The Bloody and Dark Princess

di Arsax
(/viewuser.php?uid=144890)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24-Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


The Bloody and Dark Princess.
 

Capitolo 1


 
Non ero mai brillata come ragazza, nonostante fossi bionda con occhi come due pezzi di cielo in una giornata estivo. Riguardo a popolarità, sono sempre stata una ragazza odiata, temuta o indifferente, forse per il caratteraccio che mostravo a tutti coloro che avevano la presunzione di farmi sentire una nullità, o forse per il semplice fatto che non mostravo il mio lato migliore a nessuno che non mi andasse a genio. Certo, quando volevo sapevo essere simpatica, cordiale e gentile con tutti, ma non mi aprivo mai troppo a fondo, cosa che avevo imparato a fare nei miei quasi ventidue anni di vita.
Avevo capito che mostrare il proprio lato dolce e le proprie debolezze a tutti, portava solo tanto dolore e tantissime delusioni. Fin da quando ero piccola i miei amichetti mi avevano sempre maltrattata e presa in giro per questo e crescendo le delusioni erano state sempre più grandi, fino a quando non diventai un pezzo di ghiaccio o, come dicevano i miei amici, la "Regina degli stronzi".
Anche nel mio corso di studi universitari di biologia avevo molte persone che mi apprezzavano, ma molte di più alle quali non andavo a genio e altre alle quali ero totalmente indifferente. Ciò non mi toccava più di tanto.
Nel mio gruppo di amici invece ero l'anima della festa. Ridevo, facevo battute ed ero molto propensa ad abbracci e baci e, a detta dei miei amici, ero uno degli ingranaggi principali che faceva girare il gruppo.
In alcuni casi riuscivo ad essere addirittura dolce, soprattutto se ero in compagnia del mio fidanzato storico, Mirko. Stavamo insieme da quasi quattro anni e lui, castano e occhi verdi, era uno dei miei amici più cari, il mio confidente, il mio amante. Ci eravamo conosciuti ad una festa di alcune amiche che avevamo in comune ed era subito scoccata la scintilla. Con lui avevo scoperto l'amore e tutte le sue sfumature. E ne ero follemente innamorata.
La mia vita era pressoché perfetta, o quasi. Mi mancavano una laurea, un buon lavoro, magari proprio il lavoro che tanto desideravo, ovvero fare la scrittrice, e allora sì che la mia vita sarebbe stata perfetta. Ma non avrei mai pensato che sarebbero bastati solo un paio di giorni per sconvolgerla completamente, e con essa i miei piani futuri. Senz'altro non avrei mai pensato che sarebbero stati proprio i personaggi dei miei amati libri a sconvolgerla in pieno e non avevo mai pensato, fino a quel momento, che il mio passato sarebbe tornato a bussare alla mia porta, portandomi in un mondo che a malapena conoscevo.
-Allora, sabato sera che facciamo?- mi chiese la mia amica Erica, mentre con una mano teneva il suo cellulare e con l'altra cucinava parte della cena che avrebbe consumato con la sua famiglia.
-Non lo so, pensavo il solito: serata tranquilla in un pub e tu, in preda ai fumi dell'alcol, che ti fai un sacco di figuracce.- risposi ridacchiando, mentre sfogliavo qualche pagina del nuovo libro appena comprato.
-Ah-ah, davvero molto spiritosa.
-Be', sta a te non ubriacarti fino a volerti disegnare gli occhiali col rossetto di Marika.
Erica rise di gusto al ricordo della serata che avevamo passato durante una delle feste a casa mia, e non mancò di mandarmi a quel paese. Aveva i capelli biondi ricci, che le arrivavano fino alle spalle e occhi blu intenso.
-A proposito di Marika, Mirko come se la passa? In questi giorni lo vedo piuttosto giù di corda.- disse la mia amica tornando seria.
-Non so come tu abbia fatto a collegare Marika a Mirko.- affermai ridacchiando.
-Entrambi iniziano con la "m" e hanno anche una "k" nel mezzo. Il collegamento viene da sé.- rispose lei come se fosse ovvio.
Scossi la testa sorridendo. Lei era la mia migliore amica, quella che consideravo alla pari di una sorella e per la quale mi sarei buttata in mezzo alle fiamme per lei, così come lei avrebbe fatto per me. Ovviamente lei non sapeva delle strane abitudini che avevo iniziato a prendere da qualche tempo a quella parte, perché, nonostante mi capisse fino in fondo, non ero convinta che in quella situazione mi avrebbe capito...
Da qualche tempo ero solita ad avere una sete strana e insistente, ma l'acqua non mi soddisfaceva appieno, e solo quando mangiavo bistecche al sangue, praticamente crude e grondanti di sangue, mi sentivo meglio e in forze. Forse il mio subconscio mi stava giocando un brutto scherzo, vista la mia infanzia oscura e della quale non ero solita a parlare molto volentieri, men che meno con i miei genitori, figurarsi con un'amica cara.
I miei genitori, Paola e Andrea Serafini, in realtà non erano i miei genitori naturali. I miei genitori erano di origine rumena e svizzera, che avevano avuto a che fare con strani riti pagani e oscuri, dei quali non avevo mai voluto approfondire l'argomento, e che avevano sostenuto di essere in tutto e per tutto degli esseri speciali ed erano stati uccisi brutalmente molti anni prima da un allevatore molto suggestionabile a quel tipo di storie. Probabilmente si trattava di riti inerenti all'adorazione del diavolo e al sacrificare vergini o altre cose inquietanti.
Quando i miei genitori adottivi mi avevano rivelato la tendenza dei miei genitori naturali a questi rituali, un paio d'anni prima, ero scoppiata a ridere pensando che fosse uno degli scherzi tanto amati di mio padre, ma né lui né mia madre stavano ridendo. Erano davvero convinti che anche io, come loro, fossi un essere speciale. Se per speciale intendevano che mi amavano alla follia perché ero la loro adorata figlia, allora ci potevo credere.
Lì per lì la cosa mi sembrò molto strana e pensai che forse si erano lasciati troppo coinvolgere da assurde storie di folklore e caccia alle streghe, ma con l'avvento della mia strana e insolita sete, un lato di me si stava facendo suggestionare da queste sciocchezze, molto belle e affascinanti, ma pur sempre sciocchezze.
Non ne avevo ancora fatto parola con i miei genitori però, pensavo che non avrebbero capito così come non lo capivo nemmeno io.
-Ehi! Serena, sei ancora lì?- mi urlò nell'orecchio Erica e mi risvegliai all'istante dal turbine dei pensieri, che mi aveva avvolta per un minuto buono.
-Eh? Oh, sì scusami. Comunque Mirko si sta facendo sempre più buio e freddo nei miei confronti. Non vorrei che fosse ancora offeso per la discussione della settimana scorsa.- risposi, ripensando a come mi aveva del tutto ignorato mentre chiacchierava con una sua amica, della quale non sapevo nemmeno dell'esistenza, e della seguente discussione accesa che si era tenuta.
-E' un maschio! Tornerà da te, ne sono certa.
Le sue predizioni non sbagliavano mai, infatti scherzosamente la chiamavamo "La Veggente", ma quella volta si era sbagliata. E di grosso anche.

Salutai Mirko con un cenno della testa e lui non fece nulla di più se non guardarmi con i quei occhi verdi.
-Perché mi hai chiesto di raggiungerti adesso, proprio durante l'orario delle lezioni?- gli chiesi guardandolo attentamente negli occhi.
Frequentava l'università di chimica, non molto distante dalla mia, ed era raro che mi chiedesse di lasciare le lezioni per vederci, soprattutto quando c'era in ballo una discussione ancora non del tutto chiusa.
La sera prima mi aveva mandato un messaggio chiedendomi di vederci quella mattinata. Nessuna "faccina", nessuna "emoticon", niente di niente. Solo un messaggio freddo, asciutto e impersonale.
-Perché posso soltanto in questo momento, e anche perché è ora di chiarire tutta la faccenda.- disse guardandomi con occhi freddi e calcolatori. -Dobbiamo smetterla di prenderci in giro, non siamo fatti per stare insieme ed è giunto il momento che anche tu lo capisca.
Rimasi di sasso. Fossimo stati in altre circostanze, sicuramente l'avrei mandato a quel paese, ma il suo sguardo e la situazione nella quale ci trovavamo, non sembrava essere mai stata così seria come in quel momento.
-Quindi... vuoi chiudere la nostra relazione?- chiesi cercando di non mostrarmi scossa, nonostante fossi sul punto di vomitargli addosso e di piangere come una bambina.
Io non piangevo. Mai. Men che meno davanti a nessuno. Riservavo le mie lacrime per il mio amato e fedelissimo cuscino.
-Esattamente.- rispose annuendo con decisione. -Sono certo che tu abbia notato che in questo periodo le cose non stanno funzionando per niente bene fra di noi. Discutiamo sempre per delle sciocchezze e io sono stanco di vederti tenere il broncio.
-Non abbiamo mai litigato fino a mandarci a quel paese, ma discutiamo delle cose che non ci vanno a genio, come ci eravamo ripromessi, e vuoi lasciarmi soltanto perché parliamo dei nostri punti di vista e delle nostre preoccupazioni?
-No, non è affatto così. Tu hai sempre volto fare quello che volevi, senza mai chiedere il mio parere e io mi sono stancato di tutto questo.
Sbarrai gli occhi e strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche. Quello non era assolutamente vero, io avevo sempre chiesto il suo parere proprio perché non volevo costringerlo a fare cose che non gli piacevano. Mi nascondeva qualcosa, la motivazione non era quella che mi aveva detto.
-Non è vero, e lo sai anche tu. Allora, chi è che ti spinge a lasciarmi?- dissi cercando di risultare decisa, cosa che, con mia grande sorpresa, mi venne anche piuttosto bene.
-Non c'è nessuno che mi spinge a fare questo. Non stiamo bene insieme e voglio chiudere qui la nostra relazione. Fine della storia.- rispose altrettanto deciso.
Non aggiunse altro, prese lo zaino e se ne andò, lasciandomi a guardarlo con un'espressione sconcertata sul volto.
Tutto ciò che aveva detto non era vero. Aveva solo cercato di arrampicarsi sugli specchi per non dirmi il vero motivo per il quale mi aveva lasciata. Sicuramente c'era una ragazza dietro, molto magra, molto femminile e con l'hobby dei servizi fotografici con fotografi maniaci e porci e serate in discoteca a ubriacarsi e fare la scema con tanti ragazzi diversi.
Stavo vaneggiando, creandomi un film mentale che presto sarebbe potuto diventare uno dei miei innumerevoli racconti. Ritornai alla realtà e, visto che nessuno mi vedeva, iniziai a vomitare dietro ad un cespuglio.

-Certo che è proprio un pezzo di merda.- disse Erica, continuando a mangiare la torta che aveva portato. -Non capisco come mai. Fossi maschio, io ti starei ben appiccicata. Sei una gran gnocca e hai un culo che ti invidio da quando eravamo ragazzine.
Mi ritrovai a sorridere per il supporto che la mia migliore amica mi stava dando. Dopo che Mirko mi aveva lasciata al campus, basita e incredula, ero corsa alla macchina e avevo guidato il più velocemente possibile verso casa mia, a Torino nord. Avevo trovato parcheggio subito (grazie a tutti gli dei per aver lasciato liberi i parcheggi sotto casa mia in un giorno così orrendo), ero corsa in casa e mi ero buttata sul letto a piangere come una disperata. Quando mi ero calmata, avevo chiamato Erica e le avevo detto cos'era accaduto e lei mi aveva risposto: -Tranquilla, venti minuti e sono da te.
Le ero immensamente grata per ciò che stava facendo per me ed ero molto contenta di non trovarmi da sola in quella situazione.
-Ha trovato scuse su scuse, inventandosi cose non vere per mollarmi. Dopo tutto questo tempo e tutto ciò che abbiamo condiviso...
-Ripeto: è un pezzo di merda e un grandissimo codardo. E' un bene che te lo sia tolta dai piedi, perché meriti molto di meglio, anche se ora non la pensi così e stai male. Passerà, credimi. Ci sono passata un po' di volte prima di te e la cura migliore è una buonissima torta alla panna e cioccolato, preparata dalla meravigliosa Erica Berti.
Mi ritrovai a sghignazzare con lei e mangiai un'abbondante cucchiaiata di quella torta magnifica. Lei sapeva come prendermi e come tirarmi su di morale.
-Secondo me dovresti anche riprendere a fare aikido, giusto per spaccargli la faccia nel caso osasse tornare da te.- continuò e l'idea di riprendere a fare arti marziali come sfogo non mi sembrò tanto sbagliata.
Non avrei perso a calci Mirko, a meno che non mi avesse dato una buona ragione per farlo, ma stavo diventando piuttosto flaccida e lo stress che non riuscivo a scaricare si riversava sui miei capelli, facendoli diventare bianchi. Dovevo riprendere a fare le cose che amavo, tenermi occupata tutto il tempo che mi sarebbe servito a farmi dimenticare Mirko, anche se era una cosa molto difficile...
-Però, se mi concedi la grazia, potrei andare a pestarlo io stessa, così vendicherò l'onore della mia migliore amica.- aggiunse stringendo il cucchiaino.
Mia madre entrò, salutando allegramente me ed Erica. Mi baciò la guancia come faceva di solito e capì che era successo qualcosa di molto grosso, visto che avevo ancora gli occhi rossi e gonfi di pianto.
-Che è successo, tesoro?- mi chiese preoccupata.
-Mirko ha mollato la tua splendida figliola, ecco cos'è successo.- rispose Erica disgustata e infuriata.
Mia madre sollevò entrambe le sopracciglia dalla sorpresa e spalancò un poco la bocca. Era stato un fulmine a ciel sereno per lei, così come lo era stato per me.
-Dici davvero?- mi chiese sconcertata.
Annuii senza energia, continuando a strafogarmi di torta. Mia madre mi abbracciò e iniziò a cullarmi.
-Mi dispiace tanto.
Iniziai a raccontarle tutto e anche lei concordò con Erica, ovvero che Mirko fosse un pezzo di merda. Quando anche mio padre tornò da lavoro, dovemmo trattenerlo dall'andare dal mio ex-ragazzo a spaccargli la faccia, e affermò che fosse inaccettabile che al sua"principessa" fosse stata trattata in tale maniera.
I miei invitarono Erica a cena e cercarono tutti di farmi passare una serata divertente, provando a non farmi pensare a Mirko e nonostante tutto ci riuscirono. Quasi...
Non appena Erica fu andata a casa e i miei genitori a letto, iniziai a scrivere un pezzo a caso che avrei inserito in uno dei miei racconti, ed era molto triste e malinconico. Proprio come lo ero io.
Chiusi il computer e mi misi nel letto a dormire, pensando che non sarei riuscita a dormire, ma scivolai nel sonno in pochissimi minuti.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Sono tornata con una nuova storia, quasi del tutto originale. Mi sono ispirata a un libro, quindi se trovate qualche somiglianza è per quello xD 
Per quanto riguarda "Beauty and the Beast" purtroppo resterà incompleta e mi scuso per questo.
Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento, risponderò molto volentieri a tutti voi! Vi mando un bacione enorme.
Arsax <3

Nota: questa storia mi appartiene completamente; i personaggi sono stati inventati da me e non hanno tratto ispirazione da nessuna persona/personaggio già esistente. Come detto sopra, ho preso l'ispirazione da un libro, ma la trama è differente da esso. Vietato copiare, a meno che non mi si chieda il permesso per pubblicarla a nome mio da qualche altra parte (es. forum vari, Wattpad ecc.) Qualunque tentativo di plagio, verrà immediatamente segnalato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Il vento gelido mi sferza la faccia e nonostante abbia un caldo mantello, il freddo penetra in ogni fessura, in ogni intreccio dei fili che compongono quel mantello pesante. La tempesta di neve non cede e io arranco con la neve alta fino alle ginocchia.
Vedo la figura di un ragazzo, un giovane uomo che mi dà le spalle, alto circa due metri. Mi avvicino di più e lui, sentendomi arrivare, si gira verso di me. E' un bellissimo giovane uomo di vent'anni circa, anno più anno meno. Ha capelli neri lunghi fino alle orecchie, una mandibola ben definita, il naso dritto e senza gobba, occhi magnetici e profondi color ghiaccio, che nascondono segreti oscuri e che intimidiscono chiunque osi incrociare lo sguardo con quel giovane. Le labbra carnose sono ricoperte di...sangue. Anche il mento e il collo lo sono. Mi guarda e mi sorride, mostrandomi dei canini molto appuntiti e affilati e io, che amo tanto i libri fantasy e sono cresciuta con genitori studiosi di storie folklore, capiscono che sono denti di...

-Vampiro!- urlai mettendomi a sedere, col fiatone e il batticuore.
Mi ero svegliata di soprassalto da un incubo che era stato così vivido e palpabile che ancora potevo sentire il freddo penetrarmi nelle ossa.
Mi passai una mano sul volto e guardai la radiosveglia sul mio comodino. Erano le sei e mezza del mattino e avevo ancora mezz'ora per riposarmi, prima di dovermi andare a preparare per andare all'università, ma quel giorno non ne avevo proprio voglia. Se avessi finto un mal di pancia, forse i miei genitori mi avrebbero lasciata stare a casa a riposare, ma così facendo mi sarei trovata davanti a mille pensieri cupi, tra i quali quello strano sogno e Mirko.
Decisi di alzarmi, di andare a farmi una doccia e di uscire presto di casa. Andai all'università che frequentava Mirko e lo attesi davanti all'entrata principale, un poco nascosta dai cespugli. Ero indecisa se continuare la discussione avuta il giorno precedente o constatare che le mie supposizioni fossero giuste e che avesse un'altra.
Non ebbi nemmeno tempo di formulare un discorso carico di rabbia e decisione che lo vidi arrivare al fianco di una bellissima ragazza,tutta fru frue vestita di rosa. Io non amavo il rosa e in quel momento lo trovai il colore più odioso del mondo.
Mi nascosi un po' meglio, per non farmi beccare da loro e li vidi che si baciavano profondamente, anzi si stavano facendo la pulizia dentale a vicenda. Non mi aveva mai baciata così in pubblico, fortunatamente, ma vedere che si comportava da idiota con un'altra quando neanche ventiquattr'ore prima mi aveva scaricata, mi fece bollire il sangue nelle vene.
Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche e non seppi con quale forza di volontà, non mi misi a prenderli entrambi a calci, come aveva suggerito Erica. Si staccarono ridacchiando e andarono a cercare un posto nel quale appartarsi. Decisi che avevo visto abbastanza, anche fin troppo, così me ne tornai alla facoltà col tentativo e la speranza di riuscire a seguire qualche lezione.

-E così il porco se la fa con una Barbie. Interessante...- disse Erica addentando il kebab che ci eravamo comprate.
Era venuta a trovarmi al campus durante la pausa pranzo, per farmi tornare il buonumore, ma si era ritrovata con altre informazioni molto brutte.
-Stasera si esce. Ho già informato tutti quelli del gruppo e ti accompagno a casa io, così puoi scolarti un bel po' di crema di whisky.
-Grazie, ma stasera passo. Voglio solo diventare parte integrante del mio letto.
-Tu hai bisogno di uscire e di divertirti. Non puoi stare chiusa in casa a pensare a Mirko o peggio ancora a studiare. È venerdì sera!-protestò Erica.
Lavorava in un bar dal mattino fino alla sera e quando andavo a trovarla, ogni tanto mi offriva un caffè gratis, soprattutto quando capitavano giornate brutte come quella. Ero grata di averla incontrata durante il mio cammino.
-Non te lo dico spesso, ma sei la migliore amica che io abbia mai avuto. È stata una fortuna essere in classe insieme alle superiori.- dissi guardandola negli occhi con profonda sincerità.
-No, così mi fai piangere e mi fai sbavare il trucco.- rispose asciugandosi teatralmente una lacrima immaginaria e io mi misi a ridere.
-Se hai bisogno, chiama in qualsiasi momento. Sai che ci sono sempre per te, ma era giusto per ribadire il concetto.
-Grazie mille ancora, davvero.
-Dovere di sorella maggiore.- mi disse facendomi l'occhiolino.

Tornai a lezione fino alla sera e mi avviai lentamente a casa. Non avevo voglia di fare niente, nemmeno di mangiare, soltanto infilarmi subito nel letto, col mio bel pigiama con gli orsetti, ma i programmi furono cambiati completamente.
Quando arrivai a casa, sentii i miei genitori seduti al tavolo della cucina che parlavano molto fitto fra loro. C'era anche un'altra persona, ma non riconobbi la voce.
-Sono a casa.- annunciai lanciando la mia borsa a tracolla in camera mia.
-Serena, vieni qui. Dobbiamo presentarti una persona.- mi chiamò mia madre.
Andai in cucina e trovai un uomo sulla trentina, con i capelli corvini e gli occhi grigio-azzurro, leggermente tendenti al verde. Era molto, troppo pallido e pensai che avesse subito bisogno di una lampada, così come ne avevo bisogno io, visto che il suo pallore era identico al mio. Era oggettivamente bello, uno di quegli uomini dei quali ci si innamora sull'autobus e che si spera di incontrare di nuovo nei giorni seguenti. Poteva benissimo essere un modello.
Si alzò in piedi non appena mi vide e mi fece un inchino, un inchino vero, fino alla vita.
-Buonasera Serena. Sono lieto di conoscerti. Mi chiamo Wilhelm Von Ziegler e sono tuo zio, da parte di madre. Della tua vera madre.
Sbarrai gli occhi e lo guardai scioccata. Non era possibile, avevo uno zio e non era mai venuto a conoscermi, a cercarmi o quant'altro. Quello non era mio zio. Avevamo il medesimo sangue che ci scorreva nelle vene, ma ciò non significava che fosse mio zio. Uno zio non ti lascia con degli sconosciuti o ti dà in adozione, ma cerca di lottare e di difenderti, se non per te almeno in memoria della propria sorella.
Istintivamente mi misi a cercare qualche tratto che avevo ereditato da mia madre, ma ne trovai ben pochi. Forse il colore degli occhi, molto simili ai miei.
-Serena, siediti. Ti servo un po' di caffè.- disse mia madre alzandosi per prendere una tazzina.
-Come hai fatto a trovarmi?- chiesi a bruciapelo a Wilhelm, piuttosto sospettosa.
-Ho sempre saputo dove trovarti.- rispose sorridendo e lasciandomi, ancora una volta, ad occhi sbarrati. -Non mi sono mai avvicinato a te fino a quando non fossi stata pronta, e ora lo sei. Sei pronta per affrontare il tuo passato e imboccare la strada verso il tuo destino.
-Ehm... da quale libro fantasy salti fuori? Perché sembra molto bello, soprattutto la frase ad effetto, e mi piacerebbe leggere un...
-Serena.- mi interruppe mia madre. -Questo non è uno scherzo. Noi abbiamo provato più volte a dirti da verità, ma tu hai sempre pensato che fosse uno scherzo e così abbiamo lasciato perdere. Ora è giunto il momento di guardare in faccia la realtà.
Non l'avevo mai vista così seria come in quel momento e la cosa mi fece paura, ma la mia logica e razionalità scientifica avevano la meglio.
-Be', sono un po' come San Tommaso: se non vedo non credo.- risposi facendo spallucce, ma la mia tranquillità sparì in poco tempo.
Mia madre aveva accennato al fatto che non avessi mai creduto loro quando avevano tentato di raccontarmi dei miei genitori e di...
-Sì, Serena. Credo che tu abbia capito.- affermò mio padre annuendo. -Sei un vampiro, anzi un nobile vampiro. Figlia di Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean, principessa dei clan Von Ziegler Vidrean.

Sbarrai gli occhi e rimasi scioccata. Tutto ciò che i miei genitori avevano tentato di dirmi per anni era vero. Era tutto vero. Solo in quel momento me ne resi conto, anche se la mia parte scientifica era ancora molto scettica.
-Quindi... io...
-Esatto, Serena.- annuì mio zio. -Tu sei l'erede al trono di due clan molto influenti. Tuo padre Marius era sovrano del clan Vidrean, mentre tua madre era la regina del clan Von Ziegler.
-Ma... ma...
Mio zio mi zittì alzando una mano. -Ti prego, Serena, lascia che ti racconti

I Vidrean e i Lovinescu, un altro clan di vampiri molto influente in Romania e dintorni, sono stati in continua lotta per secoli. Erano secoli bui sia per la popolazione locale di umani che per i vampiri stessi. C'erano continue lotte fra i vampiri per accaparrarsi il potere, folle armate di forconi, fiaccole e paletti, pronte ad uccidere qualunque vampiro fosse capitato fra le loro mani, fino a quando non decisero di sancire un patto. Un patto ancora più vecchio dei tuoi genitori e me. Tale patto stabiliva che se ci sarebbero stati un erede maschio e uno femmina, provenienti dalle due famiglie, questi si sarebbero sposati e avrebbero fermato i conflitti fra le due famiglie, e di conseguenza anche le orde inferocite. Ma, per un crudele gioco del destino, per anni e anni entrambe le famiglie ebbero eredi dello stesso sesso e prima che i loro genitori potessero procrearne altri, questi venivano distrutti.
Iniziò così un circolo vizioso che non fece altro che aumentare l'astio fra i due clan, fino a quando non nascesti tu. Fu una gioia per entrambi i clan, poiché i Lovinescu avevano dato alla luce un bambino di nome Stefan appena due anni prima e tutti erano in festa, ma questa durò ben poco. I tuoi genitori furono assassinati da un Lovinescu che non accettava di farsi comandare da un Vidrean. Questo venne distrutto seduta stante, ma fu una grave perdita per tutti.
I tuoi genitori erano consapevoli che c'erano vampiri che non erano contenti di questa futura unione, così ti affidarono alle cure di una coppia di vampiri mezzosangue per non esporti a inutili rischi, dato che loro non sarebbero stati lì a proteggerti. Sapevano che sarebbero morti a breve e così accadde. I vampiri mezzosangue ai quali ti affidarono erano tuo padre Andrea e tua madre Paola.

Spostai lo sguardo verso mio padre, che aveva assunto uno sguardo cupo e lontano, come se stesse ripensando alla notte di quasi ventidue anni prima. La mamma era anche in uno stato peggiore. Faceva fatica a trattenere le lacrime e non osava guardare nella mia direzione.
-Papà, ma allora tu...
Lui annuì, piantandomi i suoi occhi castani, dallo sguardo sempre caldo e cordiale, che in quel momento erano freddi come il sogno della notte prima.
-Sono un vampiro mezzosangue, così come lo è tua madre.
Fu il turno di girarmi verso mia madre, che tentò di sorridermi per infondermi un po' di incoraggiamento, nonostante gli occhi lucidi e il naso rosso.
-Tesoro, abbiamo provato tante volte a dirtelo, ma tu sei così... razionale, scientifica.- mi disse la donna che mi aveva accudita e cresciuta come se fossi sua.
-Infatti è così. Ripeto: sono come San Tommaso. Io non ho mai avuto dei canini aguzzi né tanto meno voglia di...
Sangue.
In quel periodo avevo sempre sete e sempre voglia di carne al sangue, molto al sangue. Com'era che tutti i pezzi stavano andando pian piano ad unirsi in un unico, enorme, molto fantasioso e folkloristico puzzle?
-Non ti sono ancora usciti i canini?- chiese sconcertato mio zio Wilhelm.
-Ehm... no. Però ho notato che in questo periodo ho tanta... sete. E che spesso mangio bistecche al sangue.- ammisi con un po' di vergogna. -Le vado a comprare per pranzo in modo che voi non le vediate.
-Perché non ce l'hai detto prima? Ti avremmo aiutato.- domandò mio padre palesemente sorpreso.
-Papà, fino a mezz'ora fa credevo che i vampiri fossero solo nella mia testa e nei miei libri e pensavo che fossero solo voglie... perché... forse...
-Pensavi di essere incinta.- completò mia madre, ridacchiando sotto i baffi, e io annuii.
-Be'- iniziò mio zio pensieroso. -questo sì che è strano. Di certo la cosa più strana che mi sia mai capitata. Proverò a fare delle ricerche.
-Aspettate un attimo.- affermai bloccando tutti e ripensando ad una cosa che avevo metabolizzato solo in quel momento.
Io avevo un promesso sposo vampiro, che mi era stato promesso addirittura prima ancora della nascita dei miei genitori, che da quel che aveva lasciato intendere zio Wilhelm erano molto vecchi. Quindi io avrei dovuto...
-Io devo sposarmi?!- chiesi con voce acuta e gli occhi sbarrati dallo shock.
Sposare uno sconosciuto, per giunta vampiro, per giunta della famiglia rivale alla mia. Quel matrimonio avrebbe portato pace e amore e tutti sarebbero stati felici e contenti. Tutti tranne me, ovviamente.
-Tornando al castello, accetterai di diventare principessa e poi ci saranno le nozze tra te e il principe Stefan, ma prima dovrò insegnarti ad essere una vera principessa.
La mia vita, che un paio di giorni prima consideravo perfetta, senza sorprese e anche un po' monotona, cambiò radicalmente, portandomi in un mondo a me sconosciuto che credevo fosse solo frutto di superstizioni e libri fantasy. Avevo scoperto di essere una principessa, una principessavampiro, e che ero stata promessa in sposa da chissà quale mio strano e bicentenario parente, sempre che questo fosse ancora vivo.
Ero confusa, completamente confusa e avevo bisogno di una notte per riflettere bene, ma una cosa gliela chiesi subito.
-Quanto tempo ci vorrà prima che io faccia il mio primo ingresso come principessa?
-Un mesetto circa. È già stata decisa la data del ballo che ti presenterà al mondo intero e si terrà nella residenza principale dei Von Ziegler, non molto lontano da Vienna. Con calma vedrai anche le altre.
-Ci sono altri castelli appartenenti ai Von Ziegler?- chiesi a bocca aperta e mio zio mi sorrise con tenerezza.
-Certo, i Von Ziegler sono vampiri molto ricchi e importanti in Austria. Sono abbastanza influenti, ma mai come i Vidrean e i Lovinescu. I Vidrean, però, non se la stanno passando abbastanza bene in questo momento, in Romania.
-Woo-ooo, frena. Io pensavo di essere svizzera e rumena.
-In realtà sei per metà austriaca, da parte di tua madre, e metà rumena, da parte di padre.
E in entrambe le lingue faccio schifo. Non so assolutamente niente.” pensai.
-Che cosa mi insegnerai?- chiesi continuando a far girare gli ingranaggi del mio cervello.
-Tutto. L'etichetta, il ballo, la postura, la politica, la storia, il rumeno e il tedesco. Ci sono un sacco di cose che dovrai imparare e abbiamo molto poco tempo.- rispose mio zio, sorridendo entusiasta vedendomi così interessata.
-E il combattimento?
-Perché mai una principessa dovrebbe saper combattere?- mi chiese incuriosito dalla mia domanda.
-Perché magari una principessa non può fidarsi di nessuno e non vuole essere distrutta solo perché l'unica cosa che sa, è quale posata usare durante i banchetti?- chiesi retoricamente.
Se persino i miei genitori erano stati distrutti così facilmente, non potevo di certo restare impreparata. Avevo letto fin troppi libri e visto troppi film per credere di essere al sicuro, nonostante le guardie che ci sarebbero state a proteggermi. Ma avrei avuto delle guardie? Erano fidate? Ogni domanda che si formulava nella mia testa, mi faceva pensare sempre di più che l'idea di imparare a combattere fosse saggia.
Zio Wilhelm mi studiò per qualche istante e poi sorrise.
-Sei come tuo padre, nella forza di spirito e voglia di buttarsi nella mischia, ma in quanto ad astuzia e bellezza sei come tua madre.- mi disse con una punta di nostalgia nella voce. -Ti insegnerò anche quello, se lo desideri.
Annuii con decisione. Diventare principessa mi incuriosiva parecchio, ma sposare uno sconosciuto era l'ultima cosa che avrei mai voluto fare. Avevo bisogno di mio zio Wilhelm per avere accesso alle condizioni del patto e trovare una scappatoia. Avevo solo un mesetto scarso e non dovevo sprecare tempo prezioso, sempre che avessi deciso di diventare principessa.
La cosa mi spaventava non poco, perché avrei avuto una marea di doveri e compiti da eseguire per garantire al mio popolo una lunga e tranquilla esistenza. Ne sarei stata all'altezza?
-Vorrei riflettere per decidere se diventare o meno una principessa, e lo farò durante il periodo di addestramento.
-Non puoi sottrarti ai tuoi doveri e al tuo destino!- protestò mio zio, scioccato da quella affermazione.
-Wilhelm- intervenne mio padre con tutta la calma che possedeva. -Sta a Serena decidere se intraprendere o meno questa strada. Noi saremo sempre orgogliosi di lei e la appoggeremo sempre, qualunque cosa deciderà.
Io cercai di calarmi nella parte della principessa in erba, o pacere di turno, cosa che facevo già nel mio gruppo di amici. Cercai di parlare con più calma possibile, proprio come faceva mio padre, mi misi dritta e lo guardai negli occhi.
-Zio Wilhelm, rifletti solo un istante. Se io non fossi all'altezza di questo compito, metterei a rischio tutto ciò per cui i nostri antenati hanno lavorato sodo e sono andati incontro alla distruzione, pur di rendere il loro mondo un posto migliore sia per loro stessi che per la loro gente. Se non fossi all'altezza e sbagliassi, secoli e secoli di cambiamenti andrebbero in fumo e in soli pochi anni. È questo che vuoi? Tutt'al più abdicherò in tuo favore.
Dovetti sembrare molto convincente, perché zio Wilhelm si grattò il mento pensieroso. Mi piantò uno sguardo molto profondo, che mi faceva venir voglia di abbassare lo sguardo, ma non lo feci. Probabilmente avevo assunto un atteggiamento simile, o almeno ci speravo, a quello che assumeva solitamente sua sorella, mia madre. Sorrise raggiante.
-Tu hai la stoffa per regnare. Sei tale e quale a tua madre e farò di tutto per convincerti a prendere il posto che di nascita ti spetta.
Lui era sicuro che io sapessi regnare, ma io no!
Non sapevo muovermi in un mondo fatto di vampiri, distruzione, folle inferocite e tradimenti, nonostante quel mondo mi incuriosisse e affascinasse parecchio. Il mondo dei vampiri mi aveva sempre affascinata, ma quella, da quel che mi avevano detto i miei genitori e quello strano zio, non era uno dei miei amati libri. Era la realtà nuda e cruda. Non ci sarebbe stato nessun principe azzurro che sarebbe corso in mio aiuto alla prima difficoltà, avrei dovuto continuamente salvarmi da sola, senza appoggiarmi a nessuno. Soprattutto perché il principe che era presente in tutta quella storia, era un completo estraneo.
-Però c'è ancora una cosa che vorrei sapere.
-Dimmi.- rispose mio zio, ancora sorridente.
-I miei canini dove sono?

Angolo autrice.
Buongiorno! Ecco a voi il secondo capitolo della mia storia. Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento, risponderò molto volentieri! Grazie mille!
Un bacione,
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


-Quindi... questi sono i tuoi.- affermai un po' intimorita e meravigliata, mentre mio zio mi mostrava i suoi canini, affascinanti e spaventosi al tempo stesso.
-Ai ragazzi spuntano tra i dodici e i quattordici anni, alle ragazze qualche anno dopo, verso i sedici e diciotto, ma non pensavo che a te non fossero ancora spuntati!
Se alle ragazze spuntavano verso i diciotto anni, io ero decisamente in ritardo coi tempi. Ero sempre stata un po' lenta, ma tre anni di ritardo mi sembravano eccessivi!
-Prima di questo periodo non hai mai provato sete?- mi chiese pensieroso e io scossi la testa con decisione.
-Mmh... proverò a fare qualche ricerca, ma nel frattempo non diventare ansiosa, chiaro? Spunteranno anche a te. Sei un vampiro purosangue e nobile, quindi non devi preoccuparti.
Da quel momento in poi mi toccai i canini con la lingua per tutta la durata della serata.
-Ah, quasi dimenticavo! Ho una cosa per te.- affermò mio zio, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni una foto dall'aria piuttosto vecchia.
Me la porse e quando la vidi restai senza parole. Nella foto c'erano due uomini e due donne, presumibilmente due coppie. Una coppia aveva un bambino di due anni in mezzo a loro, mentre l'altra teneva in braccio... me. Ero ancora in fasce e dormivo serenamente tra le braccia di mia madre che... era identica a me!
Non fosse stato per i capelli biondo chiarissimo, quasi bianchi, saremmo state due gocce d'acqua, o quasi. Avevo ereditato molto anche da mio padre, come la fronte, le labbra carnose e lo sguardo gelido e compiaciuto, ma gli occhi grigi e i capelli neri no.
-Questi sono i tuoi genitori, il giorno della tua nascita.- disse zio Wilhelm, accarezzando la foto della sorella.
Capii che gli mancava veramente tanto e non riuscii a non mettergli una mano sulla spalla nel tentativo di consolarlo. Posò una mano sulla mia e cercò di sorridermi, ma gli venne una smorfia strana che mi fece quasi ridere e l'avrei fatto se non fosse stata una situazione tanto nostalgica e malinconica.
-Serena, ti parlo come se fossi mia figlia. Se potessi prendere il tuo posto e liberarti dall'onere e onore di guidare i clan, lo farei. Ma io faccio parte solo del clan Von Ziegler e il clan Vidrean non mi accetterebbe mai come suo sovrano. Tu sei l'unione di due clan di vampiri molto potenti e sta a te regnare su di loro.
-Grazie, zio. Tutto questo significa molto per me.
-Tua madre mi disse di proteggerti e guidarti fino alla fine della mia esistenza e, per onorare la memoria di mia sorella, lo farò. Ero il suo braccio destro, sai?- mi raccontò, cercando di smorzare la tensione che in quel momento si era creata e in quel momento capii che dovevo almeno provarci.
-Quand'è che iniziamo?- chiesi e lui mi sembrò piacevolmente sorpreso.
-Domani pomeriggio, nel mio appartamento.

Dopo che salutammo zio Wilhelm, i miei genitori divennero stranamente taciturni e pensierosi. Provai a rompere il silenzio imbarazzante con qualche chiacchiera, ma senza successo. Così decisi di prenderli di petto.
-Ma che cosa vi prende? È da quando zio Wilhelm se n'è andato che siete silenziosi e avete una faccia da funerale.
Mia madre e mio padre si guardarono e notai che nel loro sguardo c'era tristezza.
-Niente. Sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato, ma non siamo pronti lo stesso.- ammise mia madre.
-Non me ne sto andando e non vi sto nemmeno dicendo addio. Non è che se deciderò di diventare principessa, vi butterò via come stracci vecchi. Voi mi avete amata e cresciuta. Mi avete accudita come se fossi vostra e io vi considero in tutto e per tutto i miei genitori. Mi sento molto fortunata ad avere avuto voi come genitori.
Ai miei genitori vennero gli occhi lucidi e mi abbracciarono con foga.
-Sei diventata una splendida donna. Siamo fieri di averti avuto come figlia e lo sarai per l'eternità.- disse mio padre, cercando di non singhiozzare.
Restammo abbracciati per un tempo che parve interminabile, ma mi godetti ogni attimo di quel caloroso e amorevole abbraccio. Quando ci staccammo, i miei genitori erano più tranquilli e mi sorrisero dolcemente.
-C'è una cosa che vorrei sapere. Come mai Astrid e Marius mi hanno dato a voi?- chiesi chiamando volontariamente i miei genitori naturali col loro nome, per non ferirli.
-Io vivevo non molto distante dal castello austriaco dei Von Ziegler. Devi sapere, che noi mezzosangue, figli dell'unione di vampiri e umani, siamo sempre stati trattati come dei reietti, degli emarginati, e la regina Asrtid Von Ziegler è stata la prima a voler stringere un vero e proprio rapporto con i suoi sudditi mezzosangue. Riuscì a farmi avere un lavoro a palazzo.- iniziò a raccontare mio padre.

I mezzosangue non sono longevi come i vampiri, che hanno davanti a sé l'eternità se non vengono distrutti, ma viviamo per quasi due secoli, a meno che un vampiro non decida di trasformarci, mordendoci come si farebbe con qualunque umano, o di ucciderci. Dobbiamo comunque nutrirci di sangue di tanto in tanto e non siamo provvisti dei canini tipici dei vampiri.
Cinquant'anni fa, iniziai a lavorare al castello dei Von Ziegler come storico e consulente di corte grazie alla regina Astrid. Era un grande onore per un mezzosangue, poiché nessuno prima di allora aveva avuto una carica così importante. Nonostante il mio grande impiego e il mio impegno, continuavo a essere un emarginato e fu proprio grazie alla regina Astrid che iniziai ad avere più diritti.
Qualche tempo dopo propose una legge che consisteva nel concedere più diritti a noi mezzosangue. La cosa suonò molto sciocca ai vampiri degli altri clan e dello stesso clan Von Ziegler, ma la regina Astrid, che aveva passato con me molto tempo, riuscì a convincerli che i mezzosangue fossero una risorsa molto utile e sottovalutata.
Eravamo molto intimi, io e la regina Astrid, eravamo quasi amici e io la trattavo con tutto il rispetto di questo mondo, così come faceva lei con me.
Quando nascesti tu, ci furono festeggiamenti per giorni e non solo perché il patto sarebbe stato finalmente rispettato, dopo secoli e secoli, ma anche perché i tuoi genitori ti amavano alla follia. Pochi mesi dopo, ci furono molti Lovinescu che erano in disaccordo col patto sancito secoli prima dai loro avi. L'unione di un Lovinescu e un Vidrean era inaccettabile per loro, così iniziarono a incitare e a fomentare il malcontento di molti altri vampiri.
I tuoi genitori erano consapevoli che stavano rischiando la vita e dato che ti amavano troppo, decisero di darti a me e a Paola fino a quando gli animi non si fossero calmati. Se ciò non fosse accaduto, ci fecero promettere di crescerti come se fossi nostra. Obbedimmo ai nostri sovrani, che riposero un'enorme fiducia in noi, guardandoci come se fossimo loro pari. Un paio di giorni dopo furono distrutti da Catalin Lovinescu, inutile dice che anche lui fu distrutto all'istante. Tutto il regno pianse la morte dei loro sovrani.


Guardai mio padre con un misto di meraviglia e stupore. Era stato un pezzo grosso nel clan Von Ziegler e in seguito al matrimonio di Astrid e Marius, anche del clan Vidrean. Non avevo mai visto i miei genitori, soprattutto mio padre, sotto quella luce.
Mi sentii invadere da un potere nuovo, una fiducia in me stessa che non credevo di avere.
-Vi prometto che proverò a diventare principessa e se ci riuscirò, farò in modo che la legge riguardanti i mezzosangue venga rispettata.- affermai con decisione.
Io volevo provare a regnare sui miei clan per loro e avrei fatto in modo di rendere orgogliosi e fieri i miei genitori, sia Astrid e Marius che Paola e Andrea.

La fiducia che avevo in me stessa il giorno prima, scemò dopo appena mezz'ora di lezione con zio Wilhelm. Non appena ero entrata nella sua lussuosa casa in centro città, aveva iniziato a parlare tedesco e io non ci stavo capendo niente, poiché non l'avevo mai studiato. Continuava a parlarmi, indicandomi oggetti. In quel momento poteva benissimo dirmi che ero una cretina incapace con la faccia da babbuino, ma io non lo potevo sapere.
-Zio! Io non capisco una parola di tedesco,quindi smettila di blaterare!- sbottai col mal di testa.
-Ed è proprio per questo che devi imparare, immergendoti completamente nella lingua per fare più in fretta. Dovrai imparare anche il rumeno, lo sai vero?
-Sì, ma se non parti dalle basi, io come diavolo faccio ad imparare? So solo le parolacce, sia in tedesco che in rumeno, e di certo non posso accogliere un vampiro urlandogli 'Scheisse' o 'Ce faci, prost?'.
Mio zio scoppiò a ridere di gusto e dovette trattenersi la pancia.
-Hai un buon accento, ma dobbiamo allenarci lo stesso. Ora ti darò una lezione molto importante: non lagnarti, ordina educatamente ma con fermezza. 'Zio, parla in una lingua che io possa comprendere, grazie.'. Ricorda che sei una principessa e le principesse non si lagnano.
Annuii con decisione, mentre mio zio mi passava un manuale di tedesco e uno di rumeno, entrambi di livello base. Sembravano dei libri delle elementari talmente erano colorati e pieni di disegnini.
-Voglio che tu riesca a parlare fluentemente entrambe le lingue, in modo da capire gli altri vampiri e di rispondere a dovere se mai ti mancassero di rispetto.- concluse lo zio e a me si accese una lampadina sulla testa.
Con le lingue me la cavavo piuttosto bene e non ci avrei messo molto ad impararle, ma fingere di essere totalmente ignorante in materia mi sarebbe stato molto vantaggioso.
-Zio, spargi la voce che non sono in grado di parlare nessuna lingua al di fuori dell'italiano.- gli dissi sorridendo in modo furbesco.
-Tu non sei in grado di parlare nessuna lingua. Perché mai dovrei dare questa informazione a tutti? Ti metterei solo in ridicolo e partiresti svantaggiata.- affermò confuso.
-Nella mia breve ma intensa vita, ho imparato che essere sottovalutati e considerati stupidi non è una cosa così terribile, anzi. Sono anni che io vivo di pregiudizi sulle bionde e mi è tornato molto vantaggioso. Quando provavano a fregarmi, restavano basiti dalla mia intelligenza e dalla mia astuzia e automaticamente ero io ad acquisire un vantaggio su di loro.- risposi sorridendo.
-Quindi tu... oh!
Alla fine sembrò capire e mi sorrise in modo complice.
-Sei proprio astuta come tua madre.
-Ah, non dire nemmeno che mi addestrerai al combattimento, lo scopriranno pian piano da sé.
-La sorpresa è la miglior tattica. Lo dicevano sempre entrambi in tuoi genitori.
Mi sorrise con nostalgia e capii che stava pensando alla sorella Astrid. Compresi l'amore immenso che provava ancora per la sorella. Mi sarebbe piaciuto sapere che tipo di persone fossero i miei genitori, ma in quel momento dovevamo concentrarci sulla lezione.
-Visto che di imparare il tedesco e il rumeno con i miei metodi non ti piace, impariamo a ballare il valzer.
Gemetti pensando alla mia grazia di elefantino in un negozio di cristalli. Se ballavo, avevo alte probabilità di rompere qualcosa o qualcuno, ma quando facevo aikido riuscivo a sembrare addirittura molto aggraziata.
Come avevo previsto, per tutto il tempo non feci altro che pestare i piedi a mio zio, ma la sua pazienza e la sua tenacia gli facevano ignorare completamente il dolore agli alluci. Mentre ballavamo, mi parlava della storia e della politica vampiresca, ma non approfondiva molto i vari argomenti perché i miei genitori si erano offerti di insegnarmele al suo posto. Mi parlò anche del patto tra i Vidrean e Lovinescu.
-Il patto fu sancito nel 1666, poco prima del grande incendio di Londra. Tale coincidenza è molto ironica, poiché è presente il numero 666 e gli umani ci hanno sempre considerato creature demoniache. Il patto stabilisce che un erede Vidrean e uno Lovinescu si sposino per portare la pace tra i due clan rivali.- mi raccontò mentre ballavamo.
-Dove posso trovare una copia del patto?
-Ce l'ho... ahi! Ce l'ho io.- rispose mentre gli pestavo per l'ennesima volta il piede. -Sei troppo rigida e fai passi troppo ampi. E non è una gara di lotta, ma un valzer.
Spense lo stereo e si avvicinò all'enorme libreria in quercia del salotto, prese un rotolo di pergamena e lo srotolò delicatamente. Era scritta in rumeno e zio Wilhelm iniziò a tradurre.
C'era scritto tutto ciò che mi aveva detto fino ad allora, ma non c'era alcuna clausola che mi costringesse a sposare Stefan Lovinescu per diventare sovrana dei miei due clan. Tecnicamente ero già sovrana e un sorriso furbetto mi spuntò sulle labbra. Avevo trovato la mia scappatoia momentanea.
-Ancora non mi hai chiesto nulla sul tuo promesso sposo.- mi fece notare zio Wilhelm, mentre riprendevamo la nostra pietosa lezione di valzer. -Ero convinto che mi avresti chiesto di raccontarti qualcosa su di lui.
-Devo essere sincera con te. Sono appena stata mollata dal mio ragazzo dopo quasi quattro anni di relazione e ora l'ultima cosa alla quale penso è proprio il mio promesso sposo.- ammisi cercando dimostrarmi forte, nonostante soffrissi ancora come un cane.
Mio zio scosse la testa sorridendomi gentilmente.
-Dimenticavo che hai ancora tanto da imparare. Un'altra cosa che dicevano i tuoi genitori era 'conosci il tuo nemico, così non si hanno brutte sorprese'. I Lovinescu non fanno impazzire nemmeno me, che sono un Von Ziegler, ma per sapere con chi hai a che fare devi conoscerli, soprattutto Stefan.
-I Lovinescu sono così terribili?- chiesi, visto che aveva stimolatola mia curiosità.
-Sono sanguinari, odiano tutto e tutti all'infuori di loro stessi e distruggono chiunque non stia dalla loro parte. Ti basta?
Rimasi senza parole. E i miei genitori avevano permesso che fossi data in sposa a un tipo spietato e violento? Si erano bevuti del sangue rancido che aveva dato loro alla testa? Dopo aver scoperto che tipo di promesso sposo fosse, ero fermamente convinta di dover annullare le nozze. E alla svelta.
-Però sei molto in vantaggio, rispetto a loro intendo.
-Cosa?
-Sì. I Lovinescu saranno anche un clan molto potente, ma ricorda che tu sei capo di ben due clan altrettanto potenti, e non oserebbero mai attaccarti apertamente, nonostante la loro indole sanguinaria e spietata. Saranno dei violenti, ma sicuramente non sono stupidi.
Ciò mi rincuorò un poco, ma non del tutto. Ero comunque in costante pericolo e non era da dare per scontato che Stefan Lovinescu mi avrebbe uccisa qualche tempo dopo le nozze, magari proprio durante la prima notte di nozze. Quella sarebbe stata una grande vigliaccata.
Tutti quei pensieri cupi mi si erano formati la sera prima, mentre cercavo di prendere sonno, e per tale motivo volevo addestrarmi per essere pronta a fronteggiarlo. Ero convinta che l'avessero addestrato per tutta la vita per compiere un gesto simile e fingere di essere addolorato per la perdita della sua "amata mogliettina". Se fossi stata in grado di difendermi, uccidermi non sarebbe stato così facile per lui, sempre che fossi stata obbligata a sposarlo.
Ma ciò non accadrà perché mi opporrò con tutte le mie forze.
-Quand'è che inizierai ad insegnarmi a combattere? Ho fatto aikido per un po' di anni, ma non penso che mi aiuterà molto a mettere KO un vampiro.
-Hai già delle buone basi allora, però hai ragione. Dobbiamo migliorarti perché non basta l'aikido per mettere fuori combattimento un vampiro, ci vuole ben altro.- confermò zio Wilhelm annuendo.-Inizieremo subito. Oggi sto cercando di capire a che livello sei con le varie discipline, così ci concentreremo maggiormente sulle lezioni nelle quali hai più lacune. Ho già capito che di tedesco e rumeno non sai una parola, che nella danza sei peggio di un ippopotamo coi pattini da ghiaccio, ma che in quanto ad astuzia e argomentazioni per intrattenere i tuoi ospiti te la cavi piuttosto bene. Ora bisogna vedere il combattimento.
Gli sorrisi intimidita e incoraggiata e mio zio mi sorrise di rimando. Ero abbastanza brava a leggere le persone, riuscivo a capire se queste fossero mie amiche o meno e capii che zio Wilhelm mi avrebbe aiutata e guidata con tutte le sue forze, senza volere nulla in cambio da me. Ne fui certa all'istante.
-Ah, vedi di stare dritta con la schiena. Sembra che tu stia ciondolando in giro per la casa, invece che avere un portamento regale.
Purtroppo quella non sarebbe stata l'ultima volta che avrei sentito quella frase.

Angolo autrice
Eccoci al terzo capitolo di questa storia! Serena ha iniziato l'addestramento con suo zio, ma sarà pronta in tempo per la serata di presentazione? Lo scoprirete più avanti e fatemi sapere cosa ne pensate con un commento. Risponderò il più in fretta possibile.
Grazie mille, un bacione a tutti.
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Tornai a casa stanca e dolorante. Zio Wilhelm mi aveva messa KO un sacco di volte, mentre cercava di capire a che livello di combattimento fossi. Nonostante fosse esile, zio Wilhelm aveva una forza e una velocità straordinarie, fuori dal comune, ma gli avevo comunque dato del filo da torcere e si era complimentato più e più volte con me.
Al tavolo della cucina, trovai mio padre e mia madre intenti a sfogliare un sacco di libri dall'aria molto vecchia, le copertine consumate e con le pagine ingiallite.
-Oh, bentornata Serena. Sei pronta per un'intensa lezione di storia e politica vampiresca?- mi chiese mia madre sorridendomi entusiasta.
In realtà ero ben lontana dall'essere pronta. Le uniche cose che desideravo fare in quel momento erano un lungo bagno caldo e mettermi nel letto per non svegliarmi mai più, ma dovetti fare uno sforzo.
Volevo che i miei genitori fossero rispettati nel mondo oscuro dei vampiri. Volevo che fossero tutelati in qualche modo. Ero preoccupata perché zio Wilhelm mi aveva detto che i mezzosangue potevano essere distrutti senza un regolare processo e questo mi metteva molta più agitazione addosso. Dovevo proteggerli, a tutti i costi.
-Certo. Prendo un quaderno e arrivo.- risposi con un sorriso stanco e tirato.
Nonostante fossi abituata ad ascoltare i miei genitori parlare di storia e politica, in un intricato intreccio di epoche diverse e storie di sangue versato inutilmente per il volere delle alte caste sociali, la storia e la politica dei vampiri erano più sanguinarie e corrotte rispetto a quelle dell'uomo. Non pensavo potesse esistere qualcuno di più sanguinario, sadico e violento dell'uomo, ma questo prima di venire a conoscenza che il mondo dei vampiri era reale.
Molte delle nozioni della storia dell'uomo si intrecciavano con quella dei vampiri. Ad esempio la Santa Inquisizione, che aveva torturato e ucciso migliaia di innocenti nel tentativo di condannare gli eretici e le streghe, aveva distrutto migliaia di vampiri ed era stato uno dei momenti più bui non solo della storia umana, ma anche di quella dei vampiri. Un altro esempio era Dracula, o più correttamente Vlad III di Valacchia, detto l'Impalatore, un mezzosangue impazzito che voleva dimostrare a tutti i vampiri di essere all'altezza della ferocia sanguinaria tipica della sua razza.
La politica invece era piuttosto facile. Per ogni reato grave la pena era la distruzione immediata, però i metodi di giudizio erano decisamente arretrati. Tutto girava attorno a: sangue sul paletto, testimoni oculari, voci di corridoio e torture. Era alla pari della Santa Inquisizione.
Astrid e Marius avevano provato a cambiare queste metodologie così arretrate e medievali, ma erano stati distrutti prima di completare l'opera.
-Ci sono anche molti vampiri che preferiscono farsi giustizia privata. Basta trovare qualcuno che sia disposto a testimoniare in tua difesa, ovviamente in cambio di un compenso, oppure comprare direttamente l'intera giuria.- concluse mio padre.
-E poi dicono che l'Italia è un paese corrotto. Non hanno visto il mondo dei vampiri, questo è certo.- esclamai e i miei genitori si misero a ridere.
-In effetti non hai tutti i torti.- ammise mia madre.
-E' facile la storia dei vampiri, ma soprattutto la politica. È tutto un enorme 'pena: la distruzione'. Basta uno starnuto di troppo e si distruggono a vicenda.- affermai sarcastica.
-Non è una cosa buona, lo sai?- chiese mia madre lievemente preoccupata.
-Invece sì, perché è più veloce, ci sono meno rotture di scatole e tutti vivono felici e contenti in un mondo fatto di arcobaleni e unicorni viola.- risposi nuovamente sarcastica, strappando qualche risolino ai miei genitori.
-La distruzione ci sta come pena- iniziai più seriamente.- soprattutto se i vampiri vivono in eterno, ma ciò non giustifica l'assenza di prove concrete o la giuria venduta al miglior offerente. C'è bisogno di prove tangibili per affermare l'innocenza o la colpevolezza di qualcuno. Questa non è giustizia, questa è una barbarie senza senso. La tortura poi può estorcere confessioni false e... non ne voglio nemmeno parlare.- conclusi storcendo il naso.
I miei genitori mi guardarono sorridendo come se fossero fieri di me e sperai vivamente di non deluderli mai.

Passai una settimana pienissima, dividendomi tra università, lezioni di "tuttologia" con zio Wilhelm, lezioni di storia e politica con i miei genitori e studio di rumeno e tedesco da autodidatta. Non ebbi mai tempo per i miei hobby, perché tornavo a casa sfinita e mi buttavo sul letto subito dopo cena. Fortunatamente per me, era arrivata la sessione estiva di esami e, visto che mi ero già preparata prima per gli esami, avevo tempo da dedicare ai miei studi per diventare una buona sovrana e per me stessa.
Mentre stavo ripassando le coniugazioni verbali in tedesco, mi squillò il cellulare facendo partire la sigla dell'anime "HighSchool of the Death".
-Pronto?
-Allora? È così che ci si comporta? Va bene che Mirko ti ha mollata e sei depressa per questo, ma isolarsi così tanto non va bene!- mi rimproverò amichevolmente Erica.
Mi sbattei una mano sulla fronte con un po' troppa violenza e mi procurai un bel bernoccolo. Da quando zio Wilhelm era entrato a far parte della mia vita, avevo involontariamente escluso tutti i miei amici da essa, Erica compresa.
-No, non mi sto isolando. È solo che in questa settimana sono stata molto presa da un sacco di cose da fare. Non era mia intenzione ignorarvi, mi dispiace.- risposi sinceramente dispiaciuta.
-Tranquilla. Stai cercando di riempirti la giornata per non pensare a lui, vero? Ti capisco perfettamente.
Non era esattamente corretto. Il caso aveva voluto che zio Wilhelm e la separazione da Mirko capitassero nello stesso periodo. Le lezioni che mi stavano dando mio zio e i miei genitori, non mi facevano pensare ad altro se non a impegnarmi per diventare una buona sovrana, ma facevano anche in modo che Mirko fosse l'ultimo dei miei pensieri e questa era una cosa ottima.
Non potevo di certo dire ad Erica che ero una principessa vampiro, anche se mi sarebbe piaciuto tanto, perché probabilmente non avrebbe capito e nella migliore delle ipotesi, mi avrebbe considerato una pazza.
-E' vero- mentii. -mi sono impegnata in tante cose per non pensare a lui, ma non voglio isolarmi da voi. Ora che l'università è momentaneamente finita, avrò più tempo da dedicarvi, ve lo prometto.
Erica ridacchiò divertita.
-Lo so. Allora, che cosa stai facendo di così impegnativo da dimenticarti della tua bellissima, simpaticissima e bravissima migliore amica, della quale non puoi fare a meno altrimenti saresti perduta?
Scoppiai a ridere per il tono teatrale col quale l'aveva detto.
Sto studiando per diventare sovrana di un manipolo di succhiasangue, imparando la politica, la storia, l'etichetta e come distruggere un vampiro. Non è meraviglioso?
-Sto studiando rumeno e tedesco.
-Ma per quale motivo?- mi chiese confusa.
-Sai che i miei genitori non sono i miei genitori naturali, no?
Avevo raccontato ad Erica che i miei genitori mi avevano adottata e che ero di origine rumena e svizzera, che poi avevo scoperto essere un errore, dato che ero rumena e austriaca. Avevo raccontato soltanto poche nozioni, anche perché pensai che sarebbe rimasta scioccata dagli "strani rituali" che i miei genitori compivano e che in quel periodo avevo capito non essere quello che pensavo. Parte della mia storia la sapeva solo lei, perché era un segreto che custodivo gelosamente e non volevo che diventasse di dominio pubblico, attirando sguardi di pietà e imbarazzi. Andrea e Paolo Serafini mi avevano cresciuta, amata ed erano in tutto e per tutto i miei genitori. Fine della storia.
-Vuoi riavvicinarti alle tue origini?- mi chiese cautamente.
-Sì, diciamo di sì.
-Sai i cognomi dei tuoi genitori? Magari posso fare qualche ricerca per aiutarti, se ti va ovviamente...
Non volevo che si immischiasse troppo, perché c'era il rischio che scoprisse che i miei genitori erano dei vampiri e una regola sottintesa, ma molto importante, che sia mio zio che i miei genitori mi avevano detto per non compiere errori, era: "non rivelare la tua vera identità agli umani". Era anche una delle leggi più importanti di quelle che avevo studiato e inutile dire che la pena per questo reato fosse la distruzione immediata.
-Vorrei affrontare questa cosa da sola. Appena me la sentirò te ne parlerò, però posso dirti che ho conosciuto uno zio. Si chiama Wilhelm e mi sta spiegando molte cose.- risposi e lei comprese perfettamente.
Io ed Erica eravamo due pettegole di proporzioni bibliche, ma quando una delle due non se la sentiva di parlare di argomenti privati e delicati, nessuna delle due insisteva. Lasciavamo all'altra la libertà di scegliere se parlarne o meno. Avevo rivelato quella piccola informazione perché me la sentivo e anche perché sapevo che non si sarebbe impicciata.
-Wow! Sono veramente contenta per te! Senti... visto che sei libera, che ne dici di venire a prendere un caffè al bar dove lavoro? Domani mattina alle nove, ci stai?- mi propose allegramente.
-Ci sto! Mi libero dagli impegni e ci sono.
Alle nove sarebbero iniziate le mie solite lezioni con zio Wilhelm, ma se avessi rimandato al pomeriggio, non sarebbe morto nessuno.
-Ci conto, eh.

Non appena entrai nel bar, non molto distante dalla mia facoltà, trovai un cappuccino e un cornetto al cioccolato pronti su uno dei tanti tavoli liberi.
-Buongiorno, stronza! Come te la passi?- mi chiese Erica scherzosamente.
-Bene, e tu brutta bastarda?
Ci amavamo molto. Ridacchiammo e visto che non c'era nessuno nel bar, a parte noi, Erica si sedette al tavolo con me, chiacchierando del più e del meno, ridendo e scherzando. Uscimmo a fumarci una sigaretta (ai vampiri veniva il tumore ai polmoni?) ed Erica mi squadrò da capo a piedi.
-Ti vedo più allegra e più decisa. Sono contenta di vederti così.- affermò.
-Non voglio più stare a crogiolarmi nel dolore, anche se mi fa ancora male. Voglio andare avanti e pensare a me stessa in questo momento. Non voglio farmi abbattere da uno stronzo qualunque.
-Così mi piaci!
In lontananza vedemmo arrivare un paio di persone e non appena si fecero più vicine, vedemmo che erano Mirko e la Barbie con la quale se la stava spassando in quel periodo, mano nella mano.
Ecco, parli del diavolo...
Ci vide e nonostante i nostri sguardi talmente carichi di veleno da uccidere gli abitanti di un piccolo paesino, decise di entrare nel bar.
Erica spense il mozzicone di sigaretta con rabbia, entrò e mostrando il suo sorriso più falso del repertorio, si rivolse a loro.
-Cosa desiderate?
-Due caffè macchiati e due cornetti.- rispose Mirko guardandola divertito e con sguardo di sfida.
Erica andò a preparare i caffè mentre io mi sedetti al tavolo, sfogliando il manuale di rumeno. Erica mi fece cenno di guardarla e vidi che stava sputando abbondantemente nei loro caffè. Cercai di non ridere per non attirare l'attenzione di quei due ed Erica glieli servì con un sorriso sornione stampato sulle labbra.
Li guardammo bere il "caffè-sputacchioso", come l'avevamo chiamato tempo addietro, e sghignazzammo tra di noi. Finiti i caffè, Mirko e la Barbie si misero a pomiciare davanti a noi e io dovetti raccogliere tutto il mio autocontrollo per non prenderlo a pugni, così come Erica.
Lo stava facendo apposta per farmi perdere il controllo e fargli una scenata galattica, oppure per farmi scappare dal bar in preda al pianto, ma ciò non sarebbe successo. Non gliela avrei data vinta.
Dopo venti minuti che si stavano facendo la pulizia dentale a vicenda con le lingue, Erica portò lo scontrino al tavolo, cosa che non aveva mai fatto, e si rivolse a loro con voce soave.
-Ecco a voi il conto.
I due si staccarono scocciati, Mirko lasciò una banconota da venti euro sul tavolo e, senza aspettare il resto, si avviarono verso la porta borbottando.
-Ciao Mirko, divertiti.- gli dissi con un sorriso allegro stampato sulle labbra.
Mi guardò scioccato. Non si aspettava che gli avrei parlato e lui, conoscendomi, sapeva bene che quando stavo male o qualcuno mi feriva, lo ignoravo completamente ribollendo di rabbia, ma quella mossa l'aveva spiazzato.
-Chi è quella?- sentì bisbigliare la Barbie all'orecchio di Mirko.
Lui ignorò la domanda e uscirono senza nemmeno salutare.
-Ma guarda te questo brutto pezzo di merda!- sbottò Erica e io scoppiai a ridere di gusto.
-E' un idiota e hai ragione quanto mi dici che è stato un bene che se ne sia andato. Come ti ho detto prima, in questo momento voglio solo pensare a me stessa.
Erica mi fece un lungo applauso, urlandomi più volte "Brava!" nell'orecchio. Era vero, io volevo pensare soltanto a me stessa, ad essere una buona sovrana e onorare la memoria di Astrid e Marius. I colpi bassi e infantili che il mio ex-ragazzo cercava di tirarmi, erano l'ultimo dei miei problemi, soprattutto perché avevo una gatta da pelare ben più grossa: i Lovinescu.

