Le origini dell'Apprendista Stregone.

di LaVampy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capricci e magia ***
Capitolo 2: *** i nodi vengono al pettine ***
Capitolo 3: *** ascoltare ***
Capitolo 4: *** sensi di colpa ***
Capitolo 5: *** l'unione fa la forza ***
Capitolo 6: *** Fiducia ***
Capitolo 7: *** di sogni ed incantesimi ***
Capitolo 8: *** ognuno ha il suo prezzo ***
Capitolo 9: *** Signora Dark ***
Capitolo 10: *** nel regno delle sirene ***
Capitolo 11: *** il vero Tu ***
Capitolo 12: *** Vepar e Andalusia ***
Capitolo 13: *** exstirpatio carmine purgatico ***
Capitolo 14: *** perdita di memoria e non solo.... ***
Capitolo 15: *** ormai, è troppo tardi ***
Capitolo 16: *** tu eri il mio tutto ***
Capitolo 17: *** la guerra era solo all'inizio.... ***
Capitolo 18: *** l'unica soluzione resta il parlare ***
Capitolo 19: *** sangue angelico ***
Capitolo 20: *** vendetta ***
Capitolo 21: *** non c'è mai pace, per il Warlock ***
Capitolo 22: *** mondo ti presento Irca ***
Capitolo 23: *** quando tutto sembra perso.... ***
Capitolo 24: *** extra: problemi di famiglia ***



Capitolo 1
*** capricci e magia ***


“Dai Papa’, muoviti. Dai, muoviti..eddaiiiii!!!” disse Max tirando lo stregone per la mano.

“Max, tesoro!" disse lo stregone rallentando." Dobbiamo fare una piccola sosta prima all’istituto. La nonna ti ha preparato la torta al cioccolato e una borsa piena piena di pane”.

“Ma viene tardi, io voglio andare subito. non voglio la torta.” rispose imbronciato , il piccolo stregone.

“Stai bene? Non dici mai no alla torta della nonna!” chiese lo stregone che fermatosi all’improvviso,  iniziando a toccare lo stregoncino.

“ Si papà sto bene. Sto benissimo. Smettila di toccarmi, facciamo tardi!. E non voglio passare dalla nonna. Ora voglio andare subito dalle papere, SUBITO!!!!".

“ Comunque vada, prima di andare si passa dalla nonna. Perché io stasera Papà Alec infuriato non lo voglio. Quindi sorridi e andiamo ”.

“ Io non voglio andare dalla nonna. Mi hai promesso…” ma venne interrotto da Magnus.

“ Basta!” disse Magnus esasperato, guardando il figlio."Detesto i capricci, quindi finiscila subito!"

“ Ho detto che prima passiamo in accademia altrimenti si va direttamente a casa! Sono stata abbastanza chiara?”.

Max, dopo aver lanciato un’occhiata di fuoco al padre, riprese a camminare. Magnus notò che le mani erano avvolte da fiammelle gialle, segno che il piccolo era estremamente contrariato.

“ Dovresti contenere la tua furia” disse Magnus, senza ottenere risposta. Ma il luccichio intorno alle mani sparì improvvisamente.

Entrati in accademia, andarono alla ricerca di Maryse. Nei corridoi incontrarono Alec, che notò la postura ostile del piccolo stregone.

E silenziosamente, guardando negli occhi Magnus chiese la motivazione.

“ Capricci” rispose ad alta voce Magnus. “Tua Madre ci ha chiamato per passare qui a prendere la torta.Ma qualcuno si è offeso perché voleva andare subito al laghetto! e allora l'ho sgridato e non mi parla. se continua così andiamo direttamente a casa, e niente lago”.

Ottenendo nel giro di poco, l’ennesimo sguardo di fuoco dallo stregone blu.. Max era sull’orlo delle lacrime e la luce nel corridoio iniziava ad andare ad intermittenza.

Un quadro cadde dal muro, frantumandosi a terra, e le lampadine scoppiarono.  

“ Io .. io.. non volevo f..farlo” disse balbettando Max. “ Ero.. io Ero.. io. Voglio andare.. volevo andare dalle papere” continuò. Copiosi lacrimoni rigavano le gote dello stregone.

Magnus si fermò all’improvviso, si inginocchiò davanti al bambino , cercando inutilmente di calmarlo. Ormai le mani erano totalmente avvolte da fiammelle gialle.

"Max, ascoltami. Devi calmarti" disse Magnus, con il fiato corto.

Alec osservò Magnus e vide che era concentrato, gli occhi da gatto più brillanti del solito. Una goccia di sudore, scendeva dalla fronte fino al collo.

Alec fece per avvicinarsi ma Magnus lo bloccò con lo sguardo. Era estremamente pericoloso toccare uno stregone che aveva perso il controllo dei poteri.

All’improvviso una mano, decisa, scostò Alec. Catarina, sentendo le vibrazioni del ragazzino, era giunta in soccorso a Magnus.

Abbracciando Max, gli sussurrò parole rassicuranti e in poco tempo la situazione fu sotto controllo. La luce ritornò dalle poche lampadine sopravvisute.

“ Magnus, cosa ti passa per la testa” disse tra i denti Catarina. “Dovevi bloccarlo subito”, “ Non aspettare fino ad ora!! Poteva essere pericoloso per tutti! Da quando sei così incosciente?”

“ Io , credevo si calmasse” rispose stizzito lo stregone.

Max nel frattempo esausto era crollato tra le braccia di Alec.

“ Smettetela tutti e due” disse risoluto. “ Questo non è ne il luogo ne il momento per questa discussione”, e si allontanò con Max addormentato.

“Magnus” disse dolce Catarina. “ Devi controllarlo, so che è tuo figlio e che lo ami, ma è giunto il momento di addestarlo, anche se non sarà piacevole, per tutti voi.” E detto questo se ne andò.

Lasciando Magnus senza parole e senza fiato. Sapeva che il cammino di Max sarebbe stato lungo e doloroso e stancante.
 
Magnus si riprese dallo shock del vedere il figlio senza controllo. Aveva cercato di contenere la furia, per evitare un’ esplosione, ma ad un certo punto aveva iniziato a sentire le forze venire meno. Max involontariamente lo stava prosciugando e non aveva la forza di staccare le mani. Meno male era intervenuta Catarina. Ora restava solo da sistemare quel pasticcio, mobili a pezzi, quadri distrutti e lampadine scoppiate.  

Scosse le mani e nel corridoio tornò tutto alla normalità. Ma appena si spostò dal muro, per dirigersi in camera, un violento giramento di testa lo gettò quasi a terra. Fu prontamente sorretto da Jace, che attirato dai rumori si era avvicinato e aveva mandato via tutti gli studenti.

“Ehi, Ehi calma Magnus” gli disse, “ Appoggiati a me.” Magnus, aveva il fiatone. Iniziava a sentire le forze venir  meno, stava svenendo lo sentiva. Aveva quella sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco. “Chiama Alec, e non spaventarti” sussurrò prima di collassare a terra, privo di sensi.

“ Izzy, aiutami” urlò Jace, nella speranza che la sorella lo sentisse. Speranza che risultò vana, dopo un paio di minuti infatti, non vedendo sopraggiungere la sorella. Prese il telefono e chiamò la madre.

Finalmente dopo alcuni minuti frenetici , Magnus venne adagiato sul divano. Sotto gli occhi silenziosi di Alec, che non aveva più proferito parola. A guardarlo bene in faccia, pensò Jace, il suo parabatai sembrava angosciato. “ Tutto bene? ”gli chiese poggiandogli una mano sulla spalla. Alec senza voltarsi fece segno affermativo con la testa. Jace non insistette troppo e uscì lasciandolo ai suoi pensieri.

“Papà” sentì chiamarsi . “ E’ colpa mia?” chiese Max, osservando il padre dormire sul divano. “Io non lo so” rispose mesto Alec. “ Ma qualsiasi cosa sia successa in quel corridoio la supereremo insieme” . E detto ciò abbracciò forte il bambino. “ Io non volevo, è come se non riuscissi più a fermarmi, non voglio che succeda di nuovo” disse terrorizzato. “ Io non voglio fare male a nessuno. Catarina ha detto che se non mi calmavo avrei potuto prosciugare Papà. E uno stregone prosciugato può morire. L’ho letto su un libro di quelli che Papa' tiene nascosto”.

Alec avvertì un brivido freddo sulla schiena, al pensiero di perdere Magnus.

 Ti prego Papà”, preseguì il giovane stregone, “Io  non voglio fare del male a voi due” disse piangendo. “ Tranquillo Max noi ci saremo sempre” rispose Alec tra i suoi capelli.

Sentì il respiro di Max diventare regolare e capì che si era addormentato. Allungò una mano e strinse quella del bambino. Era così piccolo, meritava di vivere la sua infanzia. Non come loro, privati per esseere cresciuti come macchine da guerra. Avrebbe lottato anche contro il Conlcave, se fosse stato necessario. Non voleva che suo figlio avesse paura di se stesso. Sul libro bianco ci sarà scritto qualcosa, doveva trovare una soluzione.

Scostò una ciocca di capelli che era finita sugli occhi di Magnus, quasi distrattamente. La mente andava alla ricerca di una soluzione.  Non voleva rivedere le persone che più amava al mondo prive di energia. Se esisteva una soluzione lui l’avrebbe trovata.
 
L’angolo della Vampy

Max inizia a fare danni, non è in grado di contenere la sua magia. Come andrà a finire??  ho intrapreso questo cammino. spero che i risultati vi piacciano. ovviamente non mancheranno le risate. un bacio LaVampy

 

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Capitolo 2
*** i nodi vengono al pettine ***


Da quando era successo il fatto all’istituto Alec e Magnus non erano più tornati sull’argomento.Non che Alec non ci avesse provato ma con la scusa della debolezza,Magnus, riusciva sempre a sviare il discorso, finchè il cacciatore , arreso in apparenza , aveva smesso di chiedere.

Quello era un  discorso che avrebbe portato inavvertitamente un grosso problema alla tranquilla vita di coppia. 

E quindi il discorso era stato accantonato fino ad ora. Magnus ci aveva impiegato due giorni a riprendere completamente le forze.  Aveva rifiutato l’aiuto silenzioso di Alec, quando gli aveva porso la mano. Un po’ per l’orgoglio e la testardaggine, un po’ per la paura.  Non era pronto ad un litigio, non era pronto a rivelare cosa aveva saputo.

Da quando Max aveva manifestato i suoi poteri lui aveva eseguito ricerche di nascosto da Alec, voleva capire di che tipo di magia si trattasse, prima di puntare il dito contro un innocente.

Ne aveva parlato sono con Catarina, che aveva mantenuto il segreto.

Fino a quel momento, Quando varcando la porta dell’accademia scorse Catarina intenta a parlare con Alec, capì che era stato scoperto.

Catarina era stata chiara. "Finchè nessuno sarà in pericolo non dirò nulla, ma al primo accenno di pericolo se me ne verrà l’occasione parlerò con Alec, perché so che tu non lo farai."  Non si accorsero della sua presenza, e riuscì a carpire parte della conversazione.

“ Cat, Magnus non tocca l’argomento io devo sapere, quanto è pericoloso per tutti noi , mio figlio? Hai detto che addestrarlo può rivelarsi fatale, io devo sapere. ” . “ Alec” disse la stregona “ il problema non è la magia del bambino è che  se non controllarla può essere fatale per un mortale , sia esso uno Shadowhunters come te, ma può esserlo pure per Magnus. Tu sai chi è suo padre, sai che cerca di vendicarsi di suo figlio da quando gli sfuggì da Edom. Il ragazzino potrebbe esssere corrotto facilmente e senza controllo hai visto di cosa è stato in grado di fare. Credi che Magnus permetterebbe a suo padre di interferire? Si farebbe uccidere piuttosto. ”concluse Catarina.

Appena  scorse Magnus , le guance della ragazza si tinsero di rosso. Magnus si sentì gelare sul posto , Catarina aveva appena spiegato la sua più grande paura ad Alec.

Menre lui aveva cercato di nasconderla da subito.

 Non c’era bisogno della magia per vedere in faccia la delusione di Alec.

E cosi come era entrato, piuttosto alterato dalla scena, uscì. Percorse la navata, passò sotto l’Angelo posto all’ingresso e si diresse nel bosco. Senza una meta. Non che si sentisse tradito da Catarina, era più deluso dal fatto che Alec non ne avesse discusso con lui. Se avessero parlato, forse, avrebbe trovato le parole giuste per dirgli “ Sai amore, il bambino potrebbe essere plagiato da mio padre e ucciderci nel sonno”.

Maledizione. 

L'Angolo della VAmpy

eccomi qui, ho ripreso in mano la storia , come sempre non fate caso agli errori. lasciate un commento se vi va, ciao Sara
 

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Capitolo 3
*** ascoltare ***


Vedendo la reazione del suo amico, Catarina capì subito che aveva mal interpretato quello che aveva visto. “Maledizione” esclamò ad alta voce. Quindi bloccò con fare sicuro Alec, che stava per inseguire Magnus.

“ Alec, vado io. E’ colpa mia. Gli avevo promesso, che, bhe, ecco… aspettami qui. Anzi vai nella palestra, ti chiamo io.”. E detto ciò, senza lasciare ad Alec la possibilità di replicare, sparì in una nuvola di magia.

"Mi serve il tuo aiuto" disse Catarina, al telefono.  "Segui la mia magia, Magnus mi ha visto parlare con Alec, ed è scappato".

Trovare Magnus non fu difficile, bastava seguire i glitter nell'aria.

 “Magnus, fermati.” Disse Catarina, ma questi fece finta di non sentire, anzi aumentò impercettibilmente il passo. “Magnus, per favore, ascoltami” continuò, la stregona.

“Vattene Catarina!” Replicò Magnus, per poi fermarsi improvvisamente, una strana luce percorreva i suoi gialli occhi.

“Mi avevi fatto una promessa, mi avevi detto che avresti aspettato a dirgli quello che ho scoperto. Mi hai… mi.. hai … non hai mantenuto la parola Catarina . Io mi fidavo. E tu, tu hai parlato con Alexander”. “ L’avrei fatto io, prima o poi. Lo sai! Te l’avevo detto. Ma te invece , mi hai .. mi hai… per Lilith, da te non me so sarei mai aspettata. Forse da Tessa, ma no nemmeno da lei. Vattene via. Voglio restare solo!! VATTENE. VIA. SUBITO, le urlò contro.

Quandò noto che la stregona non si era mossa, ma anzi lo fissava con sfida negli occhi si alterò ancora di più. "VATTENA VI,;SUBITO!!!!" . " Torna a complottare con il compagno!"

Ma Catarina restò impassibile difronte allo scatto di ira dello stregone. Sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, nonostante fosse arrabbiato. Magnus si voltò e fece per allontanarsi ma una forza invisibile lo stava trattenendo. Ma non era opera di Catarina. Era molto più potente.

“Lasciami andare subito!” strillò lo stregone, guardandosi intorno, senza scorgere però nessuno. Cercò di liberarsi, ma inutilmente. Anzi, più ci provava e più la forza aumentava la sua presa, non era dolorosa, ma si sentiva impotente. Era strano vedere il sommo stregone in difficoltà.

“Ora stupido e arrogante testone, mi ascolterai”, disse Catarina sedendosi elegantemente su un tronco lì vicino. Sbuffando anche Magnus si sedette, incrociando le gambe, continuando a guardare l’amica con astio, disse: “Avanti Parla!”.

Passarono alcuni minuti, uno scambio di sguardi e infine Catarina si decise a parlare. “Intanto voglio precisare una cosa, Alec non ha nessuna colpa. Io l’ho chiamato, non lui. Sono stata io che ho deciso che doveva sapere. Inoltre anche noi abbiamo fatto delle ricerche.”

 “Voi?” chiese lo stregone.

 “Si, hai capito bene.Noi” rispose la Stregona.

“Magnus, ti sei fatto prendere dal panico e hai sottovalutato un bambino stregone, di cui ignoriamo la provenienza, e ti sei fissato con questa cosa assurda di tuo padre.”.

“Non è assurda, tu sai quello che ho letto. Ho fatto ricerche su ricerche, ho passato ore in biblioteca, sperando di sbagliarmi, ma non è così. Lui potrebbe, mio padre… potr..” replicò con tono tagliente lo stregone, ma fu interrotto da una voce alle sue spalle.

“ No, tu hai letto quello che hai letto, e vinto dalla paura, hai dedotto ciò che hai dedotto, ma c’è una soluzione, lo sai?”
 
L’angolo della Vampy
Suspance, rullo di tamburi, chi comparirà a far ragionare Magnus e soprattutto, esiste realmente una soluzione? Boh.
Aumentate sempre di più , recensite la storia, manadte messaggi, la seguite, la preferite, io sono * arrossisce visibilmente* commossa. So di non essere brava a scrivere, anzi .. ma voi .. voi siete la mia forza. Grazie!

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Capitolo 4
*** sensi di colpa ***


Una risata isterica uscì dalle labbra dello stregone. “Ora dimmi, Strega, hai altri conigli nel cappello?”. Chiese quasi con le lacrime agli occhi, il viso che fissava le sue scarpe, incapace di muovere anche solo che un muscolo, e non per colpa della magia che lo tratteneva.

 Era la frustrazione. L’idea di aver messo in pericolo di nuovo le persone che amava. E quello che era peggio di aver deluso Alec. A cui aveva promesso di non avere mai più un segreto. Una promessa fatta attraverso un libricino, su un tetto, alla fine di una battaglia. Quando alla resa dei conti era stato Alec, a perdonarlo.

E ora rischiava tutto di andare a monte, non ci riusciva, non voleva, perché nulla nella sua lunga vita era semplice. Poteva scappare con Max, lui era in grado di far perdere le sue tracce, ma Alec lo avrebbe seguito? Non aveva cuore di chiederglielo, di sacrificare tutto per lui. Non poteva permetterlo. Nemmeno ascoltava più quello che Catarina stava dicendo.

 Avevano parlato di una soluzione. Lui aveva passato giorni in libreria, con la scusa dei clienti, e nottate di nascosto dal suo compagno. Quando si alzava vinto dagli incubi nei quali Max, avvolto da fiamme nere, feriva a morte Alec.  E a nulla erano valsi i vari tentativi di cercare una soluzione, consultando tomi anche più vecchi di lui. Tutti dicevano la stessa cosa:”Uno stregone “vergine” di potere magico poteva essere soggiogato da un demone.”

E quando leggeva quella frase il panico lo assaliva. Una sensazione alla bocca dello stomaco che lo faceva correre in bagno, madido di sudore. Quel pensiero che gli si aggrovigliava allo stomaco, come le spire di un serpente sulla presa. E lui i demoni li conosceva. Li invocava quasi quotidianamente per lavoro, e spesso alcuni gli portavano i saluti del padre. Dicendogli che lo stava attendendo all’inferno. Che tutti loro lo attendevano all’inferno, che la sua natura era quella e non si vinceva sul sangue. Se demone sei nato, demone resterai. Anche solo una goccia, poteva contaminare tutto quello che di buono c’era in lui. E lui come padre aveva un Demone Superiore, uno che gli aveva già rovinato l’esistenza. E non voleva mettere in pericolo Max, come non voleva mettere in pericolo Alec. Sembrava che la testa gli esplodesse. Era li immobile, seduto per terra, che scrutava la sua più cara amica senza vederla. Un bimbo con la pelle blu e un paio di occhi dello stesso colore, erano l’unica cosa a cui riusciva a pensare.  

Si alzò, sentendo la presa della magia venir meno. Ma non era ancora totalmente libero, sapeva che se si fosse mosso anche solo di un millimetro la presa invisibile avrebbe ripreso a stringere immobilizzandolo. Conosceva quella magia da anni, secoli per l’esattezza. Un brivido lungo la schiena, un sopraffarsi di ricordi. “Non mi ricordavo che fossi così arrogante Bane”. “E calcolando che siamo qui per aiutarti, potresti evitare di fare la bisbetica.” E la forza misteriosa che lo legava sparì, con la fine del discorso. Di nuovo il plurale, a quanto pare è una riunione secolare.

Crollò a terra, sulle ginocchia. Con i palmi sul terreno che stringevano le foglie. Le unghie che scavavano nella terra. Provava dolore, ma era l’unica cosa che in quel momento sentiva giusto. Una rabbia lo avvolse e si ritrovò a tirare pugni nel terreno, con le nocche sporche di sangue e terra. In piena crisi di nervi. Senza versare una sola lacrima, solo un dolore sordo.

Due braccia forti, lo avvolsero da dietro . Una lenta carezza sui capelli. E Magnus si abbandonò senza vergogna tra quelle braccia. Che avevano sopportato tanto dolore, e abbandoni ma che per lui c’erano sempre. “ Magnus c’è una soluzione” ripetè Tessa. “ John Shade”.

Catarina si era avvicinata e aveva preso tra le sue le mani dello stregone. Accarezzandole e curandole. E Magnus capì che non era solo, che quella volta, avrebbe potuto contare sui suoi amici. Perché non era più un solitario. “ Vi ascolto” disse infine Magnus.
 

L’angolo della Vampy
Ok l’idea era quella di far comparire un altro, in origine. Ma stonava troppo. E allora visto che sono una figherrima ( ahahah sono ironica ) scrittrice bravissima, che non uccide congiuntivi e scrive da far invidia a King, a fine storia, metterò anche il finale con un altro personaggio, che compare dietro a Magnus. E poi vedremo dai commenti quale preferite . scherzi a parte, recensite, criticate, ringraziate fate ciò che vi pare. Io vi aku cinta kamu a priori.

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Capitolo 5
*** l'unione fa la forza ***


Tessa lasciò la presa sul centenario e gli si fece davanti. “Senti tu sai dell’esistenza del ciondolo, ma non c’era solo quello. Lui aveva un libreria, la trovammo con Will, credevo l’avesse distrutta, ma secondo alcune ricerche, parti di alcuni libri si sono salvate e sono custodite da demoni, che se le fanno pagare a peso d’oro, per poterle utilizzare”. “E tra di esse c’è un incantesimo in grado di mascherare il giovane stregone, in modo che ogni volta che il bambino utilizza la magia, compaia in più parti del mondo.
 
In questo modo dovremmo confondere abbastanza tuo padre…..” spiegava Tessa, ma venne interrotta da Magnus. “Potresti evitare di chiamarlo mio padre”?”
 
“Magnus non è negando ciò che lui è che farà cambiare questa situazione, tuo padre ti sta aspettando, e tu lo sai Elyaas te lo disse. Il giorno del compleanno di Alec” disse Catarina.
 
Elyaas, Will… Alec. Magnus rabbrividì.
 
Sentendo sussultare l’amico Tessa strinse più forte, e per un attimo la sua voce si perse nei ricordi.
 
“Non vuoi ricordare lo so, fa male. L’ho amato tantissimo. Vive nel mio cuore e so che non avrebbe voluto che tu fossi solo in questa situazione. Per questo Catarina mi ha chiamato”.
 
“E per l’esattezza se tanto tempo fa mi avessero detto che un giorno saresti stato padre, avrei preso per matto quella persona” continuò cercando di alleggerire la tensione.  
 
 “Dobbiamo semplicemente ingannare tuo padre il tempo necessario affinché Max canalizzi la sua magia e la controlli, e io e Catarina possiamo aiutarti. Ma ci saranno dei rischi. Non sarà semplice” disse Tessa.  
 
“Ingannare un principe dell’inferno? Strega credo tu stia esagerando. Non è un demone di secondo tipo, è un principe dell’inferno. Il più grande figlio di puttana sulla faccia dell’inferno. Secondo solo a Lucyfer in persona” disse Magnus, con la voce spenta.

“Ha gia cercato di prendermi, e uno di noi ha perso la memoria e gli altri hanno perso un amico. Come posso pretendere che accada di nuovo. Chi si deve sacrificare questa volta per salvarmi la vita? Max? E’ solo un bambino, ne ha già passate troppe. Non voglio questo per lui. Lo capite? Se lo avessi saputo prima, se allora avessi saputo quello che so ora, non avrei mai permesso che mi si avvicinasse. Non avrei mai permesso ad Alec di innamorasi, e soprattutto avrei fatto tutto ciò in mio potere per non innamorarmi di lui e amarlo come lo amo. Sarei morto piuttosto che sapere di arrivare a questo punto.”
 
“Quindi la tua soluzione quale sarebbe?” “Scendere da tuo padre e dirgli Ciao Padre sono tornato, prendi me e lascia stare tutti? Troverà il modo di ingannarti. In sua presenza sei impotente e privo di magia. O ti devo ricordare in che condizioni eri a Edom?” disse Tessa.
 
“No Tessa, mi ricordo benissimo. Ho ancora i segni sul mio corpo” disse indicandosi il polso. “Semplicemente è un piano suicida il vostro, e non intendo farvi partecipare, tanto meno lo permetterò ad Alexander. o userò mio figlio”. “ Non c’è soluzione, fatevene una ragione. E lasciatemi trovare un modo per uscirne”.
 
“Qui ti sbagli Mags” disse Catarina. “Tessa può tranquillamente prendere le sembianze di Max, ed ingannare tuo padre. Il tempo per evocare il demone che ci può dare delle risposte.” 
 
“Scusa?” disse Magnus, osservando l’amica come se la vedesse per la prima volta. 
 
“Magnus, dobbiamo solo evocare un demone e farci dire quello che sa e capire come arrivare a quelle pagine.”
 
“Ma anche se fosse, non siamo sicuri che sopra ci sia l’incantesimo che si serve” disse Magnus. “Inoltre, non so voi, ma io non ho una grande stima da parte dei demoni, anzi.”
 
“Sei pur sempre il Sommo Stregone di Brookling, sono certo che se ci pensi puoi farti venire in mente qualche demone che ti deve un favore” disse Catarina. “Pensaci”.
 
“Io ci posso pensare, ma non è una decisione che mi sento di prendere da solo, sono certo che Alexander debba sapere e decidere con me”. “Se decidiamo di evocare un demone, dovremmo farlo in un luogo sicuro, protetto da barriere, per evitare che scappi”.
 
“Dovremmo farlo a casa mia e sono certa che un paio di braccia in più sarebbero utili. Al fine di garantire la sicurezza”.
 
“Un paio di braccia angeliche” disse Catarina.
 
E dopo tempo memorabile finalmente si alzarono di terra, Magnus rinato dalle notizie dategli dalle sue amiche, decise che quello era il piano migliore che si fosse presentato. Ma comunque lui aveva un piano di riserva, lo aveva imparato da Alec.
 
Mai buttarsi in un’avventura senza qualche asso nella manica e un piano dettagliato. Non era più da solo, ora doveva pensare a se stesso e ad altri. Non voleva dirlo, sapeva che se lo avesse rivelatole amiche glielo avrebbero impedito. Ma teneva troppo alla sua famiglia, e avrebbe fatto tutto per proteggerla.
 
“Devo parlare con Alec, questa decisione va presa da tutti perché avremo bisogno dei Nephilim” disse Magnus, togliendosi dell’erba dai pantaloni.
 
“Noi ci stiamo” disse una voce famigliare alle sue spalle. “State parlando di mio nipote, di un Lightwood” disse Maryse con voce autoritaria che solo lei sapeva tirare fuori in quelle situazioni.
 
“Diteci cosa dobbiamo fare” disse Isabelle facendosi avanti e portando con se Simon.
 
Magnus si voltò per incontrare tutta la famiglia Lightwood/Herondale che lo guardava. O meglio non tutti lo guardavano. Alec stava fissando il terreno, perso nei suoi pensieri.
 
“Devo parlare con Alexander” disse lo stregone. “Grazie a tutti, veramente, ma prima devo parlare con lui. Da solo”.
 
“Catarina ti prego, potresti…”. E non terminò la frase perché l’amica con l’aiuto di Tessa avevano già aperto un portale. Attraverso esso di vedeva l’entrata dell’accademia.
 
“Maryse per favore andate, vi raggiungiamo subito” implorò lo stregone, vedendo che la famiglia non si muoveva, guardando la donna negli occhi.
 
“Andiamo forza” disse allora muovendosi e attraversando il portale, seguita dalla famiglia.
 
Sapeva di non essere giudicato da nessuno, tutti avevano visto suo padre in Azione, ma un po’ si sentì in colpa, per essersi dimenticato di far parte di una famiglia. Per essersi dimentica di avere due amiche grandiose, pronte a tutto per lui. Si vergognò per un attimo di aver pensato di trovare da solo una soluzione, e di aver provocato dolore.
Prese un grosso respiro e si voltò per incontrare il cacciatore.
 
“Alexander….” Ma la voce si spense sulle sue labbra.
 
 
L’angolo della Vampy
 
Questo capitolo è stato più lungo del previsto, nella realizzazione. Non ho spunti dai libri, sto inventando di sana pianta una storia, cercando di mantenerla in linea con la Saga. Quindi è più difficile di quello che pensassi. Una cosa è continuare o anticipare, una scena scritta magnificamente dalla Clare un'altra è crearla da zero, e non farla sembrare una pagliacciata.
Spero vi piaccia, spero che sia abbastanza coerente con i racconti, e come sempre vi lascio con un minimo di suspance. Non è da me farlo, ma tengo a questa storia perché è quasi tutta farina del mio sacco. Come sempre vi ringrazio per essere arrivati fin qui, e spero in un vostro commento/critica/saluto quello che vi pare. Un bacio LaVampy
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Fiducia ***


“Perché Magnus?” chiese semplicemente Alec. La rabbia nella sua voce. Le braccia lungo il corpo, le mani chiuse a pugno, le nocche bianche.
 
“Perché ogni volta che c’è un problema, io, il tuo compagno, devo sempre scoprirlo da vie traverse?”.
 
“Spiegamelo, perché inizio a non capire più cosa siamo,cosa ci sta succedendo?.”

Disse Alec. Lo sguardo duro come di ghiaccio, fisso in quello da gatto. 

 
Magnus fece un passo verso il compagno e questi indietreggio’. E ciò bastò per bloccare sul posto lo stregone.
 
“Alexander....” iniziò Magnus.
 
“Alec!! Alec!!! Puoi mettertelo in quella zucca?. Odio che mi si chiami Alexander” disse il cacciatore, lasciando basito lo stregone.  

Di certo non era quella la causa dello scatto di ira del piccolo. Erano anni ormai che Magnus lo chiamava con il nome intero. Ma forse oggi era stata tutta la tensione che aveva parlato.

 
“Scusa Alex..c” disse lo stregone.
 
“Io così ci ho provato” iniziò a parlare Alec, facendo gelare il sangue al compagno.  
 
“Io e te stiamo insieme da anni ormai, eppure, continuo a vedere che non ti fidi”. “Come possiamo essere una coppia, se non mi parli?”
 
