Always and Forever

di Robigna88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Five Years ***
Capitolo 2: *** The shadow of the King ***
Capitolo 3: *** Not the same woman anymore ***



Capitolo 1
*** Five Years ***


NDA: Breve storia in due o tre parti (ancora non so) dopo gli spoiler che ho visto sul primo episodio della stagione 4 di The Originals. Episodio che non ho ancora guardato. Questa storia è basata sulle foto e le cose che ho letto online. SPOILER ALERT. 
Buona lettura :D

aaf

 

FIVE YEARS

 

 

 

 

 

Allison aprì la bara all’interno della quale era custodito il corpo di Elijah. A volte, quando Hope ed Hayley dormivano e lei si ritrovava da sola con i suoi pensieri nel cuore della notte, le era capitato di aprire anche quelle di Rebekah e Freya e di parlare con loro. Cose da ragazze… avrebbe borbottato Kol se avesse potuto sentirle. Allison apriva anche la sua di bara a volte, soprattutto quando il sole splendeva alto e riusciva ad accarezzare i loro visi. Credeva che fosse giusto, sperava che dovunque loro fossero potessero in qualche modo sentire il calore del sole.

Quella di Elijah però la apriva ogni giorno, anche più di una volta al giorno.

Trascinava una sedia e si metteva a sedere, in silenzio a guardarlo. A volte gli prendeva la mano e la prima volta che lo aveva fatto… la prima volta era stata terribile e spaventosa; quella mano grande che tante volte l’aveva accarezzata, curata, coccolata ora era fredda, un’immagine ed un tocco lontani dal calore che di solito le trasmetteva. Col tempo però aveva imparato ad ignorare quella sensazione, ad ignorare il nodo in gola che sentiva ogni volta che lo vedeva inerme dentro quella scatola di metallo. Ingoiava le paure e le lacrime perché gli aveva fatto una promessa.

Sei la donna più forte che conosco erano state le ultime parole che le aveva detto, preda di allucinanti dolori per via del morso di Marcel. Puoi farcela. Ti amo.

Ti amo anche io aveva replicato lei. Ma non posso farcela… questo si era limitato a pensarlo perché non era quello di cui lui aveva bisogno in quel momento. Nel tempo avrebbe scoperto, comunque, che era davvero più forte di quanto pensasse e cinque lunghi anni erano passati tra speranze e illusioni e una parvenza di vita normale… quella vita che Hayley sognava per Hope e che lei aveva provato ad aiutarla a costruire.

Da improvvisato duo quale si erano ritrovate ad essere in tempi di necessità, Allison doveva ammettere che se l’erano cavata abbastanza bene. Avevano dato a quella ragazzina una bella casa, tanti giochi, tanto amore. Lo avevano fatto insieme come una famiglia perché in fondo era ciò che erano.

Sempre e per sempre…

Avevano messo da parte ogni divergenza, ogni difficoltà, ogni cosa e avevano fatto fronte comune, ritrovando un’amicizia che sembrava perduta e trovando la forza l’una nell’altra. In cinque lunghi anni tante cose erano successe.

Con un grosso respiro ripulì il viso di Elijah e gli sistemò la giacca lisciandola con le mani. “Perfetto” mormorò. “Esattamente come sei sempre stato.”

Una carezza a quel viso addormentato, poi continuò. “Sono quasi del tutto certa che nessuno capirebbe perché lo faccio; tenere i tuoi capelli e la tua barba in ordine, tenere te in ordine. Ma io so che è quello che avresti voluto, infatti sono piuttosto certa che se ti svegliassi e ti ritrovassi sporco e in disordine ti verrebbe un infarto… beh non letteralmente visto che sei un vampiro ma hai capito cosa intendo.”

Si fermò quasi attendesse una risposta, poi rise di se stessa e allungò la mano fino a prendere una busta che aveva poggiato per terra poco distante. Solo nel caso in cui… era così che si diceva giusto?

