Lupin al Gran Premio di Monaco

di monsieur Bordeaux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passione sportiva ***
Capitolo 2: *** Lupin lancia la sua sfida ***
Capitolo 3: *** Zenigata incontra Da Rocha ***
Capitolo 4: *** Un giro al casinò ***
Capitolo 5: *** C'è movimento nei box ***
Capitolo 6: *** La minaccia di Pedro ***
Capitolo 7: *** Ti ho messo in guardia! ***
Capitolo 8: *** Tentativo di fuga ***
Capitolo 9: *** Due attenti osservatori ***
Capitolo 10: *** Piano di riserva ***
Capitolo 11: *** Scappando da Montecarlo ***



Capitolo 1
*** Passione sportiva ***


Ciao a tutti!!!


Sono di nuovo qui per scrivere una nuova fan-fiction sul mitico Lupin!!!!!!!! (E' l'ennesima che scrivo su di lui. Si capisce che sono un suo fan? N.d.Bordeaux)
Dopo le disavventure in "Lupin, prigioniero a Roanapura" in cui ha incontrato quelli di Black Lagoon, questa volta il ladro dalla giacca rossa sarà di scena nello storico e pittoresco Gran Premio di Monaco. D'altronde Lupin è un appassionato di motori e ci ha pure corso durante una puntata della seconda serie. E stava anche per vincere la gara quella volta...
L'idea di questa fan-fiction nasce dall'incontro di due grandi passioni: Lupin e la Formula 1 (Non lo schifo di quest'anno... N.d.Bordeaux). Questa volta però il caro Arsenio non sarà in pista, anche se le sue doti di guida non si discutono, ma agirà nelle retrovie per dare la caccia ad un gioiello...
Insieme a lui ovviamente ci sarà tutta la banda al completo e l'immancabile ispettore Zenigata, detto anche Zazà o paparino. Inoltre ci saranno anche altri personaggi di fantasia inventati da me, tra cui alcuni piloti "copiati" da quelli realmente esistenti. Vi anticipo che sarà un trionfo di fantasia anche per i nomi delle scuderie!

La presentazione è finita, quindi inizio ufficialmente la fan-fiction! Buona lettura e mi raccomando! Aspetto i vostri commenti!!!




Capitolo 1 - Passione sportiva


L'evento tanto atteso era finalmente arrivato. Dopo giorni e giorni di preparativi, tra cui chiudere le strade al traffico, sistemare le barriere di protezione e sigillare i tombini per evitare che volino via durante la gara, tutto era pronto per lo storico Gran Premio di Monaco.
Era giovedì pomeriggio e tra pochi minuti le vetture di Formula 1 sarebbero scese in pista. Essendo una giornata dedicata alla ricerca di assetti per qualifiche e gara, non sarebbe stata una giornata molto spettacolare per il pubblico e infatti le tribune ai lati del circuito erano semideserte, si aspettava il tutto esaurito per le giornate di sabato e domenica. Tra i gruppi di tifosi irriducibili, vestiti o truccati in modo vistoso con i colori dei vari team, c'era una coppia di persone che stavano osservando la partenza delle vetture con binocolo e macchina fotografica. Niente di particolare, tranne il fatto che in realtà erano due ladri molto famosi, Lupin III e il suo socio Jigen Daisuke...
«Erano anni che non tornavo da queste parti! Ah, che ricordi...» disse Lupin in tono nostalgico.
«Io però non capisco una cosa...» lamentò Jigen osservando attraverso il binocolo la pista. In quel momento un rombo di motore risuonò dalla corsia dei box, le prime vetture stavano per affrontare le strette e insidiose stradine del Principato.
«Che hai detto? Non ho sentito niente con questo frastuono!» gridò Lupin mentre faceva qualche foto alle monoposto.
«Mi chiedevo perché così tanta gente segue questa gara!» urlò Jigen. «Il circuito è stretto e i sorpassi impossibili! Che spettacolo è seguire un trenino di vetture che girano in tondo?»
«Perché lo spettacolo, mon ami, non è la corsa in sé, ma la cornice che ci sta attorno! Montecarlo non è famoso solo per questa gara...»
«Bhe, su questo ti devo dare ragione. Oggi sembri meno scemo del solito...»
«Bando alla ciance Jigen, hai pronostici per questa gara?»
«Ovviamente Lupin...» disse Jigen infilando una mano in tasca e recuperando un foglietto. «Il favorito di quest'anno è Thomas Schumann, il tedesco della Rosso Italia. Ha grande esperienza e ha già vinto diverse volte la gara negli anni passati.»
«Già, ma io stai attento anche ai due piloti della Derby, l'inglese Andy Moore e il finlandese Marko Reikkinen. Il primo è giovane e vuole farsi subito un nome, anche se ogni tanto usa metodi poco puliti, mentre il secondo sa rimanere freddo nei momenti più delicati.»
«Poi c'è anche Francisco Lama, lo spagnolo della Livier. Correndo per una scuderia francese, avrà buona parte dei tifosi a favore.»
«Oh eccolo! Finalmente è sceso in pista!» esclamò Lupin guardando con l'obiettivo della macchina fotografica.
«Il pilota della nuova scuderia, la Da Rocha Team Racing. E' un team in ascesa...» spiegò Jigen.
«Ho racconto informazioni sul padrone del team, Rafael Da Rocha. E' un proprietario terriero brasiliano, che possiede anche qualche fabbrica tessile. E' un tipo competitivo, che non ama perdere...»
«Ne ho sentito parlare. Si dice che abbia costruito il suo impero economico minacciando o ricattando i suoi rivali in Brasile. Giusto Lupin?»
«Esatto Jigen! Ora sta cercando di assumere una popolarità "positiva" lanciandosi nel mondo delle corse... e ci sta quasi riuscendo!»
«Il suo pilota brasiliano, Rogerio Andrade, l'ultima gara è arrivato secondo. E' giovane ed esuberante, e potrebbe anche farcela a vincere il Gran Premio...»
«Da Rocha inoltre possiede qualcosa che a me interessa moltissimo... ora però spostiamoci! Da qui non riesco a vedere bene il suo box!»
Così Lupin e Jigen con discrezione si spostarono alla ricerca di una posizione migliore. Il ladro dalla giacca rossa era sicuro che nessuno avrebbe notato i suoi spostamenti, era normale che qualche appassionato fotografasse le macchine in pista o i meccanici che si muovevano nei box.

Oltre agli appassionati, in quei giorni Montecarlo si era riempito anche di giornalisti sportivi, pronti a seguire ogni tappa del Gran Premio. In una cabina vicino al circuito un uomo stava sistemando la sua postazione di commento, ma faceva fatica perché aveva il braccio destro ingessato. Alto e con i capelli brizzolati, Fabien Rigaux in passato era un collaudatore, ma adesso faceva il commentatore per la televisione. All'apparenza sembrava un tipo tranquillo, ma una volta era conosciuto nell'ambiente per essere un seduttore, e infatti molte fanciulle erano rimaste affascinate dai suoi occhi azzurri.
A causa del suo infortunio Fabien per quell'evento era stato affiancato da una giovane assistente. Il suo nome era Valentine Blanchard, aveva diciannove anni e detestava qualunque genere di corsa automobilistica...
Poco dopo l'inizio delle prove Valentine entrò in cabina per chiedere a Fabien come stava. Era un maggio molto caldo e lei indossa una maglietta verde, pantaloncini corti bianchi e scarpe da tennis, lui invece aveva una camicia bianca e dei pantaloni scuri, ma solo perché voleva avere un aspetto professionale.
«Tu sei un uomo ridicolo...» disse Valentine chiudendo la porta.
«In che senso?» chiese Fabien voltandosi.
«Hai quarantacinque anni e ti sei rotto un braccio correndo in moto! Sei più immaturo di mio fratello che ne ha sei!»
«Non sei la prima che me lo dice...» commentò scherzosamente l'ex pilota.
«Perché mi hai chiamato?»
«Devo fare un po' d'ordine in cabina e con un braccio solo non ci riesco!»
«Ma perché?» esclamò Valentine. «Abbiamo tempo anche domani! Oggi è una giornata così bella...»
«Scordatelo! Non sei venuta qui per una vacanza! E poi tuo padre mi ha fatto promettere di tenerti d'occhio...»
A questa frase Valentine sbuffò vistosamente, ma alla fine diede una mano a Fabien. In un momento di pausa, mentre l'ex pilota stava leggendo alcuni fogli, la giovane ragazza, annoiata a morte, iniziò a guardare i monitor che in quel momento stavano inquadrando il pubblico presente nelle tribune. Le corse di auto non le piacevano per niente e da quando era arrivata a Montecarlo si stava domandando perché avessero scelto proprio lei per quell'incarico. Fare la giornalista era il suo grande sogno, ma il settore sportivo non era tra i suoi preferiti.
Sullo schermo Valentine osservò per qualche secondo gli spalti semideserti finché la sua attenzione non cadde su alcuni spettatori che si stavano muovendo tra i sedili. Guardandoli più da vicino si accorse che tra di loro c'era un faccia che aveva già visto in passato. Improvvisamente Valentine capì chi era quel uomo, era Lupin III! Non aveva dubbi, tempo fa aveva visto una sua foto nella redazione in cui lavorava. Inventandosi una scusa la ragazza aprì la porta e di corsa uscì dalla cabina di commento. Fabien non fece in tempo a protestare, Valentine era già andata via. Glielo avevano detto che era una ragazza molto vivace...



N.d.A. Durante la fan-fiction potrei usare dei termini tecnici. Se non li capite e volete dei chiarimenti a riguardo, chiedetemi pure senza complimenti!
E avete capito a chi mi sono ispirato per i piloti? Provate ad indovinare!


Continua...

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Capitolo 2
*** Lupin lancia la sua sfida ***


Capitolo 2 - Lupin lancia la sua sfida


Per alcuni minuti Lupin osservò con attenzione il box di Da Rocha e alla fine capì dov'era nascosto il gioiello che voleva rubare. Era sicuro che lo smeraldo era dentro una piccola cassaforte nera, visibile a lato del box. Poco dopo Jigen la inquadrò col suo binocolo.
«Non mi sembra realistico, Lupin!» lamentò il suo compagno.
«Invece è possibile Jigen!» ribatté il ladro gentiluomo. «Ricordati che Da Rocha considera quello smeraldo come un portafortuna! E' logico pensare che sia lì!»
«Già, la cosiddetta "Gemma di Brasilia". A occhio e croce, la cassaforte è della misura giusta per contenerla.»
«Dal tono di voce, mi sembri un po' preoccupato mon ami!»
«A parte i meccanici, dentro il box non ho visto guardie...» osservò Jigen. Era un particolare che non lo lasciava tranquillo.
«E' vero! Da Rocha deve aver pensato a qualcos'altro per difendere il suo gioiello. E non credo che baserà la sua sicurezza solo sui poliziotti presenti nel circuito...»
«A questo punto ci conviene osservare da più vicino quel box...» ipotizzò Jigen.
«Ho già programmato tutto!» esclamò Lupin.
«Hai già pronto un travestimento per l'occasione?»
«No! C'è una persona di nostra conoscenza che si è infiltrata in quel box...»
«Non dirmi che...»
«Sì! Fujiko è tra gli ospiti di Da Rocha!»
Immediatamente Jigen si mostrò contrario alla scelta di Lupin.
«Ma sei scemo? Non capisci che quella donna ci tradirà alla prima occasione? Rischiamo di rimanere a mani vuote!!!»
«Tranquillo Jigen! E' tutto sotto controllo!»
«Che idiota...» sospirò Jigen tenendosi la testa.

Finito il loro lavoro di ricognizione, i due ladri stavano per andarsene quando davanti a Lupin apparve una giovane ragazza, magra, dai lunghi capelli castani, che teneva sotto un berretto con visiera verde, e dagli occhi marroni. Il ladro dalla giacca rossa rimase di sasso mentre lei lo salutava e gli sorrideva tutta contenta.
«E tu chi diavolo sei, mocciosa?» domandò Jigen. La ragazza quasi ignorò la presenza del pistolero, era attratta da Lupin.
«Piacere di conoscerla, signor Lupin! L'ho vista da un monitor in cabina!» spiegò la ragazza.
«E tu... chi sei?» chiese Lupin.
«Mi chiamo Valentine e sono una giornalista... più o meno...»
Lupin, nel suo stile, voleva presentarsi alla ragazza, ma Jigen, toccando più volte il vetro dell'orologio che teneva al polso, gli ricordò che era tardi e che avevano un altro impegno da svolgere.
«Mi piacere moltissimo parlare con te... ma sono in ritardo per un appuntamento! Io e il mio socio dobbiamo andare!» disse Lupin.
«Ma come? Il famoso Lupin non si trattiene davanti ad una bella ragazza come la sottoscritta?» domandò Valentine. Sapeva quell'era il suo punto debole.
«Vedi... non saresti il mio tipo...» commentò Lupin leggermente imbarazzato.
«Ma come?» commentò a sua volta Valentine. «Cosa mi manca?»
«Diciamo che... a me piacciono... le ragazze formose...» affermò Lupin mimando con le mani un seno abbondante. Valentine ci rimase malissimo, lei di reggiseno portava la seconda.
«Sei veramente un maleducato!!! Non lo sai che le tettone sono tutte quante sceme?»
In quel momento Lupin tirò giù il berretto a Valentine in modo che gli coprisse gli occhi. Quando la ragazza lo risistemò, si accorse che i due ladri era spariti nel nulla. Ma non sarebbe stato quel piccolo incidente a farla desistere, voleva a tutti i costi fare uno scoop su Lupin!

