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di Better_Slash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una cosa abbastanza insopportabile.
Nico lavorava con quelle persone da quando aveva dieci anni e nonostante ormai fosse un adulto era lui a venir chiamato ogni singla volta che bisognava strisciare da qualche parte.
Era molto rispettato nel suo lavoro, insomma, trovatelo voi un ragazzo in grado di mettere al tappeto un uomo grande il doppio di lui con una mano mentre ricaricava la sua 44 magnum preferita con l’altra, ma proprio per il suo grande talento non capiva perché in quel momento si trovasse a strisciare lungo un condotto d’aerazione.
O meglio, il perché lo capiva: dopo aver rubato ripreso la pen-drive da una casa perennemente sorvegliata di certo non poteva andarsene dalla prta principale e quindi serviva qualcuno abbastanza smilzo da passare nel condotto di aerazione, ma comunque era una cosa insopportabile.
Appena uscito da quel luogo prese un respiro che gli fece quasi esplodere i polmoni, ma non ebbe neppure il tempo di godersi quel momento che dovette mettersi a correre per entrare velocemente nella sua auto.
Guidò per circa mezz’ora finché non raggiunse il negozio di informatica del centro. Erano le quattro del mattino, ma lui aveva le chiavi e quindi non era un problema.
Andò sul retro e, proprio come si addiceva ad una base operativa, schiacciò un paio di bottoni, inserì una decina di cifre… eccetera eccetera finché non si aprì una porta.
Scese le scale per arrivare in una cantina più grande del normale, con parecchie porte, computer un po’ ovunque e cose del genere e vide subito una ragazza di circa ventun’anni che lavorava al computer. “Sei in ritardo” Affermò.
Nico sbuffò. “Annabeth, mi avevi detto che la penna era nella camera da letto.”
La ragazza alzò lo sguardo dal computer solo in quel momento. “E quindi?”
“Ce n’erano tre in quella casa ed ho dovuto ispezionarle tutte da cima a fondo.” Prese la semplcie pen-drive nera dalla tasca e gliela lanciò. Annabeth la prese al volo. “E scommetto che era nell’ultima in cui hai cercato”
“Al solito, sono abbastanza sfortunato in queste cose. Che c’è lì dentro a proposito?”
“Affari di Stato, tutto come al solito” Chiuse il computer e si mise di fronte a Nico. Per non analizzare subito il contenuto della penna doveva essere grave.  “I grandi capi ti vogliono parlare, credo sia importante”
“Importante? Che è successo?”
“Atena mi ha parlato prima, ci sono dei problemi con il programma protezione testimoni e lei ha espressamente chiesto di te. Se vai di la ti spiegheranno tutto”
“Tu non vieni a darmi supporto morale?”
“No, ti aspettavo per la penna, ma ora devo andare a casa, domani parto ricordi?”
“Giusto. Salutami Percy”
Andò nella stanza accanto e vide tre persone, connesse però ad una videocamera accanto a loro ce n’erano altre due. Atena, Poseidone e Artemide nella stanza con lui, Ares ed Afrodite su uno schermo.
“Salve a tutti” disse un po’ stranito. Era insolito vedere tutti i grandi capi nella stessa stanza… più o meno, specialmente Poseidone e Atena, sapevano tutti quanto fosse grande il loro odio.
Specialmente da quando i loro figli si erano fidanzati.
Fu Artemide a prendere la parola. “Signor Di Angelo, conosce per caso quest’uomo?” dritti al punto come sempre.
Lo schermo in cui erano gli altri due si ridusse per mostrare l’immagine di un altro uomo. O meglio, un insieme di fotografie di un uomo. Aveva i capelli così biondi che sembravano riflettere il sole. “Non credo, chi è?”
“Mio fratello” Disse piatta. Con un telecomando continuò a far scorrere le immagini mentre Ares le rubava la parola. “Quando Artemide è entrata a far parte della CIA c’era il suo gemello con lui, ma durante una missione a New York le cose sono andate storte ed abbiamo deciso di farlo dimettere, per poi iserirlo nel programma protezione testimoni…”
“I rischi sono contati, perché avreste dovuto?”
“Le nostre ragioni non la riguardano signor Di Angelo, non è questo il punto. Come dicevo…”
Nico almeno ad una risposta doveva ottenerla. “Se è successo vet’anni fa perché ne parliamo ora?”