“Dobbiamo ritrovarci nuovamente su un tetto e mi darai un altro libricino ? Perché ti viene così difficile parlare con me?” 
 
“Perché non ti fidi? “
 
“Ti sei stancato di me? Di noi? di Max? E' troppo per te essere una famiglia?” .
 
“Io non so più che cosa fare” continuò. 
 
“Ti sono venuto incontro. Ho cercato di darti la possibilità di parlarmi. Ho atteso e sperato che dicessi qualcosa in questi giorni ma nulla. Quel poco che sono riuscito a scoprire è stato grazie a Catarina. Perché mi ha chiamato e mi ha detto che dovevamo parlare. Perché con lei parli? È perché lei è immortale come te e io invece morirò?  Non avevamo superato questa “cosa”?” .

Alec era un fiume in piena che stava straripando . Troppe le cose non dette tra di loro , creando un muro, di cemento armato. E Magnus non sapeva come superarlo.  Ci era riuscito una volta anni addietro, ma aveva perso tutto.

 
“Dimmi Magnus. Rispondimi ad almeno una di queste domande” chiese Alec, cercando il suo sguardo.
 
“Alec. Io ti amo lo sai. Ti amo più della mia vita.  E non posso permetterti di metterti in mezzo tra Max e Mio Padre” .
 
“Non puoi prendere decisioni al mio posto.  Convinto che perché l’hai deciso tu, sia una soluzione. Non funziona così una coppia. Io, basta, così non vado avanti. io.. io...me ne vado!” disse Alec.

Senza la forza di guardare lo stregone perché l’amore che provava avrebbe fatto si che lui lo perdonasse.  Se gli dava la possibilità di entrargli dentro la testa, non sarebbe riuscito nel suo intento .

Ma finché le cose non dette erano banali, come l’uso della magia, qualche incantesimo di localizzazione o di spia,  cose bandite in casa Lightwood – Bane ma che lo stregone faceva lo stesso, vinto dalla gelosia,  era una cosa. Non dirgli che Max, il suo Max, poteva divenire un’arma nelle mani di un principe dell’Inferno, beh quella era una cosa che non andava omessa . E che meritava di sentire dalla bocca di colui che si faceva chiamare compagno.  Ed invece l’aveva saputo da Catarina.  

Strinse di nuovo i pugni per evitare alla frustrazione di farsi spazio tra le sua labbra.

Fissava lo stregone, dandogli il tempo di assimilare la decisione , che aveva preso, sentendo i tre stregoni parlare tra loro.

 
“Cosa vorresti dire?”disse Magnus allarmato. Alec non poteva aver detto… non capiva lo stregone . O meglio.. 
 Aveva capito ma non voleva accettarlo.
 
“Sto dicendo che se te non hai fiducia in me. Non ancora dopo tutti questi anni. Forse io e te non siamo una vera coppia.  Le vere coppie vanno avanti, si confidano, trovano soluzioni”. “ Noi? “
 
“Questa è una grandissima bugia” disse Magnus avvicinandosi al cacciatore così velocemente che per un attimo Alec pensò che l’avesse fatto con la magia.
 
“Alec ti prego. Non  dirlo. Io amo te più di tutto. Io amo te” . “Io ti amo. Non scriverò tutti i giorni lettere sull’amore, forse una volta lo facevo. Ma non credo che non dicendoti tutti i giorni ti amo, tu potessi nutrire dubbi”. Lo stregone prese a strattonare la divisa del cacciatore.
 
Alec, si scosto’. “Vedi lo stai rifacendo, distorci le parole dette e te ne appropri  e poi crei un discorso”. “Io non ho parlato di amore. Ma di fiducia So che mi ami, non lo metto in dubbio. Non dopo il tunnel. Ma l’amore senza fiducia è un amore a metà “ disse il piccolo.

“E io non voglio un amore a metà. Voglio quello pieno che avevamo subito dopo Edom”.

 
“Ma io mi fido di te” disse lo stregone, ferito dalle parole del compagno. Da quanto aveva questi dubbi? 
 
“Ti fidi così tanto da non avermi detto di tuo padre e di Max??”. 
 
“Ti fidi così tanto da aver parlato con Catarina di mio figlio e non con me?” disse Alec urlando. Era certo che dall’accademia tutti stessero ascoltando perché ormai urlavano talmente forte che anche il bosco era muto.
 
“Nostro figlio...” disse Magnus.
 
“Evita Stregone”. “Sai benissimo a cosa mi riferisco”, disse il Moro. 
 
“Cacciatore, credo tu sia fuori di te” disse Magnus.
 
“Forse è meglio interrompere la nostra discussione prima che entrambi diciamo cose di cui pentirci”. Con tutto quello che stava accadendo, una scenata del genere da parte di Alec, era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
 
“E di nuovo decidi per me” disse Alec. E forse uno schiaffo avrebbe fatto meno male allo stregone.  Che non sentire la voce del compagno che si arrendeva.
 
“Mi dispiace Magnus. Così non va. io non voglio andare avanti così, mi dispaice, veramente. ti amo. Ma ho bisogno di tempo.” disse Alec, voltandosi per tornare in accademia. 
 
“E questo cosa vorrebbe dire?” chiese lo stregone preoccupato dal tono del compagno.
 
“Significa che adesso cerchiamo o meglio attuiamo il piano delle ragazze. Invochiamo il demone e cerchiamo il libro . Salviamo Te e Max. Senza che tu debba suicidarti”.”Non sono scemo Magnus, conosco il tuo piano B”. “Ti ho insegnato io “ “E poi me ne torno a casa dai miei. Max può rimanere con te, io ho bisogno di tempo. Farà bene anche a te.” disse voltando definitivamente la schiena al compagno, con il cuore a pezzi.  

Un portale era comparso dopo che il ragazzo aveva preso il telefono  e lo attraversò senza voltarsi.  Sentendo l’urlo di dolore che proveniva dal compagno.  

Se si fosse voltato, avrebbe permesso allo stregone di giustificarsi e l’avrebbe perdonato. Perché lo amava. Ma ora in quel momento voleva solo svegliarsi e pensare di essere in un incubo.  Si lasciò andare alla sensazione di vuoto che provocava il portale. Entrato in accademia, dove i suoi lo stavano aspettando, si diresse in silenzio verso la sua camera.

“Alec” disse Jace. Ma sentì la mano di Maryse sul suo braccio. “Lascialo solo. Ha bisogno di tempo” gli disse.


 
E fu così che Alec si ritrovò in camera sua. Quella che usava da piccolo in accademia.  Sul letto al buio. Con il cuore a pezzi. Ma non c’era spazio per la commiserazione, avrebbe fatto tutto in suo potere per Max e … per Magnus.
 

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Capitolo 7
*** di sogni ed incantesimi ***


Era notte inoltrata in accademia e regnava il silenzio e la pace. Ma non per tutti. Alec continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Troppe domande nella sua testa, troppe risposte sbagliate. In pochi giorni, si era ritrovato come il ragazzino spaurito dell’inizio.

Si alzò e si diresse in cucina, forse una tazza di latte caldo l’avrebbe calmato. Con Max funzionava sempre. Quando durante la notte si svegliava dagli incubi, Magnus preparava una tazza calda e fumante e Max tornava a dormire beato.

Quel ricordo lo colpì come un calcio inatteso allo stomaco. Aveva deciso di rimanere a dormire in accademia già da subito. Non che volesse fare un dispetto al compagno, ma aveva realmente bisogno di stare da solo, di analizzare bene tutta quella maledetta situazione. Ed era inutile farlo a casa se tanto Magnus non parlava, forse da solo, come ai vecchi tempi, sarebbe riuscito a trovare la giusta soluzione. Gli spiace solo che il bambino potesse risentire di quella situazione, lui voleva che fosse il più spensierato possibile. Che si rendesse conto della magia di cui era in possesso, al fine di non nuocere a nessuno, ma allo stesso tempo voleva che facesse il bambino. Voleva per lui quello che lui non aveva mai avuto. Da piccolo erano esiliati, quindi non vi erano bambini oltre ai suoi fratelli con cui giocare, e quindi si ritrovavano sempre in palestra ad allenarsi. L’unica cosa che erano in grado di fare. A cinque anni lui sapeva già maneggiare contemporaneamente spada e coltello. Fino a quando suo padre non gli aveva regalato un arco e prendendolo in mano lo aveva sentito parte di se e non se ne era mai più separato.

Finì di bere il bicchiere di latte e lavò la tazza, deciso a cancellare il suo passaggio notturno.

“Alec” non credevo fossi qui, disse sua madre. “Come ma non sei tornato a casa?”
“Ciao Mamma, ecco io.. io ho bisogno di pensare, e a casa non posso farlo. Qui invece mi sono venute le idee migliori. Forse stando qui riesco a trovare una soluzione a questo casino”.

“Quindi è per questo? Non per la lite che hai avuto con Magnus oggi?” chiese la madre.

“Mi hai sentito?” chiese Alec, guardandosi per terra.

“Alec” disse Maryse avvicinandosi, “Credo ti abbiano sentito oltre oceano”. “Ricorda però che le liti vere, nascono solo tra persone che si amano. Avessi litigato anche io così con tuo padre…”.

“Io non lo so. Con me non parla, non capisco, andava tutto bene. E poi all’improvviso si chiude. A me non è mai interessato chi fosse suo padre, a me interessa di lui. Quando abbiamo adottato Max gli ho chiesto di sposarmi, ma lui vuole farlo solo con un matrimonio dei nostri, non con una cerimonia mondana. Io credevo andasse tutto bene, mamma. E non so più cosa fare”.
“Tesoro”, disse Maryse abbracciando il figlio. “Io non ti posso dire cosa fare o non fare, sai tu cosa provi, ma ti posso dire che io conosco Magnus da molto più tempo di te, e ha fatto dei grandissimi cambiamenti. E si vede che ti ama, e che ama Max. non prendere decisioni affrettate. Qui puoi stare quanto vuoi, è casa tua e lo sarà sempre, ma devi capire che cosa vuoi te”, e sciogliendo l’abbraccio gli augurò la buonanotte ed uscì dal cucina. Lasciando un Alec stupito. Raramente sua madre si esponeva con i sentimenti e di certo non avrebbe mai pensato che difendesse Magnus.
Quella notte ormai, non sarebbe più riuscito a prendere sonno, quindi si diresse nell’unico posto famigliare, la palestra. Scaricare la frustrazione sarebbe stata la soluzione migliore.

Qualche chilometro più in Là, in un silenzioso loft, Magnus osservava la città. Alec l’aveva chiamato subito dopo cena, comunicandogli che restava a dormire in accademia e chiese di parlare con Max per augurargli la buonanotte. Con lui aveva detto due parole a monosillabi e assensi sotto forma di grugniti. Quando aveva cercato di affrontare l’argomento della separazione Alec aveva tagliato corto dicendo che doveva andare, e che ne avrebbero parlato più tardi. Ma la realtà era che alle due di mattina quella chiamata non era ancora arrivata e l’ansia nello stregone aumentava. Finì di bere il latte caldo che aveva nella tazza, sperando potesse allievare un po’ la tensione e si diresse in biblioteca. Di dormire non se ne parlava, tanto valeva riuscire almeno ad utilizzare al meglio il tempo, e poi cercare lo avrebbe distratto.

Controllò il bambino che dormiva ignaro di tutto , chiuse la porta e aprì la porta della biblioteca. Biblioteca che era ormai il suo studio, aveva infatti creato la biblioteca davanti ad una porta che portava ad un’altra stanza dove dentro vi erano pozioni e libri antichissimi. Alcuni indecifrabili pure per lui, scritti nella lingua di suo padre. Libri che erano stati maneggiati da stregoni anche più potenti di lui. Ed era su quelli che stava cercando una soluzione. Catarina e Tess avevano parlato di libri tenuti dai demoni. E che avrebbero dovuto evocarne uno per avere le pagine. Doveva solo mettersi in contatto con uno di loro, e vedere che cosa scopriva.

Invocò la sua memoria, aveva evocato tantissimi demoni negli anni, demoni anfesibena , demoni cecaelia, ma in quel momento non gliene veniva in mente nessuno che potesse dargli una mano. Pensa Magnus, pensa, si disse e dal suo corpo si espanse una fitta nebbiolina azzurra. In sottofondo la sua voce con la lenta litania dell’incantesimo, in quella lingua che lui si rifiutava di pensare. All’improvviso una boccetta cadde dal ripiano, una piuma usciva dal beccuccio. La annusò, polvere e sangue di fata.  Non riusciva a capire, come quella boccetta vuota potesse essere di aiuto nell’evocazione di un demone. Una goccia di sudore scese sul suo collo, e sentì distintamente il suo percorso, aveva usato la lingua di suo padre, e ogni volta che accedeva gli portava via più energia del previsto. Chiuse la biblioteca e si diresse in sala per sdraiarsi sul divano, se ci fosse stato Alec, ora sarebbe stato con lui e gli avrebbe teso la sua forte mano, da cui avrebbe preso l’energia. Ma non c’era, Alec non c’era. Se n’era andato.

Si addormentò con quel pensiero e quella boccetta stretta in mano, non capiva a cosa serviva. Poi in sogno venne avvolto da una nuvola nera, una testa umana con gli occhi verdi lo osservava, un tentacolo si avvicinò a lui e gli prese la boccetta in mano. Sentì una voce dentro la sua testa. E capì cosa doveva fare. O meglio chi doveva invocare.

Si svegliò prese il cellulare, indeciso su chi chiamare. Ma stavolta non ebbe dubbi.

“Magnus, è successo qualcosa a M..?” chiese Alec, rispondendo al primo squillo, quasi avesse avuto il telefono in mano, ma l’altro non gli diede il tempo di finire la frase

“So chi dobbiamo evocare” ed iniziò a raccontare cosa era successo, e come aveva capito cosa doveva fare.

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Capitolo 8
*** ognuno ha il suo prezzo ***


Erano tutti riuniti nel loft dello stregone, in attesa. Maryse e Isabelle avevano portato Max in accademia per tenerlo al sicuro. Evocare un demone in sua presenza, non era la mossa più intelligente.

Magnus camminava in lungo e largo, cercava senza successo lo sguardo di Alec, ma sembrava più interessato al tappeto. Per un attimo pensò di farlo sparire, e avere finalmente la sua attenzione. Una rabbia gli avvolse le membra. Se era intenzionato ad ignorarlo, non c’era problema. Voleva la guerra l’avrebbe avuta. Lui era immortale non aveva problemi ad attendere.

“Quindi, fatemi capire, evochiamo un demone e gli chiediamo di darci le pagine. E in cambio cosa gli diamo?” chiese Jace.

“In cambio gli daremo quello che chiede” rispose Tessa.

“I demoni si nutrono di ricordi, ma al contrario dei demoni superiori non posso chiedere la vita, deve essere la persona di sua spontanea volontà ad offrirla”.

Magnus sentì gli occhi puntati su di lui e sbuffò. Alzando le mani.

“Non intendi suicidarti vero?” chiese Jace guardando negli occhi lo stregone, che imbarazzato distolse lo sguardo.

“Guardami Magnus” disse Jace avvicinandosi. “Guardami negli occhi  e dimmi che non lo farai. Giuralo sulla cosa che hai più cara al mondo che non lo farai.” .
“Io farò tutto quello che è in mio potere, ma non posso giurarti nulla” disse mesto.

“Questo è assurdo” sbotto Alec. “Smettila, smettila di pensare di essere l’unico in questo casino e di essere il salvatore del mondo. Me lo hai ripetuto per anni, ma è bello predicare e poi razzolare come ti pare e piace, vero?”

“Sei ingiusto” disse lo stregone.

“A quanto pare è un difetto della famiglia Lightwood - Bane” disse acido il cacciatore, lasciando senza fiato lo stregone.

“Finitela immediatamente” disse Clary “Se avete di questi problemi forse dovreste prima risolvere le questioni in sospeso tra di voi. Stiamo per evocare un demone, non stiamo facendo una passeggiata”.

“Non c’è nessuna questione in sospeso” disse Alec, tornando a sedersi, con rabbia. Rifiutandosi di guardare il compagno.

“Idem” disse lo stregone, appoggiandosi al muro più lontano, vicino a Caterina che osservava scettica la scenata.

“Magnus, forse dovresti..” disse Catarina, ma fu interrotta dallo sguardo omicida dell’amico, e non le restò altro che alzare le mani al cielo, sbuffando.

“Facciamolo” disse Jace, battendo le mani e riportando il gruppo al problema iniziale. Conosceva il suo parabatai in quegl’anni era cresciuto tantissimo e se decideva una cosa, era difficile fargli cambiare idea. Peggio se poi di mezzo c’era Magnus o Max.

Tessa e Catarina  iniziarono  a tracciare i vari incantesimi sui muri, il pentagramma disegnato da Clary visibile al centro della stanza.

Poi Magnus iniziò il suo incantesimo: “In qualità di distruttore di Marbas, io ti invoco. Ti invoco in qualità di figlio del demone che può ridurre in deserto i vostri mari. Ti invovo in nome del mio stesso potere, e del potere del mio sangue, perché tu sai chi è mio padre,Elyaas. Non oserai disubbidire a me. Il Sommo.”

Lo stregone avvolto dalle fiamme blu , con le braccia aperte, e gli occhi totalmente neri. L’incantesimo comprensibile solo alle orecchie di Catarina e Tessa, che stavano in un angolo in allerta, pronte a scattare. Poi una nube apparve all’interno del pentagramma.

Una nuvola di forma umana, ma con gli occhi verdi, e lunghi tentacoli apparve.

“Una riunione di Nephilim! Magnus, potevi dirmi che c’era una festa e mi sarei preparato a dovere, ora ho tutti i tentacoli in ordine” disse il demone.

“Elyaas, non c’è tempo per le battute, ho bisogno del tuo aiuto! E me lo darai!”

“Cosa ti fa pensare che io voglia aiutarti? Dopo l’ultima volta?”. “Mi hai evocato e non hai nemmeno accettato il mio consiglio”.

“Ah proposito” disse osservando in giro. “Oh ci sono anche due stregone, Ciao” disse agitando un tentacolo e spargendo melma per tutta casa.

“Hai intenzione di far salotto, o ascolti cosa ti devo dire?” chiese lo stregone.

“Prima voglio sapere chi è l’angelo con cui dividi il letto, sai, siete abbastanza famosi nel nostro mondo per passare inosservati”.

“Non credo sia il caso” disse Magnus.

“Stregone, sento un cambiamento nella tua voce, non vi sarete già lasciati vero? Vorrei evitare di aver perso la scommessa! Ci tengo alle mie anime!”

“Sono io Alexander” disse Alec, avvicinandosi.

“Ah, non c’è che dire, sei proprio bello, ed uguale all’altro. Come si chiamava Magnus?”

“Si chiamava Will, essere immondo, e te non sei degno di nominarlo” disse Tessa.

“Ora mi ricordo di te, la finta maledizione, certo, come ho fatto a non ricordami subito”.

Catarina blocco Tessa pronta a partire contro il demone.

“Tessa, lo fa apposta! Non ascoltarlo” disse Magnus, sorridendo all’amica.

“Non ho tutto il giorno demone, mi devi un favore, e tu lo sai. Vogliamo sapere delle pagine perdute di Shade”.

“Oh mai io so benissimo che cosa cerchi, stregone. Ma prima voglio sapere , la moretta che era a casa tua quel giorno non c’è?. Era così carina. Ma anche la signorina tutta Rossa ha un certo fascino, se solo si vestisse un po’ piu scosciata”.

All’improvviso il demone cacciò un urlo, laddove Jace lo aveva trapassato con la lama. “Non ti azzardare a parlare di mia sorella o di lei”.

“Che caratteraccio che avete voi Naphilim”. “Mi state annoiando, sai Magnus, ti sei scelto proprio degli amici strani.”

“Come riesci a resistere al tuo sangue che pulsa, mentre mi invocavi, alla lingua di Tuo Padre che ti accompagna da tempo immemore, che hai usato per togliere la vita. Cerchi di vivere da Angelo, ma resti sempre un demone. E io lo sento, nascere in te il potere, la potenza, la lussuria per la gloria eterna. Perché continui a combattere quello per cui sei nato?” chiese il demone.

“Perché lui non è come te, ha sangue demoniaco, ma ha l’amore, una cosa che tu non saprai mai cosa sia” disse Alec, avvicinandosi a Magnus , stringendogli la mano.

“Ma che dolce che sei! E come mai sento questo tentennamento dentro al tuo cuore? Come mai sento la delusione. Parli di questo amore così vivo e così potente ma sei il primo a non crederci. Forse è perché non ti ha regalato la candela. L’avevo detto io, una candela sarebbe stato il regalo perfetto”.

“Menti demone” disse Alec. “Non ho alcun dubbio dentro al mio cuore”.

“Sto dicendo che se te non hai fiducia in me. Non ancora dopo tutti questi anni. Forse io e te non siamo una vera coppia.  Le vere coppie vanno avanti, si confidano, trovano soluzioni”.

“Quale stregoneria è questa” chiese Jace, sentendo la voce del fratello che rimbombava nella stanza.

“Ora, ricominciamo” disse il demone. “Chi sta mentendo tra me e te, cacciatore?”

Colto alla sprovvista, Alec lasciò la mano del compagno.

“Elyaas, forse non hai notato una cosa” disse serafico lo stregone, scoccando le dita.

Dal pentagramma si innalzò una luce proveniente da un disegno nascosto in esso.

“Forse dimentichi, Demone, che noi abbiamo la creatrice di Rune e come sai le Rune possono essere utilizzate dagli stregoni che hanno con contatto diretto con il cacciatore. E dicendo quello si scoprì il braccio, dove la Runa splendeva di un rosso acceso. La Stessa Runa che era sulla mano di Clary.

“Figliadi Valentine”, “Ecco perché il tuo viso mi era famigliare. Devo ricordarmi i vostri visi” disse il demone, accucciandosi.

“Ti ascolto Stregone, ma fai cessare questa luce, mi sta seccando i tentacoli. Ti aiuterò. In cambio di qualcosa”.

“In cambio di qualcosa?”

“Si, Stregone. Sono pure sempre un demone. E se te hai smesso di farti pagare i tuoi servigi, io no. Questa è la regola, Questa è la mia condizione”.

“E cosa vorresti” chiese Jace. Ottenendo in cambio una cascata di bava appiccicosa.

“Moscerino, hai già urtato la mia pazienza prima. Non sto parlando con te, sto parlando con lui”.  Un luce verde bloccò sul posto Jace.

“Farsi uccidere ora non servirà a nulla” disse la voce di Catarina dentro la sua testa.

“Saggia decisione Strega” disse il demone, sorridendo.

“Lasciate che vi spieghi meglio, Io Magnus e le due là, siamo immortali, possiamo restare qui per altri tremila anni. Il bambino invece, sta crescendo, e quello che succederà nei prossimi periodi sarà quello che lo farà diventare un potente stregone oscuro o una femminuccia come il padre”. disse il demone.

“Bene ora che ho la vostra attenzione vi dirò il mio prezzo” disse ridendo.

“Voglio una squama di mio padre” disse Elyaas.

“Vuoi una squama di Marbas?” chiese stupito lo stregone.

“E cosa ci vorresti fare?”

“Stregone, io non ti ho chiesto a cosa ti servono le pagine, anche se penso di saperlo. Questo è il mio prezzo! Le motivazioni sono mie”, disse serio. “A te la scelta”.

“E cosi sia” disse Magnus. “Avrai la tua rincompensa. Ma, prima voglio vedere le pagine.”

“Questa mancanza di fiducia in un tuo simile mi offende” disse lo stregone, facendo comparire ai piedi dello stregone la proiezione di un libro malconcio, aperta sulla pagina dell’incantesimo di confusione. Il Tumultu Magister Infernali”.

“Hai due giorni stregone, e poi ogni giorno che passa, aggiungerò un pezzo, al prezzo”.

“Bastardo questo non l’avevi detto” disse Magnus.

“La colpa è tua, non hai chiesto le condizioni, a stare con gli angeli ti sei rammollito. Vecchio mio, ma voglio essere buono con te, quindi non aggiungerò altro carico”.

“Anche se gradirei volentieri, un frappè , del cibo cinese e una vergine”. “ Va bene, Va bene. Posso fare a meno della vergine, se proprio insisti” e detto ciò sparì.

Due giorni Magnus Bane, solo due giorni. Ripetè una voce dall’ombra.

Magnus stremato dall’incantesimo cadde a terra. Alec subito pronto a sorreggerlo. Ma lo stregone rifiutò la sua mano.

“Dopo tutti questi anni Alexander, il tuo cuore nutre dubbi. Dubbi sul mio amore, sulla mia fiducia, solo per aver cercato di proteggerti. Mi hai ferito, profondamente, Alexander. Vattene da casa. Subito. I servigi dei Nephilim non sono più richiesti, ora serve solo la magia.” disse glaciale, aprendo la porta con la poca magia rimasta.

“Lasciami spiegare” disse Alec.

“Vai fuori da casa mia! SUBITO!”.

“Non puoi cacciarmi di casa, Magnus. Stai parlando di mio figlio” disse Alec, lottando contro quella forza invisibile che lo stava spingendo fuori, era come lottare con un urgano invisibile.

“Magnus smettila immediatamente” disse Catarina, ed Alec si ritrovò libero, mentre Magnus , vinto dalla fatica, cadde a terra svenuto.

“Alec, per favore, andate a casa, ti aggiorno io su tutto, promesso!” disse Tessa. “Invocare la magia oscura, e resistergli è difficile, domani si pentirà di quello che ti ha detto.

“Mi dispiace” disse Alec.

“Lo so Alec, lo so. E in cuor suo lo sa anche lui”.

“Grazie a tutti” disse Tessa, “Ora dobbiamo rintracciare Marbas e non sarà facile. “Riposate perché ci aspetta una dura missione”.

“Andiamo Alec” disse Jace, prendendo il fratello per il braccio. “Andiamo da Max”.

E fu osservando il compagno svenuto a terra che Alec lasciò l’appartamento.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Signora Dark ***


“Da quando è diventato così testone?” chiese Tessa a Catarina osservando l’amico svenuto nel letto.

“Da quando ha conosciuto Alec”. “Non che prima non lo fosse ,ma ora tutte le insicurezze sono realtà, ed entrambi parlano a sproposito”.

“Va a finire che ci ritroviamo di nuovo a scrivere un libricino, chiedendo perdono” sbuffo la strega azzurra.

“In che senso?” chiese Tessa.

“Un paio di anni fa, si lasciarono perché Alec era stato raggirato da Camille, che gli aveva promesso di parlargli del passato di Magnus, di parlargli di Will. Solo che in cambio chiese il libro bianco. Dicendogli che esisteva un incantesimo per rendere mortale Magnus. Ovviamente quella puttana fece il doppio gioco, e invece che presentarsi all’appuntamento lo disse a Magnus e si presentò lui. Lasciandolo” spiegò Catarina.

“Ah si poi sono partiti tutti per Edom, perché erano stati rapiti” disse Tessa. “Non sapevo però che centrasse Camille o Will”.

“Camille, fece credere a Alec, che Magnus stava con lui perché gli assomigliava”.

“Che puttana, gli sta proprio bene che sia morta, altrimenti lo farei io ora” disse Tessa, arrabbiata. “ Che poi tra Alec e Will c’è una grossa differenza”.

“Avete finito di fare le pettegole?” chiese Magnus.

“Magnus come stai?” chiese Catarina. “Sto bene!”.

“Magnus dovresti parlare con Alec, è andato via distrutto” disse Catarina.

“Io non devo fare proprio nulla. L’avete sentito Elyaas? O c’ero solo io in quella maledetta stanza?”

“No, l’abbiamo sentito. E proprio perché viene dalla bocca di un demone, non dovresti ascoltarlo” disse Tessa.

“Non intendo parlare oltre di lui” disse Magnus, risolutivo.

“Quindi” disse schioccando le dita. “O mi date una mano a localizzare Marbas o ve ne potete andare”.

“Sei un tale testone” disse Catarina. “Sappi che io mi rifiuto di mettermi di nuovo a scrivere un libro, perché non sei in grado di accettare i tuoi errori”.

“Non ci sarà nessun libro, se ne è andato, mi ha lasciato, fine della storia. Ora devo pensare a mio figlio.”

“Come farai con Max?”, “Come gli spiegherai che i suoi papà non stanno più insieme?” chiese Tessa.

“Non è una cosa di cui mi devo preoccupare ora. Adesso, se avete finito di fare le paladine di Alexander, vorrei trovare quello che resta di Marbas”.

E nessuna delle due disse più nulla. Nemmeno quando videro Magnus che di nascosto, si asciugava una lacrima rosso sangue. Si limitarono a guardarsi. A parlare non era Magnus ma il rancore con cui la magia oscura, ancora presente nel suo corpo, si stava facendo forza. La dimostrazione era stata proprio la lacrima, solo gli stregoni oscuri piangevano sangue.

Come per Lilith quando il corpo di Marbas si dissolse, parti della sua pelle fu trasportata dal vento. Marbas era azzurro, ricoperto di squame.

Magnus si ritrovò nuovamente costretto ad utilizzare la magia oscura, per cercare di rintracciare una di queste squame. I primi tentativi, oltre a privarlo della forza, non diedero alcun risultato.

All’ultimo quando ormai tutti e tre erano allo stremo delle forze, nel loft si sparse una dolce melodia, una canzone che rapiva i sensi. Si ritrovarono con la testa leggera, la mente sgombera di pensieri. Un corpo governato solo dalla musica.

La prima che si riscosse dal terpore fu Catarina che scioccando le dita, fece scudo con la radio e la melodia cessò.

“Maledizione” disse Magnus riprendendosi, “Ci mancavano solo le sirene, in questo maledetto casino”.

“Maledizione” ripetè urlando la sua frustrazione.

“Ci sono delle Sirene nel lago dentro Central Park” disse Catarina. Le ho incontrate qualche volta non sono per nulla socievoli e gira voce che abbaino un tempio dedicato alla Signora Dark.

“Di bene in meglio” disse Magnus. “Ci mancava solo che comparisse qualche mia Zia lontana”.

“Adorare un principe dell’inferno che non si sa nemmeno se sia uomo o donna proprio non ha senso”.

“Dobbiamo chiamare gli altri” disse Catarina.

“No!”, “Possiamo andare da soli e vedere che cosa succede” disse Magnus.

“Non abbiamo bisogno di mocciosi tra i piedi” disse Magnus con rabbia.

“Magnus non puoi tenere lontano Alec, da questa storia” disse Catarina, cercando di far ragionare lo stregone.

