Certi sguardi non li dimentichi neanche se ti sforzi.

di giapponesina6
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Situazioni. ***
Capitolo 2: *** Tu che sorridi ed io che mi innamoro. ***
Capitolo 3: *** Riesce a smuovere la mia anima. ***
Capitolo 4: *** Cercare aiuto nella pioggia. ***
Capitolo 5: *** Amore dal sapore amaro. ***
Capitolo 6: *** Un taglio col passato. ***
Capitolo 7: *** Imparare ad amare. ***
Capitolo 8: *** Vorrei essere da qualche parte dove possa sentire la sua voce. ***
Capitolo 9: *** A questo dolore non potrà mai abituarsi. ***
Capitolo 10: *** Disgrazia. ***
Capitolo 11: *** Niente potrà farti così tanto male come il dolore di chi non c'è più. ***
Capitolo 12: *** Il rimorso della verità ***
Capitolo 13: *** L'epilogo dell'amore. ***



Capitolo 1
*** Situazioni. ***


Angolo Dell'Autrice:

Ciao a tutti, per prima cosa Buon Anno, visto che stiamo ancora a Gennaio. Mi sono assentata per un po', ma ho avuto diverse cosucce da fare. Oggi ho ripreso a scrivere, e ho voluto provare una nuova tecnica, spero di non confondervi /mi con questo stile. Accetto vostri consigli, nel frattempo Buona lettura.






Lei ama Lui.
Lui ama Lei.
 
La storia sembrerebbe già finita, un destino già scritto. Il problema è poter ammettere a se stessi questi sentimenti e riuscire a rivelarli.
Può la paura, l’estrema gelosia o l’ossessione sconvolgere il destino di due persone, che hanno come unica colpa l'essersi amate e appartenute fin dal primo sguardo. 
In quello sguardo si erano detti tutto. Scambiati mille promesse.
Ed ora, a distanza di anni, avrebbero dato tutto per poter rivivere l’intensità di quello sguardo, ancora una volta.
 
 
Maggio 2006
 
L’odore della menta aleggiava nell’aria. Era pungente, da provocare un lieve solletico alle narici.
Il ragazzo fissava, senza guardare, il riflesso dei suoi occhi neri confondersi con il contenuto di quel bicchiere. Un verde tanto intento da perdersi.
Detestava la menta. Ne detestava la fragranza, l’aroma il sapore.  
Ma soprattutto lo odiava perché gli ricordava il colore dei suoi occhi.
< Scusa ti ho fatto aspettare? >
Fu riportato alla realtà. Le si mostrava davanti in tutta la sua dolcezza. Quei lunghi capelli biondi, occhi color cielo e quel sorriso sempre pronto per lui.
Il sole dopo la tempesta.
< Serena? Non posso crederci? Sei riuscita a fare compere in meno di tre ore. È un nuovo record dobbiamo festeggiare. >
< Non sei per nulla spiritoso Ash Ketchum. > gli fece la lingua a modo di smorfia, e lui non seppe resistere e la prese tra le sue braccia.
 
 
La ragazza come al solito prese ad arrossire. Non si sarebbe mai abituata a lui, ma era certa che non avrebbe potuto mai vivere al di fuori di quell’abbraccio.
Prese a baciarlo con tutto l’amore che aveva dentro.
Lei lo amava da impazzire.
Prese percorrere ogni centimetro della sua pelle con le sue mani. Poi venne freddata dalla sua presa.
< Aspetta Serena >
Quel tono. Lei ormai lo riconosceva.
< Ho solo voglia di te Ash > gli sospirò ad un orecchio gettandosi di nuovo a capofitto sul suo collo, ma lui ancora una volta la fermò.
< Non qui, non ora > e avrebbe tanto voluto aggiungerci non con te, ma sapeva benissimo che non era giusto nei confronti della ragazza.
Del resto lui era rinato grazie a lei.
< Non capisco perché? Cosa c’è che non va in me? >
< Nulla Serena. Tu sei perfetta. Il problema sono io. Io non > non riuscì a terminare la frase che le lacrime presero a venir giù con irruenza.
Serena fu spiazzata da quelle lacrime e senza volerlo iniziò ad imitarne la sofferenza.
< Non può essere ancora lei il problema? Non puoi continuare a vivere legato al passato Ash. Devi crescere. > gli gettò in faccia quelle parole.
Ma non era facile.
Soprattutto non sapeva se era possibile.
< Non è quello il motivo > mentì spudoratamente.
< Per quanto ancora dovrò sopportare questo peso? Il confronto con lei mi ha sfinito. > prese a correre via lasciandolo lì impalato.
E lui non mosse un muscolo per fermarla.

Gennaio 2005
 
Lui, lei, una giornata di pioggia, un’immagine sbiadita, una lacrima. L’addio.
 
 
Dicembre  2004
 
Quel pomeriggio non voleva proprio smettere di nevicare. Tutto era innevato, il bianco sconfinava e il freddo penetrava nelle ossa.  Ma il suo cuore, quello no. Nessuno avrebbe potuto ghiacciarlo.
Ogni battito del suoi cuore sanciva il suo nome. Erano anni che non lo vedeva. Forse troppi anni.
Ma il sapore di quella promessa era ancora vivo dentro lei.
Quel pomeriggio non aveva incontri da disputare, ma aveva promesso a Tracey di uscire a far compere per i negozi, visto che il Natale era alle porte.
Il ragazzo fu puntualissimo e nel vederla non poté trattenere il suo stupore.
< Misty sei incantevole > accompagnò il tutto con un sorriso sincero.
< Per carità Tracey, così mi fai arrossire. >
La ragazza era davvero bella da perdere il fiato. Quella ragazzina esile e dai capelli corti aveva lasciato posto ad una dea terrena.  Quei suoi lunghi capelli rossi le cadevano così morbidi sulla schiena.
E il suo corpo.
Avrebbe fatto invidia alle stelle.
Era bella. Dannatamente bella.
E purtroppo dannatamente innamorata di un altro.
Tracey lo sapeva bene. Ma non aveva mai perso le speranze, e quell’uscita pomeridiana lo aveva portato su di giri.
Camminarono a lungo per Cerulian e la ragazzina non si fece pregare troppo nel fare compere.
Erano giunte le 6 quando finalmente sostarono in un piccolo cafè del posto.
< Brrr sono congelata, credo proprio che ordinerò una bella cioccolata calda. > quel sorriso fu il colpo finale per il ragazzo.
Lei notò il suo totale imbambola mento, del resto era al corrente dei sentimenti di Tracey, ma lui sapeva benissimo in che direzione virava il suo cuore.
Lei lo riportò alla realtà strattonandolo per un braccio, visto che la cameriera era lì in attesa da qualche minuto.
< Allora per me va bene,mmm, quello che ha ordinato lei > disse in completo imbarazzo. la ragazza prese a ridere di buon gusto, per poi ritirare i menu e allontanarsi dal tavolo.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
< Sei proprio buffo >
< La colpa è solo tua >
< Mia? Cosa c’entro io? >
< Mi perdo nella bellezza dei tuoi occhi >
Misty deglutì vistosamente, aveva capito l’antifona.
< Tracey ti ho già detto che >
< Che il tuo cuore appartiene a lui e bla bla bla. Conosco la storia a memoria, purtroppo > disse infine a denti stretti >
Lo sguardo della rossa si incupì. Aveva affrontato più volte l’argomento con lui e sapeva benissimo come la pensava. Ma a lei non importava.
Lei lo avrebbe aspettato.
Consumarono la cioccolata in perfetto silenzio per poi ritirarsi in palestra.
Fu il ragazzo a prendere parola prima che lei ri richiudesse in camera a piangere ancora una notte.
< Misty scusami. Io non volevo che andasse a finire così. >
< Vai pure a dormire Tracey >
Si richiuse la porta alle spalle.
 
 
Gennaio 2005
 
E malediva ogni dannato momento trascorso con lei. Perché quei maledetti ricordi facevano più male di ogni altra cosa.
 
 
Dicembre  2004
 
Non aveva chiuso occhio. Aveva pensato e ripensato a quella giornata, a Tracey e alle sue parole.
Aveva pensato ad Ash. Lui le rubava il sonno ogni notte.
Decise di darsi una bella rinfrescata prima di scendere giù in cucina e affrontare i loro sguardi.
Una congiura contro il suo amore.
Così aveva ribattezzato le idee delle sue sorelle.
Non facevano altro che ripeterle che stava sprecando il suo tempo, che una ragazza bella come lei poteva avere chiunque.
Ma lei non era fatta per stare con chiunque. Lei era fatta per stare con lui.
A quel pensiero arrossì in volto e si sentì una stupida.
Si gettò sotto la doccia facendosi scivolare addosso acqua e paure.
Quando si recò di sotto le tre sorelle malefiche stavano già parlottando con Tracey.
< Buongiorno > disse con tono seccato, senza riceve risposta.
Il moretto non riusciva a non levarle gli occhi di dosso.
< Buongiorno sorellina. Hai una cera orribile stamattina. Un’altra notte in bianco? > sua sorella Daisy era partita a raffica.
< Direi un risveglio traumatico > rispose sarcasticamente la rossa.
< Se non ti piace quello che vedi al tuo risveglio potresti anche andar via, nessuno ti costringe a star qui sorellina > ora era il turno di Violet.
< Sono qui solo perché me lo avete imposto voi. > ora iniziava a riscaldarsi.
Lei aveva odiato le sue sorelle per quell’imposizione.
< Calma Violet, non vogliamo litigare di prima mattina. Misty guardati. >
< Cosa c’è di sbagliato? >
< Sei così bella, così giovane e sprechi le tue giornate ad aspettare chissà cosa >
< Posso essere almeno padrona della mia vita >
< Non ti permetterò di sprecare la tua vita >
< Sprecare? >
< Esatto sprecare. Stai rinchiusa in camera tutto il giorno, esci solo per disputare i tuoi incontri o per prenderti cura dei tuoi pokémon, hai 17 anni, non puoi aspettare invano il suo ritorno. Molto probabilmente lui si è anche dimenticato di te >
< Basta. Stai zitta? >
< Misty non è il modo di rivolgerti a tua sorella maggiore. Daisy vuole solo aiutarti > questa volta era stato il ragazzo ad intervenire.
< Cosa volete saperne voi dei miei sentimenti, di ciò che provo e di me. Non fate altro che pensare a voi stesse, alla cura del vostro aspetto. Non avete mai capito nulla di me. Mai > sbatté i pugni con forza sul tavolo per poi uscire senza voltarsi.
La ragazza più grande fu trafitta dalle sue parole e si lasciò sfuggire una lacrima.
 
 
Gennaio 2005
 
Le stelle erano alte nel cielo, ma intorno a lui vi era buio. Il vento soffiava tra le chiome degli alberi eppure lui aveva freddo solo al cuore. Poi guardò quelle mani.
Erano le sue mani, così sottili e delicate. Quelle mani iniziarono a sfiorarlo, per poi stringerlo con forza. E in quell’abbraccio lui diede sfogo al suo dolore.
 

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Capitolo 2
*** Tu che sorridi ed io che mi innamoro. ***


Angolo Dell'Autrice:

Ecco postato il mio secondo capitolo. Per stasera è tutto. Spero di avervi incuriosito.


Maggio 2006
 
Ormai fuori era buoi pesto e Serena non era ancora rientrata in albergo. Lui non faceva altro che guardare dalla finestra e aspettare il suo ritorno.
Aveva esagerato.
Del resto lei era sempre così disponibile con lui.
< Ma perché diamine l’ho fermata? Cosa mi è passato per la mente > prese a scalciare una sedia.
Era sicuro di aver voltato pagina di averla dimenticata. Ormai non ci pensava più, anche perché quando lo faceva si sentiva morire dentro.
A quel pensiero la porta della stanza si aprì.
< Serena? >
La ragazza era ancora evidentemente scossa e infreddolita.
Aveva lo sguardo basso e si mordeva nervosamente il labbro.
Lui non aggiunse altro e l’attirò a sé.
Lei si lasciò abbandonare tra le sue braccia e prese a piangere energicamente.
Lui ancora una volta si sentì tremendamente in colpa.
Passarono secondi, minuti forse ore in quella posizione senza parlare.
Lui continuava a stringerla e lei continuava a singhiozzare.
Furono le sue parole a spiazzarlo.
< Ti amo Ash. >
Un leggero senso di nausea prese il sopravvento. Lui non si aspettava una simile rivelazione.
Non disse nulla.
Ma lei avvertì che la sua presa diventava sempre più debole.
 
 
Gennaio 2005
 
 
Ed ad un tratto lei provò quella spaventosa sensazione di aver perso, per sempre, quello che aveva sempre desiderato, ma che non ho mai avuto.
 
 
Dicembre 2004
 
Era uscita di casa come una furia, dimenticandosi di prendere una felpa o un giubbotto. Tutti gli occhi dei passanti erano su di lei. Lo sarebbero stato di sicuro anche i suoi.
Doveva apparire come una matta, con occhi tanto rossi e stanchi di piangere e in canotta sotto la neve.
Ma stranamente non aveva freddo.
Il sangue le ribolliva nelle vene.
Non ne poteva più di questa storia.
Ogni momento senza lui era una tortura.
Lei doveva rivederlo.
Lei aveva bisogno di Ash.
 
 
Maggio 2006
 
Finalmente Serena si era tranquillizzata. Aveva preso a respirare normalmente, anche se gli occhi erano ancora segnati da quel pianto. Lui le portò una fumante tazza di tea per poi sederle accanto.
< Ti devo delle scuse Serena >
< Non parliamone più ti prego > le era ritornato il magone.
< Hai ragione > tentò di sorriderle, ma lei non riuscì a ricambiare.
< Non devi avere paura del presente Ash. Ci sono io con te >
Questa volta non fermò le sue labbra, che si posarono così avide su quelle di lui. Si lasciò assaporare dalla ragazza.
Lui le era debitore, ma il presente lo terrorizzava, perché il passato  lo aveva letteralmente consumato.
 
 
Gennaio 2005
 
Intorno a lei il silenzio, nel suo cuore il vuoto. A testimoniare quel dolore solo il cielo, che per ironia del destino anche lui non cessava di piangere.
 
 
Dicembre 2004
 
Tracey era in trepidazione. La ragazza era uscita senza dir nulla, e con le lacrime agli occhi. Era stufo di doverla vedere in quello stato. Doveva mettere fine a quell’assurda storia.
La ragazza maggiore gli porse una tazza di tea.
< Daisy sono così preoccupato per lei >
< Lo so, lo sono anch’io cosa credi. Forse questa volta ho esagerato >
< Tu lo hai fatto solo per lei. Misty non ragiona quando si tratta di lui >
< Cosa possiamo fare Tracey? >
Ora anche lui avvertiva il tono preoccupato della ragazza. Strinse i pugni con tutta la forza che aveva in corpo, tanto da procurarsi una lieve ferita sul palmo della mano.
< Ci penserò io > furono le sue ultime parole per poi essere interrotti dal suo rientro.
Misty non degnò di uno sguardo i due, sgattaiolò in perfetto silenzio in camera sua.
 
 
La ragazza alzò il volume della radio per cercare di coprire i suoi pensieri che rimbombavano nella testa.
Era stremata da tutto e tutti.
Prese a soffocare le sue lacrime sul cuscino ancora una volta.
Poi la sua attenzione fu rapita da una foto.
Quella foto ritraeva lei e Ash, tempi addietro.
Eccolo il battito dal passato.
Quel brivido lungo la schiena.
Lei lo amava terribilmente.
Prese quel ritratto tra le sue mani e con le dita prese a sfiorare la sua figura.
Era così bello. A riportarla in quella stanza fu il giovane ragazzo che stava bussando con insistenza alla sua porta.
< Misty posso entrare? >
< Non ho voglia di discutere >
Il ragazzo lo interpretò come un si ed aprì la porta.
Vederla su quel letto con in mano quella foto gli provocò una fitta allo stomaco.
Lei lo capì e la ripose in un cassetto.
< Non hai mangiato nulla > disse per rompere l’imbarazzo.
< Non ho fame >
< Ho dovuto sostituirti nell’incontro di oggi >
< Diamine l’incontro col ragazzo di Vermilion, me ne ero completamente scordata >si era portata le mani al volto.
< Non dico che devi essere felice in palestra, ma almeno adempiere ai tuoi compiti >
< Hai ragione, non accadrà più scusa > era davvero mortificata.
< Per questa volta passa, ma sei in debito con me. Coraggio fammi un sorriso > il suo tono era diventato quello di sempre.
Del resto lui provava le sue stesse cose, con la differenza che doveva convivere con lei, mentre lei combatteva con la distanza.
Abbozzò un sorriso.
< Ora potresti lasciarmi sola >
Lui acconsentì, con ancora una volta il cuore in frantumi.
 
Gennaio 2005
 
< Mi stai facendo troppo male con queste parole >
< Non immagini quanto me ne hai fatto tu con quel bacio >
 
Maggio 2006
 
Incubi.
Cos’è un incubo? Un sonno tormentato da scene sanguinose. Da mostri pronti a sbranarci.
Di sussulti, paure, ansie e brividi.
No per Ash non era nulla di tutto questo.
Per lui l’incubo vero era svegliarsi e trovarsi senza lei.
Ancora una notte a sognarla.
A sognare i suoi occhi e rivivere quel momento.
Ancora una volta le stesse lacrime.
 
Serena fu svegliata da quelle lacrime.
Erano così pungenti.
In quelle lacrime avvertiva tutto il suo dolore.
Vide la sua nuda schiena. Pervasa dall’istinto l’abbracciò.
Mi avvicinai a lui e, lentamente, feci passare le mie braccia sotto le sue e incrociai le mani sul suo petto.
Sentivo quelle lacrime fredde cadermi sulla pelle. Poteva essere forte quanto voleva, ma in quel momento, era la fragilità ad avere la meglio su di lui.
< Sono qui >
Lui si lasciò cullare dal suo abbraccio e dalle sue parole e finalmente si addormentò.
 
Dicembre 2004
 
Passarono i giorni e fortunatamente per Misty non fu affrontato più l’argomento Ash.
Quel pomeriggio non aveva impegni con la palestra e aveva deciso di dedicarsi agli addobbi natalizi. Era completamente immersa nello scegliere le decorazioni che non si accorse dell’arrivo di Tracey.
< Ti vedo in serie difficoltà >
< Oh Tracey? Non so proprio che colore scegliere >
Lui prese a trafugare negli scatoloni per poi tirarne fuori una sfera rosso fuoco.
< Io direi che questo colore sarebbe perfetto, del resto ricorda così tanto il colore dei tuoi capelli > era come rapito da quell’immagine, lei ancora una volta capì l’antifona.
< Io ero più orientata per un colore freddo. Come questo >
Gli mostrò una sfera dal color del ghiaccio.
Lui le sorrise.
< Fa un po’ come vuoi. Del resto è sempre così > prese a ridere di buon gusto e lei lo imitò.
Poi il ragazzo si alzò per allontanarsi.
< Dove vai? >
< Ho da fare alcune commissioni > le sorrise.
E quel sorriso spiazzò notevolmente la ragazza. Aveva la sensazione che non prometteva nulla di buono.
 
Il ragazzo aveva faticato tanto in quei giorni per riuscire a rintracciarlo.
Sapeva con certezza che si trovava a Kalos, ma sarebbe stato come trovare un ago in un pagliaio. Fortunatamente aveva dei contatti lì, che si erano mossi in ricordo di una vecchia amicizia.
Lui avrebbe solo dovuto inviare loro quella lettera, del resto se ne sarebbero occupati loro.
Imbucò la lettera.
E inspirò a pieni polmoni.
< Finalmente questa storia finirà >
 
Gennaio 2005
 
Poggiò la testa al finestrino dell'autobus diretto all’aeroporto, cercò di trattenere le lacrime, ma non riuscendo nel suo  tentativo, si portò  le mani in volto iniziando a piangere. Le lacrime calde rigavano le sue guancia fredde, provocando una sensazione di bruciore, ma l'unica cosa che davvero bruciava , era il suo cuore distrutto. L'unico rumore udibile, a parte i suoi  singhiozzi, erano i tergicristalli del bus. Non riusciva a capire. Non capiva come aveva potuto fargli una simile cosa.
 
 
Maggio 2006
 
Trascorsero i giorni, le settimane, Ash si era buttato a capofitto nella conquista delle medaglie. Ormai ne mancava solo una e avrebbe preso parte alla lega.
Serena al suo fianco non aveva più toccato l’argomento, aveva deciso di ingerire la pillola e andare avanti. Ash aveva bisogno di lei.
 
