Just Like Us di Gin24 (/viewuser.php?uid=879716)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo e spiegazione ***
Capitolo 2: *** This is us ***
Capitolo 3: *** Meetings ***
Capitolo 4: *** Dates ***
Capitolo 5: *** Spies ***
Capitolo 6: *** Sabotage ***
Capitolo 7: *** Hi Mum ! ***
Capitolo 8: *** The fall ***
Capitolo 9: *** The perfect wedding ? ***
Capitolo 10: *** Tiquana ***
Capitolo 11: *** Tiquana 2.0 ***
Capitolo 12: *** Nina ***
Capitolo 13: *** Wellcome back ***
Capitolo 14: *** Wellcome back - parte 2 ***
Capitolo 1 *** prologo e spiegazione ***
1
§ °JUST
LIKE US° §
-Prologo-
Una
figura uscì da un vicolo sulla trentaquattresima, dov'era appena
avvenuta una smaterializzazione, lanciò nel primo cassonetto che
trovò una pallina da tennis, -ormai inutile dato che aveva svolto la
sua funzione- ed iniziò a camminare lungo tutti gli isolati che la
separavano dalla sua meta.
Quando
arrivò nella via principale, la ragazza spalancò i suoi bei
occhioni azzurri nel vedere il familiare sfarfallio delle luci dei
cartelloni pubblicitari dei NoMag, e inevitabilmente sorrise per
quella sensazione di casa che gli accesero nel cuore.
Era
il 20 settembre e Mal era appena tornata, aveva fatto durare la
stagione estiva un po' più a lungo, e già solo per questo aveva
ricevuto una miriade di chiamate per ogni giorno in più che aveva
passato a girovagare per il mondo. La ragazza dai capelli castani
sospirò per l'apprensione eccessiva di sua madre, era sicura che
andasse in giro a raccontare di avere un'ingrata perdi giorno come
figlia, che non le faceva mai sapere dove fosse.
Non
che le interessasse realmente, era solo per spettegolare con le sue
migliori amiche.
Sua
madre non era mai stata una donna amorevole e capace di comprenderla
o di apprezzarla, era più quella che contava i suoi fallimenti ed
elogiava tutte le persone che a scuola prendevano più di lei o
riuscivano in qualcosa che a lei non interessava, ma che per sua
madre era di vitale importanza.
Ma
cosa poteva farci ? Non si possono scegliere i propri genitori,
altrimenti avrebbe scelto sicuramente meglio!
A
proposito, dove cavolo era ? L'aveva avvertita che sarebbe tornata
quel giorno con la passaporta delle undici, era sicura che avrebbe
trovato il plotone d'assalto pronto ad aspettarla con le bacchette
pronte all'uso e invece non c'era nessuno.
Controllò
l'orario dell'orologio di Time Square e si accorse di aver
completamente dimenticato di controllare il fuso orario, in Canada
erano avanti di un'ora rispetto a New York, e quindi tutta la truppa
stava ancora a casa o addirittura nel letto.
“Mallory
Starmounth ?” una voce incredula e leggermente acida interruppe i
suoi pensieri “Sei tornata per il matrimonio ?” la ragazza appena
citata si girò per vedere chi avesse parlato e rimase sorpresa nel
vedere Elodie -ciccia- Cartland.
Era
decisamente cambiata, aveva sicuramente perso dieci chili o giù di
lì, ma non era certo una che si potesse definire magra, stava
meglio, questo si che si poteva dire, ma quei capelli non si potevano
certo spacciare per veri, e anche se Mal non l'avesse vista col suo
colore naturale avrebbe certamente affermato che quel biondo platino
era più falso del sorriso che le aveva appena mostrato.
“Elodie
Cartland” disse ricambiando il finto sorriso “di che matrimonio
parli ?” chiese spostando il capo leggermente confusa.
La
bionda si mise una mano grassoccia davanti alla bocca e con finto
stupore disse “Ma come non lo sai ? Kyle Adams si sposa questo
sabato” poi fece una pausa d'effetto e continuò “Con Hazel
Miller”
Kyle,
il suo Kyle si sposava ? Ok, forse non era giusto definirlo
suo, dato che si erano lasciati da sette mesi, ma cavolo erano stati
insieme per cinque lunghi anni e adesso lui si stava per sposare ?
Per di più con l'unica ragazza che lei aveva sempre odiato ? E che
lui aveva definito più di una volta
'scialba-pel-di-carota-puntinata' ?! No, non poteva essere.. perché
nessuno l'aveva avvertita ? Era impossibile che Kristalia non le
avesse spifferato la cosa, sua sorella era incapace di mantenere un
segreto, era più forte di lei, -d'altronde era la copia di sua
madre, quindi non poteva che essere una pettegola nata- quindi come
poteva essere successo ?
Urgeva
una riunione, immediatamente!
Ignorò
Ciccia Cartland e girò su se stessa, prima di atterrare nella sua
vecchia stanza.
Non
salutò nessuno, né si guardò in giro -per assicurarsi che Kris non
le avesse rubato nulla-, tirò fuori la bacchetta e un patronus
argenteo a forma di renna volò fuori dalla finestra, per ricomparire
in cinque case differenti nello stesso istante, portando lo stesso
messaggio per tutte:
“Vediamoci
al nostro posto, tra venti minuti.
Dobbiamo
parlare”
**
--Angolo
Autrice--
Storia
interattiva
Salve
a tutti, eccomi di nuovo con la mia quarta interattiva !
Questa
volta ho deciso di scrivere una storia completamente diversa dal mio
genere, sarà incentrata sull'amore e sull'amicizia.
L'idea
è partita dal film "La mia miglior nemica" (che avevo già
visto varie volte) poi ho deciso di rivedere entrambi i film di "Sex
& the city", qualche puntata di "Pretty Little liars"
e "Gossip girl" e così quella che era solo un'idea di base
è diventata una storia.
Questa
storia è ambientata in America, precisamente a New York, sei ragazze
si conoscono e sono amiche fin dall'infanzia, dato che le loro madri
sono amiche fin dai tempi della scuola.
Ci
saranno vari flashback di quando le protagoniste frequentavano
Ilvermorny perciò sbizzarritevi nel raccontare che tipo di
vita scolastica hanno avuto.
(https://www.pottermore.com/writing-by-jk-rowling/ilvermorny-it)
Per
cui mi servirebbero 5 protagoniste, le loro madri e ovviamente i loro
pretendenti, perciò ho preparato quattro tipi di schede differenti
(le parti tra parentesi sono suggerimenti), mi raccomando siate
creativi, più dettagli scriverete più sarà possibile essere scelti
da me.
Nel
primo capitolo creerò un banner con i volti delle protagoniste,
mentre metterò a fine capitolo i volti dei personaggi secondari
scelti, i quali verranno presentati dal secondo/terzo capitolo in
poi.
Vi
pregherei di non arrabbiarvi nel caso in cui non doveste essere
scelti, e di avvisarmi via messaggio privato qualora aveste problemi
nel completare le schede in tempo.
N.B.
È
possibile che scelga una protagonista da una persona, la famiglia da
un'altra e il pretendente da un'altra ancora. O che decida di
prenderli dalla stessa persona per poi scambiarli e destinarli ad
un'altra oc.
È
possibile anche scegliere di inviare solo un personaggio (o
protagonista o madre o ragazzo).
È
possibile che vi chieda di fare delle modifiche.
Non
accetto schede già viste.
Non
accetto Mary Su e Gary Stu.
Non
accetto prestavolto degli attori di Harry Potter o di animali
fantastici.
Prenotatevi
con una recensione (vi ricordo di scrivere un commento alla storia,
altrimenti verrà cancellata dagli amministratori di EFP) o con un
messaggio privato, scrivendo in entrambi i casi quello che avete
intenzione di inviarmi.
Non
ci sono limiti di schede di oc da poter inviare, anche perché è
possibile decidere di fare più schede di pretendenti (per esempio
per fare un triangolo amoroso)
Spero
che partecipiate in tanti :)
Avete
tempo fino al 19 marzo per prenotarvi e fino al 2 aprile per inviarmi
le schede!
1)
RAGAZZE PROTAGONISTE :
-
Il
nome e cognome del personaggio :
-
La
sua ex casa di appartenenza :
-
Stato
di sangue (solo mezzosangue e purosangue):
-
Anni
(21/22 per chi è nato da settembre in poi) e compleanno :
-
Com’è
fisicamente, prestavolto (anche foto), come si veste ? :
-
Com’è
caratterialmente, pregi/difetti/tic nervosi o abitudini:
-
SEGRETI
: (Qual è la cosa peggiore che abbia fatto in vita sua? Cosa è
successo dopo ? / Come se l'è cavata ? Qual è la cosa migliore che
abbia fatto in vita sua? Ha qualche rimorso o rimpianto?) :
-
FAMIGLIA
: (Che tipo di rapporto ha con i suoi familiari? ):
-
LAVORO
(cosa fa- come si trova con i colleghi- ha sempre desiderato fare
quello- ha altre amiche tra i colleghi ? È disoccupata ? Che tipo
di specializzazione ha preso dopo la scuola ?):
-
AMORE
(Storie d'amore passate ? / Storie presenti ? / Avventure estive ? /
Uomo ideale ?) :
-
Amortenzia
:
-
AMICIZIA
(Tipo di persona con cui si trova più a suo agio ? Per quale motivo
potrebbe mai aver litigato con una o più delle sue amiche ? = Quale
comportamento potrebbe averla fatta infuriare / Come si comportava
poi di fronte alle cene con i genitori di entrambe ? Segreti
condivisi ?):
-
Nemici/che*(cose
e modi di fare che detesta ?):
-
Animale
domestico* :
-
Patronus
e ricordo felice :
-
Paure*
/ hobby:
-
Altro*..
-
Avvenimento
importante che vorresti apparisse durante la storia (anche sotto
forma di Flashback)?
SECONDARI
2)
MADRI :
-
Il
nome e cognome del personaggio :
-
La
sua ex casa di appartenenza :
-
Stato
di sangue :
-
Anni
(49/50 per chi è nato da settembre in poi) e compleanno :
-
Com’è
fisicamente e prestavolto :
-
Com’è
caratterialmente :
-
SEGRETI
: (Qual è la cosa peggiore che ha fatto in vita sua? Cosa è
successo dopo? / Come se l'è cavata? Qual è la cosa migliore che
ha fatto in vita sua? Ha qualche rimorso o rimpianto?) :
-
FAMIGLIA
:
(Casa
dove ha vissuto/ dove vive ora? Che tipo di madre è ? È sposata /
divorziata / vedova / ha un amante ?):
-
LAVORO
(lavora ? cosa fa ? come si trova con i colleghi ? ha sempre
desiderato fare quello ? ha altre amiche tra i colleghi ? È
casalinga ?):
-
AMORE
(Storie d'amore passate? / Come ha conosciuto suo marito? - Che tipo
di storia hanno?)
-
AMICIZIA
(Per quale motivo potrebbe mai aver litigato con una o più delle
sue amiche ? / Segreti condivisi ?):
-
Animale
domestico :
-
Patronus
e ricordo felice:
-
Paure
/ sogni adolescenziali / hobby:
-
Avvenimento
importante che vorresti apparisse durante la storia (anche sotto
forma di Flashback)?
-
Altro..
3)
RAGAZZI FUTURI/ PRESENTI / PASSATI :
-
Il
nome e cognome del personaggio :
-
La
sua ex casa di appartenenza :
-
Storia
familiare e stato di sangue:
-
Anni
e compleanno :
-
Com’è
fisicamente e prestavolto :
-
Com’è
caratterialmente :
-
SEGRETI
:
-
FAMIGLIA
: (Componenti ? Che tipo di rapporto ha con la famiglia ? ):
-
LAVORO
(cosa fa, come si trova con i colleghi, ha sempre desiderato fare
quello, qual è la cosa che più gli piace del suo lavoro ?):
-
AMORE
(Storie d'amore passate ? / Storie presenti ? / donna ideale ?) :
-
Amortenzia
?* :
-
AMICIZIA
(Descrivi i suoi migliori amici (potrebbero comparire nella storia)
/ Segreti condivisi ?):
-
Animale
domestico* :
-
Patronus
e ricordo felice* :
-
Paure
:
-
Hobby
/ sogni :
-
Altro*..
-
Come
ha conosciuto o conoscerà la vostra protagonista ? :
MOLTO
SECONDARI
4)
SORELLE / FRATELLI / AMICI :
-
Il
nome e cognome del personaggio :
-
La
sua (ex) casa di appartenenza :
-
Storia
familiare e stato di sangue :
-
Anni
e compleanno :
-
Com’è
fisicamente (per i parenti : a chi somiglia ?) e prestavolto :
-
Com’è
caratterialmente :
-
FAMIGLIA
: (Che tipo di rapporto ha con la protagonista, la madre e le amiche
di entrambe? ):
-
LAVORO
(cosa fa, come si trova con i colleghi, ha sempre desiderato fare
quello) / SCUOLA (materia preferita, carriera futura, materia
odiata)
-
AMORE
(Single? / Storie d'amore passate ? / Storie presenti ?) :
-
AMICIZIA
(Descrivi i suoi migliori amici perché potrebbero comparire nella
storia):
-
Animale
domestico :
-
Patronus
e ricordo felice:
-
Paure
/ hobby :
-
Altro..
Per
gli amici :
-
Come
ha conosciuto la protagonista ? (a scuola / al lavoro / durante una
festa / o.. ?)
PERSONAGGI
presenti
o nominati in questo capitolo:
|
Mallory Starmounth |
|
Principale | Fotografa | ex Magicospino | Purosangue |
|
Kristalia Starmounth |
|
M. Secondaria | VI anno | Serpecorno | Purosangue |
|
Elodie Cartland |
|
M. Secondaria | Impiegata al MACUSA | ex Magicospino | nata NoMag |
|
Kyle Adams |
|
Secondario| cacciatore degli Sweetwaters All-Stars | ex Wampus |
Mezzosangue |
|
Hazel Miller |
|
M. Secondaria | giornalista del settimanale delle streghe | ex Wampus
| Purosangue |
*
Grazie
mille per l'attenzione :)
Buona
fortuna per la selezione !
Baci
Gin
p.s.
Nel messaggio privato scrivete “Oc per Just Like Us (nome del
personaggio)”
|
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Capitolo 2 *** This is us ***
1
§ °JUST
LIKE US° §
-This is
us-
“Aurora!
Cosa diamine ti prende oggi ?” urlò una voce maschile dal fondo
dell'aula.
“Cosa
ho sbagliato, stavolta ?” sbuffò la ragazza in prima fila, con i
capelli castani raccolti in un morbido chignon.
“Tutto!
Non ci stai con la testa, se devi pensare ai cavoli tuoi sei pregata
di non presentarti alla mia lezione” l'altro si avvicinò con il
suo solito passo altalenante.
“Ma,
Markus, era giusto!” s'intromise Colette, una delle poche amiche
che Roe era riuscita a farsi nella compagnia, non perché fosse
antipatica alle altre, ma solamente perché l'ambiente della danza
era molto duro, ostile e competitivo, e le meno brave erano sempre
pronte a inventare maldicenze su una come lei -ovvero la ragazza che
era stata scelta come prima ballerina per tre volte di seguito-. E
sebbene la castana da un lato ringraziasse l'amica per l'intervento a
suo favore, dall'altro ne era irritata perché così facendo aveva
minato la propria capacità di auto-difendersi agli occhi delle
altre.
“Giusto
un corno! Dov'era l'emozione ?” esclamò nuovamente il moro.
A
quell'ultima affermazione Aurora rispose prontamente “C'era eccome!
Forse eri troppo impegnato a cantare o a contare i passi per
accorgertene!” alludendo ai soliti vizi del coreografo.
Il
moro le si avvicinò sempre di più e strinse gli occhi per
l'irritazione che quella ragazza gli causava ogni qual volta aprisse
bocca “Cosa vorresti dire Hamilton ? Che non so fare il mio lavoro
? Se io dico che tu sei distratta, lo sei.. se io dico che hai
sbagliato, lo hai fatto”
La
ragazza digrignò i denti per l'irritazione e fece per rispondere
nuovamente quando un cenno di Colette la bloccò.. tutte le ragazze
stavano ridendo per quel trafiletto.. e sapeva che quelle galline
avrebbero continuato se lei avesse risposto, così stette zitta e
accusò il colpo -anche se lei aveva ragione-.
Tutti
erano a conoscenza dell'odio che provavano l'uno per l'altra, ma per
quanto Markus avrebbe voluto sbattere fuori Roe dalla compagnia od
assegnarle ruoli marginali, non poteva farlo, perché lei era
obbiettivamente la ballerina più brava e appassionata del gruppo,
senza contare il fatto che tutti gli sponsor l'adoravano e votavano
sempre a suo favore ogni qual volta vi era una spartizione dei
ruoli...tolta lei probabilmente la compagnia sarebbe morta -anche se
questo lui non l'avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura-.
Markus
sbatté le mani ed incitò il gruppo “Adesso riprendiamo. E, un..
due.. tre.. quattro..”
Aurora
decise di dimostrare a quell'idiota intransigente di che pasta fosse
fatta, iniziò a fare dei piegamenti più profondi, a muovere le
braccia in maniera più elegante e leggiadra..ma non bastò.
Il
coreografo bloccò nuovamente la musica e la riprese “Sul serio,
Hamilton, hai voglia di scherzare ? Quello lo chiami pas
de bourrée
?”
“Si,
Markus, ed era giusto.. se non ti fidi chiama Madame D'orlan” disse
la ragazza nominando l'insegnante di danza classica che le allenava
il giovedì.
“Sono
altrettanto qualificato” sibilò lui, sebbene fosse stato tentato
di dire che lo era persino di più, ma in quel caso sarebbe stato
ridicolizzato da quella piantagrane, dato che la donna da lei citata
aveva ottant'anni e lui solo trentuno -sempre più di quella
ragazzina, comunque-.
“Sai
che ti dico ? Chiamami quando hai finito di fare la prima donna!”
esclamò Roe prima di fare un'uscita di scena coi fiocchi.
Corse
verso le scale e notandole illuminate da una strana luce argentea, vi
si avvicinò con circospezione, prima di darsi della sciocca per aver
pensato male, quando la risposta che le si presentò davanti fu
piuttosto ovvia..
“Vediamoci
al nostro posto, tra venti minuti.
Dobbiamo
parlare” disse il patronus a
forma di renna di Mal.
Aurora
annuì e corse in camerino a prendere le sue cose, prima di
smaterializzarsi per andare dalla sua amica.
*
Nathanaëlle
Myers aveva sempre adorato i nonni materni, e sebbene vivessero in
Giappone -ad esattamente 10.849,95
km
da lei- erano sempre stati molto legati, tanto che alla sua nascita
erano stati nominati come suoi padrini.
Ed
in quel momento, stare a casa loro, a giocare a quidditch contro suo
nonno, Heiji Ogawa, era una sensazione bellissima.
Certo,
lo sarebbe stata ancor di più se fosse andata lì per un altro
motivo.
E
soprattutto, lo sarebbe stata ancor di più se sua nonna fosse stata
lì ad applaudire -come in passato-, ma purtroppo lei non c'era più,
e Nelle si trovava ad Osaka da una settimana proprio per tirare un
po' su l'umore del nonno.
“Forza
Hana, fai del tuo peggio!” gridò Heiji dalla porta, chiamando sua
nipote col secondo nome -com'era solito fare da quando la bionda ne
aveva memoria-.
La
ragazza strinse gli occhi, come se stesse valutando quale strategia
fosse meglio attuare per far centrare la pluffa in uno dei tre anelli
difesi dal nonno, e poi attaccò, schivando i tentativi dei domestici
di disarcionarla dalla scopa e rubarle la pluffa.
Nelle,
agendo d'astuzia riuscì a centrare l'anello di destra -quello più
lontano per il nonno- con una piroetta da maestra, e a vincere quella
breve partita(*).
I
compagni della sua squadra esultarono, assieme a lei, e al nonno -che
sebbene fosse suo avversario non poteva fare a meno di lodare la sua
nipote preferita-.
Ed
in quel momento di giubilo apparve una renna argentea, contenente il
messaggio di Mal.
“Va
da lei” le suggerì il nonno -dopo averlo ascoltato-
“Ma..tu..”
protestò la ragazza, sentendosi in colpa nell'abbandonare in quel
modo il suo ji-chan(*) che stava soffrendo la perdita dell'amore
della sua vita.
“Starò
bene.. la tua amica in questo momento sembra avere più bisogno di
me” la tranquillizzò lui, convincendola a tornare a casa.
*
Calliope
si svegliò di mala voglia, con la stanchezza tipica di chi ha
passato la notte a far baldoria, chiuse e riaprì gli occhi più
volte all'improvviso bagliore del patronus di Mallory che inondò la
stanza di luce.
La
povera renna argentea si ritrovò un cuscino addosso e delle parole
biascicate che sembrarono tanto un “Non rompere” e poi un
“Dormire”.
La
ragazza dai capelli rossi si arrotolò tra le lenzuola, per tornare
bellamente a dormire, ma si ritrovò a scontrarsi con un corpo caldo.
Callie
sollevò la palpebra destra per capire chi fosse, ma ci rinunciò
vedendo solo una coltre buia, così iniziò a tastare l'intruso per
svegliarlo e cacciarlo.
Il
ragazzo all'ennesimo 'colpetto', inferto con la forza e la
delicatezza di un elefante, si svegliò, deliziando la sua temporanea
compagna con uno sbadiglio da leone -con tanto di fauci non coperte,
che disgustarono la rossa-.
“Ciao
bellissima” disse lui con la voce ancora impastata e roca,
sdraiandosi verso di lei per cercare di baciarla.
“Ciao”
rispose fredda, spostando la testa per non farsi baciare “È ora
che tu vada”
“Ma
come, non mi dai nemmeno il bacio del buongiorno ?”
“No,
fattelo dare da tua madre o trovati una ragazza fissa” disse Callie
scacciandolo con uno spintone.
“Ma..”
“È
stata solo una cosa così, non saresti nemmeno dovuto rimanere a
dormire, mi sembrava di avertelo detto!” disse lei incrociando le
braccia al petto, odiava quando qualcuno non rispettava le poche
regole che si era imposta.. odiava che dormissero nel suo letto.
“Sono
Mike, comunque” disse lui, ignorando le richieste della ragazza,
restando disteso nel letto.
“Non
te l'ho chiesto, ora se non ti dispiace avrei da fare..la porta è da
quella parte” disse Callie alzandosi e infilandosi nel bagno
-premurandosi di chiudere a chiave la porta-.
*
Freya
aveva appena finito il turno in ospedale, aveva passato la nottata a
medicare uno dei soliti vecchietti, Mr Fuggles, che vittima della
demenza senile si dimenticava continuamente di terminare gli
incantesimi e causava a sé stesso delle imbarazzanti parziali
trasfigurazioni.
Quella
notte si era presentato al San Mungo con la testa da cavallo e il
resto normale, il che era persino troppo semplice come
trasfigurazione per i suoi standard, di solito si presentava con la
testa di un oggetto e le gambe da animale.
La
ragazza si liberò della divisa da medimaga e slegò i capelli
castani con le meches bionde dalla rigida crocchia, per poi legarli
nuovamente in una coda alta, indossò la mise con cui era partita da
casa il giorno prima -ovvero un comodo vestito color lillà- e si
sdraiò su uno dei divani nella sala degli strutturati.
In
teoria una persona sana di mente sarebbe subito corsa a casa per
farsi una bella dormita, ma ormai la mente della signorina Williams
non era più come una volta, sapeva benissimo che anche se fosse
tornata a casa non sarebbe riuscita ad addormentarsi, perciò tanto
valeva rimanere lì a rilassarsi o ad esercitarsi con gli incantesimi
di guarigione più complessi -cosa che effettivamente aveva iniziato
a fare, senza neanche rendersene conto-.
Quando
il patronus arrivò la castana era appena riuscita ad addormentarsi,
per cui al suono della voce dell'amica, si svegliò di colpo,
rotolando su se stessa dallo spavento, e finendo inevitabilmente col
sedere per terra.
“Aio!
Stupido patronus!” si lamentò massaggiandosi la parte lesa.
La
renna per tutta risposta rimase a zompettarle intorno come per
assicurarsi che stesse bene ed avesse recepito il messaggio,
andandosene solo quando Freya lo scacciò con la mano, dicendo “Ho
capito, ora vattene”
*
Edmund
fu la prima ad arrivare al luogo dell'incontro, che tra l'altro era
sempre stato lo stesso da dieci anni a quella parte, ovvero quando
avevano smesso di incontrarsi con le loro madri e avevano trovato la
loro indipendenza.
Il
Margherita, così si chiamava il locale prescelto, era un locale
babbano, calmo e accogliente, che le aveva subito fatte sentire a
casa.
Si
trovava in una delle vie parallele all'Empire State Building -dove si
incontravano le loro madri-, più precisamente sulla ventireesima
strada, e quel 20 di luglio di dieci anni prima era uno di quei posti
appena aperti -o appena ristrutturati, non lo ricordava bene- di cui
nessuno aveva sentito parlare.
Persino
loro -ora clienti abituali- ne erano venute a conoscenza per pura
casualità, ricordava che una di loro voleva a tutti i costi un
gelato non confezionato, e che dopo aver provato in tutte le
gelaterie erano entrate in quel piccolo bar-ristorante, ed avevano
trovato molto più che un semplice gelato.
Certo,
ora il Margherita era molto diverso dal piccolo locale di un tempo,
adesso si era allargato prendendo anche la vetrina accanto -quella
dell'orologiaio che era andato in pensione-, ed aveva messo una
schiera di tavoli fuori dal locale, posti sopra un finto prato
all'inglese e riparati da dei grandi ombrelloni bianchi.
Ma
loro erano sempre rimaste fedeli al loro tavolo all'interno, quello
circolare con i due divanetti a mezzaluna in pelle nera.
Perciò
quando Edmund spinse la porta a doppio battente ed entrò nel locale,
venne subito accolta con un grande sorriso dalla ragazza al banco
delle prenotazioni.
“Ed
Marie!” esclamò Naomi, la figlia della sorella del proprietario,
andandole incontro per abbracciarla “Cosa ci fai qui ?”
“Ciao
Namy, Mal è tornata, facciamo una piccola riunione”
“Tavolo
5 ?” chiese la ragazza.
“Come
sempre” rispose la mora facendole l'occhiolino.
La
ragazza le mostrò la strada, anche se non ce n'era alcun bisogno,
per tenerle compagnia nel frattempo che arrivassero le altre, sapendo
perfettamente che Ed odiasse le persone ritardatarie.
Il
che era decisamente il colmo pensando che le sue amiche -soprattutto
Calliope- erano affette dalla sindrome da ritardo cronico.
Per
cui arrivarono a rate: prima Mal, poi Roe, poi Nelle, poi Freya,
facendo vincere infine il primato a Callie, di ben mezz'ora
rispetto ad Edmund.
*
“Ed
Marie fai sul serio ? Posa quel menù ormai lo sai a memoria!”
“Freya,
lo sai che continuerà a leggere quella storia all'infinito”
commentò Aurora.
“È
una storia bellissima, smettetela di fare le stronzette” si difese
Edmund.
“Oooh
Ed che dice una parolaccia!” la prese in giro Callie, chiamando il
cameriere con un cenno della mano.
“Tutto
per difendere la storia del Margherita” le diede corda Roe.
Ed
voltò il menù e si schiarì la voce prima di leggere ad alta voce
la storia d'amore stampata lì dietro “Era l'estate del 1993 e
Niall Turner si era appena lasciato alle spalle tutte le pretese e le
convinzioni della sua famiglia, decidendo di lasciare per sempre
l'Irlanda alla ricerca della propria strada.
Aveva
solo vent'anni e sapeva solo che non avrebbe mai voluto fare
l'allevatore di pecore -com'era di tradizione nella sua famiglia-,
non aveva idea di cosa volesse fare come alternativa, ma sapeva che
qualsiasi cosa fosse, sarebbe stata lontana dal suo paese di nascita.
Così,
con uno zaino in spalla partì verso sud, alla ricerca di qualcosa
che gli facesse battere il cuore.
Visitò
l'Inghilterra, poi la Francia ed infine l'Italia.. e lì capì di
essere nel posto giusto. Sentiva una connessione speciale con quel
popolo, sentiva che c'era qualcosa che gli faceva scorrere il sangue
più veloce in quella terra.
Iniziò
a percorrerla città dopo città, paesino dopo paesino, per capire
cosa fosse a spingerlo ad amare una terra che non era la sua.
Ed
infine un giorno lo capì, non fu un giorno idilliaco come quello dei
romanzi, pieno di sole, con tanto uccellini canterini, anzi fu
piuttosto brutto.
Era
il 7 marzo, e quel mese era famoso per i cambi climatici improvviso,
gli italiani avevano persino un detto a confermarlo, lo chiamavano
'marzo pazzerello' e mai aggettivo fu più azzeccato. Quel giorno
scoppiò all'improvviso un terribile temporale, tutti i giovani che
erano usciti fuori a giocare sotto l'aria di primavera, tornarono
nelle loro case, incitati dalle madri o dalle nonne affacciate ai
balconi.. e in cinque minuti la piazza fu deserta, e Niall si ritrovò
da solo sotto la pioggia.
Per
lui la pioggia non era mai stata un problema, nel suo paese era stato
abituato anche a lavorare sotto di essa, per cui continuò a
camminare come se nulla fosse, finché un fischio non lo fece
voltare.
Una
ragazza aveva aperto la porta di un ristorante ed energicamente gli
stava dicendo di entrare, lui non se lo fece ripetere due volte e
seguì le sue direttive, ma quando le fu vicino si bloccò
sull'uscio, con la bocca aperta, a fissarla come un'idiota.
La
ragazza lo afferrò per la giacca e lo trascinò dentro per poi
sciolinargli una sfilza di parole -insulti probabilmente- addosso.
Niall
non capiva molto bene la sua lingua -nè la sapeva parlare- ma in
qualche modo riuscì a farle capire di essere straniero.
Solo
allora la ragazza sorrise e si presentò 'Io sono Margherita, e tu ?'
'Niall'
rispose lui.
Poi
la ragazza gli fece strada e lo condusse in cucina per presentarlo
alla sua famiglia, e lì il ragazzo capì cosa stava cercando e cosa
gli sarebbe piaciuto fare.
Rimase
dei mesi in quella cittadina ad imparare i trucchi del mestiere da
Ciro -il padre della ragazza- e nello stesso tempo imparava quella
lingua musicale dalla sua personale insegnante.
Come
in tutte le più grandi storie d'amore Niall e Margherita
s'innamorarono follemente e decisero di trasferirsi in America -il
paese in cui lei aveva sempre voluto vivere- per poi aprirsi un
ristorante.
Ma
lei riuscì a vivere il suo sogno per pochi anni, prima che gli
angeli la chiamassero con loro.
E
da quel giorno Margherita vegliò sul suo amato Niall.” per poi
terminare commentando con le lacrime agli occhi “Come fate a non
emozionarvi ?!”
Le
ragazze la guardarono cercando di trattenere le risate, Ed notando
quella reazione lanciò loro un'occhiataccia e sbottò “Siete
insensibili..avete i cuori di pietra!”
“Io
sono sensibile” rispose immediatamente Freya sentendosi pungere
nell'orgoglio “Solo che ormai non ci fa più effetto, visto che ce
la leggi da vent'anni”
“RAGAZZE!”
le richiamò all'ordine Mallory “Vi ricordo che non siamo qui per
un spettegolare o tirarci insulti!”
“Ah,
e io che credevo che ci volessi vedere perché ti siamo mancate”
disse sarcasticamente Calliope, prima di ordinare un Martini con
l'oliva.
“Oggi
sono venuta a conoscenza di un fatto che mi aspettavo di venire a
sapere da voi!” rispose Mal guardando male la rossa.
Nelle
e Freya si lanciarono un'occhiata di nascosto dalle altre, e quando
Mal continuò raccontando ciò che aveva scoperto da Ciccia Cartland,
si morsero le labbra rilasciando dei sospiri tesi.
Nelle
per non dare nell'occhio rovistò nella borsa di Ed Marie
-consapevole di trovare ciò che stava cercando- e tirò fuori un
blocchetto con una penna, per poi di iniziare a stilare una lista.
Callie
come al solito diede una sbirciatina al foglio, ma non riuscì a
capire cosa stesse scrivendo, così corrugando la fronte si lamentò
“Ma in che cavolo di lingua hai scritto ?”
“In
runico, mi sembra ovvio ! Non vogliamo mica che qualcuno scopra
quello che stiamo per progettare” rispose Nelle senza nemmeno
alzare lo sguardo dal foglio.
“Non
dirmi che ti sei scordata un'altra volta l'alfabeto runico?!”
commentò Roe
Callie
si voltò e notò che tutte e cinque la stessero fissando “Non
guardatemi come se fossi una povera imbecille.. la mia mente apprende
solo ciò che la fortifica!”
“Ecco
a voi la stronzata più grande della giornata, ragazze” rise Mal
“Sentite,
usiamo quella lingua morta solo una volta ogni cinque anni, è
normale che una se la scorda!” si difese la rossa.
“Fatalità
solo tu l'hai dimenticata” rise Nelle, facendo mettere il broncio a
Callie, per poi spiegarle “Ho scritto :
PIANO
DI DISTRUZIONE
-
Sabotaggio
della pianificazione del matrimonio
-
Impedire
la cura di bellezza”
“Ovvero
farla diventare di bruttezza” rise Freya coinvolgendo anche le
altre.
-
Farli
litigare
-
..”
“Aspetta”
la interruppe Ed Marie “Ma facciamo tutto questo perché lo ami
ancora ?”
“No,
per vendetta” rispose Mallory, guardandola male, dopo tutto quello
che le aveva fatto come poteva amarlo ancora ?
“Avete
scoperto qualcosa ? Quando è iniziata questa cosa ?”
Immediatamente
Aurora prese parola, cominciando -come suo solito- a parlare a
macchinetta “Mio fratello mi ha raccontato di averli visti insieme
ad una delle prime partite della stagione, era andato lì con il suo
amico Adam, che tra l'altro era riuscito a trovare i biglietti
praticamente gratis su un sito internet. Comunque ha detto che Hazel
era lì in via ufficiale, dato che Shonah Holes -che doveva
intervistare la squadra per la gazzetta del profeta- si era ammalata
e lei l'ha sostituita. Tra l'altro credo sia stato un favore
personale dato che quella
lavora per il settimanale delle streghe” ormai le ragazze erano
abituate al suo modo di parlare per cui non si chiesero se avesse o
meno preso un respiro durante quel monologo, semplicemente
ascoltarono le informazioni che conteneva.
Ma
Nelle e Freya si guardarono -di nuovo- furtivamente, come se
nascondessero un segreto, poi dopo una breve conversazione mentale si
girarono verso le altre.. Freya prese la parola e balbettando disse
“Veramente.. ecco.. credo sia il caso di rivelarti una cosa..
volevamo dirtelo prima, ma non eravamo sicure..” s'interruppe e
Nelle continuò “Si tratta di una cosa che è successa a Tiquana..
ti ricordi la sera in cui tu e Callie vi siete ubriacate ?”
Mal
annuì..ovviamente la ricordava quella sera era stata la causa di
tutto.
“Quella
sera l'abbiamo visto bere insieme ad Hazel e poi andare a ballare con
lei”
Freya
la interruppe “Non eravamo sicure che fosse lei.. ci sono milioni
di rosse.. ed eravamo brille... ma ripensandoci adesso, ci sono buone
probabilità che fosse lei”
“Bene”
rispose Mal rubando il Martini di Callie e scolandoselo tutto d'un
fiato.
“Sei
arrabbiata ?” chiese Nelle
La
castana si prese qualche istante per riflettere, ma poi scosse la
testa “No, non con voi”
“D'accordo,
quindi si continua.. altre idee ?” chiese Calliope per spezzare la
tensione che si era venuta a creare “Io direi di cercare tutti gli
ex di Hazel e metterli nella lista degli invitati”
“Perfetto,
lo metto al punto 4” rispose Nelle.
**
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti !
Ecco
a voi il primo capitolo di questa interattiva,
spero
che vi sia piaciuto
e
di essere riuscita a mettere in luce alcune caratteristiche delle
vostre protagoniste.
Mi
aspetto che le autrici dei personaggi scelti siano attive,
voglio
sentirvi almeno una volta ogni tre capitoli,
lo
dico adesso perché mi è già capitato -nelle altre interattive-
che
le persone siano sparite, ed è veramente difficile far muovere i
personaggi degli altri senza avere un feedback da coloro che li hanno
creati.
Perciò
se avete problemi basta avvisarmi per MP,
altrimenti
se non vi sento dopo 5 capitoli il vostro oc verrà fatto fuori.
Aggiornerò
una volta ogni due settimane
Mancano
ancora due oc :
un
ragazzo (per Nelle) e la madre di (Ed. Marie)
chiunque
volesse prepararli è ben accetto!
Baci
Gin
NOTE
:
1*quidditch:
Ho pensato che usassero delle regole diverse, essendo effettivamente
solo uno contro uno (dato che i domestici servono solo per impedire a
lei di avvicinarsi alla porta).
Cacciatore
vs Portiere : se il cacciatore sbaglia o il portiere blocca la palla,
il punto lo si assegna al portiere, altrimenti tutti i 'gol' vanno al
cacciatore.
2*
ji-chan = nonno (in giapponese); si dice anche ojiisan o sohu, ma
quello che ho scelto mi sembrava il più carino, dato che
inizialmente volevo che lo chiamasse 'nonnino'.
Detto
questo vi lascio i pv dei personaggi secondari:
Ragazzi
:
|
Maven Wolfsoul |
di
Scarlett_dream
|
23 anni | Auror | ex Serpeverde | mezzosangue |
|
Markus Norway |
di
Grimilde Deveraux
|
31 anni | coreografo | ex. Serpecorno | purosangue |
|
Thomas Michalson |
di
skyistorn55
|
21 anni | scrittore | ex. Magicospino | mezzosangue |
|
Cassian Collins |
di
LittleFallenAngel_
|
22 anni | auror | ex. Wampus | mezzosangue |
|
Uriel Keyworth |
di
victoria black
(con
il consenso di Bluemoon02 autrice di Callie)
|
28 anni | Responsabile del reparto estero della Starmounth company |
ex. Serpecorno | purosangue |
|
Dereck Ashton |
di
Scarlett_dream
|
M. secondario | 22 anni | magi-avvocato | ex. Wampus | purosangue |
Madri
:
|
Anthea Williams Keyworth |
di
skyistorn55
|
49 anni | Madre di Calliope e zia di Freya | ex. Wampus | purosangue
|
|
Cecilia Monroe-Hamilton |
di
Grimilde Deveraux
|
49 anni | Madre di Roe | organizzatrice di eventi | ex. Serpecorno |
purosangue |
|
Dawn Grayson-Starmounth |
|
50 anni | Madre di Mal | ex. Tuono Alato | purosangue |
Fratelli
:
|
Garrett Jason Hamilton jr |
di
Grimilde Deveraux
|
19 anni | corso per guaritore | ex. Magicospino | mezzosangue |
|
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Capitolo 3 *** Meetings ***
3
§
°JUST LIKE US° §
-Meetings-
Il giorno dopo il suo
arrivo, Mal, non aveva fatto in tempo nemmeno ad alzarsi dal letto,
che si era ritrovata sua madre nella stanza, a comunicarle le novità
con i suoi soliti toni imperiosi: “Ha chiamato tuo nonno, sei stata
convocata ”
Con un sospiro già si
pentì di essere tornata, era lì da nemmeno un giorno e già
rimpiangeva i bei tempi in cui si svegliava in luoghi diversi,
immersa nella natura o circondata da terre selvagge.