“Hai troppa magia oscura dentro di te”, “Guarda dentro il tuo cuore Magnus”. “Non abbandonarci proprio ora, guarda dentro il tuo cuore e ascoltalo”.

“Se ne è andato Catarina” disse Magnus piangendo, crollando a terra. E lo lasciarono sfogare finchè le lacrime da rosse diventarono trasparenti.

“Ora possiamo andare” disse Catarina, accarezzando la testa dell’amico.

“Posso?” chiese Catarina, prendendo il telefono dello stregone. “Si” rispose solo.

Si ritrovarono tutti i Central Park, a fare il punto della situazione. Magnus spiegò che probabilmente le sirene avevano un pezzo della pelle di Marbas, da cui traevano la loro linfa vitale. Questo infatti avrebbe spiegato come mai ultimamente le sirene creavano non pochi problemi, ai mondani e ai nascosti.

Quando il gruppo si sciolse per prepararsi. Alec ne approfittò per andare vicino al compagno.

 “Sei pallido Magnus” disse.

“Usare la magia oscura mi esaurisce” rispose lo stregone.

“Vuoi?” disse Alec, porgendo la mano.

“No Alec, servirà a te!”, disse ad Alec rifiutando la mano.

“Non ascoltare le fate, non toccare nulla e lascia parlare solo me. Promettilo. Perché la sotto cercheranno di ingannarti per arrivare a me. Per minacciarmi. Non posso curarmi di te” spiegò.

“Magnus dobbiamo parlare”, “Prima di scendere, dobbiamo” ma lo stregone alzò una mano bloccandolo.

“Non abbiamo niente da dirci. È già stato detto fin troppo” disse Magnus allontanandosi.
 
 

 

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Capitolo 10
*** nel regno delle sirene ***


“E’ inutile andare tutti, dentro” disse Magnus. “Sarebbe solo pericoloso perché possiamo essere attaccati su più fronti, non sappiamo cosa ci aspetta là sotto. Potremmo non essere i benvenuti”.

“Tessa, per cortesia, resta a vegliare l’entrata con i Nephilim, io e Catarina entriamo. Cercherò di mantenere il contatto con te, sempre se giù non sono presenti barriere, se non torniamo entro domani mattina, abbi cura di mio figlio”. “E di Alexander” . E vedendo l’amica annuire capì che aveva sentito anche la seconda parte.

“Tu, da solo non vai” disse Alec.

“Senti, non ho nessuna intenzione di litigare, perché sono veramente stanco di tutto Alexander. Sono stanco di noi. E poi non sono solo con me ci sarà
Catarina”. Maledicendosi quando vide l’espressione ferita sul viso del ragazzo che amava.

“Magnus, un paio di braccia angeliche ci farebbero comode” cercò di farlo ragionare Catarina.

“Allora può venire l’Herondale” disse Magnus voltandosi.

“Non mi interessa se sei incazzato o deluso Magnus. Non me ne frega nulla, stai parlando di mio figlio, e se credi che ti farò fare qualsiasi cosa senza la mia presenza, ti sbagli di grosso. Possiamo restare fermi qui” disse il cacciatore strattonando lo stregone e sbattendolo contro l’albero.

Magnus sentì il fiato uscire dai polmoni per il colpo ricevuto e non riuscì a trattenere una smorfia di dolore.

Vedendo il compagno soffrire Alec lasciò immediatamente la presa. “Ti prego Magnus” disse sulle sue labbra. “Facciamolo insieme, ti prego” chiese implorando, guardandolo negli occhi.

“Ad una condizione” disse poco dopo lo stregone. “Dovrai fare tutto quello che ti dico senza discutere”.

“Promettimelo sull’Angelo, in cui credi tanto, e ti farò venire!”

“Lo giuro” disse Alec, senza esitazione.

“Prendi lo stilo” disse lo stregone, "e ritraccia la runa di Clary. Se vogliamo scendere dobbiamo essere connessi” .

“Clary l’ha migliorata” disse Magnus. “Dovresti essere in grado di stabilire un contatto mentale con me, e solo con me”.

Promettimi che non farai nulla che possa mettere in pericolo la tua vita” pensò Alec, e vide lo stregone incupidirsi.

“Funziona” disse semplicemente e si diresse verso il passaggio.

“Poco prima di entrare mastica questa erba, conta fino a dieci, e tuffati. Questa erba ti permetterà di respirare sottacqua e di vedere attraverso la melma”. “Segui la corrente, non ascoltare nessuna voce e non parlare con nessuno. Sono stato chiaro? Hai domande?”

“Nessuna” rispose Alec.

“Per una volta, fidati ancora di me” disse Magnus nella mente di Alec.

“Io detesto le sirene” disse Catarina.

Le acque gelide avvolsero le membra di Alec, lo spasmo improvviso della mancanza di ossigeno, mentre la pianta faceva effetto. Una mano lo scosse invitandolo a nuotare.

“Nuota e non ascoltare nessuno Alexander” disse una voce nella sua testa.

Se il lago in superfice poteva sembrare piatto e scuro dentro era un tripudio di colori. Pesci di ogni forma e colora attraversavano le acque limpide, cavallucci colorati giocavano a rincorrersi tra piante colorate. Era uno spettacolo a cui non era abituato, talmente bello da togliere il fiato. Non si conosceva molto delle sirene, erano pochi i cacciatori che erano riusciti ad uscire dai loro regni, e spesso finivano pazzi in qualche istituto raccontando di donne bellissime dai lunghi capelli. Forse però non erano pazzi.

Nuotò seguendo la corrente e i banchi di pesci colorati fuggivano, quasi fosse un predatore. Un canto melodioso entrò nella sua testa, la voce soave di una fanciulla lo chiamava. Parlava di Angeli e di demoni, di guerra e di amore. Si sentì leggero, libero. Nessun peso in testa. Non ricordava nulla. Forse era morto e quello era il paradiso. Lasciò la corrente per cercare la fanciulla. Solo una ragazza bellissima poteva avere una voce così dolce. Doveva trovarla, sentiva in lui, la mancanza. Voleva poter toccare quel viso, interrompere quella melodia con le sue labbra.

Improvvisamente fu scosso da una mano. Magnus lo stava guardando con gli occhi gelidi.

“Una donna? Seriamente?” chiese Magnus.“Non ascoltare nessuno. Nuota e basta”

“Scusa io non so cosa mi sia preso!”

“E’ la magia delle Sirene, rapiscono la tua mente!”. “Ora nuota”. Disse porgendogli la mano. “Ascolta solo me”.

Finalmente dopo pochi minuti arrivarono in una spiaggia di sabbia bianca. Lieve come una polvere.

“Sono conchiglie” disse Catarina.

“Siamo asciutti” disse Alec. “Siamo asciutti e senza armi”.

“Se venite in pace non avete bisogno di armi, cacciatore, ti verranno restituite quando uscirai. Hai la mia parola” disse una voce nell’ombra.

“Siamo il Sommo Stregone di Brooklyn, La sua amica e il Cacciatore Alexander Gideon Lightwood, dell’Istituto di New York” .

“Come mai non lo presenti quale tuo compagno, eppure siete famosi anche nel nostro regno. Le vostra gesta sono cantate. Avete lottato contro leggi antiche, sfidando i vari modi”.

“La vita privata mi appartiene Mia Signora, ma sarei lieto di potervi guardare negli occhi e discuterne con voi.” disse Magnus.

E dall’ombra uscì una ragazza bellissima. La pelle d’oliva, i capelli neri come la pece con sfumature verdi, piccole stelle amrine incastonate tra di loro. Altissima e regale. Sulla sua testa, una corona di corallo. lunge gambe uscivano d un vestito di seta, azzurra. Talmente leggero che sembrava una nuvola, che lenta si muove nel cielo.

“Eccomi, mi presento a voi. Sono Andalusia, del regno delle Sirene. Cosa vi porta nel mio regno?”.

Alexander pensò di non aver visto ma nulla di più bello sulla terra, dopo Magnus ovviamente. Era talmente regale da superare la bellezza di Isabelle.

Guarda con gli occhi del cuore e non con gli occhi della mente”

Ed improvvisamente davanti a lui apparve la vera Andalusia, senza alcun incantesimo. La bocca piena di denti di squalo. La pelle squamosa, sulla testa una corona creata con le ossa di qualche malcapitato. Le gambe sparite al loro posto una coda. Fluttuava nell’aria , quasi come se stesse nuotando.

“Ti piace quello che vedi giovane Cacciatore?”. “Possiamo prendere forma umana o essere noi. Siamo sirene, o meglio conosicute come Fate dell'Acqua. DIscendiamo dai demoni dell'acqua, siamo in grado di creare urgani con il solo sbattito di ciglia. possiamo governare l'acqua con il solo pensiero”.

Non ti far ingannare, pondera bene ogni risposta”

“Stregone non è carino bloccare i pensieri altrui, suppongo non siate scesi per una visita di cortesia. Dunque vi chiedo, quale motivo vi spinge ad inoltrarvi armati di armi e magia, in un posto a voi tanto ostile?”.

“Abbiamo una missione” disse Catarina, ritrovandosi poco dopo in ginocchio dolorante.

“Ricordati mezzo demone, che sei di fronte ad una Principessa, ti è permesso di parlare solo quando te ne viene data l’occasione”. “Non ripetere lo stesso errore, sarà molto più doloroso di adesso” disse la sirena.

“Ti ripeto la domanda, Stregone, cosa vi porta nel nostro regno?”

“Siamo qui perché chiediamo il vostro aiuto. Stiamo cercando una cosa che si è dispersa tanti secoli fa, e che forse, Mia Signora, voi possedete!”.

“La tua educazione ed Eleganza ti precedono Magnus Bane”.

“Dimmi di cosa hai bisogno e io ti dirò se posso aiutarti” disse tornando a guardare Alec.

“Mia Signora, cerchiamo una squama di Marbas”. “Forse, Mia Signora, Tu sai di cosa parlo.”

“Non abbiamo alcuna squama qui. Non vogliamo avere a che fare con i demoni Superiori” e per un attimo a Magnus sembrò che la sirena stesse dicendo la verità.

Forse all’interno del suo regno, qualcuno aveva un piccolo segreto di cui la stessa sovrana non era al corrente. Ma a Magnus la cosa non piaceva.

Era già strano che fossero stati accolti direttamente dalla sovrana e non da un suo emissario. Invocò la magia oscura e analizzò il territorio circostante, erano circondati e sotto tiro. Sirene e tritoni erano pronti ad attaccare.

“Mia Signora, siamo giunti qui, dopo l’utilizzo della magia oscura” disse Magnus.

“Anche se avessi questa squama, perché dovrei privarmene?” disse la Sirena con ostilità.

“Mia Signora, se non possiedi questo oggetto, come mai il tuo popolo è in assetto di guerra, hai privato il mio cacciatore delle armi e allo stesso tempo, ci tieni sotto tiro.”

“Quello che faccio nel mio regno è cosa mia”, “Ma forse posso aiutarti”, disse ridendo. I denti rendevano quella bocca arcigna ancora più spaventosa.

“Seguitemi” e detto ciò si voltò e al trio non resto altro che seguirla dentro al castello che era comparso all’improvviso.

Alec si avvicinò a Catarina ancora dolorante e la sorresse, subito raggiunto da Magnus.

All’improvviso la porta si chiuse e la piccola compagnia si ritrovò in una stanza buia. Al centro di essa un grosso altare in marmo nero, illuminato da candele.
“Maledizione” fu quello che sentì Alec , prima di perdere i sensi.

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Capitolo 11
*** il vero Tu ***


“Maledizione”, “Siamo dentro ad un tempio!” disse Magnus preoccupato, osservandosi intorno.

Magnus” urlò Catarina attirando la sua attenzione.

“Oh Per Lilith”. “Alexander, Alexander..” urlò Magnus, iniziando a strattonare il corpo del compagno. “Lo sapevo, è colpa mia, non dovevo farlo venire. Ti prego Alexander” copiose lacrime rosso sangue macchiavano le guance dello stregone.

“Magnus guardami, ascoltami” disse Catarina. “E’ solo svenuto”. “Non siamo più nel regno delle Sirene, siamo in una dimensione demoniaca e non ha retto al cambiamento”.

“In quale mondo credi che siamo?”

“Non lo so ma Andalusia ci ha venduti. "

“Cosa ti aspettavi da una Sirena?”

"Secondo me, mi sbaglierò ma non era Andalusia, non siamo mai stati al cospetto della principessa delle Sirene, la sua magia era troppo forte."

"E chi era?"

"Non lo so, ma ho il sentore che presto lo scopriremo", disse guardando Magnus che ancora fissava il corpo inerme del compagno.

“Magnus, ascoltami. Sai benissimo che in questa dimensione Alexander è in pericolo”. “Devi trovarlo e salvarlo”. “Non lasciare che il demone del passaggio lo illuda. Cercalo in sogno, usa la tua magia."

"Io non voglio usarfe la magia oscura".

"Magnus, non te lo chiederei se non fosse in pericolo. devi solo ricordarti chi sei, ed evitare che ti corrompa. Pensa ad Alec e pensa a Max. saranno le tue ancore di salvezza " disse prendendogli la mano.

“Guardalo sta sognando!”, “Concentrati Magnus”.

Alec stava camminando in riva al mare, l’ultima cosa che si ricordava era di essere entrato in una stanza e poi il buio, e si era risvegliato in riva al mare.
DI Magnus e Catarina, però non c’era l’ombra. Provò con il potere mentale, ma provato a chiamare più volte lo stregone, si era arreso ad un forte mal di testa.

Doveva trovare Magnus.

Era stanco, la sabbia entrava dentro gli scarponi della divisa, facendoli divenire, se possibile, ancora più pesanti.  Aveva sete e il sole cocente faceva bruciare le sue rune come marchi di fuoco.

All’orizzonte vide una figura camminare verso di lui. Era Magnus.

“Magnus, mi sono preoccupato dove eri?” chiese il ragazzo, osservando il compagno.

“Un piccolo trucco delle Sirene” disse Magnus, baciandolo.

“Magnus, stai bene?” chiese Alec, staccandosi da quel bacio di cui aveva sentito la mancanza.

“Certo, Alexander”. Sto benissimo!” disse tornando a baciarlo. Ed Alec si arrese totalmente a quel bacio, solo che c’era qualcosa di diverso nello stregone.

“Magnus, guardami” disse Alec, allontanandolo da se.

“Alexander, che modi” disse lo stregone offeso.

“Io vengo qui, ti cerco e te mi respingi”, continuò. “Non è carino da parte tua un tale comportamento”.

“Prima mi dici che sei stanco di noi, e ora mi baci come se nulla fosse”. “Mi sembra abbastanza strano, visto che riesci a tenermi il muso, per giorni interi”.
“Oh ma Dai Alexander, sono le normali liti di coppia” disse lo stregone guardandolo malizioso. “E sono certo che potremmo risolvere le nostre divergenze qui ora. Come se nulla fosse mai accaduto.”

“Normali divergenze?”

“Chi sei tu?” chiese Alec.

“Alexander Ligthwood” , “Ma ti sembrano domande da fare?”

“E va bene, va bene, ti rispondo. Non guardarmi storto, sei il mio adorabile fidanzato” .

“Adesso possiamo tornare alle cose interessanti?”

“Tu non sei Magnus, gli assomigli, ma non sei lui”.

“Alexander, inizio a perdere la pazienza. Dimmi cosa devo fare per convincerti che sono io”.

“Ti prego Alexander, guardami e dimmi che non sono io” disse avvicinandosi e baciandolo.

Le labbra dello stregone erano fredde, senza sapore. Era come baciare un estraneo con le sembianze di Magnus. e poi come mai non aveva detto nulla di Catarina, e non aveva detto nulla di Max.

“Allontanati da me” disse Alec, spingendo lo stregone.

“Dimmi chi sei, e cosa hai fatto a Magnus” urlò il cacciatore.

“Alex…” iniziò Magnus.

 “Basta, basta. Io non so chi o cosa sei, ma solo Magnus, il vero Magnus, può chiamarmi Alexander.”

“Ah quanto pare te la cavi benissimo anche senza di me” disse una voce alle sue spalle.

“Magnus?”

“Il solo e unico” disse il Magnus comparso dietro di lui.

“No, non gli credere è un trucco, sono io il vero Magnus” disse l’altro.

“Tu sei una brutta riproduzione di me”, “Ma non sarai mai me”

“Lasciamo decidere ad Alexander”. “Lui saprà certamente riconoscermi”. “Sono io il solo e unico Magnus Bane”. Una luce abbagliante fece chiudere gli occhi al cacciatore, e quando li riaprì si trovò in una stanza dalle pareti colorate.

“Basta! State zitti entrambi” disse Alec, appoggiandosi al muro.

“Cosa succede se non riconosco il vero Magnus” chiese dubbioso.

 “Libererai sulla terra, un demone”. “Libererai lui” disse indicando l’altro. Poi continuò. “Alexander dobbiamo tornare da Max”. “Devi fidarti di me”.

“Questa tua indecisione mi offende” disse uno dei Magnus.

Alec si ritrovò ad osservare la persona che amava davanti a lui doppio. Era identici, perfetti. Stessi capelli, stessi vestiti, stesso modo di parlare. Entrambi con quella cadenza nel pronunciare il suo nome. Ma osservandoli bene, notò un particolare che lo rese sicuro. Si avvicinò a uno dei due e guardandolo negli occhi gli sussurro: “Tu non sei il mio Magnus”, e prendendo un piccolo legnetto che si era messo nello scarpone quando si era svegliato, lo trafisse.

“Cosa… Cosa hai fatto” disse lo stregone, accasciandosi a terra.

Il tutto durò un paio di secondi, perché all’improvviso il corpo evaporò in una nuvola nera.

“Come, come l’hai capito” disse Magnus, osservando il cacciatore.

“Semplicemente, guardandolo negli occhi. Lui era tutto amore e passione”, spiegò, “non mi guarderesti mai così.” “Non dopo quello che ci siamo detti”.

“Sei tu che hai lasciato me” disse sussurrando lo stregone. “Come ti dovrei guardare?”. “Adesso che avevo più bisogno di te, mi hai abbandonato” disse poi con rabbia.

“Ecco questo è il mio Magnus” disse Alec. “E per la cronaca, non ti ho lasciato, mi sono solo preso del tempo”.

“Tu mi hai lasciato”. “Sei andato a dormire in istituto”. “Ma ora non è il luogo per parlarne!” disse stizzito, una lacrima rossa correva lungo la sua gota.

“Dove siamo?” chiese Alec.

“Nella tua testa. Siamo entrati in una dimensione demoniaca e te sei svenuto”. “Svegliati” e detto ciò sparì.

“Magnus”, “Ehi Magnus” disse Catarina. Osservando il viso del compagno di viaggio, che si riprendeva.

“Sto bene!” disse. “Guarda Alexander” disse poi allontanandola.

“Per quanto ancora intendi ignorarlo?” chiese Catarina al suo orecchio.

“Non sono io che l’ho lasciato” disse lo stregone.

Le mani dello stregone erano avvolte da una nube nera, il suo normale scintillio azzurro sparito. Segno che la magia oscura dentro di lui stava prendendo il sopravvento. Non avevano ancora molto tempo. Se Magnus fosse passato nella parte oscura, tutto il mondo di sarebbe trovato in grave pericolo. L’unico che poteva fare ancora qualcosa era Alec.

“Resisti alla magia Magnus” disse l’amica.

“Non sento dolore quando mi attraversa il corpo. Non sento che lui mi odia e non mi ama. Che mi ha lasciato. Quando sono con lei, io non so più chi sia Alec. E’ un semplice cacciatore, e non fa male, Catarina.” Disse lo stregone con voce udibile solo a lei.

“Smettila di usare la lingua di tuo padre, per parlarmi. Pensa a Max, lui ha bisogno di te. Lui ha bisogno di suo padre” continuò. Felice di vedere sentendo il nome del figlio aveva sussultato, e gli occhi erano tornati gialli.

“Non sei te a parlare. È la magia oscura e l’orgoglio! Amico mio non ti far vincere da lei” disse Catarina, lasciandolo per dirigersi verso Alec, che si stava svegliando.

“Magnus?” chiese guardando la stregona.

“Sta bene, ma sta per essere sopraffatto dalla magia oscura.” Disse sottovoce. “Dobbiamo stare attenti, o potrebbe trasformarsi del tutto”.
“Mi odia!”

“No Alexander, la magia oscura è potente ma corrode l’anima, si attacca alle debolezze e le usa a suo vantaggio. Le aumenta e le fortifica. In questo modo, corrompe totalmente l’anima dello stregone. Per quello Magnus non la vuole usare mai. Ha paura di divenire un demone, e lui diventerebbe un Conte, avendo come Padre un Principe” spiegò la stregona, con la voce triste.

“Non glielo permetteremo. Promettimelo Catarina”

“Non sta più a noi deciderlo, è andato troppo oltre”. “Nemmeno io posso fermarlo”.

“Deve ritrovare se stesso, l’unico ricordo ora che lo lega alla vita “mondana” è Max. Perché anche il tuo ricordo sta svanendo, in lui!”.

“Ora alziamoci e fai finta di nulla, gli servirà tutta la nostra forza per tenerlo tra noi”.

“Ma che carini che siete insieme, due mezzi demoni e un cacciatore nel mio regno. Ciao Magnus Bane, è un piacere rivederti” disse una voce che fece gelare il sangue nelle vene dei due stregoni.

“Vepar” disse Magnus, la voce un blocco di ghiaccio.
 
 
 
L’ Angolo della Vampy
Sotto trovate la storia del nostro nuovo demone. La storia inizia a farsi sempre più complicata. Ho promesso il lieto fine, ma non ho detto cosa dovranno affrontare i nostri “eroi” per raggiungerlo.

 
 
VEPAR - Duca – Mermaid

Al Comando di 29 Legioni di Siriti

Vepar è un Ente di natura femminea; il suo canto, simile a quello delle onde, ricorda l'essenza.
Eternamente giovane, appare indescrivibilmente bella, i suoi atteggiamenti sono languidi e si esprime con parole incantatrici, sgomentando quanti siano al suo cospetto al punto di far perdere loro ogni saggezza e discernimento.
Essa aggrega fra le sue schiere servili le anime dei morti poco virtuosi, che erano a lungo prima di trovare le porte delle dimensioni dell'Essenza (spettri permanenti).
Sua gran virtù è quella di proteggere l'evocatore dalle seduzioni mortali e dalle trappole e dell'amore. Vepar si manifesta nelle sembianze di una sirena-pesce ed è Signora delle Mermaids: esseri per metà pesci e per metà donne che popolano le coste oceaniche.
Hanno il dono di predire le tempeste, i maremoti e tutte le catastrofi pertinenti il mondo marino.

In Bretagna appaiono sedute su uno scoglio, intente a ravvivare i loro lunghi capelli con un pettine d'oro. Il loro ruolo è indiscutibilmente benefico e molti sono i racconti in cui salvano e curano persone cadute in mare. Anche gli annegati, nella loro nuova vita subacquea, sono sotto la protezione di queste benevole sorelle delle Nereidi.
Evoca Vepar se intendi garantirti un sereno e sicuro viaggio per mare, in quanto il Demone ha dominio su tutte le acque salate e quanto ci è connesso.
Essa ha inoltre il potere di suscitare venti e tempeste marine; procura o guarisce, a comando e nell'arco di tre giorni, orribili piaghe verminose.

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Capitolo 12
*** Vepar e Andalusia ***


“Non siate così preoccupati di vedermi” disse la giovane donna.  “Magnus, questo alone che circonda la tua anima? Non ricordo di aver mai visto tanto nero addosso a te” chiese analizzando lo stregone, che imbarazzato fu costretto a distogliere lo sguardo.

“Mia Signora” disse solo, “E’ un onore rivederti”.

“Vedo che un barlume di educazione e rispetto è ancora vivo nel tuo cuore” disse soddisfatta la ragazza.

Ora che Alec la osservava meglio, sembrava uscita da un libro, tanta era la sua bellezza. Aveva lunghi capelli mossi azzurri, con sfumature rosse, che si muovevano. Ma ad un attenta analisi non erano affatto sfumature, ma piccoli animaletti, che ne modellavano la pettinatura, cambiandola. Due pettinini d’oro bloccavano ai lati della testa la capigliatura. Aveva il torso quasi nudo, e nonostante si sentisse in imbarazzo, non riusciva a distogliere lo sguardo. L’inguine terminava in una bellissima e potente coda di pesce, talmente lucida e brillante da catturare la luce e rifletterla in piccoli arcobaleni. Un po’ come quando entrava in bagno e trovava Magnus intento a mettere in piega i capelli, regalando all’aria intorno svariate colorazioni.

Un colpo di tosse, proveniente da Magnus, lo riportò alla realtà, ricordando che lui aveva accesso ai suoi pensieri. Osservò il compagno, felice di notare che gli occhi stavano riprendendo la normale gradazione di cui si era innamorato perdutamente. Ma fu questione di un attimo perché lo stregone distolse il caldo sguardo. Lasciando ad Alec una sensazione di abbandono. Avrebbe dato la vita, pur di rimangiarsi quelle parole dette in un attimo di sconforto. E avrebbe ucciso quel demone, oh si l’avrebbe fatto, per essergli entrato nella testa. Ma la verità è che si sentiva semplicemente incompleto. Senza Magnus lui non era nulla, e non voleva perderlo. Soprattutto non voleva che la magia oscura lo rendesse simile a suo padre.

Tornò a guardare la giovane donna di fronte, notando che la coda era sparita, ora al suo posto c’erano delle gambe bellissime. Una lunga casacca acqua marina drappeggiata sulla spalla scendeva morbida, i piedi nudi, ove toccavano la terra, facevano nascere piccole stelle marine, di tutte le forme e colori. Era bellissima, non vi era al mondo, era certo donna o ragazza o nascosta pari alla sua bellezza. Si muoveva aggraziata, la voce dolce e soave che ti sfiorava l’anima come il suono di un’arpa. I capelli ora ricadevano in una lunga treccia, contornata di conchiglia. Sembra di essere in uno di quei quadri che anni addietro aveva visto a Firenze con Magnus. il nome se solo si ricordasse il nome di quel bellissimo quadro. Solo che i quadri sembravano scarabocchi difronte a cotanta bellezza. Se solo Clary fosse stata presente avrebbe colto quella bellezza. Si tocco istintivamente la runa che lo legava a Magnus, sentendola fredda.

“La Nascita di Venere, Alexander” disse Magnus nella sua mente, ed Alec arrossì al pensiero che lui potesse aver ascoltato il suo pensiero. E toccando la runa la sentì nuovamente pulsare.

“Questo silenzio è assai imbarazzante” disse la giovane, osservando Magnus.

“Mia Signora, come mai ci troviamo qui?” chiese Magnus.

“Sono qui perché avete bisogno del mio aiuto e anche io” disse la giovane donna.

“Noi abbiamo bisogno di te, Mia Signora?” chiese Catarina, guardandola.

“Si Mia Cara, come hai ben capito prima, Andalusia non è una sirena o meglio... È una sirena sotto l’influenza di un maleficio. Noi sirene siamo esseri mitologici agli occhi degli umani, abbiamo sempre protetto coloro che sono nelle acque del mare e degli oceani”.

“Voi state cercando qualcosa e io so dove trovarlo” continuò. “Voi in cambio mi liberate di Andalusia, e di tutti i traditori come lei”. “Hanno già creato troppo fastidio, apparendo troppo spesso agli umani, creando non pochi problemi a voi cacciatori” disse osservando Alec.

“So che mi puoi sentire e so che sei preoccupato per Magnus, non tutto è perduto, in lui c’è ancora qualcosa di buono” rimbombò nella sua testa, la voce soave della fanciulla.

“Così facendo, saldiamo il debito che ho nei vostri confronti”

Tre paia di occhi la guardarono stupefatti.

“Difendete da sempre le sirene quelle vere, le nascondete agli occhi degli umani. E te Magnus, quando navigavi secoli addietro, hai protetto la loro storia a costo della tua vita.”

“Tu mortale” disse indicando Alec, “Fai un passo avanti. Hai gli occhi del colore del mio oceano e la pelle come la schiuma che si forma ad ogni onda. Vieni, facciamo due passi”.

“Non temere non gli verrà fatto alcun male, intendo solo parlare con lui in privato.” Disse osservando l’apprensione di Magnus.

“Ci possiamo fidare?” chiese Catarina, osservando Alec che andava via con la donna.

“Non abbiamo scelta, e da quando ho memoria, Vepar, ha sempre mantenuto la sua parola, non vi è racconto, storia o leggenda, che vede le Mermaid fare o provocare del male”. “Non sono ben viste, infatti dal regno di Lilith”.

“Allora non abbiamo molta scelta, ci dobbiamo fidare, ma prima dobbiamo capire chi c’è dietro Andalusia”.

“Sai Magnus, ti conosco ormai da secoli, quando ci sei di mezzo te, tutto si complica in modo impossibile” disse la stregona con un mezzo sorriso.

“Vedi ad avere amici potenti che succede?” disse senza sorridere.

“Magnus, smettila, smettila ti prego, resisti amico mio, mi servi ora più che mai”.

“Non riesco Catarina, lo sento dentro di me, mi sta chiamando, mi sta raggiungendo, c’è tanto buio intorno a me. C’è buio e pace”.

“Non esiste il buio con la pace. Non ti ricorda nulla il passato?” .

“Papà” disse una voce alle sue spalle, facendo voltare Magnus. “I tuoi occhi sono diversi” disse il bambino.

“Come.. come sei arrivato qui?” chiese Magnus.

“Resisti Papà, devo tornare, altrimenti si preoccupano” disse il bambino abbracciandolo.

“Combatti per me” disse ancora, e poi sparì.

“Max” urlò lo stregone, ma la sua voce rimbombò nel vuoto.

Accorrendo per l’urlo del compagno Alec si fece vicino e lo prese tra le braccia. E lo stregone si abbandonò tra quelle braccia forti, stringendolo, come un ancora.

Alec guardò Catarina da copra la spalla, mentre attendeva che lo stregone si calmasse. “Tessa” mimò Catarina con le labbra, e Alec la ringraziò.

Dopo pochi minuti Magnus si alzò. “Grazie” disse osservando il compagno per poi voltarsi verso la giovane donna. “Dimmi come possiamo aiutarti”.

“Andalusia, prende il suo potere da un talismano che ha al collo. Dovete strapparglielo e portarmelo. Io nel frattempo, con le mie sirene, perlustreremo in lungo e in largo tutto il nostro regno, in cerca di quello di cui hai bisogno. E tu giovane mortale, ricorda la tua parola” e dettò ciò sparì.

“Benissimo” disse lo stregone, sbuffando. “Come ci avviciniamo a quella strega? Senza offesa Cat” disse sorridendo.