 
A chilometri di distanza la ragazza era distrutta. Non usciva, non mangiava non voleva vedere nessuno. La sua persona aveva smesso di esistere da quel maledetto giorno di gennaio.
Era trascorso un anno, ma la ferita nel suo cuore non si era ancora rimarginata. Quelle sono le ferite che non si cicatrizzano mai.
Aveva finalmente realizzato, dopo che l'ennesimo anno di gelo e dolore le avevano scavato le ossa, ormai pericolosamente in rilievo sulla sua pelle, che lui non l’avrebbe voluto vedere mai più.
Aveva faticato a rimuovere quell’odio nei suoi occhi neri dalla sua mente. Forse non avrebbe mai dimenticato le sue parole, ma doveva trovare la forza di ricominciare. Lo doveva almeno alle sue sorelle, che si erano tanto prodigate per lei.
Lasciò il suo letto, che ormai aveva preso la sua forma, diede un pugno sul lavandino, per poi guardarsi la mano.
Non aveva provato dolore.
Ormai era insensibile a quella sofferenza fisica.
Si diede una lavata al viso, ancora segnato per poi scendere in cucina e faticò a trattenere le lacrime.
Fu Daisy a impallidire nel vederla, ormai era più di un anno che sua sorella non lasciava quella dannata stanza.
< Misty? > riuscì a pronunciare con un filo di voce
< Avrei un po’ di fame > disse a denti strette nel tentativo di frenare le lacrime.
Sua sorella si precipitò ai fornelli e preparò subito un po’ di riso.
Le altre due la guardavano in assoluto silenzio e lo stesso Tracey faticava a trovare le parole giuste.
Daisy le porse la ciotola contente il riso e lei prese a ingerirlo con lentezza, il suo stomaco non era più abituato al cibo. In quel periodo aveva faticato a mandar giù anche un singolo boccone.
La ragazza si mise dietro di lei e prese a carezzarle i capelli, anche essi avevano perso di lucentezza.
< Direi che dobbiamo darci un bel taglio >
Lei si limitò ad annuire. Cercò di mandar giù un altro paio di bocconi, ma dovette faticare contro la nausea. Poi si alzò dalla sedia e fece rientro in camera.
 
Fu Tracey a seguirla, la prese per un polso, e al contatto col lei impallidì. Era così magra.
Lei lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
Aveva odiato Tracey con tutta se stessa.
< Per favore Tracey mi fai male >
< Non riesco più a vederti in questo stato >
< Sei tu che mi hai ridotto così. Lasciami in pace >
Quelle parole rimbombarono ovunque.
Nella testa di lui.
Nel cuore di lei.
E in quello delle sue sorelle.
Lui mollò la presa e lei scivolò via, nella sua camera.
 
 Gennaio 2005
 
Lei non aveva niente. Non era più niente.
 
 
Dicembre 2004
 
Finalmente aveva conquistato la sua quarta medaglia. Serena era entusiasta di lui.
< Finalmente un altro tassello è stato messo al suo posto >
< Di questo passo disputerai la lega in brevissimo tempo >
< Voglio realizzare il mio sogno Serena e poi potrò finalmente rientrare a casa > disse con un tono malinconico.
< Ti manca la tua famiglia >
< Già > purtroppo non era solo quello a mancargli, la separazione più forte era stata quella con Misty. Le aveva promesso che sarebbe tornato da lei, ma ormai erano trascorsi quattro anni.
Ma ora la distanza era diventata insostenibile.
Aveva sbagliato tanto in passato. Avrebbe dovuto rivelarle i suoi sentimenti quando ne aveva avuto l’occasione. Ma era così immaturo.
Lei glielo ripeteva sempre, quanto aveva ragione.
Avevano viaggiato tanto insieme, e giorno dopo giorno, sorriso dopo sorriso, se ne era innamorato.
La ragazzina dai capelli biondi notò che si era perso nei suo pensieri gli si avvicinò per poi prendere a fissarlo.
Lui parve accorgersi dei suoi occhi blu puntati su di lui.
< Cos’hai da fissarmi? > disse imbarazzato.
< Nei tuoi occhi, ecco, si vede. È uno di quegli amori che non smettono mai >
< Ma di cosa stai parlando? >
< Si tratta di quella ragazzina dai capelli rossi vero? >
< Misty? Ma cos ac’entra ora? >
< Ecco quando parli di lei, oppure quando ti perdi nei tuoi pensieri, o quando parli di casa tua nei tuoi occhi vi è sempre la stessa luce > aveva le lacrime che scalpitavo a venir fuori.
< Tu sei matta > prese a ridere, ma lei non riuscì ad imitarlo.
< Ash Ketchum? > gli si mise davanti un ragazzo sulla ventina, che non aveva mai visto prima. Lui lo guardò dalla testa ai piedi, per poi andargli incontro.
< Si sono io. Ci conosciamo? >
< Non di persona, ma ho sentito molto parlare di te. Questa è per te > gli porse una lettera.
Lui impallidì nel vedere da dove proveniva. Poi guardò nuovamente quel ragazzo.
Aveva una strana sensazione, che non prometteva nulla di buono.
< Di cosa si tratta? >
< Non ne so nulla, un amico mi ha detto di consegnartela, il mio compito finisce qui. Addio > se ne andò senza lasciare modo di replica.
Lui strinse tra le mani quella busta bianca, che tanto bruciava tra le sue mani.
Poi fu stranito di vedere di chi si trattava.
< Tracey? >
 
Gennaio 2005
 
Era in volo verso Kalos. Vi era una tale confusione intorno a lui. Ripensò a quella scena e di nuovo il sangue prese a ribollirgli nelle vene. E ancora una volta si chiese perché lo avesse fatto.
 

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Capitolo 3
*** Riesce a smuovere la mia anima. ***


Angolo Dell'Autrice:
Ecco il capito del sabato. Devo dire che mi piace davvero tanto questo stile, arrivare lentamente al fulcro della storia girandoci intorno tra passato e futuro.  Spero che non vi sto deludendo e ringraziotutti per le visualizzazioni. Buona lettura.



Maggio 2006
 
Era troppo tardi.
Ormai erano lontani i giorni in cui lei credeva che solo la morte li avrebbe divisi.
Erano lontani i tempi dei loro ingenui sorrisi.
Era troppo tardi.
Cercare di rimediare ad un errore si finisce solo col commetterne un altro.
Era troppo tardi.
La ragazza stringeva tra le mani quel fazzoletto stropicciato. Aveva provato ad abbozzare un sorriso, ma gli occhi, quelli proprio non sorridevano più.
Fissava il suo riflesso.
Era così diversa.
Privata della sua parte migliore.
< Come si fa? Come si fa a vivere sapendo di aver perso una parte di sé per sempre? Come si fa a vivere a metà? > disse a quell’immagine nello specchio, priva di espressione.
Le emozioni si erano più volte mescolate, per poi prendere a prevalere e poi decadere.
Amore.
Odio.
Odio
Amore
E ancora amore e ancora odio.
E poi… indifferenza.
Ecco cosa provava guardandosi allo specchio. Solo indifferenza.
Poi presa da un gesto di rabbia scaraventò la spazzola contro lo specchio che cadde in terra in mille pezzi.
Frantumi d’anima dispersi qua e là.
Il rumore forte attirò l’attenzione del giovane ragazzo che si precipitò in camera della rossa.
Impallidì nel vedere pezzi di vetro ovunque e quella ragazzina dai capelli rossi accasciate in terra.
< Misty? Sei ferita? Ma cosa è accaduto? >
La ragazza si era ferita in viso e del sangue prese a sgorgarle lungo la guancia. Come una lacrima rossa.
< L’immagine allo specchio era distolta dalla realtà. Ecco quella giusta. Io sono a pezzi come questo specchio. >
< Non dire idiozie. Smettila con questa storia. Lui se ne è andato. Ha fatto la sua scelta, avrebbe potuto ascoltare, capire e invece è andato via. >
La ragazza scoppio in lacrime, quanto le facevano male quelle parole.
< Perché lo hai fatto Tracey? >
< Come? >
< Perché hai dovuto baciarmi quel maledetto giorno > disse con tutta la voce che aveva in corpo.
Lui la guardò teneramente per poi metterle una mano sulla fronte.
< Perché ti amo Misty. E ti amerò per sempre > l’attirò a sé senza permetterle di rispondere e lei si lasciò abbandonare da quella stretta.
 
 
Dicembre 2004
 
 
Caro Ash,
ti sorprenderà la mia lettera, e ti starai chiedendo come ho fatto a rintracciarti.
Devo ammettere che non è stato affatto semplice.
Spero che tu stia bene e che le cose ti stiano andando nel verso giusto.
Arrivo subito al dunque della cosa.
Io e Misty avremmo bisogno di parlarti di una cosa importante.
Veramente non è veramente importante, ma ci farebbe piacere renderti parte della cosa. 
Ti aspetto il 4 gennaio sul ponte di Cerulian alle ore 18.
 Non un secondo prima, non un secondo dopo.
Con affetto Tracey.
 
 
Il ragazzo leggeva e rileggeva quelle righe che stringeva tra le mani. Non capiva cosa intendesse dirgli Tracey con l’espressione “Io e Misty avremmo bisogno di parlarti di una cosa importante. “ e la cosa lo rendeva alquanto nervoso.
Serena che era al suo fianco lo fissava stranita.
< Cattive notizie > si decise a dire.
< Come? >
< nella lettera c’è scritto qualcosa di spiacevole >
< No, almeno credo > il suo tono si incupì.
< Posso leggerla? >
Il moretto esitò, ma poi decise di fargliela leggere.
Serena parve non capire subito di cosa si trattasse, ma poi al nome di quella ragazza capì. La sua espressione cambiò notevolmente e Ash non poté non accorgersene.
< Allora sono realmente brutte notizie > disse sarcasticamente.
Lei con gli occhi lucidi abbozzò un sorriso.
< Non saprei, magari potrebbero essere delle belle notizie. Hai intenzione di andarci? >
< Non lo so >
Lei sapeva che le stava mentendo e che in realtà morva dalla voglia di sapere di cosa si trattasse. Quando si trattava di lei la luce nei suoi occhi era completamente diversa.
 
 
 
In quella notte particolarmente silenziosa Misty non riusciva a dormire, come al solito la sua testa era tutto tranne che silenziosa. Stava per concludersi un altro anno senza lui, senza Ash.
Si affacciò alla  finestra, osservava le strade deserte e gli ultimi lampioni accesi.
Poi il suo sguardo si posò sulla luna piena di quella notte. Si chiese se anche Ash stesse guardando quella stessa luna, sotto chissà quale cielo.
Una lacrima scese  dai suoi occhi ancora lucidi. Una lacrima piena di ricordi, di una vita.
 
Il giorno di Natale arrivò. L’atmosfera in casa era delle più gradevoli, persino Misty si era ripromessa di non versare neanche una lacrima e si era buttata a capofitto nell’”impacchettamento dei regali “
Ne aveva preso uno per ognuno.
Un gloss perlato per sua sorella Daysi.
Un ciondolo per Violet.
Un paio di guanti per Lily.
Una fascia per capelli per Tracey.
E una sciarpa per Ash.
Gli comprava ogni anno un regalo, che poi rinchiudeva per mesi nel suo armadio per poi disfarlo e usarlo per lei stessa.
Lo aveva preso anche quest’anno.
< Misty perché non mi dai una mano in cucina >
< Arrivo Daisy >
La bionda notò che sua sorella si stesse sforzando per risultare il più naturale possibile, decise di alleggerire un po’ la tensione tra loro.
< Spero che mi abbia fatto un bel regalo >
< Vedremo se lo hai meritato > disse in una smorfia.
Presero a ridere di gusto. Finalmente la vedeva senza le lacrime agli occhi.
 
Il ragazzo che stava passando accanto alla cucina sentì le loro risa e si rincuorò. Sperò di non aver commesso un errore a spedire quella lettera e si augurò che tutto andasse per il verso giusto.
 
 
 
A chilometri di distanza i due ragazzi erano intenti a scambiarsi dei regali sotto l’albero nella sala d’aspetto dell’albergo dove sostavano. Serena non era più nella pelle.
Il primo a scartarlo fu Ash.
< Serena è davvero molto carino >
< Mi è piaciuto il colore, credo che il marsala ti doni molto >
Ash fece da modello per la ragazza e indossò il maglioncino e lei gradì la cosa. Ash era bello da levarle il respiro.
Fu il turno di Serena che nello scartare il regalo prese a tremare come una foglia, dalla scatola ne uscì un braccialetto d’argento e subito prese a piangere.
< Ma come? Credevo che fosse quello che volevi >
< Le mie sono lacrime di gioia. È bellissimo >
< Sei così buffa > prese a ridere.
< Grazie mille Ash > ora l’imbarazzo era palesemente visibile sul suo visino.
< Ora dovrai ringraziarmi fino al prossimo Natale >
La ragazzina prese a scuotere la testa per la vergogna.
< Sai cosa volevo dire >
Lui capì l’antifona. Era a conoscenza dei sentimenti della ragazza, ma lui non era ancora pronto per quel tipo di cose, e poi c’era quella promessa fatta a lei.
Misty.
Gli veniva in mente sempre in quest’ultimo periodo, molto più del solito. Ogni cosa gli ricordava la ragazzina dai capelli rossi. E in più ci si metteva quella strana lettera che aveva ricevuto.
< Stai di nuovo pensando a lei? >
< Come? >
< I tuoi occhi. >
< Ancora con questa storia >
< Mi guarderai mai un giorno con lo stesso sguardo? >
Quella domanda rimase sospesa nell’aria. Non ci fu risposta. La ragazza raccolse le varie carte intorno e si recò in camera sua.
Lui rimase solo con i suoi pensieri.
E con il suo dolce ricordo.
 
Gennaio 2005.
 
Basta un attimo, un solo attimo per stravolgere il tutto.
3
2
1
Il vuoto.
 

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Capitolo 4
*** Cercare aiuto nella pioggia. ***


Angolo Dell'Autrice:

Buona domenica a tutti!!! Sapete benissimo che non mi piace postare i capitoli con ritardo, quindi mi do da fare anche oggi. Il quarto cap è stato appena sfornato per voi e spero che vi piaccia. Buona Lettura.




Giugno 2006
 
 
Era iniziata la stagione delle piogge. Misty aveva sempre odiato quel periodo, ma mai come quest’anno ringraziò gli dei che fosse arrivata tanto in fretta. Finalmente poteva nascondere le sue lacrime.
Era finalmente uscita di casa. L’aria pungente bruciava sulla pelle.
Per fortuna c’era la pioggia.
Era da quel giorno di gennaio, il 4 gennaio, che non faceva ritorno in quel luogo.
Si accasciò in terra portandosi le mani in volto. I passanti la guardavano preoccupati, ma lei parve non accorgersene.
Ripercosse con la mente ogni istante di quel giorno. Non faceva altro che chiedersi cosa ci faceva Ash a Cerulian e perché proprio quel giorno.
Prese nuovamente a piangere e ancora una volta ringraziò la pioggia.
Rincasò tardi, ad attenderla c’era il ragazzo, ancora frastornato dalla discussione di qualche giorno prima. Ormai non facevano altro che litigare.
Misty gli aveva versato contro tutto l’odio e le colpe, ma lui aveva saputo replicarle che la colpa era solo sua.
< Vuoi qualcosa da mangiare? >
< Non ho fame >
< Dovresti mangiare qualcosa >
< Pr favore Tracey lasciami in pace >
< Lasciami in pace. Ormai sono solo queste le parole che mi rivolgi. Mi stai facendo impazzire con questa storia >
< Tu non capisci. Tu non puoi capire >
< Io capisco anche fin troppo bene, mia cara. >
< Tu non dovevi farlo, lui non doveva essere lì. Perché? Perché il destino ha voluto beffarsi di me? Perché?? > era stremata.
Si lasciò scivolare a terra e prese a battere i pugni sul pavimento.
Il ragazzo provò un notevole senso di colpa nei confronti di quella fragile creatura.
Dov’era finita la sua Misty.
L’aveva davvero persa per sempre su quel ponte, dopo quel bacio.
 
 
Finalmente il ragazzo aveva conquistato la sua ultima medaglia. Avrebbe potuto disputarla lega e poi, e poi ormai non aveva più senso tornare a casa.
Non più ora.
Serena gli si gettò al collo e prese a baciarlo con veemenza.
< Sei stato fantastico come al solito >
< ho avuto anche un po’ di fortuna > disse in completo imbarazzo.
< Dobbiamo assolutamente festeggiare > gli disse in tono malizioso ad un orecchio.
Lui arrossì nel capire le sue intenzioni e dovette faticare ancora una volta contro quella sensazione di nausea.
Serena era davvero bella, ma lui non riusciva a guardarla con gli occhi giusti.
< Direi di andare a mettere prima qualcosa sotto i denti >
< Io ho solo bisogno di te > nuovamente lo baciò e questa volta Ash cedette al suo entusiasmo.
Lo trascinò direttamente nella loro camera e prese a svestirlo.
< Serena aspetta >
< Shh non posso più aspettare. Ti voglio Ash Ketchum >
Lo distese sul letto e prese a percorrere con la lingua ogni centimetro del suo corpo, così ben delineato dai muscoli. Lui si lasciò esplorare e invadere da quel calore e chiuse gli occhi.
Fu il colpo finale.
Dinanzi a lui ancora una volta il suo viso, e quei suoi immensi occhi verdi.
Ancora una volta pieni di lacrime.
E le sue labbra.
Quelle labbra che tanto aveva desiderato e che invece erano state profanate da un’altra bocca.
Iniziò a gemere di piacere.
Sentiva le labbra della rossa su di lui.
La desiderava da impazzire.
Prese la ragazzina dai capelli biondi e la distese sotto di lui e con gesto rapido la penetrò.
Fu un vortice di mani, lingue, sussulti e brividi.
Ma nella sua mente solo un’immagine.
Lei.
Arrivò al culmine del piacere e si lasciò cadere accanto a Serena, completamente sfinito dal ricordo di lei.
 
 
Dicembre 2004
 
 
C’erano le voci da sottofondo, la neve candida a fare da contorno. Il freddo a pungerle la pelle e il cielo grigio ad avvolgerla. Le sue sorelle erano entusiaste dei regali ricevuti, lei i suoi non li aveva ancora aperti.
< Grazie per il regalo >
< Di nulla Tracey >
< Il tuo non lo apri? >
< Lo farò più tardi > sospirò.
Il ragazzo restò ancora un po’ accanto a lei, nonostante sapesse che lei si trovasse a distante anni luce da lui.
Lei lo guardò negli occhi, non vide ciò che desiderava, si avvicinò alla finestra aveva ripreso a fioccare. Si portò la mano al cuore e ripensò ai suoi di occhi. Ecco quelli erano gli occhi che le riscaldavano i respiri del cuore.
Raccolse i suoi regali e li ripose in una grande busta e si diresse in camera sua.
Il ragazzo osservò ogni suo singolo movimento per poi raggiungerla.
< Vuoi che ti prepari una cioccolata calda? >
< No grazie Tracey, credo proprio che me ne andrò a dormire. Oggi è stata una giornata intensa. >
< Ma è la notte di Natale >
< Per me è una notte come le altre >
D’impulso lui l’attirò a sé e come un bambino prese a singhiozzare. Misty u spiazzata.
< Sei così bella Misty, perché continui a torturarti così? Basterebbe solo darmi un’occasione >
< Non funzionerebbe, lo sai bene > lo allontanò.
< Ma Misty >
< Per favore Tracey, ti prego > era in lacrime.
Ancora una volte lei era in lacrime dinanzi a lui. Cominciò ad irrigidirsi e il sangue prese a ribollirgli nelle vene.
< Io lo detesto > disse a denti stretti.
< Tracey? >
< Io lo odio. Lui è la causa del tuo dolore, spero che un giorno paghi per quello che ti sta facendo e soffra come sta facendo soffrire me > era una furia incontrollabile.
< Non dire così. La colpa è solo mia. Io non provo per te quello che invece, provo per lui. >
< Va bene > furono le sue ultime parole per poi sbattersi la porta alle spalle.
Si sollevò a fatica da terra trascinandosi a letto. Riuscì a sprofondare la faccia nel cuscino e soffocare le lacrime.
I capelli sparsi come fiamme riempivano il letto. Il fuoco del dolore le bruciava dentro.
Lei non voleva far soffrire Tracey, lui era l’unico a starle vicino, l’unico a regalarle un sorriso. Tutto era sbagliato.
Lei doveva trovarlo e parlargli e confessargli il suo amore.
Ora aveva bisogno di lui più di ogni altra volta.
 