Afrodite si irritò. “Se ci permettesse di finire… Apollo ha da poco ricevuto un attacco a casa sua e dal modus operandi crediamo che sia dovuto a ciò che è successo in passato. Il criminale che cercavam del resto non l’abbiamo mai preso, nonostante non avessimo mai smesso di cercarlo. Considerando i vari problemi che ha già avuto in passato e considerato tutto ciò che ha fatto per noi abbiamo deciso di aiutarlo.”
“Qualcosa mi dice che c’è un ma”
“Ovviamente” Riprese Atena. “In tutto questo tempo non è rimasto con le mani in mano… socialmente parlando. Si è fatto una famiglia ed ha fari figli”
“Quindi? Non dovreste semplicemente cambiare identità a tutti ed inserirli nel programma?”
Artemide si morse il labbro. “Apollo si rifiuta. Ha ricevuto attacchi, ma anche minaccie e queste dicono che se provasse a scappare i suoi assalitori farebbero del male anche alla sua famiglia. Il che vuol dire che non ha intenzione di spostarsi, ma visto tutto ciò che ha fatto per noi quando era ancora in servizio abbiamo deciso di aiutarlo. Alcune persone lo tengono d’occhio e lo stesso vale per i suoi figli ma… beh, Will ci da dei problemi”
“Will? Il motivo?”
“Beh, è il fratello I più piccoli vivono con il padre, quindi sono controllati, mentre i più grandi lavorano, Will è l’unico che va ancora al college e nessuno…”
“No, no, oh no. Ho capito dove volete andare a parare e la risposta è assolutamente no. Io non vado a fare da scudo in una scuola ad un piccolo raggio di sole e…”
“Nico” a parlare fu Poseidone. “Non è così semplice. Ci servi, va bene? A quel ragazzo potrebbe essere fatto del male e serve qualcuno che lo protegga. Gli manca un anno di college, anche supponendo che le cose vadano nel peggiore dei modi finito quest’anno anche tu avrai finito il lavoro. Sei l’unico che lo possa fare, dell’età adatta non…”
“E Percy?”
“Missione con Annabeth, partono domani e tornano tra un mese, tu invece devi iniziare la settimana prossima. Non possiamo permetterci altro tempo”
“Come dovremmo fare? Io non lo so fare lo studente del college… non ho neppure finito il liceo! Né lo ho iniziato ora che ci penso… ho sempre studiato con…”
“A questo penseremo noi. Ci stai?”
Nico sospirò. “Scusate, ma ho detto di no, ho altro a cui pensare.”
Atena incrociò le braccia al petto e quando lo vide allontanarsi si giocò la carta finale. “Nico, Hazel.”
Lui si fermò. “Dovrebbe essere una minaccia?”
“Sarà una semplice coincidenza, ma vanno allo stesso college. So che è almeno un anno che non riesci a vederla, potresti stare con lei e… e comunque abbiamo deciso che se porterai bene a termine questa missione ti daremo tutte le informazioni che abbiamo sull’uomo che stai cercando.”
Nico si voltò all’improvviso, negli occhi una furia ceca. “Non prendermi in giro. È una cosa illegale, sono anni che vi chiedo informazioni ed avete sempre detto che avrei potuto averle solo…”
“So quello che abbiamo detto, però questo lavoro serve a proteggere uno che consideriamo di famiglia. Ci prenderemo la responsabilità, ma devi accettare.”
“A questo punto mi pare inutile anche solo parlarne. Quando inizio?”
“Domani creeremo il tuo nuovo fascicolo e da dopodomani inizierai ad addestrarti per completare bene il tuo compito. Oa vai a dormire. Ah, hai fatto un buon lavoro oggi”
 
Cecil buttò giù il terzo bicchierino incitando Will a fare lo stesso. “L’ennesimo trenta ovviamente. Dai Will, devi festeggiare!”
Will non voleva ubriacarsi, ma doveva effettivamente festeggiare, poco ma sicuro. In un sorso finì il suo rum e mandò giù subito il succo a pera. “Ancora non ci credo che sto per finire.”
“Va bene, se non vuoi ubriacarti passiamo oltre. Ci sta una ragazza lì che ti sta fissando…”
Will lo guardò male e Cecil scoppiò a ridere.