“Dobbiamo solo avvicinarci quanto basta per sfilargliela, mentre uno di voi la distrae” disse Catarina. “Oh , non siate sorpresi, si vedeva lontano un miglio che vorrebbe farvi diventare i suoi cuccioli di compagnia” disse Catarina, borbottando un gli uomini non capiscono nulla.

“Ma sei seria?” chiese Alec, esterefatto, osservando prima lei e poi Magnus.

“Hai qualche splendida idea, ragazzo dagli occhi come l’oceano?” chiese Catarina.

“Benvenuti nel mio castello” stava dicendo Andalusia. I tre si guardarono intorno e si ritrovarono magicamente al punto di prima. Vepar doveva aver fermato il tempo, o semplicemente quanto successo era solo nella sua mente.

“Mi è venuta un’idea” disse Alec, e senza lasciare il tempo ai suoi compagni si diresse vicino alla sirena.

“Mia signora, posso parlare con voi” chiese il ragazzo, con un lieve inchino.

“Hai il permesso” disse pomposa Andalusia.

“Io.. so che la domanda vi coglierà di sorpresa, ma ecco.. io non ho mai visto da vicino il regno delle Sirene, mi chiedevo se potevate farmi da guida. Quando sono arrivato ho sentito dentro la testa, una voce bellissima, pura musica. Eravate Voi, mia Signora?”.

Alec sentiva sulle spalle lo sguardo stupefatto dei suoi compagni.

“Cosa stai facendo?”

“Vepar ha detto che Andalusia è sotto l’influenza di un maleficio, che dobbiamo toglierle il suo ciondolo. Ma sono certo che se ha un ciondolo avrà anche un altare di sacrifici”

“E tu come lo sai?”

“Magnus, vivo con il sommo stregone da otto anni, avrò imparato qualcosa. E poi parli nel sonno”

“Potrebbe essere un’idea”

“Allora cercatelo, mentre io la distraggo. E Magnus?”

“Si”

“Appena finisce tutto, io e te dobbiamo parlare”

“Non abbiamo molto da dirci”

“Lo credi veramente?”

“Io… si… no.. non lo so. Non mangiare e non bere nulla, Alec. È molto pericoloso quello che stai per fare”

“Allora sei preoccupato?”

“Sei uno stupido Nephilim! Fai attenzione!”

“Sarebbe peggio perdere te o Max. Ora Vai”.

Alec si sforzò di seguire entrambe le voci, mentre Andalusia, elencava tutti i suoi meriti e pregi.

“Alexander” disse con voce melodiosa. “Verresti con me?”

“Certa mia Signora” disse Alec, osservando i compagni di avventura.

“Accompagnate i due stregoni nella sala comune” disse Andalusia.

“Seguimi” disse, guardando Alec.
Poi entrambi sparirono dietro ad una porta di cristallo.

“Mi spieghi cosa succede?” disse piano Catarina, e Magnus le spiegò ogni cosa.

“Quel ragazzo è sempre un passo avanti, ma abbiamo un problema. Come usciamo di qui, con i pesciolini che ci controllano?”.

“Magia oscura” disse Magnus.

“Siediti la, e resta immobile” disse lo stregone, con le mani avvolte da nuvole nere come la pece.

Fu un attimo e Catarina si sentì trasportare, chiuse gli occhi per quella spiacevole sensazione, la magia oscura intorno a lei pulsava.

“Non abbiamo molto tempo” disse Magnus. “Dobbiamo cercare l’altare”. “Alec mi avvertirà quando stanno per rientrare”. “Se non ci riusciamo, attueremo il tuo piano, e abbiamo già la vittima” disse sospirando.

“Forza stregone, siamo nelle tue mani” disse Catarina, avvolta da una nuvola verde.
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** exstirpatio carmine purgatico ***


“Avete trovato qualcosa?”

“Il sentirti costantemente nella mia testa, non mi aiuta ,Alexander”

“Sarà meglio che lo trovi”

“Senti stiamo facendo del nostro meglio. Anche Catarina sta usando tutta la sua magia”

“Sai che non ho ancora molti argomenti con cui conversare con Andalusia”

“Beh, occhi blu, fai del tuo meglio”

“Io posso farlo, ma ha già cercato di baciarmi”

“Beh, fallo, se serve a salvare Max”

“Sei per caso impazzito?”

“Beh, mi hai lasciato no? sei entrato nella dimensione seguendo la voce di una donna. Se pensi che la cosa mi possa interessare ti stai sbagliando.”

“Non sei te a parlare!”

“No caro, cacciatore, sono proprio io”

“IO non ti ho lasciato”

“Sai che ti dico? Ti odio”

“Magnus? Magnus? Maledizione”

Un fitta alla mano, un dolore sordo. Il rumore di una corda che si spezza.

Silenzio, solo silenzio.

Un giramento di testa fece appoggiare Magnus al muro. Il respiro corto, la fronte imperlata di sudore. Catarina gli fu subito vicino per sorreggerlo, ma mentre lo toccò sentì la magia oscura attraversarla, come una scossa. Lasciandole quella sensazione in bocca di amaro, come quando in ospedale guariva le malattie più gravi e le restava il retrogusto nella bocca per giorni e giorni. Profonde occhiaie segnavano il viso dello stregone. I capelli sempre ordinati, erano un ciuffo incolore e senza forma. Quindi mollò la presa e lo osservò.

“Cosa stai facendo?” disse Catarina.

“Magnus, maledizione, cosa stai facendo?”.

Ma fu questione di un attimo e un piccolo lampo saettò della mano di Magnus per infrangersi sulla runa che lo connetteva ad Alec. Lasciando sbigottita la strega. “Cosa… cosa hai fatto?” chiese Catarina, scrollando con forza l’amico.

“Dimmi che non hai sospeso il potere, non è possibile questa runa è per sempre! Magnus cosa diavolo hai fatto?”

“Nulla è per sempre, se usi la magia oscura, posso ridare la vita, toglierla e posso disattivare una piccola runa creata da un branco di mocciosi che si credono i nuovi angeli” disse Magnus, facendo comparire tra le sue mani una piccola nuvola nera e muovendo le dita sinuosamente. Lo sguardo totalmente nero.

“Magnus, devi lottare, ma non capisci cosa hai fatto? Ma ti rendi contro di cosa vuol dire aver disattivato la runa?” continuò Catarina in preda al panico.
Guardandosi in giro cercò di capire dove si trovassero, erano saliti al piano superiore e avevano già controllato alcune stanze, che si erano rivelate solo camere da letto. Non vi era alcuna traccia di un possibile altare di sacrifici. Forse non era mai esistito. Vepar aveva parlato della forza maligna del medaglione, se ci fosse stato un altare lo avrebbe saputo.

Quando si era ritrovata in Central Park qualche anno prima, aveva scoperto che le sirene erano seguaci della Signora Dark. Uno dei demoni più ambigui che ci fosse, ne uomo nè donna, in una lotta con se stessa. Era stata sconfitta, ma si sa. Un demone superiore se ucciso non nella sua dimensione non muore, ma cambia consistenza, diventando un vapore, o disperdendosi in mille pezzi.  Potevano viaggiare per anni, secoli, finchè non trovavano un terreno fertile dove rinascere, grazie alla venerazione di un popolo, spesso bastava anche solo uno. Ma più erano coloro che veneravano e più era veloce la ripresa.

“Lasciami in pace”. “Ho fatto quello che dovevo fare”, disse lo stregone allontanandola e facendola sbattere contro il muro di fronte.

“Idiota che non sei altro, hai appena condannato Alexander, lo sai questo?”. “Sai che senza la tua barriera ora lei può leggergli nella mente? E scoprirà che l’ha ingannata?”

Magnus la guardò senza vederla. Lo sguardo fisso nel buio. Alexander. Un nome che gli suscitava emozioni, ma più cercava di ricordarselo, e più la mente era confusa.   

“Lo ucciderà Magnus, ti rendi conto che hai appena condannato a morte tutti noi? Non salverai Max, Magnus. Non salverai più nessuno” affranta la strega si lasciò cadere contro il muro.

“Hai condannato tutti noi, Magnus. Hai condannato tutti noi per orgoglio! Alec era spaventato, ha parlato e si è pentito immediatamente. Lui ti ha perdonato Magnus, quando l’hai lasciato! Ti ha perdonato, nonostante abbia sofferto. Ti ha chiesto di sposarlo! Avete messo su famiglia, Mags”. “Ti ricordi il libro? Quanto ci abbiamo messo per scriverlo? Quante lacrime abbiamo versato ricordando?”.

“Smettila, smettila di parlare! Non mi ricordo una dannata cosa di quello che mi stai dicendo! Non mi ricordo nulla!” disse Magnus, guardando con astio la donna.

“Non è vero Mags, tu ricordi ogni singolo bacio, ogni singola carezza, ricordi tutto”, “Ma stai cedendo alla Magia Oscura ed io non posso permettertelo” disse Catarina.

“Non mi puoi fermare, stanne fuori” ripetè con calma glaciale l’altro.

“Perché siamo qui Magnus?” chiese Catarina.

“Non mi sai rispondere?” chiese ancora la strega.

“Perché siamo qui Magnus?”.

“Io non lo so” disse esitante.

“Pensaci amico mio, perché siamo qui. Chiudi gli occhi, libera la mente e cerca dentro di te”.

Per un attimo temette che Magnus si rifiutasse di farlo, poi chiuse gli occhi.

E Magnus lo fece, si concentrò.

Si trovava in una camera da letto, piena di giocattoli, coperte colorate, e tante foto. si avvicinò, alla culla. Dentro era vuota. Prese la coperta all’interno e la annusò. Un odore famigliare lo colpì in faccia come un pugno.

Per te è sempre si Alexander”. Seguì il suono della voce, e vide due figure intente a guardare dentro la culla, una era lui. L’altro non riusciva a scorgerlo. Ma era famigliare. Si avvicinò per guardare dentro la culla. Ora dentro c’era un piccolo bambino blu, che lo guardava.

“Max” disse Magnus, “siamo qui per Max”.

“Maledizione” disse alzandosi all’improvviso. “Dobbiamo cercare Alec, subito!”

Si girarono entrambi per correre verso la porta, ma si trovarono di fronte Andalusia. Ai suoi piedi, incatenato un Alec sofferente.

Magnus mosse un passo verso di lei, e la donna, muovendo le mani, stinse più forte le catene, facendo gemere Alec.

“Ogni passo tuo, io stringo un po’ di più le catene”. “Fossi in te, starei fermo” disse Andalusia.

“Chi sei?” chiese lo stregone.

“Io sono Andalusia, regina delle sirene”. Intorno a lei, tutto iniziò a tremare, mentre il medaglione al suo collo brillò di luce azzurra abbagliante.

“Il nome della Regine delle Sirene non è Andalusia” disse Magnus. “Ma Vepar” continuò.

“Ancora per poco, mi ha promesso che mi dava il suo posto, se gli consegnavo il mortale”.

“Chi?” chiese Magnus, con uno strano presentimento.

“Lui ha detto che ti avresti sofferto, se il mortale moriva” disse avvicinandosi ad Alec. “E così bello, questo mortale” disse accarezzando una guancia al cacciatore.

“Non toccarlo, ti prego” disse Magnus, avvicinandosi, per poi bloccarsi quando vide la smorfia di sofferenza sul viso di Alec.

“Il Sommo Stregone che implora” disse una voce dietro Andalusia.

“Mostrati” ordinò Magnus. Quella voce lui la ricordava era passato troppo tempo, lo aveva ucciso, eppure, quella voce.

“Eccomi, come desideri Sommo Stregone” disse, ed una nuvola nera, gialla e azzurra si presentò davanti a lui.

“Marbas” disse Magnus, con la voce fredda.

“Caro Magnus, ci si ritrova”. “Vedo che non hai una buona cera, fai fatica a resistere alla magia oscura?”

“Vieni qui” disse Marbas alla sirena. “Eccomi mio signore, ti ho portato il mortale come mi hai chiesto”.

“Si, sei stata molto brava, ma il tuo compito non è finito”, disse Marbas e schioccando le dita la sirena sparì.

“Sai, sono anni che attendo di vendicarmi” disse Marbas, tornando ad osservare lo stregone. “Anni, che cerco un modo per farti soffrire, quanto io ho sofferto in quelle fiamme rosse”.

“Anni in cui ero il nulla, l’odio che provavo per te, mi ha tenuto in vita”. “Mi è bastato seminare piccole briciole di pane, che tu hai seguito.”

“L’amore è sempre stata la tua condanna”.

“Cosa vuoi da me” disse Magnus, avvicinandosi ad Alec.

“Voglio il tuo dolore Magnus, voglio vederti soffrire, come ho sofferto io, voglio strappare al mondo le cose più belle che hai.”

“Allora uccidimi” disse lo stregone.

“No, ucciderti non sarebbe abbastanza”, “No Magnus, sarebbe una liberazione”. “Tu devi vivere per sempre con il dolore di aver perso tutto. Il ragazzo che ami e tuo figlio”.

“Non far loro del male, farò tutto quello che vuoi” disse Magnus.

“Per chi? Per loro? Hai fatto tutto da solo, il tuo compagno ti odia” disse Marbas. “Ti ha lasciato. Mi avete facilitato il lavoro”.

“Magnus, non ascoltarlo io ti amo” disse Alec, con la voce rotta dal dolore.

“Zitto mortale” disse Marbas, avvicinando il suo aculeo alla gola del giovane. “O ti assicuro che per te, ci sarà solo dolore”.

“Va bene, dimmi cosa vuoi” disse Magnus, “Ma prima libera Alec”.

“No, Magnus” disse Alec, ma fu interrotto da un colpo sulla guancia che lo fece cadere all’indietro.

“E così sia” disse Marbas, schioccando le dita e liberando Alec.

Catarina si precipitò accanto al cacciatore, entrambi osservavano la scena, incapaci di reagire.

“Dobbiamo fare qualcosa” disse Alec, sottovoce.

“Non abbiamo nulla con cui poter combattere” disse Catarina.

“Si invece” disse Alec, estraendo una conchiglia.

“Da dove arriva?” chiese Catarina, osservando il manufatto.

“Me lo ha dato Vepar, quando ci siamo allontanati. Ha detto che sarebbe stato utile”.

“E come?” chiese Catarina.

“Io non lo so” disse Alec. Osservando la conchiglia, vide che all’interno di essa c’era qualcosa che brillava, infilò dentro il dito cercando di tirarlo fuori, ma si punse la mano. Una goccia di sangue bagnò la conchiglia, che dopo un leggero sfrigolio si trasformò in un arco.

“Ecco a cosa serve” disse Alec, prendendo l’arco e mirando al demone.

Scoccò una freccia che trapassò il demone. Magnus guardò Alec, con il terrore negli occhi. Una luce improvvisa lo colpì con forza facendolo cadere all’indietro.

“Alec” urlò Magnus, precipitandosi verso il compagno. Una ferita ricopriva il petto del giovane.

“Magnus, io ti amo” disse Alec, prima di perdere i sensi.

“Maledetto” disse allora Magnus, girandosi verso il demoni. “Brucia e muori” disse avvolto dalle nuvole della magia oscura.

Il demone scansò il primo incantesimo, e il successivo, contrattaccando. Magnus veloce, per la magia oscura al suo interno riuscì a colpire il demone.
“Maledetto, fermati e combatti, codardo” disse Magnus.

Un lampo improvviso lo colpì al petto, facendogli uscire tutto il fiato dai polmoni. Poi fu solo buio. L’antica voce di suo padre che lo chiamava, sentì nascere in lui tutta la potenza e la forza.

Facendo appello a tutta quella forza, scagliò l’incantesimo più potente che aveva contro Marbas.

Andalusia però fece scudo con il suo corpo, e il suo ciondolo riflettè parte dell’incantesimo che colpì Magnus. Lasciandolo a terra in una pozza di sangue nero.
Marbas, sconfitto evaporò in una nuvola azzurra, lasciando cadere per terra il ciondolo della sirena.

Andalusia, ora era in un angolo che piangeva, vittima lei stessa dell’incantesimo, si era risvegliata come da un sogno.

Alec, nonostante la ferita, che gli toglieva il fiato, si precipitò dal compagno inerme.

“Magnus, ti prego, ti prego! Svegliati” disse Alec, scrollandolo.

“Alec, Alec, dobbiamo andare via di qui” disse Catarina, prendendo il ciondolo di Andalusia.

“Alec, ascoltami”.

“Alec” urlò Catarina. “Non posso portarlo fuori da sola”. “Aiutami”.

Si alzarono presero Magnus e si avviarono verso la porta. Fuori sulla spiaggia trovarono Vepar ad attenderli, Catarina sempre tenendo Magnus, porse alla Regina, il talismano.

“Tienilo te”, “E’ questo, quello che stavate cercando” disse Vepar. “Tu, pagherai con la tua vita per il dolore che hai arrecato” e così dicendo, con un urlo Andalusia e i tritoni sparirono in un fumo verde, tra urla e gridi.

“Lui sta lottando contro la magia oscura, quando l’incantesimo l’ha colpito di riflesso, ha rotto l’argine tra bene e male”. “Ora deve lottare da solo”.

“Alec” disse la Regina guardandolo “Ricorda le mie parole, perché mai come ora ti saranno utili.” disse Vepar, toccandolo. E in un attimo si ritrovarono fuori davanti a Jace e Tessa.

Magnus si stava riprendendo,e guardando Alec che lo stava tenendo tra le mani, lo osservò. “Will?” chiese.

“Will?” domandò Tessa, guardando l’amico.

“Magnus, sono io Alec” disse il ragazzo guardandolo.

“Alec?” chiese Magnus. “Io di Alec, non conosco nessuno”.

“Magnus, stai bene?” chiese Tessa avvicinandosi.

“Magnus, lui è Alec, il tuo compagno” disse gentile.

“Io non ho compagni” disse Magnus. Poi scostandosi dal giovane si alzò.

“Perché siamo circondati da Nephilim?” chiese, osservando le amiche.

“Cosa sta succedendo?” chiese Jace.

“Sono nei guai con il Conclave. Io non parlo con i figli degli angeli. Mi spiegate cosa succede? E perché siamo in piena notte dentro Central Park?” chiese osservando con astio il cacciatore biondo.
“Va tutto bene, amico mio” disse Catarina, avvicinandosi. E poggiando due dita sul collo dello stregone, lo fece svenire.
“Si chiama exstirpatio carmine purgatico” spiegò Catarina.
“Avviene quando uno stregone è colpito dalla sua stessa magia. E fa perdere la memoria. O peggio, cancella quello che di bello c’era dentro una persona. Perché quando Magnus è stato colpito, usava la magia oscura di suo padre”.
“E’ temporaneo?” chiese Alec, con la voce spezzata.
“No” disse Tessa, sottovoce.
“E’ magia oscura, non è mai temporanea” disse Tessa afflitta. “Mi dispiace Alec” disse avvicinandosi al ragazzo, che stava osservando il compagno.
“Troveremo una soluzione” disse Jace, “Magari sul libro c’è qualcosa.”
“Il libro!” disse Catarina.
Forse non tutto era perduto, forse. Ma con un Magnus in preda alla magia oscura, c’era poco da essere contenti.

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Capitolo 14
*** perdita di memoria e non solo.... ***


“Quindi io vivrei con Alexander, da quanti anni?”. Magnus seduto sul divano dell’amica la guardava interrogativa. Quel divano che lo aveva sempre accolto come un amico e un fratello.

Avevano deciso, con l’aiuto di Jace, di portare lo stregone a casa sua, per evitare che il bambino vedesse il padre, e rimasse sconvolto.

“Si, Magnus” disse Catarina, per la milionesima volta. “E avete anche un bambino”. “Non ti ricordi nemmeno di lui?” chiese ancora.

“In realtà no, ma non mi interessa, ora vorrei tornare nel mio loft, posso? Sono certo che dare una festa sia la cosa migliore di cui ho bisogno per riprendermi”.

“Non puoi tornare al loft per il momento” disse Cat.

“Perché” chiese lo stregone, senza capire.

“Ci sono Max e Alec, Magnus. Non possiamo di certo mandarli via solo perché hai perso la memoria”.

“Che poi io questa cosa non la capisco, cioè mi fido di te Catarina, ma ancora non capisco”.

“Max è uno stregone giovane, mio padre voleva mettermelo contro, io ho evocato Elyaas per cercare delle pagine di un libro e lui voleva in cambio un pezzo di suo padre? Ho dimenticato qualcosa?”

“Ah, si, aspetta, ho dimenticato di parlare di Andalusia e di Vepar” disse pensieroso lo stregone, sorseggiando il suo infuso di cannella e arancia.

“Come hai detto?” chiese Catarina.

“Ti stavo spiegando cosa mi ha detto Tessa, e del come mai ho perso la memoria. Perché?”

“Beh, nessuno ti ha mai detto il nome della Sirena. Forse non hai perso del tutto la memoria” disse Catarina.

“Forse è tutto nella tua mente” disse Catarina, avvicinandosi e guardandolo negli occhi.

“Non mi piace quando mi psicanalizzi, anche se sei la mia migliore amica”.

“Posso?” disse Catarina.

“Intendi farmi svenire di nuovo?” chiese con voce alterata, scostando con cattiveria la mano, piccole nuvolette nere si alzarono intorno a lui.

“Magnus, cosa stai dicendo? Eri ferito e sotto shock, ho solo cercato di aiutarti” disse Catarina.

“Non è vero, te sei gelosa della mia stregoneria, e me la vuoi portare via”.

“Magnus, calmati, stai dicendo delle assurdità”.

La casa aveva iniziato a tremare, i quadri che cadevano dai muri, lanciando in aria schegge di vetro che si mischiavano a quelle dei lampadari che scoppiavano.

“Magnus, ti prego calmati” disse ancora Catarina, cercando di contenere la furia dell’amico. Non temeva tanto per la casa ma aveva paura che si facesse male.

“Mollami, non mi toccare.” disse Magnus, ed una forza invisibile scagliò Catarina contro il muro, facendola cadere priva di forze tra i vetri.

Tessa, immobile sulla soglia osservava la scena, intervenire in quel momento avrebbe solo fatto aumentare ancora di più la rabbia di Magnus, scatenatasi praticamente dal nulla.

“Ehi, Ehi, calmo” disse Tessa, alzando le mani e passando davanti a Magnus, che la osservava senza vederla.

“Voglio solo aiutare Catarina, è ferita. Ti prego, se c’è ancora qualcosa di buono dentro di te, fammi passare. Voglio solo aiutarla, ti prego Magnus”, avvicinandosi all’amica senza mai distogliere lo sguardo dallo stregone, che avvolto ormai totalmente da nuvole nere e ad un palmo da terra, osservava la nuova entrata.

“Catarina” chiese lieve Tessa. “Catarina, svegliati” disse Tessa, spostando con fatica l’amica dai vetri.

“Magnus?” chiese Catarina, riprendendosi e osservandosi le mani.

“Magnus, mi ha fatto passare. Lui è…” poi voltandosi il cuore le esplose nel petto.

“Lui è?” chiese Catarina.

“Lui è sparito” disse Tessa, con la voce incrinata.

 
**************
 
“Come mai papà non è a casa con noi?” chiese Max, ad Alec, mentre si preparavo per andare a dormire.

“E’ rimasto dalla Zia Catarina, perché sta studiando un nuovo incantesimo” spiego Alec, cercando di nascondere il reale dolore che quella bugia provocava dentro. Quando Magnus non lo aveva riconosciuto si era sentito morire dentro, ma quello che era peggio era il senso di colpa che provava. Aveva lasciato Magnus e ora lui nemmeno si ricordava di lui. Le ultime parole che Magnus gli aveva rivolto erano state un ti odio, che aveva provocato la fine del legame della Runa.

“Papà Alec, perché piangi?" chiese Max.

“Non sto piangendo, mi è entrata della polvere negli occhi, quando ho smosso la coperta” disse Alec, mascherando il tutto con un sorriso.

“Ora vai a dormire, tesoro, domani mattina poi andiamo dalla nonna, che ti ha preparato la torta al cioccolato.”

“si che bello!” disse felice il bambino.

“Posso chiamare Papà Magnus, prima di andare a dormire?” chiese il bambino.

“Tesoro, è tardi. Lo chiamiamo domani mattina” disse Alec. E il bambino poco convinto ma ormai vinto dal sonno si addormentò stringendo la sua copertina glitterata, che gli avevano regalato anni prima.

Alec, immobile, restò a guardare il bambino. Quel piccolo esserino che avevano adottato con il compagno. Lo stesso compagno che oggi non si ricordava di lui. Come avrebbe fatto senza Magnus? come avrebbe spiegato ad un bambino che adorava suo padre, che ora non si ricordava di lui?

Prese il telefono e chiamò la madre, spiegandogli, con meno dettagli possibile, cosa fosse successo.

“Tu stai bene?” chiese la madre preoccupata, dopo aver ascoltato in silenzio il figlio.

“Io, si, ho solo una piccola ferita, sul petto, ma sta già guarendo”

“E Max?”

“Max, chiede di suo padre, e io gli sto mentendo”.

“Mamma, è tutta colpa mia” disse Alec, la voce rotta dal dolore.

“No Alec! E’ colpa della magia di suo padre, temevamo che potesse succedere, lo sapevi”.

“L’ultima frase che mi ha detto è stato ti odio”.

“Alec, te l’hanno già detto Tessa e Catarina. Non era lui quello che parlava. La magia oscura è potente, pericolosa. Guarda Lilith cosa ha fatto”.

Sentendo che il figlio non parlava, ma lo sentiva respirare chiese: “Vuoi che vengo lì da voi?”

“No, grazie Mamma. Buonanotte”.
“Notte Alec, e non temere tutto si risolverà” e detto ciò chiuse la telefonata.

Poi chiuse il telefono, Jace aveva provato a chiamarlo già diverse volte, idem Izzy, ma lui non voleva parlare con nessuno, voleva capire come risolvere il tutto.

Certo era, che con Magnus fuori gioco, non potevano nemmeno invocare Elyaas e chiedere aiuto. L"unico in grado di poter parlare con il demone era Magnus.
Si diresse in camera da letto, ma aprendola venne avvolto dai profumi famigliari dello stregone, le lenzuola ancora sfatte dall’ultima volta in cui vi avevano dormito. Richiuse la porta e si diresse verso il divano. Aveva bisogno di un paio di ore di sonno per riprendersi. Nonostante l’iratze, la ferita continua a pulsare.

Presidente si avvicinò al ragazzo e si acciambellò sulle sue gambe, poco dopo le fusa rilassanti del gatto si sparsero per il loft, rilassando impercettibilmente il ragazzo, che crollò nel sonno. Vinto dalla fatica di quella lunga ed estenuante giornata.

 
*******************

“Maledizione” disse Catarina, ormai ripresosi dalla botta ricevuta. “Dove potrebbe essere andato?” si chiese osservando la finestra spalancata.

“Non lo so, ma dobbiamo cercarlo” disse Tessa. “Ho provato a chiamare Alec, ma ha il cellulare staccato”.

“Voleva andare nel loft, prima che perdesse del tutto la lucidità, forse si è diretto la” pensò Catarina.

“Ma in quella casa, c’è pure Max” disse Tessa.

“Dobbiamo andare” prima che arrivi lui.

“Avrà usato un portale, sarà già arrivato”.

“Allora dobbiamo andare anche noi”.

“Dove vorreste andare? ” chiese Magnus, ricomparso sul divano.

“Dove ti eri cacciato?” chiesero in coro le due donne.

“Avevo fame, e qui non ci sono superalcolici, sono andato a comprarli. Volete?” chiese con un sorriso.

“Magnus, ti ricordi cosa è successo?" Chiese Tessa.

“Certo, mi hai detto che non posso andare a casa, perché ci sta il mio compagno” disse minando le virgolette “e allora vi ho detto che scendevo a comprare da mangiare e sono uscito. Perché?”

“In realtà tu hai agg….”, ma Catarina bloccò Tessa prima che potesse finire la strada.

“Niente Magnus, non ci ricordavamo dove eri andato” disse Catarina, scambiando un’occhiata di intesa con Tessa.

“Siete sicure di stare bene? Siete strane. Avete il ciclo?” chiese Magnus, addentando un panino, imbottito.

“Ora lo trasformo in un rospo” disse Catarina, uscendo dalla stanza.

“Perché mi hai bloccato? Era giusto sapesse che ti ha aggredito”.

“No Tessa, se lo contraddici la magia oscura ha il sopravvento. Sai il perché o te le devo spiegare?”

“No, lo so. Il nostro amico è permaloso” disse Tessa, muovendo la testa.

“Esattamente. Uno scontroso e lunatico bambino. E stasera abbiamo bisogno tutti di dormire. Io, Te , lui e Alec”.

“Domani, domani penseremo a cosa fare, perché con domani, scade il tempo massimo di consegna di questo. E non credo che Elyaas lo prenderà da me” disse Catarina.

Rientrando trovarono Magnus, con il panino addosso, e lui che dormiva.

“Era l’unico modo” disse Catarina.

“Quando saprà che gli hai rovinato la sua maglia preferita ti ucciderà” disse Tessa, osservando l’amico dormire.

“Ho paura che a questo Magnus, non interessi per nulla”.

“Ecco perché faremo di tutto, per far tornare il vecchio rompiscatole” disse Tessa.

 
************************

Lontano nel loft di Magnus, Alec aveva iniziato la più lunga delle sue battaglie, la ferita non era un semplice taglio, ma era intrisa del veleno presente nell’aculeo di Marbas.

Alec, aveva iniziato la sua battaglia contro la morte e nessuno lo sapeva, nessuno lo avrebbe cercato fino alla mattina dopo, tutti ignari, perché Alec, troppo preoccupato per la salute del compagno, aveva minimizzato con tutti. Dicendo che era un piccolo taglip superficiale, già guarito .

 
 
 
 

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Capitolo 15
*** ormai, è troppo tardi ***


Aveva dormito poco e male, doveva assolutamente alzarsi prima che Max scendesse dal letto. Non poteva e non voleva che il figlio lo vedesse sul divano. Lui che nella notte era sceso a rincuorare il bambino che si era svegliato in preda all’incubo. Aveva sognato che suo padre non si ricordava di lui, che non lo voleva. Forse la magia che lo legava a Magnus stava svanendo. Forse quello che il compagno aveva dentro stava cancellando quel piccolo legame che univa ancora tutti. Si sedette appoggiando la testa sulle mani fissando il pavimento. Non c’era una soluzione semplice. Qualcuno avrebbe sofferto, e se loro erano grandi abbastanza da cercare di comprendere quell’assurda storia tra demoni, angeli, Dei e maligni. Max era solo un bambino. Che aveva da poco compreso il suo reale potenziale, terrorizzato all’idea di far del male a qualcuno. Lo stesso bambino che nella notte aveva urato tutto il suo dolore e la paura di essere abbandonato era tornata prepotente. Poteva un bambino di sei anni vivere con quel terrore?
 
