Everyone Loves Someone

di BeJames
(/viewuser.php?uid=119327)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo + Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo + Cap. 1 ***


Prologo.

 

Akane non era mai stata una bambina piagnucolona. Anche nei momenti più difficili era sempre riuscita a non perdere il sorriso, a rispondere alle prepotenze con la gentilezza, a dare il massimo per le persone a cui voleva bene. Quel giorno, però, non poteva proprio evitare di piangere.
Osservò il piccolo bambino dai capelli rosa trasportare a fatica una grossa valigia di cuoio, per poi passarla ad un'anziana signora che lo aspettava davanti a un taxi. Akane tirò su col naso, iniziando a tormentarsi i folti capelli rossi.
«Posso salutare la mia amica, nonna?», chiese il bambino, guadagnandosi una carezza sulla testa dalla signora.
«Certo. Ma fai in fretta, o non faremo in tempo a prendere l'aereo».
Akane abbassò lo sguardo imbarazzata, una volta che il suo amico fu di fronte a lei.
«Non piangere, Akane-chan», le disse con un sorriso.
«I-Io non sto piangendo!», rispose lei gonfiando le guance. «Però, Ryuu-chan… Devi proprio andare?».
Ryuu annuì, assumendo un'espressione triste. «La mamma è morta, non posso stare da solo… E la mia nonna abita lontano, vicino al monte Binan, quindi devo partire con lei».
Akane tirò su di nuovo col naso, cercando di trattenere le lacrime; Ryuu se la stava passando molto peggio di lei, eppure stava cercando di salutarla con il sorriso sulle labbra. «Mi scriverai, vero?».
«Promesso!», le disse con un sorriso, abbracciandola subito dopo.
Akane sentì le orecchie diventare rosse e calde e il cuore battere sempre più forte.
«Ciao, Akane-chan! Stammi bene!», le disse, correndo verso il taxi dove sua nonna lo stava aspettando.
Akane rimase ferma a guardare la macchina che si allontanava finché non fu solo un piccolo puntino bianco. In quel momento provò un incredibile senso di vuoto allo stomaco; una sensazione destinata ad aumentare sempre di più al diminuire delle lettere del suo amico Ryuu.
Lettere che, dopo appena un anno, smisero di arrivare. 

 

Capitolo 1

 

«Sai, Atsushi… Stavo pensando».
En Yufuin allungò le braccia per stiracchiarsi, placidamente immerso nell'acqua calda dei bagni Kurotama.
«A cosa, En-chan?», rispose prontamente Atsushi, ormai abituato al modo con cui il suo migliore amico dava inizio alle conversazioni più strane.
«Alle lettere».
Io si voltò verso i suoi senpai con aria confusa. «Alle lettere?».
«», disse En, sbadigliando. «Alle lettere. Insomma, sono una cosa grandiosa, così antica e tradizionale… Oggi, invece, sono tutti attaccati al cellulare giorno e notte a spedire mail. Guarda Ryuu».
«Ehi!», il ragazzo si voltò verso il centro della conversazione, facendo ondeggiare i folti capelli rosa. «Io ho scritto moltissime lettere quando ero un bambino».
Io lo fissò, sempre più confuso: «Tu?».
Ryuu annuì, orgoglioso: «Certo! Ne ho scritte e spedite tantissime quando ero alle elementari».
«E poi? Hai smesso?», chiese Atsushi.
«Sì… Quando ho finito la sesta elementare non le ho più spedite».
Yumoto si immerse nella vasca in quel momento, portando con sé il povero Wombat tutto insaponato. «Ryuu-senpai, Ryuu-senpai! Perché hai smesso di mandare lettere?».
Ryuu si portò l'indice alla bocca, pensieroso. «Beh… Non ricordo esattamente la ragione, ma penso fosse perché la persona a cui le mandavo mi ricordava un brutto momento della mia infanzia».
Yumoto si immerse nell'acqua termale, iniziando a giocherellare con Wombat. «Oh… Questa persona si sarà sentita molto triste».
Ryuu sospirò. «Immagino di sì...».
Io lanciò uno sguardo preoccupato all'amico, schiarendosi la voce subito dopo. «Parlando d'altro, avete più avuto notizie dei Beppu?».
«Dovrebbero rientrare dall'ultimo tour alla fine di questa settimana», rispose Atsushi. «Avevano detto di voler essere qua per il diploma».
Ryuu sorrise: «Beh, dopo tutto vi diplomate tu, il presidente Kusatsu e Yufuin-senpai… Insomma, chi mai vorrebbe perdersi il diploma di Yufuin-senpai?!».
«Leggo dell'ironia nelle tue parole, Ryuu», rispose En, aprendo un occhio in direzione dell'amico, che rise sotto i baffi.
«Assolutamente no», rispose il ragazzo con fare casuale. «Non mi permetterei mai».
«Però, En-chan-senpai… Mancano solo due mesi al vostro diploma», disse Yumoto con espressione triste. «Sarà triste senza di voi».
Atsushi provò un piccolo nodo allo stomaco; non pensava di essere ancora pronto ad affrontare quell'argomento.
«Dai, dai… Due mesi sono un sacco di tempo, non pensiamoci per adesso», disse con il suo solito sorriso gentile.
Certo, due mesi potevano essere molto tempo se sfruttati al meglio. Quello che ancora non sapevano, però, era che sarebbero stati due mesi tremendamente difficili.

 

«Allora», disse Io qualche ora dopo, mentre stava tornando a casa con Ryuu. «C'è qualcosa che ti preoccupa?».
Il battle lover del fuoco si voltò verso l'amico, fissandolo con aria stranita. «Questa è una delle cose più strane che tu abbia mai detto».
Io gonfiò le guance, assumendo un'espressione imbronciata. «Non rendere tutto più difficile… Insomma, lo sai che anche io faccio caso a quello che ti passa per la testa».
Ryuu si ritrovò a sorridere; era vero, a volte Io sembrava essere in grado di leggergli nella mente… Forse perché era una delle persone che lo conoscevano meglio, insieme a sua nonna.
«Se ti riferisci alla conversazione sulle mie lettere, sì: sto bene. E' stato solo un attimo di depressione, poi è passato tutto».
«Può capitare di essere tristi, sai?», gli fece notare Io, piegando la testa di lato per guardarlo. «Non sorridere di tanto in tanto non ti rende meno “figo”».
Ryuu si lasciò scappare una risata. «In effetti hai ragione. I ragazzi ombrosi possono essere molto attraenti agli occhi del gentil sesso».
«Sai che non era quello che intendevo», replicò l'altro alzando gli occhi al cielo.
«Lo so, lo so. Non preoccuparti, sto bene».
Io sapeva che quella non era proprio la pura verità, ma decise di non insistere; se c'era un argomento su cui Ryuu poteva essere tremendamente fragile era la morte di sua madre, e lui sapeva bene che era meglio non insistere. Era una vecchia ferita che ormai si era rimarginata, ma di cui non sarebbe mai riuscito a nascondere la cicatrice.
Camminarono in silenzio per il resto del tragitto; il rosa non aveva alcuna voglia di parlare, e fu grato al suo amico per aver capito al volo. Quando arrivarono davanti a casa di Ryuu, Io si preparò a salutarlo per poi tornare al suo appartamento.
«Ti va di rimanere a cena?», gli chiese invece Ryuu, lasciandolo spiazzato.
«Oh, io… No, credo che questa sera sia meglio che tu stia da solo con Sango-san».
«Andiamo», gli disse Ryuu strizzandogli l'occhio. «Sai che mia nonna ti adora. E poi preferirei davvero che rimanessi a cenare con noi, stasera».
Io ci pensò su per un attimo: probabilmente se Ryuu glielo stava dicendo era perché aveva davvero piacere che lui rimanesse e, d'altro canto, non c'era nessuno a casa ad aspettarlo visto che viveva da solo…
«Va bene. Ma assicurati che per Sango-san non sia un disturbo!».
Ryuu sorrise, aprendo la porta e facendogli segno di entrare prima di lui; poi, la richiuse lentamente alle sue spalle.
Da lontano, una ragazza dai capelli rossi stava stringendo con forza i pugni dopo aver assistito alla scena.

 

«Quello stupido rifiuto».
Akane iniziò a rosicchiarsi le unghie nervosamente, cercando di cancellare dalla mente la fastidiosa faccia del tizio dai capelli verdi che era appena entrato in casa di Ryuu. Aveva fatto le sue ricerche: si chiamava Io Naruko, viveva da solo lontano dai genitori e frequentava il liceo Binan, nella stessa classe del suo amico d'infanzia.
Un tipo tremendamente fastidioso.
«Akane-san, stai bene?», le chiese gentilmente una ragazza dai lunghi capelli corvini e la pelle chiarissima, appoggiandole una mano sulla spalla.
«Sì, Yuki, ti ringrazio», le rispose lei forzando un sorriso. «Mi spiace aver perso il controllo».
«Akane-chan perde sempre il controllo!», ridacchiò un'altra ragazza, di statura più bassa delle altre due e dai tratti tipicamente albini.
«Stai zitta, Hikari», rispose la rossa. «Non sono dell'umore giusto per scherzare!».
La ragazza dai capelli neri scosse la testa, sbuffando: «Hikari-san, non imparerai mai a tenere a freno quella lingua».
La ragazza dai capelli bianchi rise di gusto: «Sai che adoro punzecchiare Akane-chan! ~».
«Piccola impertinente!».
«Ragazze». Un'elegante gatta dal pelo verde chiaro spuntò da dietro la spalla di Akane, interrompendo il piccolo litigio. «Non dovete litigare tra di voi».
«Hai ragione, Momo», sbuffò Akane.
«Scusaci, Momo-chan ~», seguì Hikari con sorriso furbo.
La gatta annuì, mantenendo uno sguardo saggio. «Non dobbiamo mai perdere di vista il nostro obiettivo ragazze, dovete ricordarlo. Se riusciremo a fare bene il nostro lavoro, non solo riusciremo a mettere in scena la migliore stagione di CIDE mai andata in onda… Otterremo un grandissimo potere».
«E Akane-chan potrà finalmente avere tutto per sé il suo primo amore!», aggiunse Hikari, abbracciando un'imbarazzatissima Akane.
«Non ci arrenderemo finché tutti gli obiettivi saranno raggiunti», disse Yuki col solito tono calmo e pacato.
Akane sorrise, stringendo un pugno con grinta. «Nessuno riuscirà ad ostacolarci… Neanche i Battle Lovers!».

_________________________________________________________________

NdA. Ciao a tutteeee! :D Prima long nel fandom di Boueibu U.U Non potevo assolutamente rimandare più a lungo questa idea che mi è spuntata quando si è iniziato a parlare di un'ipotetica 3 stagione (sì, lo so è appena finita la seconda, ma io SONO GIA' IN ASTINENZA!), quindi eccomi qui! Alcune precisazioni:
- Probabilmente vi sembrerà strano che io abbia scelto delle donne come antagoniste... Ebbene, l'ho fatto perchè mi viene più facile rendere str*nze le ragazze, non so perchè ho questo particolare talento x'D Nei prossimi capitoli vi fornirò molte più informazioni riguardo a loro e spero che arriverete ad odiarle quanto le odio io >:) 
- Le coppie che tratterò saranno ovviamente la IoRyuu (principale) e la EnAtsu... E sì, darò anche accenni Akorima perchè li amoH.
- Nella storia ci saranno anche i Caerula Adamas e i Beppu... Sono troppo precious! :3

Penso di avervi detto più o meno tutto, quindi... Spero che la storia vi susciti almeno un pelino di interesse e che vorrete leggerla e lasciare un parere! :3 a presto col secondo capitolo! ^^


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2

 

Yumoto corse per le scale più veloce che poteva, raggiungendo la saletta del Club di Difesa a corto di fiato; spalancò la porta di colpo, trovando gli altri membri immersi nelle loro solite attività.
«Senpai!!!», li chiamò, cercando di riprendere fiato.
«Stai calmo, Yumoto», disse En addentando una patatina. «Prendi fiato e tranquillizzati, vai sempre di corsa».
«Accidenti! E' perché voi senpai siete sempre qui a saltare le lezioni e non riesco mai a trovarvi!», si lamentò, mettendosi a sedere vicino ad Atsushi.
«Allora?», gli chiese Io. «Cosa devi dirci di tanto importante?».
«Tre nuove studentesse si trasferiranno qui al liceo Binan a partire da domani!».
Ryuu sputò tutta la cherry cola che stava bevendo, iniziando a tossire convulsamente. «Hai detto… Studentesse?».
«Sì! Tre ragazze!».
«Ma non è possibile, Yumoto», gli fece notare Atsushi. «La Binan è un istituto maschile, le femmine non possono frequentarlo».
«Pare abbiano ottenuto un permesso speciale».
Ryuu si schiarì la voce, ricomponendosi. «Permesso speciale o non, dovremo fare del nostro meglio per farle sentire a proprio agio».
«Certo che in questa scuola non si può mai star tranquilli», intervenne Io. «Prima i gemelli Beppu, ora tre ragazze…».
«Secondo te cosa ne pensa Kusatsu, Atsushi?», gli chiese En.
«Non lo so, ma penso che anche per il concilio studentesco sia una novità».
«Oh, beh… Fa lo stesso». Il biondo si alzò in piedi, stiracchiandosi. «Io vado al Kurotama. Chi è con me?».

 

Hikari si lasciò andare in una risata di pancia, non appena ebbero osservato i membri del Club di Difesa della Terra lasciare il cortile del liceo Binan.
«Sono proprio dei ragazzotti insulsi… Non posso credere che quei cinque siano i temuti Battle Lovers da cui Momo ci ha messe tanto in guardia!».
Yuki sospirò, aggiustandosi una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio: «Mi costa ammetterlo, ma sono d'accordo con Hikari… I nostri predecessori dovevano essere semplicemente degli incapaci».
«Non ho dubbi riguardo a quei tre del concilio studentesco...», concordò Hikari. «Ma i VEPPer sono così fighi! Come hanno fatto a farsi battere dai quei cinque pagliacci?».
Akane strinse gli occhi a due sottili fessure, puntando lo sguardo verso le sagome ormai lontane di Ryuu ed Io; dovevano essere in gamba, invece, le sue compagne li stavano sottovalutando. Stavano compiendo lo stesso errore dei Caerula Adamas e dei gemelli Beppu.
«Ryuu-chan non è un pagliaccio», mormorò poco dopo con aria imbronciata.
«Ooh! ~ Akane-chan è così dolce quando è innamorata!», la bollò Hikari, dandole dei buffetti affettuosi sulle guance.
«Deve essere molto importante per te, Akane-san. Vero?», le chiese Yuki con un filo di preoccupazione.
Akane annuì brevemente, cercando di trattenere le lacrime. Sì, lo era, lo era moltissimo; ma l'aveva dimenticata, l'aveva abbandonata. L'aveva tradita, e ora se ne stava sempre appiccicato a quel damerino dai capelli verdi! Di sicuro avrebbe meritato una bella punizione, prima di diventare suo per sempre. Solo una piccola, insignificante punizione… E poi le cose si sarebbero rimesse a posto e avrebbero potuto stare insieme per sempre. Nessuno sarebbe più riuscito a portarle via Ryuu, nessuno.
Tantomeno gli insignificanti membri del Club di Difesa e Io Naruko.

 

Il giorno dopo, Ryuu si ritrovò a pensare che non si vedevano tante persone raccolte in sala mensa dal giorno in cui i gemelli Beppu erano entrati a far parte del loro liceo. Il club di Difesa cercò di farsi largo tra la marea di gente che si era riunita in un grosso e disordinato cerchio, al centro del quale si trovavano tre ragazze. Indossavano delle uniformi tremedamente diverse dalle loro – come se il Binan avesse mai mostrato della coerenza in fatto di vestiario – sui toni del rosso, blu e giallo. Ryuu arrossì non appena si fu soffermato sulla lunghezza decisamente scarsa delle loro gonne.
«Non capisco cosa ci sia di così straordinario», commentò Io, incrociando le braccia. «Sono solo tre ragazze, in fondo».
«Oh, ti assicuro che in un liceo maschile è straordinario!», rispose prontamente Ryuu.
Le tre ragazze erano tremendamente diverse tra loro, ma si poteva tranquillamente affermare che fossero tutte molto belle.
«Io sono Hikari Saito, piacere di conoscervi!» disse la prima, quella con l'uniforme gialla e i capelli lunghi e bianchi. «Potete chiamarmi Hikari-chan! ~».
«Yuki Hanazawa. Piacere», disse la seconda, molto più calma e pacata della prima. Aveva dei lunghi capelli corvini e dritti e gli occhi erano azzurri molto chiari, in tinta coi particolari della sua uniforme.
«Mi chiamo Akane Hanabi!», disse infine l'ultima, alzando la mano in segno di saluto. Era meno alta delle altre due ragazze e aveva dei corti ma foltissimi capelli rosso fuoco, proprio come gli ornamenti dei vestiti che indossava. «Frequenterò il secondo anno, Yuki il terzo e Hikari il primo. Speriamo di andare d'accordo con tutti voi!».
Ryuu rimase fermo a fissarla per un tempo indefinito: Akane? Perchè aveva la fortissima sensazione di conoscerla? Io lo fissò con insistenza, ignorando bellamente i commenti entusiasti degli altri ragazzi.
«C'è qualcosa che non va?».
«Uhm?», Ryuu scosse la testa, risvegliandosi dai suoi pensieri. «No, sto bene. E' che... Mi sembra di conoscere la ragazza coi capelli rossi».
Come se avesse previsto la loro conversazione, la ragazza in questione scavalcò il muro di ragazzi che si era creato intorno a sé e si diresse nella loro direzione, fermandosi esattamente di fronte a Ryuu.
«Ne è passato di tempo, Ryuu-chan», gli disse con un piccolo sorriso.
Ryuu strabuzzò gli occhi: «Akane...chan?».
«Sì! Sono proprio io», disse strizzandogli l'occhio. «Ti ricordi ancora di me? Sono parecchio sorpresa».
Io fissò la ragazza stringendo gli occhi a due piccole fessure: se lo era immaginato o il tono con cui si stava rivolgendo a Ryuu era piuttosto ostile?
«I-Io... Mi dispiace di non averti più scritto».
Akane si lasciò andare ad un breve risolino. «Oh, non ti preoccupare, Ryuu-chan. Avremo tempo per recuperare... Dico bene?».
Gli accarezzò brevemente la spalla prima tornare dalle altre ragazze.
Io continuò a fissarla imperterrito, mentre la sensazione di disagio si faceva sempre più forte dentro di lui... Sì, era stata decisamente ostile.

