Una Cenerentola a Boston.

di ClosingEyes_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stupida aria di Natale ***
Capitolo 2: *** Benedetta canzone di Cohen! ***
Capitolo 3: *** Cenerentola, mi conceda questo ballo. ***
Capitolo 4: *** Una promessa. ***
Capitolo 5: *** Una solitudine che no c'è ***
Capitolo 6: *** Una sorella ingrata. ***
Capitolo 7: *** In un appartamento vuoto. ***
Capitolo 8: *** In quella fredda mattina a New York. ***
Capitolo 9: *** Pensavo fosse amore. ***
Capitolo 10: *** La magia della Vigilia ***
Capitolo 11: *** Vivo di questi momenti insieme a te ***
Capitolo 12: *** Fino infondo ***
Capitolo 13: *** Una vita per me. ***
Capitolo 14: *** Guerra (I parte) ***
Capitolo 15: *** Guerra e pace. ***
Capitolo 16: *** Una carezza nel vento. ***
Capitolo 17: *** Una nuova alba di guerra ***
Capitolo 18: *** Se tornerai. ***
Capitolo 19: *** L'attesa che sa di te ***



Capitolo 1
*** Stupida aria di Natale ***


Salve a tutte! 
Eccomi qui, di nuovo con una storia fra le mani, non mi fermo mai a scrivere e la mia testa viaggia peggio di un aereo 😅
Allora bene bene, la nostra Rin stavolta sarà una persona normale che non va d'accordo con la sua sorellona, chissà perché! 
Non vi anticipo nulla, spero solo che questa storia possa piacervi!
Non sarà molto lunga ( almeno spero) 😂
Ovviamente essendo breve i tempi verranno accorciati, dunque anche lo sviluppo fra i personaggi sarà veloce, siate clementi , è una storia buttata giù in una notte( quasi)😂
Buona lettura a tutte!
Aspetto vostri commenti!







"Cosa vuoi da me?"
Ecco, da questa frase partì tutto, un semplice, bellissimo, intrigante, maledetto inferno.
Mia sorella lo aveva detto, non hai le forze di poter andare avanti nella vita se prima non ti crei delle basi, come darle torto.
Mi aveva detto che una volta uscita da quella scuola non sarei stata altro che ceneri, il mio talento sarebbe andato in fumo, forse dovevo ascoltarla, dovevo fare l'università.
Mi dicevano studia, ma la mia testa era nella musica e da lì non si è mai smossa.
La mattina mi svegliavo e cantavo o,semplicemente, gesticolavo come se fossi una rapper o una cantante da milioni di dollari.
Avevo la stanza tappezzata di poster tutti firmati: erano i miei primi concerti, insieme a quella vecchia comitiva ormai sciolta, ma pur sempre dei bei ricordi.
La mia sveglia era la musica, la mia giornata era musica, vivevo per la musica.
Dopo l'accademia di musica, mi dedicai a me stessa, componendo pezzi , ma per mantenermi lavoravo come cameriera in uno di quei ristoranti lussuosi da mille dollari a sera.
Mia sorella, Kagome Futokami, era una pop star di alto livello, famosa in tutto il mondo, piena di soldi e forse anche troppo "montata" per i miei gusti.
Lei che aveva tutte le possibilità per farmi entrare nel mondo della musica, mi chiuse le porte in faccia, definendomi ancora inesperta.
Mi presento, il mio nome è Rin Ayria Futokami e lavoro come cameriera al "Precious Restaurant" , abito a Boston e ho 20 anni, sono abbastanza giovane.
Mi mantengo da sola, con quello stipendio che mi danno, senza mai riuscire a comprarmi in più.
I miei genitori mi chiamano tutti i giorni e tentano in tutti i modi di sostenermi da lontano, anche economicamente.
Mio padre e mia madre sono entrambi professori all'università di Filosofia, che noia mortale.
Kagome da quando ha intrapreso la strada verso il successo non è più tornata indietro; si sentono le sue canzoni per radio ogni giorno e, più di esserne felice, non ne posso più di sentirle sempre.
Spesso e volentieri mi capitava di cantare in cucina, mentre aspettavo i piatti da servire ai tavoli e tutti mi facevano i complimenti per la voce, anche se io poco ci credevo.
Ma una sera la mia vita cambiò, non appena vidi mia sorella mettere piede nel ristorante insieme ad un gruppo di persone credo importanti.
Cosa cambiò? Beh, diciamo che ciò che mi si presentò sotto al naso era una delle migliori occasioni della mia vita.
Odiavo che lei venisse in quel ristorante, mi faceva sentire sempre più piccola, inesistente, inutile e disperata al tal punto da lavorare anche come cameriera.
Vidi la comanda e ordinarono tutti piatti costosi, ovviamente pieni di soldi come sono.
Guardai dallo spioncino della porta e fissai quelle figure sedute al tavolo con lei: uno era Inuyasha, lo avevo capito chiaramente, co-capo dell'azienda  discografica di famiglia , mentre gli altri due molto simili a lui dovevano essere il padre e il fratello.
-Rin porta i piatti fuori al tavolo 10-.
Era proprio il suo tavolo, ora veniva il bello, già mi tremavano le gambe.
Uscì con il carrello dei piatti insieme ad un altro cameriere, nonché mio fidatissimo amico Josh.
-Signore e Signori buonasera- disse Josh.
Io ero immobile, mi limitavo a passare i piatti al mio fedele cameriere e tenere la testa bassa.
Fu solo una voce che mi costrinse ad alzare il mento di qualche centimetro e trovarmi faccia a faccia con due occhi color nocciola.
-Rin non saluti la tua cara sorellona? Non sei molto gentile-.
Se avessi potuto, probabilmente avrei rovesciato quell'antipasto sul suo bellissimo vestito da diecimila euro comprato sicuramente da quel leccapiedi del fidanzato.
-Kagome perdonami, presa dal lavoro non ho visto che eri vicino a me-.
Ne tantomeno ci tenevo a vederti per questo, quindi cerchiamo di andare d'accordo, almeno stasera.
-Come mai sua sorella lavora qui ?- chiese una testa nera.
-Non lo so, lei ha voluto essere così umile, le ho offerto sempre il meglio-.
Lei mi avrebbe offerto di meglio? Ma davvero, per tutte le volte che mi ha abbandonato , che mi ha voltato le spalle, che si è dimenticata dei miei onomastici e compleanni, per tutte le volte che mi ha ucciso nell'animo.
Sospirai profondamente e dopo aver servito, tornai indietro frettolosamente, ma due occhi mi seguirono senza tregua.
Mi sentivo come se fossi in soggezione , praticamente mi stava fissando, ma chi? Mi voltai fugacemente per capire chi fosse costui e ciò che vidi mi lasciò senza parole: due occhi color ambra mi fissavano senza sosta, contornati da qualche filo argentato ribelle, così caldi eppure tanto freddi da farti venire i brividi, le labbra lievemente piegate in un sorriso  fittizio, dei lievi segni violacei sulle gote, la pelle bianca come la luna.
Ma cosa era, un principe per caso?
Era simile ad Inuyasha e a suo padre, ma aveva quel tocco di mistero in più che lo rendeva maledettamente bello e sensuale.
Mi voltai di scatto, ormai completamente imbarazzata, tanto da pregare di non dover servire is sorella per tutta la sera.
Chiesi il cambio a Josh, mi occupai di altri clienti ma quei occhi erano sempre , dannatamente, sulla mia schiena ed io rischiavo seriamente un infarto.
Era da tanto che qualcuno non mi guardava in quel modo, anzi forse mai nessuno mi fissava come ha fatto lui.
Ringraziai i Kami che finalmente uscì fuori a fumare, ora potevo continuare il mio lavoro in sala senza che mi sentissi osservata ossessivamente.
-Signorina mi scusi- il primo che non mi chiama cameriera, finalmente.
-Mi dica- ma posso avere un po' di pace?!.
Era il padre di quel demone misterioso, devo dirla tutta anche lui mi faceva uno strano effetto, ma era pur sempre un vecchio.
-Ci può portare un'altra bottiglia di Ferrari, è davvero ottimo, anzi tre-.
Ci vanno giù pesante questi individui con lo spumante, ma cosa mi frega tanto poi è un guadagno in più per me.
Annuì dolcemente, voltandosi verso la cantina dove c'erano tutti gli spumanti costosi.
Chiamai con me Dan e Josh, per aiutarmi a portarli e stapparli a tavola.
Ecco che ricomincia: proprio nel momento in cui uscì con la bottiglia dalla cantina, quel bellissimo demone rientrò con un sorriso beffardo, quasi avevo l'impressione che era stato proprio lui a volere quei spumanti.
-Ecco a lei, gli spumanti che ha ordinato- disse Dan.
Si sedeva con quell'aria di sufficienza, quell'aria da pallone gonfiato odioso.
Aprì lo spumante e non vedevo l'ora di scappare dalle grinfie di quei due occhi incatenanti.
-Signorina perché non brinda con noi? È per il successo di sua sorella- mi chiese il demone maggiore.
-La ringrazio , ma i Brindisi devono essere sinceri, non falsi-.
Girai la schiena e tornai in cucina, era la pura verità, cosa avevo da brindare ? Al suo successo e al mio fallimento, ecco a cosa dovevo brindare con quel Ferrari da mille dollari.
Stavolta la sigaretta l'accesi io, con il permesso del mio capo, fuori dalla cucina, nel retro del ristorante: ero così stressata che mi sarei strappata i capelli dalla testa, mi sarei tolta quella stupida uniforme da cameriera e sarei scappata a casa piangendo, sentendomi una nullità.
Maledizione, sono la solita stupida che fa sempre tutto di testa sua e alla fine non arriva a nulla.
-Qualcosa la turba signorina?-.
Ma chi è che mi disturba in questi momenti di pura contemplazione con una sigaretta fra le dita?!.
Mi volto per fare una delle mie solite facce da saccente presuntuosa, ma mi morì lo sguardo negli occhi non appena vidi quelle pozze d'oro ad un centimetro di distanza.
-Lei cosa ci fa qui?- stavo per sentirmi male, il mio cuore batteva così forte da coprire i rumori della cucina.
-La vedo turbata, fa freddo, si metta questo- ma cosa sta facendo?!.
Mi porse la sua giacca, posandola contro mia volontà sulle mie spalle, effettivamente l'aria natalizia mi stava entrando nelle ossa, ma non a tale punto di farmi prestare la giacca da lui.
-No la prego la riprendi, non me lo merito, è una giacca di valore e io non posso accettarla-.
-Non si preoccupi-.
Come faceva a non avere freddo lui, con quel completo così perfetto da fare invidia a tutti i modelli di Hugo Boss.
-Lei non ha un bel rapporto con sua sorella , vero?- ecco ci mancava lo psicologo.
-Non proprio, andiamo poco d'accordo, diciamo che mi ha soffiato il lavoro- non è che me lo ha tolto da sotto al naso, di più.
-Anche lei canta?- è in vena di parlare questo.
-Si, ho fatto l'accademia e poi nulla più - ma vedi se devo raccontare i fatti miei a questo.
-Piacere comunque , mi chiamo Sesshomaru-.
-Rin-.
Non lo degnai di uno sguardo, ero troppo presa dal chiudermi in quel giaccone enorme, fra un tiro ed un altro.
-Comunque lei è una persona sola vero?- adesso basta!.
-Senta, io non so lei chi sia e cosa vuole da me, ma si sono una persona sola, abbandonata al mio destino di essere una nullità, non sarò mai come lei, quindi mi lasci in pace e si prenda questa giacca!-.
Gli porsi la giacca e tornai dentro , cercando di mangiarmi tutte le lacrime che volevano scendere giù copiose, ma vedi se uno come lui deve farmi la predica.
Con una scusa banale, classico mal di testa/febbre, chiesi al mio capo di poter tornare a casa prima e lui con un sorriso da padre mi disse che avevo lavorato abbastanza in questa settimana, tanto da poter restare un giorno in più a casa e che mi avrebbe pagato comunque.
Il signor Keichi era molto buono con me, mi ha preso sotto la sua ala protettiva non appena sentì la mia storia e io per ringraziarlo do sempre il massimo.
Uscì dal retro senza farmi vedere e, con la metro ovviamente, arrivai a casa giusto in tempo, stava iniziando una super nevicata.
Quelle musiche di Natale mi stavano entrando nelle vene, mi stava venendo veramente lo schifo di sentire le urla dei bambini che si lanciavano le palle di neve, che si urlavano contro, mamma  che tragedia.
Buttai la borsa a terra svogliatamente, senza curarmi di sistemare poi successivamente.
Ero io , il divano, il mio solito bicchiere di vino bianco e il mio amato Freud con i suoi bellissimi sogni.
Fra tutti quei sogni però mi addormentai, con il libro in faccia, il bicchiere poggiato a terra e una coperta messa sulle gambe.
Mi svegliai dopo ore e notai che erano le quattro di notte, chi diavolo mi aveva messo la coperta addosso se ero sola!.
Presi d'istinto la bottiglia di vino sul tavolino di cristallo e senza pensarci due volte mi alzai dal divano, senza notare che un fogliettino blu cadde sul tappeto, vicino ai miei piedi.
" L'aria di Natale porta tutti ad essere più buoni, no?".
Aveva una calligrafia molto fluida e scorrevole, sicuramente non marcata e barbara come la mia.
Quella calligrafia simile a quel Sesshomaru, ma come ha fatto ad entrare dentro casa e sapere dove abito!.
Sentì un fruscio provenire dalla camera da letto e come una stupida mi dimenticai di chiudere la finestra, ma è mai possibile che è entrato da lì?!.
Va bene che forse quella stupida di Kagome ha detto dove abitavo, ma cavolo come ha fatto ad entrare dalla finestra, abito comunque al terzo piano.
Stavo morendo di sonno e non era il caso di pensare adesso a come era entrato in casa, è stato dolce da parte sua prendere la coperta e posarla addosso, quindi me ne ritorno a dormire.
Sto diventando allergica al Natale, forse anche all'amore.

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Capitolo 2
*** Benedetta canzone di Cohen! ***


Voglio svegliarmi con la musica, non con questi maledetti clacson della città , accidenti!.
Sgusciai una mano fuori dalla coperta per arrivare al cellulare, per mia fortuna non troppo lontano dal divano.
Trovai una marea di chiamate, tutte da parte di un numero sconosciuto; richiamai, presa dalla curiosità, nonostante avrei risposto con la mia voce da sonno profondo.
Ogni squillo era un sospiro, pronta a rispondere non appena avessi sentito la voce dall'altra parte del telefono.
-Pronto?-.
Per poco non mi cadeva il cellulare dalla mano: spalancai la bocca, insieme agli occhi, sconvolta, sorpresa e incredula.
-Signor ...Sesshomaru, come ha avuto il mio numero?- che domanda stupida, sicuramente Kagome.
-Penso che lei lo sappia- ma dai.
-Comunque mi dica , stavo dormendo - poi dopo ti chiedo del biglietto, bastardo.
-Mi apra il portone innanzitutto-.
Ma cosa, quale portone?! Che fa non sale dalla finestra come ieri sera, adesso è un normale umano che sale le scale.
-Ma come , ma perché ? Cosa vuole da me?-.
-Voglio parlarle-.
Sbuffai, tanto era inutile insistere, sarebbe restato sotto casa le ore; mi trascinai fino al citofono, aprendo il portone e la porta di casa , notando che il tappetino era leggermente spostato e il terreno della pianta leggermente scostato.
Un momento, io le chiavi di scorta le ho la dentro se torno a casa ubriaca, come è possibile, dove sono le chiavi maledizione.
-Sta cercando queste signorina?-.
Alzai il viso e vidi la faccia di quel grandissimo arrogante, mentre manteneva fra le sue dita le mie chiavi di casa, soddisfatto di avermi fregato alla grande.
-Quindi lei aveva le mie chiavi, è entrato dentro casa mia e mi ha messo la coperta addosso-.
-Anche a New York fanno così , mettono le chiavi nei vasi quando deve venire qualcuno-.
-Io non aspettavo nessuno-.
Non di certo mi aspettavo che lui venisse a casa mia, non so neanche per quale strana ragione lui lo abbia fatto.
Mi rimise le chiavi nel vaso e  lo feci accomodare dentro casa, ancora con il pigiama addosso e i capelli scombinati.
-Dunque lei cosa vuole da me?- chiesi, sedendomi sul divano.
Feci segno a Sesshomaru di accomodarsi sul divano ed egli si sedette vicino a me, troppo vicino.
-Signorina, voglio sentirla cantare-.
Ma si è bevuto il cervello, io non canto neanche sotto tortura davanti a questo, a cosa vuole arrivare? Non basta che io e mia sorella ci odiamo, devo anche fregarle il lavoro.
-Non se ne parla-.
Vidi il suo solito sorrisetto sbruffone, mi iniziai a preoccupare.
-Suvvia signorina Rin, mi faccia contento , voglio sentire l'Hallelujah di Cohen-.
Insomma una cosa facile, era una delle prime canzoni che mia sorella cantò in uno di quei programmi musicali, quando aveva venti anni penso. 
Sapendo che non avrebbe tolto il suo sedere dal divano finché non mi sarei messa a cantare a squarciagola, acconsentì , non proprio invogliata ma dovevo farlo per togliermelo dai piedi.
Mi alzai dal divano e andai vicino alla finestra, notando la forte nevicata e forse quella fu una specie di ispirazione per le mie corde vocali.
Chiusi gli occhi ed intonai le prime strofe, facendo scivolare ogni parola sulla lingua per poi riprodurre il suono in modo più leggiadro possibile; era una canzone molto delicata e richiedeva impegno e passione.
Le mie mani torturavano i miei capelli , alzandoli dolcemente, scoprendo la nuca.
Mi sentivo finalmente così libera di poter cantare davanti a qualcuno che forse avrebbe apprezzato tanti anni di duro lavoro e fatica. 
Arrivai al ritornello e sentì delle mani lungo i miei fianchi e un forte sospiro sul mio collo: non riuscivo a capire più nulla, ma sapevo che probabilmente Sesshomaru mi stava sfiorando, con una tale delicatezza da fare indivia ad una piuma.
-La sua voce è talmente bella da farmi sentire su una nuvola signorina, la prego non la smetta-.
Mi strinse da dietro e non mi scomodò molto questa cosa, anzi nonostante fosse un estraneo la gradì tremendamente.
Mi mancavano, forse, così tanto queste dolcezze da accettare anche una coccola da una persona conosciuta neanche 24h fa.
Fuori faceva freddo, si capiva dalla condensa sui vetri: le luci natalizie erano l'unica fonte di calore in quelle strade ghiacciate, le persone camminavano fra loro  abbracciati,  oppure tentavano di scaldarsi con una cioccolata calda fra le mani, io invece avevo il mondo in una stanza senza saperlo.
Ma le magie finiscono, come le canzoni, ma gli abbracci no.
Sesshomaru era ancora stretto a me, allora mi girai: i suoi occhi erano decisamente caldi e forse tremendamente maliziosi.
-Lei mi ha fatto innamorare della sua voce-.
-Solo della voce?- ma cosa cavolo vado a dire.
-Non solo -.
Capendo la situazione scomoda, mi scostai dolcemente da lui, osservando il suo sguardo contrariato.
-La prego, non mi faccia del male anche lei, ho subito abbastanza- dissi scostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
-Lavori per me- cosa, ho capito bene?.
-Lei vuole che lavoro per cosa?-.
-Io ho una casa discografica, sto cercando una persona così, la prego non rifiuti- me lo chiese con gli occhi speranzosi che dicessi si.
Cosa dovevo fare, dovevo sperare che forse il mio futuro poteva improvvisamente cambiare per mano di quel bellissimo demone che aveva apprezzato la mia voce tanto da innamorarsi, oppure dire di no perché soffiare il lavoro da sotto al naso di mia sorella non era una cosa corretta.
-Posso pensarci?-.
-La prego Rin-.
Pregare, mi sta sul sta sul serio pregando per lavorare con lui.
Quelle labbra, maledizione se le sta torturando con quei denti affilati, cosa darei per saltargli addosso, quel suo atteggiamento spavaldo , le sue gambe accavallate e quei occhi magnetici.
Aveva ancora la giacca, ancora non aveva avuto modo di togliersela per la fretta di sentirmi cantare ed ecco che mi venne l'idea.
-Facciamo così: io questo fine settimana sono libera, se lei viene a casa mia per questo fine settimana e iniziamo a lavorarci un po' su, senza che nessuno sappia nulla?-.
L'ho appena invitato a casa mia per fare le prove, se dice di no ha un orientamento sessuale molto strano.
-Accetto-.
Mi lasciò spiazzata la velocità della sua risposta, come se non vedesse l'ora di restare ancora solo con me.
-Kagome non lo deve sapere, nessuno deve, può tenersi le chiavi di casa mia, ci vedremo dalla mattina fino alla sera, lei è d'accordo?-.
-Assolutamente, iniziamo già da oggi?-.
La prima volta che scoppiai a ridere per una risposta così frettolosa è stato proprio un quel momento: mi accasciai a terra, ridendo come una pazza e mantenendomi la pancia , era incredibile la sua voglia di poter sognare ancora fra le mie note.
-Perché ride?-.
-Sa, lei è la persona più  strana che io abbia mai conosciuto e queste avance non me le ha mai fatte nessuno-.
-C'è sempre una prima volta-.
Si, è vero, ci si può sempre innamorare una seconda volta come se fosse la prima, principalmente di un demone come Sesshomaru.
-Bene, allora si metta comodo, vado a cambiarmi-.
-Rin-.
-Si?- perché mi guardi così.
-Dammi del tu per favore-.
Allora è una cosa intima, addirittura dargli del tu, va bene.
-Va bene, Sesshomaru, fai come se fossi a casa tua -.
Marcai il suo nome, prima di sparire dietro lo stipite della porta , completamente imbarazzata, che strano effetto che mi fa quel demone.
Mi diedi una lavata e una sistemata, indossando un maglione-vestitino beige con le spalle scoperte e  un paio di parigine nere , mentre i capelli li raccolsi morbidamente in una treccia.
Uscì dal bagno e tornai in salotto, trovando Sesshomaru senza giacca, senza cravatta, con la camicia aperta di due bottoni e le maniche rimboccate all'altezza del gomito.
Mi guardò come se avesse visto un angelo, la donna più bella della sua vita.
-Che c'è ?- cosa ho che non va.
-Sei sempre vestita così per casa?-.
Mi guardai il maglione pensando che forse non aveva gradito il mio abbigliamento, però strano non capisco.
-Perché sto male?- lo sapevo che questo maglione mi faceva una palla.
-Sei bellissima-.
Diventai rossa come un peperone e subito voltai la faccia di lato, non ero più abituata a questo tipo di attenzione, che imbarazzo.
-Ma che ore sono?- guardai l'orologio ed era già l'una, maledizione.
Mi girai e lo guardai, cercando di fargli capire che non ero proprio un fenomeno nella cucina e che forse era il caso di chiamare il pranzo.
-Ehm, cinese?- chiesi titubante.
-Ho chiamato il giapponese, offro io- ma questo è il mio angelo.
Felice come una Pasqua , gli saltai 
addosso e subito mi prese, ma non realizzai che probabilmente lui rimase più sconvolto di me dal mio improvviso atteggiamento.
-Scusami , scusami non volevo io..- ma perché sono ancora in braccio a lui.
Mi guardava con gli stessi occhi di prima, ma stavolta avevano quella strana scintilla di chi desiderava altro.
Mi chiedo scusa da sola per quello che è successo.
Mi sbattè sul tavolo della cucina, baciandomi un ogni angolo del collo fino arrivare alle labbra, catturandole con foga e passione, mentre le sue mani mi alzarono il maglione, carezzandomi le gambe coperte dalle parigine che sparirono poco dopo.
Mi tolse completamente il maglione, continuando a baciarmi, non c'era dialogo, non c'era niente, solo sesso.
Gli tolsi la camicia, sentendo sotto le dita quei bellissimi muscoli da probabile divinità greca e poi passai ai pantaloni, sbottonandoli e lasciandolo in boxer.
Stupida canzone di Cohen, mi ha incastrato con questa benedetta Hallelujah.
L'unica Hallelujah che sentivo un quel momento era quella dei miei ormoni in preda all'eccitazione del maschio alfa, solo così posso definirla.
Ma nonostante fossimo seminudi, il destino ha detto di no, tanto da far arrivare il pranzo proprio nel momento migliore.
Scappai in camera a rivestirmi, completamente rossa in volto e dannatamente accaldata, non potevo crederci che sono così bella da farmi sbattere sul tavolo da un demone che sicuro viene riempito di avance da qualunque donna a Boston.
Tornai in cucina e Sesshomaru aveva appena apparecchiato e si era anche già rivestito, veloce il demone, una persona che non perde tempo.
Il pranzo iniziò in un silenzio imbarazzante e tagliente: non riuscivamo a guardarci in faccia, non si è capito cosa cavolo era successo qualche minuto prima.
Decisi di rompere il silenzio, più mangiavamo per evitare di parlarci, più quell'aria tesa non si sarebbe mai disciolta.
-Sesshomaru senti io..-.
-Possiamo prima mangiare e poi parlare?-anche lui era decisamente teso, più di me, forse era pentito.
-Va bene-.
Non me lo scorderò mai: passarono tre minuti, tre minuti precisi di orologio, centottanta secondi della mia vita che furono forse uno dei migliori.
Si alzò dalla sedia e mi venne vicino, prendendomi per le gambe e portandomi in braccio sopra al piano della cucina.
-Tu mi hai fatto impazzire, mi hai stregato, ma cosa mi hai fatto-.
Mi guardava veramente sorpreso, era più incredulo di me.
-Cosa hai fatto tu a me- dimmelo tu cosa mi hai fatto Sesshomaru, che mi accendi appena mi prendi in braccio.
-Maledizione Sesshomaru, baciami e fammi tua-.
Ho detto una cosa importante, ho detto ciò che non ho mai detto a nessuno con tanta foga: con nessuno è stato così bello, con nessuno ho sentito delle mani dolci e delicate sfiorarmi con tanta passione, nessuno mai mi ha fatto sentire così donna.
Non ho mai dato il mio corpo a nessuno con tanta facilità, così al primo " appuntamento", ma lui mi ha fatto sentire donna, lui mi ha adulato mentre cantavo, lui mi ha coccolato con un semplice abbraccio, lui mi ha sbattuto sul tavolo con la voglia di avermi con se, dentro se, su di se.
In un orgasmo, spingeva dentro di me la voglia di avermi, ma non perché lo eccitassi,  perché ha visto qualcosa in me che nessuno mai ha notato: l'amore.
Mi sfiorava le guance con il dorso della mano e i suoi baci silenziavano i miei gemiti di piacere, mentre io conficcavo, nel vero senso della parola, le unghie dietro alla sua schiena, alla sua possente schiena.
L'ultima spinta ed io guardai fuori, sorridendo a quella fine neve che cadeva copiosa dal cielo, poi lo guardai , soddisfatta e ancora con le gote rosse.
Scesi dal piano della cucina un po' dolente, considerato che lo avevamo fatto sul marmo.
-Rin- mi stavo rivestendo quando mi trovai i suoi occhi addosso.
-Dimmi Sesshomaru- lo guardai perplessa, che si fosse pentito.
-Continuiamo a mangiare che ho fame-.
Le mie guance si gonfiarono al punto di scoppiare di risate.
Eravamo io, lui, il tavolo e quel sushi, niente di più.

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Capitolo 3
*** Cenerentola, mi conceda questo ballo. ***



Mi dovevo concentrare, non andava per niente bene, non faceva altro che distrarmi non appena iniziavo a cantare, era una tortura, non poteva chiudersi quella dannata camicia no!.
-Hai una voce bellissima, direi che secondo me un disco può già uscire a breve- si se magari mi dai il tempo di scriverla  la canzone.
-Non credo di essere così brava, non ai livelli di Kagome- figurati, neanche so come ci è arrivata lei che da piccola starnazzava come un'oca.
Sesshomaru si alzò dal divano, venendo verso di me: si era appena messo gli occhiali, e aveva una matita fra le dita,  scrivendo su un foglio delle probabili strofe.
-Hai ragione, non sarai mai al livello di Kagome , perché tu vali molto di più- un momento di infarto seguito da un momento di felicità.
Accennai un sorriso e continuai a cantare la canzone di Cohen, nonostante per me fosse perfetta, Sesshomaru voleva ancora di meglio.
Effettivamente  quella canzone era proprio adatta a me: ogni melodia era una parte della mia vita, dall'intonazione più bassa che era la mia infanzia, a quella più alta che era la mia adolescenza, a quella più calma che era la mia vita da donna.
Quante ne ho passate, anche in quell'accademia, lontana da casa e da i miei genitori che mi mancavano tantissimo ogni giorno.
Avevo molti amici, non sono mai stata da sola, neanche ai miei compleanni, mi facevano sempre bellissimi regali e facevamo festini dentro la stanza e io ero felice di avere un mondo dentro quello quattro mura che sapeva come farmi stare bene.
Ma i momenti bui c'erano sempre, quando ad esempio i professori mi chiedevano se fossi veramente io la sorella di Kagome, poiché non avevo chissà qualche voce da spacca timpano.
Mi hanno sempre buttato a terra la voglia di poter fare di più , mantenendomi su quei maledetti standard di persona normale, senza mai riuscire a dare il massimo per paura di essere giudicata.
Ma adesso, se questa occasione è davvero seria, avrò finalmente la mia rivincita.
-Bene Rin, riposa un po' le corde vocali, facciamoci un thè - ma è proprio premuroso questo demone.
Andai in cucina, d'altronde praticamente attaccata al salottino, e misi l'acqua a bollire per il the.
Di sottecchi vedevo Sesshomaru parlare al cellulare, chissà con chi stava avendo quella discussione così accesa, sembrava proprio che si stesse innervosendo.
-L'azienda è mia, Inuyasha non ci deve mettere piede neanche da morto-.
Staccò la chiamata e si voltò verso me, maledizione ha visto che l'ho sentito, meglio pensare al the.
Sentì i suoi passi, finché le sue braccia non mi circondarono le spalle, allora mi girai, guardandolo in quei bellissimi occhi.
-Io di te non conosco nulla, tu chi sei?- mi sono portata a letto uno sconosciuto.
-Vuoi conoscermi sul serio?- no guarda voglio tenermi un estraneo in casa.
-Si-.
Lo vidi un po' perplesso nel parlare di se, come se non fosse cosa gradita raccontare del suo passato o, forse, non voleva dirmi qualcosa.
-In famiglia inizialmente eravamo solo io e mio padre, successivamente mio padre conobbe una donna, sua attuale moglie, con cui ebbe Inuyasha. Inizialmente eravamo una famiglia di sangue demoniaco puro, poi con l'arrivo di quel mezzo demone , la purezza si è macchiata di un errore enorme secondo me. Da allora io e Inuyasha ci odiamo, ma non odio la moglie di mio padre, Izayoi, non è colpa sua, aveva avuto la possibilità di diventare un demone ma mio padre si rifiutò di praticare il rito.
Mio padre anche lui è proprietario di un'azienda discografica, quella dove lavora tua sorella, io invece mi sono staccato dal nucleo famigliare, creandone una tutta mia e attualmente gli affari vanno meglio da me. Vivo da solo in un appartamento al centro di NY, in un quartiere di lusso, ed è molto più grande di questo. Tua sorella la odio dal primo giorno che l'ho vista per caso mentre andavo da mio padre. È capitato che, essendo fidanzata con quel mezzo idiota, lei venisse a casa per cena, ed era decisamente sgradevole, ma ero l'unico a pensarlo. Sapevo che aveva una sorella, ne parlava ma non tanto, dicendo che tu a confronto eri solo una persona normale e umile e che forse non avresti mai avuto la possibilità di cambiare , stavolta si sbaglia.
Ho avuto molte donne in passato e non ti nascondo che alcune ex mi cercano ancora, ma nessuna mi ha mai preso così tanto come hai fatto tu semplicemente cantando. La mia vera età è di 310 anni, ma all'anagrafe ne ho 31-.
Tutte quelle informazioni mi entrarono nel cervello come tanti proiettili sparati da un machete, ma il colpo più duro da incassare era quello di mia sorella, come si permetteva di darmi della fallita davanti a persone che non sanno neanche chi sono.
Gliel'avrei fatta pagare cara, non la passerà liscia sicuramente, se solo potesse sapere che mi sono portata a letto un demone di centomila volte superiore in tutto rispetto al suo, le faccio vedere io come vengono i cambiamenti.
-Allora mettiamoci d'impegno e lavoriamo su questa cosa-.
-Non ti sei sconvolta sulla mia età?- mica sei così vecchio Sesshomaru.
-Mi piacciono i demoni con esperienza- mi piaci da morire tu.
Ma perché ogni cosa che dico lo eccita da morire maledizione.
Si avvicinò a me, tenendomi fra se e il piano della cucina, sposandomi leggermente i capelli per avvinghiarsi al mio collo, mentre una sua mano mi alzava la gamba prendendomi per la coscia, portandosela ad altezza vita, premendo verso la mia intimità.
-S..Sesshomaru dai non farmi venire voglia- ti prego non farmela venire che poi ti sbatto a terra.
-Sei irresistibile, ti prego vieni a vivere con me- aspetta no, stai correndo troppo.
Lo guardai seria, agitando la testa in segno di un no secco, non mi sentivo ancora pronta, maledizione ci siamo conosciuti da un giorno, abbiamo già fatto sesso e adesso anche vivere insieme ?! Ma no!.
-Accontentati di vedermi qui- ti prego smettila, sto cercando di smorzare questi maledetti gemiti di piacere.
-Lo sai che in preda all'orgasmo potresti cantare meglio?- ma tu guarda questo tipo.
-Potrei, ma non credo che mi concentrerei molto- sorrisi leggermente, era una cosa così buffa pensare che con un orgasmo possa cantare, al massimo quelli che cantano sono i miei ormoni.
Santa pentola del the, grazie per aver fischiato, in questo momento mi hai salvato.
Lo invitai ad accomodarsi sul divano , categoricamente seduto e fermo con quelle sue mani malefiche, e gli portai il thè, sedendomi accanto a lui.
-Allora mi dici cosa è successo per telefono?-.
-Inuyasha ha messo piede nella mia azienda, cercandomi come un dannato, chissà cosa voleva- mi sta liquidando, non va bene.
-E?-.
-Non mi ha trovato e ha chiamato mio padre, ma neanche lui sa dove sono, quindi mi ha chiamato e mi ha avvisato di questa cosa e io mi sono arrabbiato perché quel essere inetto non può mettere piede nel mio territorio se no lo uccido -aggressivo .
-Ma sei sempre così aggressivo?-.
-Solo con lui, lo odio dal profondo di me stesso-.
-Io pure odio mio sorella per quello che mi ha fatto, ma non mi viene la voglia di ucciderla, anzi vorrei che mi chiedesse scusa per come mi ha trattato- ma figurati se quella stupida mi chiede scusa.
-Tu perché sei a Boston?- bella domanda, perché sono qui.
-Inizialmente venni per un colloquio di lavoro alla " Ballet School", ma non mi presero perché non ero una di quelle mazze di scopa da mettersele fra i denti. Sono di Osaka, penso si senta dall'accento, poi ho deciso di vivere qui perché mi piaceva il posto, ho scoperto che mia sorella abitava a NY, quindi ho pensato ma sì perché non restare qui, prima che lei mi voltasse le spalle, ovviamente-.
Un momento lui ha detto che abita a NY, allora perché è qui?.
-Ma tu perché sei qui se abiti a NY?- voglio proprio sentirla questa.
-Sono venuto per colpa di tua sorella, ma credo che invece ha fatto più che bene a portarmi- ma poi dovrai andartene, non è così?.
-Mi lascerai quindi, sono solo un'avventura provvisoria-.
Mi chiusi a cofanetto nelle mie gambe, poggiando la testa sulle ginocchia e coprendomi la faccia con i capelli: non ero pronta ad un altro abbandono, ora che finalmente stavo bene, sarei restata di nuovo sola, senza nessuno, con il mio solito lavoro.
-Per questo volevo portarti con me, ma se non vuoi venire , significa che ogni fine settimana verrò da te, se mi vuoi ospitare e faremo qui le prove, poi quando sarà il momento ti porterò in azienda-.
Ogni fine settimana sarebbe venuto qui a Boston? Solo per me? Sono così importante da farsi le ore in macchina e venire a trovarmi?.
Quindi non sto sognando, è tutto vero, io sono impegnata con lui, lui lo è con me, lui ci tiene, non sono più sola!
Gli saltai al collo felice, con qualche lacrima ribelle che mi solcava le guance, nessuno è come lui ne sono certa, almeno per me farebbe di tutto.
-Grazie mille Sesshomaru- lo guardai intensamente negli occhi e lo baciai, facendomi trasportare dalla sue mani sulla mia schiena.
-Continuiamo ora,  forza- si Sesshomaru, hai ragione, troppa pausa.
Passammo da Cohen a Bleeding love, poi ancora a Girl on Fire, poi a Mama Knows the best, insomma c'era così tanta musica in quella stanza che il silenzio non sarebbe più esistito, infatti mi sorpresi che i miei vicini non fecero per nulla storie come loro solito.
Guardai l'orologio ed erano le otto e mezza di sera, caspita si era fatto davvero tardi.
-Rin devo andare- no Sesshomaru, ti prego resta con me.
-Devi per forza?- per favore no.
-Si Rin, stasera c'è una festa di gala in maschera  dove partecipa anche tua sorella, se no ti avrei portato con me- quindi stasera stavo da sola.
-Va bene, portati le chiavi però-.
-Perché mai?- cosa vuoi che ti dica Sesshomaru.
Questa è diventata anche un po' casa tua, perché hai riempito gli spazi vuoti, l'hai resa completa, hai cambiato il mio stile di vita, questa porta sarà sempre aperta per te, perché infondo ripeto, questa è..
-Questa è diventata anche un po casa tua-.
Mi sorrise, con quei sorrisi da sbruffone, ma decisamente dolce.
Si ricompose di ciò che aveva tolto e quando si mise la giacca venne vicino a me, prendendo la borsa e poggiando la mia testa sul suo petto.
-Torno a casa stasera, tu riposa tranquilla, sentirai la porta-.
Sgranai gli occhi: la delicatezza del suo sussurro era una delle migliori melodie che potessi sentire, è una delle sensazioni migliori sentire " torno a casa stasera", non lo avevo mai provato sulla mia pelle, mi limitavo a vederlo nei film e basta.
Alzai lo sguardo e in punta di piedi gli diedi un bacio casto ma sincero, come se gli avessi detto non fare tardi.
-Ah Sesshomaru- prima che te ne vai, ti striglio per bene.
Mi avvicinai a lui con fare sensuale, se mai ci fossi riuscita, e lo tirai per il colletto della giacca possessivamente.
-Se ti guardi tutte le donne la dentro e osi fare apprezzamenti, quando torni a casa non ti aspettare niente- lo sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, per poi baciarlo di nuovo, ma stavolta lui mi prese per i glutei , si chiuse la porta alle spalle e mi ci sbattè dentro, guardandomi con occhi vogliosi.
-Fai di nuovo così e ti sbatto a terra davanti a tutti, te lo giuro- il suo sospiro era sempre più pesante, quanto mi piaceva farlo eccitare.
-Vai caro o farai tardi- scesi dalle sue forti braccia, per poi aprire la porta.
Mi guardò sorpreso e soddisfatto, mi posò un bacio prima sulla fronte e poi sulla labbra, andandosene con le mie chiavi in mano, segno che sarebbe tornato.
Non appena chiusi la porta, scivolai al suolo, accaldata dopo quello che era appena successo: non avevo fame, non avevo sete, non avevo voglia di guardare la TV , avevo solo voglia di lui.
Mi preparai un panino con il formaggio, pomodoro e basilico, un calice di vino e via sul divano con la mia fedele coperta; accesi la televisione ma niente mi interessava granché, finché non trovai un canale che parlava proprio di quella serata di gala in maschera .
-Buonasera a tutti e benvenuti al " Vip Channel": stasera parleremo del famoso gala in maschera  che si terrà alla villa " Margot", presto intervisteremo molti personaggi famosi, restate con noi!- e chi si muove, sarete il mio occhio di Sauron.
C'erano un sacco di modelle bellissime, con abiti costosissimi e preziosi, contornati da pietre importanti, come ad esempio diamanti, e accompagnate da altrettanti modelli.
Arrivarono numerose macchine , finché finalmente non vidi scendere Sesshomaru dall'auto, insieme a suo padre e Izayoi, successivamente Inuyasha e Kagome.
-Sesshomaru No Taisho mi scusi, lei è senza accompagnatrice? Come mai?- chiese la giornalista.
-Chissà, forse la mia accompagnatrice verrà a breve-.
Un momento, come la mia accompagnatrice verrà a breve, ma che cavolo significa, che mi nascondeva quel bastardo, non si scomodasse di tornare a casa che lo ammazzo vivo, sta con me e poi ha la sua peripatetica di turno? Ma tu guardalo!
Bussò il citofono e andai a rispondere arrabbiata come una iena.
-Chi è che mi disturba!!-.
-Ehm Signorina Futokami, vengo per ordine del signorino No Taisho, sono Miyoga, posso salire? Devo consegnarle una cosa-.
Ecco per farsi perdonare mi corrompe con i regali, non funziona così con me, maledetto!
Aprì il portone e feci salire questo suo servo e non appena aprì la porta lo vidi con una scatola enorme insieme a tante altre piccole.
-Aspetti l'aiuto così si farà male!- presi alcune di quelle scatole e le portai dentro.
-Signorina ha precisamente un'ora per prepararsi, io l'attendo giù- ma cos voleva dire, perché dovevo prepararmi!
-Ma io non capisco-.
-Il signorino non l'ha avvisata? Deve andare anche lei al gala in maschera , su forza faccia presto!- vidi quel servo uscire fuori di casa per attendermi giù.
Ma quindi ero io la sua dama, quindi quando ha detto che non potevo andare stava mentendo, maledizione ma dirlo prima così evito di fare le corse!.
Aprì le scatole in camera da letto e rimasi innamorata da ciò che avevo appena visto con i miei occhi: un abito blu scuro come la notte, lungo fino ai piedi, con una morbida scollatura contornata da delle rose in seta, poi in un'altra scatola degli orecchini di Tiffany a cuore, in un'altra un bracciale Tiffany , in un'altra una collana Tiffany con il diamante e poi nell'ultima scatola c'era una maschera nera di pizzo insieme ad un fermaglio di brillanti.
Era tutto decisamente bellissimo, e grazie al cielo avevo anche le scarpe adatte, l'unico regalo che mi sono fatta sono state le scarpe di Prada nere di camoscio.
Per poco non piangevo, notando che sotto al vestito c'era un bigliettino:
" stasera sarai la mia dama in maschera, sarai bellissima, ti aspetto, spero che tutto ti piaccia".
Stretto e conciso, ora era il momento di prepararsi: mi feci una doccia veloce, lavando anche i capelli, per poi asciugarli leggermente mossi e legarli con il fermaglio, facendo scivolare qualche ciocca lateralmente al viso.
Poi mi truccai molto leggera, un filo di matita, un po' di mascara per non sembrare una mezza dormiente, un rossetto rosso scuro che mi fece stranamente le labbra più grandi e un po' di rosa sulle gote.
Poi misi tutti quei bellissi gioielli che mi aveva regalato il mio principe , mi sentivo molto cenerentola: la collana Tiffany era aderente al collo, contornata di diamanti costosissimi, il bracciale uguale , coordinato alla collana, solo gli orecchini erano modesti e meno male.
La borsetta era una semplice pochette, di Prada, piccolina giusto da mettere chiavi e cellulare e forse il rossetto.
Misi le scarpe, un po' di profumo Chanel, presi il cappotto dello stesso colore del vestito e scesi giù , chiudendo la porta a chiave.
Entrai in macchina e l'autista mi guardò sorpreso, effettivamente neanche io mi ero resa conto di quanto fossi bella.
-Il signorino No Taisho ha proprio buono gusti-.
Arrossì a quel complimento e guardai fuori dal finestrino: quella nevicata era decisamente bellissima, come lo sarebbe stata quella serata, dovevo solo stare attenta a non farmi riconoscere da Kagome.
Quando arrivammo, l'autista mi invitò a lasciare il cappotto in macchina, poiché saremo tornati con quella a casa.
Feci come aveva detto ed uscì anche io sul red carpet , attirando l'attenzione di tutti i giornalisti.
Mi limitai a sorridere e proseguì dritto verso l'ingresso , vedendo intorno se trovavo Sesshomaru.
Stava parlando con delle donne di alta classe, si vedeva lontano un miglio, avevano anche delle belle maschere, ma io ero la più bella perchè questi doni ma li aveva fatti Sesshomaru.
Come se sentì il mio profumo, si voltò nella mia direzione, restando colpito, tanto da sgranare gli occhi.
Chiese il permesso a quelle donne di andare,prendendo un calice di vino in più e avvicinandosi a me con il suo fare elegante.
Stavo andando a fuoco, sul serio mi sentivo cenerentola, ma cosa è successo in due giorni?.
-Sei bellissima, sembri una dea- mi disse porgendomi il calice.
-Tutto grazie a te, sei stato davvero gentile, non dovevi- si che dovevi.
-Sei tu che hai valorizzato con questa tua bellezza fulminante-.
 -Come mi devo comportare?- non sono mai andata e feste così importanti, mi sento a disagio.
-Innanzitutto, se vediamo Kagome, non parlare , dirò che sei francese, sai parlare francese giusto?- ma certo anche tedesco adesso.
Ringraziasse che per il lavoro che faccio sono costretta a conoscere bene molte lingue, se no col cavolo che parlavo francese.
-Si, te l'ha detto Kagome vero?-.
-Si e per fortuna lei non lo parla, mio padre parla anche francese ma con lui puoi dire chi sei, ovviamente in privato. Poi cerca di essere rilassata, ci sono io con te- sono rilassatissima proprio, non vedi?.
-Questo vino è ottimo- Rin per favore solo un bicchiere che poi vai sotto di brutto.
-Più di tanto non ne berrai, voi umani non reggete bene l'alcol- ma dai non lo sapevo.
Da lontano vidi una giornalista e venne verso di noi molto velocemente , bloccandosi davanti a Sesshomaru.
-Ah Sesshomaru è questa la tua donzella, come ti chiami cara?-.
E adesso che faccio, Sesshomaru aiutami.
-Lei non parla americano, è francese, non capisce, comunque si , è la mia dama-.
Si limitò  a liquidarli così, portandomi via dalle grinfie di quei succhia notizie e scoop.
Ma non finì qui: incontrammo coloro che avrei tanto voluto evitare di incontrare  per tutta la serata , ovvero mia sorella e la famiglia di Sesshomaru.
-Sesshomaru ma chi è questa bella donna, è così misteriosa- si vedeva lontano un chilometro che a Kagome il vino già era andato alla testa.
-Lei è francese non capisce la nostra lingua- ecco ora se mi chiede come mi chiamo siamo a posto.
Un momento, posso usare il mio secondo nome, tanto figurati se se lo ricorda.
-Come ti chiami cara?- mi chiese in francese il padre di Sesshomaru.
-Airya- dissi.
Vidi lo sguardo di Kagome diventare sorpreso, chissà forse non era abituata a sentire quel nome.
-Ti chiami come mia sorella allora, solo che tu sei più fortunata di lei a quanto pare- feci finta di non capire e cercai di contenere la rabbia.
-Kagome sei fastidiosa, Inuyasha portala da un'altra parte, mi sta snervando decisamente troppo-.
Inuyasha dovette fare come aveva detto il fratello, se no ci sarebbe stato un omicidio in quel momento, stava davvero esagerando a trattarmi in quel modo, prima o poi gliel'avrei fatta pagare.
Sesshomaru mi portò in una sala a parte, chiudendo la porta.
Era una specie di studio con una biblioteca dietro, un caminetto e del rum su un tavolino d'argento.
-Tra un po' verrà mio padre per parlare di lavoro, ma prima..-.
Si avvicinò mettendomi una mano sul fianco e con l'altra mi tenne una mano. Lentamente si abbassò sulle mie labbra, posandomi un bacio degno di un principe.
-Scusate vi disturbo?- guarda se proprio adesso doveva entrare il "paparino".
Mi scostai da Sesshomaru, abbassando timidamente il capo per sorridere, era davvero buffa quella scena.
Sesshomaru non sembrò infastidito dall'entrata del padre, dunque fece chiudere la porta e si accomodarono sui divanetti, pronti a sorseggiare quel ottimo rum e discutere di affari.
-Prego signorina si accomodi anche lei, se vuole può togliersi la maschera- devo ammettere che il padre sa parlare bene francese.
-La ringrazio, ma la maschera la indosso, non è un capo accessorio, fa parte di me- non sapevo se potevo mostrare la mia vera identità con lui, meglio restare in incognito.
-Mi levi una curiosità signorina Airya, ma questo accento francese è vero? Mi sembra che lei abbia più un accento orientale- maledizione, ci devo ancora lavorare sull'accento.
-Faccio un lavoro che sono costretta a conoscere più lingue, spesso confondo gli accenti- ti prego "beviti" questa bugia.
-Padre parliamo di affari- Sesshomaru finalmente, non ce la facevo più.
Passarono le ore e io volevo uscire a prendere un po' d'aria, dunque chiesi a Sesshomaru se potevo uscire e lui acconsentì , ricordandomi di stare attenta.
 Innanzitutto necessitavo di andare in bagno per aggiustami un po' il trucco, quel rossetto andava rinfrescato un po', quindi chiesi gentilmente dove fosse la toilette, usando il mio francese.
Quando entrai mi misi subito all'opera con il rossetto: mi compiacevo della figura che avevo davanti, una bella donna, misteriosa, strana, brillante di notte e di giorno invece opaca, nobile di notte, umile di giorno.
Si aprì la porta e per mia sfortuna entrò Kagome, ti prego fa che non si accorga che sono io.
-Ei Airya, sei da sola?- ma ha capito che parlo solo francese.
Mi limitai a sorridere, facendole capire che non parlavo la sua lingua.
-Dimenticavo, tu non parli americano, parli solo francese- vedo che infondo non sei così stupida.
-Bene parlerò io allora: il tuo nome ha origini orientali lo sai? È il secondo nome di mia sorella, il primo nome è Rin- si guardava allo specchio , con gli occhi stanchi.
-Io e lei non abbiamo mai avuto un bel rapporto, tutto per colpa mia. Pensa che l'ho fatta una pezza anche davanti ai parenti del mio ragazzo, sono proprio perfida, ma sai, devo difendermi da tutti, fidarsi di nessuno mai- neanche di chi è sangue del tuo sangue dunque.
-Però mi dispiace che lei si senta così , delusa e ferita da sua sorella che dovrebbe essere il suo punto di riferimento-.
Credetemi se è la prima volta che la vedo piangere in un bagno di una super villa piena di gente con i soldi; sorrideva e piangeva, mentre metteva il suo solito rossetto rosso, non è mai cambiato negli anni, sempre lo stesso colore.
Le tremava la mano, tanto da non riuscire più a metterlo, allora mi venne l'istinto di sorella e l'aiutai, sfiorando le sue labbra dolcemente con la punta del rossetto, da destra verso sinistra e poi al contrario.
Restò stupita, non credeva ai suoi occhi.
-Perché fai così?- me lo chiese in una lingua diversa, era la nostra, quella orientale.
Volevo risponderle ma non doveva capire, feci finta di non sentirla.
Le asciugai la lacrima solitaria con il fazzoletto di cotone ricamato che mi diede Sesshomaru, poi scappai fuori dal bagno prima che iniziassi a piangere anche io.
Ero decisamente scossa da quella conversazione e dalle sue lacrime, infatti il mio viso era provato , nonostante la maschera.
Sesshomaru mi vide e subito si preoccupò di me, sfiorandomi la guancia.
-Rin, tutto bene?-.
-Si Sesshomaru tranquillo, ne parliamo dopo- gli diedi un bacio casto e sorrisi.
-È arrivato il momento di ballare mia Cenerentola, mi concede questo ballo?-cosa, aspetta io non ho mai ballato il lento, maledizione no, ho paura di fare una figuraccia.
-S..Sesshomaru io non ho mai ballato il lento, nessuno me lo ha insegnato-.
-Te lo insegno io, tu fai quello che ti dico- era una pessima idea me lo sentivo, ma non potevo protestare.
Mi prese la mano e andammo al centro della sala: lui fece l'inchino e anche io , meno male che ho visto film dove ballavano elegantemente, poi posai la mano sulla sua spalla l'altra intrecciata con la sua.
Sussultai leggermente quando sentì la sua mano sul mio fianco, infatti lui mi sorrise, come se avesse gradito quella reazione.
Iniziò la musica e lui mi guidò dolcemente, senza farmi venire le ansie di non riuscire ad imparare a ballare: era come dondolare su se stessi, in preda ad una bellissima ninna nanna, poi fra le braccia del mio principe, cosa volevo più?.
-Vedi che sai ballare?- mi sussurrò all'orecchio.
È grazie a te se sto danzando in questo modo così libero come una farfalla, mi fai sentire la donna più fortunata del pianeta, mi fai volteggiare come una piuma e sento chiaramente il vestito svolazzare ad ogni mio movimento.
-Devo migliorare- sono comunque un po' tesa, con tutti quei occhi addosso.
-A casa faremo pratica- io direi faremo pratica anche su altro.
-Dimmi un po', vuoi parlarmi di qualcosa?- aveva ormai capito che c'era qualcosa che non andava.
-Kagome ha ammesso che mi trattava sempre male, ma non capisce perché fa così, e dopo anni l'ho vista piangere- già, mi ha sorpreso questa cosa, l'ho vista e definita sempre una dura, una senza cuore che pensa solo ai fatti suoi.
-Come ti senti?- male, molto male.
-Non proprio benissimo ma ci provo, vorrei andarmene a dir la verità- voglio andare a casa mia, non mi va di stare qui neanche un minuto di più.
Sesshomaru elegantemente  uscì dal centro della sala, portandomi dolcemente fuori, al di là di tutti quei corpi danzanti e chiamò l'autista.
-Andiamo a casa Rin- si Sesshomaru, andiamo a casa.
Prima che potessi mettere il piede in macchina, sentì una voce femminile chiamarmi a squarciagola.
-Airya!! Il tuo vero nome è Rin, rispondimi!- non mi fermai, entrai in macchina, senza voltarmi a guardarla, ignorai quella voce starnazzante, come ho fatto per anni.
Per tutto il tragitto guardai fuori dal finestrino, quella nevicata non smetteva di essere forte ed io stringevo la mano di Sesshomaru ad ogni brivido di freddo, nonostante il cappotto pesante.
Non riuscivo a mettere la chiave nella serratura, mi risultava proprio difficile, nonostante Sesshomaru mi manteneva la mano.
-Faccio io Rin- si fallo tu, non so neanche cosa mi prende.
Girò con calma la chiave e mi fece accomodare dentro, spingendomi dolcemente da dietro la schiena, per poi chiudere a chiave la porta.
Mi tolsi la maschera , tornando al  naturale e tornai con i piedi per terra, mi facevano male quei maledetti tacchi.
Tolsi gli orecchini, la collana e il bracciale, ero stanca , stanca di essere una Rin che non sono, tornare alla Rin umile e schiacciata da quella stupida di mia sorella.
-Rin voglio che ti rilassi- come faccio Sesshomaru, come posso mai rilassarmi dopo tutto questo.
-Spogliami, prendimi in braccio e mettimi a letto, così mi rilasso-.
Le sue mani si posarono sulla lunga cerniera del vestito, facendola scendere piano, mentre con i suoi baci dolci mi provocava i brividi di piacere; il vestito scivolò a terra, lui mi voltò e mi prese un braccio , mettendomi il pigiama e poi a letto.
Lo osservai mentre si spogliava ed era bellissimo: iniziò dalla giacca che posò svogliatamente sulla sedia in camera, poi si sbottonò i gemelli e poi i bottoni della camicia, con un'eleganza da fare invidia a David Beckham. 
Le sue bellissime spalle fecero scivolare la camicia fino alla vita, posando poi anch'essa poi sulla sedia.
La cintura, i pantaloni, le scarpe, tutto completamente superfluo per un demone di questa bellezza.
Il suo pigiama era solo un pantalone, beato lui che non aveva freddo, infatti non appena entrò nel letto mi abbracciò forte, cercando di scaldarmi nonostante le mille coperte.
-Non ho mai dormito con nessuno sai?-.
-Neanche io Rin-.
-La prima volta per entrambi allora- voglio che sia speciale.
Mi accoccolai sempre di più , cadendo finalmente nel mio sonno risanatore.
•Mi concede questo ballo, Cenerentola?•

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Capitolo 4
*** Una promessa. ***


Quella mattina mi svegliai diversamente: il sole non passò fra le tapparelle chiuse, non c'erano rumori fastidiosi di macchine con un clacson assordante.
Una leggera musica, direi perfetta, accompagnò il mio risveglio: era musica classica, quanto la adoravo, finalmente un risveglio degno di una donna come me.
La musica classica è vita, ma è anche molto semplice, non richiede chissà quale melodia per essere bella, sarà sempre stupenda.
Il profumo di croissant entrò dentro alla stanza, ma per caso avevo lo chef  e un pianista a casa stamattina ?.
Mi alzai dal letto e stranamente avevo il pigiama, di solito quando faccio tardi non ho neanche modo di svestirmi che dormo tutta preparata.
Una visione afrodisiaca, bellissima: il mio principe azzurro aveva apparecchiato la tavola con i cornetti, il caffè, il latte, miele, cioccolato e succo, tutto per me, lasciandomi un biglietto.
" Dicono che la musica classica da un buongiorno felice, una buona colazione da una giornata produttiva, ci vediamo stasera piccola".
Io non ho mai ricevuto tutto questo, non ho mai cercato di capire cosa si provasse, ma adesso che ho tutto davanti ai miei occhi, capisco che l'amore spesso è un miracolo, che ti salva anche dalle situazioni peggiori, come ad esempio vivere da sola senza nessuno vicino, avere i parenti lontano e una sorella che forse ti odia.
I miei vicini di casa al massimo io bussavano per dire di abbassare il volume oppure per chiedermi dello zucchero per il caffè, la mia giornata passava fra il ristorante e quattro mura, adesso invece c'è qualcosa in più.
Dell'amore non ci ho mai capito nulla, sono peggio di un uomo, non ho mai capito cosa realmente volessimo noi ragazze tanto da essere delle isteriche, fuori di testa e bipolari.
Non ho mai espresso i miei sentimenti per nessuno, forse perché non ne ho mai avuto modo, non ho mai avuto la possibilità di poter far parlare il cuore, poiché la maggior parte delle volte era solo un'uscita e poi finiva lì.
Ma penso che se adesso continuo a contemplare tutto quel ben di cibo, questo bruciore di stomaco non si leverà mai, sempre se il bruciore è dato dalla fame.
-Ti stai innamorando Rin?-.
Ecco ci risiamo, ci mancavo solo queste stramaledette voci nella testa alle undici del mattino.
Mi sto innamorando? Molto probabile, considerato che il mio principe azzurro è uno dei migliori che potessi mai incontrare, che mi vizia con ogni cosa, che mi riempie di complimenti anche quando sono davvero impresentabile, che ti fa trovare una colazione da far invidia al buffet di un albergo.
Ma con tutto che addento questo buonissimo cornetto al cioccolato, la sensazione di bruciore allo stomaco non si leva, no per favore le farfalle nello stomaco no, ho capito che mi sto innamorando ma le farfalle no!.
Presa la tazza del caffè, che una tazzina non mi basta, e addentando un altro cornetto, stavolta vuoto, mi lanciai sul divano, posando la mia fonte energetica sul tavolino di cristallo.
Sul cellulare c'erano almeno dieci chiamate, tutte di Josh, il mio amico del ristorante. 
Maledizione ma si può dormire in santa pace, mi fanno sentire anche in difetto che per una volta dormo troppo.
Che faccio lo richiamo oppure ignoro? A quest'ora ancora non lavora, forse è il caso di chiamarlo.
Poi dice che sono io che non rispondo, quante volte lo fa squillare questo cellulare prima che si muova a rispondere?!.
-Josh!-.
-Rin finalmente! Hai dormito tutto il giorno per caso?- ma se sono le undici!.
-Anche io sono felice di sentirti-certo, tantissimo.
-Dimmi un po', come va? Ti sei ripresa poi?-.
-Si sto benone, sono uscita ieri per distrarmi un po'- sto una bellezza a dirla tutta.
-E dove sei andata, non mi hai detto nulla- perché se no facevi due scatole enormi.
-Niente, in giro per i negozi, solite cose- se avessi fatto veramente questo lo avrei detto con più sicurezza, infatti Josh non mi crebbe.
-Rin sputa il rospo!- scordatelo.
-Te lo dico un'altra volta, quando torno a lavoro-.
-No tu me lo racconterai stasera, quando verrò da te!-ma non pensarci neanche a venire, Sesshomaru andrà su tutte le furie.
-Non è necessario che vieni, ne parliamo Lunedì-.
-Non esiste-.
-Invece si ti ho detto, non insistere-.
-Invece io vengo!- era inutile discutere, a sto punto se voleva tanto venire, non sarebbe stato un mio "No" a bloccarlo.
Sbuffai, era arrivata la mia fine, lo salutai e chiusi la chiamata, rassegnata al fatto che stasera Josh mi avrebbe riempito di domande e Sesshomaru si sarebbe incazzato come una belva.
Neanche il tempo di posare il cellulare sul tavolino, squillò di nuovo, facendomi sul serio partire i nervi.
-Pronto!-.
-Piccola cosa succede, sei nervosa?-.
Mi sto sciogliendo, mi sto per sciogliere, sono sciolta.
-A..ah ciao Sesshomaru, no va tutto bene, sai stavo per cadere per rispondere al cellulare eheheh- mannaggia a me che non guardo il display!.
-Hai mangiato?- dire che non lo fatto sarebbe una follia.
-Ovviamente, anzi ti ringrazio davvero tanto-.
-Non ti preoccupare, comunque volevo avvisarti che stasera faccio tardi, c'è una specie di " riunione di famiglia"-.
-Ah approposito di stasera..- ora che faccio, glielo dico sì o no?.
-Dimmi- come te lo dico!.
-Ti ricordi di quel cameriere che venne con me al tavolo vostro, per servire i piatti e...-.
-Rin che c'è?- non mi piace questo suo tono, si sta innervosendo me lo sento.
-Ecco vedi stasera mi viene a trovare, ha insistito per venire perché vuole sapere tutto , non si d bevuto il fatto che in questi giorni sono uscita- cazziata fra tre, due, uno.
-Non mi far venire per favore, comportati da persona adulta, ricordati che sei la mia fidanzata-.
Mi è venuto un vuoto nello stomaco, certo lo sapevo che ero impegnata con lui, ma sentirsi dire " la mia fidanzata", dà tutta un'altra impressione, cioè non ci credo, anzi ci credo ma, caspita, mi sto innamorando sul serio!.
-Mica sono una bambina!Lo so benissimo sai!- lo dissi in un modo un po' esuberante, presa quasi da un'euforia terribile, quasi mi stavo affogando con la mia stessa saliva.
Sentì una risata smorzata, probabilmente aveva capito il mio imbarazzo.
-Va bene , allora a stasera Rin- chiuse la chiamata, sapendo che in effetti mancava qualcosa.
No, era troppo presto per fare quel passo: dirsi "ti amo" non è come andare a letto, può sembrare simile ma non lo è.
Quando vai a letto con qualcuno non è detto che ci sei legato a vita, puoi anche decidere di non vederlo più; dirsi ti amo invece è diverso, presuppone un legame, qualcosa non per forza di eterno ma comunque è un'emozione molto forte, non si dice per una perdita di tempo, si dice quando si pensa che le cose sono serie a tal punto da condividere tutto della tua vita con la persona che ami.
-Ti amo..- parlo ancora da sola.
Parlo da sola, incosciente di cosa sto dicendo, sarà forse la frase di Sesshomaru che mi ha fatto girare la testa, ma non è ancora il momento.
Fuori era quasi buio, questo brutto tempo non accennava a smettere, nevicava così tanto che spesso le macchine restavano bloccate sul ciglio della strada, i clacson nevrotici dei Taxi che avevano fretta , questo era vivere in città.
Si era fatta l'una, mangiai giusto un insalata con la carne; da quando lavoravo al ristorante , ho iniziato a mangiare meglio, introducendo nella mia dieta cose che non mangiavo all'inizio.
La mia frutta preferita? Le fragole mi sembra ovvio, ma non era periodo e molte erano prodotte sotto serra, quindi optai per l'arancia.
La televisione riempiva quella casa che apparentemente era vuota, ma dentro c'è stato tanto, anche troppo.
Mi addormentai guardando uno di quei soliti programmi americani , stupidi e senza senso, ancora non capivo come era possibile che certa gente fosse così influenzabile da queste stronzate.
Siamo in America, l'ho dimenticato.