Si alzò ed un dolore sordo gli fece uscire il fiato dai polmoni. Si ritrovò per terra in ginocchio, senza fiato, la fronte imperlata di goccioline di sudore. Si portò la mano al petto, scoprendola piena di sangue, lo sforzo aveva fatto riaprire la ferita.
Nascose la coperta e il cucino proprio mentre arrivava Max, gli occhi ancora rossi dal pianto, come se le lacrime non si fossero mai fermate. Il bambino soffriva e lui doveva far qualcosa. Una cornice cadde dal muro, facendo saltare di spavento Alec. La raccolse, era una foto di Magnus, uno dei pochi ricordi che il compagno aveva lasciato alla mercè di tutti. C’era lui con due ragazze e Jem, il fratello silente diventato poi nuovamente ragazzo. Una era Catarina, l’altra Tessa. Eccola la soluzione. Tessa poteva mutare forma, era una strega potente, forse avrebbe ingannato Max. Almeno il tempo per trovare una soluzione.

Si diresse nello sgabuzzino e recuperò dalla borsa da combattimento un cambio, entrare in camera non era la soluzione migliore, adesso aveva bisogno di tutta la sua sanità mentale.

“Tessa, ciao sono Alec, senti ho bisogno di una favore.” E mentre spiegava alla ragazza cosa intendesse si diresse in bagno. Una volta chiusa la porta si sfilò la maglietta. La benda che ricopriva la ferita era ricoperta di una strana sostanza verde. Provò a toccarla e la sentì gelatinosa. Pensò che Catarina gli avesse messo qualche intruglio sopra, tolse la benda, mise quella pulita e gettando il tutto dentro il bidone, chiuse la luce, ed uscì per preparare la colazione al bambino. Stranamente la ferita faceva male, ma non ci prestò molta attenzione, era stanco, aveva dormito male. L’unica cosa di cui aveva bisogno per guarire era di riposare. O meglio l’unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di uno stregone lunatico, glitterato simile ad un elfo demente. Ecco di cosa aveva bisogno.

Il lieve bussare alla porta riscosse Alec dai suoi pensieri. Tessa era arrivata. Potevano iniziare la farsa.

“Entra” disse Alec, osservando Tessa. Per un attimo guardarla negli occhi lo fece arrossire all’inverosimile. “Ora capisco, di cosa si è innamorato….” disse solo la donna. “Ma devi calmarti o non ci crederà mai!”

“Papà” urlò il bambino felice, gettando le braccia in torno al collo della strega. “Mi sei mancato tanto papà” disse Max. “Come mai hai cambiato profumo?”.

“Perché la Zia a casa ha solo quello. E io devo tornare dalla Zia Cat, ancora perché siamo impegnati”.

“Stanotte ho fatto un bruttissimo sogno”, “Mi abbandonavi perché non ti ricordavi di me e di Papà”. La strega colta alla sprovvista guardò interrogativo Alec.

“Io.. io.. mi sono dimenticato di dirtelo” disse Alec, balbettando.

“Vabbè dai non litigate, fate la pace” disse Max, guardando prima uno e poi l’altro. “Max, non abbiamo litigato” disse Alec.

“E allora perché hai dormito sul divano?” chiese il bambino, guardando Alec negli occhi.

“Ecco.. io..va bene, abbiamo litigato” disse Alec.

“Allora facciamo pace” disse Tessa, sorridendo, prendendo il viso del ragazzo e poggiando delicatamente le labbra sulla guancia, ma mettendosi nella posizione giusta affinchè Max potesse pensare che era stato un bacio vero.

“Evviva!” disse infatti dopo poco Max, battendo le mani felice. “Quindi torni a casa? Papà?”

“No Mirtillo, devo lavorare con la Zia Cat e con Tessa”. “E mi serve anche papà Alec, quindi dovresti andare dalla nonna.”

“Va bene” disse il bambino, abbracciandolo, “Però promettimi che torni”.

“Te lo prometto, Mirtillo” disse Tessa, stringendo la mano di Alec, che aveva iniziato a tremare, svanendo in una nuvola azzurra.

Alec, con il cuore in mano, preparò il bambino e lo portò da sua madre, e si diresse nuovamente verso il loft. Mentire al bambino lo aveva rattristato, ma vedere il suo sorriso forse giustificava la bugia. Ma allora come mai si sentiva così vuoto?

Si toccò la ferita sentendola calda, controllò le bende ma stranamente a quanto pensato, erano linde, ed entrò in casa. Aprì il passaggio segreto, con l’aiuto dello stilo, ed entrò nella biblioteca dove era custodita la collana di Andalusia.

Un giramento di testa lo colse alla sprovvista, la ferita emanava uno strano odore, e quando alzò la maglia vide nuovamente la poltiglia verde che fuoriusciva copiosa, maleodorante. Era solo un semplice taglio, provò con le ultime forze a farsi un iratze, ma svenne prima di riuscirci, urtando con il corpo il mobile con le fiale degli incantesimi che custodiva gelosamente Magnus. Sentiva le forze venire meno, cercò invano di muoversi, ma fu tutto inutile. L’oscurità lo accolse nel suo abbraccio.

Un urlo irruppe dalla bocca di Jace. Era da quando erano tornati dal lago che si sentiva debole. Forse la stanchezza di quella storia iniziava a pesare su di lui, ma ora il dolore era lancinante. Si toccò la runa parabatai che pulsava, trovandola umida. Si osservò la mano piena di un liquido verde maleodorante. E poi lo sentì, senti Alec che stava morendo, arrancò nella sala comune cercando di chiamare aiuto. Ma la voce era come morta dentro di lui. Con le ultime forze rimaste gettò la sua spada contro la vetrata che si ruppe in tantissimi pezzi, producendo un rumore assordante.

Clary raggiunse immediatamente Jace, cercando di soccorrerlo, non riusciva a capire cosa stesse succedendo, finchè non notò la runa, quasi totalmente sbiadita.

“Alec” fu l’ultima parola che riuscì a dire prima di svenire, tra le braccia di Clary.

“E’ successo qualcosa ad Alec” disse Clary, guardando Maryse. “Alec, sta morendo” e così dicendo, scostò la camicia del compagno per far vedere a tutti la runa parabatai.

“Dobbiamo trovare Magnus” disse Isabelle, “è l’unico che può aiutare Alec e Jace”.

“Non credo che sarà disposto ad aiutarci.Non ora che non si ricorda di lui e nemmeno di Max.” disse Maryse.

“Faremo alla vecchia maniera” disse Isabelle, osservando Jace sul letto.

“Pagheremo” e detto ciò, uscì’ sbattendo la porta.

“Io vado da Max, non deve sapere nulla di tutto questo. E’ troppo complicato da spiegare ad un bambino tutto… questo”.

Nel frattempo, Catarina e Tessa, allertate da Simon andarono nel loft.  Alec era per terra in preda alle convulsioni.

“Sono un idiota” stava dicendo Catarina. “Avrei dovuto pensarci prima, è corrotto dal veleno di Marbas. Non capisco perché non ci abbia detto nulla, l’avremmo curato prima”.

“Perché ama Magnus, e non voleva che perdessimo di vista lui” disse semplicemente Tessa.

“Ma ora morirà” disse Catarina. “E Magnus, non se lo perdonerà mai, come tutti noi”.

Magnus era in casa di Catarina, che sfogliava distrattamente un giornale di moda, stilando la lista degli invitati per la festa che avrebbe tenuto nel suo vecchio appartamento. Aveva già preparato gli inviti, mancava solo il tema. Aveva dentro come un inspiegabile blocco. Fece per alzarsi per farsi un caffè quando una piccola nuvola gialla gli comparve davanti.

Ne uscì un piccolo bambino blu. Un bambino che Magnus sapeva di aver già visto, ma non ricordava.

“Ciao” disse Magnus, osservando il bambino. “Se stai cercando Catarina, è dovuta andare via”.

“Io in realtà cercavo te” disse il bambino osservandolo attentamente.

“Perché cerchi me?” chiese dubbioso lo stregone.

“Perché ho sentito la nonna dire che non ti ricordi di me, e papà sta morendo”.

“Come ti chiami?”

“Max. Maximilian Michael” disse fiero il bambino. “La zia ha detto che per salvare il papà vuoi essere pagato. L’ho letto nei libri di magia”.

“Si, solitamente mi faccio pagare e anche molto caro”.

“Io non ho soldi, ma ti posso dare questa” disse allungando verso lo stregone, la sua copertina consunta e logora. “E’ la coperta che mi ha regalato il mio papà, quando ero piccolo piccolo” spiegò.

“Io non credo di poterti aiutare” disse Magnus, sedendosi. Osservando quel pezzo di stoffa, che riconobbe immediatamente.

“Perché?” chiese il bambino, sedendosi vicino a lui. Poi prese la mano dello stregone nella sua. Una scintilla si produsse dalle loro mani incrociate. Magnus osservò attentamente il bambino, scorgendo in lui qualcosa.

Restarono così per un tempo indefinito.

“I tuoi occhi” disse Max, accarezzando il padre. “I tuoi occhi sono gialli”.

“Max?” chiese Magnus, come risvegliatosi da un sogno.

“Papà? Mi riconosci?” chiese il bambino.

“Io ho tanta confusione, Max, ma si.Ti riconosco”.

“Papà, allora dobbiamo correre” disse Max alzandosi. “Papà sta morendo”.

“Alec, sta morendo?”.

“SI, devi muoverti, non hai molto tempo, hai al massimo un’ora” disse una voce dietro di lui. Il bambino era scomparso.

“Io, io non ti conosco, perché mi aiuti?” chiese Magnus, osservando la donna di fronte a lui.

“Ti aiuto perché io proteggo l’amore”, “Ti proteggo perché è stato Alec a chiedermelo” disse la donna, facendo comparire davanti a se una freccia.

“Gli ho chiesto cosa fosse disposto a perdere per salvarti. E lui mi ha risposto che era disposto a darmi la sua vita. Ha preso una sua freccia, l’ha bagnata con il suo sangue e me l’ha data. Ora te la rendo” disse la donna.

“Ma non posso più aiutarti”.

“Alexander sta morendo. E’ tutto nelle tue mani.  Ritrova te stesso, salva lui.” disse la donna scomparendo.

Magnus si riscosse da per terra, non si ricordava nemmeno come ci fosse finito. Aveva fatto un sogno strano, era confuso. Prese il suo giornale e continuò a sfogliarlo come se nulla fosse. Ma c’era qualcosa di strano in tutto quello. In preda all’esasperazione lanciò il giornale che cadde a pochi passi da lui. Si alzò per prenderlo, e sistemarlo, ma quando allungò la mano qualcosa lo punse. Raccolse quell’oggetto osservandolo. Una freccia. E all’improvviso ricordò tutto.
E così come arrivarono i ricordi, arrivò il dolore. Alec stava morendo e lui lo sentiva nel suo cuore.

Aprì un portale e si precipitò nel loft, ritrovandosi il sala. Catarina e Tessa osservavano il corpo disteso di Alec. Cadde in ginocchio, osservando il compagno.
“Mi dispiace” disse Catarina, “Mi dispiace. Non ci aveva detto che era ferito, aveva detto che era solo un taglio e che era guarito, non sapevamo che era veleno di un demone superiore”.

Magnus osservò l’amica come se la vedesse per la prima volta, “Cosa stai dicendo?”.

“Mi dispiace Magnus, è….” disse Catarina.

“No, non dirlo!” la bloccò lo stregone. “Lui non è morto!”. “Non può essere morto.” Ripetè Magnus con le lacrime agli occhi.

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Capitolo 16
*** tu eri il mio tutto ***


“Non può morire, non può andarsene, sapendo che lo odio. Devo dirgli che lo amo, ti prego Catarina, ti prego, lasciami andare. Devo parlare con lui. Sta facendo finta, forse vuole farmi soffrire, perché me lo merito. Hai ragione Alexander, sono un coglione, un idiota, ho rovinato tutto un’altra volta, ti prego perdonami. Lo sai che non sono perfetto, che sono un casino. Ora però svegliati, Alexander. A no, no, scusa. Svegliati Alec, come piace a te, ti prego, apri gli occhi.”. “Tutto quello che ho fatto era come se una parte di me lo volesse, sapevo che era sbagliato ma non riuscivo a fermarmi.”

“Non lasciami solo, senza di te mi incasino. Io ti amo, non ti ho mai odiato, non ci sono mai riuscito, in passato ci ho provato, ma non ci sono mai riuscito”.

“Svegliati dai, amore mio, mi sono pentito abbastanza” continuò Magnus, accarezzando il viso del compagno.

“Ti ricordi sul tetto? Ti ho chiesto di saltare nel vuoto, di prendere parte della mia vita, ti ho dato il mio passato, il mio presente, il futuro. Abbiamo un figlio, ci dobbiamo sposare. Ti voglio vedere sull’altare vestito d’oro mentre aspetti che io arrivo. Ti prego, angelo mio, svegliati”.

“Cosa dovrei dire a Max, è così piccolo, ha bisogno di noi, ha bisogno di te, io non sono bravo, finirebbe con il mangiare sempre cibo da asporto, io odio cucinare, anzi non sono proprio capace, come posso prendermi cura di un bambino, quando non sono in grado nemmeno di prepararmi un caffe?”

“Apri gli occhi, Alec, ti prego. Non lasciarmi”, disse scostando la camicia del ragazzo, e sussultando vedendo la ferita. Scintille blu, uscivano dalle sue mani, per espandersi sul corpo inerme del cacciatore.

“Ti ricordi la prima volta che mi hai visto? Mi hai dato dell’elfo demente, avevi ragione lo era, prima di incontrare te, io non ero nessuno. Mi stavo lasciando morire, stanco della solita immortale vita, poi sei entrato te a quella festa, e mi hai rapito”.

“E Parigi amore, mi ha promesso che ci saremmo tornati, ti ho promesso che non ti avrei più costretto a mangiare le lumache, ti prego, amore svegliati io mantengo le mie promesse, vabbè non tutte, ammetto che uso la magia ogni tanto quando non ci sei, ma se ti svegli prometto di non usarla più.”

“Io ti amo, ti prego, non mi abbandonare, sono stato uno sciocco, ma ero geloso, e la magia oscura dentro di me mi ha annientato. Ho sbagliato, dovevo dirti subito del bambino, ma non volevo farti preoccupare”.

“Magnus..” disse una voce alle sue spalle, ma lui non gli diede ascolto, continuando ad accarezzare la fronte del compagno.

“Catarina, ti prego, tu curi i mondani, ti prego aiutalo te! Non può essere morto lo sentirei nel cuore. Ti prego amica mia, fai qualcosa!”

“Magnus, mi dispiace, non possiamo fare più nulla”.

“Impossibile, ci deve essere una soluzione, lei ha detto che avevo tempo, che avevo un’ora, c’era anche Max. hanno detto, si , che io , cioè..” un fiume di parole senza senso uscivano dalla bocca dello stregona, tra pianto urla e disperazione.

“Magnus, non capisco cosa stai dicendo” disse Catarina, osservando l’amico.

“Lei era li, a casa tua con Max, mi ha detto che c’era tempo, mi ha detto che potevo salvarlo”.

“Magnus, calmati e cerca di farmi capire” disse Catarina portando lo stregone in cucina.

Proprio in quel momento la porta di casa, esplose, dietro al calcio di Isabelle che entrò come una furia nel loft. La frusta libera di penzolare e una lama angelica nella mano. La furia fatta donna.

“Alec?” disse osservando il corpo sul divano, incapace di muoversi. “No, ti prego Alec no!” disse Isabelle, correndo dal fratello.

“Dovete chiamare Magnus, lo pagherò vi prego, può salvarlo solo lui, non mi interessa se non si ricorda, non posso perdere un altro fratello”, in ginocchio con le lacrime agli occhi implorava Tessa.

“Isabelle, Magnus è qui e si ricorda tutto, ma Alec è stato ferito dall’aculeo di un demone superiore, e non ha detto niente a nessuno. Ci aveva detto di essere guarito completamente e sono certa che anche a te, ha detto la stessa cosa.”

Fu un attimo, Isabelle incontrò lo sguardo distrutto di Magnus, e con un balzo si fiondò contro lo stregone, senza che nessuno potesse fa nulla.

Magnus si ritrovò contro il muro, con Isabelle che lo malediceva e lo prendeva a pugni, senza fare nulla per fermarla, limitandosi solo a stringerla, quando crollò contro di lui, facendoli scivolare a terra.

Magnus fece per alzarsi, ma fu fermato dolore sordo alla schiena, un rantolo di dolore appena accennato dalle sue labbra.

“Magnus, che succede?” chiese Isabelle, scostandosi.

Magnus si osservò la mano, trovandola piena di sangue, e si ricordò della freccia. Poteva provare, magari non era troppo tardi.

Tolse la freccia dal suo fianco, trattenendo a stento l’urlo di dolore. Osservò la freccia, la puntò verso il suo cuore e con uno scatto fulmineo si incise la pelle, svenendo.

Si ritrovò in una stanza buia, era nudo senza vestiti ma non aveva freddo, ma provava vergogna, era come se qualcuno lo stesse osservando. Una luce improvvisa illuninò una poltrona al centro della stanza. Un poltrona fatta d’oro e avorio, bellissima e regale. “E’ per te” disse una voce alle sue spalle. Si girò cauto, la voce era famigliare, e si ritrovò ad osservare se stesso, ma una versione che ormai non riconosceva. Aveva una casacca argentata, piena di piccoli smeraldi, sotto un paio di pantaloni neri di pelle, un paio di anfibi argentati completavano il tutto. Era perfetto, il trucco in ordine, le unghie ben tenute, l’aria riposata, i capelli cambiavano colore ogni volta che lui sbatteva le ciglia. Ai suoi piedi c’era Alec, apparentemente senza vita.

“Chi sei?” chiese all’ombra di fronte a lui.

“Io sono te, sono la parte che rinneghi, sono quello che saresti, se non avessi più lui tra i piedi. Non ti manca la tua vita, le feste, gli amici, l’alcool, il sesso senza impegno. Tutti quegl’anni passati a rincorrere ogni sottana mossa dal vento, per poi sparire la mattina come se nulla fosse. Non ti manca entrare in un negozio e dover solo decidere il colore della nuova maglia, senza preoccuparsi se i pezzi di cui è composta, potrebbero far male al bambino? Non ti manca la sensazione di potenza che hai provato in questi giorni, quando eri di nuovo te? La potenza scorrere tra le tue dita, la forza in uno schiocco di dita. Il comandare la vita e la morte. Come non può mancarti tutto questo? Io so che non ti manca. Mi sono sentito vivo, e lo eri anche te. Rinuncia a lui, diventa quello che per cui sei nato e io lo riporterò in vita, e continuerà la sua esistenza, senza ricordarsi di te”.

“Tu non sai di cosa stai parlando. Io stavo morendo, e te con me. Ho salvato entrambi, da una solitudine lunga che ci avrebbe portato alla pazzia, al suicidio. Se lui è morto come mai insisti tanto? Hai bisogno del mio si per vivere, e io non te lo dirò mai. Perché lui non è morto, lo sentirei dentro il cuore”.

“E fai tutto questo per un mortale?”. “Cosa ti resta, quando tra le dita passerà solo polvere e cenere, cosa ti resterà?”

“Mi resta l’amore”, “Quello non finirà mai. Mi resteranno i ricordi, quei ricordi che te hai cercato di portami via, cercando di farmi tornare indietro. Io non voglio quella vita, io non voglio te!” disse scagliando una sfera magica, contro la sua figura. Un dolore sordo lo attraversò dove la sfera colpì l’altro.
“Ma io sono te, non ti libererai mai di me, continuerò a vivere dentro di te, cercherò sempre di prendere il sopravvento, ferisci me e ferisci te stesso. Io sono la tua coscienza, io sono il demone che è dentro il tuto sangue. Non puoi rinnegare ciò che sei.”

“E io ti combatterò, così come combatto mio padre, e tutti i demoni come lui. Preferisco morire, se questo serve a salvare lui, se è la mia vita che richiedete per salvarlo, potete averla, ma non sarò mai uno di voi”.

“Lui è morto” disse l’ombra. “Lui è morto non ti resta più nulla”.

“Se lui fosse morto, perché insisti, perché vuoi che rinuncio a lui?” disse continuando a scagliare magie, sempre più debole.

“Adesso basta” disse una voce che non seppe indentificare. “Ha fatto la sua scelta, ma ricorda Magnus Bane, che da ogni scelta ne derivano delle conseguenze, il passato non si può cambiare, ciò che sei e ciò che resterai dipenderanno sempre da te. Ora torna , questo è un premio, che ti diamo per la tua buona fede.”

Magnus si alzò da terra, dove Isabelle lo osservava per dirigersi al divano. Alec ancora immobile. Accarezzò la fronte del compagno, baciandogli le palpebre chiuse e le labbra ormai fredde. “Quindi usi la magia quando non ti vedo?” chiese Alec sussurrando gli occhi ancora chiusi. Lo stregone appoggiò la fonte contro quella del compagno, mentre si perdeva nei suoi occhi blu.

“Avevo paura di non rivederti più” disse Magnus, piangendo di gioia, continuando a baciare ogni centimetro di pelle del cacciatore.

“Anche io, ma Vepar, mi aveva detto di ricordarmi le sue parole e di credere in quello, ti sentivo parlare, ma non riuscivo a muovermi. Era come se fossi vittima di un incantesimo. Mi disse che si inizia ad amare veramente dopo che si è quasi perso tutto. E io non voglio perderti. Dobbiamo farlo, per noi e per Max.” disse Alec, togliendo una lacrima dal viso del compagno.

“Ti amo anche io, ma ho bisogno di riposare” disse Alec, per poi tornare a dormire. “Tranquillo amore, veglio io su di te” disse Magnus, abbracciandolo.

Tessa, Catarina e Isabelle osservavano quanto successo e senza proferire parola uscirono dalla stanza per lasciare soli i due amanti. Non vi era cosa al mondo più forte dell’amore puro, dell’amore vero.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** la guerra era solo all'inizio.... ***


Alec si svegliò con la dolce consapevolezza di aver su di se il corpo del compagno. Quel corpo caldo, morbido, profumato e diciamolo pure, un po’ pesante. Scostò una ciocca dal viso e lo osservò. Erano stati due giorni che sembravano secoli. Due giorni in cui era successo veramente di tutto. Forse alcuni avvenimenti erano talmente assurdi da sembrare dei sogni. Sirene, streghe, demoni. Eppure c’era qualcosa che non tornava. Lui aveva agito di impulso, e non era il solito suo comportamento, avevano superato di peggio, ma era bastato un nulla per fargli mettere la parola fine ad una storia che durava da anni, e Magnus che si lascia sopraffare così dalla magia oscura, erano segni inquietanti. Sentiva dentro di se che c’era un pezzo del puzzle che mancava.

Come se una forza misteriosa avesse operato su di loro. Ma Magnus se ne sarebbe accorto, o no? forse colpire lo stregone nell’unica debolezza che aveva, la famiglia, era il modo più sicuro per metterlo fuori gioco. E se tutta la storia del bambino, fosse inventata? Si scostò leggermente, era bello avere Magnus su di se, se erano nel letto comodi, ma sul divano, per di più nuovo non era il massimo della gioia.

Ritornò con la mente ai fatti avvenuti, ragionandoli in terza persona, e non come uno dei soggetti, tornava in lui lo spirito di osservazione del cacciatore.

 Lui era solito agire solo con un piano ben definito, con una soluzione e altri cinque o sei piani B da attuare, ma ammetteva che se la cosa riguardava la sua famiglia la sua concentrazione andava a farsi benedire. Era il suo punto debole, era lo stesso che aveva Magnus. e se qualcuno avesse attuato il tutto per metterli Ko? C’era qualcuno che poteva gioire dal vedere i due separati e litigati? Oh beh, pensò, la lista poteva essere veramente lunga, se poi si aggiungevano i “morti” diveniva infinita, pagine e pagine di nomi. Doveva trovare quello che non andava.

Magnus aveva scoperto, su un libro di magia, che il bambino era un potenziale pericolo in quanto non addestrato, e poteva quindi compiere a sua insaputa qualche azione contro Magnus, con l’intento di ucciderlo. Dopo aver consultato libri su libri tutto fa pensare che l’unica soluzione plausibile sia andare da Asmodeo e chiedere una tregua… il che porterebbe alla morte di Magnus.

Tessa e Catarina, scoprono che esistono delle pagine di un libro con sopra degli incantesimi, che il Sommo Stregone non conosce. Abbastanza strana come cosa, adesso che la si analizza come si deve, con la calma con cui si sarebbe dovuta affrontare dall’inizio. Magnus e Alec litigano e si lasciano, quindi entrambi sono fuori gioco, a livello psicologico. La mente non più attiva al cento per cento, ma anzi, divisa a metà. Entra in campo l’orgoglio.  Orgoglio che potrebbe portare alla morte di Magnus per sacrificio supremo.

Evocano Elyaas, guarda caso viene evocato l’unico demone che sa di Magnus e Alexander dall’inizio, che chiede in cambio delle informazioni, una squama di suo padre. Un demone superiore con cui Magnus ha un conto in sospeso da alcuni secoli. Elyaas riesce ad allontanare del tutto Magnus e Alec, ed anzi divide il gruppo. Da una parte i Nephilim dall’altra i Warlock. Lasciando Magnus in preda alla rabbia, all’orgoglio e alla sete di vendetta. Che potrebbe portarlo a compiere qualche gesto estremo, e di conseguenza porterebbe alla morte dello stesso.

Scoprono che la squama di Marbas, è nel regno delle sirene. Magnus e Alec continuano a litigare, tanto che Magnus, vuole andare senza Alec. Questo avrebbe portato certamente lo stregone alla morte sicura. L’unico in grado di riuscire a far ragionare lo stregone, nonostante l’orgoglio sembra essere Catarina e l’amore. Ma nonostante tutto alcuni fattori, riescono comunque a riportare una divisone nella coppia. E il totale abbandono di Magnus alla magia oscura. Che porterebbe di conseguenza alla morte di Magnus o comunque all’annientamento di quello che era diventato.

Si scopre che dietro tutto c’è in realtà Marbas, che cerca di uccidere Alec, e fa dimenticare a Magnus di Alec e di Max.

Alec continuava ad analizzare tutte le situazioni. Magnus era lui la chiava. Tutto quello che era successo avrebbe portato alla morte del Warlock. Ecco il pezzo del puzzle che mancava.

“Cercherò di far finta di non aver sentito che mi hai detto che peso troppo” disse Magnus, guardandolo negli occhi.

“Come hai fatto?” chiese Alec.

“Il potere della runa è ancora attivo” disse Magnus alzandosi, iniziando a camminare aventi e indietro nella stanza. “Quindi secondo te, tutto era una menzogna per indebolirmi e portarmi al cospetto di Marbas debole, e senza di te”. “Effettivamente potrebbe essere”.

“Ma se dietro a tutto c’era Marbas, allora anche Elyaas ha mentito. Può un demone evocato mentire?” chiese Alec, osservando il compagno.

“Certo” disse Magnus, “Gli unici esseri che non possono mentire sono le fate, infatti hanno sviluppato la capacità di rispondere mettendo nell’altro il dubbio, ma non è questo il problema. La vera questione è che vogliono colpire me, attraverso i miei amici, la mia famiglia. Siamo stati manipolati, siete stati usati, sei morto Alec, sei quasi morto per colpa mia, come posso vivere così? Con l’idea che domani mattina mi alzo e non ci sei più? Come posso mettere in pericolo Tessa o Catarina? L’ho colpita, lo sai questo Alec? Ero vittima della mia stessa magia e ho colpito una delle persone che amo di più al mondo, dopo te e Max. Avrei potuto ucciderla”.

“Ma non l’hai fatto, Magnus, non faresti mai del male a nessuno di noi. Inoltre io sono una Shadowhunter, il pericolo è la mia vita, la morte è già in conto, prima ancora che nascessimo. Questo lo sai, e non cambierà mai”.

“Potrei sbagliarmi Magnus, forse mi sbaglio. I miei sono solo pensieri” provò a farlo ragionare il cacciatore.

“Magnus, ascoltami, ti prego” disse Alec avvicinandosi e prendendogli le mani, “Ascoltami attentamente, se qualcuno è dovuto ricorrere a tutti questi trucchi per separarci è perché insieme siamo tutti più forti. Non ci resta che unire le forze e capire con chi stiamo combattendo, e trovare il modo di fermarlo”.

“Non puoi fermare la magia, Alec, non puoi fermare un demone”.

“Magnus insieme possiamo tutto. Io ci credo. Chiama tutti e cerchiamo una soluzione, non fare nulla da solo, ti prego, promettimelo”.

“Non posso Alec, non posso promettertelo” disse Magnus, allontanandosi. “Non posso permettermi di vederti morire, solo un maledetto egoista, Alec. Io non voglio perderti”.

“Nemmeno io, non hai imparato nulla da questa storia?” chiese Alec, inarcando un sopracciglio. “Non ti rendi conto che chi ci sta manovrando, vuole la nostra separazione? Vuole la tua morte?”. “Credi di essere l’unico egoista tra i due? No! lo sono pure io e non ti permetterò di agire di nuovo da solo”.

“Non puoi fermarmi Alec” disse Magnus.

“E’ vero” disse Alec, “Io non posso fermarti, ma lui si” disse indicando dietro di lui.

“Ciao Papà” disse Max.

“Questo è giocare sporco, lo sai?” disse Magnus, fulminando il compagno con lo sguardo.

“In guerra e in amore, tutto è lecito. L’ho imparato dal migliore” disse Alec, avvicinandosi. “Ora chiami tutti e cerchiamo una soluzione?”

“Non mi sembra di avere molta scelta” disse Magnus.

Ben presto la casa fu riempita da Warlock e Nephilim. Tutti insieme come una grande famiglia.

E qualcuno nell’ombra tremò di rabbia. Aveva perso una battaglia, aveva sottovalutato il cacciatore e quello stupido sentimento chiamato amore. Ma la guerra non era ancora finita. 

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Capitolo 18
*** l'unica soluzione resta il parlare ***


La cucina dei Lightwood-Bane non era mai stata affollata come quel giorno, a fatica erano riusciti a non far venire Maryse. Ora Alec stava spiegando quello che secondo lui era successo, una mano appoggiata sulla spalla del compagno, l’altra invece stringeva quella del bambino che gli si era accoccolato contro addormentandosi.