“Questa è per te” gli disse sistemandogliela accanto. “Mi hai fatto promettere di essere forte ed io l’ho fatto Elijah, per cinque lunghi anni. Ma non ce la faccio più e nemmeno Hayley. Ecco perché stasera proveremo il tutto per tutto, e visto che lei ha una figlia e molto di più di me da perdere, io mi prenderò la parte più difficile di tutto questo. Se quando ti sveglierai io non sarò qui allora vorrà dire che qualcosa è andato storto” gli spiegò. “Non è una lettera strappalacrime, sai che non è proprio il mio stile e sai che io e te non abbiamo bisogno di lunghi discorsi. È solo una promessa, la più importante. Sii felice Elijah, qualunque sia la tua felicità.”

Un bacio sulla fronte poi la bara si richiuse.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Freya era stata la prima a svegliarsi, esattamente come dalle istruzioni che aveva lasciato. Cinque anni in quell’universo alternativo l’avevano lasciata con tanta rabbia e un unico obiettivo in mente: salvare la sua famiglia e proteggerla ad ogni costo. Sempre e per sempre… non importava quale sarebbe stato il prezzo da pagare.

È colpa nostra, le aveva detto una volta Elijah in quella Chambre de Chasse che aveva creato per loro. Nostra e di nessun altro. Freya sapeva che aveva ragione, sapeva che erano state le loro azioni a disegnare per loro quel destino ma sapeva anche che non aveva aspettato secoli e secoli per lasciare che la sua famiglia morisse. Con un grosso respiro ed un gemito scattò seduta all’interno della sua personale bara e tremò un attimo prima di riprendere il controllo, prima di prendere lucidità. Hayley fu la prima persona che vide.

“Hayley…” le sussurrò con un sorriso, lasciando che lei la stringesse in un abbraccio. “Sono così felice di vederti. Stai bene?”

L’altra si staccò e annuì. “Sto bene e ho tutto quello che ci serve per risvegliare gli altri.”

La strega si lasciò aiutare a rimettersi in piedi ignorando completamente l’altra donna nella stanza. Non sapeva chi fosse ma non le importava, se era lì sicuramente era utile alla causa, questo era tutto ciò che contava. “Hayley, dov’è Allison? Voi due…”

“Siamo rimaste unite in questi lunghissimi cinque anni” precisò l’Ibrida. “Abbiamo fatto squadra e mentre io sono qui ad occuparmi di voi lei si sta occupando di altro.”

“Di altro come…” Freya lasciò morire la frase, un po’ perché la risposta la spaventava, un po’ perché credeva di aver capito. “Non sono stata in giro negli ultimi cinque anni ma non è una divisione dei compiti un po’ bizzarra? Lei è solo un essere umano.”

“Se la caverà, fidati di me.”

L’altra annuì. “Allora svegliamo i miei fratelli.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Marcel doveva ammettere che essere il Re aveva il suo peso. La corona non era facile da portare e anche se non lo avrebbe mai detto ad alta voce, potendo tornare indietro avrebbe fatto tutto diversamente. Il dolore per la perdita di Davina bruciava ancora come l’inferno, ma la vendetta non era stata dolce come aveva immaginato.

Dopo aver morso Elijah e Kol e aver fatto prigioniero Klaus si era ritrovato esattamente come l’Ibrido che tanto disprezzava: paranoico, manipolatore, spietato. Una versione di se stesso che non gli piaceva ma con cui doveva convivere. Ora però aveva problemi più grossi rispetto all’odio per ciò che era diventato: anche se aveva messo bene in chiaro che Hayley e sua figlia erano off-limits, da un po’ di tempo a questa parte aveva iniziato a respirarsi un grande nervosismo.