-Guarda qui, ho una sorpresa per te.- annunciò zio Wilhelm, tenendo in equilibrio un paio di scatoloni molto grossi. -Li ho fatti spedire qui dalla residenza principale dei Von Ziegler, a Vienna.
Aprì uno degli scatoloni e vidi che c'erano molte altre scatole più piccole e dalla forma allungata. Zio Wilhelm ne prese una e me la porse. La aprii e dentro trovai... un ventaglio?
Lo tirai fuori con delicatezza e lo aprii, osservandone attentamente ogni dettaglio. Era di un intenso color azzurro ghiaccio, con all'estremità una sottile striscia argentata. Il disegno raffigurava un groviglio unico di fiocchi di neve, elaborati nei minimi dettagli e diversi uno dall'altro per forma e grandezza.
Immaginai che nelle altre scatole ci fossero altri ventagli, ma non riuscivo a capire. Guardai mio zio con sguardo confuso.
-I paletti sono armi micidiali, le uniche in grado di distruggere un vampiro, ma non puoi andare alle serate di gala con un paletto incastrato nel corsetto.
-Quindi dovrei difendermi da un vampiro armato di paletto con un ventaglio di seta?- chiesi scettica.
Erano davvero molto belli, ma non riuscivo a capire come potessi contrastare un attacco improvviso. Non potevo cercare di salvarmi facendo vedere ad un mio ipotetico aggressore quanto fossero belli i miei ventagli!
Mio zio prese il ventaglio dalle mie mani, lo lanciò con forza facendolo roteare velocissimamente e questo andò a piantarsi con decisione nel muro. Rimasi di sasso, spostando gli occhi sbarrati da mio zio al ventaglio e viceversa.
Zio Wilhelm sorrise e andò a recuperare il ventaglio, che si staccò dal muro a fatica.
-Questi non sono semplici ventagli, ma armi letali. Hanno rinforzi molto robusti e guarda l'estremità del ventaglio, la striscia d'argento.
Mi porse nuovamente il ventaglio, lo osservai attentamente come mi aveva detto e notai che la sottile striscia d'argento non era altro che un insieme di piccole lame d'acciaio affilatissime, costruite in modo talmente minuzioso e preciso da farle sembrare semplici e innocui ornamenti.
-Anche tua madre sapeva difendersi, ma con discrezione. Aveva ordinato su commissione moltissimi ventagli letali presso il miglior artigiano del Giappone. Tutti questi sono appartenuti a lei.
Ero piacevolmente sorpresa da quella scoperta. Avevo avuto un'idea simile a quella di mia madre, ovvero imparare l'arte del combattimento per non essere presa alla sprovvista. Ma allora...
-Contro Catalin Lovinescu non ce l'ha fatta. Ha lottato con tutte le sue forze, ma non è stato sufficiente.- mi disse come se mi avesse letto nella mente. -Questi ventagli non bastano a distruggere un vampiro, come ti ho detto, ma possono aiutare a indebolirlo e a rallentarlo. Tua madre non sapeva usare il paletto e non ha avuto speranze contro di lui.
Guardò quel ventaglio meraviglioso con nostalgia, studiandolo e accarezzandone ogni centimetro.
-Questo glielo avevo regalato io quando si è sposata con Marius. Mi aveva sempre usato come cavia durante i suoi allenamenti e mi ha insegnato ad usarli, nonostante non mi servissero.- iniziò a raccontare con un sorriso amaro sulle labbra. -Ora sarò io ad insegnare a te.
Annuii con decisione e in quel momento fui sicura al cento per cento di voler intraprendere la strada che il destino aveva scelto per me.
-Zio, ho deciso che voglio diventare una sovrana. Voglio onorare la memoria dei miei genitori e renderti fiero di me.- dissi con decisione.
-Sapevo che eri pronta, l'ho capito la prima volta che sono venuto a casa da voi.- rispose sorridendomi.
-Io non l'avevo ancora capito, ma ora lo so e voglio seguire questa strada. Forza, cominciamo la lezione.- affermai decisa, prendendo un ventaglio bianco con pizzo nero, ma zio Wilhelm me lo tolse dalle mani.
-Puoi farti male. Sono tutti estremamente affilati e non puoi iniziare da questo! Dovrai iniziare con quest'altro.- affermò passandomi un ventaglio di legno con scritto "Turin", venduto nei negozi come souvenir. -Forza, cominciamo.

Mi procurai parecchi lividi alle braccia, nonostante avessimo iniziato con esercizi base su come maneggiare un ventaglio. Sembrava una danza tradizionale giapponese, ma tutto ciò serviva per intimidire e distrarre l'avversario.
Il ventaglio mi cadde di mano per la decima volta e mio zio, perseverante e paziente, continuò a darmi consigli su come migliorare, ovviamente parlando in tedesco e in rumeno. A fine giornata, avevo la testa che mi scoppiava e le braccia doloranti e con tanti lividi, ma sapevo maneggiare piuttosto bene un ventaglio per distrarre il mio avversario.
-Molto bene! Sono veramente contento, hai fatto passi da gigante in una sola lezione.- mi elogiò zio Wilhelm. -Ce l'hai nel sangue, proprio come tua madre.
Fece per abbracciarmi, ma si bloccò con le braccia aperte. Alla fine mi dette una pacca sulla spalla, intimorito da non sapevo cosa.
Ci rimasi un po' male, ma forse era combattuto tra il trattarmi come una principessa o come sua nipote, così lo abbracciai d'impeto, senza dargli tempo di protestare. Mi strinse forte, un po' impacciato, e provò a farmi delle carezze sulla testa.
-Lo sai che una principessa non abbraccia i suoi sottoposti?- mi chiese con voce strozzata, ma capii lo stesso che gli faceva piacere.
-E' vero, però una principessa può abbracciare un membro della propria famiglia.- gli risposi sorridendo, con la testa poggiata sul suo petto.
Poggiò il mento sulla mia testa e mi strinse più forte, godendosi ogni attimo di quell'abbraccio.
-Quando sei nata non volevi stare nemmeno per un secondo tra le mie braccia, e adesso non riesco più a staccarti.- scherzò zio Wilhelm.
Scoppiai a ridere e lo lasciai andare. Ci guardammo con complicità e affetto e poi provò a ritornare nei panni del mentore.
-In pubblico è meglio se non ci scambiamo segni di affetto. Gli altri vampiri potrebbero scambiarli per segni di debolezza e non vogliamo che tu sembri debole ai loro occhi.- mi avvertì a malincuore.
-Lo terrò a mente.
-Hai fatto grossi passi in una sola settimana, entro tre sarai perfetta. Ora è meglio se torni a casa, altrimenti Paola e Andrea mi mangiano vivo se ti faccio fare ritardo.- disse ridacchiando.
Quell'abbraccio improvviso lo aveva in qualche modo sbloccato, infatti sembrò molto più sereno e rilassato. Ero contenta di averlo conosciuto e gli ero grata per tutto l'impegno che metteva nell'insegnarmi ad essere una sovrana vampiro impeccabile. E soprattutto gli ero grata di avermi dimostrato il suo affetto nei miei confronti.
-Ho ancora una domanda zio.- mi bloccai sulla porta.
-Dimmi pure.
-Quanti anni hai?
-Ne ho centocinquantatré.
-Davvero? Sei un vecchietto!
Zio Wilhelm scoppiò a ridere di gusto.
-Tua madre ne aveva quattro più di me, per questo mi usava molto spesso come cavia per le sue lezioni con i ventagli.
-E' un bene che l'abbia fatto, così adesso mi puoi insegnare.

Tornata a casa, dovetti sorbirmi l'ennesima lezione di storia e politica. Avevo la testa da tutt'altra parte e non riuscivo a smettere di pensare ai Lovinescu. Mi incutevano un certo timore, nonostante non li avessi ancora visti dal vivo, ma mi bastavano le storie che mi raccontavano i miei genitori e mio zio. Però dovetti ammettere che ero piuttosto curiosa riguardo a Stefan Lovinescu.
Finita la lezione, mi buttai sul letto e accesi il portatile. Mentre aspettavo che il mio lento e giurassico portatile si accendesse, presi la foto che mi aveva dato mio zio Wilhelm la sera che ci eravamo conosciuti. Non mi concentrai molto sui miei genitori, dato che ormai sapevo riconoscere i loro volti fra mille, ma sui Lovinescu.
Quell'uomo raffigurato nella foto era bellissimo, con occhi neri e uno sguardo freddo e calcolatore, molto alto e mi parve di averlo già visto da qualche parte, ma non ricordavo dove. La donna invece era l'opposto, messi vicini sembravano il sole e la luna. Aveva i capelli biondi, i tratti del viso molto dolci e due meravigliosi occhi azzurro ghiaccio, ma il suo sguardo era pieno d'amore mentre guardava il proprio figlioletto di due anni. Quel bimbo era un amore, sembrava un bambolotto che tentava con tutte le sue forze di sembrare un guerriero, ma le guance paffute e arrossate lo tradivano. Sembrava avere lo sguardo molto maturo, nonostante avesse quasi tre anni, come se sapesse con certezza ciò che gli stava accadendo attorno.
Quel bambino era il mio promesso sposo, un Lovinescu che era cresciuto e che era diventato un uomo, un vampiro. Sicuramente era sanguinario come tutta la sua famiglia, ma quella foto mi fece solo fare un "oh" di tenerezza, per quanto era carino.
Il mio portatile si decise ad accendersi e andai su internet, digitando "Stefan Lovinescu". Doveva avere quasi tre anni in più di me, quinci circa venticinque. Apparvero molti articoli in rumeno, ma non c'erano foto che lo raffigurassero. Grazie al dizionario e al traduttore trovato su internet, riuscii a decifrare l'articolo, il quale parlava di una serata chiamata "Il ballo delle debuttanti" al quale la famiglia Lovinescu aveva partecipato. Parlò anche di Stefan, ma solo per un paio di righe, affermando quanto Stefan fosse affascinante e come ogni debuttante gli fosse caduta ai piedi.
Internet non riuscì a darmi altre notizie, se non altri articoli su altre serate di gala alle quali i Lovinescu avevano partecipato. Non trovai nulla nemmeno su Facebook! Decisi di interrompere le ricerche e di lasciar perdere il mio promesso sposo.
Spensi il computer e provai a dormire, ma la curiosità che provavo nei suoi confronti non mi fece chiudere occhio fino alle prime luci dell'alba.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Eccoci ad un nuovo capitolo della mia storia e vedo che ho già qualcuno che la segue; vi ringrazio per averla messa tra le seguite. Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento e sarò ben felice di rispondervi.
L'allenamento continua, ma ancora non si sa niente del promesso sposo della nostra Serena. Sarà spietato come la sua famiglia? Cosa succederà quando si incontreranno al ballo di gala? Serena riuscirà a diventare una buona sovrana e a non combinare pasticci?
Lo saprete nel prossimo capitolo. Un bacione a tutti!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Il tempo passò velocissimo tra lezioni, amici e studio e non mi resi conto che il momento del mio debutto nella società vampiresca era alle porte. Mancavano soltanto un paio di giorni al alla serata di gala che si sarebbe tenuta in mio onore.
In quel periodo ero riuscita veramente a trasformarmi in una principessa. Stavo più dritta, come mi ricordava spesso zio Wilhelm, parlavo a voce bassa, mi muovevo con grazia ed ero letale nel combattimento, anche se non ero ancora un'esperta. Parlavo molto bene il tedesco e il rumeno, ma dovevo continuare ad esercitarmi per arrivare a parlare entrambe le lingue in modo perfetto.
Ovviamente, quando non ero a lezione con mio zio Wilhelm, tornavo ad essere la ragazza di sempre: che vestiva sportiva, che sedeva scomposta, che con i suoi amici faceva le gare di rutti, però quando voleva riusciva allo stesso tempo ad essere femminile.
Ero riuscita a convincere i miei genitori a venire con me, in parte perché non volevo escluderli dalla mia nuova vita e in parte perché me la stavo facendo sotto dalla paura. Averli vicino mi avrebbe aiutata ad affrontare il mio primo incontro in pubblico.
C'era voluto un bel po' di tempo e un bel po' di pressione, continuando a ricordare a mio padre che era stato lo storico di corte. Dopo quasi una settimana avevano ceduto per l'esasperazione.
Salimmo sull'aereo che ci avrebbe condotti a Vienna e quando vidi che i nostri posti erano in prima classe, per poco non lanciai un urlo di gioia. Non ero mai stata in prima classe e me la sarei goduta fino infondo.
Ci servirono da bere molto prima che l'aereo decollasse e reclinai la poltrona in posizione orizzontale, per godermi un meritato pisolino prima di calarmi nella parte della principessa.
-Serena, siediti composta.- mi riprese mio zio.
-Zio, sono sdraiata, perché mai dovrei sedermi?
Zio Wilhelm si trattenne dallo scoppiare a ridere per la faccia buffa che avevo fatto.
-Ricordi il patto che abbiamo stabilito, vero zio?- gli chiesi guardandolo di sottecchi.
Alzò gli occhi al cielo e iniziò a pronunciare a memoria il nostro patto.
-Lontano dai doveri da principessa, lontano dal cuore. Quando non ci sono ricevimenti o riunioni, puoi comportarti come hai sempre fatto, sederti scomposta e parlare come un camionista. Quando questi avvenimenti ci sono, ti trasformi in una principessa leggiadra e femminile.
Ridacchiai con mio zio, mentre l'aereo si preparò per alzarsi in volo.

Quando arrivammo a Vienna, rimasi subito meravigliata. Era una città meravigliosa e caotica, ma allo stesso tempo molto ordinata. Lì si respirava un'aria strana, diversa da quella che avevo respirato a Torino. Era come se mi sentissi finalmente a casa.
Vidi decisamente molto poco perché appena fuori dall'aeroporto, c'era una macchia con autista ad attenderci. Mio zio gli fece cenno con la mano e questo corse subito a prendere i nostri bagagli, dopo avermi fatto un veloce ma profondo inchino. Mi disse qualcosa in tedesco, che compresi perfettamente, ma mio zio tradusse per reggere il gioco.
-Bentornata a casa, principessa Serena.
-Grazie mille.- risposi in italiano, lasciando il compito di tradurre a mio zio.
Avevo reso partecipi anche i miei genitori, riguardo al piano di far credere a tutti che non parlassi alcuna lingua al di fuori dell'italiano, così non avrebbero potuto commettere errori che non mi avrebbero giovato affatto.
Salimmo sulla lussuosa Audi Q7 e partimmo.
-Ora la voce si spargerà come una macchia d'olio. Entro domani, tutti sapranno che non parli tedesco.- mi disse zio Wilhelm, girandosi verso di me dal sedile anteriore.
-Devi sapere che la servitù, che siano autisti o che siano le guardie del corpo più fedeli, sono molto attratti dai pettegolezzi e dalle dicerie.- spiegò mia madre.
-Questa può essere una cosa utile e può tornare a nostro vantaggio.- affermai dopo aver pensato qualche istante.
-Sei stata molto astuta, Serena. Nemmeno a me sarebbe venuto in mente.- si complimentò mio padre.
Notai che ci stavamo dirigendo sempre più in alto. Il paesaggio divenne più selvaggio e io non riuscivo a non guardarmi intorno meravigliata.
-Guarda a destra.- mi disse mia madre dopo un po' di tempo.
Feci come mi disse e restai doppiamente meravigliata alla vista di quel castello imponente, posto in cima ad una piccola montagna. C'era un lungo ponte di pietra che permetteva di attraversare il burrone molto profondo che circondava il castello. Era tutto in stile gotico, con guglie che sembravano voler arrivare a toccare il cielo e con quel tramonto arancione e rosso, sembrava minaccioso e oscuro.
Mio zio sorrise vedendo la mia espressione e disse. -Bentornata al castello Von Ziegler.

Quando scesi dalla macchina, non riuscii a staccare gli occhi dal castello. L'enorme portone in legno di pino con rifiniture di metallo, sembrava un enorme e gotica bocca che mi invitava ad entrare. Mio padre mi toccò una spalla e mi sorrise.
-Anche io avevo la tua stessa espressione quando sono venuto qui per la prima volta. È meraviglioso e imponente.
Annuii senza staccare gli occhi dal castello, mentre lo osservavo attentamente notai che c'era qua e là qualche gargoyle, che mi osservava con sguardo minaccioso. Sembravano all'erta, come se da un momento all'altro potessero prendere vita e attaccare gli invasori.
L'enorme portone si aprì e ne uscirono un paio di domestici che, anche questi come l'autista, si inchinarono davanti a me. Presero i nostri bagagli e ci condussero all'interno del castello, mentre zio Wilhelm ci indicava le varie stanze, dalla sala ricevimento, nella quale si sarebbe tenuto il banchetto la sera dopo, all'enorme biblioteca reale, della quale mi innamorai subito.
Era pieno di quadri, arazzi, lampadari di cristallo, candelabri e fiaccole. Aveva l'aria molto tetra, ma affascinante al tempo stesso. Dopo un po' persi il senso dell'orientamento e pensai che avevo assolutamente bisogno di una cartina, per non rischiare di perdermi ed essere ritrovata giorni dopo.
-Questa è la tua stanza, Serena.- annunciò mio zio aprendo la porta di un'enorme camera da letto, con letto a baldacchino, armadio di legno finemente intagliato e un bagno privato. C'era anche un balcone che si affacciava sul burrone e dal quale si poteva godere di una vista mozzafiato su quel panorama.
-Era la camera dei tuoi genitori e nell'armadio troverai qualche vestito appartenuto a tua madre. Ora puoi riposarti e rinfrescarti un po' e tra un'ora verrà servita la cena nella sala da pranzo. Puoi chiedere alla guardia che starà fuori dalla tua stanza di accompagnarti lì.- spiegò zio Wilhelm.
Lo ringraziai e andai direttamente all'armadio, nel quale erano ordinatamente appesi i vestiti di mia madre. Li osservai e li accarezzai delicatamente, come se fossero stati fatti del materiale più delicato al mondo. Erano meravigliosi, ma non pensai che sarei riuscita, almeno in quel momento, ad indossarli, poiché erano appartenuti a mia madre e non mi sembrava giusto.
Decisi di farmi una breve doccia e di indossare jeans e maglietta puliti. Uscii dalla mia camera e, come aveva detto zio Wilhelm, trovai una guardia, che si mise sull'attenti non appena sentì aprirsi la porta.
Con una pronuncia orribile, gli dissi "sala da pranzo" e nonostante sembrava che stessi facendo dei gargarismi, mi capì rispondendo con uno "ja" secco. Mi guidò verso la sala da pranzo e trovai i miei genitori e zio Wilhelm già seduti al lungo tavolo apparecchiato per quattro. C'era un enorme camino di marmo, con incise nella pietra raffigurazioni di caccia e guerra e il fuoco proiettava ombre sinistre sui muri, nonostante i numerosi candelabri d'argento rischiarassero l'ambiente. Mi sedetti a capotavola e i miei genitori e zio Wilhelm mi sorrisero raggianti.
-Domani mattina alle sette verrà servita la colazione e dopo mi raggiungerai nello studio di tua madre per un ripasso generale. Dalle tre del pomeriggio inizieranno i tuoi preparativi per il banchetto. Ah, subito dopo cena dovrai raggiungere il sarto per gli ultimi ritocchi al tuo abito.
-Mi hai fatto fare un abito?- chiesi sorpresa.
-Certo, mi pare ovvio. Non posso lasciare che tu vada al banchetto in jeans e maglietta.
Ero arrivata al castello da nemmeno un'ora e già avevo tantissime cose da fare, ma quando sarei diventata regina i miei impegni si sarebbero triplicati. Ne ero certa.
Arrivarono alcuni domestici, portando dei piatti da portata pieni di ogni genere di cibo. Dal tacchino alla mousse di cioccolato. I domestici portarono anche delle bottiglie e mi riempirono il calice. Pensando che fosse vino, feci per portarlo alle labbra, ma mia madre mi bloccò.
-Prima che tu lo beva, ti voglio informare che questo non è vino, ma sangue.- spiegò mia madre.
-Davvero?- chiesi sorpresa, anche se la risposta la conoscevo già.
-Non è male, ma il sangue che serviranno domani sarà migliore. Questo è del 1953, non male come annata.- spiegò mio zio.
Era la prima volta che bevevo sangue, del sangue vero e che non provenisse da bistecche quasi crude, e la cosa mi mise un po' di agitazione e di nausea. Forse i miei canini non erano ancora usciti proprio perché non avevo mai bevuto del sangue umano, così decisi di rivelare a tutti la mia supposizione. Zio Wilhelm stava cercando delle spiegazioni plausibili per il mio "ritardo", ma non c'era un atlante medico dei vampiri, così non aveva trovato niente.
-Mmh... forse è per quello, forse no. In ogni caso è meglio non far sapere in giro che i tuoi canini non sono ancora sviluppati, perché sono un segno di maturità ed è una caratteristica fondamentale per i vampiri. Con questi si può mordere il proprio partner.
-Mordere il proprio partner?- chiesi confusa.
Mio zio mi aveva spiegato a grandi linee come funzionassero i vampiri. Ad un certo punto della loro esistenza, più o meno poco prima dello sviluppo dei canini, i vampiri necessitano di sangue per sopravvivere, altrimenti vanno in uno stato semi comatoso dal quale è difficile uscirne. Grazie ai canini si possono cacciare gli umani, cosa che non si faceva più da qualche secolo, e trasformare mezzosangue e umani in vampiri. La parte riguardante il mordere il proprio partner l'aveva del tutto omessa.
-Sì, quando ci si sposa si morde il proprio partner, per stabilire un legame più forte con esso e questo vale per tutta l'eternità. Quando si viene morsi, i due partner dipendono uno dall'altro per sopravvivere, perché bevono uno il sangue dell'altro ed è l'atto di fiducia più totale in assoluto. Ci si fida del proprio partner a tal punto da mettergli la vita nelle sue mani, perché beve il tuo sangue senza ucciderti.- spiegò brevemente zio Wilhelm.
Intuii che se io mi fossi sposata con Stefan Lovinescu, avrei dovuto compiere quest'atto di enorme fiducia. Non gli avrei mai messo la mia vita nelle suemani. Mai. Dovevo trovare un modo per annullare le nozze, e in fretta.
Guardai il calice che tenevo in mano, indecisa sul da farsi. Provare non costava niente, così mandai giù tutto d'un fiato il liquido rosso. Non era male e subito dopo mi sentii più forte, come se potessi spaccare il mondo a metà. Era una sensazione meravigliosa e la nausea che avevo avuto fino a pochi attimi prima, sparì completamente.
-E' molto buono. Pensavo che avrei vomitato tutto e invece mi sento benissimo.- affermai, facendo cenno al servitore di versarmi un altro po' di sangue nel mio calice.
Cenammo con tranquillità e mio zio mi condusse dal sarto di corte. Indossai il vestito che zio Wilhelm aveva scelto per me e rimasi sorpresa.
La base era nera, con la gonna ampia fatta di tulle e seta rossa e nera. Anche la base del corpetto era di seta nera e pizzo e aveva una scollatura a cuore non eccessiva. Il corpetto era ornato da tantissime e roselline rosse, che andavano dalla vita, passavano per le spalle e arrivando fino al collo. Aveva solo la manica destra che arrivava fino al polso, anch'essa di pizzo nero e roselline rosse. La schiena era scoperta a metà, ma era ornata da un filo di perline rosse che andavano ad unirsi al resto del vestito.
Era splendido e letale, come sarei dovuta sembrare, e mi sentii una vera principessa.
-Sei splendida. Sapevo che ti sarebbe stato perfettamente. È uno degli abiti di tua madre, modificato e reso più moderno.- mi disse mio zio sorridendo dolcemente.
Mi guardai allo specchio, mentre il sarto svolgeva il suo egregio lavoro, e continuai a pensare di aver fatto una giusta decisione scegliendo di seguire la strada che mi avrebbe resa una sovrana. Sorrisi a mio zio e annuii con decisione.
-Sono pronta a regnare sui due clan.

Girovago per il castello, stranamente buio e illuminato solo dalla flebile e delicata luce della luna che entra dalle enormi finestre. Sento una strana sensazione addosso, come se qualcuno mi stesse osservando. Accelero il passo guardandomi intorno e sento il rumore di altri passi dietro di me. Inizio a correre a perdifiato, perdendomi in quell'intrico di corridoi.
Una nuvola passa davanti alla luna, oscurando tutto ciò che mi circonda e io mi sento vulnerabile. La luna ritorna a risplendere e io mi ritrovo davanti un giovane uomo, lo stesso che avevo visto nell'altro sogno. Ha un paletto in mano e mi guarda con fare minaccioso. Sorride, come se la cosa lo stesse divertendo.
Avanza di un passo e io inizio ad indietreggiare. Corro senza sapere dove andare. Apro una porta e mi ritrovo in una stanza piena di specchi. Vedo il giovane uomo ovunque e io cerco di sfuggirgli in quel labirinto di specchi. Mi sento afferrare per le spalle e sbattere con violenza contro uno degli specchi. Inizio a sanguinare e l'uomo ride di gusto, alzando il paletto pronto ad infliggermi il colpo letale.


Mi svegliai sudata, urlando come un ossesso. Mi toccai il petto cercando un eventuale foro, ma tutto ciò che vidi fu la scritta"System Of A Down" sulla maglietta. La guardia entrò nella stanza agitata, con il paletto in mano e in cerca di un eventuale nemico, ma dato che non ce n'erano, mi guardò confuso.
Anche io ero molto confusa, ma riuscii a ricompormi e a dirgli la parola "Incubo" in tedesco. La guardia rilassò le spalle e dopo essersi inchinato, uscì richiudendo la porta dietro di sé. Erano le sei del mattino e avrei potuto dormire ancora un po', prima che la sveglia suonasse, ma decisi di andarmi a fare un lungo bagno caldo.
Mentre ero nella vasca da bagno, la sgradevole sensazione che mi aveva lasciato quel sogno non accennava ad abbandonarmi. Continuavo a toccarmi istintivamente il petto, senza trovare nessun segno di violenza o di paletto. Forse era l'agitazione che la mia prima apparizione in pubblico mi metteva, la paura di sbagliare e di sembrare una bambina che giocava a fare la principessa. Avevo paura anche dei Lovinescu, la loro violenza sanguinaria mi era rimasta impressa nella memoria sin da quando avevo iniziato a studiare la storia con i miei genitori. Erano loro la causa delle innumerevoli guerre ed era stato uno di loro ad aver assassinato i miei genitori, Astrid e Marius.
Mi asciugai, mi vestii e andai nella sala da pranzo utilizzando la mappa del castello che zio Wilhelm mi aveva procurato la sera prima. L'avevo quasi imparata a memoria, ma volevo essere certa di non perdermi durante il breve tragitto che mi portava alla sala da pranzo.
Dopo colazione, lo zio mi portò nello studio di mia madre, Astrid, e rimasi colpita da quello studio finemente arredato. Le librerie erano predominanti in quello studio. C'erano librerie ovunque e la scrivania in mogano era tirata a lucido. C'era anche un piccolo camino che riscaldava la stanza. Zio Wilhelm mi fece fare un ripasso generale di danza, politica, storia, etichetta, lingua e combattimento, il tutto in una sola mattinata.
-Per stasera riuscirai a sopravvivere, ma non dobbiamo dormire sugli allori. Tornati a casa, continueremo le nostre lezioni. Pretendo che tu sia perfetta in ogni campo.- mi aveva detto zio Wilhelm.
Pranzo veloce e poi dritti in camera, dove un paio di domestiche mi avrebbero aiutato con l'abito e i preparativi per la sera. Ci misero quasi tutto il pomeriggio per farmi l'elaborata acconciatura, che raccoglieva i capelli in una sorta di chignon voluminoso, e il trucco che mi trasformò in una vera principessa vampiro. Mi portarono una piccola coroncina d'argento con rubini, che incastrarono nella mia acconciatura e anche uno degli innumerevoli ventagli appartenuti a mia madre. Era di colore nero con rose rosse finemente ricamate che richiamavano il motivo del vestito e la sottile striscia d'argento (le lame) richiamavano la coroncina.
Mi guardai allo specchio e mi feci timore da sola. Non avevo mai assunto un aspetto così regale e intimidatorio. Zio Wilhelm aveva scelto bene il vestito: regale ed intimidatorio.
Guardai fuori dalla finestra e vidi che numerosi vampiri si stavano avviando all'entrata del castello. Bussarono alla porta e mio zio si affacciò sorridente, ma il sorriso fu smorzato quando mi vide.
-Oh, Astrid... Serena sei...
Le domestiche sorrisero e dissero, in tedesco, "E' uguale alla regina Astrid.". In effetti ero quasi la sua fotocopia e mio zio per poco non scoppiò a piangere.
-Zio, un po' di contegno davanti alla servitù.- dissi cercando di sembrare una vera principessa.
Zio Wilhelm scoppiò a ridere e cercò di ricomporsi, nonostante una piccola lacrima fosse sfuggita al suo controllo.
-Mi dispiace, io... sei bellissima. Sconvolgerai tutti stasera. Sono in trepidante attesa e non vedono l'ora di vederti. Ci sono i membri più importanti dei clan Von Ziegler, Vidrean e Lovinescu, compreso il tuo promesso sposo.
Gemetti a quella notizia. Mi ero completamente dimenticata che quella festa era stata organizzata non solo per il mio ritorno, ma anche per conoscere il mio promesso sposo. Cercai di non far vedere quanto fossi preoccupata e sorrisi a mio zio.
-E' tutto merito tuo se sono così. Sei un grande zio. Mi starai vicino per tutta la serata, vero?
-Quando scenderai le scale, mi avvicinerò a te. Devi fare il tuo ingresso da sola, per far vedere a tutti che riesci ad affrontare quel manipolo di vampiri senza bisogno di nessuno.
-Spero solo di non ruzzolare davanti a tutti.- sospirai.
Mio zio la prese come una battuta e scoppiò a ridere, ma quella era una delle cose che speravo non mi succedesse. Io, l'ansia e la sfiga andavamo a braccetto e non mi sarei sorpresa se fossi caduta davanti a tutti. Era uno dei tanti timori che erano mi erano sorti la sera prima.
-Vieni, avviamoci verso la sala da ballo.
Mio zio mi offrì il braccio e mi aggrappai come se fossi in mezzo all'oceano e lui fosse il mio salvagente. Ringraziai le domestiche e ci avviammo verso la sala da ballo. Istintivamente toccai il ventaglio di mia madre, che era nascosto in una tasca segreta del vestito, sul fianco destro, e cercai conforto in esso.
La sala da ballo era immensa. Mio zio mi aveva detto che c'era un'enorme scalinata dalla quale tutti facevano il loro ingresso, un enorme tavolo da pranzo (ancora più lungo di quello della sala da pranzo) e un piccolo palco dal quale l'orchestra allietava la serata con varie melodie. La musica si fece via via più forte e vidi a venti metri da noi la famosa scalinata. Mio zio mi lasciò e mi mise le mani sulle spalle.
-Entra fra un paio di minuti. Nessuno annuncerà il tuo ingresso, anche perché non ce ne sarà bisogno. Attirerai l'attenzione di tutti solo entrando nella sala, ne sono certo. Devi solo affrontare questa piccola cosa senza di me e poi sarò al tuo fianco per tutta la serata. Ti ricordi che argomenti dovrai toccare, vero?
Annuii e abbracciai mio zio con foga, senza dargli tempo di reagire. Ricambiò l'abbraccio velocemente e si allontanò.
-Ci vediamo tra qualche minuto. Mi raccomando: schiena dritta e sguardo fiero.- mi sorrise rassicurante zio Wilhelm e si avviò verso la sala da ballo.
Iniziai a fare il conto alla rovescia e respirai lentamente, svuotando la mente e concentrandomi sul non fare brutte figure e sulla respirazione, come mi aveva consigliato lo zio. A quelle feste c'era davvero qualcuno che annunciava il tuo ingresso, proprio come succedeva nei film? L'ansia iniziò a salire, ma cercai di concentrarmi sul conto alla rovescia.
Arrivata a zero, iniziai ad avanzare. Le ginocchia mi tremavano, ma cercai di farmelo passare prima che tutti i presenti potessero vedermi. Dovevo sembrare una principessa vampiro, non un cucciolo di foca spaventato. Mi misi dritta, come mi aveva raccomandato mio zio, e arrivai all'inizio della scalinata.
Quasi all'istante, tutti smisero di chiacchierare, ballare e sorseggiare dai loro calici per osservare me. Sembrava che avessero visto un fantasma. Ripensai alla mia immagine davanti allo specchio e pensai che tutti quegli sguardi carichi di meraviglia, nostalgia e rispetto mi fossero del tutto dovuti.
Iniziai a scendere, guardando quel mare di gente negli occhi, quasi come a volerli sfidare. Dovevano accettarmi come principessa, senza obiezioni o proteste, quel titolo era mio dalla nascita.
Arrivai alla fine della scalinata senza ruzzolare, come avevo temuto fino a cinque minuti prima, e qualcuno iniziò ad applaudire come se avessi fatto la cosa più straordinaria al mondo. Mio zio si avvicinò sorridendomi raggiante.
-Siete stata fantastica, principessa.- mi disse con rispetto.
-Ti ringrazio, zio Wilhelm.- risposi accennando un sorriso enigmatico.
Mi aggrappai nuovamente al braccio di mio zio e iniziammo a girare per la sala da ballo. Tutti non vedevano l'ora di conoscermi e di inchinarsi al mio cospetto. Mio zio aveva il compito di tradurre e quel piano si rivelò un successo. Riuscii a sentire cosa si dicevano i vari vampiri, i commenti positivi su di me e all'impressionante somiglianza con mia madre, con qualche tratto ereditato da mio padre.
Girovagai per molto tempo, ma rimasi scioccata quando vidi due determinate persone. C'era qualcosa che non quadrava nella mia vita,non poteva essere. Erano davvero loro?

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Serena ha fatto il suo debutto nella società dei vampiri e sembra andare piuttosto bene, ma le sorprese non tarderanno ad arrivare.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui e fatemi sapere cosa ne pensate con un commento. Grazie anche a chi ha messo la mia storia tra le seguite o le preferite.
Un bacione enorme!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


-Serena?!- chiese Erica ad occhi sbarrati.
Ero scioccata tanto quanto lei e non avrei mai immaginato di trovarla lì, al castello. Notai che accanto a lei c'era anche Lorenzo Galvani, per gli amici Renzo, un mio vecchio amico di infanzia che continuavo a frequentare nel mio gruppo di amici. Aveva occhi castani dall'espressione scherzosa, corti capelli castani ed era piuttosto alto.
-Serena ma... ma...
-Non posso credere che tu sia la nostra principessa!- affermò sorpreso Renzo.
-Vi prego di portare rispetto alla...- iniziò zio Wilhelm, ma lo bloccai con un cenno della mano.
-Va tutto bene. Loro sono i miei amici, quelli dei quali ti ho parlato. Sono cresciuta con loro.- spiegai velocemente a mio zio e al piccolo capannello di gente che si era formato attorno a noi.
Mi avvicinai a loro e li abbracciai velocemente, dicendo alle loro orecchie che ci saremmo visti sul balcone cinque minuti dopo.
Erica mi sorrise felice e io feci altrettanto.
-Sono orgogliosa e onorata di avervi come mia principessa.
Erica e Renzo si inchinarono davanti a me e io dovetti trattenermi dal non scoppiare a ridere. Quelli erano gli stessi amici che mi prendevano in giro e che mi mandavano al diavolo ogni volta che uscivamo e in quel momento si stavano inchinando davanti a me con reverenza e rispetto. Non riuscivo a crederci. Avrei voluto riprendere l'intera scena col mio cellulare.
-Ti ringrazio per il tuo complimento, Erica. Spero che entrambi possiate godervi la serata. Non voglio di certo che i miei ospiti si annoino ad un evento tanto gioioso!
Anche loro dovettero trattenersi dal ridere, ma sapevano che se l'avessero fatto, mi avrebbero fatto passare per una sovrana poco credibile.
-Dubito fortemente che ci annoieremo.- iniziò Renzo. -Spero di poter scambiare qualche parola con voi al più presto, principessa Serena.- mi fece il baciamano, anche in quell'occasione dovetti trattenere una risata, e si congedarono.
-Quindi loro appartengono al tuo gruppo di amici?- mi chiese mio zio all'orecchio.
-Sì. Non c'è nulla da temere, sono amici molto fidati e nessuno dei due mi ha mai confidato di essere... sono entrambi vampiri?- chiesi pensierosa.
-Certo, sono anche nobili, molto vicini alla famiglia Von Ziegler, ma non avrei mai pensato che li avresti incontrati nella tua vita.
-A questo punto mi viene da pensare che conosco più vampiri e mezzosangue che umani.
Quanti dei miei amici erano vampiri? Quanti mezzosangue? Sapevano prima che ero la principessa dei clan Von Ziegler e Vidrean oppure erano completamente all'oscuro?
Tante domande si erano formate nella mia mente, ma non ebbi tempo di riflettere perché mio zio mi accompagnò verso un gruppetto di tre vampiri. Sembrava che in quel punto della stanza fosse più buio o forse era solo una mia impressione. Erano vicini a delle armature munite di lancia e le stavano osservando con estremo interesse, ma quando notarono che ci stavamo avvicinando, si girarono verso di noi.
Per poco non restai a bocca aperta quando vidi "l'uomo dei miei sogni". Era quello che avevo sognato la notte prima, quello che mi aveva pugnalato al cuore con un paletto nella sala degli specchi ed era proprio come lo avevo sognato. Alto circa due metri, pelle pallida, naso dritto, capelli neri come una notte senza luna e senza stelle e occhi azzurri come il ghiaccio. Il fisico scolpito ma non pompato, era perfettamente fasciato dal mezzo tight scuro fatto su misura. Lo guardai con aria di sfida e superiorità, mentre mio zio faceva le presentazioni. Gli altri due vampiri non li notai nemmeno.
-Principessa, questo è Stefan Lovinescu, principe del clan Lovinescu.- concluse zio Wilhelm, indicando Stefan.
-Il vostro futuro sposo aggiungerei.- affermò Stefan con sguardo divertito e malizioso, con un accento rumeno che gli donava quel tono sensuale in più alla voce, già di per sé sensuale. Mi prese la mano e me la baciò, inchinandosi davanti a me.
-Sono lieto e onorato di conoscervi, principessa Serena. I clan e io abbiamo atteso il vostro ritorno per molto tempo e temevamo che questo giorno non sarebbe mai giunto.
-Mi spiace di avervi fatto attendere, ma ora sono qui.- risposi con decisione, cercando di studiare quegli occhi misteriosi e affascinanti.
Volevo capire cosa avesse in mente. Di certo per lui era un'occasione ghiotta e quel matrimonio gli avrebbe di certo giovato. Il controllo di addirittura tre clan di vampiri era un enorme potere, desiderato da chiunque avesse smania di potere, ovvero tutti i vampiri, soprattutto dai Lovinescu.
I miei pensieri furono interrotti da una voce a me molto familiare, ma questa non mi sorprese piacevolmente.
Possibile che la mia vita fosse un'unica e grandiosa riserva di sorprese?
-Bene, bene, bene. Guarda un po' chi abbiamo qui.
Ci girammo tutti verso quel ragazzino infantile e sbruffone: Mirko Almazi, il mio ex-ragazzo.
-Anche tu sei un vampiro?- chiesi senza nascondere il mio stupore.
-Certo, e sapevo da sempre che anche tu lo eri. Sapevo perfettamente chi fossi, quando mi sono messo con te.- disse con un sorriso maligno stampato sulle labbra.
-Tu e lei che cosa?!- tuonò Stefan.
Fece per avvicinarsi a Mirko, ma lo trattenni per un braccio. Dovevo sbrigarmela da sola, dovevo far vedere a tutti i presenti che ero capace di tenere a bada un piccolo vampiro idiota.
Mi ricomposi e lo guardai con occhi glaciali e privi di ogni emozione, nonostante, parola dopo parola, io stessi morendo dentro.
-Io e lei siamo stati insieme per quasi quattro anni. Volevo sapere com'era stare con una reale, con una di sangue blu, ed è stato molto istruttivo e divertente. Sarebbe stato il colmo se ti avessi morsa, rendendoti mia per l'eternità, ma sarebbe stato inutile e rischioso.
Cercai di mantenere la calma e di pensare ad una risposta. La gente si era fermata ad ascoltare e chi sapeva l'italiano, traduceva agli altri. Strinsi i pugni, mantenendo la mia maschera glaciale. Sarebbe stato un rischio se avesse rivelato a tutti che ero sprovvista di canini. Mi avrebbe portato alla rovina ancora prima di iniziare a regnare.
-E perché mai? Sono curiosa di sapere dove tu voglia andare a parare.- affermai con voce dura e tagliente.
Mi indicò e si rivolse a tutti i vampiri della sala da ballo.
-Perché non sei all'altezza del compito che ti è stato assegnato. Questa ragazzina non sarà mai in grado di diventare una principessa. È una stupida, arrogante, infantile e sciocca ragazzina, che gioca a fare la principessa, ma...
Non volli sentire altro. Sapevo che probabilmente stavo per commettere un errore, ma decisi che era il momento di dargli una lezione. Lo colpii con un violento e inaspettato schiaffo, che lo fece cadere a terra. Presi la lunga lancia dall'armatura, la feci ruotare velocemente proprio come lui e i miei passati insegnanti di aikido mi avevano insegnato tempo prima, e gliela puntai al petto, guardandolo con occhi pieni di rabbia. Mi guardò ad occhi spalancati e pieni di timore, probabilmente non si aspettava una reazione come quella da parte mia. Una reazione da principessa infuriata.
-Come osi rivolgerti a me in questo modo?! In casa mia per giunta! Che ti piaccia o no, io sono la tua principessa e sono pronta a punirti per avermi mancato di rispetto. Non permetterò a nessuno di fare ciò che tu hai osato fare questa sera. E adesso fuori da casa mia!- tuonai con una voce e con un tono che non ammettevano repliche, che non pensavo di avere.
Mirko mi guardava con occhi spaventati e non avevo mai visto quello sguardo nei miei confronti. Si alzò velocemente, allontanandosi un poco. Le guardie si erano avvicinate ed erano pronte ad intervenire ad un mio segnale.
-Non finisce qui!- urlò con rabbia.
Alzai un sopracciglio mentre ritornavo in posizione eretta.
-E' una minaccia? Dalla risposta che mi darai potrebbe dipendere la tua vita. Soppesa con giudizio le parole che sceglierai e ringrazia che non ti sbatto in cella seduta stante, perché sono molto tentata di farlo.
Senza rispondermi, si dileguò. Rilassai i muscoli e passai la lancia ad una delle guardie che si erano avvicinate. Guardai i vampiri che avevo di fronte, cercando di leggere le loro espressioni e vidi una nota in più di rispetto. Mi ero guadagnata qualche punto in più.
Qualcuno decise che era ora di continuare con i festeggiamenti e tutti gli altri lo seguirono. Guardai zio Wilhelm per capire se avessi fatto la cosa giusta o meno e lui mi sorrise con complicità. Avevo fatto centro.
-Chiedo scusa per la brusca interruzione, ma non potevo permettere a quella sottospecie di parassita di comportarsi in quel modo.
-Siete stata fin troppo clemente, io l'avrei distrutto seduta stante.- disse ridacchiando un uomo molto somigliante a Stefan.
-Lui è Ionut Lovinescu, padre di Stefan e sovrano del clan Lovinescu. Lui invece è Lucian Lovinescu.- presentò mio zio e anche questi si inchinarono a me.
Ionut condivideva col figlio i suoi capelli neri. Era un bell'uomo, ma il suo volto era severo e incuteva timore. Lucian invece era la versione brutta del fratello, con i capelli neri ispidi e gli occhi grigi che osservavano ogni cosa come un sorcio.
-Dove avete imparato ad usare la lancia in quel modo?- mi chiese incuriosito Ionut.
-Come poc'anzi vi ha detto quell'essere, abbiamo trascorso molto tempo insieme ed è stato lui ad insegnarmi qualcosa. Non sono molto pratica del combattimento, lui ne era a conoscenza, ma probabilmente ha avuto paura che lo trafiggessi davvero.
Ionut, Stefan e il terzo vampiro scoppiarono a ridere di gusto, assieme a qualche altro vampiro che era intorno a noi.
-Be', una principessa non ha bisogno di conoscere l'arte del combattimento. Ci sono le sue guardie fidate a proteggerla.- affermò Stefan.
-Concordo perfettamente.- risposi sorridendo divertita
Mi ero fatta passare per una principessa che sapeva solo ballare e stare dritta, ma che sapeva comunque difendere il proprio onore. Avevo fatto in modo che i Lovinescu mi sottovalutassero e quella era una cosa buona.
-Vogliate scusarmi, ma devo intrattenere gli altri ospiti. Avremo occasione di parlare molto presto.- dissi con cortesia.
-Ma certo, i vostri doveri vi chiamano.- rispose con altrettanta cortesia Stefan.
Con un lieve inchino, mi allontanai assieme a mio zio e quando fummo lontani dalle loro orecchie, osai parlare.
-Come sono andata?
-Alla grande. Hai fatto capire a tutti che devono accettarti come principessa e che non devono osare mancarti di rispetto. Sei anche riuscita a farti passare per un'incapace con le armi, brava.- mi elogiò zio Wilhelm.
-Ora scusami, ma devo parlare con un paio di vampiri. Posso farcela da sola.- rassicurai mio zio e lui annuì.
Andai sull'enorme ed elegante balconata che si affacciava sul burrone e trovai Renzo e Erica ad aspettarmi.
-Siamo soli?- chiesi guardandomi intorno. -Bene. Come mai non mi avete detto che siete dei vampiri?- li rimproverai scherzosamente.
-Non potevamo andare incontro alla distruzione, lo sai. Pensavamo che fossi umana.- si difese Erica.
-Almeno sapevate che Mirko è un vampiro?
-Sì, e gli abbiamo chiesto più e più volte di lasciarti in pace. Immischiarsi con gli umani non è un bene, soprattutto per gli umani.- rispose Renzo.
-Ecco perché eravate così contenti quando mi ha lasciato. Pensavate che fossi umana e che potesse farmi del male.
-Sì- ammise Erica. -ma non sapevamo che tu fossi la nostra principessa, altrimenti l'avremmo cacciato a pedate nel culo.
Li guardai negli occhi con decisione, cercando di capire se mentivano o meno.
-Davvero non lo sapevate? Eravate all'oscuro tanto quanto me?
I due annuirono.
-Serena, se avessimo saputo che eri la nostra principessa, ti giuro che l'avremmo obbligato a lasciarti. A quanto pareva, Mirko ne era a conoscenza e voleva renderti sua per sempre. Meno male che non l'ha fatto, altrimenti avrebbe scatenato una guerra di proporzioni bibliche. Oh, e complimenti per lo spettacolino di poco fa. È stato molto convincente.- disse Renzo cercando di convincermi con tutte le sue forze e complimentandosi con me.
-Io mi sono avvicinata a te perché mi sembravi una brava ragazza, divertente e solare e lo sei tutt'ora, ma non l'ho fatto per interesse personale. Non lo sapevo ed è stata una sorpresa vederti qui stasera. Non mentivamo quando ti abbiamo detto che siamo onorati di averti come nostra principessa, soprattutto perché sappiamo come sei veramente. Stasera indossi la maschera della principessa glaciale ed enigmatica, pronta ad uccidere chiunque, ma noi sappiamo che renderai questo oscuro mondo di vampiri un posto un po' più pacifico.- disse tutto d'un fiato Erica.
Nei suoi occhi lessi che non stava mentendo. Stava dicendo la verità ed era preoccupata di perdermi. Di perdere la sua migliore amica. Quella che beveva con lei, ballava in modo scoordinato alle feste e con la quale sparava cavolate al telefono quasi ogni sera. Quella che si era scelta come sorella.
-Ora capisco perché all'improvviso sei stata così piena di impegni, perché stavi imparando a diventare una buona principessa.- concluse la mia migliore amica.
L'abbracciai senza pensarci due volte e lei ricambiò con foga, nonostante il contatto fisico non fosse il suo forte.
-Mi dispiace di non avertelo detto. Non sai quante volte sono stata sul punto di farlo, pur di andare incontro alla distruzione!- sussurrò al mio orecchio.
-Tranquilla, ora che anche io faccio parte di questo mondo, capisco la situazione nella quale eravate.- li rassicurai.
Abbracciai anche Renzo e ci ritrovammo a sorridere con gioia e liberazione.
-Allora, quanti dei nostri amici sono vampiri?

Rimasi sorpresa quando mi dissero che tutti i nostri amici erano vampiri o mezzosangue. L'unica "umana" del gruppo ero io.
Dato che mi stavo trattenendo più del dovuto con loro, decidemmo di rientrare e in quel momento ci chiamarono per il banchetto. Dovetti andare a sedermi a capotavola, accanto a zio Wilhelm e ai miei genitori, mentre dall'altro capo della tavola si sedette Stefan, che mi guardò con occhi maliziosi.
-Perché mi guarda come se fossi una torta al cioccolato?- chiesi ai miei familiari.
-Perché tu sei una torta al cioccolato. Sei un premio molto ambito con un grande potere fra le mani e cerca di sedurti con ogni mezzo possibile. Tutte le debuttanti e le nubili sono innamorate di lui.- mi spiegò mia madre.
Peccato per lui che io fossi immune al suo fascino maschile, almeno in quel momento, e che il matrimonio che era stato progettato dai nostri avi, avrebbe incontrato molti ostacoli creati da me.
Stefan continuava a guardarmi, anche mentre si alzava e portava in alto il calice colmo di sangue.
-Vorrei proporre un brindisi.- iniziò attirando l'attenzione di tutti. -Alla principessa Serena, ritornata fra noi per regnare sui suoi clan con giustizia e coraggio, e per onorare la memoria dei suoi genitori, Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean. Alla principessa.
Tutti alzarono il calice, me compresa, e sorseggiammo il nostro sangue.
-Vi ringrazio per le belle parole, principe Stefan. Siete un ottimo adulatore e potrei abituarmici.- risposi sorridendo, strappando qualche risata agli ospiti.
-Non potrei mai smettere di farvi complimenti, soprattutto per la vostra inestimabile bellezza.- ribatté prontamente.
-Siete davvero un uomo galante come mi avevano detto.
Dopo quello scambio di fasulli complimenti reciproci, il banchetto continuò tranquillamente, tra chiacchiere, risa, dibattiti stranamente pacifici e vino e sangue a fiumi. Aveva ragione zio Wilhelm quando mi aveva detto che il sangue di quella sera, sarebbe stato migliore di quello servito la sera precedente.
Finito quel ricco banchetto, si passò alle danze. Danzavano praticamente tutti i vampiri, compresi Erica e Renzo, e notai che erano stranamente bravi. Non me lo sarei mai aspettato dalla mia carissima e scoordinatissima amica. Probabilmente era grazie ad una delle principali caratteristiche dei vampiri, ovvero la grazia, che in me ancora non si era sviluppata perché ero un vampiro "immaturo".
Zio Wilhelm mi raccontò che le famiglie Galvani e Berti erano un paio di quelle più vicine alla famiglia Von Ziegler e che più di una volta, i loro servigi erano stati di vitale importanza.
-Puoi fidarti di loro, di questo sono certo.- concluse zio Wilhelm.
Vidi che Stefan era dall'altra parte della sala da ballo, circondato da uno stuolo di giovani vampire, pronte a buttarsi fra le braccia di quel bellissimo principe. Una in particolare attirava la sua attenzione. Aveva più o meno la sua età, con i capelli rossi e lisci e indossava un abito verde che le faceva risaltare il colore dei capelli. Era molto bella.
Oggettivamente era molto bello anche lui, al pari di un modello, ma non mi sarei lasciata stregare dalla sua bellezza. Era sanguinario, spietato e tutto ciò che desiderava era il potere.
Incrociò il mio sguardo e mi affrettai a distoglierlo, non volevo che pensasse che mi ero innamorata di lui con tanta facilità, dato che non era vero. Lo vidi avvicinarsi e quando mi raggiunse, mi fece un profondo inchino.
-Posso proporvi un ballo?- chiese offrendomi la lunga e affusolata mano.
-Volentieri.- risposi con un sorriso "plasticoso".
Presi la sua mano e mi portò in pista. Mi mise una mano sulla vita e io una sulla sua spalla. Quel tocco mi dava una strana sensazione e fu solo perché avevo entrambe le mani occupate che non mi toccai il petto alla ricerca di un foro.
Ringraziai zio Wilhelm, tutte le ore passate ad insegnarmi a ballare e i suoi alluci spiaccicati, perché grazie a lui ballai alla perfezione il valzer. Stefan mi guardava dritto negli occhi, cercando di capire a cosa stessi pensando, così come facevo io con lui. Volevo capire quali fossero le sue intenzioni.
-Posso farvi una domanda che vi sembrerà bizzarra?- chiesi pensierosa.
-Qualsiasi cosa desiderate, principessa.
-E' possibile che vi abbia già visto prima di stasera?
-Sì, quando io avevo due anni e voi appena qualche giorno. Mi ricordo quel giorno perfettamente, eravate una bambina molto agitata e vivace.- rispose Stefan sorridendo.
Era un sorriso disarmante, che avrebbe fatto sciogliere il cuore di ogni ragazza, ed era tutto per me.
-A parte quel giorno? Siete sicuro che non ci siamo mai incontrati prima?- insistetti.
-Mi ricorderei di aver visto una creatura meravigliosa come voi. Come mai questa domanda?- chiese incuriosito, inclinando leggermente la testa di lato.
-Perché avete l'aria familiare, come se vi avessi già visto.
-Forse avrete visto qualche foto sui giornali locali.- rispose dopo un attimo di riflessione.
-E' probabile.
Non potevo di certo dirgli che l'avevo sognato col mento ricoperto di sangue e con un paletto in mano che cercava di uccidermi. Era strano come fatto, perché se non l'avevo mai visto prima come facevo a conoscere ogni tratto del suo viso alla perfezione? Ogni dettaglio, ogni minima imperfezione era impressa a fuoco nella mia mente. Dovevo parlarne con mio zio e i miei genitori al più presto.

Il gala, che era stato un successone, finì a notte fonda e dovetti ammettere di essere piuttosto esausta. Salutai tutti gli ospiti che sarebbero tornati a casa, mentre altri sarebbero rimasti al castello. L'ultimo che salutai fu Stefan Lovinescu, che sarebbe rimasto al castello assieme a suo padre e a suo zio Lucian.
-Sono lieto di aver fatto la vostra conoscenza, principessa Serena. Spero che ci rivedremo presto e che possiate un giorno venirci a trovare al nostro castello, in Romania.- disse Stefan inchinandosi e baciandomi la mano.
-Sarebbe un onore per me. Vi auguro una buonanotte, principe Stefan.
-Altrettanto, e sogni d'oro.
A quella risposta mi si gelò il sangue nelle vene. Possibile che fosse in grado di farmi venire gli incubi appositamente per farmi avere timore di lui? Ne erano capaci i vampiri? Dovevo assolutamente parlare in privato con zio Wilhelm.
Sorrisi a Stefan e lo ringraziai. Quando il castello fu vuoto e restammo soltanto io e mio zio a girovagare per i corridoi, tirai un sospiro di sollievo e rilassai le spalle.
-Sei andata molto bene, la serata è stata un successo. Il prossimo gala si terrà nel castello dei Vidrean, ma c'è bisogno di tempo e di accumulare i fondi e...
-Accumulare fondi? Qual è esattamente la situazione economica del clan Vidrean?
-Non bella... stanno vendendo tutta l'argenteria e quasi tutta la servitù è stata licenziata.- ammise mio zio con rammarico.
-Devo assolutamente vedere i registri di questo castello, degli altri appartenenti ai Von Ziegler e del castello Vidrean.
-Ma a questo penseremo domani. Ora è tardi e le nostre menti non sono lucide.
-Un'ultima cosa, zio. Gli eserciti in che stato sono?
-Gli eserciti?- chiese confuso zio Wilhelm. -A cosa ti servono?
-Come ha detto mia madre questa sera, il potere che ho nelle mie mani fa gola a molti e voglio essere pronta ad ogni eventualità. Vorrei sapere le condizioni di entrambi gli eserciti.
Mio zio mi guardò pensieroso, cercando di capire che intenzioni avessi, mentre io agitavo placidamente il ventaglio di mia madre per farmi aria. Probabilmente mio zio non si aspettava una domanda del genere, ma io volevo essere pronta ad ogni costo.
-L'esercito dei Von Ziegler è numeroso, ma impreparato ad un'eventuale attacco, mentre quello dei Vidrean... be'...
-Non essendoci fondi a sufficienza, è ridotto all'osso.- conclusi amareggiata.
Se i Lovinescu avessero osato sferrare un attacco a sorpresa il giorno dopo, avremmo perso un sacco di territori. Dovevamo riorganizzare la milizia al più presto.
-Domattina penseremo a tutto. Voglio che l'esercito sia pronto il prima possibile.- conclusi, ma mio zio aveva ancora un sacco di domande da pormi.
-E con che motivazione? I Lovinescu sapranno che stai riorganizzando l'esercito dei Vidrean e dei Von Ziegler e si sentiranno minacciati. Penseranno che tu voglia sferrare un attacco decisivo.- obiettò mio zio, mentre ci stavamo dirigendo verso la mia camera.
-Zio, hai mai giocato a Risiko?
-Risiko?
-E' un gioco da tavolo strategico, di guerra. Si ha un obiettivo che non si deve far scoprire agli altri giocatori, che può essere conquistare determinati continenti o distruggere l'armata di un altro giocatore. La strategia che usano tutti, prima di partire all'attacco, è di rendere più forti le proprie armate. È una strategia molto scontata, ma efficace ed è così che voglio agire in questo caso.
-E il tuo obiettivo quale sarebbe?
-Ancora non c'è, aspetteremo la mossa dei Lovinescu. Sicuramente saranno sorpresi di vedere che una principessa cresciuta a caramelle e cartoni animati, invece che a sangue e violenza, stia riorganizzando un esercito. Vorranno sapere la mia motivazione e risponderò in questo modo: per la sicurezza dei miei sudditi.
-Sicurezza dei sudditi?- chiese sempre più confuso e scettico.
-Il clan Lovinescu non è l'unico ad essere potente in Europa e nel mondo. Ci sono anche i Russi che non scherzano, come mi hanno insegnato i miei genitori nelle lezioni di storia, e sono a pochi passi da noi. Mio padre mi ha detto che fra russi e rumeni non è mai corso buon sangue. Scusami il gioco di parole.
Mio zio sorrise entusiasta perché aveva capito che quel piano poteva funzionare. Anche se il mio vero obiettivo era difendermi da un ipotetico attacco dei Lovinescu, la scusa del voler proteggere i propri sudditi e i propri territori da altri clan poteva funzionare.
-Vedo che inizi a muoverti nel mondo della politica con molta astuzia. Sono davvero fiero di te, Serena.- disse fremendo dall'emozione.
-Tutto questo è solo grazie a te, mi stai insegnando bene.- risposi stringendogli le mani.
-I tuoi genitori sarebbero fieri di te. Ora fila subito a dormire! Domani ci attendono un sacco di impegni.- mi ordinò scherzosamente.
Augurai la buonanotte a mio zio, mi misi il pigiama e mi misi sotto le lenzuola. Solo in quel momento mi ricordai di non aver parlato a mio zio dei miei strani sogni, ma pensai che potevano aspettare ancora un po'. C'erano cose più urgenti alle quali pensare e non avevo tempo di rimuginare su dei sogni.

Angolo autrice.
Buon pomeriggio! Serena ha scoperto che i suoi carissimi amici sono sia vampiri e mezzosangue, l'aiuteranno a destreggiarsi nel mondo dei vampiri o hanno qualcosa da nascondere? Finalmente si è scoperto il volto del principe Stefan: l'uomo dei sogni della nostra protagonista. E' carismatico, cortese e corteggia spudoratamente la nostra Serena, ma sarà davvero il suo modo di fare o una maschera? Lo scoprirete il prossimo capitolo! 
Vi ringrazio per essere arrivati al sesto capitolo, per aver messo la storia fra le seguite/preferite/ricordate e anche per i commenti. Commentate per farmi sapere cosa ne pensate e farmi presente eventuali errori, sia di battitura che grammatica che altro.
Un bacione a tutti voi e al prossimo capitolo!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


Il mattino seguente, feci colazione col naso incollato nei registri dei due castelli. Da quando i miei genitori erano stati distrutti, zio Wilhelm aveva assunto il ruolo di reggente di entrambi i clan, ma non aveva apportato grandi modifiche.
Il clan Von Ziegler aveva parecchi fondi a disposizione, portati dalle tasse dei propri sudditi, cosa che non credevo si facesse, e dai vari investimenti in borsa, dei quali ci capivo ben poco. Il clan Vidrean, d'altro canto, riceveva ben poche tasse e attuava ancora meno investimenti.
Stavo cercando di capire quanti soldi trasferire al castello Vidrean, sorseggiando il mio cappuccino, quando zio Wilhelm entrò di corsa.
-Serena, devo parlarti urgentemente.
Congedò velocemente i servitori, per essere lontano da orecchie indiscrete. Fece cenno a me e ai miei genitori di avvicinarci e alla fine parlò.
-La gente inizia a pensare che tu non abbia ancora i canini.
Rimasi di ghiaccio. Come diavolo erano riusciti a capire che i miei canini erano ancora al sicuro e al caldo nelle mie gengive?
-I canini dei vampiri escono quando sono arrabbiati, affamati o eccitati. Ieri sera, quando hai minacciato Mirko, tutti hanno visto che eri parecchio arrabbiata, ma che i canini non c'erano!
-Sai chi può aver detto una cosa del genere?- chiese mio padre.
-Non lo so, però la cosa può essere molto svantaggiosa per noi. Potrebbe far sembrare Serena non credibile.- rispose mio zio.
Riflettei un momento, pensando ad una scappatoia. Era un bel problema, ma neanche poi così grande.
-Non dobbiamo fare niente.- affermai
-Cosa?- esclamarono sconcertati i miei familiari.
-Non faremo niente. Se dessi retta alle voci e mi alterassi, probabilmente mi chiederebbero una prova visiva e così capirebbero che questa diceria è fondata. Se non facessi assolutamente niente, tutti si dimenticherebbero di questa voce di corridoio e sicuramente si concentreranno su un'altra più nuova e succosa. Sono andata alle superiori e so come affrontare queste cose, tipiche delle bisbetiche pettegole.
-Però dobbiamo capire come mai sei così in ritardo.- affermò mio zio.
-Spero che mi spuntino presto, così potrò sembrare più credibile come vampiro. Invece, riguardo alla milizia- iniziai rivolgendomi a mio zio. -fate in modo che non si sappia molto. Quando i Lovinescu sapranno che ho riorganizzato l'esercito, saranno sorpresi, ma anche divertiti perché mi reputano un'incapace e una sprovveduta. Ho visto negli occhi di Ionut, di Lucian e di Stefan Lovinescu che lo pensano. Più mi sottovalutano, meglio è. Ora possiamo ritornare a questi dannati e incomprensibili registri, per favore?
Tutti ridacchiarono e continuarono ad aiutarmi. Mi ero mostrata forte e sicura, ma dentro di me tremavo. Se anche uno solo di loro avesse iniziato a reputarmi indegna di essere una sovrana, sarebbe stato un bel guaio. Zio Wilhelm era un angelo, ma non poteva fare miracoli e i miei genitori potevano fare ancora meno. Dovevo guadagnare punti su altri fronti e sperare che un altro pettegolezzo sostituisse quello riguardante i miei canini.

Tornati a casa, riprendemmo la vita di sempre, ma zio Wilhelm aggiunse qualche nuova disciplina per me.
-Devo imparare a suonare il piano e a cantare? E perché?- chiesi a bocca aperta.
Cantare era stato il mio sogno, ma ero stonata come una campana. Sarei riuscita a far inorridire persino un sordo.
-Perché ci possono essere occasioni nelle quali dovrai cantare e suonare il pianoforte. Non te l'ho insegnato in questo mese perché sapevo che non avresti dovuto fare nulla del genere, ma noi vogliamo arrivare preparati a tutto, no? Non dici sempre così?
Sospirai e annuii.
-Bene. Iniziamo col canto.
Zio Wilhelm si mise al piano e iniziò a suonare. La lezione andò molto peggio di quanto pensasse e io mi stavo vergognando da morire. Speravo che i vicini non chiamassero i vigili per "disturbo alla quiete pubblica".
-Non credevo che l'avrei mai detto, ma sei un disastro!
-Grazie per l'incoraggiamento, zio. So che faccio schifo e te l'avevo anche detto.- risposi incrociando le braccia al petto, imbarazzata più che mai.
-Hai la voce molto alta, ma tu vai troppo in alto. Prova a prendere questa.- suonò una nota e non la presi.
-Un po' più bassa.- disse suonandola di nuovo.
Cantai e riuscii a prenderla. Suonò un altra nota e presi anche quella. Continuammo così per tutta la lezione, fino a quando la mia voce non divenne roca e allora passammo al pianoforte. Dato che le mie dita erano lunghe e affusolate, riuscii a cavarmela molto meglio che col canto.
Finita la lezione, andai in pub per incontrare i miei amici e per cenare tutti insieme. Mi accolsero a braccia a aperte, come al solito, ma con un po' più di timore. Da quando avevano scoperto che ero la loro principessa, mi trattavano in modo diverso e a me questo non andava.
-Ragazzi, chiariamo una cosa. Quando non sono in veste di principessa, mi trattate come avete sempre fatto, mandandomi a quel paese e tutto il resto; quando sono in veste di principessa, mi trattate come dovete fare, chiaro?- dissi guardandoli uno per uno.
-D'accordo, brutta stronza.- rispose Erica, rompendo il ghiaccio.
Erica, Renzo, Marika e Simone erano vampiri, mentre Amanda, Dario e Francesco erano mezzosangue. Renzo e Amanda stavano insieme ed erano la prima coppia vampiro-mezzosangue.
-Quando ci sposeremo, la trasformerò in vampiro.- aveva detto Renzo, guardandola con dolcezza.
-E io vi do già il mio completo appoggio. Voglio portare avanti il progetto di mia madre e mio padre e far avere pari diritti ai mezzosangue.- affermai sorridendo e tutti i miei amici scoppiarono in un caloroso applauso.
-Sapevo che saresti diventata una buona principessa.- disse Erica stampandomi un bacio sulla guancia e io risi.
Era bello avere amici come loro, che mi avrebbero rispettato e appoggiato. In qualità di "ragazza comune" mi fidavo ciecamente di tutti loro, ma in qualità di principessa vampiro mi fidavo soltanto di Renzo ed Erica. Speravo vivamente che gli altri non mi avrebbero tradita nel momento del bisogno.