“Va bene, allora puoi puntare su quel biondo lì”
Will si girò, ma vide solamente un ragazzo di spalle. “Non mi piace il suo culo… e i biondi non sono il mio tipo”
“Il tuo ultimo ragazzo era biondo”
“Si ma il suo di culo mi piaceva”
Risero entrambi. “Un pensierino ce lo potresti fare, anche solo per distarti un po’”
“Distrarmi da che?”
Cecil lo fissò come a dire “te lo devo pure spiegare?” e Will in risposta si scolò il bicchierino appena riempito.
“Ho capito, ho capito, mi butto in pista”
 
Nico fissava quella che sarebbe dovuta essere la sua pagella del liceo. Tutte C e qualche D, voti appena sufficienti insomma. “Potevate fare di meglio” Commentò parlando a tutti quelli che lo circondavano ed a nessuno in particolare.
Atena gli rispose, era sempre lei ad avere le risposte del resto. “Devi concentrartisulla missione, se avessi avuto buoni voti desterebbe sospetti il fatto che andrai… non tanto bene”
“Chi dice che non andrò bene?” ribattè Nico offeso. “non sono stupido”
“Lo so, ma sarai un po troppo impegnato per studiare, no?”
Il moro volle sdrammatizzare, erano sempre tutti troppo seri lì. E se lo diceva lui era grave. “Voi siete della CIA, anzi, noi tutti siamo della CIA, non potreste passarmi le risposte di tutti i test? Opure potrei akerare qualche computer e prendermle da solo”
Poseidone ridacchò e lo stesso fece Ares, e stranamente fu Afrodite a lanciargli un’occhiataccia. Tutti lì si rendevano conto della sua giovane età e del fatto che non aveva avuto un’infanzia.. normale, quindi gli concedevano di scherzare praticamente sempre, ma c’era sempre anche qualcuno che gli lanciava “l’occhiata” per ricordargli che comunque non era opportuno.
“Quindi, che storia è?”
Artemide gli passò un fascicolo. “Abbiamo deciso di lasciare invariate le tue origini, sarà molto più facile per te metterti in contatto con altri coetanei se potrai parlare di te stesso in modo nomale…”
“Ferma, mi stai dicendo che dovei essere semplicemente Nico? Allora a che serve questo fascicolo?”
“Beh, devi pur avere un passato, un padre normale ed una scusa per quello che è successo a tua madre e a tua sorella. Ma considera che comunque ci sarà Hazel, quindi ci siamo dovuti adattare anche a lei ed alle sue di conoscenze. Fondamente questo fascicolo serve a coprire le tue attività di quest’ultimo anno”
Nico si sentiva male ogni volta che sua madre e l’altra sorella venivano nominate, ma non lo faceva vedere. “Dovrò fare ciò che faccio con Haz insomma. Va bene, il colleg quanto dista?”
“Tre ore in aereo”
“Allra leggerò tutta questa roba direttamente durante il viaggio, ora posso andare? Ho voglia i McDonald”
“Devi prenderla sul serio Nico, è importante.”
“Sul serio? Non volete neppure dirmi chi c’è detro a minacciare Apollo!”
“Ti conosciamo Nico! Ti metteresti in mezzo più del dovuto ed andresti a cercare di risolvere il problema anche senza il nostro consenso. Il tuo compito è solo quello di tenere d’occhio Will e chi gli sta vicino.”
“Questo è…”
“Devo ricordarti l’ultima missionin Francia?”
“… molto responsabi da parte vostra” mise il broncio e si accovacciò sulla sedia. “Dai, gente, sapete benissimo che potete contare su di me, ma mi avete stressato tutta la settimana e vorrei dormire prima di domani” Si alzò e se ne andò senza aspettare una risposta.
Il suo appartamento era piccolo ed è perfettamente inutile descriverlo.
Nico non teneva tante cose sue, aveva sempre la valigia pronta ed infatti non dovette neppure prepararla. Ogni tanto cacciava le foto di Maria e Bianca, ma poi le rmetteva al loro posto.
Si buttò sul letto e chiuse gli occhi, addormentandosi prima di subito.
 
Will si svegliò per colpa delle abitudini a dir poco pessime del suo coinquilino Leo. Faceva cotinuamente esplodere le cose e qulla mattina era toccato alla macchinetta del caffè. Ormai Will ci era abituato, ma ciò non cambiava che fosse fastidioso.