Il legame con Klaus è spezzato ma il legame con gli altri no e anche se tu vuoi far credere che sono morti, la Strige che tu non hai ucciso è ancora viva e questo significa che Elijah è ancora vivo. Quanto credi che ci vorrà prima che un’orda assetata di vampiri si metta sulle tracce di Hayley nella speranza di distruggere gli Originali rimasti? Gli aveva detto Sofya, la donna che prima lavorava per Lucien e adesso lavorava per lui. Si mormora che l’Ibrida e la cacciatrice siano rimaste unite in questi cinque lunghi anni, anche lei è off-limits?

Soprattutto lei, aveva replicato Marcel sospirando. Allison non aveva mai fatto nulla di male, si era solo fatta in quattro per aiutare tutti, la sua unica colpa era quella di amare l’uomo sbagliato, di voler far parte della famiglia sbagliata.

Si versò un bicchiere di bourbon e mentre lo beveva lentamente un susseguirsi di urla gli riempì le orecchie. Con cautela si affacciò sul soppalco e guardò giù dove molti sei suoi erano riuniti in attesa dell’epico scontro tra il caduto Klaus Mikaelson e il vampiro che più di tutti lo voleva morto: Alistar Duquesne. Metà dei vampiri erano in terra, al posto dei loro occhi due buchi neri e vuoti. Si alzò un venticello caldo mentre qualcuno avanzava fino a guadagnare il cento dell’atrio.

“Ciao Marcellus” gli disse alzando gli occhi su di lui.

“Allison” l’uomo la fissò perplesso. “Qual buon vento ti porta nella mia città?”

“Voglio vedere Klaus, adesso!”

“Oppure?”

Allison chiuse gli occhi e allargò le braccia e di nuovo quel vento avvolse tutti mentre dal suo corpo si irradiava una luce bianchissima e calda. I suoi vampiri urlarono di dolore, tenendosi chi il petto chi la testa. La donna si fermò. “Potrei continuare ma morirebbero. Quindi scegli tu Marcel: portami da Klaus o condanna a morte i tuoi… tirapiedi.”

Marcel la portò da Klaus.

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Capitolo 2
*** The shadow of the King ***


NDA: Fatemi sapere cosa ne pensate; lasciare una recensione vi costa solo cinque minuti del vostro tempo e per me fa una enorme differenza. Grazie, Roby.

aaf


THE SHADOW OF THE KING

 

 

 

 

 

Elijah fu il secondo a svegliarsi dopo Freya e la prima cosa che fece una volta in piedi fu raggiungere Hayley per darle una mano in quella che, era evidente, era una battaglia che l’Ibrida aveva già vinto. A dire il vero, quando si era svegliato ed era corso a raggiungerla, sperava che anche Allison fosse lì con lei perché per quanto volesse bene ad Hayley non c’era nessuno che volesse rivedere più della bella e forte cacciatrice.

Quel biglietto che aveva trovato al suo risveglio però gli metteva addosso ansia e timore. Sperò di sbagliarsi.

Ricordava ancora le parole che si erano detti prima che lui cadesse preda di quel lungo sonno durato cinque anni, ricordava la paura negli occhi nocciola di quella donna che amava follemente, ricordava la promessa che gli aveva fatto.

 

Sei la donna più forte che conosco. Puoi farcela. Ti amo.

Ti amo anche io.

 

Sarò forte, lo prometto aveva aggiunto. Elijah era sicuro che avesse mantenuto la parola.

In quella strada piena di sangue però, Allison non c’era. C’era solo Hayley nuda e sporca dopo un combattimento che le aveva fatto venire il fiato corto.

“Hayley” le sussurrò poggiandole la sua giacca addosso.

Lei sorrise di sollievo e si girò di scatto per stringerlo in un abbraccio. L’Originale ricambiò poi si staccò da lei quel tanto che bastava per guardarla in viso. “Stai bene?”

“Sì, sono così felice di vederti Elijah. Così felice che la cura funzioni.”

“Sono felice anche io” le disse lui guardandosi intorno, impaziente. “Hayley, dov’è Allison?”

“Freya non te l’ha detto?”

“Detto cosa?”