“Quindi secondo te, era tutto architettato da Marbas?” chiese Catarina, osservando il cacciatore. E nella stanza calò il silenzio. Fu proprio Magnus a romperlo, spiegando che secondo lui Marbas era solo un obiettivo, chi voleva distruggerlo era qualcuno vicino a lii, che lo conosceva abbastanza per sapere i suoi punti deboli.

“Stai dicendo che tra di noi c’è qualcuno che ti vorrebbe morto, o peggio vorrebbe morto il mio parabatai?” chiese Jace, alzandosi e sbattendo la sedia. Max si riscosse dal sonno piangendo per lo spavento.

“Jace, per l’Angelo” disse Alec, cercando di calmare il figlio.

“Sc..scusa” balbettò imbarazzato, sotto lo sguardo tagliente di Magnus.

“Comunque temo che Jace abbia ragione” disse Magnus, poco dopo, prendendo Max dalle braccia di Alec e portandolo in camera. Il bambino finalmente si era riaddormentato.

“Magnus….Hai qualche idea?” chiese Alec, osservando il compagno mentre rientrava nella sala.

“La lista potrebbe essere lunghissima, io sono in giro da tanto tempo” disse sconsolato, “Non potrei puntare il dito su nessuno, ma so per certo che non è nessuno di voi”, “Ma qualcuno che mi conosce da quando sto con te, ha cercato di ucciderti”.

“Ma non ci è riuscito, come non è riuscito a separarci” disse Alec, prendendogli le mani. “Ascoltami, siamo tutti insieme, e siamo forti, non ci sono differenze tra di noi, siamo entrambi in pericolo, siamo tutti in pericolo. Chi ha fatto questo ha voluto che fossimo tutti insieme per dividerci. Ha cercato di portare fuori strada Tessa e Catarina, dividere me e te, ci ha separato dagli altri, ma chiunque sia quello che sta facendo da burattinaio ha le ore contate, non ti arrendere ora Magnus. Non farti prendere dallo sconforto, è quello che vuole lui, è quello che si aspettano. Ti stanno colpendo nell’unico modo possibile, ti stanno facendo dubitare di te, utilizzando i tuoi affetti”.

Tessa osservava con le lacrime agli occhi la scena, voleva bene a Magnus e sapeva come si sentiva l’amico. L’aveva provata sulla sua pelle quella sensazione, l’impotenza di essere inutile e di sentirsi sola. Aveva superato tutto grazie all’amore, e al dolore. Quel dolore che aveva trasformato nella sua forza. Chiunque fosse che manovrava tutti l’avrebbe pagata, e nel peggiore dei modi.

“E’ comunque qualcuno di pericoloso, che gioca con i demoni, quindi non credo sia del tutto sprovveduto, se voleva uccidere Magnus avrà un piano alternativo. Qualcuno che conosce i giovani stregoni e i loro poteri”.

“Intendi dire che la parte su Max, è vera?” chiese Alec, osservando Tessa, sperando di aver capito male. Sperando che la strega si sbagliasse.

“Si, Alec, abbiamo ricontrollato, quella parte è verissima, quindi abbiamo bisogno del libro. Hai visto anche te Max senza controllo, può essere pericoloso, potrebbe inavvertitamente pro..”.

“Prosciugare Magnus, lo so!” disse Alec, terminando la frase al suo posto.

“E te come lo sai? E da quanto lo sai?” chiese Magnus, osservandolo negli occhi.

“Me lo ha detto Max, la sera in cui sei svenuto, era terrorizzato all’idea di farci del male, per quello non ha più usato la magia. Non te ne sei accorto?”.

“Mi state dicendo che il bambino ha deciso di sua spontanea volontà di non usare più la magia e non l’ha più utilizzata?” chiese Catarina, osservando Alec come se avesse parlato arabo antico.

“La sera, in cui Magnus è svenuto, eravamo davanti al divano e Max mi ha raggiunto, ha detto che ha letto nei libri che sono nascosti che se uno stregone senza controllo tocca uno stregone può prosciugarlo, e prosciugarlo vuol dire ucciderlo, perché nemmeno io potrei ridargli la forza. E questo l’ha terrorizzato. Quella sera ha fatto la pipì a letto, di solito non dice nulla e cambia le lenzuola con la magia, io me ne accorgo perché le trovo diverse la mattina dopo, e quella sera invece mi ha chiamato e le abbiamo cambiate insieme”.

“Non me ne sono mai accorto” disse Magnus, pensieroso.

“Di cosa?” chiese Tessa.

“Che si cambiava le lenzuola da solo, io credevo gli fosse passata la paura”.

“Non te ne sei mai accorto perché con la tua mania di cambiare sempre arredamento, non ti ricorderesti nemmeno di che colore è il divano, se non ci fossi seduto sopra” disse Alec, serio.

“Si, hai ragione. Ma resta il fatto che non mi sono accorto di una cosa importante che stava succedendo a mio figlio”.

“Magnus, questo ora non è importante. Hai sentito cosa ha detto Alec?” chiese Catarina, osservando il compagno.

“Max, sta controllando il suo potere, senza rendersene conto” disse Simon, che fino a quel momento era stato in silenzio.

“Esattamente” disse Catarina, osservando il suo allievo, di cui andava tremendamente fiera, “Anche se non credo che lo faccia senza rendersene conto. Ma dobbiamo ringraziare Magnus e la sua idea di nascondere i libri”.

“Ma questi libri dove sono?” chiese Isabelle, come se fosse l’unica domanda che andava fatta.

“Sono in biblioteca, sotto effetto della magia, c’è un ripiano che non si vede. Ci sono libri che sono pericolosi, e libri che non andrebbero nemmeno letti” disse lo stregone, arrossendo, sotto lo sguardo accusatore del compagno. Sguardo che lasciava intendere che quella conversazione non era finita, ma anzi, che una volta soli l’avrebbero ripresa.

“E Max come li ha trovati?” chiese Alec, “E soprattutto che libri sono?”.

“Sono libri in puragatico antico e album fotografici” disse sovrappensiero lo stregone, cercando di far mente locale.

“Mio nipote  sa leggere il purgatico, la stessa lingua che spesso Magnus non sa tradurre, state scherzando vero?” chiese Izzy.

“Beh, tutti gli stregoni lo sanno leggere!” rispose Magnus. “Tutti gli stregoni addestrati sanno leggere il purgatico, molti incantesimi sono in lingia madre.”.

“Ma Max, non è stato addestrato” fece notare Catarina.

E nella stanza calò il gelo.

“Quindi mio nipote legge il purgatico, controlla la magia, c’è altro che dobbiamo sapere?” chiese Jace, osservando il paratabai e il compagno.

Entrambi scossero la testa. Entrambi consapevoli delle loro colpe.

“Non ci resta che evocare Elyass, a mezzanotte scade il suo ultimatum, Clary ora ci servi te” disse Magnus porgendole i gessetti e lo stilo.

“Sono pronta” esclamò la ragazza.

“Sii creativa, biscottino. Perché si aspetterà la runa dell’altra volta. Ora andate, la stanza è sempre la stessa”.

“Non vedo l’ora di prendere quel demone a calci nel didietro” disse Jace, prendendo la mano della compagna e dirigendosi con Izzy, Simon, Catarina e Tessa fuori dalla sala.

Magnus si risedette ancora scosso da quanto appena scoperto. Chi potrà mai amarlo? Quella era la frase nel biglietto che aveva trovato vicini a Max. Lui lo amava, più della sua stessa vita, più di tutto quello che più caro aveva al mondo. Lo amava quasi più che Alexander. Un lacrima rotolò dalla sua guancia e in silenzio Alec la raccolse con il pollice. Non avevano bisogno di parole, quello che li univa andava oltre. E non aveva bisogno di una runa per sapere che il compagno era preoccupato quanto lui.
 
 

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Capitolo 19
*** sangue angelico ***


Magnus ed Alec stavano discutendo a bassa voce, Alec stava insistendo “O Lo fai te o lo faccio da solo” diceva, trattenendo il compagno per la mano. “Mi dispiace, io non riesco e non sappiamo nemmeno se funzionerà, potrebbe essere inutile, perderemmo solo tempo”.

“Non è una perdita di tempo, c’è qualcuno che ti conosce, che forse ti ha amato, e ti è stato vicino che ora ti vuole morto, dobbiamo avere più piani B. dobbiamo concentrare le nostre forze, su idee che nessuno si aspetterebbe. Non nutro nessun dubbio su Clary e le sue rune, ma forse non sono abbastanza efficaci”.

“Alexander, io non posso, mi dispiace. Non intendo discuterne ancora” disse allontanando la mano del compagno. “Lo sai che per essere uno stregone, pluricentenario, sei peggio di Max?” gli urlò contro Alec, e Magnus, da uomo adulto quale era, gli rispose alzando il dito medio.

“Faccio da solo” urlò Alec, chiudendosi in bagno.

Tessa e Catarina discutevano sul fatto che non fosse il caso di evocare un demone, con Max presente in casa. In accordo con Magnus decisero di svegliarlo, spiegargli la situazione e portarlo, con un portale a casa da Maryse e stranamente il bambino non fece nessuna storia.

“Siamo pronti” disse poco dopo Clary, uscendo dalla stanza con il viso sporco di polvere di gessetti colorati.

Concentrandosi Catarina, Tessa e Magnus aprirono il pentagramma, una luce si diffuse nella stanza, Alec si sentì attraversato da una profonda calma e pace. Quando la luce irradiò i corpi degli stregoni, Catarina e Magnus furono scossi da violenti conati di vomito.

“Io, non ho pensato che potesse avere effetto anche su voi” disse Clary, inginocchiandosi vicino a Catarina.

“E’ la nostra natura di demone, che combatte contro la runa angelica” disse Magnus, riprendendosi. “Non è colpa tua, anzi, siamo certi che se fa questo effetto su di noi, sul demone sarà amplificato. Brava Biscottino” disse Magnus. “Cat, come stai?” chiese lo stregone, osservando l’amica. “Bene, dobbiamo solo trovare il modo per esserne immuni”.

“Esistono vari incantesimi, ma tutti di brevissima durata” rispose lo stregone. “Mags, non sono abbastanza potente per usarne uno” disse sconsolata Catarina.
“Quello non è un problema” rispose Magnus, porgendo una mano all’amica per farla alzare. “Ora invochiamo questo stronzo” disse Magnus, iniziando a recitare le formule di rito, senza dare il tempo a nessuno di poter dire o fare qualcosa. Alec osservava la scena appoggiato al muro, con le mani in tasca, la faccia tesa in una smorfia di rabbia.

“Che peccato, stavo già per chiedere l’extra” disse una voce dal nulla.

“Mostrati” disse Magnus, osservando dentro il pentagramma.

“Che caratteraccio” disse Elyass comparendo nella solita nuvola. “Oh che bello rivedervi tutti, sono entusiasta, oh guarda c’è pure la moretta” disse agitando un tentacolo in direzione di Isabelle.

“Abbiamo la squama di tuo padre. E pensa un po’ l’abbiamo anche incontrato” disse Magnus, osservando il demone.

“Voglio vederla” disse allora il demone, allungando un tentacolo verso Magnus.

“Strano Elyaas, mi aspettavo che mi chiedessi come mai avevo incontrato tuo padre che credevo distrutto secoli, fa, ed invece non sembri per nulla sorpreso”.
“Oh. C’era mio Padre, scusami non ti ascoltavo” disse ironicamente il demone.

“Io fossi in te non fari tanto lo spiritoso, caro Elyaas” disse Magnus, schioccando le dita.

Dal pentagramma si alzò una piccola luce bianca, il demone lanciò un grido ma si riscosse.

“Ancora con le Rune? Non credi che abbia imparato la lezione? Non sono mica così stupido” disse ghignando il demone.

“Non lo metto in dubbio, ma c’è una cosa che voi demoni sottovalutate. Io vi conosco, meglio di chiunque altro, sono il Figlio di un Principe dell’Inferno, e non temo nessuno di Voi. Ora dimmi, e non mentirmi, chi ti ha pagato per tradirmi?” chiese Magnus.

“Tradirti, che brutta parola” disse il demone. “Io non ho proprio tradito nessuno”. “Ti ho dato il mio prezzo, il resto lo avete fatto voi” rispose Elyass.

“Menti Demone” disse Magnus, avvolgendosi completamente di fiammelle azzurre. Si girò verso Clary che si avvicinò al pentagramma per attivare le Rune.

“Maledetta” urlò in preda al dolore Elyass.

“Bene. Ora abbiamo la tua attenzione” gli fece il verso Magnus, osservando il demone che si contorceva per il dolore. La stanza ormai piena di melma che si staccava dal demone.

“Io non so di cosa parli, stregone” continuò Elyass. “iI hai chiesto dei libri e mi sono voluto vendicare, mandandoti alla ricerca di un oggetto impossibile”. “Non so nulla delle Sirene, e dei sogni” continuò il demone.

“Strano” disse Magnus, sorridendo serafico, “Nessuno ha parlato di Sirene e sogni”. Poi facendo segno alla ragazza, la luce dentro il pentagramma crebbe fino a diventare rossa.

Catarina colta da un giramento di testa, fu costretta ad abbandonare la stanza insieme a Tessa.

“Soffro io Stregone, ma soffri anche te. E io ho più resistenza” disse il demone, ridendo, la risata rotta dal dolore.

“Clary, fermati” disse Alec, accorrendo vicino a Magnus.

“No biscottino, sto bene, fidati” disse Magnus, bloccando Alec che lo stava per toccare e guardando la ragazza, che annuì impercettibilmente.

“Te lo chiedo nuovamente Elyass, chi ha cercato di uccidermi?” chiese Magnus.

“Stregone, finirai per morire, è così importante per te, sapere? Non sei forse vivo? Non siete vivi? Io non so il nome, mi ha offerto delle anime in cambio di un consiglio”. “Voleva che ti mettessi alla ricerca di mio Padre. Altro non so” disse il demone.

“Adesso basta” disse Alec, avvicinandosi al pentagramma. Dalle mani uscivano piccole gocce di un liquidi che nessuno, nel buio della stanza riconobbe, tranne Magnus. ed ovviamente Elyass che cercava di schivarle, mentre quelle che lo colpivano a contato con la nuvoal del demone, rilasciavano il suono del fuoco quando scoppietta.

“Alec, cosa diamine stai facendo?” chiese Jace, osservando il suo parabatai. “E’ Sangue” disse Magnus, trattenendo l’ennesimo conato di vomito.

“Non puoi averlo fatto, non mi toccare. Stai indietro, smettila maledetto mezzo angelo. Smettila subito” urlava al cacciatore il demone.

“Non l’ho capito subito” disse Alec, osservando i compagni. “Me ne sono accorto da poco, grazie a Magnus. Da quando siamo tornati da Edom il nostro sangue è più forte, come se il passaggio all’inferno ci avesse rafforzato. Se Magnus entra in contatto diretto si brucia”.

“Il nostro sangue” disse Alec, mostrando le braccia e le mani tagliate, “Il nostro sangue è angelico, e se i demoni ne vengono in contatto, possono anche morire. Dunque ora ti chiedo, a nome del Sommo Stregone Magnus Bane, chi ti ha pagato?” disse Alec, arrivando vicinissimo al pentagramma, quasi ad entrarci dentro.

“Dunque Parli. O preferisci assaggiare il mio sangue?” disse Alec, dando così il tempo a Magnus di riprendersi.

“Sia maledetto Raziel, e tutti quelli come voi, stupidi Nephilim. Voi e quello stupido angelo, siate maledetti per ogni giorno passato ad estirparci da questa terra, la nostra terra, che voi state calpestando” disse il demone.

“Sono già stato all’Inferno e sono tornato indietro, Demone. Non mi fanno paura le tue stupide minacce”, ripetè il cacciatore.

“Sono stato evocato, un paio di sere fa”. “Era una stanza buia, le pareti piene di graffiti, mi hanno detto che Magnus Bane mi avrebbe evocato, dovevo solo chiedere in cambio una squama di mio padre. Mi hanno dato in cambio delle anime” disse il demone, ormai vinto.

“Chi?” chiese Magnus.

“Io non lo so, veramente, ma era uno stregone” disse Elyass.

“Ne sei certo?” chiese ancora Alec.

“Smettila di agitare le tue mani, maledetto angelo” disse il demone. “Si sono sicuro, non l’ho visto in faccia, io non faccio domande” .

“Perché non me lo hai detto?” domandò allora Magnus, osservando il compagno.

“Non me lo hai chiesto e non ritengo che i miei affari ti debbano interessare, te lo sto dicendo non per te, ma perché tengo alla mia vita, e il tuo angelo potrebbe farmi passare un brutto momento. Inoltre non mi è stato detto di non dirlo, anzi. Ha detto che ben presto il passato sarebbe tornato per chiedere il conto” disse Elyass ridendo.

“Bene Demone, non mi sei più utile, puoi raggiungere tuo padre” disse Magnus.

“Sicuro? Che non ti servo più” disse il demone, facendosi comparire in mano un libro.

“E tuo se prometti di lasciarmi andare” disse Elyass, “Non chiederò nulla in cambio se non la mia vita”.

Alec prese la mani dello stregone tra le proprie che sussultò. “Va bene” disse lo stregone, “Ma ho io una richiesta” disse osservando la stanza intorno e scorgendo quello che cercava.

“Hai un debito enorme con me, e con tutti loro, guardali e ricordati di loro e di me, perché prima o poi chiederemo la tua vita e te dovrai darcela. Io non dimentico” disse Magnus, “Ora dammi il libro e vattene”.

Il libro comparve nelle mani dello stregone e Elyass sparì in una nuvola azzurra.

“Ti avevo detto di non farlo” disse Magnus osservando il compagno. “Dovresti sapere che non ti ascolto da un po’” disse Alec, ridendo e baciandolo.

Finalmente erano in possesso del libro che avrebbe permesso a Max di controllare la magia e avevano una lama angelica che aveva trafitto il demone. Poteva rintracciare lo stregone che lo voleva morto.

Il passato sarebbe tornato per chiedere il conto e loro erano pronti.

“Catarina??” chiese Magnus osservando Tessa.

“Sta bene, ma deve riposare”, “Su di lei la runa ha avuto più effetto che su di te. Credo sia in parte dovuto al fatto che sei intimo con un angelo. E questo ti ha reso un po immune al suo potere, ma sono solo supposizioni” disse Tessa maliziosa, facendo ridere tutti e arrossire Alec.

La tensione si era notevolmente sciolta, ora sapevano contro cosa stavano combattendo… ben presto sarebbe arrivata la resa dei conti.
 
 
 L'angolo della Vampy
eccomi qui, è da un po che non scrivo note, vorrei un vostro parere, positivo o negativo, sapere se la storia ha un senso, se vi piace come l'ho inventata, su non siate timidi ed aiutatemi nel migliorare, perchè non c'è nulla di più bello di una recensione positiva, con un consiglio dentro.
LaVampy

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Capitolo 20
*** vendetta ***


Magnus osservava quelle poche pagine che aveva in mano, era stata dura ma alla fine erano riusciti a vincere, anche se la vittoria aveva un sapore amaro. C'era ancora da capire chi fosse a conoscenza della storia di Max tanto da utilizzarla per rendere debole Magnus. Sapevano solo che era uno stregone. I ragazzi erano andati tutti a casa, comprese Catarina e Tessa, avevano tutti bisogno di riposo e il loft ora era sicuro, protetto dalla magia di tre potenti stregoni. 
 
-Finalmente un po' di pace-  disse Alec, sedendosi sul divano e distendendo le gambe di fronte a lui. Il compagno era in silenzio da troppo tempo, le spalle rigide, fissava un punto non preciso del muro. Il compagno stava per crollare sotto il peso della tensione dei giorni passati. Morte, tradimento, abbandono, liti e addii. Aveva cercato di mantenere la calma davanti a tutti, aveva cercato di dimostrare al gruppo che lui non aveva paura, sapeva che se lo stregone si fosse dimostrato debole anche gli altri avrebbero ceduto alla paura, ma ora temeva per lui.   
 
-Già- si limitò a rispondere lo stregone, senza spostare lo sguardo dal muro. Alec sospirò rendendosi conto di essere incapace di far esternare a Magnus i suoi sentimenti più nascosti. -Ho sentito mia mamma poco fa, voleva sapere degli aggiornamenti, ma non sono riuscito a parlare con Max, stava già dormendo. Ha detto che è stato bravo tutto il pomeriggio e anzi stasera ha anche mangiato le verdure senza fare storie. Poi è andato in biblioteca con mio padre, e si è addormentato sulla poltrona, mentre gli leggeva una storia su Alicante- disse Alec, sperando che nominando il bambino , Magnus, si potesse riscotere da quella apatia in cui si era rinchiuso a riccio. Ma il ragazzo si limitò solo a scuotere la testa senza proferire parola. E per Alec fu veramente troppo. 
 
-Parlami Magnus...... per l'Angelo... urla, spacca qualcosa ma parlami....- sussurrò, infatti,  preoccupato il compagno, osservando il ragazzo di fronte a lui. 
 
-Io.. Io... non lo so che dire Alec. Sto pensando e ripensando non capisco chi possa odiarmi così tanto da volermi morto e per giunta per mano vostra, o peggio tanto da uccidere voi- . 
 
-Alec, chiama tua madre, fai tornare Max?- chiese lo stregone, osservando, finalmente il compagno negli occhi, arpionandosi alla maglia del compagno e seppellendo il viso nel suo petto. Quello che Alec temeva era successo, lo stregone era crollato e con lui tutte le paure e le sue insicurezze. -Ti prego Alec, ho bisogno di lui. Ho bisogno di voi stasera. Ho bisogno della mia famiglia.- disse Magnus, stringendo con forza la maglia del compagno. -Ti prego Alec, lo so che è tardi, non te lo chiederei se...- la voce interrotta da un singhiozzo, gli occhi pieni di lacrime, le mani avvolte da scintille azzurre. Alec non l'aveva mai visto così disperato e gli fece male al cuore.  
 
-Magnus, ti prego calmati- disse Alec, abbracciandolo. -Ti prego, calmati. Non fare così, noi ci siamo, ci saremo sempre. Max ci sarà per sempre anche quando io non ci sarò. Ehi guardami- disse il ragazzo, posando le dita delicatamente sotto il viso dello stregone, e voltandolo verso di lui. -Ascoltami Magnus, chiunque ci sia dietro a tutto questo, non è riuscito a colpirci come voleva, siamo più forti di quanto sembra-., disse il cacciatore asciugando con un bacio le lacrime dello stregone, fino a fondere le loro labbra. - Anche io ho paura, ho paura di perdere te, di perdere Max, di rivivere il dolore che ho provato con mio fratello, ma non possiamo mollare adesso che siamo ad un passo dalla soluzione-. 
 
-Ti prego Alec, fallo tornare- chiese ancora debolmente lo stregone, il viso nel collo del compagno, -Ti prego, Alexander- ripetè ancora sottovoce. 
 
Poi ci fu solo il silenzio, rimasero così fermi per un tempo imprecisato. Alec stringeva a se il corpo del compagno, cercando di lenire in qualche modo quel dolore che lo attraversava. Si sistemò meglio sul divano e avvolse entrambi con una pesante coperta, ognuno perso nei propri pensieri. 
 
-Scusami- disse poco dopo Magnus, ancora stringendo con le mani la maglia del cacciatore. Alec si alzò quel poco per rispondergli che andava tutto bene quando all'improvviso il telefono di Magnus iniziò a squillare. Alec lo prese e lo tese verso il compagno, che fece segno di rispondere con la mano. 
 
-Pronto?- chiese Alec, senza osservare chi chiamasse, gli occhi chiusi. 
 
-Alec?- rispose una voce di donna, facendo scattare in piedi il ragazzo con malagrazia, che nel farlo quasi fece cadere a terra il compagno. 
 
-Mamma? Che succede?- chiese allora Alec, preoccupato. -Oh, nulla di grave, scusa non volevo disturbarti credevo dormissi, ma c'è Max agitato dice che vuole salutare Magnus, e ha iniziato a piangere quando gli ho spiegato che era tardi. Poi la luce ha iniziato a tremolare e si è spaventato. Ha detto di chiamare Papà e di non toccarlo. E io non so cosa fare- disse la donna al telefono senza nascondere la delusione nella voce. 
 
-Non è colpa tua mamma, Max ha il terrore di Fare del male se non si controlla e allora vuole solo Magnus- spiegò il figlio, sentendo poi in sottofondo Magnus che chiamava Max. 
 
-Poteva anche aspettarmi- borbottò infatti Alec al telefono, salutando la madre. 
 
Magnus arrivò nella camera di Alec, dove solitamente dormiva il bambino trovandola vuota. Decise allora di andare nell'unico altro posto sicuro in cui avrebbe trovato il ragazzino, la biblioteca. Ed infatti appena entrò una piccola ombra blu si gettò tra le sue braccia. 
 
-Papà, Papà- urlò il bambino, -Stavo per fare male alla nonno- disse tremando. -Ma ho fatto un brutto sogno e aveva bisogno di te-. 
 
-Eccomi, sono qui, tranquillo Mirtillo lo sai con noi sei al sicuro, non permetteremo mai che ti succeda qualcosa- disse Magnus schioccando le dita e facendo apparire un portale dal quale ne uscì un Alec piuttosto alterato. 
 
-Scusa- mimò con le labbra Magnus, ancora stringendo il bambino tra le braccia. 
 
-Vado a dire a mia mamma che torniamo a casa- disse il ragazzo, ignorando il compagno. -Vieni con me , Max?- chiese Alec, porgendo la mano al bambino. 
-Si Papà- disse il bimbo afferrandola. -Andiamo a salutare la nonna e poi andiamo a casa- . 
 
-Magnus?- chiese Alec, senza voltarsi. Non voleva essere arrabbiato, ma odiava quando il compago lo escludeva dalle decisioni. 
 
-Vengo anche io- disse Magnus, avvicinandosi e prendendo la mano del compagno tra le sue, poi lo strattonò un attimo per farlo fermare e quando Alec si girò a guardarlo interrogativamente, si avvicinò e lo baciò sulle labbra, facendo sorridere il bambino. -Anche io voglio bacio- disse infatti il piccolo stregone, e Magnus lo accontentò dopo avergli scompigliato i capelli neri. -Lo sai che ti amo, vero?-disse Magnus, osservando negli occhi il compagno. -Si, anche io. Anche quando mi fai preoccupare perché ti chiudi in te stesso- disse Alec, accarezzandogli una guancia. -Scusami, è che sono stato solo per tanti anni, abituarsi alla nuova vita, mi viene ancora difficile- rispose piano il  compagno arrossendo. -Andiamo a casa- disse allora Alec. Salutarono Maryse e Max si scusò per averla spaventata, poi passarono attraverso il portale, per tornare a casa. Una volta giunti nel loft, Magnus si precipitò in cucina per preparare a tutti una tazza di cioccolata calda. Si sedettero in cucina bevendo in silenzio. 
 
-Perché sono così?- chiese di punto in bianco Max, osservando Magnus. -Cosa intendi mirtillo?- chiese il padre guardandolo. -Perché sono pericoloso per te?- chiese ancora il bambino, - e per favore Papà, dimmi la verità- disse ancora con una maturità da sorprendere lo stregone stesso. 
 
-Tu non sei pericoloso, Max- disse calmo lo stregone, cercando con lo sguardo il compagno. -Ma non sei in grado di gestire appieno i tuoi poteri, e questo potrebbe essere un problema-. 
 
-Per via di mio nonno Asmodeo. Il principe dell' Inferno?- disse il bambino osservando prima Alec e poi Magnus, che erano sbiancati. -Ho letto tutto sui libri, Papà, sei famoso. Ci sono tantissime storie su di te. Storie di tantissimo tempo fa. Parlano della nonna da giovane, quindi nemmeno papà c'era- disse ancora il bambino.Magnus era rimasto senza fiato con la tazza sospesa a mezz'aria.  
 
-Si- rispose Alec. -Asmodeo è tuo nonno- disse Alec, ritrovando all'improvviso la voce.  
 
-Tu lo hai mai visto?- chiese allora il bimbo curioso. -Si- rispose Alec,-L'ho visto e ti assicuro che non è per nulla simpatico-, spiegò il ragazzo, omettendo di dire che in realtà era il figlio di Lilith più infame della faccia della terra e dell'Inferno. 
 
-Non è bravo come Nonno Robert?- chiese ancora. 
 
-Assolutamente no- disse Magnus, - Asmod... Mio padre, cioè tuo nonno. Non è bravo, lui vorrebbe che io fossi cattivo come lui, che usassi la magia per fare del male e per fare delle...cose molto brutte- cercò di spiegare lo stregone al bambino. 
 
-Tipo uccidere Papà?-. 
 
-Si e con lui anche tutti i Nephilim e non solo -. 
 
-Quando non controllo la magia, posso fare del male a qualcuno?- chiese poco dopo il bambino osservandosi le mani blu. -Si, Max. Ma con te ci siamo noi, e questo non succederà mai. Inoltre Tessa e la Zia Catarina hanno trovato un incantesimo per aiutarti- disse Alec, abbracciando il bambino. 
 
-Mi toglieranno la magia?-chiese preoccupato il bambino,- Perché io non voglio farvi male- disse ancora spaventato. 
 
-No Max. Non ti toglieranno la magia, ma farà si che tu ti arrabbierai tanto tanto tanto così da poter "vedere" tutta la tua magia e incanalarla, in un punto" cercò  di spigare nel modo più semplice Magnus. Alec lo osservava senza proferire parola.  
 
-Ma se mi arrabbio posso fare del male- urlò quasi il bambino, stringendosi ancora più forte al padre. -Non c'è un altro modo, prometto di non usare mai più la magia, ma non voglio arrabbiarmi, non voglio farlo- disse il bambino, mentre la luce del loft iniziò a tremolare. 
 
-Max, ti prego calmati- disse allora Alec, cercando di rassicurarlo. Poi all'improvviso una luce bianca si espanse tra i due e Max terrorizzato si allontanò dal padre. 
 
-Ti ho sentito- disse Max, guardando Alec. -Ho sentito cosa pensavi, tu hai paura Alec, Hai paura di me! Perché Alec, hai paura di me?- chiese ancora il bambino. Non ti avvicinare- disse il piccolo stregone, scappando dalla presa del padre. 
 
-Max, io non ho paura di te!- disse Alec, avvicinandosi al bambino - Ho paura di tutto questo, di quello che potrebbe succederti, se potessi dare la mia vita e sapere che te non devi passare nulla di tutto questo lo farei. Credimi, Max. Io non ho paura di te, te l'ho già detto . Farò tutto quello che posso per trovare una soluzione- disse Alec, cercando implorante lo sguardo del compagno.  
 