Una bussata, due bussate, tre bussate..
Ma perché dico io, perché disturbare il mio sonnellino pomeridiano!
-Ma chi è alle quattro del pomerig...- o miseriaccia!.
Erano la bellezza delle otto di sera, possibile che ho dormito quattro ore?! Ma che sono una pigrona.
Alzai il citofono ed era Josh, diamine stava bussando da mezz'ora, sarà congelato!.
Aprì la porta e senza neanche chiedere il permesso si lanciò dentro casa, mettendosi vicino al termosifone del salotto.
-Rin ma che cavolo fai dico!-.
-Stavo dormendo scusami! Ti preparo qualcosa di caldo- che pena che mi faceva, per colpa mia si è congelato.
-Dimmi allora, come è andata oggi a lavoro?- tentai di cambiare discorso, dire quanto sono stata stupida a dormire quattro ore era troppo.
-Non c'è male, solite cose, il capo ha chiesto di te, ho detto che stavi meglio-.
-Si abbastanza, mi sto riprendendo-.
-Allora Rin mi dici cosa stai nascondendo?-.
Cosa nascondo? Troppe cose Josh, con te parlo di tutto lo sai, ma in questo momento non riesco a dirti la verità, perché ho paura.
-Ecco vedi io..-.
-C'entra quel demone non è così?-.
Colpita e affondata, c'entra pienamente Sesshomaru.
Dopo un attimo di silenzio, mi limitai ad annuire con la testa, porgendogli il the caldo appena preparato.
-Vedi Josh, lui è venuto da me-.
-Ma cosa dici! Ti ha spiato? Come fa a sapere dove abiti!- si stava alterando, dovetti prenderlo con le buone per calmarlo.
-Ei Jo calma, glielo ha detto Kagome, ma incontrarlo è stato più che positivo per me- i miei occhi si illuminarono.
-Che intendi?!- Josh perché fai così, perché ti alteri tanto.
-Vedi , lui mi ha chiesto di lavorare nella sua azienda discografica come cantante-.
-E tu mica hai detto di si?- ma cosa ti prende amico?!.
-Ovvio che ho detto si! Finalmente dopo anni va tutto come speravo, è un'opportunità!-.
Ma lui non era felice per me, anzi sembrò quasi sospettoso e rammaricato, come se non volesse che io andassi.
-Hai anche fatto qualcosa con lui?- anche troppo forse.
-Ci ho fatto sesso, poi mi ha portato ad un gala in maschera, presentandomi come la sua fidanzata-.
Sgranò gli occhi, quasi sembrò aver perso un battito: cosa stava succedendo, possibile mai che era innamorato di me, dopo anni e anni che lavoriamo insieme, ma può mai essere?!.
-Josh va tutto bene?-.
Passò solo un minuto, si toccò la fronte e iniziò a parlare.
-Sono anni  che provo a farmi avanti, ad allontanarti da probabili conquiste, anni che mi piaci e forse anche che ti amo, adesso vengo a scoprire che tu ti sei fidanzata con uno pieno di soldi, come devo reagire?!-.
Il suo tono di voce si alzò man mano, era preso dalla rabbia e dal rancore, tanto che si alzò dal divano, buttando i cuscini per l'aria.
-Josh calmati ti prego io..-.
-No!! Ci sei andata anche a letto, ci hai fatto sesso quando io non ho mai osato sfiorarti perché hai sempre detto di essere una che al primo appuntamento non si cede-.
-Josh ma io non lo sapevo che ti piacevo..-.
-Lo sai chi ti ha inviato i fiori anonimi al tuo compleanno? Io! Sono stato io a scriverti quella frase dolce, ed era così bello vederti felice per una volta, ma ora no!-.
-Josh forse è il caso che ne vai..-.
-No, non me ne andrò da qui finché non ti avrò mia-.
Passai una delle ore peggiori della mia vita: mi buttò sul tavolo, baciandomi il collo con rabbia, mentre con le mani tentavo di allontanarlo, ma lui era più forte di me e la mia esile figura non era null in confronto alla sua. Mi bloccò la faccia , costringendomi a guardarlo.
-Ora voglio vedere con chi farai sesso per tutta la tua vita-.
Lo guardai terrorizzata e mi diede un bacio aggressivo, ma io non risposi e con una fortuna imprevedibile riuscì ad allontanarlo, ma quando arrivai alla porta per scappare lui mi bloccò di nuovo, mettendomi una mano sotto al vestitino, premendo sui miei slip.
-Basta, basta!!!!-.
Ma io devo ringraziare il cielo per una volta, ho avuto la grazia che Sesshomaru era tornato e aveva sentito le mie urla, sfondando la porta e prendendo Josh per il collo.
Lo sbattè nel muro con occhi pieni di rabbia, mentre io ero a terra che tremavo come una foglia.
-Rin, vai in camera- Sesshomaru fu categorico e non ci pensai a contraddirlo, feci come mi aveva detto.
Una volta soli , Sesshomaru scansi solo delle semplici parole a Josh.
-Non ti ammazzo perché se no dovrei portarti sulla coscienza, ma ciò che è mio non si tocca, non osare mai più, lurido umano, fare quello che hai fatto cinque minuti fa alla mia donna, perché non esiterò ad ucciderti-.
Josh scappò con la coda fra le gambe, con il collo pieno di lividi e di ferite sanguinanti, era ridotto davvero male.
Sentì i passi di Sesshomaru, pesanti, nel corridoio: mi rannicchiai ancora di più su me stessa, ero sconvolta, quel maniaco schifoso mi aveva toccata, baciata, sarei voluta morire piuttosto che stare con una persona come Josh.
Sesshomaru aprì la porta, guardandomi con uno sguardo infuriato, ma sapeva che non era colpa mia, che io non lo sapevo.
Lo guardai negli occhi e scoppiai a piangere, ero davvero impaurita, non era mai successa una cosa del genere, ora non sarei più potuta andare a lavoro, come potevo pagarmi l'affitto maledizione.
-Rin, guardami-.
Alzai il mento ed era di fronte a me, prendendomi dolcemente la mano e cercando di sorridermi.
-Vuoi dirmi che è successo?- come faccio Sesshomaru, ho paura.
Mi accoccolai a lui, stringendolo a me e cominciai a parlare.
-Ecco vedi , mi ha chiesto come stavo e io ho detto che le cose andavano meglio. Poi gli ho raccontato di noi pensando che non si arrabbiasse e lui mi ha confessato che gli piacevo da tempo e allora mi ha preso con la forza pur di avermi e..e ha allungato le mani toccandomi...- scoppiai a piangere ancora più forte, sentendo chiaramente la tensione di Sesshomaru salire a mille, stava come un pazzo.
-Rin non accadrà più-.
-Ma come faccio con il lavoro, come mi mantengo casa, come farò-.
-Tu verrai a vivere con me, non avrai bisogno di soldi, ci sono io per tutto e ci sarò per sempre-.
Quanto le sue parole fossero sincere, ho sempre voluto non fidarmi di nessuno: ecco i risultati con Josh, mi stava per violentare e quasi ci mancava poco, se non fosse stato per Sesshomaru.
-Voglio pensarci-.
-Rin, spero che farai la scelta giusta-.
Sentì chiaramente che stava per alzarsi, staccandosi da me, ma proprio non riuscivo a farlo andare via, lo costrinsi a restare accanto a me, ancora un po'.
-No ti prego non te ne andare- tremavo mentre, flebilmente, stringevo la manica della sua giacca.
-Guarda cosa ti ha fatto, vieni qui- mi prese in braccio, come vanno prese le principesse, portandomi in cucina e mettendomi sul tavolo, stavolta con un bellissimo mazzo di rose rosse.
-Ma quando le hai prese?!- ero sbalordita.
-Mentre stavo tornando le ho viste e ti ho pensato-.
Lo tirai per la cravatta, dandogli un bacio dolce e casto, ero ancora molto scossa per quello che era successo.
-Sesshomaru ti prego , fammi dimenticare questa brutta esperienza- ti prego Sesshomaru facciamo l'amore, purificami, fammi stare bene.
-Dove?- qui Sesshomaru.
Lo trascinai giù insieme a me, baciandolo stavolta con passione.
Io, lui, il tavolo, il silenzio riempito da orgasmi e fuori il freddo.
Ci sarebbe stato lui con me , sempre.






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Capitolo 5
*** Una solitudine che no c'è ***


-Si Sesshomaru, si , continua-.
Sembrava che in quella casa fosse venuto un terremoto: il divano era completamente scomposto e i cuscini a terra spaiati per il salottino, la tovaglia di decorazione che stava sopra al tavolo era a terra, sono stata capace di rompere un piatto in ceramica facendolo sulla cucina, il letto completamente sfatto, il calendario sulla porta ormai a terra, insomma ci siamo dati proprio alla pazza gioia stasera.
-Tu sei solo mia-.
Sesshomaru sarò tua per tutta la vita, tu sei stato il mio miracolo, la mia gioia, la mia voglia di andare avanti senza arrendersi mai, sei l'amore che vorrei dirti oltre che a dimostrarti.
-Continua, ti prego non fermarti-.
Non fermarti mai Sesshomaru, non smettere di amarmi a modo tuo, fammi sentire tua per sempre, fa che i nostri corpi diventino un tutt uno.
-Nessuno può toccarti-.
Non voglio che nessun altro mi tocchi, voglio sentire solo le tue mani sulla mia pelle, voglio sentire solo i tuoi baci, voglio sentire solo te stesso dentro di me, non voglio altro, non ne ho bisogno, ho il mondo fra le mani e sei tu.
-Voglio vivere con te, ogni giorno con te, portami via con te..Ah si!!-.
Ti bastano queste parole,Sesshomaru? Ti basta questa voglia infinita di te, di averti per tutta la vita, ti basta che io rinunci a questa vita così monotona e triste per vivere con te il sogno della mia esistenza? Come vivremo insieme non lo so, ma abbiamo il tempo davanti e con te passerà talmente lentamente che non mi sembrerà mai di invecchiare.
-Vivi tutto con me, non tralasciamo niente di noi-.
Strinsi di più le unghie nella sua pelle, graffiando la sua schiena, Dio se si fosse rotto il tavolo sarei stata ancora più felice, perché stavamo consumando tutto, tutto quello che avevamo da dare.
Non c'era ancora il momento da dire quanto in quell'istante ci stavamo amando, perché amare è una parola grossa, anche troppo.
 Nel sesso in quella stanza, c'erano solo due anime, nella purezza dell'inverno che ormai non faceva più freddo, era come se fosse arrivata l'estate fra noi, ma nessuno di noi due lo sapeva.
Mi portò in camera da letto, stendendomi ormai esausta sul morbido materasso, forse avrei dormito per l'ultima volta li.
Cosa riempiva quelle ore? L'amore.
-Sarò sempre in debito con te-.
-Perché mai?-.
-Mi hai salvato, la mia vita con te è diventata finalmente a colori-.
-Non dire sciocchezze Rin-.
Mi accoccolai a lui, stretta fra le sue carezze, fra i suoi baci sulla mia fronte e niente era più bello di sentirsi a casa.
-Come è andata la riunione di famiglia?-.
-Solo una grandissima rottura, con tua sorella poi che non smetteva di scocciare-.
-Quando lo saprà?-.
-Di noi?Il più tardi possibile, hai già subito abbastanza oggi-.
Effettivamente avevo sul serio avuto abbastanza oggi dalla vita, ho rischiato una violenza, ho  una sorella che se sa che sono fidanzata con suo "cognato" , andrà in escandescenza dicendo che la voglio copiare o altre stronzate. 
-Dormi piccola-.
Mi fu quello un sonnifero.



Ancora un altro giorno, ancora un'altra colazione perfetta, ancora la neve e il freddo.
Ma Sesshomaru era accanto a me, dormiva pesantemente credo, aveva un'espressione rilassata e un piccolo sorriso sulle labbra.
Decisi di preparare io la colazione, dunque mi alzai, mettendo una vestaglia in seta color carne, senza curarmi del fatto che avessi solo gli slip.
Fra caffè e cornetti, ballavo sulle note di "Kiss the sky", era l'unico modo per svegliarmi.
Ballavo come non avevo mai fatto, ma più mi giravo intorno, più notavo il casino che avevamo lasciato la sera precedente, certo che ci abbiamo dato dentro di brutto.
Il divano era completamente sotto sopra, i cuscini lanciati in ogni angolo della casa, un piatto rotto in cucina, una tazza rovesciata e un tavolo scricchiolante.
-Certo che è proprio un animale-.
Ma tu guarda che vado a pensare, ovvio che essendo così vecchio , avrà molta più esperienza di me nel campo del sesso, sa come far godere una donna, di certo non glielo devi insegnare io.
Improvvisamente sentì due mani sui miei fianchi, che perlustravano sinuosamente la mia curve, salendo  fino ad arrivare al seno, adagiandolo in due mani aperte a coppa.
-Buongiorno piccola-.
Mi sciolsi in quei contatti piacevoli, sentendo le sue labbra sulla mia pelle fredda e qualcos altro un po' più in basso diventare sempre più "duro".
-Ma non ti basta mai?- certo Sesshomaru dammi un po' di tregua.
-Tu sicuramente no- quanto era bello lo sapevo solo io in quel momento.
Portava solo i pantaloni, non esisteva la maglia del pigiama, bastava girare a petto nudo per casa per non avere freddo, e pensare che io mi sto congelando.
-Non hai freddo?-.
-Neanche un po' , che ti credi io sono un demone, mica un umano-.
Mi scusi sua altezza, mi ero dimentica della sua strana natura fisica.
-Mangia che è meglio- almeno la smetti di dire stronzate.
-La prima colazione insieme quindi- si ma non facciamone una questione di stato per favore.
-Può essere, niente lavoro oggi?-.
Il suo sguardo mutò in mano di due secondi, non appena chiusi bocca, i suoi occhi è come se si spensero, era asettico e stranamente agitato.
-Ecco vedi Rin, ieri durante quella specie di riunione di famiglia, mio padre ha deciso di partire stasera per New York-.
No Sesshomaru, non dirmi questo, non puoi lasciarmi da sola, non dopo tutto quello che è successo a me, quello che è successo fra noi.
Ti prego non partire, non sono pronta a lasciarti andare e non sono pronta a lasciare Boston, devo ancora finire delle cose, non chiedermi questo.
Mi si bloccò il cornetto a metà gola, quasi mi stavo affogando.
-E quindi cosa pensi di fare?- vuoi lasciarmi qui o aspettare Sesshomaru?.
-So che per te lasciare tutto questo è difficile, devi ancora licenziarti a lavoro, immagino tu debba fare dei saluti e sicuramente mettere negli scatoli molte cose- devo portarmi quasi tutta la casa, mi sembra ovvio.
-Certo, ho molti ricordi di famiglia qui, non vorrei lasciare tutto così-.
-In più non credo tu voglia vendere la casa, giusto?-.
Non posso, è stata frutto dei miei risparmi e quelli dei miei genitori, venderla significherebbe abbandonare per sempre il mio passato, ancora non ero pronta.
-Non ce la faccio-.
-Ti verrò a prendere fra due settimane con gli operai per il trasloco- devo aspettare due settimane per vederti.
Un vuoto nel mio petto, davvero mi stava abbandonando per due settimane, sarei stata sola per quattordici giorni, non sarà facile vedere il tuo mondo che se ne va da quella casa.
-Va bene, cercherò di sopportare anche questo, a che ora hai il volo?-.
-Alle 18:00, ma purtroppo dobbiamo salutarci stamattina-.
Si alzò dalla sedia, prendendomi in braccio e coccolandomi fra le sue forti braccia; Sesshomaru ti prego non fare così, sarà peggio, non ti lascerò andare e quando andrai oltre la porta piangerò come una bambina.
-Non ti preoccupare, cercherò di non farti sentire sola anche da lontano-.
Come vorrei crederti, ma è impossibile.
-Promettimi che mi chiamerai e che staremo a telefono per molto tempo-.
-Lo farò-.
-Farai il bravo?-.
-Lo farò-.
Nonostante tutto però, non volevo che andasse via.
-Ora Rin, devo prepararmi- mi lasciò dolcemente sul divano, dandomi un bacio a fior di labbra, coccolandomi per l'ultima volta.
Vidi la sua figura andare verso la camera da letto, ecco, ora ero da sola.
Sarebbe tornato il silenzio in questa casa, riempita da oggetti senza voce, da luci monotone e dai miei soliti thè ai mille gusti.
Durante quei minuti interminabili, ho riflettuto su come effettivamente ci siamo "conosciuti" io e Sesshomaru: certo non è una delle situazioni migliori conoscersi dietro alla cucina di un prestigioso ristorante, ma dopotutto non è stato poi così male, la sua apprensione nel poggiarmi la giacca sulle spalle ,perché era palese che stavo morendo di freddo, ha fatto si che uscisse il suo lato un po' " signore" , la sua tranquillità nel fare "amicizia" con una donna di cui neanche sapeva il nome ha inteso la sua praticità anche economicamente , non parlo di soldi.
La sua stravagante abilità nel trovare il mio indirizzo per portarmi solo un bigliettino e mettermi la coperta, ma che senso aveva tutto ciò.
Come ci siamo finiti sul tavolo poi non lo so, non credo che sia bastata la mia voce a fargli avere pensieri poco consoni e perversi, probabilmente c'era di più.
Molti parlano di feeling, imprinting, per me sono una marea di stronzate, ma non saprei spiegarmi più come è stato possibile tutto ciò: il suo sfiorarmi come se mi conoscesse da sempre, la sua voglia di avermi come se mi avesse sempre avuto, il suo sguardo magnetico di chi ha già visto i miei occhi, ma perché solo io ho pensato " Dio che Figo che ho davanti adesso quasi quasi ci provo".
-A cosa pensi Rin?-.
Sto pensando ai tuoi bellissimi occhi, quei occhi di ghiaccio ma con oro fuso dentro, alle tue labbra sottili, ai tuoi capelli argentei e al tuo fisico da dio greco.
-Vorrei che restassi-.
-Ti verrò a prendere , lo sai-.
-Ma non sarai qui-.
Alzai le braccia verso di lui, facendo il mio solito sbuffo da bambina prima di piangere come una fontana, beccandomi una di quelle guardate storte ma dolci.
-Rin non fare così, ti prego- ma come posso non fare così Sesshomaru, tu sai cosa significa avere la solitudine dentro e fuori se stessi?.
Intanto ad ogni suo passo ormai eravamo davanti alla porta, pronta a quel famoso saluto che tanto avrei voluto evitare ma purtroppo era impossibile, dovevamo separarci ma io non ne avevo nessuna intenzione.
-Non voglio che mi posi a terra, per favore- non farlo ti prego.
-Rin, smettila di piangere, non è un addio- la fai facile tu.
-Ma anche due settimane sono tante per me- i miei piedi toccarono terra, sminuendo ogni mia speranza di poterlo tenere con me altri cinque minuti.
-Devo andare Rin- ma come fai ad essere così rigido, così duro con me piangente davanti ai tuoi occhi, come fai a non avere neanche un po' di compassione.
-Va bene- girai quella serratura in modo pesante, quasi affaticato, non pensavo fosse così brutto dover aprire la porta di casa, non lo era mai stato.
Prese la sua valigia e mi diede un ultimo bacio, un bacio nostalgico e triste, ma speranzoso e pieno di amore, il nostro amore.
Circondai con le mie braccia il suo collo, godendomi ancora un suo abbraccio e una carezza sincera, prima di vederlo voltare le spalle e scendere le scale, sempre a testa alta, fiero, con un portamento da signore, tenendo saldamente la sua valigetta.
Mi chiusi la porta alle spalle, scivolando fino a toccare terra, stringendo il mio viso fra le mani, tentando di bloccare le lacrime, ma invano.
Ero di nuovo sola, ma i cambiamenti sarebbero arrivati presto: dovevo licenziarmi, preparare gli scatoloni, dire arrivederci ad una casa dove ho vissuto per anni.
-Basts Rin, ora esci e fai quello che devi fare-.
Eppure fuori nevica ancora, fa freddo e le luci illuminano le strade affollate di Boston: il suo taxi ormai era andato e, con lui,  metà del mio cuore.
La voglia di prepararmi era zero e , arronzando su cosa dovessi indossare, uscì di casa peggio di una zitella.
Maledizione faceva davvero freddo, ma chi me lo ha fatto fare di uscire, soprattutto chi è che miagola in questo modo?!.
Un momento, miagolare?!.
Mi voltai di scatto alla mia destra, notando un vicoletto chiuso e sulla sinistra di questo una scatola zuppa di acqua; subito l'aprì e al suo interno vi era la cosa più dolce di questo mondo.
Un gattino, sicuramente piccolo, miagolava terrorizzato, al freddo che tremava come una foglia, era così piccolo che bastava una mano per tenerlo al caldo.
Forse era destino, da sola non sarei mai stata, chissà.
-Vieni piccolino, andiamo a casa- lo avvolsi nella mia sciarpa e lo strinsi al mio petto, salendo di nuovo le scale velocemente.
Aprì la porta di casa e subito lo poggiai in una coperta , mettendolo al caldo e mi premunì di scaldare un po' di latte.
Lo guardai bene: era un maschietto, si vedeva benissimo dal suo facciamo tutto grigio, d'altronde come il resto del corpo, aveva gli occhi verde smeraldo.
-Ho deciso, tu sarai Christmas-.
Perché a volte le magie avvengono proprio a Natale.





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Capitolo 6
*** Una sorella ingrata. ***


Ero davanti al ristorante: la mia vita è iniziata in questo posto, quando chiesi disperatamente lavoro per mantenermi in questa città e ricordo che il signor Keichi mi prese sotto la sua ala protettrice da quando mi assunse.
Ora però era il momento di chiudere anche quel capitolo, ormai non sarei stata più a Boston, forse sarei diventata qualcosa di più oppure una semplice donna di casa fidanzata con un miliardario.
Sospirai ancora una volta, aprì la porta e cercai di essere più seria possibile.
-Rin eccoti ma che fine hai fatto!- il signor Keichi mi accolse a braccia aperte.
-Keichi dobbiamo parlare, in privato- come ti dico che mi licenzio?.
Mi guardò serio e andammo nel retro della cucina, stando attenti che nessuno ci sentisse.
-Dimmi Rin, cosa succede?-.
Succede che la mia vita sta cambiando e  finalmente forse sta diventando come voglio.
-Ecco Keichi io mi licenzio, ti ricordi quella famiglia che venne insieme a mia sorella qui? Beh uno di loro diciamo che mi ha "corteggiato" e mi ha chiesto di andare a New York con lui, sentendo le mie doti "canterine"-.
Mi guardò con gli occhi da fuori, ma non si scandalizzò più di tanto, quasi aveva previsto che succedesse; mi sorrise e prese fiato, cercando qualcosa da dirmi nella sua testa.
-Rin, non posso fermarti io, lo sai tu sei come una figlia per me, ma se pensi di aver trovato l'amore, voglio che tu lo segua con tutta te stessa-.
-Lo so, ma tranquillo, tornerò a trovarti, magari da cliente- risi e abbracciai quell'uomo che mi era sempre stato vicino, che mi aveva trovato una sistemazione migliore e che mi aiutava a vivere.
-Mi raccomando Rin, realizza i tuoi sogni-.
Mi lasciò andare, accompagnandomi alla porta d'uscita, con lo sguardo malinconico ma cosciente che avrei trovato di meglio.
Guardai per l'ultima volta quel posto che per me era casa, prima di voltare finalmente pagina e andare avanti per la mia strada.
Nel gelo di quella mattina, ancora nessun messaggio di Sesshomaru, ma avevo ben altro a cui pensare, al mio nuovo gatto per esempio, oppure iniziare a fare gli scatoloni.
Non credevo di avere cosi tante cose a casa, sarà perché le ho sempre cumulate in un angolo senza mai metterle a posto.
Quanti ricordi di famiglia: fotografie, lettere scritte a babbo natale, addirittura dei vestitini di carnevale di quando io e Kagome eravamo piccoline.
Chissà perché io avevo queste cose, perché mai me le sono portate dietro da casa, sarà forse per non sentire la nostalgia, oppure per tornare indietro nel tempo anche per un solo istante nei ricordi più lontani.
C'era una foto che forse era una delle migliori: io e Kagome, palesemente adolescenti, sopra al letto di quella che potesse sembrare la mia vecchia stanza, a leggere forse una rivista, con uno sguardo alquanto sorpreso , probabilmente avevamo visto il nostro mito della musica, oppure qualche abito assurdo, un trucco troppo stravagante o forse una frase di qualche giornalista troppo esplicito e arrogante.
Ma la cosa più bella era la nostra unione, la serenità, ci volevamo bene era ovvio, ma ora cosa è cambiato non lo so.
-Cosa sarà cambiato fra noi?-.
Mentre chiudevo gli scatoloni, attaccandomi lo scotch fra i capelli e sulla maglia, evitando di cadere sul fatto che mi gironzolava dietro, presi il cellulare e finalmente Sesshomaru si era degnato di chiamarmi.
-Pronto?- maledetto scotch.
-Ma che stai combinando?- sapessi Sesshomaru.
-Chris sta buono!- cavolo e ora che gli dico a Sesshomaru.
-Chi è adesso Chris?!- non ti scocciare Sesshomaru, è solo un...
-Gatto- appunto.
Sentì un lungo sospiro, ormai arreso all'inevitabile realtà che il gatto sarebbe diventato un nuovo membro di casa.
-Bene quindi adesso anche un gatto, ti avviso non ho molto amore per quelle bestie-.
-Andiamo Sesshomaru, i cani non sono esseri superiori ai gatti?- fino a prova contraria ero io che dovevo occuparmi di due "animali".
-I gatti mi scocciano-.
-Suvvia non ringhiare- da dove mi è uscito? Ora mi uccide sicuro, ma che ci posso fare se è un demone cane.
-Comunque sono in riunione, ti ho chiamato per sapere poi se sei andata al ristorante o no-.
-Si, sono andata e mi sono licenziata, ora sto facendo gli scatoli, sapessi che casino-.
-Bene, ti aiuterei ma devo stare qui-.
-Mi fa piacere che hai chiamato, già mi manchi-.
-Non sono tipo da cose sdolcinate, ma anche tu-.
Nonostante quella frase così schietta, mi si sono illuminati gli occhi, non me lo sarei mai aspettata da lui.
-Non dici il mio nome perché c'è Kagome?-prevedibile.
-Si, solo lei e Inuyasha non sanno di noi, mio padre lo ha capito-.
-È difficile prenderlo per i fondelli, prevedibile. Comunque io ora continuo a mettere a posto, Chris inizia ad avere fame-.
-Stupidi gatti-.
-Ciao amore- che strano, l'avrei chiamato con il suo nome, invece a quanto pare sto iniziando a sciogliermi sul serio.
-Ciao piccola- me lo ha detto come un sussurro, come il vento caldo d'estate che ti scompiglia i capelli e ti scotta la pelle , ma è così piacevole che vorresti che non smettesse mai.
"Dio, quanto lo amo".

Direi che dopo aver riempito una decina di scatoloni, potevo anche fermarmi: non mi sembrava vero che presto mi sarei trasferita, la casa era ancora piena, non avevo ancora quella sensazione nello stomaco quasi di addio.
Sarebbero rimasti tutti i mobili, ma vuoti, solo con qualche coperta e cuscino, con solo le stoviglie per mangiare, ma per il resto sarebbe stata vuota.
-Meglio che chiamo mamma-.
Da quanto tempo non la chiamavo, forse un mese, mi limitavo ai messaggi, che schifo di figlia ingrata che sono.
Squillava il telefono e mai come allora avevo bisogno di parlare con mamma, c'erano così tanti cambiamenti che neanche io riuscivo a stare tranquilla.
-Pronto?-eccoti, mamma.
-Mammina..-.
-Ehi Rin, piccola come stai? Che succede perché questa voce?- mamma sapessi, ho tanta paura, ho paura che questo cambiamento sia sbagliato.
-Mamma sai ho tante cose da dirti- anche troppe.
-Ho tutto il tempo per te, dimmi-.
Non basta un giorno per dirle tutto, ma proverò a farle un riassunto.
-Ho incontrato Kagome, è venuta al ristorante ma non è andata proprio bene..-.
-Quando la smetterete voi due di litigare?-.
-Aspetta, poi ho conosciuto un ragazzo, fratello di Inuyasha, ti ricordi di lui vero?-.
-Me lo ricordo bene, mi da sempre l'idea del teppista. Dimmi come è invece questo ragazzo?-.
-Ha tutto ciò che un ragazzo di classe può avere mamma: è alto, capelli perfetti e lunghi, occhi magnetici, classe da vendere, soldi a palate ma quello mi interessa poco, è dolce e romantico, insomma è tutto! Si chiama Sesshomaru-.
Non mi sono neanche accorta che ho arrotolato il filo del telefono fra le dita, mi fa questo effetto Sesshomaru.
-Piccola sono felice per te, sei innamorata, e dimmi poi?-.
-Mi ha chiesto di andare a vivere con lui, sapessi mamma, mi ha dato il mondo in meno di due giorni, si è fatto dire da Kagome dove abitavo e mi ha regalato anche delle rose bellissime-.
Mia mamma fece un sospiro, un silenzio pesante, quasi come se non fosse d'accordo.
-Rin, ormai sei grande e decidi tu della tua vita, io ti appoggio sempre sappilo. Quella ingrata di tua sorella ormai si è dimenticata di noi, ma lei lo sa che vai a vivere con questo Sesshomaru?-.
-No e non deve saperlo finché non sarò pronta, lei potrebbe mettermi in croce per questo e già non la sopporto-.
-Ma poi con la casa? La vendi ?-.
-Nono, la terrò come seconda casa, non voglio venderla, non me la sento, è casa mia, me l'avete comprata voi, non lo farò mai-.
-Piccola decidi tu sul serio-.
-Ho già deciso mamma, io non sono come Kagome, voglio tenere ciò che voi mi avete dato con i sacrifici-.
Sentì dal telefono la voce di mio padre che chiedeva a mia mamma con chi stesse parlando, anche il mio papà mi mancava tanto, avrei voluto parlare anche con lui.
-Mamma passami papà-.
In un attimo sentì la sua voce e scoppiai in lacrime, felice come non mai di sentire finalmente i miei genitori.
-Papà..-.
-Piccola perché piangi?-.
-Niente papà sono felice, mi mancate tantissimo-.
-Ho sentito che ti trasferisci , dove vai e con chi ?-.
Il solito papà, come mi mancava.
-Con Sesshomaru, il fratello di Inuyasha, e vado a New York, però non vendo la casa, sarà la mia casa per sempre-.
-Fa ciò che è più giusto Rin, noi ci siamo-.
Improvvisamente mamma penso si prese il cellulare, dicendo a mio padre di voler chiedermi una cosa importante, povero papà sempre succube.
-Rin dici a tua sorella che a Natale se non viene a trovarci va a finire male!!-.
-Mamma la vedo improbabile come cosa, a stento parla con me-.
-Rin siete sorelle, prima o poi dovete fare pace- disse mio padre prendendo il telefono da mano a mia mamma.
-Papà non lo farà mai-.
-Tesoro comunque noi ora dobbiamo andare, però chiamaci qualche altra volta e cerca di parlare con tua sorella-.
-Va bene, ciao mamma , ciao papà-.
-Ciao piccola, ti vogliamo bene-.
-Anche io -.
Chiusi la chiamata, sospirando alla grande impresa che dovevo compiere: parlare con mia sorella in modo civile e pacato senza mandarla a quel paese.
Visto che ero in vena di chiacchierate, le inviai un messaggio, scrivendole di venire a casa mia per parlare di cose serie, possibilmente senza astio.
Non mi rispose ma dopo due abbondanti ore si degnò di presentarsi a casa, bussando come una pazza.
Le aprì il portone e nascosi gli scatoloni nella camera da letto, non doveva capire nulla di quello che stava succedendo, ma figurati è così stupida che non ci arriva neanche da sola.
Aprì la porta e vidi la sua faccia palesemente sforzata di essere dolce e carina , pessima riuscita.
Entrò prepotente come suo solito, buttando la borsa sul divano insieme a quella enorme pelliccia, guardandomi con uno sguardo per dire mi hai disturbato.
-Cosa vuoi?-.
-Bel modo di rispondermi Kagome, comunque non ti terrò molto-.
-Si meglio, quest'aria plebea mi fa venire il prurito-.
Giuro che adesso la uccido a sangue.
-Mamma e papà vogliono che a Natale andiamo lì, da loro-.
-Non se se parla proprio, vado in Thailandia con Inuyasha a Natale, se lo scordassero-.
-Sei una ingrata con loro, non li chiami e non te ne frega niente, dopo tutti i sacrifici-.
-Parli a me di sacrifici?! Tu hai sempre cercato di togliermi da sotto al naso la carriera che mi sono costruita da sola, tu sempre vista come quella più dolce e brava, poi quando ho avuto tutto , tu volevi il mio mondo e non avendolo hai solo fatto i capricci-.
Ora aveva superato il limite.
-Sai cosa ti dico? Puoi uscire da quella porta e dimenticarti di avere una sorella e una famiglia, se pensi questo tu di me non hai capito nulla e pensare che oggi avevo visto delle nostre foto da adolescenti, quando ancora ci volevamo bene, macché tu mi hai sempre odiato e io forse ti ho ammirato troppo, non sono invidiosa del tuo mondo, vorrei essere come te certo ma non muoio se non lo sono, non sono morta fino ad ora-.
Feci le spallucce, mantenendo le lacrime, mi pizzicavano tremendamente gli occhi ma non dovevo darle questa soddisfazione.
-Meglio così, tanto di una sorella così odiosa non me ne faccio nulla, c'è di meglio-.
C'è meglio di una sorella a cui la fama è andata così tanto al cervello da essersi dimentica di chi l'ha solo ammirata e voluto bene.
Prese le sue cose e uscì, sbattendo la porta e lasciandomi sola, in lacrime, triste e arrabbiata, quasi mancata di rispetto.
Ma perché tutto questo?!.
Chris mi miagolò vicino alla gamba, strusciandosi dolcemente.
Lo guardai e lo presi in braccio, coccolandolo come se fosse un peluche.
-Hai fame vero?-.
Sesshomaru, dove Sei..
Perchè deve andare sempre così, perché deve essere così ostile con me, come può pensare che io sia invidiosa di lei, della persona a cui volevo più bene al mondo e invece ora la odio, maledizione Kagome sei una stupida!!!.
-Sei una grandissima idiota!!-.
Urlo e sto male, quanto vorrei parlarti di me Kagome, quanto vorrei raccontarti della mia vita, ma tu non me lo permetti.
Quanto vorrei parlarti senza doverti urlare contro o piangere per le tue parole taglienti e pungenti peggio del gelo dell'inverno.
Sarai sempre una di quelle crepe che non si riparano da sole oppure che non si ripareranno mai.
La fame mi mancò, diedi il pranzo a Chris e mi misi la tuta: quella casa così calda e quel divano così comodo mi accompagnarono nel mondo dei sogni e sentì Chris che dopo aver bevuto il suo latte, si mise sotto le coperte con me.
L'amore di un gatto, meno male che avevo lui.

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Capitolo 7
*** In un appartamento vuoto. ***


Passavano i giorni, le ore, i secondi, ma la solitudine si faceva sentire, nonostante le chiamate e i messaggi di Sesshomaru, nonostante le attenzioni del piccolo Chris, mi sentivo totalmente sola.
La mia tristezza era solamente una delle tante pecche di quel periodo che stavo attraversando: mia madre, dopo la stupida decisione di Kagome, si rifiutò di chiamarla e mio padre passava giorni a piangere con me al telefono perché la famiglia si stava sgretolando in mille pezzi.
Non sapevo neanche io più cosa dirgli, ormai avevo riempito tutti gli scatoloni e la casa era vuota, completamente spoglia di ogni tipo di ricordo, non c'era più nulla se non l'odore dei mobili coperti dal cellophane per evitare che si rovinino.
Ho comprato la cuccia a Chris e il trasportino per il viaggio, Sesshomaru non lo avrebbe mai fatto gironzolare per la macchina.
Ogni volta che pronuncio il suo nome è un vuoto nello stomaco, una gioia incommensurabile, una voglia irrefrenabile di stringerlo a me e dirgli che lo amo, senza più un velo per nascondermi, io lo amo.
Ora il cellulare sta squillando, perché mancano solo due giorni per abbandonare Boston, mancano solo due giorni per cambiare la mia vita.
-Pronto amore-.
-Ei piccola cosa succede?-.
La sua apprensione era il mio toccasana quotidiano, non vedevo l'ora di poter passare con lui ogni singolo istante della mia vita.
-Nulla, mi manchi da morire-.
-Domani mattina vengono i traslocatori, quindi vai a dormire presto stasera che domani devi alzarti presto-.
-Lo farò! Ma tu non vieni?-. 
-Io vengo dopodomani lo sai-.
Si lo so fin troppo bene, tanto da farmi stare male , come se fosse una continua pugnalata, non lo vedo da troppo e mi manca come se non lo vedessi da un anno.
-Meglio che vado a dormire allora, è mezzanotte-.
-Hai aspettato me-.
-Io ti aspetto sempre-.
Mi diede la buonanotte, lasciandomi cullare dal silenzio notturno, avevo bisogno di dormire, anche Chris si mise accanto a me, presto avremmo cambiato tutto.





Ma che ore erano? Le sei del mattino per caso, chi è che bussa come un pazzo a quest'ora!
Guardai l'orologio ed erano le sei e mezza di mattina, chi voleva morire per mano di una Rin senza caffè?.
-Pronto?- una voce più assonnata non poteva uscirmi.
-Piccola te l'ho detto di svegliarti presto-.
-Sesshomaru sono svegl...-no, un momento, non ci potevo credere.
Presi la vestaglia di corsa e me la infilai di fretta e furia, intanto aprì il portoncino giù mentre mi stavo lavando i denti e la faccia, dovevo avere un minimo di decoro!.
Sentì la porta bussare e corsi ad aprire, vidi dallo spioncino solo Sesshomaru.
-Buongiorno piccola- adesso svengo.
Mi aveva portato delle rose rosse bellissime, il caffè appena fatto e un cornetto, dio quanto lo amo.
-Mi sta venendo da piangere-.
Entrò dentro posando tutto sul tavolo e poi improvvisamente non si capì nulla più: mi prese per i glutei e mi alzò, baciandomi avidamente, con voglia, nostalgia e passione, mi era mancato tantissimo.
Avevo una voglia matta di fare l'amore con lui, troppo tempo senza il mio principe.
-Meeeow- ops.
Dimenticavo un particolare, Chris.
-Dunque è questa la palla di pelo che dovrò portarmi a casa insieme a te?- diciamo che si.
-Non daremo fastidio,promesso!-.
Chris tentò di avvicinarsi con la massima cautela possibile e io mi sorpresi di quando la sua coda andò ad attorcigliarsi alla gamba di Sesshomaru senza il minimo timore che lo potesse fare a fettine, questo gatto è incredibile.
-Vedi, gli piaci-.
-Ruffiano-.
Finalmente stava accadendo, presto mi sarei trasferita a casa di Sesshomaru, non vedevo l'ora.
-Ma i traslocatori?-.
-Vengono oggi pomeriggio, stamattina sei mia-.
Quindi il "traslocatore" che doveva venire all'alba era non altro che lui, bene allora non posso non "offrirgli" nulla, c'è molto lavoro da fare.
-Quindi, dovrei fare gli onori di casa ..-.
Piano incominciai a far scendere la vestaglia in seta da un lato e Sesshomaru non esitò ad avventarsi sulla mia spalla con i suoi baci bollenti, mentre con le mie mani mi inoltravo in quel bellissimo completo classico che gli stava divinamente, sbottonando la camicia lentamente, poi passai alla giacca, levandola e gettandola sul divano.
Lo tirai a me per la cravatta, stringendolo al mio petto come se fosse l'unica cosa più bella che avevo nella mia vita e,in un certo senso, lo era.
Sentì le sue mani salire verso le mie gambe, finché non mi prese in braccio e, ancora una volta, mi sbattè sul tavolo, levandomi tutto e lasciandomi solo con l'intimo.
-Direi che questo è superfluo, non trovi?-fece scivolare le sue dita prima sul reggiseno e poi sugli slip e in un colpo secco mi strappò entrambi, lasciandomi nuda e mi lasciai guardare, senza vergogna.
Presi coraggio allora e lo tirai più vicino a me prendendolo per il bordo dei pantaloni, sfilandoli con una sola mano mentre l'altra era impegnata a circondargli la nuca.
-Ti prego Sesshomaru, prendimi adesso, fammi tua, non resisto più-.
Non si fece pregare: entrò dentro di me con prepotenza e voglia, con movimenti lenti ma decisi, abbassandosi verso di me per baciarmi e guardarmi negli occhi.
-Sei bellissima, tu mi farai impazzire-.
Mi prese dal tavolo e finimmo a terra, sul tappeto vicino al divano, continuando a fare l'amore: c'era la voglia di amarsi e non fermarsi mai, la voglia di stringersi senza lasciarsi più e soprattutto c'era la voglia di volersi.
I miei gemiti riempirono quella casa apparentemente vuota, dando finalmente un suono a quel freddo ambiente che da quando lui ha lasciato non ha fatto altro che essermi sempre meno pieno.
-Non ti fermare-.
Nei miei sospiri, scandì quelle parole che gli fecero aumentare il ritmo delle sue spinte: mi stava distruggendo di amore e se avessimo voluto, sarebbe stato per tutta la vita.
Eppure ancora non ci siamo detti che ci amiamo, anche se lo dimostriamo.
Dopo un'ora di puro sesso sfrenato, il mio desiderio di amore era stato finalmente appagato, ma c'era qualcosa di diverso stavolta, come se dentro di me adesso ci fosse qualcosa di suo.
-Ti piacerà la nostra nuova casa- ne sono convinta, Sesshomaru.
Già che vivremo insieme mi rende felice al massimo.
Mi stringeva forte a se, sotto ad una coperta pesante presa a caso in camera da letto, sul tappeto dove avevamo consumato il nostro amore.
-Prima che andiamo a vivere insieme, devo sapere qualcosa?- eventuali ex ossessive scassa scatole magari, oppure delle amanti segrete, insomma un demone così bello come lui non può essere single per così tanto tempo.
-Che intendi?-.
-Intendo qualche probabile ex o amante- mi rise in faccia, come se avessi detto una sciocchezza.
-Rin andiamo, davvero dici?Comunque no niente ex ossessive e niente amanti, tutto nella norma-.
Non mi convinceva affatto, c'era sicuramente qualcosa che mi nascondeva, ma non voleva dirmelo.
-Poi vedremo se menti o meno-.
Mi guardò serio, con quei occhi pieni di oro, intensi e inespressivi.
-C'è solo una che devi sapere e devi starne alla larga:Kagura. Può metterti i bastoni fra le ruote in men che non si dica- bene, mi ha tranquillizzato adesso.
Aveva una ex psicopatica e sicuramente con istinti omicidi per le nuove fidanzate di Sesshomaru.
-Dovrò imparare a difendermi allora-.
-Per il caratterino che ti ritrovi, non penso che avrai molti problemi- speriamo.
-Io ho fame comunque- il mio pancino brontolava come che, avevo bisogno di mangiare e nel frigo non c'era niente di niente,era inutile fare la spesa.
-Sushi?-.
Ma io me lo sposo subito.
-Lo sai che così mi fai venire il batticuore?-.
-Una donna si conquista a partire dalla gola, così dice mio padre-.
-A buon intenditore, poche parole insomma-.
-Si, vedila così.Chiamo il giapponese-.
Si alzò dal tappeto, completamente nudo, senza neanche un briciolo di vergogna, era bellissimo in tutto.
Si rivestì poi, chiudendosi i pantaloni e la camicia, senza però indossare altro: io ero ancora sotto alle coperte sul tappeto, nuda, in attesa di trovare il coraggio di andarmi a vestire.
-Rin alzati- mi scoprì in un gesto solo, facendomi tremare dal freddo appena creato con lo spostamento della coperta e facendomi imbarazzare come un peperone.
Mi fissava, ossessivamente mi fissava, ma dovetti resistere a tanta tentazione di fare di nuovo sesso con lui.
-Mi vado a vestire, ho capito-.
Rassegnata feci le spallucce e andai a vestirmi in camera: ero piena di dolori, ma felice.
Tra il sushi e le nostre chiacchiere, si fece l'orario stabilito in cui dicevano venire i traslocatori: che cosa strana, vedere tutte le tue cose impacchettate con lo scotch trasportate fuori da quella che era la tua casa.
Il cambiamento da sempre una strana sensazione, non è mai una cosa bella,in fin dei conti, si sta cambiando le proprie abitudini ma per una giusta causa.
Chris era terrorizzato da tutte quelle persone che entravano e uscivano dalla casa, dunque si mise dietro Sesshomaru, il quale non si scompose.
-Mi sorprende di come Chris abbia preso confidenza subito con te, perché non lo prendi in braccio?- figurati se uno come lui si abbassa a prendere un piccolo micio fra le mani.
-Non se ne parla neanche, non mi faccio abbindolare da un essere infido come il gatto-.
-Non mi trattare male la mia palla di pelo!-.
Chris d'altro canto non smise di strusciarsi alla gamba di Sesshomaru, il quale , dopo vari tentativi di allontanamento, si arrese a quei due occhi smeraldo.
-Va bene ti prendo in braccio, ma se mi graffi ti disintegro- mi venne quasi da ridere, Sesshomaru non sarebbe mai stato capace di fare del male a quel micio.
Lo prese in braccio in modo molto accogliente e pacato, mi aspettavo una scena del tipo che Sesshomaru fosse impacciato nel prendere il gatto, facendosi sicuramente graffiare.
Mi stupì alquanto quando vidi che il corpicino di Chris era gentilmente adagiato sul petto di Sesshomaru, facendo fusa e miagolì di piacere, soddisfatto di essere riuscito a sciogliere anche un'anima come quella del principe di ghiaccio.
-Vedi che ti vuole bene!- era evidente.
-Sta facendo fusa da quando l'ho preso in braccio, faccio questo effetto anche ai gatti- come poteva essere pervertito il mio ragazzo in quel momento.
-Sei incredibile- ma notavo con piacere che accarezzava amorevolmente la piccola testa di Chris, il quale stava ormai nel mondo dei sogni.
La casa diventò vuota in meno di tre ore: ho passato quelle tre estenuanti ore a vedere i pacchi che uscivano dalla porta e persone fare avanti e indietro per svuotarmi casa, eppure non ero per nulla felice, perché c'era sempre quella malinconia che ti affligge quando abbandoni qualcosa, pur pensando che vai solo a migliorarti.
In quelle mura c'erano così tanti ricordi da farti venire le lacrime: i primi festini, i vari compleanni passati con amici e colleghi, il Natale della pasta all'italiana, i pianti con le amiche davanti ai film strappalacrime, le storie assurde dell'estate, insomma c'era una parte della mia vita.
Ma non c'è mai stata mia sorella, tra quelle mura, di suoi ricordi non ne ho neanche uno, se non l'ultimo episodio avuto, per un Natale voluto dai miei ma non da lei.
Tanto che forse non la consideravo neanche più come mia sorella, ma una semplice estranea che entra ed esce dalla mia vita lasciandomi solo delle profonde ferite, per un motivo che è uno dei più assurdi in assoluto, per attenzioni mancate.
Come se avessimo davvero cinque anni, come se litigassimo per uno stupido giocattolo o per la camera più grande.
Che stupida che è stata: pensare che tua sorella non ti vuole bene per una cosa così futile, ti fa venire solo voglia di piangere.
-Rin a cosa pensi??- mi voltai in quei occhi d'ambra, ancora con in braccio quel micio che ormai aveva preso posto sul suo petto e tanto ho voluto baciarlo mai come allora.
Gli lasciai un bacio dolce sulle labbra, per tornare poi a fissarlo seria, mai come prima.
-La nostalgia si sente, anche prima di andarsene-.
L'indomani sarei andata a vivere a New York, il posto più famoso al mondo per le sue qualità, eppure Boston già mi mancava.
-Hai l'opportunità di cambiare, in più se permetti, ti sei trovata anche un bel fidanzato pieno di soldi- non l'ho mai visto sorridere così, quasi di gioia.
Sapeva come farmi ridere, per questo lo amo.
-Ma smettila, sbruffone-.
Eppure lo abbracciai.
Perché, in quel momento, tutto ciò di cui avevo bisogno era lì, fra le mie mani, in un appartamento vuoto, nei ricordi ormai lontani.

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Capitolo 8
*** In quella fredda mattina a New York. ***