“Leo, io come dovrei fare colazione?”
L’altro fece uno sguardo da cucciolo smarrito. “Ti giuro che non sono stato io” probabilmente in realtà non lo aveva neppure ascoltato: Leo diceva “non sono stato io” ogni volta che succedeva qualcosa che comportasse un’esplosione, era un riflesso condizionato.
“Chi è stato allora?” Si voltò sulla schiena e si portò una mano sulla fronte.
“I… i nargilli” rispe assolutamente convinto.
“Ieri hai visto Harry Potter vero?”
Lo sguardo di Leo si illuminò appena sentì quel nome. “Forse. Comunque devo andare a fare colazione con Jason, ti porterò un caffe, okay?”
Will avrebbe solo voluto rispondere “ma se dovevi fare colazione con lui perché hai toccato la macchinetta del caffè?” ma si limitò ad annuire. “Espresso, grazie. Alle dieci viene Cecil a studiare ed ho bisogno di energie”
“Ah, alle… alle 10?”
“Di domenica non si sveglia presto, perché? Ti serve la stanza?”
“Beh, ieri  esplosa la tua sveglia quindi…”
Bussarono alla porta in quel preciso istante, impedendo a Will di sfruttare i suoi studi di anatomia per commettere un omicidio.
Leo corse verso la porta ed abbracciò Cecil come se fosse innamorato. “Carissimo, che bello vederti! Ma sei fantastico oggi! Prego accomodati, Will è lì, io non vorrei mai essere di troppo mentre studiate quindi… ciao” Parlò così velocemente che Cecil non riscì a tenere il passo, subito dopo corse fuori dalla porta e la chiuse.
L’altro fissò Will. “Poi sarei io il ritardatario?”
“Come se fosse colpa mia” si alzò dal letto e si cambiò i vestiti, per svegliarsi un po’.
Cecil gli porse una ciambella. “Ah, ho scoperto perchè ultimamente Hazel era così esaltata.”
“Ah sì? Che è successo? Glielo avrò chiesto mille volte; non mi ha mai voluto dire nulla e lo dice a te? Non sa neppure chi sei!”
“L’ho sentita ieri in mensa mentre ne parlava con Frank. Hai saputo di Ethan Nakamura?”
Quel ragazzo faceva talmente tanti casini che era difficile tenere il passo. “Che ha combinato stavolta?”
“Motivi personali, si è dovuto ritirare, finirà l’anno da privatista immagino”
“Che c’entra con Hazel?”
“Beh, non potevano lasciare Jason da solo no? Gli hanno già trovato un nuovo compagno di stanza”
“Quindi?”
“Il fratellino di Hazel verrà qui”
“Scherzi? Siamo a dicembre! È ancora in tempo per i corsi? Ma poi… Hazel non ha mai accennato a un fratello o sbaglio?”
“Non chiederlo a me, la so solo di vista… ma sembrava veramente contenta. Immagino che semplicemente non si tengano in contatto o cose del genere, niente di grave…”
“Non si tiene in contatto con la propria sorella? Non mi ispira molto”
“Bho… comunque era giusto per fare due chiacchiere. Iniziamo? Devi assolutamente darmi una mano con chimica…”

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Era la prima volta che Nico avrebbe dovuto disfare le valigie dopo molto tempo. Sembrava assurdo, ma il ragazzo pensava a questo mentre scendeva dal taxi che l’aveva portato al college. Non si soffermò a guardarlo, non gli interessava l’aspetto dell’edificio, preferì aprire il cofano per prendere i bagagli: non voleva che l’autista li prendesse, c’era roba fragile lì dentro, quindi appena l’uomo si avvicinò gli chiese quanto gli dovesse e pagò, per poi finire di prendere le sue valigie mentre lui gli portava il resto.
Che poi… “le valigie”.
Una valigia piuttosto piccola, uno zaino ed una borsa con computer ed annessi.
Non aveva la minima idea di dove andare, ma pensò che la segreteria fosse un buon inizio e solitamente per arrivare in un posto chiuso andare verso l’edificio chiuso era una buona idea.