Passarono quasi tre mesi e riuscii ad incastrare alla perfezione i miei impegni da principessa vampiro con quelli di ragazza comune. Avevo trasferito i soldi sul conto dei Vidrean e avevo incaricato mio zio di occuparsi del rinnovo del castello, per riportarlo allo splendore originario e per l'organizzazione dell'esercito. Io intanto mi occupavo delle tenute dei Von Ziegler e mi preparavo mentalmente al mio primo incontro con il Consiglio.
Il Consiglio era un organo di governo che discuteva di politica, tasse e partecipava anche alle udienze in tribunale come giuria. Fino a quel momento c'erano due consigli dei quali facevo parte: quello Von Ziegler-Vidrean e quello Vidrean-Lovinescu; quest'ultimo si era riunito pochissime volte da quando i miei genitori erano morti.
Il Consiglio Vidrean-Lovinescu aveva richiesto di vedermi per questioni a me sconosciute e così avrei dovuto raggiungerli in Romania, nel cuore della Transilvania, nella quale si trovavano il castello Vidrean e il castello Lovinescu a poca distanza l'uno dall'altro. Ovviamente al mio fianco ci sarebbe stato zio Wilhelm, ormai nei panni di mio Consigliere, ma i miei genitori erano dovuti rimanere a casa.
-I mezzosangue non sono ben visti in Romania, non come lo sono nel regno dei Von Ziegler.- mi aveva spiegato mio padre.
Avevo scoperto che i Von Ziegler non regnavano solo in Austria, ma avevano un regno ben più ampio che comprendeva Austria, Svizzera, Italia, Germania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Belgio, Slovenia, Croazia, parte della Polonia e parte della Francia.
Il regno dei Vidrean comprendeva la Romania dell'ovest, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovacchia, il sud della Polonia e l'Ucraina dell'ovest.
Il regno dei Lovinescu era composto da Romania dell'est, Moldavia, Ucraina dell'est e la parte restante della Polonia, che era la più grande.
Solo quando avevo scoperto precisamente la grandezza del mio regno, capii appieno perché Stefan mi aveva guardata come se fossi stata un dolce, la sera del gala.
Ero sull'aereo accanto a mio zio e stavo cercando di leggere un libro in rumeno con accanto il dizionario italiano-rumeno, quando zio Wilhelm mi disse di guardare fuori dal finestrino. Vidi montagne e foreste selvagge e incontaminate, con qualche piccolo paesino sparso qua e là. Sorvolammo brevemente Sighişoarae atterrammo all'aeroporto.
-Benvenuta in Romania, principessa.
Notai solo in quel momento che non ero mai stata nemmeno in Romania, nemmeno da neonata, e fui molto emozionata di trovarmi nella terra natia di mio padre, Marius Vidrean.
Uscimmo dall'aeroporto e anche lì trovammo una macchina lussuosa ad attenderci.
-Con i soldi che hai mandato, con le tasse nuovamente imposte e gli investimenti, il castello Vidrean sta ritornando al suo splendore originale.- annunciò orgoglioso zio Wilhelm, mentre l'autista caricava i bagagli in macchina.
-Non vedo l'ora di vedere il lavoro che hai fatto.- ammisi emozionata.
La macchina ci guidò attraverso un paesaggio meraviglioso e minaccioso. Se l'Austria mi aveva meravigliata, la Romania mi aveva stregata. Montagne appuntite, burroni profondi e foreste incontaminate dominavano su tutto.
-Ora passeremo davanti al castello dei Lovinescu. Ho chiesto all'autista di passarci davanti.- disse zio Wilhelm.
-Perché?
-Devi vederlo.- mi disse senza darmi spiegazioni.
Quando lo vidi, dall'altra parte del burrone che stavamo costeggiando, pensai che il castello dei Von Ziegler non fosse così minaccioso come mi era sembrato. Era completamente nero, tutto spigoli e guglie e nonostante fosse pieno pomeriggio e il sole estivo splendesse nel cielo, non rifletteva alcuna luce.Quello sì che era spaventoso. Mi vennero i brividi e mio zio mi posò la mano sulla mia.
-Da brividi, vero?- mi chiese zio Wilhelm e io annuii.
Quel castello rifletteva l'anima nera dei suoi padroni di casa e il sangue mi si ghiacciò nelle vene quando mi resi conto che il Consiglio si sarebbe riunito proprio lì.
Non staccai gli occhi dal castello fino a quando non fummo nuovamente inghiottiti dalla foresta. Dopo circa mezz'ora di viaggio, mi si presentò un altro castello molto meno minaccioso di quello dei Lovinescu, ma comunque impressionante. Era di un bianco marmoreo, bellissimo e anche questo era imponente. Era circondato dalla foresta, tranne che per la parte posteriore, nella quale si trovava un enorme giardino grande quasi come il parco Ruffini di Torino e che si affacciava su un burrone.
-E' bellissimo.- affermai guardandolo a bocca aperta.
-Aspetta di vedere l'interno.- disse passandomi la cartina del castello, che mi aveva preparato tempo prima sotto mio ordine.
Quando entrammo dall'enorme portone di pietra, rimasi meravigliata da tanta bellezza. C'erano quadri in ogni angolo che rappresentavano ogni membro della famiglia Vidrean, con sotto scritta data di nascita e di morte. C'erano Vidrean che erano vissuti per quasi un millennio e altri che erano vissuti appena cinquant'anni. Il colore rosso era il predominante in quel castello.
Zio Wilhelm mi mostrò camera mia e non appena posammo le valige, andammo a parlare col generale dell'esercito, che ci attendeva nella sala delle udienze. Quella era la stanza più minacciosa del castello. Era buia, cupa e il camino che riscaldava la stanza sembrava la bocca dell'Inferno.
-Principessa Serena, questo è il generale Andrei Sadoveanu. È stato scelto per addestrare la milizia dei Vidrean e presto andrà in Austria per valutare la milizia dei Von Ziegler.- lo presentò mio zio e questo si inchinò profondamente al mio cospetto.
-Sono lieto di fare la vostra conoscenza e sono onorato di essere stato scelto per addestrare e guidare il vostro esercito.- disse con pesante accento rumeno.
Apparentemente sembrava essere sulla quarantina, ma non seppi con certezza quale fosse la sua vera età. Aveva i capelli neri, naso dritto, occhi neri come una notte senza luna e la mandibola importante. Il fisico era asciutto e massiccio, tipico di un guerriero, e aveva innumerevoli cicatrici sparse qua e là.
-Come procede l'addestramento, generale Sadoveanu?- chiesi senza convenevoli inutili.
-Procede bene, ma siamo ancora troppo pochi e troppo deboli per riuscire a sostenere un attacco. Se posso chiedervi, come mai avete scelto di addestrare l'esercito?
-Per la difesa del regno. Siamo troppo vulnerabili ad un eventuale attacco da parte di chiunque e la cosa non mi piace affatto. Non voglio che ciò per il quale i miei antenati hanno combattuto vada perso, quindi ecco spiegato il motivo della mia decisione.- spiegai brevemente.
-Concordo appieno con voi, principessa Serena. Sono onorato di avervi finalmente conosciuta e noto con piacere che avete lo stesso spirito combattivo di vostro padre. So per certo che difenderete questo regno con coraggio e tenacia.
-Vi ringrazio per i vostri complimenti, generale Sadoveanu. Da quello che mio zio mi ha detto, state facendo un lavoro egregio. Non ruberò altro del vostro prezioso tempo, quindi vi lascio tornare al compito che vi è stato assegnato. Mi raccomando: siate discreto.
Si inchinò nuovamente e si congedò. Zio Wilhelm mi accompagnò nella mia stanza e mi disse che avevo un'ora per prepararmi, prima di partire per andare al castello Lovinescu. Mi aveva detto che dovevo vestirmi in modo piuttosto elegante e per tale motivo, aveva recuperato uno dei vestiti di mia madre. Era di un blu scuro, con ricami di pizzo neri, scollatura squadrata poco profonda e la gonna piuttosto stretta. Mi aiutò una domestica con i preparativi e un'ora dopo eravamo in viaggio verso il minaccioso e lugubre castello dei Lovinescu.

Se da fuori incuteva timore, dentro era spaventoso. Era molto buio, le finestre erano quasi perennemente coperte da pesanti tendaggi e mentre percorrevamo quei lunghi e intricati corridoi, ebbi una strana sensazione di déja-vu. Quei corridoi erano identici a quelli del mio sogno, nel quale Stefan Lovinescu mi aveva piantato un paletto nel petto in una stanza piena di specchi.
Zio Wilhelm dovette sentire la mia tensione, perché cercò di rassicurarmi in ogni modo possibile. Entrammo nella sala delle udienze e rimasi spiazzata dal vedere tutti quei vampiri chiacchierare allegramente mentre sorseggiavano del sangue. Erano circa una quindicina in tutto, esclusi me e Stefan, e notai che c'erano stati quasi tutti alla serata di gala. Scorsi Stefan Lovinescu, che mi riservò un enigmatico sorriso.
-Sono lieto di rivedervi, principessa Serena.- mi salutò Stefan baciandomi la mano. -Il viaggio è stato gradevole?
-Molto, vi ringrazio per l'interessamento.
-So che è la vostra prima volta, ma non sarà una riunione molto lunga e anche se non parlate rumeno, sono tutti d'accordo a parlare italiano.
-Siete stato davvero premuroso.- Sì, certo. Come no! -Apprezzo molto il vostro gesto.
-Direi che è venuto il momento di accomodarci.- disse Stefan mettendomi una mano sulla schiena e accompagnandomi ad una sedia posta a capotavola.
Mi aiutò a sedermi e prese posto anche lui, all'altro capo della tavola. Gli altri vampiri si sedettero e la riunione del Consiglio iniziò.

Si parlò più che altro di questioni burocratiche, tasse, resoconti dei vari castelli e la mia partecipazione fu richiesta molto poco. Quella era un'ottima occasione per imparare a comportarmi nel Consiglio. Osservai Stefan che prendeva appunti. Il padre, Ionut Lovinescu, non era presente perché affermava che ormai suo figlio fosse pronto per regnare e che dovesse imparare a cavarsela senza il suo aiuto, quindi la riunione era presieduta da lui.
-Bene. Se non ci sono altri argomenti da affrontare, direi che possiamo concludere qui.- annunciò Stefan.
Una mano si alzò e vidi che Lucian Lovinescu, fratello di Ionut Lovinescu, non aveva ancora terminato. Quegli occhietti maligni erano pronti a vedere qualunque mio errore e a rinfacciarlo, infatti per tutta la durata del gala, mi aveva guardato piuttosto incuriosito. Sospettavo che fosse stato lui a mettere in giro la voce sui miei canini.
Immaginai quale argomento volesse portare e non mi sorpresi quando parlò.
-Avrei ancora qualche domanda, principe Stefan.
-Prego, procedi pure.- concesse Stefan.
-Principessa Serena, gira voce che voi non abbiate ancora sviluppato i canini. È la verità?
Si levò un brusio in rumeno e tutti i presenti affermavano che fosse oltraggioso pormi quella domanda, ma che fremevano dalla voglia di sapere se quella diceria fosse vera o meno. Tirai fuori il ventaglio blu notte con disegno damascato nero e mi feci aria placidamente. Quel gesto mi infuse la forza necessaria a non sputargli in faccia.
-Non ho bisogno di dimostrare di essere un vampiro. Devo dimostrare ai miei sudditi di essere una sovrana degna di guidarli. Questa diceria è già arrivata alle mie orecchie molto tempo fa, quindi non mi sorprende che sia arrivata anche alle tue.- risposi guardandolo negli occhi con un misto di divertimento e sfida.
Seppi fin da subito che Lucian Lovinescu mi avrebbe dato molti problemi e avrebbe cercato dimettermi i bastoni fra le ruote, come aveva cercato di fare in quel momento.
-E invece cosa dite riguardo all'esercito che state riorganizzando?
Si levò un altro brusio e notai che Stefan Lovinescu era sorpreso, quasi divertito, e restò a guardarci godendosi la scena.
-Davvero principessa? State organizzando un esercito?- mi chiese sorpreso Damian Vidrean, un mio lontano zio e uno dei pochi Vidrean ad essere nel Consiglio.
-Un sovrano senza esercito o è un sovrano sprovveduto o uno stupido, o entrambi. Come potrei difendere i miei sudditi senza un esercito?- chiesi come se fosse la cosa più scontata del mondo.
-Difenderli da chi? Dai Lovinescu?- continuò Lucian Lovinescu, suscitando risatine maligne e facce scioccate.
-Perché mai dovreste attaccarmi?- chiesi giocherellando distrattamente col ventaglio, come se in quel momento fossi totalmente a mio agio, ma in realtà stavo sudando freddo. Quella era stata forse una minaccia velata?
-Ora stai esagerando, Lucian.- si intromise Stefan, guardandolo con occhi pieni di veleno.
-Principe Stefan, vi prego di lasciarlo continuare. Voglio sapere quale sarà la sua risposta.- dissi decisa.
Fissai Lucian Lovinescu intensamente e vidi che si stava guardando intorno alla ricerca di un suggerimento, così decisi di calcare la mano. Volevo mettere le cose in chiaro fin da subito e fare in modo che nessuno osasse prendersi gioco di me, quella era una cosa estremamente importante.
Non arrivò nessuna risposta, così mi rivolsi a Stefan Lovinescu.
-Principe Stefan, avete intenzione di iniziare una guerra contro di me?
Lui capì a che gioco stessi giocando e, non seppi il motivo, mi appoggiò sorridendo, quasi ridendo.
-Assolutamente no, principessa. Perché mai dovrei farlo?- chiese indignato.
-Se devi parlare per dare aria alla bocca- iniziai guardando Lucian Lovinescu negli occhi con freddezza e schifo, come se avessi davanti a me un verme viscido. -ti consiglio di tacere la prossima volta.
-Come osi?! Tu...
-Basta, Lucian!- tuonò Stefan alzandosi in piedi. -Ricorda che hai davanti una principessa, non una donna qualsiasi e non tollero che si parli in questo modo alla mia futura sposa. È chiaro a tutti?
Restai sorpresa al sentirlo difendermi a spada tratta e soprattutto mi ricordai solo in quel momento che io e lui dovevamo sposarci! L'avevo completamente rimosso.
Nessuno dei presenti emise un fiato fino a quando Stefan non si fu riseduto. Damian Vidrean alzò la mano lentamente e notai che era abbastanza intimorito.
-Spero che sia una domanda intelligente.- disse gelido Stefan, dando la parola a Damian.
-Vorrei sapere cosa volete fare riguardo al patto e quando si terrà il vostro matrimonio.- pigolò Damian con fare reverenziale.
-Preferirei conoscerla e corteggiarla a dovere.- rispose Stefan con tranquillità. -Con questo non sto dicendo che il patto non verrà portato a compimento, ma che ci vorrà ancora un po' tempo. È già un passo avanti che la principessa Serena sia qui tra noi oggi e che possa partecipare alle riunioni del Consiglio. Dovete solo pazientare ancora un po', ma cos'è qualche mese in confronto all'eternità che abbiamo davanti?
Stefan Lovinescu era un ottimo oratore, molto persuasivo e carismatico, difatti nessuno si oppose a quella notizia.
Quindi voleva corteggiarmi? Era una tattica per riuscire a farmi innamorare di lui e costringermi a sposarlo? Dovevo stare in guardia.
-Ci sono altre questioni sulle quali discutere?- chiese Stefan osservando ogni vampiro seduto a quel tavolo e nessuno fiatò. -Bene, possiamo terminare qui la riunione del Consiglio.
Stefan e io ci alzammo e tutti gli altri seguirono il nostro esempio, dirigendosi fuori dalla sala. Guardai mio zio Wilhelm per sapere come fosse andata, ma non fece in tempo a parlare che Stefan mi si avvicinò.
-Vi chiedo umilmente perdono per il comportamento inaccettabile di mio zio Lucian. Vi assicuro che non resterà impunito.- disse inchinandosi.
-Non ce n'è alcun bisogno, credo che abbia già recepito il messaggio.- risposi ancora sorpresa dal modo in cui mi aveva difeso.
-E invece sì. Non posso permettere un comportamento tanto irrispettoso nei vostri confronti. Vorrei discutere in privato con voi di alcune questioni, se permettete.
Mio zio mi guardò attendendo una risposta e gli feci un cenno col capo. Zio Wilhelm si inchinò davanti a noi e si congedò, lasciando me e Stefan nella sala delle udienze. Stefan si versò un po' di sangue nel proprio calice e ne prese uno pulito, versandone un po' anche a me. Mi porse il calice e sorseggiò un po' del suo sangue, studiandomi attentamente.
-Ditemi principessa, come intendete procedere riguardo alle nostre imminenti nozze? Non ho chiesto un vostro parere e me ne scuso, ma sarebbe per me un onore corteggiarvi e conoscervi prima di convolare a nozze. Siete d'accordo?
-Mi farebbe piacere conoscervi, ma non pensiate che bastino il vostro charme e il vostro bell'aspetto a farmi cadere ai vostri piedi.- risposi guardandolo con occhi pieni di sfida.
Stefan sorrise divertito, continuando a tenere i suoi occhi azzurri piantati nei miei. Ero abbastanza agitata per quell'incontro a quattr'occhi, soprattutto perché le immagini dell'ultimo sogno tornarono vivide nella mia memoria.
-E cosa riuscirebbe a farvi cadere ai miei piedi? Regali? Gioielli?- chiese sollevando un sopracciglio.
-Mi credete così superficiale, principe Stefan?
Rimase spiazzato dalla mia risposta, ma il sorriso malizioso e divertito tornò a ripresentarsi sulle sue labbra.
-Certo che no. Mi chiedevo solo che cosa potrei fare per conquistarvi.
-Questo dovete scoprirlo da solo.
Stavo davvero flirtando con lui? No, no di certo! Non gli avrei detto come avrebbe potuto conquistarmi, anche perché io non volevo sposarmi.
-Siete un mistero per me. E siete anche una sfida. Tutte le altre donne sarebbero già cadute ai miei piedi.
-Che sbruffone.- sussurrai.
-Cosa?- chiese inclinando leggermente la testa di lato, come se fosse stato un cucciolo di cane confuso.
-Niente, pensavo ad alta voce.
Iniziò a girarmi intorno, squadrandomi dalla testa ai piedi e cercai di non farmi venire la pelle d'oca mentre mi passava alle spalle. Strinsi il ventaglio di mia madre, pronta al combattimento, ma non successe niente.
-C'è qualcosa in voi che non riesco a capire. Sembra che voi stiate indossando una maschera e che questa non sia la vostra vera immagine.
-E voi non state facendo lo stesso?- chiesi guardandolo intensamente.
-Affatto. Io sono come mi vedete, ma voi siete un mistero, ve l'ho già detto. Ho come l'impressione che però stiate recitando da quando vi ho conosciuta. Forse aveva ragione quel Mirko, forse non siete affatto pronta per regnare.
-Cosa?
Mi stava provocando e lo faceva con quel sorriso strafottente che faceva venir voglia di prenderlo a ceffoni. Era irritante.
-Avete sentito bene. Forse non avete la stoffa per regnare, ma che si può pretendere da una ragazzina cresciuta circondata da fiori e cose frivole come l'università.
-L'università non è una cosa frivola.- obiettai, ma sorpresa che lui sapesse che io frequentavo l'università.
-Ah no? Allora ditemi che cosa farete con la vostra laurea in biologia. Insegnerete ai vampiri com'è fatto il mondo che li circonda? Annienterete di noia i vostri nemici con la descrizione dettagliata di una cellula animale? Non avete speranze in questo mondo. Ve la cavate piuttosto bene, ma in meno di qualche decennio questo mondo vi distruggerà e la vostra unica ancora di salvezza è il matrimonio con me. Sarei il solo in grado di non far affondare il vostro regno ancora prima di cominciare a regnare.
-Quindi è questo il vostro obiettivo: sposarmi per assumere il controllo di ben tre clan di vampiri.
A quello ci ero già arrivata da parecchio tempo, ma volevo sentire uscire quelle parole dalla bocca di Stefan.
-Non nascondo la mia sete di potere e un matrimonio con voi sarebbe perfetto, dato che i nostri avi hanno già firmato il patto. Non potete fare nient'altro se non accettare questo destino.
-Brutto sbruffone pompato che non sei altro!- Al diavolo l'etichetta e la cortesia! -Io non ti sposerò mai. Non puoi obbligarmi a farlo!- gli urlai in faccia.
Mi prese per le spalle e mi tenne stretta, col viso a pochi centimetri dal mio. Il suo sguardo era fuoco puro e la pupilla aveva quasi interamente inghiottito l'iride, facendolo diventare di un nero profondo. Mi costrinsi a non tremare di paura.
-Io forse non posso obbligarvi, ma il patto sì. Che voi lo vogliate o no diventerete mia moglie.- disse minaccioso e i canini candidi completamente fuori dalle gengive.
L'istinto mi guidò ancora prima che il mio cervello si mettesse in moto. Gli assestai una cinquina talmente forte da fargli girare il viso da una parte e lo spinsi lontano da me. Si massaggiò la guancia e mi guardò sorpreso. Probabilmente non gli avevo fatto molto male, ma supposi che nessuno avesse mai osato così tanto senza restare impunito.
-Tu prova a mettermi di nuovo le tue manacce addosso e non mi fermerò ad una semplice sberla, pezzo di idiota che non sei altro. Sarai anche stato addestrato ad essere un principe guerriero e sanguinario sin dalla nascita, ma non ti devi mai più permettere di trattarmi così.- ruggì in preda all'ira, digrignando i denti come non avevo mai fatto.
Mi guardava ancora sorpreso e visto che non accennava a muoversi, e io non volevo permettergli di avvicinarsi di nuovo, me ne andai a passo deciso, con la testa alta e senza mai voltarmi indietro.

Angolo autrice
Buonasera a tutti! Finalmente si è visto un nuovo lato di Stefan, ma sarà il vero lui? 
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver messo la storia tra le preferite/seguite e per i commenti. Grazie mille davvero.
Un bacione
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


-Tu cosa?!
Avevo raccontato a mio zio cos'era successo nella sala delle udienze ed era rimasto letteralmente a bocca aperta. Sembrava che la mandibola dovesse cadergli da un momento all'altro.
-Mi ha fatto perdere la pazienza e sono sbottata.- sbuffai camminando avanti e indietro per la sala.
-Tu hai schiaffeggiato il principe Stefan. È un miracolo che non ti abbia distrutto in quello stesso istante.- quasi urlò zio Wilhelm.
-Mi aveva messo le mani addosso ed era molto minaccioso. Aveva persino i canini fuori! Che potevo fare? Lasciare che mi picchiasse come un tamburo o peggio?
Ero furiosa. Alla fine il suo vero carattere era uscito allo scoperto, così come il mio. La storia del corteggiamento e del conoscerci meglio... tutte balle!
Per sfogare la mia rabbia, zio Wilhelm mi fece fare un allenamento speciale di combattimento nella sala addestramento: per la prima volta stavo iniziando ad usare il paletto. Me la cavavo piuttosto bene e combattei fino a quando le braccia e le gambe non implorarono pietà e fino a quando un servo non venne a dirci che il principe Stefan mi attendeva all'entrata del castello.
-Il principe è venuto fino a qui?- chiese zio Wilhelm sorpreso.
-Che vada a farsi fottere!- dissi affondando con rabbia un paletto in un sacco pieno di sabbia.
-Serena, vai ad incontrarlo subito.- mi ordinò mio zio.
-Col cavolo! Io quell'essere non lo voglio più vedere. Prima era tutto "corteggiamo la principessa come una vera donna" e il momento dopo "tu, schiava che non sei altro, mi sposerai e farai tutto ciò che ti ordinerò".- sbottai imitando il suo modo di parlare.
Lo zio scoppiò a ridere di gusto, mentre il servo cercava di rimanere serio. Aveva capito chi stavo imitando, ma non poteva permettersi di ridere davanti alla propria principessa.
-Devi andare. C'è in ballo la sicurezza del tuo regno.
-Che mi attacchi! Mi deve solo baciare le chiappe quel coso.
Ovviamente non dicevo sul serio, infatti zio Wilhelm non si allarmò. Continuò a guardarmi con le sopracciglia alzate e alla fine sbuffai.
-E va bene! Vado a parlare con quell'idiota.
-Sii gentile con lui.- mi ammonì mio zio ridacchiando.
-Ma manco morta! Quando anche lui mi rispetterà, ne riparleremo.
Andai a passo di carica verso la porta principale, infischiandomene altamente se ero sudata, con i capelli spettinati, i pantaloni della tuta, top e un paletto, che nascosi nella tasca posteriore dei pantaloni prima di girare l'angolo.
Quando lo vidi notai che aveva gli stessi abiti del pomeriggio e il segno rosso della mia mano era ancora ben visibile sulla sua guancia. Mi fermai ad un paio di metri da lui e mi poggiai con una spalla al muro, tra due quadri dei miei antenati, e incrociai le braccia al petto. Lo guardai male e vidi che mi stava osservando concentrato.
-Ma siete sudata?- chiese guardandomi schifato.
-No, mi piace fare la doccia vestita. Dovresti provare qualche volta.- risposi sarcastica, sotto il suo sguardo confuso. -Allora, che sei venuto a fare?
-Sono venuto a scusarmi per il mio comportamento...
-Da stronzo?
-Inadeguato.- mi corresse lui. -Non dovevo comportarmi così e vi chiedo scusa.
-Tanto ti sei rivelato per quello che sei veramente. Vuoi solo il potere, ma cosa dovevo aspettarmi da te? Non sei di certo il classico principe azzurro con la calzamaglia aderente.
-Questo matrimonio è una cosa che si deve fare per portare la pace tra i nostri clan e poi la calzamaglia mi starebbe male.- disse provando a scherzare, ma non gli diedi quel piacere.
-E' un dovere.- convenni con lui. -Ma non lo farò.
Mi guardò scioccato, ma non perse la pazienza come mi sarei aspettata. Fece un respiro profondo e piantò i suoi occhi nei miei.
-Quindi volete la guerra.
-No, non voglio sposarti. C'è una bella differenza tra il volere una guerra e non voler sposare uno sconosciuto ipocrita e stronzo.
-Lo sapete che se non ci sposiamo, non potremo mai diventare re e regina?
Aprii la bocca per rispondere, ma la richiusi subito. Era vero? Zio Wilhelm non mi aveva mai parlato di una clausola del genere. Che fosse scritta in piccolo come nei contratti che si vedevano nei film americani?
-Non ve l'aspettavate, vero?
-Non ti credo.
-Sei cocciuta come un mulo!- sbottò smettendo, finalmente, di darmi del voi. -Cioè, voi...
-Lascia perdere l'etichetta almeno quando siamo soli. Comunque hai ragione, sono testarda e scusami tanto se sono diffidente. Vuoi che fin da subito diventi la tua amichetta del cuore e che ci mettiamo lo smalto a vicenda durante i pigiama party?
Mi guardò ad occhi sbarrati e mi sembrò che gli si formasse un enorme punto interrogativo sulla sua testa. Potevo quasi vederlo.
-Cosa?
-Il punto è che non puoi incolparmi se sono diffidente, soprattutto dopo oggi, e anche perché...- mi bloccai, ma Stefan terminò la frase al mio posto.
-E anche perché sono un Lovinescu, vero?
Mi sembrò deluso, molto. Forse avevo esagerato, ma non l'avevo detto io, anche se dovevo ammettere di averlo pensato. Anche se era un Lovinescu, non era detto che fosse sanguinario e violento come il resto della sua famiglia.
-No, io sono diffidente di natura, non solo con i Lovinescu.
-Ah sì? E allora perché hai un paletto nella tasca dei pantaloni?
Mi si avvicinò per prendermi il paletto e io indietreggiai inciampando nei miei piedi. Stavo per cadere, ma Stefan mi prese e mi strinse, tenendo una mano sulla mia schiena e una sulla mia spalla per tenermi in equilibrio. Ci guardammo per momenti che parvero interminabili. Quegli occhi magnetici mi avevano stregata talmente tanto che non mi ero nemmeno accorta che mi aveva preso il paletto e lo teneva tra il pollice e l'indice, accanto ai nostri visi.
-Allora spiegami questo, Serena.- sussurrò continuando a guardarmi negli occhi.
Non riuscivo più a parlare. Era come se il mio cervello e la mia bocca fossero scollegati. L'unica cosa che riuscivo a fare era guardarlo.
-Sto aspettando la tua risposta.- mi incalzò in un sussurro, avvicinandosi sempre di più a me.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse alto (o quanto io fossi bassa, visto il mio metro e sessanta). La voce sembrò tornarmi e ne fui felice, perché Stefan si stava facendo troppo vicino.
-Mi alleno.- risposi in un soffio.
Si staccò leggermente da me, mi guardò con un sopracciglio alzato e lo sguardo divertito.
-Le donne non hanno bisogno di imparare ad usare il paletto, ma immagino di averti spinto a farlo, dato che ti ho spaventata.
-Mi hai inquietata.
Sorrise divertito.
-Bello, mi piace inquietare le persone. Comunque ho fatto quello che ho fatto per un motivo ben preciso.- Si mise dritto e mi guardò ancora divertito. -La mia intenzione era farti adirare per una curiosità personale.
-Ovvero?- chiesi diffidente.
-Vedere se sei veramente sprovvista di canini.
Rimasi a bocca aperta, senza riuscire a capire come avesse fatto, ma prima che potessi negare tutto, Stefan alzò una mano zittendomi.
-Prima che inizi ad affannarti a trovare una scusa, l'ho visto perché prima eri veramente alterata. Hai persino digrignato i denti, come se volessi ringhiare come fanno i vampiri, ma non c'erano canini fuori dalle gengive. Per cui l'unica ipotesi è che le voci di corridoio fossero vere: tu non hai ancora sviluppato i canini.
Abbassai le spalle e sospirai rassegnata.
-Immagino che lo andrai a dire a tutti e minerai la mia credibilità.
-No.- rispose Stefan e rimasi nuovamente a bocca aperta.
Si avvicinò al mio orecchio, mi scostò una ciocca di capelli e il suo respiro sull'orecchio mi fece venire i brividi.
-Sarà il nostro piccolo segreto.- sussurrò.
Indietreggiai un po' e lo guardai scettica. Aveva in mente qualcosa, ma leggergli dentro era pressoché impossibile, cosa piuttosto strana per me.
-Ad ogni modo, non devi preoccuparti. Sei solo la vampira più in ritardo della storia.- continuò divertito, giocherellando col mio paletto.
-Può anche essere dovuto al fatto che è da poco che bevo sangue?
Perché diavolo mi stavo confidando con lui?
-Anche, ma quando inizi ad avvertire la sete, significa che i tuoi canini sono vicini allo sviluppo. È solo questione di tempo, però devi ammettere che un vampiro senza canini sarebbe proprio comico.- disse ridacchiando e restituendomi il paletto.
-Io lo trovo umiliante, ma in effetti è abbastanza comico.- ammisi sorridendo.
-Sono perdonato?- mi chiese guardandomi malizioso.
-Ma neanche per sogno!
-Non ti è bastato lo schiaffo che mi hai dato in pieno viso? Devi sapere che non sono in molti a colpirmi e ancora meno quelli che mi fanno girare la testa con uno schiaffo.
-Pazienza, vorrà dire che sono entrata a far parte di questa élite. Ora, se non ti dispiace, dovrei tornare ad allenarmi. Ciao.
Feci per andare, ma Stefan mi trattenne per la mano, me la baciò e mi guardò intensamente negli occhi.
-Spero di rivederti presto, Serena.
Girò i tacchi e se ne andò. Lo guardai fin quando non uscì, notando che aveva delle belle e muscolose spalle larghe e dritte. E anche un gran bel sedere.
Ripensai alla nostra chiacchierata e non riuscii a non pensare che quel ragazzo, quell'uomo, era veramente un mistero.

Passò un altro mese e continuai a gestire il mio immenso regno dal piccolo appartamento dei miei genitori. Mi ero fatta prestare la copia del patto da mio zio e insieme avevamo cercato la clausola che mi aveva detto Stefan.
Non appena se n'era andato, ero corsa da zio Wilhelm per raccontargli ogni cosa. Ovviamente lo zio mi aveva messo in guardia fin da subito, dicendomi che Stefan conosceva ogni trucco per far cadere ogni donna ai suoi piedi. La clausola in questione, però, non l'avevamo trovata, quindi potevo benissimo diventare regina senza essere obbligata a sposarlo; anzi tecnicamente ero già regina, mancava solo l'incoronazione ufficiale.
Era la sera prima del rientro all'università dopo le vacanze estive e assieme agli altri avevamo deciso di organizzare una cena in pizzeria. Fu una serata splendida e i miei amici, come avevo detto loro di fare, mi trattarono come sempre, anzi mi parvero molto più rilassati da quando avevano scoperto che ero un vampiro. L'argomento “sangue” entrò in uno dei nostri argomenti più frequenti e non era raro che ci riunissimo a casa di qualcuno per degustarlo in santa pace, lontano dagli occhi indiscreti degli umani.
Tornai a casa felice e rilassata, ma durò poco. Seduto al tavolo della cucina trovai Stefan, che chiacchierava allegramente con i miei genitori.
-Buonasera, Serena.- mi salutò alzandosi in piedi.
-E tu cosa ci fai qui?- chiesi con voce acuta.
Indossava una camicia azzurra con le maniche arrotolate fino al gomito, jeans Levi's e mocassini neri tirati a lucido. I capelli erano scompigliati e mi facevano venire voglia di metterglieli apposto, ma per evitare la tentazione, incrociai le braccia al petto.
-Come ho detto un mese fa alla riunione del Consiglio, voglio conoscerti meglio e corteggiarti a dovere. Non posso di certo farlo a chilometri di distanza, così ho affittato l'appartamento di fronte e, da buoni vicini quali sono, i tuoi genitori mi hanno invitato a prendere un bicchiere di vino.
-Mamma!
-Tesoro, era giusto invitarlo. Dopotutto è da solo, in un ambiente completamente sconosciuto per lui e senza conoscere nessuno.- rispose mia madre.
Lei aveva l'istinto di fare da madre a tutti e non era raro che qualcuno dei miei amici la chiamasse "mamma", ma fare da mamma chioccia ad un vampiro assetato di sangue mi sembrava esagerato persino per lei.
-Nessuno gli ha chiesto di venire qui.- protestai.
Guardai i miei genitori come se mi avessero tradita. Sapevano perfettamente che Stefan era pericoloso, ma in qualche modo volevano dargli un po' di fiducia e, da bravi sudditi quali erano, non volevano che si scatenasse una guerra di proporzioni bibliche se io avessi rifiutato di sposarlo.
-Be', dovrai anche aiutarmi ad ambientarmi all'università.- disse soavemente Stefan.
Lo guardai ad occhi sbarrati e sembrò che il mio mondo fosse stato nuovamente stravolto, ma questa volta da un principe vampiro e sanguinario che si era intromesso a forza nella mia vita.
-Ma se sei stato proprio tu a dire che l'università è una cosa frivola e inutile.- affermai e lui mi sorrise accondiscendente.
-Mi hai fatto venire la curiosità. Potrebbe rivelarsi un'esperienza interessante.
-Ma qui non staresti per niente bene. Non hai la servitù che ti lava le mutande o che ti prepara da mangiare. Non è un posto adatto a te, diglielo anche tu, mamma.- dissi velocemente e con voce acuta, nel vano tentativo di dissuaderlo.
Ero scioccata, non potevo credere che Stefan si fosse davvero iscritto all'università.
-Serena, stai dicendo un sacco di sciocchezze e non fare la voce acuta.- mi rispose mia madre sorridendo.
-Io non sto facendo nessuna voce acuta.- ribattei, con voce acuta.
Stefan scoppiò a ridere come se tutta quella storia fosse divertente, ma non lo era affatto. Per niente. L'avrei avuto intorno per tutto il giorno.
-Io vado a dormire.- sbottai adenti stretti. -Buonanotte.
-A domani principessa, o meglio collega universitaria.- mi salutò Stefan.
Andai in camera mia a passo di carica, sbattei la porta, andai sul balcone, mi accesi una sigaretta e mandai un messaggio a mio zio, che mi richiamò esattamente trenta secondi dopo.
-Cosa?!- domandò mio zio agitato.
-E' esattamente come ti ho scritto per messaggio.
-Quindi ti starà incollato ventiquattr'ore su ventiquattro?
-Più o meno.
Qualcuno mi prese il telefono dalle mani.
-Pronto Wilhelm, sono Stefan. Stai tranquillo, non permetterò a nessuno di fare del male a Serena, puoi dormire sereno. Buonanotte.
Stefan riattaccò e mi restituì il cellulare. Non riuscivo a fare altro che guardarlo sbigottita.
-E' un brutto vizio. Dovresti smettere.- disse indicando la mia sigaretta, ma io lo ignorai.
-Ma come diavolo ti...
-Senti, so che è stata una sorpresa per te, ma non stavo scherzando quando dicevo di volerti conoscere.- disse guardandomi negli occhi con sincerità.
Possibile che anche a lui non andasse a genio la storia del matrimonio combinato? Possibile che volesse conoscere la persona alla quale era stato promesso, prima di essere obbligato a sposarla e di esserle legato per l'eternità?
-E poi non avevo scelta. Mio padre e i miei zii mi hanno "caldamente consigliato" di venire qui. Ho l'occasione di conoscerti e di eseguire gli ordini, quindi prendo due piccioni con una fava.- spiegò con nonchalance.
-Non pensavo che Stefan Lovinescu prendesse ordini da qualcuno, e poi in che senso ti hanno "caldamente consigliato"?- chiesi incuriosita.
Ionut e Lucian non mi sembravano persone da dispensare consigli, ma piuttosto da ordinare senza possibilità di scelta o obiezione. Stefan sorrise amaramente.
-Diciamo che sono vampiri ai quali non si disobbedirebbe, se si ha cara la pelle.
Lo guardai intensamente cercando di capire quali emozioni e pensieri nascondesse, invano. Era una persona difficile da leggere, molto.
-Domani dovrai accompagnarmi in facoltà.- continuò lui. -La mia macchina non è ancora arrivata e non so la strada per arrivarci.
-Domani mattina vado a fare colazione al bar dove lavora una mia amica, Erica.- affermai sperando di convincerlo a prendere l'autobus, come un qualunque ragazzo sprovvisto di macchina, ma lui era un principe. Non avrebbe preso l'autobus.
-Non è un problema. Sarà la mia prima volta in un bar.
-Non sei mai stato in un bar?- domandai sorpresa.
-Certo che no. Ho sempre consumato i pasti negli hotel o nei ristoranti.- rispose come se fosse ovvio.
Probabilmente i principi non dovevano abbassarsi a fare colazione nei bar, visti i soldi e la servitù che avevano a disposizione.
-Forse è meglio che ti lasci riposare. Domani sarà una giornata piuttosto impegnativa. Buonanotte, Serena.- disse baciandomi la mano e andando via.
Rimasi senza parole per il suo comportamento. Un momento prima era un vampiro odioso, arrogante e con una sete di potere insaziabile e il momento dopo era galante, educato e quasi simpatico. Probabilmente anche i vampiri soffrivano di bipolarismo.
Mio zio mi aveva lasciato almeno una decina di messaggi e dovetti richiamarlo per rassicurarlo e per dirgli che non era successo niente di particolare. Avevo notato che era diventato piuttosto apprensivo nei miei confronti e quando glielo feci notare, mio zio andò sulla difensiva.
-Devo proteggerti e assicurarmi che tu non venga sbranata da questo mondo di vampiri.- mi rispose, ma io sapevo che aveva sviluppato un istinto paterno nei miei confronti e ciò non mi dispiaceva affatto.
Ero grata a mio zio per tutto ciò che stava facendo, molto più di quanto fosse obbligato a fare. Avremmo affrontato quella situazione insieme e avremmo cercato di capire che cosa passava per la testa del mio caro promesso sposo.

Angolo autrice
Buonasera a tutti! Stefan si è dimostrato diverso da come si è presentato e la nostra protagonista se lo ritroverà appiccicato molto spesso. Come andrà a finire?
Grazie per tutte le recensioni, per aver messo la storia tra le seguite/preferite e spero che la storia continui a piacervi. Un bacione a tutti!
Arsax <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



Il mattino dopo mi svegliai a fatica e mia madre mi dovette chiamare un paio di volte, nonostante la sveglia molto alta che avevo impostato la sera prima. Andai in cucina e mi ritrovai Stefan sorridente, pimpante e fresco come una rosa. Come diavolo faceva ad essere fresco, riposato ed energico alle sette di un lunedì mattina? Non era per niente umano e per niente vampiresco. I vampiri non erano esseri notturni?
-Buongiorno, Serena.- mi salutò allegro e io gli risposi con un grugnito.
-Non ti conviene parlarle prima del caffè, rischi di farti mordere.- lo avvertì mia madre ridacchiando e dandomi un bacio sulla testa.
Stefan mi guardò con un sopracciglio alzato, visibilmente divertito.
-Interessante. Lo terrò a mente.
Grugnii di nuovo e bevvi la mia tazza di caffè, cercando di ignorare lo sguardo di Stefan. Stava studiando il mio abbigliamento, composto da maglietta mezza logora e pantaloni della tuta, e i miei capelli scompigliati.
Finii il caffè, andai a prepararmi e cercai di non mandarlo a quel paese perché mi stava fissando con insistenza mentre mi stavo truccando in cucina.
-Ora posso parlarti?- mi chiese quando ebbi finito di mettermi il rossetto.
-Preferirei che mi lasciassi in pace, ma immagino che non sia possibile, vero?- risposi acida.
-Ti sei alzata col piede sbagliato?- mi domandò divertito.
-Io mi alzo sempre col piede sbagliato. Sei pronto?
Annuì alzandosi e prendendo la sua valigetta costosa quanto l'affitto del nostro appartamento, quello della vicina e quello di Stefan, salutammo mia madre e uscimmo. Camminammo fianco a fianco e lo condussi alla mia Panda vecchia, sprovvista di tutti gli optional delle auto moderne e dalle forme spigolose. Stava cedendo all'età e dovevo trovare i soldi per comprarmene una nuova.
-Quella è la tua macchina?- chiese sorpreso.
-Sì, non ti piace?
-Sembra molto... antiquata. Non sarebbe meglio comprarne una nuova?
-Certo, e con quali soldi?
-Quelli del castello.- rispose come se fosse ovvio.
-Non voglio spendere i soldi del castello, soprattutto viste le condizioni nelle quali è il castello Vidrean.
Stefan sorrise compiaciuto.
-Sei una persona piuttosto parsimoniosa, mi piace.
-Non mi va di spendere soldi quando la mia piccola Panda cammina ancora. Ho giurato a me stessa di cambiarla solo quando mi mollerà per strada e così farò.
Ero affezionata a quella macchina, anche se era un rottame usato fino allo stremo, ma mi spiaceva portarla a rottamare.
-Allora, vuoi salire o no?
Salì senza obiettare e si allacciò la cintura.
-Almeno queste ci sono. Pensavo che avrei trovato uno spago.- affermò sarcastico.
-Se non ti piace vai a piedi. Camminare potrebbe farti bene.
-Soprattutto per le polveri sottili e lo smog.
-Non penso che i vampiri siano soggetti al cancro.- risposi pungente.
-No, però fa comunque schifo respirare quelle cose.- ribatté.
Alzai gli occhi al cielo, accesi l'autoradio e fu nuovamente sorpreso dai miei gusti musicali: metal, rock, sigle di anime e musica gotica. Quella volta ebbe la decenza di non commentare, anche perché la minaccia di farlo andare a piedi era del tutto fondata. Anche se era un principe vampiro, l'avrei sbattuto fuori dalla mia macchina, senza fermarmi per farlo scendere.
Arrivammo al bar e quando Erica ci vide, si bloccò. Guardò Stefan senza più sapere cosa fare.
-Lascialo perdere, è completamente innocuo.- dissi come se stessimo parlando di un tenero cucciolo di cane e non di uno spietato Lovinescu.
-Su questo non ci giurerei, tesoro.- rispose Erica continuando ad osservarlo, mentre noi ci accomodavamo al tavolo.
-Per me un cappuccino e un cornetto al cioccolato. Tu cosa vuoi?- chiesi rivolgendomi a Stefan.
-Lo stesso anche per me.- rispose scrollando le spalle.
Erica mi guardò con sguardo interrogativo e io le feci cenno che le avrei raccontato tutto dopo.
-La tua amica mi è parsa visibilmente sconvolta.- disse Stefan sorseggiando il cappuccino che Erica ci aveva appena portato.
-Sai com'è, trovarsi davanti un principe Lovinescu non è cosa da tutti i giorni e poi la tua fama ti precede.
-La fama della mia famiglia, vorrai dire.- mi corresse.
-Stai dicendo che non hai ucciso nessuno solo perché si era rivolto a te in modo troppo confidenziale?
-Certo che ho ucciso.- rispose indignato, come se lo avessi insultato personalmente. -E lo sguardo intimorito della tua amica mi è del tutto dovuto, solo non vorrei che destasse troppi sospetti.
Nel bar eravamo rimasti noi e altri due clienti che si erano messi in disparte, così feci cenno ad Erica di avvicinarsi.
-Lei è Erica Berti, la mia migliore amica. Lei e la sua famiglia sono amici dei Von Ziegler e in più di un'occasione ci hanno aiutato, quindi non devi osare torcerle un capello, chiaro?
-Trasparente.- rispose sorridendo divertito.
-Erica, per lui vale la stessa cosa che ho detto a te e agli altri: trattatelo come un ragazzo normale quando non siamo in veste ufficiale.
-La vedo dura, ma in questo caso- Erica allungò una mano davanti a Stefan. -piacere, Erica.
Stefan la guardò incuriosito e divertito. Si alzò e le strinse la mano.
-Molto lieto. Immagino che ci vedremo molto spesso.
Erica mi guardò di nuovo con sguardo interrogativo e io feci spallucce. Arrivarono altri clienti ed Erica dovette allontanarsi.
-Ti è molto affezionata.- affermò Stefan addentando poi il cornetto.
-Ci conosciamo da quando ci siamo addentrate nel maligno mondo del liceo e quando ha scoperto che ero la principessa Vidrean Von Ziegler, è rimasta sorpresa, così come gli altri miei amici.- raccontai brevemente.
-Gli altri amici?
-Sono tutti vampiri o mezzosangue.
Stefan storse il naso, come se gli avessi parlato di vermi e di pus.
-I mezzosangue sono un abominio. Sono frutto delle pulsioni sessuali di qualche vampiro depravato.
-Sono una risorsa da non sottovalutare. Mia madre e mio padre sono mezzosangue e quest'ultimo era storico di corte al castello Von Ziegler.
Stefan storse nuovamente il naso.
-Un mezzosangue storico di corte. Che assurdità.
-Sono praticamente come noi. Essere mezzosangue non significa essere più stupidi o più ignoranti di un vampiro.
Stefan rifletté un attimo e poi sorrise con malizia.
-Sei uguale ad Astrid, anche lei era una sognatrice.
-Non sono una sognatrice, sono solo obiettiva. Ci sono molti mezzosangue che sono emarginati e adirati con i vampiri, proprio perché non hanno diritti. Possono essere un potenziale nemico.
Stefan rise di gusto, come se avessi appena raccontato una barzelletta divertente e attirò l'attenzione di Erica e degli altri clienti.
La sua risata sarebbe stata molto bella se non fosse stato per il tono canzonatorio.
-Stai dicendo che i mezzosangue possono essere una minaccia?- mi chiese come se lo stessi prendendo in giro.
-Be', folle inferocite di umani hanno ucciso un sacco di vampiri, quindi perché una folla di mezzosangue non potrebbe farlo?
La risata di Stefan si spense all'istante, tornato a riflettere su ciò che gli avevo detto, così continuai.
-Nel 1873 non c'è stata un'orda inferocita di mezzosangue che ha distrutto un bel po' di vampiri? Oggi i mezzosangue sono molti di più di allora, quindi non mi sorprenderebbe se un giorno i mezzosangue che vivono in Romania possano riunirsi e marciare verso i nostri castelli.
Dall'espressione pensierosa che aveva stampata sul volto, fui sicura di aver fatto centro. Forse sarei riuscita nel mio intento di far avere ai mezzosangue qualche tutela e qualche diritto in più, se solo lui avesse iniziato a vederli come una potenziale minaccia. Probabilmente era l'unico modo possibile per convincere i clan Lovinescu, Vidrean e Von Ziegler a far avere loro qualche diritto in più.
-Non avevo mai pensato ai mezzosangue come una possibile minaccia. Devo ammettere che sei molto previdente.- affermò Stefan guardandomi.
-Cerco di valutare ogni possibilità per essere pronta.
-Ed è per questo hai voluto riorganizzare l'esercito. Ora inizio a comprendere meglio le tue scelte.- disse sorridendomi.
-Forza, dobbiamo andare a lezione. Ti è andata bene che devo seguire di nuovo qualche lezione del primo anno, altrimenti te la dovresti cavare da solo, matricola.
Andai alla cassa, dopo aver discusso a lungo con Stefan che voleva offrirmi la colazione, ed Erica iniziò a farmi un sacco di domande a raffica, ma la bloccai.
-Gli è stato ordinato di venire qui per conoscermi, ma anche lui vuole conoscermi di sua spontanea volontà, quindi si è iscritto alla mia stessa facoltà e ha preso l'appartamento davanti a casa mia. Me lo ritroverò appiccicato al culo ventiquattr'ore su ventiquattro.- raccontai velocemente a bassa voce.
Erica mi passò il resto guardandomi con gli occhi sbarrati.
-Quindi è probabile che ce lo ritroveremo anche alle uscite con gli altri?- chiese timorosa.
Annuii e feci cenno al cellulare, segno che le avrei scritto dopo.
-Ciao tesoro, buona giornata.- mi disse Erica con un sorriso tirato.
-Grazie, anche a te.
-Arrivederci Erica, lieto di averti conosciuta.- la salutò Stefan.
Ci avviammo alla facoltà e gli feci fare un breve giro, indicandogli le varie aule e edifici. Notai che molti lo guardavano e non ne seppi il motivo, ma lui non parve curarsene.
-Stefan, perché ti stanno guardando? Capisco che sei un bel ragazzo, ma mi pare esagerato.- gli dissi sussurrando e lui si mise a ridere.
-Serena, sei così ingenua. Questa facoltà pullula di vampiri e mezzosangue, quindi non stanno guardando me, ma te.
Lo guardai confusa. Prima di quel giorno nessuno mi aveva guardata, anzi ero passata piuttosto inosservata.
-Questi sono quasi tutti i tuoi sudditi. Dopo il gala in tuo onore, tutti i vampiri sanno che sei la loro principessa. Quelli che non lo sapevano, vedendoti assieme a me in questo momento, hanno fatto due più due.- spiegò pazientemente.
-Spero non facciano nulla di avventato o che desti sospetti.- borbottai.
-In quel caso potresti distruggerli, visto che ti stai allenando nell'uso del paletto.- disse canzonatorio.
Entrammo nell'aula e prendemmo posto. Salutai qualche mio compagno di corso e attesi l'inizio della lezione, sperando che quella giornata si sarebbe conclusa il più in fretta possibile.

Stefan non si staccò un secondo, nemmeno quando gli dissi di dover andare in aula studio per studiare. Mi guardò per tutto il tempo e riuscii a concentrarmi poco o niente.
-Devo andare da mio zio, quindi ti riporto a casa e ci vediamo domani.-affermai.
-Mi piacerebbe venire a vederti. Sono curioso di sapere quali lezioni ti sta impartendo Wilhelm.
Mi ci volle un buon autocontrollo per non far cadere la mandibola a terra. Come avrei fatto ad allenarmi se Stefan fosse stato lì? Non potevo fargli capire che parlavo in modo quasi perfetto tedesco e rumeno e che sapevo combattere.
-M-ma non dovresti andare a studiare?
-Ho una buona memoria e poi queste cose le ho già studiate col mio insegnante privato.
Mandai un messaggio a zio Wilhelm, avvisandolo che quel giorno avremmo avuto un ospite speciale. Quando arrivammo, mio zio mi guardò abbastanza ansioso.
-Buon pomeriggio, Wilhelm.
-Buon pomeriggio, Stefan. Serena, oggi lezione di pianoforte e canto.
-Mi rifiuto di cantare.- risposi incrociando le braccia.
-Perché? Mi piacerebbe vederti mentre ti cimenti col canto.- disse Stefan sghignazzando.
-Perché no.- risposi duramente.
Nonostante fossi migliorata molto, non volevo fare una figuraccia davanti a Stefan, quindi mi sarei opposta con tutte le mie forze quel giorno. Zio Wilhelm sospirò e mi condusse al piano.
-Stefan, potete accomodarvi sul divano. In frigo ci sono scorte di sangue e vino a volontà, fate come se foste a casa vostra. Serena, cominciamo.
Come riscaldamento mi fece suonare le scale e poi iniziai a suonare un pezzo semplificato di "Sonata al chiaro di luna" di Beethoven. Ero concentrata perché suonare uno strumento era sempre stato il mio sogno, e anche perché non volevo fare brutte figure con Stefan.
Mentre suonavo, zio Wilhelm mi faceva domande sulla politica e sulla storia dei vampiri non molto complicate. Dovevo sembrare alle prime armi, infatti quelle domande erano di livello molto basso. Fu una lezione abbastanza deludente e inutile, pianoforte a parte, ma mi venne un'idea. Finsi di sbagliare e di agitarmi, di rispondere in modo errato alle domande e di dire una marea di cavolate, difatti Stefan mi guardò con le sopracciglia alzate più e più volte.
-Non ce la faccio, zio. Sto andando nel pallone e mi scoppia la testa.- sospirai massaggiandomi le tempie.
-Sono forse io che ti metto a disagio?- chiese Stefan ridacchiando.
Bene, aveva abboccato, era giunto il momento di negare.
-No! Affatto.
-Se la lezione è finita, mi piacerebbe che mi portassi in un posto.
Zio Wilhelm mi guardò e senza farmi vedere da Stefan, gli feci l'occhiolino. Capì e resse il gioco.
-Oggi non ti entra niente in testa, vero? Non importa, riproveremo domani. Sarebbe inutile continuare oggi, ma domani ti voglio concentrata.- mi disse zio Wilhelm.
-Sicuramente, a domani.- lo salutai abbracciandolo.
Ci stavamo avviando alla macchina, quando notai che Stefan era abbastanza pensieroso.
-Stai pensando talmente tanto che mi sembra di vedere il fumo che ti esce dalle orecchie.- dissi buttandola sul ridere.
-Stavo pensando a te che abbracci tuo zio. Io non lo farei mai.- rispose guardandomi in modo strano.
-Che c'è di male? È un mio parente e andiamo d'accordo. Abbracciarlo non mi pare un gesto di debolezza.
-Invece sì, hai dimostrato che provi affetto per un tuo sottoposto.
-Io invece penso di avergli dimostrato gratitudine e poi so che con lui posso permettermelo.-ribattei.
-Puoi permettertelo? Ma non dire sciocchezze.
-Non vuole il potere, vuole solo rispettare la promessa che ha fatto a sua sorella. Non si monterà la testa perché sa che gli voglio bene e sicuramente non vuole rubarmi il potere, anche perché non potrebbe. È un erede dei Von Ziegler, ma con i Vidrean non ha alcun legame e questi non lo accetterebbero come loro sovrano. Ancora meno voi Lovinescu, non lo accettereste mai come erede di quei due clan, a meno che non sia io stessa ad abdicare in suo favore.
-In una giornata con te ho capito molto di più che in due serate.- affermò sorridendo.
-Io di te non ho capito un cazzo.
-Che termini scurrili per una principessa.- mi fece notare storcendo il naso.
-Ehi, non sono in veste di principessa, ma di ragazza comune. Lontano dagli impegni regali, lontano dal cuore. Allora spara, che tipo sei?- dissi mettendo in moto la macchina.
Alzò un sopracciglio per la mia espressione gergale "spara", ma non fece commenti.
-Sono come mi vedi.
-Un arrogante e carismatico vampiro?
-Esattamente.- rispose divertito.
-Dai, ci dev'essere qualcos'altro. Che hobby hai?
Stavo facendo ciò che mi aveva detto mio zio: conoscere il proprio nemico, esattamente come stava facendo Stefan con me.
-Mi piace andare a cavallo, collezionare armi di ogni genere, che ovviamente so utilizzare, e leggere, in particolare Shakespeare e Machiavelli. Trovo che "Il Principe" sia un'opera molto interessante e aspiro a diventare un sovrano come il principe ideale descritto da Machiavelli.
-Anche a me è piaciuto molto. Durante le lezioni di italiano alle superiori, la nostra professoressa ci fece un riassunto molto ampio, ma è un peccato non averlo mai letto.
-Davvero?- chiese sconcertato. -Se ti va ti presto il libro, vale la pena di leggerlo. E tu che cosa leggi?
Sembravamo due ragazzi normali che si stavano scambiando pareri sui libri e scoppiò a ridere quando scoprì che avevo un sacco di libri sui vampiri.
-Dimmi che non hai mai creduto a certe stupidate scritte in molti di quei libri, ti prego.- chiese ridacchiando.
-Be', di certo non sembriamo tanto morti come alcuni libri ci descrivono e ringrazio ogni dio esistente e non che possiamo cibarci anche di cibo umano. Non penso che sarei riuscita a sopravvivere ad un'eternità senza pizza e lasagne.
Stefan scoppiò a ridere e mi ritrovai a ridacchiare anche io.
Mi condusse al maneggio poco fuori città e io rimasi ad accarezzare i cavalli, mentre lui parlava con il proprietario. Prese due caschi, una sella e tutto l'occorrente necessario per cavalcare.
-Sei mai andata a cavallo?- mi chiese Stefan accompagnandomi verso le stalle.
-Mmh... vale il cavallo di plastica scadente delle giostre?- chiesi a Stefan, che mi guardò con un sopracciglio alzato. -Immagino di no.
-Davvero non sei mai salita su un cavallo? Nemmeno con Wilhelm?
-Da piccola, con l'istruttore che portava le briglie e basta, però non mi sembra un dramma che io non sappia cavalcare. C'è un sacco di gente che non sa farlo e vive benissimo così.
Stefan ridacchiò e mi condusse verso un bellissimo cavallo color cioccolato e criniera nera. Iniziò a sellarlo e mi spiegò come posizionare la sella, mettere il morso e tutto il resto. Preparato il cavallo, lo condusse verso la pista e mi guardò.
-Sali.- mi disse.
-Cosa?
-Sali sul cavallo. Ti insegnerò a cavalcare.
-Grazie, ma no grazie. Posso sopravvivere senza saper cavalcare.
Quel cavallo era alto più di un metro e settanta al garrese e avevo una paura matta che quel bestione potesse disarcionarmi o mordermi.
-Cavalcare è una cosa molto importante, soprattutto per una principessa. In certe occasioni non potrai utilizzare le macchine lussuose del tuo garage, quindi è meglio se impari a cavalcare, e in fretta anche.
Mi guardò accarezzando il muso del cavallo. Probabilmente aveva ragione e al massimo mi sarei fatta una figuraccia davanti a lui, cosa che ero abituata a fare con tantissime altre persone.
-Quando sarai in sella, salirò dietro di te, così non avrai paura di cadere. Ho scelto appositamente un cavallo piuttosto robusto.- cercò di tranquillizzarmi e alla fine, fissando quegli occhi che stranamente ispiravano fiducia, cedetti.
-D'accordo, ma se mi faccio male me la paghi molto cara.- lo minacciai.
Stefan sorrise malizioso.
-E che punizione avresti intenzione di infliggermi?
-Non è che hai tendenze sadomaso? Se così fosse, devi starmi lontano almeno dieci metri.
Stefan scoppiò a ridere di gusto, di nuovo.
-Puoi stare tranquilla, ero solo curioso. Forza, metti il piede sinistro sulla staffa e tirati su.
Feci come mi disse, ma non riuscii a sistemare l'altra gamba sul fianco del cavallo e rimasi col sedere per aria, cercando di non cadere e di issarmi. Stefan scoppiò a ridere fin quasi a piangere, guardandomi mentre mi dimenavo sulla sella e non faceva niente per aiutarmi!
-Non ridere! Aiutami, scemo che non sei altro!
Ancora ridendo, mi prese per i fianchi e mi riportò a terra.
-Scusami... è che... non pensavo...- disse tra una risata e l'altra.
La mia faccia era talmente rossa e incandescente da sembrare una stella nana rossa.
-Perdonami, è che non me l'aspettavo.- si scusò continuando a sorridere divertito.
-Te l'ho detto che non so cavalcare.- borbottai guardandomi la punta delle scarpe.
-Riproviamo. Questa volta ti do una mano.- mi incoraggiò.
Misi nuovamente il piede sulla staffa, feci per tirarmi su e Stefan, mettendomi le mani sui fianchi, mi aiutò a salire correttamente. Con un balzo salì dietro di me e prese le briglie del cavallo.
-Devi mettere le mani qui.- iniziò a spiegare stringendomi le mani e sistemandole sulle briglie. -e dai un leggero colpetto con i talloni sui fianchi del cavallo per farlo andare al passo.
Feci come mi disse e il cavallo iniziò a muoversi a passo tranquillo. Ero incollata al petto di Stefan e il suo respiro mi solleticava l'orecchio. Mi stringeva a sé con fare protettivo, per impedirmi di cadere e per darmi sicurezza, e non con fare malizioso come avrebbe fatto ogni uomo o ragazzo. La sua costosa acqua di colonia mi riempiva il naso, inebriandomi e facendomi perdere la cognizione del tempo. Non seppi per quale motivo, ma mi sentii sicura fra le sue braccia.
-Visto? Non c'è nulla da temere. Te la senti di andare al trotto?
-Eh? Oh, sì. Va bene.- risposi intontita.
Stefan era un insegnante paziente e che cercava di spronarmi a fare sempre di più. Mi insegnò ad andare a cavallo da sola in un solo pomeriggio, ma ovviamente ancora non ero in grado di andare al galoppo. Stefan si rivelò anche un tipo piuttosto simpatico, se si tralasciava il sessanta percento delle volte in cui non capivo se stesse scherzando o fosse serio.
-Te la sei cavata piuttosto bene, ma non credo che riuscirò a togliermi dalla testa l'immagine di te con le gambe all'aria sul cavallo per un bel po' di tempo.- disse ridacchiando mentre tornavamo alla macchina.
-Certo che sei antipatico.- borbottai imbarazzata e con le gambe doloranti.
-Dai, stavo solo scherzando. Sei una ragazza che apprende in fretta ed entro qualche settimana, saprai cavalcare perfettamente.- si complimentò con me.
Se lui stava capendo molto di me, io di lui ci stavo capendo ben poco. Il mio promesso sposo era un enigma davvero complicato.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Serena e Stefan hanno passato il primo giorno insieme e sembra andare a gonfie vele, ma per quanto continuerà l'idillio?
Grazie a tutti per i commenti, per averla messa tra le seguite/preferite e ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacione, 
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Stavamo tornando a casa e Stefan si stava complimentando con me per la mia velocità di apprendimento, continuando di tanto in tanto a prendermi in giro in modo scherzoso.
-A proposito di apprendere, ti pregherei di non venire più alle lezioni di mio zio.
-Perché?- chiese inclinando la testa di lato, come facevano i cuccioli.
-Perché mi metti ansia. Ormai sono abituata a fare figuracce davanti a mio zio e abbiamo raggiunto un equilibrio, ma davanti ad altri vado nel pallone.
-Una principessa non può permettersi di farsi venire l'ansia, men che meno un sovrano. Dovrai ricordartelo quando diventeremo sovrani e uniremo le nostre famiglie rispettando il patto.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo.
-A proposito di questo, sulla copia del patto mio zio non ha visto alcuna clausola.
-Di che parli?- domandò confuso.
-Della clausola della quale mi hai parlato un mese fa. Quella che dice che per diventare sovrani dobbiamo sposarci. È una balla bella e buona e te la sei inventata di sana pianta.
Aggrottò le sopracciglia confuso e poi sembrò capire.
-Invece c'è.- ribatté.
-No, non c'è.
-Ti dico che c'è.
-Stai mentendo, non c'è.
-Ti ripeto che c'è.
-Ti si allunga il naso se dici bugie, Pinocchio.- risposi canzonandolo mentre parcheggiavo sotto casa.
Mi guardò con occhi di sfida e io restituii lo sguardo, senza preoccuparmi che ero sola con lui. In macchina. Al buio. E senza una persona nei paraggi.
Uscì dalla macchina sbattendo la porta e mi aspettò davanti al portone di casa. Arrivati sul pianerottolo, mi prese per un braccio e mi portò in casa sua.
Non avevo ancora visto il suo appartamento, ma come immaginavo era lussuoso. Divano e poltrone di pelle nera nel salotto, assieme ad un televisore a schermo piatto e un'enorme libreria. La cucina era in acciaio inossidabile che, ovviamente, non sarebbe mai stata utilizzata da lui.
-Che diavolo stai facendo? Lasciami.- dissi decisa, ma lui mi ignorò completamente.
Sempre tenendomi per un braccio, mi trascinò verso l'enorme libreria colma di libri di ogni tipo. Prese una pergamena, la srotolò sul tavolino basso del salotto sedendosi sul divano e si mise a leggere velocissimamente in rumeno. A stento riuscii a stargli dietro, perché leggeva troppo velocemente, ma capii che aveva ragione.
-Per salire al trono che spetta loro di diritto- iniziò a tradurre. -i due eredi dovranno unirsi in matrimonio, unendo entrambi i clan e...
Presi la pergamena con una mano e con l'altra la manica di Stefan. Suonai il campanello col gomito e quando i miei genitori vennero ad aprirmi, trascinai sia Stefan che la pergamena in cucina.
-Cosa c'è scritto qui?- chiesi ai miei genitori con tono duro.
-C'è scritto che per salire al trono che spetta loro di diritto, i due eredi dovranno unirsi in matrimonio...- tradusse mio padre.
Guardai la pergamena sbigottita, notando che c'erano un sigillo e numerose firme che non avevo visto sulla pergamena di mio zio Wilhelm. Sembrava autentica.
-Te l'avevo detto.- disse Stefan, fissandomi con occhi pieni di sfida e di vittoria. -Io e te dobbiamo sposarci, che ti piaccia o no.
-Non mi sposerò mai con te.- risposi andandogli vicinissima.
-Andrea, chiama Wilhelm. Sbrigati.- disse mia madre, notando che la situazione si stava scaldando.
-E invece dovrai farlo, se non vuoi che scoppi una guerra di proporzioni bibliche.- ribatté Stefan stringendo i pugni, mentre mio padre parlava a bassa voce al telefono.
-E' una minaccia? Stai dicendo che se non ti sposo attaccherai il mio regno?
-Sto dicendo che se non terrai fede al patto, entrambi i nostri clan continueranno a combattere come hanno fatto fino ad oggi.
-Non finché ci sono io a regnare.- ringhiai.
-A regnare? Sei a malapena una principessa. Anzi, per essere precisi sei solo un abbozzo di principessa. Non sai fare le cose più basilari, non sai nemmeno parlare le lingue dei tuoi genitori e hai la sfacciataggine di ritenerti una principessa? L'unica cosa che ti rende tale è che Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean erano sovrani e senza di loro tu non saresti niente.
Eravamo molto vicini ed entrambi molto infuriati. Avevo l'istinto di dargli un pugno sul naso, ma non lo feci. Dovevo ribattere usando l'astuzia, non la violenza, che non era mai buona se non per legittima difesa.
Il mio piano per sembrare una principessa incapace aveva funzionato fin troppo bene, difatti mi aveva descritto proprio come lui mi vedeva, ma quei commenti mi fecero molto male. Possibile che fosse stato così facile ingannarlo e possibile che ancora non avessi capito che tipo di persona io avessi davanti? Ma poi perché quei commenti mi avevano ferita?
Stavo per aprire bocca e rispondergli, quando la porta dell'appartamento si aprì ed entrò zio Wilhelm. Probabilmente stava bazzicando nei dintorni, dato che mi aveva spiegato che non molto lontano da lì c'era una cantina di sangue.
-Che diavolo sta succedendo qui?- chiese guardando me e Stefan, che eravamo quasi naso contro naso.
Andai da zio Wilhelm, lo presi per il polso e lo trascinai davanti alla pergamena che Stefan mi aveva mostrato.
-Allora? Spiegami tu che diavolo sta succedendo.- dissi con un tono autoritario che non pensavo che avrei mai usato con mio zio.
Lo zio guardò la pergamena ad occhi sbarrati e sbiancò.
-Voglio che tu mi dica se questa è la vera copia della pergamena del patto o è quella che mi hai mostrato tu. Voglio la verità.
Zio Wilhelm sospirò e si massaggiò le tempie. Si sedette su una delle sedie libere, come se fosse esausto.
-Non dovevi avere la certezza riguardo alla clausola fino a quando non avresti accettato il matrimonio. È vero, questa è la pergamena giusta, quella che ho io è identica, ma non riporta la clausola.
-E perché avresti omesso una cosa così importante?- chiesi duramente.
-Perché sapevamo che non avresti accettato tutto questo.- intervenne mia madre.
Fu il mio turno spalancare gli occhi e li fissai in quelli di mia madre. C'entravano anche i miei genitori in tutta quella faccenda? La risposta era scontata.
-E' stata un'idea nostra e di Astrid e Marius.- iniziò a raccontare mia madre. -Sapevamo che se fossi cresciuta con noi, probabilmente non avresti mai accettato l'idea di un matrimonio combinato e così...
-Avreste aspettato che accettassi la cosa o che mi innamorassi di lui e poi mi avreste detto che per diventare sovrana avrei dovuto sposarlo, è vero?- la interruppi.
Non potevo crederci. Era stato tutto calcolato per farmi tenere fede al patto. Anche i miei veri genitori, che erano morti e sepolti, avevano partecipato a questa messa in scena. Guardai i miei genitori e mio zio come se fossero dei traditori.
-Tu lo sapevi? Sapevi di tutta questa faccenda?- chiesi a Stefan, fulminandolo con lo sguardo.
-Lui non c'entra niente.- intervenne mia madre in sua difesa, mettendosi tra me e lui. -In tutto questo c'entriamo solo noi.
-Mi avete esclusa e illusa. Mi avete tenuto all'oscuro di tutto!
-Non avevamo scelta. Avresti accettato di sposarlo se te l'avessimo detto?- mi chiese zio Wilhelm, anche se la risposta era ben nota a tutti.
Presi la borsa e uscii senza dire niente. Arrivata alla macchina, misi le cuffie e chiamai Erica, chiedendole se potevo dormire a casa sua.
-Certo tesoro, ti aspettano un sacco di marshmallow e cioccolata.
-Grazie. Ho bisogno di parlare con qualcuno e so che posso fidarmi di te.- risposi mentre guidavo.
-La psicologa Erica è al vostro servizio, principessa.
Arrivata a casa di Erica, mi accolse mettendomi una manciata di marshmallow in bocca. I suoi genitori erano fuori città e avevamo la casa tutta per noi. Mi misi il pigiama che mi aveva prestato e le raccontai tutto, tra un marshmallow e la cioccolata.
-Se non vuoi sposarlo tu, lo faccio io.- disse Erica ridendo.
-Te lo cedo molto volentieri.- risposi, ma Erica non mi stava ascoltando perché era troppo impegnata a decantare il corpo da urlo di Stefan, con termini decisamente poco innocenti e decisamente troppo volgari.
-Ma non ti intimoriva?- le chiesi interrompendo il suo racconto erotico sul mio "promesso sposo".
-Sì, ma devi ammettere che è un gran figo. È galante, intelligente, ha un fisico perfetto e il suo culo è così... oddio, fa caldo qui o sono io?- disse facendosi aria con la mano e io scoppiai a ridere.
Mi squillò il cellulare e vidi che era mio zio. Feci una smorfia e lasciai che suonasse.
-Chi è?- chiese Erica.
-Mio zio. Sinceramente per ora non voglio parlargli.
-Magari è preoccupato per te, così come lo saranno i tuoi genitori e anche "Culo-che-parla".- mi fece notare Erica.
-"Culo-che-parla"?- domandai con un sopracciglio alzato.
-Stefan ha un sedere che ti parla quando cammina. Sembra che ti dica "Vieni, sono qui. Toccami!"- rispose Erica palpando un sedere immaginario e scoppiai nuovamente a ridere.
Il cellulare squillò di nuovo, ma quella volta era un numero che non avevo in memoria.
-Rispondi tu. Se è un call center, mandali a cagare.
-Pronto? Oh... ciao Stefan.- rispose Erica guardandomi.
Imprecai con la bocca piena di marshmallow e inventai insulti molto coloriti solo per lui.
-Serena? Senti, per la mia e per la tua incolumità, ti consiglio di lasciarla in pace per stasera... Credimi, si sta abbuffando di marshmallow e sta inventando insulti molto coloriti solo per te. Farebbe impallidire un camionista.... Le dirò che sei lusingato e che apprezzi il suo sforzo per inveire contro di te.
Mostrai i medi ad Erica, continuando a mangiare e lei scoppiò a ridere.
-Buonanotte anche a te.- Erica riattaccò e scoppiò nuovamente a ridere. -Ti augura una dolce notte e sogni d'oro. Comunque l'ho sentito abbastanza preoccupato.
Ci credevo ben poco, ma sapevo che Erica stava solo cercando di convincermi a tornare a casa il giorno dopo. Lei era quel tipo di amica che mi difendeva a spada tratta da tutto e da tutti, ma che in privato mi faceva il predicozzo quando facevo qualche stupidaggine.
-Domani torno a casa. Stasera proprio non me la sono sentita di restare. Ho bisogno di riflettere.- la rassicurai e lei mi sorrise con approvazione.
-Quale film vuoi vedere, Serena? Saw o Hostel?