 

Akane cercò con tutte le sue forze di non voltarsi ancora verso Ryuu. Non doveva dare nell'occhio, o tutto il loro piano sarebbe andato in fumo; doveva cercare di controllare i suoi sentimenti. Man mano che si allontanava, sentiva lo sguardo insistente e fastidio di Io Naruko su di sé. Che avesse capito? Era impossibile, era stato tutto perfetto. Anche la strategia che Momo aveva trovato per farle accettare in una scuola maschile era assolutamente naturale, era sicura che non avrebbe destato sospetti.
Eppure…
Eppure sentiva che doveva stare molto attenta a quello strano ragazzo fissato coi soldi. Sentiva che le avrebbe messo i bastoni tra le ruote in ogni modo possibile.
E questa era una cosa che non poteva assolutamente permettere. 

___________________________________________

NdA. Ciao a tutte! ^^ Non ho troppo da dire su questo capitolo, se non che è molto di introduzione alle nostre cattivissime antagoniste >:) (o almeno, spero di rendervele odiose il più presto possibile xD). Siccome ho una grande fantasia ma sento di non riuscire ad esprimere a pieno le descrioni come vorrei, di seguito ecco l'aspetto delle tre ragazze: 

http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Akane%20Hanabi_normal.jpg --> Akane

http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Hikari%20Saito_normal.jpg --> Hikari

http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Yuki%20Hanazawa_normal.jpg --> Yuki

Riguardo i loro poteri e i loro outifit da magical girls sarò più specifica nel prossimo capitolo, ma per ora posso darvi un indizio: i loro nomi sono fortemente legati all'elemento che controllano! :P

A presto! Spero continuerete a seguire la storia ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

 

«Uhm...». Akoya iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli, attorcigliandosela intorno al dito mentre guardava fuori dalla finestra sul cortile della Binan. «E così non era una bufala. Si sono trasferite davvero tre ragazze».
«Pensavi fosse una bugia, Akoya?», gli chiese Arima, sporgendosi dal divano della sala del conciglio studentesco per guardarlo.
«Beh, sì. Insomma, una cosa del genere non si è mai vista! Dico bene, presidente?».
Dalla scrivania, Kinshiro fece spallucce senza staccare lo sguardo dal foglio su cui stava scrivendo. «Se il preside ha acconsentito non possiamo farci nulla».
Il ragazzo sbuffò, smettendo di arricciare i capelli color pesca. «Avrei preferito che venissimo interpellati anche noi».
«Eh? Ti da così fastidio avere delle ragazze nella scuola?», lo stuzzicò Ibushi.
«Non mi da fastidio!», si ribellò lui, gonfiando le guancie. «Semplicemente, lo trovo strano. Ci ho pensato tutta notte e non sono riuscito a trovare una buona ragione per cui delle ragazze dovrebbero essere prese in una scuola maschile».
«Su questo punto Akoya non ha tutti i torti», intervenne Kinshiro. «Neanche io riesco ad individuare il tipo di “eccezione” di cui ha parlato il preside».
«Già... E poi avete notato come si comportava il preside? Sembrava molto diverso dalla persona che abbiamo sempre conosciuto».
«Arima-san», lo apostrofò Akoya, sedendosi accanto a lui. «Stai dicendo che potrebbero esserci di mezzo gli alieni... Di nuovo?!».
Kinshiro sospirò: «Sarebbe decisamente troppo presto. Queste faccende di programmi televisivi intergalattici stanno iniziando a stancarmi».
«Kinshiro ha ragione... Sarà stata solo una mia impressione».
«Ad ogni modo, penso sia meglio tenerle d'occhio», concluse Akoya, avvicinandosi una tazza di the alle labbra.
«Sono d'accordo. Dirò anche ad At-chan di tenere gli occhi aperti».
Akoya annuì di nuovo, cercando di scacciare quella fastidiosa sensazione dalla mente... Non le aveva ancora incontrate neanche una volta, eppure quelle tre ragazze gli stavano già dando sui nervi!

 

En sbadigliò vistosamente, appoggiandosi al banco e stiracchiandosi talmente a fondo da occupare anche il banco di Atsushi.
«En-chan...», lo richiamò il suo amico col solito tono paziente. «Cerca di tirarti su».
«Aaah, Atsushi, non ce la faccio... Sono stanco, voglio andare a casa».
«Ma non abbiamo ancora iniziato nemmeno la prima lezione!», si lamentò l'altro, sporgendosi verso di lui e iniziarlo a spingerlo per farlo alzare dal banco. «Devi impegnarti, En-chan! Sono gli ultimi mesi prima del diploma».
«Che rottura...», commentò lui, mettendosi finalmente seduto in posizione dritta.
«Il diploma?».
«Tutto. Il diploma, la scelta dell'università, il futuro... Vorrei solo starmene a letto a dormire».
Atsushi abbassò lo sguardo, rabbuiandosi. «Ma... Siamo stati accettati nella stessa università... Pensi davvero che sia una rottura?».
En sorrise appena, scuotendo la testa. «No. Te l'ho già detto, no, Atsushi? Per me sei come l'aria».
Atsushi arrossì violentemente: come poteva dire sempre certe cose in modo così naturale? E come se fossero niente poi?!
«Sappi che mi impegnerò a buttarti giù dal letto tutte le mattine», gli disse, sistemandosi gli occhiali.
«Che rottura...».
«Scusate».
En e Atsushi rivolsero lo sguardo verso la persona che aveva richiamato la loro attenzione: Yuki se ne stava di fronte a loro, con le braccia incrociate e uno sguardo freddo e distaccato.
«Ehm... Hai bisogno di qualcosa, Hanazawa-san?», le chiese Atsushi con un sorriso.
«Sì, che fate silenzio», rispose lei, inarcando le sopracciglia. «Tu e Yufuin-san continuate a parlare da quando siete entrati in classe. Il vostro chiasso mi disturba».
«Rilassati, Hanazawa. Quando inizierà la lezione non sentirai volare una mosca», le disse En con un sorriso pigro.
«Mi disturbano anche le tue dormite», gli disse in modo fin troppo schietto. «Il tuo atteggiamento pigro e svogliato è inaccettabile, Yufuin-san».
«Eh?».
«Ci dispiace averti disturbato Hanazawa-san, non succederà più», si intromise Atsushi, cercando di mantenere un sorriso e un tono educato.
«Fossi in te starei attento a stare con certe persone, Kinugawa-san. Potrebbe macchiare la tua reputazione».
«Non preoccuparti, Hanazawa-san», le rispose prontamente lui. «So riconoscere molto bene le persone da cui tenermi alla larga».
Si scrutarono per qualche secondo – che ad En sembrò infinito – scontrando gli sguardi in una piccola guerra fredda.
«E' arrivato il professore, ti conviene metterti a sedere. Non vorrai macchiare la tua reputazione?», le disse infine Atsushi.
Lei lanciò ad entrambi un'ultima occhiata glaciale, prima di voltarsi facendo volteggiare i lunghi capelli corvini e dirigersi al banco.
En osservò con cautela Atsushi, mentre si sedeva e tirava fuori i libri come se nulla fosse.
«Che c'è?», gli chiese lui dopo un po'.
«Yumoto ha ragione, Atsushi», gli rispose l'altro con un tono indecifrabile. «Hai davvero un lato oscuro!».

 

«Ehi, Ehi!». Yumoto si sporse verso la sua nuova vicina di banco, picchiettandole sulla spalla per attirare la sua attenzione.
La ragazza si voltò di scatto, facendo volteggiare i lunghi capelli bianchi raccolti in due code. «Cosa vuoi, sgorbio?», lo apostrofò in modo decisamente poco amichevole.
«Eh?! Sei cattiva, Hikaricchi!».
«Hika...ricchi?», ripeté lei schifata. «Che diavolo mi hai chiamata?!».
«E' un soprannome, Hikaricchi», rispose lui sorridendo ingenuo.
«N-Non voglio avere soprannomi», rispose lei, arrossendo appena. «Io e te non siamo amici».
«Eh? Ma non è giusto, anche tu mi hai dato un soprannome!», le disse, guadagnandosi un'occhiata incredula da parte della ragazza.
«Sei proprio scemo!», commentò Hikari incredula.
«Quindi non possiamo essere amici?».
Hikari cercò di controllare il conato di vomito provocato da quella domanda: com'era possibile avere una personalità tanto ingenua da essere addirittura fastidiosa? Ma soprattutto: come aveva fatto una persona del genere ad essere superiore ai VEPPer? Nonostante le lamentele di Akane la sua idea non era per nulla cambiata, li considerava sempre cinque pagliacci.
«No», gli rispose infine. «Non possiamo esserlo».

 

Akane non aveva mai provato una sensazione così negativa in vita sua. Quando aveva scoperto di essere in classe con Ryuu era felice, ma ora... Vederlo sempre appiccicato a Naruko, vederli parlare come se si conoscessero da anni, guardarli scherzare, vedere il ragazzo di cui era innamorata così felice con un'altra persona le faceva male. E, come se non bastasse, il tizio del consiglio studentesco che sembrava una ragazza, Akoya Gero, la guardava come se desiderasse farla sparire dalla faccia della terra. Tutta quella situazione, nonostante le moine degli altri ragazzi del Binan, la facevano innervosire; non vedeva l'ora che il loro piano fosse finalmente entrato nel vivo, allora avrebbero insegnato a tutti quei damerini un paio di cosette.
Si alzò dal proprio banco e si diresse verso quello di Ryuu, piazzandosi esattamente di fronte a lui e scansando Io una volta arrivata.
«Ciao, Ryuu-chan», gli disse cercando di sorridere. «Hai un momento?».
«Eh? Ti serve qualcosa, Akane-chan?».
«No, non ha tempo», rispose secco Io, fissandola con diffidenza.
«Ho forse rivolto la domanda a te, Naruko-kun?», gli rispose lei, modificando radicalmente il tono di voce.
«Ehm», si introdusse Ryuu, guardando i due imbarazzato. «Veramente adesso non posso davvero, Akane-chan», le disse. «Però puoi venire a casa insieme a me ed Io quando finiamo la scuola se hai bisogno di parlarmi».
Io s'irrigidì e Akane lo guardò con odio; se stare un po' con Ryuu significava passare del tempo anche con lui, allora avrebbe aspettato. Tanto, quando tutto sarebbe stato finito, lo avrebbe avuto tutto e solo per lei.
«Temo di essermi appena ricordata di avere un impegno. Sarà per la prossima volta».
Ryuu le fece un breve cenno di saluto e fissò confuso Io, che sembrava tremendamente infastidito.
«Che ti prende, Io?».
«Non mi piace quella ragazza», gli rispose il suo amico, iniziando a scorrere il dito sul tablet. «Non mi fido di lei».
«Come? Ma se non la conosci neanche».
«E' una sensazione. Non mi piace come ti guarda, sembra che voglia rapirti da un momento all'altro».
Ryuu incrociò le braccia, sorridendo malizioso: «Ah, ho capito... Sei geloso?».
Io arrossì improvvisamente fino alla punta delle orecchie, iniziando a negare con forza e ad insultare Ryuu nei modi più diversi, cosa che causò l'ilarità del ragazzo.
Improvvisamente, però, smisero entrambi di fiatare; un famigliare pizzicore al polso li aveva obbligati a guardare i Lovracelets, che si stavano illuminando con insistenza.
«Oh, no», disse Io, coprendosi il viso con le mani.
«Penso di sapere cosa ci aspetta...».
Corsero entrambi fuori dalla classe, seguendo le onde emesse dai braccialetti.

 

«Love is over!», disse Yumoto, abbassando il love stick dopo aver lanciato la Love Fountain.
«Continuiamo a dirti che non è finito!», risposero gli altri come al solito, buttando poi lo sguardo all'ennesimo ragazzo liberato dalla trasformazione in mostro.
«Questo è davvero strano», commentò En. «I gemelli Beppu sono dalla nostra parte».
«E poi ora sono in tour», rincarò la dose Atsushi.
«Ma allora chi può essere stato?», disse Io, guardando Ryuu.
«Che rottura, non posso credere che stia ricominciando tutto da capo!», si lamentò il battle lover del fuoco.
«Senpai!», li chiamò Yumoto, indicando il tetto del liceo che dava sul cortile. «Guardate la!».
In piedi sul tetto dell'edificio, tre figure femminili li stavano osservando; avevano vestiti simili ai loro di colore rosa, azzurro e giallo e i loro visi erano protetti col loro stesso sistema avanzato.
«Questa volta l'avete spuntata, ma la prossima sarà finalmente giunta la vostra fine, Battle Lovers!», disse la ragazza al centro, quella vestita di rosa.
«Siamo state create per distruggervi!», disse quella vestita di giallo.
«Arrendetevi, per favore», concluse infine l'azzurra, facendo un piccolo inchino.
«E voi chi diavolo siete?!», chiese En, facendosi avanti.
«Avete ragione, che maleducate. Io sono colei che controlla la rabbia della terra, il magma! Sono Fiery Hono!», disse per prima la rosa.
La gialla si fece avanti dopo la sua compagna, abbracciandola in modo scherzoso. «Io controllo la rabbia del cielo, i fulmini! Sono Sparky Inazuma, ma potete chiamarmi Sparky-chan! ~».
«Io controllo la rabbia del mare, il ghiaccio», disse infine quella vestita di azzurro. «Sono Icy Kori».
«Siamo le Element Three!», disse Fiery Hono in tono minaccioso. «E voi state per passare dei guai... Dei guai enormi!».
Le osservarono allontanarsi, seguite da un gatto verde dalle fattezze simili a quelle di Zundar e Dadacha, rimanendo immobili e in silenzio.
En sospirò, rompendo finalmente quel silezio imbarazzante: «...Che rottura».

_______________________________________________________________

NdA. ...Eeee Salve a tutti! :D Scusate il ritardo, finalmente sono qui con un nuovo capitolo! ^^ Spero vi piaccia e non ci siano troppi errori - l'ho riletto, ma avendolo scritto in treno non si sa mai! xD - di distrazione! 

Due paroline sui nomi da cattive delle nostre coprotagoniste: Hono significa 'fiamma', Inazuma 'fulmine' e Kori 'ghiaccio'... Insomma, tanto per essere originale gli ho dato i nomi degli elementi che controllano (anche se Akane più precisamente controllerebbe il magma, ma... non mi piace 'magma' in giapponese xD), abbinandoli ad un aggettivo inglese che mi sembrava potesse starci :) Ed ecco qui le nostre cattivone nei loro outfit da supercattive (quanta cattiveria):

Hikari: http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Hikari%20Saito_Sparky%20Inazuma.jpg

Akane: http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Akane%20Hanabi_Fiery%20Hono.jpg

Yuki: http://i283.photobucket.com/albums/kk314/babyowen93/Yuki%20Hanazawa_Icy%20Kori.jpg

Fatemi sapere le vostre impressioni! :D A presto spero col prossimo capitolo! :3 


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Tutto intorno a lui era buio e ustionante.
Ryuu riusciva a sentire l'aria bollente entrargli in gola e impedirgli di respirare; stava male, era nel panico più totale. Dove diavolo era?! Sembrava l'interno di un vulcano, ma non riusciva a dirlo con sicurezza.
«Stai male, Vesta?». Il ragazzo si voltò di scatto e vide Fiery Hono, una delle tre ragazze che li avevano attaccati la sera prima, avanzare lentamente verso di lui. «Non preoccuparti, presto andrà meglio».
«T-Tu… Tu sei una nemica! Stammi lontano!». Ryuu cercò di mettersi in piedi per affrontarla senza successo; l'aria era troppo soffocante lì dentro.
«Vesta...». La ragazza si lasciò cadere accanto a lui, abbracciandolo stretto. «Io non sono tua nemica! Io desidero solo il meglio per te!».
«Lasciami!».
«Devi saper riconoscere i veri nemici», continuò lei, incorniciandogli il viso con entrambe le mani per farsi guardare. «Sulfur è tuo nemico. E lo sono anche Cerulean, Epinard e Scarlett».
«Che diavolo dici?!». Il ragazzo iniziò a tossire convulsamente, soffocato dall'aria calda e dall'abbraccio della sua nemica.
«Devi uccidere Sulfur», continuò lei imperterrita. «Uccidilo».
«Non farò mai una cosa del genere!».
«Lo farai, Vesta», gli disse infine lei, sorridendogli. «Sulfur deve morire».
Ryuu sprofondò completamente nel buio.