Una volta pronta -sia
fisicamente che psicologicamente- decise di non prendere la polvere
volante, non volendo irritare Mr Sam -suo nonno- più di quanto già
sicuramente avrebbe fatto, perciò camminò lungo la via principale
per lasciarsi alle spalle il quartiere segreto dei maghi e poi si
smaterializzò nelle vicinanze dell'edificio della Starmounth
company.
Salì al dodicesimo piano
e, non appena varcò le porte a vetri, udì le soavi note del suo
caro nonnino..
“..E non farti più
vedere !” urlò Mr Sam dalla sua stanza in fondo al corridoio.
Dopo neanche mezzo secondo
un dipendente -o forse sarebbe meglio dire ex- le sfrecciò davanti
con la faccia livida di paura e dispiacere.
Ah, quante scene simili
aveva visto durante la sua giovane vita
“Che bello essere a
casa” sospirò Mal, avvicinandosi alla segretaria “Ciao Fiona, a
che numero siamo arrivati ?” chiese indicando col capo l'ex
impiegato.
“Signorina Mallory! Che
bello rivederla, come è andato il viaggio ?” rispose la donna
corpulenta, da lei ribattezzata 'Santa Fiona' per essere riuscita a
sopportare quel vecchio bisbetico per più di vent'anni.
“FIONAA !” chiamò il
vecchiaccio sopracitato.
La donna esitò
leggermente, non volendo sembrare sgarbata nei confronti della nipote
del capo, ma la ragazza la tranquillizzò, incitandola ad andare con
un gesto della mano “Vai tranquilla, non vorrei che licenziasse
anche te”
“Non sarebbe la prima
volta che ci prova” borbottò Fiona, ricordando le miriadi di volte
in cui si era liberato di lei, per poi ripensarci all'ultimo minuto e
farla richiamare dagli agenti della sicurezza all'entrata.
Non appena la segretaria
entrò nello studio del capo della Starmounth, la ragazza dai capelli
castano-rossicci si sedette su una delle poltroncine della sala
d'aspetto.
Ma non ebbe neanche il
tempo di pensare al fatto che quella sala l'avesse sempre messa in
soggezione, data la sua imponenza, che qualcuno interruppe i suoi
pensieri “Guarda un po' cos'ha portato il vento!” esclamò una
voce maschile, a lei molto familiare, dal fondo del corridoio di
destra.
Mal girò la testa in
quella direzione e rimase interdetta nell'ammirare l'aitante figura
di Uriel Keyworth, che svettava nel corridoio come un faro dai
capelli castani e dai luminosi occhi azzurri.
“Ciao Lolly, è un
secolo che non ci vediamo” disse lui andando ad abbracciare la sua
amica d'infanzia -o meglio, l'amica di sua sorella Callie-, la quale
storse il naso per l'uso di quel nomignolo odioso.
“Ti ho detto mille volte
di non chiamarmi Lolly, Keyworth” disse lei fulminandolo con gli
occhi azzurro cielo, prima di abbracciarlo.
“Wow addirittura il
cognome, non ti sembra troppo cattivo ? Potrei offendermi !”
“Chi ? Tu ?” chiese
incredula prima di scoppiargli a ridere in faccia.
“Non fare l'impertinente
con me, Lolly, che poi sono guai” l'ammonì lui.
“Ma davvero, Uriel ? Che
potresti mai fare alla tua adorata Lolly ?” chiese scettica,
utilizzando di proposito il soprannome che lui le aveva dato da
piccola, e che a lei non era più andato a genio dopo aver compiuto
gli undici anni.
Per tutta risposta il
ragazzo le lanciò uno sguardo malizioso corredato da un ghigno
malefico, prima di allungare le mani verso i suoi fianchi e farle un
solletico all'ultimo respiro.
Ovviamente la reazione di
Mal fu quella di strillare, ridere ed implorare pietà, ma Uriel
continuò -ignorando le sue preghiere- finché non la vide stremata e
senza forze.
“Vedi Lolly..mai
mettersi contro di me” disse dopo aver cessato la sua tortura con
un enorme sorriso compiaciuto.
“Non è giusto! Non puoi
farmi certi attacchi improvvisi! E poi non sei un po' troppo vecchio
per fare questi giochini ?” disse toccando il tasto dolente del
ragazzo.
“Guarda che posso sempre
ricominciare, sa?!” la minacciò, per poi continuare “E per la
cronaca ho ventott'anni, non sono vecchio!” causando le risa di
Mal, che però non fu punita per la sua totale mancanza di bontà -a
detta di Uriel-, a causa dell'arrivo improvviso di Fiona.
“Ah, bene.. Signor
Keyworth, Signorina Mallory, il Signor Starmounth vi sta aspettando”
“Ma come, entrambi ?”
chiesero in coro, ottenendo un assenso dalla segretaria, che tornò
al suo posto, dopo averli esortati ad andare.
*
Ed Marie,
infagottata nella sua comoda maglia blu navy, si era appena seduta
sulla scrivania del suo studio, dove l'attendeva il suo solito tea
nero alla vaniglia -accompagnato da qualche pasticcino al cocco e
alla crema-, che l'aiutava a trovare l'ispirazione per scrivere,
quando le squillò il telefono.
Per fortuna
dopo tanti anni presi ad alzarsi per cose del genere aveva imparato a
portarsi sempre dietro la bacchetta, così con un semplice accio
poté evitarsi l'impiccio di cercare il cellulare per tutta la casa
“Pronto ?”
“Edmund ?
Sono Sylvie”
“Ah, ciao
cara, dimmi tutto” rispose Ed riconoscendo la sua agente.
“Brutte
notizie, tesoro, Thomas Michalson ha appena pubblicato un nuovo
libro”
“Mmm.. non mi
è nuovo, l'ho già sentito da qualche parte..ma di che genere si
occupa ?”
“Thriller”
“Ah, ma
allora non c'è nulla di cui preoccuparsi, no ?” disse sollevata.
“Purtroppo ha
organizzato la firma delle copie nella tua libreria preferita”
“COSA ?!”
esclamò Ed alzandosi di botto dalla sedia, facendo così tremolare
la tazza del tea “Avevi detto che sarebbe stata mia, non posso
organizzarla da un'altra parte!”
Da quando aveva
lanciato il suo romanzo d'esordio 'Fiore di Loto' la libreria
Cooksword era diventata una sorta di rito di passaggio per lei, e si
era rivelata un porta fortuna per ogni suo nuovo libro, e adesso come
avrebbe potuto interrompere quella tradizione ?
“Devi fare
qualcosa Sylvie, passi la pubblicazione ad un giorno di distanza
dalla mia, ma questo.. non lo posso accettare!”
“Mi sto già
organizzando.. preparati, stiamo per andare a fare un agguato al
signor Michalson”
“Adesso
? Ma come faccio con Padmaja ?”
“Non
lo so, mollala a qualcuno”
“È
una bambina, non un pacco postale!” s'irritò Ed Marie
“Lo
so.. sai che non intendevo quello.. ma non puoi portarla, questa
volta devi dimostrare di essere cazzuta, e non ci riuscirai se dovrai
fare la mamma, sembrerai solo debole ai suoi occhi.. gli uomini già
ci vedono brave solo a cucinare e a fare la calza, presentandoti con
una bambina di tre anni non ti prenderà mai sul serio!” si spiegò
l'altra.
“Che
palle! Odio starle lontana, ho sempre paura che si possa far male..
va bene, chiamerò Nelle, di solito si diverte a vederla cambiare
aspetto.”
*
Non appena
Nathanaelle vide il suo ufficio brillare di un bagliore argenteo,
sollevò lo sguardo, per ammirare un panda luminescente, che iniziò
a parlare con la voce della sua amica Edmund: “Ehi Nelle, scusa il
disturbo, non è che potresti tenermi Pad ? È successo un casino e
devo assolutamente risolverlo adesso, ti prego fammi sapere”
La bionda
lasciò il documento su cui stava lavorando, per andare in soccorso
della sua amica, dato che come sottosegretaria del capo del reparto
per la classificazione delle creature magiche aveva dei permessi
speciali per uscire.
Una volta
arrivata nell'appartamento della mora, bussò tre volte di seguito
-la loro bussata di riconoscimento- ed attese che le venisse concesso
l'accesso.
Non appena
l'uscio venne aperto, Hana si trovò con una piovra attaccata alle
gambe.
“Lel!”
esclamò la piovra con una vocina sottile sottile.
“Chi è la
mia nipote preferita ?” chiese Nelle abbracciando a sua volta il
corpicino della bambina
“Pamaja!”
esclamò la bambina ridendo e saltellando.
“Brava!!”
le sorrise Nelle, per poi piegarsi e prenderla in braccio “Allora
cosa deve fare la tua mamma di tanto urgente ?” chiese alla
bambina, che per tutta risposta sollevò le spalle e le mani, mentre
vagava per la casa alla ricerca della sua amica.
“Oh, Nel!
Meno male, sei arrivata!” la salutò sospirando Ed Marie, mentre
s'infilava la scarpa sinistra “Non ti preoccupare Pad ha già
mangiato, ho lasciato sul frigo una lista di persone a cui rivolgersi
se le dovesse succedere qualcosa..ma tanto te la caverai alla grande,
no ?” disse per poi girarsi a vedere se l'amica avesse capito
tutto, e rimase di sasso quando la trovò a giocare con sua figlia
nell'altra stanza “HEY !!” la chiamò agitando le braccia ed
ottenendo solo allora la sua attenzione “Hai capito quello che ho
detto ?”
“Certo Ed,
andrà tutto benissimo, fai quello che devi fare e quando torni
raccontami tutto” disse indicandole la porta di casa sua.
“Mi stai
forse cacciando ?” chiese la mora esterrefatta.
“Esattamente”
disse la bionda sorridendole, prima di alzarsi e spingere l'altra
verso la porta “Altrimenti sappiamo entrambe che non ti schioderai
da qui, perciò fila via!”
*
Calliope non
poté pensare di essere stata talmente stupida da essersi fatta
ingannare da quello stupido incantesimo -ok, forse non era alla
stregua di un aguamenti, però le rodeva lo stesso-. Non le
era mai successo prima di venire ferita durante il suo lavoro, e per
quello si era sempre sentita superiore a tutti quelli che ci
rimettevano pezzi di sé.
Per cui, quanto
era successo quella mattina, era stato un duro colpo da digerire.
Non avrebbe più
potuto vantarsi all'interno del dipartimento del ministero, né
avrebbe potuto minimizzare quando si diceva della pericolosità del
suo mestiere... in pratica avrebbe dovuto abbassare le penne, e ciò
non le andava affatto a genio.
Non appena
varcò le porte del San Mungo si ritrovò davanti una ventina di
persone o quasi, che come lei avevano avuto incidenti più o meno
gravi.
Ecco –
pensò – rimarrò
qui dentro per un'eternità!
E mentre
rifletteva sul fatto che sarebbe morta lì dentro prima che qualcuno
si fosse degnato di venire a curarla, le venne il lampo di genio, che
all'esterno si tramutò in un sorriso malefico sul suo viso.
Si mise ad
urlare “Permesso” a tutti quei babbei che le stavano davanti, per
poi andare al banco informazioni, nascondendo il braccio ferito
dietro la schiena, e dire “Salve, sono qui per vedere mia cugina,
la dottoressa Williams”
“Oh, aveva un
appuntamento ?” chiese con voce professionale.
“Certo”
disse Callie mentendo spudoratamente.
“Bene,
aspetti un attimo che controllo”
“È al terzo
piano, al reparto 'ustioni e ferite magiche'”
“Grazie
mille, buona giornata” disse defilandosi prima che il dolore al
braccio le facesse vedere le stelle.
Non appena vide
la sua cara cuginetta non resistette alla voglia di farle uno
scherzo, perciò le si avvicinò quatta quatta, quasi
appiccicandoglisi alla schiena, e nel momento in cui Freya si voltò
le disse “Ciao Frey”
Ovviamente la
castana fece un salto all'indietro, che quasi la fece cadere lunga
distesa, tenendosi una mano sul petto, all'altezza del cuore,
esclamò: “Ma sei pazza ? Che modi sono questi ?! Prima o poi mi
farai venire un infarto!” guardando male la rossa, che per tutta
risposta si godeva la scena con un sorrisone stampato sul volto.
“Ecco,
parlando di malattie” cominciò, prima di mostrarle il braccio
destro “Avrei bisogno di un aiutino” per poi sedersi sul lettino
della stanza.
“Ecco, lo
sapevo che se venivi a trovarmi era solo per scroccare qualcosa..
tipico di te, fa vedere va” disse Freya, iniziando ad esaminare la
bruciatura sull'avambraccio “Cavolo Callie, altro che aiutino, hai
un'escoriazione di terzo grado! Come cavolo te lo sei procurato ?”
disse tirando fuori la bacchetta e iniziando a mormorare incantesimi
di guarigione.
“Beh, c'era
questo stupido aggeggio incantato che non ne voleva sapere di
disincantarsi e temo di aver perso la pazienza..” l'altra la guardò
sollevando le sopracciglia in modo che continuasse e venisse al
punto, consapevole che avesse fatto qualcosa che non doveva fare “E
va bene! L'ho scaraventato sul pavimento e ne sono uscite le fiamme
dell'inferno.. ce ne ho messo di tempo per sconfiggerle, però ce
l'ho fatta!”
“Si,
beccandoti un'ustione e sicuramente distruggendo tutta la stanza”
“Dettagli”
minimizzò l'altra, per poi azzittirsi nel sentire due voci maschili
dall'altro lato della porta.
E si sa, la
curiosità è donna, per cui si allungò verso la maniglia e aprì la
porta per sbirciare.
*
Appena Ed Marie
uscì di casa -o forse sarebbe meglio dire che fu cacciata da casa-
si smaterializzò nel luogo, sulla trentaseiesima strada, indicatole
dalla sua agente.
Si girò a
destra e sinistra, leggermente disorientata, per poi dirigersi a
passo spedito verso la ragazza, dai corti capelli neri con le punte
rosa shocking, che stava appostata alla vetrina di una biblioteca.
“Sylvie!”
la chiamò la mora, facendo inevitabilmente spaventare l'altra.
“Merlino, Ed!
Mi hai fatto venire un infarto”
“Che diamine
stai facendo ?” chiese la ragazza di colore.
“Sto spiando
il nemico, che altro ?” rispose l'agente.
Edmund sollevò
le sopracciglia incuriosita, prima di dire “Mmm.. fa vedere”
Thomas, era un
normalissimo ragazzo con i capelli castani scompigliati per aria, era
seduto per terra sopra un misero cuscino rosso, circondato da bambini
dai cinque ai sette anni. Aveva le gambe piegate, strette al petto
dal braccio sinistro, mentre il destro era impegnato a tenere aperto
il libro che stava leggendo ad alta voce.
“Dovremmo
entrare” disse ad un tratto Ed “Ma forse sarebbe meglio non
dirigersi subito lì, facciamo finta di essere entrate per leggere un
libro”
“D'accordo,
ma non usare questa scusa per poi tirarti indietro.. ricorda: la
Cooksword è tua!” disse Sylvie, ottenendo un assenso da Ed.
Non appena le
due ragazze fecero la loro entrata una commessa gli si avvicinò per
intimarle a fare silenzio, data la presenza di uno scrittore famoso
che si era offerto volontario per leggere ai bambini
dell'orfanotrofio lì vicino. Le due le promisero che sarebbero state
mute come pesci, e così furono libere di gironzolare per la
biblioteca.
Ed si appostò
allo scaffale di destra, dal quale poté ascoltare e vedere più da
vicino Thomas; mentre Sylvie si mise su quello di sinistra da cui
poté tenere d'occhio sia la commessa che i bambini, che erano
totalmente rapiti dalle storie che lo scrittore stava leggendo.
Non solo gli
piacciono i bambini, ma è pure gentile con i più poveri..forse
abbiamo più cose in comune di quanto mi aspettassi – pensò
Ed, riferendosi ai suoi viaggi in India, dove insegna
come volontaria in un centro per bambini.
E
poi se doveva dirla tutta quel Thomas non era affatto male.. anzi,
aveva pure un bellissimo sorriso.
Ma
che vado a pensare ?!
- si rimproverò mentalmente - “Lui è il nemico!”
“E
vissero per sempre felici e contenti” concluse Thomas chiudendo il
libro, prima di chiedere ai bambini “Allora vi è piaciuta questa
storia ?”
Ovviamente
le bambine annuirono tutte immediatamente, mentre i maschietti
sorridevano timidi per non far vedere che in realtà era piaciuta
pure a loro.
Ma
solo una bambina disse apertamente che non le era piaciuto il finale.
“Come
mai, Marienne ?”
“È
stupido! Nessuno farebbe mai una cosa del genere” disse mettendo il
broncio e ottenendo dei “Non è vero” dalle altre bambine
“Silenzio”
disse Thomas con voce paziente “E dimmi tu come lo cambieresti ?”
“Io
farei vincere la strega nella lotta contro il principe.. e poi farei
risvegliare la principessa dalla magia delle fate e di tutto il bosco
magico.. e poi nella storia ci sono pochi animali..”
“Sarebbe
sicuramente una storia bellissima, Marienne” le sorrise Thomas.
“È
ora di andare, bambini, il signor Michalson è stato fin troppo
disponibile con voi” s'intromise la maestra dell'orfanotrofio.
“È
stato un piacere per me Miss Meyer..arrivederci bambini!”
“Ciao
Thomas!” gridarono in coro.
Edmund
sorrise, intenerita da quella scena che le scaldò il cuore, aveva
sempre desiderato di trovare qualcuno che trattasse così i bambini,
che mostrasse loro solo la bontà del mondo e cercasse di aiutarli ad
individualizzarsi ed a crescere con dei giusti valori.. era proprio
un peccato che avesse trovato quelle caratteristiche proprio nel suo
avversario.
“Salve,
lettura interessante ?” chiese Thomas venendole incontro.
Ed
non seppe cosa rispondere, dato che non stava leggendo proprio
niente, ma stava spiando lui, perciò dovette dare un'occhiata al
libro che aveva preso per fargli da copertura.. peccato che fosse
finita in un reparto di religione.
“Salve,
in realtà non è il mio genere” disse posando il libro al suo
posto, per poi voltarsi verso di lui “È stato molto dolce con quei
bambini”
“Oh,
beh.. non ho fatto niente di che” si sminuì arrossendo
leggermente, odiava che gli altri vedessero quel suo lato dolce e
romantico, in passato l'avevano sempre additato come un debole ed era
talmente timido che non era riuscito a togliersi quella nomea per
parecchio tempo.
“Invece
ha fatto una bella cosa.. ha regalato dei sorrisi a dei bambini che
non vengono mai amati abbastanza” lo riprese Ed, per poi scuotere
la testa per ricordarsi di non farsi fregare dal suo fascino
“Comunque ero venuta qui per parlare con lei di una cosa, Mr
Michalson”
“Davvero
?” chiese alzando le sopracciglia e appoggiandosi mollemente allo
scaffale.
“Si,
mi chiamo Edmund Marie Jackson” disse tendendogli la mano.
“Oh,
è l'autrice de 'L'eredità dimenticata' e 'Nel cuore
dell'India'.
Sono
due dei romanzi che ho amato di più” rispose lui stringendole la
mano con un sorriso.
“Oh,
la ringrazio..è sempre bello sentirsi apprezzati” rispose lei,
sorpresa del fatto che un uomo potesse aver letto un fantasy-romance
e la storia della sua Pad.
“Quello
che ha fatto adottando quella bambina è stato così emozionante e
quando ho scoperto che si trattava di un racconto autobiografico..
beh, devo ammetterlo sono rimasto ancora più colpito, soprattutto
considerando il fatto che è così giovane”
“Beh,
credo che lei abbia la mia stessa età, comunque io non lo considero
un atto straordinario. Ho solamente fatto ciò che ritenevo giusto, e
Padmaja è una bambina meravigliosa, sono fortunata ad averla come
figlia”
“Le
dispiacerebbe farmi vedere una sua foto ? Non pensi male non sono un
pedofilo..è solo che sa, me la sono immaginata in un modo -come ho
immaginato anche lei- mentre leggevo il suo libro e vorrei sapere se
ci sono andato vicino oppure no”
Ed
rise di gusto nel vederlo impantanarsi sempre più e lo trovò
adorabile.
Come
poteva odiarlo quando lui era così.. così.. non trovava nemmeno le
parole per descriverlo tanto era meraviglioso.
“Certo,
ho una sua foto sul telefono” in realtà aveva un album a parte con
più di 500 foto di sua figlia, ma ovviamente questo non glielo
disse.
“È
davvero bellissima, complimenti”
“Grazie”
sorrise lei ammirando la sua piccola pulce.
“Quanti
anni ha ?”
“Tre
e mezzo per l'esattezza... comunque ero qui per un'altra ragione”
disse riprendendo il contegno “Ho saputo che ha intenzione di
autografare il suo nuovo libro 'Nel nome del male' nella
libreria Cooksword”
“Si,
effettivamente mi è stata consigliata, mi hanno detto è molto
organizzata quando si presta a questi eventi”
“Il
fatto è che anch'io volevo organizzare la mia lì, come ho fatto con
tutte le altre. Per me quel posto è come un porta fortuna, farla da
un'altra parte sarebbe inconcepibile”
“Mmm..
senta perché non proviamo a trovare una soluzione inseme ? Che ne
direbbe di domani all'ora di pranzo ?”
“Perfetto!”
“D'accordo,
prenoto all'una da Gaspachos, porti pure la sua piccolina, se le fa
piacere.. ora devo proprio andare” disse Thomas prima di salutarla
e uscire dalla biblioteca.
*
Non appena
Mallory e Uriel si sedettero di fronte alla scrivania di Mr Sam, il
capo alzò lo sguardo su di loro soppesando prima uno e poi l'altro,
per poi esordire con delle inutili presentazioni.
“Mallory
questo è Uriel Keyworth, il mio responsabile del reparto estero,
Uriel questa è mia nipote Mallory”
Entrambi i
ragazzi rimasero di stucco perché erano entrambi convinti che lui
sapesse della loro amicizia, così la castana decise di intervenire
“Lo sappiamo, nonno, ci conosciamo da ben vent'anni, credevo lo
sapessi” beccandosi un'occhiata che avrebbe gelato l'equatore..
ecco, l'aveva chiamato Nonno sul posto di lavoro, primo errore.
“Nipote” e
in quella sola parola aveva espresso tutto il suo disappunto per il
suo comportamento “Sei stata convocata perché è ora che tu la
smetta di bighellonare in giro come una babbana qualunque, e che
inizi a considerare le responsabilità che hai verso quest'azienda,
come erede diretta”
“Ma”
Secondo errore:
supporre di poter interrompere o contraddire Mr Sam.
“Taci! Da ora
in avanti verrai ogni mattina alle nove in punto e seguirai Uriel,
sarai la sua assistente e imparerai l'attività gestionale da
qualcuno che ha lavorato sodo per arrivarci”
Si, certo..
sappiamo tutti che lo hai sempre adorato! Hai desiderato così tanto
che fosse il tuo erede, che quando ha deciso di mollare l'azienda del
padre te lo sei accalappiato immediatamente – pensò
Mal.
“Adesso
è tutto, potete andare.. e Keyworth, non essere indulgente su di
lei, ha avuto fin troppe agevolazioni nella sua vita, è ora che
impari ciò che significa lavorare”
“Certamente
Mr Starmounth” disse il ragazzo salutandolo con un inchino, cosa
che -una volta fuori dal suo ufficio- gli costò un'occhiataccia da
parte della ragazza.
“Già
che c'eri avresti potuto baciargli i piedi e chiamarlo 'Padrone'..
pff ridicolo! Come osa definire il mio mestiere come 'bighellonare'
?”
“Beh
effettivamente non hai mai avuto un ufficio vero e proprio” la
contraddisse Uriel.
“Ma
da che parte stai ?!” lo rimproverò lei, mollandogli una manata
sullo stomaco e sul braccio “E poi sono cose che si hanno col
tempo! Non puoi mettere fretta all'arte, c'è chi trova il suo stile
a settant'anni”
Il
ragazzo alzò le mani in aria in segno di pace e disse “Ok,
d'accordo.. fatto sta che d'ora in poi lavorerai qui.. vieni, ti
mostro il tuo nuovo reparto, avrai una scrivania vicino alla finestra
te lo prometto”
“Beh,
almeno quello” sospirò Mal, seguendolo.
*
Aurora era
appena uscita dal teatro, dov'erano soliti fare le prove, con un
diavolo per capello. Come al solito quell'idiota di Markus aveva
deciso di cambiare alcuni suoi passi all'ultimo secondo lamentandosi
del fatto che quelli di prima fossero troppo semplici, anzi..le sue
parole furono propriamente: “Questi passi saprebbe farli anche mia
nonna da bendata o una bambina di cinque anni”
Quindi non solo
le aveva modificato la coreografia all'ultimo, ma l'aveva pure
insultata davanti alle altre!
Basta!
Questa storia deve finire! - pensò Roe stringendo le mani a
pugno.
Non che
pensasse di mettergli le mani addosso o ucciderlo -anche se l'idea
era allettante-, però l'avrebbe affrontato faccia a faccia, in un
luogo dove lei non doveva sottostare al suo volere.
In un luogo
dove erano semplicemente un uomo e una donna che discutevano.
Il fato volle
che proprio in quel momento lo vedesse avviarsi verso la zona sicura
per la smaterializzazione, così da poterglisi avvicinare a testa
alta.
“Ehi Norway
!” lo chiamò per impedirgli di andarsene.
Il coreografo
incuriosito si girò lentamente, per poi alzare gli occhi al cielo
nel vedere chi l'avesse chiamato “Che cosa vuoi Hamilton ?”
Roe lo
raggiunse e incrociò le braccia al petto prima di dire “Devi
smetterla con questo tuo atteggiamento, se hai un problema con me
potresti semplicemente dirmelo così da risolverlo e passare oltre,
no ?”
“Cosa ti fa
credere che abbia un problema con te ? Non sei il centro del mio
mondo, Aurora”
“Si, certo..
far finta di niente è sintomo di maturità, complimenti” disse
sarcasticamente.
Lui sbuffò e
poi guardò l'orologio da polso, prima di risponderle “Senti adesso
non è il momento, ho da fare”
“Bene, allora
dimmi tu quando e dove” rispose lei imperturbabile.
“Non ti
arrendi mai, eh ?!” sbuffò lui.
“No..
dovresti saperlo ormai, no ?”
“Vediamoci
domani a pranzo al Quake.. e sia chiaro che non è un appuntamento”
“Naturale”
disse per poi pensare: “come se ci venissi ad un appuntamento
con te, pff”
*
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti :)
Spero
che abbiate trascorso una buona pasqua e che vi siate ingozzati come
me xD
Ecco
a voi il secondo capitolo di questa interattiva,
spero
che vi sia piaciuto, e vi ringrazio anche solo per essere arrivate
fin qui !
Dato
che il capitolo stava diventando troppo lungo ho dovuto fare dei
tagli, come:
l'incontro
tra Freya e Cassian, quello tra Callie e Maven e gli avvenimenti che
vi metterò come spoiler.
Spoiler
del prossimo capitolo:
-
assisteremo
al primo appuntamento-non appuntamento tra Roe e Mark e
all'incontro di lavoro tra Thomas e Ed
-
nel
ristorante Roe farà la conoscenza di Fred e scoprirà delle
novità sull'organizzazione del matrimonio.
Domanda
per le autrici dei personaggi delle coppie appena citate:
Che
tipi di cibi e bevande preferiscono ? Avete delle preferenze su come
si svolgeranno gli appuntamenti ?
Troverete
qui sotto i personaggi secondari che mancavano l'altra volta :
|
Fred Shafiq |
di
ana_fremione
|
23 anni | battitore dei Cannon Chudley | ex tuono alato | purosangue
|
|
Ellie Peterson-Jackson |
|
50 anni | medimaga | ex serpecorno | purosangue |
|
Padmaja Jackson |
|
3 anni | sangue sconosciuto |
Baci
Gin
|
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Capitolo 4 *** Dates ***
1
§
°JUST LIKE US° §
-Dates-
“No,
dico sul serio stanne fuori” disse il ragazzo dai capelli castani
al suo partner, passandosi le mani tra i ciuffi tagliati
a spazzola, che stavano dritti in piedi come se si fosse appena
alzato dal letto senza curarsi di pettinarli.
L'altro
scosse la testa non accettando quell'ordine “Dobbiamo scoprire
cos'è successo, è il nostro lavoro, ricordi ?”
“Prima
di tutto dobbiamo assicurarci che sia nelle condizioni fisiche
adeguate per rispondere alle nostre domande, Cassian, altrimenti non
hanno valore, potrebbe aver detto quelle cose per via dello stress
accumulato dopo l'aggressione.. e poi l'hai sentita, adesso non vuole
vedere nessuno”
“Ma
potrebbe non dire niente quando si sarà ripresa.. so che la pensi
come me, è stato il marito!” cercò di convincerlo il moro
gesticolando in direzione della porta alla fine del corridoio.
“È
probabile, ma per ora non possiamo forzarla a parlare” rispose
l'altro mantenendo la voce pacata.
“E
cosa possiamo fare, allora ?” esclamò Cassian sollevando entrambe
le mani sopra la testa.
“Fare
la guardia ed assicurarci che nessuno varchi quella porta”
disse il castano lanciando un'occhiata d'intesa al moro, che sorrise
di rimando, capendo la strategia del collega.
*
“Ma
guarda che bei pezzi di manzo!”
“Callie!”
la riprese Freya
“Che
c'è ?” chiese la rossa
“Non
puoi andare in giro a starnazzare! C'è gente che lavora qui! E gente
che sta davvero male, non come te” la riprese per poi punzecchiarla
minimizzando la sua ferita.
“Non
tutti possono essere casti e puri come te, cuginetta.. e poi, dai !
Ma li hai visti quei due?”
“Non
è la prima volta che li vedo da queste parti.. c'è un loro collega
ricoverato, che è stato ferito qualche giorno fa durante una
missione” rifletté l'infermiera, dopo aver lanciato
un'occhiataccia alla rossa che l'aveva insultata “Comunque frena
l'ormone, quando stanno in servizio non guardano nessuno”
“Questo
lo dici te” disse Callie, prima di lanciarle un'occhiata maliziosa
di sfida e scappare in corridoio “E poi secondo me stanno parlando
di altro”
“CALLIE!
Torna subito qui !” la rincorse la castana dalle meches bionde.
Non
appena Callie vide le sagome dei due Auror in lontananza si aggiustò
leggermente i capelli e la divisa modificata -lei non poteva certo
indossare quell'orrore informe, doveva sempre essere appariscente,
per cui aveva messo delle borchie e una cintura al giacchetto di
finta pelle, ed aveva messo dei leggins neri, sotto la camicia a
quadri, al posto di quegli informi pantaloni grigi-, prima di
andargli incontro.
“Salve,
scusatemi.. avete idea di dove sia lo sportello degli snack ?”
Entrambi
si girarono verso di lei e l'osservarono, ma prima che ebbero modo di
rispondere Freya la raggiunse “Calliope, torna subito nella tua
stanza!”
La
rossa fece finta di non sentirla e si rivolse agli Auror “Scusatemi,
sono stata proprio maleducata, com'è che vi chiamate ?”
“Maven
Wolfsoul e Cassian Collins, signorina” rispose il castano dagli
occhi eterocromatici.
“Credo
che un'infermiera la stia cercando” disse il collega indicando
Freya.
Callie
si girò, in modo da riuscire a frusciare i capelli contro Maven, e
disse “Oh, Frey non ti avevo sentita” l'altra per tutta risposta
le lanciò un'occhiataccia e digrignò i denti, mentre borbottava
“Se..come no” per poi dire ad alta voce “Perché non la smetti
d'importunare i due agenti e torniamo di là a finire di medicarti il
braccio ?”
“Oh
nessun disturbo, miss Williams” disse Cassian, scrutando la
dottoressa in modo provocante, la quale arrossì forse più per il
fatto che si fosse ricordato il suo nome e quindi del loro precedente
incontro, che per l'occhiata.
“Oh,
si” disse Callie osservandosi il braccio e mettendolo in bella
mostra “Ho avuto un incontro infuocato”
Freya
si sbatté una mano in faccia, pensando : Perché devi essere
sempre così ?
Perché
deve sempre ruotare tutto intorno ai doppi sensi ?
“Davvero
?” chiese Maven scrutandola da capo a piedi.
“Oh,
me la cavo davvero bene” disse la rossa ammiccando.
“È
stato solo un banale incidente, nulla di che” s'intromise Freya,
sminuendo il tutto e riportando l'attenzione generale sulla
bruciatura “Ma la devo finire di curare se non vuoi che ti rimanga
la cicatrice” disse afferrandole il braccio sano e trascinandola
via.
“È
stato un piacere signori, mi dispiace lasciarvi così, ma sono
richiesta altrove” esclamò Callie mentre veniva portata via.
I
due si guardarono e risero, prima di dire “È stato un piacere
anche per noi”
“Arrivederci
dottoressa” aggiunse Cassian, immaginandosi già le guance rosse di
Freya.
“Sei
sempre la solita guasta feste, cugina” borbottò la rossa, non
appena tornarono nella stanza.
“E
tu quella che combina solo guai” rispose Freya prendendo le pozioni
dalla dispensa.
“Si,
è vero.. ma almeno hai parlato nuovamente con Castor” ammiccò
Callie
“Cassian”
la corresse la castana.
“Vedi
? Già hai imparato qualcosa di nuovo su di lui”
“Ti
prego dimmi che non verrai qui anche domani per stalkerare quei due
poveri agenti”
“Oh
cuginetta, si vede che non mi conosci così bene.. lo stalking è
un'arte, non posso scoprirmi così.. tanto sappiamo entrambe che
farai la spia al posto mio.. sei qui per questo, no ?”
“Veramente
sono qui per lavorare” sottolineò Freya.
“Si,
si, dettagli! Allora, domani vedi di quagliare con Calvin e poi
prendi informazioni per me sul suo collega”
L'altra
sospirò correggendola nuovamente “Cassian” ma fu come se non
avesse parlato, dato che la cugina aveva preso a fantasticare sul suo
nuovo obiettivo.
*
Il
giorno seguente..
ore
12.45 am
“Sul
serio Sylvia non ti preoccupare andrà tutto per il meglio!” disse
Ed, prima di abbassare il telefono sulla spalla per urlare “SEI
PRONTA PAD ?”
“È
che non mi fido a lasciarti andare da sola.. quello è uno squalo”
“Non
sarò sola, ci sarà Padmaja con me”
“Capirai”
sbuffò Sylvia
“E
comunque.. non mi è sembrato affatto uno squalo, anzi è stato molto
gentile con me”
“COSA
? È una tattica, Ed! Ecco lo sapevo, non puoi assolutamente andare
da sola.. facciamo così: vengo anch'io, così ti farò vedere tutti
i suoi trabocchetti”
“Sylvia
non sono una bambina, posso affrontarlo”
“Se
mandi tutto a monte poi non prendertela con me!” concluse irritata,
prima di chiudere la chiamata.
Edmund
sospirò e si diresse nella cameretta di Pad, per vedere che fine
avesse fatto.
Dieci
minuti dopo, Ed Marie e Padmaja entrarono mano nella mano da
Gaspachos.
Era
un locale abbastanza moderno e non troppo rustico, anche se si vedeva
da lontano un miglio il tocco spagnoleggiante.
Ed
si avvicinò al ragazzo col sombrero alla reception e chiese “Sono
al tavolo del signor Michalson, per caso è già arrivato ?”
“Si,
signorina, prego le faccio strada”
“Grazie”
“Salve,
è qui da molto ?” chiese Ed piacevolmente sorpresa, di solito era
sempre lei che arrivava per prima, e non era neanche l'una !
“Oh
no, giusto cinque minuti, mi piace arrivare in anticipo.. lei deve
essere Padmaja” disse Thomas, salutando con la mano e un sorriso la
piccola Pad, che si strinse alla gamba della madre.
“Si,
è un po' timida.. saluta il signor Michalson, Pad” la incoraggiò
Ed, prima di chiedere al cameriere di portarle una sedia più alta
per la bambina.
“Allora”
disse una volta che tutti si furono accomodati “quello che volevo
chiederle ieri era se” iniziò Ed Marie, ma non ebbe neanche il
tempo di terminare la frase che Thomas la interruppe.
“Ah
ah!” disse scuotendo avanti e indietro l'indice della mano destra
“Non si parla di lavoro a stomaco vuoto.. è una delle mie regole
più importanti”
Ed
sospirò d'impazienza ma acconsentì alla sua richiesta, d'altronde
lei era la prima ad avere delle abitudini che considerava sacre
quindi non poteva certo ignorare quelle degli altri.
“Perché
non mi parla un po' di lei ?” chiese Thomas guardandola negli
occhi.
Ecco
ti pareva “Potrei farle la stessa domanda sa ?”
“Va
bene.. comincio io allora” acconsentì sentendo il disagio di Ed
“Vediamo.. allora, ho ventun'anni, sono un ex Magicospino, ho due
sorelle più piccole e un gatto nero di nome Blue” poi la guardò
passandole la palla.
Edmund
prese esempio e gli disse le poche cose basilari di se “Anch'io ho
ventun'anni, sono figlia unica, ho un gufo di nome spezia e sono un
ex Serpecorno”
Quell'incontro
non stava andando nel migliore dei modi, quelle presentazioni
sembravano quelle dei quiz televisivi che tanto piacevano a Pad,
tanto erano striminzite, o quelle del primo appuntamento che aveva
avuto quando aveva dodici anni -anzi forse quella volta aveva parlato
di più-. Il fatto era che non le piaceva parlare di sé, avrebbe
speso ore a parlare di Pad, delle sue amiche o dei suoi libri
preferiti, ma per se stessa.. non avrebbe speso un minuto di più..
forse perché non si riteneva interessante o non vedeva tutte le
buone qualità che l'avevano resa quella che era.
Ma
per fortuna Pad s'intromise in quel patetico discorso e spezzò la
tensione “Io ho tre anni” disse a Thomas tutta contenta, facendo
sorridere entrambi gli adulti.
“Allora
sei grande, Pad..posso chiamarti così, vero ?” chiese gentilmente
dopo averci riflettuto un attimo.
La
bambina annuì e poi gli sorrise, prima di voltarsi verso Ed e dire
“Mamma io ho fame!”
Come
se avesse sentito quel richiamo, il cameriere col sombrero portò
loro dei menù e prese le ordinazioni delle bevande.
“Per
me acqua leggermente gassata, mentre per la bambina dell'aranciata”
disse Edmund
“Anche
per me l'aranciata” disse Thomas facendo l'occhiolino alla piccola,
che rise e batté le mani entusiasta.
“Spero
che non abbiano solo cose spagnole o messicane, perché il piccante
non mi piace” disse Ed non appena il ragazzo si allontanò.
“Oh
no, fanno una buonissima pizza italiana.. mi sa tanto che prenderò
quella” la rassicurò lui.
“Pizza
pizzza!!” esclamò Pad battendo le mani sul tavolo.
Ed
sospirò teatralmente -anche se in realtà stava trattenendo un
sorriso- “Vada per la pizza”
“Siiiii”
rise Pad, coinvolgendo anche gli altri due, con la risata contagiosa
tipica dei bambini.