Verso la fine delle prove libere sul circuito di Montecarlo arrivò l'ispettore Zenigata. Aveva ricevuto diverse indiscrezioni sulla presenza di Lupin nel piccolo Principato e lui si era subito precipitato lì, per arrestare definitivamente il noto ladro gentiluomo. Per aiutarlo in quell'impresa era stato affiancato da un suo collega della gendarmeria monegasca, il tenente Olivier Lucchini.
Di chiare origini italiane, era una persona seria e molto competente, che conosceva a fondo tutta la zona di Montecarlo. Di altezza media, aveva i capelli neri e portava gli occhiali che un po' coprivano i suoi occhi marroni.
«Che c'è ispettore Zenigata? Mi sembra molto nervoso...» disse il giovane tenente, aveva circa trent'anni. Il giapponese continuava da qualche minuto a camminare avanti e indietro.
«Me lo sento... me lo sento...» mormorava in continuazione Zenigata.
«Cosa ispettore?»
«Che Lupin è nei dintorni! Non è possibile avere più uomini in zona?»
«Le ho già detto che tutti gli agenti di zona devono rimanere ai propri posti, per evitare che qualcuno possa invadere la pista! Finché ci sono auto che corrono, non possono muoversi!»
Così nervosamente Zenigata riprese la sua camminata a fianco del guardrail. Ad un certo punto il maxischermo di fronte all'ispettore si annerì, prendendolo di sorpresa.
«Cosa gli prende a quell'affare?»
«Non è niente...» rassicurò il suo collega. «Hanno finito con le prove e adesso stanno per dare la lista dei piloti più veloci...»
Infatti sullo schermo apparve una lista che lentamente aumentava, ma ad un certo punto misteriosamente scomparve, lasciando solo uno sfondo grigio...
«Adesso che gli prende?» chiese sorpreso Zenigata.
«Non lo so! Questo non era previsto!» rispose il tenente, sorpreso quanto l'ispettore.
Di colpo lo schermo torno a trasmettere normalmente, ma questa volta in onda c'era il faccione di Lupin tutto sorridente!
«Cosa?!?» esclamò Lucchini.
«Lupin! Lo sapevo che saresti apparso da un momento all'altro...» mormorò l'ispettore Zenigata.

Quando il segnale fu più nitido, Lupin cominciò a parlare. Era seduto comodamente su una poltrona verde. Alle sue spalle c'era un enorme cartellone bianco.
«Buongiorno gentili spettatori! Mi presento, sono il noto ladro Lupin III e sono cui per un furto che sarà definito eccezionale... il mio obiettivo sarà il gioiello in possesso del signor Da Rocha, la "Gemma di Brasilia". Ora vi starete domandando perché ho definito il furto eccezionale... semplice! Perché il furto si svolgerà durante il Gran Premio! Avete capito benissimo, durante le due ore di gara, io avrò il gioiello tra le mani!»
«Maledetto Lupin!!!» gridò Zenigata inferocito.
«Ho sentito bene? Vuole rubare il gioiello nel momento in cui la sicurezza sarà più alta? E' un pazzo!» commentò esterrefatto Lucchini.
«No! E' nel suo stile...» affermò Zenigata. Se lo aspettava un discorso del genere da Lupin.
«Un momento!» esclamò Lucchini. «Lo sfondo di Lupin mi sembra familiare!»
«Ah sì?» chiese Zenigata.
«Mi sembra... sì! E' dentro una delle stanze che usano i giornalisti per le interviste! Non è troppo lontano da qui!»
«Presto! Mi porti in quel posto!» urlò Zenigata e i due si misero a correre come due disperati.
Facendosi largo tra una folla di curiosi, i due poliziotti riuscirono a fatica a raggiungere la palazzina che sovrasta i box. Una volta giunti nel corridoio giusto, Lucchini indicò a Zenigata la stanza e con uno scatto incredibile l'ispettore si precipitò dentro. Vedendolo in azione, il poliziotto francese si domandò dove prendeva tutte quelle energie...
Quando anche Lucchini entrò nella stanza, trovò Zenigata vicino alla poltrona che aveva visto sul maxischermo. Era terribilmente arrabbiato, Lupin gli era scappato per pochissimo! Ma all'improvviso Zenigata sentì qualcuno correre nel corridoio e immediatamente prese le manette in mano. Sperando in un colpo di fortuna uscì di corsa dalla stanza e come un fulmine mise le manette alla persona che stava correndo. Purtroppo per lui non era Lupin, ma la ragazza che lo stava inseguendo!
«EHI! Che diavolo sta facendo?» urlò Valentine.
«Oh, mi scusi signorina...» rispose dispiaciuto Zenigata. Era così imbarazzato che ci mise molto tempo a ritrovare le chiavi delle manette. "Peggio di così non poteva iniziare!" pensò Lucchini che in quella situazione non sapeva se ridere o piangere.


Continua...

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Capitolo 3
*** Zenigata incontra Da Rocha ***


Capitolo 3 - Zenigata incontra Da Rocha


Nel luogo in cui Lupin aveva trasmesso il suo messaggio di sfida arrivò anche Fabien, preoccupato per dove fosse finita Valentine. E quando la vide in compagnia di Zenigata e Lucchini, non fu per niente sollevato...
«Non è successo niente di grave, vero?» domandò con aria tesa l'ex pilota.
«Certo che è successo qualcosa di grave!» esclamò Zenigata. Fabien rimase di sasso, ma poi quando l'ispettore aggiunse: «Lupin mi è scappato un'altra volta!», tirò un gran sospiro di sollievo, Valentine non aveva combinato nessun guaio.
«No, mi riferivo alla ragazza...»
«A proposito...» intervenne Lucchini. «Perché ti trovavi qui, madamoiselle?»
«Avevo visto Lupin sui monitor e volevo parlargli! L'ho inseguito per un po', ma poi ho perso le sue tracce...» rispose Valentine.
«Direi che è inutile rimanere qui! Tenente, andiamo...» disse Zenigata incamminandosi.
«Dove, mi scusi?» chiese sorpreso il tenente.
«Dal signor Da Rocha! Non ho la minima voglia di farmi prendere di nuovo in giro da quel maledetto...» affermò Zenigata. Come al solito, era molto determinato, voleva catturare una volta per tutte Lupin.
Nel frattempo Fabien prese da parte Valentine e la portò fuori dalla stanza. Era molto serio in volto.
«Valentine, cos'hai combinato?»
«Niente! Te lo assicuro!» affermò la ragazza.
«Ascoltami attentamente. Quello che hai fatto poteva essere molto pericoloso! Ricordati che Lupin è un criminale inseguito dalla polizia!»
«A me non sembrava così pericoloso...»
«Per piacere, lascialo perdere! Te lo sto dicendo da amico, non voglio che ti accada qualcosa di brutto...»
«Devo proprio?» chiese Valentine con aria desolata.
«Mi faresti un enorme favore!» rispose Fabien. A quel punto Valentine capì che diceva sul serio.
«E va bene! Starò lontana dai guai.»
«Vedi che possiamo andare d'accordo noi due? Ora però torniamo in cabina, abbiamo ancora un mucchio di cose da fare!»
«Non credevo che fossi così preoccupato per me...»
«Certo! E poi chi lo sente tuo padre se ti succede qualcosa?»
«Tu sei pazzo!»
Valentine quasi rise davanti a quella risposta. Curiosamente i due sembrava capirsi al volo, ma forse perché nei modi di fare Fabien gli ricordava un ragazzo della sua età.

Quando Zenigata e Lucchini entrarono nel box della Da Rocha Team, c'era un viavai di meccanici che stavano controllando le vetture nei box. In quella confusione Zenigata riuscì a trovare il titolare della scuderia, stava parlando con un ingegniere e sembrava essere di buon umore.
Rafael Da Rocha era una persona alta e magra, con i capelli neri ben ordinati, gli occhi scuri e la pelle chiara. Aveva poco più di quarant'anni ed era diventato da poco proprietario di quel team, acquistato l'anno precedente mentre era sull'orlo della bancarotta.
Quel pomeriggio il brasiliano indossava una tuta con i colori del suo team, blu e giallo, ed era seduto all'interno del box, intento ad osservare i tempi effettuati dai suoi piloti. Con voce decisa l'ispettore gli si avvicinò.
«Buongiorno signor Da Rocha»
«Buongiorno!» rispose il brasiliano. «Chi siete?»
«Sono l'ispettore Zenigata, dell'Interpol» disse mostrando il suo tesserino. «Questo al mio fianco è il tenente Lucchini...»
«Piacere di conoscerla!» salutò il gendarme stringendo la mano a Da Rocha.
«Credo di aver capito... siete qui per Lupin!»
«Non mi sembra molto preoccupato per la sua apparizione di poco fa!» affermò Zenigata.
«Semplicemente perché la sfida di Lupin è assurda!»
«Che intende dire?!?»
«E' impossibile entrare nei box durante il Gran Premio! Ci sono poliziotti ovunque!»
«Ma Lupin è un maestro nel travestimento...» contestò l'ispettore.
«Ma io conosco benissimo ogni meccanico e ogni tecnico della mia squadra!» ribattè Da Rocha. «Noterei subito qualcuno di sospetto! E poi non potrebbe mai scappare da qui, una volta entrato...»
«In che senso, mi scusi?»
«Non è facile attraversare il circuito quando ci corrono auto che sfiorano i trecento chilometri orari...»
«Da quello che so, nessuno da quando esiste il Gran Premio di Monaco è riuscito ad entrare nei box durante la gara!» spiegò Lucchini.
«Capisco. E dove tiene questa "Gemma di Brasilia"?» domandò Zenigata.
«Lì dentro!» rispose Da Rocha indicando la cassaforte attaccata al muro.
«Se fossi in lei, piazzerei due agenti proprio davanti alla cassaforte...»
«Impossibile! Mi sarebbero solo d'intralcio!»
«Come?» esclamò Zenigata arrabbiandosi un po'. «Mi sta prendendo in giro?»
«Si calmi ispettore!» disse Lucchini tenendo per un braccio il suo collega. «Il signor Da Rocha intendeva dire che mettere degli agenti qui dentro sarebbe d'intralcio al lavoro dei meccanici! Come può notare, non c'è molto spazio nel box...»
«Sono contento che almeno lei abbia capito le nostre necessità, tenente!» affermò il brasiliano.
«Ho un'altra soluzione al problema. Si potrebbe, in segreto, spostare la gemma da un'altra parte...» suggerì Zenigata, ma subito Da Rocha si oppose all'idea.
«Eh no! La gemma è il nostro portafortuna! Da qui non si muove!»
«Non se la prende ispettore! Di solito gli sportivi sono molto superstiziosi...» commentò Lucchini vedendo il suo collega vistosamente arrabbiato. Poco dopo Da Rocha invitò i due agenti ad uscire perché i meccanici stavano chiudendo il box. Senza obiettare Zenigata e Lucchini salutarono Da Rocha e lasciarono il circuito.
Sulla strada che conduceva in gendarmeria più volte Zenigata si lamentò del fatto che le misure di sicurezza, a suo giudizio, erano insufficienti, ma Lucchini gli ricordò che più di così non potevano fare: la zona dei box era così stretta che aumentare il numero dei poliziotti avrebbero creato solo confusione, e che a Da Rocha era stata fornita la massima protezione possibile. Zenigata solo in parte era stato convinto dalle parole di Lucchini, l'arroganza mostrata da Da Rocha in quella occasione non gli piaceva per niente.