 

«AAAAAAH!».
Ryuu cercò in ogni modo di divincolarsi da quell'abbraccio stretto ed opprimente, cercando con tutto sé stesso di riempire d'aria i polmoni.
«Lasciami! Devi lasciarmi andare subito!».
«Ryuu! Calmati, sono io!».
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, guardandosi intorno: quella era la casa di Io, il suo salotto. Alzò lo sguardo e si accorse che la voce era quella del suo amico, così come le braccia che lo stavano scuotendo.
«I-Io… Sei tu?».
«Certo che lo sono, accidenti!», replicò lui, sbuffando. «Si può sapere cosa ti è preso?! Ti sei addormentato subito dopo cena, hai dormito per quasi due ore… E poi hai iniziato ad urlare come un ossesso all'improvviso!».
Ryuu ricordò improvvisamente: si era fermato a cena da Io dopo la scuola, come facevano tutti i mercoledì.
«Ho avuto un incubo», gli disse, coprendosi la fronte con una mano. «Scusa...».
Io gli rivolse uno sguardo pieno di preoccupazione: «Stai bene, Ryuu? E' tutta la settimana che ti vedo stanco e sciupato».
«Perché è tutta la settimana che faccio incubi. Non riesco a dormire», gli spiegò. «Appena chiudo gli occhi faccio sogni orribili».
«Di che genere?».
«Non lo so, finisco sempre per dimenticarli… Ma in quello di poco fa ho sognato una delle ragazze che ci hanno attaccato l'altro giorno». Deglutì, rabbrividendo al solo ricordo di quello che gli aveva detto: «Mi ha detto che Sulfur è il mio vero nemico e devo ucciderlo».
Io lo fissò per un attimo, poi scoppiò a ridere: «Sei arrabbiato con me per qualche motivo?».
«Certo che no, deficiente», lo bollò Ryuu, arrossendo. «Anzi, sono spaventato a morte da quello che mi ha detto quella tizia. Il solo pensiero di poterti fare del male mi spaventa».
«Beh, io faccio arti marziali, sappi che non è così facile stendermi», cercò di scherzare il suo amico, mostrando gli pseudo muscoli delle braccia in modo buffo.
«Ah, certo… come no!».
Risero insieme, poi Io si fece improvvisamente serio. «Ryuu… Dimmi la verità, c'è qualcosa che ti preoccupa vero?».
«No, veramente….».
«Ryuu», lo richiamò. «E' da quando è arrivata nella nostra scuola quella ragazza, Akane Hanabi, che c'è qualcosa che non va. Sei assente, sei pensieroso… Sei triste».
Ryuu si morse il labbro, nervoso; odiava quando Io riusciva a leggerlo così bene… O forse ne era felice, non riusciva a definire bene i sentimenti che stava provando.
«E va bene. Ti ricordi quando, qualche giorno fa, parlavamo al Kurotama delle persona a cui spedivo le lettere da bambino? Quella persona era Akane».
Io spalancò gli occhi, accennando un piccolo movimento della testa per spronarlo a continuare.
«Da bambini eravamo molto amici, stavamo sempre insieme. Quando è morta la mamma e mi sono trasferito qui lei era molto triste, così le promisi che le avrei spedito delle lettere, che saremmo rimasti in contatto. L'ho fatto per un po' di tempo, ma mi sono reso conto che il ricordo di Akane era legato a quello della mamma, che pensare a lei mi redeva triste… Così, ho semplicemente smesso di mandargliele». Sospirò, portando le ginocchia al petto. «Ora che è di nuovo qui, vederla mi fa stare male… Mi ricorda la mamma, la vita nella mia vecchia città. E poi non so come trattare con lei, mi sento in colpa solo a guardarla negli occhi».
Io lo guardò per qualche attimo, piegando poi le labbra in un sorriso dolce e carico di comprensione: «Ora capisco tutto… Ci voleva così tanto a dirmelo?».
«Ha parlato il chiacchierone», sbuffò Ryuu, arrossendo. «Tu pensi che ce l'abbia con me?».
Io fece spallucce: «Non lo so, non riesco ad inquadrarla. Come ti ho già detto, non mi piace il modo in cui ti guarda e non riesco a fidarmi di lei, ma potrebbe essere solo un'impressione».
«Anche Akoya sembra non fidarsi».
«In effetti la guarda come se volesse farla scomparire nel nulla… Ma quello penso sia solo la sua indole da prima donna!».
Ryuu scoppiò a ridere, annuendo. «Sì, penso che tu abbia ragione. Beh, allora… Cosa devo fare?».
«Quello che ti senti», rispose semplicemente Io. «Comportati naturalmente, cerca di non preoccuparti di quello che possono pensare gli altri. Se ti fa star male parlare con lei, non farlo… Se è stata davvero tua amica capirà. Se invece vuoi chiarire le cose, parlale e dille la verità».
Ryuu annuì di nuovo. «Ci penserò… Grazie per avermi ascoltato».
Il ragazzo si alzò dal divano, stirandosi le braccia all'indietro: «Ora sarà meglio che vada a casa… La nonna si starà preoccupando».
«Ecco, Ryuu, stavo pensando...», accennò Io, arrossendo lievemente. «Puoi restare, se ti va».
«Come?».
«Puoi restare a dormire qui. Ormai è tardi e dovresti camminare ancora per un bel pezzo prima di arrivare a casa tua… Posso stenderti un futon».
Ryuu lo fissò per qualche momento, sbattendo le palpebre; poi si risvegliò tutto d'un colpo, grattandosi la nuca imbarazzato.
«S… Sì, penso che sia meglio. Lascia solo che avvisi la nonna, non vorrei che si preoccupasse».
Io sorrise, avviandosi verso la camera da letto. «Fai con comodo. Vado a prepararti il futon».
Ryuu lo fissò cambiare stanza, sentendosi sempre più confuso; non era la prima volta che rimaneva a dormire da Io, lo aveva fatto altre mille volte…. Ma allora, perché il cuore gli batteva così forte?

 

Akane storse le labbra in un'espressione colma di ira, iniziando ad accarezzare nervosamente il gatto che teneva sulle ginocchia. Aveva seguito tutta la scena dalla sfera che avevano al dormitorio femminile, che aveva deciso di collegare alla telecamera invisibile che seguiva sempre Ryuu per tenerlo sotto controllo… Io Naruko stava iniziando a darle davvero sui nervi.
«Akane, mi stai tirando i peli», si lamentò la gatta verde.
«Oh, scusa Momo! Mi devo essere un po' innervosita».
«Non preoccuparti… Vuoi creare subito un altro mostro? Yuki e Hikari penso sarebbero d'accordo».
«No», sospirò lei stancamente. «Oggi sono stanca. Lo faremo domani, con calma».
«Va bene. Non devi preoccuparti comunque, le vibrazioni negative che abbiamo lanciato su Vesta stanno già iniziando a fare effetto. Lo hai sentito, no? Fa incubi tutte le notti».
Akane sorrise divertita: «Ben ti sta, Ryuu-chan… La prossima volta impari a dimenticarmi».
«Devi solo avere pazienza, Akane… Quando riusciremo ad entrare in possesso degli anelli dei Caerula Adamas e delle spille dei VEPPer sarete invincibili e li schiaccerete come dei piccoli moscerini».
«E Ryuu-chan sarà finalmente tutto mio...», mormorò. «Però non capisco una cosa, Momo: come mai dobbiamo andare avanti con questa pagliacciata dei mostri? Sappiamo benissimo entrambe che non serve a niente».
«Sono esigenze di programma, tesoro», le spiegò pazientemente la gatta. «Dobbiamo rispettare almeno un minimo il copione».
Akane sbuffò: la cosa le dava parecchia noia, avrebbe voluto passare subito alla fase finale. Dovevano riuscire a impossessarsi dei tre anelli e delle due spille il più presto possibile… Poi, sarebbe iniziato il vero spettacolo.
Salì le scale del dormitorio fino alla sua camera, coricandosi e appoggiando Momo ai piedi del letto. Spense la luce, addormentandosi con un sorriso beato sulle labbra.
«Fai sogni d'oro, Ryuu-chan».

 

***

 

«Gero-kun!».
Akoya si fermò sulle scale che portavano alla sala del consiglio studentesco, voltandosi verso il suo interlocutore… Anzi, interlocutrice: le tre nuove studentesse erano alla base delle scale, i visi rivolti verso di lui.
«Oh, Hanabi-san», rispose ad Akane, cercando di essere educato nonostante l'antipatia reciproca. «E ci sono anche Hanazawa-san e Saito-san. Come posso aiutarvi?».
«Ci dispiace disturbarti, ma vorremmo richiedere un colloquio privato col consiglio studentesco», gli disse la rossa man mano che si avvicinavano a lui. «Avremmo alcune cose da discutere con Kusatsu-san. Pensi sia possibile?».
«Che genere di cose?», domandò Akoya, stringendo gli occhi con fare sospettoso.
«Delle formalità riguardo alle iscrizioni ai club e ai diplomi… Come sai, Yuki si diplomerà a breve. Oh, e poi vorremmo farvi alcune richieste riguardo al dormitorio femminile».
«E' brutto e spoglio, fa schifo», commentò Hikari, cacciando fuori la lingua.
«Beh, Saito-san, il dormitorio viene usato solo da voi in modo eccezionale e dopo molti anni in disuso…», rispose Akoya, visibilmente infastidito.
«Mi scuso per i modi della mia amica, ma il disagio è reale», gli disse Yuki, chinando brevemente la schiena.
«Quindi… Potremmo avere questo colloquio, Gero-kun?», insistette di nuovo Akane.
Akoya avrebbe tanto voluto dirle di no, ma purtroppo c'erano delle cose che erano obbligati a fare in quanto Consiglio Studentesco, e questa era una cosa che delle antipatie non potevano cambiare. «Immagino di sì. Datemi solo il tempo di parlare col presidente Kusatsu».
«Grazie mille!», dissero tutte e tre in coro, inchinandosi in modo fin troppo educato.
«Proprio quello che ci si aspetterebbe da Akoya Gero, il gioiello del Binan», disse Hikari, sorridendogli in modo finto. «Sempre preciso ed elegante».
«Già», concordò Akane, avvicinandosi ancora di più a lui. «E questo anello è davvero bello, Gero-kun. Ho notato che lo indossate tutti voi del Consiglio Studentesco, è un segno distintivo?».
Akoya ritrasse immediatamente la mano, portandosela al petto e proteggendo l'anello con quella libera. «S-Sì, una specie...», disse, fissandole infastidito. «E comunque, preferirei non essere toccato da persone che non conosco. Buon pomeriggio».
Le ragazze cercarono di trattenere dei risolini mentre lo vedevano allontanarsi.
«Bingo», mormorò Hikari. «Abbiamo trovato il tesoro...».

 

Una lussuosa limousine bianca approdò di fronte al liceo Binan, contornandosi subito di fan adoranti in attesta dell'apertura delle portiere.
Quando i proprietari scesero dall'auto la folla si fece ancora più densa, accerchiando i due eleganti gemelli che erano apparsi di fronte a loro.
«Hai sentito, Aki?», disse il primo gemello, fissando la folla divertito. «Ho sentito che sono arrivate delle nuove stelle, qui al Binan».
«Ma davvero, Haru?», rispose il secondo, ridendo piano. «Beh… Ho paura che il loro regno sia già giunto al termine». 

______________________________________________________________

NdA. Eeeee ciao a tutteeee! :D Finalmente sono riscita a postare il capitolo, scusate il ritardo! Spero di riuscire ad essere più regolare in futuro! :3 
E ora, vi chiederete: cosa sta succedendo a Ryuu? Qual è il piano delle Element Three? Riusciranno a prendere gli anelli dei Caerula Adamas? Ora che sono tornati i VEPPer, gliene faranno vedere delle belle?? Ma, soprattutto... Cosa avranno combianto Io e Ryuu soli soletti tuta la notte? xD Per tutte le risposte tranne che per l'ultima continuate a seguirmi! 
Un abbraccio! :3 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

«True Love Fountain!».
Vesta sbadigliò profondamente, mentre qualche metro più in la Scarlett riportava alla normalità l'ennesimo compagno di scuola trasformato in mostro. Forse stava diventando troppo simile ad En, ma quella storia iniziava a sembrargli davvero una rottura di scatole.
«Ryuu», lo richiamò Atsushi. «Non hai dormito neanche stanotte?».
«Poco e male», rispose Ryuu, stropicciandosi gli occhi. «Di sicuro l'ultima cosa di cui avevo bisogno era un mostro di prima mattina».
«Tanto dormirai in classe adesso, no?», lo prese in giro Io.
«Molto divertente...».
«Non sai quanto ti invidio, Ryuu!», disse En. «Io non posso più dormire in classe se non voglio che Atsushi si prenda botte con la ragazza nuova!».
Il battle lover dell'aria diventò rosso fino alla punta delle orecchie: «En-chan!».
«Oh, oh… Quindi neanche Atsushi-senpai va d'accordo con la ragazza nuova, eh?», considerò Ryuu. «Anche Io ed Akoya stanno meditando mille modi diversi per disfarsi di Akane».
Io sospirò, scuotendo la testa: «Sei sempre il solito. Io mi limito a rispondere con educazione alle provocazioni di quella ragazza».
«E io non sto cercando un modo per sbarazzarmi di Hanazawa-san, né facciamo a botte», si difese Atsushi. «Diciamo solo che non mi piace il modo in cui si pone. E' molto arrogante».
«Deve essere una caratteristica comune ad entrambe, allora», disse Io.
«Anche Saito-san è cattiva con me!», si intromise Yumoto. «Mi chiama sempre “sgorbio”».
«Adorabile», commentò En. «In effetti, sembra che quelle ragazze ci odino».
Atsushi si smise all'improvviso di camminare, abbassando lo sguardo pensieroso.
«Che succede, Atsushi?».
«Stavo pensando… Non trovate che sia strano?».
Gli altri quattro Battle Lovers si fermarono, voltandosi verso di lui con aria confusa.
«Insomma, arrivano tre ragazze nuove – femmine – proprio nella nostra scuola quasi a fine anno scolastico… E contemporaneamente appaiono delle nuove nemiche, guarda caso tre ragazze. Non pensate che le coincidenze siano un po' troppe?».
«In effetti ci stavo pensando anche io», intervenne Io. «E' sempre da quando sono arrivate quelle ragazze che Ryuu ha iniziato a fare quegli strani incubi».
Ryuu lo fissò pensieroso: non ci aveva fatto caso, o forse aveva preferito non pensarci, ma effettivamente le coincidenze iniziavano ad essere un po' troppe.
«Abbiamo già fatto lo stesso errore due volte negando l'evidenza… Cerchiamo di stare all'erta», disse En.
«Ne parlerò anche con Kin-chan».
Tutti e cinque annuirono, stipulando un tacito accordo; questa volta avrebbero tenuto gli occhi ben aperti.
«Love out».

 

Yuki fissò con odio En, vigile e sveglio ma visibilmente annoiato dalla lezione di letteratura giapponese; gli occhi blu erano chiaramente aperti, ma l'espressione spenta che aveva in viso non faceva che infastidirla. Aveva fatto delle ricerche su di lui, il battle lover dell'acqua: a livello di potere era uno dei più pericolosi. Lui e Ryuu Zaou erano i possessori dei due elementi più potenti, il fuoco e l'acqua, eppure Yufuin non sembrava un nemico da temere… Nessuno di loro lo sembrava. Durante le purificazioni dei mostri era quasi sempre Yumoto Hakone ad occuparsi di tutto, gli altri erano completamente disinteressati. Non pensava di certo che loro tre potessero perdere contro cinque svogliati come quelli, eppure c'era qualcosa che la turbava: i VEPPer erano stati equipaggiati con poteri invidiabili, eppure li avevano sconfitti… Quella sensazione di disagio non voleva abbandonarla. Non poteva permettere che succedesse niente di male ad Hikari e ad Akane, dovevano arrivare alla fine preparate.
Rivolse di nuovo lo sguardo verso il banco di Yufuin: Kinugawa si era sporto verso di lui per spiegargli qualcosa, indicando insistentemente un punto sul proprio quaderno. Patetici, sembravano una melensa coppia di fidanzatini.
«Hai qualche problema, Hanazawa-san?», le chiese Atsushi, fissandola con la stessa insistenza con cui lei li stava guardando poco prima.
Yuki si limitò a sorridere: «Oh, no. Notavo solo quanto oggi Yufuin-san si stesse impegnando. Una visione invidiabile».
Sì, con i poteri dei Caerula Adamas e dei VEPPer sarebbero state invincibili, quei cinque non avrebbero avuto nessuna speranza… E, in ogni caso, aveva già deciso che si sarebbe occupata personalmente di Yufuin e Kinugawa.
Non riusciva proprio a sopportarli.