Ora Boston, ho dovuto dirti arrivederci, perché nei miei ricordi ci sarai sempre e ti lascio una parte di me in questa casa, quella parte che è cresciuta di esperienze, di miseria e fatica, ti lascio una Rin che forse non rivedrai più o, forse, prima o poi tornerà.
Ancora respiro per un ultima volta quell'odore di casa, prima di chiudermi la toppa alle spalle, con le lacrime agli occhi quasi ma con un nuovo orizzonte davanti a me.
Chris era più felice di me, come dargli torto, lui non ha mai abbandonato una casa, per lui è tutto così bello e dannatamente solare il futuro che ci aspetta.
Ma l'ultima mandata della chiave di casa era quella più difficile da digerire e, ancor di più, da concludere.
Probabilmente fare tutte queste storie per un trasloco ormai già compiuto è come piangere sul latte ormai versato, ma ne varrà sempre la pena.
-Rin, andiamo-.
Al mio fianco un demone, che mi ha raccolto come io ho raccolto Chris dalla strada: prima eravamo soli, in balia di un futuro che non sapeva neanche cosa riservarci, invece adesso abbiamo entrambi qualcuno che ci ama e anche una casa dove era possibile tornare.
Perdonate il mio tanto non positivismo in tale cambiamento, ma non ho mai avuto questa possibilità e invece averla ora fra le mie mani sembra come il vento, potrebbe fuggire da un momento all'altro.
Nonostante io l'ho presa fra le mani, può sempre fuggire fra le fessure, come la sabbia.
Chris stava comodo sul sediolino posteriore dell'audi di Sesshomaru, io avanti accanto al mio demone, a guardare fuori la strada che scorreva veloce, forse anche troppo per i miei occhi, ma forse più rapido era e meno sentivo la nostalgia.
-Sei felice Rin?-.
Non avevo proferito parola fino a che New York non mi sembrava vicina, non volevo parlare prima del tempo, prima di vedere "La grande Mela".
-Si, sono felice, anche se non sembra, ma lo sono-.
Vorrei poter gioire, ma neanche ho avvisato mamma e papà, per evitare che si preoccupassero troppi, probabilmente si saranno anche dimenticati di questa cosa.
Mi preoccupava, più di tutti, Kagome: lo avrebbe saputo sicuro, prima o poi sarebbe venuta la verità a galla, e non sarebbe stato per nulla facile spiegarle perché io ero a New York e sopratutto a casa di Sesshomaru.
-Spero ti piacerà la nuova casa-.
Considerato i suoi gusti, sarà una reggia in confronto alla mia.
-Sicuro- la mia mano si adagiò sulla  sua, lievemente poggiata sul cambio, intrecciando le nostre dita , come se fossimo la coppia più felice del mondo.
-Chris può girare per casa, sperando che non mi graffi tutto-.
-Magari farà il bravo-.
Sesshomaru abitava in uno di quei quartieri dentro la città, super ricchi ovviamente, con macchine di lusso sia a destra che a sinistra, parcheggiate anche in malo modo, segno di prepotenza.
Erano dei parchi enormi, bellissimi, ristrutturati da cima a fondo: i giardinetti erano curati e precisi, con fiori stupendi e cespugli simmetrici, una vera goduria per i miei occhi.
-A casa è già stato sistemato tutto, ci ha pensato mio padre, prendi tu Chris, io prendo la valigie-.
Ha detto bene "valigie", mi sono letteralmente portata un armadio intero con borse, vestiti, cappotti, biancheria, scarpe e chi ne ha più ne metta.
Abitava al quinto piano, con tanti di vista e attico: chiunque donna che sia entrata a casa sua, sicuro si sentiva la ragazza più speciale del mondo.
Ad un passo da toccare il cielo con un dito, mi verrebbe da dire: la vista era spettacolare, riuscivo ad intravedere dalla finestra delle scale la piazza centrale di New York.
-Sesshomaru ma è bellissimo!- esultai, per una volta mi sentivo una principessa.
-Ancora non hai visto la casa e già dici che è bellissimo?-.
-Io abitavo in un posto dove questo mondo non c'era- era completamente diverso.
Aprì la porta e mi mancò il fiato: un ampio salone color panna e rosso si presentò davanti ai miei occhi, spazioso e luminoso come io ho sempre voluto, profumato di muschio e pino, con un caminetto ad angolo, già con decori natalizi.
Le verande erano ampie , contornata da ghirlande di pigne e agrifogli e un imponente tavolo in legno accompagna quello stile quasi un po' di montagna.
Le tende erano color panna con dei ricami rossi leggeri, la luce entrava timida in quel living così perfetto, sembrava di essere in una casa da milioni.
-P..posso entrare?- avevo quasi paura di mettere il mio piede su quel parquet antico bellissimo, lucido e curato.
-È casa tua- ancora non mi sembrava possibile, avevo tutto questo?.
Entrai con il trasportino di Chris, che non faceva altro che miagolare alla vista di tutti quei mobili da graffiare e saltarci sopra, ma non sarebbe stato così, doveva imparare a rispettare la nostra nuova casa.
-Sesshomaru posso liberare la belva?- sorrisi , guardandolo dolcemente.
Annuì col capo e acconsentì a far fare il giro esplorativo a quella palla di pelo.
Chris uscì timidamente dalla sua cuccia, scivolando con quelle sue zampette sul parquet lucido, faticava a rimanere in piedi.
Sesshomaru mi porse una mano, invitandomi a proseguire il mio giro "turistico"; vidi la cucina, una cucina da chef, non di certo come la mia minuscola, in legno rovere nero e rifiniture in giallo, spaziosa e con un tavolo pieno di rose rosse vicino ad un'altra veranda con il balconcino. 
Il bagno poi sembrava una reggia, era enorme, adatto ad una come me che di spazio ne ha bisogno.
La camera da letto però era l'ultimo passo, il tanto atteso momento dove davvero avremmo condiviso tutto della nostra vita: i mobili erano rossi, con i comodini in nero rovere, con una camera armadio e un letto bellissimo, sicuramente era più di due piazze, con una coperta rossa e cuscini bianchi, una finestra  luminosa con delle tende bianche ricamate e anche il bagno in camera.
Non ci potevo pensare, nonostante fosse un appartamento aveva tutto ciò che ha una mini villetta su due piani, la sua vastità era indicativa sul suo prezzo, gli sarà costata cara, ma dopotutto per tutti i soldi che guadagna.
Mi abbracciò da dietro, coccolandomi in una stretta piena di gioia, anche se non lo dimostrava, nei suoi sguardi inespressivi.
-Hai una casa bellissima, non so se riuscirò ad abituarmi- già a casa mia dovevo scrivere su un foglio dove si trovavano le varie cose, qui mi sarei persa.
Mi voltò, guardandomi nei suoi occhi profondi e non esitò un secondo in più a baciarmi.
Mi sorprese questo suo gesto, era come se avessi riempito inconsciamente la sua vita, senza uscirne più.
Mi portò a vedere il suo studio, il quale mi aspettavo pieno di carte e disordinato, ma mi sono dimenticata che non è come me, ci tiene all'ordine.
C'erano due poltroncine rosse, ha una preferenza per questo colore, vicino ad una scrivania in legno antico, perfettamente armonioso con i mobili che avevano quell'odore di cera, di pulito.
-Allora che dici?-.
Cosa potrei dire, è tutto perfetto, non c'è nulla che non va bene, mi sento davvero fortunata, se questo non è un sogno.
-Io credo che sarà una bella esperienza e se vogliamo potrà essere per sempre-.
Lo abbracciai felice e sentì le sue mani percorrermi la schiena, stringendomi e facendo adagiare la mia testa nell'incavo fra la sua spalla e il collo.
Ma quel solito miagolio ci costrinse a separarci: Chris si era messo sul divano, sopra alla coperta in lana, rotolandosi come un bambino nella neve, nonostante fosse un gatto.
-Chris fai il bravo-. 
Ma Sesshomaru trovò alquanto curioso come una semplice palla di pelo come lui, potesse cercare gioia e svago in una coperta di lana, saltellando e rotolando come se fosse circondato da croccantini.
-Devi sapere che i gatti amano la lana e..-.
-Ho già provveduto-.
Sesshomaru si alzò, prendendo dal mobile sopra al televisore un gomitolo di lana tutto colorato, attirando l'attenzione di quella palla di pelo grigia.
Glielo lanciò sulla coperta, curioso di vedere  la sua reazione.
Inizialmente Chris la guardò strana, spingendola con le sue piccole zampette, ma bastò proprio toccarla per farlo impazzire.
-Questi esseri sono strani-.
-Vorresti dire che se ai cani lanci un osso o un bastoncino, non lo rincorrono- proviamoci Sesshomaru.
-Non ci provare-.
Suvvia, resti pur sempre un cane.
Quel "tenero" momento fu interrotto dal campanello della porta, lasciandomi con il fiato sospeso per la paura che fosse Kagome; si avvicinò alla porta e mi fece cenno di prendere Chris e andare in camera da letto, per chiudermi all'interno.
Presi tutto e non solo andai in camera da letto, ma mi chiusi nella cabina armadio, onde evitare che Chris potesse farsi sentire.
-Sesshomaru! Finalmente, neanche al cellulare rispondi!- quella maledetta voce strillante.
-Ciao Kagome-.
Appunto.
Non riuscì a sentire parte della conversazione, ma capì che c'erano tutti e sicuramente Sesshomaru aveva un impegno con loro.
Chiusa in quella cabina armadio, giocai con Chris, senza fare troppo casino, ma quel silenzio circostante mi stava facendo venire sonno.
Ogni tanto sentivo un urlo di quella pazza di Kagome, niente di rilevante, i suoi soliti modi di fare poco garbati.
Se prima i Kami mi graziavano, adesso dovevano mettersi contro di me, ovviamente: Chris incominciò a miagolare, forse aveva fame piccolino, ma questa cosa non sfuggì a quei signori che erano nello studio.
Sentì dei passi, accompagnati da commenti strani e sorpresi, ora dove mi nascondevo maledizione. 
Vidi dietro di me una schiera di giacche di Sesshomaru, con dello spazio per potermi infilare senza problemi, dunque fu per me un nascondiglio perfetto e anche molto veloce.
Non appena mi sistemai dietro a quella schiera di giacche, si aprì la porta, lasciando tutti senza parole: mi ero dimenticata di prendere Chris , che giocava beatamente con quella sua palla di lana, senza curarsi degli sguardi altrui.
-Da quando sei diventato amante dei gatti?- chiese una voce che poteva essere quella di Inuyasha.
-Lo faccio per migliorare il mio rapporto con le altre creature- ottima risposta.
-Aaa un gattino, ma come sei bello!- pericolo in atto.
Kagome si abbassò per vedere il gattino è sfortuna volle che nel farlo, guardò alla sua maledetta sinistra: i nostri occhi, cioccolato nel cioccolato, si incrociarono, sbarrandoli sorpresi e arrabbiati come una furia.
Abbozzai un mezzo saluto con un dito, ma subito arrivò la sua grandissima, scocciante e petulante strigliata.
-Ma cosa diamine ci fai tu qui?!?!?'- aprì le grucce, vedendomi rannicchiata in un angolo, tremendamente in imbarazzo.
-Ehm, ciao- non sapevo neanche cosa dire.
-Sesshomaru devi dirmi qualcosa?!- chiese adirata l'arpia.
-Si, lei è la mia fidanzata-.
I suoi occhi si aprirono ancora di più, le mancava palesemente il fiato in gola e da lì a poco sarebbe svenuta, ma non prima di avermi fatto una pezza.
-Cosa?!?! Ma potevi trovare di meglio no? Adesso ho come cognata la mia stessa sorella, potevi avere una bella modella molto più curata e meno sciattona, ti sei scelto il peggio-.
Dimenticavo, i suoi dolcissimi complimenti.
-Ha parlato quella che prima di diventare miss " sono la cantante più bella e brava del mondo" era la persona più sciatta in assoluto un casa- era la pura e semplice verità.
Uscì da dentro a quel minuscolo spazio, massaggiandomi la schiena mentre mi alzavo di fronte a lei con quella sua faccia arrogante.
-Ma guardati, sei davvero penosa. Pur di avere dei soldi in più, ti fidanzi con mio cognato che non è alla tua altezza, mi fai ridere, sei scesa così in basso che..-.
Non parlò: la mia mano aveva ormai superato la sua faccia, arrabbiata, costretta, infuriata, priva di ogni tipo di rancore.
Quello schiaffo se lo ricorderà a vita, come d'altronde le mie lacrime e la mia rabbia di fuoco.
-Un'altra parola Kagome, solo un'altra...-.
La mia voce era roca, impastata dalle lacrime, prima di risentimenti, furiosa.
-Fuori da casa mia- la voce di Sesshomaru era nervosa, era più infastidito di me.
-Kagome credo che Sesshomaru abbia ragione- allora Inuyasha ha una voce.
-Adesso stai dalla sua parte anche tu?!-.
-Ma cosa ti ha fatto di male, smettila di comportarti da bambina viziata e stupida, fai la persona matura- Inuyasha aveva anche il coraggio di mettersi contro la fidanzata, chi se lo aspettava.
-Sai chi era quella donna con il mio stesso nome, Airya?! Ero io e ho capito tutto di quello che hai detto!-.
-Lo sapevo! Maledetta!-.
-Sparisci da casa mia, adesso!-.
-Non è casa tua !-.
-È casa sua, ora vai fuori- Sesshomaru era ormai al limite.
Diventò vuota quella cabina armadio, lasciando solo una Rin con i singhiozzi alla gola e un Chris che, incurante e incosciente di ciò che era appena accaduto, mi strusciava contro la gamba per tentare di consolarmi.
Sesshomaru mi venne vicino, consolandomi per quanto poteva, senza preoccuparsi che avrei potuto sporcargli la giacca di trucco.
-Ti proteggerò io Rin- .
Purtroppo questa è una guerra che devo vincere da sola.
-Non capisco perché tutti questo-.
Ma lui sapeva la mia cura, l'unica cosa che mi avrebbe fatto stare meglio.
-Ti va di cantare un po'?-.
Era il mio modo di riempire i vuoti, la stanza diventava un tutt'uno con i colori, era un arcobaleno di emozioni indescrivibili, come i balli improvvisati sulle note di canzoni sconosciute.
-Nobody said it was easy..- anche i Coldplay potevano consolarmi.
Le canzoni erano forse una delle migliori medicine per cui potessi avere assuefazione: il mio mondo girava sulla musica, ero un disco continuo che girava all'infinito su un giradischi antico, uno di quelli datati ma che conserva sempre la sua bellezza.
Una volta sapevo ballare danza classica: ricordo i miei piedi sanguinanti e le nottate passate a ballare pezzi da imparare a memoria i passi, esercitazioni noiose sulla sbarra e un portamento rigido da legno.
Non che non mi piaccia, anzi io la trovo una di quei balli così fini da essere simbolo di eleganza e passione, ma il ricordo peggiore era la mia semi anoressia, per colpa di una dieta costretta e per questo lasciai.
Mi guardo adesso e con qualche chiletto di più , mi sento bella lo stesso.
Viaggiavo con la mia mente e, forse, anche un po' con i miei piedi, girando per il salotto imitando dei passi che ho creduto sempre di aver dimenticato.
La musica ora era diversa, c'era un classico, forse uno dei migliori per un ballo alla tradizionale, da rimettersi le scarpette e ballare.
-Mi concede questo ballo, mademoiselle?-.
Se me lo chiedi alla francese Sesshomaru, come posso dirti di no.
Non mi ricordavo di come fosse bello volteggiare fra le braccia del pronto fidanzato, con uno sguardo perso nell'amore e trascinato dalla situazione.
La sua giacca era ormai sul divano, le maniche della camicia erano alzata fino ai gomiti e la cravatta svogliatamente fatta per la fretta.
-Così sei un principe, il mio-lo abbraccia di istinto, come se la musica mi avesse spinto sul suo petto.
-Non credevo sapessi ballare-.
-Neanche io -.
Dopotutto già mi stupì di come sono riuscita a ballare al gala in maschera, non avevo mai ballato il lento, a danza classica non ti insegnano a ballare queste cose.
Avevo da migliorare in campo, ma piano piano mi sarei ricordata tutto, a costo di mettere le scarpette al piede di nuovo.
-Sai, in teoria una sorella non è solo una sorella,può essere anche una migliore amica. Le sorelle non si abbandonano mai,restano sempre una al fianco dell'altra, e fanno in modo di darsi forza a vicenda, ma a quanto pare io sono stata abbandonata da tempo-.
-Rin lei forse non se ne rende conto-.
Come mi sembrava strano ballare con lui in quel bellissimo salotto, era così strano che mi veniva da ridere, davvero faceva tutto questo per me.
-Aspettami qui!-.
Corsi in camera , aprendo una valigia a caso, ma subito trovai ciò che cercavo: prima di abbandonare danza del tutto, mi cucì da sola un vestitino morbido color panna che arrivava fino a metà coscia, con le spalline leggermente scese e a maniche lunghe, forse era il caso di rimetterlo.
Mi svestì nel minor tempo possibile, per evitare che Sesshomaru aspettasse troppo e in un batter di ciglia ero ormai pronta: mi stava benissimo, non credevo che dopo anni potesse ancora entrarmi, il tessuto non era per niente rovinato, avevo usato della seta e infatti mi è costato non poco questo lavoretto.
Mancava solo una cosa, le scarpette.
Le avevo davanti ai miei occhi, in un angolo della valigia e le osservavo con sguardo un po' rammaricato , non sapevo se il mio piede ci fosse entrato di nuovo senza sanguinare.
Non era ancora il caso di farlo, meglio stare con le ballerine elastiche.
Mi legai i capelli in una treccia morbida, arricchendoli con dei fermagli di brillantini della mamma, sembravo proprio una ballerina.
Corsi nel salotto e mi lasciai guardare da Sesshomaru che era sicuramente sorpreso di vedere così tanta eleganza in una come me.
-Sei la stessa di prima oppure hai una sosia?- spiritoso.
-Che ti credi, so essere elegante anche io, ho studiato danza classica-.
-Non lo avrei mai detto- spiritoso di nuovo.
Tralasciai la voglia di ucciderlo e mi invitò di nuovo a ballare, ma stavolta con una estrema delicatezza, i nostri passi erano perfettamente coordinati e i suoi occhi non smettevano di fissarmi, sembrava di essere ad un teatro con mille persone e anche più che ti guardano ballare, senza permetterti neanche di sbagliare.
-Non devi andare a lavoro?-.
Guardò fugacemente l'orologio posto sopra al caminetto, sorridendo leggermente.
-Si, tra venti minuti devo essere in azienda-.
-Allora vai cosa aspetti?-.
Mi prese un braccio, facendosi circondare il bacino con me mie gambe e mantenendomi per i glutei.
La situazione si stava scaldando, forse troppo.
-Me lo chiedi anche?- i suoi baci scendevano dal collo fino alla mia scollatura, mentre le mie unghie si conficcavano piano nella camicia.
-Farai tardi, Sesshomaru- a meno che tu non voglia proprio essere puntuale.
-Non dovevi metterti questo vestitino- adesso quindi è colpa mia, ottimo.
Ma poi è mai possibile che ha sempre voglia? È insaziabile, peggio di me.
-Allora sappi che a lavoro farai tardi- lo tirai per il colletto della camicia, facendo aderire le nostre labbra in un bacio appassionato.
Pensavo mi stesse portando nella camera da letto, ma in realtà entrammo nel bagno, mettendomi con la schiena contro la superficie fredda del muro.
Con una sola mano, riuscì ad aprire l'acqua calda della doccia, mentre con l'altra mi sorreggeva.
-Dovrei farmi una doccia- non lo avevo capito guarda.
-Vuoi compagnia?- la sua mano si inoltrò sotto al vestito.
-Tu devi- con l'altra mano, tirava il bordo dei miei slip.
-Perché mai?- gli tolsi al cravatta, lanciandola in un punto indefinito del bagno, passando poi alla camicia, sentendo i suoi muscoli irrigidirsi sotto il tocco delle mie dita.
-Tu sei mia-riuscì a sbottonarmi con solo due dita il reggiseno, non ci potevo credere, l'unico capace.
Senza mai togliermi dal muro, mi sfilò anche il vestitino, lasciandomi completamente nuda; ebbi un sussulto per il contatto freddo della parete, la mia pelle era direttamente stretta fra il muro e quel bellissimo corpo scultoreo.
Sentivo i suoi baci sul mio corpo, la sua lingua che mi torturava il seno e le sue mani che mi stringevano come se fossi la sua miglior preda.
Ma cosa poteva mai rovinare un momento così bello? Il suo maledetto, odioso, scocciante cellulare che non accennava a smettere di suonare.
-Non osare rispondere proprio ora- tentai in tutti i modi di distrarlo, ma non ci fu nulla da fare.
Mentre parlava scocciato a telefono di lavoro, decisi di fare anche io la mia parte: continuai a sbottonargli la camicia, senza però toglierla, e con una mano passai ai pantaloni, togliendo prima la cintura per far andare la mia mano più "comoda".
Lo guardai in faccia e non aveva neanche uno sguardo di goduria, niente era fermo peggio di una roccia.
Non arrendendomi, gli tolsi i pantaloni completamente, levando dal mio viso ogni tipo di imbarazzo, e stavolta ero io a giocare con il bordo dei suoi boxer.
-Allora la vogliamo chiudere questa chiamata?-mi beccai solo una guardata storta, ma tu pensa!.
-Mi scusi un momento- posò il cellulare sul muretto di marmo vicino alla doccia, levandosi la camicia con quel suo fare strafottente e arrogante, poi mi guardò profondamente negli occhi , avvicinandosi al mio orecchio.
-Perché non mi spogli completamente?-andò a farsi benedire ogni tentativo di autocontrollo.
-Perché tu non chiudi quella maledetta chiamata?-.
-Perché sono affari, a meno che tu non lo voglia fare mentre sono a telefono- ma stai fuori, è la cosa meno romantica in assoluto.
-Levatelo dal cervello-.
Mi sorrise di sottecchi e riprese il cellulare, mentre finalmente gli sfilai anche i boxer , lasciandolo completamente nudo in tutta la sua bellezza.
Devo essere sincera, era proprio bello, mi stupisce ancora l'idea che sia fidanzato con una come me, che sono il suo opposto.
Nonostante osservava il mio sguardo impaziente e sofferente, non si fece molti problemi, evidentemente era una cosa seria.
Mi pare di avergli detto che mentre era al telefono doveva starsi fermo, ma non mi ha per niente ascoltato: parlava di affari di lavoro, cogliendo l'occasione di un suo silenzio per darmi dei caldi baci sul collo, ma tentai di respingerlo senza  risultati.
Mi bloccò i polsi sopra alla mia testa, torturandomi con i suoi sguardi provocatori.
Mi scappò un gemito di piacere, ma lui non si fece affatto problemi: tolse la mano dai miei polsi e scese giù fino all'inguine, divertendosi come un dannato a farmi perdere il lume della ragione.
-Quindi sta dicendo che avremmo ospiti stasera?- mi guardava ad un centimetro dalle mie labbra mentre parlava al cellulare , che odio.
-S..sei un bastardo- tentavo in tutti i modi di non farmi sentire.
Si avvicinò ancora di più, guardandomi come chi sa che presto avrei fatto una grandissima figuraccia per colpa sua.
-Quindi devo portarmi la mia fidanzata- ero al limite.
Ebbi un gemito seguito da un tremolio nelle gambe, palesemente sentito da chiunque stesse dall'altro lato del cellulare, beccandomi il sorrisetto soddisfatto di Sesshomaru.
Mi dovetti mantenere al termosifone per non cadere a terra, era mai possibile che con delle dita poteva provocarmi questo piacere?.
-Allora a stasera, buona giornata-.
Finalmente chiuse quella chiamata, prendendomi di peso e sbattendomi nella doccia: le sue spinte erano una goduria inspiegabile, era quell'amore strano che ci faceva vivere queste emozioni, ma non dimenticherò mai la grandissima figura anche mi ha fatto fare per colpa del suo essere così bastardo.
La mia mano si inoltrò nei suoi capelli, mentre con l'altra ero impegnata a graffiargli la schiena con rabbia e passione.
Mi incurvavo sempre di più in avanti non solo per il piacere ma anche per il freddo che sentivo poggiata a quella lastra di ghiaccio, favorendo però a lui una bella visuale e un campo aperto per eventuali torture.
I suoi canini affilati mi lasciarono un segno evidente sulla nuca, ma era il segno più bello che potessi mai avere.
-Quanto diamine sei bella Rin, mi fai perdere la testa- non smettere.
-Sesshomaru dimmelo..-.
Cosa volevo che dicesse, volevo che mi confessasse il suo amore per me, era questo ciò che desideravo più di ogni altra cosa da due settimane e più.
Avevo bisogno di sentirmi dire che mi amava, non bastava fare sesso, i corpi parlano ma non c'è nulla di più bello nel sentire che il demone che ti sta riempendo la vita di gioia ti ama.
-Cosa vuoi che ti dica, Rin?- ha marcato il mio nome con una voce roca e sensuale allo stesso tempo, era più perso di me.
Gli tirai i capelli delicatamente, evitando eventuali scatti di rabbia, costringendolo a guardarmi negli occhi, quei occhi ormai  persi di lui.
-Guardami e dimmelo, Sesshomaru-.
Mi capì, guardandomi, vide quella luce di speranza e anche di passione nei miei occhi cioccolato, era quello il momento giusto, era quella l'occasione, in quella doccia, quel giorno, quell'ora.
-Chiedimelo ancora-.
-Dimmelo- quante volte vuoi che te lo ripeta, quanto ancora vuoi farmi attendere?.
-Urlalo- a cosa voleva arrivare.
Le sue spinte aumentavano, era tutto un mix di emozioni miste al suo profumo di muschio e menta, era tutto così perfetto, mi sono persa nel paradiso.
Ancora, ancora, ancora...
-Dimmelo!!-.
L'ultima spinta, quella che mi fece quasi perdere i sensi: gli affanni, la voglia, la felicità, l'amore.
-Ti amo Rin-.
Fu l'unica cosa che non mi permise di svenire del tutto: lo strinsi a me, piangendo, sotto l'acqua calda corrente, ormai distrutta ma felice, sentendo lui che ricambiava il mio abbraccio, sempre più forte, lui che non si stancava mai e io che non mi sarei mai stancata di lui.
Piangevo da farmi mancare quasi l'aria, lui mi faceva mancare il respiro soltanto guardandolo.
-Non piangere Rin- non ci riesco, ho così tante emozioni dentro me.
-Ti amo anche io Sesshomaru. Sei la prima persona a cui lo dico, tu sei stato il mio miracolo, mi hai salvata, io non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto-.
Mi alzò il mento, catturando quelle lacrime salate dalle mie guance, e senza indugio mi lasciò un altro bacio, stavolta dolce, sulle labbra.
-Amami e basta-.
Lo farò amore mio.
Ma era ormai tardi, Sesshomaru stava tardando a lavoro e doveva davvero farsi la doccia.
-Fai tu, io me la prendo con calma- ero ancora sfinita, non avevo le forze.
Mi limitai a guardarlo mentre si insaponava e di nuovo sentì quella voglia al basso ventre che dovetti contenere per i dolori.
Mi lasciò poi sola nella doccia, vestendosi e scappando a lavoro, rendendosi veramente conto che ormai era tardi e non poteva fermarsi oltre.
Credo di essermi addormentata nella doccia, ormai esausta ma felice di aver consumato quell'amore così, in una doccia, in una fredda mattina a New York.


 

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Capitolo 9
*** Pensavo fosse amore. ***


Dopo essermi fatta la doccia, avrò dormito almeno cinque ore, tanto da svegliarmi alle quattro del pomeriggio, più stanca di prima.
Mi rotolai nel vero senso della parola giù dal letto, stringendo ancora la coperta fra le gambe, cosciente però del fatto che non potevo strusciare a vita sul pavimento.
Chris si svegliò insieme a me, ovviamente morto di fame, povero cucciolo.
Fu l'unico motivo per cui mi alzai, andare alla ricerca dei croccantini per Chris.
Lo trovai però senza molte storie, erano nel primo scaffale in basso nella cucina, un posto facile.
Ma avevo così tanto sonno da addormentarmi sul pavimento in cucina, dopotutto quella mattina è stata abbastanza movimentata, avevo bisogno di un sano riposino.
Mi risvegliai dopo un'ora ancora, ma il mio risveglio fu abbastanza traumatico: Sesshomaru era appena rientrato e mi vide a terra, dunque pensò bene di strattonarmi prima di capire se stessi dormendo o meno.
-Rin!-.
Lo guardai con gli occhi ancora semi chiusi e gli circondai il collo con le braccia, nella speranza che mi prendesse in braccio.
-Che è successo?-.
-Non lo so, ti ho trovata a terra con Chris che ti dormiva addosso-.
Giusto, avevo dato i croccantini a Chris e mi sono riaddormentata a terra, sul pavimento freddo poi.
-Etciù!- appunto.
Mi guardò rassegnato, prendendomi in braccio con un ghigno, quasi divertito dalla mia faccia dormiente e raffreddata.
-Stasera ti ricordo che dobbiamo andare ad una cena importante-.
-Non ci voglio andare, ho altri impegni- sembrò guardarmi strano, in attesa di una mia risposta, ora che mi inventavo.
-E sentiamo cosa devi fare a parte dormire?-.
Dormire.
-Devo guardare la mia serie televisiva preferita- menzogna.
-Rin, finiscila, non ti credo- mi sono dimenticata che non so mentire a Sesshomaru.
-E va bene, ci vengo!-.
-Ma perché poi non vuoi?-.
-Perchè sicuro c'è mia sorella, giusto?-.
Sembrò avessi fatto centro, era palese che c'era anche lei, come poteva non esserci.
-Aprirà lei la serata-.
Ancora peggio, dovrò sentirla cantare, non che non sia brava.
-Ottimo, ancora peggio-.
Era una tortura sottopormi a quella cena, già avevo una brutta sensazione.
Suvvia, mi dicevo, cosa sarà mai essere la preda di mia sorella per tutta la sera, tanto c'era Sesshomaru giusto? Mi avrebbe difeso lui.
-Cosa mi metto se non ho nulla di elegante?!-.
Diciamola tutta, non sono mai stata una patita delle cose firmate, non avevo poi così tante possibilità per comprarmele, a parte qualche eccezione dovute ad un inaspettato aumento.
Non avevo vestiti di gran classe, solo cose semplici e, a dirla tutta, da uscita in un pub e pizzeria.
Del resto sono sempre stata una persona semplice.
Potrei mettere il vestito che mi ha dato Sesshomaru per la festa di gala in maschera, sarebbe una buona idea se ricordassi dove fosse.
-Ti ho comprato delle cose-.
Quindi non andava bene rimettere quello, però almeno avrei rimesso le mie scarpe Prada bellissime.
Prese dal salone delle shopping bag, non piccole e sicuramente non poche.
-Ma Sesshomaru è troppo io non posso accettare..- ma certo che posso accettare, dai qua!.
-Apri e vedi-.
Adesso piango, piango come una bambina giuro, mi stava trattando da vera principessa.
Aprì una scatola e vidi un bellissimo vestito rosso scuro, con dei dettagli in argento sulle estremità dell'abito, un leggero spacco non troppo pronunciato su ambedue le gambe, il tessuto era velluto leggero, aderente sicuro.
-È stupendo- non avevo parole migliori, mi mancavano.
-Mi sono permesso di prenderti anche altre cose-.
Si è scomodato troppo: una camicetta in seta, un completo intimo, tre paia di scarpe e due orecchini di brillantini.
Aveva così tanti soldi da spendere?!.
-Come facevi a sapere la mia taglia-.
Mi guardò quasi sorpreso della mia domanda, come se non ci arrivassi da sola.
-Se ti ho visto nuda mi sono fatto un'idea, non trovi ?- che stupida.
-Sei il solito!-.
C'era qualcosa che non andava però, non in quel bellissimo regalo, ma in me: era come se qualcuno o qualcosa stesse risucchiando via tutte le mie energie, non facevo altro che sbadigliare e mi sentivo spossata.
-C'è altro - sento già la nota dolente.
-Quanto è tragica?-.
-Ti ricordi di quella Kagura che ti ho parlato?-.
Incominciano le litigate furiose con le ex di Sesshomaru, neanche avevamo iniziato a stare insieme e già arrivano problemi.
-Basta che non mi provoca Sesshomaru, basta solo questo-.
-Non te lo assicuro, è come tua sorella- quindi un'arpia.
Quanto vorrei che mi venisse la febbre.




Il solo ticchettio dei miei stessi tacchi su quel pavimento quasi di cristallo, mi stava snervando peggio dello stridulio della lavagna con il gessetto.
Ero così nervosa che si poteva capire da come stringevo la giacca a Sesshomaru, compulsivamente e quasi terrorizzata.
-Ti prego torniamo-.
Volevo tanto scappare, sentivo già una pressione addosso come se avessi un macigno sulle spalle.
-Sei bellissima, non ti preoccupare-.
Se mi preoccupasse la bellezza, mi sarei già chiusa dentro casa.
Il timore mio più grande era non tanto incontrare mia sorella ma la ex di Sesshomaru: non ci misi molto a capire chi fosse, considerando il suo sgambettare quasi frettoloso verso la nostra direzione.
Aveva dei capelli legati in un piccolo chignon, contornato da delle perle verse acqua, i suoi occhi erano quasi porpora , più sul rosso direi, portava un vestito scollato, forse anche troppo per i miei gusti, rosso e completamente aderente al suo perfetto corpo da probabile modella.
-Sesshomaru, caro, da quanto tempo- addirittura caro.
-Ciao Kagura-.
Un macigno ancora più grande sembrò quasi schiacciarmi a terra, quella quindi era veramente la sua ex ed era molto più bella di me.
Mi squadrò dalla testa ai piedi, osservandomi con aria superficiale , non mi degnò quasi di mezza parola, solo per presentarsi.
-Tu devi essere Rin, strano che porti questi abiti così fini, Kagome mi ha detto che sei una sempliciotta- adesso mi parte la rotella omicida nel cervello.
-Non pensavo invece che tu potessi tanto assomigliarle caratterialmente, siete proprio due arpie-.
Mi guardò quasi risentita, ma non mi diede tanto peso, quanto invece a Sesshomaru.
-Posso portartelo via qualche secondo, cara?-.
Non se ne parla neanche.
-Rin ci sei anche tu! Vieni con me ti mostro una cosa- da quando mia sorella arriva quasi correndo da me.
Neanche il tempo di voltarmi, che Sesshomaru e Kagura si erano dileguati, ma dove erano finito non lo sapevo.
-Se stai provando a portarmi via Sesshomaru , ti sbagli di grosso!- puntai il dito contro Kagome, con sguardo di fuoco.
-No anzi, vorrei solo dirti che quella Kagura è capace di tutto, stai attenta-.
Sembrerà strano ma stavolta era fin troppo seria, stava forse cercando di proteggermi.
-Allora dimmi, cosa vuoi mostrarmi?-.
Mi sorrise e mi trascinò via dalla sala, portandomi sulla balconata , mostrandomi un cielo stellato bellissimo.
Mi sorpresi di tanta bontà di mia sorella, tanto che mi fu spontaneo chiederle come mai adesso non mi odiasse.
-Perchè  ora non mi odi?-.
Si voltò verso me con uno sguardo perso in un apparente vuoto, ma gli occhi erano colmi di lacrime che non volevano però uscire.
-Rin, sono sempre stata un disastro, ti ho solo ferita in questi anni, ma non voglio che accada di nuovo, voglio ricominciare e nonostante non ci siano abbastanza parole per dirti quanto mi dispiace inizierò con il chiederti scusa-.
Rimasi con la bocca letteralmente spalancata, sorprendendomi di mia sorella, che è passata da essere un'arpia a una donna pentita.
L'avrei dovuta perdonare? Forse, dopotutto ogni essere umano necessita di una nuova occasione.
-Ti perdono, ma ti prego non ferirmi-.
Mi si lanciò fra le braccia, felice, più di me che ero quasi in imbarazzo, ma finalmente eravamo di nuovo una famiglia.
-Ora andiamo dai, la serata è appena iniziata-.
Quanto avrei voluto che invece fosse già finita.
Mi subì le guardate di Kagura a Sesshomaru, i suoi tentativi di approcciare con lui, quel suo modo snervante di comportarsi, quasi da poco di buono che sicuramente era, ma da una parte mi sentivo sollevata infondo perché mia sorella mi ha dimostrato di volermi bene.
-E quindi Rin, eri tu la dama misteriosa?- mi chiese Kagura.
-Si- risposta secca e concisa.
-Avevi vergogna di mostrarti agli occhi degli altri?- sta già esagerando.
-Non sono abituata ai riflettori-.
-Certo, nessun personaggio umile è abituato, questa quindi è la vita dei "Poveri"- ma ci prende gusto.
-Sempre meglio che pieni di soldi e con un quoziente intellettivo pari a zero-.
Kagome quasi si stava affogando con un sorso di champagne, sicuramente aveva colto la frecciata con quella oca, mi è uscito spontaneo.
Non ero mai stata acida, ma quella sera, quella giornata in particolare, iniziai a ragionare come mia sorella: se hai talento, devi buttare a terra tutto, principalmente le persone più altezzose e piene di se.
Forse, un po', le assomigliavo.
Passammo una bella serata se si può dire, io mi trattenni con Kagome, mi mancava molto stare con lei, Sesshomaru invece si avviò a casa , Kagura non mi salutò neanche ma non ci tenni.
-Sai Kagome, credo che Sesshomaru sia una delle cose più belle che potessi mai avere- da quanto tempo non fumavo, con mia sorella, sotto ad un cielo stellato.
-Quando incontri la persona giusta, tutto è più bello- nonostante i vestiti costosi, eravamo sul prato, stese insieme come una volta, con quella sigaretta che sapeva di nostalgia ma anche di ricordi.
-Ti ricordi quando ci nascondevamo da mamma per fumare?- come posso dimenticarlo.
-Si Kagome, tu eri quella più fifona-.
-Anche tu non scherzavi però-.
Sotto a quel cielo bellissimo, ho ritrovato ciò che pensavo di aver perso, ovvero la mia unica fonte di vita, ispirazione, gioia, il mio mondo, il mio pilastro: Lei.
Non pensavo di tornare ai vecchi tempi, quando i ricordi erano invece vita, eppure siamo qui, a notte inoltrata, a parlare di noi.
Ma ormai era tardi e io dovevo tornare, ma, forse, era meglio che non lo facevo.

Kagome mi accompagnò a casa, leggermente brilla anche lei, ma fosse stato quello la cosa peggiore.
In quella notte capì che, per quanto tu possa amare una persona, spesso, è meglio non fidarsi mai.


Sesshomaru, perché mi hai fatto questo..





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Capitolo 10
*** La magia della Vigilia ***


Scappare via, con il fiatone in gola, correndo fra la folla, spingendo involontariamente le persone che passeggiavano tranquille per strada, con Chris fra le braccia spaventato.
Stavo scappando di nuovo, perché mi sono illusa di qualcosa che pensavo esistesse ma che in realtà era solo una nube che presto sarebbe svanita e io sarei tornata alla mia solita vita.
Quella sera, una delle peggiori di tutta la mia vita, ancora non ci credo.
Sesshomaru, perché..


Entrai, trovando sorpresa la porta aperta, cosa anomala da Sesshomaru.
Sentivo dei versi venire dalla camera da letto, sembrava una donna, una donna che godeva, vogliosa, felice.
Ma solo quel suono riempiva la casa, non c'era altro, se non il mio cuore in frantumi.
Vidi solo il mio " Ex ragazzo" a letto con quella vipera di Kagura, con gli occhi soddisfatti di lei e i suoi privi di parole, ma non c'era proprio nulla da dire.
Vidi solo lei alzarsi e guardarmi con un sorrisetto soddisfatto, con quel corpo che faceva invidia al mio, tristemente invidia.
Di ciò che presi fu solo la borsa, il mio Chris e le chiavi di Boston, ma il resto era lì, era a casa sua.
Una casa che una volta era nostra.





Le lacrime mi avevano ormai scavato le guance, sembrava quasi che non avessi più la forza di ricostruirmi, a volte la mia pelle era così bianca che il sangue non circolava neanche.
I giorni, le ore e i secondi, passavano, il rumore della città di Boston mi torturava le povere orecchie, che percepivano i miei singhiozzi durante la notte.
Avevo ripreso a lavorare ma non riuscivo a riprendermi, spesso vedevo coppie a cena e mi veniva da piangere, ripensando che proprio in quel ristorante avevo conosciuto a quel farabutto.
Sotto insistenza delle mie amiche, provai ad uscire con altre persone, ma nessuno era come lui, nessuno sapeva davvero capirmi, ancora non ero pronta a girare pagina.
Pensavo di essere sola, abbandonata al mio tremendo destino, fatto di solitudine e monotonia, ma proprio quel 23 Dicembre, il telefono di casa squillò, ad un passo dalla vigilia.
Non erano le pubblicità stavolta.
-Pronto?-.
-Rin, ti prego come stai?-.
Come potevo mai stare bene, vivevo di depressione e monotonia.
-Kagome..- le lacrime mi stavano struggendo gli occhi, sarei morta disidratata.
-Io, non ce la faccio più, presto crollerò del tutto-.
-Non dirmi così ti prego-.
-Lui come sta?- perché mai mi interessa!.
-Non lo vedo e sento da un po', ma secondo Inuyasha non sta molto bene-.
-Mh-.
-Rin ti prego torna da me, lo so cosa stai passando, hai bisogno di aiuto-.
Come potevo mai tornare indietro? Ero chiusa in quella casa, con i mobili ancora imballati con la plastica, non c'era più quel calore, Sesshomaru se lo è portato via.
-Sai, sono dimagrita, sapessi peso pochissimo, mi sorprendo che riesco a lavorare per pagarmi le bollette e il cibo per Chris-.
-Sto vedendo da te-.
-Non puoi-.
-Non te l'ho chiesto, permettimi di fare la sorella adesso-.
Dopo quei giorni bui senza nulla di positivo, sorrisi.
-Sai Chris, forse viene Kagome, chissà che effetto le farà vedere la casa in queste condizioni, è uguale a quando l'abbiamo lasciata-.
Ma la figura del mio gatto stava ormai svanendo nel nulla, insieme forse alla mia vita.
Perchè ho meritato tutto questo?.



Un dolore indescrivibile nel petto, riuscì a sentire solo questo, prima di aprire gli occhi di scatto e tossendo come se fossi appena annegata.
Ma dove mi trovavo, perché c'era così tanta luce e perché sento questi rumori così forti.
-Si è svegliata, prego venga-.
Ma dove mi trovo?!.
Con quella poca messa a fuoco che avevo, vidi una testa nera e una palla di pelo fra le braccia di questa donna.
-Rin, sono Kagome, mi vedi?Mi riconosci?-.
Il mio angelo è venuto a salvarmi.
-Ti vedo male, ma so chi sei e so che questo è Chris-.
Poca forza mi servì per alzare il braccio e toccare quel pelo morbido del gatto, sentendo sotto le dita le sue fusa.
-Chi lo sa che sono qui?-.
-Nessuno Rin- meglio.
-Per un volta sei stata silenziosa-.
-Ho pensato che volevi la privacy-.
-Hai pensato bene, ma dove mi trovo?- ero un po' spaesata.
-Sei a New York, starai da me appena ti riprendi.
Quindi praticamente lei mi ha portato in ospedale qui, partendo da Boston.
-Sai Rin, spesso alle persone si da una seconda possibilità, perché non è detto che lo sbaglio sia fatto di proposito-.
-Non incominciare, si è portato a letto la sua ex, non c'è niente di peggio-.
-Anche Inuyasha mi tradì, i primi tempi..- vidi il suo volto farsi triste, era uno dei suoi peggiori ricordi.
-Allora è tipico dei Taisho- cercai di sdrammatizzare ma più di un sorrisetto non ho avuto.
-Fu una di quelle gocce che mi fece capire che dovevo cambiare io, per questo mi sono creata questa corazza da cattiva, perché se no Inuyasha non sarebbe mai cambiato-.
-E poi come hai fatto?-.
-Anch'io l'ho colto sul fatto, ma non me ne andai, avevo prima da parlare-.
-Spero che tu abbia detto cose orribili-.
-Ti sbagli, ho detto cose belle-.
La guardai sorpresa, non aspettandomi una tale reazione da mia sorella, lei che voleva rispetto e pretendeva di essere servita, si stava al tradimento.
-Cosa hai detto?-.
-Ricordo poco ma gli dissi che lo amavo, nonostante quello che avevo davanti agli occhi, io lo amavo come se fosse ieri, e che sarei stata disposta a perdonarlo ma io non sarei stata più la stessa, se lui mi amava un briciolo ancora si sarebbe stato a questo mio cambiamento e infatti così fu-.
Mi venne una morsa nel petto, forse anche io dovevo fare così, non dovevo scappare, sono stata una completa stupida.
-Devo andare-.
-Ma dove vuoi andare Rin, sei ancora a pezzi-.
-No, devo andare, o rischio di perderlo per sempre. Firma la liberatoria e portami via di qui-.
Fu quasi una supplica che lei non esitò a compiere, era come se rivedesse in me quello spirito di se stessa quella volta, quando davanti ai suoi occhi il futuro si era appena sgretolato , portando con se fiducia e speranza.
Ma la speranza è sempre l'ultima a morire.
A tentoni mi alzai dal letto, vestendomi con quei panni che non ricordavo di aver messo, cioè una tutta e delle scarpette da ginnastica, forse ero talmente indecente che Kagome prima di portarmi qui mi ha dato una sistemata.
Mi portò la sedia a rotelle, facendomi uscire da quella stanza maleodorante con Chris fra le braccia.
-Rin se ti senti male ti uccido-.
Risi, quella era mia sorella.


Ero ormai davanti al portone, senza neanche il coraggio di bussare ma con la consapevolezza che prima o poi avrei dovuto farlo.
E se non voleva vedermi? Se non mi avesse aperto? Se era con Kagura?.
Forse era meglio scavalcare; mi guardai alle spalle, notando che Kagome era appena andata via, quindi potevo procedere.
Ero conosciuta per le mie abilità di scavalcamento e scassinamento, non perché facessi la ladra, ma la maggior parte delle volte tornavo a casa senza chiavi, lasciandole al lavoro, quindi ero costretta ad usare estremi rimedi.
Ma ero così debole che scavalcare mi sembrò quasi impossibile, eppure ci sono riuscita.
Riuscì anche ad aprire il portone d'ingresso interno, usando una semplice ma utile forcina.
Quinto piano, scala A, non posso sbagliare, devo muovermi.
L'ascensore non mi sembrò mai così lento, avevo una voglia di uscire da lì dentro che mi fremeva addosso.
Mi catapultai all'esterno, correndo con l'affanno verso la sua porta, sperando di trovarlo solo.
Ma mi bloccai, non avevo il coraggio di bussare al campanello, rimasi li ferma con il dito a mezz'aria, ripensando a cosa potevo dire e perché mai avessi fatto questa folle azione di andare a casa sua, scavalcare e scassinare due portoni.
Ma proprio mentre stavo per andarmene, dietro alle mie spalle sentì due mani bloccarmi.
-Finalmente sei tornata-.
Quella voce, quel profumo di menta, il suo sospiro caldo sulla mia pelle, da quanto non lo sentivo, forse dall'ultima volta che abbiamo fatto l'amore.
È stato proprio in quel momento che il mio mondo si fermò, lasciandomi in silenzio tra quelle scale.
Ma avevo tanto da dire e forse poco tempo per farlo, prima che cadessi fra le sue braccia piangente.
-Questo sai dire? Dopo quello che è successo?-.
-Cosa è successo a te piuttosto-.
Mi girò e per una volta vidi il suo viso sconvolto, stupito e rattristito nel vedermi in quelle condizioni penose: ero scesa molto di peso, mangiavo a stento e avevo sempre dolori di tutti i generi.
Ma la rabbia mi scorse veloce nelle vene e tutto ciò che riuscì a fare fu alzare la mano e dargli uno schiaffo che difficilmente dimenticherà.
-Tu mi hai tradita, tu che hai detto che mi amavi, mi hai tradita, ma io, io ti amo così tanto da perdonarti, a venire io da te perché  non hai avuto il coraggio di guardarmi in faccia-.
Mi guardò impassibile come suo solito, quasi con aria di sufficienza , gli avrei dato un altro schiaffo ma lo sentì parlare.
-Non ho avuto il coraggio, perché sapevo che ti avevo ucciso e mi sono ucciso anche io-.
-Cambierò lo sai? Non sarò più così , sarò più stronza, più infame, meno dolce e romantica, mi vorrai ancora?-.
-Ti vorrò per sempre, per tutto quello che sarai, merito la tua cattiveria, perché ti ho ferita-.
Dio, quanto lo amo.


Tutto il palazzo ha sentito il nostro amore quella notte, riconciliato dopo tanto tempo: non c'è stato un posto dove lui non mi abbia amata, ogni angolo era perfetto purché restassimo insieme.
Insieme, una parola che pesa anche solo a dirla, è come sei fosse una promessa, indelebile, che va oltre gli episodi negativi.
Le cose sarebbero cambiate, ma non quella notte, non in quella notte di pura follia, che tanto mi era  mancata.
-Non farlo mai più, per favore non farlo mai più- piangevo disperata sul suo petto, ormai esausta ma in parte felice.
-Non voglio rischiare di perderti ancora- mi strinse fra le sue forti braccia, anche se il mio corpo era ormai un foglio di carta visto di profilo.
-Salvami tu- ero priva di forze, mi sentivo al limite.
Mi guardò e mi specchiai in quelle pozze d'oro, perdendomi follemente.
Mi sorrise dolcemente, accarezzandomi la guancia con le sue dita affusolate.
Ti prego, fa che dica qualcosa di romantico.
-Sushi?- voglio ucciderlo.
-Ma potevi dire altro?- gli diedi un piccolo pugno sul pettorale, ma non sembrò scomodarsi affatto.
-Non hai fame?- anche troppa.
Nonostante tutto ciò, l'amore che mi ha di nuovo legato a lui, la sua voglia di essere mio per sempre, io avevo la necessità di sapere, sapere come aveva potuto farmi questo se poi insieme stiamo bene.
Mi alzai, mettendomi a cavalcioni su di lui, incurante del fatto che ero nuda davanti ai suoi occhi, incrociando le braccia in attesa di risposte.
-Devo sapere tutto-.
-Non possiamo semplicemente dimenticare questo brutto episodio?- assolutamente no.
Sentì le sue mani salire verso i miei fianchi, ma lo fermai, lasciandogli un bel vedere.
-Cosa ti ha fatto per dimenticarmi?-.
Girò il viso di lato, preoccupato ma allo stesso tempo rincuorato che io ero con lui.
-Mi ha detto che ti avrebbe fatto del male-.
-Cosa ti ha detto, Sesshomaru?-.
Non voleva dire altro, il suo silenzio era così snervante che arrivai al punto di urlare.
-Sesshomaru rispondimi adesso!!-.
-Ti avrebbe fatto del male non appena mi fossi distratto e io non potevo permetterlo-.
Non sapevo se essere sollevata oppure tremendamente arrabbiata con lui per aver ceduto ad una minaccia così poco fondata.
-Non mi avrebbe torto un capello, lo sapevi bene-.
-Ho temuto il peggio-.
-Non credi  di avermi ferito lo stesso?-.
Mi aveva comunque distrutta, pur non volendo ha fatto vincere Kagura, lei non desiderava altro che separarci.
-Non accadrà più, mi ha detto che quella stessa mattina sarebbe partita per la Spagna, per un contratto discografico - quindi ha fatto un tocca e fuggi.
-Il tempo di prendersi ciò che voleva e andarsene insomma-.
-Tua sorella venne qui la mattina stesso, per dirmi delle cose-.
-Ma davvero?-.



-Sei un grandissimo idiota se pensi che Rin ti perdonerà! Non sei capace di tenerti stretto nessuna se non fra le tue gambe, fai schifo-.
-Kagome fossi in te non sarei così insolente, la mia pazienza ha un limite-.
-Anche la mia lo ha, hai sbagliato di grosso con mia sorella Sesshomaru e non la passerai liscia, non stavolta!-.
-Proprio tu parli, che l'hai resa una formica , un essere insignificante e inutile, come pensi che io ti creda?!-.
-Perché infondo io sono sua sorella e lo sarò sempre!-.
-Iniziale col chiederle scusa-.
-Inizia col capire che hai bisogno di qualcuno Sesshomaru, di una persona che sappia aprirti il cuore e rubarti l'anima, che sia il tuo primo pensiero la mattina, non il giocattolo da portarti a letto e basta-.
-Tu non sai nulla, noi ci amiamo-.
-Questo è quindi il tuo modo di amare?-.






-Quindi praticamente vorresti dirmi che è grazie a lei che ti sei reso conto di aver sbagliato?-.
Ero un po' confusa, non solo dalla presa di posizione di Kagome dopo tanti anni di litigio e odio, ma anche dalle risposte strane di Sesshomaru, quasi atone.
-Io già lo sapevo di aver commesso uno degli errori peggiori della mia vita, ho rischiato di perdere la prima donna che mi abbia amato veramente-.
Non è possibile che nessuno lo abbia amato, ha tutte le caratteristiche del ragazzo perfetto, ha pure i soldi.
Ma forse molte lo hanno "amato" proprio per i soldi, per i regali facili, per i fiori ad ogni ora.
Eppure io lo amo anche se fosse un morto di fame, senza niente per vivere, io lo amerei lo stesso.
Perché di ciò che ci si innamora non è tanto di quello che si ha , ma per quello che si è .
-Sappi che dovrai riconquistarmi ogni giorno- anche se a dirla tutta già lo hai fatto.
Rassegnato, sbuffò, in segno di arresa ma, infondo, era felice anche lui.

Caddi in uno di quei sogni profondi, senza neanche accorgermi che ormai era giorno; la luce filtrava dalla finestra, cadendo dolcemente sul cuscino, illuminando i suoi bellissimi capelli argentei.
Era una di quelle viste che a prima mattina speri di avere, perché sono proprio quei attimi che ti cambiano la giornata.
Ma ciò che rinfrescò la mia mente, furono delle estenuanti, assordanti e rumorose campane.
Perché diamine suonano le campane stamattina?!.
Ecco, il momento in cui mi svegliai del tutto fu proprio mentre corsi a vedere il calendario, notando che era il 24 Dicembre e io ero senza nessun regalo per mia sorella e Sesshomaru.
-Maledizione!-.
Con scarsi risultati, tentai in tutti i modi di non fare baccano, ma tra i cassetti e l'armadio non feci altro che svegliare il mio povero Sesshomaru.
-Ehm, buongiorno Sesshomaru..-.
-Buongiorno a te Rin, cosa stai combinando da fare tutto questo chiasso-.
Si alzò dal letto, venendo sicuro verso di me e mettendomi incastrata fra lui e l'armadio.
-Beh ecco vedi oggi è la Vigilia di Natale e io ancora non ho fatto regali e..-.
-Rin, non sei l'unica-.
Ma tu guarda che grandissimo bastardo, non solo mi ha tradita ma non si è neanche scomodato di farmi il regalo in anticipo.
-Bene, vuol dire che verrai con me!-.
I suoi occhi mostravano però interesse a fare altro, non di certo scendere e fare regali.
-Perché prima di scendere, non ti fai una doccia con me?-.
Perché prima di fare qualunque cosa, lui vuole sempre fare sesso, ma dico io è una paranoia.
-Fattela da solo!-.
-Non credo proprio-.
Mi prese per i glutei e mi portò nel bagno: mi ricordo ancora che lui, sbruffone che non era altro, di divertiva a stuzzicarmi mentre era al cellulare, nonostante io lo pregassi di agganciare la chiamata.
Ricordo quando nella doccia mi chiese di urlare, di chiedergli ancora se mi amasse, aspettando il momento giusto.
Io ricordavo tutto, perché non ho voluto rimuovere niente.
Ma adesso era tutto diverso, era come se avessi paura di scottarmi, avevo paura di essere ferita di nuovo.
-Rin, stai tranquilla-.
Vorrei potermi sciogliere con te, Sesshomaru, ancora una volta, ma adesso temo, temo per me stessa il peggio.
Ci provai, eccome se ci provai, come la nottata precedente, ad essere più libera ma quella situazione, ancora una volta, mi sembrò scomoda.
-Io ti amo Sesshomaru, ma non ce la faccio-.
Mi allontanai da lui, sorridendogli amaramente, cosciente che questo mio atteggiamento avrebbe cambiato le cose fra noi, ma dopotutto ora era il momento di dare una svolta al mio solito atteggiamento buono e consenziente.
-Va bene Rin, allora vai, scendi con Kagome, ti farà bene parlare con lei-.
Sembrò quasi dispiaciuto,  non perché non avevamo fatto l'amore, ma perché vedeva in me quella paura che mi attanagliava l'anima, spaventata anche se solo mi toccasse.
La nottata precedente fu semplice per lui avermi, ero ormai esausta , non lucida, stanca, avevo bisogno solo delle sue labbra.
Stamattina invece ho iniziato a capire cosa significa allontanarsi, perché la voglia di fare l'amore non c'era più.
Uscì dal bagno trattenendo le lacrime e chiamai Kagome per chiederle di accompagnarmi a fare i regali; in mezz'ora lei era già sotto casa di Sesshomaru, pronta ad andare in centro.
-Sesshomaru allora io vado- entrai in camera da letto, vedendolo seduto sulla poltroncina vicino alla finestra a contemplare il vuoto.
-Va bene-.
-Sesshomaru va tutto bene?-.
-Vai o farai tardi-.
Mi liquidò con un secco "ci vediamo più tardi", facendomi uscire dalla stanza dispiaciuta.
Che fossi stata troppo dura con lui? Ma sbaglio o aveva detto che si sarebbe stato ad ogni mia decisione?!.
Non ci feci caso e raggiunsi in macchina mia sorella, raccontandole quello che era appena accaduto quella mattina.
-Quindi fammi capire, lui voleva e tu no-.
-Si esattamente, però credo di essere stata un po' troppo rigida con lui, quando sono scesa la sua voce aveva un non so che di freddo-.
-Sesshomaru è così Rin, anzi non mi meraviglierei se ritornasse come prima-.
-Come prima? Cosa intendi?-.
-Intendo che lui ha sempre reagito così davanti ai problemi, come fa  Inuyasha d'altronde-.
-Speriamo capisca-.
-E quindi cosa vorresti regalargli?- tentò di cambiare argomento, notando la mia tristezza.
-Tu hai consigli?-.
-Il tuo budget innanzitutto-.
Già, il mio budget, quale budget.
Diciamo chiaramente che non navigavo nell'oro, ma credo che in banca dopo tutti questi anni avessi un bel gruzzoletto.
-Io credo sui mille dollari-.
Kagome quasi non gli venne un colpo.
-Hai tutti questi soldi in banca? Capisco che io posso spendere, ma tu Rin dovresti contenerti no?-.
-Io credo che, nonostante ciò che mi abbia fatto, meriterebbe un regalo degno e bellissimo-.
-Come vuoi, allora andiamo, so dove andare-.
Parcheggiammo in uno di quei super centri commerciali pieni di negozi costosi, forse stavamo un po' esagerando.
-Devi sapere che qualche tempo fa, Sesshomaru fece notare sia a me che a Inuyasha una borsa da lavoro in pelle- Kagome aveva un bel passo svelto , io invece a stento riuscivo a starle vicino.
-Eccola vedi-.
Ci fermammo davanti ad un negozio che sembrò essere una pelletteria, con delle borse e portafogli esposte alla vetrina, anche di prezzi molto alti.
Era un negozio antico, si vedeva dal legno esternamente alla porta, stonando forse un po' con tutto quell'ambiente moderno e lussuoso.
Mi indicò la borsa: in pelle nera, con le cuciture perfettamente invisibili, sicuramente morbida, con la chiusura a gancio davanti e con il manico nero in pelle sempre.
Lussuosa ed elegante, proprio come lui.
-Buongiorno, vorrei sapere quanto costa quella borsa nera in vetrina da lavoro-.
Il proprietario del negozio era un signore sulla settantina, sorridente e cordiale.
-Allora signorina, sono 540$, ma per lei le faccio 500$-.
Come prezzo non era male per una borsa del genere, ma sarebbe poi piaciuta sul serio a Sesshomaru?.
-È bellissima davvero, Kagome tu che dici?-.
-È molto bella devo dire la verità-.
-Signorina scusi se mi intrometto ma potrei sapere chi è il fortunato a cui deve regalare questa borsa?-.
-È un uomo d'affari, si chiama Sesshomaru No Taisho- omettiamo il fatto che sia un demone.
Il signore strabuzzò gli occhi, incredulo.
-Il signorino Sesshomaru? Lo conosco benissimo, viene spesso qui a comprare delle penne importanti, sono sicuro che gli piacerà-.
Mi sorprese come un tipo Sesshomaru potesse fare amicizia, se si può dire, con un vecchietto del genere.
-Bene allora la prendo-.
Convinta, gli porsi la carta di credito, già piangendo all'idea che 500$ se ne stavano andando via dal mio bel conto corrente.
-Ecco a lei signorina, mi saluti il signorino Sesshomaru e Buon Natale!-.
-Anche a lei, arrivederci e grazie-.
Bene, ora mi mancava il regalo a Kagome e poi avevo finito, non avevo molti amici a cui fare i regali.
-Bene Kagome ora se permetti vado un secondo in bagno, sai ho bevuto troppo-.
A quando pare di bevve la scusa della pausa pipì, aspettandomi ad un bar prendendosi qualcosa di caldo.
Ora dovevo solo trovare qualcosa che lei potesse gradire e che soprattutto già non avesse.
-Cosa le prendo ora! Ho pochissimo tempo-.
Entrai in un negozio di abbigliamento firmato , nella speranza di trovare qualcosa: musi sottosopra l'intero store finché davanti ai miei occhi si materializzò una borsa, bellissima , di nuova collezione appena uscita, che costava 250$.
Un po' cara come borsa ma tanto se devo spendere i miei soldi per qualcuno, tanto vale che lo facessi per lei.
-Voglio questa borsa, mi può fare un pacchetto regalo?-.
-Certamente-.
Persi una buona mezz'ora per fare quello stramaledetto regalo, infatti dovetti nascondere la busta dentro a quella di Sesshomaru per non farmi sgamare.
-Rin ma hai perso tutto questo tempo?-.
-Si sai, i bagni pubblici mi mettono in ansia e non riesco a fare pipì subito-.
-Va bene, se lo dici tu- a dir la verità non avevo proprio la voglia di fare pipì.
-Vedo che anche tu però hai fatto spese in mia assenza- notai delle buste vicino alla sua gamba, anche di marche importanti.
-Si beh ne ho approfittato per fare il regalo ad Inuyasha e il regalo a te, sai ci ho messo un po' per scegliere- sapessi io.
-Bene allora che facciamo andiamo oppure ci facciamo un altro giro?-.
-Io direi che prima andiamo al Wine Bar per un aperitivo e poi continuiamo-.
Vino? Da quanto tempo non mi gustavo un po' di buon vino con tutta calma.
-Ci sto, andiamo-.
Non mi sembrò più bello di allora, bere il vino con mia sorella e vederla sorridere spensierata, felice di esserci ritrovate.
-Sai Inuyasha una volta mi ha confessato che a dir la verità io sono una schiappa a fare i dolci e che lui li mangiava solo per farmi contenta, povero amore-.
-Non sei mai stata un fenomeno in cucina, a differenza mia-.
-Sesshomaru ci è andato bene allora-.
-Kagome a proposito, Sesshomaru mi ha detto che avete parlato-.
-Si Rin, ho voluto parlare con lui per  capire le sue reali intenzioni con te.
Appena ho capito quello che è successo solo corsa da lui, ma era più sconvolto di me-.
-Strano eppure per lui sembra che sia acqua passata- considerato con quale facilità voleva portarmi nella doccia .
-Rin ascoltami, Sesshomaru è sempre stato un tipo freddo e distaccato con tutti, si portava a letto le ragazze ma poi il giorno dopo era già tutto finito.
Poi ha incontrato te e credimi non l'ho mai visto così cambiato: nonostante quello che sia successo, lui cerca il contatto fisico perché è forse il suo unico modo per dimostrare che ti ama-
-Che modo stupido-.
-Come ti ha detto che ti ama?-.
Forse stupido non era, perché lui proprio in quel momento, sotto la doccia, in preda agli orgasmi, mi ha detto che mi amava.
Mi sono sentita colpita e affondata, mi sono comportata da c'era stupida, non meritava infondo di essere trattato in quel modo, forse stava cercando di avvicinarsi a me ed io invece l'ho allontanato.
-Noi, ecco, stavamo facendo la doccia e lui me lo ha detto-.
Kagome mi guardò soddisfatta, quasi come se avesse avuto ragione, ma il suo sguardo mutò improvvisamente , diventando preoccupato.
-Ecco appunto. Sesshomaru può essere il demone che tutte le donne vogliono, ma se gli fai un torto, oppure se lo ferisci, si chiuderà di nuovo in quel suo mondo fatto di strafottenza e freddezza-.
Ecco allora perché stamattina lui mi ha quasi ignorata quando l'ho avvisato.
-Me le sono andate a cercare-.
-Chissà magari il Natale vi aiuterà a riconciliarvi-.
A proposito di riconciliazioni..
-Ma ci hai preso gusto a tenerti il mio gatto?- Chris stava con lei, chissà come se la passava.
-Ehm, ti prego posso tenerlo io? Lo adoro, è una palla di pelo stupenda , anche Inuyasha stranamente ci va d'accordo, l'unico difetto è che quando lancio il gomitolo di lana corrono entrambi-.
Non volevo ma risi, immaginando la scena di quei due a rincorrere il gomitolo di lana per tutta la casa, risi a tal punto da farmi venire quasi mal di pancia e le lacrime agli occhi.
-Come sono strani questi Taisho-.
-Non me ne parlare-.
-Kagome pensi di chiamare alla mamma e papà ?-.
-Devo, anche se so che mi striglieranno per bene-.
-Dovremmo andare lo sai?-.
-Si lo so-.
Non continuai il discorso poiché Kagome si rattristì, dunque vidi l'orologio ed erano già le tre del pomeriggio.
Sul cellulare nessun messaggio, a differenza di Kagome che era bombardata da messaggi di Inuyasha.
-Andiamo a farci un ultimo giro?-.
-Si Rin andiamo-.
Facemmo altre compere, molto costose direi, finché non si fece l'ora di tornare a casa.
-Ah Rin non credo che Sesshomaru te lo abbia detto , ma la vigilia la facciamo a casa mia, vi aspetto alle nove e mezza-.
-Va bene, che devo mettermi?-.
-Nulla di impegnativo, una cosa carina-.
Quando dice così, devo aspettarmi sempre il peggio.
Si fermò sotto casa, salutandomi felice della giornata che avevamo passato insieme e, prendendo le mie cose dal bagagliaio, la salutai vedendola sfrecciare via come una scheggia, certo che si divertiva proprio.
Mentre salivo su al quinto piano, mi veniva sempre di più l'angoscia di entrare dentro casa, dopo quello che aveva detto Kagome.
Aprì la porta e posai tutte le buste vicino al divano.
-Sesshomaru, sono a casa-.
Nessuno rispondeva, eppure la porta non era chiusa a chiave.
-Ci sei Sesshomaru?-.
Andai nel suo studio, trovandolo concentrato su dei fogli  di lavoro, con della grappa versata nel bicchiere di cristallo.
-Perchè mai non mi rispondi?!-.
-Ciao-.
Ecco era proprio di questo che parlava Kagome, se lo ferivi lui faceva così, chiudendosi in se stesso.
Tentai di avvicinarmi ma lui mi respinse con un "sto lavorando", dunque me ne uscì sbattendo la porta.
Presi le cose nel salotto e le portai in camera da letto, mettendo in ordine ciò che avevo comprato per me stessa.
Stavo sbagliando, è vero, ma anche lui lo ha fatto con me, anche lui mi aveva ferita.
Perché mai sto piangendo adesso? Forse mi sto rendendo conto che la sto facendo troppo tragica, che forse dovevo passarci sopra perché tutti devono avere una possibilità.
-Non ci riesco a sorreggere tutto questo-.
Mi accasciai a terra, nascondendo il mio viso fra le mani, distrutta ormai da una cosa che avevo creato da sola.
Ma mi rialzai come mio solito, non badando troppo a ciò che mi stava accadendo intorno.
Presi un asciugamano e me lo legai al corpo, dovevo necessariamente farmi una doccia, ma prima dovevo fare un altro tentativo.
Andai di nuovo verso il suo studio, aprendo la porta delicatamente.
-Sesshomaru, io mi faccio la doccia, vieni con me?-.
-L'ho fatta stamattina se non ricordi- che insolente.
-Senti- ora basta però- capisco che io ti abbia ferito, ma non credi che anche io abbia bisogno del mio tempo?-.
-Se davvero vuoi del tempo allora perché sei venuta a chiedermi di fare la doccia insieme?-.
Colpita e affondata, di nuovo.
-Io.. non lo so-.
-Ora sto lavorando, quindi non venire a scocciare di nuovo-.
Uno schiaffo, più forte stavolta, dentro di me, più forte del tradimento.
Ero quasi pronta ad urlare contro di lui e piangere, ma preferì chiudermi silenziosamente la porta alle spalle , lasciando che le mie lacrime fossero accolte dalla calda acqua della doccia.
Aveva ragione, cosa stavo mai facendo, avevo creato tutto questo casino per cosa, per nulla.
Mi venne spontaneo cantare, ancora una volta, quella benedetta canzone di Cohen, quella canzone che ci ha uniti in un giorno freddo a Boston, dove ci ha fatto innamorare dopo tanto tempo.
Ma non riuscivo a cantarla bene sul serio, perché i miei singhiozzi spezzavano la melodia e, mai come allora, soffrì così tanto  per amore.
Mi accomodai ai piedi della doccia, lasciando che l'acqua mi cadesse prepotente sulla testa e sulla schiena, inchiodando la testa fra le gambe e sfogando silenziosamente il mio dolore.
-A cosa mi sono ridotta, sono pelle e ossa-.
Mi facevo impressione, non vedevo l'ora di poter tornare uguale a prima, ma soprattutto non vedevo l'ora di tornare con Sesshomaru.
Perchè così sembravamo solo dei separati in casa, non più una coppia.
-Their tears are filling up their glasses , no expression- mi venne in mente poi la canzone " Mad World", che era più adatta a me in quel momento.
Le lacrime che riempivano il bicchiere erano le mie, davanti alla sua fredda espressione da duro.
Quanto avrei voluto che lui fosse con me, in quel istante a dirmi che sarebbe andato tutto bene.
-Hide my head I want to drown my sorrow, no tomorrow-.
La mia testa era nascosta fra le mie gambe, senza neanche la voglia di tirarla su, volevo solo farmi scivolare l'acqua, non c'era niente di più bello in tutto ciò.
-It's a very mad world-.
È davvero un mondo folle questo, senza neanche spiegazione, ma tutto segue un verso e neanche si sa il motivo.
-Rin- fu l'unico motivo per cui alzai la testa dalle gambe, la sua voce.
-S..si dimmi Sesshomaru- maledizione avevo ancora la voce rotta dal pianto.
-Si sta facendo tardi, muoviti-.
Solo per questo lui mi è venuto a cercare, solo per l'orario.
Non risposi, continuai a farmi la doccia, non appena lui uscì, lasciando libero sfogo ai miei singhiozzi, alla mia rabbia, alla mia tristezza.
Uscì dalla doccia, recandomi in camera da letto per prendere i vestiti e lo trovai di spalle, mentre si stava cambiando la camicia.
-I guess you kissed the girls and made them cry- ancora " People help the People".
Avrà baciato mille donne per poi farle piangere, come sta succedendo a me.
Prendevo i vestiti svogliatamente, non curandomi che lui mi stesse guardando, forse, oppure no.
-Behind the tears, inside the lies- dietro a quelle lacrime e dentro a quelle bugie, che ancora io ci credo invece ai tuoi Ti amo.
-No on needs to be alone, oh save me- perché mi vuoi lasciare sola, salvami, non vedi che sto male, ma a te cosa importa, perché ad essere stato ferito pensi che sia solo tu.
Ma io voglio crederti, voglio ancora allungare la mia mano verso  di te, ma non adesso.
Lo specchio mostrava una Rin che soffre, nessuna corazza mi stava proteggendo, io ero fredda come il marmo e mi stavo facendo del male da sola.
Indossai un vestitino rosso scuro, a maniche lunghe con lo scollo a barca, arrivava giusto fino a sopra le ginocchia, con i tacchi neri Prada e un filo di trucco così leggero che quasi sembrò che non lo avessi.
I capelli li legai in una treccia morbida, mettendo solo un piccolo fiocchetto a stella di Natale, per il resto ero pronta.
Non avevo bisogno di gioielli, non quella sera, non in quel momento.
-As he goes left, and you stay right
Between the lines of fear and blame you begin to wonder why you came- perché mai sono venuta , perché sono venuta a cercarti, se poi non vuoi parlarmi, se poi va a finire così.
"How to save a life", come posso salvarti , come posso aiutarti.
-Sembra che sono la tua accompagnatrice-.
Smossi finalmente quell'animo duro e chiuso in se stesso, ma non ebbi chissà quale risposta.
-Se lo fossi stata, avrei chiamato Kagura-.
-Bella risposta del cazzo-.
Quando arrivammo da Kagome, mi lanciai in cucina, dove sapevo di trovarla, ancora con i regali in mano e un finto sorriso.
-Dove li metto?-.
Si girò a guardarmi, mi capì all'istante , non c'era altro da dire.
-Ayame prendi tu i regali , così io e Rin usciamo a fumare una sigaretta-.
Mi trascinò fuori con la forza, prendendo il pacchetto di sigarette e offrendomene una.
-Hai pianto, non è così?- mi accese la sigaretta e mi sentì meglio.
-Si vede tanto? Nonostante il trucco?-.
-Si vede perché te lo si legge negli occhi-.
Gli occhi non mentono mai.
-Sta andando come dici tu, non ti è sfuggito nulla-.
-Prevedibile, ma ti prego non piangere, passerà-.
-Ho smesso di piangere un'ora fa, penso possa bastare-.
-Comunque sei bellissima Rin-.
-Grazie anche tu, abbiamo indossato  lo stesso colore del vestitino-.
-Se ci fosse la mamma direbbe, eccole le gemelline-.
Lei sapeva come farmi ridere, era l'unica cosa positiva in quella vigilia.
Finita la sigaretta, entrammo, morte di freddo nonostante le giacche.
-Allora accomodatevi, Rin tu vicino a me- incominciamo.
-No Kagome, deve stare vicino a me!-.
-Ayame niente storie sta seduta qui!-.
-Se mi metto al centro? Va bene ?-.
-Rin tutte ti vogliono-.
-Koga almeno c'è chi mi vuole-.
Non volevo fare la cattiva, ma mi è uscito spontaneo, dopo tutto quello che avevo passato.
La cena proseguì tranquilla, finché il padre di Sesshomaru non inizio a fare domande.
-Allora Rin, come ti trovi qui?-.
-Molto bene la ringrazio, anzi devo dire che è un onore, considerato che sono finalmente riuscita a riappacificarmi con mia sorella dopo tanto tempo-.
-Mi fa piacere, sono contenti che mio figlio abbia trovato questa bellissima ragazza-.
Arrossì violentemente, coprendomi le guance con le mani, che imbarazzo.
-La ringrazio ma così mi lusinga-.
-Sesshomaru, non riconosci con me questa grande fortuna?-.
-Mh, si-.
Ma che risposta è, maledizione dovevo mantenere la calma se no davo i numeri di Santa ragione.
-Figliolo, cos'è questo tuo astenerti da certi commenti-.
-Sai padre, riconosco che è una grande fortuna, se non fosse per la sua insolenza a volte e per la sua testardaggine- ma tu guarda che sfacciato, davanti a tutti!.
-Se non fosse che avessi un carattere difficile, forse saresti perfetto sai?- era il momento di ribattere.
-Vedi a cosa mi riferisco, padre?-.
-Mi perdoni sua altezza se non provengo da una corte di signori, ma non mi sembra di essere stata insolente più di quanto lo sia stato tu a mancarmi di rispetto-.
Kagome capì che, nonostante la mia voce pacata, presto sarebbero volate le posate.
-Rin perché non mi fai compagnia a fumare? Inuyasha vieni con me?-.
-Si arrivo-.
Inuyasha mi porse la giacca, trascinandomi inerme a Kagome fuori dalla sala pranzo, portandomi  al balconcino.
-Ma cosa prende a tuo fratello?!-.
Kagome era su tutte le furie e stava cercando in tutti i modi di contenersi.
-Non lo so, mi dispiace Rin per questo suo atteggiamento-.
-No figurati Inuyasha, passerà anche questa-.
Non so fin quando passerà, mi passerà se bevo litri di vino o qualunque altro alcolico.
-Ma è quasi mezzanotte caspiterina!-.
Guardai l'orologio e infatti mancavano due minuti a mezzanotte.
Le luci nel salone si spensero tutte, lasciando solo la luce di quell'immenso albero di Natale al centro della sala.
Entrammo di nuovo dentro e Kagome incominciò a cantare la classica canzone di Natale " Silent Night".
Mi prese la mano e mi invitò a cantare con lei, la prima volta dopo anni che cantavo con mia sorella, senza provare nessun astio.
Stavo cercando in tutti i modi di mantenere le lacrime, ma una sola, singola, mi scivolò sulla guancia, scendendo fino al suolo, facendo un rumore che per le mie orecchie era decisamente assordante.
-Sleep in heavenly peace-.
Anche se la canzone finì, non lasciai la mano di Kagome, non volevo farlo, mi sembrava tutto un sogno.
Le luci non si accesero, perché diceva Kagome che doveva restare l'atmosfera di Natale, fra l'albero e le candele non di vedeva fortunatamente i miei occhi lucidi.
Presi il regalo di Sesshomaru e mi avvicinai titubante, toccandogli la spalla timidamente.
-Ecco, questo è per te-.
-Un regalo per me ?-.
Sembrò sorpreso, come se non avesse mai ricevuto un regalo in vita sua.
-Si-.
Lo aprì delicatamente e non appena vide cosa c'era al suo interno, vidi i suoi occhi dilatarsi leggermente, emettendo un grugnito sorpreso.
-Come facevi a saperlo?-.
-Istinto- a dir la verità Kagome.
-Costa un sacco questa borsa-.
-Non importa-.
-Anche io ho un regalo per te-.
Dire che era un piccolo regalo era poco: mi porse due shopping bag, una di Roberto Cavalli e una di Prada.
-Ti prego dimmi che è quello che penso-.
-Aprile-.
Per poco non svenni, no sul serio.
Erano due borse, quelle due borse di cui avevo salvato la foto sul cellulare per quando mi sarei fatta i soldi.
-Oh mio Dio, Sesshomaru-.
-Sono quelle che ti piacciono non è così?-.
-Come hai fatto a saperlo?-.
-Istinto-.
Sicuramente Kagome glielo avrà detto oppure avrà visto sul mio cellulare quando mi sono distratta.
-Io non so che dire, cioè sono bellissima, davvero grazie mille io non so come sdebitarmi, avrai speso un sacco di soldi e..-.
Mi alzò il mento con due dita e mi baciò, ma era chiaro che fosse forzato, nonostante ciò mi sono goduta il momento, finché è durato.
Anche io e Kagome ci scambiammo i regali: lei mi aveva regalato un completo intimo con la vestaglia in seta abbinata, infatti evitai di cacciare tutto fuori davanti ai ragazzi e lei rimase molto contenta della borsa.
-Kagome grazie mille di tutto, ci vediamo domani-.
-Sisi Rin, a domani!- mi abbracciò talmente forte da farmi mancare quasi l'aria.
Salutai anche la mia dolce palla di pelo, che era ormai nelle sue mani, ma stava abbastanza bene , era pure bello in carne.
Salutammo tutti e, prendendo i nostri regali, io e Sesshomaru tornammo a casa.
Pensai che forse potevo usare il completo nuovo che mi ha regalato Kagome, ma non avrei retto un altro secco e scocciato "no".
Ma dovevo provarci.
Mi chiusi nel  bagno e cominciai spogliarmi, notando che effettivamente il completo di Kagome era piuttosto provocante: era tutto nero di pizzo, con lo slip a brasiliana, completamente ricamato, il reggiseno a balconcino che non so se poteva reggere le mie due bellezze e una vestaglia di seta nera corta, con dei dettagli in argento.
Vedendomi così allo specchio mi sono data della bella ragazza da sola, che stupida.
Capì che Sesshomaru era entrato in camera da letto e dalla serratura della porta vidi che si stava spogliando.
Non che avessi voglia, ma mi venne un brivido lungo la schiena tale da farmi aprire di scatto la porta , facendolo stranamente girare.
-Te lo ha regalato Kagome?- ma solo questo sa dire .
-Si, molto carino- stranamente incominciavo ad essere più sicura.
-Peccato che non ti serva adesso-.
-Tu dici?-.
Presa da un improvviso attacco ormonale, che non potevo sicuramente frenare, mi avvicinai s lui, mettendomi fra il suo petto e l'armadio aperto.
-Cosa pensi di ottenere?-.
-In teoria la tua attenzione-.
-In pratica?-.
-Voglio te-.
Lo aiutai con la camicia, al punto di strappargliela, ma non di ribellò affatto.
Lo tirai verso di me con la cravatta, ad un centimetro dalle mie labbra.
-Ancora non mi hai sbattuto dentro all'armadio, sarebbe bello farmi mantenere all'asta delle camicie mentre spingi-.
Quando si dice che il potere delle donne è qualcosa a cui neanche gli uomini sanno resistere.
-Lo hai voluto tu, piccola-.
Mi prese per le natiche e mi alzò , facendomi aggrappare all'asta dove lui appende le sue bellissime camicie, baciandomi il collo, mordendomi, fino a che non arrivò al mio orecchio e, per quale strano motivo, mi fece poggiare di nuovo con i piedi per terra.
-Ma non avrai ciò che vuoi-.
Si spostò da vicino al mio corpo, togliendosi anche i pantaloni, e si stese sul letto, con solo il pantalone del pigiama.
La mia pazienza aveva un limite e in quel momento lui me l'aveva fatto perdere.
-Cosa stai facendo?!-.
-Sono le tre di notte, io domani devo andare a lavorare, non posso fare tardi appresso a te-.
-Sesshomaru- mi misi dolcemente a cavalcioni su di lui- forse non ti è chiaro che io ho voglia-.
-Mi è molto chiaro-.
-Allora perché non ammetti che, infondo, la voglia l'hai anche tu?-.
Gli sussurrai all'orecchio, sentendo una protuberanza sotto ai suoi pantaloni, non poteva mentirmi.
-Stamattina non volevi, cosa è cambiato in mezza giornata? I tuoi sensi di colpa?-.
Bene, se non voleva proprio, era inutile insistere.
-Sai cosa? Io dormo sul divano, anzi domani mattina torno a casa mia a Boston, ti libero la casa così puoi portarti chi vuoi e fartela senza problemi-.
Mi alzai da dosso a lui, scappando sul divano piangendo, rannicchiata ancora una volta con la testa fra le gambe.
Ero stufa, mi aveva promesso che non mi avrebbe più ferita, invece eccoci qui, di nuovo, a farmi del male.
Ma proprio quando considerai che era tutto perduto, sentì delle mani sulle mie spalle.
-Perdonami, non te ne andare per favore-.
Mi voltai per replicare ma lui mi prese in braccio , portandomi di nuovo nella camera da letto.
Mi baciava, con quella foga che si era trattenuto per tutta la giornata, finalmente era mio.
-Sesshomaru, io ti amo-.
-Anch'io ti amo Rin-.
Finalmente nudi, spogli di ogni indumento superfluo, finalmente insieme ancora una volta.
Fu una di quelle sere che non di dimenticano facilmente, un'esplosione di amore profondo.
-Oh si, Sesshomaru ancora-.
Non volevo per nessuna ragione che si fermasse, doveva amarmi, amarmi come non aveva fatto mai.
-Rin- il mio nome gli uscì quasi come un ruggito, era più eccitato di me.
-Ancora Sesshomaru, ancora-.
Gli orgasmi ammutoliti dai baci erano tutto quello che mi ricordai di quella sera, non pensai più al fatto che eravamo litigati , oppure al suo tradimento.
Questa era la vera magia del Natale.
Io , lui e quel letto.