*
Markus
era seduto da una mezz'oretta buona al tavolo che aveva prenotato al
Quake, e si stava spazientendo parecchio dato che Aurora non si era
ancora fatta viva, e che quella cameriera dai capelli rossi non
faceva che passare a chiedere se era pronto per ordinare, nonostante
le avesse detto almeno tre volte che stava aspettando una persona.
Possibile
che quella ragazza fosse una piaga sempre e comunque ?
A
lezione pareva che lo facesse apposta a farlo andare su tutte le
furie, non facendo altro che cercare di essere sempre perfetta, di
essere al centro dell'attenzione, per non dimenticarsi di come faceva
la carina davanti agli sponsor e al consiglio.. e con quel suo
atteggiamento saccente, poi!
Era
così preso dai suoi pensieri che non la vide arrivare, per cui saltò
dalla sedia quando sentì la sua voce “Scusa, scusa, scusa la mia
macchina non voleva accendersi e alla fine è morta del tutto, e mi
sono dovuta smaterializzare all'ultimo” disse tutto di fretta,
sedendosi altrettanto di corsa “Hai già ordinato ?” chiese
incurante dell'occhiataccia che lui le aveva appena riservato.
E
con quella frase attirò l'attenzione della cameriera, che si
presentò immediatamente al loro tavolo col blocchetto in mano, e lì
Markus s'inalberò “Merlino, le dia cinque minuti è appena
arrivata!”
Roe
lo guardò di sottecchi.. se già era arrabbiato non si prospettava
di certo una buona giornata.
“Faccio
in un lampo” disse sorridendo alla cameriera, ma lui non fu affatto
felice di quell'uscita e le disse perentorio “No, ci metti tutto il
tempo che vuoi”
Non
appena la cameriera fuggì verso la cucina, Roe sollevò gli occhi
dal menù “Si può sapere che ti è successo ? L'hai mangiata viva”
“Lo
sapresti se fossi arrivata in tempo”
“Ti
ho chiesto scusa.. ho auto un problema tecnico” disse lei
trattenendo il broncio che normalmente avrebbe messo su, ma mai
davanti a lui.
“E
poi dovresti liberarti di questi mezzi, sei una strega per la
miseria, comportati come tale!” continuò come se lei non avesse
parlato.
“Ok,
se ti rode possiamo anche” iniziò Aurora, ma venne immediatamente
interrotta.
“NON
mi rode!”
Lei
per niente convinta borbottò “Mm.. certo” prima di tornare a
leggere il menù.
Dopo
qualche istante di silenzio Roe disse “Se hai fatto possiamo
ordinare” e lui per tutta risposta grugnì e schioccò le dita. E
in quel momento Roe sperò tanto che la cameriera per vendetta ci
mettesse tanto ad arrivare, ma purtroppo quel tizio era nato
fortunato e non solo la rossa si precipitò, ma fu pure cortese e
sveglia.
Non
appena fu posata la bella bistecca al sangue davanti a Roe, Markus
arricciò il naso osservandola.
“Beh
che c'è ?” chiese lei addentandone un boccone e mugugnando di
piacere per quel ben di Merlino “La tua pasta non ti piace ?”
“Oh
non sono le tagliatelle il problema, ma quella schifezza che hai
preso te.. ma te l'hanno cucinata almeno un po' ? Se l'avessi presa
dal macellaio avresti mangiato la stessa cosa.. ma guardala è rosa!”
Per
tutta risposta Aurora ne prese un altro pezzo e mormorò “Davvero
squisita”
“Mi
fai rivoltare lo stomaco” lui arricciò così tanto il naso che Roe
credette che se lo fosse rotto, data l'angolazione presa da esso “E
poi non dovresti mantenere la linea ?”
“Nah,
ho
un metabolismo abbastanza veloce e poi faccio anche un mucchio di
esercizio fisico.. sono una ballerina, ricordi ?”
Oh
eccome se lo ricordava.. ricordava esattamente quanto stesse bene col
body.. quanto fosse elegante il suo collo con i capelli tirati in una
crocchia sempre perfetta..quanto fosse sexy quando faceva la dura e
gli rispondeva a tono..ok,
adesso piantala Markus, non c'è bisogno di elogiare la sua
bellezza..il piano era di provare a dimenticarla, no ?
Aurora
lo vide annuire e poi scuotere la testa, perciò gli chiese “Stai
bene ?” e lui, come se fosse appena caduto dalle nuvole rispose con
un elegantissimo “Eh ?” la cosa la colpì alquanto.. non le era
mai capitato di coglierlo in fragrante a pensare ad altro, così
trattenne una risata e ripeté la domanda “Ti ho chiesto se stessi
bene”
“Benissimo..
dev'essere la tua pezza di sangue che mi ha scombussolato”
“Sai,
devo ammettere che sei abbastanza piacevole, quando non fai lo
stronzo”
“Oh
anche tu quando non sbagli o non mi provochi”
“E
così sarei io a provocarti ?”
“Certo!
Lo fai di continuo, con quel caratteraccio poi”
“Ah,
IO avrei un caratteraccio ? Ma se hai mangiato viva quella povera
cameriera per avermi chiesto l'ordine!”
“Esattamente!
E poi, oh senti, quella mi aveva chiesto sette volte se volevo
ordinare quando le avevo già detto che aspettavo te, e appena ti sei
seduta si è piazzata qui come un uccellaccio del malaugurio.. è
normale che mi sia alterato un po'”
“Un
po' ?”
“Leggermente”
“Sei
impossibile” commentò scuotendo la testa.
“Ma
certo, miss perfezione non l'avrebbe mai fatto”
“Io
non sono affatto perfetta, smettila con questa storia.. si può
sapere per quale cavolo di motivo mi odi così tanto ?”
“Odiarti
?” chiese sollevando le sopracciglia stupito.
“Oh,
certo.. dimenticavo: tu non odi nessuno, l'odio è un sentimento
troppo forte per te, Mr Ghiacciolo”
“Ma
sentila! Che c'era scritto sull'articolo dell'altro giorno ?” finse
di pensarci su e disse “Ma certo! Che eri una principessina
inavvicinabile.. questo atteggiamento non ti farà arrivare da
nessuna parte lo sai vero ?”
Ma
in quel momento Aurora smise di ascoltarlo dato che un'ombra dal
passato entrò nel ristorante.. Frederick Jace Shafiq in carne ed
ossa.. era lì davanti a lei, con la stessa camminata di un tempo,
gli stessi capelli rossi e quell'aria da re del mondo sempre
presente.
La
sua nemesi, il ragazzo che aveva spezzato il cuore della sua amica
Nathanaelle, era tornato in America, e si stava dirigendo esattamente
al tavolo di Kyle, il promesso sposo dell'anno.
Immediatamente
tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio a Nelle.
*
“Quindi
vorresti che organizzassi la giornata promozionale da un'altra parte
?” chiese Thomas cercando di fare il punto della situazione, Ed
Marie prese un sorso di caffé e poi annuì “Ecco..sii ?”
Lui
scoppiò a ridere come se la sola idea fosse ridicola “Non posso
farlo, Edmund..è già tutto organizzato, ho dato una conferenza
stampa proprio l'altro ieri.. anche se volessi ormai è troppo tardi”
Lei
rimase sorpresa per quella brutta notizia e non avendo idea di come
poter migliorare la situazione iniziò a balbettare una frase che
finì prima di cominciare “Ma..ma..”
“Mi
dispiace, Ed, davvero” le disse Thomas stringendole la mano.
Lei
annuì ma senza guardarlo negli occhi, capiva la situazione.. la
comprendeva davvero, solo che era una pillola davvero amara da
buttare giù.
E
gli inevitabili 'se' si fecero strada nella sua mente..
Se
l'avessi saputo prima..
Se
l'avessi incontrato prima..
Ma
nulla poteva cambiare quel dato di fatto.. era finita, avrebbe dovuto
rinunciare alla Cooksword
o ritardare l'uscita del libro.
“Ok..
fa niente..grazie per..il pranzo” disse alzandosi dal tavolo per
andare via -dopo aver lasciato i soldi sul tavolo-, prese Pad per
mano e s'incamminò.
Thomas
rimase lì a guardarla per qualche istante, prima che nella sua mente
iniziasse a formarsi un'idea folle, si alzò in piedi e gridò “E
se ce la dividessimo ? Se la facessimo insieme ?”
Ed,
scioccata, si girò a rallentatore, per poi scuotere la testa e dire
“Non parli sul serio ?!” nessun autore avrebbe mai condiviso un
momento del genere con una pseudo-sconosciuta.
“Perché
no ?” disse lui raggiungendola per evitare di fare una piazzata.
“Perché..”
iniziò lei senza nemmeno sapere cosa dire, ma non ce ne fu bisogno
dato che lui la interruppe “Pensaci, ok ? Solo.. pensaci su” poi
le rimise i soldi del conto in mano e si avviò a pagare tutto lui.
“Anche
se fosse è troppo piccola!” esclamò lei seguendolo con lo
sguardo.
“No,
secondo me si può fare.. basta solo organizzarsi bene”
“Ma..”
“Pensaci,
ok ?” disse lui, prendendo un bigliettino da visita dalla tasca
interna della giacca, per porgerlo a lei “Quando avrai preso una
decisione chiamami”
“Ok”
disse Ed annuendo “Ehm.. ehi! Non dovevi pagare la nostra parte!”
Lui
sorrise e rispose “Un gentiluomo non fa pagare una donna ad un
appuntamento”
“Ma,
questo non era un appuntamento” sorrise lei di rimando “comunque
ti ringrazio”
“No,
ma un altro potrebbe, se vorrai” disse lui baciandole la mano.
Lei
finse di pensarci su, ma poi annuì sorridendo “In effetti, mi
piacerebbe”
*
“Mi
stai ascoltando ?” chiese Markus, ma Roe lo sentì come se
provenisse da lontano, con un tono ovattato, dato che la sua
concentrazione era ormai fissa sui tre del tavolo dodici.
Non
spostò lo sguardo di un millimetro ma rispose “Cosa ?”
“Senti,
non so nemmeno che ci faccio qui.. è solo una perdita di tempo”
disse il moro, prima di gettare il tovagliolo sul tavolo e spostare
la sedia all'indietro per alzarsi dal tavolo.
A
metà del movimento Aurora voltò di scatto la testa e lo bloccò,
posandogli la mano destra sul braccio “Non andare via.. ti prego”
Lui
fissò la sua mano, come se fosse qualcosa di estraneo ma
sorprendentemente confortante e piacevole, e poi sollevò lo sguardo
verso di lei.
Roe,
interpretando male quegli sguardi, sollevò prima un dito e poi tutta
la mano dal suo braccio, con la stessa delicatezza che avrebbe messo
in un passo di danza.
La
sua mano, leggera come una piuma ritornò al proprio posto, come se
non fosse mai stata lì, come se volesse cancellare quel piccolo
approccio che c'era stato.
Markus
si rimise seduto normalmente e spostò lo sguardo verso il tavolo
dodici “Cosa stavi guardando ?”
Lei,
come risvegliata da un sogno, seguì la sua traiettoria e s'incupì,
forse non era il caso di raccontargli tutto.. ma se voleva risolvere
le cose lui doveva imparare a fidarsi di lei “Quei tre li conosco”
“Vuoi
andare a salutarli ?”
Lei
strabuzzò gli occhi ed esclamò “Cosa ? NO!” facendo sollevare
le sopracciglia del moro che iniziò a scrutarla interessato, come se
stesse cercando di decifrarla.
Aurora
chiuse gli occhi per un secondo e sospirò, prima di raccontargli la
verità “Il moro si chiama Kyle Adams, il rosso Fred Shafiq e il
castano è Dereck Ashton”
“Aspetta..
Adams e Shafiq ? Intendi i due giocatori di quidditch ? Il cacciatore
dei Sweetwaters
All-Stars e il battitore dei Cannon Chudley ?” chiese Markus
sorpreso ed emozionato, ma il suo entusiasmo venne smorzato dal tono
scocciato di Roe “Già.. proprio loro”
Lui
l'osservò un'altra volta e poi le chiese “Perché li guardavi se
ti stanno sulle scatole ?”
“È
complicato”
Lui
incrociò le braccia al petto e disse “Abbiamo tutto il tempo del
mondo”
Lei
sollevò gli occhi al cielo esasperata e poi annuì “D'accordo, ma
prometti di non dire niente a nessuno”
Lui
si mise la mano destra sul cuore e con un ghigno disse “Lo giuro”
Roe
tralasciò il ghigno, non volendo ricominciare la lite, ed iniziò a
parlare “Sono entrambi ex di due delle mie amiche più care.. Kyle
e Mal sono stati insieme per anni, credevamo tutte che prima o poi si
sarebbero sposati, ma l'ultimo anno di scuola lui ha cominciato a
comportarsi in modo strano”
“Cosa
intendi ? La trascurava ? La tradiva ?”
“No..
è leggermente più complicato..”
Flashback
Ilvermorny,
7° anno
L'anno
scolastico stava per terminare e presto sarebbero partiti per il loro
primo viaggio da adulti, Mallory osservò per quella che fu
probabilmente la milionesima volta il depliant appeso nella bacheca
degli annunci, davanti al portone d'entrata della sala principale, e
passò lo sguardo sulle varie fotografie dei luoghi che erano stati
selezionati dall'agenzia, per poi soffermarsi sul luogo da loro
prescelto..il Messico, per la precisione Tiquana.
In
quel momento ricordò il momento in cui le fotografie furono appese,
e l'eccitazione che aveva pervaso tutti i neo diplomandi.
Ricordò
la pesca che loro sei avevano fatto per scegliere la destinazione, e
quando avevano scritto i loro nomi sotto alla lista, già bella
piena, ricordò quanto si era emozionata nel leggere il nome del suo
ragazzo e quello di alcuni della sua cricca.
Ma
una tristezza la pervase al ricordo delle parole che Kyle le aveva
detto qualche minuto prima, dopo l'esame finale di Trasfigurazione..
“Quello che succede a Tiquana resta a Tiquana, così entrambi non
dovremmo preoccuparci e potremmo goderci la vacanza”
Scosse
la testa e si avviò al terzo piano, nella vecchia saletta del club
degli scacchi -ormai inutilizzata da anni- che era diventata il loro
punto di ritrovo.
Una
volta arrivata trovò Aurora che mostrava a Nelle il nuovo passo di
danza che aveva imparato, la quale non riusciva ad impararlo, sebbene
ci mettesse tutta la buona volontà del mondo sembrava avere due
piedi sinistri.
Nell'angolo
Edmund scriveva freneticamente qualche nuova idea per la sua storia
sul quadernino azzurro; mentre Callie faceva la manicure a una Freya
esasperata dalle torture di bellezza a cui la cugina la sottoponeva
ogni volta.
“Mal!”
esclamò quest'ultima, felice di poter smettere di fare la cavia
“Finalmente sei arrivata.. di un po' il professor Philips ti da
ancora il tormento per quella storia dell'album fotografico delle sue
mandragole ?”
“In
realtà.. ero con Kyle”
Tutte
le ragazze sollevarono lo sguardo nello stesso istante sembrando
alquanto inquietanti.
“Ah
si ?” disse Nelle facendole un sorrisino ammiccante
Mal
scosse la testa “No, Hana, non è successo quello che stai
pensando..anzi” disse buttandosi a peso morto sul divanetto “Mi
ha detto..che..vuole una specie di pausa per quando saremo in
Messico.. ha detto: quello che succede a Tiquana resta a Tiquana.. e
quando torneremo sarà tutto come prima”
Ed
Marie rimase di stucco, con tanto di bocca spalancata “Cosa ? Ma
che bastardo! Non è così che funzionano le relazioni, non le puoi
mettere in pausa per fare i tuoi porci comodi e poi riprenderle come
se nulla fosse! Dimmi che l'hai mandato a quel paese!” esclamò
infervorata.
Mal
non rispose, e spostò lo sguardo verso le proprie mani che stavano
giocando con un pezzo di carta che aveva trovato lì per caso.
“Davvero
non ti capisco, Mal.. come hai potuto accettare una cosa del genere
?” continuò Ed.
“Non
voglio perderlo..io lo amo! Non siamo stati insieme per quattro anni
per buttare tutto adesso” disse la castana con le lacrime negli
occhi.
“Beh
guarda il lato positivo.. non avrai vincoli, potremo ballare e bere
per tutta la notte, senza dover pensare a cosa ”cercò di
rincuorarla Callie.
“Quindi
l'ha praticamente mollata per fare i suoi comodi e poi tornare con
lei dopo Tiquana? Wow che pezzo di merda!”
“Già..
e adesso si sta per sposare con l'acerrima nemica di Mal”
“E
che cosa ha in mente di fare la tua amica per vendicarsi” chiese
ghignando, avendo iniziato a capire il motivo per cui Roe li aveva
osservati da quando erano entrati.
“Beh,
abbiamo in mente qualcosa in effetti.. ma se te lo dicessi dovrei
ucciderti” rispose Roe, con lo stesso ghigno.
“Allora
mi sa tanto che dovrò andare lì a sentire di cosa stanno parlando”
“Vuoi
essere la mia spia ?”
“Un
po' di divertimento non guasta mai” rispose sorridendole in modo
complice, per poi alzarsi e avvicinarsi ai tre ragazzi, fingendo di
essere un loro fan sfegatato.
*
“Hai
un nuovo messaggio” disse la vocina elettronica del cellulare di
Natanaelle, la ragazza lasciò perdere il documento che le aveva
rifilato il capo e sbloccò la tastiera.
Da
Roe,
22
settembre
ore
14, 10
Shafiq
è tornato!
Vieni
al Quake, c'è bisogno dell'altra te!
R
La
bionda rimase di stucco e il cellulare cadde per terra, rimbalzando
sulla moquette del suo ufficio. Il suo cuore aveva perso un battito e
le gambe già le tremavano al solo ricordo di lui.
Come
avrebbe potuto affrontarlo così su due piedi ?
Come
poteva pensare Roe che avrebbe avuto la mente lucida per pensare alla
propria trasformazione ? Non aveva idea neanche dell'aspetto che
aveva in quel momento, figuriamoci davanti a lui..
Morgana
che devo fare ?
**
--Angolo
Autrice--
To
be continued ladies :)
Ora
tocca a voi, avete suggerimenti ?
Cosa
volete che succeda ?
Spero
che il capitolo vi abbia appassionato,
e
che vi sia piaciuto il primo flashback
A
presto,
Baci
Gin
|
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Capitolo 5 *** Spies ***
4
§
°JUST LIKE US° §
-Spies-
Markus,
quand'era entrato in quel ristorante quel pomeriggio, non si sarebbe
mai aspettato di fare una cosa del genere, ma a quanto pareva quella
ragazza gli era entrata anche nel cervello oltre che nel cuore, era
come una malattia che si spargeva in tutto il suo corpo, e lui non
poteva debellarla.
Perciò
aveva rinunciato a dimenticarla ed aveva iniziato ad entrare nelle
sue grazie, ma mai si sarebbe aspettato che per farlo avrebbe dovuto
fingersi fan di quei due atleti -che tra l'altro sembravano proprio
due palloni gonfiati-.
E
il bello era che l'idea era partita proprio da lui!
“E
così le ho detto: hey baby ci si sposa una volta sola spendi pure
quanto ti pare” disse Kyle Adams, il bastardo che aveva ferito
l'amica di Aurora.
Markus
gli si avvicinò e finse un sorriso da fan idiota, prima di salutarli
“Oddio siete proprio voi ? Adams e Shafiq ? Merlino, è il giorno
più bello della mia vita !”
Il
terzo del gruppo sobbalzò e, mettendosi una mano sul cuore, imprecò
“Per le mutande di Merlino! Mi hai fatto venire un infarto.. ti
pare il modo di sbucare dal nulla ?” esclamò Dereck
“Hai
visto Kyle ? Anche qui in America sanno chi sono!” disse Fred
gongolante.
“Scherzi
? Adoro i Cannoni di Chudley” disse Markus sedendosi al loro
tavolo, senza chiedere il permesso a nessuno.
“Già..
peccato che me ne sono andato” disse il rosso, lasciando trasparire
un velo di amarezza ad incupirgli gli occhi.
“Andiamo
amico, ti troverai bene con noi.. la squadra non vede l'ora di
conoscerti!” lo incoraggiò il moro.
Markus
prese la palla al balzo e porse la domanda per cui si era avvicinato
“Allora Adams ho saputo che stai per sposarti, come procedono i
preparativi ?”
*
Nelle,
dopo quindici minuti d'indecisione -passati a fare avanti e indietro
per l'ufficio-, si era materializzata all'angolo del Quake; e in
quel momento era intenta a guardare il tavolo dodici, dalla vetrata
fuori del ristorante, dove quel bastardo dai capelli rossi era seduto
insieme al coglione dai capelli neri ed al puttaniere dai capelli
castani.
Ma
per che cavolo di motivo sei tornato in America ? Non potevi rimanere
in Inghilterra ?
A
quel punto, dopo essersi posta mille domande, decise di entrare nel
ristorante, in versione metamorfica ovviamente, e fingersi la nuova
cameriera.
Tanto
in un posto come quello c'era sempre una nuova cameriera.
Così
Natanaelle si trasformò in Hana, cambiando i capelli lunghi e biondi
in un caschetto lungo, nero con la frangia, ma tenne gli occhi
azzurri perché con quel subbuglio di emozioni non sarebbe stata in
grado di tenere in piedi la trasformazione totale.
Entrò
dalla porta di servizio, s'infilò la divisa e prese il tablet per le
prenotazioni.
“Salve
ragazzi, siete pronti per ordinare ?” chiese, camuffando la voce ed
osservandoli uno per uno, per poi fissare Fred.
Era
ancora più bello di come lo ricordasse, quegli occhi castano-bruni e
quel sorriso mozzafiato le avevano sempre fatto venire il latte alle
ginocchia, e in quel momento l'effetto non era da meno, soprattutto
se ci aggiungeva quei muscoli che s'intravedevano dalla camicia
bianca.
Scosse
la testa e prese le ordinazioni, poi si girò verso il quarto e disse
“Tu cosa prendi ?”
Markus
prese la domanda della cameriera come un pretesto per andarsene,
dopotutto aveva ottenuto tutto quello che voleva “Oh per me nulla,
sono al tavolo 7” poi finse di vedere l'ora ed esclamò “Cavolo,
sarà meglio tornarci, la mia ragazza mi starà aspettando.. beh è
stato un piacere ragazzi, ci si vede!” dando una pacca sulla spalla
del più vicino, prima di sgattaiolare via, per raccontare tutto a
Roe.
Nelle
prese esempio dal ragazzo e si girò per andarsene, quando una mano
le bloccò il braccio “Ci siamo già visti da qualche parte ? I
tuoi occhi..” le disse Fred.
Lei
rimase senza parole per qualche istante, sia perché nelle orecchie
sentiva il pulsare del suo cuore a livelli estremi, probabilmente
perché aveva una paura matta di venir scoperta, che per l'effetto
che le stava facendo quel piccolo tocco innocente.
La
sua pelle venne scossa da un brivido e il suo cervello si riaccese
giusto in tempo per dire una balla “Non credo.. sono solo delle
lenti a contatto colorate, se volete scusarmi” disse prima di
liberarsi della presa e scappare via.
Doveva
levarsi quella sensazione di dosso.
Era
imperativo che continuasse ad odiarlo, per cui riportò alla mente il
momento della loro rottura..
Erano
sei mesi esatti che continuava a chiedersi quanto quella storia fosse
importante per lui..non era mai stato chiaro sui suoi sentimenti,
come invece aveva fatto lei, così quel giorno, presa dalla frenesia
del voler sapere la verità, andò ad affrontarlo.
Ricordava
bene com'era bello il sole quel giorno, come erano verdi le foglie
del prato primaverile, e soprattutto com'era bello lui.
Aveva
appena terminato l'allenamento di quidditch ed era pieno di sudore,
ma per lei era ancora più bello del solito.
“Ciao
Hana” la salutò allargando le braccia per abbracciarla e sperare
di ricevere un bacio, ma lei rimase a distanza di sicurezza per
evitare di vacillare un'altra volta e perdere il coraggio di
chiedergli la verità.
“Ciao
Fred”
“Wow
che accoglienza!” esclamò sarcasticamente “è successo qualcosa
?”
“È
successo che.. mi sono rotta di questa situazione.. che cosa siamo
noi per te ?”
“Che
vuol dire ? Stiamo insieme, no ?”
“Si,
ma cosa provi per me ?”
“Sei
la mia ragazza, Nelle, cosa dovrei provare ? Mi piaci, no ?”
“Ti
piaccio ?”
“Ceerto
!” disse lui enfaticamente cercando di avvicinarsela “altrimenti
non ti avrei chiesto di uscire tempo fa, no?”
“Appunto!
Non è cambiato nulla in tutto questo tempo ? Ti piaccio, mi
desideri, magari.. ma niente di più giusto ?” chiese lei con le
lacrime agli occhi, sviando le braccia del ragazzo, che per tutta
risposta rimase a bocca aperta.
“Io
voglio qualcosa di più Fred. Anzi, dopo sei mesi io lo pretendo!”
“Che
cos'è che vuoi ?” chiese lui ritrovando la voce.
“Vorrei
essere amata.. vorrei che mi dicessi ti amo.. che ti venisse
spontaneo dirlo, ma a quanto pare non provi ciò che provo io”
Il
suo istinto non si era sbagliato quindi.. le diceva da giorni di
andare ad affrontarlo, di chiederglielo di persona, ma lei niente..
aveva lasciato correre e adesso..
Scosse
la testa e si girò per andarsene.
“Aspetta..”
Lei
non rispose, consapevole di avere le lacrime incastrate in gola.
“Nellie,
che cosa.. cosa significa ?”
Le
chiedeva cosa significava ? Ma cos'era stupido ?
Pensava
veramente che sarebbe rimasta con lui solo perché a lui piaceva ?
Piaceva
? Come ai bambini dell'asilo ?
La
bionda si girò, incurante di fargli vedere le sue lacrime e lo
guardò male.
“Significa
che abbiamo chiuso.. tanto non significo niente per te..ti PIACCIO e
basta.”
Nei
giorni seguenti lei aveva sperato che lui tornasse a supplicarla di
tornare insieme, che le dicesse quanto era importante per lui.
Ma
lui non era mai tornato.
E
dopo una settimana l'aveva visto uscire insieme ad un'altra.
*
L'ora
di pranzo era passata da un pezzo eppure Freya ancora non era
riuscita a trovare un momento libero per prendersi una pausa ed
addentare il suo pasto tanto agognato, che altro non era che un
banalissimo panino al prosciutto. Ma chiunque avesse osato definirlo
triste avrebbe mangiato lumache fino al mattino seguente, e fidatevi
nessun medimago voleva finire con una fattura del genere..
soprattutto non dopo aver visto quanto fossero potenti, ancora si
ricordavano del guaritore Wilkes che dopo essersela beccata si era
dovuto mettere in malattia per una settimana intera -non che
l'effetto fosse così duraturo, ma lo shock e il ricordo
dell'accaduto eccome se lo erano-!
Ma
d'altronde.. lei amava i suoi panini e nessuno doveva toccarglieli!
Fatto
sta che quel giorno i pazienti non la smettevano di fioccare dal
nulla e la capo infermiera già temeva uno scoppio di crisi
d'astinenza di panino al prosciutto, perciò ond'evitare che
scagliasse una fattura contro il prossimo paziente, lo bloccò ad un
passo dall'uscio e lo superò, entrando per prima nella stanza della
dottoressa Williams.
“Frey
fai la pausa pranzo, ho bloccato il vecchio Philius qui davanti..
forza ti do quindici minuti” le disse prima di uscire ed avvisare
la clientela dell'inconveniente.
La
dottoressa sospirò accasciandosi sulla scrivania e sussurrò “Grazie
Amy” anche se la suddetta infermiera non la sentì -dato che si era
già defilata-.
Finalmente,
dopo aver addentato il suo amato panino, la sua mente ricominciò a
funzionare ed ovviamente non poté evitare di riproporgli l'incontro
del giorno prima con il bel Auror dai capelli scuri.. Cassian, era
così che si chiamava.. infondo Callie era stata d'aiuto, senza di
lei non sarebbe mai venuta a conoscenza del suo nome.
Anche
se quello non era stato il loro primo incontro, oh..lo ricordava bene
quell'incontro..
sarà
stata una settimana prima o giù di lì-
“Se,
chi vuoi prendere in giro sappiamo tutti che sai esattamente che
giorno era”
Ok,
perché la mia coscienza ha la voce di mia cugina ? - pensò
Freya
Freya
era di turno la notte del 15 settembre e francamente non ne era
entusiasta, dato che le era toccato come assistente Newton Dawson
III, la matricola più boriosa del primo anno, che non faceva altro
che vantarsi delle sue conquiste da una notte -ovviamente senza che
nessuno gli avesse chiesto niente-.
Perciò
fu particolarmente entusiasta di potersi occupare della vittima in
arrivo.
Appena
udì il suono della smaterializzazione si liberò del bamboccio e si
avvicinò alla barella.
“Cosa
abbiamo ?” chiese al paramedico che lo stava accompagnando.
“Un
747” rispose immediatamente l'altro, nominando il codice
dell'urgenza.
“Gravità
?”
“Arancione”
“Portiamolo
nella sala due” e non appena Freya pronunciò quella frase, un coro
di smaterializzazioni fece comparire cinque uomini in tenuta da
Auror.
Freya
schioccò le dita in direzione della matricola, che immediatamente
andò a raccogliere le informazioni sul paziente ed a rassicurarli
sulle sue prossime cure.
Dopo
l'intervento con il dottor Wilder, Freya si avvicinò alla sala
d'aspetto per informare i parenti del signor Allen Brady, ma quando
arrivò trovò solo due dei cinque Auror che l'avevano accompagnato.
“Uno
di voi è un parente del signor Brady ?”
“No,
Allen è figlio unico e i genitori sono fuori città” disse Maven
Wolfsoul
“Fa
parte della nostra squadra, ci siamo noi per lui, dottoressa” disse
Cassian
“D'accordo..
solitamente s'informa solo la famiglia, ma in questo caso farò
un'eccezione.
Il
vostro collega ha riportato delle ustioni di secondo grado su viso,
collo e braccia, l'abbiamo medicato e fasciato con delle bende
intrise di dittamo...ha riportato un leggero trauma cranico quando è
caduto addosso alla colonna, per non parlare delle piccole schegge
che abbiamo estratto dal braccio.. comunque adesso sta bene, sta
riposando”
“Possiamo
vederlo ?” chiesero in coro i due.
“Certo,
dovrà stare a letto per due settimane come minimo”
“Agli
ordini Doc” disse Cassian facendole l'occhiolino.
Ricordava
perfettamente come quella notte, lui avesse fatto di tutto per
rimanere al capezzale dell'amico, come ricordava le confessioni che
si erano fatti con il caffè delle tre di notte..
Si
trovavano nella stanza da letto di Allen, che era stato addormentato
dalla pozione soporifera per facilitargli il sonno, che avrebbe
aiutato a guarirlo più in fretta, sul divanetto destinato alla
famiglia in visita.
Non
avevano voluto presentarsi, come se così fosse più semplice
confidarsi, avevano preferito rimanere l'Auror e la Medimaga.
“Sai”
aveva iniziato lei “se succedesse una cosa del genere ad una delle
mie migliori amiche, anch'io vorrei rimanere a sorvegliarla”
Lui
si girò palesemente stupito del fatto che qualcuno avesse capito ciò
che stava realmente facendo: controllava che andasse tutto bene, che
i dottori fossero bravi e non lo trascurassero.
“Mi
sembra il minimo che possa fare.. non sono un medico quindi so di non
poter fare nulla per aiutarlo..quindi”
“Rimani
qui” continuò lei “lo capisco, e credo che sia importante.. a
volte qui dentro ci si può sentire soli o abbandonati”
“Lui
per me c'è sempre stato, ci siamo conosciuti al primo anno e siamo
finiti entrambi nei Wampus e da allora siamo stati inseparabili”
“Non
mi sorprende che fossi della mia casa.. una persona determinata e
coraggiosa come te”
Lui
la squadrò attentamente, dalla testa ai piedi..non ce la vedeva
proprio nella sua casa, una ragazza graziosa e gentile come lei
sembrava più una Magicospino, ma quell'informazione gli disse che in
lei c'era molto di più di ciò che aveva visto all'inizio.
*
Mallory
era bloccata in ufficio da un'ora e mezza, come poteva pretendere suo
nonno che lei si occupasse di tutte quelle carte che gli aveva
appioppato sul tavolo, durante il suo primo giorno ?
Il
giorno della convocazione -ovvero il giorno prima- aveva avuto modo
solo di conoscere il personale del suo reparto, e di imparare a
smaltire e smistare la posta di Uriel, non aveva neanche idea di come
si leggessero quei fogli, figurarsi se riusciva a risolverli!
“Quell'uomo
è pazzo! Lo fa apposta vuole mandarmi al manicomio!”
Uriel
spuntò in quel momento fuori dal suo ufficio e la sentì “Spero
che non parlassi di me”
Mal
si girò e lo fissò male “Come potrei parlare di te ? Mica le hai
messe tu queste miriadi di carte sulla mia scrivania!”
Lui
le si avvicinò per dare un'occhiata e scoppiò a ridere.
“Che
cavolo ci trovi da ridere ? Non è affatto divertente, io sto
impazzendo qui !” disse la ragazza ottenendo solo una risata più
forte da parte del suo capo.
“Avanti,
andiamo a pranzo”
“Ma
quale pranzo ? Queste carte mi hanno fatto perdere l'appetito, e tu
invece di aiutarmi ti beffi di me”
“Andiamo
novellina” disse lui facendola alzare e caricandosela sulla spalla,
facendola inevitabilmente urlare -anche se starnazzare sarebbe più
corretto- “URIEL! METTIMI GIÙ IMMEDIATAMENTE!!”
Ma
Uriel fu irremovibile, la trasportò come se non pesasse niente fino
al bar dell'edificio, dove la fece scendere direttamente sulla sedia
di un tavolino per due.
“Sappi
che non te lo perdonerò mai.. trasportarmi in questo modo barbaro
davanti a tutti!”
“Ho
ordinato la coscia di pollo con le patatine fritte, il tuo preferito”
“Non
ti perdono lo stesso” disse lei incrociando le braccia.
“Neanche
se aggiungo le fragole ?”
Lei
lo scrutò per un minuto buono e poi aggiunse “C'è anche la panna
?”
“Ovviamente”
disse regalandole un sorrisone vittorioso.
Lei
finse di pensarci su, ma era dannatamente difficile resistere a quel
ragazzo, primo aveva un sorriso stupendo che gli illuminava quegli
occhioni azzurri, che aveva ereditato da chissà dove; e poi la
conosceva troppo bene, perciò sapeva come fregarla, o meglio come
farsi perdonare.
In
fondo non era poi così difficile, un po' del suo cibo preferito e
voilà.
“Ma
dovrai anche dirmi che cavolo sono quei fogli !” lo ricattò
all'ultimo, cosa che lo fece ridere nuovamente, facendola spazientire
“Ma che cavolo ti ridi ?!”
“Quei..
quei fogli” iniziò tra una risata e l'altra “sono una bufala..
tuo nonno rifila lo stesso scherzetto da anni”
“Cosa
?” chiese scioccata più per il fatto che Mr Sam sapesse scherzare,
che per l'essere stata vittima di uno scherzo.
“Eh
già, mia cara, ti sei fatta gabbare come tutti i novellini” disse
dandole un buffetto sulla guancia.
Lei
lo fulminò con lo sguardo e decretò “Adesso come minimo mi devi
anche un gelato”
“Sei
un pozzo senza fondo” commentò Uriel ridendo ancora.
“Continua
così e arriverai ad offrirmi anche la cena”
*
“Allora
? Allora ? Allora ?” gli chiese Aurora non stando più nella pelle.
Markus
le rivolse un sopracciglio alzato e per tutta risposta lei lo tirò a
sedere “Andiamo, non fare il misterioso, voglio sapere cosa hai
scoperto !”
Lui
sospirò prima di dire “E va bene, ma prima fammi prendere un
caffè, mi gira la testa per aver parlato con quei cretini”
Lei
alzò la mano per chiamare la cameriera, ridacchiando per la faccia
buffa che lui aveva fatto in quel momento.. un misto tra l'esasperato
e il dipendente da caffeina.
“Bene..allora
?” chiese Roe, non appena Markus posò la tazzina vuota sul tavolo.
“Allora..
stanno spendendo un patrimonio per questo matrimonio, a quanto pare
lei deve essere un'oca materialista”
Lei
rise “Ohh eccome se lo è!!”
“Hanno
programmato di sposarsi il 12 dicembre nella chiesa di Saint Mary
nelle Highlands, ed hanno incaricato Monique De Vinshie come wedding
planner”
“Dicembre
eh ? Direi che abbiamo tempo”
Markus
pensò che tre mesi e passa per organizzare un matrimonio fossero
assolutamente troppi, insomma ne bastava uno di mese.. mica dovevano
invitare il presidente!
“Tempo
per fare che ?” e con quella domanda Markus vide per la prima volta
un aspetto di Aurora che non avrebbe mai immaginato di vedere, il
sorriso di lei era malefico, non c'erano altre parole per definirlo,
prometteva guai, nascondeva segreti ed era terribilmente sexy.
“Tempo
per rovinare tutto.. tempo per la vendetta”
*
“Allora
? Com'è andato l'appuntamento col tuo bello ?”
“Merlino!
Ma tu non ci vai mai al lavoro ?” esclamò Ed Marie, saltando dalla
sedia, per l'inaspettata sorpresa di ritrovarsi di fronte la sua
amica Calliope.
La
rossa sollevò il braccio fasciato e rispose “Mi hanno dato una
settimana di riposo”
“Ti
pareva, secondo me te la sei fatta dare di proposito per stare a casa
a non fare nulla”
Callie
si sdraiò sul divano, ovviamente senza chiedere il permesso, dato
che lei da brava purosangue ricordava le buone maniere solo quando le
facevano comodo, e disse “E puoi biasimarmi ? Tu stai sempre a
casa!”
“Questo
è perché io lavoro a casa”
La
rossa sventolò la mano come se ciò non fosse importante e rispose
“Dettagli.. stai cambiando discorso, com'è andata con lo scrittore
?”
Edmund
sospirò per la caparbietà di Callie, era come sbattere
continuamente contro un muro.
“È
andata bene”
“Bene
? Solo questo hai da dire ? Dov'è finita la mia amica romanticona ?”
Ed
le lanciò un'occhiata di fuoco “Non era un appuntamento, comunque
lui è stato adorabile, contenta ?”
Callie
sorrise ammiccante e disse “Molto” per poi mettersi più comoda
sul divano, della serie: io di qua non mi muovo finché non mi
racconti tutto per filo e per segno!
Merlino,
quella ragazza era una piaga vivente!
Edmund
iniziò a raccontare e alla fine disse “Quindi ho deciso di
accettare la sua offerta, è l'unico modo, ce la divideremo”
“E
Sylvia come ha reagito ?” chiese Callie stupita del fatto che
avesse accettato, lei non l'avrebbe mai fatto.
“Si
è licenziata” disse Ed. Marie tranquillamente.
“COSA
?”
“Oh,
tranquilla.. tra due giorni -quando le sarà passata l'arrabbiatura-
si ripresenterà qui con una lista lunga un chilometro, con scritto
sopra tutte le cose che bisogna organizzare per l'evento”
“Mi
stai dicendo che è già successo altre volte ?”