Si era fatta notte e Jigen, dopo essersi separato da Lupin quand'era fuggito dalla sala delle interviste, decise di tornare al covo dove il suo socio lo stava aspettando da qualche ora. Lupin aveva trovato una camera libera in un albergo di seconda mano, molto raro a Montecarlo, a pochi metri dalla famosa curva del circuito chiamata "Della vecchia stazione". (E' un tornante stretto in discesa, e credo che sia la curva più famosa e fotografata di tutto il circuito. N.d.A.)
Arrivato alla porta Jigen bussò due volte e dopo aver sentito la voce di Lupin rispondere, entrò. Rimase molto sorpreso nel vedere il suo socio maneggiare alcune boccette contenenti dei liquidi colorati.
«Che stai facendo? Improvvisamente sei diventato un alchimista?»
«No, mon ami!» rispose Lupin. «E' una piccola sorpresa che sto preparando per il nostro amico brasiliano...»
«Sei sicuro che quella roba non ci farà saltare in aria insieme all'albergo?» chiese Jigen dopo essersi seduto al tavolo, accanto a Lupin. Lo osservò per qualche secondo e poi riprese la parola.
«Stanotte qualcuno mi stava pedinando...»
«Chi? Un poliziotto?» domandò sorpreso Lupin.
«No, dal modo di agire non direi...» affermò Jigen.
«Non dirmi che è ancora quella ragazzina che abbiamo incontrato sulle tribune!»
«No Lupin! Questo è un professionista... e ha l'aria di essere un tipo pericoloso.»
«Jigen, hai notato che col passare del tempo questo furto sta diventando sempre più intrigante?» commentò Lupin con un sorriso beffardo. Al contrario Jigen era preoccupato e per non rispondergli si sdraiò sul divanetto accanto al tavolo. Non lo sopportava quando faceva lo scemo in quella maniera.
«Ah, quasi me ne dimenticavo...» disse Lupin mettendo da una parte le boccette sul tavolo.
«Cosa c'è adesso?»
«Per domani procurati un vestito elegante! Si va al casinò!»
«E perché?»
«Voglio conoscere di persona questo Da Rocha. Tutti i pezzi grossi saranno lì domani sera...»
«Farò il possibile!» rispose Jigen girandosi dall'altra parte.
«Un'ultima cosa Jigen: ti consiglio di non fumare stanotte. Le boccette contengono liquidi molto sensibili al calore...»
Più infastidito dal fatto che non poteva fumare che dal possibile pericolo creato dalle sostanze che Lupin aveva maneggiato, Jigen trovò una posizione comoda sul divano e in pochi secondi si addormentò.


Continua...

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Capitolo 4
*** Un giro al casinò ***


Capitolo 4 - Un giro al casinò


Di notte Montecarlo era qualcosa di meraviglioso, le luci che risplendevano sui palazzi principeschi e che poi si riflettevano sul mare formavano un paesaggio quasi magico, chiunque sarebbe rimasto incantato davanti a quello spettacolo.
Quel venerdì l'attenzione di tutti era rivolta al casinò, dove tra gli ospiti spiccavano i responsabili dei team e alcuni piloti, venuti lì per rilassarsi in vista delle qualifiche del giorno dopo, che sarebbero state molto combattute. Per l'occasione il controllo all'entrata era molto rigido, ma per Lupin e Jigen fu un gioco da ragazzi superarlo...
Per non farsi riconoscere i due si erano travestiti rispettivamente da conte di origini francesi e da servitore di quest'ultimo. Molto elegante con il suo frac nero e il papillon bianco, Lupin portava una parrucca bionda, oltre che ad una maschera facciale. Jigen invece indossava un completo composto da giacca e pantaloni blu scuro e da una camicia bianca. Suo malgrado dovette lasciare il suo amato cappello in albergo.
Una volta entrati nel casinò, Lupin si guardò attorno e tra i tavoli da gioco trovò quelli riservati ai responsabili dei team, che erano leggermente in disparte rispetto agli altri. Si notava subito che era una zona riservata perché i tavoli erano circondati da una corda rossa ed era ben sorvegliata da alcuni addetti della sicurezza.
Con passo deciso Lupin attraversò la sala e con un sorriso sulle labbra presentò il suo invito a chi teneva il registro degli invitati. Il biglietto d'orato che Lupin mostrò al responsabile era una copia perfetta degli originali, così facendo i due ladri entrarono senza problemi nella zona riservata.
«E' stato più facile del previsto...» commentò Jigen.
«Essendo questo un torneo di beneficenza, il livello della sorveglianza è più basso del normale» spiegò il ladro gentiluomo. «Ora però cerchiamo Da Rocha!»
«L'ho trovato!»
«Dov'è?»
«Al tavolo del poker.»

Lupin arrivò giusto in tempo al tavolo perché stavano cercando l'ultimo giocatore per iniziare il torneo di poker. All'inizio c'erano cinque giocatori, ma col passare del tempo alcuni ne vennero eliminati finché al tavolo non ne rimasero due, ovvero Lupin e Da Rocha. Entrambi avevano una bella montagnetta di fiches, accumulata vincendo contro gli altri avversari.
La finale tra i due avversari era veramente tosta: nessuno dei due riusciva a sopraffare l'altro e la situazione rimase bloccata per alcuni minuti. Così di comune accordo Lupin e Da Rocha decisero di fare una piccola pausa, per riprendersi dallo stress della partita.
Lupin ordinò qualcosa di fresco da bere e intanto Jigen sottovoce gli chiese com'era messo al gioco.
«Male! Da Rocha è veramente uno che non molla! Di questo passo finiremo domani mattina...» commentò Lupin.
«Potresti anche lasciargli la vittoria, questa volta. Mi sembra inutile proseguire!» suggerì Jigen.
«No, Lupin non è il tipo che si arrende così facilmente! Sarei disposto a dormire qui dentro pur di vincere contro di lui!»
«Lo sapevo che avresti reagito così...» commentò desolatamente Jigen mentre si guardava attorno. Dall'altra parte del tavolo Da Rocha si stava fumando una sigaretta per rilassarsi mentre alle sue spalle un piccolo gruppo di curiosi stavano aspettando la ripresa della partita. Quando i due finalisti vennero richiamati dal croupier, Jigen augurò buona fortuna al suo socio.
I due finalisti visionarono con cura le carte che avevano in mano, ma prima di riprendere la partita Da Rocha invitò Lupin ad avvicinarsi, per dirgli qualcosa sottovoce. Piegandosi un po' in avanti Lupin ascoltò curioso quello che aveva da dirgli il brasiliano.
«Lei è veramente bravo a questo gioco...»
«Merci!» rispose Lupin.
«Ma io sono più furbo di quello che pensa, signor Lupin!»
«Complimenti, mi ha riconosciuto!» affermò Lupin con un sorriso beffardo. Non era per niente preoccupato dal fatto che Da Rocha lo avesse scoperto, era una possibilità che aveva previsto. «Me lo avevano detto che era una persona molto attenta ai dettagli!»
«Già, è vero!» ridacchiò Da Rocha. «Però devo ammettere una cosa!»
«Quale?»
«Questa non è la prima volta che la vedo...»
«Strano! Io di recente non sono stato in Brasile!»
«L'ho vista ieri pomeriggio, si aggirava per le tribune con una macchina fotografica, se non mi sbaglio!»
Quella frase prese di sorpresa Lupin. Improvvisamente si chiese come aveva fatto a vederlo in mezzo alla folla dei tifosi se lui era rimasto per tutto il tempo dentro i box.
«Se si sta domandando come ho fatto a trovarla, devo ringraziare Pedro!» affermò Da Rocha.
«Chi?» domandò sorpreso Lupin.
«Era la persona che ha pedinato lei e il suo socio quando eravate al circuito! Mi ha comunicato la tua posizione via radio...»
La contromisura presa dal brasiliano aveva messo per un attimo in crisi Lupin, che poi riprese la conversazione.
«Se sapeva dov'ero, come mai non ha chiamato la polizia?»
«Perché sennò avrebbero potuto darmi solo fastidio durante il Gran Premio!» rispose Da Rocha con uno sguardo minaccioso. «L'avverto! Se lei si avvicina troppo al mio portafortuna, non sarò responsabile delle azioni di Pedro. E lui non è un tipo ragionevole come me...»
Con quel discorso Da Rocha credeva di aver messo in seria difficoltà Lupin, ma con decisione il ladro rispose al suo tentativo di intimidirlo.
«A questo punto però signor Da Rocha, non posso rinunciare alla sfida... perché sono sicuro di vincere!»
Il brasiliano, cercando di contenere la rabbia che provava per Lupin, chiese al croupier di dare le carte.

Quando vennero distribuite le carte, Jigen si avvicinò a Lupin per chiedergli cosa si erano detti lui e Da Rocha. Jigen rimase un po' sorpreso dalla spiegazione di Lupin, ma almeno adesso sapeva chi era l'individuo che la notte prima lo aveva seguito. Prima di sbirciare le sue carte, Lupin promise a Jigen che avrebbe chiuso la partita in pochi attimi. Il suo compagno in quel momento pensò che l'esaltazione lo avesse fatto impazzire del tutto...
Una volta richiamati dal croupier, sia Lupin che Da Rocha cambiarono due carte e dopo aver nuovamente guardato quello che avevano in mano, il croupier invitò i due contendenti a puntare. A sorpresa Lupin puntò tutte le fiches che aveva e in risposta Da Rocha fece altrettanto. Era la manche decisiva: se avesse vinto Lupin, la finale sarebbe stata sua. La stessa cosa valeva per Da Rocha, anche se Lupin sarebbe rimasto ancora in gioco anche in caso di sconfitta. Però in tal caso sarebbe rimasto con talmente poche fiches in mano che le sue speranze di vincere sarebbero state pari a zero.
Molto lentamente Lupin mise le carte sul tavolo e le aprì a ventaglio, lasciando la mano sul tavolo. Era un tris di dieci e pochi attimi dopo Da Rocha fece altrettanto, ma mettendo giù le carte disse che quello di Lupin era un buon punteggio, peccato che però lui aveva un tris di re...
Sorridendo il brasiliano spinse il pugno in segno di vittoria e spostò versò di sé la montagna di fiches che c'era in mezzo al tavolo, ma Lupin gli ordinò di fermarsi. Da Rocha scocciato gli chiese cosa voleva e Lupin sollevò la mano dal tavolo. Sotto di essa aveva tenuto nascosto un altro dieci, che insieme agli altri formavano un poker! Sotto gli occhi increduli del brasiliano, Lupin aveva vinto il torneo di carte!
Da Rocha protestò vivamente con il croupier perché riteneva che Lupin avesse imbrogliato, ma gli diede torto non aveva notato nessuna mossa "strana" da parte del suo rivale, anche perché era rimasto attento per tutta la durata della partita. Mentre riceveva i complimenti di tutti, Lupin affermò che si era fatto molto tardi e che aveva proprio bisogno di una bella dormita. Salutò tutti i presenti e alla fine ringraziò Da Rocha per la bella partita, ribadendo a bassa voce che quando lui lanciava una sfida, era sempre sicuro di vincere. A fatica quella volta Da Rocha riuscì a trattenersi e a fare buon viso a cattivo gioco.


Continua...

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Capitolo 5
*** C'è movimento nei box ***


Capitolo 5 - C'è movimento nei box


Il sabato mattina Lupin preparò un nuovo travestimento per il pomeriggio, quello da meccanico di un team vicino a quella di Da Rocha. Stava dando gli ultimi ritocchi alla tuta quando vide Jigen mentre si stava vestendo. Aveva l'aria molto assonnata e continuava a sbadigliare.
«Ci siamo dati alla pazza gioia ieri sera, eh?» ironizzò Lupin.
«Ma stai zitto! Sei stato tu a tenermi sveglio fino alle tre di notte!» protestò Jigen.
«Allora, hai scoperto qualcosa su Pedro?»
«Ho fatto un paio di telefonate ad alcune mie vecchie conoscenze ieri notte. Ho dovuto aspettare un bel po', ma alla fine mi hanno dato qualche informazione su di lui...»
«Avanti, dimmi tutto!»
«Non è moltissimo, ma ho saputo che Pedro è originario del Brasile, dove ha fatto molti lavori sporchi per Da Rocha. Lo segue ovunque vada, per ogni evenienza.»
«Questo lo aveva intuito anch'io! Non c'è altro?»
«Si dice che tenga i capelli rasati a zero e che sia molto abile nel combattimento corpo a corpo. Inoltre anni fa era nella polizia di San Paolo, ciò significa che conosce tutti i trucchi per non farsi beccare dagli sbirri.»
«Da come si muove, aggiungerei che è un tipo che non ama apparire in pubblico...»
«Già. Non si sa nemmeno se Pedro sia il suo vero nome!»
Una volta che Jigen finì di vestirsi, i due ladri andarono a fare colazione.