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Capitolo 11
*** Vivo di questi momenti insieme a te ***


Faceva tremendamente freddo quella mattina, così tanto da farmi mettere appena la punta del naso fuori dalle coperte per ritirarla subito al caldo.
Non avevo nessuna intenzione di congelarmi, nonostante sapevo che Sesshomaru sicuro aveva acceso i riscaldamenti, ma nulla era più caldo delle svariate coperte messe sul letto.
-Non metto neanche un dito fuori, preferisco passare la giornata nel letto-.
-Suvvia Rin, alzati-.
Poi c'è Sesshomaru che sta a petto nudo e solo con il pantalone del  pigiama, ma che temperatura corporea hanno i demoni?!.
-Sesshomaru copriti che fa freddo!-.
-Rin non fa per niente freddo-.
-Ho detto che fa freddo-.
Lo vidi avvicinarsi verso di me, con quel sorriso che non portava a nulla di buono, aveva brutte intenzioni, più che altro cattive.
-Rin, non fa freddo-.
In un colpo secco mi tolse le coperte, facendo così tanta aria che sentì più il gelo per il vento che per lo sbalzo termico.
-GELO !! Ridammi le coperte!-.
Ma il tentativo vano di riprendermi le coperte, fu sostituito da un suo abbraccio, stranamente bollente, che mi fece dimenticare per un attimo quanto potesse fare freddo in quella stanza.
-Buongiorno piccola-.
-Buongiorno amore, come fai ad essere così caldo?-.
Perché ogni cosa che dico è un buon pretesto per fare l'amore? Ho detto solo che è caldo, dove sta il doppio senso in questa frase!.
Mi spinse all'indietro, guardandomi, mentre con una mano saliva la mia gamba, inoltrandosi nella vestaglia strettamente chiusa , fino ad arrivare al reggiseno, pronto a sbottonarlo.
-Se vuoi, ti scaldo io-.
Mi sussurrò così delicatamente che mi sarei fatta riscaldare per tutta la giornata da lui, ma , come ogni santa volta, c'è chi interrompe questo bellissimo momento.
-Aspettiamo qualcuno?-.
-Dalla bussata del campanello, suppongo che sia tua sorella-.
Cosa ci faceva Kagome alle dieci di mattina a casa mia?!.
Sesshomaru si scostò da me, andando ad aprire la porta, mentre io cercavo di ricomporre le coperte nella speranza di riprendere calore.
-Sesshomaru come fai a non avere freddo?- la stessa domanda che ho fatto io .
-Buongiorno anche a te, Kagome-.
-Non mi dire che Rin sta ancora dormendo-.
Questa voce non era Kagome, questa voce era quella pazza, irrefrenabile, terremoto di Ayame.
-No ti prego risparmiami Sesshomaru-.
-A dir la verità è sveglia ma non ha nessuna intenzione di uscire fuori dal letto- brutto bastardo.
Si spalancò la porta, altro vento addosso ovviamente, Ayame pronta a saltarmi sul letto e Kagome "armata" di mano gelida.
-Non ti permettere- macché , figuriamoci se mi stanno a sentire.
Ayame mi tolse di nuovo le coperte, notando che ero in intimo e cominciando a fare domande assurde.
-Stanotte hai fatto scintille eh? Pervertita!-.
-Ayame ma cosa dici! Parla per te-.
-Suvvia Rin noi lo sappiamo che il mio completino ha fatto il suo effetto-.
-Kagome non ti ci mettere anche tu! Hey, no eh, cosa state facendo? Ferme tutte e due!-.
Mi tirarono, con quelle loro mani gelide, giù dal letto, trascinandomi fino in salotto, in intimo per giunta, davanti a tutti.
-Ehm, buongiorno-.
Kagome, grandissima infame che non è altro, mi mise una mano gelida sotto la vestaglia, facendomi saltare come un grillo per il freddo.
-Ma sei impazzita! Innanzitutto cosa ci fate qui!-.
-Rin non sei contenta di vederci?-.
-Lo sarei se non avessi messo la tua mano gelida sulla mia schiena!-.
-Sesshomaru non ti ha detto che mangiamo qui a pranzo?-.
Mangiare, qui, a casa mia a pranzo, no questa cosa gli era sicuramente sfuggita, considerato che ieri Kagome aveva detto che saremo stati a casa sua.
-No ecco io non so niente-.
-Proprio per questo siamo venute noi, così cuciniamo e rendiamo questa casa un po' più natalizia!-.
Effettivamente a parte l'albero di Natale, non c'era poi granché di natalizio, non mi sarebbe dispiaciuto vedere una casa con l'oro e il rosso.
-Fate quello che volete, adesso mi fate rivestire? Sono praticamente " nuda" davanti a cinque uomini, non so se mi spiego-.
Prima che venisse mezza famiglia, Sesshomaru poteva avvisarmi.
Mi girai per andarmene in camera da letto, ma sentì dei commentino di sottofondo alquanto gradevoli per me, ma sgradevoli per Sesshomaru.
-Certo che, Sesshomaru, hai proprio una bella ragazza!-.
-Effettivamente di Kagome non ha preso nulla, sembra una modella-.
-Miroku, Koga, fate silenzio o vi ammazzo-.
Il solito gelosone.

La camera da letto era stranamente calda, forse i riscaldamenti incominciavano a fare effetto, tanto da farmi attaccare al termosifone del bagno.
Già, il termosifone del bagno, dove mi sono dovuta mantenere dopo che quel grandissimo idiota mi aveva fatto avere un gemito così bello che lo ha sentito anche il tizio dall'altra parte del telefono.
-Ma tu guarda che cosa mi deve succedere-.
-Cosa deve succedere?-.
Mi irrigidì improvvisamente, voltandomi di lato e vedendo Sesshomaru con le braccia conserte, scrutandomi da capo a piede.
-Niente, pensavo-.
-A cosa?-.
Ma perché devo dirgli sempre tutto.
-Quando, pur di non cadere a terra, mi sono dovuta mantenere al termosifone-.
-Se vuoi lo rifaccio-.
-No stai buono, ci sono anche gli altri di la-.
Non avevo nessuna intenzione di fare un'altra figuraccia per colpa sua.
Alzò le mani in alto, segno di resa, ma nonostante ciò , si avvicinò a me, mettendomi fra il termosifone e il suo bellissimo fisico da demone super figo.
-C..che vuoi fare?-.
Mi sorrise beffardo e mi sciolsi lo stesso, ma approfittò di questa mia "confusione" per prendermi i polsi e metterli sopra alla testa, bloccandoli saldamente.
-Sesshomaru ti prego, non voglio fare un'altra figuraccia, non con loro-.
-Abbiamo un'ora a disposizione, come vuoi utilizzarla?-.
I suoi baci sul collo erano una tortura, non riuscivo neanche a restare ferma e mantenere il controllo.
-Vorrei prepararmi , me lo concedi?-.
-Ti credo poco-.
Infatti ero poco credibile con la voce rotta da gemiti di piacere, se solo si fosse stato fermo.
Ma se ne fregò altamente della mia tentata resistenza, tanto da togliermi tutto da dosso, non che avessi tanto, prendendomi in braccio e mettendomi contro la porta.
-No Sesshomaru per favore-.
-Di cosa ti vergogni Rin? Dovresti essere fiera che il tuo fidanzato ti faccia .. godere-.
Marcò così tanto bene l'ultima parola che andò a farsi benedire ogni speranza di non fare altre brutte figure.
Ancora una volta, sotto quella doccia, ma non gliela diedi così vinta: nonostante il mio piacere chiaramente visibile in faccia, non volevo per nessuna ragione che qualcuno mi sentisse, dunque tentai in tutti i modi di stare zitta, anche se i gemiti di goduria mi uscivano lo stesso dalla bocca, anche se flebilmente.
-Non ti piace, Rin?- infame.
Spinse lentamente ma allo stesso tempo forte, da farmi piegare quasi in avanti, stringendo la sua testa nell'incavo del mio seno.
-Non posso dartela vinta- tremava la mia voce quando usciva dalle labbra.
Non dovevo cedere, non stavolta, dovevo essere più forte di lui.
-Bene, lo hai voluto tu-.
Mi passò delicatamente un dito sulle labbra, stringendo , con la mano impegnata a sorreggermi, la mia gamba, senza smettere di fissarmi.
Le nostre labbra erano ormai vicine , a tal punto da sfiorarsi, finché un urlo non si propagò nella cucina, una voce però rotta dal pianto, furibonda.
Ci guardammo ancora negli occhi per un secondo, poi uscì di fretta, coprendomi con l'asciugamano e l'accappatoio come meglio potevo e spalancai la porta del bagno, trovando una Kagome piangente sul letto, con le mani sul viso e la voce tremante.
-Kagome cosa è successo, ti sei fatta male?-.
-Tu lo sapevi, non è così?-.
Cosa intendeva , io non sapevo nulla, cosa era appena successo di cui non ero a conoscenza.
-Cosa Kagome? Ti giuro che non so nulla-.
Alzò il viso da quelle mani ormai piene di trucco, sotto ai suoi occhi aveva un alone nero, le labbra martoriate dai suoi denti.
-Tu non lo sapevi allora, Sesshomaru non te lo ha detto-.
-Kagome ma cosa?!-.
Mi sedetti accanto a lei, stringendola, nonostante avessi freddo perché ero appena uscita dalla doccia bollente.
-Inuyasha e Sesshomaru partiranno per un mese , per lavoro, andranno in Scozia, lo sapevi questo?-.
Se prima avevo fatto una doccia bollente, adesso l'acqua era completamente gelida.
Mi sembrò mancare il terreno sotto ai piedi e ringrazio il fatto che fossi seduta, ma non perso la calma, non era il momento di perderla, non con Kagome in quello stato pessimo.
-Non lo sapevo-.
Furono le uniche parole che mi uscirono dalle labbra, non riuscivo a dire altro , ero troppo concentrata a mandare giù le migliaia di lacrime che avrei voluto versare.
Sesshomaru uscì dal bagno ormai vestito, ma non lo degnai di uno sguardo, tanto da non volerlo vedere forse per un po'.
-Vieni, dovrei asciugarmi i capelli-.
Ci chiudemmo nel bagno e più mi guardavo allo specchio , più vedevo l'evidente sforzo di non piangere.
Non era facile per me affrontare un altro "abbandono", ne avevo subiti abbastanza e la cosa iniziava a non piacermi.
-Come fai a non piangere?-.
Kagome e me lo chiedi anche, cerco di essere forte per te, per non farti vedere ancora quanto io soffra dopo questa orribile notizia.
-Perché se piango anche io , allaghiamo tutta casa-.
Era facile farla ridere, ma stavolta nessuna delle due voleva, scappò ad entrambe solo una leggera incurvatura delle labbra, ma la voglia di sorridere lasciava a desiderare.
-Perché non dirmelo prima-.
-Forse aspettava il momento giusto-.
-Sesshomaru non te lo aveva detto-.
-Forse non voleva affatto-.
Ma prima o poi era destinato a dirmelo, non poteva scappare dalla evidente realtà che presto la casa sarebbe tornata vuota.
Dopo svariati tentativi di calma e rinfresco del make-up , uscimmo dal bagno, raggiungendo gli altri in sala da pranzo.
Nessuno aveva a dir la verità molta voglia di sorridere, erano tutti ancora molto sconvolti dalla notizia appena avuta.
-Kagome mi dispiace, dovevo dirtelo prima-.
Inuyasha tentò di avvicinarsi, ma Kagome era ancora molto scettica, tanto da non staccarsi dal mio braccio.
-La Scozia eh, Sesshomaru-.
Lo vidi irrigidirsi, ma ciò nonostante non si fece nessun problema a rispondermi, anzi sembrò quasi una cosa naturale quella di andarsene via per un mese.
-Rin te lo avrei detto-.
-Il giorno prima della partenza?-.
Restò in silenzio, quel silenzio che ti uccide perché ferisce, non c'erano più parole da dire, se non un sottofondo di singhiozzi di Kagome, che tentava vanamente di calmarsi, ma , più di me, lei era ferita.
Da uno come Sesshomaru te lo aspetti che non ti dica sempre tutto, c'è sempre qualcosa che nasconde e poi, diciamola tutta, siamo fidanzati da poco, pensa che le cose bisogna dirle senza fretta, anche quando siano così serie.
Kagome aveva piena fiducia in Inuyasha, lui l'aveva plasmata e poi distrutta per riformarla, e lei nonostante ciò si è stata, perché lo ama così tanto che i suoi occhi brillano quando si incrociano nei suoi.
Più di me, le mancarono le parole, si sentì morire, quasi come se stesse sul punto di affogare.
-Perché non dirmelo prima, Inuyasha?Perché aspettare proprio il Natale per dirmelo!-.
-Perché anche se te lo avessi detto prima, avresti reagito nello stesso modo-.
Probabilmente Inuyasha era inconsapevole della guerra che aveva Kagome dentro di se: lo amava, lo amava così tanto che forse non voleva neanche comportarsi da strega con lui, ma Inuyasha l'aveva ferita e mia sorella ha la tendenza a legarsi le cose al dito.
-Hai ragione, non so neanche perché sto piangendo, una vera donna non piange per queste stupidaggini, c'è di peggio-.
Si è chiusa di nuovo in se stessa, ancora una volta, ha messo da parte la vera Kagome per farsi coraggio con una corazza che non è sua, nonostante se la fosse costruita con il tempo e, forse, non le sarebbe mai appartenuta.
-Vedi Rin, non fa queste tragedie-.
Sai perché Inuyasha? Perché se crollo io, crolla anche lei e con lei tutte le sue sicurezze e convinzioni, non sarò certo io la sua rovina e neanche tu.
-Se non mantengo la calma divento come lei, anzi peggio e a buon intenditore poche parole-.
Mi limitai, nel tentativo di interrompere una voce rotte da probabili singhiozzi, a guardarlo dritta negli occhi, lanciandogli forse una specie di sfida, intendendo di non mettere troppo il dito nella piaga perché forse presto sarei scoppiata anche io.
-Bene, vedo che già è tutto pronto, che dite ci accomodiamo?-.
Ayame tentò di smorzare quel filo teso che si era creato fra noi quattro, ma la fame era l'ultimo dei miei problemi.
Ci accomodammo a tavola con poca voglia di stare insieme realmente e, nonostante il cibo fosse ottimo, sulle mie papille sentivo solo l'amaro lasciato da quella notizia: c'era chi, a differenza mia, riusciva ancora a sorridere, perché non era realmente affar suo.
Forse mi salvò il cellulare, che squillava imperterrito sul tavolo.
-È la mamma, rispondi tu?-.
Mi rivolsi a Kagome con uno sguardo inespressivo, come se la chiamata non fosse una cosa indispensabile per me.
-Si dai qui, vorrà sicuramente parlare con me-.
In realtà lei voleva solo andarsene.

-Inuyasha hai mai avuto la sensazione di essere , alcune volte, troppo diretto con le persone?-.
Era il momento giusto per cercare di calmare le acque a tavola, Kagome avrebbe tirato per le lunghe.
-Non credo Rin, è lei che non sa affrontare il discorso-.
-Come quella volta che l'hai tradita?-.
Calò un silenzio di ghiaccio, tanto che Inuyasha sbarrò gli occhi sorpreso, non pensava che Kagome avesse raccontato anche questo a sua sorella.
Non sapeva cosa rispondere, era decisamente in difficoltà e, questa cosa, non faceva altro che piacermi.
-Non sono affari tuoi-.
-Classica risposta di famiglia-.
Ormai il coltello nella piaga era messo, tanto vale continuare con la tortura, come lui ha fatto con lei.
-Cosa si prova ad essere messo con le spalle al muro, Inuyasha?-.
-Questa storia sta andando oltre, a te non ha scosso l'idea che Sesshomaru va via per un mese?-.
-Mi pare di averti già detto che io non posso cedere a tali notizie, sono io che mantengo in piedi Kagome-.
-Tieni più a tua sorella che al tuo ragazzo?-.
É difficile rispondere a questa domanda, perché entrambi per me hanno un valore diverso.
Non esiste chi prevale sull'altro, perché a Sesshomaru lo amo e a Kagome le voglio bene, sono due metri di misura completamente diversi.
Non si può fare un paragone su due persone che nella mia vita hanno influito in modo differente.
-Sono due persone diverse per cui provo due sentimenti diversi, non ti devo altre spiegazioni, in realtà non le devo a nessuno-.
-Devo dire che sai essere vipera come tua sorella-.
-E tu stronzo come tuo fratello-.
-Ragazzi adesso calmatevi, cerchiamo di non creare questioni-.
Il padre di quelle due "teste calde" si era imposto, almeno ha fermato in parte quella guerra di parole.
Sesshomaru mi guardava sorpreso, non tanto per le parole dette, quanto per la mia faccia sofferente che cercava in tutti i modi di non dare a vedere gli occhi lucidi, dovevo resistere ancora un po'.
-Rin-.
La sua voce mi arrivò percettibilmente alle orecchie come un sussurro, nonostante lo avessi di fronte.
-Sesshomaru-.
-Dopo abbiamo da parlare-.
-Anche troppo forse-.
Kagome tornò dalla telefonata di una buona mezz'oretta con mia madre, dicendole che la salutavo anche io perché stavamo pranzando.
Aveva uno sguardo diverso, molto più fiero e strafottente, era tornata di nuovo come prima, la Kagome che non si fa passare niente sotto al naso, che non tollera e non capisce nessuno.
-Allora, mentre voi due state in Scozia, io e Rin andiamo a trovare mammina e papino, magari ritroviamo anche i nostri vecchi amici di scuola e qualche vecchia fiamma-.
Parlava con una voce così acida che quasi sputò con disprezzo quelle parole.
-Ora non credi di esagerare, Kagome?-.
-Inuyasha, caro, io non esagero mai-.
Fu uno dei pranzi peggiori a cui potessi mai partecipare, c'era così tanto astio che quasi ci dimenticammo che era Natale.
Pulito e messo a posto tutto, io e Sesshomaru ci andammo a chiudere in camera, dovevamo assolutamente parlare di questa situazione, prima che andassi sotto sopra con il cervello.
-Sesshomaru, dimmi perché-.
-Cosa vuoi che ti dica? È lavoro-.
-Non mi basta, voglio sapere da quanto lo sai e perché non lo hai detto prima-.
-Sarà più o meno una settimana che lo so, il perché è per motivi di lavoro, c'è una conferenza in Scozia e in più una casa discografica che vuole lavorare con noi-.
-Ci vuole un mese?-.
-In realtà ci vorrebbe un anno ma noi abbiamo rifiutato-.
Appena ho sentito un anno, ho perso un battito: l'idea di non vederlo per un mese mi uccide, figuriamoci un anno.
-Bene, quando devi partire?-.
-Dopo domani-.
Il battito l'ho perso comunque.
-Quindi a Capodanno saremo soli-.
-Troverai che fare-.
Ma che risposta è?! Troverai che fare?! No Sesshomaru non troverò cosa fare perché niente ha più senso se non è fatta con te, cosa c'è di più brutto che passare un capodanno senza il proprio fidanzato che ti ha cambiato la vita in meno di un mese, cosa c'è di più brutto nel dover dire agli altri che tu sei un Scozia per lavoro e per questo sono da sola.
Cosa c'è di più brutto nel ricordarmi che sono sola!.
-Sei un vero idiota-.
Quando pensavo di essere io la più forte a poter sorreggere un tale peso di una notizia così brutta, mi stavo solo illudendo di una possibilità inesistente.
Mi stesi sul letto, osservando il soffitto, bianco come la mia pelle, come la sua, tutto mi avrebbe ricordato lui, anche il semplice colore viola del sapone, che mi riaffiorava nella mente la sua mezza luna su quella fronte perfetta, semi nascosta da una frangetta argentea.
Proprio li, in quel momento, quando pensavo che non avrei pianto, mi sono sbagliata.
-Tu non capisci Sesshomaru-.
Chiusi gli occhi, cercando di fermare quel fiume pronto a scoppiare, ma le lacrime scesero comunque ribelli, bagnando il cuscino del mio mascara sciolto in quelle gocce salate.
Sentì il movimento del letto non appena lui ci di poggiò sopra, si stava avvicinando a me, tentando di starmi vicino anche se lui mi stava ferendo.
-Permettimi almeno di starti vicino-.
Come potevo mai rifiutarlo, in realtà io volevo che lui stesse con me, giorno e notte, per tutta la vita.
Ci addormentammo così , io fra le sue braccia, poggiata sul suo petto,  triste ma felice di averlo ancora per qualche giorno con me.
Dormì per almeno un'oretta, perché quando mi svegliai, lui non era più nel letto con me.
Dovevo abituarmi a non averlo vicino, per un mese avrei dormito da sola, senza più il suo buongiorno o senza più fare la doccia insieme.
Andai in cucina, notando che Kagome era alle prese con il the, ma sembrava che con Inuyasha di fosse sciolta: stavano abbracciati, con un sorriso fra le labbra, non più come prima che quasi sembrava si odiassero.
-Vedo che va meglio-.
-Rin ti sei svegliata, pigrona-.
-Si Kagome, ho fatto una bella dormita, ma Sesshomaru dov'è ?-.
Mi guardavo intorno ma di lui nessuna traccia, probabilmente era nello studio.
-È nello studio con papà- mi rispose Inuyasha , ma con me era ancora arrabbiato e io non avevo nessuna intenzione di chiarirmi fin lui.
Mi misi vicino alla porta, intenta ad origliare la loro conversazione, cercando di non fare alcun rumore strano da poter suscitare la curiosità di Sesshomaru.
-Padre non è facile neanche per me starle lontano-.
-Lo so ma dobbiamo figliolo, per il bene della nostra famiglia.Naraku è pericoloso e anche Jakotsu non scherza-.
Aspetta, mi sono persa io qualcosa oppure non mi è stato detto nulla.
Cosa significa sono pericolosi? E chi è questa gente? Cosa c'entrano con la Scozia.
-Dobbiamo fermarli il prima possibile lo so, ma rischiamo di brutto-.
-Da quando ti fai problemi nelle guerre fra clan, Sesshomaru? Le hai sempre affrontate-.
-Lo so, ma non ne posso parlare con Rin, anzi dovrò sapere che è al sicuro qui con Kagome, quel bastardo è capace di tutto-.
Non avevo neanche più la forza di respirare, presto sarei svenuta a causa di una crisi di panico oppure per un calo pressorio.
Vorrei sapere cosa c'entra tutto questo con il lavoro, se davvero lui va lì per questioni di affari o questioni di famiglia, sta di fatto che nel secondo caso rischia di non tornare più a casa e io non posso permetterlo.
-Rischio anche di non vederla più-.
E per me, fu tutto un buio.


-Rin, svegliati, Rin!-.
Sentì delle voci lontane arrivarmi all'orecchio come un sospiro, ero ancora in stato di inconscio e non riuscivo a tenere gli occhi aperti per la troppa luce che c'era nel salotto.
-Cosa mi è successo?-.
Non ricordavo molto, se non di essere svenuta sapendo che Sesshomaru poteva lasciarmi da sola per sempre.
-Sei svenuta vicino alla porta dello studio, ti ho portata io qui-.
Sesshomaru mi teneva la testa alzata sulle sue gambe, accarezzandomi di tanto in tanto sulle guance, ancora umide dalle lacrime precedenti.
Se penso che queste carezze forse saranno le ultime mi sento di nuovo male, non posso permettergli di andarsene via così, non dopo che l'avrò convinto a portare anche me.
-Non mi porterai con te, vero?-.
Mi guardò cosciente che avevo sentito tutto e che ormai c'era ben poco da nascondere.
-Non posso-.
Non mi sorpresi, lo sapevo già.
Mi ripresi dopo una mezz'oretta, mentre gli altri avevano già deciso di uscire, ma per me faceva troppo freddo e sicuramente se avessi messo un piede fuori alla porta avrei iniziato ad urlare come una pazza per colpa del gelo.
-Allora ci vediamo stasera Rin! Alle nove a casa mia!-.
-Va bene- mi stritolò così bene Kagome da quasi non farmi respirare, ma ero felice di quel abbraccio, l'unica sicurezza.
Uscirono tutti da casa, lasciando un quella cucina solo me e Sesshomaru che, per la centesima volta in quella giornata, dovevamo parlare.
-Quindi stai andando ad ammazzarti in Scozia eh?-.
-Rin non dire assurdità-.
-No Sesshomaru, non dirmele tu!!-.
Alzai il tono della mia voce di troppo, facendomi tossire per lo sforzo; ero già raffreddata, ci mancava solo la tosse forte.
-Abbiamo ricevuto una lettera di minacce da parte di un clan opposto al nostro, è mio dovere partecipare alla "guerra"-.
-Tu ti senti in dovere di troppe cose, ma io non rientro tra queste-.
-Voglio che quando me ne vado tu stia attenta, non fate idiozie tali da farmi venire a riprenderti-.
-Non ti preoccupare, so cavarmela da sola!-.
-Non essere stupida!-.
Mi prese in braccio e mi baciò con foga, desiderio, voglia di avermi per se ancora una volta, su quella penisola della cucina, senza fregarsene del fatto che probabilmente potesse essere scomodo.
-Non accetto per nessuna ragione l'idea di perderti-.
Dopo queste parole mi strinse diversamente, sembrò essersi sciolto in un abbraccio dolce, timoroso quasi, lui grande demone, temeva di perdermi in sua assenza.
-Non ti preoccupare Sesshomaru, io ti aspetterò qui-.
Per me era una promessa, per lui un motivo per sorridere.
-Stamattina sbaglio o stavamo facendo qualcosa?-.
-Si Sesshomaru, stavamo nella doccia-.
Non se lo fece ripetere due volte: mi alzò dal piano e mi portò in doccia, ancora vestiti, impazienti di spogliarci, mentre l'acqua bagnava la sua camicia e il mio vestitino di lana, ma poco importava, era bellissimo anche così.
Ancora una volta, senza essere interrotti, quella doccia fu il nostro nido d'amore, racchiudeva ciò che forse non avremmo più avuto se fosse successo qualcosa di brutto ad entrambi.
Ma io sono fiduciosa in te, Sesshomaru, so che tornerai a casa.
-Sesshomaru, ancora..-.
Le mie richieste continuavano ad eccitarlo, tanto da chiedermi ancora di parlare, di dire qualunque cosa, purché fosse adatta alla situazione.
-Tu mi farai impazzire, Sesshomaru-.
-Voglio questo, Rin-.
Mi baciava il collo mentre le sue spinte mi inebriavano i sensi, ero ormai completamente fuori controllo e affidavo a lui tutta la mia vita, l'orgasmo con lui era la cosa più bella che potessi mai avere, era capace di farmi godere così tanto che anche dopo l'orgasmo non mi dava pace, continuava imperterrito nei suoi movimenti lenti e decisi, facendomi perdere ogni briciolo di integrità mentale.
-Continua, oh si , continua..-.
Lui era la mia droga, una droga che non si vuol smettere di prendere, perché ti rende il mondo migliore senza neanche tu te ne accorga.
Le mie unghie erano ormai conficcate nella sua schiena, è stato lui stesso a chiedermi di non tagliarle perché gli piaceva, quindi feci abbastanza pressione da lasciargli il segno, ciò che è mio non si tocca.
Anche lui non si disturbò a lasciarmi un morso evidente sul collo, i suoi canini erano così affilati che se avesse premuto un alto po mi avrebbe ucciso forse.
-Continua Rin-.
Mi chiedi di continuare in questa bellissima danza che vorrei non smettesse mai, avrò avuto almeno due orgasmi e ancora non mi basta, tu non mi basti, ti voglio ancora.
-Non smettere, Sesshomaru-.
Stavolta presi il suo viso con una mano, guardandolo con occhi di fuoco, forse anche un po' di rabbia, il giusto che bastava a far partire l'ultimo neurone sano nel suo cervello e farlo impazzire.
Le sue spinte erano estasi, erano ciò che ho sempre voluto, come quella prima volta a Boston, che tutto è successo per caso, perché lui sapeva di me, sapeva che forse sarei stata tutto per lui, sbattendomi su quel tavolo e poi sul ripiano della cucina, per poi passare al letto e al divano.
-Voglio che resti qualcosa di noi adesso-.
Era una richiesta chiara e precisa, era abbastanza chiaro quello che volevo, tanto che lui mi guardò profondamente , baciandomi per interrompere la sua voce presa dall'orgasmo.
Era un suono così bello che avrei voluto sentirlo per sempre, le sue labbra nonostante fossero strette fra le mie, emettevano suoni di goduria e piacere, che ancora non avevo sentito perché lui tendeva a contenersi.
All'ultima spinta, alzai gli occhi al cielo, restando ad osservare ancora quel soffitto bianco, che mi avrebbe ricordato lui ancora una volta.
Sentì la sua fronte stanca poggiarsi nell'incavo del mio seno, ormai esausto e privo quasi di forze, mi poggiò con i piedi per terra, abbracciandomi come se fossi la sua ancora.
-Ti amo-.
-Anch'io Sesshomaru-.
Io vivo di questi momenti insieme a te, amore mio. 






 
 

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Capitolo 12
*** Fino infondo ***


Sesshomaru, dove sei, perché non sei  con me.
Non ti sento vicino e qui è tutto così buio e nero, perché mi hai lasciato da sola legata a queste corde che mi stanno lacerando la pelle, sento il sangue che cola lungo le mie braccia e i miei occhi mi fanno solo miraggi, sperando che tu mi venga a salvare.
Sesshomaru torna da me, perché sei partito, perché mi hai lasciato in questa giungla di nemici, mi hanno preso e mi stanno torturando.
Avrei tanto voluto rivedere i tuoi occhi, per l'ultima volta , poterci annegare dentro e respirare ancora il tuo profumo.
Ti amerò anche da morta, Sesshomaru..





-RIN!-.
Urlò così forte da rompermi quasi un timpano e farmi venire un infarto per lo spavento.
Mi voltai dal suo lato, vedendo il suo viso provato, i suoi occhi erano rossi dalla rabbia e i suoi artigli emanavano un colore verde veleno, conficcati nella coperta.
-Sesshomaru perché sei così adirato e spaventato, cosa succede?-.
Tentai di allungare una mano lungo la sua guancia, ma in malo modo me la scostò.
-Rin, aspetta..-.
La sua voce era gutturale, tesa e particolarmente roca, non accennava a riprendersi.
-Sesshomaru sono qui, ti prego calmati-.
Mi alzai sui gomiti e, nonostante le sue insistenze, mi buttai addosso, stringendolo a me per calmarlo.
Sentì i suoi muscoli rilassarsi sotto al mio tocco e i suoi occhi diventare sempre più chiari , ripristinando il loro bellissimo colore naturale.
-Rin, non voglio perderti, ho paura che quando me ne andrò ti accadrà qualcosa di orribile-.
Come dargli torto, poteva accadermi qualunque cosa in sua assenza , ma sarei riuscita comunque a cavarmela da sola.
-Ti assicuro che starò il più attenta possibile-.
-Lo spero Rin, spero che questa storia vada per il meglio-.
Mi strinse a se, coccolandomi mentre le sue mani passavano sotto alla mia maglietta del pigiama, delicate e premurose.
-Non temere Sesshomaru, io lo so che tornerai-.
Ne ero sicura al cinquanta percento, non sono mai sicura quando c'è una guerra di sangue, ho sempre paura.
-Appena farà giorno, ti porterò dove vuoi tu, voglio farti passare la giornata più bella della tua vita-.
Prese una pausa lunga, senza finire del tutto la frase, cosciente del fatto che forse sarebbe stata l'ultima mia giornata con lui o forse una delle tante.
-Non farmi pensare questo Sesshomaru, ti prego-.
Piansi, ancora una volta, fra le sue braccia, in quella notte fredda e inquieta, stringendomi ancora un po' sul suo petto duro e stranamente caldo.
L'idea di perderlo mi struggeva dall'interno, non avevo il coraggio di dirglielo, ma ora che avevo il mio tutto non volevo perderlo per una simile guerra fra clan.
Lo avrei seguito, in incognito, silenziosamente, senza far capire che anche io volevo partecipare: avrei imparato ad usare una pistola,  anche se non so neanche se era il caso di rischiare tanto, considerato il mio scarno fisico.
Lo avrei seguito fino alla morte, ormai avevo deciso.



Fu giorno in un palpito di ciglia, ma del sole non vi era traccia, fuori pioveva.
Pioveva anche il cielo, che aveva assistito alla scena della nottata stessa, tristemente quasi reale, considerate le possibilità.
Accanto a me non c'era il mio demone, ero sola in quel lettone, scaldata dal semplice stringermi nelle coperte, non più dal corpo del mio amato.
Mi rigirai ripetutamente nel letto, aggrovigliandomi le coperte intorno alla mia figura sin troppo snella, che necessitava di mangiare prima che avessi una crisi di fame.
-Buongiorno piccola-.
Eccolo lì, il mio mondo in una stanza, con uno strano sorriso sulle labbra, segno di chi non aveva per niente buone notizie, dovevo aspettarmi il peggio.
-Buongiorno Sesshomaru, perché quel sorrisetto?-.
Mi guardò con occhi sottili, strettamente ridotti a due fessure e lentamente si avvicinò a me, sedendosi praticamente sul mio esile bacino e bloccandomi i polsi sopra alla testa.
-Ma cosa ti prende?-.
-Se ti bloccano in questa posizione, devi saper cosa fare-.
Ma davvero dovevo reagire in questo modo? Possibile mai che davvero dovevo starmi attenta, ad ogni passo che facevo.
-Posso mordere tranquillamente il braccio del mio avversario-.
-È troppo banale-.
Non avevo proprio voglia di "combattere" contro di lui, preferivo fare altro tipo di movimento, oppure andare a fare shopping ad esempio.
-Sesshomaru mi devi portare in giro, ti ricordo-.
Mi aveva promesso che avremmo fatto una passeggiata lungo le strade di New York e poi mi avrebbe portato a pranzo fuori, quindi ora non era per niente necessario preoccuparsi di un eventuale " attacco".
-Si, deve essere una bellissima giornata-.
Per la prima volta sentì un tono rammaricato e triste uscire dalle sue bellissime labbra, ma io non volevo assolutamente pensare che lui fosse serio, che davvero per lui questo era il saluto definitivo, che questa casa sarebbe stata solo mia e non più  nostra .
Lo vidi alzarsi da me e darmi le spalle, quelle spalle bellissime che ho graffiato per notti intere, prendendo ciò che è mio .
-A costo che tu torna, ti seguirò , Sesshomaru-.
S'irrigì, stringendo i pugni, non era per niente d'accordo, ma nulla avrebbe fermato la mia idea.
-Non sono affari che ti riguardano-.
Lo erano eccome invece, perché lui è affar mio, da quando ci siamo messi insieme, lui era tutto.
-Allora torna-.
Ma non diede peso alle mie parole, aprì l'armadio prendendo una camicia, non una qualunque , bensì una bianca, lucida, perfetta.
La differenza fra il mio armadio e il suo? L'ordine, sicuramente, io ero molto più disordinata e incurante rispetto alla sua precisione e cura delle cose.
-Credo di innamorarmi di te ogni volta che ti guardo sai?- ma da dove mi è uscita questa fase smielata.
Forse perché quando si è ad un passo da perdere, quasi, l'unica persona che ti fa sentire qualcuno fra tante sette miliardi, vorresti esserlo per sempre.
-Rin, ti ho detto che andrà tutto bene, ora alzati-.
Eppure questa sensazione di sicurezza io non l'avevo più.




-Rin ti muovi! Sono già davanti alla porta-.
Mi mise così tanta fretta che per poco non cadevo nelle mie stesse scarpe.
-Arrivo Sesshomaru, arrivo-.
Mi misi un paio di jeans attillati, con una camicetta sopra e i miei fedelissimi tacchi neri, il cappottino rosso e un po' di trucco leggero, giusto perché era giorno e non dovevo esagerare.
Corsi verso la porta, vedendo Sesshomaru poggiato allo stipite impaziente di uscire.
-Allora andiamo?-.
Non sostenni il suo sguardo, profondo e intenso, ma anche un po' arrabbiato del mio ritardo.
-Ti perdono solo perché sei bellissima-.
Mi andarono a fuoco le guance, dunque lo sorpassai, arrivando direttamente vicino all'ascensore, sentendo il suo ghigno soddisfatto mentre chiudeva la porta di casa.
Insistette tanto a voler guidare lui, non fidandosi di me, lasciandomi la possibilità di vagare con lo sguardo in quella città trafficata e piena di persone diverse, impegnate ognuna a fare qualcosa.
-Come è strana New York-.
-È caotica, non la sopporto-.
Sesshomaru non sopportava mai il caos, per lui era solo un motivo in più per farsi venire mal di testa , mentre per me era piacevole vedere come si svolgeva la vita in metropoli come quella.
Ero sempre rinchiusa a lavoro, non avevo neanche il tempo di vedere fuori dal ristorante che subito dovevo correre a prendere le ordinazioni.
Mentre tornavo a casa era ormai già tardi, faceva così tanto freddo a Boston che erano pochi coloro che uscivano di casa.
-Secondo te com'è la Scozia?-.
Non potevo fare a meno di pensarci, all'idea che lui domani sarebbe partito, lasciando un vuoto incolmabile.
-Dicono che Edimburgo è molto bella, ma io non vado per un giro turistico-.
Aveva una mano sul cambio e una sul volante, sofferente del fatto che non potesse correre più di tanto perché se no rischiava di uccidere qualche pedone.
-Lo so, però se trovi qualcosa di bello, compramelo-.
Almeno era un motivo per tornare.
-Hai paura, vero?-.
Mi chiedi se ho paura, già sto tremando all'idea anche stasera ti vedrò fare le valigie, chiudendo anche un po' della nostra storia nella serratura della porta, sarà difficile per me lasciarti andare.
-Non sai quanto-.
-Tu devi fidarti di me-.
Come posso fidarmi se no che c'è la possibilità che tu non possa più tornare.
-Ci provo- in realtà no.
Mi prese la mano e tentai di sorridere, nonostante per me fosse un enorme sforzo nascondere la mia evidente preoccupazione, strinsi quella fredda mano artigliata, fiduciosa infondo di lui.
-Ci fermiamo per un aperitivo? È un po' che non lo prendo-.
Lo vidi sorridere di sott'occhio, acconsentendo alla mia richiesta con un piccolo cenno del capo e accelerò  verso uno di quei lounge bar vista mozzafiato da spendaccioni.
-Direi che sei vestita abbastanza bene per andare lì-.
-Ei cosa intendi! Lì dove?-.
Ma tu guarda che insolente, invece di dire che sono sempre bella, si permette anche di fare dei giudizi poco consoni.
Presi dalla borsetta il mio fedele rossetto color prugna tendente al bordeaux, il rossetto che appena lo metti non si leva neanche con lo struccante, ma dannatamente bello da fare labbra da diva.
-Non fare frenate improvvise senza motivo che devo mettere il rossetto e aggiustare il trucco-.
Ma come tutti i maschi, fanno qualunque cosa pur di farti sembrare un'impresa impossibile truccarti in macchina.
-Agli ordini , signorina- Accelerò subito, facendomi aderire con la schiena al sediolino, bastardo.
Mi truccai a fatica ma riuscì a fare un buon lavoro, ora sì che ero pronta.
Il lounge bar si trovata su un attico, di un palazzo non esageratamente alto, al chiuso, in quella giornata piovosa: parcheggiò proprio sotto a questo palazzo che sembrò essere un bellissimo Hotel, quasi al centro di New York.
Mi sentì quasi in imbarazzo, scendendo dall'auto, non era da me essere così di " lusso", non ero per nulla abituata a tutto questo trattamento da diva.
Sesshomaru mi porse la mano, non vergognandosi di stringerla tra la mia, un gesto inaspettato dal principe di ghiaccio.
-Chi mi tratterà da Diva quando tu non ci sei?- ironizzai.
-Puoi sempre farlo da sola visto che ti lascio la macchina e i soldi-.
Ma non sarebbe stato lo stesso, senza di te.
-Senti ma in teoria tu sei un cane e alla fine dovresti sempre tornare dal padrone no?- ma perché non mi sto mai zitta.
Tacque, non parlò finché non si aprirono le porte dell'ascensore, avevo un brutto presentimento.
Eravamo solo io e lui, dunque mi spinse contro lo specchio dell'ascensore con forza, bloccandomi ,con le mani, le braccia.
-Ringrazia che con te non riesco mai ad essere completamente infame, ma attenta a quello che dici-.
Se pensava di farmi paura, non fece altro che farmi ridere, andiamo avevo solo detto la verità.
La vista sull'attico era davvero bellissima, sembrava di poter volare su New York, ma il rumore della vita di città era isolato da quell'ambiente calmo e rilassante, era un paradiso sulla terra.
Ci accomodammo ad un tavolino che sembrava essere preparato per  noi, con il cameriere privato, una bellissima candela accesa contornata da rose rosse.
-Ma fai tutto questo per me?-.
-Non te lo meriteresti ma comunque si-.
Ma come non me lo merito? Io merito tutto, sono donna, devo essere viziata.
Feci finta di non sentire e mi accomodai, accompagnata dalla mano di Sesshomaru sulla schiena, un demone di alta classe devo dire.
-Vino bianco o rosso?- iniziamo male con il vino.
-Bianco, caro-.
Accennò al cameriere la mia richiesta e, in meno di un minuto, ci portò un ottimo vino bianco, secco, come piaceva a me.
Trovai un po' ingiusto parlare di lui, sapere fino infondo a cosa portava sul serio questa storia, non era il momento, ora dovevamo solo goderci l'aperitivo.
-Allora Rin, dovrò farti delle raccomandazioni- a quanto pare era lui che voleva parlarne.
-Del tipo?-.
Il suo sguardo si assottigliò, diventando quasi solo due fessure, ma era forse un po' soddisfatto perché per la prima volta dovevo starlo a sentire, non facevo mai quello che diceva lui.
-Innanzitutto non cacciarti nei guai, guardati sempre intorno, non tutte le persone che vedi solo buone e tu sei troppo ingenua-.
-Ma cosa dici?!-.
-Attenta Rin, non tornare mai a casa da sola, loro adesso sanno a cosa puntare, sei tu il loro bersaglio-.
-Troppo tragico-.
-Inoltre non accettare inviti o passaggi da nessuno, neanche se diluvia-.
-Non l'ho mai fatto-.
-Insomma Rin ascoltami, lo dico per te-.
Sbuffai e scossi la testa, ma infondo lo sapevo che stava dicendo tutte queste cose per la mia incolumità, ero abbastanza sciocca a volte.
-Sesshomaru lo so, tranquillo, so bene cosa devo fare, più di una volta mi sono trovata nei guai-.
Ricordo bene in quanti guai mi sono cacciata, a partire da quando avevo una dipendenza per la Marujana , era una vera tragedia, tutto per colpa di quel bastardo di Josh che me la fece provare.
Fu difficile per me smettere, anzi a volte sono riuscita a scamparla da risse per soldi, allora non avevo chissà quanto per pagarla.
Ho riportato lividi e ferite, ma infondo sono ancora qui, con i piedi per terra, sana e salva da una vita di strada.

Inizio Flash-


-Lurida donna, dammi i miei soldi, il tuo amichetto non ti ha avvisato vero?!-.
I suoi calci erano affondi sempre più forti, presto il mio stomaco avrebbe ceduto, sputavo sangue e saliva insieme e il freddo dell'asfalto mi congelava la pelle.
Ho sempre pensato che sarei morta lì, in realtà non credevo che qualcuno potesse trovarmi.
Sarei morta nei vicoli di Boston, tra lo spaccio e un pusher che voleva i soldi, oppure sarei finita a fare la prostituta per mantenermi.
In realtà, tutti vengono salvati.




Fine Flash-


-E cosa avresti mai fatto tu?-.
-Avevo una dipendenza da Marujana, mi sono scampata certi guai che neanche immagini, so cosa significa-.
-L'importante è che ora sei qui-.
Mi prese dolcemente la mano, stringendola fra la sua delicatamente, coccolandomi con un semplice tocco, mentre sorseggiava quel vino in modo sensuale, quasi provocatorio, bagnando leggermente le labbra per poi far scivolare l'alcol nella gola.
Sentì un leggero calore al basso ventre, ma provai in tutti i modi a non farci caso.
Gli squillò il cellulare e mi fece intendere che non poteva non rispondere, ma nonostante ciò non si alzò da tavola.
Parlava in codice, era chiaro, non era difficile capirlo, non ha mai chiesto sul serio ad Inuyasha come stava oppure come stava andando il lavoro, c'era altro sotto.
Sorseggiai il vino, cercai di non pensarci, non avevo proprio voglia di sciuparmi il trucco.
-Sesshomaru mi versi altro vino?-.
Capì che era il momento di staccare la chiamata, che ormai era sgamato, che avevo capito tutto.
Posò il cellulare nella tasca della giacca e mi versò il vino , prendendo il calice fra le dita e guardandomi interrogativo.
-Cosa c'è Rin?-.
-Posso essere stupida, ingenua, ma io so quando qualcuno parla in codice, soprattutto sapendo che fra te e Inuyasha non circola buon sangue-.
Colpito e affondato, chiaro come la luna che quello era un codice , infatti il suo sguardo mutò in sorpresa, non se lo aspettava.
-C'era anche Kagome-.
-E ci sono anche io! È facile tenerci all'oscuro di tutto-.
-Di questo passo tornerai brilla a casa-.
-Tanto mi porti tu, magari a letto, senza nulla addosso- abbassai la voce, facendogli capire che anche se la situazione si fosse scaldata, sarei stata più che propensa a farlo.
-Vuoi già tornare?-.
Le sue mani piano arrivarono alla mia gamba, salendo leggermente, ma dovevo assolutamente resistere.
-Voglio stare tranquilla per favore, fammi bere il vino in santa pace-.
Scostai leggermente la sua mano, forse per effetto del vino oppure perché forse in realtà la situazione mi stava sfuggendo, ero così arrabbiata che neanche l'alcol mi faceva dimenticare il fatto che lui domani partisse.
Ma nonostante volessi mantenere un minimo di controllo, sorseggiai l'ultimo goccio di vino, cosciente del fatto che presto sarei diventata brilla e feci cenno a Sesshomaru di andarcene, bastava e avanzava quell'oretta per farmi venire una voglia esagerata di sbatterlo sul letto con tutta la forza che avevo.
L'ascensore mi sembrò il posto più eccitante e ispiratore rispetto ad una lavatrice o ad un letto: lo spinsi nello specchio come fece lui con me, tirandolo per la cravatta e baciandolo con passione, era così bello quando si metteva giacca e camicia che quasi gliele avrei strappate.
Andammo in macchina e mai come quel momento, Sesshomaru prese un'accelerata tale da farci arrivare a casa in pochissimo tempo.

Il letto era il nostro nido d'amore, ormai le lenzuola avevano il suo odore, il suo profumo inondava la stanza, riempiendola di calore e ricordi, era tutto ciò che ho sempre cercato nella mia insulsa vita.
-Ti prego non partire- la mia richiesta era sussurrata fra un affondo ed un altro, mentre tentavo di contenere i miei gemiti di piacere, considerato che aveva lasciato la finestra aperta.
-Non mi chiedere questo- le sue mani circondavano i miei glutei, stringendo quasi con forza la mia pelle, lasciando dei piccoli lividi in superficie.
-Ti amo Sesshomaru-.
-Anch'io Rin, tornerò sappilo-.
Ma ancora, per la centesima volta, sapevo che se non lo avessi seguito, mi sarei pentita per tutta la vita.
-Cosa ti ha detto Inuyasha?- stanca, sul suo petto, speravo che mi dicesse che forse era tutto annullato.
-Che la partenza è anticipata a stanotte-.
Come se non bastasse, dovevo dirgli addio prima del previsto e sicuramente dovevo parlare al più presto con Kagome.
-Posso accompagnarti all'aeroporto?-.
-Ti prego Rin, sta a casa-.
Un secco, tagliente e dolente no.
-Dove alloggerete?-.
-I soliti Hotel a cinque stelle lussuosi, dopotutto andiamo lì come "ospiti"-.
-Un po indesiderati però-.
Mi sarei dovuta pagare anche io un albergo lussuoso, meno male che c'è Kagome.
-Semmai ti venisse la folle idea di seguirmi, ti conviene che io non ti scopra- ma che peccato, questo intendo fare.
-Suvvia, non ho mai preso un aereo da sola, secondo te?!- a dir la verità sempre l'ho preso da sola.
Sembrò crederci e per fortuna quella farsa stava reggendo al meglio, non doveva assolutamente scoprire nulla del mio piano.
-Ho fame- il mio stomaco brontolava, il vino e l'attività fisica mi aveva fatto venire un languirono.
-Cucino io- apriti cielo, andrà a fuoco la cucina.
-Lo sai fare?-.
-Io almeno sono capace, tu la prima cosa che hai detto è stata " non sono brava a cucinare"- maledizione ricorda tutto.
Lo spinsi leggermente, facendo la finta offesa e mettendo la testa dentro al cuscino, sospirando.
-Va bene, diciamo che lo sai fare ma non ti applichi-.
-La stessa cosa che dicono a scuola durante i colloqui-.
Si alzò dal letto sogghignando e avviandosi verso la cucina, capì che probabilmente toccava a lui occuparsi di me, pur di non chiamare i pompieri nel caso in cui fosse andata a fuoco la casa.
Approfittai della momentanea solitudine per inviare un messaggio a Kagome.

-Kagome dobbiamo parlare, è urgente, stasera vieni a casa mia , resti a dormire qui.
-Rin-.

Mi rispose subito, probabilmente stava con il cellulare in mano, dicendomi che anche lei aveva qualcosa da dirmi e che presto lei e Chris si sarebbero trasferiti a casa mia, poiché anche lei era da sola.
Forse aveva le mie stesse intenzioni, ma chi poteva dirlo.
-Rin vieni-.
Cavolo se era veloce a cucinare, il profumino di cose buone arrivò fino alla camera da letto, inebriandomi i sensi e costringendomi ad alzarmi dal letto ma non controvoglia.
Trovai una tavola apparecchiata con bicchieri di cristallo e posate d'argento, un mazzo di rose rosse al centro e tovaglioli rossi abbinati alla tovaglia.
-Sesshomaru, come sei romantico-.
-Si accomodi, Madame-.
-Ma sono solo con la camicetta da notte-.
-Ti ricordo che il rosso è un colore particolare- si avvicinò a me, prendendomi i fianchi e, stringendomi al suo bacino, mi porse un delicato, ma voglioso bacio.
-Allora mio Chef, cosa mi ha preparato?-.
Per la prima volta mi sorpresi di Sesshomaru, con quanta velocità era riuscito a fare una barca piena di sushi di tutti i tipi, stimolando ogni mio senso, era non solo stupendo da vedere ma il profumo era delizioso.
-Ma come devo fare con te che mi vizi così tanto?-.
-Suvvia Madame, mi lusinga- ma va, non lo credo proprio.
Mi versò del vino bianco, frizzantino ma secco, ci sapeva fare nella scelta.
-Tu mi farai impazzire-.
-È quello che voglio-.
Assaggiai un rotolino di sushi, restando a bocca aperta: era squisito, il mix di sapori si sposava benissimo con tutto, non c'era una pecca, niente, tutto perfettamente e dannatamente buono, i gusti scendevano da soli verso le papille gustative, sentendo il dolce e salato, che spettacolo.
-Sesshomaru ma è squisito-.
-Per te farei di tutto, tienilo a mente, non l'ho mai detto a nessuna- ora sì che mi sentivo la donna più fortunata della terra.
-E dimmi, dopo andrai da Inuyasha?-.
-Si, Kagome invece so che viene qui-.
-Si sai, cerchiamo di farci forza a vicenda- in realtà stiamo progettando il viaggio anche noi.
-Quando tornerò, ti porterò in un posto speciale-.
-Dove?!-.
-Ho detto quando tornerò-.
Un segreto dietro l'altro, Sesshomaru era così, di verità ne aveva tante ma al massimo te ne rivelava una sola.
-Questo vino mi farà diventare brilla, è troppo buono-.
-Per me puoi anche ubriacarti-.
-No, se mi devi portare a letto voglio ricordare tutto-.
La bottiglia di vino finì troppo presto, d'altronde come la nostra pazienza di fare di nuovo l'amore, sapendo che tra qualche ora avremmo dovuto lasciarci per un mese.
Ancora una volta, fra le sue braccia, adagiai il mio corpo, portando la mia testa sul suo petto e poter sentire ancora il suo cuore battere veloce per me, la miglior sensazione in assoluto, percepire l'amore anche da un semplice battito.
Ma dopo un'oretta abbondante, quel letto era vuoto, Sesshomaru non era con me, forse era andato da Inuyasha, non voleva svegliarmi, ma quella solitudine iniziò a scavarmi dentro l'anima, facendomi sentire freddo anche se la casa era bollente, in realtà era perché non c'era lui a scaldarmi.
Ma scossi i miei pensieri, sentendo il campanello suonare nervosamente, era più che chiaro che fosse Kagome.
Aprì la porta e vidi la sua faccia palesemente provata da lacrime versate qualche mezz'oretta, se non un'oretta prima.
-Kagome vieni-.
La feci entrare e l'abbracciai, stringendola in un forte e caloroso abbraccio, senza volerla lasciar andare, lei si sfogò sulla mia spalla, in cerca di conforto che serviva forse ad entrambe.
-Non voglio che parta, oggi abbiamo fatto l'amore e io ho pianto Rin, ho pianto tantissimo-.
Ho tirato su le lacrime, per tutto il tempo che Sesshomaru mi ha amata, per non rovinare il momento e per avere un bellissimo ricordo.
-Kagome, noi li seguiremo-.
Mi guardò sorpresa, forse non era nei suoi piani una cosa del genere , ma non sembrò affatto preoccupata, anzi piuttosto i suoi occhi si accesero di nuovo di speranza.
-Vuoi dire che anche noi dovremmo andare a Edimburgo?-.
-Ho visto un po' i voli per domani mattina, sono fattibili, se vogliamo proteggerli e stare tranquille dobbiamo andare-.
-Ma come facciamo a non farci sgamare?-.
-Dobbiamo travestirci, un come quando da piccole ci mettevamo le parrucche e le lentine, ricordi?-.
-Ricordo bene , avevamo la fissa per le lentine verdi e i capelli rossi, che strane idee-.
-Potremmo usare gli stessi colori e possiamo spacciarci per giornaliste, direi che il mio piano funziona-.
-E l'alloggio?-.
-Quello lo paghi tu? Hai più soldi di me-.
-Tanto per cambiare, hotel di super lusso?-.
-Me lo chiedi pure?-.
Non mi ricordo di una vacanza con Kagome se non di quelle estive insieme a mamma e papà, sarebbe la nostra prima vacanza da sole, temevo di cosa potessimo combinare io e lei.
-C'è un volo per domani mattina alle dieci, ci stai?-.
-Prenoto già l'albergo, Inuyasha mi ha lasciato il bigliettino del suo hotel-.
-Ma sei pazza?! Nello stesso Hotel?!-.
-E come pensi di tenerlo d'occhio, suvvia mica ci daranno la stanza di fronte alla loro-.
-Lo spero per te-.
Mentre Kagome faceva le sue dovute chiamate, tra cui anche una sitter per il mio piccolo Chris, io presi i biglietti, nascondendoli nella valigia che avrei riempito non appena Sesshomaru fosse partito.
-Rin ho un po' paura-.
-Hai mai usato un coltello o una pistola?-.
-Mai, perché tu si?!-.
-Purtroppo-.