 

L'espressione di Hikari era a metà tra l'incredulità e il disgusto più totale; quando aveva saputo che i gemelli Beppu erano rientrati a scuola di aspettava di tutto, tranne di vederli seduti allo stesso tavolo del Club di Difesa durante la pausa pranzo… E la cosa peggiore era che stavano sorridendo. Ridevano e scherzavano con Yumoto Hakone, la persona più fastidiosa sulla faccia della terra!
«Piantala di mangiarti le unghie, Hikari, ti rovinerai l'appetito», le consigliò con calma Yuki, portandosi alla bocca un cucchiaio di riso.
«Non posso, Yuki-chan! Non capisci?!», le rispose, riducendo gli occhi a due piccole fessure. «Yumoto Hakone ha appena infranto il mio sogno d'amore!».
Akane scoppiò a ridere in modo poco elegante. «Il tuo sogno d'amore?! E a quale dei due gemelli era riferito, precisamente?!».
«E' importante?», chiese lei con noncuranza. «Akihiko, Haruhiko… Sono entrambi così fighi ~».
«Beh, che sono in gamba lo devo riconoscere», ammise la rossa. «Da quando sono rientrati a scuola siamo diventate trasparenti agli occhi dei nostri ammiratori».
«Noi tre annienteremo anche loro, non c'è di che preoccuparsi».
«Oh-oh ~». Hikari si avvicinò alla corvina, abbracciandola in modo buffo. «Oggi Yuki-chan è più determinata che mai. Yufuin-senpai e Kinugawa-senpai ti hanno fatta innervosire?».
«Moltissimo».
Akane sorrise complice, portandosi la cannuccia della bibita che stava bevendo alle labbra. «Vorrà dire che Kin-chan e compagni ne pagheranno le conseguenze… Ma che peccato».
Yuki e Hikari scoppiarono a ridere, pregustando l'appuntamento coi Caerula Adamas del pomeriggio stesso.

 

***

 

«...Hai capito, adesso?». Io si voltò speranzoso verso l'amico, cercando di scorgere una qualche luce nei suoi occhi.
«Assolutamente no», rispose Ryuu con noncuranza, addentando una mela.
Più o meno una volta a settimana, durante il tragitto per tornare a casa, Io cercava di spiegargli come fare stoccaggio e lui si rifiutava di capire; cose troppo complicate, non facevano decisamente per lui.
«Basta, ci rinuncio».
«Accidenti, era ora!».
«Ehi!».
Ryuu rise di gusto, fissando l'espressione infastidita di Io. «Dai, non fare così. Ti fermi a cena stasera?».
«Di nuovo? Non voglio approfittare della gentilezza di Sango-san...».
«Oh, smettila!», Ryuu gli tirò una pacca fin troppo forte sulla schiena. «Sai che è solo content-».
Entrambi si bloccarono, spalancando gli occhi increduli verso l'abominio di fili che stava bloccando la strada; neanche il tempo di realizzare che fosse un mostro che i Lovracelet avevano già iniziato a lampeggiare. Si guardarono, annuendo all'unisono.
«Love Making!».
Era un mostro fatto interamente di fili e si stava rivelando particolarmente difficile da sconfiggere, ancor di più se si contava che gli altri stavano tardando ad arrivare. Era la prima volta che Ryuu ed Io si trovavano da soli contro un mostro, ma il loro gioco di squadra per il momento pareva reggere.
«Vesta Love Ignit!».
«Sulfur Love Gaia!».
Il mostro urlò di dolore non appena fu colpito dai loro attacchi in contemporanea, reagendo di scatto e lanciando dei fili spessi verso Io, sollevandolo in aria. Non appena il ragazzo iniziò a dimenarsi, due grossi fili si attorcigliarono intorno al suo collo e cominciarono a stringere, stroncandogli il fiato in gola.
«Io!». Ryuu iniziò a correre verso di lui ma, quando fu vicino al raggiungerlo, un dolore lancinante alla testa lo colpì, obbligandolo a fermarsi.
No, Vesta, non devi andare… Sulfur deve morire...”.
«I-Io…». Il battle lover del fuoco cadde in ginocchio reggendosi la testa con entrambe le mani. Doveva muoversi! Doveva riuscire a rialzarsi, altrimenti Io…
Sulfur morirà! Deve morire, deve morire!”.
Rimase immobile a terra senza riuscire in nessun modo a rialzarsi, mentre i fili del mostro stringevano sempre di più ed Io smetteva di dimenarsi...

__________________________________________________________

NdA. Per la serie "perdoname madre por mi vida sadica". 
Ciao a tutti! :D Lo so cosa state pensando, che sono cattiva, sadica, brutta, ecc ecc... E non vi dirò nulla, perchè è vero! >:) Sadicità a parte, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, vi abbia tenute incollate allo schermo e vi abbia messo almeno un po' di hype per il prossimo (che, lo prometto, non tarderà troppo ad arrivare! ^^). 
Un grosso abbraccio! :3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

«I-Io...».
Ryuu cercò di nuovo di alzarsi, senza successo; non sapeva cosa diamine gli stesse succedendo, non aveva mai sentito il corpo così pesante e fuori controllo. Non riusciva neanche ad alzare un dito, nonostante il suo migliore amico fosse davvero nei guai… Eppure lui voleva aiutarlo!
«R-Ryuu…», sussurrò Io, cercando di abbassare lo sguardo verso di lui nonostante i fili che lo stringevano in una morsa. «S… Scappa!».
No. Non sarebbe scappato, non mentre lui era in pericolo! Raccolse tutte le forze che aveva in corpo e sì colpì forte la mano con la punta del love stick, affondandola nel dorso mentre sul suo viso si disegnava una smorfia sofferente. Il dolore fu talmente forte da dargli la scarica necessaria per riuscire ad alzarsi.
«Io!», urlò, correndo verso di lui. «Vesta Love Ignit!».
La fiammata proveniente dal love stick colpì il mostro, che però non sembrava ancora intenzionato a lasciar andare Io.
«Merda!».
«Ryuu-kun!».
I gemelli Beppu atterrarono di fronte a lui dal tetto dell’edificio di fronte, unendo le mani ed iniziando a produrre una piccola sfera di luce violacea.
«Abbassati!», gli urlò Aki.
Vesta obbedì, mentre le mezzelune di energia dei Vepper si infrangevano contro il mostro, che urlò di dolore e lasciò finalmente andare Io; Ryuu corse verso di lui, afferrandolo prima che toccasse il terreno. Il suo amico iniziò a tossire convulsamente, riprendendo fiato.
«Io!», lo chiamò, sorridendo sollevato.
«Senpai-su!».
Gli altri tre battle lover e Wombat arrivarono poco dopo, sostituendo i Vepper nello scontro e purificando il ragazzo trasformato.
Haruhiko sbuffò. «Ci è mancato davvero poco!».
«Grazie», gli disse Ryuu, continuando a sostenere Io mentre riprendeva fiato. «Ci avete davvero salvato la pelle!».
«Ma cosa ci fa un mostro qui?!», chiese Akihiko. «Noi abbiamo smesso, giuro!».
«Sono state le Element Three!», si intromise Yumoto, raggiungendoli insieme ad En ed Atsushi.
«Si sono presentate due settimane fa, comparendo dal nulla», spiegò En.
«E sono arrivate in contemporanea alle ragazze nuove al Binan», aggiunse Atsushi.
Haru piegò le labbra in un sorriso sghembo: «Ah, le tre che sono tornate ad essere completamente trasparenti con il nostro ritorno?».
«Sì, credo parlino davvero di loro, Haru».
«Vepper-san», si intromise Wombat. «Sapete come contattare Dadacha?».
«Sì, dovrebbe esserci rimasta qualche apparecchiatura aliena alla villa», gli rispose Aki.
«Bene… Temo di avere un brutto presentimento riguardo all’alieno associato a quelle ragazze».
«Di che genere?», gli chiese Atsushi.
«Lasciatemi confermare i miei sospetti, poi vi spiegherò tutto».
«Di sicuro sono pericolose», parlò finalmente Io, rimettendosi in piedi aiutato da Ryuu.
«Stai bene, Io?».
«Sì, non preoccuparti. Però, Ryuu, la tua mano!».
Ryuu nascose dietro la schiena la mano ferita e il guanto coperto di sangue.
Atsushi arrivò alle loro spalle, piantando una sonora sberla sulla nuca di entrambi.
«Finitela con queste storie del “non è niente”!», gli intimò, visibilmente innervosito. «In infermeria, tutti e due, subito!».

 

Akane si schiarì brevemente la voce, bussando educatamente alla porta che aveva di fronte; dietro di lei Hikari e Yuki aspettavano diligenti che il Consiglio Studentesco le facesse entrare.
«Kusatsu-san?», chiamò poco dopo, bussando di nuovo.
La porta si aprì quasi subito, presentando la figura slanciata ed elegante di Ibushi Arima. Il ragazzo si fece da parte per farle entrare, sorridendo in modo suadente. In fondo alla stanza, Akoya Gero le fissava con diffidenza, in piedi in parte alla scrivania dove Kinshiro Kusatsu le stava aspettando con un'aria tutt'altro che amichevole.
«Accomodatevi», disse secco Arima, richiudendo la porta alle sue spalle e girando la chiave nella serratura.
Akane sorrise divertita, lanciando un breve sguardo alle sue compagne. «C'è qualche problema, Kusatsu-san?», gli chiese, bloccandosi a qualche metro dalla scrivania; dovevano averle scoperte, e la cosa avrebbe reso il loro scontro più difficile, ma sicuramente molto più interessante.
«Hanabi-san, Hanazawa-san, Saito-san… Sedetevi, prego», gli disse Kinshiro, mostrando finalmente i glaciali occhi verdi di cui avevano tanto sentito parlare.
«C'è qualche problema, presidente?», domandò Akane, rimanendo ferma dove era.
Akoya strinse gli occhi a due piccole fessure, fissandola con odio.
«Oh-oh», fece Hikari, incrociando le braccia. «Il signor segretario è sulla difensiva questo pomeriggio».
«Cosa può dirci riguardo alla nostra richiesta?», chiese Yuki, cercando di mantenere il piano originale.
«L'unico che farà richieste oggi sarà Kinshiro, singorine», disse Arima, raggiungendo i due compagni.
«Curiosi quei ciondoli che indossate», iniziò il presidente. «E sapete cos'altro è curioso? Che tre ragazze siano state accettate in una scuola maschile, quasi al termine dell'anno scolastico per giunta. Ma, alla fin fine, sapete qual è l'elemento che ritengo più curioso?».
La tensione nell'aria avrebbe potuto essere tagliata con un coltello. Erano lì, tre contro tre, immobili: era solo una questione di tempo prima che scoppiasse lo scontro.
«Che il vostro arrivo sia coinciso con quello di tre ragazze dotate di poteri magici», concluse Kinshiro, incenerendole con lo sguardo. «Qual è il vostro obiettivo? Cosa volete dal Binan?».
«Cosa volete dal Club di Difesa?», si aggiunse Arima.
«E, soprattutto, cosa volete da Ryuu?!», disse infine Akoya, puntano negli occhi Akane.
La rossa sorrise, inarcando le sopracciglia in modo poco rassicurante; lanciò una rapida occhiate alle compagne, che annuirono. Tutte e tre afferrarono i ciondoli che portavano al collo, strofinandoli brevemente.
«Element!», gridarono all'unisono, trasformandosi nelle proprie versioni magiche.
«Quelle piccole…». Akoya si morse il labbro, cercando di contenere la rabbia.
«Calmati, Akoya», gli disse Ibushi, posandogli una mano sulla spalla. «Non che siano dotate di qualcosa che a noi manca… O sbaglio?».
Kinshiro sorrise, avvicinando la mano dove portava l'anello al petto: «Conquest!».

 

Io tamponò con cura la mano ferita di Ryuu, finendo di pulirla dal sangue. Si era fatto un foro piuttosto profondo, ma grazie al pronto intervento di Wombat la ferita era stata ridotta e non avrebbe avuto bisogno di punti. Il verde prese un po' di disinfettante e lo applicò delicatamente con un po' di cotone.
«Ahia! Brucia!».
«Stai fermo», lo rimproverò Io pazientemente, stringendogli il polso con più forza per impedirgli di ritrarlo. «Ho quasi finito. Ora ti metto il cerotto e poi non sentirai più dolore, te lo prometto».
Ryuu si soffermò per qualche minuto sul collo dell'amico, che portava ancora dei brutti segni rossi. C'era mancato davvero poco.
«Senti, Io...».
«No, non dirlo».
«Ma se non ho ancora detto niente?!».
Io sorrise. «So cosa stavi per dire. Stavi per chiedermi scusa per non essere riuscito ad intervenire prima, giusto?».
Ryuu non disse nulla; abbassò lo sguardo, sperando di coprire il rossore che gli era spuntato sulle guance.
«Stupido. Piuttosto, non avresti dovuto ferirti così».
«Volevo aiutarti… Ma c'era qualcosa che me lo impediva. Non riuscivo a muovermi. Pugnalarmi la mano è stata l'unica cosa che mi è venuta in mente».
Io gli afferrò un orecchio, tirando forte.
«Ehi! Mi fai male, Io!».
«Non devi fare più una cosa così deficiente! Capito?!».
Ryuu si massaggiò l'orecchio arrossato. «Scusami… Non sapevo davvero che altro fare. Quello che mi è successo non è normale...».
La sua espressione si era fatta tremendamente cupa e Io avvertì un nodo allo stomaco. Gli appoggiò una mano sulla spalla e gliela strinse, cercando di sorridere nel modo più rassicurante possibile.
«E' stato un attacco di panico… Può capitare, non devi preoccuparti».
Lui annuì brevemente. «Sì...».
Io non si era mai sentito così bugiardo. Era evidente che qualcosa di strano stava succedendo a Ryuu, sicuramente non si trattava di un semplice attacco di panico… E, qualsiasi cosa fosse, era sicuro che le responsabili fossero quelle tre ragazze.
Non avrebbe lasciato che facessero del male a Ryuu. Mai!

 

«Ultima Adamas!».
Dalle spade dei Caerula Adamas si generarono tre lampi di luce diversa, che si fecero velocemente strada verso le loro nemiche. Rimasero fermi ad osservare l'attacco andare a segno, coprendosi gli occhi all'alzarsi del solito polverone.
«Dovremo fare qualcosa per questa povera stanza!», esclamò Akoya, osservando i muri e i mobili provati dal combattimento.
«Le abbiamo prese?».
Kinshiro strinse gli occhi per cercare di vedere attraverso la polvere, riuscendo infine a scorgere lo scudo di ghiaccio dietro cui si erano protette. «Accidenti...», mormorò.
«Sei mio, presidente!», urlò Akane, lanciandosi contro di lui impugnando la sua spada color cremisi con entrambe le mani. Kinshiro si protesse con la sua lama, sopportando il colpo della ragazza e cercando di disarmarla.
«Kinshiro!», urlò Arima voltandosi verso di lui.
«Non ci si distrae in battaglia, Argent-chan ~», gli disse Hikari, sbucando dietro di lui con la freccia luminosa già tesa sull'arco. «Bye bye».
La freccia di energia colpì Ibushi alla spalla, facendolo cadere rovinosamente a terra.
«ARIMA-SAN!». Akoya estrasse di nuovo la spada dall'elsa e corse come una furia verso Hikari. «Te li faccio mangiare quei maledetti fulmini!».
«Calmati, Gero-san». Yuki appoggiò una mano sul pavimento, creando una scia di ghiaccio che intrappolò Akoya e lo obbligò a fermarsi. Camminò lentamente verso di lui, afferrandogli la mano destra con decisione.
«Lasciami», sibilò Akoya pieno di rabbia.
«Questo lo prendo io», disse la corvina, sfilandogli l'anello; la trasformazione del ragazzo scomparve in un lampo, lasciandolo in uniforme. Yuki gli sorrise, prima di colpirlo con un lampo ghiacciato proveniente dal suo scettro e scaraventarlo contro il muro.
«A-Akoya...», mormorò sofferente Arima, mentre Hikari rubava anche il suo anello.
«Arima, Akoya!». Kinshiro fissò con orrore le figure dei suoi compagni sconfitti e malconci, stringendo i pugni con rabbia.
«Fossi in te non mi preoccuperei per loro...», gli disse Akane, avanzando in modo suadente verso di lui.
Kinshiro indietreggiò con cautela, finché non raggiunse l'angolo della stanza.
Sono in trappola, realizzò nel momento in cui si accorse che tutte e tre le Element Three stavano avanzando verso di lui.
Akane sorrise vittoriosa: «E' arrivato il tuo turno… Kin-chan».

___________________________________________________________

NdA. *Zam zam zaaaaam* 
Ciao a tutte! :D Scusate l'immenso ritardo, devo imparare ad essere più costante ù.ù Però sono tornata, e con tanto dolore! Contente? :D *sorride sadica* Che dire... Questo è solo l'inizio! Continuate a seguire gli aggiornamenti per ancora più dolore e angst :-* Smmmack!