Nel pomeriggio, poco prima delle qualifiche, Lupin e Jigen riuscirono senza troppi problemi ad entrare nella sala conferenze del circuito, mescolandosi al gruppo di giornalisti che erano venuti lì per intervistare i piloti. Oltre alle solite domande sulle strategie per la gara, l'argomento principale dei giornalisti fu l'opinione dei piloti sulla presenza del famoso ladro dalla giacca rossa nel circuito. Incuriosito Lupin decise di rimanere per ascoltare le risposte, anche perché il suo piano prevedeva di entrare di nascosto nei box solo poco dopo l'inizio delle qualifiche e quindi poteva rilassarsi un po'.
Il tedesco Thomas Schumann, parlando per esperienza, rispose che la presenza di Lupin sarebbe stata molto gradita agli organizzatori del circuito perché secondo lui era un modo come un altro per far pubblicità al Gran Premio. Anche lo spagnolo Francisco Lama diede una risposta simile, mentre il finlandese Marko Reikkinen affermò con freddezza che lui era completamente concentrato sulla gara di domani e che non pensava ad altro. Rogerio Andrade, il brasiliano del team di Da Rocha, disse semplicemente che era un fatto che non lo riguardava e che lui doveva pensare solamente a correre.
Era evidente che i piloti non erano molto interessati al caso Lupin, ma alla fine ci fu un colpo di scena: l'inglese Andy Moore disse chiaramente che era una vergogna che un ladro come Lupin si aggirasse per il circuito e si augurava che la polizia lo arrestasse prima della gara di domani. Sentendo quelle parole Lupin avrebbe voluto strozzare il giovane inglese, anche perché era la persona meno adatta a criticarlo essendo proprio lui uno che usava metodi poco corretti in pista e una volta aveva anche mentito ad una commissione disciplinare. Jigen capì subito che l'inglese aveva fatto quella sceneggiata solo per farsi un po' di pubblicità.

Finita la conferenza stampa Lupin uscì dalla sala e andò alla ricerca di un posto dove poter cambiarsi d'abito senza essere visto. Dopo aver trovato un luogo appartato in un attimo si liberò dei vestiti che indossava, facendo emergere la tuta da meccanico che aveva tenuto nascosta durante la conferenza stampa. Dopo aver indossato un berretto con visiera Lupin appallottolò i vestiti da giornalista e li gettò in un bidone, facendo in modo che nessuno lo notasse. Il suo piano di infiltrarsi nei box era riuscito perfettamente, anche perché tutti erano distratti dall'inizio delle qualifiche, che avrebbe determinato la griglia di partenza per la gara di domani.
Raggiunto il box corrispondente alla tuta che indossava, Lupin prese un termometro digitale dalla tasca e si inchinò a terra. In quel modo sarebbe passato inosservato perché era normale vedere nei box un meccanico che prendeva la temperatura dell'asfalto. Le gomme in Formula 1 sono molto sensibili ai cambi di temperatura e di conseguenza bisognava fare molta attenzione ad ogni cambiamento climatico.
Lupin continuò a prendere la temperatura dell'asfalto e a passeggiare nella corsia dei box per un po' finché qualcuno non gli venne incontro. Era Fujiko Mine, che con discrezione gli si avvicinò. Era vestita con una minigonna e una maglietta senza maniche con gli stessi colori del team di Da Rocha, ovvero il giallo e il blu, e indossava i tacchi alti.
«Fa caldo oggi, vero?» chiese la donna richiamando l'attenzione di Lupin.
«Sì, ma adesso che ti ho visto sto sudando parecchio...» ironizzò Lupin, che come al solito era eccitato dalla presenza di Fujiko.
«Non fare lo stupido come fai di solito! Torniamo alle cose serie!»
«Giusto, chéri!»
Lupin infilò una mano in tasca e prese un piccolo contenitore in plastica, con un beccuccio molto sottile, che consegnò a Fujiko. All'interno c'era un liquido giallastro.
«E questo cos'è?» chiese Fujiko.
«E' un potente acido che ho fatto due giorni fa. Ti servirà per aprire la cassaforte...» spiegò Lupin.
«Ah, capisco. Però non potevi lasciarlo da qualche parte e poi avvertirmi via radio dov'era? Sarebbe stato meno pericoloso che infiltrarti nei box...»
«Eh no, chéri! Con tutte le interferenze radio che ci sono qui, rischiavo di non poter comunicare con te o addirittura che qualcuno potesse sentire le nostre conversazioni! E lo sai che sono un tipo geloso...»
«Come sei caro...»
«E tu sei bellissima vestita da pin-up...»
«Ora però devo tornare ai box! Ci vediamo!»
«Aspetta! Non te ne andare!!!» gridò Lupin inseguendo Fujiko che stava ritornando al box di Da Rocha. Lo aveva, come al solito, piantato in asso...

Durante la sua corsa venne richiamato da qualcuno che gli toccò la spalla. Infastidito il ladro si voltò e all'improvviso rimase spaventato da chi si ritrovò davanti...
«Lupin!!! Sei in arresto!» urlò Zenigata facendo roteare le manette.
«Zazà?!?» esclamò Lupin. «Ma non potevi seguire le qualifiche come tutti quanti?»
«Non ti muovere, maledetto! Ti abbiamo circondato!»
«Come sarebbe a dire "Ti abbiamo circondato"?»
L'ispettore Zenigata lo invitò a voltarsi e Lupin vide davanti a lui il tenente Lucchini, che lo salutò sorridendo.
«Ah! Hai chiamato i rinforzi... che paura!» ironizzò Lupin.
«Se fossi in te Lupin, non farei lo spiritoso... finalmente ti ho preso!» gridò Zenigata mettendogli le manette ai polsi.
«Sicuro?»
«Che vuoi dire?»
Con una mossa a sorpresa Lupin prese per la giacca Lucchini e, con tutta la forza che aveva, spinse il gendarme contro l'ispettore Zenigata e così facendo entrambi gli agenti caddero a terra rovinosamente. A quel punto Lupin iniziò a correre come un matto per uscire dai box.
«Fermati Lupin!!!» gridò Zenigata disperato nel vedere il suo rivale di sempre fuggire. Provò ad inseguirlo, ma si accorse che qualcosa gli stava tirando il braccio sinistro. Era Lucchini, che era stato ammanettato da Lupin nel momento in cui lo lanciò addosso a Zenigata.
«Mi tolga queste manette, presto!» urlò Lucchini imbarazzato.
«Dannato Lupin! Pagherai anche per questa!» lamentò l'ispettore.
«Spero abbia le chiavi...»
«Sì, le ho da qualche parte nell'impermeabile... e pensare che lo avevo quasi in pugno!» disse Zenigata cercando nei sui vestiti.
«Dalle poche parole che ci siamo scambiati, questo Lupin deve essere una persona simpatica!»
«Come? Sta dalla parte di Lupin per caso?» domandò un po' arrabbiato Zenigata.
«Ma no! La mia era solo un'opinione, tutto qua!» rassicurò Lucchini.
«Ecco fatto! Le manette sono aperte...»
«Bene. Ora però dobbiamo chiamare i rinforzi prima che Lupin scappi da Montecarlo!»
«Non ce n'è bisogno! Come ti ho detto prima, Lupin è venuto qui solo per provare il livello di guardia dei box...»
«Quindi, secondo lei, Lupin ritornerà?»
«Certo! Lui domani pomeriggio sarà di nuovo qui... ed io lo arresterò una volta per tutte durante il Gran Premio!!!» affermò Zenigata ad alta voce.
«Io invece temo di fare un'altra figuraccia domani...» mormorò tristemente Lucchini mentre i due si allontanavano dalla zona dei box.


Continua...


P.S. Piccola aggiunta causa Gran Premio di Monaco che si è corso oggi 28 maggio 2017... GRANDE FERRARI E GRANDE VETTEL! Un po' di dispiace per Raikkonen che era in pole...

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Capitolo 6
*** La minaccia di Pedro ***


Capitolo 6 - La minaccia di Pedro


L'ispettore Zenigata e il tenente Lucchini se ne andarono dal circuito quasi subito, rinunciando ad inseguire Lupin. La ragione di questa scelta da parte del poliziotto giapponese era molto semplice: voleva riposarsi in vista di domani, quando Lupin avrebbe fatto sul serio. Zenigata però non sapeva che Lupin in realtà non si era allontanato più di tanto dal circuito, anzi si era nascosto sotto le tribune vicino ai box, dove lo stava aspettando il suo socio Jigen. Se lo avesse saputo, sarebbe impazzito dalla rabbia...
Lupin e il suo socio lasciarono le tribune solo nel tardo pomeriggio, mescolandosi tra i tifosi che nel frattempo stavano lasciando il circuito. Quando si incamminarono per tornare al loro covo, lentamente il cielo stava diventando nero e in pochi minuti sul piccolo Principato scese la notte.
«Dopo una giornata così, mi farei una bella bevuta al bar vicino l'albergo!» affermò Lupin.
«Buona idea. Lì servono un paio di cocktail ben fatti» commentò Jigen, accettando la proposta del suo amico.
«E poi c'è una barista veramente carina...» sospirò il ladro gentiluomo.
«Ma ho sentito dire che il proprietario del locale è il suo fidanzato...»
«Ne sei certo?»
«Devi sapere che la barista è una gran chiacchierona...»
«Che iella!» esclamò tristemente Lupin. «A proposito, hai visto chi ha conquistato la pole position?»
«No! Le urla dei tifosi mi hanno quasi sfondato i timpani!»
«A sorpresa, in prima posizione partirà Dario Alberobelli, un italiano.»
«E come ha fatto?»
«Non ha un auto competitiva, ma è uno specialista sul giro singolo. E di fianco a lui partirà Rogerio Andrade.»
«Quindi c'è la possibilità che a vincere il Gran Premio sia un auto di Da Rocha...»
«E' possibile, però non darei per così scontata la sua vittoria...»

I due ladri continuarono a parlare delle vetture in corsa finché ad un certo punto Jigen non sentì un rumore sospetto alle sue spalle, che proveniva dal fondo del vicolo che stavano percorrendo. D'istinto Jigen si voltò di scatto, senza però vedere nessuno. In alcuni punti la stradina era buia e ciò non lo lasciava tranquillo.
Lupin provò a calmare il suo socio dicendogli che forse non era niente, ma Jigen preferì controllare di persona. Per qualche secondo rimase immobile finché i suoi occhi non intravidero una figura nascosta dietro un muro. Immediatamente Jigen prese la pistola dalla fondina e ordinò all'intruso di uscire allo scoperto. In risposta il pistolero ricevette un urlo di una persona spaventata, che Lupin attribuì ad una voce femminile. Pochi attimi dopo, con grande sorpresa dei due, da dietro il muro sbucò la ragazzina che avevano incontrato sulle tribune del circuito, Valentine.
«Di nuovo tu, mocciosa?» domandò infastidito Lupin.
«Eh... salve!» rispose la ragazza imbarazzata.
«Ti consiglio di andartene, ragazzina! Questo non è un posto adatto a te...» commentò Jigen riponendo la sua pistola.
«Prima di tutto, io mi chiamo Valentine! E poi non ho alcuna voglia di tornare indietro, è da tutto il pomeriggio che vi seguo!»
«Ma come sarebbe a dire?!?» chiese stupito Lupin.
«Ti ho visto nei box, quando eri travestito da meccanico!»
«E come avresti fatto a scoprirmi?»
Lupin si riteneva un po' offeso. Non poteva credere che una ragazzina lo avesse smascherato con quella facilità!
«E' stato Fabien ad aiutarmi, anche se inconsciamente. Essendo un ex pilota, aveva notato un meccanico comportarsi in una maniera strana durante le qualifiche...»
«In che senso "strana"?»
«Era troppo chiacchierone. E secondo Fabien, solitamente i meccanici sono piuttosto taciturni! Così ho intuito che potevi essere tu e da quel momento ti ho tenuto d'occhio!»
«Eri troppo sicuro di te, Lupin» rimproverò Jigen.
«La testardaggine di questa ragazzina mi ricorda quella di paparino Zenigata!» commentò desolatamente Lupin.