Sono in uno studio molto buio e tetro assieme a Stefan. Lo guardo con le lacrime agli occhi e sorrido. Stefan mi asciuga le lacrime con i pollici e mi guarda con occhi pieni d'amore.
-Ti chiedo scusa. Non volevo che si arrivasse a questo punto, ma...- gli metto un indice sulle labbra e lui lo bacia con tenerezza.
-Ora è tutto finito.- rispondo altrettanto dolcemente.
Stefan mi stringe a sé e si avvicina. Chiudo gli occhi pronta a godermi ogni istante di quel bacio, ma tutto intorno a me sparisce, compreso Stefan.
Apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza diversa, con pareti di pietra grigia e fredda. Al centro di questa, c'è una montagna di paletti insanguinati. Cerco la porta per andarmene da lì, ma non c'è. Faccio per gridare, ma dalla mia bocca esce solo un rivolo di sangue. Tossisco e sputo altro sangue.
Mi tocco il petto e tocco qualcosa di liscio. Un paletto mi trafigge il cuore. Ad occhi sbarrati cerco una via di fuga, un modo per salvarmi. Cado inginocchio e sento le forze venirmi meno. Sento una voce alle mie spalle, una voce agghiacciante che urla solo una parola.
-Tradimento!


Mi svegliai urlando ed Erica cadde dal letto per lo spavento.
-Che è successo? Tutto bene?- mi chiese agitata.
Avevo il fiato corto e d'istinto mi tastai il petto alla ricerca di paletti o sangue, ma non trovai nulla.
-Ho avuto un brutto incubo. Era così reale che...- potevo sentire il paletto conficcato nel cuore.
-Ieri hai avuto una giornata impegnativa. Immagino che tu sia molto stressata, tra il ruolo di principessa, l'università e la faccenda del matrimonio. Devi cercare di rilassarti.- cercò di tranquillizzarmi, ma ci riuscì ben poco. -E poi non credo che guardare un horror prima di andare a dormire ti faccia bene. Non hai il fisico.- aggiunse ridacchiando.
Non volli farla preoccupare, così abbozzai un sorriso.
-Forse hai ragione. Devo cercare di prendere più tempo per calmarmi ed evitare di stressarmi ancora di più.
-Brava. Ora dobbiamo alzarci, la sveglia suona tra poco e tu devi andare all'università.
Ci preparammo e notai che avevo occhiaie talmente scure da sembrare un panda. Andammo al bar dove lavorava Erica e facemmo colazione lì. Arrivai in aula in ritardo volutamente e mi misi in fondo, cercando di prendere qualche appunto, ma avevo troppi pensieri per la testa.
Come diavolo avrei fatto a rispettare il patto? Dovevo per forza? I miei avi erano stati furbi e avevano temuto un'eventuale ribellione da parte di uno dei due eredi, così avevano stabilito quella clausola. Come mi sarei comportata con i miei genitori? E con zio Wilhelm? E Stefan?
Scrissi ciò che era successo nel mio sogno; visto che era il terzo sogno strano, avevo deciso di scriverli per cercare di capire se quelli fossero segnali dati dal mio istinto, e non mi accorsi che qualcuno si era seduto accanto a me.
-Hai fatto preoccupare i tuoi genitori.- disse duramente.
Guardai Stefan di sottecchi e non risposi, continuando a scrivere. Finito, chiusi il quaderno prima che Stefan potesse leggere la parte che lo riguardava.
-Non dovevi scappare, non è degno di una principessa.- continuò lui.
-La pianti? Una principessa non deve fare questo, non deve fare quello. Mi stai abbastanza rompendole scatole.- risposi stizzita.
-Allora da figlia hai fatto male ad andartene così. Sono stati in pensiero fino a quando Erica non ha risposto al tuo cellulare.
Presi le mie cose e gli feci cenno di uscire dall'aula. Lo condussi verso una panchina del campus piuttosto isolata e Stefan si sedette. Sembrava molto calmo e rilassato, nonostante il mio nervosismo.
-Va bene, ho sbagliato. Ho sbagliato a comportarmi così, ma avevo bisogno di riflettere e di stare tranquilla.- iniziai a passeggiare avanti e indietro nervosa. -Cinque mesi fa ero una ragazza normale, con una relazione con un ragazzo normale e poi boom! Tutto è cambiato in un paio di giorni. Sto imparando ad essere una sovrana degna dei miei sudditi, sto imparando l'etichetta, la politica e tutte quelle cose lì. Sto cercando di abituarmi all'idea di questo peso sulle spalle che mi hanno messo da un giorno all'altro, e che ho accettato di sostenere, e sto cercando di fare le scelte giuste per governare il mio regno. Tu sei stato cresciuto per regnare, guidare un esercito e a fare i tuoi doveri, per quanto possano essere discordanti con le tue idee. Io sono cresciuta con l'idea di non dover dipendere da nessuno, in tutti i sensi, e di vivere una vita tranquilla in un mondo molto meno pericoloso e sanguinario rispetto a quello dei vampiri. Per quanto ti possa sembrare strano, io ci sto provando. Ci sto provando con tutte le mie forze.
Mi sedetti sulla panchina prendendomi la testa fra le mani e cercando di tranquillizzarmi.
-La cosa che mi ha fatto infuriare- continuai. -è stato sapere che i miei genitori e mio zio mi abbiano esclusa perché pensavano che non fossi pronta ad accettare questo peso. Hanno ragione, non sto dicendo che non ce l'abbiano, però mi hanno volutamente esclusa.
-Essere un principe non è facile, te lo dico per esperienza personale- iniziò Stefan. -ma essere sovrani lo è ancora di più. Rispettare il patto è una scelta da sovrani. La domanda che, però, mi sorge spontanea è solo una.- Stefan mi guardò intensamente con i suoi occhi azzurri e si avvicinò un poco. -Sarebbe così terribile se diventassi mia moglie?
In quel momento ero incantata dal suo sguardo così intenso e ipnotico che non riuscii a rispondere. Sarebbe stato così terribile? Potevo affidarmi completamente a lui? Sospirai e distolsi lo sguardo.
-Io sono cresciuta con un'idea romantica del matrimonio. È da quando ci siamo conosciute che io ed Erica progettiamo il giorno del nostro matrimonio con un uomo che ci ami alla follia.
-L'amore è per i deboli.- rispose duramente e io ne rimasi sorpresa.
-Perché?
-Perché rende le persone irrazionali e soggette a scelte sbagliate. Le rende anche molto manipolabili, il che non è un bene per un sovrano.
-L'amore è affidarsi completamente ad una persona, riporre in lei la fiducia più totale, solo che alcune volte lo si fa con la persona sbagliata. È un rischio, ma ne vale la pena. Non è forse questo il significato del morso fra i vampiri? Riporre la propria vita nelle mani del partner perché ci si fida?- risposi ritrovandomi a pensare a Mirko.
Avevo fatto un errore e ne avevo pagato le conseguenze, ma ero pronta ad andare avanti.
-E Mirko? Non ti ha insegnato niente?- chiese come se mi avesse letto nella mente.
-Il mondo è pieno di tanti Mirko, bisogna cercare di imparare dai propri sbagli. Io penso che una persona che ha paura di affidarsi ad un'altra sia debole. Fidarsi di nessuno è facile, affidarsi ad una persona che ritieni importante è difficile, ci vuole molto coraggio e poi non è vero che l'amore rende le persone manipolabili, semmai molto imprevedibili. Se un giorno la persona che amo si trovasse in pericolo, farei di tutto per salvarla, anche l'impossibile.
Stefan non rispose e supposi che ci stesse pensando su. Ci voleva coraggio anche per tenere fede al patto. Probabilmente sarebbe scoppiata una rivolta o una guerra se mi fossi opposta al matrimonio e molte persone, vampiri, umani e mezzosangue, ne avrebbero pagato le conseguenze.
Ero in trappola, lo ero sempre stata e me ne ero resa conto solo in quel momento. Avevo solo una possibilità per guadagnare tempo e per abituarmi all'idea e l'avrei sfruttata al massimo. Avrei mandato a monte i miei piani e i miei sogni, ma ero obbligata a farlo. Avrei gettato al vento il futuro che mi ero pianificata solo perché il mio ruolo di principessa mi imponeva dei doveri.
-Ci sposeremo.- annunciai e Stefan rimase sorpreso.
-Cosa?
-Ci sposeremo, ma prima che tu dia la notizia a tutti, lo faremo solo ad una condizione.
-Che sarebbe?
-Ci sposeremo solo quando mi spunteranno i canini, altrimenti non avrebbe alcun senso.
I canini sarebbero potuti svilupparsi il giorno dopo, come l'anno dopo. Era un'incognita, ma almeno avrei avuto del tempo per auto-convincermi che fosse la cosa giusta da fare.
-D'accordo.
Restammo seduti in silenzio per quasi tutta la mattinata, senza muoverci. Avevo voglia di piangere, ma non l'avrei fatto davanti a nessuno, men che meno davanti a Stefan. Avrei tenuto fede al patto e portato la pace nei nostri regni, ma ero comunque spaventata. A malapena conoscevo Stefan e le voci sul suo conto mi mettevano agitazione. La possibilità che mi uccidesse dopo il matrimonio non era da escludere, probabilmente ero soltanto carne da macello. Dopo il matrimonio, sarei dovuta stare sulla difensiva e dormire con un occhio aperto, per non rischiare che la persona con la quale avrei condiviso il letto mi uccidesse nel sonno.
All'una del pomeriggio mi alzai e mi diressi alla macchina, senza accertarmi che Stefan mi seguisse, anche perché sapevo che l'avrebbe fatto. Tornati a casa, lo salutai sul pianerottolo con un "ciao" sussurrato e andai a buttarmi sul letto. Sapevo che, al sicuro nella mia camera, sarei potuta scoppiare a piangere, ma i miei occhi non liberarono alcuna lacrima e rimasi a guardare il soffitto per un paio d'ore, prima di avviarmi verso casa di mio zio.
Avrei dovuto parlare anche con lui, chiedergli scusa per il mio comportamento e dirgli che avrei accettato il mio destino, senza ulteriori obiezioni o capricci.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Alla fine la nostra protagonista sarà obbligata a sposarlo, volente o nolente, ma quando le spunteranno i canini?
Grazie a tutti per le recensioni, per aver messo la storia tra le seguite/preferite. Grazie davvero per il vostro supporto e spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un bacione enorme
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11



Mi stavo allenando con i kindjal da un paio d'ore, quando mio zio entrò in casa e mi trovò.
-Come sei entrata qui?- domandò senza nascondere la sorpresa.
-Nascondere la chiave di riserva sotto lo zerbino non è tanto pratico. Sei in ritardo.- gli risposi senza smettere di menare fendenti all'aria.
-Serena... io... mi dispiace. Davvero, ma...
-Mi ha fatto male sapere che mi avete volontariamente esclusa da una cosa che mi riguardava, ma adesso è tutto sistemato. E ti chiedo scusa per il comportamento avuto ieri sera.- lo interruppi posando i kindjal e guardandolo negli occhi.
-Tutto sistemato? Non capisco...
-Ho detto a Stefan che ci sposeremo, ma solo quando mi spunteranno i canini. Almeno ho un po' di tempo per abituarmi all'idea.
Zio Wilhelm mi guardò visibilmente sorpreso. Si avvicinò e mi abbracciò d'impeto.
-Mi dispiace veramente tanto. È stato molto duro non parlartene e sono stato tentato più e più volte di farlo, ma non avevo scelta.- si scusò mio zio.
Lo strinsi forte e restammo per un bel po' abbracciati.
-Sei una ragazza forte, non avrei mai dovuto sottovalutarti.- aggiunse con infinita tenerezza.
-Anche io mi sottovaluto molto spesso.
-Non dovresti. - rispose baciandomi la testa. -Non sai quanto sei coraggiosa e non vorrei che fossi obbligata a sposarlo.
-Lo so, ma non ci sono vie d'uscita. Devo farlo e basta. Quando ho deciso di diventare principessa, indirettamente ho anche deciso di sposare Stefan.
Sembrava terribilmente dispiaciuto, perché non voleva che soffrissi e perché probabilmente aveva i miei stessi timori riguardo a Stefan. Solo in quel momento mi resi conto che per lui era stata dura lasciarmi andare e farmi crescere lontano da lui, ma era deciso a recuperare tutti quegli anni che aveva perduto.
Terminata la nostra lezione, tornai a casa e trovai i miei genitori intenti a cucinare. Quando mi videro mi riservarono uno sguardo colpevole.
-Serena, noi...
-Mi dispiace.- li interruppi. -Sono stata stupida ad andarmene in quel modo, ma... mi sono sentita tradita. Mi avete nascosto una cosa che riguardava me personalmente, che riguardava il mio futuro e... non ci ho visto più. Vi chiedo scusa per il mio comportamento da immatura.
Mia madre mi abbracciò d'impeto con gli occhi pieni di lacrime e lo stesso fece mio padre.
-Tesoro, ci dispiace di averti nascosto questa clausola, ma eravamo convinti, così come lo erano i tuoi genitori, che non avresti voluto mai sposare Stefan. Speriamo che un giorno tu possa imparare ad amarlo, così come ci speravano Astrid e Marius.- disse mia madre.
-Ti amiamo molto. Spero che Stefan si riveli una persona migliore di quanto lo siano suo padre e il resto della sua famiglia, anche se ho qualche dubbio.- aggiunse mio padre.
-Ho deciso di sposarlo quando si svilupperanno i miei canini.
Quando lo seppero, rimasero sorpresi tanto quanto mio zio, ma erano decisamente più preoccupati.
-Per quanto Stefan si comporti bene con te e con noi, non possiamo sapere con certezza quali siano le sue vere intenzioni.- disse mio padre.
-C'è forse un'altra possibilità?- chiesi, anche se conoscevo già la risposta. -E' una cosa che devo fare, almeno ho un po' di tempo per conoscerlo. Magari inizierà a confidarsi, diventeremo amici e col tempo forse imparerò ad amarlo.
-Lo spero vivamente.- rispose mia madre.
-Qualunque cosa accada, io e tua madre saremo per sempre al tuo fianco.- aggiunse mio padre, stringendo me e la mamma fra le sue braccia.
-Voglio che diventiate di nuovo gli storici di corte, almeno saprò a chi appoggiarmi quando sarò sposata e quando diventerò regina.
I miei genitori si guardarono e sorrisero.
-Ma certo, tesoro.- rispose mia madre.
Avevo la certezza che in quel lungo cammino, avrei avuto al mio fianco loro, zio Wilhelm, Erica e Renzo. Riguardo agli altri miei amici non avevo ancora idea di come si sarebbero comportati, ma speravo vivamente che anche loro mi sarebbero rimasti vicino.

Passarono un paio di settimane e mio zio continuò con le sue lezioni. Ormai ero quasi completamente pronta, gli eserciti anche e Stefan si comportava da amico. Fu una cosa scioccante vederlo sorridere, ridere e fare battute in modo rilassato.
I miei amici, come con tutti, lo accolsero a braccia aperte e mi godetti la scena quando lui scoprì che Renzo e Amanda erano una coppia vampiro-mezzosangue. La prima volta li guardò schifato, come se entrambi fossero dei pervertiti dalla mente malata, ma si abituò alla loro vista entro poche uscite.
Io e Stefan avevamo stabilito un rapporto di amore e odio. Ridevamo e scherzavamo quando non si toccavano gli argomenti "matrimonio", "diventare sovrani" o "mezzosangue", ma quando Stefan lo faceva era una catastrofe. Avevamo molte idee discordanti, soprattutto sui mezzosangue ed era una cosa che mi faceva salire il sangue al cervello. Ancora grazie che non ci tiravamo le cose dietro.
Una volta discutemmo davanti ai miei genitori durante la cena. I miei genitori lo invitavano spesso a cenare con noi, dato che il suo livello di cucina era pari a zero, e si era aperto un dibattito riguardante i mezzosangue. Ancora non era convinto che fossero una minaccia e, nonostante ci fossero due mezzosangue davanti a lui, non risparmiò alcun commento velenoso che gli era venuto in mente.
-Sono solo il frutto di vampiri malati e perversi.- concluse.
I miei genitori potevano dirgli ben poco, dato che erano dei semplici sudditi, e lo ignorarono deliberatamente, ma io non potevo accettare un simile affronto ai miei genitori.
-Ti ho già spiegato che i mezzosangue sono tali e quali ai vampiri e che meritano il dovuto rispetto, così come meritano un regolamentare processo.- risposi irritata.
-Io non credo.- ribatté con un'alzata di spalle.
-Sei uno stupido, arrogante... tampax!
-Tampax?- domandò con le sopracciglia alzate.
-Sì, perché sei alto, magro, bianco e succhi il sangue!
Stefan ghignò divertito.
-Preferisco essere un tampax succhiasangue che un vampiro senza canini. È decisamente peggio.
-A me un giorno spunteranno e tu rimarrai un tampax.- affermai, anche se aveva poco senso.
-Anche tu diventerai un tampax.
-Tu sei uno stupido vampiro sbruffone e snob.
-E tu una bambina viziata e sognatrice.- rispose con un sorriso stampato sulle labbra.
Presi il primo oggetto che mi capitò in mano, un pacchetto di fazzoletti, e glielo tirai addosso. A quel punto i miei genitori si misero in mezzo perché c'erano alte probabilità che una piccola guerra potesse scoppiare in casa. Stefan rideva e io ero furente.
-Ti odio.- ringhiai tra i denti.
-Non è un mio problema.
-Sei un cretino e verrai distrutto dai mezzosangue se continui così.
-Non dire sciocchezze, mia cara.- rispose con apparente tranquillità, ma lessi una nota di incertezza nei suoi occhi.
Quella meravigliosa cena si concluse con i miei genitori che cercavano di trattenermi e che invitavano Stefan a lasciare l'appartamento, prima che potessi liberarmi dalla loro presa.
Nonostante le litigate, le battute sarcastiche e le rare volte nelle quali si comportava da ragazzo comune, Stefan continuava ad avere i classici comportamenti che lo rendevano una persona regale, anche se era obbligato a piegarsi le mutande da solo e lo obbligavo ad aiutarmi con i lavori di casa.
-Un sovrano non dovrebbe piegarsi a fare i lavori della servitù.- aveva detto schifato un giorno, mentre gli spiegavo come rifare il letto.
-Non sei ancora un sovrano e non c'è qualcuno che faccia le faccende domestiche al posto tuo.-risposi passandogli il cuscino.
-Però potrei chiamare qualcuno che le faccia al posto mio. Si può fare?- mi chiese dopo un attimo di riflessione.
Io avevo alzato gli occhi al cielo e avevo annuito. Da quel giorno aveva assunto una domestica che veniva regolarmente tutti i giorni nel suo appartamento. Era una donna rumena che, non appena aveva visto me e Stefan, era rimasta scioccata. Probabilmente era cresciuta in un paesino vicino ai nostri castelli e ci aveva riconosciuto, ma fece il suo dovere senza battere ciglio.
Una mattina mio zio arrivò a casa nostra trafelato, proprio mentre io stavo facendo colazione sotto gli occhi di Stefan, come avveniva ogni mattina da quando si era trasferito nell'appartamento di fronte al nostro.
-Buongiorno a tutti. Serena devo parlarti.
Lo guardai come se non riuscissi a riconoscerlo e ci misi un po' a mettere insieme quelle due semplici e banali frasi.
-Che cosa succede?- borbottai dopo avergli sbadigliato in faccia.
-Devi preparare i bagagli. Abbiamo il volo tra quattro ore e dobbiamo affrettarci.
Nuovamente gli rivolsi uno sguardo smarrito.
-Perché?
-Perché stasera devi partecipare alla prima dello spettacolo de "Il mercante di Venezia" al Burgtheater, il Teatro nazionale di Vienna. È un evento molto importante e non puoi mancare.- spiegò brevemente zio Wilhelm.
Sbarrai gli occhi e per poco non gli sputai il caffè in faccia.
-E perché non me l'hai detto prima?- chiesi iniziando ad agitarmi.
-Perché l'ho saputo poco fa da Stefan.
Ci girammo tutti verso Stefan, che mi sorrise amichevolmente.
-Perché non me l'hai detto subito?- sbraitai.
-Perché volevo aspettare che bevessi il tuo caffè e ritornassi lucida, altrimenti avrei rischiato di grosso.- rispose soavemente lui.
-Adesso stai rischiando grosso.- risposi scattando in piedi e correndo in camera mia a fare la valigia.
Non avevo mai fatto una valigia in dieci minuti scarsi, per cui avevo stabilito un nuovo record personale. Mi vestii con i primi abiti che mi capitarono tra le mani e corsi in cucina con la valigia.
-A che ora è questo dannatissimo spettacolo?- chiesi a Stefan, finendo di fare colazione velocemente.
-Alle nove di questa sera.
-Dobbiamo prenotare il volo, prendere i biglietti e...
Stefan mi interruppe con un cenno della mano. Bevve tranquillamente il proprio caffè, con una calma che mi dette sui nervi e mi fece venir voglia di strangolarlo, e solo quando l'ebbe finito tirò fuori dalla tasca cinque biglietti aerei.
-Mi sono preso la briga di prenotare i biglietti aerei e i biglietti per lo spettacolo di questa sera. Fortunatamente ho qualche conoscenza che mi è tornata utile e sono riuscito ad avere ottimi posti. Anche io ho saputo di questo evento all'ultimo minuto. Spero che per te non sia un problema se vengono anche i tuoi genitori.
Avevo voglia di abbracciarlo per la gratitudine e di strozzarlo per il sorriso soddisfatto che aveva stampato sul volto. Era proprio un rapporto di amore e odio il nostro.
-Non so come ringraziarti.- disse mio zio al posto mio.
-Il sarto ha qualche vestito già pronto?- chiesi a zio Wilhelm.
-Prima pensiamo a raggiungere l'aeroporto, poi pensiamo al resto.
Arrivammo all'aeroporto appena in tempo per il check-in e quando presi posto sull'aereo, tirai un sospiro di sollievo.
-Di solito la presenza dei sovrani dei clan più influenti d'Europa è richiesta alla prima degli spettacoli, soprattutto se si tengono al Burgtheater, ma non riesco a capire perché questa volta sia andata in modo differente. Stasera sarà una serata molto importante, poiché conoscerai qualche altro sovrano degli altri clan. Ho saputo che ci sarebbero stati solo poche ore fa.- spiegò brevemente mio zio.
-E' importante che vi partecipiamo per questioni burocratiche. Io conosco buona parte dei sovrani degli altri clan europei e non, ma tu no. Queste serate sono fatte più che altro per stringere alleanze o risolvere dissapori vari che si sono creati nei secoli, il tutto allietato da musica e da buon sangue.- aggiunse Stefan, che si era seduto vicino a me.
-E, di solito, dopo lo spettacolo ci si riunisce in una sala privata del teatro nella quale si beve, si chiacchiera e si può anche suonare e cantare. Una soirée.- continuò zio Wilhelm.
Tutte quelle informazioni mi facevano scoppiare la testa e solo in quell'istante capii perché zio Wilhelm aveva insistito tanto per insegnarmi a suonare il piano e a cantare.
Ero incastrata fra mio zio e Stefan e non sarei riuscita a parlare con mio zio per tutta la durata del volo, quindi avrei dovuto rimandare tutte le domande e i dubbi che avevo da vomitargli addosso.
Atterrati a Vienna, due macchine vennero a prenderci e a portarci al castello Von Ziegler. Non appena entrai, iniziai a dare ordini a destra e a manca e corsi subito dal sarto di corte. Grazie al cielo aveva già qualche abito pronto e doveva solo fare gli ultimi ritocchi per farlo calzare perfettamente a me.
Scelsi un abito piuttosto semplice, con una sola spallina decorata di Swarovsky bianchi. Il fianco sinistro era anch'esso decorato di Swarovsky e il colore nero sfumava sulla gonna fino a diventare un blu scuro. Aveva anche un piccolo strascico, non molto ingombrante. Era un abito da sera molto bello e molto semplice e grazie alla maestria del sarto, fu pronto per il pomeriggio.
Le domestiche mi avevano fatto un'acconciatura molto semplice, ma elegante. I capelli erano tirati indietro a formare un piccolo chignon morbido, ma che dietro cadevano morbidi. Ci avevano aggiunto anche qualche piccolo fermaglio per dare un tocco di luce.
-Serena, sei pronta?- chiese Stefan fuori dalla porta della mia camera.
-Sì, entra pure.- dissi prendendo il ventaglio nero e argento di mia madre.
Non appena Stefan entrò, rimase a guardarmi ad occhi sbarrati per qualche secondo. Non riuscivo ad interpretare il suo sguardo, così provai a buttarla sul ridere.
-Faccio così schifo?
-Sei meravigliosa.- disse riprendendosi.
Anche lui non era niente male. L'avevo visto altre volte col completo elegante, ma c'era qualcosa di diverso in lui, qualcosa che mi fece battere il cuore a mille.
-Ci conviene andare. Sei mai stata al Burgtheater?
-Veramente no.
-Allora conviene avviarci, perché scommetto che resterai sbalordita.- rispose sorridendo e offrendomi il braccio.
In poco tempo arrivammo davanti al Burgtheater e restai meravigliata soltanto alla vista della facciata. Lo guardavo con occhi pieni di meraviglia e sentii Stefan e zio Wilhelm ridacchiare sotto i baffi.
-E' bellissimo.- sussurrai a bocca aperta.
-Aspetta di vedere l'interno. C'è una cosa in particolare che voglio mostrarti.- rispose sorridendo.
Stefan mi guidò all'interno del teatro fino ad uno scalone e mi guardai intorno come una bimba nel paese dei balocchi. C'erano affreschi, stucchi e quadri meravigliosi. Stavo perennemente col naso all'insù ad osservarli incantata. Stefan dovette aiutarmi a salire i gradini dello scalone, perché rischiavo di ruzzolare a terra da un momento all'altro per osservare quei meravigliosi affreschi. Ero completamente rapita.
-Dovremmo andare a prendere posto. A breve arriveranno gli altri spettatori e non conviene che ti vedano così imbambolata.- disse Stefan ridacchiando.
Ritornai in me e fu come se l'incantesimo fosse spezzato. Guardai Stefan grata per avermi fatto quella piccola, ma splendida sorpresa.
-Va bene.
Andammo nella sala principale del teatro e, non fosse stato per le numerose persone già presenti, mi sarei messa a guardare attentamente anche quella. I colori predominanti erano il rosso, l'oro e il beige e Stefan mi guidò fino ai primi posti in platea.
Qualche volta ero stata a teatro, un paio di volte eravamo andati a Palazzo Carignano con la scuola, ma i posti che avevo avuto erano sempre stati sulle balconate, molto lontano dal palco. Era la prima volta che stavo così vicina.
-Hai letto "Il mercante di Venezia"?- mi chiese all'orecchio Stefan.
-Sì, perché?
-Perché così non dovrò stare per tutto lo spettacolo a tradurre per te, dato che è in tedesco.- disse ridacchiando e gli detti una leggera gomitata.
Quella serata avrei fatto un grosso ripasso di tedesco, ovviamente all'insaputa di Stefan.
-Principessa Serena, quale onore avervi qui stasera.
Mi voltai e vidi Ionut e Lucian Lovinescu. Tutti e cinque ci alzammo in piedi e riservammo un inchino a Ionut, compreso Stefan.
-Re Ionut, sono lieta di sapere che anche voi assisterete allo spettacolo di questa sera.- risposi mentre mi faceva il baciamano.
-Non potevo mancare, ma purtroppo non mi fermerò a fine spettacolo. I doveri mi chiamano.
-Oh... è un vero peccato.- mentii spudoratamente.
-Noto con piacere che voi e mio figlio siete diventati piuttosto intimi. Spero per lui che si stia comportando a dovere.- disse rivolgendosi a Stefan, in tono piuttosto duro.
-Certo padre, come mi avete insegnato voi. Non oserei mai trattarla in modo irrispettoso.
Momento, momento, momento. Stefan dà del voi a suo padre?! Ma dove siamo, nel 1700 per caso?
-Ora dobbiamo andare a prendere posto. Spero che possiate godervi questa serata.
Dopo un altro baciamano, Ionut e Lucian andarono a prendere posto e poco dopo iniziò lo spettacolo.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti. I nostri protagonisti si amano e si odiano, eppure il nostro principe sanguinario non perde occasione per mostrarsi gentile con lei. Che sia una messinscena? Lo scoprirete più avanti!
Grazie per le recensioni, mi fanno davvero tanto piacere, e grazie anche per aver inserito la storia tra le seguite/preferite. Spero che il capitolo vi sia piaciuto :3
Un bacione
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12



La rappresentazione teatrale durò molto, ma mi piacque tantissimo. Gli attori erano straordinari e riuscii a capire quasi l'ottanta percento delle battute. A fine spettacolo, tutto il pubblico si alzò in piedi e scoppiò in un applauso.
-Ti sei divertita?- mi chiese zio Wilhelm sorridente.
-Sì, non ho mai avuto dei posti così belli. Per la prima volta sono riuscita a vedere la faccia degli attori.
Zio Wilhelm scoppiò a ridere e ci avviammo fuori dalla sala. Mi guidò attraverso i corridoi del teatro e arrivammo ad una porta socchiusa. Non appena entrammo, notai che c'erano molti vampiri che parlavano in tantissime lingue diverse. Sembravano tutti nobili e degustavano del sangue dai loro calici di cristallo.
-I tuoi genitori devono tornare al castello. Non tutti i vampiri qui presenti la pensano come te riguardo ai mezzosangue.- sussurrò mio zio all'orecchio.
Salutammo i miei genitori e iniziammo a girare in quella sala, parlando con diversi vampiri. Conobbi i sovrani del clan spagnolo, del clan magrebino, del clan svedese e del clan inglese. Erano tutti immensamente felici che dopo secoli di battaglie, il clan Vidrean e il clan Lovinescu avrebbero finalmente trovato la pace grazie al matrimonio tra me e Stefan.
-Dov'è il vostro promesso sposo?- mi chiese la regina Youssra Muhammad, sovrana del clan magrebino.
Mi misi a cercarlo e lo vidi circondato da tante donne, tutte bellissime. Come dovevo aspettarmi, era stato assediato non appena era entrato nella stanza, ma quella volta provai una punta di gelosia, soprattutto perché la rossa che avevo visto alla serata di gala era di nuovo presente e gli stava appiccicata come una patella allo scoglio. Si poteva vedere benissimo anche da quella distanza che tra quei due c'era intesa e la cosa mi irritò parecchio, senza che ne sapessi il motivo.
Strinsi il ventaglio di mia madre molto forte, ma cercai di darmi un contegno.
-Come al solito è assediato dalle signorine.- risposi facendo ridere Youssra e Amine, suo marito.
-Non abbiate timore, l'avete conquistato e nessuna riuscirà a portarvelo via.- affermò Youssra, facendomi l'occhiolino.
-Si vede da come vi guarda che è molto preso di voi. Non avevo mai visto Stefan Lovinescu con uno sguardo del genere e mai avrei creduto di vederlo.- affermò Amine ridacchiando.
-Non dovete preoccuparvi che qualcuno ve lo porti via.- ripeté lei.
Davvero mi guardava come se fosse preso da me? Il suo sguardo era sincero oppure era tutta una finzione, esattamente come il nostro comportamento da "fidanzatini innamorati" che tenevamo in pubblico?
-Ho sentito dire che sapete suonare il piano molto bene.- disse Amine, sorseggiando del sangue.
-Come fate a saperlo?- domandai sorpresa.
-Vostro zio non fa altro che continuare a ripeterlo a tutti da quando siete entrati e afferma anche che siete anche una discreta cantante.- rispose Amine ridacchiando.
-Potete suonare per noi? Sarebbe un onore, vi prego.- mi domandò Youssra e non seppi resistere al suo sguardo.
Era una bellissima donna, con occhi verdi, pelle olivastra e capelli neri. Era molto dolce e mi era piaciuta fin da subito. Suo marito aveva gli occhi neri, pelle olivastra e capelli neri e anche lui era molto bello. Sarebbero stati degli ottimi alleati in futuro, anche perché erano gli unici che avevano mostrato un reale interesse nei miei confronti.
Andai al pianoforte a coda nero con tasti d'avorio. Guardai i tasti per istanti che parvero interminabili e iniziai a suonare "Sonata al chiaro di luna", una delle poche canzoni che conoscevo. Non appena avevo iniziato a suonare, tutti i presenti avevano smesso di chiacchierare e si erano girati ad ascoltarmi. Dovevo restare calma e non farmi prendere dal panico, altrimenti avrei iniziato a fare errori e non volevo fare una figuraccia davanti a tutti quei sovrani e nobili, ma soprattutto davanti a Stefan. Mi lasciai trasportare da quelle dolci note e suonai ad occhi chiusi, fingendo di essere a casa di mio zio e non ad una serata con dei nobili vampiri.
Suonai l'ultima nota e tutti mi fecero un caloroso applauso. Anche quella era andata. Arrivati al castello, avrei ucciso zio Wilhelm per aver detto a tutti che sapevo suonare e cantare.
-Sei stata meravigliosa.- disse Stefan avvicinandosi al piano e sedendosi accanto a me.
Iniziai a suonare "Per Elisa" di Beethoven e Stefan si mise a suonare con me. Non pensavo che Stefan fosse capace a suonare il piano, ma fu piuttosto divertente e presto si trasformò in una competizione. Ci rubavamo i tasti da suonare a vicenda, senza però perdere il ritmo e senza sbagliare una nota e alla fine tutti ridacchiavano divertiti da quella scena. Non appena finimmo, scoppiarono nuovamente in un applauso.
-Mi hai rubato gli accordi.- lo accusai ridendo.
-Eri tu che rubavi gli accordi a me, ladruncola.
Ci ritrovammo a ridacchiare come due ragazzini, ma non appena vedemmo che gli altri ci stavano osservando, molti con sguardi di tenerezza, ci ricomponemmo.
-Sei stata molto brava, principessa.- si complimentò con me, cercando di restare serio.
-Anche tu non sei andato male, principe.
Mi sorrise e mi alzai per raggiungere mio zio, ma notai che non appena mi ero allontanata, quella rossa appiccicosa era andata da lui e non smise un attimo di adularlo e lodarlo. E sembrava che la cosa lo gratificasse moltissimo. La rossa disse qualcosa che non riuscii a sentire e Stefan scoppiò a ridere.
-Potreste farci l'onore di allietarci con una canzone?- mi incalzò di nuovo Youssra.
Mi guardai in giro un po' impacciata e mio zio mi guardò incoraggiante. La cosa che mi convinse a cantare però, fu la rossa che faceva la civettuola e suonava qualche pezzo con Stefan. Le avrei fatto vedere io... cosa? Che cosa dovevo farle vedere? Ero veramente gelosa come avevo creduto?
Scossi la testa e ritornai in me.
-Accetterei molto volentieri, ma avrei bisogno di qualcuno che mi accompagni al piano.
-Vi accompagno io.- si propose mio zio avvicinandosi al piano.
Stefan e la rossa si alzarono e mio zio sedette al piano iniziando a suonare "I dreamed a dream" del musical "Les misérables", un musical che mi era piaciuto davvero tanto. Stefan mi guardava incuriosito, poiché non mi aveva mai sentita cantare. Probabilmente pensava che fossi stonata ed era pronto a godersi la scena, ma quando iniziai rimase sorpreso.
Mio zio continuò a suonare con un sorriso stampato sul viso e intuii che stavo andando bene. Nessuno emetteva un fiato e mi osservavano mentre continuavo a cantare. In quel momento mi sentii raggiante come non mai. Cantare era sempre stato il mio sogno e solo grazie alle lezioni di zio Wilhelm e alle sue povere orecchie torturate, ero riuscita a diventare abbastanza brava.
Quando cantai la strofa "And they turn your dream to shame", quella più difficile a mio parere, Stefan restò a bocca aperta. Terminata la canzone, tutti i presenti iniziarono ad applaudirmi con foga.
-Siete stata bravissima! Allora vostro zio non aveva esagerato a lodarvi.- si complimentò Amine entusiasta, avvicinandosi con la moglie.
-Anche io sono rimasta piacevolmente sorpresa. Temevo che non sarei riuscita ad azzeccare le note più alte.- risposi sorridendo timidamente.
-Non mi avevi detto di essere così brava, principessa.- disse Stefan avvicinandosi.
L'avevo colpito veramente tanto e non stava prestando la minima attenzione alla rossa, cosa che le fece formare un'espressione interdetta e infastidita sul volto. Sorrisi compiaciuta.
-Non lo credevo nemmeno io.- risposi sorridendo teneramente a Stefan.

Tornammo al castello ridendo e scherzando. Non pensavo che mi sarei divertita così tanto ad un ricevimento formale. La serata aveva iniziato a diventare piacevole dopo la mia esibizione, perché Stefan non aveva più degnato di uno sguardo quella stupida rossa. Zio Wilhelm si era complimentato con me per il mio comportamento e si era offerto di accompagnarmi in camera mia.
-Non preoccuparti, ci penso io a scortare la principessa fino alla sua camera. Abbiamo le camere adiacenti, perciò vai pure a riposarti.- disse Stefan.
Vidi che zio Wilhelm era parecchio preoccupato, ma acconsentì e ci augurò la buonanotte.
-Sei stata veramente grandiosa. Quando ti hanno convinta a cantare, pensavo che avresti fatto venire un'otite a tutti e invece mi hai sorpreso. Chissà se anche ai vampiri può venire l'otite.- mi canzonò Stefan.
-E tu perché non hai cantato?- gli chiesi con tono di sfida.
-Be', perché avrei fatto cadere ai miei piedi ogni donna presente e non volevo mancarti di rispetto.
-Ma piantala! E poi ho notato che la rossa non ti si staccava un solo istante. Ti guardava come io guarderei un bignè alla crema e cioccolato.
-Valerie? È solo una donna alla ricerca di un marito, ma sa perfettamente che non sono disponibile.- rispose sorridendo divertito.
-Non mi sembrava che la cosa l'avesse scoraggiata dal buttarsi addosso a te più volte.- borbottai stringendo il ventaglio senza accorgermene.
-Sei gelosa?- mi chiese con un sopracciglio alzato.
-Io? E perché dovrei?- domandai col mio solito tono acuto da agitazione
-Il tuo tono acuto dice il contrario.
-Ti dico di no.
Scoppiò di nuovo a ridere e dopo poco lo seguii. Non pensavo nemmeno che mi sarei mai divertita così tanto con Stefan. Solitamente ridevamo e ci stuzzicavamo, ma non avevo mai riso così di gusto con lui come quella sera.
Arrivammo davanti alla porta della mia camera e in un attimo non seppi che cosa fare. Dovevo augurargli la buonanotte ed entrare, ma mi ero inspiegabilmente bloccata.
-Be'... buonanotte Stefan, e grazie per la bella serata.- dissi imbarazzata e mi voltai per entrare in camera mia, ma lui mi trattenne per un braccio.
-Non mi dai neanche il bacio della buonanotte?- chiese fingendo di essere offeso.
-Piantala di fare l'idiota.- borbottai imbarazzata.
Si avvicinò a me lentamente. Il suo profumo mi mandava in pappa il cervello e il respiro accelerò. Mi dette un delicato bacio sulla guancia e io avvampai.
-Buonanotte, Serena.- sussurrò al mio orecchio, solleticandomelo col suo respiro.
-Buonanotte, Stefan.- borbottai entrando velocemente in camera.
Prima di chiudere la porta, mi era sembrato di vedere Stefan sorridere soddisfatto e... felice. Forse era stata una mia impressione e forse il mio cervello era ancora in pappa, ma andai a dormire col sorriso stampato sulle labbra.

Sono in un enorme salone buio. Dai pesanti tendaggi entrano pochi raggi di sole, ma non bastano ad illuminare tutto l'ambiente. Sembra polveroso e abbandonato da anni. L'unico oggetto che c'è in quel salone è un bellissimo pianoforte a coda.
Mi avvicino con passo sicuro e mi siedo, iniziando a suonare "Per Elisa". Accanto a me si siede Stefan, che mi riserva un dolcissimo sorriso. Inizia a suonare con me e ci stiamo divertendo tantissimo.
Ridiamo e scherziamo fino a quando non sento un dolore lancinante al petto. Vedo un paletto spuntare e il sangue sgorgare copioso. Qualcuno mi ha trafitta alle spalle. Non riesco a vedere la sua faccia, ma so che è una persona che conosco piuttosto bene.
Stefan mi guarda ad occhi sbarrati e il suo volto inizia a farsi sfocato, mentre il mio assalitore estrae il paletto e mi assesta un altro colpo.


Mi svegliai di soprassalto urlando come un ossesso. Era stato un altro dei miei soliti incubi.
Come la volta precedente, la guardia entrò in camera mia alla ricerca di un assalitore, ma dovetti nuovamente spiegarle che avevo avuto un altro incubo.
Non potevo andare avanti in quel modo. Dovevo cercare delle risposte a quei sogni così vividi e palpabili, talmente tanto reali che mi sembrava di sentire ancora il dolore al petto, provocato dal paletto che mi aveva trafitta. Mi venne da piangere, ma non lo feci.
Qualcuno bussò alla mia porta e Stefan entrò nella mia camera. Indossava dei pantaloni della tuta e una maglietta scura come pigiama. Vederlo con abiti diversi da quelli che indossava solitamente mi lasciò stupefatta, ma dovevo immaginare che non fosse il tipo da dormire con il pigiama di flanella e le pantofole con gli orsetti rosa.
-Tutto bene?- chiese preoccupato.
Mi strofinai gli occhi e cercai di rallentare il respiro.
-Sì, solo un brutto incubo.
-Sicura? Perché ti ho sentita urlare dalla mia camera e non sembrava...
-Sto bene, davvero. Anche se non penso che riuscirò a riaddormentarmi.- sussurrai esausta.
-Vuoi che resti qui a farti compagnia? Nemmeno io penso che riuscirò ad addormentarmi, soprattutto dopo aver sentito il tuo urlo disumano.
Era davvero premuroso, ma non credevo che fosse una buona idea restare da sola con lui, dopotutto non lo conoscevo ancora del tutto e la fama della sua famiglia continuava ad incutermi un certo timore.
-Non ti mangio mica.- mi incalzò sorridendo e risvegliandomi dai miei pensieri.
-Non vorrei disturbarti.
-Nessun disturbo. Posso?
Annuii e Stefan si sedette accanto a me sul letto, chiacchierando nel tentativo di non farmi pensare a quel brutto incubo. Era davvero dolce e pensai di averlo giudicato troppo in fretta. Dovevo stare in guardia comunque, era ovvio, ma magari avrei scoperto che non era così malvagio come lo erano i suoi parenti.
-Se vuoi posso cantarti una ninnananna, ma se lo facessi ti farei cadere ai miei piedi alla prima strofa.
-Ma smettila di tirartela. Probabilmente sei più stonato di me.- risposi ridacchiando.
-Allora cosa vuoi che canti?
-Vuoi cantare davvero?- chiesi sorpresa.
-Mi hai sfidato e non posso rifiutare.- rispose divertito.
-Io non ti ho sfidato.
-E invece sì. Allora, cosa devo cantare?
-Mmh... “Chop suey!” dei “System Of A Down”?- proposi.
-Vuoi davvero farmi cantare una canzone metal?- chiese con entrambe le sopracciglia alzate.
-Allora se fai tanto lo schizzinoso, scegli tu.
Iniziò a canticchiare a bassa voce “I dreamed a dream” e ne rimasi meravigliata. Nonostante cantasse a voce bassa per non svegliare nessuno, aveva una voce meravigliosa ed era molto intonato. Si interruppe e ridacchiò della mia espressione.
-Te l'avevo detto che ti avrei fatta cadere ai miei piedi.- affermò soddisfatto.
-Affatto. Sono solo... rimasta sorpresa. Non mi aspettavo che nelle tue lezioni per diventare principe, ci fossero anche lezioni di canto e di pianoforte.
-Devo saper fare tutto per occasioni simili a quella di questa sera.- rispose sorridendo.
Restammo svegli per il resto della notte e parlammo molto, soprattutto di libri. Non accennava quasi mai alla sua infanzia e la cosa lo avvolgeva nel mistero. Ero curiosa di sapere come fosse cresciuto, ma teneva nascosto il suo passato con tantissima gelosia. Alle prime luci dell'alba riuscii ad addormentarmi.
Il mattino dopo mi risvegliai da sola. Come un uomo galante e cavalleresco quale era, Stefan aveva lasciato la stanza non appena mi ero addormentata. Quell'uomo non faceva altro che confondermi e sorprendermi ogni giorno di più.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti. Tra Stefan e Serena inizia ad esserci del tenero e tutto sembra andare per il verso giusto, ma per quanto ancora?
Grazie per essere arrivati fino a qui, per le recensioni e per aver messo la storia tra le seguite/preferite. Grazie davvero per questo supporto.
Un bacione enorme.
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Passarono altre due settimane e arrivò la nostra festa di fidanzamento, che si sarebbe tenuta nel castello Vidrean. Stefan e io avevamo deciso di annunciarlo, ma di non fissare una data precisa per le nozze, visto che dovevamo aspettare lo sviluppo dei miei canini. Tutti i vampiri erano contrari e pretendevano che fosse fissata una data, ma Stefan aveva affermato di voler continuare a corteggiarmi e a conoscermi e altre scuse simili. Ovviamente nessuno l'aveva contraddetto, perché l'aveva annunciato con un tono che non ammetteva repliche e con uno sguardo truce.
Per l'occasione avevo scelto un vestito nero con scollo a cuore, sottogonna bianca e tulle nere sopra. Il corpetto era nero, con ricami raffiguranti rose rampicanti nere e bianche. Avevo anche dei guanti di pizzo neri, che arrivavano a metà mano e lasciavano libere le dita. Lo chignon che avevo deciso di fare, aveva una treccia che gli passava intorno a mo' di corona e avevo deciso di indossare un semplice girocollo d'argento.
Durante il ricevimento, notai con piacere che molti vampiri stavano ammirando il lavoro svolto da me e mio zio per far riprendere lustro al castello Vidrean. Persino molti Lovinescu si erano complimentati con noi. Erano presenti i miei genitori, nonostante il ribrezzo che i vampiri rumeni provavano per i mezzosangue, e avevo messo loro due guardie che li controllavano a vista, ma con discrezione. C'erano anche Erica, Renzo e tutti gli altri e si stavano comportando in modo impeccabile.
Mi raggiunse Stefan, mettendomi una mano sulla schiena e mi baciò sulla guancia, gesto che mi sorprese molto. Stava facendo intendere a tutti i presenti che io ero la sua futura sposa e che non dovevano osare avvicinarsi. Quel gesto mi lusingò e infuriò al tempo stesso, perché in realtà eravamo obbligati a sposarci e non lo stavamo facendo per amore.
Lui non provava nulla per me, forse un poco di affetto, dato che avevamo passato tanto tempo insieme e si era dimostrato molto amichevole e premuroso nei miei confronti, ma nulla di più. Quel bacio sulla guancia non era come quello che mi aveva dato davanti alla mia camera, dopo lo spettacolo a Vienna. Era secco e senza la minima emozione. Un bacio da teatro.
-Finalmente ti ho trovata. Sono tutti piacevolmente sorpresi per il lavoro che hai svolto.- mi disse sorridendo.
-L'ho notato da come guardavano l'argenteria.- risposi facendo scoppiare a ridere Stefan.
Notai che le giovani donne che erano presenti alla festa, mi guardavano piene d'invidia, soprattutto Valerie, la rossa che non aveva mai perso l'occasione di appiccicarsi a lui. Probabilmente era perché avevo portato via loro il vampiro più avvenente d'Europa, ma se proprio volevano glielo avrei ceduto con molto piacere. Oppure no? Le emozioni che avevo provato durante la sera a Vienna, mi avevano messo confusione. Mi dimostravo stizzita quando vedevo che una ragazza faceva la civetta con lui, ma non riuscivo a capirne il motivo.
-Non vedo mio padre.- disse Stefan scrutando in mezzo alla folla. -Tu l'hai visto?
Un tipo inquietante come Ionut Lovinescu lo si notava subito, ma quella sera non si era fatto vivo.
-No, ho salutato quasi tutti, ma lui non l'ho visto.
-Non importa, lo troveremo.- rispose sorridendomi con un sorriso abbagliante.
Quella sera era veramente molto bello e quando mi sorrise, mi si attorcigliò lo stomaco.
-Ti va di ballare?- mi chiese guardandomi malizioso e con occhi pieni di desiderio. Ma desiderio di cosa?
-Certo.
Andammo a ballare e vidi che i miei amici mi facevano l'occhiolino e gesti molto poco casti. Fortunatamente per me, la maggior parte dei vampiri presenti avevano più di cento anni e passavano poco tempo in mezzo agli umani, quindi non sapevano cosa significassero quei gesti. Mimai con le labbra un "piantatela", ma continuarono imperterriti. Stavano cercando di convincermi che sposare Stefan non sarebbe stato male e Marika e Amanda, influenzate da Erica, facevano odi al suo corpo mozzafiato e al suo aspetto. Io le mandavo tutte a quel paese, ma continuavano insistentemente.
-I tuoi amici ti stanno facendo gesti che...- si bloccò e capì.
Poggiai la fronte sulla sua spalla con rassegnazione e anche per non fargli vedere che ero diventata rossa. Sentii i miei amici ridere e li incenerii con lo sguardo. Stefan mi guardò malizioso, alzandomi il viso con due dita.
-Per usare uno dei vostri strani termini, i tuoi amici ci... shippano?- mi chiese con un sopracciglio alzato.
-Potrei farli arrestare e mandare nelle segrete. In questo momento non mi sembra una cattiva idea.-dissi ironica e Stefan rise.
-Ho mandato vampiri nelle segrete per molto meno. A quindici anni, ho fatto arrestare un servitore perché l'avevo sentito darmi del viziato.- mi raccontò.
-E aveva ragione!
Stefan rise di nuovo. Stava per aprire bocca e rispondermi a dovere, come facevamo sempre quando ci stuzzicavamo, quando entrò una domestica urlando. Aveva il lembo della lunga gonna sporco di sangue. Mi avvicinai a lei assieme a mio zio, seguito da Stefan, e le chiesi cosa fosse successo. Ancora prima che mio zio traducesse, per continuare a tenere in piedi la messinscena, ero corsa fuori dalla sala da ballo insieme a Stefan, anche se non era regale.
Stefan aprì la porta di una camera e rimase di ghiaccio. Mi avvicinai a lui e anche io restai basita. Sul pavimento della camera c'era il corpo di Ionut Lovinescu e accanto, col paletto insanguinato e gocciolante ancora in mano, Alin Vidrean.
Le guardie e qualche ospite ci avevano raggiunto per vedere quello spettacolo raccapricciante. Stefan riusciva soltanto a fissare il corpo di suo padre e il suo assassino, così decisi che era meglio intervenire. Ordinai alle guardie di arrestare Alin Vidrean in rumeno perfetto e dissi a mio zio di far allontanare tutti i presenti.
Nella stanza restammo io, Stefan e il corpo ancora caldo di Ionut Lovinescu. Stefan si inginocchiò accanto a lui e gli abbassò le palpebre con due dita. Lo guardò per svariati minuti, macchiandosi i pantaloni di sangue, fino a quando non si alzò di scatto e si diresse a passo di carica verso la porta. Era furioso, glielo leggevo in faccia e decisi di afferrarlo per un braccio.
-Che cosa vuoi fare?
Si liberò dalla mia presa con uno strattone, ignorando del tutto la mia domanda e continuò ad avanzare verso la porta. Corsi e mi buttai contro di essa per impedirgli di uscire.
-Fammi passare. Potrei non rispondere delle mie azioni.- disse minaccioso Stefan, senza guardarmi negli occhi.
-Vuoi andare da Alin e distruggerlo, è vero?
Non mi rispose e piantò i suoi occhi nei miei. Ricambiai il suo sguardo cercando di non fargli capire che ero abbastanza spaventata. Era importante che non facesse nulla di avventato, anche se avrei fatto la stessa identica cosa al suo posto. L'idea di vedere mio padre a terra, coperto di sangue mi faceva provare molto dolore, ma anche una furia omicida verso il suo assassino. Non potevo biasimare Stefan per la sua reazione, ma non volevo neanche che si distruggesse con le proprie mani.
-Se ti azzardi a farlo, ti giuro che ti prendo a schiaffoni. Non puoi fare una cosa simile. Ti uccideranno. Stabiliremo un processo e verrà distrutto per aver compiuto un tale gesto.
Nonostante le nostre innumerevoli discussioni e la mia lieve, ma costante paura nei suoi confronti, mi ero un poco affezionata a lui e non volevo che rischiasse la vita solo per un gesto compiuto d'impulso.
Feci come facevo con i bambini che si facevano male quando facevo l'animatrice al capo estivo: gli presi la testa e la posai sulla mia spalla, iniziando ad accarezzargli i capelli. Sperai che non si allontanasse e non lo fece, anzi mi strinse forte incastrandomi tra la porta e il suo corpo da modello. Continuai ad accarezzargli la nuca e restammo in quella posizione per svariati minuti.
Avevo il cuore che batteva a mille ed ero inebriata dal suo intenso profumo. Sperai che non sentisse il mio cuore battere all'impazzata, anche se sapevo che era quasi impossibile, perché sembrava un forte rullo di tamburi. Si staccò dopo un po' e mi guardò con occhi più tranquilli, abbozzando un sorriso.
-Grazie.- lo sentii sussurrare. -Ma non dirlo in giro, ne va della mia reputazione.- aggiunse col suo solito tono altezzoso.
-Certo che no, principe Stefan.- risposi sorridendo timidamente.
Gli sistemai il papillon e gli lisciai le pieghe che si erano formate sulla giacca, proprio come avrebbe fatto una madre. O una fidanzata.
-Io sono con te.- gli dissi per rassicurarlo e lui annuì.
Chiamò due servi per preparare il corpo di suo padre e ritornammo nella sala da ballo. Mandammo a casa tutti i presenti, tranne i membri del Consiglio, che si sarebbero dovuti riunire in una riunione straordinaria immediatamente. Dovevamo decidere come procedere, quando fissare il processo di Alin e quando il funerale di Ionut. Sarebbe stato un evento molto importante; brutto, ma importante, perché era stato assassinato un re e sarebbero accorsi vampiri da ogni parte del mondo per porgergli l'ultimo saluto.
Quando fummo riuniti nella sala delle udienze del castello Vidrean, Stefan non si perse in inutili convenevoli e andò dritto al punto. Aveva assunto un'espressione glaciale apparentemente calma, ma sapevo che dentro di lui una tempesta di ira cieca imperversava.
-Il funerale si terrà tra una settimana esatta, per fare in modo che la notizia della morte di mio padre arrivi ovunque. Per il processo, io e la principessa Serena abbiamo deciso di compiere delle indagini approfondite per trovare delle prove attendibili.
Quando Stefan terminò di parlare, si levò un mare di proteste.
-Non è sufficiente aver trovato Alin Vidrean macchiato di sangue e col paletto ancora in mano?-chiese Lucian scioccato.
-Vogliamo rinnovare i metodi di indagine e di processo, poiché sono molto medievali e infondati.-risposi attirando l'attenzione di tutti. -Io e il principe Stefan ne abbiamo parlato a lungo ed entrambi siamo d'accordo.
-Voi volete soltanto difendere Alin Vidrean e trovare un modo per scagionarlo, visto che fa parte della vostra famiglia.- mi accusò Lucian. -La morte di un Lovinescu non vi tocca per niente, anzi vi compiace sapere che il nostro re è morto per mano di un Vidrean!
Stefan era pronto a rispondere, ma lo anticipai. Mi alzai di scatto dalla sedia, facendola cadere, e puntai il mio sguardo di fuoco verso Lucian. Strinsi uno degli innumerevoli ventagli di mia madre e mentre parlavo lo puntai contro Lucian piena d'ira.
-Come osi? Pensi che la morte di Ionut Lovinescu, un grande e potente sovrano, non mi importi solo perché non fa parte della mia famiglia? Pensi che io voglia favorire la mia famiglia e il mio clan?! Io non sono come te. Gli omicidi mi disgustano, che siano di vampiri, di mezzosangue o di umani. Io e il principe Stefan vogliamo rinnovare il metodo giuridico perché pensiamo sia antiquato, senza prove concrete e corrotto! Con uno stupido e infondato pettegolezzo, si potrebbe spargere la voce che sia stato tu a programmare il suo omicidio, o peggio che sia stato proprio tu a distruggerlo!- risposi con rabbia e coraggio che non pensavo di avere.
Mi stavo trattenendo dal ringhiargli contro come ogni vampiro avrebbe fatto, perché non volevo che si vedesse che ero sprovvista di canini, ma riuscii ad ottenere l'effetto che avevo desiderato: Lucian Lovinescu mi guardava con occhi pieni di timore e rabbia. Le gambe mi tremavano da impazzire e l'adrenalina in circolo mi faceva tremare di rabbia. Me l'avrebbe fatta pagare cara per quell'umiliazione pubblica, ne ero certa.
-Voi non volete essere accusati per un crimine che non avete commesso solo perché è stata messa in giro una voce, vero?- chiesi pacatamente a tutto il Consiglio, guardandoli uno ad uno negli occhi, e questi scossero la testa. -Allora per tutelare tutti, bisogna cambiare metodologia. La testimonianza della mia domestica e il sangue sugli abiti e sul paletto di Alin sono prove molto importanti, da non tralasciare assolutamente, ma vogliamo essere completamente sicuri prima di prendere una decisione.
-Direi che la mia futura sposa ha spiegato perfettamente le nostre intenzioni. Ricordate che la principessa Serena entrerà a far parte della nostra famiglia, così come noi entreremo a far parte della sua, e nessuno vuole favorire nessuno. Lucian, la prossima volta che osi rivolgerti a lei come hai fatto poco fa, ti spedisco nelle segrete all'istante.- lo minacciò Stefan con uno sguardo glaciale.
Stefan dovette essere ancora più convincente di me, perché Lucian deglutì rumorosamente e sbiancò. Non fiatò più per tutta la durata della riunione e alla fine furono tutti d'accordo. La riunione stava per volgere al termine e ci eravamo alzati tutti, ma prima che io e Stefan potessimo lasciare la stanza, una guardia entrò in sala correndo.
-Principe Stefan, principessa Serena. Chiedo scusa per la brusca interruzione, ma Alin Vidrean intende confessare.
-Direi che il nuovo metodo di indagine non sarà testato oggi.- affermò Lucian a bassa voce, facendo ridacchiare qualche vampiro intorno a lui.
Lo fulminai con lo sguardo e si zittì. Mi avvicinai a Stefan e gli feci cenno di abbassarsi verso di me.
-Dobbiamo parlarci io e te, per capire se la sua confessione è volontaria o meno. Purtroppo ho capito come funzionano le cose e non vorrei che qualche membro del Consiglio possa averlo influenzato in qualche modo.
-Temo che tu abbia ragione, Serena. C'è la possibilità che sia stato influenzato, ma con una confessione possiamo fare ben poco. Dovremo affidarci alla sua parola.
-Lo interrogheremo io e te, senza nessun altro. Se ci andassi da sola, qualcuno potrebbe pensare che stia cercando di coprirlo e di farlo scagionare, come ha detto poco fa tuo zio Lucian, ma se venissi con me nessuno avrà nulla da ridire.
Ci pensò un attimo e alla fin e annuì.
-Andremo ad interrogarlo immediatamente.- annunciò Stefan e i vampiri del Consiglio annuirono con approvazione, iniziando ad avviarsi verso la porta. -Ma saremo solo io e la principessa Serena.
Sì levò un brusio di sorpresa, ma Lucian non osò fiatare. Al suo posto, prese la parola Damian Vidrean.
-Se posso chiedere, perché volete interrogarlo senza di noi?
-Per essere sicuri che la sua confessione non sia influenzata da nessuno.- iniziò Stefan. -Io voglio trovare l'assassino di mio padre, così come lo vuole la principessa Serena. Lei però non vuole giustiziare un innocente, cosa che condivido in pieno, ed entrambi vogliamo avere la più totale sicurezza che a scontare la pena sia proprio il colpevole.
Senza aggiungere altro, Stefan mi mise una mano sulla schiena e mi condusse verso la porta. Fece cenno a due guardie e queste iniziarono a condurci verso le segrete.