Ps. Finalmente mi sono ricordata di far parlare anche Wombat... Yaiii! xD

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 

 

L'odore dell'ospedale aveva sempre dato terribilmente fastidio ad Atsushi; sapeva di disinfettante, alcool, di qualcosa che faceva soffrire. Dopo l'incidente di sua sorella, tre anni prima, aveva sperato di non doverci rimettere più piede, invece ora era ancora lì, obbligato a vedere qualcuno a cui teneva soffrire.
Avevano ricevuto la telefonata quella sera stessa: a quanto pareva i membri del Concilio Studentesco erano rimasti coinvolti in un'esplosione dovuta ad una perdita di gas. Il preside aveva definito la loro sopravvivenza “un miracolo” se comparata alla portata dell'esplosione, ma Atsushi sapeva che non era così: ciò che aveva ferito Kin-chan e gli altri non era una normale esplosione, ma qualcos'altro che era stato mascherato come tale. Tutti e cinque immaginavano perfettamente chi fosse il colpevole dell'attacco, era solo questione di tempo prima che riuscissero a confermarlo.
«Merda, quanto ci vuole ancora per arrivare?!», sbottò Ryuu all'improvviso, iniziando a schiacciare convulsamente il pulsante del decimo piano dell'ascensore.
Io posò tranquillamente una mano sulla sua, cercando di calmarlo. «Abbi pazienza Ryuu, è uno di quegli ascensori che salgono lentamente».
Ryuu sbuffò vistosamente e Yumoto iniziò a tormentare la giacca dell'uniforme come era solito fare in situazioni di stress. Atsushi abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro nervoso; osservò la mano di En posarsi sulla sua, stringendola in modo impacciato.
«Cerca di stare calmo, Atsushi», gli disse con tono pacato. «Il preside ha detto che non sono in pericolo. Sono sicuro che andrà tutto bene».
Atsushi annuì incerto: «Lo so… Non è da me farmi prendere dal panico, però...».
«Lo so», rispose prontamente En. «Sappiamo tutti chi c'è dietro a questa storia. Se fosse stata una vera esplosione non avrebbero riportato delle ferite così superficiali».
«Quelle ragazze hanno superato ogni limite...».
«Ma perché prendersela coi Senpai del Consiglio Studentesco?», chiese Yumoto. «Insomma, se loro sono qui per combattere noi non dovrebbero prendersela con gli altri».
Io strinse i pugni. «Temo se la prenderanno con chiunque sia in possesso di una tecnologia aliena avanzata, Yumoto».
«Già, altrimenti non avrebbero avuto nessun interesse ad attaccare Akoya e gli altri», disse Ryuu. «Il Concilio aveva qualcosa che loro volevano… E dobbiamo scoprire cosa».
Atsushi sospirò, attraversando le porte dell'ascensore finalmente aperte. «Spero solo che loro possano aiutarci a fare chiarezza».
Si incamminarono lungo il corridoio bianco, diretti alla stanza dove erano ricoverati Kinshiro, Arima e Akoya.

 

Akane alzò la mano in alto, osservando compiaciuta l'anello rosato color perla che aveva al dito: era davvero bellissimo, doveva ammettere che Lord Zundar aveva avuto davvero buon gusto con l'equipaggiamento dei Caerula Adamas. Anche Yuki e Hikari parevano non riuscire a smettere di osservare i loro, argento e oro, luccicanti anche sotto la luce fioca della sala comune del dormitorio.
«Questo anello era decisamente sprecato al dito del presidente. Mi sta così bene! Non trovi anche tu, Yuki-chan?».
«Sì», rispose la corvina, arrossendo appena. «Adoro le cose che luccicano».
Akane sorrise compiaciuta, iniziando ad accarezzare la gatta appoggiata alla sue gambe. «Questi aumenteranno molto il nostro potere, vero Momo?».
«Assolutamente», rispose la gatta. «Il vostro equipaggiamento e i vostri poteri verranno sensibilmente rafforzati dagli elementi dei Caerula Adamas. Anche i mostri che creerete saranno più potenti».
La rossa si stiracchiò, beandosi dello scopo raggiunto. Chissà che faccia avevano fatto Ryuu e i suoi compagni alla notizia del piccolo “incidente” del Consiglio Studentesco… Se conosceva bene il suo dolce Ryuu, probabilmente sarebbe andato su tutte le furie. E, sicuramente, i tre Caerula Adamas non avrebbero aspettato troppo a rivelare le loro vere identità.
«Quello potrebbe essere un problema», disse Momo, come se le avesse letto il pensiero. «Se il Club di Difesa scoprirà la vostra vera identità avrete molta meno libertà di agire».
«E allora?», fece Hikari. «Il preside è sotto il tuo completo controllo e la scuola pullula di studenti ignari ed innocenti. Sai anche tu che hanno le mani legate, Momo-chan».
La gatta annuì. «Hai ragione, Hikari. Ma state sempre attente e, soprattutto, non sottovalutateli».
«Non preoccuparti», la rassicurò Akane. «Porteremo a termine il piano e sarà un successo. L'unico elemento che manca sono le spille dei VEPPer, e riusciremo a prendere anche quelle».
«Sono molto importanti», sottolineò Momo. «Senza di quelle non potremo creare quel mostro, quello che ci porterà alla vittoria».
«Oh! ~ Non vedo l'ora di ridurre in poltiglia i miei adorati Beppu-sama ~», esclamò Hikari, arrossendo vistosamente. «Voglio vederli soffrire, implorarmi di lasciarli liberi… Ah! Il solo pensiero dei loro visi pervasi dal dolore mi fa andare a fuoco!».
«Sei una pervertita, Hikari».
«Oh, no! Non dire così, Yuki-chan ~», le disse lei, abbracciandola in modo vistoso. «Ho visto l'espressione che avevi prima di dare il colpo di grazia a Gero… Ti sei divertita, vero?».
«U… Un po'», ammise, arrossendo.
Akane sorrise: lei non era l'unica a sognare di vedere la persona amata soffrire. Anche Hikari e Yuki erano come lei, anche loro adoravano imprimere dolore agli altri, proprio come quello che avevano provato loro stesse in passato… Non era sola, loro due non l'avrebbero mai abbandonata. Sentì Momo fare le fusa sotto il tocco delicato della sua mano che la accarezzava.
«Ancora un po' di pazienza, Akane...».
Lei annuì; doveva rimanere lucida e calcolatrice ancora per un po'… Ancora un piccolo sforzo, e poi…
«Non vedo l'ora di averti tutto per me, Ryuu-chan ~».

 

Kinshiro si mise faticosamente a sedere sul letto, appoggiando la schiena ai cuscini con una smorfia di dolore.
«Non sforzarti, Kin-chan», gli disse Atsushi, visibilmente preoccupato.
«Non preoccuparti, At-chan. Voglio raccontarvi subito com'è andata».
In tutta la stanza regnava il silenzio assoluto. Akoya e Arima non avevano ancora ripreso conoscenza e i ragazzi del Club di Difesa erano seduti intorno al letto del presidente con aria preoccupata, in attesa di scoprire cosa era successo.
Kinshiro raccontò tutto: l'appuntamento che avevano fissato con le tre ragazze, la conferma della loro vera identità, la battaglia e la tremenda sconfitta che avevano subito. Quando finalmente ebbe finito di parlare, il ragazzo abbassò lo sguardo e strinse i pugni furioso.
«Non sono riuscito a proteggerli», sussurrò. «Ero così sicuro di me stesso da aver lasciato che quelle ragazze ci incontrassero, nonostante fossi quasi sicuro della loro identità. Speravo di riuscire a risolvere la situazione ed aiutarvi, ma ho solo permesso che venisse fatto del male ad Arima e Akoya».
Yumoto si morse il labbro nervoso, guardando i suoi amici.
«Tu hai fatto quello che ritenevi giusto, Kin-chan. Non devi sentirti colpevole in alcun modo».
«At-chan...».
«Quindi, Kusatsu», si intromise En. «Il loro obiettivo erano i vostri anelli, giusto?».
Kinshiro annuì. «Sì. Una volta presi ci hanno scaraventato fuori dalla finestra e hanno fatto esplodere la stanza per cancellare le prove, per poi svanire nel nulla».
«Perché qualcuno già dotato di una tecnologia aliena dovrebbe voler rubare degli anelli come i vostri?!», chiese Ryuu, sempre più confuso.
«Per potenziare quella che ha già», intervenne Io. «Giusto, Wombat?».
Il vombato, in braccio a Tawarayama, annuì: «Sì. E' per questo che devo assolutamente scoprire l'identità dell'alieno a cui obbediscono. La faccenda potrebbe rivelarsi molto più grave di quanto già non sia...».
I ragazzi fissarono Wombat con aria preoccupata: era vero che spesso tendeva ad esagerare, ma questa volta la serietà con cui stava trattando l'argomento non lasciava troppo spazio all'immaginazione.
«R-Ryuu...», mormorò ad un tratto Akoya dal suo letto, aprendo appena gli occhi.
«Sono qui, stupido damerino», cercò di scherzare, avvicinandosi a lui. «Guarda come sei ridotto, non pensavo riuscissi a farti prendere a calci da tre ragazze!».
«Devi stare attento», continuò Akoya, ignorando bellamente le sue provocazioni. «Quella ragazza dai capelli rossi, Hanabi… Lei ce l'ha con te».
Il ragazzo rimase immobile, confuso dalle parole di Akoya: perché Akane doveva avercela proprio con lui? Insomma, non si vedevano da anni.
«Non preoccuparti, Gero-san, ci penserò io», disse Io, che era sbucato alle sue spalle. «Non permetterò a quella ragazza di arrivare nemmeno a due metri da Ryuu».
Akoya sorrise: «Come ci si aspetterebbe da Naruko-san...», riuscì a dire prima di perdere conoscenza di nuovo.
Prima che uscissero dalla stanza, Kinshiro afferrò il braccio di Atsushi, rivolgendogli un'espressione preoccupata.
«At-chan… Recuperate quegli anelli, vi prego», gli disse. «Senza non possiamo esservi di alcun aiuto, e non posso accettarlo».
Atsushi sorrise, annuendo brevemente. «Certo, contate su di noi».

 

***

Poco dopo, mentre stavano camminando verso casa, Io sentiva lo sguardo imbronciato di Ryuu incombere su di lui. Sospirò: che pazienza ci voleva.
«Beh? Cos'è quella faccia?».
«Cos'era quella frase, prima?», gli rispose subito lui. «Non sono un bambino dell'asilo, so badare a me stesso».
Io cercò di nascondere una piccola risata, senza successo.
«Ehi!».
«Scusami, scusami. Però sai che è più forte di me».
Ryuu gonfiò le guance: «Dovresti piantarla di vedermi come un mocciosetto sempre bisognoso di aiuto, sono un uomo anche io. E poi...».
Si piazzò davanti a lui, obbligandolo a smettere di camminare, e appoggiò con forza la fronte su quella dell'amico. «...Avevo detto che sarei stato io a proteggerti».
Io cercò di controllare il rossore che gli stava apparendo sulle guance. «Oh-oh… E quando l'avresti detto?».
Ryuu si staccò improvvisamente da lui, ricominciando a camminare. «Beh, ora non me lo ricordo. Forse non l'ho detto, però l'ho pensato!».
Io sospirò di nuovo, ritrovandosi a pensare che erano proprio quelle sue piccole contraddizioni a rendere Ryuu così speciale. Aumentò il passo e lo raggiunse, schiarendosi la voce.
«Allora… Che ne dici se troviamo un compromesso?».
«Cioè?».
«Proteggiamoci a vicenda», gli propose. «Io controllerò te e tu controllerai me. Va bene così?».
Ryuu sorrise, scuotendo la testa sconfitto. «E va bene… Affare fatto».

___________________________________________________________________________________

NdA. Ehilà! :D Non ci speravo davvero più, ma sono finalmente riuscita a postare un nuovo capitolo U.U Ho avuto l'idea di cosa scrivere da quando ho postato l'altro, il problema è stato trovare il tempo di scriverlo effettivamente xD Che dire, spero che il capitolo sia valsa l'attesa! :3

 Ps. Lo so, le Element Three sono decisamente creepy, sono essenzialmente delle pazze sadice ù.ù a dire il vero all'inizio non volevo renderle così spiacevoli, ma temo che la situazione mi sia un filo sfuggita di mano! xD Ops! :P

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Yumoto non era mai riuscito a stare calmo in classe – rimanere fermo e zitto per più di un'ora lo innervosiva – e il fatto di avere una nemica seduta accanto non aiutava. Non riusciva a smettere di fissarla, il solo sapere cosa avevano fatto ai membri del Consiglio Studentesco gli faceva vedere quel viso d'angelo dai colori insoliti sotto una luce diversa.
«Vuoi una foto?», gli chiese ad un tratto Hikari, voltandosi verso di lui facendo ondeggiare le lunghe code di capelli argentei.
Yumoto sentì un moto di rabbia muovergli lo stomaco, ma si ricordò cosa gli diceva sempre Gora e cercò di trattenersi; litigare non sarebbe servito a niente, dovevano rimanere indifferenti… Anche Atsushi-senpai gliel'aveva raccomandato.
«Che c'è?», continuò a stuzzicarlo lei. «Hai paura? Beh, plausibile dopo aver visto come abbiamo schiacciato quei tre omuncoli».
Allungò una mano verso il suo banco, mostrandogli l'anello dorato di Kinshiro; gli occhi rossi le brillavano di eccitazione.
«Q-Quello è l'anello di Kin-chan-senpai!», mormorò lui, stringendo i pugni per contenere la rabbia.
«Bello, eh? Trovo che mi stia benissimo».
Yumoto sentì le lacrime salirgli pericolosamente e le ricacciò indietro, voltandosi per non dover più guardare Hikari in faccia; la sentì ridacchiare e allora dovette premere gli occhi con forza per un piangere di rabbia. Doveva essere forte: alla fine avrebbero vinto loro, come sempre.
 

«En-chan! Tirati su!».
En detestava l'ora di educazione fisica. Odiava qualsiasi cosa che implicasse sforzo, ma educazione fisica in particolare… Soprattutto quando si allenavano a pallavolo con Kubo-sensei: non riusciva proprio a capire il senso di quegli stupidi palleggi uno contro uno.
«Forza ragazzi, mettetevi in fila!».
Erano fatti solo per farlo stancare, ecco qual era il senso.
«Bene», disse il professore, fissando una lista sul proprio block notes. «La prima coppia è… Yufuin-kun e Hanazawa-san. Mettetevi ai due lati della rete».
En scrocchiò le spalle, improvvisamente interessato alla cosa, e Atsushi lo fissò preoccupato, mentre si dirigeva verso il campo da pallavolo insieme a Yuki.
«Tranquilla», le disse, preparandosi a battere. «Non ci andrò per nulla piano con te, Hanazawa».
Lo sguardo pieno di odio e determinazione con cui l'aveva guardata provocarono a Yuki un brivido lungo tutta la schiena; si ritrovò suo malgrado a sorridere.
«Non aspetto altro, Yufuin-san».
Iniziarono a giocare con fin troppa foga, passandosi la palla a una velocità e una forza che, sicuramente, non era la solita che metteva En nei palleggi. Atsushi non tolse lo sguardo dalla ragazza nemmeno per un attimo: non poteva essere un caso che fosse capitata proprio con En, aveva sicuramente qualche stupido piano per la testa, e se fosse successo qualcosa ad En, lui… No, non poteva permetterlo.
Yuki lo guardò all'improvviso negli occhi, facendolo sussultare; evidentemente si era accorta che la stava controllando e quello era decisamente uno sguardo di sfida.
Si preparò a ricevere la palla, stavolta usando la mano sinistra e il ragazzo s'irrigidì: era la mano su cui portava l'anello argentato di Ibushi.
«Prendi questa!», la sentì urlare, mentre colpiva la palla con una forza che, di norma, non sarebbe dovuta appartenere a una ragazza.
En si coprì gli occhi, abbagliato dalla luce argentea proveniente dall'anello; non sarebbe riuscito ad evitare il colpo!
Dannazione!
«En-chan!». Gli occhi di Atsushi si illuminarono appena di verde e una forte folata di vento cambiò la traiettoria della palla, facendole colpire il pavimento di parquet invece che il suo amico.
Il battle lover dell'aria tirò un sospiro di sollievo ed En fece lo stesso, fissando per un attimo l'ammaccamento rimasto sul pavimento; rivolse lo sguardo a Yuki, visibilmente infastidita.
«Stop, va bene così! Passiamo alla prossima coppia».
Yuki tornò al proprio posto, lanciando un'occhiata glaciale a Kinugawa che si complimentava col suo amico per i “bei passaggi”. Quello stupido quattrocchi era molto più bravo di quanto pensasse, lo aveva sottovalutato.
Ma non sarebbe successo una seconda volta, si disse poi, accarezzandosi brevemente l'anello che portava all'anulare sinistro.