A quel punto il ladro dalla giacca rossa provò a convincere Valentine a tornare indietro, ma la ragazza insisteva nel parlare con lui e non voleva proprio andarsene. Jigen rimase in disparte a seguire la discussione tra i due finché qualcosa non catturò la sua attenzione...
«Zitti!» esclamò Jigen chiedendo un po' di silenzio.
«Che sta succedendo Jigen?» domandò Lupin. Percepì subito la preoccupazione del suo socio.
«Sta arrivando qualcuno...»
«Sarà quello scocciatore di Fabien!» affermò infastidita Valentine. «Mi domando come abbia fatto a trovarmi così in fretta.»
La ragazza fece qualche passo verso la fine del vicolo e poi cominciò a parlare con l'uomo che intravedeva nel buio.
«Sei stato veloce a trovarmi! Però, per piacere, non farmi una delle tue prediche!»
Ma la figura nascosta nell'ombra non rispose alle parole della ragazza. Sospettando qualcosa Lupin prese Valentine per un braccio e se la portò a sé.
«Ma che cavolo ti è preso?» urlò spaventandosi la ragazza.
«Dal modo in cui si muove, non credo che sia il tuo amico Fabien...» rispose Lupin preoccupato.
«Già! Quel tizio si muove come se fosse abituato a nascondersi nei buio...» spiegò Jigen.

Lentamente l'uomo si avvicinò e si posizionò sotto la luce di un lampione. Indossava una giacca nera, pantaloni scuri e un berretto di tipo militare color blu, che gli coprivano i capelli rasati a zero. Dal fisico allenato, aveva una colorazione di pelle più scura rispetto a Da Rocha e i suoi occhi neri puntavano Lupin. Accennò un sorriso quando uscì completamente allo scoperto.
«Tu devi essere Pedro!» affermò Lupin.
«Piacere di conoscerla, Lupin!» rispose Pedro. Il suo sguardo maligno impaurì Valentine che rimase immobile accanto a Lupin. Appena il brasiliano provò ad avvicinarsi Jigen gli puntò l'arma addosso.
«Fermo lì! Sennò ti faccio un foro per l'aria sulla fronte...»
Ma con una mossa fulminea Pedro prese una pistola dalla giacca e la puntò contro Lupin.
«E adesso che fai?»
Jigen rimase fermo puntando la pistola contro Pedro. Non poteva fare altro, se sparava per primo il brasiliano avrebbe sparato a Lupin o a Valentine. Ma all'improvviso Pedro alzò la pistola in aria e sparò alla luce del lampione, facendo scendere il buio sopra di lui. Per qualche secondo Lupin e Jigen andarono in confusione finché non si accorsero che Pedro si trovava alle loro spalle, sotto un altro lampione. Non solo il brasiliano era stato così agile nel superarli, ma aveva preso in ostaggio Valentine e la teneva ferma con un braccio.
«Non fate mosse azzardate!» minacciò Pedro. «Altrimenti la ragazza potrebbe sentire dolore al collo...»
«Lasciala stare bastardo! E' solo una ragazzina!» urlò Lupin. Valentine era così scioccata che non provò neanche a gridare, per lei era come vivere un incubo.
«Buttate qui le pistole! Subito!» ordinò Pedro. Costretti Lupin e Jigen gettarono le loro armi a terra, in un punto lontano. Una volta disarmati Pedro lasciò andare Valentine, ma non con delicatezza: con forza la spinse contro un muro e poi la ragazza cadde a terra, perdendo i sensi.
La rabbia di Lupin era tanta per come si era comportato l'uomo di Da Rocha, ma non fece in tempo a reagire che Pedro gli corse incontro e gli tirò un tremendo pugno in pieno viso. Jigen provò a fermalo, ma il brasiliano con una potente ginocchiata allo stomaco gli impedì di muoversi. Entrambi constatarono che Pedro era veramente abile nel combattimento ravvicinato e lui, deluso per quanto facilmente aveva sistemato Lupin e Jigen, decise di allontanarsi dal vicolo, lasciandoli doloranti a terra. Ma poco dopo sentì qualcosa bloccargli il piede destro. Si voltò e vide Lupin che lo aveva afferrato con entrambi i piedi, impedendogli di camminare. Cercò di liberarsi da quella mossa, ma Lupin rotolando lo fece cadere a terra. Con un balzo però il brasiliano si rimise in piedi, ma preferì rinunciare al combattimento e si allontanò di qualche metro dai due che nel frattempo si erano rialzati.
«Non osare oltre, Lupin! Questo era solo un avvertimento...» affermò Pedro scomparendo nel buio del vicolo.
«Povero ingenuo!» commentò Lupin.
«Però intanto ci aveva quasi sconfitti!» ribatté Jigen. «Ce la siamo cavata per un pelo...»
Mentre i due domandarono a vicenda come stavano fisicamente, Lupin notò che Valentine era ancora immobile sulla strada. Preoccupato il ladro si precipitò a controllare lo stato di salute della ragazza.


Continua...

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Capitolo 7
*** Ti ho messo in guardia! ***


Capitolo 7 - Ti ho messo in guardia!


Le condizioni di Valentine non erano così gravi come sembravano all'inizio e così Lupin, da ladro gentiluomo, la trasportò in braccio nella sua camera d'albergo. Dopo avergli curato la ferita che aveva in testa con disinfettante e una robusta fasciatura, la lasciò riposare sul divano mentre lui e il suo amico Jigen discutevano attorno al tavolo. Il suo socio non era per niente soddisfatto per come stava procedendo il piano ideato da Lupin.
«Stiamo rischiando troppo! Non possiamo andare avanti così!»
«Lo so Jigen...» commentò tristemente Lupin. «Da Rocha è più intelligente di quello che pensavo!»
«Non solo! Si trova pure in una posizione di vantaggio, potrebbe colpirci quando vuole!»
«Già! E per questo motivo, ho chiamato una persona di nostra conoscenza per un aiuto...»
«Parli di Goemon?»
«Sì! Arriverà domani mattina!»
«E come lo ha convinto a venire?»
«Ho subito precisato che Fujiko non era nel nostro gruppo!»
«Ma così lo hai ingannato!»
«Che parola brutta Jigen... e poi non gli ho mentito, da un certo punto di vista! Lei non è con noi, in questo momento!»
«Hai veramente una gran faccia tosta!» disse Jigen scuotendo la testa.

Pochi minuti dopo Valentine iniziò lentamente a riprendersi. Si accorse quasi subito che era stata portata in un luogo al chiuso.
«Dove mi trovo?»
«Sei al sicuro adesso. Ti trovi in un albergo...»
«No, non ci credo!» esclamò Valentine interrompendo Lupin. Poi aggiunse euforica: «Sono nel rifugio segreto di Lupin! Che emozione!»
«Però, per piacere, non gridare! Non vorrai attirare l'attenzione di tutti!»
«Accordo...»
«Ehi ragazzina!» esclamò Jigen, richiamando Valentine. «Perché continui a seguirci dopo il nostro incontro sulle tribune?»
«Bhe, è difficile spiegarlo in poche parole...» affermò la ragazza un po' imbarazzata.
«Non dirmi che ti sei innamorata di me?» domandò Lupin.
«Ma no!» rispose Valentine arrossendo. «Il motivo è un altro! E poi noi due ci siamo appena conosciuti...»
«E allora per quale motivo ci segui?»
«Perché sono rimasta affascinata dalla tua personalità...»
«Ah sì?»
«Ero venuta qui per aiutare Fabien Rigaux, un commentatore di corse automobilistiche. L'idea non mi piaceva per niente, ma poi a sorpresa ti ho visto in uno dei monitor. Ho sentito molte cose sul tuo conto... sei un uomo che non si arrende mai, che riesce a cavaserla in ogni situazione, anche se è disperata. Quando ti ho visto mi sono detta "Devo assolutamente incontrarlo! Voglio parlargli a tutti i costi!"»
Sentendo queste parole Lupin si alzò dal tavolo e si avvicinò alla ragazza. Valentine notò subito che il ladro aveva uno sguardo molto serio.
«Stammi a sentire Valentine! Questo non è affatto un gioco!»
«Ti ricordo che poco fa abbiamo rischiato di rimetterci la vita... e per nostra fortuna quel tizio non faceva sul serio!» aggiunse Jigen. La ragazza rabbrividì solo al ricordo dell'esperienza provata in quella circostanza.
«Se non lo sai, il nostro è un mestiere molto pericoloso. Non è adatto ad una ragazza come te!» chiarì Lupin.
«Ma io...»
Valentine provò a rispondere, ma Lupin non voleva sentire giustificazioni.
«Niente da fare! Ora dimmi gentilmente in quale albergo tu e Fabien avete prenotato.»
«E sta lontana dai guai!» avvertì Jigen.
La ragazza alla fine capì che non poteva insistere e a malincuore disse in quale albergo aveva prenotato. Ma prima di uscire dalla stanza, accompagnata da Jigen, Valentine ringraziò Lupin per avergli curato la ferita.
«Da gentiluomo, non poteva lasciare una fanciulla indifesa!» spiegò allegramente Lupin.
«Prima di andare, posso farti almeno una domanda?»
«Certo!»
«Riuscirai a rubare la gemma a Da Rocha?»
«Al cento per cento! Ora però mi devi scusare...»
«Per cosa?»
Lupin prese uno spray dalla tasca e spruzzò un sonnifero addosso a Valentine, che in pochi secondi di addormentò. Jigen la prese al volo e trasportandola sulle spalle, la portò fino all'albergo in cui c'era Fabien.

La mattina seguente, a poche ore dal Gran Premio, Lupin e Jigen incontrarono Goemon in un piccolo magazzino semiabbandonato, a poca distanza dai box. Lupin aveva scelto quel luogo perché in una delle stanze c'era una piccola finestra da cui si poteva osservare tutto quello che accadeva nei box, senza il rischio di essere visti. Goemon rimase fermo ad osservare la zona per molto tempo, finché ad un certo punto vide del movimento sospetto davanti al box in cui era contenuto lo smeraldo.
«Si stanno muovendo...» avvertì il samurai.
«Quanti sono?» chiese Lupin. Lui e Jigen nell'attesa stavano fumando una sigaretta.
«Una ventina, ma sono tutti entrati nel box. Tranne uno...»
«Chi?»
«Un uomo alto, dai capelli neri e le cuffie appoggiate sul collo. Sta dando delle indicazioni da fuori.»
«Deve essere Da Rocha!»
Il ladro spense la sigaretta che stava fumando e si affiancò al samurai per vedere quello che stava accadendo. Vestito con camicia azzurra e pantaloni grigi, Lupin lo riconobbe all'istante.
«Sì, è proprio lui!»
«Strano! Essendo il titolare, credevo che sarebbe arrivato più tardi!» commentò Jigen.
«Probabilmente non si fida troppo dei suoi uomini!» ipotizzò Lupin.
«Sta arrivando qualcun altro...» avvertì Goemon.
«Fammi vedere... è Rogerio Andrade, il suo pilota!»
Per qualche minuto Lupin rimase ad osservare il pilota mentre parlava con Da Rocha. Il giovane brasiliano sembrava essere molto preoccupato e voleva confidarsi con il proprietario del team. Il suo comportamento era del tutto giustificato: se già per un pilota esperto affrontare il circuito di Montecarlo era una vera impresa, figuriamoci per un esordiente come lui! Rimanendo calmo anche in quegli attimi, Da Rocha più volte gli spiegò che se fosse rimasto concentrato sulla gara, tutto sarebbe andato per il verso giusto. Come durante l'incontro con Lupin al casinò, Da Rocha aveva dimostrato un self-control incredibile...

Un quarto d'ora più tardi, mentre i meccanici stavano preparando le vetture per la gara, Goemon notò che di fianco a Da Rocha comparve una persona che conosceva molto bene. Era Fujiko, che venne salutata calorosamente dal brasiliano appena la vide arrivare nei box. Arrabbiato, il samurai si voltò verso Lupin.
«Che c'è?» chiese il ladro dalla giacca rossa, facendo uno sguardo da finto tonto.
«Mi avevi detto che quella donna non c'era!» affermò Goemon offeso, mentre si allontanava dalla finestra.
«Aspetta! Non te ne andare!»
«Lo sapevo che era stato un viaggio inutile...»
Lupin provò più volte a convincere Goemon a rimanere, ma il samurai inflessibile uscì dalla porta e si mescolò tra la folla che stava arrivando per la gara, ormai imminente. Irritato per la scelta di Goemon, Lupin affermò che lui e Jigen se la sarebbero cavata anche senza di lui. Jigen però nutriva dei dubbi a riguardo.
Mentre Goemon si faceva largo tra la folla, cominciò riflettere sul perché tanta gente seguiva con grande passione uno sport del genere. «Per quale motivo l'uomo era così ossessionato dalla velocità? Per la ricerca del limite, sfiorando anche la morte, o per la gloria da tramandare negli anni a venire?»
Ritenendo quel genere di sport completamente inutile, Goemon scomparì tra la marea di gente che aveva riempito Montecarlo.