Angolo autrice.
Una nube oscura le nostre vite dei nostri amici, ma non è di certo finita qui. A breve si terrà il processo di Alin Vidrean e presto si scopriranno molte altre cose.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver commentato e per aver inserito la storia tra le seguite/preferite. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Vi mando un bacione enorme
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



Scendemmo nelle viscere del castello per un tempo che parve interminabile e l'aria si fece più umida e asfittica man mano che scendevamo. Sapevo perfettamente dov'erano situate le segrete del castello Vidrean, ma non ci ero mai andata prima di allora e mi vennero i brividi. Quei lunghi e asfittici corridoi erano stati creati per incutere timore ai prigionieri che venivano arrestati. Dovevano avere l'impressione che stessero scendendo verso l'inferno.
Stefan scambiò i miei brividi di inquietudine per freddo e mi mise la giacca del suo completo sulle spalle. Tutte quelle attenzioni e tutti quei gesti di possessione nei miei confronti, mi provocavano emozioni contrastanti, soprattutto perché avevo notato che non lo faceva soltanto in pubblico, ma anche in privato. Eravamo lì, solo noi due con due guardie a farci strada, che non avrebbero visto assolutamente niente dato che ci davano le spalle. Era un comportamento strano da parte sua. Possibile che fossero veramente gesti d'affetto incondizionato?
Finalmente arrivammo alla cella dov'era rinchiuso Alin Vidrean, un piccolo quadrato con un po' di paglia in un angolo e una branda di legno ammuffito. Aveva ancora i vestiti insanguinati e fu visibilmente sorpreso quando vide che c'eravamo solo io e Stefan. Si avvicinò alle sbarre e ci guardò negli occhi.
-Prima che tu ce lo chieda, siamo venuti solo noi per essere sicuri che nessuno influenzi la versione della tua confessione.- disse Stefan autoritario. -Ora parla.
Alin mi guardò intensamente e vidi che era spaventato, ma pronto a subire la punizione.
-Ho dovuto farlo, principessa. Per il vostro bene e per quello di tutti noi.- rispose deciso.
-Perché?- domandò Stefan.
-Perché l'unica cosa che Ionut Lovinescu voleva era il potere e affermava che la principessa Serena non fosse adatta per regnare. Stava anche progettando di ucciderla! Principessa, l'ho fatto solo per proteggervi, credetemi!
Allungò le mani verso di me, ma Stefan si mise in mezzo e gli torse malamente le braccia. Un crack sinistro riecheggiò per tutte le segrete assieme all'urlo disumano di Alin e dovetti trattenermi dal non urlare a mia volta.
-Non osare toccarla, verme!
-Era un gran bastardo e sono contento di averlo fatto fuori!- urlò scoppiando a ridere come un pazzo. -Ho difeso la mia principessa e ora sono pronto a morire, perché ho fatto ciò che ogni suddito dovrebbe fare: proteggere il proprio sovrano.
Il sangue mi si era ghiacciato nelle vene e fissavo Alin ad occhi sbarrati. Era vero? Ionut Lovinescu aveva progettato di uccidermi? C'era la remota possibilità che avesse davvero intenzione di farlo, date tutte le storie su di lui che avevo sentito e il suo comportamento marziale e austero, ma ero convinta che avrebbe rispettato il patto. Poteva comunque essere una frottola inventata da Alin per salvarsi la pelle.
-Hai le prove di ciò che dici?- chiesi con voce bassa, ma ferma.
-L'ho sentito discutere con qualcuno questa sera, ma non sono riuscito a riconoscerlo. Ionut progettava di uccidervi prima del matrimonio col principe Stefan, così il vostro regno sarebbe caduto in disgrazia. Ci sarebbero state guerre per il potere tra Vidrean e Von Ziegler e quando i due clan sarebbero stati troppo provati da queste continue lotte, allora Ionut avrebbe attaccato per conquistare tutto. Non voleva rispettare il patto!
-Hai le prove?- ripeté duramente Stefan, ma Alin scosse lentamente la testa.
-L'udienza si terrà tra un paio di giorni e sai già quale sarà la pena per questo reato.
Stefan mi condusse lontano dalle segrete. Mi lasciai guidare da lui perché ero ancora troppo scossa da ciò che aveva detto Alin ed ero indecisa se parlarne o meno con Stefan, ma alla fine decisi.
-Ho bisogno di parlarti.- gli dissi di punto in bianco, quando ci trovammo nel corridoio principale del castello.
Lo trascinai in camera mia e in rumeno dissi alla guardia di allontanarsi. Chiusi la porta e mi sedetti sul letto esausta, restituendogli la giacca.
-Noto con piacere che sei migliorata molto in rumeno.- disse accennando un sorriso.
-Mi sono sforzata di imparare almeno le frasi necessarie per dare gli ordini alle guardie e alla servitù. Parolacce a parte, so solo poche frasi.- mentii con naturalezza.
-Ad esempio?
Gli dissi qualcosa che aveva a che fare con la mamma e scoppiò a ridere. Si sedette sul letto accanto a me e sciolse il papillon.
-I vampiri possono soffrire di disturbi mentali?- chiesi tormentandomi le mani.
-E' possibile, se passano tanto tempo senza bere sangue. Stai pensando a quello che ha detto Alin Vidrean, vero?
-Insomma... non ho avuto occasione di conoscere a fondo tuo padre, ma non penso che potesse arrivare a questo punto.
Stefan rise senza allegria. Una risata molto lugubre, che mi fece venire i brividi.
-Ha ragione Alin: mio padre era un bastardo. E non mi sorprenderebbe sapere che avesse intenzione di ucciderti, ma non ce l'avrebbe fatta.
-P-perché?- chiesi sorpresa da quella risposta così schietta.
-Perché gliel'avrei impedito.
Quella risposta mi sorprese ancora di più della precedente. Il suo sguardo non tralasciava trasparire alcuna emozione, a parte infinita amarezza.
-E come? Uccidendolo? Ma era tuo padre.- protestai.
-Sì, è vero, ma era molto, troppo assetato di potere. Non mi sorprenderebbe nemmeno sapere che dopo essersi sbarazzato di te, sarebbe toccato a me essere distrutto.
-Uccidere il proprio figlio? Come si può?- chiesi basita.
-Sono solo il frutto di un matrimonio combinato. Mi ha addestrato come un guerriero, non mi ha cresciuto come un figlio. Io per lui ero solo uno strumento di guerra pari ad un paletto, ma era mio padre e continuerò a rispettarlo, nonostante tutto.
Capii che Stefan era stato come un orfano, non aveva provato l'amore paterno come l'avevo provato io. Il padre l'aveva trattato al pari di un oggetto, mentre sua madre era morta quando era ancora un bambino. Zio Wilhelm mi aveva raccontato la storia della morte della madre di Stefan, mentre facevamo una lezione di tedesco.
-Diana amava suo figlio alla follia. Era l'unica cosa bella che le era capitata dal giorno del matrimonio. Ionut e Diana si odiavano e lei era diventata molto cupa e taciturna da quando si erano sposati, ma quando nacque Stefan cambiò tutto. Ritornò ad essere solare, dolce e viveva per Stefan. Era la sua gioia più grande. C'era l'ennesima lotta tra Vidrean e Lovinescu e, come ben sai, le truppe hanno bisogno di sangue. Decine di umani morirono e alla fine gli abitanti della zona si radunarono per vendicarsi. Diana e Stefan erano andati a fare una passeggiata nei boschi, quando Diana vide arrivare la folla inferocita. Ordinò a Stefan di nascondersi su un albero e di scendere solo quando se ne fosse andata. Vide sua madre venire linciata davanti ai suoi occhi, a soli sei anni. Lo ritrovarono solo quando calò la notte, abbracciato al corpo della madre.
Ero rimasta scioccata quando zio Wilhelm mi aveva raccontato quell'avvenimento così drammatico. Non avrei mai detto che Stefan avesse avuto un'infanzia così dolorosa, perché non lo mostrava a nessuno. Si nascondeva dietro ad una maschera fatta di strafottenza, arroganza e malizia. Era per quel motivo non riuscivo a capire ciò che provava.
-Ad ogni modo- dissi rompendo il silenzio che si era creato tra me e Stefan.- ciò che ha fatto Alin non può restare impunito. Abbiamo la sua confessione e non mi pare che non beva sangue da tempo, quindi direi che l'indagine può finire qui.
-Sono d'accordo. Ora però mi conviene tornare al mio castello, domani sarà una giornata impegnativa tra la riunione del Consiglio e l'organizzazione del funerale.
-Perché non resti qui stanotte? Ti faccio preparare una camera.
Stefan sorrise amaramente.
-Non provare pena per me. È una cosa che non mi si addice e che non sopporto.
-Io non provo pena per te.- dissi con sincerità. -E' solo che ti vedo molto provato e non ho intenzione di farti fare tutta quella strada adesso. Domani tornerai a casa e ti aiuterò, anche perché senza di me non riusciresti a fare molto.- dissi ironica facendo ridacchiare Stefan.
-Come desiderate, principessa Serena.- rispose prendendomi la mano e baciandola. -Buonanotte, mia principessa.
-'notte.
Non appena fu uscito dalla camera, andai a cercare mio zio per raccontargli tutto. Quando gli dissi di Alin, rimase molto sorpreso e mi raccomandò di restare in guardia.
-Sei stata grande alla riunione del Consiglio, ma ti consiglio di non sottovalutare Lucian. Non ribatte solo perché c'è Stefan a difenderti, ma ricordati che è il fratello di Ionut Lovinescu.
-Mi hai insegnato tu a non sottovalutare i miei nemici. Questo è un errore che spetta a loro, non a me.- risposi e zio Wilhelm sorrise.
-So anche che hai impedito a Stefan di fare un'azione che gli sarebbe costata la vita.- disse sorridendo.
-Come...
-Le guardie hanno sentito tutto. Te l'ho detto che sono pettegole. Sono orgoglioso di te, ma ora vai a dormire. Sarà una settimana impegnativa.
E non seppi quanto aveva ragione fino al giorno seguente.

Se non ci fossero stati mio zio e l'assistente di Ionut, che era passato a Stefan, non ce l'avremmo fatta a seguire tutti gli impegni che avevamo in programma. Dato che agli occhi di tutti eravamo ufficialmente fidanzati, i nostri impegni si erano fusi insieme.
Riunimmo il Consiglio per fissare il processo di Alin Vidrean, che si sarebbe tenuto due giorni dopo, spedimmo un sacco di messaggeri per informare che Ionut Lovinescu era stato distrutto, che il funerale si sarebbe tenuto la settimana successiva e iniziammo con i preparativi.
Quando avevo del tempo libero, mio zio e i miei genitori mi istruivano su come si sarebbe svolta l'udienza. Sfogliai un bel po' di libri di diritto appartenuti a mio padre, Marius, e studiai fino a crollare dal sonno con la faccia in mezzo ai libri. Dovevo arrivare preparata o avrei fatto la figura della stupida e ciò mi sarebbe costato quel poco di rispetto che mi ero guadagnata.
Il giorno del processo, che si sarebbe tenuto al castello Vidrean, arrivò in un attimo ed ero spaventata a morte. Le prove contro Alin erano talmente schiaccianti, che sarebbe stato distrutto seduta stante, davanti a tutti. A distruggerlo saremmo stati o io o Stefan, ma visto che lui era più "addestrato" di me, si era proposto di farlo al mio posto e per quello lo ringraziai mentalmente un miliardo di volte. Non ero sicura che sarei riuscita a distruggerlo, nonostante avesse compiuto un'azione ignobile e imperdonabile.
-Sta' calma e cerca di non svenire quando lo distruggerà. Grazie a questo processo, molti vampiri capiranno che fai sul serio e che sei pronta per regnare.- mi sussurrò zio Wilhelm prima di entrare, senza farsi sentire da Stefan.
-Ci proverò.- dissi in un soffio.
Mi avvicinai a Stefan e aspettammo che le porte si aprissero. Ero tesa come una corda di violino e Stefan se ne accorse, ma non fece commenti. Le porte si aprirono e facemmo il nostro ingresso nella sala delle udienze. Era gremita di gente e tutti sembravano fremere dall'eccitazione di vedere la distruzione dell'assassino di Ionut Lovinescu. L'udienza si sarebbe svolta in lingua rumena e avevo chiesto che zio Wilhelm mi facesse da traduttore, anche se non ne avevo realmente bisogno.
Ci sedemmo ad un lungo tavolo leggermente rialzato rispetto al pavimento. Stefan stava alla mia sinistra, mentre zio Wilhelm alla mia destra. Stefan si alzò e in rumeno disse. -Fate entrare l'accusato.

Alin Vidrean entrò nella sala incatenato, accompagnato da due guardie. Arrivato al centro della sala, Stefan lo guardò con occhio truce.
-Alin Vidrean, sei accusato della distruzione di Ionut Lovinescu, sovrano del clan Lovinescu. Ascolteremo la testimone oculare e solo dopo potrai parlare.
Ascoltammo la testimonianza della domestica che aveva trovato Alin col paletto insanguinato e il cadavere di Ionut. I membri della giuria, che erano anche i membri del Consiglio, le fecero tantissime domande per avere molti dettagli, alcuni del tutto inutili e molto macabri. Ad esempio quanto sangue c'era nella stanza, a che profondità era entrato il paletto nel corpo del sovrano e così via.
Fu il turno di Alin Vidrean e ripeté davanti a tutti ciò che aveva detto a me e Stefan un paio di sere prima, sorprendendo tutti i presenti con le sue accuse verso Ionut Lovinescu.
-Hai le prove di ciò che stai affermando?- chiese Stefan pacatamente.
-Ve l'ho detto l'altra sera che non ho prove concrete, ma so cos'ho sentito. Ionut Lovinescu progettava di uccidere la principessa Serena ed era mio dovere di suddito devoto proteggerla.
-Se avevi il timore che Ionut Lovinescu stesse progettando di distruggermi, dovevi venire a riferirmelo immediatamente. Hai agito di testa tua e ciò che hai fatto è gravissimo.- dissi in italiano ad Alin e zio Wilhelm tradusse in rumeno per tutti i presenti.
-Vi avrebbe uccisa! Io... a meno che...- Alin guardò la giuria che aveva davanti a sé con occhi nuovi, spaventati. -A meno che il principe Stefan non fosse partecipe del piano. Lui sta complottando contro di voi, è come suo padre! Ciò che gli importa è il potere, non fatevi ingannare da lui!
Era spaventato, ma per me. Temeva per la mia vita, per la vita della sua principessa. Tutti i presenti iniziarono ad agitarsi e un vociare alto si levò nella sala.
-Non fidatevi dei Lovinescu, è gente spietata e senza scrupoli! Vi prego principessa, fate attenzione!
-Silenzio!- tuonò Stefan alzandosi e tutti i vampiri presenti ammutolirono.
-Non stiamo parlando di me o della mia famiglia. Ci siamo riuniti qui per punire la distruzione di Ionut Lovinescu, mio padre. Se questi erano i tuoi sospetti, dovevi andare a parlarne immediatamente con la principessa Serena, come ti ha detto lei stessa. Tutti noi siamo soggetti alla legge e questo reato non può restare impunito. Membri della giuria, siete a favore della distruzione immediata di Alin Vidrean? Alzate la mano destra se siete a favore.
Stefan alzò immediatamente la mano rivolgendo ad Alin uno sguardo di fuoco, così come Lucian e tutti i membri della giuria. Restavo solo io con la mano abbassata, così guardai Alin negli occhi.
-Per quanto le tue intenzioni potessero essere nobili, hai sbagliato. È stato un enorme sbaglio e non può restare impunito.- dissi decisa e alla fine alzai la mano anche io.
La giuria era unanime, Alin Vidrean sarebbe stato distrutto immediatamente. Stefan si alzò, chiamò i tre servi che portarono uno un paletto su un cuscino di velluto rosso, uno una ciotola d'acqua tiepida e un altro un asciugamano di seta rossa come il sangue.
Stefan fece per avvicinarsi, ma Lucian alzò la mano attirando l'attenzione di tutti.
-Che succede, Lucian?- chiese Stefan a suo zio.
-Forse dovrebbe distruggerlo la principessa Serena, dato che è un suo parente. Non vorrei mai che si creassero faide o fraintendimenti, viste le accuse che Alin Vidrean ha riportato verso Ionut e verso di noi.
Rimasi pietrificata, soprattutto quando vidi i membri della giuria, e anche molti dei vampiri presenti che assistevano al processo, annuire con approvazione. Quella era una vendetta nei miei confronti, perché Lucian sapeva benissimo che io non avevo mai distrutto un vampiro. Voleva farmi fare la figura della debole e magari anche farmi sembrare di parte. Non volevo uccidere Alin e già mi costava tanto restare a guardare la sua distruzione, figurarsi ucciderlo io stessa.
Stefan mi guardò per cercare un mio cenno di approvazione o di dissenso. Mi tremavano le gambe, ma decisi di alzarmi lo stesso e sperai di non inciampare nei miei stessi piedi o nella lunga gonna del vestito nero.
Andai lentamente verso i servi e guardai il paletto con terrore, ma cercai di non darlo a vedere. Presi il paletto dal cuscino di velluto, notando che c'erano molti fregi e intagli raffiguranti la guerra e la Morte stessa, col cappuccio nero e la falce. Andai verso Alin Vidrean e lo guardai negli occhi. Lui mi restituì uno sguardo pieno di orgoglio.
-Sono onorato di morire per mano vostra, principessa.- sussurrò Alin in italiano. -Sono convinto che sarete una regina degna di vostro padre e vostra madre, vi prego soltanto di non abbassare mai la guardia.
-Mi dispiace.- sussurrai.
Afferrai il paletto e con un colpo secco, come mi aveva insegnato mio zio Wilhelm, lo affondai nel petto di Alin. Spalancò gli occhi e poi sorrise. Cadde a terra morto e dalla ferita che gli avevo procurato iniziò a sgorgare un fiume di sangue, che macchiò il pavimento della sala delle udienze.
Con sguardo inespressivo, restituii il paletto insanguinato al servitore, mi lavai le mani dal sangue nella ciotola e un altro servo mi aiutò ad asciugarle. Nessuno aveva osato fiatare quando avevo compiuto quel gesto, forse perché non si aspettavano che una principessa, cresciuta ad amore e fiabe a lieto fine, fosse in grado di farlo.
Guardai mio zio, sperando che quel processo finisse il più presto possibile. L'unica cosa che desideravo in quel momento era di restare da sola con i miei pensieri. Stefan si alzò e annunciò che il processo era concluso. I vampiri iniziarono a lasciare la sala, mentre altri due servi portarono via il corpo di Alin Vidrean.
Prima che qualcuno potesse avvicinarsi, uscii dalla sala con passo veloce e andai nella mia camera. Andai in bagno e mi lavai la faccia. Mi guardai le mani e mi sembrava che fossero ancora sporche di sangue. Iniziai a lavarle con foga, fino a farmele arrossare.
-Serena...
Era Stefan, ma non m'importava. Dovevo togliere il sangue dalle mie mani.
-Serena, basta. Non hai più niente sulle mani, fermati.- disse prendendomi le mani e bloccandomi.
Lo guardai confusa e solo quando incrociai il suo sguardo, capii appieno ciò che avevo fatto. Avevo ucciso per la prima volta in vita mia.
-Serena stai...
Crollai sulle ginocchia e vidi che Stefan era decisamente preoccupato. Mi guardavo le mani e senza che me ne accorsi, le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Mi scappò un singhiozzo e Stefan mi strinse subito a sé. Quell'abbraccio, che doveva avere l'effetto di consolarmi, ebbe l'effetto contrario. Mi strinsi forte a lui e mi lasciai andare senza vergogna. Non piangevo mai davanti a nessuno, ma in quel momento non potevo più trattenermi.
-Mi dispiace davvero tanto. Dovevo essere io a distruggerlo, ma Lucian ha... voluto metterti alla prova.- disse Stefan iniziando ad accarezzarmi la schiena.
Posò la testa sulla mia e lo strinsi più forte. Non riuscii a calmarmi, anzi successe una cosa decisamente strana e inquietante. Non mi sentii più padrona del mio corpo e iniziai a tremare violentemente.
-Serena che ti succede? Serena guardami!
Forse stavo avendo una crisi epilettica, ma si era completamente coscienti quando si avevano?Stefan riuscì a portarmi in camera, mi fece sdraiare sul letto e corse a chiamare zio Wilhelm, che arrivò in pochissimi istanti.
-Cosa sta succedendo?- chiese guardando sospettoso Stefan.
-Non lo so. Stava piangendo e... ha iniziato a fare così.
La crisi terminò e mi misi seduta lentamente. Girai la testa verso lo specchio e vidi che avevo gli occhi completamente bianchi. Come potevo vedere se avevo gli occhi girati all'indietro?
Girai lentamente la testa verso Stefan e zio Wilhelm e sorrisi con cattiveria. Un ghigno malefico e orribile che mai avrei creduto di poter avere sul viso.
Cosa mi sta accadendo?! Perché non riesco a controllare il mio corpo?
-Tradimento!- dissi con una voce che non era la mia.
Era più roca, sprizzava cattiveria e sembrava provenire da un demone.
-L'amore ci porterà alla distruzione. Tradimento! - ripetei.
Stefan fece per avvicinarsi, ma zio Wilhelm lo trattenne per un braccio. Quel movimento bastò per farmi scattare. Con una forza e una velocità che non avevo mai pensato di avere, saltai dall'altra parte della stanza, con le spalle al muro. Continuavo a sorridere minacciosa e guardavo Stefan intensamente. Mi leccai lentamente le labbra.
-Spero che tu riesca ad interpretare questo messaggio, Stefan Lovinescu. Da questo dipenderà la tua vita e il tuo futuro.- scoppiai a ridere come una matta e alla fine crollai a terra con un tonfo, vedendo tutto buio.

Mi risvegliai con la vista appannata. C'erano quattro volti che mi guardavano e ciò che dicevano mi arrivava confuso. Mi sforzai di mettere a fuoco e vidi che c'erano i miei genitori, mio zio e Stefan.
-Come ti senti? Stai bene?- chiese mia madre, visibilmente in ansia.
-Cos'è successo?- chiesi con la bocca impastata.
-Sei caduta a terra e...- iniziò Stefan, ma lo bloccai con un gesto della mano perché mi ricordai tutto.
Era stata una sensazione orribile. Non mi sentivo più padrona del mio corpo e sembrava che ci fosse qualcuno a muoverlo, come se qualcuno ne avesse prese il possesso.
-I vampiri possono essere posseduti?- chiesi guardandoli tutti con occhi spaventati.
Zio Wilhelm sospirò. -Non pensavo che potesse succedere anche a te.- affermò.
-Succedermi cosa? Non mi avrai nascosto altro sul mio conto, vero?- chiesi guardinga.
Zio Wilhelm alzò le mani con fare difensivo. -No, assolutamente. Solo che non pensavo che tu potessi ereditare una... dote così straordinaria da tua madre.
Lo guardammo tutti confusi.
-Scusa se mi intrometto- iniziò Stefan. -ma di che dote stai parlando?
-Immagino che tuo padre e i tuoi zii ti abbiano fatto studiare tutti i sovrani vampiri vissuti, compresi i tuoi genitori e i genitori di Serena.- disse mio zio.
-Sì, ma non capisco cosa c'entri questo con ciò che è accaduto a Serena qualche ora fa.
-Astrid Von Ziegler ti dice qualcosa?
-Ma cosa... oh.- Stefan sembrò capire. -La "Regina Veggente".
-La regina cosa?- chiesi guardando prima Stefan e poi mio zio.
-Non ci credo.- disse mio padre sorpreso. -Pensavo che...
Mio zio annuì lentamente, osservandomi con occhi nuovi. -Ho passato molto tempo con mia sorella, dopo che è diventata regina, e la prima crisi che ha avuto è stata identica alla tua, Serena. Disse che si sarebbe sposata con un sovrano rumeno, ovviamente non l'ha detto con la... cattiveria che hai avuto tu, perché era un avvenimento molto lieto. Quando nascesti tu, tua madre disse che lei e Marius stavano per essere distrutti da un vampiro e che dovevano metterti al sicuro il prima possibile, così ti affidarono a Paola e Andrea. Le predizioni non sono sempre esatte, un avvenimento può accadere il giorno stesso o dopo anni e solitamente sono confuse e senza un apparente senso logico. Solo chi ha tale potere può capire veramente il significato delle predizioni, mentre agli altri appaiono frasi prive di senso.- spiegò zio Wilhelm.
-E succederà sempre così? Mi si gireranno gli occhi, sembrerò posseduta e sverrò?- chiesi preoccupata.
Non sarebbe stato per nulla vantaggioso svenire davanti ad un nemico o durante una battaglia, anzi mi avrebbe reso molto vulnerabile e avrebbe aumentato di molto la percentuale di probabilità di venire distrutta.
-No, inizierai a controllarle col tempo. Capiteranno in ogni momento, ma almeno sarai cosciente e avrai il pieno controllo del tuo corpo. Ci vuole solo tempo.- rispose mio zio e tirai un sospiro di sollievo.
-Prima di oggi- continuò zio Wilhelm. -non pensavo che questo potere potesse essere tramandato. È una cosa rara, molto, e fino ad oggi solo una decina di casi sono segnati nella storia dei vampiri e ora tu sei l'undicesimo.
Cercai di assimilare tutte quelle informazioni nel più breve tempo possibile. Avevo il potere della preveggenza ereditato da mia madre, la regina Astrid Von Ziegler, detta la "Regina Veggente". Quel potere sarebbe potuto tornarmi utile, ma dovevo imparare a controllarlo. Avevo ancora una domanda da fare a mio zio, che fino a quel momento avevo rimosso dai miei pensieri.
-E i sogni? Posso avere dei sogni premonitori?- chiesi senza dare troppi dettagli, anche perché non volevo che Stefan sapesse che nei miei sogni più vividi e reali, lui era il protagonista.
-E' possibile, ma non si può sapere con certezza quali sogni siano premonitori e quali no e sono molto meno chiari delle visioni.- rispose mio zio.
-Serena, sai cosa possa significare ciò che hai detto?- mi chiese Stefan.
-Non ne ho la minima idea, ma perché mi è venuto proprio in questo preciso momento?
-Può essere dato da un'emozione forte?- chiese Stefan a mio zio, che annuì.
-Certo, succede sempre così, però prima deve capitare qualcosa che indebolisca la mente, come ad esempio lo stress. Non ne sono sicuro, ma anche ad Astrid era successo esattamente come è capitato a Serena.- spiegò zio Wilhelm.
Tutti mi fissavano come se fossi un alieno e mi sentii molto a disagio.
-Ho bisogno di stare da sola e di rilassarmi e... smettetela di fissarmi, siete inquietanti.- dissi sciogliendomi i capelli.
-Qualcuno dovrà restare con te per questa notte, per evitare che tu sia sola nel caso tu abbia un'altra predizione. Dopo la prima bisogna stare attenti per un paio di giorni.- rispose zio Wilhelm.
-Resterò io.- si offrì prontamente Stefan. -Sempre che tu sia d'accordo.- aggiunse poi rivolgendosi a me.
-D'accordo.
-Per qualsiasi cosa vieni a chiamarci, okay?- disse mia madre abbracciandomi.
-Mi raccomando.- mi mise in guardia mio zio, alludendo a Stefan.
-Tranquillo, la terrò d'occhio io.- rispose Stefan mettendomi una mano sulla spalla.
Uscirono tutti dalla stanza e lasciarono me e Stefan da soli, in un silenzio imbarazzante.
-Chiamo la cucina per farci preparare qualcosa da mangiare.- annunciò Stefan, prendendo il telefono che c'era sul comodino.
-Veramente non ho tanta fame.
-Devi mangiare qualcosa, non puoi stare a digiuno. Vai a farti un bagno caldo e ti chiamerò quando arriverà la cena.- affermò lui.
Non avevo voglia di protestare, non ne avevo nemmeno le forze, così feci come mi aveva detto. Immersa nell'acqua calda dell'enorme vasca da bagno, ripensai alla predizione e alla cattiveria con la quale "l'altra me" aveva parlato. Cosa poteva significare? L'amore avrebbe portato alla distruzione chi? Stefan? Me? Entrambi? Tutti e due i nostri clan? L'amore per cosa? Per chi?
Uscii dalla vasca da bagno ancora più confusa, indossai dei leggins consumati e una maglietta larga e tornai in camera. Vidi Stefan sdraiato sul letto intento a leggere un libro. Si era tolto la giacca, aveva la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta era sparita e aveva i capelli scompigliati in modo sexy.
Mi buttai sul letto con la faccia nel cuscino e sentii Stefan avvicinarsi.
-Mi dispiace veramente tanto per oggi. Lucian me la pagherà cara.- disse Stefan nel tentativo di consolarmi e mi accorsi che la sua voce si indurì quando nominò lo zio.
-Non fa niente. Lascia perdere.- bofonchiai con la faccia ancora nel cuscino.
-No, non lascio perdere.
-E perché?- chiesi mettendomi sui gomiti per guardarlo in faccia. -Ormai è fatta, quindi ti prego di lasciar correre. Ho dimostrato a tutti di potercela fare. Ho sbagliato a sfogarmi con te e ti prometto che non succederà più.
-Ma che cosa stai dicendo? Tu non hai visto la tua faccia. Eri sconvolta e continuavi a lavarti le mani come una forsennata.- protestò.
-Perché questo improvviso senso di protezione nei miei confronti?- chiesi guardandolo negli occhi esasperata.
-Perché sei la mia fidanzata. Presto diventerai mia moglie ed è mio dovere proteggerti.- rispose con decisione.
-Non devi, so difendermi da sola.- ribattei sdraiandomi a pancia in su e guardando il soffitto.
-Sempre così testarda e indipendente, eh?- chiese sorridendo. -Anche tu mi hai difeso.
-E da cosa?
-Da me stesso. Mi hai impedito di uccidere Alin e di condannarmi alla distruzione con le mie stesse mani. Se non ci fossi stata tu, oggi ci sarebbero state due distruzioni.
A quello non avevo pensato. Avevo davvero salvato la vita di Stefan? Avrebbe veramente compiuto quel gesto impulsivo? La risposta era più che ovvia.
Un servitore bussò alla porta ed entrò portando con sé due vassoi stracolmi di cibo e una bottiglia di sangue.
-Ora niente storie e mangia.- disse Stefan ridacchiando.
-Va bene, papà.
-Mi considero di più un fratello maggiore.
-Che schifo, siamo incestuosi.- risposi fingendomi schifata.
Stefan scoppiò a ridere e per la prima volta in quel giorno risi anche io. Non sapevo come ci riusciva, ma Stefan riusciva a farmi ritornare il buonumore. Forse stavamo davvero diventando amici?

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Alin è stato distrutto, si è scoperto che Serena ha scoperto di aver ereditato un potere incredibile dalla propria madre e Stefan si sta rivelando sempre più protettivo nei confronti della nostra protagonista. Come andrà a finire?
Grazie per essere arrivati fin qui, per aver recensito e per aver messo la mia storia tra le seguite/preferite. 
Un bacione enorme e al prossimo capitolo.
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Sono nella sala delle udienze e ho in mano un paletto insanguinato. Non sono disgustata, anzi sorrido compiaciuta guardando Stefan, seduto al tavolo della giuria.
Stefan mi restituisce uno sguardo carico di sorpresa e odio. Si alza e si dirige a passo di carica verso di me e in mano stringe un paletto.
Iniziamo a lottare ferendoci, ma senza riuscire ad infliggere il colpo mortale. Il labbro mi sanguina e all'ennesima ferita che Stefan mi infligge, scoppio a ridere.
-Hai davvero il coraggio di uccidermi?- gli chiedo guardandolo divertita.
-Sì, sono pronto a farlo.- risponde guardandomi minaccioso.
-Non ti credo, mi ami troppo per riuscire a farlo.
-E tu? Non mi ami?
-Ho smesso di amarti quando ho scoperto ciò che volevi fare!
Mi getto su di lui e gli pianto il paletto nel cuore. Mi guarda ad occhi sbarrati.
-Serena...- geme e un fiotto di sangue gli usce dalla bocca. -Perché?
Vedo la luce abbandonare i suoi occhi e il corpo diventare molle, senza vita. Il sangue mi inzuppa i vestiti, mi macchia le mani e a me tutto quello
piace.

Mi svegliai urlando come una disperata. Stefan si svegliò all'istante dal divano sul quale stava dormendo e corse verso il mio letto.
-Cos'è successo? Stai bene?
Lo controllai alla ricerca di una ferita qualunque e quando vidi che stava bene, gli posai le mani sulle guance e lo guardai con occhi lucidi.
-Stai bene.- dissi in un soffio, visibilmente preoccupata.
-Certo che sto bene, sei tu quella che...
Lo abbracciai stringendolo forte. Stava bene, respirava ed era vivo. Quel sogno era stato vivido come tutti quelli precedenti, ma c'era qualcosa che mi aveva turbato molto di più. Non sapevo dire cosa fosse stato, ma ero molto più preoccupata.
Stefan ricambiò l'abbraccio confuso e inspirai il suo odore, forte e deciso come lui.
-Mi spieghi cos'è successo?- mi sussurrò all'orecchio.
-Ho sognato che ti uccidevo e che... ne ero contenta.- dissi vergognandomi come una ladra.
Omisi il particolare del "mi ami troppo per distruggermi", perché era ancora più imbarazzante del sogno stesso.
-Da come ti sei svegliata, non mi sembrava che ti piacesse così tanto uccidermi.- disse ridacchiando e mi scappò un sorriso. -Stai meglio?- domandò più serio.
-Puoi dormire con me? Tanto il letto è grande abbastanza per quattro persone.
-In teoria dovremmo aspettare fino alla nostra notte di nozze.- rispose malizioso e si beccò un piccolo schiaffo sul braccio.
Ridacchiò e si mise sotto le coperte, guardandomi intensamente negli occhi.
-Tirami un calcio e mi sveglio, d'accordo? Per qualunque cosa, svegliami.
Annuii e mi coprii fin sotto il mento. Non avevo mai dormito con un altro ragazzo, all'infuori di Mirko, e mi faceva strano avere Stefan a qualche centimetro di distanza da me, ma mi sentii più al sicuro.
Mio zio mi aveva raccomandato di non abbassare la guardia, infatti avevo uno dei suoi paletti nel cassetto del comodino, ma con Stefan accanto mi sentivo protetta. Per quella notte, riuscii a dormire tranquilla.

Nei quattro giorni successivi, Stefan fu molto impegnato nell'organizzazione del funerale del padre e come gli avevo promesso, lo aiutai in ogni modo, anche se mi faceva fare poco o niente. Capii che voleva affrontare quella situazione da solo, così non gli ronzai intorno più del necessario.
Avevo molto tempo libero e con mio zio mi allenai più di quanto non avessi mai fatto in precedenza. Nelle lingue non avevo quasi più problemi e così decise di continuare le lezioni di storia e politica in lingua rumena e tedesca, così come già avevano tentato di fare i miei genitori in precedenza.
Dopo essermi consultata con mio zio, avevo deciso che non potevo aspettare che i Lovinescu commettessero un errore. La confessione di Alin Vidrean e le sue supposizioni potevano essere solo il frutto dell'odio che provava verso i Lovinescu, ma non volevo sottovalutarlo. Avevamo stabilito di cercare di entrare in possesso di qualche informazione e avevo deciso di coinvolgere Erica e Renzo, dato che erano i più fidati del clan Von Ziegler. Avevano molte conoscenze e, grazie ai pettegolezzi che giravano più velocemente di un messaggio e-mail, sarebbero riusciti a scoprire qualcosa anche se le fonti sarebbero state poco attendibili.
-Peccato che il tuo fidanzato sia un Lovinescu.- affermò Erica, dopo che ci eravamo accordati su come procedere. -Per quanto mi stia simpatico e si sia dimostrato più volte molto premuroso nei tuoi confronti, non credo che fosse completamente all'oscuro di tutta questa faccenda.
-Ha ragione.- confermò Renzo. -Ionut avrebbe sicuramente coinvolto suo figlio nel suo piano, a meno che, come ha detto Stefan, non avesse programmato di distruggere anche lui.
-Ed è per questo che ho chiesto il vostro aiuto. Voglio vederci chiaro in tutta questa faccenda. Vi prego di cercare di scoprire anche qualche informazione riguardo a Lucian Lovinescu. Quel tipo non mi convince e ho il sospetto che la persona con la quale si sia accordato Ionut, sia proprio lui.
-Stai tranquilla, tesoro. Ti proteggeremo con le unghie e con i denti.- affermò Erica abbracciandomi.

Il giorno del funerale arrivò senza che me ne accorgessi e mi presentai alla tenuta dei Lovinescu molto presto, per infondere forza a Stefan e dare l'impressione di essere due veri fidanzati.
-Una buona impressione è tutto. Alle persone non interessa altro se non l'apparenza.- mi avevano detto molte volte sia Stefan che zio Wilhelm.
Una domestica mi accompagnò alla camera di Stefan. Bussai alla porta e quando entrai, vidi una camera anonima. Non c'era nulla che facesse intendere quali fossero i suoi hobby e le sue passioni. C'erano solo un computer e una televisione, ma per il resto era una camera comune.
Stefan stava cercando di annodarsi la cravatta e notai che aveva gli occhi stanchi, accompagnati da un paio di occhiaie scure. Mi avvicinai lentamente, ma lui non si girò. Gli toccai la spalla e sembrò sorpreso di vedermi lì in quel momento.
-Lascia, faccio io. Stai facendo un casino.- dissi iniziando ad annodargli la cravatta.
-Potrei abituarmi a tutte queste attenzioni.- rispose sorridendo divertito.
-Tu riprenditi il prima possibile, perché non voglio farti da balia per il resto dei miei giorni.
Ridacchiò e mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardandomi negli occhi con un'intensità che mi lasciò letteralmente senza fiato.
-Serena... io...
Bussarono alla porta e ci allontanammo di scatto, come se fossimo due ragazzini che avevano appena fatto qualcosa di sbagliato. La porta si aprì ed entrò l'assistente di Stefan, del quale non avevo ancora imparato il nome, e riferì che tutti gli ospiti erano arrivati.
Vidi Stefan ritornare il principe di sempre, con lo sguardo fiero e glaciale, pronto a celebrare il rito funebre di suo padre.

Fu una cerimonia breve e senza una lacrima. Prima ci eravamo messi in coda per dare l'estremo saluto a Ionut Lovinescu, e notai che c'erano anche i miei amici e i miei genitori. Quando fu il mio turno di dare l'ultimo saluto a Ionut, guardai dentro la bara e mi sembrò che Ionut stesse solo dormendo. Aveva il solito colorito pallido, vestiti puliti e qualche oggetto a lui appartenuto.
Dopo che tutti ebbero preso posto, Stefan entrò, salì su una specie di pulpito e disse un paio di parole in onore di suo padre. Chiese anche un minuto di silenzio e terminata la cerimonia, sei servi chiusero la bara e se la caricarono in spalle, sotto il suono lugubre delle campane che suonavano a morto. Iniziarono a camminare lentamente verso il luogo di sepoltura, non molto lontano dal castello Lovinescu, e tutti i presenti iniziarono a seguire il feretro.
Camminammo per svariati minuti in mezzo alla foresta già innevata e alla fine giungemmo in un cimitero situato in una radura. Misero il corpo nel mausoleo dedicato ai re e alle regine della famiglia Lovinescu. Il mausoleo sembrava il castello dei Lovinescu in miniatura con tutte quelle guglie e il colorito scuro.
Quando il corpo fu sistemato nel loculo a lui dedicato, tutti iniziarono ad andarsene e nel cimitero restammo solo io e Stefan. Uscimmo dal mausoleo e lui si sedette su una delle panchine di pietra del cimitero, non curandosi della neve che si era depositata sopra durante la notte. Pensai che volesse starsene da solo con i suoi pensieri, così mi avviai verso il cancello.
-Serena, potresti restare?- mi chiese a voce bassa.
Mi strinsi nel lungo e pesante mantello nero, tolsi la neve e mi sedetti accanto a lui. Restammo in silenzio per svariati minuti, fino a quando Stefan non decise di romperlo.
-Mi ricordo dei tuoi genitori, anche se avevo solo due anni. Erano splendidi, regali e fieri, ma quando mi videro mi sorrisero amorevolmente. Mia madre mi aveva spinto verso di loro, Astrid si era inginocchiata davanti a me e mi aveva fatto vedere cosa stringeva fra le braccia: tu. Mia madre aveva detto "Stefan, questa è la tua futura sposa". Marius mi aveva guardato serio e mi aveva detto "Mi raccomando, proteggila da tutto e da tutti, così come faremo io e sua madre per sempre. Lei è la mia principessa e non permetterò che le succeda nulla di male".- Fece una breve pausa e finalmente mi guardò in faccia. -Farò come mi disse quel giorno tuo padre, te lo prometto.
-Perché mi stai dicendo tutte queste cose?- chiesi confusa.
Era strano che mi stesse dicendo proprio in quel momento che mi avrebbe difesa. Forse stava ripensando a suo padre e a ciò che aveva detto Alin Vidrean? Mi avrebbe protetta perché, come dimostrava, si era veramente affezionato a me o era un trucco per farmi abbassare la guardia sempre di più, fino ad indurmi a fidarmi completamente di lui?
Stefan fece spallucce. -Non lo so.
Forse quando stava male, iniziava a dire cose che non c'entravano nulla con la situazione che stava vivendo. Forse era il suo modo per elaborare il lutto. Non ne avevo idea.
-Mia madre e tua madre iniziarono da subito a progettare le nostre nozze. Fecero comunella.- continuò a raccontare sorridendo, con gli occhi lontani. -Invece io volevo solo disegnarti la faccia con i pennarelli.
Scoppiai a ridere di cuore, decisamente troppo viste le circostanze, ma riuscii a contagiare Stefan.
-Eri malefico già a due anni.- gli dissi ridacchiando.
-Mi ricordo anche che mia madre, per farmi stare buono, si era messa a cucinare i papanasi, il mio dolce preferito. Era strano che una regina cucinasse, ma mia madre era fatta così.
Lo vidi rabbuiarsi lentamente e pian piano mi avvicinai, pensando velocemente ad un altro argomento, ma Stefan continuò.
-Eravamo andati a fare una passeggiata nei boschi, io e mia madre. Era primavera e volevo raccoglierle qualche fiore per farla felice. Mia madre si blocca e mi dice di andare a nascondermi su un albero e di non fare rumore.- iniziò a raccontare e notai che aveva cambiato i tempi verbali, come se fosse di nuovo là, nella foresta. -Arriva la folla, la circonda e inizia a colpirla con bastoni, pietre e a spararle contro con i fucili. Lei non emette un lamento. E' una regina dopotutto. C'è sangue ovunque e prima che le infliggano il colpo mortale, mi guarda con occhi pieni d'amore e mi sorride. Non appena la folla inferocita se ne va, scendo dall'albero e la chiamo, la scuoto, ma lei non si muove. Provo a pulirle la faccia dal sangue, provo a svegliarla, ma lei non apre gli occhi. Poggio la testa sul suo petto, cercando il battito del suo cuore, ma non c'è. Cala la notte, fa freddo, sono stanco e ho fame, ma non voglio lasciarla lì. Sento i lupi avvicinarsi, ma non scappo. Io...
Gli presi la mano nella mia e lo vidi ritornare al presente. Sapevo com'era andata la storia, ma sentirla nei minimi particolari fu orribile, soprattutto se a raccontarla era Stefan. Mi guardò come se si fosse accorto solo in quel momento che ero lì ad ascoltarlo e sospirò.
-Ricordala come una regina forte e una madre amorevole, d'accordo?- gli dissi.
-Non capiterà mai più una cosa del genere, te lo prometto.- affermò invece.
A cosa si riferiva? All'essersi aperto così tanto con me o al linciaggio di sua madre? Non sapevo dirlo, ma non volevo nemmeno ritornare sull'argomento, anche perché sapevo che gli faceva molto male.
-Forza, torniamo al castello. Ho le chiappe che sono diventate due ghiaccioli.- dissi cercando di sdrammatizzare e lo feci sorridere.
Il comportamento di Stefan mi lasciava confusa. Era protettivo e possessivo nei miei confronti, ma appena si accorgeva che si era un poco aperto, ritornava a chiudersi nel suo guscio fatto di strafottenza e sarcasmo. Stefan era veramente un enigma che mi incuriosiva parecchio.

Il giorno dopo tornammo a Torino e la sera ci incontrammo con i miei amici. Stefan non aveva voglia di uscire, ma io l'avevo quasi portato di peso al solito pub dove ci incontravamo. Temevo che se fosse rimasto da solo, sarebbe caduto nella malinconia.
-Cosa facciamo per Halloween?- chiese Erica sorseggiando il suo limoncello.
-Non ne ho idea.- ammisi.
-Possiamo andare in discoteca.- propose Marika, ma l'idea fu scartata subito da tutti; non eravamo tanto tipi da discoteca.
-Andiamo a fare "dolcetto o scherzetto".- affermò Renzo, facendo ridere tutti eccetto Stefan.
-Come minimo ci tirano dietro le ciabatte o ci rincorrono col battipanni.- rispose Francesco.
-Potreste venire da me.- disse Stefan senza troppo entusiasmo.
-No, ci sarebbero i miei genitori a controllarci, visto che siamo sullo stesso pianerottolo.
-Ho un cottage in montagna, non molto lontano da Aosta.
Lo guardammo sorpresi. Stava veramente invitando otto ragazzi scalmanati, vampiri e mezzosangue, a stare nel suo cottage in montagna?
-Che c'è? Avete bisogno di un posto dove festeggiare e mi sembrava una buona idea, non va bene?
-No, no! È una splendida idea!- rispose entusiasta Erica, stampandogli un sonoro bacio sulla testa.
La cosa lo fece rimanere di sasso, perché non si aspettava un gesto simile, ma non fece commenti.
-Grazie, nostro salvatore. Te ne saremo sempre riconoscenti.- disse Erica, fingendo di inginocchiarsi davanti a lui.
Scoppiammo tutti a ridere per il tono teatrale che aveva usato. Tirai fuori il quaderno, pronti a decidere cosa portare da mangiare e da bere.
-Io porto il limoncello e la sangria.- si propose subito Erica.
-La sangria è il sangue, così non destiamo sospetti agli umani.- mi affrettai a tradurre per Stefan.
-Idea geniale.- rispose sorridendo senza allegria.
Spartiti i piatti e le bevande, tornammo a casa soddisfatti. Stefan mi sembrò molto meno malinconico rispetto all'inizio della serata e ne fui felice, soprattutto perché non avrei potuto stargli tanto dietro in quel periodo.
Mio zio, da quando avevo avuto la mia prima predizione, voleva che il mio allenamento fosse talmente intenso da portarmi allo sfinimento, per farmi avere una predizione e vedere se la sua ipotesi fosse esatta.
Io ero sinceramente spaventata, soprattutto perché "l'altra me" mi faceva paura. Non volevo perdere di nuovo il controllo del mio corpo, ma dovevo farlo per imparare a controllare quel potere.
Dopo tre giorni di estenuanti allenamenti, università e decisioni da prendere per il mio enorme regno, crollai mentre mio zio mi stava allenando all'uso del paletto. Caddi a terra e iniziai a tremare.
Da subito, zio Wilhelm mi tolse il paletto dalle mani, per evitare che mi facessi male o che lo usassi, e mi si avvicinò. Dopo qualche secondo di tremori, mi alzai e guardai mio zio con gli occhi completamente bianchi.
-Lucian è una minaccia, va eliminato il prima possibile. Tanto sangue, tanta sofferenza e tanta disperazione. Paletti, paletti ovunque. Sangue caldo che scorre tra le mie dita.
Zio Wilhelm si mosse di poco, ma ciò bastò a farmi scattare e mi buttai su di lui. Cademmo entrambi a terra e lo tenni schiacciato sotto di me, impedendogli ogni movimento, ma lui non sembrava essere spaventato.
-Dovrai sempre obbedire ai miei ordini, altrimenti ci saranno delle conseguenze rischiose. Sangue. Sangue ovunque!
Caddi a peso morto su mio zio, segno che la predizione era finita, e rimasi incosciente per venti minuti, molto meno rispetto alla prima predizione. Quando mi risvegliai, mio zio mi passò un calice colmo di sangue.
-Stanno migliorando.- mi disse non appena riuscii a mettermi seduta da sola.
-Mi dispiace...- borbottai.
Com'era possibile che "l'altra me" fosse saltata addosso a mio zio? Che cosa diavolo mi era preso?
-Non fa niente. Può succedere, ma non è stata colpa tua, chiaro?
Annuii senza troppo entusiasmo e zio Wilhelm mi dette da mangiare un pezzo di cioccolato.
-La predizione non è stata tanto utile. È risaputo che Lucian sia una minaccia, soprattutto dopo che gli ho fatto fare delle figuracce davanti a tutto il Consiglio.- affermai bevendo il sangue tutto d'un fiato.
-Bisogna stare attenti, perché sembra che riuscirà a scatenare una guerra.
-Ma, come hai detto tu, le predizioni non sono esatte. Ciò può capitare domani come fra un decennio o addirittura un secolo.- ribattei.
Andai a prendere il mio quaderno, nel quale scrivevo i miei sogni strani, e annotai anche quella predizione.
-Cosa fai?- mi chiese incuriosito.
-Annoto tutte le predizioni e i sogni strani che faccio. E' da un po' di tempo che faccio dei sogni strani, molto reali, e da quando mi hai detto che posso fare anche dei sogni premonitori, ci sto più attenta. Cerco di scrivere ogni particolare possibile.
-Quindi hai fatto dei sogni strani?- mi chiese incuriosito.
Mi pentii subito di averglielo detto e annuii, rossa come un peperone. Gli passai il quaderno e mi misi a giocare col ventaglio di mia madre, facendolo roteare e lanciandolo in aria, mentre zio Wilhelm leggeva tutto ciò che avevo scritto.
-Dovevi dirmelo subito!- protestò, vedendo la data che avevo annotato sopra ai sogni.
-Me ne vergognavo... pensavo che fossero sciocchezze, ma quando ho visto Stefan per la prima volta, dopo che lo avevo già visto in sogno, ho iniziato a scrivere.- risposi continuando a non guardarlo in faccia.
-Ecco perché mi avevi chiesto se anche i sogni potevano essere premonitori. Avevi sognato Stefan ancora prima di conoscerlo e volevi sapere se c'entrasse qualcosa con questa tua dote.- capì infine mio zio.
Restò in silenzio per qualche minuto, riflettendo, e alla fine mi restituì il quaderno, dicendomi di continuare a scrivere i miei sogni e le predizioni, ma di avvertirlo nel caso avessi sognato altro.
Ero abbastanza preoccupata, ma in quei giorni non ebbi più alcuna predizione o sogno strano.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti. Le cose si stanno intrecciando sempre di più e se volete sapere come andrà a finire, be', dovete continuare a leggere xD
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver messo la storia tra le seguite/preferite e per le recensioni. Vi mando un bacione enorme e...
Al prossimo capitolo!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


Arrivò Halloween e ci mettemmo tutti in viaggio verso il primo pomeriggio, perché dovevamo metterci a preparare tutto e vestirci in ogni modo possibile. La parte che piaceva molto a tutti era proprio il travestimento, perché tutti insieme riuscivamo a fare ferite molto realistiche e costumi molto fedeli, ma Stefan non ne fu molto entusiasta come ci eravamo aspettati, anzi sembrava che si fosse svegliato col piede sbagliato quel giorno.
Ci mettemmo quasi un paio d'ore di macchina, ma alla fine arrivammo al cottage in montagna di Stefan, che si affacciava su una radura coperta di neve candida. La facciata della casa era un'immensa vetrata che mostrava un salone, con divano, televisione, camino in pietra e un pianoforte a coda nero, e una lussuosa cucina, con un enorme tavolo in legno.
-Caspita! Che bella casetta.- esclamò Marika guardandosi intorno.
In mezzo al salone, c'era una scala che portava al piano superiore, nel quale erano situate quattro camere da letto e un piccolo studio.
-Questa è la mia camera, nelle altre potete sistemarvi come più volete.- disse Stefan senza entusiasmo.
Posammo le nostre cose nelle varie camere, ovviamente e casualmente io capitai in camera con Stefan, e ci mettemmo subito a preparare la cena, mentre Stefan suonava svogliatamente il piano.
-Serena, il tuo fidanzato non mi sembra molto contento, anzi è incazzato nero.- mi sussurrò Erica, senza farsi sentire dal diretto interessato.
-Forse i ragazzi potrebbero andare a fargli compagnia, mentre qui ce la sbrighiamo noi.- suggerì Amanda.
Iniziammo a dire ai ragazzi che stavano facendo solo un gran casino e li cacciammo sul divano insieme a Stefan. Questi iniziarono da subito a coinvolgerlo nelle loro conversazioni demenziali, ma senza molto successo, anzi riuscirono a farlo incupire ancora di più. Mi guardarono confusi e sospirai esasperata.
-Pausa sigaretta?- proposi e tutti i fumatori, ovvero io, Erica, Renzo, Amanda e Marika, uscimmo.
Simone, Dario, Francesco e Stefan restarono in casa. I tre ci guardarono uscire con occhi pieni di timore, perché Stefan aveva l'aria di poter azzannare qualcuno alla gola.
-Che cosa gli prende? Quando gli ho parlato, mi ha guardato come se volesse distruggermi all'istante.- disse Renzo a voce bassa, saltellando per il freddo.
-Forse una battaglia a palle di neve lo tirerà su di morale.- propose Erica ridacchiando e spalmandomi un po' di neve in faccia.
Risi spingendola via e le tirai a mia volta una palla di neve in faccia, sotto le risate generali dei nostri amici.
-Penso che si arrabbierebbe ancora di più. Ci parlo io appena abbiamo finito.- li rassicurai.
-Serena, so che sei la sua promessa sposa e una principessa con gli attributi di titanio, ma temo per la tua incolumità.- disse Renzo.
-Non mi farà niente, tranquilli.
Finimmo di preparare e ci travestimmo. Riuscimmo a fare ferite molto realistiche in faccia ai ragazzi, eccetto a Stefan, e noi ragazze ci truccammo dai personaggi più vari. Erica si era vestita da "Stregatto", Amanda era una bambola horror e Marika da "Sposa cadavere". Io non feci molto, ma mi andava bene così.
Eravamo stati così impegnati che solo a sera tarda ci sedemmo per mangiare e non ebbi occasione di parlare con Stefan. Sembrava che man mano che la serata procedesse, lui diventasse sempre più cupo e taciturno. I miei amici non osavano guardarlo, perché ne erano tremendamente intimoriti. Perfino Erica, che non perdeva occasione di bombardarlo di battute ed era quella con la quale Stefan era entrato più in confidenza, non osava rivolgergli una parola.
Finita la cena, ci mettemmo a sorseggiare drink e a giocare a "io non ho mai", che quasi all'istante si trasformò nella versione "hot", dato che eravamo ventenni con gli ormoni a mille. Vedendomi abbassare le dita alle domande piccanti, Stefan mi guardò con occhi pieni d'ira.
-Hai davvero fatto tutte queste cose?- mi chiese a denti stretti.
-Ho avuto un ragazzo e non giocavamo a "Monopoli" tutte le sere.- risposi come se fosse ovvio e gli altri ridacchiarono.
Stefan si alzò di scatto, facendo cadere la sedia e uscì fuori. Le risatine si spensero all'istante e i ragazzi mi guardarono a bocca aperta. Decisi di seguirlo.
-Dove stai andando?- chiesi rischiando di scivolare sulla neve.
Mi aggrappai al braccio di Stefan, ma si liberò di scatto.
-Che diavolo vuoi fare? Stefan Lovinescu, fermati subito!- gli dissi usando il mio tono autoritario da principessa.
Stefan si girò e mi fulminò con lo sguardo. Era seriamente infuriato, i suoi occhi sembravano lanciare lingue di fuoco blu.
-Vado ad ammazzare Mirko Almazi per ciò che ha fatto.- disse stringendo i pugni.
-Ma ti si è spappolato il cervello? Stai parlando sul serio? Solo perché è stato il primo vuoi ucciderlo?
-Vedo che hai capito perfettamente.
Lo guardai sconvolta, talmente tanto da non riuscire a tremare per il freddo.
-Voi maschi siete tutti uguali per queste cose. Credete che la prima volta sia di vitale importanza, ma non è così. Non sto dicendo che non sia importante, ma per noi donne il più importante è l'ultimo.
-L'ultimo?- chiese confuso, ma comunque molto adirato.
-Sì, perché è l'uomo che scegliamo per la vita e dopo di lui non ce ne saranno altri. Tu per questa storia non hai fatto una tragedia greca, ma hai costruito direttamente tutto il pantheon. Che ti importa? Non sei innamorato di me e non devi metterti a fare il geloso per queste stronzate. E poi non fare il puro e casto, anche tu avrai avuto delle amanti, ma non ne faccio una tragedia perché è naturale e giusto. Anzi, scommetto che con quella Valerie te la sei spassata alla grande, nonostante ci fossimo già conosciuti e reggessimo la parte di perfetti fidanzatini!- gli urlai in faccia.
Non affermò, ma nemmeno negò per nessuna delle frasi. Era rimasto piuttosto sorpreso dalla mia risposta e mi guardò senza sapere cosa ribattere.
-Che cosa c'entra Valerie?- mi chiese confuso.
-Ammettilo. Ho visto che tra voi c'è qualcosa e sono anche convinta che te la sia spassata con lei, non è vero?- risposi irritata.
Anche solo parlare di quella Valerie mi faceva venire il nervoso. Quella non mi andava per niente a genio ed era chiaro come il sole che tra quei due ci fosse stato qualcosa di più di semplici frasi da flirt. Si era visto benissimo dagli sguardi maliziosi che si erano scambiati ogni volta che erano stati insieme nella stessa stanza, ma non avrei lapidato Stefan per aver avuto delle relazioni amorose.
-Hai ragione.- ammise.
-E poi è da tutto il giorno che sei scorbutico e ombroso. Se non volevi che venissimo qui, bastava dirlo prima e avremmo trovato un'altra soluzione. Se vuoi che ce ne andiamo, dillo subito e faccio sgomberare la casa.- continuai ancora stizzita.
Quella storia non mi andava per niente giù. Lui se la spassava con la rossa quando era fidanzato ufficialmente con me e poi si alterava se io avevo avuto la mia prima esperienza sessuale con un ragazzo diverso da lui. Nemmeno sapevo che ero un vampiro quando ero stata con Mirko. Nemmeno sapevo che ero stata promessa in sposa da secoli e non sospettavo minimamente della sua esistenza. Non poteva farmi pesare una cosa così stupida.
Quale diritto reclama su di me? Pretendeva che fosse il primo a deflorarmi? Mica siamo nel 1400!”
Lo guardai stizzita e dovetti ammettere che anche io mi ero piuttosto infervorata. Non emise un solo fiato e continuò a guardarmi negli occhi per momenti che parvero interminabili. Si sedette sui gradini di casa e sospirò, alzando gli occhi al cielo e mettendosi a fissare le stelle. Sembrava... triste.
-Ti chiedo scusa per il mio comportamento, è che... non lo so.
-Sei ancora malinconico per tuo padre, vero?- ipotizzai.
-Lo rispettavo ed era mio padre, ma proprio non riesco ad essere dispiaciuto per lui e questo è...- si interruppe senza sapere come finire la frase.
-Ma per quale motivo? Se non te la senti di parlare, non sentirti obbligato.
-Lasciamo perdere. Ho già rovinato abbastanza la giornata a tutti ed è meglio tornare dentro. Stai congelando.
Ed era vero, visto che avevo solo un vestitino nero e delle calze leggere, ma volevo cercare di tirarlo su di morale o di consolarlo in qualche modo.
-Non c'è altro? Se vuoi sfogarti con me, puoi farlo. Ci sposeremo e saremo gli unici ai quali appoggiarci nei momenti di difficoltà.
Sorrise spostando il suo sguardo su di me, che quella volta fu più dolce.
-Sei molto dolce e non dovresti esserlo.
-Perché?- chiesi inclinando la testa di lato proprio come faceva lui e la cosa lo fece ridacchiare.
-Perché sono un principe sanguinario e violento e potrei approfittarne.
-Hai dimenticato di aggiungere che sei uno sparaballe e un Casanova da quattro soldi.
Rise sollevato e mi mise la sua giacca sulle spalle, cercando di scaldarmi un po'.
-Comunque hai ragione. Ho piuttosto esagerato con questa storia è solo che... credo di essere un po' geloso.- ammise in un sussurro.
-Stefan Lovinescu geloso? Non l'avrei mai detto.- lo canzonai ridacchiando.
-Anche tu sei gelosa, ammettilo. Non ti va che qualcuno tocchi il tuo fidanzato.- rispose abbozzando un sorriso.
-Non è vero.- obiettai con voce acuta.
-Invece sì. Sei gelosa, soprattutto di Valerie. Ho visto come l'hai guardata a Vienna e pensavo che avresti potuto incenerirla col tuo sguardo.
-Ecco... ti stava un po' troppo incollata per i miei gusti.- ammisi e Stefan sorrise divertito.
-Non parliamo più di questa storia, sei d'accordo?
-D'accordissimo.- convenni.
Non avevo voglia di ammettere che, forse, ero un po' gelosa di lui. Neanche io avevo voluto ammetterlo con me stessa, ma dopo quella sera ne ero sicura.
Che diavolo mi sta prendendo?Io gelosa di lui?”
-Non dovremmo rientrare? I tuoi amici saranno preoccupati.- suggerì.
-Finché ci sono Erica e il limoncello, hanno altro a cui pensare.- risposi e Stefan scoppiò a ridere.
-Se devi parlare con qualcuno, vieni da me, chiaro?- continuai guardandolo negli occhi. -Io e le ragazze abbiamo spedito i ragazzi a tirarti su di morale con le loro battute demenziali, oggi pomeriggio.
-Quindi se ne sono accorti proprio tutti?- chiese.
-Stefan, l'aria intorno a te diventava più scura, come se risucchiassi la luce.
-Mi piace quest'immagine.- disse dopo un attimo di riflessione.
-Anche se non sembra, tutti quei ragazzi scalmanati dentro casa tua ci tengono a te ed erano molto preoccupati.
-Quindi è meglio se torniamo dentro, così si tranquillizzano. E poi c'è una cosa che devo fare.- disse aiutandomi ad alzarmi.
Tornammo dentro e vedemmo Erica ballare "I'm a single lady" in modo scoordinato, sotto le risate e gli incitamenti di tutti.
-Siete tornati! Ballate con me!
Non seppi come, ma Erica riuscì a far ballare Stefan (diciamo muovere la testa e ondeggiare lievemente a ritmo di musica) e tutti esultarono ancora più diprima. Neanche lui era molto coordinato, ma mi ritrovai a pensare che fosse sexy. Probabilmente erano gli alcolici e il troppo cibo ad annebbiarmi la mente.
Provò anche a sbottonargli la camicia, ma Stefan riuscì a trattenerla sotto le risate generali.
-E' mezzanotte.- annunciò Marika e tutti urlarono "buon compleanno Serena".
Mi ero completamente dimenticata e li guardai per qualche secondo con lo sguardo vacuo.
-Mi dimentico le cose. Sto proprio diventando vecchia.- dissi facendo ridere tutti.
Ricevetti un sacco di libri e ne fui molto felice, ma quando arrivò il turno di Stefan rimasi scioccata. Mi passò una scatolina di velluto rosso, attirando l'attenzione di tutti quanti.
-Volevo dartelo alla festa del nostro fidanzamento, ma siamo stati interrotti. È appartenuto a mia madre e voleva che lo avessi tu.- disse Stefan.
Presi la scatolina e la aprii con mani tremanti. L'anello era in oro bianco, con un solitario e quattro diamanti più piccoli ai lati. Non era né pacchiano né esagerato, era semplicemente stupendo.
-Stefan, io... non posso accettarlo. È appartenuto a tua madre, è troppo prezioso.
-Lei desiderava che lo avessi tu, quindi ti prego di accettarlo.- insistette Stefan.
Vedendomi tentennare, prese l'anello e me lo infilò all'anulare sinistro.
-Buon compleanno Serena.- disse dandomi un leggero bacio sulla guancia, che mi fece arrossire.
-Ora piango.- disse Erica con gli occhi lucidi e tutti scoppiammo a ridere.