 

«Allora, sei pronto?». Io sistemò le ultime cose nella borsa, poi si voltò verso il suo amico.
«Oh, ehm...», rispose Ryuu, grattandosi la nuca in modo goffo. «Oggi devo finire di sbrigare delle faccende per… Nanashima-sensei, sì!».
Io lo fissò decisamente poco convinto. «Nanashima-sensei, eh?».
«Sì! Sai, ho fatto un casino nel compito di storia...».
«Sì, mi ricordo bene. Era il punteggio più basso della classe, giusto? Se non sbaglio-».
«AH! Ma guarda come si è fatto tardi, devo proprio andare!», lo interruppe lui, dirigendosi di corsa verso il corridoio. «Ci vediamo domani, Io!».
Io guardò la porta per qualche secondo; poi scosse la testa e sorrise, uscendo a sua volta.
Ryuu, nascosto dietro il suo armadietto, aspettò che fosse abbastanza lontano per poi dirigersi verso l'aula di musica; Akane doveva essere lì come tutti i mercoledì, ne era quasi certo. Era arrivato il momento di affrontare il suo problema con quella ragazza e non voleva che Io venisse coinvolto in alcun modo.
All'inizio aveva cercato di negare a sé stesso che Akane ce l'avesse con lui: dopotutto quella delle lettere era solo una vecchia storia e loro non erano che dei bambini… Ma si sbagliava. La causa di tutto il male che le Element Three stavano facendo doveva essere lui, ormai ne era sicuro… Nessuno doveva più soffrire per colpa di un suo errore, soprattutto Io.
Quella ragazza dai capelli rossi, Hanabi… Lei ce l'ha con te”.
All'inizio non aveva voluto dar peso alle parole di Akoya, ma una volta tornato a casa, riflettendoci a mente fredda, aveva capito che aveva ragione.
Arrivò finalmente all'aula di musica e trovò, proprio come aveva previsto, Akane; era intenta a suonare il piano e i capelli rossi brillavano quasi di luce propria sotto il riflesso del sole del tardo pomeriggio. Se qualsiasi altra persona l'avesse vista, probabilmente avrebbe pensato di avere davanti una ragazza bellissima e talentuosa… Ma Ryuu sapeva che c'era molto di più dietro quel volto all'apparenza senza difetti.
«E' arrivato il momento di finirla con le farse, Akane», disse all'improvviso, interrompendola nella melodia che stava suonando.
La rossa premette con forza un dito sulla tastiera, producendo un suono forte e profondo; sorrise, voltandosi verso di lui.
«Oh, Ryuu-chan… Sapevo che saresti venuto. Sei così prevedibile ~».
«Ti consiglio di non fare troppo la spiritosa, Akane… Non sono mai stato così serio».
Akane ghignò in modo decisamente poco rassicurante, rivolgendogli uno sguardo intenso; si alzò dallo sgabello e si avvicinò a lui lentamente, fino ad arrivargli a pochi centimetri dal viso.
«Ryuu-chan… Hai sempre avuto un bel faccino», gli disse, afferrandogli il mento con due dita e abbassandogli il viso verso il suo. «Ma questa volta non ti aiuterà a cavartela senza conseguenze».
Lui sostenne il suo sguardo. «So che sei arrabbiata con me, Akane, e penso di sapere anche il perché. Ma questo è un problema tra noi due, non c'è bisogno di coinvolgere altre persone».
«Oh, sei così ingenuo», gli disse lei, lasciando la presa. «Lo sei sempre stato. Il nostro progetto non riguarda solo la mia piccola vendetta… C'è molto di più. Io e le mie compagne daremo finalmente un finale diverso a “Can I Destroy the Earth?”».
Il ragazzo la fissò confuso e lei continuò: «Non posso svelarti nulla per ora, ti rovinerei la sorpresa. Ma, sia che tu mi creda o no, il nostro obiettivo principale non sei tu… Certo, quando ho scoperto che uno dei nostri nemici era proprio il mio amato Ryuu-chan, ho fatto i salti di gioia ~».
«Che cosa avete intenzione di fare?».
«Ma allora sei proprio incorreggibile!», gli strizzò l'occhio, ammiccando. «Ti ho detto che non posso anticiparti nulla. Ma sappi che tu avrai un grande ruolo in tutto ciò… E anche il tuo amico Naruko».
«Non ti permetterò di fare del male a Io».
Akane sentì un moto di rabbia salirle dallo stomaco fino ad arrivare in gola, bruciando come magma incandescente. «Oh, invece lo farai. Non l'hai ancora capito, Ryuu-chan? Tu sarai mio».
Ryuu inarcò le sopracciglia furioso, bloccando Akane contro il muro con entrambe le mani. «Tu sei pazza, io non sono di nessuno! Vi daremo una lezione che non dimenticherete tanto facilmente!».
Akane lo abbracciò all'improvviso, incrociando le mani sulla schiena e stringendolo forte. «Che destino crudele, il nostro… Ryuu Zaou e Akane Hanabi si odiano, non c'è modo di cambiare il fato». Gli passò una mano sulla nuca e appoggiò la fronte alla sua. «Ma Vesta e Fiery Hono si ameranno alla follia, te lo prometto. Staranno insieme per sempre ~».
«Che cosa stai blaterando?!».
Akane sorrise, prima di premere all'improvviso le labbra sulle sue; lo baciò con foga, avvicinandosi a lui il prima possibile. Ryuu si lasciò andare, sorpreso dal gesto, non riuscendo a trovare la volontà di ribellarsi… Tutto sommato, le labbra di Akane erano davvero morbide.
Ryuu!
L'immagine di Io si fece largo nella sua mente e Ryuu si staccò improvvisamente dalla ragazza, come scottato; la fissò basito, passandosi una mano sulle labbra, incredulo.
«C… Che cosa mi hai fatto?».
Akane gli sorrise, passandosi piano la lingua sulle labbra. «Per sempre, Ryuu-chan».
 

I gemelli Beppu arrivarono finalmente di fronte al portone della loro villa dopo una lunga giornata, passata tra le loro attività di idol e il controllo delle nuove studentesse. I membri del Club di Difesa li avevano avvertiti del pericolo che correvano e della vera identità di quelle tre ragazze, così avevano tenuto gli occhi aperti ogni volta che una di loro era nelle vicinanze… All'apparenza sembravano tre normalissime ragazze.
Akane Hanabi era il classico tipo frizzante e brillante, un po' maschiaccio in certi atteggiamenti, ma sempre piacevole ad occhi maschili.
Yuki Hanazawa era un lupo solitario, una ragazza tranquilla e silenziosa, molto diligente e studiosa.
Hikari Saito, infine, incarnava il perfetto prototipo della fangirl impazzita, un tipo di ragazza che loro conoscevano molto bene.
«Finalmente riusciamo a trovarvi un attimo tutti soli, Beppu-sama ~», disse a un tratto la voce dell'ultima.
I gemelli alzarono lo sguardo e videro le tre ragazze, fasciate in outifit magici, sul tetto della loro villa; abbassarono lo sguardo, sorridendo all'unisono.
«Scusate il disturbo», continuò Akane. «Ma dobbiamo chiedervi di consegnarci le vostre spille senza opporre resistenza, per favore».
«Sarebbe di grande aiuto», disse infine Yuki, piegandosi in un breve inchino.
Aki si lasciò scappare un ghigno. «Hai sentito, Haru?».
«Purtroppo sì, Aki», rispose il fratello, passandosi stancamente una mano tra i capelli. «Dovremo schiacciarle in fretta».
Non appena le tre ragazze balzarono dal tetto verso di loro, estrassero due microfoni ed iniziarono a cantare:
«VEPPer, we are the galaxy...».

___________________________________________________

NdA. ...E' arrivato il momento dei gemelli! *risata malefica* E sapete quanto mi piacciono questi due??? TANTISSIMO. 

Ciao a tutte! :D Finalmente sono riuscita a postare U.U Questo capitolo mi sembrava un po' confusionario e ci ho rimesso mano parecchie volte! Anche adesso non sono completamente soddisfatta del risultato... Spero che a voi piaccia e mantenga alta la curiosità! ;) Stiamo per arrivare al climax della storia... 

A super prestissimo! *^*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Io sbuffò pesantemente, mettendosi seduto sul letto e portandosi entrambe le mani alle tempie per massaggiarle; non riusciva a dormire, gli scoppiava la testa ed erano almeno due ore che si rigirava nel letto alla ricerca di una posizione comoda.
Aveva una pessima sensazione. Non sapeva bene come e perché, sta di fatto che era lì e non riusciva a togliersela neanche pensando alle cose più diverse.
«Ryuu...», sussurrò quasi senza rendersene conto.
Lo aveva trovato strano quel pomeriggio, come se stesse cercando di nascondergli qualcosa… Come se ne stesse combinando una delle sue. Il giorno dopo gli avrebbe fatto il terzo grado e si sarebbe fatto dire a tutti i costi cosa c'era che non andava… E quella stupida testa rosa avrebbe sputato il rospo, quello era poco ma sicuro!
Mentre pensava alle torture più temibili da infliggere al suo amico per farsi raccontare tutto, il cellulare squillò: era un numero che non conosceva, ma rispose comunque.
«Io-chan?», lo chiamò la voce tremante della nonna di Ryuu dall'altro lato della cornetta.
«Sango-san! E' successo qualcosa?».
L'anziana signora prese fiato, sensibilmente scossa: «Ecco, Ryuu non si sente molto bene».
«Cosa ha?». Lo sapeva che c'era qualcosa che non andava, lo sapeva!
«Ha la febbre molto alta, è svenuto sulle scale mentre stava rientrando da scuola e… Oh, Io-chan, non l'ho mai visto stare così male!».
Se la signora Sango, che solitamente era calma e pacata, era così scossa Ryuu doveva essere davvero in pessime condizioni.
«Non si preoccupi, Sango-san, sarò lì in un attimo!».
Riattaccò in fretta e furia, indossò una felpa a caso sopra il pigiama e le uniche scarpe da tennis che aveva e corse fuori di casa sbattendosi la porta alle spalle.

 

«Galaxy Idols! The VEPPer!».
«Kyaaah!~». Hikari si portò entrambe le mani alle guance, osservando i due gemelli trasformati con occhi sognanti. «Oddio, sono così fighi!».
Yuki portò gli occhi al cielo, sbuffando. «Hikari-san, cerca di calmarti».
«Davvero, Hikari», la richiamò Akane. «Siamo qua per farli fuori, non certo per fangirlare sulle loro ridicole performance!».
«Ridicole?». Aki ridusse gli occhi a due piccole fessure, unendo la mano a quella del fratello. «Vediamo quanto sono ridicole!».
Le tre ragazze vennero scaraventate lontane dalle mezzelune di energia dei gemelli.
«Dannazione...», mormorò Akane, rialzandosi a fatica. «Sono forti!».
«Sì, lo siamo», confermò Haru con un sorriso, mentre entrambi si avvicinavano a loro con passo lento. «Se pensate che sarà così semplice rubare le nostre spille vi sbagliate di grosso!».
Di nuovo le mani dei gemelli si unirono, formando due sfere di energia rossa e blu che scatenarono una tempesta contro le Element Three.
«Aaah!».
«Hikari! Yuki!». Akane allungò una mano verso le sue compagne, ma fu presto spazzata via insieme a loro.
Quando la tempesta di ghiaccio e fuoco si fu calmata, i due gemelli camminarono attraverso il polverone fino a raggiungere le tre nemiche, immobili a terra.
«E' stato fin troppo facile», disse Aki, sorridendo soddisfatto.
«Che tre schiappe» commentò Haru, portando le mani dietro la testa.
«Forza, recuperiamo gli anelli del Consiglio Studentesco e andiamocene. Non vedo l'ora di trovare una scusa per farci invitare a cena da Gora-san ~».
Haru allungò una mano verso l'anello rosato che portava Hikari, ma appena lo sfiorò una forte luce iniziò a ricoprire le figure delle tre ragazze; una volta spariti gli aloni luminosi le loro nemiche si rialzarono completamente illese, lasciando i gemelli a bocca aperta.
«N-Non è possibile», boccheggiò Aki, portando istintivamente un braccio davanti ad Haru come per proteggerlo.
«Non siete gli unici ad avere una tecnologia aliena altamente avanzata», spiegò Akane con un ghigno. «Questi vestiti magici sono collegati a un dispositivo che cura le ferite».
«Ora capite come mai siamo invincibili?», disse Hikari, facendo comparire il suo arco luminoso. «Nessun rancore, eh? ~».
«Consegnateci le vostre spille senza opporre resistenza», rincarò la dose Yuki.
I gemelli rimasero per un attimo fermi a pensare: erano sicuri che non esistesse una tecnologia aliena più potente della loro, ma evidentemente si sbagliavano. Si guardarono negli occhi e annuirono all'unisono, facendo comparire le proprie armi.
«Delle grosse forbici e… Un pennello, giusto?», commentò Akane, appoggiando rumorosamente la propria spada a terra. «Che paura».
«Non vi conviene sottovalutarci. Andiamo, Haru!».
«Sì!».

 

Io estrasse una pezza intrisa d'acqua fresca dal secchio in parte al letto di Ryuu, strizzandola e appoggiandola con cura sulla fronte dell'amico. Ormai erano due ore che ripeteva quell'operazione ogni volta che il panno si asciugava, eppure la febbre non accennava a scendere; il viso di Ryuu era sempre imperlato di sudore e faticava a respirare. Voleva portarlo all'ospedale, ma una volta contattato Wombat il piccolo animale gli aveva detto di non farlo: se la febbre del ragazzo fosse stata causata dalla magia – cosa ormai certa – li avrebbero scoperti.
Doveva solo stare calmo, aspettare il rimedio che gli avrebbe portato Yumoto una volta pronto e cercare di prendersi cura di Ryuu come meglio poteva; doveva fidarsi di Wombat, nessuno meglio di lui poteva sapere come trattare quel genere di problemi. Da quanto aveva capito, la febbre di Ryuu doveva essere l'effetto collaterale di un'energia magica troppo potente presente nel suo corpo… Eppure la cosa gli sembrava fin troppo strana: prima di tutto, erano i loro braccialetti a contenere la magia, non il loro corpo; in secondo luogo, erano stati gli elementi a “sceglierli” una volta ricevuti i braccialetti, quindi se a Ryuu era toccato il fuoco era perché aveva un corpo in grado di tollerarlo. Cosa stava succedendo? Quella ragazza era riuscita a fargli qualcosa in un suo momento di distrazione?
Prese un altro panno umido e gli tamponò delicatamente le guance arrossate, sperando di riuscire a dargli almeno un po' di sollievo. Lo vide contrarre il viso in un'espressione sofferente e ritrasse di scatto la mano.
«M… Mamma...», mormorò lui in un tono quasi impercettibile. L'espressione si fece sempre più sofferente, fino a portarlo sull'orlo delle lacrime: «N-Non voglio che tu… Vada via! Mamma!».
Erano frasi sussurrate, ma Io riusciva a sentire la disperazione che celavano. Avvertì le lacrime pizzicargli gli occhi e le ricacciò indietro, appoggiando piano la mano sulla guancia del ragazzo.
«Presto starai meglio, Ryuu, te lo prometto. Wombat sta preparando un rimedio, devi solo resistere ancora un po'».
Guardò il viso di Ryuu, che era tornato a distendersi nonostante il respiro affannoso.
«Solo un altro po'...», ripeté quasi a sé stesso.

 

«Prendi questo!».
Aki lanciò l'ennesimo attacco contro Yuki, senza alcun successo: entrambi usavano il ghiaccio, ce ne sarebbe voluto di tempo prima che uno dei due crollasse… Se mai lei fosse crollata. Doveva ammettere che non avere un dispositivo per curare le ferite era decisamente un punto a loro svantaggio, ma stava cercando di non farsi prendere dal panico; se fosse riuscito a riunirsi con Haru e avessero lanciato un altro attacco combinato sarebbero sicuramente riusciti a metterle di nuovo al tappeto. Lanciò brevemente lo sguardo al suo gemello, occupato in combattimento con la ragazza dai capelli rossi.
«Mi stai facendo decisamente irritare, vecchia strega!», lo sentì dire col tono di chi è davvero arrabbiato.
«Abbiamo la stessa età, sai?», rispose Akane, tornando alla carica con la sua spada.
Così non andava bene, non sarebbero arrivati a niente scontrandosi con elementi identici ai loro!
«Akihiko-san, non ti distrarre per favore».
Il ragazzo si protesse appena in tempo dal colpo di Yuki; detestava ammetterlo ma era vero, non aveva il lusso di potersi distrarre quella volta.
«E' venuto il momento di scrivere la parola fine», disse, rigirando la propria arma tra le mani.
«Hai ragione… E' finita, Melty Luna-sama ~».
Aki si voltò verso il tetto della loro villa e vide la ragazza dai capelli bianchi puntare l'arco luminoso verso di lui, per poi scoccare il raggio di luce.
Maledizione… Mi sono distratto.
Chiuse gli occhi, aspettando di ricevere il colpo, ma quando non lo sentì arrivare ed avvertì solo un lamento strozzato li riaprì di scatto: Haru si era parato di fronte a lui, proteggendolo e venendo colpito dalla freccia di fulmine della ragazza.
«Ha… Haru?», mormorò il ragazzo, osservando con orrore il proprio gemello che si accasciava su di lui.
Quando finalmente realizzò cosa era successo, sentì il panico risalirgli la gola fino a bloccargli il respiro. «HARU!».
Passò entrambe le braccia sotto la schiena di suo fratello, sorreggendolo come meglio poteva e iniziando a scuoterlo delicatamente. «Haru! Dimmi qualcosa, Haru!».
«Aki… Io...», mormorò Haru, sorridendogli appena. «Sono felice che tu stia bene».
Akihiko sentì le lacrime rigargli le guance. «Haru…!».
Haru chiuse gli occhi, lasciando andare la mano che aveva posato sulla guancia del fratello, e Aki sentì una forte fitta al petto.
Haru era stato ferito.
Haru si era fatto del male.
Il suo fratellino era a terra, privo di sensi. Per proteggere lui.
Ed era tutta colpa di quelle tre ragazze.
Hikari stava per avvinarsi al ragazzo con fare spavaldo seguita da Akane, ma Yuki le fermò; sul suo viso era disegnata un'espressione di puro terrore, mentre fissava la forte luce violacea che proveniva da Akihiko Beppu.
Il ragazzo alzò il viso, incenerendole con uno sguardo nero come la pece:
«Unhappy you...».