 
 
I giorni passarono e il Natale era solo un dolce ricordo. Il ragazzo guardava dalla finestra la neve cadere giù. Il nuovo anno era alle porte e non sapeva cosa aspettarsi.
Un raggio di sole squarciò il cielo.
Lui il suo raggio di sole lo aveva perso anni prima. Ormai aveva deciso il da farsi. Doveva assolutamente parlarne con Serena.
La ragazzina si stava specchiando, aveva indossato il suo braccialetto e lo mostrava con grande soddisfazione.
Fu riportata alla realtà dal rumore dei suoi passi, li avrebbe riconosciuti tra miriade di persone.
< Ash? Credevo fossi uscito >
< Devo parlarti Serena > il suo tono era più serio del solito e nei suoi occhi tornò a farsi spazio quella luce che apparteneva a lei.
< E così hai deciso di partire >
Il ragazzo fu nuovamente spiazzato dalla maturità della ragazza nonostante i suoi 15 anni.
< Devo farlo >
< E di me cosa ne sarà? >
A quello lui proprio non ci aveva pensato. Lui sapeva che Serena avesse bisogno di lui, ma lui ora aveva bisogno di vederla. Di incrociare il suo sguardo.
< Serena io ho bisogno di sapere. Devo sapere di cosa si tratta >
< E se non dovesse piacerti la cosa? Tornerai qui da me? Io non sono una ruota di scorta >
< Non l’ho mai pensato questo. Sai benissimo che per me sei una cara amica >
< Io non voglio essere una tua amica > ormai non conteneva più le lacrime.
< Non rendermi le cose ancora più difficili di quanto non lo siano già >
< E va bene Ash, se è questo che vuoi vai pure. Va da lei. Ti auguro di essere felice, almeno tu > prese il braccialetto per poi lanciarlo in terra e prese a correre.
< Aspetta Serena > prese a rincorrerla.
Riuscì a raggiungerla e la prese per un braccio.
< Lasciami. Lasciami andare >
< Serena ascoltami. Diamine > prese a strattonarla.
< Io ti amo. >
< Serena? >
< Ammettilo almeno che ami lei >
< Ecco io >
< Sei un vigliacco Ash. Sparisci. Lasciami in pace. > lo lasciò nuovamente solo e questa volta lui la lasciò andar via. Le aveva causato fin troppo dolore.
 
 
Gennaio 2005.
 
 
Freddo, neve e lacrime e la consapevolezza di averlo perso per sempre.
 
 
 Giugno 2006
 
 
Il silenzio incombeva nella stanza. Misty aveva lo sguardo fisso sulla tazza di tea, ormai freddo. Non ne aveva bevuto neanche un sorso.
Aveva gli occhi arrossati e profonde occhiaie ben visibili, aveva sicuramente passato un’altra notte in bianco a piangere, e, ancora una volta, il giovane artista si senti in colpa.
Le si avvicinò e prese a sorriderle, lei se ne accorse chissà dopo quanto tempo.
< Cos’hai da sorridere? >
< È incredibile di quanto tu sia bella anche in questo momento >
Lui riusciva a spiazzarla sempre con quelle rivelazioni.
< E tu sei tremendamente bugiardo. >
< Che ne diresti di uscire a prendere una boccata d’aria? >
< Piove >
< Hanno inventato gli ombrelli a posta >
< No davvero Tracey, preferisco restarmene qui >
< A fissare la tua tazza di tea? >
< Ora non c’è nulla nella mia vita di più interessante di questa tazza di tea >
Lui sospirò. E lei tornò a guardare la sua tazza di tea.
 
 
Quando la ragazza aprì gli occhi lui non era più accanto a lei. Poteva sentirne ancora il suo buon odore e con le dita prese a percorrere le lenzuola dove fino a poco tempo prima era avvolto.
Sentiva un leggero bruciore tra le gambe. Ma quel bruciore la faceva sentire viva.
Fare l’amore con lui era stata la cosa più bella al mondo.
 
 
Il ragazzo aveva lasciato la camera d’albergo alle prime luci dell’alba, in perfetto silenzio, per evitare di svegliare Serena. Provava un terribile senso di colpa che continuava a dargli il tormento. Prese a correre, senza una precisa meta, correva solo perché ne sentiva il bisogno. Aveva bisogno di scaricare quella maledetta sensazione che gli premeva sullo stomaco.
Aveva fatto l’amore con Serena.
E l’aveva fatto pensando a Misty.
Era intrappolato dai suoi ricordi.
Il destino li aveva uniti sulle sponde del fiume di Viridian e ora lo stesso destino beffardo li aveva divisi.
Per la prima volta sperò in cuor suo di sparire.
 
 
 
Gennaio 2005
 
 
Ritrovarsi occhi negli occhi per poi morire.
 

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Capitolo 5
*** Amore dal sapore amaro. ***


Angolo Dell'Autrice:

Oggi sono stata davvero brava ecco pubblicato il quinto capitolo. Ringrazio che passa e legge la mia storia e chi mi lascia un dolce commento. Vorrei ringraziarvi uno ad uno, ma è un tantino difficile. Non mi resta che augurarvi una buona notte e un uon inizio settimana. Ohi Ohi domani è lunedì :( buona lettura.



Giugno 2006
 
E goccia dopo goccia quell’ipnotico veleno scivolava nel bicchiere, si sciolse con vorace rapidità e le sue mani tremanti accostarono il freddo vetro alle sue rosse labbra.
Labbra disegnate.
Ne ingerì una grande quantità a sorsi grandi, sentì scenderle il liquido lungo la gola che prese a bruciarle. Il sonnifero cominciò a spandersi a macchia d’olio dentro lei. Sentiva lo stomaco contorcersi, ma la cosa che le faceva più male era sempre il cuore. Si lasciò scivolare nel suo lenzuolo e chiuse gli occhi.
 
 
Tracey quella mattina aveva deciso di prepararle la sua colazione preferita.
Pancake ai frutti di bosco.
Lei ne era ghiotta. Si stranì che la ragazza non era ancora uscita dalla sua stanza. Di solito si sistemava sulla poltrona giù in cucina e fissava fuori dalla finestra per l’intera durata della giornata.
Decise che le avrebbe portato la colazione a letto.
Bussò alla porta.
Ma nessuna risposta.
Bussò di nuovo.
Si stranì della cosa.
< Misty sei sveglia? Hey? Sto per entrare >
Aprì la porta e fu invaso da un silenzio assordante. La ragazzina giaceva nel letto avvolta dalle lenzuola, si riusciva a intravedere solo un lembo di pelle di quella gamba esile e delicata e la cascata di capelli rossi.
Le si avvicinò e prese a strattonarla, ma nessuna reazione.
Fu un attimo che notò la boccetta di rohypnol  sul pavimento, era praticamente vuota. Prese a strattonarla con più forza, il respiro era debole ma c’era ancora. Lei dopo tutti quegli scossoni riuscì ad aprire gli occhi, ma era intontita, lui senza pretese le infilò le dita in gola e un conato di vomito fu inevitabile. La prese tra le braccia per poi portarla in ospedale.
Venne percosso da un brivido.
Misty aveva tentato di uccidersi.
 
 
Ash rientrò ad ora di pranzo, notò che Serena aveva già preparato  gli zaini per rimettersi in viaggio. Lei apparve avvolta in un asciugamano e con i capelli ancora gocciolanti, gli stampò un bacio delicato a fior di labbra.
< Dove sei stato? >
< Sono uscito a prendere un po’ d’aria >
< Stanotte è stato fantastico >
Lui si limitò ad acconsentire col volto.
La ragazza prese a vestirsi e lui si diede una rinfrescata. L’acqua gelida sulla sua pelle lavò via quei sensi di colpa e quelle paure. Lui doveva dimenticarla.
Uscì dalla doccia e prese a vestirsi, notò che nei jeans vi era qualcosa. Era quella dannata lettera.
La fissò per un tempo indeterminato, per poi stracciarla e gettarla in terra.
< Maledizione > furono le sue uniche parole.
Serena lo aveva osservato, sapeva che per lui non era facile, ma lei non l’avrebbe abbandonato.
< Allora sei pronto per disputare la lega? > lo abbracciò da dietro.
< Certo > tentò di mascherare la rabbia.
< Raccogli le tue cose e andiamo >
Lui obbedì e lasciarono la camera.
 
 
Dicembre 2004
 
Ultimo giorno dell’anno. Il giorno più malinconico. Il giorno dei ricordi e dei rimpianti e dei rimorsi.
Il giorno in cui ci assegniamo i buoni propositi per quello nuovo,ma che a fine anno si ritroveranno ad essere altre false idiozie.
Misty era intenta a leggere un libro, almeno si sforzava di farlo, ma la sua testa era sempre altrove. Sperò in cuor suo che quello sarebbe stato l’anno giusto, l’anno in cui lo avrebbe finalmente rivisto.
 
Tracey l’osservava in silenzio. Portava i capelli legati con cura in una treccia, un maglioncino color senape che le arrivava fino alle ginocchia e delle calze nere. Era così bella.
Lei notò che il ragazzo la fissava e abbozzò un sorriso.
< Quando la smetterai di fissarmi? > sapeva che l’ultima volta era stata dura con lui e cercò di essere più dolce possibile.
< La colpa è tua, sei così bella, è impossibile non fissarti >
< Piantala > disse imbarazzata.
< Ti andrebbe di fare due passi, siamo rinchiusi in casa da giorni >
< Non mi va davvero Tracey, preferisco starmene qui a leggere il mio libro >
< Vedo che è molto interessante sei ferma alla stessa pagina da quasi un’ora > disse sarcasticamente.
< Stavo solo pensando > ribatté un po’ infastidita.
< E va bene, non ti arrabbiare. Però usciremo il 4 gennaio >
< Il 4 gennaio? >
< Si >
< Perché proprio il 4? >
< Ma come? Non ricordi che giorno è il 4 gennaio? >
Misty ci pensò un po’ su per poi portarsi le mani in volto per l’evidente imbarazzo.
< Ma certo! È il tuo compleanno. Lo avevo scordato >
< Non preoccuparti, però ora per farti perdonare devi accettare il mio invito > disse sorridendo e lei questa volta cedette al suo entusiasmo.
< E va bene >
Il ragazzo si precipitò sulla ragazza e la strinse con forza. Lei arrossì ma non disse nulla.
< Ti lascio alla tua interessante lettura, vado a fare delle commissioni, stasera preparo io la cena. A dopo > non smetteva di sorridere il che divertì molto la ragazza.
Tornò a fissare le pagine del libro, del resto era vero che fosse ferma alla stessa pagina di sempre, non riusciva proprio mai a voltare pagina.
 
 
 
A chilometri di distanza il ragazzo era solo in camera, si rigiurava tra le mani il braccialetto che aveva regalato a Serena, era stato nuovamente duro con lei. Aveva già contattato l’aeroporto di Kalos e fissato il volo per il giorno stabilito da Tracey, fortunatamente c’era ancora qualche posto disponibile, aveva troppa voglia di sapere cosa avessero da dirgli lui e Misty.
Misty.
Già proprio lei. La voglia di vederla era incommensurabile. Lambiva i suoi occhi posati su di lei e al solo pensiero il cuore prendeva a battergli all’impazzata. 
Riusciva a sentirne chiaramente i ritmi che dettava. Non capiva perché ogni volta che pensava a lei il cuore perdeva il suo regolare corso.
Si chiese se fosse quello l’amore, una serie di impulsi dettati dal cuore che scivolano fino allo stomaco e lo lacerano dall’interno.
Diede uno sguardo alla finestra, ormai era giunta sera, il nuovo anno era alle porte. Si chiese dove potesse essere Serena e di rigetto si chiese cosa stesse facendo la sua Misty.
 
 
Gennaio 2005
 
Prese a camminare verso casa. Era stata privata di tutto. E camminava.
La sua anima giaceva tra le ossa e spingeva sulla pelle per fuggire via.
E camminava.
Continuava a camminare su quei frammenti taglienti del suo cuore spezzato.
 
 
Giugno 2006
 
Le tre ragazze erano in trepidante attesa, Daisy la maggiore ancora non si capacitava dell’accaduto. Sua sorella, la sua piccola Misty aveva tentato il suicidio.
Tracey come se avesse letto nei suoi pensieri la cinse con un braccio e lei diede libero sfogo alle sue lacrime.
< Dov’ero io Tracey? Perché non mi sono accorta di nulla? Lei ha tentato di inviarmi segnali, ma io non credevo che arrivasse a tanto >
Il ragazzo in silenzio al suo fianco ascoltava quelle parole che gli andavano dritte al cuore. Arrivò un giovane medico che rincuorò i presenti. L’intervento di Tracey era stato provvidenziale era riuscito a far rigurgitare tutto il sonnifero che aveva ingerito.
Violet si accasciò sulla sedia e prese a ringraziare gli dei.
La ragazza bionda chiese se potesse vederla e il medico le indicò la strada.
Quando la vide impallidì.
Era così bella quanto fragile.
Giaceva in quel letto priva di vitalità, pallida come quella stanza asettica.
Non l’aveva mai vista così prima. Le si sedette accanto e prese a stringerle la mano. La sentiva esile e debole al tatto, ma lei a sua volta cominciò a premerle contro.
< Mi hai fatto davvero preoccupare lo sai? Non credo di aver avuto mai più paura di oggi > era in lacrime.
Misty le avvertì, ma non le rivolse lo sguardo.
< Scusatemi > riuscì a spifferare con un filo di voce.
< Oh Misty parlami. Cosa posso fare per te? Dimmelo ti prego > era sconvolta, ma ancora una volta lei non si voltò.
< Dovevi lasciarmi andar via. > Daisy rabbrividì a quelle parole, la freddezza e l’insensibilità della ragazza era sconvolgente.
< Non osarlo dire mai più. Non pensi a noi? A me? Come potrei andare avanti senza te? >
Questa volta Misty prese a guardarla. I suoi occhi erano glaciali. Di un verde che avrebbe disarmato chiunque.
< Va bene > si limitò a dire per poi chiudere gli occhi e addormentarsi.
Daisy rimase ancora qualche istante accanto a lei. Le carezzò i capelli e ancora una volta concretizzò quanto fosse bella, poi uscì silenziosamente dalla stanza. Incontro le andò Tracey che era evidentemente preoccupato.
< Allora come sta? >
< Sta riposando. È a pezzi >
< Cosa possiamo fare? >
< Non lo so Tracey, ma credo che dovremmo trovare Ash > quella frase lo spiazzò.
< Ash? Ma Daisy se tua sorella è in quel letto d’ospedale è solo a causa sua >
< Io non so cosa sia successo, ma da quando lui è venuto qui non ho capito più nulla >
< Molto probabilmente non ha ricambiato i suoi sentimenti > mentì.
< Misty ha bisogno di lui, ora >
< Io credo che Misty abbia bisogno delle persone che le vogliono bene. Ossia noi >
Daisy lesse la determinazione nei suoi occhi e decise di ascoltarlo.
 
 
L’odore dell’alba lo risvegliò dal sapore acido della notte. Ogni notte ricorreva sempre lo stesso sogno. Si svegliò di scattò con il respiro affannoso e la fronte imperlata di sudore, si guardò intorno, Serena dormiva beatamente al suo fianco.
< Ancora un incubo > disse sospirando.
Ogni notte non faceva altro che sognare la rossa ragazzina e per lui era un colpo all’anima. I suoi occhi ferivano il suo cuore.
Si versò un bicchiere d’acqua e ne bevve a piccoli sorsi, il rumore del vetro destò dal sonno la ragazzina.
< Che ore sono? >
< È ancora presto >
< Come mai sei già all’in piedi? >
< Stavo solo bevendo un sorso d’acqua >
< Torna a letto >
Lui obbedì e Serena si avvinghiò subito a lui.
Pelle contro pelle.
Brividi per lei.
Repulsione per lui.
Lui non l’avrebbe mai rimossa dal suo cuore, perché fino a quando avrebbero camminato sotto lo stesso cielo avrebbero continuato a guardare la stessa luna.
 
 
Il dolore aveva attanagliato la sua testa, non riusciva più a fare un ragionamento di senso compiuto. Fissava il soffitto, cos’ grande e così bianco. Senza una sola macchia di colore. Come la sua vita, senza colore.
Quel bianco la paralizzava le bloccava il respiro nei polmoni la disorientava.
Quel bianco la raggelava.
Prese a tremare.
Di freddo.
Di paura.
Una lacrima le rigò il volto. Un’altra lacrima seguì il suo stesso corso. E ancora una,ancora un’altra.
Ormai piangeva a comando.
Solo quello le riusciva.
Ripensò alle parole di sua sorella. Lei stava facendo loro del male.
Doveva reagire.
Si alzò dal letto e prese a fissare la sua immagine allo specchio.
Dov’era finita Misty?
Chiamò un’inserviente che era nei paraggi. Una giovane ragazza con guancia rosate e capelli neri.
< Mi dica signorina >
< Avrei bisogno di aiuto, vorrei darmi una ripulita > cercò di sorriderle.
La giovane donna si mise subito al lavoro eseguendo tutte le sue richieste.
 
Gennaio 2005
 
Il ragazzo era diretto all’aeroporto. I minuti scorrevano lenti e la voglia di riabbracciarla continuava a salire.
Avrebbe rivisto la sua terra, la sua casa, la sua Misty.
Fu stranito di trovarsi lì la ragazzina dai capelli biondi.
Aveva un aspetto orribile. Aveva pianto e molto. Lo raccontavano i suoi occhi.
< Serena? > disse incredulo.
< Ti prego Ash non andare >
< Devo farlo >
< Perché lei si ed io no Ash? >
< Serena non si tratta di questo >
< Smettila di mentire. Abbi il coraggio di ammetterlo almeno a te stesso >
< Perché vuoi farti del male? >
< Voglio solo sapere perché >
< Perché semplicemente tu non sei lei > le passò accanto lasciando quelle parole sospese in aria, non si voltò e non ascoltò il suo grido d’aiuto.
Si incamminò agli imbarchi, a passo deciso, per poi accomodarsi sull’aereo.
Il suo viaggio verso lei era appena iniziato.
 
 
< Tanti auguri a te, tanti auguri, caro Tracey, tanti auguri a te > la voce di Misty era un suono meraviglioso alle sue orecchie.
< Misty? Ragazze? >
< Coraggio dormiglione, esprimi un desiderio e spegni le candeline > le disse la biondina.
< Certo. Allora… fatto > soffiò con tutte le forze e si augurò che il suo desiderio si avverasse in quel giorno stesso.
< Bene, ora alzati andiamo a fare colazione > la ragazza bionda uscì seguita dalle due sorelle, Misty rimase ancora lì con lui.
< Un risveglio così ci vorrebbe ogni giorno >
< Non farci l’abitudine >
< Peccato >
< Allora oggi a che ora? >
< Come? >
< Non avevamo un impegno oggi noi due? > disse sorridendo.
< Si, certo. Ecco io non credevo che tu te ne saresti ricordata >
< Mi fai così superficiale? >
< No, anzi. Ecco > era in serie difficoltà
< Allora a che ora? >
< Alle cinque e mezza ti andrebbe bene? >
< Perfetto. E ora andiamo a fare colazione. >
Uscì dalla camera lasciando una scia del suo buon odore.
Ancora una volta Tracey si augurò che il suo desiderio si fosse avverato.
 

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Capitolo 6
*** Un taglio col passato. ***


Angolo Dell'autrice:

Buon pomeriggio, qui piove e fa freddo e cosa c'è di meglio in queste giornate uggioche che una buona tazza di tea e scrivere pagine di una storia? Ecco postato il mio nuovo capitolo, appena sfornato. spero tanto che vi piaccia. Buona lettura.



Giugno 2006
 
Dalle striature del suo cuore sgorgava ancora il dolore di quel giorno, non avrebbe mai cicatrizzato quelle ferite, ma doveva riuscire ad andare avanti. Dispersi qua e là vi erano ciocche dei suoi lunghi capelli rossi. Un taglio col passato.
La giovane donna li raccoglieva in un angolo con una scopa, le sembrava di aver commesso un reato nel tagliare quei capelli così belli. Poi si avvicinò alla ragazza che era intenta a specchiarsi.
< Sicura di non essertene pentita? > le disse con tono cauto.
Le fece di no col viso per poi passarsi le dita tra i capelli.
< Ho  dovuto dare un taglio col passato >
La donna ovviamente non poteva capire a cosa si riferisse, finì di pulire nella stanza per poi rimettere la ragazza a letto e lasciarla sola.
Dai suoi occhi lucidi scivolò via un ultimo ricordo. Era quello che faceva più male. Si portò le gambe al petto a mo’ di protezione.
< Addio per sempre amore mio >
 
 
Nella regione di Kalos il ragazzo provò una stretta allo stomaco, si piegò su se stesso e prese a contorcersi per il dolore. Era come se qualcosa si stesse staccando dall’interno per fuggire via. Il suo primo pensiero fu rivolto a lei.
Non sapeva ne come ne perché, ma ebbe la sensazione che ora l’aveva persa per sempre.
La ragazza gli corse all’incontro preoccupata.
< Ash? Ash? Ti senti poco bene? Cosa è successo? >
< No nulla, solo un crampo allo stomaco > disse a denti stretti.
Lei lo fece accomodare su una sedia e gli fece portare un bicchiere d’acqua.
Lui ne bevve un sorso.
< Ti senti meglio? > aveva gli occhi lucidi, lui si lasciò intenerire dalla dolcezza di quella ragazzina.< Stai tranquilla, ti ho detto che non è nulla. Sto già meglio > le sorrise e lei gettò indietro le lacrime per ricambiare quel gesto.
Ash alzò gli occhi al cielo, era coperto di nuvole, si portò una mano al petto e prese ad ascoltare i battiti del suo cuore. Ancora una volta pronunciavano il suo nome, cercò di gettare lontano quell’assurdo pensiero prese per mano Serena e si incamminarono, sotto quel cielo grigio e con l’animo tremendamente pesante.
 