Inizio Flash-
-Getta la pistola oppure il tuo amichetto muore-.
Maledizione, quella pistola mi era arrivata ai piedi e neanche sapevo come utilizzarla.
Maledetti, ci avevano seguito fin sotto casa per rapinarci, proprio quando non c'era nessuno.
-GETTALA!-.
Eppure lo sparo arrivò sordo alle mie orecchie, nonostante il ladro fosse caduto ormai in una pozza di sangue.
Spiegare le cose alla polizia mi risultò difficile, ero sotto shock, ci pensò Josh a parlare, come sempre.
Io avevo ucciso un uomo.

Fine Flash-

-Non voglio sapere cosa hai fatto, l'importante è che almeno tu ci proteggi-.
-Il coltello è facile usarlo, basta puntate alle zone mortali-.
-Solo nel caso servisse-.
-Ovvio, non si uccide per sfizio-.
Improvvisamente il mio cellulare squillò, era Sesshomaru, chissà che aveva da dirmi di così tanto importante tanto da chiamarmi.
-Sesshomaru dimmi-.
-Ho preso già la valigia, partiamo fra poco, volete venire all'aeroporto?-.
Come era possibile, dovevano partire stanotte e adesso partono fra poco?! Ma che razza di compagnia aerea avevano preso che cambiava gli orari dei voli in continuazione!.
-Ma come adesso? Va bene, arriviamo-.
Chiusi la telefonata, guardando Kagome con occhi vuoti, nonostante ero cosciente che prima o poi sarebbe arrivato questo momento.
Mi capi, non c'era bisogno di parlare e subito, mentre mi stavo ancora preparando, uscimmo di casa, lasciando tutto in disordine ma poco importava, sembrava almeno che ci stesse qualcuno.
-Muoviti a mettere le scarpe Rin!-.
-Forse non ti è già chiaro che sto camminando con i calzini sulla moquette del corridoio del palazzo?-.
-Muoviti lo stesso-.
Sembravo una mezza cretina in quelle condizioni, tragico direi, non so come ho fatto a lavarmi e a vestirmi in meno di cinque minuti.
Finalmente infilate le scarpe, andammo in aeroporto, correndo come delle pazze nella speranza di non fare tardi; Kagome parcheggiò proprio davanti, incurante di una presunta multa, chiuse l'auto è incominciò a correre, io avevo il fiatone, stavo dietro di lei.
Poi lo vidi, con il suo cappotto grigio scuro, con una valigetta in mano in pelle nera, le scarpe tirate a lucido, i capelli sciolti sulle spalle che ricadevano fino al fondoschiena, le sue spalle sempre diritte e portamento fiero, quello era il mio Sesshomaru.
Accelerai il passo, finché non iniziai proprio a correre, lui si voltò subito e mi al volo non appena gli saltai addosso: lo stringevo a me, incrociando le braccia dietro al suo collo senza volerlo far andare via, cercai di trattenere le lacrime ma qualcuna uscì ribelle sulle mie guance.
-Rin, si tratta solo di un mese-.
Mi accarezzava la testa come si fa con i bambini quando piangono, cercava di coccolarmi, a modo suo, per non farmi sentire la sua mancanza, ma così era peggio.
-E se non tornassi più?-.
Non avevo il coraggio di alzare la testa, per me era tragica l'idea di perderlo, perché anche se fossi andata lì con lui in incognito, avrei potuto fare poco e niente, se non guardarlo da lontano.
-Tornerò-.
Mi alzò il viso e mi baciò, senza soffermarsi sulla mia faccia impresentabile Perchè quella bastarda di Kagome non mi aveva dato neanche il tempo di truccarmi.
Fu un bacio lento, sapore di nostalgia e di paura, ma sapevo che tanto saremo tornati insieme, da Edimburgo, forse non mano nella mano, ma da perfetti sconosciuti.
Mi posò a terra e io li aggrappai ancora di più al suo cappotto, scuotendo la testa in segno di negazione.
-Mia piccola Rin, stai attenta per favore-.
Mi diede un bacio sulla fronte, mi abbracciò e incominciò a staccarsi da me.
-Anche tu Sesshomaru, anche tu-.
Lo vidi allontanarsi, senza salutare, di spalle, sicuro di se, ma in realtà sapevo che anche lui stava soffrendo.
La peggior paura è quella di non sapere come andrà a finire, l'oblio dell'insicurezza è fame per i nemici.
Tornammo a casa, stavolta con più calma, aprendo ormai quella porta che era vuota, ma il suo profumo c'era ancora per casa.
-Kagome tu hai le parrucche? -.
-Si, le lentine?-.
-Si comprano all'ottica nell'aeroporto-.
-Allora io vado a fare le valigie, ci vediamo domani mattina, ti passo a prendere con il mio autista-.
-Va bene-.
Chiusi la porta alle spalle, restando sola in quella casa vuota, ma era il momento di prepararsi, non potevo perdere tempo a piangermi addosso.
Incominciai a scavare fra le mie cose, trovando quello di cui avevo bisogno: gli occhiali da vista, quaderno e penna, registratore, camicia, pantalone e giacca, solito abbigliamento.
Farà freddo quindi meglio portarsi sciarpa e cappello, un vestito elegante per qualche gala improvviso e per il resto ci pensava Kagome.
Ma non volli dormire nel letto, era la prima volta dopo quasi un mese, quindi mi stesi sul divano, cantando, di nuovo, People Help People, perché si , io l'avrei aiutato, a costo di rischiare la mia vita in affari che magari non mi riguardano.
Quando hai qualcosa da proteggere, vai sempre fino infondo.






 

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Capitolo 13
*** Una vita per me. ***


-Odio questo tempo, odio questi aerei, odio questi sediolini e odio queste maledette parrucche!-.

-Kagome ti prego smettila di lamentarti, non abbiamo altra scelta, hai comprato una delle migliori parrucche in commercio, come fa a darti fastidio?-.
-Mi da tremendamente fastidio!-.
-Quando atterreremo dobbiamo metterci le lentine, non dimenticarlo-.
Iniziavo ad avere dei ripensamenti, forse era troppo avventato, il piano era precario e stupidamente irrazionale.
-Dobbiamo scegliere dei nomi, non trovi Rin?-.
-Già ci ho pensato, io mi chiamerò Haname e tu Sakura, sono i primi nomi che mi sono venuti in mente-.
-Stranamente mi piacciono-.
Nonostante fossimo sempre state in disaccordo quasi su tutto, quella giornata ci cambiò, facendoci capire che ora più che mai dovevamo restare unite, mantenere le forze, non arrendersi e soprattutto sostenerci.
Da piccole avevamo l'abitudine di dormire unite da una stretta di mano, incrociando le nostre dita in una presa non molto forte , svegliandoci quasi sempre a pancia all'aria , con le mani ancora congiunte.
Ora, in quel aereo, durante il volo, avremmo di nuovo intrecciato le nostre dita, prese da un sonno fievole, spaventate e intimorite da ciò che ancora doveva avvenire.
Sarebbe stato facile guardarlo negli occhi senza aver la voglia di stringerlo e abbracciarlo? Sarebbe stato semplice dirgli che in realtà lui doveva tornare a casa? Sarebbe stato facile intervistarlo mentre con quei occhi fa sciogliere anche il più forte degli sguardi?.
In verità, forse , non sarebbe stato per nulla semplice evitare ciò che ti fa stare bene.
Nelle ore interminabili di questo volo, fra i miei più profondi sogni e il silenzioso sospiro dei miei affanni timorosi, penso che tu già sia li, per lavoro,per uccidere e restare vivo per noi.
Sesshomaru, non essere avventato, c'è chi ti aspetta a casa.
Scendemmo da quell'altro così distrutte da riuscire a stendo a prendere le valigie, mettendo gli occhiali da sole nonostante la pioggia e, cercando di essere più discrete possibili, arrivammo in albergo guardandoci intorno.
-Salve, abbiamo fatto una prenotazione a cognome Futokami-.
-Si prego, la stanza è pronta, ecco le chiavi-.
Che strano accento che avevano gli scozzesi, a stento riuscivano a parlare inglese.
Il numero della stanza era 303, al quarto piano, per fortuna c'era l'ascensore.
Devo dire che la camera era bellissima, spaziosa e luminosa, con un enorme letto al centro, un minibar con il vino, bagno con vasca idromassaggio, con tanto di ciabattine e accappatoio, un televisore enorme di fronte al letto e un armadio gigante.
-Mi sento a casa finalmente-.
-Kagome non esagerare-.
-Sul serio, dopo quello schifo di aereo tutto pieno di germi, devo farmi un bagno-.
Ma cosa poteva mai farci saltare per aria in quel momento? Cosa poteva mai farci mancare un battito tanto da volerci quasi nascondere sotto al letto?.
-Io credo che sarà una bella vacanza infondo..-.
-Non dire sciocchezze , siamo qui per altro lo sai benissimo-.
-Sesshomaru come sei palloso, siamo comunque liberi-.
-Inuyasha non rilassarti troppo-.
Il destino, maledetto, ci ha fatto capitare con le stanze vicine, proprio di fronte, si vedeva benissimo dallo spioncino dalla porta.
Cercai di tappare in tutti i modi la bocca a Kagome, già pronta per urlare contro Inuyasha, ma in realtà sentì sulle mie mani delle lacrime, dei singhiozzi che si stavano facendo strada nel petto di lei e forse anche nel mio.
-Non posso abbracciarlo, non posso dirgli che gli sono vicino, che lo amo-.
Kagome cadde a terra, coprendosi il volto con le mani e cercando comunque di fare meno rumore possibile, io tentai di far rientrare le lacrime negli occhi , non potevo crollare anche io, ma qualcuna uscì solitaria.
-Pensa come resisto io, non dobbiamo cadere proprio ora, Kagome fatti forza-.
Davanti a quello specchio, sul comodino vicino alla finestra, vedevo una donna che non ha mai combattuto così tanto in vita sua se non per chi ama alla follia, mentre fra le mani tremavano quelle lentine verde, che dovevano mascherare la mia vera espressione,diventare ciò che non sono per stare vicino a chi amo.
-Siamo solo una piccola parte di una lunga ruota che gira all'infinito-.
Eravamo solo un piccolo pezzo del puzzle che dovevamo montare, per tutto quello che dovevamo fare, trovare il coraggio di guardare negli occhi chi conosci da sempre, facendo domande assurde e un po' inventate per un giornale famosissimo.
La mia più grande vittoria sarebbe stata quella di costruire quel puzzle con il tassello mancante, messo da chi è davvero quel piccolo pezzo di cartone che in realtà ha un grosso valore.
Ora mi guardo ancora e non mi riconosco più, so chi sono ma non mi ci vedo dentro, ho vestito me stessa di un abito che non mi apparterrà mai.
-Sakura io esco un secondo-.
Era il momento di iniziare ad entrare nel personaggio, meglio abituarsi subito.
-Va Bene Haname-.
Mi chiusi la porta alle spalle, facendo attenzione a non essere troppo tesa, cosa impossibile per me.
Camminavo a testa bassa, ovviamente cosa più sbagliata non potevo fare, poiché andai a sbattere contro qualcuno, anzi contro la schiena di qualcuno.
Subito pensai di imitare un accento francese, anche se non aveva molto senso d'altronde.
-Oh mo scusi , come sono sbadata-.
-Non si preoccupi signorina-.
No, quella voce no..
Alzai lo sguardo e vidi il volto di quel demone che era il motivo per cui ero lì, maledizione ma proprio a me doveva capitare!.
Mi porse la mano e l'accettai, contenendo la voglia di abbracciarlo e baciarlo.
-Mi scusi non guardavo davanti a me- era impossibile mantenere lo sguardo con lui.
-Prego si figuri, piuttosto lei si è fatta male?-.
-Nono la ringrazio signor..?- lo sapevo benissimo il nome ma non potevo svelarlo.
-Sesshomaru No Taisho, lei?- mi strinse la mano.
-Ri.. ehm Haname Mine-.
-Signorina Mine, se vuole l'accompagno in camera-.
-Nono la ringrazio, sto alla stanza 303, lei?-.
-Che coincidenza, io sto alla stanza 302, di fronte- ma dai, non me ne ero accorta.
-Ah bene-.
-Vuole prendersi qualcosa con me?-.
Avrei tanto voluto rispondere di no, ma tu guarda che marpione quando io non ci sono, però effettivamente non era una cattiva idea, dovevo intervistarlo dopotutto.
-Oh si la ringrazio-.
Scendemmo insieme fino al bar, cercando di mantenere più calma possibile senza andare in iper ventilazione.
Ci accomodammo ad un bellissimo bar, un salottino prestigioso di Edimburgo, mi ha ricordato molto il nostro ultimo aperitivo a New York.
-Allora signorina Mine cosa prende? Non si condizioni-.
-Se mi dice così, allora per me un calice di bianco, lo adoro-.
Sorrise in quel modo da far sciogliere qualunque donna, toccandosi il labbro con un dito e chiamando il cameriere.
-Lei che lavoro fa?-.
-Sono una giornalista-.
-Vuole farmi qualche domanda?-.
-Se non le dispiace Signor  Taisho-.
-Sa, lei ha una voce simile a quella della mia ragazza, se non fosse per questo accento francese-.
Sussultai leggermene, temendo che mi scoprisse, nonostante il mio accento fosse pessimo, funzionava alla perfezione.
-Innanzitutto cosa ci fa lei in Scozia? Ha un accento palesemente americano -.
-Ha un buon orecchio, comunque sono qui per affari-.
-Di che tipo?-.
-Affari di famiglia-.
-Bene, parliamo un po' della sua vita, ha detto che è fidanzato, mi parli un po' di lei-.
-Si, sono fidanzato con una bellissima donna, si chiama Rin Futokami, stiamo insieme da poco ma ho intenzione di farle una proposta presto-.
Mi stava venendo un infarto, maledizione, queste notizie proprio ad un giornalista doveva dirlo!.
-Vuole sposarla?-.
-Può essere-.
Lo vidi guardarsi intorno, imbarazzato, io invece stavo per svenire.
-Allora dicevamo, lei è qui per affari, quanto pensa di restare?-.
-Credo un mese, spero non di più, se no chi la sente la mia ragazza-.
-Si infatti-.
-Come prego?-.
Maledizione a me e alla mia linguaccia!.
-No dicevo mi sembra giusto, pensi a quella donna ad aspettarlo a casa, magari sulla soglia della porta, vedendolo tornare con quella valigetta, raggiungerla e baciarla-.
-Parla come se lei sapesse cosa sta provando- lo so benissimo idiota.
-Sono donna anche io-.
Ciò che smussò l'aria di quella conversazione fu il cameriere che ci portò vino per entrambi e un bigliettino per lui.
Sesshomaru lo lesse di sfuggita, ma la sua faccia si incupì subito, tanto da alzare gli occhi verso di me e guardandomi negli occhi profondamente.
-Signorina porta le lentine?- ma perché non gli sfugge mai nulla!.
-Oh beh non ci vedo bene, perché?-.
-Lei ha gli occhi castani non è così?-.
-No, sono sempre stati verdi-.
-Va bene, se lo dice lei, comunque mi perdoni, devo andare, dovrà bere questo calice da sola, rimedierò a breve-.
Mi baciò la mano e lo vidi scappare via, senza soffermarsi neanche sul fatto che potesse riconoscere il mio odore, pagando il conto e uscendo dal bar.
Finalmente poté arrossire, maledizione mi metteva così a disagio che non riuscivo neanche a guardarlo negli occhi.
Lessi un messaggio di Kagome sul cellulare e ,bevendo d'un sorso quel poco che era rimasto del calice, scappai un albergo, aprendo al porta della stanza sperando che non passasse Sesshomaru subito.
Mi precipitati dentro e spiegai tutto a Kagome, la quale era così incredula che stentava a crederci.
-Ha detto che vuole sposarti?!?!-.
-Non urlare, che poi ci sentono-.
Mi tolsi parrucca e lentine, rilassandomi finalmente anche io sul letto, insieme a Kagome, e dormimmo almeno per un bel po di tempo, almeno 5 ore per riprendersi del tutto, sei ore di viaggio sono tante.
Ci svegliammo alle nove, la voglia di uscire dalla stanza era poca e quella di mangiare tanta, così Kagome ordinò il servizio in camera, mentre mi calai nella vasca idromassaggio, chiudendo gli occhi e sognando il mio principe, insieme, nel letto, senza lasciarsi mai.
Un'altra ora mi addormentai nella vasca, svegliata da Kagome che mi portò la cena in bagno, mangiando vicino a me , accendendo qualche candela, che situazione assurda.
-Non ho mai mangiato nella vasca da bagno, cosa si prova?-.
-Cose da ricchi che possono capire solo i ricchi, per me è una cosa strana-.
-Credi che domani andrà meglio?-.
-Kagome domani sarà un altro giorno e ancora ci faremo forza-.
Per la seconda volta in tutto il giorno, io e Kagome sentimmo delle urla provenire dal corridoio, urla non strazianti ma preoccupate e agitate, come se fosse accaduto qualcosa di orribile.
Kagome corse vicino alla porta, vedendo dallo spioncino la scena più raccapricciante della sua vita: Inuyasha si manteneva a Sesshomaru, completamente ferito e la camicia bianca sporca di sangue, come i suoi artigli affilati.
Riuscì a scorgere le sue vere sembianze demoniache, con segni violacei sul volto a forma di fulmine, gli occhi rossi come il sangue e i canini affilati che gli pungevano le labbra.
Kagome non lo aveva mai visto così, sapeva di questa sua natura ma mai si sarebbe aspettata di vederlo nelle sue vere sembianze.
Si portò una mano alla bocca, quasi come se stesse per vomitare, e corse verso me, implorandomi di uscire fuori a controllare se tutto andasse per il verso giusto.
-Ti prego Rin, ti scongiuro, io non posso andare, per favore-.
-Ma ti rendi conto che è un rischio per entrambe?!-.
-Per favore-.
Era in lacrime ai bordi della vasca, implorandomi a mani congiunte di andare da lui, anche solo per poter fare qualcosa, anche solo per dare un senso a quel folle gesto d'amore.
-E va bene, farò il più in fretta che posso-.
-Sapevo che quel corso di pronto soccorso sarebbe servito a  qualcosa, più a te che a me-.
In realtà doveva andarci lei, ma se fosse entrata in quella stanza, sarebbe crollata subito, non appena vedeva il sangue cosparso sul corpo del suo ragazzo in preda ad una crisi demoniaca.
Mi misi lentine e parrucca, chiudendola in un turbante, i miei capelli sotto erano bagnatissimi.
Mi vestì con il pigiama e uscì dalla stanza, non curandomi delle pietose condizioni in cui ero.
La mia mano si fermò a mezz'aria dalla porta di fronte a me, sentì altre urla, stavolta più forti.
-Inuyasha calmati, sei ferito-.
-Sesshomaru spostati, anche tu sei ferito-.
-Non mi prendere come uno sprovveduto, padre-.
Anche Sesshomaru era ferito, bene, questo complicava ancora di più la situazione.
-Serve qualcuno che gli curi queste ferite, tu sedalo-.
La porta si aprì davanti ai miei occhi in meno di un secondo, vedendo Sesshomaru davanti a me, sporco di sangue, stanco e provato.
-Ecco io ho fatto il corso di pronto soccorso, posso farlo-.
Non gli diedi il tempo di chiedermi cosa e perché, entrai nella stanza che odorava di sangue e vidi le lenzuola bianche man man perdere il candido colore.
-Cosa è successo?-.
-Signorina lei chi è?-.
-Sono Haname Mine, posso aiutarla a curare le ferite-.
Inuyasha era molto più pacato e non fu difficile disinfettare quelle ferite e dargli una sistemata, piuttosto anche Sesshomaru era ridotto male, ma rifiutava ogni tipo di aiuto.
-Non si preoccupi, io sto bene-.
-Non se ne parla, mi faccia vedere-.
La sua schiena era martoriata nel vero senso della parola da lunghi tagli, era già un miracolo che fosse vivo.
-Sa, lei mi ricorda molto la mia ragazza: ha un tocco molto leggero, è premurosa e non si ferma davanti ad un no-.
Sussultai a quelle parole inaspettate, ma il mio più grande sollievo era che lui fosse ancora vivo.
-Non dica sciocchezze, comunque ho finito, per qualunque cosa non esiti a chiamarmi-.
Mi alzai dal letto, ma Sesshomaru mi fermò , mantenendomi il polso.
-Non sono bravo con le parole, ma grazie signorina Mine-.
Mi sorpresi di così tanta comprensione per una sconosciuta, mi limitai a sorridere e tornai in camera mia, avvisando Kagome che era tutto sotto controllo e non doveva temere nulla, non c'era pericolo che potesse peggiorare.
-Grazie Rin-.
Non merito tanti ringraziamenti, ma, per una volta, è bello sentirsi qualcuno.




I giorni passavano, le notti ancora peggio, sentendo sempre qualche urlo straziante di quella guerra senza fine; ero quasi sempre costretta ad andare in quella stanza a curare i feriti, Kagome non voleva per nulla aiutarmi, toccava a me avere lo stomaco di ferro.
Perchè mai doveva soffrire così tanto, perché tenermi fuori da questa situazione, quando poi in realtà c'ero dentro con tutti i piedi.
-Non è facile fare quello che sto facendo, lo sai Kagome?-.
-Lo stai facendo da ben tre giorni, ti capisco, non hai pianto neanche una volta-.
-Sai? Durante la notte mi sembra di sentire Sesshomaru dormire sereno, perché è come se le mie cure lo facessero stare bene, questo è il mio più grande appagamento-.
-Tu sei un angelo, Rin-.
-Vado a comprare delle garze, hanno bisogno di aiuto ancora quei due, stanotte sicuramente-.
Mi alzai dalla poltroncina vicino alla finestra, posando il libro che stavo leggendo sul comodino.
Nell'istante in cui aprì la porta, Sesshomaru aprì la sua, guardandomi ancora con sguardo provato e stanco, ma sicuramente in via di ripresa.
-Signorina Haname, posso fare qualcosa per lei?-.
Non devi fare nulla per me, permettimi solo di starti accanto e fare del mio meglio per curarti.
-Nono, stavo scendendo sa, a comprare nuove garze non si sa mai e..-.
-Rin non è che mi compreresti anche un cornetto? Stamattina ho fame e..-.
Come rovinare i piani in meno di tre giorni perché tua sorella è così sbadata da dimenticarsi che la porta è aperta e che la probabilità di incontrare uno dei due era più del novanta percento.
Rimasi immobile, sul ciglio della porta, mantenendo la maniglia stretta e salda, nel caso dovessi scappare da qualche parte prima che Sesshomaru mi potesse uccidere.
Kagome uscì fuori, rendendosi conto del guaio enorme che aveva appena combinato inconsapevolmente. 
Io e Sesshomaru ci guardavamo negli occhi, inespressivi, fermi, senza far trapelare nessun tremolio.
-Rin, non è così?-.
-È il mio secondo nome-.
-Rin non dire sciocchezze, piuttosto prima che mi scoppi il mal di testa più forte dei secoli, spiegami cosa diamine ci fate qui-.
Ero messa con le spalle al muro, non sapevo più come reagire, preferì piuttosto arrendermi, togliendo parrucca e lentine, ormai sconfitta.
-Ti ho detto che non ti avrei lasciato da solo-.
-È pericoloso, sei la solita incosciente-.
-Apprezza che ti ho curato le ferite, maledizione Sesshomaru ma perché vuoi sempre cacciarti nei guai!-.
-Non sono affari tuoi, torna a casa-.
-Neanche per sogno Sesshomaru, scordatelo!-.
Intanto Kagome era entrata nella stanza di Sesshomaru e Inuyasha, andando a controllare come stava il suo ragazzo che tanto l'ha fatta penare.
Io e Sesshomaru eravamo in quel corridoio, a guardarci con rabbia,pugni stretti e sguardo fisso.
-Devi tornare-.
-Non voglio!!-.
Sesshomaru mi spinse in camera mia, chiudendosi la porta alle spalle e bloccandomici dentro: aveva gli occhi di fuoco e mi avrebbe mangiato viva se avesse voluto.
-Tu mi hai curato, mi sei stata più vicina di quanto pensassi, ma ti prego, torna a casa-.
Gli presi il volto fra le mani e lo baciai, dimenticando per un secondo quanto fossi arrabbiata con lui.
Fu un bacio veloce e casto, solo per zittirlo e fargli capire che sarei restata nonostante le sue opposizioni.
-Voglio curarti ancora, voglio starti vicino-.
-Non posso permettermi di perderti-.
Mi abbracciò dolcemente, quasi tremando, come se l'idea di perdermi lo uccidesse a dal punto da distruggerlo.
-So usare le armi, posso proteggermi-la mia ironia circondata da semplice verità sembrò rilassarlo leggermente, ma non abbastanza.
-Sai che adesso sarai una pedina ancora più facile?-.
-Non ho paura-.
-Se non fossi così mal ridotto, ti farei qualcosa di più.. adatto alla situazione-.
-Non ci provare, sei ferito-.
No, non era il momento di fare l'amore, avevamo troppo da pensare, e poco tempo per farlo.
Kagome era sul letto vicino ad Inuyasha, gli manteneva la testa fra le sue braccia, piangendo disperata per come lo avevano ridotto.
-Cosa ti hanno fatto amore mio-.
-Kagome che ci fai qui?-.
La voce di Inuyasha uscì impastata e stanca, quasi gli mancasse la forza di parlare.
-Non parlare, riposati-.
C'era ben poco da dire, la scena era straziante, non ho mai visto Kagome così triste e provata per la persona che ama.
-Andrà tutto bene adesso-.
Eppure, anche stavolta, ci credevo poco.
Il corridoio era troppo silezioso, così tanto che anche un passo felpato poteva essere udito senza problemi.
C'era qualcuno sulla soglia della porta, non era necessario girarsi per capirlo: figura acuta sicuro, colpire nel momento giusto alle persone giuste.
-Troppo facile dire che andrà bene, non trova, Signorina Futokami ?-.
Prima cosa necessaria da fare è guardarsi intorno alla ricerca di qualunque aggeggio o strumento che possa essere usato per la difesa personale, poi iniziare a capire quanto tempo ci metterà a reagire e quanto invece ne hai tu per ucciderlo.
-Astuto da parte sua approfittare dello scompiglio, non mi meraviglio-.
-Naraku siamo noi i tuoi bersagli-.
Sesshomaru si mise davanti a me, nonostante io fossi di spalle, trovando finalmente qualcosa che faceva al caso mio: un taglia carte, abbastanza appuntito, non troppo grande da utilizzare ma letale se lanciato nel punto giusto.
Avevo la frazione di un secondo per fare tutte le mosse necessarie, ma Sesshomaru avrebbe rovinato i miei piani con il suo solito essere impulsivo.
-Usciamone a parlare da demoni qui fuori, Sesshomaru, non vorrai spargere altro sangue-.
Se accetta dovrò capire come difendere lui e noi nello stesso momento, oppure prevedibile che questo Naraku avrebbe messo i suoi scagnozzi per evitare altri problemi.
Sesshomaru uscì con lui, andando forse sul tetto, pessimo campo di battaglia e, come previsto, quel bastardo ci lasciò in compagnia di due armadi che in realtà non facevano paura.
-Chi vuole morire per primo?-.
Avevo fra le mani il tagliacarte, preso attentamente prima che Naraku o Sesshomaru se ne accorgessero: era sotto alla maglietta, vicino al polso, nella manica destra, sarebbe bastato un colpo solo per metterlo nella giugulare di quei due mostri.
Ero ancora di spalle, Kagome era terrorizzata e stringeva la testa di Inuyasha fra le sue braccia.
Entrambi erano indifesi, Inuyasha privo di forze e Kagome non aveva mai usato un'arma, toccava a me quindi.
Non appena percepì lo spostamento d'aria creato da quel energumeno, mi voltai, facendo conficcare perfettamente il tagliacarte nel punto giusto e sfilandogli una pistola dalla vita per colpire l'altro.
-Troppo facile-.
-Dove hai imparato queste cose?-.
-Da sola, sai per difendermi ho imparato a sviluppare i sensi-.
Aiutai Kagome a far alzare Inuyasha e portarlo nella nostra stanza, accuratamente controllata e priva di pericolo.
-Vado da Sesshomaru-.
-Rin sta attenta per favore-.
Inuyasha tentò quasi di fermarmi, ma non lo ascoltai, era questione di vita o di morte.
Corsi per quelle infinite scale, caricando ancora la pistola in caso ci fosse qualche essere sospetto, ma fino alla porta di uscita era tutto tranquillo.

 

Il mondo mi si fermò improvvisamente, vedendo Sesshomaru che era stretto in una morsa di dolore, quasi distrutto, con il sangue che gli macchiava la pelle candida.

Non sapevo cosa dovevo fare, se dover usare la pistola o quanto meno cercare di smussare la situazione per dare un po di aria a Sesshomaru.

Naraku lo teneva ben stretto, ridendo malignamente, ma si accorse di me, dal mio odore, dalla mia presenza e non fu facile per me nascondermi, ormai era evidente che il mio odore era percepibile a tutti, sopratutto perchè avevo addosso quello di Sesshomaru.

-Vedo che la tua ragazza non si fa problemi a voler morire-.

Lasciò cadere il corpo di Sesshomaru al suolo, con un rumore sordo, quasi strafottente.

Non poteva trattarlo così, mancargli di rispetto in tal modo.

-Quello che morirà sarai tu-.

Sfilai la pistola e tentai di mandare in canna qualche colpo, ma ero così arruginita che a stento riusciuvo a prendere la mira: Naraku invece d'altro canto era molto più veloce di me, schivando benissimo le pallottole e arrivando ad un soffio dal mio naso.

Avevo ancora con me quel taglia carte, necessario per guadagnare almeno un po di distanza fra me e lui: lo sfilai tagliandogli la pelle del braccio, ma fu poco utile, un taglietto del genere non fa mai male a nessuno.

Mi nascosi dietro ad una canna fumaria, guadagnando quanto più tempo possibile per capire come dovevo avvicinarmi a Sesshomaru.

Avevo poco a disposizione, davvero pochissimo tempo per sperare in una riuscita, ma improvvisamente , dentro di me, sentì come se ci fosse qualcosa che mi stesse smuovendo, come se fosse tutto in subbuglio.

Vidi sangue uscire dalla mia bocca, si riversava sulla mia mano tremante, ma non era il momento di farsi prendere dal panico.

-Che succede Rin, hai qualcosa che non va?-.

Maledizione, sente l'odore del sangue.

Quando pensai di essere al limite delle mie risorse, la porta delle scale si spalancò, Inuyasha era già pronto per combattere nonostante le sue condizioni, stupido.

-Rin, ti copro io-.

I suoi artigli man mano diventavano sempre più lunghi e affilati, come i suoi denti; mi ha ricordato quella volta che l'ho visto così, nel corridoio, pieno di ferite e di sangue.

Di cosa sono capaci i demoni quando prendono il loro aspetto naturale, è possibile mai che sono così feroci al punto di uccidere?.

Scossi la testa, approfittando del momento di caos che si era creato per correre da Sesshomaru.

Era messo a pancia in giù, con i suoi bellissimi capelli argentei che diventavano man mano scarlatti, il suo viso era pieno di sangue e il polso sin troppo debole.

-Non lo salverai mai, gli ho iniettato un veleno così potente da ucciderlo-.

Sgranai gli occhi, incosciente di star giaà piangendo: lo guardavo ma lui non guardava me, lui era assente come quasi il suo battito.

Stavo morendo anche io con lui, stavo perdendo di nuovo una persona cara, non doveva succedere, non a me, non adesso!.

-Rin, spostati!-.

Mi voltai, scorgendo Kagome correre verso di me, con garze e altre cose per il pronto soccorso: mi travolse, prendendo la testa di Sesshomaru e poggiandola sulle sue gambe.

Mi parlava, mi diceva cose strane, ma io non c'era, era come se la vera Rin fosse incatenata in una gabbia, con muri isolanti, incapace di comprendere e di volere.

Guardavo assente lo scontro fra Inuyasha e Naraku: era solo un cospargimento di sangue, solo una guerra senza fine, che sarebbe durata in eterno se Naraku non fosse morto definitivamente.

Era tutto ovattato, le mie orecchie non sentivano e i miei occhi piangevano.

Cosa potevo mai sperare, cosa potevo fare io, semplice umana, a confronto con demoni del genere.

Ripresi ancora a sanguinare, ma Kagome mi guardò sconvolta: non capì, ma balbettava, diceva cose senza senso, mi puntava il dito contro.

Inclinai leggermente la testa di lato, non capendo quello che mi stesse dicendo, guardandomi di nuovo le mani sanguinanti.

Ecco, ora avevo capito: le mie mani non erano più bianche, ma portavano dei segni violacei sul dorso, lunghi e profondi, quasi come quelli di Sesshomaru.

Ritornai nella realtà, sentendo Kagome e finalmente quello che diceva.

-Rin, tu..tu..-.

-Io cosa?-.

-Tu sei una demone!Sei uguale a Sesshomaru-.

Sgranai ancora una volta gli occhi, sorpresa, quasi non volevo crederci: presi il taglia carte e guardai il mio riflesso nel metallo.

Avevo gli occhi fra l'ambra e il cioccolato, una ciocca bianca lungo il viso e altri segni violacei sulle gote, ma cosa mi è successo.

Le mie unghie diventarono artigli e i miei canini delle fauci, mi stavo trasformando ma come è possibile!.

Ma l'unico pensiero che mi passò in quel momento fra i neuroni, era quello di poter uccidere Naraku con queste stesse mani, con questa nuova Rin.

Avrei vendicato Sesshomaru se fosse morto, nel caso contrario lo avrei fatto lo stesso per il suo onore disonorato.

Scorsi dettagli di me che non pensavo di possedere mai: la mia velocità mi ha permesso di agganciare Naraku alla gola, iniettandogli lo stesso veleno che probabilmente aveva iniettato a Sesshomaru.

-Come vuoi morire, dimmelo tu-.

-Rin, quanto sei ingenua-.

Sentì i suoi artigli perforarmi la carne, non c'è un termine per spiegare il dolore che ho provato in quel momento: mi ha ricordato molto quando ero in quel vicolo, agonizzante a terra, in bilico fra la vita e la morte.

Ma non mollai la presa: continuai a stringergli il collo come aveva fatto lui, portandolo man mano verso il cornicione del palazzo, quasi al punto di cadere.

-Se dobbiamo morire, sarà per una giusta causa-.

Nonostante le urla di Kagome, piene di pianto e di agonia, e nonostante Inuyasha provò a fermarmi prendendomi il braccio, presi il volo verso quella caduta libera, chiudendo gli occhi, sperando che Sesshomaru finalmente vivesse.

-Cosa rimpiangi della tua vita, Rin?-.

-Nulla-.

 






-Cosa le è successo -.
-Sesshomaru l'ho presa in tempo prima che cadesse del tutto-.
-Andiamo Rin, svegliati-.
-Kagome non la scuotere-.
Sentivo delle voci, distinte e chiare, intorno a me, come se fossi in un letto per riprendermi.
Strinsi le mani e mi accorsi che effettivamente c'erano delle coperte e lenzuola, soffici e calde.
Aprì piano gli occhi, vedendo il viso stanco e provato di Kagome, quello cupo di Sesshomaru e quello speranzoso del padre.
-Rin!!-.
Kagome mi strinse non appena presi contatto con la realtà, facendo attenzione a non farmi male, ma io non sapevo dove ero.
-Dove sono?-.
-Sei in camera nostra Rin, è andato tutto bene-.
-Cosa è successo?Dov'è Sesshomaru?!-.
-Ti ho salvato non appena ti ho visto cadere, Naraku è morto, grazie a te, Sesshomaru sta bene-.
Il padre di Sesshomaru è sempre stato un uomo gentile e premuroso, erano in molti a dirlo, soprattutto aveva un modo di fare tipico di un gentiluomo.
-Grazie..-.
Sentì il materasso piegarsi leggermente alla mia sinistra e scorsi il viso di Sesshomaru.
-Porti ancora i segni della mutazione-.
Ero così felice di vedere Sesshomaru vivo, che quasi mi dimenticai di aver cambiato aspetto: mi alzai a fatica ma il giusto per abbracciarlo a me forte, piangendo come una bambina, temendo di perderlo per sempre.

Di rimando mi accarezzò la testa, calmando le mie lacrime, non sopportava di vedermi così.

-Cosa è successo al mio corpo?- tentai di dire nei singhiozzi.
Sesshomaru mi fissò, scrutando ogni angolo dei miei occhi, alzandomi il mento e cercando forse un qualcosa a me sconosciuto, mai come allora mi imbarazzai, riusciva a farmi diventare un pomodoro anche in queste situazioni.
-È probabile che l'ultima volta che abbiamo fatto sesso nella doccia, ti abbia trasmesso qualche gene demoniaco-.
Senza scrupoli e senza neanche chiedermi il consenso, parlò della nostra ultima avventura amorosa come se fosse leggere un giornale, mi stupisce di tanta leggerezza senza un briciolo di vergogna.
-Ma dovresti essere incinta, o come minimo Sesshomaru doveva percepire il tuo odore dall'inizio-.

-Non è detto, c'è la possibilità che lei, inconsciamente, abbia nascosto il suo vero odore, può succedere-.

-Ma allora perchè neanche Inuyasha ha percepito l'odore di Kagome?-.

-Perchè standole vicino hai nascosto il suo odore, senza accorgertene-.
Era possibile che io abbia nascosto me e Kagome con un odore demoniaco?.
-Comunque sia, ci sono altre cose da risolvere prima che andiamo via da qui, però voi due tornate a casa-.
Inuyasha da che sembrava un morto dentro al letto, improvvisamente le sue ferite erano chiuse e ben curate, il suo viso riprese il suo solito colore candido, il pallore era scomparso e anche i suoi capelli erano molto più " vivi" rispetto a come l'avevo trovato, evidentemente, per tutto il sangue perso, era riuscito a riprendersi meglio di me.

-Inuyasha come ti senti?-.

-Sto meglio Rin , mentre tu dormivi io mi sono ripreso alla grande-.
-Ma quanto ho dormito?-.
-Due giorni-.
-Cosa?!Due giorni?!-.
-Ti abbiamo data per morta- Kagome era sempre gratificante.
-Ci credo, due giorni-.
Tentai di alzarmi ma fu una pessima idea, non solo mi venne subito un capogiro, ma avevo così poca energia che se non avessi mangiato a breve qualcosa sarei svenuta di nuovo.
-Ti ho preso la colazione in camera-.
Sesshomaru mi porse un cappuccino caldo con un cornetto all'amarena caldo appena sfornato, finalmente si ragionava.
-Non hai idea di quanto io abbia voluto questa cosa-.
-Devi riprenderti-.
Inuyasha e Kagome uscirono dalla stanza, mentre il padre di Sesshomaru era uscito a fare delle commissioni, insomma qualunque pretesto era buono per lasciarci soli.
-Mi dispiace se non di ho dato ascolto-.
-Come al solito -.
-Ma tu sei ferito-.
-Non ti preoccupare-.
Il cuore mi batteva a mille, finalmente eravamo di nuovo soli, io e lui, anche se era poco che non facevamo sesso, precisamente una settimana, mi mancava come se fosse un anno.
-Ma se tipo ci divertiamo un po'?-.
-Sei troppo debole -.
-Invece no-.
Mi alzai sui gomiti, tirandolo a me per la camicia e facendo combaciare i nostri corpi, guardandoci negli occhi con la voglia di fare l'amore. 
Avevo il mio stupido pigiama con le paperelle sopra, nel momento sbagliato ovviamente.
-Non devo più contenermi allora-.
-Perché prima non davi il massimo?-.
-Debole come eri, non avresti mantenuto il mio ritmo-.
Per quanto volessi non dargli ragione, dovetti ammettere la sconfitta: dopo tutte le nostre avventure a letto e non,  ero sempre stanca, ma da non riuscire neanche ad alzarmi per andare in bagno.
Ma ora eravamo lì, in quel leggo, dopo quattro giorni che ho dovuto tenerlo lontano ma in realtà era molto  più  vicino di quanto pensassi.
Lo volevo, lo desideravo, era mio, solo mio e di nessun'altra donna.
Nonostante i vari dolori provocati da una probabile permanenza nel letto, mi misi  a cavalcioni sulle sue gambe, mentre sbottonavo quella perfetta camicia che lo rendeva dannatamente sexy e sicuro di se.
Ma era diverso, nel suo sguardo, nel suo tono di voce più rigido, lui stava cambiando e presto l'avrei constatato sulla mia pelle.
Avevamo entrambi un voglia assurda di fare l'amore ma, per quanto mi sforzassi, in realtà ero davvero stanca, a tal punto da arrendermi sul suo petto, in cerca di coccole.
-Te l'ho detto che eri stanca-.
-Fammi le coccole-.
Le sue dita affusolate pettinavano dolcemente i miei capelli, erano tanti piccoli brividi che mi scossero un po'.
-Rin vorrei che ti occupassi tu dell'azienda in mia assenza-.
Saltai sull'attenti, guardandolo sconvolta, davvero aveva tutta questa fiducia nei miei confronti.
-Ma io non so neanche come si fa-.
-Sono fiducioso che non la raderai al suolo-.
Era una bella responsabilità per me, ma dopotutto se non sono stata capace di incendiare casa in sua assenza, non sarà difficile mantenere intatto un altro posto.
-E va bene, quando torno-.
-Domani hai l'aereo, te l'ho preso io-.
Colpita e affondata, questo significava che non potevo ribellarmi a quella sua scelta, bensì dovevo preparare le valigie e andarmene.
Mi alzai dal letto, sentendo la sua mano bloccarmi il polso, ma la scostai bruscamente, sbattendo la porta della sua stanza senza neanche guardarlo.
Era troppo, aveva esagerato, capisco che si preoccupi, ma almeno la smettesse di trattarmi come se fossi una bambina a cui devi fare tutto tu perché non è capace.
Bussai prima alla porta della mia camera, evitando viste sgradevoli, ma Kagome mi aprì che era vestita, anche lei con uno sguardo cupo.
-Domani partiamo, fai la valigie-.
-Si Rin lo so, io già l'ho fatta-.
Inuyasha dormiva ancora, era stanco e ferito, presto forse avrebbero intrapreso una nuova guerra, anche se la parte più grossa era già stata fatta.
Buttavo con rabbia i vestiti in quella maledetta borsa, in realtà non avevo nessuna intenzione di andarmene, ma le scelte di Sesshomaru non si potevano mai discutere.
-Rin lo fa per noi, lo so che sei arrabbiata-.
Non mi entravano altre parole nel cervello se non quelle già dette da quel bastardo: almeno mi avesse chiesto se ero d'accordo, ma a quanto pare la mia opinione non conta.
-A che ora c'è il volo?-.
-Alle sei del mattino-.
-Bene allora in aeroporto andiamo alle quattro, non c'è bisogno che vi accompagnano-.
-Ma Rin..-.
-Fa come ti pare, se vuoi farti accompagnare va bene, io prendo un taxi-.
-Stai un po' esagerando, sei troppo nervosa-.
-Non ho bisogno di Sesshomaru-.
In realtà, avevo bisogno di lui più di quanto credessi, ma ero ferita, stanca e probabilmente la mia necessità di stare con lui sarebbe diventata una semplice comodità per le mie condizioni.
Inuyasha si svegliò, nonostante evitai di urlare, guardandoci sorpreso e un po' stordito.
-Che succede?-.
-Inuyasha niente-.
-Kagome non te la prendere con lui, prenditela con il fratello-.
Inuyasha capì immediatamente, contorcendo le mani nel lenzuolo, nervoso.
-Lo fa per voi, avete già corso abbastanza rischi, meglio che state a casa-.
-Non cercare di difendere tuo fratello, non se lo merita-.
Inuyasha scosse la testa, alzandosi a fatica dal letto per tornare in camera sua, senza proferir parola, in realtà però avrebbe voluto dire tanto.
Avevo svuotato tutto, era tutto vuoto, fuori c'erano solo i vestiti  per il giorno dopo.
-Quando torneranno ?-.
Voltai leggermente il capo verso Kagome che era triste come mai l'avevo vista.
-Tre settimane-.
Ora la capisco.
Sono quei tipi di saluti che si odiano quando sei all'aeroporto, perché sai quando vai ma non quando torni, ti resta sempre l'amaro in bocca in realtà, perché di mille cose che vorresti, nessuna so avvera.
Chiedevo solo di restare con lui, ancora un po', per proteggerlo ad avesse avuto bisogno di me, ma lui forse non necessitava di tenermi qui.
Era più facile prima, quando non sapevo nulla, quando non mi sono messa in testa di venire qui.
Un momento, ora che ci penso io e lui avevamo un conto in sospeso.
-Kagome vengo subito-.
-Dove vai? Rin perchè corri?-.
Aveva detto che doveva farmi una proposta, allora me la faccia sua eccellenza!.
Bussai nervosamente alla sua porta, doveva aprirmi a tutti i costi prima che sfondassi io quella porta maledetta.
-C'è bisogno di bussare in questo modo?-.
Mi aprì la porta senza la camicia addosso, mettendosi in bella mostra in mezzo al corridoio, avrei voluto ucciderlo.
-Entra muoviti!-.
Lo spinsi dentro chiudendo la serratura e guardandolo con sguardo di chi aspettava qualcosa.
-C'è Inuyasha, Rin-.
-Non voglio fare nulla, piuttosto tu-.
Mi guardò incuriosito, come se in realtà non sapesse di cosa stavo parlando.
-Cosa vuoi sapere?-.
-Quello che mi hai detto al bar?-.
Non mosse un muscolo, era fermo, rigido, con il suo solito sguardo di sufficienza.
-Inuyasha potresti uscire per favore?-.
-Mi state cacciando sempre-.
-Prima che ti uccido-.
Sesshomaru era stato chiaro e Inuyasha non se lo fece ripetere due volte, uscì dalla stanza senza proferir parola.
Non ebbi neanche il tempo di materializzare che ero in braccio a Sesshomaru, subito mi mise contro la parete, guardandomi negli occhi.
-Fa silenzio-.
Avevo detto che era cambiato, che non era più lo stesso, c'era qualcosa di diverso in lui.
Mi tolse i vestiti da dosso con una velocità impressionante, non mi rendevo conto di niente più ormai, se non dei suoi baci sul mio collo, delle sue mani che mi mantenevano ad altezza del suo inguine e una netta pressione sugli slip.
Stavolta la forza l'avevo, potevo fare tutto, ma io volevo sapere di quella frase detta, cosa aveva intenzione di fare con me.
-Sesshomaru io..-.
-Silenzio-.
Due erano le cose, o stava eccitato oppure era nervoso come una iena perché me ne sono andata senza dire nulla.
Avidamente mi baciò, prendendosi tutto di me, quello che è sempre stato suo dall'inizio.
Non mi chiese nulla, non disse nulla, non mi guardò neanche, mi penetrò con quella forza da farti piegare in avanti, facendomi chiudere gli occhi e cercare di non fare nessun rumore.
-Brava Rin..-.
Ma ero un cane?! Brava cosa, ma cosa gli stava prendendo, non era lui.
Aprì gli occhi e lo guardai, soddisfatto e compiaciuto, mentre notavo sulla mia pelle di nuovo quelle chiazze viola.
Se avessi perso il controllo non sarebbe male, ma lui forse voleva questo, mi stava provocando.
Io non sono la preda di nessuno.
Conficcai le mie unghie nella sua pelle e, fregandomene altamente delle sue richieste, incominciai a emettere suoni di piacere, di pura nostalgia, di quell'amore consumato ancora fra le sue braccia.
-Avevo detto silenzio-.
-Decido io cosa fare, Sesshomaru-.
Le sue spinte aumentarono compiaciute, ecco cosa cambiò: era molto più forte, violento, selvaggio, demoniaco e altro non saprei dire.
Lui aspettava questo, vedermi diversa per reggere il suo ritmo.
Questa cosa non mi scosse granché, anzi mi piaceva tremendamente quel suo modo di fare, ma io non mi sarei fatta comandare da nessuno.
Gli passai le mani fra i capelli, notando il suo disappunto in viso, ma poco mi importava, stavolta doveva starsi lui a me.
-Smettila-.
-Fa silenzio, Sesshomaru-.
Mi buttò, nel vero senso della parola, sul letto, penetrandomi ancora con forza, ma stavolta non sentivo più dolore, anzi era un piacere afrodisiaco, avrei voluto che non smettesse, perché se fino ad ora abbiamo fatto l'amore in quel modo " delicato", ora quello che volevo era solo questo.
Non ho mai avuto  così tanta voglia di urlare , urlare per lui, ancora, fra quelle spinte violente.
Volevo condurre io il gioco, voglio capire come ci si sente ad essere un demone, con tutta questa forza.
Gli presi le spalle e lo costrinsi a stendersi sotto di me, continuando quella bellissima danza che avrei atteso con ansia ancora una volta.
Gli bloccai i polsi con le mani, costringendolo a non toccarmi, vedendo il suo viso in preda alla goduria, questo era la mia eccitazione, i miei gemiti, la mia ragione ormai persa.
Mi sorprese come riuscì a liberare la presa sui polsi, nonostante il tenessi premuto con la mia nuova forza: mi prese i fianchi, girandomi e spingendo ancora dentro me, bloccandomi i polsi dietro alla schiena.
Gli affondi diventarono lente e decise, mi mise una mano davanti alla bocca, silenziandomi del tutto.
-Devi obbedirmi-.
Come se io fossi la sua schiava.
-Faccio quello che voglio-.
Un'altra spinta, più forte stavolta, quasi da farmi perdere il contatto con la realtà.
-Non dovevi venire qui, te lo avevo detto-.
-Cosa vorresti fare, punirmi, Sesshomaru?-.
Ancora, sentivo che presto sarei svenuta per l'orgasmo che mi stava venendo, stavo in bilico fra la mia sanità mentale e la probabile follia.
-La mia punizione per te è quella che hai subito-.
L'ultimo affondo, il più forte, il più deciso, quello che mi ha fatto arrivare all'orgasmo in poco tempo, facendomi stendere sul lenzuolo esausta, senza il coraggio di aprire gli occhi, ero piena di dolori ma infondo era così che lo desideravo.
Sentì che mi postò le lenzuola, mettendomi sotto le coperte dolcemente.
Mi venne da piangere, il mio principe era capace di essere cattivo e dolce nello stesso momento, vedendomi ormai indifesa, con il mio aspetto normale.
Per la prima volta mi abbracciò, nel letto, stringendomi gelosamente fra le sue braccia, senza volermi lasciare andare.
-Sei mia-.
Ma altro non sentì, la stanchezza prese il sopravvento.
Lo amavo e anche se avessi dovuto aspettare settimane per rivederlo, lui era sempre con me.
Ancora io e lui, in una stanza.
Mi voltai dal suo lato, accoccolandomi al suo petto, un po' per nostalgia e un po' per il freddo, non volevo partire.
-Ti amo anch'io, Sesshomaru-.
Non c'era altro d'aggiungere.

 

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Capitolo 14
*** Guerra (I parte) ***


-Ma perché tu non ha sviluppato i miei stessi sensi?!-.
Con quanta pazienza riuscivo a fare le domande alle cinque di mattina, lo sapevo solo io.
Eravamo al Gate, da sole, abbiamo rifiutato di farci accompagnare, era già abbastanza duro così, non era necessario farci piangere davanti a tutto l'aeroporto.
-Rin non te lo spiegherò una terza volta, quindi stammi a sentire-.
-Come d'altronde ho fatto fin ora-.
-Se avessi ascoltato ora sicuramente non me lo staresti chiedendo-.
Aveva la faccia della disperazione Kagome, era esausta, più di me, di subire le mie stupide domande per almeno sei ore di viaggio.
-Inuyasha è stato chiaro: è possibile trasmettere i geni demoniaci prima della gravidanza, solo se si è demoni completi  e visto che io non sono incinta e il mio ragazzo è un mezzo demone, sono ancora umana-.
Ma per me continuava a non avere senso, d'altronde come tutta questa storia dei geni demoniaci e di gravidanze incerte.
Sapevo solo che una volta imbarcate, non saremo più tornata indietro, dovevamo vivere la nostra vita a New York senza opporci.
-Sono davvero esausta-.
-A chi lo dici Rin, al pensiero che domani si torna a lavoro mi viene l'angoscia-.
-Sesshomaru mi ha lasciato gestire l'azienda in sua assenza, chi sta peggio?!-.
-È un folle-.
Glielo avevo detto anche io.