La serata andò a gonfie vele, mangiammo tantissime schifezze e arrivò il momento del mio dolce: i papanasi. Mi ero sempre dilettata in dolci di ogni tipo e quando alle superiori provai quel dolce delizioso, grazie alla mia compagna di banco rumena, provai a farlo in ogni modo. Quando li vide, Stefan sollevò un sopracciglio.
-Papanasi?
-Quelli di Serena sono i migliori in assoluto. Abbiamo girato un sacco di negozi rumeni quando ce li ha fatti assaggiare, ma i suoi sono il top del top.- spiegò Francesco, il pasticcere del gruppo.
Ero molto lusingata dal sentire che il più bravo del gruppo a cucinare, definisse i miei dolci "il top del top".
-Lo sai che è il mio dolce preferito e che sono molto severo su questi, vero?- chiese Stefan scettico.
Mi battei una mano sulla fronte, con un po' troppa violenza, e solo in quel momento mi ricordai che sua madre era solita a farli quando era piccolo.
-Okay, li butto.- dissi spaventata dal suo possibile giudizio negativo.
-Mai!- urlarono i miei amici in coro, facendo uno scudo con le braccia per proteggere il piatto.
-Sui papanasi non si scherza. Sarebbe un sacrilegio. Sul cibo in generale non si scherza!- mi minacciò Erica.
-Li proverò con piacere.- disse Stefan prendendone uno e assaggiandolo.
Si bloccò con gli occhi persi nel vuoto e pensai che stesse per vomitare o sputarmeli in faccia.
-Tutto bene?- chiesi, pronta ad una valanga di critiche negative.
-Sono come quelli di mia... della mia infanzia. Come... hai fatto?- chiese dando un altro generoso morso.
-Ho giocato un po' con le dosi e mi è venuto così. Davvero ti piacciono?
Stefan annuì con la crema sulle labbra.
-Se non gli fossero piaciuti, doveva andarsene fuori da qui all'istante.- affermò Erica con la bocca piena.
-Ma è casa mia.- protestò con un sopracciglio alzato.
-Fuori lo stesso, non mi interessa.
Scoppiammo a ridere e ripulii dalla crema la faccia di Stefan con un tovagliolo.
-Sei uno sbrodolone.- gli dissi e lui grugnì.
La serata proseguì tra giochi, tanti cocktail di sangue e alcol, tante foto e tante risate. Solo verso le cinque decidemmo di andare a dormire e io mi ero fatta portare in camera da Stefan in spalle. Ero un po' brilla e quando lo ero, avevo l'istinto di abbracciare e amare tutti. Avevo la sbronza amorevole.
-Siamo arrivati, puoi scendere adesso.- mi disse Stefan, ma iniziai ad accarezzargli i capelli, scompigliandoglieli.
-Hai dei capelli così morbidi e neri. Sicuro che non ti fai la tinta?- gli chiesi ridacchiando.
-Serena scendi, devi andare a dormire.- rispose divertito.
-Ma io non ho sonno!- protestai.
-Io sì.
-Pappamole! E ti definisci pure un vampiro. Non sei per niente notturno.- dissi scuotendo la testa.
Stefan si sedette sul letto e nemmeno in quel caso mi staccai.
-Sei così... così...abbraccioso.
Lo strinsi di più, ma Stefan riuscì a liberarsi dalla mia presa ferrea con una certa fatica.
-Devo farti ubriacare di più.- affermò ridacchiando.
-Non sono ubriaca, sono solo... allegra!- risposi con un sorriso che mi andava da un orecchio all'altro.
Stefan scoppiò a ridere e mi passò il pigiama.
-Cambiati, io vado a lavarmi i denti.
-Perché non mi aiuti?- chiesi maliziosa.
Ma perché non mi tappo la bocca?”
-Sei grande e puoi farcela da sola. Io credo in te.- rispose trattenendo a stento le risate e uscì.
Mi misi il pigiama, al contrario, e lo aspettai sotto le lenzuola. Quando rientrò e si mise nel letto accanto a me, mi avvicinai e poggiai la testa sul suo petto.
Stefan era imbarazzatissimo e lo sarei stata anche io se non fossi stata così tanto "vogliosa di affetto".
-Serena? Ehm...
-Zitto e fammi le coccole.- dissi prendendogli la mano e mettendomela sulla testa.
-E' un ordine, principessa?-chiese sorridendo malizioso.
-Sì.- mugugnai e inspirai il suo profumo.
-Ai vostri ordini.
Mi addormentai fra le sue braccia e quella notte non feci sogni strani nei quali c'erano paletti, il processo di Alin Vidrean, che da quel giorno aveva iniziato a diventare il mio incubo ricorrente, o peggio ancora io e Stefan che cercavamo di ucciderci. Sognai invece me e Stefan che danzavamo stretti uno all'altro, guardandoci con occhi pieni di affetto.

Il mattino dopo mi svegliai circondata da un paio di braccia. Quando mi ricordai ciò che era successo la sera prima, per poco non cacciai un urlo. Avevo preteso le coccole da Stefan e gli avevo anche detto che era abbraccioso. Che vergogna!
Volevo liberarmi dal suo abbraccio e correre il più lontano possibile da lui, perché non credevo che sarei riuscita ad affrontarlo dopo quell'immane figuraccia. Provai a liberarmi dalla sua presa ferrea, ma scoprii Stefan aveva il sonno leggerissimo e si svegliò all'istante.
-Buongiorno.- mi disse sorridendo.
Nascosi il viso nelle mani. Ero estremamente imbarazzata.
-Che vergogna! Non abbiamo fatto... cose, vero?
Mi controllai per vedere cosa avessi indosso e Stefan rise.
-No, volevi solo le coccole, anzi mi hai ordinato di farti le coccole.- rispose divertito.
-Che vergogna!- ripetei imbarazzata.
-Come ti ho detto ieri, se da ubriaca sei così, devi bere più spesso. Sei meno acida.
-Io acida?
Gli tirai il cuscino in faccia e lui mi guardò con sorpresa.
-E' così che la metti?
-Non oserai...
Non finii la frase, che Stefan mi aveva colpito in testa col proprio cuscino. Iniziammo una guerra all'ultimo cuscino, tra risate e strilli. In quel momento eravamo tutto fuorché regali, ma fui contenta di vedere Stefan così rilassato e allegro. Era una cosa più unica che rara.
Cademmo dal letto aggrovigliati nelle lenzuola e scoppiammo a ridere. Stefan era sopra di me e ci guardammo per un tempo che parve infinito. Volevo perdermi in quegli occhi che nascondevano tanti segreti e restare così per sempre. Volevo cogliere ogni segreto che quello sguardo così intenso nascondeva.
La porta della camera di Stefan si aprì e sbucarono Erica e gli altri.
-Svegliatevi che il sole è già alto!- urlò Erica.
Tutti ci guardarono sorpresi e io e Stefan facemmo altrettanto con loro.
-Ehm... i principi sono già all'opera per darci un erede, quindi è meglio togliere il disturbo.- affermò Renzo prima di chiudere di scatto la porta.
Li sentimmo scoppiare a ridere a crepapelle e mi vergognai nuovamente.
-Ci conviene andare a fare colazione con loro, prima che pensino male. E poi c'è il tuo onore da difendere.- propose Stefan.
-Loro stanno già pensando male. Aspetta e vedrai.
Quando scendemmo in cucina, i miei amici ci fecero un applauso ed esultarono.
-Come lo chiamerete?- chiese Marika.
-Quanti ne volete?- domandò Amanda.
-Se sono gemelli?- chiese Erica.
-Non siete riusciti ad aspettare fino alle nozze, eh? Porcellini...- disse Renzo.
-Piantatela.- risposi col mio tono acuto e col viso in fiamme.
Tutti scoppiarono a ridere e continuarono a prenderci in giro. Pian piano mi stavo abituando alla mia nuova vita e dovevo ammettere che non mi dispiaceva così tanto come avevo creduto.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


-Noto con piacere che hai finalmente imparato a cavalcare come si deve.- disse Stefan affiancandomi col suo stallone.
-Non credevo che sarei mai riuscita ad imparare e invece ti ho persino battuto!
Dato che ero migliorata molto, Stefan aveva proposto di fare un'amichevole gara e l'avevo stracciato. Ero contenta di aver finalmente imparato a cavalcare e dovetti ammettere che mi piaceva parecchio.
Quasi ogni giorno, dopo la prima lezione di equitazione che Stefan mi aveva dato, eravamo tornati al maneggio. Con quelle numerose lezioni e con l'aiuto di Stefan, era praticamente impossibile che non avessi imparato a cavalcare.
-Domani ti batterò. Oggi hai solo avuto fortuna.- ribatté sorridendo.
-Domani sono a Vienna, il Consiglio Von Ziegler-Vidrean ha chiesto di riunirsi.- risposi un poco dispiaciuta.
-Allora aspetterò il tuo ritorno.
Era passato quasi un mese da quando Stefan mi aveva dato l'anello di sua madre e da allora non me l'ero più tolto. Le discussioni tra noi due erano diminuite drasticamente, compresi i lanci di cuscini e oggetti innocui, e ci accorgemmo di trovarci d'accordo su moltissimi argomenti. Insieme avremmo rivoluzionato il nostro regno, che sembrava si fosse ibernato nel Medioevo. Stefan si era persino convinto che dare diritti ai mezzosangue fosse giusto!
Il giorno dopo partii con zio Wilhelm e andammo a Vienna. Fino a quel momento non avevo mai incontrato il Consiglio Von Ziegler-Vidrean, se non alle feste o ai ricevimenti, ma ero piuttosto tranquilla perché sapevo che non ci sarebbe stato Lucian Lovinescu e quindi non ci sarebbero stati problemi.
Arrivati al castello Von Ziegler a Vienna, mi misi un vestito scarlatto abbinato al ventaglio di mia madre e mi preparai ad incontrare il Consiglio, ma Erica e Renzo chiesero di avere un colloquio con me immediatamente. Non avevo idea di cosa fosse successo, ma se mi avevano seguito fino a Vienna, dovevano aver scoperto qualcosa di grosso.
Io e zio Wilhelm arrivammo allo studio di mia madre, allontanai la guardia e chiesi loro cosa fosse successo.
-Abbiamo condotto le indagini come ci avevi ordinato- iniziò Renzo. -e abbiamo scoperto che le voci erano fondate. Ionut aveva davvero intenzione di ucciderti.
-Fondate è un parolone. Diciamo che questa voce era sulla bocca di tutti già da parecchio, ma non ci sono prove certe.- lo corresse Erica.
Quella notizia non mi sorprese più di tanto. L'avevo immaginato, ma nella mia testa iniziarono a formarsi tantissimi pensieri e sperai con tutto il cuore che...
-E Stefan non era coinvolto, questo è certo.- aggiunse Erica.
Tirai un lungo sospiro di sollievo. Mi ero troppo affezionata a lui e non immaginavo come avrei reagito sapendo che tutto il nostro rapporto era solo una grossa e mastodontica bugia.
-Però non sappiamo chi diavolo sia quest'uomo misterioso col quale si è accordato Ionut. Potrebbe essere chiunque.- concluse Renzo.
-Io punto su Lucian. È l'unico che abbia mostrato a tutti quanto odi te e il clan Vidrean ed è anche l'unico che avrebbe dei buoni motivi per farlo.- affermò Erica.
Zio Wilhelm rifletté per qualche istante, passeggiando per lo studio e si bloccò per guardarci tutti e tre.
-Dopotutto l'hai messo in ridicolo più volte alle riunioni del Consiglio e gli hai dimostrato di non essere così debole come crede. Potrebbe essere, ma ciò non sta ad indicare che sia veramente lui.
-Voglio valutare ogni ipotesi. Eravamo tutti a conoscenza già da tempo del fatto che Lucian mi odia morte, nel senso letterale del termine, ma non voglio dare per scontato che sia proprio lui il complice di Ionut.- affermai con decisione.
-E' il fratello di Ionut, mi pare piuttosto scontato che fosse lui.- obiettò Renzo.
-Non facciamoci prendere da sospetti vaghi e infondati. Potrebbe essere, ma non bisogna dare nulla per scontato. È soltanto una voce che spero sia infondata.- ribatté zio Wilhelm.
-Provate ad avere informazioni su Lucian. Vi ringrazio per ciò che state facendo per me.- dissi sorridendo ai miei amici.
-Per te questo ed altro.- rispose Renzo sorridendomi.
Feci preparare due camere per loro e si congedarono.
-Ora dobbiamo proprio andare alla riunione del Consiglio. Ci stanno aspettando già da parecchio.-disse mio zio.
-Che cosa vorranno? È successo qualcosa di cui non sono a conoscenza?- gli chiesi non appena fummo soli.
-Non ne ho idea, ma dobbiamo proprio iniziare ad avviarci.- rispose zio Wilhelm.
Ci dirigemmo verso la sala delle udienze e quando giungemmo, tutti quanti si zittirono e mi guardarono leggermente intimoriti. Probabilmente anche loro, come tutti gli altri, mi avevano sottovalutata, ma da quando c'era stato il processo di Alin Vidrean dovevano essersi ricreduti.
Sognavo ancora quel processo e ormai era diventato un incubo ricorrente. Sapevo che quando mi sarei addormentata, avrei sognato nuovamente quel gesto che ero stata obbligata a compiere, a meno che non avessi fatto dei sogni premonitori. Lo sognavo tutte le notti, ma quando avevo dormito con Stefan la notte di Halloween, non l'avevo fatto. Possibile che la sua vicinanza mi tranquillizzasse al punto da influenzare il mio subconscio?
-Scusate per il ritardo. Avevo alcune faccende da sbrigare.- dissi in tono sbrigativo.
Ci sedemmo al tavolo e diedi inizio alla riunione del Consiglio. Il primo a prendere la parola fu Friedrich Von Ziegler, un mio lontano cugino.
-Principessa Serena, in questo Consiglio tutti i membri della famiglia Von Ziegler sono d'accordo con me: nessuno è convinto che il matrimonio con Stefan Lovinescu sia la cosa giusta da fare.
Si levarono mormorii di protesta da parte dei Vidrean e scoppiò una lite tra i Vidrean e i Von Ziegler.
Non avevo pensato che la famiglia Von Ziegler fosse contraria al matrimonio, anzi pensavo che avrebbero accettato di buon grado, visto che il regno si sarebbe ulteriormente ampliato.
Mi alzai in piedi prima che la situazione degenerasse, dato che c'erano già un paio di vampiri che ringhiavano feroci. Si zittirono tutti e attesero che iniziassi a parlare.
-E perché? Il regno e le ricchezze si espanderebbero e per la prima volta nella storia, ci sarebbero tre clan riuniti sotto due sovrani.- lo contraddissi soavemente.
-Perché noi temiamo per la vostra vita, principessa. Nonostante non abbiamo mai avuto molti rapporti con la famiglia Lovinescu, la loro fama li precede. Sono spietati e senza scrupoli, non esiterebbero un solo istante ad uccidervi e non penso che Alin Vidrean avesse torto quando affermava che Ionut Lovinescu stesse progettando di distruggervi.- rispose Friedrich. -Siete una grande principessa e pensiamo che possiate fare grandi cose per questo regno, ma non abbiamo intenzione di perdervi proprio ora che vi abbiamo ritrovato.
Quelle parole mi toccarono quasi nel profondo. Quasi. Non pensavo che i miei parenti mi avessero accettato così di buon grado in una sola manciata di mesi e fossero preoccupati per me, ma ero decisa ad andare per la mia strada che era stata tracciata secoli e secoli prima della mia nascita.
-Apprezzo il tuo interessamento, Friedrich, ma questo patto è stato stabilito ancora prima che io nascessi. Sono secoli che la famiglia Vidrean e la famiglia Lovinescu attendono con ansia il giorno dell'unione dei loro clan e delle loro famiglie. Ci sono state troppe guerre e troppi morti per questo patto, in primis i miei genitori, il re Marius Vidrean e la regina Astrid Von Ziegler. Converrete con me che sarebbe un insulto alla loro memoria, se altri vampiri e altre persone morissero per questo patto, e l'unico modo per evitare ciò è il matrimonio con Stefan Lovinescu. Sono cosciente dei rischi che corro e non sottovaluterò mai il mio futuro marito.
Non credevo di riuscire a ribattere in modo così tranquillo durante una riunione del Consiglio e vidi che li avevo notevolmente sorpresi. Mio zio mi guardò con sguardo fiero e capii di aver risposto come una vera sovrana.
-Invece riguardo all'esercito?- chiese Damian Vidrean, che faceva parte anche di quel Consiglio.
-Entrambi gli eserciti sono pronti, ma vi chiederei di non farne parola con i Lovinescu. Per quanto sia entrata in confidenza col principe Stefan, non ho mai accennato a questo argomento e voglio che restino all'oscuro della loro preparazione.- risposi.
-Perché li avete armati? Pensate che possa scoppiare una guerra?- domandò Friedrich allarmato.
-Come ho detto alla riunione del Consiglio Vidrean-Lovinescu, un sovrano senza esercito è un sovrano sprovveduto, ma non vi nascondo che l'ho riorganizzato anche nell'eventualità che possano esserci dissapori col clan Lovinescu. I territori del clan Vidrean erano scoperti ed è stato un miracolo che qualche clan esterno non abbia attaccato, ma ora sono completamente protetti.
Probabilmente avevano pensato che fossi troppo sprovveduta e ingenua. Se aveva funzionato con la mia famiglia, non immaginavo come avesse funzionato con una famiglia egocentrica come i Lovinescu. Avevo fatto tombola.
Avevo deciso, dopo una lunga chiacchierata con mio zio Wilhelm, di mostrare parte delle mie carte almeno alla mia famiglia, anche perché i Vidrean odiavano i Lovinescu, mentre i Von Ziegler non avevano alcuna intenzione di avere contatti con loro, quindi nessuno ne avrebbe fatto parola con loro.
-Ripeto, vi pregherei di non far trapelare nulla di ciò che ci siamo detti a questa riunione, per il mio bene e soprattutto per il bene di tutti voi.- conclusi guardandoli tutti negli occhi e notai sguardi di ammirazione sui lo rivolti.
-Viste le circostanze- iniziò Friedrich. -ci fidiamo del vostro giudizio e vi chiediamo scusa per avervi sottovalutata, principessa. Io vi chiedo scusa.
-Non preoccuparti, è normale che ti preoccupi per la tua principessa. Ci sono altre questioni delle quali volete discutere?
Tutti i vampiri scossero la testa e sciolsi la riunione del Consiglio. Avevo guadagnato una marea di punti, ne ero certa.

Rimasta sola con zio Wilhelm, decisi di andare a far visita al generale Sadoveanu. Avevo scoperto che mio padre aveva un piccolo manipolo di guardie camuffate da domestiche. Erano tutte donne perché passavano inosservate agli occhi di tutti ed erano sottovalutate, dato che erano donne e anche i vampiri ci consideravano inferiori. Non appena ero venuta a conoscenza di quel corpo speciale di guardie fidate, avevo voluto che anche quel piccolo, ma potente organo fosse ripristinato e volevo conoscerne le potenzialità. Avevo dato preciso ordine di farle addestrare al castello Von Ziegler, per evitare che qualche domestica del castello Vidrean potesse far arrivare alle orecchie dei Lovinescu l'esistenza di quel piccolo gruppo di donne.
Arrivati nella piccola stanza circolare che era stata adibita a sala allenamento per queste guardie, vidi il generale Sadoveanu dare ordini a destra e a manca a quelle dieci donne. Si muovevano con velocità, precisione e agilità ed erano letali. Quando mi videro si bloccarono all'istante, mettendosi sull'attenti e guardando dritto davanti a sé.
-Principessa Serena, benvenuta.- disse il generale avvicinandosi e facendomi il baciamano.
-Vi ringrazio per il vostro eccellente lavoro con l'esercito. Vorrei sapere come procede questo piccolo, ma letale gruppo di guardie del corpo.- dissi guardando negli occhi quelle donne.
-Egregiamente. Se volete posso darvi una dimostrazione.
Alzai una mano prima che potesse dare un ordine.
-Se permettete, vorrei fare io una prova, però vi chiedo la massima discrezione.
Tutti esclamarono un "Sì, principessa". Mi andai a cambiare nel piccolo spogliatoio e tornai con la mia tenuta da allenamento, un semplice top e pantaloni della tuta, e uno dei paletti dello zio. Il generale Sadoveanu indicò una giovane donna, poco più grande di me, con capelli biondo cenere e occhi castani, e questa si mise al centro della sala. La raggiunsi e ci mettemmo una di fronte all'altra, col paletto in mano.
Al segnale del generale, questa partì subito all'attacco ed ebbi qualche difficoltà a capire che schema stesse usando. Restai sulla difensiva per qualche minuto, saltando, schivando e parando e alla fine capii che attaccava per cercare di sfinirmi e che ci stava riuscendo. Dovevo partire all'attacco il più in fretta possibile.
Notai che aveva il fianco destro molto scoperto e decisi di attaccare lì. Feci una finta a sinistra, partendo all'attacco e obbligandola ad andare sulla difensiva. Ero una furia, attaccavo senza lasciarle un attimo di tregua e cercavo di non lasciarle alcun punto di entrata per andare a mirare al cuore, l'unico punto veramente efficacie per uccidere un vampiro. Quando la vidi in difficoltà, le feci lo sgambetto, mi misi su di lei, le ruppi la difesa e attaccai da destra, puntando al cuore. Mi fermai a pochi millimetri dal suo petto.
La ragazza mi guardò ad occhi sbarrati, visibilmente sorpresa e lo ero anche io. Combattere con lo zio era un conto, si fermava e non colpiva mai con troppa convinzione, ma combattere contro una vera guardia era tutt'altro. Solo quando mi fermai, mi accorsi che avevo male nei punti nei quali mi aveva sfiorata col paletto e che si era formato qualche piccolo taglio e livido. Quella ragazza era una vera guerriera, il generale Andrei Sadoveanu l'aveva addestrata bene.
Mi spostai, allungai una mano alla ragazza per aiutarla ad alzarsi e la guardò come se fosse un essere strano. Alla fine la strinse e l'aiutai ad alzarsi.
-Principessa, pensavo che mi avreste distrutto perché non sono stata all'altezza.- disse la ragazza con pesante accento rumeno.
-Lo scopo del combattimento non era uccidere l'avversario, ma valutare il vostro livello di addestramento e ora sono certa che il generale Sadoveanu ha fatto un lavoro egregio.- risposi accennando ad un lieve sorriso.
-Principessa, non pensavo che voi sapeste combattere così bene!- affermò il generale Sadoveanu, guardandomi ad occhi sbarrati.
-Ho avuto un ottimo insegnante.- dissi guardando mio zio e sorridendogli. -Ma vi pregherei di non farne parola con nessuno.
Annuirono tutti con decisione e si inchinarono davanti a me. Mi avvicinai al generale e lo portai in disparte.
-Quella ragazza ha il fianco destro molto scoperto. Sarà una delle mie guardie personali, ma non voglio che si faccia ammazzare per questo piccolo errore.- gli dissi sottovoce.
-Vi preoccupate persino delle vostre guardie personali, che sono state addestrate per difendervi fino alla morte.- esclamò sorpreso.
-Mi preoccupo dei miei sudditi e loro lo sono.
Mi sorrise fiducioso, abbandonando per qualche istante l'aria di generale severo, ma durò poco tempo e ritornò quello di sempre.
-Appena saranno pronte, voglio che vengano trasferite al castello Vidrean. Devono passare per vere domestiche e non spargere inutili pettegolezzi che potrebbero arrivare alle orecchie dei Lovinescu. Questo piccolo gruppo di guardie del corpo deve restare segreto il più a lungo possibile.- ordinai.
-Sono lieto di avervi come principessa e non lo dico per compiacervi, ma perché lo penso davvero.- mi disse guardandomi negli occhi e io sorrisi.
-Aspiro a diventare un'ottima sovrana per i miei sudditi e sto lavorando molto per diventarlo.
Io e zio Wilhelm andammo nello studio di mia madre e ci mettemmo a controllare i registri di entrambi i castelli, ma una domanda mi martellava da un mese a quella parte.
-Zio, sono circolate altre voci riguardo a ciò che ha detto Alin Vidrean al suo processo? Oltre a quello che Erica e Renzo ci hanno riferito oggi.- gli chiesi a bruciapelo.
-No, solo tanti commenti, ma sono convinto che anche molti Lovinescu sospettassero di questo. Le informazioni che Renzo ed Erica sono riusciti a scoprire vengono anche da loro, ma non c'è molta affidabilità. Come hai potuto vedere oggi, alla riunione del Consiglio, le voci che girano attorno a questa faccenda sono molto discordanti fra di loro.
-Vorrei vederci chiaro in tutta questa storia. Sono convinta che Lucian sta tramando qualcosa, ma non voglio scatenare una guerra per la mia curiosità. Cosa proponi di fare?- gli chiesi pensierosa.
-Propongo di aspettare, almeno per il momento. Alin Vidrean era un suddito devoto e non era uno stupido, ma forse il suo odio verso i Lovinescu può avergli fatto compiere un'azione sconsiderata. Erica e Renzo cercheranno discoprire qualcosa in più riguardo a tutto questo e, come ti avevo già detto, sono persone molto affidabili. Sono certo che qualcosa riusciranno a scoprire.
Annuii totalmente d'accordo con mio zio, ma c'era qualcosa che non quadrava per niente. Il mio istinto mi diceva che dovevo continuare a cercare delle risposte, ma avrei comunque seguito il consiglio di zio Wilhelm. Erica e Renzo destavano pochi sospetti e potevano venire a conoscenza di molte cose, nonostante i pettegolezzi e le voci di corridoio fossero poco attendibili.
Il senso di inquietudine non mi abbandonò più, ma cercai di non darci tanto peso e di continuare a migliorarmi per essere una buona sovrana.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Chiedo scusa per il ritardo e vi prometto che non succederà più c.c
Allora, la nostra Serena si è preparata ben bene per difendere il proprio regno e i propri sudditi, ma siamo davvero sicuri che non userà l'esercito a sua disposizione? E per quale motivo? Lo saprete presto, ho già detto troppo u.u
Grazie per essere arrivati fin qui, per aver messo la storia tra le preferite/seguite e per avermi lasciato dei commenti. Grazie davvero. 
Spero che il capitolo vi piaccia e ci vediamo al prossimo!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


Tutto procedette bene per il mese successivo. Era la Vigilia di Natale e noi avevamo organizzato una festicciola in famiglia, invitando anche Stefan. Era rimasto scioccato fin da quando era entrato in casa nostra. Da noi il Natale era celebrato in gran stile, anche un po' troppo a dire il vero. L'albero addobbato e le decorazioni sparse un po' ovunque le trovava a dir poco inutili, ma non aveva protestato quando mia madre l'aveva trattato come un figlio per tutta la sera.
C'eravamo io, i miei genitori, Stefan e zio Wilhelm, che non vedeva l'ora di abbuffarsi con i piatti fantastici di mia madre. I miei genitori, non sapendo cosa regalare ad un principe guerriero e sanguinario come Stefan, optarono per una sciarpa e un cappello bourdeaux. All'inizio avevo proposto una qualche arma, dato che le collezionava, ma i miei genitori le odiavano e avevano deciso per quelli.
Stefan cercò di non guardarli con disgusto quando li ricevette, ma cambiò espressione quando mia madre disse che li aveva fatti lei stessa lavorando ai ferri.
-Non dovevi perdere tempo a farmi queste cose.- disse sinceramente colpito.
I miei genitori avevano sempre diffidato da lui, ma non riuscivano a non lasciarsi prendere da quel lato materno che li contraddistingueva da tutti gli altri genitori. Avevano iniziato a trattarlo come un figlio da quando Ionut era stato distrutto e non riuscivano a trattarlo come un Lovinescu qualsiasi. Non era raro che mio padre gli desse delle affettuose pacche sulle spalle e mia madre lo sistemasse come un bimbo. Era divertente vedere mia madre che dal suo metro e cinquantacinque di altezza cercava di sistemare i capelli di Stefan, alto quasi due metri.
-Non ti preoccupare, è stata una sciocchezza.- rispose mia madre sistemandogli i capelli scompigliati.
Vidi Stefan guardare quei semplici regali con occhi diversi. Probabilmente non si aspettava un simile gesto d'affetto, sia per la sciarpa che per quella breve carezza.
Mio padre passò a mio zio dei guanti blu senza dita, sempre fatti da mia madre, e li apprezzò moltissimo.
-Questi mi scalderanno le mani nelle giornate invernali austriache.- disse ridacchiando e ringraziò i miei genitori.
Mentre a me, regalarono un album di fotografie raffiguranti me da piccolissima assieme ai miei veri genitori. In qualche foto appariva anche zio Wilhelm e notai che nell'ultima pagina, c'era la foto che mi aveva regalato zio Wilhelm quando ci eravamo visti la prima volta. Per la prima volta dopo tanto tempo, mi soffermai a guardarla per bene, notando nuovamente quanto io e mia madre fossimo simili. Guardai anche i genitori di Stefan e non riuscii a non sorprendermi di quanto assomigliasse a sua madre, Diana, ma emisi un verso di tenerezza, di nuovo, quando vidi Stefan. Indossava un completo, con tanto di cravatta, e cercava di mostrarsi adulto. Tutte le volte che guardavo Stefan da piccolo, non riuscivo a trattenere un verso di tenerezza.
-Quanto eri carino!- esclamai prendendo una guancia di Stefan e stritolandola. -Eri bellissimo! Guarda che tenero.
-Mi stai strappando la guancia.- rispose ridacchiando.
-Guarda che bel principino posato e regale.- continuai a canzonarlo, facendo scoppiare a ridere tutti.
-Quando ti ci metti, sei proprio petulante.- rispose sorridendo.
-Fino ad ora mi hai dato dell'acida, della bambina, ma mai della petulante. Hai anche detto che sono rompiscatole, rozza e...
-Tieni, così taci.- disse passandomi una scatola.
La aprii e ci trovai una penna stilografica meravigliosa. Era d'argento, con piante rampicanti nere. Dentro alla scatola c'era anche un piccolo quaderno nero. Quel quaderno era il diario inutilizzato di mio padre.
-Con l'aiuto di tuo zio, abbiamo pensato che potessero farti piacere e...
Non lasciai terminare la frase a Stefan, che lo abbracciai forte. Non potevo credere che avesse pensato ad un regalo del genere, ma probabilmente ancora non lo conoscevo a fondo come credevo.
-Grazie mille. E'... non riesco a descriverlo. Grazie anche a te, zio.- dissi abbracciando anche mio zio.
-Di nulla, Serena.
-Direi che tocca a me. Non sono regali tanto originali però...
Ai miei genitori avevo regalato un paio libri di storia di vampiri presi direttamente della biblioteca del castello Von Ziegler e furono molto grati di quei regali, soprattutto perché provenivano dalla biblioteca reale ed erano molto rari. Per mio zio ero riuscita a trovare una foto in bianco e nero di lui e Astrid, di circa ottant'anni prima, che sorridevano e si guardavano con la complicità di due fratelli. Per poco mio zio non si mise a piangere davanti a tutti, ma dato che c'era Stefan si trattenne.
-Ti ringrazio di cuore. Credevo che questa foto fosse andata perduta con gli anni.
-L'ho ritrovata tra gli effetti personali di mia madre, in una scatola nell'armadio. Invece questo è per te.- affermai passando un pacchetto a Stefan.
Dentro c'era una foto incorniciata della festa di Halloween e Stefan la guardò con uno sguardo indecifrabile.
-Hai sempre detto che non hai avuto molti amici e pensavo che questo potesse farti ricredere, dato che ormai tutti si sono affezionati a te e...- iniziai con voce acuta, ma Stefan mi sorrise.
-Grazie. Significa molto per me.- rispose continuando a sorridermi teneramente.
-Ah, c'è anche qualcosa che è un po' più... da te.- aggiunsi.
Stefan tirò fuori un khanjar con l'estremità dell'elsa raffigurante una tigre lavorata nei minimi dettagli. Ci era voluto un po' prima che riuscissi a capire quali armi avesse e quali no, perché ne aveva veramente tante e di tutti i tipi. Dai pugnali alle spade vere e proprie.
-Oh... questa non me l'aspettavo proprio.- affermò allargando il sorriso e impugnando il khanjar.
-Ci è voluto un po', ma ce l'ho fatta.
-Ti sei veramente impegnata, eh?- chiese divertito, con un sopracciglio alzato.
-E allora?
-E allora ti ringrazio.- rispose dandomi un affettuoso bacio sulla nuca. -Non vedo l'ora di provarlo.
La mia vita sembrava essere migliorata di molto e mi sentivo bene come non mi sentivo da mesi. La mia nuova (o quasi) famiglia allargata era riunita lì a festeggiare, a ridere e a passare una piacevole serata insieme. Le cose non potevano andare meglio di così.

La mia vita procedeva lenta e placida e mi dovevo dividere tra i miei vari impegni, ma ero felice. Stefan era diventato un amore, cosa che non avrei mai pensato di lui. Era gentile, galante ed eravamo diventati amici e tutti gli altri lo trattavano come un ragazzo qualunque, canzonandolo e scherzando, tranne quando c'erano le serate formali. Tutto sembrava procedere per il verso giusto, ma dovetti ricredermi quando arrivò il giorno di Capodanno.
Faceva molto freddo quella mattina, le Alpi erano completamente innevate e probabilmente la neve sarebbe arrivata anche da noi. Io ero in cucina con mia madre a preparare gli antipasti per la festa di quella sera, che si sarebbe svolta al cottage in montagna di Stefan.
Stavo aspettando il ritorno di Stefan, che era stato convocato dalla sua famiglia al suo cottage in montagna per una riunione. Gli avevo detto di restare lì e di aspettarci, ma lui aveva stranamente obiettato senza dare spiegazione alcuna. Non mi sentivo tranquilla e guardavo il cellulare con una frequenza maniacale, sperando in un messaggio di Stefan.
-Serena, calmati! Mi stai mettendo agitazione.- borbottò mia madre.
-Non so perché, ma non mi sento tranquilla.
-Stefan è grande e grosso ed è con la sua famiglia.
-Appunto per questo non mi sento tranquilla. Sai come sono i Lovinescu.
-Anche Stefan lo è. Sono certa che andrà tutto bene.
Ma nonostante le rassicurazioni di mia madre, l'ansia e la preoccupazione non accennarono a sparire.
Sentii la porta dell'appartamento di Stefan aprirsi e tirai un sospiro di sollievo. Era tornato e tutto era andato bene. Non mi fidavo della sua famiglia, soprattutto dopo che avevo potuto toccare con mano la loro fama di spietato e sanguinario clan di vampiri, e quando avevo sentito che era rientrato, mi ero rilassata.
Lo aspettai per più di un'ora, ma non arrivò. Decisi di andare a prenderlo, dato che entro un paio d'ore avremmo dovuto incontrarci con i miei amici per andare al cottage, e supposi che si fosse addormentato perché era partito la mattina molto presto con la sua nuova BMW X5, che era finalmente arrivata dalla Romania.
Suonai il campanello, ma Stefan non rispose. Suonai ancora pensando a quanto fosse strano che Stefan non si fosse svegliato all'istante, visto che aveva il sonno leggerissimo. Nessun rumore proveniva dal suo appartamento e iniziai a preoccuparmi seriamente. Lo chiamai a gran voce, bussando freneticamente alla porta e finalmente si decise ad aprire, ma lo spettacolo che mi si parò di fronte mi fece ghiacciare il sangue nelle vene.
Aveva il viso coperto di lividi e sangue rappreso e un labbro spaccato e gonfio. Quando respirava produceva rantoli sinistri e si teneva il fianco sinistro. Sbiancai e per poco non mi cedettero le ginocchia. Il suo sguardo era rassegnato e oscuro, come a voler nascondere qualcosa, e non mi guardava in faccia.
-Che cosa ti è successo?- chiesi in un soffio.
Non mi rispose e mi guardò per un solo per un istante, per poi distogliere velocemente lo sguardo. Corsi immediatamente a chiamare i miei genitori, che lo portarono subito nel nostro appartamento per medicarlo. Durante le medicazioni, i miei genitori constatarono che aveva tre coste incrinate e il panico prese il sopravvento per un solo istante, per poi lasciare spazio alla furia più cieca.
-Che cosa ti hanno fatto?- chiesi a denti stretti, riferendomi ai suoi "parenti".
-Vai a chiamare gli altri e andate al mio cottage.- disse lanciandomi le chiavi ed eludendo lamia domanda.
-Dimmi che cosa ti hanno fatto!
-Non lo vedi?- ringhiò alzandosi in piedi, trattenendo a stento una smorfia di dolore. -Sono stato punito, okay?
-Punito? Punito a suon di percosse?- chiesi scioccata e rabbiosa.
-E' ovvio, non possono mettermi in castigo come un bambino. Sono un uomo e un futuro re, e i re vengono puniti in questo modo.
Solo in quel momento presi in considerazione l'idea che non fosse la prima volta che Stefan veniva picchiato. L'avevano educato così da quando era un bambino?
-Te l'hanno fatto altre volte?- chiesi prendendogli il visto e obbligandolo a guardarmi negli occhi.
-Sì. Dovevano crescermi come un sovrano forte, te l'ho detto prima.
Se un uomo grande e grosso come Stefan aveva riportato quelle ferite, non riuscivo a immaginare come l'avessero ridotto quando era un bambino.
-E tu non hai reagito? Ti sei lasciato picchiare come se nulla fosse?- domandai scioccata.
-Stanne fuori Serena, non immischiarti. Sono cose che riguardano me e la mia famiglia.
-Presto sarà anche la mia famiglia e non posso tollerare che trattino il mio promesso sposo come un criminale qualunque.
Mi faceva male vederlo ridotto in quello stato e volevo andare dalla sua "famiglia" e prenderli tutti a calci. Avevo sviluppato un tale istinto di protezione nei confronti di Stefan che quasi mi fece paura.
Stefan rimase sorpreso alla mia risposta, come se non si aspettasse tutta quell'apprensione da parte mia. Ci guardammo negli occhi per momenti che parvero interminabili e mia madre si schiarì la voce, mettendosi fra me e Stefan. Probabilmente pensava che avremmo iniziato a litigare come facevamo di solito, ma nessuno dei due aveva intenzione di farlo.
-Propongo che Stefan rimanga qui fino a quando non guarisce completamente.
-Paola, io sto bene e...- Stefan si interruppe per un violento attacco di tosse.
Vidi che sputava sangue e per poco non andai nel panico.
-Esiste un medico per vampiri?- chiesi con voce acuta, mentre si sedeva nuovamente.
-Sì, si chiama sangue.- rispose Stefan e io corsi subito in camera mia.
Da quando avevo scoperto di essere un vampiro, mi ero comprata un piccolo frigobar per tenere sempre a portata di mano le mie scorte di sangue, che avevo preso dalla cantina del castello Von Ziegler. Presi tre bottiglie e le portai in cucina, iniziando a versare un bicchiere per Stefan.
-Romania 1676. Vedo che ti tratti bene.- affermò Stefan leggendo l'etichetta.
Provava a fare l'ironico per non mostrare a tutti noi quanto stesse male, ma con me funzionò ben poco.
-Forza, bevi.- dissi passandogli il bicchiere.
Guardò il sangue come se fosse la prima volta che lo vedeva, probabilmente era nuovamente sorpreso dalle mie attenzioni. Lo esortai a bere e ubbidì senza replicare.
Bevve quasi due bottiglie intere mentre stavo chiamando i miei amici per dire che la serata era saltata. Avevo detto che Stefan si era preso un brutto febbrone e che sarei dovuta stargli accanto. Avevo dovuto mentire ai miei amici, perché immaginavo che Stefan non sarebbe stato contento di sapere che tutti erano a conoscenza di ciò che gli era accaduto.
-Ho sistemato tutto. I ragazzi hanno trovato un altro posto per festeggiare.- affermai.
-Potete andare da me, non è un problema.- replicò lui.
-Col cavolo che ti lascio da solo!- protestai e mi parve di vedere un accenno di sorriso sul suo volto.
-Non sto poi così male. Non devi farmi da infermiera.
-Devi sapere- iniziò mio padre. -che Serena ha un istinto materno molto forte e si preoccupa per tutte le persone alle quali tiene.
Papà! Potevi risparmiartela!”
Stefan alzò un sopracciglio divertito e posò il suo sguardo nel mio.
-Quindi questo è il tuo modo di dirmi che ci tieni a me? Quasi mi commuovo.- disse ironico.
-Piantala di fare lo scemo e bevi.- risposi stizzita, riempiendogli un altro bicchiere col sangue.
-Possiamo lasciarvi da soli questa sera? Non finirete col picchiarvi, vero?- chiese mia madre, guardando Stefan e me con occhi pieni d'ansia.
-Paola, Andrea, vi ringrazio per il vostro interessamento, ma io sto bene. Dico davvero.- rispose Stefan, ma non convinse del tutto i miei genitori.
-Se succede qualcosa, chiamateci all'istante, d'accordo?
Annuii e mi sedetti su una sedia libera. Guardai Stefan di sottecchi e provai ad immaginare cosa diavolo gli avessero fatto. Era un tipo che sapeva difendersi, addestrato fin dalla tenera età ad uccidere senza battere ciglio, eppure aveva accettato la sua "punizione" senza ribellarsi. Una domanda mi sorse spontanea.
-Stefan, perché ti hanno punito?- gli chiesi quando i miei genitori andarono a prepararsi per la serata, lasciando me e Stefan soli in cucina.
Stefan mi guardò negli occhi e vidi, per un attimo, che provava un affetto profondo per me. Per poco non avvampai per l'intensità di quello sguardo color cielo, che per un istante si era addolcito.
-Normali battibecchi, nulla che ti deve interessare.- rispose accennando ad un sorriso.
-Mi interessa se ti fanno del male.
-Perché?
-Perché ci tengo a te, va bene?- sbottai esasperata e imbarazzata. -Solo l'idea di qualcuno che ti faccia del male, mi fa andare in bestia, soprattutto se sono una decina contro uno. Sono dei vigliacchi e non ti meriti un trattamento del genere.
Stefan mi guardò divertito, passando placidamente un dito sul bordo del bicchiere. Quello sguardo così pensieroso e intenso mi mise molto a disagio e sperai di non arrossire, come mi capitava molto spesso nell'ultimo periodo.
-Quindi ti piaccio.
Sbarrai gli occhi dalla sorpresa a quell'affermazione.
-M-ma che cosa stai dicendo?!- quasi urlai con voce acuta.
-Che ti piaccio e che il tuo istinto materno si scatena a vedere il tuo promesso sposo ridotto in questo stato.- disse ridacchiando.
-Non ho detto che mi piaci!- protestai arrossendo fino alla punta dei capelli.
Era vero? Non mi piaceva? Eppure la mia faccia e il battito accelerato del mio cuore dicevano tutt'altro. Davvero non mi piaceva? O sì?
-Smettila! Vedo che ora stai molto meglio, quindi ciao.
Mi alzai dalla sedia e mossi un passo per andare in camera mia, ma Stefan mi strinse una mano trattenendomi.
-Dai, stavo scherzando. Fammi compagnia, ti prego.
Lo guardai stizzita, ma non riuscii a resistere a quel suo sguardo magnetico.
-D'accordo, però la smetti di fare l'idiota.- borbottai.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Le cose si infittiscono sempre di più. Perché Stefan è stato picchiato? Sta nascendo qualcosa tra Serena e Stefan? E i canini della nostra protagonista? Lo saprete andando avanti con la storia xD
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver inserito la mia storia tra le preferite/seguite e per aver recensito. Grazie davvero e ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacione enorme!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19



Restammo a chiacchierare per tutto il pomeriggio e notai che man mano che parlavamo, Stefan si apriva sempre di più. Mi raccontò cose della sua infanzia che non gli avevo mai chiesto e mai gliele avrei chieste. Evitò accuratamente di parlare del padre, ma mi parlò molto di sua madre, Diana, e di quanto lo avesse amato.
-Le avevo promesso che l'avrei protetta sempre, ma le cose sono andate in modo decisamente diverso.- disse Stefan, rabbuiandosi per un istante.
Gli strinsi la mano per dargli conforto e lui ricambiò la stretta, giocherellando con l'anello che era appartenuto a sua madre.
-Non potevi fare molto. Non devi incolparti per questo.- gli risposi.
Mi sorrise dolcemente e cambiammo completamente argomento.
Mentre parlava, lo vidi rilassarsi sempre di più e lasciare da parte la maschera del guerriero sanguinario e menefreghista, ma continuava ad esserci nel suo sguardo quell'ombra che avevo imparato a conoscere, che nascondeva un passato oscuro e pieno di sofferenza.
I miei genitori andarono a festeggiare Capodanno con i loro amici e non sarebbero tornati fino al giorno successivo, mentre io obbligai Stefan a guardare l'intera saga di "Pirati dei Caraibi", condita dai suoi commenti pungenti e sarcastici che mi fecero ridere parecchio.
-Non possiamo fare altro?- domandò annoiato.
-E che cosa vorresti fare? Vuoi giocare a "Monopoly"?- gli chiesi sarcastica, sistemando il cuscino.
-Neanche per sogno.- rispose schifato.
-Allora zitto, che ora arriva la parte bella.
-Ma non c'è nessuna parte bella!
-Mi vuoi dire che le scene nelle quali è presente Johnny Depp non sono scene belle?
Stefan scosse la testa e continuammo a guardare il film.
Arrivata la mezzanotte, ci mettemmo sul balcone di camera mia a guardare i fuochi d'artificio con una bottiglia di champagne, una di sangue e i papanasi che avevo preparato per la serata.
Era una scena veramente romantica e intima e più volte guardai Stefan di sottecchi, rischiando di farmi beccare. Era veramente bello e i fuochi d'artificio gli illuminavano il viso e gli occhi in modo quasi magico.
-Perché mi guardi così?- mi chiese divertito, quando mi beccò a guardarlo.
-Perché... insetto!
Gli scompigliai i capelli, togliendogli un insetto immaginario. Ringraziai che fosse buio perché ero diventata un peperone.
-Insetti a gennaio. Non lo credevo possibile.- rispose ironico.
-E invece c'era!
Scoppiò a ridere, ma non aggiunse altro. Non ero riuscita a non guardarlo con gli occhi di un pesce lesso. L'avrei guardato per ore, soffermandomi su ogni dettaglio e imperfezione del suo viso. Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. O forse sì?

-Tu puoi dormire in camera dei miei genitori e se hai bisogno, caccia un urlo e arrivo.- gli dissi quando decidemmo di andare a dormire.
-Mi dà una sensazione strana l'idea di dormire nel letto dei tuoi genitori. Posso andare a dormire a casa mia.
-Non se ne parla nemmeno. Non sei ancora in forma e voglio che tu sia facilmente raggiungibile, nel caso tu stia ancora male.
-Okay, mamma.
-Non sto facendo la mamma.- protestai.
-Invece sì.
-Invece no. Piuttosto la sorella maggiore.- affermai utilizzando la stessa frase che mi aveva detto tempo prima e la cosa lo fece scoppiare a ridere.
-Che schifo, siamo incestuosi.- rispose utilizzando la medesima risposta che quella volta avevo dato io.
Ridacchiammo come due ragazzini e si stiracchiò.
-Allora dove dormo?
-Dormi nel mio letto, io dormo in quello dei miei genitori.
-Mi lasci tutto solo soletto?- chiese ridacchiando.
-Sì.
-Sei perfida.- rispose accennando ad un sorriso.
-E tu sei scemo.
-Almeno finiamo di vedere l'ultimo film di "Pirati dei Caraibi".
-Ma se hai criticato tutti i film precedenti!- risposi sorpresa.
-Mi piacciono, dico davvero.- ribatté sinceramente, o quasi.
Non ne ero del tutto convinta, ma feci ugualmente partire il DVD nel lettore di camera mia. Non arrivai nemmeno a metà del film che mi addormentai fra le braccia di Stefan e nemmeno per quella notte sognai il processo di Alin Vidrean.

Ero convinta che dopo la serata di Capodanno, il rapporto tra me e Stefan fosse diventato più confidenziale, più intimo, ma mi ero sbagliata.
La mattina dopo, Stefan era tornato nel proprio appartamento mentre dormivo ancora e da quel giorno era diventato più schivo, taciturno e cupo. Sembrava che mi stesse evitando e ai vari ricevimenti, si limitava molto nei contatti fisici e nelle chiacchiere con me, mentre all'università non si fece più vedere. Più provavo ad avvicinarmi e più lui si chiudeva a riccio, evitandomi con scuse assurde e che non stavano in piedi.
Ci stavo molto male e più di una volta avevo provato a parlargli, ma non mi ascoltava e con una scusa si allontanava da me. Una volta doveva andare in biblioteca a studiare, un'altra volta doveva andare al castello dei Lovinescu e altre volte doveva andare a fare la spesa, cosa che non aveva mai fatto dato che aveva la signora delle pulizie che pensava anche a quello. Non andammo neanche più al maneggio insieme.
Molto spesso lo vidi tornare a casa con nuovi lividi e fasciature, ma ogni volta che gli chiedevo cosa gli fosse accaduto, si chiudeva nel suo appartamento senza darmi alcuna spiegazione.
-E' davvero strano ti dico!- affermai sorseggiando la cioccolata calda.
-Magari ha le mestruazioni. Anche i maschi ce le hanno, ma dentro la testa.- affermò Erica, sedendosi al tavolo con me.
Le avevo chiesto se potevo andare a trovarla a lavoro per parlarle urgentemente e lei, come sempre, mi aveva detto che ci sarebbero state una cioccolata calda e una ciambella ad aspettarmi.
-Torna a casa con i lividi, mi evita... non so cosa pensare.- raccontai, mentre giocherellavo con una ciocca dei miei capelli.
-Magari sta passando un brutto periodo oppure... non so!
-L'ultima volta che un ragazzo mi ha evitata, è andata a finire molto male.- affermai ripensando a Mirko.
Prima che decidesse di mollarmi, e prima che sapessi che era uno stronzo di prima categoria, Mirko si era comportato esattamente allo stesso modo e la cosa mi metteva una certa agitazione.
-Mirko era un altro paio di maniche, mentre Stefan è... un enigma. E poi non avete una relazione, non può mica lasciarti.- disse Erica. -Ma poi cosa ti importa? Non eri tu quella che voleva impedire il vostro matrimonio?- aggiunse guardandomi con occhi calcolatori.
-Sì, ma...
-Non è che ti piace?- chiese osservandomi attentamente.
-Cosa?! Ma che idee ti stai facendo?!- chiesi con voce acuta, arrossendo fino alla punta dei capelli.
-Ti piace!- esclamò entusiasta.
-Non è vero! È solo che mi dispiace vederlo così e...
-Certo, certo. Aspetta che ci credo. Ad ogni modo, prova a stargli vicino, ma non invadere la sua sfera privata. Verrà a parlarti quando se la sentirà.
Avevo seguito il consiglio di Erica, ma non avevo concluso niente. Stefan continuava ad evitarmi come un'appestata.
Un giorno avevo deciso di entrare in casa sua, che gli piacesse o meno, per avere delle spiegazioni. Non potevo sopportare tutto quello che i suoi parenti gli stavano facendo. Mi ero attaccata al suo campanello fino a quando, scocciato e irritato dal quel rumore fastidioso, mi aveva aperto la porta.
-Che cosa vuoi?- mi chiese gelido.
Lo spinsi in casa e chiusi la porta alle mie spalle.
-Che cosa diavolo ti sta succedendo? Mi stai evitando come la peste, non rispondi alle mie chiamate e all'improvviso sei diventato freddo.- dissi con voce acuta, tipica di quando ero agitata.
-Non sono affari che ti riguardano e ora vorrei starmene da solo, se non ti dispiace.- rispose con disprezzo.
-Non capisco... perché ti stai comportando in questo modo?
-Vuoi lasciarmi in pace?! Non riesci a non impicciarti nella mia vita per cinque minuti?!- urlò rabbioso.
Mi fece paura, molta, ma mi fece ancora più male. Non credevo che si sarebbe mai rivolto in quel modo a me. Certo, entrare a forza a casa sua non era stata una bella mossa, ma ero terribilmente preoccupata e volevo accertarmi che stesse bene.
-Sono preoccupata... ti vedo tornare con lividi e fasciature nuove e... ho paura. Ho paura per te.- dissi con gli occhi lucidi.
Per un attimo mi parve di vedere il suo sguardo addolcirsi, ma non ne fui tanto sicura perché tornò immediatamente duro e cupo.
-Ripeto: non sono affari che ti riguardano. Voglio che mi lasci in pace.- disse duramente.
Mi caricò in spalla e lo sentii gemere di dolore.
-Che cosa stai facendo? Lasciami!
Aprì la porta con la mano libera e mi mise fuori di casa di peso. Non si girò nemmeno a guardarmi e sbatté la porta alle sue spalle. Cercai di trattenermi dal piangere, almeno fino a quando non fossi tornata in camera mia. Non riuscivo a capire il suo comportamento, ma ero sempre più preoccupata per lui.

-Serena, sei bellissima.- disse mio zio entrando in camera.
Indossavo un abito nero molto elaborato, con gonna ampia, corpetto con scollo a V non molto profondo, maniche di pizzo delicatissimo che mi arrivavano a metà braccio, il tutto ornato di brillanti neri. I capelli erano tirati indietro per dare un aspetto ordinato, ma ricadevano morbidi sulla schiena nuda.
Gli sorrisi cercando di non mostrarmi agitata per quella serata così importante. Dopo la riunione del Consiglio Von Ziegler-Vidrean, il disappunto della mia famiglia riguardo al matrimonio con Stefan era diventato di dominio pubblico. Si erano create così delle discussioni molto accese e dissapori non solo tra la mia famiglia e quella di Stefan, ma anche tra i Von Ziegler e i Vidrean. Sia io che Stefan avevamo cercato di calmare la situazione, ma nessuno sembrava volerci dare ascolto, quindi zio Wilhelm aveva proposto di organizzare quella serata al castello Von Ziegler.
Quella serata aveva due scopi ben precisi: il primo era di stringere alleanze più profonde con i clan europei e mediterranei, infatti erano stati invitati molti altri sovrani e vampiri nobili molto importanti, e il secondo per cercare di risolvere la situazione che si era andata a creare senza che si accendessero discussioni tra le nostre famiglie. I regnanti degli altri clan servivano anche come freno per i membri delle nostre famiglie, difatti si sarebbero di certo trattenuti dall'urlarsi a vicenda improperi e a giocare a "la mia famiglia e il mio clan sono più belli dei tuoi, gne gne!" e avrebbero cercato di discutere in maniera posata. L'apparenza veniva prima di tutto per i vampiri.
Mio zio mi offrì il braccio e ci avviammo verso la sala dei ricevimenti. Il mio cuore batteva all'impazzata sia perché quella era una serata molto importante, sia perché avrei rivisto Stefan.
Era da quasi un paio di settimane che non lo vedevo, ovvero da quando mi aveva sbattuta fuori di casa di peso. La sua espressione cupa e il suo tono di voce traboccante di rabbia erano impressi a fuoco nella mia mente. Ogni volta che ci pensavo, sentivo il mio cuore che veniva stretto in una morsa gelida. Chissà come si sarebbe comportato quella sera. Avrebbe retto la parte dei fidanzatini modello? Certo che sì. Sarebbe tornato tutto com'era prima? Ci speravo.
In quel momento la sera di Capodanno mi sembrò lontana come non mai, come se appartenesse ad un'altra vita.
Zio Wilhelm scambiò il mio silenzio per paura, così si fermò e mi prese le mani tra le sue.
-Ascoltami bene. Sei riuscita a fare cose straordinarie in pochissimi mesi, sei diventata una vera principessa e questa serata andrà benissimo. Vedrai che stasera si risolverà ogni cosa e tutto tornerà come prima.- disse con un incoraggiante sorriso.
Gli sorrisi di rimando e lo ringraziai di cuore, nonostante la mia preoccupazione principale non fosse esattamente quella. Sapevo che quella serata sarebbe andata bene e ogni cosa si sarebbe risolta, ma le mie preoccupazioni erano tutte rivolte verso una certa persona. Zio Wilhelm dovette intuirlo, perché aggrottò le sopracciglia e mi guardò con più attenzione.
-C'è altro che ti preoccupa, vero?
Non avevo avuto il coraggio di raccontare né a mio zio né ai miei genitori ciò che era accaduto tra me e Stefan. Soltanto Erica ne era al corrente ed era rimasta spiazzata tanto quanto me dal comportamento del mio promesso sposo, ma mi aveva fatto una lavata di capo epica per essere entrata in quel modo in casa sua.
-Tranquillo, zio. È tutto a posto e ora andiamo ad affrontare quei dannati e orgogliosi vampiri. Voglio chiudere questa storia il prima possibile.- risposi mostrandomi più decisa di quanto non fossi.
Mio zio non sembrò tanto convinto, ma non indagò oltre. Entrammo nella sala dei ricevimenti e iniziammo subito a girovagare per salutare e accogliere tutti gli ospiti. Fui molto felice di vedere che erano presenti anche Amine e Youssra, sovrani del clan magrebino, e riuscirono ad infondermi un po' di tranquillità. Mi accolsero come se fossi un'amica di vecchia data.
-Dov'è il vostro promesso sposo?- domandò Amine, iniziando a guardarsi intorno.
-Non l'avete ancora visto? Credevo fosse qui già da tempo.- risposi sorpresa, iniziando anche io a guardarmi intorno.
Dove diavolo è finito? Spero che stia bene...
Sentii toccarmi delicatamente la schiena e riconobbi chi fosse semplicemente dal suo profumo.
-Eccoti qua. Scusate il ritardo, ma sono stato trattenuto dalla mia famiglia.
Mi girai verso Stefan e dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non sbiancare e restare quasi del tutto impassibile. Lo zigomo destro era viola scuro, il labbro era spaccato e aveva una fasciatura al polso che si andava a nascondere sotto la manica del tight. Osservandolo con più attenzione, notai che nascosti sotto il colletto della camicia, erano presenti svariati lividi violacei e tagli.
-Che cosa vi è successo? State bene?- mi anticipò Youssra, guardandolo con occhi preoccupati.
-Solo una caduta da cavallo, non preoccupatevi.- rispose sorridendo.
Lo guardai sperando che mi restituisse lo sguardo, ma non lo fece. Sapevo perfettamente che non era stata una caduta da cavallo a procurargli quelle brutte ferite, ma quelle bestie che si ritrovava come parenti. Io e mio zio ci guardammo significativamente e capimmo i pensieri dell'altro al volo. Anche lui la pensava come me.
Io e Stefan continuammo a girare per la sala, comportandoci da fidanzatini, e a salutare tutti gli ospiti. Non riuscimmo a stare per un solo momento da soli e lui non sembrava intenzionato a farlo. Finivamo di salutare delle persone e subito dopo mi trascinava a salutarne altre. Dovevo cercare di parlargli in privato, ma cosa potevo inventarmi? Dovevo prenderlo di petto.
Dopo aver salutato i sovrani del clan inglese, Stefan stava per dirigersi immediatamente dai sovrani del clan spagnolo, ma lo bloccai per un braccio.
-Avrei bisogno di parlarti.
-Non possiamo. Dobbiamo prenderci cura degli ospiti.- rispose serio, senza guardarmi in faccia.
-Possono badare a se stessi per dieci minuti. Sono bicentenari e vaccinati e io ho bisogno di parlarti. Adesso.- dissi con decisione.
Stefan mi riservò uno sguardo cupo e, senza assicurarsi che lo stessi seguendo, andò sulla balconata. Poggiò le braccia al parapetto di pietra della balconata e volse lo sguardo verso il paesaggio.
-Che cos'hai da dirmi di così urgente?- domandò seccamente.
Mi avvicinai lentamente, senza distogliere lo sguardo da lui. Aveva di nuovo quella maschera fatta di strafottenza e superiorità.
-I tuoi parenti ti hanno punito di nuovo. Non sei caduto da cavallo, vero?
-Ti ho detto di non immischiarti in questa faccenda.
-Non posso.
-Perché devi per forza intrometterti in cose che non ti riguardano?- sbottò girandosi verso di me e riservandomi di nuovo quello sguardo cupo e adirato. -Perché devi essere così insistente ed impicciona? Smettila di assillarmi e lasciami in pace.
-Sono preoccupata per te, lo capisci? Ho paura che ti possa succedere qualcosa e...
Stefan mi interruppe scoppiando a ridere. Una risata amara che mi fece venire i brividi.
-Non dire stupidaggini. Saresti solo contenta se mi succedesse qualcosa, perché così non saresti più obbligata a sposarmi.
-Questo non è vero.- risposi sorpresa da quell'affermazione.
Non sarei mai arrivata al punto di desiderare che gli succedesse qualcosa per annullare le nozze. Non potevo pensarlo, non ci sarei riuscita perché ormai mi ero... affezionata da morire a lui. Tutte le giornate trascorse senza vedere il suo sorriso o il suo sguardo malizioso erano state vuote e gelide, come gli inverni in Romania.
-Ah, no? Sposeresti davvero un Lovinescu sanguinario e spietato? Sposeresti un mostro egoista e assetato di sangue come me? Sposeresti qualcuno che potrebbe ucciderti nel letto che condividerete?
Aveva lo sguardo spiritato e in quel momento ebbi veramente paura di lui.
-Rispondimi!- ordinò, prendendomi per le spalle.
-Stefan, mi stai facendo male.- pigolai spaventata e cercando di trattenere una smorfia di dolore.
-Lo faresti? Eh?
-Smettila.- dissi cercando di liberarmi dalla sua presa ferrea.
-Potrei ucciderti seduta stante e farlo passare per un tragico incidente, se solo volessi. Sposeresti davvero un essere che pensa questo genere di cose?
-Lasciami!- urlai spingendolo via da me con forza.
Le lacrime avevano iniziato a scendere sul mio viso senza che me ne rendessi conto. Stefan mi guardò sorpreso e dispiaciuto, senza sapere che cosa dire. Allungò una mano verso di me e io indietreggiai velocemente. La cosa sembrò ferirlo parecchio.
-Serena...
Mi asciugai velocemente le lacrime e tornai nella sala dei ricevimenti. Ignorai del tutto i miei ospiti e mio zio e andai a passo di carica in camera mia.
Chiusi la porta con un calcio, mi tolsi collana e orecchini e li lanciai da qualche parte per la stanza con rabbia e frustrazione. Mi detti della stupida almeno un miliardo di volte per essermi preoccupata per lui. Perché continuavo ad insistere? Perché continuavo a volermi prendere cura di lui? Lui non voleva tutte quelle attenzioni e cure, quindi perché dovevo continuare ad insistere?
Forse perché ci tengo molto a lui e non voglio che gli succeda qualcosa di grave?
Qualcuno bussò alla porta e io risposi di andare al diavolo, infischiandomene altamente dell'etichetta. La porta si aprì comunque e fece capolino Stefan.
-Vattene! Se non te ne vai, giuro che chiamo le guardie.- affermai stringendo il ventaglio di mia madre.
-Lo faresti?- domandò infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Già, lo farei?
-Non ti biasimerei se lo facessi.- aggiunse chiudendo delicatamente la porta e sciogliendo la cravatta.
Si avvicinò a me lentamente, ma restava comunque un metro di distanza fra noi.
-Ho detto agli ospiti che ti eri sentita mancare e che ti avrei raggiunta per assicurarmi che stessi bene.- continuò.
-E chi se ne frega! Vattene!- risposi ringhiando.
-Senti, mi dispiace. Mi sono comportato...
-Ti sei comportato da stronzo! Ma stai tranquillo, non mi intrometterò mai più nella tua vita. Non ti chiederò mai più niente e non mi preoccuperò mai più per uno stronzo come te!
Mi guardò sorpreso per svariato tempo e alla fine sospirò esasperato.
-Mi dispiace. Ti prometto che un avvenimento come quello di questa sera non si ripeterà più. Per evitare che ciò avvenga, consiglio di non vederci per un po' di tempo.
Sbarrai gli occhi. Che cosa diavolo stava dicendo?
-Cosa?- sussurrai.
-In questo momento ho bisogno di restare solo con i miei pensieri, mentre tu non hai bisogno di ulteriori preoccupazioni. Devi pensare al tuo regno e a diventare una regina degna dei tuoi genitori, quindi credo che questa sia la decisione più saggia per tutti e due.
Lo guardai scioccata. Non sapevo cosa rispondere, nonostante una miriade di domande e di proteste stessero vorticando nella mia mente. Il suo sguardo era ghiaccio puro, che non lasciava trasparire una singola emozione.
-Ci rivedremo ai ricevimenti e agli incontri ufficiali. Per il momento è la soluzione migliore. Ti chiedo scusa per il comportamento avuto poc'anzi. Buonanotte, principessa.
Fece un veloce inchino e si congedò. Mi lasciò sola con i miei pensieri, le mie preoccupazioni e i film mentali. Non credevo che saremmo mai arrivati fino a quel punto.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Scusate, EFP fa il burlone e mi fa credere di aver pubblicato il capitolo ieri sera, ma non l'ha fatto e mi sta facendo dannare.
Le cose stanno precipitando velocemente per i nostri protagonisti. Perché questo improvviso cambio di umore da parte di Stefan? Come mai torna sempre a casa pesto e con gli occhi da panda? E Serena? Si è innamorata di lui? Lo scoprirete più avanti.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver inserito la mia storia tra le seguite/preferite e per aver commentato. Commentate ancora, non mordo mica! xD
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo.
Arsax <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20



Passarono così un paio di mesi e Stefan mantenne la promessa. Se prima si presentava quasi tutti i giorni a casa nostra e saltuariamente agli allenamenti che avevo con zio Wilhelm, per metterlo a disagio, dopo Capodanno e dopo la festa era già tanto se riuscivamo ad incrociarlo sul pianerottolo. L'unico contatto che avevamo in quegli sporadici incontri, era un fugace scambio di sguardi e al massimo un "Ciao" borbottato.
Un pomeriggio, mentre ero all'appartamento di zio Wilhelm per i miei soliti allenamenti, gli raccontai ciò che era successo a Stefan, tralasciando le discussioni che avevamo avuto, e non parve particolarmente sorpreso.
-Ogni tanto andavo in Romania, quando non c'eri ancora tu, e partecipavo alle riunioni del Consiglio al castello dei Lovinescu.- iniziò a raccontare, mentre intagliava il paletto per me. -Ad ogni riunione vedevo Stefan con qualche livido nuovo o con una fasciatura, proprio come sta succedendo in questo momento. Era straziante per me vederlo in quello stato, dopotutto era solo un bambino, ma non potevo fare nulla.
Mi passò il paletto finito e iniziai a provarlo subito.
-Ma perché si fa ancora punire dai suoi parenti? È un uomo adulto, non più un bambino, eppure accetta ancora questo trattamento.- chiesi mettendoci più foga nei colpi che infierivo.
-Perché gli è stato insegnato fin da bambino a rispettare e obbedire ai suoi parenti più anziani. La famiglia viene prima di tutto.- rispose zio Wilhelm.
-Non mi piace per niente. Quando sarà re non potrà continuare a subire le "punizioni" dei suoi zii e parenti vari.
-Ultimamente ti stai preoccupando molto per Stefan. Non è un cucciolo indifeso, ma è un Lovinescu sanguinario e spietato.- mi fece notare.
Non ero totalmente d'accordo con mio zio, ma decisi di non ribattere per non iniziare una discussione sterile e così restammo in silenzio per qualche minuto. Zio Wilhelm non aveva visto Stefan come l'avevo visto io: distrutto per non riuscire a provare alcun sentimento per la morte del padre, addolorato per la morte della madre e premuroso nei miei confronti; questo fino alle discussioni che avevamo avuto.
-Però devo ammettere che l'hai cambiato parecchio. L'hai fatto diventare un bravo ragazzo, anche se penso che lo fosse già prima di conoscerti.- aggiunse zio Wilhelm e io mi ritrovai a sorridere.
Stavo davvero cercando l'approvazione di mio zio? E per quale motivo? L'unica cosa certa, però, era che mi fece molto piacere ciò che disse su Stefan.
-Direi che quel paletto è proprio adatto a te.- disse lo zio, osservandomi mentre mi esercitavo.
-Lo penso anche io.
E quella risposta valeva sia per il paletto che per la considerazione su Stefan.
Continuammo le lezioni, nonostante ci fosse ancora ben poco da apprendere e zio Wilhelm mi ricordò che due giorni dopo sarei dovuta andare in Romania per il processo di Nicolae Lovinescu, il quale aveva distrutto Ruben Vidrean, un mio lontano zio.
Zio Wilhelm e io stavamo continuando la lezione di piano, quando ricevette una chiamata. Disse sì e no un paio di parole in tedesco e poi mi guardò preoccupato.
-Stefan è stato nuovamente chiamato dai suoi parenti e domani si incontreranno al suo cottage in montagna.- disse zio Wilhelm e mi si ghiacciò il sangue nelle vene.
-Un'altra punizione?- chiesi cercando di non far tremare la voce.
-Non è detto, magari è solo una riunione.
-Come hai fatto a saperlo?- domandai.
-Alcuni membri della nostra famiglia sono già alla tenuta dei Lovinescu per il processo e hanno sentito che alcuni membri dei Lovinescu stavano andando da Stefan.
Nonostante le sue rassicurazioni, non mi sentivo affatto tranquilla. Sapevo cosa sarebbe successo a Stefan e anche se mi stava evitando, sarei andata da lui per stargli vicina. Ero pronta ad affrontare la sua furia, nel caso si fosse di nuovo adirato perché mi ero intromessa nella sua vita. Desideravo solo che Stefan stesse bene e avrei affrontato ogni cosa.