Nota dell'autore: per spiegare in poche parole quanto sia difficile correre sul circuito di Montecarlo, una volta Nelson Piquet (campione del mondo brasiliano) spiegò che è "come guidare una bicicletta nel proprio salotto". Semplice, ma chiaro!


Continua...

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Capitolo 8
*** Tentativo di fuga ***


Capitolo 8 - Tentativo di fuga


Erano quasi le due del pomeriggio e le macchine erano schierate sulla griglia di partenza, circondate da meccanici e tecnici che stavano controllando gli ultimi dati prima del via. Il box di Da Rocha era quasi vuoto, al suo interno c'era solo qualche ospite, tra cui Fujiko, e fuori sul muretto il proprietario del team e il caposquadra. Il primo stava osservando le sue vetture mentre il secondo guardava attentamente il tempo perché il meteo aveva previsto pioggia per il pomeriggio, sebbene quel giorno il cielo era meraviglioso e con poche nuvole.
Cinque minuti prima della partenza i meccanici in pista iniziarono a tornare di corsa nei box, a breve le vetture avrebbero fatto il giro di ricognizione. Durante questo momento di confusione Fujiko si avvicinò alla cassaforte e prese dal suo reggiseno il piccolo contenitore con l'acido e lo nascose in mano. Era il momento giusto per agire, tutti erano distratti per la partenza del Gran Premio, ma all'improvviso un meccanico del team lasciò la sua postazione e corse verso di lei. Con il timore di essere stata scoperta con l'acido in mano, Fujiko chiese con voce titubante al meccanico cosa voleva e lui, molto gentilmente, gli ricordò di tapparsi le orecchie al via perché il rombo dei motori poteva essere dannoso. Tirando un sospiro di sollievo, Fujiko ringraziò il meccanico che tornò nella sua postazione.
Le macchine fecero il giro di ricognizione e lentamente si riposizionarono sulla griglia di partenza. Erano le due esatte e uno alla volta le luci rosse dei semafori sopra le vetture iniziarono ad accendersi. In quel momento, dove tutti erano completamente distratti e avevano l'adrenalina alle stelle, Fujiko prese il contenitore con l'acido e infilò il beccuccio nella fessura della cassaforte, proprio sopra la serratura. Con una mossa molto rapida la ladra schiacciò il contenitore e poi lo gettò a terra, nascondendolo sotto le scarpe. Fujiko aveva deciso di agire in quel momento non a caso: temendo che l'acido avesse creato rumore sciogliendo la serratura, lo aveva messo poco prima che la zona dei box venisse ricoperta dal rombo assordante dei motori. Una mossa molto astuta da parte di Fujiko...
I cinque semafori sopra la linea del traguardo erano tutti accesi e il rombo dei motori era diventato assordante. I piloti attendevano con impazienza la partenza della gara, che in quegli attimi sembrava non arrivare mai. Poi di colpo tutte le luci si spensero, il Gran Premio di Monaco aveva finalmente inizio!
Il gruppo di vetture si mosse compatto, e in testa c'era ancora l'italiano che però venne affiancato da pilota di Da Rocha. Provò a superarlo nella prima curva, ma la traiettoria non era a suo favore e il brasiliano dovette alzare il piede dall'acceleratore, lasciando passare Alberobelli. Dietro molte monoposto nel tentativo di guadagnare posizioni si sfiorarono a vicenda, ma per fortuna nessuna di esse causò un incidente. A fatica il gruppo di vetture uscì dalla prima curva e a tutta velocità salirono verso la parte alta del circuito.

Al terzo giro l'italiano Alberobelli guidava il gruppo dei favoriti, nell'ordine Andrade, Schumann, Lama, Reikkinen e Moore. Avendo già un leggero vantaggio dopo pochi giri sul resto del gruppo, era chiaro fin da subito che per la vittoria se la sarebbero giocata in sei.
Quando le monoposto iniziarono a compiere il quarto giro, Fujiko con molta discrezione si avvicinò di nuovo alla cassaforte e controllò se l'acido aveva sciolto i denti della serratura.
Tutto era andato come previsto: appena Fujiko toccò la maniglia della cassaforte, questa si aprì lievemente, senza difficoltà. La ladra si guardò velocemente attorno e poi con una mossa molto rapida aprì la porta, quanto bastava per infilarci dentro una mano, prese il gioiello in mano e senza fare rumore richiuse la cassaforte.
Fujiko felice guardò per qualche secondo lo smeraldo che aveva appena rubato. Emanava un intenso verde chiaro, aiutato dal suo taglio a rettangolo, tipicamente usato per gli smeraldi. Senza farci notare Fujiko nascose la gemma nel suo reggiseno e con una scusa uscì dal box, salutando Da Rocha che per un secondo lasciò perdere la gara che stava seguendo con molta attenzione.

Dal magazzino in cui era apposta Lupin notò subito la sagoma di Fujiko uscire dai box e immediatamente avvertì il suo amico Jigen. I due velocemente uscirono dal loro rifugio e dopo aver fatto qualche metro verso i box, Lupin alzò un braccio per richiamare l'attenzione di Fujiko. Ma la ladra non lo notò, anzi prosegui correndo nella direzione opposta rispetto ai due ladri.
Lupin provò più volte a richiamarla, ma non ebbe risposta. A quel punto Jigen capì tutto: Fujiko li stava per fregare un'altra volta, tenendosi lo smeraldo per sé e cercando di sparire in mezzo alla folla di spettatori. Lupin non riusciva a crederci che la sua amata Fujiko lo stava per tradire, ma Jigen lo fece ragionare, dandogli del cretino, e i due si misero all'inseguimento della ladra, che vedendoli iniziò ad aumentare il passo.
Uscita dai box Fujiko affiancò le cabine dei giornalisti, nella speranza di seminare Lupin. Si girò per controllare e vide i suoi inseguitori muoversi a fatica tra la folla. La ladra sorrise per il loro disagio, pregustando già il suo successo. Sarebbe bastato oltrepassare le tribune e a quel punto non l'avrebbero mai più raggiunta.
Ma all'improvviso Fujiko dovette fermarsi. Davanti a lei, a pochi centimetri di distanza, si posizionò un uomo che teneva nascosta una pistola e che gli intimò di fermarsi. Era Pedro, la spia di Da Rocha, che costrinse Fujiko ad entrare nel corridoio antistante le cabine di commento. Lupin da lontano aveva visto quella scena e con tutta la determinazione che aveva, si fece largo tra la folla ed entrò lì dentro, accompagnato dal suo fedele compagno Jigen.
L'interno del corridoio era completamente bianco, a parte una lunga striscia rossa che correva per tutta la parete di sinistra. A destra c'erano le cabine, ognuna riconoscibile dal numero che era posizionato sulla porta. Pedro teneva immobilizzata Fujiko tenendogli la pistola alla tempia, con lo sguardo rivolto verso i due ladri. Il brasiliano aveva un ghigno malefico, come durante il suo primo incontro con Lupin.
«Ora non fate mosse azzardate e mette giù le vostre armi!» ordinò Pedro. Impossibilitati a reagire, Lupin e Jigen misero le loro pistole per terra.
«Bene! Ora entrare in quella cabina, la numero 15!»
«Cosa vuoi farci?» domandò Lupin arrabbiato.
«Zitto! E' una sorpresa...» affermò Pedro con voce maligna.
La cabina in qui Lupin era entrato era bianca come il corridoio ed era completamente vuota, c'erano solo un tavolo bianco appoggiato al muro, due sedie il plastica dello stesso colore e varie prese di corrente per i monitor. Le finestre erano tutte chiuse e l'unica luce della stanza proveniva da una lampadina posizionata al centro del soffitto.
Con relativa calma Pedro fece posizionare Lupin e Jigen davanti il tavolo mentre lui, tenendo in ostaggio Fujiko, si mise davanti alla porta, per impedire un eventuale fuga dei tre.
«Te lo avevo detto che dovevi rinunciare...» disse Pedro ribadendo la sua minaccia.
«Ma io sono un ladro professionista! Quando ho un obiettivo, per principio non lo abbandono mai!» ribadì Lupin.
«Non ho mai amato le persone insistenti!»
«Però devo ammettere che sei stato bravo ad anticipare Fujiko! Non sei solo muscoli, allora!» ironizzò Lupin.
«"Mai fidarsi di nessuno"... solo in questo modo si sopravvive, Lupin! L'ho dovuto imparare a mie spese...»
«Io invece non ho mai amato i pessimisti!» ribatté Lupin.
«Ora basta!»
Fujiko rabbrividì davanti l'urlo di Pedro, e Lupin era completamente confuso, non riusciva a trovare una soluzione per scappare da lì mentre Jigen lo fissava speranzoso. Ma all'improvviso avvenne un vero e proprio colpo di fortuna, che aiutò Lupin e i suoi amici: senza alcun motivo apparente, la luce nella cabina si spense, lasciando tutti quanti al buio.


Continua...

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Capitolo 9
*** Due attenti osservatori ***


Capitolo 9 - Due attenti osservatori


L'improvvisa scomparsa della luce aveva, in un primo momento, colto di sorpresa Lupin, che rimase immobile per qualche secondo accanto a Jigen. Poi d'istinto si gettò addosso a Pedro, che nel buio era indietreggiato per cercare l'interruttore della luce. Il brasiliano era ancora confuso e dovette attaccarsi alla parete per non cadere per terra. In quella situazione Fujiko ne approfittò per uscire dalla presa di Pedro, dandogli una gomitata sullo stomaco. Con la via libera i tre ladri uscirono di corsa dalla cabina, chiudendo la porta per guadagnare un po' di tempo. Vedendoli scappare con la coda dell'occhio, un infuriato Pedro spalancò la porta e si mise al loro inseguimento. Ma appena entrò nel corridoio, il brasiliano si accorse che Lupin e dei suoi soci non c'erano più.
Pedro si guardò attorno rabbioso, ma non riusciva a capire dove i tre ladri fossero scappati. C'erano due possibilità: o si erano nascosti in un'altra cabina, oppure era usciti all'esterno e stava provando a scappare mescolandosi in mezzo alla folla. In ogni caso aveva una possibilità su due di poterli riacciuffare, e ciò lo fece infuriare ancora di più.
Poco dopo il cellulare di Pedro iniziò a squillare, e prontamente il brasiliano rispose alla chiamata. All'inizio della conversazione era nervoso, ma pochi secondi dopo stranamente si rilassò, fino a sorridere quando infilò il cellulare in tasca. Come se non fosse accaduto nulla, Pedro uscì dal corridoio e tornò in mezzo alla folla ammassata a pochi metri dai box.

Lupin non riusciva a credere ai suoi occhi. Lui e i suoi compagni non si erano nascosti in una cabina qualsiasi, ma in quella occupata da Fabien e Valentine! Non avrebbe mai potuto sospettare che dietro a quel colpo di fortuna poteva esserci quella ragazza...
«Me lo sentivo che ci saremo rivisti noi due!» affermò entusiasta Valentine parlando con Lupin.
«Ma... come avete fatto?» chiese Lupin.
«Non è stato così difficile...» rispose Fabien, che sembrava un po' infastidito dalla presenza dei tre ladri in cabina. «Io vi avevo notato da una telecamera all'esterno, e quando quel tipaccio vi ha rinchiuso in quella cabina, Valentine ha tolto la corrente e poi vi ha portati qui dentro.»
«Perché lo hai fatto, ragazzina?» chiese Fujiko.
«Era un modo per ringraziarlo per l'aiuto di ieri notte...» rispose Valentine squadrando da cima a fondo la donna che aveva davanti.
«Che ti prende adesso?»
«Niente!»
«Ah, mi scusi! Io sono Fabien Rigaux, piacere di conoscerla!» disse presentandosi il commentatore a Fujiko.
«Molto gentile! Lei deve essere un uomo di classe...» affermò la donna.
«Ehi! Non fare il cascamorto! Non sei più giovane come una volta!» ribadì Valentine, leggermente gelosa di Fujiko.
«Abbiamo già uno che fa il cascamorto con tutte, ed è già troppo per i miei gusti...» mormorò Jigen sistemandosi il capello.
«Ma torniamo a noi! Fujiko, dove hai nascosto "la Gemma di Brasilia"?» domandò Lupin ansioso di vedere il gioiello.
«Non te lo sarai dimenticata da qualche parte, vero?» commentò malignamente Valentine.
«Ma per chi mi hai preso, per una stupida? Eccolo qua Lupin...» disse Fujiko, dispiaciuta nel consegnare lo smeraldo a Lupin. Avrebbe voluto tenerlo per sé...
«Cavolo! E' veramente bello!» esclamò Fabien.
«E il grande Lupin ha colpito ancora!» commentò Valentine con gioia.
Lupin prese il gioiello in mano e lo osservò da entrambi i lati. Mentre lo esaminava, Jigen notò che il volto del suo amico non era per niente soddisfatto.
«Che ti prende, Lupin?» chiese il pistolero.
«Dannazione!» esclamò Lupin, prendendo tutti di sorpresa. «E' un falso!»
«Cosa?!?» gridò Fujiko, non volendo credere alle sue orecchie.
«Questo è solo un fondo di bottiglia! Non ci sono dubbi!»
«Ci siamo cascati in pieno!» ammise Jigen arrabbiandosi.
«Questo spiega perché Pedro era così tranquillo quando se ne è andato...» ipotizzò Lupin.
«Scommetto che quello al telefono era Da Rocha in persona!» affermò Jigen.
«Che peccato...» commentò tristemente Valentine.