“Ti
sto dicendo che succede tutte le volte.. la sua mente funziona così,
prima s'infuoca, poi si placa e ritorna dicendo che ho bisogno di lei
e le devo un favore”
“Che
banda di pazzi!”
“Disse
quella che spunta nelle case degli altri senza avvisare”
“Ehi!
Io ho il permesso! Ti conosco da quando avevi il pannolino e il cane
dei vicini di Mal ti ha morso il sedere”
Ed
spalancò la bocca indignata “Non tirare in mezzo quella storia o
ti faccio nera”
Callie,
che non aspettava altro, sollevò il primo cuscino e lo lanciò
contro la mora.
“Questa.
È. Una. Dichiarazione. Di. Guerra.”
“Eccome
se lo è” disse la rossa, ghignando malignamente, mentre afferrava
un altro cuscino.
“Fatti
sotto pulce” disse la riccia tirandole un cuscino.
**
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti !
Bene,
in questo capitolo abbiamo visto altri due flashback,
perché
nel prossimo non ce ne saranno.
La
mia idea è quella di far andare le ragazze a creare guai per i
preparativi, che ne dite ?
Avete
suggerimenti ?
Domanda:
nel capitolo dopo il prossimo ci sarà la comparsa delle madri,
oltre
ai vari pettegolezzi, cosa volete che succeda alla cena-riunione
(dove saranno presenti anche le ragazze) ?
Spero
che vi sia piaciuto :)
A
presto,
Baci
Gin
|
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Capitolo 6 *** Sabotage ***
5
§
°JUST LIKE US° §
-Sabotage-
Due mesi
dopo..
Novembre
era arrivato e con esso due eventi si prospettavano sempre più
vicini..
la
presentazione del libro di Edmund sarebbe avvenuta il quindici di
quel mese, mentre il matrimonio, tanto odiato dalle nostre
protagoniste ed amato dai media, si sarebbe svolto verso i primi di
dicembre.
Ma
novembre era il mese delle pianificazioni vere e proprie, delle
chiamate al fioraio, delle sedute di bellezza alla ricerca
dell'acconciatura, del trucco e della manicure perfetti, quindi
poteva solo essere quello il mese perfetto per distruggere tutto.
Quel
giorno, il sei novembre, era stato decretato come 'il giorno
perfetto' per l'inizio del
sabotaggio,
ognuna di loro si era premurata di ideare un colpo diverso dalle
altre, e la ragazza che era stata selezionata per quella prima
vendetta fu Ed Marie -proprio la ragazza che dopo qualche giorno si
sarebbe dovuta preoccupare d'altro-.
Edmund,
quella mattina non si svegliò né particolarmente euforica, né
titubante o impaurita per la giornata che l'attendeva, anzi, si
comportò proprio come tutti gli altri giorni.
Prima
di vestirsi preparò la colazione per se stessa e per Padmaja, come
al solito, d'altronde per una ragazza attenta alle abitudini come lei
sarebbe stato impossibile fare altrimenti. Proprio non riusciva ad
uscire di casa prima di aver compiuto i propri riti giornalieri,
c'era ovviamente chi li definiva 'manie' e probabilmente era vero che
fosse affetta da un disturbo ossessivo compulsivo, ma la cosa non la
toccava minimamente, d'altronde aveva sempre pensato che nessuno
fosse perfetto, e lei per prima non aveva nessuna intenzione di
fingere il contrario.
Per
cui a chiunque osasse dirle qualcosa al riguardo rispondeva “Ognuno
è matto a modo suo, ringrazia che si tratti solo di innocue azioni
ripetitive e che non sia una serial killer”, a quel punto chiunque
non la conoscesse bene rimaneva scandalizzato, mentre le sue amiche
-matte come lei- ridevano e approvavano la sua risposta, definendola
arguta o cazzuta.
Quindi,
dopo aver effettuato tutte le sue routine ed aver affidato Pad alle
cure di un'improbabile babysitter, si smaterializzò all'indirizzo di
Baker street 80, ovvero dove si trovava lo studio di Monique
De Vinshie -la famosa wedding planner-.
*
Callie
si svegliò con un atroce mal di testa, chiuse e riaprì più volte
gli occhi, prima di emettere dei rumori ancora sconosciuti al lessico
umano, si rigirò come una salsiccia alla griglia e finì col cozzare
addosso ad un muro caldo.
A
quel punto fu costretta ad aprire gli occhi per capire come fosse
possibile che il letto si fosse ristretto, e -dopo aver atteso di
riprendere completamente la vista- imprecò nel comprendere che le
sue parole erano state dimenticate un'altra volta, con la conseguente
infrazione di una delle sue regole più importanti.
Che
cazzo, perché parlo sempre al vento ?
Possibile
che gli uomini siano una massa di imbecilli ?
Se
una dice 'vattene, non osare dormire qui' perché loro devono fare
tutto il contrario ?
E
meno male che erano le donne quelle complicate..
Perciò
fu inevitabile per lei strattonare malamente quel ragazzo che aveva
rimorchiato la sera prima al bar davanti al Ministero e dire: “Ehi
vattene coso, questo posto non è un albergo”
Lui,
con una snervante lentezza da bradipo, si voltò verso di lei e tutto
ciò che disse fu “Mmm.. ciao..”
“Vattene
coso” ripeté lentamente per far capire il messaggio “Hai dormito
abbastanza”
Lui
spostò lo sguardo alla sveglia e si animò immediatamente, alzandosi
come una furia alla ricerca dei propri vestiti.
Callie
ghignò malignamente.
oh
si.. dolce vendetta
E
c'è chi dice che non ha delle idee geniali.. andiamo, a chi sarebbe
venuto in mente di spostare la sveglia in avanti di due ore per far
sloggiare quell'energumeno ?
Callie
si alzò, infilandosi la sua amata maglia larga post-sesso e lo seguì
all'ingresso.
Lui
si girò un ultima volta, e le diede un bacio a stampo prima di dirle
“Ti chiamo”
“Non
ci pensare nemmeno” disse lei incrociando le braccia al petto ed
aprendo la porta per buttarlo fuori, ma non si sarebbe certo
aspettata di vedere Edmund e Padmaja ferme lì davanti.
Il
tipo si defilò alla svelta lanciando occhiate strane verso la bimba,
pensando sicuramente che fosse la figlia di Callie.
“Mi
sa che ti ho appena rovinato la piazza” disse Ed osservando il
ragazzo dai capelli biondi che si era appena dileguato.
“Oh,
non preoccuparti tanto non ci sarei andata un'altra volta”
“CALLIOPE!”
la sgridò mettendo le mani alle orecchie di Pad.
“Che
avrò mai detto!” esclamò Callie sollevando le braccia al cielo
“Forza, entrate!”
Edmund
oltrepassò la porta, ma non si allontanò dall'uscio, per evitare di
rimanere più tempo del previsto, o di rinunciare e tornarsene a
casa.
Prese
un grosso respiro e disse “Ho bisogno che mi fai da babysitter per
qualche ora, farò il più presto possibile, ma non posso portarla
con me”
Callie
rifletté a lungo su quella pseudo-domanda che l'amica le aveva
rivolto, primo perché si era effettivamente appena svegliata -con un
mal di testa atroce, tra l'altro- e quindi i suoi neuroni stavano
ancora sonnecchiando; secondo perché tenersi Pad, significava dover
essere responsabile e questo non era affatto il suo forte.
“Ok,
va bene.. ma se ti tengo la pulce tu faciliterai il mio compito”
Ed
rifletté un attimo sulle sue possibili alternative -d'altronde una
parte di lei sapeva che Callie non avrebbe mai fatto niente gratis- e
poi sospirò sconfitta, non poteva certo portarsi la piccola
appresso, stava per fare qualcosa di assolutamente diseducativo, e
non avrebbe mai voluto che lei la vedesse in quel frangente, per cui
rispose “D'accordo..che ti serve ?”
La
rossa fece un sorriso mefistofelico e rispose “Visto che sarai lì,
prendimi quello che serve per il mio intelligentissimo piano”
“Io
non lo definirei affatto 'intelligentissimo', mi viene in mente
un'altra parola.. ma d'accordo, li prenderò”
Callie
afferrò Pad per le ascelle e se la caricò sulla spalla, come un
sacco di patate “È un piacere fare affari con te” disse
chiudendosi la porta alle spalle.
Da
fuori Ed, sentì Pad chiedere “Perché non porti i pantaloni ?”
“Oh,
cose da grandi, un giorno te le racconterò..forse”
“Merlino
come sono caduta in basso” borbottò Ed. Marie prima di andarsene.
*
Edmund
entrò nello studio della Wedding Planner, fingendo di essere una neo
fidanzata che voleva delle informazioni basilari sulla pianificazione
di un matrimonio.
Il
posto era esattamente come se l'era immaginato, l'ingresso era una
stanza quadrata, con una postazione circolare all'entrata, dov'era
seduta la sua segretaria personale; con le pareti color crema ed il
pavimento di una tonalità piuttosto chiara -sicuramente si trattava
di un finto legno, uno di quei nuovi ritrovati babbani-.
Poi
l'appartamento continuava con due corridoi -a destra e a sinistra
della scrivania- ad arco, che probabilmente portavano al bagno e allo
studio vero e proprio di Monique De
Vinshie.
Ed
Marie, s'immaginò di essere una delle protagoniste dei suoi romanzi,
ed entrando nel personaggio, disse -camuffando la voce-: “Salve, mi
chiamo Heather Phillis, anche se tra poco dovrò dire Heather Bowman”
rise stridulamente, mostrando l'anello di fidanzamento della
bisnonna, che aveva preso in prestito dalla Gringott il giorno prima.
“Ohh
congratulazioni!” disse la segretaria rotondetta, miss Gerkins,
diceva l'etichetta posizionata sul taschino della camicia azzurra.
“Grazie,
è molto gentile” continuò la riccia per poi andare dritta al sodo
“Non è che gentilmente potrebbe darmi qualche indicazione su come
progettare il tutto ? Sa, non sono molto brava in queste cose..”
“Ma
certo, noi del 'Dreaming in white' siamo qui apposta.. mi lasci
prendere la nostra brochure.. carta e penna.. e sono subito da lei”
disse alzandosi, per andare alla porta del corridoio di destra.
Ed
le sorrise e la seguì con lo sguardo, per accertarsi che si
chiudesse la porta alle spalle, prima di intrufolarsi nella sua
postazione e curiosare nella sua scrivania.
Il
banco era piuttosto in ordine e pulito, aveva impilati una serie di
moduli, nuovi e usati, sul lato destro, mentre sul sinistro c'erano
varie cartellette colorate con il nome identificativo sul dorso. Ed
cercò il nome 'Miller' o 'Adams' tra quelle, ma non lo trovò, così
dovette aprire il ripiano scorrevole sottostante, -dando prima
un'altra occhiata al corridoio dove era sparita la segretaria- e poi
si accucciò per leggere i nomi.
Ovviamente
trovò il nome Miller sopra il libro rosa più grande del mobiletto,
lo tirò via e lo rimpicciolì con la magia, per riuscire a farlo
entrare nella borsa; poi incantò il mobile creando un illusione
ottica, evitando di far scattare Miss Gerkins in allarme, prima del
tempo.
Per
fortuna quella segretaria era una delle donne più ingenue che avesse
mai conosciuto, infatti iniziò a parlarle non appena uscì dalla
porta, dandole il tempo di tornare al posto al di là della scrivania
ed assumere una posa tranquilla e posata.
*
Non
appena Edmund si smaterializzò davanti all'appartamento di Callie,
sentì un'euforia da vittoria montarle nel cuore, e un sorriso le
spuntò sul viso senza che se ne rendesse conto.
Non
appena Callie aprì la porta la trovò a saltellare come una scema,
ma la sua espressione gioiosa diminuì rapidamente osservando
l'abbigliamento della rossa.
“Stai
ancora così ? Pensavo che ti fossi tolta la maglia del disonore”
“Perché
mai ? È comoda! E poi tua figlia mi stava incollata come una piovra,
come potevo farmi la doccia così ? E se poi moriva perché l'avevo
lasciata da sola e si era ficcata in qualche casino ? No, meglio
tenermi la mia maglia.. comunque deduco che sia andata bene”
“Eccome”
disse Ed entrando “Ta-dan! Ho rubato il libro del male” disse
ridendo e mostrando la sua opera a Callie.
“Fantastico!!
Mettiamoci al lavoro” disse la rossa facendo strada alla mora,
verso il tavolo nella sala da pranzo, dove la piccola Pad stava
vedendo i cartoni animati.
Edmund
aprì il book e lo sfogliò, alla ricerca dell'elenco degli invitati
e la cartina della sistemazione dei tavoli al ricevimento, e appena
lo trovò lo sfilò dal plico di fogli, e passò il libro a Callie.
Mentre
Ed, si divertiva a scombinare i tavoli, mettendo vicini gli invitati
che si odiavano, le mogli degli altolocati vicino alle amanti di
essi, e inseriva i nomi degli ex ragazzi di Hazel; Callie aveva
trovato l'oggetto chiave del suo piano diabolico.
Svuotò
i vari sacchettini, impacchettati con i confetti all'interno, in una
ciotola ed iniziò a metterseli in bocca uno per uno, accertandosi di
averli slinguazzati per bene, prima di sputarli nuovamente nei
sacchetti regalo.
“Che
schifo!” borbottò Ed osservandola.
“Che
piano incredibilmente geniale e malefico, vorrai dire” la corresse
la rossa.
“No,
intendevo proprio che piano disgustoso e malefico”
Callie
scoppiò in una risata malvagia, molto simile a quella dei cattivi
nei cartoni animati, che spaventò la piccola Pad seduta sul divano.
*
7 Novembre
Il
giorno seguente, Callie passò il libro ad Aurora, raccomandandosi di
non assaggiare i confetti.
La
ballerina la rassicurò e si mise in azione.
Roe,
si era sempre definita 'una persona di classe' o almeno aveva sempre
cercato di esserlo, ma non era riuscita ad evitare di scoppiare a
ridere quando aveva sentito la proposta di Calliope per il
sabotaggio, e ancora rideva al solo pensiero. Ma quel giorno era il
suo giorno di combinare guai, perciò aveva deciso di goderselo
appieno.
Per
fortuna avevano deciso di dividersi i giorni in modo conveniente per
tutte, così non aveva dovuto fingersi malata per saltare gli
allenamenti, dato che non ne svolgevano di sabato.. ma aveva comunque
dovuto avvertire Markus, dato che avevano preso l'abitudine di
passarlo insieme quell'unico giorno libero.
La
loro relazione si era andata sempre più intensificando da quel
giorno in cui avevano pranzato al Quake, e sebbene sottolineava ogni
volta a chiunque che si trattava solo di un'amicizia, ultimamente non
ne era convinta più di tanto.
Si
sentiva strana in sua presenza e spesso si ritrovava ad attendere con
ansia il sabato pomeriggio, anche se i progetti per quel giorno
specifico non erano chissà quanto entusiasmanti. Che fosse una
passeggiata al centro per negozi, o una visita al museo, o una serata
al cinema per lei era lo stesso.. fremeva d'impazienza.. fremeva per
uscire con lui.. ed il suo cuore batteva irregolarmente e
freneticamente al solo vederlo in veste da non-coreografo.
Perciò
si morse il labbro e tamburellò il piede sul pavimento quando iniziò
a sentire lo squillo del telefono, attendendo con una certa ansia di
sentire la sua voce.
Merlino
sembro patetica – pensò Roe
Sei
solo cotta.. assolutamente, terribilmente cotta di lui –
rispose la sua coscienza, infierendo ancora di più.
Ma
tanto non lo saprà.. non glielo dirò mai – disse
Roe
Prima
o poi lo farai, o se ne accorgerà – rispose
l'altra, sembrava che cinguettasse compiaciuta delle sue disgrazie.
Ah
ma sta zitta!
“..Pronto
?” rispose lui, dopo sette o otto squilli.
Merlino
li ho pure contati.. - pensò
ancora più amareggiata.
“Ehi
Mark, sono Roe”
Lui
rise e il cuore di lei si contrasse “Beh l'avevo immaginato
leggendo il tuo nome sul display”
“Oh..”
Che
idiota – commentò la coscienza.
Taci!
“Beh..
ti chiamavo perché oggi non possiamo vederci”
“Perché
? Ti senti male ?” chiese lui dopo qualche istante di silenzio.
“No..io,
ho una cosa da fare e probabilmente non finirò prima di stasera”
“Mm..
e potrei sapere di cosa si tratta ?”
Lei
rise, come al solito lui non riusciva ad accettare un no come
risposta e doveva sempre cercare di avere la meglio “No..
altrimenti poi dovrei ucciderti”
“Fai
poco la mafiosa con me, sa?!”
“Altrimenti
?” chiese mordendosi un'unghia, cercando di trattenere un sorriso
allo stesso tempo.
“Dovrò
ricordarti chi comanda domattina in palestra”
“Uhuh
e adesso chi è che fa il Boss ?”
“Io
sono il tuo Boss, mia cara.. quindi adesso mi dirai cos'hai da fare
di tanto importante”
Roe
rise, sia per il tono compiaciuto di lui, sia per il fatto che non
glielo avrebbe detto e quindi lui avrebbe messo il broncio, prima di
rispondere “Si tratta di un segreto Markus, non posso proprio”
Lui
rifletté un istante e decise di far finta di accettare quella
risposta “Ok, va bene.. allora ci vediamo domani” e non appena
chiuse la telefonata afferrò le chiavi ed uscì di casa.
Non
appena Markus interruppe la chiamata, Roe si buttò a peso morto sul
letto -non si era nemmeno resa conto di aver passeggiato per tutta la
casa durante la telefonata-, ma prima di essere tentata di
richiamarlo e spifferargli tutto, si alzò ed aprì il libro.
Aurora
trovò la pagina che le serviva in un attimo e decise di levarsi
quell'impiccio immediatamente, perciò chiamò il numero del negozio
di fiori che Hazel aveva scelto e si finse lei.
“Salve,
sono la signorina Miller” disse Roe camuffando la voce con l'aiuto
della bacchetta.
“Oh..
salve cara” rispose una signora molto probabilmente in là con
l'età “Come vanno i preparativi per il grande giorno ?”
“Oh
a meraviglia, la ringrazio è così gentile.. ma ci sono una marea di
cose ancora da fare.. a proposito volevo chiederle di modificare i
fiori del bouquet.. ho scoperto che il mio Kyle va matto per gigli
così ho pensato che sarebbero una sorpresa perfetta”
“Che
bella idea signorina, sono sicura che gli piaceranno moltissimo”
“Potrebbe
farmi avere una prova della composizione ? Sa, vorrei essere sicura
che s'intonino con l'abito che ho scelto”
“Sicuramente,
mi metto subito al lavoro” disse la signora con tono molto
professionale.
“Oh
la ringrazio moltissimo, è davvero un angelo non so come avrei fatto
senza di lei”
“Si
figuri è un piacere per me.. d'altronde è il mio lavoro” disse
facendo una risata da nonnina, facendo quasi pentire la mora di
averla ingannata.
“Ok,
allora ha il mio indirizzo ?”
“Si,
signorina.. le invierò il bouquet quanto prima.. a presto”
Quando
attaccò, si sentì leggermente in colpa per la donna, ma poi
immaginò la faccia di Hazel e decise che se lo meritava, soprattutto
per quello che le aveva fatto passare a scuola, per non parlare poi
del fatto che avesse rubato il ragazzo della sua amica.
Dopo
qualche ora decise di andare a vedere la sua opera, così uscì e si
smaterializzò nel vicolo accanto all'appartamento della sua nemica..
ed arrivò giusto in tempo per vedere arrivare il fattorino del
'Mille fiori fatati' con la consegna.
Hazel
uscì con il suo solito passo sculettante, con il naso talmente
all'insù che tra un po' il ragazzo sarebbe riuscito a vedere solo il
mento “Sii ? Lei chi è ?” disse con il suo solito tono da
smorfiosa.
“Sono
Will, signorina.. sono qui per consegnarle questi, come richiesto”
disse mollando il bouquet nelle mani della futura sposa.
“Ma
cosa ? Io non ho ordinato nessuna prova..” si stoppò per uno
starnuto, poi osservò la composizione e gli occhi le uscirono quasi
fuori dalle orbite “IO NON HO ORDINATO I GIGLIIIII!!!” strillò
riuscendo a raggiungere alcuni decibel ancora sconosciuti.
Gettò
a terra il mazzo di fiori, ma non fu abbastanza veloce, dato che i
fiori avevano già iniziato a farle venire la reazione allergica.
La
pelle del viso iniziò a diventare rossa a macchie, il collo iniziò
a gonfiarsi e le braccia iniziarono a pruderle come se avesse addosso
una polvere pruriginosa “AAAAAH G-G-GUARDI CHE COSA HA FATTOO!”
strillò come un'oca impazzita, iniziando a grattarsi.
Aurora
scoppiò a ridere e si maledì mentalmente per non aver ripreso tutta
la scena, ma per fortuna qualcuno l'aveva fatto al suo posto.
“Immagino
che questa sia la futura sposa del coglione che gioca a Quidditch”
disse Markus stoppando il video che aveva appena ripreso col
cellulare “Effettivamente è un ottimo espediente per disdire la
nostra gita al lago”
“Mark..io...ma,
mi hai seguita ?”
“Certo,
mi avevi fatto venire la curiosità.. e poi ammettilo, adesso almeno
hai le prove del tuo misfatto.. bell'idea comunque.. è stata una
figura impagabile”
Roe
scosse la testa e rise, per l'assurda situazione, poi gli andò
vicino e lo prese a braccetto, ma prima di smaterializzarsi insieme a
lui disse “Lo sai che dovrai inoltrarmi quel video, vero ? Devo
mostrarlo alle ragazze”
“Che
fai adesso ti vanti delle tue malefatte ?”
“Noo,
solo dei miei successi” ghignò lei, prima che scomparissero
entrambi.
*
8 Novembre
Il
passaggio del testimone continuò anche il giorno seguente, e questa
volta fu il turno di Mallory di rovinare la vita della futura
sposina.
La
ragazza dai capelli castano rossicci aveva a lungo cercato il
sabotaggio perfetto che avrebbe fatto pentire ad Hazel di essersi
messa contro di loro, ma sebbene avesse trovato più di dieci idee
non era stata soddisfatta fino all'ultimo, ma poi si era ricordata
una cosa.. si era ricordata uno dei punti deboli della sua nemica,
che corrispondeva a uno dei più comuni terrori delle ragazze
perfettine e superficiali come lei..
La
settimana prima era riuscita a scoprire il giorno in cui la ragazza
sarebbe andata nel suo solito salone di bellezza, e da lì aveva
programmato il suo colpo, nei minimi dettagli.
Per
cui quella domenica mattina si era alzata e camuffata nelle vesti di
Mina, la nuova parrucchiera.
Arrivò
alle undici in punto e lei era già arrivata, la vide sfogliare una
rivista, che probabilmente si era portata da casa, -e sicuramente
parlava di spose- mentre s'infilava il grembiule e si legava i
capelli.
“Signorina
Miller tocca a lei” le disse evitando di chiamarla per nome, era
sicura di non aver sbagliato se era ancora la stessa ragazza che
conosceva lei, sicuramente non avrebbe gradito una confidenza.
La
preparò per il lavaggio e si divertì a mettere l'acqua o troppo
calda o troppo fredda ed a tirargli i capelli annodati col pettine,
scusandosi alle sue proteste con un “Mi scusi è che sono nuova,
sa..” oppure dando la colpa agli attrezzi.
Poi
la mandò a sedere ad una postazione mentre lei si recava dietro per
modificare la tintura rossa prevista.
Alzò
gli occhi verso quella moltitudine di bombolette e fiale, e non
sapendo quale scegliere decise di prenderne due a caso, ma di due
colori che sicuramente avrebbero creato un casino.
Il
parrucchiere che si stava occupando di Hazel tornò nel magazzino e
prese la tintura che lei aveva preparato, credendo che fosse quella
che lui stesso aveva creato poco prima. A quel punto Mal si tolse il
travestimento e uscì dal retro, per poi -camuffandosi diversamente-
fingersi una cliente e rientrare nel negozio una ventina di minuti
dopo.
Quando
il tempo della tinta finì, il parrucchiere le tolse le cartine e si
accorse dell'accozzaglia di colori che era venuta fuori, sopra la
tinta totale rossa vi erano delle meches blu e verdi.
“Oh
porco cazzo” esclamò il parrucchiere, mentre tutti sollevavano lo
sguardo per vedere cosa l'avesse spinto a pronunciare tali parole.
A
quel punto anche Hazel alzò gli occhi, che le uscirono dalle orbite,
mentre la sua voce divenne isterica, producendo strilli
incomprensibili, per poi arrabbiarsi come un ossessa contro il
parrucchiere.
Mal,
dopo quella scena, la vide mettersi le mani nei capelli come se
stesse cercando di convincersi che quella non fosse la sua testa, ma
dopo essersi resa conto di non star vivendo in un incubo, cercò di
abbassare le mani, e quando lo fece si ritrovò delle ciocche intere
di capelli tra di esse.
In
quel momento tutti tacquero, lei svenì e Mal ghignò malignamente
stoppando il video.
*
La
sera dell'otto novembre Freya ricevette il libro e decise di non
perdere altro tempo e di attuare la sua vendetta quella stessa notte.
Uscì
dall'ospedale alle ventitré, e corse a casa a cambiarsi, aveva
deciso fin dal principio che quella doveva essere una missione coi
fiocchi, e quale miglior travestimento avrebbe potuto assumere per
non farsi beccare, se non quello di una ladra ?
Indossò
i pantaloni neri elastici che usava solitamente per le lezioni di
yoga, una canottiera nera, la giacca di pelle nera, e gli stivali da
trekking. Raccolse i capelli in una treccia alla Lara Croft e si
truccò tutta la fascia degli occhi di nero, come se stesse
indossando una maschera, poi finalmente partì per la sua missione.
Il
suo piano si sarebbe potuto svolgere più facilmente con l'uso della
magia, ma Mal era stata categorica, la magia lasciava tracce e loro
non potevano venire scoperte.
Perciò
oltre alla smaterializzazione non utilizzò altri incantesimi, si
avvicinò alla casa di Hazel facendo super attenzione a non farsi né
vedere né sentire.
Si
accucciò al basamento della finestra della cucina e spiò l'interno
della casa ad occhio nudo.
Tutto
ciò che vide fu un'oscurità totale, una macchia nera e costante che
pervadeva tutto l'ambiente, molto probabilmente a quell'ora la rossa
stava in camera da letto o nel salone, perciò decise di cambiare
punto d'osservazione e si avvicinò all'altra finestra.
Si
ritrovò ad osservare una parte del salotto, che era fiocamente
illuminato da un'abat jour bianco panna, guardò attentamente a
destra e a sinistra, per assicurarsi di avere campo libero, prima di
socchiudere la finestra.
Attese
un altro istante, per ascoltare anche il più piccolo rumore, ma non
sembrava essere stata scoperta, così fece forza sulle braccia e
s'infilò dentro, acquattandosi immediatamente dietro il piccolo
tavolo del telefono.
Fece
rotolare una piccola pallina di vetro, uno dei nuovi ritrovati di
scherzi che vendevano in Inghilterra, che le diede la visuale totale
di tutto il soggiorno e del corridoio successivo. Fece una piccola
corsetta, sempre molleggiando il peso per non fare rumore, fino
all'angolo del corridoio e raccolse la sfera, prima di lanciare
un'occhiata alla prossima meta.
Continuò
così finché non riuscì a trovare il bagno, la sua meta finale,
dove entrò frettolosamente -dopo aver sbirciato dal buco della
serratura-. Si avvicinò alla doccia e raccolse lo sciampo, il
bagnoschiuma e i sali da bagno per poi svuotarli e sostituirne il
contenuto -rispettivamente- con lo sciampo che fa venire la forfora,
la crema per i piedi puzzolenti, e lo scrub che fa uscire i brufoli
sottopelle.
Una
volta finito, aprì uno spiraglio di porta per lanciare la sfera ed
assicurarsi che la via della fuga fosse libera, e poi corse verso la
libertà.. con l'adrenalina che le scorreva nelle vene a livelli
estremi.
*
10
Novembre
Quella
sera le ragazze avevano programmato di fare una riunione speciale e
all'insegna dei vecchi tempi l'avevano trasformata in un pigiama
party, ma ovviamente non si erano organizzate per mettersi lo smalto
e mangiare schifezze -certo, le schifezze non mancavano mica- erano
lì per vedere a che punto erano arrivate e per decidere la mossa
successiva.
“Quindi
manco solo io” disse Natanaelle, dopo che tutte ebbero raccontato
le loro malefatte, anche supportate da alcuni video.
“Esatto,
cosa avevi in mente di fare ?” chiese Roe.
La
bionda sorrise malignamente e disse “Io rovinerò il giorno del
matrimonio, le darò la stoccata finale”
“Ti
adoro ragazza!” esclamò Callie, fischiando la sua approvazione.
Freya
la bloccò tappandosi le orecchie ed esclamando “Non dire altro,
voglio la sorpresa”
“Solo
una domanda: sarà epico ?” chiese Aurora, sorridendo anche con gli
occhi pieni di euforia.
La
bionda si voltò verso la mora e la fissò per qualche istante, prima
di aprirsi in un complice sorriso mefistofelico e dire “Ovviamente,
se intendi: distruttivo”
A
quella frase Callie ululò e corse ad abbracciare la bionda, seguita
poi da tutte le altre.
Ma
il momento di follia durò poco, perché Mal prese la parola ed
iniziò una specie di discorso di incoraggiamento all'inizio della
fase due.
“Finora
ci siamo solo divertite, abbiamo fatto degli scherzi, ma siamo in
guerra, ragazze.. è ora di passare all'artiglieria pesante.. è ora
di liberarsi della sposa”
“Beh
conosco parecchi posti dove seppellire il cadavere, fatemi fare
qualche telefonata” disse Callie.
“No!
Ma siete matte?” esclamò scandalizzata la riccia, che con il suo
pigiama con gli ippogrifi stonava con l'atmosfera battagliera.
“Ed
ha ragione, non c'è bisogno di ucciderla.. c'è un altro modo, per
prima cosa dobbiamo isolarla..” rispose Nelle
“La
mia idea era migliore.. sicuramente più divertente” borbottò
Callie
“Io
direi di tenerla comunque come opzione, non si sa mai” le diede man
forte la cugina, facendo brillare gli occhi della rossa e spingendola
ad esclamare “Vedi ?! Finalmente ce l'ho fatta a convertirti al
lato oscuro !”
“Non
sei una mangiamorte Callie” la contraddisse Roe
“Zitta
guasta feste qui dobbiamo festeggiare, in alto i calici signore”
“Ma
secondo te l'ha capito che non la uccideremo ?” sussurrò Ed a Mal.
“No,
ma non glielo dire..lasciala sognare ancora un po'” rispose
l'altra.
*
--Angolo
Autrice--
Buongiorno,
buon pomeriggio e buona sera!!
(li
ho detti tutti così andrà bene per qualunque orario in cui lo
leggerete)
Bene,
inizio col dire che questo è il capitolo più lungo fino ad ora,
e
probabilmente anche quello che mi sono divertita di più a scrivere.
Per
i disastri che creano le ragazze in questo capitolo mi sono ispirata
ai film:
'La
rivincita delle damigelle','Bride wars' e 'Mean girls'
Spero
che vi sia piaciuto e vi ringrazio per averlo letto!
A
presto,
Baci
Gin
|
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Capitolo 7 *** Hi Mum ! ***
1
§
°JUST LIKE US° §
-Hi
mum!-
Ed
Marie quella mattina sembrava una trottola impazzita, sicuramente
Sylvia non l'aveva mai vista così euforica, tesa e titubante per una
firma delle copie come in quel momento.
Si
era svegliata ed aveva preparato Pad due ore prima del previsto,
aveva rassettato e pulito ogni angolo della casa possibile ed
immaginabile, tanto da far impallidire tutte le liste della sua
agente.
Quando
fu il momento di smaterializzarsi per il meeting pre-evento, Ed
impazzì letteralmente, tanto che inviò delle pergamene alle sue
amiche scrivendo 'Merlino solo sa cosa' per farle andare alla
libreria.
Ma
per fortuna, quando vide Thomas Michalson
tornò padrona di sé, tanto da far presupporre a Sylvia che avesse
una duplice personalità.
Thomas,
al contrario, quella mattina era in un ritardo pazzesco, non solo non
era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, ma si era
addormentato proprio un'ora prima che suonasse la sveglia ed
ovviamente questo aveva fatto si che non l'avesse sentita.
Si
alzò solamente quando, Mike, il suo migliore amico si smaterializzò
nella sua camera e gli buttò dell'acqua in faccia.
In
cinque minuti riuscì a prepararsi alla bel e meglio e si insultò da
solo per l'aspetto da cadavere che aveva.
“Così
invece di conquistarla le farai pensare che preferisci stare sveglio
tutta la notte, magari a bere in qualche bar malfamato” disse il
biondo
“Grazie
Mike, come al solito sei di un aiuto incredibile” disse
sarcasticamente lo scrittore, cercando di aggiustarsi i bottoni della
camicia pulita.
“Dovere,
amico” rispose l'altro, dandogli una pacca sulla spalla.
Ma
quando si smaterializzarono nella biblioteca riuscì a trovare il
buonumore venendo accolto dal tenero sorriso di Edmund e di Padmaja.
*
Mallory
siglò l'ultimo foglio e lo impilò sul plico alla sua sinistra, poi
si alzò dalla sedia e con la bacchetta lo fece sollevare dalla
scrivania per spedirlo negli archivi.
Afferrò
con la mano libera la pergamena che aveva ricevuto un'ora prima e la
rilesse per la terza volta, prima di accartocciarla e gettarla nelle
fiamme del camino.
“Cosa
stai facendo ?” la voce di Uriel, comparendo dal nulla, la
spaventò.
Mal
si girò ed abbassò la bacchetta nel riconoscere il ragazzo dagli
occhi azzurri, che se ne stava appoggiato allo stipite della porta,
prima di rispondere “Esco, devo essere in un posto tra venti
minuti”
“E
avevi intenzione di dirmelo ?” chiese lui, incrociando le braccia
al petto, facendo in modo di mettere in evidenza i bicipiti.
Lei
dovette costringersi a spostare lo sguardo per evitare di farsi
annebbiare la vista dalla sua indubbia bellezza.
Quand'è
che è diventato così sexy ? -
si chiese, prima di deglutire e dichiarare “Cosa c'è adesso
devo dirti tutti i miei spostamenti ? Non ti sembra di esagerare ?
Non sei mica il mio ragazzo”
Lui
strinse la mascella e le si avvicinò lentamente, chiudendo la porta
dietro di sé, prima di dire “Attenta”
Mal
sollevò il mento, sia a mo' di sfida che per non sentirsi troppo
inferiore a lui, dato che la sua statura non aiutava per niente.
Lui
si fermò ad un metro da lei e la fissò negli occhi prima di dire
“Sono sempre il tuo capo”
“Lo
so” rispose lei, odiando come sembrasse fioca e dolce la sua voce,
prima di schiarirsi la gola e continuare “Per questo ho finito
tutto in tempo”
“E
come capo posso sempre tenerti in ufficio per tutto il giorno..
perciò vedi un po' cosa ti conviene fare” continuò lui, come se
non fosse stato interrotto.
Mallory
sbuffò e rispose “Non è giusto”
Uriel
sorrise sia per il tono da bambina che lei aveva usato, e sia perché
l'aveva avuta vinta -come al solito-.
“Ho
un appuntamento” appena lei pronunciò quelle parole il sorriso di
lui si congelò “con le ragazze” ma quando continuò le spalle di
lui si rilassarono impercettibilmente, ed il tutto avvenne senza che
lei si accorgesse di nulla.
Nel
frattempo Mal aveva continuato a parlare, ma Uriel capì solo
l'ultima parte del discorso “..perché Ed deve presentare il nuovo
libro..”
“D'accordo
vai e fai gli auguri a Edmund da parte mia” le disse
interrompendola.
“Davvero
posso ?” chiese la ragazza incredula, non gli aveva voluto dire
niente perché era convinta che non gli avrebbe mai dato il consenso
di uscire per una cosa stupida come quella, invece lui.. le aveva
detto di si!
Uriel
rise per la faccia buffa di lei ed annuì.
Non
fece neanche in tempo a ripetere 'si, vai' che lei gli saltò
addosso, stringendolo in un abbraccio spacca ossa.
“Sei
il miglior capo del mondo te l'hanno mai detto ?”
“Non
così” disse lui con voce roca ricambiando la stretta.
“Bene,
allora ho il primato” disse liberandolo dall'abbraccio “Ora devo
andare.. ci vediamo domani, boss” e così dicendo gli lanciò un
bacio con la mano, afferrò la borsetta e si smaterializzò, senza
pensare di aver appena lasciato il suo capo in una situazione
alquanto imbarazzante.
Quando
Mal arrivò davanti alla libreria vide che solamente Nelle e Callie
erano riuscite a liberarsi dagli impegni per supportare Ed. Marie, ma
anche se erano solo in tre ce l'avrebbero fatta!
*
“Ma
quella è Calliope Keyworth ?” sbottò ad un tratto Thomas.
Ed
si voltò verso la direzione da lui indicata ed annuì “Si, perché
la conosci ?” chiaramente sorpresa, possibile che lei non lo
conoscesse e non le avesse detto nulla ?
“Beh
non penso che potrei scordarmela neanche volendo” rispose ridendo e
grattandosi la nuca. E quell'atteggiamento fece impallidire la bruna,
che immediatamente pensò che fossero andati a letto insieme.
“Ma
non penso che lei si ricordi di me” continuò lui ignorando il
tumulto dei pensieri della collega.
“Beh
si ricorda solo di quelli che non ha potuto avere” rispose con un
tono leggermente acido. Non voleva essere cattiva con Callie, lei era
sua amica, ma possibile che doveva mettere le zampe sempre su tutti i
ragazzi del mondo ?
Ok,
forse stava esagerando.. non proprio tutti.. non aveva mai toccato
nemmeno uno dei ragazzi delle sue amiche, anzi spesso le incoraggiava
a farsi avanti, quando percepiva un loro interesse verso qualcuno.
“Non
credevo che si interessasse a cose di questo tipo” disse Thomas
continuando a fissare la rossa come se fosse un miraggio.
“In
che senso, scusa ?” Ed si sentiva come in una tempesta ormonale,
più lui parlava e più lei odiava ogni singola frase che
pronunciava.
“Beh..
ai libri..insomma una come lei” disse enfatizzando quel pronome
come se lei fosse chissà cosa, e l'umore di Edmund calò a picco.
“In
effetti è qui per me, è una delle mie migliori amiche” si ritrovò
a rispondere senza alcuna enfasi, pensando 'mannaggia a me e a
quando le ho chiesto di venire!'
“Beh
certo che è piccolo il mondo” disse lui spostando finalmente lo
sguardo verso di lei.
“Già..
piccolissimo..ma com'è che l'avresti conosciuta ?” chiese
sollevando un sopracciglio.
“Oh..
è successo ai tempi della scuola, credeva che avessi insultato sua
cugina e mi ha rifilato un pugno in faccia”
Un
sospiro le sfuggì, ma riuscì a trattenere il 'meno male' che aveva
appena pensato.
Non
erano stati insieme né avevano fatto nulla..l'aveva solo..