-Ti ho sentito Alec, ti ho sentito dentro la mia testa, ti ha sentito anche Magnus- disse ancora il bambino sfuggendo dalla presa del padre. Poi Alec con uno scatto fulmineo e aiutato dalla magia del compagno riuscì a prendere il bambino e tirarselo vicino. -Max, ascoltami- disse Alec, seriamente guardandolo negli occhi. - Io non so cosa hai sentito dentro di me, ma è vero ho paura. Ho paura di te, di Magnus e di tutta questa situazione". "Siete degli stregoni potenti e io fino a pochi anni fa non ne conoscevo. Ora vivo insieme a due di lor. Ti prego, se ti ha fatto arrabbiare cosa hai sentito ti chiedo scusa, ma ho solo paura di perderti. Io ho conosciuto tuo nonno, e quel giorno ho quasi perso Magnus, siamo usciti grazie allo Zio Simon, ma aveva perso tutti i ricordi. E io mi sono sentito impotente, lo capisci? Capisci perché ho paura ? Sei mio figlio Max, e non voglio che ti accada nulla, ma senza la magia io non sono di aiuto-. 
 
-Scusa Papà- disse poco dopo il bambino, buttandogli le braccia al collo.- Io ho solo paura che mi abbandonate anche voi- disse ancora il piccolo. 
 
-Credo sia il caso di andare a dormire- intervenne Magnus, osservando i due. -Siamo tutti stanchi e provati, e in ballo ci sono troppe, anzi tante notizie- disse ancora incrociando gli occhi del compagno, che annuì impercettibilmente. 
 
-Vieni Mirtillo, andiamo a letto- disse allora Alec, prendendolo in braccio e posandolo nel letto, mentre Magnus passava la mano avvolta si scintille sulla schiena del bambino che si addormentò subito. 
 
-Questa notte almeno lui non avrà gli incubi- disse Magnus, rispondendo alla domanda negli occhi del compagno. 
 
-Inizia ad andare a letto- disse Magnus ad Alec, quando uscirono dalla camera del bambino, vedendo che il compagno faceva fatica a tenere gli occhi aperti. - Io devo sistemare una cosa e arrivo-. 
 
-Va bene, ma non so se mi trovi sveglio, sono distrutto- disse Alec sbadigliando, ignaro che mentre Magnus accarezzava la schiena del bambino, avesse toccato anche la sua. 
 
Ma Magnus aveva bisogno di restare solo, aveva un incantesimo da mettere in pratica. Un incantesimo che gli avrebbe permesso, in quanto Sommo Stregone, di rintracciare chiunque avesse utilizzato magia oscura nel suo territorio. Una pratica un po' brutale, che era certo, Alec non gli avrebbe mai permesso di utilizzare, ma scoprire chi aveva cercato di ucciderlo e peggio chi aveva cercato di uccidere la sua famiglia, era diventato una questione personale. Molto personale. Entrò nello studio e chiuse la porta, iniziando a recitare formule antiche come il mondo. Incantesimo che parlavano del giorno e della notte, della vita e della morte, dell'ombra e della luce, mentre con il  coltello affilato, che aveva trafitto il demone,  si incideva la mano.


L'angolo della Vampy
........ io mi scuso veramente, non so cosa dire, volevo farla finire.. ma .... 
nulla ormai si scrive da sola, i personaggi hanno vita propria, l'unica cosa di mio, sono gli errori.... spero vi piaccia e spero di cuore in uan recensione. sempre con affetto, Sara

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Capitolo 21
*** non c'è mai pace, per il Warlock ***


siamo anche qui, ai capitoli finali, vi aspetto, sotto, e ricordate che.... vi voglio bene...
LaVampy
 

Invocò il giorno e la notte ed improvvisamente le pareti della stanza iniziarono a tremare, melma nera usciva dalle venature. Osservò la sua mano dove lento scendeva il sangue , si raggruppava tutto in un calice in alluminio.  attinse ad ogni sua più antica magia, sentendola crescere dentro di lui.  Sentì nelle vene la potenza dell'immortalità, la forza della morte che richiamava anime. Una falce apparve di fronte a lui, allungò una mano per afferrarla, ma questa svanì.

- Resisti padre- gli sussurrò una voce dentro la testa, mentre una nuvola gialla iniziò a danzare di fronte a lui. E tutto avvenne in un attimo,  la stanza avvolta da una nuvola nera.

Milioni di occhi che lo osservavano. -Io ti controllo- disse lo stregone allungano la mano di fronte a lui. -Io ti controllo e non ti temo-. 

 
-Nemmeno noi ti temiamo, figlio di Asmodeo- disse una voce nell'ombra, facendo vibrare la pelle dello stregone. 
 
-Esatto, sono il figlio di Asmodeo, e non temo nemmeno mio Padre, nelle mie vene scorre il suo sangue, ho ucciso demoni superiori senza timore, ma soprattutto io sono il  Sommo Stregone. Non vi è forza alcuna che io temo. Cammino nella terra alla luce del sole senza paura. Ora ascoltatemi-. 
 
E la nuvola di fronte a lui si trasformò in un vecchio, con i capelli ormai grigi, appoggiato ad un lungo bastone fatto  legno di tasso, che si curvava sotto il peso dell'uomo, mentre un filo di alluminio avvolgeva il tutto con maestria. L'uomo si fermò per riprendere fiato, mentre la figura davanti a lui diveniva più dettagliata. Ora si intravedevano sulle braccia i segni delle rune, e di cicatrici antiche. Ma quello che colpì lo stregone, togliendogli il fiato , fu lo sguardo. Profondi occhi blu lo osservavano. Eri li davanti a lui, anziano, con la pelle rugosa, i capelli radi ancora disordinati, e lo osservava con odio, mentre cercava di mantenersi in equilibrio. Lo stilo cadde dalle sue mani, e fece un passo per muoversi come ad aiutarlo, ma lui non era Alexander. Era la sua magia, più oscura che attingeva dalla sua più grande paura, l'immortalità. L'immortalità che lo condannava ad osservare la gente che amava morire, vinta dalla vecchiaia. Per i cattivi, i demoni e anche i mezzi demoni come lui, il lieto fine non esisteva.

-Ti sbagli padre- sussurrò una voce dentro la sua testa, -Il lieto fine esiste per tutti coloro che cambiano, il lieto fine tuo , siamo noi. Io, Alec e chiunque si unirà. Credici Padre e lotta contro di lei, non mi abbandonare di nuovo-. 

 
-Max- sussurrò lo stregone, e la figura davanti a lui, iniziò lentamente a muoversi nella sua direzione. Si toccò la manica, sentendo il freddo della lama appoggiata al suo fianco, ed attese. 
 
-Mi hai lasciato morire- disse l'uomo davanti a lui, sussurrando, strascicando le parole e tossendo. -Potevi salvarmi, rendermi immortale come te, ed invece hai scelto Max, il bambino, hai sempre preferito lui a me, mi hai detto di amarmi, di essere importante per te, ma hai sempre mentito- disse ancora, - Sei fuggito dalle tue responsabilità, tu figlio di un Principe dell'inferno, tu potente e oscuro, mi hai fatto morire, mangiato dalla vecchiaia. Tu egoista e bastardo, sei un assassino. Hai preferito vedermi morire, mi hai ucciso, assassino!! Assassino!!-. -Io ti amavo e ho creduto in te, fino all'ultimo. Mi hai lasciato morire, sei un assassino- ripeteva la figura avvicinandosi pericolosamente allo stregone, bloccato dai sensi di colpa.

Poi all'improvviso sentì una pressione calda sulla mano e vide un'ombra, forse tutto frutto della sua mente, ma sentì dentro di se una forza nuova, una sensazione di benessere dentro a quella oscurità. E osservando davanti a lui, la figura che lenta avanzava, la vide per quello che era realmente. Melma nera e maleodorante, pronta ad attaccare.  

 
- Tu non sei lui- disse Magnus, la voce rotta dalla tensione. -Lui è vivo e sta dormendo- disse ancora, mentre una sfera azzurra attraversava la melma, che uno sfrigolio sparì in una nuvola azzurra e si riformò poco dopo.

Ora si trovava davanti Alec giovane, i capelli neri, l'arco in mano. E allo stregone mancò un battito al cuore, mentre osservava quegli occhi che amava , guardarlo con odio. Odio profondo che li rendeva ancora più blu, come una lama di ghiaccio.

 -Mi hai ucciso Magnus Bane. Ero giovane e bello, avevo tutta la vita davanti ed ora sono polvere. Perché il mio uomo, colui che diceva di amarmi, in realtà non mi ha mai amato. Mi ha sempre e solo usato, per poi lasciarmi morire, chi sarà il prossimo, sarà sempre un cacciatore o tornerai a scoparti ogni cosa che cammina? Ubriacandoti fino a perdere la cognizione delle cose e del tempo? Dimmi Sommo Stregone, perché mi hai lasciato morire?-. 

E di nuovo una pressione calda, questa volta sulla spalla e stavolta lo vide, non ebbe dubbi. Una mano era appoggiata alla sua pelle ad infondere coraggio . Prese il coltello che aveva nel fianco e fece un passo in avanti con la mano tesa.  

 
-Ora ti ho ucciso- urlò con rabbia, -Tu non sei e non sarai mai Alexander-, e la nuvola di fronte a lui, evaporò in una risata sarcastica. Si osservò la mano piena di melma pesante e appiccicosa.

-Che schifo- esclamò, pulendosi la mano nella sua casacca. Riprese fiato, mentre osservava la stanza intorno a lui, doveva continuare , doveva capire chi fosse il colpevole, doveva andare avanti, era resistito alla magia oscura, adesso sarebbe stata più semplice.

Quasi al limite delle forze, fece un enorme sospiro e riprese  il suo rituale, evocando di nuovo il buio e la notte: "Io invoco la mia natura, di figlio del Principe dell'Inferno, io Sono Magnus Bane e ordino che mi sia fatto vedere colui o coloro che hanno attaccato la mia famiglia. Nel nome di mio Padre, e di Marbas, e della grande creatrice Lilith, io vi ordino di mostrarmi quanto richiesto". 

 
-Sei una delusione per tutti noi- rispose una figura vestita di nero, le mani splendenti. -Ti stavo aspettando- disse lo stregone,- Non sei più parte di me-. 
-Io sarò sempre parte di te, Magnus Bane, mi hai sconfitto oggi, vero. Ma cederai a ma, una piccola parte di me, resterà sempre dentro di te, sono nel tuo sangue, nel tuo DNA, io sono te- . 
 
-Ti ho sconfitto oggi, ti sconfiggerò domani. Ora mostrami quanto ti ho chiesto e poi vattene, non ho paura di te- .
 
-Ogni cosa ha il suo prezzo Magnus Bane, e tu lo sai- . 
 
-Io posso renderti libera, puoi lasciare definitivamente il mio corpo-. 
 
-Ma così perderesti la tua immortalità-  
 
-Morirei accanto alla mia famiglia, alle persone che amo, e che proteggerò sempre a costo della mia vita, e non mi importa se te non puoi capire, sei parte di me, siamo stati insieme per secoli, ma ora ho scoperto l'amore- disse lo stregone, con rabbia. 
 
-Non me ne andrò mai Magnus Bane, non mi è permesso. Lui non vuole-. 
 
-Chi?- chiese Magnus, anche se conosceva già la risposta. 
 
-Tuo padre, Non ti permetterà mai di divenire mortale, lui ti conosce, sei come lui-. 
 
-Vattene- disse Magnus, lanciando una serie di sfere azzurre, e la figura davanti a lui diventò un fumo azzurro che entrò dentro di lui, lasciandolo senza fiato, in ginocchio 
 
"Io sono te" sentì dentro la sua testa, mentre si rialzava appoggiandosi alla mobile. 
 
Attese pochi secondi e unì nel calice di alluminio, delle bacche di belladonna e polvere di fata, e mischiò tutto con la punta del coltello di Jace, che aveva trafitto Elyass. Per una volta tanto l'indole collerica del cacciatore era servita, ma non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui.  Una nuvola azzurra si espanse, avvolgendolo. Si sentì sollevare e poi tutto divenne improvvisamente buio, chiuse gli occhi ,attendendo il colpo che ne sarebbe derivato, ma sentì solo una piccola pressione sul fianco. Si osservò intorno, il calice adagiato per terra mentre liquido nero fuoriusciva, spostò lo sguardo e osservò se stesso svenuto a terra. Poi come spinto dal vento si sentì trasportare in un altro posto. 
 
Viaggiò per lo spazio e per il tempo, sballottato come una nuvola, per tempo indefinito, fino a quando non  giunse all'interno di una stanza buia e maleodorante, senza finestre. L'Aria densa di fumo di qualche locale spacciatore. Urla provenivano in lontananza, mugolii di piacere indistinti misti a dolore, vittima di alcool e droga. Le pareti macchiate da bombolette spray, con strani simboli che i mondani avrebbero fatto bene a non ripetere, gli angoli intrisi di urina e feci, rendevano l'ambiente ancora peggiore di quanto già fosse. Un conato di vomito lo attraversò, ma resistette alla sensazione poco piacevole, mentre il suo corpo riprendeva il suo stato naturale. 
 
Una sfera rosso fuoco lo costrinse a scattare di lato, facendolo scivoalre sul pavimento melmoso, le mani appoggiate al sudicio pavimento. 
 
-C'è ne hai messo di tempo per trovarmi, Warlock- disse una voce sprezzante, che lui conosceva molto bene. -L'amore ti ha proprio rammollito- disse una voce dietro di lui. 
 
E per Magnus ci fu solo dolore e buio.

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Capitolo 22
*** mondo ti presento Irca ***


ebbene si ora ho un portatile e quindi..... 
.... salvatevi finchè siete in tempo.... ihihihih
vi aspetto nei commenti come sempre

 

Qualcosa svegliò Alec, non seppe bene cosa fosse. Era come se delle goccioline di acqua si fossero materializzate dal nulla. Aprì gli occhi lentamente. Un retrogusto dolciastro in bocca. Come quella volta che per errore aveva bevuto quel cocktail fatato.

C'era una sola spiegazione... Magnus lo aveva addormentato usando la magia. E quella volta lo avrebbe ucciso. Poteva venire anche Lilith in persona, ma avrebbe strangolato quel mezzo demone con le sue mani. Quel piccolo traditor colorato. Si alzò dal letto e si dovette 
appoggiare al muro per non rischiare di cadere a causa del giramento di testa. Arrancò a fatica fino al bagno dove si lavò la faccia sentendosi immediatamente meglio. Deciso a trovare una spiegazione a tutto questo cercò il compagno.  

 

-Per l'Angelo- esclamò correndo verso il corpo del compagno che trovò riverso nello studio. Era freddo ed immobile come se fosse morto. - Ti prego Magnus, svegliati- esclamò urlando il ragazzo, senza ricevere alcun segno dal compagno. 
 

Lo portò sul divano e medicò la sua ferita sulla mano, il suo respiro era regolare come se dormisse ma era sempre più pallido e freddo. Non sapeva cosa fare. 
 

-Papà-disse una voce dietro di lui,- dobbiamo chiamare lo zio Jace . Lui lo ha preso- disse il bambino facendo gelare sul posto il ragazzo. 
 

-Lui chi?- chiese Alec con un filo di voce. 
 

-L'uomo nero. Papà lo ha cercato in sogno, e l'uomo cattivo l'ha rapito. Ti prego papà mi devi credere .E' in pericolo-  disse avvicianondosi e prendendolo per mano. 
 

Alec prese il telefono e chiamò Jace, pregandolo di arrivare il prima possibile. Cosa che avvenne grazie a Clary che realizzò un portale.- Eccoci Alec, che succede?- chiese il biondo preoccupato. 
 

-Ecco cosa succede- disse Alec indicando il compagno immobile sul divano. Poi proprio mentre si avvicinava lo stregone iniziò ad avere le convulsioni e una strana bava bianca usciva dalla bocca. 
 

Max corse verso il padre e prendendogli le mani tra le sue sprigionò una piccola nebbiolina gialla che sembrò calmare in apparenza lo stregone, anche se  i suoi occhi sotto le palpebre buie si muovevano frenetici. 
 

Magnus si ritrovò imprigionato in una gabbia dorata, debole. 
 

-Finalmente ti sei svegliato- disse una voce da fuori la gabbia.  
 

-Irca, maledetto bastardo, credevo fossi morto- disse Magnus, avvicinandosi alla gabbia. 
 

-Io fossi in te non la toccherei- disse lo stregone appoggiando un bastone sulla gabbia che  prese immediatamente fuoco. 
 

-Sai mi hai facilitato tantissimo le cose, da quando sei innamorato sei diventato debole, prima ti ucciderò e poi mi prenderò il tuo posto, e la tua famiglia. Tuo figlio sarà un ottimo apprendista e il tuo compagno diventerà la mia puttanella-. 
 

-Ti ucciderò, maledetto bastardo- disse Magnus con rabbia. 
 

-interessante e come farai? Hai usato un incantesimo potente, ti sei liberato dal tuo corpo, e nessuno ti sta cercando visto che te, in modo idiota, hai addormento il tuo cacciatore. E guardati – disse indicandolo- hai si e non due ore per tornare nel tuo corpo o reterai un fantasma per sempre, mentre il tuo corpo morirà-. 
 

-Come ti dicevo, mi hai facilitato tantissimo le cose- disse lo strogone ridendo malignamente, accarezzandosi la barba.

-Perché mi fai questo?- chiese Magnus. 

-Perché tu l'hai uccisa io l'amavo e lei ha scelto te, ha scelto sempre te, e quando lei ha avuto bisogno di te, tu l'hai uccisa di nuovo- gli urlò contro Irca con rabbia. - Tu me l'hai portata via due volte, ha sempre amato te. Cosa poi ci trovasse in una mezza femmina come te proprio non lo capisco-. 

-Io non ho ucciso nessuno. Lei ha scelto la sua strada, lei mi ha tradito quando stavamo insieme-. 

-Zitto maledetto bastardo- urlò lo stregone e nella gabbia calò il buio, mentre Magnus perdeva nuovamente i sensi. 

Max stava spiegando cosa era successo nel loft, di come avesse fatto finta di dormire e di come era riuscito ad entrare nel sogno del padre. Poi un uomo si era avvicinato al padre e lo aveva colpito e lui aveva perso la connessione.  

-Hai idea di dove fosse?- chiese Clary avvicinandosi al bambino che aveva iniziato a piangere. - No zia non lo so, però voi potete scoprirlo- disse asciugandosi le lacrime nella maglia del pigiama e guardando i due uomini. 

-Ma certo- disse Alec, riscossosi improvvisamente. - Il legame parabatai- disse ancora indicando Jace. -Possiamo capire dove si trova-. 

-si inoltre deve essere per forza qui in zona, l'incantesimo è potente ma è limitato-. 

-Cosa intendi per limitato- chiese Alec con uno strano presentimento. 

-Papà ora è uno spirito, se non rientra dentro il suo corpo, resterà u fantasma per sempre- singhiozzò il bambino, correndo tra le braccia del padre. - Ti prego papà, devi trovarlo. Devi salvarlo.-. 

-Ehi calmati- disse Alec abbracciandolo forte, -ti prometto che lo riporterò a casa-. 

-Jace, non abbiamo tempo da perdere- poi si diresse in camera per prendere un vestito di Magnus da usare per localizzarlo. 

Si sistemarono in mezzo alla sala e concentrandosi localizzarono Magnus. Era in un magazzino poco lontano dal centro. 

-Trovato- esclamò Jace. 

-Ora dobbiamo capire come entrare- disse Alec,- e cogliere di sorpresa quel bastardo-. 

-Ci servirà l'aiuto di Tessa e di Catarina-disse Clary mentre al telefono raccontava l'accaduto a Simon e Izzy. 

Poco dopo grazie ad un portale tutti si ritrovarono nel loft. 

-Max ascoltami- disse Catarina guardando il bambino. -Ti ricordi il nome? Dell'uomo cattivo?-. Ma il bambino scosse la testa. -Mi dispiace zia, non lo so. Ma l'ho visto. Ha le corna come le mie ma più lunghe, gli occhi sono rossi e ha la pelle nera come il carbone-. 

-Non è possibile- disse Tessa. -Max sei sicuro di quello che stai dicendo?- 

-Si- disse il bambino. 

-Che succede?- chiese allora Izzy preoccupata. 

-Se Max ha ragione Magnus si trova con Irca-intervenne Catarina. -Era il migliore amico di Magnus, finchè lui non si fidanzò con Camille di cui Irca era innamorato e sparì improvvisamente. Sapemmo solo più tardi che era morto attaccato da un demone che aveva evocato-. 

-Beh non è così morto come pensavate- disse la ragazza.  

- E ora ha Magnus, e si vorrà vendicare. Ecco come mai ha cercato di ucciderci- disse Simon. 

-Maledizione non abbiamo tanto tempo- disse Alec, osservando il corpo di Magnus che stava invecchiando visibilmente. 

-Posso rallentare l'incantesimo- disse Tessa, - Chiamerò Jem e verrà a darmi una mano. Ma ora muovetevi e trovate Magnus-. 

Il luogo in cui era rinchiuso Magnus era un magazzino che usavano anni addietro i vampiri in modo illegale. Aveva due entrate e un paio di finestre. Attuarono un piano ed entrarono in azione. 

-Vengo pure io- disse Max. 

-No. Tu di qui non ti muovi- disse Alec, guardando il figlio. 

-Ma io posso...- ma fu interrotto dal padre. 

-Ho detto che tu da qui non ti muovi e per l'Angelo lo farai. Sono stato chiaro?- urlò Alec, facendo indietreggiare il bambino. 

-Io...io..volevo solo aiutare- disse il bambino iniziando a piangere. 

-Max, scusai Max- disse Alec avvicinandosi al bambino,- non volevo urlarti contro, ma sarà pericoloso e io non posso scendere in battaglia ed essere preoccupato anche per te. Cerca di capirmi Max, ti prego-. Ma il bambino si limitò a scrollarsi  la sua mano di dosso e correre in camera sbattendo la porta. 

-Alec, ci penso io- disse Tessa.- Anche Jamie aveva un caratterino come il suo, gli passerà- disse ancora la donna. -Grazie Tessa- rispose solo poi osservando la porta della camera del figlio un ultima volta si gettò dentro il portale. Ora doveva avere la mente libera, doveva trovare Magnus, salvarlo e poi ucciderlo. ma soprattutto doveva uccidere quel figlio di puttana che lo aveva fatto soffrire. Non era riuscito ad uccidere Camille, il fato ora gli stava dando una seconda occasione. Poteva affondare la sua lama nella gola di quello stregone. Ora poteva vendicarsi, aveva atteso tanto.

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Capitolo 23
*** quando tutto sembra perso.... ***


Irca osservava il suo ospite dentro la gabbia, era nuovamente svenuto. che delusione, secoli ad organizzare la sua vendetta e ora si ritrovava con il suo peggior nemico che sveniva ogni dieci minuti.Aveva organizzato tutto nei minimi dettagli. La sua fortezza era a prova di stregone e cacciatore. Voleva fargliela pagare, doveva soffrire, doveva provare quella sensazione di vuoto che si prova quando ami qualcuno alla follia e questo muore. Quel senso di abbandono che non ti lascia mai, soprattutto se nasci immortale, privato della possibilità di metterti su una famiglia. Aveva amato Camille silenziosamente per anni, quando durante gli accordi i nascosti si facevano forza a vicenda per scappare dalle dure leggi che li bannavano come mostri, reietti, scherzi della natura, demoni. Ed era in quel periodo che era nato l'amore tra Magnus e Camille. Una storia di sesso senza sentimenti, lui lo sapeva, lui li aveva visti, si accoppiavano come animali, senza amore.  

Una storia invidiata da tutti, il Sommo Stregone e la più bella tra i Vampiri,  e odiata da lui profondamente.E quando Magnus si era allontanato deluso dal comportamento della vampira, lui aveva cercato in tutti i modi di conquistarla, vedendo la sua occasione di una storia d'amore con la bionda. Si era umiliato per lei, si era abbassato a diventare una nullità in silenzio, pronto a correre ad ogni schiocco delle dita, anche quando doveva portare via i corpi dei mondani a cui si era unita. Lui lo aveva sempre fatto nella speranza di un futuro. Lui, uno degli stregoni più potenti degli ultimi secoli, aveva lasciato tutto per l'amore. Osservando la donna che amava giorno dopo giorno, cedere alla cattiveria e all'odio. Sempre fedele ad un amore perso. Si era limitato ad accontentarla nei pochi modi che riusciva,ma per lei lui era inesistente. E poi con la nuova guerra Magnus era tornato alla ribalta. Valentine aveva messo in pericolo tutti, nascosti, mondani e cacciatori. E Camille aveva chiesto aiuto a Magnus, ma lui non aveva occhi che per i figli dell'Angelo.  Addirittura si era unito a un Nephilim. Lui che in passato li aveva sempre odiati e uccisi, spesso con scuse banali, aveva scelto uno sporco mezzo sangue angelico come compagno. Rifiutando Camille che era tornata da lui implorante , e lui l'aveva allontanata e la sua amata era rimasta uccisa, per lui tutto era finito. Mentre l'odio che provava per Magnus era cresciuto a dismisura. Lo aveva osservato di nascosto fingendosi morto per passare inosservato .

Lo aveva visto crearsi una famiglia con il piccolo stregone blu. Il dono più raro e prezioso che uno stregone potesse avere, un bambino. Perchè quando la maledizione dell'immortalità non ti sembra abbastanza, arriva la consapevolezza che qualcuno ha deciso che gli stregoni non possano procreare. Costretti a vivere in solitudine per secoli. Aveva osserva, studiato, spiato Magnus e aveva trovato il suo punto debole: l'amore. L'amore lo aveva reso diverso , gioioso, vivo. Lo vedeva passeggiare mano nella mano con il cacciatore, portare il bambino in giro come una normale coppia di genitori. Ma soprattutto aveva  notato che nonostante tutto Magnus spesso ancora agiva come ai vecchi tempi. Anni e anni passati da solo non erano facili da superare, insicurezza e solitudine lo accompagnavano fedeli, come cagnolini a cui lanci un osso una prima volta e che poi ti camminano dietro per sempre, anche quando al posto della carne gli lanci le pietre. restano li dietro l'angolo, pronti in attesa di un tuo tentennamento o di un gesto. La dimostrazione l'aveva avuta in quei giorni, fatto di tutto per separarlo dagli altri e c'era riuscito, più facilmente di quello che pensava, perché la verità era che Magnus Bane era un patetico insicuro, nascosto sotto strati di glitter, trucco e vestiti appariscenti. C'era una cosa che in pochi sapevano lui lo conosceva. E la consapevolezza di averci visto giusto arrivò con l'ultimo incantesimo. Magnus si era cimentato, dopo aver addormentato il suo uomo, in uno degli incantesimi più pericolosi, creato dalla loro Regina in persona, la grande Lilith. Tutto a suo vantaggio. Che patetico bastardo, ora sarebbe morto, l'unico rimpianto era non poter sentire il sangue caldo dello stregone sulle sue mani, era certo che l'avrebbe addirittura bevuto. 

 
-Per Lilith sei imbarazzante, smettila di svenire come una piccola principessa...- disse Irca, osservando Magnus che cercava di mettersi seduto senza toccare la gabbia. Almeno quello lo aveva imparato, pensò lo stregone ridendo. 
 
 -Ti avevo avvisato di non toccare la gabbia, ma come sempre, credi di essere il migliore, ma sai mio caro ho una notizia...... Anche i migliori muoiono- disse Irca lanciandogli contro il proprio bastone. 
 
-Ti ucciderò, stanne certo-disse con la voce rotta dal dolore Magnus dentro la gabbia, mentre prendeva il bastone e lo spezzava. -Ti ucciderò in modo che tu possa raggiungere quella cagna di cui sei tanto innamorato. Camille. Se solo tu l'avessi conosciuta per quello che era. Mi avrebbe fatto fare il cagnolino per tutta la vita, grazie a Lilith mi sono reso conto di chi era, grazie ai miei amici. Se tu avessi degli amici, lo capiresti, ma sei solo. Lo sei sempre stato, ti sopportavamo solo perché abbiamo in parte lo stesso sangue, ma la verità è che tu sei una nullità - continuò malignamente. -Non ti ha mai voluto, non ti ha mai considerato, eppure eri sempre li pronto a correre ad ogni suo capriccio. Chi fa più pena tra noi?-disse Magnus incapace di resistere alla tentazione di stuzzicarlo, anche quando sapeva che avrebbe dovuto solo che star zitto, per evitare di irritare enormemente Irca. 
 
-Zitto! Devi stare zitto!!!!- urlò Irca, punto sul vivo, lanciando una palla di fuoco che colpì Magnus sul fianco facendolo piegare dal dolore. Mentre la mano si tingeva di rosso si ritrovò a sputare sangue. era sempre pi debole e aveva solo un pensiero fisso nella mente, Max e Alec. -Sarai un fantasma, ma non sei immune alla magia. Vedi di ricordartelo, se non vuoi morire prima del previsto-. E detto ciò Irca si allontanò lasciando Magnus agonizzante. 
 
Alec, osservava la piantina del magazzino decidendo come intervenire, anche se in realtà  non la vedeva nemmeno.  Preoccupato per la salute del compagno. E se fosse morto? Lui che si era preoccupato per anni di morire prima di Magnus, ora rischiava di rimanere da solo. Doveva esserci una soluzione, doveva trovare il modo. 
 
-Di certo lo avrà privato della sua magia- disse Catarina, attirando l'attenzione di Alec. -Irca è sempre stato molto meno potente di Magnus, e ha sempre invidiato la sua magnificenza. Ma esistono pochi stregoni, potenti come lui, anzi credo non ne esistano più, e Irca questo lo sa-. 
 
-Scommetto che tutto questo è merito del Padre?- chiese Simon, accarezzando la schiena della compagna. 
 
 -Esattamente- rispose la ragazza. - E' pur sempre un Principe dell'Inferno. Questo non possiamo negarlo, nonostante lui non ne parli-. 
 
-Ora il problema non è chi è il Padre, ma capire come entrare senza che lui me lo ammazzi- disse Alec, la voce spezzata sull'ultima parola. 
 
-Alec, lo salveremo, parola di Parabatai- disse Jace, stringendogli una spalla. -Lo salveremo-. 
 
-Caterina, tu conosci un pò Irca, come operava di solito?- chiese il biondo. 
 