Il giorno dopo preparai la valigia per andare in Romania, misi il paletto nella tasca della giacca e con la mia potente Panda mi avviai verso il cottage di Stefan.
Arrivai nel tardo pomeriggio e quando vidi la macchina di Stefan parcheggiata nel vialetto assieme ad altre due, dovetti trattenermi dall'entrare e mettermi tra i "parenti" di Stefan e Stefan stesso.
Le tende delle due enormi vetrate erano tirate, per impedire ad occhi indiscreti di vedere cosa stesse succedendo all'interno. Decisi di andare a fare un giro nella cittadina più vicina e cercare di pensare che tutto stesse andando bene.
Entrai in una caffetteria e presi una cioccolata calda, cercando di concentrarmi su qualcos'altro, come ad esempio il gusto buonissimo di quella cioccolata. Provai anche a leggere il libro di diritto in rumeno per prepararmi al meglio per il processo del giorno seguente, ma non riuscii a concentrarmi per più di cinque minuti. Alla fine rimasi a guardare il paesaggio per tre ore. Furono le ore più lente e angoscianti della mia vita.
Era calata la sera e provai a tornare al cottage, sperando di non trovarci i parenti di Stefan. Con mio grande sollievo, nel vialetto era parcheggiata soltanto la macchina di Stefan, ma le tende continuavano ad essere tirate.
Non sapevo che fare. Desideravo entrare con tutte le mie forze, perché volevo accertarmi che Stefan stesse bene, ma temevo di incontrare quegli animali di parenti.
Rimasi dieci minuti a guardare la porta del cottage e alla fine mi feci coraggio. Mi avvicinai alla porta col paletto stretto fra le mani ed entrai. Le luci erano spente e non si vedeva nulla.
Mossi un passo e inciampai in uno sgabello rovesciato. Fui costretta a farmi luce col cellulare per evitare di cadere nuovamente e a stento trattenni un urlo. C'era sangue ovunque e tutta la stanza era a soqquadro. Mi misi a cercare freneticamente Stefan, ma non lo trovai da nessuna parte. Andai al piano di sopra e guardai in ogni stanza, ma non lo trovai nemmeno lì.
Il cuore iniziò a battermi a mille, iniziai a tremare e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Ero veramente spaventata e stavo già pensando al peggio. Non potevo nemmeno sopportare l'idea che Stefan fosse stato distrutto. Non potevo.
Decisi di andare a cercarlo fuori, ma notai che la mansarda era aperta. Salii le scale tremante e con la luce della torcia del cellulare iniziai a guardare in quella mansarda polverosa e disordinata. Illuminai un angolo nascosto da degli scatoloni e rannicchiato lì trovai Stefan.
-Stefan!
Alzò lo sguardo e vidi che l'avevano ridotto peggio delle volte precedenti. Aveva il viso pieno di lividi, il naso sanguinante e il labbro spaccato. Buttai a terra paletto e cellulare e mi precipitai verso di lui, cadendo sulle ginocchia e stringendolo al petto il più delicatamente possibile, scoppiando in un pianto liberatorio.
-Credevo fossi morto! Ho visto tutto quel sangue e...
La mia voce fu strozzata dal pianto e singhiozzai rumorosamente, infischiandomene altamente dell'orgoglio e di tutto il resto.
-Non piangere. Non devi.- disse Stefan con voce roca.
Poggiai la guancia sulla sua testa, cercando di avvolgerlo completamente tra le mie braccia.
-Hai anche portato un paletto.- disse sorridendo.
-Nel caso fossero stati ancora qui.- risposi baciandogli la fronte con dolcezza.
Fu un gesto naturale, non premeditato, ma che mi fece capire solo in quel momento che ero innamorata di lui da tempo. Se n'erano accorti tutti tranne me. Tutte quelle attenzioni che gli davo, tutto il dolore che avevo provato in quei mesi erano dettati dell'amore che provavo per lui. Non l'avevo voluto capire fino a quando non avevo pensato che fosse morto.
-Perché ti fanno questo?- chiesi continuando a singhiozzare.
Stefan mi asciugò le lacrime e mi accarezzò la guancia.
-Tu non devi preoccuparti, okay?- rispose dolcemente.
-Come faccio? Giuro che se ti riducono di nuovo così, li ammazzo con le mie mani.- affermai con voce piena di rabbia.
Le gengive mi dolevano da impazzire e pensai che da un momento all'altro mi sarebbero finalmente spuntati i canini.
-Non metterti in mezzo, ti prego.- mi supplicò Stefan.
Stefan Lovinescu che mi supplicava? Doveva aver preso una botta molto forte alla testa.
-Neanche tu mi fermerai questa volta.
-Serena...
Ci guardammo a lungo con intensità. Avevo una gran voglia di baciarlo e di coprirgli il viso di baci, ma dovetti trattenermi perché prima dovevo pensare a medicarlo.
-Vieni di sotto. Dobbiamo medicarti.- dissi asciugandomi le lacrime restanti e cercando di calmarmi.
Lo aiutai ad alzarsi e, durante il tragitto verso il salone, lo sentii gemere più e più volte dal dolore. Lo feci sedere sul divano e preparato tutto l'occorrente, iniziai a medicarlo con delicatezza. Mi lasciò fare e non mi tolse gli occhi di dosso per un solo istante. La cosa mi mise parecchio a disagio.
-Hai davvero pianto per me.- constatò vedendo i miei occhi arrossati e il trucco sbavato.
-Ero preoccupata.- borbottai arrossendo. -Non fissarmi in quel modo.
-Perché?
-Perché mi metti ansia.
-Sei bellissima.- rispose spiazzandomi.
Continuò a fissarmi e io gli restituii lo sguardo. Nonostante i brutti lividi e il labbro spaccato, era bellissimo anche lui.
Mi accarezzò la guancia e io rabbrividii a quel tocco. Si avvicinò lentamente al mio viso, continuando a guardarmi con intensità.
-Togliti la camicia.- balbettai e lui alzò le sopracciglia per la sorpresa. -Devo controllare che tu non abbia ossa rotte e hai la camicia completamente imbrattata di sangue.- mi affrettai ad aggiungere.
Il mio viso andava a fuoco per quell'enorme malinteso, ma soprattutto perché fece come gli avevo detto con un sorriso malizioso sulle labbra. Aveva il fisico scolpito, come gli abiti avevano sempre lasciato intendere, ma era anche pieno di tagli e lividi.
Gli tastai il costato, come ci avevano insegnato ad una lezione di primo soccorso tenuta alle superiori, per capire se avesse qualche costa fratturata, ma fortunatamente non ne aveva. Iniziai a spalmargli la crema sui lividi e a ripulirlo dal sangue, il tutto sotto il suo sguardo attento e vigile.
-Ho finito. Vado a prenderti una camicia pulita e ti consiglio di bere un po' di sangue.- dissi con voce acuta e allontanandomi da lui il più velocemente possibile.
Avevo il viso in fiamme e il cuore mi batteva all'impazzata. Non riuscivo a capacitarmi di come fossi stata stupida a non accorgermi prima di ciò che provavo per lui, ma la domanda principale era: anche lui provava per me ciò che provavo io per lui?
Tornai con una camicia pulita e lo trovai a suonare pigramente il pianoforte. Rimasi ad osservarlo per svariati momenti, incantata dal suo viso, dalle sue labbra, dai suoi occhi. Nonostante i lividi e i tagli, lo trovai il ragazzo, o meglio l'uomo, più bello del mondo.
Mi avvicinai, gli passai la camicia e lui accennò un sorriso. Indossata, riprese a suonare "Sonata al chiaro di luna", quella che avevo suonato a Vienna. Mi sedetti accanto a lui e iniziammo a suonare insieme, sfiorandoci le dita a vicenda.
Continuai a suonare senza notare che Stefan aveva smesso, fino a quando non mi mise una mano sulla guancia. Si avvicinò al mio viso molto lentamente, guardandomi negli occhi con un'intensità molto intima e profonda.
-Serena.- sussurrò, sfiorandomi le labbra con le sue.
-Stefan...
Posò le sue labbra sulle mie e pensai che il mio cuore stesse per scoppiare dalla felicità. Il bacio si fece più intenso e ci stringemmo forte, come se stessimo cercando di fonderci insieme. Era un bacio pieno di sentimento, passione e desiderio.
Nonostante i lividi e le ferite, mi prese in braccio e mi portò in camera da letto. Continuammo a baciarci con foga, accarezzandoci e per magia la sua camicia sparì, mostrando nuovamente il suo fisico pressoché perfetto.
Si staccò un attimo da me e mi guardò. Entrambi avevamo il fiato corto, i suoi occhi ardevano di desiderio e i canini erano completamente fuori dalle gengive.
-Dovremmo aspettare la prima notte di nozze, credo.- disse senza troppa convinzione.
Probabilmente lo stava facendo per me, perché pensava ci tenessi. Stefan non mi pareva tipo da "aspettare" e nemmeno io lo ero.
-Non sono tipo da tradizioni.- risposi facendolo ridere.
-Non pensavo che avrei mai detto questa frase a qualcuno, ma... ti amo Serena. Ti ho amata da quando ti ho visto scendere la scalinata del castello Von Ziegler, alla sera della tua presentazione.
Era veramente sincero e istintivamente gli accarezzai la guancia con dolcezza.
-Non pensavo di dirlo a te, ma ti amo anche io. L'ho capito solo adesso, quando ho creduto che ti fosse successo qualcosa. L'ho accettato solo adesso.
Mi baciò con dolcezza e con dolci, lenti e piccoli baci scese sul collo, dove il sangue pulsava più forte.
-Se vuoi che mi fermi adesso, dimmelo. Questo è per sempre.- mi avvertì Stefan, ma era quello che volevo.
Ero convinta come non lo ero mai stata in vita mia.
-Sono sicura.- risposi accarezzandogli la nuca.
Sorrise e sentii i suoi canini graffiarmi la pelle, ma non provai dolore, anzi mi fece rabbrividire di piacere. Quando affondò i denti nel mio collo, provai una sensazione meravigliosa e lo strinsi più forte.
Si staccò molto presto, per evitare di togliermi troppo sangue e mi guardò con bramosia. Riprendemmo a baciarci con passione, sentendo il gusto del mio stesso sangue nella sua bocca e passai con lui la notte più bella della mia vita.

Sono seduta nella sala delle udienze del castello Lovinescu e guardo ogni vampiro presente con disprezzo. Questi mi guardano intimoriti, stringendo il paletto fino a far sbiancare le nocche. Hanno paura di me.
Il vampiro più vicino a me cerca di colpirmi, ma io sono più veloce di lui e gli pianto il paletto nel cuore, fino al manico. Tutti iniziano a venirmi addosso e li faccio fuori senza problemi, a parte uno: Stefan.
Ci guardiamo con odio e rabbia, iniziando a combattere fino allo stremo delle nostre forze. Combattiamo a lungo e nessuno dei due vuole cedere. Cadiamo entrambi in ginocchio, esausti, uno appoggiato all'altro.
Ci guardiamo intensamente negli occhi e sento un forte dolore alla schiena. Mi giro e vedo lo zio di Stefan, Lucian, che sorride maligno e che tiene ancora la presa sul paletto che mi trafigge la schiena.
Guardo Stefan e vedo la sua immagine farsi sempre più sfocata, finché tutto non diventa buio.


Mi svegliai di soprassalto e istintivamente cercai Stefan accanto a me, ma non lo trovai.
Guardai la sveglia che segnava le sei del mattino e pensai che probabilmente era già sveglio da un pezzo. Sentii lo scrosciare dell'acqua della doccia e decisi di raggiungere Stefan. Per aiutarlo, ovviamente.
Indossai la sua camicia e mi diressi al bagno, ma arrivata davanti alla porta, sentii che stava parlando al telefono in rumeno e a voce bassa.
Ringraziai mentalmente zio Wilhelm e le sue esasperanti lezioni di lingua e anche se non era una buona cosa origliare, lo feci ugualmente.
-Ti dico che non posso farlo! Sarebbe... No, ma...
Sembrava decisamente preoccupato e lo sentii sospirare rumorosamente, esasperato.
-D'accordo, ho capito. Farò come mi avete detto... Sì, distruggerò la principessa dopo il matrimonio.
Sbiancai di colpo e pensai che sarei svenuta da un momento all'altro. Dovetti appoggiarmi al muro perché le ginocchia mi tremavano da impazzire. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e mi sentii morire dentro. Pensai che da un momento all'altro potesse venirmi un infarto.
Stefan riattaccò e lo sentii infilarsi sotto la doccia tranquillamente, fischiettando, come se non avesse appena detto che mi avrebbe distrutta. Corsi in camera da letto, mi vestii in fretta e furia e corsi fuori dal cottage.
Arrivata in macchina, scoppiai a piangere. Mi aveva mentito, mi aveva presa in giro e aveva finto ogni cosa. Lui voleva solo il potere che era concentrato nelle mie mani, nient'altro. Pur di averlo era stato disposto a mordermi, un atto molto importante fra i vampiri, che stava ad indicare "sono tua per sempre".
Non potevo crederci. Non volevo crederci. Aveva mentito a tutti quanti pur di riuscire nel suo intento, ma cosa potevo aspettarmi da un Lovinescu? Mio zio mi aveva messa in guardia più volte, ma alla fine anche lui era stato ingannato, era riuscito persino a definirlo un bravo ragazzo! E io ero stata così stupida da cadere nella sua rete fatta di bugie e fascino.
Stefan non voleva l'amore, anzi aveva detto che era per deboli e in quel momento fui d'accordo con lui, perché non mi ero mai sentita così debole e vulnerabile come in quel momento. Il cuore mi doleva come se mille lame di ghiaccio stessero penetrando sempre più a fondo. Mi ero fatta di nuovo ingannare dalle belle parole di un ragazzo senza cuore, ma la sensazione che provai quella volta fu mille volte peggio di quella che provai con Mirko.
Strinsi il volante fino a far sbiancare le nocche. Il dolore che avevo dentro di me si tramutò in furia e non mi ero mai sentita così in tutta la vita. Pensavo che sarei riuscita ad uccidere qualcuno da un momento all'altro. Zio Wilhelm mi aveva spiegato che, col risveglio della mia natura vampiresca, le mie emozioni sarebbero diventate più forti e violente, soprattutto l'ira, la passione e... l'amore.
Scossi la testa con violenza, per scacciare quella parola così stupida dalla mia testa. Ero stata da sempre un'inguaribile romantica, innamorata dell'idea dell'amore e di tutte le cose belle che pensavo avrebbe portato con sé, ma quanto ero stata sciocca. Una sciocca sognatrice.
L'amore era un'emozione che faceva diventare le persone completamente irrazionali e cieche, infatti non avevo mai visto Stefan per ciò che era veramente: un virus pericoloso, da eliminare il più in fretta possibile. Lo odiavo. Lo odiavo da morire e avrei fatto di tutto per eliminarlo dalla faccia della terra assieme alla sua famiglia. Avrei eradicato quella feccia dalla faccia della Terra.
La furia cieca aumentò e le gengive mi dolerono da matti, fino a quando non mi uscirono i canini, pungendo il labbro inferiore.
Sorpresa li guardai allo specchietto retrovisore e li toccai più e più volte con la lingua. Ero finalmente diventata un vampiro a tutti gli effetti e avrei dovuto sposare Stefan, ma ciò non sarebbe mai accaduto. Avrei distrutto Stefan Lovinescu ad ogni costo.

Avevo ricevuto un sacco di chiamate e di messaggi da parte di Stefan. Fingeva di essere preoccupato per me e continuò a sommergermi di chiamate anche quando atterrai all'aeroporto in Romania.
Andai all'uscita e ad attendermi c'erano un autista e mio zio, che mi aveva preceduta di un giorno. Zio Wilhelm mi accolse con un caloroso sorriso, che si spense quando vide la mia faccia cupa e piena d'ira.
-Serena, va tutto bene?- mi chiese preoccupato.
Istintivamente mi coprii i segni del morso di Stefan con i capelli, come se avessi fatto qualcosa di orribile. E lo era davvero. Mi ero concessa per l'eternità al vampiro che non avrebbe esitato un solo istante ad uccidermi.
-Ne parliamo nel mio studio.- risposi lapidaria e gelida.
Per tutto il tragitto fino al castello Vidrean, nessuno dei due fiatò e arrivati al castello, ci dirigemmo immediatamente verso il mio studio. Mi sedetti alla scrivania di mio padre e feci accomodare mio zio su una delle poltrone che erano di fronte ad essa.
-Serena, ho bisogno di sapere cos'è successo. I tuoi genitori e persino Stefan mi hanno chiamato una miriade di volte. Sono preoccupati per te.- mi rimproverò mio zio e non mi piacque il suo atteggiamento.
-Avvertirò i miei genitori, mentre Stefan può andarsene al diavolo.- risposi freddamente.
-Perché? Avete litigato di nuovo?- chiese accennando ad un sorriso, ma vide che non ricambiavo e ritornò serio.
Gli raccontai tutto ciò che era successo la notte prima e ciò che avevo sentito quella mattina. Dal morso, alla dichiarazione d'amore fasulla fino ad arrivare alla telefonata. Zio Wilhelm rimase letteralmente ad occhi e bocca spalancati.
-Ti sei lasciata mordere da Stefan?! Lui progetta di ucciderti dopo il matrimonio?! Assieme alla sua famiglia?!
-Alin Vidrean aveva ragione. Ionut progettava di distruggermi, come hanno confermato Erica e Renzo, e se non fosse stato per lui e il suo sacrificio, probabilmente tutta questa storia non sarebbe mai venuta a galla. Non sospettavamo assolutamente del coinvolgimento di Stefan in tutta questa faccenda.
-Ancora non riesco a crederci...- sussurrò zio Wilhelm scioccato.
-Ma c'è un piccolo particolare che ho tralasciato in tutta questa storia.- dissi tamburellando con le unghie sulla scrivania.
-Ovvero?
Feci uscire i canini dalle gengive e glieli mostrai con un sorriso, proprio come mi aveva mostrato lui il giorno che ci eravamo conosciuti, ma il mio sorriso era decisamente più inquietante del suo. Forse quello era l'unico lato positivo di tutta quella faccenda.
-Questo è positivo. E ora che hai intenzione di fare? I canini ti sono spuntati e dovrai sposarlo.
Zio Wilhelm sembrava seriamente preoccupato, ma ero certa che non ci fosse di mezzo anche lui? I suoi sentimenti di affetto mi erano sembrati sinceri e mi aveva insegnato a destreggiarmi in quel mondo di vampiri sanguinari e assetati di potere. No, non c'entrava nulla, altrimenti avrebbe avvertito i Lovinescu delle mie capacità, incluso il parlare fluentemente il rumeno e il tedesco, e Stefan non avrebbe mai fatto un errore così grossolano.
Durante tutta la giornata, avevo soppesato ogni soluzione che mi era venuta in mente e tutte portavano ad un'unica e inevitabile fine.
-Il matrimonio verrà annullato e farò mobilitare gli eserciti.
-Vuoi dichiarare guerra ai Lovinescu?- chiese nuovamente scioccato.
Era un'idea rischiosa, dovevo ammetterlo, ma se gli eserciti di entrambi i miei clan fossero stati pronti, avrei dichiarato guerra al clan Lovinescu.
-Sì, ma prima voglio capire cos'hanno in mente. Voglio sapere in che condizioni è il loro esercito e come hanno intenzione di distruggermi. Ho bisogno di spie che si introducano nel loro castello.
-Le guardie del corpo di tuo padre sono addestrate anche per questo. Se vuoi puoi mandarne qualcuna.- suggerì zio Wilhelm.
-Andiamo a parlare col generale Sadoveanu e chiediamo consiglio a lui.
Arrivati nella sala adibita all'addestramento del corpo speciale delle guardie, ci consultammo col generale e ci consigliò di mandare due ragazze di nome Adelina e Oxana, che si sarebbero spacciate per semplici domestiche. Entrambe erano molto belle e giovani e il generale Sadoveanu ci aveva assicurato che entro un paio di giorni avremmo avuto tutte le informazioni che avevamo richiesto, senza che i Lovinescu si accorgessero di nulla.
-Domani ci sarà il processo di Nicolae Lovinescu e sarai obbligata a incontrare Stefan. Che hai intenzione di fare?- mi chiese zio Wilhelm quando tornammo al mio studio.
-Lo ignorerò fino a quando il processo non sarà finito e quando avremo tutte le informazioni, deciderò cosa fare. Alle nostre famiglie, per ora, è meglio non dire nulla di ciò che abbiamo scoperto. Si scatenerebbe una guerra civile inutile.
-Ma la guerra la vuoi dichiarare comunque.- obiettò.
-Sì, perché mi vogliono distruggere dopo aver rispettato il patto. Hanno trovato una scappatoia molto scontata, ma io non sono così vigliacca come loro e farò la mia mossa alla luce del sole. Devo distruggere Stefan prima che distrugga me.
-Ma tu ne sei innamorata.
Mi incupii parecchio, ripensando a Stefan e ai suoi occhi così magnetici e alle sue mani che mi avevano accarezzata con tanta tenerezza appena la notte prima. Quelle erano le stesse mani che mi avrebbero distrutta dopo le nozze con un paletto, come accadeva nei miei sogni.
Sbarrai gli occhi e tirai fuori il quaderno di mio padre, nel quale avevo ricopiato i sogni e le visioni che avevo avuto fino a quel momento.
Rilessi velocemente tutto ciò che avevo scritto e capii. I sogni erano state delle vere e proprie visioni. Stefan che mi pugnalava con un paletto, io e lui che lottavamo fino allo stremo delle forze e Lucian che mi pugnalava alle spalle, probabilmente segno che stava ad indicare che dietro a tutta quella storia c'era anche lui. Le costanti di tutti quei sogni erano Stefan, i paletti e me stessa morta con un buco in mezzo al petto.
Dissi ciò che avevo pensato a mio zio e convenne con me, raccomandandomi di non sottovalutare più i miei sogni. Consiglio che avrei iniziato a seguire da quello stesso giorno.

Angolo autrice.
La storia si sta facendo pian piano sempre più chiara e spero che vi stia piacendo xD Cosa accadrà ai nostri protagonisti? Lo saprete continuando a leggere u.u
Grazie per le recensioni, per aver inserito la mia storia tra le seguite/preferite e aspetto con ansia i vostri commenti.
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21



Il giorno dopo arrivai al castello dei Lovinescu appena mezz'ora prima del processo, per evitare di parlare con Stefan il più a lungo possibile. Sarei rimasta nella stessa stanza con lui giusto il tempo necessario per il processo e poi me ne sarei tornata al castello dei Vidrean.
Non avevo chiuso occhio quella notte, perché il ricordo del giorno precedente e la scoperta di ciò che Stefan aveva intenzione di fare, non mi avevano abbandonata un solo istante. Faceva ancora male, ma continuavo a dirmi che sarebbe passato tutto. Ero sopravvissuta a Mirko, che si era rivelato un idiota che aveva soppesato l'idea di mordermi per farmi sua per sempre, e sarei sopravvissuta anche a Stefan.
Avevo indossato un abito nero di mia madre con un colletto alto molto stretto, ma con la gonna morbida. Avevo acconciato i capelli in uno chignon stretto e austero e in una tasca nascosta del vestito avevo il ventaglio nero di mia madre, mentre il paletto era nascosto nella manica ampia dell'abito.
Non mi fidavo dei Lovinescu e nemmeno di molti membri della mia famiglia, zio Wilhelm escluso. Ero la loro principessa, ma non ero certa che tutti mi amassero come affermavano. Avrei dovuto imparare quella lezione molto tempo prima: mai fidarsi di nessuno.
Mi stavo dirigendo lentamente verso la sala delle udienze, quando mi sentii afferrare per il braccio.
-Serena.
Stefan mi guardò sollevato. Aveva ancora qualche livido ben visibile, ma il suo sguardo era colmo di felicità. Mi si strinse la gola quando lo rividi, ma quell'emozione durò poco. Il ricordo di ciò che stava tramando e di come mi aveva ingannato, mi fecero salire una furia cieca. Volevo ucciderlo, in quel preciso istante, ma dovetti trattenermi. Avevo un piano e dovevo rispettarlo, altrimenti sarei morta prima ancora di attuarlo.
-Ero così preoccupato. Te ne sei andata all'improvviso e nessuno sapeva dove fossi, nemmeno i tuoi genitori.
Mi strinse a sé in un tenero e dolce abbraccio, ma io mi irrigidii. Istintivamente portai una mano alla manica del vestito, pronta ad afferrare il paletto in caso di necessità. Sentendomi così rigida, Stefan mi lasciò andare e mi rivolse uno dei suoi sguardi più dolci.
-Andrà tutto bene. A fine processo non dovrai ucciderlo tu, ma lo farò io. Non permetterò a Lucian...
-Non ti ho chiesto di proteggermi. Posso cavarmela da sola.- lo interruppi gelida, mentre lo allontanai da me lentamente, ma con fermezza.
-Serena, che cosa ti è successo? Sei strana.
Fece per accarezzarmi la guancia, ma con un movimento fulmineo gli afferrai il polso.
-Dobbiamo andare al processo.- dissi lapidaria.
Senza dargli tempo di ribattere, mi allontanai a passo deciso. Arrivati alla sala delle udienze, prendemmo posto al lungo tavolo e iniziò il processo di Nicolae Lovinescu, accusato dell'omicidio di Ruben Vidrean.

Il processo non durò molto, dato che c'erano stati molti testimoni che l'avevano visto e, come avevamo deciso di fare io e Stefan, le indagini avevano trovato prove schiaccianti contro di lui. Nicolae Lovinescu fu condannato alla pena di morte immediata.
Come sospettavo, Lucian mi guardò con occhi maligni e si rivolse a me.
-Principessa Serena, a voi l'onore e l'onere di punire questo assassino.
Lo guardai con aria di sfida e gli sorrisi con altrettanta malignità. Vidi il suo sguardo farsi sorpreso e poi spaventato, probabilmente facevo più paura di quanto credessi.
Senza battere ciglio, mi avviai decisa dal servo che portava il paletto sul cuscino di velluto rosso. Presi il paletto, guardai negli occhi Nicolae Lovinescu e notai che anche lui era spaventato da me. Era sbiancato quando avevo posato gli occhi su di lui.
Con un colpo netto e deciso, piantai il paletto nel petto di Nicolae e lo spinsi a fondo più del necessario. Ero felice della sorte che era capitata a quel lurido assassino, appartenente ad una famiglia altrettanto lurida, subdola e meschina. Da quel giorno ci sarebbe stato un Lovinescu in meno al mondo e nessuno ne avrebbe pianto la morte, proprio com'era successo con Ionut Lovinescu.
Estrassi il paletto con altrettanta decisione e non mi scioccai quando il sangue mi macchiò fino ai polsi. Mi ripulii lentamente e con una tranquillità spaventosa e solo quando ebbi eliminato tutto il sangue dalle mani, mi degnai di posare lo sguardo sui membri della giuria.
Erano tutti scioccati, Lucian, Stefan e zio Wilhelm più di tutti. All'ultimo processo, Stefan mi aveva visto andare in crisi e comportarmi come una matta, ma in quel momento mi vedeva come una principessa vampiro spietata, con lo sguardo freddo, con una calma glaciale e con la soddisfazione stampata sul volto per aver ucciso un assassino e aver fatto giustizia.
Lucian molto probabilmente non si aspettava che avrei compiuto quel gesto con una calma spiazzante, anzi che l'avrei fatto con soddisfazione perché un Lovinescu era stato eliminato.
-L'udienza è tolta.- dissi gelida e in rumeno perfetto.
Guardai i servi e feci un cenno col mento al corpo di Nicolae. Questi annuirono e lo portarono via dalla sala.
Lentamente mi avviai verso l'uscita, sotto gli sguardi esterrefatti di tutti i presenti e non mi voltai indietro nemmeno per constatare se mio zio mi stesse seguendo. Arrivati alla camera assegnatami al castello Lovinescu, per la mia preparazione prima del processo, zio Wilhelm iniziò a balbettare parole senza senso mescolando anche le lingue.
-Zio, crea una frase di senso compiuto e in un'unica lingua.- dissi stizzita, incrociando le braccia al petto.
-Avevi lo sguardo spiritato! L'hai ucciso senza lasciar trapelare una singola emozione!- disse scioccato e un poco spaventato.
-E quindi? Era un assassino.- risposi pacatamente.
-Sì, ma... Serena, questa cosa... sei ancora scossa da ciò che hai appreso in questi giorni e ti stai comportando in modo del tutto irrazionale.
-Invece mi sto comportando in modo totalmente razionale. Uccidendo Nicolae Lovinescu senza battere ciglio, ho mandato un messaggio molto chiaro a tutti i vampiri presenti, in particolare ai Lovinescu.
-Ovvero?- chiese zio Wilhelm deglutendo.
-Che uccidermi non sarà facile come avevano creduto fino ad oggi. Mi hanno sempre considerata una debole, e ciò è stato un bene, ma è arrivata l'ora di scoprire qualche carta.
Zio Wilhelm mi si avvicinò e mi posò le mani sulle spalle, come faceva di solito quando mi parlava a cuore aperto o mi consigliava come uno zio, non come un consigliere.
-Serena, sono molto preoccupato per te. Non voglio che tu faccia idiozie o prenda decisioni senza ponderare ogni possibilità. Non rischiare la vita inutilmente, okay?
Mi sentii rincuorata dalle sue parole, ma ero decisa ad andare avanti per la mia strada. Avrei dichiarato guerra ai Lovinescu e li avrei spazzati via dalla faccia della terra.
Non feci nemmeno in tempo a liberarmi da zio Wilhelm, che Stefan entrò in camera mia come un piccolo tornado. Aveva gli occhi ancora spalancati dalla sorpresa e mi rivolse uno sguardo che non seppi decifrare. Paura? Non credevo. Sorpresa? Molta.
-Serena, ma che ti è successo? Ti sei completamente trasformata quando Lucian ti ha chiesto di ucciderlo. Sembrava quasi che...
-Mi piacesse?- lo anticipai gelida. -E' vero, non mi è dispiaciuto affatto.
Mi guardò negli occhi, cercando di capire cosa fosse cambiato da un giorno a quella parte. Avevamo condiviso emozioni molto potenti e travolgenti e non riusciva a capire che cosa mi fosse accaduto.
-E' successo qualcosa? Prima scappi dal cottage, poi ti comporti come se fossi infuriata col mondo intero. Vorrei capire che cosa ti sta succedendo.- mi disse, piantandomi i suoi occhi azzurro ghiaccio nei miei.
Era preoccupato, o almeno fingeva bene. Volevo sbattergli la verità in faccia, ma non potevo. Dovevo attenermi al piano, così feci come aveva fatto lui un mese prima.
-Voglio che non ti intrometta nella mia vita e mi lasci in pace, chiaro?- affermai duramente.
-Ma cosa...
-Lasciami in pace. Non voglio più che mi ronzi intorno.- risposi duramente.
-Come diavolo faccio? Dopo che ti ho morso, come faccio a non starti vicino?
-Vedi di mettere i canini e qualcos'altro nell'acqua fredda, così ti si calmano i bollenti spiriti. Lasciami in pace. Ti costa tanto non intrometterti nella mia vita per cinque minuti?
Lo guardai con rabbia e notai che era troppo scioccato addirittura per rispondermi. Sembrava ferito, ferito nel profondo, e addirittura deluso. Per un attimo mi sentii malissimo per averlo trattato in quel modo e mi venne voglia di abbracciarlo e di consolarlo, ma durò solo un istante. Era un bravo attore, su quello non si poteva obiettare.
Senza dargli tempo di riprendersi, gli passai accanto e uscii dalla camera, avviandomi verso l'entrata principale.
-Non credi di essere stata... ehm...- iniziò a dire zio Wilhelm, che era rimasto in camera a guardare la scena.
-Sono stata fin troppo gentile. L'unica cosa che si merita quel verme, è un paletto piantato nel cuore.- risposi gelidamente.
Zio Wilhelm non fiatò più e con calma tornammo al castello Vidrean.

Il giorno dopo, Adelina e Oxana tornarono al castello Vidrean con tutte le informazioni che avevo richiesto e anche qualcosa di più. L'esercito dei Lovinescu era ben addestrato, ma sia numericamente che tecnicamente non era ancora pronto per una guerra. Per essere pronto sarebbe servito un mese di preparativi, minimo un paio di settimane.
Invece dopo il mio spettacolino al processo di Nicolae Lovinescu, i parenti di Stefan avevano deciso che uccidermi poco dopo il matrimonio sarebbe stato un rischio, così avevano pensato che, grazie al fascino di Stefan, sarei caduta ai suoi piedi come avevano fatto molte altre donne prima di me e mi sarei fidata ciecamente di lui; solo allora mi avrebbe uccisa. Peccato che non sapessero che ero già innamorata di lui, ma che avevo ripudiato quel sentimento per fare spazio alla lucidità per capire quale persona fosse realmente.
-Grazie, potete andare.- dissi ad Adelina e Oxana.
Dopo un profondo inchino, uscirono dal mio studio e subito dopo vi entrarono il generale Sadoveanu e zio Wilhelm. Riferii loro ciò che le spie avevano scoperto e il generale mi disse che le truppe austriache erano giunte al castello, ovviamente con discrezione.
-Perfetto. A breve dichiareremo guerra al clan Lovinescu. Dite alle truppe di tenersi pronte e di non lasciare il castello per nessun motivo, altrimenti i Lovinescu potrebbero capire ciò che abbiamo intenzione di fare.
-Il clan Von Ziegler ti appoggia completamente.- annunciò mio zio, senza emozione nella voce.
Avevo avvisato i membri più importanti del clan Von Ziegler e del clan Vidrean riguardo alla guerra imminente e al piano che avevo in mente e loro mi avevano dato totale appoggio. Erano rimasti sorpresi quando avevo riferito loro ciò che i Lovinescu avevano intenzione di fare, ma non più di tanto.
Entrambi i clan mi avevano appoggiato per un motivo o per l'altro. I Von Ziegler perché temevano per la vita della loro principessa, così come i Vidrean, ma pensavano anche che sconfiggendo il clan più sanguinario d'Europa, avremmo guadagnato maggior rispetto dai clan di tutto il mondo. I Vidrean invece, volevano avere la rivincita contro un clan che odiavano da secoli. Avevo due clan molto potenti dalla mia parte e non potevo fallire.
Il generale Sadoveanu si congedò, lasciando me e zio Wilhelm da soli. Ovviamente quest'ultimo provò di nuovo a persuadermi a non dichiarare guerra al clan Lovinescu, addirittura implorandomi di parlarne al Consiglio e di denunciare le mie scoperte. Anche lui era consapevole che si stava semplicemente arrampicando sugli specchi, ma era deciso ad impedirmi di dichiarare guerra.
-Sono preoccupato per te, lo capisci? Sei l'unica persona che mi rimane e non voglio perderti.- mi disse con gli occhi lucidi.
-Zio, mi hai ripetuto questa frase cento volte, ma se fossi davvero preoccupato per me, dovresti sapere che ogni tentativo di trattativa con i Lovinescu sarebbe inutile. Se denunciassi questa cosa, i Lovinescu inizierebbero ad affermare che non ci fidiamo di loro o che non abbiamo intenzione di rispettare il patto e questo porterebbe ad una guerra civile. Anche se sposassi Stefan e lo uccidessi prima che lui uccida me, i Lovinescu potrebbero tentare comunque di eliminarmi e il regno resterebbe senza sovrani. Risultato? Una guerra civile per il potere. Pensi davvero che non abbia considerato ogni ipotesi possibile, zio? Anche tu, come tutti gli altri, mi credi una sprovveduta?
Zio Wilhelm rimase senza parole e non poté fare altro che concordare con me.
-Qualunque cosa accada, voglio che tu mi faccia due promesse. La prima è che continui ad essere una sovrana giusta e splendida come lo sei ora. La seconda è che resti viva.
Per la prima volta dopo giorni sorrisi di felicità e affetto e accettai senza proteste il suo caloroso abbraccio.
-Lo farò.- sussurrai.
Zio Wilhelm sorrise e mi lasciò da sola nello studio. Ripensai a Stefan e a come mi si era stretto il cuore quando l'avevo visto prima del processo. Come aveva potuto tradirmi in quel modo, soprattutto dopo che mi aveva morsa?
Ci avevo messo così tanto a capire che lo amavo sin dalla prima volta che l'avevo visto, sia in sogno che dal vivo, e aveva tradito la mia fiducia solo ed esclusivamente per il potere. Non riuscivo ancora a crederci. Non volevo crederci.
Una lacrima mi rigò il viso senza che me ne rendessi conto e quando l'asciugai, il ricordo dolceamaro di Stefan lasciò lo spazio alla furia cieca. Stefan mi aveva tradita, ciò bastava.
Stefan Lovinescu doveva morire ad ogni costo, e con lui ogni membro del clan Lovinescu.
Stavo consultando i libri di diritto appartenuti a mio padre, quando un servo entrò con un pacchetto in mano.
-Da parte dei vostri genitori, principessa.- mi disse con tono reverenziale, appoggiando il piccolo pacchetto sulla mia scrivania.
Si congedò con un breve inchino e rimasi sola con quello strano e piccolo pacchetto. Lo aprii e vi trovai dentro un libriccino rosso, accompagnato da un bigliettino da parte dei miei genitori.
"Abbiamo trovato questo quaderno nello studio di tua madre. Speriamo che possa aiutarti a controllare il tuo dono speciale. Mamma e papà."
Aprii quel libriccino e iniziai a leggere. Era scritto completamente a mano da Astrid Von Ziegler in persona e mi sentii stringere il cuore. Si parlava del dono della preveggenza di mia madre, di alcune delle sue visioni avute e spiegava come cercare di interpretare le visioni e i sogni. C'era anche una sorta di "piccolo dizionario" delle visioni più frequenti, come il tono cattivo che avevo usato nelle visioni, che stava ad indicare una visione oscura e terribile. La parola "paletto" invece, stava ad indicare il tradimento, ma a quello ci ero arrivata anche da sola.
"Le visioni possono essere confuse, ma hanno sempre un significato ben preciso, soprattutto quando si ha davanti la persona che ne è protagonista. La visone è più chiara quando questa si trova nelle vicinanze."
Quindi la visione che avevo avuto davanti a Stefan parlava seriamente dell'amore? L'amore ci avrebbe portato alla distruzione?
No, non era vero. Era proprio perché avevo rinnegato quel sentimento che ero convinta che quella visione fosse sbagliata. Probabilmente questa si riferiva al periodo antecedente alla scoperta del piano dei Lovinescu, ovvero che se mi fossi lasciata trascinare dall'amore, sarei andata incontro alla distruzione certa. Non poteva essere altrimenti.
"Non bisogna mai sottovalutare le visioni, ma non bisogna nemmeno prenderle per oro colato, poiché le decisioni che si possono prendere influenzano molto il futuro."
Sì, ci avevo preso in pieno. Se non avessi mai scoperto del piano di Stefan, probabilmente sarei andata verso la distruzione, ma ciò non sarebbe mai accaduto, perché avevo preso la mia decisione e influenzato il mio destino.
Arrivata a fine quaderno, trovai la descrizione di una predizione molto chiara.
"Stamattina ho avuto una visione molto lieta. Presto io e Marius avremo un bambino, una femmina per la precisione. Sono felice e preoccupata al tempo stesso, perché quella piccola e innocente creatura che mi crescerà nel grembo, avrà una miriade di doveri già dalla nascita. Essere una principessa comporta degli onori e degli oneri, ma essere figlia di Marius comporterà anche il dover rispettare il patto sancito secoli fa con il clan Lovinescu: sarà costretta a sposare il piccolo Stefan. Quel bambino è molto dolce, ma purtroppo ha un padre come Ionut, che già lo addestra nell'arte del combattimento. Spero vivamente che non lo corrompa e non lo faccia diventare una piccola copia di se stesso. L'idea che un uomo assomigliante a Ionut affianchi mia figlia per l'eternità, mi preoccupa non poco. Spero che somigli molto più alla madre e che, un giorno, la nostra piccola Serena riesca ad amarlo."
Mia madre si era preoccupata per me ancora prima che lei restasse incinta. Aveva sperato il meglio per me. Aveva sperato che Stefan non assomigliasse al padre, un essere spregevole assetato di potere, ma purtroppo si era sbagliata. Benché mia madre fosse chiamata la "Regina Veggente", quella volta aveva sbagliato in pieno.

Erano passati un paio di giorni da quando avevo deciso di dichiarare guerra al clan Lovinescu e avrei mandato un messaggero entro i due giorni successivi.
Stavo osservando i Carpazi illuminati dalla luce della luna, quando una delle guardie del corpo speciale venne a bussare alla porta del mio studio.
-Principessa, vostro zio Wilhelm è stato visto lasciare il castello e dirigersi alla tenuta dei Lovinescu.
-Tenetevi pronti ad accogliere i nostri ospiti.- risposi gelida, fingendo che la cosa non mi avesse sorpreso.
-Ospiti, principessa?- mi chiese confusa.
-Se conosco abbastanza bene mio zio, non tornerà da solo o non tornerà affatto, poiché sarà con un paletto piantato nel petto. In ogni caso, qualcuno verrà al castello e dobbiamo essere pronti ad accoglierlo. Avvisa le altre guardie del corpo speciale.
Non riuscivo a credere che zio Wilhelm avesse compiuto un'azione tanto avventata e pericolosa. Dirigersi al castello Lovinescu con quello che avevamo intenzione di fare, significava scoprire le carte al proprio nemico.
Un paio d'ore dopo, vidi un paio di fanali avvicinarsi al castello. Qualche minuto dopo bussarono alla porta dello studio e vidi due guardie che scortavano Stefan.
-Vostro zio è tornato con lui.- mi disse una guardia, ma la mia attenzione era completamente rivolta verso Stefan.
-Fra tutti proprio tu?- chiesi con un sopracciglio alzato.
-Serena, io...- iniziò lui.
-Fate accomodare il principe Stefan.- dissi alle guardie in rumeno perfetto, indicando una delle poltrone davanti alla mia scrivania.
Vidi Stefan visibilmente sorpreso, mentre le due guardie lo spingevano malamente verso la poltrona.
-Hai imparato il rumeno?- mi chiese Stefan in italiano.
-Se vuoi possiamo discutere nella tua lingua madre.- dissi in rumeno. -Oppure parlare tedesco, come più preferisci.- aggiunsi in tedesco.
La mia pronuncia era perfetta e lo vidi sbarrare gli occhi dalla sorpresa. Sorrisi divertita.
-Credevi davvero che non avrei imparato le lingue dei miei genitori? Mi credi davvero così sciocca?- chiesi in italiano.
Feci cenno alle guardie di lasciarci da soli e mi sedetti alla scrivania.
-Perché tra tutti mio zio ha scelto te?
-Ti aspettavi che sarebbe venuto con Lucian? O con qualche altro Lovinescu?- chiese sarcastico; quello non gli mancava mai.
-Gli ho lasciato il beneficio del dubbio. Immaginavo che sarebbe tornato con te, ma perché?- chiesi iniziando a passeggiare per lo studio, ma senza perderlo d'occhio.
-Mi ha raccontato che hai sentito la telefonata che ho avuto con Lucian, quella mattina al cottage, e mi ha anche detto che vuoi dichiarare guerra al clan Lovinescu. Lui pensa che io sia l'unico in grado di fermarti e ci proverò. Non iniziare una guerra inutile.
-Inutile? Tu e i tuoi viscidi parenti avete progettato di distruggermi subito dopo le nozze!- dissi duramente, alzando la voce. -Mi hai mentito per tutto questo tempo, hai finto ogni cosa e dici che questa guerra è inutile?
Mi avvicinai al suo viso per guardarlo bene negli occhi. Lo odiavo per ciò che mi aveva fatto, ma non riuscivo a far smettere il cuore di battere all'impazzata.
-Sì, è inutile.- iniziò Stefan. -La mia famiglia mi vuole obbligare ad ucciderti, ma io non l'avrei fatto e mai lo farò. Quello che ti ho detto quella notte è vero. Ti amo, mi sono innamorato di te in un modo che non credevo possibile e piuttosto che ucciderti, mi farei ammazzare dalla mia famiglia.
Sembrava sincero. Sembrava. I suoi occhi erano così trasparenti, come non lo erano mai stati, ma sapevo che stava mentendo. Era bravo, aveva mentito a tutti, ma non ci sarei più cascata.
-Non ti credo. L'unica cosa che ti interessa è il potere. Una volta mi hai detto che l'amore è per i deboli e ora con certezza ti posso dire che avevi ragione. Mi sono comportata come una stupida e mi sono innamorata soltanto delle tue belle parole, che erano un'enorme e colossale massa di frottole. Mi sono innamorata di un Stefan Lovinescu che non esiste. Tu sei un essere spregevole, che dev'essere eliminato dalla faccia della Terra come un pericoloso parassita. Ti odio. E farò di tutto per distruggerti con le mie stesse mani.
Avevo lo sguardo spiritato e tremavo dalla rabbia. Vidi lo sguardo di Stefan incupirsi e farsi più duro. Finalmente stava venendo fuori la sua vera natura.
L'atmosfera era tesa come una corda di violino e la stanza sembrò farsi più buia. Se ci fosse stato uno scontro, quella volta non sarebbero intervenuti i miei genitori a dividerci, perché non era una litigata stupida come le altre, ma era una vera e propria minaccia, una dichiarazione di guerra.
Bussarono alla porta dello studio ed entrarono due guardie che scortavano mio zio Wilhelm.
-Oh, zio Wilhelm. Che onore averti qui.- dissi sarcastica.
-Serena, dovevo fermarti in qualche modo.- sussurrò preoccupato.
-Io mi fidavo di te e invece sei andato a spifferare tutto a questo cane bastardo.- sputai quelle parole come fossero veleno.
-Tutto quello che stai facendo è una pazzia. Stefan è veramente innamorato di te, ma sei talmente accecata dall'odio da non riuscire più a vederlo.
-Dunque è riuscito a prendere in giro anche te.
-Io non ho preso in giro nessuno.- obiettò Stefan alzandosi in piedi.
Con un braccio lo spinsi a sedere e gli puntai il ventaglio di mia madre alla gola, graffiandogli un poco la pelle. L'odore del sangue impregnò la stanza e dovetti metterci tutta la forza di volontà per non far uscire i canini dalle gengive. Quell'odore era irresistibile.
-Stai seduto. Questi ventagli non li uso solo per bellezza.- lo ammonii con uno sguardo di fuoco puro. -Ora dovrò prendere seri provvedimenti e cambiare completamente i miei piani. Mettete Wilhelm Von Ziegler in isolamento per un paio di giorni.- dissi poi in rumeno alle guardie.
Sia Stefan che mio zio sbarrarono gli occhi dalla sorpresa. Mi dispiaceva imprigionarlo, soprattutto in isolamento, con solo pane e acqua a disposizione, ma aveva messo a repentaglio la mia sicurezza e quella della mia gente.
-Devo farlo, e sai perché. Riuscirai a capire il motivo del mio gesto, ne sono sicura.- dissi a mio zio. Mi guardò smarrito per un istante, ma poi accennò ad un sorriso.
-Certo, ho disobbedito, ma ti prego comunque di non iniziare una guerra.
-Sono obbligata a farlo. Ora abbiamo un prigioniero molto importante e immagino che il clan Lovinescu lo voglia di nuovo con sé.- risposi indicando Stefan con un cenno del mento. -Con la tua azione sconsiderata e incosciente, caro zio Wilhelm, siamo già in guerra. Avvisate il generale Sadoveanu di mandare il messaggero.- dissi poi alle guardie.
Feci un cenno alle guardie e queste portarono via mio zio.
-Vieni, voglio mostrarti una cosa.- ordinai a Stefan, lanciandogli un fazzoletto per ripulirsi dal sangue dal collo.
Camminammo per i corridoi del castello scortati da due delle guardie speciali.
-Hai ripristinato le guardie del corpo speciale di tuo padre.- disse Stefan, rompendo il silenzio.
-Te l'ho detto prima: non sono sprovveduta come avete creduto. Vi ho fatto credere di essere ingenua soltanto per conoscervi a fondo e venire a conoscenza dei vostri piani.- risposi gelida.
-Quindi anche tu hai mentito.- constatò duramente.
-A parte questo, io non ho mai finto niente.
Arrivammo ad una balconata che si affacciava all'enorme giardino privato del castello e Stefan sbarrò gli occhi nuovamente. Probabilmente non mi aveva presa sul serio fino a quel momento, ma dovette ricredersi quando vide il mio numeroso esercito, che riempiva ogni angolo e anfratto di quell'immenso giardino.
Quando le truppe mi videro, esplosero in grida di giubilo.
-Da questa sera.- iniziai in rumeno. -saremo in guerra col clan Lovinescu, un clan molto temuto e rispettato, che aveva intenzione di eliminarmi dopo aver rispettato il patto sancito dai nostri antenati. Un clan che vi avrebbe sottomesso, volenti o nolenti. Un clan che vi avrebbe portato via la vostra legittima sovrana.
Le truppe urlarono di rabbia.
-Ma le cose, miei cari amici, sono cambiate.- continuai. -Da qualche minuto siamo riusciti a mettere le mani su una leva molto importante per l'esito della battaglia. Oltre al vostro coraggio e alla forza delle vostre schiene, ora abbiamo lui.
Le guardie spinsero in avanti Stefan e quando le truppe lo videro, urlarono di gioia.
-Abbiamo il loro principe e sono convinta che faranno di tutto per riaverlo al più presto. Il messaggero sta per consegnare la dichiarazione di guerra al clan Lovinescu ed entro una settimana, vedremo di che cosa sono capaci quegli esseri viscidi. Dobbiamo spazzarli via dalla faccia della Terra, ma non abbassate mai la guardia perché potrebbero giocare sporco. Dopotutto sono Lovinescu.
Dopo le risate generali, le truppe iniziarono ad urlare "Lunga vita alla principessa".
Guardai Stefan con un sorriso maligno stampato sul volto e notai che era sbiancato parecchio. No, non mi aveva per niente presa sul serio.
-E con questo mi pare ovvio che il fidanzamento sia rotto.- dissi togliendomi l'anello di sua madre emettendoglielo nella tasca dei pantaloni.
A quel gesto lo vidi rabbuiarsi molto più di prima, ma non mi feci intenerire.
-Portate il principe Stefan nella camera e non lasciate mai la sua porta. Non possiamo di certo sbattere un principe nelle segrete.- dissi alle guardie in rumeno, riservando a Stefan un profondo e sarcastico inchino che fece ridere le guardie.
Lo guardai col mio solito sorriso maligno e lo osservai mentre le guardie lo scortavano in una delle camere del castello.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! A breve si scenderà in guerra e la storia idilliaca di Serena e Stefan sembra essere finita. Come andrà a finire?
Grazie per aver inserito la storia tra le preferite/seguite e per i vostri commenti.
Vi mando un bacione enorme e vi aspetto al prossimo capitolo!
Arsax <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22


Rosso. Rosso sangue mi circonda. Ho una sensazione di viscidume addosso, come se fossi immersa nel sangue.
L'immagine cambia e mi ritrovo davanti a Stefan. Entrambi stringiamo un paletto sporco di sangue fresco ed entrambi abbiamo numerose ferite sul corpo. Lui mi guarda con uno sguardo scioccato e lascia cadere il paletto per terra.
-Serena mi dispiace tanto. Io non volevo farti questo.- mi dice.
Mi guardo il petto e vedo che c'è un enorme foro in prossimità del cuore. Lo guardo sorpresa, gli sorrido, cado sulle ginocchia e tutto intorno a me si fa nero.


Mi svegliai urlando il nome di Stefan. Ero sudata fradicia e il respiro era pesante e irregolare. Mi guardai il petto e vidi che non avevo alcuna ferita.
Sospirai prendendomi il viso fra le mani, ripensando a quel sogno. Era un avvertimento, come tutti gli altri precedenti, ma quella volta stava a indicare che Stefan sarebbe riuscito a farmi del male? Impossibile, era sorvegliato dal corpo speciale delle guardie e non poteva farmi niente.
Avevo addosso quella strana sensazione di sentirmi osservata e presi il paletto che tenevo sotto al cuscino, guardando attentamente in tutta la stanza. Vidi un'ombra strana nell'angolo della stanza e scesi dal letto, avvicinandomi con cautela.
Iniziai a tremare e capii che stavo per avere una visione. Non feci in tempo ad arrivare a letto che già non avevo più il controllo del mio corpo.
-Stefan, so che sei lì.- dissi con la voce tipica delle visioni.
Stefan uscì dall'ombra e la luce della luna lo illuminò in tutta la sua bellezza.
-L'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo. L'amore può sembrare odio e l'odio può sembrare amore. La furia non è sempre odio, come l'affetto non è sempre amore. Non fatevi ingannare da queste emozioni, poiché possono indurre a compiere azioni sconsiderate.
Ritornai in me e caddi inginocchio. La testa mi girava vorticosamente, ma riuscii comunque a riprendermi e a saltare addosso a Stefan. Entrambi cademmo a terra e gli ringhiai contro, con i canini fuori dalle gengive. Riuscii a mettermi sopra di lui e a bloccarlo sotto di me.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!- ringhiai.
-Vedo che ti sono finalmente spuntati i canini. Ora sei un vero vampiro.- disse sorridendo in modo enigmatico.
-Come hai fatto ad arrivare qui?!
-Sai, avevo una relazione con una delle tue domestiche e mi ha svelato la presenza di passaggi segreti in questo castello. Caso vuole che l'unico che mi abbia mostrato, sia stato proprio quello che collega la tua camera alla mia.- rispose sorridendo con cattiveria.
Si divincolò dalla mia presa, il paletto mi sfuggì di mano e iniziammo a rotolare sul pavimento cercando di bloccare l'altro. Anche a lui erano usciti i canini e ci ringhiavamo contro con cattiveria e rabbia. I nostri occhi sprizzavano fiamme d'odio verso l'altro e non avrei mai pensato che saremmo arrivati a lottare e ad odiarci con quella intensità.
Rotolammo fino ad avvicinarci al paletto. Entrambi lo vedemmo e cercammo di raggiungerlo, divincolandoci e cercando di bloccarci a vicenda. Riuscii a tirargli un gancio destro degno di un pugile e raggiunsi il paletto, mettendomi in posizione di difesa.
-Wilhelm ti ha anche insegnato a combattere.- affermò Stefan massaggiandosi la mandibola sorpreso.
-Chi è questa domestica?- chiesi ignorando la sua affermazione.
-Vuoi distruggerla perché mi ha svelato l'esistenza dei passaggi segreti o perché me la sono portata a letto?- chiese sarcastico, sorridendo con malignità.
Lo guardai con odio cieco. Avrei dovuto ucciderlo all'istante, ma qualcosa mi fermava. Ci guardammo negli occhi a lungo e quello sguardo mi intenerì non poco. Avevo voglia di baciarlo, di scompigliargli i capelli e di morderlo.
Scossi la testa per scacciare quelle emozioni e chiamai le guardie con una voce potente e autoritaria, che non credevo di avere.
-Portate questo bastardo nella sua camera e sorvegliatelo a vista. Assicuratevi che non esca più da lì!- ringhiai rabbiosa.
-Sai che riuscirò a scappare di nuovo, vero?- disse Stefan con arroganza, senza smettere di sorridere.
-La prossima volta che lo farai, ti ammazzo con le mie mani.- ringhiai con rabbia.
Le guardie lo portarono via e non appena rimasi sola, lanciai il paletto in un angolo della stanza e iniziai a passeggiare nervosamente.
Scrissi velocemente il sogno e la visione sul quaderno di mio padre e, dato che non sarei più riuscita a dormire, decisi di andare ad allenarmi in vista dell'imminente battaglia.
Indossai la divisa da battaglia di mio padre, modificata dal sarto per renderla di taglio femminile. Era composta da pantaloni di pelle, stivali, corpetto e camicia, tutti neri. Misi alla cintura due kindjal lunghi, qualche pugnale da lancio e il paletto. Indossai il mantello nero e andai nella sala per l'allenamento.
Dopo quello spiacevole episodio, la possibilità che Stefan potesse farmi del male era più tangibile di prima, ma a farmi pensare era la visione che avevo avuto.
Possibile che quel sentimento che avevo scambiato per odio fosse rabbia o addirittura amore? Anche se fosse, non potevo permettermi il lusso di abbassare la guardia con Stefan, né col clan Lovinescu in generale.
Chiamai il generale Sadoveanu e ordinai di far raddoppiare la guardia, nel caso il clan Lovinescu avesse tentato un attacco a sorpresa, e mi assicurai più volte in quella notte che Stefan fosse in camera sua, andando persino a fargli visita per constatare con i miei occhi che non fosse scappato. Non mi sarei fatta fregare nuovamente. Non mi avrebbero trovata impreparata.
-La principessa si scomoda per il proprio prigioniero. Quale onore.- affermò arrogante, facendo un inchino profondo. -Non volevo darvi tanto disturbo, principessa.
-Taci.
-Perché? Temete che possa offendervi? Non mi permetterei mai.- rispose sorridendo con arroganza.
Avevo voglia di prenderlo a schiaffi. Avevo voglia di piantargli il paletto più e più volte nel petto.
-Perché vi siete presa il disturbo di venire a controllarmi? O magari volete da me qualche informazione riguardante la domestica che mi ha rivelato il passaggio segreto?- continuò sorridendo.
Con una forza che non credevo di avere, lo presi per la camicia e lo sbattei al muro con violenza, puntandogli il paletto al cuore. La cosa lo sorprese parecchio.
-Ti ho detto di tacere. Non obbligarmi ad ucciderti prima del tempo.- ringhiai.
-Prima del tempo? Avete davvero intenzione di uccidermi? Ne avete davvero il coraggio?- domandò con strafottenza.
-Sì. E sono pronta ad uccidere tutta la tua famiglia. Ora vedi di chiudere quella dannata bocca.
Lo lasciai con decisione e uscii velocemente dalla camera. Dovevo mantenere la calma e non lasciarmi trasportare dall'ira, come aveva tentato di fare poco prima. Se avessi lasciato che l'ira mi guidasse nelle mie decisioni, avrei commesso molti errori che mi avrebbero portata alla distruzione. Non dovevo permettere a Stefan di farmi commettere errori. Dovevo restare lucida, per la mia gente e per la mia stessa vita.

Un paio di giorni dopo, le guardie e le truppe erano in fermento, un po' troppo a dire il vero. Si respirava aria di battaglia e anche il cielo grigio, con nuvole cariche di pioggia, sembrava annunciare uno scontro imminente. Anche mio zio, che non avrebbe preso parte alla battaglia e che era stato liberato quella mattina, era piuttosto su di giri. Decisi di mettere in allerta sia le truppe che le sentinelle.
Stefan non era più riuscito a svignarsela dalla sua camera e mi assicuravo di persona che fosse ancora lì. Quando ero andata a trovarlo quella mattina, anche lui mi era parso piuttosto su di giri. Era più strafottente del solito e cercava di provocarmi con ogni frase tagliente che fosse nel suo repertorio, ma non avrei più commesso l'errore di lasciarmi trasportare dall'ira e di ucciderlo prima del tempo.
Avevo deciso che l'avrei ucciso quando avessi vinto la battaglia, davanti a tutta la sua famiglia. Sarebbe stato un chiaro segno della mia potenza e della potenza dei miei clan. Nessuno avrebbe mai più osato sfidarmi. Ne sarei stata capace davvero? Sarei riuscita ad uccidere Stefan?
Nonostante fossi decisa, il mio cuore batteva all'impazzata ed ero spaventata, dopotutto era la mia prima battaglia, ma sarei andava avanti comunque.
Ero nel mio studio a consultare i libri di diritto di mio padre mangiucchiando la cena. Il cielo preannunciava l'arrivo di un grosso temporale e non un singolo rumore proveniva dalla foresta, eccetto l'ululato del vento e il ticchettio di qualche prima goccia che aveva iniziato a cadere. Una guardia entrò nel mio ufficio tutta trafelata.
-Principessa, l'esercito del clan Lovinescu avanza! Sono qui per il principe Stefan!
-Allertate il generale Sadoveanu e preparatevi alla battaglia.
-Sì, principessa.- rispose inchinandosi velocemente e correndo via.
Guardai fuori dalla finestra, in direzione della foresta, e vidi tanti puntini luminosi avvicinarsi a passo costante. Erano tante fiaccole portate dai soldati ed entro massimo dieci minuti sarebbero stati ai cancelli.
Uscii dallo studio camminando a passo deciso verso l'entrata principale. C'erano guardie e soldati che correvano a destra e a manca, per prendere posizione nel cortile principale del castello. Mi stavo dirigendo col generale Sadoveanu verso l'entrata principale e in quel trambusto vidi Stefan. Era riuscito a scappare di nuovo, approfittando del caos generale. Probabilmente aveva usato nuovamente il passaggio segreto che collegava la sua camera alla mia.
Nell'istante in cui lo vidi, anche lui mi vide. Ci guardammo negli occhi un momento e subito iniziò a correre verso l'uscita. Gli corsi dietro il più velocemente possibile, ma riuscì comunque ad uscire.
La pioggia scrosciante bagnava ogni cosa, compresi gli eserciti delle due fazioni rivali che si stavano già scontrando. Qualche vampiro era già caduto e il suolo era coperto di sangue che rendeva il campo di battaglia scivoloso.
Il mio esercito era in netto vantaggio e avremmo vinto quella battaglia senza troppe perdite, ma la cosa che mi premeva di più in quel momento era trovare Stefan.
Lo vidi raggiungere Octavian Lovinescu, un suo lontano zio membro del Consiglio, il quale gli consegnò il suo paletto e qualche arma.
Andai verso Stefan a passo di carica, estraendo i kindjal e facendomi strada fra i vampiri che cercavano di fermarmi. Vidi il loro sguardo sorpreso quando si resero conto che ero la principessa e grazie a quel momento di esitazione, li decapitavo o amputavo loro qualche arto.
Raggiunto Stefan, rinfoderai uno dei kindjal e presi il mio paletto. Ci guardammo negli occhi per un istante con odio profondo, mentre la pioggia ci inzuppava e i lampi e i fulmini rendevano l'ambiente spettrale. Stefan estrasse il khanjar che gli avevo regalato per Natale e mi sorrise. Contemporaneamente ci scagliammo uno contro l'altro, iniziando una danza mortale.
Lottammo a lungo, uccidendo i nemici che cercavano di attaccarci alle spalle e ferendoci lievemente a vicenda. Nessuno dei due però stava mostrando completamente le proprie capacità. Ci stavamo studiando, ma ciò finì quando mi assestò un ceffone in pieno viso, che mi fece girare la testa di lato. Il labbro era spaccato e sanguinava copioso. Sorrisi maligna, sputai il sangue e decisi che era giunto il momento di darci dentro seriamente.
Iniziai ad attaccare con più foga, sia col paletto che col kindjal, ferendolo lievemente e assestandogli qualche calcio e pugno.
Con un movimento veloce e preciso, mi prese il braccio sinistro, che impugnava il kindjal, colpì la spalla col gomito e urlai di dolore. Il kindjal mi cadde di mano e capii che mi aveva disarticolato il braccio. Mi faceva dannatamente male, ma non potevo arrendermi solo per un braccio. Avrei combattuto solo col braccio destro.
-Vuoi arrenderti? Posso interrompere tutto questo quando vuoi.- urlò per contrastare il rumore della battaglia e del temporale.
-Non sarà un braccio a farmi arrendere. Voglio che tu e quella tua lurida famiglia moriate questa notte.- ringhiai.
Riuscii a far tornare Stefan a distanza di sicurezza, ignorai il dolore al braccio e ripresi a combattere con più foga e rabbia di prima, con i canini completamente fuori dalle gengive. Lo ferii svariate volte, così come fece lui, e un paio di volte riuscii quasi ad andare a segno.
-Questa guerra porterà anche tante folle inferocite che potrebbero ucciderti. Non ti tocca per niente?- chiese Stefan, lasciando da parte il suo tono sarcastico.
-E perché dovrebbe? Quando sapranno che i Lovinescu non esisteranno più, saranno molto felici e mi ringrazieranno.
Piantai il paletto nel cuore di un vampiro che aveva provato ad attaccarmi a sinistra, ma non tolsi mai gli occhi di dosso a Stefan. Avrebbe potuto uccidermi se mi fossi distratta anche un solo istante e non glielo avrei permesso, o almeno non glielo avrei reso così facile come aveva pensato per tutto quel tempo.
Il suo piano era sempre stato quello di eliminarmi da prima ancora di conoscermi. Per lui ero soltanto un impiccio che stava tra lui e il trono dei tre clan più potenti d'Europa. Nient'altro che un sasso da togliere dalla scarpa.
Con quei pensieri nella mente, riprendemmo a lottare con molta foga, entrambi ci guardavamo con occhi pieni d'ira, ma nessuno dei due demordeva.
Combattemmo per un periodo che parve interminabile ed entrambi iniziavamo a sentire la fatica e il dolore causato dalle lievi ferite. Nonostante il mio braccio e la stanchezza, riuscii a colpirgli la spalla sinistra, ma lui riuscì comunque a divincolarsi prima che piantassi il paletto troppo in profondità.
Bastò quel tentativo, quel momento di distrazione e Stefan mi fece uno sgambetto. Caddi a terra e Stefan si mise sopra di me. Fu un attimo.
Mi piantò il paletto nel cuore.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Scusate per il ritardo, ma sono convinta che questo capitolo vi piacerà. O vi porterà ad odiarmi, dipende ahah.
Per sapere come andrà a finire, vi consiglio di leggere il prossimo capitolo. Vi ringrazio per aver messo la mia storia tra le seguite/preferite e per i commenti.
Vi mando un bacione enorme e al prossimo capitolo!
Arsax <3

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23



Non provai dolore, soltanto tanta sorpresa. Stefan mi guardò esterrefatto e il suo sguardo da guerriero che aveva avuto da quando era diventato mio prigioniero, lasciò spazio alla preoccupazione e al senso di colpa. Sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno. Estrasse il paletto, premendo con le mani sulla ferita per cercare di fermare il sangue e un colpo di tosse mi fece sputare altro sangue. Chiusi gli occhi cercando di respirare regolarmente e aspettando il colpo di grazia, che non arrivò mai perché Stefan urlò al suo esercito di ritirarsi.
-Perché ci ritiriamo?- riuscii a sentire in lontananza da Octavian.
-Perché siamo troppo deboli.- rispose secco Stefan.
-Ma...
-Non obiettare e muoviamoci! Ritirata!
Sentii l'esercito dei Lovinescu allontanarsi e le grida di giubilo dei miei eserciti, ma anche delle voci preoccupate attorno a me e aprii gli occhi. Molti dei soldati e il generale Sadoveanu mi stavano fissando preoccupati e quando videro che ero ancora viva, si affrettarono a caricarmi su una barella improvvisata e a portarmi nel castello.
-Chiamate il medico, la principessa è stata ferita!- urlò Sadoveanu, facendosi largo fra i curiosi e la servitù.
Arrivati in camera mia, i soldati mi adagiarono sul letto e zio Wilhelm mi raggiunse. Per poco non urlò vedendomi ricoperta di sangue e con un buco nel petto. Avevo tantissime ferite, lividi su tutto il corpo, lo zigomo sinistro viola, dove Stefan mi aveva dato il ceffone, e il braccio sinistro disarticolato, ma la cosa più preoccupante era il buco nel petto.
-Serena, resisti ti prego. Non mollare.- mi supplicò mio zio, stringendomi una mano.
-Se non sopravvivo, sarai tu il sovrano di entrambi i clan. Avete sentito tutti?- dissi alzando un po' la voce, ma un attacco di tosse mi fece sputare altro sangue.
Tutti i presenti annuirono preoccupati, tranne zio Wilhelm.
-Tu ce la farai, lo so. Non sarò io a regnare, ma tu. Sei stata fantastica sul campo di battaglia, ti ho vista.- mi disse con gli occhi pieni di lacrime.
Arrivò il medico e iniziò a visitarmi. Disse ad una domestica di andare a prendere tanto sangue e tirò un sospiro di sollievo.
-Qualche centimetro più in là e vi avrebbe preso il cuore, ma avete il polmone sinistro forato. Posso mettere dei punti, ma dovrete bere sangue e un miscuglio di erbe che vi preparerò.- disse il medico.
Zio Wilhelm e tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo. Ringraziai qualunque divinità esistente, perché un vampiro poteva essere ucciso solo se decapitato o pugnalato al cuore con un paletto. Ma perché Stefan aveva mancato il mio cuore? Ero convinta che lui fosse il tipo da non sbagliare nemmeno un colpo. Aveva evitato di uccidermi di proposito? La sua mano aveva tentennato?
Tutti i presenti uscirono, tranne zio Wilhelm, che ebbe l'ingrato compito di aiutare il medico mentre mi metteva i punti senza anestesia. Cercai di non gridare, ma era quasi impossibile. Il dolore era troppo forte, soprattutto quando dovettero rimettermi in sede il braccio che Stefan aveva disarticolato.
Quando il medico finì, tremavo come una foglia ed ero sudata fradicia. Il medico dette un sacchetto di pelle a mio zio.
-Qui ci sono due dosi del miscuglio di erbe e domani ve ne farò avere dell'altro. Deve berlo due volte al giorno, mescolato al sangue, e deve bere molto sangue. Nel giro di un paio di settimane la ferita dovrebbe essere chiusa. È stata molto fortunata.- spiegò a mio zio.
Il medico uscì e zio Wilhelm mi fece bere l'intruglio di erbe mescolato al sangue. Dopo che l'ebbi bevuto fino all'ultima goccia, caddi in un sonno profondo e senza sogni.