Aspetta,
cosa ?
“Si,
è tipico di lei.. ma l'avevi insultata davvero ? Perché anche lei è
mia amica” disse indurendo la voce in quella da mamma chioccia.
“No
no!” disse lui mettendo le mani avanti “È stato tutto un
malinteso, io non c'entravo assolutamente nulla, era stato un tizio
della mia casa che mi somigliava a fare quella brutta uscita.. tra
l'altro non ero proprio il tipo, a scuola ero timidissimo”
“Mhm..sarà
meglio, altrimenti avresti conosciuto anche il mio di pugno”
mormorò facendolo ridere, probabilmente perché pensava che
scherzasse.. ma Ed era tremendamente seria.. nessuno poteva toccare
le sue amiche a meno che non volesse fare la stessa brutta fine che
stava facendo Hazel Miller.
*
Aurora
ce l'aveva messa tutta per riuscire a raggiungere le sue amiche per
quell'evento, ma il fato si era messo contro di lei, non appena era
quasi riuscita a convincere Markus, il dottor Jones si era presentato
in teatro e, dall'occhiata malevola che il suo coreografo aveva
lanciato all'abbraccio con cui l'aveva salutata lo sponsor, poteva
sicuramente giurare che il permesso le era appena stato revocato.
“Aurora!
Sei in una forma smagliante, stai facendo una nuova cura di bellezza
? Te l'ho già detto, mia cara, sei bellissima già così. Hai saputo
del mio nuovo progetto ? Sta andando a gonfie vele..” il Dottor
Elias Jones era il tipo di uomo che adorava sentirsi importante,
ostentava tutte le sue ricchezze e le sue capacità oratorie ogni
volta che gli era possibile.
Tutte
le volte era la stessa storia lui l'acchiappava per un braccio e si
metteva a blaterare da solo. Non c'era nemmeno bisogno che lei lo
ascoltasse perché tanto lui non si fermava per chiedere la sua
opinione, bastava che annuisse o borbottasse che aveva perfettamente
ragione e lui era contento.
Anche
a lei in realtà piaceva parlare tanto, ma non sarebbe mai riuscita a
risultare così boriosa come lui neanche volendo.
Markus
d'altro canto era più il tipo che mugugnava nell'ombra e cercava di
non farsi notare nel maledire quel tizio, soprattutto quando si
avvicinava a lei e le faceva il cascamorto in quel modo osceno.
E
lei che poco prima voleva filarsela per quella stupida cosa della sua
amica, se pensava che dopo quello che stava facendo con quel tizio le
desse ancora il permesso si sbagliava di grosso.
Certo,
Mr. Borioso era uno dei più ricchi polli che finanziavano la
compagnia, e quindi doveva fare buon viso a cattivo gioco per
ingraziarselo, ma proprio non lo sopportava.
Quante
volte aveva dovuto sopportare le sue manie di protagonismo ?
E
quante volte si era dovuto sorbire quel suo modo di ostentare la
bellezza di Aurora, come se fosse di sua proprietà, durante i balli
che indiceva ?
Troppe,
veramente troppe..
Per
non parlare delle volte che si piazzava in teatro e faceva perdere
loro ore intere di lavoro.. era inaccettabile,
assolutamente inaccettabile!
E
la cosa più inaccettabile di tutte era che non aveva l'autorità di
lamentarsi e di mandarlo a quel paese, perché senza i suoi soldi e
le sue conoscenze loro erano finiti.
Perciò
mandò giù un groppone bello pieno di insulti e si avvicinò ai due,
fondamentalmente per marcare il territorio e allontanare Aurora da
quelle zampacce boriose.
“Ooh
Mark che bello vederti, ti eri nascosto come al solito in qualche
angolino ?” disse l'uomo ridendo.
La
cosa veramente divertente era che lo trattasse come se fossero vecchi
amici e parlasse come se fosse chissà quanto vecchio, sebbene non si
levassero più di quattro anni.
Non
appena lo vide avvicinarsi con quello sguardo furente negli occhi ad
Aurora vennero le palpitazioni, e non perché avesse paura di una
qualche futura angheria nei suoi confronti come conseguenza per la
sua 'amicizia' con il dottor Jones, ma perché in quel momento con
quell'aura oscura e minacciosa, ed i capelli spettinati era
dannatamente sexy.
I
loro occhi s'incontrarono ma lui non riuscì a leggere la sua
richiesta di aiuto, o se lo fece decise altamente di ignorarla.
Semplicemente
strinse la mano ad Elias e iniziò a conversare con lui, senza
degnarla di uno sguardo.
E
questo non avrebbe portato a nulla di buono, lo sapeva eccome!
*
Fred
si smaterializzò davanti all'entrata della Cooksword,
non l'avrebbe mai ammesso davanti ai suoi amici, ma uno dei motivi
per cui aveva accettato di tornare in America era la possibilità di
incontrare il suo scrittore preferito.
Nessuno
sapeva di questa sua passione per i thriller, o per la lettura in
generale, di certo uno come Kyle non era affatto il tipo che potevi
trovare dentro una libreria, per cui non si era fatto problemi nel
tenere segreto il suo piccolo hobby.
Aveva
addirittura finto un malanno per evitarsi l'allenamento ed essere lì
in tempo per la presentazione del nuovo libro e per prendere un
numero decente per la fila degli autografi. Si, i suoi amici
l'avrebbero definito 'patetico' se solo l'avessero saputo, perciò
aveva evitato accuratamente di diglielo, non avrebbero mai capito,
erano quei tipi di ragazzi che vedono le cose coi paraocchi: se ad
una persona piaceva lo sport non poteva assolutamente piacere la
letteratura..che idee del cazzo!
Non
appena aprì la porta capì di essere arrivato più tardi di quello
che pensava e soprattutto intuì che ci fosse stato un cambio di
programma imprevisto.
I
cartelloni pubblicitari erano due, le sedie erano due e tutte quelle
ragazze sicuramente non erano fan di Michalson -magari qualcuna si,
ma molto probabilmente l'altra sedia era di una donna-.
Andò
alla cassa per afferrare il numero blu e scrutò la folla, nella
speranza di intravedere gli autori nascosti dietro i tendoni.
Ma
quello che vide lo sconvolse ancora più profondamente..
Così
tanto da non poter credere ai propri occhi, era la sua Nelle quella
bionda lì davanti ?
Si,
avrebbe potuto riconoscere quel culo fra mille.
Non
era cambiata di una virgola, portava ancora i capelli lunghi e lisci
come un tempo, era ancora sottile e bellissima come quando stavano
insieme.
Una
malinconia lo colpì in pieno, come se qualcuno gli avesse appena
sganciato un pugno nello stomaco, se pensava a quanto era stato
stupido a quel tempo..
Dicono
tutti che il tempo lenisce ogni ferita, ma non era stato questo il
suo caso, lui l'amava ancora e lei lo odiava ancora.
Non
avrebbe potuto fare niente per sistemare le cose, come non c'era
stato verso di farlo allora, poteva solo guardarla da lontano e
sentire le ferite del suo cuore sanguinare come al solito.
Era
lei il motivo per il quale si era trasferito in Inghilterra ed il
tempo non aveva migliorato proprio niente, se non l'aspetto di lei,
che sembrava fiorire ogni giorno di più.
Continuò
a tenere lo sguardo su di lei mentre attendeva l'arrivo della persona
che l'aveva aiutato ad uscire dal tunnel della depressione con le sue
parole e le sue avventure.
*
Erano
le sette e mezza di sera ed erano appena usciti dalla palestra,
Aurora era a pezzi, semplicemente distrutta, dopo che Elias se n'era
andato Markus li aveva fatti lavorare il triplo per recuperare il
tempo perduto, e adesso lui se ne stava lì, in mezzo al piazzale, ad
aspettarla. E ad Aurora sembrò di star percorrendo i metri che
l'avrebbero portata al patibolo.
Le
si fermò lì davanti a lui e gettò il borsone a terra, prima di
incrociare le braccia sotto al seno ed alzare il mento come lui.
Si
guardarono astiosamente per qualche minuto, prima che lei sollevasse
un sopracciglio e dicesse “Allora ?”
“Ti
sei divertita col tuo amichetto ?” chiese con un tono che velenoso
era dire poco.
“E
tu ? Mark ?” disse lei chiamandolo col soprannome che aveva usato
Elias.
Lui
per tutta risposta sbuffò dal naso, stringendo gli occhi in due
piccole fessure azzurre, prima di sbottare “Per niente, se fosse
stato per me l'avrei spedito fuori a calci”
“Nemmeno
a me ha fatto piacere starlo a sentire!”
“Oh,
sì.. si vedeva quanto ti facesse schifo stargli appiccicata” disse
pieno di sarcasmo.
“Pensi
sempre di sapere tutto eh ? Ci risiamo, come al solito tu ti
costruisci quello che pensa la gente senza minimamente chiedere
nulla, eh ? Si, mi ha dato fastidio, perché per prima cosa mi ha
impedito di andare alla prèmiére della
mia amica, e seconda cosa ci ha fatto perdere due ore di prove!”
“Tzé..
come se te ne fregasse qualcosa delle prove!”
“Non
OSARE Markus! Io ci tengo al mio lavoro!” lo avvertì Roe.
“A
te interessa solo della fama”
“Davvero
? È questo che pensi di me ?” disse incredula e leggermente
delusa, se era così che la pensava che senso avevano avuto quei mesi
di amicizia ?
Lui
corrugò la fronte e parve pensare bene a cosa dire “No..non so
perché l'ho detto”
“Perché
sei uno stronzo!” sbottò lei tirandogli un pugno sul pettorale
destro, mentre le si inumidivano gli occhi “E mi odi” aggiunse
mentre le si appannava la vista.
Lui
spalancò gli occhi a quell'affermazione e le afferrò il polso con
cui lo stava colpendo.
“Col
cavolo che ti odio” ringhiò tirandola più vicino a sé “Fanculo,
non capisci mai un cazzo!” sbottò prima di afferrarle il mento e
posare le sue labbra su quelle di lei.
Premendole
con forza e possessività, trasmettendole tutta la rabbia, la
frustrazione e la gelosia che l'aveva pervaso per tutto il tempo.
E
lei si sciolse tra le sue braccia, lasciandogli libero accesso alle
sue labbra ed al suo cuore.
Continuarono
a prendere e a dare in quel bacio appassionato, rifiutandosi di
staccarsi finché non fu strettamente necessario, ma quando avvenne
ciò la lancetta del suo orologio scattò le otto in punto ed Aurora
venne risucchiata nel vortice della passa-porta.
Nel
semplice attimo di un respiro lei non c'era più.
*
Tutte
e sei le ragazze atterrarono all'unisono sul pavimento di marmo della
villa dei Keyworth, in effetti avrebbero potuto svolgere la riunione
in una qualunque delle case, dato che abitavano tutte vicine, ma
probabilmente Anthea aveva vinto alla conta magica contro Cecilia,
Ellie e Dawn.
La
casa era allestita a festa come al solito, ovunque brillava
l'argenteria più raffinata ed il mobilio degno di un nobile -anche
perché Sir Raji Keyworth nobile lo era davvero-.
Non
fecero nemmeno in tempo a mettersi tutte in piedi che due elfi
domestici apparvero dal nulla per mostrare loro la strada, ignorando
il fatto che venissero lì da anni, e due di loro ci vivessero
ancora.
La
sala da pranzo dove le portarono era ovviamente la più grande, e
vista così agghindata sembrava ancora più imponente.
Tutte
le madri erano già lì, ed ovviamente le figlie salutarono le
rispettive madri con un sorriso, prima di accorgersi della figura che
spuntava dal fondo.
Freya
si bloccò all'istante, non appena la vide, era come essere in un
sogno o in un incubo, ancora doveva deciderlo, fatto sta che era
avvenuto l'impossibile: lei era lì.
Sua
madre era lì.. sua madre, la donna che l'aveva abbandonata si
trovava in quel salone, a far festa con le amiche di sua zia, ed
aveva la presunzione di mostrare un sorriso che diceva 'abbracciami'.
Ma
come poteva abbracciarla dopo tutto quel tempo che avevano passato
lontane ?
“Buonasera
signore, vi ringrazio per avermi inclusa” disse Nelle sciogliendo
quella tensione che si era venuta a creare nell'aria.
“Oh,
non essere sciocca Natanaelle, tua madre era nostra amica, hai
diritto a stare qui esattamente come ognuna delle tue amiche” disse
la padrona di casa stringendo la bionda in un piccolo abbraccio.
D'altronde era madre di ben quattro figli, cinque se si conta anche
che ha cresciuto Freya come se fosse stata sua, era ovvio che sarebbe
stata lei quella che avrebbe regalato amore a tutte loro, il
contrario di Dawn avrebbe detto Mal.
“Prendete
posto, care” continuò la castana, ignorando volutamente le
occhiate dure che Freya stava lanciando a Ruth.
La
cena non passò così velocemente come le ragazze avevano sperato,
ognuna di loro preferiva essere da un'altra parte piuttosto che là:
Freya
avrebbe preferito fare veramente qualsiasi altra cosa invece di
essere costretta a guardare quella donna dagli occhi azzurri e i
capelli neri che si spacciava per sua madre.
Madre,
un appellativo troppo importante per una che l'aveva abbandonata
nelle braccia di suo padre quando era ancora in fasce.
Calliope
avrebbe preferito continuare la conversazione col biondino che aveva
conosciuto all'evento di Ed.
Edmund
avrebbe preferito rimanere a casa con Padmaja, invece di doverla
affidare ad una baby sitter, solamente perché sua madre non la
voleva vedere.
Aurora
avrebbe preferito continuare a baciare Markus, al solo pensiero
ancora le tremavano le ginocchia, sentiva ancora il sapore e la
pressione delle sue labbra.
Morgana
è successo davvero ?
Mallory
invece sperava tanto di vedere Uriel comparire dalle scale, ma questo
non l'avrebbe mai ammesso neanche sotto tortura, soprattutto non in
quel covo di pettegole.
“Allora”
iniziò Cecilia Hamilton “hai qualche novità Aurora ?” chiese
alla figlia, che prontamente nascose il pensiero del bacio di Markus,
per timore che venisse letto da qualcuna di loro.
“No..
niente di che, le solite cose.. stiamo preparando il lago dei cigni”
“Ah”
disse la bionda con espressione di sufficienza “ancora balli ?”
disse quell'ultima parola come se ballare fosse una schifezza, forse
se avesse detto 'ti droghi' ci sarebbe stata meno delusione nella sua
voce.
Ma
d'altronde Roe sapeva benissimo che la madre non approvava il suo
lavoro -anzi a dirla tutta lo odiava proprio- perché
era convinta che non fosse adatto ad una come lei.
Come
se poi fosse così diversa dalle altre ragazze..
Ma
tanto Cecilia avrebbe trovato sempre e comunque qualcosa che non
andasse in lei, purtroppo era diventata una maniaca del controllo da
quando suo padre era morto.
“Ovviamente,
sono la prima ballerina non ci penso neanche a mollare tutto!”
“E
tu, Mallory” disse sempre la bionda cambiando argomento, dato che
non aveva avuto delle risposte che gli andavano a genio “ho sentito
che hai iniziato a lavorare per l'azienda di famiglia”
“Si,
beh non è stata una mia
scelta” replicò la diretta interessata guardando male sua madre,
che per tutta risposta disse “Mr Sam ha pensato che fosse ora che
iniziasse a fare il suo dovere..d'altronde è l'erede della famiglia”
“Già..
peccato che non sia nata maschio” borbottò Mal facendo sorridere
Roe.
“Uriel
mi ha detto che te la cavi molto bene, cara” s'intromise Anthea
Keyworth
“Oh
non metto in dubbio che Uriel ti abbia raccontato tutto” disse
Callie prima di sfidare sua madre con lo sguardo e dire “Perché
non racconti a tutte il motivo per cui è dovuto andare a lavorare
per gli Starmounth invece che rimanere nell'azienda di famiglia ?”
Tutte
le donne presenti a quel tavolo spostarono lo sguardo prima sulla
figlia e poi sulla madre, possibile che ci fosse un motivo diverso da
quello che avevano raccontato loro ?
A
giudicare la risatina stridula di Anthea, Mallory giudicò di si.
“Ma
come tesoro non ti ricordi che l'avevamo già detto che si
trovava male con tuo padre ?”
“Già..
chissà perché..” disse sollevando le sopracciglia.
La
madre la fulminò con gli occhi e le gridò nella mente 'Calliope!
Vedi di chiudere la bocca!'
'Paura
mammina ? La verità fa male, eh?' rispose lei sempre tramite il
legilimens.
'Nessuno
dovrà mai saperlo, credevo di essere stata chiara!'
Nel
frattempo al tavolo Ruth aveva preso la parola e con una semplice
domanda aveva fatto in modo che Freya si alzasse dalla sedia e se ne
andasse in un pop.
“E
lei avrà pensato che l'avrebbe saputo se solo si fosse degnata di
esserci nella sua vita, buonanotte!” disse Callie, dopo aver
interrotto il contatto con Anthea.
E
insieme a lei tutte le ragazze si alzarono dal tavolo e si
smaterializzarono dove le portò il cuore.
*
Freya si
smaterializzò senza far caso al luogo d'atterraggio e la sua mente
la portò in ospedale -l'unico luogo che il suo corpo le suggeriva
essere la sua casa-, neanche mise un piede a terra che finì addosso
a qualcuno.
Dopo il leggero
stordimento si rese conto che il ragazzo su cui era caduta, era
proprio Cassian, il ragazzo per cui aveva una cotta, e che non
avrebbe mai dovuto vederla in uno stato simile.
“Scusami,
io..” disse con le lacrime ancora incastrate nelle ciglia “non ti
avevo visto” continuò alzandosi in fretta e cercando una stanza in
cui nascondersi.
Ma non aveva
fatto i conti con l'auror che aveva davanti, lui non la lasciò
andare da nessuna parte. Le bloccò il polso e la strinse in un
abbraccio senza fare domande.
Comunicandole
un concetto importante: tu ci sei stata per me, ora io sono qui per
te!
Freya si
abbandonò tra le sue braccia e pianse finché ebbe lacrime in corpo.
Poi
sollevò titubante lo sguardo verso di lui e gli sussurrò “Grazie”
con quel poco di voce che le era rimasto.
Il
volto di Cassian si aprì in un sorriso e le riportò una ciocca di
capelli dietro le orecchie “Figurati, Freya” disse lui con tono
dolce, ma tutto quello che lei sentì fu il suo nome pronunciato da
lui.
Si
è ricordato il mio nome !
“Posso
portarti qualcosa ?” le chiese galantemente.
Ma
la castana scosse la testa, tirando su col naso, e disse “No, sarà
meglio che mi metta al lavoro”
“Lavoro
?” lui la guardò come se fosse impazzita “Ma non ti fermi mai ?
Io ho appena staccato, perché non vieni al pub all'angolo con me ?
Hai proprio bisogno di una burrobirra”
“Ok”
annuì lei, prima di dirgli di aspettarla un secondo, visto che
doveva andare in bagno ad aggiustare quel pasticcio che aveva in
faccia.
Non ci poteva
credere, Cassian le aveva chiesto di prendere una burrobirra insieme
a lui! Ma proprio oggi doveva succedere tutto? Oggi che aveva pianto
ed aveva la faccia rossa e gonfia..si aggiustò come meglio poté,
utilizzando gli incantesimi che le aveva insegnato Callie, e doveva
ammettere che funzionavano alla grande!
Tornò da lui,
che le mise una mano sulla vita, prima di smaterializzarsi insieme a
lei, nel caldo e accogliente pub.
**
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti !
Finalmente
il primo bacio di una delle nostre coppie!!
Innanzitutto
vorrei dire che questo capitolo non è venuto per niente come l'avevo
immaginato, avevo buttato giù qualcosa quando ho pubblicato il
precedente, ma poi tra una cosa e l'altra non sono riuscita a
scrivere nulla di meglio.
Spero
comunque che vi sia piaciuto!
A
presto,
Baci
Gin
|
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Capitolo 8 *** The fall ***
7
§
°JUST LIKE US° §
-The fall-
Sebbene
fossero solamente le nove di sera il pub era in fermento, i baristi
quasi volavano da una parte all'altra per poter servire tutti, e
sicuramente se fosse stata da sola, Freya avrebbe fatto marcia
indietro e sarebbe tornata alle bianche pareti ospedaliere, ma
ovviamente Cassian non le permise neanche di provare a pensarci, si
tuffò nel marasma di gente e ne uscì vincitore, con due burrobirre
in mano.
“Credevi
che non ce l'avrei fatta, eh?” esclamò sollevando le bevande.
“Chi,
io ? Assolutamente” disse lei scuotendo la chioma mentre si sedeva
al tavolino,
“Si,
certo.. come no” rispose lui sollevando un sopracciglio e posando
le birre sul tavolo.
Freya
scoppiò a ridere e Cassian sorrise, prima di prendere un sorso ed
osservarla dall'orlo del boccale “Sei molto bella quando ridi,
dovresti farlo più spesso”
A
quell'affermazione lei arrossì e storse il naso, come per dire che
non era esattamente d'accordo con lui.
“Dico
sul serio, non faccio mai finti complimenti”
“Anche
se fosse vero io non potrei saperlo, non trovi ?”
“Touché..
allora vorrà dire che dovrai fidarti”
“La
fiducia va guadagnata” ribatté lei, facendo sembrare che avesse
sempre la risposta pronta.
“Bene,
allora farò di tutto per guadagnarmela” rispose sicuro di sé,
leggendo una sfida nelle parole della ragazza.
Freya
si morse le labbra e lo scrutò indecisa, prima di annuire e dire
“Ok, allora facciamo il gioco delle sette domande”
Cassian
le lanciò un'occhiata dubbiosa e lei sospirò, possibile che non
lo conoscesse ?
“È
semplice, io faccio delle domande a te e tu le fai a me”
“E
se me ne fai una a cui non voglio rispondere ?”
Lei
prese un sorso dal boccale e disse “Sarò buona dai, ti concederò
di cambiarla”
E
il moro per tutta risposta la imitò, prendendo una sorsata bella
grossa prima di dare il proprio assenso.
“Bene..domanda
numero 1: quanti anni hai ?”
Cassian
scoppiò a ridere, dalla faccia seria che aveva fatto si sarebbe
aspettato una domanda profonda, non una cosa così semplice.
“Ventidue,
sono nato il 29 dicembre”
“Allora
quasi ventitré” ribatté lei sorridendo.
“Si,
suppongo di si” disse lui grattandosi il mento.
In
quel momento i suoi occhi scuri s'incupirono leggermente e Freya si
chiese se fossero più simili di quanto pensasse, perciò non poté
impedirsi di chiedere “Non ti piace il tuo compleanno ?”
Cassian
non sapeva se aveva voglia di rispondere o meno, era una ragazza
dolce ed era stata capace di sollevargli l'umore in uno dei momenti
più brutti della sua vita, voleva aprirsi con lei, ma.. era confuso
ed iniziò a prendere tempo “È la seconda domanda ?”
“Si,
se vuoi che lo sia” disse lei aspettando pazientemente.
Lui
fissò il proprio boccale e strinse i denti pensando a cosa fare.
Era
combattuto come mai lo era stato in tutta la sua vita, forse proprio
perché non l'aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno al suo migliore
amico dato che c'era arrivato da solo.
Ma
era ora di affrontare i suoi demoni, così strinse le mani a pugno e
chiuse gli occhi.
Contò
fino a tre e riaprì tutto.
“No,
non mi piace per niente.. non mi piaceva nemmeno da piccolo, anche se
mi obbligavano a festeggiarlo”
“Ti
obbligavano i tuoi ?” chiese la ragazza quando sembrava che lui non
volesse dire altro.
“I
miei zii, sono loro che mi hanno cresciuto” disse scolandosi il
resto della bibita.
“Anche
per me è stato più o meno così..” disse lei disegnando
distrattamente dei simboli sul vetro freddo della burrobirra “Ho
sempre considerato mia zia come una madre, soprattutto perché mio
padre non sapeva come comportarsi con me e a volte mi parcheggiava a
casa loro per giorni”
Cassian
pensò di voler dare un calcio al padre di Freya, anche se il suo era
stato persino peggiore.. ma era curioso di saperne di più perciò le
chiese “E tua madre ?” ma doveva saperlo che quella domanda gli
si sarebbe rivolta contro.
Infatti
Freya rispose “Te lo dico se tu lo dici a me”
Lui
sorrise ammettendo a se stesso che stava fronteggiando una degna
avversaria, probabilmente la gente normale avrebbe chiacchierato di
qualcosa di banale al primo appuntamento, ma loro si erano conosciuti
in maniera anormale e della banalità non sapevano che farsene.
“È
morta partorendomi” disse lui stupendo se stesso per la facilità
con cui l'aveva detto, imponendosi di continuare, prima che il
coraggio gli venisse meno “E quello stronzo di mio padre, mi ha
mollato ai miei zii quando avevo sei anni, senza degnarsi di tornare
a prendermi”
“La
mia mi ha abbandonato quando ero ancora in fasce, non sapevo nemmeno
che faccia avesse fino a che non ho trovato una sua foto nell'album
di famiglia..” la voce le venne meno e si costrinse a finire di
bere la burrobirra per darsi la carica di continuare ed impedire alle
lacrime di tornare.
Cassian
le prese la mano, non perché provasse pena per lei, come spesso
avevano fatto gli altri a cui l'aveva raccontato, ma perché sapeva
esattamente cosa stesse provando e quanto fosse difficile per lei
parlarne.
“Quando
prima mi hai vista piangere.. è per lei che piangevo.. si è
presentata a casa di mia zia come se nulla fosse, durante una delle
cene in cui ci stanno tutte le mie amiche e le loro madri.. era
seduta con noi come se nulla fosse, ed ha avuto la faccia tosta di
chiedermi come stesse mio padre.. come se le importasse poi..”
disse lei, sfogandosi e non rendendosi conto di star piangendo.
Lui
le asciugò le lacrime con il pollice della mano libera e le chiese
“E tu cosa le hai detto ?”
La
castana scosse la testa e tirò su col naso “Niente, mi sono alzata
e me ne sono andata..”
“Hai
fatto bene, non si meritava una risposta.. se incontrassi mio padre
farei la stessa cosa” disse lui, prima di alzarsi ed andare verso
di lei per abbracciarla.
Freya
si alzò con lui e lo strinse forte, come quando da piccola aveva
stretto il suo orsetto in cerca di conforto, prima di sussurrargli
“Scusa, ho rovinato il nostro appuntamento”
“Non
hai rovinato nulla, preferisco aprirmi con te piuttosto che parlare
di banalità”
“Ti
va di andare da un'altra parte ?” disse pensando a come migliorare
quella serata.
“Certo,
dovunque tu voglia” rispose lui facendole strada verso la porta.
*
Aurora
si materializzò nello stesso punto in cui era scomparsa un'ora
prima, ma sarebbe stato troppo bello supporre che lui la stesse
aspettando proprio lì, per cui voltò lo sguardo nella piazzetta
desolata per poi puntarlo verso la palestra, e si smaterializzò dopo
aver constatato che non c'era nemmeno l'ombra di lui.
La
folta chioma della ragazza apparve davanti al palazzo di Brooklyn,
sulla Columbia Heights, dove abitava Markus, da cui si poteva vedere
l'East River e tutta Manhattan.
Senza
pensarci due volte Roe aprì il portone e salì al settimo piano, per
poi bussare e suonare incessantemente alla porta.
“Ho
capito, dannazione, un attimo!” esclamò l'uomo prima di spalancare
la porta, irritato.
La
ragazza rimase senza fiato nel vederlo a torso nudo con un solo
asciugamano legato in vita, segno inconfondibile che fosse appena
uscito dalla doccia, rimase con gli occhi incollati agli addominali
che ancora luccicavano d'acqua, finché lui non la chiamò.
“Aurora”
era rimasto così stupito nel vederla lì davanti, che si era
dimenticato tutto quello che stava pensando fino ad un secondo prima,
e l'unica cosa che era stato capace di fare era dire il suo nome.
Gli
occhi di lei si sollevarono per incastrarsi con i suoi e disse
titubante “Ciao.. posso.. posso entrare ?” mentre si mordeva il
labbro per cercare di nascondere l'imbarazzo che provava per averlo
fissato in quel modo da maniaca.
“Certo”
disse il moro spostandosi dall'uscio per farla passare.
Il
rumore della porta sbattuta ridestò entrambi dai propri pensieri ed
inevitabilmente iniziarono a parlare contemporaneamente.
“Senti
io..”
“Mi
dispiace per..”
Markus
sorrise e si tirò indietro le ciocche bagnate “Prima le signore”
“Mi
dispiace per essere scappata..” e con quella frase lui pensò
subito che l'avrebbe liquidato con un: è che non me lo aspettavo e
non sono pronta per stare con te.
Ma
invece lei lo stupì, come al solito “In realtà non è stata una
mia scelta, avevo una cena programmata alle otto e mi era stata data
una passa-porta per evitare di fare tardi”
“Chi
è così pazzo da fare una cosa del genere ?”
“Mia
madre e le sue amiche, che poi sono anche le madri delle mie amiche,
infatti c'erano anche loro e hanno ricevuto lo stesso 'regalo'.. ma
non è questo il punto” farfugliò lei parlando velocemente come al
solito.
Lui
aggrottò le sopracciglia scure e annuì “Ok...E, quale sarebbe ?”
Roe
deglutì più volte e gli si avvicinò, con il cuore che batteva a
duemila “Il punto è che.. vorrei baciarti ancora”
Markus
si aprì in un sorriso che gli fece brillare gli occhi e disse “Ogni
suo desiderio è un ordine, signorina Hamilton” prima di posare le
labbra sulle sue.
Quel
bacio fu molto più delicato del precedente, visto che quello era
stata una specie di dimostrazione impulsiva, mentre adesso entrambi
erano più sicuri di ciò che l'altro provava, anche se non l'avevano
ammesso propriamente.
Markus
le tenne il viso con la mano destra, lasciando che il pollice le
accarezzasse la guancia, mentre la sinistra s'incastrava tra i
capelli fluenti di lei.
Mentre
Aurora si strinse maggiormente a lui in un abbraccio, afferrandolo
per la vita.
“Sei
tutto bagnato, forse dovresti..”
“Non
adesso, Roe” la interruppe lui baciandola di nuovo, impossessandosi
di quelle labbra rosee e carnose che aveva sognato per così tanto
tempo.
E
lei si lasciò trasportare sia metaforicamente che fisicamente mentre
lo baciava, aggrappandosi a lui come se fosse la sua scialuppa di
salvataggio, accorgendosi di essere sdraiata su un letto solo quando
si staccò per riprendere fiato.
La
castana lo guardò sorpresa e il moro le accarezzò il viso,
sorridendole con dolcezza “Non dobbiamo fare niente, solo.. pensavo
che saremmo stati più comodi così”
Aurora
gli sorrise e gli afferrò il viso con entrambe le mani “Hai
pensato bene” disse prima di baciarlo nuovamente.
**
Natanaelle
aveva pensato a lungo su cosa escogitare per rovinare la vita della
sua nemica giurata, sapeva che doveva essere qualcosa di spettacolare
ma anche di astuto, perciò dopo varie idee aveva capito che un solo
'scherzo' non le sarebbe bastato per ottenere l'effetto desiderato,
no, lei aveva in mente molto altro..
La
sera del 10 dicembre Nelle si sistemò il colletto bianco della
camicia della divisa del Quake, non era la prima volta che la
indossava, ma quel giorno avrebbe fatto molto più che una piccola
comparsa, sarebbe stata la direttrice d'orchestra che osserva il suo
operato.
Avrebbe
gioito del proprio successo mentre si scatenava l'inferno.
Indossati
i panni di Hana -in veste da cameriera- raggiunse il lungo tavolo al
centro della saletta privata.
Hazel
Miller, presto Adams, era seduta al centro esatto della tavolata, con
indosso uno stretto e corto abito bianco panna ricamato a mano da una
delle più famose stiliste del mondo magico, si diceva che avesse
speso più di diecimila galeoni per confezionarlo ed altri e tanti
erano stati stimati per il vestito da sposa. Ma si sa che l'abito non
fa il monaco, quindi sebbene vestisse di bianco, tutti sapevano che
la rossa non era una santa, né tanto meno una vergine.
E
quella sera, durante la cena della prova del ricevimento, tutti si
sarebbero accorti di che razza di persona fosse in realtà, ed il
merito sarebbe stato tutto della giapponesina in fondo alla sala.
Il
suo piano stava funzionando alla grande, dato che Hazel si era
dimostrata la cavia perfetta per un simile scherzo, era stato
abbastanza facile portarla sulla via dell'ubriachezza, portandole da
bere dell'alcol una volta ogni dieci minuti, passandole sempre il
bicchiere più alcolico del vassoio.
E
adesso, era arrivato il momento del tocco finale, Hana si avvicinò
con l'ennesimo calice di champagne, ma a differenza degli altri vi
aveva aggiunto al suo interno una rara e difficile pozione, chiamata
veritas serum, che avrebbe rovinato definitivamente quella serata.
Elodie
Cartland, damigella d'onore della sposa, fu la prima vittima della
sua trappola, bastarono due semplici domande rivolte alla sua amica
che la bruciante verità saltò fuori.
D'altronde
si sa che le bugie hanno le gambe corte e alla domanda “Secondo te
questo vestito mi ingrassa ?”
Il
siero rispose “No, è che sei tu che sei grassa, lo sei sempre
stata, tesoro” e la rossa era talmente ubriaca da non accorgersi di
quanto ciò che aveva detto fosse stato villano e sconveniente.
“C-cosa
? M-m-ma avevi detto.. che”
“Merlino,
Elodie! Quando balbetti sembri più stupida del solito!” la insultò
nuovamente il siero.
Ma
questa volta la finta bionda non balbettò, anzi arrossì di rabbia
ed alzò la voce chiedendo: “È questo che pensi ?”
Hazel
rise ed annuì “Certo, chi mai potrebbe pensare diversamente ?”
Gli
occhi azzurri della bionda si offuscarono di lacrime trattenute, ma
riuscì a fare un'uscita dignitosa, alzandosi da tavola ed esclamando
“Bene, addio stronza!” prima di fuggire dal ristorante.
Le
altre damigelle seguirono con gli occhi l'uscita di scena della
Cartland e immediatamente chiesero contemporaneamente spiegazioni
alla sposa.
“Che
cosa è successo ?”
“Cosa
le hai detto ?”
“Sbaglio
o stava piangendo ?”
E
la rossa sospirò e disse “State zitte galline, non fate altro che
cianciare tutto il tempo, mi fate venire il mal di testa con le
vostre voci stridule!”
“Ma
che cosa stai dicendo Hazel ?” disse incredula Gretel Nixx
“Che
mi avete rotto le palle con i vostri continui tormenti, non fate che
starmi intorno come uno stormo di anatre, sempre lì a blaterare e
starnazzare, sono stufa marcia di voi!”
“Vaffanculo
ubriacona vacci da sola all'altare!” esclamò Nora Gwones alzandosi
da tavola imitata dalle altre due.
“Addio”
dissero in coro uscendo come aveva fatto Elodie.
È
così che cade una regina del male – pensò
Nelle, ma quello era solo il primo passo del suo grande piano..
Qualche
minuto più tardi avrebbe fatto in modo di farsi nominare sua
damigella d'onore ed avrebbe fatto imbucare anche le altre al
matrimonio, per godersi lo spettacolo del disastro del secolo.
*
Erano
le sette di sera e Mallory stava ancora in ufficio, inchiodata alla
scrivania per cercare di finire di tradurre quella missiva che doveva
inviare alla filiale francese, quando un rumore di tacchi avvolse
tutto il corridoio.
Mal
sollevò lo sguardo alla ricerca della squinzietta che voleva morire
male, perché solo una pazza si sarebbe avvicinata a lei in quel modo
e a quell'ora, quando aveva esternato a chiunque il suo mal di testa
e il suo bisogno di concentrazione.
Ma
quando i suoi occhi azzurro cielo videro l'ombra di un caschetto
color caramello tutto il suo malumore triplicò di colpo “Kristalia!
Che diamine ci fai qui ?” chiese -molto educatamente- alla sua
sorellina.
“Oh
beh passavo da queste parti” disse sedendosi davanti a lei prima di
mostrarle i sei pacchetti, provenienti da negozi differenti, che
aveva acquistato.
“Vedo..
cosa vuoi ?” disse arricciando le labbra per l'urto che le
provocava la venalità della sorella.
“Pensavo
di fare quattro chiacchiere in realtà.. visto che da quando hai
iniziato a lavorare e ti sei trasferita non abbiamo più avuto modo
di farlo”
Già
chissà mai perché ?
“D'accordo”
sospirò posando la pergamena alla sua destra “Di cosa vuoi parlare
?”
“Mmm”
disse Kris, fingendo di pensare ad un argomento “che ne dici di
raccontarmi che cosa state combinando tu e le tue amichette ?”
Mal
la guardò fingendo confusione e non rispose.
“Riproviamo,
so esattamente quello che state combinando, state cercando di
annullare il matrimonio di Hazel Miller”
“Ah
si ? Ne hai le prove ?” rispose la castana con un tono di voce
piatto.
“Questi
tuoi modi non incantano nessuno, Mal, comunque non sono qui per fare
l'avvocato del diavolo.”
E
a sentire questa frase la castana sollevò un sopracciglio, alquanto
scettica, dato che di solito la sorella non faceva che andare contro
di lei “Illuminami, allora..perché sei qui ?”
“Per
darti l'informazione che farà crollare questo matrimonio”
Mal
rimase sorpresa per qualche istante, poi smise di essere acida o
sarcastica e si mise comoda “Prego, sono tutt'orecchi”
Flashback
Kristalia
si era appena alzata dal privé della discoteca San Pedro -che di
santo aveva poco e niente- per andare al bagno, quando vide una
chioma rosso arancio fluttuare attraverso la tenda di seta rosa di un
altro privé.
Pensando
che si trattasse di una sua amica, Kris si avvicinò per salutarla,
ma quando spostò leggermente la tenda si accorse di aver toppato
alla grande, non solo quella non era la tonalità dei capelli di
Shirin, ma si trattava di due amanti che stavano amoreggiando
bellamente –e che per fortuna non si erano accorti di lei-.
Imbarazzata,
stava per fare dietro front, quando si accorse di conoscere entrambi
i ragazzi.
E
se avesse avuto ancora qualche dubbio.. esso venne sfatato quando
riconobbe il solitario alla mano sinistra della ragazza, quella era
Hazel Miller, ma il ragazzo che stava baciando non era assolutamente
il suo fidanzato, anzi si trattava di Colton Greymak.. il ragazzo per
cui la sua amica Talia aveva una cotta.. che era tra l'altro suo
coetaneo e quindi più piccolo di cinque anni rispetto alla Miller.
Kristalia
spalancò gli occhi e la bocca, prima di fuggire via.
“Ripensandoci
adesso avrei dovuto fare una foto.. ah beh fa niente. Bene io ho
finito.. ci vediamo quando ci vediamo” annunciò Kristalia
smateralizzandosi in un pop, aveva appena fatto l'esame e già si
divertiva a scomparire ad effetto, che bambina!
Rimasta
sola, Mal non si rimise al lavoro, ma anzi prese una piuma e una
pergamena nuova per scrivere un breve messaggio a Nelle.
Doveva
assolutamente riuscire a far infiltrare al matrimonio quel tizio,
solo così ce ne sarebbero state veramente delle belle.
Già
immaginava la scena come quella di una soap opera..