L’Ibrida fece un grosso respiro. “Allison è a New Orleans, è andata a liberare Klaus.”

“Da sola?” Elijah sgranò gli occhi. “Perché le hai permesso di farlo?”

Lei lo invitò a seguirla e raggiunse l’auto per prendere dei vestiti puliti. “Primo, ad Allison non serve il permesso di fare nulla, sai benissimo com’è fatta. Secondo, molte cose sono cambiate in questi cinque anni Elijah, cose che sarà lei stessa a dirti perché, credimi, ha più possibilità di riuscita lei di quante ne avrei avute io.”

“Come? È un essere umano. È furba ed è forte ma è solo un essere umano.”

“Come ti ho detto” ripetè lei “Molte cose sono cambiate. Fidati di me.”

Elijah stava per replicare ma poi li sentì; Kol e Rebekah. Anche loro svegli e in piedi.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Marcel guidò Allison lungo un corridoio buio, lo stesso corridoio che un tempo percorreva ogni volta che voleva raggiungere la biblioteca o la camera di Elijah. Ora era abbandonato a se stesso, sporco, il muschio e l’erba erano cresciuti ovunque. Si respirava odore di morte e di tristezza. Era un peccato, quella casa era sempre stata bella, un gioiello nel quartiere più vivo di New Orleans. Allison sperò di rivederla splendere un giorno, esattamente come in passato.

“Cosa ti è successo esattamente? Hai imparato l’arte della magia?” le chiese il vampiro trascinandola fuori dai suoi pensieri.

“Ho imparato un’arte, ma non quella della magia” replicò lei. “È una lunga storia ma non sono in vena di racconti al momento. Ti basti sapere che sarebbe sufficiente per me schioccare due dita per farti esplodere in miliardi di piccoli pezzi, ma non lo farò perché credo che in fondo il Marcel che conoscevo e a cui volevo bene sia ancora lì dentro da qualche parte.”

Marcel rise. “Schioccare le dita…” mormorò. “Vorrei poterti credere ma sai, sono bravo a riconoscere quando qualcuno bluffa. E tu stai decisamente bluffando.”

Allison rise. “Marcel, se pensi che dicendo così mi spingerai a darti una dimostrazione pratica del mio nuovo status, allora ti consiglio di risparmiare la voce. Al contrario di te io so gestire i miei impulsi ed i miei istinti.”

Lui la fissò per un attimo, poi aprì un vecchio cancello che fungeva da porta dietro il quale c’era la stanza in cui Klaus era rinchiuso. Allison fece qualche passo avanti, lo osservò seduto in terra, girato di spalle, i capelli spettinati e la postura afflitta, non c’era nulla del fiero Niklaus Mikaelson. Se solo avessi scoperto prima cosa potevo fare… si ritrovò a pensare la cacciatrice facendo qualche passo avanti.

“Sei venuto a torturarmi, Marcellus?” chiese l’Ibrido.

Allison fece un grosso respiro. “No, ha solo accompagnato me e adesso se ne andrà.”

Klaus raddrizzò le spalle, alzò la testa riacquistando una parvenza di fierezza. “Allison” mormorò girandosi piano, quasi avesse paura che facendolo avrebbe scoperto che si era sbagliato.

Lei gli sorrise. “Ciao Klaus. Scusa se ci ho messo tanto.”

Lui si alzò in piedi, i polsi legati con delle catene. Con passo veloce la raggiunse e la strinse in un abbraccio carico di tutto. “Ciao guerriera” le disse rompendo l’abbraccio e guardandola. “Quanto tempo.”

“Troppo. Preparati, ce ne andiamo.”

“Divertente!” esclamò Marcel. “Ma temo che tu non abbia compreso la mia disponibilità a fartelo vedere. Era in nome dei bei vecchi tempi ma lui non andrà da nessuna parte. Tu invece sei libera di andartene quando vuoi.”