Ero così stanca, ma così stanca che avrei voluto solo dormire, ma purtroppo gli impegni sono dietro l'angolo e il tempo per riposare era zero.
Innanzitutto il mio primo pensiero era quella palla di pelo di Chris che, come avevo previsto, non appena mi vide fece una corsa verso di me, strusciandosi contro le mie gambe.
-Scusami Chris se ti ho lasciato da solo, ora resterò qui-.
-Rin che dici se per un po' resto qui?-.
-Sono d'accordo, puoi restare quanto vuoi-.
Magari poteva aiutarmi con il lavoro, considerato che lei di tour ancora non ne voleva sapere.
Ogni tanto era solita partecipare a quei gala di beneficenza, oppure a qualche spettacolo.
Chissà cosa stava facendo Sesshomaru, se stava bene soprattutto.
-Chris come dobbiamo fare con quel cagnaccio?-. 
Lo presi in braccio, strapazzandolo quanto giusto, dopo tutto quel tempo passati lontani.
Guardandomi intorno, capì che era il momento di mettere in ordine quella casa, c'era fin troppa polvere per il mio naso e starnuti, si doveva dare una ripulita.
Approfittandone che Kagome si avviò a casa sua per prendere ciò che le serviva, mi spogliai mettendomi comoda e , armata di Santa pazienza, presi pezze, scope, secchi e detersivo per dare una bella sistemata.
A casa mia c'era il giorno delle pulizie due volte al mese, considerato però quanto fosse piccola, era facile mettere in ordine tutto, invece questa casa è immensa.
Potevo chiamare la cameriera, ma probabilmente le pulizie mi avrebbero fatto distrarre , non era il caso di pensare a Sesshomaru e piangermi addosso.
Piuttosto gli avrei dimostrato che di me ci si può fidare. 
In quella accozzaglia di libri sulla mensola nel suo studio, c'era così tanta polvere che non sarebbe bastato un panno solo per pulirlo tutto: c'erano tantissime scartoffie, tra cui anche documenti dell'azienda, buttati a caso come se fossero fogli di poco valore.
Era arrivato il momento di darmi alla pazza gioia, avrei sistemato tutti quei fogli per argomento e data, così poi raggrupparli sarebbe stato più semplice.
-Questi sono documenti fiscali, questi sono contratti, questi altri spese varie..-.
Certo che erano davvero tanti, non era facile sistemarli come si deve tutti.
Bussò intanto il campanello, Kagome era arrivata con le sue molteplici valigie, meno male che aveva detto che si portava giusto poche cose.
-Ti sei portata mezza casa dietro?-.
-Probabile, che stai combinando, sei tutta disordinata-.
-Sto mettendo in ordine alcune scartoffie, mi aiuti?-.
Era un po' incerta, ma si è fatta convincere dalla mia faccia disperata e dai miei occhioni per pregarla .
-E va bene, dammi qualche minuto che mi cambio-.
Mentre era alle prese con la sistemazione dei suoi capi, continuai quella estenuante impresa di far sembrare quello studio il posto più ordinato e accogliente possibile: dopotutto era così bello, quei mobili in legno antico, con il profumo di cera appena passata, il tocco delicato su quella superficie liscia che ti faceva riscoprire la bellezza dei vecchi tempi, quando i materiali utilizzati erano di altra qualità.
Kagome mi sorprese nella sua velocità, subito si mise a lavoro, cercando insieme a me di dare un senso a quel disastro.
-Allora Rin, a che punto sei?-.
-Ho messo in ordine tutta la parte fiscale, manca la parte dei contratti e varie spese aziendali-.
Eravamo entrambe con i capelli in aria, non solo perché ormai avevamo passato ore a sistemare quei stramaledetti fogli, ma anche perché Chris non faceva altro che mettere le sue zampette ovunque, anche sul mobile appena lucidato.
Misi l'ultima cartella sistemata sulla mensola, ma un libro, non di certo leggerino, mi cadde sul piede, facendomi uscire un urlo da far saltare anche Kagome vicino a me.
-Rin ma che combini sei impazzita forse?!-.
-Mi è caduto questo dannato libro sul piede maledizione-.
Abbassai lo sguardo, notando una scritta curiosa sulla copertina: I demoni cane, stirpe e cultura.
Riflettendoci bene, Sesshomaru era una specie di cane, anche Inuyasha con quelle buffe orecchie e anche il loro padre.
-Kagome guarda..-.
-Un libro sui demoni cane, leggo?-.
-Si-.
Era davvero un libro enorme, sicuramente più di duemila pagine, chissà cosa aveva di tanto segreto al suo interno.
Kagome sfogliava quasi annoiata le pagine, come se in realtà non fosse per nulla suo interesse leggerle, quindi mi presi il libro dalle sue mani e, mettendomi gli occhiali, incominciai a leggere qualche riga.
-I demoni cane sono una stirpe ormai quasi estinta, se non per alcuni esemplari ancora in vita. Questi si nutrono di carne umana e il sangue di questi è un elisir di lunga vita per loro-.
Kagome quasi tremò, si stava spaventando.
-Inuyasha quindi potrà mangiarmi?!-.
-Kagome dici qualcosa di giusto per piacere-.
Nei primi capitoli non c'era molto da sapere in realtà, erano tutte cose di cultura generale, ma il sesto capitolo mi colpì.
-I demoni necessitano di marcare di nuovo il loro territorio, quindi devono uccidere per dimostrare di essere i più forti, solo allora di trasformeranno-.
Quindi Sesshomaru è andato lì solo per uccidere e per trasformarsi?.
-Rin sei sicura di quello che leggi?- Kagome mi prese il libro dalle mani, mettendosi gli occhiali e leggendo quelle infinite pagine che parlavano di mostri al di là del normale, senza cuore, meschini, senza interessi e pietà.
-Effettivamente questo libro la fa nera la situazione-.
-Anche troppo secondo i miei gusti, meglio chiuderlo-.
Tentai di riprendermi il libro, MA Kagome si sottrasse , leggendo sconvolta una pagina.
-Qui dice che quando un demone cane completo trasferisce i suoi geni ad un individuo non uguale a lui, esso può avere mutazioni, anche gravi a livello psicologico, può diventare un " Demone assetato di sangue". Ciò dipende dalla volontà dell'individuo a volerlo essere, poiché questo implicherà anche la durata della sua vita-.
Sarei potuta essere un'assassina quindi e se avessi bevuto sangue umano sarei durata in eterno.
-Kagome non succederà mai, tranquilla-.
-Qui dice che invece i mezzo demone hanno la possibilità di trasmettere solo mezzo gene, se non ci fosse trasmissione di esso, probabilmente la loro stirpe morirebbe-.
-Ma come è possibile?-.
-Però strano, Inuyasha è nato dall'unione di una umana con un demone completo-.
-Credo che se mai io e Sesshomaru avessimo un bambino, sarebbe mezzodemone sicuro-.
-Non ci pensiamo, meglio chiudere questo libro-.
In realtà avrei voluto leggerlo ancora un po', scoprire qualcosa in più su Sesshomaru, su di me, su cosa mi stava accadendo, ma lascerò che sia il tempo a fare il suo corso su di me.
Kagome posò il libro nella libreria, chiudendola con la chiave, per sigillare quella specie di " mostro della verità" che c'era al suo interno.
Mi sembrava di essere alla ricerca del tesoro perduto in quella casa, abbiamo trovato un sacco di oggetti messi a caso, sulle mensole, sul marmo del camino, addirittura in cucina: non lo facevo così disordinato a Sesshomaru.
-Hei Rin, guarda che ho trovato?-.
Mi voltai verso Kagome che, quanto era carina con tutti i capelli scompigliati lo sapevo solo io, dalle sue mani pendeva un oggetto brillante, una collana abbastanza pesante suppongo.
-Cosa è quel coso gigante?-.
-Credo una collana, però è pesantissima-.
Era una collana fatta di perle di mare, con un ciondolo a cofanetto d'oro e al suo interno una pietra che potesse sembrare un'Ametista.
-Sarà qualche oggetto in particolare?-.
-Non lo so, non trovo neanche il suo cofanetto per riporla dentro, certo che questa casa è un macello-.
Improvvisamente la pietra incominciò a brillare, con una luce continua e accecante, tanto da far buttare la collana a terra.
-Kagome che succede?-.
-Non lo so Rin, ho una brutta sensazione-.
Dalla pietra uscì una nube violastra, che man mano prendeva la forma di un animale, quale non saprei specificarlo, sembrava un misto fra un lupo e una volpe: i suoi denti però erano reali, acuminati, macchiati di sangue, come le sue piccole pupille che si intravedevano in quella massa multiforme.
Non so ma questo aveva a che fare con quel libro, ne ero certa, una delle due doveva per forza prendere quel " manuale di istruzione per animali fantastici" e cercare un sistema per rispedire questo essere nella pietra.
-Kagome, muoviti con calma e vai a prendere il libro-.
-Rin sei sicura?-.
-Prima che me ne pento, muoviti-.
Sembrava che il demone volesse me, cercasse solo me, però avevo come l'impressione che mi stesse scrutando l'anima, avevo freddo ma le finestre erano chiuse, cosa mai voleva da me quel demone.
Mi mossi lentamente verso la scopa, pensando di difendermi ma invanamente e più mi allontanavo più si avvicinava a me, era impressionante come quel demone dipendesse dalla mia ombra.
Un momento, l'ombra, forse è quello che lo attira, ma Kagome che fine aveva fatto.
Guardai la sua "coda", notando che proseguiva fino allo studio, possibile che si sia impossessato di Kagome.
-Kagome, a che stai? Questo cucciolone ha fame-.
-Miao-.
Maledizione Chris, proprio adesso dovevi uscire; si guardarono, per un momento infinito e , nonostante la sua piccola statura, Chris si mise sulla difensiva, gonfiando piano il suo pelo e cacciando gli artigli.
Ma era diverso, i suoi occhi stavano diventando man mano sempre più rossi, percepì il battito del suo cuore aumentare e anche le dimensioni del suo corpo non erano le stesse: i suoi denti acuminati fuoriuscivano dalla bocca, ma erano così appuntiti da fare paura.
-Rin, prima che si prenda la mia anima, aiutami-. 
Kagome stava strusciando a terra, nella speranza di darmi il libro il prima possibile, per risolvere questa maledetta situazione.
-È un demone delle tenebre, un segugio dell'aldilà, ruba le anime e spedisce le vittime nell'oltretomba.
L'unico modo per fermarlo è distruggerlo con una spada in grado di tagliare ciò che non esiste nel mondo reale-.
Da dove la prendevo questa spada?! Non avevo la minima idea di come si usasse, al massimo potevo prendere un coltellino.
-Può influenzare qualunque creatura ci sia nelle sue vicinanze, trasformandola in una belva feroce-.
Ecco perché Chris ha quei occhi, era l'effetto del segugio.
Mi sentì prendere alle gambe, ero ormai immobile: Kagome era a terra stanca, stanca di combattere con quel demone che le stava portando via l'anima, maledizione non potevo permetterlo!.
Dove sta Sesshomaru quando veramente ne ho bisogno maledizione, grandissimo stupido.
-Maledizione!-.
Ma il segugio si ritrasse, tolse le sue luride zampe da Kagome e mi vide: aveva gli occhi sbarrati, terrorizzato da ciò che aveva appena visto, ma questo non lo fermò, almeno con me.
-Che c'è ora hai paura, cagnolino?!-.
Chris si avvicinò a Kagome, tentando di proteggerla, mentre io ero ancora in stato di shock e l'ombra del segugio era ancora sulla mia pelle.
Mi accorsi solo dopo che in realtà mi ero trasformata, ancora una volta in una situazione di pericolo.
Ma nonostante ciò non riuscivo a muovermi, mi era impossibile, non sapevo cosa fare.
Se avessi provato a colpirlo in realtà mi sarei ferita da sola, perché ormai era sopra di me, ma pensai che era l'unica alternativa possibile: pregando di non morire, mi conficcai gli artigli nella gamba e sentì un mugolio provenire dalla bocca del lupo volpe.
Riuscì ad alzarmi e portare Kagome  in camera, chiudendola all'interno insieme a Chris che più di allontana da quel mostro, più riprendeva la sua forma da gatto di casa.
-Bene, una spada, dove mi sembra di aver visto una spada?-.
Mi ricordo che una volta vidi un'arma abbastanza importante, mi pare era nello studio proprio, il giusto che serviva per togliere di mezzo quella seccatura.
Ma nello studio non c'era o, per meglio dire, la vetrina dove era posizionata era vuota.
Bene, adesso sì che eravamo nei guai fino al collo.
Mi sentì prendere alla gola, mi mancava l'aria e il cuore non faceva altro che sbattermi nel petto dalla paura di morire, maledizione.
-Lurido essere-.
Ma per una volta la fortuna ha voluto aiutarmi: si spalancò la porta dell'appartamento, riuscì ad intravedere una figura alta e snella, con i capelli dello stesso colore di Sesshomaru, legati in una coda alta.
-Perchè mio figlio non sta attento a dove mette le cose!-.
Un momento, figlio?! Quella era la mamma di Sesshomaru?! Maledizione non sono pronta a conoscerla, e ora che faccio.
-Dunque tu sei la ragazzina che ha invaghito mio figlio-.
Prese la collana da terra, richiamando con una velocità impressionante il segugio dell'aldila, facendomi cadere sonoramente a terra, che dolore.
-S..si Signora, piacere Rin Futokami-.
-Si va bene, non ti ci abituare, non sopporto gli umani-.
Che caratterino che ha questa demone, di certo non andremo d'accordo io e lei.
-Vedo che mio figlio ti ha dato il privilegio di essere un'umana con poteri demoniaci, interessante. Dove si trova quello scellerato incosciente?!-.
Certo che come mamma si preoccupa molto del figlio, lo vorrà bene come vuole bene alle sue rughe.
-È a Edimburgo, aveva delle questioni da risolvere-.
-Ancora con quel clan? Sono secoli che ci combatte e ancora non capisce che Naraku torna in vita dopo cinque anni dalla sua morte. Che stupido figlio che ho-.
Quindi il mio " sacrificio" è stato tutto inutile.
-Vuole fermarsi qui?-.
-Non amo ripetermi-.
Giusto, lei non sopporta gli umani.
-Come volete-.
-Se vedi mio figlio digli che deve venire a trovare sua madre, questa intanto la prendo io-.
La pietra dell'aldilà era nelle mani giuste, almeno per il momento.
Sbattè la porta uscendo, che maleducata , veramente una suocera con i fiocchi mi sono scelta.
-Rin?-.
Kagome si era svegliata, finalmente, stava bene non aveva riportato nessun graffio o lesione.
-Kagome come stai ?-.
-Cosa è successo, perché sanguini dalla gamba?!-.
Giusto, la ferita.
-Nulla di che, ora va tutto bene-.
Sarà che la mamma di Sesshomaru avrà sentito l'odore del mio sangue, se no come ha fatto a trovarmi.
-E il segugio?-.
-È venuta la mamma di Sesshomaru, ha fatto tutto lei, a quanto pare quella collana era la sua-.
Kagome mi guardò sconvolta, ma preferì non dire nulla, piuttosto si alzò dal letto che era molto più pimpante di me.
-Devi curarti quelle ferite-.
Non era cambiata di una virgola, sempre prima gli altri e poi se stessa.
-Kagome ma sto bene-.
-Zitta e fammi vedere-.
Non avevano per nulla un bel aspetto, erano davvero orrende.
-Mica ti sei iniettata il veleno?-.
-Ma credo di no, perchè?-.
-Dobbiamo chiamare Sesshomaru-.
Ottimo, in che guaio mi sono cacciata adesso.





Intanto a Edimburgo..

-Sarà stata una buona idea farle tornare a casa? Qui potevate averle sotto controllo-.
-Padre è stata la scelta migliore, dopotutto Rin e Kagome sono responsabili-.
-Su Kagome avrei qualche dubbio, lei dipende da tutti-.
Improvvisamente alzarono tutti e tre lo sguardo al cielo, sentendo un odore familiare, nauseante per Sesshomaru.
Davanti a loro si materializzò una figura di una demone, quella che poco tempo prima aveva "aiutato" Rin ad uscire dai guai.
-Cosa ci fai qui?-.
-Inu caro non sei felice di rivedere la tua ex moglie?-.
-Madre, cosa volete?-.
Si girò verso Sesshomaru con un movimento quasi metallico, era furibonda, chiaramente infastidita dalle azioni del figlio.
-Irresponsabile di un figlio, non hai percepito nulla in queste due ore?-.
-Dovevo?-.
-Si dia il caso che tua madre si sia scomodata ad aiutare quella snervante e incosciente umana ad uscire da un bel guaio-.
Sesshomaru di irrigidì immediatamente, cosa aveva combinato Rin stavolta, tanto da richiedere l'aiuto di sua madre.
-Va avanti-.
-Credo che una delle due abbia attivato la pietra dell'aldilà, aprendo il varco e facendo uscire il segugio-.
Sesshomaru strinse i pugni, mentre Inuyasha era più confuso che mai, non aveva per nulla idea di cosa fosse questa pietra e quanto fosse pericolosa.
-Spero ti sia comportata a dovere-.
-Ho solo evitato di farla morire, l'amica sua era sana e salva se ti interessa , mezzodemone-.
Inuyasha non appena capì che stava parlando di Kagome, andò in agitazione, ripetendo più volte di voler tornare indietro, avevano bisogno di loro più di quanto credessero.
-Ti ho portato solo queste notizie, invece vedo che tu persisti con Naraku-.
-Sparite-.
-Come vuoi, ma non dire che non ti ho avvisato-.
Si librò in cielo, sparendo dalla vista dei tre demoni che se prima erano leggermente preoccupati per la sorte di Rin e Kagome, adesso erano davvero ai limiti dell'ansia.
-Cerchiamo di risolvere questa situazione il prima possibile-.
Sesshomaru si voltò di spalle, furioso non tanto con Rin, ma con se stesso.
-Ancora una volta non sono riuscito a proteggerti-.
Un sussurro nel vento che volerà chissà dove.







Intanto la situazione continuava a peggiorare: la mia ferita era tremenda, l'unica consolazione che avevo era quel decotto di alloro che  Kagome aveva letto sul libro demoniaco, come rimedio ai veleni mortali, ma la mia febbre saliva ancora di più e il mio sforzo di mantenere i sensi in allerta era minimo.
-Rin non svenire e resisti, sto cercando altri rimedi-.
Le foglie di alloro sulle ferite bruciavano da morire, se volevo alzarmi Kagome doveva aiutarmi perchè ogni passo per me era una tortura.
-Non chiamare Sesshomaru finché non te lo dirò io, cerchiamo prima di risolvere questa situazione-.
-Sei sicura Rin?-.
-Dammi questo libro-.
Mi presi il libro cercando altri rimedi, ma in realtà non c'era granché da vedere, molte piante non esistevano nel nostro mondo, ovviamente quelle più efficaci.
Piansi, avevo paura, paura di morire, c'era scritto che il veleno di un demone ti uccide in tre giorni, Sesshomaru non sarebbe tornato in tempo.
-Basta, io chiamo Sesshomaru-.
-NO!-.
Non ho mai urlato così forte, non con tutta questa rabbia, ma cosa mi sta succedendo.
-Kagome, esci da qua dentro insieme a Chris, mi sta succedendo qualcosa di orribile-.
Kagome non sapeva cosa realmente fare, era terrorizzata, ma sempre più convinta di chiamare Sesshomaru.
-ESCI!-.
Corse fuori, chiudendomi la porta a chiave, con Chris in braccio che miagolava spaventato.
Di fronte a me c'era uno specchio, uno specchio abbastanza grande da farmi vedere ciò che stavo diventando: i miei occhi erano rossi come il fuoco, i miei canoni così affilati da pungermi da sola, i miei artigli erano pieni di veleno e pian piano i miei capelli stavano perdendo il loro colore naturale.
Intorno alle mie gambe vi era una nube nera, impregnata di odore demoniaco, tremendo per il mio olfatto. 
-Aiutatemi...-.
Le mie lacrime non erano più semplici gocce, ma sangue che colava sulle guance, bruciandomi quasi la pelle.
-Ho bisogno di te, Sesshomaru-.
Prima che muoio.



-Qui sopra dice che il primo stadio è proprio la trasformazione, il secondo è la perdita dei sensi e il terzo la morte-.
Kagome tremava mentre componeva il numero di Sesshomaru, aveva bisogno di parlare con lui, che l'aiutasse perchè da sola non ci sarebbe riuscita.
Gli squilli sembravano una corsa contro il tempo, un ticchettio continuo che rimbombava nella sua testa come un suono sordo e assillante.
-Pronto?-.
Scoppiò in lacrime sentendo la sua voce, era stanca e spaventata e sapeva che sua sorella stava morendo.
-Sesshomaru aiutami per favore!-.
-Kagome cosa succede?-.
-Ecco vedi per colpa mia Rin è ferita e si è ferita da sola con i suoi artigli e credo si sia iniettata del veleno e ora sta male e..-.
-Sto arrivando, non ti avvicinare a lei per nessun motivo-.
Chiuse la chiamata, lasciando Kagome in balia delle urla di Rin di disperazione e nelle sue più profonde paure.
-Chris, ci siamo solo io e te adesso-.
Strinse a se il gatto, cercando una consolazione provvisoria, mentre nel suo cuore sperava in tutti i modi che tutto andasse per il meglio, che Sesshomaru facesse presto prima che potesse realizzarsi uno dei suoi peggiori incubi.



 Da quella chiamata passò un giorno , quasi due, affinché lei vedesse finalmente Sesshomaru.
Kagome si limitava a parlarmi da dietro alla porta, cercando di tranquillizzarmi, farmi sorridere e pensare che presto sarei potuta uscire.
-Come te la passi?Hai fame?-.
-L'unica cosa che sento è la tua voce, tra un po' non sentirò neanche la mia-.
-Rin ti prego resisti, Sesshomaru sta arrivando-.
Mi girava tantissimo la testa, era davvero pesante per me mantenere gli occhi aperti e la mente vigile, ero così esausta che mi sarei voluta abbandonare fra le braccia di un Morfeo letale, ma lo avrei fatto se fosse l'ultima spiaggia su cui approdare.
-Tu credi che andrà tutto per il meglio?-.
-Lo spero, sono giovane per morire-.
Sentì delle lacrime dall'altra parte della porta, dispiaciuta di aver detto quella frase, se avessi potuto abbraccerei Kagome, dicendole che non la lascerò mai da sola, che staremo sempre insieme.
Era pur vero però che il veleno mi stava ormai entrando nelle vene, mancava poco per arrivare al cuore e fermarlo del tutto, la mi preghiera andò a Sesshomaru, che facesse in fretta a venire, che mi placasse questo immenso dolore che provo.
-Kagome non piangere-.
-Vorrei aiutarti Rin e non ci riesco-.
-Tu lo hai fatto, hai fatto tanto per me, ma non parliamo così perché sembra sul serio che me ne stia andando ma non è vero-.
Non ne ero certa, ma dovevo pur mentirle per farle capire che io c'ero ancora, e ci sarei stata anche dopo se fossi passata a miglior vita.
Menzogne, le uniche cose che fanno restare su alcune certezze, perché la verità fa troppo male per sbatterla in faccia, fa male dirsi addio dopo anni di vita, è un rompere un filo che prima era indistruttibile.
Ma la vita è perfetta, anche se ci sembra bastarda, in realtà è una delle cose migliori che potesse mai capitare all'essere umano.
Che monologhi stupidi, eppure non sento più niente.
Kagome dove sei? Kagome?!.
In un sospiro la mia vita si sgretola.





Non sentivo nulla, se non il fruscio del vento di primavera, avvolta in un morbido manto di fiori e di erba, perfetto come il rumore piacevole del fiume che scorre lungo la riva.
I miei occhi si aprirono sotto ad un cielo azzurro che più azzurro non si può.
-Ma dove mi trovo?-.
Era forse quello il paradiso? Ero davvero morta quindi?.
Eppure mi alzavo da terra solo con l'anima, il mio corpo restava li, inerme, sul prato, cosparso di fiori bianchi e neri.
Perchè i fiori neri? Forse perché sono morta contaminata dal demone, ma perché allora posso vedermi.
-Rin..-.
Sentì una voce femminile, dolce e gentile, dietro alle mie spalle: mi voltai e la vidi, aveva gli occhi verdi e i capelli ghiaccio raccolti in un morbido chignon , la sua pelle era cosparsa di segni azzurri, come se fosse una dea, una dea bellissima.
Aveva un vestito morbido bianco che le cingeva le curve, accompagnato da due medaglioni d'oro sulle spalle, era davvero perfetta, aveva un bracciale che partiva dal polso e arrivava fino al gomito, sembrava una divinità greca.
-Voi chi siete?-.
-Sono Hayes, la governatrice  di questo bellissimo mondo che vedi-.
-Cosa volete da me?-.
-Oh tesoro io nulla, piuttosto cosa vuoi tu da te stessa-.
-Cosa voglio io da me?-.
Mi guardò sorridendo, porgendomi la mano per alzarmi, ma io non volevo separarmi dal mio corpo, non ero pronta a morire.
-Il tuo corpo resterà lì, inerme, non ti preoccupare-.
Mi fidai delle sue parole e mi condusse lungo un sentiero.
Era davvero strano, c'erano tutti i miei ricordi, da quando ero piccola ad oggi, alla mia morte.
-Perché ci sono i miei ricordi?-.
-Ecco vedi, questa è la tua vita, ci stai camminando sopra. Questo è tutto quello che hai sempre avuto e quello è ciò che non hai avuto mai-.
Mi indicò due lati, effettivamente le cose che non ho avuto erano tante, ma adesso non avevano più importanza.
-Perché mi conduci qui?-.
-Tu hai qualcosa da proteggere, non è così? Per questo non vuoi morire-.
Ho tanto da proteggere nella mia vita, anche troppo, non potevo andarmene adesso.
-Ho incontrato l'amore della mia vita, mia sorella che prima non sopportavo, ho una bellissima famiglia-.
-Che però non potrai costruirti-.
Fermi, un momento, in che senso non potrò avere una famiglia, perché mi sta dicendo questo?!.
-Perché mai?-.
-È qui lo scopo della tua missione, hai due scelte- ci fermammo davanti ad un sentiero, con due strade, una era bianca ma con una chiazza nera e l'altra era nera e basta.
-Qualunque sceglierò avrà qualcosa di negativo-.
-Purtroppo sì: se sceglierai la via bianca, non sarai più una demone ma perderai la capacità di avere bambini-.
Un macigno grande quanto il mondo mi cadde sulle spalle, sembrava che la vita mi stesse mettendo alla prova e, in un certo senso, l'avevo appena calpestata.
-E l'altra?- non avevo lacrime, ero un corpo vuoto ormai.
-Sarai una demone, ma tuo figlio porterà la maledizione che hai avuto tu-.
-Quale maledizione?-.
-Morirai per tua stessa causa-.
Il veleno, giusto, quindi lui passerà la stessa mia sorte.
-Sesshomaru lo salverà-.
-Non si può andare contro il destino-.
Sentivo delle voci, forti e chiare, sopra alla mia testa, ma chi è che stava urlando il mio nome?.
-Vedi, quello è il tuo ragazzo e tua sorella che piangono la tua morte-.
Sesshomaru mi aveva fra le sue braccia, stringendomi al suo petto, sporcandogli tutta la camicia di sangue e anche il suo viso era macchiato da gocce rosse.
Kagome stava piangendo, ai bordi del letto, prendendomi la mano fra le sue e pregando il signore che io tornassi in vita.
-Rin ti prego torna in vita, mi hai promesso che saresti rimasta-.
Kagome ma io sono qui, perché non mi vedi?.
-Non ho saputo proteggerti Rin, perdonami-.
Sesshomaru ti prego non dire così, io ci sono, sono con te, tu hai fatto tanto per me.
Basta, non sopportavo vedere così tante lacrime per me, io ho bisogno di loro più di ogni altra cosa al mondo.
-Riportami al mio corpo, devo tornare in vita-.
-Quale strada scegli?-.
Giusto, il sentiero: scelgo la strada che mi porterà alla gioia, non mi importa se non potrò avere figli, piuttosto preferisco che, se per un miracolo nasca, sia libero da ogni maledizione, che abbia sempre il sorriso fra le labbra e che possa vivere felice fin quanto il Signore vorrà.
Non mi importa di strappare quella nuova parte di me che poteva darmi qualcosa di buono, in realtà ho sempre voluto essere così.
-Scelgo la via bianca, perché non c'è mio più grande desiderio di rivedere loro, poi chissà , magari un figlio lo avrò-.
-Non puoi cambiare il tuo destino-.
-O certo che posso, ognuno è artefice del proprio destino-.
Mi incamminai verso quella lunga scia di fiori e di erba, sorridendo fra le lacrime invisibili, perché era lì che volevo arrivare: al mio corpo, alla mia vita, al mio mondo.
Il valore delle cose lo pesi solo quando le perdi, e io per il momento ho rischiato di perdere troppo.







-Kagome, non c'è più nulla da fare, ormai non c'è più -.
Avevo ancora gli occhi chiusi, ma sentivo chiaramente che il mio cuore ha ripreso a battere, che i polmoni si stavano riempendo di nuovo d'aria, avevo la vita fra le mani, era tornato tutto come prima.
Aprì di scatto le palpebre, tossendo ancora per il dolore, sotto lo sguardo incredulo di quei due che non sapevano più cosa pensare.
-Rin, è un miracolo!!!!-.
Kagome si alzò felice, saltellando per tutta la stanza che io fossi viva,  se non avessi avuto un mal di testa atroce, avrei sopportato però tutto sto casino.
-Rin..-.
Mi voltai, Sesshomaru era stanco, sporco di sangue, ma intravidi nei suoi occhi una scintilla di gioia, non aveva perso la speranza e questo mi aveva permesso di tornare alla realtà.
-Dovresti essere a Edimburgo-.
-Non ha importanza-.
Ma il momento di gioia si trasformò subito in tragedia, almeno per me.
-Ora non sono più un demone-.
-Questo lo percepisco bene-.
-Mi è stato detto dalla Dea Hayes che io non potrò avere figli-.
-Quella dice sempre un sacco di sciocchezze-.
Si conoscevano quindi?.
-E tu come fai a dirlo?-.
-Vecchia conoscenza di mio padre-.
Ma avevo la sensazione che lei avesse ragione, che forse non avrei potuto avere altro se non il privilegio di vivere una seconda volta.
-Comunque resterò qui qualche giorno, per controllare che le ferite si chiudono correttamente, Kagome tu puoi stare nella stanza degli ospiti, si devono mettere solo le  coperte e lenzuola-.
Era stranamente gentile, forse aveva bisogno anche di mia sorella, per qualunque evenienza.
-Grazie Sesshomaru, sistemerò a dovere, vi lascio un po' da soli e preparo un the-.
Chiuse la porta, lasciando me e Sesshomaru da soli, sicuramente avevamo molto da parlare.
-Come è stato l'incontro con mia madre?-.
Giusto, con quello strano essere che è la mamma di Sesshomaru, davvero molto strana, come lui d'altronde.
-Non so, è un po' strana-.
-Non farci caso, è sempre così: da quando papà l'ha lasciata per un'umana, odia tutta la razza, strano che con te sia stata benevola-.
-Forse perché  sono la tua ragazza?-.
-Si ferma poco su queste frivolezze, avrà visto qualcosa in te che le ricordava me-.
Piuttosto penso che non vede l'ora di togliersi davanti una come me, il suo sguardo era molto freddo e quasi mi sembrò che a primo impatto mi odiasse. 
-Comunque riguardo alla questione dei figli, io vorrei sapere una cosa..-.
-Dimmi-.
-Quando sono venuta a Edimburgo, la questione dei geni demoniaci..-.
Era strano da spiegare, perché se appunto lui mi avesse trasmesso dei geni demoniaco, ciò significa che per trasmetterli doveva per forza avermi messo incinta, cioè non saprei in quale altro modo si possano trasmettere.
Assurdo da parlarne, ma se fossi stata incinta, probabilmente ora io avrei.. avrei..
-Io ho abortito, non è così?-.
Sesshomaru rimase pietrificato dalle mie parole, rotte da singhiozzi imminenti, non sapeva cosa dirmi o tanto meno cosa fare, era più sconvolto di me.
-Quando sei morta, ti ho trovato in un lago di sangue. È probabile che si, tu abbia abortito-.
Se prima la vita era una pioggia alterna, ora era incessante, sulla mia pelle come tante lame pronte ad ucciderti.
-Mi sento vuota..-.
-Però non è detto, i geni si trasmettono anche senza parlare di gravidanza-.
-In che modo scusami?-.
Sesshomaru alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente e portandosi una mano alla fronte: mi prese proprio per stupida, in realtà non sapevo come funzionava fra demoni e umani, avevo tutto il diritto di sapere.
-Basta anche solo un rapporto-.
-Quindi le tue ex sono tutt'e demoni adesso?-.
-Non esattamente, si sceglie a chi trasmetterlo e a chi no, io ho scelto te-.
Lui aveva scelto me per portare avanti la sua razza, in realtà io avevo rifiutato questa possibilità per tornare alla vita da semplice umana,ora invece non posso dargli nulla di quello che effettivamente vuole.
-Perdonami, Sesshomaru-.
-Sesshomaru..-.
Kagome entrò nella stanza, con uno sguardo serio e preoccupato, aveva sicuramente pessime notizie.
Si avvicinò a noi, porgendomi il the e , prendendo un lungo respiro , iniziò a parlare.
-Non posso alzare la voce, ma ascoltami: Inuyasha ha detto che sei stato seguito e lui sta arrivando, siamo circondati-.
Sesshomaru strinse la presa sulle mie spalle, facendomi poggiare le guance umide sulla sua camicia, ma cosa stava succedendo ancora.
-C'entra mia madre, giusto?-.
-Hanno seguito il suo odore, nonostante tu abbia mascherato il tuo-.
-Maledetta..-.
-C'è una barriera che durerà due giorni, dopo di che dobbiamo prepararci al peggio-.
E se io nella vita non ho mai avuto paura, adesso, la paura stessa età padrona di me.
"Andrà tutto bene" sarà solo un modo più carino per dire " speriamo che passeremo anche questa".
In realtà di sicurezze ormai, non ne avevo più.



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Capitolo 15
*** Guerra e pace. ***


L'aria era pesante, ma tentammo in tutti i modi di smorzarla, non c'era altra soluzione a parte quella di chiudersi dentro e vivere di mezza luce solare per poi usare quella artificiale.
Sembrava essere ai tempi della guerra, che anche solo mettere un piede fuori casa poteva diventare una mossa sbagliata su un campo minato.
Mi vennero in mente i momenti a Boston, quando demoni e guerre erano solo pensieri lontani, dove la magia neanche sapevo cosa fosse, il mio vecchio lavoro, un po' rimpiangevo la mia vita pressoché tranquilla.
-Ma ti ricordi come mi hai trovato?-.
-Rin non è che sei cambiata tanto-.
Sesshomaru aveva ragione, ero cambiata poco , oltre ad aver cambiato la mia vita da peggio in meglio, oltre ad essere diventata una demone per pochi giorni, per il resto ero sempre io.
-Sei teso?-.
-No, piuttosto tua sorella sembri che ha qualcosa che non va-.
Kagome era sul divano, con le ginocchia al petto, confusa, stanca, con gli occhi lucidi e le labbra increspate in una morsa di ansia e rabbia.
Voleva fare qualcosa, lei aveva sempre voglia di fare qualcosa per gli altri, ma in realtà poi era così fragile da non reggersi neanche in piedi da sola: aveva paura, si sentiva chiaro e tondo che aveva una paura matta, nonostante ci fosse Sesshomaru a proteggerci, lei si ricordava di quando lo ha soccorso, di quanto fosse in realtà debole su certe cose o, meglio, su di me.
Per me era capace di buttare la sua dignità, la sua forza, pur di vedermi vivere rischierebbe la morte.
-Dov'è Inuyasha?-.
Alzò lo sguardo, con voce rotta da un pianto invisibile, terrorizzata all'idea di non rivedere più il suo ragazzo, ma Inuyasha sarebbe arrivato presto, ci avrebbe aiutato.
-Arriverà Kagome-.
-Sesshomaru, ti stai indebolendo vero?-.
Cosa significano le parole di Kagome, lo avevo notato che da quando c'è stato lo scontro con Naraku , Sesshomaru era molto più provato, molto più sfatto e non più vigile come prima.
-Come hai fatto a notarlo?-.
-Le tue ferite, non si sono rimarginate nel tempo stabilito, di solito voi demoni vi rimarginate le ferite in meno di un giorno, le tue sono ancora fresche-.
Che avesse veramente ragione quindi.
-Posso comunque proteggervi-.
Se ci fosse stato anche Inuyasha e il padre, mi sarei sentita più al sicuro, probabilmente la barriera stessa stava indebolendo Sesshomaru, certo che la situazione era davvero pessima.
-Io non ce la faccio più a stare così in ansia per tutto-.
Mi accomodai accanto a lei sul divano, stringendola fra le mie braccia e lasciandola sfogare sulla mia spalla, ormai esausta.
-Voglio tornare alla mia vita, ho bisogno di essere di nuovo me-.
-Andiamo Kagome, per le Spa c'è tempo-.
Le strappai un sorriso, asciugandole le lacrime con la manica della maglietta, coccolandole la testa come farebbe la mamma.
-Quando questa storia finirà, voglio andare dalla mamma-.
-Andremo da mamma e papà Kagome, per un bel po-.
-Secondo me la mamma appena vedrà i nostri ragazzi ci darà per pazze-.
-Forse, però abbiamo fatto una buona scelta, no?-.
Pensare che se quella sera mi fossi assentata a lavoro, non avrei mai conosciuto il demone della mia vita,se non gli avessi permesso di fumare con me e pormi la sua giacca, non avremmo mai fatto sesso sul tavolo della cucina, se non fosse arrivato in tempo, probabilmente Josh mi avrebbe violentato.
Tutti questi ricordi mi frullarono nel cervello, come un turbine di emozioni, provocandomi un sorriso spontaneo che però di trasformò subito in una smorfia di preoccupazione: Sesshomaru era appoggiato al bancone della cucina, affaticato , come se gli mancasse l'aria.
-Sesshomaru!-.
Mi alzai di scatto, prendendolo sotto braccio per tenerlo in piedi e non si oppose.
-Sto benissimo-.
Ma le sue ferite non sembravano aiutarlo, anzi incominciarono anche a sanguinare.
-Stanno arrivando Inuyasha e mio padre-.
Accompagnai Sesshomaru nel letto, grondante di sudore freddo e spasmi per tutto il corpo, la sua pelle era sempre più ghiaccio e i suoi occhi stavano diventando scarlatti, faceva quasi paura.
-Rin, sono arrivati-.
Mi voltai, dietro alle mie spalle c'era il padre di Sesshomaru, con le mani fra i capelli e uno sguardo ormai perso.
-Sesshomaru, mi sorprende come una barriera ti faccia questo, tuo fratello pure è svenuto, solo io reggo-.
-Padre piuttosto aiutami prima che ti faccio fuori-.
-Ok forse è il caso che io esco, va bene? Ehehe-.
Lascio a loro la discussione, piuttosto Kagome tentava di svegliare Inuyasha ma se gli dava degli schiaffi così deboli, non si sarebbe svegliato.
-Kagome un po' più forte-.
Inuyasha si svegliò stordito, senza energie e privo quasi di conoscenza.
-Cosa mi è successo? L'aria è così pesante-.
-Siamo circondati da una barriera energetica, vi sta indebolendo-.
Kagome era sin troppo seria nelle sue parole, questa situazione iniziava a diventare pesante per tutti, principalmente per me.
-Abbiamo bisogno di un piano, qualcosa per guadagnare tempo-.
Mi appoggiai al bancone della cucina, a braccia conserte, torturandomi il labbro: era davvero una situazione da starci su una notte intera per trovare una soluzione.
-Sesshomaru è fuori gioco, più o meno, Kagome può solo curare e tu Inuyasha sei così debole che pur volendo usare Tessaiga ti è difficile-.
-Restare tu e papà-.
-Solo tuo padre, io sono fuori gioco, almeno che..-.
Almeno che non riesca a cavarmela con le mie abilità da coltello e pistola, in quel caso potrei distrarre il nemico per far guadagnare tempo a quei due.
-La barriera si spezzerà in ben 10 ore, come pensi di cavartela?-.
-Inuyasha ci sto pensando-.
-Io so usare arco e frecce, potrei aiutarti-.
Kagome mi stupì, non ricordavo che lei sapesse usare qualche arma, che strano, eppure non la facevo così combattiva.
-Non potete scoprirvi, è troppo rischioso, non so se saremo in grado di proteggervi-.
-È l'unica soluzione, almeno finché voi non state meglio, ci penserà tuo padre a proteggerci-.
Bisognava agire all'alba, avevamo davvero poco tempo e la notte era vicina.
Sesshomaru non accennava a migliorare: per quanto tentassi di ignorare le sue urla provenienti dalla stanza, mi sentivo sempre il cuore a pezzi, non potevo stargli vicino come lui aveva fatto con me, mi avrebbe cacciato sicuro, oppure spezzato le dita delle mani nella sue forte presa.
-Inuyasha, cosa gli sta facendo tuo padre?-.
Sembrò non volermelo dire, era molto scettico a volermi svelare qualche strana pratica demoniaca dolorosa e tremendamente agonizzante.
-Papà sta cercando di fargli rimarginare le ferite, ferendolo sulle stesse e permettendo la cura demoniaca-.
Presa da un istinto improvviso, mi precipitai nella stanza, assistendo ad uno delle peggiori viste di tutta la giornata: Sesshomaru aveva gli occhi scarlatti, stringeva con foga e rabbia le coperte, bucandole con i suoi artigli affilati impregnati di veleno, la sua espressione era corrugata e colma di odio e rabbia, era irriconoscibile, non era possibile che avesse così tanta forza, eppure era più pericoloso di quanto sembrasse.
-Rin non ti avvicinare, non è in se adesso-.
Eppure io volevo abbracciarlo, io volevo calmarlo come lui aveva fatto con me, perché non potevo aiutarlo?!.
Mossi un passo ma lo sentì ringhiare, mi mancò quasi il pavimento sotto ai piedi ma dovetti farmi forza.
Le pareti incominciarono a tremare, la barriera si stava spezzando prima del previsto e ancora non avevamo un piano.
-Kagome, coprimi-.
L'unica soluzione era salire ora, su quel tetto, affrontando il nemico ancora, faccia a faccia, rischiando di morire ancora, senza sapere se sarei tornata più in vita.
Presi la pistola e un coltellino affilato, erano le mie uniche armi "umane" a cui potevo fare affidamento.
Mi lasciai alle spalle le grida di Kagome e Inuyasha, ancora una volta, andando incontro ad un destino che non era ancora scritto.
L'ultimo gradino di quelle infinite scale mi sembrò il peggior traguardo mai sperato, mi tremava la mano su quella maniglia di ferro, la paura di aprirla era così tanta che quasi avrei voluto tornare indietro, ma ormai ero lì.
L'aprì di scatto, senza pensare neanche ad un probabile attacco immediato del nemico, piuttosto puntai a vuoto la pistola , giusto per essere previdenti.
-Vedo che il lupo perde il pelo ma non il vizio-.
Ancora lui, ma come era possibile, eppure era morto, me lo ricordo, lui cadde con me.
-Vedo che ti sei salvato, Naraku-.
Era impossibile percepire da quale punto venisse la sua voce, c'era una forte nebbia e la possibilità di poter individuarlo era prossima allo zero.
-Sciocca umana, io sono immortale, non lo sai?-.
Eppure sembrava che l'avessi ferito l'altra volta, forse lui non è poi del tutto così immortale.
-Riconosci dal mio odore che non sono più una demone, vero?-.
-Sarà più facile farti fuori allora-.
Sentì uno spostamento d'aria alla mia destra, ma non ebbi il tempo di poter alzare un muscolo che subito mi trovai scaraventata a bordo del palazzo, ancora una volta, rischiando di morire.
-Quanto sei stupida, credi che questo tuo teatrino possa tenermi occupato?-.
Maledizione, aveva scoperto il mio piano.
-Ora esigo solo di farti fuori, bastardo-.
Riuscì a togliere il suo piede dal mio sterno, spostandolo a sinistra e guadagnando abbastanza metri per allontanarmi da lui e mettere qualche colpo in canna.
Non era per niente facile, lo dovevo ammettere, non era possibile vincere subito adesso.
-Cosa c'è Rin? Il tuo demone ti ha lasciato sola?-.
Se solo lo vedessi maledizione, potrei colpirlo, che situazione pessima.
-Rin attenta!!-.
Sentì la voce di Kagome arrivarmi alle orecchie come un sussurro quasi, piuttosto mi passò una freccia illuminata quasi vicino ai capelli, bloccando quello che forse era il braccio di uno degli scagnozzi di Naraku.
Provai a seguire la voce di Kagome, arrivando accanto a lei, armata di pistola.
-Sta attenta Kagome, non è facile-.
-Attieniti al piano, abbiamo bisogno di tempo ancora-.
-Bene bene, vi farò fuori ad entrambe in un colpo solo, perfetto-.
Kagome mi spinse alla sua destra, facendomi cadere rovinosamente a terra, con dolori lancinanti ovunque, pessima idea.
Vedevo le sue frecce scoccare ad una velocità impressionante, non credevo fosse così brava.
Mentre Kagome era impegnata con il mio bersaglio, mi occupai di sistemare gli scagnozzi, alquanto facile direi.
Il vantaggio di essere piccolina, è che la libertà di muoversi è così a mio vantaggio che rispetto a quei armadi, riuscivo a stenderli uno ad uno.
Non fu tanfo difficile, se non per uno che avevo già avuto modo di buttare a terra.
-Ancora tu?!-.
-Non sei ancora morta ragazzina allora?!-.
Quella voce così gutturale mi ricordava tanto una voce spirituale, vuota, rauca, priva di risentimento.
Ma certo!.
-Non sei altro che un corpo vuoto-.
Lo ferì in petto, con il mio fedele coltellino inciso, e come avevo pensato, l'anima di quel corpo uscì fuori, facendo cadere la carcassa rumorosamente a terra.
Kagome incominciava ad essere in difficoltà e di Sesshomaru e Inuyasha ancora nessuna traccia, la situazione incominciò a diventare scomoda.
-Kagome, vai a chiamarli, ci penso io qui-.
Era già ferita al braccio, il viso era stanco e pallido, non avrebbe retto ancora un minuto di più.
Naraku approfittò del mio secondo di distrazione per prendermi per il collo, ancora una volta, conficcandomi le sue unghie dentro, lasciandomi sospesa a mezz'aria.
-Allora, dove eravamo rimasti l'altra volta?-.
-Sicuramente io che ti facevo fuori-.
Alzai di nuovo il coltellino, conficcandoglielo nella giugulare, punto mortale, ma sembrò non scomporsi, anzi quasi gli feci il solletico.
-Sciocca umana, credi di avere davanti un demone qualunque?-.
La pressione stava aumentando, iniziavo a vedere doppio e il respiro mancarmi lentamente, sarei forse morta a breve; tentai di allontanarlo premendo le mani sui suoi polsi, cercando di allontanarlo, ma la forza venne sempre meno.
-Peccato però, eri un ottimo pasto-.
-Lo sarai tu adesso per me, Naraku-.
Sentì una voce, gutturale e roca, tamponarmi le orecchie, tanto da essere così felice di sentirla.
Naraku si voltò verso Sesshomaru, lasciando la presa del mio collo e facendomi cadere nel vuoto.
-Rin!!-.
Sentì Kagome urlare, stava precipitando giù dal settimo piano, sarei sicuramente morta se un balconcino non avesse attutito la mia caduta.
Rimasi dolorante a terra, sicuramente con qualche ossa fratturata e qualche contusione, ma stavo bene soprattutto perché ero viva.
-Ka..Kagome-.
Provai ad alzare una mano, ma mi fu quasi impossibile, sicuramente avevo il braccio rotto.
Dovevo ringraziare che su quel balconcino c'erano delle piante che hanno attutito la mia caduta, evitando di farmi sbattere la testa sulle mattonelle.
Lo scontro di svolgeva sopra al mio capo: vedevo Sesshomaru combattere con una furia inaudita, sembrava essere un dio della guerra, Ares, era come impazzito.
Kagome scagliava le frecce contro i suoi scagnozzi, facilitando  Inuyasha nel combattimento insieme a Sesshomaru.
Inu no Taisho si stava occupando di quel bastardo di Byakuya, quel grandissimo vigliacco e codardo che non è altro.
Avevo letto sul libro demoniaco che questo Byakuya era una specie di emanazione di quel Naraku e che era capace di distorcere la realtà con i suoi poteri illusori, non c'era nulla di peggio nell'affrontare un incubo.
-Maledizione!-.
Volevo muovermi, poter alzare anche solo un muscolo e aiutarli, ma mi faceva male tutto, non ero capace di alzare neanche un dito se avessi voluto.
Mi vidi condannata ad una vita da sedia a rotelle, senza essere più me stessa, no, dovevo fare qualcosa.
Improvvisamente vidi cadere da sopra di me una boccettina viola, arrivandomi ad una velocità sorprendente sul naso, ecco ci mancava solo che si rompeva quello.
-Ahi!-.
La presi sforzo, chiedendomi cosa mai fosse, ma i miei dubbi furono colmati da Inu No Taisho che urlò da sopra di me.
-Prendila, sentirai dolore ma prendila!-.
Non c'è dolore peggiore di quello che stavo affrontando, quindi questa boccetta non mi avrebbe fatto nulla di che.
Ingoiai quel liquido denso e scuro, aveva un sapore tremendo, sembrava cicoria mista al caffè, da vomito.
Man mano che colava nel mio esofago, sentivo che lasciava come una scia bollente, mi sentivo bruciare tutta, comprese le ferite esterne.
Cercai di resistere a non urlare, ma il dolore stava diventando incontenibile; sentì le mie ossa ricomporsi con rumori forti e chiari, l'osso che si spezza e poi si ricostruisce, le ferite sull'epidermide si stavano rimarginando, ma era come se mi stessero passando ago e filo nella pelle.
La mia voce uscì come un grido strozzato, accompagnato da urla e lacrime di disperazione, era davvero tremendo, sembrava una tortura fatta in liquido, mi sarei staccata piuttosto il cuore pur di non sentire quel dolore atroce.
Durò poco, un dieci minuti, il tempo necessario per svenire del tutto, ma stranamente ero cosciente, perché percepì la presenza maligna di qualcuno accanto a me, permettendomi di difendermi anche da dormiveglia.
Presi questa figura per il collo, stringendola a tal punto da farle uscire il sangue dalla bocca, percepì chiaramente un liquido che mi colava sulla mano, uccidendola.
Appena aprì gli occhi, vidi che la persona che avevo ucciso era un altro dei suoi scagnozzi, bene.
-Mi sento quasi come nuova-.
Mi alzai a fatica dal balconcino, ero ancora indolenzita, dovevo solo capire come salire la sopra, al settimo piano.
Considerato che di certo non potevo sfondare le persiane del balcone, l'unica sola soluzione era arrampicarsi sui vari balconi senza cadere giù, quindi dovevo contare sulle mie sole forze.
Arrivata all'ultimo piano, dovevo trovare il modo di arrampicarmi sul cornicione senza farmi notare troppo, dovevo cogliere Naraku alle spalle.
-Bene, iniziamo!-.
Mi arrampicai sul primo balcone sopra la mia testa, poggiando i piedi sulla ringhiera: dopotutto era come scavalcare un cancello, con la netta differenza che se fossi caduta giù non mi sarei di certo procurata una sola frattura.
Mi affidai alle mie forze nelle braccia, alzando il mio corpo di peso e aggrappandomi alla ringhiera del balcone successivo e così avanti per ogni balcone.
-Non pensavo che fosse così difficile-.
Sospiravo forte ad ogni arrampicata, quasi con l'agg anno, stanca ma non volevo arrendermi, non adesso.
Guardai in alto e ciò che mi fece mancare un colpo fu vedere Kagome in bilico sul cornicione , rischiando di cadere giù da un momento all'altro: se fosse caduta, l'avrei dovuta prendere al volo.
-Vedo che la tua amichetta si è ripresa bene dalla caduta, bene la raggiungerai-.
Naraku con un colpo solo la buttò giù, maledizione brutto bastardo.
-Kagome no!!-.
Oscillai il giusto per prenderla prima che cadesse, strattonandomi malamente il braccio, sicuramente mi si era strappato un muscolo.
-Kagome resisti, ora cerco di tirarci su entrambe-.
-Rin non lasciarmi ti prego-.
Aveva gli occhi colmi di lacrime, era terrorizzata, più di me, con sotto i suoi piedi solo il vuoto.
-Sesshomaru cazzo aiutami!!!-.
La forza mi stava venendo meno, non riuscivo a sorreggerla più di tanto, sentivo la mia mano seghettarsi nella ringhiera, colando sangue amaro, stanco, quasi veleno.
Riuscì a far appoggiare Kagome sul balconcino sottostante, ma io ero troppo all'estremità e non riuscì a reggermi a tal punto che la mia mano mi tradì, facendomi cadere di nuovo dopo tanta fatica.
-SESSHOMARU!!-.
Chiusi gli occhi, rassegnata ancora una volta a morire, ma subito percepì due braccia forti sorreggermi in aria, senza farmi avere impatto con il suolo.
Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ma fra il profumo misto di aspro e sudore, percepì il suo fresco di menta e capì che per una volta la morte mi aveva risparmiato.
-Voglio che tu scappi, più lontano che puoi, con Kagome-.
-Voglio combattere-.
-Non sei nelle condizioni giuste-.
-Fidati di me, Sesshomaru-.
Mosso non so da quale suo istinto, sembrò fidarsi di me, posando un dolce e casto bacio sulle mie labbra screpolate e sanguinanti, ridandomi quell'energia che pensavo di aver perso.
Sesshomaru portò prima me in cima, poi Kagome, nascondendoci dietro alle scale.
-Spero tu abbia un piano-.
-Io ho sempre un piano-.
In realtà in quel momento di piani non ne avevo, ma presto mi sarebbe venuto in mente qualcosa.
-Rin, devo darti una cosa-.
Kagome cacciò dalla giacca una di quelle pistole d'epoca da doppia canna, a scoppio immediato.
-Da dove l'hai presa?-.
-È di papà, certo è un po' vecchia ma dovrebbe andare, a meno che la canna non sia intasata-.
-Hai capito a papà-.
Ora si che avevo un piano.
-Questa è una pistola di precisione Rin-.
-Ho un piano-.
Bisognava innanzitutto distrarre Naraku e aiutare Sesshomaru e Inuyasha a colpirlo alle spalle, forse era l'unico modo per disarmarlo, almeno per un po'.
Io mi sarei occupato di distrarlo, Kagome doveva utilizzare le frecce con i sigilli per bloccarlo al muro.
-Uno-.
-Due-.
-..Tre-.
Uscimmo entrambe, senza fare troppo rumore, era il momento di attivare il piano " Spacchiamo il sedere a Naraku".
-Ei testa di cazzo, girati sono qui, ancora non mi hai fatto fuori-.
Naraku si voltò immediatamente, con gli occhi colmi di rabbia, ma mai più furiosi dei miei con una pistola a doppia canna.
-Come osi rivolgerti a me così, umana?-.
-Prendimi, se ci riesci-.
Riuscì a mandare un colpo in canna, sparandogli nella gamba destra e finalmente lo vidi accasciarsi a terra, ma il piano comprendeva metterlo con le spalle al muro.
Riuscì a deviare i suoi colpi, un po' a fatica e un po' per fortuna, portandolo al mio obiettivo.
-Kagome, ora!-.
Ma nel momento in cui Kagome lo sigillò nel muro, mi trovai di fronte a Byakuya, il quale mi bloccò con le mani dietro alla schiena con forza.
-Piccolina, dove scappi?-.
-Figlio di..-.
-Non vorrai mica morire?-.
Sentì la lana fredda del coltello vicino alla mia gola, mentre Inu Taisho e Sesshomaru si stavano avvicinando, lui tentava ancora di più di affondare la lama.
-Un altro passo e l'umana muore, demoni cane-.
Maledizione, li aveva in pugno, non doveva andare così.
-Sesshomaru, non muoverti- gli impose il padre.
-Non vorrei fare del male a questo bocconcino, ma basta un passo avanti e dovrò mangiarmela-.
-Non sono molto buona sai?-.
Tirai fuori dal taschino il mio coltellino, conficcandolo nella coscia di quel demone infido e tirandogli una bella pallottola in fronte, facendolo accasciare a terra.
-Mai sottovalutare Rin Futokami-.
Inuyasha intanto assestava colpi ben precisi e mirati nello sterno di Naraku, facendolo tossire forte, fino a fargli uscire il sangue dalla bocca.
-Non morirò sappilo-.
-Inuyasha fermati-.
Sesshomaru avanzò verso Naraku, guardandolo in faccia ancora una volta, era provato e non avrebbe retto altri colpi.
-Grande Sesshomaru eh? Sei solo un rammollito che si aggrappa ad un'umana-.
Quando Sesshomaru inarcava leggermente il labbro in un mezzo sorriso, non era mai un buon segno.
-Parli troppo-.
Infilò i suoi artigli affilati nel petto di Naraku, arrivando fino al cuore.
-Se ti strappo questo, la tua vita sarà finita-.
Naraku aveva gli occhi sbarrati, non riusciva a dire una parola, era cosciente della sua morte una volta per tutte, ma qualcosa gli diede la forza di ridere.
-Se uccido me, morirà anche Kagura-.
Sesshomaru sembrò essere scosso, non se lo aspettava, non ne aveva per nulla idea di cosa dover fare realmente.
-Menti-.
-Lei è collegata a me, è una mia serva, peccato non te ne sia mai accorto-.
Ritirò la mano dal suo petto, guardandolo bene in faccia, capendo che non stava mentendo.
-Sesshomaru, perché esiti?-.
Non lo capivo, cosa gli importava di Kagura realmente, perché non aveva il coraggio di ucciderlo.
-Sesshomaru se non lo uccidi tu, lo farò io con questa ultima pallottola-.
Caricai la pistola, puntandola sia a lui che a Naraku, ancora con la sicura per lo sparo.
-La tua ragazza odia così tanto quella Kagura da voler uccidermi, che scena di odio, goduria per i miei occhi-.
-Sesshomaru uccidilo-.
-Non posso padre-.
-Sesshomaru cosa stai aspettando?! Se non userai i tuoi artigli, lo farò io con i miei-.
Inuyasha si preparò all'attacco, non voleva attendere un minuto di più con quel bastardo.
-Sesshomaru spostati, o dovrò fare fuori anche te-.
Non potevo crederci alle mie parole, ma dopotutto quello che mi aveva fatto quel bastardo con la sua stupida sgualdrina, ciò che meritavano entrambi era la morte.
-No, lo ucciderò io-.
Si scricchiolò le dita, affondando ancora una volta la mano nel petto di Naraku, provocandogli un dolore lancinante.
-Sesshomaru ora-.
Non riuscivo ad abbassare la pistola, se non lo avesse fatto sul serio, ci avrei pensato io.
Gli iniettò una grande quantità di veleno nel cuore, aspettando che la sua morte fosse lenta e dolorosa, come sono state le mie paturnie.
 -Uccidilo tu Rin, un colpo di pistola-.
-Volentieri-.
Guardai il corpo di Naraku diventare sempre più nero, con il suo sorriso strafottente e ironico stampato in faccia.
-Questo proiettile , l'ultimo, in oro giallo, serve per uccidere le prede come te. Questo proiettile è per quella sgualdrina che ti porti dietro e per la tua malvagità-.
-Trovi soddisfazione ad uccidermi, il tuo bel fidanzatino però ha esitato, credi davvero che vuole te?-.
Ormai la sicura non c'era più e, con una lacrima di dolore sulla guancia, sparai il colpo finale nel suo cuore, uccidendolo del tutto.
Occhi spalancati come la bocca, era davvero finita, non una parola di più.
Sesshomaru ebbe un brivido, sussultò leggermente, non ebbi il coraggio di girarmi, non ora.
-È morta anche lei, lo sento , nell'aria c'è il suo odore-.
Non mi voltai, lasciai scivolare la pistola a terra, scendendo le scale e tornando nell'appartamento, preoccupandomi del gatto che per fortuna stava bene.
In realtà avevo solo bisogno di distrarmi, avevo ucciso, mai fatto in vita mia, non in questo modo, solo con le parole.
Da quanto tempo non fumavo, troppo, ora la sigaretta era la mia migliore amica, solo lei poteva capirmi.
-Ho ucciso un demone, sono un'assassina-.
Sentì dei passi dietro la mia schiena, pesanti, come il mio sospiro immerso nella nicotina.
-Da quanto non fumavi, Rin?-.
-Non ho mai smesso, Kagome-.
-Rin-.
-Sesshomaru se non vuoi che ti ammazzo, sparisci-.
Per quanto cercai di trattenere le lacrime, qualcuna scese sulle mie guance, ma senza singhiozzare o essere scossa da piccoli sussulti.
Ero atona, prima di movimento e sentimenti, ero ormai circondata da una nube di negatività e tristezza.
-L'avrei ucciso-.
-L'ho fatto io -.
Mi voltai, portandomi il pacchetto con me e uscendo dall'appartamento, ancora con i dolori addosso ma cosciente del fatto che se fossi rimasta lì ancora due minuti, avrei fatto una strage.
-Ripulite questo posto, io vado a fare una camminata-.
Presi la pistola da mano a Kagome, forse in modo un po' troppo violento, ma non sentì lamentele, sono comprensione.
Mi accesi una sigaretta dietro l'altra, sparando a bersagli vuoti, in quella fitta nebbia di New York.
-E se mi uccidessi?-.
Risi, puntandomi la pistola alla tempia e imitando un "boom" tipico di uno sparo.
Era una follia, sarei riuscita a vivere con il peso di aver ucciso, dopotutto era per una giusta causa.
-Rin-.
Mi voltai, vedendo Inuyasha venire cautamente verso di me, con le mani in alto e uno sguardo più perso del mio.
-Non ti uccido, ho finito i colpi-.
-Meno male-.
-Cosa vuoi?-.
-Ascoltami, i demoni hanno una specie di legame fra loro, infatti è difficile uccidersi se c'è stato comunque un legame, devi capirlo. Sesshomaru ti ama, sta tranquilla-.
-Sei venuto a farmi la predica ?-.
-Sono venuto a dirti che sei la solita stupida-.
Mi avvicinai a lui, pericolosamente, dandogli uno schiaffo così forte quasi da fargli girare la faccia.
-Non osare mai più darmi della stupida-.
-Allora va sopra da Sesshomaru e smettila di fare la bambina-.
Mi irritai così tanto da correre quasi verso le scale, salendole con l'affanno e la stanchezza della battaglia appena vinta, ma dovevo resistere.
Spalancai la porta, con una rabbia inaudita, quasi a sfondarla.
-Sei un emerito cretino!-.
Corsi verso di lui, riempiendolo di pugni sul petto e piangendo come una stupida, aveva ragione Inuyasha, ero davvero stupida.
Sesshomaru non si scompose, mi lasciò sfogare, senza opporsi ai miei colpi, aspettando che io mi calmassi del tutto.
-Io ti odio, sei un emerito bastardo, perché devi ferirmi ancora!-.
Gli strinse la camicia ancora sporca di sangue, strattonandolo, con quelle poche energie rimaste.
Ma la presa si fece ancora più salda, quando sapevo che ormai le mie stesse gambe non mi reggevano più ormai.
-Rin, ti prego calmati-.
Kagome vedeva i miei tremolii, la mia stanchezza, la mia voglia di mollare tutto e scappare ancora.
Sesshomaru mi strinse a se, forte, senza smettere di coccolarmi la testa con una mano, cercando di farmi stare meglio.
Si avvicinò piano al mio orecchio, sussurrandomi parole segrete, che erano solo nostre e lo saranno state per sempre.
-Fa l'amore con me, Rin-.
Voce da pentimento, tremante e flebile, un po' spaventata ma quasi contenta.
-Non voglio altro, Sesshomaru-.
-Kagome è meglio che andiamo, dobbiamo riprenderci dopo questa guerra-.
-Rin..-.
-Kagome dimmi-.
-Sei sempre la migliore, ricorda-.
Le sorrisi, non c'era bisogno di dire altro, non con lei che mi conosceva da una vita.
In quei pochi secondi, il mondo si fermò in quella stanza, lasciandoci soli nel silenzio, dopo una guerra, fatta di sangue e di violenza, finalmente vinta, con la consapevolezza di aver fatto qualunque cosa per vincerla.
-Non mi abbandonare mai Sesshomaru-.
La sua forza era impressionante, nonostante tutto quel combattimento, aveva ancora la forza di prendermi in braccio, portandomi in camera da letto, sistemata come nuova, ma con lo stesso odore del passato.
Aveva ancora la forza di spogliarmi, di darmi tutto il suo amore in quel letto, nonostante fossimo ancora pieni di residui di guerra, l'amore che abbiamo consumato è stato quasi una purificazione per noi.
Stanchi, su quel letto, a fissare il soffitto, abbracciati, felici, uniti.
-Sesshomaru, voglio un figlio, non mi interessa se sarà difficile, voglio provarci fino alla fine-.
-Chi ti dice che in realtà non ci abbiamo già provato ora?-.
Il solito sfacciato di Sesshomaru.
-Portami a fare una doccia , che è meglio-.
Lui era la mia forza, la mia unica ragione per cui mi mantenevo ancora in piedi.
Era davvero finita, stavolta la guerra era davvero finita.