Lupin non si voleva rassegnare alla sconfitta e iniziò a riflettere, mettendosi in un angolo della cabina. Poi cominciò a ragionare ad alta voce.
«Dove può aver nascosto quello smeraldo? Non può essere andato troppo lontano!»
«Per me lo ha lasciato a casa sua in Brasile, portandosi dietro un falso!» commentò Jigen.
«No, Da Rocha è una persona molto superstiziosa... deve averlo messo in un posto dove può recuperarlo una volta finita la gara!»
«E dove? Nel box non c'erano altri posti per nascondere lo smeraldo!» affermò Fujiko.
«Sicura? Fammi vedere i monitor, Fabien...» chiese Lupin, posizionandosi di fianco al commentatore francese.
«Che vuoi fare?» domandò Fabien sorpreso.
«Niente di particolare! Solo vedere all'interno del box di Da Rocha!»
Nel giro di pochi secondi l'inquadratura andò proprio sul proprietario del team, che era ancora seduto al muretto. Dal sorriso che faceva alla telecamera, sembrava che avesse vinto il Gran Premio e questo Lupin non riusciva proprio a mandarlo giù.
«Ma guarda come ride! Io quell'uomo inizio a non sopportarlo più!»
«Calmati! Così facendo non andiamo da nessuna parte!» rimproverò Jigen. Nel frattempo nel monitor al posto di Da Rocha apparve una delle sue monoposto che stava affrontando una delle strette chicane del circuito.
«Andrade sta andando veramente forte. Potrebbe tentare il sorpasso durante i pit-stop!» affermò Fabien, vedendo lo stile di guida aggressivo del piloa brasiliano. Curiosamente Lupin si mise ad osservare nel dettaglio la vettura gialla e blu, come se avesse notato un particolare anomalo. Nella sua mente iniziò a ricordare le fotografie che aveva fatto giovedì, durante le prove libere.
«Che ti prende adesso?» domandò Jigen vedendo la strana reazione del suo socio.
«C'è qualcosa di diverso in quella vettura... ma non riesco a capire cosa!» rispose Lupin con tono disperato.
«Fammi vedere...» disse Fabien, che iniziò ad osservare con attenzione le immagini sul monitor. Il suo occhio da esperto intuì subito cosa poteva aver visto Lupin: «Forse ho capito cosa vuoi dire. In effetti, molti piloti cambiano diversi componenti della vettura tra prove, qualifiche e gara. Ad esempio, Andrade ha cambiato alcuni deviatori di flusso, tra cui quello in cima alla vettura...»
Le ultime parole di Fabien furono per Lupin fondamentali per risolvere il mistero, come quando una chiave apriva un lucchetto che sembrava impossibile da sbloccare. Il ladro gentiluomo si mise ad osservare quella sottile lama in carbonio che era posizionata sopra la vettura e di colpo gli tornò il buon umore.
«L'ho trovata! Non ho più dubbi!» ribadì quasi saltando per la gioia.
«Ma che cavolo ti è preso?!?» domandò Fujiko incredula.
«Guarda il deviatore di flusso in alto, Fabien!» chiese Lupin indicandolo sullo schermo.
«Sì. Ma cosa c'entra?»
«Non hai notato questo rigonfiamento in basso? Sono sicuro che giovedì questo non c'era!»
«Ho capito quello che voi dire Lupin!» disse Jigen. «Da Rocha ha nascosto la gemma dalla cassaforte alla macchina!»
«Esatto! Ha trovato un bel nascondiglio, quell'imbroglione...»
«Ma sarà impossibile per voi recuperarla!» affermò Fabien. «Quando finirà la corsa, le vetture saranno tutte spedite su un aereo, pronto a partire per la prossima tappa del campionato! A quel punto, non riuscirete più a prenderla!»
«Per me niente è impossibile, ricordatelo! Vorrà dire che ruberò la gemma durante la gara!» dichiarò Lupin, sicuro di sé.
«Lo sapevo che non ti saresti arreso! Sei un grande!» gridò Valentine tutta contenta.
«Hai già un piano per prendere la gemma dalla vettura?» domandò Jigen.
«Sì, ma abbiamo bisogno dell'aiuto di Goemon! Sai dove si trova in questo momento Jigen?»
«Credo di sì...»
«Bene! Digli di venire davanti all'albergo, vi spiegherò tutto quando saremo tutti lì!»
«Ok, ci vediamo più tardi...» disse Jigen uscendo dalla cabina, seguito da Fujiko. Lupin invece aspettò qualche secondo prima di andarsene, perché voleva ringraziare Valentine e Fabien per l'aiuto che gli avevano dato. Dopotutto era soprannominato "ladro gentiluomo" non a caso...
«Gentile da parte sua!» commentò Valentine mentre Lupin era già uscito.
«Già!» confermò Fabien.
«Ammettilo... ti sei divertito!»
«Non è vero... solamente un pochino!» affermò il commentatore, facendo un sorriso da furfante.


Continua...

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Capitolo 10
*** Piano di riserva ***


Capitolo 10 - Piano di riserva


In quella domenica, niente sembrava intaccare il sorriso di Da Rocha. Non solo Pedro lo aveva avvisato che il piano per fregare Lupin era riuscito alla perfezione, ma anche che in pista la fortuna e la tattica lo stavano premiando nuovamente. Durante il secondo e ultimo pit-stop dei team, i meccanici di Alberobelli avevano commesso un errore mentre inserivano il bocchettone della benzina e non solo avevano permesso ad Andrade di passare in testa, ma adesso il pilota italiano si ritrovava in mezzo al gruppo. Sentendosi ormai al sicuro dalla minaccia di Lupin, il titolare del team brasiliano si mise a guardare gli ultimi giri del Gran Premio in relativa tranquillità.

In pochi minuti Jigen riuscì a rintracciare Goemon e a portarlo davanti l'albergo, dove Lupin e Fujiko lo stavano aspettando. Sebbene il samurai volesse andarsene, alla fine fu persuaso a rimanere con il gruppo.
«Ti aiuterò Lupin, ma solo perché me lo hai chiesto con tanta insistenza» chiarì Goemon.
«Perfetto! Ecco cosa dovrai fare...» accennò Lupin, mentre apriva una valigetta che aveva preso dalla sua camera, poco prima dell'arrivo di Goemon. Al suo interno c'era una serie di corde e carrucole collegate tra loro, che terminavano con una cintura da indossare attorno alla vita.
«A cosa ti serviva tutta questa roba?» domandò Fujiko.
«Prima del Gran Premio, si vociferava che la "Gemma di Brasilia" sarebbe stata messa al sicuro in una banca, con il caveau protetto da un sistema di sicurezza collegato al pavimento. Era il nostro trucco per rimanere appesi al soffitto senza far scattare l'allarme» spiegò Jigen.
«Lo avevamo messo da parte, ma ora ci sarà molto utile!» affermò Lupin.
«In che modo?» chiese il samurai.
«Ti avverto che non sarà un compito facile, Goemon! Dovrai essere preciso e avere un ottimo tempismo per farcela, stavolta!»
«Non mi tirerò indietro Lupin! Spiegami cosa devo fare...» disse Goemon, accettando senza indugi il piano di Lupin.
«Lo vedi il tunnel dove passano le vetture?»
«Sì.»
«Ti dovrai appendere al soffitto, verso l'uscita che porta alla chicane. Al momento giusto dovrai tagliare il pezzo più alto della vettura che ti indicherò: è una specie di antenna in carbonio, non puoi sbagliarti!»
«Ma sei completamente impazzito?!?» esclamò Fujiko, incredula alle parole di Lupin. «Le macchine passano sotto il tunnel a più di duecentocinquanta chilometri orari! Come farà a colpire nel momento giusto?»
«Senza contare che dovrà fare tutto a testa in giù e con il rimbombo dei motori!» aggiunse Jigen.
«Tranquilli! Ha pensato a tutto...» disse Lupin, consegnando una piccola radiotrasmittente a Goemon, da inserire nell'orecchio. «Quando la macchina di Andrade entrerà nel tunnel, ti avvertiremo via radio. Così facendo, faremo delle prove per calcolare i tempi giusti per colpire esattamente quella vettura!»
Senza aspettare oltre, il samurai prese la radiotrasmittente e l'attrezzatura e poi andò di corsa verso il tunnel. Nel frattempo Lupin diede un compito anche a Fujiko: dovevano procurargli una divisa arancione, la stessa che indossavano i commissari di gara che erano posizionati lungo il circuito. Sarebbe stato il tocco di classe nel suo piano di riserva.

A dieci giri dal termine, tutti i componenti della banda Lupin erano ai loro posti, come stabilito: Goemon era appeso al soffitto del tunnel e si stava concentrando, nonostante il rumore infernale delle vetture che passavano sotto di lui; Jigen era rientrato nella camera d'albergo e dalla finestra stava osservando l'entrata del tunnel, in costante collegamento con il samurai e infine Lupin si trovava nella chicane dopo il tunnel, con indosso una tuta arancione da commissario di gara. Non fu troppo difficile per Fujiko sedurre uno degli addetti alla sicurezza e rubargli la tuta che indossava, dopo averlo colpito a tradimento...
Ogni volta che la vettura di Andrade entrava nel tunnel, Jigen avvertiva via radio Goemon, che a mente calcolava il tempo impiegato dalla vettura per raggiungere la sua posizione. A dare il via all'operazione sarebbe stato Lupin, che stava valutando attentamente il momento più adatto per agire.
A quattro giri dal termine, la monoposto di Andrade aveva un largo vantaggio su Schumann, e davanti al brasiliano non c'erano doppiati che potevano rallentare la sua corsa: era l'occasione che Lupin stava aspettando. In un attimo chiamò Goemon e gli comunicò che al prossimo passaggio poteva entrare in azione, ma gli pose una condizione: non doveva tagliare completamente il deviatore di flusso, ma una minima parte doveva rimanere attaccata alla vettura. Sarebbe stata la forza d'inerzia a fare il resto.
Puntualmente Jigen seguì la vettura di Andrade che dalla parte alta del circuito scendeva verso il tunnel. La monoposto passò il tornante della Vecchia stazione, poi superò senza sbagliare le successive curve a destra ed infine si infilò nel tunnel, e in quel preciso momento Jigen avvertì Goemon che la vettura era entrata. Il samurai, che fino ad un attimo prima era completamente concentrato, aprì gli occhi e impugnò la sua fedele spada; appena sentì arrivare la vettura sotto di lui, eseguì un colpo secco e preciso, quasi impercettibile. Poi ripose la spada nel fodero e usando l'attrezzatura che lo teneva appeso, si allontanò dal tunnel. Quando uscì all'aperto, Goemon si sentì disorientato, un terribile mal di testa lo stava perseguitando. Non era per niente abituato a tutto quel rumore di motori...
La macchina di Andrade uscì velocissima dal tunnel e a pochi metri della chicane fece una potente frenata. In seguito a ciò, il deviatore di flusso in cima alla vettura si staccò del tutto e andò a colpire le protezioni di gomma, fermandosi all'interno della chicane. Come un fulmine Lupin saltò le protezioni, prese quel pezzo caduto dalla vettura di Andrade ed infine tornò indietro, nella postazione che occupava in precedenza. Per non farsi scoprire dagli altri commissari di gara, Lupin rimase fermo al suo posto, aspettando la fine della gara per scappare dal circuito insieme a Fujiko, che si trovava vicino a lui, e al resto della banda.