“Marcel” gli disse lei rompendo con una stretta di mano le catene che tenevano Klaus legato, guadagnandosi lo sguardo perplesso di entrambi i vampiri. “Io temo invece che tu non abbia compreso che non mentivo quando ho detto che mi basterebbe schioccare le dita per ridurti in pezzi” gli fece sapere. “Temo anche che sarò costretta a farlo se non ti leverai di torno e non ci lascerai andare.”

Marcel allungò la mano per afferrarla per il braccio e in un attimo si ritrovò immobilizzato contro il muro, la sua mano piccola stretta come una morsa intorno al suo collo. Era forte tanto che non riuscì a muoversi, nonostante ci stesse provando con tutte le sue forze. Non era un vampiro e non era neppure un ibrido, lo avrebbe capito dall’odore. Lei invece emanava un sentore potente ma che mai aveva sentito prima.

“Allison” le disse Klaus. “Che cosa…”

“È una lunga storia, te la racconterò mentre andiamo a casa.”

“Non capisci” Marcel parlò a fatica. “Se non combatterà contro Alistar Duquesne e il suo piccolo esercito lui non smetterà di dargli la caccia e la darà anche agli altri. Ad Hayley ed Hope, ad Elijah, a Rebekah…”

Allison piegò poco il capo. Poi lo lasciò andare e lui ricadde in terra tossendo. “Chi diavolo è Alistar Duquesne?”

“È il vampiro peggiore che io abbia mai creato” rispose Klaus prendendo un grosso respiro.

“Peggio di Lucien e Cortez e tutti gli altri che abbiamo già affrontato?”

Lui annuì guardandola. “Molto peggio.”

La cacciatrice si tolse il cappotto. “Fantastico!” esclamò voltandosi verso Marcel. “Presentamelo. Combatterò io con lui.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Alistar era al centro della folla, in attesa che il grande Niklaus Mikaelson si facesse vedere. In attesa di ferirlo dopo aver aspettato per secoli quel momento. Ah quando aveva saputo che la discendenza era stata spezzata… la più bella giornata della sua vita. Il preludio ad una dolce vendetta, quella che aspettava da tanto, troppo tempo.

Avrebbe fatto i conti con lui e dopo avrebbe dato la caccia alla madre di sua figlia e alla bambina stessa e non avrebbe avuto nessuna pietà, per nessuno di loro. Avrebbe finito anche la vita degli altri Originali, per quel che ne sapeva erano già belli che morti, anche se la loro fine era stata bloccata da un sonno magico.

“Vieni fuori Klaus!” urlò impaziente. “Cosa aspetti?”

“Così desideroso di morire” mormorò Allison avanzando fino ad essere faccia a faccia con lui.

Lui la guardò e allargò le braccia. “E tu chi sei?”

“Alistar giusto?” la donna fece qualche passo avanti mentre raccoglieva i capelli in una coda di cavallo piuttosto disordinata. “È strano, non ho mai sentito parlare di te e non ricordo di averti mai incontrato.”

“Dovresti ringraziare il cielo di non avermi mai incontrato, qualcosa mi dice che non sarebbe finita bene per te. Non mi piaci molto…”

“Oh” Allison rise e guardò per un attimo Klaus, poi Marcel. “Un vero gentiluomo, non c’è che dire.”

“Combatterà lei al posto di Klaus” spiegò quest’ultimo. “Si è offerta volontaria.”

Alistar corrugò la fronte e volse lo sguardo all’Ibrido Originale. “Fai combattere una donna al tuo posto? È proprio vero allora, che non sei altro che l’immagine sbiadita del terrificante Niklaus Mikaelson.”

“Tu e i tuoi amici” intervenne Allison alzando le maniche della sua t-shirt. “Non siete nessuno, se non la brutta copia del vostro creatore. Dimmi, Alistar, quanto è frustrante vivere all’ombra di un Re?”

Il vampiro fece un grosso respiro guardandola. “Non hai ancora risposto alla mia domanda. Chi diavolo sei tu?”