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Capitolo 16
*** Una carezza nel vento. ***


Mi svegliai con un mal di testa così forte da farmi venire quasi la nausea.
-Quanto ho dormito?-.
-Diciamo da ieri pomeriggio fino a stamattina-.
Cosa?! Ho dormito praticamente quasi un giorno, ecco il perché del mal di testa allora.
-Ho fame-.
-Ti ho preparato la colazione infatti-.
Davanti a me, un vassoio pieno di prelibatezze per la colazione: marmellata all'albicocca, cornetti, spremuta d'arancia, caffè e qualche vitamina in compressa, tanto per cambiare.
-Tu hai fatto colazione?-.
-Si, giusto qualcosa-.
Era strano, aveva il volto ancora stanco, ma nonostante ciò si notava che era sereno.
-Sesshomaru tutto bene?-.
No che non andava bene, lo sapevo benissimo perchè, lui era ancora scosso dalla sua morte, per lui era importante saperlo se era davvero morta.
-Si, va tutto bene-.
-Vuoi andare da lei, non è così?-.
Mi si fermò quasi a mezzo battito, il mio cuore ormai stanco ma rassegnato, non potevo cancellare ciò che c'era stato, il legame che li aveva uniti, come diceva Inuyasha.
Sarei stata sempre la numero due, anche se mi avesse trattato da principessa.
-Voglio sapere solo se è realmente morta-.
-Puoi andare-.
Mi guardò sorpreso ed io accennai un timido sorriso, tentando di sorridere quanto più riuscivo a tenere piegate le labbra in una smorfia di finta gioia.
-Partirò domani allora-.
Anche se la fitta nel petto continuò ad espandersi, respinsi le mie lacrime , dovevo rimanere ferma nella mia posizione fino alla fine.
 -Va bene-.
-Non vorresti, vero?-.
Certo che non vorrei, preferirei piuttosto che lui stesse con me, fra le mie braccia, nel letto, insieme.
-Non potresti non farlo, sei troppo orgoglioso e fermo per starti a quello che ti dicono gli altri. Cosa vuoi che ti dica Sesshomaru, fa quello che ti senti di fare-.
Dolente o meno, mi alzai dal letto, ricominciando la mia vita, di nuovo, aprendo l'armadio e frugando per qualcosa di fattibile da mettere.
-Dove vai?-.
-Da mia sorella-.
Mi chiusi nel bagno, guardandomi allo specchio: il mio viso era un terreno da dopoguerra, non più in fiore , ormai arido e secco, privo di possibilità di ripresa.
-Forza e coraggio Rin-.
Mi buttai sotto la doccia, provocandomi stupidamente dei tremendi bruciori lungo le ferite.
Mi morsi la mano, per non urlare dal dolore, strizzando gli occhi e facendo mischiare le mie lacrime con l'acqua della doccia.
-Io non mi riconosco più-.
Fra l'acqua  bollente e il sapone , soffrivo come una pazza, ma mi feci forza come al solito, facendo il più presto possibile.
Mi asciugai i capelli, legandoli in uno chignon morbido, facendo ricadere i capelli morbidi sul viso e lasciando libera la frangia.
Mi medicai le ferite con le garze, restando un po' impressionata da quei tagli.
-Assurdo come io possa essermi ridotta così -.
Indossai un maglione ampio, con un jeans e gli stivaletti comodi, un po' di trucco , giacca lunga e via, a coprire le occhiaie con gli occhiali da sole.
-Scendo-.
Chiusi la porta alle spalle, senza neanche sentire una risposta da Sesshomaru, ma figuriamoci se lui risponde.
-Un momento, come ci arrivo da Kagome?-.
Mi guardai intorno, ma ci fermate di bus o metro non vi era traccia , dovevo andare più verso il centro.
Incominciai a camminare, sentendo già i dolori nelle gambe per colpa dei tagli, ma non mi fermai e proseguì verso la fermata della metro.
-Pronto Kagome?-.
-Rin dimmi, come stai?-.
-Meglio, sto venendo da te, per parlare-.
Per buoni cinque secondi rimase in silenzio, non sapeva cosa dire.
-Cosa è successo?-.
-Sesshomaru-.
Chiusi la telefonata, mettendo il cellulare in borsa e prendendo la metro giusto  in tempo prima che si chiudessero le porte.
Inciampai non appena entrai nella metro, cadendo addosso a qualcuno.
-Oddio mi scusi!-.
-Signorina tutto bene? Si è fatta male?-.
Alzai lo sguardo, trovandomi fra le braccia di un bellissimo, attraente, intrigante sconosciuto.
-Ah ehm ecco io..-.
-Sicuro che sta bene?-.
Mi mancavano le parole in gola: un giovane con i capelli lunghi neri, legati da una treccia perfettamente ordinata, con due occhi neri come la pece, stupendi, con una strana stella a quattro punte viola, simile ad un rompo, sulla fronte.
-S..si io sto benissimo, piuttosto mi scusi se le sono caduta addosso-.
-Mi dia del tu, piacere sono Bankotsu Hotawa, spero non si sia fatta male-.
Come faccio a farmi male fra le tue braccia che sembrano essere il miglior cuscino su cui abbia sbattuto.
-Nono per fortuna, piacere io sono Rin Futokami, grazie per avermi "sostenuta"-.
Il suo sorriso si inarcò leggermente, eppure non riuscivo a staccare i miei occhi da quella bellissima espressione sul suo viso.
-Ah lei è la fidanzata di Sesshomaru No Taisho-.
Già, di Sesshomaru, mi conoscevano solo per questo, ma dopotutto cosa pretendevo, mica ero famosa come Kagome.
-Si, ma preferisco essere conosciuta come indipendente-.
Il suo sguardo si incuriosì leggermente, ma non aprì bocca poiché la fermata arrivò in un attimo e dovette scappare.
-Scusi devo scendere, ma prenda il mio numero, ecco questo è il mio bigliettino. Le devo un caffè, arrivederci-.
Scappò quasi volando, lasciandomi con questo bigliettino fra le mani e la faccia da ebete, ma riuscì a strapparmi un sorriso per la sua goffaggine.
Stupida, non potevo pensare ad un altro ragazzo, io amavo Sesshomaru, però..
No Rin, sei fidanzata, non fare sciocchezze, tu non lo chiamerai!.
Scesi alla mia fermata, camminando come una bambina spersa per la stazione, pensando a quello strano incontro eppure abbastanza suggestivo.
-Adoro prendere la metro-.
Corsi da Kagome , arrivando da lei con il fiatone.
-Arrivo arrivo, un secondo-.
Sentì Kagome urlare in prossimità della porta, aprendola e trovandosi una me con un sorriso stampato in faccia.
-Perché quella faccia?-.
-Devo parlarti!-.
La spinsi dentro, andando subito in cucina a parlarle di ciò che era successo pochi minuti fa.
-Ho incontrato un super figo in metro, non hai idea!-.
-Rin hai un fidanzato!-.
-Che vuole partire per cercare una morta, bel fidanzato!-.
Kagome rimase spiazzata, quasi non crebbe alle mie parole, sbarrò gli occhi, restando sconvolta.
-E quindi questo bel fusto?-.
-Si chiama Bankotsu Hotawa-.
-COSA?!-.
Mi urlò quasi nelle orecchie, lasciandomi quasi sorda, perché tanta agitazione per quel ragazzo, forse lo conosceva.
-Ehm..si-.
-Ma ti rendi conto che io ci ho provato per anni per avere il suo numero e tu invece lo hai in cinque secondi cadendogli fra le braccia?!-.
-Non urlare, ci sentirà Inuyasha!-.
-Sono scioccata, no vabbè ma come hai fatto!-.
-Ma non lo so!-.
-È un milionario, possiede quattro aziende di scarpe, fabbrica scarpe  anche per Chanel, Cavalli, Prada!-.
Quindi io mi sono lasciata sfuggire un paio di scarpe gratis? Ma sono o non sono una grande idiota.
-Davvero? Allora lo chiamerò!-.
-Ricorda che hai un ragazzo!-.
-Si Kagome, lo so, piuttosto non trovo il senso a rincorrere una morta, non fa altro che ferirmi-.
-Inuyasha ti ha spiegato perché è così-.
-Già, a sto punto che vada, io vedo questo Bankotsu se vuole un caffè-.
Kagome mi strappò il cellulare da mano, lanciandolo sopra al piano della cucina e mettendosi in mezzo fra me e il mio probabile appuntamento con quel figo.
-Rin non posso permetterlo, non sei così-.
-Ho bisogno di attenzioni Kagome-.
-Non da lui-.
Aveva ragione, le uniche attenzioni di cui avevo bisogno erano quelle di Sesshomaru, ma lui me ne dava talmente poche che sembrava gli erano d'obbligo.
Il mio cellulare squillò, era Sesshomaru, sicuramente voleva sapere che fine avevi fatto.
-Rispondi tu, io non voglio sentirlo-.
Kagome mi guardò incrociando le braccia, lasciando squillare il cellulare, ma non ebbi intenzione di rispondere, tanto da far staccare la chiamata da sola, si meritava questo.
-Sai che arriverà qui in meno di due minuti?-.
-Sciocchezze-.
Quanto avrei voluto che Kagome non avesse ragione: Sesshomaru bussò alla porta come un forsennato, facendosi aprire e venne verso di me con rabbia, era davvero nero.
-Dimmi, da quando il cellulare non lo hai ?-.
-Da quando non voglio parlarti-.
-Vi lascio soli, ehehe-.
Kagome sparì all'istante, facendomi l'occhiolino dietro le spalle di Sesshomaru, avvisandomi che dovevo stare attenta con quella lingua lunga che mi ritrovavo.
-Hai addosso un odore di un maschio-.
Dimenticavo il dettaglio che lui percepiva  praticamente ogni odore  diverso dal suo.
-Si, in metro sono caduta addosso ad un ragazzo senza volerlo-.
-Che ragazzo?-.
-Se proprio vuoi saperlo, si chiama Bankotsu Hotawa e mi ha dato anche il suo numero!- 
Maledetta lingua lunga che mi ritrovo, maledizione!.
Sesshomaru rimase immobile, con le mani nelle tasche del pantalone, la camicia perfettamente chiusa e la cravatta sistemata davvero bene, il pantalone a sigaretta che gli stava divinamente, il suo fisico stava bene con tutto.
Sembrava innocuo, in realtà era solo un provvisorio stato prima di prendermi e sbattermi sul piano della cucina, con rabbia.
-Ricordati che sei mia-.
-Ricordati che rincorrere i morti non ti porterà da nessuna parte-.
-È una questione che non ti riguarda-.
-Ah no? Se sono la tua ragazza mi riguarda eccome!-.
Le sue mani salivano i miei fianchi,ma stavolta non avevo nessuna intenzione di cedere, infatti ,contro mia grande voglia, lo spinsi via da me, mettendomi di fronte a lui con la mia solita faccia tosta.
-Smettila Rin-.
-Smettila tu Sesshomaru! Se sei il mio fidanzato non dovresti pensare a quella Kagura-.
-Io voglio solo capire se è viva o meno-.
-E allora io prenderò appuntamento con Bankotsu, non aspettarmi sveglio, non tornerò a casa-.
-Non ti permettere-.
Mi prese il volto fra le mani , bloccandomi quasi con forza la mascella e baciandomi con avidità e rabbia, distruggendomi quasi.
Lo spinsi via, cacciando una forza che non pensavo di possedere, scappando fuori al balcone in lacrime.
Mi aveva fatto del male, lui che mi aveva promesso di non ferirmi, di trattarmi come una principessa.
Sentì le sue mani sulle mie spalle e tentai di scostarmi ma con vani risultati, mi aveva quasi bloccata.
Mi strinse a se dolcemente, accarezzandomi i capelli e passando le sue dita sulle mie labbra stanche e ferite.
-Perdonami Rin-.
-Vattene-.
Non se lo fece ripetere due volte, percepì il suo corpo voltarsi, lasciandomi sola con me stessa.
Ma io non ero completamente sola.
Basta, avrei chiamato Bankotsu, dopotutto che male fa prendersi un aperitivo con lui, è stato così gentile con me.
-Ma si, ora lo chiamo-.
Bastò uno squillo per farlo rispondere, quasi sembrò che se lo aspettava quella chiamata.
-Ero sicuro che mi avrebbe chiamato-.
Come è sicuro di se, sarà che forse è cosciente di essere un bel uomo.
-S..si ecco volevo accettare il suo invito per prendersi un caffè, è ancora valido?-.
Sentì una piccola risata e subito pensai che mi stesse prendendo in giro.
-Certo, che dice se le offro il pranzo, tra un po' stacco-.
Il mio cuore sobbalzò di gioia, era la prima dopo tanto che mi sentivo così considerata.
-Volentieri, dove ci incontriamo?-.
-Fra mezz'oretta a Central Park, il mio ufficio è li-.
Pochi soldi insomma, beato lui.
-Sarò puntuale!-.
-A dopo, Rin-.
Chiuse la chiamata, lasciandomi interdetta, ma stranamente e pericolosamente felice.
Stavo facendo la cosa giusta? Perché mi sentivo così tremendamente in torto, però io non stavo facendo nulla di male, stavo ricevendo le attenzioni che invece Sesshomaru dava ad una morta.
-Kagome io scendo-.
-Dove vai?-.
-A prendermi un pranzo gratis-.
Presi la borsa al volo, scappando verso la metro, non volevo perdere neanche un secondo.
Ci voleva precisamente mezz'ora per arrivare a Central Park,non potevo fare tardi al mio secondo " primo appuntamento", tralasciando come stavo conciata.
Ma cosa dico, la situazione mi sta sfuggendo di mano, per quanto odiassi Sesshomaru in quel momento, sapevo benissimo che la mia unica gioia era solo lui.
-Che faccio adesso, lo chiamo oppure vediamo stasera che succede?-.
Ormai la frittata era fatta, non potevo tirarmi indietro.
-Che sarà mai, è solo un pranzo-.

Scesi alla mia fermata, guardandomi intorno alla ricerca
Di Bankotsu, trovandolo stupita vicino all'ingresso della stazione, ancora con la borsa del lavoro, un piccolo sorriso sulle labbra e una mano tesa verso di me.
-Signorina Rin, puntualissima-.
-Non volevo farla aspettare-.
Accolsi la sua mano, porgendogli la mia, subito sentì una scossa nel mio corpo e le mie gote si fecero immediatamente rosse.
-Rin, la imbarazzo?-.
-N..no non si preoccupi, mi succede spesso quando vedo...-.
Quando vedo ragazzi belli come te, mi sembra ovvio, ma non potevo dirglielo, soprattutto perché lui conosceva Sesshomaru.
-Quando vede cosa?-.
-Nulla, non ci faccia caso, vivo un po' nelle nuvole-.
Mi sono data della stupida da sola, ma almeno sono uscita da una situazione scomoda, una delle tante in cui mi ero appena cacciata.
Mi porse il braccio, il quale accettai volentieri, adagiandoci il mio, sembravamo una coppia, mi faceva ridere, dicendo cose assurde, come se non avesse vergogna di far uscire anche il suo lato dolce.
Sesshomaru non era per nulla tipo da queste cose, al massimo quando uscivamo pensavamo sempre al dopo, certo sapeva darmi tanto, ma adesso tutti stava cambiando.
-Sembra che lei non rida così tanto da tempo, Rin-.
-Lei ha ragione Bankotsu-.
-Mi dica, il Signor Sesshomaru la fa ridere?-.
Quando vuole lui, quando non siamo in pubblico.
-Non spesso-.
-La donna si conquista facendola ridere, strano-.
Quindi allora lui ci stava provando.
Mi portò in un bellissimo ristorante al centro della città, uno di quei posti da spendere milioni anche solo per il caffè.
-Non posso farla pagare tanto, mi dispiace-.
-Accetti e basta-.
Questa frase me la disse anche Sesshomaru, prima di partire, prima che cominciasse tutto.
Ecco, avevo i sensi di colpa a mille, perché stavo facendo questo, non era giusto, io non volevo ferirlo, non volevo tradirlo.
-Credo noi stiamo sbagliando, io ho un fidanzato e questo non è giusto-.
-Signorina non si preoccupi, non ho cattive intenzioni-.
-Lo so, ma ..-.
Mi squillò il cellulare e , purtroppo, non potè fare a meno di rispondere.
-Sesshomaru cosa vuoi?-.
-Sei a pranzo fuori con lui, vero?-.
Ma come diamine poteva saperlo, c'era una telecamera?.
-Come lo sai?-.
-Ti ha portato in un posto dove conosco tutti, a che gioco stai giocando Rin?-.
Bella domanda, proprio a niente, non volevo fare nessun gioco, volevo solo godermi il pranzo con Bankotsu, mi bastava quello.
-Niente, voglio godermi un pranzo-.
Chiusi la chiamata, prendendo un lungo respiro e preparandomi alla sua furia, dopotutto lo ha voluto lui.
-Allora Rin, so che avete avuto degli scontri con Naraku, non è così?-.
Come faceva a saperlo, ora davvero non stavo capendo più nulla, sapeva della guerra con Naraku.
-S..si, come fa a saperlo?-.
Posò il suo calice di vino, guardandomi intensamente negli occhi, con sguardo persuasivo.
-Io facevo parte dei suoi scagnozzi, poi decisi di mettere la testa a posto e diventare una persona migliore-.
-Devo crederle?-.
-Beh, credo di sì-.
Eppure diceva la verità.
Il pranzo fu abbastanza tranquillo e anche divertente, Bankotsu doveva rispondere a delle telefonate importanti ma non faceva altro che fare smorfie a telefono per farmi ridere, mi ha fatto piangere dalle risate.
Gentilmente pagò il pranzo e mi accompagnò a casa con la sua Lamborghini nera, sfrecciando per New York come faceva Sesshomaru.
-Allora siamo arrivati-.
-Si, la ringrazio per il pranzo e per avermi portato a casa-.
-Si figuri, alla prossima-.
-Ehm riguardo a questo, credo che per rispetto di Sesshomaru non dovremmo uscire da soli, grazie lo stesso-.
Gli diedi un bacio sulla guancia e scappai fuori dalla macchina, correndo verso il cancello di casa.
Salì le scale con un dannato peso sul petto, con la paura che Sesshomaru potesse odiarmi, lasciarmi o pensare che io lo avessi tradito.
La serratura di casa, mai come allora non avrei voluto aprirla, ma, facendo un lungo respiro, mi feci coraggio, facendo scattare la chiave nella toppa.
-Sesshomaru?-.
Chiusi la porta, andando verso lo studio, ero sicura che fosse lì.
-Hai finito di farti vedere con quel soggetto?-.
Il solito scorbutico, prevenuto, insopportabile Sesshomaru.
-Hai finito di rincorrere la morta?-.
-Rin, non posso non andare-.
-Allora portami con te-.
-Devo parlare con la sua famiglia, sono tutti demoni, non puoi venire-.
-Forse un altro pranzo me lo faccio con Bankotsu-.
-Rin smettila!!-.
Sesshomaru sbattò le mani sul tavolo, alzando lo sguardo furioso verso di me: i suoi occhi erano un mare di fuoco, i miei invece erano quelli di un cerbiatto impaurito davanti al cacciatore.
Ma il mio corpo si mosse da solo.
-Io, non riuscirei a baciare nessuno che non sia tu, non riuscirei a fare l'amore con nessuno che non sia tu, possibile che tu non lo capisca?-.
Ero di fronte a lui, poggiando le mie labbra sulle sue, incrociando le mani dietro al suo collo per tirarlo ancora di più a me.
-Capisci quanto ti amo?-.
-Non saresti uscita con Bankotsu allora-.
-L'ho fatto perchè tu ami Kagura, anche se non vuoi ammetterlo. Io ho visto la tua lacrima quando hai scoperto che era morta, io vedo e capisco gli occhi-.
Il silenzio in quella stanza mi uccise, ma ero cosciente che forse quella era la pura e semplice verità.
-Io voglio solo vedere come sta-.
-Sarò sempre la numero due, ti prego quando parti non salutarmi, vattene via senza dirmi nulla e non dirmi quando torni-.
Non volevo sapere nulla di lui, avrebbe fatto meno male.
-Va bene-.
Mi allontanai da lui, chiudendomi nel bagno con la testa fra le mani, angosciata, distrutta,  con un cuore
ormai a pezzi.
Ma non potevo dargliela vinta, non potevo lasciarlo andare senza dirgli
ciò che stavo provando: aprì la porta, trovandomelo davanti e, con una rabbia infinita, lo riempì di frasi fra le lacrime.
-Tu non hai idea di come sto, non lo sai!-.
-Invece lo so-.
-No tu non lo sai, maledizione. Mi stai uccidendo, tu in realtà ami lei e mi hai preso in giro!-.
-Rin non è vero-.
-Sai cosa ti dico?! Vuoi sposarmi non è così? Allora scegli, o me o lei, io non voglio stare con una persona che vuole avere entrambe le cose!-.
-Rin..-.
Mi strinse fra le sue braccia, poggiando il suo mento sulla mia testa, passandomi la mano fra i capelli per farmi rilassare.
-Sei l'unica donna che amo-.
Alzai lo sguardo, incrociando il suo fermo e serio, quindi mi issai sulle punte e lo baciai, anche se la mia rabbia era troppa, ma avevo bisogno di lui.
-Ti amo Sesshomaru-.
Lasciai che le sue braccia mi coccolassero ancora un po', prima di vederlo sparire da quella casa, a cercare qualcosa che in realtà non c'era più, allontanandosi da chi invece c'era.
-Tornerò presto-.
-Fa che sia un presto che duri davvero poco, per favore-.
Mi lasciò un dolce bacio sulle labbra, ancora uno, prima di uscire di casa , facendo sparire il suo profumo dalla mia pelle.
-Siamo di nuovo da soli, Chris-.
Già mi mancava, avrei voluto seguirlo anche stavolta, ma sapevo che era impossibile per me.
Le tende della finestra danzavano con il vento, lasciando entrare una leggera brezza, scompigliandomi i capelli.
Una carezza data dal vento, in un addio che in realtà ancora non ho pronunciato.
-Sesshomaru, non lasciarmi-.
Parole sussurrate, chissà se mai arriveranno a lui.





-Bankotsu allora? Come è andata?-.
-Ha abboccato all'amo, ora devo solo allontanare il cagnolino da lei-.
-Cercherà Kagura, direi che il piano sta funzionando-.
-Juromaru non sottovalutate il demone cane, sa essere davvero imprevedibile-.
-Kageromaru fa silenzio-.
-Lasciate fare a me, sono abbastanza capace di farla invaghire e poi arriveremo alla sacerdotessa-.
-Bankotsu, non deludermi, già Naraku ha fatto la sua fine, non farti uccidere anche tu-.
-Ci vuole ben altro per uccidermi, devo dire che come bocconcino Rin è appetitosa-.
-Già, cosa darei per assaggiarla-.
-Juromaru, concentrati-.





Mi venne un brivido lungo la schiena, sará per il freddo, ma mi misi sotto le coperte , con Chris accanto a me e la televisione a farci compagnia.
Misurai la febbre per scrupolo e il termometro segnò 38, bene, come avevo fatto a farmi venire la febbre.
Chiamai Kagome, avvisandola della mia condizione e in meno di un'oretta venne da me, piena di farmaci appena comprati in farmacia e una valigia per restare da me chissà quanto tempo.
-Se ne va Sesshomaru e ti ammali-.
-Vorrei che tornasse, ho un brutto presentimento-.
-Rin va tutto bene-.
Non ne ero molto convinta in realtà.
Mi squillò il cellulare e mai come allora ero contenta di leggere che Sesshomaru mi stava chiamando.
-Pronto Sesshomaru?Etciù-.
-Rin, perchè questa voce raffreddata?-.
-Ehm, mi sono ammalata, ho la febbre a 38, Kagome è con me-.
-Rin..-.
Adoravo sentire il mio nome pronunciato dalla sua bellissima voce, era la mia tachipirina in quel momento.
-Come va la ricerca della morta?-.
-In realtà è viva-.
Se prima avevo mal di testa per la febbre, ora lo avevo anche per ciò che aveva detto Sesshomaru.
-Bene, allora torna no?-.
-Non ancora, ho altro da fare-.
-Fai con calma eh, tanto io sto morendo qui-.
-Smettila Rin, tornerò presto-.
-Va bene, riposo adesso-.
In realtà avevo la necessità di parlare con Kagome.
-A dopo Rin-.
Chiuse la chiamata, lasciandomi a mezz'aria, con il fiato sospeso.
-Kagome ecco vorrei parlarti di una cosa-.
-Dimmi Rin-.
-Ecco vedi, è una settimana che Sesshomaru è fuori città e come ben tu sai è una settimana che non facciamo nulla e..-.
-Rin cosa vuoi dire?-.
-Beh io so che non posso avere figli, ma sai io ho un ritardo...-.
-COSA?! SEI INCINTA?!-.
-Non urlare Kagome!-.
Lo sapevo che non dovevo parlare con lei, ora inizierà con quei suoi soliti discorsi sui miracoli e sulla volontà divina.
-Sesshomaru lo sa?-.
-Non deve saperlo perciò cuciti la bocca!-.
-Nessuno lo deve sapere?-.
-Nessuno!-.
Dovevo ancora fare accertamenti, non ero sicura al cento percento, dopotutto quella dea mi aveva messo davanti ad una scelta e io ho scelto di non avere figli, come era possibile.
-Se sei incinta è un miracolo!-.
Appunto.




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Capitolo 17
*** Una nuova alba di guerra ***


-Kagome smettila di spingermi, mi farai cadere a terra!-.
-Muoviti, chissà come la ginecologa c'è alle sei e mezza del pomeriggio-.
-Perchè mi sembra ti abbia detto che faceva il turno di notte-.
Kagome
Non faceva altro che spingere quella maledetta sedia a rotelle come se fosse una macchina di formula uno, a rischio di farmi andare a faccia a terra , spiaccicata contro il pavimento freddo e chissà quanti germi ci vivevano sopra.
Giustamente perché siamo arrivata fino a questo punto? Perché Kagome mi ha costretto ad andare in ospedale, dopo la battaglia che avevo affrontato potevo aver riportato delle ferite gravi e altre stupidaggini varie.
-Dottoressa Nashi, eccola, le ho portato mia sorella, è importante la deve visitate al più presto-.
Kagome aveva il fiatone, poco ci mancava e ricoveravano lei piuttosto che me.
-Salve Dottoressa, sono Rin Futokame-.
-Prego accomodatevi nel mio studio-.
Entrammo nello studio che tutto sembrava tranne che uno studio ospedaliero: aveva ampie vetrate che facevano entrare una luce quasi accecante, sminuita da delle tende ricamate bianche che circondavano perfettamente l'ambiente, un divanetto rosso in velluto per gli accompagnatori, scrivania curata e quel famoso, odioso lettino dove se volevi avere una " privacy della vagina" non potevi.
-Allora, ditemi il problema che vi ha fatto venire di corsa-.
-Dottoressa, Rin..-.
-Parlo io Kagome, tu hai già fatto abbastanza danni-.
-Vorrei solo aggiungere che ha la febbre alta-.
Mi portai una mano sulla fronte, rassegnata al fatto che Kagome volesse avere sempre l'ultima parola.
-Dottoressa, credo di essere incinta, ho un ritardo anomalo, eppure mi è stato specificamente detto che non posso avere figli-.
-Ora controlliamo così ci rendiamo conto-.
Mi fece accomodare sul lettino per le visite e subito incominciò la tortura per me:  odiavo ogni visita dalla ginecologa.
Quando mi poteva squillare il cellulare? Sempre nei momenti meno opportuni, peccato che lo avesse quella cretina di Kagome.
-Pronto? Ah sì Sesshomaru sono Kagome, si tutto bene, siamo in ospedale-.
Stupida che non è altro, chissà che penserà poi.
-Signorina Futokame non vorrei disturbare sua sorella, le dico che si, lei è incinta-.
Mi venne un colpo al cuore, mi stavo per sentire male, ma ovviamente tutto era per la gioia che avevo dentro me, quindi non era vero che non potevo avere figli.
Kagome rimase a bocca aperta, facendo scivolare il cellulare a terra, sconvolta più di me e chiudendo la chiamata.
-Lei è sicura Dottoressa?-.
-Rin non ho mai sbagliato in vita mia-.
Quindi sarei diventata presto mamma.
-Rin, Sesshomaru lo deve sapere, assolutamente!-.
-Non adesso Kagome, voglio prima superare la fase " Sono incinta senza sapere perché", poi ne parliamo-.
-Questo Sesshomaru sarebbe il padre?-.
-Si Dottoressa-.
Kagome prese il mio cellulare da terra, giustamente, rischiando di romperlo, e porgendomelo davanti alla faccia, con un numero sopra che conoscevo bene.
-Perché ti sta chiamando Bankotsu?!-.
Presi il cellulare di scatto, rispondendo subito.
-Pronto Bankotsu?-.
-Ciao Rin, come va? Ho chiamato per sapere se è libera oggi pomeriggio-.
-Mi farebbe piacere ma sto con la febbre e in più ho appena scoperto di essere incinta-.
Sentì un silenzio tombale da dietro al telefono, forse aveva sperato in qualcosa, ma io sono e sarò sempre legata a Sesshomaru.
-Va bene, non si preoccupi, al massimo le porterò qualcosa a casa per farla sentire meglio-.
-Grazie non c'è bisogno davvero-.
-Non si preoccupi, a presto Rin!-.
Chiuse la telefonata, lasciandomi sospesa, ma per il momento il problema era un altro, come dicevo a Sesshomaru che ero incinta senza farlo tornare di corsa qui.
La dottoressa ci diede le ecografie stampate e qualche prescrizione per la febbre, così finalmente poté tornare a casa, ero troppo stanca ma soprattutto confusa.
-Quindi questo Bankotsu ha fatto colpo eh?-.
-Ma che dici ! È solo molto gentile-.
-Rin, ora sarai mamma, devi concentrarti-.
Aveva ragione, non dovevo avere altri grilli per la testa, ora sarebbe cambiato tutto.





POV Sesshomaru.
Che sciocco che sono stato, venire qui, alla ricerca di Kagura sapendo perfettamente che lei era viva, ho lasciato Rin nelle mani di quel lurido Bankotsu, chissà quali intenzioni avrà mai.
-Quindi Sesshomaru, sei venuto a cercarmi per cosa?-.
In realtà Kagura, non lo so neanche io, non volevo venire, ma qualcosa più grande di me mi ha costretto.
-Volevo solo sapere come stavi e soprattutto se Naraku avesse avuto ragione-.
-Naraku non ha mai ragione-.
-Allora perchè quella cicatrice sul petto?-.
Rimase interdetta, avevo appena fatto centro.
-Sesshomaru come sei scostumato, non so guarda nella scollatura di una signora-.
-Sta tranquilla che non pensò proprio a toccarti-.
-Comunque se proprio vuoi saperlo, ho avuto la possibilità di vivere in eterno grazie a Juromaru-.
Cosa diamine c'entrava quel verme, cosa avevano in mente, forse questa era tutta una trappola.
-Cosa?!-.
-Anzi fossi in te, tornerei indietro, però prima devi sapere una cosa: sono incinta di te, ne sono convinta-.
Un enorme macigno mi si piazzò sulle spalle, non era possibile, non sentivo il mio odore su di lei, stava mentendo.
-Tu sei incinta di Naraku, sento il suo odore forte e chiaro, non mentirmi-.
Non seppe che dire, piuttosto se ne andò via, lasciandomi solo in quel bosco, pieno di pensieri nella testa, in realtà non ero per nulla sicuro che fosse incinta di Naraku o meno, ma non certo di me.
-Rin, chissà come stai..-.
FINE POV SESSHOMARU



Sentì un brivido lungo la colonna vertebrale, come se qualcuno stesse parlando di me, forse Sesshomaru mi stava pensando.
-Rin c'è qualcuno che bussa alla porta, vai ad aprire!-.
Questo perché ero malata con la febbre e incinta, bella sorella, faceva fare tutto a me.
Aprì la porta, restando a bocca aperta e stupita dalla figura che mi trovai davanti.
-Bankotsu?-.
-Rin, devo parlarti, è importante-.
Lo feci accomodare, dopotutto non potevo lasciarlo sulla soglia della porta così.
-Dimmi , cosa devi dirmi tanto da farti venire a casa mia?-.
-Meglio che ti siedi-.
Mi accomodai sul divano, dove cinque secondi prima stavo beatamente dormendo, guardandolo preoccupata , chissà cosa aveva da dire.
-Ascoltami, c'è un nuovo pericolo-.
Ancora? Ma quando finirà questa storia, perché non potevo stare in pace.
-Cosa dovrò sopportare ancora?-.
-Juromaru, uno scagnozzo di Naraku, insieme a suo fratello Kageromaru, hanno fatto andare Sesshomaru a cercare Kagura per avere campo libero con te-.
Mi irrigidì, come faceva a sapere tutte queste cose lui, che fosse forse coinvolto.
-Tu come lo sai?-.
-Io facevo parte del loro piano, dovevo portarti via da lui-.
Mi alzai di scatto, facendomi venire un capogiro spaventoso tanto da andare quasi a terra, non ci potevo credere.
-No Rin, io sono dalla tua parte adesso, perché non voglio che ti succeda nulla di male-.
-Rin ma cosa è successo? Bankotsu che ci fai qui?!-.
-Posso spiegare Kagome..-.
-Kagome lascia perdere, va tutto bene, siamo solo di nuovo nei guai, devi avvisare Inuyasha-.
-Juromaru e Kageromaru vogliono arrivare a te e a Rin-.
Kagome era spiazzata più di me, guardando Bankotsu ormai esausta e sconvolta, ancora una guerra senza un risultato certo, ma quando finiva questa tortura.
-Bankotsu stai con lei, io vado ad avvisare Inuyasha, non osare farle del male-.
-Sono qui per proteggerla-.
Kagome uscì di fretta di casa, prendendo la macchina e sfrecciando per le strade per avvisare Inuyasha il più presto possibile.
-Bankotsu, mi aiuti a mettermi a letto? Sto troppo male-.
Bankotsu mi prese fra le sue braccia, sembrava proprio il mio angelo custode, mi sentivo così bene, era come se per un secondo mi fossi dimenticata del pericolo imminente.
Scostò le coperte, adagiandomi sul materasso delicatamente e coprendomi , posandomi un bacio sulla fronte sudata.
-Tu davvero vuoi proteggermi?-.
-Si Rin, voglio-.
-Vuoi portarmi via da Sesshomaru?-.
-Voi siete destinati a stare insieme in eterno-.
Sorrisi fra me e me, chiudendo gli occhi dalla stanchezza, sapendo che Bankotsu era davvero li per proteggermi dai nemici, era davvero una brava persona , al di là del suo passato.
Era accomodato sulla poltroncina vicino al letto, sicuramente mi stava osservando, come avrebbe fatto Sesshomaru se fosse stato lì.




POV SESSHOMARU.
Ero a casa, davanti alla porta di ingresso, mettendo la chiave nella toppa e girando , sentendo l'odore di uno sconosciuto, oppure di qualcuno di troppo conosciuto.
-Chi c'è a casa?!-.
Vidi uscire dalla camera da letto Bankotsu e allora non ci capì più nulla: lo presi per il colletto della camicia, sbattendolo nel muro con gli artigli ad un centimetro di distanza dalla sua gola, guardandolo con occhi di fuoco.
-Cosa ci fai qui?!-.
-Sto cercando di proteggerla-.
Bankotsu era sofferente, stava davvero male, la mia forza non era niente in confronto alla sua.
-Non è compito tuo-.
-Juromaru vuole arrivare a lei, ti ha distratto con Kagura..-.
Lo sapevo che era una trappola, maledizione.
-Tu perché non sei con loro?-.
-Perché tengo a Rin quanto ci tieni tu, appena l'ho vista mi ha regalato un sorriso bellissimo e..-.
-Lei è mia!-.
Lo spinsi ancora di più nel muro, quasi a sfondarlo, arrabbiato e geloso, lui non doveva toccarla neanche con un dito.
-Siete destinati a stare insieme per sempre, non voglio portartela via, non adesso-.
-Cosa intendi?!-.
-Lei è..-.
-Sesshomaru!-.
FINE POV SESSHOMARU.


Lo vidi davanti a me, con gli occhi pieni di rabbia, ferito, forse anche ingannato.
-Cosa ci fa lui qui?-.
-Mettilo giù per favore-.
Incominciai a piangere, spaventata, non volevo vederlo di nuovo in quelle condizioni.
Sesshomaru lasciò cadere il corpo di Bankotsu a terra, facendogli prendere aria dopo tanto tempo si apnea.
Venne verso di me, prendendomi il braccio e portandomi in camera da letto.
-Spiegamelo Rin-.
-Ecco io devo dirti una cosa..-.
Come glielo dico che sono incinta e che Bankotsu è venuto da me perché vuole proteggere me e il bambino.
-Mi hai tradito non è così?-.
Mi prese di peso, sbattendomi dentro alla porta, facendomi male alla schiena, tanto da farmi gemere dal dolore.
Era pazzo, uscito fuori di senno, non ragionava, forse era il caso di dirglielo.
-Non farmi del male, sono incinta..-.
Subito i suoi occhi diventarono più chiari, fino a riprendere il loro colore naturale, il suo viso sconvolto, più bianco del solito.
-Perdonami Rin, scusami se ti ho ferito, ti prego-.
Mi prese in braccio, coccolandomi , mentre mi adagiava dolcemente sul letto, sotto le coperte, accarezzandomi i capelli.
-Sei tu il papà, ma io non so come è possibile che io possa avere figli-.
-Ti ho detto che quella dea dice un sacco di sciocchezze-.
-Sesshomaru ..-.
Mi voltai verso la porta, vedendo Bankotsu che ancora si massaggiava la gola, voleva spiegare a Sesshomaru quello che stava accadendo.
-Tu cosa sai di tutta questa storia?-.
-Juromaru vuole arrivare a Kagome, passando da Rin, ha una mente diabolica, è guidato da Kageromaru-.
Sesshomaru strinse i pugni, aveva la sua espressione trita fra i denti stretti e gli occhi pieni di rabbia.
-Non la toccheranno mai, ci sarò io adesso con lei-.
-Stalle più vicino che puoi Sesshomaru, Juromaru non ha preso bene la morte dello zio per mezzo di Rin-.
Tremavo sotto le coperte, la febbre si stava alzando ancora di più ed ero ormai stanca di quella situazione.
-Bankotsu torna a casa, io e Sesshomaru dobbiamo parlare-.
-Sesshomaru, se le toccano anche un solo capello perché tu sei fissato con quella spia maledetta, te la vedrai con me-.
Sentì Sesshomaru irrigidirsi, ma si contenne solo per me, perché percepì la mia mano sulla sua, era una richiesta muta.
-Ringrazia che c'è Rin-.
Bankotsu accennò un mezzo sorriso, chiudendo la porta e andando via, lasciandoci soli.
Sesshomaru si alzò dal letto, iniziando a spogliarsi e mai come allora ho voluto fissarlo.
-Perché mi guardi?-.
-Io non ti sto guardando!- bugia.
Si tolse la giacca, appendendola alla gruccia nell'armadio, poi si slegò la cravatta, lentamente , come piaceva a me.
Si sbottonò solo due bottoni della camicia, andando nel bagno e aprendo l'acqua della doccia.
-Sei ancora malata?-.
-Tremo tutta, la febbre non accenna a passarmi-.
Si avvicinò al letto, sedendosi accanto a me e posandomi una mano sulla fronte.
-Effettivamente scotti-.
-Abbastanza-.
-E se ti dessi un rimedio che ti fa passare la febbre momentaneamente?-.
-Quale altra penicillina vuoi darmi?-.
Mi guardò come suo solito,avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra, scrutandomi negli occhi.
-Ti abbasserò la febbre per un'oretta, userò un po' dei miei " privilegi" demoniaci-.
Mi baciò delicatamente, facendomi schiudere le labbra e accogliendo la sua lingua calda e vogliosa: fra il mio rossore iniziale e la mia voglia di tirarlo per la camicia, sentì che effettivamente stavo meglio, non mi pesava più la testa, non avevo più la nausea e le forze mi tornarono piano.
-Cosa mi hai fatto?-.
Il mio petto si alzava e abbassava all'unisono dei battiti del mio cuore, ero così accaldata ed eccitata che non riuscivo più ad aspettare.
-Mi prendo ciò che è mio-.
Mi prese in braccio, baciandomi ogni angolo della pelle, scostandomi i capelli per avere ampio campo sul mio collo.
-Al pensiero che volevi quella Kagura, mi fai ribollire il sangue nelle vene-.
Gli strappai la camicia, una delle tante che rompo, stringendolo a me e graffiandogli la schiena con rabbia.
-Nessuna è come te, al pensiero che Bankotsu potesse portarti via da me, mi fa una rabbia assurda-.
Mi sbattè a terra, sul tappeto del bagno, spogliandomi tutta, vedendo ancora quei segni di una guerra vinta.
I suoi occhi si assottigliarono sempre più, mettendo le mani sulle mie gambe e facendosi spazio fra esse, facendomi impazzire come solo lui sapeva fare.
-Sei davvero la mia miglior tortura-.
Mi guardava dal basso, compiacendosi della mia goduria, bloccandomi le gambe quando tentavo di chiuderle.
-Sesshomaru, portami in paradiso-.
Venne di fronte a me, faccia a faccia, guardandomi soddisfatto.
-Chiedimelo ancora-.
Gli presi il volto con una mano, tirandolo più vicino a me, restando ad un centimetro di distanza dalle labbra.
-Ti ho detto che mi devi far impazzire, adesso-.
-I tuoi occhi, sono come i miei-.
Mi mancò il respiro, stavo di nuovo tornando demone?! Ma i miei figli avrebbero avuto la maledizione se fosse stato così.
-È provvisorio, vero?-.
-Si, anche se da demone sei spettacolare-.
Mi guardò maliziosamente, facendo salire la mano lungo l'interno coscia , arrivando ancora una volta alla mia intimità, facendomi gemere.
-Bastardo-.
-Vuoi fare sesso come a Edimburgo?-.
Al pensiero di ciò che era successo li, mi si infiammò l'animo, è stato davvero bellissimo, nonostante fosse violento e incontrollato.
-Nessuno ti deve chiamare oggi?-.
Sapeva benissimo a cosa facevo riferimento, perché puntualmente c'era qualcosa che ci disturbava, lui si sarebbe goduto la mia faccia in preda all'orgasmo mentre parlava di cose noiose al telefono.
-Mi dovrebbe chiamare un collega di mio padre-.
-Se pensi di fare di nuovo come l'ultima volta, scordatelo-.
-E se fosse invece eccitante?-.
-Sesshomaru non permetterti-.
Mi prese fra le sue braccia, baciandomi con delicatezza, alzandomi da terra e mettendomi contro il muro.
-Mi sei mancata da morire-.
-Anche tu Sesshomaru-.
Facemmo l'amore, con passione , voglia, nostalgia. 
I miei gemiti erano smorzati dai suoi baci, premuti sulle mie labbra.
Ma ogni sua spinta era una forza in meno, la testa incominciò a pesarmi, le mie gambe non si mantenevano, il mio corpo stava man mano scivolando.
-Rin-.
Sesshomaru mi prese al volo, stringendomi al suo petto, mentre mi coccolava la testa sotto l'acqua bollente.
-Io sono felice, posso essere mamma-.
-Tu sarai la mamma più brava del mondo, i nostri figli avranno una bellissima famiglia-.
Queste sue parole mi fecero scoppiare il cuore di gioia, tanto da farmi piangere.
-Ti amo Sesshomaru, non potevo chiedere di meglio-.
-Sei la mia salvezza, Rin-.
Aprì la doccia, prendendo l'accappatoio e avvolgendolo al mio corpo, tentò anche di farmi un turbante con l'asciugamano.
-Amore faccio io, grazie-.
Mi portò nel letto, asciugandomi i capelli quasi un po svogliato.
-Mi aspettavo durasse di più l'effetto-.
Mi beavo delle sue carezze, appoggiando la mia testa sui suoi addominali da statua greca.
-Almeno hai resistito un po'-.
-Sesshomaru so che questa richiesta per te è assurda, ma vorrei che proteggessi anche Bankotsu-.
S'irrigidì, diventando una statua di sale, probabilmente si stava chiedendo perché  questa richiesta, ma sapevo che Bankotsu era solo una pedina per lo scacco matto, in realtà lui voleva essere libero, non voleva farmi del male.
-Mi chiedi troppo Rin-.
Sapevo che andava contro il suo orgoglio difendere una persona che fino a prova contraria era dalla parte del nemico, ma io non sbagliavo mai, le mie sensazioni erano sempre giuste.
-Ci aiuterà, ti prego-.
Si passò una mano sulla tempia, classico atteggiamento di Sesshomaru quando le mie richieste erano così assurde da fargli venire mal di testa.
-Ma tu guarda se devo usare le mie capacità demoniache per uno smidollato come Bankotsu-.
-Grazie, Sesshomaru-.
Abbassò lo sguardo, osservandomi perplesso, forse non era del tutto convinto che io non provassi nulla per Bankotsu.
-Mi sei debitrice, ricordatelo-.
-So che non ti va proprio giù questa situazione , ma fallo per me-.
-Vuoi anche che lo vado a riprendere? Magari dorme con te e io sul divano-.
Mi voleva far intendere che io lo classificavo come il numero due, ma non era vero, lui è e sarà sempre il demone che mi ha rubato l'anima.
-Sesshomaru smettila di dire idiozie, lo sai che tu sei l'unico per me, te lo sto chiedendo perché lui ci vuole aiutare sul serio-.
-Tu Rin, credi che lui voglia starti vicino per proteggerti? Allora non hai bisogno di me-.
Prese la giacca dalla poltroncina, rivestendosi, e andò in salone, prendendo come suo solito il whiskey, in quel bicchiere di cristallo che rifletteva i raggi della luna.
Dio, quanto era bello in quel momento, mi lasciava senza fiato, forse era la febbre o forse la consapevolezza che avevo con me il demone più bello della terra, ma osservarlo da dietro al muro del corridoio fu l'unica cosa che riuscì a fare, le gambe quasi mi vennero meno a vedere quel bicchiere sfiorare lentamente le sue labbra, quanto avrei voluto che quelle labbra sfiorassero me.
Lui era perfetto, tanto da far svenire le donne solo a guardarlo, oh si, con quella camicia sbottonata al collo, la sua schiena diritta segnata dalla giacca nera attillata, un fondoschiena da sportivo, sembrava così grande che io ero uno scricciolo.
Quasi mi sembrava che lo stessi sfiorando io, passandomi il dito sulle labbra, quelle mani che prima erano fra i suoi capelli, sulla sua schiena e sul suo bellissimo viso.
Corsi in camera, accaldata, non so se per la febbre o per l'eccitazione, mettendomi a nuovo solo per lui: indossai un completo color panna, ricamato al punto giusto, accompagnato da una veste leggera in seta che scendeva leggermente sulle spalle.
Mi sciolsi i capelli e con un velo di crema tonificante in viso, tornai da lui, trovandolo nella stessa posizione di prima.
A piccoli passi, mi avvicinai a quella bellissima schiena, cercando di allungare le mie mani verso la giacca.
-Cosa pensi di fare?-.
Si voltò, bloccandomi le mani e guardandomi intensamente negli occhi.
Feci finta di non sentirlo, sporgendomi ancora in avanti, verso il suo collo e lasciando una scia di baci bollenti.
-Non mi fai nulla-.
Mi fece passare tutta la voglia di saltargli addosso, anche se con quel bicchiere fra le labbra, quello sguardo penetrante e quella camicia sbottonata.
-Sei ancora arrabbiato con me?-.
Si voltò di lato, facendosi sfuggire un ghigno di rabbia, era chiaro che fosse arrabbiato come una iena, ma era davvero inutile.
-Tesoro, ma lo sai che così, sei davvero bellissimo?-.
Presi il bicchiere di whiskey, assaggiandone giusto una punta , restando quasi disgustata da quel liquido tiepido e amaro.
Sesshomaru sorrise quasi, divertito, prendendomi il bicchiere da mano e leccando il bordo dove avevo appena bevuto.
-Piccola, queste cose non sono per te-.
Posò il bicchiere sul vassoio d'argento, sbottonandosi la camicia  ancora di più, facendomi morire dalla voglia di sbatterlo sulla poltrona vicino alla finestra.
-Non mi dici nulla?-.
Sorrise, ma quel sorriso non portava a nulla di buono, lo sapevo.
-Vedo che ti è passata la febbre-.
-Vedo che tu hai ancora voglia-.
-Perché non vai dal tuo amichetto allora ?-.
-Se preferisci che faccio sesso con Bankotsu-.
Mi voltai, con l'idea di andare in camera da letto, ma stavolta ero io a ridere, sentendo la presa di Sesshomaru sul mio polso.
-Cosa hai detto?!-.
Lo guardai negli occhi, stavolta più vogliosa, maliziosa, mi stava sfidando.
-Ho detto, se vuoi vado a fare sesso con Bankotsu-.
Mi spinse nel suo petto, alzandomi il viso e baciandomi avidamente, stringendomi i glutei con le mani, così forte da lasciarmi forse un livido, ma non mi importava.
-Tu sei mia, non osare-.
-Sesshomaru, io questo volevo sentire-.
Mi sentì alzare da terra, mettendo le gambe dietro alla sua schiena e muovendomi molto lentamente, quasi strusciandomi come un gatto il calore.
Buttai la testa all'indietro, godendomi i baci del mio demone sul seno e sul collo.
-Ti prego non ti fermare-.
Se prima ritenevo impossibile fare sesso in piedi, adesso devo ricredermi.
Mi mantenevo alla mensola del camino, con la schiena che poggiava sulla fredda pietra della canna fumaria, sentendo chiaramente le spinte di Sesshomaru aumentare ad ogni mio sospiro, ancora una volta io e lui.
-Dopo dobbiamo parlare-.
Non voglio saperlo adesso di cosa dobbiamo parlare o cosa fare, voglio che mi faccia sentire il mondo mancare sotto ai piedi, che mi metta le ali e mi faccia impazzire.
-Non è il momento ora-.
Gli spinsi la schiena per avvicinarlo di più a me, volevo con tutta me stessa che ancora una volta avesse un orgasmo, che ancora venissimo insieme.
-Sesshomaru ti prego, ancora-.
Eppure sembrava che con la testa non ci stesse proprio, che in realtà quello era solo un gesto sforzato e disperato, più mio che suo.
Venni con la consapevolezza che non è stato abbastanza, perché lui aveva altro nella testa, non di certo me.
Nessun bacio, nessun abbraccio o coccola dopo, solo un grandissimo mal di testa e una nausea infinita.
Mi portò nel letto, mettendomi ancora una volta il pigiama e stendendosi vicino a me.
-Cosa vuoi dirmi, Sesshomaru?-.
Avevo i brividi di freddo e la mia voce tremava,  non solo per il gelo che sentivo nelle ossa ma anche per la sensazione che si stesse allontanando da me.
-Kagura, mi ha detto che è incinta-.
Un momento, mi sta per venire un infarto, cosa diamine stava dicendo, no, non era possibile!.
-Di te-.
-No, di Naraku, anche se lei è convinta che sia mio figlio-.
-Lei vuole solo portarti via da me, non crederle-.
-Già, di figlio me ne basta uno-.
-Senti un po' non incominciare-.
Portò una mano sul mio ventre, chiudendo gli occhi e addormentandosi sul mio petto, perfetto, ora si che non potevo muovermi, avevo una nausea pazzesca che dovevo tenermi perché avevo un demone appoggiato addosso.
-Ti sto calmando la nausea e il mal di testa, se solo ti dessi una regolata-.
Effettivamente dopo una buona mezz'ora mi sentì meglio, chissà cosa mi aveva fatto.
Gli squillò il cellulare, chissà chi era che stava chiamando Sesshomaru a quell'ora impossibile.
-Inuyasha cosa vuoi?-.
Forse Kagome lo aveva avvisato da poco e giustamente voleva spiegazioni.
-Razza di idiota! A chi aspettavi per tornare a casa?!-.
-Inuyasha datti una calmata-.
-Guai a te se te ne vai di nuovo, a me quel Bankotsu non dice nulla di buono-.
-Neanche a me, ora non posso parlare, Rin sta dormendo-.
Chiuse la chiamata, fregandosene della risposta del fratello e spegnendo il cellulare, sia il mio che il suo.
Sesshomaru invertì le posizioni, mettendosi lui a pancia in su e facendomi adagiare la testa sul suo petto, coccolandomi la testa.
-Chiudi gli occhi Rin-.
Non me lo feci ripetere due volte, chiusi gli occhi, dormendo forse per una notte tranquilla, prima che, ancora una volta, incominciasse una nuova guerra.
Ma stavolta non dovevo essere incosciente, avevo un bambino a cui pensare, una famiglia.
Chissà come andrà a finire.
















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Capitolo 18
*** Se tornerai. ***


-Bankotsu ci ha tradito, prevedibile-.
-Kageromaru te lo avevo detto, si è invaghito della ragazza-.
-Zitto Juromaru, sarà il primo a morire-.
-Mandate Byakuya, noi pensiamo al demone cane-.
-A lui ci penserà Kagura, intanto io penserò a quel bocconcino di donna e al traditore-.
-Juromaru lascia fare a me, mio fratello pagherà per questo-.
-Jakotsu, non sottovalutarli-.
-Tu non preoccuparti, mio fratello lo conosco bene-.
-Stanotte, al chiaro di luna-.