 
Gennaio 2005
 
La ragazza era intenta a prepararsi, aveva indossato un maglioncino grigio che le arrivava un po’ più su alle ginocchia, leggins neri come la pece che richiamavano il colore del suo stato d’animo. Provò diverse smorfie allo specchio per sembrare più naturale il possibile, non voleva rovinarla giornata a Tracey.
Si sistemò i capelli, li aveva lasciato sciolti che morbidi le cadevano sulla schiena. Un ultimo sguardo al suo riflesso e scese.
Tracey era intento a guardare fuori dalla finestra.
< Non vuole proprio smettere di piovere. Dannazione. >
< Sono solo due gocce d’acqua > tentò di rassicurarlo >
< Già >
< Cosa c’è? Non dirmi che non vuoi più uscire >
< Certo >
< Allora cosa stiamo aspettando. Coraggio che devo darti ancora il mio regalo di compleanno > gli sorrise e quel sorriso fu il colpo finale.
Il ragazzo le porse il cappottino e prese due ombrelli e si incamminarono verso il ponte di Cerulian.
 
 
Finalmente era di nuovo sotto il suo stesso cielo. L’aereo era appena atterrato sul suolo di Kanto, rilesse quel foglio di carta e ancora una volta si chiese cosa dovessero dirgli lei e Tracey. Sapeva benissimo dove si trovasse il ponte a cui faceva riferimento, ma non avrebbe potuto aspettare tanto, si diresse verso la palestra di Cerulian.
 
 
Giugno 2006
 
La ragazza era ancora in quella stanza asettica, il sole era alto nel cielo, ma ormai per lei il sole sorgeva solo per tramontare. Avrebbe dovuto affrontare le sue sorelle. Avrebbe dovuto combattere contro la voglia di vomitare. Avrebbe dovuto convivere con la falsità. Fingere e fingere. Fingere di essere felice.
Era arrivata l’ora delle visite e sua sorella Daisy fu precisa come un orologio svizzero. Ovviamente quando la vide le venne a mancare la terra sotto i piedi.
< Misty? Ma, ma cosa, cosa? Dove sono i tuoi capelli? >
< Non eri stata tu a dirmi di tagliarli >
< Si ma non così drasticamente. Oh Misty i tuoi bellissimi capelli > si lasciò cadere su una sedia.
< I capelli ricresceranno Daisy, sono le ferite nel mio cuore che faranno fatica a rimarginarsi >
< Piccola mia vieni qui. Sei sempre bellissima > la strinse tra le sue braccia, come solo una sorella maggiore sa fare. Lei si lasciò crogiolare dal suo affetto, ora ne aveva un tremendo bisogno.
< Sai il dottore ha detto che posso uscire oggi stesso >
< Ma è fantastico. Finalmente tornerai a casa. >
< Finisco di preparare le mie cose >
< Aspetta che ti do una mano >
< Va bene >
Presero a sistemare i suoi effetti personali nella borsa che sua sorella Violet le aveva portato qualche giorno prima. Daisy faceva ancora fatica ad abituarsi al nuovo look della sorella. Quei suoi bellissimi capelli rossi che le cadevano fin sotto la schiena ora le arrivavano a sfiorare a malapena le spalle.
Ricordò di quando li portava così corti. Era davvero molto tempo fa.
< Alle tue sorelle verrà un colpo. Proprio come è venuto a me >
< Ho sempre amato i capelli corti. >
< Già. Quando eri solo una bambina eri un vero maschiaccio >
< Già > il suo sguardo si incupì e Daisy capì subito che il suo pensiero era volato a quel ragazzino di Pallet.
< Vado a parlare con il medico >
< Ti aspetto qui >
Sua sorella le stampò un bacio sulla guancia per poi lasciarla sola.
Sola senza anima. Senza sentimenti.
 
 
I due ragazzi camminavano tra la gente, mentre Serena parlava a raffica. Il ragazzo le sorrideva senza afferrarne il significato di quelle parole. Si sentiva dannatamente stanco.
< Ash ma mi stai ascoltando? > sentenziò la ragazzina dai lunghi capelli biondi.
< Certo. Ma certo che si >
< Allora cosa ne pensi? >
< Cosa ne penso di cosa? >
< Vedi che allora non mi ascoltavi, come al solito avevi la testa chissà dove >
< No è che, c’è troppa gente, mi sento mancare il respiro. Perché non ce ne andiamo in un bar a bere qualcosa di fresco > tentò di sviare il discorso.
< In effetti avrei proprio voglia di un bel tea alla pesca >
< E tea alla pesca sia > prese a trascinarla tra la gente. Ci furono vari spintoni e volò qualche insulto. Ma i due ragazzini non ci fecero caso e presero a ridere di buon gusto.
Arrivarono ad un piccolo bar che faceva angolo di una strada.  Iniziarono a sorseggiare la bevanda.
< Allora Ash che faremo in attesa dell’inizio della lega? >
< Veramente non ci avevo ancora pensato >
< Perché non facciamo un viaggio? >
< Un viaggio dici? >
< Si. Avrei tanta voglia di andare nel luogo dove ci siamo incontrati la prima volta >
< Vuoi andare a Kanto? > parve incredulo della richiesta.
< Mi farebbe piacere rivedere i posti dove sei cresciuto e dove mia madre mi mandava quando ero appena una bambina. E poi mi farebbe piacere rivedere il caro professor Oak >
< Non credo sia il caso di fare un viaggio proprio lì >
< Ma non ti farebbe piacere stare un po’ con tua madre > arrossì all’idea di conoscere la donna.
< Certo che mi farebbe piacere, però > le ferite erano ancora fresche per tornare sotto il suo stesso cielo.
< Allora è deciso. Partiremo il prima possibile >
< Sei un caso disperato >
< Lo so > gli diede un leggero bacio sulle labbra.
 
 
Misty camminava a testa bassa, l’immagine di lui si faceva spazio tra le viscere, ma lei lo rigettò indietro con tutte le sue forze. Ormai  aveva deciso.
Si muoveva tra la gente, ma non riusciva a vederla. Sentiva il caldo sulla pelle ma al cuore quel raggio di sole proprio non arrivava. Finalmente arrivò a casa.
Ora sarebbe iniziata la sua farsa.
Inspirò a pieni polmoni e aprì la porta.
< Siamo a casa. Ragazze, Tracey, Misty è di nuovo qui >
Il ragazzo lasciò cadere in terra le stoviglie al sentir pronunciare il suo nome e corse all’ingresso.
Nel vederla rimase completamente privo di ragione,e parole.
< Dalla tua reazione deduco che non ti piacciono > disse lei in tono un po’ seccato.
< Misty? Cosa hai fatto ai tuoi capelli >
Fu Daisy a prendere la parola.
< Tracey non trovi che la nostra Misty sia ancora più bella? >
Lui la guardò dritta negli occhi.
Quegli occhi che avrebbero messo in ginocchio qualunque uomo.
< Certo lei è sempre bellissima >
Anche le altre due sorelle ebbero la stessa reazione, ma poi presero a farle i complimenti.
Dopo aver buttato giù qualche tazza di tea e parlato del più e del meno si congedò e fece rientro nella sua camera.
Tutto era invariato da quella sera.
L’odore era ancora lo stesso e le strette allo stomaco si erano intensificate.
Lì aveva tentato di porre fine al suo dolore.
Prese a specchiarsi nel nuovo specchio che sua sorella aveva comprato apposta per lei.
Una lacrima le uscì involontariamente e lei prese ad asciugarsi in fretta.
Sospirò. E in quel sospiro vi erano miriadi di parole e pensieri.
Prese a disfare la valigia per poi gettarsi sotto la doccia. Legò i capelli e si mise a letto e cullata dalle sue paure si addormentò.
 
 
Gennaio 2005
 
Dal cielo continuava a cadere pioggia in abbondanza, era quasi impossibile camminare. La ragazza era fradicia, ma non si lamentò,. Non voleva rovinare il compleanno al ragazzo.
< Caspita il tempo è proprio contro di noi > cercarono riparo sotto una pensilina.
Il ragazzo guardò l’orologio, mancava ancora un’ora.
< Mi spiace che stai prendendo freddo >
< Non preoccuparti. Perché non andiamo a prendere qualcosa di caldo >
Tracey guardò nuovamente l’orologio.
< Va bene >
< Hai per caso un altro appuntamento? >
< Come? >
< Non fai altro che guardare l’ora, sai è poco carino > gli fece una smorfia.
< No no, anzi. Sai benissimo che passerei l’intera vita con te, anche con una tempesta in corso > sorrise, lei arrossì.
< Tracey >
< Lo so lo so. Dai andiamo a prenderci una bella cioccolata calda >
Lei sorrise e iniziarono a correre sotto la pioggia.
 
 
Ash non era provvisto di ombrello ed era zuppo dalla testa ai piedi, ma fortunatamente riuscì ad arrivare alla palestra di Cerulia.
Bussò.
Ad aprirgli arrivò la ragazza dai capelli biondi che faticò un tantino a mettere il ragazzo a fuoco.
< No non puoi essere davvero tu? > era incredula.
< Ciao Daisy, mi fa davvero piacere vederti >
< Ash Ketchum? Quanto tempo, ma prego accomodati, sei tutto bagnato, ti prendo subito qualcosa di asciutto > il ragazzo era cambiato notevolmente, era diventato molto più alto e aveva spalle larghe e fporti. I capelli erano di un nero intenso che richiamava quello dei suoi occhi. Era davvero bello.
< Non ti scomodare. Piuttosto dov’è Misty? > il ragazzo non aveva perso tempo a guardarsi intorno in cerca di un indizio, in cerca di lei.
< Ecco veramente non è qui. Cavoli se fossi arrivato qualche minuto prima l’avresti trovata. È uscita con Tracey >
< Con Tracey? > gli si spezzò il respiro in gola.
< Si. Oggi è il suo compleanno e sono usciti per una passeggiata. Anche se il clima non è dei migliori >
< Capisco >
La ragazza aveva notato subito il cambio di espressione del ragazzo. E in cuor suo sperò che finalmente sua sorella sarebbe stata felice.
< Ma vedrai che non tarderanno, nel frattempo mettiti comodo >
< Sei gentilissima, ma devo proprio andare > ricordò nuovamente le parole della lettera, Tracey aveva chiaramente specificato che dovevano incontrarsi al ponte di Cerulian.
< Ma con questa pioggia? >
< Magari tornerò più tardi. Grazie per l’ospitalità Daisy > le sorrise e di colpo capì il motivo per cui Misty se ne fosse innamorata.
 
 
Tracey era notevolmente nervoso, non faceva altro che guardare l’orologio per poi rivolgere lo sguardo all’esterno. Misty aveva notato che non era tranquillo.
< Tracey si può sapere cos’hai? >
< Nulla, sono solo un po’ agitato. Sai è come se fosse un vero appuntamento. >
< Tracey non voglio che ti fai false illusioni, sai benissimo il motivo per cui oggi mi trovo qui con te >
 < Il mio compleanno >
< Esattamente >
Era tanto bella quanto ostinata. Ma a lui questo suo lato del carattere piaceva tantissimo.
Decise che era arrivato il momento di recarsi al ponte e si augurò che Ash fosse arrivato in tempo.
< Andiamo >
< Ma se siamo appena arrivati >
< Voglio portarti in un posto >
< Ma sta diluviando Tracey? >
< Misty >
< E va bene. >
Il ragazzo pagò il conto e presero nuovamente a correre sotto la pioggia, arrivati sul ponte il ragazzo si fermò di botto.
< Eccoci arrivati >
< Qui? Era qui che volevi portarmi? Sul ponte di Cerulian? >
< Già > guardò nuovamente l’ora, ormai mancava davvero poco.
< E perché proprio qui? >
Cercò di sviare il discorso.
< Non dovevi darmi un regalo? >
< Certo, ma avrei preferito un posto all’asciutto >
< Ormai siamo già zuppi > le sorrise.
< In effetti. Ecco buon compleanno Tracey >
Gli porse un pacchetto regalo ben confezionato, il ragazzo lo scartò e ne uscì fuori un braccialetto davvero carino. Il ragazzo avvampò.
< Caspita Misty è stupendo, ma non dovevi >
< È o non il tuo compleanno scusa? >
Lui le sorrise teneramente per poi guardarla dritto negli occhi. Lui ci vedeva il mondo in quell’immensa distesa verde.
La lancetta dei secondi compì l’ultimo giro d’orologio e sancì l’ora.
< Grazie Misty. > le sospirò e senza troppe pretese la baciò.
 
 
Ash aveva corso con tutte le sue forze, ormai i suoi pensieri non avevano ne forma ne contorni distinti. Nulla aveva più un senso logico. Si chiese il perché di quella lettera, cosa volessero dirgli e il come mai Misty non fosse in palestra, ma fosse uscita con Tracey.
Ormai non avvertiva più la pioggia bagnarli la pelle.
Poi ci fu il colpo.
Li vide sul ponte.
Era il 4 gennaio e l’orologio segnava le ore 18.
Lui, lei, una giornata di pioggia, un’immagine sbiadita, una lacrima. L’addio.
 

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Capitolo 7
*** Imparare ad amare. ***


Angolo Dell'Aiutrice:
Sono giorni di pioggia, non riesco ad uscire da casa, ma nonostante ciò sono davvero molto impegnata. Infatti oggi non sono riuscita a scrivere molto, spero di farmi perdonare domani, ma non potevo non pubblicare un pezzo di storia, non mi piace tenervi troppo in sospeso. Spero vi piaccia questo capitolo, ci metto davvero tutta me stessa. Buona lettura.



Giugno 2006
 
I ricordi di lui  erano come spilli appuntati nella testa. Di notte tutto taceva, a parte il rumore dei suoi pensieri. Quanta nebbia avrebbe ancora dovuto respirare, prima che il sole avesse riscaldato il suo cuore.
Si alzò alle prime luci dell’alba, si fece una doccia rigenerante e indossò un vestitino del color della notte.si guardò allo specchio, si passò le dita tra i suoi capelli rossi e come ogni mattina indossò il suo sorriso migliore.
Ad attenderla, vi era già Tracey alle prese con un ragazzino che era venuto per un incontro.
Non disputava un incontro di pokémon da troppo tempo ormai. Si chiese se sapesse ancora farlo.
< Ma io voglio poter disputare oggi il mio incontro >
< Mi spiace ragazzino, ma oggi ho già due incontri, non posso inserire anche il tuo >
< Ma come? Mi avevano sempre detto che questa era una delle migliori palestre di Kanto e ora vengo a sapere che non gestite più di due incontri al giorno? > era furioso.
< Mi spiace > il ragazzo era realmente mortificato, ma lui non poteva dedicarsi anima e corpo agli incontri, aveva mille altri impegni da svolgere. Quel ruolo competeva a Misty.
< Ma è assurdo. Voglio parlare con Misty. È lei la capo palestra di Cerulian, esigo parlare con lei >
< Ecco veramente >
< Veramente potremmo inserirti verso le sei del pomeriggio. Per te va bene? > apparve lei con la sua bellezza eterea, da far tremare le gambe. Tracey rimase senza parole, tutto si sarebbe aspettato tranne quello.
Il ragazzino venne subito disarmato da i suoi occhi. Si limitò ad acconsentire col capo.
Misty gli sorrise teneramente per poi segnare il suo incontro sull’agenda che teneva tra le mani Tracey, ancora incredulo dell’accaduto.
< Grazie Signorina Misty >
< A dopo mmm… >
< Koichi, il mio nome è Koichi >
< Allora a dopo Koichi > gli tese la mano e lui gliela strinse, il contatto con la sua pelle delicata lo fece letteralmente avvampare e sgattaiolò via.
Il che fece ridere di buon gusto la ragazza dai capelli rossi.
< Misty? > pronunciò con la stessa incredulità.
< A proposito Tracey non dovrai più occuparti degli incontri in palestra, da oggi sarò di nuovo io a farlo, puoi dedicarti anima e cuore alle tue mansioni > di nuovo quel sorriso di nuovo quel colpo all’anima.
< Per favore dimmi che non sto sognando >
< Sei sveglissimo Tracey, e ora preparami una bella colazione >
< Subito > prese a smanettare con tazze e bicchieri, facendo una gran confusione il che fece di nuovo ridere la ragazza.
Le porse una tazza di tea fumante e lei ne bevve un bel sorso per poi sospirare.
< Grazie Tracey >
< Di nulla > era belle da perdere il senno.
Misty prese a guardare dalla finestra e un nodo le si formò in gola, ma gettò quelle assurde lacrime indietro.
< Di un po’ ti andrebbe di uscire per una passeggiata. >
< Come? > sgranò gli occhi.
< È una così bella giornata, sarebbe un vero spreco non uscire a prendere un po’ d’aria >
Lui prese a fissarla stranito. E si chiese chi fosse quella ragazza dinanzi a lei.
 
 
Gennaio 2005
 
Lui, lei, una giornata di pioggia, un’immagine sbiadita, una lacrima. L’addio.
Capelli color del fuoco, occhi del color dello smeraldo. Occhi che ti piegavano in due. Così sinceri.
Così impauriti.
La sua pelle candida e delicata come la seta risplendeva alla luce.
E quelle labbra.
Dannatamente belle, dannatamente invitanti.
Posate su quelle di Tracey.
Bastò un attimo.
Tutte le sue certezze vennero spazzate via, tutta la voglia che aveva di lei venne tramutata in odio e repulsione.
Il sangue prese ribollirgli nelle vene.
Un altro scambio di sguardi e si voltò, prese a correre sotto la pioggia.
 
 
Misty si sentì invasa da una sensazione di nausea. La lingua di Tracey esplorava ogni angolo della sua bocca.
Provò a respingerlo, ma la presa sulle sue braccia era troppo forte.
Poi lo vide.
E il mondo le cadde addosso.
Si staccò da Tracey con rabbia.
Davanti ai suoi occhi solo paura.
Irrazionale e subdola paura.
All’altezza dello stomaco una forte sensazione di vuoto. Un peso a comprimere il cuore e i polmoni e il fiato spezzato in gola.
Si staccò da Tracey con rabbia.
< Ash? > sospirò tra le labbra.
 
 
Giugno 2006
 
La ragazza era alle prese con i bagagli, era su di giri, finalmente avrebbe visitato i luoghi in cui era cresciuto Ash e avrebbe conosciuto sua madre. A quel pensiero divenne rossa come un peperone, doveva imparare a tenere a bada le sue emozioni.
Il ragazzo entrò in camera.
< Sei in partenza? >
< Siamo in partenza > puntualizzò.
< Non credevo che la cosa fosse stata tanto imminente > parve infastidito.
< Ma Ash? Abbiamo già affrontato l’argomento. Partiremo domani mattina >
< Domani mattina? Ma Serena? >
< Se non ti conoscessi direi che non vuoi tornare a casa per paura di rivedere lei >
Un pugno allo stomaco.
< Assolutamente no. E poi Pallet è ben distante da Cerulian >
< Allora non vedo proprio dove sia il problema? Non eri tu a ripetermi che avevi voglia di riabbracciare tua madre? >
< Si però >
 < Ash >
< E va bene. Vado a farmi una doccia >
La ragazza sorrise e riprese a fare i bagagli.
L’acqua prese a bagnargli la pelle, scivolava giù lungo la schiena, ma quella sensazione amara proprio non voleva andar via.
Dai suoi occhi cominciarono a venir giù fiumi di lacrime che andarono mescolandosi con l’acqua. Lui non voleva tornare a Kanto perché non avrebbe retto l’idea di camminare sotto il suo stesso cielo.
 