La cacciatrice piegò le labbra in un sorriso tanto macabro quanto sicuro. “Io sono il tuo incubo peggiore e tu stai per addormentarti… permanentemente.”

La battaglia iniziò.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Not the same woman anymore ***


NDA: Fatemi sapere cosa ne pensate; mi piacerebbe avere un cenno per sapere se vale la pena che io continui a scrivere o no...
Grazie, Roby

aaf

NOT THE SAME WOMAN ANYMORE

 

 

 

 

 

Allison fece un grosso respiro mentre l’ultimo vampiro andava giù sotto i colpi frutto di quel potere che non era ancora in grado di controllare a dovere. Una volta aveva visto Castiel usare quell’energia in modo molto più veloce ed efficace di quanto lei stesse facendo, ma non credeva di essere capace di replicare.

In quell’improvvisato fight-club che Marcel aveva messo su nessuno si aspettava di vederla battere tutti quei vampiri, neppure lei stessa a dire il vero. Klaus non aveva smesso di guardarla con occhi confusi e sorpresi, in quelle iridi chiare Allison ci aveva visto anche un briciolo di orgoglio. Marcel dal suo canto sembrava spaventato, colto alla sprovvista da quel potere a cui non aveva creduto quando lei glielo aveva raccontato.

“Chi è il prossimo?” urlò la cacciatrice fermandosi un attimo per riprendere fiato. Fece un giro su se stessa, i capelli scompigliati e il respiro corto ma, si accorse, non sentiva stanchezza. Non aveva idea da quanto tempo stesse combattendo, ma a giudicare dalla luce che filtrava attraverso le finestre sporche e le erbacce alte probabilmente aveva combattuto tutta la notte. “Tutto qui? Quanti ne ho sconfitti fino ad ora?” chiese volgendo lo sguardo a Klaus. “Venti?”

Lui rifletté un attimo. “Quarantatré se la memoria non mi inganna.”

“Quarantatré?” Allison sgranò gli occhi. “Ah questo è un nuovo record. Congratulazioni a me.”

“Non cantare ancora vittoria” Alistar si tolse la giacca e arrotolò le maniche della camicia con cura. Quel gesto portò Allison indietro nel tempo a tanti anni prima. Si domandò se Elijah stesse bene, se Hayley fosse riuscita a svegliarli, se la cura avesse funzionato, se avesse trovato il suo biglietto… forse ora credeva che fosse morta, forse quel pensiero gli aveva spezzato il cuore.

Sperò di poterlo vedere un’ultima volta per dirgli quanto lo amava, per dirgli quanto quei cinque anni senza di lui fossero stati difficili. Voleva solo quella bocca sulla sua un’ultima volta, il resto non le importava. Aveva già vissuto la sua personale favola, Elijah era stato il principe azzurro perfetto e se lieto fine non fosse arrivato poco male, avrebbe gioito comunque vedendolo di nuovo, anche solo per un minuto.

Non era così che gli aveva detto una volta? Qualunque cosa accada sei stato il mio posto più felice.

 

 

“Voglio… voglio che tu sappia che qualunque cosa accada in futuro, io quel posto speciale l’ho trovato” la donna piegò poco il capo. “Amo il modo in cui mi guardi, il modo in cui mi fai sentire. Amo il fatto che tu sappia scegliere un vestito per me, un vestito che mi sta meglio di qualunque altro vestito io abbia mai acquistato, tra le altre cose” ridacchiò. “Amo il modo in cui mi accarezzi la guancia per asciugare le lacrime quando piango, amo il fatto che tu sappia sempre cosa voglio per colazione e amo la tua premura e il modo in cui mi sorridi. Amo il modo in cui mi ami perché mai nessuno lo ha fatto prima di te, non così. Quindi qualunque sia il futuro che il destino ha scritto per noi voglio che tu sappia che amo ogni cosa di te e che sei il posto più felice in cui mi sia mai capitato di vivere.”