-Sesshomaru hai idee? No giusto per dirti, è la terza guerra che combattiamo-.
-Inuyasha, silenzio-.
-Andiamo figli miei, cercare di collaborare per una volta nella vostra eterna vita-.
Il quadretto familiare era davvero al limite: Inuyasha camminava nervosamente avanti e indietro per il salotto, Sesshomaru era seduto su una poltrona con una mano appoggiata sulla fronte e Inu Taisho era con le mani nei capelli, poggiato svogliatamente con la schiena sul divano.
Io e Kagome ci guardavamo ogni tanto, pensando ad una soluzione fattibile, ma sicuramente se solo avessi proposto di mettermi in mezzo, mi avrebbero detto sono incinta e non posso.
-Kagura cosa ti ha detto, perché è tornata in vita?!-.
-Inuyasha, Juromaru non so come la ha donato parte del suo cuore, le ha ridato la vita-.
-La dovevi uccidere quando era il momento, secoli fa-.
-Questi non sono affari tuoi-.
-Inuyasha sai benissimo che Tenseiga ha mitigato il brutto carattere di Sesshomaru, in quel momento l'ha trovata indifesa e ha provato pena-.
-Tze, poteva ucciderla per i miei gusti-.
Osservavo la scena appoggiata leggermente allo stipite della porta, con le braccia conserte al petto, cercando di reprimere la rabbia che stavo provando in quel momento.
-Bankotsu può aiutarci-.
Sesshomaru si girò verso me, quasi di scatto, furioso come una iena.
-Non se ne parla-.
-Hai altre idee?-.
-Sicuro useranno Rin per distrarti, quindi dovrà essere sempre sotto controllo-.
-Mi sono scocciata di essere sempre sotto mira!-.
Sbuffai, stanca, già pronta all'idea di dover stare dentro ad una casa sigillata con i muri di cemento armato.
-Ma se noi tre combattiamo, voi due con chi state?-.
Bella domanda Inuyasha, con chi potevamo mai stare se non sole.
-Sesshomaru?-.
-Padre non osare neanche pensarlo, non lascerò Rin fra le mani di Bankotsu-.
Giusto, solo lui poteva stare con noi, ma Sesshomaru non lo avrebbe mai accettato .
-Ma che problemi hai? Dopotutto quando tu te ne sei andato, lui non ha fatto altro che starmi vicino perché conosceva il pericolo-.
-Rin non hai bisogno di farti difendere da lui, ci sono io che sono capace di farlo-.
-Non quando sono caduta dal cornicione rompendomi una schiena quasi. Non riesci a combattere senza pensare a me, rischi solo di perdere la vita-.
-Quindi vorresti dirmi che se per la seconda volta non ti avessi preso, te la saresti cavata comunque?-.
Effettivamente tutti i torti non li aveva, se non fosse stato per lui, la seconda volta sarei morta, ma ciò non toglie che lui due cose insieme non le poteva fare.
-Sesshomaru so che non ti va giù, ma stavolta capisci la situazione-.
-Fate come volete-.
Si alzò dalla poltrona, rispondendo in malo modo al padre e sbattendo la porta, era proprio  su tutte le furie. 
-Rin lascialo perdere-.
-Kagome io non lo biasimo, ma adesso abbiamo bisogno di aiuto e lui di aiuto non ne ha mai voluto-.
-Tze, sbruffone-.
-Inuyasha ora smettila!-.
Il padre si alzò in piedi, guardando il figlio ormai esausto e anche arrabbiato, era al limite, non sapeva neanche lui cosa realmente fare, se ci potevamo fidare di Bankotsu o meno.
-Padre non è così che risolviamo le cose, non sarà questo suo stupido atteggiamento a fargli cambiare la situazione-.
-Lui non lo dimostra, ma ha paura di perdere Rin-.
-Anche io avrei paura di perdere Kagome, ma per casi estremi farei di tutto per proteggerla-.
-Inuyasha con tuo fratello è diverso-.
-Rin forse è il caso che vai da lui-.
Kagome aveva ragione, avevamo molto di cui discutere, non poteva andarsene così dal nulla.
Percorsi il lungo corridoio della casa di Inu Taisho, era proprio bella, ricordava quelle ville antiche sul mare, con i vetri leggermente "imbrattati" dalla brezza marina.
Era così bello poter salire quelle lunghe scale, sembrava un castello magico, ad ogni gradino però mi affaticavo sempre più, certo che questa gravidanza mi stava togliendo più energie del solito.
-Sesshomaru andiamo dove sei, sono stanca-.
La testa incominciò a vorticarmi come se le scale prendessero un movimento rotatorio.
Mi accomodai sui gradini, tenendomi la testa fra le mani, dolente e pesante, pregando che arrivasse Sesshomaru per prendermi in braccio e portarmi giù.
-Stupido-.
Alzai il braccio verso il passamano, facendomi forza e issandomi sulle mie stesse gambe, proseguendo a piccoli passi quella caccia al tesoro.
C'erano moltissimi quadri con ritratti di famiglia, davvero aveva così tanti parenti Sesshomaru?.
-Una famiglia molto allargata devo dire -.
-Rin-.
Non era la voce di Sesshomaru, questo era sicuro, perché aveva un tono molto più dolce, quasi allarmato.
Alzai lo sguardo, imbattendomi in due occhi color ambra e un viso sin troppo simile a quello di Sesshomaru, mi stava per venire un infarto.
-Signor Taisho, non si preoccupi sto bene-.
-Non hai ancora trovato quel pazzo di mio figlio-.
Mi porse la mano, aiutando a sorreggermi, avevo sicuramente una brutta cera ma dovevo abituarmi all'idea di essere incinta.
-No, lo sto chiamando ma ancora non si fa vedere-.
-Credo che sia arrivato il momento di spiegarti tutto Rin, vieni -.
Mi portò in una stanza che sembrava una sala da ballo: ampia, con dei bellissimi lampadari di cristallo, con delle finestre grandi che facevano entrare la luce, accompagnate da delle lussuose tende rosso scuro.
Alla fine della sala c'erano quelli che potevano definirsi dei troni, regali e ben curati, chissà cosa erano.
-Vedi, molto tempo fa, questa sala era la stanza del ricevimento dei clan-.
In storia non sono mai stata un fenomeno, anzi a dir la verità non mi è mai piaciuta.
-Quando c'erano problemi, venivano tutti da noi , perché eravamo il clan più potente-.
-E ora?-.
-Quando arrivò Naraku con il suo clan dalle terre dell'ovest, iniziarono le vere e proprie stragi, la gente moriva quasi ogni giorno a causa delle sue follie-.
-Perché uccideva?-.
-Noi e Naraku siamo nemici di vecchia data, non è la prima volta che vi scontriamo con lui, infatti inizialmente solo noi riuscivamo a contrastarlo-.
-E degli altri clan?-.
-Vedi esiste una specie di gerarchia-.
Mi indicò un tabellone enorme, a terra di fronte il trono reale, era immenso, sembrava non finire mai.
-Noi siamo i primi , poi c'è il clan delle volpi, poi dei lupi e infine dei demoni neri-.
-Demoni neri?-.
-Naraku e i suoi-.
-Perché si chiamano così?-.
-Perché loro hanno nell'organismo una sostanza tossica che proviene dalla ceneri dei demoni dell'aldilà-.
-È per caso il miasma?-.
-Purtroppo sì, Sesshomaru fu ferito  gravemente da questo veleno, rischiando di morire-.
Forse era per questo che non voleva che combattessi contro Naraku.
-E poi, cosa è successo ?-.
-Con i dovuti sacrifici, riuscimmo a mantenere una specie di equilibrio, ma ora con Juromaru e Kageromaru, sarà difficile-.
-E Bankotsu?-.
Si voltò a guardarmi, sorpreso da quella domanda.
-Lui faceva parte del Clan dei metaumani, poi Naraku ha soggiogato la sua mente, portandolo da lui-.
-Perché adesso vuole aiutarci?-.
-In quanto metaumano, prova i sentimenti di un comune mortale, infatti non a caso dinnanzi alla tua gravidanza lui ha detto tutta la verità, non mi sorprende questa cosa-.
-Ha avuto pietà per me insomma-.
-Vorrei dirti il contrario, ma è così -.
-Secondo lei , ci si può fidare?-.
-Non vorrei andare contro le idee di mio figlio, ma intanto è l'unico modo per tenere al sicuro te e Kagome-.
-Lo penso anche io, anche se Sesshomaru non la prenderà  bene-.
-Allora Sesshomaru era un principe, il più spietato e assetato demone cane, anche più di me.
Era una belva, non aveva pietà per nessuno-.
-Cosa ha fatto di così tremendo?-.
-Ha sbranato un brigante in meno di cinque secondi, solo perché gli aveva intralciato il cammino-.
Rimasi scioccata, mi venne il voltastomaco quasi.
-Oddio! Un momento, i briganti?-.
-Lo sai qual è la nostra età biologica no?-.
-Si però ...-.
Però cosa, me lo aspettavo, perché mai mi meraviglio.
-Padre, hai finito di raccontare di me?-.
Sentì un brivido dietro la schiena, lui mi stava osservando, ne ero certa.
-Sesshomaru, come mai questa camicia sgualcita?-.
-Avevo caldo, padre-.
-Resta composto Sesshomaru, cerca di avere un contegno-.
Mi portai una mano alla testa, cercando di ignorare le stupide e futili discussioni di padre e figlio sull'abbigliamento di quest'ultimo, ma era quasi impossibile perché ero praticamente in mezzo.
La voglia di ascoltarli era davvero poca, tanto da farmi girare i tacchi e andarmene, sbattendo la porta violentemente.
-Non mi serve sentire delle stupide lagne, non adesso-.
Scesi le scale, tornando in salone da Inuyasha e Kagome, evidentemente tesi per la situazione.
-Allora Rin? Novità?-.
-No purtroppo, però ora basta, è il momento di fare da sole , Kagome-.
-Rin, forse Inuyasha ha ragione , dovremmo non fidarci e..-.
-Kagome io non posso difenderci-.
-Rin e se tornaste dai vostri genitori?-.
Forse non aveva tutti i torti Inuyasha, se fossimo tornate a casa non avremmo corso tutti questi rischi.
-Inuyasha e se ci seguissero?-.
-Io e Sesshomaru faremo il possibile affinché stiate tranquille anche lì-.
Kagome sembrava poco convinta delle parole del fidanzato, d'altronde come me.
Se avessero voluto, ci avrebbero seguito in qualunque modo.
-E se Bankotsu venisse con noi?-.
-Si magari lo presenti ai tuoi come il tuo ragazzo che dici?-.
-Inuyasha non dire stupidaggini, Rin ha ragione-.
-Sesshomaru non sarà mai d'accordo-.
-Su quale cosa non dovrei essere d'accordo?-.
Appunto, come potevo mai dirgli che volevo portarmi Sesshomaru a casa, mi avrebbe ucciso.
Ci voleva un bel coraggio per dire che avevo bisogno di una guardia del corpo, una guardia che non era lui.
-Rin pensa di andare dai genitori e portarsi Bankotsu-.
La maledetta lingua lunga di Inuyasha, stupido mezzodemone idiota senza cervello.
Sesshomaru si portò una mano sulla fronte, cercando di contenere la rabbia che stava per sputare fuori.
-Sesshomaru ecco- dovevo starmi maledettamente zitta.
-Dico io- alzò lo sguardo, furibondo- tu non solo vuoi tornare a casa tua, lo vuoi fare con quel lurido meta umano, che fino a prova contraria faceva parte del piano di Juromaru e adesso solo perché sei incinta non ti uccide.
D'altronde se stai lì, nulla gli vieta di ucciderti, uccidere anche la tua famiglia, e tu vorresti rischiare così tanto piuttosto che fidarti di me?! Da quando sei così stupida, Rin?!-.
Sbattè il pugno dentro al muro, sfondando questo, lasciando una impronta evidente della sua rabbia, delusione.
-Io non sono stupida, penso solo che tu non riesca a difendermi mentre combatti, ti distraggo e..-.
-RIN SMETTILA MALEDIZIONE, SONO UN DEMONE RICORDATELO, L'UMANA QUI SEI TU!!-.
Ha urlato con tutta l'aria che aveva nei polmoni, lasciandomi alibita, sconvolta, spaventata: tremavo come una foglia dinnanzi a tutta quella forza che aveva avuto nelle parole, non riuscivo a credere che lui, Sesshomaru, che cercava sempre di non perdere la pazienza, mi avesse appena "aggredito" con le parole.
-Sesshomaru calmati, così la spaventi-.
-La soddisfazione di vedermi tremare sotto la tua faccia piena di odio non l'avrai mai, ti lascio con il pentimento delle tue azioni-.
-Rin-.
-Kagome, io vado da mamma e papà, tu fai come ti pare-.
-Rin io resto-.
Potevo aspettarmi qualunque tipo di risposta, davvero, ma non questa, non da mia sorella.
-Tu preferisci restare qui? Rischiando di morire?-.
-Io sono sicura che Inuyasha sia capace di difendermi, come sono convinta che Sesshomaru possa farlo con te-.
-Strano, prima non lo pensavi, cosa ti porta a cambiare idea?-.
-La sua rabbia, perché lo hai definito un debole-.
Puntò il dito contro Sesshomaru, che era appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte e il viso pieno di rabbia; forse avevo esagerato, aveva ragione Kagome, ma io ero convinta che quella era la soluzione migliore.
-Debole o meno, in questo momento non mi sento al sicuro con lui, che è una delle prede-.
-L'unica preda sei tu Rin, ancora non ci arrivi?-.
Inuyasha si portò una mano alla testa, agitandola in segno di arresa e negazione, possibile che ero così stupida?!.
-Vuoi andare con Bankotsu da mamma e papà? Fallo, ma io non ti appoggio Rin-.
-Allora ci andrò da sola-.
Sorpassai Sesshomaru, preparando già le valigie per scappare via, non volevo stare un minuto di più in quella casa.
-Rin, ti prego riflettici, Sesshomaru davvero può aiutarti-.
-Kagome ma da che parte stai?!-.
-Dalla sua, perché lo stai sottovalutando-.
-Gli uomini dicono sempre così e poi quando possono ti abbandonano, non riuscirà a difendermi-.
-Rin Sesshomaru non è uno qualunque e tu lo sai e..-.
-Senti Kagome mi fai andare a casa nostra oppure no?! Io almeno ho la decenza di andare a trovare i miei genitori-.
-Rin sei anche incinta, non credi di stare esagerando?-.
-Perché ora che sono incinta non posso fare niente?-.
-Kagome esci da qua dentro, io e Rin dobbiamo  parlare-.
Sesshomaru aprì la porta della stanza, ghiacciando Kagome con uno dei suoi sguardi più freddi, subito infatti lei uscì senza proferire parola, ma poteva anche non farlo.
-Cosa vuoi?!-.
Chiuse la porta a chiave, ma tanto se avesse avuto intenzioni alquanto maliziose lo avrei freddato subito.
-Sono così debole per te?!-.
-Non mi sarei rotta la schiena se no-.
-Hai davanti il demone maggiore delle terre dell'Ovest, ancora non te ne rendi conto eh?!-.
-Uh ma guarda solo perché viene dalle terre di non so chi, adesso si sente un dio?-.
-Vieni in giardino-.
-Non se ne parla-.
-Muoviti Rin prima che perdo di nuovo la pazienza-.
Sbuffando lo assecondai, uscendo con lui in giardino: si posizionò al centro, guardandomi con occhi profondi , che man mano stavano mutando in due occhi rossi come il sangue, pieni di rabbia e di odio.
-Ma cosa cazz..-.
Mi mancò il fiato: il suo corpo si trasformò in un manto bianco come il latte, con delle venuzze viola a tratti, i suoi occhi erano molto più grandi e le sue zanne lunghe e affilate.
-Quindi questo è il tuo vero aspetto?-.
Anche da cane, era dannatamente bellissimo, ma sembrò non volermi far avvicinare, era ancora arrabbiato con me.
-Mi permetti di avvicinarmi, Sesshomaru?-.
Quasi arreso al mio tono di voce dolce e curioso, abbassò la testa , acconsentendo a farmi accarezzare quel bellissimo pelo morbido.
Allungai ancora di più le mani, tentando di abbracciare il più possibile il mio demone cane, che di risposta , emise un grugnito di piacere, che arrivo come un caldo vento d'estate sulla mia pelle.
-Perdonami Sesshomaru-.
Continuava a strusciare la sua testa vicino alle mie guance piccole e insignificanti di fronte alla sua figura, probabilmente in quella forma poteva difendermi.
-Mi porti a fare un giro?-.
Sbuffando quasi, mi permise di salire sulla sua schiena morbida e calda, accogliendomi come se fossi un fiore nel pieno della primavera, quando tutto si risveglia e il mondo riprende un colore.
La brezza del vento mi arrossava leggermente le gote, lasciandomi sorridere fra quelle bellissime nuvole che ho sempre desiderato sfiorare, solo lui è stato capace di farlo, di farmi sentire davvero in cima al mondo con un salto.
Dovevo ringraziare solo lui, il mio demone, di questa possibilità.
-Rin..-.
Sentivo la sua voce, mi stava parlando, da quel muso serrato.
-Dimmi-.
-Se vuoi tornare dai tuoi, capirò , però ti prego di stare attenta. Ti accompagnerò io, così, per poi andare via subito, farà meno male-.
Aveva ragione, avrebbe fatto meno male se fosse andato via subito, ma mi sentì in colpa, di averlo fatto sentire impotente davanti a questo enorme problema, di questa maledetta guerra che non accennava a morire.
-Portami Sesshomaru, ma promettimi che mi verrai a prendere-.
-Lo farò-.
Notando che iniziavo a sentire freddo, tornammo a terra, senza però farmi scendere dal suo dorso.
-Ti prendo io-.
Chiusi gli occhi, fidandomi del mio principe e li riaprì non appena il manto morbido si trasformò in due braccia forti che mi stringevano al petto.
-Apri gli occhi, Rin-.
Era di nuovo il mio Sesshomaru, con lo stesso sguardo ferito e preoccupato di prima, ma stranamente tranquillo.
-Vai a fare le valigie-.
Dispiaciuta un po', scesi dalle sue braccia, camminando verso la porta di ingresso, fermandomi a pochi passi da essa.
-Mi chiamerai?-.
-Vai Rin-.
Non era né un si ne un no, ma dopotutto cosa mi aspettavo.
Salì in camera, trovando anche Kagome fare le valigie, sorpresa dal suo sguardo ormai vuoto.
-Hai cambiato idea anche tu?-.
-Inuyasha pensa che è meglio così-.
-Sesshomaru ci accompagnerà-.
-Già lo sapevo, almeno l'ho immaginato-.
Era triste, aveva le lacrime agli occhi, ma sapeva bene che era l'unica soluzione plausibile in quel momento.
-Vieni qui-.
La strinsi a me, prendendo il suo borsone ormai pronto e uscendo fuori, trovando Sesshomaru, Inuyasha e Inu Taisho ad aspettarci.
-Siamo arrivate qui con i borsoni con l'intenzione di restare in questa casa e invece ora torniamo a casa nostra-.
Kagome era molto provata, cercava di non piangere, ma per lei era molto difficile.
-Dovremmo avvisare mamma e papà?-.
-No Rin, meglio di no-.
Salutai prima Inu, prendendo anche Chris e ringraziandolo di averci preso sempre sotto la sua ala e averci trattato come figlie, poi Inuyasha, non soffermandomi troppo per lasciare spazio a Kagome.
Piangeva come se fosse un addio, in realtà presto li avremmo rivisti.
-Inuyasha ti prego , si prudente, non voglio perderti, sei tutto per me-.
-Kagome, andrà tutto bene, ti verrò a prendere-.
-Aspetterò quel giorno con ansia allora-.
Si guardarono profondamente negli occhi, per poi scambiarsi un dolce bacio, che lasciava intravedere tutta la loro disperazione, mancanza, paura, fiducia, timore.
Sesshomaru aveva ripreso la sua forma demoniaca, aspettandoci  sul dorso, quanto avrei voluto non salirci mai su quel pelo per andarmene, ma era necessario.
Il viaggio fu lungo, tanto da farmi stringere sempre di più al pelo di Sesshomaru, perchè ero cosciente che da lì a poco avrei dovuto salutarlo.
Si intravedevano i palazzi di Tokyo, grandi grattacieli illuminati dai luci ben evidenti, tanto da farmi riconoscere casa mia in pochissimo tempo.
Per fortuna abitavamo un po' distanti dal centro città, vicino alla via dei ciliegi in fiore, davvero bellissimo, mi ero dimenticata di questo spettacolo.
-Sesshomaru, devi scendere li-.
Scese su un campo lì vicino, circondato da questi profumatissimi alberi di ciliegio, lasciandoci scendere dolcemente dal suo dorso.
Era arrivato il momento, quello che più odiavo al mondo, il dirsi " addio".
-Mi concedi un ultimo bacio?-.
Si trasformò nella sua forma "umana", accogliendomi fra le sue braccia, stringendosi forte.
-Rin, ci sarò sempre con te-.
Era bellissimo anche così, con la sua camicia sgualcita, con il suo viso stanco e il suo candore stupendo.
-Sta attento per favore-.
-Tornerò da te-.
Ecco, il momento  che tanto aspettavo quanto non volevo: il suo bellissimo bacio.
Era così dolce che quasi non sembrava lui, ma era il nostro ultimo bacio, chissà quando avrei potuto assaggiare di nuovo le sue bellissime labbra, chissà quando avrei potuto fare di nuovo l'amore con lui, nel nostro letto.
Non mi accorsi neanche che ormai, lui era andato via, lasciandomi così, con gli occhi chiusi e le lacrime sulle guance: riuscì a vederlo però, attraversando  la luna con tutto il suo splendore, quello era il mio demone e lo sarebbe sempre stato.
-Ti aspetterò, Sesshomaru- mi sfiorai la pancia, fiera di avere l'onore di dare alla luce un nostro figlio.
Eravamo davanti alla porta di casa, all'una di notte, con la paura di non poter entrare o di non riuscire ad andare avanti, ma ormai eravamo lì, non potevamo tornare indietro.
Bussai timidamente il campanello, più di una volta, aspettando che quei passi che sentivo si facessero più vicini, fino a che lo spioncino della porta non provocò un sussulto di gioia da parte di chi stesse guardando.
La chiave girò nervosa e frenetica nella toppa, aprendo quel muro che c'era fra noi e la nostra famiglia.
-Figlie mie-.
Mio padre ci strinse con una gioia incredibile, piangendo insieme a noi, reduci di una lontananza sin troppo sentita e mai colmata.
-Ma che succede qui? Rin, Kagome?! E chi è questo gatto?-.
-Ecco mamma, lui è Chris-.
-Dopo anni, Kagome ti rivedo-.
-Papà, perdonami se puoi-.
-Mia gioia più grande-.
Mia madre quasi stava svenendo alla vista delle sue figlie e del gatto, principalmente del gatto, era strano che tornassimo a casa insieme.
-Entrate dentro, forza che siete congelate e questa palla di pelo evitasse di rompermi i mobili o divani-.
Ci strinsero come quando eravamo piccole, l'affetto era quello di sempre, purtroppo però si cresce.
-Cosa ci fate qui?-.
-È lungo da spiegare, c'è ancora un posto per noi?-.
-Kagome, la vostra stanza è uguale a come l'avete lasciata, non ho mai avuto il coraggio di cambiarla-.
La porta era chiusa a chiave, tutto era perfettamente al suo posto: erano davvero anni che non mettevo piede nella nostra stanzetta, quelle pareti viola , il letto matrimoniale per due, tutte le nostre collezioni di palle di neve, i poster, forse stavamo tornando piccole?.
-Kagome-.
-Rin-.
Non c'era più nulla da dire ormai, se non piangere sul latte ormai versato, sulla scelta avventata di andare via.
-Posso sapere cosa vi è successo, figlie mie?-.
La mamma sapeva bene che qualcosa non andava, sapeva che spiegarlo sarebbe stato forse inutile, ma lei doveva sapere, perché avrebbe trovato qualunque modo per consolarci, per dirci che andrà sempre tutto bene.
-Mamma, siamo tornate per essere al sicuro-.
-Si mamma, non dire nulla a papà però-.
-Vi ricordate quando da piccole mi raccontavate le vostre bravate? Beh, vostro padre continua a non saperne nulla-.
Si avvicinò a me e a Kagome, stringendoci dolcemente, piangendo lacrime di gioia.
-Mamma , penso che Rin debba dirti una cosa, però siediti-.
Nostra madre ci guardò un po' perplessa, ma si accomodò sul letto, aspettando che io parlassi.
-Vedi mamma, ti ricordi di quel Sesshomaru?-.
-Si, perché?-.
-Beh, diciamo che io sono incinta di lui..-.
Quasi non le venne un infarto, la sua faccia sbiancò in mezzo secondo, restando con la bocca aperta e gli occhi sconvolti.
-Quindi tu sei incinta?-.
-Si-.
-Ah, bene , ecco allora immagino che tuo padre non lo debba sapere-.
-Cosa non devo sapere?-.
Appunto, proprio nulla a dir la verità, perché già sapevo che sarebbero iniziati i soliti discorsi: ginecologa, visita periodica di controllo quasi ogni settimana considerato il soggetto ipocondriaco che era mio padre e altri futili parole senza senso.
-Rin è incinta caro-.
-COSA?! La più piccola è incinta?-.
-Andiamo papà non facciamone una questione di stato, succede-.
-Kagome ma ti rendi conto che tu sei la più grande e non sei incinta ?!-.
-Embe cosa c'è di assurdo papà!-.
-Smettetela per favore, mi fate venire solo un enorme mal di testa, mamma mi fai una tisana?-.
-Si Rin, meglio che la faccio a tutti-.
Le tisane della mamma erano buonissime, raccoglieva stesso lei i fiori per metterli in infuso, spesso usava la melissa, quando papà era molto nervoso e non riusciva a dormire, oppure l'ibiscus, con le sue sfumature.
Mi faceva una tenerezza quando si piegava a coglierli, con quel suo seno troppo prerompente che le si poggiava sulle ginocchia, mi era chiaro da chi avessi preso.
Mi misi il pigiama, con la mia vestaglia buffa con gli orsacchiotti, attendendo la mamma con il suo infuso di melissa, ne sentivo il profumo dal salotto, mentre papà e Kagome discutevano sugli anni persi senza sentirsi, cadendo spesso in incomprensioni futili.
Era il solito quadretto familiare, quello che ti resta impresso nella mente come un ricordo incancellabile, forse avevano fatto bene a tornare.
-Tieni Rin, ti farà bene-.
Non avevo dubbi sull'effetto della tisana, piuttosto chissà se Sesshomaru era tornato a casa.
-Papà senti ti dico che ho avuto impegni, non pensare che non abbia voluto sentirti-.
-Potevi chiamare come faceva tua sorella-.
-Lei aveva tempo io no!-.
-Voi due abbassate la voce e prendetevi questa tisana, così calmerà entrambi-.
Quasi arresi all'idea della mamma, si accomodarono vicino a me sul divano, beandosi del ricordo della nostra famiglia prima che io e Kagome partissimo.
-Quindi questo Sesshomaru deve essere importante, deve avere le idee chiare, quando ce lo fai conoscere?-.
Ecco, era complicato spiegare a mamma e papà che Sesshomaru in realtà era un demone, che lui aveva una battaglia da portare a termine e che era il principe  del clan Taisho, sicuramente mi avrebbero dato della pazza, era già difficile per me accettarlo.
-Ecco papà vedi, Inuyasha e Sesshomaru sono impegnati in un congresso fuori con il padre, torneranno fra un mese penso, perciò siamo venute qui-.
-Un mese?! E che lavoro fanno?-.
-Proprietari di aziende discografiche, cosa vuoi capirci tu-.
Mi venne quasi da ridere, era una delle scuse migliori e, in parte veritiere, che Kagome potesse inventare per aiutarmi.
-Tranquillo Hosho, li conosceremo presto, ora però andiamo a dormire-.
La mamma aveva capito tutto, come non darle torto, lei ci vedeva più di noi.
Ci accompagnò in camera, rimboccandoci le coperte come quando eravamo piccole.
-Poi mi spiegherete tutto, buonanotte bambine mie-.
-Buonanotte mamma-.
Ci vedeva sicuro più lungo di noi.
Non appena la mamma uscì dalla stanza, io e Kagome incominciammo a parlare, come quando eravamo piccole e non riuscivamo a dormire.
-Anche adesso mi viene da pensare se mai torneranno quei due-.
-Rin, cerca di pensare positivo, domani è un nuovo giorno e credo che ci toccherà andare a lavorare all'azienda da zio-.
-Cosa?! Ma io sono incinta e poi no!-.
-Rin, me lo ha chiesto papà, ha detto che ha bisogno di qualcuno che si vede la parte commerciale, quindi più di stare dietro una scrivania non dobbiamo fare-.
-Preferirei fare l'assistente di papà-.
-Anche quello puoi fare, figurati se ti dice di no-.
Effettivamente papà voleva che io l'aiutassi all'università, non ero poi così capra.
-Allora glielo dirò domani-. 
-Ti ci vedo insieme agli studenti-.
-E io ti ci vedo a fare conti su conti su conti-.
-Rin ho paura, così tanta che non so neanche se Inuyasha tornerà-.
-A costo di aspettare mesi,Kagome, io non voglio che mio figlio o mia figlia nasca senza un padre-.
-Non nascerà senza un padre Rin, sta tranquilla-.
Fra le mie lacrime, mi stringeva il capo, cercando di frenare i miei singhiozzi che fremevano nel mio petto, in attesa di uscire, nel tremolio delle mie labbra, appena sfiorate da Sesshomaru qualche ora prima.
-Kagome, resta con me-.
-Per sempre Rin-.









La mattina non mi sembrò più triste come quella, fra delle lenzuola sgualcite, un raggio di sole picchiava sulla mia fronte come un bacio spinato, era come se nulla avesse senso, ma dovevo trovare la forza di andare avanti anche con una mancanza dentro.
Mi vestì svogliatamente, mettendo un pantalone a zampa , una camicetta larga bianca messa nei pantaloni, stivaletti alti, giacca beige e la mia fedele borsa di pelle marrone scuro.
-Papà sono pronta-.
-Rin sicura che ti senti bene? Ce la fai a lavorare?-.
-Andiamo-.
L'unico modo di andare avanti era lavorando, se fossi restata a casa non avrei fatto altro che piangere.
La mamma ci preparò la colazione, non ricordavo di un suo pranzo dai tempi del liceo.
-Kagome ci vediamo stasera, qualunque cosa scrivimi-.
Diedi un bacio sulla fronte di Kagome e della mamma, salutandole velocemente perchè papà mi aspettava già fuori.
-Rin allora oggi ho gli esami, mi dai una mano tu, tanto è uno scritto-.
Perfetto, ci mancava questo, che noia mortale, dovevo far finta di vedere se gli studenti copiavano o meno.
Sorpresa da ogni mia aspettativa, sentì il cellulare squillare, pensando che forse era la mamma che ci avvisava che stavamo dimenticando qualcosa.
-Mamma dimmi-.
-Da quando non mi riconosci più?-.
Mi mancò un battito, sorrisi con una lacrima agli occhi felice, sentendo dall'altra parte il mio dolce amore.
-Sesshomaru-.
-Buongiorno piccola, come stai?-.
-Beh, non proprio al massimo, sto andando all'università con papà-.
Effettivamente rimase sorpreso, che ci facevo io all'università lo sapeva solo la mia folle mente che ha accettato di aiutare papà.
-Ti manca essere una ragazzina?-.
-A dir la verità aiuto papà con gli esami-.
-Non mi hai detto seriamente come stai-.
-Cosa vuoi che ti dica, non sto per niente bene e..-.
Se non sbaglio esisteva una regola che quando il conducente sta guidando, non deve parlare a telefono con nessuno, poiché non deve distogliere lo sguardo e l'attenzione dalla strada, ma perché questa cosa a mio padre era poco chiara, pensò bene di togliermi il cellulare dalla mano, per parlare con Sesshomaru.
-Senti un po', io sono il papà di Rin, se non ti muovi a tornare da questo congresso dovrò subirmi una delle sue peggiori crisi da donna incinta-.
-Lei ha perfettamente ragione, farò il possibile per tornare prima-.
-Papà dammi sto telefono-.
Glielo strappai di mano, esasperata dalla pazzia di mio padre a parlare con Sesshomaru, ma stranamente sentì sorridere dall'altro lato del cellulare.
-Che hai da ridere tu?!-.
-Ora capisco da chi hai preso-.
Effettivamente io ero tutto papà, lo sono sempre stata, una folle bambina che non stava ferma neanche a legarla con le cinghie sulla sedia.
-Aspettami Rin, tornerò-.
-Per tutta la vita-.
Chiusi la chiamata, lasciando scappare ancora una lacrima, ma subito fu sostituita da una rabbia assurda nei confronti di mio padre.
-Ma sei impazzito?!-.
-Volevo capire il soggetto-.
-E lo capisci dal telefono?-.
-Probabile-.
Sconcertata, mi misi la mano sulla fronte, arresa all'idea che mio padre era così , non sarebbe cambiato neanche se lo avessi sgridato all'infinito.
Arrivammo nell'aula, notando gli studenti a dir poco terrorizzati: per calmarmi cercai di mostrare uno dei miei sorrisi migliori, facendo intendere che se ci fosse stato un modo per aiutarli, lo avrei fatto.
-Allora, iniziamo con l'appello-.
La giornata sembrò non finire mai, d'altronde eravamo così stanchi che se non fosse per i molteplici caffè che si prese papà e i miei the deteniate, non arrivavano a fine serata.
Erano così tanti i compiti che non saremo riusciti a correggerli tutti in un'ora, quindi l'idea era quella di correggerli domani.
-Mi fanno così male i piedi che mi farei solo un bagno-.
-Ora ti fai fare un bagno dalla mamma-.
Girò la chiave nella toppa, aprendo la porta e trovandosi una Kagome in lacrime e una moglie agitata.
-Mei che succede, perché Kagome piange?-.
-Hosho, ha scoperto di essere incinta anche lei, sono lacrime di gioia!-.
Pensavo che le sorprese non fossero finite, invece a quanto pare sono proprio dietro l'angolo.
Mi avvicinai a lei, abbracciandola forte, sapevo che in realtà oltre alla gravidanza appena scoperta c'era altro.
-Kagome cosa succede sul serio?-.
-Inuyasha, non mi risponde, lui non mi risponde al cellulare, ho provato a chiamarlo da oggi pomeriggio, ho paura Rin-.
-Domani ci riprovi, ora cerca di rilassarti dai andiamo a farci un bagno-.
Non ero sicura che Inuyasha avesse risposto domani, se la guerra fosse appena iniziata non avrebbe avuto sicuramente tempo di parlare al cellulare con Kagome.
Dopo cena, trascorsa in uno strano silenzio, io e Kagome dovevamo sicuramente farci un bagno, per far scivolare via tutto lo stress.
-Ti riempio la vasca e ti prendo il pigiama nuovo, aspettami qui-.
-Rin?-.
-Dimmi-.
-Lui ritornerà vero? Devi essere sincera, voglio sapere se conoscerà la sua prole-.
-Lo spero con tutto il cuore Kagome-.
Scavando nei cassetti della stanza, trovai delle nostre foto, di quando eravamo piccole e ingenue, una delle tante collezioni di foto polaroid.
Mi squillò il cellulare improvvisamente , ma stavolta guardai il display ed era Bankotsu.
-Ciao Bankotsu, dimmi-.
-Dove sei Rin?-.
Il suo tono era preoccupato e stanco, come se avesse appena fatto una guerra.
-Sono a Tokyo, dai miei-.
-Resta più tempo che puoi, ti ho chiamato per dirti che combatterò al fianco dei Taisho e che è stato bellissimo conoscerti, se non sopravviverò a questa guerra, sappi che Sesshomaru è fortunato  ad avere te, abbi cura di te-.
Non mi diede neanche il tempo di controbattere che subito staccò la chiamata, facendomi piangere ancora una volta, stringendo il pigiama di Kagome che profumava degli ammorbidenti della mamma.
-Non posso farmi vedere così da Kagome-.
Mi guardai allo specchio del comò, per fortuna mi ero struccata , mi legai i capelli e portai le cose a Kagome, cercai di non pensarci e di mangiarmi le lacrime che pizzicavano negli occhi.
-Eccomi qui, già ti sei infilata?-.
-Si, era piena, tu invece ci hai messo tempo, che hai fatto?-.
-Ah? No niente non trovavo il tuo pigiama, questo con il cane è il tuo preferito-.
-Chissà perché , mi ricorda quel brontolo di Inuyasha-.
Mi accomodai sul bordo della vasca, pettinandole dolcemente i capelli e lei presa da quel momento rilassante, sembrò non pensare alla lontananza che li separava.
Se solo sapesse che Bankotsu mi ha detto quelle cose.
-A che pensi Rin?-.
-A nulla, solo al fatto che siamo qui e non possiamo fare niente-.
-Se solo potessi anche sentirlo, per tranquillizzarmi, chissà quanto ancora dovrò aspettare-.
-Pensiamo a farci una vita intanto, tu dovresti scrivere qualche pezzo nuovo, se vuoi posso suonare il pianoforte a muro di papà-.
-Dici che quando sono depressa , mi vengono meglio le canzoni?-.
-Non proprio così ma..si-.
Finalmente sorrise, anche se da ridere c'era ben poco, l'importante era che lei stesse bene.
-Tu quando sei depressa di solito cosa fai?-.
-Stritolo Chris-.
Chris non faceva altro che dormire, da quando siamo qui il suo sonno è diventato più notevole del solito, si svegliava solo per mangiare e poi si metteva sulla scrivania in camera nostra, sopra ad un cuscino.
-Oppure hai Sesshomaru che ti tira su-.
-Prima c'era Josh, poi ha provato a mettermi le mani addosso e..-.
-Si Rin, Sesshomaru me lo ha spiegato-.
-Come è andata oggi la giornata?-.
-Molto noiosa, solite cose, lo zio mi ha fatto una bella ramanzina perché sono sparita ma per il resto tutto bene, a te invece?-.
-Mi è sembrato di tornare fra i banchi, angoscia-.
-Prevedibile anche questo-.
-Papà è molto buono con gli studenti-.
-È la sua indole essere buono-.
-Hai ragione, meglio che esco da qua dentro e andiamo a dormire-.
Aiutai Kagome a sciacquarsi, mettendole l'accappatoio e asciugandole dolcemente i capelli, certo era che si pettinavano con le dita tanto che erano morbidi.
Il bagno me lo sarei fatto domani, per il momento era necessario metterla a letto e farla stare tranquilla.
La luna alta in cielo , copriva la luce delle altre stelle, mi ricordava il mio Sesshomaru, quel viaggio sulla sua schiena per portarmi a casa, quanto avrei voluto che fosse infinito.
-Sesshomaru, stai attento per favore-.
L'unico conforto l'avrei trovato nei sogni, un abbraccio, un bacio, tutto nel mio inconscio.





POV SESSHOMARU 
Siamo arrivati, nel luogo dove presto la guerra si stava per materializzare, nelle Terre dell'Est : noi da una parte, Kageromaru dall'altra, insieme a tutta la sua branca di idioti senza speranza, ma nonostante ciò non avevo la certezza di uscirne.
Anche se Bankotsu ha tanto insistito a combattere con noi, riesco a sentire la sua tensione, trovarsi improvvisamente dall'altra parte della medaglia, lui lo faceva soprattutto per Rin, lui provava ciò che provavo io per lei, sarà forse il famoso imprinting.
Mio padre era quello più rilassato di tutti, mentre mio fratello non riusciva a tenere Tessaiga ferma fra le mani.
Io invece, avevo Tenseiga e Bakusaiga, le mie fedeli e uniche spade, anche stavolta mi avrebbero protetto.
-Sesshomaru! Ti sei portato Bankotsu dalla tua parte o sbaglio?-.
-Juromaru, non illuderti, lo faccio solo perché lui tiene alla ragazza-.
-Strano che non sento il suo odore, dove si trova?-.
-Non sono affari tuoi-.
Kageromaru accennò ad un sorriso beffardo, sfoderando i tuoi artigli, pronto alla lotta fino all'ultimo sangue.
-Bene, allora a voi il primo passo-.
Juromaru era come Naraku, sapeva giocare bene con le pedine, non dovevamo abbassare la guardia.
In quella notte di luna, i fendenti delle spade si scontrarono ripetutamente, come gli artigli conficcati nella carne, il sangue colava formando pozze profonde e gli occhi di fuoco si sfidavano ad ogni confronto.
-Bankotsu, hai sbagliato a metterti con i Taisho-.
-Juromaru, sei morto!-.
Stavolta, se fosse morto anche Juromaru, Kagura non avrebbe modo di tornare in vita per nessun altro motivo.
-Sesshomaru, non ti sta a cuore Kagura?-.
-Byakuya fa silenzio!-.
-Eppure, l'hai cercata lasciando Rin a Bankotsu, che stolto-.
Mi conficcò un suo shikigami nel braccio, iniettandomi un veleno potente ma non tanto da uccidermi.
Mi scostai leggermente, trovando già mio padre davanti a me per proteggere la mia vita.
-Non rischiare la morte ora che stai diventando padre, Sesshomaru-.
Già Rin, chissà se presto le cose prendessero una piega diversa, se il viaggio per le terre dell'Ovest non sarà così lungo da farmi stare tanto tempo lontano da lei.
-Maledizione!!-.
Era la voce di Inuyasha e, per quello che intuì, era in serie difficoltà: Kageromaru lo teneva intrappolato nella sua gabbia fatta di pelle e di ossa, non si poteva muovere, ogni falso movimento era una sferzata di veleno in più.
-Padre, aiuta Inuyasha, lui non deve morire-.
Scostai violentemente mio padre, tornando a concentrarmi su Byakuya che, soddisfatto, si leccava con la lingua i lati delle labbra sporche di sangue, che essere viscido.
-Ora mi hai stancato-.
Sentì il flusso demoniaco nelle mie vene diventare sempre più forte, mi pulsavano gli arti, i miei occhi bruciavano come un fuoco nel suo pieno vigore.
Assunsi quella forma demoniaca che tanto tutti temevano, tranne per la mia Rin, lei non ha avuto paura di me.
Presi Byakuya per la testa, staccandola definitivamente dal suo corpo e sentendo solo un grido straziato prima che rilasciasse il miasma nel suo corpo.
Ma, preso dalla soddisfazione di vederlo morire, non mi accorsi di Juromaru , che aveva già la spada pronta per trafiggermi il petto: pronto all'idea di dover morire, avrei voluto prima salutare la mia Rin ancora una volta, magari vedendo il nostro figlio caro fra le sue braccia, il miracolo più bello che la vita abbia mai dato.
Non sarei riuscito a spostarmi in tempo, considerato le mie misure.
-Sesshomaru no attento!!-.
Vidi solo un corpo frapporsi fra me e Juromaru: Bankotsu si era messo davanti a me come scudo, per salvarmi la vita come io avevo risparmiato la sua a casa.
Ma ora in quel momento, non riuscivo ad odiarlo, piuttosto mi chiesi perché fare tutto questo per chi ha rischiato di ucciderti.
-Tu hai Lei, pensa a lei-.
Se solo avessi potuto rispondere in tempo, gli avrei chiesto se l'amasse quanto la amo io, ma il suo corpo si accasciò non appena quel bastardo estrasse la spada, era troppo tardi.
-Feccia-.
Questo non lo tolleravo: per quanto non accettassi ogni tipo di aiuto, il suo gesto valeva più del mio orgoglio, anche da metà umano meritava la sua vendetta.
Juromaru, preso dalla morte del suo ex compagno, non si accorse che la mia forma antropomorfa era di nuovo in me, permettendomi di prenderò per collo e issandolo su.
-Non tollero queste parole nei confronti di un mio alleato, lurido demone-.
Strinsi così forte da fargli mancare l'aria, iniettando nella sua vena una quantità di veleno tale da farlo arrivare al cuore in meno di cinque secondi.
-B..bastar..-. 
Le sue parole mi arrivarono alle orecchie come un semplice lamento, ma i suoi occhi erano ormai chiusi e il suo cuore aveva smesso di pompare sangue: era morto, questo era certo, ma ancora non mi bastava, volevo che si risvegliasse per ucciderlo ancora e ancora, senza fermarmi.
-Fratello!!!-.
Mi voltai verso Kageromaru, che era preso dalla battaglia con mio padre e Inuyasha e i suoi occhi diventarono di fuoco.
-Tu demone, non dovevi fare quest..-.
Prevedibile che anche lui accusasse il colpo, erano legati entrambi dallo stesso destino, vivevano in simbiosi quasi, uccidere uno significava fare fuori l'altro al cinquanta percento.
-Kageromaru!-.
Inuyasha lo colpì alle spalle con la cicatrice del vento, squarciandolo in due metà perfette, Tessaiga era la spada dei dominatori, che uccideva più di mille soldati con un solo fendente.
I corpi di entrambi i fratelli andarono in decomposizione non appena toccarono terra e, ancora una volta, percepì quel odore aspro, ma stranamente libero, nell'aria.
-È morta, di nuovo-.
-Sesshomaru..-.
Mio padre si avvicinò toccandomi una spalla, mentre osservavo il cielo cambiare colore, sino a diventare più chiaro.
-Padre..-.
-Come lo diciamo a Rin che Bankotsu è morto?-.
Posai lo sguardo su quel corpo ormai privo di vita, ricoperto da una pozza di sangue , i capelli scomposti a terra e gli occhi spalancati.
Mi abbassai , chiudendogli le palpebre e caricandomelo sulle spalle, sporcandomi la camicia ma poco mi importava, meritava una degna sepoltura.
-Andiamo nella foresta delle anime, sarà purificato lì e riposerà in pace-.
-Perché fai così, Sesshomaru?-.
-Inuyasha, lui ha protetto Rin quando io non sono stato capace di  farlo, merita la mia compassione-.
Dovevo utilizzare Tenseiga per purificarlo, Rin avrebbe voluto questo.
-Lo faccio per te, Rin-.
Avrei tanto voluto che Bankotsu di risvegliasse con Tenseiga, ma era così contaminato da Miasma che neanche la mia spada poteva aiutarlo: fra i fiori bianchi messi intorno alla tomba, riposava il suo corpo , intinto nell'acqua del fiume per ripulirlo del suo stesso sangue.
La sua anima volerà nel cielo insieme alle altre e sicuramente anche Rin potrà guardarla.
-Sesshomaru andiamo, dobbiamo sbrigare molte cose adesso-.
Presto sarei tornato da Rin, chissà se quando la rivedrò , avrà fra le sue braccia il frutto del nostro amore.
-Padre, il prima possibile voglio tornare dalla mia famiglia-.
Mi sorrise, mettendomi un braccio sulle spalle e guardandomi poi serio.
-Figlio mio , sei cambiato così tanto, la tua anima adesso è completamente cambiata-.
-Sesshomaru?Tzè sarà sempre il solito presuntuoso-.
-Inuyasha, prima che ti uccido , cammina avanti-.
-Visto padre? È sempre lo stesso-.
Ci scappò una risata, in quel momento era l'unica cosa che potevamo fare, prima di viaggiare in lungo e in largo per ristabilire l'equilibrio fra i clan.
Chissà quale sarà il mio destino, eppure non me ne sono mai preoccupato, ma adesso che ho la responsabilità di padre, chissà..
FINE POV SESSHOMARU.






La voglia di alzarmi era , come sempre, sotto i piedi, togliendo il fatto che il caffè purtroppo era solo un lontano ricordo.
-Rin ti vuoi muovere! Facciamo tardi all'università!-.
Mio padre bussava come un pazzo vicino alla porta della camera, facendomi sobbalzare dal letto come un militare sull'attenti.
-Papà dammi dieci minuti, faccio il prima possibile-.
Lo sentì sbuffare e allontanarsi dalla porta, componendo frasi di lamentele e senza senso.
Avevo precisamente dieci minuti prima che mio padre mi uccidesse per il tremendo ritardo, ma nonostante ciò Kagome dormiva beatamente nel letto come un sasso, strano che non lo ha sentito urlare.
Dieci minuti precisi e uscì dalla stanza, beccandomi la guatata storta di mio padre che subito si trasformò in una fragorosa risata.
-Che hai da ridere?!-.
-Ti sei messa la camicia al contrario, per questo rido-.
Mi guardai la camicia ed effettivamente era al contrario; mi portai una mano sulla fronte, raccogliendo tutta la calma nel mio corpo , onde evitare di inveirgli addosso.
-Mi vado a raddrizzare la camicia-.
Corsi di nuovo in camera e quasi mi sentì il terreno venire meno sotto ai piedi, maledizione devo ricordarmi che sono incinta e non posso fare le corse.
Riuscì a raccogliere le forze per raddrizzarmi la camicia e uscire di nuovo senza far svegliare quella pigrona di mia sorella.
-Andiamo per piacere-.
Subito la mamma si avvicinò a me, posandomi il pranzo e la colazione nella borsa e dandomi un bacio sulla fronte.
-Non ti stancare Rin, ci vediamo stasera-.
Quanto era dolce la mia mamma, nonostante fossi cresciuta ancora si preoccupava per me.
Chissà se Sesshomaru stava bene, anche lui era premuroso con me, avrei voluto tanto che mi chiamasse di nuovo, Bankotsu mi aveva fatto preoccupare con la sua telefonata.
-Meglio non pensarci-.
Andando all'università, mi sembrava di essere anche io una studentessa, sentivo tutta l'ansia degli studenti che dovevano fare l'orale con mio padre, assurdo ma vero.
-Papà io esco un po' fuori, mi raccomando fai il bravo-.
Lo lasciai solo in aula, prendendo il cellulare e cercando di contattare sia Bankotsu che Sesshomaru, ma nessuno dei due mi rispondeva, quindi provai con Inu Taisho che, per mia grande fortuna , rispose.
-Pronto? Salve sono Rin, sto provando a rintracciare Sesshomaru ma non mi risponde-.
-Ciao Rin, dimmi-.
Sembrava stranamente tranquillo, che mi stava nascondendo?!.
-Volevo sapere come vanno le cose li, se è tutto ok e se Sesshomaru sta facendo il bravo con Bankotsu-.
Il silenzio dall'altra parte del cellulare fu così tagliente che non mi fu difficile capire che non andava per niente bene la situazione.
-Diciamo che va bene , lo sai come è Sesshomaru, ma si sta abituando-.
-Me lo può passare?-.
-Non è con me, ma appena torna ti faccio chiamare-.
Sapevo benissimo che non lo avrebbe fatto, perché in realtà non potevo parlare con lui, però almeno sapevo che le cose andavano abbastanza bene.
-Va bene grazie, allora aspetto-.
-A te invece come va?-.
-Si va avanti, sto lavorando con mio padre all'università-.
-Bene, riferirò!-.
-Arrivederci allora, spero a presto-.
-Lo spero anche io-.
Chiuse la chiamata, lasciandomi sospesa su un filo del rasoio, chissà quando torneranno.
Rientrai in aula, trattenendo una lacrima che però scese comunque sulla mia guancia.
-Rin che è successo?-.
-Niente papà , mi manca-.
Torna, Sesshomaru.







Ci stiamo avvicinando alla fine, perdonate la mia sintesi, ma questa storia doveva essere breve ma come mio solito non sono capace di fare qualcosa che non abbia meno di 10 capitoli😂
Spero vi stia piacendo e vorrei mettere dei punti in chiaro:
-Bankotsu non ha avuto un ruolo così importante, ma mi è servito per far notare il cambiamento del Sesshomaru  anche nei confronti di altri che non sono Rin.
-La battaglia è più un qualcosa di soft perché non sono tanto capace di scrivere di guerre🤔
-Ovviamente l'idea di mettere le due sorelle a lavorare è solo un modo per movimentare la storia, per non farla essere scontata.
-Sesshomaru non parla con Rin per non svelarle la verità.



Detto questo, ragazze mie, ci vediamo all'ultimo capitolo! 
Bacioni a tutte!.










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Capitolo 19
*** L'attesa che sa di te ***


Passavo le notti vicino alla finestra, osservando il bellissimo cielo stellato, accompagnato dalla luna che appariva e scompariva fra le nuvole, spostate dal vento freddo di quella notte silente.

Il classico paesaggio ormai non più invernale, un paesaggio prossimo all'estate quasi, con i fiori che stavano per sbocciare, all'insegna del nuovo giorno.

Erano passati ben sette mesi da quando Sesshomaru se ne era andato e il mio pancione diventava sempre più visibile e preponente.

Fra me e Kagome, eravamo due balene, era quasi impossibile alzarsi dal letto, dovevamo farci sempre forza a vicenda.

Avevo ormai perso la speranza di un suo ritorno, non lo sentivo più, chissà se era vivo, se ancora si ricordava di me, se ancora mi amava.

Mi vennero in mente i nostri momenti, quando ci siamo conosciuti al ristorante, dandomi gentilmente la sua giacca perché io avevo lasciato la mia dentro, quando è venuto a casa mia, senza dirmi nulla, dopo neanche due ore, quando poi quasi mi aveva pregato di andare con lui a New York perché davvero mi voleva.

Mi strappavano sempre un sorriso insieme ad una lacrima, come quando mi fece recapitare quel bellissimo vestito a casa con quei gioielli spettacolari, facendomi sentire per una notte una vera principessa.

Ma adesso, tutti quei ricordi erano una lieve consolazione, perchè non c'era desiderio più grande di vederlo qui , fra le mie braccia, nel nostro futuro letto.

Rassegnata, non facevo altro che alzarmi dal letto e sedermi sul divano, sperando di vederlo passare nella sua bellissima forma demoniaca, davanti alla mia finestra magari, oppure trovarmelo dietro alla porta , con il suo solito modo spavaldo e anche un po' romantico, con  dei fiori e chissà forse con qualche ferita ormai stanca, ormai pronto per tornare a casa.

Quando pensavo che la speranza mi avesse abbandonato, una notte, una delle tante per me, la porta bussò ripetutamente, erano precisamente le tre, un orario improponibile per una persona normale.

Sbuffando mi alzai dal letto, ancora una volta, per andare a controllare chi fosse, ma mia madre fece prima di me e mi chiese espressamente di restare in camera.

Ma sapevo che quella porta era un segno, ero cosciente del fatto che probabilmente c'era qualcosa per me, non potevo sbagliare, il mio sesto senso non ha mai fatto cilecca in questi anni.

 Avevo la sensazione che dovevo abbassare quella maniglia, dovevo farlo io; mi alzai senza pensarci due volte, tolsi mia madre dalla porta, restando titubante sul pomello stesso: non avevo bisogno di vedere chi fosse, perché improvvisamente sentì una voce dall'altra parte, una voce che avrei riconosciuto fra mille, insieme al suo profumo un po' frizzante e fresco, la miglior fragranza di menta che io avessi mai percepito.

-Non pensi di spaventarla a quest'ora?!-.

-Percepisco il suo odore, è qui-.

Girai nervosamente la chiave nella toppa, aprendola di scatto e trovandomi davanti , finalmente dopo sette mesi, il mio principe , con un bellissimo mazzo di rose fra le mani, con uno sguardo stanco, reduce di una guerra ,ma un sorriso leggero e occhi di chi finalmente ha visto la luce nel tunnel.

-Sesshomaru-.

Erano mesi che il suo nome non scivolava leggero fra le mie labbra, sembrava, infatti, una dolce melodia, riascoltata dopo mesi di silenzio.

-Dubitavi forse di un mio non ritorno a casa?-.

-Ho sempre atteso il tuo ritorno, amore mio-.

Mi lanciai fra le sue braccia, piangendo tutta quella mancanza vissuta, ancora non mi sembrava vero, finalmente potevo toccarlo e stringerlo gelosamente a me, era tanto che avevo bisogno di lui e proprio in questa notte, il destino ha voluto graziarmi.

-Non mi sembra vero-.

-Puoi continuare a stringermi, se vuoi-.

Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo, preferì rovinargli quella bellissima e costosissima camicia con le mie lacrime, stringendolo in modo goffo per causa del mio pancione.

-Mamma che succe...-.

Kagome si bloccò a metà fra la porta e il corridoio, rischiando sul serio di svenire, come d'altronde Inuyasha.

-Inuyasha, sei tornato...-.

-Kagome-.

Inuyasha mosse due singoli passi verso lei, prendendola fra le braccia , nonostante il suo nuovo peso, e la strinse a se, guardandola incredulo.

-Incinta anche tu? E da quanto?-.

-Amore, l'ho scoperto una settimana dopo di Rin-.

-Ma che succede qui?!-.

-Hosho, questi sono i tuoi generi, cerca di essere gentile-.

Mio padre restò a bocca asciutta, sembrava quasi che da lì a poco potesse svenire, non se lo aspettava minimamente che alle tre di notte le sue dolci figlie potessero avere una sorpresa del genere.

-E quindi voi siete gli idioti che hanno lasciato da sole le mie figlie?!-.

-Andiamo Hosho ho detto di essere gentile-.

Quel leggero mormorio, che comprendeva le urla di mio padre prive di senso,era solo un leggero sottofondo in una atmosfera di silenzio creatasi fra le labbra mie e di Sesshomaru: era il guardarsi negli occhi che scaturiva il rumore, il caos, la voglia di stare insieme per sempre.

-Ci scusi Sig.Futokami, è stato più lungo del previsto questo congresso-.

Mia madre guardò Inuyasha, poi Sesshomaru, poi ancora Inuyasha, finché , arresa, cercò di capire quale era il motivo di così tanta differenza a livello fisico fra loro e noi comuni umani.

-Ma perché avete i capelli bianchi e questi strani segni? E tu perché hai le orecchie sulla testa?-.

Guardavo mia mamma che si grattava la testa, per lei era un bel rompicapo, come d'altronde lo è stato per me la prima volta che li ho conosciuti, credo che prima o poi si abituerà.

-Lunga storia, ora sono le tre mamma-.

-A chi va una tisana rilassante?-.

-Mamma, perché non ti porti papà in cucina e ci fai una delle tue tisane? Dobbiamo essere ospitali o sbaglio?!-.

Mia madre sembrò capire al volo le mie parole, prendendo mio padre e trascinandolo in cucina con la forza.

-Ma perché dai retta a tua figlia?!-.

-Hosho e basta! Vieni -.

Nel mentre, ci accomodammo sul divano, pronte ad ascoltare tutto ciò che avevano da dirci.

-Allora, chi inizia a parlare?-.

-Kagome quanta fretta, perché?-.

-Inuyasha, cosa mi state nascondendo?-.

Avevo davvero un brutto presentimento, c'era qualcosa che dovevano dirmi e sicuro non mi sarebbe piaciuta.

-Rin, purtroppo nella battaglia Bankotsu ha perso la vita, difendendomi-.

Era come se il mondo avesse smesso di girare per un secondo, come se ogni cosa avesse momentaneamente perso un senso, come se nulla fosse un ordine in una stanza perfettamente ordinata.

-Non è possibile..-.

-Non ho potuto fare nulla per salvarlo, ma sappi che la sua sepoltura è degna di un guerriero-.

Mi strinsi fra le sue braccia, con il cuore a pezzi, Bankotsu voleva solo proteggermi e invece per causa mia era morto.

-Almeno è finita questa minaccia?-.

Come poteva Kagome non dire altro che questo, era morta una persona , anche se per lei non aveva valore.

-Si Kagome, sembra che vada tutto bene, piuttosto voi, dovete raccontarci qualcosa-.

Inuyasha guardò prima Kagome e poi me, aspettando delle valide spiegazioni per le quali ci siamo messe a lavorare con tutto che eravamo incinte.

-Rin è diventata una valida assistente di papà, è una filosofa a tutti gli effetti, mentre io lavoro nell'azienda di mio zio, come ragioniera, certo non che l'economia sia il mio forte però..-.

La voce di Kagome era solo un fastidioso mormorio nel silenzio della mia mente, ancora non potevo crederci che Bankotsu era morto: non provavo nulla per lui ed era certo che ero contenta che Sesshomaru fosse tornato a casa, però lui ha voluto proteggermi pur sapendo di morire, lui mi aveva chiamato dicendomi che forse era un addio e io non ero stata capace di ringraziarlo per quello che ha fatto per me.

-Rin? Mi stai ascoltando?-.

Alzai lo sguardo , vedendo Kagome infuriata con me, tanto da prendermi il braccio con forza e portarmi in camera, doveva farmi una delle sue ramanzine.

-Scusateci , dobbiamo parlare-.

Chiuse la porta, guardandomi con lo sguardo in fiamme, arrabbiato come se gli avessi fatto un torto enorme, quando in realtà io ero solo triste.

-Sei stupida o cosa?! Non dovresti stare così , Sesshomaru è tornato!-.

-Kagome non capisci io..-.

-No Rin, sei tu che come al solito non capisci nulla! È tornato per te e tu non sei capace di dimostrargli la tua gioia solo perché è morto quel tizio che avrai visto due volte! Poi critichi tanto Sesshomaru che ha rincorso la morta, tu ci stai pensando!-.

Effettivamente non aveva tutti i torti, Sesshomaru aveva bisogno di me e io stavo pensando a Bankotsu.

-Hai ragione, sono stata una stupida-

-Ovvio che lo sei! Come pensi ti chiederà in moglie se fai così?-.

-Stai correndo un po'-.

-Rin siamo incinte, prima o poi ci sposeremo!-.

-Bambine è pronta la tisanaaa-.

Kagome mi spinse in salotto, rischiando di farmi inciampare nel tappeto , stupida.

-Allora ragazzi, raccontatemi di voi-.

-Mei! Poi dici che sono io a mettere in imbarazzo-.

-Signora non si preoccupi, ci occupiamo entrambi di aziende discografiche, lavoriamo insieme a nostro padre-.

-Che scopi avete con le mie bambine?-.

-Papà andiamo! Siamo cresciute-.

-Ma poi papà ti sembra il caso di fare queste domande alle tre di notte? Io avrei sonno, pure Kagome sta crollando-.

-Avete ragione, Mei, prepara il letto ai nostri ospiti, saranno distrutti-.

-No signora la ringrazio, non vorremmo dare disturbo possiamo andare in albergo e..-.

Inuyasha stava parlando decisamente troppo, tanto che Kagome gli posò una mano sulla spalla, stringendola lievemente e cercò conforto nel mio sguardo, con la speranza che potessi dire qualcosa di sensato.

-Mamma, ti do una mano, andiamo a preparare il letto, appena è pronto vi chiamiamo-.

Era un sacco di tempo che non facevo il letto con la mamma: di solito quando ero piccola si faceva aiutare perché diceva sempre che dovevo imparare a fare un buon letto per il futuro marito, eppure adesso tanto futuro non era.

-Ti ricordi quando da piccola mi aiutavi?-.

-Ma certo mamma!-.

-Penso che ormai tu sia diventata davvero brava-.

-Merito tuo, mamma-.

Le lenzuola profumavano di lavanda e muschio bianco, era una bellissima ondata di freschezza, come lo erano sempre le mie coperte, quando la mamma le rimboccava prima di andare a dormire.

-Vai a chiamare i nostri ospiti-.

Percorsi il corridoio, intrecciandoli le dita, era come se mi sentissi già la moglie di Sesshomaru: aggiustare il letto, non far mancare mai nulla, dare tutto il mio amore a lui.

-Il letto è pronto, potete venire-.

Perché mai ero così imbarazzata lo sapevo solo io, la forza di alzare lo sguardo era sotto ai piedi , d'altronde come quella di mantenermi allerta, tanto da farmi quasi svenire.

-Rin, sei stanca-.

Ero stanca, al limite delle forze, proprio quando Sesshomaru era tornato a casa da me.

-Voglio vedere te a portare un bambino nella pancia per sette mesi e dire che ne mancano solo due-.

-Non vorrai farmi dormire seriamente con Inuyasha?-.

Non so perché, ma quella sua frase così spontanea eppure piena di affetto, mi ha fatto piegare in due dalle risate: seriamente, l'idea di dormire con Inuyasha lo faceva rabbrividire, non avrebbe sopportato neanche un secondo il fratello perso nei suoi monologhi prima di dormire, o almeno questo era quello che diceva lui.

-Puoi dormire a terra, sei pur sempre un cane-.

Mi sentì prendere dai fianchi e mancare il terreno sotto terra improvvisamente, trovandomi faccia a faccia con Sesshomaru, decisamente arrabbiato con me per quello che aveva appena detto.

-Non sono un cane Rin, sono un demone cane, è diverso, mica sono quell'inetto di mio fratello-.

-Sei il mio demone cane, Sesshomaru-.

-Sei davvero stanca, sento il bambino che vuole dormire a tutti i costi-.

-Ti avviso, di notte mi è difficile dormire bene con tuo figlio che mi riempie la pancia di calci-.

-Irrequieto come il padre-.

-Anche troppo per i miei gusti-.

-Stasera ti faccio dormire io, vedi come si calma poi il demone non appena percepisce la mano del padre-.

Già , chi lo avrebbe mai detto che un giorno avrei sentito dalla bocca di Sesshomaru una frase simile: lui padre, era così strano, surreale, che a stento riuscivo a crederci.

-Ringrazio che ho già il pigiama, almeno non devo fare il solito sforzo buffo per mettermelo-.

Mi infilai sotto le coperte fresche e profumate del letto appena fatto, con quel leggero odore di lavanda, stuzzicando le mie narici con una lieve nota di menta.

-Ultimamente dormo di lato, rivolta verso la finestra-.

-Hai sempre odiato dormire di lato, cosa è successo?-.

-Di certo a pancia sotto non posso mettermi più ormai, e poi è come se il bambino avesse a volte la necessità di guardare la Luna-.

Sesshomaru si voltò, portando una sua mano sul mio ventre, ormai rigonfio, massaggiandolo lievemente e percependo il suo futuro erede vivere nel mio pancione.

-Questo bambino è più legato a me di quanto pensassi sai?-.

-Spero solo che abbia il mio carattere-.

-Un momento, ma non sappiamo se è maschio o femmina-.

Ovviamente io lo sapevo bene se era maschio o femmina, non sono andata a fare i controlli per sfizio, anzi fosse per me ne farei anche a meno.

-Chissà, prova ad indovinare-.

Lentamente percorse i tratti del mio ventre,soffermandosi delicatamente solo su certi punti specifici, proprio dove il bambino muoveva i piedini, spingeva le manine e scalciava con la voglia di uscire.

-Secondo la forma, la tenacia, la tenerezza e testardaggine, io dico che è femmina-.

È andato sul sicuro, praticamente ha detto che ha tutti i miei pregi e difetti.

-Non sbagli mai neanche tu-.

-Se sarà bella come te, sarò costretto a chiuderla dentro casa e terrorizzare ogni specie di uomo che le si vuole avvicinare-.

-Beh dovrai farlo anche se sarà bella come il padre, quello sì che è un problema-.

-Pensa a riposare piccola, che domani abbiamo grandi progetti-.

-Già ho il mal di testa-.

Un leggero sospiro, accompagnato da un sorriso, è stata l'unica cosa che ho visto e sentito prima di cadere nel mondo dei sogni.

Finalmente, per la prima volta dopo sette mesi, potevo essere felice di avere tutto li, in quel letto, in quel momento della mia vita.

Eppure avevo un leggero vuoto dentro di me, sapevo benissimo che ormai Bankotsu era morto e dovevo farmene una ragione, anche se lui mi ha aiutato in un momento di difficoltà, quando Sesshomaru ha scelto di cercare quella sgualdrina, lasciandomi a casa.

-Passerà..-.

Un leggero sospiro, prima di abbandonarmi alle stelle.

 

 

 

 

 

 

 

Mi rotolavo nel letto presa dai soliti dolori dietro alla schiena, sotto la pancia, dietro al collo, mal di testa e chi ha più ne metta: sembrava di avere le mestruazioni altro che gravidanza, davvero insopportabile nell'ultimo periodo, snervante e angosciante.

Non era per niente bello essere una balena incapacitata in ogni maledetto movimento, goffa al punto da non riuscire neanche a mettere i piedi uni davanti all'altro per causa dello squilibrio del pancione, ero costretta a camminare come una papera, subendomi le prese in giro di mio padre.

-Sesshomaru mi fa male tutti maledizione portami qualcosa!-.

Era tornato no, quindi poteva iniziare a dare una mano alla sua povera fidanzata che soffriva nel letto come non mai.

Sentì la porta spalancarsi, sperando che ci fosse Sesshomaru con qualcosa da mangiare per calmare il mio nervosismo, ma mi sono ritrovata Kagome in lacrime, in preda ad una crisi da gravidanza, con quella faccia da colpevole sporca di cioccolato ai lati delle labbra.

-Ho mangiato il cioccolato e adesso sono più balena di prima-.

Adesso mi alzo e l'ammazzo giuro, ma la strozzo proprio, non la faccio arrivare al nono mese.

-Almeno tu mangi, vedi un cornetto qui?! Vedi un'aranciata, un the?!-.

-Ho mangiato anche il tuo cornetto e Sesshomaru è uscito a comprarne un altro-.

-TU COSA?!-.

La porta di casa si aprì velocemente e altrettanto fu chiusa con forza, un rumore da far pensare ad uno sparo.

Sobbalzai dal letto, mettendomi semi seduta, aspettando a braccia conserte e con i dolori vari, l'arrivo della mia colazione , perché avevo bisogno di mangiare a tutti i costi.

-Finalmente sei arrivato-.

Sesshomaru per la prima volta aveva il fiatone, tanto da poggiarsi allo stipite della porta con un braccio, mentre con l'altra mano manteneva la mia colazione tanto attesa.

-Cornetto al cioccolato e aranciata, rivista femminile di cui non capirò mai il senso e una per le neo mamme, ti va bene?-.

Guardai Kagome facendole cenno di andarsene, stavolta non mi sarei fatta mangiare il cornetto.

-Sei stato bravissimo-.

Con la mano , picchiettando il materasso, lo invitai ad accomodarsi accanto a me e non se lo fece ripetere due volte: mi porse la colazione e si buttò stanco sul lato del letto che aveva lasciato probabilmente qualche ora fa.

-Da quando il Grande Demone Cane accusa così tanto la stanchezza?-.

Voltandosi, mi scrutò attentamente, con una stanchezza e rabbia mista, voleva uccidermi ma era anche cosciente che sicuro l'avrei ucciso prima io.

-Ultimamente dalla battaglia sono estremamente stanco, come se non avessi recuperato al massimo le mie forze, infatti questa cosa mi snerva e non poco-.

-L'importante è che tu abbia l'energia necessaria per occuparti di me-.

-Mi preoccupa che non ho recuperato le energie in tempo, di solito sto bene, stavolta no-.

-Sei stato colpito in più punti?-.

Era chiaro che non volesse dirmelo in realtà, ma era molto evidente, a partire dalle ferite sulle braccia messe in bella mostra dalla camicia arrotolata fino al gomito: come erano belle quelle voglie viola intorno alle sue braccia, lo rendevano ancora più attraente di quanto già lo fosse.

-Purtroppo si, ma nulla di grave-.

-Sesshomaru..-.

-Dimmi Rin-.

Ero incerta se chiedergli di Bankotsu, non sapevo se era il caso o meno , forse avrebbe dato di matto, oppure sarebbe stato ben predisposto a raccontarmi che fine avesse fatto, ma non era il momento.

-Sto diventando una balena, vero?-.

Tentai di sviare il discorso, così tanto per sdrammatizzare il momento e provare a farlo sorridere un po'.

-Che tu stia diventando enorme è un dato di fatto- incominciò- ma non è questo che volevi dirmi. In realtà tu vuoi sapere di Bankotsu, perché ancora non puoi crederci che sia morto-.

In realtà aveva perfettamente ragione ed era tremendamente ferito nell'animo anche se non voleva darlo a vedere, ma io conoscevo il mio Sesshomaru e sapevo benissimo cosa gli frullava nel cervello.

-Sesshomaru mi dispiace, ma non mi sembra vero, anche se sono felicissima che tu sia qui con me, mi sembra impossibile che sia morto Bankotsu, cioè come se fosse destino che dovesse andarsene per sempre-.

-È morto con onore, sappi questo-.

Era palese che non volesse parlarne e come dargli torto, era pur sempre un suo nemico, almeno così credeva.

-L'importante è che tu sia vivo-.

Questo era ovvio, lui per me contava più di ogni cosa al mondo, ci dovevamo sposare, doveva sostenermi durante la gravidanza e sicuramente dovevamo andarcene da casa dei miei genitori il prima possibile.

-Rin, senti- il suo tono di voce era serio, segno probabilmente di qualche avviso non piacevole- se tu vuoi stare con i tuoi genitori, io avrei una soluzione-.

-Non osare lasciarmi qui!-.

-C'è un appartamentino di mia proprietà nello stabile accanto ad Inuyasha e Kagome: se i tuoi accettano, possono venire a New York per stare con le figlie-.

Era una idea geniale, anche perché sicuramente io e mia sorella avevamo bisogno della mamma, ma per quanto riguarda papà, lui doveva lavorare all'università, non poteva prendersi le ferie per troppo tempo.

-È una bellissima idea Sesshomaru, ne devo parlare con la mamma-.

Improvvisamente un tonfo sordo si espanse nel corridoio, facendo sobbalzare sia me che Sesshomaru: in modo abbastanza goffo, corsi in salotto, dove trovai mio padre intento a svegliare Kagome e Inuyasha in preda ad una crisi di panico.

-Cosa è successo qui?!- ero spaventata a morte, perché mai è svenuta!.

-Stava parlando con me quando ad un certo punto è finita a terra e adesso non reagisce più-.

Era chiaramente viva, respirava, il battito era regolare, ma dovevamo portarla in ospedale il prima possibile.

-Forse il bambino sta soffrendo, muoviamoci-.

Mai come allora la mamma aveva la sensazione che realmente qualcosa non andava, Kagome stava bene ma probabilmente il feto stava soffrendo, se per un giro di cordone oppure per una insufficienza da qualche parte non mi era molto chiaro, ma sembrava come se fossero due persone distinte e separate.

-Inuyasha, tu avviati con Kagome e la mamma, io e Sesshomaru arriviamo appena mi sarò sistemata-.

Neanche il tempo di dirlo che subito erano fuori casa, mentre io in modo apparentemente goffo, tentavo di fare una doccia, se non fosse che muoversi con quel davanzale risultava molto difficile.

Sesshomaru ha praticamente insistito a farmi lasciare la porta del bagno aperta, in modo che qualunque cosa lui poteva intervenire subito.

-Sono una balena mannaggia alla miseria!-.

-Rin, muoviti-.

Ormai la salopette con una maglietta a bianca sotto era il mio standard, era così comoda che sul serio potevo restarci tutto il giorno dentro: Sesshomaru mi rideva quasi in faccia, strano per uno della sua specie che non ride mai, ma probabilmente dovevo essere per forza buffa per farlo sorridere.

-Muoviti e portami in ospedale-.

-Hai asciugato bene i capelli?-.

-Assolutamente, non vedi?-.

-Sono legati e sono visibilmente bagnati, ma sicuramente pure se ti dicessi di asciugarli, non lo faresti mai-.

-Sesshomaru, portami e basta!-.

Con suo solito fare, alzò gli occhi al cielo chiedendo chissà quale grazia per non divorarmi in quel momento, mentre io ero decisamente agitata perché non trovato le chiavi della macchina.

-Maledizione dove sono le chiavi!-.

-Rin ci andremo volando-.

Mi voltai verso Sesshomaru con uno dei miei sguardi più assassini che potessi mai fare: dico ma era impazzito, va bene una volta ma ora che sono incinta è più rischioso.

-Ma ti sei bevuto il cervello?-.

Intanto era una delle soluzioni migliori per fare abbastanza in fretta ed evitare tutto il traffico.

Sbuffando presi le chiavi di casa, chiudendo così la porta per poi salire sopra al terrazzo del palazzo.

-Sesshomaru se mi fai cadere ti ammazzo-.

-Stai pur sempre parlando con un demone maggiore, signorinella-.

Avrei potuto fidarmi anche questa volta. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Miiii dispiace tantissimo per il super ritardo ma fra esami e impegni vari non sono riuscita per niente a scrivere io capitolo.

Allora allora, bene Sesshomaru e Inuyasha sono tornati a casa, Kagome è anche lei incinta ma cosa avrà davvero? Perché si è sentita male?

Lo scoprirete il prima possibile!

Un bacio a tutte e grazie per aver atteso così tanto il nuovo capitolo!

 

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