Iniziò subito a camminare passando accanto ad un mucchio di gente che, evidentemente, non aveva lezioni pomeridiane. Alcuni ragazzi stavano studiando all’aria aperta, altri si limitavano a fumare cose che per Nico non erano solo semplici sigarette, altri ancora facevano gli asociali utilizzando i telefoni. In più c’erano varie coppiette che si baciavano e… un ragazzo aveva dato fuoco a qualcosa e poi era scappato? No, probabilmente era stata solo una sua impressione.
Continuò a camminare finché non finì per terra.
Bel modo di iniziare la scuola: un omicidio. Chi doveva morire però era ancora da vedere.
Si girò per osservare chi gli era saltato sulle spalle, ma vide solamente un mucchio di capelli castani e fin troppo ricci. Che poi da quando Hazel si era fatta così bassa?
Nico odiava il contatto fisico, ma decise di fare un’eccezione e strinse la sorellina in un abbraccio spacca ossa, quando si trovarono entrambi in piedi, che la sorellina ricambiò all’istante.
Appena si staccarono però Hazel gli diede un pugno. Nico non lo schivò solo perché non se lo sarebbe mai aspettato. “Ehi, ma che ti prende adesso?”
“Sei un completo imbecille Nico di Angelo! Non ti fai vedere per un anno intero, a malapena ti fai sentire e poi sbuchi così all’improvviso? Dovrei ucciderti!”
Nico rimase serissimo e poi le mise una mano sulla testa, scompigliandole i capelli. “Anche tu mi sei mancata, ma non provare mai più a colpirmi. E poi non era all’improvviso”
Hazel sbuffò. “Nico, mi hai avvertito una settimana fa, di certo quello non si può definire un preavviso. Andiamo, ti accompagno in camera. Ho già preso il tuo orario ed anche la chiave del tuo alloggio”
“E te le hanno date?”
“Sai, una mia amica, Piper, è molto persuasiva”
“Non hai niente di meglio da fare? Non dovresti studiare?”
“Non al momento. Poi parli tu… perché questa improvvisa decisione di venire al college? Non mi avevi mai accennato nulla. Sono rimasta sconvolta quando mi hai inviato la pagella del liceo…”
“Beh, questa è stata effettivamente una decisione improvvisa. Comunque ho finito da privatista dando solo pochi esami e poco tempo fa, per questo non lo sapevi” Nico sentì il bisogno di cambiare argomento. Era abituato a mentire ad Hazel, lo faceva sempre, ma ciò non voleva dire che gli facesse piacere. “Papà si fa sentire?”
“Tanto quanto ti fai sentire tu”
“Basta con queste frecciatine! Mi dispiace Haz, davvero, ma ho avuto da fare”
“Si, è la tua risposta a tutto. Questi sono i tuoi unici bagagli?” Cambiare argomento era un gene paterno evidentemente.
“Viaggio leggero, mi farò spedire qualcosa da Percy”
Hazel era convinta che Percy fosse il coinquilino di Nico, ma l’aveva visto solo in alcune foto (che inoltre Percy si faceva da solo con il telefono del ragazzo). Si divertiva ad inviarle a lei… il motivo? Era Percy. “Okay. Sai, avrei voluto festeggiare il tuo arrivo, ma conoscendoti immaginavo che non avresti gradito, quindi ti va se stasera vieni nella mia stanza e ci vediamo qualcosa? Solo tu e io, come ai vecchi tempi. Ti permetto di scegliere il film”
Nico tirò un piccolo sorriso. “C’era anche da chiedere? Quanto è ancora lontano il mio di alloggio?”
“Stiamo camminando da un minuto, non essere impaziente. Il tuo coinquilino è un mio amico, si chiama Jason, ti piacerà… spero”
“Speri?”
“Beh, è abbastanza espansivo”
Nico alzò gli occhi al cielo. “Grandioso”
“Non fare lo scorbutico. Ah, non gli chiedere della cicatrice che ha sul labbro: si diverte a raccontare sempre storie diverse ed eroiche, ma si è solo mangiato una spillatrice da piccolo”
Nico annuì, poi capì cos’aveva detto Hazel e si fermò bruscamente. “Aspetta, cosa?”