___________________________________________________________

NdA. Santo cielo, questa fic si sta trasformando in una seduta dal macellaio, devo fermarmi come se lo volessi davvero
E insomma, che devo dirvi: Ryuu soffre, Io è preoccupato, Haru soffre, Aki sta per trasformarsi in un serial killer arrabbiarsi molto... Non so cosa mi sia preso sta volta, sarà che la sessione invernale è ormai alle porte e devo sfogare in qualche modo la tensione... ^^"
Ora, gioppinate a parte: spero che il capitolo vi sia piaciuto e mantenga alto l'hype U.U in realtà pensavo di arrivare al climax della storia molto prima, ma mi sono resa conto di volermi dilungare un po' di più su alcuni particolari... Sopportatemi, dai x'D
E adesso, la domanda cruciale: cosa ti ha fatto il povero Haru di male? La risposta è "assolutamente nulla", ma si da il caso che io adori la personalità un po' "yandere" di suo fratello e mi sia venuta voglia di esplorarla xD Non so, per qualche motivo pensavo fosse più interessante mostrare arrabbiato il gemello più carino e gentile (insomma, Haru è sempre grumpy, che differenza fa? xD)
A presto! :3


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

 

Le tre ragazze rimasero immobili, distanti poco più di tre metri dai gemelli; Akihiko le fissava con odio e l'alone violaceo di energia che aveva attorno pareva diventare sempre più luminoso ed instabile… Stava perdendo il controllo, Yuki ne era certa.
«Yuki-chan», la chiamò Hikari in un sussurro. «Che facciamo?».
«Non muovetevi… Non ho mai sentito un'energia magica così forte provenire da una sola persona», rispose, sentendo un brivido lungo tutta la schiena.
Gli occhi rossi di Akihiko le fissavano insistentemente, senza quasi sbattere le palpebre.
«Non possiamo rimanere qui tutta la notte, facciamo qualcosa!», sbottò Akane.
Fece per alzare un piede, ma non riuscì nemmeno a muovere un passo: un raggio di energia si sprigionò dall'aura di Aki, incenerendo la terra a pochi centimetri da lei.
«Non. Un. Passo», sillabò il ragazzo.
Akane deglutì: «Beppu-san… Noi abbiamo vint-».
«Non avvicinatevi!», la interruppe lui, alzando il tono della voce. «Non vi permetterò di sfiorare Haru neanche con un dito!».
La rossa rivolse lo sguardo a Yuki, completamente nel panico: Akihiko stava decisamente perdendo il controllo del proprio potere magico. Cosa potevano fare? Se avesse attaccato in quello stato non ci sarebbe stata alcuna speranza per loro, nonostante il dispositivo alieno su cui potevano contare. Dovevano pensare a qualcosa, e anche in fretta.
«Akihiko-san». Yuki fece lentamente qualche passo verso di lui, appoggiando la sua arma a terra. «Ti prego di ascoltarmi».
«Stai indietro», mormorò lui a labbra serrate, mentre l'aura cresceva sempre di più.
«Quell'aura di potere magico sta compromettendo le condizioni di Haruhiko-san, devi assolutamente ridimensionarla», continuò imperterrita la ragazza, sperando di riuscire a farlo cadere nella propria trappola.
Aki abbassò lo sguardo verso il suo gemello, appoggiato alle sue ginocchia privo di sensi: sembrava ancora più pallido del solito, era vero, ma possibile che fosse colpa del potere che stava sprigionando? Il cuore iniziò a battergli velocemente in gola.
«Siete state voi a ferirlo! E' colpa vostra se sta così male!».
«E' vero, ma quell'aura lo sta indebolendo ancora di più. Se tieni a tuo fratello ti conviene cercare di controllarla».
Aki sentiva la testa pesante, come se stesse per esplodere da un momento all'altro; sentiva che non doveva credere alle parole di quella ragazza, però Haru sembrava stare davvero male, la testa gli girava e stava iniziando a vedere tutto confuso. Dei grossi lacrimoni iniziarono a scendere dai suoi occhi man mano che l'aura violacea rientrava e la luminosità diminuiva.
Non appena fu sparita del tutto Yuki sorrise, facendo un cenno a qualcuno alle sue spalle: neanche il tempo di rendersene conto e Hikari aveva scoccato un'altra freccia, colpendolo alla schiena.
Sentì un dolore lancinante bloccargli il respiro in gola e si accasciò accanto al fratello, perdendo i sensi poco dopo.
«Ottimo lavoro, Yuki», disse Akane, appoggiando una mano sulla spalla della mora.
Yuki tirò un sospiro di sollievo: «Avevo davvero paura che non funzionasse. Non credevo che Hikari potesse capire il piano così in fretta».
«Ehi», si lamentò l'albina. «Vi ricordo che, alla fin fine, li ho messi K.O. tutti e due io», disse con un'espressione di vittoria.
«Hai ragione!», ammise Akane. «Forza, prendiamo le spille e filiamocela».
«Avete fatto un ottimo lavoro ragazze», disse Momo, spuntando dal cespuglio dove si era nascosta. «Ora potremo inserire le spille nel dispositivo collegato ai vostri vestiti magici e sarete completamente invincibili!».
«E' lo stesso dispositivo per il nostro ultimo mostro, giusto?», chiese Yuki.
«Sì. Non appena aggiungeremo le spille e avrà l'energia necessaria avverrà la trasformazione».
«Oh! ~ Spero non ci metta troppo!», fece Hikari, portando entrambe le mani al cielo.
«No», disse Akane, arrossendo appena. «Si sveglierà presto».

 

Io osservò Ryuu, sudato e con le gote rosse, sospirando preoccupato.
«Wombat, sei sicuro che funzionerà?», chiese scettico, guardando il piccolo animale rosa.
Lo avevano portato a casa di Yumoto, per poter agire senza insospettire Sango-san, e gli avevano dato la medicina preparata da Wombat; era passata quasi un'ora, ma Ryuu non sembrava dare alcun segno di miglioramento.
«Devi lasciare alla medicina il tempo di fare effetto», disse l'alieno. «Vedrai che domani sarà tornato come nuovo».
En incrociò le braccia, pensieroso: «Però, Wombat, quello che sta succedendo a Ryuu è piuttosto strano. Com'è possibile che abbia un eccesso di potere magico? Noi ci limitiamo ad usare i braccialetti che ci hai dato tu!».
«Beh, sono pur sempre bracciali che non potete togliere, un minimo hanno effetto sul vostro corpo...».
«Vuoi dire che anche a noi potrebbe succedere una cosa del genere?», chiese Atsushi in tono nervoso.
«No, in effetti quello che sta succedendo a Zaou-san è fin troppo strano», rispose di nuovo l'alieno, provocando la confusione dei ragazzi. «E' come se qualcuno avesse forzato del potere magico nel suo corpo».
Io strinse i pugni per cercare di contenere la rabbia: «E' stata quella ragazza. E' stata Akane Hanabi, ne sono sicuro».
«Ma quando? Insomma, non abbiamo lasciato solo Ryuu neanche un minuto!», intervenne Atsushi.
«A dire la verità, ieri l'ho lasciato da solo», disse Io, abbassando lo sguardo. «Mi ha detto che doveva finire un lavoro per un professore e sono andato a casa prima».
«E scommetto che il “lavoro” che doveva finire era Hanabi», completò la frase En.
«En-chan ha ragione… Probabilmente ha pensato di andare ad affrontarla da solo».
Io si morse il labbro, assumendo un'espressione colpevole. «Sono stato un stupido. E' colpa mia se Ryuu sta male».
«Io-senpai», lo chiamò Yumoto, abbracciandolo di sopresa. «Non dire così. Ryuu-senpai si arrabbierebbe se ti sentisse!».
Suo malgrado Io sorrise, asciugandosi una lacrima furtiva. «Hai ragione».
En e Atsushi sorrisero a loro volta, avvicinandosi a Yumoto e Io, seduti in parte al futon di Ryuu.
«Sistemeremo tutto, non devi preoccuparti», gli disse Atsushi, strizzandogli l'occhio.
Io annuì di nuovo, iniziando a sentirsi meglio; non avrebbe mai potuto ringraziare abbastanza Yumoto e quel secchio d'acqua per avergli permesso di unirsi al Club di Difesa.
«Sono sicuro che la medicina di Wom-san farà effetto in men che non si dica!», se ne uscì a un certo punto il più piccolo, facendo un gran sorriso.
«A proposito di Wombat», fece En, guardandosi in giro. «Dove si è cacciato?».

 

Wombat premette una successione di tasti sul dispositivo alieno dei VEPPer, vedendo finalmente comparire la sagoma di un piccolo scoiattolo volante sullo schermo del VEPP Theatre. Ci aveva messo un po', ma finalmente era riuscito a farlo funzionare.
«Dadacha? Mi ricevi?».
«Forte e chiaro-cha!», rispose lo scoiattolo, iniziando poi a guardare alle sue spalle. «Dove sono Aki-chan e Haru-chan?».
«Non sono in casa, ma io sono entrato lo stesso. Avevo bisogno di parlarti».
«E' violazione di domicilio-cha!», fece lui sconcertato.
«E' un'emergenza, Dadacha. Ho bisogno di alcune informazioni di vitale importanza».
«Vedrò cosa posso fare. Cosa ti serve-cha?».
«Avete messo in onda una nuova stagione di CIDE, vero?».
Lo scoiattolo lo fissò confuso, scuotendo la testa: «No… O almeno, era stata programmata, ma è stata cancellata-cha. Le candidate e l'alieno a loro assegnato avevano idee decisamente troppo rischiose-cha».
Wombat deglutì. «Le candidate erano per caso tre ragazze?».
«Sì, si chiamavano Element Three e il loro alieno era Momotaro… Non ho mai sopportato quella pazza-cha, sono contento che sia stata licenziata».
«Non sembra aver recepito il messaggio, allora. Le Element Three e Momotaro sono qua sulla Terra e si stanno comportando come se il programma stesse andando in onda davvero!».
«COSA?!».
Wombat vide lo scoiattolo agitarsi al di la del video, chiedendogli più volte di rispiegargli cosa stesse succedendo e andando in panico all'ennesima conferma.
«Dovete assolutamente fermarle-cha! Metteranno in pericolo tutti, anche Aki-chan e Haru-chan! Sono delle pazze-cha!».
«Cosa intendi Dadacha?! Spiegati meglio, per l'amor del cielo!».
Lo scoiattolo deglutì, iniziando a tremare. «Se il piano che avevano in mente per la trasmissione andrà davvero in porto il loro potere diventerà praticamente inarrestabile…», disse. «E la Terra verrà davvero distrutta!».

 

Io allungò una mano verso Yumoto, che dormiva profondamente in un angolo, e gli sistemò la coperta in modo che non prendesse freddo; nell'angolo opposto della stanza anche En e Atsushi dormivano profondamente, appoggiati l'uno all'altro.
Guardò l'orologio: erano quasi le 9:00 del mattino e lui non era riuscito proprio a chiudere occhio; aveva osservato Ryuu tutta la notte, cercando di captare anche il più piccolo miglioramento. Verso le 7:00 aveva smesso di respirare affannosamente e ora sembrava dormire tranquillamente… Probabilmente la medicina aveva fatto effetto.
Si avvicinò a lui e gli scostò delicatamente i capelli dalla fronte, appoggiando una mano per sentire se aveva ancora la febbre; non appena gli ebbe toccato tutta la fronte il ragazzo aprì gli occhi di scatto.
«Ryuu!», lo chiamò sorpreso, sorridendo. «Come ti senti? Stai meglio?».
Ryuu non rispose; si mise seduto sul futon e si guardò intorno confuso, rivolgendogli poi uno sguardo freddo e distaccato.
«Ryuu? Chi sarebbe?», gli chiese con un tono di voce sterile e meccanico. «Io mi chiamo Vesta».
Dalla sala comune del dormitorio femminile del Binan, Akane sorrise.

______________________________________________________

NdA. Ciao a tutte! Sono un po' di fretta quindi niente scleri personali oggi xD Spero che il capitolo vi piaccia! Ci risentiamo con l'anno nuovo, un bacione grande! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


Gli occhi di Ryuu erano freddi e vuoti, completamente privi del riflesso luminoso che li caratterizzava. Io rimase fermo a guardarlo, scuotendo la testa poco dopo.
«Dai Ryuu, non è il momento di fare lo spiritoso. Sei ancora debilitato, devi-».
«Ti ho detto che mi chiamo Vesta, non Ryuu», lo interruppe lui. «E non sono mai stato così serio».
Io boccheggiò, sbigottito; che razza di medicina gli aveva dato Wombat?! Lo osservò alzarsi dal futon e portare il braccialetto alle labbra.
«
Love Making».
Si era trasformato in Vesta senza alcun motivo e, non appena lo vide muovere qualche passo verso l’uscita, Io riuscì finalmente a muoversi, richiudendo la porta della camera alle spalle per non svegliare gli altri. Lo raggiunse appena fuori dall’uscita dei bagni Kurotama, afferrandolo per il braccio con decisione.
«Adesso basta, Ryuu!», gli disse con tono fermo. «Ti è dato di volta il cervello?! Fai immediatamente il
love out e torna indietro, devi riposare!».
Il ragazzo lo fissò con odio, ritraendo il braccio di scatto. «Non mi toccare», mormorò in tono minaccioso. «Non voglio essere nemmeno sfiorato da un essere ripugnante come te».
«R… Ryuu?».
«Credevi forse che non me ne sarei accorto,
Sulfur? Ho capito subito che eri tu».
Io sentì il cuore iniziare a battere all’impazzata: che cosa significava? Cosa stava succedendo? Perché Ryuu si credeva Vesta?! E, soprattutto… Perché sembrava detestarlo?
«Non capisco… Perché mi tratti come un estraneo?».
«Perché
sei un estraneo», rispose lui secco. «L’unico motivo per cui ti conosco è che devo ucciderti, tutto qui».
Io era sempre più confuso. Non riusciva davvero a spiegarsi quel cambiamento così repentino, ma una cosa era certa: quello che aveva davanti non era il Ryuu che conosceva ed
amava. Ed era quasi sicuro di conoscere l’identità del responsabile.
«E’ stata Hanabi, vero?», gli disse serio, facendo un passo verso di lui. «Cosa ti ha fatto?».
«Hanabi? Non so di chi tu stia parlando. L’unica persona che conosco ed amo a questo mondo è Fiery Hono», disse, sorridendo appena. «E’ lei, l’unica ragione della mia esistenza».
Bingo.
«Non so cosa ti abbia fatto quella strega, ma una cosa è certa», avvicinò il braccialetto alle labbra. «Non ti permetterò di lasciare questo posto!
Love Making!».
«Lo sapevo! Lei mi aveva detto che avresti cercato di dividerci… Ma non te lo permetterò».
Ryuu mosse velocemente il braccio, aprendo un varco spaziale; era sicuro che la loro tecnologia non gli permettesse di fare una cosa del genere e quella fu la conferma che c’erano davvero le Element Three dietro il suo cambiamento.
«Ci vedremo molto presto, Sulfur. Non vedo l’ora di ucciderti ~».
Lo vide scomparire dietro il varco, che si richiuse subito dopo senza che lui potesse fare niente.
«Ryuu!», lo chiamò, nonostante sapesse che era troppo tardi.
La porta della stanza di Yumoto si aprì e i suoi compagni gli si avvicinarono, fissandolo confuso.
«Io-senpai, cosa è successo?! Dov’è Ryuu-senpai? E perché sei trasformato?».
«Ryuu è...».
La porta dei bagni si aprì di scatto e Wombat entrò trafelato.
«Ragazzi, questa è un’emergenza! Rinchiudete Zaou-san in un posto sicuro e non fatelo muovere per nessuna ragione al mondo!».
I quattro battle lovers rimasti si guardarono preoccupati, finché Atsushi non si decise a parlare: «Temo sia troppo tardi».
Wombat deglutì. «Allora ho paura che passeremo dei guai… Dei guai enormi».

 

Akane lisciò la gonna a balze del proprio vestito magico, scostandosi poi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio, nervosa; il varco si era aperto e questo significava che stava per arrivare Ryuu… O meglio, Vesta.

Il varco spaziale si illuminò di una forte luce rosata, dalla quale uscì poco dopo Ryuu con addosso il suo outfil da Battle Lover. Alzò lo sguardo e la fissò rapito, tradendo un'emozione negli occhi vuoti e spenti.

«Hono...», sussurrò, correndo verso di lei per poi abbracciarla. «Hono, sono qui!».

Akane cercò con tutta sé stessa di trattenere il ghigno vittorioso che le si stava disegnando in viso. «Oh, Vesta ~».

«Mi spiace averci messo così tanto… Mi hanno trattenuto».

Akane si finse sconvolta: «Trattenuto? E' stato Sulfur?».

«Sì...», rispose Ryuu assumendo un'espressione contrita. «Mi sono svegliato in uno strano posto e lui era accanto a me. Mi trattava come se fossi un amico, come se non fosse successo nulla tra di noi».

«Quel maledetto bugiardo...». Sì, era sempre stata una brava attrice.

«Come se non mi avesse mai tradito...», sussurrò Ryuu, scuotendo la testa.

Akane gli prese il viso tra le mani e gli sorrise dolcemente: «Non devi più preoccuparti di lui, né di quei traditori dei tuoi compagni. Ora ci sono di nuovo io qui con te».

Lo baciò delicatamente sulle labbra, abbracciandolo stretto. Non le sembrava vero di averlo davvero lì con lei, non le sembrava vero che il loro piano stesse riuscendo.

Ho vinto io, Naruko-kun.