“Mal”
alla voce roca di Uriel, la ragazza sobbalzò, tornando nel mondo
reale, e sporcando un lato della pergamena con l'inchiostro fresco
“Che
stai facendo ?” continuò lui avvicinandosi.
“Merlino!
Possibile che entri sempre in modo così furtivo ?” esclamò lei
cercando di rimediare al pasticcio appena creato.
“Sei
tu che ti fai beccare a fare cose losche, fa vedere” ribatté lui
afferrando il foglietto, come se fosse perfettamente normale.
“No,
ridammelo! Impiccione” protestò lei, mettendo su il broncio.
Ma
lui non si curò minimamente di ciò che voleva lei, anzi lesse la
missiva e commentò “Uhuh” sollevando le sopracciglia “che cosa
state confabulando, voi ragazze ?”
“Niente
che ti debba interessare” ribatté immediatamente afferrando la
pergamena e inviandola tramite camino a Nelle.
“Oh,
invece scommetto tutto quello che vuoi che è molto interessante”
disse prima di mettersi comodo sulla scrivania della ragazza “Forza,
raccontami un po'..”
“Non
ci penso nemmeno!”
Lui
la squadrò con un cipiglio sollevato e l'ammonì “Mallory, devo
ricordarti che sono il tuo capo ?”
Lei
per tutta risposta incrociò le braccia al petto e si lamentò “Con
questa scusa pensi davvero di ottenere sempre tutto ?”
Per
tutta risposta Uriel ghignò e disse “Certo” poi diede un
colpetto al legno vuoto accanto a lui, e Mal accettò l'invito
a sedersi lì, prima di raccontargli tutto con un sospiro rassegnato.
Non
c'erano storie, con lui perdeva sempre, da sempre.
*
Callie era
seduta sullo sgabello di un bar fuori porta, e non era lì per caso o
per lavoro, era lì perché quello sembrava essere il luogo preferito
dall'Auror Wolfsoul.
Non era da lei
pedinare così sfacciatamente e insistentemente gli uomini, o per lo
meno non lo era più da quando aveva compiuto quindici anni e le
erano spuntate le tette, fatto sta che si ritrovava in quella bettola
-ed era anche troppo gentile chiamarla in quel modo- per
quell'assurda ossessione che le era presa nei confronti del bel moro
dagli occhi eterocromatici.
Ma la cosa che
veramente le stava facendo salire i nervi e tutta la rabbia repressa
che aveva in corpo era il fatto che Maven non l'avesse degnata
nemmeno di uno sguardo.
Insomma come
diamine è possibile ?
Sono l'unica
donna in questo posto dimenticato da Merlino!
In
realtà c'erano altre due donne, ma la rossa le aveva classificate
come pseudo-uomini data la loro bruttezza e grassezza, per non
parlare del fatto che una di loro avesse sicuramente superato la
sessantina, sebbene vestisse i panni di una trentenne.
Dopo aver
ingurgitato l'ennesimo bicchiere di un brandy non meglio identificato
si alzò, con molta poca grazia, e si avvicinò alla sua preda,
pensando: o la va o la spacca!
Si, non era
assolutamente il tipo di persona che rimaneva ferma ad aspettare
l'eccellenza dei neuroni maschili, anche perché avendo tre fratelli
era convinta che molti di loro non ne possedessero affatto.
Perciò si
sedette accanto a Maven e con la solita sfacciatamente attaccò
bottone “Ciao bel tenebroso, che ne dici di offrirmi qualcosa da
bere ?”
Lui non si
voltò verso di lei, ma sollevò gli occhi e l'indice verso il
barista, che immediatamente si prodigò per posare un altro
bicchiere, identico a quello che lui si stava portando alle labbra,
sul bancone.
Poi prese una
boccata dalla sigaretta e disse “Mi chiedevo quanto c'avresti messo
ad avvicinarti.. esattamente” voltò il polso per leggere l'ora
“ventitré minuti, da quello che sapevo di te.. mi sarei aspettato
che ti fossi seduta qui appena avessi varcato la porta”
C'erano poche
persone che avevano lasciato stupita Calliope Keyworth, e Maven poté
dire di essere sicuramente entrato in quella lista ristretta.
“A quanto
pare siamo entrambi diversi da quello che ci aspettavamo” disse lei
cercando di mantenere il tono sicuro e noncurante nella voce.
Lui fece un
piccolo ghigno e disse “Spero che non sia un problema, per i tuoi
scopi”
“Non c'è
bisogno di parlare, per i miei scopi” ribatté immediatamente lei.
A quel punto
lui si voltò verso di lei.
Si portò la
sigaretta alla bocca e nel tempo di un respiro i loro occhi, il
nocciola e l'azzurro, s'incontrarono e si scrutarono attentamente,
mentre entrambi cercarono di non lasciar trapelare l'eccitazione e il
desiderio che provavano l'uno per l'altra.
“Dimmi quali
sono le regole” la sua non era una richiesta, era più un ordine,
non aveva posto nessuna domanda e quindi non potevano esserci
ripensamenti, ma con la rossa non ci sarebbero comunque stati.
Callie si alzò
e gli sussurrò all'orecchio “Niente coccole e non rimanere a
dormire” prima di uscire lentamente dal locale, sculettando
ampiamente consapevole di avere i suoi occhi puntati addosso -e non
solo i suoi-, per poi smaterializzarsi davanti al suo appartamento,
consapevole che dopo qualche istante sarebbe stata raggiunta dal
castano.
E così fu.
Non ebbe
nemmeno il tempo di girare la chiave per aprire la porta che il
rumore di una materializzazione la fece voltare verso la sua
sinistra.
I due si
guardarono e con un passo lui l'avvolse tra le braccia, mentre le sue
labbra s'impossessavano di quelle di lei, segnando il loro passaggio
con una passione ed irruenza possente.
Che la notte
di fuoco abbia inizio.
*
Quella serata
era stata a dir poco fantastica, Edmund l'aveva invitato a cena a
casa sua, cosicché non dovesse lasciare la piccola Pad a casa con la
baby-sitter, ed era andato tutto a gonfie vele, anche meglio di
quanto si aspettasse, dato che a differenza del precedente
appuntamento avevano parlato tutto il tempo, facendo sì che entrambi
venissero a conoscenza della passione che l'altro nutriva per la saga
fantasy de 'il signore degli anelli'.
E quello era il
motivo per cui in quel momento Thomas si ritrovava a quattro zampe
sul tappeto, mentre era alla ricerca del famigerato dvd.
“Andiamo, non
può essere Legolas il tuo personaggio preferito! È troppo scontato”
disse Thomas, mentre scartabellava tutte le copertine dei migliori
film d'azione.
“Come sarebbe
a dire ? Sarà scontato Frodo, visto che è il protagonista sfigato”
ribatté Ed alla sua destra, mentre controllava la parte dello
scaffale in alto.
“Anche, ma lo
è anche l'elfo perfetto, dai ammettilo che ti piace solo perché
l'attore è bello”
“Cosa ? E
adesso cosa c'entra ? Dovrei forse preferire Gimli solo perché è un
nano brutto, grasso e barbuto ?”
“Ehi, che
diamine ti ha fatto Gimli ?!” borbottò Tom smettendo di cercare
per un attimo il dvd per alzare lo sguardo verso di lei.
“Avanti,
dimmi un po' qual è il tuo preferito ? Scommetto che è Gandalf”
ribatté la mora incrociando le braccia al petto e sollevando il
mento all'insù.
Lui sentendosi
offeso mise su un broncio e borbottò “Quasi quasi non te lo dico
più..”
“Avanti,
Thomas, non fare il bambino..” lo ammonì lei, continuando a
cercare.
Il ragazzo
sospirò, incapace di non dargliela vinta e disse “Bene, è
Aragorn”
“E ti pareva
che non sceglievi l'eroe” disse lei, accorgendosi troppo tardi di
aver detto ad alta voce quel pensiero.
“In questo
film sono un po' tutti eroi” ribatté lui storcendo il naso per il
tono che aveva usato lei.
“Beh Pipino
no.. e poi Gran Passo è il più eroe di tutti”
Thomas rise e
commentò “Questa frase non si può sentire, e meno male che facevi
la scrittrice”
Ed si girò di
scatto, in un movimento che le avrebbe regalato una parte in un film
horror, e lo fulminò con lo sguardo, prima di tornare alla ricerca.
Un secondo più
tardi gridò “Ah.. ah! Trovato !”
“Davvero ?
Grande!” esclamò lui, sorridendo come un bambino davanti ad un
regalo di Natale.
“E non
pensare che te la caverai con quella frase” lo minacciò Ed
andandosi a sedere sul divano, impedendogli di fare lo stesso,
fermandolo con un piede puntato sul petto.
Thomas tirò fuori la sua
migliore faccia da cucciolo e chiese “Che cosa devo fare mia
padrona ?”
Gli occhi di Ed
luccicarono di divertimento e si tamburellò sul mento fingendo di
pensarci su “Mmm.. ecco potresti preparare dei buonissimi popcorn
dolci al cioccolato”
“Corro!” esclamò il
moro, mettendosi all'opera, non sapendo di avere gli occhi della
ragazza puntati sul suo di dietro e la sua risata come colonna
sonora.
**
--Angolo
Autrice--
Mi
scuso immensamente per l'enorme ritardo!
Devo
dire a mia discolpa che ho avuto delle settimane frenetiche,
tra
compleanni dei parenti e problemi vari non ho avuto modo di scrivere.
Tra
l'altro questo doveva essere il capitolo del matrimonio ma sarebbe
diventato lunghissimo così ho deciso di tagliarlo.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto e se così non fosse ditemelo pure,
sono
sempre aperta a critiche costruttive.
Alla
prossima,
Baci
Gin
p.s.
Il gioco delle sette domande, è preso da Cinderella Story, lei lo
chiama
'il
gioco delle venti domande' ma lui gliene concede dieci.
Ma
dato che il 7 è il numero sacro magico ho pensato che calzasse di
più.
p.p.s.
Ho bisogno di sapere una cosa: siete suscettibili alle scene un
po' più hard ? Perché finora mi sono contenuta ma Callie non si
trattiene affatto, quindi ditemi voi cosa preferite.
|
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Capitolo 9 *** The perfect wedding ? ***
1
§
°JUST LIKE US° §
-The
perfect wedding ?-
Chiunque
avrebbe definito l'idea di Nelle, di farsi nominare damigella d'onore
della propria nemica, come una follia o avrebbe affibbiato
l'aggettivo 'fuori di testa' alla suddetta ragazza, ma questo sarebbe
stato giusto se la bionda si fosse impegnata per la riuscita di un
bellissimo matrimonio.. ma dato che quello che lei aveva in mente era
l'esatto opposto, le sue amiche si congratularono per la sua idea
geniale.
D'altronde
che gusto c'era nel rovinare qualcuno se non lo si poteva vedere con
i propri occhi ?
*
Aurora
si voltò -per l'ennesima volta- verso il ragazzo che la stava
trattenendo per un braccio, possibile che fosse dannatamente
difficile far capire ad un testone come lui un concetto così
semplice ?
Lei
era invitata al matrimonio, lui no.
Perché
doveva sempre cercare il pretesto per litigare ?
Non
poteva accettare le sue decisioni come le persone normali ?
No,
a quanto pare no.. ogni cosa doveva essere una questione di stato..
anche un dannatissimo vestito color Tiffany che a detta sua era
'troppo scollato'
“Come
sarebbe che non posso venire con te ?” fu per l'appunto la domanda
che gli pose Markus.
Roe,
stufa di quel teatrino che andava avanti da almeno mezz'ora, sbuffò
e disse “Sarebbe esattamente quello che ho detto”
“Perché
? Non puoi andare vestita così da sola”
La
mora, esasperata alzò gli occhi al cielo e sbottò “Perché non
posso essere la persona che devo essere davanti ai tuoi occhi”
Lui
aggrottò, incuriosito, le sopracciglia scure “Cosa intendi dire ?”
E
si sa, che la verità la si può nascondere fino ad un certo punto,
ma dopo che uno insiste in continuazione, inevitabilmente essa
finisce con l'uscire fuori.
Ed
infatti Roe iniziò uno dei suoi famosi monologhi “Questo non è un
matrimonio come gli altri.. io non sono una vera damigella..
indosserò una maschera sia esteriormente che caratterialmente.. e
non ti piacerà la persona che diventerò..perciò oggi mi farai il
favore di rimanere a casa tua o di andare in palestra.. ma non venire
assolutamente!”
Markus
rimase interdetto ed a bocca aperta a tali parole, ma non ebbe
neanche il tempo materiale per elaborarle, che la ragazza continuò
“E adesso, scusami ma sono veramente in ritardo.. ci vediamo
stasera, ciao” e, con un veloce bacio a stampo, si volatilizzò in
un lampo.
Rimasto
solo, il ragazzo dai capelli neri, fissò ancora il punto in cui la
sua ragazza era scomparsa, ed alla sua scia rispose “Ciao” prima
di voltarsi ed andare a fare una doccia per sbollire e rimuginare
sulle informazioni che lei gli aveva rivelato.
Possibile
che ci fosse una parte di lei di cui non era a conoscenza ?
Sarebbe
rimasto davvero così scioccato come aveva preannunciato lei ?
Markus
non lo sapeva.
Sapeva
solo che avrebbe voluto sapere tutto sulla ragazza di cui era
innamorato.
*
Sebbene
Callie fosse stata indicata da molti come il 'prototipo della
ragazzaccia', aveva una passione segreta ed incontrollabile che la
faceva diventare esagitata fino a raggiungere livelli mai visti
prima, ed anche esagerata -a detta delle sue amiche- per le serie tv.
Perciò
non appena era venuta a conoscenza della confessione di Kristalia,
aveva deciso di mettere in atto una specie di gioco di ruolo.
E
quale miglior modo c'era, per assicurarsi che
Colton
Greymak ricevesse l'invito al matrimonio, dell'impersonare la
postina che usavano tanto i babbani ?
Perciò
eccola lì, con tanto di gonnellina blue navy e camicetta bianco
perla, a suonare alla porta della casetta col porticato marrone
chiaro.
Fortuna
volle che proprio il destinatario di quel piccolo show si presentasse
lì davanti, a discapito delle malelingue -Mal e Roe- che le avevano
assicurato che avrebbe aperto la porta la madre del ragazzo.
Callie
subito s'immedesimò nell'educata postina televisiva e finse di
leggere il nome sulla lettera prima di chiedere “È lei il signor..
Colton Greymak ?”
Il
ragazzo la guardò, confuso ed incuriosito -dato che essendo un mago
non conosceva l'esistenza dei porta lettere- prima di annuire, mentre
faceva scorrere lo sguardo sulle gambe scoperte della rossa, finendo
per assumere una faccia da ebete.
“Ho
una lettera per lei” continuò Callie porgendo la missiva
sopracitata al moro, il quale la prese come un automa.
Colton
abbassò lo sguardo verso quella busta e la osservò confuso,
chiedendosi come mai una ragazza avesse preso la sua posta..
possibile che quella fosse una sua ammiratrice che cercava di
dichiararsi ?
Beh
il solo modo per saperlo era aprire la busta misteriosa.
Hazel
Rose Miller
&
Kyle
Adams
Hanno
il piacere di invitarLa alla celebrazione
delle
loro nozze.
Che
si svolgerà
il
12 dicembre
alle
ore 11.00
presso
la chiesa di Saint Mary
delle
Highlands
e
a festeggiare il rinfresco
presso
il ristorante 'I giardini di Venere'
La
sua Hazel stava per sposarsi ?
Bisognava
assolutamente fare qualcosa.. qualcosa di assolutamente folle, ma se
lei l'aveva invitato c'era sicuramente una possibilità che potesse
scegliere di mollare l'altro all'altare e fuggire con lui.
Si,
sarebbe andato lì ed avrebbe rovinato tutto.
Callie,
aveva spesso deciso di non utilizzare la capacità 'speciale', che
suo padre le aveva insegnato a soli sei anni, ma in quel momento non
si fece scrupoli ed ascoltò i pensieri di quel ragazzo,
congratulandosi con se stessa per la propria performance: si,
dovevo proprio fare l'attrice.. sono stata magnifica!
*
La
chiesa di Saint Mary probabilmente non era mai stata così bella e
sfarzosa come quel giorno, all'ingresso di ogni panca erano posti dei
bouquet di rose bianche ed azzurre, con tanto di festone color
Tiffany a legarli l'uno con l'altro.
Il
pavimento di marmo bianco era stato ornato da un tappeto, stretto e
lungo fino all'altare, di color Tiffany; mentre i candelabri
d'argento, decorati con i piattini da sotto candela azzurri e foglie
d'argento, inondavano di luce il posto.
Mentre
gli invitati iniziarono a prendere posto ed ad osservare la
maestosità della stanza, la sposa e le sue nuove damigelle stavano
si stavano finendo di preparare nella saletta accanto.
“Cosa
hai deciso di fare ?” sussurrò Aurora all'orecchio di Mal, mentre
Nelle teneva occupata la sposa.
La
ragazza con la parrucca biondo platino si girò e guardò l'altra con
uno sguardo confuso.
“Tesoro,
questa è la tua vendetta, siamo qui per te.. se adesso mi dirai che
te lo vuoi riprendere, anche se alle altre hai detto che non lo ami
più, io ti aiuterò!”
Mallory
si prese un attimo per pensare e per capire cosa il suo cuore volesse
davvero, chiuse gli occhi e contò fino a cinque, prima di sospirare
e vuotare il sacco “Non mentivo quando ho detto che non lo amavo
più.. certo mi ferisce vederlo accanto a lei, ma.. forse.. non più
come prima”
Roe
iniziò a sistemare i capelli dell'altra e le rispose “Bene, questo
vuole dire che dopotutto lui non era l'amore della tua vita.. e che
forse presto troverai quello giusto”
“Oh
andiamo, non era Ed la romanticona del gruppo ?!” disse Mal con un
tono lamentoso, che le fece meritare una tirata di capelli dall'altra
“Anch'io so essere romantica!”
“Si,
come no..ma se sei una pentola di fagioli”
“Dillo
chiaro e tondo Starmounth vuoi la guerra ?”
Ma
la castana non ebbe modo di replicare perché una Callie infervorata
le interruppe improvvisamente con i suoi soliti modi dolci e gentili
“Ehi! Silenzio voi due o farete andare tutto a puttane!”
A
quel punto si unì al gruppo anche Nelle, che aveva lasciato la sposa
alla madre “Allora ragazze è tutto pronto, le ho messo un bruco
tra i capelli e le ho strappato ad arte un pezzo sul sedere così
appena camminerà tutti le vedranno le mutande” e Freya, che aveva
appena terminato di mettere la polvere pruriginosa sul secondo
vestito da sposa, quello che avrebbe indossato al ricevimento.
“È
quasi l'ora.. siete pronte ?” chiese la madre della sposa arrivando
alle spalle di Callie.
“Ma
certo signora è tutto come dovrebbe essere” rispose Ed.
Freya
fu la prima a sfilare e subito dopo di lei toccò a Mal, non appena
arrivò in traiettoria dell'altare osservò lo sposo, col suo smoking
bianco e la cravatta azzurra, e non poté fare a meno di pensare che
in un'altra vita quello sarebbe potuto essere il Suo giorno, e lui
avrebbe potuto aspettare proprio lei.
Ma
più lo guardava e più sentiva di non provare alcun sentimento verso
di lui, si, era ancora oggettivamente molto bello, con quel capello
spettinato ad arte e gli occhi scuri da bel tenebroso, ma si ritrovò
a pensare di preferire degli occhi chiari e furbi a quelli oscuri e
vuoti dello sposo.
E
con il cuore più leggero prese posto alla destra della sposa ed
attese che il divertimento continuasse.
*
Gli
sposi erano l'uno accanto all'altro, il sacerdote stava blaterando
chissà quale sermone o predica ed a Natanaelle non ne poteva fregare
di meno, la sua testa era vuota come un palloncino e il suo cuore
stava ballando la salsa con le farfalle nel suo stomaco, mentre il
suo sguardo era fisso su uno dei testimoni dello sposo.
Frederik
Shafiq
Il
ragazzo che le aveva rovinato l'esistenza
Il
rosso della malora che aveva inasprito il suo cuore
Il
ragazzo che nonostante tutto amava ancora
D'altronde
come poteva non farlo ?
Il
suo sorriso le faceva ancora venire il latte alle ginocchia, talmente
era devastante,
Quasi
tremava all'idea di ricevere un suo sguardo..
Nulla
l'avrebbe fermata dall'osservarlo e dal bersi ogni istante di quella
visione..
Tranne
la gomitata di Callie, dritta dritta fra le coste, che le disse di
girarsi verso Colton, il ragazzo che stava in piedi tra i pubblico e
si stava per umiliare davanti a cinquecento persone.
Il
ragazzo si era alzato non appena il prete aveva annunciato la famosa
frase “Se qualcuno ha qualche motivo per cui questo matrimonio non
si debba fare, parli ora o taccia per sempre” ed ovviamente tutti
si erano voltati a guardarlo, non appena aveva chiamato la sposa:
“Hazel!
“IO
ti Amo, da quando ho saputo del matrimonio non sono riuscito più a
dormire e non posso lasciare che tu faccia questo errore, non
sposarlo, scegli me, ama me!”
La
rossa pel di carota l'aveva osservato dall'alto in basso, guardandolo
come aveva sempre fatto con tutti ad Ilvermorny e senza dire una
parola si era rigirata verso il prete, facendo capire a tutti un
semplice messaggio “Quello sfigato per me non esiste”, e la
funzione continuò.
Calliope
a quella vista, sbuffò fumo dal naso, quel moccioso non sapeva
nemmeno fare un discorso degno di tale nome, era tanto difficile
minacciare qualcuno ? Inserire il dubbio nello sposo con delle
semplici frasi tipo: 'sai che staremo bene insieme, come lo siamo
stati fino ad ora'
Che
cavolo! Avrebbe dovuto farla lei la sua parte, allora sì che
avrebbero vinto a tavolino!
Stupidi
maschi idioti!
E
così il matrimonio si era concluso diversamente da come avevano
pianificato, ma il ricevimento non sarebbe stato affatto così.. loro
avrebbero vinto.
*
“I
Giardini di Venere” era un ristorante davvero perfetto per
celebrare il ricevimento di un matrimonio.
Partendo
dal fatto che la location in se per se era enormemente grande,
spaziosa ed immersa nel verde, con delle pittoresche decorazioni di
fontane, colonne e statue greche.
La
'sala' che avevano scelto gli Adams era chiamata la 'sala di Apollo'
e i due piccioncini sedevano in un tavolo al centro della sala sotto
un gazebo di legno bianco.
Ma
ovviamente le nostre care damigelle avevano messo il loro tocco
fatato alla struttura, perciò al posto delle farfalle che avrebbero
dovuto ornare il gazebo vi erano dei ragni, che penzolavano da una
parte all'altra delle travi.
“Mal
smettila di ridere, sembri una pazza invasata!” disse Freya dando
un colpetto all'amica.
L'altra
col viso rosso e gli occhi lucidi per le troppe risate, riuscì a
stento a risponderle: “Mi spiace è che sto godendo da morire!”
“Per
quale parte esattamente ?” chiese Roe, sbucando dal nulla con una
tartina al caviale in mano.
“Io
ho appena visto Fred ingurgitare tutta la confezione dei confetti
slinguazzati da Callie, e posso dire di non essere mai stata così
fiera di lei, come adesso! ” disse Nelle osservando il suo ex.
“A
proposito dove si è cacciata ?”chiese Ed Marie
“Ahahah
per me tra tutto vincono i ragni sulla testa degli sposi” rispose
Mal
“Eccomi..
sono andata a mettere la pulce nell'orecchio al nostro nuovo
complice”
“Spero
non sia una vera pulce”
“Nah..
che vai a pensare” “Non sono mica così cattiva..”
Le
altre la guardarono sollevando contemporaneamente le sopracciglia,
lanciandole uno sguardo che diceva più di molte parole.
“Ok,
beh non sempre” ammise la rossa incrociando le braccia al petto.
“Comunque
chi sarebbe questo complice ?” chiese Freya rubando la tartina di
Roe, che ovviamente la guardò malissimo.
“Lo
scoprirete più avanti, adesso godiamoci lo show”
Come
da progetto, uno stormo di gufi volò all'interno della sala,
trasportando dei cestini a tema tra gli invitati, ma come sorpresa
essi non si videro cospargere il capo dai petali di rose, bensì da
delle locuste e degli scarafaggi.
E
lì, non appena i primi se ne accorsero, fu il panico.
*
Dereck
Ashton
Dereck
ancora non riusciva a credere di averla fatta franca, si era
infiltrato alla perfezione nella cerchia dei vecchi amici di Adams,
riuscendo anche a farsi nominare 'testimone' dello sposo, sebbene in
realtà lui non l'avesse mai stimato come persona ed anzi -all'epoca
di Ilvermorny- l'avesse molte volte invidiato, ma ovviamente il caro
citrullo non ne era mai venuto a conoscenza.
E
così finalmente era riuscito nel suo intento, era riuscito a
vendicarla.
A
vendicare l'unica donna che avesse mai amato.
La
ragazza che aveva conquistato il suo cuore tanti anni prima, senza
mai venirne a conoscenza, le era bastato uno sguardo al momento
giusto e quattro parole messe in croce che l'avevano salvato quando
nessun altro era riuscito a farlo.
Ed
ora era lì, vestito come un pinguino, a bere dello champagne ed a
ridere sotto i baffi per lo scherzo che le sei finte damigelle
avevano architettato agli sposi.
Ormai
sapeva tutto, avendo beccato Callie Keyworth a mescolare strani
intrugli nel ponce, si era fatto raccontare ogni cosa, e sorprendendo
la rossa si era proposto come kamicaze per il colpo finale.
Lanciò
un ultimo sguardo alla ragazza dai finti capelli dorati, consapevole
del fatto che sotto quella maschera ci fosse la sua amata Mallory, ed
inevitabilmente ricordò il loro unico ed ultimo momento insieme,
ricordò il sapore delle sue labbra, così morbide e passionali, che
accettavano ogni suo bacio ed ogni sua carezza.
Si
morse le labbra al solo ricordo di quell'unica notte, di cui
custodiva gelosamente tutti i ricordi, di cui lei invece
probabilmente non ricordava nulla.
Prese
un respiro profondo.
Scolò
tutto lo spumante che era rimasto nel calice.
Ed
entrò in azione.
*
“Callie
ma che stai dicendo, come sarebbe a dire che gli hai spifferato tutto
?!” esclamò Ed Marie sconvolta dalla rivelazione della rossa.
“Sei
forse impazzita, cugina ?” rimbeccò la dose Freya, afferrando la
cara consanguinea per un orecchio “Se ci fai saltare la copertura
ti uccido!”
“Tranquille
è uno fidato” disse la rossa sorridendo tranquillamente.
Mallory
sospirò rassegnata, quando Calliope ne combinava una delle sue
niente e nessuno le avrebbe fatto capire di aver appena combinato un
disastro, lei era purtroppo testarda come un mulo e per questo era
sempre super convinta di aver fatto la scelta giusta, anche se in
realtà finiva quasi sempre per aggiungere il peso da 90 ad una
situazione già critica di per sé.
“Qualcosa
mi dice che stiamo nella merda..”
In
quel esatto momento la torta, a quattro piani color azzurro Tiffany e
bianco perla, esplose in una miriade di pezzettini, finendo addosso a
chiunque.
“No,
siamo nella panna” rise Roe assaggiando un pezzo di panna volato
sulla guancia di Freya.
“L'ho
detto che era fidato” rise compiaciuta Calliope mentre si leccava
le dita di pan di spagna.
Mentre
Mal era intenta ad osservare il panico diffuso da quell'ultimo
scherzo, disse “E chi sarebbe mai ?”
“Uno
che è innamorato di te dai tempi della scuola, tesoro”
**
--Angolo
Autrice--
Mi
scuso immensamente per l'enorme ritardo!
Vi
devo delle spiegazioni, perciò eccomi qui a chiedervi perdono:
Quando
avevo postato da poco il precedente capitolo ho iniziato a lavorare e
la voglia e il tempo di scrivere si sono esauriti.
Poi
con l'arrivo dell'estate e la mia partenza non ho più avuto accesso
ad internet,
per
cui ho potuto scrivere e terminare questo capitolo ma non postarlo.
Detto
ciò, spero di non sparire più per così tanto tempo
e
che il capitolo vi sia piaciuto.
-se
così non fosse ditemelo pure, che
sono
sempre aperta a critiche costruttive-
Alla
prossima,
Baci
Gin
|
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Capitolo 10 *** Tiquana ***
9
§
°JUST LIKE US° §
-Tiquana-
La
gioia per aver creato quel casino immane stava piano piano scemando,
e mentre Mallory continuava a cercare con lo sguardo il misterioso
aiutante, Roe ricevette un messaggio inaspettato da un ricordo
lontano.
Da
Reinaldo:
Hola
Lola, ho trovato la persona che stavi cercando
Chiamami
appena puoi
La
ragazza dai capelli castani sbiancò all'istante nel leggere quella
missiva, i battiti del suo cuore accelerarono sempre di più,
ovattando tutti gli altri suoi sensi, per farsi sentire rispetto a
tutto il resto.
Il
respiro le si bloccò e dovette appoggiarsi ad un muro per evitare di
crollare per terra, dato che anche le gambe avevano smesso di
rispondere ai suoi comandi.
Non
riuscì a dire una parola, né a lanciare uno sguardo ad altro che
non fosse il proprio telefono.
Solo
un sospiro sfiatato le uscì dalle labbra.
Iniziò
inconsciamente a tremare per l'incredulità della notizia.
Non
è possibile
Non
è possibile
Continuava
a ripetersi mentalmente.
Dopo
anni passati a cercarlo per vie ufficiali e non, finalmente l'aveva
trovato.
Ma
era lui ?
Lo
era davvero ?
Si
sedette sulla prima sedia che trovò e con le mani tremanti fece il
numero del suo informatore, premette il tasto di chiamata ed attese
con l'apparecchio poggiato sull'orecchio.
I
secondi passavano, assieme agli squilli del telefono, e l'ansia la
faceva da padrona nel corpo di Aurora, tanto che i battiti frenetici
del cuore andavano in simbiosi con i ticchettii della scarpa destra
della ragazza, che non faceva che salire e scendere convulsamente sul
pavimento.
“Hola
Bonita” rispose una voce profonda e latina dal telefono.
La
ragazza sospirò e rispose “Hola Rey.. ho appena letto il tuo
messaggio.. è.. è vero ?”
“Si,
Lola.. l'ho visto con i miei occhi”
“Sei
sicuro che sia lui ?”
“Vienes
a veerlo con tus ojos, si no me crees”
Roe
spalancò la bocca e senza pensarci due volte rispose “Parto oggi
stesso”
“Ti
aspetterò al nostro posto, Bonita”
“Ti
mando un messaggio appena prendo la passaporta”
Anche
se la conversazione era terminata qualche istante prima, Roe teneva
ancora lo sguardo fisso sul telefono.
“Oh
Merlino, lo sto per fare davvero ?” si chiese in un sussurro
impercettibile.
“Che
cosa stai per fare ?” le chiese Mallory, facendo distrarre l'amica
dall'apparecchio per focalizzarsi su di lei.
“L'ho
detto ad alta voce ?” chiese leggermente confusa.
Mal
accennò ad un sorriso ed annuì per poi ripetere la domanda.
“Parto”
rispose Roe, solamente una parola, non riusciva a dire di più.
“E
dove vai ?” chiese l'altra sempre con un sorriso, forse credendo
che l'amica stesse dando i numeri.
D'altronde
era davvero strano che Aurora, Miss 'pentola di fagioli ambulante',
non le raccontasse tutto subito o non iniziasse uno dei suoi soliti
monologhi, ma anzi dovesse lei tirarle le parole fuori di bocca.
“A
Tiquana”
Il
sorriso di Mal si spense non appena Roe nominò quel luogo, e le sue
sopracciglia s'incurvarono confuse prima di chiedere “Perché
proprio lì ?”
Aurora
sapeva quello che l'altra voleva intendere con quella frase..
Perché
proprio adesso devi ricordarmi il dolore che mi porto nel cuore ?
Ma
Mal non era l'unica che soffriva perennemente, e sebbene per la
ragazza dagli occhi color del cielo non ci fosse speranza di una pace
futura, forse per lei quella possibilità si stava per realizzare.
“Mi
ha scritto Reinaldo” e già con quella frase si era assicurata la
totale attenzione dell'amica, non che fosse strano che i due si
sentissero ancora, dato che avevano deciso di rimanere amici, ma era
decisamente strano che lei decidesse di mollare tutto per correre dal
suo ex.
“E
cosa voleva ?” chiese guardinga Mal.
“Ha
detto che ha visto..ha visto..mio padre” rispose Roe,
sussurrando l'ultima parola come se ancora non ci credesse nemmeno
lei.
Mal
spalancò immediatamente occhi e bocca, come un dannato pesce
senz'acqua, prima di comprendere appieno cosa quello potesse
significare per la sua amica e gettare le braccia intorno a Roe.
“Vengo
anch'io” le sussurrò tra i capelli
“No
Mal, non posso permetterti di tornare là” le sussurrò di rimando
la mora.
Ma
l'altra scosse la testa e, continuando a tenerla stretta tra le
braccia, disse “Non me ne frega niente, non ti lascerò sola”
“Lo
dirai anche alle ragazze ?” chiese la mora con una voce talmente
piccola e sottile da non sembrare nemmeno la sua.
“Certo”
sussurrò Mal, lasciandola andare dopo un'ultima stretta, per andare
a preparare il tutto per quel viaggio improvviso.
E
così si erano ritrovate ad aggrapparsi alla passaporta per Tiquana,
come ai vecchi tempi..
Flashback
Appena
arrivate in Messico al gruppetto di amiche sembrò di essere
approdate in un altro universo, l'aria per cominciare non era
respirabile e fresca come quella a cui erano abituate, il caldo la
rendeva quasi tossica, per quanto opprimesse i polmoni , molto più
di quanto lo potesse essere lo smog di Times Square all'ora di punta.
Le
case poi erano basse e trasandate, simili a delle catapecchie
stregate, e la gente era quasi inesistente o seduta immobile davanti
al bar.
Probabilmente
erano capitate nell'ora della siesta.
Dopo
essersi sistemate nella casa -sempre che così la si potesse
definire- le ragazze andarono in giro ad ispezionare la zona, e chi
mai poteva offrirsi di trovare i locali notturni ? Ovviamente una
certa rossa tutto pepe, con l'aiuto di Nelle, che si era auto imposta
di divertirsi e lasciarsi alle spalle quell'idiota di Frederick.
Mentre
Ed Marie e Freya andarono a far rifornimento di cibo, Mal e Roe si
diressero verso i confini della città, ovvero dove si trovava il
lunapark che avevano visto sulle fotografie dei depliant.
E
fu proprio lì che Reinaldo fece la sua comparsa, come un cavaliere
col cavallo bianco che appare nel momento del bisogno, con la
soluzione a tutti i tuoi problemi.
Ed
era così che era cominciata la loro storia, lui le aveva aiutate
facendo il Cicerone della situazione e poi le aveva portate a spasso
per la città.
Al
ripensare a tutto questo Mal non poté evitare di rivedere anche
tutto quello che successe durante quella maledetta sera..
Tutt'e
sei si erano fatte belle per la serata che le attendeva nel
famosissimo club della zona, Callie aveva così tanto insistito che
le altre non erano riuscite a dirle di no.
Peccato
che a volte l'alcol fa fare cose stupide, e lei c'era cascata con
tutte le scarpe..
“Direi
di iniziare la serata facendo un brindisi” disse la rossa
afferrando il bicchierino di whisky e sollevandolo in aria “Alle
brave ragazze” continuò lanciando un'occhiata a Ed ,“Agli amori
perduti” disse guardando Nelle, “Ai cretini che inventano regole
idiote” aggiunse osservando rapidamente Mal, per poi spostarsi
verso Roe“Alle nuove conquiste” e poi mise un braccio attorno
alle spalle di Freya dicendo: “E alla spensieratezza!”
Tutte
bevvero in contemporanea e quello fu il primo di mille giri d'alcol.
Tutto
il resto fu per Mal un enorme punto interrogativo, tutto ciò che
sapeva era che quella sera era andata a letto con uno che non era il
ragazzo che amava, e di lui sapeva solamente il colore degli occhi.
E
le conseguenze di quel gesto la perseguitavano ancora ogni notte.
Presente
Una
volta che le ragazze atterrarono, su una piazzola desolata, il
presente ed il motivo per il quale si trovavano lì presero il posto
dei ricordi.
Erano
in missione e anche questa volta avrebbero combattuto come un fronte
unito.
“Hey
Roe, ma glielo hai detto a Mark che partivi per il Messico ?”
La
domanda di Ed Marie squarciò la tensione con cui tutte avevano
affollato i loro pensieri, lasciando Roe per prima di stucco.
“Ehm
non credo che ne abbia avuto il tempo, o mi sbaglio ?” rispose
Mallory al suo posto, lanciandole un'occhiata obliqua.
La
castana corrugò la fronte e mormorò “No, non sbagli”
“Perché
avrebbe dovuto, scusate ? Non sono mica affari suoi” ribatté
Calliope.
“Forse
perché oltre ad essere il suo coreografo è anche il suo ragazzo
adesso ?” ovviò Nelle, meritandosi un'alzata d'occhi da parte
della rossa, che per l'appunto borbottò “Dettagli!” agitando la
mano destra in aria, come a voler scacciare una mosca insignificante
e fastidiosa, d'altronde per lei le relazioni a lungo termine erano
esattamente questo.
“Silenzio
voi due.. siamo arrivate” le rimbeccò Freya.
Reinaldo,
vestito di tutto punto con l'abito bianco da giorno, era appoggiato
al cancello d'entrata del museo messicano, e non appena vide la sua
ex amata sorrise ed aprì le braccia verso di lei.
Aurora
ovviamente non si fece attendere e volò in quell'abbraccio, che
tutto sembrava meno che amichevole, cosa che Callie non mancò di far
notare alle altre.
Beccandosi
un “Sei sempre la solita maliziosa” dalla cara Edmund.
*
E
mentre i due ex iniziavano una conversazione fitta fitta, Natanaelle
e Mallory si lanciarono uno sguardo d'intesa.
“Noi
dobbiamo andare da una parte.. ci vediamo all'hotel” disse la
bionda, prendendo la castano rossiccia a braccetto, per poi avviarsi
per le vie di Tiquana.
Flashback
Nelle
ricordava perfettamente quello che successe durante quella vacanza
all'insegna del divertimento.
Ricordava
di aver ballato e bevuto, sulle note di molte canzoni che andavano in
voga quell'estate.
Ricordava
l'abbraccio di Calliope che la incitava a salire sul tavolo e ballare
insieme a lei.
Come
ricordava perfettamente com'era scesa da quel cubo improvvisato, per
finire tra le braccia di un messicano sconosciuto, che l'aveva
stretta a sé e l'aveva trascinata nelle danze.
Ricordava
di non aver mai bevuto così tanto e di non esser mai stata così
felice.
Ricordava
di aver adottato il motto di Callie “Quello che succede a Tiquana
resta a Tiquana” e di essersi lasciata alle spalle le paure e i
timori.
Si
era spogliata delle sue inibizioni e si era lanciata tra le braccia
di Juan -probabilmente questo non era nemmeno il suo vero nome, ma
lei l'aveva chiamato così per tutta la notte e anche il mattino
dopo-.