La sorella rise. “Guarda che è fantastico! Prima o poi ti presenterò tutti i miei amici, ti piaceranno, anche se non lo ammetterai mai” Il suo telefono squillò e fece un cenno a Nico, per avvertirlo che doveva rispondere. “Ehi Frank, tutto ok? Cosa? Quella cretina! No, no ci dovevamo vedere domani! Ha capito male…  no, no stai tranquillo. Ci penso io ti dico, ci metterò dieci minuti. Si, sto calma, rilassati. Ciao”
Nico la fissò. “Chi ha fatto cosa?”
“Una del mio corso di geologia ed ha fatto un casino con date e corsi. Devo andare a risolvere, ci vediamo stasera ok? Ti invio un messaggio con il numero della mia stanza. Scappo, tieni la tua chiave, ciao” si dileguò, lasciando Nico senza sapere cosa fare.
Il ragazzo osservò il numero sulla sua chiave e capì che doveva andare avanti solo di un paio di porte. Aprì e si preparò psicologicamente a dover apparire come un adolescente normale.
Però poi scoprì che non doveva fare nulla: nessuno in camera si accorse di lui e non perché era incredibilmente silenzioso, ma semplicemente perché i due ragazzi che erano in camera erano seduti per terra a giocare ai videogame dandogli le spalle. Nico vide solamente le loro teste; una bruna ed una bionda.
Quello bruno non la smetteva di parlare “Ti sto facendo il culo Jason, assaggia la sconfitta”
“Quattro anni che vieni a sfidarmi in questa stanza ed ancora non hai mai vinto, cosa ti fa pensare di farcela ora?”
Il moro non ebbe il tempo di ribattere che la sua macchina finì fuori pista, proprio quando era sul punto di tagliare il traguardo. Demoralizzato buttò il suo controller a terra. “Non vale! Questo gioco è completamente surreale! Se avessi quella macchina sotto le mani sai cosa potrei fare? Mi basterebbe sistemare qualche tasto, una stretta con il cacciavite, una pulita e…”
“Si si, sta di fatto che ti ho battuto” si girò per prendere qualcosa e si trovò davanti un Nico particolarmente sconvolto. Diede una gomitata all’amico e si alzarono entrambi, il secondo in un modo un po’ più impacciato. “Ehm… si, bella accoglienza. Tu sei Nico vero?”
Gli tese la mano e Nico si sentì costretto a stringergliela. Era più alto e il piccolo dovette alzare lo sguardo per osservarlo negli occhi. Ma in realtà tutti erano più alti di lui. “E tu sei Jason, giusto?”
“Esatto, il tuo coinquilino, lui invece è…”
“Quello che prima ha fatto esplodere qualcosa qui fuori? Credevo che fosse un’allucinazione onestamente…”
Lui incrociò le braccia. “Non l’ho fatto di proposito! E comunque mi chiamo Leo. Non dovevi venire con Hazel?”
“Si, ma è successo non so cosa a geologia. Qual è il mio letto?” superò entrambi e mise lo zaino su quello vicino alla finestra. Era il più ordinato, quindi diede per scontato che fosse il suo.
Jason fissò Leo ed il secondo mimò con le labbra un “mi sta antipatico”
L’altro gli rispose dicendo “Trattalo bene, è il fratello di Hazel” sempre con il labiale.
Nico nel frattempo stava cacciando il computer dalla borsa, doveva cercare di capire come incontrare Will il prima possibile e quindi doveva mettersi a lavoro. Era tutto criptato e protetto alla perfezione, nessuno sarebbe stato in grado di usarlo, per questo non si preoccupò di aprirlo davanti agli altri. Anche la scrittura era cifrata…
Quando si rese conto del silenzio capì che gli altri, probabilmente, avrebbe dovuto parlare per evitare di rendere la cosa imbarazzante, ma invece fu Leo a prendere la parola. “Sei sempre così inquietante Nico oppure questa era un’occasione speciale?”
Lui lo disse con tranquillità, ma Jason si schiaffò una mano sulla fronte.
Sarebbe stata una convivenza piuttosto difficile.
 
Hazel stava ripulendo la stanza per Nico.
Precisamente con “ripulendo” intendeva che ogni singola traccia di adolescenza andava distrutta.
Bottiglie di alcolici? Tra i vestiti. Pacchetto di preservativi? Consegnato a Frank.