 

Yumoto fissò preoccupato i due futon che avevano allestito nella sua camera da letto; i gemelli Beppu stavano ancora dormendo, ma sembravano stare molto meglio dopo il trattamento di Wombat.

Li avevano trovati quando erano andati alla villa per chiedere il loro aiuto: mal ridotti, privi di sensi e, ovviamente, senza le spille che utilizzavano per trasformarsi.

«Yumoto?». Atsushi gli posò delicatamente una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione.

«Atsushi-senpai?».

«Vieni, andiamo di la. Wombat ha detto che sa cosa è successo a Ryuu e vuole spiegarcelo con calma».

Il ragazzo lanciò un'ultima occhiata ai due gemelli, per poi uscire silenziosamente dalla stanza e seguire Atsushi in cucina, dove anche En ed Io li stavano aspettando. Una volta che furono tutti insieme, Wombat sospirò, iniziando a parlare: «E' arrivato il momento di raccontarvi una storia, ragazzi. Una storia che torna indietro nel tempo di duecento anni e che non ho mai avuto il coraggio di raccontarvi… O, almeno, che non pensavo si sarebbe mai ripetuta».

I quattro ragazzi si fissarono preoccupati, finché il piccolo vombato non prese di nuovo la parola: «Ascoltate attentamente, per favore».


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12

 

Pianeta $!*@#, cinquecento anni prima.

 

«Vesta...». Sulfur indietreggiò, fissando gli occhi scuri e vuoti del compagno. «Vesta, ti prego… Torna in te!».
«Non ho più intenzione di tornare indietro, Sulfur», rispose il primo battle lover del fuoco, estraendo una grossa spada rosata dal fodero. «E' il momento di farla finita».

 

«Vi siete mai chiesti da dove vengono i vostri poteri?».
«Da questi cosi, no?», disse En, mostrando il braccialetto che portava al polso.
Wombat annuì: «E' vero, Yufuin-san, ma quello che non sapete è che quei bracciali hanno un'origine ben precisa. Non sono strumenti creati grazie alla semplice tecnologia aliena, come vi ho sempre lasciato credere… Sono stati forgiati grazie ai poteri dei primi eredi al trono dell'amore».
«I primi?», ripeté Atsushi.
«Sì. Fin dai tempi antichi della nostra galassia c'è sempre stato chi faceva dell'odio la propria arma e voi battle lovers siete sempre esistiti per opporvi a questi individui; cinquecento anni fa, sul mio pianeta, sono stati creati dal nulla i primi cinque umani incaricati di lottare per l'amore e difenderlo».
Io spalancò gli occhi, allibito: «Creati… Dal nulla?».

 

Chantico osservò con interesse i cinque umani di fronte a lei, in piedi immobili in uno stato di trance; accanto a lei, Egeria e Amaterasu fissavano a loro volta i risultati del loro duro lavoro. Degli esseri tanto perfetti non potevano essere che una loro creazione: erano bellissimi e - ne erano tutte e tre piuttosto sicure - dovevano essere anche molto potenti.
«E' arrivato il momento di risvegliarli», disse Egeria, poggiando lo scettro blu oceano a terra.
«Sono d'accordo, o lo splendido lavoro che abbiamo fatto come protettrici di questo universo finirà per essere vano», concordò Amaterasu. «Procedi pure, Chantico».
La dea del fuoco, la cui forza dell'elemento risiedeva nei capelli rosso fiamma, si avvicinò ai cinque umani ed iniziò a sfiorarli leggermente.
«Tu sarai la luce, Scarlett. Svegliati», disse sfiorando il più minuto dei cinque e permettendogli di aprire gli occhi.
«Cerulean, i tuoi occhi avranno la stessa trasparenza dell'acqua. Svegliati», continuò, toccando la spalla al ragazzo dai capelli color mare, destandol0.
«Epinard, l'aria sarà il tuo elemento. Svegliati». Di nuovo, toccò la spalla al ragazzo che dei cinque sembrava il più riflessivo, che aprì gli occhi color smeraldo.
«Controllerai la terra senza venirne schiacciato, Sulfur», disse al penultimo ragazzo, che aveva dei bellissimi capelli color oro simili al metallo prezioso.
Infine, la dea giunse di fronte all'umano che avrebbe ereditato il suo stesso potere e si fermò un attimo ad osservarlo: aveva dei lunghi capelli color ciliegio e sembrava piuttosto minuto, dai lineamenti quasi femminili. Gli sfiorò la spalla: «Sei stato benedetto col dono del fuoco. Svegliati...».
Il ragazzo aprì gli occhi e Chantico si specchiò nelle sue iridi color fiamma, rimanendone folgorata; lo fissò rapita e sentì le guance arrossire, mentre un dolce sorriso le si disegnava in viso.
«...Vesta».

 

«E così, le tre dee protettrici dell'universo crearono la primissima generazione di Battle Lovers, che sarebbe dovuta essere unica e immortale».
«Le tre dee protettrici?», si intromise Yumoto.
«Sì. Molti secoli or sono tutto l'universo era protetto da tre dee potentissime: Egeria, dea dell'acqua; Amaterasu, dea della luce; Chantico, dea del fuoco», spiegò il piccolo vombato. «Erano tre esseri superiori ed eterei, privi di qualsiasi sentimento negativo… Almeno finché non incontrarono degli umani. Sebbene gli eredi fossero stati creati da loro e dotati di poteri straordinari, erano pur sempre uomini e quindi soggetti alle imperfezioni che vi caratterizzano. E, tuttavia...».
Wombat guardò i quattro ragazzi che lo stavano ascoltando con gli occhi lucidi.
«...Furono proprio quelle imperfezioni a renderli così speciali».

 

«Love is over!». Scarlett agitò la propria arma verso terra, come era solito fare sempre a fine battaglia.
«Ti abbiamo già ripetuto centinaia di volte che non è così!», lo rimbeccarono gli altri quattro in coro, sospirando poi di fronte alla testardaggine del loro leader.
«Anche oggi la solita storia», si lamentò Cerulean, mentre facevano ritorno al Sacro Tempio che chiamavano casa. «Appare un avernale e noi lo purifichiamo, appare un altro avernale e lo purifichiamo di nuovo… Sono annoiato».
«Cerulean», lo richiamò affettuosamente Epinard. «E' il nostro scopo, ciò per cui siamo stati creati… Cosa dovremmo fare, se non questo?».
«Già… Anche se non riceviamo mai nessuna ricompensa», sbuffò Sulfur, incrociando le braccia.
Scarlett arrivò alle spalle di Cerulean ed Epinard, stringendoli con forza. «Finché saremo tutti insieme a me non importa cosa facciamo! Perché io vi voglio bene, ragazzi, e voglio stare seeempre con voi!».
«Sembra quasi una minaccia», commentò Cerulean, scatenando le risate di tutti.
La risata di Vesta dominò su quella degli altri come era solita fare, attirando l'attenzione di Sulfur.
«Finalmente ti fai sentire», gli disse, sorridendogli. «E' tutto il giorno che stai zitto».
Vesta gli sorrise a sua volta. «Hai ragione, scusa… Sono un po' stanco. Chantico-sama mi sta facendo ravvivare la fiamma del Tempio praticamente tutti i giorni da qualche settimana a questa parte».
L'amico corrucciò la fronte: «Sì, ci ho fatto caso… E' molto strano, non capisco cosa le prenda, lo ha sempre fatto lei».
Il rosa fece spallucce. «Avrà le sue ragioni. Dobbiamo fidarci di loro».
«Suppongo che tu abbia ragione… Cerca di non strapazzarti troppo, ok?».
Vesta si lasciò scappare una risata e lo colpì appena al petto con un pugno: «Come desidera, grande capo».
«Vesta-sama! Vesta-sama!». Una delle piccole ninfe del tempio interruppe la loro conversazione, tirando un lembo dell'abito di Vesta per attirare l'attenzione. «Chantico-dono vi vuole immediatamente nella sala della fiamma. Siete pregato di seguirmi, Vesta-sama».
Il battle lover del fuoco sbuffò, facendo un cenno di saluto ai suoi compagni: «Il dovere mi chiama… A più tardi!».
Sulfur lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava insieme alla ninfa, socchiudendo gli occhi in due piccole fessure.

 

Io sentì una piccola stretta alla bocca dello stomaco, come se le emozioni del proprio predecessore si stessero riversando su di lui. «Wombat… Non vorrai dirci che...».
«Sì, Naruko-san», rispose l'animaletto. «Chantico cadde vittima delle emozioni umane e si innamorò di Vesta, perdendo il suo atteggiamento divino».
I ragazzi rimasero in silenzio e continuarono a guardarsi; nessuno parlava, ma sapevano benissimo tutti dove il discorso di Wombat li stava portando: l'ossessione di Chantico per Vesta somigliava moltissimo a quella che Akane Hanabi aveva per Ryuu.
«Quello che prima era un semplice espediente per passare del tempo sola con il ragazzo, presto divenne per Chantico una vera e propria ossessione; iniziò a chiamarlo per quel rituale tutti i giorni, aumentando sempre di più i tempi e allontanandolo progressivamente dai suoi compagni… Alla fine, Vesta fu costretto a rimanere perennemente al tempio con la dea».
«Costretto?!», scattò Io, saltando in piedi. «Ma com'è possibile?! Ci stai dicendo che i primi battle lovers dovevano obbedire ad ogni singolo ordine di quelle dee?!».
«Purtroppo sì: erano state loro a dargli la vita e, allo stesso modo, potevano decidere la fine della loro esistenza da un momento all'altro… Vesta non aveva altra scelta se non obbedire al volere della sua padrona».

 

«Vesta-chan non verrà neanche oggi, vero?», sospirò Scarlett, fissando in direzione del Tempio.
Cerulean scosse la testa: «Temo di no… Chantico-sama sembra non aver intenzione di lasciarlo andare».
Sulfur strinse i pugni con forza,sbattendo un piede a terra con rabbia e formando una crepa nel terreno: «Che idiozie! Non posso più accettare questa situazione!».
Epinard gli posò una mano sulla spalla, cercando di calmarlo. «Calmati, Sulfur, ti prego… Lo sai anche tu che non ha scelta».
«Lo so… E' proprio per questo che non posso accettarlo! Vesta non è il suo giocattolo!».
«Sappiamo quello che provi», gli disse il verde. «E anche noi ci sentiamo allo stesso modo, ma non possiamo fare nulla per ora. Rischieremmo solo di mettere la sua vita in pericolo».
Sulfur annuì, fissando insistentemente verso il tempio nella speranza di scorgere i capelli color ciliegio di Vesta.
Dalla sua prigione il battle lover del fuoco osservava i suoi compagni partire per una nuova missione, di nuovo senza di lui. «Chantico-sama...», sussurrò, con le lacrime agli occhi. «Lasciatemi andare, vi prego… Sarò di ritorno presto, ve lo prometto!».
La dea gli sorrise, scuotendo la testa: «Mi dispiace, ma non posso assecondare la tua richiesta». Gli abbracciò la schiena, cercando di calmare i singhiozzi che lei stessa aveva provocato.
«Ti amo troppo per lasciarti libero, mio piccolo e prezioso Vesta».

 

Io sbatté un pugno sul tavolo, facendo sussultare tutti. «Ma è assurdo! Quella donna gli ha tolto ogni libertà! Non posso credere che gli altri siano rimasti a guardare con le mani in mano!».
Atsushi abbassò lo sguardo, stringendosi le maniche del maglione per scaricare il nervoso: non aveva mai visto Io così arrabbiato, e non poteva che comprenderlo.
Wombat sospirò, poi tornò a raccontare: «In realtà, non passò molto tempo da quando i Battle Lovers decisero di agire: avevano scoperto che sulla Terra vivevano altri esseri umani come loro, così decisero di aspettare il momento perfetto per salvare Vesta e scappare. Quando arrivò il giorno deciso, Sulfur fu incaricato di recuperare Vesta dal Tempio… Ma, purtroppo, Chantico li scoprì e così il loro piano. Iniziò inevitabilmente una battaglia spietata tra i Battle Lovers e le dee che li avevano creati».
I ragazzi rimasero per qualche attimo in silenzio, poi En si fece avanti, tremendamente serio: «Continua Wombat, per favore».
«Ovviamente, fu un massacro a senso unico: Cerulean ed Epinard furono i primi a cadere nel tentativo di proteggere Scarlett. Ma non fu la loro, la fine peggiore...».

 

«Vesta...».
Era stato un attimo: Chantico l'aveva colpito con il suo potere e lui non era più stato lo stesso. Gli occhi che fino a qualche attimo prima lo guardavano pieni di speranza, ora avevano solo odio.
«Che cosa gli hai fatto?!», ringhiò il battle lover in direzione della dea, che sorrise compiaciuta.
«Questo è quello che si ottiene a cercare di tradirmi. Uccidilo, Vesta».
«Sì, mia signora».
Vesta avanzò verso di lui a spada sguainata e Sulfur capì che non c'era più nulla da fare; lasciò cadere la sua arma a terra e aspettò che il suo amico finisse il lavoro. La spada gli trapassò il torace, eppure lui fu sicuro di non sentire dolore: si accasciò sull'amico e sentì le sue lacrime bagnargli la nuca.
«Non è colpa tua», gli sussurrò, sorridendo appena. «Sorridi… Vesta».
Vesta osservò con orrore il corpo di Sulfur cadere a terra senza vita, e allora capì: capì che Chantico l'aveva controllato, e soprattutto capì che era stato lui a togliere la vita alla persona che più amava al mondo.
Cadde in ginocchio in parte a lui ed iniziò ad urlare, sentendo pian piano che le fiamme stavano avvolgendo tutto ciò che era rimasto di vivo intorno a loro.

 

I ragazzi rimasero allibiti in silenzio.
Wombat si schiarì un'ultima volta la voce e cercò di continuare: «Dopo essersi conto di quello che aveva fatto, Vesta perse completamente il controllo dei suoi poteri: sprigionò quelle fiamme che Chantico aveva potenziato fino allo sfinimento e ridusse tutto in cenere… Il suo corpo, il corpo senza vita di Sulfur, il Sacro Tempio e la dea stessa. Quando videro la triste fine toccata alla sorella, Egeria ed Amaterasu, straziate dal dolore, si trasformarono in emozioni negative e scomparvero per sempre. Rimasto solo, Scarlett decise di compiere un ultimo gesto per far sì che una cosa del genere non si ripetesse mai più: recuperò le pietre con cui erano stati creati contenti le essenza del loro potere e, sacrificando la sua vita, creò i cuori che avete nei braccialetti. Scarlett non voleva che il loro sacrificio fosse mai dimenticato, per questo decise di dare la possibilità ad altri umani di diventare Battle Lovers… Ed ecco, come siamo arrivati fino a voi. Da quei tempi antichi si sono susseguite moltissime generazioni di Battle Lovers e voi siete la più recente».
Yumoto si portò una mano al petto e strinse la maglia a livello del cuore. «Non posso credere che ai primi Battle Lovers sia toccata una fine tanto ingiusta...».
Wombat sospirò: «Avete capito come mai vi ho raccontato questa storia, vero?».
I ragazzi annuirono e Atsushi parlò: «Akane Hanabi vuole ripetere ciò che è successo tra Chantico, Sulfur e Vesta, giusto?».
«Temo di sì…».
«Come si può essere tanto pazzi?!», sbottò En. «Non sa che fine è toccata alla stessa Chantico?!».
«Probabilmente sì, ma avrà la presunzione di riuscire ad evitarla e tenere Zaou-san tutto per sé… L'aliena che ha in custodia quelle ragazze è una fanatica della leggenda e delle tre dee. E' probabile che il loro obiettivo finale sia sottomettere la terra ed imporre il loro dominio creando una sottospecie di dittatura… Zaou-san deve essere solo un desiderio di Akane».
«Un capriccio», lo corresse Atsushi.
«Un capriccio che le potrebbe costare molto caro… Se hanno incrementato in qualche modo il potere di Vesta per riuscire a renderlo simile all'originale e manipolargli la mente, potrebbe esplodere da un momento all'altro».
Io, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, ebbe un sussulto.
«...E la vita di Zaou-san sarebbe inevitabilmente in pericolo, non solo l'incolumità delle persone vicine».
Io si mise in piedi di scatto, sentendo gli occhi dei suoi compagni su di lui; si asciugò velocemente le lacrime con la manica del maglione e annuì con decisione.
«Io non sono Sulfur e Ryuu non è Vesta… Non andrà come cinquecento anni fa. Andremo a riprenderci Ryuu e salveremo tutti, costi quel che costi!».
Atsushi, En e Yumoto si guardarono per qualche attimo, per poi annuire all'unisono, facendo finalmente sorridere Io.
Wombat li guardò e ne fu terribilmente fiero: di tutte quelle che aveva guidato lui, quella era sicuramente la generazione di Battle Lovers migliore. 

___________________________________________

*NdA*: eccomiiii! Non sono morta, ero solo stata risucchiata dalla sessione invernale e dal nuovo orario delle lezioni xD E in più questo capitolo è lunghissimo e incasinato - devo ammetterlo - quindi, ehm... Insomma, se avete dubbi o perplessità chiedete pure! :3 Nel caso foste curiose, così è come mi sono immaginata le uniformi dei primi Battle Lovers:

http://www.imagebam.com/image/94e9c1538209056 --> Scarlett

http://www.imagebam.com/image/8ba194538209070 --> Cerulean ed Epinard 

http://www.imagebam.com/image/3c058c538209088 --> Sulfur e Vesta 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3545281