Nelle
lo baciò, stringendogli il collo e le spalle in un abbraccio che
solitamente si scambiava con un amante.
Lui
la ricambiò, forse realmente interessato a lei, o forse preda anche
lui dell'ebbrezza dell'alcol.
La
strinse a sé e la sollevò da terra, per tenerla alla sua altezza,
mentre lei gli si avvinghiava ai fianchi.
Dopo
poco si separarono per riprendere fiato, e a quel punto, osservandosi
attorno, Nelle vide che si trovavano in una stanza da letto.
Le
parve strano, perché non ricordava di aver salito delle scale o di
aver sentito il dolore allo stomaco della smaterializzazione, ma
l'attimo dopo le labbra di lui le fecero dimenticare ogni dubbio.
In
qualche modo si ritrovarono sul letto e Nelle capì che quella era
l'ultima occasione per battere in ritirata. Ma l'umiliazione, che
aveva provato nel sentirsi rifiutata da Fred, era ancora troppo
fresca e in quel momento desiderò solamente stare bene e
dimenticarlo.
Perciò
si spogliò di sua iniziativa e decise di perdere la sua verginità
con quel ragazzo che, sebbene non l'amasse, l'aveva fatta stare al
settimo cielo per tutta la sera.
Certo,
non poteva prevedere quello che sarebbe successo la settimana dopo..
Non
poteva prevedere che si sarebbe ritrovata sul pavimento del bagno
degli Starmounth a sperare con tutto il cuore che quel dannato stick
segnasse una sola lineetta.
Nelle
sospirò di sollievo, il suo desiderio si era avverato, posò il capo
sulle mattonelle bianche e poi voltò lo sguardo verso l'amica.
"Io
sono salva a te com'è andata?"
Ma
non ricevette risposta, anzi notò immediatamente che gli occhi
azzurri della castana erano spalancati e terrorizzati, così si
avvicinò ancor di più e sbirciò il risultato dalla sua spalla.
Immediatamente
ebbe la sua stessa reazione, con la differenza che riuscì ad
articolare una parola "Merda!"
(TO
BE CONTINUED..)
**
--Angolo
autrice--
Ciao
a tutti,
Mi
scuso nuovamente per il ritardo, ma col lavoro è davvero difficile
trovare il tempo per scrivere qualcosa di decente.
(vi
dico solo che ho lavorato anche domenica scorsa e ieri -per ben
undici ore-.
No,
non è uno scherzo -.-' )
So
che probabilmente questo non è il capitolo che vi aspettavate, ma ho
deciso di scrivere secondo una certa trama ed era necessario farvi
conoscere più approfonditamente gli avvenimenti che riguardavano
Aurora, Nelle e Mal.
Mi
dispiace se qualcuno di voi si sia offeso, ma nel prossimo capitolo
troverete sicuramente di più le altre ragazze.
Baci
Gin
p.s.
A proposito se volete che racconti un avvenimento specifico, sono
tutt'orecchi.
|
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Capitolo 11 *** Tiquana 2.0 ***
cap10
§
°JUST LIKE US° §
-Tiquana
2.0-
La
landa desolata era tale e quale all'ultima volta, un'infinità di
erba giallognola circondava tutto quanto, gli alberi erano alquanto
secchi e spogli, e l'aria era irrespirabile, secca e calda come se si
trovassero all'inferno.
Natanaelle
da perfetta vedetta, spostò gli occhi a destra e sinistra cercando
di individuare qualche forma umana, mentre Mallory si sedeva a gambe
incrociate davanti alla piccola lapide.
Con
un grumo in gola Nelle levò gli occhi dalla sua amica, per lasciarle
un poco di privacy, e continuò a scrutare la zona.. d'altronde
nessuno doveva sapere.
Flashback
"Io
sono salva a te com'è andata?" il tono sollevato di Nat non
passò inosservato alle orecchie di Mallory, ma in quel momento non
riuscì ad articolare una parola, perché a differenza dello stick
della sua amica, il suo aveva due maledettissime linee.
Gli
occhi azzurri le si riempirono di lacrime non appena il suo cervello
capì cos'avrebbe comportato la positività di quel test.. un
bambino.
Non
era pronta.
Non
era assolutamente pronta ad essere madre.
“Merda”
il sussurro di Nelle la risvegliò dal torpore.
Mal
spostò lo sguardo dallo stick agli occhi blu della bionda, ingoiò
un po' di lacrime e sussurrando chiese “C-cosa..devo fare ?”
La
bionda non ne aveva assolutamente idea, l'unica cosa che sapeva era
che in quel momento la sua amica aveva bisogno di un abbraccio,
perciò le si avvicinò e la strinse a sé, mentre inconsciamente le
ripeteva la stupida frase che chiunque in quella situazione avrebbe
voluto sentirsi dire “Andrà tutto bene”
Beh,
non poteva certo sapere che nulla sarebbe andato bene, no ?
Lei
non era mica un oracolo!
“Cosa
farò quando mi chiederà di suo padre ? Non ricordo nemmeno il suo
viso.. sono una schifosa puttana” disse Mal piangendo e
singhiozzando tra i fiumi di lacrime.
“Non
dire stronzate, non lo sei” cercò di consolarla Nelle.
Ma
la castana scosse vigorosamente e tirando su col naso insistette: “Si
invece.. è questo quello che sono!
Una
stupida che è andata a letto con uno qualunque per dimenticare che
il suo stupido ragazzo si stava facendo un'altra!
E
sono così idiota da non aver prestato attenzione né a lui, né ai
contraccettivi!
Me
lo merito.. mi merito tutte le punizioni del mondo!” esclamò
infervorandosi con se stessa e finendo col lanciare lo stick
dall'altra parte del bagno.
“Stronzate!
Queste sono solo stronzate.. e se così fosse allora io lo sono più
di te, ho dato la mia verginità a Juan per dimenticare Lo Stronzo e
non ne sono pentita”
“Non
sei..” iniziò Mal, ma venne interrotta dall'amica, che
immediatamente disse con un tono che non ammetteva repliche: “Se
non lo sono io non lo sei neanche tu”
Ed
effettivamente una risposta non era arrivata dalle labbra della
castana, solo altri fiumi di lacrime.
Da
quel giorno erano iniziati i segreti.
Nessuna
delle due ne aveva fatto più parola.
Né
con le altre, né tra di loro.
E
più la pancia cresceva, e i mesi passavano, e più un piano si
costruiva nelle loro menti.
Tutti
la credevano in giro per il mondo a fare la fotografa, mentre in
realtà si nascondeva nella casa di campagna dei suoi avi, e
fotografava il laghetto e il bosco lì vicino.
Ma
a quanto pareva non avevano passato al vaglio tutte le possibilità,
perché quando Nelle accompagnò Mal all'ospedale babbano, scoprirono
una triste verità.
La
bambina che aveva dato alla luce era nata senza il cervello.
Ebbero
giusto il tempo di stringerla tra le braccia e darle un nome, prima
che la vita smettesse di scorrerle nelle vene.
Presente
I
fiori variopinti stonavano, in una maniera quasi irreale, con il
giallo del prato secco, e la croce di legno scuro.
Ma
a Mal non importava, aveva comprato tutti i colori che pensava
potessero piacere alla piccola Catherine, perché lei meritava il
meglio, visto che le visite che le faceva la sua mamma erano così
sporadiche.
Con
un sorriso accolse le lacrime che avevano preso a scorrerle sulle
guance e con la voce rotta la salutò.
*
Da
quando si era ritrovata in quel luogo, l'ansia e la speranza
l'avevano persuasa.
Sarebbe
stato fantastico se Reinaldo avesse avuto ragione e avesse ritrovato
suo padre. Ma dall'altra parte si chiese se lui l'avrebbe
riconosciuta e di conseguenza abbracciata, oppure se l'avrebbe
trattata come una sconosciuta.
Ecco,
quello probabilmente sarebbe stato peggio.
Come
ricevere una coltellata su una ferita già aperta da tempo.
Ma
doveva rischiare.
E
doveva essere lei a farlo, d'altronde sua madre aveva già sofferto
abbastanza.. si era distrutta per anni appresso alle soffiate degli
investigatori privati, che tutto avevano fatto tranne che trovarlo
davvero, aveva dato anima, corpo e denaro a tutti quei ciarlatani
solo per sentirsi dire sempre la stessa storia.
Ora
era il suo turno.. quella sarebbe stata l'ultima spiaggia, prima di
chiudere quel capitolo per sempre.
Ma
doveva tentare.. lo doveva a sua madre e a suo padre, l'uomo che
l'aveva spinta a diventare la stella che era adesso..
Flashback
Quella
mattina la piccola Aurora non pensava che sarebbe successo qualcosa
di eclatante nella sua giovane vita, sperava solo di riuscire a
convincere i suoi genitori a portarla a prendere un gelato.
Ma
quando trotterellò per tutto il soggiorno avvicinandosi sempre di
più verso il padre, notò qualcosa che stonava sul davanzale del
caminetto, immediatamente presa dalla curiosità saltellò più
velocemente gridando: “Papà papà papà!! Che cos'è quel
pacchetto ? Eh? Eh? Eh ? Che cos'è ? Che cos'è ?” chiese tirando
verso di sé il pantalone della gamba sinistra che sbucava dal
divano.
“Non
lo so..Perché non lo apri, tesoro ?” rispose lui, imperturbabile,
mentre fingeva di continuare a leggere il giornale.
La
piccola corse e si buttò per terra per la foga di scoprire cosa
contenesse.
Quando
finalmente riuscì a spacchettare la carta e a sollevare il coperchio
della scatola, rimase a bocca aperta nel guardare cosa c'era dentro.
Un
minuscolo paio di scarpette da danza, identiche a quelle dei film,
con tanto di nastro rosa, faceva capolino dalla carta velina.
“Perché
non le provi, tesoro ?” le domandò il padre, fissandola da dietro
il giornale.
La
piccola Aurora non se lo fece ripetere due volte e immediatamente si
cimentò nell'impresa, che riuscì a terminare dopo qualche minuto.
“Come
stoo ??” chiese ruotando su se stessa con un sorrisone stampato in
faccia.
“Perfetta”
disse l'uomo afferrandola e tirandosela in spalla “Su andiamo a
mettere il cappotto”
“Perché
il cappotto ?” chiese la bambina.
“Perché
le sorprese non sono finite, tesoro”
“Ma
non è il mio compleanno!”
“Che
c'entra, ricordati che ogni tanto si devono fare dei regali e delle
sorprese alle persone che amiamo!” rispose lui infilandole il
cappotto, prima di uscire di casa.
Quel
giorno Aurora aveva passato il pomeriggio nella sua prima sala di
danza, ed ovviamente non se n'era più voluta andare via.
*
“Non
ci posso credere stai sessaggiando !” esclamò esterrefatta Freya,
attirando su di sé l'attenzione di Edmund, seduta sulla poltrona lì
accanto, e del vecchio ubriacone alla reception.
Calliope
guardò la cugina sbattendo innocentemente gli occhi “Ti sembrano
cose da urlare ? E comunque non sono affari tuoi” disse abbassando
il telefono sulle ginocchia.
In
quell'istante Freya ed Edmund si lanciarono un'occhiata d'intesa,
prima di buttarsi di peso su Callie e fregarle il telefono.
“Ahia!
Quella era la mia tetta”
“Pazienza
hai l'altra” rispose immediatamente Ed Marie, che si accomodò sul
bracciolo di Freya e s'immerse nella lettura dei messaggini sconci di
Callie.
“Chi
è questo tizio ?” chiese Edmund sollevando ripetutamente le
sopracciglia.
“Nessuno”
rispose la rossa cercando di riprendersi il telefono.
Ma
Ed la bloccò e continuò la sua indagine “È l'unico salvato col
nome di battesimo, al posto di 'Sexy boy n.4' o 'Mr figo' o.. com'era
l'altro ?”
“Quale
? 'Bel culo' o 'bocca di rosa' ?” rispose Freya ridacchiando.
“Siete
due impiccione, conoscete la parola privacy ?”
Entrambe
si guardarono, poi guardarono lei e con impassibilità dissero “No”
facendo sbuffare la rossa.
“Non
mi dire..” esclamò Freya ad un tratto attirando l'attenzione di
Ed.
“Cosa
cosa ?”
“Il
tipo.. Maven.. è il collega di Cassian ?!” esclamò tutta contenta
Freya.
Callie
non rispose ma le sue guance rosse lo fecero per lei.
“Il
tipo tenebroso che avete visto all'ospedale ?” chiese Edmund,
ottenendo un si collettivo, che le fece mettere il broncio “Uffa..
perché sono sempre l'ultima a sapere le cose! Pure io volevo
conoscere la nuova fiamma di Callie”
“Non
è la mia nuova fiamma”
“Si,
lo sappiamo tu con gli uomini ci scopi e basta” disse Ed con una
smorfia.
Calliope
ed Edmund si fissarono per qualche istante, come se stessero facendo
un discorso silenzioso, nel quale la prima accusava la seconda di
giudicare le sue azioni, e la seconda diceva che non era
assolutamente vero.
Titic..
titic..
“Uuuh
messaggino!” esclamò Freya pigiando sul tasto per aprirlo.
“Ridammelo!”
esclamò Callie, cercando di afferrare il telefono e superare le
cinture di sicurezza, che erano diventate le braccia di Ed, senza
tuttavia riuscirci.
Freya
ghignò malignamente verso la cugina e iniziò a leggere il
sessaggino ad alta voce.
“Vorrei
che fossi qui” s'interruppe e fissò maliziosamente le altre due
“ti prenderei sulla scrivania” si bloccò da un attacco di risa
“così forte che le tue urla arriverebbero fino alla stanza del
capo” la voce si bloccò un'altra volta ma non per le risate o per
aumentare l'enfasi, solamente perché la mano smaltata della rossa le
si piazzò sulla bocca.
“Te
lo dico una volta sola cugina” disse fissandola seriamente negli
occhi “leggi un'altra frase e ti inseguirò a vita per farti il
solletico”
E
mentre Ed Marie, col volto ancora rosso per ciò che aveva udito,
cercava di trattenere le risate. Freya sbiancò e le lanciò il
telefono, sussurrando “No, il solletico No!”
Calliope
afferrò il cellulare e lo accarezzò come se fosse stato un gattino,
prima di dirle con un ghigno “Brava bambina, lo sai che non ti
conviene metterti contro di me”
*
“Eccolo
è quell'uomo al tavolo del poker” le sussurrò Rey, indicandole il
signore con gli occhiali e il sigaro in bocca.
Il
cuore di Roe batté all'impazzata nella gabbia toracica, quasi come
se fosse stato un pettirosso ingabbiato che voleva spiccare il volo a
tutti i costi.
“Non
so se ce la faccio” rispose la mora deglutendo a fatica.
Reinaldo,
dietro di lei, le strinse entrambe le spalle e la confortò: “Si
che ce la fai, ho fiducia in te, mi amor” prima di darle un
colpetto sul sedere e spingerla verso il tavolo da poker.
Più
si avvicinava e più il terrore si faceva strada dentro di lei.
Mille
volte aveva pensato a cosa dire quando -e se- si fosse ritrovata
davanti a lui, eppure in quel momento tutte quelle frasi, che si era
preparata, non ne volevano sapere di venir fuori, né di passare
nella sua mente.
Tutte
le parole, che la contraddistinguevano e che creavano i suoi
monologhi, facendola diventare “Miss Pentola di fagioli”,
sembravano svanite nel nulla.
Lei
era rimasta sola, nel momento più importante della sua vita.
In
quel momento desiderò molte cose: prima fra tutte il non essere lì,
seconda al volersi nascondere nella pelle di qualcun altro, come
faceva la sua amica metamorfica, e soprattutto desiderò avere
accanto l'unica persona che non era a Tiquana.. desiderò così tanto
poter camminare verso quel supplizio mano nella mano con Markus, così
da potersi stringere nel suo abbraccio nel momento in cui quell'uomo
si sarebbe rivelato essere qualcun altro.
Purtroppo
però era da sola e doveva farsi coraggio.
Alzò
il mento, deglutì e parlò.
“Salve..
s-scusate il disturbo.. v-vv-vorrei..” stava balbettando in modo
impacciato, imbarazzante e assolutamente non da lei, perciò tacque
sperando di non essere stata udita e poter fare una ritirata
strategica per riprovare tra mille anni.
Si
voltò scuotendo la testa e fece per andarsene quando la voce di uno
degli uomini la interruppe “Cosa vorresti, tesoro ?”
Quella
voce..
Se
le sue orecchie non la ingannavano..
Se
la sua mente non le stava creando delle allucinazioni..
L'avrebbe
riconosciuta tra mille..
“Papà”
mormorò in un suono strozzato.
“Come
scusa ?” chiese il vecchietto lì accanto “Non ti ho sentito”
“E
quando mai senti qualcosa Smilt” borbottò il vicino con la barba
rossa.
Il
vecchietto lo guardò male e urlò “Come hai chiamato mia moglie ?”
Ma
l'uomo che Roe stava fissando non mosse un muscolo, né si distrasse,
anzi le prestò la massima attenzione, posando addirittura le carte e
il sigaro.
“Cosa
posso fare per te ?”
“V-volevo
chiederle se.. se il suo nome è Garrett.. Hamilton”
Immediatamente
il tavolo si fece silenzioso, i due litiganti si ammutolirono di
colpo e tutti e sei i giocatori fissarono gli occhi e le orecchie su
di lei.
“Chi
vuole saperlo ?” chiese l'uomo con la barba rossa.
“Oh..
si, giusto.. mi chiamo Aurora” bofonchiò prima di mordersi le
labbra e attendere una loro risposta.
“Maxwell,
piacere di conoscerti” disse di nuovo Barbarossa “e l'uomo che
hai indicato si chiama Jason, spiacente tesoro”
La
sconfitta della speranza le bruciò il cuore.
Questo
era peggio di una stilettata nel petto.
Era
il peggior dolore che avesse mai provato.
“Oh..
beh grazie lo stesso” mormorò posando lo sguardo sul pavimento e
allontanandosi dal tavolo.
Era
così presa dal suo dolore che non si accorse dello stridere di una
sedia sul legno marcio del parquet, né si sarebbe accorta che Jason
si era alzato dalla sedia e l'aveva seguita se lui non le avesse
afferrato il braccio.
“Un
tempo.. un tempo mi chiamavo Garret”
Il
silenzio si protrasse a lungo dopo quella rivelazione.
Solo
il battito martellante del suo cuore riusciva a spezzarlo.
Mille
pensieri e mille ipotesi le si riversarono nella mente.
Sollevò
lo sguardo e si ritrovò a fissare due occhi marrone cioccolato
identici ai suoi.
E
la speranza tornò in vita, come una fenice, non moriva mai del
tutto.
“L'uomo
che cerco.. è sparito dopo una missione..quando avevo quattordici
anni.. quell'uomo era mio padre”
Lui
le si avvicinò e le accarezzò una guancia.
“Mia
figlia voleva diventare una ballerina” disse accarezzandole i
capelli “Pensi che ci sia riuscita ?”
L'emozione
che scaturì dal suo petto fu così forte che le tolse il respiro.
Per
qualche istante rimasero a fissarsi negli occhi.
Nient'altro
esisteva attorno a loro.
“P-penso
di si.. so che lavora a Broadway, in una compagnia teatrale, come
prima ballerina” disse mentre le lacrime le scivolavano sul viso
come un fiume in piena.
“Sei
così bella Roe” disse accarezzandole il viso e asciugandole al
contempo le lacrime.
Lei
si tuffò tra le sue braccia e mormorò: “E tu sei più basso di
quel che ricordavo” ottenendo una risata profonda dall'uomo.
E
quell'uomo era veramente suo padre!
Tutto
sarebbe andato apposto, ora che erano di nuovo insieme!
**
--Angolo
autrice--
Ciao
a tutti, o a chi segue ancora questa storia,
(ormai
lo so che pensate che sia morta)
comunque
volevo dirvi che il prossimo capitolo
sarà
incentrato sulla cara Freya e sul suo flashback.
Anche
se troveremo anche dei pezzi dove incontreremo anche le altre ragazze
e i ragazzi (si, torneranno tra noi)
Spero
come sempre che il capitolo vi sia piaciuto,
e
vi ringrazio per aver dedicato qualche minuto del vostro tempo alla
mia storia.
Baci
Gin
|
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Capitolo 12 *** Nina ***
5
§
°JUST LIKE US° §
-Nina-
“Prima
di tornare a casa, ci sarebbe un altro posto che vorrei visitare, se
per voi va bene” disse all'improvviso Freya, non appena atterrarono
sul suolo americano.
Le
ragazze si guardarono a vicenda, in silenzio, e allo scattare della
mezzanotte -quando tutti gli orologi cantarono insieme- capirono
esattamente dove volesse andare la loro amica.
“Oggi
è il 16 dicembre.. mi sembra più che giusto” l'appoggiò Nelle,
sorridendole con una lieve malinconia nello sguardo.
Aurora
si diede mentalmente della stupida per non averci pensato prima, ma a
sua discolpa c'era da dire che aveva sottoposto il suo cuore e la sua
mente ad un eccessivo stress emotivo, per cui annuendo lentamente
all'indirizzo di Freya, si appartò leggermente per scambiare due
parole con suo padre.
“So
che per te sarà tutto nuovo o alla stregua di un sogno lontano, ma
non posso accompagnarti a casa, c'è un'altra cosa che devo fare.. e
sebbene per me niente conti più della felicità della nostra
famiglia, in questo momento devo dare la priorità ad una ricorrenza
speciale” con il cuore diviso a metà, Roe creò brevemente una
lucciola che gli avrebbe mostrato la strada di casa.
“Vai
pure con le tue amiche, tesoro, saprò cavarmela.. anche se dovrò
spiegarti ancora molte cose quando tornerai” Mr Hamilton le
sorrise, accarezzandole le ciocche scure, prima di spingerla
leggermente verso il gruppo di ragazze.
“In
bocca al lupo, papà.. la mamma sa essere una temibile avversaria
quando ci si mette”
“Crepi
il lupo” rispose, strizzando l'occhio nella sua direzione, prima di
sparire assieme alla lucciola.
Con
un sospiro Roe spostò lo sguardo verso le altre, e con una nuova
determinazione negli occhi, posò la mano al centro del cerchio,
sopra alla piccola torre di mani, che si era appena creata, ed
affrontò la nuova smaterializzazione.
*
Era
passato davvero troppo tempo da quando era stata lì l'ultima volta.
Edmund
voltò la testa a destra e a sinistra come se stesse cercando un
punto di riferimento o un ricordo da risvegliare, ma nulla le tornò
alla mente, vide solo la bellezza di quel luogo, cosa che in passato
aveva sempre quasi ignorato o liquidato con sufficienza.
Aveva
passato bei momenti in quella scuola ed altri meno, ma quelle mura
avevano contribuito a formarla, era grazie a ciò che aveva vissuto
lì e a chi aveva conosciuto, che era diventata la persona che era
adesso.
Quel
luogo, ricco di storia e magia, custodiva i suoi ricordi più
preziosi, distribuiti in sette lunghi anni scolastici, e sarebbe
rimasto sempre nel suo cuore.
Era
tornata.. ma questa non era una visita di piacere.
Non
sarebbe corsa a salutare il vecchio Magicospino brontolone, né
avrebbe abbracciato i vecchi professori, era lì per un motivo
diverso.
Erano
passati dieci anni da quel fatidico giorno, e lei non avrebbe mai
dimenticato.
*
Calliope
la raggiunse con delle pale in mano, e la cosa buffa non era che
sembrasse una serial killer in minigonna, no era il fatto che nessuna
delle sue amiche si era accorta della sua momentanea sparizione, né
che fosse tornata con quegli aggeggi in mano.
“Dove
diavolo le hai prese ?” chiese Mallory, stupita e incuriosita.
Ecco
forse solo lei, si stupiva ancora delle idee di Callie, forse era
perché era stata via mesi interi. - pensò Nelle.
“Se
te lo dicessi rimarresti sorpresa delle cose che riesco a trovare in
questo posto” rispose la rossa con un ghigno, che non prometteva
niente di buono, sul viso.
“Comunque
a che servono ?” chiese Ed.
La
rossa strabuzzò gli occhi, quasi come se avesse visto un fantasma
fare l'hoolahop su un piede solo “Per scavare, no ? Vi siete
scordate che il nostro tesoro è sepolto cinque piani sottoterra ?”
“E
tu hai dimenticato di possedere una bacchetta ?” le rispose Freya,
dicendo qualcosa per la prima volta da quando erano atterrate in quel
luogo.
Le
ragazze si zittirono di colpo, come se si fossero appena ricordate
cosa la loro amica avesse conservato in quel baule.
S'incamminarono
in silenzio, verso il luogo prescelto, ovvero sotto la vecchia
quercia secolare, mentre ognuna ripensava a qualche ricordo più o
meno gradevole che aveva lanciato nel baule dieci anni prima.
“Mhm..
forse” borbottò Callie, lasciando cadere per terra le pale che
aveva 'preso in prestito', che tornarono magicamente al loro posto
nello sgabuzzino.
*
Freya
si sentiva come se stesse camminando sulle nuvole, come se i suoi
piedi si muovessero da soli, conoscendo già la strada, quasi volando
sul terreno accidentato che le si presentava davanti, mentre la sua
mente era fissa e bloccata su un singolo pensiero.
O
meglio, su una singola persona, la persona che infestava i suoi sogni
trasformandoli in incubi pieni di sensi di colpa.. Nina Fuler.
La
sua prima amica.
La
sua migliore amica.
L'unica
che le era stata accanto fin dalla culla, prima ancora di conoscere
le ragazze e prima ancora che sua madre se ne andasse.
Era
la sorella che non aveva mai avuto.. ed era tutto questo prima ancora
che capisse cosa potesse significare, prima ancora che potesse
pensare che un giorno non sarebbe stata più al suo fianco.
*
Edmund
si accostò a Roe, ed insieme lanciarono l'incanto che avrebbe
portato il loro 'tesoro' alla luce.
Fecero
aprire lentamente il terreno, mentre Nelle e Mal controllavano il
perimetro nel caso in cui qualche viandante o custode venisse a
ficcare il naso.
Nel
frattempo Callie, avendo visto gli occhi offuscati di sua cugina, le
si era affiancata per accertarsi che stesse vivendo nel presente e
non nel passato.
Freya
si ridestò non appena sua cugina le mise una mano sulla spalla,
voltò immediatamente il viso verso di lei, e rispose al suo sorriso
incoraggiante, sebbene con la mente fosse ancora persa nei suoi
pensieri.
“Tutto
bene tesoro ?”
“Certo”
rispose scuotendo la testa per cacciare via quei tristi pensieri, poi
prese sottobraccio la rossa e si avvicinarono alle altre ragazze.
Mallory
si avvicinò appena il baule risorse dalla terra, si accostò a Roe
con la bacchetta pronta a dare man forte.
Con
un tonfo sordo il tesoro cadde sul prato e Nathanaelle corse a fare
la sua parte.
Con
un Alohmora ben assestato, il baule si aprì, rivelando i segreti che
tutt'e sei vi avevano nascosto dentro.
Era
arrivato il momento di rivelare la verità e rivivere il passato.
*
Freya
sollevò quello che poteva sembrare un vecchio libro rilegato in
pelle, ne accarezzò la copertina e sospirò prima di aprirlo.
La
prima cosa che vide fu il suo ritratto, quello che le aveva dipinto
proprio quell'estate per gioco.
Non
era perfetto, d'altronde aveva dodici anni all'epoca, però le
somigliava molto. I capelli scorrevano fluidi e indomabili, come
sempre, ai lati del volto, gli occhi presentavano quella scintilla di
irriverenza che prometteva guai pericolosi ed eccitanti.
Eppure
non era prefetto, nelle forme del viso, ancora un po' rudimentali..
nelle labbra a cuore.. leggermente storte..
Non
era perfetto, ma a Nina era piaciuto moltissimo.
Ancora
ricordava le parole con cui gliel'aveva detto: “È ufficiale!”
aveva esclamato, afferrando la pergamena dipinta, sventolandola in
aria come se fosse stata una bandiera della vittoria.
“Cosa
?” aveva chiesto ridendo, Freya, non comprendendo la nuova folle
idea che le era sbucata in mente.
“Ma
come cosa?! Che sarai la prossima 'Vangog' o 'Michelangela'!”
Freya
scoppiò a ridere per la pronuncia errata e storpiata di due dei suoi
più amati artisti “Si, come no!”
“Fidati,
Yaya, diventerai famosa in tutto il mondo, ed io potrò vantarmi di
essere stata la tua musa ispiratrice!” le disse con gli occhi pieni
di speranze e orgoglio, chiamandola con uno dei soprannomi che le
aveva affibbiato da piccola, quando ancora non riusciva a pronunciare
le 'r'.
“Sogni
proprio in grande, eh ?” aveva scosso la testa, Freya, non essendo
affatto d'accordo con le sue aspirazioni.. lei non si sentiva affatto
brava, migliore di altri, ma non di certo eccellente come i grandi
maestri!
“Beh
certo! Una delle due lo deve pur fare, altrimenti chi ti spingerà ad
emergere ? Se fosse per te, ti nasconderesti in un bunker sotterraneo
e butteresti via la chiave dell'uscita”
“Non
sarebbe male in effetti” aveva ribattuto Freya, alzandosi in piedi
per riprendersi il dipinto “Almeno non dovrei sopportare la tua
presenza” aveva continuato sghignazzando.
“Se,
se.. ti mancherei troppo”
“È
vero” aveva riso lei “probabilmente ti rinchiuderei nel bunker
insieme a me.. dopotutto qualcuno deve farmi da musa, no ?”
“Vero,
meglio dipingere qualcosa di eccezionalmente bello, come me, invece
delle pareti spoglie di un compensato di plastica sotterraneo”
aveva riso impudentemente, Nina, prima di lanciarle uno sguardo serio
e dire “La tua arte è un dono Feyfey, e dovresti lasciarla
ammirare da tutti. Promettimi che un giorno lo farai! Promettimi di
non smettere mai di dipingere!”
“Promesso!”
aveva sorriso Freya, allungando il mignolo della mano destra per
stringere quello di Nina.
“Non
puoi infrangere un giurin-giurello, sappilo!” le aveva ordinato con
un tono perentorio ed uno sguardo serissimo.
E
invece l'aveva fatto.
Erano
anni che non prendeva più in mano un pennello, l'ultima volta che
l'aveva fatto era stato quando aveva dipinto quell'album da disegno,
e poi aveva seppellito e distrutto tutto, quando lei era scomparsa
dalla sua vita.
In
quel momento strinse al petto quel vecchio raccoglitore e pianse.
Pianse
in una maniera incontrollabile, dapprima cadde una sola singola
lacrima silenziosa, per poi essere raggiunta da tante sorelle che
scorrevano come un fiume in piena, come quel giorno di tanti anni
prima.
Ricordando
come aveva trovato il suo corpo... ricordando come non aveva potuto
salvarla.. e rimpiangendo di non essere arrivata prima.
E
tutti i suoi pensieri divennero 'se' e 'ma'.
Se
avessi..
Se
non avessi..
E
probabilmente tutto sarebbe andato diversamente se lei fosse stata
ancora lì.
“Sono
sempre i migliori che se ne vanno per primi” la voce di Calliope,
giunse lontana alle orecchie di Freya, che in quel momento rivisse il
momento più brutto della sua vita.
Flashback
Era
l'estate del loro secondo anno e Freya non aveva voluto assolutamente
staccarsi dalla sua migliore amica, perciò quell'estate aveva fatto
i bagagli e si era unita a quel viaggio che la famiglia Fuler aveva
da tempo organizzato.
L'Inghilterra
era splendida, tutti quei paesaggi stupendi, quei castelli scozzesi
immersi nel verde, e tutta quella storia e regalità che si percepiva
ovunque posasse lo sguardo, era incredibile!
Freya
non credeva ai propri occhi, non riusciva a pensare di essere stata
così fortunata da vederla.
Ma
la fortuna si sa che gira su una ruota maledetta, e quei giorni
felici, presto furono sostituiti da qualcosa di terribilmente
tragico.
Quella
terribile giornata del 16 luglio, il signore e la signora Fuler
avevano deciso di andare a visitare la scuola di magia e stregoneria
che avevano frequentato da giovani, Hogwarts, ma le due ragazze erano
fin troppo stremate dalla camminata del giorno precedente perciò
erano volute rimanere in casa a rilassarsi.
Erano
le due del pomeriggio, e Freya non faceva che saltellare per tutta la
stanza gridando “Ho fame! Ho fame! Fame! Fame!” avvicinandosi -ad
ogni salto sempre più- all'orecchio di Nina, che dolorante per le
camminate, era stramazzata a quattro di bastoni sul letto.
Nina,
dopo essersi tappata le orecchie, con un gemito di sofferenza
muscolare, si girò per guardare male l'amica ed esclamare: “Per
Merlino, Feyfey, se hai fame apri il frigo e mangia!”
La
ragazza per tutta risposta scosse la testa, per un tempo che a Nina
parve infinito, prima di dire “Già fatto, non c'è niente”
“Scommetto
quattro galeoni che non è affatto vero, la mamma ha fatto la spesa
ieri”
La
castana sospirò e si sedette sul letto dell'amica, che ovviamente
venne schiacciata senza pudore dal sedere dell'altra “È tutta roba
strana o che va cucinata.. niente di buono”
Nina
si coprì gli occhi castani con le mani, non sopportando più gli
stramazzi dell'altra “Ok, beh.. mi sembra che mamma abbia detto che
ci dovrebbe essere un negozio qua di fronte”
Freya
la guardò con occhi speranzosi prima di chiedere:“E vende cibo ?”
“Penso
di si, e no, non ti accompagnerò!” disse immediatamente Nina, non
appena l'altra stava per aprire la bocca, cosa che fece mettere su un
broncio infantile alla ragazza.
“Eddai!
Che cattiva!” brontolò Freya.
Nina
scosse la testa, trattenendo un sorriso.
Per
tutta risposta Freya iniziò a farle gli occhi dolci e a cercare di
persuaderla, strusciandolesi addosso come un gatto bisognoso di
coccole.
“Sciò,
ho detto di no, voglio rimanere così per sempre!” disse muovendo
le braccia avanti e indietro, come se stesse facendo l'angelo sul
letto, invece che sulla neve.
“Uffa!”
borbottò la castana, prima di alzare il mento al cielo e incrociare
le braccia “Bene, andrò da sola, ma non ti comprerò niente!”
disse iniziando ad infilarsi le calze.
“OK”
rispose l'amica, non spostandosi minimamente dal letto.
“Nemmeno
le praline al croccantino” le disse Freya afferrando gli stivali.
“Non
credo le abbiano”
“Beh
se le hanno non te le compro” poi prese il cappotto grigio di
cachemire, appeso dietro la porta, e se lo infilò mormorando “E ti
frego il tuo cappotto preferito”
“Mhm..”
borbottò, annuendo meccanicamente, dato che aveva smesso di
ascoltarla da un po'.
Freya
sbattè la porta e uscì di casa.
Non
ricordava bene cos'era successo in seguito, se aveva realmente
mangiato quello che aveva comprato, né ricordava cosa avesse
acquistato dal negozio babbano.
Era
tutto confuso nella sua mente, molto probabilmente perché non era
affatto importante, ma sapeva di aver perso tempo.
Aveva
sprecato quegli ultimi istanti ad essere una bambina capricciosa e ad
essere arrabbiata con la sua migliore amica.. beh, di certo non
poteva immaginare quello che sarebbe successo.
Quando
spalancò la porta d'ingresso non riuscì nemmeno a concludere la
frase che aveva in mente “Ehi Ninnina piccin-AH!” aveva
spalancato gli occhi e la bocca, mentre un urlo incredulo e
terrorizzato le usciva dalla gola.
Ma
non dimenticò mai la scena che vide.
Nina
era a terra, in una pozza di sangue, e lui era ancora lì, sopra di
lei per inciderle un simbolo sul petto.
Si
voltò al suo arrivo e le sorrise mostrandole dei denti così marci
da far ribrezzo, le si avvicinò e le disse “Sei fortunata a non
essere una Fuler, ho ucciso tutta quella feccia, finalmente il mondo
è un posto migliore”
Freya
ricordava solo di aver iniziato a piangere e a tremare, mentre
fissava gli occhi vacui della sua amica “NO, nononononononononono!”
“Mi
dispiace”
Era
caduta in ginocchio ed aveva affossato il viso nel ventre di Nina. E
non si era più alzata fino all'arrivo degli Auror, continuando a
ripetere ininterrottamente: “Mi dispiace”
*
“Mi
dispiace” sussurrò nel presente, come se stesse parlando davanti
alla sua lapide “Sarei dovuta arrivare prima.. è colpa mia!”
Calliope
la strinse tra le braccia e disse “No, è colpa di quell'uomo
orrendo”
“Nina
non vorrebbe vederti così, lei sa che non è stata colpa tua”
disse Nelle, accarezzandole la spina dorsale.
I
singhiozzi e le lacrime la percuotevano così tenacemente da non
lasciarle neanche il tempo di un respiro normale.
“Eri
solo una bambina, se anche fossi entrata prima non avresti potuto
fare niente” aggiunse Aurora.
Mal
afferrò l'album da disegno che Freya aveva lasciato cadere sul prato
e disse “E non vorrebbe neanche vederti infelice, non era lei che
ti spronava a dipingere ?”
Quando
i singhiozzi diminuirono riuscì a dire “Si.. ma” prese un
respiro profondo e continuò “Ormai è troppo tardi.. ho distrutto
tutto”
“Non
è mai troppo tardi, quanto costeranno mai una tavolozza e un
cavalletto nuovi ?” la incoraggiò Edmund.
Mallory
e Nathanaelle si inginocchiarono e, dopo aver rimpicciolito ed
afferrato il baule dei ricordi, rimisero la terra a posto.
“Segui
i tuoi sogni Frey, sono sicura che troverai il tempo per dipingere,
nonostante il lavoro” le disse Mal, prima di sollevarsi e dire
“Dobbiamo andare, prima che William ci becchi ”
“Non
ho paura di un magicospino, Mal” disse Callie, rimanendo immobile,
mentre le altre avevano iniziato a raccogliere gli oggetti e a tirare
fuori le bacchette.
“Beh
io si” borbottò Freya “quel vecchio pupazzo parlante mi odia!”
disse facendo scoppiare a ridere la cugina.
Si
rimisero in cerchio e, con un ultimo abbraccio collettivo, si
smaterializzarono ognuna nella propria dimora.
**
--Angolo
Autrice--
So
che state pensando: “Chi non muore si rivede”
Ma
come al solito da quando lavoro mi è difficile trovare il tempo per
scrivere,
o
meglio mi è difficile conciliare la voglia, la vena creativa e il
tempo.
Insomma
sono un casino ambulante e mi scuso con voi, care lettrici!
Spero
che il capitolo vi piaccia,
e
vi dico che con questo sono finiti i flashback.
Dal
prossimo vedremo ciò che è successo mentre loro sono partite per
Tiquana.
Che
dite, troveranno tutto com'era o dovranno litigare per riprendersi il
ruolo che avevano prima?
Alla
prossima,
Baci
Gin
p.s.