Insomma… doveva far credere al fratello di essere un piccolo angelo. Piper le aveva dato una mano limitandosi a nascondere la biancheria sparsa in giro per la stanza e poi era uscita: sapeva che la coinquilina voleva passare del tempo da sola con Nico, per quanto era evidente che lei, così come tutti i suoi amici, voleva farle delle domande sul sopracitato fratello e sul perché non ne parlava, ma non quella sera.
Quella sera tutto doveva essere perfetto.
 
Nico entrò in camera e capì che qualcosa sarebbe andato storto.
Sembrava tutto troppo perfetto, e non si riferiva alle bottiglie di alcol che la sorella nascondeva palesemente nei cassetti, semplicemente qualcosa sarebbe andato storto perché pretendere che tutto andasse bene era troppo.
Lui ed Hazel si coricarono sul letto a vedere uno degli horror che a Nico piacevano tanto. Era divertente vedere la sorella saltare senza motivo; da piccoli Nico spegneva le luci all’improvviso per farle un dispetto, ma a lei faceva piacere, così quando tremava poteva dire che era per il buio e non per il film.
Ogni tanto commentavano la stupidità dei protagonisti che si dividevano, mangiavano schifezze e cose del genere… insomma tutto bene.
E poi arrivò la bufera.
Iniziò tutto quando Piper entrò per prendere una maglia più pesante, cosa perfettamente lecita visto che era a maniche corte. Andò tutto bene però: entrò in silenzio, chiese scusa, si presentò a Nico e si avvicinò all’armadio senza infastidirli, ma neppure un minuto dopo entrò anche Jason. E anche Leo.
Jason fece anche parecchio casino, sia lui che il suo telefono, che lanciava musica a palla. “Piper, perché sei venuta qui? Credevo dovessimo usci… oh, ciao ragazzi. Ehi, perché la luce e spenta?” fece scattare l’interruttore ma Leo comunque gli finì addosso. Jason non ci fece caso ed abbassò la musica, per poi rivolgersi ad Hazel e Nico. “Ehi, voi due, perché non siete usciti?” chiese. “Uh, cibo!” si mise seduto sul letto a mangiare dalla ciotola di popcorn mentre Piper ancora non trovava la maglietta che cercava.
“Credo che quei due volessero stare un po’ soli, sapete? Per questo Frank è venuto con noi oggi. A proposito, dove lo avete lasciato?”
Neppure riuscì a finire la frase che il ragazzo entrò “Mi hanno lasciato fuori mentre mi allacciavo le scarpe.”
Nico alzò gli occhi al cielo, ma Hazel stava trattenendo una risata. “Ciao Frank” disse ridacchiando.
Piper si avvicinò all’armadio della compagna. “Forse l’ho messa qui… scusateci davvero, ce ne andiamo subito. Ma in mia difesa gli avevo detto di aspettare fuori!”
Jason rispose a questa frecciatina mandandole un bacio al sapore di popcorn.
Leo invece la stava fissando a bocca aperta, sconvolta da quella sottintesa accusa di star infastidendo Nico e Hazel, e come aprì i cassetti fece un salto. “Ehi! Dovevamo uscire a bere qualcosa quando avete le bevande qui? Come se degli universitari mantenuti avessero soldi da buttare! Hazel, perché nascondi un’intera bottiglia di vodka nel cassetto?” la cacciò da lì mentre l’interpellata Hazel fissava Nico. Poi si alzò per rimetterla al suo posto. “Non è mia, lo giuro”
Nico mise il pc, alquanto malandato, della sorella sul letto per sedersi in modo normale, poi prese una manciata di patatine. “Tranquilla Haz, non sei una bambina”
Leo si mise quasi ad urlare. “Evvai! Allora abbiamo il consenso di mister morte per bere qui! Non serve uscire!”
Hazel gli si fiondò addosso. “Primo, tu non bevi, quindi piantala di fare il finto alcolizzato. Secondo, non chiamarlo così. Non dargli soprannomi. Potresti morire davvero Leo.” Sorrise.
Il ragazzo provò a ricambiare, ma vedendo lo sguardo piuttosto glaciale che gli lanciò Nico capì che effettivamente non era tipo da nomignoli. Così prese il telefono, giusto per abbassare lo sguardo. “A questo punto… beh, facciamo che invio un messaggio anche al nostro mr sono-un-biondo-naturale e lo invito alla festa”
Jason si stese sul letto della sua ragazza. “Io dico che avete rovinato la serata ai fratelloni”
Piper prese un cuscino  dal letto di Hazel e glielo lanciò sulla testa. “Scherzi? Hanno?”