 
Lei era silenziosa e camminava con lo sguardo rivolto in basso. Il vestito che aveva indosso evidenziava ancora di più le sue forme, ma anche quanto era dimagrita nell’ultimo anno.
Lei parve accorgersi degli occhi di Tracey puntati su di lei.
< Mi trovi ancora bella Tracey? >
Deglutì vistosamente.
< Come? >
< Si, voglio dire. Se mi trovi ancora carina come un tempo, nonostante sia cambiata tanto >
Lui era stregato dalla sua bellezza.
< Misty mentirei se ti dicessi che sei carina, perché tu sei ancora più bella di prima >
Lei lo guardò dritto negli occhi, per poi passarsi le dita tra i capelli.
< Grazie >
< Ma perché me l’hai chiesto? Credo che non avessi bisogno di sentirtelo dire. Cavoli Misty faresti impallidire anche le dee del passato >
Lei arrossì a quel complimento.
Poi inspirò a pieni polmoni e rigettò quella maledetta voglia di piangere lontano da lei.
< Perché ho bisogno di te Tracey. Ho bisogno di te per poter voltare pagina e ricominciare. Tu saresti ancora disposto ad aiutarmi > ormai le lacrime avevano preso a rigarle il viso. Lui non riuscì a dire una parola, la fragilità di quella ragazza era così palpabile e la colpa era soltanto sua.
< Misty? >
< Per favore Tracey, aiutami >
Lui le si gettò  contro e prese a stringerla tra le sue braccia. Riusciva a sentirne le ossa premergli contro la pelle.
La strinse con forza per poi cercare le sue labbra.
E finalmente le trovò.
Il paradiso all’improvviso.
 
 
Lei aveva combattuto contro ogni repulsione. Aveva lottato contro le lacrime. Quel bacio metteva fine al suo amore.
Avrebbe imparato ad amare Tracey, avrebbe indossato lo stesso sorriso, avrebbe reso la sua vita una perfetta farsa. Tutto pur di sopprimere quel dannato dolore che il suo ricordo le provocava ogni volta al cuore.
 
 
Finalmente arrivò la notte e le luci si spensero. Serena dormiva al suo fianco e fortunatamente la scusa del mal di testa non era valida solo per le donne.
Fare l’amore con lei era insopportabile.
Si sentiva lacerare la pelle.
Pregò gli dei e chiese loro perdono, per come stava usando quella povera ragazzina e chiese loro aiuto ad imparare ad amarla.
La presenza del suo viso incombeva nella sua testa. Era un chiodo fisso e lo attanagliava.
Quanto desiderava le sue labbra, quanto desiderava il suo corpo, la sua anima, la sua voce, la sua pelle, i suoi occhi, il suo amore.
Era notevolmente eccitato e dovette alzarsi per sopperire a quel bisogno fisico. A quel bisogno di lei.
 
 
Gennaio 2005
 

La pioggia veniva giù con maggiore intensità. I suoi pensieri non avevano più un filo logico, forse aveva anche perso il senso della ragione. Solo una gran confusione e lui che si allontanava a gran velocità.
Corse con tutta la forza che aveva in corpo fino allo stremo. Fino a quando le sue gambe cedettero e si lasciò cadere in terra.
< Ash > urlò così forte da bruciarle i polmoni.
 
Lui udì quel grido nella pioggia.
Le lacrime copiose incombevano sul suo viso, non riusciva proprio a trattenerle.
Doveva andar via da lì il primo possibile, ma non capiva il perché non riusciva a muovere un muscolo nella direzione opposta alla sua.
Si voltò.
Incrociò i suoi occhi.
Un colpo al cuore.
< Perché lo hai fatto? Dimmi perché? >
 

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Capitolo 8
*** Vorrei essere da qualche parte dove possa sentire la sua voce. ***


Angolo Dell'Autrice:
Salve a tutti ecco il capitolo del giorno, ormai la storia ha preso la giusta piega e la stessa sfera temporale... ecco svelato l'arcano. Buona Lettura.


Giugno 2006

Nel cuore della notte la ragazza dai capelli biondi si accovacciò in un angolo del letto coprendosi le lacrime con le lenzuola. Lo aveva sentito agitarsi, lamentarsi e sussultare e ancora una volta intuì che la sua testa, la sua anima e il suo cuore erano ancora per la ragazza dai capelli rossi.
Provò una fitta allo stomaco, lei lo amava terribilmente e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderlo felice.
 
Il ragazzo tornò a letto, aveva notato che la ragazzina si era leggermente spostata, ipotizzò che l’avesse sentito. Si sentì nuovamente un verme nei suoi confronti. Le si avvicinò e l’abbracciò da dietro, riusciva a sentire il battito del suo cuore e avvertiva il suo imbarazzo. Le posò le labbra sulla testa inspirandone il profumo emanato dai suoi capelli.
< Perdonami Serena > le sospirò.
< Insieme ce la faremo > replicò il respiro.
Presero a fare l’amore.
Fu violento, rabbioso per poi arrivare al culmine e sfiniti  si abbandonarono ad un sonno turbolento.
 
 
< Eccoti la medaglia goccia. In bocca al lupo Koichi >
< Grazie di tutto Misty, sei davvero una capo palestra coi fiocchi >
< Lo prendo come un complimento > gli sorrise e lui avvampò. Si congedò e usci da quella palestra con un altro tassello piazzato per il suo sogno.
La ragazza lo guardò varcare la porta, quel ragazzo gli aveva tanto ricordato Ash.
Avrebbe tanto voluto essere dove poteva ascoltare la sua voce, poterlo sfiorare o solamente guardare. A troncare quei pensieri libidinosi furono le sue possenti braccia.
< Allora com’è andata? >
< Era davvero in gamba, mi ha battuto >
< Scommetto che ti sei lasciata battere >
< Aveva quella luce negli occhi come ben pochi allenatori hanno. Aveva bisogno di un incoraggiamento. >
Lui prese a passarle le dita lungo la schiena, per poi soffermarsi sul sedere. Lei lo bloccò.
< Sei così bella Misty. >
< Tracey non correre troppo. Ho bisogno dei miei tempi. Per favore >
Quei suoi occhi. Avrebbe ucciso per quegli occhi posati su di lui.
< Va bene > le stampò un bacio sulla guancia e si allontanò.
Lei percossa da quel senso di nausea prese a respirare a pieni polmoni e fece il possibile per tornare a sorridere.
 
Daisy era in cucina alle prese con la cena, aveva notato che qualcosa fosse cambiato tra i due ragazzi ed era felice che sua sorella fosse tornata alla guida della palestra.
< Tua sorella mi farà morire uno di questi giorni >
< Sei troppo innamorato Tracey. >
< Cosa vuoi dire? >
< Non viaggiate a velocità costante. Tu sei già a 10 lei ancora a 2. Dalle tempo >
< Ma è stata lei a chiedermi di stare assieme >
< Sappiamo benissimo cosa volesse intendere. Lei ha bisogno di te per rimarginare le sue ferite. E sai benissimo che solo il tempo cura determinate lesioni. Stalle accanto, non metterle fretta e semplicemente amala >
Le parole di Daisy erano così sagge e sincere.
Lui non doveva costringerla a fare cose contro la sua volontà. Sarebbe stata stesso lei col tempo a chiedergliele e lui avrebbe saputo aspettare, anche per sempre.
 
 
Gennaio 2005
 
Lei era lì in preda al panico. Da quanto tempo lambiva i suoi occhi. Per quanti anni aveva attesa quel momento.
E ora lui la guardava con occhi carichi di odio.
< Ash >
Quel suono arrivò così delicato alle sue orecchie, venne percosso da brividi lungo la schiena.
< Perché lo hai fatto? > la domanda era sempre la stessa.
< Non era, non è come sembra >
< Avresti potuto evitare di farmi fare tanta strada. Potevi dirmelo. Diamine che stupido sono stato >
< Ecco io. Ti prego ascoltami. >
< Cosa devo ascoltare? Coraggio dimmi. >
< Io, cioè Tracey. Dannazione > non riusciva a dare un senso logico ai suoi pensieri, prese nuovamente a piangere.
< Non sai neanche tu cosa dirmi. Addio Misty >
< No aspetta. Aspetta ti prego > riuscì ad afferrarlo per un polso.
Quel contatto con la sua pelle.
Quanto aveva desiderato sfiorarla, toccarla.
Ora lo sapeva.
Lui l’amava terribilmente.
Ma era troppo tardi.
< Lasciami andare > lacrime scesero fluenti dai suoi occhi, da fare invidia anche alla pioggia.
< Lascia che ti spieghi per favore >
< Mi è bastato quello che ho visto >
< Tracey lui. Ecco oggi è il suo compleanno, siamo uscite per una passeggiata. >
< E quello era il suo regalo. Per favore piantala, stai solo peggiorando la situazione. >
< Non è così. Lui mi ha preso alla sprovvista. Io non potevo sapere. E poi tu? Diamine Ash non ti vedo da anni, sei piombato qui all’improvviso, cosa vuoi che ti dica >
< All’improvviso, ma se siete stati voi a. lasciamo perdere non mi interessa nulla. Tu sei libera di fare quello che vuoi con chi vuoi. Non mi interessa, ed ora per favore lasciami andare >
La strattonò.
< No. Non ti lascio andare. Non puoi lasciarmi di nuovo sola >
< Sei tu che mi hai lasciato solo, se ben ricordi. Tu hai dovuto fare rientro in questa cazzo di palestra. >
< Io ho dovuto farlo >
< Tu hai scelto di farlo >
< Non puoi dirmi queste cose, non puoi >
Lui le si avvicinò vicino.
Troppo vicino.
La prese per le spalle e cominciò a fare pressione sulla sua pelle.
< Le cose sono andate così. Sei stata brava. Complimenti, vedo che hai saputo sopperire bene alla nostra separazione.
< Mi stai facendo troppo male con queste parole >
< Non immagini quanto me ne hai fatto tu con quel bacio > mollò la presa su di lei.
Lui la guardò ancora una volta negli occhi.
Quei meravigliosi occhi verdi.
< Ash ti prego, per me non era imp.. .>
Ritrovarsi occhi negli occhi per poi morire.
< Addio Misty > corse via lasciandola lì in lacrime.
< Per favore Ash > si lasciò cadere in terra, privata della sua anima.
Ed ad un tratto lei provò quella spaventosa sensazione di aver perso, per sempre, quello che aveva sempre desiderato, ma che non ho mai avuto.
Prese a camminare verso casa. Era stata privata di tutto. E camminava.
La sua anima giaceva tra le ossa e spingeva sulla pelle per fuggire via.
E camminava.
Continuava a camminare su quei frammenti taglienti del suo cuore spezzato.
Lei non aveva niente. Non era più niente.
 
 
 
E malediva ogni dannato momento trascorso con lei. Perché quei maledetti ricordi facevano più male di ogni altra cosa.
Poggiò la testa al finestrino dell'autobus diretto all’aeroporto, cercò di trattenere le lacrime, ma non riuscendo nel suo  tentativo, si portò  le mani in volto iniziando a piangere. Le lacrime calde rigavano le sue guancia fredde, provocando una sensazione di bruciore, ma l'unica cosa che davvero bruciava , era il suo cuore distrutto. L'unico rumore udibile, a parte i suoi  singhiozzi, erano i tergicristalli del bus. Non riusciva a capire. Non capiva come aveva potuto fargli una simile cosa.
Basta un attimo, un solo attimo per stravolgere il tutto.
3
2
1
Il vuoto.
 
 
Giugno 2006
 
Il sole era alto nel cielo, il ragazzo aprì gli occhi e si trovò la ragazza dai capelli biondi a fissarlo.
< Serena? >
< Buongiorno Ash >
Il suo tono era sempre così dolce, così pacato.
< Ma che ora è? >
< L’ora di alzarsi, tra poco avremmo un aereo da prendere >
< Già il nostro viaggio > sospirò a quel ricordo.
< Vedrai che ti farà bene rivedere tua madre e i tuoi amici > gli sorrise.
< Già lo credo anche io, vado a prepararmi allora. >
Lei lo seguì con lo sguardo e non poté fare a meno di arrossire dinanzi alla sua perfetta nudità.
In cuor suo sapeva che quel viaggio li avrebbe uniti ancora di più e finalmente avrebbe chiuso il capitolo Misty.
 
 
A Cerulian era tornata la pioggia e la ragazza aveva gli occhi puntati alla finestra, ma senza guardare un punto esatto. Stringeva tra le mani una tazza di tea, ormai raffreddato.
< Ho finito di riparare la vasca grande, se vuoi possiamo anche uscire > si mise a sedere al suo fianco.
Si portò una gamba al petto.
< Non ho tanta voglia di uscire oggi >
< E cosa avresti voglia di fare? > se la portò sulle sue gambe notando una certa rigidità in lei.
< Veramente volevo fare un po’ di allenamento, mi ci vorrebbe una bella nuotata con i miei pokémon >
< Potresti farla anche domani. Ora siamo soli in casa > prese a baciarle il collo per poi passare sulle labbra. Lei lo fermò
< Aspetta Tracey >
< Misty io voglio aspettarti, ma almeno un po’ di intimità tutta per noi. Lo sai che lo starti vicino e non poterti avere mi fa letteralmente impazzire. >
< Allora dovremmo tenere le dovute distanze > disse sorridendo e mettendosi all’in piedi.
< Ma Misty? >
< Vado a fare una nuotata. Ci vediamo dopo >
Non gli lasciò tempo di replicare e si intrufolò nella palestra.
Lì riprese a respirare con regolarità.
Era terrorizzata all’idea di finire a letto con Tracey. Lei non era pronta a quel passo.
Lo aveva sempre immaginato con Ash quel momento e ora al solo pensiero le si formavano gli occhi lucidi. Gettò nuovamente quell’idea via e si tuffò in acqua.
 
Il ragazzo in cucina era rimasto senza parole, non si aspettava una simile reazione, lui la desidera troppo, sapeva che doveva ascoltare le parole di Daisy e non darle pressioni, ma provava una strana sensazione. Una sensazione che non prometteva nulla di buono.
Addentò un panino e si diresse in palestra.
Osservarla nuotare era un vero incanto. I suoi movimenti erano così fluenti, diventava un tutt’uno con l’acqua. In mezzo a quella distesa azzurra sembrava davvero una sirena.
Si levò i pantaloncini e sfilò la maglia e la raggiunse in acqua.
< Facciamo una gara? >
< Tracey? Sai benissimo che non potresti mai battermi >
< Vediamo >
< Aspetta sei partito prima > prese a raggiungerlo per poi superarlo, lui l’attirò a sé per un piede e prese a schizzarla. Lei replicò il gesto e prese a ridere.
Il suo sorriso era così dolce.
Preso dall’istinto la baciò per poi sprofondare sott’acqua.
Lei riuscì ad emergere e parve seccata dalla cosa.
< Possibile che devi rovinare ogni momento dolce tra noi? >
< possibile che devi avvinghiarti sempre al mio corpo in ogni circostanza? >
< Forse perché sono il tuo ragazzo ed ho voglia di te >
< Non puoi minimizzare tutto alle cose fisiche, io ho bisogno di serenità Tracey, per questo ti ho chiesto di aiutarmi. Tu mi dai troppe pressioni >una lacrima le rigò il volto.
Lui parve realmente mortificato.
< Hai ragione, scusami. Sono un vero idiota. Non ti sfiorerò più Misty. Aspetterò i tuoi tempi, rispetterò i tuoi spazi te lo prometto > prese ad allontanarsi poi si sentì tirare per un polso.
Le labbra di lei si posarono su quelle di lui e lo portò sott’acqua.
Lì lui non avrebbe potuto vedere le sue lacrime.
 
Gennaio 2005
 
Intorno a lei il silenzio, nel suo cuore il vuoto. A testimoniare quel dolore solo il cielo, che per ironia del destino anche lui non cessava di piangere.
 
 
Era in volo verso Kalos. Vi era una tale confusione intorno a lui. Ripensò a quella scena e di nuovo il sangue prese a ribollirgli nelle vene. E ancora una volta si chiese perché lo avesse fatto.
 

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Capitolo 9
*** A questo dolore non potrà mai abituarsi. ***


Angolo Dell'Autrice:
 Salve ragazzi, ecco il mio nuovo capitolo, spero che vi piaccia. Scusate se non riesco a pubblicare prima, ma sono un po' impegnata. Grazie ancora per le visite e buona lettura.



Giugno 2006
 
Il cielo era privo di colore e la pioggia batteva sui vetri dei finestrini dell’aereo. Sarebbero partiti da lì a pochi minuti e già provava una stretta allo stomaco.
Serena è seduta al posto accanto al suo ed era entusiasta, non era più nella pelle al pensiero di dover partire.
Lui la guardava con sguardo assente.
< Stiamo per partire non sei emozionato? >
< Di sicuro non quanto te > le sorrise.
< Farò una buona impressione su tua madre? E se non dovessi piacerle? >
< Serena tranquilla, mia madre è un fenomeno della natura e saprà apprezzarti. Ha sempre avuto un occhio di riguardo per > non concluse la frase.
< Per? > disse lei incuriosita.
< Per tutti i miei compagni di viaggio > si affrettò a dire lui.
Lei notò i suoi occhi, ovviamente si stava riferendo a lei.
< Ora sono più tranquilla > gli strinse la mano e lui si lasciò andare a quel tocco.
 
 
Misty guardava dalla finestra della sua camera, aveva il corpo avvolto da un asciugamano, ancora gocciolante e infreddolito. Si portò una mano al petto e prese a contare i battiti del cuore, solo quando si erano normalizzati prese a respirare.
Tracey entrò in camera e rimase a fissarla per qualche secondo. Era così bella.
Le si avvicinò facendola sobbalzare.
< Sei così bella, amore mio >
Lei notò con quanta enfasi avesse pronunciato le parole amore e mio.
Prese nuovamente a baciarle il collo.
< Tracey >
< Per favore lasciami fare ora >
Lei era terrorizzata.
< Aspetta per favore >
< Ma come? Prima in piscina, quel bacio, credevo che tu >
< Credevi cosa? >
< Che avessi capito quanto fosse importante per me averti >
< Questo lo sapevo già. Ma io non sono pronta >
< sarai mai pronta per me Misty? >
< Cosa intendi dire? >
< Arriverà il giorno in cui mi desidererai come desideri lui? >
< Non so proprio a cosa ti stai riferendo > fece per andarsene, ma lui l’afferrò per un braccio.
< Lasciami andare >
< Guardami negli occhi Misty. E dimmi che lui per te non conta più nulla. >
< Ash non c’entra nulla in questa storia >
< Invece lui c’entra. C’entra sempre quando si tratta di te. Diamine ma non guardi la realtà non vedi come stanno le cose. Non capisci quanto ti amo >
< Tracey lasciami ho detto > aveva le lacrime agli occhi.
< Non ti lascio andare. Non questa volta >
La gettò sul letto e prese a baciarla con veemenza, lei cercò di respingerlo, ma lui era troppo più forte di lei.
< Tracey lasciami andare. Smettila >
Prese a passarle le mani sulle gambe e stringerla. Lui aveva perso il senso della ragione, ora voleva solo il suo corpo.
< Ti voglio >
< No per favore. Lasciami. Lasciami ho detto. Io sono ancora innamorata di Ash > disse tra le lacrime.
La presa su di lei si fece più debole.
Quelle parole lo avevano scaraventato in un’altra realtà.
Nei suoi occhi solo rabbia.
In quelli di lei solo paura.
Le tirò uno schiaffo.
< Sei solo una stupida. > la lasciò sola.
Con un dolore sopra e sotto la pelle.
 
Gennaio 2005.
 
Era a pezzi.
Era solo.
Era distrutto.
Non sapeva dove andare, cosa fare, cosa pensare.
La testa gli stava per scoppiare, mentre il cuore era andato in frantumi già da un pezzo.
L’aeroporto di Kalos era silenzioso non vi era quasi nessuno a quell’ora della notte. Si incamminò verso l’uscita e preso dalla disperazione si accasciò in terra e prese a piangere.
< Perché lo hai fatto Misty? Perché? >
 
 
La ragazza dai capelli biondi non era andata troppo lontana, era completamente sfinita dalle lacrime. Decise che doveva raggiungerlo, lei doveva andare da Ash.
Impallidì quando all’aeroporto lo vide.
Non capiva cosa fosse accaduto e perché lui si trovava a Kalos.
Era stremato.
Non l’aveva mai visto in quelle condizioni. Gli si avvicinò piano.
 
 
Le stelle erano alte nel cielo, ma intorno a lui vi era buio. Il vento soffiava tra le chiome degli alberi eppure lui aveva freddo solo al cuore. Poi guardò quelle mani.
Erano le sue mani, così sottili e delicate. Quelle mani iniziarono a sfiorarlo, per poi stringerlo con forza. E in quell’abbraccio lui diede sfogo al suo dolore.
 
