino “Puoi farmi da traduttore?” il moro acconsentì “Gonzalo, ti prometto che io e Merlin torneremo molto presto a trovarti. Sei uno dei calciatori più forti con cui abbia mai giocato e quando tornerò ti porterò una maglietta di qualsiasi giocatore che gioca in Inghilterra che tu voglia. Chi ti piace?” quando il mago tradusse il tutto Gonzalo sembrò illuminarsi “Ibrahimovic”: risposta che non aveva bisogno di traduzione. E poi il bimbo continuò “Davvero tornerai a trovarmi?” gli tradusse Merlin “Ma certo piccoletto, e se i tuoi genitori acconsentiranno io e Merlin ti faremo stare un po’ con noi a Londra e ti faremo visitare lo stadio del Chealsea o quello dell’Arsenal, che ne pensi?” Gonzalo abbracciò Arthur fortissimo dicendogli “Ti voglio bene Arthur” il biondo sorrise “Ma sei bravissimo. Imparerai prima tu la mia lingua che io la tua” Merlin continuava a tradurre il tutto vedendo che i due non riuscivano proprio a staccarsi “Dai Re Arthur, dobbiamo andare davvero” disse ad un tratto rivolto al biondo. Il ragazzo si alzò dirigendosi verso Daisy “Signora, grazie mille per la vostra ospitalità” “Grazie a voi per essere venuti” iniziò la signora stritolando Arthur in uno dei suoi abbracci “Ho sentito quello che hai detto al mio nipotino, non credo che i suoi genitori si opporranno a farlo stare qualche giorno con voi dopo che vedranno quanto è legato a voi e soprattutto quanto io metterò una buona parola” disse facendo ad entrambi l’occhiolino “Grazie mille” risposero gentilmente. Dopo mille convenevoli i due tornarono nel parco, entrando nel posto segreto “Merlin…” iniziò il biondo “… grazie per avermi portato qui, per avermi reso partecipe di…. Di tutto questo. Di Daisy e Gonzalo, di Diego e la sua paella, del sampietrino dove si sei ammazzato con la bicicletta e che ancora si ostinano a non voler aggiustare; io… io guidavo un regno eppure non mi sono mai sentito cosi parte di qualcosa, e questo… questo è sempre successo solo grazie a te” il biondo fece una piccola pausa per poi continuare “Ti amo Merlin”.

Il moro, commosso da quelle parole lo abbracciò e gli sussurrò “Sei pronto a tornare?” il biondo chiuse gli occhi poggiando la testa nell’incavo del collo del mago “Vai!” in un attimo si ritrovarono nell’appartamento di Merlin. Sentivano suono provenire dal tavolo della sala, era il cellulare. Li avevano entrambi dimenticati li e prendendoli trovarono centinaia di chiamate tra Morgana, Gawain, Lancelot e Percival “Cazzo…” disse Arthur prendendo il telefono “… ci uccideranno… che cosa ci inventiamo?” il moro rimase in silenzio a pensare “Ottima domanda…. Allora… fuga romantica?” il biondo lo osservò sedendosi sul divano “Scontato ma… plausibile” disse attirando il moro verso di se facendolo mettere a cavalcioni sulle sue gambe “mmm Pendragon… non tentarmi…” “Beh…” mentre il biondo iniziò a parlare il telefono di Merlin suonò di nuovo e sul display spiccava il nome di Gawain “Devo rispondere per forza… sentirai le urla ora…” aprì la chiamata “Pronto” “MA CHE CAZZO DI FINE AVETE FATTO BRUTTI PSICOPATICI!!! CI AVETE FATTO INFARTARE! PENSAVAMO VI AVESSERO RAPITO, UCCISO, CHE FOSTE FINITI SOTTO UN CAMION. MA CHE VI DICE LA TESTA? STAVAMO PER CHIAMARE LA POLIZIA, I SERVIZI SEGRETI, LA CIA… NON ME LO ASPETTAVO UN COMPORTAMENTO COSI DEGENERE DA TE MERLIN. LO SAI CHE TI DICO?! NON TI PERMETTERO’ PIU’ DI ESSERE IL MIO MEDICO PERSONALE E NON TI TRATTERO’ PIU’ COME LA MIA PRINCIPESSINA INDIFESA MA TI LASCERO’ IN BALIA DEL PERICOLO E DEL MONDO INTERO” Merlin aveva staccato il telefono dall’orecchio e le urla del giovane potevano distinguersi tranquillamente “Te lo avevo detto” aveva sussurrato Merlin verso Arthur che rideva di gusto “Gawain… Gawain calmati. Scusami se non ti ho avvisato. Ma Arthur… ha deciso di farmi una sorpresa e mi ha portato fuori città per passare la giornata insieme. Siamo usciti in fretta e furia e abbiamo entrambi dimenticato i telefoni” “Si certo, dimenticato!!! E io sono etero. Sei un idiota Merlin, potevi almeno avvisarmi. O avvisare qualcuno di noi. Ci avete fatto preoccupare da morire” il tono di Gawain era davvero preoccupato “Amico, mi dispiace… ti prego non smettere di essere il mio cavaliere, ho bisogno di della tua protezione. Che ne dici se stasera ci andiamo a prendere da bere tutti insieme al pub, almeno ci faremo perdonare. Si ok, alle undici. Dirò subito ad Arthur di chiamare Morgana. No Gawain non se ne parla, non faremo una penitenza per punizione anche perché non mi fido delle tue idee. Ciao amico, a stasera. Si, ti controllerò la ferita all’occhio, ovviamente” Riagganciando il telefono tirò un sospiro di sollievo. “È andata, ora chiama tua sorella” il biondo acconsentì dicendo che doveva comunque passare a casa. quindi salutò il compagno dandogli appuntamento per la sera. Appena il biondo uscì dall’appartamento Merlin sentì il telefono squillare di nuovo, accorgendosi che a chiamarlo è un numero che non conosce. “Pronto…” risponde con voce incerta “Merlin, ciao. Sono Mordred. Scusami se mi sono permesso ma ho preso il tuo numero dal telefono di Morgana…” il giovane fece una pausa e Merlin intervenne “Mordred… ciao, ho già chiamato Gawain per scusarmi per essere spariti…” “Si… in realtà ti chiamavo per un’altra cosa… io…” la voce di Mordred sembrava incerta “… potremmo parlarne davanti ad un caffè? Per telefono non mi va molto” “Certo, ci vediamo all’Avalon tra mezz’ora ok?!” il ragazzo non si aspettava quell’assenso immediato e ne rimase colpito “Si, grazie mille. A tra poco allora” riagganciando Merlin sentì qualcosa di strano in sé. Era certo che Mordred gli voleva parlare della loro situazione.
 


* Messi e Neymar sono due attaccanti della squadra spagnola del Barcellona
* Ibrahimovic è un giocatore della squadra inglese del Manchester United
* Chelsea e Arsenal sono due squadre i cui stadi si trovano a Londra
 
Angolo autrice:
 
Eccoci qui con l’aggiornamento. Merlin lo aveva detto che avrebbe portato Arthur in Spagna, detto fatto e senza pagare il biglietto! Spero che la storia continui ad essere di vostro gradimento, siamo quasi in dirittura d’arrivo. Grazie a chi ha inserito la mia ff tra le preferite, le seguite o le ricordate, siete davvero molti e non me lo aspettavo e dire che la cosa mi ha commosso è poco. Un grazie speciale a chi recensisce, i vostri consigli sono sempre molto importanti per me. Alla prossima, cercherò di non far passare molto tempo, promesso. Un bacione a tutte/i

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