-Lui usa la magia oscura, tanta magia oscura e sono quasi certa che avrà rinchiuso Magnus in una gabbia. Come Camille intrappolava i suoi giocattoli mondani. Max ha detto di aver perso la connessione, il luogo in cui sono, sarà pieno di sigilli, e di certo avrà attivato uno scudo magico-. 
 
-Ragazzi dobbiamo muoverci -disse Izzy indicando il divano. Il corpo dello stregone era nuovamente scosso da convulsioni mentre un piccolo rivolo di sangue usciva dalle labbra. Alec si precipitò vicino accarezzandolo, fronte su fronte. E tutti si fermarono osservando la straziante scena.  
 
-Ti prego resisti, sto arrivando. Amore, ti prego, ti prego, ti prego... Non lasciarmi- sussurrava Alec, baciandolo sulla fronte. -Ti prego, Magnus. Ti prego, ascoltami-. Poi raccogliendo il suo arco si diresse verso l'uscita. -Andiamo ed improvvisiamo, non abbiamo più tempo-. 
 
-Alec, non è da te improvvisare, cerca di ragionare, se andiamo alla sprovvista rischiamo la vita e Magnus muore- disse Izzy, bloccandolo. 
 
-Stare qui, non serve a nulla. sta morendo non lo vedi? lo capite?-gli urlò contro il fratello, crollando in ginocchio. 
 
-Lo so che è dura Alec, ma se vuoi salvarlo, dobbiamo avere un piano. Ragiona Alec, da morto non servirai a nessuno. E Max resterà da solo, vuoi questo? Magnus vorrebbe questo?- disse la sorella saggiamente. 
 
 -Okay-rispose il moro alzandosi, asciugandosi gli occhi. 
 
-Ragazzi, so come fare-disse Jace, che in silenzio aveva continuato ad osservare la cartina. Poteva percepire il dolore del suo parabatai, e glielo aveva promesso anni indietro, il suo compito era quello di proteggere le persone che amava.  Poi pregò Catarina di aprire un portale e mandarli nel punto più vicino al magazzino. 
 
-Di certo sentirà il nostro arrivo- disse la strega sapientemente, guardando il biondo. 
 
-Ed è esattamente quello che voglio- disse il biondo iniziando a spiegare il piano al gruppo, -ma ho bisogno che ci sia anche Tessa, la sua capacità ci potrà aiutare-. 
 
-Posso venire con voi- disse la donna, tornando dalla camera del bambino. -Max si è addormento e qui fuori c'è Jem-. 
 
-Magnus, Magnus...-disse Irca avvicinandosi alla gabbia. -Ti vedo provato che succede? Non vorrai morire così in fretta? Sai, prima voglio che tu veda morire tutti i tuoi amici, lascerò per ultimo Alexander. Quello come ti ho già detto, prima lo farò divenire il mio giocattolo e poi lo ucciderò. E tu non potrai fare nulla, sarai un povero spirito inquieto, nemmeno tuo padre, potrà salvarti. Ma direi che adesso- disse appoggiando la mano sul suo orecchio- adesso inizia lo spettacolo-.  
 
Un rombo si sentì in lontananza, mentre una luce rossa avvisava lo stregone che qualcuno stava cercando di infrangere una delle barriere magiche. Schioccò le dita in modo da permettere a tutti di entrare.  
 
-Li credevo più intelligenti questi Nephilim, invece sono proprio idioti. Credevano che non li sentissi arrivare?-. - C'è il profumo dolce della tua amichetta, ecco, lei la terrei volentieri a vita con me nel letto. Come è stato vedere che l'uomo che amavi ha scelto lei?- disse poi allontanandosi facendo l'occhiolino a Magnus. 
 
-Non te lo permetterò- urlò Magnus. Maledizione pensò. Era intrappolato, Irca si era allontanato e lui sentiva che il filo che lo collegava al suo corpo era sempre più sottile. Sperava di trovare il modo di uscire da quella gabbia, perché era l'unico impedimento e poi avrebbe ucciso quel bastardo con le sue mani, fosse l'ultima cosa che  avrebbe fatto. Poi percepiti il momento esatto in cui il compagno entrò nel locale, ma non lo vide. Di fronte a lui c'erano Izzy, Simon, Catarina, Jace e Clary, ma non c'era Alec. Forse era rimasto a casa con Max, forse si era sbagliato, eppure lo sentiva nella pelle. Lui era lì, per lui.  
Si sentì il rumore di vetri infranti poi urla tipiche del combattimento corpo a corpo. Iniziarono a volare frecce e incantesimi, ma Irca aveva schermato se stesso e la gabbia bloccandone così l'accesso. Un incantesimo inoltre aveva fatto in modo che dalla parete si calassero dei guerrieri di sabbia invincibili. Se venivano colpiti, infatti, si ricreavano quasi immediatamente, senza tregua. 
 
-E' impossibile così- disse Jace, mentre trafiggeva l'ennesimo guerriero, scostandosi il ciuffo biondo dalla fronte, imperlata di sudore e sabbia. 
 
Alec, nel frattempo era riuscito, insieme ad un gruppo di Shadowhunters ad entrare dai sotterranei, ma arrivato vicino alla gabbia, vennero bloccati anche loro dai guerrieri. 
 
-Maledizione- urlò mentre scoccava frecce contro la sabbia, costretto ad allontanarsi dalla gabbia. In cui aveva scorto Magnus sempre più debole. -Resisti- urlò Alec, -Siamo qui per te-. 
 
-Siete ridicoli- urlava lo stregone. -Arrendetevi e non vi sarà fatto alcun male, continuate e morirete-.  
 
-Non ci arrenderemo mai- urlò Jace, continuando a dare colpi a destra e a manca, ma per quanto si impegnassero, combattere contro qualcosa che non poteva morire era inutile . E tutti se ne stavano rendendo conto, anche se non avevano avuto il coraggio di dirlo ad alta voce. -Non resisteremo molto- disse Catarina, scagliando l'ennesima palla di fuoco. 
 
-Voglio essere magnanimo- disse Irca immobilizzando i suoi guerrieri.  -Vi lascerò cinque minuti per decidere, e più tempo passa e meno speranze avrete di avere ancora vivo tra di voi il grande Sommo Stregone-. 
 
-E' schermato- ,disse Tessa avvicinandosi all'amica.  -Se non abbattiamo lui è impossibile pensare di vincere- stava dicendo Catarina, nascosta dietro ad un muro, dove si erano radunati tutti. 
 
-E come lo uccidiamo- disse Alec, sistemandosi la feretra meglio sulla schiena e contando le poche frecce che gli erano rimaste. 
 
-Non ne ho idea- disse la ragazza, scrollando i lunghi capelli bianchi e togliendoci la sabbia. -Non so proprio come potremmo fare-. 
 
-Catarina, la gabbia con dentro Magnus è a prova di stregone e basta?- chiese Simon, che era rimasto in disparte. Lui non amava i combattimenti, non li aveva mai amati, era più un pensatore. Come si divertiva spesso George a prenderlo in giro. 
 
-Credo sia solo a prova di magia, per il resto sia una semplice gabbia. Ma è protetta dagli uomini di sabbia. Perché?-. 
 
-Beh potremmo distrarre Irca, mentre Tessa prende le sembianze di Irca e fa allontanare gli uomini di sabbia, in questo modo noi abbiamo il tempo di aprire la gabbia-. 
 
-E' impossibile non riusciremo a distrarre per così tanto tempo Irca, e di certo avrà architettato qualche trappola-. 
 
-Hai un piano migliore?- chiese Clary. 
 
-Al momento no. Ma è comunque pericoloso. Come pensi di distrarre Irca?- chiese Catarina. 
 
-Alec farà da esca, mentre Clary userà la runa che vi ha indebolito durante l'evocazione- disse Simon concentrato. 
 
-Così saremo fuori uso tutti noi- disse Catarina, guardando Tessa. 
 
-Io c'è la posso fare- rispose la ragazza. E poi c'è Jem a casa di Magnus, se qualcosa va storto è pronto ad intervenire. 
 
-Allora siamo d'accordo?- disse Simon, sottovoce. 
 
-Si- risposero all'unisono tutti. 
 
-Dove siete finiti Nephilim?- stava urlando Irca. -Il tempo passa e Magnus, muore sempre di più- disse ridendo. 
 
-Eccomi-disse Alec, uscendo da dietro il muro e posando a terra arco e feretra, -sono disarmato- disse avvicinandosi allo stregone.  
 
-Tu saresti?- chiese Irca curioso, poi osservandolo meglio esclamò, - No non me lo dire sei identico a Will, devi essere per forza Alexander-. 
 
-No- urlò Magnus con la poca forza rimasta. -Ti prego, prendi me, ma lascia stare lui-. 
 
-Ma come sei dolce- rispose Irca, avvicinandosi ad Alec e accarezzandogli una guancia e quando il ragazzo fece per scostarsi, gli imprigionò il mento con la mano. 
 
-Stai attento, occhi blu. Forse sei abituato a Magnus. Ma io posso essere veramente malvagio- disse, accarezzando nuovamente la guancia del cacciatore che questa volta, nonostante il disgusto, non si scostò. 
 
 - Ecco impari in fretta, ti ha addestrato bene, vedrai diventerai il mio fedele cagnolino. Oppure puoi sempre decidere te.Cosa sei disposto a fare per salvare Magnus?- chiese sussurrando il malvagio, mentre accarezzava il mento del ragazzo. 
 
-Tutto-rispose senza esitazione Alec. 
 
-Anche morire?- 
 
-Si!-. 
 
-E così sia- disse Irca, facendosi comparire una sfera infuocata  sulla mano, avvicinandola sempre di più al viso di Alec. 
 
-Ma che diav..-ma non ebbe il modo di terminare la frase , perché ci fu un lampo di luce accecante e Irca si ritrovò a tenere per il collo Tessa.  
 
-Fermateli- urlò allora lo stregone, mentre Alec, Jace e Simon scattarono verso la gabbia, coperti da Izzy e Catarina. 
 
-Maledetta- disse Irca cercando di muoversi , ma restando fermo sempre più debole. -Cosa mi hai fatto, mostro- disse scagliando lontano da se la ragazza, che sbattè contro il muro. 
 
-Lei nulla- rispose Clary. - Io invece- disse indicando il pavimento, -Io ho fatto questo!-. 
 
-Come è possibile sei una sporca mezz'angelo, come fai ad avere poteri magici?-chiese lo stregone inginocchiandosi sentendo le forze venire meno. 
 
-Sono una sporca mezz'angelo, ma sono la Creatrice di Rune. E questa che stai vedendo tiene a bada i demoni e tutti coloro con il sangue demoniaco- rispose la ragazza avvicinandosi a Tessa.  
 
-Stai bene?- le chiese dandole una mano ad alzarsi. -Si- rispose debolmente. 
 
-Ma veramente credevate di potermi battere così facilmente?- chiese lo stregone ridendo, mentre un fumo nero si innalzava dal pavimento cancellando la runa creata da Clary. -Sogno questa vendetta da tantissimi anni. Vi ho usato, seguito vi ho messo uno contro l'altro. Ma ho sottovalutato il potere dell'amore. Ma non questa volta!" Disse malignamente. -Questa volta ho calcolato tutto. Siete caduti nella mia trappola. La gabbia in cui era rinchiuso Magnus era in realtà solo un pretesto per avervi tutti qui, perché una volta entrati non vi sarà più permesso di uscire... da vivi-. 
 
-Maledizione- disse Catarina mentre la nuvola nera la avvolgeva. 
 
-Cosa diamine succede?- chiese Jace, osservandosi intorno. 
 
-Alec, dovete trovare il modo di uscire- disse Magnus debolmente. 
 
-Io non me ne vado-disse Alec, cercando di afferrargli una mano senza riuscirci. 
 
-Alec, se Tessa e Catarina non riusciranno a resistere alla magia oscura, vi ritroverete contro tre potenti stregoni e io non vi posso dare una mano- disse ancora lo stregone, posando una mano sulla guancia del cacciatore. 
 
-Ti amo- disse in un sussurro Alec. 
 
-Ma quanto siete romantici-disse sprezzante Irca. -Glielo hai raccontato quando dicevi Ti amo a Camille, dopo aver fatto l'amore, per ore? Di quando andavate alle feste ed eravate i più invidiati?-. 
 
-Irca, lascia andare loro e prendi me- disse ancora Magnus, sperando di mettere in salvo i suoi amici. 
 
-Devi stare zitto- gli urlò contro Irca scagliandogli contro un sfera infuocata. Ma all'ultimo Alec si mise davanti e poi il tempo si fermò. 
 
La palla di fuoco si dissolse , bruciacchiando appena i vestiti e i capelli di Alec. 
 
-Devi lasciarli stare!- urlò Max, avvolto da fiamme gialle. -Devi stare lontano dai miei Papà- urlò ancora più forte. 
 
Una sfera gialla si librò nell'aria e colpì lo stregone facendolo arretrare di un passo. 
 
-Piccolo maledett...- urlò lo stregone, lanciandogli contro un'altra sfera di fuoco, che si spense quasi immediatamente. 
 
-Ma che cazz- disse lo stregone, allibito. 
 
-Usa un linguaggio più consono di fronte a mio figlio, maiale- disse Alec, parandosi davanti al figlio. 
 
-Papi, prendi la mia mano- disse il bambino senza voltare le spalle. E dopo aver scambiato uno sguardo con Alec, Magnus si avvicinò al bambino, ma non ebbe modo di toccare il bambino perché Irca, con un incantesimo, allontanò il bambino. Che colto alla sprovvista cadde per terra, battendo la testa e rialzandosi poco dopo con le lacrime agli occhi. Iniziò a colpire ripetutamente lo stregone con sfere di luce gialla. Il corpo avvolto da fiamme gialle. Alec, fece per avvicinarsi, ma la voce di Magnus lo trattenne. -E' pericoloso toccarlo ora- gli disse all'orecchio. -Ma è così piccolo Magnus- disse Alec, incapace di togliere lo sguardo da suo figlio. -Ma è potente- continuò lo stregone. -Ho bisogno di te, ho bisogno di lui- disse Alec, sussurrando. -Anche io, Alexander, anche io sempre- disse Magnus in un alito. 
 
-Voi due- disse Irca schioccando le dita a Tessa e Catarina -fate qualcosa-urlò lo stregone sempre più allarmato.  
 
-Tessa resisti- disse una calda voce dietro di loro, che sembrò riscuotere la Strega, che si bloccò cadendo in ginocchio, iniziando ad urlare, tenendosi la testa.

Catarina invece avanzava verso di loro, le mani avvolte da una nuvola nera, mentre una scoppiettante sfera grigia balzava davanti a lei. 

 
-Zia, ascoltami- disse Max, parandosi davanti  alla donna. -Zia, guardami, ti ricordi in accademia cosa mi hai detto, che se non resistevo potevo uccidere le persone che amavo?-. 
 
-Max, torna indietro- disse Magnus al figlio e quando Alec fece per avvicinarsi una forza invisibile lo tenne lontano. 
 
-Zia ti prego, cerca di ricordarti- disse ancora il bambino. E quando la donna fu vicino per colpire il bambino con la sua magia, cadde in ginocchio abbracciando . 
 
-Max- disse Catarina guardandolo negli occhi, -Grazie-. 
 
-No. No. No. Maledettissimo bambino. Hai già mandato a monte i miei piani troppe volte- gli urlò contro lo stregone. Scostando con rabbia la strega, pronto a colpire il bambino. 
 
-Papi, prendi la mia mano. ADESSO!- disse nuovamente Max, -Per favore- disse arrossendo. E nell'esatto momento in cui lo toccò, Magnus si ritrovò nel suo corpo. 
 
-Ma come?- disse lo stregone guardando il figlio. 
 
-Semplice, nulla può uscire ma il tuo corpo poteva entrare se chiamato da entrambi-spiegò il bambino. 
 
-Tuo figlio è più intelligente di te- disse Irca, -Ma questo non ti servirà a nulla-. 
 
-E tu hai cercato di ucciderlo?- disse Magnus, avvolgendosi di luce blu. -Tu hai cercato di uccidere mio figlio e tutti i miei amici?- avanzando passo dopo passo verso lo stregone. 
 
-Io ho sempre e solo voluto la tua morte- disse lo stregone arretrando, poi scattò in avanti saltando verso lo stregone. Ci fu una lunga colluttazione tra i due. Sfere magiche volavano cercando di colpire l'avversario.  -La mia magia è più forte, ti sei rammollito- disse Irca, andando a segno con alcune sfere, vedendo Magnus incassare silenziosamente. 
 
-Mi sono allenato per tanto tempo- disse ancora Irca, scagliando l'ennesimo incantesimo verso Magnus, che, questa volta lo schivò facilmente. 
 
-No è mio- urlò Magnus quando vide il compagno pronto ad intervenire. 
 
-Non mi batteria mai, senza l'aiuto del tuo cacciatore o di tuo figlio. Sei un fallimento. Tu figlio di un Principe, più debole di me- ripetè Irca, continuando a martellare con le sfere Magnus. 
 
Magnus attese il momento giusto in cui lo stregone fosse a portata e gli sferrò un calcio in pancia con tutta la sua forza e quando Irca si abbassò, lo stese con un gancio destro. 
 
-Su una cosa hai ragione, non riuscirei a batterti solo con la mia magia, ma vedi- disse salendo a carponi sul corpo dell'avversario, -Io imparo in fretta, è questo il bello di avere come compagno uno dei migliori combattenti- disse colpendolo al volto, per poi rialzarsi e osservarsi le mani sporche di sangue. 
-Questo me l'hai insegnato Papà- disse Magnus al figlio che lo guardava stupefatto, dando le spalle allo stregone a terra. 
 
Irca con le ultime forze si rialzò e balzò sullo stregone, ma una freccia lo trafisse all'altezza del cuore, lasciandolo per terra agonizzante. Il sangue lento macchiava il pavimento, poi lo stregone iniziò a tossire sputando sangue. 
 
Jace si avvicinò velocemente al bambino voltandolo affinchè non vedesse quella scena. 
 
-Io l'amavo- disse Irca con le ultime forze, -Ma lei ha scelto te- disse spirando. 
 
-E' finita- disse Alec, avvicinandosi al compagno, abbracciandolo. Abbraccio nel quale si unì anche Max.  
 
-Tutto grazie a te- disse Alec. 
 
-Quindi non sono nei guai per averti disobbedito- chiese il bambino. 
 
-Di quello discuteremo un'altra volta- disse ancora il padre, troppo felice per essere realemte in collera con il figlio.  
 
Tutto il gruppo si riunì, tra risa, abbracci. Solo Magnus si allontanò poco dopo per andare vicino al corpo dell'ex amico. -Non avrei mai voluto che finisse così- disse sussurrando, avvolgendolo con la magia azzurra.  
 
-Complimenti- disse una voce nell'ombra che fece bloccare e rabbrividire Magnus. -Ma che bravi che siete- disse ancora. 
 
-Io fossi in voi non lo farei- disse schioccando le dita mentre a tutti cadevano di mano le armi. Alec si portò davanti al bambino. 
 
-Padre?- chiese Magnus, e tutto il gruppo si ritrovò a trattenere il fiato. 
 
-Non mi chiami così da tanto tempo- disse Asmodeo avanzando. 
 
-Ed è mia idea continuare- disse astioso. 
 
-Non sei stato evocato come mai ti trovi qui?- chiese ancora, portandosi lentamente davanti ad Alec e Max. 
 
-Sono un Principe, posso andare dove voglio-  rispose con aria saccente e annoiata il Demone. 
 
-Come mai sei qui? Sei venuto per Max? Perché sappi che combatterò fino alla morte per difenderlo- disse lo stregone, avvicinandosi a Max e Alec e prendendoli per mano. 
 
-Al contrario di quello che pensi no- disse ancora il Principe. -Originariamente era quella la mia idea, ma poi ho visto tutto quello che è successo e ho ricevuto la visita di Vepar. Che mi ha spiegato che uno stregone mi ha messo in mezzo in un piano mandandomi tutto a monte-.-Non si può mai star tranquilli- disse svogliatamente. 
 
-Quindi a cosa devo la tua spiacevole visita?- chiese nuovamente Magnus. 
 
-Bello essere impertinenti, ma se non ricordo male, l'ultima volta che ci siamo visti mi hai implorato.... e voglio che lo rifai... Io voglio sempre che tu mi raggiungi e sono certo che lo farai, assorbire i tuoi ricordi sarà la cosa migliore, anche Lilith ne sarebbe orgogliosa- .  
 
-Inutile che tu abbia quella faccia disgustata, perché ti stai specchiando. La tua natura è quella. Puoi nasconderti quanto vuoi, ma sarà sempre dentro di te- disse Amodeo guardando il figlio. 
 
Poi facendo correre lo sguardo svogliatamente sul gruppo disse -Nephilim e Stregoni insieme, non credevo di vedere mai una cosa del genere-  posando il suo sguardo sul giovane stregone, che si strinse forte alla gamba del padre. 
 
-Dunque perché sei qui?- chiese Magnus ostile. 
 
-Sono qui per avvisarti, Figlio!- .- Non credere che rinunci a te e a Lui- disse indicando Max. -Siete entrambi mezzi demoni e come tali, verrete sopraffatti dalla magia oscura. Che sia domani, tra un anno o un millennio, voi sarete miei-.  
 
-Questo non succederà mai- disse il bambino osservando il demone e andandogli davanti. -IO non sarò mai come te- disse ancora. 
 
-Non c'è che dire. Ti assomiglia- disse Asmodeo, guardando il figlio. 
 
-Ricordati che sei un demone. Non si sfugge da quello. Ma quando finalmente sarete miei, lo sarete per vostra scelta e non perché- disse indicando il corpo di Irca- uno stregone geloso vi vuole morti-. 
 
Poi con un lampo sparì portandosi dietro il corpo di Irca.  
 
Ricordatevi che tornerete sempre da me disse nella loro testa una voce. 
 
Lasciarono silenziosamente lo stabile e si diressero verso il loft dello stregone, senza utilizzare nessun portale. Nonostante la stanchezza nessuno volava usare ancora magia per quella sera, non dopo la visita di Asmodeo. Una volta a casa si salutarono e tutti si diressero verso le proprie abitazioni. 
 
Una volta in camera da letto Max stanchissimo, si appoggiò al cuscino. 
 
-Dormi Mirtillo- Disse Magnus, accarezzandogli la testa. 
 
-Papi mi porti una tazza di latte?- chiese il bambino e Magnus si diresse in cucina. 
 
-Papà- disse allora Max, sedendosi. -Tu non permetterai che io diventi come quello? Vero?- chiese guardando negli occhi Alec. 
 
-No Max- disse abbracciandolo. -Farò tutto quello in mio potere-. 
 
-Mi ucciderai? Se divento così?- chiese ancora il bambino. 
 
-Max siamo stanchi. Andiamo a dormire- disse il cacciatore, cercando di cambiare argomento. 
 
-No- quasi urlò il ragazzino. -Devi prima promettermelo-. 
 
-Non posso Max- disse Alec, abbracciandolo forte. -Non posso prometterti una cosa del genere. Perché non succederà mai-. 
 
-Ascoltami, non conoscevo la magia prima che arrivasse Papà, e ho visto cosa è in grado di fare, la cattiveria non esiste solo se sei un mezzo demone, anche i mezzi angeli sono stati cattivi e hanno ucciso tante persone. Mio fratello è morto per un mezzo angelo, Max. Non ti posso promettere che non soffrirai mai, perché fa parte della vita. E ci saranno decisioni che dovrai prendere di testa tua, che ti faranno sorridere o piangere. E io ci sarò sempre, fin quando mi sarà permesso, ma poi avrei sempre Magnus, Catarina, Tessa. Loro non ti abbandoneranno mai. E non ti permetteranno di camminare nelle tenebre. Così come non l'hanno permesso a Papà- disse sospirando. 
 
-Grazie Papà- disse il bambino addormentandosi sereno.  
 
Alec si alzò dal letto e lo coprì con una coperta, e dopo avergli lasciato un bacio sulla fronte uscì dalla stanza trovandovi fuori Magnus. 
 
-Sono state delle parole bellissime- disse Magnus, buttandoglisi tra le braccia. 
 
-Magnus cerca di capirlo anche te, non sei più solo, siamo una famiglia. Ho rischiato di perderti ti prego, parlami, promettimelo. Non nascondermi più nulla, la affronteremo insieme come sempre- disse Alec alzandogli il mento e baciandolo. 
 
-Te lo prometto Alexander- disse solennemente lo stregone.  
 
-Ti amo- disse Alec, sussurrando sulle labbra del compagno. -Ti amo anche io- disse Magnus, poi silenziosamente si diressero in camera, si sistemarono per la notte e per la prima volta dopo giorni, dormirono sereni.  
 
Ricordatevi che tornerete sempre da me disse una voce dentro la testa di Magnus svegliandolo. -Mai- rispose Magnus, addormentandosi abbracciando Alec, e Max che era sgattaiolato dal suo letto per dormire in mezzo a loro.  
 
-Mai- ripetè. 

L'Angolo della Vampy
ebbene ho un po di ... non so come definirlo, magone... ecco forse magone è la parola giusta. finisce questa mia avventura.  spero vi sia piaciuta la fine e che vogliate lasciare un commento alla fine... ci saranno degli extra .. che prossimamente caricherò... oggi in realtà sono un po delusa, vedo racconti di mie Colleghe stupendi e bellissimi senza recensioni, vedo storie piene di errori basilari di grammatica elementare quale l'uso corretto dell'acca, piene zeppe di recensioni. boh.. ma quello che è peggio vedo idee copiate... che mi lasicano perplessa... comuque... sono felice e non felice perchè ora mi posso dedicare a tempo pieno agli altri progetti.
LaVampy!
 
 
 
 

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Capitolo 24
*** extra: problemi di famiglia ***


Primo extra tratto dalla storia: 
 
Alec e Magnus avevano adottato Max, quando Simon l'aveva trovato sulla soglia dell'accademia, avvolto in una copertina gialla e un biglietto : chi potrebbe mai amarlo. E dopo i primi attimi di sconcerto, i due, con l'appoggio della famiglia avevano preso con loro il piccolo stregone, crescendolo come un figlio "normale". Per quanto possa essere normale la vita di uno stregone, appena nato , con un padre pluricentenario e l'altro cacciatore fin dentro il midollo. Alec, voleva che quel bambino avesse tutto quello che a lui era stato negato, che non si sentisse sbagliato ma amato, Magnus invece voleva che il bambino esplorasse la sua parte magica, o meglio definita demoniaca. Quella parte che a lui aveva regalato due magnifici occhi da gatto e a Max, una colorazione azzurra. Negli anni Magnus, aveva iniziato a chiamarlo Mirtillo, e tutto andava liscio. Il bambino cresceva, Magnus aveva eretto delle protezioni intorno alla casa, ma anche se non l'aveva detto al compagno, sentiva ogni giorno, il potere crescere dentro il piccolo stregone, un potere difficile da contenere. Aveva quindi iniziato a fare ricerche, la magia di un piccolo stregone, solitamente, viene trasmessa dal padre e di Max non si sapeva nulla. Ma le ricerche erano state infruttuose, e di certo non aveva intenzione di evocare un demone e metter in pericolo Max. C'era pure sempre un "nonno" principe dell'inferno che sovente, mandava messaggi a Magnus in svariati modi. Da quando gli era sfuggito ad Edom, Magnus spesso sentiva la presenza sgradita del genitore, tanto che aveva interrotto un po' la sua pratica, addicendo come scusa il piccolo Max. Ma aveva il sospetto che il compagno sapesse che gli stava mentendo. Non mancavano infatti frecciatine ,del compagno, da un apio di giorni, e la ricomparsa del libricino che gli aveva donato anni fa, sul comodino. 
 
Ma come poteva dire al compagno, che il figlio poteva diventare un pericolo?  
 
Poi una mattina, mentre era nella sua libreria, tra fogli e pergamene vecchie come la notte dei tempi, ci fu una piccola scossa, come di terremoto, e dalla libreria cadde un libro. Parlava dei principi dell'inferno, e quando lo raccolse una scossa gli percorse il corpo. Fu trasportato in una dimensione parallela, i profili della stanza sbiaditi dalla nebbia. Una figura gli venne incontro, troppo famigliare  per lui, anche se non lo voleva. Un uomo alto con una corna di spine, il viso spigoloso e ossuto. 
 
-Figlio mio- disse senza muovere le labbra. 
 
-Asmodeo-rispose semplicemente lo stregone. -Non ti ho invocato, per quale motivo sei qui?-. 
 
-Potresti anche chiamarmi Padre- rispose piccato il demone. 
 
-Non credo che lo farò mai-rispose Magnus, mentre sentiva le forze venire meno. -Te lo richiedo, come mai sei qui? In Casa mia? Non ti era proibito, passare tra i mondi?-. 
 
-Io sono un Principe, posso entrare e uscire dal mio mondo, ho sacrificato parte della mia linfa, ma, ahimè, ho saputo di avere un nipote. Quando me lo presenti? Sono certo che avrà tanti ricordi felici e non solo...-. 
 
-Stai lontano da mio figlio- urlò Magnus. 
 
-Guarda, guarda che caratterino- disse ridendo Asmodeo. -Ma vei, forse sei nuovo a queste cose, mentre io ho avuto tanti figli-. 
 
-Avrai di certo il premio padre dell'anno-rispose sarcastico Magnus, per cadere in ginocchio poco dopo. 
 
-Non essere arrogante con me, ricorda sempre chi sono-disse il Principe, guardando il figlio dolorante per terra. 
 
-Lascia in pace la mia famiglia, non abbiamo debiti con te- rispose dolorante Magnus. 
 
-Sei al mondo grazie a me, tu hai un enorme merito nei miei confronti- rispose il principe. 
 
-Dimentichi che hai quasi ucciso mia madre-. 
 
-Ah tua madre, una bella donna, facile. Un vero peccato- rispose ancora il demone. 
 
-Non mi feriscono più le tue parole- disse ancora lo stregone, alzandosi. 
 
-Oh ma io non voglio te. Non più, ma ricorda...-disse Amodeo sparendo nel buio. -E' uno stregone durante il suo allenamento, che determina da che parte stare, se con me, un Principe o come te, una femminuccia priva di coraggio, amico di Angeli-. 
 
Una luce accecante colpì lo stregone, che si ritrovò sbattuto contro il muro, il libro ancora stretto tra le mani, la pagina del Principe Asmodeo che lentamente bruciava, senza però rovinarsi. Prese il libro e lo gettò lontano, una agghiacciante risata risuonò nella sua testa. 
 
Non puoi scappare da quello che sei. 
E sentendo quella frase, Magnus capì che erano tutti in pericolo, ed era solo colpa sua. La sua maledizione, non c'è pace per i demoni. 
 

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