Mi svegliai il giorno seguente verso tarda mattinata e vidi che zio Wilhelm dormiva su una poltrona accanto al mio letto. Sorrisi a quell'immagine così dolce e mi sentii in colpa per averlo fatto rinchiudere in isolamento, ma sapevo che approvava la mia decisione e non avrebbe serbato rancore. Feci per mettermi a sedere, ma un dolore lancinante al petto mi fece gemere. Zio Wilhelm si svegliò all'istante e venne ad aiutarmi.
-Non devi fare sforzi. Devi stare a riposo per un po' di tempo.- mi disse sistemandomi cuscino e coperte.
-Com'è andata la battaglia?- chiesi, dato che avevo la mente annebbiata e ricordavo ben poco.
-Si sono ritirati. Hanno visto che i loro soldati stavano cadendo come mosche e hanno deciso di limitare le perdite.
In quel momento mi ricordai tutto. La battaglia con Stefan, i suoi sfottò e tutte le ferite che mi aveva inferto. Ricordai anche con chiarezza lo sguardo pieno di sorpresa e senso di colpa che mi aveva riservato quando si era reso conto di ciò che aveva fatto e anche che aveva ordinato alle sue truppe di ritirarsi.
-Ho chiamato i tuoi genitori e sono venuti qui con Erica e Renzo.- continuò zio Wilhelm.
-Hai messo delle guardie a proteggerli?- domandai, già preoccupata al pensiero di due mezzosangue in mezzo a dei vampiri retrogradi.
-Ovviamente. Vuoi che vada a chiamarli?
Annuii e bevvi del sangue, mentre zio Wilhelm andò a chiamarli. Non appena entrarono, mi sommersero di domande riguardanti il mio stato di salute, dicendomi che si erano preoccupati moltissimo.
-La prossima volta che rischi la vita, ti ammazzo con le mie mani.- mi minacciò Erica con gli occhi lucidi.
-E noi l'aiuteremo.- aggiunse mio padre.
-Ora sto bene. Devo stare a letto, bere sangue e sarò...
Un attacco di tosse mi fece sputare del sangue e tutti si allarmarono all'istante.
-Tranquilli, il medico ha detto che è normale che i primi giorni accada. Ha un polmone forato e il braccio sinistro è appena stato rimesso in sede.- li tranquillizzò mio zio.
-Dovete tornare a casa. Qui non siete al sicuro.- dissi loro.
-Anche tu non sei al sicuro, tesoro.- rispose mia madre.
-Io non sono mai al sicuro, mamma. Da quando ho deciso di diventare principessa, sono in costante pericolo. Ad esempio prendi Stefan, lui voleva uccidermi dopo il matrimonio.
-Però mi sembra strano.- iniziò Erica. -Perché mi è sempre sembrato molto protettivo nei tuoi confronti e ti guardava in un modo... Sembrava che sarebbe stato disposto ad uccidere per te e non ad uccidere te.
-E' un bravo attore e ci ha ingannati tutti.
Bussarono alla porta e il generale Sadoveanu entrò nella camera.
-Vedere che vi siete ripresa mi rende immensamente felice, principessa.- mi disse inchinandosi.
-Sono altrettanto felice di vedere che anche voi state bene, a parte qualche lieve ferita.- risposi.
Iniziò a farmi un resoconto della battaglia. Avevamo perso pochissimi soldati e tutti i feriti erano stati curati a dovere, ma mi disse una cosa che mi lasciò stupefatta.
-Stamattina è arrivato un messaggero dal clan Lovinescu e richiede la vostra presenza per una riunione del Consiglio per questa sera. Hanno anche chiesto una tregua di ventiquattro ore per la riunione e per raccogliere i morti.
-Non ci andare.- mi dissero Erica e Renzo insieme.
Riflettei qualche istante. Ero obbligata ad andarci, per discutere su eventuali trattative o trattati di pace. Durante le lezioni di storia e politica con i miei genitori, avevo notato che in tutte le guerre c'era una costante: la riunione di entrambe le fazioni dopo il primo attacco.
-Manda un messaggero al castello Lovinescu. Possono venire a raccogliere i caduti e quando la luna sarà alta, sarò al loro castello.- risposi.
Il generale Sadoveanu si inchinò e si congedò. Renzo ed Erica iniziarono subito a cercare di dissuadermi dall'andare a quella riunione, ma sia i miei genitori che mio zio spiegarono loro che ero obbligata ad andarci.
-Ovviamente non andrò da sola. Ci sarà zio Wilhelm e anche l'intero corpo delle guardie speciali. Non corro alcun rischio, state tranquilli.
-E se dovessero uccidervi tutti?- chiese Erica visibilmente preoccupata.
-Ho un asso nella manica. Se entro dodici ore non torno al castello Vidrean, zio Wilhelm diventerà reggente e sarà lui a condurre la guerra. Se entro una settimana non mi ritrovate, vorrà dire che sono effettivamente morta e allora lo zio sarà il re dei clan Vidrean e Von Ziegler. Sceglierà uno di voi due come suo consigliere.
Tutti sbiancarono, ma dissero che era la scelta più giusta.
-Sarebbe un onore per uno di noi essere scelto come consigliere di tuo zio, ma ciò non accadrà perché tornerai.- affermò deciso Renzo.
Mi ritrovai a sorridere per la loro premura, nonostante quella circostanza tanto seria. Misi tutto per iscritto, con tanto di sigillo reale, sia quello dei Vidrean che dei Von Ziegler, e feci firmare tutti i presenti come testimoni.
-Ce la farai ad andare al castello dei Lovinescu in queste condizioni?- mi chiese zio Wilhelm.
-Sì, queste erbe sono miracolose.
Avevo un brutto presentimento, ma non potevo rifiutare di andare. Sarei parsa come vigliacca ed era ciò che non dovevo apparire, soprattutto in quel momento. Avrei fatto vedere a quel branco di vampiri di che pasta ero fatta.

La sera sellammo i cavalli e ci avviammo al castello dei Lovinescu. Era la scelta più veloce, dato che la pioggia del giorno prima aveva reso il terreno molto accidentato per le macchine. Passammo per il bosco e l'unica luce che ci guidava era quella della luna, che a tratti illuminava il nostro cammino.
Mi ritrovai a pensare a Stefan e alla prima volta che avevamo cavalcato insieme. Ci eravamo divertiti parecchio ed era stato così protettivo e premuroso nei miei confronti. Riuscivo ancora a ricordare il suo odore, forte e deciso, e il modo in cui mi stringeva per infondermi sicurezza e non farmi disarcionare. Scossi la testa violentemente e continuammo a cavalcare senza mai rallentare il passo. Quei giorni erano finiti ed ero diventata una persona completamente diversa.
Arrivammo al castello dei Lovinescu in un batter d'occhio. Ad attenderci c'erano un paio di guardie, che non appena ci videro, si misero sull'attenti. Scendemmo da cavallo e guidati dalle guardie, attraversammo i corridoi del castello. Non c'era alcun rumore ad eccezione quello prodotto dai nostri passi e quando i domestici si trovavano davanti a noi, cambiavano strada con occhi pieni di terrore. Mi avevano riconosciuta, nonostante il cappuccio nero che mi copriva metà del viso, e quegli sguardi di terrore mi fecero molto piacere. In una sola notte, tutti i regni avevano iniziato a chiamarmi "Principessa Guerriera", un po' come "Xena", solo versione vampiro e senza gli dei dell'Olimpo.
Entrammo nella sala delle udienze e il rumoroso vociare che c'era stato fino a quel momento, si interruppe. Si alzarono tutti in piedi e mi guardarono con occhi diversi. Non ero più una ragazzina impacciata che giocava a fare la principessa, io ero una sovrana.
Mi tolsi il cappuccio e mi sedetti al posto che mi spettava, a capotavola, di fronte a Stefan. Era ridotto male, con qualche livido in faccia e una fasciatura sul petto che si intravedeva da sotto la camicia inamidata. Si era vestito elegante, come faceva quando c'erano le riunioni del Consiglio, mentre io avevo la tenuta di battaglia. Anche io avevo qualche fasciatura, ma mi ero tolta quella che reggeva il braccio per non far capire che ero ridotta peggio di come sembravo. I lividi e il labbro spaccato erano ben visibili, ma il mio sguardo fiero e adirato facevano distogliere lo sguardo ad ogni vampiro che osasse incrociarlo col mio.
Tutti si sedettero e notai che tutti i vampiri avevano i paletti davanti a sé, zio Wilhelm compreso, e quasi tutti erano stati utilizzati da poco. Le macchie rosso scuro erano ancora molto accese e l'odore di sangue aveva impregnato la stanza. Era una tradizione che, con una guerra in corso, durante una riunione del Consiglio si posassero i propri paletti sul tavolo. Supposi che anche io dovessi posare le mie armi sul tavolo.
Posai i kindjal, seguiti dai pugnali da lancio, da un coltellaccio da caccia lungo venti centimetri e il paletto, anche il mio usato da poco.
-Vedo che siete venuta armata fino ai denti, principessa, e che avete addirittura un paletto.- mi fece notare Octavian Lovinescu, piuttosto sorpreso di vedere il mio paletto.
Fino a quel momento non c'erano mai state delle donne nobili o di sangue reale munite di paletto e io ero la prima in tutta la storia dei vampiri. Quel semplice pezzo di legno appuntito bastò a far borbottare tutti i presenti.
-La prudenza non è mai troppa.- risposi annoiata, in rumeno. -Possiamo tranquillamente tenere la riunione in rumeno, dato che sono mesi che lo conosco alla perfezione.
Tutti parvero sorpresi da quella rivelazione, ma non si scomposero più di tanto e fecero come avevo suggerito.
-Le vostre guardie devono lasciare la stanza.- disse Lucian.
-Le mie guardie stanno qui finché lo dico io.- ribattei decisa, guardandolo con occhi di fuoco.
Ci guardammo in cagnesco per momenti che parvero interminabili, fino a quando Stefan non prese la parola.
-Lucian, anche noi avremmo fatto lo stesso, se la riunione si fosse tenuta al castello del clan Vidrean. Iniziamo pure la riunione del Consiglio.
-Sono curiosa di sapere perché mi avete fatto venire qui.- dissi incrociando le braccia al petto.
-Perché vogliamo chiedervi di concludere questa guerra.- rispose Stefan. -Troviamo che sia un inutile spreco di tempo e di risorse, sia umane che vampire.
-Inutile dite?- chiesi con un sopracciglio alzato.
-Possiamo tralasciare che mi avete rapito e che avete scatenato una guerra, solo se terrete fede al patto.- rispose lui.
Guardai Stefan negli occhi e scoppiai a ridere di gusto, ma con tanta amarezza. Una risata inquietante che non pensavo di avere. Stava davvero dicendo sul serio?
Tutti i Lovinescu presenti mi guardarono sorpresi, mentre i membri della mia famiglia ridacchiavano sotto i baffi. Non credevano di avere una principessa con gli attributi di titanio.
-Inutile dite? Ora vi spiego brevemente perché non è inutile, usando parole semplici e frasi brevi per facilitarvi la comprensione, d'accordo?- dissi come se stessi parlando con tanti bambini stupidi.
-State per caso cercando di insultare la nostra intelligenza?- ringhiò Lucian.
Mi alzai lentamente in piedi e li guardai uno per uno, con occhi pieni di sfida.
-Allora, voi avete progettato di uccidermi dopo che il patto fosse stato rispettato e state dicendo che questa guerra è inutile? Signori, siete voi che state insultando la mia intelligenza e quella della mia famiglia.
-Non avete le prove e...- farfugliò Lucian, ma lo interruppi con un brusco gesto della mano.
-Voi volete che faccia finire la guerra soltanto perché le mie truppe vi stavano massacrando. Siete stati troppo sicuri di voi fin dall'inizio ed è per questo che non avete preparato a dovere le vostre milizie. Siete stati talmente tanto sicuri di voi stessi da farmi venire a conoscenza del vostro piano direttamente dalla bocca del principe Stefan. Voi volete soltanto il potere e terminare la guerra è solo un modo per salvarvi la pellaccia!- ringhiai a voce alta, talmente alta da farmi venire un attacco di tosse che mi piegò in due.
Mi coprii la bocca col fazzoletto e bloccai le guardie con un cenno della mano, che si stavano già avvicinando per aiutarmi. Mi pulii la bocca dal sangue e ritornai in posizione eretta, continuando a guardarli con occhi di fuoco.
-Desiderate talmente tanto il potere, che avete riorganizzato il Consiglio Vidrean-Lovinescu in un momento di debolezza della famiglia Vidrean, ovvero quando non c'era un vero e proprio sovrano a guidarli. Guardatevi attorno, ci sono solo cinque membri della famiglia Vidrean su quindici membri totali del Consiglio, esclusi me e il principe Stefan. Siete subdoli e il patto non verrà mai rispettato. Non mi farò uccidere come una sciocca.- conclusi minacciosa.
Mi sedetti nuovamente alla sedia e Lucian divenne paonazzo dalla rabbia. Da un momento all'altro sarebbe scoppiato e sarebbe stata per me una gioia ucciderlo.
-Come osi?! Stupida ragazzina che non sei altro! Non hai neanche i canini, quindi non puoi nemmeno essere considerata un vampiro!
Lanciai un pugnale da lancio talmente velocemente che nessuno dei presenti se ne accorse, nemmeno Stefan. Questo andò a conficcarsi nello schienale della sedia di Lucian, lasciandogli una lunga ferita sulla guancia destra.
Tutti i Lovinescu sbiancarono, a parte Stefan che mi parve compiaciuto, mentre i Vidrean ghignavano sotto i baffi.
-Non osare rivolgerti a me in modo così irrispettoso, cane rognoso! La prossima volta non ti mancherò, te lo prometto. Dietro a tutta questa storia ci sei tu, assieme a qualche altro Lovinescu, probabilmente tutti quelli presenti in questa stanza.- risposi aggressivamente, con i canini completamente fuori dalle gengive. -Siete stati voi ad architettare tutto questo e dovete incolpare solo voi stessi se siete nei guai fino al collo e rischiate di ritrovarvi un paletto conficcato nel petto.
Nessuno osò fiatare, allora decisi di prendere di nuovo la parola.
-Abbiamo finito? Allora potete andare.
Ad uno ad uno, tutti i vampiri presenti lasciarono la stanza. Mio zio Wilhelm mi guardò con uno sguardo fiero che diceva "sono orgoglioso di te" e tornò al castello Vidrean senza aspettarmi, come avevamo concordato prima della riunione dato che non doveva correre rischi perché era il prossimo nella linea di successione. Solo Stefan rimase nella stanza, seduto al proprio posto, a guardarmi.
Le mie guardie mi si avvicinarono per assicurarsi che stessi bene.
-Sto bene. Ho bisogno di prendere l'intruglio di erbe.- risposi prendendo una piccola fiaschetta di sangue con le erbe dentro.
-Dovete tenere il braccio a riposo, vi siete sforzata troppo.- disse Oxana, passandomi una benda.
La misi attorno al collo e appoggiai il braccio, tirando un sospiro di sollievo. Nonostante l'intruglio di erbe del dottore e il riposo totale, il braccio mi faceva ancora molto male.
Bevvi tutto d'un fiato e poi mi controllai la fasciatura al petto, notando che si era macchiata di rosso cremisi, segno che la ferita si era riaperta. Storsi il naso e chiusi gli occhi cercando di far passare il dolore.
Sentii le mie guardie irrigidirsi e qualcuno sedersi accanto a me, dove poco prima era seduto zio Wilhelm.
-Mi dispiace.- disse Stefan.
Riaprii gli occhi e lo guardai diffidente.
-Per cosa? Per la ferita o per avermi svelato il vostro piano?
-Per tutto.
Continuai a guardarlo, cercando di capire a che cosa stesse pensando. Avrebbe fatto davvero comodo una visione sensata in quel momento, ma purtroppo non arrivò.
-Che cosa intendi?
-Per averti ferito ieri e per non averti detto prima del piano che avevano in mente i miei parenti. Anche se, dicendotelo prima, avrei solo accelerato le cose. Avevi ragione quando hai avuto la visione: amore e odio sono facilmente confondibili.- rispose guardandomi negli occhi.
Mi prese una mano e le guardie si irrigidirono nuovamente.
-Ti prego di terminare questa guerra. Con te sono sempre stato sincero. Agli inizi, forse ti avrei ucciso senza pensarci due volte, ma conoscendoti ho scoperto che persona meravigliosa sei. Mi hai cambiato, Serena, mi hai fatto vedere le cose sotto una luce diversa e ora non sono più quel vampiro sanguinario e spietato, come il mio cognome suggerisce. Non ti avrei mai distrutto, soprattutto dopo quella notte passata insieme, che è stata la più bella di tutta la mia vita. Mi hanno coinvolto in questo piano stupido solo dopo che mio padre è morto e mi volevano obbligare con la forza ad ucciderti, ecco perché tornavo a casa pesto e sanguinante. Ti chiedo scusa per tutto ciò che ho fatto, anche se non ci sono parole che possano giustificare il mio gesto di ieri. Ero accecato dalla rabbia e dallo sconforto. Avevo iniziato a fidarmi di te al punto di aprirmi completamente a te e mi sono sentito morire quando mi hai detto quelle parole, quando mi hai fatto prigioniero. Ribadisco però che non c'è giustificazione alle mie azioni e non posso far altro che chiederti sinceramente scusa.
Rimasi spiazzata dalle sue parole, ma una parte di me non riusciva a credergli fino in fondo. Ero stata ferita, avevo perso la fiducia in lui che faticosamente si era guadagnato. Non sapevo che fare, soprattutto sotto quello sguardo così sincero e pieno d'amore.
Liberai la mano dalla sua presa e dissi alle guardie di tornare al castello. Mi guardarono sorprese, ma titubanti obbedirono ai miei ordini.
-Come pensi che possa fidarmi di te dopo ciò che è venuto a galla? Ucciderai metà della tua famiglia perché ha pianificato la mia distruzione?- chiesi sarcastica.
-Sì, per te lo farei.- rispose prontamente.
Non potevo sopportare quello sguardo così dolce e implorante. Mi alzai troppo velocemente e la spalla e soprattutto il polmone forato si fecero sentire. Un attacco di tosse mi fece sputare sangue e Stefan mi si avvicinò velocemente.
-Tutto bene?
-Sì, sto bene.- risposi allontanandomi di scatto da lui.
Iniziai a mettere le armi nella cintura e sospirai dandomi della sciocca per l'idea che mi era venuta in mente.
-Ti concedo una settimana di tregua. Ho bisogno di pensare.- dissi trattenendo l'istinto di trafiggermi col paletto da sola.
-D'accordo.- rispose accennando ad un sorriso.
Non resistetti oltre e per poco non corsi fuori dalla stanza. Mi avviai verso l'entrata principale, quando sei guardie mi circondarono. Portai la mano al kindjal quando sentii una risata maligna.
-Vedo che ancora non ti sei fatta furba.- disse Lucian, sorridendo sornione.
-Che cosa vuoi da me?- chiesi guardinga.
-Voglio la tua morte, semplice.
-A parte questo, che mi pareva scontato, che cosa vuoi?
Fece un cenno alle guardie e mi scortarono nei sotterranei, nei quali erano collocate le prigioni. Arrivati lì, mi fece togliere le armi e mi dette uno schiaffo in pieno viso.
-Voglio vederti delirare e morire il più lentamente possibile. Voglio che il potere dei clan Von Ziegler e Vidrean sia incentrato nelle mani dei Lovinescu. Non posso tollerare che una come te diventi la mia regina.
Ad un altro cenno, due guardie mi tennero ferma mentre Lucian iniziò a malmenarmi. Ci mise tutta la foga possibile e immaginabile e ad un certo punto iniziò ad usare un bastone molto lungo, simile ad una lancia. Notai che era molto consumato e supposi che fosse già stato usato più volte, molto probabilmente su Stefan.
Continuò a picchiarmi per un periodo che mi parve interminabile e più provavo a ribellarmi, più mi colpiva con foga e rabbia. In alcuni punti del mio corpo uscì parecchio sangue e non seppi come Lucian riuscì a non rompermi niente. Quando notò la ferita al petto che Stefan mi aveva inferto, iniziò a colpire lì. Non gli detti mai la soddisfazione di sentirmi urlare e gemere di dolore. Quello non potevo proprio farlo.
Le guardie non osavano guardarmi. Probabilmente pensavano che stesse esagerando, ma non osarono emettere un fiato e continuarono a tenermi ferma fino a quando non mi cedettero le ginocchia e caddi a terra. Un attacco di tosse molto violento mi fece sputare un fiotto di sangue e vidi che Lucian mi guardava compiaciuto.
-E' questo ciò che ti meriti, sporca bastarda. Non rovinerai i miei piani così facilmente. Non lascerò che una mezza Vidrean e mezza Von Ziegler diventi la mia regina. I Lovinescu trionferanno e tu non puoi far niente per impedirlo!- ringhiò con cattiveria.
Non immaginavo che mi odiasse in quel modo, ma da qualche tempo avevo capito quando forti potessero essere le emozioni di un vampiro.
-Io non potrò impedirtelo- rantolai, cercando di pulirmi il sangue dalla bocca. -ma così facendo la guerra non finirà.
-Ma avrò un bel riscatto, proprio come hai fatto tu con Stefan.- ringhiò e iniziò a prendermi a calci.
Cercai di ripararmi il viso e la testa, ma servì a ben poco. Per poco non mi ruppe il naso e mi incrinò qualche costa. La spalla che mi era stata disarticolata da Stefan, per poco non uscì nuovamente fuori sede.
-Signore, forse non state...- iniziò una guardia, ma anche questa subì la furia di Lucian e si beccò una sberla in pieno volto.
-Osi difendere quest'essere?! Ti fa pena questa cosa?!- gli domandò prendendomi il viso per mostrarlo alla guardia.
Dato che la guardia non ebbe il coraggio di rispondere e riusciva soltanto a guardarmi con occhi colmi di pena, Lucian continuò.
-Non farti ingannare dal suo bell'aspetto e da questo viso apparentemente innocente. Questa ragazzina è riuscita a riorganizzare due eserciti senza destare sospetti. È riuscita a raggirare i Lovinescu e per la prima volta siamo stati costretti alla ritirata! Questo è il frutto del demonio in persona!- terminò indicandomi.
-Che cosa strana detta da un vampiro, dato che entrambi siamo considerati esseri demoniaci.- risposi con sarcasmo.
Volevo provare a mostrarmi forte e spavalda, nonostante fossi molto spaventata, ma la mia battuta mi costò un manrovescio di Lucian, che mi fece sbattere violentemente la testa al pavimento e annebbiare la vista.
Lucian mi fece buttare in una piccola cella, guardata a vista da una guardia carceraria.
-Un tozzo di pane e una brocca d'acqua al giorno e mi raccomando: il principe Stefan non deve sapere nulla di lei, altrimenti per noi è finita.- disse minaccioso Lucian.
Non era un'idea di Stefan? Lucian era disposto a non rispettare il patto e a continuare la guerra e ciò stava a significare che Stefan mi aveva detto la verità. Mi aveva raccontato un mucchio di verità.
Quant'ero stata stupida!

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Spero di non avervi fatto aspettare troppo per questo capitolo. Le cose si sono rivelate differenti da come credeva la nostra protagonista, ma ora si trova in un brutto guaio. Come andrà a finire?
Grazie mille per aver inserito la storia tra le seguite/preferite e per i commenti che mi avete lasciato. Grazie e spero di rivedervi al prossimo capitolo!
Un bacione.
Arsax <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24-Epilogo ***


Capitolo 24



La cella era piccola e asfittica. Non fosse stato per le sbarre che mi permettevano di vedere il corridoio, probabilmente sarei andata nel panico. C'era una piccola branda in legno con della paglia ammuffita e una piccolissima finestrella larga venti centimetri, dalla quale entrava l'aria gelida delle notti rumene primaverili e si poteva ammirare un piccolo fazzoletto di cielo stellato.
La guardia silenziosa era seduta su una scomoda sedia di legno di fronte alla cella. Era molto giovane, molto più di me, con i capelli castani e gli occhi verdi.
Provai a ripulirmi la faccia dal sangue e mi avvicinai alle sbarre.
-Guardia, parli solo rumeno?- chiesi nella lingua di mio padre, ma questa non mi degnò di uno sguardo.
-Parli solo rumeno?
-Non sono tenuto a parlare col prigioniero.- rispose in rumeno.
-Il tuo principe sa che sono qui?- insistetti.
La risposta la conoscevo già, ma se fossi riuscita ad informare Stefan di tutta quella faccenda, forse sarei riuscita a salvarmi. Lui desiderava davvero che la guerra finisse, ma con la mossa di Lucian le cose sarebbero precipitate velocemente.
Entro qualche ora zio Wilhelm sarebbe diventato reggente ed entro una settimana il legittimo sovrano. La guerra sarebbe continuata più cruenta che mai, perché sapevo che zio Wilhelm avrebbe fatto di tutto per riportarmi al castello.
-Rispondimi.- gli ordinai.
Nonostante avesse un'espressione spaventata sul viso, non rispose. Era ligio al dovere, ma sarebbe crollato se avessi insistito e io ero testarda come un mulo.
Decisi che avrei provato a farlo cedere il giorno seguente, perché ogni parte del mio corpo mi doleva da impazzire, sia per le percosse subite poco prima da Lucian che per la battaglia avuta il giorno precedente. Dovevo risparmiare le energie per cercare di guarire le ferite senza bere sangue.
Il regno era al sicuro fin quando ci sarebbe stato zio Wilhelm che avrebbe fatto le mie veci. Speravo solo che qualche voce di corridoio, che i domestici e le guardie amavano tanto, giungesse alle orecchie di Stefan e che sarebbe venuto a liberarmi.
Solo a pensare a Stefan, il cuore iniziò a battere a mille nel petto e un senso di colpa pesante come un macigno mi schiacciava il petto. Ero stata una stupida. Avevo permesso che il dolore provocato dal suo tradimento mi offuscasse la mente e avevo compiuto azioni a dir poco stupide. Non riuscivo a credere di aver dubitato di Stefan e soprattutto di averlo ferito in quel modo. Solo in quel momento, chiusa in quella cella umida, mi resi conto di quanto dolore gli avessi provocato.
Cercai di consolarmi pensando che chiunque avrebbe fatto allo stesso modo, alla scoperta del proprio assassinio da parte di colui che si amava, ma ci riuscii ben poco.
Crollai in un sonno agitato non appena toccai la branda.

Sono nella sala delle udienze del castello Lovinescu, ma sono consapevole di non essere lì fisicamente. Sono semplicemente una spettatrice.
Vedo Stefan e Lucian entrare e parlare fittamente fra loro. Si fermano, ma parlano a voce troppo bassa perché io possa sentire che cosa si stiano dicendo.
Lucian tiene nascosto qualcosa dietro la schiena, ma non riesco a capire di cosa si tratta. Lucian e Stefan continuano a parlare tranquillamente e solo quando riprendono a camminare, capisco che cosa tiene in mano.
Provo ad urlare, ma nessuno mi sente. Provo ad avvicinarmi, ma non mi muovo di un solo millimetro.
Lucian sogghigna maligno e pugnala Stefan alle spalle. Stefan spalanca gli occhi e la bocca dalla sorpresa e in un solo istante cade a terra. Una pozza di sangue si allarga sotto al corpo di Stefan.
Provo ad urlare. Provo a chiamarlo. Urlo il suo nome con tutto il fiato che ho in corpo.


Mi svegliai urlando il nome di Stefan con tutto il fiato che avevo in corpo, col viso rigato di lacrime. La guardia si era svegliata di soprassalto ed era caduta dalla sedia per lo spavento.
Mi guardò spaventata perché l'urlo che avevo fatto era stato raccapricciante. Anche io ero spaventata, ma non per me stessa.
La guardia si avvicinò cautamente alle sbarre, tenendo in modo incerto il paletto.
-Cos'è successo?- mi chiese osservandomi diffidente.
-Il principe Stefan è in pericolo.- dissi cercando di calmarmi.
-Era in pericolo quando l'avete fatto vostro prigioniero. Ora è al sicuro.- rispose duramente, ma con occhi timorosi.
Era giovane, ma molto coraggioso.
-Ti dico che è in pericolo. Ho avuto un sogno premonitore e Lucian lo ucciderà.
Sapevo che ogni tentativo di convincerlo era inutile, ma dovevo provarci a tutti i costi. C'era in ballo la vita di Stefan.
-Tornate a dormire e smettetela di raccontare fandonie.
Tornò a sedersi e non mi staccò gli occhi di dosso per un solo istante, fino a quando non si addormentò cinque minuti dopo. Era una pessima guardia, ma ero convinta che Lucian l'avesse scelto perché aveva troppo timore di lui, quindi avrebbe fatto ogni cosa che gli fosse stata ordinata.
Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte e pensai a come far cedere quella piccola e incosciente guardia. Doveva avere tra i quattordici e i sedici anni. Troppo giovane persino per le mie guardie del corpo speciale, però dovetti ammettere che mi fece tanta tenerezza, soprattutto quando lo guardai addormentato con la bocca aperta.
Si svegliò con un sonoro sbadiglio e quando notò che lo stavo osservando, si mise sull'attenti e strinse forte il paletto.
-Ben sveglio. Stanotte ho fatto io la guardia a te, ma domani è il tuo turno.- dissi accennando ad un sorriso.
Lo vidi arrossire fino alla punta dei capelli, ma non smise di fissarmi per un solo istante. Voleva dimostrarmi che era in grado di svolgere il compito che gli era stato assegnato.
-Come ti chiami?- gli chiesi, senza ricevere risposta. -Vuoi che ti chiami "Guardia A"?
-Mi chiamo Flaviu.- borbottò. -E dovreste smetterla di parlarmi.
-Quanti anni hai, Flaviu?- continuai ignorando la sua affermazione.
-Ne ho quasi sedici e ora smettetela o finirò nei guai. Se l'altra guardia mi sente parlare con voi...
-L'alba non è ancora sorta, non preoccuparti.- risposi provando a sorridere, ma un attacco di tosse mi fece sputare sangue.
Lo vidi piuttosto preoccupato, ma non osò avvicinarsi alle sbarre.
-Sei molto giovane, non dovresti stare qui.- dissi con voce roca.
-Devo farlo per la famiglia Lovinescu. Il principe Stefan diventerà il mio re e non devo disobbedirgli.
-Ma tu adesso stai eseguendo gli ordini di Lucian, non del principe Stefan.
A quella risposta parve sorpreso. Non avevo detto altro che la verità, ma probabilmente non aveva ancora capito di essere una pedina nelle mani del lurido Lucian. Se Stefan avesse scoperto che mi trovavo lì, avrebbe dato tutta la colpa a Flaviu, ne ero certa.
Restammo in silenzio molto a lungo, fino a quando non sentii aprirsi una porta in lontananza.
-E' arrivato il cambio. Fai la brava guardia e non ti succederà niente. Ci vediamo stasera, Flaviu.- gli dissi accennando ad un sorriso.
Arrivò una guardia molto più anziana di lui e gli fece cenno di lasciargli il posto. Flaviu mi rivolse un ultimo sguardo prima di andarsene.
Avevo piantato in lui il seme del dubbio e dovevo solo aspettare che quel seme germogliasse.

L'altra guardia era più addestrata e capace di Flaviu. Non mi perse d'occhio un solo istante e restò a fissarmi per tutto il giorno, così come feci io.
Sembrava che stessimo giocando a far ridere per primo l'altro, ma in realtà mi stavo annoiando e lo stavo stuzzicando nella speranza che si adirasse. Non avrei provato a convincerlo della malignità di Lucian e del fatto che Stefan e tutti loro fossero in grave pericolo, anche perché sarebbe stato tutto inutile. Quella guardia non avrebbe ceduto.
Dalla finestrella della cella provenivano i suoni della battaglia, che si stava svolgendo nella foresta. Zio Wilhelm doveva aver mobilitato gli eserciti per cercare di salvarmi, ma a quanto pareva l'esercito dei Lovinescu riusciva a resistere, nonostante fosse numericamente inferiore e fosse meno preparato dei miei.
Soltanto al tramonto la battaglia si concluse e sentii generali e soldati dare ordini a destra e a manca. Da quel che ero riuscita a sentire, avevano respinto i miei eserciti, ma avevano subito gravissime perdite e tantissimi feriti.
Col tramonto tornò anche Flaviu, portando con sé una brocca d'acqua e un pezzo di pane raffermo.
-Ho già avuto il mio rancio giornaliero.- gli dissi con voce roca, ma non mi dette retta.
-Siete in uno stato pietoso, dovete mangiare.
Mi ritrovai a sorridergli grata. Era davvero premuroso, ma era una pessima guardia.
-Se ti scoprono potrebbero distruggerti.- dissi addentando il tozzo di pane.
-Voi non fatene parola e non verremo distrutti.
Mangiai il pezzo di pane e bevvi un po' d'acqua, sotto lo sguardo vigile e attento di Flaviu.
-Gira voce che voi abbiate gli stessi poteri di vostra madre. È la verità?- mi chiese Flaviu incuriosito.
-Come fanno certe voci ad arrivare persino qui? Io non ho fatto parola con nessuno di questa mia dote, escluso te ovviamente.- dissi mandando giù il boccone.
-Allora è vero. Siete una veggente.- affermò sorpreso.
-Noto con piacere che non ti chiudi più in un ostinato silenzio.
-Ehm... ecco...- iniziò a balbettare.
-Tranquillo, non farò la spia. Comunque è vero, ho ereditato il potere di mia madre ed è per questo motivo che ti ho detto che il principe Stefan è in pericolo.
-Ma Lucian non potrebbe mai fare una cosa del genere. È suo nipote!
-Non sei un vampiro come gli altri, vero?- chiesi ridacchiando e lui arrossì fino alla punta dei capelli. -Com'è andata la battaglia di oggi?
-Wilhelm Von Ziegler è diventato reggente e ha sferrato un potete attacco contro il nostro esercito. Ha detto che se non riavranno la loro principessa, continueranno ad attaccare ogni giorno senza tregua, dall'alba fino al tramonto. Stefan non riesce a capire cosa intende e ha ispezionato le celle di persona, ma non credo che conosca queste in cui ci troviamo.- rispose Flaviu a voce bassa e piena di timore.
Aveva paura, glielo si poteva leggere in faccia, ma non sapeva che il destino della guerra dipendeva da lui, da quel ragazzino troppo ingenuo per il mondo dei vampiri. Mi ricordava me quando avevo appena scoperto di essere una principessa vampiro.
-Puoi far smettere tutto ciò.- rantolai tossendo. -Basta che tu vada dal principe Stefan e gli racconti tutto. Sono convinta che ti risparmierà e te ne sarà molto grato.
-Perché? Cosa ne sapete voi del principe Stefan?- chiese timoroso.
-Lo conosco meglio di quanto tu possa immaginare.
Ci guardammo negli occhi per attimi molto lunghi. Era indeciso sul da farsi. Non voleva vedere altri amici e parenti morire, ma non voleva nemmeno disobbedire agli ordini e andare incontro alla distruzione. Dovevo calcare ancora un po' la mano.
-Tutto quello che stai facendo è contro il principe Stefan. Sta a lui decidere se tenermi qua dentro o meno, non a Lucian. Stai aiutando Lucian a complottare contro il principe, è questo che vuoi?- dissi avvicinandomi alle sbarre, ma la ferita al petto mi fece gemere di dolore.
-State bene?- domandò avvicinandosi alle sbarre.
-Sì, la ferita fa un po' i capricci. Non preoccuparti.- risposi cercando di fare un sorriso, ma mi venne una smorfia di dolore.
-Fatemi vedere.- disse avvicinandosi ancora un po'.
-Ti conviene mettere le chiavi sulla sedia o sarei tentata di rubartele.- affermai scherzosamente, nel tentativo di guadagnarmi la sua fiducia.
Se avessi tentato di scappare, sicuramente sarei stata intercettata dalle guardie che girovagavano per il castello e avrei perso Flaviu, che era la mia unica possibilità di salvezza.
Mi guardò confuso per qualche istante e poi capì. Posò le chiavi sulla sedia e tornò da me. Iniziò a controllarmi la ferita al petto il più delicatamente possibile, cercando di non diventare rosso per l'imbarazzo.
-Si è riaperta e si è infettata. E' messa piuttosto male, ma penso di riuscire a trovare qualcosa per aiutarvi. Torno subito.- disse correndo via.
Tornò cinque minuti dopo con una piccola ciotola e qualche sacchetto di pelle, che contenevano delle erbe a me sconosciute. Le ridusse in poltiglia con un po' d'acqua e mi spalmò attentamente l'impacco sulla ferita.
-Entro domani dovrebbe essere migliorata, ma non so se scamperete alla febbre.- affermò soddisfatto del proprio lavoro.
-Sei un medico?- domandai incuriosita.
-Più o meno. Mi piacerebbe diventarlo.- rispose orgoglioso.
-Grazie.
Per la prima volta lo vidi sorridere, notando che quando sorrideva gli uscivano le fossette sulle guance.
Adorabile!”
-Perché non studi per diventare un medico?- gli chiesi.
-Perché mio padre vorrebbe che diventassi un generale, è il suo sogno. A me piacerebbe diventare un medico, per aiutare i feriti e per studiare l'anatomia dei vampiri, che ancora oggi è sconosciuta. Mi piacerebbe molto sapere come mai non moriamo per una ferita che per un umano può essere letale.
-Perché non lo dici a tuo padre?
-Perché ho paura che possa infuriarsi... sapete, non sono coraggioso come voi.- rispose arrossendo.
-Be', se stai qui a parlare con un prigioniero e a medicarlo, penso che il coraggio tu ce l'abbia.
Flaviu sorrise imbarazzatissimo, cercando di nascondere il rossore con i capelli.
-Ora devo tornare a fare il mio lavoro. Fate il prigioniero, vi prego.- mi supplicò e io ridacchiai, cercando di non tossire.
Mi misi a dormire per non fargli correre più rischi di quanti ne avesse già corsi. Era un bravo ragazzo e sperai con tutto il cuore prendesse la scelta giusta.

La debolezza si fece sentire il giorno seguente. Vedevo doppio, avevo i brividi di freddo e non riuscivo a muovere un solo muscolo, nonostante le eccellenti e costanti cure di Flaviu. Tutto ciò era dato dalle ferite e dalla mancanza di sangue in un momento di necessità.
Non seppi quanti giorni passai in stato di semi-incoscienza a causa della febbre, ma verso un pomeriggio iniziai ad avere le allucinazioni. Vedevo i miei genitori che mi sorridevano dall'altra parte delle sbarre, i miei amici che ridevano e scherzavano e Stefan, che mi guardava con lo sguardo più dolce che avesse mai avuto. Vidi anche i miei veri genitori, Astrid e Marius, che mi guardavano con occhi pieni di timore.
-Serena devi resistere, non puoi mollare così.- mi disse mio padre.
-Sei una principessa forte e coraggiosa. Le principessa non delirano per un po' di sangue in meno.- affermò mia madre, con un dolce sorriso che le illuminava il viso.
-Mamma, papà... io... non credo di essere all'altezza.
Non mi ero nemmeno accorta che era calata la sera e che Flaviu era tornato per il suo turno di guardia notturno.
-Non devi mollare. Devi portare avanti con orgoglio il nostro nome.- continuò mia madre.
-Come state, principessa? La febbre è passata?- mi chiese Flaviu, ma io continuavo a parlare con i genitori.
-Ora dobbiamo andare.- disse mio padre.
-No, per favore. Ho così tante cose da chiedervi.- li implorai.
-Noi ti abbiamo amata fin dal primo momento e ti ameremo per sempre.- disse mia madre con gli occhi lucidi.
Alla fine si dissolsero come vapore e mi lasciarono da sola, a piangere in quella piccola cella.
Flaviu provò a parlarmi, ma non riuscii a sentirlo per il costante e fastidioso ronzio che avevo nelle orecchie, come se fossero state piene d'api. Borbottavo cose senza senso, mescolando l'italiano col tedesco e col rumeno.
Una nebbia scura mi circondò e non riuscii più a distinguere le sagome di ciò che avevo intorno. Stavo impazzendo, era l'unica opzione plausibile. Ci avevo messo poco. Sperai solo di morire prima che zio Wilhelm o Stefan mi trovassero, perché non sopportavo l'idea di restare una matta per tutta la vita e tutto per colpa di Lucian.
Sentii qualcosa di freddo e liscio toccarmi le labbra e quando sentii quel gusto inconfondibile, sbarrai gli occhi e bevvi avidamente, macchiandomi il mento e il collo di sangue. Finita quella bottiglia, qualcosa di caldo e con un odore irresistibile mi si accostò alle labbra. D'istinto morsi, iniziando a bere avidamente e dopo poco mi sentii già meglio.
Dopo qualche minuto iniziai a mettere a fuoco e mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia di Stefan, col polso fasciato alla buona. Lo guardai confusa, pensando di avere un'altra allucinazione, così allungai una mano verso il suo viso e sentii sotto le dita la barba ruvida di un paio di giorni che circondava la mandibola del mio promesso sposo.
-Stefan? Sei davvero tu?
-Sì, sono io. Stai meglio?- chiese sorridendomi e io annuii. -Se non ti avessi tolta in tempo, mi avresti prosciugato.- rispose ridacchiando.
-Io ho... bevuto il tuo sangue?
-Era la maniera più veloce, dato che ti sei scolata tutta la bottiglia.- rispose sorridendo.
Notai che Flaviu si era girato dall'altra parte e stava guardando con troppo interesse il proprio paletto. Mordere il proprio partner era un gesto molto intimo e Flaviu aveva avuto la delicatezza di girarsi per lasciarci un po' di privacy.
-Come hai fatto a trovarmi?
-Mi ha portato qui la guardia carceraria, dicendomi ciò che ti hanno fatto. Me la pagheranno cara.- rispose infuriato.
-Flaviu?
-Sono qui, principessa. Ho pensato a ciò che mi avete detto e avevate ragione su tutto e poi ero preoccupato. Avete passato tre giorni a dormire e a delirare.
Sorrisi a quel ragazzino e gli misi una mano sulla testa, facendogli una breve carezza.
-Sei un bravo ragazzo. Stefan, se non risparmi questo ragazzo, ti trapasso da parte a parte col mio paletto.- lo minacciai, facendolo ridacchiare.
-Solo perché è venuto a dirmi tutto.- rispose sorridendomi con dolcezza. -Ma ora ho un conto in sospeso con mio zio Lucian.
-Fermo lì.- ordinai prima che Stefan uscisse dalla cella.
Con gambe tremanti mi alzai in piedi e puntai lo sguardo su Stefan.
-Non posso lasciarti andare da solo ad uccidere quel bastardo.
-Non ti reggi in piedi a pretendi di scontrarti con lui?- chiese sarcastico Stefan.
-Sto riprendendo le forze man mano che il tempo passa e grazie alle cure costanti di Flaviu, la ferita sul petto va molto meglio. Ho un conto in sospeso con lui.- risposi decisa.
-Be', anche io ho un conto in sospeso contro di lui.- affermò Stefan.
-Io non ti lascio andare da solo.
Il sogno premonitore continuava a tornarmi in mente sempre più vivido. Non avrei lasciato che Stefan si battesse con Lucian da solo, non volevo che corresse il rischio di farsi distruggere.
-Andiamo.- sbuffò lui.
Annuii decisa e Stefan e Flaviu mi ressero mentre muovevo i primi passi dopo giorni.
-Flaviu, ho bisogno delle mie armi.- gli dissi.
Mi riportò le armi e ci avviammo tutti e tre verso la sala delle udienze. C'erano tutti i Lovinescu membri del Consiglio e quando ci videro arrivare, restarono a bocca aperta. Lucian aveva gli occhi sbarrati dalla sorpresa, ma quell'espressione fu subito sostituita dalla rabbia cieca.
-Tu! Razza di traditore!- urlò contro Flaviu, avanzando a passo di carica verso di lui.
Io e Stefan ci mettemmo in mezzo e lo guardammo con occhi di fuoco.
-Il traditore non è lui, ma tu. Hai fatto arrestare la principessa Serena senza informarmi, facendo di testa tua. Assieme agli altri vampiri qui presenti, volevate obbligarmi a distruggere la principessa dopo il nostro matrimonio. È una cosa che non posso perdonare.- rispose Stefan duramente.
Senza neanche guardarci, scattammo verso Lucian pronti ad attaccare, ma non era impreparato come credevamo. Estrasse il paletto dalla cintura e iniziò a lottare, ma riuscii a fare ben poco. Le ferite mi dolevano da matti ed ero ancora troppo debole.
Eravamo due contro uno ed entrambi eravamo infuriati. Stefan lo odiava per averlo "punito" per tutti quegli anni e per aver cercato di obbligarlo ad uccidermi. Io lo odiavo perché era riuscito ad aizzarci uno contro l'altro e ci eravamo quasi distrutti a vicenda.
Lucian mi dette un calcio in pancia e mi fece rotolare lontano da loro. Mise in difficoltà Stefan perché dalla sua aveva l'esperienza di centinaia di anni e anche perché avevo bevuto il sangue di Stefan indebolendolo. Lottarono per molto, mentre io cercavo di rimettermi in piedi e mi ritornò in mente il sogno premonitore che avevo avuto in cella.
Da quando Stefan mi aveva quasi uccisa, avevo rivalutato molto le mie predizioni e i miei sogni e sentivo che non sarebbe andata a finire bene se non fossi intervenuta al più presto.
Lucian dette una gomitata in faccia a Stefan, che gli fece perdere l'equilibrio e Lucian ne approfittò per farlo cadere in ginocchio.
-Saluta mio fratello da parte mia.- disse Lucian con lo sguardo spiritato.
Mi alzai di scatto, ignorando il dolore che provavo ad ogni cellula del mio corpo e la stanchezza. Impugnai il kindjal e prima che Lucian potesse trafiggere Stefan, gli amputai il braccio.
Rivoli di sangue schizzarono ovunque, macchiando ogni cosa intorno a sé. Lucian gridava dal dolore e dalla sorpresa e per la prima volta in vita sua, ebbe il timore di morire.
Lo guardai con odio, ma decisi di lasciare a Stefan il piacere di distruggerlo.
-E' tutto tuo.- dissi a Stefan e questo non se lo fece ripetere due volte.
Lo pugnalò al cuore col proprio paletto e cadde a terra con un sonoro tonfo.
Era finita. Era finalmente finita.

Stefan aveva fatto imprigionare tutti i membri del Consiglio appartenenti alla famiglia Lovinescu, affermando che le indagini sarebbero iniziate il giorno seguente.
Si offrì di accompagnarmi al castello Vidrean, per impedire allo zio Wilhelm di sferrare un altro attacco appena il sole fosse sorto e anche perché non si fidava a lasciarmi andare da sola, viste le condizioni nelle quali mi trovavo.
Arrivammo al castello e ci avviammo immediatamente verso il mio studio. Al nostro passaggio domestici e guardie ci osservavano con sguardi sollevati, ma sorpresi. Stefan era ancora il nemico e non si sarebbero mai aspettati di vederci camminare per i corridoi del mio castello fianco a fianco.
Aprimmo la porta e trovammo mio zio che discuteva col generale Sadoveanu riguardo al prossimo attacco. Quando ci videro arrivare insieme, sbarrarono gli occhi dalla sorpresa e lo zio corse a stritolarmi in uno dei suoi abbracci.
-Serena, piccola mia. Sono contento che tu stia bene.- mi disse con voce strozzata, senza smettere di stritolarmi.
-Anche io sono felice di rivederti.
-E lui che ci fa qui?- chiese riferendosi a Stefan.
Spiegammo l'intera faccenda a mio zio e al generale Sadoveanu, dal complotto di Ionut fino a quello di Lucian e dei membri del Consiglio appartenenti alla famiglia Lovinescu. Anche se era scontato, ordinammo a mio zio e al generale Sadoveanu di informare entrambi gli eserciti che la guerra era conclusa. Uscirono, non prima che zio Wilhelm mi stritolasse in un altro abbraccio, e lasciarono me e Stefan da soli nel mio studio. Mi sedetti alla scrivania sospirando esausta.
-Come ti senti?- chiese poggiandosi alla scrivania, accanto a me.
-Molto meglio, ma mi sento una sciocca.- risposi senza guardarlo in faccia.
-Non lo sei. Anche io mi sarei comportato esattamente allo stesso modo, se mi fossi trovato al tuo posto.
Senza rispondere, presi il quaderno appartenuto a mio padre, riportai il sogno che avevo avuto in cella e l'allucinazione riguardante Astrid e Marius, il tutto sotto lo sguardo confuso di Stefan. Terminato di scrivere, passai il quaderno a Stefan e attesi che finisse di leggere ogni mio sogno e ogni mia visione.
Mi stavo mettendo a nudo davanti a lui. Dopo ciò che avevo fatto, era il minimo che potessi fare e volevo che comprendesse i vari motivi per i quali non mi ero mai fidata di lui.
-Ora capisco perché al nostro primo incontro mi chiedesti se ci fossimo già visti.- disse alzando un momento lo sguardo dal quaderno e riprendendo poi a leggere.
Quando ebbe terminato, chiuse il quaderno, sospirò e sorrise amaramente.
-Bene, è arrivato il mio turno. Quando mio padre venne distrutto e lo seppellimmo, Lucian mi rivelò il piano che aveva in mente. Voleva ucciderti prima del matrimonio, aspettare che il tuo regno si sgretolasse e prenderne il comando, ma questa storia l'hai già sentita.
-Alin Vidrean.- mormorai.
Dopo tutto quel tempo si era scoperto che Alin Vidrean aveva avuto effettivamente ragione, ma l'azione che aveva compiuto era stata ignobile e non mi pentivo di averlo giudicato colpevole e di averlo distrutto. Ormai ci avevo fatto l'abitudine e solo raramente lo sognavo la notte.
-Come ti dissi quella sera, mio padre non avrebbe esitato ad eliminarmi se avessi tentato di intralciarlo, cosa che avrei fatto comunque. Alla fine Lucian cambiò i piani, ordinandomi di ucciderti dopo il matrimonio e hanno iniziato a punirmi perché mi rifiutavo, come ti ho detto qualche sera fa. Quando hai sentito la telefonata, ho detto che ti avrei distrutto perché ero stanco di subire le loro punizioni, ma ti giuro sulla tomba di mia madre che non l'avrei mai fatto.
Non aveva mai giurato sulla madre e seppi che era sincero. Su quello non poteva mentire. Non l'avrebbe mai fatto.
-E' colpa della mia famiglia se siamo giunti a questo punto- continuò. -e ora capisco perfettamente perché ci siamo guadagnati la nomea di "clan sanguinario e spietato", anche se le motivazioni le sospettavo già da tempo.- terminò sarcastico.
-Hai la possibilità di cambiare le cose ora. Sei il sovrano del clan Lovinescu.
-No, sia io che te siamo ancora vincolati dal patto e possiamo fare ben poco. Entrambi siamo solo dei principi.- affermò stancamente.
Ci guardammo negli occhi con un'intensità tale da togliermi il fiato. Mi strinse la mano con delicatezza e mi sentii veramente in colpa per non avergli creduto e avergli detto tutte quelle cose orribili.
-Sai, non credevo che avrei mai detto una cosa del genere a te, ma... ti chiedo scusa.- dissi piena di vergogna per tutto quello che avevo fatto.
Lo vidi inclinare la testa di lato, come faceva di solito quand'era confuso.
-Perché ti stai scusando?
-Come perché? Ti ho reso mio prigioniero, ti ho detto cose orribili e ho scatenato una guerra colossale. Bastano come motivazioni per le mie scuse?
-Ti ho detto che avrei fatto la stessa cosa anche io.- ripeté.
-No, non credo.
-Hai ragione. Io ti avrei distrutta all'istante, che sarebbe stato anche peggio, e ora smettila di fare la sciocca.
-Ma ti ho ferito.- borbottai.
-Anche io ti ho ferito, sia nel corpo che nell'anima.
-Ma...
-Smettila di fare la pappamolle.- mi punzecchiò ridacchiando.
-Non sto facendo la pappamolle.- borbottai stizzita.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-Va bene, hai ragione. Contento ora?- chiesi stizzita.
-Veramente no.
-Che cosa vuoi ancora?- chiesi trattenendo a stento un sorriso.
Mi fece alzare in piedi e si inginocchiò davanti a me. Volevo dire qualcosa, qualcosa di sarcastico per punzecchiarlo a mia volta, ma avevo il cervello scollegato dalla bocca e non riuscii a dire niente. Riuscivo soltanto a guardarlo ad occhi sbarrati e il cuore che mi batteva a mille, mentre Stefan tirava fuori dalla tasca dei pantaloni l'anello della madre, che gli avevo restituito quando l'avevo fatto prigioniero.
-Serena, mi hai mostrato un modo totalmente nuovo di guardare il mondo. Mi hai insegnato cosa vogliono dire affetto, amicizia e famiglia. Sei stata la mia prima vera e unica amica, la mia prima confidente e il mio primo amore e vorrei che fossi anche l'ultimo. Voglio che tu mi risponda con sincerità, senza tener conto del patto. Serena Vidrean Von Ziegler, vuoi sposarmi?
Mi guardava con occhi pieni d'amore e speranza. Sperava che lo scegliessi, sperava che lo sposassi perché lo amavo alla follia e non perché dei nostri antenati morti e sepolti avevano stipulato uno stupido patto per impedire la guerra. Sperava che lo scegliessi non perché era Stefan Lovinescu, il principe sanguinario che ero obbligata a sposare, ma perché era il mio Stefan, quello che amavo e quello che mi trattava con dolcezza e si dimostrava protettivo nei miei confronti.
Mi buttai addosso a lui e cademmo entrambi a terra ridendo. Lo baciai con dolcezza infinita e lui mi strinse forte fra le sue braccia.
-Lo considero un sì?
-E' un nuovo modo per rifiutare una proposta di matrimonio. Funziona sempre!- risposi ironica ed entrambi scoppiammo a ridere. -Certo che voglio sposarti, scemo.
-Non sono scemo.- obiettò.
-Invece sì.
-Invece no.
-Invece sì.
-D'accordo, questa volta hai vinto tu.- rispose accarezzandomi la guancia.
Lo strinsi più forte e mi baciò la fronte. Restammo sul tappeto abbracciati per quasi tutta la notte, ridendo e scherzando.
Tutto sembrava essere tornato come prima. Anzi, meglio di prima.

Epilogo

Ero in camera mia che mi preparavo per il processo più numeroso mai avuto nella storia dei vampiri. Dopo che io e Stefan avevamo stipulato il trattato di pace, il giorno dopo la distruzione di Lucian, avevamo fissato un mega processo per tutti coloro che avevano complottato contro di me.
Le indagini erano già state effettuate e quattro dei dieci Lovinescu membri del Consiglio avevano prove schiaccianti contro di loro. Gli altri sarebbero stati rimandati a giudizio per effettuare indagini più approfondite. L'esito del processo di quel giorno era prevedibile, sempre che non ci fossero state sorprese, e tutto si sarebbe svolto in una sola giornata.
Lucian era stato distrutto ormai da una settimana e nessuno ne sentiva la mancanza, men che meno Stefan. Sembrava che in tutto il regno non ci fosse nessuno che piangesse la sua scomparsa, ma non ne rimasi sorpresa. Ogni tanto ripensavo ancora a lui e mi stupivo ogni volta di sentirmi così sollevata al saperlo sotto tre metri di terra, senza che potesse più nuocere a nessuno. Dopotutto aveva raggiunto la veneranda età di quasi trecento anni e aveva vissuto una vita piena e gioiosa, forse.
Quando ero sola, pensavo anche a quei pochi e bui giorni nei quali avevo odiato Stefan a morte e avevo dichiarato guerra al suo clan. In quei giorni era uscita in tutta la sua prepotenza la mia natura vampiresca, che dovevo ammettere che mi spaventava, ma tutti non facevano che lodarmi per il mio comportamento. Il titolo di "Principessa Guerriera" mi sarebbe rimasto attaccato a vita, così come il rispetto di tutti i vampiri di tutti i clan dell'Europa, e non solo.
La voce della mia dichiarazione di guerra si era sparsa in pochissimo tempo, mi aveva raccontato zio Wilhelm, e tutti si erano meravigliati della mia forza, della mia astuzia e del mio coraggio. Se non avessimo stipulato il trattato di pace, avrei spazzato via il clan Lovinescu. Quello lo sostenevano tutti, Stefan compreso. Continuavo a darmi della cretina per aver ceduto in quel modo all'odio e all'ira, anche se tutti affermavano che non lo ero affatto e che avevo compiuto una scelta più che logica. Forse la logica dei vampiri differiva da quella umana. Chi lo sa!
Bussarono alla porta, risvegliandomi dai miei pensieri, e Stefan entrò in camera mia con un sorriso raggiante. Quando lo vedevo, continuavo a sentirmi mancare il fiato talmente era bello e talmente ne ero innamorata. Aveva la cravatta storta e un ciuffo di capelli fuori posto, ma ero sicura che fosse tutto studiato, perché avevo notato che stava iniziando ad apprezzare i miei gesti materni e affettuosi che gli prestavo poco prima di presentarci in pubblico. Infatti prima di scoprire che entrambi eravamo innamorati dell'altro, Stefan aveva sempre avuto un aspetto impeccabile.
-Sei pronta?- chiese sorridendomi e avvicinandosi con estrema lentezza, senza staccarmi gli occhi di dosso.
-Sì e no.- risposi iniziando a sistemargli la cravatta. -E' la prima volta che mi presento ad un evento pubblico dopo che ti ho dichiarato guerra e...
-Andrà tutto bene. Sei diventatala "Principessa Guerriera" e questo non farà che giovare alla tua reputazione.- disse interrompendomi.
Avevamo già affrontato quell'argomento migliaia di volte, ma volevo sentirmi rassicurare ancora una volta, più tardi però. In quel momento avevo altro per la testa.
-Non è questo che mi preoccupa. Sei pronto a fare il tuo dovere?- gli chiesi guardandolo negli occhi.
Avrebbe dovuto uccidere una buona parte dei suoi parenti più stretti. L'avevano sempre malmenato e "punito", ma erano comunque i suoi familiari.
-Sono pronto a tutto. Volevano obbligarmi ad ucciderti e non mi hanno mai trattato come un loro parente, ma come uno strumento per acquisire potere, esattamente come fecero mio padre e mio zio. Voglio che tutti capiscano che sono pronto a tutto per difendere me stesso e la mia nuova famiglia.
-Nuova famiglia?
-Tu, i tuoi genitori e tuo zio. In futuro ci saranno anche i nostri figli.- rispose dolcemente, accarezzandomi la guancia.
Il mio respiro accelerò a quell'affermazione. Sapevo che avremmo dovuto, e soprattutto voluto, avere dei figli, ma solo in quel momento quella possibilità mi parve così vicina. Quell'affermazione così dolce di Stefan, mi fece venir voglia di stringerlo fino a togliergli il respiro e di restare abbracciati per l'eternità.
-Ti ci vedo nei panni del papà iperprotettivo.- risposi ridacchiando.
-Non assillerei mai mio figlio.- affermò unendosi a me.
-E se fosse una femmina?
-Allora scoprirà l'universo dei maschi solo quando compirà quattrocento anni.
Scoppiai a ridere e lui con me. Mi baciò con infinita dolcezza e in quel momento seppi con certezza che sarei riuscita a superare ogni ostacolo se fossi stata al suo fianco.
Nonostante quei giorni bui che avevamo passato, nei quali anche Stefan mi aveva odiato con tutte le sue forze, cosa che mi aveva confessato con una certa vergogna, ero sicura al cento per cento che ci saremmo protetti e sostenuti a vicenda.
Tutta la mia vita era stata sconvolta in meno di un anno. Avevo scoperto che ero una principessa vampiro molto influente e che ero obbligata a sposare un principe guerriero e sanguinario perché così avevano stabilito i nostri antenati secoli prima. Ero cambiata, cresciuta e avevo imparato tantissime cose. Avevo conosciuto persone diverse, che mi avevano aiutato a diventare una sovrana impeccabile per la mia gente e per la mia famiglia.
In un solo anno tutto era stato sconvolto in un modo che non potevo nemmeno credere possibile. Avrei dovuto affrontare molti vampiri, molti ostacoli, molti dissapori, ma sapevo che non l'avrei fatto da sola. Ci sarebbero stati i miei genitori, zio Wilhelm, Renzo ed Erica, ma soprattutto Stefan.
Avremmo affrontato tutto insieme, ma non uniti dal patto. Avremmo affrontato ogni cosa uniti per l'eternità dall'amore che provavamo uno per l'altro.



 
Fine.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Le cose fra i nostri protagonisti si sono risolte per il meglio. Serena ha capito che ha fatto la stupida e Stefan non fa altro che logiarla per il comportamento tenuto (bah, questi principi vampiri non si capiscono).
  Siamo giunti alla conclusione di questa storia e voglio ringraziare tutti quanti per aver seguito la storia, ma soprattutto vorrei ringraziare _Freiheit_, senza la quale non so come farei e che mi ha sempre supportato e sopportato in tutte le mie storie, e MoonLory92, per le incoraggianti recensioni che mi ha lasciato.
  Grazie ancora e spero di rivedervi alla prossima storia, che pensavo potrebbe essere un "The Bloody and the Dark Prince", ovvero questa storia, ma dal punto di vista di Stefan. Ad ogni modo, ci vediamo alla prossima storia!
Un bacione
Arsax <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3645280