Elijah rimase con gli occhi fissi dentro i suoi, non si accorse nemmeno che alcune lacrime gli avevano rigato le guance fino a quando lei non le asciugò con un movimento delicato del pollice. Spiazzato sarebbe stato l’aggettivo giusto da usare in quel momento per descrivere come si sentiva; spiazzato dall’amore che aveva sentito in quella dichiarazione, dal battito del suo cuore che batteva in sincrono con quello della meravigliosa donna che amava. Senza dire niente avvicinò la bocca alla sua e la baciò, stringendosela addosso con delicatezza.

“Io ti amo più di ogni altra cosa al mondo” le disse. “Non sono altro che un’ombra senza di te, non lo sapevo prima di quel bacio al gusto di gelato di tanti anni fa. L’ho saputo solo nel momento esatto in cui le tue labbra hanno toccato le mie e mi sono sentito vivo come mai prima” le accarezzò i capelli facendo vagare lo sguardo dagli occhi alla bocca. “Ti amo più di ogni altra cosa al mondo” ripeté. “Più di ogni altra persona.”

 

 

Un colpo al viso la scosse dai suoi pensieri, barcollò e per poco non cadde. Dal suo naso prese a scendere del sangue. Avrebbe potuto guarirla concentrandosi solo un po’, ma non sapeva ancora come farlo e farlo male le avrebbe semplicemente fatto perdere tempo ed energia e di entrambi non ne aveva a sufficienza.

“Ti ho colta di sorpresa forse?” Alistar rise guardandola. “Non te l’hanno insegnato? La regola numero uno è mai abbassare la guardia.”

La cacciatrice rimase immobile un attimo mentre un altro ricordo le sfiorava la mente. Regola numero uno…

 

 

Lui le baciò delicatamente le labbra, poi annuì. “Parla pure.”

“Abbiamo, o comunque stiamo per intraprendere una relazione, giusto?”

“Corretto.”

“Bene,” Allison gli baciò il collo ed il mento prima di continuare. “Affinché funzioni dobbiamo stabilire qualche semplice regola.”

L’Originale fece cenno di sì col capo mentre un calore lo scaldava e il suo corpo reagiva istintivamente al profumo che lei emanava.

“Regola numero uno, nessun segreto. Ci diremo tutto, anche se sapremo che l’altro non sarà d’accordo, anche se probabilmente ci arrabbieremo l’uno con l’altra. Nessun segreto” la donna alzò le braccia invitandolo a sfilarle la maglietta e lui lo fece facendo poi scorrere il dorso di una mano sulla parte di seno destro libera dal reggiseno.

“Nessun segreto” ripeté sbottonandole i jeans.

“Regola numero due, ci preoccupiamo l’uno per l’altra, ma rispettiamo i reciproci spazi. Io mi fiderò delle tue scelte e tu ti fiderai delle mie. Magari ne discuteremo, ma non dobbiamo mai dimenticare che indipendentemente da tutto, io so ciò che faccio e…beh anche  tu sai ciò che fai.”

“Non ti dirò mai e poi mai cosa fare. Capito.”

Allison rise. “Sei sveglio, Mikaelson. Hai saputo leggere tra le righe.”

Il vampiro sospirò, le prese il viso tra le mani e disegnò il contorno di quelle labbra rosate con la punta della lingua. “Hai altre richieste?” le domandò facendo scivolare le mani fino a fianchi.

“Dimmelo di nuovo,” la voce della donna divenne un sussurro mentre lui se la stringeva addosso, facendo aderire perfettamente i loro corpi.

Lui affondò la lingua dentro la sua bocca, in un bacio forte, intenso, appassionato. Si perse in quella danza calda e umida di cui non avrebbe più saputo fare a meno e la strinse ancora di più. “Ti amo” le sussurrò staccandosi dalle sue labbra.