 
Giugno 2006
 
Serena dormiva beata sulla sua spalla, riusciva a sentirne l’alito caldo urtargli contro la pelle. Ormai si stavano preparando all’atterraggio.
Lui deglutì vistosamente.
Ora si trovava davvero sotto il suo stesso cielo.
< Serena, hey. Svegliati. Siamo arrivati >
< Cosa siamo già arrivati? >
< Benvenuta a Kanto > nella sua voce era evidente una nota di malinconia, lei ancora una volta gli tenne la mano e si prepararono per scendere.
Il clima a Kanto non era dei migliori, era evidentemente arrivata la stagione delle piogge e faceva anche abbastanza fresco.
< Siamo molto distanti da casa tua? >
< Un paio d’ore di cammino. Ce la fai? >
< Certo sono stata seduta per tutte queste ore. Coraggio andiamo >
Prese a trascinarlo lungo la strada, si allontanarono dalla zona aeroporto e da lontano intravide la foresta di Viridian.
 
 
Daisy rincasò in casa solo poco dopo il tramonto. Fu stranita di vedere che le luci in casa erano tutte spente. Poi sobbalzò nel trovarsi il ragazzo in cucina.
< Tracey? Per tutti gli dei, cosa ci fai qui al buio. Mi hai fatto paura > accese una luce.
Lui non rispose si limitò a guardarla negli occhi.
Lei rabbrividì.
Aveva sicuramente bevuto e forse era anche poco lucido.
Gli si avvicinò.
< Tracey? Cosa è accaduto? >
< Chiedilo a quella poco di buono di tua sorella. > mandò giù un altro bicchiere di sakè.
< Misty? Cosa ha fatto ora? >
< Pensa è ancora innamorato di quello sciagurato. Prima mi dice che ha bisogno di me, mi bacia e poi mi confessa che è ancora innamorata di lui. Dannazione > gettò il bicchiere interra che si frantumò in mille pezzi. Si ferì ad una mano.
< Calmati, per carità. Ora vado a parlarle io. Sicuramente avrete frainteso >
< Frainteso? Ah > prese a ridere.
< Tracey mi stai spaventando. >
< Sai Daisy tua sorella mi ha stregato dal primo momento che ho incrociato i suoi occhi. Ma mi era così evidente che fosse cotta di Ash e lui così stupido a non accorgersene. Sono sempre stato da parte, anzi ho fatto il possibile per aiutarla in questo amore platonico. Ma sono arrivato ad un punto di non riuscirla più a vedere in quello stato. Lui la stava uccidendo. >
< Lo so benissimo Tracey, tu sei stato sempre accanto a mia sorella. E per questo ti ringrazio, ma non puoi pretendere che lei provi lo stesso per te da un giorno all’altro. Devi avere pazienza >
< Zitta e ascoltami. Non ho ancora finito. Vuoi sapere perché Ash si trovava proprio qua quel giorno? >
< Cosa vuoi dirmi? >
< Non dirmi che hai creduto che il destino avesse voluto portarlo qui proprio nel giorno in cui io mi sono dichiarato a lei. >
< Cosa hai fatto Tracey? >
< Sei proprio un’ingenua, proprio come tua sorella. Sarà un fattore di sangue. >
< Ora basta, sei ubriaco fradicio. Vai in camera tua >
< Io gli ho scritto una lettera >
< Come? > la ragazza non riusciva a capire cosa lui volesse dirle. O forse aveva solo paura di capire.
< Gli ho scritto che doveva recarsi qui a Cerulian perché io e Misty avevamo una cosa da dirgli, e devo dire che ci siamo riusciti. Lo spettacolo è stato dei migliori >
< Tu cosa hai fatto? Tracey perché? >
< L’ho fatto per lei, per me e per noi. La situazione in casa era insostenibile. >
< Tracey lei ha tentato di uccidersi e ora mi stai dicendo che sei stato tu a fare in modo che Ash vi vedesse? >
< Lui poteva anche ascoltarla, ma non ha voluto sapere ragioni. Io ho salvato Misty >
< Vattene Tracey >
< Mi stai cacciando? >
< Vai fuori da qui >
Lui prese a sbattere i pugni sul tavolo.
< Tu non capisci. Avresti voluto vederla su quella poltrona ad aspettarlo per sempre? Lei con me imparerà ad essere felice >
< Se Misty sapesse cosa hai fatto. Io non posso crederci >
< Io l’amo. La amo più della mia vita >prese a piangere come un bambino.
Quel ragazzo era davvero distrutto, Daisy ancora una volta lo invitò ad uscire e lui non porse resistenza.
Ora sua sorella aveva bisogno di lei.
 
La ragazza giaceva sul letto, l’unico rumore udibile in camera era il battito irregolare del suo cuore.
Era confusa.
Delusa.
Amareggiata.
Impaurita.
Sola.
Prese a massaggiarsi la guancia dove poco prima aveva preso una sberla da Tracey, faceva tremendamente male, ma il dolore più forte lo provava allo stomaco.
Avrebbe tanto voluto fuggire lontano. Dove nessuno conoscesse la sua storia, il suo dolore. In un posto dove ogni maledetto dettaglio non le avrebbe portato alla mente Ash.
Si aprì la porta.
Sua sorella la vide stasa sul letto completamente immobile, avvolta in un asciugamano.
Le si avvicinò e prese a passarle le dita tra i capelli.
< Ho sbagliato tutto. Sono un completo disastro > era nuovamente in lacrime.
< Tu non hai sbagliato un bel niente. Non siamo padroni di scegliere di chi innamorarci >
< Quel giorno non dovevo accettare di uscire con Tracey, non dovevo. O almeno avrei dovuto fare più forza per respingerlo. Perché sono stata così stupida? >
< Misty tu non potevi sapere le intenzioni di Tracey e non potevi sapere che Ash si trovasse qui >
< Mi sembra così assurdo. Perché Ash doveva trovarsi qui proprio quel giorno. Perché il destino è stato così crudele con me > era inconsolabile, sua sorella avrebbe tanto voluto dirle la verità, ma sapeva che se lo avesse fatto l’avrebbe persa per sempre.
Continuò a carezzarle i capelli e lo fece fino a quando, sfinita dal suo stesso pianto si addormentò.
 
Il ragazzo stringeva tra le mani una bottiglia di sakè. Osservava la sua immagine distorta riflessa nel fiume.
Lì su quel ponte aveva avuto le sue labbra la prima volta. Su quel ponte aveva vissuto il paradiso ed ora si trovava trascinato negli inferi. Salì sul bordo del ponte e guardò ancora una volta quell’immagine riflessa a pelo d’acqua. Accanto al suo volto rivide gli occhi della sua amata e senza troppe pretese si buttò.
 
 
Il sole stava calando per lasciare spazio già a qualche stella. I ragazzi stavano attraversando la foresta di Viridian e in lui tanti ricordi cominciarono a spingere con forza nella sua mente. Lì aveva iniziato il suo viaggio, lì  con lui c’era stata Misty.
La ragazzina era stremata e lui le prese la mano.
Lei arrossì.
< Siamo quasi arrivati >
< Sono così emozionata. >
Spuntò la luna alta nel cielo che illuminava la città dinanzi a noi. Lo spettacolo era dei più belli.
< Siamo arrivati a Pallet Serena >
 
 
La donna era intenta a rammendare un maglioncino, quando sentì bussare alla porta. Si chiese chi mai potesse essere a quell’ora della notte.
Si precipitò e quando aprì per poco non le venne a mancare la terra sotto i piedi.
< Ciao mamma >
< Ash? >
Lo abbracciò con forza, era da troppo tempo che non lo vedeva. In quell’abbraccio ci mise tutto l’amore che provava per suo figlio e lui a sua volta ricambiò l’affetto.
< Come stai? >
< Io sto bene, ma guardati quanto sei cresciuto. Sei diventato ancora più bello >
Lui arrossì al complimento della madre, per poi buttare un occhio a Serena la quale era rossa paonazza.
< Mamma lei è Serena, una mia carissima amica >
Serena strizzò il naso alla parola amica, ma del resto sapeva che non poteva presentarla come la sua ragazza.
< Salve signora, sono Serena, piacere di fare la sua conoscenza. Ash mi ha parlato molto di lei > disse balbettando.
< Spero in bene. Il piacere è mio Serena e puoi chiamarmi semplicemente Delia >
< Va bene. >
< Ma prego accomodatevi, vi preparo subito qualcosa per cena. >
I ragazzi entrarono in casa  e si misero comodi, Ash indicò il bagno a Serena per darsi una rinfrescata e fu lì che la vide.
Il dipinto che Tracey aveva fatto loro sulle isola Orange era ancora esposto sulle scale.
Con un gesto di ira lo prese e lo scaraventò in terra per poi rinchiudersi nella sua vecchia stanza.
La donna aveva osservata incredula alla scena e aveva ipotizzato che fosse accaduto qualcosa. Notò l’imbarazzo sul volto della ragazzina e cercò di metterla a suo agio.
< Il bagno è proprio lì sulla sinistra. Prenditi il tempo che vuoi. Ti aspetto giù in cucina. >
< Grazie > si limitò a dire e si diresse in bagno, passando accanto alla porta della camera di Ash e non poté fare a meno di sentirne le lacrime.
 
Era stato un colpo all’anima. Sua madre non doveva tenerlo ancora così in bella mostra. Quanto era bella. E lui come uno stupido se ne era accorto troppo tardi.
< Dannazione >
Pianse fino a cacciare l’ultima lacrima. Non avrebbe più pianto in quei giorni. Lui lo aveva promesso a se stesso e a Serena, ma ora gli era proprio impossibile frenare quelle dannate lacrime che sapevano di lei.
 

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Capitolo 10
*** Disgrazia. ***


Angolo dell'Autrice:

Salve a tutti, è molto che non pubblico un capitolo e mi sento quasi in colpa. Non so darvi una motivazione unica, le cause sono state tante e me ne scuso, spero di riuscire a concludere questa storia.


La sua pelle e la sua anima erano orfane di lui e il battito del suo cuore non smetteva di sancire il suo nome.
Aveva provato a rimuoverlo, ma era stato del tutto inutile, lui era ben radicato dentro lei. Aveva illuso Tracey, finto con le sue sorelle, aveva mandato giù tante lacrime, ma tutto era stato vano.
Fu svegliata dallo squillare, assiduo, del telefono. Si trascinò a fatica fuori dal letto, fortunatamente fu sua sorella a rispondere.
Poi le sue grida la riportarono alla realtà.
< Daisy? Cosa è accaduto? >
L’altra riagganciò il telefono tremante e bianca in volto.
< Misty? > riuscì a sospirare.
< Chi era a telefono? Cosa è successo? Daisy per l’amor del cielo parlami >
< Tracey > era in preda alla disperazione, non riusciva più a contenere le lacrime.
< Tracey? Cosa è successo a Tracey? >
< È colpa mia. È solo colpa mia > si accasciò in terra. Misty le si accovacciò accanto ancora ignara della situazione.
< Daisy cosa è accaduto a Tracey? > incrociò i suoi occhi. Ne vide il terrore.
Cominciò ad avere paura.
< È colpa mia. Cosa ho fatto? >
Continuava a non capire a cosa stesse riferendosi. Le prese il volto tra le mani e la fissò dritto negli occhi. Quegli occhi perso chissà dove.
< Daisy? >
< Tracey è morto >.
 
 
Il ragazzo  non aveva chiuso occhio, non aveva fatto altro che pensare a lei per tutta la notte.  Prese a fissare il paesaggio dalla finestra. Il sole stava iniziando a sorgere ed irradiare con i suoi raggi la cittadina di Pallet.
Trovarsi nuovamente sotto lo stesso cielo ma essere distanti anni luce.
Ripensò a quel bacio.
Il sangue prese a ribollirgli nelle vene.
Decise di scendere in cucina e prendere un sorso d’acqua.
Fu sorpreso di trovarci sua madre.
< Mamma? Come mai già sveglia? >
< Potrei farti la stessa domanda? >
< Avevo semplicemente sete >
< Ti preparo un buon tea >
< Grazie > riuscì a malapena a sorriderle.
Lei non poté fare a meno di notare il rossore nei suoi occhi.
< Come mai sei triste tesoro? >
Fu spiazzato da quella domanda.
< Non sono triste? >
< I tuoi occhi dicono ben altro >
Sapeva a cosa stesse facendo riferimento.
< Credimi mamma non sono triste e comunque neanche i miei occhi lo sono >
< E il cuore? > sussurrò lei debolmente.
Lui la guardò dritta negli occhi e una lacrima coraggiosa si fece largo sul suo volto.
< Mamma >
Si gettò tra le sue braccia dando libero sfogo al suo dolore.
In quell’abbraccio si sentiva protetto, come quando era stato un bambino.
Le raccontò ogni cosa.
Della separazione improvvisa con Misty.
Di quanto le fosse mancata.
Di quanto l’amava.
E di quando l’aveva capito, ormai, troppo tardi.
La donna ascoltò ogni singola parola. Quanto aveva sofferto il suo bambino.
Delia non fu l’unica ad ascoltare.
La ragazzina dai capelli biondi aveva origliato ogni minima parola.
E con il volto rigato dalle lacrime corse in camera sua.
 
 
La ragazza teneva strette le ginocchia al seno tentando di reprimere il panico che bussava nel suo petto.
Piangeva singhiozzando, non riusciva a prender fiato e muoveva convulsamente le mani in cerca di un appiglio inesistente.
L’aria era pesante e intorno a lei vi era un silenzio assordante. Sua sorella era  entrata a sostenere l’interrogatorio, del resto il movente del suicidio era ignaro a chiunque.
Era arrivato il turno di Misty.
Prese a respirare a pieni polmoni e tentò di frenare le lacrime, ma senza riuscirci.
Si sedette alla scrivania e le venne puntato in viso una luce giallastra.
L’uomo, sulla quarantina, dinanzi a lei rimase folgorato dalla bellezza della ragazza, mise in azione un registratore e iniziò a parlare. La sua voce era fredda e distaccata.
< Allora signorina quando è stata l’ultima volta che ha visto il ragazzo? >
< Ieri sera > riuscì a spifferare.
< Avete discusso di qualcosa in particolare? Qualche indizio che colleghi il fatto all’accaduto? >
Misty ripensò alla loro discussione. Gli aveva buttato in faccia il fatto di essere ancora innamorata di Ash. Possibile che si fosse spinto a tanto.
< Abbiamo avuto un diverbio > disse infine singhiozzando.
< Di che tipo? > non riusciva a levarle gli occhi di dosso.
Lei si passò nervosamente le dita tra i capelli.
< Io e Tracey, ecco noi > non riuscì a concludere la frase che prese a piangere.
L’uomo le porse un fazzoletto, nella sua vita aveva assistito a tantissime situazioni analoghe.
< Coraggio, mi dica tutto quello che sa >
Tirò un sospiro.
< Io e Tracey avevamo intrapreso una relazione, la situazione è un po’ complicata. E ieri gli ho detto apertamente che sono innamorata di un altro > le lacrime incombevano sul suo viso, quella ragazzina era stremata.
< Creda che lui abbia compiuto questo gesto sconsiderato per questo motivo? >
Lei fu freddata da quella constatazione. Il motivo per cui Tracey si era suicidato era lei.
< Io, io non so più cosa pensare. Perché lo hai fatto Tracey? Perché? >
Era in un evidente stato di shock. L’uomo decise di interrompere l’interrogatorio e accompagnò la ragazza dalla sua sorella.
< Attenderemo i risultati della scientifica, per il momento potete andare. Vi terremo informati >
< Quando potremmo celebrare i funerali? > anche la ragazza dai capelli biondi era stremata.
< Non appena saremo certi che si sia trattato di suicidio > l’uomo si congedò dalle due sorelle.
< Cosa ho fatto Daisy? È solo colpa mia >
< Tu non c’entri nulla. Sono stata io a cacciare via Tracey di casa >
< Lo hai fatto solo per proteggere me >
< Misty? >
< Lui aveva solo la colpa di amarmi. Ho rovinato ogni cosa > si lasciò cadere sulla sedia e prese nuovamente a piangere.
 
 
A volte si cammina per andare da qualche parte, a volte si cammina e basta. Serena camminava senza una meta precisa, con i pensieri scompigliati.  Fu il ragazzo a raggiungerla.
< Serena eccoti qui, ti stavo cercando >
Nacque così, dal nulla, il sorriso più finto che potesse mostrare. Non aveva mai finto con lui, ma ora è stufa di soffrire.
< Volevo solo fare una passeggiata. >
< Non sei pratica di queste parti, potevi perderti nella foresta. >
< Sono stata in questa foresta molte volte da piccola >
< Sono passati molti anni da allora > le sorrise.
Lei si sciolse. Attendeva solo un consenso dai suoi occhi.
< Ricordi? Qui è avvenuto il nostro primo incontro > disse con fare sognatore.
< Davvero? Sei sicura che sia avvenuto proprio in questo punto? >
< Certo. Riesco ancora a sentire il brivido sulla pelle > inspirò a pieni polmoni.
Ash sapeva a cosa si riferisse.
Anche lui aveva provato lo stesso brivido.
In quel luogo aveva trascorso momenti indimenticabili con Misty.
Gettò quel pensiero altrove e prese la mano di Serena.
Lei arrossì al tocco.
< Andiamo, mia madre ci sta aspettando per il pranzo >
 
 
Aveva lo sguardo fisso al soffitto, la testa pesante e una fitta costante allo stomaco. Tutto le sembrava un brutto sogno, ma purtroppo non era così.
Non faceva altro che ripensare alle parole che gli aveva rivolto.
Le sue ultime parole.
Lo aveva ferito, distrutto. Tanto da fargli commettere un simile passo.
Una lacrima le tagliò il volto.
< Perché lo hai fatto Tracey? >
Venne interrotta da sua sorella Violet, che le aveva portato una tazza di tea.
< Bevila tutta ti farà bene >
< Perché doveva innamorarsi proprio di me? >
< Misty non è colpa tua. Non si può scegliere chi amare >
< Ma ero stata io chiedergli di provarci, per poi dirgli chiaramente che sono innamorata di Ash. Avrei dovuto esserci io al suo posto >
< Non dirlo neanche per scherzo. Tu non hai colpe, nessuno ne ha. Non troveremo mai una spiegazione logica a tutto questo. >
< Ma lui ora non c’è più >
< Ora dobbiamo solo trovare la forza di andare avanti. Tracey non avrebbe voluto vederci in questo stato >
Ad interromperle fu Daisy.
< Ha chiamato il commissario. Dall’autopsia è risultato un tasso alcolico elevato. Hanno catalogato il caso come suicidio. Domani si celebreranno i funerali, avvertite chi di dovere > il suo tono era così flebile. Segnato dalla disgrazia.
Fu Violet a muovere un passo verso lei e l’abbracciò.
A loro si un’ anche la ragazzina dai capelli rossi.
 
 
< Serena ti ho detto che ci andremo, ma non ora >
< Me l’hai promesso > era insistente come una bambina.
< Ci andremo domani. >
< Voglio andarci oggi >
< E va bene >
Gli si gettò al collo.
< Grazie >
< Sei così petulante. >
< Sono troppo curiosa di vedere se il professor Oak si ricorda di me >
< Vai a prepararti >
Gli stampò un bacio a fior di labbra e corse in camera sua.
Quando Serena si metteva in testa qualcosa era impossibile farle cambiare idea, del resto anche Ash aveva voglia di riabbracciare il caro vecchio professore.
 
 
Daisy stava riponendo tutti gli effetti personali di Tracey in alcuni scatoloni. Tutti quei disegni fatti con cura, per la maggiore erano dedicati a sua sorella .Non riusciva a smettere di piangere. si sentiva tremendamente in colpa per l’accaduto, e Misty era ancora ignara di tutto. Si chiese se Ash avesse ascoltato la verità e se avesse dato un’altra possibilità a sua sorella, quell’idea fu subito cancellata. Se avesse informato Misty o Ash della cosa, avrebbe infangato per sempre il ricordo di Tracey. Si gettò sul letto del ragazzo e prese a piangere con più veemenza.
 