Sono ben accetti suggerimenti o aiuti :)
|
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Capitolo 13 *** Wellcome back ***
1
§
°JUST LIKE US° §
-Wellcome
back-
-Parte
1-
Arrivare
a casa non era mai stato così tanto debilitante per Mallory, da
quando si era trasferita nel suo appartamento, due settimane dopo
essere tornata, ma negli ultimi tre giorni aveva vissuto talmente
tanti avvenimenti da bastarle per una vita intera. Prima c'era stato
il matrimonio dello stronzo, poi col messaggio di Reinaldo si erano
precipitate a Tiquana, dove il passato era andato a farle visita, e
quella notte avevano pianto per il ricordo della spumeggiante Nina.
Con
un sospiro aprì la porta, non riflettendo sul fatto che essa si
fosse aperta semplicemente con l'utilizzo delle chiavi, senza dover
disattivare gli allarmi magici, ed entrò nel suo monolocale.
Si
chiuse la porta alle spalle, gettando borsa, chiavi e scarpe alla
rinfusa nell'ingresso, e non appena accese le luci si ritrovò una
bella sorpresa inaspettata.
Un
metro e novanta di uomo, con dei bicipiti incredibilmente sviluppati
lasciati scoperti da una misera t-shirt blu notte, stanziava lì di
fronte a lei.
Mal
rimase impietrita mentre lui sollevava il capo castano, per guardare
chi fosse entrato, ma lo sguardo che le rivolse non fu affatto facile
da interpretare, le sembrava quasi di venir trafitta dai suoi occhi
incredibilmente azzurri.
Il
suo capo, Uriel Keyworth, era seduto sul suo divano.
“Che
diavolo ci fai qui ?! Mi hai fatto prendere un infarto!” esclamò
la ragazza, dopo aver deglutito per la strana sensazione che l'aveva
pervasa vedendo quella massa di muscoli in bella vista.
Per
tutta risposta lui sollevò l'angolo sinistro del labbro in una
specie di sorrisetto impertinente, e si alzò per andarle incontro.
“Vuoi
sapere cosa ci faccio qui ? Io avrei un'altra domanda per te: dove
cazzo sei stata ?!” una cosa tipica del carattere di Uriel era il
saper mantenere sempre la calma, anche quando era incazzato nero
-come in quel momento- lui non alzava mai la voce, anzi semmai
l'abbassava, come a produrre un ringhio di un animale.
“Cosa
te ne importa ? Non devo rendere conto a te di quello che faccio
nella mia vita!” rispose Mal, che invece esplodeva sempre come un
vulcano quando si arrabbiava.
“No,
certo.. essere la nipote del capo ha i suoi vantaggi immagino”
La
frecciatina dell'uomo non venne certo ignorata dalla castana, anzi
riuscì a farla indispettire ancora di più.
“Sai
benissimo che non ci volevo lavorare nell'azienda di famiglia! E
comunque sono stata via solo tre giorni, non mi sembra chissà che
cosa da farne una tragedia” rispose incrociando le braccia al
petto.
Ma
il suo atteggiamento indisponente urtò il sistema nervoso di Uriel,
che le si avvicinò ancora di più, arrivandole quasi sotto il naso,
per poi lanciarle un'occhiataccia e dirle con tono sarcastico “Ma
ceeerto, peccato che nessuno né nell'azienda né all'interno della
tua famiglia sapesse dove cazzo fossi !”
Mal
aprì la bocca per rispondere, ma riflettendo bene sulle sue parole
capì che l'uomo di fronte a lei avesse pienamente ragione.
Abbassò
lo sguardo, si morse il labbro per pensare a come si fossero
effettivamente svolti i fatti e si sentì immediatamente stupida.
Sentì
la sua rabbia evadere in un secondo, venendo rimpiazzata da un altro
tipo di malessere: il senso di colpa.
Con
un dito sotto il mento, il ragazzo riportò gli occhi di lei verso di
sé, e continuò ad aspettare che lei rispondesse alle sue domande.
Purtroppo
Mal, come al solito, non faceva mai le cose come le voleva lui,
perciò gli porse un'ulteriore domanda, ma questa volta la sua voce
era bassissima e titubante: “Eri preoccupato per me ?”
Uriel
la guardò teneramente e le sorrise dicendo: “Ovviamente”
Lei
lo guardò con occhi lucidi e si tuffò tra le sue braccia.
“Credevo
di essere degno della tua fiducia Lolly.. perché sei sparita così ?
È stata colpa del matrimonio del tuo ex ? Il vostro piano non ha
dato i frutti che speravi ?” le disse iniziando ad accarezzarle i
capelli.
Il
cuore di Mal si gonfiò di gioia, mai nessuno si era interessato così
tanto a lei, nemmeno Kyle era stato così vicino alla sua anima. Lo
strinse ancora più forte, beandosi del calore che emanava il suo
corpo e dell'odore meraviglioso del suo profumo, poi sospirò e si
scostò leggermente per guardarlo negli occhi, quella storia andava
raccontata per bene.
Uriel
le passò un pollice sotto l'occhio e le catturò una lacrima che era
scappata senza preavviso.
“Non
piangere, tesoro, sono qui per te”
Mal
sorrise e lo trascinò sul divano per raccontargli tutto.
E
senza pensarci più di tanto decise di essere onesta fino in fondo e
raccontargli della sua piccola pulce e tutto il suo passato.
*
Calliope
fu l'ultima a lasciare la terra della sua vecchia scuola, non perché
fosse meno brava a smaterializzarsi, ma perché non sapeva
esattamente dove voler andare. Una parte di lei avrebbe voluto
tornarsene a casa come le altre e farsi una bella dormita, ma lei non
era mai stata come loro.. lei preferiva dimenticare tutto, sopprimere
i sentimenti e la tristezza con l'unico mezzo che conosceva: il
sesso.
Pochi
secondi dopo, riapparve davanti ad una villetta a schiera di
Brooklyn, non sapeva esattamente se stava per fare la cosa giusta ma
sentiva di voler stare con lui quella notte. Anche se era contro le
sue regole Callie quella sera desiderava un po' di affetto.
La
ragazza sostò qualche minuto davanti a quel comprensorio, contando
mentalmente i pro e i contro di quella sua decisione avventata.
Camminò
avanti e indietro, rimuginando come mai in vita sua, ma non riuscì a
prendere una decisione finale perché Maven Wolfsoul uscì come una
furia dalla sua casa, a petto nudo, con indosso solo i boxer e la
bacchetta pronta alla mano.
La
illuminò con il lumos e non appena la riconobbe rilassò i muscoli
tesi con un sospiro sfiancato.
“Callie..
cosa fai alla mia porta alle due di notte ?”
La
ragazza per la prima volta dopo anni aprì la bocca ma non riuscì a
formulare nessuna risposta sagace.. quel viaggio nel passato l'aveva
distrutta e lei non se n'era accorta.
L'unica
cosa che riuscì a dire fu: “Esci sempre così fuori di casa ?”
Maven
abbassò la bacchetta e le sorrise “Solo quando inaspettatamente i
miei allarmi anti-smaterializzazione vengono attivati”
“Chiedo
venia vostro onore, non ne sapevo nulla” scherzò lei, ritrovando
un po' della sua forza.
“Cammina
Keyworth, inizio ad avere freddo” le disse aprendole la strada
verso casa sua.
La
ragazza lo seguì, lasciando fuori dalla porta le sue liste dei pro e
contro.
“Grazie”
disse Callie, una volta che l'ebbe fatta accomodare sulla sedia della
penisola della cucina.
La
sua casa era davvero carina, sebbene fosse più piccola di quella
della rossa, sembrava essere comoda e confortevole. Con quei colori
marrone legno e bianco avorio le ricordava le cucine dei film che
tanto amava.
“Non
ti chiedo nemmeno come hai fatto a sapere il mio indirizzo”
commentò il ragazzo dagli occhi eterocromatici.
“Fidati,
non lo vuoi sapere” rispose lei pensando alle sue doti da stalker.
Lui
scosse la testa, pensando a quanto fosse strana ed incredibile quella
ragazza, e trattenendo un sorriso compiaciuto le chiese “Posso
offrirti qualcosa ? Un bicchiere d'acqua, un succo di zucca..”
“Meglio
un goccio di whisky incendiario” rispose lei, lanciandogli un
sorrisetto innocente.
“Ad
una condizione” disse lui, afferrando due bicchierini e l'alcolico
dalla mensola dei liquori.
Calliope
fissò con bramosia tutte quelle bottiglie, pregustando una sbronza
da record, e chiese distrattamente “Cosa ?”
Lui,
per lasciare un po' di suspense, perse un po' di tempo per riempire
perfettamente i bicchierini, prima di concludere dicendo: “Voglio
sapere come mai sei qui. Poi potrai bere il tuo cicchetto, altrimenti
se non me lo dirai, o mi mentirai, me lo berrò io”
La
ragazza rimase letteralmente con la bocca aperta, non si immaginava
una meschinità simile, anche se effettivamente se lo doveva
aspettare da lui.
“Questo
non è giusto! Mi lasceresti all'asciutto mentre te li berresti
entrambi ?”
“Esattamente”
disse Maven, incrociando le braccia sul petto nudo.
Callie
sbuffò, indignata da un simile trattamento, prima di avere un lampo
di genio e tentare di afferrare la bottiglia per bere direttamente da
lì.
Mantenne
la sua faccia arrabbiata e lentamente si allungò sul tavolo.
Aggiunse
un broncio come ad avvalorare la sua facciata, avvicinandosi ancora
di più. Le mancava pochissimo e ce l'avrebbe fatta, senza destare
sospetti, ma il ragazzo era sia un ex Serpeverde che un ex Tuono
alato, perciò avendo già immaginato il piano della ragazza le
disse: “Non ci provare Keyworth” e con un colpo di bacchetta
rimise la bottiglia sullo scaffale.
“Questo
si chiama giocare sporco!” esclamò la rossa indignata per il suo
bellissimo piano fallito.
“Esattamente
nel mio stile.. avanti Callie sputa il rospo” disse iniziando ad
alzare il proprio bicchierino.
Callie
gli lanciò un'occhiataccia prima di sbuffare, sedendosi poco
elegantemente sullo sgabello dell'isolotta.
Pensò
alla sua richiesta e non sentendosi ancora pronta per rispondere gli
chiese "Come fai a sapere se mento o meno? Hai
detto.."
"Calliope"
la chiamò lui.
Era
la prima volta che la chiamava col nome per intero e non si sa bene
per quale motivo le fece un effetto strano. Il suo cuore batté un
colpo più lungo e forte, che le fece quasi male al petto e distrusse
un muro invisibile che circondava il suo cuore.
"Si
?" Chiese lei, deglutendo spaventata da quella strana
sensazione.
"Devo
ricordarti che sono un Auror? Scoprire chi mente è parte del mio
lavoro"
"Si,
beh ecco.." borbottò Callie osservando attentamente una
macchiolina sul tavolo lasciata dal liquore.
Maven,
da buon osservatore si rese conto che la rossa ci avrebbe messo poco
a rivelargli la verità, così lasciò il cicchetto, ancora pieno,
sul tavolo e le si avvicinò andando dall'altro lato
dell'isolotta.
Con
un veloce tocco le spostò una ciocca vermiglia dietro all'orecchio
destro, per poi convincerla ad alzare gli occhi e puntarli verso i
propri.
In
quel momento, con la sola determinazione e profondità di uno
sguardo, l'occhio azzurro e verde devastarono la fortezza del cuore
di Callie, che tremante, si sentì rimpicciolire sempre di più.
In
quel momento le parole non furono necessarie, anche perché lei
stessa non sapeva cosa l'aveva spinta ad andare da lui, ma sapeva
cosa desiderava, perciò si gettò tra le sue braccia e lo strinse a
sé.
Maven
rimase sorpreso da quel gesto, ma subito un tenero sorriso gli
apparve sul volto e ricambiò il suo abbraccio, cullandola come
avrebbe voluto fare dalla prima volta che erano stati insieme.
Callie
infossò il viso nel suo petto e ci si strofinò come una gattina che
fa le fusa.
"Non
dirlo a nessuno o dovrò ucciderti" gli intimò prima di
stringerlo ancora più forte.
"Il
tuo segreto è al sicuro con me" mormorò lui accarezzandole i
capelli.
E
per la prima volta, la rossa sentì di essere veramente al sicuro con
lui.
Lui
era la sua eccezione.
E
non appena lo capì una lacrima le cadde dagli occhi, distruggendo
definitivamente la sua maschera di guerriera senza cuore.
"Potrei
abituarmici, sai ?" le disse lui, raccogliendo quella goccia con
le labbra per poi passare a baciarle teneramente tutto il viso.
"A
cosa? A vedermi piangere?"
"A
coccolare la vera te"
Un
sorriso spontaneo nacque sul volto della ragazza che immediatamente
gli rispose afferrandogli il volto e baciandolo appassionatamente.
*
Il
giorno seguente, Roe, munita di borsone e con i capelli già legati a
cipolla, uscì tranquillamente da casa dei suoi genitori per recarsi
alle prove. Decise di non perdere più tempo a pensare al passato,
ormai la storia di suo padre era stata risolta e, anche se lei
personalmente non condivideva le scelte che lui aveva fatto, era
felice del risvolto positivo nella sua vicenda.
Dopo
aver salutato le ragazze, la sera prima, si era smaterializzata a
casa di sua madre e l'aveva trovata in lacrime tra le braccia del
marito.
Sapeva
che la donna non aveva chiesto nulla, perché prima del suo arrivo si
era solamente disperata dalla gioia per una buona ora e mezza, prima
che l'arrivo di suo fratello Garrett jr la destasse da quel sogno ad
occhi aperti che credeva di star vivendo.
La
smaterializzazione del ragazzo aveva allarmato il padre, che convinto
si trattasse di un nemico, si era subito staccato da sua moglie
Cecilia e l'aveva condotta dietro alle sue spalle per proteggerla.
Ma
lo sguardo azzurro che gli spuntò all'improvviso davanti, non era
quello di un mago oscuro, ma quello che apparteneva ad un bambino
incredibilmente cresciuto.
Aprì
la bocca per dire qualcosa, ma venne interrotto dalla bacchetta che
il ragazzo gli puntò alla gola “Chi diamine sei ?” gli aveva
chiesto osservando con la coda dell'occhio la madre in lacrime.
Senza
dare tempo all'uomo di rispondere, pressò ancora più a fondo la
bacchetta e chiese a sua madre “Stai bene ? Ti ha fatto del male
quest'uomo?”.
Ma
la donna scosse solamente la testa, aggrappandosi al braccio del
marito, piangendo sempre di più per il fatto che suo figlio non
l'avesse riconosciuto.
L'uomo
sorrise e abbassò l'arma, prima di dire “Sei diventato un uomo,
Junior. È bello vederti prendere le difese di tua madre”
Il
ragazzo, invece di abbassare l'arma, la strinse ancor di più e
strinse gli occhi per lanciargli un'occhiata torva prima di
ringhiargli contro: “Te lo chiederò un'ultima volta: Chi. Diavolo.
Sei ?”
L'uomo
mise una mano sulla bacchetta per allontanarla da sé, mentre si
apprestava a rispondere “Sono tuo padre, Junior”
Ma
la sua rivelazione non scalfì minimamente il ragazzo, che gli chiese
nuovamente: “Ti ho chiesto chi sei”
“Te
l'ho appena detto, ragazzo”
Garrett
sbuffò dal naso e gli gridò: “Non dire stronzate, mio padre è
morto anni fa!”
Proprio
in quel momento Aurora fece la sua comparsa e immediatamente lanciò
un “Expelliarmus” al fratellino.
Il
diciannovenne si girò a guardarla e la sgridò: “Che diavolo fai
Roe! Quest'uomo..” ma non ebbe il tempo di finire la frase che la
sorella lo interruppe per dirgli quella verità che stava in tutti i
modi evitando di vedere.
Quegli
occhi erano dello stesso colore dei propri, la forma delle
sopracciglia e del mento erano gli stessi di sua sorella, per non
parlare dei capelli e delle orecchie che entrambi avevano ereditato
da lui.
“È
nostro padre G.”
“Non
vorrai berti anche tu questa stronzata!” esclamò Garrett Jr.
alzando le braccia al cielo.
“No,
tesoro.. non è una stronzata.” gli disse Roe, avvicinandoglisi per
abbracciarlo e calmarlo “Ho avuto una soffiata e sono andata a
vedere.. l'ho trovato in un bar di Tiquana, e adesso ci siederemo
tutti quanti e ci racconterà cosa gli è successo”
“Ehi
Hamilton!” la voce di una sua compagna di ballo la riportò al
presente.
“Ciao
Charlotte” la salutò Roe, andandole vicino per darle un bacio
sulla guancia. “Come stai ? Passato bene il week end ?”
L'altra
ballerina la guardò stupita da quella domanda “Oh, io bene, sei tu
quella che è sparita”
“Come
?” chiese la mora confusa, era stata via solo tre giorni! Due dei
quali erano giorni liberi dalle prove.
“È
successo un casino con i produttori, hanno deciso adesso che dobbiamo
cambiare tutto lo spettacolo, e ovviamente Markus ha cercato di
contattare te per prima, ma..” lasciò la frase in sospeso come se
non sapesse neanche lei cosa dire. Poi sospirò e le diede la notizia
che sicuramente avrebbe fatto più male “Nessuno ha avuto tue
notizie e ci siamo dovuti adattare...Markus ha fatto una selezione e
la Brennan ti ha soffiato il posto”
Aurora
sbiancò e urlò “COSA?!”
Ancora
scioccata dalla notizia, capì poco o niente di ciò che le disse la
sua amica.
“Non
ho potuto fare niente, mi dispiace, ho provato a chiamarti più volte
ma eri irraggiungibile, anche coi patronus e i gufo. Dove sei stata
?”
E
Charlotte vedendola spaesata le toccò la spalla e le suggerì “Forse
dovresti parlarne con Markus..”
“Oh!
Ci puoi scommettere!” e come una furia uscì dallo spogliatoio,
dirigendosi a passo di carica verso l'ufficio del coreografo.
Senza
bussare, né pensarci due volte, Roe fece irruzione nello studio ed
iniziò a sbraitare quando vide gli occhi azzurri e la capigliatura
corvina del suo ragazzo.
“MARKUS!!”
lui si voltò, zompando per aria come un grillo, per l'urlo che la
mora gli rivolse. “COME HAI OSATO!! NON SOLO HO SCOPERTO CHE HAI
CAMBIATO TUTTO, MA MI HAI BUTTATA VIA COME SE FOSSI NIENTE! E HAI
PIAZZATO LA BRENNAN AL MIO POSTO!”
L'uomo
colto sul fatto, incrociò le braccia al petto e rispose “Sei tu
che te ne sei andata senza dirmi niente!”
Gli
occhi di Aurora quasi le uscirono fuori dalle orbite udendo quelle
parole, ed ovviamente non riuscì a trattenersi, continuando ad
urlargli addosso: “COS'È UNA VENDETTA DEL CAZZO ? SONO STATA VIA
TRE GIORNI, TRE FOTTUTISSIMI GIORNI, NON UNA SETTIMANA,
NON VENTI, SOLO TRE! E DUE DI ESSI ERANO DI RIPOSO!”
“Abbassa
la voce, stai strillando come un'aquila! E comunque è tutta colpa
tua, se non fossi sparita..” lo schiaffo che gli tirò sorprese lei
per prima.
Si
guardò la mano destra come se non facesse parte del suo corpo.
In
un secondo tutta la sua rabbia si era affievolita, non avrebbe mai
creduto di poter arrivare a picchiare qualcuno, per una cosa così
stupida.
Tremante
ed impaurita da sé stessa aprì la bocca e balbettò: “M..mi..mi
dispiace”
Markus
si accarezzò la guancia ferita e sollevò gli occhi furenti verso di
lei, ma vedendola tremare come una fogliolina, le andò vicino e
l'accolse tra le sue braccia.
Roe
non attese oltre e vi si fiondò immediatamente, iniziando ad
inzuppargli la camicia.
“Mi
dispiace.. mi dispiace..scusami” continuò a ripetere la ragazza,
non osando alzare lo sguardo per guardarlo in faccia, vergognandosi
del suo gesto.
Non
voleva essere una di quelle donne che per farsi sentire iniziavano a
buttare giù tutta la casa ed a picchiare il marito.
“Non
è successo niente, non preoccuparti non sono fatto di porcellana”
la rassicurò lui, accarezzandole i capelli, prima di sollevarle il
viso e lasciarle un bacio sul naso.
Lei
non disse niente, si limitò a fissarlo ed a cercare nei suoi occhi
una traccia di rabbia, ma tutto ciò che vi scorse fu la
preoccupazione e l'amore che provava nei suoi confronti.
“Ho
sempre saputo che eri una donna focosa, non intristirti per questo..
e poi hai ragione è stata una carognata la mia.. mi dispiace,
rimedieremo”
Roe,
gli sorrise, con gli occhi ancora rossi e luccicanti dal pianto,
prima di avvicinare le sue labbra a quelle di lui e stampargli un
bacio di ringraziamento.
Ma
ben presto quel piccolo bacio divenne molto di più.
Mark
le prese il viso tra le mani ed iniziò a baciarla più
profondamente, mentre Roe si lasciò andare completamente a
quell'uomo.
Baciare
lui era sempre un'esperienza mozzafiato: le carezze delle sue dita,
che percorrevano il suo viso e i suoi capelli come se stessero
scalando una montagna; le stoccate della sua lingua che la
esploravano e si abbeveravano di tutta quella passione che scorreva
nelle loro vene; l'intensità di quei sentimenti contrastanti che si
erano sempre procurati litigando; i battiti infervorati dei loro
cuori e soprattutto quegli sguardi pieni di significato che le
apparivano sempre in mente quando ad occhi chiusi baciava quelle
labbra.
Si
staccarono e ripresero fiato, accorgendosi solo in quel momento di
essersi sdraiati sul divanetto per la foga del loro siparietto di
baci riconciliatori.
Roe
trattenne un sorriso nel vedere i capelli di lui, scompigliati in una
maniera terribile, sapeva che appena si fosse visto allo specchio
avrebbe afferrato il pettine e li avrebbe tirati fino a farli tornare
perfetti come prima.
Mark
le afferrò il mento e la guardò con lo sguardo preoccupato che
aveva prima “Tesoro, perché non mi racconti cosa è successo ?
Perché qualcosa è successo per farti diventare irreperibile”
“Ho
ritrovato mio padre e sono andata a riprendermelo”
“Cosa
?” chiese l'uomo, confuso dalla situazione, d'altronde non sapeva
niente di quella storia. Lei non gli aveva mai raccontato nulla del
suo passato, né dei suoi familiari, così prendendo un grosso
respiro Roe iniziò a raccontargli tutto.
Da
quando era partito decenni prima a quando era andata a Tiquana.
“Quindi”
riassunse Markus “mi stai dicendo che fingersi
un'altra persona è stato l'unico modo che ha trovato per salvarsi la
vita ? E poi siamo maghi come poteva non avere più i mezzi per
tornare a casa ?”
“Aveva
perso la bacchetta e i suoi colleghi durante l'incidente, e credo che
per un periodo avesse anche perso la memoria, o parte di essa,
comunque era in mezzo a quei criminali e si è adattato come meglio
poteva”
“So
che ti sembrerà sfacciato da parte mia, ma se fosse successo a me
avrei rischiato di venire ucciso pur di fuggire e tornare dalla mia
famiglia”
“Credo..
che avesse paura..”
“Paura
? E di cosa ?”
“Beh
a me sembra ovvio, sono passati così tanti anni, magari avrà
pensato che mamma si fosse trovata un altro o che noi ragazzi non
l'avessimo più voluto..”
Mark
ci pensò su e alla fine annuì convenendo alla versione della
ragazza.
“Credo
sia meglio andare, si chiederanno tutti dove siamo finiti.” disse
Roe, alzandosi dal divano, per poi girarsi nuovamente e dire “Magari
pensano che ti ho sedotto e incatenato alla sedia” l'occhiata
maliziosa che gli rivolse gli fece venir voglia di attuare
quell'ipotesi, ma il dovere prevalse sulla passione.
“Magari
più tardi possiamo farlo davvero”
“Forse,
se sarai fortunato.. prima vedi di rimettere quell'oca della Brennan
al suo posto”
Markus
sghignazzò e la tirò a sé per un ultimo bacio, poi la lasciò
andare. Ad un passo dalla porta la richiamò e le disse “Io non ti
abbandonerei mai, come ha fatto lui”
Roe
si voltò ma non disse niente, lo sguardo pieno di sollievo,
gratitudine e amore che gli rivolse fu più che eloquente come
risposta.
**
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti!
So
che sono in un ritardo mostruoso, ma essendo il mio compleanno spero
che non mi linciate :')
Mi
dispiace per non aver inserito nel capitolo Freya, Nelle e Edmund.
Ma
il capitolo sarebbe venuto chilometrico (già così è il più lungo
della storia) perciò ho deciso di dividerlo in due, nel primo come
avete letto si è parlato di Mal, Callie e Roe, e nella seconda parte
ci saranno le altre tre con i rispettivi boys.
Alla
prossima,
Un
bacione,
Gin
|
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Capitolo 14 *** Wellcome back - parte 2 ***
5
§
°JUST LIKE US° §
-Wellcome
back-
-parte 2-
La
piccola Pad si svegliò alla buon ora quella mattina del 15 dicembre,
alzò le braccine per strofinarsi gli occhi e poi stiracchiarsi
rotolando a destra e sinistra sul letto, così da sembrare una
tartaruga caduta sul guscio. Poi, come un cagnolino da tartufo,
iniziò ad annusare l'aria, percependo un profumo a lei familiare. Si
spostò automaticamente verso di esso finché non lo riconobbe.
Quello
era il profumo della mamma!
Con
il sorriso sulle labbra, ricordò la felicità nel vederla la sera
prima, era così contenta che si era messa a piangere.. ma d'altronde
la nonna non era mai stata molto affettuosa nei suoi confronti per
cui c'era da aspettarselo che avrebbe reagito bene al ritorno di
Edmund.
In
quel momento spalancò gli occhi color cioccolato e si avvicinò al
lato del letto, dove la mamma si era addormentata dopo averle letto
la fiaba, prima di poggiare la guancia sul suo petto ed
accoccolarvici teneramente.
Edmund
si svegliò sentendo un peso sul seno e lo stomaco, ma ormai si era
abituata a riconoscere la sua bambina, perciò non la scacciò ne
cercò di sgusciare via, semplicemente la sollevò e la posizionò
meglio.
“Buocciorno
mammina” mormorò la piccola abbracciandola con le sue piccole
mani.
“Buongiorno
tesoro” rispose sorridendo, mentre le accarezzava la testa
riccioluta “che ne dici di fare una bella colazione fuori ?”
La
bimba annuì strusciando tutto il viso sulle curve del petto della
madre, prima di stringerla in un abbraccio.
Ed
Marie, dopo ardue peripezie riuscì a buttare se stessa e la piccola
nella vasca da bagno, e gioì per quella piccola coccola mattutina
che le era mancata in quei pochi giorni di assenza.
*
Era
in ritardo.
Ecco
cosa portavano la mancanza di sonno e i giorni avventurosi appena
trascorsi ad una ragazza che non faceva nemmeno un po' di sport
magico.
Per
la stanchezza della sera prima non aveva avuto voglia di alzarsi
appena era suonata la sveglia e adesso era in ritardo di ben venti
minuti.
Non
solo non aveva chiuso occhio, ma risentiva ancora i postumi di tutte
quelle camminate fatte in lungo e in largo. Le sue gambe sembravano
affette dalla fattura Gambe Molli e le sue ossa sembravano
inesistenti; in pratica ciondolava e barcollava come un'ubriacona e
più cercava di sbrigarsi meno metri macinavano i suoi piedi.
Insomma
era distrutta e si sentiva come una pezza strizzata e gettata su un
fiume di piatti da strofinare.
Era
un vero strazio.
Mai
più.
Non
farò mai più una cosa del genere. -
si ripeteva Freya da circa una mezz'ora, più o meno il tempo in cui
si era decisa a usare la metro polvere invece della
smaterializzazione, che non voleva saperne di funzionare.
Con
molta fatica e determinazione, riuscì ad uscire nel focolare giusto
ed entrare in ospedale.
Il
caos regnava sovrano come sempre in quella struttura, ma lei, invece
di sentirsi sopraffatta da esso o soffocare, si sentì in pace,
riuscendo a ricaricare le batterie del suo cervello solamente
annusando l'aria energica che la circondava.
Si
avvicinò al banco informazioni e salutò la capo infermiera
“Buongiorno Linda, come stai ? Ci sono novità sui miei pazienti ?”
“Dottoressa
Williams che piacere vederla, ci è mancata in questi giorni, siamo
persi senza di lei... il dottor Fitz ha fatto un disastro dietro
l'altro, ormai è proprio ora che vada in pensione, non vede ad un
palmo dal naso e ancora pretende di operare”
“Santo
cielo!” esclamò Freya “avevo raccomandato Thomas come mio
sostituto cosa è successo ?!”
“Il
dottor Thomas è stato incaricato dal primario come sostituto per se
stesso, quindi le ha rifilato il vecchio bacucco”
Con
gli occhi spalancati, Freya gemette e la implorò: “Merlino, dammi
una buona notizia.. dimmi che non ha aperto nessuno”
“Per
fortuna nessuno dei suoi pazienti in degenza ha avuto crisi, quindi
no.. non ha operato nessuno... anche se ha provato a rifilare la sua
procedura 'd'avanguardia' la M.o.r.s. alla madre del paziente
Lincoln, stanza 7.”
Freya,
che aveva appena preso un cappuccino dalla macchinetta delle bevande,
lo sbatté con forza sul bancone “Cosa ? Ma è un bambino ! Una
tecnica così invasiva, antiquata e piena di contro indicazioni su un
bambino di dodici anni ?!”
La
donna annuì e disse: “Già.. per fortuna la madre non si è fidata
ed ha preferito aspettare il suo ritorno”
“Merlino
che colpo che mi hai fatto venire.. basta! Manderò un gufo al
primario Johnson, quel medico è un pericolo per se e per i pazienti
di tutto il mondo magico!” esclamò, sbuffando dal naso, prima di
avanzare verso il suo ufficio a passo di carica,
pensando:
Adesso
mi sente quel pezzo di erumpert ! Mandare un deficiente del genere
nel MIO reparto a causare tempesta e distruzione!
“Ah dottoressa Williams,
un'ultima cosa!” la fermò sul posto, l'infermiera, andandole
dietro “È passato un tizio l'altro giorno”
“Un tizio ? Chi ?”
“Non lo so, non ero di turno,
me l'ha riferito Mary, ma ha lasciato una cosa per voi..la troverete
in ufficio” disse con un sorriso, prima di aggiungere “difficile
non vederla”
Freya
la vide andare via e riprese il cammino, pensando - E ora
che altro mi hanno lasciato ?
*
Natanaelle,
irriconoscibile con i capelli tagliati corti in un caschetto color
platino, girò l'angolo della casa di Frederick.
Era
già la terza volta che andava lì e come ogni volta si maledì per
la propria avventatezza, ma non riuscì ad evitare di seguirlo,
mentre usciva di casa per andare probabilmente agli allenamenti.
Non
sapeva nemmeno lei come potesse essere successo.. il giorno prima
friendzonava colleghi e pretendenti vari, perché non voleva
sobbarcarsi i problemi ed il bagaglio emotivo che causava l'essere
legata a qualcuno. E il giorno dopo, puff, si era riaccesa una fiamma
che risaliva all'età della pietra.
Ma
perché non poteva rimanere spenta per sempre ? Stavo molto meglio
prima – pensò.
Vederlo
al matrimonio, vestito di tutto punto col frac, doveva averle fatto
male per arrivare a questo punto.
Si,
era proprio diventata come una di quelle pazze che stalkerano gli ex
fidanzati, ne era assolutamente consapevole, ma non poteva farne a
meno, i suoi piedi erano animati di volontà propria e la portavano
dovunque il roscio andasse.
Per
fortuna era abbastanza intelligente da cambiare il proprio aspetto ad
ogni inseguimento, altrimenti sarebbero stati guai per la sua
reputazione.
*
Edmund
aveva pensato molte volte a come presentare Padmaja a Thomas, eppure
quando avvenne, quando se lo ritrovò al tavolo accanto al loro a
fare colazione da solo, non si sentì affatto pronta come aveva
immaginato.
Assurdo,
no ? Come una cosa a lungo desiderata faccia paura quando sta per
realizzarsi. Forse è perché siamo tutti reticenti al cambiamento,
anche se bramiamo cose, azioni, caratteristiche che non possediamo.
In
quel momento Ed ebbe paura di molte cose: perdere la figlia o il
fidanzato rientravano fra queste. Ma lui era a conoscenza
dell'esistenza di Pad e lei era una bambina così solare che era
impossibile da detestare.
I
due adulti si guardarono negli occhi, stupiti e dubbiosi su cosa
fare, mentre la piccola era tutta concentrata a spiegare alla sua
bambola cosa era scritto sul menù.
“Ciao”
fu Thomas a prendere l'iniziativa rompendo il ghiaccio.
Ed.
lanciò uno sguardo prima su sua figlia e poi su di lui. Rifletté
sul da farsi per circa mezzo secondo, prima di sospirare ed accettare
l'inevitabile.
Gli
rivolse un sorriso e disse: “Ciao Tom” qualche istante dopo
aggiunse “Posso presentarti Padmaja ?” lanciò uno sguardo sulla
piccola, che sentendosi chiamare aveva sollevato lo sguardo vivace
dalle pupille della sua bambola.
Il
ragazzo rimase un attimo pensieroso e chiese “È..” senza
riuscire a finire la frase, perdendosi nei ricordi di quando quella
volta l'aveva vista dormire in casa sua.
Lei
annuì e annunciò “È mia figlia”
Ci
fu un altro momento di stallo, in cui tutti si studiavano,
lanciandosi degli sguardi indagatori, finché Pad con la sua vocina
melodiosa non tirò la manica della maglia della madre, chiedendo
“Chi è, mamma ?”
Edmund
aprì la bocca, con il cuore che le batteva fortissimo, ma non vi
uscì una sillaba.
Thomas,
si abbassò al livello degli occhi della bambina e si presentò “Sono
un amico della tua mamma, mi chiamo Thomas” poi sorrise, stringendo
la manina che la piccola gli stava offrendo e continuò “ma puoi
chiamarmi Tom, o Tommy.. come preferisci”
“Io
sono Pad” rispose lei allargando il proprio sorriso.
Ed
Edmund pensò che sì, tutte le sue paure erano infondate.
Era
andato tutto nel migliore dei modi.
*
Nelle
svoltò l'angolo e si ritrovò a sbattere il naso contro il petto di
qualcuno, e se non fosse stato per i riflessi di quest'ultimo sarebbe
caduta all'indietro, sbattendo inesorabilmente la nuca sull'asfalto
del marciapiede.
“Grazie..
oddio che sbadata, perdonami!” esclamò, una volta ripresasi dallo
shock.
Ma
quando sollevò lo sguardo per vedere contro chi si fosse
scontrata, non riuscì a trattenere un singulto di sorpresa. Fred era
lì, ad un palmo dal suo naso, e la teneva tra le braccia.
Lui
la fissò con quei suoi occhi ambrati e poi si aprì in un sorriso
enigmatico “Sai, mi ci è voluto un po' per capirlo.. ma poi ci
sono arrivato, per quanto tu possa cambiare metaforicamente il tuo
viso, la statura e le movenze ti tradiscono Natanaelle”
La
ragazza rimase un secondo di troppo interdetta prima di rispondere
con un “Non so di cosa tu stia parlando, io mi chiamo Shina”
“Non
prendermi in giro tesoro, so che sei tu, come so che eri al
matrimonio di Kyle Adams assieme a quelle pazze delle tue amiche”
“Come
osi ! Le mie amiche sono certamente migliori di certa gentaglia che
frequenti tu!” rispose infervorandosi.
Poi,
un secondo dopo, si mise una mano alla bocca e lo fissò spalancando
gli occhi.
Merda!
Mi sono scavata la fossa da sola!
Fred
sorrise e disse “Già.. forse l'ho detto solo per farti uscire allo
scoperto”
Nat
strinse le labbra in un sorriso forzato che sapeva molto di sconfitta
personale e disse, sarcasticamente: “Ottima mossa Sherlock”
Il
rosso scoppiò a ridere e poi fece una cosa che la sorprese: le
accarezzò i capelli, che inevitabilmente cambiarono colore e
lunghezza al suo passaggio, e le disse “Ho sempre ammirato il tuo
temperamento.. che ne dici di entrare ? Dopo tutte queste ore passate
qui fuori a spiarmi ti sarai morta dal freddo”
La
ragazza lo guardò aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a
capire a che gioco stesse giocando. D'altronde se lei avesse beccato
uno a stalkerarla di certo non l'avrebbe invitato a casa per un thé.
“Avanti”
disse afferrandole il braccio per portarla verso casa “non mordo
mica”
“No..
ma sei alquanto strano fattelo dire”
“Non
dici nulla di nuovo.. mi hai detto cose peggiori quando stavamo
insieme”
“Si,
beh ti sei meritato ogni parola” disse lei, sollevando il mento in
alto con altezzosità.
Lui
si grattò la nuca e ripensando a quei tempi andati rispose: “Già..
forse proprio per questo ti sto invitando... voglio farmi perdonare”
Lei
lo scrutò attentamente, rimase in silenzio e, soppesando le opzioni
che aveva tra le mani lo seguì.
*
Freya
aprì la porta del proprio ufficio e rimase bloccata nell'arcata
della porta, immobilizzata dallo shock della piacevole sorpresa.
Nessuno
aveva mai fatto nulla del genere per lei, le sembrava quasi di essere
stata catapultata in un universo alternativo, o di aver sbagliato
stanza.
Invece
era tutto per lei.. tutte quelle composizioni floreali, tutti quei
bouquet di varie tonalità e specie di fiori erano per lei.
Ed
erano dappertutto.
Sulla
scrivania, sull'armadio, sul tavolinetto dei documenti più
importanti, su quello delle provviste... e a terra, vi era una scia
di petali dei colori dell'arcobaleno, che portava ad una pergamena
immersa tra le rose blu del vaso più grande della stanza.
La
ragazza portò le mani all'altezza della bocca ancora aperta, per poi
camminare come sotto l'incanto di qualche rara magia, verso quella
pergamena.
La
srotolò e lesse:
Carissima
Freya,
sono
passato l'altro giorno per dirtelo di persona, ma a quanto pare non
ho avuto fortuna,
così
ho pensato di aumentare le mie chance di successo con un piccolo
aiutino floreale.
Vorrei
invitarti a cena, una di queste sere, scegli pure con comodo il
giorno che preferisci, perché mi sono reso conto che le mie giornate
sono molto più colorate quando tu sei con me.
Vorrei
conoscerti meglio e spero che sia lo stesso per te.
Tuo,
Cassian
p.s.
Spero vivamente che ti piacciano i fiori
Un
sorriso spontaneo le nacque sul voltò e tutto il resto perse
importanza.
Si
affettò a prendere piuma e pergamena per rispondere “Ci sarò,
quando vuoi, anche stasera. Stacco alle nove”
**
--Angolo
Autrice--
Ciao
a tutti!
So
che sono in un ritardo mostruoso,
so
che tra aprile e febbraio ci sono un sacco di mesi, ma sinceramente
sono stata molto impegnata e non avevo molte idee su come far
continuare la storia.
La
cosa positiva comunque è che mancano pochi capitoli alla fine,
spero
veramente di riuscire a buttarli giù il prima possibile, così da
finirla :)
Promesse
non ne faccio, ma ci metterò la buona volontà giuro!
Baci
Gin
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