“E ora che ho fatto?”
Leo aveva di nuovo la bottiglia in mano, ma non sembrava molto in grado di aprirla. “Hazel, ma ci hai messo la colla qui?”
Frank si sistemò accanto alla sua ragazza. “Si vede che non progettava che tu frugassi nei suoi cassetti”
“Ehi, non sono mica un pervertito qualsiasi, io ho un permesso speciale, sono il fantastico Leo in fin dei conti, giusto Haz?”
La ragazza si mise a ridere. “Certo, dici che puoi frugare nel mio cassetto mentre sono con mio fratello maggiore e con il mio ragazzo…”
“Ma io, da gentiluomo quale sono, nonostante il permesso di Hazel non mi permetto di fare certe cose… ma come diamine si apre questa…” ovviamente, come tutto ciò che Leo toccava, il tappo scoppiò. Quella bevanda inondò tutto il letto di Hazel e le persone che gli stavano più vicine: Piper e Nico. Anzi, a prima si era bagnata solo un po’ la felpa appena indossata, che levò con uno sbuffo, mentre Nico si ritrovò tutta la maglietta fradicia e, non meno importante, il tappo lo aveva preso in piena spalla.
Leo aveva già la sensazione di essere odiato, figuriamoci ora!
Mentre tutti ridevano lui iniziò a scusarsi in spagnolo.
Jason si mise a sedere e si tolse la felpa, rimanendo solo con una magia a maniche corte viola. “Tieni, prendi questa, dubito che tu voglia arrivare fino in camera tua per cambiarti”
Frank prese la parola. “Anche se questa camera comincia ad essere un po’ strettina effettivamente…”
Hazel alzò gli occhi al cielo. “Non è stretta, è solo fatta per due persone.”
Nico si alzò e si spostò nel bagno, aveva un po’ di ferite di guerra, letteralmente parlando, e quindi non gli andava affatto di cambiarsi davanti la sorella. Oh, e di fronte a tutte quelle altre forme di vita chiamate persone.
Fece un respiro profondo e si rese conto di essere troppo stressato per essere al college solamente da cinque ore, ma lui era abituato ad avere tutto sotto controllo e le persone solitamente, nonostante i suoi tentativi, non erano sotto il suo controllo.
L’ultima volta che non era stato lui a decidere cosa fare e come farlo si era preso un proiettile nella coscia ed ora se possibile era ancora peggio.
C’erano troppe cose da gestire, ed ancora non aveva neppure visto Will!
Okay, stava esagerando.
Si cambiò velocemente ed uscì, trovandosi davanti qualcuno di troppo, che però conosceva fin troppo bene visto che aveva analizzato bene tutte le sue foto e tutta la sua vita.
Ma ad essere onesti era molto più bello dal vivo.
E, ovviamente, più alto.
Anzi, poteva essere definito con il termine “più”. Era più abbronzato di quanto Nico avesse pensato, più biondo, con gli occhi più azzurri (belli anche quelli) ed anche più… sorridente. Sembrava il genere di persona che non smetteva di sorridere per niente al mondo.
Quando vide Nico il suo sorriso si ampliò. “Ehm… c’è qualcuno di troppo nel gruppo o sbaglio?”
Jason lo fissò. “Peccato che avessi solo una felpa nera… sei troppo monocromatico Nico. Comunque, Will, lui è il fratello di Hazel.”
“Ah, giusto, dimenticavo che arrivavi oggi”
Non dire cose stupide si impose Nico. “Tu saresti il biondo naturale nominato prima da Leo?”
Beh, poteva andare peggio.
All’improvviso quel piccolo piromane in miniatura non era così fastidioso: a qualcosa serviva almeno.
“Beh, diciamo che non sono un biondo tinto” rise Will. “Allora ragazzi usciamo o dobbiamo morire tutti asfissiati in questa stanza?”
Frank si alzò. “Andiamo, io ancora non ho cenato”
Nico voleva sorridere, ma anche un abile bugiardo come lui aveva dei limiti.
Afferrò la giacca da aviatore e si avvicinò ad Hazel, tenendola in questo modo a distanza di sicurezza da Frank.

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