 

 

“È tutto quello che sai fare?” le disse ancora Alistar e per quanto lei stesse provando a controllarsi una rabbia le montò dentro, esattamente come quando aveva sperimentato la prima volta quel potere.

Ridendo alzò il capo e tendendo la mano gli fece segno di avvicinarsi. “Cosa stai aspettando?”

Alistar attaccò.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah non aspettò gli altri, fece strada all’interno della tenuta, di quella che una volta era la loro casa. Era lì che Freya aveva rintracciato Allison usando un campione del suo sangue di cui Hayley era in possesso.

“Fermati Elijah” gli disse Kol pizzandoglisi davanti. “Non sappiamo cosa ci aspetta lì dentro, non possiamo entrare così impulsivamente. Marcel è ancora la bestia che cinque anni fa ci ha morsi condannandoci a metà decade in una maledetta dimensione alternativa.”

Il maggiore dei Mikaelson guardò la mano che suo fratello gli aveva poggiato sul petto per fermarlo, poi rialzò lo sguardo su di lui. “Allison è lì dentro” gli disse. “Forse anche nostro fratello.”

“Nostro fratello sa cavarsela” gli disse Kol. “Quanto ad Allison, credo che potrà aspettare qualche altro minuto. Se non…”

“Non dirlo!” lo avvertì Elijah. “Non dire quello che stavi per dire.”

“Ma è una possibilità e tu lo sai.”

“Ho passato gli ultimi cinque anni con lei, a stretto contatto” intervenne Hayley guardando prima Kol, poi anche Rebekah e Freya. “Credetemi se vi dico che se lì dentro qualcuno è morto non è di certo Allison.”

Ripresero il cammino e quando arrivarono nel grande atrio si fermarono fissando lo sguardo sulla scena che si presentò loro. Una cinquantina di vampiri morti sparsi per tutto il pavimento, Klaus, Allison e Marcel in piedi in mezzo ad essi. La donna dava loro le spalle ma si raddrizzò non appena li percepì.

Lo sguardo di tutti e tre si poggiò su di loro. L’Ibrido Originale rimase immobile, travolto da una marea di sensazioni diverse. Cinque anni lontano dalla sua famiglia e solo ora si rendeva conto di quanto gli fossero mancati tutti. “I Mikaelson al completo” mormorò con un sorriso. “Ce ne è voluto di tempo.”

Allison si voltò verso Marcel. “Sparisci” gli intimò. Lui guardò per un attimo Rebekah, poi sparì.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Hayley fece un discreto cenno del capo ad Allison mentre Klaus abbracciava i suoi fratelli dopo aver abbracciato lei. La cacciatrice ricambiò, poi poggiò gli occhi su Elijah che le si stava avvicinando a passo lento. Aveva gli occhi pieni di lacrime e come la più sciocca delle ragazzine lei si chiese se avesse un aspetto decente o se invece fosse fuori come si sentiva dentro: un disastro.

“Allison” le sussurrò lui.

Lei indietreggiò e scuotendo il capo alzò una mano per fermarlo. “Dio solo sa quanto sono felice di vederti Elijah” gli disse iniziando a piangere. “L’unica cosa che vorrei fare adesso è baciarti e stringerti fino allo sfinimento.”

“Allora fallo, perché io voglio lo stesso.”

“Non sono più la donna che ricordi. Ho ucciso tutti questi vampiri” disse allargando le braccia. “E potrei andare avanti per tutto il giorno senza accusare neppure un briciolo di stanchezza. Non sono più la donna che amavi cinque anni fa.”

Lui la raggiunse e senza esitazione le prese le mani. “Tu sarai sempre la donna che amo” le accarezzò il viso e infine lo prese tra le mani. “Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa tu sia io ti amo.”

Allison pianse più forte, cinque anni di paura nascosta uscirono fuori bagnandole il viso, bagnando le mani grandi di Elijah.

Lo baciò.

Quando l’Originale ricambiò stringendola forte si accorse che per cinque anni aveva trattenuto il respiro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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