Appostati come due sentinelle abbandonate al loro destino, Zenigata e Lucchini erano posizionati in cima ad una vecchia piattaforma e stavano osservando da parecchio tempo l'intero circuito, nella speranza di trovare Lupin. Ai due era stato vietato l'ingresso ai box, dopo il caos creato il sabato, ma Zenigata era un uomo pieno di inventive e pensò a quella soluzione per vigilare il gioiello ambito da Lupin. Ma il noto ladro non si era ancora fatto vivo e ciò fece innervosire non poco l'ispettore...
«Si calmi! Ora sta esagerando!» lamentò Lucchini.
«Come faccio a rimanere tranquillo, se Lupin non si è ancora fatto vivo!» ribatté Zenigata. «Dove sarà sparito quel maledetto?»
«E io che ne so! Avrà cambiato idea!»
«Impossibile!!! Lupin non è il tipo che si arrende così facilmente!»
Un po' intimorito, Lucchini mise le mani avanti, cercando di far ragionare l'ispettore, che poco dopo si calmò.
«Ha ragione, sono troppo agitato!» affermò Zenigata scusandosi. «E' tutto dovuto al fatto che non ci vogliono far entrare nei box dopo il pasticcio di ieri... sono stato troppo imprudente...»
«Non è colpa sua ispettore! In parte la colpa è anche mia, Lupin mi ha fregato con quel trucco delle manette!»
«Tutti possono commettere degli errori, tenente Lucchini, ma adesso è inutile lamentarsi! Torniamo al nostro compito!»
«Giusto! Lupin potrebbe apparire all'improvviso, nell'ultimo secondo di gara!»
«Sarebbe nel suo stile!» commentò Zenigata, che poi aggiunse: «Sono contento che ci siano persone come te tra le forze dell'ordine...»
«Grazie del complimento ispettore. Posso dire altrettanto di lei» affermò Lucchini, sottolineando l'amicizia che era nata, in maniera casuale, tra i due agenti dell'ordine.


Continua...

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Capitolo 11
*** Scappando da Montecarlo ***


Capitolo 11 - Scappando da Montecarlo


A tre giri dal termine la gara sembrava già finita, ma di colpo un episodio la riaprì completamente. Andrade tagliò regolarmente il traguardo e stava per impostare la prima curva del circuito che andava a destra, però all'improvviso perse il controllo della vettura, sbandando con le ruote posteriori. Per evitare il muro, all'ultimo il pilota sterzò a sinistra, finendo in un piccolo spiazzo. L'errore fu colossale, tanto che per la rabbia Da Rocha tirò un pugno sul monitor dei tempi e gridò parole non ripetibili. Lentamente Andrade cercò di rientrare in pista, ma nel frattempo Schumann, Lama, Reikkinen e Moore erano già passati, e il brasiliano era caduto in quinta posizione, praticamente fuori dalla lotta per la vittoria.
Qualche secondo dopo Da Rocha si calmò, grazie all'intervento del suo caposquadra, e cercò di analizzare con lui i motivi per cui Andrade aveva commesso quell'errore. Dalla telemetria apparve subito chiaro che dalla vettura di Andrade si era staccato un pezzo, che però non aveva influito sulla sbandata della vettura. Per curiosità il proprietario del team chiese quale pezzo si fosse staccato e appena scoprì che era quello in cui era nascosto lo smeraldo, divenne pallido in volto. Non riusciva a crederci, ma intuì subito che dietro a tutto ciò c'era Lupin e immediatamente si mise in contatto con Pedro. Il suo ordine fu preciso, doveva eliminare Lupin a tutti i costi e recuperare il gioiello che aveva appena rubato. Pedro con voce maligna affermò che finalmente si faceva sul serio...

La notizia dell'errore di Andrade sorprese anche Jigen, che subito la comunicò a Lupin.
«E' una cosa incredibile... e non credo che Da Rocha ne sia molto contento!»
«Si vede che il pilota non ha retto fino in fondo alla pressione a cui era sottoposto!» affermò Lupin.
«O forse l'influenza positiva del gioiello è finita quando glielo abbiamo rubato...»
«Non dire certe sciocchezze Jigen! Piuttosto preparati, tra pochi minuti la gara sarà finita!»
Mentre il pistolero stava raccogliendo tutto il materiale che lui Lupin avevano preso per la rapina, dall'altra parte del circuito Zenigata e Lucchini stavano ancora cercando con i loro binocoli il ladro dalla giacca rossa. Il monegasco però era distratto dall'errore di Andrade e da un po' di tempo lo stava seguendo, per controllare se fosse tutto in ordine. Invece Zenigata era sempre vigile e ad un certo punto il suo sguardo cadde nei pressi della chicane, dopo il tunnel...
«Eppure mi sembra di conoscerlo!» commentò il poliziotto giapponese, inquadrando uno dei commissari di gara. All'improvviso, con grande stupore, ebbe un'illuminazione e cominciò a gridare: «Ma quello è Lupin!!!»
«Cosa? Dove?» ripeté Lucchini, che fu preso alla sprovvista da Zenigata.
«Laggiù! Si è mimetizzato in mezzo alla folla!»
Il tenente inquadrò la zona che gli stava segnalando Zenigata e anche lui vide Lupin, immobile davanti alle protezioni.
«Ma che ci fa lì travestito da commissario di gara? Non doveva andare nei box a rubare il gioiello?» domandò giustamente Lucchini.
«Non lo so, ma poco importa!» affermò Zenigata. «L'importante è che adesso sappiamo dov'è! Dobbiamo catturarlo a tutti i costi!»
«Chiamo subito la mia squadra...» disse Lucchini prendendo la radio che teneva alla cintura. Nel frattempo Zenigata puntò nuovamente lo sguardo verso il suo obiettivo: «Questa volta ti prenderò!»

All'ultimo giro i primi quattro piloti erano rinchiusi in meno di un secondo: Schumann era insidiato da Lama che a sua volta doveva guardarsi le spalle da Reikkinen, che però sembrava più preoccupato dalle manovre di Moore che stava cercando un varco per superarlo.
Passato il tunnel Lama provò a portarsi all'interno, ma Schumann chiuse la traiettoria, costringendo lo spagnolo a farlo passare. Nello stesso punto Moore fu più aggressivo, ma pagò questa scelta arrivando lungo e tagliando la chicane, quasi centrando la vettura di Reikkinen, che un po' ingenuamente gli aveva lasciato spazio. Da regolamento l'inglese alzò il pedale dell'acceleratore e fece passare il finlandese che riconquistò la sua terza posizione. Con quella manovra però i due piloti si erano giocati la possibilità di lotta per la vittoria, lasciando la lotta per la vittoria ai primi due.
Quando Schumann e Lama imboccarono le ultime curve del circuito, ci fu un urlo incessante della folla che riecheggiò in tutta la zona, erano tutti in ansia per sapere chi avrebbe vinto quel duello che si era acceso negli ultimi giri di corsa. Il pilota tedesco rimase calmo e fece senza sbavature l'ultima curva, solo il rettilineo lo divideva dal traguardo. Lama, giocandosi il tutto per tutto, uscì da quella curva sgommando, toccando leggermente il guardarail e rischiando di rompere una delle sospensioni. Ma per sua fortuna lo scontro fu lieve e provò un disperato sorpasso sfruttando la maggiore velocità in uscita di curva. Lama riuscì ad affiancare al tedesco, ma l'accelerazione non fu sufficiente e per pochi metri la vittoria andò a Schumann. Dal suo box i meccanici festeggiarono la vittoria saltando come pazzi e abbracciandosi a vicenda, mentre il tedesco più semplicemente salutò la folla in delirio alzando un pugno al cielo e percorrendo lentamente il giro d'onore.

Per fuggire la banda Lupin decise di correre verso la parte alta del circuito, scegliendo di scappare via auto tra le montagne dietro Montecarlo. Tutto stava andando per il meglio, ma all'improvviso qualcuno da dietro, con un chiaro accento francese, stava urlando contro Lupin, intimandogli di fermarsi. Quando si voltò Lupin vide un gruppo di gendarmi che lo stavano inseguendo, capitanato da Lucchini e immediatamente lui e il resto della banda accelerarono il passo.
Procedendo a zig-zag tra i vicoli per seminare gli inseguitori che avevano alle calcagna, Lupin e i suoi compagni si ritrovarono ai piedi di una scalinata in pietra scura, oltre la quale c'era la macchina di Lupin. Arrivati a circa metà scalinata però un uomo si piazzò davanti a Lupin, impedendogli la fuga. Era Pedro e non aveva alcuna intenzione di far scappare il suo obiettivo, stavolta.
Lupin si sentì intrappolato: davanti aveva l'uomo di Da Rocha e dietro stavano arrivando i gendarmi, pronti a saltargli addosso. Doveva trovare subito un modo per uscire da lì, e in quel preciso momento ricevette l'aiuto da una persona insospettabile...
Sbucando all'improvviso da in cima la scalinata, apparve Zenigata, tutto sorridente e con le manette attaccate ad una corda che l'ispettore faceva roteare sopra la sua testa.
«LUPIN! Sei in arresto!»
«Se poco originale Zazà!» ribatté Lupin.
«Non puoi più scappare, sei circondato... e tu chi diavolo sei?» domandò l'ispettore all'uomo che era davanti a Lupin. Pedro non rispose, e provò di scatto a prendere il pugnale che aveva sotto la giacca.
«Ehi! Cosa stai facendo?» gridò Zenigata rivolgendosi a Pedro. "E' il momento buono per andarsene!" pensò Lupin vedendo quella scena.
Il ladro dalla giacca rossa spostò di lato Pedro e corse verso Zenigata, che appena ebbe la visuale libera, gli lanciò addosso le manette. Lupin le schivò con abilità, e le manette si agganciarono alle mani di Pedro, che rimase bloccato. Con il brasiliano immobilizzato, Jigen e Goemon di forza lo gettarono giù per le scale, facendolo cadere addosso al gruppo di gendarmi che nel frattempo avevano risalito la scalinata. Essendo legato a Pedro, anche Zenigata fece un bel volo verso il basso, finendo addosso proprio al brasiliano, procurandosi una terribile testata.
Con la via libera, Lupin e gli altri corsero indisturbati verso la Mercedes, scappando a tutto gas tra le strade di Montecarlo. Nel frattempo Lucchini prestò soccorso all'ispettore mentre gli altri gendarmi immobilizzarono Pedro che stava cercando di fuggire.
«Tutto bene? Niente di rotto?»
«Non perda tempo!!!» urlò Zenigata. «Deve inseguire Lupin, a tutti i costi!»
Dopo un attimo di esitazione, il tenente riprese l'inseguimento.
Finita la corsa, Fabien e Valentine si avviarono a piedi per tornare al loro albergo, dopo una giornata così impegnativa aveva bisogno di riposarsi un po'. Ad un certo punto un auto d'epoca gialla sfrecciò a gran velocità alla loro destra, rallentando proprio a pochi passi da loro: era quella guidata da Lupin. Valentine fece appena in tempo a salutarlo con la mano e a vedere lo smeraldo rubato, che Lupin teneva stretto nella sua mano.
«Lo sapevo che ci sarebbe riuscito!» esclamò Valentine tutta contenta.
«Per me è passato qui apposta, per farci capire che ha rubato il gioiello!» affermò Fabien. Poco dopo il commentatore sentì qualcuno che correva dietro di lui. Era il tenente Lucchini, sudato e col fiatone.
«Mi scusi...» accennò il gendarme riprendendo fiato. «Avete visto il noto ladro di nome Lupin?»
«Certamente! E' andato da quella parte pochi secondi fa!» rispose Fabien, indicandogli la direzione giusta.
«E aveva con sé la "Gemma di Brasilia"! Bellissima!» aggiunse Valentine.
«Cosa?!?» esclamò Lucchini. «Ciò è molto strano, ne parleremo con Da Rocha di questa storia...»
Sentendo le macchine della gendarmeria arrivare in zona, Lucchini si mise sul bordo del marciapiede e alzò un braccio per richiamare una delle vetture.
«Ora devo andare... lo faccio per un amico!» affermò il tenente salendo in macchina. Una volta seduto, disse una strana frase: «Quest'anno il Gran Premio è stato più divertente del solito...»
«Già, è vero!» confermò Fabien. «Il fattore Lupin lo ha reso, per certi versi, appassionante!»
«Non è male questo Lupin, vero?» chiese Valentine.
«Posso solo ammettere che è un tipo molto simpatico... ma rimane pur sempre un ladro!» rispose Lucchini sorridendo e chiudendo la portiera. La vettura della gendarmeria riprese a tutta velocità l'insegumento, scomparendo velocemente nel traffico del piccolo principato, nel disperato tentativo di riaccuffare la banda Lupin.



Fine



Devo ammettere che mi sono divertito a scrivere questa fan-fiction, e spero che la stessa cosa valga anche per voi lettori! Come al solito, ringrazio coloro che hanno commentato, ovvero MineVale, The Big Dreamer, Thekhaleesi e Fujikofran. Grazie soprattutto per gli attestati di stima!

Arrivederci e alla prossima!!!

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