 
Il professor Oak era immobile accanto al telefono. La notizia lo aveva letteralmente piegato in due.
< Grazie Violet per avermi informato. Domani verro a dargli un ultimo saluto > riagganciò.
Non poteva crederci.
Quel ragazzino pieno di vitalità e con tanti sogni aveva messo fine alla sua vita. Ripensò a tutti i momenti trascorsi insieme un episodio in particolare gli strappò un sorriso.
Fu riportato alla realtà dal campanello.
Qualcuno aveva bussato alla sua porta. Si chiese chi mai potesse essere.
Quasi non gli venne un colpo nel trovarsi il ragazzo dinanzi.
< Finalmente ci si rivede professore >
< Ash? > disse incredulo.
< Anche io sono contento di vederla >
< Cosa ci fai tu qui? >
< Mi scusi per non averle dato preavviso, ma vede questa stramba ragazzina aveva tanta voglia di rivederla >
Serena era nell’imbarazzo più totale.
< Salve professor Oak, si ricorda di me? Sono Serena, venivo sempre a frequentare i suoi campi estivi >
< Serena, è passato del tempo, non sperarci troppo > prese a ridere.
< Ash? > aveva completamente ignorato la ragazzina.
< Non si preoccupi professore è del tutto normale che non se ne ricordi >
< Non sei stato ancora informato? >
< Informato di cosa? >
< Tracey è morto >
 

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Capitolo 11
*** Niente potrà farti così tanto male come il dolore di chi non c'è più. ***


Certe cose sono così difficili da dire che bisognerebbe andare a caccia delle parole.
Una ad una.
Dare loro il giusto peso, la giusta importanza.
Il ragazzo era lì, immobile, dinanzi all’uomo. Con lo sguardo perso nel vuoto e il caos nella testa.
Violente le immagini sfrecciavano davanti ai suoi occhi.
L’incontro nelle isole Orange.
Quella lettera.
Il bacio con lei.
E ora quelle parole.
“ Tracey è morto “
Iniziò a tremare nervosamente e si portò una mano al petto.
Era combattuto dal dolore e dall’idea di lei di nuovo sola.
Si sentì un verme a quel pensiero.
Poi si accorse degli occhi fissi su di lui.
Serena e il professore lo stavano aspettando.
< Come è successo? > riuscì infine a dire.
< Suicidio >
Gli si raggelò il sangue nelle vene.
Fece fatica nel restare all’in piedi e Serena gli diede una mano.
Oak lo fece accomodare e gli servì una tazza di tea.
Ancora con gli occhi sgranati e la testa piena di confusione ripensò a lei.
< Quando è successo? >
< L’altra sera. >
< Perché? >
< Ash? >
< Perché lo ha fatto? >
< Ne so quanto te. Domani si terranno i funerali, verrai con me >
Questo significava incrociare nuovamente i suoi occhi.
Deglutì vistosamente.
< Certo > furono le ultime parole che risuonarono in quella stanza.
 
 
La ragazzina dai capelli biondi non disse una sola parola, era incredula. Aveva immaginato quel viaggio come un meraviglioso sogno e invece tutto si era tramutato nel peggiore degli incubi. Rientrati a casa, Ash si era rinchiuso in camera e non aveva più detto nulla. Delia, sua madre, aveva versato fino all’ultima lacrima, era in uno stato pietoso.
< Era un così caro ragazzo, perché lo avrà fatto? Perché? >
Serena le porse una tazza di tea fumante. < Delia mi spiace tanto, vorrei poter fare qualcosa >
< Sei così dolce Serena, sono dispiaciuta che ti sto accollando tutti questi problemi, questo doveva essere per te un viaggio di piacere. >
< Stia tranquilla, ora cerchi solo di riposare un po’ > la lasciò sola e tentò di avvicinarsi al ragazzo, ma lui non volle saperne niente.
 
 
Daisy era distrutta. Combattuta tra il bene della sorella e la reputazione del suo caro amico. Possibile che quell’amore lo avesse indotto a fare un simile passo. Mentre era persa nei suoi pensieri le si avvicinò Misty.
Lei era dannatamente bella pure in quello stato.
< Daisy > le si gettò tra le braccia e prese a piangere come una bambina piccola.
Sua sorella la strinse forte a sé e rimasero in quella posizione per chissà quanto tempo. Fu la rossa a staccarsi per prima da quell’abbraccio e prese ad asciugarsi gli occhi, quei suoi immensi occhi verdi devastati dal dolore.
< Dobbiamo preparare le ultime cose per l’addio. Ho così tante cose da fare >
< Hai avvisato il professor Oak? >
< Si Misty, lui si sarebbe occupato di avvisare la signora KEtchum >
A quel nome la ragazza ebbe un sussulto, chissà se in qualche modo la notizia sarebbe arrivata a lui.
< Se non ti dispiace vorrei tenere un piccolo elogio funebre per lui >
< È davvero una bellissima idea Misty, sono certa che anche a Tracey avrebbe fatto piacere > non riuscì a finire la frase che di nuovo sfociò in un pianto.
< Glielo devo. >  furono le ultime parole della rossa.
 
 
Ash era ancora nella sua camera, quando ad un tratto gli occhi si posarono sul ritratto che aveva tirato via dal muro solo qualche ora prima. Quando non aveva ancora appreso la notizia.
Ironia della sorte.
Quel ritratto era stato dipinto proprio dal suo amico. Prese a tracciare con le dita i contorni del viso della ragazza. Era così bella.
Bella da levare il fiato.
Quanto aveva sofferto per quel bacio. Quanto aveva sofferto per quegli occhi verdi colmi di lacrime, che non era riuscito a consolare.
Non riusciva ancora a capire perché Tracey avesse deciso di mandargli quella lettera e ferirlo così nel profondo. E ancora meno chiaro era il motivo per cui si era tolto la vita.
< Perché lo hai fatto Tracey? E Misty? Cosa ne sarà ora di lei? >
Immerso nei suoi pensieri si assopì.
 
Serena aveva sentito ogni sua lacrima. Si sentiva impotente dinanzi a quella situazione molto più grande di lei. Avrebbe atteso l’alba e poi si sarebbe recata accanto ad Ash a dare l’ultimo addio al suo amico. Non l’avrebbe lasciato solo.
 
 
Il nuovo giorno arrivò. Il cielo era ricoperto di nuvole e l’aria era tremendamente pesante. Misty stava indossando l’abito nero di seta che metteva in risalto il suo corpo perfetto, guardò la sua immagine allo specchio, il nero si abbinava al colore della sua anima. Si sentiva vuota.
Privata della serenità.
Raccolse le sue ultime cose e uscì dalla sua camera.
 
Il professor Oak attendeva il ragazzo sulla soglia, era in ritardo. Quando vide arrivare Delia.
< Buongiorno Professore >
< Buongiorno Delia, ma dov’è Ash? >
< Professore Ash è devastato, non credo ce la faccia a venire > la donna era mortificata, ma suo figlio si era rifiutato di lasciare la sua camera.
< Normale che sia così. È stata una doccia fredda per lui. Vedrai che poi riuscirà a venire >
Si avviarono verso l’auto dove li attendeva Gary.
 
La ragazza era di nuovo tornata alla sua porta.
< Ash per favore apri >
< Lasciami solo Serena >
< È da ieri che sei chiuso lì dentro, per favore aprimi >
< Serena per favore non ho voglia di vedere nessuno >
La ragazza non demorse e continuò a supplicarlo. < Non ti serve a nulla restare lì in camera a rimuginare su chissà cosa, possibile che tu non voglia dare un ultimo saluto a quel ragazzo? > a quelle parole la porta si aprì.
La ragazzina dai capelli biondi sobbalzò nel vederlo. Era devastato.
Lui non la guardò neanche negli occhi e si gettò tra le sue braccia.
 
La sala era gremita di gente. Tracey era ben voluto da tutti, un ragazzo che sapeva farsi voler bene senza troppe pretese. La sua bara era posta al centro della sala, circondata da fiori e lettere.
Daisy, Violet e Lily accoglievano tutti con un debole sorriso, ringraziandoli di essere venuti.
Daisy vide arrivare il professor Oak e per la prima volta in quella mattina il suo contegno cadde.
< Professore > prese a piangere.
< Su, su ragazze, fatevi forza, Tracey non vorrebbe vedervi così. >
< Non riesco ancora a capacitarmi della cosa. Mi sembra un terribile incubo. >
< Anche per noi è lo stesso, Tracey era un ragazzo speciale. >
 
La ragazza dai capelli rossi fece il suo ingresso nella sala, l’odore di fiori era così penetrante da sfiorarle le sinapsi del cervello. Il suo sguardo incrociò subito quello della madre di Ash e di nuovo provò quella sensazione di vuoto.
Delia fu abbagliata dalla bellezza della ragazza, che non vedeva ormai da troppo tempo.
< Sentite condoglianze Misty, sono così dispiaciuta per l’accaduto. >
< Grazie per essere venuta Delia, sono sicura che Tracey avrebbe apprezzato. > cercò di abbozzare un sorriso, ma non le riuscì.
La donna la strinse tra le braccia e a Misty parve di sentire l’odore di Ash. Gettò indietro quel pensiero e si limitò al calore che solo quella donna era in grado di trasmetterle.
Ci fu un silenzio improvviso all’ingresso del reverendo, tutti presero posto e ascoltarono il commiato per Tracey.
Alle parole del reverendo se qualcuno volesse dare un ultimo saluto a Tracey, Misty si alzo. E con passo deciso si recò al centro sella sala, accanto alla bara del ragazzo.
Tutti gli occhi erano puntati su di lei. La sua bellezza era così profana in quel luogo sacro.
Tirò un respiro profondo e iniziò.
< Tracey, mio caro Tracey >
 
 I due ragazzi corsero con tutte le loro forze. Era stato uno stupido, piangersi addosso senza affrontare di petto la situazione. Molto probabilmente Misty aveva bisogno di lui in quel momento e lui doveva esserci. Lo doveva a lei e soprattutto a Tracey.
La ragazzina lo seguiva a passo svelto, era stremata ma sapeva queanto fosse importante per Ash.
Lui notò la sua stanchezza e fu grato a Serena per tutto quello che stava facendo per lui.
Finalmente giunsero a Cerulian. La cittadina era immersa in un silenzio quasi innaturale.
Quando arrivarono alla sala le gambe gli presero a tremare.
< Coraggio Ash. Ci sono io con te > la ragazzina dai capelli biondi gli prese la mano.
Lui la guardò dritto negli occhi e la ringraziò con lo sguardo.
Entrarono.
 
< … niente potrà farti così tanto male come il dolore di una persona cara che non c’è più. Non era ancora il tuo momento. Non era ancora arrivato il momento di lasciarci e di lasciarmi sola. Mi sei stato accanto nei momenti difficili, nei momenti brutti, ma anche in quelli belli. Hai asciugato le mie lacrime, così tante volte, e ora chi asciugherà queste mie lacrime. Chi lo farà Tracey?  >
 
Nella sala l’emozione prese il sopravvento. Daisy era stremata dalle parole della sorella, quanto doveva soffrire. E lei non poteva far nulla per aiutarla. Quando il suo sguardo cadde sul ragazzo.
Lui era lì.
 
Anche il professor Oak lo nostò e si scambio un segno di intesa con Delia. Sapeva che Ash non lo avrebbe deluso.
 
Il ragazzo rimase immobile.
Fu letteralmente pietrificato dall’immagine della ragazza.  Aveva temuto una reazione nel vederla, ma non avrebbe mai immaginato nulla di simile. Anche il respiro gli si era bloccato.
Misty era dannatamente bella.
La sua voce così flebile e dolce, così bisognosa di aiuto.
Quanto avrebbe voluto stringerla tra le sue braccia e colmare il suo dolore. Cancellare ogni traccia di dolore dal suo viso.
 
Serena capì subito dal suo sguardo che la ragazza, al centro della sala , doveva trattarsi di lei. La ragazza che tanto aveva fatto soffrire Ash. Prese a stringergli la mano con più forza e riuscì a riportarlo alla realtà. Presero ad incamminarsi silenziosamente nella sala.
 
< … Sei stato sempre presente per tutti. Hai sempre avuto una parola di conforto, sempre pronto ad aiutare chiunque. Me in prima linea. Ed io? Cosa ho fatto io per ricambiare questi tuoi gesti di affetto? Ti ho solo deluso. Perdonami Tracey. Perdonami se puoi farlo > si accasciò in terra e prese a piangere, a quella vista Ash scattò in piedi, ma Serena riuscì a bloccarlo.
Fu allora che Misty incrociò il suo sguardo.
I suoi occhi.
Brividi lungo la schiena.
Quel maledetto giorno di pioggia.
Il bacio con Tracey.
I suoi occhi.
Il vuoto.
 
 
I presenti cominciarono a chiedersi cosa fosse accaduto e perché mai la ragazza avesse avuto quella simile reazione, fu allora che Daisy capì. Misti aveva visto Ash.
 
Il ragazzo non riusciva a levargli lo sguardo di dosso. Era come ipnotizzato dal verde dei suoi occhi.
Fu Serena a riportare tutto alla normalità, prese a strattonare il ragazzo e lo trascinò fuori dalla sala, lontano da occhi indiscreti.
< Serena ma che diamine fai? > gli tirò uno schiaffo.
< Cosa diamine fai tu Ash? Ti sembra il momento di metterti a flirtare con quella lì? Durante il funerale di un tuo amico? > gli gettò quelle parole in faccia senza mezzi termini.
< Ti sbagli, non è così. Ero solo >
< Solo cosa? Collega il cervello al tuo cuore, non puoi comportarti così > aveva gli occhi colmi di lacrime.
< Hai ragione scusami, solo che, non credevo che rivederla mi … > non terminò la frase che si lasciò cadere in terra e prese a piangere.
 
Misty rimase lì a fissare il vuoto. Si chiese chi poteva essere quella ragazzina dai capelli biondi che aveva trascinato fuori Ash, poi si rese conto che tutti la fissavano e si rialzò in piedi.
< L’ho fatto di nuovo Tracey. Ti ho deluso nuovamente, ancora una volta.  Non eri tu che non eri alla mia altezza. Ero io quella che non ti meritava. Addio per sempre. > posò le sue labbra sulla bara per poi lasciare la sala nel completo silenzio.
 
I presenti si alzarono in piedi e accompagnarono l’uscita della bara con un forte applauso. Daisy cercò di distaccarsi dalla folla e cercò di raggiungere sua sorella. Sapeva che incontrarlo le avrebbe riaperto troppe ferite. Ma quando uscì fu troppo tardi.
 
I due ragazzi erano l’uno dinanzi all’altra.
Occhi negli occhi.

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Capitolo 12
*** Il rimorso della verità ***


Quante cose possono essere dette con un solo sguardo.
Tutto l’amore e tutto l’odio di cui erano costituiti era presente nei loro occhi.
Nero assoluto.
Verde immenso.
I loro respiri si confondevano.
I loro corpi si cercavano e si respingevano.
< Misty > riuscì finalmente a dire il moretto con un filo di voce. Serena era paralizzata dalla bellezza della ragazza.
< Cosa ci fai tu qui? > riuscì a rispondere lei, tenendo a bada le lacrime.
Ash passo a rassegna il suo corpo, così armonioso e fasciato alla perfezione da quell’abito nero. Solo gli dei gli erano testimoni della fatica che stava facendo per resisterle. Le sarebbe saltato addosso senza battere ciglio.
< Dovevo esserci >
< Dovevi esserci? > ora il suo tono era diventato carico di rabbia.
Ash la guardava tramortito. I suoi capelli, di un rosso fuoco, erano stati tagliati di netto.
proprio come quando la incontrò per la prima volta.
< Tracey era un mio amico, avevo il diritto di salutarlo un’ultima volta. >
< Un tuo amico? Non siete sembrati tanto amici l’ultima volta che vi siete visti >
< Come potevo esserlo stava baciando la ragazza che … > di colpo si fermò.
Cosa stava per dire.
Dinanzi a Serena e nel giorno del funerale del suo amico.
< Non hai voluto spiegazioni quel giorno. Non hai voluto ascoltarmi ed ora è troppo tardi >  le lacrime non tardarono a venir fuori.
< Troppo tardi? Stai dando la colpa a me di quello che è successo? > ora anche lui era furioso.
< Lui aveva solo la colpa di amarmi, e invece io. Che stupida sono stata. L’ ho soltanto ferito. > era inconsolabile.
< Ma cosa stai dicendo? >
< Vuoi sapere perché Tracey si è ucciso? Vuoi sapere perché ha deciso di buttarsi nel fiume quella notte? Lui mi amava, mi amava da impazzire, ed io … come ho ricambiato? Dicendogli che ero ancora innamorata di te >
Quella parole vennero urlate al mondo intero.
Il ragazzo venne colpito appieno dalla forza di quelle parole.
Misty era ancora innamorata di lui.
 
 
Daisy accorse subito. Prese tra le braccia la sorella ancora in lacrime.
< Misty ti prego, non ora non qui. Ci sono ancora tutti, pensa a Tracey >
Lo stesso fece Serena con Ash, lo allontanò dai presenti che si erano riuniti attorno a loro ad osservare quel siparietto.
< Ash cosa ti è saltato in mente? Cosa state facendo? Torna in te, non è possibile che ti smarrisci ogni volta che incroci i suoi occhi >
Lui parve non ascoltarle, nella sua testa rimbombavano ancora quelle parole <<  Vuoi sapere perché Tracey si è ucciso? Vuoi sapere perché ha deciso di buttarsi nel fiume quella notte? Lui mi amava, mi amava da impazzire, ed io … come ho ricambiato? Dicendogli che ero ancora innamorata di te >>
< Ash mi stai ascoltando? > aveva nuovamente le lacrime agli occhi.
Lui prese a fissarla con sguardo assente, poi prese il suo volto e la baciò.
< Portami a casa Serena > furono le sue ultime parole.
 
Quel bacio fu il colpo finale per Misty che si lasciò cadere tra le braccia di sua sorella.
 
Il corteo funebre si sciolse e la bara fu seppellita in un giardino accanto al ponte di Cerulian. Rimasero solo i più intimi a porgere un ultimo fiore sulla lapide. Delia era ancora stranita da tutta quella storia, fu allora che vide Misty, era accasciata in un angolo del giardino sotto ad un salice piangente.
< Tracey era proprio un caro ragazzo. Ti voleva molto bene >
< Delia? >
< Ricordo ancora quando decise di regalarmi il suo dipinto. Mi disse sai Delia in questo dipinto sono ritratte le persone più importanti per me. Il tuo volto e quello di Ash, così realistico, così puro, così sincero. Lo conservo gelosamente, o almeno fino a ieri > fece una smorfia.
< Cosa gli è accaduto? > disse con tono incuriosito.
< Bè Ash l’ha tirato via e l’ha riposto nella sua stanza. Sono sicuro che non riesce a staccare gli occhi dal tuo viso > ancora una volto le regalò un sorriso sincero.
< Siamo diversi ora Delia. Quelli del ritratto non siamo più noi. >
< Io invece vedo ancora due ragazzi bellissimi, carichi di amore, che però si fanno prendere troppo dalle emozioni. Perché non vi chiarite? >
< Non hai visto quel bacio? >
< Ti riferisci a Serena? >
< Quindi è così che si chiama, è proprio una ragazza graziosa. >
< Tu non sei da meno >
< Lui ha voluto ferirmi in qualche modo. Forse ha voluto farmi capire come si è sentito quel giorno di piaggia, dinanzi al bacio mio e di Tracey >
< Tra te e Tracey c’era qualcosa che andava oltre una semplice amicizia? >
< Per lui si, mi amava. Mi ha amata come mai nessuno ha fatto nella mia vita. Ma purtroppo il mio cuore appartiene ad un altro >
< Sono sicura che Tracey vorrebbe vederti felice >
 < E allora perché si è ucciso? > di nuovo le lacrime rigarono il suo bel viso.
< Misty non possiamo dare delle risposte a tutte le nostre domande. Ma credimi su questo sono sicura. Tracey avrebbe voluto vederti felice > a quelle parole le due donne si abbracciarono e restarono in quella posizione per un tempo indeterminato.
 
Finalmente Ash era a casa. Aveva bisogno di sentirsi al riparo tra le sue mura, lì dove era cresciuto con l’affetto di sua madre.
Serena gli porse una tazza di tea.
< Grazie >
< Non voglio vedere più le tue lacrime Ash, mi fanno troppo male >
< Hai ragione scusa. Ti avevo detto che non sarebbe stata una buona idea venire qui a Pallet >
< Devi affrontare il tuo passato Ash, solo così potrai andare avanti >
Gli sorrise. E quel sorriso gli colmò il cuore. Quella ragazzina lo amava davvero.
< Avrai fame, vuoi che ti prepara qualcosa? >
< Preferirei aspettare tua madre, sarà affamata anche lei. >
< Ok allora cosa vorresti fare? >
< Ho un’idea > gli sospirò qualcosa all’orecchio il che lo fece arrossire, per poi recarsi in camera sua.
 
Daisy rimase sola, le sue sorelle erano rientrate, si mise a sistemare tutti fiori accanto alla lapide e lucidò la foto del ragazzo.
< Cosa devo fare Tracey? Misty soffre tanto per questa storia. Tu, Ash, quel bacio. Ho paura che tacendo finirò col perdere anche lei, è così debole e fragile. Cosa devo fare? >
 
La donna si congedò dal professore e rientrò in casa. Vi era un’atmosfera tranquilla quasi surreale. Si versò del tea e diede sfogo a tutte le lacrime trattenute fino a quel momento.
 
Nel camera al piano di sopra i ragazzi giacevano nel letto appagati dal piacere.
Avevano fatto l’amore.
E Ash sperò che con questo avrebbe voltato pagina una volta per tutte.
< Sei già sveglio? >
< Si. Credo che mia madre sia tornata, dovremmo rivestirci >
< Lo credo anch’io, anche se l’idea di rimanere a letto con te mi alletta troppo >
Fu lui il primo ad alzarsi, indosso una t-shirt e si recò di sotto, sua madre era seduta al tavolo e stringeva tra le mani una tazza di tea.
< Sei rientrata? Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? >
< Tesoro? Non preoccuparti, adesso ci penso io >
< Sei così stanca mamma >
< Tutta questa storia mi ha frastornata, ma ora sto meglio. Sai ho parlato un bel po’ con Misty >
A quel nome Ash si lasciò scivolare un bicchiere, che cadde in frantumi. Sua madre si precipitò subito a raccogliere i cocci.
< Non preoccuparti me ne occupo io >
< Credo che voi due abbiate molte cose da chiarire >
< Per favore mamma, non tocchiamo quest’argomento >
< Ma Ash >
< Non sono cose che ti riguardano >
< Ma volevo soltanto >
< Non ho bisogno del tuo aiuto. Non c’è nulla di cui devo parlare con Misty. >
< Eppure mi è parso il contrario quando vi ho visti dare spettacolo a Cerulian > sua madre fu pungente.
< Non ci vedevamo da tanto.
< Bel modo di ritrovarsi, se facevate a botte era meglio >
< Avevamo qualcosa in sospeso >
< Credo che ci sia ancora >
< È tutto passato. Ora sono felice con Serena >
< Non metto in dubbio questo, solo che quella ragazzina ha bisogno di chiarire con te >
< Cosa deve chiarire? Tu non c’eri quel giorno. Quel maledetto giorno che l’ho vista tra le braccia di … > non riuscì a pronunciare il suo nome
< Di Tracey? Certo. Ha baciato Tracey lui ne era innamorato, ma lei? Le hai mai chiesto lei cosa provava? O come al solito hai tratto tutte le tue conclusioni da solo >
< Ora non  più affar mio, per favore non farne più parola. Se non vuoi avere rispetto per me fallo per Serena, a lei devo molto >
La donna acconsentì col capo e si mise ai fornelli in perfetto silenzio.
 
 
La ragazza ripose l’abito nero nel guardaroba, augurandosi di non doverlo più indossare per molto tempo.
Guardò nuovamente la sua immagine allo specchiò. Ripensò alle parole di Ash, a Delia e a quel bacio.
Fu allora che prese la decisione.
Tirò fuori il suo vecchio zaino e prese a riempirlo con tutto quello che gli capitava a tiro.
In quel momento entrò sua sorella Daisy.
< Hey sorellina sei in partenza o cosa? >
< Hai indovinato >
< Cosa? Misty fermati un attimo >
< Cosa c’è? >
< Dove hai intenzione di andare? >
< Non lo so ma devo lasciare questa città, ho bisogno di cambiare un po’ d’aria >
< Non dire sciocchezze, tu non andrai da nessuna parte > il suo tono si fece più serio.
< Daisy non sono più una ragazzina a cui dire cosa deve o non deve fare. >
< Non sei in grado di >
< Non sono in grado di fare cosa Daisy? Mi ritieni una stupida forse > ecco le prime lacrime.
< Sei in una situazione particolare, sei fragile, hai appena subito un lutto importante. Non puoi lasciare questa casa, questa città >
< Invece devo Daisy. Non riesco più a convivere con questa situazione. Lo capisci o no che Tracey è morto a causa mia? >
< Non è così, ti sbagli >
< Lui mi amava ed io l’ho ferito. Ho tradito il suo amore. L’ho solo illuso per poi dargli il colpo finale. E dovrò convivere con questo peso per tutta la vita > si accasciò in terra piegata dal dolore.
< Non è così Misty, tu non c’entri nulla. La colpa è mia >
< Piantala Daisy. Sei ridicola. >
< È così sorellina mia credimi >
< Smettila. Non sopporto più tutto questo. Addio per sempre Daisy > prese il suo zaino e sgusciò via.
< Misty. Misty!!!!! Aspetta. Fermati >
Corse con tutte le sue forze, ma non riuscì a raggiungerla, sua sorella era già oltre il fiume di Cerulian.
Doveva parlare con Ash.
Lui doveva sapere la verità
Solo lui poteva riportarla a casa.
 
 
La donna mise la cena in tavola, Serena le diede una mano nel servire le pietanze e iniziarono a mangiare in completo silenzio.
La prima a prendere parola fu la biondina.
< È tutti squisito signora Ketchum >
< Serena chiamami Delia > le sorrise e l’altra ricambiò.
Avevano già sparecchiato e rimesso in ordine quando bussarono alla porta.
Si stranirono tutti visto l’orario. Erano le 23 passate.
Suonarono ancora con insistenza. Fu il ragazzo che si recò alla porta.
< Daisy? > fu stranito di ritrovarsi proprio lei alla porta.
< Ash, devo, devo parlarti > faceva fatica a parlare, aveva il fiato corto e quasi non si reggeva in piedi.
< Daisy cara, cosa ci fai qui? Accomodati > la donna era preoccupata.
< No solo un attimo. Ash ti chiedo solo un attimo ti prego devo parlarti >
Il ragazzo lesse la preoccupazione nei suoi occhi. Avvampò.
< Misty? Si tratta di lei? È accaduto qualcosa? Ti prego Daisy parla >
< Non qui, per favore, vieni fuori >
Il ragazzo la seguì chiudendosi la porta alle spalle.
Serena aveva assistito alla scena in completo silenzio.
 
I due si allontanarono un po’ dalla casa, lontano da occhi e orecchi. Daisy era agitata e tremendamente stanca.
< Daisy vuoi dirmi di cosa si tratta? Per favore non reggo più questa tensione >
< Devo dirti una cosa Ash. Una confessione che mi ha fatto Tracey la sera in cui poi ha deciso di porre fine alla sua vita. >
< Non riesco a seguirti Daisy? Dov’è Misty? Perché sei qui da me? >
< Ascoltami ti prego, non è facile per me, soprattutto ora che lui non c’è più. Tracey quella sera aveva bevuto e tanto, io non capivo a cosa facesse riferimento, all’inizio non volevo credergli, ma poi tutto è apparso più chiaro >
< Daisy? >
< Quella lettera, lui, >
<  La lettera? Daisy ma tu come fai a >
< Tracey, lui aveva architettato tutto. Lui voleva allontanarti dalla vita di Misty, una volta per tutte e solo così poteva riuscirci. >
< Tracey? Cosa? >
< Lui baciò Misty su quel ponte, perché sapeva che tu eri lì, perché lui voleva che tu vedessi. Misty era ignara di ogni cosa. Lei non sapeva che tu fossi a Cerulian. >
Il ragazzo si lasciò cadere in terra.
Le immagini di quel momento tornarono a farsi vivide nei suo ricordi.
Lui, lei, una giornata di pioggia, un’immagine sbiadita, una lacrima. L’addio.
Intorno il silenzio, nel suo cuore il vuoto. A testimoniare quel dolore solo il cielo, che per ironia del destino anche lui non cessava di piangere.
< < Mi stai facendo troppo male con queste parole > >
< < Non immagini quanto me ne hai fatto tu con quel bacio > >
Lei ama Lui.
Lui ama Lei.
Era ancora così.
Ad un tratto sembrò tornare lucido.
< Dov’è ora? Daisy dov’è Misty? >
< Non lo so, ha detto che non riusciva più a vivere con questo peso ed è scappata via. >
< Devo trovala. Io devo parlarle. >
< Ash lei non sa nulla, per favore non rivelarle la verità. Non voglio che odi Tracey. Il suo ricordo non può essere infangato. >
< Non lo sarà. Puoi contare su di me >
E a passo deciso si recò verso la porta di casa.
 
 
Serena aveva assistito alla scena in completo silenzio. Delia aveva notato il suo mutamento e le si avvicinò.
< Quella è Daisy >
< L ho già vista ieri al funerale del ragazzo >
< Si lei era una cara amica di Tracey, è la sorella maggiore di Misty >
A quell’affermazione a Serena furono chiare molte cose. Ecco cos’era quella strana sensazioni che aveva all’altezza del cuore.
< Perché sarà venuta qui a quest’ora? Potrebbe essere accaduto qualcosa? >
A quella domanda la porta si aprì. Il ragazzo fece accomodare Daisy e Delia si mise subito all’opera per metterla a suo agio.
Ash si avvicinò a Serena e la prese per un braccio. < Dobbiamo parlare >
Quel tono.
Il suo tono la raggelò
Lo seguì in camera silenziosamente, poi lui chiuse la porta alle sue spalle.
Il ragazzo non riusciva a reggere il suo sguardo. Camminava avanti e indietro per la stanza, senza dire una parola.
Fu allora che Serena interruppe i suoi pensieri.
< Si tratta di lei? Vero? >
Ash fu spiazzato. Serena oltre ad essere così sensibile e carina era davvero perspicace.
Si limitò ad annuire col capo.
La ragazzina non trattenne più le lacrime.
< Per favore non piangere >
< Perché non riesci a dimenticarla, perché deve sempre stare tra noi? >
< Serena non si tratta di lei, si tratta di me. Io ho bisogno di parlarle. Devo vederla >
< Perché Ash? Credevo che avessimo voltato pagina insieme. >
< Volevo crederlo anche io, invece non è così >
< Ma tutto il male che ti ha fatto, tutto il dolore che hai dovuto subire a causa sua? >
< Le cose non sono andate come credevo. Per questo devo parlare con lei. >
<  Questa volta al tuo ritorno non mi troverai > disse con tono freddo e distaccato.
< Serena? > cercò di prenderle la mano, ma lei lo respinse a fatica.
< No Ash, questa volta non ti verrò dietro, non starò lì a consolare il tuo dolore quando lei ti spezzerà ancora una volta il cuore. Stai facendo la tua scelta. >
< Mi spiace Serena >
< Va bene così > lo lasciò nella stanza senza più spiegazioni.
Lui raccolse le sue cose le mise in uno zaino e lasciò la casa.

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Capitolo 13
*** L'epilogo dell'amore. ***


La ragazza camminava senza una meta ben precisa. Il sole era ormai calato da un pezzo, su di lei solo la luce del cielo stellato. Molto probabilmente stava girando in tondo, persa nei suoi pensieri. Quei luoghi li conosceva benissimo. Lì era dove aveva incontrato Ash per la prima volta.
Si avvicinò al lago e vide la sua immagine nei riflessi dell’acqua.
Quanto tempo era trascorso da quell’incontro.
Quante cose erano accadute.
Quante cose erano cambiate.
Avrebbe mai ritrovato quella Misty di una volta. Così spensierata e libera.
Raccolse un sasso e lo scagliò dritto nella sua immagine riflessa.
Una lacrima le rigò il volto
 
 
Le due donne avevano visto Ash uscire senza dire una parola. Si guardarono all’unisono e Daisy fece un lieve sorriso.
< Vedrai che lui la riporterà a casa >
< Lo spero tanto Delia. >
< Quei due sono fatti per stare assieme, hanno solo avuto qualche difficoltà nel riconoscerlo > le sorrise.
< Mia sorella ha sofferto così tanto, non potevo più vederla in quello stato >
< Sei una così cara ragazza Daisy >
 
 
Serena era chiusa in camera sua, non si decideva a fare i bagagli, una parte del suo cuore le diceva di restare e di andare a cercarlo, ma la parte dura, quella razionale, le diceva di scappare il più lontano possibile.
Iniziò a ripiegare i suoi abiti con cura e riporli in borsa.
Anche lei avrebbe voltato pagina una volta per sempre.
 
 
Il ragazzo corse con tutte le sue forze. Aveva un’idea ben precisa di dove Misty poteva trovarsi, il suo sesto senso glielo diceva, o forse era semplicemente il suo cuore a suggerirglielo.
Raggiunse il laghetto alle prime luci dell’alba.
Poi la vide.
Così bella.
Dannatamente bella.
< Sapevo che ti avrei trovata qui >
Sobbalzò.
< Ash? >
< Dove avevi intenzioni di andare? > le si avvicinò.
< Cosa, cosa ci fai tu qui? >
< Avevo bisogno di vederti >
< Vedermi? Io non capisco. Daisy? È stata Daisy a dirti che ero andata via >
< Era solo preoccupata per te, e al dire il vero anche io >
Erano così vicini.
Troppo vicini.
< Tu eri cosa? > fece una smorfia.
< Sono stato così, ecco. Come dire. Frettoloso, infantile, egoista. Puoi definirmi come meglio credi >
< Stronzo >
< Non esageriamo > le sorrise.
Lei si sciolse dinanzi a quel sorriso.
< Tu non mi hai dato modo di spiegare, io non volevo fare quello che ho fatto. Tracey mi ha > si paralizzò. Tracey l’aveva baciata contro la sua volontà. Quanto dolore le aveva procurato ed ora lui non era più lì con lei. E non lo sarebbe mai più stato.
< Lo so ho sbagliato. Ma credimi mi è caduto il mondo addosso. Vedere il mio amico baciare la ragazza che ho sempre > si bloccò nuovamente.
La guardò dritto negli occhi.
Il verde dei suoi occhi lo spiazzò
Lui la desiderava da impazzire.
< Baciare la ragazza che ho sempre amato >
A quelle parole Misty si sentì venir meno.
< Ash credimi, io non ho mai provato nulla per Tracey. Lui era solo un amico. Io non potevo sapere le sue intenzioni. Io non potevo sapere che tu fossi a Cerulian > era in preda alla disperazione, come se temesse di perderlo di nuovo con quelle rivelazioni.
Fu lui che la zittì
La baciò.
 
 
La ragazza scese giù in cucina no appena la luce del sole cominciò ad illuminare la città. Della sorella di Misty non vi era traccia, invece Delia era ancora lì. E sembrava proprio aspettarla.
< Sei davvero una cara ragazza Serena >
< A volte questo non basta nella vita signora Ketchum >
< Delia. Per te sono Delia >
< O Delia. Io lo amo così tanto. Come farò senza lui > si gettò tra le braccia della donna che prese a consolare ogni singola lacrima.
< Ce la farai piccola mia. Il tempo curerà ogni tua ferita. Devi solo essere forte >
Restarono in quella posizione per un po’. Poi Serena si asciugò le lacrime e si tirò su.
< Grazie di tutto Delia, non dimenticherò mai la sua dolcezza >
< Ricorda che sei sempre la benvenuta qui >
< Non credo che sarà lo stesso per lui >
< Credo di parlare anche per mio figlio quando dico queste parole. >
L’abbracciò nuovamente per poi salutarla.
Avrebbe preso il primo volo verso Kalos.
 
 
Brividi.
Brividi sopra e sotto la pelle.
Il suo sapore confondersi con il suo.
Aveva atteso tanto le sue labbra e finalmente erano lì. Tutte per lei.
Si lasciò invadere da quella sensazione.
Non aveva mai provato nulla di simile.
 
Lui era completamento perso di lei. La cercava con le labbra, con le mani, con tutto il suo corpo.
Era così bella.
Prese a svestirla.
Sfiorò la sua pelle.
Quel contatto.
Quel contatto con la sua pelle.
Si sentì avvampare, lambiva ogni centimetro di quella pelle.
 
Lei gemeva al tocco deciso di lui. Voleva essere sua.
Solo sua.
Prese a baciare ogni punto del suo corpo.
E lo sentiva ansimare.
 
Fecero l’amore.
Lì in mezzo al nulla.
Lì dove si erano incontrati per la prima volta.
Lì dove finalmente si erano rincontrati.
 
 
Daisy decise di recarsi alla lapide del ragazzo, prima di far rientro a casa. Sistemo i nuovi fiori che aveva raccolto e invocò una preghiera.
Poi una lacrima le rigò il volto.
< Perdonami Tracey. Perdonami se puoi farlo, ma non potevo vederla più soffrire. Spero che potrai capire cosa intendo. > lasciò la lapide e si recò verso casa.
 
 
Serena era ormai lontana da Pallet. L’aereo era ormai sopra le nuvole. Aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Il petto le bruciava e il cuore le faceva tremendamente male.
Ora lo aveva perso davvero per sempre.
 
 
Erano accasciati in terra, l’uno tra le braccia dell’altra. Sfiniti dal piacere. Consumati dalla passione.
Lui contemplava la sua bellezza, sotto i raggi del sole i suoi occhi risplendevano come smeraldi. Lei era completamente rapita dal suo sorriso.
Lo amava da impazzire.
< Sei così bella Misty >  giocherellava con i suoi capelli, così morbidi, emanavo un profumo soave.
< Non immagini quanto ho desiderato questo momento >
< Abbiamo tempo per recuperare > disse lui sornione e se l’avvicinò ancora di più.
Cercò con veemenza la sua bocca e finalmente la fece di nuovo sua.
Lei era inebriata.
< Dovremmo rientrare, saranno in pensiero >
< Facciamoli stare in pensiero ancora per un po’>
Presero a fare l’amore ancora e ancora.
Fino a quando, raggiunto l’orgasmo, il sole era alto nel cielo.
Presero a vestirsi senza mai staccarsi gli occhi di dosso, come per paura di perdersi.
< Cosa farai con quella ragazzina > disse lei intono infastidito.
< Ti riferisci a Serena? >
Lei annuì.
< Non preoccuparti. Lei sa già tutto >
< E cosa saprebbe? > era di nuovo così maliziosa.
< Che ti amo da impazzire >
La baciò.
 
 
Daisy era immersa nelle faccende domestiche quando ricevette la chiamata di Delia, che la rassicurò che Misty ed Ash erano rientrati.
< Siano ringraziati gli dei >
Finalmente sua sorella poteva essere felice.
 
La donna aveva preparato loro un pranzetto con i fiocchi. Misty mangiò tutto con estremo appetito.
< Era tutto squisito Delia, non so da quanto tempo che non mangiavo così bene >
Il ragazzo l’osservava divertito.
< Mi fa davvero piacere Misty >
< E va bene, sono contento che ve la intendete alla grande, ma ora se non vi dispiace vorrei avere la mia ragazza tutta per me cara mamme > fece lui con atteggiamento da uomo.
< Ash? > era in totale imbarazzo.
< E va bene, potete recarvi in camera, qui mi occuperò io di tutto >
Lui non se lo fece ripetere due volte che la trascinò in camera sua, chiusa la porta alle sue spalle prese a baciarla.
< Non sei stato affatto carino con tua madre. >
< Non avevano anni da recuperare >
< Si però >
< Saprò convincerti > prese a sfiorarle il seno con le dita per poi scendere sul basso ventre.
A quel tocco lei sobbalzò e iniziò a baciarlo. < Credevo che dovessi fare più insistenza, è stato facile >
< Stupido > e presero a fare l’amore.
 
Quando si alzarono dal letto era ormai sera. La ragazza era intenta a preparare le sue cose.
< Dove hai intenzione di andare? >
< Vorrei fare una cosa, prima di stabilirmi qui >
< Cosa? >
< Vorrei passare per la tomba di Tracey >
< Certo, credo che sia una buona idea. Vorrei accompagnarti >
< Volentieri > lo baciò.
 
 
La lapide del ragazzo era sommersa da fiori di ogni genere. Il profumo dei fiori era così inebriante.
Misty si avvicinò alla foto del ragazzo e una lacrima le rigò il volto.
< Mi mancherai Tracey. >
Ash le si avvicinò e le porse un braccio attorno alla vita.
< Sono sicuro che Tracey voleva vederti felice >
<  Lo so. Me lo ripeteva sempre >
Invocarono una piccola preghiera all’amico per  poi andarsene.
Ash gli rivolse un ultimo sguardo. < Ti perdono amico mio. E ti chiedo scusa. Saprò prendermi cura di lei > furono le sue ultime parole.
< Ash dai ti sto spettando. >
< Arrivo >
La raggiunse e subito la baciò
< Adoro le tue labbra. >
< Ed io amo ogni cosa di te. >
 
Semplicemente.
Lei ama Lui.
Lui ama Lei.
 

Nota dell'autrice:
 Grazie a tutti per aver letto la mia storia, non volevo lasciarla incompiuta... e ho buttato giù qualche riga...inizialmente l'idea era ben diversa... però ho preferito così. Grazie.

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